Garda Trentino e Val di Ledro - Comunità Europea Stampa e

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Un gita
verso il Garda
Arco, giardino botanico
occe e ulivi ad Arco, la ‘capitale’ del Basso Sarca, cittadina
rivierasca, rinomata per clima e gradevolezza del paesaggio.
Borgo fondato dalle tribù dei Fabia, primi coloni dell’attuale
Brescia, poi via via migliorato dai Longobardi, dal Principato vescovile di Trento e dal 1124 dai nobili Conti d’Arco. Famoso il loro
castello, che ancora si erge sulla roccia più alta della conca. Arco è
da secoli centro di cura, dispone di bei palazzi, ha una notevole
attività artistica e letteraria. Tutta la corte imperiale asburgica d’inverno soggiornava nelle sue ville. Nei parchi vennero messe a
dimora numerose piante, ora maestose, rare e insolite, come cedri
del Libano, sequoie, cipressi californiani e tante altre varietà vegetali, custodite nel cosiddetto ‘Arboreto’, giardino botanico a disposizione del pubblico. Città dinamica e aperta al confronto. Ha dato i
natali a numerosi personaggi della cultura mitteleuropea. Ad Arco
è nato pure Giovanni Segantini, il grande pittore divisionista di fine
Ottocento.
Arco è pure … buona. La cultura contadina propone olio extravergine d’oliva e la ‘carne salada’, tranci di carne di manzo conservato
in salamoia, secondo criteri in uso da secoli solo in questa zona.
Ed eccoci a Riva del Garda, la città col porto sul lago più grande
d’Italia. Origini identiche a quelle di Arco, ma centro strategico di
primaria importanza per il controllo del Garda. Innumerevoli le
sfide tra i potenti delle due sponde del lago, i veronesi da una parte
(in combutta con la Serenissima) e i bresciani dall’altra. Sempre con
il Principato vescovile trentino a competere – e vincere – sui contendenti. Borgo per certi versi marinaro, con il centro storico simile a quello di tanti porticcioli mediterranei.
Numerosi i palazzi e le chiese d’interesse artistico. A partire
dall’Inviolata, cattedrale del 1611 voluta dal principe Gaudenzio
Madruzzo. Ottima pinacoteca e rari reperti archeologici nel Museo
Civico, allestito nella Rocca, fortificazione in riva al lago, costruzione risalente al XII secolo e usata fino alla fine dell’Ottocento come
appunto roccaforte militare.
Nel suo ‘Viaggio in Italia’, nel settembre del 1796, Goethe si ferma
a Riva e a Torbole. Affascinato dal lago e dalla pesca. Descrive un
pranzo a base di trote, entusiasta del loro sapore delicato, della fragranza delle carni. Probabilmente il grande poeta aveva gustato il
pesce principe del Garda, il Carpione, apprezzato già da Catullo e
Tiberio. Pesce regale, per le tavole imbandite delle corti esclusive.
Ma come conservarlo dopo la cattura? Mettendolo in cocci assieme ad un goccio d’aceto, sale e alloro. Escamotage riuscito. Al
punto che la ‘carpionatura’ del pesce deriva – nel lessico culinario
- proprio dal sistema inventato dai rivani per commercializzare il
Carpione pescato nel loro lago.
Adesso la pesca è quasi scomparsa. Resistono solo un paio di vecchi pescatori, senza eredi. Anche se dal lago – più a sud – una cooperativa di pescatori riesce ancora a pescare il Coregone, chiamato
pure Lavarello, la saporita Carpa (da non confondere con il
Carpione: questo è un salmonide, l’altra un ciprinide) e tirano a riva
reti con Tinca e pure – in stagione – anche qualche Persico. Non
mancano le Anguille, anche la cattura è difficoltosa. Il pesce povero del Garda, però, sono le Aole o Alborelle. Piccolissimi esemplari, pescati in primavera, da gustare fritti o nel ‘sisam’, soffritti nell’olio con cipolla. ‘Sisam’ - dal latino ‘incisamen’, sminuzzare – piatto tipico del Garda, al pari di quello fatto con le Sardene o Sardelle,
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pesce di taglia piccola, nome dialettale riservato all’ Agone. Con
queste si elaborano le ‘Sarde en saor’, simili a quelle del piatto
veneziano, ma fatte appunto con pesce d’acqua dolce, messo a
marinare con sale, aceto e cipolle dopo aver fritto il tutto. Diversi e
variegati i posti dove mangiare.
Da oltre un secolo Riva è di fatto la capitale del turismo estivo
trentino. Tra i primi, illustri suoi vacanzieri troviamo ospiti del calibro di Goethe, Kafka, ma anche Nietzsche, Feuerbach, pure
Thomas Mann. Tutti entusiasti del posto, della brezza che soffia dal
lago – vento che si chiama l’Ora, vero condizionatore del clima,
non solo locale, ma di tutto il Trentino – e dalla gentilezza e ospitalità dei rivani.
Ospitalità garantita da tanti lussuosi alberghi e innumerevoli pensioni. Che attirano orde di vacanzieri, specialmente dal nord
Europa. Nei periodi della ressa non è facile apprezzare il lago. Ma il
Garda è abituato a sopportare la folla. Risponde bene e l’habitat
rimane ancora a misura d’uomo. Grazie anche agli sforzi dell’amministrazione locale. Che ha vietato l’uso delle barche a motore.
Solo imbarcazioni mosse dal vento. E che vento! Lo sanno quelli
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del windsurf. Migliaia di appassionati, costantemente alle prese con
boma e tavole sintetiche per balzi acrobatici sull’acqua, quasi
sognassero le onde della California.
Il lago non è solo acqua. La riviera può essere considerata un cuneo
di mediterraneo incastonato tra le Dolomiti. Talmente rigogliosa
che consente le colture di frumento e ortaggi vari, ma sopratutto
zona vocata alla vite e all’ulivo. Il Garda trentino non ha particolari
‘cru’ di vino. Ma propone rossi di pregio, fragranti e beverini. Quelli
che nascono da uve vendemmiate sulle colline verso Tenno hanno
forse un carattere più marcato, bianchi compresi. Le cantine sono
poche, artigianali, quasi sempre attigue ad agritur. Mete privilegiate
da tanti escursionisti stranieri: quanti abbandonano l’automobile
nel fondovalle e risalgono a piedi – o in mountain bike – le colline,
per dominare il lago, sostare negli uliveti, sorseggiare qualche calice di vino contadino.
Spingendoci ancora più su, verso la Valle di Ledro. Dove è ancora
l’acqua a farla da padrone. Nel caratteristico lago sono venute alla
luce le più importanti testimonianze d’insediamenti preistorici: una
fitta rete di pali di legno, per un insediamento palafitticolo risalen-
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te ad oltre duemila anni avanti Cristo. Tra i comuni dell’altopiano di
Ledro, ecco Bezzecca, dove Giuseppe Garibaldi rispose con lo storico “Obbedisco!” all’ordine di Vittorio Emanuele II, nella Terza
Guerra d’Indipendenza.
Le giubbe rosse garibaldine, autonomamente, avevano proseguito
verso l’Austria. Raggiungendo Bezzecca dopo la disfatta austriaca
del 21 luglio 1866, garibaldini decisi a marciare ancora, per liberare
Trento e il nord. Poi, l’obbedienza. Lasciando all’Austria Trento e il
sud del Tirolo, tornate italiane solo dopo la tragedia della Grande
Guerra. Storia risorgimentale a parte, la vallata è molto idonea al
turismo estivo, zona di funghi, di facili escursioni nei boschi, nel
massimo riserbo e relax, proprio perché ancora defilata dal grande
flusso di vacanzieriTra le specialità gastronomiche ledrensi, funghi e sciroppi a base di
piccoli frutti del bosco, E pure un salame esclusivamente locale:
quello a base di carne d’asino, tradizione a rischio d’estinzione, ma
che ancora resiste nei paesi isolati, Concei su tutti.
Salendo dal Basso Sarca, fatta una sosta a Tenno, mirabile balcone
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paesaggistico sul lago, magari degustando la carne salada in uno
qualunque dei numerosi ristorantini locali, si arriva a Canale di
Tenno. Si giunge in un agglomerato di case rustiche dove sembra
che il tempo si sia fermato. Tutto è rimasto come nel tardo
Medioevo. Costruzioni intatte, per un museo vivente. Case in parte
ancora abitate e dove periodicamente rivivono tradizioni del passato, mestieri, folklore. Ogni anno gruppi di artisti sono ospiti dei
residenti; in cambio omaggiano una loro opera o affrescano avvolti o pareti esterne. Trasformando il paese in un museo d’arte contemporanea.
Un costone verde dove viene recuperata pure l’agricoltura, la fatica
con la quale i contadini curavano campi strappati alla montagna.
Terrazzamenti sorretti da mura di sasso a secco, i cosiddetti ‘matoni’, pietre ciclopiche, una sopra l’altra, per barriere alte fino a dieci
metri, solo per sorreggere magari qualche centinaio di metri quadrati di terra a scopo rurale, anche vitivinicolo. Segni che caratterizzano il territorio e lo rendono ancora più veritiero, maggiormente
in sintonia con la tipicità montanara del Trentino.
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Garda Trentino:
alla scoperta dei segreti
di un territorio unico
N
on è facile incontrare un luogo che, più del Garda
Trentino, racchiuda in sé una simile varietà di bellezze naturali. Cime che superano i duemila metri,
spiagge affacciate sul Lago di Garda e, nel mezzo, colline
dedicate alla coltura della vite, prodotto simbolo della qualità della regione.
Grazie agli influssi benefici del lago e alle corone di monti che
lo circondano, il territorio gode di un particolare clima mediterraneo, sempre mite e gradevole, anche nei mesi più rigidi.
Preziosa è l’influenza dell’Ora, il vento caldo proveniente dal
lago, che combatte l’umidità.
Queste caratteristiche fanno sì che l’Alto Garda sia particolarmente adatto ad accogliere coltivazioni di uve pregiate come la nosiola - che danno vita a produzioni vitivinicole
eccellenti, come lo stesso Nosiola Doc, il Trento Doc metodo
classico e il Vino Santo Trentino Doc. Sono questi i vini locali che, con sempre maggior forza, si impongono sul mercato
internazionale, portando in giro per il mondo i profumi e le
atmosfere che contraddistinguono questo territorio.
Ma la natura da sola non basta a rendere grandi i vini: è la
mano dell’uomo a prendersene cura, aiutandola a far nascere i frutti migliori. La tradizione della coltura della vite nel
Garda Trentino ha radici millenarie, e nel tempo ne ha caratterizzato tradizioni, usi e costumi locali. Di generazione in
generazione, i nostri agricoltori tramandano quei segreti e
quelle attenzioni che fanno dei vini dell’Alto Garda i prodotti di qualità che tutti conoscono, veri ambasciatori della
genuinità e dell’accoglienza di questa terra.
Nel periodo della vendemmia, l’uva - solitamente raccolta a
mano - viene riposta con perizia nelle piccole cassette per
giungere nelle cantine, vero tempio della sapienza dei viticoltori locali. Un momento importante per tutta la comunità,
che vi partecipa e riconferma così il forte senso di appartenenza al territorio.
Arriva poi il momento tanto atteso della degustazione, occasione d’incontro in cui apprezzare – finalmente! - il lavoro
degli artisti del vino.
È questo il periodo in cui si tiene da decenni un evento che
coinvolge tutta la valle e che fa dell’uva la regina indiscussa:
la Traubenkur (letteralmente “cura dell’uva”). Questo frutto
dalle proprietà antiossidanti, depurative, diuretiche, dimagranti ed anticolesterolo era, già nell’800, il segreto di bellezza della famosa imperatrice Sissi e dei nobili asburgici che si
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davano appuntamento sulle rive del lago per godersi il primo
autunno e disintossicarsi con mosto a volontà.
Ancora oggi, nelle ultime due settimane di settembre, rivive
questa tradizione: migliaia di ospiti giungono da ogni parte
d’Europa non solo per gustosi itinerari di degustazione, ma
anche per conoscere i centri storici dei vari paesi, in cui si
trovano enoteche ed osterie con numerose “grandi annate”
alle spalle.
C’è Riva del Garda, cittadina caratterizzata da un centro storicamente importante, su cui svetta la Rocca, castello medievale affacciato sul lago, la chiesa barocca dell’Inviolata, una
delle più singolari costruzioni sacre di tutto il Trentino - caratterizzata da un esterno semplice e da sfarzosi altari all’interno -, e il Bastione veneziano, fortezza in pietra grigia che
sovrasta il paese.
Sempre in riva al lago si trova Torbole, paradiso dei velisti e
dei windsurfisti di tutto il mondo, caratterizzato dal pittoresco porticciolo, dalla fontana intitolata a Goethe e dalla Casa
del Dazio, vecchia dogana austriaca.
