dipartimento di scienze umane dottorato di ricerca
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DIPARTIMENTO DI SCIENZE UMANE DOTTORATO DI RICERCA STORIA E CULTURA DEL VIAGGIO E DELL’ODEPORICA IN ETÀ MODERNA - XXII CICLO. IL DIARIO DI VIAGGIO DI JOHANN SMIDT (1773-1857) M-STO/03 Coordinatore: Professor Gaetano Platania Firma …………………….. Tutor: Professor Raffaele Caldarelli Firma……………………… Dottorando: Gaetano Pasqua Firma………………………..……… 2 Si ringrazia: Prof.re Platania Gaetano, Università di Viterbo. Personale Ufficio Storico, Segreteria NAV, Ministero della Difesa, Aeronautica, Roma. Personale Archivio di Stato, Brema. Dott.ssa Klatte Elisabeth, Dott. Helge Baruch Barach-Burwitz, Brema. Dott.ssa De Santi Gentili, Viterbo. Prof.re Conte Alessandro, Roma. 3 4 Ai miei genitori 5 6 INDICE Capitolo I Alcuni precedenti fino a Ghoete 8 Capitolo II Gli studi odeporici in Germania; vita e scritti di Johann Smidt 12 Capitolo III Il viaggio 29 Capitolo IV Note su amici e principali corrispondenti di Johann Smidt 81 Capitolo V Bibliografia viaggiatori tedeschi durante il periodo di Johann Smidt 89 Bibliografia in lingua tedesca 117 Bibliografia in lingua italiana 122 Iconografia 124 Appendice 136 7 Capitolo I Alcuni precedenti fino a Goethe La letteratura dedicata ai viaggi è quasi infinita. Il tema del viaggio è antico quanto la letteratura stessa e svolge un ruolo fondamentale già nell’epopea di Gilgamesh. Con l’Odissea, la Divina commedia e l’Orlando furioso nascono i primi viaggi tra luoghi reali e fantastici. Il Grand Tour ci dà l’idea del viaggio fine a se stesso trovando la sua massima espressione letteraria nel Viaggio in Italia di Goethe, che, quando giunge finalmente in Italia risponde a una precisa esigenza del suo sviluppo creativo; pur essendo un grandissimo osservatore e piccandosi di essere tale, a un certo punto del libro si lascia sfuggire una singolare confessione: «Lo scopo di questo mio magnifico viaggio - dichiara - non è quello d'illudermi, bensì di conoscere me stesso nel rapporto con gli oggetti». Non l’Italia, dunque, come ingenuamente avremmo potuto supporre, ma Johann Wolfgang Goethe in Italia. Già a partire dall’alto medioevo, anche in Germania il viaggio verso l'Italia e in particolare Roma, era diventata una prassi diffusa. L’abuso delle indulgenze denunciato da Martin Lutero (lui stesso si recò a Roma quando aveva ventisette anni) fece diminuire il flusso del pellegrinaggio, ma presto ne nasceva un altro. 8 Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci e Botticelli come nuove attrazioni smossero tanti che si organizzarono mettendosi ancora una volta in viaggio verso sud. Venezia, Firenze e Roma erano le mete predilette dove si potevano ammirare le nuove tecniche artistiche dell’Italia rinascimentale. Albrecht Dürer (1471-1528) appena sposato, nel 1494, lasciò la peste a Norimberga direzione Venezia. Tra una sosta e l’altra si esercitava nella pittura approfittando dei nuovi paesaggi e appena sull’Adriatico gli si aprì un nuovo mondo di libertà, di apertura mentale e dai sapori esotici. Una volta rientrato in Germania fondò la propria bottega. Nel 1505 scoppiò di nuovo la peste e visto che i suoi affari non andavano così bene ritornò per la seconda volta in Italia. A Venezia trovava fortuna vendendo i suoi quadri a prezzi eccellenti e conquistando popolarità. Vi rimase fino al 1507. Con gli anni successivi andare in Italia significava essere moderni, al passo coi tempi. Si iniziava a parlare di Kavalierstour dei giovani aristocratici, nasceva il Grand Tour del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Parte integrante del percorso per completare la loro educazione era il doversi guardare attorno, migliorare e apprendere nuove lingue; e qual miglior posto al mondo dove il clima e le belle donne si potevano abbinare a missioni diplomatiche e affari commerciali? 9 Franz Wilhelm von Wartenberg (1593-1661) il futuro vescovo di Osnabrück, dopo aver visitato le tombe degli apostoli e ricevuto udienza dal Papa, scrisse nelle sue memorie che dell’Italia aveva nostalgia soprattutto dei giochi d’acqua, dei labirinti, della caccia al lupo e dei fuochi d’artificio. L’archeologo Johann Joachim Winckelmann (17171768) dormiva solamente dalla mezzanotte alle quattro del mattino per dedicare tutto il suo tempo allo studio dell’arte antica a Roma. Vi rimase sette anni ricoprendo alcune cariche e pubblicando la sua opera principale Geschichte der Kunst des Altertums ancora oggi un classico. Nel 1768 si mise in viaggio per rientrare in Germania e arrivato nei pressi di Trieste, preso dalla nostalgia, cambiò idea e decise di tornare a Roma. Fu accoltellato da un ladro e la sua tomba, a Trieste, è ancora oggi visitata da centinai di tedeschi. Reise nach Italien di Jackob Volkmann (1770-71 in tre volumi) era la guida più utilizzata dai ventenni tedeschi che varcavano le Alpi, la stessa utilizzata da Johann Wolfgang Goethe (1749-1832). Lo stesso Goethe sembra abbia vissuto una specie di rinascita viaggiando tra la penisola, vivendo periodi di creatività connessi al piacere della vita e alla scoperta della natura. Prima di soggiornare a Roma, in Via del Corso, ammirò il lago di Garda, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Bologna, Firenze e Perugia. A Roma era ospite di Heinrich Wilhelm Tischbein dove creò una vera e propria colonia di artisti, tra cui Angelica Kaufmann, Friedrich Bury, Johann Georg Schuetz e Heinrich Meyer, che spesso s’incontravano a Frascati nella 10 casa dell’archeologo Johann Friedrich Reiffenstein. Goethe arrivò fino in Sicilia e al ritorno si fermò per quasi un altro anno ancora a Roma. La sua opera Italienische Reise diventò una delle più consultate ma non piacque a Johann Gottfried Herder (17441803) mentore e amico di Goethe, deluso da Roma, Napoli e dagli italiani, forse perché non riuscì a trovare neanche uno dei libri che cercava nella biblioteca del Vaticano. 11 Capitolo II Gli studi odeporici in Germania; vita e scritti di Johann Smidt Scrittori e studiosi tedeschi da recente dedicano particolare attenzione all’immagine dell’Italia e ai relativi stereotipi attraverso l’analisi della letteratura di viaggio. Ludwig Schudt1, esperto di odeporica, ha analizzato in particolare i motivi e i topoi contenuti nei rapporti di viaggio (Schudt 1959) mentre il rapporto con gli stereotipi fino ai nostri giorni viene invece illustrata nello studio di Manfred Beller in Le Metamorfosi di Mignon. L’immigrazione poetica dei tedeschi in Italia da Goethe ad oggi (1987). Raramente un autore o curatore ha avuto il coraggio di avventurarsi in una visione d’insieme affrontando gli studi con particolare indispensabile impegno interdisciplinare. La letteratura del viaggio è dispersa in libri e articoli riguardanti teorie e concetti nelle scienze letterarie e in altre discipline come sociologia, etologia, psicologia sociale, studi unilaterali nelle identità, mentalità e caratteristiche di singole etnie, nazioni e culture, studi sulla reciprocità delle immagini fra due o più nazioni europee o nordamericane, prospettive dell’esotismo letterario europeo. Argomenti specifici di ricerca antropologica ed etnologica, studi di fisiognomica, studi sul clima, analisi delle immagini nel campo 1 Schudt, L., 1959, Italienreisen im 17. und 18. Jahrhundert, Wien, Schroll. 12 linguistico trovano la loro collocazione nei libri scolastici e nella letteratura per bambini e giovani. A partire dagli anni settanta la Letteratura del Viaggio (Reiseliteratur) con tutti i suoi contenuti non é piú per la germanistica un genre infériur2. Ci si rese conto che gli studi odeporici valevano come Informationsreichtum e potevano dare tante risposte ad altrettante domande. A partire dagli anni '80 la Commissione di Storia per la Bassa Sassonia e la città di Brema ha stanziato un progetto di ricerca su viaggi e viaggiatori del nord della Germania (Germania-ovest) e pubblicazione (Band) nel 1987 uscì la prima ad opera di Herbert Schwarzwälder3. Nonostante la letteratura offra un ricco patrimonio con un vasto riscontro da cui ricavare notevole materiale di ricerca ancora scarso risulta l’impegno accademico a riguardo. Il capitolo V è dedicato ad un elenco di viaggiatori tedeschi che ha varcato la soglia delle Alpi tra il 1770 e il 1870. 2 Thomas Elsmann, Bremisches Jahrbuch, Staatsarchiv Bremen, 2007, pag. 263. 3 Reisen und Reisende in Nordwestdeutschland Band 1 (bis 1620). Lax Verlag, 1987. Autore che tra l’altro ha pubblicanto anche: Reise in Bremens Vergangenheit. Carl Schünemann Verlag, 1965. Bremen und Nordwestdeutschland am Kriegsende 1945 (Teil I). Carl Schünemann Verlag, 1972. Deutschland Album nach alten Ansichtskarten. Flechsig Verlag. Postkartenalbum Oberneuland, Horn / Lehe, Schwachhausen, Parkviertel, Bürgerpark. Carl Schünemann Verlag, 1981. Berühmte Bremer. Paul List Verlag, 1982. Bremen im Wandel der Zeiten - Die Altstadt. Carl Schünemann Verlag. Gruß aus Bremen. Ansichtskarten um die Jahrhundertwende. Flechsig Verlag. Reise in Bremens Vergangenheit. Stationen und Bilder einer 1200-jährigen Geschichte. Carl Schünemann Verlag, 1993. Das Große BremenLexikon. Edition Temmen, 2003. Bremen in alten Reisebeschreibungen. Edition Temmen, 2006. 13 La Gesellschaft La Literarische Gesellschaft der freien Männer nasce il primo giugno del 1794 come associazione studentesca dei cui fondatori faceva parte lo stesso Johann Smidt4. Saltuariamente vi parteciparono anche Fichte, Paulus e Rinholds contribuendo con diverse idee, dando fortissimi influssi e segnali ai partecipanti. L'adesione era aperta per tutti gli studenti di qualsiasi facoltà e di qualsiasi provenienza. Per Smidt questo evento rappresentava il momento più importante del suo secondo periodo a Jena, e sarà proprio durante questi incontri-riunioni che nascerà il progetto del viaggio in Italia. Ci si riuniva regolarmente ogni mercoledì sera: alle riunioni, in media, partecipavano una dozzina di studenti. Durante la sua esistenza, la Gesellschaft poteva contare su circa cinquanta aderenti. Ad ogni incontro chi partecipava presentava propri discorsi, riportati col titolo dell’argomento scelto su di un registro di protocollo che fu istituito dal primo giorno, come ad esempio “Riguardo l´influenza della Università sulla cultura tedesca“. Scelsero di chiamarsi “liberi uomini” dimostrando di non appartenere ad alcuna associazione o ordine 4 Parteciparono alla prima riunione: Johann Ludwig Bernhard Meister (1773-1844), Friedrich Ludwig Lindner (1772-1845), Ludwig Reinhold Stegmann (1770-1849), Pomian Pesarovius (1776-1847), Claude-Camille Perret (1769-1834), Wilhelm Georg Krüger (1774-1835), Johann Eduard Pohrt, Anton Heinrich Bärnhoff (1773-1835), Moritz von Vegesack (? - ?). 14 qualsiasi; ogni discussione era espressione di una propria volontà e libertà, ispirata dall'influenza della rivoluzione francese, pura da qualsiasi ristretta influenza di partito, frequenti in quel periodo. Ne fecero parte studenti provenienti da diverse città e anche diverse nazioni come francesi, danesi e lituani5. L'ultima nota sul libro di protocollo risale al 6 marzo 1799, periodo in cui anche Fichte per motivi religiosi dovette lasciare Jena. Molti degli aderenti continuarono ad avere contatti tra di loro e fondare simili associazioni nelle proprie città, come in Gottinga, Brema6, Oldenburg e Berna. In quel periodo Smidt strinse una solida amicizia con Herbart, Räson, Berger e Köppen di Lubecca, altra città anseatica. Herbart era la testa filosofica più produttiva e spesso interveniva discutendo principi fondati sulle tesi di Fichte. Si aggiungerà, dopo qualche mese, anche Boehlendorff, futuro compagno di viaggio. Smidt e Köppen faranno coppia fissa, diventando compagni di viaggio inseparabili, e lo stesso Herbart, soggiornerà, dopo il viaggio in Italia, per diversi periodi nella casa di Smidt, a Brema, durante gli anni 1800-02, dove insegnerà a sole donne di famiglia, Pedagogia, 5 Col passare dei mesi si erano aggiunti anche Johann Erich von Berger (1772-1833), Christoph von Breuning (1773-1841), Malthe (Matthäus) Christian Möller (1771-1834), Johann Friedrich Herbart (1776-1841), Casimir Ulrich Boehlendorff (1771-1825), Martin Ernst Reimers (1775-1826), Gottlieb Friedrich Karl Horn (1772-1844), Johann Diederich Gries (1775-1842), Friedrich August Eschen (1776-1800), Karl Schildener (1777-1843), Johann Jakob Erichson (1777-1856), Ludwig Friedrich August Hoffmeister (1776-1842), Christian Friedrich Callisen (1777-1861), Theodor Ziemssen (1777-1843), August Ludwig Hülsen (1765-1809). 6 Protocollo Literatische Gesellschaft, Archivio di Brema. 15 Elementi di Matematica e Idee di Platone. Tra gli iscritti alla “Gesellschaft” ci sarà anche il francese Perret, poi segretario del generale Clarke, protagonista del trattato della pace di Campoformio. Smidt e Köppen, durante il viaggio, lo cercheranno invano per tutta Milano. Oltre alla filosofia, teologia e letteratura, Smidt mostrò un certo interesse anche per l'arte e la pittura. Johann Smidt Johann Smidt nasce a Brema, in Germania il 5 novembre del 1773. Figlio dell'omonimo7 ha frequentato l´Illustre Ginnasio di Brema, nel 1792 si trasferisce a Jena e si iscrive alla facoltà di Teologia. A fine studi, nel maggio del 1797, inizia il suo viaggio con alcuni compagni universitari. Attraverseranno la Germania, la Svizzera e l´Italia, arrivando fino a Milano. Al suo rientro si sposa con Wilhelmine Rode e insegnerà teologia nello stesso ginnasio frequentato da giovane. Nel 1799 fonda la rivista Hanseatische Magazin8. Nel 1800, eletto a sorpresa senatore9 nella camera del comune 7 Dottore in Teologia, svolgeva le sue funzioni ecclesiastiche nella chiesa di St. Stephani a Brema. A 43 anni Anne de l´Hommel, 38 anni, I tre figli avuti morirono tutti entro il 1764. Lei morì a 41 anni. Dopo quattro anni si sposò con Henriette von Rheden, 28 anni, non ebbero figli e lei morì dopo soli 3 anni. Nel 1772, a 60 anni, si sposa con la 31enne Johanna Holler, il matrimonio dura 24 anni, nasceranno Johann e Catharina (1775). 8 Kopitzsch, F. Publicität«, »Gemeingeist« und »Beförderung der Cultur«: Johann Smidt und das »Hanseatische Magazin« (1799 –1804) in Bremisches Jahrbuch. 2008 9 Tra gli antenati di Johann Smidt diversi avevano occupanti posizioni rilevanti come Ratsherr, consigliere comunale, o come Bürgermeister, sindaco, tra cui Franz Dreyer (1642-1705), 16 (Ratsherrn), aveva soli 27 anni. Nel 1806, anno in cui spariva il vecchio regno tedesco10, invaso dalle truppe napoleoniche, iniziava la sua esperienza nella politica estera, consacrata poi col successo ottenuto al Congresso di Vienna (1814-15), quando riottenne l´indipendenza dei territori anseatici e della stessa Brema. Missione politica inseguita per tutta la vita alternando impegni tra Francoforte, trasferitosi con l'intera famiglia, partecipando alla nascita del Parlamento tedesco (Bundestag), Parigi, alla corte di Napoleone, e a Brema, finalmente liberata dall’esercito russo. Eletto sindaco (Bürgermeister) di Brema nel 1821 alternerà la carica con quella al Bundestag di Francoforte fino al 1849. Dissidi con la città di Oldenburg lo porteranno a comprare un “pezzo di terra” dal Principato di Hannover e deviare il fiume Weser, dando vita nel 1827, ad una nuova città, Bremerhaven. Nel 1848, capeggiando l´ala conservatoria, tenterà invano di frenare i moti rivoluzionari, una sconfitta che non lo allontanerà dalla scena politica. Ha fatto parte del senato per ben 57 anni fino al giorno in cui morì, dove rivestiva la carica di Presidente del senato di Brema (7 maggio del 1857). L´intera vita politica di Smidt continua ad essere oggetto di analisi da parte di studiosi e cultori della materia. Dai rapporti di Brema con il Deutsches Bund, la politica dello stesso Smidt e il parlamento tedesco (Bundestag), i rapporti con la Melchior Holler (1674-1742), Johann Holler (1674-1742), Heinrich Edzard (1661-1729) e altri collegati alla famiglia con nomi come Schweling, Klugkist, Duntze, Chytraeus e Wachmann. 10 Nel 1806 il Sacro Romano Impero Germanico venne sciolto a seguito delle guerre napoleoniche. 17 città cugina Amburgo, Smidt e la costituzione della Germania, le sue idee progressiste, la fondazione della rivista Hanseatische Magazin, la cacciata degli ebrei da Brema da parte di Smidt fino alla eventuale amicizia con Henriette von Preußen. La letteratura su Smidt è completamente in lingua tedesca nonostante i continui e difficili rapporti con l´Impero francese e, soprattutto, la sua partecipazione al Congresso di Vienna. A livello nazionale, in Germania, il personaggio Smidt non gode di una notorietà, é quasi sconosciuto. Tracce si trovano tra Lubecca e Amburgo, città Anseatiche. Altri diari scritti da Smidt risultano ancora inediti, come quello in cui ha scritto in un precedente viaggio a Dresda. L’archivio di Stato di Brema rimane, fino ad oggi, il maggior custode della documentazione del Bürgermeister. Nel solo anno del 2008, in memoria del 150esimo della sua scomparsa, ha dedicato quasi l’intero numero del Bremisches Jahresbuch, alla figura del fondatore della città di Bremerhaven. Tuttavia, nella letteratura, non esistono approfondimenti sul periodo giovanile di Johann Smidt, neanche quando, frequentando l’Università di Jena, aveva conosciuto Goethe, Fichte e Paulus. In viaggio verso l´Italia, attraversando la Svizzera a piedi, Johann Smidt, approfittando delle soste nelle locande, apriva il suo taccuino e annotava riflessioni, poesie e qualche schizzo. Tutta la documentazione della sua vita (diciotto metri tra carteggio, lettere, corrispondenza, ritratti, diari, carte geografiche, appunti e alcuni libri personali) all’archivio di Stato della città di Brema dopo decenni di permanenza 18 nella ex Unione Sovietica dalla fine della seconda guerra mondiale. Diversi studiosi, da anni, hanno tentano di organizzare la documentazione Smidt denominata Nachlass 7.20. Il viaggio è descritto da Smidt con maggiore attenzione, annotava, man mano delle stesure e delle riflessioni, sempre in ordine cronologico, allontanandosi dalla quella che inizialmente doveva e poteva essere una forma-libro. Diventa poi, una stesura provvisoria da riutilizzare per la corrispondenza che, programmaticamente, non fu mai abbandonata. Il suo diario non contiene note, tranne che nell’ultima pagina, utilizzata come foglio di calcoli per varie spese sostenute, cancellate e indecifrabili. Scritto a penna corrente, verso la fine, é stato utilizzato soprattutto per segnare un rapido promemoria. Alcune annotazioni sono da rivedere, perché contengono certamente inesattezze e anacronismi come alcune delle lettere spedite ai suoi familiari, o forse opportunamente post o pre datate per un calcolo di comodità rispetto al servizio postale vigente in quel periodo. La sua grafia é irregolare e per niente posata (la stessa fidanzata si lamentava). Nonostante il manoscritto sia quasi sempre privo di correzioni e ripensamenti non vi é il dubbio, non esiste una "brutta copia" andata persa o altro, é questo l´originale. Alcuni compagni di viaggio, dopo qualche mese lo hanno chiesto in prestito. Smidt, attraverso corrispondenza, aveva addestramento linguistico trascrizione, appare la sua costante avuto un proprio e, dopo abbastanza la prima concreto e 19 essenziale, soprattutto, visto il poco tempo che, con i suoi compagni di viaggio, dedicavano alla stesura del Reisejournal e la scarsa disponibilità di spazio per un taccuino più grande. Il suo viaggio é stato una specie di palestra, un laboratorio mentale, una miscellanea tra luoghi visitati, persone, tra le quali molti conoscenti, utili per il suo futuro politico, arte pubblica e privata, e il particolare momento che i territori percorsi attraversavano sotto il dominio napoleonico. Quindi psicologia, arte, cultura, storia e sociologia spesso vengono racchiusi in un giudizio immediato, affidata a una grande personalità in una situazione storico-politica eccezionale. Alcune note sul periodo universitario di Johann Smidt Inconsapevole della carriera politica alle porte, si iscrisse alla facoltà di Teologia per volere di un padre severo anche se avrebbe preferito Leyden o Utrecht come sedi universitarie. Sì a Teologia, quindi, ma a Jena, questo fu il risultato di un compromesso tra padre e figlio. Brema, città con mire indipendentiste, osservava non con poca preoccupazione, la guerra tra Francia Spagna Olanda e l'Impero Britannico. Il giovane Smidt vide la vendita di Hessen e di Waldeckern e la presa della Bastiglia. Non correvano proprio tempi tranquilli ma era anche un periodo in cui furono i primi grandi viaggi transoceanici dei bremensi; India e NordAmerica erano le mete più ambite. Tra le letture 20 preferite di Smidt c'erano i racconti di Robinsons, Gulliver e Hagedorn, e con particolare curiosità opere di correnti di autori come Goethe, Schiller e Kant. Lasciava, oltre al padre anziano e una madre malata, una sorella con la quale nutriva un rapporto speciale: diverse ed inconsuete erano le lettere scambiate tra loro, un amore platonico che turbava in maniera particolare il cuore del giovane Johann. La sua avventura a Jena, in un primo momento fu oggetto di particolari sofferenze a livello personale. Trascorse complessivamente tre anni, con una parentesi invernale tra il 1793 e il 1794. Quella di Jena era l’università più note della Germania, di Schiller11, Paulus12 e Reinholds13. 