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anno
IV
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numero
50
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luglio
2007
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MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
larivista
50delcinema
LUGLIO 2007
Berlino@Torino
Gianni Canova per
Traffic Torino Free Festival
Berlino, sinfonia di
una grande città
Zu live al cinema Massimo
Amleto si mette in affari
Aki Kaurismäki a Torino
Viaggio a Kandahar
La storia del cinema afghano
I segni del male
Frammenti del nuovo horror americano
Un giorno in Sud Africa
Selezione del Festival Arcipelago 2007
La voce segreta delle parole
“Mercoledì da leoni”
di John Milius (1970)
Il grande cinema in lingua originale
My Blueberry Nights di Wong Kar Wai (2007)
Angelo Frontoni: Mediterraneo
Le due nuove mostre
alla Mole Antonelliana
Cannes 2007
tre lezioni di cinema
di Alberto Barbera
Sono almeno tre le lezioni
che si possono trarre
dall’ultima edizione del
festival di Cannes. La prima
riguarda la capacità di celebrare
il sessantesimo anniversario
con eleganza, efficacia ed
apparente nonchalance. Un giorno
solo di festa, affidata alla presenza
di tanti registi che hanno fatto la storia
di questa manifestazione e, soprattutto, la realizzazione di un film
collettivo affidato a trentacinque autori diversi, ciascuno dei quali ha
avuto a disposizione tre minuti (e 25.000 euro di budget) per raccontare
in piena libertà il proprio rapporto con la sala cinematografica. Con pochissime
eccezioni, se la sono cavata tutti bene (qualcuno molto bene), consegnando al
produttore e alla storia del cinema altrettanti piccoli gioielli che sono un esempio
di intelligenza, buon gusto e amore per la settima arte. Tra i migliori, in ordine
alfabetico: Ethan e Joel Coen, Abbas Kiarostami, Takesi Kitano, Nanni Moretti,
Tsai Ming-liang, Manoel de Oliveira, Roman Polanski, Walter Salles Lars Von Trier,
Zhang Yimou. Nessun film collettivo in precedenza era riuscito altrettanto bene,
nessun altro festival è riuscito a far meglio di Cannes nel rispettare l’impegno
di una celebrazione dovuta e perciò potenzialmente rischiosa.
Il merito dell’iniziativa va tutto a Gilles Jacob, da trent’anni al timone della
manifestazione: uno che se si occupasse di politica anziché di cinema vorresti
avere come premier di una compagine governativa, tanto sa amministrare con
oculatezza, buon senso e rigore una macchina così delicata e complessa.
La seconda non ha niente a che fare con il festival in sé: riguarda piuttosto il
cattivo stato di salute della critica cinematografica, soprattutto di quella italiana.
Vecchio discorso, questo, che ha stancato un po’ tutti, e forse anche inutile.
Ma questa volta si è davvero passato il segno, se si pensa che la rubrica centrale
di uno dei maggiori quotidiani nazionali era affidata ad una nota giornalista
di costume, assente da Cannes perché costretta a letto da una recente frattura.
(segue a pag. 9)
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
afferma Wenders - è stata un abbaglio, quasi un tradimento. Soprattuto per chi vive a est, che
ora è ancora più povero”. Diagnosi drastica, ma con un fondo di verità: agli occhi del regista,
la Berlino del dopo-Muro diventa lo sfondo inerte di un’angoscia diffusa e di un’alienazione
pervasiva, in uno scenario dominato dalla violenza e dal sopruso. Come racconta, nel suo bianco
e nero livido e spettrale, anche il film di Oskar Roehler Hanna Flanders (2000), dove il crollo
del Muro corrisponde anche al crollo della protagonista, intellettuale leninista che critica la società
dei consumi ma poi compra abiti firmati e sesso a pagamento.
Il passato, di fatto, fa fatica a passare: lo dice chiaramente – quasi 15 anni dopo la caduta del
Muro – Good Bye, Lenin! (2003) di Wolfgang Becker, ambientato in Germania Est nell’ottobre
dell’89, con una mamma che va in coma quando ancora c’è la DDR e si risveglia otto mesi dopo,
con il muro caduto e la Germania riunificata, e con un figlio che per evitarle lo shock del
cambiamento allestisce nel loro appartamento una sorta di museo del socialismo reale. Gli incassi
volano (5 milioni di spettatori, il film più visto nella storia tedesca), si ride amaro, e sugli schermi
comincia a spopolare quel sentimento particolare che i tedeschi chiamano Ostalgie, la nostalgia
dell’Est, della Deutsche Democratische Republik, dei bei tempi - si fa per dire - in cui la città era
divisa in due. La si era già vista, l’Ostalgie, nei toni scanzonati e revivalistici di Sonnenallee (1999),
diretto dal regista ossie Leander Haussmann, cresciuto nella Berlino Est degli anni Settanta:
una sorta di Trainspotting est-berlinese, per narrare le disavventure di cinque teenagers che vivono
all’ombra del Muro e imitano con metodi casalinghi gli stili di vita dei loro coetanei dell’Ovest
capitalistico. Sesso, droga e rock’n roll in versione domestico-pauperistica, insomma: ma con
tanta gioia di vivere e di trasgredire i noiosi obblighi imposti dal regime.
Intanto, però comincia profilarsi anche un’altra Berlino: quella messa in scena da Hal Hartley
nel secondo episodio di Flirt (1995), quasi un gioco combinatorio e sperimentale su tre diverse città
(New York, Berlino e Tokyo) per saggiare l’influenza dei luoghi sulla chimica delle passioni.
Oppure, ancora, quella in cui inizia il viaggio-calvario dei due protagonisti di L’amour, l’argent,
l’amour (2000) di Philip Gröning, road movie gelido e innevato, sulle note di Calexico e Velvet
Underground, a bordo di una Volvo scassata nei paesaggi metafisici e devastanti della nuova
Germania unita. E, ancora, soprattutto, la città trendy e postmoderna che in Lola corre (1998) di Tom
Tykwer fa da sfondo alle forsennate scorribande della protagonista (Franka Potente). Con i suoi
capelli rosso fuoco, in canotta azzurro-madonna e pantaloni verdini, Lola attraversa per tre volte la
città a passo di corsa, passando sotto i pilastri della sopraelevata, fiancheggiando i canali dalle acque
grigie o saltando per gli innumerevoli cantieri aperti, in una sorta di videogame dai toni technopunk, immerso in una fantasmagoria cromatica dalle tinte molto accese che contrasta con la plumbea
acromìa che il cinema aveva tradizionalmente associato all’immagine di Berlino. Forse, l’inversione di
tendenza comincia proprio da lì. Nel bene e nel male. E sempre in bilico fra rimozione e nostalgia.
La rassegna Berlino@Torino, curata da Gianni Canova e organizzata da Stefano Boni e Grazia
Paganelli, è un progetto realizzato dal Museo Nazionale del Cinema e da Traffic Torino Free Festival
con la collaborazione del Goethe-Institut Turin in occasione del festival rock gratuito che si terrà a Torino
dall’11 al 14 luglio (www.trafficfestival.com). Ingresso libero a tutte le proiezioni.
Berlino@Torino
di Gianni Canova
La manifestazione si inaugura martedì 10 luglio alle ore 21.30
(Cinema Massimo, sala Uno, ingr. libero) con il restauro
di Berlino, sinfonia di una grande città di Walter Ruttmann
(1927, 70’, copia del Bundesarchiv-Filmarchiv) sonorizzato
dagli Zu. Lo spettacolo è stato presentato in prima mondiale al
Tekfestival 2007 (Roma, 4-10 maggio). La serata è realizzata
con il sostegno del Goethe-Institut Turin e in collaborazione
con REVERSE Agency. www.rever-se.com / www.zuism.com
Di là (a Berlino Est) gli ossies. Di qua (a Berlino Ovest) i Wessies. Di qua l’abbondanza, il
feticismo delle merci, il culto dell’Occidente e della libertà. Di là il grigiore, il controllo
poliziesco, il fantasma della penuria e della scarsità. In mezzo, incombente come un brutto
ricordo, o come un vizio assurdo, il Muro. Con i Vopos (i militi della Volkspolizei, la “polizia
del popolo”) pronti a imbracciare i loro kalashnikov per sparare a vista, dall’alto delle loro
garitte con fotoelettriche, sui Mauerspringer (i “saltamuro”) disposti a tutto pur di provare a
passare dall’altra parte. Per gran parte della seconda metà del secolo scorso Berlino è stata legata
a questa immagine: città scissa, città spaccata, città ferita. Al contempo, città una e bina: tagliata
in due da un’escrescenza di pietra, nello stesso tempo crepa e cicatrice, che non ha mai potuto
dividere del tutto, ma che ha anche irrimediabilmente compromesso ogni vera, possibile unità.
Il cinema – che pure aveva trovato in Berlino una delle grandi metropoli in cui celebrare il mito
della modernità fin dai tempi di Berlino, sinfonia di una grande città (1927) di Walter Ruttmann –
ha riflesso questa immagine come in uno specchio. E a volte ha dato l’impressione di non
riuscire a pensare a Berlino se non come a quel paesaggio di macerie che era stato colto dallo
sguardo attonito di Roberto Rossellini subito dopo la guerra (Germania anno zero, 1947)
e che è stato di recente ricostruito, con un rigore in bilico tra la filologia e il vintage,
da Steven Soderbergh in Intrigo a Berlino (2006), un film fatto non a caso di ombre e fantasmi,
di volti scavati nel buio e di luci tremolanti, e poi di spirali di fumo e di mozziconi di sigaretta
e di vetri sporchi e di specchi infranti, e di scale a chiocciola e poi ancora e sempre di macerie
e di rovine. Dell’anima, oltre che della città che fu la capitale del defunto Terzo Reich.
Dopo che negli anni della Guerra Fredda era stato soprattutto il cinema spionistico internazionale
a trovare in Berlino il set ideale per raccontare storie di complotti e di tradimenti, di doppi giochi
e di rese dei conti, è solo con gli anni Ottanta che Berlino – al contempo enigma e mito, oggetto
del desiderio e amore perduto – torna a imporsi come luogo centrale per la coscienza e per lo
sguardo dei cineasti tedeschi. Prima con un film come Punk Angels (1981) di Carl Schenkel, che
documenta l’atteggiamento razzista nei confronti del punk nella Berlino Ovest dell’epoca, con un
colonna sonora registrata nelle cantine e nei garages dei gruppi punk berlinesi, poi con il lavoro
dei cineasti della generazione del cosiddetto “Nuovo Cinema Tedesco”. Se Rainer W. Fassbinder
si ispira all’omonimo romanzo di Alfred Doblin per fare di Berlino la metafora centrale di una
colossale radiografia dell’anima tedesca in un film girato per la Tv in 14 puntate e con una durata
complessiva di quasi 16 ore (Berlin Alexanderplatz, 1980), è però Wim Wenders che ci offre il
documento migliore per capire lo spirito e le trasformazioni della città attraverso il dittico che
egli dedica a Berlino con due film girati rispettivamente poco prima della caduta del Muro
(Il cielo sopra Berlino, 1987) e poco dopo la riunificazione tedesca (Così lontano, così vicino, 1994).
Agli occhi dell’autore di Paris, Texas e di Fino alla fine del mondo, Berlino diventa la sintesi
di tutte le frontiere fisiche e mentali, ma anche la metafora di tutto ciò che nel mondo è diviso,
frantumato, inconciliabile: ma proprio per questo si configura come un luogo di inaudita e sofferta
verità. Offesa dalla Storia, come abbandonata da Dio e consegnata alle incerte mani degli uomini,
la Berlino di Wenders ha bisogno dello sguardo degli angeli che si prendano cura di lei: perché
a Berlino sembra che la guerra non sia mai finita, se ne avvertono ancora le tracce e i segni incisi
sulle architetture dei palazzi e sui muri dei quartieri. Ma Berlino – sulla scia di un’opera come
Berlin di Lou Reed - appare a Wenders anche come il tentativo estremo di operare una sintesi
impossibile fra le rovine del passato e la scandalosa modernità di cui la città sembra ammantarsi
proprio per rimuovere i ricordi e la memoria di ciò che è stato. Inquadrati dal punto di vista degli
angeli, i luoghi della città mostrati nel film -la Staatsbibliothek e la Anhalterbanhof, la “stazione
dove si ferma la stazione”, il Palazzo dei Congressi e il grattacielo della Mercedes, l’angelo di
marmo della Siegessaule e il “fantasma” della Postdammerplatz- acquistano un inedito rilievo
fisico e sembrano vibrare all’unisono con lo sguardo che li attraversa, lasciando intravedere al
fondo una luce di speranza e di struggente umanità. Come se la città stessa avvertisse che qualcosa
sta per succedere. Che l’arrivo degli angeli porta con sé un annuncio di cambiamento e di
trasformazione. Due anni dopo Il cielo sopra Berlino, infatti, crolla il Muro e la città viene
riunificata. Ma i risultati del processo non sono proprio quelli sperati. Almeno agli occhi di
Wenders: che torna sui luoghi del suo film precedente a sette anni di distanza per prendere atto
di un sostanziale fallimento. All’inizio di Così lontano, così vicino l’angelo Cassiel (Otto Sander),
seduto sulla spalla dorata dell’Angelo della Vittoria, osserva dall’alto la città e la vita frenetica
dei suoi abitanti, ma quel che vede non è per nulla rasserenante. Così fa visita all’amico Damiel
(Bruno Ganz), un tempo angelo come lui e ora padre di una bambina e proprietario di una
pizzeria che si chiama, non a caso, “Casa dell’angelo”, poi incontra Mikhail Gorbaciov che medita
sui destini dell’umanità citando Dostoevskij, quindi si aggira per le strade della città captando
il disagio palpabile che affiora dai volti, dai pensieri e dalle parole dei berlinesi. “L’unificazione -
ø crossroads
10-15 luglio
BERLINO@TORINO
•Wim Wenders
Il cielo sopra Berlino
Der Himmel über Berlin
Germania 1987, 130’, b/n e col.
un angelo. Ora è solo un ex che ha operato una
scelta precisa, pronto a fare il Bene, amico degli
esseri umani, pieno di speranza e fiducia, così come
lo sono molti ex-angeli presenti ovunque nel nostro
mondo, dei quali noi raramente avvertiamo la
presenza e l’aiuto concreto. Così anche Damiel
fa la sua scelta: rinuncia all’immortalità e nasce
uomo, ai piedi del muro di Berlino.
Sc.: Richard Reitinger; Fot.: Henri Alekan;
Int.: Bruno Ganz, Peter Falk, Solveigh Dommartin.
MER 11, h. 15.30, GIO 12, h. 20.00
•Wim Wenders
Così lontano, così vicino
In Weiter Ferne, so nah!
Germania 1993, 147’, b/n e col.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, i due
angeli Damiel e Cassiel svolgono la loro missione:
si aggirano per Berlino e ascoltano i pensieri lieti o
tristi delle persone incontrate, che vedono, però,
solo in bianco e nero. Ma Damiel, più partecipe
dell’altro alle ansie degli umani, come alle loro
infinite piccole gioie, sente fortemente l’attrazione
esercitata dalla città, ancora sfregiata da enormi
cicatrici, e dalla sua gente. Un giorno incontra
Marion, una bellissima trapezista che è stata appena
licenziata dal circo in cui lavorava, sconvolta dalla
solitudine e da strani presagi di morte, e se ne
innamora. Il posto di Damiel è ora accanto a lei,
in un ruolo insolito, ma prudente e discreto nella
sua tenerezza. Ne intuisce la presenza l’attore Peter
Falk, impegnato sul set di un film sulla Germania
nazista, perché anche lui, molto tempo prima, era
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Dopo che l’angelo Damiel è diventato mortale,
il suo amico Cassiel resta solo, invisibile e un po’
triste, seduto su di un’ala dell’Angelo della Vittoria.
