rapporto nazionale sul riutilizzo 2011

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rapporto nazionale sul riutilizzo 2011
RAPPORTO NAZIONALE SUL
RIUTILIZZO
2011
A CURA DEL CENTRO DI RICERCA ECONOMICA E SOCIALE OCCHIO DEL RICICLONE
IN COLLABORAZIONE CON: IL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL
TERRITORIO E DEL MARE
RIUSARE NEL 2011..................................................................................................................... 4
UN RAPPORTO QUALITATIVO ................................................................................................. 4
VERSO LA QUANTIFICAZIONE DELLA FRAZIONE RIUSABILE ....................................................... 5
RISTRUTTURARE LA FILIERA .................................................................................................... 7
IL SETTORE DELL’USATO............................................................................................................10
I VASI COMUNICANTI DEL RIUTILIZZO ....................................................................................11
BOTTEGHE DI RIGATTERIA VERSO LA SCOMPARSA..................................................................13
AMBULANTI E CONTO TERZI: COSÍ LONTANI E COSÍ VICINI... ...................................................15
LA DINAMICA DI APPROVVIGIONAMENTO DELLE MERCI INDIFFERENZIATE ..............................16
I DATI DELLE CAMERE DI COMMERCIO ...................................................................................18
NETWORK DEL CONTO TERZI: ANCORA CRESCITA ...................................................................21
MERCATINO SRL : + 66 !.....................................................................................................21
MERCATOPOLI: + 23!.........................................................................................................24
BABYBAZAR: + 17! .............................................................................................................26
IL GRANMERCATO DELL’USATO .............................................................................................28
MERCATINI E FIERE DELL’USATO............................................................................................29
L’INFLAZIONE DEI MERCATI E L’HOBBISMO.........................................................................30
COME LA PENSANO GLI ORGANIZZATORI? ..........................................................................32
MERCATINO IKEA “USA & RIUSA” Le buone azioni ripagano sempre! ...................................34
IL CASO: “I PARADOSSI DI UN MERCATO IN CERCA D’AUTORE” ............................................35
IL CASO: OPERATORI DELL’USATO ROMANI FANNO SCIOPERO DELLA FAME PER POTER
RIUTILIZZARE ....................................................................................................................36
L’INTERVISTA: PORTA PORTESE E I VASI COMUNICANTI .......................................................37
IL COMMENTO: OPERATORI DELL’USATO ROM SOTTO ATTACCO ........................................38
L’INTERVENTO: FAR CRESCERE L’USATO .............................................................................40
LE LIBRERIE DELL’USATO .......................................................................................................42
IL RIUSO NELLA COOPERAZIONE E NEGLI ENTI DI SOLIDARIETÁ................................................43
CARITAS DIOCESANA DI PADOVA .......................................................................................43
LA COMUNITÁ DI SANT’EGIDIO ..........................................................................................44
COOPERATIVA S.E.N.A.P.E. – ALESSANDRIA ........................................................................45
MANI TESE SICILIA.............................................................................................................46
DI MANO IN MANO – MILANO ...........................................................................................47
TRIC E TRAC – MODENA.....................................................................................................48
COOPERATIVA “RICOMINCIO DA TRE” – NAPOLI .................................................................48
L’USATO INFORMATICO............................................................................................................49
SCHEDA: PERCHÉ SCEGLIERE UN COMPUTER USATO? .............................................................50
GLI ENTI LOCALI E IL RIUTILIZZO ................................................................................................52
IL COMMENTO: IL RIUSO SENZA FONDAMENTA .....................................................................54
I CENTRI DEL RIUSO ..............................................................................................................55
LE GIORNATE DEL RIUSO .......................................................................................................57
FOCUS: “RIFIUTO CON AFFETTO”...........................................................................................60
NOVITÁ LEGISLATIVE ................................................................................................................61
PREPARAZIONE AL RIUTILIZZO: IL REGALO DI NATALE ............................................................61
RETE ONU: GLI OPERATORI SI ORGANIZZANO ............................................................................63
Gli Stati Generali dell’Usato...................................................................................................63
LA CARTA DI TORINO.........................................................................................................64
La Piattaforma della RETE ONU..............................................................................................66
Ambiente.................................................................................................................................66
Fiscalità ...................................................................................................................................67
Commercio ..............................................................................................................................68
Sociale e Lavoro .......................................................................................................................68
Cultura ....................................................................................................................................69
Le richieste degli educatori del riutilizzo ....................................................................................70
AUTORI E RINGRAZIAMENTI ......................................................................................................71
RIUSARE NEL 2011
UN RAPPORTO QUALITATIVO
Il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2011 ha un’impostazione essenzialmente qualitativa.
Quest’anno, ancor piú che l’anno passato, Occhio del Riciclone ha voluto fornire strumenti
concreti per comprendere a fondo le principali questioni e dinamiche del settore dell’usato.
Senza una comprensione reale del settore del Riutilizzo in Italia, é infatti impossibile legiferare,
produrre linee guida, portare avanti progetti o anche solo ragionare su questo argomento.
Il Rapporto sul Riutilizzo, che quest’anno giunge alla sua seconda edizione, sará riproposto tutti gli
anni con l’obiettivo di ridurre i margini di improvvisazione di chi, a vario titolo, vuole cimentarsi
con questa pratica. Nel Rapporto 2011 la dinamica dell’ Usato (che é sinonimo di Riutilizzo) viene
raccontata e descritta attraverso le note e le schede del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone, ma
anche e sopratutto grazie alle voci delle decine di protagonisti del settore che hanno offerto
generosamente il loro apporto a questo lavoro.
Quali sono le questioni fondamentali del Riutilizzo in Italia?
La ricerca di riconoscimento é sicuramente il minimo comune denominatore di tutti gli operatori
dell’usato. Le figure piú tradizionali soffrono dei vuoti normativi creati dal Dlgs 114 sul commercio
e dal conseguente regime di abusivismo forzato (mentre scriviamo c’é chi a Roma sta facendo lo
sciopero della fame chiedendo di poter continuare a vendere merci usate), o di oneri fiscali e
contributivi che rendono sempre piú difficile lavorare con la licenza di ambulante e sempre piú
attraente l’ipotesi di rifugiarsi nello status dell’ “hobbismo”. Le figure piú innovative, come i
negozi conto terzi, patiscono l’assenza di regimi fiscali e autorizzativi realmente compatibili con la
loro attivitá. Le cooperative che gestiscono i centri di raccolta, dal canto loro, devono superare o
aggirare mille problemi normativi e autorizzativi per poter selezionare le merci da riusare dal
flusso dei rifiuti, e quando eroicamente riescono a riusare...il loro residuo invenduto viene
classificato rifiuto speciale e pertanto viene smaltito a caro prezzo. Il mondo dell’usato é fatto di
vasi comunicanti e funziona in base a chimiche delicatissime che si conformano e configurano
spontaneamente in base a un gran numero di elementi di contesto (elementi economici, sociali,
culturali, urbanistici, ecc..) . L’assenza di codificazioni idonee o , ancor peggio, l’applicazione di
politiche e norme che ignorano il funzionamento del setttore, possono creare gravi squilibri con
impatti negativi sullo sviluppo locale, sull’occupazione, sulla sicurezza e sull’ambiente. É un
settore che vive una forte espansione commerciale, il cui sviluppo é peró continuamente
minacciato dalla scarsezza, frammentarietá e informalitá dei canali di approvvigionamento. Un
settore che, a causa di una storica mancanza di cittadinanza presso i decisori ambientali, ancora
non riesce ad accedere alle merci riusabili che , seppur preziose, vengono conferite in enormi
quantitá tra i rifiuti urbani. “Estrarre l’oro” dai Rifiuti Urbani é tecnicamente possibile, ma occorre
vincere la grande quantitá di resistenze culturali che ancora caratterizzano, su questo tema, coloro
che sono chiamati a prendere le decisioni. Un enorme passo avanti é avvenuto grazie alla direttiva
2008/98 e al suo recepimento in Italia (Dlgs 205/10), che introducono finalmente definizioni chiare
di Riutilizzo e Preparazione al Riutilizzo e annunciano l’adozione di misure specifiche al rispetto.
Ora occorre creare l’opportuno intreccio normativo per far sí che il riuso venga applicato e non
rimanga solo un gioco. Il 2011 é l’anno in cui gli Operatori dell’Usato di tutto il paese, con le loro
cento anime, si sono uniti nella Rete ONU per porre le fondamenta di percorsi e istanze comuni.
Un percorso che nel 2011 ha vissuto due tappe fondamentali: gli Stati Generali dell’Usato a Tori no
(Aprile) e la Prima Assemblea Nazionale degli Operatori dell’Usato a Napoli (Novembre).
VERSO LA QUANTIFICAZIONE DELLA FRAZIONE RIUSABILE
In occasione del Rapporto sul Riutilizzo 2010, Occhio del Riciclone ha presentato un’esauriente
sintesi degli studi realizzati finora in Italia con l’intento di quantificare la frazione riusabile
conferita nei Rifiuti Urbani, indicando i risultati delle principali indagini a campione e illustrando le
metodologie utilizzate. Nel 2011 non esistono ancora di dati quantitativi che abbiano la rilevanza
statistica per essere proiettati su una scala nazionale, peró nel corso dell’anno Occhio del Riciclone
ha potuto a) affinare gli strumenti di valutazione del peso delle merci riusabili conferite nei R.U. b)
sperimentare per la prima volta una classificazione per volumi , fondata sull’analisi oggetto e per
oggetto e sulla divisione in 5 differenti classi di ingombro. In base a questo nuovo metodo é stato
possibile registrare, sulle 7 riciclerie gestite dalla Cooperativa Insieme nel vicentino, un potenziale
riusabile annuale pari a 32.000 metri cubi (di cui il 42% generati dalla Ricicleria Ovest di Vicenza).
Se nessuno dei beni riusabili conferiti nelle riciclerie di Insieme fosse riutilizzato (ma in realtá la
Cooperativa riesce a riusarne una quantitá considerevole), questa frazione impiegherebbe solo 15
anni a riempire l’ampliamento di 500.000 metri cubi previsto per la discarica locale di Grumolo
delle Abbadesse (meno del suo tempo di ammortamento fiscale).
Foto: il nuovo invaso della discarica di Albano Laziale, di 500.000 metri cubi, é uguale a quello
previsto per Grumolo
Forniamo anche un secondo ordine di dimensioni, piú facile da visualizzare per i non addetti del
settore: il volume annuale dei beni riusabili in buono e medio stato conferiti nelle riciclerie gestite
dalla Cooperativa Insieme é pari al volume di quattro piscine olimpioniche della profonditá di 6
metri.
RISTRUTTURARE LA FILIERA
La filiera dell’usato ha un problema strutturale di approvvigionamento, che si traduce in minore
offerta finale e maggiori costi di transazione. Concretamente, gli operatori ambulanti, i rigattieri e i
negozianti in conto terzi devono compiere grandi sforzi e girare di casa in casa e di cantina in
cantina per svuotare, valutare o acquistare merci che si presentano in maniera discontinua e in
piccole quantitá. Molti piccoli operatori privilegiano il “rovistaggio”, dato che é nei cassonetti che
oggigiorno si trova la maggior parte della merce riusabile con valore di mercato. E sono proprio
questi piccoli operatori a essere diventati, nel tempo, il primo anello dell’intera filiera.
Per motivi economici, sociali e igienici, é urgente una normalizzazione dei canali di
approvvigionamento della filiera, e questo puó essere fatto solo appoggiandosi alla logistica messa
in campo dal servizio di raccolta dei rifiuti urbani. Come abbiamo appena detto, é proprio nel
flusso dei rifiuti che viene conferita la maggioranza dei be ni riusabili).
Alla luce di queste considerazioni, a partire dal 2003 Occhio del Riciclone ha consultato tutti gli
operatori del settore con l’obiettivo di generare proposte economiche, tecniche, logistiche,
commerciali, normative e di valore in grado di risolvere il problema dell’acquisizione intermedia
delle merci usate. Gli stakeholders del modello a cui Occhio del Riciclone ha dato forma sono:
-gli Operatori ambulanti e dei mercati;
-i Negozi in conto terzi;
-i Negozi dell’usato;
-le Cooperative sociali e di produzione e lavoro;
- gli Enti di solidarietá;
-le Aziende di igiene urbana;
-gli Enti Locali
Il primo anello ideale delal filiera sono i Centri di Raccolta, che ricevono rifiuti ingombranti ma
sono in grado di ricevere anche altre frazioni della raccolta di R.U. Presso i centri di raccolta, le
merci riusabili devono essere selezionate da operatori adeguatamente formati e posizionate in
contenitori chiusi e che impediscano il deterioramento delle merci. É piú efficace che questa
operazione avvenga dentro il Centro di Raccolta piuttosto che all’entrata dello stesso;
apparentemente l’intercettazione prima dell’entrata é una soluzione piú semplice perché
consente di classificare tutta l’operazione come un’azione di prevenzione (ovvero di “riutilizzo”,
secondo le ultimi definizioni di legge) e quindi non soggetta al complesso intreccio normativo e
autorizzativo proprio dei materiali classificati come rifiuti . In realtá, ció che potrebbe sembrare piú
semplice agli occhi di un funzionario che si occupa di autorizzazioni, si traduce poi in complicazioni
logistiche e inutili costi operativi per l’attuatore del modello. É quindi preferibile selezionare i beni
all’interno del Centro di Raccolta per poi farli uscire in virtú della nuova definizione di
“preparazione al riutilizzo”, che prevede la possibilitá di riuso per beni che sono giá diventati
“rifiuti”.
Dal Centro di Raccolta, i beni dovranno essere trasportati a un Impianto di Preparazione per il
Riutilizzo (possibilmente adiacente o vicino al Centro di Raccolta). Nell’impianto si procederá
all’igienizzazione, selezione, stoccaggio ed eventuale riparazione dei beni, e poi alla loro vendita
con formule commerciali adeguate alla domanda intermedia e finale. L’Impianto potrá intercettare
il flusso di ritorno, ossia l’invenduto strutturale delle attivitá dell’usato, per destinarlo a enti e
progetti di solidarietá (l’invenduto rappresenta normalmente una quota compresa tra il 5% e il
15% del parco merci degli operatori, la cui mancata vendita non deriva da questioni di qualitá ma
dal normale ritmo di rotazione che ogni esposizione é costretto ad adottare).
Considerata la stagionalitá degli arrivi di merci riusabili presso i Centri di Raccolta e l’omogeneitá
della domanda finale, sono necessarie speciali politiche operative e di stoccaggio che permettano,
attraverso l’uso coordinato di magazzini logici, di spalmare uniformemente lungo l’anno costi di
operazione e impiego delle competenze e di riutilizzare il 100% del potenziale riutilizzabile
offrendo al mercato una qualitá costante ed omogenea. Senza questi provvedimenti, si rischia di
disperdere fino al 50% del potenziale annuo di riuso. Data la complessitá logistica ed operativa del
modello e la disomogeneitá e mutabilitá del mercato di riferimento, Occhio de l Riciclone consiglia
a chi lo applica l’adozione di un Ciclo di Qualitá che consenta di innovare e migliorare
permantemente catenadi produzione e proposte commerciali.
(Ciclo di Qualitá in un Impianto di Preparazione al Riutilizzo)
(Flusso operativo di un Impianto di Preparazione al Riutilizzo)
Un esempio di stagionalitá dei conferimenti presso i Centri di Raccolta: la Ricicleria di Arzignano
IL SETTORE DELL’USATO
Il settore economico descritto e raccontato nel Rapporto sul Riutilizzo e piú speci ficatamente in
questo capitolo, comprende le attivitá commerciali e di solidarietá relative al riuso dei beni
durevoli, e non include il settore dei veicoli e dei macchinari industriali. Rimandiamo al prossimo
anno approfondimenti specifici sulla filiera dell’abbigliamento usato e sul mondo della riparazione:
segmenti che, per questioni di spazio e contingenza, non sono stati inclusi nei Rapporti 2010 e
2011.
All’interno del Rapporto si parlerá di “Operatori I” in riferimento ai venditori di merce
indifferenziata e di “Operatori SB” e “SA” in riferimento ai venditori di merce Specifica a Basso
costo e ad Alto costo (collezionismo, modernariato, antiquariato, ecc..).
I VASI COMUNICANTI DEL RIUTILIZZO
Il mondo del Riutilizzo italiano funziona in base a un delicato e complesso sistema di vasi
comunicanti.
I venditori del collezionismo, del vintage e dell’antiquariato selezionano una parte importante del
loro parco merci presso i negozi in conto terzi, nei mercati low cost e nei punti vendita delle
cooperative. I negozi in conto terzi, come vedremo, sono costantemente riforniti da rigattieri
ambulanti e da svuotacantine. Gli enti di solidarietá ricevono merce invenduta dai negozi in conto
terzi e finanziano i loro progetti grazie a quote dei guadagni de lle cooperative sociali che
raccolgono indumenti usati.
E l’applicazione rigorosa di un decreto antirovistaggio non affiancato da misure alternative per
l’intercettazione delle merci conferite nei R.U. , ad esempio, potrebbe mettere in ginocchio alcuni
importanti settori dell’usato locali che, con varie intermediazioni, dipendono sempre di píu da
questa attivitá (in parte senza renderne conto).
In generale, il collasso di un singolo segmento puó avere effetti imprevedibili sull’intero settore .
Il flusso delle merci dell’usato (semplificato)
Se l’usato fosse una metropolitana, avrebbe varie linee intersecate tra di loro, e la merce
passerebbe per numerose stazioni solo apparentemente separate tra di loro.
BOTTEGHE DI RIGATTERIA VERSO LA SCOMPARSA
Gli operatori delle botteghe di rigatteria tradizionali vanno scomparendo. A determinare la forte
contrazione di questo segmento sono vari fattori, tra i quali segnaliamo la proliferazione
dell’ambulantato, che a fronte di costi minori riesce a raggiungere maggiori flussi di clientela, e la
nascita del conto terzi, segmento che, grazie a formule operative e commerciali innovative ed
efficaci, da 15 anni a questa parte si é moltiplicato esponenzialmente arrivando a catalizzare
pressoché l’intera offerta di beni usati voluminosi. Per i voluminosi, la possibilitá offerta dalla
formula del conto terzi di non rischiare, di abbattere i costi di transazione e di offrire esposizioni
piú razionali, ha creato indici di redditivitá maggiori, attraendo investimenti nel sett ore ma
elevando drasticamente la barriera d’accesso: il conto terzi trova infatti la sua scala ideale a partire
dai 400 metri quadrati di esposizione.
Spesso i rigattieri costretti dalle condizioni di contesto a chiudere la loro bottega non hanno
rinunciato al proprio mestiere di commerciante di cose usate, ma si sono piuttosto spostati
sull’attivitá ambulante o (in misura inferiore a causa dei costi di avvio) sull’attivitá conto terzi. Il
processo di scomparsa delle botteghe di rigattteria é presentato in maniera semplificata nel
diagramma causale 1.
Diagramma causale 1 1
La scomparsa delle botteghe di rigatteria
1
In questo diagramma la freccia azzurra indica una correlazione positiva (incremento) e la freccia rossa una
correlazione negativa (decremento)
AMBULANTI E CONTO TERZI: COSÍ LONTANI E COSÍ VICINI...