11 Schiller, Johann Christoph Friedrich von. (10 novembre 1759 – 9 maggio 1805). La cattedra di storia e filosofia gli venne affidata nel nel 1789. Inizia lo studio di Kant e sull´estetica. Nel periodo di Jena (1793) scrive la Storia della guerra dei Trent'anni. 12 Paulus, Eberhard Gottlob ( 1 settembre 1761 – 10 agosto 1851) prefessore ordinario di Teologia a Jena dal 1793. Viaggiò attraverso Germania, Olanda e Francia. Ha insegnato anche Lingue Orientali. 13 (Vienna, 26 ottobre 1758 – Kiel, 10 aprile 1823), filosofo austriaco. Trascorse gli anni della sua attività speculativa in Germania, dove partecipò al dibattito sulla filosofia di Kant e preparò il terreno allo sviluppo dell'idealismo. Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, di cui era membro dal 1772, entrò nei Barnabiti, divenendo, dal 1778, professore di filosofia. Nel 1783 abbandonò, su propria volontá, lo stato religioso e si trasferì a Lipsia, con l´aiuto del prof. Petzhold. Il 18 maggio si sposó con una figlia di Christoph Martin Wielands (1733-1813). Collaborò alla rivista «Deutscher Merkur», in cui difese le idee di Herder contro Kant e su cui pubblicò, tra il 1786 e il 1787, le Lettere sulla filosofia kantiana che, oltre a promuovere un vasto interesse intorno al grande filosofo di Königsberg, gli assicurarono la fama e la cattedra all'Università di Jena (1787-1794), tentando una rielaborazione sistematica del criticismo kantiano che chiamò "filosofia elementare". All'epoca di Lipsia appartengono le sue opere fondamentali: Versuch einer neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermögens (Saggio 21 Inizialmente frequentava le lezioni di Reinholds col quale si instaurò un rapporto particolare, quasi di amicizia. Lo stesso Reinhold, preoccupato per il suo allievo, spesso consigliava a Smidt un semestre libero da dedicare esclusivamente alla cura della salute. Il forte influsso della filosofia non cancellava, tuttavia, gli interessi per la Teologia che seguiva con altrettanta attenzione. In quel periodo Smidt prediligeva la letteratura e aveva l'onore di far parte della ristrettissima cerchia di quelle due dozzine di ascoltatori che presero parte alle ultime letture private date da uno Schiller malato (morirà di tubercolosi nel 1805), letture che vertevano, su Cicerone, Platone e su Omero. Tutte queste lezioni, in particolare quelle con Paulus e Reinhold, aprivano in lui ogni giorno nuovi orizzonti che puntualmente comunicava attraverso numerose spedite, quasi una al giorno, all'amata sorella e ai genitori. Durante questo primo periodo Smidt soggiornava nella casa del sindaco Paulsen e le sue amicizie furono soprattutto legate a persone conosciute già da Brema come, Friedrich Lautsch14 prima amico di ginnasio, poi collega a Jena. Lautsch manteneva un rapporto segreto con una compagna da cui ricevette una su una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione), Beiträge zur Berichtigung bisheriger Missverständnisse der Philosophen, Ueber das Fundament des philosophischen Wissens, Auswahl vermischter Schriften, Ueber die Paradoxien der neuesten Philosophie, Sendschreiben an Fichte und Lavater über den Glauben an Gott, Beiträge zur leichtesten Uebersicht des Zustandes der Philosophie bei dem Anfange des neunzehnthen Jahrhuderts. Nel 1794 si trasferì a Kiel dove rimase fino alla morte. e materie come Logica, Metafisica e Storia della Filosofia. 14 Lautsch, Johann Friedrich (1772-1799). Diversa la corrispondenza tra Smidt e Lautsch datata 1795-1799. Si trovano anche lettere del periodo antecedente, nel periodo del ginnasio. 22 figlia, il tutto nascosto ai genitori. Riuscì con l'aiuto e la complicità degli amici, tra cui anche Smidt, a sostenere il rapporti anche a distanza. Ma la sorte, evidentemente gli era contro, morì a 27 anni. Ma questo non fu l´unico dispiacere. Boismann15, un altro amico dai tempi del ginnasio, a cui era particolarmente legato soffriva di una grave malattia per la quale come unico rimedio gli consigliarono una cura a Wiesbaden e Schwalbach. Perse la vita proprio durante il trasferimento da Jena in compagnia di Smidt e Gerhard Lange, altro compagno di studi di ginnasio. Questi due episodi alimentarono in Smidt il desiderio di rientrare a Brema. Scriveva ai genitori, in una lettera del 1 aprile 1793: “tanta è la mancanza dalle persone, vicino al mio cuore, che abitualmente frequentavo nella mia amata terra lontana, Voi non ci credereste quanto sia difficile la mia permanenza qui, non aspetto altro che trascorrere un felice ritorno a Brema… In quell’anno, correva il 1793, la corrispondenza partiva da Brema e faceva una prima tappa a Erfurt, da lì, veniva smistata per le diverse destinazioni, in questo caso da Jena, nei giorni di giovedì e di domenica alle 10 del mattino. Raggiungevano la destinazione, rispettivamente, il mercoledì e il sabato alle 2 del pomeriggio. L´orario ufficiale 15 Boismann, Johann Heinrich (1766-1793). 23 ovviamente dipendeva dalle condizioni meteorologiche e, spesso, subiva dei ritardi16. Il destino della sorella, tanto amata, stava per cambiare. Johann aveva ricevuto la notizia di una proposta di matrimonio arrivata in casa Smidt. L’incertezza trapelata dalla sorella lo convinsero di rientrare a Brema e di lasciare almeno per il momento l’Università. Si trattava di Gerhard Castendyk17, anche lui aveva studiato all’Illustre Ginnasio di Brema come Smidt e si era iscritto all´università di Jena in diritto nel 1789, dove si laureò il 30 del 1792. Smidt non lo aveva mai incontrato a Jena, ma, come aveva scritto alla sorella, aveva sentito parlare di lui e “anche in maniera molto promettente”. Una volta a Brema, Smidt ebbe modo di frequentare Castendyk e tra i due si instaurò una vera e propria amicizia basata su “un reciproco rispetto e fratellanza”. In alcune lettere poi, il Castendyk si rivolgerà scriverà a Smidt con un “caro fratello”. Il 7 novembre del 1793, Catharina Smidt e Gerhard Castendyk si sposarono e arrivarono subito dei figli: 1794 Mathilde, 1795 Johann, 1797 Wilhelm e 1801 Hermann, ma a ventisei anni Catharina si ritrovò vedova con quattro figli a causa della prematura scomparsa di suo marito. 16 Monika M. Sculte, Ein erschrecktes Maedchen, eine widerspenstige Braut in Trauer und eine freiheitslebende junge Frau, ag 42-106, in Bremisches Jahrbuch, Bd. 78-1999. 17 Castendyk Gerhard (23 agosto 1769-23 novembre 1801) consigliere comunale a Brema dal 12 aprile 1798. 24 Durante quell´inverno oltre a dedicarsi al matrimonio della sorella non rimase certo inattivo: il 7 aprile del 1794, sempre su pressioni del padre, Smidt superò gli esami teologici (Kandidatenexamen). Il padre intendeva convincerlo a terminare la sua esperienza universitaria, ma non andò proprio così. Decise di rientrare a Jena e di affrontare il suo secondo periodo di soggiorno, che durò un anno, dall'ottobre del 1794 all'autunno del 1795. Riprese gli studi con Paulus e tutto si svolgeva regolarmente fino a quando non arrivò un nuovo giovane professore di filosofia di nome J. G. Fichte18. Il solo arrivo di un noto filosofo come Fichte convinse Smidt a prolungare di un altro semestre i suoi studi. Quando lasciò l'università nel 1795 il futuro non gli era ancora molto chiaro. Iniziò a dare lezioni di Teologia e “la sua anima sembrava non trovar pace, ben altro futuro aspettava alla sua porta”. Il 18 giugno del 1796 morì il padre e sua sorella aveva già lasciato la casa materna. Ironia della sorte fu proprio in quel periodo che conobbe una ragazza, Wilhelmine Rohde (Brema, 8.1.1777 - 29.12.1848) con la quale si instaurerà, in un primo momento, un amore segreto. Questa nuova 18 Fichte, Gottlieb Fichte (19 maggio 1762-27 gennaio 1814). Professore di Filosofia a Jena dal 1794 fino al 1798 dove scrisse tra l´altro: Fondamenti della intera dottrina della scienza (1794). Discorsi sulla missione del dotto (1794), Fondamenti del diritto naturale (1796), Sistema della dottrina morale (1798). 25 conoscenza gli diede voglia di viaggiare. In realtà Smidt aveva sempre avuto voglia di viaggiare: come si è già visto effettuo diversi viaggi prima e durante il suo soggiorno a Jena, ma doveva fare sempre i conti contro una certa opposizione da parte dei genitori e soprattutto del padre, preoccupato della debole salute, delle condizioni atmosferiche e delle problematiche di sicurezza inerenti a quel periodo. Scrive Smidt il 1 aprile 1793 prima di intraprendere il viaggio da Jena a Brema, e dopo aver atteso la lettera dei genitori in cui chiedeva il permesso di intraprendere tale viaggio: il Postmeister (cuccettista) mi ha assicurato che in sei giorni saremo sani e salvi in Brema, anche se la scorsa settimana è caduta tanta neve, questa settimana ci saranno solamente bellissime giornate, così sarò da voi martedì o mercoledì. Per quanto riguarda il passaporto sono stato questa mattina dal procuratore il quale mi ha detto di portare con me la mia matricola così potrà darmi quello nuovo. Sarò in ogni caso al sicuro quando arriveremo ad Hannover. Porterò con me anche gli abiti caldi, per poter ben curare la mia salute. Voglio finire il prima possibile tutti i compiti da non portare dietro ed utilizzare solamente un piccolo cesto in paglia da viaggio da non portare sospetto a nessuno e Vi prego di non preoccuparvi come avete fatto per il mio primo viaggio. Durante il soggiorno a Brema affrontò un viaggio attraverso la Germania passando per Carlsbad, Tepliz e Dresda: in quest'ultima città trascorse 26 alcune settimane19 ad ammirare la famosa galleria. Qui, arrampicandosi verso l'alto per meglio osservare alcuni capolavori, si procurò una ferita ad un occhio: guarirà solamente dopo il viaggio in Italia. Prima, però, si concentrò nella letteratura approfondendo le Xenien von Goethe e Schiller (primavera del 1797). Con questa euforia, penna alla mano, scrisse i suoi Antixenien e li spedì ad un suo amico universitario, Horn di Braunschweig futuro senatore a Brema. Alla sua insaputa, furono poi inoltrati ad una terza persona, di nome Himly, che con la complicitá di Horn li diedero alla stampa col titolo di An die Xeniophoren. Ein kleines Messpräsent. Al ritorno del suo viaggio li troverà in stampati presso una piccola libreria di Francoforte. Nel 1798 assunse l’incarico di professore di Filosofia nel ginnasio di Brema e si sposò con Wilhelmine Rohde,20 figlia del farmacista, Johann 19 esiste diario di questo viaggio in archivio. Dalla loro unione nacquero dieci figli: Johanne Sophie Wilhelmine, Johann Conrad Hermann , Juli Charlotte Wilhelmine, Johann Hermann , Johann Heinrich Wilhelm, Johann Gerhard Wilhelm, Johann Freidrich Gustav, Johann Gerhard Wilhelm, Julie Johanne Charlotte Wilhelmine Mine e Johann Wilhelm Conrad Georg. nel 1770 si aggiudicò la concessione dal comune di ottenere la farmacia in Sögestrasse, via centrale più frequentata. Originario di Kasse si era sposato con Metta Bredou, di origini francesi. Nonostante non di origini di Brema, la famiglia Rohde era ben collegata con le conoscenze di alto rango della città. Johann Conrad Rohde si era sposato, dopo aver perso la prima moglie nel 1786, con Angelina von Post la quale aveva diversi antenati nella cerchia di amministratori e politici di Brema. Le loro quattro figlie a sua volta si sposarono con altrettanti personaggi della vita pubblica. Anna (1773-1810) con il commerciante Heinrich Noltesius (1770-1828) amico di studi Smidt; Wilhelmine (1777-1848) con Johann Smidt nel 1798 al momento Professore ma futuro sindaco, Friederike (1778-1859) con Daniel Noltesius (17791852) tra l´altro sindaco di Brema, nel 1808 Metta (1780-1867) con Georg Bekenn, pastore della Rembertikirche. Ci fu anche un figlio maschio, Hermann Rohde (1794-1818) che come 20 27 Conrad Rohde21 (1747-1804). I due si erano conosciuti al termine del periodo di Jena tra incontri nella cerchia e conoscenti di amici in comune. Smidt frequentava dal periodo scolastico Heinrich Noltesius (1770-1828) che aveva sposato nel 1796 Anna Rohde (1773-1810), sorella maggiore di Wilhelmine. Fu probabilmente in questa cerchia di amici che i due si erano conosciuti. Anche la sorella più giovane, Friederike Rohde (1778-1859) frequentava spesso il circolo dei Noltesius, sposò Daniel Noltesius, un fratello di Heinrich. Daniel Noltesius (1779-1852)22. unico figlio maschio aveva diritto ad ereditare la farmacia, ma morí giovane. La farmacia, ancora oggi esistente, fu venduta. 21 nel 1770 si aggiudicò la concessione dal comune di ottenere la farmacia in Sögestrasse, via centrale più frequentata. Originario di Kasse si era sposato con Metta Bredou, di origini francesi. Nonostante non di origini di Brema, la famiglia Rohde era ben collegata con le conoscenze di alto rango della città. Johann Conrad Rohde si era sposato, dopo aver perso la prima moglie nel 1786, con Angelina von Post la quale aveva diversi antenati nella cerchia di amministratori e politici di Brema. Le loro quattro figlie a sua volta si sposarono con altrettanti personaggi della vita pubblica. Anna (1773-1810) con il commerciante Heinrich Noltesius (1770-1828) amico di studi Smidt; Wilhelmine (1777-1848) con Johann Smidt nel 1798 al momento Professore ma futuro sindaco, Friederike (1778-1859) con Daniel Noltesius (1779-1852) tra l´altro sindaco di Brema, nel 1808 Metta (1780-1867) con Georg Bekenn, pastore della Rembertikirche. Ci fu anche un figlio maschio, Hermann Rohde (1794-1818) che come unico figlio maschio aveva diritto ad ereditare la farmacia, ma morì giovane. La farmacia, ancora oggi esistente, fu venduta. 22 aveva studiato diritto a Gottinga, immatricolato nell’anno 1800, avvocato e notaio a Brema, nel 1807 Segretario Distrettuale esperto in Criminologia, il 21 ottobre 1811 Tesoriere (Kämmerer), dal 1811 al 1813 Giudice di Pace. Fu anche sindaco di Brema. 28 CAPITOLO III Il motivo del viaggio All'inizio del 1797 il ventiquattrenne Smidt aveva deciso di partire. Dotato di fermezza e convinzione riusciva a riflettere maggiore sicurezza ai suoi coetanei, compagni di viaggio. Il suo giro aveva un obiettivo chiaro, mantenere una promessa fatta al padre: la sosta in Svizzera non significava solo piacere ma aveva come obiettivo di seguire una missione, diventare pastore23. L’appuntamento fissato, era per il primo giorno di settembre a Zurigo e il viaggio non poteva durare quattro o massimo cinque mesi. Un costante e ricco scambio di corrispondenza che teneva da Brema gli permetteva di tenersi aggiornato con i suoi colleghi di studio di Jena e dare vita ad una preparazione per giovani viaggiatori esordienti che si accingevano a predisporre quelli che erano gli schemi generali di riferimento in cui articolare una ricerca di idonea compagnia24. 23 Bernhardine Schulze-Smidt, Der alte Smidt und sein altes Bremen. Leuwer Verlag. 1913. Bremen. 24 Attilio Brilli, Viaggi in corso. Aspettative, imprevisti, avventure del viaggio in Italia. Il Mulino. 2004 29 La preparazione Köppen25, amico e collega di Jena, che nel frattempo si trovava a Gottinga, scriveva: ho sentito da Noltenius che tu, caro Smidt, durante le vacanze di Pasqua, passerai da queste parti intento a continuare il tuo viaggio per la Svizzera [...]anche Raison e Böhlendorff hanno in programma di dirigersi da quelle parti e sarà sicuramente durante l'estate. In quel periodo anche Berger e Hülsen si troveranno in Svizzera. Ma quanti Jenensi ci saranno?26 [...] Continuando in una lettera successiva, dopo appena venti giorni [...] annotava: Floret difficilmente sarà socio della nostra “Gesellschaft”, infatti sta organizzando un viaggio verso Berlino. Invece, ho scoperto, attraverso Raison, che anche Herbart raggiungerà Böhlendorff in Svizzera. Non vuole che si sappia in giro, ma per me risulta impossibile non dirtelo. Böhlendorff è completamente in estasi per tutto questo. Se ci pensi, mancano solo poche persone e in Svizzera sarebbe raccolta la nostra intera compagnia della Gesellschaft di Jena27 [...] E ancora, in una terza lettera, [...] Raison viaggerà con noi. Böhlendorff, in compagnia di alcuni svizzeri, arriverà verso fine marzo e partirà poi a metà aprile verso Berna. Lì ha ottenuto un posto da 25 Un elenco degli amici di viaggio e corrispondenza si trova nel prossimo capitolo. 26 Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera del 22 gennaio 1797 27 Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera 11 febbraio 1797 30 insegnante come maestro di corte. Non potrà quindi fare un viaggio interessante attraverso la Svizzera28[...] Come da consuetudine, si evitava di partire soli ma si cercava di organizzarsi in maniera tale da essere sempre almeno in due o più viaggiatori. Questo, oltre a dare una maggiore sicurezza, rendeva la fase preparatoria più elaborata. Si dava vita, così, ad un processo di veicolo della trasformazione dell’individuo in una identità collettiva. Il gruppo in viaggio che diventa una società nella misura in cui si stabilisce il rango e la posizione dei suoi membri dove la persona sociale fissata all’interno del gruppo poteva assumere una diversa connotazione dal luogo di origine29. Smidt riceve in data 2 marzo una lettera da Böhlendorff, quasi a conferma della lettera precedente ricevuta da Köppen, come se si chiedesse una specie di permesso allo stesso Smidt, e ancora una volta, si aggiornava la lista dei compagni di viaggio, rivolgendosi a loro col termine di “candidati” prima, e “società dei viaggiatori” dopo: sarò da voi, forse ancora una volta con Fichte, il quale ci propone due nuove candidati, uno un mio amico e anche membro della nostra “società”, il dottor Mührenbeck. Finalmente si é definitivamente deciso che il nostro caro amico Herbart partirà con 28 Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera 26 febbraio 1797. 29 Leed, J. Eric, La mente del viaggiatore. 31 noi il giorno 26 marzo e attraverseremo Gottinga. La “società dei viaggiatori” fin qui sarà così composta: Fischer, Steck, Herbart, Mührenbeck, Lange e me... Smidt, che nel frattempo aveva lasciato gli studi a Jena, a sua volta partiva con un altro gruppo direttamente da Brema. Almeno durante la prima parte del viaggio non mancheranno entusiasmo e figure femminili, continua Böhlendorff: lo svizzero Fehr si accoderà a noi direttamente da Gottinga, e tu mio caro, con Raison e Köppen chiuderai il cerchio […] Madam Herbart ti prega di accompagnare fino a Gottinga Annette Schröder (che a me piace!) la quale pensa di tornare indietro fino ad Altenburg. Anche per quanto riguarda l'equipaggiamento i compiti erano ben suddivisi, continuando il Böhlendorff chiedeva: […] se mi darai una conferma, potresti scrivere a Fehr, oppure si potrebbe informarlo attraverso Köppen […] lui avrebbe il compito di organizzare il materiale necessario per il nostro viaggio, sarà il responsabile del trasporto del materiale di equipaggiamento... Un estasiato Böhlendorff, concludendo, annotava: raramente ho vissuto la mia vita in maniera cosi intensa come in questo periodo, non ho avuto mai cosi tanto a cuore le persone che frequento. Si Smidt! Siamo felici come i bambini, uomini felici, andremo dove vogliamo, sulle montagne, li saremo più vicini per parlare con gli dei, come amici ci 32 stringeremo le mani, e li potrò anche rivedere il mio Berger30. Come si può notare da queste prime lettere di scambio, l’Italia come destinazione da raggiungere, non fu ancora menzionata. Arriveranno fino a Milano, indecisi se continuare per vivere l'area del mediterraneo, fino a Genova. Forse per timore, forse per precauzione la Svizzera, la terà della libertà, era posto come primo ma non unico obiettivo da raggiungere, il viaggio doveva continuare. Casimir Ulrich Böhlendorff voleva raggiungere il cielo e il mare, le Alpi e il Mediterraneo erano nelle sue aspettative, le prime le vedrà, ma il Mediterraneo no, non riuscirà a convincere i suoi compagni di viaggio. Mentre da Gottinga si procedeva ancora per la parte organizzativa. Smidt, da Brema, diventava sempre più la figura centrale. Il 24 marzo, Köppen, riepilogava gli ultimi dettagli alimentando alcuni dubbi e tentando di modificare ancora una volta il piano: Caro Smidt, con i nostri piani potremmo cambiare alcune circostanze. Francamente anche a me non piace il fatto di arrivare così tardi a Zurigo. Se ci fosse stata la pace, avrei suggerito, in ogni caso, di passare da Basilea, magari scendendo per il Reno, ma credo che almeno per quest’anno non si possa pensare ad una pace. Un passaporto da 30 (Johann Erich von Berger 1772-1833) 33 Reinhard potrebbe ritornarci molto utile, non dovevi riceverne uno anche tu da Raison? Di lui mi fido poco, è un “Curländer”. Credo che mi farò mandare un passaporto anche da casa e mi prenderò anche uno locale e per quanto riguarda il nostro equipaggiamento, mi è venuto in mente che un paio di pistole non sarebbero affatto inutili31... Si proprio un paio di maneggevoli pistole che saranno oggetto di una piccola disavventura. Oltre i vari lasciapassare, la documentazione che certificava l’identità, le lettere di presentazione etc. varie guide suggerivano di avere sempre a portata di mano un paio di pistole cariche. Secondo Brilli32, già a partire da metà dell’Ottocento, più di un “monitore della moda” sentenziava che era passato il tempo in cui si mettevano da parte, riservandoli ai viaggi, vestiti stinti o cappelli sformati e gli abiti della nuova borghesia non dovevano essere né troppo eleganti, né troppo trasandati, ma assumere un proprio stile e una propria fisionomia. In pratica, l’importanza che riveste l’abbigliamento è indubbio, si devono affrontare giorno per giorno l’insicurezza delle strade, la scarsa affidabilità delle carrozze, gli incidenti e la clemenza del tempo. L’abito come schermo contro le insidie, i pericoli e i disagi del viaggio. Esso deve essere in grado di conciliarsi con 31 Smidt scrisse in data 11 e 16 aprile a Ferdinand Beneke, amico di famiglia, all’epoca avvocato ad Amburgo, il quale gli procurò dal delegato francese Lemaitre un pass spedendolo a Brema. Il giorno 16 ottobre dello stesso anno, Beneke incontrò ad Amburgo, Koeppen e Raison, e parlarono proprio del viaggio che si era appena concluso (dal diario di Beneke della Fondazione Studi Beneke, Amburgo – www.ferdinandbeneke.de). 