Catalogo Vetro Bassa
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Catalogo Vetro Bassa
01 heart book 01 heart book Glass in heart www.associazioneheart.it heart book 01 Glass in heart Organizzazione a cura di Heart - Pulsazioni Culturali con il Patrocinio del Comune di Vimercate In collaborazione con heart book 01 Glass in heart Donata Patrussi Diego Pinasco Ivano Balestrieri Si ringraziano i partner e i collezionisti che hanno sostenuto il progetto. Testi di Donata Patrussi Ivano Balestrieri Diego Pinasco Franco Bobbio Pallavicini Giuseppe Zaccaria Foto, Studio Giudicianni & Biffi a eccezione di p.67, Gianni Berengo Gardin pp. 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, Archivio Ugo Nespolo Coordinamento editoriale, Simona Bartolena Redazione, Giacomo Ambrosi Grafica, Andrea Cereda Stampa, TipoLitografia Scotti 11.02.2012 – 19.02.2012 Heart – Spazio Vivo Vimercate Con il vetro nel cuore Simona Bartolena Nel suo testo, Ivano Balestrieri sottolinea come oggi il vetro non sia più soltanto un “oggetto d’arredo”: «con artisti come Lino Tagliapietra, Yoichi Ohira e Cristiano Bianchin – scrive Balestrieri – quella del vetro è diventata un’arte conosciuta nel panorama internazionale e presente in tutte le collezioni private e museali, non più solo come arte applicata, ma equiparata a quella tradizionale». Personalmente sono sempre stata profondamente affascinata dalle personalità artistiche e dai movimenti che hanno saputo “mescolare le carte”, fare dell’arte un linguaggio che oltrepassi il confine della sterile – quanto discutibile – divisione tra arti maggiori e arti decorative (o ancor peggio: arti minori...): si pensi alla Secessione Viennese, al Bauhaus, alle ricerche degli avanguardisti russi o alla straordinaria creatività libera di artisti come Fortunato Depero. Mi pare, quindi, particolarmente interessante che Heart intenda esplorare forme d’arte meno battute, come quella del vetro, tanto importante e diffusa, tra l’altro, anche (e, oggi, soprattutto) in Italia. A dispetto del fatto che io sia figlia di un esperto e appassionato conoscitore di vetri d’artista (e colgo l’occasione per ringraziarlo per la grossa mano che ci ha dato per questa mostra), non sono mai stata una studiosa della materia. Mi sono da sempre limitata a guardare a distanza questo mondo incantevole senza decidere di approfondirlo nei miei studi. Una ragione in più per apprezzare e fare tesoro di questa esperienza, che vede esposti allo Spazio Heart alcuni pezzi di straordinaria bellezza e di indiscutibile valore storico, una selezione che, certo, non esaurisce la complessa e ricchissima storia dell’arte vetraria ma che sicuramente fornisce notevoli suggestioni e spunti di riflessione; una sequenza che parte da alcuni esemplari Nouveau e Decò di origine francese e, passando per i migliori nomi dell’arte del vetro veneziana, giunge a Ugo Nespolo, presente in mostra con un’intera sezione a lui dedicata, un’occasione unica per ammirare i lavori in vetro di questo poliedrico e geniale maestro. Una mostra pensata per gli appassionati e conoscitori ma anche per coloro che al mondo del vetro si avvicinano per la prima volta; per questo motivo anche questa pubblicazione non vuole semplicemente essere un catalogo, ma un vero e proprio libro di introduzione alla storia del vetro. Per la medesima ragione vorremmo che questo evento fosse solo l’inizio di un percorso, che potesse ripetersi annualmente, diventando un appuntamento fisso. Intanto ringrazio a nome di Heart coloro che,con il loro lavoro, la loro competenza e la loro professionalità, hanno reso possibile questa prima edizione. 5 I vetri francesi Luce, fiori e colori I vetri francesi alle superfici e alle forme di oggetti in riconosciuti come il vero rinnova- vetro come i vasi. mento in un momento in cui l’arte del Luce, fiori e colori All’Esposizione Universale di Parigi vetro non brillava particolarmente. Donata Patrussi del 1867, la prima a cui partecipò il La consapevolezza di aver creato Giappone, Joseph-Philippe Brocard qualcosa di nuovo fu probabilmente In Europa nel XVIII secolo la produzio- duzione vetraria. Le mostre internazio- (1831-1896) presentò vetri smaltati la ragione per cui Brocard pensò di ne di ceramiche e porcellane e altri nali servivano a diffondere le nuove che si ispiravano all’Arte Rina- firmare le sue esecuzioni. Tale inno- oggetti laccati risentiva prepotente- conquiste tecniche ed estetiche nel scimentale e Islamica e che furono vazione fu presto seguita da molti mente dell’influenza della Cina; le campo dell’arte del vetro. cosiddette “chinoiserie” e nuove tecni- La data che segna l’inizio dell’epoca del che offrivano motivi di ispirazione. vetro è il 1851 con l’Esposizione Anche l’Oriente islamico nel XIX secolo Universale di Londra (The Great influenzerà poco a poco la cultura e Exibition) e la costruzione, apposita- l’arte in tutte le sue forme: lampade mente ideata per l’occasione, del sospese, come quelle delle moschee, e Christal Palace, progettato dall’archi- vasi con intarsi con forme di fiori rap- tetto Paxton, realizzato unicamente in presentavano i nuovi spunti per distac- vetro e metallo, simile a una grande carsi dalla tradizione barocca. serra, che con la sua trasparenza Accanto a importanti discipline, come divenne il simbolo dell’entrata del vetro l’Architettura e la Pittura, si sviluppe- nell’ambiente moderno. ranno anche nell’Artigianato artistico In questo periodo, nella pittura, nella nuove vene creative che faranno diven- ceramica e altre discipline si sente il tare “l’Arte del Vetro” il veicolo sul bisogno di creare un nuovo stile e di quale opereranno grandi maestri e trovare nuove modalità espressive. artisti dell’epoca. Occorreranno altri vent’anni affinché le Verso la fine del XIX secolo la produzio- condizioni economiche, scientifiche e ne vetraria ebbe nuovo impulso dovuto artistiche facciano divenire il materiale al particolare momento storico di rin- vetro un modo per esprimersi nella novamento che si manifestava in ogni storia dell’arte vetraria francese. campo. Gli artisti che eseguivano per- Intorno al 1860, con l’avvento del sonalmente i loro pezzi, ma anche i Giapponismo, si coglieranno poco a produttori, cercavano di sfruttare tutte poco le influenze decisive per un cam- le possibilità offerte dalle nuove tecno- biamento totale di gusto e tendenza. logie e dalle nuove conoscenze scienti- I maestri vetrai europei, in particolare i fiche, come la fisica e la chimica, e francesi, utilizzarono le tecniche di inoltre l’aumento delle possibilità di placcature, rivestimenti parziali, tagli comunicazione rendeva più facile il col- alti e bassi, che in Cina e in Giappone legamento con i maggiori centri di pro- venivano applicate a pietre e minerali, 8 Schneider, Le Verre Français, Francia, 1925 9 Schneider, Le Verre Français, Francia, 1927-1928 ce di aver ridato vita nuova all’arte del furono fonte di ispirazione per Emile vetro. Nel contempo altri artisti o vetre- Gallé, forse colui che viene ricordato più rie venivano menzionate: Gallé di frequentemente nel settore del vetro Nancy, Salviati a Murano, Lobmeyer a I capolavori di Rousseau mostravano Vienna. Non è un caso, dunque, che una decisa connessione con i vasi inta- grandi maestri vetrai come Eugène gliati in pietra dura della Cina che, Rousseau, Auguste Jean ed Emile Gallé come dei “reperti“ si presentavano siano stati profondamente influenzati irregolari per spessore e forma. Con dalla tecnica di precisione degli smalti lui collaborava Ernest Léveillé (1841- alla maniera araba di Brocard e che 1913) e nel 1888 Rousseau lascerà a tutti abbiano cominciato la loro carriera quest’ultimo la direzione della sua fab- ispirandosi al gusto islamico. brica. Léveillé continuerà a eseguire Nelle manifatture francesi si notò un oggetti sullo stile di Rousseau ma netto miglioramento della massa di arricchirà il suo repertorio con esecu- vetro con il trattamento delle superfici zioni personalissime. Sebbene i mate- che venivano arricchite in vari modi. riali utilizzati siano gli stessi usati dal Anche l’uso di utensili speciali permet- suo maestro, lo stile di Léveillé si affer- teva di operare sull’oggetto creando ma con forme più barocche che vicine cavità e incisioni interne ed è ben evi- all’Art Nouveau. Nel 1889, alla succes- dente il nesso di queste lavorazioni con siva Esposizione Universale, ottenne il taglio delle pietre. una medaglia d’oro e il plauso per aver Il maestro vetraio francese, François saputo sostenere il nome del suo pre- Eugène Rousseau (1827-1891), affasci- decessore e maestro Rousseau. nato dai vasi cinesi in pietra dura e da Intorno al 1890 lo studio dell’arte cine- quelli giapponesi, intraprese una ricer- se del taglio della Giada, porterà la ca costante e sistematica per cercare di produzione francese a imitare questo ottenere sul vetro artistico effetti cro- leggendario materiale. Da ricordare il matici che sostanze naturali produceva- suo significato simbolico in Cina dove, no