guzzo venicio

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guzzo venicio
Attualità
periodico indipendente
hotel • ristorante • meeting
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011 - distribuzione gratuita
www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - casella postale n. 8 - 37045 Legnago (Verona)
PREMIO IL BASSO ADIGE - XVII EDIZIONE
Sarà ancora la suggestiva Sala Troni del Castello di Bevilacqua ad ospitare la cerimonia di consegna del "Premio Il Basso Adige" giunto alla 17°
edizione. La commissione esaminatrice, esperta ormai nel valutare le diverse candidature segnalate, considerati i criteri prioritari, quali cultura e
innovazione tecnologica, espressi quest'anno dal nostro Consiglio Direttivo, ha formulato all'unanimità la propria scelta nelle qui elencate realtà,
certa che ancora una volta i premiati contribuiranno in maniera considerevole ad accrescere il valore di questo prestigioso riconoscimento:
CONSORZIO PRO LOCO - BASSO VERONESE. Costituito agli inizi
del 1980, raggruppa e coordina il lavoro delle numerose Pro Loco presenti
nel territorio, tutte impegnate a far conoscere e valorizzare la cultura, l'arte,
le produzioni agricole ed artigianali e le attrattive naturalistiche presenti
nel basso veronese, attraverso la pubblicazione di libri, depliant, brochure
ed con altre efficaci modalità comunicative. Promuove corsi di formazione
e manifestazioni varie di promozione turistica al fine di far emergere tradizioni e ricchezze
ambientali, quale patrimonio storico della nostra comunità.
FONDAZIONE FIORONI - Musei e Biblioteca Pubblica.
L'istituzione della Fondazione Fioroni, avvenuta nel febbraio del
1958, realizza il sogno di Maria Fioroni per la gestione e la promozione culturale dell'immenso patrimonio archivistico e museale
accumulato nei 30 anni precedenti che, continuamente incremenFondazione Fioroni
Musei e Biblioteca Pubblica tato, costituisce ora il principale polo culturale dell'intera pianura
veronese. Più recentemente, riconosciuto come primo museo del
Risorgimento, l'Amministrazione Provinciale di Verona ha indicato la Fondazione Fioroni
ente capofila dell'intero coordinamento tra i vari eventi organizzati nel territorio veronese
per " Italia 150". E' di questi giorni una preziosa offerta didattica rivolta alle scuole di vari
gradi, con percorsi e laboratori alla scoperta della storia millenaria della pianura veronese.
TOP AGRI - A Family Group. Dal 1985 impronta la sua attività nella
lavorazione e commercializzazione del cereale biologico con rilevante impiego di risorse umane ed economiche per garantire ai clienti
un'elevata qualità del prodotto, attraverso l'acquisizione di importanti
e qualificate certificazioni. Ha recentemente inaugurato, nella campagna veronese, il più grande frantoio italiano, il 5° in Europa, per la
spremitura a freddo di semi vari. La struttura produttiva, con una ventina di qualificati collaboratori, fattura circa 75 mil. di euro di cui l'85% con clienti esteri e fa parte della family
group guidata da Marzio Soave e dalla moglie Franca.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere
attentamente il Fascicolo Informativo disponibile sul sito www.cattolicaprevidenza.com
Ricordiamo che la partecipazione alla cerimonia è gratuita ed aperta a tutti, chi desidera inoltre proseguire nel festeggiamento dei premiati, gustando con loro un prelibato menù, dovrà prenotare la propria partecipazione direttamente al castello. Si auspica una numerosa presenza di pubblico per rendere maggior merito ai protagonisti di questo evento.
Gianni Galetto
TEATRO SALIERI
Fondazione Culturale: ma che indirizzo ha preso?
PIANOLIBERO
www.cattolicaprevidenza.com
è stato esposto in questi giorni il cartellone riportante il
calendario delle manifestazioni programmate per la stagione 2011-2012 al Teatro Salieri. Diversamente dagli anni
precedenti, tra i Soci di Partecipazione, con nostro stupore,
non è apparso il logo dell'Associazione Culturale il Basso
Adige come previsto dal" Regolamento per la partecipazione alla Fondazione Culturale Antonio Salieri". Una
decisione, del tutto contestabile, del Consiglio di Indirizzo
o di un suo consigliere, ha posto fine unilateralmente ad
una fattiva ed apprezzata collaborazione operante dal 2004,
in virtù di una convenzione, tuttora vigente ma ignorata.
La qualifica di Socio Partecipante è stata acquisita con
l'impegno, fra l'altro, alla pubblicazione del programma e
delle serate evento da parte del nostro periodico, impegno
sempre onorato con apprezzamenti e ringraziamenti pubblici. Aggiungiamo che in data 30 giugno 2010, a firma del
Direttore Artistico Angelo Curtolo, ci veniva comunicata
con i più vivi ringraziamenti, la conferma per il successivo triennio della presenza della nostra Associazione alla
Fondazione. Ci chiediamo cosa stia succedendo alla conduzione della più significativa realtà culturale del territorio.
è possibile che il Consiglio di Indirizzo ignori le proprie
delibere o le calpesti senza il minimo rispetto dei propri
Soci?
G.G.
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Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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periodico indipendente
TURISMO? SÌ, MA PER TUTTI
periodico indipendente
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FONDATO NEL 1979
Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE
Direttore editoriale:
GIANNI GALETTO
Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona.
Sede in Legnago (VR) - Corso della Vittoria, 36
Pubblicità tel. 349 3157148.
Foto di Paolo Pravadelli.
Grafica, impaginazione e stampa:
Grafiche Stella s.r.l. - Legnago (VR)
“Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione
Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto notarile
6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il 20.09.1984 il
cui Consiglio Direttivo è così composto:
Presidente:
Presidente Onorario:
Vice Presidente:
Segretario:
Consiglieri:
Gianni Galetto
Alessandro Belluzzo
Francesco Occhi
Giuseppe Mutti
Armandino Bocchi
Renzo Peloso
www.grafichestella.it - fax 0442 600578
È un po’ questo lo spirito che ha spinto i volontari dell’associazione Gabbia-No
onlus di Legnago ad elaborare il progetto
“Movimento e Turismo Senza Barriere che
lo scorso 29 settembre è stato presentato
in conferenza stampa presso il Castello di
Bevilacqua. L’associazione, che ha sede in
Legnago, è nata nel 2006 da un gruppo di
amici che, seppur già impegnati a vario titolo
in attività di volontariato, credevano che i
tempi fossero maturi per un nuovo approccio
al mondo della disabilità. Questi ragazzi non
avevano in mente una progettualità indirizzata al mero assistenzialismo del disabile,
ma volevano affrontare un tema, quello del
viaggio, e dello spostamento in generale,
tallone di Achille dei disabili di ogni tempo
e luogo. “Il progetto Movimento e Turismo
Senza Barriere” è nato proprio dalla voglia di
rispondere a questo bisogno –dice il dr. Paolo
Bertassello, neo-presidente dell’associazione- avendo amici portatori di diverse abilità,
quella di condividere momenti e spazi diversi, slegati dalla quotidianità, era un’esigenza
che sentivamo anche nostra.” “Visto che
c’eravamo – spiega Mattia Garau, volontario
dell’associazione- non abbiamo pensato ad
un mezzo di trasporto adatto ad una persona
piuttosto che ad un’altra, ma ad un camper
attrezzato di tutto punto con un allestimento
particolare per poter essere di supporto ad
ogni tipo di disabilità.” Il camper che questi
ragazzi stanno tentando di comprare, grazie
anche al contributo di importanti realtà locali
e alla generosità di alcuni privati, è un mezzo
usato, con un allestimento quasi completo
che la Camper Marostica di Carrè sta ultimando con l’installazione di un paranco a
soffitto. “È dal 2006 –dice ancora Garau- che
tentiamo di acquistare un camper, ma fino ad
ora eravamo riusciti solo a fare alcune esperienze con mezzi a noleggio con equipaggiamenti di serie e quindi non adatti alle forme
più gravi di disabilità.” Queste esperienze
hanno confermato sempre più ai volontari
di Gabbia-No che il loro non è un progetto
rivolto solo al disabile, ma che le positività
che derivano dalla possibilità di spostarsi
su percorsi non preordinati, ricadano anche
sulla famiglia del disabile e più in generale
sulla sua sfera sociale. Nel corso della serata
è stato presentato anche un altro innovativo
progetto intitolato”MontagnAmica: solidarietà, nuove autonomie e accessibilità ai
sentieri” che l’associazione Gabbia-No onlus
realizzerà in collaborazione con la sezione di
Legnago del Club Alpino Italiano, l’Associazione Nazionale Alpini provinciale di Verona
e l’Accademia della Lessinia onlus. Questo
progetto prevede l’accessibilità alla montagna da parte di disabili fisici, o psico-fisici,
tramite l’ausilio di una particolare carrozzina
denominata “Joelette” che deve essere portata
da due accompagnatori.
Marta Garau
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Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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Marco Minghetti: il cittadino e lo stato
L’evento resterà una pietra miliare nella
storia dell’Istituto Scolastico “Marco
Minghetti”; certamente resterà stampato
nei cuori di quei giovani studenti che nella
fredda mattinata di Sabato 8 Ottobre,
all’interno dell’Aula Magna, hanno assistito ad un altissima lectio sulla figura di
Marco Minghetti, il simbolo non solo dei
ragionieri della città di Salieri ma anche
della politica buona, nutrita di valori, passioni e nobiltà d’animo. Il convegno aperto
dal Preside, Silvio Gandini, in occasione
del 50esimo anniversario della fondazione
dell’Istituto scolastico legnaghese, aveva
come tema: ”Marco Minghetti, l'attualità
del suo pensiero, il cittadino e lo stato».
In aula, oltre a decine di studenti, presenti
le massime autorità civili, il Vice Prefetto
Laura Pergolizzi, esponenti della forze
armate, membri degli ordini religiosi, dirigenti scolastici. “Ricordando questa figura
illustre”- ha introdotto il Preside Gandini“affermiamo il vero compito della scuola:
palestra di valori e conoscenze che deve
forgiare cittadini responsabili e consapevoli”. Sempre nell’introduzione dei lavori,
un altro intervento degno di nota è stato
quello dell’Assessore comunale all'Istruzione Loris Bisighin, che ha affermato:”
Queste nozze d’oro dell’Istituto scolastico
con il territorio ci suggeriscono che oggi,
più che mai, c’è la necessità di un secondo Risorgimento, fondato su quei valori
(famiglia, scuola, solidarietà, giustizia) che
da sempre costituiscono il dna della nostra
società”. Serviva una figura di primissimo
peso politico come il Minghetti, dunque,
per definire una Scuola e più in generale un
mondo istituzionale più credibile, responsabile, attento alle istanze dei giovani ma
soprattutto rispondente a quel senso di
dignità, compostezza ed eticità che oggi
sembra un triste ricordo, nella ridondanza
puerile, quasi ridicola, che la vita pubblica ci
ha abituati. Il momento centrale della mattinata è stata la lettura della figura Minghetti
del Monsignor Giuseppe Zenti, Vescovo di
Verona e di Raffaella Gherardi, docente di
Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università di Bologna. Un politico, ma soprattutto un uomo tutto d’un pezzo, liberale
(secondo solo a Cavour come peso politico), Minghetti, fu Primo Ministro nonché il
Presidente del Consiglio che raggiunse il
pareggio di Bilancio. “Il politico bolognese”- ha spiegato la docente universitaria“approvava l’intervento statale in specifici
settori della vita pubblica (nella scuola, nei
trasporti, nei servizi)”. Come uomo politico, Minghetti fu uno dei principali artefici
della costruzione dello Stato nazionale.
“Protagonista di primo piano della Destra
di governo”- ha continuato la storica-“ egli
sarà inoltre, a partire dai primi anni Ottanta,
inventore del cosiddetto "trasformismo" che
rappresenterà, a giudizio di molti, una delle
più durature costanti della politica italiana,
ben al di là dei limiti cronologici dell'età
liberale”. Riforme amministrative e riforme
sociali rappresenteranno le linee maestre
della sua politica che faranno di quest’uomo una punta di diamante del liberalismo
italiano (ed europeo) contemporaneo. Il leitmotiv delle considerazioni minghettiane sta
tutto duopolio del rapporto tra il cittadino e
lo Stato e dei compiti che quest'ultimo deve
assumersi direttamente o, invece, lasciare
alla società civile. “Egli avrà cura di ribadire”- ha concluso la relatrice-“ costantemente il postulato liberale secondo il quale
lo Stato non deve sostituirsi alla iniziativa
privata, ma soltanto integrarla e compierla.
Laddove quella basti, l'ingerenza dello Stato
è soverchia e perciò non buona. Ciò che la
giustifica, e la rende opportuna è la neces-
sità di provvedere ad interessi generali, ai
quali non giunge l'azione dei singoli cittadini, o delle loro libere associazioni”. La
necessità di studio sul Minghetti, dunque,
continua a rappresentare una sfida anche
per la politica del ventunesimo secolo.
Della regolamentazione della Democrazia
ha parlato il Monsignore Giuseppe Zenti.
“La Democrazia segna uno spartiacque tra
un’epoca dove i cittadini erano dei sudditi
ed un’era dove invece si considerano persone, depositarie di diritti e doveri”. Oltre
ai diritti e doveri un altro caposaldo sul
quale si fonda la Democrazia è il rapporto tra la libertà e la corresponsabilità:”La
libertà vera”- ha tuonato il Monsignore“diventa responsabilità quando si entra in
solidarietà con gli altri, quando ci si mette
in rete con il prossimo”. Successivamente
Zenti ha delineato il metodo del confronto
(contro l’omologazione) per uscire dalla
palude (culturale e morale) quotidiana:”
l’individualismo è il più grande male contemporaneo; è solo grazie al confronto che
si identificano le nostre identità”. Occorre,
in sintesi, mirare all’incontro mediante un
confronto giungendo alla condivisione. In
chiusura, il Vescovo ha fatto una disamina
sulle principali forme statali:”il collettivismo (dove il singolo scompare nel gruppo), lo stato liberale aristocratico, quello
federale, quello democratico, oligarchico
(dove prevale il potere del leader), plutocratico (prevale il potere delle finanze) per
giungere alla forma più luciferina: quella
anarchica, senza regole né morale. Parole
di speranza e di sprono, Zenti le ha riservate ai giovani:”Bisogna che il mondo adulto
responsabilizzi e coinvolga maggiormente
i nostri ragazzi, quest’ultimi devono operare una vera e saggia rivoluzione culturale
per mostrare quello che valgono e fare
sentire le loro necessità ed i loro bisogni”.
Minghetti, ricorda perciò la funzione basilare del nostro vivere civile:”il cittadino
come arbitro”, un insostituibile componente effettivo della vita pubblica e politica,
responsabile delle sue scelte.
Paolo Cecco
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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periodico indipendente
Muore a 56 anni il pirata di Silicon Valley Steve Jobs,
tutto il mondo dell’high-tech in lutto
Nella notte del 6 ottobre, a Palo Alto, si
spegne il fondatore di Apple, il visionario
guru dell’informatica che con le sue idee
ha rivoluzionato il mondo della tecnologia
e dell’informazione. A darne la notizia, un
breve comunicato stampa. Poi, il sito ufficiale di Apple, allestito come un’epigrafe
in memoria di Jobs. “Apple ha perso un
genio visionario e creativo e il mondo un
incredibile essere umano. Quelli di noi
che sono stati abbastanza fortunati da
conoscere e lavorare con Steve hanno
perso un caro amico e una fonte di ispirazione. Steve lascia una società che solo lui
potrebbe aver costruito e il suo spirito sarà
sempre il fondamento di Apple.” Toccanti e
profonde le parole del suo Cyber-Epitaffio.
E tutto questo a pochi giorni dal lancio del
nuovo Iphone 4S, dopo una presentazione
che mancava di sapore, che mancava del
suo leader, quasi a preannunciare il tragico
fatto. Qualche anno fa, un male incurabile
che neanche uno degli uomini più ricchi
della terra ha potuto sconfiggere. Nel 2005
il coraggioso racconto della sua malattia davanti agli studenti dell’Università di
Stanford. Poi arriva il primo ritiro dal lavoro,
il ritorno, seppur non più in veste di CEO
di Apple, e ancora un’ulteriore congedo
per le cure mediche. Ma questa non è la
storia di Jobs. La verità è che un ragazzo
di Mountain View, appassionato di informatica ed elettronica, crede per primo che
i computer possano essere usati anche per
fini ludici ed essere piacevoli esteticamente
oltre che saper funzionare bene. Un’idea
semplice ma audace, un pensiero diverso.
Scatta la rivoluzione e nasce il futuro. I computer entrano nelle case e nelle persone,
la tecnologia diventa alla portata di tutti. E
proprio lo stesso ragazzo dal look sbaraz-
zino porta avanti negli anni quest’idea fino
ai giorni nostri, creando prodotti rivoluzionari che raccolgono sempre più consensi
e appassionati. Imac, Ipod, Iphone, Ipad.
Sono tutti suoi. Sotto la guida di Jobs,
Apple sovrasta Microsoft, fa notizia e fa
tendenza. E anche adesso che le redini
sono passate di mano all’uomo della logistica – Tim Cook, il nuovo CEO di Apple
– pare che Jobs continui a metterci ancora
lo zampino. Si dice che i laboratori di ricerca e sviluppo di Apple siano pieni di nuovi
prodotti, ideati e progettati dallo stesso
Jobs, lasciati in eredità per continuare a
soddisfare il mercato e gli appassionati per
i prossimi 5-6 anni. Per intanto, nei giorni
della sua morte, solo un’immensa folla a
Palo Alto, davanti la sede di Apple, migliaia di persone in pellegrinaggio alla villa di
Cupertino, dimora del guru, messaggi e
notizie sui social network e sul web, allestiti in una sorta di camera ardente in onore
dell’uomo che ha sussurrato al futuro.
Così i fans di Jobs salutano e ricordano un
genio, consapevoli che nessuno sarà mai
più affamato (vivo) e folle come lui.
Matteo Zanetti
Nel dolce silenzio d'una scia autunnale,
Torretta, minuscola capitale del grande
regno delle valli, è lieta di ospitare per la
seconda volta la FISORCHESTRA C.E.A.
diretta dal maestro Roberto Quaglia (con la
partecipazione straordinaria di Guido Masin,
giovane trombettista di Villa Bartolomea)
SABATO 22 OTTOBRE ORE 20 nella
chiesa parrocchiale. Alla manifestazione
musicale con 20 fisarmoniche del Centro di
Educazione Artistica di Verona, farà seguito, alle ore 21,30, una cena a scopo benefico, con raccolta fondi a favore dell'As.
Co.M. (Associazione per la cooperazione
missionaria, già Premio Il Basso Adige) per
le varie iniziative intraprese in Burundi.
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Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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MAL D'AMORE: CHE DOLORE!