32 Brilli 2004. 34 le condizioni atmosferiche e ambientali più varie, dovendo esibirsi in ogni stagione e adattarsi alle escursioni termiche più marcate. Scriverà ancora il 30 marzo: Caro Smidt […] sarebbe meglio viaggiare nella Svizzera a piedi, cosa che anche tu saprai. Il tutto dipende se preferisci andare con le scarpe o con gli stivali, in ogni caso ti devi far inserire delle suole doppie e molto forti, un paio del genere sarebbe meglio portarle direttamente da Brema altrimenti non sapresti che materiale trovare in Svizzera e a che prezzo te le farebbero. Mi sono fatto realizzare un paio di stivali, personalmente preferisco gli stivali alle scarpe. Inoltre non so se a te sono comodi pantaloni lunghi, se fosse così te li consiglierei. Porterò con me solo pantaloni corti con mutande di lino. Potresti scegliere anche degli stivaletti, ma il tutto, ovviamente, dipende da come sei abituato. Non é necessario avere in tutta la Svizzera un accompagnatore ma meglio se di tanto in tanto ne prendiamo uno solo per necessità […] panni, pantofole (la quale necessità dipende sempre dalle proprie esperienze) un piccolo asciugamano, un paio di copri gambe33, calzette e altre scarpe per essere in ogni caso pronti a presentarsi. Le scarpe potrebbero sostituire le pantofole. Ti devi far fare la tua valigia nella maniera che tu la possa portare 33 testo originale scritto Beinkleider, tipici copri gambe che sostituivano stivali lunghi. 35 comodamente, di solito si gira con quella specie di borsa usata dai cacciatori. I viaggiatori che intendevano proseguire verso la Svizzera, la Germania e l’Italia, dovevano ottenere in anticipo il visto d’ingresso nei vari stati in cui erano suddivisi i paesi. I visti potevano essere richiesti anche presso rappresentanze consolari e diplomatiche di città più prossime a confini degli stati verso cui si stava dirigendo. Prima del 1860, il viaggiatore diretto in Italia doveva procurarsi tanti passaporti, quanti erano gli stati che intendeva visitare, o che doveva attraversare, oltre naturalmente a quello d’origine. La stessa somma di denaro, che si intendeva portare con se, anche nei casi di paesi più liberali, poteva essere un problema. Diventava uso comune, tra i viaggiatori, di farsi lasciare un avviso di pagamento per le corrispondenti banche continentali e italiane nelle quali si intendeva far sosta. In genere l’avviso di pagamento, o la lettera di cambio, era redatto in triplice copia, una delle quali veniva rilasciata al viaggiatore, mentre le altre due venivano spedite per corriere alle banche interessate34. Continuando: […] Se vuoi portare con te delle monete, allora prendi le Caroline, le quali si possono usare in tutto il regno e nella Svizzera […] lettere di credito le preferisco al fastidio che comporta il trasporto della moneta in contante […] avrei la possibilità di poter ritirare (lettere di credito) in Erfurth, Basile, Zurigo e Ginevra […] per me sarebbe molto comodo e 34 Brilli, 2004. 36 piacevole se potessimo incontrare Bärnhoff in Svizzera. Se non vogliamo perdere molto tempo e forse saltare alcuni piccoli paesi, potremmo arrivare benissimo a Berna nel mese di luglio, inoltre potrebbe essere anche opportuno anticipare la partenza di otto giorni... Intraprendere viaggi di lunga durata era un´esperienza che richiedeva coraggio, spirito d´iniziativa, gusto per l´avventura. Chi si preoccupava di raggiungere mete situate nelle diverse regioni d´Europa sapeva di farlo mettendo a repentaglio non la vita stessa come accadeva un secolo prima, ma quasi. Affrontarono bufere di neve in Svizzera, rovesci di pioggia sul Lago di Como e i tormenti dell’afa a Milano. Smidt, Raison, Köppen e Böhlendorff partirono il 6 maggio del 1797 da Francoforte verso Heidelberg attraversando Mainz e Mannheim. Il 22 sostarono a Friesenheim, alle porte di Offenburg. Arrivati a Basilea fecero visita al sindaco Buxtorf e ad Aarau diedero il benvenuto al quinto della compagnia, Barnhoff. Dal 6 giugno sostarono quasi un mese sul Lago di Bieler per poi raggiungere la prima grande città, Berna. Passati a Losanna il 2 luglio, poi Vevay, Morges, Rolle, Versoix e Ginevra (8 luglio). Ogni luogo della “libera Svizzera”, lo attraversarono completamente a piedi, e ispirati, ad ogni sosta formulavano una riflessione poetica o filosofica. Era questo lo spirito della prima parte del loro viaggio, filosofico. Continuarono per Chamonix, Bonneville, 37 Chede, Martinach, Sion, Leukebach, Meiringen, Guttannen, Passo di Grimsel e Obergasteln. Il diario di Johann Smidt Nell’archivio di Brema diversi sono i diari scritti da Johann Smidt. Dal 1790 (aveva diciassette anni) aveva iniziato a tenere un proprio diario, in cui oltre a varie annotazioni, disegni, schizzi vari, raccoglieva le lettere che si scambiava con gli amici. Durante gli anni, da studente fino a senatore, passando da professore a sindaco, aggiornava costantemente le sue esperienze quotidiane. Il frammento del diario che descrive il viaggio tra la Svizzera e l’Italia è stato donato dai discendenti di Smidt, come la gran parte dei suoi scritti, agli studiosi e trova la sua collocazione sotto il nome Nachlass Smidt Johann, 7,20 – 113. 38 La parte del diario ritrovato inizia come segue: martedì 13 giugno ci dirigiamo tutti insieme da Böhlendorf [...] una casa circondata da enormi giardini del Landsvogts35 di nome von Sinner, dai quali é insegnante36 dei bambini, la undicenne Elevin col passare del tempo diventerà la più bella ragazza di Berna [...] giovedì 15 giugno da Böhlendorff, dove trovammo Raison, il Landvogt Sinner ci invitò per l'indomani alle 5 [...] venerdì 16 giugno [...] eccomi, con Köppen e Raison, da Sinner. Come fu grande la nostra meraviglia di non trovare Sinner e neanche sua moglie ad accoglierci bensì Böhlendorf con i bambini che giocavano in giro [...] sedevamo nella camera sovrana – tè, vino, pane tutto in abbondanza [...] Böhlendorff iniziò a leggerci il suo diario di viaggio, scritto in maniera molto interessante, finalmente arrivò il Landvogt che si scusò per il ritardo, aveva una pipa in bocca e parlava molto riguardo alla fatale abitudine dei fumatori [...] raccontava che non voleva accettare l’evidente paura del Papa nei confronti dei 35 Landvogt in italiano: balivo. Nella Svizzera di antico regime vengono definiti balivi i funzionari con poteri amministrativi e giuridici che amministravano gli otto “baliaggi ultramontani, i territori che oggi formano il Cantone Ticino. Tale situazione dura dalla conquista confederata dei territori nel 1512 all’istituzione della Repubblica elvetica nel 1798. 36 Scritto Informator. 39 francesi37, probabilmente parlava come aristocratico e come di questi tempi ci si preoccupi molto di Buonaparte [...] uno dei suoi figli più giovane, Ferdinand, un ragazzo promettente, aveva il compito di farci un complimento appena uscito dalla sua camera, ma si rifiutò tanto da prendere qualche sberla dal padre. A stento riuscimmo a trattenerci e scoppiammo dal ridere appena lasciata la casa quando eravamo quasi in strada. Böhlendorff ci accompagnò fino alla porta perplesso dal comportamento del Sinner [...]. Dimenticato di annotare che un altro dei figli, appena arrivati, era impegnato nello studio degli stemmi delle famiglie aristocratiche di Berna [...]. Nei giorni seguenti Böhlendorff decise di passare alcuni giorni tra gli amici di Jena. Erano riuniti Muhrbeck, Hülsen, Fehr, Lange, Herbart, Fischer e Berger. Organizzarono delle gite con alcune ragazze, tra cui una sorella di Fischer, diverse figlie del Obersten tra cui che una che piaceva particolarmente a Böhlendorf, di nome Sophie. Köppen intrattenne tutti raccontando storie sui contadini, a tratti recitava e addirittura cantava. 37 Dal 1648 la Svizzera, con la Pace di Westfalia, era uno stato indipendente. Nel 1798 sarà invasa dalle truppe napoleoniche e trasformata in una repubblica unitaria: la Repubblica Elvetica. 40 Lettere alla madre38 Cara Madre, ieri siamo arrivati a Berna, speravamo di trovare della corrispondenza ma la nostra speranza non é stata appagata. Rimarremo qui circa 8-14 giorni in cui spero di ricevere alcune notizie da Voi e dai Vostri cari che nostalgicamente desidero, anche il mio amico Herbart da Oldenburg e molti altri, tutti insieme si sono ritrovati qui e godono della gioia del ritrovarsi. Se andassimo via da qui allora si andrebbe vero Vevay dove incontrerò Chatelains. Purtroppo negli ultimi 14 giorni abbiamo avuto bruttissimo tempo, spesso ci siamo bagnati completamente dalla pioggia, ma la nostra salute non ne ha risentito. Viaggiare a piedi rafforza in maniera straordinaria, questo viaggio lo ricorderò per tutta la vita. Venerdì scorso siamo giunti in un paese che si trovava in alta montagna, appena svegliati la mattina siamo stati sorpresi affacciandoci alla finestra, fuori era tutto innevato. Quando siamo ripartiti la neve ci arrivava fino alle ginocchia. Ci dissero di non ricordare, almeno negli ultimi vent’anni, di aver visto cadere in questo periodo dell’anno, così tanta neve. Tra breve, il mio professore, terrà una piccola lezione e per questo sono costretto a interrompere questa lettera qui…Johannes 38 Bern, 14 giugno 1797 41 Il 26 giugno Smidt, dopo aver salutato Hülsen e Berger, invitandoli ad incontrarsi sulla via di ritorno in Zurigo, proseguì per Vavay e il lago di Ginevra. Böhlendorff e Fehr andarono verso Schwarzenburg. sabato 22 giugno alle 6 eravamo a casa [...] dopo aver scritto alcune lettere arrivò Fehr da cui comprammo le pistole per 4 Caroline, Böhlendorff si fermò a dormire da noi. domenica 23 giugno sveglia alle 6 per preparare i bagagli [...] aveva chiesto a Böhlendorff di accompagnarci per un pezzo di strada, il quale dopo un primo rifiuto si convinse dicendo che doveva andare avanti tanto valeva arrivare fino in Italia [...] anche se non era in possesso dei passaporti adeguati decidemmo di rischiare lo stesso [...] arrivati ai piedi del monte Emmenthal abbiamo preso del latte fresco e Böhlendorf si fece radere da Raison davanti alla locanda [...] si divertì ad osservare una ragazza che, seduta in un angolo, non molto lontano, sorseggiava vino e sorrideva. In una mezz'ora eravamo arrivati a Hochstetten dove l'intera comunità era seduta a tavola, vi erano i genitori di Fischer e le sue tre sorelle, Liselle sembrava la più interessante [...] dopo aver mangiato tutti insieme abbiamo iniziato a raccontare alcune storie [...] cercavamo Fischer, volevamo sapere se intendeva raggiungere l'Italia con noi ma non poteva, promise di rivederci a 42 Lucerna, anche Herbart vuole venire a Lucerna, abbiamo continuato a bere tè davanti alle porte e a chiacchierare con le ragazze [...] c'era anche la più piccola, Watteville, ma non disse una parola [...] mentre continuavamo a bere arrivò Lange da Berna – non aveva lettere per noi – così abbiamo iniziato il cammino verso Thun – Fischer e Lange che avrebbero passato la notte in Höchstetten ci accompagnarono per un pezzo e lo stesso Fischer raccontò di Steck che si trovava a Parigi e che aveva fatto delle conoscenze interessanti [...] Arrivammo molto tardi. lunedì 24 luglio alle 6 e mezzo del mattino abbiamo preso una barca, era una di quelle coperte [...] da Thun fino a Neuhaus [...] dopo aver letto e commentato una lettera di Baernhoff [...] per altre tre o quattro ore abbiamo continuato senza sosta fino ad Unterseen e poi per Interlaken dove abbiamo incontrato Vikar, il fratello di Beck,. Beck non era in casa [...] prima di raggiungere Raison e Köppen per Lauterbrunnen, in compagnia di Baernhofs abbiamo sfogliato il libro degli ospiti della locanda, la valle Interlaken e Lauterbrunnen era molto bella. Durante il tragitto ci fu una lunga conversazione riguardo il nostro comportamento rispetto a quello di Berger ed Herbert – mi sentii molto bene [...] gli altri li abbiamo incontrati un’ora prima di Lauterbrunnen, per strada era inevitabile ammirare la natura e, in 43 particolare, un albero dotato di radici enormi che fuoriuscirono dal terreno. Dopo cena tutti subito a letto, a tavola Köppen ci aveva letto una storia e Böhlendorff una fiaba. martedì 25 luglio la mattina presto in Lauterbrunnthal Köppen e Raison decisero di fermarsi per disegnare il Staubach mentre Böhlendorff ed io abbiamo deciso di andare a visitare le cascate all'interno della valle [...] sulla via del rientro, un paio di stranieri, si mostrano subito di buona compagnia, e appena nella locanda un uomo di piccola statura si offrì come guida, ma già dalla prima impressione non si dimostrò di nostro gradimento [...] avevamo cariato i fagotti di Köppen e Raison e i nostri soprabiti tutti su di lui [...] tra noi lo avevamo dato il nome di asino [...] appena arrivati nelle vicinanze della cima del Jungfrau il proprietario del rifugio ci mandò incontro il figlio per offrirci il pranzo. Finalmente la Sennhütte [...] fantastico panorama [...] spesso ci furono delle piccole valanghe ma non fu per noi difficile salire sul Jungfrau [...] il panorama diventava sempre più bello [...] mercoledì 26 luglio sveglia alle 5 direzione Meyringen [...] in due ore e mezzo siamo sulla punta del Scheideck [...] abbiamo 44 preso tre giovani ragazzi come guide [...] ci offrirono del latte fresco munto direttamente dalle mucche [...] nel piccolo rifugio arrivarono tre piccoli uomini tutti con le pipe in bocca [...] pagati i tre ragazzi abbiamo continuato il nostro cammino [...] ho visto il più bel arcobaleno della mia vita. Verso le tre del pomeriggio eravamo a Meyringen dove abbiamo incontrato un uomo dall'aspetto selvatico [...]Böhlendorff, guardando la cartina, ci confessò la gran voglia di arrivare fino a Genova, desiderava ammirare il mediterraneo [...] dopo cena i contadini e alcune ragazze si avvicinarono alla nostra camera [...] alcuni ci mostrarono una gran voglia di ballare con noi [...] uno mi tirò da parte offrendomi un posto letto nella loro camera. Mi chiese se io o uno dei mie amici avevamo voglia di dormire da loro, per poter condividere il divertimento, avrebbero provveduto per alcune ragazze carine disposte a trascorrere una intera notte molto divertente – ma non ne avevamo voglia e poco dopo andammo verso la nostra camera, gli altri ballarono fino alle 12 [...] - belle forme e fisionomie avevano gli abitanti della Haslithals [...]. giovedì 27 luglio all’indomani mattina ognuno optò per una propria passeggiata [...] intravidi Köppen dall'altra parte del lago, stava disegnando [...] poi ho incontrato Raison e abbiamo proseguito insieme [...] a cena Böhlendorff ci ha letto una storia sull'Italia[...] 45 dopodiché ci siamo fatti radere tutti [...] alle quattro abbiamo lasciato Meyringen [...] finito il temporale finalmente era possibile ammirare la bellezza del percorso in cui si potevano osservare dei tratti con particolari rocce di granito [...] a Guttannen abbiamo fatto una sosta in una locanda [...] la gente era molto amichevole e gentile [...] per ognuno di noi era disponibile un letto diverso [...] venerdì 28 luglio partenza alle cinque [...] sette ore di cammino [...] da Gutannen per il Grimsel ci fu offerto del buon vino rosso, proveniva dal lago Maggiore [...] arrivati in una locanda in Obergesteln la nostra guida ci avvisò che di solito non era permesso entrare con le pistole in Italia [...] e poi le nostre pistole erano così belle che avrebbero fatto gola sicuramente qualsiasi francese [...] 46 Italia Attraversarono la Val di Formazza il 30 luglio, passarono da Domodossola, dal Lago Maggiore e da Sesto fino ad arrivare nella Milano occupata. Era il 3 agosto del 1797, e vi arrivarono in barca. A Milano resteranno per quattro lunghissimi giorni. Vi erano i festeggiamenti della Repubblica Cisalpina ed era dimora di un certo generale Napoleone Bonaparte. Smidt lo vedrà, da una certa distanza, e per nulla al mondo poteva immaginare che un giorno, l’incontro si sarebbe ripetuto a Parigi, ma in altre vesti. Con i suoi compagni di viaggio ammirerà il duomo, la più bella costruzione gotica mai vista prima nella mia vita, poi ancora i palazzi e i grandi strade. Frequenteranno i migliori caffè del centro e, ovviamente, tutte le sere saranno al teatro. L’obiettivo prefissato di salutare un suo amico dell’università di Jena, il francese Perret, resterà irrisolto. Le vie milanesi, piene di militari e pretacci ad ogni angolo, lo misero in ansia e si sentiva perseguitato come se in ogni momento volessero rubargli i bagagli. Gli italiani mi sono proprio antipatici, noterà. Il suo taccuino aveva il compito di annotare, come richiedeva l´uso, la cronaca minuziosa di ogni evento: un insieme di appunti da cui attingere per scrivere alla madre, alla sorella, agli amici. sabato 29 luglio sveglia alle 5 latte e partenza dopo mezz'ora [...] cammino nella neve [...] cascate interessanti [...] e 47 finalmente in Italia [...] si notavano già molte facce e figure italiane [...] la locandiera, la cui figura trovammo molto interessante, parlava solo italiano [...] una piccola passeggiata serale per Val Formazza con le sue belle montagne [...] abbiamo salutato la nostra guida, era con noi da Meyringen (il suo nome era Andreas von Bergen) ci siamo scambiati i bastoni. Strada da Pomat verso Domodossola Domenica, 30 luglio Sveglia alle 4 del mattino, per una buona mezz'ora abbiamo attraversato ancora la Val di Formazza, sull'intero tragitto vi erano soprattutto un sacco di chiese e cappelle, poi è iniziata la Tosa che ci portava dritti nella Val Antigorio [...] man mano il paesaggio diventava sempre più caratteristico, più colorato, più italiano. Imponenti, dai monti, pezzi di rocce scendevano a picco nel mezzo della valle. Alcune parti erano rivestite di muschio su altre era cresciuta dell'erba, a volte invece, era occupata da un unico albero. Gli alberi, e in particolare gruppi di alberi, avevano forme cosi particolari mai viste prima, nemmeno in Svizzera. Stremati dal viaggio, capitava di finire alla mercé di osti esosi in locande scomodissime e sudice in assoluta promiscuità con gente di ogni risma. In Lombardia, occupata dalle truppe napoleoniche, vigeva un movimento particolare, le locande come 48 altri posti di ritrovo, spesso vi erano scene di euforia e quasi, come annota Smidt, di euforia collettiva. mercoledì, 2 agosto 1797 avevamo dormito appena due ore quando un'orribile lamentela dalla vicina stanza ci svegliò. Cantavano, poi si aggiunse il suono di alcuni strumenti, si ascoltavano benissimo i discorsi sulla politica e termini come patriota, aristocrazia, repubblica e libertà. Riuscivamo ad udire qualsiasi particolare, suonavano e cantavano facendo un baccano pazzesco. Infine poi risero tutti. Anche dalla stanza delle donne si sentiva tutto, una cantò un bellissimo Arien. Verso le due smisero e finalmente potevamo dormire per un paio d’ore in santa pace. Intorno alle quattro ci svegliò il barcaiolo. Da Sesto verso Milano [...] la nave era abbastanza grande e tra i tanti passeggeri ne trovai uno che parlava tedesco [...] diceva di essere al servizio del Conte Borromeo [...] raccontava dei tumulti avvenuti sotto i signori piemontesi [...] anche loro vogliono una repubblica e chiamano il Re della Sardegna una marionetta e un Re della polenta [...] non era un buon democratico, fissò la sua coccarda etc. al servizio del Conte si sentiva a casa. Dall'inizio della rivoluzione il Conte era stato per quattro mesi in galera e poi fu rilasciato. É il più ricco in tutto il circondariato di Milano, guadagnava milioni 49 all'anno [...] Buonaparte é ancora a Milano, Berthier39 é il comandante di Milano [...] la coccarda della repubblica cisalpina la portavano tutti, rosso bianco e verde [...] dopo circa due – tre ore arrivammo sul Tessin e poi arrivammo in un bel gran canale il quale conduceva fin dentro Milano. Milano La barca non si fermò affatto ma si poteva saltare fuori a volo per comprare da bere in un qualsiasi locale [...] sul viale lungo il fiume vi era un enorme coda di carrozze [...] finalmente scendemmo, eravamo alla periferie di Milano [...] un giovane ci portò la nostra roba in un albergo. Seduti ad un tavolo, davanti alla porta, vi era una commissione straniera di quattro persone le quali, con tono molto severo, ci chiesero di mostrare i documenti e di annotare i nostri nomi in un registro. Raison disse: “Böhlendorff scrivi pure tu per noi” e così fece. Dall'altra parte della porta ci fu un personaggio40 che, in cambio di una mancia, dava un'occhiata alla nostra roba [...] ci condusse a Cruce di Malta dove chiedevamo due buone camere. La casa si trovava in un posto che si chiamava al Sepolcro e dalla nostra 39 Berthier, Louis-Alexandre principe di Neuchâtel (Versailles, 20 novembre 1753 – Bamberg, 1 giugno 1815) è stato un generale francese, Maresciallo dell'Impero e capo di Stato Maggiore sotto Napoleone Bonaparte. Seguì Napoleone durante la campagna d'Italia del 1796, e gli fu assegnata l'armata in seguito al trattato di Campoformio. Il 9 dicembre 1797 occupò Roma, esautorò papa Pio VI ed a febbraio dell'anno dopo proclamò la Repubblica Romana. 