Salendo poco più in alto si arriva a Tenno, con il suo omonimo Castello, e il piccolo paese di Canale, eletto uno dei
Borghi Medievali più Belli d’Italia.
A pochi chilometri si trova Arco, con i suoi palazzi rinascimentali e le sue ville liberty, noto per aver dato i natali ad un
artista di rilievo come Giovanni Segantini e per essere la
patria dell’arrampicata.
E ancora paesi come Dro, Drena e Nago, che offrono viste
panoramiche su tutto il lago e che regalano prodotti tipici di
qualità, come le susine e i marroni.
In questo angolo di Mediterraneo ai piedi delle Dolomiti, la
natura è stata particolarmente generosa, regalandoci paesaggi da cartolina e prodotti genuini e di qualità, dotati di un
carattere forte, da scoprire – perché no - all’interno di un
bicchiere.
L’imponente Castello di Tenno
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Strada del vino e dei sapori:
da Garda Trentino
alla Valle di Ledro,
dalle Valli Giudicarie
alle Dolomiti di Brenta
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er chi prende il sole sulle rive del Lago o si aggira tra le bellezze monumentali di Riva del Garda spesso è difficile credere che a pochi passi da li potrà assistere ad un paesaggio completamente diverso. Passeggiando per le strade della cittadina lacustre, visitando la Rocca, la torre Apponale, l’importante chiesa
dell’Inviolata, l’occhio si perde su quello specchio d’acqua che si
infila nel Trentino
come una chiave
in una toppa e sul
quale non smettono mai di scivolare
le vele delle barche e degli windsurf che si lasciano
accarezzare dall’Ora, la brezza
preziosa non solo
per lo sport, ma
Il laghetto di Tenno
anche per un’eccellenza dell’enologia trentina, il Vino Santo Doc.
La sponda orientale del Lago di Garda offre scorci incantevoli, con
gli olivi a fare da sentinelle, e numerose occasioni di lasciarsi tentare dalla buona tavola con i piatti della tradizione lacustre: trote,
sisam, aole, il tutto magari condito con l’olio extravergine d’oliva
del Garda trentino. Prima di addentrarsi nell’entroterra, risalendo il
corso del fiume Sarca, c’è tempo per visitare la vicina Arco, cittadina che rivive attraverso le sue molteplici espressioni artistiche folcloristiche, i fasti dell’antica nobiltà austriaca e boema che un
tempo usava frequentemente il borgo. Aristocrazia che si riflette
pure nella bellezza del Castello che, abbarbicato sulla ripida roccia,
sovrasta Arco e tutta la seguente Valle dei Laghi. Le reminiscenze
asburgiche non mancano di influenzare anche la cucina e allora
ecco che gulasch, strangolapreti, canederli, baccalà fanno capolino
sulle tavole imbandite accompagnati dalle note di un magnifico
valzer.
Di lì merita una visita – che poi si trasforma in un piccolo viaggio
nel tempo - il borgo medievale di Canale di Tenno, un’atmosfera
quasi incantata in grado di riportare il visitatore indietro di secoli,
ai piedi dell’imponente castello che domina l’accesso che dal Garda
conduce al passo del Ballino. Tra conifere e castagneti sempreverdi,
è possibile lasciarsi conquistare dalla grandiosità della cascata del
Varone e magari fermarsi a degustare il curioso abbinamento che
da queste parti fa sposare la classica polenta con la mortadela, ma
non si possono perdere nemmeno la tipica carne salada e fasoi, i
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crauti con la pancetta e le costine, gli asparagi e il radicchio, il tutto
annaffiato dai vini della Valle dei Laghi e dalla Grappa del Trentino.
Ma se a Canale di Tenno siamo nel Medioevo, risalendo il Passo del
Ballino, a Fiavè arriviamo alla Preistoria, un lembo delle Valli
Giudicarie dove i resti di un’antica area paleolitica riportano
improvvisamente a circa duemila anni prima di Cristo.
Ma Fiavè è pure l’occasione per sostare e provare le prelibatezze
casearie come le mozzarelle o la Spressa delle Giudicarie Dop.
Siamo nella Valle di Ledro, una valle ricca di storia testimoniata dal
Museo delle Palafitte situato sulle rive del lago che porta il nome
della valle, ma pure dalla memoria del passaggio di Garibaldi che
nelle Terza guerra d’indipendenza a Bezzecca pronunciò il celeberrimo “Obbedisco!”. Interessante, a tal proposito, una visita al
museo garibaldino ospitato nel paese ledrense. Anche la natura sa
regalare delle emozioni rare, così come la tavola, su cui campeggiano Caponec, polenta di patate e sguazèt.
Siamo all’estremità sud-occidentale del Trentino, ad un tiro di
schioppo dal confine lombardo, punto di partenza ideale per un
avventuroso viaggio che ci porta nelle atmosfere selvagge e negli
incantesimi della Valle del Chiese. Passando attraverso gli antichi
palazzi ed i castelli di Lodrone, residenza degli antichi feudatari, e
gli innumerevoli segni della cristianità che danno il nome alla valle,
si giunge a Storo, il capoluogo, ove regna incontrastata una regina
di colore giallo: la polenta, prodotta con il metodo tradizionale che
prevede che il mais venga raccolto agli inizi di ottobre, fatto asciugare ai secchi venti di montagna e quindi macinato molto lentamente, perché mantenga tutte le sue caratteristiche aromatiche e
nutrizionali.
È il cosiddetto “oro di Storo”, uno dei prodotti più pregiati non solo
del Trentino, da gustare magari accompagnando le trote e i salmerini allevati nelle fredde acque provenienti dal ghiacciaio
dell’Adamello. Immancabile una visita al Museo della Grande
Guerra di Bersone, che
raccoglie numerose testimonianze delle battaglie combattute nella
zona e che ancora oggi
caratterizzano il territorio con la presenza
di alcune fortificazioni
costituite sul finire del
XIX secolo. Se dalla
Valle del Chiese si prosegue verso nord, il
paesaggio varia a mano a mano che, in bici
o in macchina, si arriva
sempre più in prossimità della Val Rendena.
I formaggi, che qui
nascono da un latte
tutto particolare, munto dalle vacche autoctone che della valle
portano il nome, sono
Scorcio di Arco e il suo castello
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tra i più pregiati. La Razza Rendena è conosciuta soprattutto per la
produzione della squisita Spressa, che ben si accompagna alla
vasta produzione di salumi che qui nasce da un’antica tradizione di
norcineria: salamele, lucaniche, speck, pancetta (particolare quella
di Caderzone), salami all’aglio, cacciatori. Arte culinaria che ben si
abbraccia a quella figurativa.
La valle è segnata dal passaggio che nel Cinquecento portò in Val
Rendena la celebre dinastia di pittori itineranti dei Baschenis,
imperdibili sono quelli della Chiesa di S. Vigilio a Pinzolo e di S.
Stefano a Carisolo, con la suggestiva rappresentazione della “danza
macabra”. Un territorio ideale, questa Valle, sia per chi ama la
buona cucina sia per chi ama il tipo di vacanza “attiva”. Molteplici
sono, infatti, le occasioni di svago sportivo: dalla pesca nei torrenti, alle piste ciclabili e percorsi sterrati per le mountain bike. E ancora tennis, pattinaggio, tiro con l’arco. Per i più coraggiosi, imperdibile una discesa in rafting giù dalle gelide acque del Sarca che scorre impetuoso attraverso la perla di questa zona: la bellissima e
incontaminata Val di Genova.
Un viaggio che parte dal “mare” del Lago di Garda, attraversa rigogliose radure e boschi meditativi, per poi cedere il passo alle
cime dolomitiche che si sublimano al termine del percorso che
conduce fino a Madonna di Campiglio, località tra le più vip dell’arco alpino.
Riva del Garda, la regina
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Suggestiva gara di vela nelle acque
di Riva del Garda
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Fontanelle: un’ottima cantina
dall’invidiabile panorama
sul Garda
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iù su non resiste e comunque non è in grado di maturare i
suoi frutti. Un limite che caratterizza il territorio, lo marca,
indelebilmente. La collina di Tenno è quanto di più singolare
si possa ammirare lungo la fascia mediterranea del Garda. Viti e
ulivi sono indicatori ambientali, segnali di vitalità agronomica. Di
colture e culture agricole che fanno la storia stessa del Trentino. In
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un simile habitat, paesaggio ameno, collinare, tra Castel Tenno e le
Cascate del Varone, il cielo terso verso il lago e i colori del valico,
dello specchio d’acqua lungo la strada di passo Ballino, un ponte
tra il Garda e le Dolomiti di Brenta.
Zona senza asperità, baciata dall’Ora, il vento benefico e da un
clima che ricorda il mare. È in questo contesto che maturano le
uve dei vigneti dell’azienda agricola Le Fontanelle,
cinquant’ anni d’attività, ma da secoli area vocata
alla vite.
Lo testimoniano reperti archeologici e la denominazione del sito, Pilone, vale a dire l’attrezzo usato
a suo tempo per pigiare l’uva nei tini, schiacciando
i grappoli subito dopo la vendemmia.
Cesare Pasini e sua moglie Rita Zambotti sono
vignaioli entusiasti del loro lavoro, da anni in prima
fila per promuovere i loro prodotti, la loro stessa
filosofia produttiva. Basata sull’immediatezza, per
vini ameni come il paesaggio dove maturano le uve,
vini che devono avere il fascino della spontaneità.
Eseguiti in base a precise scelte produttive: il rispetto della natura (l’azienda applica pratiche colturali
da agricoltura biologica; pure le tecniche di vinificazione, nella nuovissima cantina, avvengono senza
alcuna forzatura enologica) e quindi ottenere vini
immediati, di pronta beva.
Anche se non mancano le selezioni, riserve importanti, esclusive, da varietà autoctone e da uve internazionali, comunque stanziali dell’Alto Garda. Per
vini in grado di sfidare pure il tempo. Rispettandolo.
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Madonna delle Vittorie:
la cantina dei “primi premi”
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uest’azienda è dedicata, nel nome, ad una chiesetta di
Arco che ricorda epiche battaglie medioevali, incastonata
tra il castello di Arco e la riviera trentina del Garda. Ma
soprattutto tra olivi e viti, in un contesto tra i più ameni del
Trentino. I vigneti sono ad un tiro di schioppo dal lago di Garda,
protetti dalle montagne che sovrastano la conca del Sarca e ‘baciati’ da un clima mediterraneo che consente la coltivazione anche
dell’ulivo, per un olio extravergine – quello del raccolto 2007 è stato
premiato da Slow Food come uno dei 42 migliori della qualità italiana – decisamente buono.
I Mandelli sono imprenditori con variegate attività agronomiche e
turistiche, ma che hanno pazientemente potenziato cantina e
vigneti. Vasta la gamma dei vini, dallo spumante al moscato dolce
e frizzante, con tutti i tipici vini del Trentino, dal riesling al teroldego. Vini ben fatti, fragranti, saporiti, marcatamente gardesani – per
la leggerezza delle tonalità cromatiche e l’esile impronta aromatica
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– proposti a prezzi altrettanto vantaggiosi in rapporto alla consolidata qualità.
Duecentomila bottiglie la produzione media annuale, con una serie
di vigneti nuovi che stanno per entrare in produzione, tutti situati
nelle immediate vicinanze della Riviera gardesana.
Il vino più importante è il Summolago, versione bianco e rosso.
Quello da uve chardonnay, pinot grigio e pinot bianco ha convinto
per sentori evoluti di composta di frutta montanara, mele, pere e
prugna bianca, fresco al palato, quasi lattico, cremoso e un finale
da miele d’acacia. Continuo nella contrapposizione giovane / strutturato pure il Summolago rosso, da teroldego, lagrein e cabernet,
ricco di antociani, pepato, con una bocca ciliegiosa, tannico al
punto giusto e di buona tenuta.
Sorprendente pure la freschezza del Traminer, ben impostato, alcolico, sentori netti e discreti, con una sensazione finale ricca di freschezza e sapidità. Citazione pure per Riesling, Teroldego e per un
moscato ‘Asti style’, basso di grado alcolico, fragrante, dolce e con
suadenti bollicine … vittoriose.
L’Azienda Madonna delle Vittorie: “Complesso e vigneti”
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Agraria Riva del Garda:
una grande moderna azienda
dalle muliebri capacità
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a sede operativa è nuovissima, una struttura architettonica di grande fascino, linee decise quanto armoniche,
perfettamente inserita nel contesto gardesano. Cantina,
ma anche frantoio. Questa struttura sociale può vantare soci
vitiolivocoltori. Così, subito dopo le procedure vendemmiali,
la cantina diventa un moderno frantoio. Frange olive tardive
per uno degli extravergine migliori d’Italia, olio da olive sul
46esimo parallelo, le più a nord del Mediterraneo.