nei minerali e nelle rocce. La tecnica per la sua durezza, veniva paragonata del vetro doppio o a più strati di diversi alla giustizia, per la sua resistenza al colori è la sua prima grande invenzione coraggio, per il suo raffinato e delicato nell’arte del vetro. Egli presentò il risul- splendore all’umanità, per la sua tato delle sue ricerche a Parigi, purezza al rigore morale. all’Esposizione Universale del 1878, e il Il voler conferire agli oggetti di vetro artisti alla fine del XIX secolo; in tal firma modo potevano così rivendicare l’au- un’enigma. consenso fu immediato. Le sue creazio- l’aspetto simile alle pietre preziose è tenticità delle proprie opere e i diritti Undici anni più tardi all’Esposizione ni sembravano prodotti in pietra prezio- una caratteristica della produzione di su di esse. Malgrado ciò, a tutt’oggi, Universale del 1878 la critica del tempo sa grazie all’aggiunte di ossido di Gallé, come nel caso del “cristal jade” è facile imbattersi in pezzi senza osannava Brocard come l’artista capa- cromo, cobalto, manganese e ferro e del 1900 o anche della “verre de 10 dove l’attribuzione resta 11 Schneider, Le Verre Français, Francia, 1927-1928 Jade” dei fratelli Daum. C’era nelle appassionato della cultura dell’Oriente loro esecuzioni il desiderio di creare asiatico, unendo il suo genio creativo e Alla pagina successiva: Vaso decoro "Coquelicots", Schneider, Francia, 1927-1928 una serie di oggetti – come contenito- la sua sensibilità, applicò alle sue crea- ri per pennelli, porta inchiostro, zioni le tecniche di produzione, le vasetti vari e incensieri – con le carat- forme e le decorazioni di quella lonta- teristiche di questo prezioso e leg- na cultura. gendario materiale. È importante sottolineare che l’opera Nella storia dell’arte vetraria francese di Gallé, sia che fossero pezzi unici o di Emile Gallé (1846-1904), studioso e serie, va suddivisa tra un primo perio- 12 13 14 do (dal 1867 al 1904, anno della sua l’uso di acidi); quella a “marqueterie” morte) con produzione delle fabbriche (intarsio su vetro derivato dal procedi- “Gallé” (diretta da Charles Gallé – mento usato sul legno); quella “mar- Reinemer) “Christallerie tellata” (tecnica di incisione su vetro d’Emile Gallé” (diretta da lui stesso) e e della alla ruota ottenuta con mole simile a un secondo successivo periodo (dalla quella realizzata sul ferro). sua morte al 1936) in cui gli stabili- Fondata a Nancy dal padre Jean, la menti Gallé produssero esclusivamen- manifattura dei fratelli Auguste e te oggetti di serie. Antonin Daum, che inizialmente pro- Un ruolo significativo nella produzione duceva vetri con tipologie tradizionali e di Gallé lo ebbe la natura, in tutte le sue per la tavola, ben presto con l’esempio forme. In un epoca in cui le grandi città di Gallé si orientò su tipologie di vetri cambiavano aspetto con la rivoluzione con soggetti naturalistici e floreali coe- industriale si sentiva il bisogno di svi- renti con lo stile Art nouveau. luppare un mondo parallelo dove la Come Gallé, i Daum erano originari natura e i motivi floreali così come tutti della Lorena, dove la naturale ric- gli esseri viventi, servivano da ispira- chezza di piante e fiori e le innumere- zione per valorizzare le arti decorative. voli e rare piante, spesso provenienti Fiori di ogni tipo – ninfee, orchidee, da paesi lontani e coltivate nei giardi- giunchiglie, papaveri, mughetti, gigli, ni, furono l’ispirazione principale per peonie – o fantastici paesaggi, foreste, le loro creazioni. Tra le tecniche bre- laghi, boschi, ma anche insetti e rettili vettate dai fratelli Daum la tecnica e altri piccoli animali venivano ripro- “intercalare” del 1899 è la più innova- dotti su vasi in vetro che erano apprez- tiva per l’epoca. Consisteva nel zati per la loro raffinatezza. È questo il sovrapporre strati di vetro già decora- periodo d’oro della Scuola di Nancy, ti che venivano nuovamente ricoperti che Emile Gallé fondò insieme a Victor da un nuovo strato di vetro spesso tra- Prouvé avvalendosi della collaborazio- sparente sul quale l’artista incideva il ne dei fratelli Daum, di Louis Majorelle decoro creando un impressione di e Eugène Vallin. profondità. Ne sono un esempio i vasi Venivano eseguiti vasi di svariate misu- con paesaggi dove si ha la sensazione re e fogge che appassioneranno e incu- di essere di fronte a un dipinto piutto- riosiranno collezionisti di tutto il sto che a un vetro. Anche la tecnica mondo. Le tecniche erano le più varie: “martellata”, anche se già utilizzata ad esempio quella cosiddetta a “cam- da Gallé, fu sviluppata dalla manifat- meo”, derivata dall’antico processo di tura Daum fin dal 1894, producendo lavorazione dell’agata (su vetro a due o meravigliosi esemplari. più strati veniva ottenuta mediante I fratelli Daum grazie alla collabora- 15 Schneider, Francia, 1925-1928 ca. zione con Amalric Walter (1870-1959) Decò, di utilizzare elementi floreali e e Henry Bergé (1870-1937) si sbizzar- naturalistici. La rosa, ridisegnata in rirono nelle loro creazioni, realizzan- forma geometrica e stilizzata, ricreata do soprattutto piccoli contenitori e alla maniera cubista divenne simbolo posaceneri, con forme di evidente e modello per molti decoratori. derivazione orientale. Ma sarà intor- Se i successori di Gallé e altri artisti no agli anni venti, sotto la guida di continuarono a rimanere fedeli alla Bergé che disegnava i modelli, per lo linea Art Nouveau, altri come i fratelli più rappresentanti insetti, lucertole, Daum sperimentarono nuove tecniche chiocciole, serpenti, crostacei e anche collaborando con altri artisti. uccelli, donando l’effetto di realtà e René Lalique, che già nel periodo pre- movimento, che Walter perfezionerà cedente aveva ottenuto un incredibile la sua tecnica. L’Art Nouveau conti- successo con le sue esecuzioni nel nuava ancora a essere alimentata dai campo dell’oreficeria e con i vasi in maestri vetrai con le loro creazioni vetro a cera persa, riuscì a primeggia- fatte di colori e atmosfere magiche re con un produzione industriale di alto ma già all’Esposizione Universale del livello. La nascita dell’Art Decò si fa 1911 a Torino si noteranno i primi strada nell’evoluzione dei colori, delle segni di cambiamento. forme e dei decori. Questi ultimi diven- L’Esposizione Internazionale delle Arti tano più sobri e rigorosi, meno elabo- Decorative e Industriali e Moderne di rate le tecniche. È l’epoca delle bolle e Parigi del 1925, che darà anche il nome la trasparenza ritorna in auge. Un al periodo, semplificato in Art Déco, nuovo soffio assolutamente proteso consacrerà il cambiamento di linea e verso la modernità. forma che già si erano avvisate prece- Con la Prima guerra mondiale nel dentemente. 1914, in un momento in cui lo sviluppo All’origine di questa nuova corrente e le ricerche su nuove tecniche di deco- artistica sono i paesi anglosassoni, con razione si erano affinate e spinte su l’Architetto scozzese Charles Rennie nuovi traguardi, laboratori artigianali e dell’artista. Durante gli anni venti gli sioni molto marcate all’acido di fiori e Mackintosh (1868-1928), e Vienna, con fabbriche furono costrette a chiudere. artisti francesi del vetro riuscirono con altri soggetti geometrici e l’uso del la Secessione Viennese, che nel cul- A questo brusco periodo di transizione grande creatività e capacità a eseguire vetro nero per rimarcare basi e apertu- mine del periodo Art Nouveau si seguì una mutazione del gusto. Alla oggetti eleganti e sofisticati tanto da far re di vasi. Anche la vetreria dei fratelli distanziarono dalle linee sinuose e fine della Prima guerra mondiale mae- divenire la Francia il centro di riferi- Schneider, all’epoca concorrenti dei morbide utilizzando linee dritte e stri vetrai e fabbricanti-produttori spe- mento nel mondo. Daum, ottenne un grande successo angoli retti, un’ornamentazione geo- rimentarono nuovi stili e tecniche. Era Nella storia della Manifattura Daum la con le coppe chiamate “à pied noir “. metrica assai più semplice e stlizzata. necessario fare una distinzione fra produzione intorno al 1920 è sicura- La manifattura dei fratelli Schneider, Questo non impedì comunque agli l’oggetto prodotto industrialmente, mente raffinate. della quale Charles, che aveva in pas- artisti, che operarono nel periodo Art anche se costoso, e la creazione unica Entrarono in campo stilizzazioni e inci- sato collaborato con i fratelli Daum, 16 una delle più 17 Schneider, Le Verre Français, Francia, 1920 ca. Schneider, Le Verre Français, Francia, 1925-1930 ca. era la mente artistica, suddivise la sua a tiraggio limitato dai colori vivi e spes- produzione in due stili diversi, ben so contrastanti, ed eseguiti con la tec- definiti e con due marchi differenti: il nica “intercalare” e applicazioni a marchio “Schneider”, con vasi in vetro “marqueterie” e “Le Verre Français e 18 Charder” (evidente contrazione di destinato all’esportazione. L’indubbia Charles Schneider) con produzione creatività di Charles Schneider marca cosiddetta