Stare male perché
ci si sente rifiutati da una persona
cara che ha deciso
di rompere i rapporti con noi e scottarsi con una tazzina
di caffè bollente
possono sembrare situazioni assai
diverse. In realtà
l'espressione “essere rimasti scottati” è
molto di più di una semplice metafora ed
il fatto di usarla sia per il dolore fisico che
per una delusione prettamente psicologica
ha profonde radici biologiche. Soffrire per
una relazione finita in malo modo attiva le
stesse aree cerebrali di quando si prova
un dolore fisico. Ciò è dimostrato da diversi studi scientifici fra i quali quello dell'Università del Michigan. Un gruppo di volontari “piantati in asso” dai rispettivi patner
da non più di sei mesi è stato sottoposto
ad un monitoraggio cerebrale con risonanza magnetica funzionale. In tutte queste
persone, la visione di una foto dell'ex
provocava l'attivazione di alcuni circuiti
cerebrali che entravano in funzione anche
quando venivano sottoposti ad un leggero
stimolo fisico doloroso. Tali circuiti, invece,
non si attivavano se veniva mostrata la
foto di un amico o di uno sconosciuto. I
ricercatori hanno constatato che , quando
si vien “scaricati” dall'amato/a, non si attivano solo le aree del cervello che presiedono alle emozioni ma anche la corteccia
somato sensoriale, quella che esamina e
controlla le sensazioni che vengono dal
nostro corpo. Questa scoperta permette
di aggiungere un tassello importante alla
spiegazione dell'origine delle somatizzazioni e delle malattie psicosomatiche che, ben
lontane dall'essere malattie immaginarie,
dimostrano quanto il corpo e la psiche
siano inestricabilmente connessi. Inoltre la
natura ci fa sentire questi “pugni nello stomaco” emotivi per due ragioni. La prima è
che, in tal modo, si attiva il nostro sistema
di allarme biologico che ci sprona a fare
qualcosa per stare meglio e ci spinge ad
agire. La seconda è che, attraverso questo
sistema, si stimola un meccanismo d'apprendimento basilare fondato sul bastone
e sulla carota; se i tentativi di recuperare la situazione vanno male e dobbiamo
tenerci la scottatura impareremo, in futuro,
a vagliare più attentamente le persone in
modo da scegliere quella che fa per noi.
Ma la natura ci viene in soccorso anche
in un altro modo : quando vi sono stati di
allarme e sofferenza si attivano meccanismi
che stimolano la produzione nel cervello dei
ricettori delle endorfine, sostanze prodotte
dall'organismo che hanno la capacità di
lenire il dolore. Il loro aumento determina
il naturale progressivo superamento delle
pene di un amore infranto. Purtroppo, però,
in alcuni soggetti l'attivazione dei circuiti del
dolore è molto più marcata e i meccanismi
che, di solito, trasformano la sofferenza psicologica in esperienza di vita non funzionano bene. E' facile così scivolare verso una
stato depressivo oppure sviluppare quella
che si chiama paura d'amare. Chi ne soffre
non riesce più ad innamorarsi davvero e
quando una persona si avvicina troppo e
richiede un coinvolgimento affettivo fugge
ed erige un muro tra sè e l'altro. Oppure,
in altri casi, subentra una vera e propria
sindrome ansiosa, con attacchi di tachi-
cardia, difficoltà respiratorie, sudorazione.
Si è scoperto che questi individui hanno
una ridotta capacità di produzione di un
ormone, l'ossitocina, i cui livelli aumentano quando all'innamoramento acuto
(caratterizzato dall'aumento di serotonina
e dopamina che inducono euforia e gratificazione) subentra la fase di consolidamento della relazione, basata sull'empatia,
la fiducia e la fedeltà. L'ossitocina infatti,
detta anche l'ormone dell'amore, ha un
ruolo fondamentale nella stabilità di una
coppia: quando i suoi livelli sono alti si è
portati ad essere più empatici, più fiduciosi e più fedeli al patner. In realtà ricerche
più recenti hanno dimostrato che tale
ormone funziona da leva dei sentimenti.
Pertanto se siamo ben disposti verso una
persona l'ossitocina avrà gli effetti che le
sono stati attribuiti, ma se l'atteggiamento
mentale e i sentimenti che nutriamo verso
di essa sono negativi saranno proprio
questi a venire esaltati. Nel caso di una
coppia se i livelli di questo ormone sono
alti nel momento in cui avviene una rottura
l'atteggiamento di vicinanza ed empatia
con l'altro rischia di trasformarsi nel suo
opposto. La capacità di produrre ossitocina dipende in parte da fattori genetici
ma , come hanno dimostrato alcuni studi,
anche da un fattore più controllabile. Infatti
le persone che hanno livelli di ossitocina
elevati sono quelle che, nella prima infanzia, hanno potuto godere di un intenso e
prolungato contatto fisico con la madre.
Chi, invece, ha avuto un'infanzia difficile,
trascurata, povera di contatto fisico e
affettivo, fatica ad apprendere, sia psicologicamente sia biologicamente, la fiducia.
Mariapia De Carli
BIBLIO FILIA - ALLA SCOPERTA DEI LIBRI di Sergio Bissoli - Parte 8
I GRANDI SCRITTORI ITALIANI DIMENTICATI
Mario Borsa è un grande descrittore di ambienti e panorami campestri. Ma non solo. L’autore è
anche un fine analista di stati d’animo, emozioni, sensazioni. Tutto il mondo interiore scorre sotto
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MARIO BORSA Somaglia (MI) 1870 Milano 1952.
Dal romanzo: LA CASCINA SUL PO Editrice Risorgimento 1920.
Ci sono virtù e vizi, sentimenti e passioni fondamentali che non variano nè coi secoli, nè con le
latitudini, nè col colore della pelle, nè con la repubblica, nè col socialismo. Questa è una amara
constatazione per uno che ha viaggiato mezzo mondo. Valeva dunque la pena di muoversi da Ronco?
Per conoscere l’uomo non occorrono nè viaggi, nè libri. Occorre un certo intuito. C’è o non c’è.
Se io non mi fossi mai mosso dalla vecchia poltrona di nonno Battista, e se invece di far girare le
gambe avessi fatto girare il cervello! Chissà? Forse ne saprei più di adesso! Il mio paese, Ronco, ora
che ricordo, era un microcosmo interessantissimo. Avrei potuto studiare l’anima dei miei contadini
e scrivere un trattato di filosofia universale.
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Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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Italia - Germania non è sempre 4-3…
Oggi parliamo dei nostri amici tedeschi. Amici…
beh, certo, quando pensiamo ai turisti che, sulle
orme di Goethe, vengono a farci visita per ammirare la bellezza delle nostre città o per prendere il
sole sulle rive del Garda, ci stanno decisamente
simpatici. Il discorso cambia quando calano dalle
Alpi brandendo le asce di guerra o quando minacciano di cacciarci a pedate dall’Europa se non
mettiamo i conti pubblici a posto. Il fatto è che con
loro abbiamo un rapporto tutto speciale, diverso da
quello – che so? - con gli spagnoli, i croati, gli
svizzeri o gli albanesi. Il mondo tedesco è per noi
la pietra di paragone, il nero che fa risaltare il bianco, la metà che ci manca e completa, o per meglio
dire ci completerebbe, se fossimo capaci di compensarci reciprocamente pregi e difetti; se l’elasticità mentale dell’italiano è complementare alla
rigidezza germanica, la loro organizzazione
potrebbe supplire alla sciatteria italica, e così via.
Leggende metropolitane? Vecchie superstizioni
prive di fondamento? Forse. Ma raramente pregiudizi così tenaci nascono dal nulla. Che quella gente
del Nord facesse sul serio, l’abbiamo capito subito,
quando Gaio Mario, a cavallo del I secolo a. C. ha
dovuto ammazzarne una caterva e Cesare mostrargli in faccia le aquile, per farli ragionare; poi, loro
si sono rifatti con gli interessi mettendo fine all’Impero romano. Da quel momento, il tedesco è stato
il nemico per eccellenza, il nemico “altro” da noi:
ecco allora i tedeschi ghiottoni e ubriaconi di
Dante (e come là tra li Tedeschi lurchi/lo bivero
s'assetta a far sua guerra, Inferno, Canto XVII); la
tedesca rabbia e il bavarico inganno del Petrarca,
l’irto increscioso alemanno del Berchet, il martellante e non vogliam tedeschi del Giusti, (Scriva:
vogliam che ogni figlio di Adamo,/conti per uno: e
non vogliam, Tedeschi;/ vogliamo i capi col capo;
vogliamo/leggi e governo: e non vogliam
Tedeschi./Scriva: vogliamo tutti quanti siamo,/
l'Italia, Italia e non vogliam Tedeschi./Vogliam
pagare di borsa e di cervello:/ e non vogliamo
Tedeschi e a rivedello...) per non parlare di tutta la
retorica risorgimentale. Che poi, ad essere pignoli,
quelli con cui ce l’avevano i nostri patrioti erano
austriaci, ma la suggestione di quella parola “tedesco” era troppo forte e radicata per sprecarla con
sottigliezze lessicali. Ed invece è da qui che partiremo noi, perché anche il termine tedesco ha una
sua storia, che merita di essere brevemente richiamata. Quando alludevano a se stessi, gli antichi
germani dovevano impiegare una parola tipo theudiskaz, composto di thudo, a sua volta derivato
dalla radice indoeuropea *teuta- che in molti idiomi stava ad indicare “il popolo”, “la cittadinanza”
o simili. Un termine analogo (touto) adoperavano
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anche gli antichi cittadini di Gubbio nelle loro
Tavole, di epoca romana, esposte al Palazzo dei
Consoli, e ricorre nel venetico, nel miceneo e in
celtico. Da qui deriva il sostantivo germanico latinizzato theodiscus, da cui l'italiano tedesco, ma
anche il tedesco diutisc e poi Deutsch. Altri popoli
confinanti identificarono le genti di lingua germanica col nome dell'etnia particolare con cui vennero a
contatto per prima, come gli Alamanni, popolo
dell'attuale Svizzera, che per i francesi (e gli spagnoli) divennero i tedeschi in generale (allemand,
alemàn); nel medioevo, invalse l'uso di chiamarli
anche con l’antico nome di teutoni, che ci riporta,
per vie traversissime, a quella famosa teuta da cui
avevamo preso le mosse. In ogni caso, che fossero
austriaci, bavaresi o prussiani, agli occhi delle persone che vivevano al di qua delle Alpi erano i tedeschi e basta, anzi, il soldato trevigiano Giovanni
Boldrin scrisse un divertente Libretto intitolato le
battaglie che se stato di todeschi e taliani del 66 coi
prussiani, come a dire che gli austriaci, nel cui esercito militavano i veneti come lui, erano i veri tedeschi; quanto ai prussiani… bah, chissà chi erano.
Questa quasi-identificazione di tedeschi con austriaci spiega lo stupore degli italiani per il fatto che nel
1916, dopo che da oltre un anno eravamo in guerra
con l’Impero Austro-ungarico, il nostro Governo si
decise finalmente a dichiarare guerra anche ai tedeschi, intendendo la Germania di Guglielmo II.
Sempre durante la prima guerra mondiale, nacque il
nomignolo spregiativo “crucco”, derivato dal fatto
che gli affamati militari dell'Imperial Regio Esercito
austriaco, catturati dagli italiani, chiedevano con
insistenza kruk, kruk, che significa pane. In tedesco?
No, in slavo… Comunque, anche dopo la vittoria
del 1918, il termine “tedesco” mantenne un’accezione così sgradevole, che Mussolini preferì designare i nuovi alleati come “camerati germanici”.
Insomma, chiamiamoli germanici, alemanni, teutonici o tedeschi, ma noi europei dobbiamo adattarci a
fare i conti con loro, con la rassegnata certezza che,
se non esistessero, ne sentiremmo la mancanza. Il
problema è, caso mai, se ci vogliono loro. E soprattutto come ci vogliono. Immaginiamo dunque così,
per gioco, che un giorno la Merkel o chi per lei si
stanchi di noi e ci butti fuori dall’Europa, magari
assieme agli spagnoli ed ad altri reprobi. Un bel
guaio, indubbiamente, e per un sacco di buoni motivi; ma comunque, qualcosa dovremmo inventarci.
Proviamo a sfogliare i libri di storia e geografia, alla
ricerca di qualche idea per costruire una casa nuova
se venissimo sfrattati da Eurolandia Felix. Si potrebbero ricostruire i domini degli Asburgo ante 1713,
con l’eredità spagnola più o meno intatta: Austria,
Ungheria, Croazia, Slovenia, Boemia, Slovacchia,
periodico indipendente
Italia, Spagna. Magari, chissà, gli austriaci sarebbero contenti di non finire tedeschi, che non è mai
stato un grande affare per loro, e di riavere a
Vienna la capitale di un Impero danubiano – mediterraneo. Oppure potremmo offrire a Putin, oltre
tutto in ottimi rapporti con il nostro Premier, il
punto d’appoggio nel Mediterraneo che la Santa
Russia cerca dai tempi dello Zar Pietro il Grande.
O diventare il Cavallo di Troia della Cina. In ogni
caso, io non ne capisco molto di economia, ma con
una Nuova Lira supersvalutata e un Euro alle stelle, credo che la Germania non venderebbe più un
bullone in Italia; in compenso, la Padania inonderebbe i tedeschi di prodotti ad alta tecnologia e a
prezzi insostenibili per l’industria di lassù.
Presumibilmente, quindi i tedeschi sceglieranno
un’altra strada, e qui una pulce nell’orecchio me
l’ha messa un articolo tratto da uno studio tedesco,
letto alcuni anni fa in tempi molto più tranquilli,
che parlava di un possibile scenario futuro, in cui
la Renania avrebbe esteso la sua influenza economica sull’area francese, la Baviera sull’Italia settentrionale e l’ex Germania Est su Polonia e
Cecoslovacchia. Ora, è sicuramente una coincidenza, ma negli ultimi vent’anni, spesso con
l’esplicita benedizione della Germania, molti degli
stati che circondavano l’area germanofona si sono
frammentati in entità minori, fortemente penetrate
dagli interessi tedeschi: l’URSS ha partorito cinque o sei staterelli di dimensioni medio-piccole, la
Cecoslovacchia si è divisa, per non parlare della
Iugoslavia. Non solo, ma il Belgio è in crisi perpetua per l’insanabile ostilità fra valloni e fiamminghi e la sua unità nazionale è appesa a un filo;
quanto all’Italia, preferisco non pronunciarmi,
perché siamo nell’anno del 150°, ma a mio parere,
e per i motivi sopra indicati, se la Germania si
stancasse di sostenere le aree depresse, è sicuro che
non permetterebbe mai la nascita di una Padania
indipendente, a meno di poterla controllare. Non
sto dicendo che con il loro fare sornione da primi
della classe, i tedeschi stiano dando vita al IV
Reich, ma certe dinamiche si sviluppano indipendentemente dalla volontà dei governanti e dei
popoli, per cui, sulla base della “Lotaringia industriale”, come la chiamava Ronchey, e di un euro
sorvegliato da Francoforte, non sarebbe strano che
rinascesse un moderno Sacro Romano Impero più
o meno con gli stessi confini di quello ottoniano,
guidato con mano vellutatamente ferrea da Berlino.
Pertanto, se mi posso permettere di dare un consiglio non richiesto, inviterei fin d’ora i nostri ragazzi di applicarsi allo studio del tedesco. Con molta,
molta diligenza.
Alberto Costantini
periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
7
INTERVISTA DI ALBERTO COSTANTINI A GIUSEPPE LIPPI
Giuseppe Lippi è sicuramente la persona
che più di ogni altro, in Italia, è in grado di
parlarci di fantascienza, per il suo curricolo
di traduttore e redattore, ma soprattutto per
la vastissima conoscenza di quello che si
è prodotto e si produce in Italia e all’estero; dal 1990 è curatore della più antica e
prestigiosa collana di fantascienza della
Mondadori, Urania. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo, di passaggio, a Cerea.
Caro Giuseppe, una volta una signora, intervenendo ad una conferenza sulla fantascienza, mi ha detto papale papale che a
lei non piace “perché racconta cose che
non sono vere”. Le ho fatto osservare che
anche l’Odissea e gli dei dell’Olimpo non
sono “veri”, ma la perplessità le è rimasta.
Secondo te, perché questo ritornello delle
“cose impossibili”, “cose inventate” torna
solo con la fantascienza?
Io credo invece che torni sempre, quando
si è di fronte a coloro "che non sanno quel
che fanno" (o quel che leggono). Ma il Padre
ascolta l'invocazione del Figlio e li perdona, perché dei poveri è il regno dei cieli, e
specialmente dei poveri di spirito. Non ho
usato a caso la parafrasi religiosa: infatti,
l'unico argomento su cui gli amanti del vero
non hanno dubbi è la fede nell'aldilà. La
fantascienza, evidentemente, non ha saputo
instillare in costoro la stessa fiducia, non ha
fatto le stesse promesse: è troppo sincera
nel proclamarsi "fanta", mentre la gente
vuole certezze e un posto in paradiso.
A quella signora che non ha mai letto nulla
del genere, cosa consiglieresti, tanto per
cominciare?
Consigli non he ho, probabilmente la
signora farebbe meglio a leggere un po'
di Cartesio, Newton e Darwin per farsi
un'idea dell'universo e subito dopo metterla in dubbio con Freud, Jung e quel tuo
omonimo, Albert... come si chiamava? Solo
dopo tale dieta potrebbe accostarsi alla fantascienza. Se ripasserà da me, le darò il mio
suggerimento in tutta franchezza.
In rapida sintesi, com’è la situazione della
fantascienza del nuovo millennio, in particolare in Italia?
E' impossibile fare una rapida sintesi della
vexata quaestio. Posso solo dirti che non è
rosea: si è scoperto, dal 2000 in qua, che la
fantascienza letteraria non fa più incassare
soldi. E in tal caso, dicono gli uomini dal
pelo sul cuore, a cosa serve? La mia risposta è: vadano pure ad abbrutirsi al cinema o
in una sala giochi. A noi, senza pelo, un po'
di fantascienza serve ancora. A Poe-tare.
Un amico mi diceva che, secondo lui, la fantascienza si è giocata la sua credibilità sballando alcune previsioni. Quali sono secondo
te le cose che gli autori hanno saputo prevedere in modo sorprendente e quelle dove
effettivamente hanno preso delle cantonate?
Non sono d'accordo con l'amico: ma quali
cantonate? Siamo nel 2011 e già questo
basta a farci vedere che la fantascienza
aveva ragione (non ci sono un sacco di
romanzi ambientati nel 2011? Sono sicuro
di sì). Dunque le previsioni di calendario
si sono avverate tutte, almeno finora, e il
prossimo anno sarà il 2012 con nuovi fasci
di eventi precògniti in fase di attuazione...
Basta guardarsi intorno per vedere che il
mondo intero è cambiato in senso fantascientifico. A casa mia persino la caffettiera
è futuristica. E ho una sveglietta che se la
Anche Poste Italiane prendono parte ai festeggiamenti per
il mezzo secolo del Circolo
filatelico “Sergio Rettondini”
di Legnago. E lo fanno con
l’apertura, sabato 24 settembre al Museo Fioroni, di un
ufficio postale che bollerà la
corrispondenza mediante uno
speciale annullo sul quale,
oltre alla scritte rievocative,
sono rappresentati i ritratti
di Sergio Rettondini e di Maria Fioroni. A volere il “circolo”, in
ciò incoraggiato da Maria Fioroni che nella sua casa-museo ospitò
più di una riunione dei sodalizio, fu Sergio Rettondini. L’avventura
cominciò nel 1961, il 19 aprile, quando l’allora giovane insegnante
riunì in quello che allora era il bar Isaia di via Bezzecca, un gruppo
di appassionati del dentello postale assieme ai quali decise di dar vita
al Circolo filatelico. Nell’aprile del 1963, alla vigilia di una mostra
filatelica che si stava preparando, Sergio Rettondini perse la vita
in un incidente stradale. La mostra venne comunque portata a buon
fine e i soci del Circolo, riconoscenti per l’entusiastico impegno del
proprio presidente – fondatore, decisero di intitolare il sodalizio a
Sergio Rettondini. Il cui volto, per la seconda volta, figura su annullo
postale. La prima volta fu il 22 settembre 2001, nell’ambito quindi
punto alle 6,00 suona alle 5,45, in anticipo
sul futuro! Non capisco cosa si pretenda di
più.
Ti presentano un autore di fantascienza promettente. Cosa cerchi in lui, principalmente:
la novità, l’originalità dell’idea di partenza, o
ti va bene anche la ripresa di un filone tradizionale?
Non mi va bene niente, in quell'autore. Se
me lo presentano è perché me lo vorranno
raccomandare, ma con me fa palla corta.
A meno che non abbia un'idea veramente
buona e originale... L'idea è tutto, per questo lettore.
