Programma partitico 2011–2015
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Programma partitico 2011–2015
UDC – il partito per la Svizzera Programma partitico 2011 – 2015 Indice delle materie 4 In un colpo d’occhio Così vogliamo la Svizzera 4 Toni Brunner L’impegno per la Svizzera 6 Il «caso particolare Svizzera» Autonomi e consapevoli 11 Il cittadino quale sovrano Difendere la libertà minacciata 15 La proprietà Difesa dalle rapine della sinistra 19 Finanze, imposte e tasse Di più al privato, meno allo Stato 23 Imprese, arti e mestieri È il regolamento – dice il burocrate 29 Politica estera Tutela degli interessi invece di autorinuncia 35 Sicurezza Affrontare più severamente i criminali 41 Politica d’asilo Basta con i falsi rifugiati 47 Stranieri Frenare l’immigrazione 53 Esercito Difesa del paese quale mandato primario 61 Agricoltura Contadini in buona salute – Paese in buona salute 65 Formazione Esigere il rendimento, sostenere il rendimento 69 AVS, AD, LPP, IPG, AI Consolidare le istituzioni sociali, combattere gli abusi 75 Salute Qualità grazie alla concorrenza 81 Politica dei trasporti I trasporti – il cuore della nostra economia 87 Energia Elettricità svizzera: sicura e rispettosa dell’ambiente 93 Ambiente Agire invece di lamentarsi 99 Mass media Concorrenza invece del monopolio statale 103 Cultura La cultura è una faccenda della cultura 109 Sport Movimento per il corpo e la mente 113 L’essere umano al centro Insieme invece che l’uno contro l’altro 117 Religioni I nostri valori sono messi alla prova 121 La strada del domani Responsabilità individuale piuttosto che onnipotenza statale 124 1 2 3 I n u n c o l p o d ’o c c h i o I n u n c o l p o d ’o c c h i o Così vogliamo la Svizzera Chi vota per l’Unione democratica di centro deve sapere cosa pensarne. L’UDC parla chiaramente e segue una rotta lineare e affidabile. I suoi rappresentanti eletti in passato a livello di Confederazione, cantoni e comuni hanno dato prova di mantenere coerentemente le loro promesse. Altrettanto faranno in futuro, lasciandosi giudicare per le loro azioni. L’UDC si batte: per un futuro sicuro in libertà e benessere, per una vita degna di essere vissuta nella nostra bella Svizzera; per un bilancio pubblico più parsimonioso tramite la riduzione di imposte, tasse e prelievi per tutti; per il «caso particolare Svizzera» con i suoi pilastri: sovranità, democrazia diretta, neutralità permanente, federalismo e sussidiarietà; per più mercato e meno burocrazia, per posti di lavoro sicuri nelle nostre industrie e imprese commerciali; per dei cittadini trattati secondo il principio della responsabilità individuale con grandi diritti decisionali, invece di un’onnipotenza statale centralistica; per una politica estera aperta al mondo e fiduciosa nei nostri mezzi, senza adesione all’UE, allo SEE o alla NATO; per la tutela della proprietà privata e della sfera privata; perché i criminali siano puniti più duramente, invece di essere coccolati, e per l’espulsione degli stranieri criminali; 4 per una politica d’asilo rigorosa, che impedisca l’abuso e protegga soltanto i rifugiati autentici; per una tutela viva dell’ambiente con azioni concrete, invece di ridistribuzioni di denaro d’ideologia sinistroide, totalmente inutili per la natura; per una politica degli stranieri commisurata alle necessità della Svizzera, invece di un’illimitata immigrazione di massa; per una politica mediatica orientata sulla concorrenza fra privati, invece che sul monopolio radiotelevisivo della SRG/SSR; per un esercito pronto all’impiego con quale mandato primario la difesa territoriale e la protezione della propria popolazione; per una cultura dinamica non decretata dallo Stato, né tantomeno sostenuta da quest’ultimo con strutture corrotte; per un’agricoltura produttiva con aziende agricole familiari, la cui libertà non sia soffocata da una marea di prescrizioni; a favore dello sport di massa e di punta per il rafforzamento del corpo e dello spirito; per un sistema scolastico nel quale il rendimento sia preteso e sostenuto; per una buona convivenza fra giovani e anziani, uomini e donne, famiglie e single; per opere sociali sicure mediante la lotta contro gli abusi dei falsi invalidi e dei lazzaroni; per i valori fondamentali della nostra cultura occidentale cristiana, senza violenza, fanatismo e disprezzo del nostro pacifico Stato di diritto. per il risanamento della sanità mediante il sostegno della responsabilità individuale, la riduzione dei premi assicurativi e l’alleggerimento del catalogo delle prestazioni; per la fluidificazione invece dell’ostruzione del traffico e contro la messa in concorrenza del traffico privato con quello pubblico; per l’approvvigionamento energetico sicuro, vantaggioso e il più possibile autonomo di famiglie e aziende; 5 To n i B r u n n e r L’impegno per la Svizzera La preoccupazione per la famiglia, per i propri beni, la volontà di libertà, indipendenza e responsabilità personale furono all’origine della nostra Confederazione. Questi valori hanno reso forte il nostro paese e l’hanno caratterizzato per secoli. Essi ci garantiscono benessere e sicurezza in tempi belli come in quelli brutti. I valori fondamentali comuni della Confederazione sono stabiliti nel patto federale del 1291: «Considerando la malizia dei tempi» i fondatori del nostro paese si giurarono reciproca assistenza e protezione. Essi promisero la difesa comune dalle aggressioni e la rinuncia a giudici stranieri. Dal povero paese del passato, la Svizzera è riuscita a raggiungere i vertici mondiali. Proprio anche in considerazione delle crisi economiche e politiche dei nostri tempi emerge la superiorità del modello svizzero. Queste conquiste sono però in pericolo: con le loro azioni, Consiglio federale, Parlamento e amministrazione mettono sempre più in discussione i principi fondamentali e i punti di forza del nostro paese. Difendere la libertà e l’indipendenza Assicurare le opere sociali Vale la pena di difendere la libertà e l’indipendenza. Uno strumento per la difesa del paese è l’esercito di milizia, che è molto radicato nel popolo e che quindi non può diventare un giocattolo nelle mani dei politici. Se aboliamo l’esercito di milizia, o rinunciamo alla difesa del paese o ci orientiamo su un costoso esercito professionista. Questo cercherebbe soprattutto degli impieghi all’estero, portando poi conflitti e guerra nel proprio paese. La libertà e l’indipendenza sono messe in pericolo anche da una politica estera fortemente marcata ideologicamente. Invece di una diplomazia della mediazione, a farla da padrona è sempre di più una diplomazia moralistica. Si irritano così altri Stati, si offendono partner commerciali e si tradisce la neutralità. I politici e i sindacati sovraccaricano le opere sociali; la fattura, però, dobbiamo pagarla tutti. Né l’AVS né l’assicurazione-disoccupazione, né tantomeno l’AI, l’assicurazione-malattia, l’assicurazione-infortuni o l’assistenza sociale sono finanziate solidamente a lungo termine. Sempre più stranieri immigrano non nel nostro mercato del lavoro, bensì nel nostro sistema sociale. Ma quest’ultimo è garantito soltanto se i paganti hanno la garanzia di non essere gli utili idioti. Per questo, ogni abuso deve essere rigorosamente impedito. L’UDC vuole assicurare le opere sociali esistenti, invece di estenderle costantemente fino al loro crollo. Si contribuisce così alla coesione sociale e alla sicurezza finanziaria delle nostre istituzioni sociali. Limitare l’immigrazione Gli Svizzeri votano UDC! Da sempre delle straniere e degli stranieri hanno cercato una nuova patria in Svizzera, nella speranza di una vita migliore. Senza il loro lavoro, qualche azienda non si troverebbe oggi al livello in cui si trova. Ma nel frattempo, la Svizzera si trova ad affrontare seri problemi con l’immigrazione. La politica del Consiglio federale e dei partiti di centro-sinistra ha portato a una crescita incontrollata della popolazione, con gravi conseguenze. Importanti qualità e tradizioni del nostro paese sono così messe in pericolo. Inoltre, molte Svizzere e molti Svizzeri non si sentono più al sicuro nel proprio paese. Quasi la metà di tutti i crimini in Svizzera è commessa da stranieri. Questa situazione è una conseguenza dell’incontrollata immigrazione di massa e delle pene troppo miti. Per questo l’UDC ha lanciato la sua iniziativa-espulsioni: lo straniero che uccide, stupra, rapina e abusa delle opere sociali deve lasciare il nostro paese. Le elezioni federali del 23 ottobre 2011 costituiscono il momento giusto per fare delle riflessioni sul futuro del nostro paese. Di fronte alle numerose sfide che ci attendono, è confortante constatare che le radici del nostro paese sono sane. Ricordiamoci i valori fondamentali e i punti di forza della Svizzera! Il popolo è l’istanza suprema nel nostro paese e decide la rotta da seguire. Noi cittadine e cittadini abbiamo la possibilità, attraverso le urne, di apportare dei cambiamenti. Tutto sommato, si tratta non tanto di una scelta di teste quanto di una votazione puntuale: siete pro o contro la Svizzera? Se, come noi, volete continuare a impegnarvi a favore della Svizzera, vi raccomando l’UDC – il partito della Svizzera. Contro il sistematico danneggiamento della nostra patria c’è solo una risposta: gli Svizzeri votano UDC! Disprezzo della famiglia No all’adesione all’UE Personalità e partiti di primo piano auspicano l’adesione della Svizzera all’UE. Ma chi sopporterà finalmente gli smisurati debiti dell’Europa? I nostri figli e i nostri nipoti! Con un’adesione all’UE, la Svizzera pagherebbe il doppio o il triplo di quanto versa oggi. E tuttavia, la nostra classe politica e le nostre «élite» vogliono entrare nell’UE dalla porta di servizio. La richiesta d’adesione all’UE della Svizzera giace sempre ancora a Bruxelles. Un’adesione all’UE significherebbe lo smantellamento della democrazia diretta, dell’indipendenza, della neutralità e del franco svizzero. E pure salari più bassi, più disoccupati, affitti più alti, ancor più imposte e tasse, come pure versamenti di miliardi a Bruxelles. 6 La famiglia e la responsabilità dei genitori per l’educazione dei propri figli vengono sempre più messi in discussione. Lo Stato interferisce sempre di più nel settore di responsabilità dei genitori. Già a quattro anni i bambini devono frequentare la scuola d’obbligo. E se diamo ascolto ai burocrati della formazione, questi spingono per un ancora più precoce inserimento negli istituti statali. Invece di permettere alle e agli insegnanti di svolgere il loro compito di istruzione dei bambini, li si sommergono di formalità burocratiche e di riforme che cambiano di continuo. Il Parlamento federale ha addirittura deciso che le deduzioni fiscali per l’accudimento dei figli debbano toccare soltanto alle famiglie che affidano i propri figli a terzi. L’iniziativa per le famiglie dell’UDC chiede che anche i genitori che accudiscono personalmente i propri bambini possano dedurre almeno lo stesso importo dalle imposte. Consigliere nazionaleToni Brunner, Presidente UDC Svizzera 7 8 9 Il «caso particolare Svizzera» Autonomi e consapevoli La nostra Svizzera è uno Stato liberale con ampi diritti popolari e libertà, neutrale in politica estera, strutturato federalmente. L’UDC s’impegna per una Svizzera indipendente, aperta al mondo, che intrattenga delle buone relazioni politiche, economiche e culturali con tutti i paesi del mondo ma che, nel contempo, vegli sulla sua sovranità e decida autonomamente i suoi affari. Il nostro collante nazionale è un patriottismo che non poggia su una cultura o su una lingua unitaria, bensì sulla storia vissuta in comune e sul riconoscersi nel politico «Sonderfall Schweiz» (il caso particolare Svizzera) che, con il suo ordinamento liberale, ha permesso la pacifica convivenza in questo Stato di più culture. Ci lega il riconoscerci in questo «Sonderfall» politico con i suoi pilastri portanti: indipendenza, federalismo, democrazia diretta, neutralità permanente e armata e sussidiarietà. Riconoscersi nel «caso particolare Svizzera» bilità, sicurezza e benessere per quasi due secoli. Se smettiamo di riconoscere il nostro «caso particolare» e rinunciamo a uno o più dei nostri pilastri portanti, mettiamo in pericolo la qualità della Svizzera nel suo insieme. Il nostro odierno Stato federale è sorto più di 160 anni fa quale repubblica federale e democratica nel mezzo delle monarchie europee. Più tardi, questo «Sonderfall« fu sviluppato con l’estensione dei diritti di partecipazione diretta del popolo, fino ad arrivare all’attuale concetto modernissimo e unico al mondo che fa della Svizzera un piccolo Stato in regime di democrazia diretta. Nonostante dei presupposti estremamente sfavorevoli, ciò ci ha procurato pace, sta- La consapevolezza dei nostri punti di forza Valori quali affidabilità, modestia, puntualità, parsimonia e diligenza caratterizzano tradizionalmente la natura stessa delle Svizzere e degli Svizzeri. Il rispetto di questi valori ha marcato e marca tuttora anche i prodotti e i servizi elvetici, che sono stimati in tutto il mondo con il termine di «Qualità svizzera». L’allineamento e l’imitazione non sono mai stati un punto forte della Svizzera. I problemi bisogna risolverli dove li si conoscono e si ha una visione completa degli stessi. Per risolvere autonomamente i nostri problemi abbiamo bisogno di una nostra propria legislazione, in Confederati eccezionali «Voi Confederati siete gente stupenda. Anche quando siete in disaccordo, rimanete uniti e non dimenticate la vecchia amicizia.» Johann Jakob Sturm, Sindaco di Strasburgo, in occasione della zuppa di latte di Kappel del 1529 11 le dei cantoni e dei comuni. Anche per quanto concerne la sovranità fiscale la Svizzera costituisce un caso particolare. Poiché a livello di Confederazione, cantoni e comuni, per rapporto all’estero, ci siamo occupati meglio del denaro pubblico, arrivano ora delle forti pressioni da fuori. Dei gremi internazionali allestiscono arbitrariamente delle liste «nere» e «grigie». Dietro a ciò stanno proprio quei politici che, con la loro cattiva amministrazione, hanno svuotato le loro casse. Questi tentativi d’intromissione nei nostri affari interni sono da contrastare con tutte le forze. uno Stato sovrano e in grado di agire. Se pensiamo che gli altri risolverebbero i nostri problemi, ci sbagliamo di grosso. Modelli non ne esistono, perché ben pochi Stati hanno risolto le difficoltà che anche noi ci troviamo ad affrontare: debito pubblico, crescita insufficiente, disoccupazione, Stato sociale straripante, formazione allo sbando, criminalità e immigrazione di massa. La democrazia diretta quale caso particolare a livello mondiale Dalla fondazione della Confederazione, ci sono state in Svizzera più elezioni e votazioni che in tutti gli altri paesi del mondo messi assieme. Per esempio, gli Svizzeri possono votare in un unico anno più degli Inglesi in tutta la loro vita. Ricetta per il successo: lo Stato nazionale Al nostro paese è sempre andato tutto bene quando si è preso cura del «Sonderfall«, invece di imitare gli altri o di «armonizzarsi« con delle organizzazioni internazionali. La ricetta svizzera del successo consiste nel principio della controtendenza: la Svizzera era una repubblica in mezzo alle monarchie, ha tenuto alto il lume della democrazia e della libertà circondata dalle dittature, e va per la sua strada in mezzo a una «integrata» Unione europea. Con questo suo cammino particolare, in poco tempo la Svizzera si è elevata da «Rifugio dei poveri d’Europa» a uno dei paesi più benestanti del mondo. La capacità di risolvere i problemi politici è e rimane legata alle nazioni capaci di agire. Solo queste dispongono dei necessarie risorse materiali, personali, finanziarie e anche militari. Per questo motivo negli ultimi anni sono nati nel mondo più nuovi Stati che non durante qualche decennio prima. E, fra l’altro, molti di loro sono piccoli Stati. Il federalismo ha un futuro La nostra Confederazione, quale associazione di minoranze, è inconcepibile senza degli ampi diritti federalistici dei cantoni e dei comuni. In Svizzera – nazione nata per volontà dei suoi abitanti – il federalismo è l’unico modo per vivere in comunità. Solo il federalismo garantisce alle cittadine e ai cittadini la migliore partecipazione democratica possibile in uno spazio limitato. Delle decisioni centralistiche senza consultarsi con la popolazione portano invece alla rassegnazione, all’insoddisfazione verso la politica e, non ultimo, anche al malgoverno. Più le decisioni sono vicine ai desideri del popolo e tanto più sarà sensata ed efficiente la gestione del denaro pubblico. E più l’entità politica è piccola, tanto più la sua gestione è economica. Per questo motivo sempre più gente auspica in diversi paesi più federalismo e partecipazione, e ne ha abbastanza di politica lontana dal cittadino e di un deficit di democrazia. Il «caso particolare Svizzera» Posizioni Il «caso particolare Svizzera» L’ U D C si riconosce nel «Sonderfall« (caso particolare) svizzero con i suoi pilastri portanti: indipendenza, federalismo, democrazia diretta, neutralità permanente e armata e sussidiarietà; vuole uno Stato liberale con ampi diritti popolari e di libertà per le cittadine e i cittadini; si batte per il mantenimento e il rafforzamento dei diritti popolari e si oppone a tutte le limitazioni antidemocratiche (per esempio nel settore del diritto d’iniziativa); si oppone al tentativo di politici interessati e dell’amministrazione federale, di abbandonare il «Sonderfall« con il pretesto dell’integrazione e dell’armonizzazione; esige una solida «Qualità svizzera» in politica, economia e società, invece della ricerca di prestigio, dell’autocompiacimento e di pompose sceneggiate; pretende dalle nostre autorità fermezza di fronte alle crescenti pressioni da parte degli altri Stati e delle organizzazioni internazionali contro la nostra sovranità; si impegna a favore della nostra moneta autonoma, il franco, dell’aumento delle nostre riserve d’oro e dell’immagazzinamento di quest’ultime in Svizzera; Ottenere la sovranità monetaria, aurea e fiscale Senza la sua propria moneta e senza la sua banca emittente (Banca nazionale), la Svizzera avrebbe avuto molte più difficoltà a superare la crisi finanziaria cominciata da 2008. Molti clienti stranieri, per timore circa i loro risparmi, hanno portato il loro patrimonio in Svizzera e acquistato franchi svizzeri. Ciò deve insegnarci a mantenere la nostra propria moneta e a non abbandonare il nostro forte franco a favore del debole euro. E dobbiamo aver cura della riserva d’oro della Banca nazionale; piuttosto che svendere l’oro, sarebbe più indicato aumentarne le nostre riserve. Al nostro benessere ha contribuito anche la concorrenza fisca- vuole una Confederazione capace di agire, quale tuttora sempre il miglior mezzo per la soluzione dei problemi politici. 12 13 Il cittadino quale sovrano Difendere la libertà minacciata Le cittadine e i cittadini adulti, vaccinati e perfettamente all’altezza di partecipare alle decisioni politiche sono oggi più che mai messi alla prova. La globalizzazione e le connessioni internazionali fanno sì che sempre di più le decisioni siano loro sottratte a favore di gremi politici, tribunali, organizzazioni internazionali e funzionari. Le striscianti internazionalizzazione, burocratizzazione, centralizzazione e armonizzazione minacciano la nostra democrazia diretta. La graduale messa sotto tutela viene dissimulata sotto l’attrattivo slogan «aumento dell’efficienza«. Cantoni e comuni non decidono praticamente più in modo autonomo, bensì applicano prevalentemente il diritto federale. Quanto ai cittadini, essi devono sottomettersi da bravi a quanto prescritto loro dall’alto. Sempre più spesso devono giustificarsi di fronte all’autorità e permettere a quest’ultima di controllare e sorvegliare il loro agire. 14 Le autorità quali docili esecutrici Strisciante adeguamento al diritto straniero L’UDC chiede a tutti i politici e a tutti i giudici una convinta difesa del nostro sistema giuridico svizzero. Al contrario, la Confederazione riprende sempre di più il diritto internazionale, i cantoni eseguono quanto imposto dalla Confederazione e i comuni fanno lo stesso con quanto prescritto loro dai cantoni. I membri delle autorità a tutti i livelli hanno sempre meno da decidere e sono degradati al ruolo di semplici esecutori. In questo senso è particolarmente preoccupante il continuo aumento di deputati senza partito negli esecutivi comunali. Queste persone spesso non hanno praticamente alcuna base ideologica, non devono rendere conto a nessuno e attribuiscono all’autonomia comunale meno valore di quanto non faccia, per esempio, un rappresentante dell’UDC. C’è il grande rischio che diventino dei meri amministratori e burocrati, felici di applicare le prescrizioni venute dall’alto, a tutto scapito dei cittadini. Il nostro sistema giuridico – mediante l’implementazione – viene sempre più adeguato al diritto UE e al diritto internazionale. In effetti, non sono i popoli a elaborare né il diritto UE né il diritto internazionale, ciò viene fatto da funzionari, esperti, professori e politici. Noi riprendiamo un sacco di regolamentazioni dell’UE senza averne la necessità. Anche la Convenzione europea sui diritti dell’uomo va ben oltre il diritto internazionale cogente riconosciuto da tutti i paesi, Cittadini nel vero senso della parola «Il piccolo Stato esiste affinché ci sia un posto al mondo nel quale esista la maggiore quota possibile di cittadini nel vero senso della parola.» Jacob Burckhardt: Weltgeschichtliche Betrachtungen (Riflessioni sulla storia mondiale), Berlino 1905 15 del popolo, l’UDC intende completare in modo decisivo la democrazia a livello federale. Essa propone il sistema maggioritario, che è anche quello praticato più frequentemente nell’elezione degli esecutivi cantonali e comunali, con tuttavia una clausola che garantisca almeno due seggi alla Svizzera latina. Contrariamente al Parlamento, il popolo eleggerà il suo governo senza lasciarsi influenzare da interessati e meschini intrighi partitici e da pastette dietro le quinte. E dei consiglieri federali eletti dal popolo difenderebbero meglio l’interesse di quest’ultimo, senza andare a scusarsi all’estero per delle decisioni popolari. Per contro, il popolo sarebbe responsabile del governo che ha eletto e non potrebbe più semplicemente dire: «Tanto fanno quello che vogliono lo stesso». Per tutte queste ragioni, l’elezione del Consiglio federale da parte del popolo migliorerebbe sensibilmente la situazione politica in Svizzera. minacciando così i diritti di libertà garantiti dal nostro Stato. A seguito della Convenzione antirazzismo dell’ONU, è stato introdotto un articolo penale contro il razzismo che limita la libertà d’espressione delle proprie opinioni. Un patto dell’ONU costringe la Svizzera ad accordare a tutti l’accesso alle sue università. La Carta sociale europea sottoscritta dalla Svizzera, se ratificata dal Parlamento, ci obbligherà a una costante ulteriore estensione dello Stato sociale. Democrazia: forma statale delle alternative Invece di lasciare alle cittadine e ai cittadini la libertà di formarsi autonomamente un’opinione, le nostre autorità si ergono sempre di più a nostri tutori morali. Ma il nostro Stato non è un’istituzione della morale, bensì una comunità d’interessi il cui unico obiettivo è quello di creare e tutelare il diritto. Le sempre più numerose prese di posizione moralizzatrici del Consiglio federale sono discutibili e inaccettabili. Perché la democrazia è la forma statale delle alternative. Devono sempre essere possibili un SÌ o un NO, senza che i sostenitori di una o dell’altra opinione possano essere rimproverati o addirittura qualificati di moralmente inferiori dall’autorità. Altrettanto antidemocratico è che delle proposte in votazione siano unite in un unico pacchetto dal Consiglio federale o dal Parlamento, al fine di consapevolmente aggirare la volontà del popolo. E pure da combattere sono le sentenze del Tribunale federale volte a limitare o addirittura a rifiutare la volontà popolare espressa in votazione. Sopprimere la museruola alle opinioni Contrariamente alle promesse fatte prima della votazione, la norma penale antirazzista approvata di misura dal popolo nel 1994, è stata costantemente estesa dalla giurisprudenza dei tribunali. Adesso sono perseguibili penalmente anche le espressioni in spazi non pubblici o i versi umoristici declamati durante il carnevale. La ricerca scientifica è ostacolata quando degli oratori stranieri ospiti sono perseguiti dalla giustizia per aver presentato la loro visione della storia. Questo atteggiamento suscita delle ostilità a livello internazionale e causa al nostro paese parecchie accuse di essere tutt’altro che un modello in materia di tutela della libertà d’opinione. Il presidente della Commissione contro il razzismo abusa della sua funzione per dare la caccia all’odiata UDC e per propagandare l’adesione all’UE. Questa legge-museruola è indegna di un popolo libero e deve essere abolita. La democrazia diretta secondo un testo scolastico tedesco Domanda: «Perché non abbiamo una democrazia diretta?« Risposte: «Mancanza di competenza – Disinteresse politico di molti cittadini – Visione d’assieme delle procedure politiche – Pericolo di emozionalizzazione – Problemi organizzativi.» Il cittadino quale sovrano Posizioni Il cittadino quale sovrano L’ U D C s’oppone alla strisciante messa sotto tutela delle cittadine e dei cittadini mediante la globalizzazione, l’internazionalizzazione e la centralizzazione; esige dalle autorità elette che difendano il nostro sistema giuridico, invece di adeguarlo costantemente al diritto straniero; esige la rinuncia alla ripresa automatica del diritto UE, quando questo non sia nell’interesse della Svizzera; combatte le tendenze alla centralizzazione e l’ampliamento dei compiti della Confederazione; sostiene le autorità e le assemblee comunali che vogliono ancora deci- dere invece di eseguire semplicemente gli ordini provenienti dall’alto; vuole che governo e amministrazione non s’intromettano nelle campa- gne di voto, né che propongano al popolo dei pacchetti antidemocratici che legano fra di loro proposte diverse; respinge le fusioni imposte dall’alto di comuni, distretti, circoli, dipartimenti o cantoni; difende i diritti democratici delle cittadine e dei cittadini, e combatte la tendenza dei tribunali a porsi al di sopra della democrazia; Ai cittadini decidere, non ai tribunali Le decisioni politiche devono essere prese il più possibile in modo decentralizzato e vicino ai cittadini. Il comune è l’entità politica più piccola ed è quella più vicina ai cittadini. È quindi il più possibile a livello comunale che si deve decidere su problemi puntuali come proposte di offerte complementari di formazione, asili-nido, tasse sull’acqua potabile o eventuali aggregazioni comunali. I tribunali non possono permettersi di ignorare i principi costituzionali, limitando i diritti dei cittadini. L’UDC non tollera che i diritti democratici siano sempre più limitati e che la giustizia – uno dei tre poteri paritari dello Stato – si ponga sempre più spesso al di sopra della democrazia. Seguendo questo principio, i comuni devono poter decidere autonomamente e definitivamente la propria procedura di naturalizzazione. Horst Pötzsch: Grundrechte (Diritti fondamentali). Edito dalla Centrale federale per la formazione politica, quaderno 239, Bonn 1993 Elezione da parte del popolo per il bene del popolo In tutti i cantoni della Confederazione, il governo è eletto direttamente dal popolo. È un’espressione del principio costituzionale della sovranità popolare. Solo a livello federale la principale competenza elettorale di un popolo sovrano – ossia la scelta del governo nazionale – è nelle mani del Parlamento. Chiedendo l’elezione del Consiglio federale da parte 16 s’impegna a favore dell’elezione del Consiglio federale da parte del popolo; chiede un rafforzamento della libertà d’espressione tramite l’abolizione della norma penale contro il razzismo e la soppressione della Commissione federale contro il razzismo. 