40 scritto Visitator. 50 camera si vedeva una chiesa con una grande cupola [...] in albergo ci chiesero di scrivere oltre al nostro nome anche la posizione sociale e il mezzo di sussistenza cioè da cosa vivevamo. Böhlendorff scrisse: dai nostri soldi. [...] Appena cambiati siamo andati alla Commedia [...] il teatro fu aperto [...] mai visto uno di queste dimensioni. Davano un'opera Axur Re d’Ormus [...] si trattava di una prima in occasione della festa della Repubblica Cisalpina41. Eufemia Ekart, una cantante eccezionale, interpretava Aspasia [...] tra gli atti ci fu un pantomimico balletto [...] poi durante la pausa fu suonata la Marsellaise [...] Non c’è viaggiatore che non faccia cenno ai caffè alla moda e non c’è guida che non li annoveri fra i luoghi fra i luoghi celebri delle città, dove spesso si concentravano personaggi della cultura internazionale. Smidt e Köppen li visitarono diverse volte ma non riuscendo a comunicare con altri viaggiatori li piombava addosso una noia tale da rinunciare anche a quel piacere. Si misero invano alla ricerca di Perret, amico di studi, e sembravano quasi ossessionati dalla presenza di Napoleone. 41 Secondo alcuni storici Milano aveva ottime ragioni per manifestare entusiasmo all’arrivo di Napoleone. Altrove, l’accoglienza dei francesi attraversò tutte le gradazioni intermedie sino all’ostilità. L’Italia napoleonica assunse una forma definitiva solo dopo diversi anni. Le cinque repubbliche nate nel 1797-98, quella Cisalpina in Lombardia, quella Ligure a Genova, quella Partenopea a Napoli, quella di Lucca e quella di Roma, erano i fiori all’occhiello della Rivoluzione. 51 Milano, giovedì 3 agosto 1797 Dopo esserci vestiti, io e Köppen abbiamo fatto visita al il signor Sorefi [...] ci disse che Genova era distante trenta ore da Milano e che erano necessari dai due ai tre giorni di viaggio [...] sulle novità politiche Sorefi non risultò molto interessante [...] non era al corrente se il Generale Clarke fosse a Milano, pensava che il miglior modo per saperlo era quello di recarsi direttamente alla casa di Buonaparte [...] dopo aver attraversato diverse strade giungemmo alla casa di Buonaparte [...] Buonaparte abita in un palazzo formidabile [...] gira con delle guardie personali [...] giù nel cortile trovammo un Albero della libertà circondato da sei bandiere della vittoria e altre sei bandiere sventolavano in giù dal balcone della casa [...] abbiamo chiesto del Generale Clarke [...] ci accompagnarono alla cancelleria dove diverse segretarie erano molto impegnate. Uno al quale chiedemmo di Perret non sapeva rispondere se si trovasse da Clarke, ci disse che Clarke si trovava a Udine dove probabilmente avrebbe tenuto il Congresso di Pace42 – e aggiunse che un certo 42 La pace di Campoformio del 17 ottobre 1797 fra l'Austria e la Repubblica francese vincitrice pose fine alla prima delle guerre di Coalizione. L'Austria rinunciò a vaste parti dell'Italia settentrionale (Repubblica Cisalpina) e promise di cedere alla Francia i territori imperiali a sinistra del Reno in occasione del congresso di Rastatt; con il sesto articolo segreto l'Austria lasciò alla controparte tutti i propri possedimenti compresi fra Bernau e Basilea, in particolare il Fricktal, in seguito annessi alla Repubblica elvetica. Alla Francia venne concessa libertà d'azione in Svizzera al fine di avviare il crollo dell'ancien régime; il 14.12.1797, in un'azione preliminare, le truppe francesi occuparono la parte meridionale del principato vescovile di Basilea, compresa nella neutralità elvetica, inaugurando così l'occupazione militare della Svizzera 52 Perret43 era segretario del Generale Berthier [...] così comprammo una cartina dell'Italia e quattro coccarde milanesi, la stessa guida che con poca mancia ci aveva accompagnato prima ci aveva consigliato di toglierci i cappelli se volevamo entrare al Duomo. Era la più bella costruzione gotica mai vista prima nella mia vita [...] i francesi avevano portato via tutti i bei dipinti della città, poi una statua di San Borromeo (Carlo) – volevano portare via ma Buonaparte lo vietò - [...] dal duomo ci siamo diretti verso il grande Caffè dove incontrammo un sacco di ufficiali francesi e milanesi - [...] verso le 12 siamo andati a casa e abbiamo ordinato da mangiare - [...] Table d'hote non si usa in Italia – non molto piacevole per noi – a tavola parlammo molto del viaggio verso Genova – opinione comune fu che evidentemente dovevamo arrenderci a tale tentazione. il motivo era che ci impegnava otto giorni – e il viaggiare con quel tremendo caldo ci avrebbe impegnato maggiormente – alle tre ci siamo diretti di nuovo verso il Caffè, per strada abbiamo acquistato pesche e uva che avevano un gusto eccezionale [...] intorno a Milano vi era una situazione che non ci aspettavamo – si vedevano dappertutto terribili campi da battaglie [...] Buonaparte e sua moglie pranzarono una volta qui sopra, lui volle farle vedere i punti importanti – il proprietario non sembrava proprio un (Invasione francese). H. Hüffer, F. Luckwaldt, Der Frieden von Campoformio, 1907 43 Perret, Claude Camille (1769-1847) è stato il segretario delegato al servizio del Generale Berthier incaricato per l’organizzazione del Congresso di pace di Campoformio da Napoleone Bonaparte. 53 simpatizzante della democrazia – disse a proposito della Repubblica Cisalpina: c'est une folie – presto ritorneranno gli imperiali – accompagnati giù il nostro ci consigliarono di tener d'occhio le nostre borse – qui si ruba molto - [...] a Milano si vedono pretacci e monaci di tutti i generi – le coccarde tricolori sui loro cappelli contrastano in maniera evidente col loro intero apparire - [...] il caldo qui é veramente una cosa insopportabile e poi tantissimi mendicanti che ci infastidiscano - [...] Durante la passeggiata abbiamo incontrato subito un paio di soldati francesi coi quali iniziai a parlare - [...] ci chiesero se fossimo inglesi accertandosi sulla effettiva nostra origine del nord della Germania. Continuando per la nostra passeggiata era probabile incontrare il grande generale Buonaparte [...] il sole, ora, era sceso [...] avevamo girato abbastanza, un’altra sosta al Gran caffè che si trovava di fronte al palazzo di Buonaparte – eravamo appena arrivati che apparve la guardia armata, un paio di ussari saltarono fuori dal portone e subito dopo, Buonaparte e sua moglie, appena due carrozze successive [...] la guardia salutò e i tamburi furono zittiti - Buonaparte é un piccolo uomo con una faccia molto abbronzata, capelli neri trascurati e sua moglie con dei grandi occhi espressivi - [...] un'ora dopo di noi arrivò a casa anche Böhlendorff – era stato con Raison in un alto teatro che non doveva essere stato molto più piccolo del 44 Lautspiel, 44 precedente – avevano dato un doveva essere stata una cosa grottesca modo di dire antico per forma cantata. 54 e molto comica – Böhlendorff raccontò che uscì un attimo senza portarsi il biglietto e così non si volle più farli rientrare - [...] anche Raison rientrò – per molto ce la raccontammo e ci ridemmo su. È veramente così caldo che il vino che l'uomo ci portò su in camera dopo solo mezz'ora non era più gradevole se non l'avessimo sistemato in secchio pieno di acqua fresca. lettera del 3 agosto 1797 Sotto il cielo italiano ho avuto modo di fermarmi e pensarti molto. Soprattutto, quando al lago di Como, passeggiando sotto bellissimi alberi di Mirto, ho spezzato un ramoscello per te. Si, lo porterò con me e se il cielo soddisferà il più bello dei miei desideri, questo decennio, se preferisci secolo, non terminerà senza poterlo usare come corona per la mia sposa. Non siamo andati oltre Milano. Non volevo allontanarmi ancor di più dai miei amori. Mi avvicino, ora, passo dopo passo, sempre più. Milano, venerdì 4 agosto 1797 [...] Verso le dieci con Köppen e il nostro servente mi sono recato a cercare il signor Perrin o Perret, non era ancora tornato, vidi il suo indirizzo Charles Perrin così tutte le speranze svanirono quando mi ricordai che il nostro si chiamava Perret, Claude Camille [...] In molte chiese ci sono ancora molte galere austriache45 [...] nella piazza del mercato notai un'altissima colonna con una statua e chiesi al 45 Con l’art. 21 della Pace di Campoformio, si disciplinò la liberazione dei prigionieri di guerra ed eventuali ostaggi. 55 nostro Cicerone di chi si trattava? Le buon Dieu, rispose. [...] dopo il grande Caffè in piazza del duomo andammo all'ospedale. La sua costruzione era molto grande ma non ancora terminata, vi erano circa 1700 cisalpini e 600 francesi ricoverati, tutti li dentro, e notai ancora dei posti liberi. In media si calcola che arrivano 130 nuovi ammalati al giorno, i poveri ricevono tutto gratis, chi é in grado, invece paga tre Lire giornaliere - [...] abbiamo attraversato diverse camere di ammalati [...] tutte ben ordinate – noi non volevamo intrattenerci a lungo nelle sale, anche perché con quel caldo, avevamo paura di prendere qualche infezione. La vista di quei miserabili ci addolorava molto, arti mutilati, facce bianche quasi da morto, ma loro pregavano. Moribondi in ogni angolo, una scena straziante. I malati cronici sono stati sistemati in una sala particolare e le donne in ogni caso da sole, infatti attraversammo anche le camere delle donne e fui contento di non vederne alcuna in particolare posizione. Il custode dell'ospedale ci mostrò anche la farmacia, la cucina abbondava di paioli e cestini pieni di fette di pane da inserire nelle zuppe. Non era permesso di visitare il reparto delle malattie veneree e la casa dei trovatelli [...] nel primo si trovavano ca. 800 ammalati mentre il secondo riceveva un incremento annuo di ca. 1200 bambini [...] i bambini si trattengono fino ai quindici anni istruiti a tutti i tipi di lavori. Quando le ragazze si sposano ricevono in dote cento Lire. Le entrate sono di sicuro finanziate da diverse fondazioni, monaci e suore sono 56 impiegati nell'assistenza degli ammalati e tanto viene sperimentato in queste case. I donatori avevano tutti i propri ritratti esposti, si poteva avere uno intero, a mezzo busto etc. dipendeva dalla somma versata. Mi congedai dal signor Sorefi pregandolo di provvedere a una lettera di Böhlendorff da spedire a Brema - [...] l'asino di Sesto, in questi giorni, non fa altro che venirmi in mente – poi ci siamo diretti verso il palazzo nazionale [...] una gran numero di polacchi ha preso servizio presso la Repubblica - [...] prima qui abitava l'Arciduca46 [...] - ora ci sono tre Direttori47 46 Francesco Giuseppe Carlo d'Asburgo-Lorena (Firenze, 12 febbraio 1768 – Vienna, 2 marzo 1835) dal 1792 al 1796 fu l'ultimo Duca di Milano. Figlio di Leopoldo II e fu Imperatore dei Romani dal 1792 al 1806, quando il titolo fu abolito, e Imperatore d'Austria (con il nome di Francesco I) dal 1804, anno di istituzione del nuovo titolo, fino alla morte. Con il trattato di Baden, che mise fine alla guerra di successione spagnola, il Ducato di Milano fu ceduto alla Casa degli Asburgo d'Austria, che lo conservarono fino alla conquista francese compiuta da Napoleone Bonaparte nel 1796. Nel corso del XVIII secolo la superficie del Ducato, nonostante l'accorpamento con il Ducato di Mantova, dotato però di forti autonomie rispetto a Milano si ridusse ulteriormente, arrivando ad un'estensione inferiore addirittura all'attuale Lombardia: infatti, non appartenevano al Ducato milanese Bergamo, Brescia, Crema e l'Oltrepò Pavese. Il governo degli Asburgo d'Austria fu caratterizzato da rilevanti riforme amministrative, che i sovrani del casato austriaco, ispirati dai principi del cosiddetto Assolutismo illuminato, introdussero anche nei loro territori lombardi: come la risistemazione del catasto, la soppressione della censura ecclesiastica, lo sviluppo dell'industria della seta. A seguito della vittoriosa campagna di Napoleone Bonaparte nell'Italia settentrionale, nel 1797 il Ducato fu ceduto alla Repubblica Francese dagli Asburgo con il Trattato di Campoformio. Il Ducato cessò così di esistere ed i suoi restanti territori formarono la parte centrale della costituenda Repubblica Cisalpina, di cui Milano divenne la capitale. 47 Molto probabilmente Smidt si riferisce al Direttorio francese con il quale si definisce l'organo posto al vertice delle istituzioni francesi nell'ultima parte della Rivoluzione francese, ossia nel periodo cosiddetto del termidoro, che pose fine al terrore dell'anno II. Dal Direttorio ha preso nome la forma di governo direttoriale che fu la forma adottata da tutte le 57 - [...] mentre l'incontro di 300 consoli non é pubblico – da li alla passeggiata – quella che si fa qui a Milano e poi si sta a chiacchierare – é pieno di colonne e angoli con manifesti della Repubblica Cisalpina – sotto di noi poi c'é un immagine di Buonaparte [...] non é quasi sorprendente che la maggior parte delle persone porta un ventaglio, anche i preti e i soldati [...]. Buonaparte esce di nuovo con sua moglie per una passeggiata, ma era diventato già buio e non ho potuto osservare con precisione [...] la sera volevano andare al piccolo teatro perché in quello grande replicavano Axur che già avevamo visto, ma lo trovammo chiuso [...] rientrai presto in casa [...] così pensai a quel quattro agosto – all'estate del ‘92 – mi sentivo solo, guardavo il nuovo mondo, quel mondo che il tempo mi portava via [...] che vita meravigliosa [...] Böhlendorff rientrò, come gli altri, presto in casa, non era stato alla commedia ma aveva girovagato per le vie e due volte costretto ad interrompere la sua quiete: una volta da un ragazzo che gli chiedeva “repubbliche sorelle”. Essa è attualmente ancora adottata soltanto dalla Svizzera e da tutti i Cantoni membri della Confederazione. Il Direttorio era composto da 5 membri chiamati direttori con poteri simili a quelli che possono avere gli odierni ministri. Il sistema direttoriale permise, in poco più di un lustro, a quello che era in sostanza un parvenu di sfruttare a pieno i propri incredibili successi militari nella Campagna d'Italia e il proprio conseguente immenso prestigio per aprirsi, senza eccessivi ostacoli, la strada del consolato e poi per porsi sul capo la corona di imperatore. Con il colpo di Stato del 18 brumaio dell'anno VII (9 novembre 1799) Napoleone pose fine all'esperienza del Direttorio, sostituito da un consolato di tre membri. Fu tuttavia grazie a Buonaparte che il governo direttoriale venne esportato al di fuori dei confini francesi nelle altre Repubbliche satelliti, quale ad esempio la Repubblica Elvetica, lo Stato satellite creato da Napoleone nel 1798 dopo avere invaso la Svizzera, la cui Costituzione previde che il governo fosse assicurato, come in Francia, da un direttorio di cinque membri affiancati da ministri che ne eseguivano le direttive. 58 se cercasse una donna e una volta da una francesina che gli chiese voulez une femme citoyen? Lasciammo salire il nostro servente una volta impacchettata la nostra roba [...] dimostrò una felicità straordinaria appena contata la mancia che gli avevamo lasciato, la sua totale grandezza scomparse, feci fatica a ritirare la mia mano che lui voleva baciare a tutti i costi. Alle dodici eravamo a letto e prima di addormentarci Böhlendorff ci fece notare che l'italiano parlato a Milano non era puro ma con influenza del francese. Milano il 16 Thermidoro anno I della Repubblica Cisalpina Come sta Vossignoria48? Che credete che sia in Italia. Tedesco o Italiano? Le dico il vero: se son' Italian' per la bocca, son' Tedesco per il cuore. Niente di meno, perché ama la bocca italiana e che io amo le Donne Tedesche. Bisogna piacerle anche per questo. Non vedo le Donne di Milano che facendo ascendere gli occhi ad un balcone, a quell’intervallo non gli cantano gli duetti. E vero, se le riguardo per lorgnetta sono belle assai, anno gli cigli ondeggianti sopra occhi neri, anno la fronte maestosa, a mezzo velata da capelli, intortillati dalla natura, hanno il seno fatto d'ivorio, ma – agli occhi mancalla bocca manca il riso amabile, al seno la modestia. O donna della mia patria! in qual angolo della terra mi trovi, la vostra imagine mi 48 L'originale di questa lettera si trova nel carteggio di Smidt collocata nel fascicolo di Böhlendorff sotto nessuna voce. 59 persequisce o piuttosto io non o, che da seguirvi. Ma principal mente ne conosco una, di chi non voglio imaginar gli occhi, senza sentir mi ferito, possente governare cuori e la lingue, e non capace di far abuso di tutti questi doni delle grazie, che vorrei incantando chiamarla per goder meio di quella ricca natura. So ben che non a cura di me, che il suo marito e le sue {speme}? riempiano i suoi desideri. Nulla di meno che viaggia alla ripe di Ticino, l'amico, soggiunge anche se sue voci, e va ridendo dire, quel che sentte e quel che brama. Aviva amore! l'amico dell'Italia Ipotesi Genova Se si fosse trattato di fare una gita in barca, con diverse soste, Smidt forse non avrebbe esitato a continuare la sua avventura in Italia. Ma raggiungere Genova, con altri nove giorni di viaggio tra andata ritorno e almeno due giorni di soggiorno, lo allontanava oltremisura dalla Svizzera. Il suo impegno era al di sopra della soglia della sua arrendevolezza e del suo spirito di adattamento. Al solo pensiero di continuare un viaggio pieno di incognite ha preferito convincere i suoi amici di iniziare la via del ritorno. L´Italia, o meglio gli italiani, non erano fatti per lui. Scopriva così, proprio durante il viaggio, la preziosità del tempo. Si sentiva gentil uomo e responsabile, e appena presa la decisione di invertire la rotta, lo comunicava immediatamente alla sua fidanzata. La sua salute, 60 durante il viaggio, migliorò notevolmente. Si sentiva forte e pronto per rientrare a Brema, passando per Zurigo, dove il destino di uomo politico lo aspettava. Sicuramente più avventuroso sarà il ritorno. Costretti, causa una pioggia improvvisa, ad una tappa sul Lago di Como (come Goethe a Malcesine, sul Lago di Garda, un piccolo problema con la giustizia) un paio di pistole portate dall’amico inseparabile Köppen, gli diedero modo di confrontarsi con le forze dell’ordine. Risolto il giallo si farà tappa a Chiasso, Lugano, Luino e di nuovo in barca per Locarno. Una seconda volta in Svizzera, si passa per Faido, Airolo, Gottardo, Altorf, Schwyz, Arth, Kussnacht, Lucerna. A Zurigo, il primo settembre, Smidt supererà l’esame per diventare pastore. Milano, sabato 5 agosto 1797 sveglia alle quattro per sistemare tutto ma siamo riusciti a partire solamente verso le cinque e mezza perché prima di partire ci siamo accorti che mancava qualcosa, sia Köppen che io avevamo dei calzini in meno, esattamente un paio a testa. Mandai indietro il ragazzo a ritirarle dalla lavandaia ma lo vidi tornare solamente con un paio, quelli di Köppen. Cosi ci andai di persona ottenendo, fortunatamente, anche quelli miei, forse mancava ancora qualcosa […] in sostanza eravamo tutti contenti di lasciare Milano – l'afa ci aveva talmente condizionato che non sapevamo più cosa farcene del 61 nostro tempo, era proprio difficile fare anche delle conoscenze [...] il solito via vai, i Caffè, le passeggiate, le commedie, non c´era niente di nuovo e in tre giorni ci eravamo già stancati..