Giugno 2012 - Insider Magazine

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Giugno 2012 - Insider Magazine
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DIRETTORE EDITORIALE
Mariela A. Gizzi
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DIRETTORE RESPONSABILE
Francesca d’Aloja
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AMMINISTRAZIONE
Raimondo Cappa
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Cover
Galapagos
ph Donatella Codonesu
REDAZIONE
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Irene Cappa
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COORDINAMENTO REDAZIONE
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Donatella Codonesu
PROGETTO GRAFICO
E IMPAGINAZIONE
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HANNO COLLABORATO
Alessandra Vittoria Fanelli
Antonella De Santis
Carlotta Miceli Picardi
Emanuela Carratoni
Enrico Tonali
Ester Maria Lorido
Fabio Cipriano
Fabrizio Lodi
Francesca Volino
Francesco Mantica
Laura Mocci
Luisa Espanet
Maria Laura Perilli
Marco Callai
Maurizio Bianchini
Monia Innocenti
Moraldo Adolini
Renata Biserni
Valentina Falcinelli
Vittoria di Venosa
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TRAVEL
RESORT
FASHION
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FRANCIA, AUVERGNE
FRANCIA, LES CELESTINS
USI E COSTUMI
INTERVIEW
INTERVIEW
GOURMET
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MARCELLO REBOANI
DARIO CARMIGNANI
ALBERTO CIARLA
ANNO 4 - NUMERO 32
Periodicità mensile
giugno 2012
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al n. 58/2009 del 25/2/2009
Iscrizione del marchio presso
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è vietata la riproduzione anche parziale
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M AGA ZINE
Isole Gala pa gos
al laRgo dell’ecuadoR, le teRRe selvagge di un esteso aRcipelago
conseRvano ecosistemi unici, specie animali e vegetali paRticolaRissime
e atmosfeRe incRedibilmente incontaminate
foto e testo di Donatella Codonesu
O
O
ltre 230 fra isole, isolotti e scogli di
origine vulcanica sorti durante milioni
di anni al largo delle coste dell’Ecuador.
Un arcipelago antichissimo ed isolato, dove si sono
conservate specie animali e vegetali endemiche che lo
hanno reso un ‘laboratorio naturale dell’evoluzione’, la cui
osservazione ha permesso a Charles Darwin di mettere a
punto la teoria sull’origine delle specie.
L’omonima fondazione, con sede sull’Isola principale
di Santa Cruz, si occupa oggi di preservare l’ambiente
naturale, le biodiversità e le specie a rischio, monitorando
l’intervento umano sul territorio (inclusi gli effetti
over story
Via g gio ai con fini d el m ondo:
dell’agricoltura e dell’introduzione di specie animali
domestiche) per garantire uno sviluppo sostenibile.
Le Galapagos sono un vero paradiso, dove in assenza di
predatori terrestri e di aggressioni da parte dell’uomo, gli
animali si lasciano avvicinare senza alcun timore. Uccelli
curiosi, come la buffa Sula dalle zampe blu, i cormorani
che non volano e l’immenso albatros, ma anche il granchio
rosso dal simpatico nome di ‘Sally Lightfoot’, tartarughe di
terra e di mare, leoni marini, iguane e persino pinguini nani:
ogni specie è presente in molte varietà, sempre leggermente
differenti da isola ad isola, perché adattate all’ambiente e al
diverso cibo che hanno a disposizione.
cover story
Colonizzato dall’uomo solo in minima parte ed in tempi
molto recenti (i primi insediamenti umani, un paio di
famiglie in tutto, sono di inizio ‘900), questo ambiente unico
e ancora quasi incontaminato è oggi parte di un immenso
Parco Nazionale con Riserva Marina, protetto da rigide
regolamentazioni, soprattutto per quanto riguarda i flussi
turistici. Al parco delle Galapagos si può accedere solo per
determinati periodi, a numero chiuso, con visto a termine.
Non solo: le imbarcazioni autorizzate ad avvicinarsi alla
costa sono un numero limitato e le loro soste devono attenersi
a orari precisi. La discesa a terra dei turisti è permessa in
piccoli gruppi per tour prestabiliti lungo i sentieri tracciati,
rigorosamente in compagnia di guide naturalistiche, per non
disturbare gli animali. Insomma, scordatevi un viaggio-fai-date. In compenso, una vacanza in queste terre incontaminate
è un’esperienza unica al mondo, decisamente esclusiva e
impossibile da dimenticare.
Le barche non sono moltissime e solo alcune piuttosto
grandi, quindi nonostante i costi proibitivi occorre
prenotare con un certo anticipo. Le sistemazioni sono varie
(e così i prezzi, di conseguenza): dal favoloso vascello
trialberi della Mary Ann alle più modeste imbarcazioni a
motore, fino all’affitto di catamarani privati con skipper. Il
soggiorno può dunque risultare più spartano o trasformarsi
in un’esperienza a cinque stelle, con tanto di creativissimo
chef a bordo, capace di realizzare elaborati piatti locali
senza proporre due volte lo stesso per cinque giorni di fila.
Date le dimensioni dell’arcipelago, infatti, i tour sono
strutturati su circuiti di cinque giorni sempre diversi, così
che prenotandone tre consecutivi si visitano almeno una
quindicina di isole distribuite su tutte le aree dell’arcipelago.
Quelle più recenti presentano una superficie di lava allo stato
puro, sono più aride e scure, con i crateri nettamente visibili
e in alcuni casi ancora attivi (nuove eruzioni avvengono
con frequenza, e si può essere tanto fortunati da assistervi).
Le più antiche sono invece ormai interamente ricoperte di
vegetazione e hanno una vita naturale maggiormente attiva.
In acqua (con la muta) farete il bagno a pochi gradi, insieme
a tartarughe, pinguini e vivacissimi leoni marini, avvistando
anche squali e balene. Brinderete al traguardo sulla linea
immaginaria dell’Equatore, esplorerete le coste con il kajak
e le lagune interne a bordo di un gommone, mentre potrete
scendere a terra un paio di volte al giorno per dei percorsi
di trekking ad ammirare da vicino flora e fauna terrestri.
Una vacanza in una delle ultime frontiere della terra, tutta
all’insegna dell’avventura ◆
pEr sapErNE DI pIù
www.galapagos.org
www.darwinfoundation.org
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INFOrmazIONI pratIChE
La compagnia che gestisce in loco le barche è quella
dei primi coloni: www.angemeyercruise.com
In Italia esiste un’efficiente agenzia specializzata in
viaggi d’avventura che può aiutarvi nell’organizzazione
del viaggio: www.naturalworldjourneys.com
La NatUraLE
bELLEzza
DELL’aUVErGNE
in fRancia, nell’auveRgne,
Regione caRatteRizzata
dalla catena di puY-de-dÔme
che si peRde all’oRizzonte,
la nuova aRte di tRascoRReRe
una vacanza si chiama nattitude
di Alessandra Vittoria Fanelli
N
N
attitude contrazione delle parole francesi
Nature+Attitude (Natura+Attitudine) è la
nuova offerta di ospitalità dell’Auvergne
(Alvernia in italiano), la regione situata nel cuore della Francia
che concentra in sé quattro ineguagliabili stili di vita: arte del
buon vivere, cultura, eco-sostenibilità, ambiente familiare e
sportivo in un contesto dove la natura e la storia del territorio
regnano sovrane.
L’Auvergne è infatti considerata il polmone verde della
Francia: picchi montuosi aspri e selvaggi come la catena di
Puy-de-Dôme, alternata da parchi naturalistici e morbide
colline, solcata da acque benefiche (qui si trova anche la
stazione termale di Vichy), strade panoramiche impreziosite
da siti archeologi e tesori d’arte (su tutte le chiese romaniche
del X secolo) unitamente all’alta gastronomia, ne fanno una
delle regioni più incredibili di Francia.
Saint Arcons-d’Allier, Les Deux Abbesses
Il viaggio parte da Clermond Ferrand, capoluogo della
regione dominata dai vulcani (tranquilli, sono addormentati!)
del Massiccio Centrale dove nel 2002 fu fondato, su un
progetto dall’architetto austriaco Hans Hollein, il complesso
di Vulcania: un parco naturale vulcanico dotato di impianti
tecnologici all’avanguardia che appassiona piccoli e grandi, il
cui emblema Le Cone simboleggia, come suggerisce il nome,
il cono del vulcano.
Da Clermond-Ferrand si raggiunge la medievale Moulins,
nota per essere stata la città natale di Coco Chanel. Nel Grand
Café di ispirazione Liberty situato nella piazza principale, si
racconta che iniziò cantando la sua carriera artistica, prima
di diventare la splendida icona della moda.
A Moulins, città regale di arte e di storia, ora però la
principale attrazione è per il museo CNCS (Centre National
di Costume de Scéne) ricavato da una vecchia struttura
militare risalente al XVIII secolo sapientemente ristrutturata
da Jean-Michel Wilmotte, architetto francese di fama
mondiale coadiuvato da Jacques Brudin, archittetto-doc
nativo di Moulins.
Il CNCS, inaugurato nel 2006 ospita intere collezioni di
costumi di scena a partire dalla metà del secolo scorso,
provenienti dall’Opéra de Paris e dalla Comédie Française,
oltre che esposizioni temporanee come quella appena
conclusasi ‘L’envers du dècor’ dedicata alla realizzazione
delle scenografie teatrali e dei costumi di scena.
Ora il museo dedica a Christian Lacroix, il noto fashion
designer nonché presidente dei CNCS, una mostra dei sontuosi
costumi da lui disegnati per il balletto ‘La Source’ (La Fonte)
ricamati in cristalli Swarovski, mostra che si può ammirare fino
al 31 dicembre 2012. Il primo hotel de charme Nattitude lo si
incontra sulla strada di Espinasse-Vozelle. Si tratta di Les Jardin
Les Deux Abbesses La Grange - Ph ©Ferdinand Graf Von Luckner
des Thévenets, luogo idilliaco circondato da un giardino fiorito
e piante officinali gestito con particolare attenzione ai dettagli
da Lynn e da Olivier Chaulieu dove si possono trascorrere
intere giornate in completo relax gustando i piatti saporiti di
Lynn, le intelligenti conversazioni di Olivier e, approfittando
della piscina indoor ricavata dal vecchio cascinale, lasciarsi
cullare dalle toniche e rinfrescanti acque.
Proseguendo verso il dipartimento dell’Alta Loira troviamo
un’altra maison de charme, La Buissonnière, situata nel
piccolo borgo medievale di Léotoing, sovrastato dalle rovine
di un imponente castello che fa da sfondo all’antico villaggio
di piccole case in pietra.
La graziosa chambre d’hôte è composta da poche e semplici
camere distribuite su due livelli circondata da un ampio e
terrazzato giardino, con bella piscina riscaldata da energia
solare che spazia sulla valle dell’Allagnon. Un progetto di eco-
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Les Deux Abbesses - Labonne Mamam - Ph M-J Jarry
M AGA ZINE
Moulins, Museo Cncs
travel
turismo che si ritrova anche nelle proposte gastronomiche
realizzate con prodotti biologici locali da madame Claudine
Cormerais, attenta e gentile proprietaria di questa piccola e
innovativa maison de charme.
Lo spirito Nattitude, proseguendo verso la Lavoûte-Chilhac,
antico villaggio monastico carico di ricchezze patrimoniali,
lo si trova anche presso Chez l’Autre, un gioiello di ospitalità
dovuto alla estroversa coppia di Armelle e Bernard Jollivet,
lei d’origini italiane, professoressa di greco e latino e
lui ex-giornalista del quotidiano politico Libération che,
innamoratosi della zona e di una vecchia maison del luogo,
si è reinventato un nuovo stile di vita dove natura, cultura,
semplicità e sapori sono i principali ingredienti della loro
ospitale chambre d’hôte.
Più lontano, in fondo alla valle de l’Allier, in un angolo quasi
sperduto del borgo medievale di Saint Arcons-d’Allier, in uno
Leotoing - il Castello sulla valle dAllagnon
dei tratti più affascinanti della zona, si trova l’inconsueto
hotel diffuso Les Deux Abbesses: un Relais & Chateau un
tempo sede di un monastero del XII secolo, dove le strade del
borgo sono, in pratica, i corridoi dell’hotel stesso.
Les Deux Abbesses è chiamato infatti hotel diffuso poiché,
mentre nel corpo centrale situato nel vecchio monastero
si trovano la reception, la sala ristorante e sala lounge per
la lettura, le camere sono ripartite nelle dieci maisonnettes
restaurate del villaggio: una serie di abitazioni-casa con tre
tipi di proposte per un’accoglienza diversificata: Tendresse,
Passion e Amour Fou che indicano il romanticismo del luogo.
Un rifugio per una fuga d’amore in un contesto di grande e
immutato fascino.
Un’Auvergne che sorprende e ci sorprende per una vacanza
lontana da tutto ma vicina per cultura, natura, gusto a…
Nattitude ◆
INFO GUIDE
In Italia: ATOUTFRANCEITALIE
www.rendezvousenfrance.com
In Francia: www.auvergne-tourisme.info
Viaggiare
voli Air France da Roma e Milano per Clermond-Ferrand
via Parigi e Lione
Dormire
Moulins: Hotel de Paris, Moulins sur Allier
www.hoteldeparod-moulins.com
Espinasse-Vozelle: Le Jardin des Thévenets
www.jardin-des-thevenets.com
Letoing: A La Buissonnière www.labuissonniere.com
Chilhac: Chez l’Autre www.ches-lautre.com
Saint Arcons-d’Allier: Relais Chateau Les Deux Abbesses
www.lesdesuxabbesses.com
Visitare
Moulins; Centre National du Costume de Scène
www.cncs.fr
Saint-Ours Les Roches: Vulcania www.vulcania.com
Jardin des Thévenets
NEpI, IL bOrGO DEI sapOrI
“Imperocché tenesi il mangiare,
da esse parti, il più a semplice et senza imbellimento.
Et alli più piace, anco di condizione non vile,
come che sia cosa sapida et gustosa”.
Virgilio
di Maurizio Bianchini
C
C
osì un viaggiatore d’eccellenza, l’Annibal
Caro, gran traduttore di Virgilio e uomo di
fiducia dei Farnese, descriveva quasi mezzo
millennio fa l’anima sapida e gustosa del mangiare senza
orpelli che accompagnava il viaggiatore nella pittoresca terra
fra la Toscana e Roma, fra la Maremma e l’Appennino, della
quale Nepi è sempre stata la capitale gastronomica. Una
porta della città è dedicata ancora alla gilda dei porcai la
cui arte salumiera è arrivata fino a noi col salame cotto, la
scapicollata, il guanciale affumicato, le salsicce di fegato quei ventres fallisci dei quali già il poeta Orazio, e siamo a
duemila anni fa, raccontava la fama.
Accanto ai maiali, le pecore e gli agnelli, con i formaggi e
le ricotte che ancora trent’anni fa occupavano un posto di
rilievo nelle salumerie della capitale e dei quali oggi la nostra
zona è tornata a far rivivere i fasti.
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Via G. Matteotti, 34a - 01036 - Nepi (VT)
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M AGA ZINE
E infine le mucche maremmane, che da secoli producono
un latte apprezzatissimo, al punto di godere, come l’acqua
minerale, di una sua specifica denominazione. Il latte di
Nepi. L’acqua di Nepi. Le insalate e la cipolla di Nepi, che
presto potrebbe diventare un presidio Slow Food. Perché gli
orti in quest’angolo del Lazio erano stimati da molto tempo
prima che prendessero piede quelli di una nota pubblicità.
Non c’è dono della terra, si può dire, che non abbia trovato
qui la sua collocazione ideale. L’uomo, con la cucina, non
ha fatto che riconoscergli quel che gli era dovuto. Zuppe
leggendarie come l’acquacotta, i fagioli col finocchietto,
la ‘scafata’ con le fave. Il minestrone di verdure freddo, gli
spuntafusi col ragù di castrato, gli spaghetti cacio e pepe
col pecorino di Nepi e il sontuoso Timballo dei Farnese. Il
maiale in porchetta, l’abbacchio al forno, il pollo attuato, le
patate coi germogli di aglio, i carciofi al tegame. E per finire
i tozzetti, le ciambelle al vino e la crostata di ricotta. Magari
accompagnati dall’immancabile Aleatico. E a seguire, una
beneaugurate camminata fra le bellezze del Castello e del
centro storico, uno dei meglio conservati del Lazio ◆
L
L
a nepitella è una pianta perenne aromatica
dalla fragranza simile a quella della menta.
Tutte le sue parti contengono infatti un olio
essenziale costituito principalmente da mentolo, borneolo
ed altri componenti terpenici ed hanno un aroma che
ricorda quello della menta, ma è più intenso e canforato.
Hanno proprietà aromatizzanti, digestive, antispasmodiche,
carminative, espettoranti e febbrifughe. Vengono utilizzate
nella preparazione di liquori e condimenti, oltre che
come correttive del sapore e dell’odore di preparazioni
farmaceutiche. La nepitella fiorisce dalla primavera all’estate.
Il suo nome latino, Calamintha Nepeta viene dalla città
di Nepet (attuale Nepi), in Etruria, dove era coltivata in
abbondanza. Gli antichi romani la ritenevano un’erba
digestiva e tonica molto efficace. Nel Medioevo veniva
La mentuccia,
in arte: nepitella
di Moraldo Adolini
utilizzata per curare l’aerofagia, il ronzio nelle orecchie, il
singhiozzo e gli spasmi di origine nervosa. Sempre nello stesso
periodo, si riteneva che il fumo delle foglie di mentuccia
bruciate avessero il potere di allontanare i serpenti dalle
abitazioni. Nell’uso alimentare le foglie e le sommità fiorite
vengono impiegate per aromatizzare piatti di carne, pesce,
verdura e sono particolarmente apprezzate per insaporire i
funghi, soprattutto i boleti. In cucina non esiste una ricetta
vera e propria, cioè un piatto fatto esclusivamente con le
foglie di questa pianta, ma in generale se ne fa un grande
uso, soprattutto in estate: nel sugo per cuocere le lumache,
nei funghi trifolati, sui pomodori conditi, nella panzanella.
A proposito di quest’ultima ricordiamo un detto tipico: “La
panzanella non è bella se non c’è la nepitella.” Quindi: pane,
olio, aglio o cipolla, nepitella e pezzi di pomodoro ◆
M AGA ZINE
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L es Célestins,
un resort d i benessere
M AGA ZINE
Giardino di glicine
più attrezzati hotel termali, Les Célestins Vichy Spa hotel:
un grandioso edificio situato in prossimità del lago Allier,
nel verde del magnifico e suggestivo parco di Napoleone
III, altro famoso imperatore che trascorse lunghi periodi
a Vichy per beneficiare delle proprietà curative delle sue
sorgenti ‘miracolose’.
Elegante edificio di gusto neoclassico, l’hotel dispone di
119 camere Grand Confort, di sei Junior Suite e di quattro
Suite spaziose e confortevoli, climatizzate e insonorizzate,
arredate con mobili di Art Déco contemporaneo realizzate
dall’interior designer parigina Laurie Batifol con soluzioni
ispirate al benessere e al massimo confort visivo e sensoriale.
Di grande fascino è la Presidential Suite che dispone di un
ampio living, di una doppia camera da letto e di una attrezzata
G
A Vichy, nella celebre
stazione termale francese,
Les Célestins hotel
offre nell’attiguo
complesso Le Thermal,
una Spa ad alto tasso
di benessere
di Alessandra Vittoria Fanelli
G
Ingresso Le Thermal Spa
ià nota ai Romani come Aque Calidae grazie
alla presenza di sorgenti termali, Vichy è
situata nel dipartimento dell’Allier, ai piedi
del versante settentrionale del Massiccio Centrale francese,
è diventata dalla prima metà del XIX secolo una delle più
frequentate stazioni termali soprattutto per la presenza di
personalità e teste coronate che avevano eletto in questa
ridente località, il luogo privilegiato per trascorrere le loro
vacanze, ritrovare la forma fisica e anche a divertirsi.In
questa rinomata cittadina Belle Époque si trova uno dei
resort
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sala da bagno con vasca di idromassaggio. Circondata da un
ampio terrazzo la Presidential gode delle magnifica vista del
parco Napoleone III: un vero cottage imperiale che domina
il lago Allier con vista sull’ippodromo e sul campo da golf.
Anche il ristorante gastronomico, il bistrot e il lounge bar
sono ispirati al décor parigino, intimo ma allo stesso tempo
luminoso. Il ristorante gastronomico, sapientemente decorato
con toni della prugna e della più delicata sfumatura rosa,
offre un’eccellente cucina di armonia e sapori con tre tipi
di proposte culinarie: Nouvelle, un menu fresco e leggero;
Nutritive, di gusto più gourmand, curata dal talentuoso chef
chef Pierre-Yves Lorgeoux e Naturelle per gli ospiti che
desiderano approfittare del programma dietetico che offre il
Célest Diet Club realizzato da esperti nutrizionisti.
Vichy ingresso museo
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M AGA ZINE
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L’ampio e vasto giardino di Les Célestins Vichy Spa hotel,
che confina con il grande parco Napoleone III, arredato
con tavoli e sedute in bamboo e rattan, è sovrastato da un
dehor che ai primi caldi estivi, è ricoperto da un’intensa
fioritura di glicine: un vero paradiso per la vista e per il
profumo che si diffonde nell’aria. E ancora, all’ultimo piano
una soleggiata terrazza, anch’essa attrezzata per trascorrere
momenti di relax all’aperto, permette agli ospiti di godere
della spettacolare vista del parco e del lago Allier.
Ma il vero must offerto da le Les Célestins Vichy Spa hotel
è Le Thermal Spa, la più grande Spa realizzata in Europa.
Collegata direttamente dal terzo piano dell’hotel da una
elegante passerella che permette agli ospiti di raggiungere il
centro di benessere, Le Thermal Spa è un universo dedicato
al bien-etre e alla forma fisica.
Aperto con un accesso indipendente anche ai clienti della
bella cittadina termale, Le Thermal Spa è una grande edificio
luminoso creato dallo studio di architettura Douat Harland &
Associates nel 1993: in pratica un vero tempio di oltre 7.500
metri quadrati dedicati ai trattamenti per la salute, la bellezza
e il benessere. La sua sagoma orientaleggiante disposta su un
grande scalone a conchiglia crea una continuità tra i diversi
piani, mentre i due ascensori panoramici in vetro permettono
l’accesso, da un piano all’altro, alle cabine dei trattamenti, le
piscine e gli altri spazi dedicati al benessere. Non solo! Les
Thermal Spa Les Célestins è attrezzato anche di sale fitness,
di sale relax, di lounge bar e di una tisaneria, quest’ultima
arredata con un décor contemporaneo e luminoso.
