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Copyright © 2011 A.SE.FI. Editoriale Srl - Via dell’Aprica, 8 - Milano
www.tsunamiedizioni.com
Prima edizione Tsunami Edizioni, maggio 2011
Tsunami Edizioni è un marchio registrato di A.SE.FI. Editoriale Srl
Progetto copertina: Gianni Serusi per Indie Up
Finito di stampare nel maggio 2011 da Grafiche Ortolan - Opera (MI)
ISBN: 978-88-96131-30-5
Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, in qualsiasi formato senza
l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La presente opera di saggistica è pubblicata con lo scopo di rappresentare un’analisi critica, rivolta
alla promozione di autori ed opere di ingegno, che si avvale del diritto di citazione. Pertanto tutte le
immagini e i testi sono riprodotti con finalità scientifiche, ovvero di illustrazione, argomentazione e
supporto delle tesi sostenute dall’autore.
Nell’impossibilità di risalire agli aventi diritto delle fotografie pubblicate, l’Editore si dichiara disponibile a sanare ogni eventuale controversia.
IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
CREDITI
Tutti i ritratti sono di Massimo Pozzoni
Foto primo inserto a colori :
Dennis Stratton e Gene Simmons (Courtesy of Dennis Stratton)
Rod Smallwood nelle vesti di Eddie (Archivio di Marco Gamba)
Clive Burr e Dave Lights (Courtesy of Dennis Stratton)
Iron Maiden in vacanza a Lido di Jesolo (Courtesy of Dennis Stratton)
Iron Maiden (Courtesy of Dennis Stratton)
Adrian Smith (Archivio di Marco Gamba)
Paul Di’Anno (Archivio di Marco Gamba)
Steve Harris (Archivio di Marco Gamba)
Foto secondo inserto a colori:
Steve Harris (Henry Ruggeri)
Dave Murray (Henry Ruggeri)
Janick Gers (Henry Ruggeri)
Adrian Smith (Henry Ruggeri)
Bruce Dickinson (Henry Ruggeri)
Steve Harris (Henry Ruggeri)
Nicko McBrain (Henry Ruggeri)
Bruce Dickinson (Henry Ruggeri)
Fotografie interne:
Pagine: 16, 19, 20, 21, 47, 49, 52, 53, 64, 91, 95, 120, 128, 136, 143, 149, 185, 190, 206, 213, 216, 217, 220,
225, 255, 269, 272, 295, 313, 329, 330, 366, 368, 383, 394, 401, 419 (Iron Maiden Holdings Limited)
Riprodotte per gentile concessione di Iron Maiden Holdings Limited.
Pagina 180: Sony/BMG
Pagina 212: Reuben Archer
Pagina 388: Mac Developments
Pagine 237, 432: Sanctuary Records
4
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
PREFAZIONE
Vi do il benvenuto in questo libro. Sono l’autore di 18 saggi dedicati all’heavy metal, ed è per
me un onore poter scrivere la prefazione a questa eccellente enciclopedia.
A volte la gente mi chiede quale sia stato, ad oggi, il punto più alto della mia carriera, e io
gli racconto sempre questo aneddoto. Nell’agosto del 2008 mi è stato chiesto di partecipare
come ospite speciale al programma radio della BBC condotto da Bruce Dickinson, dove
avrei dovuto parlare dei miei libri e della mia vita come scrittore in ambito heavy metal.
Per 60 minuti sono stato seduto di fronte a Bruce: abbiamo parlato di ogni tipo di musica,
dagli Slayer ai Deep Purple, sino ai Faith No More e ai Killswitch Engage. E, alla fine della
conversazione, mi ha detto: “Certo che hai avuto una carriera davvero eccezionale!”.
Sono rimasto senza parole. Solo il mese prima, gli Iron Maiden avevano suonato in un
gigantesco stadio del rugby a Londra, ed ora ecco qui Bruce che mi fa i complimenti per il
mio lavoro. Mi sono sentito come se stessi sognando. Ad oggi, è senza dubbio quello il picco
massimo della mia carriera, e, se escludiamo la nascita dei miei bambini e il giorno del mio
matrimonio (hey, la mia famiglia potrebbe leggere queste righe, prima o poi...), è anche il
momento in cui mi sono sentito più contento ed esaltato in tutta la mia vita.