I due principali attori commerciali rimasti in campo, gli ambulanti e il conto terzi, sono in stretta
interdipendenza. La scarsa capacitá di stoccaggio dei primi, infatti, li induce ad approvvigionare i
secondi (in base alla formula dell’intermediazione tra privati) sia con le proprie eccedenze che con
la frazione voluminosa con la quale vengono in contatto durante il loro lavoro di raccolta.
Diagramma causale 22
Correlazione tra il segmento degli ambulanti e il segmento del conto terzi
2
In questo diagramma la freccia azzurra indica una correlazione positiva (incremento) e la freccia rossa una
correlazione negativa (decremento)
LA DINAMICA DI APPROVVIGIONAMENTO DELLE MERCI INDIFFERENZIATE
il flusso di approvvigionamento degli operatori indifferenziati dell’usato é prodotto dai “rifiuti” o
dai “rifiuti in potenza”, che sono essenzialmente beni dei quali i proprietari originari si sono disfatti
o intendono disfarsi, e che senza l’esistenza di un settore dell’usato sarebbero destinati a
smaltimento oppure, nel migliore dei casi, a recupero o riciclaggio industriale. Questi beni sono
messi a disposizione dell’utenza finale direttamente dai primi acquisitori, oppure subiscono piú
passaggi di intermediazione. A regolare questo flusso sono diverse variabili, fondamentalmente
riconducibili allo stato economico dei nuclei familiari dell’area territoriale al quale ogni settore
locale fa riferimento per approvvigionarsi. Il livello di occupazione e di potere d’acquisto puó
infatti influire sul ritmo di rotazione delle merci nuove (frequenza d’acquisto), il quale produce
automaticamente un alto ritmo di cessione o conferimento nei rifiuti delle merci usate (i conto
terzi di tutta Italia registrano minori vendite di mobili usati precisamente per questo fenomeno: di
fronte a una domanda finale che vorrebbe acquistare, la disponibilitá di questa frazione é crollata
perché i privati che portano le merci non stanno piú acquistando mobili nuovi e quindi non si
disfanno di quelli vecchi).
Un basso livello occupazionale puó anche generare fenomeni opposti: chi é disoccupato puó
avere piú tempo per compiere pulizie stagionali di cantine e garage producendo in questo modo
un aumento contingente del flusso. Chi é disoccupato o ha scarso potere d’acquisto, spesso ricorre
alla vendita dei propri beni per alleviare la propria condizione economica con piccole iniezioni di
liquiditá; tendenza invece abbastanza ridotta presso chi non vive problemi di natura economica.
Quantificare l’incidenza o il prevalere di ciascuna delle variabili in campo é spesso complicato, ma
essere coscienti della dinamica generale di processo é molto importante per chi lavora nel settore,
per chi é chiamato a produrre norme che lo influenzano, e per chi vuole applicare politiche a
favore del riutilizzo.
Negli ultimi anni é stato dimostrato che gli incrementi di flusso di merci usate low cost producono
aumenti quasi automatici nelle vendite: una tendenza confermata da tutti i principali player del
settore e che indica una forte elasticitá della domanda finale. Tale elasticitá indica un mercato
finale lontano dai suoi livelli di saturazione e che trova il suo principale limite nella scarsezza
assoluta delle opportunitá di approvvigionamento o negli eccessivi costi di transazione. Questi
ultimi, quando rappresentano una quota eccessiva del prezzo finale, rendono poco attrattive le
opzioni di acquisizione e riducono la quantitá di flusso. In ogni caso, come é normale, la domanda
finale dell’usato low cost subisce a seconda degli anni oscillazioni anche significative, anche se mai
tanto drastiche come nel segmento dell’usato high cost.
Il malessere economico incrementa il ricorso alle merci usate ma anche l’acquisto di merci nuove
dozzinali, i cui prezzi sono spesso sono pi ú competitivi di quelli dell’usato anche se,
frequentemente, le merci sono di qualitá inferiore. Il dilagare delle merci nuove low cost e di bassa
qualitá ha una correlazione negativa con il flusso di approvvigionamento dell’usato, dato che
difficilmente queste merci sono idonee a una seconda vita dopo il primo uso (il settore
dell’abbigliamento usato subisce gli effetti di questo fenomeno in modo particolarmente severo).
Diagramma causale 33
Dinamica semplificata dell’approvvigionamento di merci del settore dell’usato
3
In questo diagramma la freccia azzurra indica una correlazione positiva (incremento) e la freccia rossa una
correlazione negativa (decremento)
I DATI DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Per gentile concessione della Camera di Commercio di Milano riportiamo i dati riguardanti le
imprese registrate dell’usato per ogni Provincia italiana. Nei precedenti rapporti annuali era
evidente un trend di forte crescita (con un effetto traino del settore conto terzi), mentre nel 2010
si registra una leggera flessione al ribasso (-0,8%) attribuibile in parte al processo di estinzione
delle botteghe classiche di rigatteria e di beni d’epoca in favore dell’ambulantato (e sempre di piú
un ambulantato senza licenza che si rifugia nello status non facilmente registrabile
dell’”hobbismo” ), e in parte, probabilmente, a una microbolla relativa al segmento conto terzi
(negli ultimi anni il boom reso visibile dai grandi network ha determinato una proliferazione di
attivitá, e solo ora si vedono gli effetti della selezione naturale ).
Nel leggere i registri delle camere di commercio, occorre inoltre ricordare che segmenti
considerevoli del settore sono informali (“abusivi”). Nella cittá di Roma, che é stata oggetto di
approfondite indagini tra il 2005 e il 20084 , é stato dimostrato che circa l’80% degli operatori é
abusivo e circa il 70% del fatturato é informale.
Tabella: elaborazioni della Camera di Commercio di Milano
2010
Camera di
Commercio
ROMA
MILANO
NAPOLI
TORINO
FIRENZE
GENOVA
BOLOGNA
BRESCIA
AREZZO
BARI
PERUGIA
SALERNO
LUCCA
4
Comm. al
dettaglio di
articoli
seconda
mano in
negozi
Comm. al
dettaglio
libri di
seconda
mano
Comm. al
dettaglio
mobili usati e
oggetti di
antiquariato
Comm. al
dettaglio
indumenti
e altri
oggetti
usati
Attive
Attive
Attive
Attive
39
39
17
16
9
32
13
6
6
2
8
3
3
36
19
17
28
16
7
15
2
2
6
0
2
0
235
117
114
91
90
71
27
46
49
42
39
36
36
72
65
58
62
52
32
23
19
10
11
8
12
7
Tot. 2010
382
240
206
197
167
142
78
73
67
61
55
53
46
Peso %
11.2%
7.0%
6.0%
5.8%
4.9%
4.2%
2.3%
2.1%
2.0%
1.8%
1.6%
1.6%
1.4%
“Il settore dell’usato nella gestione dei rifiuti”, Occhio del Riciclone 2006 ; “Impatti occupazionali di un
riuso sistemico nella cittá di Roma, Occhio del Riciclone 2008
Var %
2009 - 2010
-3.0%
3.4%
-0.5%
3.1%
-5.1%
-5.3%
8.3%
4.3%
1.5%
-4.7%
-1.8%
0.0%
0.0%
VENEZIA
PALERMO
REGGIO
EMILIA
TREVISO
TRIESTE
MODENA
BERGAMO
CATANIA
VERONA
SIENA
CASERTA
PISA
VARESE
VITERBO
LA SPEZIA
ALESSANDRIA
IMPERIA
PIACENZA
TRENTO
CUNEO
PARMA
LATINA
PADOVA
BOLZANO BOZEN
VICENZA
CAGLIARI
PAVIA
LECCE
RIMINI
TARANTO
CREMONA
SAVONA
MANTOVA
RAVENNA
TERNI
UDINE
BRINDISI
FERRARA
FORLI' - CESENA
GROSSETO
MACERATA
NOVARA
SASSARI
LIVORNO
MESSINA
MONZA E
BRIANZA
5
4
3
6
24
25
14
9
46
44
1.4%
1.3%
-6.1%
10.0%
3
2
28
10
43
1.3%
0.0%
2
7
2
5
4
5
4
3
3
5
5
9
4
6
1
5
3
0
0
2
4
5
5
6
1
1
2
1
5
1
2
0
3
3
1
2
0
3
1
2
32
20
23
22
28
26
28
19
20
14
17
14
19
16
18
22
17
21
12
14
5
11
12
6
6
7
4
13
6
13
9
9
4
4
9
0
7
2
12
7
43
43
42
39
39
39
38
36
34
33
33
32
30
29
29
29
27
26
25
25
1.3%
1.3%
1.2%
1.1%
1.1%
1.1%
1.1%
1.1%
1.0%
1.0%
1.0%
0.9%
0.9%
0.9%
0.9%
0.9%
0.8%
0.8%
0.7%
0.7%
-2.3%
-4.4%
10.5%
8.3%
5.4%
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PISTOIA
VERBANO
CUSIO OSSOLA
FOGGIA
FROSINONE
PESARO E
URBINO
ANCONA
COSENZA
PESCARA
REGGIO DI
CALABRIA
AVELLINO
COMO
SIRACUSA
BELLUNO
PRATO
VERCELLI
ASCOLI PICENO
MASSA
CARRARA
PORDENONE
BIELLA
CHIETI
ASTI
RIETI
TERAMO
TRAPANI
AOSTA
FERMO
AGRIGENTO
BENEVENTO
CATANZARO
CROTONE
L'AQUILA
LECCO
POTENZA
CALTANISSETTA
MATERA
RAGUSA
CAMPOBASSO
LODI
SONDRIO
ENNA
ISERNIA
GORIZIA
NUORO
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ROVIGO
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VIBO VALENTIA
TOTALE ITALIA
1
365
0
254
1
1978
0
808
2
0.1%
3405 100.0%
NETWORK DEL CONTO TERZI: ANCORA CRESCITA
MERCATINO SRL : + 66 !
Dal 10 Novembre 2010 al 10 Novembre 2011, 39 nuovi negozi si sono aff iliati al franchising
dell’usato Mercatino SRL , e 27 sono in procinto di aprire. La Mercatino si prepara quindi ad
affrontare il 2012 con ben 239 negozi sparsi in tutte le regioni d’Italia.
Il giro d’affari attuale é pari a 133 milioni di euro, e 1850 le persone impiegate nel circuito.
L’INTERVISTA
GIANNI PERBELLINI, PRESIDENTE DELLA MERCATINO SRL
Come giudica la fase che sta attraversando la sua attivitá?
Buona, fase assolutamente positiva con una grande riscoperta del valore intrinseco
dell’usato e dell’etica nel comprarlo.
Qual’é, in questo momento, il maggiore punto di criticitá per chi intermedia merci usate?
L’acquisizione dei mobili. Il mercato del mobile è particolarmente complesso in quanto le
attuali condizioni andamentali della congiuntura sia da un punto di vista reale che percettivo
fanno sí che ci sia una scarsa propensione al ricambio di arredi di valore importante e
questo produce una ridotta disponibilità degli stessi sul mercato.
La crisi economica diminuisce il volume generale degli acquisti. Anche l'usato sta iniziando a
risentirne? In che forma?
Come già detto, con la sola eccezione del mobile, ma con una forte implementazione degli
altri settori, mi sento di dire che il mercato dell’usato non risente o addirittura risente in
maniera positiva della crisi, quasi che il cittadino abbia riscoperto l’aspetto fondamentale
della buona funzionalità dei beni piuttosto che della loro novità.
In che misura la socialitá é un fattore determinante per il settore conto terzi?
In maniera sostanziale. Il mercatino conto terzi è un crocevia di speranze e desideri di
opportunità e di occasioni che coinvolge le più svariate classi sociali, delle più differenti età e
sesso ed è per questo , oltre che un posto di convenienza, un luogo di relazione.
Quali sono le frazioni piú vendute dai vostri affiliati?
I settori di eccellenza della nostra attività restano l’abbigliamento e l’oggettistica con una
0.0%
-0.8%
punta di vantaggio del primo sul secondo.
IL CASO. FELICIANO DI GIOVAMBATTISTA: 5 NEGOZI IN 15 ANNI
“Sono titolare dei punti vendita romani di Garbatella, Talenti e Monteverde. Con l’usato ho
iniziato nel 1995, dopo aver letto un annuncio della neonata Mercatino SRL sulla rivista
“Millionaire”. Salito a Verona, mi incontrai con il fondatore Ettore Sole e aprii il mio primo
mercatino ad Avezzano, senza peró avere troppo successo: in provincia l’usato viene visto in
modo differente e inoltre la gente ha piú spazio e non ha la stessa esigenza di disfarsi delle
cose. Chiuso Avezzano, provai ad aprire un negozio a Roma nel quartiere Garbatella, e da
quel momento non ho piú smesso di crescere. Nel 1997 ho inaugurato Garbatella, nel 2003
Gregorio VII (che ho venduto l’anno scorso), nel 2006 Talenti, nel 2010 Monteverde, e d é
tutto pronto per l’inaugurazione di un nuovo negozio a Via Collatina nel 2012. I fatturati
sono molto alti: senza contare il negozio di prossima apertura, dó lavoro a circa 45 persone.
Mettere in piedi la squadra operativa non é stato facile: ogni singola persona la abbiamo
dovuta formare da zero. La nostra non é infatti un’attivitá che funziona in base a
competenze diffuse, come ad esempio succede con chi ha un bar e ha bisogno di un
barista... Inizialmente esponevamo la merce con un certo disordine, cercando di stimolare la
curiositá di coloro a cui piace rovistare con l’obiettivo di “scoprire” cose interessanti. Poi
abbiamo cambiato strategia, e ci siamo accorti che con un negozio ben ordinato e pulito il
nostro target si alzava: la gente si vergognava meno di acquistare usato e tendeva all o stesso
tempo a portarci cose di maggior valore. Oggi l’usato a Roma é diventato una moda oltre
che una necessitá, e questo é avvenuto anche grazie al nostro contributo. In 15 anni di
esperienza posso affermare che si lavora bene sia quando c’é crisi che quando non c’é crisi.
Quando circola denaro, i clienti vengono in cerca di particolaritá. Quando circola meno
denaro, a questo tipo di cliente si aggiungono coloro che vengono per risparmiare, ossia per
necessitá. In questi ultimi mesi, per la prima volta, abbiamo risentito in qualche modo della
crisi: ci arrivano meno mobili, probabilmente perché la gente non ha soldi per acquistarne di
nuovi. Avendo quindi meno mobili da esporre ne vendiamo di meno. Una cosa che mi
sembra assurda é che, nonostante grazie ai miei negozi centinaia di tonnellate di materiale
evita la discarica, io debba pagare una tariffa per i rifiuti pari a 6 o 7000 euro annuali per
ciascun negozio. Dovendo fare un bilancio di questi anni di lavoro, posso dire che l’attivitá
con la Mercatino SRL mi ha dato moltissime soddisfazioni sia economiche che personali.
Abbiamo aperto da esattamente un anno e da circa un mese possiamo dire di essere in attivo.
Abbiamo uno spazio di 500 m2, e per ora riusciamo a gestirlo io, mia moglie, e mia madre che
viene di tanto in tanto a mettere in ordine. Presto peró dovremo assumere qualcuno perché i
clienti sono diventati moltissimi e quasi non ce la facciamo! I tesserati, ovvero quelli che portano la
merce ad esporre, sono giá in 1600. É un’attivitá che si sviluppa velocemente, e che prospera in
maniera direttamente proporzionale alla crisi. Ora stiamo vendendo tantissime cucine e mobili,
arrivano spesso coppie giovani che prendono casa e non hanno molti soldi : da noi trovano a 300
euro cucine che altrimenti costerebbero 1500 euro! Da quando ho aperto il negozio parlo con
un’infinitá di persone. Abbiamo clienti di tutti i tipi: extracomunitari, operai, medici, avvocati,
collezionisti...e fin dall’inizio tanti commercianti dell’usato che vengono da noi cercando di trovare
merci da rivendere a prezzo d’occasione.
Paolo Piscia - Mercatino VA08 – Varese, V. Dalmazia 24
Foto: il mercatino di Chiampo
Abbiamo aperto ai primi di Aprile peró giá abbiamo un grosso flusso di clientela: in pochi mesi,
sorprendentemente, siamo giá a un livello che altri negozi raggiungono in anni. All’inizio é
normale incontrare un pó di diffidenza, ma noi non abbiamo avuto nessuna difficoltá. Questo é
sicuramente avvenuto grazie alla riconoscibilitá del marchio e al fatto che, evidentemente, per
molte persone comprare l’usato é diventato una necessitá. Disponiamo di 1800 m2 di
esposizione che si sviluppano su due piani. A lavorarci per ora siamo in 4. Riceviamo clienti di
tutti i tipi: dalla casalinga che dopo aver accompagnato i figli a scuola viene per intrattenersi,
fino all’imprenditore o al professionista in cerca di oggetti ricercati. Vendiamo molto
abbigliamento e molto arredamento. I mobili occupano la metá dell’intero spazio espositivo.
Speriamo che con il tempo la clientela si fidelizzi, e il nostro sogno é realizzare progetti di
educazione perché i bambini imparino fin da subito a privilegiare il riuso rispetto all’acquisto del
nuovo.
Carolina Carrino – Mercatino NA13
Napoli Fuorigrotta, V. Cinthia Parco San Paolo, Isolato 15
MERCATOPOLI: + 23!
Dal 10 Novembre 2010 al 10 Novembre 2011 i nuovi affiliati a Mercatopoli sono stati 16, e 7 nuovi
negozi sono in fase di apertura. Salendo a quota 120 negozi, anche quest’anno Mercatopoli
registra un’indice di espansione superiore al 10%. E in base a un calcolo compiuto su un paniere di
punti vendita operativi da piú di 3 anni , alla direzione nazionale del network risulta un incremento
del venduto pari al +9,98%. Le persone impiegate nel circuito sono 365.
Disponiamo di 600 m2 e abbiamo iniziato a Gennaio 2008, e negli ultimi quasi quattro anni
siamo cresciuti costantemente. Siamo in 4 persone ma anche cosí il lavoro é davvero
impegnativo. Sono peró molto soddisfatto, il lavoro mi piace e a spingermi avanti oltre che al
guadagno é anche la passione. Il negozio é una sorpresa continua, non sai mai che merce puó
arrivare e con che tipo di persona ti andrai a confrontare. La collaborazione con lo staff di
Mercatopoli funziona ottimamente: ci sentiamo ben assistiti e ben guidati. Nel nostro
negozio riceviamo dal bambino in cerca del giocattolo, fino all’anziano o al giovane che vuole
un giubbotto particolare. I nostri clienti appartengono a tutte le fasce sociali, compresa gente
danarosa che sa che solo in posti come questo puó sperare di trovare certi pezzi che sono
esclusivi e molto ricercati. Allo stesso tempo, con la crisi stanno aumentando le vendite di
coloro che cercano semplicemente merci a basso prezzo. Nel nostro circuito la coscienza
ambientale sta crescendo, e spesso le cose ci vengono portate non per il ritorno economico
ma semplicemente per non buttarle.