I benefici curativi delle acque termali, ricche di sali minerali,
oligoelementi e bicarbonato di sodio, che sorgono a Vichy
sono indiscussi e i diversi programmi offerti da Les Thermal
Spa permettono di ritrovare un perfetto equilibrio psicofisico
in un contesto di grande armonia.
Un soggiorno tra l’eleganza e l’ospitalità di Les Cèlestins Vichy
Spa Hotel, il benessere con Le Thermal Spa e la mondanità
di Vichy, cittadina regale che ha mantenuto il suo immutato
fascino, è anche un invito a riscoprire questo angolo della
Francia carico di storia ◆
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La ‘sVOLta’ GrazIE aLL’INCONtrO CON IL braND.
parOLa DI IDa mazzOCChEttI DELLa GIOIELLErIa aUrUm
C
C’
è chi ricorderà il ’90 per i mondiali, o
chi - come Ida Mazzocchetti - ricorderà
l’anno in questione per aver pronunciato
dei ‘sì’ importanti: quello che l’ha legata per sempre a
Giuliano Ciaccia e quello con cui suo marito ha acconsentito
all’apertura della gioielleria Aurum, di cui è attuale titolare.
A breve ci sarebbe stato un altro cambiamento fondamentale
nella sua vita professionale: l’inizio della collaborazione con
l’azienda Boccadamo. Ma della sua storia lasciamo che sia
lei stessa a parlare.
aurum si trova vicino al mare, ma immagino che la vostra
passione per i gioielli non sia nata per caso, portata da
qualche gabbiano. Giusto?
Proprio così. È nata più di 20 anni fa, per quello che potremmo
definire un coinvolgimento lavorativo familiare: abbiamo due
puntiti vendita, entrambi qui ad Ostia: di uno è titolare mio
marito, dell’altro suo fratello.
siamo a giugno, il mio pensiero torna al mare. almeno
nella bella stagione, la moda ‘da spiaggia’ indirizza il
cliente verso gioielli meno impegnativi rispetto a quelli con
pietre preziose?
Non si tratta tanto di moda da spiaggia, quanto di richiesta
di gioielli meno impegnativi in generale: questo perché
- senza ombra di dubbio - la moda è cambiata e, con essa,
l’accezione del gioiello, che viene ora considerato come un
accessorio irrinunciabile, da indossare tutti i giorni.
Il design, accurato e sobrio allo stesso tempo, ma anche la
rifinitura eccellente e la cura attenta con cui è trattato ogni
singolo gioiello.
torniamo alla gioielleria aurum. Chi c’è dietro le quinte?
Ci sono io, mio marito Giuliano, mia sorella Alessandra,
mia figlia Ginevra e mio cognato Maurizio. Tutti facciamo
tutto, forse io mi occupo più della scelta dei prodotti, mentre
mio marito e gli altri curano l’oreficeria e la gestione della
gioielleria.
I gioielli boccadamo rientrano in questa categoria?
Assolutamente sì. I gioielli Boccadamo sono molto attuali,
sia come design che come gamma di colori, per questo
raccolgono un clientela molto vasta: piacciono alla ragazza
così come alla signora, perché le collezioni proposte sono
sempre al passo con la moda.
Qual è il tratto distintivo del vostro negozio, qualcosa che
lo rende diverso da tutti gli altri?
Ci contraddistinguiamo per la serietà, la disponibilità e la
gentilezza. Per quanto riguarda i prodotti, abbiamo l’abilità di
scegliere i brand che vanno per la maggiore, come appunto
Boccadamo.
avete avvertito un vento di cambiamento da quando è
iniziata la collaborazione con l’azienda boccadamo?
Siamo stati tra i primi clienti di Boccadamo e posso dire con
certezza che abbiamo avuto una crescita. Ho ritenuto da subito
che l’azienda offrisse un prodotto valido e originale, non c’è
niente in circolazione che gli somigli. Il valore aggiunto, poi,
è anche l’ottimo rapporto qualità prezzo. La commistione di
queste qualità ha dato un riscontro immediato, tanto è vero
che le nostre vendite sono notevolmente aumentate.
secondo lei, qual è il punto di forza delle collezioni che
propone boccadamo?
Qual è il gioiello che le è stato regalato a cui è più
affezionata?
Il solitario che mi ha regalato mio marito per il quarto
anniversario di nozze.
promo
I partner Boccadamo
M AGA ZINE
Quale sarà il prossimo?
Spero un orologio d’acciaio ◆
boccadamo opeRa da anni
nel settoRe oRafo-aRgentieRo
e i suoi gioielli sono pResenti
nelle vetRine dei gRandi dealeR.
in queste pagine pResenta
la gioielleRia auRum
Usi e costum i
l tormentone su ripete tutti gli anni “Torna il
costume intero”. In realtà non essendo mai
scomparso, non è neanche mai tornato. È
sempre secondo al bikini. Continua e forse aumenta, invece,
il successo di una sua elaborazione, chiamata trikini, non
facilissimo da portare, ma decisamente sexy. È in tessuto
pitonato quello di Michael Kors con cintura in pelle.
Provocanti, in linea con la collezione, i trikini di Philipp Plein,
bianchi o neri, sfilati in passerella con giubbotti da rockettaro
o jeans dipinti addosso. Colori accesi e maliziosi drappeggi
per il modello di Amir Slama, stilista brasiliano guru del
beachwear, per Yamamay. Moltissime, come sempre, le
proposte per le amanti del due pezzi. Riguardano soprattutto
la forma. Tra gli specialisti del settore, Parah, che si ispira ai
colori del mare e alle tinte forti dei fiori, accosta al reggiseno
senza spalline, ma con coppe segnate, una mutanda a vita
alta, un po’ anni Quaranta. In leggero voile e lunghi fino ai
piedi i copricostume in abbinamento. Così d’effetto e donanti
da poter essere indossati anche per party sulla spiaggia.
Cristina Ferrari per Fisico occhieggia ai Cinquanta e propone
un insieme con sopra a balconcino, con volant come il sotto,
che sarebbe piaciuto alla Bardot. Yamamay mette insieme il
revival e lo stile lingerie nel due pezzi rosso a pois neri con
microgonnellina di pizzo nero. Anche Pin-Up Stars punta ai
pois per il due pezzi con reggiseno a triangolo e microgonna
Parah
D&G
Agogoa
Custo Barcelona
I
I
Grinko
di Luisa Espanet
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31
Philipp Plein
svasata. Spruzzata di stelline, invece, per il bikini con
mutanda alta e fascia sul seno. Anche i bikini di Emamò
hanno i reggiseno a fascia in tessuto fantasia, da abbinare
agli slip tinta unita. Agogoa non solo guarda alla natura per
le stampe dei suoi bikini, ma propone un ecobikini realizzato
con uno speciale filato prodotto da Miroglio con il polietilene
delle bottiglie- riciclate.
Molto elaborati, come sempre, i costumi interi. A cominciare
da quelli di La Perla con tagli e scollature voluttuose, in
sofisticati stampati. Per continuare con quelli di Dolce &
Gabbana con motivi di ruche. Per l’ultima collezione D &
G, gli stilisti hanno presentato modelli in sete con stampe
foulard di gusto barocco, usate anche per sandali con
platform in sughero e borse shopper. Tridimensionale, per
ricami e applicazioni di perline, l’intero di Sergei Gringo.
Patchwork di colori e tessuti per quello di Custo Barcelona ◆
N
N
ella scelta dei costumi da bagno per i
bambini i requisiti fondamentali da tenere
presente sono un tessuto che asciughi
rapidamente e un modello che permetta grande libertà di
movimento. Per il resto sono i colori e le fantasie allegre a
dominare. Per quel che riguarda le forme, la tendenza va
sempre più verso costumi che imitano quelli dei grandi.
Quindi boxer a gamba lunga per i maschi, due pezzi per
le bambine. Sull’inutile pezzo sopra ci si sbizzarrisce con
arricciature, piccole ruche, volant. Molti, naturalmente,
anche i fiocchetti e i ricami. Mentre per il maschio una T-shirt
è sufficiente per completare la tenuta per andare al mare,
per la bambina ci sono varie proposte. Vanno dalla lunga
canotta di maglina al prendisole in tessuto leggero e facile
da infilare, come quelli di Yamamay coordinati ai costumi da
bagno. Oppure camicioni-caftani o gonne a portafoglio, da
annodare sul fianco, come quelle di Flavia Padovan ◆
Yamamay
Yamamay by Amir Slama
La Perla
Yamamay
Michael Kors
Pin Up Stars
M AGA ZINE
D-Squared
Q
Philipp Plein
Per lui
D&G
Henry Cotton’s
Henry Cotton’s
Q
uello che è certo è che lo slip per l’uomo
è definitivamente scomparso. Non appare
più come una proposta di tendenza, ed è
usato quasi esclusivamente sotto il boxer. Per quanto riguarda
i materiali, Lycra e simili sono sempre più in secondo piano
rispetto al cotone o al nylon.
Il boxer o pantaloncino trionfatore è proposto in varie
lunghezze, con elastico o con coulisse in vita. Ma la fantasia si
sbizzarrisce di più, ovviamente fra i colori e gli stampati. Sulle
passerelle delle sfilate sono comparsi pochi costumi, anche
perché non sono capi su cui la creatività possa esprimersi
molto. Con le dovute eccezioni. Da D-Squared, per esempio,
se ne sono visti molti. Tutti in colori forti, sono pantaloncini
con cerniera o bermuda con coulisse da portare anche sopra
il microslip. Oppure boxer con cintura, più aderenti. Da
Philipp Plein hanno sfilato i boxer con stampa teschi, bianchi
su fondo nero o neri su fondo grigio. La stessa fantasy horror
è sviluppata in diverse tonalità anche più accese. Nell’ultima
collezione D & G si sono visti bermuda negli stessi tessuti
foulard usati per la donna, accostati al denim. Henry Cotton’s
propone il classico boxer a metà coscia con coulisse in vita,
ma si sbizzarrisce con gli stampati. Molti i fiori ipercolorati,
ma anche i disegni Kashmir, le piccole geometrie, i quadretti,
i pesci su fondo quadrettato ecc. Yamamay anche per l’uomo
Yamamay by Amir Slama
Ballantyne
Saint Barth
punta sui colori shock. Ne è un esempio il boxer a bande
di diversa altezza, nelle tinte solari del giallo, dell’aragosta e
dell’arancione. Sono turchesi con minuscoli cavallucci marini
bianchi i lunghi boxer reversibili firmati da Amir Slama per
Yamamay. Intramontabile, comunque, anche il bianco per i
pantaloncini, da indossare soprattutto in barca. Come quelli
di Ballantyne. Sempre attuali i boxer in madras proposti da
Timberland. Fantasie assolutamente innovative per i lunghi
boxer di Saint Barth: i sette nani su fondo nero o fari stile
Cape Cod su fondo giallo ◆
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36
37
M AGA ZINE
M AGA ZINE
Ritratto d’Artista
MARCELLO REBOANI
MATERIA PRIMA, DOPO
di Carlotta Miceli Picardi - ph Gloria Fegiz
codici espressivi scelti. Mai contaminate, comunque da noia o
affanno. Assemblage di legno, carta, plastica, vetro, alluminio
e infine viti, che uniscono, bloccano, sottolineano, delimitano.
Siano mura di corpi, invalicabili per lo sguardo nel processo
di fascinazione che esercitano, con la sinuosità ritmica delle
linee, o Planisferi, poetiche mappe in rilievo sulle quali
tracciare la rotta di un viaggio ideale, che porta verso continenti
sospesi su oceani di rame. Siano ancora ritratti, fisionomie
che esprimono la propria dimensione narrativa, scivolando
cromaticamente sulle superfici scelte, oppure MUST HAVE,
moderne icone in una inusuale rassegna, dove il lusso viene
proposto quale sorprendente monumento al riuso. Oggetti di
culto consumistico e di tendenza, i più ambiti o emblematici.
Il brand, che rinasce da una potenziale spazzatura.
Suggestive le modalità del nostro incontro, sotto una pioggia
battente, nella magia di una serra costruita tra i tetti con varie
finestre di recupero magistralmente accatastate.
Melissa Proietti, madre del loro Tommaso, nonché musa e
curatrice del lavoro del pittore, apre per me un antico baule
industriale, stracolmo di bozzetti. Intanto lui, occhi attenti a
L
L’
Artista, capace di vedere e di sentire ciò
che per gli altri è invisibile e muto.
Colui che vive la solitudine non come
spazio vuoto e dolente, ma come stanza affollata di proposte.
Ed è la notte, il luogo dell’esperimento e della libertà, che gli
appartiene di diritto.
Il luogo del tempo senza padroni, dove l’ispirazione cammina
su percorsi emotivi preferenziali.
Marcello Reboani la attraversa sul lungo tavolo da lavoro, in
quel disordine che è solo un pretesto scenografico, un’amazing
free accumulation, in cui cercare, comporre, accostare,
creando con ‘il vecchio’ un Nuovo irrinunciabile. In fondo
alla terrazza, la casa degli attrezzi spalancata sull’inestimabile
patrimonio di detriti sottratti alla terra e al mare, funzionali
alla realizzazione delle sue opere. Dissacratorie o celebrative,
documentaristiche o liriche, a seconda delle tecniche e dei
cogliere ogni dettaglio e splendido sorriso da ragazzo che
si accendono insieme, non smette di trafficare nella propria
inesauribile officina.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti, quando tra i docenti
figurava Toti Scialoja, diplomato in scenografia e cresciuto
sulle ali del fermento creativo di una vivace Roma postsessantottina, Reboani ha recentemente esposto in pre-view
alcuni quadri scultura nella hall dell’Hotel Ambra di Cortina.
In giugno parteciperà alla grande collettiva Tribute to a
female icon. La mostra, organizzata dalla galleria Ca’ D’Oro,
partirà dalla capitale per poi proseguire in agosto a Miami.
Marcello, il suo linguaggio artistico esprime un messaggio
forte, che attiva indubbiamente il senso di responsabilità:
ha un significato politico?
“Un valore morale, piuttosto. Precettivo, se vogliamo,
nell’attuare e quindi indicare un comportamento necessario
per il bene comune. Il riciclo è la filosofia di un infinita
restituzione di utilità alla materia. L’unica possibilità di
salvezza delle risorse”.
38
M AGA ZINE
Quindi, una forma di rispetto verso se stessi e gli altri,
applicabile in ogni contesto della quotidianità…
“Assolutamente sì”.
Per esempio?
“Ho un’abitazione, un piccolo cubo su di un’isola del
Dodecaneso, dove la nave arriva soltanto una volta alla
settimana per gli approvvigionamenti. Così combatto i momenti
di desolazione del frigo e della dispensa, mescolando con una
certa audacia gli alimenti rimasti: i risultati sono insospettabili.
Mio figlio si complimenta per le ricette. Gli arredi, invece,
li rinnovo scegliendo tra quanto l’Egeo lascia sulla spiaggia.
Cose da proporre o riproporre nell’uso, a seconda di ciò che la
forma evoca o la necessità impone”.
È il rifugio per staccare la spina e riprendere l’energia che
le serve?
“È il posto dell’armonia, della pace. Da raggiungere non
appena occorre. Io tendo a non ‘frequentare’ la tragedia.
A scappare dall’inquietudine, dagli accessi di collera che,
secondo me, portano ad ammalarsi. Sono un privilegiato,
perché svolgo un attività che me lo permette”.
Avrebbe potuto fare un mestiere diverso?
“ Mi faccia pensare… L’investigatore privato, per la mia
curiosità senza confini! Sarei stato un instancabile pedinatore,
pronto a posizionare ‘cimici’ ovunque” - ride.
Ha mai mollato tutto per un bel po’?
“Nel 1982. Sono salito sulla barca a vela con mio fratello
Federico… e via! Un’esperienza meravigliosa. Mesi e mesi
tra acqua e cielo. Poi paesi e paesi, sconosciuti e affascinanti.
L’Indonesia, dove i bambini, che non avevano mai visto
un uomo bianco, ci venivano incontro a bocca aperta, ci
toccavano… Le Chagos, uno splendido arcipelago corallino
a sud delle Maldive dove, con i bastoncini bruciacchiati che
trovavo in giro, ho dipinto un affresco all’interno della chiesa
portoghese…”.
L’Antica Pietrara B&B, per la sua bellezza
e per le sue caratteristiche è anche il luogo ideale per ricevimenti,
meeting ed incontri di lavoro
Bella, la geografia raccontata dai suoi Planisferi. La
rappresentazione cartografica del sogno vissuto,
dell’irragiungibile raggiunto. Restando in Europa, c’è una
nazione in cui si trasferirebbe dall’Italia, senza troppa
sofferenza?
“La Spagna. Ha colori decisi, intensità di immagini. Ti senti
Artista davvero, lì. Lontano da soggezioni intellettuali”.
Cosa potrebbe imprigionarla psicologicamente, in una
giornata qualunque?
“Un soggiorno e una credenza, con esposti dei bicchieri da
non adoperare perché non si rompano”.
Le viene in mente un territorio difficile da esplorare?
“La femminilità, nelle proprie contraddizioni. La donna,
insomma, indecifrabile e complessa”.
Me la descriva a suo modo…
“Due o tre lastre di pléxiglas sovrapposte: trasparenti,
infrangibili. Neppure una vite…” ◆
Via di Santa Cornelia, Via della Pietrara, 4 - 00060 Formello - Roma - Tel/fax 06 90405013 - 06 90400846 - [email protected]
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M AGA ZINE
Che moto!
La concessionaria per le due ruote
con una marcia in più
Sentire questi grandi nomi affascina, ma spaventa anche un
po’, visto che siamo in tempo di crisi. Le vostre moto sono
anche per tutte le tasche?
Abbiamo una gamma completa che può soddisfare le
richieste di qualunque tipo di utente, anche se in questo
momento si rivolgono a noi soprattutto quelli di fascia
medio-alta. Per quanto riguarda il settore scooter, abbiamo
grande soddisfazione dalle ultime novità di Piaggio: Beverly
350, il nuovo scooter X10, MP3, e la gamma Vespa. Si tratta
di prodotti premium rivolti a un’utenza esigente. Per le
moto, invece, le nuovo moto Guzzi V7 stanno avendo molto
successo e riescono a farci ‘digerire’ il grosso calo di vendita
che hanno subito le moto sportive.
Il cliente indeciso come fa a scegliere cosa comprare?
Per gli indecisi mettiamo a disposizione per le prove su
strada vari modelli del gruppo. Ritengo che il test drive sia
fondamentale per capire che la scelta fatta sia quella giusta.
Tanti comprano con gli occhi e magari sbagliano, specie se
non sono esperti o appassionati.
O
O
ccuparsi di moto e avere una marcia in
più: non è solo un gioco di parole, ma
una garanzia di successo. A confermarlo
è Enrico Fiorenzi, amministratore della concessionaria Che
moto!, rappresentante romano del gruppo Piaggio, leader
europeo del settore.
promo
41
M AGA ZINE
Come descriverebbe la vostra concessionaria a chi non ne
ha mai sentito parlare?
La nostra è una concessionaria dove il cliente può vedere
e toccare gran parte dei modelli del gruppo Piaggio con un
personale specializzato e con un punto assistenza che ha
l’obiettivo di soddisfare tutte le esigenze del cliente.
Come è organizzato il lavoro all’interno della
concessionaria?
I titolari siamo il sottoscritto e mio fratello Massimo, che
si occupa principalmente del postvendita. Abbiamo due
venditori, dedicati per l’area scooter e l’area moto, una
segretaria amministrativa e tre tecnici riparatori che si
occupano dell’officina meccanica.
Solo gli uomini possono andare in moto. Sfatiamo questo
mito?
Oggi le donne utilizzano lo scooter al pari degli uomini,
specie in una città come Roma, dove il traffico è così
complesso. Il discorso cambia per le moto, in quanto sono
meno pratiche, meno comode e obbligano anche ad un
abbigliamento più tecnico.
Che moto consiglierebbe a chi non ne ha mai guidata una?
La nuova V7, perché è una moto tranquilla, è dotata di una
linea retrò che ricorda modelli passati, è facile da guidare,
parsimoniosa e soprattutto è poco impegnativa, sembra più
‘innocua’ anche come apparenza.
E lei che moto ha?
Io ne ho tante, ma di fatto uso un vecchio Scarabeo Aprilia al
quale sono molto affezionato ◆
E.M.L.
Siete la concessionaria ufficiale dei marchi più prestigiosi
del settore moto: Aprilia, Moto Guzzi, Piaggio, Vespa,
Gilera, Derbi. Di sicuro, quindi, avete una marcia in più
(tanto per rimanere in tema). Ma quale?
La nostra marcia in più è avere la massima cura e attenzione
nei confronti del cliente, disponibilità del prodotto e, di
conseguenza, velocità nella consegna.
Come si diventa la concessionaria ufficiale di un gruppo
importante come Piaggio?
Lo si diventa
mantenendo standard qualitativi
e
organizzativi che un’azienda leader richiede. A tal proposito,
vorrei sottolineare che siamo la concessionaria ufficiale del
primo gruppo europeo. Il nostro impegno va avanti da tre
generazioni: mio nonno fa questo mestiere dal 1948.
Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini) - Roma - Tel. 06 45200395
[email protected]
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M AGA ZINE
mErCEDEs sL: LE aLI DI GabbIaNO
COmpIONO 60 aNNI
la mitica RoadsteR meRcedes segnÒ un veRo a pRopRio balzo nel futuRo
nella Realizzazione di pRototipi spoRtivi peR il gRande pubblico
di Francesco Mantica
S
S
ono solo due consonanti, ma hanno scritto
pagine e pagine della storia Mercedes-Benz:
SL, due lettere per evocare una storia lunga
60 anni. Quelli della 300 SL Roadster, che fu lanciata nel
1952 segnando le origini del moderno concetto di Roadster
Mercedes-Benz e arrivando fino ai giorni nostri.
La storia della 300 SL ha inizio intorno al 1951, quando la
Daimler-Benz, sotto la guida di Wilhelm Haspel, decise di
tornare alle competizioni sportive che erano state ormai
abbandonate. Nacque così un modello particolare, che
non potendo adottare delle portiere tradizionali a causa
dell’altezza della struttura tubolare delle fiancate, venne
dotata di due piccole porte incernierate al centro del tetto.
Due porte che si aprivano verso l’alto, e che ricordavano
battito delle ali di un gabbiano.
La nuova auto, dal carattere moderno e dalle prestazioni
esplosive, esordì nel maggio di 60 anni fa e si fece subito
onore nelle corse, a cominciare dalla Mille Miglia dell’epoca.