Perché? Beh, per le stesse ragioni per cui dovreste leggere questo libro dedicato agli Iron
Maiden. È semplice: non c’è nessuno come loro. Suonano una musica davvero unica, e vivono la vita con una mancanza di pretenziosità così tipicamente inglese, che ogni volta che li
incontri è un’esperienza davvero ritemprante. Li ho intervistati più volte nel corso degli anni,
e anche se sono la band heavy metal più famosa al mondo (ok, Metallica esclusi), ti trattano
sempre in maniera molto educata e comprensiva, anche quando gli chiedi di Powerslave per
la cinquecentesima volta.
Ci voleva proprio un’enciclopedia dedicata al loro lavoro. Buona lettura!
Joel McIver, 2011
www.joelmciver.co.uk
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
C
Cairns, Paul
Chitarrista soprannominato Mad Mac, che
ha suonato con gli Iron Maiden all’inizio del
1979 per diversi mesi. Steve Harris: “Uno
scozzese simpatico e fuori di testa. Era un
grande musicista. Abbiamo pensato: ‘Splendido! È quello che vogliamo! Un po’ di grinta’. Saltava da tutte le parti. Ci chiedevamo:
‘Diavolo! Ma di cosa si è fatto?’. Dopo un
paio di concerti si è bloccato completamente sul palco. Pensavamo che fosse depresso,
non sapevamo cos’altro pensare. Lo abbiamo
tenuto per alcuni concerti perché ci piaceva
e speravamo che si sbloccasse, ma non è mai
successo e la faccenda è persino peggiorata.
Una cosa molto strana. Così è stata la sua fine
come chitarrista della band. Che peccato, un
grande spreco!”. Paul ha ricevuto parecchia
attenzione negli ultimi tempi da parte dei fan
maideniani più sfegatati, a causa di un vero
e proprio mistero che lo circonda da più di
trent’anni. Nel marzo 2009, sul guestbook
del sito commemorativo degli Spaceward
Studios, è stato postato un messaggio da un
certo Hugh Cairns che, presentatosi come
fratello di Paul, ha affermato che il chitarrista avrebbe preso parte alle registrazioni del
mitico EP The Soundhouse Tapes, lasciando
la band circa sei mesi dopo. Seguendo questa tesi, Paul non sarebbe stato accreditato sul
disco al momento della stampa per la vendita
ai fan. Raggiunto per chiarimenti da Stjepan
Juras, fondatore del FC croato dei Maiden
e autore dell’ottimo libro Steve Harris: The
Clairvoyant, Paul ha confermato di aver pre76
so parte alle registrazioni del demo, fornendo
anche alcuni dettagli sulle parti da lui suonate
(vedere voce The Soundhouse Tapes). Sul libro
di Juras è stata pubblicata una foto in bassa risoluzione, scattata fuori dagli studi, con Mad
Mac insieme ai Maiden, o meglio, quelli che
sembrano i ���������������������������������
Maiden���������������������������
, con Steve Harris���������
���������������
nei panni del soggetto maggiormente riconoscibile.
In primo piano c’è persino quello che si presuppone essere il cane di Cairns, menzionato
da Steve Lazarus nel documentario del DVD
The History Of Iron Maiden Part 1: The Early
Days. Mike Kemp, ingegnere degli Spaceward
Studios, ha confermato sempre a Juras l’autenticità della location della foto, affermando
anche di essere “piuttosto certo” che ci fossero
due chitarristi in studio durante le session di
registrazione, e non solamente Dave Murray
(senza ovviamente poterlo giurare, dopo così
tanti anni). A parte Cairns, nessuno dei personaggi raggiunti dall’autore del libro sembra
ricordare con certezza i dettagli della cosa e
questa nuova versione dei fatti, benché possibilissima, contrasta con tutte le testimonianze
ufficiali fornite negli anni dalla band. In attesa
di conferme inequivocabili, la leggenda rimane inalterata, ma, grazie all’instancabile lavoro
di alcuni fan, sono emersi negli ultimi tempi
elementi di grande interesse per quel momento così cruciale nella storia del gruppo.