Domenico Rocchella – Mercatopoli Ivrea – Via Statale 2/a, Bollengo
Foto: Mercatopoli di Rubano (PD)
Siamo aperti da poco più di 2 anni. Il nostro spazio è composto da circa 300mq di
esposizione. Trattiamo un po' di tutto: collane, anelli, occhiali, borse, oggettistica
varia, mobili moderni e antichi, tovagliato e lenzuoli ricamati, lampadari e luci, cd,
libri, vhs. Va moltissimo l'oggettistica mentre notiamo una certa flessione sulla
mobilia. La crisi si sta facendo sentire ma tutto sommato possiamo dire che gli
affari vanno bene. I frequentatori del nostro punto vendita, che gestisco assieme a
mio fratello, è frequentato da persone che potremmo definire del ceto medio e
che sono interessate soprattutto all'oggettistica. Sulla nostra attività pesa
tantissimo il costo della Tarsu: circa 4000 euro/anno. Per un’attivitá come la nostra
che rimettere in circolo migliaia di oggetti l'anno, una riduzione della tariffa
sarebbe giusta.
Angelo Giaimo - Mercatopoli Palermo Da Vinci – V. Leonardo Da Vinci, 276
BABYBAZAR: + 17!
Dal 10 Novembre 2010 al 10 Novembre 2011 Baby Bazar ha affiliato 13 nuovi negozi e 4 sono in
fase di apertura. Anche per questo network, che a sale a 44 punti vendita, l’indice di espansione di
quest’anno é a due cifre. Gli impiegati del circuito sono per ora 70 e l’incremento del venduto del
2011 (misurato su un paniere di attivitá) sfiora il +21%.
L’INTERVISTA
ALESSANDRO GIULIANI – DIRETTORE TECNICO DEL NETWORK BABY BAZAR
Come giudica la fase che sta attraversando il network?
In questo periodo Baby Bazar sta vivendo una forte crescita. Il recentissimo spostamento di Baby
Bazar Bolzano in un negozio di 500 mq e il conseguente impatto sul fatturato, ci ha fatto
comprendere come, anche per Baby Bazar, sia importante garantire al cliente un grande
assortimento di prodotti. Stiamo quindi puntando a Baby Bazar pi ù grandi e spesso affianchiamo
al secondhand una selezione di prodotti ecologici: uno su tutti i pannolini lavabili. Personalmente
penso che il mercato di riferimento di Baby Bazar si stia spostando da una scelta di risparmio ad
una scelta di tipo eco-sostenibile. L'espressione della crisi mondiale che stiamo vivendo si fa
infatti sentire anche culturalmente, mettendo in crisi il modello consumistico e portando il
consumatore a scelte più oculate e sostenibili.
Quali sono i maggiori punti di criticitá per chi esercita questo tipo di attivitá?
Molto spesso le persone tendono a considerare il secondhand un mercato di serie B. É quindi
necessario un processo di educazione molto impegnativo ed oneroso, e soprattutto nelle zone
dove non esiste il benchè minimo appoggio, soprattutto di tipo culturale, da parte delle
istituzioni.
Baby Bazar ha messo in campo alcune iniziativedi solidarietá. Quali sono?
Baby Bazar, unita a Mercatopoli, ha adottato 12 bambini del Benin grazie all’intermediazione di
Intervita ONLUS. Abbiamo poi dato il via ad un accordo con ONLUS Mariana per la raccolta di
fondi da destinare a opere per l'aiuto dei bambini meno fortunati. Queste importanti sinergie
sono coordinate direttamente dalla sede nazionale del network. Infine, ogni negozio si prodiga
nella ricerca di associazioni e ONLUS locali per la donazione degli articoli invenduti.
La nostra è un'attività giovane: abbiamo aperto a Luglio del 2011. A gestire i 170mq
del punto vendita per il momento siamo io e mia moglie Daniela. Siamo soddisfatti
dell'andamento dell'attività: ogni mese riusciamo a raddoppiare il fatturato del mese
precedente e contiamo a breve di terminare il pagamento dei costi d'investimento
iniziali. Abbiamo circa 420 tesserati che ci portano i loro oggetti per esse re messi in
vendita. Per lo più sono mamme che ci portano culle, passeggini trio, sedioloni
prima pappa, girelli e abbigliamento per bambino dai 0 ai 12 anni. A comprare di piú
sono invece i nonni, che si attrezzano per avere il necessario per accudire i nipotini.
A vendere di piú sono l'attrezzistica e l'abbigliamento. Io credo che questo settore
sia destinato a crescere: l'epoca del consumismo è finita. Credo che per incentivare
quest'attività servirebbero meno burocrazia, più incentivi e sgravi fiscali...almeno
per i primi anni d'attività. Penso in particolare all'IVA e al costo della Tarsu.
Antonio Zizzi - Baby Bazar Brindisi - Via Osanna, 5
Foto: Babybazar di Pieve a Nievole (PT)
Ho aperto nell’Agosto del 2006 con 100 m2 scarsi, ma dato che lo spazio iniziava a
essere davvero stretto ho deciso di spostarmi in un locale di 500 m2. Da quando ho
traslocato le vendite sono aumentate molto. Per la nostra attivitá il feeling con i
clienti é importantissimo. Ormai le persone sono abituate a entrare nei negozi e a
non dire nulla se non buongiorno, grazie e arrivederci. A noi invece piace
chiacchierare, dare consigli, creare relazione: per questo le mamme hanno
cominciato a chiamarci “il negozio del cuore”. Far parte del network ovviamente ha
dei costi, ma sono ampiamente ripagati. Appena ho un problema li chiamo e mi
sfogo, e questo mi permette sia di calmarmi emotivamente che di risolvere il mio
problema.
Stefania Burattin – Baby Bazar Bolzano – V.S. Giacomo 260, S.Giacomo di Laides
IL GRANMERCATO DELL’USATO
Almeno l’80% dei negozi di usato in conto terzi italiani non é affiliato a nessun franchising e non
appartiene a nessun network. Abbiamo chiesto a Sergio Mascotto, che é il titolare di uno dei
negozi dell’usato piú grandi del nordest, di raccontarci la sua storia.
Ho aperto a gennaio 2005 e dispongo di uno spazio espositivo di circa 2000 m2. L’idea di
dedicarmi all’usato é nata quando la mia precedente impresa, che si occupava di lampadari,
ha cominciato ad andare malissimo per effetto della crisi. Non riuscivo piú a pagare il mutuo
della casa, e rischiavo di perderla. Ho quindi deciso di aprire questa nuova attivitá , ma dato
che non avevo crediti né finanziamenti ho giocato il tutto per tutto e per avviare mi sono
venduto macchina e camper. Se fosse andata male avrei perso la casa. Il negozio gestisce
volumi di merce importanti, ma anche cosí alla fine del mese mi rimane in mano un pugno di
mosche. Per lo sforzo che faccio sarebbe giusto ricevere un pó piú di una normale busta
paga, peró non ci riesco. Ho dieci dipendenti, e la mia scelta é stata quella di assumerli tutti
con contratto a tempo indeterminato. Chi fa assunzioni piú “furbe”, ossia a tempo
determinato, sicuramente guadagna meglio di me. La situazione sarebbe molto piú
sostenibile se non dovessi pagare l’IVA, che per la mia attivitá é un’imposta abbastanza
vessatoria dato che non la posso scaricare.
Nel mio negozio vanno per la maggiore abbigliamento e oggettistica. I mobili invece si sono
bloccati: non per mancanza di richiesta, ma perché la gente ha smesso di comprare mobili
nuovi e quindi non ci porta piú i mobili vecchi.
Sergio Mascotto – Granmercato dell’Usato – V. Asolana 180, Oné di Fonte (TV)
MERCATINI E FIERE DELL’USATO
Considerando il numero di operatori, il segmento dei mercati , delle strade e delle fiere é
sicuramente il piú vasto. Non esiste un censimento nazionale né registri dai quali sia possibile
ricavarlo. Le analisi territoriali compiute da Occhio del Riciclone in alcune province hanno rilevato
la presenza di almeno un operatore ambulante ogni 1500 abitanti, ma il campione é ancora
troppo poco significativo per esprimersi. É un segmento fortemente caratterizzato da una
presenza in alcuni casi preponderante dei lavoratori informali (“abusivi”per costrizione o
“hobbisti” per necessitá).
Foto: il mercato Balon di Torino
L’INFLAZIONE DEI MERCATI E L’HOBBISMO
La maggioranza delle province italiane vive una sfenata proliferazione di mercatini dell’usato, i
quali ospitano sia professionisti che “hobbisti”. Questi ultimi trovano status in base a leggi
regionali che, generalmente, limitano la loro presenza nei mercati a sei volte l’anno. In realtá si
tratta di un tetto facilmente aggirabile grazie all’impiego turnato di soci o familiari, e i mercatini
sono sempre piú pieni di presunti operatori non professionali che nella maggior parte dei casi
hanno un movente economico e non hobbistico per la loro attivitá. La loro attivitá, di fatto,
costituisce concorrenza sleale verso gli operatori muniti di licenza, che sono indotti a rinunciare ai
diritti che questa garantisce per entrare anch’essi nello status non professionale. Ma in realtá a
determinare la migrazione degli operatori regolari verso il semiabusivismo proprio del “regime
hobbistico” non é solo il fenomeno della concorrenza, ma anche e sopratutto un carico tributario e
contributivo che generalmente raggiunge i 3000 euro annui: una cifra sproporzionata rispetto ai
fatturati del segmento e ormai difficile da sostenere anche per gli operatori high cost che, a causa
della crisi, subiscono contrazioni molto severe nelle loro vendite.
La tendenza verso lo status non professionale é un forte passo indietro per operatori che, in molti
casi, hanno giá subito l’arretramento psicologico legato alla rinuncia della loro bottega di
rigatteria. Assumere uno status non professionale, infatti, se da un lato annulla gli oneri fiscali e
contributivi, dall’altro distrugge i diritti sui quali si fonda l’opportunitá di pianificare e
programmare la propria attivitá nel tempo (come la possibilitá di esporre tutte le domeniche con
posteggio garantito o la maturazione dei contributi necessari alla pensione).
La diminuzione degli oneri puó quindi in un primo momento aumentare il reddito, ma trascina allo
stesso tempo gli operatori verso fatturati inferiori e verso un futuro piú incerto.
Ad aggravare la situazione é l’inflazione di mercati “civetta”18 , creati dai Comuni nella speranza di
popolare i centri storici. A rendere possibile il fenomeno é senza dubbio il proliferare degli
“hobbisti” (che essendo privi di diritti sono piú gestibili), che trovando spazio a loro dedicato nei
mercati (a volte non si accetta la presenza di professionisti) aumentano ancora di piú.
I due ritmi di incremento sono correlazionati e direttamente proporzionali, ma spesso il ritmo di
nascita di nuovi mercati supera il fattore di incremento degli operatori , situazione che genera una
vera e propria “bolla” con tutti gli effetti indesiderabili che essa comporta. In questi casi gli
organizzatori tendono ad abbassare i prezzi dei posteggi, ma gli operatori li reputano ugualmente
alti rispetto ai loro risultati di vendita, ridotti sensibilmente a causa della dispersione del flusso di
clienti in molti mercati di piccole e medie dimensioni.
Come se non bastasse, la necessitá di abbassare i costi di transazione per compensare la riduzione
del reddito induce un numero crescente di operatori low cost a rinunciare all’usato in favore di
merce dozzinale di produzione cinese, e un numero crescente di operatori SB a esporre falsi beni
d’epoca. Tale tendenza che non viene contrastata con efficacia da tutti gli organizzatori data la
penuria degli operatori: un lassismo che influisce negativamente sulla qualitá dei mercati e di
conseguenza a) sul reddito degli operatori b) sull’immagine che i comuni richiedono per il loro
intento di valorizzazione dei centri storici (vedere diagramma causale 5).
Esiste quindi un circolo vizioso che porta alla deprofessionalizzazione e dequalificazione del
settore e, potenzialmente, a un collasso del segmento degli ambulanti con gravi ripercussioni
anche sul sistema di approvvigionamento del conto terzi. Vedere diagramma causale 4 .
Diagramma
causale 4 – Il circolo vizioso dei mercati dell’usato
5
5
In questo diagramma la freccia azzurra indica una correlazione positiva (incremento) e la freccia rossa una
Diagramma causale 5 - Cause ed effetti del ricorso a merci improprie 6
COME LA PENSANO GLI ORGANIZZATORI?
Organizzo mercati e fiere per ambulanti dal 1995. Attualmente gestisco quelli di Pescara e
Lanciano ma, essendo la mia una ditta privata, ho parecchi problemi a lavorare su un territorio
dominato da grandi enti come Confesercenti e Confcommercio.L’affluenza ai mercatini è alta e
i clienti sono di ogni genere, per cui preferisco organizzare l’area espositiva suddividendola per
tematiche: c’è la via dedicata all’antico, quella dedicata ai prodotti del proprio ingegno, quella
dell’artigianato multietnico e quella per gli ambulanti e hobbisti. I me rcatini reggono ancora,
nonostante la crisi, perché la gente riesce a trovare articoli insoliti che non trova nei centri
commerciali. Ciò che è importante, per attirare il pubblico, è fare ricerca e differenziare la
merce; il mio prossimo obiettivo è aprire un mercato dedicato esclusivamente all’usato. Quello
che manca è una legge che regolamenti il settore e che dia la possibilità ai giovani e alle
famiglie di poter lavorare: io ho una lista di 500 nominativi a cui poter offrire lavoro.
correlazione negativa (decremento)
6
In questo diagramma la freccia azzurra indica una correlazione positiva (incremento) e la freccia rossa una
correlazione negativa (decremento)
Rino Bernabei - Mercantico – Abruzzo
Ogni domenica organizziamo un mercato. Il più grande è quello di Martinafranca, dove ad
agosto organizziamo anche una fiera di 10 giorni che attira in media 60.000 visitatori. In quel
periodo c’è molto turismo e quindi la clientela è variegata. Nei nei mercati che organizziamo
abitualmente, invece, abbiamo potuto notare la scomparsa del ceto medio e medio-basso, che
fino 6-7 anni si poteva permettere di spendere fino 200 €. Ora ci sono solo quelli che si
presentano la mattina dall’antiquario spendendo 2.000 €, e il ceto basso che non spende più di
50 €. Negli ultimi 4 anni c’è poi stata una forte inflazione di mercati: prima i mercati erano di
meno e si trovava merce di qualità, ora c’è un proliferare di mercati che vendono tutti le stesse
cose a distanza di pochi km uno dall’altro, e per questa ragione la gente ha perso l’interesse e
non si sposta più dalla propria città. Ovviamente il turismo é disincentivato da questa
situazione. Ora ogni Comune ha un’organizzazione diversa, e quindi ciò che è più necessario
sono leggi che regolamentino il settore, che stabiliscano delle norme uguali per tutti e che
impediscano la presenza contemporanea di troppi mercati ravvicinati . Questo sarebbe
vantaggioso in primo luogo per le stesse Amministrazioni comunali. Purtroppo, invece, i
Comuni sono abituati a invitarci loro per primi a fare i mercati ma poi si disinteressano della
loro dinamica.
Raffaele Chiarelli – Associazione Arca Promoter – Puglia
Il nostro è un mercatino per tutti: é possibile partecipare pagando un massimo di 20 €.
Casalinghe, pensionati e giovani creativi possono venire da noi a vendere o scambiare le
proprie cose e arrotondare il proprio stipendio. Non abbiamo mercati fissi: siamo itineranti e
coinvolgiamo il territorio presentandoci di volta in volta ai Comuni, chiedendo la delibera per
l’occupazione del suolo comunale o affittando spazi privati. Il numero di espositori varia molto
in base alla location e al periodo dell’anno: può andare da 30 partecipanti a 300, ma nel
complesso le iniziative stanno riscuotendo un notevole successo grazie a un lavoro di
promozione capillare e all’accessibilità della quota partecipativa. Il settore più in difficoltà è
quello dei professionisti, dei rigattieri, che lavorano tutta la settimana sostenendo diverse
spese, e arrivano da noi la domenica con l’esigenza di guadagnare, perché è l’unica occasione
per mettersi in vetrina. Sono tre anni che ci dedichiamo con l’Associazione a sensibilizzare i
cittadini al riuso. Le Amministrazioni dovrebbero investire in campagne pubblicitarie di
sensibilizzazione e sostenere le categorie economiche in difficoltà. Gli Assessori dovrebbero
comprendere l’utilità sociale di questa pratica, che, per i giovani diventa un’occasione di
stimolo e per gli anziani un momento di aggregazione.
Manuela Macrì – Associazione Stramercatino – Torino
Foto: Porta Portese
MERCATINO IKEA “USA & RIUSA” Le buone azioni ripagano sempre!
Dall’8 al 23 aprile 2011, IKEA ITALIA ha lanciato l'iniziativa “Mercatino Usa & Riusa. Le buone
azioni ripagano sempre!”. Nei parcheggi di 13 punti vendita Ikea in tutta Italia sono stati allestiti
stand per promuovere l'impegno ambientale e sociale di Ikea. In collaborazione con 13 diverse
associazioni di volontariato rappresentative del territorio, è stato realizzato un mercatino del
mobile usato allestito con la vecchia mobilia che gli stessi visitatori consegnavano nel corso delle
quasi due settimane dell'iniziativa. I volontari delle associazioni avevano il compito di valutare i
mobili usati e di consegnare in cambio al cliente un buono acquisto IKEA da 10 a 20 euro per ogni
mobile donato. La mobilia donata dai visitatori ai responsabili delle associazioni veniva poi messa
in vendita, a prezzi modici, per finanziare un progetto di solidarietà della stessa associazione. Per
ogni acquisto i soci in possesso della tessera gratuita Ikea family ricevevano un buono d'acquisto
da 10 euro da spendere nei punti vendita Ikea dal 2 al 31 maggio 2011. Secondo i dati forniti da
Ikea Italia, grazie all’iniziativa ben 2.500 mobili ancora in buono stato, di diverse dimensioni, sono
stati restituiti ad una seconda vita. Le Regioni che meglio hanno risposto all'iniziativa, secondo i
responsabili Ikea, sono state: Toscana, Marche, Liguria, Emilia Romagna dove le associazioni
coinvolte erano più radicate sul territorio. Secondo Ikea Italia la tendenza riscontrata è stata più
quella all'acquisto dell'usato che non alla donazione dei vecchi mobili. Visto l'interesse riscontrato
l'iniziativa verrà sicuramente riproposta.
IL CASO: “I PARADOSSI DI UN MERCATO IN CERCA D’AUTORE”
Occhio del Riciclone ONLUS, in collaborazione con la RETE ONU Coordinamento Regionale del
Lazio, ha partecipato all'iniziativa “Mercatino Usa & Riusa” come associazione responsabile presso
il punto vendita Ikea Porta di Roma. Abbiamo intervistato Gianfranco Bongiovanni, Responsabile
Lavoro di Occhio del Riciclone e curatore del progetto.
Come giudichi quest'esperienza?
Un'iniziativa veramente originale che ha suscitato grande interesse tra i visitatori. Nel corso di
quasi due settimane abbiamo accettato novantanove beni ancora in buono stato portati dai
cittadini e informati attraverso i canali di comunicazione di Ikea e della nostra associazione. A fine
iniziativa oltre il 60% dei beni accettati era stato rivenduto e l'invenduto destinato ad una seconda
vita attraverso i canali di distribuzione del settore dell'usato locale.