industriale, e dalla tecnica il periodo Art Dèco con le sue forme e semplificata del vetro doppio, spesso suoi colori vivi e in particolare con il tono su tono, inciso all’acido. I decori suo famoso rosso “tango”. riportavano stilizzazioni di fiori, piante Maurice Marinot (1882-1960) è un’altro e animali, che erano già stati incontra- grande artista che con le sue esecuzio- stati protagonisti nel periodo Art ni provocò una vera rivoluzione nell’ar- Nouveau, ma anche geometrie origi- te del vetro come Eugène Rousseau et nali coerenti con il periodo in corso. Emile Gallé quaranta anni prima. Pur Questo secondo marchio, di sucesso utilizzando tecniche già conosciute e immediato, sperimentate da illustri maestri vetrai, era prevalentemente Daum, Francia, 1905 19 come l’intercalare o l’applicazione di ranno di vista la materia vetro operan- decorazioni a caldo in sede di esecu- doci con virtuosismi di natura diversa. zione di un pezzo, e anche la pittura a Con artisti di tal capacità, ingegno e smalto, la sua produzione era alta- fantasia tra il 1923-1928 l’arte del mente esclusiva e moderna, i suoi vetro in Francia vivrà un momento che pezzi unici. non si ritroverà più in futuro. È opportuno ricordare altri artisti Il mondo del vetro artistico fu colpito autonomi Sala, in pieno dalla crisi economica del François Decorchemont, Gabriel Argy- come Bienvenu 1929-1931, ma l’industria del vetro Rousseau, Marcel Goupy, Jean Luce, invece ne uscì rafforzata grazie all’uti- Aristide Colotte. Questi artisti porte- lizzo che si cominciò a farne nel ranno avanti il culto del pezzo unico, campo dell’architettura e della deco- dell’oggetto fatto a mano artigianal- razione. La luce, come l’architetto mente e, pur non utilizzando abbelli- Paxton aveva anticipato con la sua menti eccessivi e orpelli, non perde- costruzione-serra, è in scena. 21 Alla pagina precedente: Schneider, Le Verre Français, Francia, 1927 ca. Schneider, Vaso “Jades”, denominato anche “La vie en Rose”, Francia, 1918-1922 L'arte del vetro Frammenti di arte veneziana L’arte del vetro Frammenti di arte veneziana Ivano Balestrieri L'arte del vetro è un mondo di tradizio- bano rintracciare nella tradizione ne e creatività che si intreccia con la romana sviluppatasi nella città di storia. Da millenni maestri vetrai crea- Aquileia, altri invece ricollegano le ori- no piccoli e fragili capolavori attraverso gini di quest'arte all'attività vetraria, questa delicata arte. La lavorazione del presente nella laguna, dei monaci vetro di Murano si compie attraverso benedettini. Hanno però una rilevante tecniche artigianali basate sulla soffia- importanza gli scambi commerciali tura del vetro fuso. Infatti dopo esser che la Repubblica di Venezia ebbe con stato fuso in un crogiolo, il vetro viene l'Oriente e il mondo islamico dove l'ar- attinto tramite l'uso di una canna da te del vetro era già fiorente. Comunque soffio e raccolto all'estremità di essa, è certo che alla fine del X secolo erano formando così una sorta di bulbo presenti a Venezia dei maestri fioleri incandescente. Questo viene soffiato e poiché numerosi documenti risalenti al si crea così una bolla di forma irregola- 982 a.C. ce ne confermano l'esistenza. re che viene poi plasmata da pinze di I maestri fioleri erano coloro che si diverse dimensioni o sagomata da par- dedicavano alla produzione di “fiole” o ticolari stampi. Il vetro può anche esse- fiale, recipienti a collo stretto per liqui- re raccolto in una canna piena e di realizzati a soffio. Dal 1271 i maestri modellato senza l'utilizzo della soffia- fioleri erano già riuniti in una coopera- tura, in modo da ottenere plastiche zione regolata da uno statuto avanzato forme scultoree. Durante il procedi- per tutelarne l'esclusività delle produ- mento di modellazione, il lavorato zioni. Sia per ragioni igieniche sia per attaccato alla canna deve essere sem- evitare possibili incendi a Venezia, tutte pre riscaldato e solo dopo aver ultima- le fornaci dal 1291 furono trasferite a to questa fase, esso viene staccato Murano, isola su cui già molte avevano dalla canna e messo nel forno di ricot- trovato sede. L'arte vetraria muranese tura in cui avverrà un lento raffredda- andò espandendosi e, nel XV secolo, ci mento per eliminare le tensioni all'in- fu un periodo estremamente florido terno del vetro che potrebbero causar- per quest'attività. La produzione del ne la rottura. vetro soffiato primeggiò sul mercato Il vetro veneziano ha una storia densa internazionale grazie alla qualità unica che si protrae da millenni, ma le sue di oggetti come calici, fiasche, piatti e origini non sono del tutto certe: infatti coppe realizzati in vetro sottile e colo- alcuni sostengono che gli inizi si deb- rato, solitamente impreziosito da pittu- 24 25 re e decorazioni in smalto dorato o dalle variate policromie. Sempre in questo periodo, Angelo Barovier, membro di un importante e nota famiglia di vetrai, inventò un vetro incolore terso, trasparente e chiamato cristallo per la sua evidente somiglianza con il cristallo di rocca. Questo cristallo divenne presto una caratteristica del vetro veneziano. Il secolo successivo vide uno stile estremamente raffinato, con forme classiche e armoniche, tipiche del Rinascimento. I vetri di quest'epoca andarono ad arricchire i palazzi di tutta Europa. Molte furono anche le nuove tecniche o i miglioramenti che vennero apportati a quest'attività, come il caso di tessuti vitrei come la filigrana. Anche se la Repubblica di Venezia vietò l'esportazione delle conoscenze del vetro veneziano, tra la metà del Cinquecento e l'inizio del Seicento si assistette a un fenomeno di migrazione proprio di queste conoscenze e in Europa cominciarono a nascere delle vetrerie all'infuori di Venezia, sempre basate sulla tecnica del soffiato. Con la diffusione del gusto Barocco, i vetri soffiati vennero arricchiti e 26 impreziositi da sfarzose applicazioni. Settecento, riuscì a produrre un cri- In questo secolo, però, a causa anche stallo potassico simile a quello dell'importanza che acquistarono i boemo, il quale aveva la caratteristica cristalli di Boemia, il vetro veneziano di una rara brillantezza ed era più perse il suo ruolo dominante in un adatto a incisioni e decorazioni, tipi- mercato nel quale fino ad allora aveva che del periodo rococò. Comunque primeggiato. Il maestro Giuseppe Murano nel Settecento riuscì a offrire Briati, una varia produzione di opere arric- nella prima metà del 27 Vaso a bollicine, Carlo Scarpa, Venini & C., 1934-1936 Alla pagina precedente: Vaso esagonale incamiciato, Carlo Scarpa, M.V.M. Cappellin & C., 1930 A pagina 25: Vaso Alga, Tommaso Buzzi, Venini & C., 1933 Vaso in vetro “battuto”, Carlo Scarpa, Venini & C., 1940 chite di singolari e preziose cromie in nuove tecniche di quel settore. A questo, cui si distinsero i lampadari. seguì una gravosa fase in cui la vetreria Con la caduta della Repubblica di straniera si affermò anche nel mercato Venezia avvenuta nel 1797, l'arte vetra- muranese mentre le vetrerie veneziane ria subì una crisi profonda iniziata negli cessavano mano a mano la loro attività. anni precedenti a causa della concor- Negli anni trenta e quaranta del seco- renza straniera, la chiusura verso i lo successivo si cercò di riportare alla cambiamenti che avvenivano in Europa luce l'arte vetraia e molti antiquari e l'ostilità dei maestri vetrai verso le come 28 Sanquirico, tecnici Bigaglia, Bussolin e Radi tentarono di zione precedente. Dopo all'incirca riscoprire tecniche antiche, come per dieci anni, Salviati fondò due nuove esempio la filigrana. È soprattutto gra- aziende, di cui una ancora legata alla zie all'intervento dell'abate Vincenzo produzione di soffiati leggeri. I maestri Zanetti, che nel 1861 fondò il Museo Barovier continuarono a lavorare con Vetrario di Murano con una biblioteca e Salviati e, quando questo si ritirò per la scuola di disegno e tecnica vetraria, dedicarsi esclusivamente al commer- che l'attività muranese si avviò verso cio, una rinascita. L'avvocato Antonio Nonostante questa ripresa, l'arte Salviati nel 1866 creò con capitale vetraria si limitò a imitare i modelli inglese la Salviati & C., per la produ- cinquecenteschi, senza portare rinno- zione di soffiati leggeri. Molti artisti vamento al vetro muranese. Mentre al dell'epoca come i fratelli Barovier, termine del secolo andarono diffon- Antonio Seguso, Moretti e Rioda entra- dendosi i vetri dei francesi Daum, rono a far parte della Salviati & C., pro- Gallé e Lalique e quelli d'oltreoceano ducendo così opere d'arte vetraria di di Tiffany, ispirati al nuovo movimento notevole qualità, ispirandosi alla tradi- artistico, a Murano tali influssi venne- rilevarono la sua attività. come 29 Vaso Eugeneo, Ercole Barovier, Barovier & Toso, 1951 ro recepiti solo quando altrove stavano ottimi esempi dell'apertura dei mae- già perdendo la loro originalità. stri vetrai e della nuova direzione che Solo dopo il primo decennio del 1900, prese l'arte muranese. l'arte veneziana mostrò la sua capacità Se l'incombere della Prima guerra di rinnovamento. Fu specialmente gra- mondiale portò sia all'interruzione zie al contatto con alcuni artisti come delle attività delle fornaci sia alla Zecchin e Ferrari, i quali collaborarono nuova esperienza di collaborazione con gli artisti Barovier, che la vetreria fra artisti e vetrerie, dopo la guerra, muranese si aprì alle nuove correnti negli anni venti assistiamo a una vera artistiche. I vasi coloratissimi e i piatti rivoluzione dell'arte vetraria sostenu- in vetro mosaico dei Barovier e gli ta principalmente da Zecchin, Venini inconsueti vetri dei fratelli Toso sono e Cappellin. 