17 Proprietà Difesa dalle rapine della sinistra La proprietà significa poter disporre liberamente dei beni ideali e materiali legalmente acquisiti. Senza la proprietà garantita costituzionalmente non c’è né diritto all’autodeterminazione individuale, né è possibile una società libera, prospera e felice. La garanzia della proprietà è il presupposto di qualsiasi ordine economico performante. Questa proprietà deve essere in ogni momento alienabile o trasmissibile per successione. Senza tutela della proprietà regnano l’irresponsabilità, l’arbitrio e la povertà generalizzata. La storia lo insegna da sempre: non appena uno Stato non garantisce più ai suoi abitanti la proprietà, o addirittura gliela toglie, anche la vita e l’incolumità delle persone è a rischio. Per questo la garanzia della proprietà privata è uno dei compiti più importanti di uno Stato liberal-democratico. Alla tutela della proprietà appartiene anche il rispetto della sfera privata. Negli ultimi tempi, quest’ultima è messa in discussione, talvolta anche in modo preoccupante (segreto bancario, segreto postale, segreto di voto, ecc.). Questa tendenza è da combattere con determinazione. Contrastare la rapina della sinistra Un vantaggio per i proprietari e per coloro che ancora non lo sono «Da parte mia preferirei sicuramente vivere senza proprietà in un paese nel quale molti altri posseggono qualcosa, piuttosto che dover vivere dove tutte le proprietà appartengono alla «collettività« e sono destinate all’utilizzo deciso dal potere dello Stato.» Chi lavora e ha messo da parte un po’ di denaro, intendendo approfittare più tardi dei suoi risparmi, ha tutte le ragioni di combattere la politica della sinistra. Perché ogni proposta della sinistra mira a togliere più denaro e proprietà alle persone. Nessuno pensa in modo più materialistico e interessato della sinistra, che vuole risolvere ogni problema con il denaro degli altri. Fa lo stesso che si tratti di integrazione degli stranieri, pre-pensionamento, sesta settimana di ferie, salario minimo, asili-nido, assegni familiari, scuole diurne, congedo maternità/paternità: per la sinistra è sempre un affare di soldi. I suoi rappresentanti si sono confortevolmente installati nel loro apparato di ridistribuzione e vivono molto bene a spese degli altri. La loro fantasia volta a trovare sem- Friedrich August von Hayek, Premio Nobel: Die Anmassung von Wissen (La presunzione del sapere), Tübingen 1996 18 19 Proprietà Il PS e la proprietà «La proprietà non può essere solo un diritto, bensì deve anche essere un dovere. Il suo utilizzo deve servire al benessere generale. La socialdemocrazia s’impegna per un ordinamento della proprietà abbinato a degli obblighi sociali dipendenti da compiti ecologici o economici implicanti la proprietà e sottoposti a dei diritti d’utilizzo e a disposizioni personali, private, pubbliche, rilevanti dal diritto delle imprese e delle cooperative.» (Tradotto dal tedesco) pre nuove risorse sotto forma di imposte, tasse e prelievi salariali è senza limiti. Praticamente tutte le attività della sinistra vanno a carico della proprietà delle nostre cittadine e dei nostri cittadini. Meno burocrazia nel nostro diritto edilizio e di progettazione Uno dei più importanti diritti di proprietà è quello fondiario. Una pianificazione ragionevole del territorio deve garantire la separazione delle zone abitative da quelle non abitative. Il principio è quello di sfruttare economicamente le zone edificabili da una parte, e di tutelare dall’altra delle zone culturali, boschive e ricreative, affinché sia garantito il loro ruolo di conservazione e protezione dell’ambiente. L’UDC s’impegna a favore di una sistemazione del territorio e di un diritto fondiario che imponga delle condizioni-quadro affidabili a lungo termine e rispettoso della proprietà privata. L’UDC combatte per contro le pianificazioni e gli interventi burocratici che prescrivono ogni utilizzo fin nel minimo dettaglio, senza lasciare alcuno spazio alle necessità individuali e alla libera concorrenza. Le aree edificabili esistenti e l’attuale volume edificato devono essere sfruttati in modo razionale. L’UDC chiede un’accelerazione e una semplificazione delle procedure d’autorizzazione e di ricorso. Solo così si possono evitare dei costi inutili ed eliminare certi svantaggi particolari di certe regioni. Programma del PS, secondo progetto della Direzione del partito, 10.9.2010 Posizioni Proprietà L’ U D C difende la proprietà garantita costituzionalmente dagli attacchi dei socialisti presenti in tutti i partiti e organizzazioni; sostiene una pianificazione del territorio e un diritto fondiario liberali e rispettosi della proprietà privata; esige delle procedure di autorizzazione e di ricorso più veloci e semplici nei settori del diritto edilizio e della pianificazione; chiede maggiori incentivi fiscali per l’acquisto della casa Nessun esproprio tramite la progressione fiscale Un’imposizione proporzionale per finanziare i compiti indispensabili dello Stato è del tutto equa e compatibile con il diritto di proprietà. È invece problematica l’imposta progressiva esistente da noi, la quale di principio viola la garanzia della proprietà. Accettato il principio secondo cui un reddito più elevato deve essere sottoposto a un tasso fiscale più elevato, non esiste logicamente più alcun limite a che il fisco si accaparri tutti i redditi oltrepassanti un certo importo. Questo sistema fiscale ostile alla proprietà privata è imposto da una maggioranza che approfitta per la maggior parte del gettito fiscale, senza però personalmente sopportare un carico fiscale proporzionale. L’UDC sa che delle irragionevoli rapine ai danni dei patrimoni e dei redditi elevati indeboliscono la proprietà e nocciono infine anche agli strati meno abbienti della popolazione. Più libertà per la proprietà immobiliare L’acquisto della casa è un importante diritto di proprietà. Questo settore è vieppiù minacciato dal moltiplicarsi di obblighi e restrizioni statali. Solo se tutto va bene al locatore, altrettanto va bene al locatario. Laddove è vantaggioso investire, costruire e rinnovare, si trova anche la disponibilità di sufficienti spazi abitativi a prezzo ragionevole. Il gioco della domanda e dell’offerta nel settore edilizio è oggi oltremodo ostacolato da una eccessiva regolamentazione. L’UDC chiede perciò un alleggerimento delle norme di sfruttamento degli alloggi e del controllo dei canoni d’affitto. L’UDC chiede che la proprietà della casa e dell’appartamento sia sostenuta con incentivi fiscali. L’attuale imposizione del valore locativo frena l’accesso all’acquisto della casa. L’UDC è molto scettica nei riguardi della costruzione di alloggi da parte dello Stato: laddove il potere pubblico interviene quale grande proprietario di alloggi, si assiste al sorgere di un’economia pianificata infarcita di pastette nell’attribuzione degli alloggi e di privilegi ingiusti a livello degli affitti. La cosiddetta «costruzione sociale di alloggi» è in realtà assolutamente antisociale, perché privilegia una piccola quantità di persone a scapito della grande maggioranza. Tutelare anche la proprietà intellettuale Oltre alla proprietà materiale, lo Stato deve tutelare anche quella intellettuale. Un’efficace legislazione sui brevetti è basilare per la nostra piazza economica, per la scienza, la ricerca, come pure per lo sviluppo e per la produzione di beni ad alto valore aggiunto. In ben pochi altri paesi la ricerca scientifica privata è altrettanto attiva accanto al lavoro scientifico delle scuole universitarie. Ciò succederà solo fintanto che gli sforzi dei produttori creeranno un prodotto appartenente solo a loro. Anche qui deve valere il principio della proprietà privata. Lo stesso vale per i diritti degli artisti del suono e dell’immagine. Il socialismo combatte la proprietà intellettuale e i relativi brevetti; esso preferisce distribuire tutto a tutti. Le conseguenze sono fallimenti, crolli e totale ristagno economico. 20 o dell’appartamento; s’impegna per l’abolizione dell’imposizione del valore locativo ostile alla proprietà della propria casa, mantenendo, a sostegno dell’investimento immobiliare, le deduzioni fiscali sugli interessi passivi del debito ipotecario; giudica con molto scetticismo la costruzione di alloggi da parte dello Stato e respinge l’antisociale «costruzione sociale di alloggi»; rifiuta dei tassi progressivi irragionevoli nell’imposizione fiscale; difende la proprietà intellettuale quale base indispensabile della ricerca e della produzione in Svizzera; s’impegna a tutela della sfera privata. 21 Finanze, imposte e tasse Di più al privato, meno allo Stato La nostra politica finanziaria e fiscale determina tutti gli altri compiti dello Stato. Lo Stato necessita certamente del denaro per l’adempimento dei compiti affidatigli. Ma le cittadine e i cittadini hanno il diritto di esigere che le loro imposte, tasse e prelievi siano spesi in modo efficiente e responsabile. La situazione finanziaria della Svizzera è purtroppo sempre insoddisfacente. Nonostante tutti i programmi di risparmio e d’alleggerimento budgetario, il bilancio pubblico continua a gonfiarsi. Dal 1990 si registra a livello svizzero una massiccia crescita delle spese sociali e dei pagamenti di trasferta a scapito degli altri compiti dello Stato. Nella Confederazione manca sia una lista delle priorità, basilare per una politica finanziaria efficace, sia la fissazione di un obiettivo strategico e, soprattutto, un’autentica pianificazione delle rinunce. 22 Di risparmi, neanche l’ombra La Svizzera perde terreno Fra il 2000 e il 2010, le spese della Confederazione sono aumentate di circa il 28%. Nel contempo, anche le entrate sono aumentate del 14%. In effetti, lo Stato è cresciuto sensibilmente più dell’economia.1 Durante gli anni dal 2010 al 2014, le spese aumenteranno di nuovo del 12%, come pure le entrate il cui aumento ammonterà al 16%.2 L’effettivo del personale pubblico cresce costantemente e con esso il carico sui contribuenti. La Confederazione vive al di sopra dei propri mezzi, la crescita dello Stato supera abbondantemente quella dell’economia e del rincaro. Nella concorrenza con altri Stati la Svizzera perde costantemente terreno. I contributi statali, le imposte e il debito pubblico sono massicciamente aumentati dal 1980. Lo smantellamento dello Stato a causa di risparmi eccessivi, critica avanzata regolarmente dagli statalisti e dalla sinistra, è un puro prodotto della fantasia. Trent’anni fa la Svizzera apparteneva ancora ai paesi più rigorosi del mondo in politica economica. Dal punto di vista economico, il nostro paese è sempre ancora posizionato piuttosto bene, se lo si paragona ad esempio con gli Stati dell’UE Germania e Francia. Ma in confronto a paesi come Singapore o gli USA, la Svizzera ha costantemente perso terreno dal 1980 per quanto attiene al reddito pro capite. Perché abbiamo mancato qualche liberalizzazione e privatizzazione mentre, al contrario, abbiamo costantemente potenziato il sistema sociale e di ridistribuzione. In altre parole, il peso dello Stato è cresciuto in continuazione. Che Singapore e gli USA ci abbiano superati dipende dal fatto che questi Stati sono organizzati in maniera piccola e decentralizzata. Perciò dobbiamo aver cura della nostra democrazia diretta anche per motivi di politica finanziaria. Essa è più vicina alle necessità dei cittadini, porta a una riduzione della spesa pubblica, a prestazioni pubbliche migliori e meno costose, e a un maggiore reddito pro capite. 23 1 DFF: Conti dello Stato 2000 - 2009 2 DFF: Preventivo 2010 e Piano finanziario 2012 - 2014 Finanze, imposte e tasse Allarmante indebitamento pubblico Finanze, imposte e tasse dini approvarono nel 2001 con la stragrande maggioranza dell’84%. Viviamo con dei soldi presi a credito, perché ci concediamo al presente delle spese che non ci possiamo permettere, addebitandole alle generazioni future. E la sinistra ha pure la faccia tosta di chiamare «sociali«, «solidali« e «durature« queste spese effettuate con la carta di credito dei nostri figli! Le costanti pressioni dell’UDC contro l’indebitamento pubblico ha portato i primi frutti. Ciò nonostante, il debito pubblico al solo livello federale nel 2010 ammonta sempre ancora a 112 miliardi di franchi, ossia a 58’000 franchi per famiglia di quattro persone. I politici di Berna sono dunque riusciti a quasi triplicare la montagna di debiti dal 1990 al 2010. Fino al 2014 il debito dovrebbe aumentare a 118 miliardi. Il debito pubblico globale di Confederazione, cantoni e comuni ammonta a circa 212 miliardi di franchi, ossia 108’000 franchi per famiglia di quattro persone.3 E tutto ciò è successo nonostante il freno all’indebitamento che i citta- Diminuzione delle imposte – grazie all’UDC La prosperità e i posti di lavoro possono essere salvaguardati soltanto se i cittadini e le imprese possono di nuovo disporre più liberamente dei propri soldi. Oggi dobbiamo lavorare mezzo anno per pagare i prelievi obbligatori (imposte, premi, tasse e prelievi). Solo con un alleggerimento mediante una riduzione di imposte e tasse ci saranno nuovi investimenti privati, più consumi e, di conseguenza, più crescita economica, più posti di lavoro e di tirocinio. L’UDC Struttura delle entrate dello Stato 2011 3% 4% Crescita della quota fiscale 1990–2008 2% 6% 8% 35% 9% 5% 10% 33% 6 5,5 3,0 2 0,2 S IR NL CA USA 1,3 2 4 4,3 3,8 J 0,9 0,8 E 1,2 F 1,7 1,7 DK OCSE 2,2 2,2 D B A I SF GB 0,6 3,6 5,9 Fonte: OCSE Revenue Statistics (Dicembre 2010) 3 24 13% 28% 3,3 CH 10% 12% 4 6 Struttura delle spese dello Stato 2011 6% (in percento) 0 combatte qualsiasi nuova imposta, tassa o prelievo, e chiede ulteriori sgravi fiscali. In molti cantoni è riuscita ad abbassare l’aliquota fiscale. L’interpretazione di imposte, tasse e prelievi deve sempre essere fatta a vantaggio della popolazione e delle imprese contribuenti. DFF: Conti dello Stato 2009 e Preventivo 2010, Piano finanziario 2012 – 2014; UFS: Statistica della popolazione Totale: 61,9 Mia. franchi 16% Totale: 62,5 Mia. franchi IVA 35% Socialità 33% Imposta federale diretta 28% Finanze e imposte 16% Imposta sul consumo 12% Traffico 13% Altre entrate 9% Altre spese 10% Imposta preventiva 6% Formazione e ricerca 10% Tassa di bollo 4% Difesa nazionale 8% Tasse sul traffico 3% Agricoltura 6% Regalie /Concessioni 2% Relazioni con l’estero 5% Fonte: economiesuisse, dossierpolitik Nr. 22, 2010 Fonte: economiesuisse, dossierpolitik Nr. 22, 2010 25 Finanze, imposte e tasse Posizioni Finanze, imposte e tasse L’ U D C si batte per dei budget equilibrati a tutti i livelli della comunità pubblica, affinché lo Stato non spenda più di quanto incassa; s’impegna per la pubblicazione del numero di dipendenti nel settore pubblico a tutti i livelli; chiede la riduzione dell’effettivo del personale federale al livello del 2000 (2009 = 33’056, 2000 = 28’221) e una massiccia riduzione delle spese per il personale; appoggia gli sgravi fiscali quali sostegno dei consumi e respinge gli inefficaci programmi congiunturali; vuole una semplificazione del sistema fiscale con più deduzioni forfettarie e tassi fiscali più bassi, piuttosto che una moltitudine di deduzioni a vantaggio di interessi individuali; esige la riduzione del tasso d’IVA dell’1% e dell’imposizione sugli L’UDC e i programmi congiunturali «Non serve a nulla che il Consiglio federale e i partiti di centrosinistra approvino tre programmi congiunturali di poco più di 2 miliardi di franchi, quando parallelamente si tolgono alla popolazione 8 miliardi di franchi di potere d’acquisto con l’aumento del tasso di IVA.» Mantenere la concorrenza fiscale L’UDC è il partito del federalismo e quindi della sovranità fiscale di cantoni e comuni. Solo così si può mantenere la concorrenza fiscale e si obbligano i governi diventati troppo pigri ad attuare la loro politica a favore delle cittadine e dei cittadini, invece che in funzione dei propri interessi. La pressione ricattatoria dell’Unione europea sul sistema fiscale svizzero è da contrastare con determinazione. In questo settore non esistono né trattative né proposte alternative. Altrettanto da respingere è la crescente intromissione del Tribunale federale nelle decisioni fiscali prese nei cantoni dal sovrano. Il principio dell’imposizione secondo la capacità economica esige imposte differenti per redditi differenti. Questo principio viene rispettato anche con un tasso fiscale decrescente. Presidente UDC Toni Brunner in Consiglio nazionale, 17.9.2009 utili delle imprese dall’8,5 al 5%; si oppone a una riforma dell’IVA qualora se ne abusi per aumentare le entrate dello Stato; rifiuta l’introduzione di un tasso d’IVA unico, perché renderebbe più vantaggiosi i generi di lusso, aumentando invece il costo degli alimenti di base; chiede la riduzione dell’imposizione delle donazioni benevole per le ditte individuali e di persone; è a favore di una sottomissione anche degli istituti sociali al freno all’indebitamento. 26 27 Imprese, arti e mestieri È il regolamento – dice il burocrate I tre quarti degli impieghi svizzeri sono generati da piccole e medie imprese (PMI), ossia impieganti meno di 250 collaboratori.4 Le PMI sono l’ossatura della nostra economia; quasi il 70% dei nostri apprendisti viene formato nelle PMI.5 Ma anche i grandi gruppi internazionali, che realizzano soltanto una minima parte del loro valore aggiunto in Svizzera, sono altrettanto importanti per il paese, perché sono importanti clienti di molti fornitori e prestatori d’opera locali. Essi dipendono da delle buone condizioni-quadro, perché per loro la Svizzera è in concorrenza con altre economie nazionali. La Svizzera è politicamente sì un piccolo Stato ma, grazie ad aziende innovative, non è di poca importanza per l’economia mondiale. Nessun altro partito difende altrettanto sistematicamente e in modo tanto competente l’economia e le imprese come l’UDC. Perché la grande maggioranza dei suoi deputati in Consiglio nazionale e nei parlamenti cantonali è costituita da imprenditori e professionisti indipendenti. Sfoltire la giungla di prescrizioni Ciò significa per l’economia dei costi improduttivi pari a 7 miliardi di franchi l’anno. Le regolamentazioni statali per le assicurazioni sociali, diritto del lavoro, sicurezza sul lavoro e igiene alimentare causano da sole dei costi per 4 miliardi di franchi.8 L’UDC si batte per più libertà d’azione e meno regolamentazioni, per imposte più basse, contro la doppia imposizione degli utili delle imprese, per l’esenzione delle imprese dall’imposta federale diretta, per tassi d’interesse più bassi e per un’energia meno costosa. Essa chiede da anni la soppressione del diritto di ricorso delle associazioni, una pra- Le imprese, le arti e mestieri sono sommerse da una giungla di prescrizioni statali e, di conseguenza, la loro capacità produttiva e la loro competitività sono pregiudicate. I costi di questa regolamentazione sono stimati per le PMI a 50 miliardi di franchi.6 La debolezza della Svizzera più menzionata nei sondaggi è la straripante burocrazia statale. Il crescente flusso di leggi, ordinanze o complicate procedure di conteggio nel settore fiscale mettono in pericolo l’impiego. Le costrizioni nei settori dell’edilizia, pianificazione del territorio, ambiente, energia, gestione aziendale, prestazioni sociali, approvvigionamento ed eliminazione diventano sempre più severe e caricano soprattutto il ceto medio. Ognuna delle 300’000 PMI svizzere deve dedicare attualmente 650 ore lavorative non pagate alla burocrazia; nel 1986 erano ancora solo 360 ore.7 28 4 29 UFS: Censimento delle imprese 2008 5 UFS: Il panorama delle PMI in mutazione, Censimento delle imprese 2005 e 2008 6 Messaggio del Consiglio federale: Semplificare la vita delle imprese (2006) 7 usam: Alleggerimento amministrativo delle PMI (2005) 8 KPMG: misurazione dei costi della regolamentazione per le PMI svizzere 2010 Imprese, arti e mestieri Imprese, arti e mestieri Aumento delle entrate fiscali di Confederazione, cantoni e comuni (Entrate in miliardi di franchi) 10 5 12,848985 25,016843 20,984777 15 18,520014 20 23,349249 25 27,093739 30 La Svizzera deve il suo benessere in misura considerevole alle sue fiorenti piazze finanziarie. Queste generano il 12% del valore aggiunto e dal 12 al 15% del gettito fiscale della Svizzera; il 5,8% dei dipendenti lavora in grandi banche, banche private e compagnie d’assicurazione.10 Ad esse si aggiungono parecchie imprese altamente specializzate in prestazioni di servizi quali gestori di patrimoni, avvocati, fiduciari, revisori, ditte di ricerca e collocamento di personale, eccetera. Questo punto di forza della nostra economia deve assolutamente essere difeso dai tentativi di pressione dell’UE, dell’OCSE e delle piazze finanziarie straniere concorrenti. Alla clientela interna ed estera della nostra piazza finanziaria devono continuare ad essere garantite libertà, discrezione e tutela della sfera privata. Per questo, l’UDC si oppone a qualsiasi tendenza ad indebolire il nostro tradizionale segreto bancario. Anche la tassa sul bollo, che tiene lontani dalla Svizzera molti affari interessanti, deve essere soppressa. Bisogna poi ridurre i rischi economici ai quali espongono la Svizzera i grandi istituti finanziari, il cui crollo metterebbe in pericolo l’intera economia nazionale («too big to fail«), mediante delle apposite regole strutturali. Presso le banche che, in caso di crisi, devono essere salvate dalla Confederazione, le parti variabili dei salari (bonus) devono essere versate su un conto bloccato. Il denaro verrà poi pagato solo dopo alcuni anni, quando l’istituto non dipenderà più dall’aiuto della Confederazione. Più libertà per le arti e mestieri «La libertà imprenditoriale e la responsabilità individuale devono tornare di nuovo al centro dell’azione politica, e lo Stato deve limitarsi ai suoi compiti essenziali. Solo uno Stato snello assicura una libertà imprenditoriale sufficiente.» Consigliere nazionale UDC Bruno Zuppiger, Presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, Schweizerische Gewerbezeitung, 21.5.2010 Sociale è chi crea posti di lavoro 2007 2005 2003 2000 1995 0 1990 Le piazze finanziarie quali motore dell’economia te a questa manna statale, ricavandone miliardi di franchi pubblici per lei e la sua clientela politica. L’attacco lanciato contro il diritto di proprietà delle imprese ricercatrici tramite le cosiddette importazioni parallele è inaccettabile. Altrettanto da respingere sono gli attacchi particolari alla nostra industria farmaceutica operante in tutto il mondo e alle imprese nel fiorente settore della biotecnologia e delle Life Sciences. Sarebbe disastroso mettere in pericolo il valore aggiunto e i posti di lavoro così creati per soddisfare dei nemici fanatici della tecnologia o dei presunti protettori degli animali. Fonte: DFF, Finanze pubbliche della Svizzera tica ostile allo sviluppo economico e che permette a qualche ostruzionista di professione di sabotare gli investimenti nel futuro e quindi di compromettere la crescita economica e la prosperità. L’UDC vuole revisionare il diritto societario per impedire delle remunerazioni abusive e tutelare la proprietà privata degli azionisti dal saccheggio dei manager. come la Posta, la SUVA o la SRG/SSR rincarano le prestazioni e impediscono una reale concorrenza. Esperti esterni vicini all’amministrazione federale, consulenti e opinionisti incassano onorari per quasi un miliardo di franchi l’anno.9 I mandati sono spesso attribuiti in virtù di relazioni personali, senza concorso pubblico. Questi presunti specialisti, in realtà, forniscono soltanto quello che l’amministrazione si aspetta da loro, perché sono stati scelti in funzione di intrallazzi personali e politici. Contro questi «truffatori dello Stato« la sinistra si guarda bene dall’intraprendere qualcosa. Perché lei e i suoi approfittatori attingono abbondantemen- Mercato invece di intrallazzi Benché il sistema economico socialista sia fallito catastroficamente dappertutto nel mondo, alla vita economica in Svizzera viene vieppiù imposto il pensiero tipico dell’economia pianificata. Prescrizioni e interventismo dello Stato rimpiazzano il mercato e la concorrenza. Monopoli inutili 9 30 A seguito di un vero e proprio programma di rieducazione della sinistra, la libertà, la responsabilità individuale e il successo imprenditoriale appaiono oggi quasi sospetti. Il dovere di un datore di lavoro e di un commerciante di realizzare dei profitti viene messo in discussione dal punto di vista morale. Eppure sono proprio gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti i veri «lavoratori sociali« nel nostro paese. Non sono quelli che distribuiscono il denaro degli altri o che fanno del proprio moralismo un lavoro ben pagato ad agire in modo sociale e morale. In modo veramente sociale agisce chi guadagna del denaro, realizza utili e li investe, creando così posti di lavoro. In modo veramente sociale agisce chi responsabilmente provvede a sé stesso e ai suoi. La politica della sinistra conduce a una minore crescita economica e a più disoccupazione. Essa indebolisce il commercio e la piazza economica, in particolare le diverse PMI, che offrono la maggior parte dei posti di lavoro e di tirocinio. Al contrario, la crescita degli impieghi statali registrata nel recente passato danneggia l’economia. Più funzionari portano a più burocrazia e a più attivismo, la cui fattura è sempre pagata dagli stessi: l’economia e i contribuenti. I punti di forza della piazza economica svizzera «I classici punti di forza della Svizzera valgono ancora sempre: i collaboratori sono ben formati e leali. Inoltre si distinguono per volontà ed entusiasmo. Anche il sistema di formazione duale è un vantaggio. Dobbiamo assolutamente avere cura di tutto ciò.» Consigliere nazionale UDC Peter Spuhler, Titolare del Stadler Rail Group, NZZ online, 16.9.2010 CdGCS: Ampiezza, concorrenza e guida nel ricorso ad esperti da parte dell’amministrazione federale (2006) 10 31 SBvg: Der Finanzplatz Schweiz und seine Bedeutung (La piazza finanziaria svizzera e il suo significato) 2009 Imprese, arti e mestieri Posizioni Imprese, arti e mestieri L’ U D C s’impegna per le grandi, medie e piccole imprese quale base fondamentale del nostro benessere; si batte per più libertà d’azione e meno costose regolamentazioni per le nostre aziende; chiede la rigorosa applicazione delle norme vigenti invece di nuovi divieti; esige che lo Stato non si metta in concorrenza né ostacoli l’economia; sostiene l’abolizione del diritto di ricorso delle associazioni; chiede una semplificazione dell’IVA e una riduzione dell’imposta federale diretta sugli utili delle imprese; chiede l’esenzione delle piccole imprese dalle formalità statistiche; combatte la «manna statale« delle pseudo-imprese statali vicine alla sinistra; sostiene la piazza finanziaria svizzera e il segreto bancario svizzero; Le tasse ostacolano il turismo Tutelare la competitività «Per restare competitivi di fronte all’aggressività degli altri paesi, dobbiamo assolutamente ridurre l’onere delle imposte e delle tasse.» Molti ospiti indigeni ed esteri animano il nostro turismo, cercando riposo e distensione in una natura intatta, nella pratica dello sport, nella cura della propria salute, come pure partecipando ad eventi culturali o gastronomici. Il turismo, con i suoi numerosi posti di lavoro, è di grande importanza per l’economia svizzera. Alla bellezza eccezionale dei nostri paesaggi, si contrappongono dei fattori negativi quali un franco forte, gli alti costi o delle strutture obsolete. Affinché il settore turistico possa continuare a svilupparsi con le sue forze e a offrire sempre più innovative proposte, l’UDC sostiene a titolo eccezionale il mantenimento per l’albergheria del tasso ridotto d’IVA previsto per l’esportazione. Per contro, i gravami burocratici e normativi indeboliscono la concorrenzialità delle imprese e rendono più cara l’offerta. Consigliere nazionale UDC e imprenditore Jean François Rime, Freiburger Nachrichten, 20.9.2007 32 vuole un diritto societario funzionale a tutela della proprietà dal saccheggio dei manager; s’impegna per un tasso d’IVA speciale per l’albergheria e la gastronomia. 