A proposito, quali sono i “filoni” della fantascienza che hanno ancora qualcosa da dire
e quali invece danno segno di esaurimento?
Tutti hanno qualcosa da dire, ma il mio prediletto è la storia di mostri. In un monster
yarn c'è sempre un friccico di brivido e il
brivido è un'emozione, perdiana, un fatto
umano.
Da cosa pensi derivi l’attuale “lupo/vampiromania”, soprattutto fra i giovani?
Dal fatto che Essi Sono Suggestionabili
e che, Non Avendo Gusto Proprio, vanno
in libreria per Comprare ciò che Passa
il Convento. Mi raccomando, tenetemi le
maiuscole!
Approfitto del fatto di averti a Cerea per
una domanda un po’ personale. Sai che ho
ambientato proprio qui, nel basso Veronese,
il mio romanzo Stella cadente. Secondo te,
un autore dovrebbe privilegiare ambienti
“suggestivi”, esotici o consacrati dalla tradizione, oppure qualsiasi luogo può diventare
scenario per una storia di fantascienza?
Qualsiasi luogo. Tu sei riuscito molto bene
nell'operazione, come ricordi giustamente a proposito di Stella cadente, ma nel
veronese, anzi proprio qui a Cerea, c'è un
altro grande scrittore che mi onoro di essere
venuto a trovare, Sergio Bissoli. Anche lui ambienta le sue storie nei paesi della bassa
e ottiene risultati perfetti: che si svolgano a
Minerbe, a Veronella o nelle fiere del contado.
Alberto Costantini
dei festeggiamenti per il quarantennale del Circolo. In questo mezzo
secolo il Circolo ha operato su due livelli. Quello locale, attraverso
mostre, incontri e periodiche riunioni, mentre a livello nazionale è
riuscito a far sì che Legnago, attraverso i suoi illustri cittadini, oppure
eventi legati alla vita culturale della città, entrasse nel grande album
della filatelia mondiale. Nel 1997 col francobollo chiamato a celebrare il secolo della morte di Giovan Battista Cavalcaselle, l’importante
storico dell’arte raffigurato su 3 milioni di manifesti dentellati da
800 lire. A seguire, il 30 settembre 2000, il francobollo che, uscito
alla vigilia dell’introduzione dell’euro, pota l’indicazione del doppio
valore: in lire (4.000) e in euro (2.48). C’è, poi, di San Marino, lo
splendido foglietto nel quale sono raggruppati tre esemplari da 1,50
euro, chiamato, il 12 novembre 2004, a celebrare la riapertura del
Teatro alla Scala di Milano. Assieme al Teatro milanese, i restanti
francobolli raffigurano Antonio Salieri e il maestro Riccardo Muti,
cittadino onorario di Legnago. Da non dimenticare, sempre di San
Marino, il francobollo - anch’esso da 1,50 euro – che nel 2007
festeggiò la venticinquesima edizione del Premio internazionale d’arte filatelica San Gabriele, che da alcuni anni ha per sede Legnago.
Proprio il 25 settembre, al Museo Fioroni dove il Circolo filatelico
organizza la tradizionale mostra filatelica particolarmente dedicata ai
sette legnaghesi che seguirono Garibaldi nella spedizione dei Mille,
viene assegnato il “San Gabriele” numero 29. Destinato a premiare i
migliori francobolli a soggetto religioso del mondo.
Danilo Bogoni
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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periodico indipendente
CINQUANT’ANNI DI AERMEC:
TRA VALORI FAMILIARI E PROGRESSO CONTINUO
Nata nel 1961 da un’intuizione di Giordano
Riello, che con il sostegno dei suoi familiari ha
deciso di staccarsi dall’industria di famiglia per
camminare con le proprie gambe, l’Aermec ha
festeggiato Mercoledì 14 Settembre, con una
messa celebrata da Monsignor Zenti Vescovo
di Verona, i suoi primi cinquant’anni. Una
realtà concreta, quella che sorge nel comune di
Bevilacqua, che negli anni è progredita per rimanere al passo del veloce evolversi del mercato,
ma che allo stesso tempo è rimasta legata a quei
valori familiari e territoriali che sono nel dna
dell’Azienda e di chi l’ha vista nascere e fatta
crescere. Nella mattinata organizzata per celebrare questo importante traguardo, Giordano
Riello, visibilmente commosso, ha parlato agli
oltre seicento dipendenti e ha voluto fare dei
ringraziamenti. “Sono stato fortunato perché ho
avuto una famiglia che mi è sempre stata vicina nel condividere le gioie e le amarezze, e di
questa famiglia io vado orgoglioso” sono state
le sue prime parole. Ha poi aggiunto: “Sono
stato fortunato anche perché nel corso degli
anni amici e collaboratori mi sono stati alleati
veri e sinceri e sono riusciti a darmi il meglio
di sé sia sotto il profilo umano sia nell’impegno
del lavoro”. Un ringraziamento particolare il
presidente dell’Aermec lo ha voluto riservare a
suo padre Raffaello e a suo zio Pilade che nel
1960, quando l’Aermec era solo nei pensieri del
giovane Riello, lo hanno incoraggiato e aiutato
a dar vita a questa impresa. La famiglia, quindi,
nelle parole di Giordano Riello, poi riprese dal
sindaco di Bevilacqua Valentino Girlanda e da
Monsignor Zenti, come luogo dove si trovano
le nostri radici, il patrimonio genetico al quale le
imprese non possono rinunciare, perché danno
la forza, il ritmo e una costante motivazione a
quello che si fa. La famiglia anche come modello
dove i più vecchi, coloro che hanno già sperimentato, insegnano ai più giovani come fare.
Non li lasciano soli ad affrontare le difficoltà,
ma li responsabilizzano con il tempo aiutandoli,
sostenendoli e incoraggiandoli, ma anche facendogli capire che non si può avere tutto e subito,
che ci vuole tempo per ottenere i risultati che si
sono prefissati. Questo devono fare i genitori e
questo è stato l’esempio che ha avuto Giordano
Riello, che poi ha portato la sua positiva esperienza familiare all’interno della realtà lavorativa
permettendo all’Aermec di essere un’azienda
leader nel suo settore, superando le difficoltà che
si è trovata davanti nel corso degli anni. La celebrazione e la soddisfazione dei risultati raggiunti
e del modo in cui sono stati ottenuti non hanno
oscurato lo spirito d’iniziativa e la voglia di pensare al futuro. “Bisogna che ci impegniamo per
mantenere e consolidare il successo che abbiamo
ottenuto con grande fatica” ha detto Giordano
Riello nel suo discorso, facendo riflettere i presenti sul cambiamento del mondo del lavoro e
sulla maggiore competitività dei mercati. Oggi
infatti si usa delocalizzare molto, ma lo stesso
Giordano ha voluto sottolineare come questa
azienda, che è nata italiana, sia rimasta italiana
nel corso degli anni e che nei suoi progetti per il
futuro dovrà rimanere tale. Un’azienda italiana
proiettata, però, verso un mercato internazionale.
La Giordano Riello Intenational, con le aziende
Aermec e Sierra, si è aggiudicata infatti un’importante commessa in Ucraina dove dovrà con-
E’ il presidente dell’Ospitale Civile di Legnago
Giovanni Tebon che così
lo descrive nel verbale
che invia in Municipio per
la denuncia di nascita: “..
alle ore nove pomeridiane
del 22 corrente (22 Luglio
1886) è entrato in questo istituto un fanciullo
di sesso maschile dell’età
di giorni due il quale era
involto in cuffia … una
medaglia d’ottone appesa
ad un filo di cotone bianco. Al detto fanciullo ho posto il nome di Apollinare
ed il cognome di Granforte”. Nasce a Legnago il
20 luglio 1886 uno dei più grandi baritoni di tutti
i tempi. E’ “adottato” dai coniugi Gaetano Brigo e
Rosa Uccelli di Noventa Vicentina. A nove anni è
garzone ciabattino e si diverte a recitare e cantare al
teatrino dell’oratorio. A 16 anni ha una parte tenorile
in Lucia di Lammermoor, opera proposta in paese da
una compagnia girovaga che recita sulle piazze. Il 5
ottobre 1905 sposa la diciottenne Amabile Frison, ha
una figlia e nello stesso anno raggiunge con la famigliola il fratellastro Erminio Brigo, emigrato a Buenos
Aires in Argentina l’anno prima. Continua a fare il suo
lavoro di calzolaio, e la domenica canta in italiano
per gli emigrati nelle osterie di periferia. Lo ascolta un
appassionato benestante, certo Pedro Valmagia e lo
fa studiare al Conservatorio della Prensa di Buenos
Aires. Passa poi al Conservatorio di Santa Cecilia
con i maestri Nicolò Guerrera e Guido Capocci. E’
un giovane di bell’aspetto che piace a prima vista,
simpatico e comunicativo e molto modesto. Nel
1913 a 27 anni debutta come baritono a Rosario di
Sante Fe nel ruolo di Germont ne La Traviata sotto la
direzione del m° Mazzanti. E’ un successo clamoroso, la romanza “Di Provenza il mare e il suol” viene
bissata tre volte. La voce è spontanea e vigorosa,
sul palcoscenico è un attore. Canta quindi in tutti i
teatri Argentini ed in altri di Brasile ed Uruguay. Nel
1915, scoppiata la prima guerra mondiale, torna con
la famiglia in Italia per arruolarsi granatiere a Parma.
Nel frattempo si ammala e non è idoneo alla vita
del fronte sul Carso, (dove il suo reggimento sarà
annientato), per cui partecipa agli “Spettacoli per
i soldati”. Terminata la guerra è conteso da tutti i
teatri. Emma Carelli, direttrice del Teatro Costanzi di
Roma, manda il Granforte a perfezionarsi a Milano
dai Maestri Luigi Lucenti e Voghera. A Napoli nel
1919 incontra e conquista Pietro Mascagni, di cui
diventa inseparabile amico fraterno. Mascagni lo
vorrà sempre protagonista delle sue opere da lui
dirette. Nel 1921 l’impresario Lusardi lo introduce
al Teatro alla Scala di Milano. Sarà Toscanini ad
affidargli la parte di Anfortas nel Parsifal di Wagner.
Nello stesso anno è il Gran Sacerdote nel Sansone
e Dalila all’Arena di Verona. Nel 1922 è Svarga
nella prima de La figlia del re di Lualdi al Regio di
Torino. A Mantova è Boris Godunov. Nel 1923 alla
Fenice di Venezia ed al Filarmonico di Verona ha
uno dei ruoli principali ne I misteri gaudiosi di Nino
segnare 10 chiller di
grande potenza e 20
condensatori remoti che assicurano la
climatizzazione del
Terminal n.2 del
nuovo aeroporto di
Kiev che sarà inaugurato nel giugno
2012 per l’inizio dei
Campionati Europei
di calcio. Il valore
del contratto si aggira sul milione e mezzo di
euro. L’azienda di Bevilacqua già in passato ha
avuto a che fare con il mondo dello sport, ha
dotato infatti con le proprie apparecchiature per
la climatizzazione l’ardita copertura del campo
centrale di Wimbledon, oltre ai numerosi altri
impianti sportivi tra cui il villaggio olimpico
di Atene. Oggi il fatturato dell’azienda è realizzato all’estero per il cinquanta per cento e
la scommessa è quella di spingere sempre di
più verso la strada dell’internazionalizzazione.
Cercare di portare avanti i valori familiari e allo
stesso tempo industriarsi per stare al passo con
i tempi, sono alla base del successo ottenuto da
Aermec. Tutto questo si mescola con l’attenzione ai giovani, un altro punto importante per il
successo dell’azienda di Bevilacqua, verso cui
bisogna guardare come a dei figli da coltivare,
instradando il loro entusiasmo e sfruttando
l’inevitabile vento di novità che portano con
sé. “I giovani della nostra famiglia dovranno
studiare e realizzare strategie e tecniche sempre
più adeguate ai tempi che cambiano, e cambiano molto velocemente” ha voluto concludere
Giordano Riello “Guai ad adagiarci sui risultati
fin qui raggiunti, illudendoci di poter mantenere
senza sacrifici il successo che abbiamo ottenuto
in questi cinquant’anni.” (Emanuele Sarria)
LEGNAGHESI FAMOSI - APOLLINARE GRANFORTE (APOLLO in arte) - BARITONO
Cattozzo. Al Filarmonico canta con l’ affascinante
soprano legnaghese Linda Cannetti. Ancora al
Filarmonico nel 1923 è Sergio Gratico ne La nave di
Italo Montemezzi. E’ in seguito apprezzato interprete
wagneriano in Lohengrin,Tristano e Isotta, Siegfried,
Tannhauser, Crepuscolo degli Dei e Parsifal. A Parigi
è diretto dal Maestro Tullio Serafin. Negli anni 1924
con Nellie Melba, 1928 e 1932 fa tre famose tournèe
in Australia. Nel 1929 è alla Scala ne La Forza del
Destino e canta con Aureliano Pertile. Gatti Casazza
lo vuole al Metropolitan di New York, dove Granforte,
per contrasti tra impresari, non approda. Nel 1933
Mascagni lo vuole alla Scala interprete di Cavalleria
Rusticana da lui diretta. Nel 1935 sempre con
Mascagni è Menecrate in Nerone in prima mondiale
alla Scala di Milano. Il personaggio di Menecrate
sempre con il maestro Mascagni è portato anche
nei più importanti teatri italiani. Dopo una trentennale
carriera, nel 1942 Granforte dà le sue ultime recite
al Regio di Parma con Lo Straniero e Antigone e al
Teatro Verdi di Trieste è Teseo in Fedra di Pizzetti. Nel
1943, a 57 anni, si ritira improvvisamente dalle scene
(si dice dopo circa 1800 recite) quando voce e fisico
sono ancora in perfette condizioni, e si dà all’insegnamento del canto. E’ alla Scala di Milano, poi al
Conservatorio di Ankara quindi di Praga. Tra gli allievi
famosi Leyla Gencer, Flaviano Labò, Raffaele Ariè.
Lascia una ricca discografia incisa nel periodo di
maggiore splendore della sua magistrale e “tonante”
voce. Ha quattro figlie e vive molto agiato. Muore a
Gorgonzola vicino a Milano l’11 giugno 1975.
Ivano Zanoli
periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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Frutta e verdura - Il crollo delle quotazioni danneggia l'agricoltura
Appello ai consumatori ed alla grande distribuzione - Campagna amica...
A dire il vero, purtroppo, non è una novità
che l'agricoltore esca profondamente deluso
ed economicamente colpito da situazioni
umilianti, che vanno ripetendosi annualmente
in ogni settore produttivo della lavorazione della terra. Stagionalmente parlando, il
tema si ripropone, ogniqualvolta la campagna
immette sul mercato qualsiasi prodotto agricolo, anche di pregio. Partendo da gennaio, la
triste considerazione della bassissima remunerazione, che va nelle tasche dell'agricoltore, riguarda il magnifico radicchio rosso di
Verona, l'eburneo asparago, il verde pisello, il
fagiolo, la ciliegia, ecc., per arrivare alla mela
(notizia altamente sconsolante: mele vendute
cedute, nell'ottobre scorso, a sette centesimi
al chilo) ed alla patata. Esperienza, lavoro e
sacrificio tanti, tantissimi – bisogna andare
direttamente nel campo, per rendersi conto
delle cure e delle fatiche, che esso richiede
– ma incasso molto modesto, quasi nullo. Al
punto che, spesso, si rinuncia a raccogliere
il prodotto, visto che l'operazione non ne
vale la pena. Accade perfino che, avendo già
raccolto e lavorato il prodotto per la vendita,
ovviamente, con relativa e pesante spesa,
non valga neanche la pena di cederlo, per
la scarsa, scarsissima sua quotazione. Solo
portarlo alla vendita, inoltre, è pure un costo.
Per le pesche veronesi di qualità extra, d'ottima presentazione e di calibro validissimo, il
prezzo all'agricoltore è stato, quest'anno, di
soli 20, massimo 30, centesimi al kg., e tale
da non permettere nemmeno la copertura dei
pesanti costi di produzione. Risultato che fa
dolorosamente riflettere e che fa temere, ed a
ragione, che i già pochi giovani, ancora legati
alla campagna, l'abbandonino definitivamente. In questo quadro sconsolante, riunioni
varie si sono tenute per esaminare quali soluzioni possano essere prese per fare fronte al
"crollo del mercato", nel nostro caso, di frutta
e di verdura di Verona. Ma, trovare soluzioni
è emblematico, perché, se la cosa era difficile
in passato, è più diffice oggi, a seguito della
maggiore produzione e dell'agguerrita e sol-
lecita concorrenza estera: basta una telefonata
e, per fare un esempio, un carico di pesche è in
Italia in brevissimo tempo, a prezzo di estrema
concorrenza. Ogni prodotto agricolo ha la sua
caratteristica: sebbene l'annata in corso abbia
registrato una produzione scarsa di pesche,
il fatto non è stato in grado di incidere positivamente sulla remunerazione al produttore,
perché le pesche, quest'anno, si sono maturate
contemporaneamente in ogni zona di produzione (in altri anni, la maturazione avveniva
nell'arco di due mesi), hanno trovato i mercati
tedesco e russo chiusi, a seguito del batterio
"Escherichia coli" e hanno risentito di un calo
generalizzato dei consumi, che tocca anche gli
ortofrutticoli (che, probabilmente, a prezzi più
contenuti, avrebbero trvato più consumatori).
Il grave è che, solo per la pesca veronese, lavorano, su 2000 ettari, fra agricoltori e collaboratori, 40.000 persone, le quali traggono, appunto, parte del sostentamento, dalla coltivazione
del dolce e colorato frutto, che, per fortuna,
ma sempre a prezzi non certo favorevoli, viene
anche esportato. Una coltivazione, quella della
pesca – parliamo di questa, ma estendiamo gli
stessi concetti per le altre produzioni –, quindi, che arrischia di scomparire, nonostante la
qualità straordinaria del prodotto, che, in fatto
di fitofarmaci, è il più controllato al mondo.
Gli agricoltori, quindi, chiedono ai consumatori ed ai supermeracati che venga privilegiato
il prodotto locale e quello che la stagione
in corso offre. Esso, infatti, è fresco, perché
raggiunge rapidissimamente i punti-vendita;
appena raccolto, è apportatore – come sottolinea l'assessore provcinciale all'Agricoltura,
Luigi Frigotto – di vitamine e di sostanze
salutari e permette un'alimentazione priva di
grassi; dato il breve tragitto, dal luogo di produzione a quello di consumo, il suo trasporto
non crea che modesto inquinamento. Cosa
fare? Una proposta, non certamente salvatrice
della situazione e strettamente locale: durante
la presenza della delegazione bavarese, lo
scorso anno, in piazza Bra, una ditta tedesca
vendeva confezioni di patate da 1 kg al prezzo
di 1€... Interpellato il venditore, questi si
dichiarò soddisfatto delle vendite, al punto,
che ad un certo momento, prima della chiusura della mnanifestazione, di patate da vendere
non ce n'erano più, mentre la richiesta continuava... Il venditore bavarese si augurava che
l'operazione avvenisse anche l'anno seguente... Ebbene, perché non istituire in piazza
Bra ed in altre piazze veronesi, un grande
banco ben visibile, "offerto" gratuitamente
alla benemerita Agricoltura – “a“ grande,
per tale settore del lavoro – da Comune e
da Provincia, ed esente da tasse ed imposte,
ch – non solo e vendesse, a prezzo prefissato
e contenuto, sempre per esempio, i pèrseghi,
a 60/80 centesimi al chilo o anche a meno,
ricordando che il prezzo di vendita è tutto,
per ottenere buoni risultati. La gente giustamente confronta qualità e valuta la spesa...