31 Vasi a “spicchi” , Fulvio Bianconi, Venini & C., 1950 Alla pagina precedente: Vaso Pezzato, Ercole Barovier, Barovier & Toso, 1956 Vaso a reazioni policrome, Giulio Radi, A.V.E.M., 1950 Paolo Venini, avvocato milanese, e ma che si distinsero per la loro lineare Giacomo Cappellin, veneziano, fonda- semplicità, eliminando tutti i decori rono insieme nel 1921 la V.S.M. superflui. Gli spessori esigui, le colo- Alla pagina successiva: Vaso Oriente, particolare, Dino Martens, Aureliano Toso, 1952 Cappellin & C., vetreria la cui direzio- razioni leggere e delicate che facevano ne artistica fu affidata a Vittorio emergere la trasparenza del vetro e le Zecchin. Fin dai suoi esordi la V.S.M. forme curvilinee resero unici i manu- Cappellin & C. riscosse un notevole fatti di Venini e Cappellin. successo grazie alle sue produzioni Più che soddisfacenti furono anche i all'avanguardia. Infatti i vetri risponde- numerosi consensi ricevuti alle varie vano ai gusti dell'alta borghesia, ritro- esposizioni, tra cui la Biennale di vando sobrietà, eleganza e ricercatez- Monza, nata nel 1923; la vetreria za, qualità che si erano perse negli divenne presto uno dei riferimenti più ultimi secoli. Zecchin ideò dei modelli importanti nel settore delle arti deco- ispirati alle vetrerie Rinascimentali, rative. La V.S.M. Cappellin & C. rap- 32 presentò la produzione artigianale ita- nuove possibilità della materia, crean- liana insieme alla Richard-Ginori e do il “pulegoso”, vetro opaco e dal- alla celebre Exposition Internationale l'aspetto spugnoso a causa delle innu- des Arts Décoratifs Industriels et merevoli bollicine che rimanevano Modernes di Parigi. intrappolate nella massa vetrosa. Purtroppo, già nel 1925 la fruttuosa Questo tipo di vetro rispondeva piena- società venne sciolta per fondarne due mente alle nuove richieste che stavano separate: la Maestri Vetrai Muranesi sorgendo nell'arredamento, in cui si Cappellin & C. di Giacomo Cappellin e preferivano sempre più linee squadra- la Vetri Soffiati Muranesi Venini & C. di te, grazie alla sua incredibile plasticità. Paolo Venini. La fornace di Venini produsse nume- Zecchin continuò a lavorare per rosi pulegosi, i quali spesso riprende- Cappellin, sempre come direttore arti- vano forme antiche come coppe o stico, fino al 1926 e Carlo Scarpa, in anfore in cui venivano inserite piante seguito alla sua uscita, sostituì l'artista. Scarpa, giovane architetto veneziano, proseguì nella direzione del suo predecessore. I suoi disegni raffiguravano l'essenzialità e la semplicità. Tra le sue prime opere è certamente da ricordare il vaso sferico dal piede troncoconico in vetro trasparente che divenne il simbolo della Cappellin. Per la vetreria di Venini, fu lo scultore Napoleone Martinuzzi a seguirne la direzione artistica. Martinuzzi era allora direttore del Museo vetrario e, con lui, incominciarono una serie di redditizie collaborazioni che Venini teneva con gli artisti e gli architetti dell'epoca, in modo tale da avere sempre stimo- Vaso Oriente, Dino Martens, Aureliano Toso, 1952 lanti novità nella cultura figurativa e architettonica. Questi contributi da Alla pagina precedente: Vaso mosaico zanfirico, Paolo Venini, Venini & C., 1954 parte degli artisti furono la nota distintiva del lavoro innovativo di Venini. Alle pagine successive: Vaso “sfera”a reticello, particolare, Lino Tagliapietra, 1996 Martinuzzi, alla fine degli anni venti, mostrò tutte le sue abilità nell'arte vetraria. Infatti iniziò a sperimentare 35 Vaso Siderale, Flavio Poli, Seguso Vetri d’Arte, 1952 Alla pagina successiva: Vaso Barbarico, Ercole Barovier, Barovier & Toso, 1951 grasse, anche di grandi dimensioni, l'estrema qualità dei tessuti vitrei uti- sempre in vetro pulegoso e dai colori lizzati dall'architetto, il quale si servì di prevalentemente verde scuro. tecniche ormai non più in uso e quasi Martinuzzi dovette confrontarsi presto dimenticate che reinterpretò in modo con Carlo Scarpa. Anche dalle collabo- del tutto originale e personale. razioni di Scarpa con Cappellin nac- Un ottimo esempio sono i lattimi con quero modelli raffinati e distinti per l'applicazione di foglia d'oro o d'argen- 38 Bottiglia in vetro trasparente con “morisa”, Gio Ponti, Venini & C., 1940 40 to o l'utilizzo di vetri opachi che, anche simili a porcellane. Sfortunatamente se suscitò un po' di stupore e disagio questa nuova materia, il vetro prima- da parte della critica per il forte vera, fu ottenuta per casualità e non distacco dalla tradizione del vetro venne, perciò, riutilizzata. muranese, portò a nuove sperimenta- Dal 1932 a Venezia si aprì la Biennale zioni della materia che rinnovarono gli Internazionale d'Arte che diede modo anni a venire del Novecento. ai vari maestri vetrai di confrontare Non solo le vetrerie di Venini e loro stessi, le loro opere e le loro ricer- Cappellin si distinsero per la loro ori- che più avanzate. Purtroppo, sempre ginalità: anche la Vetreria Artistica nel 1932, si ebbe la chiusura dell'atti- Barovier & C. creò una serie di vetri vità di Cappellin. Infatti l'imprenditore che vennero accolti con notevole inte- non riuscì a gestire la Maestri Vetrai resse e curiosità. I vetri primavera di Muranesi Cappellin & C. che ebbe Ercole Barovier affascinarono per il frequenti dissesti economici che ne loro tessuto vitreo dai riflessi perlacei, provocarono il fallimento. 41 Vaso con incalmo a murrine, Riccardo Licata, Venini & C., 1956 Coppa Phillips, Ludovico Diaz de Santillana, Mario Ticcò, Venini & C., 1965 “Vetri pesanti”, Alfredo Barbini, 1962 Invece la Vetri Soffiati Muranesi Venini vetro opaco dalle tinte pastello con loro varie colorazioni e impreziositi cinesi dalle forme e colori orientaleg- & C. continuò a dominare la vetreria applicazioni di foglia d'oro e da finiture dalla foglia d'oro. Seguirono i corrosi, gianti, gli incisi e i battuti, creati dal- muranese dell'epoca, grazie anche in pasta vitrea; dall'anno seguente la una serie di vetri spessi e arricchiti da l'uso di una mola, dalla superficie alla partecipazione dell'architetto vetreria assegnò la direzione artistica bugne o fasce. scalfita e irregolare, le coppe a mur- milanese Tommaso Buzzi, direttore a Carlo Scarpa carica che mantenne Negli anni Quaranta, Scarpa produs- rine dai colori accesi e i vetri traspa- artistico dal 1932 fino alla fine del attivamente fino al 1947. Risalgono a se svariatissime sperimentazioni e renti decorati da fili, fasce o pennella- 1933, che collaborando con Paolo questo periodo la produzione dei vetri una vastissima gamma di vetri, come te di vetro colorato. Tutte queste Venini disegno una serie di oggetti in sommersi a bollicine, suggestivi per le i tessuti a sottili canne policrome, i opere confermarono la Venini come la 42 43 Vaso “Informale”, Fulvio Bianconi, Venini & C., 1968 Alla pagina successiva: Vaso Acquamare costolato e battuto, Lino Tagliapietra, 1996 vera protagonista dell'arte vetraria Seguso Vetri d'Arte e la S.A.I.A.R. del Novecento. Ferro Toso diminuirono le loro produ- Anche la vetreria Barovier utilizzò zioni a causa delle difficoltà portate vetro di grosso spessore, impiegando dalla guerra. Solo Venini e Barovier la tecnica di colorazione a caldo continuarono a presentare novità al senza fusione ideata da Ercole pubblico e alle varie esposizioni. Barovier, divenuto nel frattempo Negli anni cinquanta l'arte vetraria unico direttore artistico. muranese mutò nuovamente, vivendo Con l'arrivo della Seconda guerra un altro periodo intenso e significati- mondiale, molte vetrerie come la vo. Molti designer collaborarono 44 45 nelle fornaci e crearono oggetti suggestivi e con maggior libertà espressiva, sempre meno vincolati alla tradizione del vetro. Di grande importanza furono i contributi di Bianconi, Martens e Poli che rinnovarono le produzioni delle vetrerie. Poli si ispirò alle lineari forme nordiche per realizzare vetri sommersi nella fornace di Seguso Vetri d'Arte, distinti da una raffinata eleganza che riscosse un notevole successo riconosciutogli con l'assegnazione del Compasso d'oro del 1954. Martens lavorò per Aureliano Toso reinterpretando in modo originale le tradizionali tecniche muranesi con tessuti policromi, macchie di graniglia di vetro e inserti zanfirico, e realizzando gli Zanfirici e i vetri Eldorado Oriente. Dalla forte impostazione pittorica, i modelli creati da Bianconi per Venini