In una sorta di omaggio e ricordo, alla recente Mille Miglia
2012 svoltasi dal 17 al 20 maggio era presente proprio la 300
SLR da gara con cui gareggiò Juan Manuel Fangio nel 1955 con
numero di gara 658, finendo secondo in classifica generale.
L’auto, nelle sue differenti versioni, ebbe in seguito un notevole
successo sul mercato consumer: era il 6 febbraio del 1954 ed
i riflettori del Salone di New York illuminavano la 300 SL
stradale e la piccola 190 SL, una sorellina più economica ma
altrettanto affascinante. Seguirono nel 1963 il nuovo modello
Serie 113, soprannominato “pagoda” perché ricordava nella
forma proprio una pagoda giapponese e nel 1971 la Serie 107,
che ebbe un tale successo da rimanere in produzione per 18
anni. Il modello successivo venne presentato solo nel 1989:
era la Serie 129, famoso per la sua dotazione di sicurezza
di serie. Da qui ad arrivare ai giorni nostri il passo fu breve,
e la Mercedes SL è diventata un nome mitico, capace nei
decenni di aggiudicarsi le preferenze di personaggi come
Pablo Picasso, Federico Fellini, Anita Ekberg e di milioni di
altri amanti delle “ali di gabbiano” ◆
Un casale
con tavola gourm et
hi tech
di Fabrizio Lodi
APP AUTOVELOX
Da TomTom l’applicazione per schivare
le multe per eccesso di velocità
TomTom lancia App Autovelox per iPhone, che segnala la
presenza di autovelox fissi e mobili lungo il tragitto che si sta
percorrendo.
L’applicazione, aggiornata da una community
di automobilisti che in Europa conta 1,6 milioni di membri,
informa anche sui limiti di velocità.
L’app segnala la tipologia
degli autovelox presenti sul percorso e la distanza per
raggiungere la destinazione. Le posizioni degli autovelox
sono aggiornate con le segnalazioni degli utenti. Il software
garantirebbe una copertura del 95% degli autovelox fissi,
e aggiornamenti in tempo reale per quelli mobili.
L’app
segnala, inoltre, la velocità media tenuta dagli automobilisti,
consentendo loro di rimanere sotto il limite di velocità nelle
zone monitorate da tutor. TomTom App Autovelox per
iPhone è disponibile sull’App Store. È gratuita ma richiede
la sottoscrizione di un abbonamento mensile o annuale. Il
prezzo di lancio è di 1,59 euro per un mese, o 18,99 euro per
12 mesi; il prezzo di vendita sarà di 4,99 euro per un mese o
29,99 euro per un anno.
GALAXY S III
Samsung lancia il guanto di sfida
all’IPhone
Il maggior rivale dell’iPhone è arrivato: Samsung ha presentato
Galaxy S III.
Il cuore del Galaxy S III è un processore quad
core che lavora a 1,4 GHz con 1 Gbyte di RAM. Lo schermo
ha una risoluzione di 1280x720 pixel.
La memoria è di 16, 32
o 64 GByte (espandibili) mentre i sensori delle due fotocamere
- frontale e posteriore - sono da 1,9 e 8 megapixel.
La
dotazione comprende connettività HSPA+, Wi-Fi 802.11b/g/n
con Channel Bonding, Bluetooth 4.0, supporto a GLONASS
e GPS, accelerometro e giroscopio.
Il sistema operativo è
Android 4.0 Ice Cream Sandwich con alcune tecnologie:
Smart Stay, rileva la presenza dell’occhio davanti allo schermo
e disabilita lo spegnimento dello schermo stesso, permettendo
di continuare a leggere senza dover toccare il display. S
Voice: permette di controllare lo smartphone con la voce per
i più disparati comandi.
La fotocamera offre Burst Shot (20
scatti continui) e Best Photo che sceglie automaticamente le
migliori 8 foto.
Direct Call avvia la chiamata all’utente cui si
sta inviando un sms se si porta lo smartphone all’orecchio
e Smart Alert, che avvisa di sms e chiamate perse vibrando
quando il telefono viene preso.
Interessanti l’app S Beam, per
condividere i file tra Galaxy S III facendo solo toccare i due
smartphone e AllShare Cast per connettere lo smartphone
alla televisione in wireless.
Samsung offre 50 Gbyte di spazio
su Dropbox, accessibile gratis per 2 anni. La versione da 32
Gbyte costa 699 euro.
U
SHARP COCOROBO
Mentre pulisce casa
svolge anche videosorveglianza
Da Sharp arriva Cocorobo - disponibile in due modelli,
RX-V100 e RX-V80 - che, oltre a fare le pulizie, può essere
controllato con la voce.
È questa una caratteristica della
versione RX-V100, che è equipaggiata anche con Wi-Fi,
fotocamera da 1,3 megapixel, luce a LED e sensore a ultrasuoni
per evitare gli ostacoli; oltre a riconoscere la voce del padrone
è anche in grado di rispondere con brevi frasi.
Cocorobo è
progettato per essere quasi un robot “da compagnia”. “Se si
utilizza Cocorobo ogni giorno, parlandogli ogni giorno, egli
diventa di buon umore” spiega Sharp.
Può essere inoltre
controllato con l’apposito telecomando o dallo smartphone,
grazie alle app dedicate per Android e iOS.
Così il robot può
funzionare anche da sistema di videosorveglianza a distanza:
la connettività Wi-Fi gli permette di collegarsi a Internet ed
essere controllato anche quando non ci si trova in casa,
mentre perlustra l’abitazione o esegue i propri compiti di
pulizia.
L’arrivo di entrambe le versioni sul mercato è previsto
per giugno. Cocorobo RX-V100 costerà circa 1.600 dollari,
mentre RX-V80 ‘solo’ 1.100.
na delle cose più belle dei mesi caldi è uscire
la sera, approfittare di un giardino elegante e
curatissimo per cenare all’aperto, prendere un
aperitivo al calar del sole e ammirare i colori
del cielo. Meglio se intorno a noi non ci sono
che verde e fiori. Nessun palazzo a ricordarci che la città, con
il suo stress, è a un passo. Qui al Picchio Rosso ogni momento
può trasformarsi in un evento speciale. Raffinato ed esclusivo, ha il calore di un casale di campagna, in cui legno, pietra
antica, dettagli d’epoca regalano una sensazione intima e avvolgente. Come ritrovarsi in un mondo incantato, dove ogni
particolare racconta una storia di intimità, e un’accogliente
ospitalità si respira nei molti angoli del locale: il salottino per
fermarsi a conversare, la sala, la stanza con il pianoforte che
il venerdì e il sabato si anima col pianobar, la loggia, ideale
per matrimoni ed eventi, la veranda affacciata sul parco e
infine la saletta privata col caminetto, solo per due. Tutto
intorno, con apparente casualità, lampade, foto d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi personali circondano l’ospite
per accompagnarlo in una cena speciale, in cui la semplicità
sposa la qualità e la tecnica artigianale: pane, dolci, grissini,
carne essiccata, pasta fresca e secca, tutto viene realizzato
personalmente dallo chef. Un omaggio alla cultura gastronomica italiana che non teme qualche spunto creativo, opera di
Agostino Fonzo, che alleggerisce la cucina di tradizione con
tecniche moderne, come cotture a bassa temperatura e sottovuoto, per avvicinarsi al gusto e alle esigenze attuali. Con
grande attenzione alla materia prima, dalla varietà di crudi,
ostriche, affumicati, marinati e carpacci, alla selezione di cereali e legumi. Tra gli antipasti del menu di estivo, rinnovato
gourmet
M AGA ZINE
promo
44
proprio in questo mese, l’insalata di salicornia, gamberi rossi
di Sicilia con confit di prugne, il sushi di vacca vecia con lattuga di mare e infuso di parmigiano, per stuzzicare l’appetito.
Per continuare poi con la chitarra verde al ragout di gamberi
e pesto mandorlato o, per chi preferisce la cucina di terra, le
pepite di segale con speck e stracciatella di bufala. Tra i secondi il rotolino rombo, astice e fili di patate o la tagliata di
scamone di agnello con pistu di melanzane e ‘nduja. Tanto
il pesce nelle preparazioni più classiche e molti fuori menu,
secondo il mercato. Rilettura dei classici nei dolci, come la
cassatina in crosta con salsa di smeraldino o la caprese di
limone amalfitano con gelato di vaniglia. Una scelta di piatti
raffinati da accompagnare ad una delle 500 etichette della bella cantina, scelte dal sommelier sempre presente per consigliare e seguire ognuno con professionalità e discrezione.
Il PICCHIO ROSSO
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Francesco Fossi per JEA
Reduce dalla Coppa del Mondo di Monaco,
verso le Olimpiadi di Londra 2012
di Marco Callai
O
O
Francesco Fossi
ra Firenze, dopo Roma e Torino. La
salernitana Laura Schiavone (Canottieri
Irno) e la comasca Sara Bertolasi (Can.
Lario) sono state le prime due testimonial della Jaguar
Excellence Academy, il progetto alla ricerca dell’eccellenza
nello sport italiano. Applausi, alla Canottieri Lazio ed alla
Reale Società Canottieri Cerea, per i loro racconti incentrati
sulle motivazioni che stanno alla base di carriere sportive ed
universitarie eccellenti. Mercoledì 19 giugno, invece, tocca
al terzo finalista della JEA: Francesco Fossi. Il finanziere
fiorentino giocherà in casa, poiché la sede dell’evento sarà
proprio la Canottieri Firenze. Sarà reduce dalla terza ed ultima
prova di Coppa del Mondo in programma a Monaco, ultimo
test internazionale prima dell’appuntamento con i Giochi
Olimpici di Londra 2012. Un sogno che si sta per realizzare
quello di Francesco, ventiquattro anni compiuti lo scorso 15
aprile e medaglia di bronzo nella specialità del quattro senza
agli ultimi Europei assieme ad Andrea Palmisano (anch’egli
finalista della JEA n.d.r.), Luca Agamennoni e Mario Paonessa.
Nel suo curriculum spiccano anche le vittorie ai Mondiali
Under 23, in particolare il titolo vinto nel 2010 in Bielorussia
sempre nella barca Regina.
“Ho iniziato a remare a dodici anni, alla Canottieri Firenze nel
2000, il canottaggio è stato inizialmente un gioco divertente
- spiega Fossi - poi con il passare del tempo è diventato
ph Detlev Seyb
una vera e propria passione, ho iniziato ad allenarmi con
maggiore impegno, già due volte al giorno quando ancora
frequentavo il liceo. Dopo aver vinto molto a livello giovanile
con la mia società, sono passato alle Fiamme Gialle e qui
ho potuto continuare ad allenarmi con grande professionalità
con compagni di squadra altrettanto motivati, facendo della
mia passione un lavoro”.
A Firenze, Fossi racconterà la sua esperienza sportivauniversitaria, ma sarà anche l’occasione per vedere all’opera
la prima barca brandizzata Jaguar Excellence Academy
con a bordo quattro dei venti atleti inizialmente selezionati
per questo progetto. Tale iniziativa, il terzo evento della
JEA, rientra nel programma di regate di canottaggio-sprint
che mercoledì 19 giugno si svolgerà a partire dalle 17:30.
Interverranno anche i campioni mondiali fiorentini under 19
Bernardo Nannini e Pietro Zileri.
Dopo Firenze, ci saranno altri due eventi e, in autunno, Jaguar
designerà i due atleti che avranno diritto ai “premi” della Jaguar
Excellence Academy: una borsa di studio che consentirà di
arricchire la propria formazione con un Master in Management
Sportivo o un corso di Public Speaking o Self Management,
oltre ad un corso d’inglese nella città d’appartenenza e trenta
giorni in Inghilterra con il British Council ◆
48
golf
M AGA ZINE
Francesco
Molinari,
re di Spagna
per un giorno
Il golfista torinese si è aggiudicato
l’Open iberico a Siviglia:
una straordinaria prestazione
che lo colloca di diritto
tra gli italiani più forti
di ogni tempo
di Francesco Mantica
R
R
e di Spagna. No, non quello che in
mezzo alla crisi va in Africa a cacciare
elefanti. La persona di cui parliamo
non ha esattamente un titolo nobiliare, ma colpisce palline,
e lo fa così bene che da anni è il numero uno tra i golfisti
italiani. Francesco Molinari, nel caldo del Real Club de Golf
de Sevilla, si è conquistato il titolo di cui sopra non per nascita
ma grazie al talento, con una vittoria all’Open di Spagna che
lo colloca di diritto tra i golfisti italiani più forti di sempre.
Determinato e poco speculativo, Molinari, 29 anni, ha
messo sotto tutti gli avversari con un eccellente giro
finale in cui ha distanziato di tre colpi gli spagnoli Pablo
Larrazabal e Alejandro Cañizares e il danese Soren Kjeldsen
e di cinque l’altro danese Thorbjorn Olesen e l’iberico Jorge
Campillo. Complessivamente l’ultimo giro del torinese è
stato impeccabile: Molinari ha così vinto in grande stile la
centesima edizione dell’Open di Spagna, uno dei tornei
più di tradizione del golf mondiale. Il trionfo azzurro è
stato completato dal settimo posto di Matteo Manassero, la
giovanissima promessa del movimento golfistico italiano.
“Vincere - ha detto Francesco Molinari - ha sempre un sapore
speciale, ma farlo qui in Spagna a un anno di distanza dalla
scomparsa di Severiano Ballesteros ha reso questo successo
ancora più emozionante. Sono rimasto concentrato colpo
su colpo riuscendo a imbucare putt decisivi per l’allungo in
graduatoria. Oggi, indubbiamente, le condizioni del percorso
erano migliori rispetto alle precedenti giornate e ciò mi ha
permesso l’ottimo score”. Il successo di questo straordinario
campione è da considerarsi un esito per tutto il golf italiano,
un movimento che è cresciuto moltissimo negli ultimi anni e
che, si spera, continuerà a farlo ancora ◆
51
E
Francesca Arioldi:
la rosa rossa
del salto ostacoli
L’allieva che (forse) supererà il maestro
di Ester Maria Lorido - ph Marco Proli
Nome:
Francesca Arioldi
Nata il:
3 febbraio 1994
Luogo di Nascita:
Milano
Disciplina:
salto ostacoli
gruppo sportivo Aeronautica Militare
Debutto in gare nazionali:
9 anni
Debutto in gare internazionali:
11 anni
E
ssere figli d’arte e non deludere le aspettative:
un tasto assai dolente per molti atleti, ma
non per l’aviere scelto Francesca Arioldi.
La diciottenne amazzone azzurra pare non avere problemi
a reggere il confronto con uno dei più grandi cavalieri del
salto ostacoli nazionale, suo padre Roberto appunto, che sta
vedendo sbocciare un fiore tra le proprie mani. Francesca ha
dimostrato il suo talento nella passata edizione di Piazza di
Siena, all’esordio, e l’ha confermato in quella di quest’anno.
È proprio ai margini dello splendido ovale di Villa Borghese
che Insider Magazine l’ha incontrata.
Se Francesca fosse un fiore, quale sarebbe?
Una rosa rossa.
È la tua seconda volta a Piazza di Siena. Ti senti una
veterana ormai?
No, per me è un concorso diverso dagli altri: vengo a Piazza
di Siena da quando ero piccola, per veder gareggiare mio
papà, quindi essere qui è sempre un’emozione. È il mio
concorso preferito.
Un cambiamento per te c’è stato rispetto alla scorsa
edizione: quest’anno indossi la divisa dell’Aeronautica
Militare. Qual è il valore aggiunto di farne parte?
Oltre ad essere un titolo che dà onore e soddisfazione,
l’Aeronautica Militare cerca di andare incontro ai suoi atleti
mettendoli a loro agio in ogni ambito e situazione. Anche per
questo mi sono sempre trovata bene.
Visti i risultati positivi, possiamo dire che lo CSIO di Roma
ti porta bene, e tu porti bene all’equitazione italiana.
L’anno prossimo ti vedremo in Coppa delle Nazioni?
Chi lo sa. Lo spero, ma mi manca ancora l’esperienza
necessaria. Di certo, deve essere una grande emozione: mi ha
fatto venire i brividi anche solo vedere il doppio percorso netto
di Francesca Capponi (n.b. amazzone della squadra azzurra).
Hai quasi ripetuto il copione nella cat. 140 e nella
145, classificandoti 4° e 5°: ennesimo segno che i tuoi
piazzamenti non sono una casualità, ma una certezza. Ma
a te, Francesca, cos’è a dare sicurezza, in sella e nella vita?
In sella mio padre, perché mi dà la grinta e la tranquillità
per affrontare ogni percorso. Anche nella vita il mio punto
di forza è la famiglia, con cui ho un bel rapporto e che mi fa
sentire sicura ogni singolo giorno.
Tuo padre Roberto è tutt’ora un caposaldo del salto ostacoli
nazionale. Che consigli ti ha dato prima della kermesse
capitolina?
Mi ha tranquillizzato, perché in concorsi come questo ancora
sento un po’ di agitazione. È un cavaliere di grande esperienza,
mi aiuta molto conoscere il suo parere personale sul percorso,
specie quando entra prima di me sul campo di gara.
Dopo Piazza di Siena, dove ti vedremo? Progetti futuri e
sogni in fieri?
Farò l’internazionale per cavalieri Juniores e Young Riders ad
Hagen, in Germania: un concorso importante perché deciderà
la squadra per gli europei in Austria. Per quanto riguarda i
La rosa dei talenti
M AGA ZINE
sogni, da quando ero bambina desidero l’oro nel Gran Premio
Roma a Piazza di Siena. Sono 18 anni che non lo vince un
italiano, quindi sarebbe una soddisfazione grandissima.
Visto che in questo momento non sei in sella, ti chiedo
di sbilanciarti: con quale dei tuoi cavalli pensi di aver
raggiunto il binomio perfetto?
Con Kelly De Fussigny, con cui ho vinto l’anno scorso la
categoria di 1.45 a tempo proprio a Piazza di Siena. Abbiamo
una sintonia particolare, mi dà il massimo per aiutarmi in
gara. È una cavalla che darebbe l’anima. Infatti ora mi
manca perché non è qui: ho dovuto lasciarla a casa per farla
riprendere dall’influenza.
Meglio un doppio zero in Coppa delle Nazioni (ma la
medaglia ‘di legno’ alla tua squadra), oppure arrivare
quarta nel Gran Premio Roma?
Un doppio zero in Coppa delle Nazioni.
Meglio conquistare il cavaliere dei tuoi sogni con cui
condividere la passione dei cavalli per tutta la vita, o è
meglio conquistare il favore di uno stimato allevatore che
ti affiderà il cavallo ‘della vita’?
La seconda, anche perché sono fidanzata con un ragazzo
che non va a cavallo!
Hai la possibilità di inviare un messaggio a un’amazzone.
Chi sceglieresti?
Clarissa Crotta (n.b. amazzone svizzera). Le direi che invidio
la grinta con la quale affronta ogni percorso ◆
52
M AGA ZINE
Piazza di Siena
80° Concorso Ippico Internazionale
Aumentati del 14% gli spettatori, quarta nella Coppa delle Nazioni
la squadra azzurra, Coppa e Gran Premio Città di Roma alla Germania.
La Potenza è andata ad un binomio irlandese
di Enrico Tonali
Marco Kutscher con Cornet Obolensky è stato uno dei vincitori in Coppa delle Nazioni - ph De Lorenzo
Q
Q
Francesca Capponi e Stallone (doppio percorso netto in Coppa delle Nazioni) in volo sul Colosseo - ph Garofalo
uattro giorni di grande equitazione nel
cuore di Roma alla portata di tutte le borse
(il prato costava 10 euro, quanto una napoli
con mezz’acqua minerale), l’80° Concorso Internazionale di
Salto Ostacoli a Piazza di Siena tra i pini di Villa Borghese
la sua figura l’ha fatta pure quest’anno. Che poi quando si
spengono le luci ognuno cominci a tirare la coperta dalla
sua parte, magari lasciando da parte quel pizzico di onestà
dovuto, è inevitabile. Come gli animalisti che vorrebbero il
cavallo unicamente al calduccio nella stalla, senza pensare
che se non ci fosse lo sport i ragazzini lo vedrebbero solo allo
zoo e sarebbe a rischio di estinzione, come l’asino, o peggio
di macellazione, come il bue.
Per l’Italia (e la FISE, Federazione Italiana Sport Equestri,
impegnata in questo caso sul doppio fronte agonistico e
organizzativo) Piazza di Siena è stato l’impietoso check-up stavolta oltre che agonistico anche organizzativo - che però
ha evidenziato una struttura nazionale, in campo e fuori,
meritevole di fiducia. Tecnicamente, oltre ai sei Premi sottoclou vinti (un paio Matteo Giunti, uno ciascuno Juan Carlos
Garcia, Luca Maria Moneta e Filippo Bologni) non ci sono stati
altri successi, agli azzurri è sfuggita persino la Potenza che
vincevano da due anni. Ma il quarto posto nella Coppa delle
Nazioni non va solo considerato come l’ennesimo fallimento
della corsa italiana al podio, che ormai dura da troppi anni
(l’ultimo successo pieno addirittura dal 1985, dai tempi di
Gorbaciov e l’apartheid) con il bronzo andato a farsi benedire
per una penalità. Se super-Germania (Marco Kutscher in sella
a Cornet Obolensky, Christian Ahlmann/Taloubet Z, Marcus
Ehning/Copin Van De Broy, Ludger Beerbaum/Goth FRH),
Svizzera e Belgio gli si sono nell’ordine piazzate davanti, la
squadra imbastita dai selezionatori federali Duccio Bartalucci
e Stefano Scaccabarozzi ha messo sotto cinque Nazioni
di Top League (la serie A europea) cioè Francia, Olanda
vincitrice nel 2011, Gran Bretagna, Svezia e Irlanda. Merito
di Juan Carlos Garcia/Bonzai Van De Warande, Francesca
Capponi/Stallone (con un doppio percorso netto da sballo),
Luca Marziani/Wivina, Chiaudani/Almero.
I tedeschi sono stati imbattibili nella Coppa delle Nazioni
ma addirittura inavvicinabili nel Gran Premio Città di Roma
dove il “deutsch-team” della Coppa ha mancato il cappotto
per la bravura del binomio francese Marc Dilasser/Obiwan
De Piliere (infilatosi al terzo posto fra il vincitore Beerbaum,
il secondo Ahlmann e il quarto Kutscher) e lo scivolone
di Ehning eliminato in prima manche. Settimo l’italiano
Chiaudani con Almero, ma ad oltre 5” da Beerbaum.