33 Politica estera Tutela degli interessi invece di autorinuncia L’obiettivo della politica estera svizzera è definito nell’articolo 2 della Costituzione federale: «La Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e salvaguarda l’indipendenza e la sicurezza del Paese». Il popolo, quale sovrano, decide liberamente il destino e il futuro della Svizzera. La sua libertà è limitata unicamente dal diritto internazionale cogente. Il popolo svizzero e i deputati da esso eletti sorvegliano l’applicazione della politica estera da parte del Consiglio federale. Il consiglio federale e i parlamentari s’impegnano con il loro giuramento o promessa ad attenersi alla Costituzione e alle leggi. Ora, questa Costituzione incarica il Consiglio federale e il Parlamento a «prendere provvedimenti a tutela della sicurezza esterna, dell’indipendenza e della neutralità della Svizzera». Il costante, strisciante abbandono di sovranità, diritti popolari e neutralità durante gli ultimi due decenni è in contrasto con il mandato costituzionale della nostra politica estera. Lo stesso vale per contratti che impongono alla Svizzera degli svantaggi inaccettabili. Il Codice penale svizzero stabilisce: «chiunque, come rappresentante della Confederazione, intenzionalmente intavola con un Governo estero negoziati a danno della Confederazione, è punito con una pena detentiva non inferiore a un anno». Salvaguardare la neutralità nomia decisionale dei cittadini. Le prese di posizioni sempre più moralizzatrici del Consiglio federale di fronte a qualsiasi problema internazionale sono discutibili e inaccettabili. Da secoli le cittadine e i cittadini svizzeri esigono dal loro governo e dall’amministrazione che si tengano tranquilli e che non giudichino e condannino in nome del popolo svizzero, al fine di evitare che la Svizzera sia implicata in conflitti o guerre le cui prime vittime sarebbero proprio i semplici cittadini. L’UDC si attiene strettamente alla neutralità quale modello di successo profondamente radicato nella popolazione pres- La nostra neutralità permanente e armata non è fine a sé stessa o una semplice tradizione, bensì assicura alla Svizzera e alle sue cittadine e cittadini l’indipendenza. E particolarmente, oltre alla libertà politica, anche e soprattutto quella intellettuale e morale di prendere autonomamente le proprie decisioni. Il nostro Stato è una comunità d’interessi e non un tutore morale né del cittadino né della comunità internazionale. E la nostra neutralità ha, non da ultimo, il compito di tutelare l’auto- 34 35 Politica estera Politica estera dalla loro fondazione nel 1945, le Nazioni unite hanno cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza con un diritto di veto, il che pone, di fatto, il potere al di sopra del diritto. Questo Consiglio di sicurezza prende posizioni, decreta boicotti e avvia operazioni di guerra che, per mancanza di proprie truppe, vengono assunte dalla NATO o dagli USA. Una presunta sicurezza collettiva ad opera dell’ONU e la contemporanea guida di uno Stato individuale si escludono a vicenda. Per queste ragioni non è opportuno per la neutrale Svizzera sedere nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Confronto delle quote di disoccupazione nei diversi paesi ottobre 2010 (in percento) 25 20,7 19,4 20 18,4 Confronto dei salari Svizzera-UE Salario annuale in franchi di un impiegato, 35 anni, due figli: (Salario lordo in franchi) Zurigo Docente di scuola elementare 95’847 62’61240’653 Centralinista 45’995 35’60928’784 Operaio specializzato 87’093 42’87938’131 106’233 67’21265’134 Berlino Parigi L’UE: una costruzione intellettuale mal concepita 15 14,1 12,2 11 10,9 9,9 9,8 9,7 9,6 9,6 10 8,6 8,5 8,1 8,0 7,8 7,8 7,6 7,1 6,9 6,7 5 5 4,8 4,4 3,6 3,5 Svizzera Norvegia* Olanda Austria Lussemburgo Germania Repubblica ceca Romania* Slovenia Gran Bretagna* Danimarca Finlandia Svezia Belgio Italia USA UE (27) Polonia Francia Bulgaria Ungheria Portogallo Grecia* Irlanda Lituania Lettonia Spagna 0 * Q2 2010 Fonte: Eurostat (Novembre 2010), UFS (Novembre 2010) so la quale gode di grande sostegno. Essa combatte l’errato concetto di «neutralità attiva» che è una contraddizione di per sé stesso. Non è una diplomazia moraleggiante quella di cui c’è bisogno, bensì una diplomazia del buon esempio. Una politica estera dei grandi discorsi, dell’ipocrisia e la mentalità del capro espiatorio ci creano solo nemici e irritano i nostri partner commerciali. ONU: il potere al di sopra del diritto Dopo una votazione estremamente tirata, la Svizzera è entrata a far parte nel 2002, contro la volontà dell’UDC, delle Nazioni unite. Mentre prima aveva già collaborato solo nel settore umanitario, da quel momento partecipa anche all’ONU politica. L’ONU è tutt’altro che un’unione di Stati esemplari per quanto riguarda la democrazia, la libertà e i diritti umani. In molti Stati membri dell’ONU i diritti umani sono calpestati, i dissidenti politici torturati e imprigionati, le donne oppresse e i bambini sfruttati – per tacere del clientelismo, della corruzione e dello sperpero di denaro. Ciò nonostante, la Svizzera si trova ad essere regolarmente criticata nell’ambito del cosiddetto Consiglio dei diritti umani. L’ONU non è un’organizzazione di diritto, bensì di potere. Perché crea un diritto speciale a favore dei potenti: Il PS abolisce la neutralità L’ambasciatore Anton Thalmann del Dipartimento federale degli affari esteri afferma: «Bisogna lasciar addormentare dolcemente la neutralità di cui non c’è più alcun bisogno». Il PS fa suo questo consiglio nel suo nuovo programma di partito. «Neutralità» non vi appare. 36 Ingegnere Quanto l’UDC evidenziava insistentemente già nel 1992 in occasione della votazione sullo SEE, è oggi chiaro: l’Unione europea si dimostra essere una costruzione intellettuale sbagliata. È fallito il tentativo di creare un sistema legale e monetario comune a paesi con mentalità, storia, sistema sociale, indebitamento e prestazioni economiche totalmente diverse. L’euro, come moneta politica, è stato creato senza considerare le diverse realtà economiche e perde valore in continuazione. I popoli lavoratori finanziano quelli lazzaroni; ciò causa indisponibilità, tensioni e conflitti. La gravemente indebitata UE ha dovuto scucire, per programmi di salvataggio, centinaia di miliardi di euro di cui nessuno dispone. A causa della nostra appartenenza al Fondo monetario internazionale, che l’UDC ha a suo tempo combattuto, anche la Svizzera deve partecipare ai cosiddetti «paracadute di salvataggio» economici. La distanza dal cittadino e il deficit di democrazia della burocrazia di Bruxelles sono costante oggetto di critiche. La Svizzera oltrepassa di gran lunga l’UE in tutte le classifiche: per attrattività della piazza economica, benessere, sistema sociale, debito pubblico e addirittura per grado di soddisfazione delle cittadine e dei cittadini. E se oggi la Svizzera non fa parte dell’UE, non lo deve certamente alle presunte élite della politica, dell’economia, della società e dei media, bensì solo e unicamente al «Sonderfall» della democrazia diretta e del diritto di partecipazione del popolo. Ed è merito dell’UDC di combattere da due decenni a favore della popolazione e contro l’adesione all’UE. Fonte: UBS, Prezzi e salari, 2009 to» sottoscrivendo così, di fatto e volontariamente, un accordo di tipo coloniale. Secondo partner commerciale degli Stati uniti, la Svizzera potrebbe anche mostrarsi un po’ più sicura di sé. Quando il Consiglio federale e le associazioni economiche parlano regolarmente di «via bilaterale», in effetti parlano solo della via, ma non dell’obiettivo. L’obiettivo lo stabilisce la nostra Costituzione federale con la sua garanzia della tutela della libertà e dei diritti del popolo, come pure dell’indipendenza e della sicurezza del paese. Per questo la domanda d’adesione all’UE deve finalmente essere ritirata. Se il Consiglio federale e i partiti di centro non vogliono farlo significa che – al contrario di quanto affermano – vogliono aderire all’UE. L’UDC sostiene degli accordi con l’UE soltanto se questi fanno gli interessi della Svizzera e se non implicano la ripresa automatica di leggi future. Invece di fissarsi continuamente sull’UE, è consigliabile una maggiore apertura verso il resto del mondo. Perché lo sviluppo più promettente dei futuri mercati si situa oggi soprattutto al di fuori dell’UE. Christoph Blocher sulle intenzioni del Consiglio federale «Perché il Consiglio federale non ritira finalmente questa domanda d’adesione all’UE? Perché il Consiglio federale – senza dirlo – vuole entrare nell’UE. Non ascoltate quello che dicono, ma capite ciò che pensano e osservate cosa fanno, rispettivamente non fanno.» Ritiro della domanda d’adesione all’UE Dal 1992 giace a Bruxelles una domanda di adesione all’UE. In quell’anno, il Consiglio federale aveva dichiarato essere l’adesione all’UE «l’obiettivo strategico» della Confederazione. Da allora l’UDC si batte per il ritiro di questa funesta domanda d’adesione. Perché il Consiglio federale e l’amministrazione vogliono entrare a far parte dell’UE, e quindi sono pronti a riprenderne lo «sviluppo dinamico del dirit- Ex-Consigliere federale Christoph Blocher nel discorso «Wird die Schweiz an die EU verraten?» (La Svizzera è tradita all’UE), 4.9.2010 37 Politica estera Impiegare efficacemente i buoni servizi e l’aiuto umanitario fondi devono essere resi trasparenti, la loro efficacia deve essere controllata e, infine, devono essere utilizzati fissando delle priorità. Inoltre, il versamento di importi destinati all’aiuto allo sviluppo deve essere subordinato ad accordi di riammissione di richiedenti l’asilo. Invece di aumentare le spese per l’aiuto allo sviluppo allo 0,7% del PIL, si deve sostenere l’aiuto privato mediante deduzioni fiscali. I versamenti per grandi progetti multilaterali di organizzazioni internazionali devono essere ridotti, a vantaggio di iniziative nazionali di sviluppo, soprattutto private. La commissione della cooperazione internazionale allo sviluppo, creata politicamente in modo del tutto unilaterale, deve essere abolita. Il ruolo del piccolo Stato Svizzera non consiste nel partecipare ai giochi dei potenti né, tantomeno, immischiarsi quale arbitro giudicando i «buoni» e i «cattivi». Il suo ruolo ben più efficace è quello dell’infermiere ai bordi del campo che velocemente, senza burocrazia e imparzialmente presta il primo soccorso, cura i feriti – e per questo non presenta nemmeno una fattura. A questo scopo, i nostri apprezzati buoni servizi sono, come in passato, il nostro strumento più efficace. Gli sforzi diplomatici discreti volti a promuovere la pace e la riconciliazione – purché le parti dimostrino una minima disponibilità a trovare una soluzione - sono di gran lunga da preferire alle altisonanti dichiarazioni fatte nell’ambito di un turismo conferenziario. Il nostro paese deve dunque continuare nell’assunzione di rappresentanze diplomatiche di altri Stati presso terzi. La Svizzera, quale Stato depositario della Croce rossa internazionale (CICR), è conosciuta in tutto il mondo per i suoi servizi umanitari, che presta su base volontaria e indipendentemente dall’influenza di qualsiasi Stato, prescindendo da nazionalità, origine o credo. Il Corpo svizzero d’aiuto umanitario (CSA), con almeno 700 persone pronte all’azione, è particolarmente indicato per azioni dirette e sostegno alle organizzazioni internazionali con specialisti in casi di catastrofe.11 Anche nell’aiuto umanitario devono essere fissate delle priorità ed effettuato un controllo efficiente. È però da privilegiare a livello finanziario, rispetto alla sempre più dilagante burocrazia della pace di Ginevra o di Berna, accademica e fuori dalla realtà. Da povero a ricco? «L’aiuto allo sviluppo consiste nel trasferire il denaro della povera gente di paesi ricchi, ai ricchi dei paesi poveri.» Peter Thomas Bauer, 1915-2002, economista britannico dello sviluppo Posizioni Politica estera L’ U D C esige che l’obiettivo primario della nostra politica estera sia il mantenimento della libertà, dei diritti popolari, dell’indipendenza e della neutralità della Svizzera; combatte qualsiasi indebolimento della neutralità permanente e armata; si oppone ai tentativi di far ammettere la Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell’ONU; chiede il ritiro della domanda d’adesione all’UE a Bruxelles e la soppressione dell’Ufficio dell’integrazione; non vuole ulteriori accordi che limitino la nostra libertà d’azione; si esprime a favore dell’avallo obbligatorio da parte del popolo delle convenzioni internazionali importanti; respinge qualsiasi pressione dall’esterno sulla nostra autonomia fiscale; sostiene la collaudata messa a disposizione di buoni servizi tramite la diplomazia, il CICR e il Corpo d’aiuto umanitario; Rimettere in questione l’aiuto allo sviluppo esige che l’aiuto allo sviluppo sia subordinato a un accordo di riammis- sione dei richiedenti l’asilo e incorporato nell’ambito di un adeguato obiettivo e di una strategia globale stabilita dal Consiglio federale e verificata annualmente dal Parlamento; Quella dell’aiuto allo sviluppo e del condono dei debiti è una storia di delusioni. Nonostante pagamenti durante decenni di somme immense da parte dei paesi industriali occidentali, per esempio il continente africano sta peggio che non ai tempi del colonialismo. Spesso, non solo i fondi pubblici vengono dilapidati, ma si stabilizzano dei regimi dittatoriali e corrotti. Proprio in Africa si moltiplicano le voci critiche: lo sviluppo economico di questi paesi non si nutre con il terzomondismo romantico della sinistra che serve soprattutto ad alimentare un enorme apparato burocratico, mantenendo il Terzo mondo in una costante situazione di dipendenza. Aiuta molto di più la creazione di un’economia di mercato, di tutela della proprietà, di sicurezza giuridica, di responsabilità individuale, di libertà politica e di una corretta imposizione fiscale. La nostra Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) dispone dell’enorme budget annuale di quasi 1,5 miliardi di franchi.12 Questi flussi di esige, dai paesi i cui cittadini causano alti costi nel settore dell’asilo e della giustizia, una partecipazione finanziaria tramite la riduzione dell’aiuto allo sviluppo; s’impegna per una riduzione dei versamenti di denaro per l’aiuto allo sviluppo a delle burocrazie multinazionali non trasparenti. 38 11 www.skh.ch 12 Conti dello Stato 2009 39 Sicurezza Affrontare più severamente i criminali Non passa giorno senza preoccupanti annunci di risse, accoltellamenti, stupri e omicidi. Anche le rapine, gli scassi e le minacce aumentano di continuo, mettendo in pericolo la sicurezza delle cittadine e dei cittadini. Sono soprattutto gli elementi più deboli della nostra società ad essere confrontati impotentemente con la crescente violenza e brutalità. Molte donne e persone anziane non osano più uscire in strada la sera o la notte. Ma anche i giovani, quando escono per il loro tempo libero o per una pausa, sono troppo spesso vittime di brutali vie di fatto. La proporzione di crimini risolti è purtroppo piccola, perché molti reati non vengono neppure denunciati. Il rischio di essere denunciati per un reato penale si riduce costantemente. Stiamo vivendo un aumento allarmante della violenza, del quale spaventano particolarmente l’alta quota di criminalità straniera e la crescente criminalità giovanile. Inasprire il Codice penale nel 2008 non è finito in prigione. Non solo tali delinquenti non finiscono in galera ma, superato un periodo di prova, la loro condanna viene cancellata dal casellario giudiziale. Con il vecchio Codice penale si arrestava un numero decisamente maggiore di criminali sessuali che non con l’odierno. Per decenni i sessantottini sinistroidi hanno marcato il diritto penale svizzero. I criminali sono stati perciò considerati essenzialmente quali vittime dell’ingiustizia sociale; praticamente tutti i delinquenti erano ritenuti guaribili con una terapia e risocializzabili. L’assistenza nei loro confronti era totale, mentre le vittime e le famiglie erano lasciati a loro stesse. Il nostro sistema giudiziario soffre oggi di due mali: innanzitutto, nell’attuale Codice penale sono previste delle pseudopene che pene non sono. In secondo luogo, troppi giudici non sfruttano a sufficienza il grado di pena a loro disposizione. Troppe condanne eccessivamente miti fanno sì che le misure penali non abbiano più il necessario effetto dissuasivo. Si condanna perciò spesso un pedofilo a una pena pecuniaria o uno stupratore al suo primo delitto a una pena detentiva con la condizionale. Il 70% di tutti i criminali sessuali, per esempio, 40 Tutelare finalmente le vittime invece dei delinquenti! «È urgente agire. Ma perché non si fa nulla? Perché la politica non vuole. La maggioranza del Parlamento non si presta minimamente. E il Consiglio federale si oppone categoricamente a qualsiasi inasprimento del Codice penale e a una più severa azione contro i criminali.» Consigliera nazionale UDC Natalie Rickli, Der Zürcher Bote, 27.4.2009 41 Sicurezza Sicurezza Il pretesto del «diritto internazionale« E dei detenuti nelle nostre prigioni, oltre il 70% ha un passaporto straniero.15 Non meno del 14% dei condannati è costituito da turisti del crimine. L’accordo di Schengen con l’UE ha portato all’abolizione dei controlli alle frontiere e a un aumento della criminalità della quale sono vittime finalmente le regioni di frontiera. Un ulteriore problema lo pongono, particolarmente nelle città, le bande organizzate di accattoni. Anche loro approfittano delle frontiere aperte, commettono spesso dei delitti e utilizzano anche i bambini per i loro scopi. A tutto ciò si aggiunge il fatto che, sempre più spesso, la giurisprudenza fa riferimento alle convenzioni internazionali inerenti ai «diritti dell’uomo« al fine di evitare delle condanne adeguate. Con il pretesto delle «norme del diritto internazionale» si calpestano sempre di più i diritti democratici popolari o, di preferenza, li si dichiarano non validi. Anche l’iniziativa per l’internamento a vita dei pedofili o per l’imprescrittibilità dei reati sessuali sono state in seguito annacquate dalla Berna federale. In compenso, un professore friborghese chiede in tutta serietà l’introduzione di tribunali islamici per i musulmani in Svizzera. I solitamente molto citati diritti dell’uomo e l’uguaglianza dei diritti fra donna e uomo rimangono evidentemente lettera morta in questo caso. E per i ladri ai quali viene tagliata una mano, c’è pur sempre l’assicurazione-invalidità! Il nostro diritto penale deve porre di nuovo al centro il concetto della rigorosa punizione degli atti criminali. I delinquenti devono sapere che saranno puniti per le loro azioni. Altrimenti si distrugge la fiducia nei nostri tribunali e nel nostro Stato di diritto. L’UDC chiede un massiccio inasprimento del diritto penale e la relativa revisione del Codice penale. Prioritaria deve essere la tutela delle vittime, non quella dei criminali.. Evoluzione dei reati 2000 – 2009 12’000 10’000 Espellere gli stranieri criminali Consigliera nazionale UDC e agente di polizia Andrea Geissbühler, Assemblea dei delegati dell’Associazione dei funzionari svizzeri di polizia, 20.6.2010 lesioni corporali 54% sequestro di persona e rapimento 56% omicidi 59% Ufficio federale di statistica / Ufficio federale di polizia: Statistica criminale di polizia 13 Ufficio federale di statistica: Imputati registrati dalla polizia 2009 Legge sugli stupefacenti: reati e imputati 2009 traffico di stupefacenti 59% 14 15 stupri 62% 14 42 Ufficio federale di statistica: Quota dei detenuti stranieri maschi nelle carceri svizzere 2009 2’000 2009 2008 2007 2006 2005 2004 0 2003 Il punto di vista degli addetti ai lavori «È molto importante che possiamo creare un gruppo parlamentare per le questioni di polizia e di sicurezza. Vogliamo sensibilizzare i parlamentari e i media sul lavoro della polizia e sui relativi problemi. La maggior parte della gente non ha altrimenti la benché minima idea di cosa succeda sulle strade». 4’000 2002 Mai ci sono stati tanti reati violenti come oggi. Negli ultimi nove anni, i casi di lesioni corporali sono aumentati da circa 5’500 a oltre 10’000.13 Anche gli omicidi intenzionali, gli stupri, le rapine a mano armata, le costrizioni e coazioni sessuali o i sequestri di persona e i rapimenti sono aumentati massicciamente. Per quanto riguarda la violenza e le minacce contro funzionari pubblici, la Confederazione parla di «massimo livello da quando si effettua questa statistica». Non solo il numero dei delitti aumenta in continuazione, ma anche la quota di stranieri. Circa la metà dei reati avviene ad opera di stranieri. E ciò con una quota di stranieri rispetto alla popolazione globale pari al 22%. Proprio nei delitti gravi la proporzione di stranieri è tremendamente alta, ossia nelle 6’000 2001 Sempre più criminali stranieri 8’000 2000 Così non si può andare avanti. In passato i giudici potevano decretare la cosiddetta espulsione dal paese. Oggi questo è ancora possibile solo mediante una complicata procedura con diverse possibilità di ricorso e opposizione. È ora di imporre nuovamente le regole del nostro paese. Perciò l’UDC ha affrontato il problema con la sua iniziativa-espulsioni: lo straniero che trasgredisce in modo grave e intenzionalmente alle nostre leggi, deve lasciare il nostro paese. Lo straniero che assassina, uccide, stupra, rapina o abusa delle nostre istituzioni sociali, sarà sistematicamente espulso. Anche la violenza giovanile è troppo spesso sinonimo di criminalità straniera. È vero che a livello federale non esiste una statistica inerente alla criminalità giovanile e che molti giovani criminali hanno nel frattempo ottenuto il passaporto svizzero. Gli esperti stimano tuttavia che i giovani criminali con un retroscena migratorio costituiscano il 75%. Fonte: Statistica criminale di polizia 2009 Giovani, violenti, senza scrupoli di anziani, una pena decisamente troppo mite. I giovani criminali si riuniscono così in bande, derubano i passanti o picchiano delle persone scelte a caso. Per la grande maggioranza si tratta di stranieri o di giovani con retroscena migratorio. L’eccessivamente indulgente legislazione sessantottina non risolve anche qui alcun problema. Si vogliono educare, curare, risocializzare i giovani criminali. Si vuol credere alla bontà, non precludere loro il futuro e concedere loro una seconda chance. Troppo spesso la giustizia non sfrutta il quadro penale a sua disposizione. Ma i giovani devono essere chiamati a rendere conto fin dal loro primo reato. Oggi, quando un giovane è chiamato a rispondere da- L’UDC esige un inasprimento del diritto penale minorile. Perché anche la criminalità e la violenza giovanili registrano purtroppo una preoccupante evoluzione. Sempre più spesso i delinquenti hanno soltanto 13 o 14 anni, ossia un’età non ancora considerata nel giusto modo dal Codice penale giovanile. Anche fra di loro si tratta sempre più spesso di rapine, reati sessuali, lesioni corporali, addirittura omicidi. Per un giovane di 14 anni che aggredisce qualcuno a coltellate, il rischio è una pena massima di 10 giorni di «lavoro d’interesse pubblico», per esempio in un ricovero 43 Sicurezza vanti alla magistratura dei minorenni ha già diversi delitti sul suo conto. Bashkim Berisha, l’omicida del parcheggio di Dübendorf, iniziò la sua carriera criminale al 14° anno d’età! Molti giovani ricevono dapprima, quale «pena», un biasimo scritto che non ha alcun effetto dissuasivo. Suscitò un legittimo orrore la brutale aggressione di tre allievi sedicenni della scuola professionale di Küsnacht ai danni di diversi passanti in quel di Monaco di Baviera. Picchiarono quasi a morte un uomo d’affari. Di fronte a delitti tanto gravi i tribunali dovrebbero applicare il diritto penale degli adulti già a partire dai 16 anni compiuti, invece dai 18 anni. Inasprire il diritto penale anche per gli Svizzeri Per le vittime della violenza criminale è insignificante se il delinquente sia straniero o svizzero. Perciò, oltre all’iniziativa-espulsioni che ha effetto solo sui criminali stranieri, il diritto penale deve essere inasprito anche per quelli svizzeri. Che la maggioranza della popolazione voglia questo inasprimento e che ne abbia abbastanza della giustizia compiacente, lo si è potuto sperimentare negli ultimi anni: poiché i politici e i giuristi non facevano nulla, delle cittadine coraggiose hanno lanciato l’iniziativa – con riuscite richieste inerenti all’internamento a vita dei criminali violenti inguaribili e all’imprescrittibilità dei delitti sessuali. Ogni anno vengono condannati in Svizzera 600 fra omicidi, stupratori e pedofili.16 La maggior parte di loro riottiene la libertà, e alcuni recidivano. È necessario agire con urgenza! Ma il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento bloccano tutto e non vogliono ascoltare il popolo. Perciò, l’UDC sta verificando la possibilità di lanciare un’iniziativa popolare per inasprire il diritto penale. Affinché le pene diventino di nuovo delle pene. Affinché i criminali gravi rilasciati debbano presentarsi regolarmente alle autorità. Affinché i criminali violenti e sessuali recidivi e i pedofili non possano circolare liberamente e incontrollati. Basta coccolare i delinquenti Che ci siano criminali al loro primo delitto è inevitabile. Ma per i criminali recidivi la responsabilità è della politica e della giustizia. Nella detenzione aperta e nella prassi dei congedi ci si trova sempre di nuovo confrontati con errori di valutazione con effetti mortali, dei quali nessuno vuol essere responsabile, men che meno i politici. Anche dopo il rilascio i criminali violenti o sessuali recidivano molto spesso. I pedofili si scatenano anche dopo il loro rilascio e dopo aver cambiato domicilio. Ma tali assassini, stupratori e pedofili a rischio di recidiva devono essere internati a vita. La tutela della società deve essere più importante dell’eventuale ricupero del criminale. Per sapere dove risiedono i potenziali recidivi occorre un registro dei criminali. Questo protegge la popolazione dai criminali pericolosi recidivi, permette una migliore prevenzione e facilita il lavoro delle autorità preposte alle procedure penali. La polizia deve sapere dove risiedono i pedofili e i criminali sessuali e violenti rilasciati, al fine di poterli controllare in ogni momento. Ma fra i delinquenti indigeni e stranieri è girata la voce: in Svizzera c’è molto da prendere. E se si viene catturati, con la nostra legislazione eccessivamente compiacente si riceve una pena insignificante con molte possibilità di ricorso e prigioni lussuose. Al loro standard appartengono spesso campi di calcio e di tennis, centri fitness e piscine. E oltre a ciò la fabbricazione di candele, la fusione d’argento, corsi di musica terapeutica, e più volte al giorno una ricca scelta di menu (dal menu islamico a quello vegetariano). Dobbiamo sorprenderci poi, se oggi l’esecuzione delle pene costa ai contribuenti diversi miliardi di franchi? Posizioni Sicurezza L’ U D C esige la reintroduzione delle pene detentive con e senza condizionale anche inferiori ai sei mesi; chiede l’abolizione delle pene pecuniarie con la condizionale e la cosiddetta compensazione, nonché la reintroduzione delle multe per contravvenzioni e delitti; vuole la condanna senza condizionale al lavoro d’interesse pubblico, anche senza il consenso del delinquente; si schiera a favore dell’abolizione della condizionale parziale su pene superiori ai due anni; chiede l’innalzamento a tre anni della pena minima per la violenza carnale e a sette anni per lo stupro di bambini inferiori a 12 anni d’età; esige che l’iniziativa per l’internamento a vita sia infine conformemente applicata; si batte per un registro dei pedofili e dei criminali violenti e sessuali; vuole che nelle statistiche criminali della Confederazione figurino le doppie cittadinanze e il retroscena migratorio; sostiene delle misure nel diritto penale minorile, chiedendone però l’inasprimento: il «lavoro d’interesse generale« deve durare fino a tre mesi indipendentemente dall’età, e l’età minima per una pena detentiva deve essere abbassata di quattro anni, ossia al 14° anno d’età; esige il collocamento obbligatorio dei giovani criminali o dei recidivi in adeguati istituti chiusi; vuole che i giudici, in caso di delitti gravi quali stupro, lesioni corporali gravi o omicidio, possano far capo al diritto penale degli adulti già a partire dal 16° anno d’età; chiede che i giovani delinquenti siano automaticamente annunciati, con l’indicazione del reato, ai loro insegnanti scolastici e formatori (maestri d’apprendistato); propone di verificare la possibilità di prolungare la detenzione dei giovani criminali violenti e sessuali gravi anche oltre il 22° anno d’età; auspica, in considerazione del bilancio negativo che ne è emerso finora, l’uscita dallo spazio di Schengen; vuole fermare le bande organizzate di accattoni con un divieto nazionale dell’accattonaggio sul suolo pubblico. UFS 2007: Condanne per crimini e contravvenzioni secondo il tipo di reato 16 44 45 Politica d’asilo Basta con i falsi rifugiati Le persone realmente minacciate nella vita e nella loro integrità fisica devono trovare protezione da noi. Ciò rispecchia la nostra tradizione umanitaria. Il fatto è però, purtroppo, che gli abusatori dell’asilo di tutto il mondo sanno che la Svizzera attua una prassi d’asilo generosa e fornisce grandi prestazioni ai richiedenti l’asilo. E anche quando si è respinti, la nostra procedura d’asilo prevede molte possibilità di ricorso, cosicché anche dei falsi asilanti possono rimanere in Svizzera. Grazie all’impegno dell’allora consigliere federale Christoph Blocher, dell’UDC e di esponenti di altri partiti borghesi, nel 2006 furono accettate dal popolo con quasi il 70% dei voti le leggi sull’asilo e sugli stranieri. Questo avvenimento ha certamente segnato una svolta nella politica svizzera d’asilo, che l’UDC nei passati decenni ha sempre cercato di migliorare. Ma dalla destituzione di Christoph Blocher, il settore dell’asilo va di nuovo alla deriva. Le richieste d’asilo e i relativi costi sono di nuovo aumentati vertiginosamente; i centri di accoglienza, di transito e di assistenza stanno esplodendo. Nel 2008, in proporzione al numero di abitanti, la Svizzera ricevuto più richieste d’asilo di qualunque Stato dell’UE, fatta eccezione per Cipro, Malta e Svezia.17 Ritorno al solito trantran di nuovo drammaticamente, nonostante che la situazione politica mondiale non si sia in alcun modo deteriorata. Dal 2008 il numero annuale delle domande d’asilo è aumentato da 10’000 a 16’00018 – il settore dell’asilo ci costa anno dopo anno circa un miliardo di franchi. Parecchie richieste d’asilo provengono ancora da cittadini della Serbia e del Kosovo, benché in questi paesi la situazione si sia normalizzata, tanto che il Dipartimento degli affari esteri li ha dichiarati sicuri. Sempre più rifugiati africani entrano in Svizzera via Italia, senza essere disturbati da controlli frontalieri. La grande maggioranza delle persone che chiedono l’asilo in Svizzera non è costituita da veri rifugiati, bensì da gente che cerca una vita migliore e condizioni di lavoro più vantaggiose. Molti sfruttano l’aiuto sociale, altri si dedicano ad attività criminali come il traffico di stupefacenti, effrazioni o passaggio di clandestini. Ciò nuoce alla sicurezza del nostro paese. Nell’era Blocher, il numero delle domande d’asilo era diminuito in continuazione, grazie a più efficaci misure contro gli abusi, accelerazione delle procedure, e alla soppressione dell’aiuto sociale alle persone la cui richiesta d’asilo era stata rifiutata. Ma da allora le cifre inerenti all’asilo aumentano 46 47 17 Statistiche UNHCR / Ufficio federale della migrazione 2009 18 Ufficio federale della migrazione: statistica dell’asilo 2009 Politica d’asilo Politica d’asilo Richieste d’asilo annuali 2000 –2009 Consigliera federale Ruth Metzler 30’000 Consigliere federale Christoph Blocher Consigliera federale Eveline WidmerSchlumpf 25’000 20’000 15’000 domanda d’asilo rifiutando di comunicare la propria identità. Per impedire che i relativi documenti d’identità siano nascosti o distrutti, questi dovrebbero essere presentati entro due giorni oppure dovrebbe essere credibilmente giustificata la loro assenza. Queste misure dovrebbero contribuire a ridurre le cifre nel settore dell’asilo e i relativi costi, nonché a limitare il più possibile gli abusi. 