si distinsero per l'originalità, i colori vivacissimi e le particolari forme e fantasie. L'estrosa personalità artistica di Bianconi venne resa ancor più evidente con la serie delle figurine rappresentanti i personaggi della Commedia dell'Arte. Lo stesso Paolo Venini si cimentò nella creazione di vetri dai ricercati tessuti vitrei a murrine o a canne di zanfirico, ricevendo ottime critiche e apprezzamenti. Archimede Seguso rinnovò la tecnica della filigrana, reinterpretandola in modo del tutto personale, come è evidente nei vasi a merletto. Essenza di colore, Simone Cenedese, 2007 Ciò fu in contrasto con il lavoro svolto 46 47 Vaso “sfera” a reticello, Lino Tagliapietra, 1996 Alla pagina successiva: Volto, Luigi Benzoni, 1999 da Alfredo Barbini per la sua vetreria Chihuly, James Carpenter e Benjamin poiché egli preferiva la modellazione Moore che parteciparono alle lavora- del vetro massiccio. zioni della Venini. Negli anni sessanta e settanta preval- A partire dagli anni settanta, diversi gono forme essenziali e colori mono- architetti italiani disegnarono delle cromatici o vetri del tutto trasparenti. serie limitate di oggetti per le vetrerie. Una delle prime vetrerie che subito Uno di questi fu Ettore Sottsass che abbracciò le nuove tendenze fu la creò una collezione per Vistosi, facendo Vistosi, la quale produsse una serie di riferimento alle sue precedenti espe- soffiati monocromi, raramente impre- rienze con la ceramica. ziositi da murrine. Nel decennio successivo, Sottsass Dopo la morte di Paolo Venini avvenuta cominciò a sperimentare producendo nel 1959, fu il genero Ludovico Diaz de una serie di vetri a elementi composti Santillana a condurre l'attività lascia- prodotti da Gigi Toso per Memphis, svi- tagli e rimase fedele alla tradizionale luppando nell'arte del vetro la perce- policromia muranese. zione sensoriale. Quest'architetto uscì Le collaborazioni con gli artisti non dagli schemi prestabiliti per creare un cessarono; in questo modo aiutarono nuovo modo di interpretare il vetro, la vetreria a mantenere la sua apertu- unendo originalità e tendenza a tradi- ra alle nuove correnti. Dall'America zione e storia. giunsero numerosi giovani come Dale Anche a Murano si poteva vedere questo progressivo e rapido cambiamento: le vetrerie, in sintonia con lo Studio Glass americano, hanno sempre più prodotto, attraverso il vetro, delle vere e proprie opere d'arte, le quali, tramite esposizioni nazionali e internazionali, hanno contribuito a diffondere l'antico mondo del vetro veneziano. Oggi il vetro è molto più di un oggetto d'arredo; grazie ad artisti come Lino Tagliapietra, Yoichi Ohira e Cristiano Bianchin quella del vetro è diventata un’arte conosciuta nel panorama internazionale e presente in tutte le collezioni private e museali, non più solo come arte applicata, ma equiparata a quella tradizionale. 48 49 Fermacarte Una magia di colore, di trasparenza e di luce Fermacarte Una magia di colore, di trasparenza e di lucee di luce Diego Pinasco e Franco Bobbio Pallavicini Fermacarte “fine giornata”, F.lli Franchini, Murano, 1845 Il periodo d’oro: 1845-1860 guerre napoleoniche nel primo scorcio I fermacarte fanno la loro comparsa dell’Ottocento. nel 1845, e il cosiddetto periodo d’oro si I fermacarte in vetro (comunemente prolunga fino al 1860 circa. Il loro noti con il termine francese presse- scopo, quello appunto di “fermare le papier) furono prodotti inizialmente carte” sulla scrivania, è sempre stato nelle vetrerie di Murano, della Francia di secondaria importanza, perché la e della zona che comprendeva Boemia, Fermacarte “fine giornata”, Murano, 1845 Slesia e Turingia (oggi Repubblica Ceca, Polonia e Germania): per i produttori erano oggetti praticamente privi di costo e per questo motivo non esistono molti documenti al loro riguardo. Sappiamo che il veneziano Pietro Bigaglia e le cristalleria di Saint Louis in Francia nel 1845 producevano fermacarte datati, la cui qualità rivela come in realtà la sperimentazione di questi oggetti debba essere fatta risali- gli altri lavoratori andavano a casa, i molti vetrai, tra cui Pietro Bigaglia, il soffiatori di vetro utilizzavano gli scarti creatore dei fermacarte (suoi presse- colorati delle lavorazioni del giorno papier siglati e datati vennero presen- (“cannette” o “murrine”) unendoli alla tati all’Esposizione industriale di rinfusa in un bolo di vetro fuso, dando Vienna nel 1845). La gamma – molto vita a un oggetto pesante, utile appun- ampia – delle murrine dei Fratelli to a tenere fermi i fogli i carta. Questi Franchini, comprende “cannette” con primi esemplari sono noti come fer- ritratti femminili e maschili, tra cui macarte “fine giornata”. ritratti di personaggi storici e politici A Murano la fornace dei Fratelli dell’epoca, e altre con le iniziali dei sin- Franchini fornisce le varie murrine a goli maestri vetrai. re a qualche anno prima. L’apparizione, quasi contemporanea, dei primi fermacarte, lascia supporre che alcuni artigiani, nelle nazioni sopra citate, ebbero l’idea di produrre questi manufatti quasi nello stesso periodo. In Francia le cristallerie di Baccarat e loro principale attrattiva è sempre Saint Louis (cui si affiancarono quelle – stato il loro valore decorativo, sia per i minori per produzione ma non per collezionisti di oggi sia per la borghesia qualità – di Clichy, Pantin e St. Mandè) del XIX secolo, che cominciò a deside- stavano guadagnando fama internazio- rare questi oggetti per abbellire le nale con la produzione di vetro colora- case, dopo aver sofferto per lunghi to. I fermacarte nacquero quasi per anni le varie restrizioni imposte dalle caso: alla fine della giornata, quando 52 53 Fermacarte francesi, Baccarat, Saint Louis e Clichy, 1845-1850 Murano nel campo dei fermacarte non Clichy, nel campo dei millefiori, produce spesso su fondo a graticcio di filamen- riesce a esprimere la stessa inventiva la famosissima murrina “a rosa”, detta ti di vetro lattimo, e altri “alla lampada” riservata agli altri manufatti vetrari, pro- appunto “rosa di Clichy”. comprendenti frutti e fiori. ducendo modelli ripetitivi, e termina la In Slesia, Turingia e Boemia si produ- Nello stesso periodo assistiamo alla produzione intorno al 1855-1860. cono fermacarte con murrine più sem- produzione in Inghilterra e Scozia di varie fornaci (Richardson, Arculus, Walsh-Walsh e Bacchus & Son), che realizzano fermacarte esclusivamente millefiori. Fra tutte spicca la Bacchus & Son, che produsse fermacarte di “Bouquet della sposa”, Baccarat, Francia, 1845-1850 rono i loro fermacarte. L’Esposizione fu grandi dimensioni, caratterizzate da un visitata da operatori vetrari statunitensi, disegno millefiori ad anelli concentrici, che rimasero colpiti dalla bellezza di realizzati con murrine dai colori molto questi articoli, e negli anni successivi delicati. A oggi nel mondo si conoscono chiamarono a lavorare negli Stati Uniti solamente 400 esemplari circa di fer- operai vetrari francesi, dando vita a pro- macarte Bacchus, uno diverso dall’al- In Francia operano le Cristallerie di plici rispetto a quelle francesi, che Baccarat, di Saint Louis e Clichy. spesso poggiano su segmenti di filigra- duzioni di fermacarte in due centri della tro, molto ricercati dai collezionisti in Baccarat e Saint Louis, accanto alla pro- na tubolare. costa atlantica, la Boston & Sandwich e virtù della loro bellezza e rarità. duzione di millefiori, danno vita a ferma- la New England Glass Company (NECG). carte “alla lampada” di altissimo livello 1860-1885 I fermacarte prodotti in queste vetrerie 1885-1940 producendo fermacarte con fiori, frutti, Nel 1851, a Londra si tenne un’impor- non raggiunsero i livelli di perfezione di In questo periodo prosegue la produ- bacche, su fondo trasparente o adagiate tante Esposizione di vetri al Crystal quelli francesi, nondimeno ci hanno zione di fermacarte in varie parti su una filigrana di vetro lattimo, mentre Palace, ove le cristallerie francesi porta- lasciato begli esemplari di millefiori, dell’Europa continentale. 