Anche i vini parlano il linguaggio dell’amenità gardesana.
Hanno il carattere, il legame con il paesaggio. Per consentire
al consumatore, quando assaggia un vino, di non confondersi od essere confuso.
Già quando si pensa – proprio così, si pensa – ad un vino
trentino, il cervello deve abbinare, associare a precise personalità, a timbri olfattivi ben definiti, altrettanti gusti ‘di trentino’. Il
vino così emoziona, diventa messaggero di gusti e stimolo di piacevolezze. Lo ha perfettamente capito questa poliedrica cooperativa, che oltre a vinificare uve e frangere olive, vende prodotti tipici,
materiale agricolo e di supporto al comparto primario gardesano.
Una dozzina di vini che si caratterizzano per franchezza e prezzi
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popolari, davvero contenuti, in splendido rapporto con la qualità.
Una gamma completa, con tutti i fuoriclasse trentini, dallo spumante classico Trento Doc ad un vino da uve Teroldego chiamato –
in onore della zona – Rivaldego. Poi alcune selezioni, come il Crèa
o le Gèere. Decisamente ben fatti, armonici, proprio come la riviera gardesana.
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Ristorante Al Volt: elegante
caldo e avvolgente
come un guanto di velluto
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l lago si sente, ma non si vede. È comunque a due passi da questo elegante ristorante, sistemato tra vicoli che sembrano carrugi genovesi. Un posto di fascino ricavato in un palazzo medievale, tutto avvolti in pietra, arredo pizzi e merletti, tanti pregiati oggetti d’antiquariato, ben disposti, in contrasto con il colore sgargiante
delle tovaglie. La cucina, curata magistralmente da Maurizio Poli é
semplice, impostazione casalinga, ma con una serie di piatti curatissimi nell’esecuzione, saporiti e serviti con affabilità da Silvana e
Miriam tanto cortesi quanto competenti.
Il lago di Garda scandisce gli ingredienti, le vivande. Senza tralasciare la tipicità trentina – rotolo di formaggi in pasta di patate con funghi, tagliata di manzo con erbe di montagna, gelato con castagne,
quando la pesca nel lago é ferma – per puntare comunque sul
pesce d’acqua dolce: luccio in ‘saor’ con polenta di mais di Storo,
dei sottilissimi, altrettanto croccanti tagliolini. Impasto variopinto,
con diverse verdure, abbinati ad un ragù di tinca, Lavarello o coregone, tipo di pesce che nel Garda si pesca ancora, cucinato ai ferri
o con salse al vino.
Il pane è fatto in casa, molto gustoso quello con le ‘molche’, i rimasugli della spremitura delle olive gardesane, quelle che danno un
olio delicato, il più a nord del bacino mediterraneo. Olio extravergine proposto in diverse versioni. Poi il dessert, dalle mousse al tradizionale strudel. Bella la cantina e grande cura nella selezione dei
distillati, tante grappe nostrane, specialmente quelle della Valle dei
Laghi, di Santa Massenza in primis.
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Olio extravergine di oliva
del Garda Trentino DOP
A
conferma dell’eccezzionalità del territorio che si sviluppa
lungo l’itinerario della Strada del Vino e dei Sapori dal Lago
di Garda alle Dolomiti di Brenta c’è l’antica e tradizionale
produzione dell’olio di oliva.
Testimoni e protagonisti i terrazzamenti e i pendii ricoperti da
numerose tipologie di olivo, Casaliva o Drizzar, Lezzo, Favarol, Raza,
Rossanel, Fort, Morcai, Pendolino, che prosperano grazie al microclima creato dal Benaco.
Un angolo di mediterraneo che per le peculiari caratteristiche climatiche produce un olio di gran pregio, dal colore verde-oro, dal
profumo delicato con sentori di mandorla e dal sapore leggero e
fruttato, sapido e armonico.
Non c’è altro luogo al mondo dove si produca olio d’oliva a queste latitudini e questo, abbinato alla qualità e alla tradizione, ha
portato al riconoscimento da parte della Comunità Europea
della DOP.
Carne salada
L
a Carne salada è una vera e propria
specialità dell’area compresa tra Arco,
Tenno e Varone. Prodotta fino dal
1600,un tempo si usava servire bollita e
accompagnata dai broccoli di Torbole. Carne
molto magra, ricavata dalla fesa di manzo,
sottoposta a uno speciale processo che la
rende particolarmente aromatica e adatta a
essere consumata sia cruda, a mò di carpaccio, che cotta.
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Allevamenti trote Mandelli
S
olo in un ambiente incontaminato, in acque pulite, molto
ossigenate, nei torrenti di montagna, nei laghi alpini, cresce
la trota, pesce nobile d’acqua dolce, raccomandato dai dietologi perché di basso valore calorico, grassi e colesterolo, ma ricco
di proteine.
Nei secoli passati la pesca rappresentava una ricchezza: in particolare le grosse trote lacustri venivano catturate in prossimità della
foce quando, risalendo il fiume alla ricerca di luoghi adatti alla
riproduzione, incappavano contro la Peschiéra, la palizzata di lunghi rami piantati nel fondale del Sarca, impiegata dal 1200 almeno
fino agli anni Cinquanta.
Dall’attenta, instancabile osservazione dei ritmi vitali di questi pesci
argentei, fin dagli anni quaranta, vero pioniere dell’allevamento
della trota Iginio Mandelli è riuscito a interpretare la natura e a
riprodurre le condizioni di vita ottimali, in un ambiente alimentato
sia dall’acqua del Sarca che da risorgive: dalla fase della riproduzione da ceppi selezionati delle fattrici, alla spremitura e alla schiusa
delle uova, alla cura dei piccoli avannotti e alla crescita in acque
pure, con una alimentazione ottenuta da materie prime selezionate nel mangimificio di proprietà, fino ad arrivare in tavola.
In particolare l’allevamento del Linfano, costruito nel 1953 in
un’ansa del vecchio alveo del fiume Sarca, ha fatto da guida ad altri
12 e, in generale, alla diffusione di attività similari. A distanza di cinquant’anni, anche oggi, passione, esperienza e dedizione sono alla
base della qualità del prodotto, che è divenuto simbolo acquifero
di tutto il Trentino e che Mandelli sa proporre ed offrire soddisfacendo il mercato con qualità e servizio davvero eccellenti.
Troticoltura
L
a Trota è un salmonoide che prospera in acque correnti, fresche e ricche di ossigeno. Il Trentino, grazie alla sua collocazione oro-idrografica, è particolarmente ricco di acque dalle
caratteristiche qualitative ottimali per l’allevamento delle trote. Le
specie ittiche allevate sono rappresentate essenzialmente dalla
trota iridea, dalla trota fario e dal salmerino che riguardano rispettivamente il 90%, l’8% e il 2% della produzione.
Nei numerosissimi allevamenti del trentino la trota impiega 18/24
mesi per raggiungere una dimensione ideale, anziché i 13/14 della
pianura. La sua carne, facilmente digeribile, è quindi più consistente, più saporita, più magra, ricca di proteine nobili, di sali minerali
e dei preziosi omega 3.
L’allevamento della Trota nel Trentino vanta una tradizione secolare: l’iniziativa di avviare un’azione per introdurre, diffondere e sviluppare la pescicoltura risale al 1873 a opera di don Francesco
Canevari, Agostino Zecchini e Filippo conte Bossi Fedrigotti, che
riuscirono a concretizzare il progetto nel 1879.
La pescicoltura nacque per agevolare la pesca, infatti i salmonidi
furono sempre presenti sulle tavole degli aristocratici. Per esempio,
il salmerino fu molto apprezzato dai vescovi riuniti a Trento per il
Concilio, mentre la trota trentina era un piatto molto ricercato e
apprezzato anche alla corte di Vienna.
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L’accogliente porticciolo
di Riva del Garda
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Ristorante Carpe Diem:
un salotto in un fastoso palazzo
I
l ristorante Carpe Diem si trova ad Arco a due passi dal Casinò,
all’interno di un’antica villa asburgica immersa in un incantevole giardino: originariamente si chiamava Villa Wohlauf, dal nome
del suo primo proprietario Emanuele Wohlauf che la fece costruire nel 1884. Conosciuta in quel periodo anche come “Villa
Germania”, nel primo dopoguerra fu affittata a Francesco
Emanuelli, uno dei più noti fotografi di Arco (resterà il suo laboratorio per decenni), mentre in tempi recenti è stata rinominata “Villa
Italia” e destinata a scopi turistici. Il ristorante Carpe Diem è nato
circa quattro anni fa da un’idea di Aldo Tiboni. Con una solida formazione professionale (Lido, Du Lac, Ancora di Cortina, Villa
d’Este), Tiboni aveva un’idea del tutto particolare: dare al ristorante
un’impronta di eleganza e raffinatezza, pochi coperti, ma con una
squisita cucina che sa abbinare i prodotti tipici del Trentino con il
pesce.
Non solo, l’imperativo della sua cucina è fare tutto “espresso” e in
casa, dal pane alla pasticceria. Così, eleganza e fantasia si uniscono
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con la tradizione e i sapori “semplici” per dare vita a un menu eclettico e accattivante. Qualche esempio? Noci di cappasanta caramellate su fonduta di melanzane all’agro di mele, bianco di spigola e
radicchietti appassiti all’olio extra vergine del Garda, gnocco con
asparagi verdi e formaggi teneri al ragù di coniglio e rosmarino,
gamberoni e Speck in farina croccante di Storo, filettino di vitellone in crosta al cumino e aromi, tortino alla goccia di cioccolato e
grappa con papaia ghiacciata e purea di mele alla cannella.
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Ristorante La Cantinota:
suggestive cene in grotta
a lume di candela
S
cavato nella roccia del Monte Brione, alle foci del Sarca, La
Cantinota di Arco è il posto giusto per riscoprire tutto il piacere dell’ottima cucina ricca di sapori: la carne salada, la
pasta fatta in casa, le insalate, gli affettati misti, i formaggi, le grigliate di carne, annaffiatti da birra e vini tipici del Trentino.
Seduti in un ambiente informale e accogliente, si possono gustare strangolapreti, gnocchi, tagliatelle, rustici alla Mortandela della
Val di Non, per continuare poi tra una trota ai ferri e costate e
controfiletti di manzo alla griglia, formaggio alla piastra.
Il patron Zambanini Gianni è chef rivierasco di notevoli capacità
con una simpatica esperienza di mugnaio, da ragazzo, nell’azienda familiare di Drò. Durante la prima guerra mondiale, sotto il
dominio austriaco, il locale era utilizzato come rifugio e deposito
d’armi, mentre durante la seconda guerra mondiale fu sempre
utilizzato come rifugio, ma dagli abitanti del posto.
L’ambiente, divenuto nel 1960 agriturismo e poi ristorante, è
impreziosito dalla presenza scenografica della roccia viva, nel
quale è scavato, possiede inoltre uno splendido giardino dove
degustare le leccornie della casa all’aria aperta.
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La Terrazza: magnifica stellare
cucina in riva al lago di Garda
I
l locale La Terrazza nasce nel 1988 per iniziativa del gigantesco
(anche in cucina) Ivo Miorelli di Torbole, all’epoca appena ventenne. La sua tradizione famigliare ha un forte legame col territorio: i nonni erano entrambi albergatori, mentre uno zio, il famoso “Gabiccia”, faceva il pescatore ed era anche un grande chef. Ivo
ha quindi seguito la vocazione di famiglia puntando tutto sulla
cucina territoriale, prediligendo il pesce di lago ma senza tralasciare altre perle gastronomiche locali, come il tartufo del Monte Baldo,
i broccoli di S. Massenza e l’olio del Garda.
Papà Giacomo fa l’ortolano e rifornisce la cucina di prodotti freschissimi, lo zio pescatore procura il pesce migliore, selezionandolo anche dalla Cooperativa di pescatori del Garda.
Il menu varia frequentemente, ma per dare qualche esempio in
carta si può trovare lo sformato caldo d’asparagi di Zambana con
ricotta del Baldo; carpaccio di lavarello con polpette di cavedano
e crostone caldo all’anguilla affumicata; insalatina tiepida di pesce
persico reale al tartufo del Monte Baldo; rotolo di anguilla con le
verdure dell’orto; piatto tipico gardesano con “luccio en saòr”,
“tenca coi bisi”, cavazzino alla torbolana, sardèna di lago alla
brace.
E ancora zuppa gardesana, bigoi con le aole “pessate salade”, raviolo di barbo con coregone affumicato, risotto con pesce persico,
gamberi di fiume. Super selezionata anche la carta dei vini.