10’000 5’000 Lo scandalo dei tribunali e delle commissioni per i casi sociali Un ostacolo supplementare a un’adeguata gestione del settore dell’asilo è costituito dagli approfittatori dell’industria dell’asilo, quali operatori sociali, collaboratori delle opere assistenziali e giuristi dell’asilo. Questi non mettono alcun entusiasmo nel risolvere efficientemente i problemi anzi, sono spesso loro stessi parte del problema. Inoltre, le istanze giudiziarie aggirano consapevolmente le norme giuridiche e perfino la volontà del popolo. Da una parte trascinano per anni dei casi urgenti, dall’altra impediscono consapevolmente l’estradizione di presunti criminali con decisioni d’asilo precipitose. La ex-Commissione di ricorso sull’asilo (oggi Tribunale federale amministrativo) ha deciso nel 2005 che la Svizzera non può rimpatriare gli obiettori di coscienza eritrei. I rimpatri dei richiedenti rifiutati devono essere preparati in modo di evitare dei voli speciali tanto costosi quanto inutili. Le cosiddette commissioni per i casi sociali istituite in certi cantoni creano solo confusione e devono essere abolite. Procedure troppo lunghe 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Fonte: UFM Asilanti criminali dalla Nigeria «In primo luogo vogliamo risolvere il problema dei Nigeriani. L’anno scorso sono quelli che hanno depositato il maggior numero di richieste d’asilo – il 99,5% delle quali senza la benché minima chance di poter rimanere in Svizzera. Non vengono da noi quali rifugiati, bensì per esercitare delle attività illegali». Esecuzione inefficace La nuova legge sull’asilo permetterebbe peraltro di risolvere più efficacemente i problemi d’esecuzione, spesso deplorati. Ma la Confederazione non se ne occupa direttamente, né tantomeno lo fanno certi cantoni. A farne le spese sono i comuni, ai quali si delegano i problemi. Molti richiedenti rifiutati o residenti illegalmente non lasciano la Svizzera e rimangono qui quali cosiddetti «ammessi a titolo provvisorio». Alcuni abusano della nostra ospitalità fin dal loro arrivo, rifiutando di comunicare all’autorità sia il loro nome sia la loro origine, sia l’itinerario percorso per arrivare in Svizzera. Secondo la legge, non si può più depositare una Alard du BoisReymond, Direttore dell’Ufficio federale della migrazione, NZZ am Sonntag, 11.4.2010 48 Le procedure d’asilo durano ancora troppo. In particolare le numerose possibilità di ricorso e di riconsiderazione hanno fatto sì che gli asilanti rifiutati possano ritardare per anni il loro allontanamento e che alla fine non si possano praticamente più rimpatriare. Nell’interesse della garanzia del diritto – e, dopotutto, anche degli stessi richiedenti l’asilo – è opportuno accorciare la durata delle procedure d’asilo e di ricorso. L’UDC esige perciò che possano svolgersi solo le procedure d’asilo di prima istanza davanti all’Ufficio federale della migrazione, con possibilità di ricorso al Tribunale federale amministrativo. Dopo la chiusura delle procedure di prima istanza e di ricorso, è escluso il deposito di una seconda domanda d’asilo o una richiesta di riconsiderazione fintanto che l’interessato non abbia lasciato la Svizzera. 49 Politica d’asilo Richieste d’asilo Svizzera e Europa 2009 Paese Richieste d’asilo Per 1000 abitanti Posizioni Politica d’asilo L’ U D C chiede l’applicazione rigorosa e uniforme della legislazione sull’asilo anche nei cantoni; Spagna 3’0000,1 Polonia 10’5900,3 Germania 27’6500,3 Gran Bretagna 29’840 Italien 17’6000,6 Francia 41’9800,7 Olanda 14’9100,9 Grecia 15’9301,4 Belgio 17’1901,6 Austria 15’8301,9 è a favore di decreti federali urgenti volti ad arrestare il flusso di rifugiati dall’Africa; Svezia 24’1902,6 chiede una sola procedura d’asilo di prima istanza con possibilità di ricorso, invece dell’attuale complicata procedura d’asilo; Norvegia 17’2303,6 0,5 Svizzera Fonte: UNHCR, UFM esige che i richiedenti l’asilo provenienti da paesi considerati sicuri siano immediatamente rimpatriati – se necessario mediante l’espulsione coercitiva; non accetta che i comuni facciano le spese del lassismo regnante a livello federale nel settore dell’asilo; non accetta che si continui ad assicurare l’aiuto sociale a persone colpite da decreto d’espulsione cresciuto in giudicato; vuole che si intensifichino i controlli alle frontiere con l’Italia, al fine di prendere il controllo sulla «strada di Lampedusa»; combatte le sentenze dei tribunali che eludono la legge sull’asilo accettata dal sovrano. La carriera di un asilante criminale Quattro volte il richiedente l’asilo rifiutato Ramadan M. è stato colto sul fatto per furto con scasso, arrestato e poi rilasciato. Da molto tempo dovrebbe essere tornato in Kosovo. Ma la Commissione sull’asilo (oggi Tribunale federale amministrativo) ha stabilito nel 2007 talmente tante condizioni per l’espulsione dei Rom, che Ramadan M., la sua compagna, con la quale non è sposato, e i loro quattro figli rimarranno qui. Die Weltwoche, 7.10.2010 50 51 Stranieri Frenare l’immigrazione L’economia svizzera ha da sempre bisogno di manodopera straniera. Per questo, il nostro paese ha sempre accolto gli stranieri generosamente, ma anche in modo controllato. Questi, da una parte hanno contribuito alla nostra crescita economica, dall’altra hanno trovato da noi una vita di relativo benessere. Ma adesso la Svizzera sta subendo un’esplosione demografica. Ogni anno da 70’000 a 100’000 persone arrivano nel nostro paese – e ciò indipendentemente dalla congiuntura economica. Inclusi i «sans-papiers», i frontalieri e i richiedenti l’asilo, sono ormai oltre i due milioni gli stranieri in Svizzera, ossia il 27,2%. Senza le naturalizzazioni di massa degli ultimi 25 anni, la quota di stranieri sarebbe addirittura del 34,3%.19 Tutti vogliono venire nella «isolata« Svizzera difficile o addirittura impossibile il loro rimpatrio. La loro legalizzazione è da respingere categoricamente, perché farebbe scuola incentivando centinaia di migliaia d’altri a fare lo stesso. La pressione migratoria causa enormi problemi: a livello di impieghi, opere sociali, integrazione, sicurezza, formazione, sanità, infrastrutture, traffico, pianificazione del territorio e ambiente. I sondaggi lo dimostrano: diversi milioni di persone vorrebbero volentieri immigrare in Svizzera. Ossia in quel paese che gli avversari dell’UDC e i sostenitori dell’adesione all’UE definiscono regolarmente isolato e fuori dal mondo. È curioso come quasi tutti premano per entrare in questo isolamento: i poveri, che sperano in un miglioramento del loro livello di vita, i ricchi, che non vogliono farsi spogliare di tutti i loro averi, le persone in cerca di un lavoro, gli Europei che approfittano della libera circolazione, i rifugiati, i richiedenti l’asilo e i turisti del crimine. Ed evidentemente, anche le migliaia di persone che dalla remota Africa trovano senza problemi la strada verso questa Svizzera isolata e fuori dalla realtà. Sono inaccettabili poi i «sans-papiers» che risiedono illegalmente in Svizzera , dopo aver di proposito distrutto i loro documenti d’identità per rendere 52 Vale la pena d’immigrare La Svizzera è uno dei paesi più attrattivi del mondo. L’immigrazione nel nostro paese vale la pena per motivi economici, politici e sociali. In nessun altro Stato si pagano salari tanto elevati, si dispone di sistemi previdenziale, sociale, sanitario e scolastico paragonabili. Poche città si piazzano meglio, per 19 53 Calcoli sulla base delle cifre statistiche UFM/UFS Stranieri Stranieri Ciò però soltanto perché ai cittadini era stato promesso che gli effetti positivi sarebbero stati nettamente preponderanti e che, in caso di eccessiva immigrazione, sarebbe entrato in vigore il contingentamento, grazie a una clausola di salvaguardia. Si era anche detto che soltanto persone in possesso di un impiego in Svizzera e in grado di mantenersi sarebbero state ammesse. Chi non adempisse queste condizioni sarebbe stato respinto. Inoltre, gli immigranti rimasti senza lavoro avrebbero lasciato il paese. Nessuna di queste altisonanti promesse è stata mantenuta. Per gli stranieri disoccupati, le prestazioni sociali locali sono sovente più attrattive di un lavoro nel paese d’origine. Molte Svizzere e molti Svizzeri non trovano un posto di lavoro o devono accettare impieghi a loro non graditi. Le nostre strutture sono al limite della sopportazione: strade intasate, mezzi di trasporto pubblico sovraccarichi o classi scolastiche con eccessiva quota di allievi stranieri ne sono la conseguenza. I terreni edificabili qualità di vita, di quelle svizzere nella classifica internazionale. La stabilità del nostro sistema politico e in generale la sicurezza giuridica sono esemplari. I diritti di partecipazione del popolo hanno fatto sì che lo Stato non si sviluppasse in dimensioni eccessive a spese dei cittadini, come è successo invece all’estero. Le conseguenze sono imposte più basse, meno tasse e amministrazione più efficiente. In breve, vale la pena agli stranieri immigrare in Svizzera. Ma va a scapito degli Svizzeri, se questi non controllano né limitano l’immigrazione. L’integrazione è possibile «Gli stranieri che si adeguano e vivono da noi secondo le nostre regole sono i benvenuti. Ma molti violano le nostre leggi, sono violenti o criminali. Queste «pecore nere» nocciono alla Svizzera, ma anche agli altri stranieri desiderosi d’integrarsi, e devono essere espulsi dal paese.» Benessere per gli Svizzeri grazie all’immigrazione? «Attenzione: l’economia generale cresce sì, ma per l’individuo la situazione non migliora. Il suo reddito pro capite rimane invariato. Perciò sbagliano certi uffici federali quando affermano: «Crescita economica grazie all’immigrazione». Le cifre non sono infatti mai calcolate pro capite». Consigliera nazionale UDC Yvette Estermann, medico e di origine slovacca, fondatrice del gruppo «Nuova Patria Svizzera«, Zentralschweiz am Sonntag, 22.11.2009 Rinegoziare la libera circolazione delle persone La Svizzera potrebbe, fissando dei contingenti, ottenere manodopera dal mondo intero, senza peraltro perdere il controllo sull’immigrazione. Purtroppo, però, la maggioranza dei cittadini votanti ha votato per l’estensione della libera circolazione delle persone a 500 milioni di cittadini dell’UE. scarseggiano e rincarano massicciamente; in certi posti gli Svizzeri non trovano ormai più un appartamento a prezzo sopportabile. Questi problemi si accentuano poi fortemente nelle regioni di frontiera. È perciò indispensabile che la Svizzera disdica l’accordo di libera circolazione delle persone per poi rinegoziarlo: sono indispensabili dei meccanismi di controllo e di guida dell’immigrazione, al fine di tutelare gli interessi della popolazione indigena. Applicare le iniziative sull’espulsione e sui minareti Le Svizzere e gli Svizzeri coabitano pacificamente con una quota di stranieri estremamente alta per rapporto al contesto internazionale. E la maggior parte degli stranieri non ha problemi a rispettare il nostro ordinamento giuridico. Il nostro paese deve esigere dagli immigranti che s’impegnino loro stessi alla propria migliore integrazione possibile, perché l’integrazione non è un compito dello Stato. È proprio nel loro Nuove immigrazioni dall’introduzione della libera circolazione delle persone 2002 170’000 150’000 130’000 Prof. Dr. Reiner Eichenberger, TagesAnzeiger online, 24.11.2009 110’000 90’000 70’000 Fonte: UFS 54 55 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 50’000 Stranieri Stranieri interesse che gli stranieri criminali siano puniti severamente. Chi abusa della nostra ospitalità deve lasciare il paese. Gli stranieri che non si attengono alle nostre leggi e che non si vogliono integrare, devono lasciare il nostro paese. Lo stesso vale per gli stranieri che ottengono indebitamente prestazioni dalle istituzioni sociali. L’iniziativa-espulsioni dell’UDC deve essere applicata senza né se né ma. L’intolleranza non deve aspettarsi alcuna tolleranza. Le Svizzere e gli Svizzeri, con l’accettazione dell’iniziativa sui minareti, hanno chiaramente espresso la loro volontà che da noi valgono le nostre leggi e le nostre regole del gioco. Il minareto viene considerato un simbolo di potere e non è accettato. Anche qui bisogna applicare il nostro ordinamento giuridico e la decisione popolare presa democraticamente. Se la Convenzione europea sui diritti dell’uomo lo impedisce, bisogna disdirla e rinegoziarla con una debita riserva. Quota di stranieri dal 1950 in percento 25 19,3 20 20,3 21,7 La cittadinanza svizzera è ricercata in tutto il mondo. Perché il nostro passaporto offre protezione e molti vantaggi. La nostra cittadinanza garantisce alle cittadine e ai cittadini dei diritti popolari e di libertà unici al mondo. Come in nessun altro paese al mondo, le Svizzere e gli Svizzeri possono non solo eleggere le autorità di comuni, cantoni e Confederazione, bensì anche votare su temi puntuali a tutti i livelli, come pure lanciare iniziative e referendum. Ciò richiede al naturalizzando un alto grado di integrità, responsabilità individuale, civismo e conoscenza di almeno una lingua nazionale. Per questo la naturalizzazione può sempre essere solo l’ultimo, non il primo passo dell’integrazione. La cittadinanza non è un diritto fondamentale, ma un diritto politico. Perciò, secondo l’UDC, non esiste alcun diritto all’ottenimento della cittadinanza, non ha importanza se la 20 UFS 2009 Acquisizione della cittadinanza per tipo di acquisizione 19812009 (PETRA) 21 UFS 2009 Acquisizione della cittadinanza svizzera per precedente nazionalità (PETRA) Numero di naturalizzazioni per anno 40’000 35’000 14,1 15 naturalizzazione sia concessa dall’assemblea comunale o da un’apposita commissione. Ma oggi la cittadinanza svizzera viene letteralmente svenduta. Dal 1991 il numero annuale delle naturalizzazioni si è più che quintuplicato e raggiunge quasi le 45’000 unità.20 Il 40% dei naturalizzati è originario dell’ex-Iugoslavia e della Turchia.21 In altre parole, le autorità hanno tentato di dissimulare i problemi degli stranieri forzando il più possibile le naturalizzazioni. L’UDC combatte qualsiasi automatismo e il diritto di ricorso nel campo delle naturalizzazioni. Bisogna prendere delle precauzioni affinché le naturalizzazioni siano ridotte a un volume ragionevole e conforme alla mentalità e alla cultura svizzere. E, soprattutto, la cittadinanza svizzera deve di nuovo costare qualcosa. 45’000 16,4 15,9 Fermare le naturalizzazioni di massa 30’000 9,3 10 25’000 20’000 5,9 5 15’000 10’000 0 Fonte: UFM 2009 2005 2000 1990 1980 1970 1960 1950 5’000 1989 1993 1997 2001 Fonte: UFM 56 57 2005 2009 Posizioni Stranieri Stranieri L’ U D C esige la rescissione e il successivo rinegoziato dell’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE; vuole che, in caso di crimini gravi, ai possessori della doppia nazionalità venga tolta quella svizzera; chiede la reintroduzione dei contingenti per l’immigrazione e che il diritto di decisione sulla loro applicazione sia competenza del Parlamento; si oppone a qualsiasi diritto di voto e di eleggibilità per gli stranieri; sostiene la limitazione a un anno del permesso di soggiorno per i cittadini UE disoccupati; esige una stretta e rigorosa applicazione della legge sugli stranieri nei confronti dei residenti illegali «sans-papiers»; non accetta alcuna legalizzazione dei residenti illegali «sanspapiers»; esige che gli stranieri desiderosi di stabilirsi in Svizzera dimostrino di padroneggiare la lingua nazionale locale. Laddove questa padronanza non ci sia, queste persone devono frequentare un corso di lingua a proprie spese; chiede un rafforzamento del Corpo delle guardie di confine, al fine di impedire l’entrata di immigranti illegali. si oppone a qualsiasi ulteriore facilitazione della naturalizzazione e, per contro, chiede che essa torni anche finanziariamente a costare qualcosa; si esprime a favore della naturalizzazione in prova, in modo che la cittadinanza possa di nuovo essere tolta a chi delinque; combatte la naturalizzazione di richiedenti senza permesso di soggiorno, con un passato criminale o senza conoscenze linguistiche o analfabeti; è contraria alla naturalizzazione di beneficiari dell’aiuto sociale o dell’AI, a meno che questa dipendenza dallo Stato sia da attribuire a un caso sociale non imputabile all’interessato; esige dai naturalizzandi una dichiarazione formale di lealtà alla Costituzione federale e al nostro ordinamento giuridico; 58 59 Esercito Difesa del paese quale mandato primario La Svizzera difende, con il suo esercito di milizia, il suo piccolo Stato aperto al mondo e indipendente, da qualsiasi aggressione dall’esterno. La neutralità permanente e armata ha per secoli difeso l’indipendenza, la pace e la libertà nel nostro paese. L’esercito protegge la vita e l’incolumità delle cittadine e dei cittadini, le loro proprietà, il loro spazio vitale, ma anche i diritti della democrazia diretta che fanno di loro l’istanza sovrana suprema. Un paese che non può o non vuole provvedere esso stesso alla propria sicurezza non è più sovrano. Gli Stati che affidano ad altri la tutela della propria sicurezza si chiamano colonie o protettorati. L’esercito è il mezzo estremo per la difesa della nostra libertà. Perciò questo mezzo supremo non deve mai mancare all’appello. L’UDC vuole un esercito difensivo equipaggiato in modo moderno, ben addestrato, che non aggredisce nessuno ma difende l’indipendenza e, nel contempo, fa conoscere al mondo la Svizzera quale Stato affidabile e che contribuisce alla pace. Ma, purtroppo, attualmente l’esercito viene ridotto in continuazione, indebolito finanziariamente e orientato sull’internazionalità e sul mercenarismo professionista. Il Consiglio federale, il Parlamento e l’amministrazione trascurano il proprio paese. E con lui anche la sicurezza del proprio popolo. Le guerre sono purtroppo una realtà tiva della situazione mondiale, definire uno scenario realistico della minaccia nel quadro di una politica di sicurezza seria. Una visione realistica significa considerare le possibilità strategiche di sorpresa e l’imponderabile. I nostri assi di transito sono d’interesse capitale in questo dispiego di potere per il controllo delle materie prime e delle vie di comunicazione. La Svizzera nel centro dell’Europa potrebbe portare a dei conflitti. La violenza religiosa – divenuta visibile con l’estremismo islamico – non occupa dei territori, bensì delle teste (via Internet). Esiste un’accresciuta minaccia terroristica proveniente da attori non statali o da aggressioni cibernetiche. Le nostre autorità chiudono gli occhi di fronte al pericolo insito nella immigrazione selvaggia e nelle naturalizzazioni di massa. Le crisi finanziarie ed economiche generano avidità – con le cas- Oggi stiamo vivendo a livello mondiale un cambiamento radicale strategico delle aspirazioni volte alla conquista e al mantenimento di potere, che si accompagna a una tendenza alla creazione o alla scissione di nuovi Stati nazionali. La famosa «pace eterna» fra i popoli è ben lungi dall’arrivare. Al contrario: le tensioni e i conflitti bellici ai confini delle zone di benessere aumentano. La violenza e la guerra rimangono i mezzi privilegiati nella lotta per il potere, per le materie prime o per l’influenza religiosa. Gli interessi nazionali segnano anche le azioni delle grandi potenze. La tutela autonoma della sicurezza rimane perciò decisiva per la nostra sovranità quale piccolo Stato Svizzera. Bisogna, sulla base di un’analisi obiet- 60 61 Esercito se vuote gli Stati diventano ladri. Perfino fra «amici» si assiste a dei tentativi di pressione e a dei ricatti contro gli Stati benestanti, quando addirittura non si sfocia in incursioni violente. Anche se la Svizzera non sarà mai l’obiettivo principale delle aggressioni oggi immaginabili, delle azioni ostili sono sempre possibili. La Svizzera ha sempre ancora molto da difendere. una situazione disastrosa. I problemi erano stati sistematicamente minimizzati dal suo predecessore, dai politici di centrosinistra e dai media. Mancava un’appropriata analisi della minaccia, come pure un mandato realistico. Invece di attenersi ai collaudati modelli di neutralità, indipendenza, e difesa del territorio, l’esercito è stato trasformato secondo il modello NATO e adattato ai princìpi della politica di difesa comune dell’UE. La separazione della formazione dalla condotta ha avuto conseguenze catastrofiche. A livello della direzione del personale e della logistica regnava il caos più completo. La milizia era frustrata e si allontanava. A livello di armamento e di condotta, c’erano carenze tali da metterne in forse il funzionamento. Nel settore informatico sono emerse acquisizioni sbagliate per l’ammontare di miliardi di franchi, al punto che si è dovuto pensare a un’azione penale contro i responsabili. Un sistema di reclutamento inefficace ha minato l’obbligo generale di prestare servizio. Nei corsi di formazione sono venuti a mancare materiale e veicoli. L’acquisizione degli armamenti non era più esclusivamente orientata sulle necessità dell’esercito, bensì su quelle delle aziende federali del ramo. Su pressione della sinistra e dei media, il DDPS ha ritirato le munizioni che i militi custodivano fino ad allora al proprio domicilio. Garante dell’indipendenza «Quando, dopo una lunga giornata di lavoro a Berna, passo davanti al busto del generale Henri Guisan nell’atrio di Palazzo federale Est, sono felice d’incontrare qualcuno del quale non devo dubitare se sia a favore dell’indipendenza del nostro paese.» Consigliere federale Ueli Maurer davanti all’assemblea dei membri dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente ASNI, 10.4.2010 Riforme dell’esercito inadeguate Per l’UDC la difesa del nostro paese è di fondamentale importanza. Perciò esige un esercito forte e performante, con un mandato completo, obiettivi vincolanti e una strategia realistica. Oggi siamo purtroppo ben lungi da tutto questo. Non è possibile rimediare in breve tempo a tutti i danni accumulatisi durante anni ad opera di politici sconsiderati. E oggi sono proprio quei politici e partiti che con i loro errati concetti hanno portato l’esercito sull’orlo del precipizio, a criticare il Dipartimento della difesa. Dagli anni ’90, delle riforme inadeguate come «Esercito ’95», «Esercito XXI» e «Fase di sviluppo 08/11» hanno ridotto il nostro esercito in un pessimo stato, togliendogli sempre di più qualsiasi prontezza operativa. Le pie illusioni di sicurezza collettiva nell’ambito delle organizzazioni multinazionali, interventi umanitari e altre azioni di «mantenimento della pace» sono già durate troppo a lungo. Inoltre, si è abbandonato sempre di più il mandato di difesa e il principio dell’esercito di milizia. Parallelamente, si è assistito a un’assurda militarizzazione della politica estera, con pianificazioni d’intervento in Afghanistan, della caccia ai pirati di fronte alle coste somale o della liberazione degli ostaggi in Libia mediante un’azione di forza. Questo tipo di militarizzazione non serve a nessuno. Né al nostro esercito, che solo quale armata difensiva gode dell’appoggio della popolazione, né alla gente abitante nelle zone di guerra, che desidera un aiuto neutrale, non ulteriori interventi armati. Quale futuro per l’esercito? Il rapporto sulla politica di sicurezza stilato dal Consiglio federale e il rapporto sull’esercito che ne deriva non offrono alcuna base utile. Perché questi testi sono impregnati di spirito di cooperazione internazionale e di interventismo armato. L’esercito deve immediatamente tornare alla sua missione primaria, ossia la difesa della sovranità svizzera. Bisogna arrestare le tendenze volte a ridurne gli effettivi, a trasformarlo in un esercito professionista o a integrarlo nelle strutture della NATO. Le deficienze elencate nella dettagliata lista stilata dal DDPS devono ora essere rapidamente corrette. La propria capacità di agire deve sostituire la cooperazione, perché quest’ultima crea sudditanza e conduce ai diktat dei più potenti. Le strutture di condotta e gli stati maggiori devono essere snelliti. L’effettivo dei militi attivi non deve in alcun caso scendere sotto le 120’000 unità. Una custodia accurata e responsabile dell’arma di servizio da parte del milite è uno degli obiettivi dell’addestramento militare. La confusione creata dai differenti sistemi di gestione elettronica dell’esercito deve essere eliminata; questi sistemi possono soltanto costituire uno strumento ausiliare della condotta, ma non la possono sostituire. Una truppa speciale di professionisti deve essere pronta ad affrontare la minaccia di una guerra cibernetica. I mezzi finanziari a disposizione devono bastare a mantenere il «miglior esercito del mondo» a difesa dell’indipendente e della neutrale piccolo Stato Svizzera. E il Consiglio federale deve presentare delle varianti del modo con cui intende farlo. Analisi di un disastro Quando l’attuale capo del DDPS, il consigliere federale Ueli Maurer, è entrato in funzione nel 2009, ha dovuto affrontare 62 Posizioni Esercito L’ U D C vuole un esercito di milizia bene armato e addestrato, con truppe ben equipaggiate sia di terra che d’aria, per la difesa di una Svizzera indipendente, libera e neutrale; chiede al Consiglio federale la formulazione di un mandato dell’esercito, con chiari obiettivi, fra i quali la difesa del paese deve rimanere il compito primario; si oppone alla cooperazione internazionale con la creazione di truppe professionistiche d’intervento armato all’estero; vuole per contro un esercito pronto a intervenire quale truppa da combattimento in una difesa del paese tempestiva e adeguata alla minaccia; esige un’alta prontezza d’intervento differenziata e adeguata alla minaccia di parti dell’esercito o dell’esercito intero, mediante un’appropriata organizzazione della mobilitazione; chiede il ritorno alla valutazione differenziata dell’idoneità nell’interesse di un autentico obbligo generale di prestare servizio; è a favore dell’immediata abolizione dell’illegale separazione fra la formazione e la condotta; chiede la costituzione di formazioni d’allerta per la protezione di oggetti particolarmente minacciati; chiede delle strutture performanti fra Confederazione e cantoni nell’ambito di un sistema di sicurezza svizzero. 