Questo vale per ogni prodotto agricolo, si
potrebbe dire anche per il verde ed insostituibile prezzemolo! L'agricoltura va aiutata,
essendo l'unica nostra fornitrice di alimenti
– non solo ortofrutta, ma anche formaggi e
carne –, in natura o lavorati, e fonte di occupazione. La cosa modestamente suggerita
potrebbe essere adattata, norme permettendo
e a seconda della stagione, a qualsiasi prodotto agricolo. Favorisce oggi il Lettore e
mira a creare reddito diretto all'Agricoltore
l'iniziativa, lodevole, di Coldiretti, che ha
istituito in tutta la provincia (come avviene
in tutte le altre provincie) un'ampia rete di
punti-vendita, con apertura in giorni prestabiliti, denominati "Campagna Amica", nuovo
modello distributivo (bene regolamentato)
del prodotto della terra genuino e fresco, a
prezzo controllato e senz'altro favorevole al
consumatore. Sosteniamo la nostra campagna
ed i nostri agricoltori, usando i prodotti che
ci offrono, e compiamo, nello stesso tempo,
un atto socialmente utile, perché campagna
significa anche occupazione e custodia del
paesaggio, il cui verde sta venendo sempre
meno.
Pierantonio Braggio
L’ALZHEIMER QUALE MALATTIA DELLA DOMANDA METABOLICA:
BENEFICI DELL’ESERCIZIO FISICO E CEREBRALE
Si è tenuto mercoledì 21 settembre a
Castagnaro nella Sala Ex Consorzio all’interno del progetto “Laura Sperandio” con
relatore Ginetto Bovo, il “World Alzheimer's
Day”, in occasione della Giornata Mondiale
dell’Alzheimer. Un incontro di grande
importanza dove l’argomento principe era
l’Alzheimer con il tema: “Quale malattia della domanda metabolica: benefici
dell’esercizio fisico e cerebrale ed il ruolo
della politica sportiva pubblica”. Con il
patrocinio dell’Amministrazione comunale,
il relatore Bovo ha analizzato alcuni documenti secondo cui gli studi di importanti
neuro scienziati americani (G. Perry, M.A.
Smith, C.W. Cotman, ecc...) hanno evidenziato come lo sbilanciamento del sistema
ossido riduttivo causato dell’eccessivo consumo di ossigeno del cervello, costituisce la
causa principale delle malattie neurodegene-
rative tra cui l’Alzheimer. La conoscenza dei
vari componenti del sistema anti ossidante
ci permette oggi di prescrivere dei programmi appropriati di attività fisica in termini di
sviluppo di potenza, quantità e frequenza
in grado di ridurre lo stress ossidativo. Una
formula un po’ particolare ma molto efficace
che dice: Co > Ca (Co capacità ossidante,
Ca capacità antiossidante) e che spiega come
sia indispensabile passare dalle conoscenze
scientifiche all’applicazione dei risultati tramite nuove politiche istituzionali in materia
sportiva che prevedono l’attivazione dei corsi
pubblici di attività fisica innovativa nella
prevenzione primaria dell’Alzheimer. Solo in
questo modo sarà possibile ridurre nel futuro
più immediato i nuovi casi di Alzheimer i cui
dati e previsioni attuali e nei prossimi 20 anni
sono quelli sotto indicati. I dati infatti dicono
che nel mondo si registra 1 nuovo caso ogni
sette secondi ed in Italia 800 mila sono i
casi stimati. Le previsioni per i prossimi
20 anni prevedono un raddoppio dei casi
attuali. “Oggi –spiega Bovo- è possibile
intervenire intelligentemente con un modello scientificamente evoluto di applicazione
dell’esercizio fisico, appunto l’esercizio fisico appropriato o innovativo, su un punto cruciale nella nascita e nella progressione della
malattia di Alzheimer: lo stress ossidativo a
livello cerebrale. La combinazione ottimale
di questi due fattori dovrebbe determinare
dei risultati eccellenti, in ogni caso il massimo attualmente ottenibile. Considerato l’andamento epidemiologico della malattia di
Alzheimer nei prossimi 20 anni, è necessario
mettere in atto urgenti politiche sportive atte
a contrastare la diffusione dell’ Alzheimer
nel nostro Paese”.
Francesco Occhi
10
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
periodico indipendente
il nuovo Battistero della Chiesa parrocchiale di Terranegra
Un Battistero tutto nuovo è pronto per la
comunità di Terranegra. Ad inaugurare uno
dei luoghi simbolo d’iniziazione della vita
cristiana, il Vescovo Mons. Giuseppe Zenti che
Sabato 8 Ottobre ha presieduto la Santa Messa
delle ore 18.30 mentre, il giorno seguente, è
avvenuta l’inaugurazione “operativa” con la
celebrazione del Battesimo di due bambini alla
S. Messa delle ore 10. E’ un fiume in piena
Don Alessandro Pendini, il parroco che da otto
anni accudisce con amore e passione l’energica
comunità religiosa della frazione di Legnago.
“L'erezione di un nuovo Battistero con il fonte
battesimale”- ha introdotto il sacerdote- “è di
grande importanza nella vita spirituale della
comunità cristiana perché il Battesimo, e il fonte
che ne è il segno, è l'inizio di tutta la vita cristiana”. Successivamente Don Alessandro ha fatto un
breve, ma intenso, excursus storico della Chiesa,
della quale ne è custode e pastore. “Il 30 Ottobre
1953 la rettoria di Terranegra fu costituita parrocchia, smembrandosi così da quella madre
di S. Martino di Legnago. Successivamente
si avviò la costruzione di un'ampia e moderna
chiesa, l'attuale, aperta al culto il 27 dicembre
1970”. La nuova chiesa, dalle linee moderne,
fu concepita secondo l’ispirazione delle novità
portate dal Concilio Vaticano II°, proponendo
nell’impianto architettonico il concetto assembleare della liturgia, e anticipando gli indirizzi
della immediata riforma liturgica. Nei decenni
successivi sono state realizzate diverse opere di
rifinitura, approntata la cappella per la conservazione dell’Eucaristia con l’artistico Tabernacolo,
e il 17 dicembre 1995 consacrati chiesa e altare
per mano del Vescovo Mons. Nicora. Sempre
Don Alessandro ha ricordato che “nel 30° anniversario si è operato il rifacimento dell’ingresso
della scala, comprendente la grande vetrata
artistica e la “porta dei neofiti” che si affaccia
ai piedi dell’area del Battistero”. Il progetto
originario infatti aveva già previsto, alla sinistra
del presbiterio, un’ampia area circolare destinata
ad ospitare il Battistero, che non fu però fino
ad oggi realizzato, suscitando così un senso di
incompiutezza a motivo degli spazi vuoti. Ora,
finalmente, si è giunti a dotare la Chiesa del
Battistero e la comunità, per prepararsi a questo straordinario evento è stata invitata a ritrovarsi nella serata di Mercoledì 5 Ottobre alla
presentazione architettonica e all' illustrazione
teologica dell’opera con l’architetto Paolo
Giarola ed il parroco. Venendo alle notizie
tecniche, Il Fonte Battesimale è un elemento
cilindrico composto da due strati di pietra
concentrici, poggiante su pavimento in pietra
chiara e diviso in otto simbolici spicchi, alla
stessa quota della pavimentazione circostante
preesistente. “Sulla sinistra del Battistero”- ha
concluso il parroco-“è collocata la Custodia
degli Oli Santi, racchiusa in una sporgenza in
muratura, con nicchia protetta da una porticina
a chiave in acciaio inox spazzolato. Sulla destra
è invece collocato il Cero Pasquale su un apposito basamento cilindrico rimovibile in pietra
rossa, incastrato su un cerchio di pietra chiara a
filo del pavimento, come il fonte battesimale”.
Sullo sfondo, in armonia con gli altri elementi
già presenti in parete nella Chiesa (Cristo absidale, Tabernacolo, statua della Madonna), un
simbolo battesimale: la colomba dello Spirito
Santo, da cui scendono sette raggi a rappresentare i doni dello Spirito, realizzati in forma stilizzata con lamine d’acciaio leggermente staccate dalla parete per dare un’idea di leggerezza.
Paolo Cecco
ASSEGNATI I “PREMI DI STUDIO DEL ROTARY E DI CEREABANCA 1897” A FAVORE DEGLI STUDENTI DELL’ISTITUTO
“LEONARDO DA VINCI” E DEL CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE ALBERGHIERO DON CALABRIA DI CEREA
Si è svolta giovedì 29 settembre nell’aula magna dell’Istituto Statale Leonardo da
Vinci di Cerea, la cerimonia di consegna dei
“Premi Studio” in favore degli studenti meritevoli dell’Istituto d’Istruzione Leonardo da
Vinci di Cerea e del Centro di Formazione
Professionale Alberghiero sezione di Cerea,
due realtà di grande spessore nel mondo
della scuola. Un appuntamento che prosegue
un progetto iniziato quattro anni fa volto a
premiare quei giovani che si siano particolarmente distinti nel corso dell’anno scolastico
appena concluso. Il premio è stato voluto dal
Rotary Club di Legnago in collaborazione con
CereaBanca 1897 che con il loro sostegno aiutano anche economicamente, chi si sia maggiormente distinto con una media che ha visto
i giovani essere ammessi alle classi superiori
voti eccellenti. Alla presenza del segretario
del Rotary club di Legnago Lucio Brangian,
del presidente Francesco Occhi, del direttore
della filiale di Cerea di CereaBanca 1897
Gianni Tavella che ha patrocinato l’iniziativa,
dell’assessore alla cultura del comune di Cerea
Rosetta Salmaso e dei rappresentanti dell’Istituto Leonardo
da Vinci di Cerea, la dirigente
scolastica professoressa Luisa
Zanettin ed il preside d’Area del
Centro di Formazione professionale Alberghiero don Calabria,
sede di Cerea, Giovanni Corradi,
dalle 11 in poi si è svolta, alla
presenza di numerosi allievi e
dei genitori, la cerimonia di consegna per i 13 giovani maggiormente meritevoli nell’anno
scolastico 2009/2010. “Anche
per il 2010/2011 si è rinnovato questo importante premio che vede queste istituzioni vicine
al mondo della scuola –ha esordito il dirigente
Zanettin- sono riconoscimenti che vanno a giovani meritevoli e al loro impegno nello studio.
Un grazie alla generosità di chi ci sostiene e
che vede nelle nuove generazioni una risorsa
da valorizzare”. “Grazie a Rotary e CereaBanca
1897 è possibile premiare chi i sia impegnato
nello studio per un intero anno –ha ricordato
il presidente del Rotary di Legnago Francesco
Occhi- il nostro club è particolarmente attento
sia al mondo giovanile che al
mondo della scuola per aiutare
nella crescita i giovani che sono
il nostro futuro”. “CereaBanca
1897 ha sin dall’inizio sostenuto questo premio proprio per
essere vicina alla gente –ha
ricordato il direttore della filiale di Cerea Giovanni Tavella.
Un’attenzione che ci concretizza in una nostra fattiva collaborazione con l’istituto. Bravi
ragazzi e complimenti per il vostro impegno”.
“Anche il comune si sente vicino ai giovani e
al mondo della scuola –ha concluso l’assessore comunale Rosetta Salmaso- iniziative come
queste sono senza dubbio da lodare e da incentivare per dare ulteriore qualità a chi studia”.
Il premio ha coinvolto tutte le classi con un
aiuto economico per gli studenti che andava
ad aumentare con l’aumentare della classe
frequentata. La media dei voti dei giovani premiati oscillava da un minimo di 9,00 fino ad
un massimo di 100/100 con la lode. A vincere
sono stati per l’Istituto Tecnico Commerciale:
per la classe prima Giorgia Rossetti, per la
seconda Sara Turazza, per la terza Silvio
Santini, per la quarta Eleonora Furiani e per la
quinta Alice Ambrosi. Per il Liceo Scientifico
invece per la prima Federica Veghini, per la
seconda Michele Venturi, per la terza Irene
Panziera, per la quarta Francesca Marangoni,
per la quinta Nicola Renso. Infine per il Centro
di Formazione professionale Alberghiero don
Calabria il premio è andato per la prima a Irene
Galantini, per la seconda Carlo Sambugaro e
per la terza a Majda Chiabi.
Gianni Galetto
periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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PREMIO ALL’ARTE IN MEMORIA DI DANILO CESTARI II° EDIZIONE
In tempi in cui si sente forte ogni giorno la
protesta degli operatori della cultura, in cui
teatri di tradizione rischiano di essere chiusi
(si vedano le vicissitudini del Teatro Valle di
Roma o del Duse di Bologna), c’è ancora e
forse ancora piu’ forte la volontà di FARE cultura. Sabato 10 settembre il Teatro A. Salieri
di Legnago, ha visto protagoniste di una serata
assai speciale la musica e la pittura. Una serata
ricca di ospiti e di emozioni che si è aperta con
il saluto delle autorità presenti, ovvero l’Assessore provinciale alla cultura Marco Ambrosini,
il consigliere comunale di Legnago con delega
alla cultura Ester Bonfante e, insieme a loro,
la prof.ssa Manuela Mattioli rappresentante
dell’Associazione scuola d’ istrumenti ad arco
“Antonio Salieri”. Sul palcoscenico, adorno
di fiori freschi, giganteggiava l’autoritratto di
Danilo Cestari, celebre tenore scomparso da
pochi anni, che fu anche valente e apprezzato pittore. La serata dunque, organizzata in
ricordo del Cestari, proponeva un connubio tra
le sue due forme artistiche predilette. Subito
dopo i saluti di rito, si è entrati subito nel
vivo della serata presentando il primo ospite
d’onore a ricevere il “Premio all’Arte “Danilo
Cestari”, ovvero il celebre soprano di fama
internazionale Francesca Patane’. Un’artista
raffinata che ha saputo conquistarsi nell’arco
della sua brillante carriera, che l’ha portata
nei teatri più importanti del mondo, un posto
di grande rispetto nell’Olimpo dei grandi del
melodramma. Indimenticabile la sua Salome’
all’Opera di Roma, con la regia di Giorgio
Albertazzi, che la vide prima interprete italiana ad affrontare il difficile ruolo in lingua
originale, a 80 anni dall’ ultima interpretazione
dell’opera di Strauss, che però era in italiano
(era difatti uso e costume dell’epoca quello di
tradurre i libretti in lingua straniera in italiano).
Dopo una breve intervista, si è proceduto alla
consegna del premio e si è dato così ufficial-
mente il via alla musica. Ad aprire il concerto,
il brano “Oci ciornie” eseguito al violino dal
Maestro Alberto De Meis accompagnato al
pianoforte dal Maestro Roberto Rossetto, che
ha scaldato l’atmosfera e gli animi del pubblico
in platea. Si sono poi esibiti il baritono Marco
Chingari con “Di provenza il mar, il suol”
dalla Traviata di Verdi e il soprano Cristina
Park con “Un bel dì vedremo” dalla Madama
Butterfly di Puccini accompagnati al pianoforte dal Maestro Marco Balderi, che ha accompagnato tutti i cantanti nell’arco dell’intensa
serata. Subito dopo è stata la volta del tenore
Maurizio Saltarin con “Non piangere Liu’”
dalla Turandot di Puccini, che oltre ad esibirsi
in tutta la sua, ormai consolidata, bravura è
stato anche una delle anime di questo evento.
A seguire ancora il magico violino del Maestro
De Meis con “Ciocarlia” di Dinicu. Dopo questa prima parte in compagnia della musica, è
toccato alla pittura essere protagonista grazie
alla figura di Vinicio Boscaini, stimatissimo
pittore veneto, che è stato invitato sul palcoscenico a ricevere anch’egli il “Premio all’Arte
“Danilo Cestari”. Sul palcoscenico, insieme al
sopracitato autoritratto del Cestari, avevano
fatto mostra di sé anche due suoi dipinti, assaggio di una sua personale che rimarrà in esposizione a palazzo Zuckermann a Padova fino al 4
di ottobre. L’artista, visibilmente emozionato,
ha ricevuto il premio e, dopo aver parlato
della sua particolarissima vita da artista che
l’ha portato anche per anni in America, e della
sua personale concezione di arte, ha lasciato
il posto di nuovo alla musica. Hanno chiuso
la prima parte del concerto il tenore Maurizio
Saltarin e il soprano Francesca Patane’, con
una splendida interpretazione del celebre duetto dal I atto di Tosca. La seconda parte del concerto si è aperta con la consegna di una targa
di riconoscimento al basso Gastone Baratella,
primo allievo di Danilo Cestari. A premiarlo
il giovane nipote Michele Cestari, a sua volta
allievo di Baratella. E poi ancora tutti gli
artisti sopra menzionati si sono avvicendati sul
palcoscenico in un crescendo di emozioni che
hanno lasciato il pubblico in visibilio. Il baritono Marco Chingari e il soprano Cristina Park
hanno dato vita all’ammiccante duetto dal Don
Giovanni di Mozart “Là ci darem la mano”.
Il Maestro Alberto De Meis al violino, vera
perla della serata con il suo virtuosismo e le
sue accattivanti interpretazioni, accompagnato
dal Maestro Roberto Rossetto, ha eseguito un
meraviglioso Libertango di Astor Piazzolla. Il
soprano Cristina Park ha continuato con l’aria
“Chi il bel sogno di Doretta” da La Rondine
di Puccini, dimostrando particolare raffinatezza espressiva, soprattutto nell’esecuzione
delle filature. A seguire il baritono Marco
Chingari e il tenore Maurizio Saltarin si sono
cimentati nel duetto “Invano Alvaro” da La
forza del destino di Verdi di grande impatto
emotivo sul pubblico che ha calorosamente
applaudito i due interpreti. A chiudere una
splendida Francesca Patanè che ha toccato
momenti di magia interpretativa nel suo “Voi
lo sapete o mamma” dalla Cavalleria rusticana
di Mascagni. A presentare la serata l’attrice
Cristina Chinaglia, impegnata in questo periodo in teatro con il Maestro Giorgio Albertazzi,
ormai consolidata nel suo ruolo di conduttrice
di eventi culturali. In conclusione, un applauso
lunghissimo da parte di un pubblico entusiasta,
che gremiva il teatro, ovazioni e richieste di
bis hanno portato gli artisti ad un’esecuzione di
un beneaugurante “O’sole mio”, tutti insieme,
col pubblico festante che cantava anch’esso.
Commozione e divertimento in una serata
come se ne dovrebbero vedere sempre in un
Paese che è culla dell’arte. Questa è l’arte che
riscalda i cuori, in una bella sera di fine estate,
nella splendida cornice del Teatro Salieri.
C. C.
COME ERAVAMO… ALLA PIEVE DI SAN VITO VANNO IN SCENA PAROLE IN MUSICA
Nella suggestiva cornice della restaurata Pieve di
San Vito o Corte Bozzolin, giovedì 29 settembre,
parole e musica si sono fuse in un’emozionante serata organizzata dall’Associazione Il Basso
Adige con il titolo…come eravamo…la canzone
d’autore tra ‘800 e ‘900. Protagonista dell’evento
il trio d’interpreti composto dal baritono Davide
Bazzani, Danira Raimondi al flauto e Daniele
Ganzarolli al pianoforte. I tre musicisti hanno
allietato i presenti con le note di brani famosi
introdotte dalla presentazione di Renata Nalin,
vice presidente dell’Associazione Lettori ABC.