Misteriose sono le vie della Provvidenza, indecifrabile il
motivo per cui le “teste d’uovo” dell’equitazione italiana
da salotto vogliono buttare fuori la Potenza da Piazza di
Siena. Se c’è stata una tenuta nella presenza degli spettatori
(addirittura un aumento del 14% secondo le stime FISE)
merito è di questo spettacolare salto del “muro” (in fragile
compensato) che ha tenuto incollato il pubblico in tribuna in
un sabato pomeriggio freddo e piovoso, peraltro con mezza
squadra italiana della Coppa al via, Garcia giunto secondo su
Oliander e Marziani.
Non si tratta di una corrida né di un circo equestre, a meno
ché non si voglia tacciare da imbonitore Federico Caprilli. Il
Il salto vincente dell'irlandese Sweetnam e Traffic Boy nella Potenza a 2,10 - ph Garofalo
rivoluzionario innovatore del montare a cavallo, il cui baio
Oreste partecipò ai Giochi Olimpici di Parigi 1900 nel salto
in alto e in lungo (argento in entrambi), faceva superare ai suoi
allievi in sella, auto e tavole imbandite. Qualcuno ha ululato
allo scandalo - e purtroppo il presidente Paulgross della FISE
gli ha creduto - perché il binomio vincitore (l’irlandese Shane
Sweetnam e il grigio Traffic Boy) ruzzolati a terra dopo il volo
a 2,10 m che gli ha dato il successo, ha provato a superare il
2,30 per incassare il superpremio. Come se oggi nello sport
a livello apicale qualcuno gareggiasse per la gloria: provate a
levare il super-ingaggio a Usain Bolt nel Gran Galà di atletica
all’Olimpico e vedrete quante corse vi farà.
Per la cronaca Sweetnam e Traffic hanno preso parte il giorno
dopo al Gran Premio Città di Roma, battendo cavalieri come
i gemelli belgi Philippaerts, terzi in Coppa delle Nazioni, e gli
italiani Arioldi, Brotto, Giunti e Martinengo ◆
L'azzurro romano Luca Marziani con Wivina nella Coppa delle Nazioni - ph Proli
sport
Il tedesco L. Beerbaum e Gotha FRH
vincitori del Gran Pre mio Città di Roma
premiati dal sindaco Alemanno
ph De Lorenzo
La squadra della Germania vincitrice
della Coppa delle Nazioni con in basso
da destra il ministro degli Affari Esteri
Giulio Terzi, la principessa Haya
e il presidente della FISE
Andrea Paulgross - ph Garofalo
55
M AGA ZINE
C.O.N.I.
F.I.S.E.
C.I. Casale San Nicola
Società Sportiva Dilettantistica a R.L.
129° DErby ItaLIaNO bEttEr:
FEUErbLItz
VINCE a CapaNNELLE
si è chiusa la gRande pRimaveRa del galoppo Romano con una soRpResa:
A
il successo del tedesco nello stoRico ippodRomo capitolino.
stRabattuto l’ameRicano Real solution, gRande favoRito del nastRo
azzuRRo, il cui pRopRietaRio eRa aRRivato peR l’occasione dal KentucKY
di Enrico Tonali
A
29 Giugno - 1 Luglio
Concorso Nazionale A 5*
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Club House con piscina
La rimonta di Feuerblitz (a destra) su Wild Wolf e Smoking Joe (semicoperto) nel 129° Derby Italiano
ph Grasso per HippoGroup Capannelle
l contrario di tanti film di guerra,
stavolta hanno vinto i tedeschi e
gli americani sono stati sconfitti,
anzi strabattuti. Al 129° Derby Italiano Better di galoppo a
Capannelle il successo del purosangue germanico Feuerblitz
(“lampo di fuoco”) - in effetti anche lui uno yankee
importato in Europa da una scuderia di Monaco di Baviera
- ha incenerito tutti, numeroso pubblico compreso (7.500 in
tribuna), che si aspettavano il rush folgorante del kentuckiano
Real Solution, divenuto un reuccio della pista romana
dopo le sue tre vittorie schiaccianti. Per di più, a montare
il muscoloso purosangue allenato proprio a Capannelle da
Gianluca Bietolini, il proprietario mr. Kenneth Lee Ramsey
(una farm con 464 cavalli a Nicholasville, vicino Lexington)
aveva voluto Lanfranco Dettori, il jockey-leggenda più noto
del mondo, volato a Roma la stessa mattina del Nastro
Azzurro per condurre alla vittoria il primo purosangue
americano della storia del Derby Italiano.
Per dare un’idea di come i due cavalli venissero valutati
pochi minuti prima della partenza, gli allibratori di
Capannelle segnavano sulla lavagna che avrebbero pagato
10 euro per ognuno giocato sul successo di Feuerblitz e
soltanto 35 centesimi per ogni euro puntato su Real Solution
primo. Durante il paio di giri compiuti al “tondino”, il
percorso circolare sul quale vengono presentati i cavalli
prima di andare in pista, il tedesco (il suo proprietario è
un quarantaduenne imprenditore nel marketing digitale,
Patrick Bertemann, che possiede a Monaco una dozzina di
purosangue come scuderia Elvissa) confermava l’impressione
di un onesto “galoppatore della domenica” a fronte di un
gasato Real Solution il quale sbuffava come un toro pronto a
scendere nell’arena per fare a polpette lo sfortunato matador.
In pista per oltre un km (la distanza del Derby in Italia è
2.200 metri) non succedeva niente, con i due quasi affiancati
all’interno del gruppo mentre davanti un paio di italiani
-Smoking Joe montato da Fabio Branca, il fantino italiano
più in vena in questa stagione e Wild Wolf con in sella
Umberto Rispoli ansioso di vincere un Nastro Azzurro che
lo ha già visto tre volte secondo - facevano l’andatura. A
metà dirittura, quando il palo d’arrivo era ancora distante
400 metri, sia Robert Havlin (un londinese gira-europa che
montava Feurblitz) che Lanfranco Dettori a bordo di Real
Solution cominciavano ad agitare il frustino, ma entrambi
i cavalli sembravano poco convinti sul da farsi. Tanto più
l’americano del tedesco, che infatti dopo altri 100 metri
iniziava una rimonta sulla coppia di testa cercando di
andarsene insalutato ospite. Real Solution non batteva ciglio,
Smoking Joe si accontentava del terzo posto, Wild Wolf
spremuto da Rispoli riagganciava il “lampo di fuoco” che
però vinceva di una corta incollatura, in pratica una trentina
di centimetri.
Michael Figge, allenatore del tedesco, strabuzzava gli occhi
(“una grande sorpresa”) mentre Gianluca Bietolini li chiudeva
(“non so cosa sia successo”) sperando si trattasse solo di un
brutto sogno. Ed anche gli spettatori, rimasti ammutoliti,
come se fosse uscito l’inserviente del circo col cappello in
mano a dire che lo spettacolo era cancellato perché il leone
s’era mangiato il domatore. Dettori poi spiegherà che Real
Solution (arrivato sesto), troppo nervoso al tondino e nella
sfilata precedente la corsa, aveva bruciato tutte le energie
ancor prima di entrare nelle gabbie, un cavallo forte di
gambe ma debole di testa. Così per la terza volta in dodici
anni (ci erano già riusciti Kallisto nel 2000 e Osorio nel 2003)
la Germania ha conquistato il Derby di Capannelle ◆
57
DarIO CarmIGNaNI,
OrGOGLIO
DEL rEINING azzUrrO
Centro Ippico Reining di Dario Carmignani
“mUOVErsI INsIEmE aL CaVaLLO,
FaCENDOGLI FarE QUELLO
ChE staI pENsaNDO,
COmE IN UNa sImbIOsI pErFEtta”
di Ester Maria Lorido
Allevamento Quarter Horse
È uno sport che rispecchia le manovre dei mandriani e dei
cowboy, che dovevano fermarsi con arresti molto veloci e
ripartire nella direzione opposta.
Cosa ti ha affascinato di questa disciplina?
Sono sempre stato un appassionato della sella americana (da
ragazzino facevo le gimkane), poi sono andato oltreoceano
a scoprire il mondo del reining. Ad affascinarmi tutt’ora è
il rapporto con l’animale, approfondire sempre ciò che si
impara per andare oltre a dove sei arrivato. È uno spettacolo
muoversi insieme al cavallo, facendogli fare quello che stai
pensando, come in una simbiosi perfetta.
se avessi scelto un’altra disciplina, quale sarebbe stata?
Il dressage, magari montando cavalli spagnoli. Mi ha sempre
affascinato il controllo del cavallo con la minima forzatura
possibile. Ad ogni modo qualunque equitazione, se fatta
bene, mi affascina: dal Polo ai Butteri, c’è sempre da cogliere
qualcosa.
E se non avessi dedicato la tua vita ai cavalli, cosa avresti fatto?
Mi sarei dedicato alla musica. Ho anche una batteria a casa.
A
ltro che uomo che sussurrava ai
cavalli, altro che cowboy. Dario
Carmignani non è soltanto l’orgoglio
del reining azzurro, né un fanatico dei metodi new age di
comunicazione con gli animali: il signor ‘oro ai Campionati
mondiali’ è soprattutto un campione nell’animo, per il
rispetto innato che nutre verso l’animale che ama controllare,
ma senza costrizioni e forzature. È una passione autentica
per il cavallo e per la sella americana la sua, che ci racconta
in un’intervista di grande intensità.
C’è una razza più predisposta di altre al reining?
Il Quarter Horse, anche se ho visto Avellignesi che hanno
avuto molto successo. Tutto dipende dalla testa del
cavallo, come in ogni disciplina: se hanno una buona testa,
apprendono meglio. Con quella e con un po’ di sangue
qualunque cavallo può riuscire, anche se non ai livelli del
Quarter.
Come spiegheresti il reining a chi non ne ha mai sentito
parlare?
È un’equitazione delicata, fatta di comandi appena
percettibili, e proprio per questo anche molto tecnica. Si
basa su comandi affinati, non ci sono forzature. Dobbiamo
percorrere il pattern - un percorso predefinito che
comprende tutte le manovre previste dalla disciplina (cerchi,
cambi di galoppo, spin, sliding stop, rollback e back) - con
il minor aiuto possibile: comandi verbali, corporei, ma con
le redini lunghe. Si lavora in piano, non ci sono ostacoli.
Il cavallo che ti è rimasto nel cuore?
Okie Dun It Too, il mio stallone che è morto due anni fa, e Baby
Dixie, un Appaloosa che mi ha fatto vincere le prime gare nel
’94 e che ha anche dato il nome alla pizzeria di mio fratello.
Di certo, hai raggiunto il binomio perfetto con il cavallo che
ti ha regalato la medaglia d’oro a squadre ai Campionati del
mondo del 2008 e l’argento individuale…
Sì, Art Magic Interprise: un baio con tanto cuore, molto atletico,
con un ottimo equilibrio mentale e dotato di gran talento.
interview
M AGA ZINE
Qual è il momento più bello di una vittoria così importante?
Il momento più bello è quando avverti una forza interiore
e una sicurezza che difficilmente si riesce a provare. Senti
un’atmosfera magica. Mi è venuta in mente la leggenda di
Buffalo Bill: si racconta che, quando venne in Italia, sfidò il
buttero Peppone e ne uscì sconfitto.
Quali obiettivi possono mancare ad una persone che ha
vinto tutto quello che c’era da vincere?
Ce ne sono tanti, perché non si finisce mai di imparare. Non
bisogna fermarsi e pensare di essere arrivato.
hai mai perso la motivazione? hai mai attraversato
momenti difficili?
Capitano spesso, ad esempio quando non hai il cavallo
buono, ma sono quelli a farti andare avanti e si deve solo
pensare a stringere i denti.
ma il reining è una disciplina scaramantica? tu hai qualche
rito prima delle gare?
No, cerco solo la concentrazione.
Cosa ti piace fare quando non monti a cavallo?
Sentire la musica, curare le piante (ho il pollice verde) e stare
con i miei figli.
siamo vicini alle vacanze estive. mare o montagna?
Montagna. Ho una casa in Umbria e quando posso ci vado ◆
Centro Equestre Cassia
S.S. Cassia, km 38.033
www.carmignanireining.it
58
M AGA ZINE
sWIss & GLObaL CUp
CLassIC 12’ DINGhy
È partItO IL CIrCUItO DI rEGatE INtErNazIONaLI
DEDICatO aLLa stOrICa ImbarCazIONE IN LEGNO
I
I
protagonisti restano sempre loro, i dinghy
12’ in legno. Gli splendidi gusci di noce nati
dalla penna di George Cockshtt tornano con il
circuito di regate a loro dedicato. Sono tanti gli ingredienti - e
le novità - della swiss & Global Cup - Classic 12’ Dinghy, a
partire dalle tappe della manifestazione che si caratterizzano
per peculiarità territoriali, gastronomia e tradizione.
Quest’anno si superano i confini nazionali, a dimostrazione
del fatto che l’amore per il dinghy 12’ classico non ha limiti
geografici. Due le location di respiro europeo: Porto Rož in
Slovenia (5-8 luglio) e Lucerna in Svizzera (27-29 luglio).
La partenza ha superato ogni più rosea aspettativa: a Varazze,
prima tappa del circuito, erano in 47 a contendersi la vittoria.
A spuntarla è stato Filippo Jannello a bordo di Mogador.
Cinque le prove svolte nei tre giorni d’evento che hanno
racchiuso regate, degustazioni e spettacoli a terra. Questi
gli elementi di un format che si amplia: la casa itinerante
del dinghy 12’ classico tocca un pubblico sempre più vasto
con l’hospitality (una superficie di 100 mq completa di bar e
salottino), un palco e la vocazione di coinvolgere e avvicinare
al mondo del dinghy non solo gli appassionati della piccola
deriva. Il pubblico è immerso in un’atmosfera accogliente,
assiste a spettacoli e assapora prodotti tipici locali. Non solo
vela
di Veronica Cardella - ph Francesco Rastrelli ©
vela insomma, in un “villaggio” che nasce come luogo di
incontro per i concorrenti ma anche per i curiosi. “Quest’anno
il nostro obiettivo è che sia una festa a terra come a mare. La
manifestazione sta crescendo e veicola - quest’anno più che
mai - valori importanti legati all’eco-sostenibilità. Torna come
Title Sponsor la Swiss & Global Asset Management. Abbiamo,
come Side Sponsor, Garnell e Tonello Energie e in qualità
di Official Supplier Bluwireless, Frisbee Dinghi e la Riccardo
Barthel. La manifestazione è promossa dalla Sezione Classici
dell’AICD 12’ in collaborazione con il Registro Italiano Dinghy
12’ Classico, si svolge sotto l’egida dell’AICD 12’ e della
Federazione Italiana Vela, con il patrocinio dell’Associazione
Italiana Persone Down, di Legambiente e del Touring Club
Italiano. Un parterre di tutto rispetto grazie al quale il circuito
ha preso forma e si è arricchito” cosi presenta la Swiss &
Global Cup il delegato della Sezione Classici dell’AICD
Giuseppe La Scala.
Prossimo appuntamento a Napoli (27-30 aprile) con
l’organizzazione del RYCC Savoia. E l’evento cresce anche
sul web: le storie, le immagini e i video dei momenti più
belli dell’inarrestabile avanzata dei dinghy 12’ classico sono
su www.dinghyclassico.it e sulla pagina facebook dedicata
alla manifestazione ◆
Il podio della prima tappa della Swiss & Global Cup (da sinistra): Italo Bertacca
(secondo posto), Filippo Jannello (primo posto) e Massimo Schiavon (terzo posto)
GraNDI VELE a GaEta
a cura di Giacomo Bonelli
Presentato al Palazzo Cardinal De
Vio di Gaeta alla presenza del Capo
di Stato Maggiore della Marina
Militare Luigi Binelli Mantelli, autore
della prefazione, il volume racconta
attraverso immagini di imbarcazioni
d’epoca contestualizzate nel panorama
di Gaeta i 10 anni di barche d’epoca
che hanno fatto bella mostra di se
veleggiando all’interno del golfo.
Dal 5 all’8 luglio si svolgerà la 10a
edizione dell’evento.
Classica cucina romana sia di
carne che di pesce preparata con
ingredienti genuini e naturali. La pizza
rigorosamente bassa e croccante e per
finire i dolci tutti di produzione propria.
Celestina vi aspetta!
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OCEaNIs, barChE a VELa pEr stUpIrE
nel 2010 beneteau festeggiava i 25 anni degli oceanis, con i suoi 42 modelli
e più di 20.000 baRche vendute. oggi il costRuttoRe ha lanciato tRe nuovi
modelli completamente Ripensati: entRano in scena 41, 45, 48
di Francesco Mantica
S
S
e pensate che lusso estremo, comfort, ampi
spazi e tranquillità di navigazione siano
unicamente prerogative dei super-yacht,
preparatevi a ricredervi. Anche una semplice barca a vela,
ben studiata, ottimizzata in tutti gli aspetti e realizzata con
particolari attenzioni, può offrire tutto questo e molto di più.
C’è una gamma di barche, in particolare, i cui costruttori
sono veri e propri maestri in questo senso: stiamo parlando
degli Oceanis targati Beneteau, che per oltre 25 anni hanno
delineato una nuova arte di vivere in mare, il piacere di una
crociera confortevole su una barca spinta dal vento.
La gamma Oceanis è stata rinnovata da pochi mesi con
tre gioielli di nuova costruzione: gli Oceanis 41, 45, 48,
destinati a diventare in breve tempo il punto di riferimento
per la navigazione a vela. Tre barche contemporanee ed
eleganti, dalle linee pure e slanciate che, nel rispetto dello
spirito originale, cercano di coniugare il piacere della
navigazione a vela e il confort a bordo. La sfida è ardua,
ma gli interpreti sono all’altezza del compito: polivalenza,
comodità, spazio, luce e performance in navigazione
sono le parole chiave che accomunano questi modelli dal
carattere deciso.
L’Oceanis 41 è una barca di circa 12 metri che si
distingue per il quadrato spazioso, la cabina proprietario
estremamente accogliente, gli alloggiamenti ottimizzati e
la grande stabilità e facilità di navigazione. L’Oceanis 45,
con i suoi quasi 14 metri, è invece una barca concepita
per adattarsi a differenti programmi di navigazione, dalla
settimana in famiglia alla lunga navigazione di più mesi e
si declina in 4 versioni con vari allestimenti. L’Oceanis 48,
infine, propone allestimenti particolari e può accogliere
fino a 12 persone in condizioni ottimali, trasformando la
crociera in un momento di grande convivialità ◆
62
M AGA ZINE
IL tEssUtO aL ramE
ChE rENDE pIù bELLa La pELLE
l rame è un minerale essenziale del corpo
umano, utilizzato da migliaia di anni, fin
dai tempi degli antichi Egizi, dei Romani
e degli Aztechi. È utilizzato in nutrizione, ha una forte
azione anti-microbica e importanti proprietà sulla salute e il
benessere della pelle; in ambito medicale, inoltre, il rame ha
straordinarie proprietà anti-infezioni e cicatrizzanti.
Cupron Inc, azienda globale fondata nel 2000, ha studiato
le proprietà del rame e ha sviluppato una tecnologia unica
e brevettata (Copper Based Technology) per incorporare
l’ossido di rame all’interno di un’ampia gamma di materiali,
tra cui tessuti, superfici solide, creme e altri polimeri.
Oggi, questa tecnologia è disponibile anche in Italia
attraverso un’innovativa linea di prodotti cosmetici in
tessuti Cupron, attualmente caratterizzata da federe, guanti,
maschere e calze che attenuano l’aspetto delle rughe e
delle linee di espressione, migliorano l’aspetto della pelle,
proteggono da batteri e funghi responsabili di cattivi odori,
attenuano l’aspetto delle rughe delle mani e delle macchie
di iper-pigmentazione e rendono l’aspetto della pelle più
tonico.
Riconosciuta dalla comunità scientifica, la tecnologia Cupron
è clinicamente testata, sicura e rispettosa dell’ambiente
essendo basata su rame riciclato, non solubile e naturale.
Sulla federa cosmetica, in particolare, sono stati realizzati
quattro studi indipendenti in doppio cieco, con effetto
placebo controllato; in tutti questi studi, è stata evidenziata
una riduzione statisticamente significativa delle rughe e delle
linee di espressione e un miglioramento globale della pelle in
4 settimane di utilizzo del prodotto, senza registrare reazioni
avverse.
I prodotti Cupron sono inoltre lavabili in lavatrice come un
normale tessuto e, visto che l’ossido di rame è incorporato
all’interno del materiale e non ne ricopre semplicemente la
superficie, durano e continuano ad essere attivi per l’intera
durata della loro vita.
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65
M AGA ZINE
Difendi la tua salute:
informati
Con l’arrivo dell’estate, arriva anche la “prova
costume”. Dopo gli stravizi della stagione
invernale, scatta l’allarme peso. Almeno un Italiano
su due ha qualche chilo di troppo e per perderlo
spesso finisce per mettersi nei guai. I centri “Social
Medical Center” lanciano una campagna estiva
di prevenzione contro il sovrappeso e l’obesità
È
promo
È
recente il dibattito aperto dalla dichiarazione del
Ministro della Sanità sulla tassazione di merendine
e altri cibi classificati come “junk food” o cibo
spazzatura. Questo perché ci si è resi conto che il sovrappeso e
l’obesità, sia del bambino che dell’adulto, sono divenuti un problema
ormai grave anche in Paesi, che, come l’Italia, affondano le loro
tradizioni gastronomiche nella sana dieta mediterranea, sempre
più minacciata da mode alimentari d’oltreoceano.
Tuttavia, è ormai chiaro come la lotta al grasso sia un
fatto culturale e comportamentale, che richiede azioni di
contrasto a monte, piuttosto che interventi a valle; azioni
quali l’attivazione di canali specializzati per una corretta
informazione dell’opinione pubblica in materia.È in questa
direzione che si vuole muovere l’iniziativa dei centri “
Social Medical Center”, che hanno deciso di realizzare una
campagna di prevenzione e sensibilizzazione sul tema. Il
programma interesserà alcune località di villeggiatura del
litorale laziale, durante il periodo estivo compreso tra il 15
giugno ed il 30 agosto. Presso gli stabilimenti balneari che
aderiranno all’evento sarà presente un team di specialisti, i
quali, oltre a spiegare quali siano i fattori di rischio dell’obesità
per la salute e il pericolo insito nelle diete “fai da te”, faranno
delle consulenze e degli esami bioimpedenziometrici gratuiti.