Calm Before The Storm
Primo e ad oggi unico album realizzato da
Lauren Harris������������������������������
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, pubblicato nel 2008 da �����
Demolition/DR2 Records. È stato prodotto da Tom
McWilliams, mentre Steve Harris ha svolto il
ruolo di produttore esecutivo e ha suonato il
basso in ‘Steal Your Fire’ (cover dell’omonimo
brano dei Gun), ‘From The Bottom To The
Top’, ‘Come On Over’ (cover dell’omonimo
brano degli Stray) e ‘Natural Thing’, cantando anche i cori delle prime tre tracce sopraelencate. Joe Lazarus, il cui padre non è altro
che Steve Lazarus, capo del FC ufficiale inglese dedicato ai Maiden, ha suonato la batteria
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
su ‘Come On Over’ e ‘Natural Thing’, mentre
il produttore Kevin Shirley ha mixato i brani
‘From The Bottom To The Top’, ‘Come On
Over’, ‘Hit Or Miss’, ‘See Through’ e ‘Natural
Thing’. Il disco è composto complessivamente da dodici brani di stampo hard rock melodico, con ritornelli catchy e melodie piuttosto
orecchiabili, e rappresenta una delle pochissime testimonianze soliste di Steve Harris fuori
dagli Iron Maiden. Non brilla sicuramente
per originalità o ricercatezza del songwriting,
soprattutto se paragonato alle iperproduzioni
dei mostri sacri del genere, ma è un onesto
primo passo nella carriera della giovane e ambiziosa Lauren, aiutata in fase di scrittura da
altri nomi presenti nei credits. All’interno del
CD è stato incluso un collage video promozionale di tre canzoni. La tracklist completa è
la seguente: ‘Steal Your Fire’, ‘Your Turn’, ‘Get
Over It’, ‘Like It Or Not’, ‘From The Bottom
To The Top’, ‘Let Us Be’, ‘Hurry Up’, ‘Come
On Over’, ‘Hit Or Miss’, ‘See Through’, ‘You
Say’, ‘Natural Thing’ (bonus track).
Can I Play With Madness
Terza traccia dell’album Seventh Son Of A
Seventh Son, scritta da Adrian Smith, Bruce
Dickinson e Steve Harris, dalla durata di 3.32
minuti. È stata suonata dal vivo dalla band
durante il tour di supporto all’album, i tour
di Fear Of The Dark e Dance Of Death e il
tour Somewhere Back In Time, ad eccezione
dell’ultima leg del 2009. È contenuta anche
nelle raccolte Best Of The Beast, Edward The
Great e Somewhere Back In Time, è stata pubblicata nel nono CD/vinile della serie The
First Ten Years e in versione live è stata inclusa
nel video Maiden England, nell’album A Real
Live One (registrata il 2 settembre 1992 a Bosco Ducale, Paesi Bassi), nell’audio/video Live
At Donington/Donington Live 1992, e negli
album/video Death On The Road e Flight 666
(registrata il 24 febbraio 2008 a Mexico City).
Il brano è il primo singolo estratto da Seventh
Son Of A Seventh Son, per il quale è stato re-
alizzato un video di supporto, incluso nelle
raccolte The First Ten Years: The Videos, From
There To Eternity e Visions Of The Beast. Il clip
è stato in parte girato nella suggestiva cornice
dell’abbazia di Tintern, nel sud del Galles, e ha
visto la partecipazione di Graham Chapman,
attore britannico membro dei Monty Python
scomparso nel 1989. Chapman veste i panni
di un insegnante d’arte il quale, dopo aver ripreso uno dei suoi alunni e avergli sequestrato
una rivista raffigurante gli Iron Maiden, cade
involontariamente nei sotterranei dell’abbazia, dove si ritrova immerso in antichi libri
e assiste impietrito ad alcuni video live della
band, riuscendo perfino ad incontrare l’Eddie di Seventh Son Of A Seventh Son dentro
un frigorifero. Il tutto viene osservato tramite
una palla di vetro, forse secoli prima, da un
misterioso ‘chiaroveggente’, probabilmente
un monaco residente nello stesso luogo. Il testo della storia si inserisce un po’ difficilmente
nel concept dell’album. Pare che il giovane
protagonista, in questo contesto il ‘settimo figlio’, si rivolga ad un profeta per avere risposte
sui suoi sogni e sul suo futuro, ma l’uomo si
rifiuti di rispondergli, dicendo di non sapere
nulla. Una volta esortato pesantemente dal ragazzo, il profeta gli predice che “la sua anima
brucerà in un lago di fuoco”. Secondo quanto
dichiarato da Adrian Smith, il brano ha preso
inizialmente vita come una ballata, chiamata
‘On The Wings Of Eagles’. Bruce ha scritto le
parole, modificandone il titolo, mentre Steve
Harris������������������������������������������
è l’artefice dell’improvviso stacco strumentale centrale, che ha generato un’enorme
discussione con Nicko McBrain, convinto
che non potesse funzionale perché troppo radicale. Ancora una volta, l’intuito del bassista
è stato premiato e la canzone, nella sua forma
finale, si è rivelata una hit, esordendo e rimanendo per tre settimane al terzo posto della
classifica inglese. Musicalmente il brano è caratterizzato da un ritornello molto melodico e
da un andamento allegro e piuttosto spensierato, che cozza un po’ con il testo dell’album e
gli altri brani presenti. È sopravvissuto fino a
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oggi nelle setlist live del gruppo, e dal vivo riesce sempre a far cantare e saltare gran parte del
pubblico. Le parti di batteria di Nicko sono
ottime e ben congegnate, così come il breve
assolo di Smith, come sempre intriso di melodia e groove. Dal vivo, Steve Harris e Adrian
Smith cantano anche loro il ritornello della
canzone. Durante il tour Somewhere Back In
Time, più precisamente il 31 maggio 2008 a
Irvine, California, Bruce
�������������������������
Dickinson����������
ha interrotto il brano sul nascere, perché il chitarrista
ha starnutito proprio durante il coro iniziale!
La band si è ritrovata a ridere a crepapelle insieme al pubblico e il singer ha lanciato nuovamente il pezzo, scherzando sulla presunta
serietà ed immedesimazione che ci si aspetta
da un gruppo heavy metal.
Captured Alive In Tokyo City
Live album e DVD dei Praying Mantis, registrato al Club Citta di Kawasaki, Giappone,
nelle serate dell’11 e 12 novembre 1995. La
formazione che ha registrato il disco era composta da Tino Troy (chitarra e voce), Chris
Troy (basso e voce), Dennis Stratton (chitarra e voce), Gary Barden (voce) e Clive Burr
alla batteria, in sostituzione di Bruce Bisland,
infortunatosi poco tempo prima. La band è
‘catturata’ durante il suo quarto tour nel paese del Sol Levante, forse al massimo della
sua popolarità. L’entusiasmo traspare dalle
parole con cui Tino presenta l’album nelle
note di copertina: “Questo è il nostro quarto tour in Giappone, come al solito davvero
memorabile, ma anche estenuante dal punto
di vista nervoso. È difficile rilassarsi quando
sai che ti stanno filmando e registrando dal
vivo, simultaneamente. Mi si sono perfino
arricciati i baffi. Abbiamo ascoltato i vostri
commenti passati e abbiamo deciso di suonare un set molto più lungo. Bruce Bisland
era molto triste per non averci accompagnati in questo tour. È stata unicamente colpa
sua, d’altra parte... cadere dalla bicicletta e
spaccarsi un braccio (ubriaco come al solito)!
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Anche la strada ha subito parecchie escoriazioni! Fortunatamente, Clive Burr è stato
in grado di prendere il suo posto. Voglio
solo riflettere un po’ sul passato e dire che
non avremmo mai immaginato di venire in
Giappone, ma, dalla nostra prima visita nel
1990, si è rivelata una fantastica esperienza
per noi. I Praying Mantis non sono come le
altre band, apprezziamo quello che i nostri
fan in Giappone hanno fatto per noi ed in
cambio, non solo suoniamo per voi, ma facciamo del nostro meglio per interagire con
voi, parlarvi, stringere le vostre mani, abbracciarvi, fare dei party insieme e giocare a
calcio. Qualunque cosa vi vada, noi vogliamo farla! La prossima volta che verremo in
Giappone, vorremmo fermarci per più tempo”. L’album è stato pubblicato nei formati
CD e doppio CD, e separatamente anche
DVD. La tracklist del doppio CD contiene
le seguenti canzoni: CD 1 - ‘Victory’, ‘A Cry
For The New World’, ‘Can’t See The Angels’,
‘Bring On The Night’, ‘Only The Children
Cry’, ‘To The Power Of Ten’, ‘The Horn’,
‘Dream On’, ‘Welcome To My Hollywood’,
‘Turn The Tables’, ‘Children Of The Earth’
CD 2 - ‘Angry Man’, ‘Don’t Be Afraid Of
The Dark’, ‘Cheated’, ‘Letting Go’, ‘Lovers
To The Grave’, ‘Flirting With Suicide’, ‘Rise
Up Again’, ‘Armed And Ready’, ‘Captured
City’. La versione in singolo CD comprende
invece: ‘Victory’, ‘A Cry For The New
World’, ‘Can’t See The Angels’, ‘The Horn’,
‘Dream On’, ‘Welcome To My Hollywood’,
‘Turn The Tables’, ‘Children Of The Earth’,
‘Don’t Be Afraid Of The Dark’, ‘Letting Go’,
‘Lovers To The Grave’, ‘Rise Up Again’. Nel
DVD è presente un brano in più rispetto al
CD, ‘Captured City’.