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Veduta
di Torbole
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Un vicolo
di Tenno
La Rocca di Riva del Garda
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Vino e territorio in Trentino
Un efficace esempio di “corrispondenza d’amorosi sensi”
fra marketing di settore e marketing territoriale
di RICCARDO PASTORE
L
a citazione da Ugo Foscolo (“corrispondenza d’amorosi sensi”) vuole
essere un simbolo forte, anche se deliberatamente pretenzioso, del rapporto di crescente sintonia e intensità che caratterizza da qualche tempo l’incontro fra un prodotto tanto importante nella storia, nella cultura e nella economia del nostro paese (e certamente del
Trentino) ed i suoi territori elettivi, tradizionalmente vocati e la loro crescente
notorietà e diffuso sviluppo. È il tema
delle brevi riflessioni che seguono.
La Promozione del vino diventa sempre più
un approccio culturale razionale per
generare diversità di offerta rispetto alla
banalizzazione delle produzioni standardizzate delle economie di scala industriali
e per proporre quindi un prodotto/servizio/sistema articolato costituito da una
interazione studiata ed evoluta di elementi “materiali e misurabili”
con elementi “immateriali e simbolici” che ruotano attorno alla cultura del vino e alla “qualità” dei territori ad esso vocati.
Analogamente la valorizzazione delle realtà ambientali di particolare attrattività e la sua comunicazione (ad esempio attraverso le
varie forme del cosiddetto Marketing territoriale) deve fare un
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passo in avanti rispetto a tanta promozione turistica standardizzata, ormai insufficiente a descrivere la storia e le potenzialità di
importanti territori, soprattutto verso le nicchie di fruitori di turismo sostenibile, la cui dimensione di mercato è crescente, come
noto.
Promozione vitivinicola e valorizzazione territoriale trovano crescenti e proficue “corrispondenze d’amorosi sensi”; ma senza più
saccheggiare irrispettosamente il Foscolo e volendo invece usare
un linguaggio più vicino alla cultura di marketing si potrebbe dire
che crescono le interazioni fra vino e territorio.
Evocare il concetto di “territorio”, è impresa assai ardua, qualora ne
dovessimo considerare tutte le sfaccettature, implicazioni ed angoli di visuale da cui considerarlo e “leggerlo”.
Un territorio è identificabile quando è la
sede di alcune “omogeneità” o “sintonie”.
Sembra opportuno evidenziarne almeno
tre: omogeneità “fisiche”, omogeneità di
“presenza antropica”, omogeneità “storico-culturali”. Ne derivano almeno tre
diversi modi di leggere il territorio.
Nel caso, più in specifico, delle produzioni agricole/viticole queste varie “omogeneità” di un territorio possono realizzarsi
a vari livelli e con crescente intensità.
Questo allargamento progressivo - nell’era del terziario avanzato e della comunicazione di massa - consente quindi di ampliare il concetto di territorio evidenziandone anche aspetti meno tradizionali (ma non
meno importanti).
Si è consolidata da qualche tempo una significativa tendenza al
recupero del “territorio”, cioè, come si dice, al recupero ed alla promozione delle “valenze territoriali locali”. Ma le modalità con cui questa ten-
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denza si manifesta sono diverse e spesso distanti o addirittura in
contraddizione tra loro.
L’angolo di visuale con cui in questa nota si guarderà a questo
aspetto è quello del marketing e della promozione. In tal caso si
debbono considerare per lo meno i seguenti aspetti o “fattori critici” costitutivi (di un ambiente, di una città, di una strada): il prodotto, il territorio, l’ecosistema, i vari soggetti coinvolti (e soprattutto le loro
interazioni). Vale a dire: il Prodotto, il Territorio, l’Ecosistema.
E se visualizziamo, se facciamo questa semplice operazione di
sguardo e di memoria, ci rendiamo conto di quanto sia vero circa
la forte consonanza fra “qualità dell’ambiente” e “qualità del prodotto” (consonanza che ala fine dipende dalla “qualità della mediazione culturale” che ne ha fatto
l’uomo).
È sempre più evidente infatti la necessità della individuazione di
“tavoli per la progettazione congiunta” di iniziative, interventi, processi vari per far si che la strada del vino, dell’olio, “dei sapori” in
genere, la visita ai loro territori non sia un semplice itinerario, “una
mappa” sui luoghi della produzione agricola (pur essenziale!) ma si
trasformi in una progressiva scoperta di un ambiente, di una cultura, cioè, in definitiva, nella scoperta di quello che è un “piccolo
pezzo di civiltà”.
Si tratta di un insieme di orientamenti culturali e comportamentali per favorire l’attivazione di quegli itinerari e il riconoscimento di
quelle istituzioni e “luoghi” che realizzano nei fatti un principio
banale ma fondamentale del marketing in genere (e a maggior
ragione del Marketing territoriale): “mantener fede alle promesse fatte”,
cioè rispondere, con prodotti, servizi e soprattutto “comportamenti”, alle aspettative generate con la propria comunicazione, dandosi – a tal fine – idonee norme e standard.
Concludendo possiamo affermare che siamo ancora in una fase di
sviluppo di un lungo percorso tenendo conto di quanta strada
bisogna fare per portare a livello di consapevolezza diffusa e di
reale pratica agricola ed ambientale - ma anche comportamentale
e “civile” - le tendenze culturali sopra esposte.
Ma è questo concetto globale di valorizzazione dei territori del vino che, se
riesce ad avere un riferimento in comportamenti locali realmente
“accoglienti” e diffusi all’interno e
un solido fondamento scientifico
(sia esso affidato
alla “zonazione”
dei territori viticoli, a rigorosi piani
urbanistici e di salvaguardia ambientale, ecc.), può
vantare da un lato
efficaci e credibili “atout” promozionali ma, dall’altro, vantare anche una
“legittimazione etica”.
etica”.
Questo aspetto – lungi dall’essere un vago richiamo moralistico - è
sempre più importante per gruppi di clienti / fruitori di servizi che
sono sempre più sensibili e attenti a gratificare con la loro selettiva
presenza (e relative ripercussioni economiche) quei “territori” i cui
imprenditori, gli operatori in genere e le Istituzioni che li rappresentano mantengono le promesse fatte da un lato e sono sempre disposti
ad apprendere e ad innovare - nell’offerta produttiva ma soprattutto di
servizi e culturale - dall’altro.
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Lago di Ledro, palafitte e turisti
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Valle di Ledro: dalle palafitte
ad un riposante
suggestivo turismo
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on si potrebbe mai immaginare che, al di là delle verticali e
scoscese pareti che contornano le rive del Lago di Garda, ci
sia una piccola valle sospesa. La Valle di Ledro fino a qualche decennio fa era raggiungibile solo dalla tortuosa strada del
Ponale, che ferisce la montagna e si inerpica sulle rocce fino all’imbocco della valle. Costruita su progetto del ledrense Giacomo Cis a
metà del XIX sec, è considerata un vero e proprio prodigio dell’ingegneria. Le gallerie scavate nella roccia e i tornanti a picco sul lago
aprirono la valle ad un afflusso di genti a merci allora impensabile.
Nel 1989 è stato aperto il tunnel dell’”Agnese”, e la strada del
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Ponale, ormai percorribile solo in bicicletta o a piedi, continua ad
offrire scorci indimenticabili sul Lago di Garda.
Proseguendo il nostro viaggio, raggiungiamo i primi abitati, la valle
si allarga e la strada sale attraverso i prati che sovrastano l’abitato
di Pré.
In un angolo nascosto, accanto alla chiesa di San Giacomo
Maggiore si sentono di tanto in tanto i colpi dei martelli nella fucina che forgiano le “brocche” da scarpa. Si tratta del gruppo Ciüaroi
(chiodaioli) che mantiene vivo questo mestiere che dalla metà
dell’Ottocento agli anni ’50 rivestiva un ruolo chiave dell’economia
ledrense. I più abili riuscivano a produrne un migliaio al giorno ed
in tempo di guerra questo lavoro divenne così importante che
molti chiodaioli ledrensi furono richiamati dal fronte per continuarne la produzione.
Sulla riva, all’imbocco del torrente Ponale, una ricostruzione del villaggio palafitticolo risalente all’età del bronzo attira la nostra attenzione e ci invita ad immergerci per un attimo nella vita dei nostri
antenati. Avevano scelto proprio questo paesaggio incantato per
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costruire le loro capanne sui pali. I resti del villaggio palafitticolo di
Ledro rividero il sole dopo migliaia di anni, nell’autunno del 1929,
quando il livello del lago fu abbassato per i lavori di presa della centrale idroelettrica in costruzione a Riva del Garda e sulla sponda
meridionale del lago affiorò una distesa di oltre 10.000 pali.
Nel tragitto verso l’alta valle scorgiamo, sulla riva meridionale del
lago, la zona di Pur, una vallata un po’ nascosta, quasi segreta, che
sembra uscire da un libro di fiabe, e sulla riva opposta, la valle di
Mezzolago con la maestosa catena di montagne che fa da sfondo,
tra cui s’innalza la Cima d’Oro.
A Pieve di Ledro, il cuore, ed un tempo, il centro religioso della
valle, si nota subito il campanile della Chiesa dell’Annunciazione,
nella quale, fin dal 1630 la gente della Valle si riuniva nella Messa di
Pentecoste per ringraziare la Madonna di aver protetto la popolazione dalla peste. A pochi passi, il più piccolo ma prezioso oratorio
di San Giuseppe e il Laboratorio Farmaceutico - Museo Foletto.
Nel nostro tragitto, deviamo per un attimo verso un’altra valle racchiusa nella catena delle Alpi di Ledro, la Val Concei, un altro spettacolo di colori, suoni e profumi.
I tre paesi di Locca, Enguiso e Lenzumo che si scorgono, ben distinti, a fondo valle, ci conducono fino alle praterie e poi ai boschi di
faggi ed abeti che si inerpicano sui versanti. I pascoli, le piccole coltivazioni e il forte profumo del formaggio di malga sono realtà di
un passato ancora presente e vivo in questa valletta che presenta
un ambiente naturale in gran parte ancora integro e per molti
aspetti unico.
Torniamo sulla nostra strada e tocchiamo una tappa famosa nella
storia italiana, Bezzecca, dove Garibaldi, vinta la battaglia contro gli
austriaci nel 1866 pronunciò il famoso “Obbedisco”, telegrafato in
risposta all’ordine di ritirata dal Trentino di Vittorio Emanuele II.
A Bezzecca è ancora viva una antica curiosità perché vi nacque, nel
1726, un personaggio a dir poco mitico chiamato “Popo” o “Gigante
Gigli”,era il famoso Bernardo Gigli alto ben 260 cm.
Lungo la vecchia strada verso Tiarno di Sotto incontriamo la chiesetta di Santa Lucia, la più antica della Valle, una piccola costruzione di origine gotica adagiata sui prati verdi accanto al torrente
Massangla. Gli ultimi restauri del 1995 hanno portato alla luce
importanti affreschi.
Tiarno di Sotto va fiera della sua necropoli di età barbarica e longobarda e del “Polittico” che si può ammirare nella Chiesa di San
Bartolomeo della scuola veneziana del Tintoretto, esposto dietro
l’altare.
A Tiarno di Sopra, che si snoda lungo il rio Sacche si può ammirare la Chiesa di San Pietro e Paolo. La valle del Lago d’Ampola, un
altro piccolo specchio di cielo, dal 1986 è divenuta Riserva Naturale
protetta della Provincia di Trento. Essa conserva specie animali e
vegetali di particolare interesse naturalistico, tra cui il nannufero,
l’elleborine palustre, la tifa e alcune specie di carici, molti pesci ed
uccelli quali il luccio, la tinca, la scardola, il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua.
Poco lontano dal lago si trova Bocca Caset, dove, nei mesi di agosto e settembre, è possibile visitare la stazione di inanellamento
allestita dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento che studia il movimento migratorio degli uccelli sulle alpi.
Non possiamo concludere il nostro viaggio in Valle di Ledro senza
assaggiare alcune specialità della cucina. Il piatto forte è senz’altro
la “polenta di patate”, ma meritano un assaggio anche gli gnocchi
“boemi”, eredità dell’esilio durante la Prima Guerra Mondiale, i
“caponeç” cotti nella foglia di vite e preparati solitamente dalle
famiglie per la sagra di paese.
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Parliamo dei “primitivi”:
i palafitticoli
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e palafitte di Ledro si trovano sulla sponda orientale dell’omonimo lago, a 600 m di quota, in prossimità dell’alveo del torrente Ponale, emissario che fa defluire l’acqua e la incanala
verso la spettacolare cascata che si getta nel Lago di Garda. Circa
4000 anni fa, alla fine dell’era preistorica, questo luogo fu scelto per
le sue peculiarità ambientali che ben rispondevano alle esigenze dei
palafitticoli…
Stando a sporadici ritrovamenti archeologici, la valle era conosciuta già nel Mesolitico (ca 10.000 anni fa) per le battute di caccia. In seguito, probabilmente già nel Neolitico (7.000 anni fa)
alcuni gruppi umani si stabilirono in valle.