Il muro di Berlino è caduto: in un soffio molte
cose hanno cambiato posto, molte si sono spezzate
e ricomposte in nuove forme. Da dietro la spalla
di Gorbaciov, Cassiel spia nei suoi pensieri.
La sua ragazza-angelo Raphaela sente che la fiducia
che li univa sta svanendo, che Cassiel non vuole
più essere un angelo e che sta solo aspettando
l’opportunità di raggiungere l’altra parte.
Un giorno, la piccola Raissa perde l’equilibrio
e cade da un balcone. Cassiel le resta accanto,
la afferra e la salva dalla morte. In quel momento
diventa umano, con tutto ciò che questo implica.
Cassiel vaga per le strade di Berlino, è un uomo
all’inizio della giovinezza, pieno di saggezza,
sa qualsiasi cosa in ogni campo dello scibile,
ma è assolutamente privo di esperienza di vita
quotidiana. C’è qualcosa che getta un’ombra
sulla sua vita terrena. Emit Flesti, che rappresenta
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
lo scorrere del tempo concesso alla sua vita,
rivela a Raphaela che Cassiel non vivrà a lungo,
dato che non era né previsto né legittimo
che divenisse uomo.
Sc.: Richard Reitinger, W. Wenders, Ulrich Zieger;
Fot.: Jürgen Jürges; Int.: Otto Sander, Bruno Ganz,
Nastassia Kinski.
MER 11. h. 17.50, GIO 12, h. 22.15
•Oskar Roehler
Berlino, sinfonia di una grande città è l’opera più famosa del regista Walter Ruttmann,
artista, sperimentatore e nome fondamentale dell’avanguardia degli Anni Venti. Il film
racconta, a suo modo, una giornata a Berlino, dalle prime luci dell’alba alla mezzanotte,
alla scoperta della vita, del lavoro e del divertimento dei cittadini. Si tratta di schegge
di vita quotidiana che la macchina da presa coglie nel filmare la gente, mentre le macchine
sfrecciano sulle strade, i tram percorrono le rotaie, e le ciminiere delle fabbriche ci parlano
di una città in continuo movimento e mutamento.
Hanna Flanders
sul mezzo la borsa con centomila marchi che deve
consegnare al capo. Un barbone se ne appropria
e sparisce. Disperato, Manni telefona a Lola: se non
recupera la borsa entro venti minuti, gli scagnozzi
del capo lo uccideranno. Lola invita Manni a
mantenere la calma, e intanto pensa a come trovare
centomila marchi. Allora si precipita fuori di casa
e comincia a correre per le strade di Berlino. Non
c’è tempo da perdere. Chiede al padre, ma questi
la liquida con un secco rifiuto, intanto il fidanzato
ha in mente di rapinare un supermercato.
Die Unberuhrbare
Germania 2000, 100’, b/n
Sc.: T. Tykwer; Fot.: Frank Griebe; Int.: Franka
Potente, Moritz Bleibrtreu, Herbert Knaup.
Autunno 1989, la scrittrice di mezza età Hanna
Flanders, vive a Monaco di Baviera. A dispetto
dell’euforia generale, è molto preoccupata per
la caduta del muro di Berlino, combattuta tra i suoi
vecchi ideali di sinistra e la nuova realtà. Decide
di stabilirsi a Berlino, determinata a ricostruirsi una
nuova vita consolidando l’ambiguo rapporto
con il suo editore, ma il confronto con una società
sempre in evoluzione non le consente di sopportare
i continui mutamenti.
Sc.: O. Roehler; Fot.: Hagen Bogdanski; Int.:
Hannelore Elsner, Vadim Glowna, Jasmin Tabatabai.
MER 11, h. 20.30, VEN 13, h. 16.30
•Hal Hartley
Flirt
Usa 1995, 80’, col., v.o. sott. it.
VEN 13, h. 22.30, SAB 14, h. 18.30
•Wolfgang Becker
Good Bye, Lenin!
Germania 2003, 121’, col.
Gli Zu, “band strumentale per batteria, basso e sax baritono”, vantano più di ottocento
concerti in tutto il mondo, tra Stati Uniti, Russia, Giappone, Europa, e Africa, e
collaborazioni con musicisti del calibro di Mike Patton, Thurston Moore, Jim O’Rourke,
Joe Lally, Mats Gustafsson, Eugene Chadbourne, Dälek, Nobukazu Takemura.
Di loro John Zorn ha detto: “Gli Zu hanno creato una forma musicale potente ed espressiva
che distrugge la maggior parte delle band contemporanee”. La band romana è composta
da Jacopo Battaglia (batteria), Massimo Pupillo (basso), Luca Mei (sassofono).
l’incarico perché spera di ritrovare Lena, la ragazza
tedesca di cui è innamorato ma che ha perso di vista
a causa della guerra. Durante il soggiorno di Jake
in una città, ormai divisa in settori, un soldato
americano viene trovato assassinato nella parte
controllata dai russi. Il reporter ben presto si rende
conto che l’ex marito di Lena potrebbe essere
coinvolto nell’omicidio e inizia una rischiosa
indagine che lo porterà a conoscenza di pericolosi
intrighi internazionali.
Film diviso in tre episodi ambientati tra New York,
Berlino e Tokyo. Nel primo il giovane Bill è meso
alle strette dalla fidanzata in partenza per Parigi.
Prima che il suo volo decolli lei vuole da lui un
impegno serio, altrimenti lo lascerà. Il secondo
episodio, invece, vede protagonista il giovane
americano Dwight, mantenuto di professione
dal convivente anziano Johan. In partenza per
New York, Johan chiede al giovane se per il loro
rapporto vi sarà un futuro. Dwight chiede novanta
minuti ma non farà in tempo a comunicare la sua
risposta all’uomo. Nel terzo episodio Miho è una
giovane studentessa di danza che Ozu, un
coreografo insegnante nella scuola, bacia
all’improvviso. Il fidanzato di Miho è in partenza
per Los Angeles e le dà novanta minuti per
una decisione sul loro amore. Neppure lei riuscirà
ad arrivare in tempo.
Sc.: H. Hartley; Fot.: Michael Spiller; Int.:
Paul Austin, Robert John Burke, Martin Donovan.
MER 11, h. 22.30, VEN 13, h. 18.30
•Steven Soderbergh
Intrigo a Berlino
The Good German
Usa 2006, 105’, col.
Germania, 1945. Il reporter americano Jake
Geismar viene inviato a Berlino per seguire la
conferenza di Potsdam. In realtà, Jake ha accettato
“La tragedia della guerra era passata: bisognava
evitare di essere poeta, e tutto ciò che abitualmente
è un artista, e costringersi a guardare attorno
in maniera strettamente realista” (R. Rossellini).
Sc.: Carlo Lizzani, Max Colpet, R. Rossellini;
Fot.: Robert Juillard; Int.: Edmund Moeschke,
Franz Kruger, Barbara Hintz.
GIO 12, h. 18.30, DOM 15, h. 22.30
•Philip Gröning
L’amour, l’argent, l’amour
Germania 2000, 134’, col., v.o. sott. it.
David si è rotto un braccio e ha appena perso
il suo lavoro da muratore. Girovagando per le
strade di Berlino incontra Marie, che lavora per
strada. Stanno insieme, si innamorano e decidono
di fuggire dall’inverno freddo della città. David con
un braccio ingessato e Marie con il suo cane Kurt,
partono a bordo di una vecchia Jaguar. Ha così
inizio un lungo viaggio attraverso la neve della exDDR fino al deserto di mare e sabbia sulla costa
francese. Peepshow, hotel alla buona, villaggi
vacanze abbandonati, violenza, mancanza di soldi, e
ancora il corpo di Marie in vendita. Una fuga dalla
rabbia e dal degrado in cerca di calore e di felicità,
di un dolce approdo sotto un cielo di stelle. “I miei
protagonisti arrivano da due vite completamente
diverse, anche se un certo grado di disorientamento
li accomuna entrambi. Lei è una prostituta, lui un
perdigiorno, uno che non ha ancora bene in mente
cosa fare della propria vita. Ma ciò che li salva è
proprio questa deriva, non hanno niente da perdere,
eppure, dopo molte rovine, riescono a costruire un
amore importante” (P. Gröning).
Sc.: P. Gröning, Michael Busch Fot.: Sophie
Maintigneux, Max Jonathan Silberstein; Int.:
Sabine Timoteo, Florian Stetter, Michael Schech.
Sc.: Paul Attanasio; Fot.: S. Soderbergh;
Int.: Gorge Clooney, Cate Blanchett, Toby Maguire.
GIO 12, h. 16.30, DOM 15, h. 20.30
•Roberto Rossellini
Germania anno zero
Italia 1948, 78’, b/n
Copia digitale realizzata da Cinecittà Holding
In una Berlino frantumata dalla guerra, il piccolo
Edmund avvelena il padre malato seguendo le
farneticanti teorie naziste di un suo vecchio maestro
che sostiene la necessità di eliminare i più deboli.
Alla fine, il ragazzino, preso dal rimorso, si uccide
gettandosi da una finestra di un palazzo
bombardato. Il film fu dedicato dallo stesso
Rossellini al figlio primogenito Romano, morto
all’età di 9 anni. Rossellini preparò accuratamente
la scena lasciando poi, volontariamente, all’aiutoregista Carlo Lizzani il compito di girare le ultime
riprese inerenti al suicidio del piccolo Edmund.
VEN 13, h. 20.00, SAB 14, h. 16.00
•Tom Tykwer
Lola corre
Lola Rennt
Germania 1998, 81’, col.
A Berlino, oggi, Lola e Manni sono innamorati
e progettano un futuro insieme. Manni ha un
lavoro certo alle dipendenze di un losco
commerciante d’auto per il quale trasporta di
nascosto ingenti somme di denaro. Ma
all’improvviso nella routine di questo ‘incarico’
si inserisce un imprevisto: nel tentativo di sfuggire
ai controllori sulla metropolitana, Manni dimentica
3
Germania dell’Est, ottobre 1989. La mamma
di Alex, attivista per il progresso sociale e il
miglioramento della vita nel regime socialista,
cade in coma. Si risveglia otto mesi più tardi
quando, nel frattempo, è stato abbattuto il muro
di Berlino ed è stata abolita la divisione tra la
Germania Est e Ovest. Alex non potrebbe essere
più felice per il risveglio della madre ma ha un
grande problema: deve evitarle lo shock visto
che il suo cuore è ancora molto debole. Per non
farle scoprire quello che è successo, trasforma
l’appartamento in cui vivono in una sorta di museo
socialista, in cui nulla sembra essere cambiato.
Ma ben presto la mamma sente l’esigenza
di vedere la televisione e di alzarsi dal letto.
Sc.: Bern Lichtenberg, W. Becker; F
ot.: Martin Kukula; Int.: Daniel Brühl, Katrin Sass,
Chulpan Khamatova.
SAB 14, h. 20.20, DOM 15, h. 16.30
•Carl Schenkel
Punk Angels,
i gladiatori del sabato sera
Kalt Wie Eis
Germania 1981, 86’, col.
“Gelido come il ghiaccio” è il titolo originale
tedesco di questo film che ci riporta
immediatamente nel clima di una Berlino Ovest
già nota e conosciuta da analoghi film intessuti
di violenza, sesso e scontri tra bande rivali di punk.
Il protagonista, Dave Balko, coinvolto in un traffico
di motociclette rubate, finisce in carcere ma evade
fingendo un suicidio. Ricercato dalla polizia, riesce
a nascondersi grazie all’aiuto di un amico, Alf,
e soprattutto della sua ragazza Corinna. Prima di
venire definitivamente braccato dalla polizia, Dave
ha ripetutamente modo di esibirsi e di fare la spalla
ad un mondo giovanile di violenza, evidenziato
anche dalla colonna sonora registrata nelle cantine
e nei garage dei gruppi punk.
Sc.: Berthold Sack; Fot.: Hors Knechtel;
Int.: Hanns Zischler, Uschi Zech, Brigitte Wollner.
SAB 14, h. 22.30, DOM 15, h. 18.45
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
larivista
delcinema
Viaggio a Kandahar. La storia del cinema afghano
di Grazia Paganelli
Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo, dal 3 all’8 luglio, Viaggio a Kandahar, una rassegna di cinema afghano per ripercorrere, attraverso dodici film e sette cortometraggi,
la storia del cinema in un paese dove il cinema ha dovuto lottare per trovare i suoi angusti spazi. Una storia fatta di diverse fortune e molte incertezze, restrizioni, strumentalizzazioni, censure che,
tuttavia, non sono mai riuscite a cancellare la voglia di cinema.
Al di là del Golfo, oltre alla fiorente industria cinematografica dell’Iran - nata negli anni Cinquanta e subito capace di produrre quasi cento film all’anno - si possono fare vere e proprie scoperte se si
vanno a cercare le testimonianze vitali delle cinematografie di alcuni paesi, stretti fra Cina e India, dove la settima arte è diffusa fin quasi dalle sue origini. L’India, ad esempio, ha lasciato in
Afghanistan (ma anche in Pakistan Nepal, Bhutan e Bangladesh) pesanti eredità culturali che tardano, ancora oggi, ad essere superate. Grazie anche alla sua posizione geografica, però, l’Afghanistan
è il paese che risente in minor misura dell’influenza indiana, essendo maggiormente proiettato verso le Repubbliche asiatiche dell’ex Unione Sovietica. Qui non si realizzano film fino alla metà degli
anni Quaranta, ma ci vogliono più di quindici anni perché la situazione acquisti continuità e coerenza produttiva (soprattutto grazie alla nazionalizzazione della produzione cinematografica avvenuta
nel 1973). Fino ad allora il paese ha “prestato” il suo set ad alcune produzioni straniere. Co-prodotto dalla società indiana Huma Film, è, ad esempio, Ishq wa doste (Amore e amicizia) diretto nel 1946
da Reshid Latif, dove i ruoli principali maschili vengono affidati ad attori del teatro di Kabul, mentre si deve ricorrere ad attrici indiane per i ruoli femminili. Con John Frankenheimer lavora invece,
nel 1973, l’afghano Toryali Shafaq sul set di The Horsemen (Cavalieri selvaggi), facendo di questa esperienza il punto di partenza della sua fortunata carriera, che lo porta ben presto a diventare una
delle personalità di punta del panorama cinematografico locale. Il film collettivo Rabhi Balkhie (1974), che si ispira alla vita della principessa Rabhi, vissuta nel X secolo, è co-diretto anche da Toryali
Shafaq, che lavora con regolarità fino all’invasione sovietica del dicembre 1979. Fino ad allora è autore, tra gli altri, di Mujasema ha Mekhandan (1975), Gholam-e eshq (1978) e Jenayat Karan (1979).
Meritano un cenno anche Latif Ahmadi e Saeed Orokzai, autori di un cinema semplice e incero, che si fa ritratto della vita quotidiana e dei problemi della piccola gente.
La rassegna Viaggio a Kandahar. La storia del cinema afghano, a cura di Grazia Paganelli, è un’iniziativa del Museo Nazionale del Cinema, realizzata in occasione della mostra Afghanistan. I tesori ritrovati
(Museo di Antichità, 25 maggio - 23 settembre 2007), ed è stata possibile grazie alla collaborazione con il Festival des 3 Continents di Nantes e con il sostegno della Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo.
ø percorsi
•Toryalai Shafaq, Khalek A’lil, Abbas Shaban
3-8 luglio
Rabeia e Balkhi
VIAGGIO A KANDAHAR. LA STORIA DEL CINEMA AFGHANO
Rabia of Balkh
Afghanistan 1974, 164’, b/n, v.o. sott. it.
•Reshid Latifi
Ishq Wa Dost
Love and Friendship
Afghanistan 1946, 44’, b/n, v.o. sott. it.