63 Agricoltura Contadini in buona salute – Paese in buona salute Cent’anni fa c’erano in Svizzera 243’000 aziende agricole, nel 1990 erano 108’000, nel 2010 erano più soltanto 60’000.22 I contadini utilizzano il 36% della superficie nazionale.23 Se si contano anche i boschi, i nostri contadini sono responsabili dei due terzi dei paesaggi svizzeri. La popolazione sostiene i contadini , assegnando loro importanti mandati tramite la Costituzione federale e la legge sull’agricoltura. La tutela e il mantenimento dei fondi di produzione devono permettere ai nostri contadini di mantenere o, se possibile, aumentare il nostro attuale grado di autoapprovvigionamento alimentare, con derrate sane e rispondenti alle richieste del mercato. Questi prodotti di alta qualità devono poter essere offerti sul mercato a prezzi equi e che coprono i costi di produzione. Ciò è ecologicamente molto più sensato che non trasportare i prodotti agricoli attraverso interi continenti. Purtroppo oggi il crollo dei prezzi è drammatico – specialmente per latte e formaggi, ma anche per molti altri prodotti. Occorre perciò controllare la quantità di latte all’interno del settore produttivo e senza oneri per i contribuenti. L’UDC vuole fermare l’estinzione delle famiglie contadine, perché senza un ceto agricolo sano ne va della salute di tutto il paese. L’agricoltura quale fattore economico dei prodotti agricoli. Nonostante tendenzialmente i prodotti alimentari siano rincarati per il consumatore, i contadini e le loro famiglie hanno in questi ultimi anni dovuto registrare una sensibile diminuzione del loro reddito; non solo, ma sono anche soffocati dalla burocrazia amministrativa. Se, oltre al reddito in continuo calo, i contadini devono perdere sempre più libertà imprenditoriale, la loro esistenza è veramente a rischio. La Svizzera è sempre ancora un significativo paese agricolo e anche un considerevole produttore di legno. Le condizioni per un’agricoltura e una selvicoltura produttive non sono uguali dappertutto. Anche se l’agricoltura presenta delle particolarità, essa rimane sempre un’importante elemento dell’economia globale. Il settore agricolo ha un ruolo considerevole in quasi tutte le regioni del nostro paese. Perché, oltre alle contadine e ai contadini, sono molti i lavoratori impiegati nei settori pre- e post-produttivi collegati all’agricoltura, come pure nel commercio all’ingrosso e al dettaglio 64 65 22 UFAG: Rapporto agricolo 2010 23 UFAG: Rapporto agricolo 2009 Agricoltura Arrestare la marea di prescrizioni cola 2011, il reddito lordo – la somma di tutte le entrate dello sfruttamento agricolo – dei contadini diminuirà del 25%. Il ceto agricolo è perciò minacciato nel suo insieme. Rimangono soltanto le quattro possibilità seguenti: ingrandirsi, specializzarsi, trovare un reddito accessorio o smettere. L’UDC chiede una nuova politica agricola che assicuri ai contadini la sopravvivenza, ai consumatori alimenti indigeni sani e al paesaggio la manutenzione. L’UDC si oppone categoricamente alla sottoscrizione di un accordo di libero scambio agricolo con l’UE. Le innumerevoli prescrizioni, formulari e controlli ostacolano il lavoro dei contadini e affossano la loro responsabilità individuale. Troppo denaro pubblico confluisce nella burocrazia agricola, invece di andare a diretto vantaggio dei contadini. L’agricoltore è uno specialista altamente qualificato della produzione alimentare e deve decidere lui stesso cosa e come vuole produrre. Il produttore agricolo è un imprenditore, e quindi dispone di libertà delle quali si assume il rischio. Tocca al mercato, quindi ai consumatori adulti e vaccinati, pagare le prestazioni prodotte. Il presupposto per tutto ciò sono naturalmente delle leggi e imposizioni ragionevoli, che non ostacolano inutilmente i contadini con restrizioni nei settori dell’edilizia, della pianificazione del territorio e dell’ambiente.. Il libero scambio agricolo porta alla sparizione dei contadini «Naturalmente ci battiamo con determinazione contro il sacrificio dell’agricoltura sull’altare del libero scambio per nulla e ancora nulla.» Grado di autoapprovvigionamento in calo «Il grado di autoapprovvigionamento della Svizzera cala in continuazione e ha già raggiunto il 59%. Un motivo sufficiente per sostenere e promuovere l’agricoltura indigena.» Consigliere nazionale UDC Hansjörg Walter, Presidente dell’Associazione svizzera dei contadini, Neue Luzerner Zeitung, 19.11.2009 Per un’agricoltura indigena e produttiva Consigliere nazionale UDC Jean-Pierre Grin, Conferenza-stampa dell’11.8.2010 L’agricoltura multifunzionale produce, oltre alla produzione di prodotti alimentari e all’occupazione decentralizzata del territorio, molte prestazioni che non possono essere misurate in franchi e in centesimi. La nostra agricoltura produttiva offre il mezzo più efficiente e meno costoso per la salvaguardia di un paesaggio culturale sfaccettato e ben strutturato. Nessuno si occupa in modo più accurato e meno costoso della protezione della natura, di un ceto contadino performante. Inoltre, i contadini costituiscono un’importante pilastro del pensiero liberale, dell’imprenditorialità, della collaborazione familiare e della cura del nostro patrimonio culturale rurale. L’UDC s’impegna a favore di una politica agricola autonoma e per una maggiore sovranità alimentare. Essa vuole che le prestazioni d’interesse generale prodotte dall’agricoltura siano indennizzate. Essa esige un utilizzo parsimonioso delle superfici agricole, in particolare la conservazione sufficienti di aree per la coltivazione a rotazione. Non si accetterà più che si sostituiscano delle aree destinate alla coltivazione con riserve boschive o ecologiche. Indennizzare le prestazioni prodotte Accanto all’approvvigionamento alimentare, il mandato costituzionale dell’agricoltura esige dai contadini la tutela dello spazio vitale. L’occupazione decentralizzata del territorio e la manutenzione del paesaggio. Ciò non si può assicurare in base a princìpi dell’economia di mercato. Perciò i contadini ricevono dallo Stato dei pagamenti diretti. Se eseguito dai nostri contadini, questo lavoro viene a costare molto meno che se affidato a degli impiegati statali. Si tratta quindi di indennizzi per prestazioni d’interesse pubblico. Il loro pagamento avviene indipendentemente dal fatto che si tratti di un’attività agricola a tempo pieno o parziale. Futuro incerto per i contadini Nel confronto internazionale, questi contadini sfruttano i loro terreni in modo ecologico e duraturo. Ma la loro situazione si sta deteriorando sotto l’effetto della globalizzazione e dell’apertura dei mercati. Nel peggiore dei casi, con la conclusione dei negoziati in seno all’OMC, la Svizzera può trovarsi confrontata con una perdita di reddito pari a tre miliardi di franchi. Con l’applicazione della politica agri- 66 Posizioni Agricoltura L’ U D C esige dal Consiglio federale che abbandoni immediatamente i negoziati con l’UE per un accordo di libero scambio agricolo; esige che la delegazione svizzera escluda dai negoziati dell’OMC i prodotti agricoli e alimentari, e che si opponga agli obiettivi del Doha-round; sostiene il controllo quantitativo di diritto privato da parte dei produttori di latte, quale misura contro il drammatico crollo dei prezzi; esige una revisione della legge sulla pianificazione del territorio per quanto riguarda lo spazio agricolo, al fine di sfruttare in modo completo e flessibile gli attuali volumi edificati; s’impegna affinché le già ridotte aree agricole non siano sacrificate a favore di una rinaturalizzazione dei corsi d’acqua o di un’estensione delle aree boschive; invita il Consiglio federale e il Parlamento a prendere delle misure per incoraggiare lo sviluppo di aziende agricole decentralizzate e multifunzionali, invece di versare dei «premi all’estinzione» alle famiglie contadine; si oppone alle nuove direttive e prescrizioni in materia di protezione degli animali, delle acque e dell’ambiente, che causano costi troppo alti e complicazioni amministrative; si batte per la sicurezza degli investimenti, nel senso che le costruzioni e le installazioni realizzate conformemente alle conoscenze più recenti non devono essere modificate per almeno 30 anni; sostiene l’aiuto all’allevamento, all’esportazione di bestiame e all’allevamento di bestiame giovane per rafforzare le aziende agricole, soprattutto nei territori collinari e di montagna. 67 Formazione Esigere il rendimento, sostenere il rendimento Un’istruzione pubblica di alto livello è indispensabile allo sviluppo e alla prosperità del nostro paese. La chiave del successo consiste nella capacità dell’intera società di rispondere a requisiti elevati in termini di risultati e di qualità. La disponibilità all’impegno e l’obiettivo della qualità devono essere chiesti e incoraggiati a tutti i livelli scolastici. Di fronte alle sfide del futuro il romanticismo sociale e l’egualitarismo forzato sono fuori luogo. La pedagogia lassista e compiacente voluta dalla sinistra è fallita: in nessun altro ambito della società gli ideologi di sinistra hanno potuto dare libero sfogo alle proprie idee come è avvenuto nelle scuole negli scorsi decenni. Nessun altro paese in Europa spende così tanto per ogni alunno, eppure si cerca invano la Svizzera ai primi posti degli studi comparativi internazionali sui risultati scolastici. La pedagogia antiautoritaria, che non pone limiti chiari nell’educazione, che non vuole più una valutazione del rendimento e che chiede di bandire le differenze tra forti e deboli nel sistema scolastico, ha condotto al caos. Le conseguenze sono: indisciplina, mancanza di concentrazione, disordine, innumerevoli interventi di pedagogia speciale e massiccio abbassamento del livello dell’istruzione. Per coronare il tutto, la sinistra vuole limitare l’influenza dei genitori e aumentare quella dello Stato. L’UDC chiede uno stop immediato alla riforma, un ritorno alla ricerca di risultati elevati nelle principali discipline e il richiamo alla responsabilità dei genitori. Le conseguenze di un’errata politica d’integrazione hanno chiaramente dimostrato che, quanto maggiore è la percentuale di alunni alloglotti in una classe, tanto più basso è il rendimento scolastico conseguito. Numerosi giovani di origine turca o balcanica rimangono senza formazione professionale. Disoccupazione, ricorso allo stato sociale, violenza e criminalità (giovanile) ne sono le conseguenze. Da anni l’UDC chiede che ogni bambino conosca la nostra lingua prima di entrare in una classe regolare.. Un’altra causa di degrado dell’insegnamento pubblico è l’errata politica d’immigrazione, che ha portato a oltre il 50 % la percentuale di bambini alloglotti in alcune classi scolastiche. Molti genitori non possono assumersi le proprie responsabilità educative perché non capiscono, e non vogliono condividere, la lingua e la cultura locale. Diversi studi 68 69 Formazione Formazione Le conseguenze dell’indottrinamento egualitarista della sinistra «Secondo questa teoria non possono più esistere bambini più dotati e altri meno dotati, più intelligenti e meno intelligenti, più veloci e più lenti ad apprendere, impertinenti e riflessivi. E poiché la vita non dà e non tratta tutti allo stesso modo, si abusa delle strutture e del proprio potere per inculcare nelle menti indifese dei bambini ideologie che non hanno niente a che fare con la vita reale e che, come tutto ciò che è irrealista, ostacolano i nostri figli nel cammino della vita.» Scuola primaria: trasmissione di conoscenze invece di fervore riformistico La scuola primaria, sotto la responsabilità dei cantoni, è la base del nostro sistema scolastico. Deve permettere a tutti gli allievi, indipendentemente dalla loro origine, di familiarizzare con la nostra cultura e le nostre tradizioni. La scuola primaria trasmette le conoscenze e le abilità primarie. Per questo occorre tornare agli obiettivi annuali da raggiungere obbligatoriamente in tutte le discipline, soprattutto nell’ortografia, nella lettura, nel calcolo e nelle scienze naturali. Il livello secondario deve incoraggiare le capacità manuali dei bambini intellettualmente meno dotati per dare, anche a loro, possibili sbocchi professionali. È completamente sbagliato oberare i bambini con due lingue straniere già nella scuola primaria o farli «sgobbare» già all’asilo. I più piccoli devono imparare in un ambiente protetto a integrarsi in una collettività più ampia per raggiungere la maturità intellettuale richiesta dalla scuola primaria. Occorre tornare allo sperimentato sistema del docente di classe. I docenti devono investire il loro orario di lavoro nell’insegnamento e non sprecarlo in innumerevoli sedute e lavori amministrativi per lo «sviluppo della scuola». La formazione dei docenti deve dunque essere adeguata: non devono essere preparati docenti specializzati ma docenti di classe in grado di insegnare quasi tutte le discipline nella scuola primaria e nei livelli intellettualmente meno impegnativi della scuola secondaria. Oggi la maggior parte dei docenti lavora a tempo parziale e percepisce un reddito annuo variabile. Per tornare a rendere interessante questo lavoro anche agli uomini, la scuola deve essere organizzata in modo da garantire impieghi sicuri a tempo pieno. È la popolazione che sostiene la scuola primaria, alla quale affida i propri figli. Per questo l’UDC vuole rafforzare l’autonomia degli istituti scolastici comunali nei confronti dei dipartimenti cantonali dell’educazione. Silvia Blocher, ex docente, madre e nonna, Die Weltwoche, 22.7.2010 Esigenze elevate nella formazione professionale e nei licei Il sistema duale, che combina l’apprendistato in azienda e la scuola professionale pubblica, ha dimostrato la propria validità e deve essere preferito ad altri modelli della formazione professionale. L’UDC rifiuta gli atelier pubblici per gli apprendisti. Le aziende, che formano apprendisti, devono beneficiare di agevolazioni fiscali. I contenuti didattici dei percorsi formativi delle scuole professionali devono essere definiti in collaborazione con le associazioni di categoria e rispondere alle qualifiche effettivamente richieste nella vita professionale. La formazione professionale deve essere rivalorizzata e i diplomati della formazione professionale superiore o coloro che hanno superato gli esami professionali superiori devono avere accesso alle scuole universitarie professionali o alle università stesse se possono dimostrare di possedere qualifiche eccezionali. I livelli scolastici nei licei devono essere mantenuti elevati; lo Stato deve finanziare una maturità liceale solo agli alunni con ottime capacità cognitive e la disponibilità all’impegno. Nella formazione liceale occorre dunque dare maggiore spazio alle materie matematico-scientifiche e alle scienze economiche. La mania professorale dell’integrazione «Una scuola per tutti ha come obiettivo che tutti gli allievi seguano lo stesso insegnamento indipendentemente dai propri risultati e che i progressi scolastici individuali siano considerati e valutati in funzione delle competenze. Gli attuali sistemi di valutazione, basati sui voti, rappresentano invece uno strumento di selezione e di attribuzione degli allievi ai diversi livelli, contraddicendo gli sforzi d’integrazione.» Scuole universitarie: creazione di valore con la ricerca di punta migliaia di studenti stranieri, che alla fine del loro corso di studio lasciano la Svizzera e mettono le proprie conoscenze al servizio di un’altra piazza economica. Dagli studenti stranieri occorre dunque pretendere tasse universitarie molto più elevate, impedendo nel contempo l’afflusso di persone poco qualificate. Le università svizzere e i politecnici devono concentrarsi sulla trasmissione di competenze teoriche, sul lavoro scientifico e sulla ricerca di punta. È necessario che gli studi offerti si orientino di più sulle esigenze del mercato, altrimenti non creano valori, ma si limitano a gonfiare lo Stato sociale. L’UDC non vuole università di massa, bensì università di punta. Le scuole universitarie professionali sono la spina dorsale della formazione professionale e del perfezionamento. I loro obiettivi didattici devono essere concepiti in stretta collaborazione con l’economia e con i principali esponenti del mercato in specifici settori. Dalle scuole universitarie professionali deve essere possibile accedere a specifici indirizzi di studio universitario. L’accesso alle scuole universitarie deve essere permesso a tutti coloro che dispongono di adeguati diplomi. Tuttavia non è accettabile che i contribuenti svizzeri finanzino la formazione di Un falegname con un titolo universitario? Secondo le previsioni delle Accademie delle scienze entro il 2030 l’apprendistato classico non esisterà più. Ecco la risposta dell’UDC: «Questa prospettiva è assolutamente irrealistica. Il sistema duale adottato dalla Svizzera ha dato prova della propria validità. Altrimenti la Svizzera rischia di avere solo teorici.» Oskar Freysinger, consigliere nazionale UDC e docente di liceo, 20 Minuten, 31.8.2009 Spese per anno e allievo (Spese per anno in franchi) 18’000 16’000 14’000 12’000 10’000 8’000 6’000 4’000 2’000 Fonte: UFS/OCSE La formazione in un colpo d’occhio Blick 2010 70 71 MEX SLO POL HUN CZE NZL POR ITA OCSE GER FIN ESP IRL FRA GBR NED SWE DEN AUT NOR USA CH 0 Elisabeth Moser Opitz, docente di pedagogia speciale all’Università di Zurigo, Neue Zürcher Zeitung, 30.6.2010 Formazione Quota di stranieri nelle scuole delle città svizzere in percento (anno scolastico 2007/ 08) 48,5 50 45,4 40 37,4 36,3 27,1 25,6 28,8 è convinta che un buon livello di cultura generale sia indispensabile per il successo economico, culturale e intellettuale del nostro paese; difende il principio secondo il quale l’educazione è fondamentalmente compito dei genitori e l’istruzione spetta alla scuola; lotta per mettere fine alla confusione riformista affinché la scuola primaria ritrovi finalmente la calma e torni a poggiare sul fondamento di valori collaudati (rendimento, ordine, disciplina ecc.); esige disciplina e ordine in classe e nel cortile della scuola, nonché sanzioni efficaci che permettano ai docenti e alle autorità scolastiche di far rispettare le regole; 23,8 23,5 L’ U D C si impegna affinché i docenti ricevano una formazione che li renda capaci di gestire una classe e di assumere la responsabilità dell’insegnamento; 30,7 29,5 30 39,5 Posizioni Formazione vuole che le scuole siano dirette sulla base di obiettivi didattici vincolanti e di risultati da raggiungere nelle principali discipline; 20 ritiene che gli allievi con insufficienti conoscenze linguistiche debbano ricevere l’insegnamento della lingua nazionale al di fuori della classe; 10 rifiuta l’insegnamento «integrativo» ed esige che i ragazzi con gravi difficoltà nell’apprendimento o nel comportamento siano formati in classi speciali da specialisti appositamente preparati; Friborgo Bienne Lugano Lucerna San Gallo Winterthur Losanna Berna Basilea Ginevra Zurigo Svizzera 0 Fonte: UFS Il perfezionamento e la formazione degli adulti non sono il compito dello Stato assunti dal lavoratore stesso. Il costante perfezionamento, che scaturisce dal personale senso di responsabilità e che è volto a mantenere le proprie competenze professionali, deve svolgersi già all’interno del processo lavorativo e non cominciare solo quando la persona è in disoccupazione. Gli sforzi e i costi sostenuti per il perfezionamento professionale devono godere di agevolazioni fiscali. L’apprendimento permanente e la formazione continua sono oggi indispensabili per il successo professionale. La formazione degli adulti è per principio un compito dell’individuo e non dello Stato che completa, approfondisce e aggiorna la formazione scolastica di base acquisita negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. La rapida trasformazione e la durata ridotta della validità delle conoscenze acquisite esigono un perfezionamento costante anche dalle persone che hanno ricevuto una buona formazione scolastica. Si tratta comunque di uno sforzo facoltativo, i cui costi sono generalmente 72 chiede l’introduzione dei voti sin dalla prima classe della scuola primaria; si impegna affinché l’apprendistato professionale non venga trascurato a vantaggio della formazione liceale; vuole che i diplomi rilasciati dalle scuole universitarie professionali siano orientati alla pratica e riconosciuti a livello internazionale; si impegna affinché le tasse pagate dagli studenti stranieri per l’iscrizione alle nostre università e scuole universitarie professionali coprano effettivamente i costi. Inoltre devono essere inaspriti i criteri di ammissione; esige che i fondi pubblici messi a disposizione dalla Svizzera per la ricerca scientifica siano in primo luogo utilizzati a favore delle scuole universitarie professionali, delle università e dei politecnici. 73 A V S , A D , L P P, I P G , A I Consolidare le istituzioni sociali, combattere gli abusi Gli Svizzeri hanno uno spiccato orientamento sociale. Sono disposti ad aiutare le persone realmente malate, andicappate, anziane o disoccupate. Tuttavia, quando hanno l’impressione che gli abusi prevalgano e gli indolenti si arricchiscano a spese dei lavoratori, giustamente si sdegnano. Nonostante le forti resistenze, l’UDC ha tenacemente tematizzato gli evidenti abusi sociali. La truffa perpetuata ai danni delle nostre istituzioni sociali deve essere severamente combattuta. Senza una giusta attribuzione dei mezzi disponibili mettiamo a repentaglio il nostro intero sistema sociale. I limiti dello Stato sociale solido finanziamento! Fintanto che l’economia ha goduto di buona salute, gli effetti dello straripante Stato sociale erano mitigati ma, di fronte alle sfide demografiche dell’invecchiamento della popolazione e dell’arrivo in massa di immigranti non qualificati, la costante estensione delle prestazioni sociali conduce all’impossibilità di finanziare il nostro sistema delle assicurazioni sociali. Il Consiglio federale prevede che il fabbisogno di nuovi finanziamenti cresca di 14 miliardi di franchi l’anno entro il 2030 se le prestazioni rimangono sullo stesso livello. Sempre secondo il Consiglio federale, per mantenere gli oneri sociali allo stato attuale sarebbe necessario ridurre le prestazioni del 12,2 %.26 Lo Stato sociale in Svizzera è generosamente sviluppato, ma si avvicina ai limiti delle proprie possibilità. Nel 1950 i costi sociali non raggiungevano i due miliardi di franchi, nel 1990 hanno toccato i 64.5 miliardi di franchi e nel 2008 hanno superato i 144 miliardi di franchi.24 Lo Stato sociale sfugge dal nostro controllo ed evolve a scapito delle generazioni future. Nel 1950 – poco dopo l’introduzione dell’AVS – la Svizzera attribuiva il 7,6 % del prodotto interno lordo alle istituzioni sociali, nel 1990 la quota era già salita al 19,5 % e nel 2005 ha raggiunto addirittura il 29,2 %.25 Diminuisce il numero delle persone attive chiamate a provvedere a una percentuale crescente di persone che usufruiscono delle istituzioni sociali. L’intero sistema assistenziale è minacciato: AVS, assicurazione contro la disoccupazione, previdenza professionale, prestazioni complementari, indennità per perdita di guadagno, assegni familiari, assicurazione malattie, assicurazione invalidità, assicurazione maternità, assicurazione infortuni e, come ultima spiaggia, l’aiuto sociale – nessuna di queste istituzioni sociali dispone di un 74 75 24 UST: conto globale della sicurezza sociale 25 UST: conto globale della sicurezza sociale 26 Rapporto del Consiglio federale sull’evoluzione delle assicurazioni sociali e sulla stabilizzazione del tasso degli oneri sociali rispetto al Pil (2000) A V S , A D , L P P, I P G , A I A V S , A D , L P P, I P G , A I Un principio di politica sociale troppo spesso dimenticato «Ognuno assume le proprie responsabilità e contribuisce secondo le proprie forze alla realizzazione dei compiti dello Stato e della Società.» tuale il fondo AVS si troverà dunque in una situazione critica entro il 2018. Per questo motivo l’UDC s’impegna per garantire le pensioni AVS anche in futuro. Propone di portare l’età della pensione a 65 anni per le donne e gli uomini. Anche il meccanismo delle pensioni esige correzioni tecniche che non suscitano contestazioni. D’altro canto, l’UDC rifiuta qualsiasi aumento delle prestazioni AVS. L’UDC non si oppone ai pensionamenti anticipati, a condizione che siano correttamente finanziati dai beneficiari delle assicurazioni. Ma mandare tutti in pensione a 60 anni, come proposto dalla sinistra e dai sindacati, mette al tappeto l’AVS. L’aspettativa di vita aumenta e occorre tenerne conto. Nel 2012 occorrerà dunque attuare un’ampia revisione dell’AVS per garantire il futuro. articolo 6 della Costituzione federale Garantire la nostra previdenza per la vecchiaia Tra una decina di anni il costante aumento del numero dei pensionati rispetto alla popolazione attiva rappresenterà un problema enorme per il finanziamento dell’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti. La crescita demografica è ineluttabile. Senza un cambiamento della legislazione at- Quota di stranieri nelle opere sociali svizzere (in percento) 50 45,3 43,2 45 Non sovraregolamentare il secondo pilastro AI: combattere gli abusi e risanare le strutture La legge federale sulla previdenza professionale (LPP), originariamente concepita come legge quadro per una soluzione previdenziale indipendente delle aziende, è in assoluto l’assicurazione più sovraregolamentata di tutto il sistema sociale. Con un patrimonio investito di circa 600 miliardi di franchi è indubbiamente necessario imporre regole efficaci, 27 che tuttavia non possono essere così rigide da lasciare la politica costantemente in ritardo sullo sviluppo del mercato dei capitali. Per questo motivo l’UDC auspica che dalla legge vengano eliminati dei dati tecnici tra cui l’aliquota minima di conversione o il tasso d’interesse minimo. La LPP deve essere alleggerita rafforzando nel contempo la competitività tra gli offerenti di soluzioni previdenziali. Gli istituti privati di previdenza professionale non devono neppure essere discriminati rispetto alle assicurazioni pubbliche, nel senso che queste ultime possono offrire prestazioni non finanziate per poi attuare interventi straordinari di risanamento. Dal 1960 il bilancio dell’assicurazione per l’invalidità (AI) accusa un deficit cronico. Dalla creazione di questa istituzione sociale, il legislatore ne ha rimpinguato le casse a più riprese, ma l’AI spende ogni anno tra 1.2 e 1.5 miliardi in più di quello che incassa. Il 27 settembre 2009 il popolo ha approvato di misura una rapida, sesta revisione dell’AI a livello di uscite, affinché l’aumento dell’IVA rimanga effettivamente limitato nel tempo. La realtà ci insegna che in passato i finanziamenti supplementari concessi all’AI non hanno prodotto risultati, lasciando irrisolti tutti i problemi. Occorre evitare che ciò si ripeta! Il PLR, il PPD, economiesuisse e l’Unione svizzera degli imprenditori, che hanno approvato insieme con la sinistra l’aumento dell’IVA, devono ora assumersi le proprie responsabilità. Per questo motivo la prima parte della sesta revisione dell’AI deve essere immediatamente adottata e la seconda parte dovrà essere 27 UFAS: assicurazioni sociali in Svizzera, Prontuario statistico 2010 Evoluzione delle spese sociali in Svizzera 1950 – 2008 (Spese sociali in miliardi di franchi) 160 40 34,5 35 2003: 129,6 Mrd. Fr. 120 30 25 100 21,7 20 80 15 60 1990: 64,5 Mrd. Fr. 10 40 5 20 1950: 1,6 Mrd. Fr. Fonte: UFS/ Seco/UFM Fonte: UFS, Conto globale della sicurezza sociale del 2010; i dati attualmente disponibili risalgono al 2008 76 77 2008 2006 2004 2002 2000 1998 1996 1994 1992 1990 1988 1986 1984 1982 1980 1978 1976 1974 1972 1970 1968 1966 1964 1962 1960 1958 0 1956 Quota stranieri in assistenza 2009 1954 Quota stranieri in AI 2009 Quota stranieri in disoccupazione Ottobre 2010 1952 Quota stranieri nella popolazione 2009 1950 0 2008: 143,6 Mrd. Fr. 140 A V S , A D , L