Come le altre associazioni aderenti all'iniziativa lanciata da Ikea, anche Occhio del Riciclone ha
presentato un progetto al quale sarebbero stati destinati i fondi delle vendite dei beni donati
dai cittadini, qual'era?
Il nostro progetto che consisteva in una piazza aperta all’esposizione e vendita di beni ed oggetti
usati rivolta ad operatori dell’usato, denominato “Il mercato del ri uso solidale”. Gli obiettivi del
progetto erano due: garantire continuità lavorativa e di reddito a soggetti a rischio di marginalità
sociale ed economica, e riqualificare aree dismesse e in forte stato di degrado restituendole alla
cittadinanza come luoghi di socialità e scambio culturale. Con questo progetto speravamo di
riuscire a rispondere alle pressanti richieste da parte di una crescente fascia di operatori dell'usato
che non riuscivano a trovare occasioni di reddito a causa della chiusura di divers e esperienze
mercatali che negli anni passati erano state realizzate a Roma.
Com'è andata a finire?
E' andata a finire che ci siamo trovati di fronte all'impossibilità, ad oggi, di realizzare il progetto a
causa delle resistenze o diffidenze da parte dei municipi romani ai quali avevamo proposto
l'iniziativa. Parte integrante del progetto era infatti il coinvolgimento dei municipi stessi e di altre
istituzioni, non solo per la concessione dello spazio pubblico, ma anche perché si potessero creare
nuove sinergie e collaborazioni con altre associazioni dei territori interessati e costituire una rete
di sostegno permanente al superamento delle marginalità attraverso il reimpiego nel settore
dell'usato.
A cosa imputi queste difficoltà?
Le difficoltà vanno certamente ricercate nei vuoti normativi che dovrebbero regolamentare il
settore dell'usato. Molto spesso chi propone la realizzazione di mercatini dell'usato si trova di
fronte alle resistenze dei tecnici degli uffici municipali che non avendo un quadro normat ivo
chiaro che li rassicuri sulla legittimità della richiesta spesso ne negano l'autorizzazione. Su Roma
poi, la chiusura di molti mercatini rivolti agli operatori di etnia rom ha causato l'estrema mobilità
degli operatori in cerca di spazi dove poter rivendere gli oggetti usati recuperati. Questa situazione
ha creato il timore tra gli amministratori locali che il proprio municipio potesse essere fatto
oggetto di un'eccessiva pressione. Dinamica che ha generato un corto circuito di fatto che inibisce
l'apertura di nuovi mercati ed espone i pochi rimasti, autorizzati o solo tollerati, a continui rischi di
sovrappopolamento.
IL CASO: OPERATORI DELL’USATO ROMANI FANNO SCIOPERO DELLA FAME PER
POTER RIUTILIZZARE
Umberto Pacini, presidente dell'Associazione Culturale Edera, che raccoglie 77 operatori
dell'usato abusivi che operano sul mercato di Largo Sacconi nell'area Nord di Roma, ha
annunciato lo scorso 31 ottobre l'avvio di uno sciopero della fame e una raccolta firme dopo la
chiusura del mercato da parte del diciannovesimo gruppo della polizia municipale. "E'da 13 anni
che lavoriamo a Largo Sacconi ed è da tantissimo tempo che cerchiamo di diventare regolari, ma
nessuno ci ascolta. Noi non sappiamo più cosa fare. Ho deciso di fare lo sciopero della fame nella
speranza che qualcuno capisca il nostro disagio e ci aiuti a trovare una sistemazione. Vogliamo
lavorare. Senza il mercato noi muoriamo di fame", denuncia Pacini. "Molte delle firme che
abbiamo raccolto - racconta Pacini - sono dei nostri clienti che sono venuti e hanno trovato il
mercato chiuso. Anche loro hanno bisogno di noi, dove li trovano in altri posti i jeans a un euro?
Tantissimi dei centri anziani vengono a fare i loro acquisti da noi e, anche a loro, è stato tolto
qualcosa con la chiusura di questo mercato". Il mercato di Largo Sacconi è uno degli spazi della
capitale che più ha sofferto la pressione dei nuovi arrivati, per lo più rom rumeni, che si sono
riversati sulle strade limitrofe a Largo Sacconi, in cerca di reddito insieme ai vecchi operatori
orfani dei mercatini rom, hanno finito col gravare su uno spazio che già in passato aveva visto
momenti di tensione: nel 2009 gli operatori del mercato avevano ottenuto un permesso
provvisorio ad operare dopo che alcuni di loro avevano minacciato di darsi fuoco. Roberta
Liberati, una delle più attive nell'Associazione Edera, denuncia come "gestire un mercato senza un
permesso regolare sia impossibile" e lancia un appello alla classe politica: "ogni volta ci sentiamo
rispondere che le attuali leggi non ci permettono di avere un permesso. Ma allora cambiatele
queste benedette leggi e fate lavorare chi ha bisogno e chi ha voglia: chi non è capace di rubare e
non è capace di prostituirsi".
L’INTERVISTA: PORTA PORTESE E I VASI COMUNICANTI
Porta Portese, con i suoi circa 1000 operatori dell’usato, é una delle realtá di riutilizzo piú
importanti d’Italia. Si stima che una Domenica di mercato equivalga a un centinaio di tonnellate di
beni avviate al riuso (ovvero 5000 tonnellate ogni anno). Ma gli operatori del mercato, anziché
essere premiati, incentivati e sostenuti...devono difendere con forza il loro diritto a esistere.
Abbiamo intervistato Antonio Conti, Vicepresidente dell’Assoociazione Operatori di Porta Portese
e Portavoce Nazionale della Rete ONU.
Come procede il percorso di regolarizzazione del mercato?
Anche se esiste un atto amministrativo in vigore, il Comune di Roma ha adottato la politica
dell’immobilismo. Un atteggiamento controproducente al quale stiamo resistendo con forza.
Ci sono altri elementi di criticitá?
Porta Portese si caratterizza per essere il luogo dove convergono tutte le contraddizioni dei
mercati dell’usato romani. In questo momento stiamo risentendo molto della mancata
regolarizzazione di un gran numero di operatori svantaggiati, che privati dei loro mercati
spontanei hanno iniziato ad assediare Porta Portese verso l’orario di chiusura con l’obiettivo di
sbarcare il lunario. Quando le istituzioni negano le opportunitá, purtroppo diventano normali i
fenomeni piú selvaggi e il grosso rischio é che si produca una guerra tra poveri.
Foto: un operatore di Porta Portese
IL COMMENTO: OPERATORI DELL’USATO ROM SOTTO ATTACCO
ALERAMO VIRGILI
Esponente della Rete di Sostegno ai Mercatini Rom e Portavoce della Rete ONU sezione Lazio
Per il popolo Rom, grande protagonista del Riutilizzo in Italia, il 2011 non é stato un buon anno.
Un decennio di pratiche legali legate a mercatini del riutilizzo e raccolta di materiali ferrosi e rifiuti
ingombranti (esemplificative le “buone pratiche” di Mestre, Roma e Reggio Calabria) rischia di
finire definitivamente nel dimenticatoio sopratutto in vista soprattutto delle imminenti
competizioni elettorali. La certezza è che le attività di riutilizzo operate dalle Comunità rom
raggiungono un volume ed un valore ambientale, economico, sociale e culturale che non sarà
possibile occultare a lungo. Sicuramente, accanto ad altre, saranno queste le attività virtuose che
garantiranno a questo popolo un futuro di integrazione economica e sociale e una vita piú piena e
piú degna. L’attivitá di recupero e riutilizzo dei Rom é aumentata in modo considerevole anche
nel 2011, e soprattutto grazie al lavoro delle ultime comunitá che si sono inserite in questo
settore (rumene e bulgare). Ma nonostante il grande servizio che i Rom rendono all’ambiente e
le innovazioni normative nazionali ed europee che sanciscono l’importanza delle reti locali di
riutilizzo, non é ancora registrabile da parte delle amministrazioni locali e centrali nessun vero
segnale di voler regolarizzare il fenomeno. Mentre le presenze di rigattieri Rom all’interno di
mercati regolari sono sempre piú sporadiche (pur rimanendo significative), i mercati spontanei
sono sempre più sottoposti a sgomberi, multe e sequestro delle merci. Gli operatori dell’usato
Rom sono sotto attacco in tutta Italia: nei mercati delle periferie romane come nel centrale e
famoso mercato di Porta Portese; nel mercatino dell’usato vicino lo stadio San Nicola di Bari così
come nel mercato di Bonola (Milano); nel mercato del Porto antico di Genova, così come in quello
di Piazza Garibaldi a Napoli o in quello che si sviluppa tra via Aldo Moro e via Salvo D’Acquisto a
Cava de Tirreni. Nonostante i problemi di pulizia o decoro che sono principalmente attribuibili alla
mancanza di adeguate regole nell’approvvigionamento e nell’esposizione delle merci, non c’é
dubbio che in tema di riutilizzo il segmento dei Rom é tra i più virtuosi e lungimiranti. Il 7 Maggio
del 2011 il Corriere del Mezzogiorno riportava le dichiarazioni degli oncologi Antonio Marfella e
Giuseppe Comella, che all’interno di una relazione preparata per l’Isde –Associazione Medici per
l’Ambiente, non esitano ad affermareche i rom sono gli unici ad aver compreso «la ricchezza
diffusa che potrebbe provenire dall’Oro di Napoli: i rifiuti urbani», poiché sono in grado di
recuperare fino al 90% dei mucchi di spazzatura che si trovano a rovistare ai lati delle strade.
Anche se oggettivamente Ambientalista, per i Rom la pratica del riutilizzo rimane profondamente
e principalmente un’attività Economica: grazie alla vendita di merci usate circa il 10% di questa
comunità riesce ad avere un lavoro e un reddito onesto , e oggi i Rom sono il vero primo anello
della filiera dell’usato. Se negli anni ‘80 le Comunità dell’ex Yugoslavia avevano determinato un
forte ribasso sul mercato dei prezzi dell’usato imponendo una ristrutturazione delle attività degli
altri rigattieri (italiani e migranti di altre etnie), attualmente questa dinamica é prodotta dai rom
rumeni e bulgari. Questi ultimi riescono ad adottare prezzi bassissimi a causa di una molteplicità
di fattori, tra i quali segnaliamo:
a) Condizioni abitative di estremo disagio senza servizi (e costi) essenziali come acqua, luce e
riscaldamento;
b) Il frequente insediamento in luoghi urbani chesi trovano a ridosso dei mercati; vicinanza
che riduce le spese legate alla ricerca delle merci e il loro trasporto (sia l’usato da vendere
al mercato che i materiali ferrosi da vendere ai rottamatori).
L’usato Rom non è monolitico e presenta sfaccettature e diversità anche importanti: si va dai
“frugatori” che rovistano i cassonetti (soprattutto quelli localizzati in zone popolari) agli
svuotacantine che sgomberano cantine e soffitte e agli operatori che ricevono in donazione beni
tecnologicamente superati da negozi e magazzini, o libri da biblioteche, librerie e privati.
Al loro fianco ci sono gli eredi dei “ferrivecchi”, che laboriosi come formichine spalmano la loro
attivitá su tutto il territorio cercando materiali ferrosi da rivendere ai rottamatori per qualche
centesimo di euro al chilo. Quest’ultima tipologia di operatore é attualmente la più tartassata,
con multe di migliaia di euro e frequenti sequestri dei mezzi e dei materiali raccolti. Anche nel
settore “ferrivecchi” la normativa è molto farraginosa e controversa. A tal proposito é illuminante
un recente articolo dell’avvocato Marilisa Bombi “ Cenciaoli e ferrivecchi: Condannati al carcere
dalla semplificazione” che nella sua conclusione afferma che “sarebbe quanto mai necessario un
intervento del legislatore di modifica della disposizione in materia ambientale, nel senso che
l’articolo 266, comma 5, del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, Norme in materia ambientale,
dovrebbe essere modificato nei termini qui di seguito indicati: 5. Le disposizioni di cui agli
articoli 189, 190, 193 e 212 non si applicano alle attività di raccolta e trasporto di rifiuti
effettuate dai soggetti iscritti al registro imprese, per l’attività già disciplinata dall’art. 121
del Testo unico di pubblica sicurezza ed abrogato dall’art. dall’art. 6, d.P.R. 28 maggio 2001,
n. 311, limitatamente ai rifiuti che formano oggetto del loro commercio”.
Foto: Operatori di Porta Portese
L’INTERVENTO: FAR CRESCERE L’USATO
ILDA CURTI
Assessore al coordinamento delle politiche di integrazione, rigenerazione urbana e qualità della
vita, decoro della città di Torino.
Presidente del network europeo “Quartiers en crise”.
“Il settore dell’usato é estremamente polverizzato, non parla il linguaggio della politica e non
parla il linguaggio delle istituzioni. Capacitá e competenze che devono assolutamente essere
acquisite per poter esprimere bisogni, presentare istanze e far emergere differenze. Dico questo in
virtú della mia esperienza con il mercato del Balon, prima nell’Agenzia The Gate e dopo come
Assessore. A confronto con la complessità del Balon e di Porta Palazzo, tutte le altre aree della
cittá appaiono di semplice gestione. A Balon c’é tutto e il contrario di tutto. Il Balon é un pezzo
importante dell’anima di Torino. É un mercato storico che si é stratificato nel tempo, ma che fino a
pochi anni fa rispondeva fondamentalmente al TULPS del 1936, cioè il testo unico di pubblica
sicurezza che normava i mestieri girovaghi (vagamente intesi): dagli stracciaioli agli operatori del
proprio ingegno. E fino a quel momento, con le licenze dei brocanteur da un lato e il TULPS
dall’altro, si era spontaneamente generato un certo equlibrio. Il decreto sul commercio 114/98
peró eliminó di fatto alcune figure (come ad esempio gli stracciaioli “centoventunisti”) e
l’Amministrazione si ritrovó quindi, tra il 1999 al 2001 a dover gestire un Balon quasi tutto
abusivo. Non perché si fosse generato abusivismo, ma semplicemente perché il quadro normativo
aveva eliminato tutta una serie di tipologie. Il pezzo piú imprenditivo del mercato era dotato di
licenze commerciali (operatori che spesso avevano iniziato come stracciaioli negli anni ’50, per poi
diventare brocanteur e infine antiquari), ma il pezzo piú consistente (circa 400 operatori su 500)
per la legge era semplicemente inesistente. In questa cittá c’é un approccio molto pragmatico e
poco ideologico ai problemi, e quindi l’amministrazione si chiedeva se spianare il mercato con le
ruspe o affrontare la situazione cercando altre strade. A differenza di altre cittá che fingono di
ignorare l’esistenza degli abusivi e usano le ruspe , la scelta di Torino fu quella di immaginare altre
strade. La situazione attuale é il frutto di molta sperimentazione e di un processo costato anni di
lavoro. Avevamo la consapevolezza che ignorando le situazioni avremmo semplicemente generato
la legge della giungla: quando non ci sono regole é inevitabile che a vincere sia il piú forte. É
stato reputato piú opportuno provare a governare il delicatissimo equilibrio di questo territorio .
Un equilibrio in continuo aggiornamento i cui protagonisti sono i negozianti, gli antiquari, i
brocanteur, i venditori dell’usato, gli ex centoventunisti stracciaioli, gli operatori dell’ingegno, i
residenti del quartiere. Un sistema articolato e complesso concentrato in un piccolo gruppo di
strade..
Ovviamente iIl percorso non è stato privo di conflitti: quando si cercano nuove strade la
conflittualità cé inevitabile. Ma il fatto che dopo 10 anni ci ritroviamo qui a parlare dimostra che il
conflitto é stato affrontato in modo sano, ossia con la discussione e con la presenza. In questo
percorso, uno dei passi piú significativi é stato la scelta dell’amministrazione di dedicare un’area
del mercato al libero scambio, e di favorire la nascita di un’associazione degli ex centoventunisti ,
l’Associazione Vivibalon, incarica di gestirla in base a un regolamento che definisce la relazio ne
tra il libero scambio e la pubblica amministrazione. Stabilire un’area di libero scambio per
venditori non professionisti é stata una grande innovazione amministrativa. Questa soluzione ha
peró dei limiti evidenti, il primo dei quali é la separazione netta tra ambito formale e ambito
informale. Nei decenni precedenti l’osmosi tra formale e informale avveniva invece in maniera
contigua dal punto di vista spaziale. Ma purtroppo i principi giuridici e amministrativi ci
obbligavano a compiere questa scelta di separazione. Una divisione che a mio avviso rende piú
difficile ricostruire gli equilibri, dato che con il tempo i settori rischiano di diventare troppo diversi
tra di loro. Con altri colleghi ho vissuto molte notti assieme all’umanitá dolente che si presentava
coi sacchi alle 2 del mattino a litigare per avere il posto migliore, cercando di sbarcare il lunario
grazie al mercato nonostante la totale assenza di regole. Passare le notti in questa situazione da
giungla ci dette la consapevolezza che era necessario fornire degli strumenti di empowerment.
Per chi non era mai stato neanche censito in un registro associarsi non era un processo scontato. E
scommettere collettivamente non é facile per chi é abituato a lavorare autonomamente e a
vedere il so vicino come un competitor. Le tensioni sono state peró gestite assieme, e nel corso
degli anni é cresciuta una leadership che oggigiorno é capace di presentare istanze e interloquire
con le istituzioni. C’era poi da gestire un altro settore che viveva completamente nel limbo: gli
operatori del proprio ingegno. Anche questi operatori fino al ’98 erano normati dal TULPS come
mestieri girovaghi, ma a differenza degli stracciaioli non vennero eliminati completamente dalla
normativa. Con il nuvo ordinamento la loro esistenza era consentita, ma senza diritti, senza
riconoscimento giuridico, senza una definizione chiara di chi fossero e, sopratutto, senza che
venisse definito il confine tra il prodotto del proprio ingegno e il prodotto seriale venduto per finta
come prodotto del proprio ingegno. Nell’ arco di 5-6 anni gli operatori del proprio ingegno, che
ancora erano gli unici che potevano avere un permesso di occupazione del suolo pubblico senza
avere licenza commerciale, erano diventati l’imbuto dentro al quale finiva di tutto, inclusi i
venditori di collanine dozzinali comprate dal grossista. Si producevano quindi tensioni, e alla
pubblica amministrazione venne chiesto molto chiaramente di distinguere l’artigiano, ossia colui
che possiede la sapienza creativa del riciclo e della produzione creativa, dal produttore seriale che
utilizza il limbo per non essere commerciante e non pagare le tasse. La frontiera tra l’uno e l’altro
non può essere stabilita di volta in volta dall’arbitrio del singolo funzionario o politico che, a
seconda del momento, decide se una cosa è bella o brutta. Quando nel 2006 sono diventata
Assessore, abbiamo cominciato a lavorare molto per trovare criteri oggettivi che ci consentissero
di individuare e far valere questa frontiera. Uno dei passi piú importanti é stata l’introduzione nel
regolamento di polizia urbana della città di un capitolo specifico sugli operatori del proprio
ingegno, che furono in questo modo riconosciuti come settore e attivitá di suolo pubblico, oltre
che come elemento capace di contribuire alla vivibilitá della cittá (assieme ad altri mestieri ed
attivitá come ad esempio i musicisti e gli artisti di strada). Il secondo passo è stata l’introduzione
di un registro degli operatori del proprio ingegno al quale é possibile iscriversi a patto di
dimostrare qual’é la propria sapienza creativa e, la propria capacità artigianale. Un registro che fa
capo a una commissione selezionatrice. Ovviamente anche cosí esistono zone grigie e difficoltá
nello stabilire nettamente i confini. É stato in ogni caso un passaggiomolto importante che
abbiamo discusso moltissimo anche con la rappresentanza degli operatori del proprio ingegno. A
quanto ne so siamo l’unica città che adotta un registro degli operatori del proprio ingegno, e
spesso ci arriva voce che per questa categoria di operatori il fatto di essere iscritti al registro di
Torino dà punteggio in mercati di altre cittá; l’iscrizione al nostro registro viene considerata un
elemento di qualità perché c’è già qualcuno che ha certificato. Il terzo pezzo è quello dei
commercianti titolari di licenza 114, i brocanteur, che in questo mercato convivono con tutto il
resto, e che, in base alla normativa in vigore, sono trattati alla stessa stregua di chi vende arance
al mercato dal lunedì al sabato senza veder riconosciuta minimamente la propria specificitá di
filiera. Una situazione che produce oneri fiscali e contributivi molto pesanti e difficili da reggere.