In tale periodo in Europa si era diffusa la pratica dell’allevamento
e dell’agricoltura e la nuova economia, che favoriva il radicamento al territorio, aveva soppiantato quella basata sulla caccia e sulla
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raccolta di frutti selvatici. Durante la successiva Età del Rame
(5.000 anni fa; vedi Uomo del Similàun) cominciò ad essere abitata l’area che poi, nell’Età del Bronzo, fu occupata dal villaggio palafitticolo fino a circa 1200 anni prima di Cristo.
Com’erano?
P
er quanto concerne l’aspetto fisico, non essendo mai stata
individuata l’area delle sepolture e disponendo solo di pochi
resti ossei, ci dobbiamo avvalere dei dati ricavati dallo studio
degli abitati coevi dell’arco alpino. I palafitticoli di Ledro dovevano
avere un’altezza media di 156 cm (valore stabilito per gli abitanti di
Fiavè), ma se ne dovessimo incontrare uno in giro per la città, fatte
salve le differenze nell’abbigliamento, non avremmo modo di
distinguerlo da un contemporaneo di bassa statura.
Anche quando ci vengono forniti dati scientifici che ci portano a
rivedere la nostra nozione di “uomo palafitticolo”, con grande difficoltà e un po’ a malincuore accettiamo di staccarci dall’immagine
romantica del “primitivo estremamente semplice.
semplice. Per questo motivo
suggeriamo ai visitatori del Museo di Ledro un momento di “riflessione”…
Ponendosi di fronte allo specchio potranno trovare, nei lineamenti del proprio viso, l’immagine del primitivo tutt’altro che sciocco e,
al contrario, dotato di capacità di analizzare, di prevedere, di progettare… Un primitivo che cercava risposte alle necessità pratiche
(che determinavano la quantità della vita) e ai bisogni intangibili
(che incidevano sulla qualità della vita) e le trovava nell’ambiente,
nella relazione con gli altri e, forse, nelle pratiche sciamaniche…
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Il Museo
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enerazioni di archeologi, ingegneri, antropologi, sovrintendenti di musei, si sono nel tempo interessati attivamente
alle palafitte di Ledro, ma anche saccheggiatori che hanno
fatto sparire tutto ciò che potevano. Così a metà degli anni ’60 si
fece sentire forte l’esigenza di istituire un Museo delle palafitte sia
per fare cessare il processo di saccheggio della zona archeologica
sia per esporre degnamente i reperti che non erano oggetto di studio.
Nel ’68 iniziò la costruzione dell’edificio progettato dall’architetto
Piovan di Venezia.
Il museo ha una dimensione per così dire “aerea” tale da non risultare staccato dal contesto. Fu progettato come una grande vetrina
che non ponesse barriere visive; anche l’allestimento segue tale
impostazione cercando il rapporto diretto fra oggetto e ambiente
in cui era stato trovato. Il materiale esposto proviene dagli scavi
degli anni ‘60 i quali portarono alla luce reperti scientificamente di
second’ordine in quanto non in sequenza stratigrafica. Tali materiali, restaurati, costituiscono una testimonianza eccezionale per qualità e varietà tipologica.
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La capanna e il villaggio:
ricostruiti simili agli originali
L
a prima edizione della palafitta risale agli anni ’40, realizzata
dal gruppo di scavatori delle prime campagne del professor
Battaglia, sulla base dei suoi suggerimenti. Negli anni ’60 questa venne ricostruita per volontà degli abitanti di Molina. Una terza
edizione, costruita a fianco della precedente risale agli anni ’80
mentre l’ultima, del 2000, è stata ricostruita sulla precedente usando le medesime tecniche costruttive.
Il villaggio didattico, inaugurato nel 2006, è la ricostruzione verosimile di una porzione di abitato palafitticolo, quale si poteva trovare sulle sponde degli specchi d’acqua alpini circa 4000 anni fa.
Non si tratta in nessuno di questi casi di archeologia sperimentale,
in quanto è sempre mancato l’apporto dei dati scientifici di scavo;
queste capanne sono piuttosto il segno forte della volontà dei
Ledrensi di valorizzare il proprio territorio e di rendere riconoscibile la propria valle grazie a quello che oramai ne è diventato il totem.
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Legnami Bracchi:
un indispensabile mestiere
antico
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l fascino di quest’attività è dato soprattutto dall’acre, avvolgente
“profumo” del legno appena segato: nella segheria si respira una
polvere non propriamente benefica, ma l’aroma del legno, la
sua duttilità, il suo divenire da rustico tronco ad oggetto di utilità
universale, compensa fortemente chi ci lavora.
È un mestiere antico come l’uomo, quando egli uscì dalle caverne
si arrampicò a vivere sulle palafitte, alte sopra le acque, impalate da
robusti tronchi che le rendevano sicure e forti, adatte al vivere quotidiano di quelle genti, dalle cui sommità potevano controllare il
“nemico”, gli animali e le intemperie più burrascose.
E proprio in Val di Ledro il Museo dei palafitticoli ci ricorda quanto
importante fu la lavorazione del legno sin da allora.
La famiglia Cellana, Ugo, Liliana e figli, lavorano tutti nell’importante azienda con la passione che si è venuta a consolidare in ben cinquant’anni di attività, sempre dedita alla lavorazione dei tronchi, sia
essi per uso di carpenteria o edilizia; dalle travature alle perline e,
con le tavole di legno meno pregiato, hanno saputo creare anche
un piccolo impero dei pallets.
Un’azienda tra le più stimate del trentino, con una produzione
media giornaliera di oltre 200 mc. di legname, nota in tutt’Italia,
dove con i propri mezzi, consegnano ovunque direttamente a
domicilio.
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Farmacia Foletto: il segreto
delle antiche ricette
per sciroppi della salute
G
enerazioni di farmacisti il cui capostipite Giovanni acquistò
la prima farmacia in Val di Ledro nel 1855. Suo figlio Angelo,
nato nel 1872, fu dotato di una mente appassionata e studiosa sia della flora (di lui possediamo più di 2500 reperti di piante
risalenti agli anni 1890 – 1895) che della storia della Valle stessa
(scrisse nel 1900 un libro, oggi ristampato).
Partendo da questa sua passione per la botanica, incominciò ad
inventare e mettere in commercio prodotti medicinali e ad affiancare quindi all’attività di farmacia, una vera e propria officina farmaceutica, seppure in formato ridotto.
Angelo con tutta la sua famiglia subì la deportazione a Katzenau
durante la prima Guerra, ma nonostante ciò desiderò poter continuare l’attività al ritorno in patria, dopo la ricostruzione dello stabilimento. Ampia e variegata era la produzione che spaziava dalle
fiale iniettabili agli sciroppi di frutta attraverso molte specialità
medicinali registrate.
Il suo lavoro proseguì con Achille che riuscì a mantenere l’attività
di produzione medicinali fino al 1990, quando, subentrando i figli
ed attuali proprietari, si dovette effettuare la conversione del laboratorio da farmaceutico ad alimentare.
I farmacisti Foletto si sono tramandati di padre in figlio questa passione per le cose realmente artigianali continuando a produrre,
anche oggi, con la stessa cura e professionalità ormai secolare, sciroppi e liquori.
Dal 2000 accanto alla farmacia (il cui arredamento originale risalente a 115 anni fa vale da solo la pena di una visita) è stato aperta al
pubblico una esposizione delle attrezzature usate nei primi anni del
1900, un piccolo museo che vale la pena di visitare.
Tra i prodotti, che sono tanti, ci piace ricordare il Picco Rosso liquore a 61 gradi nato nel 1940 è un superalcolico rosso, brillante, vigo-
rosamente aromatico, grazie all’utilizzo di fragole e lamponi di
montagna.
Lo si produce ancora con la stessa formula di allora, nella stessa
Valle, con particolare attenzione alla provenienza ed alla fragranza
dei frutti.
L’Amaro Valle di Ledro, che viene prodotto attraverso una infusione artigianale di erbe montane ed ha una gradazione ottimale di
20° per essere usato sia come digestivo che come aperitivo.
La Stomatica Foletto invece è un amaro scuro, molto concentrato,
prodotto da varie erbe medicinali quali il Rabarbaro, la Genziana, il
Geum. Data la sua formulazione - risalente dal 1908, 1909 - è stata
specialità medicinale ad effetto eupeptico e digestivo. Dal 1990 non
è più specialità medicinale ma viene sempre prodotta con la stessa formulazione e le stesse metodiche, ma è venduta come liquore. Gradazione 32°
E poi liquore Acqua di Cedro gradevole elisir a gradazione 30°,
molto aromatico.
Infine gradevoli sciroppi molto concentrati, prodotti sempre artigianalmente a partire da selezionati frutti di montagna e addizionati di solo zucchero, senza coloranti né conservanti.
E il nocino gradevole infusione di mallo di noci e aromi naturali: la
sua gradazione di 50° gli dona un particolare quanto raffinato profumo e gusto. Viene prodotto esclusivamente dagli alberi dell’azienda Foletto, in piccole quantità.
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Hotel Elda: bravura
e professionalità nel rispetto
e al servizio dell’ambiente
N
ato sessant’anni fa dall’intraprendente nonna Elda, l’Eco
ambient hotel Elda si è trasformato nel tempo passando da
bar e trattoria a hotel che punta tutto sul rispetto ambientale. La valle è ancora incontaminata, splendida nel suo snodarsi
tra prati e boschi che ti danno l’illusione di poter raggiungere,
avvolti nel verde, i confini del mondo.
La costruzione, progettata architettonicamente da Lara Zoccatelli e
negli interni da Simona Rampoldi, è un inno all’ecocompatibilità e
all’impatto zero: molto legno, caldaie a biomassa che funziona a
pellets, riscaldamento a pavimento, illuminazioni interne con lampadine a basso consumo e led, due enormi vasche per la raccolta
dell’acqua piovana che viene poi utilizzata di volta in volta per il
giardino, per le lavatrici e per le lavastoviglie. A breve arriveranno
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anche i pannelli solari per la produzione di acqua calda e fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Anche brochure, biglietto da visita, menu sono di carta e materiale riciclato. L’hotel Elda
ora è l’esempio di come il rispetto ambientale non pregiudica il
design, che qui mischia sapientemente moderno con antico, in un
ambiente unico come quello della Valle di Concei.
La struttura offre anche un interessante ristorante, che predilige i
prodotti locali dei contadini del posto. Le ricette proposte attingono alla tradizine familiare di nonna Elda, prima, dai nipoti Silvia,
Federico e Andrea oggi. Sicuramente da gustare lo gnocco boemo,
le bracioline di cervo in salsa di mirtilli e ginepro con scaglie di cioccolato fondente oppure le livanze, dischetti di pasta lievitata da
mangiare con marmellate fatte in casa. O ancora, lo stinco di maiale al forno, accompagnato con mostarde e prugne in composta e la
squisita polenta di patate tipica di questa zona. Buona anche la cantina, che propone oltre novanta etichette.
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FONTANELLE: AN EXCELLENT WINERY WITH STUNNING
VIEWS OF LAKE GARDA
Tenno hills is one of the most characteristic spot of the Mediterranean area
surrounding Lake Garda. A clear sky, a mild climate and a beneficial wind
named Ora make of this area the ideal territory for vine cultivations. Here the
farm and winery Le Fontanelle was founded half a century ago. Cesare Pasini
and his wife Rita Zambotti are proud and passionate about their job and are
enthusiastically committed to promote their products and their production
philosophy. Their wines are spontaneous, immediate and made from organic
cultivations and natural vinification methods. The winery also boasts more
exclusive wines, a few important reserves and selections.
MADONNA DELLE VITTORIE: THE MULTI-AWARD
WINNING WINERY
“Madonna delle Vittorie” winery takes its name from an ancient chapel in
Arco that reminds of epic medieval battles. It is set in one of the most
delightful spot in Trentino, surrounded by olive trees and vineyards.
A Mediterranean climate allows the cultivation of olive trees for the
production of an excellent extra virgin olive oil – the 2007-harvested oil was
awarded one of the 42 best Italian olive oils by Slow Food. The Mandelli
family runs several agronomic and tourist activities, with special focus on wine
and vineyards. From Spumante to sweet, sparkling Moscato, including all
typical Trentino wines, like Riesling and Teroldego.
Good-quality, fragrant, tasty, typically Gardesan wines – with light chromatic
tones and delicate aroma – offered with an excellent quality/price ratio.
An average yearly production of 200 thousand bottles and brand new
vineyards.
The best wine is “Summolago”. The white version, produced from
Chardonnay, Pinot Grigio and Pinot Bianco grapes, is characterised by inviting
scents of mountain fruit jam, apples, pears and white plums, fresh to the
palate, almost lactic, creamy and with a final scent of acacia honey. While the
red version, from Teroldego, Lagrein and Cabernet grapes, is rich in antocians,
peppered, cherry-flavoured, with a fair tannin content. Surprisingly fresh is
Traminer. Also worth mentioning: Riesling, Teroldego and ‘ Asti style’
Moscato.