Carmageddon II:
Carpocalypse Now
Videogioco multipiattaforma per Windows, Mac OS, Nintendo 64, PlayStation
e GameBoy Color pubblicato nel 1998 da
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Sales Curve Interactive. È indubbiamente il
capitolo di maggior successo della controversa saga Carmageddon, balzata agli onori della cronaca per l’alto tasso di violenza
contenuto nel gameplay. Il giocatore, infatti,
è chiamato ad investire più pedoni possibili, accumulare punti e completare i livelli
di gioco, tramite l’uso di vetture modificate appositamente per infliggere più danni
agli avversari e agli stessi bersagli umani. Il
gioco è stato una grande vetrina per gli Iron
Maiden�����������������������������������
, che hanno partecipato alla colonna sonora delle folli corse con ben quattro
brani, scelti personalmente: ‘Aces High’, ‘Be
Quick Or Be Dead’, ‘Man On The Edge’ e
‘The Trooper’. Blaze Bayley, all’epoca singer
della band, ha commentato: “Il gioco riflette
la natura stessa degli Iron Maiden, compreso
il non aver paura di correre dei rischi, essere
energici, estremi, intrattenitori, divertenti e
totalmente senza compromessi”. Infine, la
testimonianza del direttore generale di SCI
dell’epoca: “Siamo molto contenti di questo
contributo degli Iron Maiden�������������
�������������������
. La loro musica si sposa alla perfezione con l’elemento
devastante di questo celebre gioco di corse,
il risultato finale suona splendido e migliora
ulteriormente il divertimento!”.
Caught Somewhere In Time
Traccia opener dell’album Somewhere In
Time, scritta da Steve Harris, dalla durata
di 7.26 minuti. È stata suonata live come
opener di ogni concerto del Somewhere On
Tour 86/87, e da allora non è stata più ripresa dal vivo dalla band. Non compare in
alcun live ufficiale, ma è presente nella stragrande maggioranza dei bootleg registrati
durante il tour. L’intro del brano, riproposto
in forma registrata dal vivo fino all’entrata
del veloce riff portante, rappresenta una sorta di manifesto del sound di Somewhere In
Time: cristallino, pulito, levigato, ricco di
riverbero e, per la prima volta nella storia dei
Maiden, accompagnato in alcuni tratti da
synth di chitarra e basso. Steve Harris�������
�������������
: “Questo pezzo è un po’ ironico. Parla di un tipo a
cui interessa viaggiare nel tempo. Vuole farlo
e un giorno qualcuno gli offre l’opportunità,
di intraprendere un viaggio in una macchina
del tempo. La domanda è: ‘Avrà davvero le
palle per farsi un giro su questa macchina?’.
La vera idea che ci sta dietro, comunque, è
un po’ più sinistra. A questo tizio viene offerto un dono favoloso e lui vuole sapere
cosa voglia in cambio la persona che glielo
offre: la sua anima!”. Musicalmente il brano
è veloce, possente, animato da una cavalcata
di basso perenne davvero tosta da riproporre
(praticamente a freddo) dal vivo per Steve
Harris. Bruce si lancia in cori imperiosi di
doppie voci, fino ad esplodere in un ritornello che porta al limite la sua estensione e capacità vocale. La coppia di assoli in sequenza
di Dave e Adrian è tra le migliori dell’intero
disco, con il secondo sempre leggermente un
passo avanti al primo per ispirazione e scelta
delle melodie, caratteristica riscontrabile un
po’ ovunque sull’intero album. Curiosamente, durante tutto il corso del tour Somewhere
Back In Time, Smith ha implementato dal
vivo una parte del suo assolo di ‘Caught Somewhere In Time’ in quello di ‘Rime Of The
Ancient Mariner’, presente in tutte le versioni del documentario/live Flight 666.