Se non affrontiamo insieme questi diversi comparti in modo serio e ragionato, il rischio è ch e si
produca competizione e guerra tra poveri. Per molti commercianti diventa quindi conveniente
cedere la licenza e andare nelle aree di scambio in qualitá di operatori non professionali. Questa
dinamica peró produce un’ulteriore frammentazione che rompe completamente gli equilibri. Ma
l’amministrazione locale non é in grado di ricostruire da sola gli equilibri territoriali. C’e infatti
bisogno di un quadro giuridico regionale e nazionale che consenta di lavorare con gli operatori
in modo ragionato, serio e non conflittuale”.
(Estratto dell’intervento agli Stati Generali dell’Usato – Torino, 1 Aprile 2011)
LE LIBRERIE DELL’USATO
Il mercato del libro usato é in rapido mutamento, e a Roma 15 librerie si sono associate con il
tentativo di gestire il processo di trasformazione senza soccombere allo stesso. Proponiamo ai
lettori del Rapporto una scheda sintetica su questo caso emblematico.
SCHEDA: LE LIBRERIE DELL’USATO SI ASSOCIANO PER DIFENDERE E RINNOVARE IL SETTORE
L’Associazione “Pagine Romane” si é costituita nell’estate del 2011 con l’obiettivo di tutelare la
professionalitá dei librai che trattano l’usato e l’antico. I fondatori dell’associazione, che
rappresenta per ora 15 librerie della capitale, intendono, tra le altre cose, promuovere attivitá
fieristiche e di formazione professionale. I titolari delle librerie sopportano costi e oneri fiscali
sempre piú alti, e secondo i fondatori dell’associazione il fatto di appartenere a una “categoria
protetta” non offre strumenti sufficienti a difendere adeguatamente il settore. Una delle piú
grandi mutazioni che sta subendo é originata dal web, che sta ridefinendo prezzi, regole e
comportamenti. Mentre prima il valore o la raritá di un libro erano determinati soggettivamente
da chi faceva attivitá professionistica, ora la possibiltá di consultare i siti del commercio online
crea maggiori “oggettivitá”: fattore che induce un gran numero di hobbisti a improvvisarsi
venditori producendo in questo modo una deprofessionalizzazione e inflazione dell mercato.
IL RIUSO NELLA COOPERAZIONE E NEGLI ENTI DI SOLIDARIETÁ
La Cooperazione e la Solidarietá hanno un ruolo molto importante nel settore del Riutilizzo
italiano.
Anche quest’anno riportiamo una serie di casi significativi sotto forma di schede che contengono
interviste e dichiarazioni degli interessanti. La prima di queste, dedicata alla Caritas diocesana di
Padova, descrive uno dei tanti esempi di connubio produttivo tra solidarietá, cooperazione sociale
e filiera economiche. La relazione tra questi tre elementi, sperimentata a Padova come in molte
altre localitá italiane, rappresenta una sinergia operativa vincente per ora limitata soprattutto
all’abbigliamento.
CARITAS DIOCESANA DI PADOVA
Dal 1997 la Caritas diocesana di Padova collabora con la “Cooperativa Sociale So.la.re”, nel
recupero degli indumenti usati di tutta la provincia. Gli operatori della cooperativa ritirano il
contenuto dei 230 cassonetti gialli di Caritas presenti sul territorio provinciale, lo confezionano in
sacchi e poi lo inviano alla “Tesmapri” di Prato, l’azienda che realizza il successivo ciclo di
trattamento e distribuzione agli operatori commerciali dell’abbigliamento usato.
L’azienda, in base al peso del materiale raccolto, fornisce un contributo alla Caritas, la quale
impiega il denaro per finanziare progetti di solidarietá.
Il marchio di Caritas, posto in evidenza su ogni cassonetto giallo, stimola le persone a donare.
Paolo Boscaro, esponente della Caritas di Padova, spiega che grazie a questa collaborazione il suo
ente “non solo riesce a realizzare importanti progetti di solidarietá, ma garantisce anche
un’entrata fissa e sicura alla cooperativa, che in questo modo riesce a stipendiare i propri soci e a
offrire lavoro a termine a persone in difficoltà, per poterle reinserire socialmente”.
LA COMUNITÁ DI SANT’EGIDIO
Nata a Roma nel 1968, la Comunità di Sant’Egidio, oggi, è un movimento di laici a cui
aderiscono più di 60.000 persone dislocate nel mondo. La Comunità si distingue da sempre
per l’impegno verso i più svantaggiati e gli emarginati, con un occhio di riguardo verso i
bambini in difficoltà, servendosi, per le proprie attività, di ciò che la nostra società scarta:
vestiti usati o fuori moda, vecchi oggetti o giocattoli. Così, nel 2002, nasce a Roma la “Città
Eco-solidale”: uno spazio in cui solidarietà e rispetto per l'ambiente si coniugano alla
perfezione. Si tratta di un grande centro di raccolta e selezione di indumenti ed oggetti usati.
Aldo Giusti, responsabile del progetto, spiega che “nell’ultimo anno sono stati distribuiti
vestiti e coperte a 1200 persone bisognose presentatesi nei Centri di Accoglienza. Una parte
viene invece inviata all’estero per sostenere le popolazioni colpite da calamità naturali o altri
generi di emergenze. I beni che giungono, per bene ficenza nei locali della Comunità,
intraprendono anche una terza via: il Mercato della Città Eco-Solidale, dove si vendono beni
usati il cui ricavato serve a finanziare il progetto Dream”. Grazie al progetto “Dream” (Drug
resource enhancement against Aids and malnutrition), oggi presente in 10 Paesi africani,
vengono acquistati medicinali per mamme e bimbi colpiti dal virus HIV. A tal proposito, Aldo
Giusti racconta con soddisfazione che con il ricavato delle vendite di una settimana la
Comunità di Sant’Egidio riesce a curare 4 persone in Africa per un anno intero.
Al finanziamento del progetto “Dream” contribuiscono anche altre due iniziative della
comunitá: la “Soffitta” e il “Rigiocattolo”. La prima è un mercatino che si svolge a Roma, dove
si possono trovare vecchi mobili, oggetti e vestiti, che vengono riparati e ripuliti per la felicità
di amatori e collezionisti. La seconda è un’evento che si svolge nelle principali piazze italiane
e consiste nella vendita di giocattoli usati da parte dei bambini, aiutati da giovani volontari
della Comunità. Alcuni vengono raccolti nelle scuole e nei quartieri, altri vengono portati dai
bambini, i quali spiegano ai cittadini il senso dell’iniziativa.
COOPERATIVA S.E.N.A.P.E. – ALESSANDRIA
La cooperativa S.E.N.A.P.E. è una realtà piemontese attiva dal maggio 2006 nel comune di Casale
Monferrato. Più del 40% degli operatori è formato da lavoratori svantaggiati . Il progetto
“Ricicuci”, nato nel 2008 con il contributo della Regione Piemonte, dá attualmente lavoro a dieci
donne svantaggiate che si dedicano al recupero e al riutilizzo di abiti usati.
I vestiti e gli accessori arrivano in parte tramite donazioni di privati e stock di aziende in chiusura
di attività, e in parte, grazie all’attivitá di ritiro a domicilio della cooperativa. Poi vengono
selezionati e, in base al proprio stato, utilizzati in diversi modi. Quelli in buono stato vengono
venduti presso il negozio della cooperativa o durante i mercatini; altri vengono riparati o
ridisegnati, e poi fatti sfilare durante eventi che hanno un grande richiamo tra la cittadinanza.
Quelli inutilizzabili vengono usati nel canile gestito dalla cooperativa.
Tra le innumerevoli iniziative a favore della cultura del riuso, è fondamentale il supporto che la
cooperativa dà alle persone anziane e disabili garendo il ritiro domiciliare dei rifiuti ingombranti.
Mirella Ruo, socia volontaria della cooperativa, spiega che “le persone ci chiamano perché è la
stessa Azienda pubblica di igiene urbana che dice ai cittadini di rivolgersi alla cooperativa perché
meno onerosa”. Interamente dedicato ai bambini, invece, è il progetto “Gioca & Rigioca”,
un’attività ludica che mira a sensibilizzarli al tema del riciclo e della condivisione, evitando lo
spreco di prodotti ancora utilizzabili. All’interno del Parco pubblico comunale, dal 2008, si è
creato il “Bosco della Cittadella”, una piccola ludoteca costituita da giocattoli ancora in buono
stato, che i bambini scambiano, riusano, e se vogliono, portano a casa.
La condivisione degli oggetti e la “lotta” all’usa e getta a favore della salvaguardia dell’ambiente,
sono anche alla base del “Bookasalecrossing”, attivato in collaborazione con la “Biblioteca Civica”,
per favorire la libera circolazione dei volumi messi a disposizione dai cittadini. Chiunque può
scegliere un libro, portarlo a casa, e poi rimetterlo in circolazione per renderlo ritrovabile da altri
che, magari, continueranno a far circolare il libro.
Foto: Cooperativa Sociale Bartolomeo Ferracina – Bassano del Grappa (VI)
MANI TESE SICILIA
Mani Tese Sicilia ha 3 lavoratori e una quarantina di volontari (fissi e occasionali), a cui si aggiunge
il contributo di alcuni ragazzi provenienti dall’area penale per i quali sono attivi programmi di
inserimento sociale. Il “Mercatino dell’usato” di Mani Tese Sicilia si svolge 3 volte alla settimana
ed é alimentato dalle donazioni delle persone, che sono consapevoli delle finalità solidali del
progetto. Rosario Raciti, esponente dell’Associazione, sottolinea che “è preoccupazione degli
organizzatori far sapere ai cittadini che il ricavato delle vendite serve per finanziare progetti di
sviluppo in Africa, Asia e America Latina”. Le merci che arrivano vengono stoccate nei 350 mq di
magazzino e, dopo un’accurata selezione, ciò che non può essere venduto presso il “Mercatino
dell’usato” viene affidato a operatori dell’usato locali che li vendono presso mercatini low cost. Il
residuo non riutilizzabile viene avviato alle filiere del recupero e del riciclo. L’Associazione si
promuove anche in altre cittá allestendo una tenda-mercatino itinerante all’interno della quale si
vendono merci usate e si sensibilizzano gli avventori sulle cause strutturali della povertá e sulla
necessitá di adottare stili di vita sostenibili e solidali.
DI MANO IN MANO – MILANO
Di Mano in Mano” é nata nel 1978 e oggi conta su 40 soci, 4 dipendenti e una trentina di persone
svantaggiate. Dal 1998 (quando si é costituita formalmente come cooperativa) ha aiutato 300
persone in difficoltá a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Con i suoi 12 camion sgombera mediamente 10 appartamenti al giorno (è stato stimato che la
merce recuperata corrisponda a 1600 locali all’anno arredati completamente) e i beni usati che
giungono nei magazzini di Milano (500 mq) e Cambiago (2000 mq) vengono selezionati e divisi per
categorie merceologiche. Un lavoro meticoloso e specializzato, reso possibile dalla professionalità
di chi ci lavora. Paolo Beretta, il responsabile commerciale della cooperativa, afferma che“per
essere cacciatore di tesori devi sapere cosa stai cercando”. Secondo Beretta “é necessario
formare e professionalizzare ogni singolo addetto ai lavori, perché venga riconosciuto il vero
valore delle cose e queste vengano rimesse in circolo nel giusto settore di mercato. Il collezionista
che cerca un volume, non può perdersi in un caos di merci non adeguatamente categorizzate. É
proprio la mancanza del valore aggiunto della professionalitá la principale ragione di fallimento
delle cooperative che lavorano con l’usato.
Foto: un mobile in buono stato selezionato in uno dei Centri di Raccolta della Coop. Insieme
TRIC E TRAC – MODENA
“Tric&Trac” è nato nel 2001 per iniziativa dell’Associazione “Insieme in quartiere per la città”, e
funziona grazie al lavoro di 15 volontari. Tric&Trac” é un centro di raccolta di materiali ed oggetti
ancora utili che vengono messi a disposizione di tutti per essere acquistati, trasformati o
scambiati. Il magazzino/negozio si trova accanto ad una delle isole ecologiche comunali, e
intercetta tutto ció che non merita di essere buttato (circa 1/3 dell’intero flusso in entrata!).
I ricavi delle vendite sono impiegati per organizzare convegni, eventi, laboratori per le scuole
elementari, laboratori di cucito per straniere, e per finanziare borse lavoro a favore di soggetti
svantaggiati. Nei locali del Tric&Trac é possibile, in base a una logica di baratto, ricevere merci in
cambio di altre merci di analogo valore. Tric&Trac, una volta al mese, organizza anche un
mercatino dell’usato che ospita circa 50 venditori hobbisti.
COOPERATIVA “RICOMINCIO DA TRE” – NAPOLI
“Ricomincio da tre” nasce nel 2010 a Ponticelli: un territorio martoriato dal degrado ambientale e
sociale provocato dalla camorra. Obiettivo della cooperativa è promuovere iniziative di
qualificazione ambientale del territorio favorendo allo stesso tempo l’integrazione e il benessere
dei soggetti più deboli e svantaggiati.
Nonostante la sua giovane età, la cooperativa ha giá sviluppato molti progetti: dai servizi socioassistenziali e l’accompagnamento socio-economico, fino alla promozione della cultura del riuso e
del riciclo. La Cooperativa partecipa tutti i mesi al “Mercatino Riuso e riciclo creativo di Portici”, il
cui ricavato va a finanziare il progetto “GiocArte”, finalizzato alla valorizzazione dell’artigianato
locale presso le Scuole Primarie. E per il secondo anno consecutivo, nel 2011 parteciperá alla
Fiera del Baratto e dell’Usato organizzata dall’Associazione Bidonville. Ha messo infine in cantiere
il progetto “Io cresco”, che mira all’inserimento lavorativo di giovani e stranieri attraverso la
raccolta e il reimpiego di indumenti usati.
“Nonostante nell’ultimo anno siano aumentate le pratiche comunali di sensibilizzazione verso la
gestione dei rifiuti”, il Presidente della Cooperativa Andrea Anaclerio sottlinea che “i fondi
destinati al Terzo Settore negli ultimi 3 anni sono ridotti dell’80%. Per le attivitá della cooperativa
é quindi determinante l’aiuto di cittadini che lavorano a titolo volontario”. “Ma nonostante tutte
le difficoltà”, afferma Anaclerio, “dopo poco più di un anno e mezzo di attività il bilancio é
positivo, tant’è che la struttura è diventata un’importante punto di riferimento di tutta la zona”.
L’USATO INFORMATICO
Secondo la ONLUS Banco Informatico “nella sola Europa, il flusso di rifiuti elettronici è stimato in
10 milioni di tonnellate l’anno, di cui almeno tre quarti prendono clandestinamente la via del Sud
del mondo, dove sono trattati senza norme di sicurezza per estrarne alcuni metalli preziosi, spesso
tossici per l’uomo e per l’ambiente. L’Italia non fa eccezione, con circa un milione di pc smaltiti
all’anno, di cui almeno il 10% è ancora funzionante”.
Ma nonostante gli sprechi, il mercato dei PC di seconda mano sembra destinato a crescere a tassi
esponenziali, e a un ritmo maggiore rispetto a quello giá vertiginoso del mercato del nuovo. Per
l’usato informatico gli analisti sono d’accordo nel prevedere un enorme aumento dell a domanda,
e sopratutto in base a due fattori: la crisi economica e l’effetto traino dei paesi emergenti. Nel
2009 Meike Escherich, il capo degli analisti di Gartner ( la societá di analisi piú accreditata al
mondo per quanto riguarda lo studio del mercato informatico), dichiarava che i “PC di seconda
mano cresceranno dai 38 milioni del 2008 a 69 milioni entro il 2012. Tuttavia i pc di seconda mano
trovano una sempre maggiore concorrenza a causa della discesa dei prezzi medi di vendita di
quelli nuovi, e con gli acquirenti che preferiscono sempre di più i notebook con le specifiche più
recenti o i mini notebook a basso prezzo”. “Ciononostante “, afferma lo studioso, “ci aspettiamo
che la maggior parte degli acquirenti di pc usati preferirà un pc di marca con ottime specifiche
piuttosto che un mini notebook di base”.
“Alla fine”, sostiene Meike Escherich, “il business è generalmente buono per la rivendita
commerciale di pc secondari, e non è raro per le macchine ricondizionate offrire le stesse o
superiori opportunità di margine rispetto a quelle nuove”. Nello studio “User Survey Analysis:
Secondary PC Market Offers Growing Opportunity”, Gartner afferma che “i margini sono spesso
molto maggiori su un Pc usato che su uno nuovo e vanno dai 10 ai 50 dollari. Inoltre, queste
macchine hanno un singolare “driver” di mercato: il software piratato, che abbatte di molto i costi,
o il software originale installato sul Pc, che spesso rimane su queste macchine ma senza pagare
nessuna licenza. Infine una grossa spinta a questo mercato é stata data da Vista che con le sue
enormi richieste di risorse ha spinto molti a cambiare Pc abbandonando macchine comunque
molto valide con un altro sistema operativo”.
SCHEDA: PERCHÉ SCEGLIERE UN COMPUTER USATO?
FONTE: hhttp://www.exnovocomputer.it/computer-usati/
Scegliere un computer usato è una scelta che ormai sempre più persone fanno, sia tecnici che
neofiti informatici, con la consapevolezza di potersi permettere ottimi prodotti funzionali alle
proprie esigenze, senza spende le cifre richieste dal mercato dei nuovi hardware. Premesso che la
scelta di un computer è di per se una scelta soggetta a molte variabili, e meriterebbe un intero
sito dedicati a questo singolo argomento, visto che il core business di Exnovo computer è proprio
la vendita di pc usati, mi sembra doveroso iniziare con quello che sarà il tema conduttore di quasi
tutto il blog nel suo proseguo. Iniziamo spezzando doverosamente una lancia a favore di questo
segmento del commercio informatico, che oggi viene richiesto con sempre maggior insistenza per
tantissimi motivi che andiamo ad analizzare.