54 55 “Roccia”, Baccarat, Francia, 1845 Fermacarte inglesi e americani, 1860-1880 In Belgio operano varie vetrerie, tra cui animali (o più raramente gnomi), e la più importante è la Val Saint altri con una sottile lastrina ceramica Lambert (attiva ancora oggi): qui assi- sulla quale, con un procedimento lizzati in occasione di matrimoni, “infantile” i vetri francesi, con dimen- comunioni o altre ricorrenze, o per sioni minori rispetto agli originali. ricordare persone defunte. “Sulfure”, Belgio e Boemia, 1885-1920 Fermacarte “Daum”, Francia, 1980 Alla fine degli anni ’30-’40 riprende a 1940-1970 Murano la produzione di millefiori In questo periodo a Murano la produ- caratterizzati da murrine di dimensio- zione di fermacarte segue due linee, ni medie e grandi, che ricordano nel- una prettamente commerciale, ripetiti- l’aspetto delle caramelle (e per questo va, di scarso valore estetico e artistico, stiamo alla comparsa di una produzio- fotografico, viene riprodotta l’immagi- motivo vengono anche definite “bon- e una portata avanti da grandi nomi ne di “sulfure” a carattere religioso. ne di uomini, donne e bambini cui il bon”). Intorno agli anni ’30 inizia muranesi (Venini, Salviati, Cenedese, In questi fermacarte vediamo camei fermacarte viene dedicato. Si ritiene anche in Cina una un produzione di Vistosi e altri), che punta a sperimenta- raffiguranti Cristo in croce, da solo o che questi fermacarte venissero rea- presse-papier, che imita in maniera re nuovi “linguaggi”, rimanendo nel- affiancato da camei della Madonna o l’ambito di una produzione limitata a di Santa Teresa, poggianti su un pochi modelli e pochi esemplari per fondo multicolore oppure monocro- singolo modello. matico (circondato – in questo caso – In Francia, Baccarat e Saint Louis da un “torchon” blu/rosso/giallo, tipi- riprendono una produzione di millefio- co ri e fermacarte alla lampada, metten- della produzione Val Saint Lambert). do sul mercato esemplari di grande Nell’Europa centrale prosegue la bellezza e abilità realizzativa, in tiratu- produzione di millefiori e di soggetti re varianti tra i 200 e i 500 pezzi per floreali, spesso accompagnati dal modello. Baccarat (in parallelo con la nome della persona cui il fermacarte Cristalleria D’Albret) produce sulfure viene regalato. dedicate a personaggi della storia, In Boemia compaiono fermacarte con della politica e delle arti. solfure “a tutto tondo” raffiguranti In Scozia iniziano la produzione alcune 56 57 Fermacarte contemporanei, Francia, Scozia, Venezia e Stati Uniti Barbini, Murano, 1970-1980 Fermacarte pubblicitari e ad personam, inizi Novecento fornaci (Vasart, Perthshire, Caithness) “Sulfura” statunitense, 1970 che si cimentano con i modelli millefiori, mentre Caithness – sempre in Scozia – produce sfere “di fantasia”, giocando con spirali di vetro dalle mille sfumature di colore. In centro Europa ci si adagia – come a Murano – su una piatta e ripetitiva produzione commerciale. 1970-oggi Ai nostri giorni, la produzione di fermacarte si concentra soprattutto in Scozia Fermacarte cinesi, dal 1930-40 a oggi e Stati Uniti d’America: negli Usa si trovano, altresì, i più importanti “mercanti” di fermacarte antichi e moderni, tra cui Leo Kaplan a New York e Larry H. Selman a Chicago. In Francia, da qualche anno, Baccarat ha cessato la produzione, mentre Saint Louis produce ogni anno circa cinque o sei modelli con tirature di circa 200 Fermacarte disegnato da Ugo Nespolo, prova d’artista esemplari per modello. 58 Venini, edizione limitata, 19701980 In Charles Schneider junior, Francia, 19601970 Scozia, prestigiosa bolle d’aria e spirali colorate. Negli svincolata ormai dai modelli classici, negli Stati Uniti, come veicolo pubblici- Perthshire ha terminato la produzione Stati Uniti assistiamo a numerose pro- ma sempre priva di una propria indivi- tario, mentre altri, veri pezzi unici, di fermacarte, che viene portata avanti duzioni vetrai dualità e ancora legata alla copia della sono stati creati per matrimoni e altre dalla citata la Caithness, di singoli artisti da (Lundberg, J. Kaziun, Rick Ayotte, Paul produzione occidentale. I fermacarte ricorrenze, e riportano il nome della Whitefriars e da altre piccole realtà – Stankard e molti altri) specializzati nei sono stati utilizzati, sia in Europa che persona cui erano dedicati. nate negli ultimi anni – legate a singoli lavori alla lampada, in cui raggiungono vetrai (John Deacons, Philip Mc vette di abilità tecnica fors’anche supe- Douglas) che eseguono millefiori di riori ai prodotti francesi del periodo grande bellezza. d’oro: molti di questi fermacarte sono Anche in Svezia e altri paesi del Nord davvero stupefacenti, anche se esteti- Europa si producono presse-papier camente più “freddi” rispetto ai vetri di basati sul gioco essenziale del vetro, metà Ottocento. utilizzando soprattutto immagini di Continua anche la produzione cinese, 60 già anche Venini, 1970-1980 61 in aste e possiamo oggi ammirarle ad Alla “lampada”: questi fermacarte Anno di nascita dei presse-papier: esempio Bergstrom- hanno al loro interno motivi naturalisti- i primi esemplari noti recano all’inter- Mahler nel Wisconsin, al Museo di ci quali fiori, frutti, insetti, che vengono no la data 1845 (Pietro Bigaglia a Bristol in Inghilterra, al Victoria and realizzati modellando pezzetti di vetro Venezia e Baccarat in Francia). Albert Museum a Londra. colorato col calore di una “lampada” nel museo per saldare. Gli elementi che compon- Zone di produzione dei presse-papier: gono il disegno (ad esempio, i petali, le all’inizio (1845) Venezia, la Francia, foglie e il gambo di un fiore) vengono l’Europa centrale; in seguito (1850-60) uniti sempre con l’uso del calore, e Stati Uniti e Inghilterra; oggi: Venezia, Vetro: miscela composta dal 50-70% di inglobati nel vetro fuso come nel caso Francia Scozia, Stati Uniti, Cina, più sabbia extra bianca (biossido di silicio), dei millefiori. piccole vetrerie in Giappone, Svezia, 15-20% di potassa (carbonato di potas- Malta, Belgio. sio), 20% circa di ossido di sodio, più Sulfure: hanno al loro interno un carbonato di calcio e altre sostanze “cameo” in materiale ceramico ottenu- alcaline. Il vetro colorato si ottiene con to con l’ausilio di piccoli stampi. l’aggiunta di ossidi metallici. Cristallo: “inventato” nel 1670 dal vetraio inglese Ravenscroft, aggiungendo alla miscela base del vetro fino al 50% di ossido di piombo, rendendo Fermacarte svedese, 1980-1990 Si ritiene che il collezionismo dei fer- questo materiale resistente e brillante. macarte abbia preso il via nel 1952, quando venne dispersa la collezione Presse-papier: termine francese con della signora Applewhite Abbott. È vero cui sono comunemente noti i ferma- che quest’asta ridiede vita all’interesse carte. per questi oggetti, ma va detto che esistevano già collezioni di valore, come quelle in possesso della regina Mary in Inghilterra, dell’imperatrice Eugenia Tipologie dei presse-papier: (moglie di Napoleone), del marquis de millefiori, alla “lampada”, sulfure. Ballour, di Oscar Wilde e – più recente- Millefiori: sono realizzate con l’assem- mente – della francese Colette, dell’ex blaggio, su un piano, di numerose mur- re d’Egitto Farouk, dei presidenti ame- rine (sottili fettine di cannette vitree), ricani Dwight Eisenhower e Bill fino a ottenere il disegno voluto. Questo Clinton. Molti altri collezionisti, meno si unisce a un “bolo” di vetro fuso, che conosciuti, hanno donato le loro rac- viene poi modellato per fargli assume- colte a vari musei, anziché dispenderle re la classica forma tonda. 62 Fermacarte svedese, 1980-1990 63 Glass Time Ugo Nespolo Ugo Nespolo Giuseppe Zaccaria Diplomato all’Accademia Albertina solo superficiale, partecipando con con Enrico Paolucci, Ugo Nespolo un’altra “eretica” torinese, Carol Rama, avverte subito l’esaurirsi definitivo di all’esperienza del MAC; e Galvano (che una stagione accademica e provincia- presenta nel 1966 i disegni di Lux le, esplorando inedite possibilità sul mundi) era in contatto con gli “universi- piano delle scelte non solo espressive tari” della rivista “Sigma”, che, pur ma in senso lato intellettuali. Molto senza rinunciare alla storicità del fatto stretti sono, sin dall’inizio, i rapporti artistico-culturale, stavano aggiornan- con gli elementi di punta della cultura do le loro posizioni critiche alla luce torinese: le sue due prime personali delle acquisizioni metodologiche – in (Ugo Nespolo e La logica del puzzle, particolare lo strutturalismo e la presso la Galleria Il Punto di Torino), semiologia – provenienti d’Oltralpe. nel 1966, sono accompagnate da testi Si trattava anche di prendere le distan- di Edoardo Sanguineti, che era allora ze dall’ancora imperante, e sempre più il già riconosciuto capofila della neoa- soffocante, egemonia crociana (che tale vanguardia; al cosiddetto Gruppo 63 era rimasta anche quando veniva appartiene anche Renato Barilli, che, coniugata con Gramsci, a giustificare le con critici di punta come Crispolti, operazioni di tipo neorealistico). A Trini, Celant, Dorfles e Caramel, Torino insegnava allora Estetica e segue gli esordi del giovane artista. Filosofia morale Luigi Pareyson, che Per non dire di Ben Vautier, che ne aveva enunciato l’importante teoria rava intanto Italo Calvino, che aveva amico di Enrico Baj, con il quale schizzava di scorcio, en artiste, questo della formatività, secondo cui «formare fondato con Vittorini la rivista “Il Nespolo aprirà a Milano, nel 1972, il ritratto: «Nespolo est ambitieux. significa fare, ma un tal fare che, men- menabò”, dedicando nel 1964 un “Premiato studio Nespolo & Baj”. Nespolo est jaloux. Nespolo est hypo- tre fa, inventa il modo di fare»; era un numero unico all’allora dibattuto rap- Non stupisce allora che Nespolo pub- crite. Nespolo est méchant. Nespolo forte richiamo non solo al concetto di porto fra industria e letteratura. Nel blichi nel 1968 un libro di logica forma- est menteur et rusé. Nespolo est “poetica”, ma al carattere operativo, 1967 Calvino pubblicava il fondamen- le, Verità e menzogna, interessandosi a dévoré de prétention. C’est un loup. Il quasi manuale, del processo di elabo- tale saggio Cibernetica e fantasmi, quella «scienza delle soluzioni immagi- se porte bien». razione-costruzione dell’opera d’arte. proposto come «appunti sulla narrati- narie» che è la patafisica di Jarry e A Torino, poi, svolgeva un importante Di Pareyson, per non dire altro, erano va come procedimento combinato- dando vita all’Associazione Antidogma. ruolo di promozione intellettuale Albino stati allievi Umberto Eco e Gianni rio»; nel contempo frequentava i È proprio Jarry a ispirare un film come Galvano, l’insegnante di filosofia che, Vattimo, con il quale Nespolo è sin d’al- seminari di Roland Barthes a Parigi, Un supermaschio, dove si muove frene- dopo gli esordi casoratiani in campo lora in contatto. stabilendo stretti legami con il gruppo ticamente il busto di Joseph Beuys figurativo, era stato fra i primi ad avver- Nella torinese dell’Oulipo e con Raymond Queneau in (seguiranno, nel 1978 e nel 1982, Lo tire il bisogno di un rinnovamento non dell’Einaudi, in via Biancamano, lavo- particolare. Ma Queneau era anche spaccone e Le porte girevoli). 