La bioimpedenziometria, nell’ambito di un approccio medico e
assistito della patologia, è un’indagine necessaria che permette di
conoscere la composizione quali-quantitativa del peso corporeo, in
quanto il valore riportato dalla sola bilancia non dice nulla riguardo alla
differenziazione tra massa magra (muscoli, ossa e acqua) e massa grassa (il
tessuto adiposo). La ripetizione di tale controllo durante tutto il periodo di cura
del paziente è fondamentale per far capire agli esperti se il dimagrimento stia
avvenendo in maniera salutare, cioè con prevalente perdita della massa grassa.
In un periodo come l’attuale, in cui si fa un gran parlare di alimentazione e salute, soprattutto
in TV, e la nutrizione finisce per essere più appannaggio dei cuochi che degli specialisti,
la campagna promossa dai centri “Social Medical Center” vuole essere un primo punto di
incontro con i pazienti al fine di fornire loro quelle regole basilari per essere in forma, star
bene con sé stessi, senza rinunciare al gusto ed al piacere di mangiare bene, con tutti gli
alimenti della nostra cucina.
Si tratta di una scelta strategica impegnativa basata sulla comunicazione e la prevenzione,
che certamente va contro l’idea del dimagrimento a tutti i costi e subito, contrapponendosi
energeticamente alle diete facili, sbilanciate, a 500 kcal giornaliere, basate sulla sola
assunzione di proteine e sulla demonizzazione dei famigerati “carboidrati”, ridotti ormai alla
stregua di nemici pubblici numero uno. Il messaggio che invece si deve far passare è che
dimagrire in maniera sana si può! Serve la forza di volontà, prima di tutto, l’ausilio dello
specialista medico ed infine una dieta personalizzata abbinata ad una normale attività fisica.
Ma è necessario soprattutto avere delle strutture di riferimento, quali i centri “Social Medical
Center”, che permettano alla persona il recupero armonico di un sano stile di vita abbinato
ad una corretta alimentazione ◆
66
una m ela
al giorno
M AGA ZINE
VILLA
ARDEATINA
CASA DI RIPOSO
“Un’oasi verde immersa nel cuore dell’Eur”
➤
➤
AA
Un cucchiaio al Dì,
toglie il broncio di torno
➤
➤
A giugno aumenta il consumo di gelato, tra le cui proprietà
c’è anche quella di scatenare i centri del piacere del cervello
lleato della linea, ma anche del
buonumore. A quanto pare, c’è
sempre una buona ragione per
gustare un bel gelato. Forse anche per questo in Italia ne
consumiamo un media di 12 chili a testa l’anno, secondi
in Europa soltanto rispetto alla Danimarca. E non sarebbe
un male se questi numeri aumentassero ancora, se è vero
che - come sostiene uno studio olandese - quando si
mangia il gelato, il volto raggiunge l’86 percento di felicità.
Tesi, questa, avvallata anche da un gruppo di ricercatori
britannici, secondo cui un solo cucchiaio di gelato è in
grado di scatenare i centri del piacere del cervello. Ormai
rinomate sono poi le sue proprietà nutritive, a basso apporto
calorico, che lo rendono tra gli alimenti più quotati con cui
sostituire un pasto, specie nei mesi estivi. In questo caso,
meglio optare per le creme, in grado di fornire proteine
complete (circa il 30 percento in più rispetto ai gusti alla
frutta), i grassi e gli zuccheri del latte. E veniamo, appunto,
ai gusti alla frutta, che contengono una quantità superiore di
vitamina C, sono meno calorici - sebbene il contenuto degli
zuccheri sia maggiore - ma decisamente meno nutrienti, in
quanto proteine, calcio e grassi sono quasi assenti.
Gli esperti, però, sottolineano che il gelato continua ad
essere la gratificazione perfetta soprattutto a conclusione di
un pasto, se non altro per l’utile azione che svolge a livello
digestivo: è in grado di stimolare lo svuotamento dello
stomaco (riducendo i tempi di lavoro dei succhi gastrici
fino al 50 percento) e di favorire la secrezione biliare a
vantaggio della digestione dei grassi. Ma è anche bene tenere
a mente che, come accade in tutto - nella vita così come
nell’alimentazione - la strada della moderazione è sempre
quella più sicura. A confermarlo è uno studio dell’Oregon
Research Institute (Usa), pubblicato sull’American Journal
of Clinical Nutrition, che svela come il re dei dolci estivi
possa creare dipendenza. La tesi sostenuta è che, mangiare
troppo spesso un alimento con un alto contenuto di grassi o
di zuccheri, possa cambiare le risposte del cervello e riduca
l’effetto ‘ricompensa’ ◆
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68
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
LUCIA ZEI
La forza del legame ai valori figurativi
di Maria Laura Perilli
I
I
n un piccolo ma prezioso manuale per
leggere una scultura, Maurizio Chelli afferma
che essa è “L’espressione artistica che più
si avvicina alla realtà per il suo carattere tridimensionale e
nasce dalla litolatria, l’adorazione della pietra praticata dagli
uomini primitivi che in essa vedevano delle immagini cui in
seguito avrebbero dato corpo”. Sta di fatto che, attraverso
i secoli, la scultura, con una varietà e diversificazione del
mondo delle forme, ha sottolineato Simboli, Astrazioni,
Duplicazioni del reale. In questo vasto ambito Lucia Zei,
giovane e promettente scultrice aretina, ha scelto con forza
e coraggio ed in un certo senso controcorrente, la via della
figurazione. Un orientamento che impone alla Zei, come
conseguenza, la conduzione di una personale battaglia a
difesa della sua scelta; tutto a dispetto di quei detrattori che,
vuoi per inconfessabile incapacità, vuoi per seguire facili
mode o per una visione miope ed unilaterale, non aperta
indistintamente a tutte le espressioni e tecniche artistiche,
si ostinano a considerare i valori figurativi relegabili su un
binario morto e non più adatti ad esprimere il segno dei tempi.
Le tensioni spirituali dell’artista trovano potente concretezza
in sculture la cui articolazione volumetrica esprime una forza
plastica capace di infondere nell’inerte materiale d’origine
una vitalità dirompente.
Si susseguono figure come i pattinatori, le ballerine, le atlete
con l’asta colte magistralmente nell’istante dell’estrema
tensione. Il loro movimento fa emergere l’insieme delle
linee forza che, distribuite secondo diagonali dinamiche,
centrifugano gradualmente, operando il coinvolgimento
dello spazio circostante e piegandolo alle esigenze dei
soggetti rappresentati. La Zei enfatizza il complesso delle
contorsioni che le figure impongono alla loro corporeità,
sottolineandone energicamente anatomia e gestualità.
L’uso del valore figurativo diviene per l’artista occasione
e volontà di recupero, in chiave nuova, di quell’antica
grammatica negletta e dimenticata, senza la quale l’uomo,
autocondizionatosi spesso ad un perenne ed inconcludente
movimento, ad una vita ad alta velocità, è sempre più
incapace di leggere e recuperare i tempi della meditazione
connessi ad attività sublimi, cariche di spiritualità, antitesi ed
antidoto all’efficientismo di un tempo troppo secolarizzato.
“L’uomo distratto” è stimolato dalla Zei con valori ed
immagini storiche; allora al mondo delle Atlete e delle
Ballerine fanno seguito le ritualità antiche della sua terra, con
i Cavalieri alla giostra del Saracino o i Grifoni Alati che, per
la trattazione della materia, riportano alla mente l’etrusca
Chimera d’Arezzo; qui lo stile “si caratterizza per il contrasto
tra realismo ed astrazione... l’interpretazione è di tipo
dinamico”, infatti i muscoli e le fattezze dell’animale sono
rappresentati in uno stato di contrazione che è il preludio ad
uno scatto aggressivo.
Se la materia, in tutte queste opere, è trattata con forza,
dinamicità, scarti improvvisi, nel caso della maternità il
complesso delle linee di tensione scultoree sembra allentarsi;
diviene più sinuoso, morbido, creando un’atmosfera di
tenera pacatezza e serenità che ben sottolinea il tempo
della dolce attesa. Un tempo che, attraverso i secoli, per
ogni donna è sempre stato una personalissima storia a sé,
costantemente diversa, tanto quanto i volti e le fattezze di
ogni essere vivente ◆
what’s on what’s what’s on what’s
CHANGING STATE OF MATTER
Brand New Gallery, fino al 28 luglio
Inaugurata lo scorso 3 maggio questa mostra collettiva è pensata per svelare i
processi della creazione artistica che si svolgono attraverso una ‘produzione
ipotetica’ del reale, portata al limite estremo dell’esperienza sensoriale. Attraverso
la frammentazione del lavoro iniziale, il gruppo di artisti di questa mostra indaga
la materia per rivelarne nuove forme e sembianze, dando vita a mondi misteriosi
ottenuti sovvertendo le tecniche artistiche tradizionali. Ognuno degli artisti di
questo group show sceglie il mezzo espressivo in base alla propria esperienza della
materia tangibile e dell’intimità della memoria. La materia diviene quindi metafora
delle strutture sociali e delle realtà che ci circondano e la sua aggressione diviene
esplorazione del rapporto con l’alterità ed il reciproco scambio che costantemente
avviene tra le persone e gli oggetti. Nella foto l’opera di Rona Pondic.
www.brand-newgallery.com
milano
NUOVO FUTURISMO - Ridisegnare la città
Spazio Oberdan, fino al 9 settembre
La mostra, a cura di Renato Barilli e promossa da Provincia di Milano/Assessorato
Cultura, presenta una selezione delle opere dei ‘Nuovi Futuristi’: un gruppo
di artisti di cui fanno parte Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi,
Gianni Cella, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri,
Plumcake, Umberto Postal. La denominazione non è per nulla casuale, ma sta
a indicare una profonda eredità che gli undici traggono proprio dal Futurismo
storico e, in particolare, dall’ala rappresentata da Balla e Depero, assai diversa
da quella rappresentata da Boccioni. Tratto centrale di questa diramazione è
il concepire un’arte che esalti l’urbanesimo, nel suo edonismo compiaciuto e
fastoso, così bene manifestato da pubblicità, fumetti e mass media, utilizzando i
nuovi materiali del progresso tecnologico (poliesteri, perpex e resine sintetiche),
che hanno il dono di essere leggeri e di prestarsi a un cromatismo acceso e
brillante. Nella foto l’installazione di Marco Lodola.
www.provincia.milano.it/cultura
26 giugno
unico
appuntamento
ALESSANDRO SIANI
Centrale Live-Foro Italico
Con la sua unica data in Italia, Alessandro Siani apre il
cartellone dei grandi eventi in programma nella nuova arena
estiva della Capitale. L’attore, che da dieci anni si divide
tra teatro, cinema e televisione, presenta uno spettacolo di
monologhi e sketch dissacranti per raccontare i luoghi comuni
degli italiani, con ospiti come Francesco Albanese, Claudia
Miele e Salvatore Misticone, in arte Scapece, musiche a cura
del dj Frank Carpentieri e cinque scatenatissimi ballerini di
break dance.
www.ventidieci.it
VALENTINA MOVIE
CONTEMPORARY TALES
Elisabeth Strigini
Selected works 2004-2012
Museo della Permanente, fino al 13 settembre
Fantasy, American Story, Portraits. Sono questi i tre temi che
corrispondono ad altrettanti percorsi dipanati nella prima importante
personale italiana dell’artista, che dal prossimo 13 luglio fino al 13
settembre 2012 è presente al Museo della Permanente di Milano con
la mostra dal titolo Contemporary Tales ricca di oltre trenta opere,
fra oli e tecniche miste su tela realizzate nell’ultimo decennio. Ideata
da Ottavia Landi di Chiavenna con il coordinamento organizzativo
di Sara Mesiano e con la curatela di Chiara Gatti e Angelo Crespi, la
mostra indaga la raffinata e introspettiva ricerca di Elisabeth Strigini,
personalità elegante e riservata nel panorama della figurazione
internazionale. Francese di nascita ma inglese d’adozione, Elisabeth
Strigini vive e dipinge tra New York e Londra, e negli ultimi anni
ha lavorato a un ciclo di opere che, spaziando da formati minuti a
dimensioni monumentali, trattano temi di natura esistenziale piegati
a un linguaggio in bilico fra surrealismo e pop.
www.lapermanente-milano.it
Grandi fotografi a 33 giri
Auditorium, fino al 29 giugno
Esposizione dedicata al rapporto tra le cover discografiche
e la fotografia d’autore. In mostra una selezione di circa
centocinquanta dischi in vinile provenienti dalla collezione
di Stefano Dello Schiavo: un percorso cronologico che
ripercorre la storia delle copertine realizzate dai grandi
maestri, dagli anni Cinquanta fino a oggi: da Lee Friedlander,
creatore degli stilemi fotografici del jazz, a nomi come Andy
Warhol e Mario Schifano, fino ai sodalizi artistici come quello
tra Robert Mapplethorpe e Patti Smith, o quello tra Anton
Corbijn e gli U2 o ancora quello fra Herb Ritts e Madonna.
www.auditorium.com
roma
Palazzo Incontro, fino al 30 settembre
Prima mostra romana per Valentina, il conturbante
personaggio femminile di fama mondiale nato nel ’65
dalla penna di Guido Crepax. Curata da Archivio Crepax e
Vincenzo Mollica, l’esposizione si snoda su due piani, fra le
sagome a grandezza naturale, la riproduzione dei disegni su
grande scala e 120 tavole originali scelte fra le circa 2.600
dell’autore. Dal rapporto con il mito dell’attrice Louise
Brooks, ispiratrice del fumetto, all’innovazione tecnica nella
costruzione “frammentata” della tavola su più vignette,
dalle testimonianze dal mondo della moda al rapporto con
le diverse città che fanno da sfondo alle avventure o ai sogni
di Valentina, fino al profilo dell’autore, appassionato di jazz
e delle correnti artistiche in voga negli anni ‘60 e ‘70, come
la Pop Art. Il percorso si chiude con una selezione dei video
più interessanti: interviste a Crepax e ad artisti e critici che
hanno parlato di lui. In vendita il libro che accompagna la
mostra: “Valentina come Louise Brooks: il libro nascosto”,
edito da Fandango Libri.
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M AGA ZINE
Books
VIa DELLa paLOmbELLa
UNa bELLa stOrIa
Dalle Marche al cuore del cuore di Roma,
toccando il lago di Como. Una storia che
parte dall’Ottocento e arriva a oggi, tra la
prima guerra mondiale e la seconda. La bella
storia di due persone che hanno cominciato
a frequentarsi grazie al coprifuoco e a un
cortile troppo piccolo e che alla fine si
sono sposate. Poi hanno messo al mondo
l’autrice, Silvia Palombi che si racconta:
“Siccome dormivo dai nonni, arrivavo dalla
Palombella, facevo tutta via della Scrofa e
su ponte Cavour pensavo regolarmente che
ad avere l’animo lieto guardando San Pietro
e Castel Sant’Angelo da lì son buoni tutti,
mentre chi riusciva a esserlo guardando via
Valassina a Niguarda, ottuso dalla nebbia,
aveva sicuramente qualcosa di speciale,
un potere quasi magico. Poi della nebbia,
quella vera, che odorava di freddo umido,
mi sono invaghita e adesso che non ce n’è
quasi più mi dispiace un po’.”
Autore: Silvia Palombi
Editore: Charta, www.charta.it
DIzIONarIO CONtEmpOraNEO
DI bUONE maNIErE
Manuale raffinato e moderno, scritto con
ironia, per gettare uno sguardo sulla realtà
di oggi. Consigli di buonsenso, eleganza e
rispetto per ciò che ci circonda: avere un
comportamento impeccabile, trovare le
parole giuste, vestirsi in modo adeguato,
saper ricevere ed accogliere gli ospiti. Un
vademecum completo affinchè le nuove
tendenze non cancellino il codice del
galateo. Perché le buone maniere non
sono un’opinione, ma una regola di vita.
Autore: Laura Pranzetti Lombardini
Editore: Gribaudo
Collana: “Pensieri e parole”
CaspEr IL GattO pENDOLarE
La vera storia di un micio viaggiatore,
adottato dall’autrice a Plymouth, la
cittadina inglese dove vive con il marito
Chris. Lo splendido siberiano si chiama
Camper, ha 12 anni e una passione
singolare: il viaggio. Per ben 4 anni,
inizialmente all’insaputa della sua
padrona, ogni giorno aspetta l’autobus
alla fermata vicino casa, vi sale e con
educazione si mette a sedere nel suo
posto preferito al centro del pullman quando lo trova libero, almeno - per fare
il giro della città e poi tornarsene a casa,
riaccompagnato dall’autista o da qualche
passeggero dopo aver terminato il circuito.
Autore: Susan Finden
Editore: TEA
Collana: Narrativa TEA
what’s on what’s on what
Una barbEra… di riSatE tra HUMor
E Vino, La CoUrt Si VEStE a fESta
baCC | biEnnaLE
d’artE
CEraMiCa
ContEMPoranEa
MatEria
in ESPanSionE
SCULtUrE in CEraMiCa
scuderie AldobrAndini
frAscAti (romA),
fino Al 24 giugno
Prima biennale d’arte Ceramica
Contemporanea,
materia
fra
tradizione e contemporaneità, verso nuovi linguaggi e
contaminazioni. Le sculture e le installazioni di 13 artisti (silvia
Calcagno, Elettra Cipriani, Guido De zan, Fabrizio Dusi,
marino Ficola, antonio Grieco, annalisa Guerri, massimo
Luccioli, rita miranda, riccardo monachesi, simone Negri,
Jasmine pignatelli, sprout) raccontano il ruolo della ceramica
nel mondo delle arti. Opere al limite della tenuta tecnologica
del materiale, pensate per i prestigiosi spazi delle scuderie,
ristrutturate da Massimiliano Fuksas e altrettanto affascinante
connubio tra antico e moderno.
www.wix.com/baccontemporanea/biennale
MariLYn
MonroE.
tribUtE to
a fEMaLE iCon
PAlAzzo wAdeKind
PiAzzA colonnA,
fino Al 20 giugno
Marilyn Monroe, donna
per antonomasia, punto di
riferimento per la bellezza
femminile e icona dalla
metà del Novecento in
poi, è il tema della mostra
organizzata dalla Galleria Ca’ d’oro a cura di Gloria Porcella
e Lamberto Petracca. Un insieme di opere legate dal tema
“Marilyn”, in cui artisti diversi rendono omaggio all’icona forse
più nota dell’immaginario collettivo. Da Andy Warhol a Seward
Johnson, da Valentina De Martini a Pablo Echaurren, da Ludmilla
Radchenko a Mimmo Rotella, artisti le cui opere verranno esposte
a giugno, mese della nascita dell’attrice, a Roma in Palazzo
Wadekind e ad agosto, a cinquant’anni esatti dalla scomparsa, a
Miami nella sede della galleria a Coral Gables.
roma
LUX in
arCana.
L’arCHiVio
SEGrEto
VatiCano
Si riVELa
musei cAPitolini,
fino A settembre
Realizzata in occasione
del IV° Centenario
della fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano, la mostra illustra
la nascita e il funzionamento dell’archivio dei papi, con l’obiettivo
di rendere visibile le fonti, ovvero i fondamenti su cui basa la
storia. Documenti rari e preziosi, mai usciti dalla città pontificia,
sono esposti nelle magnifiche sale dei Musei Capitolini ed offerti
al pubblico nella loro unicità. Cento documenti scelti tra codici,
pergamene, filze, registri e manoscritti che vanno dal VIII secolo
al XX, presentati al pubblico per la prima volta nella storia,
testimoni degli intrecci e dei legami tra Roma e il Papato e tra
questi e l’Italia, l’Europa e il mondo intero.
www.luxinarcana.org
aVanGUardiE
rUSSE
museo
dell’ArA PAcis,
fino Al 2 settembre
Mostra
essenzialmente
didattica: settanta opere,
provenienti
dai
più
importanti musei russi,
sono esposte in otto sezioni
che vedono protagonisti Kazimir Malevich, Vasilij Kandinskij, Marc
Chagall, Mikhail Larionov e Natalia Goncharova, Fante di quadri,
Cubofuturismo, Astrattismo, Costruttivismo. L’esposizione, ricca
dell’installazione dell’artista Pablo Echaurren e di alcuni video
illustranti il contesto storico in cui le avanguardie russe nacquero,
mira a sottolineare l’influenza che questi movimenti ebbero sullo
sviluppo delle arti nel ventesimo secolo, dalla pittura, alla musica,
al teatro, alla poesia e al cinema.
www.arapacis.it
di Laura Mocci
sAbAto 7 luglio, trA i filAri del PArco Artistico
orme su lA court, ‘Humor in vignA’ AccenderÀ
di Arte e buon umore le colline cHe cullAno
lA migliore bArberA di micHele cHiArlo
Torna l’estate, e con il sole e il caldo a baciare le viti già cariche di
grappoli presto maturi, torna l’appuntamento con l’arte, la musica e,
naturalmente, il vino, nel consueto evento che anche per questo 2012
l’azienda vitivinicola Michele Chiarlo è felice di poter
annunciare si terrà nel parco artistico di La Court,
zona privilegiata della sua migliore Barbera.
Sono pochi, ormai, quelli che ancora non
conoscono questa collina, immersa tra i pendii di
Castelnuovo Calcea in provincia di Asti, scelta dalla
nota azienda di vini pregiati, ormai diversi anni fa,
per farne il luogo privilegiato in cui la tradizione
del produrre vino sposasse l’arte e regalasse un
esempio diverso e innovativo per vivere davvero
il territorio astigiano. Tra le piante di Barbera
ordinatamente distese al sole e le tante
installazioni artistiche che le costellano,
realizzate da diversi artisti famosi, primo
tra tutti Lele Luzzati, il prossimo 7 luglio
2012 prenderà vita la grande festa che, una
volta all’anno, accende la collina di luci,
musica e sapori. Il tema scelto per fare da
filo conduttore alle iniziative pensate per
quest’anno è l’allegria: “Humor in vigna.
Risate tra i filari” è, infatti, il significativo
titolo ufficiale dello show che dalle ore
21 aprirà il Parco Artistico a tutti gli
amici, gli appassionati e i curiosi che
decideranno di regalarsi una serata diversa.
Ad accompagnare musicalmente la
presentazione di “Orme 2012” ci saranno
la Banda Osiris ed Erminio Macario.
Passando poi dalla magia dalla musica a
quella della pellicola, il momento “Humor
in pellicola” regalerà sorrisi al cinema sotto
le stelle sull’aia di Cascina Castello. Nei siti
dedicati ai quattro elementi, ognuno con
la sua importante e bellissima installazione
ispirata alla terra, l’aria, l’acqua o il fuoco,
l’iniziativa “Sorrisi tra i filari” offrirà
schegge di umorismo interpretate e messe
in scena da diversi attori e cabarettisti. Non
mancherà, inoltre, una mostra: “Vignette in
vigna”, con i memorabili comics firmati da Giannelli.