Cerebral Fix
Band thrash/death metal di Birmingham,
Inghilterra, attiva tra il 1986 e il 1993 e
riformatasi nel 2006. Nel corso degli anni
il gruppo ha realizzato tre demo e quattro
dischi studio, due dei quali pubblicati da
Roadrunner Records all’inizio degli anni
novanta. Blaze Bayley ha cantato nella veste
di ospite il brano ‘Smash It Up’, pubblicato sull’album Bastards del 1991 (��������
Roadrunner). All’epoca, il singer faceva ancora parte
dei Wolfsbane, con i quali, lo stesso anno,
ha pubblicato l’album Down Fall The Good
Guys.
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
Cesca, Bob
È un regista e creativo statunitense, di origini italiane. Le produzioni della sua ditta,
denominata prima Camp Chaos e ora Snark
Rocket, hanno spopolato sul web e su alcuni
canali statunitensi, come VH1. Tra i video
più noti citiamo Napster Bad (crudele presa
in giro dei Metallica e della loro lotta contro
la pirateria musicale) e The War Effort (sfottò pepatissimo contro G. W. Bush). Autore
di numerosi videoclip per gruppi del calibro
di Meat Loaf, Yes e Mötley Crüe, Cesca è
stato contattato per mettere mano a sei clip
che sarebbero stati inseriti nel DVD Visions
Of The Beast. Ha rivelato il suo entusiasmo a
Eddie’s: “Amo i ����������������������������
Maiden����������������������
dai tempi della scuola superiore. Così, quando la Sanctuary mi
ha contattato nel dicembre del 2000, sono
sobbalzato sulla sedia”. L’idea iniziale era
quella di produrre una versione completamente animata dei videoclip di alcune delle
canzoni più famose degli Iron Maiden. Non
è andata esattamente così: “Visto che il budget era piuttosto stretto, non potevamo rifare
completamente tutti i video con le animazioni, così ho proposto di togliere gli spezzoni di film e di sostituirli con animazioni di
Eddie e della band che narrassero delle brevi
storie legate alle canzoni. Ho pensato di lasciare i filmati della band perché mi sembrava rappresentassero bene ciò che il gruppo
era in un certo periodo della sua storia... E
poi, può esistere un video dei Maiden senza
un’apparizione di Bruce con uno strano paio
di pantaloni? Le animazioni portano la firma
di due persone: il sottoscritto e il mio animatore capo Marc Manalli. Siamo stati in grado
di realizzare tutti e sei i video in sei settimane. Si supponeva che il DVD uscisse all’inizio del 2001, quindi abbiamo dovuto correre
per stare nelle scadenze”. Sebbene Cesca e i
suoi colleghi di Camp Chaos avessero il desiderio di proseguire la collaborazione con gli
Iron Maiden, al momento non se ne è fatto
più nulla. Non sono emerse “alcune interes80
santi incarnazioni di Eddie” che i creativi
avevano elaborato in 3D Studio Max, non si
è andato oltre lo scambio di idee per ciò che
riguarda “una serie di cartoni animati dedicati alla figura di Eddie”. Come accennato, i
videoclip che hanno ricevuto il trattamento
da Camp Chaos sono sei: ‘Aces High’, ‘The
Number Of The Beast’, ‘The Wicker Man’,
‘Flight Of Icarus’, ‘Run To The Hills’, ‘The
Trooper’.
Cessation Of Hostilities
Doppio CD che racchiude l’intera produzione dei Battlezone di Paul Di’Anno, includendo tutti i brani di Fighting Back (1986),
Children Of Madness (1987) e Feel My Pain
(1998). Ci sono anche delle aggiunte: alcuni demo di Feel My Pain e una versione
dal vivo del brano ‘Children Of Madness’
(performance registrata al Royal Standard
di Walthamstow, Londra, nel 1999). È stato
pubblicato nel 2001.