Prezzo dei computer usati
Sicuramente il primo elemento che salta all’ occhio nella scelta tra nuovo e usato è la consistente
differenza di prezzo . Non è mai facile fare una valutazione precisa del valore di un prodotto
informatico, ma come per molti altri prodotti , una volta usciti dal negozio del nuovo, questi sono
soggetti ad una svalutazione almeno del 20% per sole finalità contabili dovute alla detrazione iva
che l’acquirente può permettersi nel caso si tratti di azienda. Molto spesso infatti comprare un
computer usato, specie nel caso di exnovo computer, comprare un usato significa acquistare un
pc che un azienda si è trovata a dover vendere per i motivi più svariati , da semplici questioni
fiscali o di cambio software, o di acquisto di stock di merci, riduzione del personale e delle
postazioni lavorative o non ultima in questi tempi, la chiusura dell’ azienda. Per la maggior parte
degli interessati all’ acquisto di un computer usato l’ unico problema consiste nel rintracciare
offerte appetibili di questo tipo, ma in quest’ ambito exnovo computer in quanto azienda
professionale si presenta favorita nel proporre offerte affidabili e vantaggiose.
L’ altro elemento caratterizzante il mercato dell’ usato e la rapida svalutazione di prodotti
soggetti ad obsolenscenza economica, in quanto l’arrivo sul mercato di prodotti nuovi svaluta
velocemente i prodotti commercializzati poco prima, si pensi semplicemente all’offerta di
rivalutazione dell’usato fatta da hp per l’acquisto di un nuovo notebook, dove prodotti nuovi
vengono valutati meno di 400 euro. In quest’ottica exnovo computer si trova nuovamente
avvantaggiato rispetto a rivenditori di hardware nuovo perchè a parità di componenti di un
computer commercializzato solo pochi mesi addietro non acquista dal fornitore del nuovo e
quindi a prezzi nuovi, prodotti che potrebbe non riuscire a vendere, ma acquista dal precedente
acquirente, che in base all’ uso che ne ha fatto sarà portato ad un ulteriore ri duzione del prezzo.
Tornando a noi il prezzo è sicuramente un elemento di grande vantaggio per chi sceglie un
computer usato piuttosto che un pc nuovo.
Affidabilità
Oggi giorno i computer sono giunti ad un livello di affidabilità veramente alto, per cui mo lte case
forniscono garanzie di diversi anni. Personalmente mi è capitato di avere più problemi con un
computer nuovo da dover mandare in garanzia alla casa madre, che non con computer usati per i
quali l’utilizzo di un precedente utilizzatore è il miglior check up che si possa fare di una dato
hardware e magari la reinstallazione del sistema operativo con qualche miglioria come il classico
incremento di poca ram permette di risolvere conflitti e latenze che avevano reso il computer da
nuovo meno funzionale che da usato. Considerando inoltre che l’ attenzione della singola casa
produttrice nei confronti del nuovo singolo cliente è inferiore a quella che un rivenditore come
exnovocomputer può fornire al proprio cliente nei confronti del quale si espone diret tamente, con
propria assistenza e propria garanzia doverosamente fornita su tutti i prodotti, credo sia un punto
favorevole anche questo.
Hardware
Se andiamo a fondo nelle componenti hardware di un computer è molto probabile che
comprando un computer nuovo troveremo diverse componenti con driver relativamente nuovi, e
spesso non ottimizzati come potrebbe invece esser e per un computer usato, i cui problemi
hardware sono stati già affrontati e risolti con driver aggiornati. In questo momento in cui non si
trova un sistema operativo che sia unanimamente accettato sia da acquirenti che da rivenditori,
come standard, visto che tra vista windows 7 , vista e il caro vecchio xp , il preferito sembra
ancora quest’ultimo, spesso i nuovi acquisti non prevedono da subi to tutti i driver per xp che
invece spesso gli utenti richiedono, finendo per affrontare su computer nuovi problemi e conflitti
che computer con qualche mese di vita hanno già risolto.
Oggi tra l’altro l’hardware è giunto ad un livello che per un utilizzo classico quale ufficio e
navigazione internet, da tempo non necessita più di aggiornamenti, come testimonia il successo
dei notebook che con prestazioni tutt’ altro che eccezzionali godono oggi dei favori del mercato
grazie alla loro funzionalità, oltre che all’apprezzatissimo ridimensionamento, ma questo è un
mondo a parte .
Un elemento da tenere però in considerazione quando si decide di acquistare un notebook usato
è la batteria che purtroppo spesso vede limitata la propria durata, mentre le nuove generazioni di
notebook godono di rendimenti migliorati. In merito si consiglia di analizzare se l’effettivo utilizzo
in di un computer portatile è dettato da esigenze occasionali o continuative, visto che spesso i
portatili sono utilizzati collegati per intere settimane nella stessa postazione, attaccati alla
corrente continuamente senza alcun pensiero per la batteria, ma questo è chiaramente
soggettivo.
Software
Il software eventualmente presente all’ interno di un computer , a parte casi eccezionali, non è tra
le componenti in grado di influenzare la scelta tra un computer nuovo e un computer usato, ma
ritengo vada posta attenzione al tempo che ognuno di noi impiega ogni nuovo acquisto di
hardware. Personalmente quando decisi di acquistare il mio primo notebook nuovo con vista
impiegai 2 giorni per il ripristino di xp per la ricerca dei driver che allora non erano proprio tutti
disponibili e visto che il tempo è denaro, quei due giorni avrei preferito passarmeli al mare. Oggi
tra l’altro con l’evoluzione di sistemi operativi linux based è anche possibile portare a nuova vita
computer piuttosto vecchi ottenendo funzionalità di tutto rispetto. In conclusione i vantaggi della
scelta di un computer usato sono molti, fermo restando che ogni caso va valutato a se in base alle
proprie esigenze, ma visto che lo smaltimento dei vecchi computer sta diventando un problema di
tipo ecologico, perchè non dare una mano anche all’ ambiente?
GLI ENTI LOCALI E IL RIUTILIZZO
Il 2011 si é caratterizzato per un proliferare di iniziative di riutilizzo promosse da Comuni, Province
e Regioni. Dopo il recepimento italiano della nuova gerarchia dei rifiuti indicata dalla direttiva
98/2008 la pubblica amministrazione si sta finalmente interrogando seriamente su come riusare,
anche se le iniziative messe in campo continuano a essere prevalentemente testimoniali e non
orientate a produrre risultati quantitativamente significativi. Un grande contenitore di queste
iniziative é diventata la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, che nel 2011 é arrivata alla
sua terza edizione diventando ormai un importante appuntamento fisso per la fine di Novembre.
Diversi comuni italiani hanno espresso la volontá e anche fatto alcuni passi preparatori verso
l’applicazione di un riutilizzo su scala con forti impatti ambientali e sullo sviluppo locale, ma spesso
il percorso é stato inibito dall’assenza di codici e procedimenti ufficiali che indichino come avviare
a riutilizzo le grandi quantitá di beni riusabili raccolte tutti i giorni assieme ai rifi uti urbani. Sandro
Cargnelutti, consigliere d’amministrazione della NET SPA di Udine, durante gli Stati Generali
dell’Usato (Torino, Aprile 2011) ha espresso bene la situazione di vuoto normativo in cui si trovano
aziende di igiene urbane e Comuni intenzionati a praticare il riutilizzo: “ci dovrá essere, norme
permettendo, un interscambio tra il centro di raccolta e quello che abbiamo chiamato riutilizzeria
attraverso la pratica delle preparazione al riutilizzo, ma vogliamo capire in che modo possiamo
farlo e chi ci puó autorizzare. La NET SPA, che a differenza di altri comuni ha preso sul serio
l’opzione del riuso, si sta preprando, assieme al Comune, a investire 650.000 euro nel progetto di
riutlizzeria”.
Uno degli atteggiamenti piú paradossali presso certi enti locali che si interrogano sul riutilizzo é il
loro atteggiamento verso i mercatini degi operatori dell’usato, che spesso vengono promossi solo
per incentivare il turismo ma senza adottare provvedimenti che garantiscano la buona salute del
settore (riconoscendo il suo impatto ambientale positivo) o duramente repressi quando sono
manifestazioni spontanee in cerca di regolarizzazione e portate avanti da operatori di fascia socio
economica debole. Tali mercati garantiscono, in alcune cittá, i maggiori volumi di riuso,
moltiplicando di centinaia di volte i volumi riutilizzati grazie alle iniziative ambientali promosse
sporadicamente dai Comuni. A riconoscere la loro importanza é la legge n.13 del 27 febbraio
2009, che nellambito di “Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione
dell'ambiente”, chiede nell’Art. 7-sexies, la “Valorizzazione a fini ecologici del mercato dell'usato”
chiedendo agli enti locali l’ “individuazione di spazi pubblici per lo svolgimento periodico dei
mercati dell'usato”.
L’ARTICOLO : A Udine nasce il mercatino dell’usato alimentato con i rifiuti in buono stato
Ci sono i divani che non sono più alla moda, i frigoriferi diventati troppo piccoli o difettosi, le
televisioni che si vedono ancora bene, ma non hanno l’alta definizione. Tonnellate e tonnellate di
oggetti che vengono scaricati nelle piazzole ecologiche e diventano rifiuti anche se funzionano
ancora e potrebbero essere quindi riutilizzati generando un mercato dell’usato di centinaia di
migliaia di euro. Ecco perché la Net ha deciso di realizzare una riutilizzeria. Obiettivo: ridurre i
rifiuti diminuendo così anche i costi per lo smaltimento e contemporaneamente offrire prodotti
perfettamente funzionanti a prezzi molto convenienti. Con vantaggi per tutti. Secondo le stime
dell’azienda municipalizzata che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti ogni anno
vengono gettati nella spazzatura più di 200 tonnellate di beni in buone condizioni che in molti casi
potrebbero invece essere riutilizzati magari con una piccola riparazione tanto da generare un
nuovo mercato all’insegna del recupero e del rispetto dell’ambiente. Il valore di questi “rifiuti” sul
mercato dell’usato infatti è considerevole: circa 400 mila euro all’anno, sempre in base ai dati
raccolti nell’indagine portata avanti dalla Net. «Quanto basta per creare un vero e proprio
business – assicura Sandro Cargnelutti del consiglio di amministrazione di Net – che contribuirà a
rendere più sostenibile la gestione dei rifiuti in città». Riutilizzare 200 tonnellate di oggetti
destinate alle discariche significa infatti risparmiare 30 mila euro ogni anno per lo smaltimento.
«E stiamo parlando di un costo che è a carico della collettività», precisa Cargnelutti. La riutilizzeria
quindi consentirà di contenere i costi della bolletta per i rifiuti. E non è finita qui. «Meno rifiuti
significa anche garantire una vita più lunga alle discariche – aggiunge Cargnelutti – perseguendo
uno dei principi cardine dell’Unione Europea che prima ancora di diff erenziare i rifiuti punta a
ridurne la produzione». Il Comune ha già dato il via libera al progetto che prevede un
investimento di circa 650 mila euro. Resta però da capire dove sarà realizzata la centrale per il
riutilizzo. «Sarà vicino a una delle due piazzole ecologiche – dice l’assessore all’Ecologia, Lorenzo
Croattini –, o in via Stiria o in via Rizzolo. Vogliamo creare un circolo virtuoso prima ancora che un
bene diventi un rifiuto». Ma come funzionerà la riutilizzeria? «Semplice – spiega Cargnelutti –
prima di “entrare” nella piazzola gli oggetti saranno valutati dai responsabili ed eventualmente
dirottati al centro per il riutilizzo». E a quel punto i proprietari potrebbero anche ricevere un
compenso. «Sono cose che stiamo ancora valutando – dice Cargnelutti – gli oggetti potrebbero
essere acquistati subito per una cifra molto bassa oppure tenuti in conto vendita. Quello che è
certo – conclude – è che l’intera area sarà data in gestione».
Fonte: Messaggero Veneto, 15 Febbraio 2011
IL COMMENTO: IL RIUSO SENZA FONDAMENTA
PIETRO LUPPI – DIRETTORE DEL CENTRO DI RICERCA OCCHIO DEL RICICLONE
Riuscireste a immaginare una raccolta differenziata senza filiere del riciclo? E i risultati di una
differenziata senza risorse, che per decreto é a completo carico del denaro pubblco sborsato
dai cittadini o puó essere solo compiuta per volontariato? O ancora: una differenziata non
progettata in modo integrato con il resto del ciclo dei rifiuti e senza dimensionamenti
quantitativi e operativi adeguati? (quest’ultima cosa é facile immaginarsela perché i risultati
delle differenziate degli anni ´90 sono noti...) . In generale, per molti amministratori, ció che é
facile da immaginare se si parla di riciclo é complicato da vedere se si parla di riutilizzo. Il
riuso viene spesso considerato territorio esclusivo della solidarietá o occasione per attivitá
“liberate” dal denaro come il dono o il baratto. Il fatto che in Italia tutte le esperienze di
questo tipo dopo poco tempo siano fallite (perché non si sostenevano; perché non
raggiungevano le persone lí dove esse sono abituate ad accedere all’usato; perché basate su
esposizioni che non tenevano conto dell’indice di rotazione delle merci), semplicemente non
viene considerato. Sarebbe peró ingiusto “colpevolizzare” gli amministratori che mettono in
piedi sistemi di riuso con i piedi d’argilla: a determinare certi esperimenti sono infatti le forze
e le idee che loro hanno attorno, o perlomeno quelle che trovano cittadinanza. É abbastanza
diffuso l’equivoco che, per quanto riguarda il riuso, il commercio confligga con la solidarietá.
Al contrario, in questo settore la solidarietá riesce a beneficiarsi di grandi volumi di merci solo
quando é legata a sistemi che riescono a selezionare e distribuire grandi volumi sostenendo i
propri costi di operazione grazie al commercio. Le pioniere di questa visione sono le
numerose Caritas Diocesane che, in tutta Italia, danno vita con successo a convenzioni con
cooperative sociali o aziende che garantiscono loro beni da donare e/o risorse economiche
da impiegare in solidarietá . Un modello che produce piú solidarietá, piú sviluppo locale, piú
posti di lavoro e piú integrazione socio-economica. Pionieri sono anche quei negozi conto
terzi che donano sistematicamente il proprio invenduto strutturale (tra il 5 e il 10% delle
merci esposte) a enti caritativi, offrendo beni di ottima qualitá rimasti venduti solo a causa
della normale rotazione merceologica che caratterizza questo mercato. Fare il riutilizzo sul
serio, ovvero dare una seconda vita a tutto ció che potenzialmente puó essere riusato,
significa rendersi conto che “riuso” e “usato” sono sinonimi, e che i lavoratori del settore
fanno un lavoro degno e insostituibile che puó perfettamente sinergizzare e sposarsi con le
esigenze di promozione e sostegno sociale dell’amministrazione pubblica. I centri di riuso che
iniziano a proliferare in varie regioni d’Italia (a volte con grande scalpore mediatico) senza
business plan di riferimento, senza volersi riferire alla filiera dell’usato, e a fronte di pochi
spiccioli di investimento, avranno comunque la loro utilitá: l’assenza di risultati quantitativi
adeguati sará infatti abbastanza evidente da indicare al resto d’Italia quali sono le strade che
non vanno seguite. Ma a dare il verdetto saranno i dati.
I CENTRI DEL RIUSO
IL PIANO DELLA REGIONE MARCHE
Il 13 Dicembre 2010 la Giunta Regionale delle Marche ha approvato un documento di indirizzo (il
DGR 1793/2010) che offre ai comuni e ai gestori del ciclo dei rifiuti linee guida relative
all’applicazione del Riutilizzo.
Il documento deliberato 7 promuove “Centri del Riuso” (“locali o aree coperte allestiti per l’attivitá
di consegna e prelievo di beni usati”) integrati con il sistema dei Centri di raccolta comunali e
intercomunali presenti a livello di Ambito Territoriale Ottimale (ATO) .
Per i Centri di Riuso si prevedono dotazioni strutturali (zona di ricevimento e di prima valutazione
dei beni; zona di primo ammassamento; zona di catalogazi one; zona di immagazzinamento ed
esposizione dei beni) e dotazioni tecniche (hardware e software per una gestione di magazzino
informatizzata; attrezzature per la pesatura dei beni; scaffalature per sistemare i beni consegnati
separandoli per tipologia; attrezzature per la movimentazione dei beni quali carrelli, muletti e
transpallet; cartellonistica indicante orari di apertura e funzionamento del Centro del Riuso).
I servizi offerti dai Centri del Riuso, secondo la Giunta Regionale, dovranno essere: il p residio per le
operazioni di ricevimento e primo ammassamento; la catalogazione e l’immagazzinamento del
bene in ingresso; il presidio per le operazioni di assistenza e di registrazione in fase di scelta e
prelievo da parte dell’utente.
Il prelievo delle merci, secondo il documento d’indirizzo, dovrá essere gratuito. Dalle merci
riusabili non dovrá inoltre “derivare alcun lucro” e l’attivitá non potrá “costituire vantaggio diretto
o indiretto per l’esercizio di attivitá di privati svolte con fini di lucro”. Le filiere dell’usato locali non
potranno quindi beneficiarsi della disponibilitá di beni riusabili dato che questo costituirebbe un
vantaggio indiretto ad attivitá a fine di lucro, e pertanto le linee guida indicano testualmente che
“é vietato il prelevamento di beni da parte degli operatori dell’usato”.
Indicazioni che non vengono accolte alla lettera da tutti i Comuni: durante il focus group nazionale
sull’educazione al riutilizzo l’Assessore all’Ambiente di San Benedetto del Tronto Paolo Canducci
ha spiegato, senza entrare in polemica con la Giunta regionale, che il suo Comune privilegerá un
modello orientato allo sviluppo locale, alla creazione di posti di lavoro e a iniziative di solidarietá
che riescano a sostenersi e a prosperare grazie alla copertura dei costi di operazione garantita
dalla vendita all’ingrosso delle merci usate.
7
www.norme.marche.it/Delibere/2010/DGR1793_10.pdf
L’INTERVISTA: L’ECOSCAMBIO DI FOLLONICA (GR)
Il Servizio Ecoscambio é stato finanziato per il primo anno dalla Regione Toscana, é stato ideato dal Comune
di Follonica, in Provincia di Grosseto, ed é gestito dalla Cooperativa Sociale “Il Nodo”. Abbiamo intervistato
Michele Murzi, Responsabile del servizio.
Come funziona Ecoscambio?
Ecoscambio é un’attivitá volta alla riduzione della produzione di rifiuti che funziona con lo scambio di oggetti
ancora utilizzabili che altrimenti finirebbero nel ciclo dei rifiuti. Il Servizio non prevede l’utilizzo di moneta e
funziona attraverso una tessera a punti che viene caricata nell’operazione di conferimento e scaricata in
quella di prelievo; materialmente ad ogni cittadino residente viene consegnata una tessera magnetica con
un Bonus di Punti credito e quando un utente porta un oggetto, questo viene pesato e fotografato ed in
base al suo stato gli viene attribuito il punteggio che sará caricato come credito sulla tessera: qualora un
cittadino desideri ritirare un oggetto deve avere i punti corrispondenti caricati sulla propria tessera.