Dalle 24 alle 2 di notte, infine, musica da ballare con il DJ set by Andrea
Margiotta. Naturalmente, tutti questi eventi saranno accompagnati dal
vero “padrone di casa”, il vino di Michele Chiarlo, offerto nel Wine
Bar insieme ad alcuni dei prodotti tipici del Piemonte più autentico,
distribuiti in diversi punti di assaggio
appuntamento, dunque, il 7 luglio, al parco artistico Orme su La
Court, a Castenuovo Calcea, tra cascine, vigneti, e assaggi di arte e
vino, per una serata da ricordare.
Cascina La Court, Castenuovo Calcea (at)
tel. 0141 769030 - [email protected]
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Conversazione con Alberto Ciarla:
la cucina, l’arte, la passione
lo storico chef romano, ci racconta la sua vita oggi,
non più dentro a un ristorante ma in giro per il mondo,
impegnato ancora a studiare, conoscere, insegnare
di Antonella De Santis - ph Matteo Montaperto e Maurizio Pepe
A
A
lberto Ciarla, iniziamo da due anni
fa, ovvero da quando ha deciso di
uscire dalla cucina del suo ristorante:
non le manca un po’ quella vita?
Mi mancano i clienti, il rapporto che si instaura con loro,
anche se con molti c’è un’amicizia che continua ancora oggi.
Non mi manca la cucina, che continuo a praticare in un altro
modo.
Ci racconti come
Mi dedico alla formazione, cosa che facevo già prima.
Fare formazione significa investire sul futuro, anche se
pare che l’Italia se ne dimentichi. Addirittura siamo multati
dalla comunità europea perché non presentiamo progetti
didattici. Quindi oltre a non ricevere i finanziamenti, che
pure ci sarebbero, abbiamo anche delle penali da pagare. Un
paradosso che nasce da un problema politico. Ci sono degli
istituti pubblici, ma sono pochi; servono progetti, strutture,
coinvolgimenti ministeriali. Abbiamo bravi cuochi, con
grandi capacità pedagogiche, ma raramente rientrano nelle
scuole statali.
Cosa è cambiato nella formazione degli chef?
Una volta c’erano poche scuole, la cucina era quella di
tradizione, robusta, verace, e i ristoranti soprattutto a gestione
familiare. Oggi i giovani cuochi fanno esperienza all’estero,
conoscono strutture di tipo diverso e anche in Italia c’è una
grande evoluzione.
gourmet
76
M AGA ZINE
Quali sono le conoscenze basilari per un cuoco?
La materia prima, che in Italia è di altissima qualità e varietà,
il modo di lavorarla e le tecniche di cottura. Questa è la base
della cucina in qualunque paese, anche se magari cambiano
alimenti, tecniche e tradizioni. Noi siamo molto legati alla
nostra, e in Italia tutti (o quasi) sanno cucinare. All’estero ci
si confronta con realtà diverse, e questo è fondamentale in
ogni professione.
Parliamo delle materie prime
Sono la base. A volte si legge che la specialità di un ristorante
è il pesce fresco. Non è la specialità di uno, ma un obbligo
di tutti! Comunque oggi c’è maggiore consapevolezza e
qualità, per esempio ci sono (di nuovo) allevamenti allo stato
brado, le norme igienico sanitarie sono molto più rigorose di
prima... basti pensare a quando si uccideva il maiale...
E come sono cambiate le cucine?
Ci sono stati enormi progressi, oggi ci sono macchinari
supertecnologici per la cottura e la conservazione. C’è
un’evoluzione continua e ogni scoperta ha una grande
importanza. Il sottovuoto, per esempio, è una scoperta degli
anni ‘70 che solo oggi si utilizza al meglio.
E il pubblico è cambiato?
Moltissimo. È informato, curioso, molto più disponibile
a sperimentare e provare anche cucine diverse da quella
italiana.
Come è cambiata nell’immaginario comune la professione
dello chef?
Una volta le maestre dicevano a chi non aveva voglia di
studiare di andare a fare il cuoco, era una professione umile,
se non umiliante. Oggi capita sempre più spesso di trovare
giovani laureati nelle scuole di cucina. Tutta l’attenzione
mediatica ha aspetti positivi, per esempio un grande traino
verso tutta la categoria, ma anche negativi, con colleghi poco
competenti che spesso fanno più male che bene a questa
professione, lasciando passare immagini e informazioni
distorte. Volendo sintetizzare: ci sono cuochi che cucinano,
cuochi che cuociono, cuochi mediatici, che fanno piatti
straordinariamente belli, e quelli ladri, fenomeni di costume
che non durano. Chi trascina riesce anche a dare la carica
ai colleghi.
Anche lei lo è stato in qualche modo...
Più che altro ho portato delle cose nuove, per esempio
sono stato il primo in Italia a fare un intero menu di pesce
crudo. Allora, parlo di anni ‘70/80, non si usava. Ero in
Perù per accompagnare delle immersioni (sono da sempre
appassionato di pesca subacquea), ho assaggiato il cevice
peruviano e l’ho portato qui, italianizzandolo. Anche in
questo caso la conoscenza di un’altra tradizione è stata la
chiave per conoscere e fare cose nuove.
Tornando alla sua vita da ristoratore... ci sono state
esperienze che ricorda particolarmente?
La più grande, letteralmente, è stata una cena da 7000
posti all’aeroporto di Fiumicino. Ma ci sono stati eventi per
le Olimpiadi e cene in ogni parte del mondo. Bellissime
esperienze.
E come cliente?
Beh le prime cene da grandi chef sono indimenticabili,
soprattutto in Francia, Sono stato alla scuola della camera di
commercio francese, per la quale sono poi stato consulente
per la cucina italiana, e ho conosciuto i grandi dell’epoca,
con tantissimi anni di grande esperienza alle spalle.
Ma lei non è solo uno chef, ha tantissime altre passioni
Sono in continuo movimento, ho porgetti, interessi, curiosità.
La scultura è una di queste. Faccio lavori a cera persa, in
acciaio, pasta vitrea. Ho fatto moltissime esposizioni. Tra i
miei temi preferiti i pesci... l’amore per il mare continua
Profum i d i prim avera
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M AGA ZINE
crudo di pesce
Come è cambiata la sua via da quando non è più al
ristorante?
A Velletri, dove vivo, ho trasformato la casa di famiglia in
una abitazione-studio-officina. Qui elaboro i miei progetti e
li realizzo. Sono anche progetti legati al cibo, naturalmente.
A breve aprirà una scuola di cucina al Parco Leonardo di
Fiumicino, un’accademia enogastronomica per amatori e
professionisti con l’ente per il turismo. Ho anche altri progetti,
ma ora ho più desiderio di progettare che di investire, lascio
ad altri quel compito.
Poi c’è il vino...
Sono stato praticamente nato nel vino, sono stato presidente
nazionale e vice mondale dell’AIS. Ai suoi albori.
A Velletri ha anche la campagna? Per quello ci pensa mia
moglie!
Un consiglio per chi vuole crescere nella professione di
chef?
Leggere, studiare, avere curiosità. Ogni pagina letta è una
conquista per il futuro. E non solo per il cibo ◆
http://www.youtube.com/watch?v=HvEIHT4W_go
Eviscerare il pesce e sfilettarlo in due mezzane, togliere
tutte le spine, la testa, la pelle senza togliere le squame, vi
faciliterà la filettatura.
Tagliare delle lamelle sottili cominciando dalla zona più
spessa vicino la testa. Ponetele su di un piatto dove avrete
spolverato del sale, spruzzate del succo di limone o lime, a
lambire il pesce.
Aggiungere le cipolle affettate molto sottili e peperoncino
fresco.
Coprite con la pellicola e mettete in frigo per almeno
mezz’ora.
Finita la marinatura condite con olio extravergine e qualche
fogliolina di prezzemolo e servite.
U
spaghetti al crudo di pesce
Ingredienti per 4 persone
300 g di spaghetti
300 g di cebiche (pesce marinato)
1 rametto di rosmarino
olio extravergine
prezzemolo
Lessare gli spaghetti. Metterli in un piatto e condirli con il
cebiche riposato.
Condire con rosmarino, olio e una spruzzatura di prezzemolo.
promo
C’è un’affinità tra queste due attività?
In entrambe metto la mia manualità, la curiosità, la voglia
di esprimermi e di conoscere. Ma non mi fermo qui: ho
brevettato un motorino elettrico, scritto delle commedie
musicali, costruito un trimarano negli anni ‘80, con il quale è
stata fatta una traversata. E torna di novo il mare. Sono però
più trainato dalla sfida con me stesso, una volta realizzato ciò
che ho in mente spesso perdo interesse.
Ingredienti per 4 persone
1 kg di Spigola, di Ombrina oppure di Corvina o Dentice
2 cipolle rosse di Troppa
il succo di 2/3 limoni o lime
sale fino
olio extravergine di oliva
peperoncino fresco
prezzemolo tritato
ltimo giorno di scuola. E poi? Poi arriva
l’attesa per le vacanze, quelle vere con il
lungo viaggio, e tutto
il resto. Nel frattempo però i cuccioli
di casa hanno bisogno di allontanarsi
dalla città e respirare aria buona, almeno per qualche giorno. E se non ci
sono nonni da andare a trovare, ci possono essere piccole vacanze a portata
di macchina. Pochi minuti ed ecco un
parco in cui trascorrere qualche giornata, svegliandosi tra gli aromi della
campagna in fiore. Immerso nella natura, il Veio Resident permette di vivere momenti di vacanza senza lunghe
trasferte. Sembra un sogno irrealizzabile. Ma non lo è: nel parco di Veio,
un residence ospita 46 appartamenti
perfetti per chi ha bisogno di una sistemazione temporanea, durante un
trasloco o una ristrutturazione, o per
chi si trova in città solo per qualche
settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per una vacanza appena
fuori porta o chi decide che, pur non
volendosi allontanare completamente
dalla propria rete di amicizie, impegni
e abitudini, preferisce svegliarsi nella
natura, tra animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli alberi che circondano questi piccoli casali dal sapore
inglese. Pensati per assicurare comfort
e tecnologia con wi-fi, climatizzatore,
allarme, fax, parcheggio, lavanderia,
servizio di recapito posta... e un giardinetto privato davanti all’ingresso,
dove godere di una dose extra di relax
e serenità, che nella bella stagione si
arricchisce anche di una piscina in cui
si rispecchia una vegetazione rigogliosa. Sono piccoli cottage carattarizzati
da una rustica eleganza, a pochissimi
chilometri dalla città, collegati anche
mediante una navetta che porta alla
stazione che dalla Giustiniana arriva a
San Pietro e assicura un trasporto lampo: solo venti minuti per arrivare in
centro. Intorno agli appartamenti solo
quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria, ristorante-pizzeria, e l’eleganza del ristorante Il Picchio Rosso. Per
un soggiorno indimenticabile.
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INtErVIsta a hIrOKO sasaKI,
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gourmet
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N
N
el centro di Roma, c’è un piccolo angolo
Giapponese, dove una gentile signora da il
benvenuto indossando un elegante kimono
ed esprimendosi in perfetto italiano. È Hiroko Sasaki, che
accoglie l’ospite nel ristorante Rokko, inaugurato da lei e
dal marito Toru nel 1991 e trasferito nella sede attuale due
anni fa. Prima, negli anni ’60, i suoi genitori ne gestivano
un altro, figurando fra i pionieri della ristorazione nipponica
nella capitale.
“Sono nata in Italia, ma sono tornata in Giappone a studiare,
vivendo lì per gli anni dell’università, e poi sono rientrata
a Roma”, racconta la proprietaria. È qui che ha aperto in
via Rasella il primo ristorante insieme al marito, che oggi
è ancora più centrale, in passeggiata di Ripetta. Il locale
prende il nome dal monte che sovrasta Kobe, in onore del
padre di Hiroko, nativo della città. È ampio, arredato in uno
stile essenziale e raffinato che ripropone l’atmosfera rarefatta
e rilassante degli ambienti giapponesi. È strano, in quest’oasi
rilassatamente accogliente, sentir dire ad Hiroko che la
principale differenza nel quotidiano fra Italia e Giappone è
data dal ritmo della vita: “In Giappone va tutto più veloce”.
A noi di questo affascinante paese arriva invece soprattutto
la ritualità del cibo, che non a caso è ormai diventato una
tendenza.
Fra le molte pietanze, “quella che più facilmente incontra il
palato italiano è la tempura - spiega - perché è un fritto molto
delicato, vicino a gusti a cui si è abituati. Per il crudo invece,
nonostante sia oggi una moda, si incontrano ancora delle
resistenze”. Ma il menù di Rokko non si limita a questi due
piatti: “anche gli udon - gli spaghetti a base di farina di grano
serviti in brodo -, sono decisamente apprezzati, e ormai molti
clienti hanno imparato a sorbire tutto il brodo fino alla fine,
come si fa da noi”.
Mangiare come in Giappone dunque si può? Si, anche se con
qualche limitazione: “l’acqua di Roma, ad esempio, è molto
calcarea e alcuni brodi chiari ne risentono. Inoltre alcuni
alimenti, come ad esempio il fugu - pesce palla -, non sono
assolutamente reperibili”. La maggior parte degli ingredienti
base arrivano comunque sul mercato tramite distributori,
anche se qui da Rokko si preferisce l’importazione diretta.
Spaghetti, miso, soya, sake, te, alghe, wasabi… tutto arriva in
Italia espressamente per il ristorante, tranne il riso, che viene
addirittura appositamente coltivato nella zona di Vercelli. Si
tratta della varietà proveniente da Akita e viene esportato
nelle principali comunità giapponesi d’Europa. È poi lo
chef Takehisa Haraguchi, da sempre a capo della cucina
del ristorante, a lavorare quotidianamente queste materie
prime per la soddisfazione dei clienti storici e dei molti
nuovi, che arrivano a gustare i menù fissi e i bento (classico
pasto take away) del pranzo o l’ampio menù alla carta serale.
Itadakimasu.
DC
il giappone nel cuore di roma
Passeggiata di Ripetta, 15 - 00186 Roma
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
ACQUA E SEMOLA
Semplice e genuino il prodotto
più rappresentativo
della cucina nostrana: la pasta
gourmet
di Antonella De Santis - ph La Fabbrica della Pasta di Gragnano
Farfalle, tonno fresco e cetrioli
Ingredienti per 4 persone
280 g di farfalle (pasta di gragnano)
250 g di tonno fresco
150 g di cetrioli
100 g di pomodoro passato
100 g di pomodoro concassé
10 g di prezzemolo
4 foglie di basilico
uno spicchio d’aglio
4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
dal fruttato delicato
sale qb
S
S
e vi dico acqua e semola di grano duro a cosa
pensate? Certi della vostra risposta questo mese
vogliamo parlarvi di uno dei cibi più semplici
e naturali della nostra tavola: la pasta. Vanto e pregio della
cucina mediterranea.
Niente conservanti, né coloranti, solo questi due ingredienti...
e poi tempo, passione e tanto gusto.
Partiamo dalla materia prima: la semola, che si ottiene dalla
parte centrale del chicco di grano. Il grano duro (più lucido
e allungato e ricco di proteine, tipico dei terreni assolati del
sud), viene macinato in cilindri rotanti che permettono la
separazione del germe - la parte in cima del chicco, ricca
di proteine, l’organo riproduttivo del grano - poi lavorato e
quindi riunito alla semola. Il grano tenero cresce nei terreni
umidi del nord italia e si lavora con una tecnica che frantuma
il chicco: il germe, irrecuperabile, viene poi eliminato con
la crusca. Una semola di qualità ha un alto tenore proteico.
La semola, una volta macinata, viene impastata con acqua
purissima, che lega amido e proteine, si inizia così a formare
il glutine: una rete proteica che funziona da legante e trattiene
gli elementi nutritivi nella pasta. Continua la lavorazione
(gramolatura) che rende l’impasto omogeneo ed elastico.
Le celle per l'asciugamento della pasta lunga
Una volta pronto l’impasto si danno alla pasta i diversi formati
attraverso la trafila. Si tratti di penne, spaghetti o rigatoni,
è fondamentale utilizzare trafile di buona qualità: il bronzo
perdona alla pasta porosità e ruvidezza. C’è anche chi - il
pastificio abruzzese Verrigni - utilizza trafile in oro, per un
risultato del tutto particolare.
Una volta ottenuti i molti e molti spaghetti (o paccheri o
fusilli, fate voi) si passa all’essiccazione con una esposizione
all’aria calda, per ridurre la percentuale d’acqua contenuta,
dal 30% al 12,5% massimo, e rendere il prodotto
conservabile.
L’essiccazione è una fase molto delicata e varia da pasta a
pasta, arrivando per alcuni formati anche a 60 ore. Il tempo
garantisce la conservazione dei principi nutrizionali, perché
un’essiccazione veloce, ad alta temperatura, intacca la
struttura della pasta diminuendo la digeribilità dell’amido,
oltre a comprometterne colore, profumo, sapore e tenuta
durante la cottura.
Quando si acquista la pasta si dovrebbe vedere in
controluce la grana grossa della semola, ma l’aspetto deve
essere liscio, quando si spezza deve dare un suono secco.
E, ovviamente, inodore.
Scelta la nostra pasta non resta che cuocerla, in abbondante
acqua (salata solo al momento in cui inizia a bollire, pena
dei tempi di attesa più lunghi) almeno 1 litro per ogni etto
di pasta, la temperatura dell’acqua durante la cottura deve
rimanere costante, cosa più semplice nei grandi quantitativi.
Durante l’ebollizione la pasta si muove continuamente,
assicurando una cottura omogenea.
Durante la cottura, grazie all’alta temperatura, l’amido
assorbe acqua, si gonfia fino a rompersi disperdendosi
nell’acqua, mentre il glutine tende a impedire questo
processo. In un prodotto di scarsa qualità l’amido si scioglie
quasi completamente, con un risultato colloso e molle,
mentre l’acqua risulta torbida. La cottura è al dente quando
all’esterno la pasta è tenera ed elastica mentre al centro
rimane tenace. In questo modo si assicura una maggiore
digeribilità, perché la rete di glutine trattiene l’amido,
rendendolo gradualmente assimilabile ed evitando picchi
glicemici durante la digestione.
È buona regola da non dimenticare che una buona pasta non
si rompe, non si ammassa, né incolla.
Raffreddare la pasta passandola sotto l’acqua fredda significa
togliere lo strato di amido che lega con i sughi, quindi fatelo
solo per piatti freddi, come le insalate.
Pelo i cetrioli, li taglio a metà e con uno scavino li privo
dei semi centrali, che sono piuttosto indigesti.
Li taglio a dadini molto piccoli, condisco con due cucchiai
d’olio, un po’ di sale e lascio riposare per dieci minuti.
In una casseruola faccio un fondo col rimanente olio e
l’aglio tritato e faccio cuocere. Mentre questo si cuoce
taglio il tonno a dadini e lo aggiungo al fondo. Lascio
colorire, quindi unisco il passato di pomodoro e continuo
la cottura per altri dieci minuti. Aggiusto di sale.
Cuocio la pasta e, nel frattempo, metto nella salsa il
pomodoro fresco, il basilico e lascio riprendere il bollore.
Poi spengo, lascio raffreddare un po’ e vi aggiungo i
cetrioli scolati dell’acqua che hanno prodotto durante
il riposo, evitando di farli cuocere per preservare il
contrasto fresco-caldo che producono. Scolo la pasta,
la condisco con la salsa e rifinisco con il prezzemolo
tagliato al coltello.
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M AGA ZINE
‘A pasta
GraGNaNO, DUE GIOrNI
pEr FarE IL pUNtO
sULLE ECCELLENzE artIGIaNaLI
DI UNO DEI prODOttI sImbOLO
DEL maDE IN ItaLy
U
U
La Fabbrica della Pasta di Gragnano produce da tre
generazioni, con i dettami e i segreti dell’alta tradizione
pastaia di famiglia, impastando, dolcemente, con maestria e
pazienza, la migliore semola di prima estrazione, con l’acqua
della secolare sorgente “Imbuto” utilizzata fin dal XV secolo.
Solo trafile in bronzo e un asciugamento lungo e delicato a
bassa temperatura.
Una piccola produzione di grande qualità...
Dove e quando sia nato questo alimento è ancora una
vicenda controversa, ma già in alcune pitture murarie
etrusche si trovano immagini di attrezzi per la preparazione
di pasta fresca, e anche l’ipotesi di un’origine cinese non
ha riscontri certi: nel XIII secolo, all’epoca di Marco Polo,
la pasta era già diffusa in Italia. Sembrerebbe più credibile
che la pasta secca sia arrivata in Sicilia dal Medio Oriente
dopo l’invasione araba, da lì in poi l’Italia ne è diventata la
patria adottiva, con moltissimi produttori, soprattutto nel
napoletano. Già nel ‘500 Gragnano era conosciuta come la
patria della pasta di grano duro. In tempi recenti, nel 2010
ha avuto il riconoscimento col marchio IGP (Indicazione
Geografica Protetta) che ne identifica caratteristiche e
provenienza: semola di grano duro e acqua locale (povera
di calcio) sono i fattori basilari di questo prodotto che deve
essere lavorato all’interno del comune di Gragnano. Trafila in
bronzo ed essiccazione tra i 40 e gli 80 gradi, da 6 a 60 ore,
raffreddamento e confezionamento, in sacchetti o scatole in
materiale riciclabile, chiudono il processo produttivo svoltosi
rigorosamente in loco. Queste le caratteristiche di uno dei
nostri prodotti di maggior pregio ◆
n importante appuntamento (organizzato
insieme alla testata online Gazzetta
Gastronomica) che vuole essere un momento
di festa ma anche di approfondimento per salvaguardare la
qualità artigiana e capire insieme a produttori, chef, nutrizionisti,
giornalisti, quali sono le problematiche di questo settore, quali
le soluzioni, quail le caratteristiche da tutelare e in che modo. Si
parla, ci si confronta, si conosce, si impara, si visitano i pastifici.
E poi si gusta, sabato 23 in una grande festa di piazza con una
tavolata popolare, perché la pasta è soprattutto sinonimo di
convivialità. In scena, dietro ai fuochi, grandi chef campani:
angelina Ceriello (‘E curti), michele De Leo, agostino Iacobucci,
Giuseppe Iannotti (Kresios), antonio pisaniello (Locanda di Bu),
pasquale torrente (Il Convento), raffaele Vitale (Casa del Nonno
13). Il giorno successivo, ancora una grande cena, questa volta al
Bikini di Vico Equense, con gli chef stellati alfonso Caputo della
Taverna del Capitano di Marina del Cantone, alfonso Iaccarino
del Don Alfonso di Sant’Agata sui due golfi, tonino mellino del
ristorante Quattro Passi di Nerano, aimo e Nadia moroni del
Luogo di Aimo e Nadia di Milano e mauro Uliassi, del ristorante
Uliassi di Senigallia.