Nel corso della serata sono stati eseguiti diversi
brani della tradizione. Lo spettacolo è iniziato con
“Vaga luna che inargenti” composta da Vincenzo
Bellini e “Occhi di fata” di Luigi Denza, prose-
guendo poi con “Malia” e “Ideale” di Paolo Tosti
e “Sonata” di Gaetano Donizetti. Non solo brani
della tradizione italiana, ma anche la raffinata e
malinconica “Serenata” di Schubert, “Sulle ali del
vento” di Mendelssohn e “Habanera”, ovvero una
danza popolare di origine spagnola che si diffuse
nei secoli soprattutto nell’isola di Cuba. Dopo la
parentesi internazionale, la serata si è conclusa con
un ritorno alla tradizione italiana, e in particolare a
quella napoletana, con i brani “Dicitencello Vuie”,
“Fenesta ca lucive” e “Torna a Surriento”. È curioso
ricordare che quest’ultimo brano fu dedicato da De
Curtis al Presidente Giuseppe Zanardelli che nel
1902 si recò a Sorrento in visita ufficiale. In quei
tempi la situazione della città era catastrofica. Così
De Curtis scrisse per lui questo canto, esortandolo a
ritornare e a fare qualcosa per ridare a Sorrento un
nuovo volto. A concludere la serata due celebri brani
di Cesare Andrea Bixio: “Parlami d’amore Marilù”
e “La strada nel bosco”. Tutte melodie cantabili e
orecchiabili che vestono di musica i versi di quei
poeti che sono stati fonte di ispirazione per gli autori
dei brani eseguiti. Le grandi musiche e le grandi
poesie si sposano senza alcuno sforzo. Protagonista
la musica da salotto, la romanza da salotto, che
da sempre seduce e ammalia intere generazioni e
non solo i professionisti del pentagramma. Tutto
il repertorio proposto durante la serata ha avuto
come filo conduttore il sentimento inteso come
condizione affettiva intima e prolungata rispetto
alle emozioni e alle passioni più passeggere. Quel
sentimento evocato dalle parole messe in musica,
da quei capolavori che fanno parte della storia del
nostro paese e non solo. Motivi che portiamo nel
cuore perché sono spezzoni di vita privata e fotogrammi di un’epoca. Ogni volta che li ascoltiamo
avvertiamo tra le note le malinconie e le gioie dei
compositori e le nostre.
Emanuele Sarria
Concorso di poesia in dialetto veneto
“ANGIOLO POLI”
Villa Bartolomea (Verona)
In data odierna viene indetta per l’anno 2011
l’edizione n. 19 del concorso di poesia in dialetto
veneto “Angiolo Poli”, libero e aperto a tutti. I
componimenti poetici dovranno essere indirizzati
alla segreteria del Concorso di poesia dialettale
“Angiolo Poli” via Giuseppe Verdi n. 18 37049
Villa Bartolomea (Verona), entro e non oltre le
ore 12 di sabato 15 ottobre 2011, e fa testo l’indicazione del timbro postale di partenza. La manifestazione ufficiale di premiazione si terrà a Villa
Bartolomea (Verona), nel pomeriggio di domenica
13 novembre 2011 alle ore 15.30, all’interno del
Teatro Sociale.
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
12
periodico indipendente
I VIRTUOSI ITALIANI: PRENDE IL VIA IL 20 OTTOBRE LA XIII STAGIONE CONCERTISTICA
foto di Maki Galimberti
ALDO SISILLO NUOVO DIRETTORE ARTISTICO E PAVEL BERMAN DIRETTORE OSPITE E SOLISTA Prende il via giovedì 20 ottobre la XIII Stagione
Concertistica de I Virtuosi Italiani, 20 appuntamenti di cui 18 la domenica mattina alle ore 11 e
2 di sera alle ore 20 in Sala Maffeiana e al Teatro
Filarmonico di Verona. Fino al 15 aprile 2012
sono molti i grandi nomi del panorama musicale internazionale che tornano o arrivano per la
prima volta a Verona ospiti de I Virtuosi Italiani,
come Ramin Bahrami, Andrea Griminelli,
Sergej Krylov, Pavel Berman, Pavel Vernikov,
Uri Caine, Federico Mondelci, Giuliano Carella,
Giuseppe Albanese, Ilia Kim, Nicolas Altstaedt,
Cinzia Forte. La nuova stagione è caratterizzata
da un’offerta artistica di alto livello con omaggi
ai centenari di Mahler e Debussy, prime esecuzioni tra cui quella di un lavoro della compositrice Silvia Colasanti, una tripla lettura di Bach,
in chiave tradizionale e jazz e il consueto spazio
che I Virtuosi Italiani dedicano ai nuovi talenti emergenti. Tra le novità la nomina a nuovo
direttore artistico de I Virtuosi Italiani di Aldo
Sisillo,compositore, direttore d’orchestra e attualmente direttore artistico della Fondazione Teatro
Comunale di Modena, del Festival delle Nazioni di
Città di Castello e docente presso il Conservatorio
Arrigo Boito di Parma. «Nell’ottica di non volersi
chiudere a riccio, ma anzi di cercare un confronto
stimolante aumentando e allargando sempre più la
qualità delle nostre proposte artistiche, dal punto
di vista degli interpreti, della varietà della programmazione musicale e della trasversalità delle
proposte, abbiamo deciso di affidare la direzione
artistica de I Virtuosi Italiani ad Aldo Sisillo, di
cui abbiamo grande stima e con cui collaboriamo
già da diversi anni». Così commenta Alberto
Martini nel passare il testimone, precisando che
la sua non sarà un’uscita di scena: «Continuerò
a collaborare con il nuovo direttore e a ricoprire il ruolo di konzertmeister dell’orchestra». I
Virtuosi Italiani avranno da questa stagione anche
un nuovo solista e direttore principale ospite,che
si affianca nella conduzione dell’orchestra a
Corrado Rovaris. Si tratta di Pavel Berman, virtuoso ed enfant prodige del violino, figlio dell’indimenticabile pianista Lazar. Il numero di concerti non è diminuito rispetto allo scorso anno
nonostante le difficoltà economiche che il mondo
della cultura italiana attraversa, come racconta il
primo violino Alberto Martini: «Non nascondo
che le ristrettezze di bilancio hanno rischiato di
condizionare la programmazione. Tuttavia, con
il presidente Alberto Ambrosini, siamo riusciti
a costruire un cartellone che mantiene i livelli
qualitativi e di eccellenza ai quali il pubblico che
ci segue è abituato. È stato possibile grazie ad
un meticoloso e non semplice lavoro che porterà
i nostri concerti anche fuori Verona, in Italia e
all'estero, in un’ottica oggi sempre più necessaria di imprenditorialità della musica». Ad aprire
la XIII Stagione Concertistica sarà giovedì 20
ottobre (Sala Maffeiana ore 20) la straordinaria
presenza del pianista Ramin Bahrami, definito
l’erede di Glenn Gould ed oggi considerato
uno dei più promettenti interpreti del repertorio
bachiano. E proprio del Kantor di Lispia, sua
guida spirituale in ricordo del padre, ingegnere
dello Scià incarcerato e ucciso dagli ayatollah, il
pianista iraniano interpreterà i “Concerti BWV
1052 e BWV 1054” per pianoforte e orchestra
d’archi. (Roberto Tirapelle)
La nuova stagione del Salieri Jazz Club
Per l’inizio di questa nuova stagione in evidenza Caterina Palazzi, un talento emergente della
scena jazzistica italiana del contrabbasso. Ruth
Young è una cantante statunitense, sulla scena
internazionale fin dagli anni ‘70, a lungo al fianco
del mitico Chet Baker, creando un duo straordinario, immortalato anche dal film “Let’s Get Lost”.
Kyle Gregory, un grande trombettista e direttore
di Big Band. Attualmente guida la University Big
Band.
EVENTI DELL’ANNO 2011
• Martedì 18 ottobre alle ore 21.30
presso Ristorante “LA COLOMBARA”
CATERINA PALAZZI QUARTET
AGENTE ESCLUSIVO
IMPIANTI GPL
CON SERBATOIO
FISSO E MOBILE
AD USO:
AVICOLO
(allevamenti di
qualsiasi genere)
BARBIERI DINO
(Deposito Combustibili)
CIVILE
(ristoranti,
condomini, mense
aziendali, comunità)
Pane
Al mattino
che c'è di meglio
di un panino,
Con burro o marmellata,
entra bene nella pancia.
Anche il latte
puoi mangiare,
e con lui puoi cantare.
C'è pure quello integrale,
che non è proprio male.
Dino Barbieri
INDUSTRIALE
LEGNAGO (VR) - Viale F.lli Bandiera, 11 - Tel. 0442 22229 - Tel. abit. 0442 26626 - Tel. e Fax 0442 601210
• Mercoledì 28 ottobre alle ore 21.30
presso Ristorante “LA COLOMBARA”
RUTH YOUNG
• Domenica 27 novembre alle ore 18.00
Presso Libreria FERRARIN
“Un americano a Verona”
KYLE GREGORY
Sostieni le nostre iniziative: diventa socio o rinnova l’iscrizione al più presto!
Le tessere, valide per tutte le 10 serate della stagione sono in distribuzione presso ELIOGRAFICA
LEGNAGHESE in via Matteotti 85 Legnago,
Libreria Azimut di via Roma Legnago e prima
di ogni concerto. Per iscriversi gratuitamente
alla nostra mailing list, inviare una e-mail a
info@salierijazzclub. Così facendo vi comunicheremo tramite mail le nostre iniziative.
www.salierijazzclub.it
Roberto Tirapelle
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
periodico indipendente
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Donatella Finocchiaro, attrice mediterranea
Una carriera che corre tra cinema e teatro
E’ stata la protagonista di punta del cinema
italiano a Venezia quest’anno dove ha portato la sua Giulietta nel film “Terraferma”
di Emanuele Crialese (la pellicola in questi giorni è stata candidata all’Oscar come
miglior film “in lingua non inglese”) e ha
presentato il suo documentario “Andata e
ritorno”, esordio da regista. E’ l’ attrice più
premiata del nostro cinema (25 premi, 3
Nastri d’argento, 2 David di Donatello) ma
a Venezia non ha vinto... niente. Eppure la
ricorderemo con quel suo sguardo tra l’immaginario e il reale, sgomento e determinato
che s’infrange sul mare grosso.
La seguiamo dai tempi di “Angela” e poi
“Il regista di matrimoni”, “Baària”, “Sorelle
mai”, per citare alcuni dei suoi ventitre film.
Forse qualche predilezione, Roberta Torre,
Battiato, Andò, Bellocchio, De Matteo. In
Salus
NOI
teatro l’abbiamoCentro
seguitaGiovanile
meno, un
vero
pecCineforum
Legnago
cato perché le sue diciassette produzioni sono
uno squarcio tra classico
e 2011
contemporaneo.
Stagione
- 2012
Del resto, la sua è un'esistenza che corre
tra un set cinematografico, un palcoscenico
teatrale, uno studio televisivo, ed è impervio
seguirla.
Troviamo Donatella in una pausa negli studi
televisivi di Napoli dove sta recitando una
nuova versione per la Rai di “Questi fantasmi”
di Eduardo De Filippo, con Massimo Ranieri.
Ogni volta, ripercorrendo la sua attività cinematografica e teatrale mi scuotono storie,
testi, figure femminili. Quali sono state le
molle che Le hanno permesso di conciliare
tanto cinema e tanto teatro?
“E’ vero, faccio tanto cinema e teatro. In questi ultimi due anni non mi sono mai fermata.
Vede, ci sono tempi diversi per fare l’uno e
l’altro. Smetto di lavorare in un film e comincio a recitare in teatro. Credo che per un attore
sia un ottimo allenamento recitare nei due
ambiti, riesci ad avvalorarne la preparazione.”
Quest’anno ha portato a teatro “La
Ciociara”, il testo di Moravia. Quale nuova
valenza pensa di aver apportato ai risultati
raggiunti dal film di De Sica?
“Né io, né Roberta Torre (regista, nda) ci
eravamo poste questo obiettivo. Innanzitutto,
non era possibile confrontarsi con l’interpretazione di Sophia Loren, il paragone non poteva
reggere. Roberta aveva un altro concept da
seguire, quello di portare sul palcoscenico
un tema attualissimo: due figure femminili,
la famiglia d’origine, la guerra, la violenza
fisica. Che cosa c’è di più contemporaneo di
questi aspetti.?Guardiamo le guerre che stiamo facendo…
Durante la sua tournée ha potuto verificare
un interesse da parte dei giovani?
“La rilettura de “La Ciociara” in chiave teatrale ha toccato molte città e ho notato un buona
presenza delle nuove generazioni e, quindi,
il messaggio è sicuramente arrivato anche a
loro.”
Sia in “Terraferma” che nel suo documentario “Andata e Ritorno”, noto un desiderio
di lasciare il proprio paese d’origine: più
immaginario nel primo, più reale nel secon-
CINEFORUMLEGNAGO
presso il Cinema Teatro Salus
il Giovedì ore 21.00 - Venerdì ore 15.30 e 21.00
Primo
Ciclo diSalus
16 film
Centro
Giovanile
NOI
Cineforum Legnago
Stagione 2011 - 2012
CINEFORUMLEGNAGO
presso
Cinema
Teatro
Salus
ThE il
TREE
OF LIFE
CIRkUS
COLUMbIa
NON LaSCIaRMI
di Terrence Malick
di Danis Tanovic
di Mark Romanek
22-23 Settembre
29-30 Settembre
6-7 Ottobre
13-14 Ottobre
LE dONNE
dEL 6 PIaNO
il Giovedì ore 21.00 - Venerdì ore 15.30 e 21.00
Primo Ciclo di 16 film
di Philippe Le Guay
20-21 Ottobre
27-28 Ottobre
3-4 Novembre
10-11 Novembre
MR. bEavER
NOTIzIE daGLI SCavI
ThE CONSPIRaTOR
LE dONNE
dEL 6 PIaNO
ThE TREE OF LIFE
IL RaGazzO CON
Ottobre
La 6-7
bICICLETTa
CIRkUS
COLUMbIa
di Jean-Pierre
e Luc
22-23
Settembre
di Jodie
Foster
29-30
Settembre
di
Emidio
Greco
di Terrence Malick
di Philippe Le Guay
di Danis
Tanovic
Dardenne
13-14 Ottobre
di Robert
Redford
NON LaSCIaRMI
di Mark Romanek
Film di prossima uscita
Biglietto d'ingresso: 5 €
Abbonamenti: 8 film: 20 € - 16 film: 35 € - 32 film: 65 €
La tessera di abbonamento Cinema Salus permette l'ingresso alle
proiezioni di Cineforum e ANCHE a tutte le altre proiezioni serali.
17/18 Nov | 24/25 Nov | 1/2 dic
8/9 dic | 15/16 dic | 22/23 dic
12/13 Gen | 19/20 Gen
aTTENzIONE: Le proiezioni di Cineforum inizieranno puntuali
agenzia Tecnodue
349.5899329 - tecnodueonline.it
INFO: 335.6159841
20-21 Ottobre
27-28 Ottobre
3-4 Novembre
10-11 Novembre
MR. bEavER
NOTIzIE daGLI SCavI
di Emidio Greco
IL RaGazzO CON
La bICICLETTa
ThE CONSPIRaTOR
di Jodie Foster
di Jean-Pierre e Luc
Dardenne
di Robert Redford
do. Migranti dell’anima e dell’arte?
“Prima di tutto c’è sempre un rapporto conflittuale con il posto in cui sei nato. In
particolare gli artisti o gli aspiranti artisti,
quasi tutti, cercano di migrare. Andarsene
fa parte del percorso dell’essere umano, la
fuga e l’eterno ritorno. Per crescere bisogna
uscire. Allora io sono andata e tornata continuamente, come per quei personaggi/artisti
che ho incontrato nel documentario. Inoltre
a Catania ci sono dei sentimenti che legano
molto la città ai suoi artisti.”
Torniamo al suo documentario. Una bella
occasione per riscoprire Catania. Mi ha
colpito un profondo senso della musica. Un
nuovo interesse o una vecchia passione?
“La musica è un vecchio amore. Ho cominciato studiando canto lirico. Catania è una
città caratterizzata da una grande formazione
musicale. A Catania sono arrivati per primi
in Italia i dischi dei R.E.M. C’è sempre stata
una forte vivacità. Il discografico Francesco
Virlinzi ha scoperto Carmen Consoli, poi ci
sono stati i Denovo, poi Franco Battiato e via
dicendo.”
Quanta è durata la lavorazione di “Andata
e ritorno”?
“Due anni di lavorazione, perché ho girato
tra una pausa e l’altra dei miei impegni.
L’aspetto più faticoso è stata la reperibilità
del materiale di repertorio.”
Quando ritornerà sul set , dopo “Questi
fantasmi”?
A febbraio del 2012 comincerò le riprese del
nuovo film di De Matteo “Gli equilibristi”,
con Valerio Mastandrea. Raccontiamo gli
equilibri che regolano una coppia, una storia
vera.”
Intervista raccolta da Roberto Tirapelle
(Si ringrazia il Sig. Gianni Galli)
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
14
periodico indipendente
Centre Pompidou. “Edvard Munch, l'oeil moderne (1900-1944)”
Il Centre Pompidou presenta una collezione fino
ad oggi inedita in Francia - sono un'ottantina
i dipinti, 30 le opere su carta, le rare sculture,
50 fotografie e, ancora, filmati, a scandire le
tappe, il colpo d'occhio variegato, sulla produzione del famoso pittore norvegese (1853-1944).
Fotografia, cinema, stampa illustrata, bozzetti di
scenografia teatrale, raccolgono la testimonianza
unica di un molteplice applicarsi alle più diverse
forme artistiche del tempo, da cui Munch attinse
quel bagaglio di esperienze che ingloberà nella
sua pittura, con un inconfondibile tratto di incisivo, drammatico realismo, ben consapevole del
passaggio epocale. “ Ho appreso moltissimo dalla
fotografia. Mi piace, con il mio vecchio apparecchio, riguardare tra le centinaia di autoscatti. Sono
sempre ricorrenti le mie buffe pose, irriverenti,
pensose, esageratamente allegre...Verrà il tempo,
per me, da dedicare solo alla raccolta delle mie
memorie. Così tutti quei ritratti, quelle istantanee,
vedranno la luce di un altro giorno...(dall'intervista
ad Hans Tørsleff, 1930)”. La rassegna espositiva
- a seguire, alla Schirn Kunsthalle, Francoforte (9
Febbraio - 13 Magggio 2012) e alla Tate Modern,
Londra (28 Giugno - 12 Ottobre 2012 ) -, viene
ospitata in 12 stanze, offrendo l'intima, spaziale
visualizzazione di un “chamber drama”, che intercorre tra spettatore e motivo pittorico.
Prestiti opere: Munch e National Museum, Oslo;
The Bergen Museum of Art e importanti collezioni private estere.
Curatori: Angela Lampe e Clément Chéroux del
Centre Pompidou.
Biglietto: da 12 ad 8 euro. Orario (tranne martedì)
ore 11-21 (chiusura biglietteria h 20).
Musée d'Orsay. Bellezza, morale e voluttà nell'Inghilterra di Oscar Wilde. Fino al 9
Gennaio 2012.