AGRARIA RIVA DEL GARDA: A BIG MODERN FARM WITH
VARIED PRODUCTIVE SKILLS
A brand new fascinated building. A winery but also an oil mill. It is a
cooperative farm which produces one of Italy’s best extra-virgin olive oils, from
the most northerly growing olives trees. Wines too have the typical Gardesan
character: firm, precise, definite. This polyhedral cooperative also sells local
typical products.
A dozen wines with genuine taste and accessible prices, an excellent qualityprice ratio. A complete range of wines: from spumante classico Trento Doc to a
wine made of Teroldego grapes, called Rivaldego. Then a few selections such
as Crèa or Gèere. Definitely beautifully made, harmonious, just like Garda
Lake.
“DOP” GARDA TRENTINO EXTRA-VIRGIN OLIVE OIL
There’s a typically Mediterranean enclave situated between Lake Garda and
the Dolomites, in which the particularly mild climate allows for the cultivation
of olives. The most widely grown varieties of olives in the Upper Garda Lake
zone are Casaliva or Drizzar, Lezzo, Favarol, Raza, Rossanel, Fort, Morcai,
Pendolino.
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Green-gold colour, delicate almond fragrance, light fruity flavour, sapid and
harmonious. Such oil received the DOP (Denomination of Protected Origin)
label by the EC since it is produced in what is the northern-most olive growing
zone in the world and boasts great quality and tradition.
CARNE SALADA (SALTED MEAT)
Salted meat is a typical dish from the area that stretches between Arco, Tenno
and Varone. Produced since 1600, it used to be served boiled and accompanied
with Torbole broccoli. It is a low-fat meat from beef rump, preserved and
seasoned, it can be consumed raw like carpaccio or cooked.
TROUT
The area between Garda lake and river Brenta boasts lakes and waters
abounding in fish. Rainbow trout, brown trout and brook trout have a
century-long tradition in Trentino and require fresh, oxygenated running
waters.
TROTE MANDELLI: QUALITÀ SECONDO NATURA
Trout: the fresh water noble fish lives here, in the alpine lakes, in the
mountain torrents, where you can still find clean and oxygenated waters. Low
calories and no cholesterol are the characteristics of the Trout. From 1200 to
the 50s of last century, trouts have been a richness for the people ear the Alps.
The big lake trout were captured near the mouth of the river Sarca while
running up to reproduce. They used to run up against the Peschiera, a line of
logs stuck into the depth.
Iginio Mandelli has been keeping trout under observation since 1940s: he
breeds them in his farm where he uses fresh Sarca’s and spring waters. He
produces his own feedstuff from selected primary products to get the best
quality fish to send to the Italian and foreign tables. Today Mandelli’s oldest
breeding farm of trout is still working excellent products: alive trout,
eviscerated salmon trout and smoked fillets are daily sent to shops in 24 hours.
AL VOLT RESTAURANT: ELEGANT WARM AND WRAPPING
LIKE A VELVET GLOVE
A few steps away from Garda lake is located this elegant and charming
restaurant. Wihin a medieval palace it is beautifully refurbished and decorated.
Maurizio Poli is the chef and his dishes are simple, genuine yet superbly
presented, extremely tasty. They are served by the competent and polite
Silvana and Miriam. The ingredients are mainly typically Gardesan and
Trentino products: fresh water fish, Storo maize polenta, homemade tagliolini
and bread. Extra-virgin olive oil presented in different versions. Excellent
dcesserts from mousse to the traditional strudel. A good wine list and a wide
selection of local grappa, of which Santa Massenza is worth a mention.
CARPE DIEM RESTAURANT: AN ELEGANT LIVING ROOM
IN A SUMPTUOUS PALACE
Carpe Diem restaurant is located in Arco, a few steps away from the Casinò,
set within an ancient Asburgic palace surrounded by a wonderful garden. Its
original name was Villa Wohlauf, from the name of its first owner Emanuele
Wohlauf who had it built in 1884. Also known as “Villa Germania” it became
the residence of a famous local photographer, Francesco Emanuelli, and it was
later renamed as “Villa Italia” and became a tourists centre. The restaurant
was opened 4 years ago by Aldo Tiboni, who had gained solid professional
experience (at the restaurants: Lido, Du Lac, Ancora in Cortina, Villa d’Este).
Mr. Tiboni had a precise idea: a refined elegant setting, only a few seats but
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with a special focus on the quality of food, entirely based on local Trentino
products. Everything is home made. Gnocco with green asparagus and tender
cheese with rabbit and rosemary ragout. Prawns and Speck in a crunchy layer
of Storo wheat. Tart with chocolate and grappa with frozen papaya and
cinnamon-spiced apple puree.
RISTORANTE CANTINOTA: THE GROTTO OF TASTE
Entirely digged in the rock of Monte Brione, at the mouth of river Sarca, “La
Cantinotta” restaurant in Arco is the reign of tasty food: salted meat, home
made pasta, salads, mixed cured meat, cheeses, grilled meat accompanied by
good local Trentino wines. A charming, informal and cosy spot. Among the
dishes are strangolapreti (literarily priest-chokers, i.e. dumplings made of
spinach, eggs, bread and flour), canederli (a sort of bread dumplings),
tagliatelle in a venison sauce, rustici pasta with Mortandela della Val di Non
(a kind of local cured meat), grilled trout, ribs or sirloin steaks, beef goulash
with potatoes, grilled cheese. The restaurant also boasts a beautiful garden, a
children playground and lovely en-suite double bedrooms, fully equipped, with
satellite TV, telephone, hair dryer, safety box, air conditioning, refrigerator,
ADSL connection and wifi zone.
LA TERRAZZA: EXCEPTIONALLY MAGNIFICENT CUISINE
ON THE SHORES OF GARDA LAKE
“La Terrazza” restaurant was opened in 1988 by the great Ivo Miorelli from
Torbole, when he was only 20 years old. Both his grandparents were hotelowners, his uncle, the famous “Gabiccia”, was a fisherman and a great chef.
Ivo decided to follow his family’s tradition focusing on local produce such as
lake fish, Monte Baldo truffles, S.Massenza broccoli and Garda lake olive oil.
Ingredients are freshly supplied by his father Giacomo, who is a greengrocer,
and by his uncle, the fisherman. The menu changes frequently. A few
examples: warm soufflé with Zambana asparagus and Monte Baldo ricotta,
lavarello fish carpaccio with, lukewarm salad with perch and Monte Baldo
truffle, eel roll with fresh vegetables, the typically Gardesan dish pike “en
saòr”, tench with peas, Great selection of wines.
BRACCHI TIMBERS: AN ANCIENT INDISPENSABLE JOB
The fascination of this job comes especially form the harsh smell of freshly cut
timber. It is ancient like man: in prehistoric times men started to build piledwellings right here in Val di Ledro, as the local Museum confirms.
The Collana family, made of Ugo, Liliana and children, works in the business
with great passion: construction parts, timber tables, objects.. A business which
has become one of the most renowned in Trentino, delivering timber all over
Italy.
FOLETTO PHARMACY: THE SECRET RECIPES
FOR HEALTH SYRUPS
The Folettos are a Family of chemists, whose founder Giovanni purchased the
first pharmacy in the Ledro Valley in 1855.
His son Angelo, born in 1872, gifted with a passionate mind he studied the
history of the Valley (he wrote a book in 1900 today reprinted) and its Flora
(we still have his collection of plants dated 1890/95).
From this passion for Botany, he started to invent and put medicines on the
market. This way, after the Pharmacy, he gave birth to a real pharmaceutical
workshop, even if it was a small workshop.
Angelo and his whole family were deported to Katzenau during World War 1.
In spite of what happened, he strongly wanted to carry on with the activity of
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his father once back home and after rebuilding the workshop. Wide and
diverse was the production: from injectable ampoules to fruit syrups through
many registered medical specialities.
His work was brought on by Achille who was able to produce medicines up to
1990 when his sons took his place in the property.
Now the activity of Achille’s sons has been change: from a Pharmaceutical
laboratory into a food industry.
The passion of the Foletto Pharmacists to produce real craft syrups was handed
on from father to son and today they still bring on this tradition, adding
liquors with the same professionalism.
From 2000, beside the Pharmacy (whose furniture is 115 years old and is
certainly worth a visit!) a small museum of the tools used a century ago.
Within the many products let’s remember the Pico Rosso (61 % of alcohol
content) born in 1940, brilliant red spirits with a strong aroma due to the use
of wild strawberries and raspberries, still produced according to the old
formula and with a special attention to the fruits.
The Amaro Valle di Ledro is still produced with a craft brewing of mountain
herbs that give a 20% of alcohol content, making it best as an Aperitif and as
a digestive.
The Stomatica Foletto is a dark and concentrated bitter liquor got from the
brewing of medical herbs like Rhubarb, Gentian, Geum.
Because of its formula (dated 1908/09) this liquor has been a medicine with
eupeptic and digestive effects. From 1990 it is no longer a medicine but, made
by the same formula, is now produced with a 32% of alcohol content and put
on the market as a liquor.
The Liquor Acqua di Cedro is a palatal elixir, very aromatic, whose alcohol
content is 30%.
The industry produces even pleasant syrups, concentrated and added up with
sugar only, without food colours or preservatives.
The Nocino is an elixir with a 30% of alcohol content very aromatic. Walnuts
are harvested, according an old tradition, towards June 24th, St.John’s day.
HOTEL ELDA: TALENT AND PROFESSIONALISM
IN THE SERVICE OF ENVIRONMENT
Opened 60 years ago thanks to the initiative of a bold granny, Elda, the ecoambient hotel Elda has been transformed from a bar and trattoria into an ecofriendly hotel. The building is a project by the architect Lara Zoccatelli and the
interior décor by Simona Rampoldi, is a triumph of eco-compatibility and “zero
impact” on the environment: lot of wood, biomass pellet boilers, underfloor
heating, energy efficient light bulbs and leds, two large rainwater basins. Solar
panels will soon be installed in order to get hot water and electricity. Leaflets,
business cards and menu are made of recycled paper. The hotel Elda is a good
example of how environmental protection is not necessarily conceived to the
disadvantage of good design, which is a mix of modern and ancient features in
the beautiful setting of Valle di Concei. The complex also has an interesting
restaurant with a preference for local farmers food. The recipes are those
passed by granny Elda onto her grandchildren Silvia, Federico and Andrea.
Worth a mention are definitely Bohemian gnocco, venison chops in a
blueberry and juniper sauce with dark chocolate flakes or livanze, small disks
of leavened dough to be tasted with home-made jam. And again baked pork
shin with fruit mustards and plum jam and the superb potatoes polenta, typical
of the area. Good selection of wines, with more than 90 labels.
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LE FONTANELLE: EIN AUSGEZEICHNETER WEINKELLER MIT
EINEM BENEIDENSWERTEN AUSBLICK AUF DEN GARDASEE
Der Hügel von Tenno ist das Beste, was man rund um den Gardasee finden
kann: Weinstöcke und Olivenbäume zeugen von agronomischer
Lebendigkeit. In dem Gebiet mit der lieblichen Hügellandschaft zwischen
Castel Tenno und dem Varonewasserfall, dem Gardasee und den
Brentadolomiten befinden sich die Weingärten des landwirtschaftlichen
Betriebes „Le Fontanelle“, der seit fünfzig Jahren tätig ist. Cesare Pasini
und seine Frau sind begeisterte Winzer, die ihre Produkte seit Jahren
verbessern. Das Ergebnis sind gefällige Weine, wie auch die Landschaft, in
der die Trauben wachsen. Weine, die den Zauber der Spontaneität haben
und mit einer besonders biologischen Methode hergestellt werden, die von
der Achtung der Natur zeugt. Die Weinpalette: Besondere und exklusive
Auslesen, autochtone und internationale Weinsorten, auch aus den Gärten
am Gardasee.
MADONNA DELLE VITTORIE: DER WEINKELLER
DER ERSTEN PRÄMIEN
Der Name dieses Unternehmens kommt von einer kleinen Kirche in Arco,
die in einer wahrhaft lieblichen Gegen zwischen Olivenhainen und
Weingärten liegt. Die Weinreben sind nur einen Steinwurf vom Gardasee
entfernt und vom milden mediterranen Klima verwöhnt, das auch den
Olivenanbau (das kaltgepresste Olivenöl 2007 ist als eines der 42 besten
Öle Italiens ausgezeichnet worden) erlaubt. Die Familie Mandelli sind
Unternehmer, die sowohl in der Landwirtschaft als auch im Tourismus tätig
sind und nach und nach Weinkeller und Weingärten ausgebaut haben. Eine
reiche Auswahl an Weinen, vom Schaumwein bis zum süßen und spritzigen
Muskateller, mit allen typischen Weinen aus dem Trentino, vom Riesling
bis zum Teroldego. Es handelt sich um ausgesprochen gute Weine mit einer
durchschnittlichen Jahresproduktion von 200.000 Flaschen. Der wichtigste
ist der Summolago, den es sowohl als Rot- als auch als Weißwein gibt.