P P, I P G , A I La libera circolazione delle persone minaccia l’assicurazione contro la disoccupazione affrontata prima delle elezioni del 2011. L’AI deve essere alleggerita ogni anno di almeno 4000 pensionati. Inoltre occorrerà svolgere una revisione delle rendite basata sui rischi, perché alcune nazionalità (paesi balcanici, Turchia) sono ampiamente sovrarappresentate tra i beneficiari dell’AI. Anche la scala delle rendite deve essere perfezionata. Nel sistema attuale chi è inabile al lavoro al 39 % non riceve alcuna rendita AI, mentre chi ha un tasso d’invalidità del 70 % percepisce una rendita completa. Occorre smettere di esportare le rendite AI senza adeguarle al potere d’acquisto locale. Infine non c’è più ragione di privilegiare i beneficiari dell’AI in termini di rendite per i figli rispetto agli attivi. Oggi chi percepisce una rendita AI (o un’indennità giornaliera) usufruisce per ogni figlio di un supplemento di rendita del 40 % se non ci sono motivi di riduzione. Un beneficiario dell’AI con due figli riceve dunque 1,8 rendite AI, con cinque figli ha addirittura diritto a tre rendite AI complete. Non sorprende dunque che un beneficiario AI con 5 figli nei paesi balcanici mantenga mezzo villaggio a spese della Svizzera. Alle rendite per i figli si aggiungono poi gli assegni familiari. Un altro punto da verificare è l’efficacia dei contributi versati alle organizzazioni per gli andicappati. L’attuale assicurazione contro la disoccupazione presuppone una disoccupazione strutturale di 100’000 persone. Tuttavia la libera circolazione delle persone sancita con l’Unione europea fa sì che oggi molte più persone sono in cerca di un lavoro. La promessa che gli immigranti disoccupati sarebbero stati fatti rientrare nel loro paese si è dimostrata vana. Il Parlamento e il popolo hanno dunque approvato un aumento dei contributi, senza verificare le prestazioni. In un’ottica di lungo periodo l’immigrazione massiccia provocata dalla libera circolazione delle persone aumenterà le pressioni sulla nostra assicurazione contro la disoccupazione. È dunque inevitabile rivedere le prestazioni. L’aiuto sociale non deve essere una rete di salvataggio La libera circolazione delle persone e la crescente immigrazione di manodopera poco qualificata aumentano costantemente gli oneri dell’aiuto sociale in Svizzera. La quota elevata delle persone che percepiscono un aiuto sociale trasformano la rete sociale nei cantoni, che recepiscono o, addirittura, superano le direttive della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS), in una situazione di comodo. Nei comuni e nei cantoni, con una generosa prassi di aiuto sociale e deboli autorità preposte all’immigrazione, cresce esponenzialmente il numero dei beneficiari dell’assistenza. E i tagli agli aiuti sociali decisi dalle autorità vengono impugnati sempre più spesso davanti ai tribunali. Lo stato sociale ha dunque raggiunto i suoi limiti. I cantoni sono esortati a strutturare la legislazione in modo che l’aiuto sociale non possa più essere sfruttato e abusato. Chi non compie alcuno sforzo per integrarsi e per lavorare, non deve neppure ricevere aiuti. Occorre fare in modo che valga ancora la pena di lavorare. Beneficiari di rendite in libera uscita Da un verbale redatto dalla polizia comunale di Zurigo in occasione di un incidente risulta che il pensionato Fritz Schoch (nome fittizio) investe per disattenzione la vettura ferma al semaforo davanti a lui (danno: 500 franchi). Viaggiava a 5 km/h. La vettura danneggiata era guidata da Hakan Fenaci (nome fittizio), di nazionalità turca, anno di nascita 1955. I tre passeggeri che viaggiavano con lui sono suoi concittadini. Secondo il rapporto della polizia, dei quattro occupanti turchi della Opel tre beneficiano di una rendita AI. Immediatamente dopo l’incidente la moglie di Fenaci, che non percepisce ancora una rendita, lamenta dolori nella zona cervicale. Dopo un trattamento ambulatoriale al Waidspital il dott. Narsalaam Kusayi (nome fittizio) la annuncia all’assicurazione per malattia. Fritz Schoch viene denunciato per lesioni corporali. Posizioni A V S , A D , L P P, I P G , A I L’ U D C si impegna per garantire le istituzioni sociali; si oppone all’aumento delle prestazioni sociali; esige una visione globale dei diversi sistemi delle assicurazioni sociali per ridurre le situazioni di sovrassicurazione e gli incentivi controproducenti; per garantire il futuro dell’AVS chiede che – l’età della pensione per donne e uomini sia fissata a 65 anni; – i risparmi accumulati adeguando l’età della pensione per le donne non siano utilizzati per finanziare un’estensione delle prestazioni; – sia adottato un nuovo meccanismo di finanziamento che fissi l’ammontare delle rendite in base ai contributi versati da una classe d’età, per impedire coperture insufficienti; si impegna per: – ridurre il numero dei beneficiari AI di 4000 l’anno verificando le rendite esistenti, soprattutto tra i beneficiari giovani; – abolire le rendite AI per i figli e coordinare con gli assegni familiari; – rivedere le rendite basate sui rischi per le persone la cui rendita AI non poggi su motivi chiari (ad esempio «dolori somatici»); – adeguare le rendite pagate all’estero al potete d’acquisto locale; – rescindere gli accordi di sicurezza sociale con i paesi non cooperativi; si batte contro la sovraregolamentazione della previdenza professionale e chiede che i parametri tecnici siano aboliti dalla LPP; è a favore di una riforma sostanziale delle prestazioni complementari per evitare incentivi controproducenti; rifiuta l’assicurazione obbligatoria alla Suva di alcune categorie di aziende; è contraria all’aumento dei contributi paritari per l’IPG; chiede il risanamento a livello di costi dell’assicurazione contro la disoccupazione adeguando le prestazioni agli standard dell’OCSE; si impegna per una correzione verso il basso delle direttive COSAS considerando nel contempo gli elementi basati sulle prestazioni; pretende che le statistiche delle assicurazioni sociali facciano finalmente piena luce sulla nazionalità dei beneficiari; approva lo scambio di dati tra le autorità, perché possano emergere gli abusi sociali. 78 79 Salute Qualità grazie alla concorrenza È ormai diventata una consuetudine annunciare ogni anno, a fine estate, il prossimo aumento dei premi dell’assicurazione malattie. La legge sull’assicurazione malattie (LAMal), a suo tempo osteggiata dall’UDC, mirava a introdurre un’assicurazione malattie obbligatoria, uniforme ed estesa all’intero territorio della Confederazione, per tutti gli abitanti della Svizzera. Dall’entrata in vigore della LAMal i premi si sono radoppiati – e la tendenza continua.28 L’attuazione di un’assicurazione statale obbligatoria con offerenti sul libero mercato ha provocato enormi problemi tra assicurati, fornitori di prestazioni e finanziatori. In poche parole: il nostro sistema sanitario è malato. Quasi la metà della popolazione beneficia di aiuti per ridurre l’ammontare dei premi. Questa insensata confusione tra politica sanitaria e politica sociale provoca gravissime distorsioni e porta all’assurdo l’idea di partenza dell’assicurazione malattie, ossia la protezione contro la povertà in caso di malattia: oggi non sono più le malattie, ma i premi assicurativi a provocare stati d’indigenza. Politica senza soluzioni le figurano oggi prestazioni, che una volta dovevano essere pagate da chi ne usufruiva. Se un tempo i pazienti privati partecipavano con i loro onorari al riequilibrio sociale, oggi questo può essere ottenuto solo con la riduzione dei premi a spese dei contribuenti. . Oggi non è più questione di un contratto individuale tra il paziente e la sua assicurazione, bensì di un catalogo di prestazioni definito dai politici responsabili delle decisioni. Al posto del medico e del paziente è lo Stato che decide quale cura sia «efficace», «adeguata» ed «economicamente sostenibile». Superati dalla complessità della situazione, i politici non sanno fare altro che allungare continuamente il catalogo delle prestazioni con sempre nuove e gradite offerte. Ma anche i pazienti, i medici, l’industria farmaceutica e i produttori di apparecchi sanitari non si tirano indietro e completano il catalogo in funzione dei propri interessi. Con il pretesto della «giustizia sociale» nel catalogo ufficia- 80 28 81 UF SP: statistiche dell’assicurazione obbligatoria malattia 2006 e dati chiave aggiornati dell’UST Salute Salute Aumento dei premi mensili di cassa malati dall’introduzione della LAMal (Spese per adulto in franchi) 400 351 350 306 300 280 313 315 323 290 269 245 250 223 200 173 188 197 204 212 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 150 Fonte: Statistica dell’assicurazione-malattia obbligatoria 2009 Il progresso della medicina costa nuovi studi medici oppure la limitazione delle ammissioni alle facoltà di medicina, neutralizzano la concorrenza e spostano i trattamenti ambulatoriali dalla medicina di base ai più costosi ospedali. Gli ospedali pubblici sono finanziati solo per metà dai premi, pertanto si creano pesanti distorsioni della concorrenza a scapito degli studi medici privati. Il miglioramento costante dei mezzi diagnostici e terapeutici accelera il processo di guarigione. L’ampio accesso alla medicina di punta, l’aumento della speranza di vita e il miglioramento della qualità di vita sono conquiste straordinarie e costituiscono anche un mercato in piena espansione ma, naturalmente, provocano anche l’innalzamento dei costi, così come l’informazione costante da parte dei media su salute e malattie, che incrementano il consumo di prestazioni sanitarie. I cronici scoperti finanziari delle assicurazioni-malattia hanno origine nel sistema sbagliato della LAMal. I drastici provvedimenti adottati dallo Stato, tra cui il controllo dell’offerta con il blocco dell’apertura di Incoraggiare il senso di responsabilità dei pazienti I controproducenti incentivi dell’attuale legge sull’assicurazione malattie sono sotto gli occhi di tutti. Un numero eccessivo di attori nella sanità pubblica non ha alcun interesse a gestire i fondi con la dovuta parsimonia. La LAMal deve dunque essere oggetto di una riforma dell’economia di 82 Basta con la follia della prevenzione mercato, imperniandola sugli interessi dei pazienti e non su quelli di assicuratori, ospedali, cantoni o industrie farmaceutiche. I pazienti vogliono prima di tutto un buon rapporto qualità/prezzo. Per risanare il nostro sistema sanitario è indispensabile adottare le seguenti misure: incoraggiare il senso di responsabilità individuale, sviluppare modelli assicurativi su misura con un’autentica partecipazione ai rischi degli assicurati, offrire assicurazioni complementari per le prestazioni auspicabili e confortevoli, distribuire chiaramente i compiti tra Confederazione, cantoni e comuni. Gli iter contorti da seguire per ottenere le sovvenzioni devono essere snelliti affinché il denaro a disposizione serva ai pazienti in difficoltà e non vada a cementare inutili capacità ospedaliere. Infine, il catalogo delle prestazioni di base deve essere alleggerito: non è più accettabile che gli aborti, le terapie a base di eroina, i tagli cesarei non indispensabili per ragioni mediche o gli interventi per cambiare sesso siano finanziati dalla collettività. Se i costi del sistema sanitario nazionale continuano a crescere a questo ritmo, occorrerà considerare l’abrogazione dell’assicurazione obbligatoria per aumentare la pressione a favore dei risparmi.. UFSP, UFSPO, UFAS, USTRA, UFV, DSC, SECO, RFA, CFSL, Fondo di sicurezza stradale, sbu, Suva, assicurazioni private malattie, Promozione Salute Svizzera, Fondo per la prevenzione del tabagismo nonché numerosi enti cantonali e comunali si occupano del nostro benessere. La Confederazione prevede addirittura di aggiungere al già corposo elenco una mega-istituzione. Ogni anno viene speso più di 1.1 miliardo di franchi per la prevenzione. 29 Risultato: prezzi minimi imposti per l’alcool e divieto di consumare alcoolici durante le manifestazioni sportive, bottiglie di birra standardizzate, pubblicità limitata, premi di assicurazione più elevati per le persone obese (si parla di «obesità epidemica »), demonizzazione dei fumatori e problemi di sopravvivenza per i produttori indigeni di tabacco e i gestori di locali pubblici. Eppure il consumo di alcool e di tabacco non cessa di diminuire. Invece di affidarsi al buon senso dei cittadini adulti, gli apostoli della salute vogliono interferire con le competenze legislative dei cantoni. 29 83 santésuisse: documento di fondo per la promozione della salute e la prevenzione (2007) Salute Salute Posizioni Ufficio federale della sanità pubblica – gli eccessi della burocrazia Ecco alcuni esempi delle attività lanciate dall’UFSP con il denaro dei contribuenti: sesso tra astronauti su manifesti giganti, divieto di consumare alcolici tra le 21 e le 7, divieti di fumare sempre più estesi, restrizioni pubblicitarie, trucchi a livello delle riserve delle assicurazioni malattie per dissimulare l’aumento dei premi, esasperazione degli effetti del radon, minimizzazione del consumo di canapa, dichiarazione di non pericolosità per i rapporti sessuali non protetti con sieropositivi, discriminazione dei soldati con l’abolizione dell’assicurazione militare, ricorso a un’agenzia pubblicitaria per osteggiare la medicina complementare. L’ U D C auspica che il sistema sanitario nazionale si fondi sul principio della concorrenza, per garantire un’offerta di qualità in tutto il paese; chiede maggiore trasparenza in termini di qualità e prezzi delle prestazioni sanitarie, per accrescere la libertà di scelta e, quindi, il benessere dei pazienti; chiede un alleggerimento del catalogo delle prestazioni di base e la sua trasformazione in una lista positiva; si oppone ai tentativi di creare una cassa unica a livello nazionale o regionale; si impegna nel lungo termine affinché sia eliminata l’obbligatorietà dell’assicurazione di base per incoraggiare i fornitori di prestazioni sanitarie a cercare soluzioni economiche; nel breve termine chiede l’abolizione dell’obbligo contrattuale e il blocco delle autorizzazioni; Combattere con coerenza l’abuso di droghe Gli stupefacenti non sono generi voluttuari qualunque, ma sostanze che, in brevissimo tempo, portano alla dipendenza e alla distruzione fisica e mentale. L’UDC punta a combattere il traffico di droga, impedire l’inizio del consumo e disintossicare i tossicodipendenti. Le conseguenze finanziarie del consumo di droghe per la nostra economia sono pesanti: oggi ammontano già a diversi miliardi di franchi l’anno. 30 L’UDC rifiuta categoricamente la legalizzazione delle cosiddette «droghe leggere», ad esempio hascisc, marijuana, i cui effetti sono spesso minimizzati. Si oppone anche alla distribuzione da parte dello Stato delle droghe ai tossicomani. La somministrazione di eroina non conduce i drogati alla guarigione, bensì rappresenta in realtà un prolungamento della dipendenza incoraggiato dallo Stato. Infine occorre intervenire duramente contro la vendita e il consumo di cocaina e delle cosiddette droghe da party. chiede l’eliminazione immediata del limite superiore stabilito d’ufficio che non permette la libera scelta della franchigia nell’assicurazione malattie obbligatoria, impedendo così agli assicurati di determinare individualmente l’estensione della propria copertura assicurativa e di reagire al massiccio aumento dei premi; si impegna per un finanziamento del sistema sanitario nazionale da un’unica fonte (sistema monista); si impegna affinché le cure palliative siano ufficialmente ancorate nel sistema sanitario come modello globale di assistenza alle persone affette da malattie incurabili, mortali o croniche; si oppone all’attivismo talora settario e nemico della professionalità da parte della Confederazione nell’ambito della prevenzione e preferisce puntare sulla responsabilità individuale dei cittadini; rifiuta la legalizzazione delle droghe. 30 84 Università di Neuchâtel: il costo delle droghe illegali in Svizzera (2006) 85 Politica dei trasporti I trasporti: il cuore della nostra economia Vie di comunicazione ben costruite e ben tenute, in grado di assorbire il sempre maggior numero di mezzi in circolazione, sono indispensabili alla prosperità, alla crescita economica e alla piena occupazione. I mezzi finanziari limitati devono essere impiegati prima di tutto per eliminare gli ingorghi, costruire i principali assi stradali e provvedere alla manutenzione delle strade. Deve essere salvaguardato il principio della libera scelta dei mezzi di trasporto. È inaccettabile opporre tra loro i diversi mezzi di trasporto, il cui sovvenzionamento incrociato deve cessare. La politica dei trasporti: grande sconfitta dell’era Leuenberger Per quindici anni il Consigliere federale socialista Moritz Leuenberger è stato il primo responsabile della politica svizzera dei trasporti – e l’ha resa la grande sconfitta. Che si tratti di traffico aereo (sicurezza aerea, accordo aeronautico con la Germania, miliardi per la Swiss), di trasporti stradali (regali all’UE per il transito, ingorghi, traffico nelle agglomerazioni) oppure su rotaie (scoperto di diversi miliardi nel progetto NFTA, trasporto di merci non interessante, disavanzi annui di miliardi) – in tutti questi dossier il bilancio dell’era Leuenberger è tutt’altro che rassicurante. Finanze: impiego ottimale delle risorse Il ricavato dell’imposta sugli oli minerali garantisce il finanziamento e la manutenzione della rete viaria nazionale. I capitali servono alla costruzione e alla manutenzione delle strade, al traffico motorizzato individuale e ai trasporti pubblici su strada. L’UDC si oppone a una destinazione diversa dei limitati mezzi disponibili. Combatte i sistemi di sconti e di nuove tasse e tributi a carico dei diversi utenti dei mezzi di trasporto. Confederazione, cantoni e comuni sono responsabili della manutenzione e dell’ampliamento dei propri sistemi di trasporto: arbitrarie ridistribuzioni degli oneri e dei pre-finanziamenti devono essere rifiutate secondo l’UDC. La crescente criminalizzazione degli automobilisti non serve a nessuno, ad eccezione delle casse pubbliche. La riduzione dei margini di tolleranza per il superamento dei limiti di velocità e il collocamento di radar nel maggior numero di posti possibili – assolutamente irrilevanti per la sicurezza stradale – non servono a prevenire gli incidenti, ma solo a rimpinguare le casse dello Stato. D’altro canto, il completo disprezzo delle regole della circolazione da parte di pirati della strada deve essere severamente e puntualmente punito. 86 Mobilità: garantire la libera scelta La mobilità della società moderna viene garantita dalla libera scelta dei diversi mezzi di trasporto (strade, rotaie e aria). È essenziale per mantenere il livello di benessere di una società ben funzionante. Le restrizioni alla mobilità (Road 87 Politica dei trasporti Politica dei trasporti Pricing, modelli basati sui tragitti, aree protette e soppressione dei posti macchina) oppure i privilegi accordati per motivi ideologici ad alcuni utenti dei sistemi di trasporto sono un veleno per la competitività dell’economia svizzera. Il contribuente chiede alla Confederazione di garantirgli la mobilità su un alto livello. Il ricavato delle imposte destinate alle infrastrutture per i trasporti deve essere utilizzato secondo il principio dell’economicità. ne derivano (modifica della segnaletica, sistemi di gestione del traffico, fermate degli autobus, zone a traffico misto e restringimento dei marciapiedi) ostacolano pesantemente il traffico. Occorrono parcheggi a sufficienza e ben raggiungibili e un minimo di posti macchina per ogni immobile per permettere alle aziende e agli esercizi commerciali una duratura creazione di valore e impedire l’inutile traffico alla ricerca di parcheggi, la cui costruzione deve essere comunque orientata alla domanda. Va quindi soppresso il plafonamento delle autorizzazioni. I rallentamenti e i colli di bottiglia vanno corretti potenziando le capacità. Solo così è possibile impedire efficacemente gli ingorghi cronici. I centri urbani devono essere alleggeriti del traffico di transito con una rete adeguata di circonvallazioni. . Strade: garantire un traffico scorrevole Con il costante aumento della popolazione, la garanzia di un traffico scorrevole sull’intera rete stradale nazionale riveste un’importanza fondamentale. Gli imprenditori, gli artigiani, gli impiegati, i pendolari, gli abitanti e i turisti hanno bisogno di un sistema viario affidabile. La riduzione dello spazio stradale e le misure tecniche e architettoniche che Evoluzione delle entrate da multe 1994–2009 Il verde antiquato «I fuoristrada sono una scoperta dell’ultimo secolo, dichiara il mio collega dei Verdi, quindi andrebbero aboliti. Sì, però non mettiamo al bando neppure i Verdi, e anche loro risalgono all’ultimo secolo. Tra l’altro sono anche antiquati, altrimenti saprebbero che i SUV moderni sono veicoli rispettosi dell’ambiente.» Ferrovia: consolidare le capacità e i costi I trasporti pubblici non sono neanche lontanamente in grado di garantire i trasporti delle persone e delle merci in Svizzera. L’ulteriore potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria comincia a raggiungere i limiti delle proprie capacità. Prima di procedere a nuove estensioni occorre assolutamente consolidare il finanziamento della manutenzione della rete ferroviaria. È impensabile aumentare ancora il grado di sovvenzionamento dei trasporti pubblici a spese del fondo infrastrutturale per le strade. L’impellente costruzione dell’asse est-ovest deve avere la stessa priorità di quella dell’asse nord-sud. L’ottimizzazione dei tragitti ferroviari per il trasporto delle persone e delle merci deve essere sintonizzata sugli interessi regionali considerando anche l’aspetto dell’economicità. Ueli Giezendanner, consigliere nazionale UDC e titolare di un’impresa di trasporti, al Consiglio nazionale, 29.9.2010 Utilizzo delle imposte sulle strade e sulla circolazione stradale della Confederazione 2009 (in milioni di franchi) 500 32% 480 460 21% 440 420 5% 400 2% 40% 380 360 340 320 Fonte: Vademecum 1994 –2010 stradasvizzera 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 300 Cassa generale della Confederazione 40% FTP / Rete ferroviaria Compiti nel settore stradale Casse cantonali 32% Fonte: stradasvizzera 2010 88 89 21% 5% Protezione dell’ambiente / Diversi 2% Politica dei trasporti Posizioni Politica dei trasporti L’ U D C rifiuta che la destinazione del ricavato dell’imposta sugli oli minerali sia ancora una volta modificata a scapito della circolazione stradale; chiede la fine del sovvenzionamento trasversale della ferrovia con i fondi destinati alle strade; si oppone all’aumento o all’introduzione di imposte e tributi che gravino sul traffico individuale; si pronuncia a favore della libera scelta del mezzo di trasporto; si lotta per accelerare il completamento della rete viaria nazionale per eliminare gli ingorghi e realizzare un secondo tunnel stradale sul San Gottardo; chiede un aumento del grado di copertura dei costi nei trasporti ferroviari; esige maggiore trasparenza relativamente ai costi originati dai progetti di infrastrutture; Traffico aereo: certezza del diritto e riduzione del rumore federale è chiamato a negoziare con la Germania un nuovo accordo sui trasporti aerei che riprenda il regime dei decolli e degli atterraggi antecedente al maggio 2001 e tenga conto dei risultati dell’analisi delle emissioni di rumori alla quale hanno proceduto i due paesi. L’attuale ripartizione del traffico aereo contraddice i principi della pianificazione del territorio, dello sfruttamento, della tecnica di sicurezza, della politica ambientale e, per finire, della certezza del diritto. Gli aeroporti svizzeri rivestono un’importanza capitale per l’economia del paese e meritano condizioni quadro favorevoli. Il progetto PSIA (piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica) e la corrispondente iscrizione nel piano direttore relativo all’aeroporto di Zurigo devono essere definiti al più presto per garantire la certezza del diritto. Il Consiglio 90 reclama la costruzione delle vie di accesso a nord e a sud del San Gottardo nonché il completamento della costruzione del tunnel del Lötschberg (2° tubo) per sfruttare le capacità create con i miliardi investiti nella NFTA; pretende la certezza del diritto nel traffico aereo con accordi per noi accettabili con la Germania e adeguate misure adottate all’interno del paese. 91 Energia Elettricità svizzera: sicura ed ecologica La popolazione svizzera ha bisogno di un sicuro e sufficiente approvvigionamento energetico. Gli scienziati e i politici sognano di sviluppare una forma di produzione che fornisca quantità illimitate di energia pulita ed economica. I sogni possono e devono mettere le ali alla ricerca scientifica, ma la politica deve fare i conti con la realtà. L’UDC sostiene una politica energetica che garantisca la massima sicurezza in termini di approvvigionamento con la maggiore convenienza possibile. Solo così potremo salvaguardare prosperità, posti di lavoro e tenore di vita. Il fabbisogno di elettricità deve essere garantito aumentando la produzione interna. L’UDC si oppone all’idea di incrementare l’importazione di energia a scapito del rafforzamento della produzione indigena. Questa politica comprometterebbe la nostra indipendenza e causerebbe costi supplementari. 92 Colmare immediatamente il deficit energetico L’importanza delle fonti energetiche fossili A partire dal 2020 ci troveremo ad affrontare un problema energetico importante, che diventerà addirittura drammatico dal 2030. Infatti, già dal 2020 è previsto di scollegare dalla rete elettrica le centrali nucleari di Beznau I e II e quella di Mühleberg. Entro il 2035, quando scadranno i contratti con la Francia e se, come previsto, i consumi di energia continueranno ad aumentare, ci mancheranno da 20 a 25 miliardi di chilowattora.31 Tutti concordano sulle cifre del deficit energetico, mentre diverse sono le conseguenze prospettate. I socialisti e i Verdi credono di poter colmare questo buco con misure di risparmio, progressi nell’efficienza energetica e l’utilizzo delle energie rinnovabili. Alcuni ritengono che la Svizzera possa fare a meno dell’energia nucleare. È possibile, ma solo se importa energia, se punta su energie alternative molto più costose oppure utilizzando ancora più combustibili fossili, tra cui petrolio e gas. Le fonti energetiche fossili importate, tra cui petrolio e gas, conservano un ruolo importante nella nostra società. Che sia per la mobilità nel traffico stradale e aereo, per il riscaldamento o la produzione industriale, noi dipendiamo dai carburanti e dai combustibili fossili. Se esaminiamo la questione energetica nel suo insieme, occorrerà imparare a essere più parsimoniosi con le limitate risorse fossili che ci rimangono. Il carbone e il petrolio non sono adatti alla produzione di elettricità in Svizzera. Tra l’altro, i giacimenti petroliferi più importanti sono situati in paesi politicamente instabili, quindi faremo bene a crearci alternative per il futuro energetico. Dopo tutto, anche un approvvigionamento indipendente di energia è una componente della nostra sicurezza nazionale. 