Questa mostra (già a Londra, Victoria & Albert
Museum, e prossima a San Francisco, Fine
Arts Museums, dal 18 febbraio al 17 giugno 2012)
esplora l'"aesthetic movement" che, nell'Inghilterra
della seconda metà del XIX secolo, si prefigge lo
scopo di sfuggire alla bruttura e al materialismo
dell'epoca, tramite una nuova idealizzazione dell'arte e della bellezza. Pittori, poeti, decoratori e autori
enunciano una nuova concezione di un'arte liberata
dai principi di obbedienza e dalla moralità vittoriana e non priva di sensualità. Dagli anni sessanta
del XIX secolo all'ultimo decennio decadente del
regno della regina Vittoria, che si spegne nel 1901,
questa corrente è oggetto di studio a cominciare
proprio dalle opere emblematiche di Dante Gabriel
Rossetti, Edward Burne-Jones e William Morris,
James McNeill Whistler, Oscar Wilde e Aubrey
Beardslaey. Tutti gli artisti appena menzionati portano avanti la medesima ricerca che unisce la creazione artistica all'arte di vivere e che trova fecondi
terreni di espressione nel campo della fotografia,
in quello delle arti decorative, dell'abbigliamento e
della letteratura. Alla ricerca di una nuova bellezza
(1860-70).Alla metà del XIX secolo, nel Regno
Unito, una cacofonia di stili e di teorie sconvolge
il mondo dell'arte e delle arti applicate. Tuttavia,
da questa babele che si è venuta a creare, emerge
un ideale chiaro e rivoluzionario: la ricerca di una
nuova bellezza. Gli artisti che aderiscono al gruppo che verrà successivamente chiamatoAesthetic
Movement non cercano nient'altro che una forma
d'arte libera dai precetti della Royal Academy e
affrancata dalle convenzioni sociali. È l'avvento
dell'arte per l'arte, di un'arte la cui unica vocazione
è la bellezza. I quadri dipinti dagli "esteti" non
hanno intenti narrativi, né tantomeno morali; le loro
sculture sono semplicemente una fonte di delizia,
evocatrice di piaceri sensuali, per occhi e mani;
la loro poesia ha la pretesa di essere "pura". La
stessa tendenza si propaga anche ad altre discipline
quali l'incisione, la rilegatura, la moda e perfino la
fotografia investendo, in particolare, tutte le forme
di arti decorative. L'obiettivo è quello di trasformare l'arredamento banale e pretenzioso delle
case della classe media vittoriana introducendovi
mobili degni di essere chiamati "mobili d'arte", di
produrre ceramiche, tessuti, carte da parati e altri
oggetti talmente raffinati da meritarsi un posto
nella casa degli "esteti": il Movimento è costituito
da due gruppetti abbastanza omogenei che intrattengono tra di loro strette e complesse relazioni.
Il gruppo di Holland Park , in un primo tempo, si
dà appuntamento a Little Holland House, luogo di
residenza della famiglia Prinsep, che costituisce
uno dei poli della vita artistica, letteraria e intellettuale della Londra vittoriana. Attorno a Frederic
Leighton e George Frederic Watts le due figure di
spicco del gruppo, si riuniscono altri personaggi
illustri come Tennyson e Julia Margaret Cameron.
Nel secondo gruppo confluiscono - almeno per
un periodo - bohémiens romantici come Dante
Gabriel Rossetti e i suoi discepoli preraffaelliti, tra
cui William Morris e Edward Burne-Jones; figure
ribelli come James McNeill Whistler, appena
tornato da Parigi da dove ha riportato un nuovo
modo di concepire la pittura moderna giudicato
pericoloso; alcuni "olympiens" o tardo- neoclassici , pittori di grandiosi soggetti classici, che fanno
capo alla cerchia di Leighton e Watts. I pittori
"esteti ", nel raffigurare modelle che, come nel
caso di Lizzie Siddal, musa russa di Rossetti e
dei preraffaelliti o della statuaria italiana Nanna
Risi, prediletta da Leighton, non corrispondono
ai canoni vittoriani di una femminilità discreta,
propongono una nuova visione della bellezza
femminile dalla consapevole sensualità. Anche
alcuni scrittori e critici gravitano attorno a questo
circolo - da William Michael, fratello di Rossetti,
e il giovane Algernon Swinburne -. Entrambi cercheranno di illustrare i principi letterali e artistici
dell'estetismo e di svelare i legami che uniscono
opere apparentemente eteroclite.
Comitato: Stephen Calloway, conservatore,
Victoria & Albert Museum. Lynn Federle Orr,
conservatrice, Fine Arts Museum, San Francisco.
Yves Badetz, conservatore, museo d'Orsay.
Orario: (tranne lunedì), ore 9.30-18.00; giovedi
fino ore 21.45. Biglietti: da 8.00 a 5.50 euro.
Federica Tirapelle
A CASETTE L'INAUGURAZIONE DEL NUOVO ORGANO “CARLI”
C'è fermento ed
euforia in questi
giorni a Casette
per l'avvicinarsi di
un grande evento. E' infatti prevista per sabato
15 ottobre nella
parrocchiale
l'
inaugurazione del
prestigioso organo della "Bottega
O r g a n a r i a
Giorgio Carli " di
Pescantina. Un evento unico ed imperdibile che sarà il primo di una serie di concerti
inaugurali che avranno luogo il terzo sabato
di ogni mese fino a maggio 2012. Una grande serata quindi dove assoluta protagonista
sarà la musica con brani di Johann Sebastian
Bach, Dieterich Buxtheude, Georg Böhm e
Nicolaus Bruhns a cui parteciperà il Vescovo
di Verona monsignor Zenti per la benedizione inaugurale. A tenere il concerto l'organista
Emanuele Cardi, un musicista di fama internazionale diplomatosi con il massimo dei voti e la
lode in Organo e Composizione Organistica con
Wijnand van de Pol presso il conservatorio F.
Morlacchi di Perugia. Cardi è inoltre diplomato
in Musica Corale e Direzione di Coro, Pianoforte
e Clavicembalo. Dal 1996 è organista titolare
di Santa Maria della Speranza in Battipaglia
(Salerno) agli organi Ghilardi (1996) e Carli
(2004), nonché direttore dell’omonima cappella musicale. Interessato alle problematiche di
restauro degli organi antichi, conduce da diversi
anni studi specifici sulla musica e sull'arte organaria napoletana, redigendo in più occasioni
articoli per riviste specializzate, partecipando
a convegni in qualità di relatore e svolgendo
opera di consulenza nell’ambito del recupero di
organi storici e realizzazione di nuovi strumenti. Recentemente è stato nominato consulente
per il ripristino del Grande Organo Tamburini
dell’Auditorium della sede RAI di Napoli e per
la realizzazione del nuovo organo Mascioni in
stile Cavaille-Coll della chiesa dei Santi Cosma
e Damiano in Vairano (Caserta). Quale docente,
svolge corsi estivi e masterclasses sulla musica organistica rinascimentale e barocca, ed è
spesso membro di giuria in concorsi organistici internazionali. Come organista ha eseguito
concerti in tutto il mondo, suonando alcuni dei
più noti strumenti tra cui quelli di St. Thomas
a New York, San Francisco (USA), Monaco,
Bonn (Germania) Losanna (Svizzera) Londra,
Edimburgo e Mosca. Docente ospite all’Università del Kansas (USA) e del conservatorio
di Mosca e di S. Pietroburgo, ha suonato nelle
principali istituzioni concertistiche russe. Ha
svolto inoltre numerosi concerti inaugurali, tra
cui quello del grande organo della chiesa dei
Redentoristi a Belfast e della First Unitarian
Church a Worcester (MA) negli Stati Uniti.
Docente di Lettura della Partitura presso il
Conservatorio Statale “A. Corelli” di Messina,
incide regolarmente per le case discografiche
“La Bottega Discantica”, per la quale registrerà
nel mese di ottobre 2011 l’opera organistica
di P. A. Yon presso la cattedrale di Helena
(Montana, USA) e l’inglese “Priory Records”.
Francesco Occhi
periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
15
Verona, Circolo Ufficiali di Castelvecchio
Il Nordico eclettismo dell'arte.
Nella sede del Circolo Ufficiali a
Castelvecchio, la curatrice Fiorenza
Canestrari ("ApertoArte") e il noto gallerista
di Innsbruck Bertrand Kass festeggiano il
triennio di un importante sodalizio aprendo
la stagione 2012 con ben due kermesse a
immediata rotazione. Ancora una volta si
tratta di eventi sinergici tra pittura scultura ed
intermezzi musicali di sempre maggiore
significato per quel proficuo interscambio
culturale tra Verona (tempio della lirica e
protagonista della musica tutta nonchè riferimento museale in Europa),
Austria,
Germania, Lussemburgo, per infine includere anche la lontana Svezia. Di certo, questo è
l' ulteriore omaggio alla creatività di artisti
famosi che guardano a Verona (e, dunque, all'
Italia) con rinnovato, partecipe interesse.
Sette gli autori, più di una cinquantina le
opere, per uno scenario emozionionante:
nell'ordine espositivo – Jeannette Bremin,
Hilly Kessler, Tania Kremer-Sossong,
Hannelore Klimitsch, Rosita Sengphiel, Van
Graedde, Hans–Werner Stahl – uniti dal profondo rispetto delle culture e dall'intendere
l'arte ricchezza comune. Libera espressione
di un sentire unico... Bremin. Natura naturans...Inconsueta traslitterazione tra profonda religiosità del paesaggio e certezza del
nostro divenire esistenziale affidata ad un
concreto astrattismo 'per gradus'. L'umanità
sofferente è espressa metafora nel continuo
congiungersi di linee essenziali, modulate
per piani aggettanti da morbide ellissi - l'
espiazione vista nella montagna sacra da
scalare senza fretta, lo sguardo rivolto al
cielo -... Il fine, integrità riconquistata di
sentimento, sta nella dolce simmetria, nello
slancio prospettico di ciascuna di queste sette
grandi tele (l'eredità del design è, per
Jeannette, matrice del procedere artistico)
basata sul sapiente assemblage cromatico
tono su tono. Opere (illuminante è il titolo)
rivolte alle leggi dell'universo - il moto degli
astri, il ricorrere stagionale, il prodigio del
concepimento, l'umile quotidiana fatica
dell'uomo -. Omaggio alla nostra capacità di
intraprendere, nella fede, un nuovo cammino, riscoprendo l'importanza degli affetti
affranti da terribili prove e poi ritrovati più
saldi...In serena aspettativa, per la certezza
dell'estrema riconciliazione. Kessler.
Universo Donna. Dodici opere, un solo
sospiro...Sensazione ormai
rara, lo stupore per una galleria di ritratti, di fronte alla
Bellezza multiforme che si
apre ad ogni potenzialità,
ad ogni possibile identificazione. Perchè no, un ritratto, un tipo, una situazione
da assaporare o rivivere,
per ogni donna? Dove il
colore, impreziosito dall'effetto 'craquelure', si limita a
pochi incisivi tocchi.
Cromie a netto contrasto,
nei volti – l'elegante pallore
dell'incarnato, la corvina
ala di rondine dei capelli 'à
la garconne', le labbra sensuali dipinte in nuance con l'abito - e nel
flettersi armonioso degli arti sullo sfondo di
preziosi arabeschi, null'altro se non coreografie per un balletto colmo di grazia.... Donne
dominae, dive di una quotidiana scenografia,
prove di vita nello svolgersi prodigioso dell'incedere 'stagionale'. Parentesi che scorrono tra
sofferenza, compiacimento, vendetta, narcisistica contemplazione, sono solo attimi - affidati essenzialmente al candido tocco dell'
innocenza, al rosso fecondo, al nero della raggiunta, appagante sensualità -, l'eco di una
metafora che fa coesistere le due facce della
luna. Quella fluttuante psicologia solo muliebre, tra sfera razionale e sensibile, informante
uno stato d'animo (la malinconica introspedizione). Note infinite, in crescendo sul pentagramma del sottile confine tra evocazione
onirica e l'armoniosa bellezza di un volto o di
un corpo...Coscienza di una 'reale' dimensione. Kremer-Sossong. Tre le opere, lignee
installazioni a verticale trascendenza (luminosità d'effetto, il bianco) che privilegiano una
ricerca improntata sul potere evocativo del
segno grafico, quel deciso graffito nero che
senza esitazione si addentra nel tessuto, nella
metamorfosi ascritta dal compiersi del destino. Il corso delle umane storie, in un percorso
criptico di ideogrammi intrecciati in apparente
casualità per liberi piani di identificazione -.
Le soste, pause riflessive dopo il dubbio, sono
le uniche isole affidate al colore (rosso giallo
verde scuro blue di Prussia) per l'incipit di un
percorso di meditazione e preghiera. Non c'è
inizio prestabilito né una fine in questo viaggio della mente e del cuore ma soltanto un
desiderio unificatore, così che la volontà - il
protendersi della sete creativa dell'artista in
piani ad intersezione cruciforme – tende a un
solo anelito: ritrovarsi, nella forza della fede
(Maria canta Gesù). Klimitsch. Un più ampio
contesto concettuale in questa pittura catarsica
– il canto della Madre Terra vivificato nei suoi
elementi (intersersezioni di sabbia legno carta
terra). L' umana metafora del dissidio fra tentazione e riscatto – per l' eterno divenire - si
fa quindi testimone ed icona di presenze possibili. L'astratto rivisitarsi nella lettura
dell'opera di Hannelore tocca il tema della
Creazione, sondando il profondo mistero insito nelle viscere della materia. Silloge tra Bene
e Male, tra follia e libero arbitrio, in una profondità insondabile, è il calore (Glut no.3). Il
rosso in infinita variazione tonale, bagliore di
vita (Komposition in rot) benchè nelle fiamme del fuoco eterno o nello scorrere senza
meta del mare lavico che trascina con sé la
rovina conseguente alla colpa (Lava e Inferno
no. 2). Eppure, la voce della Natura apre alla
speranza di una nuova via, in uno spiraglio
luminoso, il lirico volo dell' argentea meteora
(Nacht im Vulkan) o la pacata visione di uno
scorcio veneziano (Venedig, Kuppeln)....
Sengphiel. Il modo di essere un'artista completa. Poiché lo sperimentare nuove forme, il
sondare nuove vie tramite inconsueti apporti
materici (tracce di muschio sabbia pietruzze...), aprendo prospettive indefinite e indefinibili verso nuovi mondi in perenne movimento, non conosce confini né rispetta le
imposizioni volte ad effimeri traguardi....Ma,
unicamente, vuole liberare dai lacci la propria espressività.”Cercare la propria pazzia.
Questo è il mio punto di partenza”. Eppure,
la prima riflessione di fronte all'opera di
Rosita parte dall'apporto affidato all' analisi
della consistenza materica. Soltanto e apparentemente 'indisturbato' è il vortice total–
color del sentire compositivo (Dispersion
Farbe: bianco; giallo, o quale cangiante entità grazie alle note cromatiche verde blue
grigio). Apporto, in realtà, informatore di
una struttura pregna di emozione 'logica',
tanto da far presuppore che nulla, proprio
nulla, resti affidato al Caso... (Baum, l'albero
della conoscenza, libera, oltre il reticolo prigioniero della mente, la delicata sinfonia di
quella spirale di luce. Tra rosso argento
indaco blue, è perfetta simbiosi. Van Graedde
(Andreas Maucher). Un fluire continuo della
matericità per un insieme che si coniuga ad
effetti di sorprendente cristallizzazione. La
superficie, magma acrilico, evocando tracce
di mondi ormai scomparsi porta alla luce,
oltre il valore della riscoperta, la coscienza
dell'esistere. Il colpo d'occhio, il grande
impatto, in otto incredibili tele, potenti scorci
di una sorale palette. Così, anche un raro
nero lacerto indica il cuore pulsante in remoti anfratti di universo - il nostro sentire interiore, forza inarrestabile di quel ' da dove
veniamo...., chi siamo' -...L'eterno dilemma.
Stahl. “Dare forma alla Vita...”. Scultura di
pura emozione, opere racchiuse in uno sguardo che avvolge il cuore. Il canone primo
dell'espressività “dinamica”, nel connubio
tra materia e resa plastica, nasce dalla duttile
anima del legno o dalla calda guaina affiliata
al bronzo: da impronta, a scenario mobile,
scrigno aperto che racchiude e irradia la luce
della potenzialità formale. Sezioni di tronco,
vive, talvolta rese ancor più palpitanti da
preziosi inserti o da un tocco di colore,
divengono dischiuse cornici, le quinte metafora di uno stato d'animo. A noi, il sottile enigmatico piacere di riuscire a decifrare
l'entità di quel bagliore - costernazione (In
sich
gefangen),
raccolto
meditare
(Konzentration), ricerca di un nuovo tracciato (Die Weg Bronze), metafisica del mistero
(Die Geheimnisvolle) o, ancora, il battito
magico -. Sensuale (Lippen), ieratica bellezza (FrauenKopf).
Caterina Berardi
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
16
Considerando Capo Verde un angolo di paradiso non lontano
da casa nostra, dedichiamo un apposito spazio a chi intende
periodico indipendente
Capo Verde
Corner
contribuire alla miglior conoscenza delle sue isole, inviando
all'indirizzo e-mail in calce, articoli - report - resoconto di viaggi
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periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
17
UN NUOVO PARCO FOTOVOLTAICO A TERRAZZO
È stato inaugurato il nuovo parco fotovoltaico a
Terrazzo. Alla presenza di autorità civili e religiose tra
cui vari amministratori dei comuni limitrofi, il sindaco
di Terrazzo Sabrina Chinaglia, ha presentato questa
nuova grande struttura posta nella zona artigianale
“Torrano” del territorio comunale. L'impianto fotovoltaico si estende su di un'area di 12.700 metri quadrati
ed è di tipo non integrato fisso a terra con potenza
nominale. È composto da 3.100 moduli fotovoltaici in
silicio policristallino e dal momento in cui è stato legato
alla rete, ha già prodotto 300.000 kW atti a soddisfare
il fabbisogno energetico di circa 200 famiglie. “Questo
nuovo parco può definirsi strategico e dal valore inestimabile dal punto di vista storico, economico, ed
affettivo per il nostro paese -ha dichiarato il sindaco
di Terrazzo Sabrina Chinaglia- l'impianto permetterà
di investire ampliando la zona residenziale del nostro
capoluogo oggi esaurita e di dare avvio a vari lavori come l'ampliamento del cimitero di Terrazzo ed il
potenziamento dei servizi già esistenti. Il progetto ha
una doppia valenza: la prima ambientale che ci permetterà la riduzione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera
con la produzione di energia pulita da fonte rinnovabile,
un obiettivo importante per il nostro pianeta e per il
nostro futuro, la seconda economica. In un momento
di crisi congiunturale gravissimo per le amministrazioni
pubbliche e le imprese, il nostro Comune avrà la garanzia di
un'entrata economica annua di 70.000 euro provenienti dalla
vendita dell'energia prodotta da questo impianto. La zona artigianale è stata scelta per ottimizzare il nostro patrimonio, una
risorsa ferma dal 2003. Con tale progetto abbiamo garantito un
utile al nostro Comune per i prossimi vent'anni termini dei quali
si deciderà se tenere l'impianto versando il valore simbolico di
un centesimo, o chiedere all'azienda di riconsegnare il bene
nella sua forma originaria. Il Comune rimarrà proprietario del
terreno che ritornerà patrimonio disponibile e potrà venderlo al
valore reale del bene”.
Francesco Occhi
Si organizzano feste di compleanno, addio al
celibato e nubilato e altro ancora...
Nel rinnovato Giardino Estivo potrai gustare le nostre favolose pizze, i piatti tipici della nostra
tavola, succulenta carne d'Angus Irlandese alla griglia oltre a tante altre specialità.
La nuova gestione propone tutti i giovedì serata speciale pizza.
Pizza + bevanda piccola + caffè e 7,00.
Via Batorcolo, 46 - Legnago - uscita Legnago Nord della S.S. 434 Transpolesana - Tel. 0442 621448
STORIE, LEGGENDE E MISTERI AL CASTELLO
Anno XXXI - n. 9 - Settembre
Anno
2009XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
Al Relais Castello Bevilacqua un novembre ricco di eventi da non perdere. Venerdì 4
Novembre, alle ore 20.30, vi attendiamo alla serata “Spettacoli di mistero” Festival dei
luoghi misteriosi del Veneto, per un’affascinante visita al maniero: un percorso che vi
farà scoprire le sale nobili ed i musei del Castello, accompagnati dalle antiche leggende
narrate da attori in costume medievale. A seguire, un piacevole intrattenimento musicale
ed un appetitoso buffet all’insegna dei sapori del territorio con prodotti tipici e vini locali
(prezzo a persona € 5,00). L’atmosfera dei tempi passati sarà la protagonista anche Sabato
12 Novembre, sempre alle 20.30, alla Cena Medievale: scoprirete e proverete un menù
speciale dagli antichi sapori, mentre attori professionisti vi allieteranno con un’animazione
in stile medievale (prezzo a persona € 49,00 bevande incluse). Per chi ama invece, l’intrigo
ed il mistero, anche questo mese appuntamento con la “Cena con Delitto”, Venerdì 18
Novembre, alle ore 20.30 (prezzo a persona € 49,00 bevande incluse). Un’occasione per
mettere alla prova il proprio intuito, e riuscire a smascherare per primi il colpevole. Indizi,
sospetti, false piste ed una cena che, come sempre, conquisterà i palati più fini. E se siete
appassionati di teatro, non potete lasciarvi sfuggire “La locandiera è servita”, il nuovo
appuntamento del Castello Bevilacqua! Venerdì 25 Novembre alle 20.30 vi proponiamo
una cena (prezzo a persona € 49,00 bevande incluse), durante la quale sarete coinvolti in
un divertente spettacolo che alcuni attori rappresenteranno per voi, il tutto rigorosamente in
costume settecentesco! Scegliete di stare in compagnia, scegliete il vostro evento, scegliete
il Castello Bevilacqua.