Letzterer wird aus Chardonnay-, Pinot Grigio- und Pinot Bianco-Trauben
gewonnen und überzeugt durch seine Aromen (Bergfrüchte, Apfel, Birne,
Pflaume), seinen frischen, fast milchigen und cremigen Geschmack und
erinnert im Abgang nach Akazienhonig. Der rote Summolago wird aus
Teroldego-, Lagrein und Cabernet-Trauben gewonnen, ist reich an
Anthocyanen, mit Pfeffer-, Kirsch- und leichten Tanninnoten.
Beeindruckend ist auch die Frische des Traminers: ausgeglichen, gut
alkoholisch, reines und diskretes Bouquet, mit einem großen, frischen und
geschmackvollen Abgang. Genannt seinen auch der Riesling, der Teroldego
und der Muskateller „Asti style“, der einen niedrigen Alkoholgehalt, ein
schönes Bouquet hat, süß ist und durch seine Perlen überzeugt.
AGRARIA RIVA DEL GARDA: EIN MODERNER BETRIEB
UND UNTERSCHIEDLICHE PRODUKTIONEN
Der Betriebssitz mit der bezaubernden Architektur ist vollkommen neu. Es
handelt sich um einen Keller, der nach der Weinherstellung zur modernen
Ölproduktionsstätte wird. Hier werden Spätoliven gepresst, aus denen eins
der besten nativen Olivenöle Italiens erzeugt wird. Auch die Weine sind
Zeichen der Lieblichkeit des Gardasees und verwandeln sich zur wahren
Emotion, einem richtigen Geschmackserlebnis. Die vielseitige Kooperative
versteht es: Sie stellt Weine her und presst Oliven, verkauft aber auch
typische Produkte und landwirtschaftliche Lebensmittel. Die Weinsorten
sind zwölf und haben ein perfektes Preis-Leistungs-Verhältnis. Die Palette
reicht über alle Spitzweine des Trentino vom Spumante Classico Trento Doc
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Vini
bis zu einer Teroldegosorte, die in dieser Gegend Rivaldego genannt wird.
Außerdem gibt es einige geschmacksvolle und harmonische Auslesen wie
Crèa und Géere.
PÖKELFLEISCH
Das Pökelfleisch ist die Spezialität der Gegend um Arco, Tenno und Varone
schlechthin; es wird seit 1600 zubereitet. Anfangs wurde es gekocht mit
Brokkoli aus Torbole serviert. Es ist ein sehr magres Fleisch aus der
Kalbsnuss, das in einem speziellen Einlegeverfahren aromatisiert und dann
entweder roh als Carpaccio oder gekocht gegessen wird.
FORELLE
In den Seen und fließenden Gewässern zwischen Garda und Brenta ist die
Forelle zu Hause. Die Fischzucht (Regenbogenforelle, Bachforelle,
Lachsforelle) hat im Trentino eine lange Tradition. Sie verlangt frische,
sauerstoffhaltige und fließende Gewässer, von denen es hier sehr viele gibt.
NATIVES OLIVENÖL EXTRA GARDA TRENTINO DOP
Zur Bestätigung der Außergewöhnlichkeit des Geländes, das sich entlang
der Weinstraße vom Gardasee bis zur Brenta erstreckt, steht die alte und
traditionelle Olivenölproduktion. Hier wachsen dank des milden Einflusses
vom Gardasee verschiedene Sorten von Olivenbäumen: Casaliva oder
Drizzar, Lezzo, Favarol, Raza, Rossanel, Fort, Morcai, Pendolino.
Das besondere Mikroklima spielt bei der Produktion von hochwertigem
Olivenöl eine große Rolle. Produkteigenschaften sind die grün-goldene
Farbe, der leichte Geruch mit Mandelnoten und der leichte und früchtige,
schmackhafte und harmonische Geschmack. Genau diese Besonderheiten,
diese Qualität und die lange Tradition werden von der EU mit dem DOPSiegel (Produkt mit geschützter Herkunftsbezeichnung) ausgezeichnet.
MANDELLI-FORELLEN: NATURGEMÄßE QUALITÄT
Nur in einer absolut unberührten Umgebung, in reinen, sauerstoffhaltigen
Gewässern, Wildbächen und Alpenseen findet man die Forelle, einen edlen,
kalorienarmen und proteinreichen Süßwasserfisch.
In den vergangenen Jahrhunderten war die Fischerei ein reiches Gewerbe:
Große Forellen wurden schon 1200 vor allem an der Flussmündung
gefischt, wenn die Fische geeignete Stellen zur Fortpflanzung suchten.
Dank der sorgfältigen Untersuchung der Lebensrhythmen der Forelle hat
Iginio Mandelli, ein wahrer Pionier der Forellenzucht, es geschafft, die
Natur richtig zu interpretieren und die optimalen Lebensbedingungen für
Forellen zu schaffen: von den Fortpflanzungsphase bis zu den
Zuchtstämmen, vom der Laich und der Aufzucht der kleinen Fische, die nur
mit ausgewählten Rohstoffen aus dem Eigenanbau gefüttert werden, bis hin
zur Forelle als Gericht.
Lebendige Forellen, Lachsforellen, ausgenommen oder filettiert,
Räucherforellen – das Produkt Mandelli wird verarbeitet, eingepackt und in
weniger als 24 Stunden an die Verkaufsstelle verschickt, wobei immer auf
höchste Qualität und besten Service geachtet wird.
RESTAURANT AL VOLT: WO MAN SICH GANZ WIE ZU
HAUSE FÜHLT
Das Restaurant Al Volt befindet sich in einem mittelalterlichem Gebäude,
nur wenige Schritte vom Gardasee entfernt, und ist mit antiken Möbeln
ausgestattet, die mit der leuchtende Farbe der Tischdecken kontrastieren.
Die Küche von Maurizio Poli bietet typische und sorgfältig zubereitete
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Gerichte aus der bürgerlichen Trienter Küche – Gerichte, die von Silvania
und Miriam liebenswürdig serviert werden. Besonders empfehlenswert sind
der Käsestrudel im Erdäpfelteig mit Pilzen, das Rindersteak mit
Bergkräutern, das Maroneneis, und vor allem Süßwasserfische in vielen
verschiedenen Zubereitungen. Das Brot ist hausgemacht. Immer dabei ist
auch das kaltgepresste Olivenöl. Als Dessert wird von der Mousse bis zum
traditionellen Apfelstrudel vieles angeboten,. auch die große Auswahl von
Destillaten und Grappa sollte man sich nicht entgehen lassen.
RISTORANTE CARPE DIEM: EIN SALON IN EINEM
PRÄCHTIGEN PALAST
Das Ristorante Carpe Diem befindet sich in Arco in der Nähe des Casinos
und zwar im Inneren einer antiken Habsburgervilla inmitten eines
bezaubernden Gartens: ursprüngliche hieß sie Villa Wohlauf auf Grund
ihres Besitzers Emanuele Wohlauf, der sie 1884 erbauen ließ. Nach dem
ersten Weltkrieg wurde sie dann an Francesco Emanuelli, einen der
berühmtesten Photographen Arcos, vermietet. In den letzten Jahren wurde
ihr Name in „Villa Italia“ umgeändert und touristischen Zwecken vermacht.
Das Ristorante Carpe Diem war die Idee von Aldo Tiboni und ist vor
ungefähr vier Jahren eröffnet worden. Mit seiner soliden Profiformation
hatte Tiboni eine ganz außergewöhnliche Idee: Er wollte dem Restaurant
einen ganz eleganten und raffinierten Schliff geben, mit wenig Gedecken,
aber mit einer exquisiten Küche, die typisch lokale Gerichte mit Fisch
kombiniert. Doch nicht nur das! Das Muss seiner Küche lautet außerdem:
Alles hausgemacht, vom Brot bis zum Kuchen. So vereinigen sich Phantasie
und Eleganz mit der Tradition und dem einfachen Geschmack und bringen
so ein ausgewähltes und überzeugendes Menü hervor. Ein Beispiel?
Karamellisierte Jakobsmuschel auf apfelsaurem Auberginenfondue,
Seebarschfilet und Radicchio in kaltgepresstem Olivenöl aus dem
Gardagebiet, Gnocco mit grünem Spargel und milden Käsesorten im
Kaninchen-Rosmarin-Soße, Kalbsfilet in Brotteig mit Kümmel und Aromen,
Schokoladensplittertorte und Grappa mit gefrorener Papaya und ZimtApfel-Kompott.
RISTORANTE CANTINOTA: DIE GROTTE DES GUTEN
GESCHMACKS
Das suggestive Ristorante Cantinota in Arco ist wahrhaft in den Felsen
gegraben und der richtige Ort, um den ganzen Geschmack der reichen
Küche wiederzuentdecken: gepökeltes Fleisch, hausgemachte Pasta, Salate,
verschiedene Wurst- und Käsesorten, Grillfleisch mit typischen Weinen aus
dem Trentino. Die gemütliche Atmosphäre dieses in Stein gehauenen
Lokals verzaubert, wie auch die Küche: Teigklößchen mit Spinat und
Riccotta, Knödel, Tagliatelle mit Hirschsoße, gegrillte Forelle, gegrillte
Rippen- oder Lendenstücke vom Kalb, Kalbsgulasch mit Kartoffeln,
Grillkäse. Das Lokal verfügt sogar über einen wunderschönen Garten, wo
man an der frischen Luft essen kann. Außerdem gibt es einen
Kinderspielplatz. Im Cantinota kann man auch in hübschen Doppelzimmern
übernachten, mit jeglichem Komfort, Bad, TV-Sat, Telefon, Fön, Safe,
Klimaanlage, Kühlschrank, DSL-Anschluss und wifi-Zone.
LA TERRAZZA: WUNDERBARE STERNENKÜCHE
AM GARDASEE
Das Lokal La Terrazza öffnet dank der Initiative des Giganten (auch in der
Küche) Ivo Miorelli aus Torbole 1988 seine Tore. Seine Familientradition
ist stark an die der Gegend gebunden: Die Großeltern waren beiderseits
Tr e n t i n e
Hotelbesitzer, währen ein Onkel Fischer und zugleich Küchenchef war. Ivo
ist somit dem Ruf der Familie gefolgt und setzt alles auf die lokale Küche,
wobei er am liebsten Süßwasserfische aus dem Gardasee kocht, ohne dass er
gastronomische Spezialitäten aus der Gegend, wie den Tartufo del Monte
Baldo, Brokkoli aus S. Massenza und das Öl vom Gardasee vergisst. Der
Vater Giacomo hat einen Gemüsegarten und versorgt die Küche immer mit
den frischen Zutaten und der Onkel fischt den besten Fisch. Einige
Beispiele des Menüs sind der heiße Spargelauflauf mit Ricotta, das
Felchencarpaccio mit Döbelfrikadellen und geröstetes Weißbrot mit
geräuchertem Aal, Aalröllchen mit gartenfrischem Gemüse. Oder aber
Suppe „alla gardesana“, Barbengefüllte Ravioli mit geräuchertem Döbel,
Flussbarschrisotto, Flusskrebse. Auch die Weinkarte ist ausgezeichnet.
LEGNAMI BRACCHI: EIN UNENTBEHRLICHER,
ANTIKER BERUF
Die Firma „Legnami Bracchi“ von Cellana Ugo, Liliana & Söhne wurde
1959 in Tiarno di Sopra (bei Trient) gegründet. Seit 40 Jahren in der
Holzverarbeitung tätig, ist sie heute, mit einer täglichen
Durchschnittsproduktion von etwa 200 Kubikmetern Nutzholz, eines der
führenden Unternehmen in diesem Sektor. Zum Angebot gehören:
Gebälk, Bretter und Spundbretter jeder Größe für Holzbau- und
Zimmerarbeit; Holzindustriepaletten jeder Art und Größe.
Die Firma besitzt eigene Fahrzeuge, mit denen sie die Ware in ganz Italien
ausliefern kann.
Der herbe, einhüllende Duft des gesägten Holzes unterstreicht den Reiz
dieser Tätigkeit. Die Tischlerei ist genauso alt wie der Mensch: Als ihm die
Höhle als Wohnung nicht mehr ausreichte, baute er einfache, aber dennoch
sichere Pfahlbauten, die hoch über dem Wasser auf starken Baumstämmen
befestigt waren. Es ist kein Zufall, dass sich das Museum der
Pfahlbaubewohner im Ledrotal befindet; es erinnert uns daran, wie wichtig
seit jener Zeit die Holzverarbeitung für uns geworden ist.