[...] vi era nella città una sensazione che ad ogni attimo ci volevano rubare i bagagli […] gli italiani mi sono molto antipatici [...] alla Porta uno di noi doveva scendere per mostrare i documenti e trascrivere i nostri nomi, la via portava verso una grande strada dove si potevano ammirare degli alberi di fico ed alcuni cipressi. Abbiamo attraversato paesini molto graziosi, dove accostate alla strada, vi erano delle magnifiche ville. Ma verso le dodici un temporale improvviso ci costrinse ad entrare in un paesino. La sala era direttamente nella cucina, tutto sembrava nero e sporco [...] sentivamo mancanza delle montagne, quelle intorno a Como in particolare, che si intravedevano da lontano, il cocchiere guidò velocissimo, intorno alle due eravamo li [...] Alla porta dovevamo mostrare ai francesi e ai cisalpini i nostri documenti – Böhlendorff non riusciva a trovare il suo che aveva custodito nella borsa, non so se fu interpretato come un sospetto oppure come una buona occasione per guadagnare una lauta mancia. Ci fu spiegato che avevamo l’obbligo di presentarci immediatamente dal comandante e al capo del municipio. Un soldato ci accompagnò ma entrambi non erano a casa. Data una mancia, il soldato ci promise che ci avrebbe restituito i documenti senza che noi potessimo aver poi alcun problema, eravamo contenti che era finita in questa maniera [...] a tavola mi venne in mente che a 62 Milano avremmo dovuto cercare Bianchi di Rudolstadt, il Bianchi ci andava a Milano tutte le estati per alcune settimane, che fosse ora proprio li. Appena seduti al tavolo si avvicinò una piccola persona con le gambe storte il quale mi ricordava un personaggio del caffè di Jena. Si offriva come Cicerone per farci visitare la Villa del Marchese Odescalchi che si trovava un po’ più in là, dall'altra parte del lago [...] Il temporale non era ancora terminato, l'aria era ancora molto calda, sul lago c'era un fresco signor venticello [...] la nostra guida ci portò nella Villa [...] le sale avevano i soffitti che rievocavano alla mitologia greca [...] e ritornammo dall'altra parte del lago [...] il locandiere scrisse i nostri nomi nel sul libro-registro mostrando di non capire cosa fosse un uomo di lettere49, gli piaceva meglio come studenti. domenica 6 agosto sveglia alle cinque, avevamo prenotato una barca per Villa Pliniana [...] la barca era ottima, attrezzata con un tavolo al centro il quale coperto da una capanna di telo [...] le onde erano abbastanza alte [...] dopo una breve visita alla villa del Marchese Danza si proseguì per Torno [...] Villa Pliniana una volta apparteneva al più giovane Plinio, ora al signor Canerese di Como50, davanti 49 scritto “huomo di lettere” 50 Il nome "Pliniana" le fu attribuito per il fatto che i due Plinii furono i primi a descrivere la sorgente intermittente che sgorga 63 alla vecchia costruzione c'é ancora un vecchio muro con piccole finestre [...] la villa é situata in un angolo roccioso del lago dal quale scende una piccola cascata che si raccoglie in un bacino e poi sotto alti alberi di alloro, un’altra cascata precipita direttamente dalle rocce dietro la villa [...] In una sala del castello ci sono solo vecchi ritratti di famiglia [...] in un’altra con un balcone diretto sul lago ci sono lettere originali di Plinio verso Suna tradotte in italiano [...] il giardino occupa diversi terrazzi che salgono direttamente fin sulle montagne ed in particolare si notano bellissimi alberi di mirto e cipressi, abbiamo bevuto acqua direttamente da una piccola fonte, Plinio ha ragione, l'acqua é molto fredda e rinfrescante. Pensai a quell’uomo e a noi, con i secoli in mezzo, la natura non era affatto cambiata, ancora la stessa [...] poi siamo rientrati a Como, faceva già molto caldo – per fare ombra i dalla roccia in una forra detta l"orrido", oggi racchiusa e nascosta dall'edificio. La fonte scaturisce dal monte fra strati di "pietra di Moltrasio". Dopo Plinio numerosi furono gli scrittori che parlarono della fonte, tra cui Leonardo Da Vinci che la visitò tra il 1482 e il 1499 quando soggiornava a Milano. Nel 1532 Paolo Giovio, celebre storico com’asco, cercò invano di acquistare il terreno che oggi ospita la villa, nonostante egli per l'acquisto avrebbe avuto l'aiuto finanziario di Papa Clemente VII. Miglior sorte ebbe invece nel 1573 Giovanni Anguissola, piacentino, nominato governatore di Como, che acquistò la fonte Pliniana ed i terreni circostanti per costruire una casa di villeggiatura. Venduta per una cifra irrisoria, a Pirro Visconti Borromeo, che la rese sfarzosa ma poi i suoi eredi ne ebbero poca cura, tanto che quando essa divenne proprietà del tornasco Francesco Canarisi, nel 1676. Essi fecero della villa il sacrario della famiglia, riempendola di lapidi commemorative, molte delle quali sono ora al Museo Giovio di Como. Dopo circa un secolo e mezzo dall'acquisto della Pliniana, un altro Francesco Canarisi alienò tutti i beni di Torno e si stabilì nella sua ultima proprietà a Grandate, nella villa oggi occupata dalle monache Benedettine. Ancora prima della vendita avvenuta nel 1831 da parte del detto Francesco, per la Pliniana era già iniziato un periodo di abbandono, come si deduce da una lettera scritta nel 1818 dal poeta inglese Shelley. 64 barcaioli stesero un grande telo sulla barca e noi, tutti a scrivere i nostri diari , alle dodici abbiamo mangiato dei bei grandi fichi e anche alcune pesche [...] volevamo visitare un palazzo che doveva appartenere al conte Jovio [...] le camere avevano tutte le scritte “fato prudentia minor” [...] una era piena di ritratti di uomini famosi collegati ai tempi sanguinosi italiani, appena iniziammo ad osservare meglio arrivò il Conte che iniziò a parlarci in francese [...] mi faceva una buona impressione [...] il gomito di Köppen aveva dei piccoli buchi così cercava di stare attento a non mostrarlo al conte mentre Böhlendorff sembrava abbastanza in ordine [...] il Conte aveva dei bei gusti sulla letteratura e sulla bella cultura in generale, avevo l’impressione che sentiva molto a suo agio e provava un certo piacere intrattenendosi con noi. Ci mostrò prima i singoli ritratti situati nelle sale maggiori, ognuno con un piccolo commento, per esempio sui poeti, lo sguardo forte e autonomo [...] Tasso era troppo in alto da poter essere osservato con maggiore attenzione – gli altri invece mostrarono una maggiore attenzione alla fisionomia di quel ritratto descritto completamente da Goethe – [...] Petrarca aveva uno sguardo molto felice [...] la fantasia prosperosa dell'Ariosto era difficilmente da riconoscere nella sua faccia - [...] scoprimmo molti diversi poeti italiani, Passaroni un uomo anziano che vive ora a Milano, Tassoni, Marino, Parini [...] Rousseau, che però era dipinto male, il Cardinale Borromeo [...] Federico II [...] poi ci condusse in una grande sala che aveva fatto dipingere per i suoi 65 figli dove prendevano lezioni di storia antica [...] ci spiegò che in questa maniera imparavano la storia facilmente e con maggiore interesse, la sala ci piaceva tanto, attraversammo un’altra in cui la Contessa si stava intrattenendo con alcuni figli [...] e da quella sala fin nella cappella del castello in cui si trovava un dipinto di Raffaello, alcune copie di un allievo di Guido Reni etc. Appena notato che eravamo gente istruita ci disse che avrebbe avuto piacere di mostrarci la biblioteca cosa che faceva quasi mai verso ospiti saltuari [...] non era un periodo per fidarsi di alcuni e specialmente dei francesi descritti come ladri con la bandiera a tre strisce. La biblioteca, che occupava uno spazio di tre o quattro sale, vi erano edizioni di classici sia in latino che nella versione italiana. Una collezione completa dei vecchi pensatori del secolo quindicesimo [...] versioni del Tasso e dell'Ariosto [...] il Conte aveva intenzione di mostrare ancora altro [...] ci chiese da dove sapevamo della sua collezione e noi rispondemmo dal signor Bonnstetten che viveva a Mandrisio a cui dovevamo portare i suoi saluti [...] La nostra carrozza aveva una pancia troppo rotonda e la gente rideva al nostro passaggio [...] Mendrisio é un piccolo paese, non bello [...] non abbiamo trovato Bonnstetten [...] Raison si accorse di aver dimenticato alcuni disegni in una carrozza a Milano [...] 66 lunedí 7 agosto sveglia alle 5 e partenza per Capo Lago, la punta estrema del lago di Lugano [...] ci fermammo per una ora in una osteria molto sporca, colazione con pane e vino, firmati i nostri documenti prendemmo una barca per Lugano [...] molti erano i soldati fermi sulla riva, vi erano settecento uomini della milizia nazionale, molto ben vestiti. Dovevamo mostrare i nostri passaporti [...] poi abbiamo prenotato una barca per Rescho. Da lontano potevamo notare una barca da guerra con alcuni cannoni e, appena nelle vicinanze, questi ci intimarono l'alt e l'obbligo di mostrare i documenti. Li avevamo lasciati a Lugano, solamente Böhlendorff aveva il suo, così ci portarono dal capitano il quale era sdraiato con sua moglie nel bosco su un grandissimo tappeto. Spiegammo all'ufficiale che eravamo lì solamente per visitare le grotte [...] martedì 8 agosto mi svegliai per primo alle tre e mezza e, subito dopo, gli altri. Volevamo scalare il monte San Salvadore col fresco [...] in cima trovammo una piccola cappella distrutta nella quale giacevano della statue spezzate [...] Böhlendorff la chiamò Carlspfaffen [...] la vista da lì era formidabile, potevamo ammirare il lago di Lugano in tutte le sue prospettive [...] il lago di Agno, Tresa, lago Maggiore e un sacco di montagne, la città di 67 Lugano e molti paesi, le barche sembravano tutte come dei puntini neri, attraverso due montagne potevamo veder Milano e il resto delle montagne lombarde. Per Genova la via era bloccata da una linea molto fitta di altre montagne. Nel pomeriggio eravamo di ritorno nella nostra locanda e dopo aver preso del caffè abbiamo attraversato il ponte di Tresa. Un uomo che ci vide attraversare ci chiese dove eravamo diretti e ci consigliò di tornare indietro verso l'altra parte del ponte e proseguire da Lugano verso Locarno, secondo lui era più corta. Böhlendorff sembrava molto entusiasta del consiglio ma poi lo convinsi di proseguire per la via decisa precedentemente. Pranzo a Tresa. L’oste, molto disponibile, il suo qualche cosa51 si trasformò in un vero e proprio pranzo conclusosi con una buona piccola bottiglia di liquore apprezzata sia da Böhlendorff che da me. Alzati da tavola, direzione ponte di Tresa, ci siamo fermati un attimo a riflettere sul perché gli scrittori della guide lo trovavano tanto particolare52. Ma poi si finì per ridere parlando del signor Meyer [...] abbiamo dormito una mezz’ora alla Tresa [...] dopo aver colto delle more e avvicinandoci a Luvinio ci rendevamo conto che i dintorni diventavano sempre più belli [...] prima dell’ingresso in città Köppen si fermò per disegnare [...] 51 Scritto “qualche cosa”. La primaria necessità era quella di procurarsi una buona guida dei luoghi che si visitavano, e a tale proposito è stato calcolato, che ne corso del Settecento, si poteva comunemente contare, fra Inghilterra, Francia e paesi germanici, sulla pubblicazione di almeno due nuove guide l’anno. Le migliori venivano sempre tradotte in altre lingue da quella originale e quindi a compire opera di accreditamento (Brilli, 2004). 52 68 Quello del viaggiatore che viene preso per una spia per essersi messo a disegnare vedute di borghi o di città è un tema ricorrente nelle narrazioni di viaggio. Come non ricordare quanto succede a Goethe poco dopo il su ingresso in Italia, a Malcesine, nel momento in cui s’accinge a disegnare “la vecchia roccia viva”?53 Tra i pericoli e le fatiche del viaggio, il banco di prova dell’eroismo di Smidt viene chiamato in causa proprio dalle due pistole che lui e il suo amico Köppen portavano con se. L’affrettarsi verso casa, il ritorno, le tappe forzate verso la conclusione, in questo caso, non lasciano una indifferenza verso i luoghi che si attraversano. Al contrario, un imprevisto o forse un semplice fraintendimento, da inizio a un dramma. Il tutto si risolverà, dopo una confusione iniziale, con una riflessione tipica dello Smidt politico-diplomatico: eravamo molto assetati, ci portarono del vino ma neanche il tempo di bere il primo bicchiere si avvicinò un uomo al servizio del Podestà, ci disse che eravamo invitati a presentarci da lui. Böhlendorff suggeriva che era meglio se ci presentavamo subito, e così fu fatto. Per strada incontrammo Köppen che venne con noi. Il Podestà prima controllò il mio pass, lo avevo posto per primo da poterlo leggere più lentamente, e poi, infondo gli altri due. Quello di Böhlendorff lo posi in maniera tale da poterlo leggere in maniera più fugace. Tutto andò bene ma appena stavamo per 53 Brilli, 2004. 69 andare via spuntarono le pistole di Köppen. Da quando eravamo entrati in Svizzera le portava sopra i suoi abiti. Köppen chiese se fosse permesso portare [...] le pistole sembravano proprio piacere al Podestà ma le restituì subito a Köppen e noi potevamo rientrare tranquillamente a casa. Stavamo appena discutendo sull'indomani quando tornò l'uomo del Podestà che invitava Köppen a presentarsi di nuovo dal suo signore. Noi gli avevamo suggerito di lasciarle [...] ma gli fu ribadito che se non intendeva indossarle le doveva portare con se, allora le indossò e si avvió tranquillamente con lui. Pensavamo che Köppen sarebbe stato subito di ritorno ma, un quarto d'ora, una mezza ora, tre quarti d'ora passarono e non rientrava. La vicenda iniziava a non piacerci. Ad ogni attimo qualcuno di noi pensava di raggiungere Köppen ma poi ci bloccavamo avendo paura di peggiorare la situazione [...] al meglio poteva andarci Böhlendorff che meglio di tutti parlava l'italiano. Pensavamo che al Podestà erano piaciute le pistole e che in qualche maniera e magari con qualche raggiro le avrebbe sequestrate, e che Köppen avrebbe cercato di resistere il più lungo possibile. Raison disse che se fosse stato al suo posto avrebbe preferito gettare gli oggetti nel lago. Improvvisamente decisi che la storia durava fin troppo e mi misi in direzione verso la casa del Podestà. Lungo il tragitto ho incontrato un soldato francese che mi disse “votre compagnon est ferme parce qu'il a porté des pistolets s'est bien défendu 70 ici54” [...] sapevo che Köppen aveva con se solamente il passaporto di Berna e non quello di Basilea sottoscritti dal Bacher. Tornai a casa, li presi e li portai dal Podestà. Dopo averli mostrati mi disse che potevo ritornare tranquillamente a casa e che tutto si sarebbe concluso in un attimo, la storia era chiusa. Subito arrivò veramente Köppen e ci disse che si era difeso per una lunghissima ora con tutte le sue forze ma non era riuscito a trattenere le sue pistole e iniziò a raccontaci tutto l'accaduto. Ci fece un gran scalpore, in strada tutti parlavano dell'accaduto, arrivava sempre più gente in camera, tanti curiosi, e per questo siamo stati costretti a cambiare la camera per un’altra al piano di sopra iniziando a considerare il da farsi. Dovevo scrivere a Bonnstetten, a Lugano, Böhlendorff al Conte Jovio e Köppen a Sorefi a Milano. Appena seduti bussò il cameriere55 accompagnato da un uomo molto alto che ci iniziò a parlare in francese. Diceva che aveva sentito del nostro incidente con le pistole e ci chiedeva gentilmente se volevamo raccontargli l'accaduto mostrando a lui cortesemente i nostri documenti [...] mi misi a raccontare [...] ci promise che nell'arco di una ora ci avrebbe informato su quali fossero i nostri diritti [...] e che non potevamo essere sicuri se soggetti ad ulteriori controlli aggiungendo che correvano brutti tempi [...] avevamo deciso di non scrivere le nostre lettere per timore di ulteriori visite e il nostro buon umore fu sopraffatto completamente da questa tragica storia da qualsiasi lato la illuminavamo. Böhlendorff 54 Il tuo amico é fermo perché ha portato delle pistole e si é difeso bene 55 Cameriere scritto in italiano 71 credeva che ogni sforzo era stato compiuto per riottenere le pistole e mi paragonò a Don Quixotte. Al contrario, credevo che le avremmo ricevute al più presto solamente facendo qualche sforzo in più. Se la nostra forza non fosse stata superiore a quel potere allora poteva essere per noi possibile che nel resto del mondo si poteva presupporre di farsi sovrastare dalla ingiustizia; potevamo offrire così tanta forza su come eravamo cresciuti e questo era il nostro dovere anche se il costo delle pistole era minore a tale sforzo di energia. Böhlendorff riteneva che si trattava solamente di una coincidenza e che eravamo ridicolamente capitati in un caso [...] a questo punti gli dissi che se veramente si trattava di un caso e questo doveva essere il nostro destino allora dovevamo crearci così altrettante occasioni da trovare in una di essi realmente quella che poteva soddisfare i nostri desideri [...] gli altri scherzavano su tutta la storia [...] Böhlendorff disse che l'intera storia era un'occasione per riempire tanta carta per il nostro diario di viaggio e che un libraio avrebbe offerto volentieri 4 Luosidor Honorar in più [...] ma si poteva lo stesso andare a Zurigo dal signor Meyer e chiedere un risarcimento del danno perché ci ha trascinato verso Luvinio con la sua esagerata descrizione della bellezza del ponte di Tresa [...] appena saremo al sicuro Köppen avrebbe dedicato al Podestà una disegno satirico con la sua testa e la Repubblica Cisalpina [...] mentre Raison si arrese [...] Marchetti ritornò da noi e ci disse che le informazioni che aveva raccolto per noi suggerivano che la miglior azione da 72 intraprendere era quella di rivolgersi al Podestà di Locarno [...] ci procurò per i ½ Laubthaler una barca per Locarno [...] la barca era già pronta e pensavamo di dare un qualcosa al signor Marchetti per il disturbo. Accettò solamente al secondo tentativo. Aveva organizzato una barca con materassi posti al coperto e, accompagnandoci fino alla riva, ci disse che potevamo dormire tranquilli perché si trattava di gente affidata. Nella barca vi era anche una camera per donne dove i rematori chiacchieravano molto in lingua italiana. La notte era stupenda, le bellissime rive rocciose del lago rimasero illuminate durante tutto il tragitto da una luna piena che si specchiava interamente [...] bellissime cascate si sentivano, nella notte in lontananza, una notte del genere non l’avevamo ancora avuta in tutto il nostro viaggio, dimenticammo molto presto la storia della nostra giornata, cosí ci siamo messi a cantare alcune brani dedicati alla luna. Köppen e Raison si addormentarono presto mentre rimasi ancora sveglio per due ore con Böhlendorff. Accesi una pipa e gustando il sapore ci siamo messi a raccontare entrambi alcune storie alqunto tristi. Mi raccontò anche di Fichte. Verso le tre e mezza ci siamo svegliati e non eravamo lontani da Locarno. mercoledì 9 agosto scesi dalla barca ci si presentava una Locarno interamente illuminata dalla luna. Dopo vari tentativi finalmente abbiamo trovato una locanda che era anche un forno e ci aprirono, riuscendo a 73 dormire fino alle sei e mezza. Bevuto il caffè, tutti in silenzio abbiamo iniziato (io e Köppen) la ricerca del Podestà facendo molta fatica per trovarlo. Era il periodo del mercato annuale di Locarno [...] ci disse che non sarebbe servito ad alcunché e sarebbe stato meglio, visto che conoscevamo il Bonnstetten di Lugano, di rivolgerci direttamente a lui [...] confermando che anche nella Svizzera italiana era vietato girare con le armi ma per i viaggiatori di solito si usava fare una eccezione [...] personalmente avevo voglia di andare fino a Lugano ma Köppen ne aveva molto meno, gli altri due non ne avevano affatto. Decidemmo di proseguire la faccenda in maniera scritta, e in serata di continuare per Bellinzona [...]Böhlendorff scrisse al Conte Giovio in francese che avevamo avuto in Italia la gioia di trascorrere un soggiorno umano e piacevole e per questo aveva deciso di scrivere a lui ma ci ricordammo che meglio se Böhlendorff come Pseudo Lange56 avrebbe avuto dei problemi con la storia delle pistole e così la lettera la scrisse Köppen, io scrissi a Bonnstetten. Le lettere furono spedite da Böhlendorff dalla posta, avevamo maggior fiducia in Bonnstetten che in Giovio, che ci aveva dimostrato delle idee sospette riguardo l'aristocrazia nei confronti del potere della Repubblica Cisalpina [...] E così la faccenda delle due pistole si concluse. Le ultime pagine del diario continuano un sereno e non troppo affrettato ritorno verso Brema passando da 56 forse aveva i documenti dell’amico Lange o scriveva a nome suo? 74 Zurigo dove Smidt sostenne gli esami per ricevere l'incarico di pastore. [...] a tavola apparse un mendicante che mormorò qualcosa attraverso la sua barba e Köppen anche se non lo capì gli diede un soldo57 - Böhlendorff ci disse che aveva chiesto denaro per tenere una messa in onore di un defunto e alle tre lasciammo Locarno [...]Böhlendorff e io ci ricordammo che Muhrbeck e Berger si dovevano trovare proprio oggi in Vevay e sicuramente si stavano divertendo piú di noi [...] prima di Bellinzona attraversammo il Tessin [...] giovedì 10 agosto [...] per trasportare la nostra roba avevamo pagato una persona [...] a Faido eravamo arrivati molto tardi (la maggior parte dicono Fäido in suono “ossianicher”) cena e a letto presto venerdì 11 agosto sveglia alle 4 e mezza e via sempre attraverso il Tessin che dal Gottardo attraversa l'intera valle di Livener nella Zollhaus (Dario) ricevemmo caffè e porzioni normali, ci sentivamo completamente di nuovo nella Svizzera anche se la maggioranza parlava ancora in italiano [...] osservando con una guida il Gottardo mi venne mente che un vecchio greco avrebbe detto che con una vista del genere i giganti avrebbero aperto il passaggio tra le rocce per poter raggiungere la via per l'Olimpo [...]Köppen e Raison disegnarono, mentre con 57 scritto soldo 75 Böhlendorff ci eravamo seduti per ammirare il panorama e leggere Matthissons58[...] non trovando poi alcuna novità sui giornali abbiamo deciso di continuare il cammino [...] la strada per il Gottardo non é mai vuota [...] finalmente arrivammo al Hospitium, un padre cappuccino ci accolse davanti al portone con la sua lunga barba e un abbigliamento tenebroso, aveva un volto molto divertente e non sembrava affatto una persona anziana anzi era molto contraddittoria [...] veniva dell'Alsazia e viveva li dai tempi della rivoluzione [...] sfogliando il libro degli ospiti avevamo notato alcuni nomi come Meiners, Spittler, de Brun, Pohrt, Baggessen etc. volevamo aggiungere anche i nostri ma alla fine ce lo abbiamo dimenticato [...] ognuno di noi ottenne al piano di sopra una piccola cella col proprio letto [...] sabato 12 agosto sveglia alle 5, il cappuccino preparò per ognuno di noi una tazza di cioccolata [...] prese le nostre cose e ci siamo messi in cammino per lasciare il Gottardo 58 Friedrich von Matthisson (Hohendodeleben, 23 gennaio 1761 – Wörlitz, 12 marzo 1831) è stato un poeta tedesco. Nel 1794 venne nominato lettore alla corte della principessa Louisa di Anhalt-Dessau. Nel 1812 entrò al servizio del re del Württemberg, fu fatto nobile e Consigliere di legazione, Intendente del teatro di corte e direttore della Biblioteca reale di Stoccarda. Si ritirò nel 1828 risiedendo a Wörlitz, presso Dessau. Matthisson godette di grande popolarità per la raccolta di poesie, Gedichte (1787), apprezzate da Schiller per la loro dolcezza malinconica e le belle descrizioni paesaggistiche; il verso è melodioso ma poca è la sincerità del sentimento espresso. La sua Adelaide fu musicata da Beethoven e le sue memorie, Erinnerungen (1810 - 1816), mantengono anche oggi un certo interesse. 