Due amici, un vecchio generale e un giovane poeta, sono innamorati della stessa donna ma senza che l’uno
sappia dell’altro. Quando scoprono la situazione, però, la giovane dichiara di ricambiare i sentimenti del poeta.
Il vecchio generale, allora, accetta che i due si sposino ma alla condizione che i due lo considerino come un
padre. Love and Friendship è di fatto il primo film che in assoluto sia stato prodotto e girato in Afghanistan.
Sc.: Hero Ladolise; Int.: Abdul Mahra, Noor Ahmad, Naim Rasa.
MAR 3, h. 16.30, VEN 6, h. 20.40
•Khalek A’lil
Talebgar
The Request
Afghanistan 1969, 40’, b/n, v.o. sott. it.
Rabia, la principessa del regno di Balkh, vive con il padre, re amato molto dai suoi sudditi, e con suo fratello
Hares, uomo pigro e corrotto, con cui Rabia non ha nulla in comune. Da decenni Balkh è impegnato in una
lunga guerra con il regno di Asheerodin fino a quando, durante una decisiva battaglia, il comandante viene
ucciso. Prende il suo posto il coraggioso e audace Baktazh, che vince finalmente la guerra. Rabia si
innamora di lui ma Hares si oppone al loro matrimonio. Dopo che Hares ha ucciso suo padre e ne ha preso
il potere, Rabia, per proteggere il suo amore e il suo paese lo affronta e lo uccide.
Sc.: Abdulah Shadan; Fot.: Sedik Aminzi; Int.: Abdulah Shadan, Sima Shadan, Daud Farani.
MAR 3, h. 20.30, SAB 7, h. 16.00
•Latif Ahmadi
Akhter Maskaneh
Akhter the Joker
Afghanistan 1981, 77’, b/n, v.o. sott. it.
Akhter è un povero clown alcolizzato che spesso beve in compagnia di un ricco amico. Un giorno, però, Akhter
gli confessa di essere innamorato di sua sorella Shala, notizia che fa molto arrabbiare l’uomo che caccia l’amico
e lo fa picchiare dai componenti di tutta la famiglia. Il giorno dopo Akhter, per vendicarsi, ferisce con un coltello
Shala e fugge, nascondendosi nel pollaio di casa sua. La polizia lo trova e lo porta in prigione.
Fot.: Wahidulah Ramak; Int.: Fakir Nabbi, Asis Nasser, Ibrahimm Turian.
MER 4, h. 16.00, SAB 7, h. 20.00
Storia di un giovane che si innamora follemente della bellissima Parwin. Lui, però, è molto povero mentre
la ragazza appartiene alla buona borghesia cittadina. Frustrato per la situazione, un giorno il giovane entra
in una gioielleria e, scelti un collier e un anello, li fa scivolare nella tasca di una cliente. Quando la donna
esce dal negozio il ragazzo la insegue fingendosi un commesso e accusandola di furto. Riesce così ad avere
i gioielli che intende regalare a Parwin per chiederla in moglie. Scoprirà troppo tardi, però, che la madre
della giovane è proprio la donna di cui si è servita per commettere il furto.
Int.: Kahn Aqasorur, Rasol Maimuna, Rafiq Sadek.
•Wahed Nazari
Lahzaha
Moments
Afghanistan 1983, 65’, b/n, v.o. sott.it.
MAR 3, h. 17.20, VEN 6, h. 21.30
•Toryalai Shafaq
Mujasema ha Mekhandan
The Statues are Laughing
Fakir raggiunge i mujaheddin per combattere contro le truppe governative, nonostante la madre abbia
cercato di fermarlo. Durante un combattimento Fakir viene ferito dai nemici e preso in ostaggio e portato
in ospedale dove trova le cure di cui ha bisogno. Una volta guarito riflette sul significato della sua lotta
e decide di passare dalla parte dell’esercito governativo. Ritorna, così, sui campi di battaglia. Il suo desiderio
è quello di far catturare il suo miglior amico per salvarlo, ma questi viene ucciso.
Sc.: Wahid Nazari; Fot.: Sadik Aminzai; Int.: Abdulah Samadi, Kadir Faruk, Arifudin, Azizula Hadaf.
MER 4, h. 17.20, SAB 7, h. 21.20
•Saeed Orokzai
Mard Ha Ra Qaul Ast
Ahmad, Nasrin e Shahla sono compagni di scuola. Mentre la famiglia di Nasrin è molto ricca, il padre
di Ahmad è molto povero e per vivere realizza piccole statue su commissione. Un giorno Shahla va da
Nasrin e gli rivela la situazione economica molto precaria del loro compagno. Il ragazzo è commosso
e visibilmente colpito dalla notizia e decide di fare visita all’amico ma quando arriva viene cacciato via
dai banditi cui Ahmad ha dovuto vendere le statue del padre. Inizia una colluttazione e Ahmad è ferito
a morte da un colpo di pistola. Solo ora le statue iniziano a ridere.
Fot.: Latif Ahmadi; Int.: Abdula Fatulah Parand, Zakia Kohzad, Saira Azam.
Men Keep Their Promeses
MAR 3, h. 18.15, VEN 6, h. 22.30
MER 4, h. 18.40, SAB 7, h. 22.30
Afghanistan 1984, 97’, col., v.o. sott.it.
Sher è un giovane che costruisce aquiloni. Vive a Kabul, non lontano dalla zia materna e da sua figlia Tahra.
Sher è innamorato di Tahra, ma quando la madre si rivolge alla famiglia della ragazza per proporre il
matrimonio tra i due, il padre di Sahra si rifiuta perché ha in programma di darla in moglie ad un altro
uomo. Sher medita di uccidersi ma poi accetta di partecipare alle nozze senza fare scenate.
Sc.: Akram Osman; Fot.: Kader Tahrir; Int.: Saïd Warakzi, Amin Rahimi, Ahmad Fazel.
4
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
•Latif Ahmadi
ø percorsi
Hamaseh Ishq
The Epic of Love
9 luglio
Un giorno
in Sudafrica
Afghanistan 1986, 159’, col., v.o. sott. it.
Due squadre avversarie di Buskashi combattono regolarmente le une contro le altre, ma il capo della
seconda squadra è geloso dei successi che consegue il capo della prima squadra. Quest’ultimo ha un figlio
che è innamorato della figlia del capitano della squadra avversaria, ma la loro unione è osteggiata dal padre
di lei al punto da uccidere freddamente la figlia, quindi convince il figlio del suo avversario a unirsi alla sua
squadra e, durante un combattimento, uccide sia lui che il padre.
Sc.: Ahmadi Latif; Fot.: Wahidulah Ramak; Asadulah Aram, Namad Arask, Fader Faruk.
Il cinema sudafricano ha vissuto
un’impressionante rinascita negli anni successivi
alla fine dell’apartheid, grazie a una politica
lungimirante del nuovo National Film
and Video Foundation che, insieme agli
investimenti del Department of Arts and
Culture, ha permesso a giovani talenti di
crescere ed esprimersi creativamente sulle
questioni più attuali, come la storia recente
della lotta contro l’apartheid. La rassegna
Dumela, Sudafrica! Immagini dalla nazione
arcobaleno è promossa dal Ministero per i Beni
e le Attività Culturali – Direzione Generale
per il Cinema, 3e-Media@ e Associazione
Controluce, in collaborazione con Museo
Nazionale del Cinema, Cineteca di Bologna,
Ente Mostra Internazionale Cinema Libero,
Fondazione Cineteca Italiana, Associazione
Maremetraggio, Associazione Cortoitaliacinema,
con la partecipazione di National Film
and Video Foundation of South Africa.
MER 4, h. 20.30
•Noor Hashem Abir
Ouruj
The Ascent
Afghanistan 1990, 128’, col., v.o. sott. it.
si adatta a fare il domestico per una famiglia di
bianchi, poi lavora in un garage e in un ristorante.
Nel tempo libero si intrattiene con i compagni
nelle bettole riservate ai neri dove circolano alcolici
illegali e dove si discute vivacemente della
segregazione razziale. La moglie e il figlio lo
raggiungono nel sobborgo di Sophiatown, ma la
speranza lascia presto il posto alla tragedia: mentre
Zachariah è trattenuto dalla polizia, un teppista di
colore, ancor più disgraziato di lui, irrompe nella
squallida baracca dell’uomo e uccide sua moglie.
Il film è stato girato in assoluta clandestinità dal
regista americano Lionel Rogosin che si è sempre
battuto contro l’Apartheid.
Ian Gabriel
Nella regione del Panchir, i mujaheddin combattono contro l’esercito sovietico. Abdel, uno dei soldati
migliori, viene catturato e messo in prigione. Quando i sovietici attaccano e mettono a ferro e fuoco
il suo villaggio, Abdel riprende a combattere, ma i nemici lo catturano e lo bruciano sul campo di battaglia.
Sc.: Siddiq Barmak; Fot.: Saïd Majud Hosine; Int.: Homayoun Paeez, Walli Tallash, Assad Tajzai.
Forgiveness
Sud Africa 2004, 112’, col., v.o. sott.it.
GIO 5, h. 16.15, DOM 8, h. 18.10
•Saeed Orokzai
Khakestar
Ashes
Afghanistan 1991, 60’, col., v.o. sott. it.
La storia di un uomo che perde se stesso e la sua dignità a causa della droga. Con lo stesso spirito
autodistruttivo, però, finisce per nuocere alla sua stessa famiglia, senza neppure accorgersi della sofferenza
che causa nel figlio. Uno dei film del regista Saeed Orokzai che ha contribuito, apartire dagli anni Ottanta,
a far rifiorire il cinema afgano, nonostante la censura e le difficoltà economiche e culturali.
Sc.: Bloke Molisane, Lewis Nkosi, L. Rogosin; Fot.:
Ernest Artaria, Emil Knebel; Int.: Zachria Makeba,
Mirian Makeba, Vinah Makeba.
LUN 9, h. 20.30
GIO 5, h. 18.30, DOM 8, h. 20.30
Zola Maseko
Drum
•Mohsen Makhmalbaf
Viaggio a Kandahar
Usa/Sud Africa 2004, 94’, col., v.o. sott. it.
Safar e’ Ghandehar
Iran 2001, 85’, col.
Dopo essere emigrata in Canada, dove lavora come giornalista, Nafas cerca di ritornare in Afghanistan
per raggiungere la sorella minore che le ha scritto una lettera in cui dice di volersi suicidare prima dell’ultima
eclissi di sole del Millennio. L’avvenimento è imminente e Nafas parte preoccupata. Giunta in Iran ha ancora
tre giorni a disposizione per entrare in Afghanistan e raggiungere Kandahar. Il viaggio è lungo e pieno
di rischi perché la donna deve nascondersi e cercare di passare inosservata agli occhi dei talebani. Lungo la
strada incontra persone che la aiutano, come il piccolo Khak che, alla fine, le regala un anello, oppure Tabib,
un finto medico ed ex soldato che si è dedicato alla ricerca di Dio e che lascia Nafas con un gruppo di donne
in viaggio per partecipare ad una cerimonia di nozze. Come tutte le donne afghane, anche lei si nasconde
dentro la gabbia del burqua che per lei, paradossalmente, potrebbe trasformarsi nella sua salvezza.
Sc.: M. Makhmalbaf; Fot.: Ebraham Ghafouri; Int.: Niloufar Pazira, Hassan Tantai, Sadou Teymoury.
Nella minuscola cittadina di Paternoster
giunge Tertius Coetzee. È visibilmente malato,
ha il viso stanco, gli occhi persi e segnati.
L’uomo era un poliziotto ai tempi dell’Apartheid
e ora che sono passati dieci anni dai processi
di verità e riconciliazione non riesce a
dimenticare le sue colpe. Coetzee, infatti,
si è reso responsabile della tortura e dell’uccisione
del giovane attivista nero Daniel Grootboom,
e ora non riesce a trovare la pace. Si reca,
così, dalla famiglia del giovane per ottenerne
il perdono, ma trova, dapprima, grande ostilità
da parte della sorella del giovane torturato
e ucciso. La ragazza vuole vendetta e per
ottenerla raggruppa attorno a sé alcuni attivisti.
Sc.: Greg Latter; Fot.: Giulio Biccari;
Int.: Arnold Vosloo, Quanta Adams, Christo Davids.
GIO 5, h. 22.30
•Ahaad Zhowand
De Kouso Sargardan
The Tramp
Afghanistan 1996, 115’, col., v.o. sott. it.
LUN 9, h. 16.30
Tom Hooper
Red Dust
Gran Bratgna/Sud Africa 2004, 110’, col., v.o.
sott.it.
Nel Sudafrica post-apartheid, il poliziotto Dirk
Hendricks, condannato per le sevizie sull’attivista
politico Alex Mpondo e sul suo amico Steve Sizela,
fa domanda di amnistia. Ma Mpondo, ora membro
del Parlamento, si oppone alla richiesta e accusa
Hendricks di essere responsabile anche della
scomparsa di Sizela. A rappresentarlo nella sua
battaglia legale sarà l’avvocato Sarah Barcant,
di origini sudafricane ma fuggita dal paese
molti anni prima.
Sc.: Troy Kennedy-Martin, dal romanzo di
Gillian Slovo; Fot.: Larry Smith; Int.: Jamie Bartlett,
Hilary Swank, Chiwetel Ejiofor.
Nell’Afghanistan sud occidentale Djamal, un giovane orfano, viene accolto dalla famiglia dei vicini di casa
che lo alleva come un figlio. Djamal vaga attraverso i vicoli del villaggio e qui, a causa della sua distrazione,
diventa il perfetto colpevole di un banale crimine di cui è, in realtà, solo un testimone. Non è la prima volta
che Djamal si caccia nei guai, proprio a causa del suo modo svagato e disattento di gironzolare.
Fortunatamente, però, è protetto dalla ricca Zarlachta che in molte occasioni lo difende dalle false accuse.
Sc.: A. Ahad Jwand; Fot.: Mohamad Homayoun Marzi; Int.: Esmatollah Aryan, Switaa, Yahya Farid.
LUN 9, h. 18.30
VEN 5, h. 16.15, DOM 8, h. 16.00
Lionel Rogosin
Come Back, Africa
•AA.VV.
Antologia corti afghani
Usa 1960, 95’, b/n, v.o. sott.it.
Copia restaurata dalla Cineteca del Comune
di Bologna
Zachariah è uno zulu molto povero che si
trasferisce a Johannesburg per trovare un lavoro
e sostenere economicamente la famiglia. In città
lo aspettano vari impieghi, tutti segnati dal
razzismo imperante: scende in una miniera,
Afghanistan 1990-2003, 125’, col., v.o. sott. it.
Il programma comprende: Alam Nashresh - First Writings di Moosa Zakizade (2003, 15’), Qorbani - Victim
di Homeicon Naseez (2002, 15’), Kabul Nendari - Kabul Cinema di Mirveis Rekab (2002, 23’), Gobipram The Kite di Razi Mohabi (2003, 14’), Destha Sabz - Green Hands di Zanemgira (2003, 13’), Saya - The
Shadow di Nacir Al’Quas (1990, 23’), Shabnam - The Dew di Mohamed Heydari (2003, 16’).
VEN 5, h. 16.15, DOM 8, h. 16.00
5
Johannesburg, anni Cinquanta. Henry Nxumalo,
uno dei più importanti giornalisti sudafricani,
decide di aprire un’indagine sulla condizione
dei lavoratori agricoli nella zona della Transvaal.
Per denunciare sfruttamenti, miseria e ingiustizie
sociali si fa assumere come contadino in
un’azienda dove i lavoratori vengono trattati
come schiavi. In seguito si fa arrestare per provare
le condizioni disumane dei carcerati nell’Africa.