Qual’e stata fino a oggi la risposta dei cittadini?
La risposta é stata buona ed il servizio risulta essere molto utilizzato per le ragioni piú disparate: passione
per l’oggetto di antiquariato e per il restauro fai da te; possibilitá di arredare con poche cose funzionali
appartamenti o stanze senza dover spendere; naturalmente motivazioni ecologiche; ed infine senso di
responsabilitá di chi deve disfarsi di oggetti effettivamente ancora in buono stato.
Siete in grado di fornire risultati quantitativi dell’attivitá?
Si stima dalle 13 alle 15 tonnellate annue di materiali ingombranti tolti dal ciclo de i rifiuti.
L’ARTICOLO: A Capannori i mobili si «comprano» al Centro del riuso del Comune
CAPANNORI (Lucca) – La parola d’ordine è riciclare. Che cosa? Mobili, elettrodomestici e tutto ciò che è
possibile far tornare se non nuovo efficiente ed esteticamente gradevole. Un piccolo tesoro da vendere,
distribuire gratuitamente alle famiglie meno abbienti o da impiegare per arredare case popolari, uffici
pubblici, sedi di associazioni onlus. Si chiama Centro del riuso il grande laboratorio di riciclaggio in v ia di
realizzazione a Capannori, comune lucchese di 46 mila abitanti, 156 chilometri quadrati divisi in quaranta
frazioni, primo polo europeo della produzione della carta, un piccolo aeroporto strappato alla concorrenza
dei russi e diventato pubblico.
RICAVI - Il progetto, appena approvato dalla giunta di centrosinistra, è una notizia in un’epoca di
consumismo sfrenato e di «usa e getta» e potrebbe diventare una linea guida per molti comuni spreconi. Il
centro partirà a settembre nella frazione di Lammari dove è stata appena inaugurata una stazione ecologica
per il riciclaggio dei rifiuti in collaborazione con la Caritas diocesana, alcune associazioni e una cooperativa. Il
funzionamento è semplice. «I cittadini con mobili ed elettrodomestici che vogliono sostituire telefonano al
Comune – spiega il sindaco di Capannori Giorgio Del Ghingaro (Pd) – e da qui parte un camion a ritirarli
gratuitamente. Poi, nel centro del riuso, alcuni tecnici sistemano i mobili e gli elettrodomestici. Infine
quest’ultimi sono impiegati per ammobiliare case e uffici pubblici, sono regalati alle famiglie meno abbienti
e in alcuni casi venduti. In quest’ultimo caso i ricavi sono destinati a investimenti per progetti ambientali».
Corriere della Sera – 13 Luglio 2011
L’ARTICOLO: OGGETTI DA BUTTAR VIA? NON SOLO RIFIUTI, ARRIVANO I CENTRI DI RIUSO
“Si chiamano "centri di riuso" e vanno ad affiancare le classiche stazioni ecologiche. Ne
sorgeranno due in provincia di Forlì-Cesena, una a Forlimpopoli e l'altra a Mercato Saraceno,
entro aprile 2012
Si chiamano "centri di riuso" e vanno ad affiancare le classiche stazioni ecologiche. Ne sorgeranno
due in provincia di Forlì-Cesena, una a Forlimpopoli e l'altra a Mercato Saraceno, entro aprile
2012. A cosa servono? Lo spiega l'assessore provinciale Luciana Garbuglia: "Qui andranno a finire
gli oggetti di cui i cittadini si vogliono disfare, ma che altri potrebbero trovare utili". Lo scopo, lo
spiega l'assessore, è di bloccare questi scarti prima che entrino nelle stazioni ecologiche, vale a
dire prima che diventino ufficialmente "rifiuti". Per questo i "centri di riuso" sono pensate come
una sorta di "pre-aree", in cui viene bloccato quanto potrebbe essere riutilizzato e non
semplicemente riciclato. I due centri funzioneranno con le modalità de i "mercatini dell'usato",
vale a dire con lo "scambio mediato": il bene viene trattenuto e, in caso di vendita, una
percentuale sarà trattenuta dal mediatore. I due centri avranno il costo di 30mila euro a
Forlimpopoli e 25mila euro a Mercato Saraceno, la Regione Emilia-Romagna ci metterà il 50%,
vale a dire 27.500 euro, all'interno del piano di azione ambientale. Per le modalità tecniche del
loro funzionamento si dovrà aspettare fino alla realizzazione delle due strutture.
www.forlitoday.it
LE GIORNATE DEL RIUSO
Segnaliamo 3 tra le sempre piú numerose “Giornate del Riuso” che i Comuni italiani organizzano
uno o piú volte l’anno nei loro territori. Tali iniziative non hanno reali impatti quantitativi
sull’ambiente (nel 2010 la Giornata del Riuso a Brescia ha rappresentato una riduzione pari a circa
lo 0,001% dei rifiuti prodotti nella Provincia ossia lo 0,02% del probabile potenziale di riutiizzo dei
suddetti rifiuti ) ma che hanno un’indubbia importanza culturale.
TRENTO
Anche nel 2011 le Circoscrizioni del Comune di Trento, a turno, hanno ospitato Giornate del Riuso,
feste in cui i cittadini si scambiano oggetti non più utilizzati ma ancora in buono stato e
funzionanti, allungandone in questo modo la vita e contri buendo a ridurre la produzione di rifiuti.
Vestiti, libri, riviste, oggettistica per la casa ma anche biciclette, giocattoli e articoli sportivi sono gli
oggetti di maggior scambio durante queste giornate che diventano anche occasione, grazie anche
al Gruppo degli Ecovolontari del Comune di Trento, per sensibilizzare i cittadini sulla tematica dei
rifiuti e della loro corretta differenziazione. L’iniziativa é nata nel 2005 e sta iniziando a diffondersi
in altri Comuni della Provincia di Trento.
BRESCIA
Il 14 Maggio 2011 a Brescia si é svolta la seconda edizione della Giornata del Riuso, un’iniziativa
promossa da Comune di Brescia e Aprica SpA, nell’ambito del Piano di Azione per la Riduzione dei
Rifiuti Urbani promosso dalla Regione Lombardia e in collaborazione con il Segretario Oratori di
Brescia. I cittadini sono stati invitati a recarsi in quattro diversi oratori per portare e prendere
mobili, libri, elettrodomestici, giocattoli, attrezzi sportivi e per disabili, abbigliamento, arredi e
attrezzi da giardino, accessori per ufficio, computer e stoviglie. Durante la prima edizione, svoltasi
nel mese di ottobre 2010, sono state riusate 6,25 tonnellate di materiale. Al termine della
“Giornata del riuso“, e dopo che i rifiuti consegnati sono stati oggetto di scambio, la Onlus Cauto si
é occupata occupata di ritirare tutti i rifiuti rimasti.
VARESE
Per sabato 19 Novembre, i residenti del rione Bustecche di Varese sono stati invitati dal Comune
ad esporre sul marciapiede o sulla sede stradale antistante la propria abitazione o attività oggetti
di piccole e medie dimensioni di cui si vogliono disfare e che si trovano ancora in buono od ottimo
stato di conservazione. I beni devono essere agevolmente trasportabili con un’auto.
A tutti i cittadini della cittá di Varese e dei Comuni limitrofi é stato proposto di prelevare i suddetti
oggetti “per donare loro una seconda vita”. Per gli oggetti di maggiori dimensioni é stato chiesto di
affiggere, durante la Giornata del Riuso, avvisi di disponibilità alla cessione corredati di foto,
reperibilità telefonica, ecc., su fronte stradale. Le Associazioni di Volontariato di Varese e le Pro
Loco provinciali sono state invitate all’iniziativa, “in qualità di potenziali portatori di interesse al
recupero degli oggetti esposti, da utilizzare nel sostegno a persone bisognose o per dar vita a
mercatini/pesche di beneficienza con cui raccogliere fondi da destinare alle loro finalità sociali ”.
Foto: l’Ecoscambio di Arezzo (fonte: arezzoweb.it)
L’ARTICOLO: Ecoscambio: il baratto che aiuta l’ambiente
Arezzo - Ancora due appuntamenti con l’Ecoscambio, iniziativa promossa dal Comune di Arezzo e
da Aisa in collaborazione con il Centro commerciale Setteponti, Unicoop Firenze e la Sezione Soci
Coop Arezzo: sono stati organizzati per sabato 7 e domenica 8 maggio nell’area pubblica
appositamente adibita all’interno del parcheggio del Centro commerciale Setteponti.
Iniziata in via sperimentale a gennaio la pratica del ‘baratto’ a cui si richiama l’Ecoscambio, ha
dato ottimi risultati: sono state in media oltre 200 le persone che durante i secondi fine settimana
del mese, in forma assolutamente gratuita, hanno potuto lasciare e ritirare oggetti funzionanti
non più usati. Tra quelli più curiosi scambiati nell’edizione di aprile trovi amo plotter, friggitrice,
angoliera, portapacchi vespa primavera, stira pantaloni, 30 volumi di meccanica, amplificatori a
valvole, macchina elettrica da caffè, racchetta da tennis, vari paia di scarpe di varie misure nuove,
una pedana per sport, due motoseghe.
Anche sabato 7 e domenica 8 maggio dalle 9 alle 17 nell’area saranno presenti gli operatori di
Aisa, per coordinare e organizzare gli spazi e per portare via la termine della giornata tutti gli
oggetti non ritirati: ci sarà inoltre un gazebo per ospitare gli oggetti portati dai cittadini con
pedane di appoggio per la raccolta e l’esposizione degli oggetti”.
Fonte: www.arezzoweb.it, 5 maggio 2011
“SVUOTA CANTINE 2011”
A differenza di altre amministrazioni la Provincia di Novara, in accordo con i Comuni di
Domodossola e Omegna, ha promosso un’iniziativa di riutlilizzo regolare nel tempo e fondata sulla
forma del mercatino. Tutti i secondi sabati dei mesi piú caldi dell’anno (da Maggio a Ottobre) é
stato concesso gratuitamente ai privati cittadini spazio pubblico per esporre, vendere e anche
barattare oggetti usati di ogni tipo.
L’Assessore all’Ambiente Lucio Pizzi, ha riconosciuto l’importanza del settore commerciale del
riutilizzo sottolineando di non avere ”nessuna intenzione nel fare concorrenza ai soggetti che in
questo settore operano da tempo sul territorio”.
“Piuttosto”, ha evidenziato Pizzi “miriamo a diffondere un messaggio educativo, che ci porti a
ritardare il più possibile il conferimento in discarica, sfruttando al massimo la funzionalità di un
prodotto: dalla bici al materasso, dal frigorifero alla poltrona, tanto per fare qualche esempio.
Prodotti per qualcuno ormai superati, per altri ancora attuali e desiderabili nel loro utilizzo”.
FOCUS: “RIFIUTO CON AFFETTO”
INTERVISTA A MADDALENA VANTAGGI, CO-CREATRICE DI “RIFIUTI CON AFFETTO”
Com’è nata l’iniziativa?
L’idea è nata a Venezia, all’Università. Io e due mie colleghe avevamo in comune la rabbia di fronte al fatto
che si buttano via oggetti ancora utilizzabili per mancanza di spazio e tendenza allo spreco. Abbiamo quindi
pensato di creare un’opera di arte pubblica che risolvesse questa problematica, e il modo più semplice per
farlo era creare un cassonetto trasparente dove fosse possibile mettere liberamente le cose che dispiace
buttare via in modo che chiunque passando e vedendole, come in una specie di vetrina, aprendo il cassonetto
le potesse facilmente recuperare. Concettualmente è interessante che il cassonetto da luogo di rifiuto diventi
luogo di scambio, di incontro. Il progetto é stato messo in pratica per la prima volta a Venezia nel 2007, e il
ritorno mediatico è stato tale che i Comuni hanno iniziato a chiamarci e a chiederci il servizio. Abbiamo quindi
deciso di costituire la societá “Rifiuto con Affetto”.
La gente come risponde?
Quello che abbiamo visto è che, se sensibilizzato, il cittadino ha cura del cassonetto. Avevamo paura di atti
vandalici e quindi per noi è stato bello vedere come, grazie a un adeguato lavoro di comunicazio ne, il progetto
riesce a funzionare e sta dando risultati abbastanza buoni. Abbiamo notato che a Venezia, dove c’è
sicuramente più passaggio, c’è un riciclo molto molto rapido. All’inizio arrivavamo la mattina a fare delle foto
e al pomeriggio era già tutto stato scambiato: tutti gli oggetti della mattina erano stati recuperati e ce n’erano
altri. La forza di “Rifiuti con affetto” è che è uno scambio libero: tu non devi per forza prendere qualcosa se
lasci qualcosa, o viceversa. Tu puoi arrivare e prendere tutto, arrivare e lasciare tutto: non ci sono regole e
quindi l’andamento è imprevedibile. Il cassonetto in base al luogo in cui si inserisce acquista poi la sua storia,
però fino ad ora è andata bene.
NOVITÁ LEGISLATIVE
PREPARAZIONE AL RIUTILIZZO: IL REGALO DI NATALE
E' la notte di Natale la data che segna l'entrata in vigore del D.LGS 3 dicembre 2010 N.205, che
recependo la direttiva europea 98/2008, introduce anche le definizioni di “riutilizzo” e di
“preparazione al riutilizzo” e un’articolo, il “180 bis”, che invita le pubbliche amministrazioni ad
applicare politiche per il riutilizzo e annuncia decreti ministeriali e accordi di programma finalizzati
a costruire le condizioni perché questa pratica diventi effettiva. Grazie al DLGS 205, gli obiettivi
prioritari del riutilizzo e della preparazione al riutilizzo acquisiscono una dimensione concreta
cessando di essere una mera affermazione di principio.
Le nuove definizioni relative al riuso e introdotte nell’articolo 183 del decreto sono:
q) «preparazione per il riutilizzo» le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui
prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere
reimpiegati senza altro pretrattamento;
r) «riutilizzo» qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti
sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti.
Nell’articolo 184 – ter si specifica che in virtú della preparazione al riutilizzo un oggetto puó
cessare di essere rifiuto dopo un semplice controllo:
Articolo 184-ter
(Cessazione della qualifica di rifiuto)
1. Un rifiuto cessa di essere tale, quando e' stato sottoposto a
un'operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione
per il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel
rispetto delle seguenti condizioni:
a) la sostanza o l'oggetto e' comunemente utilizzato per scopi
specifici;
b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
c) la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli
scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti
applicabili ai prodotti;
d) l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto non portera' a
impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana.
2. L'operazione di recupero puo' consistere semplicemente nel
controllare i rifiuti per verificare se soddisfano i criteri
elaborati conformemente alle predette condizioni (...)
Riportiamo poi integralmente l’articolo 180 bis:
1. Dopo l'articolo 180 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152, e' inserito il seguente:
“Articolo 180-bis”
(Riutilizzo di prodotti e preparazione per il riutilizzo dei rifiuti)
1. Dopo l'articolo 180 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e' inserito il seguente:
“Articolo 180-bis
(Riutilizzo di prodotti e preparazione per il riutilizzo dei rifiuti)
1. Le pubbliche amministrazioni promuovono, nell'esercizio de lle rispettive competenze, iniziative
dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti. Tali iniziative
possono consistere anche in:
a) uso di strumenti economici;
b) misure logistiche, come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di
riparazione/riutilizzo;
c) adozione, nell'ambito delle procedure di affidamento dei contratti pubblici, di idonei criteri, ai
sensi dell'articolo 83, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e
previsione delle condizioni di cui agli articoli 68, comma 3, lettera b), e 69 del medesimo decreto;
a tale fine il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare adotta entro sei mesi
dalla data di entrata in vigore della presente disposizione i decreti attuativi di cui all'articolo 2 del
Ministro dell'ambiente e della trutela del territorio e del mare in data 11 aprile 2008, pubblicato
nella G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008;
d) definizione di obiettivi quantitativi;
e) misure educative;
f) promozione di accordi di programma.
2. Con uno o piu' decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di
concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata di cui
all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate le ulteriori misure
necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e la preparazione dei rifiuti per il riutilizzo,
anche attraverso l'introduzione della responsabilita' estesa del produttore del prodotto. Con uno
o piu' decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la
Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, adottarsi
entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le
modalita' operative per la costituzione e il sostegno di centri e reti accreditati di cui al comma 1,
lett. b), ivi compresa la definizione di procedure autorizzative semplificate e di un catalogo
esemplificativo di prodotti e rifiuti di prodotti che possono essere sottoposti, rispettivamente, a
riutilizzo o a preparazione per il riutilizzo.
3. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti di cui al presente articolo con le
risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori
oneri a carico della finanza pubblica.”.
RETE ONU: GLI OPERATORI SI ORGANIZZANO
Gli Stati Generali dell’Usato
Il 2011 ha segnato, per chi ha a cuore il riutilizzo in Italia, un momento storico: dal 31 Marzo al 1
Aprile si sono svolti a Torino gli Stati Generali dell'Usato. Per la prima volta brocanteur,
organizzatori di mercati, fiere dell'usato, negozi in conto terzi, rappresentanti dei recuperatori
rom, cooperative ed enti di solidarietà e associazioni impegnate sul fronte dell’educazione al
riutilizzo, si sono seduti attorno allo stesso tavolo per ragionare assieme sul futuro del settore. Un
momento preparato con cura, ma dall’esito per nulla scontato data la storica polverizzazione del
settore e l’estrema eterogeneitá delle diverse anime che lo compongono.
Lanciato dalla componente mercatale e fieristica del settore (Associazione Bidonville, Associazione
degli Operatori di Porta Portese, Associazione Vivibalon, Rete di Sostegno ai Mercatini Rom) con il
sostegno di Occhio del Riciclone, l'appuntamento di Torino si è caratterizzato come grande salto di
qualità del progetto coinvolgendo tutto gli altri segmenti del settore dell'usato nella costituenda
Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato (Rete ONU).
Il primo Aprile, dopo un confronto di qualche ora i
presenti all’evento hanno prodotto i contenuti dei
primi due documenti ufficiali della nuova Rete: la
“Carta di Torino” e la “Piattaforma Nazionale
dell’Usato”.
I due documenti sono frutto del produttivo dibattito
avvenuto tra le seguenti realtá:
“Non è semplice mettere intorno a un
tavolo tutte le anime di una filiera che è
abituata a competere e non è abituata a
cooperare per competere verso
l’esterno. Questo è l’inizio di un
percorso fondamentale che aiuta non
soltanto gli operatori dell’usato ma
anche noi amministratori locali, che
avremo strumenti un po’ più sensati per
poter intervenire”.
Occhio Del Riciclone Italia, Mercatino SRL, Mercatopoli,
Babybazar, Coop. Mani tese, Comunitá di Sant’Egidio,
Ass. commercianti Balon,
Ass. Vivibalon, Ass.
ILDA CURTI
Nazionale Arti e Mestieri, Occhio del Riciclone Lazio,
Assessore del Comune di Torino.