31 93 AES, Axpo, Prospettive energetiche 2035 Ufficio federale dell’energia (UFE) Energia Energia Il fabbisogno energetico continua ad aumentare rincaro del petrolio produrrà un aumento del fabbisogno di elettricità. Da qualche tempo il gasolio da riscaldamento tende a essere sostituito dalle pompe di calore, provocando un aumento del consumo di elettricità. Il fabbisogno energetico aumenta costantemente e la tendenza continuerà nonostante i nostri sforzi di risparmio. Un elevato consumo di elettricità è segno anche di prosperità e benessere. Il nostro obiettivo non può certo essere quello di abbassare drasticamente il nostro tenore di vita o di ricadere nell’era preindustriale. Ed è proprio a questo che ci conduce la nefasta politica energetica della sinistra e dei Verdi. La sfida consiste nel conciliare le esigenze dell’economia, i bisogni della popolazione e le aspirazioni ecologiche. Le misure di risparmio nel settore dell’elettricità sono efficaci se hanno un senso e sono opportune per i cittadini di questo paese, poiché il consumatore privato pensa in modo economico. Gli apparecchi elettrici sono diventati più efficienti, ma il loro numero cresce in misura esponenziale, soprattutto nelle case private. A ciò si aggiunge che il sensibile Utilizzare la forza naturale dell’acqua Per la Svizzera, l’energia idroelettrica rappresenta un enorme vantaggio competitivo e costituisce indubbiamente la forma ideale di produzione di energia rinnovabile. Lo sfruttamento di questa energia deve essere potenziato, perché rappresenta una fonte conveniente, indipendente ed ecologica. Ma anch’essa deve fare i conti con i limiti politici e naturali. Le centrali idroelettriche possono fornire solo quantità limitate di energia. A ciò si aggiungono le resistenze a livello politico. Di fronte al progetto di costruzione di una nuova centrale o di innalzamento di una diga (come nei Grigioni o nell’Oberland Bernese) per aumentare le capacità, si solleva immediatamente l’opposizione. I progetti sono osteggiati proprio dalle organizzazioni ecologiste. Per soddisfare il fabbisogno energetico del nostro paese si fa appello anche alle energie rinnovabili. Entro il 2030 il deficit energetico deve essere colmato con circa 5,4 miliardi di chilowattora 32, ottenuti al prezzo di massicce sovvenzioni. Il deficit diminuirà, ma occorrerà coprirne i costi. Evoluzione del consumo d’energia svizzero 1960–2009 (in GWh: unità di consumo, Gigawatt/ora) 65’000 Sostituire le centrali nucleari esistenti 60’000 La costruzione di centrali a gas con le loro emissioni di CO2 minerebbe la politica climatica seguita in Svizzera. L’UDC rifiuta l’idea di introdurre nuove tasse di incentivazione nel settore energetico, tra cui la tassa sul CO2 o la remunerazione dell’immissione di energia, così come l’utopia della società a 2000 watt. Uno studio rivela che neppure l’apprendista di commercio, il quale abita in un monolocale e rinuncia alla macchina e ai lunghi viaggi, raggiunge l’obiettivo dei 2000 watt. Non possiamo permetterci di compromettere l’approvvigionamento energetico della nostra popolazione per motivi ideologici né di aumentare il prezzo dell’energia mettendo così in pericolo la nostra prosperità. È molto più opportuno costruire nuove centrali nucleari e optare per lo stoccaggio delle scorie in strati rocciosi profondi in Svizzera. L’ultima parola spetta ai geologi, non all’agitazione dell’una o dell’altra forza politica. La tempestiva messa in servizio di nuove centrali nucleari a partire dal 2020 potrebbe colmare il deficit energetico. Sarebbe assurdo rinunciare a questa soluzione collaudata, dopo che da ormai quarant’anni viviamo senza problemi con le nostre centrali nucleari. 55’000 50’000 45’000 40’000 35’000 30’000 25’000 20’000 15’000 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2009 32 Fonte: Statistica elettrica svizzera 2009 94 Legge sull’energia art. 1 cpv. 3 Viaggio in Cina invece di società a 2000 watt I Verdi amano predicare il contrario di quello che fanno, come dimostra Ruth Genner, consigliera municipale di Zurigo, che tuonava contro il rumore degli aerei e chiedeva la limitazione del traffico aereo. Nell’estate 2010, la fautrice della società a 2000 watt ha tuttavia deciso di recarsi, a spese dei contribuenti, all’inaugurazione del padiglione svizzero all’esposizione universale di Shanghai. Il futuro delle energie rinnovabili Oltre all’energia idroelettrica, anche le altre energie rinnovabili rivestono una notevole importanza per il futuro. Ad esempio la produzione di energia a partire dalla biomassa riveste un potenziale interessante grazie alla sua neutralità in termini di CO2. Questa si annovera tra le rare possibilità indigene di produzione di energia rinnovabile. Il legno riveste un’importanza maggiore perché offre una duratura alternativa alla produzione di energia e permette di ridurre la nostra dipendenza dalle energie fossili. La produzione di biomassa consente inoltre nuovi sbocchi alla nostra agricoltura e silvicoltura. Se creiamo interessanti condizioni quadro, questi settori d’attività possono offrire un contributo non indifferente alla produzione indigena di energia e di carburanti. 95 Energia Energia Posizioni Il mix d’energia svizzero 2009 4,9% 24,2% 39,3% L’ U D C sostiene l’aumento della quota di energia idroelettrica nell’offerta nazionale di elettricità; si impegna affinché le vecchie centrali nucleari siano sostituite al più presto nella loro attuale ubicazione; rifiuta tasse o tributi nuovi o più elevati che rincarino l’energia; si oppone alle misure dirigiste dello Stato nel settore energetico; favorisce il potenziamento della produzione indigena di elettricità; 31,6% Centrali termiche convenzionali e altre centrali Centrali idroelettriche 4,9% 24,2% Fonte: Statistica elettrica svizzera 2009 96 vuole mantenere l’offerta attuale di elettricità soprattutto con l’energia idraulica e nucleare; Centrali ad accumulo 31,6% Centrali atomiche 39,3% favorisce la ricerca e la realizzazione private di progetti nell’ambito delle nuove energie rinnovabili, tra cui la geotermia, l’energia eolica, l’energia solare e la biomassa; chiede che l’approvvigionamento energetico si orienti ai principi della domanda, dell’economicità, dell’indipendenza, del rispetto dell’ambiente e delle basse immissioni. 97 Ambiente Agire invece di lamentarsi La conservazione di un ambiente sano è essenziale per noi umani tanto quanto lo è per la fauna e la flora. Il nostro mondo è esposto al peso di un numero crescente di aggressioni fisiche, chimiche e tecniche. Le contaminazioni con le sostanze chimiche, le polveri, le radiazioni o i microorganismi possono provocare l’inquinamento del nostro ambiente se superano le forze rigeneratrici della natura. Ciò concerne in pari misura il suolo, l’acqua, il paesaggio e l’aria, tuttavia non siamo impotenti di fronte a questi problemi, bensì possiamo agire in modo efficace, se lo vogliamo. 98 I compiti di una protezione sensata dell’ambiente Non lasciare ai Verdi la protezione ambientale La salvaguardia dell’ambiente comprende misure volte a preservare il nostro spazio vitale. Sono necessari comportamenti umani che servano al mantenimento, al miglioramento ed eventualmente al ripristino della qualità del nostro spazio vitale. Al di là della protezione della natura, dei monumenti e del paesaggio, un numero elevato di leggi e regolamenti si occupa del nostro ambiente. Le misure e le tecniche che evitano i danni sono spesso più efficaci e meno onerose degli interventi a posteriori. Per l’UDC lo «sviluppo sostenibile» non è uno slogan vuoto, bensì implica il mantenimento delle capacità rigeneratrici del nostro ambiente per quanto riguarda la protezione, la salute e l’utilità. L’UDC difendeva già le idee dei Verdi quando questi non dissimulavano ancora la loro ideologia di sinistra. La protezione dell’ambiente è un’esigenza troppo importante per lasciarla ai Verdi e ai partiti di sinistra che, invece di affrontare i problemi, preferiscono sfruttarli a proprio vantaggio. Si dimostrano quindi perpetuamente isterici in merito alla morte delle foreste, al buco dell’ozono, alle polveri fini, alla pioggia acida, alla catastrofe climatica ecc., ma non hanno mai risolto neanche un problema. Le vere soluzioni per l’ambiente provengono dai progressi scientifici, tecnici e dell’industria: impianti di depurazione, catalizzatori, bruciatori a scarse emissioni tossiche, filtri antiparticolato, detersivi senza fosfati, motori diesel e ibridi, biomassa ecc. Non sono l’aumento dei prezzi, i divieti o i limiti di velocità a far avanzare la causa della protezione dell’ambiente, bensì la prosperità, la crescita, la ricerca e il progresso. 99 Ambiente Posizioni Ambiente Obiettivo puntato sulla distruzione dell’economia di mercato «Alla base della politica dei Verdi non si situano le considerazioni ecologiche, bensì motivazioni puramente ideologiche, che mirano soltanto allo sfacelo dell’economia di mercato dei paesi occidentali.» giungere i loro obiettivi, non puntano su divieti, limitazioni o rincari, bensì sul buon senso, sulle esigenze dei consumatori, sull’economia di mercato e sulle innovazioni tecniche. Il socialismo: la più grave catastrofe ambientale Torsten Mann: Rote Lügen in grünem Gewand, der kommunistische Hintergrund der ÖkoBewegung (Bugie rosse nell’abito verde del retroscena comunista del movimento ecologico), Rottenburg 2009 I Verdi non vivono nel verde I Verdi non vivono nel verde. Abitano in quartieri cittadini alla moda, dove osteggiano la circolazione stradale e i nuovi progetti edilizi. Sono funzionari negli uffici pubblici, nelle amministrazioni o nelle alte scuole dei centri urbani, dove si impegnano per mantenere una maggioranza verderossa. Quando si occupano della salvaguardia dell’ambiente, lo fanno seduti in ufficio, abbozzando progetti cartacei e lamentandosi di presunte catastrofi. Gli elettori dell’UDC sono da sempre convinti dell’importanza dell’ambiente e lo dimostrano non a parole, bensì impegnandosi attivamente per il nostro spazio vitale. Mentre i Verdi abitano nelle città e nelle agglomerazioni, l’UDC è consapevole dell’importanza di salvaguardare la campagna. Le famiglie di contadini coltivano la terra da generazioni, pertanto hanno tutto l’interesse di trattarla con il dovuto rispetto. Il loro lavoro impedisce l’inselvatichimento, la desertificazionee l’abbandonodella nostra natura. Sono i sostenitori dell’UDC a impegnarsi nell’economia e nell’industria per il nostro ambiente, sia nella depurazione delle acque, nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti che nei trasporti rispettosi dell’ambiente. Per rag- I Verdi eletti nei parlamenti votano come o peggio dei socialisti. Non c’è da meravigliarsi: alcuni di loro erano in passato membri del partito socialista o comunista. È evidente che ignorano completamente la situazione ambientale della Cina. Probabilmente non hanno mai sentito parlare dei residui tossici dell’ex-Unione Sovietica: suoli contaminati, acque inquinate, aria impestata, intere regioni rese inabitabili dalle radiazioni di centrali di produzione dell’energia vetuste, inadeguate e irresponsabili. Non stupisce, dunque, che, chi si occupa concretamente di ambiente non voti per i Verdi. Infatti, la peggiore catastrofe ecologica che si è abbattuta sull’ambiente e di cui subiamo ancora oggi le conseguenze ha un solo nome: il socialismo. 100 La protezione ambientale come nuova copertura del socialismo «Sotto il mantello della protezione dell’ambiente e del clima si cela la più grave ridistribuzione di ricchezza mai conosciuta dall’umanità, che crea un nuovo ordine mondiale, volto a limitare pesantemente la libertà dell’individuo secondo i principi del socialismo.» L’ U D C sostiene le iniziative sensate a favore della salvaguardia, del ripristino e del miglioramento dello spazio vitale; punta sulle continue scoperte e conquiste della scienza, della tecnica e dell’industria per superare i problemi ambientali; si impegna a favore di misure statali adeguate tra cui la pianificazione del territorio, la protezione delle acque e dell’aria e una politica energetica, che favorisca l’energia idroelettrica e nucleare; smaschera l’isteria ambientale e il turismo ecologico di politici che difendono i propri interessi, pseudo-esperti semplicistici, partiti politici, organizzazioni e organismi internazionali; sostiene chi si occupa concretamente di ecologia nell’agricoltura, nella silvicoltura e nell’industria; si oppone alla creazione di «parchi naturali» sovvenzionati e sovraccaricati di vincoli burocratici per gli agricoltori, l’industria e il turismo; chiede che qualsiasi opposizione ingiustificata contro importanti progetti di infrastrutture implichi il versamento di un indennizzo; combatte il socialismo perché lo ritiene responsabile delle peggiori catastrofi ambientali. Torsten Mann: Rote Lügen in grünem Gewand, der kommunistische Hintergrund der ÖkoBewegung (Bugie rosse nell’abito verde del retroscena comunista del movimento ecologico), Rottenburg 2009 101 Mass media Concorrenza invece del monopolio statale Tra i beni più preziosi di una democrazia si annoverano una stampa libera e indipendente e una sana concorrenza tra i diversi media. Una società di liberi cittadini può funzionare solo se i mezzi di comunicazione di massa sono completamente indipendenti dall’influenza statale. Gli organi di stampa ed elettronici devono operare in una situazione di libera concorrenza. Il termine di «servizio pubblico» non può essere abusato per ogni interferenza dello Stato nel mondo dei media. Devono essere banditi gli interventi da parte dello Stato, che si tratti di censure, monopoli, concessioni, sussidi o propaganda. Anche se l’articolo 17 della Costituzione federale sancisce la libertà dei media, il monopolio statale non cessa di estendersi all’interno della radio o della televisione. Aumentano così i costi e i tributi imposti, nuocendo alla molteplicità dei media. I sussidi statali alla stampa creano dipendenze Si possono condannare i cambiamenti di abitudine dei fruitori dei media, ma non si può imporre a loro un determinato comportamento. Al tanto deplorato fenomeno della «morte dei giornali» si contrappongono numerose nuove testate gratuite e offerte in Internet. I sussidi statali alla stampa con la partecipazione alle spese di distribuzione devono essere aboliti, perché non rientrano tra i compiti né di uno Stato libero né della posta, e contribuiscono al mantenimento di un’offerta sovrabbondante di giornali con pochi lettori e dai contenuti quasi identici. Un lavoro giornalistico autonomo e indipendente non può esistere senza un contesto in cui la stampa è libera da qualsiasi influenza statale. La credibilità dei giornalisti ha sofferto perché la maggior 102 parte di loro incensano lo Stato e demonizzano l’economia privata. Invece di guardare ai governanti con spirito critico, la stampa si mostra troppo spesso docile di fronte al potere. Questa obbedienza è accuratamente praticata da un esercito di addetti stampa all’interno dell’amministrazione federale. Il terrorismo statale del canone Al fine di garantire la parità di trattamento tra le diverse regioni linguistiche, la nostra Costituzione federale prevede un mandato di prestazioni per la radio e la televisione. I politici richiamano spesso e volentieri il concetto abusato, ma ben poco chiaro, di «servizio pubblico», che viene svolto dalla Società svizzera di radiotelevisione (SRG SSR), la quale incassa quasi 1.2 miliardi di franchi di canoni e riesce, 103 Mass media Mass media nonostante ciò, ad accumulare un deficit di 54 milioni.33 Rispetto agli altri paesi europei, la Svizzera riscuote i canoni più elevati: 280 franchi l’anno nel 1990, 462 franchi oggi.34 Le reti private ricevono il 4 % circa di questi canoni grazie al modello dello «splitting» e diventano così debitrici nei confronti dello Stato. Vengono quindi mantenute a dimensioni ridotte e confinate alla propria regione, viene dato loro il compito dell’informazione e si evita di vederle diventare competitive. In qualità di affiliata al cento per cento della Swisscom, Billag riceve ogni anno 57 milioni di franchi 35 per l’incasso del canone obbligatorio e ottiene quindi utili milionari. Il suo appetito è insaziabile: lo scorso anno Billag ha terrorizzato le piccole e medie aziende, nonostante la grande maggioranza dei loro dipendenti paghino già il canone a titolo personale. Gli utenti di cellulari e PC e, in futuro, tutte le economie domestiche che non possiedono un apparecchio di ricezione e non si sintonizzano sulle emittenti di SSR sono vittime della stessa ruberia. Con il canone per ogni economia domestica viene di fatto introdotta una tassa sui media. Per difendere meglio gli interessi dei consumatori, in futuro dovrebbe essere l’Assemblea federale, e non il Consiglio federale, pronto a difendere la SSR, a fissare l’ammontare del canone. La legge nefasta sulla radio e sulla televisione Né la disgraziata legge sulla radiotelevisione (LRTV) né la relativa ordinanza e revisione parziale hanno creato più concorrenza, al contrario penalizzano le reti private a favore della SSR, che continua a dominare il mercato. Da un lato la popolazione deve versare canoni sempre più elevati per i programmi delle reti pubbliche, dall’altro la SSR attinge abbondantemente agli introiti pubblicitari. Ambienti vicini alla SSR combattono addirittura contro ciò che resta del mercato pubblicitario delle reti private locali e straniere, anche se queste ultime garantiscono numerosi posti di lavoro in Svizzera. Non è accettabile che la SSR spenda milioni per l’acquisto di film, serie televisive e sitcom che si possono benissimo ricevere anche da emittenti private. Negli ultimi anni la SSR ha continuamente ampliato il proprio programma e attualmente gestisce 18 emittenti radiofoniche e 8 televisive.36 Ciò impedisce lo sviluppo di qualsiasi mercato degno di questo nome nei media elettronici. La SSR deve limitarsi a un servizio pubblico valido con informazioni sulla 33 Stima della Confederazione per gli anni 2011-2014 34 UFCOM: Andamento delle tasse di ricezione 1987-2009 35 UFCOM: Distribuzione delle tasse di ricezione 1998-2009 36 104 politica, sulla cultura e sullo sport, considerando le diverse regioni linguistiche del paese. Per le stazioni radiofoniche della SSR è opportuno mantenere il divieto di pubblicità, da estendere anche allo sponsoring. Le emittenti televisive della SSR devono essere limitate a un primo canale per le tre regioni linguistiche. I programmi in romancio devono essere, come sinora, trasmessi nella Svizzera tedesca e in quella di lingua italiana. L’opportunità dei secondi programmi (con sport e intrattenimento) va valutata. Il terzo canale SF Info nella Svizzera tedesca deve essere abbandonato. Le of- Il sistema Billag L’istituto incaricato di riscuotere i canoni di ricezione della SSR si chiama Billag, appartiene al 100 % alla Swisscom ed è presieduto dal socialista Werner Marti. Per fatturare i canoni ai telespettatori e ai radioascoltatori, la Billag incassa 57 milioni di franchi dalla SSR. Secondo il registro di commercio, il mandato della Billag consiste letteralmente nella riscossione dei canoni radiotelevisivi. Non c’è che dire: un vero modello aziendale socialdemocratico! ferte su Internet non devono essere considerate parte del servizio pubblico; la SSR non può fare pubblicità online e deve limitare i propri siti web alle notizie e alle informazioni sulle trasmissioni. Uno Stato onnipotente grazie al monopolio Oggi il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) decide da solo e in modo definitivo sull’attribuzione delle concessioni alle aziende radiofoniche e televisive private. Reti innovative, apprezzate dal pubblico, garanti di numerosi posti di lavoro spariscono in mancanza dell’autorizzazione da parte di questa pubblica autorità, mentre altre la ottengono grazie alla loro compiacenza nei confronti dei consiglieri federali e agli Stati. Ma neanche queste sono soddisfatte perché, in cambio di una misera fetta della torta dei canoni di ricezione, sono di fatto assoggettate allo Stato. Ciò crea dipendenze indegne della libertà di espressione e di stampa. Per questo motivo l’attribuzione delle concessioni deve essere affidata a una commissione indipendente o, almeno, all’intero Consiglio federale. L’avvenire dei media non passa comunque dai monopoli statali e dai canoni obbligatori, bensì dalle emittenti private e dalle nuove tecnologie. Struttura aziendale della SSR 105 Mass media La sinistra nella stanza dei bottoni della SSR Le reti radiotelevisive pubbliche dovrebbero in realtà essere al servizio dell’intera popolazione e offrire un’informazione imparziale. Invece la SSR è da anni nelle mani delle cordate di sinistra e della «sinistra liberale». In mancanza di una concorrenza, la professionalità e l’equilibrio politico rimangono al palo. A partire dal 2011 il direttore generale sarà Roger de Weck, fanatico sostenitore dell’UE e feroce oppositore dell’UDC. Dal punto di vista dell’orientamento politico la radio è ancora peggiore della televisione: nella trasmissione Echo der Zeit le voci di sinistra erano preponderanti oltre i limiti dell’assurdo. E se l’UDC riusciva ad avere la parola nella trasmissione Arena della televisione svizzero-tedesca, arrivava l’immediata tirata di orecchi da parte di Moritz Leuenberger, ex-ministro socialista incaricato dei media. Nei comitati della SSR l’UDC non è praticamente presente. I sondaggi condotti dalla SSR sulle votazioni e sui referendum sono sempre affidati alla società di un politologo del partito socialista che influenza l’attività con il proprio pensiero, ad esempio nel caso dell’iniziativa sui minareti, le cui proiezioni non avevano niente a che fare con i risultati del referendum. Posizioni Mass media L’ U D C rifiuta le sovvenzioni statali, dirette o indirette, alla stampa; si oppone ai monopoli e ai cartelli che penalizzano la libera concorrenza tra i media; si impegna a favore di una revisione della disgraziata legge sulla radiotelevisione (LRTV) e per il sistema duale (canoni per le emittenti pubbliche, pubblicità per i privati); chiede una drastica riduzione dell’offerta dei programmi della SSR entro dieci anni, con una rigorosa limitazione al «servizio pubblico» e a un programma radiofonico e televisivo per regione linguistica, collegata a una corrispondente riduzione del canone; si oppone a qualsiasi aumento degli spazi pubblicitari della SSR e all’autorizzazione della pubblicità online per la SSR; vuole lo scambio linguistico nelle frequenze DAB invece che OUC alla radio; chiede che la distribuzione delle frequenze OUC sia distribuita tra media privati e pubblici in una proporzione del 50 : 50; chiede che la SSR ceda le frequenze e le emittenti radiofoniche non finalizzate al «servizio pubblico» (ad esempio emittenti specializzate) ai privati; I socialisti tra di loro Equilibrio, fair play e imparzialità sono concetti spesso sconosciuti alla SSR. Dopo l’approvazione dell’iniziativa-espulsioni del 53 % degli Svizzeri, un solo esponente dell’UDC è stato invitato il 30.11.2010 alla trasmissione «Club» per rappresentare questa maggioranza. si impegna per l’abolizione della rete in lingua inglese World Radio Switzerland e per risparmi del 25 % su Swissinfo; vuole che sia una commissione indipendente o l’intero Consiglio federale ad attribuire le concessioni ai privati e non il DATEC; chiede una riduzione del canone di ricezione del 20 %, l’abbandono del modello dello splitting e la fissazione del canone da parte dell’Assemblea federale; si oppone alla prevista tassa per economia domestica imposta dalla Billag alle aziende e ai privati; esige che i conti della SSR e della Billag siano pubblicati nel rispetto della massima trasparenza; vuole che i guadagni in termini di efficienza ottenuti dalla Billag siano restituiti ai contribuenti sotto forma di riduzione del canone; esige il divieto dei sondaggi di opinione condotti dalla SSR per le votazioni e i referendum. 106 107 Cultura La cultura è una faccenda della cultura Per cultura intendiamo in generale ciò che gli uomini creano con il proprio agire. Per durare nel tempo, la cultura deve essere coltivata e sostenuta. Proprio uno Stato liberale e federalista ha il compito di creare un clima propizio al multiculturalismo. Qui non si tratta di difendere e di imporre una cultura «ufficiale», bensì di uno Stato che può e deve facilitare l’accesso dei suoi cittadini alle istituzioni culturali. È necessario rifiutare la censura, l’assoggettamento e l’esclusione in ambito culturale, nel contempo deve essere possibile anche una critica aperta. La politica culturale presuppone che la cultura possa essere promossa dalla collettività con il sostegno statale alla creazione culturale o con la preservazione e la promozione della cultura da parte delle istituzioni pubbliche o private (fondazioni, sponsor o mecenati). Contro la cultura statale Per l’UDC la cultura non è una prerogativa né della Confederazione né dei cantoni o dei comuni. La cultura è una questione di cultura. La cultura sostenuta dallo Stato corre sempre il rischio di privilegiare lo spirito del tempo, effimero per natura, invece di creare valori più profondi che trascendono l’attualità e le mode. La politica culturale dello Stato può dunque avere al massimo un carattere suppletivo. Il sostegno pubblico a un progetto implica inevitabilmente la discriminazione di tutti gli altri. Il mecenatismo privato o lo sponsoring sono meglio indicati per consentire il pluralismo. Per questo motivo le fondazioni culturali e le donazioni private devono ricevere aiuti mirati e godere di agevolazioni fiscali. La politica culturale dello Stato implica spesso che chi decide a livello politico, incoraggi soprattutto quella cultura che gli è politicamente più favorevole. In cambio, numerosi protagonisti della scena culturale, privi 108 delle necessarie conoscenze specifiche, si lasciano coinvolgere dai partiti di sinistra nelle campagne politiche, negli slogan e nei comitati elettorali. Si creano così situazioni di intrallazzi e di corruzione: la politica di sinistra sostiene la cultura di sinistra, e viceversa. 109 La fondazione Schweizer Musikinsel Rheinau La fondazione Musikinsel Rheinau, costituita nel 2009 grazie al finanziamento dell’exconsigliere federale Christoph Blocher, rappresenta il frutto dell’iniziativa personale e non della cultura ufficiale. Grazie a una dotazione privata di 20 milioni di franchi, a partire dal 2013 sorgerà in un antico convento un centro di eccellenza per la musica in Svizzera che sosterrà le opere musicali di giovani e adulti. Cultura Primato dei cantoni Secondo la Costituzione federale, la cultura è competenza dei cantoni. Il popolo ha bocciato a due riprese, nel 1986 e nel 1994, la proposta di ancorare nella Costituzione un articolo sulla cultura (articolo sulla promozione della cultura), ma nel 1999 si è approfittato della revisione della Costituzione per inserirlo di soppiatto. Con questo metodo discutibile la Confederazione si è arrogata il diritto di immischiarsi sempre più nelle creazioni culturali. La politica culturale della Svizzera dovrebbe invece tenere conto delle strutture federaliste e decentralizzate del nostro paese. In primo luogo, la responsabilità della promozione culturale spetta ai cantoni e, eventualmente, ai comuni e non alla Confederazione. Infatti, la promozione culturale per il cantone dei Grigioni con le sue tre lingue implica compiti molto diversi rispetto ai cantoni di Basilea Città o di Ginevra. La politica culturale non deve puntare all’omogeneità, bensì alla diversità. Non deve essere assoggettata al dirigismo culturale dell’UE, bensì favorire la coesione tra le regioni linguistiche del paese e proteggere le minoranze. Lo Stato deve avere solo un ruolo sussidiario nei confronti dell’iniziativa e della promozione da parte dei privati. Gli artisti di Stato coccolati Pipilotti Rist, l’artista di Stato prediletta dai burocrati della cultura, ha diritto a una rendita vitalizia dalla Pro Helvetia. La Fondazione culturale ha sostenuto anche Christoph Büchel per la sua messa in scena pornografica «Raum für Sexkultur» presentata a Vienna. Il registra Mike Eschmann ha ottenuto, dalla sezione Cinema dell’Ufficio federale della cultura, 565 000 franchi per il suo «Breakout», film misogino e apologetico della violenza. Troppi protagonisti nella politica culturale Nell’ambito della politica culturale esistono oggi, a livello federale, troppi protagonisti. L’Ufficio federale della cultura formula la politica culturale, prepara i decreti e coordina o finanzia la promozione istituzionale del cinema, della letteratura, della conservazione dei monumenti, della diffusione della cultura ecc. La Fondazione Pro Helvetia, con un budget annuo di quasi 24 milioni di franchi, viene interamente finanziata dalla Confederazione. Nell’ottica di uno snellimento delle strutture e l’eliminazione dei doppioni è opportuno integrare la Pro Helvetia nell’Organizzazione della promozione dell’immagine nazionale. È necessario accompagnare questa fusione con una sostanziale riduzione dei fondi e concentrare le missioni su un numero limitato di ambiti. Il centro di competenza per la politica culturale estera è stato creato nel 2004 nella sua forma attuale e deve sostenere, con un budget di 1.5 milioni e 10 collaboratori, progetti culturali finalizzati alla promozione della pace e all’affermazione dei diritti umani. Presenza Svizzera, organizzazione lanciata nel 2000, ha come obiettivo quello di promuovere l’immagine della Svizzera su scala internazionale e di affermare il suo pluralismo e la sua attrattiva. L’organizzazione dispone attualmente di un budget di circa 11.5 milioni di franchi. 37 Per la partecipazione della Svizzera alle esposizioni universali dispone tuttavia di budget supplementari. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) utilizza una parte del suo budget per promuovere la cultura locale nelle regioni in cui interviene come strumento di sviluppo e per diffondere la «cultura del sud» in Svizzera. Snellire l’organizzazione Considerando il numero elevato di organi e istituzioni che operano in ambito culturale non stupisce che si creino doppioni e conflitti di competenza. Eppure l’Ufficio federale della cultura avrebbe in realtà la competenza esclusiva nell’ambito della politica culturale della Confederazione. Per questo motivo gli organi e le mansioni della politica culturale devono essere alleggeriti. La politica culturale della Confederazione deve concentrarsi su un’unica unità amministrativa, il cui campo di attività dovrebbe essere definito con precisione. Nella promozione cinematografica, che dispone attualmente di 47 milioni di franchi , prevalgono spesso una scarsa trasparenza e un regime di nepotismo. È giunta l’ora di privilegiare l’obiettivo tangibile della qualità invece delle relazioni personali. La promozione linguistica deve limitarsi rigorosamente al mandato costituzionale: le nostre lingue nazionali devono essere vissute, non gestite da funzionari. Anche nell’ambito delle biblioteche e dei musei devono essere eliminati i doppioni. Posizioni Cultura L’ U D C esige nella politica culturale il rigoroso rispetto del principio di sussidiarietà, perché la Confederazione può operare solo in un ruolo complementare ai cantoni; vuole che la politica culturale a livello federale si limiti alle questioni centrali; aspira a una coerente centralizzazione, in un’unica unità amministrativa, degli organi e dei compiti nella politica culturale della Confederazione; chiede la promozione mirata e importanti sgravi fiscali o la completa esenzione per le Fondazioni culturali private e le donazioni, nonché sgravi fiscali per la costituzione di fondazioni; si impegna a favore di uno snellimento della burocrazia culturale, mal gestita e distribuita tra i vari dipartimenti, per rispettare lo spirito della Costituzione e per una massiccia riduzione dei fondi; chiede, nell’interesse del nostro paese, la creazione di un’organizzazione che sostituisca Pro Helvetia e Presenza Svizzera, da integrare nell’Organizzazione per la promozione dell’immagine nazionale; privilegia la protezione dei monumenti e del patrimonio svizzero invece di versare miliardi di franchi in aiuto dell’Europa orientale; rifiuta l’interferenza della politica culturale con progetti che abbiano altri obiettivi, tra cui la «promozione della pace», i «diritti umani» o «l’integrazione»; condanna il sostegno accordato dallo Stato a progetti misogini, pornografici o apologetici della violenza. 37 110 Consuntivo (della Confederazione) 2009 111 Sport Movimento per il corpo e la mente La parola «sport» deriva dall’inglese «disport» e significa divertimento. Designiamo con questo termine le attività fisiche che vanno al di là della normale attività quotidiana, allenate in modo mirato e misurabili nel quadro di competizioni sportive. L’attività fisica deve apportare piacere, benessere e voglia di superare i propri limiti. È tuttavia anche un importante strumento per conservare la salute fisica e mentale. L’UDC è il partito dello sport e sostiene sia quello praticato a livello amatoriale sia quello di punta. Entrambi dipendono l’uno dall’altro: tutti gli sportivi d’elite hanno cominciato la propria carriera in associazioni sportive locali come giovani di particolare talento. Lo sport amatoriale beneficia del forte richiamo esercitato dagli idoli sportivi. Le associazioni sono la base dello sport amatoriale In Svizzera, le associazioni sportive sono la base dello sport amatoriale. Migliaia di associazioni con milioni di soci forniscono un contributo notevole al benessere della società. Sono indispensabili per la trasmissione di valori, come il raggiungimento di un obiettivo nel rispetto dell’avversario. Mentre i politici di sinistra e i lavoratori sociali parlano soprattutto di integrazione, tolleranza, opportuni programmi occupazionali, migliaia di allenatori sportivi e membri di comitato forniscono il loro contributo concreto. Lo fanno, spesso, a titolo volontario, senza alcuna remunerazione. Alcune associazioni sportive sfruttano i propri impianti senza sovvenzioni statali, mentre altre fanno un uso intelligente delle infrastrutture esistenti nelle scuole. Lo sport supera tutti gli ostacoli sociali, perché il talento e il risultato sono qualità universali che non dipendono dall’origine del sin- 112 golo. Molte associazioni sportive contribuiscono alla prevenzione e alla riabilitazione, in quanto offrono allenamenti finalizzati ad alleviare i problemi di salute e si rivolgono alle persone che soffrono di un handicap. 113 Lo sport per il movimento, il relax e la natura «Devo muovermi, altrimenti divento nervoso e insopportabile. Lo sport è molto importante per me. Devo uscire nella natura, fa parte del piacere. Lì ritrovo la calma e riesco a rilassarmi. Per questo vado volentieri in bicicletta da solo oppure pratico lo sci di fondo. Lo sport è per me movimento, natura, calma e relax.» Ueli Maurer, consigliere federale UDC e «ministro dello sport», rivista della Coop, 27.4.2010 Sport Importanza dello sport scolastico Fair play al posto di doping e violenza Le lezioni di sport date da maestri competenti all’interno delle scuole servono a trasmettere agli allievi il piacere e il gusto della resistenza, del movimento e del gioco. La lezione di educazione fisica nelle scuole riveste un’enorme importanza e costituisce una componente irrinunciabile della formazione dei bambini e dei giovani; tre ore settimanali obbligatorie di sport nella scuola obbligatoria sono il minimo indispensabile. Lo sport praticato a scuola, infatti, coinvolge tutti i bambini, li stimola a un’attività fisica differenziata e offre un’alternativa alla tradizionale lezione in classe. Durante la lezione di educazione fisica gli allievi sviluppano il senso della concorrenza pacifica, dello sforzo individuale nell’intento di raggiungere un obiettivo comune. L’energia fisica e l’eventuale aggressività possono così dissiparsi e gli allievi conquistano il gusto della pratica di un’attività sportiva extrascolastica. I fenomeni di violenza durante le importanti manifestazioni sportive e gli scandali del doping sono tanto più disdicevoli perché danneggiano l’immagine dello sport. Gli sportivi hanno infatti un ruolo di modello, pertanto hanno una responsabilità nei confronti dei loro fan. L’UDC è a favore di interventi severi contro la violenza negli e attorno agli stadi, all’interno dei quali sono soprattutto gli organizzatori che si assumono la responsabilità della manifestazione. Purtroppo nello sport di punta il fair play e l’onestà non sono sempre rispettati: per alcuni, lo sport di punta è teatro di colpi bassi che servono a guadagnare rapidamente parecchio denaro. Accettando di doparsi, gli sportivi di punta traviati ingannano gli avversari, falsificano la competizione e imbrogliano il pubblico. L’UDC favorisce un intervento severo contro gli sportivi dopati affinché lo sport rimanga un’attività pulita e gli sportivi continuino a far sognare. Promozione dello sport d’elite La Svizzera conta numerosi talenti sportivi. I risultati ottenuti dagli sportivi svizzeri, individualmente o all’interno di una squadra, sono riconosciuti anche a livello internazionale. Nel complesso, il nostro sistema di sport di punta è ben organizzato. I talenti sportivi devono essere favoriti con un’offerta formativa che permetta di conciliare la vita scolastica e professionale con la formazione sportiva. Le grandi manifestazioni sportive agiscono sul paese come elementi unificatori e catalizzatori. Questo vale in particolare per i successi ottenuti dagli sportivi di punta nelle competizioni internazionali. L’intero paese è rappresentato nelle prodezze dei nostri portabandiera, il che rafforza il senso di coesione della Svizzera. Lo sport di competizione svolge un ruolo esemplare «Lo sport di competizione e di punta ha una funzione di modello sullo sport amatoriale. Con un notevole impegno di tempo i nostri atleti si allenano nel proprio sport con l’obiettivo di ottenere un buon risultato nelle gare. Per questo hanno bisogno del sostegno delle loro associazioni sportive, dei loro fan e degli sponsor del mondo economico. In una società liberale neppure lo sport di resistenza o di punta deve essere compito dello Stato.» Adrian Amstutz, vicepresidente dell’UDC e consigliere nazionale, membro del comitato esecutivo di Swiss Olympic, 10.10.2010 Posizioni Sport L’ U D C sostiene lo sport amatoriale e di punta, ribadendo che il volontariato e l’impegno privato devono prevalere mentre gli aiuti statali devono rimanere sussidiari; è a favore delle lezioni di educazione fisica nelle scuole e di un’offerta formativa e professionale che promuova i talenti sportivi; attribuisce allo sport di punta e ai grandi eventi sportivi una notevole valenza sociale ed economica; rifiuta la confusione tra politica dello sport e altri progetti a carattere sociale tra cui la «garanzia della pace», i «diritti umani» o «l’integrazione»; approva la nuova legge federale che promuove la ginnastica e lo sport, a condizione che lo sport non diventi uno strumento della politica sociale della sinistra, mescolandosi con la lotta contro la violenza, l’apprendimento dell’etica, la prevenzione della violenza, la promozione dell’uguaglianza, ecc.; chiede che i costi supplementari generati dall’applicazione della legge che promuove la ginnastica e lo sport siano compensati da una riduzione delle spese della Confederazione nei programmi di prevenzione; si impegna per un atteggiamento intransigente contro gli hooligan e gli sportivi dopati. 114 115 L’e s s e r e u m a n o a l c e n t r o Insieme invece che l’uno contro l’altro Le diverse generazioni dipendono da sempre le une dalle altre. La convivenza delle diverse generazioni, piuttosto che la loro opposizione, rivestirà una notevole importanza anche in futuro. Un domani sostenibile in una società stabile è possibile solo se anziani e giovani riconoscono di essere complementari gli uni agli altri. La coesione tra le generazioni è fondamentale per la stabilità della nostra società. L’isolamento e l’abbandono rendono le persone spesso infelici, sofferenti o, addirittura, malate, mentre in presenza di altre persone, sia in famiglia sia in altre comunità abitative, nella cerchia di amici o all’interno di associazioni, trovano un senso di protezione, sicurezza e serenità. L’UDC sostiene la ricerca della felicità da parte dell’individuo nelle diverse forme della convivenza. Tuttavia queste decisioni devono essere prese con senso di responsabilità: lo Stato non può essere chiamato a rispondere dei fallimenti nei progetti di vita dei suoi cittadini. Rafforzare la famiglia La famiglia continua a essere il fondamento della nostra società. I genitori e i figli meritano una particolare protezione e il riconoscimento da parte dello Stato e della società. I genitori o le famiglie monoparentali sono responsabili dell’educazione e della crescita dei propri figli, ai quali hanno il dovere di offrire protezione e dedizione. È così che i bambini apprendono l’aiuto reciproco e l’attenzione per l’altro nonché la capacità di gestire i conflitti. Lo Stato si immischia sempre più nell’educazione dei bambini, anche quando le cose funzionano, e paga gli asili-nido ai genitori che non ne hanno finanziariamente bisogno. L’UDC si oppone fermamente alla «professionalizzazione» dell’educazione e alla generalizzazione del modello delle mamme diurne, che equivale a una deresponsabilizzazione dei genitori. Con la sua iniziativa a favore della famiglia l’UDC chiede che i 116 genitori, i quali si occupano personalmente dei propri figli, beneficino delle stesse agevolazioni fiscali di cui godono coloro che affidano i propri figli a terzi. 117 Custodia dei bambini: autorizzata dallo Stato? Nel suo progetto di ordinanza per la custodia di bambini complementare alla famiglia, il Consiglio federale ha voluto introdurre l’autorizzazione obbligatoria per le persone che si occupano della custodia. In base a questo sistema i genitori avrebbero dovuto ottenere dallo Stato un’autorizzazione per mandare i propri figli in vacanza dal padrino oppure far trascorrere loro un weekend presso una zia. Solo l’indignata opposizione durante la procedura di consultazione ha fermato questa inconcepibile intromissione dello Stato nell’educazione dei figli. L’e s s e r e u m a n o a l c e n t r o Non discriminare le persone sole Per anziani attivi Quasi la metà delle nostre famiglie è costituita da persone sole. Non importa se questo modo di vita sia frutto di una libera scelta o sia stato imposto dal destino: secondo l’UDC lo Stato non può né discriminare socialmente le persone sole né chiamarle ingiustamente a pagare. I single contribuiscono alla collettività in quanto finanziano le infrastrutture destinate alla famiglia, ai bambini e alla formazione, senza beneficiarne direttamente. Tra l’altro sono spesso dei buoni consumatori e prestano così un importante contributo alla nostra economia. L’UDC si oppone ai tentativi di beneficiare ancora di più della solidarietà delle persone sole. Il nostro paese conta oggi 1,9 milioni di beneficiari di rendite AVS. 38 Dopo aver dedicato tutta la vita al lavoro, i nostri anziani hanno diritto a un adeguato livello di benessere, alle cure mediche e, se necessaria, a una sufficiente assistenza. La generazione più anziana deve poter partecipare alla vita sociale e vivere in modo indipendente, fino a quando le forze psichiche e fisiche lo consentono. I limiti di età devono dunque rimanere il più possibile flessibili. L’UDC dedica la massima attenzione alla sicurezza delle prestazioni di vecchiaia maturate e si impegna affinché le casse malati sostengano in modo finanziariamente adeguato anche le cure a domicilio. Le case di riposo devono essere costruite in modo tale che i residenti si sentano vivi e possano incontrare altre persone. Ognuno ha il diritto di invecchiare e morire dignitosamente. Uomo e donna come partner L’uomo e la donna sono partner con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Devono trovare una forma di vita che corrisponda alla propria situazione e ai propri progetti e ripartirsi i compiti in modo che nessuno, in primo luogo i figli, sia penalizzato. Gli uomini e le donne devono impegnarsi insieme, non l’uno contro l’altro. La ripartizione dei compiti non deve essere decisa in funzione del sesso, bensì delle attitudini di ciascuno. Gli stessi diritti e la stessa retribuzione per gli uomini e le donne che svolgono lo stesso lavoro sono scontati per l’UDC. Questo obiettivo non sarà raggiunto né dagli uffici federali per l’uguaglianza fra donna e uomo né da altre disposizioni burocratiche o dalla «lotta tra i sessi». Per questo motivo l’UDC si oppone a questa tendenza egualitarista e punta sull’impegno responsabile dei partner all’interno della famiglia, della società, nella professione e in politica. Posizioni L’e s s e r e u m a n o a l c e n t r o L’ U D C si oppone alla crescente interferenza dello Stato sulle famiglie e sui figli; chiede che le famiglie che si occupano personalmente dei propri figli, non siano fiscalmente discriminate; rifiuta la generalizzazione dei sussidi federali anticostituzionali a favore della custodia dei bambini complementare alla famiglia; riconosce all’uomo e alla donna la parità di diritti nella professione e in politica; chiede l’abolizione degli uffici federali per l’uguaglianza fra donna e uomo e altri servizi pubblici superflui che vogliono regolamentare la vita privata da parte dello Stato; considera l’educazione dei figli compito primario dei genitori; vuole che le strutture per la custodia dei figli durante il giorno siano offerte in presenza di una reale necessità e il loro finanziamento sia assicurato soprattutto dai privati; I nostri giovani – il nostro futuro sostiene le possibilità di formazione e perfezionamento per i giovani nonché il lavoro svolto dalle associazioni per i giovani; Per il loro sviluppo psichico, i bambini piccoli hanno bisogno di una persona di riferimento. Le istituzioni dello Stato, tra cui i nidi o le mense, non possono e non devono sostituire l’amore e l’attenzione dei genitori. L’educazione dei figli è responsabilità dei genitori dalla nascita sino al raggiungimento della maggiore età e non può essere semplicemente delegata allo Stato. È importante che possiamo offrire ai nostri giovani, insieme all’aiuto e al riconoscimento, buone possibilità di sviluppo, di formazione e di perfezionamento. La famiglia rappresenta in questo ambito il presupposto ideale. L’UDC sostiene le associazioni e i club giovanili come strumenti importanti di un’organizzazione adeguata della vita e del tempo libero. si impegna per la difesa della dignità degli anziani e la garanzia della previdenza per la vecchiaia. 38 118 UFS Indicatori AVS dicembre 2009 119 Religioni I nostri valori sono messi alla prova L’UDC si riconosce nella cultura occidentale e cristiana della Svizzera, che costituisce la base della nostra identità e della nostra convivenza. Non è un caso che nella nostra bandiera sia raffigurata una croce. Il compito delle chiese è quello di offrire agli esseri umani conforto e aiuto con la predicazione e l’assistenza spirituale. Ma i predicatori devono astenersi dal fare politica e i politici devono smettere di predicare. L’UDC rifiuta le prese di posizione unilaterali e sinistroidi dei funzionari ecclesiastici, perché dividono le nostre chiese. Inoltre la visione egualitarista e socialista del mondo contraddice il messaggio cristiano che attribuisce una notevole importanza al libero sviluppo dell’individuo. Libertà della persona e suoi limiti «Poiché l’uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato.» I problemi con l’Islam Papa Benedetto XVI, Enciclica «Spe Salvi», 30.11.2007 Garanzia della libertà religiosa e di coscienza Non spetta né allo Stato né ai partiti costringere i cittadini in materia di religione o imporre loro il credo «giusto». La nostra libertà religiosa e di coscienza permette a tutti gli abitanti del nostro paese di pensare liberamente, scrivere e parlare, quindi anche di credere liberamente. Le chiese e le comunità religiose godono dunque, nell’ambito della Costituzione, della libertà di predicare e di svolgere attività ecclesiastiche. Questa tolleranza termina tuttavia, dove le comunità religiose disprezzano o, addirittura, combattono la tolleranza. 120 In Svizzera si stima che vivano più di 400 000 musulmani. Il loro numero aumenta in misura esponenziale con l’immigrazione, la riunificazione delle famiglie, i matrimoni forzati e gli elevati tassi di natalità. Soltanto una minoranza si riconosce nell’ideologia islamica, tuttavia gli immigrati musulmani provengono spesso da paesi che non conoscono la democrazia. Portano dunque nel loro bagaglio concezioni del diritto e dell’ordinamento dello Stato incompatibile con il nostro sistema giuridico e le nostre regole democratiche. 121 Religioni Tollerare l’intolleranza? «Se concediamo una tolleranza illimitata persino agli intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi.» guare chiunque viva nel nostro paese. L’uguaglianza di fronte alla legge viene prima della «libertà religiosa». Per questo l’esonero dai corsi di nuoto, la rinuncia a intonare i canti di Natale nelle scuole per l’infanzia oppure altre richieste particolari in materia di sepoltura sono inaccettabili. Chi non riconosce senza riserve i nostri valori democratici e liberali non può essere naturalizzato. La costruzione dei minareti è espressione di pretese politico-religiose e deve dunque essere vietata in sintonia con la volontà popolare. (Karl Popper, premio Nobel: La società aperta e i suoi nemici, 1945) Qui vigono le nostre regole... Crescita della comunità islamica Così come noi ci adeguiamo alle usanze locali quando ci rechiamo in un paese musulmano, dai musulmani dobbiamo esigere che si conformino ai nostri principi. Non possiamo tollerare società parallele con il loro proprio sistema giuridico. Il nostro ordinamento liberale non deve in alcun modo piegarsi alla Sharia; i nostri tribunali non devono assolutamente accettare l’identità musulmana come attenuante. Tollerare o, addirittura, promuovere pratiche come i matrimoni forzati, i delitti d’onore, la vendetta, le mutilazioni sessuali, i matrimoni con i minorenni o la poligamia è inaccettabile in Svizzera. L’atteggiamento codardo e intimidito di alcuni politici, giornalisti e rappresentanti della Chiesa è preoccupante, tanto quanto il silenzio dei militanti di sinistra, delle femministe e degli uffici per l’uguaglianza tra uomo e donna. 400’000 L’ U D C si riconosce nelle radici occidentali e cristiane del nostro Stato, della nostra cultura e del nostro ordinamento giuridico; chiede che le croci e i crocifissi siano rispettati e tollerati anche nei luoghi pubblici come simboli della nostra cultura occidentale e cristiana e della nostra religione; incoraggia le chiese a dedicarsi all’assistenza spirituale e alla predicazione del messaggio cristiano piuttosto che agli affari politici; rifiuta qualsiasi velleità di un diritto religioso eccezionale che contraddica il nostro ordinamento giuridico; 350’000 chiede il divieto di coprirsi il volto nello svolgimento di funzioni pubbliche, ad esempio nelle strutture sanitarie, nella polizia, agli sportelli pubblici o nell’insegnamento; 300’000 La Commissione svizzera di ricorso in materia d’asilo e il nostro ordinamento giuridico La nostra Commissione di ricorso in materia d’asilo (CRA) ha riconosciuto il matrimonio, contratto telefonicamente in assenza della sposa, di un Egiziano qui residente con una minorenne, con la seguente motivazione: «Il diritto svizzero non può in alcun modo affermare la superiorità delle sue norme, qualunque sia la loro formulazione, rispetto ad altri sistemi giuridici». Posizioni Religioni 250’000 rifiuta qualsiasi pretesa di regole particolari di sepoltura nei cimiteri pubblici; 200’000 si oppone a qualsiasi introduzione di giorni feriali particolari per le comunità religiose non riconosciute; 150’000 vuole che gli allievi frequentino tutte le materie obbligatorie, in particolare anche le lezioni di educazione fisica e di nuoto; 100’000 reclama l’applicazione incondizionata del divieto di costruire minareti, deciso dalla popolazione. Sentenza della Commissione di ricorso in materia d’asilo, 7.3.2006 50’000 ... per tutti! La legge sugli stranieri deve evitare, con misure adeguate, che i problemi posti dall’islam si aggravino superando la nostra capacità d’integrazione. Occorre ribadire a chiare lettere che qui vigono le nostre regole, alle quali si deve ade- 0 1980 1990 2000 2009 (Stima) Fonte: UFS 122 123 La strada del domani Responsabilità personale piuttosto che onnipotenza statale In Svizzera esiste ancora una parte della popolazione intraprendente e responsabile che non si affida allo Stato di fronte a ogni difficoltà o sforzo. Eppure il socialismo strisciante ha raggiunto il nostro paese un po’ in ritardo, ma lo ha colpito in pieno. Gli anni novanta hanno rappresentato la rottura con il passato e hanno aperto la strada al «decennio socialdemocratico», con una spesa pubblica smisurata, una montagna di debiti, imposte, tasse e premi. Un’élite di sinistra, fautrice della ridistribuzione, si è imposta con abilità e successo nei posti chiave della politica, della società, dei media e della cultura e dirige ragguardevoli flussi di denaro nelle proprie tasche e in quelle della sua clientela. In breve: in Svizzera ci sono sempre meno persone che cuociono i panini, ma sempre più persone che vogliono distribuirli. «Qua i soldi!» Contro l’adesione all’UE «Dateci i soldi!»: è così che si può riassumere la maggior parte dei programmi politici della sinistra. «Qua i soldi!» è la sintesi delle rivendicazioni politiche della sinistra, naturalmente sempre moralmente giustificate con argomenti che fanno appello alla «solidarietà» e alla «giustizia sociale» e non si vergognano di puntare sui più bassi istinti umani, come l’invidia e la gelosia. «Qua i soldi» per l’assicurazionematernità, gli asili-nido, i pensionamenti anticipati, la sovvenzione dei premi malattia, i programmi per l’uguaglianza, la promozione culturale, l’integrazione, l’aiuto allo sviluppo, l’istruzione, la televisione del servizio pubblico, i trasporti pubblici, la prevenzione in ambito sanitario, la lotta contro il razzismo, le energie alternative. Le ingiunzioni egoistiche della sinistra sono sempre le stesse: «Dateci i soldi!». E se li prendono, con un sistema costrittivo, uno Stato votato alla causa della ridistribuzione, che ci porterà verso un mondo in cui la spesa pubblica raggiungerà la metà del Pil. D’altronde è esattamente quello che succede all’interno dell’Unione europea. Per questo i partiti di sinistra vogliono aderire all’UE a qualunque costo. Un magnifico sistema di ridistribuzione permette che i fannulloni conducano una vita comoda, al di sopra delle proprie possibilità, sulle spalle delle persone laboriose, che non possono fare altro che pagare. Così viene a mancare qualunque stimolo a impegnarsi. Al contrario: i paesi riceventi si sentono al sicuro, sapendo che i paesi contribuenti continueranno a pagare per evitare il crollo dell’intero sistema. La bancarotta degli Stati deve essere evitata con la garanzia fornita dai paesi membri dell’UE di iniettare centinaia di miliardi (esistenti solo sulla carta) e il risultato è che sempre più paesi dell’UE si scavano un baratro finanziario sempre più profondo. La colpa non è né dell’economia né dei mercati finanziari né dei malvagi speculatori. Gli unici responsabili sono i politici e i burocrati che hanno costruito un mostro e adesso ci vivono ottimamente. Come contribuente di questa follia la Svizzera sarebbe evidentemente la benvenuta in seno all’Unione europea. Senza di noi! L’UDC è l’unico partito che rifiuta categoricamente l’adesione all’UE. 124 Ritorno al modello del nostro successo Il modello del successo svizzero si basa sull’indipendenza invece che sui diktat dell’Unione europea, sul federalismo invece che sul centralismo dell’UE, sulla democrazia diretta invece che su un sistema lontano dal cittadino, su uno Stato moderato e risparmiatore piuttosto che sul grande circo della distribuzione europea. Non c’è alcun buon motivo di voler cambiare le nostre abitudini. Ma purtroppo, in questi ultimi anni, non siamo stati fedeli ai nostri principi. La Svizzera recepisce sempre più leggi europee e procede impercettibilmente in direzione del socialismo, protetta da una scena me- diatica chiaramente orientata a sinistra. In nessun paese al mondo l’autorità del potere pubblico, l’intervento dello Stato e la regolamentazione statale sono cresciuti più che in Svizzera negli ultimi anni. La nostra spesa pubblica è aumentata di più che nei paesi africani e sudamericani. È lievitata più in fretta che nel Kazakistan. Invece di seguire la strada sbagliata del socialismo verso la disoccupazione, l’indebitamento e la povertà, dovremmo lasciarci alle spalle il socialismo e ripensare al nostro retaggio liberale: volontà e responsabilità individuale, concorrenza e mercati aperti, leggi di mercato e stabile politica monetaria, proprietà privata piuttosto che ridistribuzione, maggiore libertà e meno Stato. 125 L’UDC sì che fa qualcosa! Impegnatevi insieme all’UDC a favore della Svizzera! Voglio aderire all’UDC. Mandatemi per favore un formulario per l’adesione alla mia sezione cantonale. Vorrei ricevere ulteriori informazioni sull’UDC. Vorrei ulteriori informazioni sul tema: Voglio sostenere l’UDC nel suo impegno a favore della Svizzera e versare sul CCP 30-8828-5. Mandatemi per favore una polizza di versamento. Fr. Mittente: Cognome / Nome Via / No Sostenete la politica dell’UDC con un contributo sul CCP 30-8828-5 CAP / Località Telefono E-Mail Data / Firma Molte grazie! Prego ritornare a: UDC Svizzera Segretariato generale Casella postale 8252 3001 Berna Tel. 031 300 58 58 Fax 031 300 58 59 [email protected] www.udc.ch Gli Svizzeri votano UDC Impressum Programma partitico dell’Unione democratica di centro 2011 – 2015 Tiratura: 125’000 Fonti delle immagini: Belmundo AG, Compagnia Rossini, Dreamstime, Ex-Press AG, Fotolia LLC, Goal AG, ImagePoint AG, iStockphoto, KEYSTONE AG, Marcus Gyger, Markus Hutter, REDOG, Remo Nägeli, Stadler Rail AG, VSMR UDC Svizzera Segretariato generale Casella postale 8252, 3001 Berna [email protected], www.udc.ch La mia casa – la nostra Svizzera UDC Svizzera Segretariato generale Casella postale 8252 3001 Berna www.udc.ch