APOTHEKE „FOLETTO“: DIE GEHEIMNISSE DER ALTEN
REZEPTE FÜR GESUNDHEITSSIRUPE
Seit Generationen eine Apothekerfamilie. Giovanni Foletto, der
Stammvater der Familie, kaufte die erste Apotheke im Jahre 1855 im
Ledrotal. Sein Sohn Angelo war ein großer Liebhaber und außerordentlicher
Kenner sowohl der Pflanzenwelt (er sammelte mehr als 2500 Pflanzenfunde
zwischen 1890-1895) als auch der Geschichte des Tales (1900 schrieb er ein
Buch, das heute neu aufgelegt worden ist). Als Folge seiner Leidenschaft für
die Botanik fing er an, neue medizinische Produkte zu erfinden und
verkaufen, und vergrößerte seine Apotheke mit einem echten, kleinen
Pharmalabor. Während des ersten Weltkrieges wurden Angelo und seine
Familie ins Internierungslager Katzenau deportiert; nach ihrer Rückkehr in
die Heimat baute Angelo das Labor wieder auf und begann, einspritzbare
Ampullen, Obstsirupe und viele andere Arzneispezialitäten herzustellen.
Achille führte die Tätigkeit des Vaters Angelo fort: Bis 1990 produziert er
Pharmaerzeugnisse.
Danach traten seine Kinder in die Leitung ein und wandelt das
Unternehmen in ein neues Lebensmittellabor um. Die Apotheker Foletto
haben die Geheimnisse dieser Kunst vom Vater auf den Sohn vererbt und
verwenden heute noch die alte Sorgfalt bei ihrer Sirup- und
Likörproduktion. Neben der Apotheke wurde im Jahre 2000 eine
Ausstellung von den am Anfang des 20. Jahrhunderts verwendeten
pharmazeutische Geräten und Einrichtungen eröffnet - ein kleines Museum,
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Ville
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das alleine wegen der hundertjährigen Originaleinrichtung der Apotheke
einen Besuch wert ist.
Die Apotheke stellt viele Produkte her. Der Picco Rosso, Spirituose mit 61
Prozent Alkohol, ist ein stark aromatischer, leuchtender roter Erd- und
Himbeerlikör. Den Bitterlikör Amaro Valle di Ledro erhält man aus einem
Bergkräuterextrakt. Mit 20 Prozent Alkohol ist er ein idealer Magenbitter,
genauso wie der Stomatica Foletto, ein dunkler, konzentrierter Bitterlikör
aus Heilkräutern wie Rhabarber, Enzian und Nelkenwurz mit 32 Prozent
Alkoholgehalt. Er wurde zum ersten mal zwischen 1908 und 1909 als echtes
medizinisches Produkt formuliert und hergestellt, heute wird er aber als
Likör verkauft. Die Produktion der Apotheke Foletto zählt auch köstliche,
natürliche Obstsirupe und Getränke, wie das stark aromatische Acqua di
Cedro, mit 32 Prozent, und den traditionellen Nusslikör „nocino“ mit
Nüssen, die in der Nacht der Sonnwende (24. Juni) von Hand geerntet
werden.
HOTEL ELDA: PROFESSIONALITÄT UND LEISTUNG
IM DIENSTE DES UMWELTSCHUTZES
Das „Eco ambient Hotel Elda“ wurde von unternehmungslustiger Oma
Elda vor sechzig Jahren gegründet und wurde später zuerst in Gasthaus mit
Café und nachher in Hotel umgebaut. Von grundsätzlicher Bedeutung ist
hier der Umweltschutz, wie die Verwendung von Bautechniken und –
materialen wie Holz, von Pellet gespeisten Biomasseheizkesseln,
Bodenheizung, Innenbeleuchtung mit Glühbirnen mit beschränktem
Verbrauch zeigt. Dem Umweltschutz bezweckt sind auch die zwei Wannen,
in denen man Regenwasser sammelt, das sowohl zum Pflanzengießen als
auch für die Wasch- und Geschirrspülmaschinen wieder verwendet wird.
Bald werden auch thermische Solarkollektoren zur Wasserheizung und
photovoltaische Solarmodulen zur Gewinnung von elektrischer Energie für
die ganze Struktur installiert.
Sogar Vorstellungsbroschüren, Visiten- und Speisekarten sind aus
Recyclingpapier und –material. Konkret bei Hotel Elda werden Design und
Ästhetik in einer stilistischen Mischung von Antikem und Modernem in der
wundervollen Umgebung des Conceitals zusammengebracht. Im Restaurant
des Hotels Elda werden frische Produkte der örtlichen Landwirten für die
Gerichte verwendet, die an der Familientradition von Oma Elda inspiriert
sind. Zum Probieren sind die böhmischen Knödel, die Hirschenkotelettchen
mit Heidelbeer- und Wacholdersoße und die „livanze“, Scheibchen aus
Hefeteig mit hausgemachter Marmelade serviert. Die reiche Kellerei bietet
mehr als 90 Weinetiketten an.
WEIN UND GEBIET DES TRENTINO
Ein erfolgreiches Beispiel einer glücklichen „Liebesbeziehung“ zwischen
Sektor- und Regionalmarketing
von Riccardo Pastore
Die Metapher „Liebesbeziehung zwischen Sektor- und Regionalmarketing“ ist
ein vom italienischen Dichter Ugo Foscolo stammendes Zitat („corrispondenza
d’amorosi sensi“), was soviel wie Erwiderung der Liebesgefühle heißt. Diese
Liebesbeziehung gilt als deutliches, vielleicht sogar übertriebenes Symbol für
die wachsende, seit kurzem bestehende Intensität und Harmonie zwischen
Wein, dem so wichtigem Produkt für die Geschichte, die Kultur und die
Wirtschaft Italiens und des Trentino, und seinen traditionell auserlesenen
Produktionsgebieten mit ihrer ständigen Entwicklung und wachsenden
Ruhm. Folgende Überlegungen sollen diese Beziehung vertiefen.
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Vini
Die Weinpromotion wird immer mehr zu einem Kulturellen Ansatz
rationaler Art mit dem Ziel, ein im Vergleich zur Banalisierung der
Standard-Produktionen der industriellen Wirtschaft immer breiteres
Angebot zu erzeugen und daher eine gut strukturierte Verknüpfung von
Produkten/Dienstleistungen/Systemen anzubieten: Diese Verknüpfung
ergibt sich aus einer geplanten und hoch entwickelten Interaktion
„materieller und messbarer“ Elemente mit „immateriellen und
symbolischen“ Elementen, die alle eng mit der Weinkultur und der
„Qualität“ der Weingebiete verbunden sind.
Genauso müssen die Erschließung von Gebieten besonderer Attraktivität
und ihre Kommunikation z.B. durch die verschiedenen Formen des
sogenannten Regionalmarketings im Vergleich zur standardisierten
Fremdenverkehrswerbung noch Fortschritte machen:
Fremdenverkehrswerbung allein reicht heute nicht mehr, um die Geschichte
und Kapazitäten wichtiger Gebiete zu beschreiben, vor allem in den
Nischen der Befürworter des tragbaren Tourismus, deren Marktdimension
bekanntlich immer weiter wächst.
Weinpromotion und Landerschließung erleben zwar eine Art wachsende
und gewinnbringende „Liebesbeziehung“, eine „corrispondenza d’amorosi
sensi“ sozusagen; doch ohne immer die Worte Foscolos zu bemühen, spricht
man in der Marketingsprache von dem ständigen Wachstum der
Interaktionen zwischen Wein und Gebiet.
Den Begriff „Gebiet“ zu verwenden und zu fokussieren, ist sehr schwierig,
wenn man dabei all seine Aspekte, Implikationen und Gesichtspunkte in
Betracht ziehen will, mit Hilfe derer er zu „lesen“ und zu „interpretieren“
ist.
Ein Gebiet ist identifizierbar, wenn es „Homogenitäten“ oder „Syntonien“
aufweist. Diese Homogenitäten können in drei verschiedene Arten
unterteilt werden: „physische“ Homogenitäten, Homogenitäten der
„menschlichen Anwesenheit“ und „historisch-kulturelle“ Homogenitäten;
daraus ergeben sich drei verschiedene Lesarten des Gebietes.
Im besonderen Fall des Weinanbaus und der landwirtschaftlichen
Herstellung können sich diese verschiedene Homogenitäten auf
verschiedenen Ebenen und mit wachsender Intensität auftreten.
Im Zeitalter des fortgeschrittenen tertiären Sektors und der
Massenkommunikation erlaubt diese progressive Verbreitung, den Begriff
von „Gebiet“ auszudehnen, indem man weniger traditionelle (jedoch
genauso wichtige) Aspekte unterstreicht.
Vor einiger Zeit hat sich eine bedeutende Tendenz zur
Gebieteserschließung, genauer gesagt zur „Erschließung und Promotion des
lokalen Wertes des Landes“, entwickelt. Die Beschaffenheiten, mit der sich
diese Tendenz zeigt, sind dabei sehr unterschiedlich und unterscheiden sich
häufig sehr voneinander, manchmal stehen sie sogar in Widerspruch
zueinander.
Der Gesichtswinkel, aus welchem diese Überlegungen über diesen Aspekt
angestellt werden, ist der des Marketing und der Promotion. In diesem Fall
muss man zumindest die folgenden Aspekte oder „kritische Faktoren“ (einer
bestimmte Umgebung, Stadt, Straße) in Betracht ziehen: das Produkt, das
Gebiet, das Ökosystem, die Leute, die im Kontext Marketing-Promotion
eine Rolle spielen, und vor allem ihre Interaktionen. Kurz: Produkt, Gebiet
und Ökosystem.
Wenn man versucht, sich diese drei Elemente mit ein bisschen
Einbildungskraft bildlich vorzustellen, wird man erkennen, wie stark die
Harmonie zwischen der „Qualität der Umgebung“ und der „Qualität des
Produktes“ ist (letztendlich hängt die Harmonie von der „Qualität der
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Ve t t e
e
Va l l i
Tr e n t i n e
kulturellen Vermittlung“, die der Mensch daraus geschaffen hat, ab).
Die Notwendigkeit, „Treffpunkte für die gemeinsame Planung“ von
Veranstaltungen, Verfahren und Beiträgen zu finden, die helfen sollen, dass
die Wege des Weines, des Öles und der Geschmäcke und der Besuch der
entsprechenden Gebiete im Allgemeinen keine einfache Route oder
„Orientierungsplan“ für die Orte landwirtschaftlicher Produktionen
bleiben, sondern zur allmählichen Entdeckung einer neuen Umgebung,
einer neuen Kultur, sogar „eines kleinen Stücks Zivilisation“ beitragen.
Es handelt sich nämlich um kulturelle Ausrichtungen und Verhaltensweisen
zur Entwicklung von Reise- und Wanderwegen und zur Anerkennung der
dazu notwendigen Institutionen, die in der Tat einen vielleicht banalen
aber wesentlichen Grundsatz des Marketings – und vor allem des
Regionalmarketings – verwirklichen: das Einhalten gemachter
Versprechungen, d.h., den durch Kommunikationsverfahren erzeugten
Erwartungen mit Produkten, Dienstleistungen und Verhaltensweisen
mittels zweckmäßiger Normen und Standardregelungen zu entsprechen.
Zum Schluss kann man wohl behaupten, dass wir noch inmitten einer
langen Entwicklungsphase stecken: Man braucht sich nur bewusst machen,
wie weit die obengenannten kulturellen Trends noch von einem allgemein
verbreiteten Bewusstsein und von ihrer reellen Anwendung im Bereich der
Landwirtschaft und der Umwelt entfernt sind.
Wenn sich der globale Begriff der Aufwertung der Weingebiete durch
wirklich „gastfreundliche“, intern verbreitete Verhaltensweisen und durch
solide, wissenschaftliche Grundlagen (sowohl mit Hilfe der geologischen
Einteilung der Weingebiete in Zonen, als auch der genauen Stadt- und
Umweltschutzplanung) verwirklicht, können dabei sowohl effektive und
glaubhafte Erfolgsmomente in der Promotion als auch „ethische
Legitimationen“ entstehen.
Dieser Aspekt, der in keinster Weise moralischer Art sein will, wird für
aufmerksame Kunden oder Benutzer, die immer häufiger bestimmte Gebiete
mit ihrer Präsenz belohnen, immer wichtiger. In diesen von Kunden
sorgfältig ausgewählten Gebieten sind nicht nur deutliche wirtschaftliche
Auswirkungen festzustellen. Unternehmer, Veranstalter und Institutionen
werden mit der Präsenz der Touristen belohnt, weil sie einerseits ihr
Versprechen halten und andererseits immer bereit sind, Neues dazu zu
lernen und ihre Produktions-, Dienstleitungs- und vor allem
Kulturangebote zu erneuern.
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