Chains Of Misery
Ottava traccia dell’album Fear Of The Dark,
scritta da Bruce Dickinson e Dave Murray,
dalla durata di 3.38 minuti. Non è mai
stata suonata dal vivo dalla band. Bruce
Dickinson: “‘Chains Of Misery’ parla del
diavoletto che siede permanentemente sulla
nostra spalla e che può rovinarci la vita. Ad
esempio, incontri una ragazza, dai vita a una
grande relazione e, tutto a un tratto, fai qualcosa di stupido senza un motivo apparente,
e finisci per chiederti: ‘Perché sto facendo
questo?’. Non sai veramente perché agisci in
quel modo, ma senti di doverlo fare. Forse ti
guida un senso di colpa, forse senti di non
essere ‘bravo abbastanza’ per tutto quello
che ti capita. In ogni caso, agisci contro il
tuo stesso interesse senza sapere veramente
perché”. Musicalmente il brano è piuttosto
mediocre, ad eccezione dell’ottimo assolo
melodico di Dave Murray.
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Charlotte And The Harlots
Nome utilizzato dagli Iron Maiden����������
����������������
per quattro esibizioni live ‘segrete’ e non pubblicizzate, in locali dalla capacità limitata, durante il
tour di supporto a Seventh Son Of A Seventh
Son del 1988. Le prime tre hanno preceduto
l’inizio del tour vero e proprio e hanno avuto
luogo al club Empire di Colonia, Germania
(28 e 29 aprile) e al club L’amour di New
York (8 maggio), mentre la quarta ed ultima
esibizione si è tenuta al college Queen Mary
di Londra il 17 agosto, tre giorni prima del
leggendario festival Monsters Of Rock di
Castle Donington, dove i Maiden hanno
suonato per la prima volta (e da headliner).
Di tutti e quattro i concerti esistono registrazioni bootleg (anche video, nel caso di New
York).
Charlotte The Harlot
Ottava traccia dell’album Iron Maiden, scritta da Dave Murray, dalla durata di 4.12 minuti. È stata suonata dal vivo dalla band ai
tempi dei concerti nei pub di fine anni settanta, nei mini tour per promuovere il primo
album (escluse forse le date del tour di British Steel di supporto ai Priest, per quanto ci
è dato sapere dai bootleg) e nelle prime due
date del tour The Early Days, a Praga (28
maggio 2005) e Chorzów (29 maggio). Nel
1988 la band ha registrato una nuova versione della canzone, con Dickinson, Smith e
McBrain in formazione, denominata ‘Charlotte The Harlot ’88’ e usata come B-side del
singolo The Evil That Men Do. Il rifacimento
è poi stato incluso nel nono CD/vinile della
raccolta The First Ten Years e nel doppio album Best Of The B’Sides. Nel video 12 Wasted
Years è apparso per la prima volta un raro clip
del brano registrato il 14 aprile 1980 al pub
Ruskin Arms��������������������������������
di Londra, poi incluso nel doppio DVD The History Of Iron Maiden Part
1: The Early Days del 2005. In una vecchia
intervista, Steve ���������������������������
Harris���������������������
ha dichiarato: “Que-
sta è proprio la canzone di Dave. Sarei stato fiero di poter dire di averla scritta io. Mi
piaceva suonarla dal vivo perché era qualcosa
di diverso rispetto al mio stile di scrittura”.
La canzone introduce nel mondo degli Iron
Maiden��������������������������������������
il personaggio di Charlotte, una prostituta che fa ancora oggi discutere i fan: chi
era? È esistita veramente? È ancora in giro?