Il risultato di questa ricerca condotta in prima
persona sono una serie di sferzanti réportage
pubblicati sulla celebre rivista “Drum”, ma presto
il giornale diventa fonte di imbarazzo per le
autorità e quindi ridotta al silenzio.
Sc.: Jason Filardi; Fot.: Lisa Rinzler; Int.: Taye Diggs,
Tumisho Masha, Moshidi Motshegwa.
LUN 9, h. 22.15
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
ø cinema del presente
16-23 luglio
I segni del male. Frammenti del nuovo horror americano
•Christophe Gans
•Tobe Hooper
•Wes Craven
Silent Hill
Il custode
Le colline hanno gli occhi II
Usa 2005, 94’, col.
Usa/Gran Bretagna 1985, 90’, col.
Alcuni motociclisti in viaggio attraverso il deserto californiano,
per raggiungere il circuito dove parteciperanno ad un’importante
gara di motocross, si rendono conto di essere estremamente in ritardo
e così prendono una deviazione. La scelta si rivelerà assai pericolosa
tanto che molti di loro non raggiungeranno mai la meta. Sul loro
percorso, infatti, incontreranno una famiglia selvaggia e cruenta,
che li coinvolge in un macabro gioco.
Sc.: Wes Craven; Fot.: David Lewis; Int.: Tamara Stafford,
Kevin Spirtass, John Bloom.
Francia/Giappone/Usa 2006, 120’, col.
Mortuary
The Hills Have Eyes Part II
MER 18, h. 18.20, GIO 19, h. 22.20
•Alexander Aja
Le colline hanno gli occhi
The Hills Have Eyes
A causa della malattia, apparentemente incurabile, che affligge sua
figlia Sharon, Rose decide di portare la bambina a Silent Hill, una
sperduta cittadina che la piccola evoca continuamente durante il
sonno. Nonostante il dissenso del marito Christopher, madre e figlia si
mettono in viaggio e, giunte nei pressi della città, si imbattono in una
figura misteriosa. Per evitare uno scontro, l’auto sbanda e la donna
sviene. Al suo risveglio la figlia è scomparsa e così Rose, con l’aiuto di
Cybil Bennett, una risoluta poliziotta, inizia ad esplorare la città nel
tentativo di ritrovarla. Nel corso delle ricerche, Rose viene a scoprire
gli inquietanti avvenimenti che hanno trasformato Silent Hill in una
città maledetta cui sua figlia Sharon sembra misteriosamente legata.
Sc.: Roger Avary; Fot.: Dan Laustsen; Int.: Radha Mitchell, Laurie
Holden, Sean Bean.
LUN 16, h. 16.15, MAR 17, h. 20.15
•Iain Softley
The Skeleton Key
Usa 2005, 104’, col.
La famiglia Doyle, composta da madre, figlio e figlia, si trasferisce
in una cittadina rurale della California dove prende in gestione
l’abbandonata attività dell’impresa funebre Fowler Brothers Funeral
Home. Presto, però, la famiglia si rende conto che potrebbero rivelarsi
fondate le voci secondo le quali il luogo dove sorge l’azienda di pompe
funebri sarebbe infestato da oscure presenze. Di notte qualcosa si
muove in giardino, e al mattino si rendono visibili i segni di una vita
sconosciuta che potrebbe essere portatrice di non pochi guai.
Sc.: Jace Anderson, Adam Gierasch; Fot.: Jaron Presant;
Int.: Dan Byrd, Stephanie Patton, Denise Crosby.
Usa 2006, 107’, col.
Il detective di Cleveland Big Bob Carter e sua moglie Ethel hanno
deciso di portare tutta la famiglia in vacanza in California per
festeggiare il loro anniversario di matrimonio. Salgono così a bordo
della loro Suburban, con la vecchia roulotte al traino in compagnia
della figlia Lynn, del marito di lei Doug, dell’altra figlia Brenda
e del figlio Bobby. Lungo il viaggio, ‘Big Bob’ decide di imboccare
una via traversa e ben presto la famiglia Carter si ritrova in una
desolata zona desertica. Una serie di disavventure ha inizio con
un guasto all’auto che li lascia bloccati nel mezzo del deserto
e la loro permanenza diventa estremamente pericolosa quando
subiscono gli attacchi di una tribù composta da orribili mutanti.
Sc.: A. Aja, Gregory Lavasseur; Fot.: Maxime Alexandre;
Int.: Aaron Stanford, Ted Levine, Kathleen Quinland.
MER 18, h. 20.30, GIO 19, h. 16.30
LUN 16, h. 20.30, MAR 17, h. 16.30
•Martin Weisz
•Tobe Hooper
The Hills Have Eyes II
Le colline hanno gli occhi 2
La casa dei massacri
Usa 2007, 89’, col.
Toolbox Murders
Usa 2004, 91’, col.
Il Lusman Building, un fatiscente edificio nel cuore della vecchia
Hollywood, nasconde qualcosa di misterioso. Non è un semplice
palazzo in rovina, lontano dai fasti del passato, ma il rifugio di un
oscuro segreto. Qualcosa di malvagio popola le sue stanze, qualcosa
legato alla sua architettura e agli strani simboli esoterici che ne
costellano le pareti, qualcosa che ha bisogno di uccidere per restare
in vita. Quando Nell e suo marito Steven vi si trasferiscono, inizia
per loro un viaggio da incubo che li porterà faccia a faccia con
il puro orrore.
Sc.: Jace Anderson, Adam Gierasch; Fot.: Steve Yedlin;
Int.: Angela Bettis, Brent Roam, Juliet Landau.
LUN 16, h. 22.15, MAR 18.15
•Wes Craven
Le colline hanno gli occhi
The Hills Have Eyes
Usa 1977, 98’, col.
Caroline ha venticinque anni e, dopo aver assistito alla morte di suo
padre senza tentare di fare qualcosa per lui, ha lasciato il suo lavoro
di manager rock e si è totalmente fatta assorbire da un altro tipo di
impiego che consiste nel prendersi cura di persone che hanno subito
danni o maltrattamenti, e di malati terminali. Caroline si trasferisce
in Louisiana per occuparsi di Ben che, dopo un misterioso incidente,
è rimasto semiparalizzato e non riesce più a parlare. La casa dove Ben
vive con sua moglie Violet ha una strana atmosfera e Caroline ha la
sensazione che tra le mura domestiche si nasconda qualche segreto.
Infatti quando un giorno apre la porta di una stanza segreta, vi trova
dei resti di sangue, capelli e altri accessori necessari per i riti voodoo.
Violet si mostra sorpresa della scoperta, ma Caroline è sicura che il
trauma di Ben sia nato in quella stanza.
Sc.: Ehren Kruger; Fot.: Daniel Mindel; Int.: Kate Hudson,
Gena Rowlands, Peter Sarsgaard.
Bob ed Ethel Carter sono in viaggio verso la California con tutta la
loro famiglia: Brenda, Bobby e Lynne con il marito Doug e la loro
piccola Katy. Bob, poliziotto in pensione, desideroso di visitare una
miniera d’argento abbandonata, lasciata l’autostrada, porta la tribù
in un deserto collinoso e non desiste neppure dopo che il vecchio
benzinaio Fred gli ha oscuramente preannunciato grossi pericoli.
Le colline, infatti, sono popolate da una famiglia selvaggia, originata
da Jupiter, deforme figlio di Fred. Organizzatissimi, i selvaggi figli del
mostro intrappolano i visitatori, li uccidono e non rifuggono neppure
da pasti cannibaleschi. Solo la giovane Ruby ha tentato di fuggire ed
è stata per questo incatenata dai fratelli. Quando l’auto di Bob rimane
immobilizzata nel deserto, Jupiter e i suoi iniziano gli attacchi: Bob,
Ethel e Lynne vengono uccisi, Brenda viene violentata e Katy rapita.
Sc.: W. Craven, Stephen King; Fot.: Eric Saarinen; Int.: Susan Lanier,
Robert Houston, Martin Speer.
Un plotone di reclute della Guardia Nazionale che sta effettuando
una sessione di addestramento nel deserto, si imbatte nelle pericolose
colline abitate dai misteriosi mutanti, più agguerriti che mai.
Quarta incursione nel mondo distorto del deserto della California.
Il film, prodotto da Wes Craven, che ha ideato i personaggi malvagi
e cannibali della fatiscente cittadina contaminata dagli esperimenti
radioattivi che hanno trasformato i pochi abitanti in mutanti violenti
e assetati di vendetta.
Sc.: Wes e Jonathan Craven; Fot.: Sam McCurdy;
Int.: Michael McMilliam, Jessica Stroup, Daniella Alonso.
LUN 16, h. 18.30, MAR 17, h. 22.30
MER 18, h. 16.30, GIO 19, h. 20.30
MER 18, h. 22.30, GIO 19, h. 18.30
6
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
•David R. Ellis
Snakes on a Plane
Usa 2006, 105’, col.
Lauren, Megan, Claire, Heather e Melissa vivono nell’ex-casa di Billy
ma sentono un’oscura presenza. Ricevono spesso telefonate minacciose
e un giorno, durante le vacanze di Natale, una di loro scompare.
I sospetti cadono su Billy…
le rispettive storie. L’incontro, però, finisce inevitabilmente tra i fumi
dell’alcol e allora i quattro trovano l’ardore per spingersi fino al
cimitero, a celebrare sulla tomba dell’amico. Quando trovano una
misteriosa busta con una specie di sonetto ossianico, i tre sono
talmente ubriachi da recitarlo e mettersi a ballare tra le tombe. Fanno,
così, risvegliare gli spiriti che li perseguiteranno per un intero ciclo
lunare, in maniera via via più insistente e pericolosa.
Sc.: Brad Keenee, Chris Skinner; Fot.: David A. Armstrong;
Int.: Dominic Purcell, Tchéky Karyo.
DOM 22, h. 16.30, LUN 23, h. 20.30
•Brian Avenet-Bradley
Dark Remains
Usa 2005, 91’, col., v.o. sott. it.
Emma, la figlia di Allen e Julie, viene ritrovata morta con la gola
e i polsi tagliati. Julie non riesce a elaborare compiutamente il lutto
e, sebbene accetti la proposta del marito di trasferirsi in una casa
di montagna isolata, continua segretamente a dare la colpa
ad Allen per la morte della bambina. Allen spera di trovare nella
natura, fra boschi e montagne, la tranquillità necessaria per continuare
il suo lavoro di scrittore di manuali tecnici e scientifici mentre la
moglie riprende a fare fotografie, affascinata da una prigione non
lontana e chiusa da tempo. Ben presto cominciano le apparizioni
e gli strani incidenti, in un crescendo che rischia di portare i due
alla follia. Quando Allen scoprirà che i precedenti inquilini della casa
si sono tolti la vita e che ogni 22 maggio accade qualcosa di atroce
nella zona, le cose per la coppia si complicheranno ulteriormente
e i due dovranno combattere contro i fantasmi della mente
e un nemico ben più tangibile.
Sc.: B. Avenet-Bradley; Fot.: Laurence Avenet-Bradley;
Int.: Cheri Christian, Greg Thompson, Scott Hodges.
DOM 22, h. 18.15, LUN 23, h. 22.15
Sean Jones sta trascorrendo una tranquilla vacanza alle Hawaii quando
assiste all’assassinio di un importante procuratore. Sean è l’unico
testimone oculare, il solo a poter incastrare Eddie Kim, un pericoloso
boss della malavita responsabile dell’omicidio. Nelville Flynn è
l’agente dell’FBI incaricato di scortare Sean a Los Angeles per
testimoniare. Nessuna precauzione viene trascurata e vengono prese
tutte le misure di sicurezza. Ma mentre si trovano ad alta quota l’aereo
viene invaso da numerosi serpenti velenosi che si infiltrano anche
nello spazio piú angusto costringendo tutti i passeggeri ad una lotta
disperata per la sopravvivenza. L’agente Flynn tenterà in ogni modo
di proteggere il suo testimone e di portare l’aereo a terra.
Sc.: Sebastian Gutierrez, John Heffernan; Fot.: Adam Greenberg;
Int.: Samuel L. Jackson, Julianna Margulies, Nathan Philips.
VEN 20, h. 16.30, SAB 21, h. 20.30
•Darrell James Roodt
Prey – La caccia è aperta
Usa/Sud Africa 2007, 92’, col.
•Stephen Hopkins
I segni del male
The Reaping
Sc.: G. Morgan; Fot.: Robert McLachlan; Int.: Katie Cassidy, Mary
Elizabeth Winstead, Lacey Chabert.
VEN 20, h. 20.30, SAB 21, h. 16.30
•Robert Clark
Black Christmas –
Un Natale rosso sangue
Canada 1974, 98’, col.
Alla vigilia di Natale, da un pensionato per ragazze scompare
Claire Harrison. Nonostante nei dintorni sia stato intanto rinvenuto
il cadavere di una tredicenne assassinata, la polizia non dà molta
importanza all’improvvisa sparizione della giovane. Il cadavere
di Claire resta perciò nella soffitta del pensionato, dove si aggiunge
ben presto anche quello della signorina Maig, la proprietaria dello
stabile che le tre ragazze rimaste credono partita per le vacanze, come
le loro compagne. Decisa a far cessare le ignobili telefonate di un
maniaco, Jessie chiede l’intervento della polizia, che mette sotto
controllo il telefono del pensionato. Nel tempo occorrente al tenente
Fuller per scoprire che il maniaco si annida all’interno, costui uccide
sia Barbara che Phyllis. Quando infine gli agenti penetrano nel
pensionato, scoprono il corpo di Peter, ucciso da Jessie, e quelli
di tutte le sue vittime. Ma era proprio Peter il maniaco omicida?
Sc.: Roy Moore; Fot.: Reginald H. Morris; Int.: Olivia Hussey,
Keir Dullea, Margot Kidder.
Usa 2006, 110’, col.
Katherine Winter, un’ex missionaria, ha perso la fede dopo che
la sua famiglia è stata barbaramente uccisa e da allora si è dedicata
alla soluzione scientifica dei misteri religiosi. Tuttavia, quando viene
chiamata a risolvere l’incomprensibile apparizione delle dieci piaghe
bibliche in una cittadina della Louisiana, Katherine si trova costretta
a recuperare la fede perduta così da sconfiggere le presenze maligne
che stanno affliggendo gli abitanti del luogo.
Sc.: Carey Hayes, Chad Hayes; Fot.: Peter Ievy Kohout;
Int.: Hilary Swank, David Morrissey, Idris Elba.
DOM 22, h. 20.30, LUN 23, h. 16.30
•Renny Harlin
The Covenant
Usa 2006, 97’, col.
VEN 20, h. 22.30, SAB 21, h. 18.30
•Mike Mendez
The Gravedancers
Usa 2006, 95’, col., v.o. sott. it.
Tom Newman si è da poco sposato in seconde nozze con Amy.
La donna, però, non ha un buon rapporto con i figli che lui ha avuto
dal suo precedente matrimonio: l’adolescente Jessica e il piccolo
David. Intenzionato a far familiarizzare Amy e i ragazzi, Tom
organizza una vacanza in Africa che prevede un safari spettacolare
all’interno di una riserva di caccia. Condotti dalla guida Brian, Amy
e i ragazzi partono per il safari a bordo di una jeep, ma lungo il
percorso l’uomo propone una deviazione verso una strada non battuta
che li porterà in mezzo ad un branco di leoni affamati e spietati.
Sc.: Jeff Wadlow, Beau Bauman; Fot.: Michael Brierley Grauer;
Int.: Bridget Moynahan, Peter Weller, Carly Schroeder.
VEN 20, h. 18.30, SAB 21, h. 22.30
•Glen Morgan
Black Christmas –
Un Natale rosso sangue
Usa/Canada 2006, 110’, col.