76 [...] la voglia che io e Böhlendorff avevamo di ricevere posta ad Altorf ci fece convincere gli altri a sostare il meno possibile [...]arrivati alle sei alla locanda “dai leoni neri” [...] mi cambiai e andai dal signor Hartmann [...] trovai due lettere per Köppen e una per Raison [...] per me c'era una lettera di Berger e per Böhlendorff neanche una [...] Berger viaggiava con Muhrbeck attraverso la Chamounytal, poi attraverso l’altopiano di Berna e poi verso Zurigo, e desidera rientrare in Germania con noi, Böhlendorff e io parlammo molto, gli raccontai di Brema, lui a me del Curland [...] domenica 13 agosto sveglia abbastanza tardi, scritto lettere con Böhlendorff fino alle dieci quando arrivarono gli altri [...] dopo commissionato colazione dal arrivò signor un Hartmann uomo per accompagnarci in una passeggiata [...] abbiamo visitato Triner, un pittore che abitava molto vicino alla chiesa, ci mostrò i suoi lavori, tutti paesaggi tratti direttamente dalla natura [...] lunedì 14 agosto sveglia alle sei e mezza lasciammo Altorf e dopo mezz'ora eravamo a Flülen dove una barca ci portava a Brunnen nel Canton svizzero [...] as 77 Apenberge c'é la Cappella di Tell59 come ricordo dove Tell saltò dalla barca [...] la sua storia é disegnata sul muro [...] dall'altra parte del lago verso Rütli dove per gli svizzeri vi é un altro punto che ricorda la storia di Tell. Qui i tre svizzeri, durante una notte di novembre, decisero una prima unione e per un periodo fu un luogo di ritrovo [...] si prosegue per il lago e per il Canton svizzero [...] in una locanda incontrammo Niedrist, l'abate con il quale Böhlendorff aveva già scambiato qualche parola. Niedrist era svizzero di nascita ma non meno di un democratico, sotto un buon monarca, ci disse, la vita era sicuramente migliore, era stato anche lui in Italia e trovava il carattere nazionale (patriottico) 59 Secondo la leggenda Guglielmo Tell nacque e visse a Bürglen, nel Cantone Uri, a ridosso del massiccio del San Gottardo. Tell, padre di famiglia, cacciatore abile nell'uso della balestra, il 18 novembre del 1307 si recò nel capoluogo regionale, Altdorf. Mentre passava sulla pubblica piazza ignorò il cappello imperiale fatto fissare in cima ad un'asta, alcuni mesi prima, dal balivo Gessler (l’amministratore locale degli Asburgo). Il cappello, simbolo dell’autorità imperiale, doveva assolutamente essere riverito da chiunque passasse. Chi non si inchinava rischiava la confisca dei beni o addirittura la morte. Siccome Tell non riverì il cappello si ritrovò nei guai. Il giorno dopo venne citato in piazza; davanti a tutti dovette giustificare il suo agire. In cambio della vita, il balivo Gessler gli impose la prova della mela che, posta sulla testa del figlioletto Gualtierino, avrebbe dovuto essere centrata dalla freccia della sua balestra. La prova riuscì a Tell ma, nel caso qualcosa fosse andato storto, Guglielmo nascose una seconda freccia sotto la giacca, pronta per il tiranno. Questo costò a Tell la libertà, egli venne arrestato e portato in barca verso la prigione di Küssnacht. Improvvisamente sul lago si scatenò una tempesta e i suoi carcerieri liberarono Tell, abile timoniere, per farsi aiutare. Arrivati alla riva, a metà strada tra Altdorf e Brunnen, Tell riuscì a scappare e, con una possente spinta, rimandò l'imbarcazione verso il largo. Il terzo giorno, presso Küssnacht, nascosto dietro ad un albero ai lati della «Via cava» che dal Gottardo conduce a Zurigo, Tell si vendicò uccidendo Gessler. Secondo la tradizione, il 1 gennaio del 1308 avvenne così la liberazione della Svizzera originaria. Il popolo, venuto a conoscenza delle gesta di Tell, insorse assediando i castelli e cacciando per sempre i balivi dalle loro terre. 78 di questo popolo orribile, la raffinatezza e la classe media, diceva, andava ancora bene ma il popolo lasciava a desiderare [...] bevuta cioccolata ci siamo diretti verso Laverz [...] delle isole piccole bellissime e romantiche in mezzo al lago [...] Köppen con Raison disegnarono mentre con Böhlendorff ci intrattenne un uomo anziano che aveva servito come militare in Italia, Francia e Olanda che era accompagnato da una graziosa e giovale ragazza di Lucerna [...] ci offrì da mangiare [...] arrivati presto all'isola più grande dove viveva un'eremita con una barba lunghissima, era stato soldato come guardia svizzera a Parigi [...] in cima all'isola abbiamo osservato la rovina del vecchio castello Schraunau, era tutto distrutto [...] rientrati in locanda siamo rimasti sorpresi per la folla che si trovava all'interno [...] prendemmo posto per cenare e una ragazza giovane si avvicinò a noi chiedendo a Raison se per caso avesse visto i suoi fratelli in Spagna durante il viaggio? un altro paio di ragazze di Lucerna sedute ad un tavolo vicino si divertivano molto, parlavano prima tra di loro e poi di nuovo con noi, una chiese a Böhlendorff se fosse cattolico [...] presto andammo a letto, Böhlendorff volle mantenere la finestra sopra i nostri letti aperta, ma io no, poiché si lamentò molto lo trascinai fuori del letto ma poi concludemmo un accordo, la nostra guida dormì con un altro contadino in una camera vicina, la maggior parte della gente restò sveglia tutta la notte poiché non vi erano posti letto liberi [...] martedì 15 agosto 79 siamo riusciti a dormire nella stessa camera dove Berger, Muhrbeck soggiornato nella e Böhlendorff primavera avevano precedente [...] all'indomani abbiamo preso una barca attraverso il Zugersee60 fino al Immensee [...] da li poi verso Kussnacht [...] a metà strada abbiamo trovato un'altra cappella di Tell posta nel luogo dove sparò a Gesslern [...] giunti nella locanda comprai una bottiglia di vino [...]. 60 Lago di Zugo, situato al nord del Lago dei quattro Cantoni. 80 Capitolo IV Note su amici e principali corrispondenti di Johann Smidt Abendroht, Amandus Augustus (16 ottobre 1767 – 17 dicembre 1842, Amburgo) giurista, politico, funzionario, sindaco di Amburgo (1831). Viaggio in Italia nel 1792 come accompagnatore del suo amico Johann Heinrich Bartels. Albers, Anton, (Losanna, 11 Luglio 1765 - 6 Dicembre 1844). Commerciante a Brema. Ereditò, nel 1800, dal padre la ditta J.C. Albers. Dopo sedici anni ha lasciato gli affari dedicandosi alla pittura, viaggiando. Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda e Svizzera le sue mete, a Losanna si ritirò con la famiglia. Arnd, Ernst Moritz (26 dicembre 1769 Rügen – 29 gennaio 1860 Bonn). Professore di Storia e Filosofia a Greifswald e Bonn, scrittore e autore. Maestro privato nella casa di Ludwig Gotthold Kosegarten. Appena laureato, 1798, attraversa a piedi Austria, Ungheria, Italia e Francia scrivendo poi Reisen durch einen Theil Teutsclands, Ungarns, Italiens, und Frankreichs in den Jahren 1798 und 1799, 3 Bände, 1801-04). Ha pubblicato un diario di viaggio Reise durch di Schweden im Jahre 1806, ristampato nel 1976. Ha insegnato anche per un periodo in Svezia (1806-09). 81 Barnhoff, Anton Heinrich (1773, Riga – 1803). Amico di studi a Jena di Smidt, membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Si incontra in Svizzera con Smidt. Bartels, Johann Heinrich (29 maggio 1761 – 1 febbraio 1850, Amburgo). Avvocato, politico, sindaco di Amburgo. Laureato in Teologia a Gottinga. Viaggiò in Italia per circa 5 anni, 17851790, facendo ricerche su archeologia e arte. Poi si laurea in Legge a Gottinga. Si sposa con Maria Elisabeth von Reck a Venezia. Pubblica Lettere sulla Calabria e la Sicilia, 1787-92. Beneke, Ferdinand Cristoph (1 agosto 1774, Brema – 1 marzo 1848, Amburgo). Avvocato e giudice. Ha ricoperto diverse cariche giuridiche per la Lega Anseatica. Smidt si rivolse a lui per avere alcuni documenti lasciapassare necessari al suo viaggio. Berger von, Johann Erich (1 settembre 1772 Faaborg, isole danesi – 22 febbraio 1833, Kiel). Amico di studi a Jena. Professore di Filosofia e Astronomia a Kiel. Membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Böhlendorff, Casimir Ulrich, (Mitau/Livland 1775 – 1825). Nel 1793 si iscrive all’accademia Petrina di Mitau e nel 1794 in diritto all’università di Jena. Il 15 agosto 1795 partecipa la prima volta agli incontri della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Compagno di viaggio di Smidt fino a Milano. Maestro privato a Berlino, Kiel e Riga. Morto suicida a 50 anni. 82 Boismann, Johann Hinrich (4 agosto 1766, Brema – 6 luglio 1793, Schwalbach). Amico di studi già dal Ginnasio a Brema, iscritto a Filosofia e Teologia e poi in Medicina a Jena. Si ammala a Jena, perde la vita nel suo viaggio di ritorno verso Brema. Breuning von, Christoph (13 maggio 1773 – 1841). Amico di studi a Jena, laureato in Diritto. Professore in Diritto a Coblenza. Membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Caesar, Gerhard (29 settembre 1792, Brema – 14 novembre 1874 Brema). Avvocato, archivista, senatore e giudice a Brema. Nel 1816-18 effettua un viaggio di approfondimento attraverso Italia, Francia e Svizzera. Calissen, Christian Friedrich (1777-1861). Docente privato in Filosofia. Amico di studi a Jena membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Cramer, Johann Jakob (1771 Zurigo – 1855). Arcidiacono a Zurigo. Amico di studi a Jena in Medicina e iscritto alla Literarische Gesellschaft der freien Männer. Cotta (von Cottendorf), Johann Friedrich (27.04.1764 – 29.19.1832, Stoccarda). Dopo gli studi, viaggio a Parigi. Comprò dal padre Christof Friedrich (1724-1807) la Cottasche Buchhandlung fondando una delle prime case editrici tedesche. Pubblicarono con lui Schiller, Goethe, Herder, Wieland, Fichte, Hegel, Alexander e Wilhelm von Hölderlin, Humboldt Friedrich Schlegel, Jean Paul, 83 Pestalozzis, Kleist, Fouqué, Immermann, Platen, Rückert, Uhland, Kerner e altri scienziati e tecnici di quel periodo. Nel 1810 trasferì una parte dell'azienda da Tubinga a Stoccarda. Cotta (von Cottendorf), Johann George (19 luglio 1796, Tubinga – 1 febbraio 1863, Stoccarda) editore e libraio a Tubinga e Stoccarda, filglio di Johann Friedrich. Iscritto a Gottinga, Heidelberg e Tubinga in Filosofia, Estetica e Studi politici. Ha viaggio in Italia fermandosi a Roma per quasi due anni (181718). Dresler, Johann Karl Jakob ( 1780, Herborn – 1809), segretario, cancelliere. Amico di studi a Jena. Fischer, Johann Rudolph (1772, Lagenthal, Svizzera – 1800), amico di studi di Johann Smidt a Jena, iscritto in Teologia e Filosofia. Membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Segretario diplomatico. Focke, Christian (17 agosto 1774 – 18 maggio 1852, Brema). Avvocato, notaio e direttore delle poste a Brema. Laureato in Legge a Gottinga. Viaggio in Italia nel 1797, stesso anno di Smidt. Nel 1823 viaggia in Danimarca e Svezia. Gervinius, Georg Gottfried (20 maggio 1805, Darmstadt – 18 marzo 1871, Heidelberg. Professore di Storia a Gottinga e Heidelberg. 1832 viaggio di studio in Italia, ci torna nel 1866. 84 Gildemeister, Johann Carl Friedrich detto Fritz (13 dicembre 1779, Duisburg – 24 settembre 1849, Brema). Si laurea in Legge a Jena. Avvocato, 181314 segretario di Smidt, dal 1816 senatore. Gildemeister61, Otto ( ) figlio di Johann Friedrich Gildemeister. Professore di diritto all’Università di Duisburg, sposato con Amalie Kotzebue, la sorella di August von Kotzebue, assassinato nel 1819 durante alcuni scontri studenteschi a Jena. Stretto collaboratore e segretario di Smidt, agli Stati Maggiori costituiti contro Napoleone, dal dicembre 1813 al marzo 1814. Vasta è la documentazione nell’archivio di Brema riguardo la corrispondenza tra Smidt e Gildemeister. Herbart, Johann Friedrich (Oldenburg, 4 maggio 1776 – Gottinga, 14 agosto 1841). Amico di studi di Smidt a Jena. Professore di filosofia e di pedagogia a Konigsberg e Gottinga. Dal 1797 al 1800 è stato maestro privato nella casa di Karl Friedrich Steiger a Berna, periodo 1800-02 insegnate privato a Brema vivendo in parte nella casa di Johann Smidt. Dal 26 novembre 1794 iscritto ala Literarische Gesellschaft der freien Männer. Hermann62, Heeren, Arnold Ludwig (25 ottobre 1760 Arbergen/Brema – 6 marzo 1842 Gottinga). 61 In letteratura, Klatte Elisabeth, Lettere d´amore di Gildemeister a la sua amata moglie. 62 da non confondere con Heeren Gustav che usava uno psuedonimo Wodomerius, bibliotecario e scrittore, 27.10.1800 Mehrla bei Mülthausen (Turinga)-25.5.1851 Coburg, studió politica e legge a jena. Accompagnatore del principe di Coburg pubblicó Il mio viaggio privaverile in Portogallo 1836 (1838) e Una gita in Inghilterra (1841). 85 Figlio di un Pastore del Duomo di Brema, ha studiato Teologia Storia e Filosofia a Gottinga. Professore di Storia e Filosofia. E' stato allievo di Ludwig Timoteus Spittlers. Scrisse nel 1809 Handbuch der Geschichte des Europäischen Staatssystemen und seiner Colonien. 1785-1787 viaggio in Italia e Francia. Hübner, (von) Joseph Alexander (26 novembre 1811 - 30 giugno 1892, Vienna). Diplomatico nell’Impero d´Austria, studiò a Vienna Giurisprudenza. Dopo gli studi intraprese un lungo viaggio in Italia. Come diplomatico lavorò a Parigi e Lisbona, nel 1848 a Milano e Ambasciatore presso la Santa Sede a Roma 1865-68. Accanto a pubblicazioni e scritti di storia e politica scrisse anche Spaziergang um die Welt (1874). Köppen, Johann Friedrich, (Lubecca, 21 aprile 1775 – Erlangen, 5 setembre 1858). Pastore nella chiesa di S. Ansgari a Brema e professore di Filosofia a Landshut ed Erlangen. Nel 1793 si iscrive all’università di Jena in filosofia e dal 26 novembre 1794 si iscrive alla Literarische Gesellschaft der freien Männer a Jena. Nel 1797 intraprende il viaggio con Johann Smidt e altri colleghi verso la Svizzera e l’Italia. Compagno inseparabile per Smidt. Lange, Gerhard (4 aprile 1771 Brema – 5 aprile 1795 Naumburg). Amico di Smidt già dagli studi di Brema, continuarono insieme l’Università a Jena 86 dove si iscrisse in Medicina. Muore in viaggio, da Jena a Brema, accompagnato dallo stesso Smidt. Lange, Johann Georg (1777 Brema – 3 giugno 1851) fratello di Gerhard, in viaggio con Smidt in Svizzera. Meyer, Friedrich Johann Lorenz (22 gennaio 1760 – 21 ottobre 1840, Amburgo). Avvocato e canonico ad Amburgo. Appena ottenuto il dottorato in Legge a Gottinga parte per Italia, Francia e Svizzera. Muhrbeck, Friedrich Philipp Albert 23 settembre 1775 – 28 marzo 1827, Greifswald). Filosofo. Studia a Jena e membro della Gesellschaft der freien Männer. Professore di Filosofia all’Università di Greifswald. Perret, Claude Camille (1769-1847), amico di studi di Smidt. E’ stato il Segretario delegato al servizio del Generale Berthier incaricato per l’organizzazione del Congresso di pace di Campoformio da Napoleone Bonaparte. Smidt lo cerca invano a Milano. Pohrt, Johann Eduard. Amico di studi in Jena e Pastore in Livonia63. Diversi soggiorni in Italia. Ranke, Franz Wiehe/Unstrut Leopold – 23 (20 maggio dicembre 1886, 1795, Berlino). Professore di Storia a Berlino. Dal 1827 al 1831 ha effettuato diversi viaggi per visitare archivi e biblioteche in Italia. 63 La Livonia, oggi, è parte integrante della Lettonia. 87 Rist, Johann Georg (1775 – 5 febbraio 1847, Amburgo). Amico di studi a Jena. Membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Diplomatico danese. Ha svolto sevizio a Madrid, Londra, Amburgo, Kiel, Parigi e Altona. Viaggia con Smidt in Svizzera. Schmitz-Grollenburg, Philipp Moritz von (22 dicembre 1765, Magonza – 27 novembre 1849 Baden-Baden). Barone, consigliere di Stato e diplomatico del Regno del Wüttemberg. Nel 1819 missione diplomatica e viaggio a Roma. Steck, Johann Rudolph (1772, Berna – 1805), ha studiato a Jena e membro della Literarische Gesellschaft der freien Männer. Si è specializzato in legge ricoprendo cariche giuridiche in Aarau. In viaggio con Smidt. Tischbein, Johann Heinrich Wilhelm (15 Febbraio 1751, Haina – 26 Luglio 1829, Eutin). Pittore. Famoso il suo viaggio in Italia con Goethe (ottobre 1786). Tra il 1778 e 1782 effettuò altri viaggi in Italia. 88 Capitolo V Bibliografia viaggiatori tedeschi durante il periodo di Johann Smidt Adelstan, Johann F. Jovialisch-politische Reise durch Italien während Buonaparts Feldzügen, Mainz 1798-1800. Anonymus: Bemerkungen über Sicilien und Malta von einem vornehmen reisenden Russen. Aus dem Russischen übersetzt und mit einigen Anmerkungen versehen von D. C. H. L., Riga und Leipzig 1793. [Anonymus]: Malerische Reise in Ägypten und Syrien über Constantinopel nach Griechenland, Dalmatien, Illyrien, Bd. 6, Leipzig 1820. [Anonymus]: Meine wirkliche Reise unter die Franzosen, und zu den Leuten wo sie waren. Durch die deutschen Länder, nach Paris, Italien und Holland in den Jahren 1800 und 1801. Was sagen die Leute?, Leipzig 1801. [Anonymus]: Reisebemerkungen über einige Bezirke Deutschlands, der Schweiz, Italiens und Frankreichs, Frankfurt und Leipzig 1809. [Anonymus]: Reisen durch die Schweiz und Italien mit der französischen Armee, Göttingen 1801. [Anonymus]: Reisen eines Offiziers durch die Schweiz und Italien, Hannover 1786. 89 [Anonymus]: Skizzen von Italien über einige Teile dieses Landes, die es wert sind, sie näher kennenzulernen, o.O. 1789. [Anonymus]: Tagebuch auf einer Reise durch die französische Schweiz nach Nizza, Mailand, Rom und Neapel, Weimar 1807. [Anonymus]: Tage-Buch einer Reise nach Italien, im Jahr 1794. Gedruckt zum Besten der Armen. 1802. [Anonymus]: Tage-Bücher aus Italien, München 1818-1820. Adler, Georg Christian: Ausführliche Beschreibung der Stadt Rom. Mit Kupfern, [Altona] 1781. Adler, Jakob Georg Christian: Reisebeschreibungen auf einer Reise nach Rom. Aus seinem Tagebuch herausgegeben von seinem Bruder Johann Christoph Georg Adler, Altona 1784. Allmers, Hermann Ludwig: Römische Schlendertage, Oldenbourg 1869. Archenholtz, Johann Wilhelm von: England und Italien, 5 Theile, Leipzig 1787. Arndt, Ernst Moritz: Reisen durch einen Theil Deutschlands, Italiens und Frankreichs in den Jahren 1798 und 1799, Leipzig 1801-1803. 90 Arnim, Carl Otto Ludwig von: Reise nach Neapel, Sicilien, Malta und Sardinien, zu Anfange des Jahres 1844, 2 Bde., Leipzig 1845. Artner, Therese von: Briefe über einen Theil von Croatien und Italien an Caroline Pichler, Halberstadt 1830. Aulenbach, Friedrich: Italien. Eine Hymne der Natur, Kaiserslautern 1849. Avé-Lallemant, Robert: Meine Reise in Egypten und Unter-Italien, Leipzig (2)1875. Ayrenhoff, Kornelius Hermann von: Briefe über Italien in Absicht auf dessen sittlichen und politischen Zustand, Wien und Leipzig 1789. Bahlmann, August: Eine Reise nach Rom. Dargestellt mit Beihülfe mehrerer Freunde, Münster 1863. Bartels, Johann Heinrich: Briefe über Kalabrien und Sicilien, 3 Bde., Göttingen 1788-1792. Baumann, J.??: Fußreise durch Italien und Sizilien, 2 Bde., Luzern 1839. Baumann, Kaspar: Rückblicke auf unserer Reise nach Roma im Jahre 1853, Wien 1855. Becker, Gottfried Wilhelm: Die Spazierfahrt nach Venedig und Mailand, Leipzig 1840. 91 Benkowitz, Karl Friedrich: Das italienische Kabinet oder Merkwürdigkeiten aus Rom und Neapel, Leipzig 1804. Benkowitz, Karl Friedrich: Reisen von Neapel in die umliegenden Gegenden. Nebst Reminiscenzen von meiner Rückreise nach Deutschland, Berlin 1806. Berger, Albrecht Ludwig von: Briefe geschrieben auf einer Reise durch Italien 1802 und 1803, Leipzig 1815. Bernoulli, Johann: Zusätze zu den neuesten Nachrichten von Italien nach der in Herrn D. J. J. Volkmanns historisch kritischen Nachrichten ,Großgriechenland, 2 Bde., Leipzig 1777. Bonstetten, Karl Viktor von: Reise in die klassischen Gegenden Roms zur Schilderung ihres ehemaligen und gegenwärtigen Zustandes. Bearb. v. R. G. Schelle, Leipzig 1805. Borch, Graf von: Briefe über Sizilien und Malta, von dem Herrn Grafen von Borch an H. G. von N. geschrieben im Jahre 1777, als ein Supplement zu den Reisebeschreibungen von H. Brydone, Bern 1783. Börnstein, Heinrich: Italien in den Jahren 1868 und 1869, 2 Bde., Berlin 1870. 92 Bronn, Heinrich-Georg: Ergebnisse meiner naturhistorisch-ökonomischen Reisen, Heidelberg und Leipzig o. J. Brun, Friederike: Briefe aus Rom geschrieben in den Jahren 1808, 1809, 1810. Über die Verfolgung, Gefangenschaft und Entführung des Pabstes Pius VII., Dresden 1816. Brun, Friederike: Episoden aus Reisen durch das südliche Deutschland, die westliche Schweiz, Genf und Italien in den Jahren 1801, 1802, 1803, 1805 und 1807, Zürich 1809. Brun, Friederike, geb. Münter: Tagebuch über Rom. Mit. Kupfern, Zürich 1801. Brun, Friederike: Römisches Leben, Leipzig 1833. Brun, Friederike: Sitten- und Landschaftsstudien von Neapel und seinen Umgebungen in Briefen und Zuschriften, hrsg. v. K. A. Böttger, Leipzig 1818. Brunner, Sebastian: Ein eigenes Volk. Aus dem Venediger- und Langobardenland, Wien 1859. Brunner, Sebastian: Kennst Du das Land? Heitere Fahrten durch Italien, Wien 1857. Brunner, Sebastian: Streifzüge durch das östliche Ligurien, Elba, die Ostküste Siciliens und Malta 93 zunächst in Bezug auf Pflanzenkunde im Sommer 1826, Winterthur 1828. Buch, Leopold von: Geognostische Beobachtungen auf Reisen durch Deutschland und Italien, 2 Bd.. Mit e. Anhange v. mineralogischen Briefen a. Auvergne an den Geh. O.