Protagonisti dell’evento i migliori pastifici gragnanesi: La Fabbrica
della pasta, D’Apuzzo Sebastiano, Faella, Gentile, Le antiche
tradizioni di Gragnano, Le stuzzichelle, Pastificio dei campi,
Pastificio Di Martino, insieme a una selezione di pastifici italiani
tra i quali il Pastificio Felicetti di Predazzo (TN) e il Pastificio
Spinosi di Campofilone (FM).
‘a pasta
Antonio “il Pastaio”
La Caccavella è uno dei numerosi brevetti del pastificio,
invenzione di Antonio “il Pastaio”, valore aggiunto, custode
di preziosi segreti tramandati da tre generazioni per la
produzione della “Vera” Pasta di Gragnano! La Caccavella è
un formato di pasta monoporzione, del peso netto di 50g e
dal diametro di 9cm, il formato più grande al mondo.
La Fabbrica della pasta di Gragnano
Il primo pastificio di Gragnano certificato IGP
www.lafabbricadellapastadigragnano.it
Gragnano 23 e 24 giugno
Info e prenotazioni: [email protected]
A Roma, nona edizione
per l’enogastronomia
dal nord al sud
Strutturato, frizzante, barriccato, maturo, morbido…
Le immagini che rallegrano la città da qualche tempo
mostrano il carattere di alcuni vini. Che come persone, sono
da conoscere, capire, apprezzare. Questo si propone di
fare Vinòforum, la rassegna che, ormai da quasi due lustri,
porta sulle rive del Tevere una lunga serie di produttori e una
altrettanto lunga lista di eventi. Uno spazio dedicato al gusto
e alla cultura enogastronomica che non manca di includere
appuntamenti di intrattenimento.
Oltre 2500 etichette e molti prodotti gastronomici,
degustazioni guidate, food show, ed eventi: Cantine da Chef,
con importanti protagonisti del settore che cucinano dal
vivo, ognuno in abbinamento ad alcune importanti aziende
vitivinicole; Eccellenze: verticali e degustazioni guidate di
grandi vini. L’arte del bere Giusto - Corso sul Vino in 5
Lezioni, e una serie di degustazioni organizzate dall’aIL,
l’associazione Italiana sommelier.
GLI appUNtamENtI DI CaNtINE Da ChEF
Venerdì 1° Biondi Santi e Arcangelo Dandini (L’Arcangelo),
sabato 2 Banfi e Emanuele Maggio (Brò Portaportese),
Domenica 3 Petra e Romano e Iside (La Parolina), mercoledì
6 Pommery e Andrea Fusco (Giuda Ballerino), Giovedì 7
Centopassi e Filippo La Mantia, Venerdì 8 Contadi Castaldi
e Patrizia Mattei e Fundim Gjepali (Antico Arco), sabato 9
Falesco e Davide Del Duca (Osteria Fernanda), Domenica 10
Quintodecimo e lo Chef Enrico Pierri (Il SanLorenzo), Lunedì
11 Ruinart e Anthony Genovese (Il Pagliaccio), mercoledì 13
Saiagricola e Antonio Sciullo (La Tacita), Venerdì 15 Afriwines
e gli Chef di A tavola con lo chef
GLI appUNtamENtI DELLE ECCELLENzE
Lunedì 4 Tenuta dell’Ornellaia, martedì 5 Castello di
Fonterutoli Siepi, Lunedì 11 Bordeaux a Vinòforum, martedì
12 Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, Giovedì 14 I
grandi vini di Borgogna, sabato 16 I vini di Giorgio Rivetti,
Domenica 3 giugno, ore 20.30 G.H. Mumm Prestige con
Riccardo Di Giacinto (All’Oro), mercoledì 6 giugno, ore
20.30 Cantina Cecchi con Cristiano Tomei (L’Imbuto)
Lungotevere Maresciallo Diaz (Farnesina) - Roma
1 - 16 Giugno
www.vinoforum.it
87
wine
M AGA ZINE
FLaUtO maGICO: IL brUNELLO
CrEsCIUtO asCOLtaNDO mOzart
C
caRlo cignozzi speRimenta al paRadiso di fRassina la musicateRapia
applicata ai vigneti. nel 2013 i Risultati delle RiceRche scientifiche
peR conosceRe gli esiti della biosonoRità
C
di Monia Innocenti
hi almeno una volta, tornando a casa
dal lavoro, non si è rilassato sul divano
accendendo la musica e stappando una delle
bottiglie migliori per allontanare la stanchezza e concedersi
un po’ di relax? Musica e vino sono amici da sempre, questo
è noto, meno conosciuto è il fatto che le note non fanno bene
solo a noi, ma anche al vino. La musica sembra infatti avere
effetti inaspettati: foglie e frutti prosperano più abbondanti,
i grappoli maturano precocemente e le viti appaiono
più resistenti ai parassiti. Non ci credete? È quanto sta
sperimentando Carlo Cignozzi con il progetto Musica&Vigne
nel suo Vigneto di Mozart. Avvocato di Milano, Carlo a
sessant’anni decide di lasciare la professione per stabilirsi
in Val d’Orcia, da cui era stato conquistato trent’anni
prima. Al Paradiso di Frassina, il podere che ha acquistato
a Montalcino, pratica la musicoterapia applicata alle vigne.
“Ho sempre pensato che la musica fosse benefica per gli
umani, gli animali e le piante… ma solo quando percorsi
per la prima volta su una cabriolet il sentiero del Paradiso,
ascoltando un cd di Mozart, ho avuto l’illuminazione finale:
qui crescerò le mie vigne con la musica!”
Carlo, già proprietario con alcuni amici della Tenuta di
Caparzo, nel ’98, dopo la vendita, si dedica a tempo pieno
alle vigne acquistando da solo il Paradiso di Frassina.
Restaura inizialmente il podere, risalente all’anno mille, e un
attento recupero gli permette di riportare gli antichi vigneti,
le vecchie cantine e la rustica dimora all’antico splendore.
La parte abitativa è oggi punto di incontro per chi vuole
assaporare la magia di questi luoghi e rigenerarsi lo spirito
godendo di una splendida vista su colline seminate a pascoli,
wine
bosco, oliveto e vigneto e ascoltando le melodie di Mozart.
Quando arrivate al Paradiso, infatti, vi sentite immersi a
tutto campo nelle armonie del celebre compositore che si
perdono tra i filari delle vigne e delle colline avanti a voi.
Il progetto Musica&Vigne viene in mente a Carlo grazie ad
un viaggio in Brasile e ad un rito sciamanico che gli indica
la strada: “Nel sogno ero disteso ai bordi di un vigneto con
grappoli intensi e maturi. Li vedevo pulsare ed ingrandirsi al
passare di uccelli colorati che emettevano suoni melodiosi”.
I vigneti di Mozart fanno il giro del mondo e nel 2005,
dopo il programma USA “Goodmorning America”, il guru
del suono Amar Bose, fondatore dell’omonima azienda di
Boston, incuriosito dalle ricerche di Carlo, manda dei tecnici
per impiantare 56 altoparlanti Bose che diffondono l’opera
omnia del maestro Mozart giorno e notte. Da questo vigneto
nasce un Brunello particolare: “Flauto magico“, primo vino
al mondo ad essere cresciuto completamente tra le armonie
del compositore.
Dal 2006, inoltre, Bose decide di sponsorizzare le ricerche
dell’Università di Firenze e Pisa per studiare sia in campo
che in laboratorio gli effetti positivi delle onde sonore
sull’apparato radicale, fogliare e floreale delle viti, con
particolare attenzione all’effetto repulsivo delle stesse su
parassiti e predatori dell’uva. “I riscontri e i dati scientifici
sulle ricerche delle Università sono secretati sino alla fine
del 2012. L’anno prossimo i risultati verranno pubblicati
su una rivista scientifica di importanza internazionale”, ci
informa Cignozzi. “Per ora posso dire solo che gli effetti del
suono sono, grossomodo, i seguenti: incremento dell’attività
fogliare e radicale della vite, metabolismo accelerato della
pianta, maturità precoce dei grappoli, incremento del tasso
zuccherino e dei polifenoli nell’uva, giusta acidità nell’uva”.
Carlo ha avuto momenti di scoraggiamento, di rabbia e di
delusione perché il territorio e le istituzioni lo ostacolavano
rendendo più difficile il lavoro. Ma non ha mai rimpianto le
sue decisioni o pensato di aver fatto un errore. “Mi mancano
il caos e la biodiversità umana della città” conclude ma la
biosonorità, avanguardia del biologico, è ormai la sua vita ◆
Il Paradiso di Frassina mette a disposizione 3
appartamenti di charme, tutti dotati di cucina, per
soggiorni minimi di due notti e prezzi particolari per
soggiorni di una settimana o superiori. Bambini da 0 a
5 anni gratis, da 6 a 10 anni il 50%. Possibile prenotare
anche degustazioni e visite alle cantine in un’atmosfera
musicale unica ed esclusiva.
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NON C’È FUstO
sENza spINE
cuRiose e decisamente vaRie,
le piante gRasse
si possono anche collezionaRe
P
P
iante piuttosto misteriose, non se ne è
potuta tracciare una storia per l’assenza
di fossili: non si sa quando sono apparse
sulla terra né se ne conoscono con precisione le varietà, in
quanto ne vengono scoperte sempre nuove: le succulente (è
questo il termine corretto) raccolgono specie appartenenti
a diverse famiglie botaniche, accomunate dalla capacità di
ritenere liquidi nei tessuti.
La maggior parte si trova nel deserto del Sahara e del Gobi
(Asia), nel deserto della Namibia (Africa) e sui pendii delle
Ande (Cile e Perù). Non solo desertiche, dunque, ma anche
tipiche di alta montagna e condizioni estreme in genere,
queste piante vantano spine, fiori e foglie tra i più particolari,
frutto dell’indispensabile adattamento climatico.
Le forme più conosciute sono quelle delle cactacee, la
cui principale caratteristica è l’apparato radicale profondo,
dovuto alla ricerca d’acqua in zone particolarmente aride.
Il termine generico di “cactus” deriva dal greco “Kaktos
= pianta spinosa”: sono infatti quasi tutte prive di foglie
(tramutate appunto in spine per limitare la traspirazione) e
la fotosintesi clorofilliana avviene grazie al fusto, che può
assumere forme e dimensioni molto varie.
Piuttosto diffuse sono anche le crassulacee, la famiglia più
ricca di specie (oltre 3000), diffuse in tutto il mondo ad
eccezione di Australia e Polinesia, apprezzate per la loro
bellezza e per la semplicità di coltivazione. Molto bello
anche il genere dell’aloe (aloacee) originario dell’Africa,
del Madagascar e dell’Arabia, con il fiore a grappolo rosso
corallo o giallo intenso.
D
“D
di Donatella Codonesu
Il nome deriva probabilmente da una parola orientale
che significa “amaro”, ed è una pianta conosciuta fin
dall’antichità per le sue molteplici capacità terapeutiche,
che la identificano come pianta dell’immortalità (le prime
testimonianze risalgono al 2.200 a.C.). Il suo succo veniva
utilizzato come digestivo già nella cultura assiro-babilonese,
in Egitto era tra le sostanze per l’imbalsamazione e ancora
oggi, piantata davanti alla porta di casa, l’aloe assicura
lunga vita e felicità. Ippocrate (460-337 a.C.) ne elenca le
proprietà antinfiammatorie, rigeneranti e antisettiche, mentre
la medicina tibetana e quella ayurvedica la usano tutt’oggi
per i loro preparati.
Tra le molte varietà delle succulente figura infine anche l’agave
(agavacee), che raggiunge la maturità fra i 10 e i 30 anni d’età,
quindi poeticamente fiorisce un’unica volta in tarda primavera
e poi muore. Conosciuta in tutto il mondo, è una bella pianta
ornamentale ma le sue foglie sono anche ricche di fibre utilizzate
per produrre cordame e diverse bevande quali la Tequila,
il Pulque ed il Mezcal. Finchè non raggiungono dimensioni
eccessive, le succulente possono vivere bene in casa, sia in
terrazzo che in salotto, disposte in eleganti composizioni che
richiedono pochissime cure. L’importante è il terreno drenante e
asciutto, l’irrigazione moderata e l’esposizione al sole. Se avete
a disposizione un giardino assolato, il rock garden può diventare
uno splendido espositore da collezione ◆
ottoressa, ho sognato
di sdraiarmi, anzi di
sprofondare in un campo
di papaveri, che voleva dire tutto quel rosso, forse
sangue…?” Forse, ma viste le proprietà soporifere di
questo fiore scarlatto è più probabile che l’inconscio
volesse suggerire al sognatore di rilassarsi, di farsi un
bel sonno! “Che a te gli stanchi sensi non sciolga da
papaveri tenaci Morfeo”, verseggiava il Parini.
D’altro canto il colore solare dei suoi vellutati petali
sembrerebbe avvalorare l’altra ipotesi. I papaveri, o
rosolacci, che a tarda primavera insanguinano i campi
di grano e le prode dei sentieri sono simbolo del Cristo
quale Fiore sbocciato nello scarlatto e nella porpora
del suo sacrificio. Sangue sì, ma simbolo di vita e di
rinascita. Dal sacro al profano: una leggenda romana
racconta come Tarquinio il Superbo per istruire il figlio
all’esercizio del potere, fece abbattere con un bastone
i papaveri più alti del suo giardino, spiegandogli con
un’immagine simbolica che si dovevano eliminare
prima di tutto i cittadini più autorevoli e potenti: gli alti
papaveri della politica! Lo sai che i papaveri son alti,
alti, alti e tu sei piccolina… cantava Nilla Pizzi intorno
agli anni Cinquanta. Forse si riferiva alla leggenda. In
ogni caso, l’abbiamo visto tante volte, nei figli di Flora
si integrano e armoniosamente convivono gli opposti.
Peccato che per noi umani non sia così ◆
Giò Ristorante Caffè
Tre sole lettere per raccontare un indirizzo
che accoglie i suoi ospiti dalla colazione
del mattino, con una proposta di lieviti
e dolci fatti in casa, e li accompagna
in ogni momento della giornata con gusto
e grande attenzione alla materia prima.
Selezioni di qualità, proposte fresche e golose,
con uno sguardo alla migliore cucina
di tradizione della nostra cucina e una cantina
frutto di ricerca e passione. Dal pranzo veloce
alla pausa caffè, fino all’aperitivo, alla cena
e ancora oltre. Dal mattino a sera,
Giò è un indirizzo sicuro nel centro di Roma,
ideale per trascorrere momenti di relax e gusto.
photo by Sheila McKinnon
piante del sogno
Il
Pa pavero
Renata Biserni Psicoterapeuta-Psicodrammatista
[email protected]
Giò Ristorante Caffè
Via dei Filippini 4/7 - 00186 Roma - T/F +39 06 68301747
[email protected] - www.gioristorante.it
“La Cucina” secondo Area10 Design
Si sa che la casa è lo specchio dell’anima,
si dice che per capire com’è una persona basta guardare la sua casa.
Ogni stanza corrisponde a una parte di questa
C
C
onsiderata per secoli il focolare,
specialmente quello popolare, la cucina,
è il luogo intorno al quale la sera si
riunivano le famiglie per commentare i fatti del giorno,
scambiare pettegolezzi e raccontare storie o favole. Proprio
da quel luogo più comune della casa, che molte volte passa
inosservato, che tutto avviene e ha origine. La cucina, il
focolare domestico, la certezza della nostra casa. Anche
le epoche più moderne non sono riuscite a calpestare un
valore così importante, attribuito a questo luogo antico
come il mondo. Per Area10 la cucina è creatività, una
creatività che non ha limiti. Realizziamo cucine su misura
sviluppando i progetti con la massima professionalità.
Partendo da un concetto di personalizzazione, creiamo la
cucina intorno a tutte le esigenze di ogni singolo cliente.
Casse, schienali, ripiani, top: ogni elemento strutturale
viene interpretato secondo una filosofia di prodotto che
non ha eguali nel mercato. Legno, vetro, marmo, materiali
tecnologici e all’avanguardia. Tutto è a misura d’uomo con
una qualità domestica atta a migliorare la vita. La semplicità
è un parametro fondamentale, seguito però da canoni di
progettazione dal design raffinato e funzionale. Ci esprimiamo
liberamente, permettendo a ciascuno di riconoscersi nella
“propria” cucina, contemporanea e funzionale ◆
IL mOOD DELL’ambIENtE
INtEGra DECOrI E FOrmE
rIVIsItatI IN ChIaVE CONtEmpOraNEa
di Vittoria di Venosa
E
Flaminia - Doppio zero by Paola Navone
IL baGNO ImmaGINatO
E
ssenziale, elegante, etnico. E non solo!
Le stanze da bagno ammirate al Salone
internazionale del Bagno e a Home Spa
Design 2012 sono elementi contraddistinti da un forte segno
architettonico che ben si collocano anche al centro di un
living. Azzardato? No! Anzi, mentre in tempi non troppo
lontani il bagno era nascosto (infatti il termine water closet
descrive compiutamente l’acqua chiusa) ora fa bella mostra
di sé con proposte che interpretano la stanza da bagno come
un benessere finalmente raggiunto.
Non solo! Il bagno oggi è soprattutto un’area dedicata al
wellness living e alle lounge spa design: in pratica una serie
di percorsi emozionali che affascinano e invitano a scoprire
le nuove forme del benessere e a percepire i nuovi sensi…
in tutti i sensi!
Il percorso inizia da Ceramica Flaminia, azienda leader del
settore di alta gamma per gli arredi di questo ambiente,
che ha invitato undici designer, differenti per personalità
e nazionalità, a interpretare la stanza da bagno pensando
a undici capitali internazionali. Ad esempio per Singapore
il decoro del lavabo Doppio Zero pensato da Paola
Navone, enfatizza per cultura e tradizione questa lontana e
affascinante città del sud est Asiatico.
Purezza delle forme e armonia di colori anche nella vasca
da bagno Baia (design Carlo Colombo) che Antonio Lupi ha
realizzato in Cristalplant, eclettico materiale che consente di
essere plasmato e modellato in molteplici forme di puro design.
design
Antoniolupi - Baia by Carlo Colombo
Duravit - Inipi B by Eoos
Koh-I-Noor, nonostante il nome prenda origine dal famoso
e puro diamante indiano koh-i-noor dal valore inestimabile,
rinchiuso nella Torre di Londra come parte del tesoro della
corona inglese, è un marchio tutto italiano che da oltre 80
anni realizza prodotti per la cura della persona e dal 1995
produce anche una divisione dedicata agli accessori bagno.
Al Salone ha presentato PL Curve una serie di specchiere dagli
spigoli arrotondati e con illuminazione frontale a luce calda,
dalle forme romantiche un po’ retrò che ben si inseriscono in
ogni ambiente, e non solo nella stanza da bagno.
È invece tutta made in England la nuova e fascinosa
collezione Cabrits in pratica una vasca-diva proposta da
Victoria+Albert, azienda inglese nota per le linee ricercate e
materiali originali.
Cabrits, che prende il nome della penisola caraibica dei
Cabrits, celebre per l’intatta barriera corallina e le sue foreste
tropicali, è una vasca freestanding pensata per far vivere una
vera esperienza sensoriale.
È firmata dai due fratelli francesi Bouroullec, vere archistar del design internazionale, prodotta in Germania
Victoria + Albert Cabrits Collection
da Hansgrohe, famoso brand della cultura del bagno
distribuito da tempo anche in Italia, Axor Collection, la
nuova collezione modulare di lavabi che permette di
personalizzare le funzioni del lavabo, ottimizzandolo in
modo originale e funzionale. Con questa sintesi di fascino
francese, tecnologia tedesca e imprinting italiano, conferma
come il mondo sia ormai globalizzato.
Da Teuco si sono viste innumerevoli soluzioni personalizzate
dall’allure che dialoga tra il passato e presente, come la
nuova collezione di arredo bagno Suit progettata da Matteo
Nunziati e, sempre di Teuco, l’innovativo progetto Nauha,
(nome finlandese che significa nastro) firmato da Angeletti
Ruzza Design che rimanda a segni e forme pure, in cui le
proporzioni dei volumi segnano il morbido confine tra
materia ed emozione.
Massima libertà espressiva e piacere infinito invece con la
sauna Inipi B Super Compact realizzata da Duravit con la
collaborazione del team di designer austriaci Eoos che si
installa anche in un piccolo living per un wellbeing intimo,
singolo o di coppia.
Teuco - Nahua by Angeletti Ruzza Design
Sotto il sole d el West
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M AGA ZINE
La stanza di David by N.o.w. Lab
Day Dream Spa by Studio Bizzarro
P
Con Acqua Zone di Fantini, la doccia firmata da Franco Sergiani,
i desideri si avverano: giochi d’acqua e di luci avvolgono la
persona e la doccia si illumina grazie ai comandi elettronici
e a sei diversi mood di acqua e di luci. Come resistere, infatti,
al getto d’acqua che cambia colore, alla nebulizzazione
dell’acqua e al mutare della emissione di luce in un’arcobaleno?
Una doccia che offre un’armonia e una piacevolezza sempre
più sofisticata… da provare subito!
Stesse emozioni nelle proposte di Home Spa Design, showcase
parallelo al Salone Internazionale del Bagno che si svolge al
Magna Pars di Milano, situato nella trafficatissima via Tortona
15, vero fulcro della movida milanese.
Il viaggio emozionale, ideato da Carlo Matthey di My Exhibition,
ha visto diverse installazioni virtuali-reali tra cui spiccano le
realizzazioni di Luca Scacchetti che con The Queequeg’s room
(nome impronunciabile) ha decorato la sua virtuale stanza da
bagno caricandola di forti segni per accompagnare la nostra
nuda fisicità.
È nuda anche la stanza di David che sottolinea lo spazio
progettato da N.o.w. Lab di Pietro Gaeta dove esterno e interno
confluiscono in un unico scenario: in pratica il palcoscenico
dove un moderno, edonista e contemporaneo David abita il
suo spazio come protagonista assoluto.
Infine dal buio della notte ecco che sorge la Day Dream Spa,
una stanza dei sogni realizzata dallo Studio Bizzarro & Partners.