Una donna uccide il marito e si rifà una famiglia con un nuovo
compagno, dal quale ha una figlia. Billy, il figlio di primo letto, è
invece stato rinchiuso in soffitta, odiato dalla madre. Un giorno Billy
perde il controllo e uccide tutti. Molti anni dopo la casa è diventata
di proprietà di una signora che ospita studentesse. Kelli, Dana,
Mike Mendez, regista di due film di culto come Killers e The Convent,
torna alla regia con un piccolo film indipendente a basso costo,
una storia di fantasmi vendicativi che rifugge dalle mode correnti.
Tre amici si ritrovano al funerale di un compagno di sbronze e ne
approfittano per trascorrere un po’ di tempo insieme e raccontarsi
7
Strani avvenimenti accadono alla Spenser Academy, un collegio
del New England destinato ad accogliere i rampolli delle famiglie
più importanti della regione. Quattro studenti, discendenti delle prime
famiglie stanziatesi nella colonia di Ipswich all’inizio del Seicento ai tempi dei processi alle streghe di Salem - hanno ereditato poteri
straordinari dai loro antenati. Giunti alla soglia della maggiore
età devono confrontarsi con la difficile gestione dei loro facoltà
sovrannaturali e con la strenua battaglia contro una forza malvagia
cercando, nel frattempo, di non svelare il segreto che le loro famiglie
hanno tenuto nascosto per secoli.
Sc.: J. S. Cardone; Fot.: Pierre Gill Shore; Int.: Steven Strait,
Laura Ramsey, Taylor Kitsch.
DOM 22, h. 22.30, LUN 23, h. 18.30
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
ø i protagonisti
8 luglio
Aki Kaurismäki a Torino
Lo storico del cinema Peter Von Bagh ha pubblicato l’anno scorso, in occasione della retrospettiva
completa dedicata ad Aki Kaurismäki dal Festival di Locarno, una preziosa monografia dedicata
al regista finlandese. La Cineteca del Comune di Bologna, in collaborazione con il Museo
Nazionale del Cinema, ha deciso di sostenerne la pubblicazione in Italia per i tipi di ISBN.
Domenica 8 luglio, alle ore 20.30, Aki Kaurismäki e Peter Von Bagh incontreranno il pubblico
torinese per presentare il libro e commentare le immagini di Amleto si mette in affari, una delle
opere più geniali e meno note del grande cineasta nordico.
•Aki Kaurismäki
Amleto si mette in affari
Hamlet liikemaailmassa
Finlandia 1987, 86’, b/n, v.o. sott.it.
Il perfido Klaus, amante di Gertrude, avvelena il marito di lei, direttore generale di un’importante industria
finlandese, sperando di prendere il suo posto e completare una transazione con una delle maggiori industrie
rivali. Alla morte di suo padre però, Amleto entra in possesso del cinquantuno per cento delle azioni
dell’industria. Klaus decide di far fuori anche lui ma ogni tentativo sembra andare a vuoto e i protagonisti
della vicenda muoiono uno ad uno per casi fortuiti. Polonius viene ucciso da una pallottola, Gertrude muore
avvelenata da un pollo arrosto destinato a suo figlio, Ofelia muore nella sua vasca da bagno per overdose.
Anche Klaus e il fido Lauri muoiono tentando di sopprimere Amleto. Quando però Amleto confessa al suo
autista Simo di aver ucciso suo padre, anche per lui non ci sarà più scampo.
Sc.: A. Kaurismäki, liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare; Fot.: Timo Salminen;
Int.: Pirkka Pekka Petelius, Esko Salminem, Kati Outinen.
DOM 8, h. 20.30 – Sala Uno (ingr. euro 3,50)
Fotogrammi
ø il cinema degli altri
Cinema di Barriera
Musei di celluloide
La VI edizione di Cinema di Barriera, dopo la presentazione al Cinema Massimo
in occasione dell’incontro con Vittorio De Seta, prosegue nella prima parte
di luglio sul territorio di Barriera di Milano. Il 3 luglio, presso l’Auditorium
Cascina Marchesa, Corso Vercelli 141/7, verrà presentato il programma “Cinema
di quartiere”, con la proiezione del documentario Torino Terrona di Giovanni
Petitti, del primo episodio della sit-com intitolata Banchi bianchi, interpretata
e realizzata dagli operatori del mercato di Piazza Foroni, e di una serie di clip
sui gusti cinematografici in città realizzati nell’ambito della manifestazione
CINEMAINSTRADA. Il 4 luglio, sempre alla Cascina Marchesa, il programma
“La memoria della città” prevede un trittico di documentari realizzati da
Maurizio Orlandi, che raccontano alcune storie torinesi: Abbiamo perso solo ai calci
di rigore, Quei ragazzi del borgo del fumo e Il bandito della barriera. Nella serata
verrà presentato il romanzo di Alberto Davanzo Compagni a Quadrivio Zappata,
che narra una vicenda di immigrazione operaia nella Torino degli anni ’70.
Il 10 luglio l’appuntamento è alla Sala Polivalente di via Leoncavallo, 17, con la
prima parte del programma “Culture e confini” in cui il regista Alessandro Cocito
presenta Il popolo del balon, un documentario sulla storia e la cultura del pallone
elastico. Nel corso della serata verrà presentata anche Un’antologia di immagini
“di confine”, con alcuni estratti dell’ampia produzione di Cocito. L’11 luglio,
infine, sempre alla Sala Polivalente, nella seconda parte di “Culture e confini”
il regista Sandro Gastinelli propone tre dei suoi lavori incentrati sulle comunità
di montagna, sulla cultura e la religiosità popolare: Marghè Marghìer, Piròt,
en Fièt d’en Bot e Arriverà il sole. Tutte le proiezioni di Cinema di Barriera sono
ad ingresso gratuito e prevedono l’incontro con gli autori delle opere presentate.
Le sale sono dotate di aria condizionata. Curata da Umberto Mosca per AIACE
Torino, la manifestazione è sostenuta dalla Circoscrizione 6 e dall’Assessorato
alle Politiche per l’Integrazione.
2 luglio
che lavora in un fast food frequentato dal ragazzo.
La convivenza fa si che tra i due si instauri un
rapporto di reciproca confidenza e quando per
Amanda arriva il momento di tornare dal fidanzato
delinquente e alla sua solita vita, lei si rende conto
che le cose non sono più come prima.
Sc.: D. Ferrario; Fot.: Dante Cecchin; Int.:
Giorgio Pasotti, Francesca Inaudi, Fabio Troiano.
LUN 2, h. 16.30
•Jon Jost
Tutti i Vermeer a New York
Una giornata di proiezioni speciali, lunedì 2
luglio, saluta l’uscita in libreria del volume Musei
di celluloide, frutto della collaborazione tra il
Coordinamento dei Servizi Museali della
Città di Torino e Aiace Torino. Edita da Celid,
l’agile monografia, curata da Sara Cortellazzo,
segretario generale dell’Aiace, e da Vincenzo
Simone, dirigente del Settore Educazione al
patrimonio culturale della Città di Torino, esamina,
attraverso una serie di brevi saggi scritti da diversi
critici cinematografici (Stefano Boni, Mariolina
Diana, Michele Marangi, Umberto Mosca,
Massimo Quaglia, Dario Tomasi), l’istituzione
“museo” sotto un profilo insolito e originale, ossia
nelle sue relazioni e contaminazioni con il cinema,
specchio delle progressive trasformazioni subite in
questi anni dagli spazi espositivi.
Oggi sempre più coinvolgenti e orientati a
sperimentare nuove modalità di mediazione
del patrimonio culturale e di fruizione da parte
del pubblico, i musei sono stati spesso, sul grande
schermo, scenario di incontri, di innamoramenti,
di colpi di fulmine, di storie mozzafiato e di
avventure da brivido, oltreché luoghi d’estasi,
di riflessione, di scoperta. Set cinematografici
naturalmente affascinanti, come dimostra anche
il recente successo di Una notte al museo di
Shawn Levy, hanno assunto in molti film un
ruolo primario, diventandone i veri protagonisti.
Casi esemplari sono, in questo senso, alcuni dei
lungometraggi analizzati nel volume, che vengono
proiettati per l’occasione al cinema Massimo.
Ingresso: euro 2,50 (pr. pomeridiane),
euro 3,50 (pr. serali).
La voce segreta delle parole
Si conclude a luglio al Cinema Massimo, in sala Due, il secondo ciclo
della rassegna La voce segreta delle parole – Il grande cinema in lingua
originale, che prevede la proiezione di film di grande successo, già usciti
in sala, presentati in versione originale con sottotitoli in italiano.
Il programma è in distribuzione presso la cassa del Cinema Massimo.
Il terzo ciclo di La voce segreta delle parole – Il grande cinema in lingua
originale avrà inizio giovedì 13 settembre e proseguirà fino alla fine dell’anno.
Come sempre è possibile organizzare proiezioni mattutine per le scuole.
Per informazioni: 011/8138516-517, e-mail: [email protected].
Il film di luglio
•Davide Ferrario
The Illusionist
Dopo mezzanotte
di Neil Burger (Usa/Rep. Ceca 2007, 125’), v.o. sott.it.
Italia 2003, 90’, col.
Martino lavora come custode notturno della Mole
Antonelliana, dove ha sede il Museo del Cinema.
Quando non lavora, passa le sue giornate a
guardare vecchie film muti in una specie di
abitazione che si è ricavato da un locale in disuso
all’interno dell’edificio. Un giorno Martino offre
riparo a una ragazza in fuga dalla polizia, Amanda,
Giovedì 5 luglio, h. 20.15/22.30
A causa di un refuso, nello scorso numero della Rivista del
Cinema il nome di Alejandro Jodorowsky è stato scritto,
nel titolo, in modo errato. Ce ne scusiamo con i lettori.
8
Usa 1991, 87’, col.
Ambientato nell’opulente mondo artistico e
finanziario di New York, il film racconta la storia
di Anna, attrice francese a Manhattan, che divide
un lussuoso appartamento con altre due giovani
donne, Felicity e Nicole. Anna è a turno timida,
manipolatrice, adolescianziale e meditativa.
Mentre sogna ad occhi aperti al Metropolitan
Museum, incontra Mark, agente di cambio di
Wall Street che cerca sollievo dallo stress della
Borsa negli eterni capolavori di Vermeeer. Anna
e Mark si danno appuntamento in un piccolo caffè,
poi si incontrano nuovamente in cima al World
Trade Center e più tardi nel luminoso loft di Mark.
Un giorno, dopo una dura giornata di lavoro,
Mark ritorna alla galleria dei Vermeer.
Improvvisamente è colto da un malore,
barcolla fino alla cabina telefonica e viene colpito
da un’emorragia cerebrale. Mentre muore, Mark
chiama Anna per dirle che la ama. Anna lo raggiunge
al museo e scompare in un ritratto di Vermeer.
Sc. e Fot.: J. Jost; Int.: Emmanuelle Chaulet,
Katherine Bean, Stephen Lack.
LUN 2, h. 18.15/22.15
•Aleksandr Sokurov
Arca russa
Germania/Russia 2001, 96’, col.
Un viaggio nello splendore del palazzo
dell’Hermitage di San Pietroburgo. Qui un
regista si muove con l’aiuto di un aristocratico
del diciannovesimo secolo attraverso la storia
della Russia, dal settecento ad oggi. Vagabondando
lungo gli splendidi corridoi e i saloni del palazzo,il
Marchese e il cineasta sono testimoni di incredibili
scene dell’epoca degli Zar: Pietro il Grande che
frusta un suo generale, Caterina la Grande che
corre a riposarsi durante la rappresentazione della
sua pièce, la famiglia dell’ultimo zar che cena
tranquillamente senza rendersi conto
dell’imminente Rivoluzione. Assistono inoltre
all’ultimo Gran Ballo Reale del 1913, con centinaia
di invitati. La fine di un’epoca è vicina. Quando
si conclude il loro viaggio nel tempo, i due uomini
iniziano un’appassionata e divertente disputa
verbale: il Marchese ha un rapporto di amore-odio
con la Russia, mentre il cineasta polemizza sul
difficile rapporto della sua patria con il passato
e con l’Europa di oggi. In questo contesto
l’Hermitage è visto come l’arca dell’anima russa.
Sc.: Anatoli Nikiforov, Svetlana Proskurina,
Boris Khaimsky, A. Sokurov; Fot.: Tilman Buttner;
Int.: Sergei Dreiden, Mariya Kuznetsova,
Leonid Mozgovoy.
LUN 2, h. 20.30
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
larivista
delcinema
Angelo Frontoni: Mediterraneo
Mole Antonelliana 6 luglio – 9 settembre 2007
Un unico titolo per unire due mostre fotografiche che in comune hanno lo sguardo sapiente
e coinvolgente del fotografo Angelo Frontoni, scomparso nel 2002 e il cui archivio è stato di
recente acquisito dal Museo Nazionale del Cinema e dal Centro Sperimentale di Cinematografia
di Roma. Soprannominato “il fotografo delle dive” Frontoni ha descritto il dorato mondo del
cinema e delle sue splendide attrici, riprendendole durante le pause di lavoro, oppure sul set, nel
confronto con il regista e gli altri attori. Due mostre in una, dunque, Capri 1963: il disprezzo
e Bellezze al bagno, in cui si dà ampio spazio alla versatilità di un artista che, con il suo obiettivo,
è stato testimone della storia del cinema, della moda e del costume italiano, dagli anni della Dolce
Vita fin quasi ai nostri giorni. Entrambe le mostre sono accompagnate da un catalogo in vendita
presso il bookshop del Museo.
Capri 1963: il disprezzo (a cura di Sergio Toffetti; quarantatre scatti esposti lungo la rampa
elicoidale interna della Mole) ben rappresenta la capacità di Frontoni di entrare in un set
cinematografico e interpretarlo. Le fotografie, scattate a Capri nell’estate del 1963, si concentrano
sulla lavorazione del film Il disprezzo e ritraggono il regista Jean-Luc Godard intento dirigere gli
attori e a studiare la composizione delle inquadrature. L’ambiente è quello di un luogo di lavoro
in continua trasformazione: non solo il regista e gli interpreti (Brigitte Bardot, Michel Piccoli
e Jack Palance), ma anche le comparse, i tecnici e gli strumenti del cinema, arricchiscono il campo
visivo e attribuiscono all’immagine un senso di flagrante immediatezza.
Bellezze al bagno (a cura di Sergio Toffetti, con la collaborazione di Dominique Paini;
trenta scatti esposti lungo la cancellata esterna della Mole) raccoglie una selezione di ritratti
di attrici, note e meno note, riprese in situazioni tipicamente estive, dove l’ambiente marino
diventa la scenografia ideale in cui inserire le sue dive. Edwige Fenech, Ira Furstenberg,
Liana Orfei, Elsa Martinelli, Romina Power, Catherine Spaak, Sylva Koscina, Stefania
Sandrelli, Claudia Cardinale e molte altre, sono le protagoniste di un percorso che esalta,
di volta in volta, la femminilità, la freschezza, il mistero delle sue protagoniste, sfruttando
i giochi cromatici di un set tanto ricco di colori e variazioni luminose e trasformando ogni
fotografia in un storia di complicità e seduzione.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, giovedì 5 luglio alle 20.30 il Cinema Massimo
(Sala Tre) presenta Il disprezzo di Jean-Luc Godard, un film sul cinema ispirato all’omonimo
romanzo di Alberto Moravia, in cui compare Fritz Lang nel ruolo del regista
e lo stesso Godard nei panni del suo assistente. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Cannes 2007: tre lezioni di cinema
(da pag. 1)
sono anche molti film di autori cui Cannes sembra aver riservato quest’anno un posto privilegiato.
