Passaparola - sonntagszeitung

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Passaparola - sonntagszeitung
11. April 2014
13
Passaparola
Poesie
ZWISCHEN DEN FELSEN DER HIMMELSBOGEN
von René Kaiser*
Die Feigenblätter, handförmig, fünflappig alle;
die Blätter in der Baumkrone
wie zum Himmel flehende Hände;
kein Feigenjahr, wenig Früchte.
Das Kirchenfenster vergittert,
von geringem Ausmass, matt das Glas,
in der Mauer zurückversetzt, umrahmt,
auf einer nach vorn abfallenden Gneisplatte stehend
und mit einem bescheidenen Rundbogen abgeschlossen;
der Verputz der Mauer schmutzig gelb,
in der unteren Hälfte von Regen abgewaschen.
Der Kastanienwald verbirgt die Strasse,
die Fahrgeräusche bleiben;
dazwischen, das Bellen eines Hundes.
Über allem der Himmelsbogen,
vom Kirchdach begrenzt,
von den schroff aufsteigenden Felswänden gehalten –
darunter; das Schicksal.
Ein Hauch von Wind
in den fächerförmigen Blättern der Palme.
Eine Weinbergschnecke,
die bis zur Mitte der Strasse kriecht,
dann umkehrt.
Le foglie di fico, a forma di mano, tutte a cinque dita;
le foglie nella chioma dell’albero,
come mani supplicanti alzate al cielo;
anno ingrato per i fichi e poca frutta.
La finestra della chiesa munita di leggera inferriata,
modesta, il vetro opaco,
affossato all’interno, incorniciato,
su una lastra di granito pendente,
stretto con un modesto arco a tutto sesto;
l’intonaco al muro è d’un giallo sporco,
la parte più bassa si vede slavata dalla pioggia.
Il castagneto nasconde la strada,
i rumori ostinati persistono;
in mezzo l’abbaiare d’un cane.
Su tutto è distesa la volta celeste,
limitata solo dal tetto della chiesa,
sorretto da muraglie di scoscesi pendii –
sotto: il destino.
Un soffio di vento
si fa spazio a ventaglio fra le foglie della palma.
Una chiocciola
striscia via lenta fermandosi a metà strada
poi torna indietro.
*René Kaiser (59) ist Schriftsteller und Lehrer. Er lebt in Luzern. Seine
“Notizen aus dem Vorparadies” (Untertitel) sind eine Art Liebesgedicht an
einen Ort in einem südlichen Tal mit steil aufsteigenden Felswänden.
Parole Alate Verlag, Luzern, 2013,
ISBN 978-3-033-04199-8, www.parole-alate.ch
I paesi del più e del meno
FRASCO: DALL’EMIGRAZIONE DEFINITIVA AL PENDOLARISMO
di Angelo Rossi
Tra i villaggi delle nostre valli, Frasco è quello che gode una delle
più belle posizioni. E’ forse anche il villaggio più ticinese perché,
ancora nel 1970, il 100% della sua popolazione era composto di ticinesi doc. Nello stesso tempo è un villaggio-fantasma. Qui si
muove molto poco e quel poco solo d’estate, la stagione dei turisti.
Se passate da Frasco in altre stagioni dell’anno è probabile che incontrerete più gatti che cristiani. Nel corso degli ultimi due secoli,
la maggioranza degli abitanti, purtroppo, ha lasciato il villaggio per
cercare fortuna altrove. Dai 445 abitanti del 1850, la popolazione
è scesa fino a toccare i 116 abitanti nel 1930. Poi, durante la seconda guerra mondiale risalì a 150 abitanti per ricominciare a scendere
fino a toccare il minimo di 57 abitanti nel 1990. Nel corso degli ultimi due decenni, Frasco ha invece riguadagnato popolazione. Oggi
conta infatti un centinaio di abitanti. In paese, l’emigrazione ha lasciato un ricordo tangibile, la fontana nel nucleo di Torbora, costruita nel 1901. Questa fontana fu realizzata grazie ai contributi
dei “benefattori californiesi”. Tra la metà del secolo diciannovesimo e i primi decenni del ventesimo sono centinaia i giovani di
Frasco emigrati nelle Americhe. E così molte abitazioni del villaggio rimasero vuote e furono trasformate in case di vacanza. Rivivono, oggi, d’estate, quando le famiglie dei loro proprietari tornano
in valle per le vacanze. Per il resto dell’anno, il ritmo di vita di
Frasco è esattamente il contrario di quello dei centri urbani. Di
giorno la popolazione scompare: 2/3 delle persone attive sono
pendolari e scendono, tutte le mattine, verso i centri di attività del
piano di Magadino e delle rive del Verbano. La sera il villaggio rivive quando gli scolari e, più tardi i lavoratori pendolari rientrano. Da
qualche anno, per merito di un’iniziativa turistica, Frasco è addirittura diventato un villaggio museo. I suoi nuclei, sulla sponda sinistra della Verzasca, sono infatti uniti, oggi, da un itinerario etnografico che aiuta il visitatore a farsi un’idea di quanto vivo fosse il villaggio, quando le attività agricole occupavano ancora la maggioranza dei suoi abitanti. Il filo conduttore dell’itinerario è rappresentato dalle due sorgenti di energia più antiche: l’acqua e il fuoco.
L’acqua faceva funzionare mulini e turbine. Il fuoco è sempre stato
fonte di calore e di energia per cuocere gli alimenti e per fabbricare
la calce. Parlare dell’importanza di questi due elementi è quindi
tornare a costruire la vita quotidiana del villaggio com’era ancora
cent’anni fa quando in valle si viveva in forma quasi autarchica e
nessuno avrebbe mai pensato che l’acqua della Verzasca, un giorno, sarebbe servita per rinfrescare i bagnanti, che vengono dal di
fuori, o per produrre energia elettrica. Sul percorso vi sono poi tre
punti di approfondimento, la trappola del lupo, le due fornaci
all’imbocco della Val d’Efra e la cava di marmo bianco di Benàsc
che servono per gettare uno sguardo su attività integrative
dell’agricoltura che, per secoli, fu la base economica del paese. Andate a Frasco, preferibilmente di primavera o d’autunno, e passatevi un giorno, percorrendo magari il sentiero etnografico o ammirando il paesaggio dal sagrato della chiesa. Di cristiani non ne incontrerete. Ma se incontrate un gatto, che sia nero o di altro colore,
fate come avrebbe fatto Samuele Butler, lo scrittore inglese che fu
un grande ammiratore dei villaggi delle nostre valli: cercate di filosofare con lui sulle cose della vita. Resterete sorpresi nell’apprendere il punto di vista dei gatti.
posizioni: Standorte
un villaggio-fantasma: ein Geisterdorf
cercare fortuna altrove: anderswo das Glück suchen
un ricordo tangibile: eine greifbare Erinnerung
la fontana: der Brunnen
“benefattori californiesi”: “kalifornische Wohltäter”
trasformate: umgewandelt
il ritmo di vita: der Lebensrhythmus
la popolazione scompare: die Bevölkerung verschwindet
un itinerario etnografico: ein ethnographischer Lehrpfad
l’acqua e il fuoco: das Wasser und das Feuer
autarchica: autark
punti di approfondimento: Punkte mit vertiefenden Erläuterungen
fornaci: Schmelzöfen
il punto di vista dei gatti: der Standpunkt der Katzen
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