66 storica sede 67 Era nata precocemente anche la pas- Beaubourg di Parigi (con la rassegna Vetrine di New York, presentata nel Contro le concezioni solipsistiche del- sione per il cinema, che porterà del 1984 intitolata Le cinéma diagonal), 1989). In America il declino dell’infor- l’artista, e il suo sprezzante isolarsi, Nespolo a dare vita, con Mario dove verrà anche presentato, nel 2001, male aveva segnato l’affermazione della Nespolo rivendica l’esigenza di “conta- Schifano, al Cinema degli Artisti, ispira- Film/a/To, sceneggiato e interpretato pop art, a cui Nespolo guarda con inte- minarsi”, scendendo in mezzo alla to al New American Cinema. Tra il 1967 da Edoardo Sanguineti (fondamentale, resse, pur senza trascurare la tradizio- gente e adattando l’arte alle sue esi- e il 1968 realizza film come Grazie per la prima stagione del cinema di ne delle avanguardie europee, dal genze, per farla entrare nei circuiti del- Mamma Kodak, La galante avventura Nespolo, il volume del 1978 che gli Futurismo al Dada: Depero, in partico- l’esistenza quotidiana. Il modello viene del cavaliere dal lieto volto, Le gote in dedica Vittorio Fagone, La fugace vita lare, che gli offre il modello di un’arte offerto dalle “case d’arte” futuriste, fiamme, Neonmerzare, Buongiorno dei fotogrammi). ludica, pienamente inserita nel contesto come quella di Balla, che a loro volta Boettinbianchenero, Il rapporto interattivo fra le arti, che pre- della vita quotidiana. È sulla base di rientravano nei progetti, esposti nel Tucci-Ucci, che hanno come protagoni- supponeva un diverso rapporto con il queste convinzioni che Nespolo attra- celebre manifesto del 1915, di una sti gli amici Enrico Baj, Lucio Fontana, pubblico, era stato rilanciato dal movi- versa la stagione dell’Arte Povera, collo- “ricostruzione futurista dell’universo” Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, mento internazionale – animato dalle cando il suo nome nel famoso manife- (la Casa d’arte Nespolo è, non a caso, il Alighiero Boetti. A Milano, grazie a personalità di Maciunas, Beuys, John sto della mostra Con-temp l’azione titolo dell’antologica del 1995 al Palazzo Fernanda Pivano, conosce anche i più Cage e Ioko Ono – di Fluxus, di cui si (Galleria Christian Stein / Il Punto, della Permanente di Milano). significativi esponenti della beat gene- interessa Nespolo, che porta a Torino il Torino 1967), disegnato dal grande Di qui l’attenzione per il design e la pra- ration, Jack Kerouak e Allen Ginsberg, Concert Fluxus Les mots et les choses, amico Alighiero Boetti, in cui compaio- tica assidua di un’arte applicata, che ha che diventa il protagonista del film A. G. a cui prendono parte, fra gli altri, Ben no, con altri, “i dieci di Torino” del grup- portato Nespolo a cimentarsi nei setto- (1968). Quella del cinema è un’espe- Vautier, Boetti, Sanguineti, Lora Totino po (Piacentino, Merz, Zorio, Pistoletto, ri più disparati, dall’abbigliamento e rienza che durerà negli anni, dando (Galleria Il Punto, 26-28 aprile 1967). Paolini, Mondino, Gilardi, Anselmo). dall’arredamento, dalle copertine di luogo a importanti retrospettive a lui Piuttosto che a Parigi, che assisteva al L’ampiezza di queste aperture, in un libri e di dischi alla grafica pubblicitaria dedicate da Musei, Gallerie, Fondazioni decadere del suo ruolo di centralità arti- artista tutt’altro che usuale, va oltre la (le campagne dedicate a Campari e alla ed Istituzioni culturali (il Philadelphia stico-culturale, il suo sguardo è rivolto a scelta – che pure resta fondamentale – Richard Ginori, del cui Museo è stato il Museum of Modern Art; Centro de arte una ormai trionfante New York, dove della vocazione pittorica, ma serve ad direttore artistico): fondamentale risul- y comunicaciòn Elpidio Gonzalez, soggiorna a lungo, fino ad aprire uno arricchirla di apporti e di risonanze ta la creazione di manifesti dedicati a Antwerpen, du studio al numero 260 della West molteplici, oltre a sostanziarla di una importanti eventi culturali e sportivi, da Cinema, Palais de Chaillot, Paris; BFI, Broodway, dopo aver tenuto alcune profonda consapevolezza critica. Artista Azzurra ai Mondiali di Calcio e al Giro National Film Theatre, The London importanti mostre alla Arras Gallery dal e uomo di cultura, c’è in lui la convin- d’Italia. Sul piano degli interventi di più Film Makers’ Co-Op; Hayward Gallery, 1973 al 1985 (un’esposizione del 1981 è zione che fare arte non può prescinde- marcato impatto ambientale, vanno London; Filmoteka Polska, Istituto di salutata da un articolo di Furio Colombo re dal riflettere sull’arte. Critico d’arte ricordate le “luci d’artista” per i grandi Cultura Italiana Napa di Solidarnosc, sulla “Stampa” di Torino, Un marziano (ricordiamo solo due recentissimi inter- magazzini delle Gru, nell’hinterland Museo Nazionale, Varsavia; Istituto della pittura sbarca a New York). venti, apparsi sulla “Stampa” di Torino, torinese, e la campagna per i trasporti Italiano di Cultura, Cineteca Wallraf - Assapora così la vita newyorchese, dedicati a Cezanne e Picasso), Nespolo pubblici, approdata ai grandi pannelli Richartz - Museum, Colonia; Pechino e alzando gli occhi verso i grattacieli o ha esposto la sua concezione in un che, alle fermate della metropolitana Shanghai, Ufficio Cinema Cinese, Film abbassandoli per curiosare dentro le libro, Arte & vita (1998), in cui ha riela- torinese, rievocano episodi della storia Festival Internazionale di Shanghai; vetrine (quadri come Fuga da New York, borato la sua tesi di laurea in antica e moderna della città. Né poteva M.K. Ciurlionis National Museum of 1986, Quando la città dorme, 1989, fino Semiologia, discussa con Gian Paolo mancare, in questa concezione operati- Art, a Soft New York, del 1999, e la serie Caprettini presso l’Università di Torino. va, l’attenzione non solo visiva ma tatti- Michelangelo, 68 Belgium; Kaunas, Musée Lithuania), fino al 69 le per i materiali del “fare” artistico: dal Gozzano al Magnificat di Alda Merini. Oggetti e forme di Nespolo vivono al esperienze creative. Sono le caratteri- legno ai metalli (oltre ai bronzetti, ricor- Nella caleidoscopica circolarità di que- condizionale e non all’indicativo. Essi stiche del postmoderno, come ha scrit- diamo il monumento Lavorare, lavora- sti legami, anche le note del penta- affermano la loro presenza, non s’im- to Eco nelle Postille a Il nome della re, lavorare, preferisco il rumore del gramma e i numeri, le lettere dell’alfa- pongono in quanto tali». rosa: «ma arriva il momento che l'avan- mare, realizzato per la città di San beto e i libri, prendendo vita e animan- Nasce di qui la tecnica dei “puzzles”, guardia (il moderno) non può più anda- Benedetto del Tronto e inaugurato dal- dosi, possono diventare il soggetto e le che del lavoro di Nespolo diventeranno re oltre, perché ha ormai prodotto un l’amico Renzo Arbore); dalle ceramiche immagini delle opere pittoriche. ben presto la più riconoscibile e ricono- metalinguaggio che parla dei suoi (con la partecipazione a iniziative e a Le premesse di questi sviluppi sono da sciuta (ma non certo la sola) cifra distin- impossibili testi (l'arte concettuale). La mostre a rintracciare nelle posizioni che, assun- tiva. L’idea gli era derivata da un passa- risposta postmoderna al moderno con- Castel?lamonte e in Giappone) ai vetri te e sostenute sin dagli esordi, vengono tempo assai diffuso allora tra i ragazzi e siste nel riconoscere che il passato, (importante la collaborazione con le autorevolmente consacrate da Pierre gli adulti, il traforo, dove la componente visto che non può essere distrutto, per- vetrerie Barovier & Toso di Murano); dai Restany, il quale, nel marzo del 1968, ludica non è disgiunta da quella esecu- ché la sua distruzione porta al silenzio, vari tipi di