-Bergrath Karsten, Berlin 1809. Canstein, Philipp Baron von: Blicke in die östlichen Alpen und in das Land um die Nordküste des Adriatischen Meeres. Mit einer Übersichts-Charte, Berlin 1837. Carus, Carl Gustav: Reise durch Deutschland, Italien und die Schweiz, im Jahre 1828, Leipzig 1835. Csáky-Vécsey, Gräfin Anna: Tagebuch einer überzähligen Ausschußfrau, Pest 1843. Czörnig, Carl [Freiherr von]: Italienische Skizzen, Mailand 1838. Decker, Karl von: Mittheilungen einer Reise durch die südlichen Staaten des deutschen Bundes, einen Theil der Schweiz, Tyrol, die Lombardei und durch piemont bis Genua im Sommer 1839, Berlin-Posen 1840. Delius, Johannes Friedrich: Reisebriefe aus Italien. Als Manuskript für Freunde gedruckt, Bremen 1854. 94 Dreger, Gottfried von: Neue Skizzen einer SommerReise durch Italien, Unter-Österreich, Steyermark etc., Wien 1831. Duboc, Edouard Charles [alias: Robert Waldmüller]: Wanderstudien. Italien, Griechenland und daheim, Leipzig 1861. 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Endl stiegen wir in der Vorstadt v Maylnd aus – es war halb 6 – In 12 Stunden hatten wir 63 italienische Meilen gemacht, davon 5 auf eine deutsche gehen – Wir ließen unsere Sachen durch einen Jungen zum Wirthshaus tragn – Vor d Thor saß an einem Tisch auf d Straße eine Fremdencomißion von 4 Pson – die sehr artig gegen uns waren – wir mußten unsere Päße vorzeigen Mailand 55 [I] Logis etc aufschreiben – Raison sagte zu Böhldrf: schrb 137 du doch für uns – u dieser that es – doppelte Unvorsichtigkt die nicht gz glücklich ablief – an d andern Seite des Thors stand ein Visitator der gegen ein Trkgld unsere Sachen paßieren ließ – vor d Thor eine mayldsche Schldwache – grüne Uniform – Unangenehmer Geruch auf d Straßn v Mailand Unreinlichkeit – alle Straßen wimmeln von Menschen einige schöne Gebäude – wir haben einen weiten Weg zu Ponzoni – der Gasthof ist aber schon gz voll, er kann uns nicht mehr aufnehmen u führt uns zum cruce di Malta wo wir ein ganz gutes Zimmer bekommen – ds Haus liegt an einem Platz der al sepolcro heißt – aus unserem Zimmer sehn wir auf eine Kirche mit großer Kuppel – beständigs Läuten in Mailand – Heiligengemälde auf d Straßen an d Wand gekleckst – Im Wirthshaus mußten wir Namen Stand etc aufschreiben unt ander auch merze[?] di sussissteria vale “merce di sussistenza, credo wovon wir leben – Böhld schrbt von unserm Gelde - Ein Markos hat 138 Perret[?] gekannt – er hat eine Ztlg in diesem Gasthof lo giert – ob er jetzt in Mailand ist weiß er nicht, will sich aber danach erkundign – wir kleiden uns um u gehen in die Comedie die erst nach 9 Uhr anfängt – Kopp. und ich gingen vorhin in ein Caffeehaus wo wir schönes Citroneneis bekamen u dann in eine große Halle vor d Schauspielhause spaziert um die Zuschauer ankommen zu sehen – eine Menge Caroßen auf d Straße viel reiten u jagen[?] – das Schauspielhaus [Zwischen die Zeilen gequetscht:] -Anschlag an d Thür wo Hunde u Tobackverkäufer verboten sindwurde geöffnet – noch nie sahen wir eins von diesem Umfang – man erstaunt wenn man hereintritt – 6 Reihen Logen in einem Halbzirkel – das Parterre außordtl groß Es kamen sehr viel Menschen in ds Haus aber sie verlor sich in dslbn – es war doch nicht voll. Kopp sagte Mailand 55 [II] dß das Berliner Opernhaus weit kleiner sey. - Es wurde 139 eine Oper Axus Re d Ormus ggbn –von[..]ein Exemplar- der bey Glght ds Bundesfests der Cisalpinischen Republik zuerst ggbn wurde. Eufemia Ekart eine vorzügl Sängerin machte die Aspasia – sie wurde sehr beklatscht – Alle Acteure die beklatscht wurden machten beym Weggehen eine Verbeugung gegen d Zuschauer – zwischen beydn Akten wurde ein pantomimisches Ballet Deucalion e Pyrrha gegeben das sich auf die Freyht d neuen Republik bezog – Deuc. u P sind anfangs auf einem Kahn im Meere – der Kahn blbt auf einem Felsen sitzen u d. Wasser fällt – eine Weile sind sie allein dann kommen die andern Menschen hinter d Culisse hervor – mehrere Götter – Apollo, Zeus Minerva etc kommen vom Himmel und unterrichten die neuen Menschen – die das was ihnen vorgemacht wird oft sehr linkisch nachmachen – Jupiter u d gz Olympus erscheinen zuletzt in d Wolken – vrschdn Genien kommen herab – einer hat eine Rolle in d Hand mit der Aufschrift leggi forza e bono costume - kräftige Gesetze u gute Sitten. Auch die 9 Musen lassen sich sehn eine Muse tzd vrzügl schön – auch Pyrrha – (Gio 140 vanna Campelli) – Es werden mit außerordtl Leichtigkeit kühne Sprünge gemacht – Rollen mit d Bein ge schlag. etc – Wenn die Comöd einmal zu sehen kommen ist des Klatschens kein Ende – Dann kam der 2te Act der Oper – worin ein Hanswurst mit Gewalt eingedrängt wird um die Scene tragikomisch zu machen – die Dekorationen waren in bd Stücken außerordentlich schön – die Kleidungsstücke prächtig – doppelte Vorhänge etc – In d Zwischenacten wurde d gespielt Ich war im letzten Acte sehr schläfrig – Es war Mailand 56 [I] halb 1 wie das Schauspiel geendigt wurde – die Straßen waren sehr gut erleuchtet – wir hatten uns den langen Weg bis zu unserer Auberge doch so gut gemerkt, daß wir ihn glücklich wiederfandn – Man bekommt keine Bettdecken in Italien – statt dessen nur ein doppelt zusammen geschlagenes weißes Bettlaken – die Straße war sehr gut erleuchtet – besonders schimmerten die Kaffeehäuser sehr hell von 141 d vielen Lichten–sie sind parterre im Zimmer das gleich nach d Straße hinausgeht – Große Vorhänge gehen nach d Straße hinaus u bldn da eine Art v Zelt unter dem noch eine Menge Stühle stehen. Donnerstag d 3.August – Wir wollten diesen Morgen [...] haben - der kleine Kellner, dem wir die Besorgg auftrugen, holt ihn vom Cafetier u bringt für jeden eine Tasse die aus ¾ Milch u ¼ Caffe bestand – K u ich zogen uns an und gingen um 10 Uhr zu H Sorefi – Ein Lohnbedienter, den wir in d Thür fanden führte uns hin–H Sorefi sprach gut fzösisch empfing uns sehr artig u gab uns auf alle unsere Fragen die verlangte Auskunft – Genua liegt 30 Stunden v Mailand – man braucht 2 ½ - 3 Tage um hinzu fahren – des Nachts zu fahren ist nicht rathsam weil in dieser Ggd jetzt viele Räuber sind – er meinte[?] wir bydn würden wohl 3 Carolin für einen Wagen dahin bzhln müßen Der Weg geht über Pavia u Tortona – Von politischen Neuigktn war S kein Freund – er bekümmere sich nicht viel, warum, sagte er – Buonaparte ist noch hier geht aber selten 142 aus, Barthier ist auch hier – Kilmaier[?] ist Comndt v Mailand – Es sind nicht[?] über 2000 Fzosn hier – Wie es mit der Cisalpinischen Republik werden wird, davon weiß noch niemand etwas – er wußte nicht ob Genl Clarke hier sey – glbte nicht man konnte das am Besten in Buonapartes Hause erfahren - Merkwürdgktn seyn in Mailand wenig – die Schausple d Opera die einzige ästh Vergnügung – unser Wirthshs sy sehr gut [..] – durch eine Menge Straßen gingen wir nun zur casa di Buonaparte Mailand 56 [II] kamen by schönen Gebäuden u Palais vorby zb das Schloß des Grafen Bolgiojose[?] u and. – Buonaparte wohnt in einem prächtigen Palais das vormals dem Hause ----- gehörte – es hat eigene Garde etc Unten im Hofe fanden wir ein Fgstsbau[?] mit 6 Siegesfahnen umkränzt u noch 6 Fahnen wehten vom Balkon des Hauses herunter – die Säulen am Hause sind mit Blumen bekränzt Wir fragten unten den Thürsteher nach d Grl ClarKe - er glbt daß er nicht in Myld sy – u führte 143 uns einige Stuffn hinunter auf die Canzly – Mehrere Secre taire fanden wir hier beschäftigt, einer den wir nach P fragtn wußte nicht daß er by Clk sy – Cl ist in Udine wo wahrschl ein Friedscongß gehltn werdn wird – er sagte uns daß ein gewisser Perrin by dem General Barthier Sekretär sy vielleicht[?] sy es der den wir suchten – wir empfahlen uns u gingen eine Menge Straßen zur Wohnung des Grl Barthier Der Secretair hieß es sy auf dem Lande man erwarte ihn aber jeden Tag zurück – wahrschl komme er diesen Abend – wir ließen ihn uns vom Thürsteher etwas näher beschreiben – ein junger Mann schwarzes ungepudertes Haar. Das traf sehr gut zu aber der Name Perrin stand uns nicht an – der Lohnbediente führte uns nun zu einem Kaufmann der lange Zt in Istrien gwsn u deutsch sprach – wir kauften da eine Karte von Italien u 4 mailändische Kokarden – d Lohnbdte hatte uns gsgt daß es nothwendig sy – wir könnten sonst riskieren daß man 144 uns den Hut wegnähme – dann führte er uns in den Dom das schönste gothische Gebäude was ich jemals sah – ich wurde sehr frappiert beym Eintritt – die Größe und Höhe des Gewölbes imponierte mir sehr – außer dem Schiff noch 3 Säulenreihen an jeder Seite in jd Reihe 10 Säulen ich glb nicht dß 8 Mensch eine d mtlre Säule umspannen würde u doch war sie[..] - an d bydn Seiten d Haupt [?] 2 große Säulen aus einem Stück - sie sollen einzig in ihrer Art seyn – die Fenster alle bemahlt von unten bis oben die Kirch[?]gemälde scheinen nicht besonders zu seyn - sie hingen zu hoch als daß man sie recht hätte betrachten können – die Fzosn haben alles was an schönen Gemälden in M war weggenommen – eine Statue ds H Boromäos – ohne Haut[?] anatomisch gearbeitet wollt di Fzos auch mitnehmen Buonpte vbot es – In eine Art v Keller unter d Mailand 57 [I] Altar brannte eine dunkle Kerze – hier ruht der Leichnam 145 des H Boromäus – Es wurde Meße gelesen – eine Menge Betendr in jeder Ecke der Kirche – die Kirche ist noch nicht vollendet – bis zur Ankunft d Fzosn wurde immer fort daran gebaut – es sind schon über 100 Jhr wie man anfing – der Baumeister war ein Deutscher – Henrico hieß er Aus der Kirche gingen wir in das große Kaffeehaus wo wir eine Menge franz. u. mailändische Officiere fanden – Vor dem [....] waren die fzösischen Offiziere in d Hause einquartiert, jetzt leben sie in d Wirthshause – Wir lasen italienische Ztgn ich konnte zieml alles verstehn was ich las – die Unruhn in Piemont scheinen zieml ernstl zu seyn – das Dirctorium hat öfftl erklärt daß es mit all dem was Buonpte in Genua[?] u Venedig gthn vollkommen einverstdn sey – es war viel von einem nous faction[?] in Frkreich der [...] die Rede von dem ich noch nichts gehört hatte – Ggn 12 Uhr kamen wir zu Hause u bestellten Essen das nach lang Zögn[?] endl an kam – es war recht gut – Table d hotes ist gar nicht 146 gbrchl in Italien – sehr unangenehm für uns – wir sprachen by Tisch viel v der Reise nach Genua – das allgemein [...] sich dafür dß wir sie wahschl aufgeb müßten weil sie uns gegen 8 Tage aufhlten würde – u die Städte by der fürchtl Hitze so unerträgl seyn dürften daß es wahrschl noch länger dauert. Um 3 Uhr gingen wir auf das gro0e Kaffeehaus – kauften unter wegs Pfirsiche u Weintrauben die sehr gut schmeckten – die Obsthändlerin hatte noch eine andere Zinnoberrothe Frucht die man wie sie sagte in der Suppe äße – pommes d´amour ge nannt – ich kannte sie bisher nicht – Im Kaffeehaus war ein Cisalpiner auf dessen Rockknöpfen ein Fryhts[...] u Humanitas stand. – B u R waren früher aus d Kaffeehause weggg – K u ich konntn sie nicht finden – ich ging nach Hause um sie zu suchen-fd sie aber nicht u brachte den Lohnbdtn mit der Kopp u mich jetzt auf d Thurm d Cathedralkirche führte – der hl Bormäus scheint d Patron d Kirche zu seyn, wir fanden sein Wahlspruch[?] 147 numibile[?] mehrmals – der Thurm ist im gothischn Ge Mailand 57 [II] schmack prächtig aufgeführt – alles durchbrochn Arbeit – darauf gehauene Figuren. Schnörkelig Spitzen ist kein Ende – Um den Hptthurm immer noch kl Thürmchen rund herum – man steigt 5-600 Stuffen bis auf d Spitze – die Wendeltreppn sind zuletzt kaum ein Fußbreit – das Geländer besteht oft nur aus einer eisern Stange – ich mußte bisweiln d Blick wegwendn um nicht schwindlich zu werden – Oben hat man eine sehr weite Aussicht – man übersieht die gze Stadt – ich sah noch keine so große – Hamburg ist viel kleiner – K glbt nicht Berlin sy wohl ebso groß – Rund um Mailand ist eine weite unübersehliche Plain – man sieht über all jene fürchtl Schlachtfelder weg – von der schreckl Hitze waren vorn die Dünste so stark daß man keine fernen Ggstde erkennen könnte – oben schb ich mit Bleistift ihren u meinen Namen gz ausführlich - Buonaparte ud seine Frau speisten 148 einmal hier oben, er mag ihr da manchen für ihn wichtigen Fleck gezeigt haben – Der Thürmer war kein sonderlicher Demokrat. Von der cisalpinischen Republik sgte er: cést une folie – die Kaiserl mögt[?] er kämen bld wieder – wir kamn wieder herunter ud gingn in ein Kaffeehaus wo wir eine Parthie Billard spielten – auf der Straße redete uns ein Mann deutsch an – er sagte er sähe es an unsre Kldg daß wir Dtsche syn u mögte gern wissen wie es in Dtschld stände – er war aus Mainz u jetzt bey dem französisch Gsndt in Chur der sich jetzt in Maild aufhält – wir erzählten ihm wie wir Mainz gefund hatten – auch er war kein sonderlicher Republikaner – unsern Lohnbdtn ließen wir jetzt zu Hause gehn u suchtn den Weg nach der großn Promenade, und jardin public selbst – der Bediente warnte uns sehr auf Taschen in Acht zu nehmen – es würde hier außerordtl viel gestohlen. Auf der Straße fanden wir einen Anschlag worin bekannt gemacht wird daß ein gewisser Mann zur Deportation verurthlt sy weil er Buonaparte verläumdet u Manifeste vom Erzherzog heimlich verbreitet habe. Mailand 58 [I] 149 Wo man hintritt in Maild sieht man Pffen ud Mönche aller Art die dreifarbigte Kokarden von ihren Hüten contrastieren sehr sonderbar mit ihrer gzn Erscheinung – einige Knaben begegneten uns sonderbar verkleidet – mit ein paar großen steifen Engelsflügeln auf d Rücken – gz als ob sie von Mehl und Zucker fabriciert seyn – Der jardin public der aus großen Alleen und Park besteht in deren Mitte ein großes Kaffeehaus ist wo Musik gemacht wird – war noch ziemlich leer – es war noch zu früh – die Hitze ist hier wirkl fürchterlich. Man kann es begreifen – wie die Liebe zum Müßiggang die man den gzn Tag über auf jed Gesicht geprägt sieht unter diesem Klima einheimisch werden kann – Eine Menge Bettler beunruhigte uns – Wir gingen aus d Garten eine Terrasse hinauf die uns an die schöne Landstraße die nach Como [Zwischen die Zeilen gequetscht:] Auf d Strße fuhr eine große Tonne aus der Wasser gespritzt wurde d Weg zu reinigen 150 geht führte - Der Boromäer von gestern begegnete uns u. beschrieb uns weitläufig wie unter d vorigen Regierung mit außerordtl Mühe die Wege in dse Gegend verbessert u die östliche Promenade angelegt worden sey – er zgte uns auch das ehemalige Posthaus – ein langes Gebäude von einer Etage – über jedem Zimmer ein besonderer Schornstein – Er freute sich recht daß es mit der Cisalpinisch Republik nun bld ein Ende haben würde – er wisse es nun sicher sagte er – im künftigen Monat komme der Kaiser wieder – dann würde die dreyfarbige Fahne allthlbn heruntergrüßen u.d. Adler wieder aufgepflanzt – Auf der Promenade trafen wir bld darauf ein paar französische Soldaten mit denen ich ein Gespräch anfing – sie waren bey d Nord[?] in Vandenrion[?] gewesen u noch nicht lange in Italien es war ihnen sehr neu u angenehm zu hören daß Barthelemy Director geworden sey – sie erkundigten sich ob wir Engländer seyen wir verneinten es u sagten wir kämen von Nordn Dtschlds u 151 gingen jetzt auf d Promenade um ihren großen Genrl Buonpt hier vielleicht anzutreffen. „vous verrez un homme qui est toujours tranquile sagte der eine – un brave hom Mailand 58 [II] me, un grand General, der andere – Angironi[?] sagten sie sey nach Paris gereist – Massrier[?] auch nicht hier – Ihre Artigkeit ging so weit, daß sie glbtn, sie müßten mir doch auch ein Gegcompliment machen – vous avez chez vous aussi des grand Generaux par exemple le Archiduc Charles. Die Armee sagten sie haben sehr viel Hitze in dsn Lande auszustehen by Mantua sy es noch ungleich heißer wie hier. Die Sonne war jetzt untergegangen u nun wurde alles lebendig auf d Promenade – unaufhörlich flgt eine Carosse der andern – zahllose Haufen v Spaziergängern aus allen Classen – Pffen Abbees Mönche französische u Cisalpinische Offiziere – Mailänder u Mailänderinnen – Handwerksleute – Bettler alles untereinander – einige intresste weibl Physio- 152 gnomien doch nicht viel – die Damen tragen die Arme hier beynahe gz nackend – nicht bey allen nimmt sich das schön aus einige kleidet es indeß recht gut. Die meisten Kutschen haben lose[?] Fenster auch die Seiten bey den Fenstern sind offen, Wir waren genug herumgewandert u gingen jetzt zu einem Kaffeehause das Buonpts Palais gegen über liegt – Kaum waren wir angekommen – so trat die Garde unters Gewehr – ein paar Husaren sprengten zur Pforte heraus u gleich darauf eine Kasten-Carosse – worin Buonaparte und seine Frau, noch ein paar Carossen folgten – die Garde salutierte u die Trommeln wurdn gerührt – B ist ein kleiner Mann mit bräunlichem Gesicht – schwarze struppige Haare seine Frau hat große strahlde[?] Augen – soviel wir in der Eile sehen konnten sind beyde dem bekanntn Kupferstich ihrer Portraits sehr ähnlich – Wir blieben noch ein Stündchen im Kaffeehause bis h neun und sahen den größten Thl des Zugs wieder heim kommen – Eine Staubwolke von 153 Kutschen Chaisen u Kariolen – wen wir sie gezählt hätten – ich glbe es wären über 300 herausgekommen In Maild sind außer d breiten Steinen an d Seite der Straßen auch in der Mitte derselben 2 Reihen breiter Steine nahe by einander für die Kutschräder - Elegantes Mailand 59 (I) englisches Fuhrwerk sahen wir wenig od gar nicht – Wir konnten bis Zurückkft nicht abwarten weil wir noch in d Comöd wollten – es war auch schon zu dunkel – In d Stadt vor allem Kaffeehäuser voller Menschen – man kann in Mailand kaum 10 Schritte gehen ohne auf ein Kaffeehaus zu treffen – eine Marionettenbude auf der Straße hatte einen großen Haufen Leute versammelt tout comme chez nous – In die Comödie gingen wir nicht. Axus wurde wiedhohlt – Eine Stunde nach uns kam auch Böhlendorf zu Hause – er war mit Riefer[?] in das andere Schausplhs geggen ds nicht viel kleiner sein soll 154 wie das andere – ein Lustspiel wurde hier ggb das aber grotesk[?] .... war – B ging auf einen Augenblick hinaus ohne eine Karte zu nehmen – man wollte ihn nicht wieder hinein lassen – Ich schrb ein ital Brief an Anchi[?] – Riefer[?] kam auch zu Hause – es wurde noch viel erzählt u gelacht – um 12 Uhr gingn wir zu Bette – herrlicher Mondschein – so heiß die Tage in Italien sind so lieblich kühl sind die Abende – Es ist wirkl so heiß daß der Wein den man auf unser Zimmer brachte nach einer halb. Stunde ungenießbar war wenn wir ihn nicht bestdg in einem Eimer Wasser kühl erhielten. Freytag den 4. August. Wir erhielten diesen Morgen Gläser um unsern Kaffee draus zu trinken . – Um 10 Uhr gingen K u ich mit unserm Lohndiener wieder hin H. Perrin oder Perret aufzusuchn–er war noch nicht vom Lande zurückgekommen – ich sah seine Adresse Charles Parrin und nun war alle Hoffnung verschwunden denn ich erinnerte mich 155 daß unser Perret Claude Camille heißt – der Lohndiener erzhlte uns unterwegs daß er 7 Monate by Buonaparte gewesen und mit ihm gereist sey – er wußte aber doch eben nichts merkwürdiges von ihm zu erzählen – soviel wir auch fragten – daß er ihn rasiert und frisiert habe schien ihm die Hauptsache zu seyn – Mad. Buonpt rühmte er außerordentl – sie ist aus d frzös Amerika gebürtig – hat mit Beauharnais mehrere Kinder ghabt Mailand 59 [II] die auch leben – mit Buonpt aber keine – sie ist über 46 Jahre alt. B etwa 29 – Buonpt hat jetzt einen Chinesen zum Bedienten der beynah alle vorzügl europäischen Sprachen spricht – die auszeichnende Kldg eines französ Generals en Chef sind 5 Federn auf d Hut andere Generäle haben nur 3. auch hat er die Rbte[?] d Rks mit Gold besetzt d andern nur d Taschn – Wir besaen einige Kirchen aus denen d Frzosn aber so wie überall in Italien die bestn Gemählde wegge- 156 nommn hatten – in mehreren Kirchen sind noch viele östereichische Gefangenen – Er führte uns auch zu d großen Hospital wir gingen aber nicht hinein weil wir es mit d andern besehen wollten – Vor d Thüre fand wir ein Haufen Menschen um einen kl Knaben von 3-4 Jahren versammelt der in der Mitte auf ein Stein saß die Umstehdn so wie es ihm gefiel zeichnete u kein Wort dazu sprach – er hatte schon völlige Mahlerphysiognomien – die Figuren waren sehr bestimmt angegeben – auf dem Marktplatz sah ich eine hohe Säule mit einer Statue u fragte unsern Cicerone wer das sey? Le bon Dieu gab er zur Antwort – ich habe wirkl d Athanasius [?] schon so lange vergess dß ich ds im erst Augblick nicht recht verstd Wir hohlten die andern u gingen in ds Kaffeehaus ggn Buonpts Palais über – ich spielte mit Riefer[?] einige Pthin Billard–auf einer hlb zerrissenen Tafel – wir tranken Limonade aßen Sorbet etc Um 12 Uhr sah ich eine Buonapts Garde ablösen – B hat eine beständige Garde von 500 Mann die allthlbn mit ihm hinzht – 50 M 157 haben jedesmal d Wache in seinem Logis – Wir gingen zu Hause u ließen uns ein paar Melonen hohlen die wir auf d Straße in großen Haufen gesehen hatten, sie waren aber noch nicht recht reif – gingen dann ins große Kaffeehaus auf d Dompltz – u von da zum Hospital das Gebäude ist außordtl groß u noch nicht gz vollendet – das Hptgbäude ist ein Quarantäne[?]gebiet u hat in d Mitte einen großen freyen Pltz um den rund herum ein Säulenportikus geht – jede Seite hat etwa 20 Säulen u jede mag etwa 15 Fuß von d andern entfernt seyn – 4 andere Gbde sind auf di ..... gbaut, nur etwas kleiner jedes hat 2 Etagen–gegenwärtig sind 1700 cisalpinische u 600 frzösische Kranke darin – noch mehr haben Pltz – Im Durchschnitt rechnet man daß tägl 130 neue Krk hinzu kommen – Arme haben alles umsonst – wer es bzhln kann gbt tägl 3 Lire – Auf d Höfn gingen die Kranken herum die soweit hergestllt waren – In d Bogengängen standen Sänften, Tragbetten etc Kranke wurden aus u