Occhio del Riciclone Toscana, Occhio del Riciclone
Stati Generali dell’Usato – Torino 2011
Calabria, Ass.Bidonville, Rete di sostegno ai mercatini
rom, Ass. Operatori di Porta Portese, Ass. Edera, Ass. Bancarelle di Campagnano, Bazar Project,
Coop.Riciclaggio, Ass. Mani Tese Catania, Coop. Mattaranetta, Coop. Insieme, Coop. Il Triciclo,
Coop. Arcobaleno, Coop. Dimanoinmano, Coop. Senza Frontiere, Mercatino di Borgo d’Ale e Coop.
Ruah.
LA CARTA DI TORINO
La “Carta di Torino”, rappresenta il documento di sintesi delle dichiarazioni d'intenti e
delle motivazioni che hanno spinto le diverse organizzazioni a riconoscersi in un progetto
comune che abbia come obiettivo quello di veder riconosciuta al settore dell’usato la
dignità di una filiera.
CARTA DI TORINO
Siamo gli operatori e gli organizzatori dei mercati storici e delle pulci, delle fiere e delle strade,
delle cooperative sociali, cooperative di produzione lavoro che lavorano nel sociale, delle
botteghe rigattiere e dell’usato, dei negozi in conto terzi e degli enti di solidarietá
Noi Operatori del Riutilizzo di tutta Italia, riuniti qui a Torino in occasione dei primi Stati Generali
dell’Usato, affermiamo che la nostra attivitá produce valore ambientale, sociale, economico e
culturale, e che tale valore costituisce un’esternalità positiva di interesse generale per l’intera
società.
Siamo gli operatori e gli organizzatori dei mercati storici e delle pulci, delle fiere e delle strade,
delle cooperative sociali, cooperative di produzione lavoro che lavorano nel sociale, delle
botteghe rigattiere e dell’usato, dei negozi in conto terzi e degli enti di solidarietá, e
riconosciamo che le nostre differenze si compongono in una dimensione che ha la dignità del
comparto produttivo: la filiera del riuso.
Grazie al nostro lavoro quotidiano e invisibile decine di migliaia di tonnellate di beni postconsumo vengono sottratte allo smaltimento.
Grazie al nostro impegno decine di migliaia di famiglie trovano di che sostentarsi. Nella filiera de l
riuso lavorano soggetti svantaggiati e onesti imprenditori, migranti, rom e pensionati, lavoratori
con reddito insufficiente e persone prive di reddito che con poco investimento riescono ad
attivare un commercio onesto, operatori sociali e amatori dei be ni d’epoca e del collezionismo.
Grazie alle nostre capacità, i luoghi dove esercitiamo sono occasione di incontro e scambio tra
persone di lingua, cultura e condizione economica differente.
Siamo radicati nei nostri territori e viviamo in funzione del circuito sociale che riusciamo a
sviluppare, acquistando, intermediando, raccogliendo o ricevendo in dono le merci usate, e
redistribuendole a persone con scarso potere d’acquisto o innamorate dell’infinita varietá e
trasversalitá merceologica che solo l’usato puó e sa offrire.
I nostri mercati storici sono una componente imprescindibile dell’identitá delle nostre cittá, e la
nostra attivitá rende viva e palpabile la memoria del passato.
Il settore dell’usato, che come nessun altro riesce a conciliare gli aspetti economici con quelli
sociali, é una delle risposte piú efficaci alla crisi.
Ma oggi la nostra attivitá, invece di essere incentivata, é penalizzata e, spesso, costretta al
sommerso da oneri fiscali e regimi autorizzativi ritagliati per altre fi gure professionali: siamo le
prime vittime del vuoto normativo sul nostro settore e della scarsa attenzione della Pubblica
Amministrazione.
Chi tra di noi fa raccolta dei RU ingombranti ha difficoltá autorizzativa a selezionare e rimettere
in circolazione enormi volumi di merci riusabili, mentre il resto del settore é affamato di merci e
sogna l’acquisizione dei beni con valore di mercato che assurdamente vengono avviati a
smaltimento.
Tra chi lavora all’aperto, c’é chi é registrato come professionista e paga oneri fiscali e contributivi
insostenibili in proporzione al proprio fatturato e c’é chi é costretto all’abusivismo e al precariato
che ne consegue. Tra gli hobbisti ci sono migliaia di operatori che aspirano a diventare
professionisti ma sono costretti a vincoli che ne frustrano le aspettative. Siamo sempre insicuri
rispetto alle autorizzazioni, ai luoghi e ai tempi di svolgimento delle nostre attività: in balia delle
interpretazioni soggettive dei “buchi” normativi da parte delle amministrazioni e degli arbitrii dei
pubblici ufficiali.
Chi di noi ha un negozio, si trova a pagare imposte che incidono sui fatturati maggiormente
rispetto al nuovo ricevendo in questo modo, in cambio della propria azione ambientale, un
disincentivo anziché un appoggio.
Chi di noi raccoglie merci usate a fini solidali, spesso non riceve appoggi materiali per il proprio
lavoro ed è anche costretto al paradosso di essere obbligato a pagare per smaltire ció che non é
riuscito a donare o a vendere per beneficenza.
Noi Operatori del Riutilizzo, a partire da oggi cammineremo uniti come settore e come filiera,
esigendo nuove regole, capaci di fornire i corretti dispositivi di riconoscimento per la nostra
attività, e pretendendo un sistema di incentivi e agevolazioni che renda finalmente possibile la
piena espressione della nostra capacità produttiva, assieme a tutti i benefici che la nostra attività
apporta alla collettività. Per l’ambiente, per l’uomo, per un mondo piú consapevole e solidale.
TORINO, 01 APRILE 2011
La Piattaforma della RETE ONU
I presenti agli Stati Generali dell’Usato hanno inoltre deliberato un documento unitario, “La
Piattaforma” che raccoglie tutte le istanze e le proposte dell’intero settore dell’usato, indicando gli
ambiti d’intervento sui quali dovrà intervenire il legislatore per favorire lo sviluppo del riutilizzo in
Italia e agevolare il superamento degli ostacoli che oggi impediscono al settore dell’usato di
esprimere al meglio le sue potenzialità economiche, sociali, culturali e ambientali.
Ambiente
1. Per quando raccogliamo merci che ancora non sono diventate rifiuti chiediamo:
-di poter conferire gratuitamente nei Centri di Raccolta (così definiti dall’art.183 del D.lgs
152/06) l’invenduto della nostra attività di raccolta e distribuzione di merci usate;
-che gli scarti del nostro lavoro di sgombero e riutilizzo devono essere quindi inclusi tra
quelli assimilati ai Rifiuti Urbani secondo le indicazioni di legge;
-facilitazioni nell’accesso ai beni di cui i Grandi Enti (pubblici e privati) intendono disfarsi.
2. Per le merci riusabili che sono già state definite rifiuti chiediamo:
- che, nel quadro di una ricodificazione dei Centri di Raccolta, gli operatori della vendita al
dettaglio, gli artisti, gli artigiani e i designer possano accedere ai suddetti Centri di Raccolta
per acquistare le merci riusabili all’ingrosso e a prezzi sostenibili, e le cooperative che
gestiscono i Centri di raccolta e le raccolte domiciliari possano gestire il trattamento e
l’output del riusabile in maniera autorizzativamente semplice e fondata sulla definizione di
“preparazione al riutilizzo” descritta sia nella direttiva 98/2008 che nel decreto 205/2010;
-Nuovi Codici CER maggiormente idonei a un output dal ciclo destinato al Riutilizzo.
-Sistemi di selezione delle merci riusabili conferite nell’intero flusso di RU domiciliare;
- l’istituzionalizzazione di un Consorzio Nazionale del Riuso che, analogamente a quanto fa
CONAI con le frazioni da destinare al Riciclo, offra i propri servizi ai Comuni al fine di
garantire l’avvio di tutta la frazione riusabile alle Filiere del Riutilizzo;
-Che le convenzioni, le gare e gli affidamenti dei Centri di Raccolta includano il vincolo al
Riutilizzo e alla massima Riparazione, e il vincolo che chi li gestisce debba possedere
comprovato know how specifico su Riduzione e Riutilizzo, che legalmente sono le prime
due opzioni nella gerarchia dei Rifiuti.
Fiscalità
1. Per tutti gli operatori dell’usato:



Istituzione di un Codice ATECO ritagliato sulle caratteristiche degli operatori dell’usato, da
dividere in segmenti con regimi ad hoc;
Esenzione totale dall’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) e oneri fiscali e contributivi
sostenibili e fissati con una ragionevole proporzione rispetto ai fatturati di settore;
Applicazione del principio di responsabilità soggettiva dell’operatore, il quale, su richiesta,
dovrà indicare ai pubblici ufficiali l’origine delle merci con prezzo superiore ai 500 euro ed
essere giudicato come unico responsabile nei casi in cui venga accertata la ricettazione
della merce, e senza ripercussioni o rappresaglie nei confronti della manifestazione dove
l’operatore ha commesso il reato.
2. Per il conto terzi:



Revisione degli oneri fiscali, come quelli relativi all’insediabilità in modo proporzionale ai
fatturati e alla possibilità dei commercianti del settore. Il carico fiscale spalmato sul
singolo bene usato non deve essere superiore a quello spalmato sul singolo bene nuovo.
Attualmente il carico sull’usato é doppio o triplo rispetto al carico sul nuovo.
Istituzione di un regime di omologazione che favorisca l’efficiente e sostenibile gestione di
magazzini, parcheggi e altri elementi indispensabili allo svolgimento dell’attività di
intermediazione delle merci.
facilitazioni per l’insediamento di mercatini dell’usato su sede propria, attraverso il
riconoscimento della pubblica utilità nella disciplina urbanistica che consenta alle
pubbliche amministrazioni di introdurre anche forme di deroga e variante dei regolamenti
e delle norme vigenti, alla stregua dell'attuazione privata di standard urbanistici di
interesse comunale o sovra-comunale.
3. Per tutti gli ambulanti:


Esenzione generalizzata dagli obblighi di tracciabilità delle merci per tutte le frazioni di
valore medio-basso, ovvero quelle che non sono tipiche dell’attività del ricettatore;
Obbligo di fornire un documento di vendita per le merci vendute a un prezzo superiore ai
500 euro; il documento non dovrà specificare il prezzo ma dovrà contenere numero di
carta di identità e firma del cessionario.
4. Per gli ambulanti hobbisti:

Pagare tramite gli organizzatori dei mercati e delle fiere un forfait a giornata lavorata che
comprenda prezzo del suolo pubblico e oneri sui guadagni. Il forfait dovrà essere una
percentuale fissata in proporzione al costo della postazione/stallo.
5. Per gli ambulanti professionisti:

Pagare un forfait annuo che copra contributi INPS e altri oneri fiscali pari a un massimo di
1000 euro l’anno.
Commercio
1. Per gli ambulanti:







Abolire il sistema delle licenze per gli operatori ambulanti dell’usato, i quali dovranno
semplicemente presentare una Dichiarazione di Inizio Attività (D.I.A.) al pari dei
commercianti su sede fissa; l’abolizione della licenza dovrá essere sancita da un’apposita
modifica al D.Lgs. 31.3.1998 n. 114 (Decreto Bersani).
Che i rappresentanti territoriali degli operatori dell’usato siano consultati durante la
stesura dei bandi per l’assegnazione di spazi adibiti alla vendita dell’usato;
Integrazione di obiettivi quantitativi alla Legge n.13 del 27 Febbraio 2009, che stabilisce
che a partire dal 2009 gli enti locali individuino, assieme alle associazioni territoriali, spazi
per lo svolgimento dei mercati dell’usato nel quadro di una politica di “valorizzazione degli
stessi a “fini ecologici”;
Estendere il diritto ad esercitare degli hobbisti dell’usato fino a 24 domeniche l’anno (in
sostituzione alle 6 domeniche attuali);
Individuare spazi pubblici sufficienti ad assorbire l’intera domanda degli operatori
dell’usato, professionisti (con esigenza di lavorare tutto l’anno) e hobbisti (con esigenza di
lavorare fino a 24 domeniche l’anno);
Abolire la compravendita e l’affitto degli spazi assegnati, grazie all’applicazione di
meccanismi che rendano impossibile il fenomeno quali:
-l’estinzione del diritto allo spazio dopo un anno di assenza dallo stesso del titolare
assegnatario;
-la rotazione degli hobbisti da un mercato all’altro; la rotazione avrà anche l’importante
ruolo di rinnovare e vitalizzare i mercati incentivandone lo sviluppo.
Le nuove regole dovranno essere applicate a partire dai mercati creati ex novo.
Dividere i nuovi mercati dell’usato in una quota di professionisti e una quota di hobbisti
(con regime di rotazione)
Sociale e Lavoro
1. Riconoscimento dell’utilità sociale dell’attività di commercio dei beni usati, ed estensione
dello status di ONLUS alle associazioni e cooperative che se ne fanno carico e che ne
facciano richiesta; assimilazione dell’attività di organizzazione dei mercatini dell’usato al
concetto di “educazione ambientale” che facendo parte delle attività istituzionali delle
ONLUS gode di regime IVA speciale;
2. Istituzione presso i Comuni di Sportelli e incubatori d’impresa che orientino e
accompagnino gratuitamente le microimprese dell’usato che vogliono emergere; sportelli
e incubatori dovranno essere di preferenza gestiti da organizzazioni ed e sperti già attivi nel
settore;
3. Produrre una circolare che imponga a tutti gli uffici pubblici deputati all’orientamento al
lavoro e alla creazione d’impresa (come ad esempio i SUAP) di mettere a disposizione del
pubblico informazioni esaurienti sull’istituzione e l’emersione di microimprese dell’usato e
sull’esistenza di associazioni di categoria;
4. Inclusione del settore dell’usato nelle Politiche Sociali, del Lavoro e della Formazione
Professionale.
5. Individuare e assegnare gratuitamente spazi per lo stoccaggio delle merci riusabili raccolte
dagli enti no profit a fini di solidarietà;
6. Estendere le agevolazioni relative all’integrazione di risorse umane a chi fa attività di
Riutilizzo anche ai soggetti che non hanno la status di Cooperative Sociali.
Cultura
1. I Mercati storici delle città italiane devono essere riconosciuti dal Ministero della Cultura
come parte integrante del Patrimonio Culturale italiano, e pertanto devono essere tutelati
e protetti al pari del resto del Patrimonio. La loro intoccabilità non de ve comportare
fossilizzazione ma piuttosto salvaguardia dei tratti identitari storici: difesa dall’invasione
del nuovo dozzinale, dalle minacce di sgombero, da interpretazioni giuridiche
disomogenee e da tutte le dinamiche che incentivano l’espulsione dai mercati degli
operatori storici.
2. Visibilità per il settore nelle televisioni nazionali, all’interno di programmi culturali ed
educativi, e attraverso spot istituzionali;
3. Stanziamento di fondi pubblici per la promozione territoriale delle manifestazioni pop olari
dell’usato.
4. Aree nei mercatini, finanziate con risorse pubbliche, deputate a vecchi mestieri,
artigianato artistico del riuso, educazione ambientale, laboratori di riuso con i bambini.
Le richieste degli educatori del riutilizzo
Su iniziativa di Occhio del Riciclone e della Rete ONU, il primo Aprile a Torino e il 7 luglio a San
Benedetto del Tronto educatori al riutilizzo di tutta Italia si sono riuniti per confrontarsi sui loro
problemi e sviluppare richieste Comuni alle istituzioni nazionali. Agli incontri hanno partecipato
Occhio del Riciclone Lazio e Occhio del Riciclone Toscana, l’Associazione Cittá Bambina di Firenze,
l’Associazione Archintorno di Napoli, Associazione La mente comune di Padova, la Coop Ruah di
Bergamo, Coop I Talenti di Fano , e la Regione Marche in quanto organizzatrice delle Ludoteche
Riú. Grazie al prezioso contributo tecnico dei dirigenti ambiente di quest’ultima, i presenti alla
seconda riunione nazionale sono riusciti a stabilire dei punti fermi e a tradurre le proprie esigenze
in istanze.
Individuata da tutti la necessitá di sgombrare il campo dai soggetti che non hanno i requisiti per
realizzare progetti di qualitá, gli educatori e i dirigenti partecipanti alle riunioni si sono interrogati
su un’eventuale sistema di selezione dei soggetti candidabili a svolgere interventi di educazione al
riutilizzo finanziati dalle istituzioni pubbliche, che non inibisca peró l’attivitá delle realtá piccole
e/o nuove che si affacciano al settore con proposte di qualitá.
In base a questa considerazione, si é ritenuta inopportuna la creazione di un “albo degli educatori
al riutilizzo” al quale far iscrivere le associazioni o le societá che intendono lavorare nel settore. Un
nuovo albo, secondo i partecipanti alla riunione, creerebbe infatti sovrapposizioni e confusioni con
le reti di educazione giá accreditate, e inoltre non costituirebbe di per sé una garanzia di
innalzamento degli standard di qualitá.
É stato invece reputato opportuno esigere che gli operatori che realizzeranno gli interventi siano
qualificati .
A San Benedetto gli esponenti del settore presenti hanno quindi concordato sulla necessita di
chiedere al Ministero dell’Ambiente la produzione un atto d’indirizzo che inviti le Regioni a creare,
attraverso le Province, figure qualificate per l’educazione al riutilizzo.
La nuova qualifica di “Educatore alla Prevenzione e al Riutilizzo dei Materiali post-consumo” potrá
essere assunta in seguito alla partecipazione a corsi di formazione professionale e al superamento
di un esame specifico. I corsi e gli esami dovranno far parte dei piani annuali di formazione delle
Province.
Gli operatori con piú di tre anni di esperienza nel settore, potranno accedere direttamente
all’esame senza essere oggetto di azioni formative.
L’innalzamento degli standard di qualitá degli interventi di educazione non dipenderá solo
dall’impiego di operatori qualificati, ma anche dall’adozione di requisiti di processo da imporre a
ogni attivitá finanziata e patrocinata dalle istituzioni.
Tra i requisiti devono esserci il rigore informativo, lessicale e concettuale dei materiali di
comunicazione, l’impiego nei laboratori di materiali giá usati, e l’adozione di sistemi di valutazione
finale e feedback che diano riscontro dell’effettivo impatto dell’intervento sugli utenti.
AUTORI E RINGRAZIAMENTI
Il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2011 é un prodotto del Centro di Ricerca Economica e Sociale
Occhio del Riciclone.
La stesura del Rapporto é stata curata da:
Pietro Luppi
Serena Manoni
Gianfranco Bongiovanni
Si ringraziano per il loro contributo:
Il Ministero dell’Ambiente, che fin dall’inizio ha creduto al progetto di Rapporto sul Riutilizzo,
Aleramo Virgili, Antonio Conti, Ilda Curti, Gianni Perbellini, Alessandro Giuliani, la Cooperativa
Insieme, la Camera di Commercio di Milano, Feliciano Di Giovambattista, Paolo Piscia, Carolina
Carrino, Domenico Rocchella, Angelo Giamo, Antonio Zizzi, Stefania Burattin, Sergio Mascotto,
Rino Bernabei, Raffaele Chiarelli, Manuela Macrì, Umberto Pacini, Roberta Liberati, Mirella Ruo,
Rosario Raciti, Paolo Beretta, Elisa Faltrinieri, Aldo Giusti, Andrea Anaclerio, Paolo Boscaro,
Michele Murzi , Maddalena Vantaggi, Agusto Lacala e Alessandro Stillo.