Si tratta di opere caratterizzate da un ricorso radicale all’uso insistito del piano sequenza, alla
contemplazione estenuante, alla durata abnorme di inquadrature la cui bellezza toglie il fiato e
prolunga all’estremo il piacere dello sguardo, sino a mettere a dura prova la resistenza dello
spettatore. Una tendenza che il critico di Libération ha definito monumentale e agonizzante, come
se in essa si specchiasse null’altro se non “la richiesta prematura ad essere apprezzati come classici,
il rischio (da parte di questi cineasti) di diventare sordi ai rumori del mondo”. Opinione discutibile,
soprattutto di fronte alla riuscita e alla bellezza di opere come Alexandra di Alexandre Sokurov
(che riflette a modo suo sulla disumanità della guerra cecena); o l’impressionante Stellet Licht
di Carlos Reygadas (che, dopo Battaglia nel cielo, torna a mescolare sesso e religione in una sorta
di lontano remake di Ordet di Dreyer); o, ancora, The Man from London che Bela Tarr ha tratto
dall’omonimo romanzo di Simenon. Più comprensibili i dubbi riguardo all’esito non convincente
del secondo film di Andrei Zviaguintsev (la rivelazione di Venezia di quattro anni fa, con Il ritorno),
o di Import-Export di un Ulrich Seidl, che aveva fatto meglio con Canicola.
Come ogni anno poi, mi sembra ci siano state a Cannes sopra e sottovalutazioni alquanto
ingiustificate. Tra le prime, My Blueberry Night di Wong Kar-wai, ingiustamente accusato di
rifare stancamente se stesso, mentre le novità del film sono molte e tutte belle: dal ricchissimo
lavoro sulle immagini, agli splendidi personaggi che si raccontano, sino agli attori, tutti
memorabili: David Strathaim, Natalie Portman, Jude Law e Rachel Weisz. Tra i film per i quali
non condivido l’entusiasmo generale, metto senz’altro Auf der anderei seite (t.l.: Dall’altra parte)
di Fatih Akin, la cui sceneggiatura (premiata dalla giuria) mi è apparsa un capolavoro di
equilibrismi politically correct; e il coreano Secret Sunshine di Lee Chang-dong, in tutto e per
tutto un film “medio” che neppure l’interprete femminile (giudicata anch’essa meritevole
di un premio) riesce a riscattare fino in fondo.
In Soom (t.l.: Respiro), Kim Ki-duk ribalta con l’imprevedibilità dei personaggi e l’originalità
dei simboli l’insopportabile manierismo del precedente L’arco, senza riuscire ad essere del tutto
convincente. Cosa che riesce invece al piccolo ma intenso e rigoroso film di Naomi Kawase,
Mogari no mori (t.l. La foresta di Mogari), esigente racconto di due esseri umani (un vecchio
e una giovane donna) che si perdono, letteralmente, in una foresta per ritrovare se stessi dopo
il lutto che ha segnato le loro esistenze.
Ma la vera scoperta di Cannes è quella del film che si è aggiudicato la Palma d’Oro. 3 mesi,
due settimane e tre giorni di Cristian Mungiu riconsegna il cinema rumeno agli onori del mondo,
dopo anni di agonia. I primi sentori si ebbero due anni fa, quando Cristi Puiu si affermò a
Un certain regard con La morte di Dante Lazarescu. L’anno scorso era toccato a Corneliu
Porumboiu, caméra d’Or con A Est di Bucarest. Risorto dalle ceneri della società comunista,
passato attraverso l’anno zero della sua storia (nessun film è stato prodotto nel Paese dell’ex
dittatore Ceausescu nel corso del 2000), il cinema rumeno è oggi una realtà artistica e culturale
con cui fare felicemente i conti. Lo conferma anche l’altro film visto e premiato quest’anno
a Un certain regard: l’opera prima California Dreamin’ di Cristian Nemescu, morto in un
incidente d’auto a soli ventisette anni prima di poter completare la post-produzione del suo
film. Una perdita che si farà rimpiangere: l’opera, ancorché non finita, rivela un grande
talento di narratore, un cineasta intenso e originale, capace di sbozzare ritratti di personaggi
indimenticabili, di fondere ironia e dramma in uno sguardo personale e innovatore.
Quanto al film di Mungiu, sul quale bisognerà tornare al momento della sua uscita in sala, basti
dire che si tratta di un film aspro e rigoroso, virtuoso sul piano della messa in scena come un film
dei fratelli Dardenne e avvincente più dell’inchiesta di Zodiac. Solo che qui l’assassino non è il solito
serial killer, e neppure il medico che pratica l’aborto clandestino in cambio di una prestazione
sessuale, ma un sistema sociale abietto che costringe le donne a un calvario intriso di paura e
umiliazione. Film di denuncia nel senso più pieno del termine, 3 mesi, due settimane e tre giorni
è anche lo straordinario ritratto di una ragazza che non cede e non si arrende: l’eroina di una guerra
esistenziale combattuta senza armi tradizionali. Si dice che il film sia il primo di una serie di
“ritratti dell’epoca d’oro” - gli anni Ottanta che precedettero la caduta di Ceausescu. Era dai tempi
dell’annuncio del Decalogo di Kieslowski che non capitava di provare un’emozione altrettanto forte.
È questa, per finire, la terza lezione di Cannes. Finché ci saranno film come di quello di
Mungiu da scoprire e premiare, non ha senso chiedersi quale funzione possa avere il festival.
Tutti i dubbi, anche quelli apparentemente più legittimi, vengono meno di fronte alla necessità
di un rito che si protrae da tanti anni, trovando in se stesso la forza per rinnovarsi.
Peccato che la peraltro bravissima signora in questione fingesse di essere in loco, commentando film
mai visti e accumulando, chissà perché, annotazioni fuorvianti sulle presunte sale disertate dai
giornalisti (nessuna proiezione, anche quelle per la sola stampa, men che esaurita), sul malumore
degli stessi (mai sentito nessuno lamentarsi così poco) e sulla pessima qualità dei film in concorso
(erano anni che non si vedeva un panorama così omogeneo per qualità e quantità di film interessanti
e riusciti). Insomma, dalla fin troppo vituperata critica di gusto siamo passati di colpo alla critica
puramente “virtuale”: per parlare di un evento e dei film che lo compongono non sembra più
necessario partecipare. Basta guardare ciò che passano i notiziari TV, o i lanci di agenzia, o forse
internet, o qualche collega sentito frettolosamente al telefono. Al resto, provvedono la fantasia
e l’umore del momento. Un tempo, esisteva ciò che si definisce la deontologia professionale:
non è così fuori luogo chiedersi che fine abbia fatto. L’interrogativo è rivolto, ovviamente, ai direttori
dei quotidiani, che sembrano preoccuparsi soprattutto del calo dei lettori e della pubblicità.
Per tornare invece al festival, la buona notizia è che, per una volta, un’ottima giuria ha lavorato
bene e seriamente, rilasciando un verdetto coraggioso e largamente condivisibile. Si potrà non
essere d’accordo su tutto, ma bisogna riconoscere che non hanno prevalso, come spesso accade,
i compromessi umilianti e le soluzioni astruse. Merito anche di una selezione omogenea,
risoluta e per nulla incline alle facili concessioni: Michael Moore, non più demagogico
del solito, era fuori concorso, come così lo spettacolare Ocean’s Thirteen di Soderbergh
(peraltro assai divertente) e l’impegnato (in senso hollywoodiano) A Mighty Heart di Michael
Winterbottom, con Angelina Jolie nel ruolo principale. Con buona pace dell’ossessione, tutta
italiana, per i tappeti rossi e i film grand public, che sembra dominare e condizionare i destini
di Roma e Venezia. Fuori concorso anche lo stupefacente U2 3D, registrazione di un concerto
dal vivo della band degli U2, proiettato tridimensionalmente sfruttando le nuove potenzialità
offerte dal digitale: una tempestiva dimostrazione di cosa ci attenderà nei prossimi mesi e anni,
quando i lungometraggi di Tim Burton, Robert Zemeckis, James Cameron e soci approderanno
in sale opportunamente attrezzate, per conferire nuovo lustro ad una tecnologia che sembrava
relegata agli anni Sessanta e alla quale Hollywood affida oggi le speranze di contrastare
la concorrenza di altre forme di spettacolo e di intrattenimento.
In concorso, invece, opere austere, assai poco inclini alle concessioni del cosiddetto gusto
medio, anzi non di rado difficili e rigorose. Con poche eccezioni, tra le quali spicca l’ultimo
Tarantino: che però è a suo modo un film così estremo e radicale (molto più di Kill Bill)
nel tentativo di ridar vita alla serie B degli anni Settanta, da risultare ostico non solo al palato
dei critici paludati – che hanno in gran parte storto il naso – ma anche del grande pubblico
americano, che si è tenuto alla larga dalle sale in cui era proiettato in doppio programma con
il film di Rodriguez. Distribuito da solo, il film ci guadagna e risulta alla fine molto divertente,
oltre che ben scritto e benissimo girato. A patto, beninteso, che si sia ben disposti nei confronti
di un menù super-trash a base di sesso, violenza e velocità allo stato puro, senza neppure il
condimento di una presa di distanza apertamente ironica o di una lettura di secondo grado.
Si può discutere quanto “medi” siano i film dei fratelli Coen e di James Gray ma, al di là dei
diversi risultati cui approdano le due opere (eccellente No Country for Old Men, solo in parte
riuscito We Own the Night) non c’è dubbio che i due lavori si distinguono non poco dalla tendenze
special-effettistiche e neo-conservatrici che caratterizzano il cinema hollywoodiano
contemporaneo. Entrambi i film, pur senza rinunciare ai riferimenti di genere, si pongono infatti
seri interrogativi morali sulla perdita dell’innocenza, la disseminazione inarrestabile della violenza,
la corruzione del denaro e la degenerazione del sogno americano. Grandi soprattutto i Coen che,
mettendo in scena uno splendido romanzo del mai troppo celebrato Cormac McCarthy,
ritraggono con sapienza un impressionante affresco barocco, dominato da una radicale pulsione
di morte e corroso dall’ironia feroce che era già di Fargo e del Grande Lebowski.
L’ultimo degli americani di Cannes è il bel film di Gus Van Sant Paranoid Park, che chiude una
sorta di trilogia iniziata con il clamore di Elephant e proseguita in maniera altrettanto sorprendente
con Last Days. Il ritratto di un’adolescente inquieto aggiunge nuovi elementi alla riflessione del
cineasta sulla fine dell’innocenza e l’inadeguatezza delle nostre certezze. Come negli altri film che
lo precedono, anche questo rifugge da ogni moralismo e da qualsiasi tentazione di argomentazione
sociologica, per concentrarsi sulla descrizione di comportamenti insondabili, di solitudini
immense, di incomprensioni inevitabili, di conseguenze devastanti. Una gran bella lezione
di cinema, al pari delle precedenti, di cui fare tesoro e sulla quale riflettere a lungo.
A loro modo grandi lezioni di cinema, lontane dai canoni linguistici tradizionali cui siamo abituati,
9
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio
larivista
delcinema
Notiziario Associazione
Museo Nazionale del Cinema
L’Associazione Museo Nazionale del Cinema non va in vacanza e prosegue nei suoi
appuntamenti con due tra gli obiettivi che più la contraddistinguono: fiancheggiare tramite
le sue attività la Fondazione Maria Adriana Prolo – Museo Nazionale del Cinema con la
rassegna Un silenzio tra due pensieri e poi collaborare nuovamente con Piemonte Movie che,
con Cineborgate 2007, dimostra sempre di essere una delle realtà più attente sia nel mantenere
la memoria della cultura cinematografica del nostro territorio, sia nel diffondere il cinema negli
spazi meno convenzionali.
Il 24 maggio è stata inaugurata presso il Museo di Antichità di Torino l’unica tappa italiana
della mostra AFGHANISTAN i tesori ritrovati; su queste pagine potrete leggere il notevole
programma organizzato dal Museo Nazionale del Cinema (a cura di Grazia Paganelli) della
rassegna Viaggio a Kahdahar che dal 3 al 7 luglio 2007 proporrà presso la sala 3 del cinema
Massimo film inediti per il nostro paese. L’Associazione Museo Nazionale del Cinema con la
collaborazione della Associazione Giovanni Secco Suardo e il sostegno della Fondazione
per l’Arte della Compagnia di San Paolo ha organizzato la rassegna cinematografica a cura di
Laura D’Amore e Vittorio Sclaverani Un silenzio tra due pensieri – rassegna cinematografica
intorno all’Afghanistan che da venerdì 22 giugno proporrà un programma di nove titoli tra
lungometraggi e documentari. Lo spazio scelto per le proiezioni è la suggestiva area adiacente
al Museo di Antichità dove sorgono i resti del Teatro Romano; le proiezioni, ad ingresso
libero, sono programmate il venerdì alle 21, 30 con una replica il martedì successivo alle
11,00 nella sala proiezioni interna al Museo di Antichità; il martedì l’ingresso alla mostra sarà
gratuito fino alle ore 14,00. L’ingresso alle proiezioni e alla mostra è in Piazza San Giovanni
(Duomo) angolo via XX Settembre.
Venerdì 22 giugno la rassegna aprirà con un anteprima per la nostra città, il documentario
Enemies of Happiness (2006, 58’) di Eva Mulvad e Anja Al Erhayem; il 29 giugno verrà
proiettato Alle cinque della sera (2003, 105’) di Samira Makhmalbaf. La settimana successiva
la rassegna si fermerà per lasciare spazio ai film programmati al cinema Massimo per poi
riprendere il 13 luglio con il documentario musicale Breaking the Silence: Music in
Afghanistan (2002, 60’) di Simon Broughton; il 20 luglio Cose di questo mondo (2002, 87’)
di Michael Winterbottom; il 27 luglio Afghanistan: effetti collaterali (2002, 60’) di Fabrizio
Lazzaretti e Alberto Vendemmiati realizzato per Emergency (il documentario sarà preceduto
dal cortometraggio d’animazione Costruiamo la luce (costruiamo la pace) (2002, 15’) di Elisa
Bertolotti). Il 3 agosto l’anteprima torinese del documentario Boccioli di rabbia (2007, 52’)
di Michela Guberti, poi la rassegna si fermerà per qualche settimana per riprendere venerdì 24
agosto con il bellissimo film che da il titolo alla rassegna Silenzio tra due pensieri (2003, 95’)
di Babak Payami; venerdì 31 agosto il documentario The Road to Guantanamo (2006, 95’)
di Michael Winterbottom e Mat Whitecross.
La rassegna al Teatro Romano si chiuderà il 7 settembre (con la replica mattutina
dell’11 settembre nella sala del museo) con Clown in Kabul (2002, 60’) di Enzo Balestrieri
e Stefano Moser mentre la mostra AFGHANISTAN i tesori ritrovati proseguirà fino
a domenica 23 settembre 2007 (per maggiori informazioni www.fondazionearte.it ).
L’Associazione Piemonte Movie con la collaborazione dell’Associazione Museo Nazionale del
Cinema organizza dal 21 giugno al 31 luglio a Moncalieri, CINEBORGATE 2007 - IV edizione
- Il cinema di ieri e di oggi itinerante e all’aperto in frazioni e quartieri di Moncalieri.