eingetrag – geistl u leibl Ärzte Patres Chirurgen etc liefen da herum Mailand 60 [I] 158 Wir gingen durch verschied Kranknzimmer – alle sehr hoch – die Fenster offen - gehöriger Zwischraum zwischen d Betten – reinliche Bettücher – alles in d schönsten Ordnung - Wir mogten uns nicht lange in d Sälen aufhalten – thls weil wir bey d Hitze Ansteckg fürchten konnten – thls weil d Anblick dieses Elends uns zu sehr affi-cierte - verstümmelte Glieder– todtbleiche Gesichter–Betende, Phantasierende, Sterbende – in jed Augenblick eine andere Jammerscene. - Die chirurgisch Kranken sind in ein besond Saal – auch die andern nach ihren verschdn Krkhtn geordnet – die Weiber ebflls allein. Wir kamen auch durch diesen Saal u es freute mich, auch keine einzige in einer unanständigen Stellung zu erblicken – die französischn Blessierten liegen auch in einem besond Zimmer – Der Aufseher des Hospitls zgt uns noch die Apotheke die Küche worin wir ungeheure Suppenkessel u Torfkörbe voll entzweygeschnittenes Brod fanden um in d Suppe zu werfen – Von diesem großen Hospital ist noch das Hospital der veneri- 159 schen Kranken u das Findelhaus verschieden – diese bd sahen wir nicht – In dem venerischen Hospt befinden sich ggn 800 Krk u das Findelhaus erhält einen jährlichen Zuwachs von 1200 Kindern – diese kommen meist nicht bloß aus d Stdt Maild sondn werden auch von den umliegdn Ggdn gebracht – die Kinder blbn bis zu 15 Jhrn drin u werdn in allhd Arbeitn unterrichtt – Wenn die Mädchen dann heyrathen bekommen sie 100 Lire vom Hause zum Brautschatz – die Einkünfte großer Klöster sind zu all dieser milden Stiftg bestimmt. Mönche u Nonnen finden in d Wartg der Kinder ihre Beschftigg – auch wird viel an d Häuser testiert Im großen Hospital sahen wir die Portraits aller solcher Personen. Wer eine große Summe an das Kloster vermacht wird in völliger Statur u Lebensgröße gemahlt, wer weniger testiert dessen Brustbild wird nur aufgehängt – Ich nahm von H Soresi[?] Abschd u bat ihn einen Brief an Boehldff nach Bonn zu besorgen– unterwegs hörte ich daß eben ein Frzose mit einem Cisalpinen Streit 160 bekam u von dsem mit seinem Messer das jeder Italiener bey sich trägt erstochen sey – ob der Thäter nicht arretiert sey fragte ich – nein er sey wegglaufn – dgl Mordthtn sollen beynahe alle Tage Mailand 60 [II] in Maild vorfallen – In einem Laden sah ich eine Menge satirische Kupfstiche aufgehängt auf alle Nationen u die neuesten politischen Bgbhtn – auch die Venetianer, Genueser etc, daneben eine große Menge catholische Patres[?] – Heiligenlegenden etc – sonderbarer Contrast – der Esel v Sesto fällt mir dieser Tage alle Augblick wieder ein – dann ging ich zum palais national u sah die Garde des cisalpinischen Directoriums das hier wohnt ablösen u exercieren[?] – etwa 100 Mann ziehen jedesmal auf d Wache Die cisalpinischen Truppen haben meists graue Uniform – ein Corps hat blau mit roth u grüner Mütze – Eine große Menge Polen haben bey der Republik Dienst genommen – Das palais public od national ist sehr schön – vormals wohnte hier der 161 Erzherzog – Außer den 100 Infanteristen halten hier auch nur 2 cisalpinische Husaren Wache vor der Thür – ein paar Kanonen auf d ..ghtsbau[?] u Fahnen fehlen nicht – Es sind jetzt 3 Divisionen da – die Versammlg des Dircetoriums und Consuls sind nicht öffentlich - Von da auf die Promenade – Wo man geht u steht in Maild – wimmeln d Pfhle u Straßenecken von Manifesten della republica cisalpina – unter einigen steht ein veduto von Buonaparte – das Menschengewühl auf d Weg nach dem jardin public war wieder sehr groß – ein polnisch Drag galoppierte über d Straße – es nimmt sich sonderbar aus daß fast jede Manspson einen Fächer trägt, Priester Soldaten etc nicht ausgenommen – Ein frzös Gnrl Murat bggt uns, ein sehr schöner junger Mann – Buonapte fuhr wieder mit seiner Frau spatzieren – es war aber schon zieml dunkel – ich konnte ihn nicht genau sehen – unsere Commandanten v Sesto machten auf d Straße Musik sangen u agierten dazu – Abends wollten 162 wir in das kleine Theater gehen weil wir ghört hattn daß in d großen wieder Azur ggb würde – fanden es aber vschloßn da nach gings zum großen – fanden aber nicht A. sondern d kl Gsllschft die im großen Theater ein Lustsp spielte das sie nicht sonderlich vorbestimmt hatten – ich ging früher zu Hause – rief ein paarmal um Licht, aber niemand hörte – ich sah Licht auf d Nebenzimmer deßen Thür halb offen stand, ging mit meiner Leuchte hinauf u bat um Erlaubnis anzuzünden – volontierment war Mailand 61 [I] die Antwort u ein schönes junges Frauenzimmer im Hemde u mit bloßem Busen eben im Bgrff ins Bett zu steigen – reichte mir das Licht her – es blendete mich anfgs - ich konnte ds Licht ds sehr kurz ausglscht war nicht gleich anzünden u mogte kein Wort sprechen – ein Mann wahrschl ihr Mann stand neben ihr Ich ging dann auf mein Zimmer rauchte allein eine Pff u dach- 163 te an den 4ten August – an den Sommer von 92 – Ich fühlte mich isoliert – ich blickte die neue Welt an die seit der Zeit um mich worden war u mogte mich nicht über sie freuen, weil jemand[?] nicht mit mir sich freuen konnte – Wunderbares Leben – ewiges Anknüpfen – ewiges Zerreißen – ich will aber ein ewiges festhalten - Böhldrf kam früher wie die übrigen zu Hause – er war nicht in der Comödie gewesen sondern auf d Straße herausge..[?] u 2mal vergebs aufgefordt seinen isolierten Zustd zu verlaßn – einmal von einem Jungen der ihn fragte ob er ein Mädchen suche – einmal von einem Frzsen mit d Worten voulez vous une femme citoyen? Wir packtn unsre Sachen ein und ließen den Lohnbedtn heraufkommen um ihn abzufertigen – der ... den wir ihm gaben machte ihn außerordtl höflich, seine gze Grandzza versehend– ich hatte Mühe meine Hand wegzureißen die er küßen wollte – Um 12 Uhr zu Bette. Es fiel uns in M. auf daß kein Mädchen aus d Wirthshse in diese Zimmer kam – auch die Betten wurden von männlichen Bedienten gemacht – 164 Böhld behptt daß das ital. was man in Maild spräche nicht rein sondern französirt sey. Sonnabd den 5ten August Mgs um 4 standen wir auf u brachten unsere Sachen in Ladung – es hielt uns noch manches im Wirthshause auf so daß wir erst um halb 6 wegfahren konnten. Wie wir aber einsteigen wollten bemerkten K u ich daß jedem v uns ein paar Strümpfe fehlten die die Wäscherin mit dem übrigen Zeuge nicht gbracht hatte ich schickte einen Jungen aus d Wirthshause hin – er kam wieder u brachte bloß Kopps Strümpfe – ich ging drauf selbst hin und Von Mailand nach Como 61 [II] erhielt auch die meinigen glücklich wieder – doch vergaß ich etwas woran mir ebsoviel geleg war – Langes´ Dintenfaß – Im Grunde freuten wir uns alle Mailand zu verlaßen – die heiße Luft hatte so stark auf uns gewirkt uns so orientalisch träge gemacht daß wir zu nichts Lust hatten u nicht wußten was wir mit un- 165 serer Zeit anfangn solltn – dazu kam die Unkunde d Straßn u die Schwierigkt Bekanntschftn zu machen – der Schlendrian der Kaffeehäuser – Promenade u Comödie waren wir in d 3 Tagen schon gewohnt geworden – weiter war so leicht nichts für uns zu findn - außer der Stadt ein ewiges Blachfeld ohne allen Reiz – in der Stadt unaufhörliches Menschengewühl in dem man jedn Augblick nach seiner Tasche sehn mußte – die Italiener sind mir sehr zuwider - unsere Kutsche war zieml gut conditioniert an allen Seiten offen der Kutscher fuhr sehr schll – Vor d Thor mußte einer von uns ausstei gen – einen Paß vorzeigen u unsere Namen aufschrbn – der Weg ging auf einer schönen Chaussee immer in d Plain fort – zur Seite auf d Felde viel Mais, Reis, Weinstöcke die an Weiden gzogn waren – mitunter einige Feigen u Cypressen – wir kamen durch schöne Dörfer u Flecken mit hohen Kirchthürmen auch an manch prächtiger Villa vorbey Um 12 Uhr kam ein heftiges Gewitter das uns in ein Dorf einzu- 166 kehren nötigte–die Wirthsstube war zugleich die Küche–es warn viele Menschen drin–alles sah schwarz u unwonlich aus-in einem andern Dorf hatten wir vorher auf d Festplatz gefrühstückt wo viele Esel stdn von denen Köppe einige zeichnete–ein cisalpinischer Offizier mit einigen Damen war auch da – die uns ein paarmal frdl grüßten – Wir sehnten uns nach d Bergen v Como die wir in d Ferne erblickten – die Kutsche fuhr schnell – gegen 2 Uhr waren wir da Como ist eine mayldsche Grzfestg – außer vielen Cisalpinen sind jetzt 2000 frzös Soldaten u 300 Offiziere hier – es liegt am Ende des Sees in ein Halbzirkel um dslbn herum u hat einige sehr schöne Gebäude – Am Thore mußten wir Franzosen u Cisalpinen unsere Päße vorzeigen – Böhld konnte d seyn nicht gleich finden weil er im Mtlsck war – ob dies einigen Verdacht geben mogte – oder ob d Hoffng eines guten Trkglds Ursache waren – man sagte uns wir müßten gleich zum Commandanten u z Municipt- ein Soldat ging mit uns – der Commandant und die Municipalität waren byde 167 Como 62 [I] nicht zu Hause–wir gaben d Soldaten ein Trinkgld u er versprch uns d Päße zu bringn ohne daß wir nöthig hättn noch einmal wieder zum Comdtn zu gehen–Wir frten uns sehr daß d Sache so ablief - vorzgl Bds wegn ich hatte ein Tausch mit ihm verabrdt da ich glbt dß Bds Bschbg beßer auf mich paßte als auf ihn-meine hingegn ihm ähnlicher war–Wir gingen nun ruhig nach unsm Wirthshause u bekm ein Zimmer das freundl Aussicht auf d See hatte–in ein andern Saale speistn wie gleich danch zu Mittag. Sehr gut – An der Wand fand wir Perret 1795 – es schien mir seine Hand zu seyn – ich schrieb meinen Namen daneben. By Tisch fiel mir ein daß wir Bianchi aus Rudlstdt in Mailand hätten aufsuchen sollen – er reist alle Sommer auf einige Wochen dahin – vieleicht daß er grade da war – es verdroß B u mich sehr das versäumt zu haben – schon wie wir ankamen hatte sich vor der Thür eine Menge Bootsleute um uns versammelt, jeder wollte uns fahrn – einige liefn uns bis auf unser Zimmer nach, wir 168 ließen uns aber mit keinem ein – wie wir nach Tisch ein wenig vor d Thür gingn war ds wieder d Fall – ein Barbier der dicht nebn uns wohnte - bot uns Stühle an – wir setztn uns ein wenig – er kam dann gleich mit seinem Messer u wollte rasieren – wir versprachn ihm uns dsn Abd rasieren zu laßen, vorher wollten wir noch eine kleine Tour machen. Jeder Stand jedes Amt gibt dem Menschen eine gefärbte Brille wodurch er alle Leute ansieht dieser sitzt jetzt vor seiner Thür u mißt jedem Vorübergehenden den Bart – Schon vor Tisch hatte sich uns ein kleiner Mensch mit schiefen Beinen by dem ich gleich an d Caffeetisch in Jena denken mußte zum Cicerone aufgedrungn – jetzt kam er wieder u schlug uns vor die Villa ds Marchese Odofcalchi[?] zu besuchn – die etwas weiter hin an der andern Seite ds Sees lag – er hohlte d Bedientn des Grafen – wir miethtn ein Schiff u fuhrn hinüber – ds Gwittr war noch nicht aus d Luft es war noch sehr heiß – auf d See wehte aber ein herrlicher lauer u doch kühlender Wind – die Empfindg 169 eines solchn Luftbades in dism Clima hat eine so eigene Annehmkeit, man fühlt sich so wohl dabey – daß man es nicht recht beschrbn kann - herrliche Aussicht auf d See – zwischen 2 Bergen sieht man die Gänze ds Schweizergebiets nach Mandrision[?] hin – der Wind trieb die Wellen sehr hoch – unser Schiff schwankte lieblich auf d See – wir waren nur zu bald am andern Ufer – der Bediente führte uns in d Villa – man fing vor 15 Jahrn an sie zu bauen Como 62 [II] sie ist noch nicht gz fertig–Schönes Außen– prächtige jonische Säuln über denselb Statuen – Solon, Sokrates etc untn zuerst ein großer schöner Saal mit Säulen – oben ein Gallerie frei für ein Orchester – Schade daß alles so bunt war – die Farben so grell gegeneinander abstechn – die Capitele d Säulen warn vergoldt Noch in eine große Menge andre Zimmer führte er uns – alle in dism bunten Geschmack gemahlt. In jed Zimmer war obn ein Plafondgemählde von einem Schweizer Puzzi mythologsche Gschichtn 170 vorstelld – an d Wand manchmal noch andere kleine Gemählde von ebndasselbe – Außerordentl[?] Stuckaturarbtn etc, - Jeder Saal war einer besond Gottht gewidmet – der Minerva – Venus u Herkules, Apollo, Merkur etc – die Gemhlde stellten die vorzüglichstn Tatn[?] derslbn dar – Im Speisezimmer zgte d Plafond die Tafel der seligen Götter Homers – Mehrere kleine Statuen von weniger Bdtung – die besten Mobilien Spiegel Tische Stühle etc sind währd dsr krgrischn Unruhn in d Schwz transportt – der Marchese wohnt in Como u ist General by d Cisalpinen – der große Saal soll allein 2000 Lir zu bauen gekostet haben – der Gartn war unbedeutd – einige Pinien in dselbn vorn und etwas .... oben schöne Aussicht auf den See Wir fuhren über d See wieder zurück – die Abendsonne die durch d Gewitterwolk. bld hellere bld schwächere Strahl warf spiegelte sich herrlich auf d See – die Berge am See die Villen Dörfer u Lichtschein[?] an dselb waren prächtg beleuchtet. Como besonds – 171 Man hätte sich einbldn können Morgen u Mittg Abend u Nacht an einem ..... zu sehn – Wie wir ans Land stiegen war gleich unser Barbier mit seinem Messer wieder da – wir ließen uns alle rasieren u wurdn noch obendrein ein wenig gekämmt Böhl u Rais sogar gepudert, welches sich comisch genug ausnahm – Abds aßen wir Eyer –die Wirthin forderte unsre Namen u schrieb sie in ein Buch – konnte anfgs nicht begreifen was nomo di lettere für eine Profession sey – als studenti lernte sie uns besser kennen. Abds hatten wir noch herrliche Aussicht von unserm Balkon – eine schöne Nacht – in der Ferne einzelne Lichter in d Dörfern u Villen am See – prächtiges Wetterleuchten auf d Bergen – by Como ist eine Art v kleinem Hafen für die Barken. 7,20 – 470 Bern den 14 Juni 1797 Liebste beste Mutter! Gestern sind wir glücklich und wohl hier in Bern angekommen, hofften 172 Briefe vorzufinden aber unsere Hoffnung war vergeblich – wir werden hier indeß[?] 8-14 Tage bleiben und während der Zeit hoffe ich doch von Ihnen u Ihrem Befinden die Nachrichten zu bekommen die ich so sehnlich wünsche – Welche Freude es für Lange war wie er mich gestern wieder sah können Sie sich gar nicht denken, er begegnete mir auf der Straße, ließ Hut und Stock aus der Hand fallen und flog auf mich zu – Er befindet sich hier gesund und wohl u lebt unter trefflichen Leuten deren Umgang zu seiner ferneren Bildung außerordentlich beiträgt – Auch mein Freund Herbart aus Oldenburg und mehrere andere gemeinsame[?] Bekannte haben wir wiedergefunden – u genießen mit ihnen die Freude des Wiedersehens in vollem Maaße – Wenn wir von hier weggehen so geht es nach Vevay wo ich die Chatelains treffen werde – Wir haben leider die letzten 14 Tage über viel schlechtes Wetter gehabt, sind mehrmals völlig durchgeregnet – aber unsere Gesundheit hat nichts daby gelitten – das Fußreisen stärkt außer- 173 ordentlich – diese Reise wird mir für mein ganzes Leben heilsam seyn – Am vorigen Freytag schliefen wir in einem Dorfe das ziemlich hoch am Berge lag– wie wir des Morgens aufstanden u zum Fenster hinaussahen, war so weit wir sehen konnten alles voller Schnee – wir kamen bis über den Fuß hinein wie wir weggingen – Der Wirth sagte uns – er erinnere sich von alten Zeiten her nur ein einziges mal daß um diese Jahreszeit noch solcher Schnee gefallen sey – Nächstens mehr – ein Professor hält hier eine öfftliche Rede die ich gern hören mögte – deswegen muß ich jetzt abbrechen – Leben Sie herzl wohl beste Mutter – Meine besten Grüße an Tls[Thulesius?] u Cstdyks [Castendyks] nächstens schreibe ich ihnen – Denken Sie oft an Ihren Sie hzl liebdn Johann 720 –179 22 Göttingen 24.März Lieber Smidt Mit unserm Plane können wir nach Beschaffenheit der Umstände stets noch einige 174 Abänderungen treffen. Mir gefällt es freylich auch nicht daß bey dem [welchen?] ich Dir schrieb, wir so spät nach Zürich kommen. Ich wußte es aber nicht anders einzurichten, wenn wir nicht andere Vortheile aufgeben wollen. Wäre Friede, so würde ich auf jeden Fall rathen bey der Rückreise über Basel den Rhein hinunter zu gehen allein an Frieden ist gewiß noch dieses Jahr nicht zu denken. Wohl uns wenn wir nur überhaupt durchkommen können – Einen Paß von Reinhard könnte uns viell. nützlich werden, Solltest Du nicht für Raison 23 I auch einen erhalten können? Ich zweifle fast weil er Curländer ist. Ich denke mir auch einen Paß von Hause schicken zu lassen u. auch einen hiesigen mitzunehmen. – Bärnhofs Brief ist eine Elegie auf dem Grabe seiner Freunde – aber ich muß es sagen zu dieser Gelegenheit nach d. Schweitz ist ihm leider nicht zu rathen. So große Lust er zu haben scheint finde ich die Bedingg dennoch zu schlecht. Wie ich glaube 25 Carol. jährlich wovon er nur b. genauer Noth ausreichen kann. Es läßt sich leicht denken, daß ein Mann der so geringes Gehalt bekommt auch nicht sonderlich geschätzt wird u. sich wenigstens 175 manche Anwandlg des Aristokratismus 23 II müßte gefallen lassen, die Stelle ist noch dazu in Bern – Bärnhofs Bruder hatte den Brief von dem Schweitzer früher nach Petersburg zu besorgen u. durch ein Versehen blieb er 14 Tage länger in s. Pulte liegen, sonst würde B ihn schon früher erhalten haben als den Deinigen. Ich kann es [nicht???] glauben daß er die Stelle annimmt. Ohnehin würden die Jahre die er in d. Schweitz zubrächte ganz für s. künftigen Lebensplan verloren seyn denn dort kann er so leicht keinen entwerfen, da es viele Schwierigkeiten haben soll. – Bärnhof ist von d. wirklichen Welt zu weit getrennt als daß durch Palliativkuren dem Dinge geholfen würde. 23 III [?] Ich wünschte daß er auch in diesem Kampfe Sieger bliebe. Ohne allen Zwang geht es nicht. Da bey uns alles eingezäunt ist außer die Chaußee so muß man auch auf ihr wandeln lernen. Aber es kostet, es kostet!! Florets Gedicht[?] ist das was Du schon gesehen hast. 176 Wegen der Equipierung ist mir eingefallen daß ein Paar kleine Pistolen allenfalls nicht undienlich wären. Grüße Treviranus wieder von mir. – Noltenius befindet sich fortdauernd gut, der Husten verliert sich immer mehr u. ein bißchen Blut (nur der Speichel war verfärbt) was er [...?] hat, ist nach meiner Einsicht aus and. Ursache hergekommen u. von keiner Bedeutg. Er merkt auch seitdem [n.?] das geringste. Dein K. Schreib mir d. Datum wann Du einzutreffen gedenkst. 24 Göttingen 30 März 97 Lieber Smidt, Deinen Brief an Lange habe ich gestern noch zur rechten Zeit erhalten u ihn demselben zugestellt, er ist heute morgen um 5 Uhr schon nach Cassel abgereiset von wo aus er seinen Weg in die Schweitz fortsetzt. Noltenius begleitet ihn bis Mainz u. Frankfurt, er ist jetzt gänzlich wiederhergestellt. – Gestern haben wir auf meiner Stube Gesellschaft gehalten, da die meisten nach der Schweitz reisenden Mitglieder derselben Fischer Leute kennen gelernt die nicht zu den gewöhn- 177 waren u. ich habe mit vieler Freude an Murbeck u. lichen gehören. Wir werden sie in der Schweiz wiedersehen. Jetzt von einigen zur Reise gehörigen Dingen, die ich Dir nach den Erkundigungen [welche?] ich jetzt hier gemacht habe der Reihe nach mittheilen will. Es ist am besten, in der Schweitz zu Fuß zu reisen, wie Du auch wissen wirst. Es kommt darauf an ob du lieber in Schuhen oder in Stiefeln gehst, in jedem Falle mußt du dir ein Paar recht starke dicke Sohlen unterlegen laßen, u. thust besser wenn du ein solches Paar aus Bremen mitnimmst als wenn du sie dir in der Schweitz machen 25 I läßt wo du sie nicht von solcher Güte bekommst u. theuer bezahlen mußt. Ich habe mir ein Paar Stiefel machen lassen, die wie ich glaube fürs erste süffisant genug seyn werden, ich gehe lieber in Stiefeln als in Schuhen. Ich weiß nicht ob dir lange Hosen sehr bequem sind, wären sie es so möchte ich Dir zu ihnen rathen. Ich werde nur kurze nehmen mit leinenen Unterhosen. Du könntest auch Halbstiefel wählen, das alles hängt davon ab wie du es gewohnt bist. – Es ist 178 nicht nothwendig daß man überall in der Schweitz einen Führer um sich hat, sondern beßer wenn man nur von Zeit zu Zeit bey gewissen Wegen einen annimmt. Das Felleisen muß also so beschaffen seyn daß man es selbst tragen kann u. es wird darin das [?] weiter mitgenommen als Wäsche, Pantoffeln (deren Nothwendigkeit ich aus eigner Erfahrung kenne) ein kleines Handtuch etc welches ich dir alles schon sagen will wenn wir zusammenkommen, bliebe Platz übrig u. würde es nicht zu schwer so wäre es allenfalls gut e. paar Beinkleider u. Strümpfe u. Schuhe mitzunehmen um sich allenfalls zu präsentieren. Die Schuhe könnten zugleich zu Pantoffeln dienen. Du mußt Dir das Felleisen so machen laßen wie es dir am bequemsten zu 25 II tragen ist, gewöhnlich hat man solche Jagdtaschen mit denen die Jäger gehen – willst du Münzsorten mitnehmen, so nimm Carolinen welche im ganzen Reich u. in der Schweitz am meisten gang u. gäbe sind. Creditbriefe 179 halte ich beßer als das beständige Mitschleppen des baaren Geldes, man beugt dadurch auch mancher Unannehmlichkeit vor die etwa sich ereignen könnten. Ich habe dergleichen auf Frfurth, Basel, Zürich u. Genf von wo aus ich wenn es erforderlich ist wieder neue erhalten kann. Es wäre mir erstaunlich angenehm wenn wir Bärnhoff in der Schwetz treffen könnten. Wenn wir nicht erstaunlich viel Zeit verlieren wollen u. vielleicht manche merkwürdige Örter gar nicht sehen, läßt sich die Reise route nicht dahin abändern daß wir noch den Julius nach Bern kommen. Indeßen läßt sich vielleicht Zeit gewinnen, um von irgend e. Ort einen Abstecher nach Bern zu machen. Dann wäre es aber sehr gut wenn wir uns 8 Tage früher auf den Weg machten, besonders da der Schweitzer Sterk den Tag unserer Abreise von hier wirklich etwas spät findet u. [...] daß wir schon manches dadurch in [...]. 180