Cena Medievale
Sabato 12 novembre 2011 ore 20.30
Antipasto
Soppressa nostrana con panunto al rosmarino, pancetta con spuma di crescenza e dadini di crudo
Primo piatto
Minestra di farro al profumo di bosco
Gnocchetti di zucca con castagne e pesto di salame fresco
Secondo piatto
Braciola di cinghiale con salsa alla rosa canina
Finocchio alle spezie medievali
Dessert
Torta spugnosa dolce servita con Vin santo
Caffé
Acqua gassata e naturale, vino
Costo a persona € 49,00, compresi acqua e vino
(su prenotazione)
Venerdì 4 Novembre, ore 20.30, “Spettacoli di mistero” Festival dei luoghi misteriosi del Veneto
Sabato 12 Novembre, ore 20.30, Cena Medievale
Venerdì 18 Novembre, ore 20.30, Cena con Delitto
Venerdì 25 Novembre ore 20.30, La locandiera è servita
Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra
nuova destinazione nel cuore della storia.
Regalatevi un soggiorno in una delle 7
splendide junior suite, e scoprite i nostri
pacchetti Classic, Romance, Wellness e
Gourmet.
Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti
i giorni dal lunedì sera alla domenica, per
un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le
tipicità della tradizione locale, in un’ottica
di valorizzazione dei prodotti del territorio.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 – [email protected] – www.castellobevilacqua.com
periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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VILLA BEVILACQUA - UNA SCELTA DI CLASSE
Villa Bevilacqua apre le porte ai suoi ospiti per banchetti, ricevimenti e cerimonie. Ampi spazi, sale luminose ed un parco che
circonda tutta la struttura, la rendono una piccola oasi di tranquillità
ed armonia. A pochi passi dall'incantevole Castello Bevilacqua, e a
breve distanza da Verona, Vicenza, Padova e Rovigo, una location
che accoglierà voi e i vostri invitati in un ambiente conviviale,
regalandovi il piacere di trascorrere uno dei giorni più importanti
della vostra vita avvolti da un’atmosfera piacevole ed accogliente.
Villa Bevilacqua, Via Roma, 63, Bevilacqua (Verona), Tel. 0442/93324, www.villabevilacqua.com, [email protected]
Il Basso Adige alla Lectio Magistralis del Cardinale Bertone
Educare alla coscienza sociale, ad un nuovo
“umanesimo delle responsabilità” ed alla
''spiritualità cristiana'' come “ stile di vita
che si conforma a quello di Gesù, mediante l’azione dello Spirito Santo, da cui ne
corrisponde la responsabilità etica nei confronti del prossimo''. Questo il profondo
messaggio lanciato dal Segretario di Stato
Vaticano, Cardinale Tarcisio Bertone, in
occasione della Lectio Magistralis “La
spiritualità cristiana come modo di essere nel mondo per cambiarlo'; annunciata Domenica 18 Settembre presso la Sala
Conferenze del Palazzo della Gran Guardia
di Verona. La “dimensione spirituale”, per
il Cardinale Bertone, abbraccia, teologicamente, una duplice prospettiva: verticale ed
orizzontale. ''Verticale perché nasce dall’incontro con Dio”- ha introdotto il nobile
relatore-“orizzontale, perché si traduce in
senso relazionale, sociale nonché comuni-
tario. Incontrando Cristo nella mia vita, sono
responsabile del mio prossimo come di me
stesso: quindi, anche lo sconosciuto diventa
un mio fratello''. Gesù, dunque, con la sua
esistenza ed il suo modo di essere nel mondo;
è venuto a cambiare radicalmente l’esistente
con l’onnipotenza dell’amore. La dottrina
sociale della Chiesa, dunque, ''contiene una
spiritualità che è portatrice di un messaggio
di rinnovamento della società”. Questa spiritualità ha, da un lato, un carattere immutabile,
intrinseco alla spiritualità cristiana; dall’altro,
riflette i molteplici contesti storici e geografici nei quali si colloca la Chiesa. È un cardinale raggiante ed ampiamente soddisfatto quello
che si è presentato nella città scaligera poiché
”aver realizzato un festival di questo tipo,
significa non solo una profonda apertura da
parte della società italiana alle proposte etiche
della Chiesa; ma anche che la dottrina sociale
della Chiesa sta conoscendo un rinnovato
interesse''. Successivamente il religioso ha
citato giganti del pensiero cristiano (Giovanni
xxiii, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Papa
Ratzinger) nel definire le coordinate della
dimensione sociale della cristianità. Altresì,
l'arcivescovo, ha analizzato l’apporto dei laici
alla diffusione e all'approfondimento della
dottrina sociale della Chiesa ed il loro ''ruolo
primario'' che rivestono ''nell'impegno diretto
e concreto in campo sociale e politico''. A
ragione di ciò, è stato citato un commento
di Benedetto XVI: ''il cristiano, mosso dallo
Spirito Santo, sia reso capace 'di evangelizza-
re il mondo del lavoro, dell’economia, della
politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci
di cercare con competenza e rigore morale
soluzioni di sviluppo sostenibile'''. Il porporato s è soffermato sul contributo del mondo
laicale nella vita quotidiana che rappresenta
un “elemento importante dell’opera della
nuova evangelizzazione, alla quale siamo
oggi chiamati''. Dal mondo laico e dalla sua
spiritualità, dunque, “dipende la nuova evangelizzazione del mondo sociale, economico,
lavorativo nonché la sua trasformazione in
ottica completamente cristiana e valoriale”.
Un altro punto focale della conferenza è
stato il “valore” del lavoro ed il suo messaggio cristiano. “Il lavoro, che dev’essere
vissuto come una vocazione umana e mezzo
di salvezza”- ha affermato Bertone-“ deve
produrre forme di alta spiritualità e solidarietà”. L’ Essere presente, dunque, nel
mondo come cristiano richiede una massiccia responsabilità verso Dio e verso il mio
prossimo. Da qui quegli “elementi della
spiritualità” per una vita cristiana matura,
armonica e piena d’amore: “la partecipazione sociale, la collaborazione, la conversione perenne, la preghiera,l’ incarnazione
della condivisione,l’ adesione alla croce di
Cristo”. Il vero cristiano, allora, è “colui
che è divenuto veramente umano e libero”
sorretto dalla Chiesa “ autentica scuola di
partecipazione e di piena collaborazione”.
Paolo Cecco
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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periodico indipendente
Presentata oggi a Verona la nuova edizione del meeting della distribuzione
ABITARE IL TEMPO 100% PROJECT: UN NUOVO FORMAT
CHE PARTE DALLA CONOSCENZA E DALLA FORMAZIONE
Ettore Riello e Giovanni Mantovani spiegano le caratteristiche del nuovo evento,
cui hanno aderito circa 200 aziende e in
programma da lunedì 17 a mercoledì 19
ottobre.
Verona, 11 ottobre - E’ stata presentata oggi a
Verona la nuova edizione di Abitare il Tempo
100% Project, meeting della distribuzione
per le Soluzioni d’Interni (Veronafiere, 17-19
ottobre, padiglioni 10 e 11, ingresso da porta
Re Teodorico). Il nuovo format della manifestazione, che parte dalla conoscenza e non dal
prodotto, presenta ben 40 seminari e workshop
specializzati finalizzati allo sviluppo delle abilità distintive della distribuzione, due grandi
convegni, una dozzina di eventi spettacolari
pensati per dare formazione e informazione
ai visitatori presenti, e circa duecento aziende
desiderose di fare networking con i rivenditori
specializzati attraverso lo scambio di buone
pratiche, storie eccellenti e informazioni strategiche sul mercato e sulle sue prospettive.
Alla presentazione sono intervenuti, fra gli
altri, il Presidente di Veronafiere, Ettore Riello
e il Direttore Generale, Giovanni Mantovani.
«Veronafiere – ha detto Riello – avverte l’importanza e l’urgenza, oggi più che mai, di un
ruolo attivo a fianco di quelle migliaia di imprese, soprattutto piccole e medie – del territorio
ma non solo -, che guardano a organismi come
il nostro nella speranza di ottenerne non solo
servizi di qualità ma anche e soprattutto una
partnership strategica finalizzata alla comprensione e allo sviluppo del mercato». «Abitare il
Tempo 100% Project – ha ribadito Mantovani
– si presenta in una veste profondamente rinnovata, un vero e proprio format fieristico innovativo, che mette al centro del suo concept non
tanto il prodotto quanto la conoscenza. E’ sulla
intelligenza puntuale e tempestiva dei meccanismi che regolano e muovono oggi il mercato
che le imprese, produttive e commerciali, fanno
affidamento per trovare il proprio posto nel
mondo ‘post crisi.»
«Il mercato dell’arredamento – ha detto dal
canto suo l’art director di Abitare il Tempo
100% Project Giulio Cappellini in un intervento
videoregistrato – sta cambiando profondamen-
te, modificando quelli che erano gli equilibri
consolidati fra canali distributivi, tipologie
di prodotto, aspirazioni dei consumatori. Una
mostra come Abitare il Tempo 100% Project
è stata pensata come momento di approfondimento di questi temi, assolutamente decisivi,
e per ridare agli attori della filiera produzione-distribuzione-consumo un ruolo attivo e
moderno, in linea con il mercato di oggi.»
Il vice presidente di Federmobili, Mauro
Mamoli, ha ricordato che la filiera della distribuzione indipendente, con il 70% del mercato,
è ancora largamente prevalente nell’incontro
con il consumatore finale. «Si pone tuttavia
oggi – ha detto Mamoli – un forte problema
di sviluppo delle abilità e delle competenze
distintive dei punti vendita, così da adeguarli
al nuovo e sempre più aprirli al mercato.
Verona con Abitare il Tempo 100% Project
intende diventare il riferimento di queste
tematiche, e per questo Federmobili ha dato
tutto il suo appoggio al nuovo progetto.»
Appuntamenti, protagonisti, interviste, informazioni, sul sito www.abitareiltempo.com
LE PRO LOCO VERONESI RIUNITE ALLA QUINTA EDIZIONE DEL CONCORSO
“RISOTTO D’ORO DELLE PRO LOCO VERONESI” AD ISOLA DELLA SCALA
Ha raggiunto l’importante traguardo dei 5
anni la manifestazione che non solo riunisce
i 6 consorzi della provincia di Verona, ma
soprattutto valorizza oltre al riso Vialone
Nano, i prodotti tipi della nostra terra preparati e cucinati da “volontari della cucina” che
di giorno lavorano e di sera o in occasione
delle varie manifestazioni organizzate nei
propri paesi, cucinano prelibati e gustosi
piatti. Un concorso in piena regola che di
anno in anno aumenta in qualità e professionalità e che ha visto sabato 17 settembre
darsi battaglia 13 cuochi non professionisti
nel concorso "Risotto d'oro delle Pro Loco
veronesi". Un evento di grande spessore per
la prima volta ospitato nel nuovo Pala Riso
grazie all’Ente Fiera di Isola della Scala e
che ha visto, accanto ai 13 risotti in concorso, quello tradizionale di Isola servito a tutti
gli oltre 250 giudici popolari. Il concorso,
inserito all’interno della 45ma Fiera del
Riso, è stato organizzato dal Consorzio Le
Risorgive d’intesa con la Pro Loco di Isola
della Scala e la collaborazione del Consorzio
del Basso Veronese, dell’Ente Fiera di Isola
e con il coordinamento organizzativo dell’Unpli Pro
Loco provinciale di
Verona. Così sabato 17 settembre
dalle 20.30 in poi,
13 cuochi non professionisti che da
regolamento non
potevano né essere
ristoratori, né esperti nel settore della
ristorazione
ma
semplici appassionati ed “artisti del
risotto”, si sono dati appuntamento nella grande nuova struttura per “combattere” a suon di
riso ed ingredienti tipici. Dalla sua istituzione
ad oggi per decretarne il vincitore, è stato
stilato un regolamento rigorosamente seguito nelle preselezioni, che nei vari Consorzi
delle Pro Loco: Verona Est, Baldo Garda,
Valpolicella, Lessinia, Basso Veronese, Le
Risorgive, vedeva come elementi identificativi della pietanza la tipicità, la qualità, la
bontà e l’aspetto del risotto. Due i premi da
assegnare, il primo riservato alla giuria popolare ed un altro, il più ambito, quello riservato
alla giuria tecnica. A vigilare sulla regolarità
del lavoro dei cuochi, una Commissione coordinata da Giovanni Renoffio, che ha previsto
l’uscita dei risotti e ne ha controllato la loro
esecuzione. Alla serata erano presenti molte
personalità e vari presidenti di Pro Loco,
vari amministratori e primi cittadini, il presidente provinciale Pro Loco Lucia Baltieri,
i presidenti dei Consorzi, il sindaco di Isola
della Scala nonché presidente della Provincia
Giovanni Miozzi,l’assessore provinciale alla
cultura ed identità veneta Marco Ambrosini
e a circa 250 “assaggiatori” membri della
giuria popolare. La giuria tecnica era invece
presieduta dallo chef Antonio Gioco e composta da Bruno Zilio Delegato Associazione
italiana Sommeliers del Veneto, Armando
Arzenton direttore dei corsi dell’associazione Sommeliers, dal vincitore della scorsa
edizione Silvano Pintanti, e dai rappresentanti Unpli Nicola Mirandola e Roberto
Masetto presidente delle Pro Loco veneziane
e dal rappresentante dell’organizzazione del
concorso Luciano Bersani. A contendersi
la quarta edizione erano le Pro Loco di
Caldiero, Belfiore, Palù, Roveredo di Guà,
Breonio, Ferrara di Monte Baldo, Pastrengo,
Casaleone, Terrazzo, Nogara, Mozzecane,
Bovolone e Buttapietra. A vincere l’ambito
premio della giuria popolare è stato il risotto
con le rane della Pro Loco di Mozzecane con
cuoco Giuliano Mirandola mentre il premio
più ambito che gli è valso il titolo di “Risotto
d’oro delle Pro Loco veronesi” per il 2011,
è stato il risotto con “Craterellus, porcini e
zucca” della Pro Loco di Roveredo di Guà
cucinato da Davide Sinico. “Questa quinta
edizione ha ancora una volta ribadito la
qualità ed il valore dei nostro volontari che
riescono con i loro piatti a far apprezzare
e non il riso Vialone Nano, ma soprattutto
prodotti tipici genuini, sani e locali –hanno
rimarcato il presidente provinciale Unpli
Lucia Baltieri e il presidente del Consorzio le
Risorgive Luciano Ferrarini- non nascondiamo la nostra grande tradizione sia in cucina
che nella coltivazione dei tanti prodotti tipici
che contraddistinguono una provincia variegata ma di grande spessore come quella veronese”. L’appuntamento è per il 2012 e per la
sesta edizione per un’altra “scorpacciata” di
riso vialone nano.
Francesco Occhi
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
periodico indipendente
Tè VERDE
Il tè si ricava dai germogli delle foglie e dalle
foglie giovani della pianta arbustiva conosciuta come “ camelia sinensis “, della famiglia delle Teacee, le cui origini si perdono
nel tempo. In Cina si narra che l’imperatore
Shen Nung fu il primo bevitore di tè verso
il 2700 a.C., mettendo le foglie di questa
pianta dentro una brocca di acqua bollente e
dando così inizio a questa usanza. Coltivata,
poi, in Cina e in Giappone fra il IV e l’ VIII
d.C., si diffuse in India,Indonesia e Ceylon.
Nell’VIII secolo la cerimonia del tè fu assunta dai taoisti quale simbolo dell’armonia e
dell’ordine dell’universo. Esistono tre tipi
di tè: nero,oolong e verde, così classificati
secondo il metodo di lavorazione.Essi differiscono per la durata della fermentazione
delle foglie: quello nero viene essiccato e fermentato, l’oolong parzialmente fermentato,
mentre quello verde viene solamente” lavato”
a vapore e subito seccato per impedirne la
fermentazione. Il tè verde è un concentrato di
sostanze preziose. Contiene prevalentemente
catechine, tra cui la più importante è l’epigallocatechina, potenti antiossidanti coinvolti
nella prevenzione dei tumori e nella protezione delle membrane lipidiche del cervello.
Contiene, poi, vitamine (B, E, K e soprattutto
vitamina C), tannini, con proprietà astringenti
e antinfiammatorie, saponine, sali minerali e
oligoelementi.
PROPRIETà
Il tè verde è una bevanda alcalina e neutralizza l’acidità di stomaco. Regola il metabolismo, riduce l’assorbimento degli zuccheri
e induce un’importante attività lipolitica che
facilita l’eliminazione dei grassi. E’ rimineralizzante ( utile per pelle, capelli e ossa).
Rallenta i processi di invecchiamento e combatte gli effetti negativi del fumo.
IMPIEGHI
Il tè viene consumato soprattutto per la sua
azione antiossidante e perché in grado di
aiutare ridurre colesterolo e trigliceridi. E’
usato nelle diete dimagranti, per gli effetti
tonici e ipoglicemizzanti. Aiuta a diminuire
la perdita di facoltà cognitive, dando un contributo prezioso nella prevenzione di malattie
come Parkinson e Alzheimer. E’ ottimo nella
menopausa, aumentando la densità ossea. La
moderna tecnologia estrattiva consente oggi
la disponibilità di estratti secchi di tè verde in
capsule (di circa 100-200 mg), da assumere
quotidianamente per cicli di almeno 2 mesi,
da ripetere più volte durante l’anno. In alternativa si possono assumere 3-4 tazze al giorno di infuso, preparato versando una tazza
di acqua calda su un cucchiaino di foglie e
filtrando dopo 3 minuti.
Dott. Adamo Feriotto
Dott.ssa Chiara Feriotto
Dott.ssa Giulia Marabese
Dott.ssa Erica Mori
La Galassia di Andromeda
Eccoci giunti ad un’altra puntata della rubrica di Astronomia del Basso Adige. Oggi
continueremo il nostro viaggio alla scoperta
delle galassie. Dalla nostra Via Lattea ci
spostiamo ora alla nostra vicina: la Galassia
di Andromeda. Ricordo che questa galassia,
insieme alle galassie vicine (la Via Lattea e la
Galassia del Triangolo), fa parte del Gruppo
Locale, un piccolo gruppo di circa 35 galassie e che il Gruppo Locale, a sua volta, fa
parte del Superammasso della Vergine. La
Galassia di Andromeda, conosciuta anche
come M31 o con il suo vecchio nome
“Grande Nebulosa di Andromeda”, è una
galassia a spirale gigante. La Galassia dista
dal nostro pianeta circa 2,54 anni luce nella
direzione della costellazione di Andromeda,
da cui prende il nome. È anche visibile ad
occhio nudo in un cielo molto scuro e si tratta
dell’oggetto più lontano visibile senza l’ausilio di strumenti di osservazione. La Galassia
di Andromeda fu osservata per la prima
volta nel 905 dall’astronomo arabo Abd
Al-Rahman Al Sufi, ma la prima descrizione
basata su osservazioni telescopiche fu data
solo nel 1612 dall’astronomo tedesco Simon
Marius. La Galassia di Andromeda è la più
grande galassia del Gruppo Locale ma pare
non sia la più massiccia; infatti alcuni studi
suggeriscono che la Via Lattea contenga più
materia oscura e quindi sarebbe la nostra
Galassia ad avere la massa più grande del
gruppo. Secondo gli ultimi studi la Galassia
di Andromeda conterrebbe circa mille miliardi di stelle, un numero molto superiore
di circa il 20% rispetto a quello della Via
Lattea. Inoltre la luminosità di Andromeda è
21
doppia rispetto a quella della nostra Galassia.