CINEBORGATE tutte le estati riporta il cinema nelle borgate ormai orfane delle sale di
quartiere; da giovedì 21 giugno a martedì 31 luglio, il proiettore si accenderà per 13 appuntamenti
nei diversi angoli di Moncalieri, con una programmazione a tutto tondo. L’inaugurazione della
rassegna 2007 avverrà giovedì 21 giugno presso il Giardino delle Rose, piazza Baden Baden di
Moncalieri con la proiezione di Uomini contro di Francesco Rosi preceduto dal cinegiornale sul
centenario dell’unità d’Italia a Torino. Per “Totò e i piemontesi” verranno riproposti cinque film,
con i quali si esplorerà il rapporto tra il Piemonte e il principe della risata che, pur vantando chiare
origini napoletane, non solo recitò più volte a fianco del torinese Macario e asserì di essere uomo
di mondo e di aver fatto tre anni di militare a Cuneo. Per “Totò e i piemontesi” le proiezioni
avverranno presso la Multisala Ugc Ciné Cité – 45° Nord, via Postiglione, frazione Vadò, il
martedì con inizio alle ore 21,15. Tutti gli appuntamenti saranno preceduti da una lezionedegustazione cinematografica con noti personaggi del cinema torinese, tra i quali Davide Ferrario,
Daniele Gaglianone, Dario Migliardi e Massimo Scaglione. Si inizia martedì 3 luglio con Totò al
Giro d’Italia di Mario Mattoli, il 10 luglio Totò contro Maciste di Fernando Cerchio, il 17 luglio
Totò e Cleopatra di Fernando Cerchio, il 24 luglio I due orfanelli di Mario Mattoli e il 31 luglio
con Totò contro i quattro di Steno. Per “SpazioDoc” l’appuntamento è sempre il giovedì alle
21,15 presso l’Informagiovani di Moncalieri in via Real Collegio 44; si parte giovedì 5 luglio
con Porca miseria. Un viaggio nelle nuove povertà, di Armando Ceste alla presenza del regista;
il 12 luglio Crossing the bridge: the sound of Istanbul, di Fatih Akin; il 19 luglio Alice è in
paradiso di Guido Chiesa e Checosamanca, firmato da più registi, il 26 luglio. In cartellone
per “Schermi di borgata” ci saranno alcuni film di successo dell’ultima stagione cinematografica.
Giovedì 28 giugno presso la Parrocchia Nostra Signora delle Vittorie, via Maroncelli 11, borgo
San Pietro verrà proiettato The Departed, di Martin Scorsese; lunedì 2 luglio presso la Parrocchia
Santa Maria Goretti, via Tetti Piatti 82, frazione Tagliaferro Asterix e i vichinghi, di Stefan
Fjeldmark e Jesper Møller, mercoledì 11 luglio nel Parco del Castello, frazione Revigliasco
N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì. Gli appuntamenti iniziano sempre alle 21,15. Prima di ogni
proiezione all’aperto si potrà assistere alla visione di Piemonte Stories, 12 documentari inediti sul
Piemonte della durata di 8 minuti l’uno. Gli ingressi a tutte le proiezioni sono sempre liberi,
ad eccezione della rassegna Totò e i piemontesi (ingresso 2 Euro).
CINEBORGATE 2007 è un evento organizzato dall’Associazione Piemonte Movie
e dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema con il sostegno dell’Assessorato
alla Cultura e dell’Informagiovani della Città di Moncalieri e con la collaborazione
della Film Commission Torino Piemonte, del Museo Nazionale del Cinema,
del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e dell’Ugc Ciné Cité.
Per maggiori informazioni: [email protected] www.piemontemovie.it
Per maggiori informazioni www.amnc.it
Per chi volesse essere inserito nella mailing list dell’AMNC scriva a: [email protected]
DISCO del MESE
In ascolto, tra un film e l’altro,
nelle tre sale del Cinema Massimo
Manituana – A Soundtrack è in distribuzione gratuitamente e senza DRM dalla sezione ‘suoni’ del sito www.manituana.com
e da NEWSONICA, la videonewsletter di Casasonica (www.casasonica.info/mailing/?p=subscribe&id=1).
10
www.casasonica.it
luglio 2007
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
PAROLE & IMMAGINI libri, riviste&dvd luglio
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
PAROLE & IMMAGINI libri, riviste&dvd luglio
a cura di Silvio Alovisio e Micaela Veronesi
I LIBRI DEL MESE
Veronica Pravadelli
La grande Hollywood
Venezia, Marsilio, 2007, 287 p., 24 euro.
Veronica Pravadelli, in questo volume frutto di una
ricerca durata molti anni, interroga l’opacità che si
nasconde dietro la presunta trasparenza del cinema
classico e ne mette in luce l’interna eterogeneità,
legata non solo alle tecniche narrative, ai modi
della messa in scena, ma anche alle figure
dell’immaginario, alle logiche del desiderio,
alle dinamiche cognitive ed emotive della ricezione,
agli stili di vita di cui il cinema di Hollywood
si fa interprete se non addirittura artefice.
Il cinema hollywoodiano, tra il 1930 e il 1960,
forma lo spettatore, per il quale struttura
“modelli esistenziali e percorsi possibili della
propria identità”. Partendo da questa convinzione,
Pravadelli ripensa il concetto teorico di cinema
classico in termini storici e prova a individuare
alcuni processi di trasformazione. Se la seconda
metà degli anni Trenta segna l’apogeo della
scrittura classica, con la messa a punto di una
“messa in scena trasparente, razionale e funzionale
al racconto”, negli anni quaranta emergono le
dinamiche psichiche, l’egemonia del mondo narrato
lascia il passo ai processi soggettivi e il soggetto non
esprime più la sua entità nell’azione, scisso com’è
tra esperienza conscia e inconscia (il fenomeno
è ben visibile nel noir e nel woman’s film).
Nel cinema degli anni Cinquanta, invece, e in
particolare nel suo genere più rappresentativo
(il family melodrama), emergono invece, nelle forme
dell’eccesso, la sessualità e il corpo, così come
il conflitto tra la potenza delle pulsioni libidiche
e la repressione della morale borghese. Il solido
sforzo di storicizzazione di Pravadelli verifica queste
ipotesi di periodizzazione attraverso un’indagine ad
ampio raggio, in cui si confrontano considerazioni
sul contesto socio-culturale, riflessioni sui modi di
produzione, analisi narrative e stilistiche di film di
grande popolarità e in cui sopratutto si esprime una
lodevole sensibilità verso le differenti dinamiche
di ricezione del pubblico femminile rispetto a
quello maschile. Pravadelli, animata non solo
da una passione che non compromette la distanza
rispetto al suo oggetto ma arricchisce ulteriormente
la qualità della scrittura, e anche da una conoscenza
profonda della sterminata bibliografia angloamericana dedicata all’argomento, firma un volume
che si candida a diventare uno dei più importanti
studi europei sul cinema hollywoodiano.
Giampiero Frasca
C’era una volta il western.
Immagini di una nazione
Torino, Utet, 2007, 347 pp. + Dvd, 23,00 euro.
Il fascino del western si è ormai affievolito, ci dice
Frasca nella sua prefazione, è divenuto oggi oggetto
larivista
delcinema
Mensile del Museo Nazionale del Cinema
Anno V - Numero 50-luglio 2007
Reg. Trib. Torino n. 5560 del 17/12/2001
Direttore Responsabile
Alberto Barbera
Resp. Programmazione e Coord. Redazionale
Stefano Boni
con la collaborazione di Grazia Paganelli
del ricordo nostalgico di generazioni ormai adulte.
Il cowboy e l’indiano non colpiscono più
l’immaginario dei giovani, e il cinema
contemporaneo produce ormai solo
sporadicamente opere ascrivibili a questo genere.
Eppure, ci dice l’autore, il western rimane un
genere fondativo per la storia del cinema
americano, “talmente importante da essere talvolta
confuso tout court con esso”. Dell’infinito numero
di testi filmici prodotti secondo i clichè del genere
è stato scritto e detto molto; il libro di Frasca,
tuttavia, non si presenta come l’ennesimo
contributo sull’argomento, l’intento dell’autore
è quello di “penetrare all’interno del genere”
seguendo percorsi meno consueti, lasciando
da parte le riflessioni sul contenuto delle pellicole
e focalizzando l’attenzione sul linguaggio:
“osservare e registrare la peculiarità delle figure
filmiche del western…” indagandone i meccanismi
di reiterazione che hanno agevolato il loro
riconoscimento da parte degli spettatori,
quel riconoscimento necessario e peculiare che ha
reso possibile l’attestazione del genere all’interno
dell’immaginario collettivo, perché - ci spiega
l’autore - è attraverso il linguaggio cinematografico
che la macchina produttiva hollywoodiana
ha edificato quel complesso sistema di trasmissione
dei valori che ha influito prepotentemente sulla
società, plasmandone l’ideologia dominante.
Opera ambiziosa, da cui emerge la complessità
del lavoro di ricerca e di analisi dei testi, ma anche
l’entusiasmo e la passione per l’argomento, non
ha la pretesa di essere definitiva (manca ad esempio
un discorso approfondito sulle figure femminili
che popolano l’universo western), ma tende
all’esaustività. Inoltre, inerpicandosi su sentieri
poco battuti – o addirittura non ancora tracciati –
come gli antichi pionieri, Frasca apre nuove
frontiere, in alcuni casi sposta i confini e rilancia
l’attenzione sul western e sul suo sistema complesso
di segni, simboli e significati. Nel Dvd allegato, un
ricco menu di sequenze suddivise per capitolo che
agevolano la lettura e arricchiscono ulteriormente
l’opera. Per tutti i nostalgici e per i neofiti curiosi.
L’INTROVABILE DEL MESE
RARITÀ DALLA BIBLIOTECA DEL MUSEO
Almanacco sonoro e cantato
del Guerin Meschino 1930
Milano, 1929, 144 p.
“Il film sonoro e parlato è la grande novità e la gran
moda cinematografica”, così esordisce nel 1930
il vivace almanacco annuale del Guerin Meschino,
noto settimanale satirico milanese, una delle riviste più
popolari e più importanti per ricostruire il costume
e la società dell’Italia dei primi del Novecento
(la rivista uscì per la prima volta in edicola il 12
febbraio 1882 e continuò le pubblicazioni fino al 1943,
mentre gli almanacchi escono continuativamente
dal 1923 al 1939). A seguire, come una sorta di
introduzione per l’anno che verrà, un “piccolo
vademecum dello spettatore cinematografico”, perché
– leggiamo – la visione di un film è un avvenimento
“artistico, mondano, sportivo, finanziario e
terapeutico” e, come tale, va vissuto con le dovute
accortezze. Naturalmente l’elenco di tali “accortezze”
è spassoso e va letto direttamente dalle pagine della
nostra rarità, per assaporarne al meglio l’ironia e la
satira di costume, per nulla datate. Ci limiteremo
qui a darvi alcuni piccoli particolari: andare al cinema
è un evento sportivo perché nei momenti di maggiore
affluenza implica “un vero e proprio sistema di
ginnastica razionale, atta a far giungere lo sguardo
fino allo schermo e al tempo stesso a sviluppare tutte
le membra”; seguono poi le indicazioni per una
sequenza di esercizi ginnici da eseguire e da “ripetere
da cinque a quaranta volte seguendo i movimenti
dello spettatore che sta davanti…”. L’evento, inoltre,
è mondano, e come tale “richiede abiti di confezione
particolare, specialmente per le signorine che hanno
un fidanzato geloso: questi abiti sono consigliati
abitualmente con una elegante fodera ortopedica,
in amianto o lamiera”. A questo buffo prontuario si
affiancano, nelle pagine successive, vignette irriverenti
sulla vita al cinematografo, poemetti scherzosi e tante
note di costume di un’epoca ormai lontana.
Dietro la cinepresa.
Dieci conversazioni
sui mestieri del cinema
Torino, Lindau, 2007, 240 p., 16 euro
Da alcuni anni il Dams di Torino e la Mediateca
del Cinema Indipendente Italiano organizzano
per gli studenti cicli di incontri in cui i
professionisti del cinema e dell’audiovisivo sono
invitati a raccontare agli studenti i segreti del
proprio mestiere. Il volume Dietro la cinepresa,
curato da Domenico De Gaetano, Nello Rassu
e Franco Prono, raccoglie in dieci testimonianze
l’esito, in alcuni casi rivisto e aggiornato,
di questi incontri. Il risultato è un viaggio, non
solo appassionante ma anche didatticamente utile,
condotto dall’interno e dentro la complessità
tecnica, gestionale ed economica della macchinacinema. Gli aneddoti, le curiosità e i vissuti
biografici si mescolano alle indicazioni tecniche
e alle delucidazioni relative anche (e soprattutto)
ai mestieri meno noti e studiati del settore
(il direttore di produzione, l’assistente operatore,
il macchinista…). Una lettura a tratti illuminante
(si legga, ad esempio, la testimonianza di Roberto
Buttafarro sulla genesi di Santa Maradona e sulle
logiche della produzione italiana), e in molti casi
più produttiva di un arido manuale teorico sulle
professioni del cinema.
Hanno collaborato a questo numero
Silvio Alovisio, Gianni Canova,
Micaela Veronesi
Ricerche Iconografiche
Grazia Paganelli con la collaborazione
di Silvio Alovisio, Antonella Angelini,
Sonia Del Secco (Biblioteca Internazionale
di cinema e fotografia “Mario Gromo”)
Promozione e Comunicazione
Maria Grazia Girotto
LA RIVISTA DEL MESE
Il Falcone Maltese
Genova, 1974-1976
“Ci scusiamo con i lettori per non avere ancora
visto e stroncato La proprietà non è più un furto
di Elio Petri. Se avremo il coraggio di vederlo, lo
faremo in un prossimo numero”. Con queste parole
si chiude il numero zero del “Falcone Maltese”,
mitica fanzine genovese fondata da un Ghezzi poco
più che ventenne, e uscita in nove fascicoli tra il 1974
e 1976. La rivista, completamente auto-finanziata dai
suoi giovani collaboratori (tra cui Marco Giusti e
Teo Mora), nasce dalla volontà di smuovere le acque,
dalla necessità di “rompere con gli schemi e con le
pastoie della critica attuale in Italia”, nella
Redazione
Via Montebello 22 - 10124 Torino
Tel. 011.81.38.520 - Fax 011.81.38.530
[email protected]
Museo Nazionale del Cinema Fondazione
Maria Adriana Prolo Archivi di cinema,
fotografia ed immagine
Via Montebello 22 - 10124 Torino
Tel. 011.81.38.511 - Fax 011.81.38.558
convinzione che “il cinema è altrettanto poco serio
di Nixon e Fanfani, ma anche altrettanto pericoloso”.
La sua linea editoriale è radicalmente cinefila,
e proprio per questo, come dimostra la citazione
di apertura, orgogliosamente schierata e aggressiva
(si legga il duro attacco al gruppo di “Cinema
Nuovo”, accusato di immobilismo sia nella scelte
che nei metodi di analisi). Le risorse economiche
sono minime, e non mancano improvvisazioni
e contraddizioni (l’editoriale del primo numero
dichiara guerra alla politica degli autori, ma i
contenuti di molte recensioni vanno in una direzione
opposta), ma pur con questi limiti organizzativi
e programmatici il “Falcone Maltese” resta una delle
più innovative e influenti riviste cinematografiche
degli anni Settanta. Da questa “bottega artigiana”
prendono sostanza nuovi orientamenti, linguaggi
critici e piani di lavoro che avranno poi un largo
sviluppo nei decenni successivi: si veda la
predilezione non solo per certo cinema americano
(Siegel, Peckinpah, Fleischer, Corman, Altman,
alcune cose della nuova Hollywood) ma soprattutto
per il cinema di genere (fino a quel momento
rimosso dalla critica italiana) e il cinema periferico,
escluso dalla distribuzione ufficiale (si legga
il lungo saggio sul Giappone di Kato e Wakamatsu).
Memorabile il numero monografico su
Vincent Price, un rarissimo esempio, ancora
oggi fondamentale, di analisi dei film dal punto
di vista della recitazione.