stoffe (compresi i tappeti) alle presentava la personale Macchine e tiva, potenzialmente artistica e creativa. deve essere rivisitato: con ironia, in pietre preziose (una prima sintesi indi- oggetti condizionali presso la prestigio- Nespolo ritaglia e rifila pezzi sagomati modo non innocente». L’ironia e la man- cativa è nella mostra Alabastro, argen- sa Milano. di legno, incastrati e fatti combaciare fra canza di innocenza sono i segnali di un to, avorio, ebano, lacca, seta, smalto, Intitolando il suo intervento alla “critica di loro per comporre figure dai contorni distacco critico, di una consapevolezza ospitata nel 1974 dalla Galleria Blu di della ragion pratica”, poteva osservare, irregolari; tessere perlopiù monocro- che, se non rifiuta il «piacevole» (il ter- Milano). Nespolo ha poi disegnato le in limine, che «l’universo di Nespolo è matiche, che danno vita alla combina- mine è usato ancora da Eco), ne coglie e scenografie e i costumi di opere liriche quello della ricostruzione oggettiva» zione di inedite – ora più serene e ripo- sottolinea il carattere di gioco, di costru- tenute a Faenza, Galleria Schwarz di come la Turandot di Busoni, il Don (esattamente l’inverso di quanto aveva sate, ora addirittura rutilanti – immagi- zione arbitraria, nell’accezione saussu- Chisciotte di Paisiello e l’Elisir d’amore fatto il Nouveau Réalisme, dallo stesso ni policrome. Ed è proprio la “logica del riana secondo cui ogni linguaggio è con- di Donizetti, la Butterfly di Giacomo Restany tenuto a battesimo qualche puzzle” (titolo della mostra prima ricor- venzionale e arbitrario, tutt’altro che Puccini, oltre a occuparsi del tour di anno prima). data) a coinvolgere tutta una serie di ingenua e di certo non meno problema- Ivano Fossati nel 2000; e al servizio E aggiungeva: «Nelle sue costruzioni, particolari accorgimenti, che – sostenu- tica. Resta il fatto che, del postmoderno, della musica – per non dire delle colla- nei suoi “camuffamenti” (oggetti rico- ti da una profonda consapevolezza Nespolo rifiuta i fondamenti del pensie- borazioni con Luciano Berio e Severino perti di pittura macchiettata) o nei suoi meta-artistica – riguardano l’interte- ro debole ma reagisce alla “crisi” sul Gazzelloni – si pone il libretto scritto puzzles (forme ritagliate entro superfi- stualità, l’uso della citazione, la dialetti- piano delle sue innovative proposte ope- per l’opera buffa Al museo in volo & a ci piane e scomponibili) si ritrova il ca non più scindibile fra l’“alto” e il rative, proprio sulla base di quella che zompi (1996) musicata da Giulio denominatore comune della sua visio- “basso”, con i rimandi sia a un livello potremmo definire un’“etica del fare”. Castagnoli. Agli interessi musicali si è ne del mondo: l’approccio deliberata- della comunicazione popolare (le Si pensi alla splendida serie di quadri poi accompagnata la passione per i libri mente frammentato del reale attraver- Marylin dei manifesti già “appartenute” ispirati ad alcuni celebri film (ed esposti (competente e accanito bibliofilo, pos- so una successione di piani. ad Andy Warhol, i fumetti alla nella mostra Effetto pittura, del 1994), siede una straordinaria collezione di La realtà di Nespolo non s’impone Lichtenstein) sia alle espressioni più in cui l'immagine si fonde con il movi- prime edizioni futuriste) e per la lette- come una rivelazione immediata, tota- raffinate della cultura e dell’arte (le mento dell'azione concentrando e ratura: oltre a pubblicare un libro di le, illuminante: essa appare come una sculture classiche della mostra del insieme distendendo le pulsazioni poesie irriverenti, Nella riserva circon- zona intermedia e sottile a mezza stra- Bargello a Firenze, nel 2009). Il tutto, intrinseche del racconto. Il momento dati dai cow-boys, ha illustrato impor- da tra la singolarizzazione dell’oggetto ancora, nel movimento circolare che centrale – anche concettualmente – di tanti opere letterarie: dalle poesie di e la sua appropriazione diretta. […] unisce le diverse forme e modalità delle questa esperienza resta Il museo, il 70 71 grande quadro presentato a Livorno nel combinatorie che non diventa mai ripe- voluto sempre privilegiare questa 1976, in cui nove visitatori, visti di spal- tizione, ma filo di un discorso ininterrot- forma di comunicazione, ho rivolto un le, guardano quadri di artisti famosi. to, che si dipana – nel dialogo intreccia- occhio attento al livello di diffusione Siamo di fronte a una mise en abyme – to di continue riprese e variazioni – popolare cimentandomi con i manifesti del tutto originale - della pittura altrui, attraverso la serie infinita dei percorsi e più in generale con tutte le forme che Nespolo rivisita e reinventa, dando tematici lungo i quali l'opera di Nespolo d'arte applicata. luogo a una sorta di narrazione pittori- di dispone (un primo elenco, assai Il desiderio è di costruire una sorta di ca “speculare” (Le récit spéculaire è il nutrito ma per forza di cose provvisorio, “Universo Nespolo”, un buon conteni- titolo che Lucien Dällenbach ha dato a è nel catalogo curato da Janus per la tore di proposte e realizzazioni da river- un suo libro del 1977, in cui studiava il mostra del 1981 Ieri/oggi/domani, alla sare nella contemporaneità. Il sogno fenomeno della mise en abyme nel- Galleria Civica d'Arte Moderna di (perché un sogno c'è) è quello utopico l'ambito della letteratura). Ma Il museo Ferrara). di non contribuire a riempire di cose era già un punto d’arrivo, in quanto riu- Più che citare le importanti mostre rea- nuove un mondo vecchio ma di pro- niva idealmente e ripeteva, variandoli, lizzate in tutto il mondo (da New York a muovere addirittura la riedizione del quadri dedicati in precedenza a singoli Tokio, da Londra a Seoul, da Pechino a mondo stesso». incontri fra uno spettatore e l'opera Mosca alla mostra itinerante del 1997 d'arte (ad esempio Andy Dandy, dedica- presso le capitali del Sud America), ci Hanno scritto di Ugo Nespolo: to a Warhol, o Guardar Morris, del piace concludere, a esemplificare il Guido Almansi, Dan J. Anderson, Enrico Baj, 1973-74); nello stesso tempo Il museo complesso significato di una ininterrot- Mirella Bandini, Renato Barilli Luca Beatrice, segnava un punto di partenza, che ta e straordinaria esperienza di arte e di Paolo Bertetto, Rossana Bossaglia, Mauro Cappio avrebbe dato origine a una serie aperta, vita, ricordando quanto Nespolo stesso Barazzone, Luciano Caprile, Luigi Carluccio, fedele alla sua matrice ma capace di ha scritto nel catalogo del 1997 Germano Celant, Furio Colombo, Enrico Crispolti, creare sempre nuove associazioni (e Nespolo’s Posters: «Il futurismo pro- Antonio Del Guercio, Jole De Sanna, Gillo Dorfles, suggestioni) figurative e formali, fino porrà teoricamente una dirompente via Angelo all'autocitazione rappresentata, nel d'uscita nella geniale invenzione della Faccenda, Vittorio Fagone, Paolo Fossati, Jorge 1982, da L'artista e il suo doppio (di “ricostruzione futurista dell'universo”, Glusberg, Ermanno Krumm, Herbert Lust, Herny suggestiva efficacia è la panoramica progetto in cui la pubblicità, il manife- Martin, Dario Micacchi, Fiorella Minervino, offerta dal catalogo Merescalchi- sto, avranno un ruolo centrale. Non più Vincenzo Allemandi, Storie di Museo, 2001). Un quindi commistioni casuali ma pianifi- Palazzoli, Arturo Carlo Quintavalle, Pierre Restany, parallelo sviluppo di questa problema- cazione d'invadenza di tutto il territorio Antonio Ricci, Franco Russoli, Edoardo Sanguineti, tica era nelle opere che pongono diret- del visivo. Depero dà la stessa impor- Luigi Serravalli, Gianfranco Schialvino, Vittorio tamente l'opera nell'occhio dello spet- tanza all'opera unica e alla grafica pub- Sgarbi, tatore (come Guardare Klein, del 1974), blicitaria. Le sue realizzazioni per Antonello Trombadori, Marco Vallora, Gianni dove siamo noi a volgere le spalle al Campari segnano la storia del visivo in Vattimo, Ben Vautier, Marcello Venturoli, Lea quadro, osservandolo nella pupilla dila- maniera indelebile e – finalmente – Vergine, Marisa Vescovo, Giuseppe Zaccaria... tata di un ipotetico spettatore, in un spezzano la stolta divisione di cultura gioco di specchi nuovamente rovescia- alta e bassa». Poi, chiamando in causa to. Ne deriva una serialità di citazioni se stesso: «Ecco perché anch'io ho 72 Dragone, Mollica, Charles Danilo Sandra Spencer, Eccher, Orienti, Giovanni Daniela Tommaso Trini, Fiammeggiante, 2005 Magic, 2005 Letterario, 2005 74 75 Eyebrown, 2003 Dancing, 2002 76 77 Bel coraggio, 2003 In tondo, 2004 78 79 Maya, 2004 Oriente, 2005 80 81 My Heart 2005 Infanzia berlinese, 2003 82 83 Per Salvador, 2005 Barocco, 2005 84 85 Indice 5 Con il vetro nel cuore 7 I VETRI FRANCESI Luce, fiori e colori 23 L’ARTE DEL VETRO Frammenti di arte veneziana 51 FERMACARTE Una magia di colore, di trasparenza e di luce 65 GLASS TIME Opere di Ugo Nespolo Finito di stampare nel Febbario 2012 01 heart book 01 heart book Glass in heart www.associazioneheart.it heart book 01 Glass in heart