Un sogno fatto di onde (acqua) di pulsioni istintive (fuoco) di
leggerezza e trasparenza delle piume (aria) per un’architettura
che rimanda alla tranquillità e al piacere di vivere momenti di
benessere tra mondo materiale e spirituale ◆
design
Q
LUXUry stONE
P
ura Pietra è una linea di design che
si modella sulla cangiante pietra e ne
racconta la poesia e la creatività.
Tra i vari elementi d’arredo il progetto h2oc, firmato
dalla designer Luciana Di Virgilio, unisce la metafora di
sedimentazione e ricristallizzazione del marmo con la
metafora a forma di cuore del lavabo come unico connubio
di vita affettiva e spirituale della nostra privacy.
Più intrigante il progetto Ciotole&Ombramagica pensato
da Mario Mazzer che nasce dalla suggestiva immagine
di due ciotole inserite l’una all’altra leggermente sfalsate.
Motivo caratterizzante della collezione di lavabi e vasche da
bagno è la diversa inclinazione delle stesse che, attraverso
l’operazione di addizione, diventa un unico elemento. Nella
vasca la maggiore inclinazione favorisce l’appoggio della
schiena e della testa mentre nel lavabo questa particolarità
è utile per ricavare un piano dove appoggiare il dispensersapone e fissare il rubinetto. In pratica: due ciotole che
attraverso l’operazione di addizione diventano un’unica
entità che si riflette una nell’altra come un’ombra magica ◆
www.purapietra.it
Ciotole&Ombramagica
promo
Home & Spa Design
Luca Scacchetti - Queequeg's room - area relax
h2oc
uando la voglia di avventura non si riesce
più a trattenere è il momento adatto per rivolgere il proprio sguardo
altrove, immaginando storie leggendarie di pionieri e praterie. Per chi ama lo
stile dei cowboy il far west non è così
lontano: una distesa verde con un bosco naturale e graziosi laghetti. Wild
West: un angolo di quel lontano mondo dei nativi d’america e dei pionieri,
di frontiera e d’avventura. Ci si arriva
per un aperitivo al tramonto, si rimane
per la cena, ascoltando l’ottima musica
di sottofondo, affascinati dall’atmosfera
da film e dalla bellezza sorprendente
di questo parco appena fuori dal caos
della città. Un cancello segna il confine verso l’ovest, con un toro a grandezza naturale che accoglie gli ospiti
in questo piccolo viaggio oltre frontiera. All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la scenografia dei
film di cow boy: la banca e la prigione
(che ospita un tavolo per piccole comitive) e ovunque selle, vecchie Colt,
cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti
pezzi originali che accompagnano in
questo viaggio che parte dalla buona
tavola. Il menu, naturalmente, non può
che cedere al richiamo della carne,
con una vasta selezione italiana e straniera da cucinare sulla griglia a legna:
fiorentina danese, scottona irlandese,
entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne argentina, bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo.
Una cucina robusta e saporita che non
dimentica antipasti Tex Mex, insalate, contorni gustosi come le bucce di
patate fritte e le verdure grigliate, e il
sabato e la domenica a pranzo anche
primi piatti, da accompagnare con vini
e birre. Si chiude in dolcezza, con crostatine e dolci caldi dello Chef, scaldati
dalla stufa al centro dalla sala o ospitati dall’ampio spazio all’aperto, da cui
osservare i tanti animali: papere, cigni,
daini, maialini, che faranno la gioia dei
più piccoli.
Per chi non resiste al vizio del fumo,
una sala riservata da cui godere della
vista incantevole del parco.
WILD WEst - stEaK hOUsE
Via della Giustiniana, 906
Tel. +39 0630207222
Aperto tutti i giorni dalle 19,
sabato e domenica anche a pranzo
Chiuso il lunedì
www.wildweststeakhouse.it
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M AGA ZINE
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Bulgari - Milano
Luce
L’unità di misura dell’illuminamento è il lux, che indica la
quantità di luce che colpisce una superficie di 1 mq, per dare
un’idea: in un ufficio luminoso si ha un’illuminazione sulla
scrivania di circa 400 lux; a mezzogiorno, in una giornata
molto nuvolosa, all’aperto, si hanno circa 10.000 lux; sotto il
sole diretto si superano i 100.000 lux.
Molte specie di vegetali vivono bene a 900 lux, ma,
aumentando leggermente il livello di illuminazione,
si potrà ampliare la varietà delle specie scelte.
La luce artificiale, integrata alla luce naturale, è quindi
necessaria per la sopravvivenza e la crescita delle piante
e allo stesso tempo, rende anche il giardino più bello e
interessante, facendo risaltare colori e texture di fiori e foglie.
La sorgente di luce più adatta è costituita dagli alogenuri
metallici (dette lampade a scarica), che producono le
principali lunghezze d’onda di cui le piante hanno bisogno e
da un punto di vista dei consumi sono una valida alternativa
alle lampade a risparmio energetico.
IL GIARDINO VERTICALE
a cura di Cafelab - Emanuela Carratoni e Fabio Cipriano
Funzionamento e manutenzione
Quadro vegetale - Sundar Italia
l’idea di un edificio completamente rivestito da centinaia di
specie di piante viventi.
Chiamati dagli addetti ai lavori greenwall o muro vegetale,
i giardini verticali possono essere semplici o molto
complessi; sono in grado di offrire una nuova dimensione
alla coltivazione delle piante e possono diventare vere e
proprie opere d’arte viventi in grado di trasformare una hall,
un cortile, o un patio.
Il processo di creazione
L’obiettivo è quello di realizzare un giardino sempre verde,
bello in tutte le stagioni dell’anno. Ogni giardino verticale
è caratterizzato da una sua unicità, derivante da una
commistione fra design e selezione delle specie vegetali.
Le peculiarità dell’ambiente, il microclima locale,
l’esposizione, il contesto sono elementi decisivi per la scelta
della giusta combinazione delle varietà di cui devono essere
note le abitudini di crescita, le dimensioni e il
comportamento su una superficie verticale.
La scelta della pianta giusta per il posto giusto
vale ancora di più in un giardino verticale,
oltre che per realizzare un progetto gradevole,
per ridurre al minimo la manutenzione
del giardino e assicurarne la longevità.
Patrick Blanc
P
P
ortare la natura e il verde negli spazi urbani
costituisce una grande sfida; partendo dal
presupposto che vivere in una città non
deve significare abbandonare il mondo naturale, una delle
soluzioni più spettacolari è sicuramente rappresentata dai
cosiddetti giardini verticali, ovvero giardini fatti crescere non
in terra o in vaso ma su pareti, anche in interni.
La coltivazione su superfici verticali trae spunto dallo studio
di luoghi, ad esempio le foreste tropicali, dove la presenza
costante di acqua consente alle piante di crescere anche sui
tronchi e rami le une delle altre, in assenza di terreno.
La tecnica dei giardini verticali imita l’habitat che caratterizza
questi luoghi, che fanno a meno del terreno, con l’evidente
vantaggio di poter adattare la superficie e a qualsiasi
geometria. Scrive il botanico Patrick Blanc, pioniere di questo
particolare tipo di giardino:“Ogni essere umano in piedi di
fronte ad un giardino verticale... sente il respiro
del deserto in mezzo alla città”. Giardini
verticali, dotati di grande fascino, hanno
cominciato a spuntare nei grandi centri urbani
di tutto il mondo; in un paesaggio urbano
saturo di facciate in cemento e decorazioni
architettoniche, che può solo lontanamente
imitare l’estetica della natura, è affascinante
Museo du Quai Branly - Parigi
L’estetica dei giardini è legata non solo alla componente
ornamentale delle piante, ma al fatto che queste siano
organismi viventi, in continua evoluzione e mutamento, che si
sviluppano secondo una imprevedibilità davvero affascinante.
Un giardino verticale ha inoltre il vantaggio di poter essere
installato in quasi tutte le posizioni, regalando la possibilità
di integrare le piante in ambienti anche profondamente
urbanizzati intensamente frequentati, come ad esempio le
stazioni della metropolitana.
Il giardino verticale è progettato in modo che la crescita
naturale delle piante, anche di diverse specie, possa integrarsi
e creare una dinamica di co-habitat fra le differenti specie
adiacenti.
Nel corso di un anno, il giardino dovrà essere potato circa
1-2 volte e nonostante gli impianti siano realizzati per avere
lunga durata, con il passare degli anni, alcuni dovranno essere
sostituiti. Queste misure di manutenzione garantiranno per
un lungo periodo giardino rigoglioso e attraente ◆
Struttura e irrigazione
Il terreno di per sè è soltanto un supporto meccanico per le
radici; provvedendo adeguatamente all’acqua e ai minerali
necessari una pianta può crescere tranquillamente su qualsiasi
superficie. Naturalmente, è più facile a dirsi che a farsi. La
prima sfida è quella di impedire che l’apparato radicale
intacchi e col tempo distrugga la muratura sottostante. Per
questo i giardini verticali vengono realizzati con una struttura
di supporto costituita da un telaio, generalmente metallico, su
cui vengono fatti aderire dei fogli in PVC non biodegradabile.
Protetto il muro, viene posizionato lo strato di crescita un
pannello di feltro che dovrà trattenere l’umidità e i nutrienti e
si cui si ancoreranno le radici.
Il sistema di irrigazione necessario al suo sviluppo e
mantenimento è progettato per ridurre al minimo il consumo
di acqua; l’irrigazione avviene per cicli, legati per lo più
all’esposizione solare.
Questa struttura, molto semplice, costituita da metallo, PVC
e feltro, si adatta facilmente a qualsiasi geometria, quindi un
giardino verticale può essere totalmente integrato anche in
ambienti interni.
bosco verticale in città
Milano: Stefano Boeri Architetti sta realizzando un
progetto di forestazione metropolitana che si sviluppa
in altezza. Il giardino, primo esempio di Bosco Verticale,
sarà realizzato in pieno centro e ospiterà 900 alberi e
numerosi arbusti e piante floreali. Il progetto si sviluppa
su due torri di 110 e 76 metri ed è stato calcolato che
equivale a una superficie boschiva di circa 10.000 mq.
Una ventata d i al legria
promo
C
hiacchiere, relax e tanto
buon umore: questo assicura il Corvo Allegro.
Ideale per chi, finito di
lavorare, non vede l’ora
di allentare la cravatta e godere di una
cena informale, in un ambiente accogliente e circondato dal verde. Bastano
pochi minuti di macchina dopo l’ufficio
per giungere a destinazione, e godere,
magari, delle ultime ore di luce immersi
nella natura. Basta dare uno sguardo al
parco: otto ettari rigogliosi in ogni stagione dove lo sguardo trova finalmente un panorama libero dai palazzi della
città. In un tale scenario è impossibile
non trovare immediatamente il buonumore, confortati da sapori veri, con un
menu che è un inno alla grande tradizione della cucina italiana, dove emergono con forza i sapori di una materia
prima scelta con cura ed elaborata con
semplicità. Primi piatti e pesce freschissimo, verdure e tanta carne cotta alla
griglia, senza tralasciare una bella scelta di dolci, un goloso carosello che non
poteva certo dimenticare la pizza cotta
nel forno a legna. Un menu che riesce a
soddisfare anche i palati più capricciosi, mettendo d’accordo grandi e piccini, che troveranno qui tutto l’occorrente
per trascorrere feste di compleanno in
allegria, con animazione e intrattenimento musicale. Il corvo allegro infatti,
unisce alla sala con la grande veranda
da cui godere una strepitosa vista sul
parco, anche uno spazio disco pub,
perfetta scenografia per le feste pomeridiane dei bimbi, e quelle serali dei più
grandi: basta prenotare per trasformare
una giornata qualsiasi in un momento di
festa e di vacanza.
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Il corvo allegro
Seven Hills Village
Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. +39 0630362751
(dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana
Domenica aperto anche a pranzo
[email protected]
www.ilcorvoallegro.it
Colore, luce e fantasia
nel la tavola estiva
sFUmatUrE mEDItErraNEE
Tondeggianti e lievemente irregolari,
le ceramiche made in Italy Bouquet,
prodotte da Bitossi Home, richiamano
i colori delle essenze mediterranee:
iris, malva, lavanda, cannella, talco,
bergamotto, melograno e pompelmo.
www.bitossihome.it
pRoposte semplici, che Rimandano
alle antiche tRadizioni familiaRi,
oppuRe seRvizi giocosi, dalle tonalità sgaRgianti,
che Raccontano l’allegRia e l’eufoRia dell’estate,
o ancoRa collezioni minimaliste, di matRice noRd euRopea.
peR uno spazio outdooR da costRuiRsi su misuRa
aCCattIVaNtE bLU
La compagnia danese Royal Copenhagen,
apprezzata in tutto il mondo per la qualità
e il buongusto delle sue porcellane,
dimostra tutto il suo “talento” con le
collezioni Blue Fluted e Blue Fluted Mega.
Rivisitati rispetto al passato, i raffinati
pezzi sono definiti da intensi decori blucobalto realizzati a mano, che si possono
accostare tra loro in maniera personale.
www.royalcopenhagen.com
di Francesca Volino
FOrmE FLUIDE
E QUaDrEttI VINtaGE
I piatti in bone china della collezione
Colour Table, caratterizzati da tonalità
cromatiche forti e lucenti, sono
adagiati sulle tovaglie Vintage Vichy,
dall’inconfondibile sapore retrò.
www.bitossihome.it
abbINamENtI pErFEttI
Materiali diversi per dar vita a un
impeccabile servizio: sul vassoio Jaipur
in alluminio sono disposti i piatti Leaves
in porcellana, le posate Wave in acciaio
inox, i piatti e le coppe Org in terracotta
e i bicchieri Optimal in vetro.
www.sia-homefashion.com
sENtIrsI a Casa
Forme completamente stondate per
la linea Natural Chic di Emile Henry,
realizzata in ceramica High Resistance,
che esprime l’amore per le tradizioni
familiari e per la natura.
www.emilehenry.com
bEVaNDE sCINtILLaNtI
Le caraffe e i bicchieri della collezione Crystal
sono contraddistinti da un sofisticato design
multisfaccettato, da sfoggiare in eleganti party
estivi o aperitivi in giardino.
www.koziol.de
VErVE CrEatIVa
La taVOLa GIOIOsa
Il leit-motiv di questa vivace
composizione targata Koziol è
rappresentato dai prodotti della linea
Palsby (insalatiere e scolapasta):
semplici, sensuali, funzionali.
www.koziol.de
Metroquadro di Richard Ginori 1735 è una
collezione d’autore, disegnata da Paola Navone
in occasione della mostra Taste a Firenze sulle
eccellenze alimentari: “Abbiamo dedicato
un piatto ad ognuno di questi 170 produttori
di cibo straordinario”, ha spiegato l’artista.
Pittorica, fantasiosa, controcorrente, la linea è
declinata in tre proposte uniche ed esclusive.
www.richardginori1735.com
EQUILIbrIO E COmFOrt
sErVIzIO sUCCOsO
Informale e deliziosa, come la
frutta protagonista della collezione,
Vitamina (Manifattura Di Laveno by
Richard Ginori 1735), si caratterizza
per le cromie solari e le forme dal
rimando vintage.
www.richardginori1735.com
Una raffinata torre di cuscini formata
dalla collezione Blueprint di Chivasso
by JAB: sulla vetta, il tessuto a righe
Anyplace; al centro, Anywhere; come
base, Anyone. Tre rivestimenti attuali
che mescolano con abilità tessuti similcotone e tessuti tecnologici avanzati.
www.jab.de
Collezione Galatea
richardginori1735.com
www.binacci.it
CartOLINa DaL passatO
Atmosfera soft, in bianco e nero,
per la tavola firmata Stelton, in
cui trionfa l’impiego dell’acciaio,
materiale d’elezione per caraffe,
portabottiglie, lanterne, contenitori,
vassoi… Unici pezzi fuori dal coro,
i due bicchieri in vetro colorato in
primo piano.
www.stelton.dk
INEDItO aCCOstamENtO
ELEGaNtI abbraCCI
Kontra è un’insalatiera irriverente, che mette
insieme il caldo bamboo con il freddo acciaio.
Nella foto sono visibili anche due versioni mini di
Kontra, realizzate in vetro, e Ribbon, una coppia
di posate da insalata very chic.
www.stelton.dk
Embrace è una collezione dal gusto minimalista,
che gioca sul contrasto tra vuoti e pieni e sul
tema dell’abbraccio. Comprende: portafrutta in
acciaio inossidabile, vasi e portacandele in vetro
e acciaio.
www.stelton.dk
FESTEGGIAMO IL TRIONFO DEL DESIGN.
SNAIDERO OLA20
PININFARINA DESIGN
Il grande design italiano ha vinto di nuovo.
Anche il 2012 sarà un anno all’insegna del
Made in Italy più prestigioso. Tutti i migliori
marchi dell’arredamento a condizioni
di acquisto super vantaggiose, uniche in
Europa, e una qualità del servizio prima
e post vendita che non ha eguali. Fate un
salto da Binacci e fatevi conquistare dal
grande design italiano. Sarà un trionfo.
Via Tiburtina 440
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Solide ma allo stesso tempo leggere ed eteree le chaise
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LEGGErEzza E COLOrE
RitagliaRsi paRentesi di tRanquillità nel pRopRio giaRdino è possibile.
basta distendeRsi su una flessuosa chaise longue,
faRsi cullaRe dal movimento di un’altalena,
abbandonaRsi al ciclico andiRivieni di un’amaca fRa gli albeRi
di Francesca Volino
sOGNaNDO L’aFrICa
Divertenti e appariscenti le sedute Moroso della
collezione Shadowy di Tord Boontje, realizzate con la
tecnica dell’intreccio a mano di fili di plastica colorati,
ispirata alle antiche lavorazioni artigianali africane per
le reti da pesca.
www.moroso.it
ph Alessandro Paderni
Mom enti d i quiete outdoor
Linea essenziale e fluida per la
seduta Alizé di Fermob (design
Pascal Mourgue), qui proposta in un
brillante color fucsia. La collezione
comprende poltrone, lettini e tavolini,
tutti con struttura in alluminio.
www.fermob.co
L’amaca Amanda rappresenta un pezzo da novanta
della produzione di Unopiù, che continua a riscuotere
un grande successo grazie al design semplice e
allo stesso tempo elaborato. La struttura è in legno
lamellare, mentre la rete e il cuscino sono in cotone
100% bianco grezzo.
www.unopiu.it
UN’EspLOsIONE DI VItaLItà
ph Alessandro Paderni
La tecnica africana dell’intreccio di fibre plastiche
viene usata anche da Bibi Seck e Ayse Birsel per la
poltrona Madame Dakar, una gigantesca seduta
avvolgente come un’amaca.
www.moroso.it
aCCOCCOLatI sUI CUsCINI
rELaX EXtra sIzE
Possono essere liberamente posizionati sul prato o in
uno spazio ad hoc in terrazza i confortevoli cuscini
Pauline di Jaquió, dal tessuto sfoderabile, leggerissimo,
resistente ed impermeabile.
www.jaquio.com
Un’amaca a due piazze per un benessere che
raddoppia. Realizzata in cotone, la proposta
di Greenwood tratteggia un arcobaleno di
colori declinati in tante righe. La comodità è
assicurata dall’imbottitura con cuscino.
www.greenwoodmobilidagiardino.com
DaLLa spIaGGIa aL GIarDINO
Proviene direttamente da uno stabilimento balneare degli anni
’60 e ’70 della riviera romagnola la sdraio Amarcord. L’azienda
Jaquió le ha dato nuova vita, affidandola al restauro di abili
artigiani e rivestendola con un tessuto 100% riciclabile.
www.jaquio.com
baCIatI DaL sOLE
tappEtO sOFIstICatO
Il noto produttore di tappeti Tai Ping, maestro della
taftatura a mano, si cimenta per la prima volta con il
mondo dell’outdoor. Il modello in foto, caratterizzato
da segni grafici e minimal, regala un affascinante
effetto di tridimensionalità.
www.taipingcarpets.com
design
Cloe (Design Moredesign) è un prendisole
ergonomico, resistente all’acqua e ai raggi
UV prodotto da Myyour e disponibile nelle
versioni in vernice goffrata e lucida e con
rivestimento in ecopelle.
www.myyour.eu
stILE sINUOsO
Lo schienale di Zoe si regola con facilità mediante
un pistone a gas azionato da un pulsante. In
questo modo la tintarella è ancora più desiderata.
Il prodotto firmato Myyour, moderno e funzionale,
è realizzato in Poleasy®, un polietilene speciale
che garantisce ottima durabilità e resistenza.
www.myyour.eu
IL pIaCErE sI Fa VErsatILE
Una creazione ultra leggera e seducente,
collocabile e trasportabile ovunque, per un
relax da vivere anche in spazi molto ridotti.
L’amaca di E-Z, ideata da Zaki Molgaard e Bo
Larsen per Royal Botania, ha la struttura in
acciaio inossidabile con finitura in batyline.
www.royalbotania.com
Il design all’aria aperta
Moderne, originali, irriverenti:
le sedute di design per piscina, patio e giardino
Q
Q
design
di Valentina Falcinelli
uando l’estate si fa
sempre più vicina
e il sole inizia a far
sentire il calore dei suoi raggi, la voglia
di starsene all’aria aperta cresce.
Un po’ come quella di godersi
maggiormente la propria casa,
soprattutto se dispone di spazi verdi.
Per chi volesse rinnovare il proprio
outdoor look, ecco una carrellata di
proposte per l’arredamento da esterni.
Patio, giardino e piscina ringrazieranno.
1. Rattan moderno
Chi l’ha detto che il rattan sia passato
di moda? Che sia attuale più che mai lo
si capisce da questa collezione di sedie
e sdraio, realizzate appunto con questo
legno di palma intrecciato. A rendere
moderna la struttura è il particolare
motivo della lavorazione. Le proposte
sono della linea Elegance Beach Chair.
1
2
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2. Poltroncine Driade.
E vai sempre sul sicuro
Driade è sempre una certezza quando
si tratta di arredamento per esterni.
Ne sono un esempio le poltroncine
Mermaid e Clover, realizzate con un
unico blocco di polietilene di colore
bianco perlato. Impossibile non
menzionare, poi, le poltrone Nemo,
un vero e proprio esempio di creatività
artigianale firmata dal designer Fabio
Novembre.
www.driade.com
3. Design anche
per gli spazi pubblici
Ci sono anche brand che pensano in
grande, progettando arredo urbano di
design, per città meravigliosamente
attuali. È il caso di Landscapeforms,
azienda americana, che ha progettato
Charlie, il tavolo con panche integrate
che trasmette un’idea di movimento
e libertà. Ve lo immaginate nel parco
sotto casa?
www.landscapeforms.com
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