Tuttavia, il tasso di formazione stellare della
Via Lattea è molto più alto: infatti la Galassia
di Andromeda produce stelle per circa una
massa solare all’anno, mentre la nostra ne
produce 3-5 all’anno. Gli astronomi pensano,
grazie ad osservazioni sulla velocità molto
elevata delle stelle nei dintorni del centro di
Andromeda, che in mezzo alla Galassia sia
presente un gigantesco buco nero supermassiccio. La Galassia possiede una struttura
leggermente allungata, il che implica che
si potrebbe trattare di una galassia spirale
barrata con l’asse della barra disposto quasi
esattamente lungo la nostra linea di vista. Il
diametro attualmente stimato di Andromeda
è di circa 220.000 anni luce ed è inclinata di
77° rispetto alla linea di vista della Terra. La
velocità di rotazione in prossimità del nucleo,
a una distanza di 1.300 anni luce, raggiunge un picco di 225 km/s; successivamente
decresce fino a 50 km/s a 7.000 anni luce di
distanza dal centro galattico; più all’esterno
la velocità aumenta e raggiunge picchi di
250 km/s a 33.000 anni luce e a 80.000 anni
luce dal nucleo si stabilizza sui 200 km/s.
Infine una notizia bomba: secondo le ultime
osservazioni la Galassia di Andromeda è in
rotta di collisione con la nostra Via Lattea!
Infatti le due galassie si avvicinerebbero ad
una velocità di 140 chilometri al secondo e
l’impatto, secondo i calcoli, è previsto fra
2,5 miliardi di anni. Da questa collisione si
formerà probabilmente una galassia ellittica
gigante. Nel prossimo numero descriveremo
un’altra importante galassia vicino a noi: la
Galassia del Triangolo. Arrivederci al prossimo galattico numero.
Gianluigi Viviani
Apertura serale dell’Osservatorio dell’AAL
Dopo il grandissimo successo del 3°
StarParty delle Grandi Valli Veronesi avvenuto il 2 e 3 Settembre, l’Associazione
Astrofili Legnago (AAL), “associazione
no profit di base scientifica attiva nel
campo dell’astronomia, dedita all’osservazione diretta del cielo, all’insegnamento ed
alla divulgazione astronomica”, apre il suo
Osservatorio delle Grandi Valli Veronesi
al pubblico!!! La sede, che si trova presso l’agriturismo “Corte Oliani” in via Val
Bianchi, 3 Villabartolomea - località San
Zeno In Valle, resterà aperta al pubblico
tutti i venerdì del mese a partire dalle ore
21.00. Si potrà osservare il bellissimo cielo
delle Grandi Valli Veronesi tramite i propri
telescopi, ma verrà anche messo a disposizione al pubblico, per gentile concessione
del Segretario Lorenzo Daccordo, il bellissimo Newton 200 di sua proprietà, per dare
la possibilità a tutti gli appassionati astrofili
e non, di poter osservare le meraviglie del
cielo. Per chi volesse maggiori informazioni
sulla nuova associazione, desiderasse iscriversi o solo dare un’occhiate alle iniziative
proposte dall’associazione, può collegarsi
al nuovo sito: http://www.astrofililegnago.
it. Vi aspettiamo numerosi.
G.V.
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
22
periodico indipendente
IL GRAND PRIX GIOVANI 2011 è NOSTRO!
La Squadra del PATTINAGGIO SIME
LEGNAGO ha conquistato il PRIMO
POSTO nella classifica riservata alle squadre
del GRAND PRIX GIOVANI 2011. E’ un
risultato eccezionale, perché raggiunto tappa
per tappa, con momenti esaltanti e momenti
talvolta sofferti; è un risultato clamoroso
anche perché abbiamo strappato il titolo a
“squadroni” che avevano sempre dominato e
vinto questa speciale classifica. Quest’anno,
i più forti, i più costanti, siamo stati noi.
Vogliamo ricordare i nostri atleti che
hanno contribuito a questa vittoria di squadra; In primo luogo: FACCINI Martina,
Giovanissimi F. I anno, PRIMA classificata nella sua Categoria, PIZZOLI Gionata
(Esordienti M. II anno, PRIMO classificato
nella sua categoria, PAVAN Alessia, Ragazzi
F. I anno, seconda in classifica generale,
PARISI Maria, quinta tra i Rag.F. I anno,
ROSSI Claudia, Rag. F. II anno, seconda in
classifica generale, RUFFO Leonardo sesto
tra gli Es.1 Maschi, BOVOLON Maria,
quinta tra le Es. F. II anno e poi ancora, NICCHIO Luca, Rag.M II anno, sesto
in classifica generale, FRACCAROLO
Andrea, settimo tra gli allievi M. e Giulia
GASPARINI sesta tra gli Allievi Femmine.
Questi atleti sono stati convocati per la
FINALE DEI CIRCUITI (Nord-Est, NordOvest, Centro-Sud), che si terrà a Forli nei
giorni 23 e 24 di ottobre nella rappresentanza
del Grand Prix Giovani. Vogliamo citare poi
anche tutti gli altri piccoli-grandi atleti che
hanno gareggiato: BECCALETTO Enrico
e Linda, MANTOVANI Erika, LARENZA
MARIA, PARISI Giovanni, PRECIVALE
Marco e Jessica, MORATELLO Nicola,
FACCINI Nicolò, SPAGNOLO Evelin.,
PIZZOLI Jacopo e Leonardo, BERTOLASO
Alex, BATTILANA Nicola. Bravi, proprio
bravi, direte voi! Ma, cos’è questo GRAND
PRIX GIOVANI? E’ una gara a tappe: 11
tappe in Veneto più altre due aggiuntive, una
in Lombardia (Circuito NordOvest) ed una
nelle Marche (Circuito del CentroSud). Un
paio di tappe sono saltate a causa di diluvi
simil-universali che ne hanno impedito lo
svolgimento. Lo scopo di questa esaltante
manifestazione è di favorire la conoscenza e
la diffusione di questo sport e dare la possibilità ai più giovani di divertirsi, misurandosi
con altri ragazzi della propria età e di diversi
luoghi geografici. Le categorie interessate,
femmine e maschi, partono dai Giovanissimi
(7 anni) sino agli Allievi (15 anni). Tutti i
nostri ragazzi hanno contribuito al successo
di squadra, ci hanno messo l’anima, hanno
stretto i denti, hanno gioito e talvolta pianto di
rabbia o delusione; anche chi non è riuscito
ad avere successi personali di classifica, vuoi
per problemi fisici, vuoi per altri motivi, ha
riportato il grande successo di avere messo in
campo la voglia di riuscire, di combattere, di
non rinunciare, di tentare ancora ed ancora.
Non è questo lo scopo dello sport? Non è
questo che i genitori dovrebbero desiderare per i propri figli? Carattere, carattere ed
ancora carattere. Tutto facile? Per niente!
Come abbiamo avuto modo di scrivere in
altro momento, questo successo è il risultato di allenamenti su allenamenti, di fatica,
di sacrifici, di rinunce, dei ragazzi prima di
tutto, poi degli allenatori, Graziano e Denis
Pietro e chi con loro due collabora, ed infine,
ma non ultimi dei genitori, che si sobbarcano
l’impegno quotidiano per gli allenamenti e le
“trasferte” alla domenica per accompagnare i
ragazzi alle varie gare. Ed è questo il bello: il
pattinaggio NON è uno sport per “scaricare”
i figli a qualcun altro per andarsene per i fatti
propri (ti mollo il figlio ed io me ne vado a
fare shopping!); il pattinaggio è uno sport
“partecipato”, le famiglie sono parte integrante di questo progetto educativo, che tende a
fare crescere i figli sani nel corpo, forti nella
mente, a formare un carattere sereno, ad abituare a saper reagire agli insuccessi (gente
mia!, nella vita nessuno regala niente, oggi
meno di ieri e se non offriamo ai nostri figli
la possibilità di “allenarsi” a conquistarsi,
anche con i sacrifici, i propri risultati, sicuramente non rendiamo loro un buon servizio)
e a sapere gestire anche i propri successi,
con lealtà e rispetto. Certo, può anche non
funzionare, certo questo è solo uno degli
strumenti che abbiamo a disposizione, ma è
altrettanto certo che è uno strumento “completo”, perché coniuga lo sviluppo fisico con
quello caratteriale, imparando a socializzare
ed a divertirsi con gli altri ragazzi, della
loro e delle altre squadre. Questa annata di
competizioni è terminata: c’è stato questo
importante successo di squadra, c’è stata la
conferma di alcuni ragazzi, che, in modo
costante, si sono mantenuti nelle primissime
posizioni, manifestando carattere, capacità
di gestire le gare, doti tecniche e fisiche,
salendo quasi sempre sul podio e spesso sul
gradino più alto, ma c’è pure stato l’insoddisfacente risultato nei Campionati Italiani,
su cui lo staff tecnico e gli atleti dovranno
riflettere. Non tutto è, quindi, colorato di
rosa. Certamente, nella preparazione atletica,
incidono negativamente lo stato dell’anello stradale delle Casette, molto ruvido e,
quindi, faticoso e …costoso (le ruote durano
pochissimo, costano e quando sono consumate rischiano di diventare pericolose). La
mancanza di un pista sopralevata impedisce
la preparazione adeguata alle competizioni
che si svolgono su tale tipologie di percorsi (ad esempio i Campionati Regionali ed
Italiani su PISTA), un luogo coperto, non
troppo lontano, per l’attività invernale. Il
nostro grazie va sicuramente a quanti hanno
fatto, fanno e faranno il possibile per venirci
incontro a risolvere o, perlomeno, ad attenuare queste difficoltà.
Gradiremmo, poi, invitare, chiunque ci legga,
a visitare il sito Web del PATTINAGGIO
SIME LEGNAGO (http://www.pattinaggiolegnago.it/forum/default.asp), per conoscerci, ma anche per comunicarci il proprio
parere (non necessariamente positivo!: se
lo fosse ne saremmo certo felici!); sarebbe,
comunque, un sostegno ed un incoraggiamento a questo nostro tentativo di offrire un
contributo alla crescita della nostra società
di Legnago.
Niceno
periodico indipendente
Anno XXXIII - n. 10 - Ottobre 2011
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La partita del cuore n. 3 al Sandrini
Vincono gli ex giallobù grazie ad un gran gol di Nico Penzo
La squadra degli ex giallobù del Verona ha vinto
sabato 1 ottobre allo stadio "Sandrini" di Legnago
il quadrangolare di calcio denominato "la partita
del cuore n.3" organizzato dall'Associazione sclerosi multipla, in collaborazione con il Comune di
Legnago e il Legnago Salus per raccogliere fondi
per i malati. Dopo il calcio d'inizio di Fabio Testi, gli
ex gialloblù del tandem Maioli- Savoia hanno battuto nella prima gara per 2 a 1 la squadra del cuore
formata da medici dell' ospedale "Mater Salutis" di
Legnago (reti di Ribul e rimonta giallobù con Luppi e Nico Penzo). Nico
Penzo, a 57 anni, si è confermato
ancora una vecchia volpe dell'area di
rigore realizzando anche il gol della
vittoria nella finalissima con le vecchie
glorie del Legnago Salus incornando in rete un assist di Pusceddu.
Maurizio Moschetta, portiere degli ex
biancazzurri e preparatore dei portieri
del Legnago ha commentato" Solo
un campione poteva battermi..." Il
Legnago ha impegnato severamente il portiere giallobù Mosconi, autore di pregevoli interventi. Risultati
partite: Squadra del cuore- ex gialloblù 1-2; Vecchie
glorie Legnago- Agenzia delle entrate dell'Emilia
Romagna "2-0 (reti Soardo e mister Andrea Orecchia
dopo che Moreno Moschetta si era fatto ribattere
un penalty). Agenzia delle entrate - Squadra del
cuore 6-6 (dopo calci di rgore, 1-1 il risultato
dopo il tempo regolare); Ex giallobluì- Vecchie glorie
Legnago Salus 1-0. Queste le formazioni: Ex giallobù
Verona: Mosconi, Nanni, Marangon, Rossi, Cazzola,
Venturini, Pusceddu, Sacchetti, Penzo, Calamita,
Luppi (Roveda, Rebonato, Bissoli, Cinquetti,
Grigolato) All. Maioli-Savoia. Vecchie glorie Legnago
Salus : Moschetta M. , Sillo E:, Prisciantelli, Berardo
P., Mezzacasa, Turati, Tamagnini, Orecchia, Bezzan,
Romanato, Fazion (Berado M:, Fraccaro, Curti,
Grigolo, Moschetta Moreno, Soardo). All. Stefano
Michelazzi. Squadra del Cuore 2011: Serafini,
Bellocco, Tartaglia, Sandrini R:, Bubola, Bertoldi,
Coraini, Ribul, Polo, Ruzza, Turazzini (Riefoli,
Coletta, Moretto, Galati, Ortombina, Bernabei).
Agenzia delle entrate Emilia Romagna: Turci,
Cetrullo, Calegiuri, Sanna, Albertini, Miletta, De
Falco, Minnucci, Di Mola, Mossi, Stellacci (Vanigli,
De Luca, Cosentini, Di Stasio, Di Luccio, Di Mattia).
Premiati a fine gara tutti i partecipanti e il direttore
generale del Legnago Mario Preto da Marisa Lupi,
presidentre della sezione AISM di Legnago sorta
nel 2003. Molto apprezzati i fuochi d'artificio a fine
manifestazione. (A.N.)
Nella foto Navarro: le squadre finaliste.
GRANDE PARTITA DI CALCIO PRO LOCO - SINDACI E L’ARMA DEI
CARABINIERI PRESSO IL CAMPO SPORTIVO DI CHERUBINE IN CEREA
PER RICORDARE ROBERTO CARRA’ E LORIS ROMANO
E’ stato un incontro piacevole
dove a vincere è stato lo sport
non certo l’agonismo, l’amicizia
non certo l’ardore competitivo.
In campo a Cerea, per l’undicesima edizione e per contendersi
il Trofeo Roberto Carrà e Loris
Romano anno 2011, c’erano la
Pro Loco ed i sindaci ed amministratori da un lato e l’arma dei
Carabinieri dall’altro. E, dopo il
pareggio dello scorso anno, l’Arma ha superato e con merito, la
rappresentativa di amministratori e di Pro Loco ma di sicuro
l’evento, organizzato quest’anno a Cerea, è stato motivo di unione, amicizia,
sport ma soprattutto di divertimento tra chi opera nel nostro territorio con
passione e dedizione. L’appuntamento era il campo sportivo di Cherubine
in Cerea dove il presidente della Pro Loco di Cerea Piergiorgio Merlin, con
il direttivo ed i componenti della propria Pro Loco, ha accolto i vari atleti. Il
fischio d’inizio (i cambi potevano essere effettuati senza limitazione di sostituzioni) ha visto il folto pubblico applaudire e partecipare ad i vari interventi
non su progetti urbanistici o sociali oppure su eventi e manifestazioni da un
lato o su contravvenzioni e controlli sui documenti dall’altro, ma su calci di
testa, rinvii, colpi di tacco e potenti tiri in porta. Alla fine l’hanno sputata i
carabinieri che hanno dilagato man mano che il tempo passava. Al temine
tutti assieme hanno vissuto un momento conviviale dove sono stati consegnati i trofei e dove le squadre si sono date appuntamento all’edizione 2012
a Castagnaro. “Ancora una volta si è rinnovato questo appuntamento che
vuole ricordare due grandi persone sia per il mondo delle Pro Loco che per i
sindaci – ha ricordato il presidente del Consorzio Pro Loco Basso Veronese
Maurizio Favazza- lo sport accomuna le persone e noi con questa manifestazione cerchiamo di non dimenticare chi si è dato proprio per il nostro
territorio. Ringraziamo anche l’arma dei carabinieri che già da qualche anno
vive con noi questo importante evento”. Parole di elogio anche da parte
dell’amministrazione comunale di Cerea presente sia con il vice sindaco
Vittorio Facchinetti alla cerimonia di consegna, sia con l’assessore Marco
Frazoni in campo assieme a Stefano Brendaglia a dare il proprio contributo, sia da parte della Pro Loco di Cerea che ha organizzato l’evento. A
presenziare naturalmente sia il sindaco di Terrazzo Sabrina Chinaglia che ha
consegnato il trofeo, custodito in comune a Terrazzo al temine della passata
edizione, sia il sindaco di Isola Rizza Elisa De Berti, e l’assessore di Villa
Bartolomea Lauro Gasparini a rappresentare i comuni dove Carrà e Romano
vivevano. Ad essere presenti naturalmente anche le due signore, Ivana Carrà
e Cinzia Romano che hanno
ricevuto un mazzo di fiori dagli
organizzatori. La sfida quindi ha
cominciato a diventare itinerante
e di anno in anno ha toccato
buona parte dei comuni girovagando da paese a paese con
una costante presenza di pro
loco ed amministratori. Nel 2009
è stato presentato in quell’occasione uno splendido trofeo che
di anno in anno, troverà dislocazione presso l’amministrazione
che ospiterà l’evento; un trofeo
realizzato dagli artisti Eugenio
Tavella ed Antonino Burgio che rappresenta “L’albero della Vita” con un
libro aperto e con un pallone realizzato con il materiale della nostra terra:
legno e ferro. Per il 2011 la sede prescelta è stata Cerea dove la partita ha
visto per il secondo anno consecutivo l’unione di pro loco ed amministratori in un’unica squadra contro la formazione dei Carabinieri. Le precedenti
edizioni hanno visto coinvolti i paesi di Concamarise, Gazzo Veronese,
Sanguinetto, Isola Rizza, Legnago, Villabartolomea, Bonavigo, Minerbe,
Isola Rizza, Terrazzo e Cerea. Ma chi erano Roberto Carrà e Loris Romano.
Roberto Carrà era figura importante del Consorzio Pro loco Basso Veronese
scomparso prematuramente nel 1998 residente ad Isola Rizza. Si è sempre
impegnato nel volontariato quale fondatore del Consorzio, presidente della
Pro Loco di Isola Rizza e vice presidente provinciale UNPLI Pro Loco. Figura
determinata, decisa teneva i vari contatti con le associazioni e le forze politiche provinciali o locali poiché è stato anche in consiglio comunale di Isola
Rizza. Appassionato, inoltre, di calcio e componente del direttivo Calcio di
Isola Rizza. Loris Romano sindaco di Villabartolomea scomparso nel 2006
in tragiche circostanze durante il proprio lavoro nel suo ufficio in comune,
pubblico dipendente, è stato sindaco esemplare per Villabartolomea, impegnato anche nello sport quale il calcio è stato uomo impegnato nel sociale
e nel volontariato. Ha sempre partecipato alle varie iniziative delle Pro Loco
ed ha accolto nel 2005 il trofeo in origine Intitolato A Roberto Carrà. “Un
grazie particolare agli amministratori presenti e anche alle pro loco –riprende
Favazza- ma soprattutto all’Ama dei Carabinieri da sempre sensibile a questi
appuntamenti. Non dimentichiamo poi che non sono voluti mancare all’appuntamento l’assessore provinciale al turismo e all’identità veneta Marco
Ambrosini che ringraziamo sentitamente e molti amministratori del territorio
vicini a chi fa volontariato e grazie ai quali riusciamo a dare vita a molti eventi
e manifestazioni di qualità e di spessore”.
Francesco Occhi