IL DVD DEL MESE
French cancan
Jean Renoir, Italia, 1954
Ripley’s Home video, 2007
2 Dvd
Il film del ritorno in Francia di Renoir, dopo
quindici anni: ispirandosi alla vita del fondatore
del Moulin Rouge, “le “patron” sviluppa una
riflessione giocosa e sensuale sullo spettacolo
popolare e sulla sua messa in scena, ridando vita
a un mondo, quello di Montmartre nella Belle
Epoque, ormai perduto. Memorabile la sequenza
finale del ballo, dove Renoir ricrea con il
movimento dei corpi e delle gonne colorate
l’astrazione cromatica e plastica tipica della pittura
di Toulouse-Lautrec. Il doppio DVD propone
il film nella versione francese e in quella italiana:
nell’edizione francese sono presenti alcune scene
che la censura italiana fece eliminare ritenendole
troppo audaci, ma nella versione italiana è presente
una sequenza in più di 4 minuti. Da non perdere
il contenuto speciale, il raro cortometraggio
La direction d’acteur par Jean Renoir, di Gisèle
Braunberger (1968): una straordinaria
testimonianza del lavoro condotto da Renoir
su una giovane attrice (la stessa Braunberger)
per arrivare alla scoperta del personaggio che
la donna dovrà interpretare.
La pubblicazione è realizzata con il contributo del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema
(Promozione per la Cultura Cinematografica)
Si ringrazia REAR per il contributo alle attività del Museo
Asja.biz Clean Planet annulla le emissioni di CO2 prodotte dalla Mole Antonelliana
Ufficio Stampa
Veronica Geraci
www.museocinema.it
Progetto grafico
Atelier abc
Presidente
Alessandro Casazza
Ringraziamenti
2001 Distribuzione, Torino • 3E-Media, Roma • A.I.A.C.E., Torino • Amerigo Cadeddu, Torino • Arcipelago Festival,
Roma • Arco Film, Torino • Bavaria Film, München • Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin • Gianni Canova, Milano •
Casasonica, Torino • Cineteca del Comune di Bologna • Cineteca Nordica, Roma • Festival des 3 Continents, Nantes
Goethe-Institut, Torino • K3, Torino • Aki Kaurismäki, Helsinki • MultiServizi, Torino • NeonVideo, Borgo d’Ale (VC)
• N.I.P., Torino • Reverse Agency, Torino • Sony Pictures Releasing Italia, Roma • Surf Film, Roma • Traffic Torino Free
Festival • Universal Pictures, Milano • Ventana Film, Bologna • Peter Von Bagh, Helsinki • Zu, Roma
Stampa
Canale
Direttore
Alberto Barbera
Cineteca del Museo Nazionale del Cinema / Personale della Multisala Massimo
Un ringraziamento particolare a La Stampa – Torino Sette per il contributo alla diffusione della rivista.
11
larivista
delcinema
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
IL CALENDARIO DEI FILM programma luglio
•SABATO 30 GIUGNO E DOMENICA 1 LUGLIO
•LUNEDÌ 9 LUGLIO
•MERCOLEDÌ 18 LUGLIO
h. 16.00/18.10/20.20/22.30 Red Road di A. Arnold (Gb 2005, 113’)
h. 16.30 Forgiveness di I. Gabriel (SudAfr 2004, 112’, v.o. sott.it.)
h. 18.30 Red Dust di T. Hooper (SudAfr/Gb 2004, 110’, v.o. sott.it.)
h. 16.30 Le colline hanno gli occhi di W. Craven (Usa 1977, 98’)
h. 18.20 Le colline hanno gli occhi II di W. Craven (Usa/Gb 1985, 90’) *
•LUNEDÌ 2 LUGLIO
h. 20.30 Come Back, Africa di L. Rogosin (Usa 1960, 95’, v.o. sott.it.)
h. 22.15 Drum di Z. Maseko (SudAfr/Usa 2004, 94’, v.o. sott.it.)
h. 20.30 Le colline hanno gli occhi di A. Aja (Usa 2006, 107’)
h. 22.30 Le colline hanno gli occhi 2 di M. Weisz (Usa 2007, 89’)
•MARTEDÌ 10 LUGLIO
•GIOVEDÌ 19 LUGLIO
h. 21.30 Berlino, sinfonia di una grande città di W. Ruttmann (G 1927, 70’) °
Sonorizzazione eseguita dal vivo dagli Zu
h. 16.30 Le colline hanno gli occhi di A. Aja (Usa 2006, 107’)
h. 18.30 Le colline hanno gli occhi 2 di M. Weisz (Usa 2007, 89’)
•MERCOLEDÌ 11 LUGLIO
h. 20.30 Le colline hanno gli occhi di W. Craven (Usa 1977, 98’)
h. 22.20 Le colline hanno gli occhi II di W. Craven (Usa/Gb 1985, 90’) *
h. 15.30 Il cielo sopra Berlino di W. Wenders (Rft/F 1987, 130’) °
h. 17.50 Così lontano così vicino di W. Wenders (G 1993, 147’) °
•VENERDÌ 20 LUGLIO
h. 20.30 Hanna Flanders di O. Roehler (G 2000, 100’) °
h. 22.30 Flirt di H. Hartley (Usa 1995, 80’, v.o. sott.it.) °
h. 16.30 Snakes on a Plane di D.R. Ellis (Usa 2006, 105’)
h. 18.30 Prey – La caccia è aperta di D.J. Roodt (Usa/SudAfr 2007, 92’)
•GIOVEDÌ 12 LUGLIO
h. 20.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di G. Morgan
(Usa/Can 2006, 110’)
h. 16.30 Intrigo a Berlino di S. Soderbergh (Usa 2006, 105’) °
h. 18.30 Germania anno zero di R. Rossellini (I 1947, 75’) °
h. 22.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di R. Clark
(Can 1974, 98’)
h. 20.00 Il cielo sopra Berlino di W. Wenders (Rft/F 1987, 130’) °
h. 22.15 Così lontano così vicino di W. Wenders (G 1993, 147’) °
•SABATO 21 LUGLIO
•VENERDÌ 13 LUGLIO
h. 16.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di G. Morgan
(Usa/Can 2006, 110’)
h. 16.30 Hanna Flanders di O. Roehler (G 2000, 100’) °
h. 18.30 Flirt di H. Hartley (Usa 1995, 80’, v.o. sott.it.) °
h. 18.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di R. Clark
(Can 1974, 98’)
h. 20.00 L’amour, l’argent, l’amour di P. Gröning
(G/Ch/F 2000, 137’, v.o. sott.it.) °
h. 20.30 Snakes on a Plane di D.R. Ellis (Usa 2006, 105’)
h. 22.30 Prey – La caccia è aperta di D.J. Roodt (Usa/SudAfr 2007, 92’)
h. 16.30 Dopo mezzanotte di D. Ferrario (I 2004, 92’) *
h. 18.15 Tutti i Vermeer a New York di J. Jost (Usa 1990, 87’) *
h. 20.30 Arca russa di A. Sokurov (Ru/G 2002, 96’) §
h. 22.15 Tutti i Vermeer a New York di J. Jost (Usa 1990, 87’)
•MARTEDÌ 3 LUGLIO
h. 16.30 Love and Friendship di R. Latifi (Afg 1946, 44’, v.o. sott.it.)
segue
The Request di K. A’lil (Afg 1969, 40’, v.o. sott.it.)
h. 18.15 The Statues Are Laughing di T. Shafaq (Afg 1976, 79’, v.o. sott.it.)
h. 20.30 Rabia of Balkh di AA.VV. (Afg 1974, 164’, v.o. sott.it.)
•MERCOLEDÌ 4 LUGLIO
h. 16.00 Akhter the Joker di L. Ahmedi (Afg 1981, 77’, v.o. sott.it.)
segue
Moments di W. Nazari (Afg 1983, 65’, v.o. sott.it.)
h. 18.40 Men Keep Their Promises di S. Orokzai (Afg 1984, 97’, v.o. sott.it.)
h. 20.30 The Epic of Love di L. Ahmedi (Afg 1986, 159’, v.o. sott.it.)
•GIOVEDÌ 5 LUGLIO
h. 16.15 The Ascent di N. Hashem Abir (Afg 1990, 128’, v.o. sott.it.)
h. 18.30 Ashes di S. Orokzai (Afg 1990, 60’, v.o. sott.it.)
h. 20.30 Il disprezzo di J-L. Godard (F/I 1963, 103’, v.o. sott.it.) °
h. 22.30 Viaggio a Kandahar di M. Makhmalbaf (Ir 2001, 85’)
h. 20.15/22.30 – Sala Due The Illusionist di N. Burger
(Usa 2007, 125’, v.o. sott.it.)
h. 22.30 Lola corre di T. Tykwer (G 1998, 81’) °
•DOMENICA 22 LUGLIO
•SABATO 14 LUGLIO
•VENERDÌ 6 LUGLIO
h. 16.15 The Tramp di A. Zhowand (Afg 1996, 115’, v.o. sott.it.)
h. 18.20 Antologia cortometraggi afghani di AA.VV.
(Afg 1990-2003, 125’, v.o. sott.it.)
h. 20.40 Love and Friendship di R. Latifi (Afg 1946, 44’, v.o. sott.it.)
segue
The Request di K. A’lil (Afg 1969, 40’, v.o. sott.it.)
h. 22.30 The Statues Are Laughing di T. Shafaq (Afg 1976, 79’, v.o. sott.it.)
h. 16.00 L’amour, l’argent, l’amour di P. Gröning
(G/Ch/F 2000, 137’, v.o. sott.it.) °
h. 18.30 Lola corre di T. Tykwer (G 1998, 81’) °
h. 20.20 Good Bye, Lenin! di W. Becker (G 2003, 121’) °
h. 22.30 Punk Angels, i gladiatori del sabato sera di C. Schenkel
(Rft 1981, 86’) °
•DOMENICA 15 LUGLIO
•SABATO 7 LUGLIO
h. 16.00
h. 20.00
segue
h. 22.30
Rabia of Balkh di AA.VV. (Afg 1974, 164’, v.o. sott.it.)
Akhter the Joker di L. Ahmedi (Afg 1981, 77’, v.o. sott.it.)
Moments di W. Nazari (Afg 1983, 65’, v.o. sott.it.)
Men Keep Their Promises di S. Orokzai (Afg 1984, 97’, v.o. sott.it.)
h. 16.30 Good Bye, Lenin! di W. Becker (G 2003, 121’) °
h. 18.45 Punk Angels, i gladiatori del sabato sera di C. Schenkel
(Rft 1981, 86’) °
h. 20.30 Intrigo a Berlino di S. Soderbergh (Usa 2006, 105’) °
h. 22.30 Germania anno zero di R. Rossellini (I 1947, 75’) °
•DOMENICA 8 LUGLIO
•LUNEDÌ 16 LUGLIO
h. 16.00
h. 18.10
h. 20.30
h. 21.45
h. 16.15
h. 18.30
h. 20.30
h. 22.15
The Tramp di A. Zhowand (Afg 1996, 115’, v.o. sott.it.)
The Ascent di N. Hashem Abir (Afg 1990, 128’, v.o. sott.it.)
Ashes di S. Orokzai (Afg 1990, 60’, v.o. sott.it.)
Antologia cortometraggi afghani di AA.VV.
(Afg 1990-2003, 125’, v.o. sott.it.)
Silent Hill di C. Gans (Usa/F/J 2006, 120’)
The Skeleton Key di I. Softley (Usa 2005, 104’)
Il custode di T. Hooper (Usa 2005, 94’)
La casa dei massacri di T. Hooper (Usa 2004, 91’) *
•MARTEDÌ 17 LUGLIO
h. 20.30 – Sala Uno Amleto si mette in affari di A. Kaurismäki
(Fin 1987, 86’, v.o. sott.it.) §
Prima del film incontro con Aki Kaurismäki e Peter von Bagh
h. 16.30 Il custode di T. Hooper (Usa 2005, 94’)
h. 18.15 La casa dei massacri di T. Hooper (Usa 2004, 91’) *
h. 20.15 Silent Hill di C. Gans (Usa/F/J 2006, 120’)
h. 22.30 The Skeleton Key di I. Softley (Usa 2005, 104’)
Gli Eventi del Mese
Info
INCONTRO CON AKI KAURISMÄKI
Domenica 8 luglio, h. 20.30
Sala Uno – Ingresso euro 3,50
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
Mole Antonelliana
Via Montebello 20, Torino - Tel 011.81.38.511
mar.mer.gio.ven.dom. 9.00 - 20.00
sab. 9.00 - 23.00, lun. chiuso
IL RESTAURO DI COME BACK, AFRICA
Lunedì 9 luglio, h. 20.30
Sala Tre – Ingresso euro 5,00/3,50/2,50
ZU VS. BERLINO, SINFONIA DI UNA GRANDE CITTÀ
Martedì 10 luglio, h. 21.30
Sala Uno – Ingresso libero
intero euro 5,20 / ridotto euro 4,20
gratuito per Abbonamento Musei,
Torino + Piemonte Card
e bambini fino a 10 anni
Week-end al Museo
Visite guidate senza prenotazione
Tutti i sabati, ore 15.00;
ore 17.00 visita alle mostre temporanee.
h. 16.30
h. 18.15
h. 20.30
h. 22.30
The Gravedancers di M. Mendez (Usa 2006, 95’, v.o. sott.it.) *
Dark Remains di B. Avenet-Bradley (Usa 2005, 91’, v.o. sott.it.) *
I segni del male di S. Hopkins (Usa 2006, 110’)
The Covenant di R. Harlin (Usa 2006, 97’)
•LUNEDÌ 23 LUGLIO
h. 16.30
h. 18.30
h. 20.30
h. 22.15
I segni del male di S. Hopkins (Usa 2006, 110’)
The Covenant di R. Harlin (Usa 2006, 97’)
The Gravedancers di M. Mendez (Usa 2006, 95’, v.o. sott.it.) *
Dark Remains di B. Avenet-Bradley (Usa 2005, 91’, v.o. sott.it.) *
° ingresso libero
* ingresso euro 2,50
§ ingresso euro 3,50
LA MULTISALA MASSIMO
SARÀ CHIUSA PER FERIE
DA MARTEDÌ 24 LUGLIO
A GIOVEDÌ 23 AGOSTO
COMPRESO
Visite guidate su prenotazione
Gruppi (max 25 pers.):
Visita in italiano: euro 70,00 + biglietto di ingresso
Visita guidata in inglese, francese, tedesco
e spagnolo: euro 80,00 + biglietto di ingresso
Prenotazione obbligatoria: Tel. 011.81.38.564/565
Orario: mar.-gio.: 9.00 - 16.30,
lun. e ven.: 9.00 - 14.00
Museo + Ascensore Panoramico
Intero euro 6,80 / ridotto euro 5,20
Gratuito per Torino + Piemonte Card
e bambini fino a 10 anni.
CINEMA MASSIMO
Via Verdi 18 - Torino - Tel. 011 81.38.574
Tutte le domeniche ore 16.00;
euro 3,00 a persona + ingresso ridotto.
Sale 1 e 2
Intero euro 6,50
Ridotto Aiace, CineFreeCard, militari, under 18
e studenti universitari euro 4,50
Anziani over 60 euro 3,00
Abbonamento sale 1 e 2 (5 ingr.) euro 20,00
Sala 3
Intero euro 5,00
Ridotto Aiace, CineFreeCard, militari, under 18
e studenti universitari (spett. serali) euro 3,50
Anziani over 60 e studenti universitari
(spett. pomeridiani) euro 2,50
Abbonamento sala 3 (10 ingr.) euro 30,00
BIBLIOTECA
Via San Pietro in Vincoli 28 - Torino
Tel. 011 81.38.590-591-592
Fax 011 52.14.784
[email protected]
Orari di apertura:
lun./ven. 9.00 - 13.00
mar./gio. 9.00 - 13.00, 13.30 - 17.30
mer. chiuso
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
Fondazione Maria Adriana Prolo
Archivi di cinema, fotografia ed immagine
Via Montebello 22 - 10124 Torino
Tel. 011 81.38.511 - Fax 011 81.38.558
[email protected]
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