Apparentemente il brano è basato su ‘una
storia vera’, ma nessuno della band ha mai
veramente confermato gli elementi reali della canzone. Nella biografia ufficiale Running
Free si dice che la figura sia legata a un certo
Richard, vicino all’ambiente dei Maiden, i
quali avrebbero giurato di non identificarla
mai. Quasi certamente il nome Charlotte è
fittizio, come l’ipotetico indirizzo della sua
abitazione nell’East End di Londra fornito
anni dopo dalla canzone ‘22 Acacia Avenue’,
ma è improbabile che qualcuno possa deliberatamente fornire dettagli precisi su questa
‘mitica’ figura. Solamente Paul Di’Anno, interrogato qualche anno fa in merito, ha fornito una lunga lista di dettagli che, conoscendo
il personaggio, sono da prendere con le pinze:
“Sì, Charlotte esiste. Il suo vero nome è High
Hill Lil, ed è in sostanza una vecchia prostituta. Beh, a dire il vero era più una troia! Nel
senso, se andavi a casa sua con dell’alcol o un
po’ di speed, ti guadagnavi più o meno una
scopata. Era una leggenda a Walthamstow, la
conoscevano tutti. Aveva circa 45 anni, ma
era una puttana davvero scatenata... andava
con qualsiasi uomo dai quindici anni in su,
ahahah! La canzone dice che viveva in Acacia Avenue ma in realtà è Markhouse Road,
subito prima di entrare a Leyton, perché io
vivevo in quella zona”. Chiaramente Paul è
a conoscenza del brano rilasciato dopo il suo
split con la band, perché nel testo di ‘Char������
lotte The Harlot’ non c’è alcun riferimento
ad Acacia Avenue. Sarà vero? Probabilmente
non lo sapremo mai. Musicalmente la canzone ha un gran tiro e rispecchia in pieno
l’attitudine grezza, scatenata e a tratti oltraggiosa delle prime incarnazioni della band, in
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
particolare dello stesso Di’Anno, noto ‘amatore’ senza freni. Testo e melodie possono
sembrare un po’ ingenue a chi si avvicina alla
band dopo tutti questi anni, e il bello è che
lo sono per davvero, vista l’età di Dave Murray al momento della stesura! La versione del
1988 è indubbiamente prodotta meglio, ma
si addice davvero poco alla lineup che l’ha
registrata in quel periodo: in questo caso, il
fascino dell’originale è imbattibile e rende
bene l’idea dell’appeal e della potenza che i
giovani �������������������������������������
Maiden�������������������������������
potevano esercitare su chi assisteva a un loro concerto e si lasciava andare
completamente al ritmo della loro musica.
Paul Di’Anno ha continuato ad eseguire la
canzone da solista, registrandone una nuova
versione studio per l’album tributo The Classics - The Maiden Years del 2006.
Chemical Wedding (film)
Film britannico diretto da Julian Doyle e prodotto da David Pupkewitz e Malcolm Kohll
per Focus Film e Ben Timlett e Justin Peyton
della Bill and Ben Productions, con la partecipazione di Entertainment Motion Pictures
(E-Motion) e MotionFX. I produttori esecutivi sono Andy Taylor, Paul Astrom-Andrews
e Peter Dale. La sceneggiatura è stata scritta
da Bruce Dickinson. L’idea del film era già
presente nel 2000 con un diverso produttore,
ma il lavoro è stato realizzato solamente otto
anni più tardi. Il protagonista della pellicola è Simon Callow nei panni del Professor
Haddo. Nei vari ruoli del film, recitano Kal
Weber, Lucy Cudden, Jud Charlton, Paul
McDowell, John Shrapnel, Terence Bayler,
Mike Shannon e Bruce Dickinson. Chemical
Wedding è stato presentato in anteprima al
settimo Sci-Fi-London (festival internazionale annuale dedicato ai film fantascientifici
e fantasy, NdA). Il film è in qualche modo
ispirato alla figura del famoso Aleister Crowley. Haddo è un professore di Cambridge
ossessionato da Crowley e finisce per essere
posseduto dall’arcigno Aleister grazie ad un
82
supercomputer. Un giornalista praticante e
uno scienziato americano sono i paladini del
bene, coloro che lottano per rispedire Crowley nel limbo. Chemical Wedding (che si intitola Crowley sul mercato americano) è stato giudicato quasi all’unanimità dalla critica
come un film horror sovrannaturale di bassa
qualità, con poche idee ed una trama piuttosto scarsa. La colonna sonora del film, tutto
sommato uno degli elementi più interessanti,
è stata pubblicata da Warner Music. Accanto a estratti di dialoghi e suite orchestrali,
compaiono brani come ‘Chemical Wedding’
(Bruce ���������������������������������
Dickinson������������������������
), ‘��������������������
Can I Play With Madness’ (Iron Maiden), ‘The Wicker Man’ (Iron
Maiden���������������������������������
) e ‘Man Of Sorrows’ (�����������
Bruce Dickinson���������������������������������������
). Bruce, che ha una piccola parte nella pellicola, ha dichiarato: “Su diversi livelli,
penso sia bello per i fan dei Maiden vedere
qualcuno della band fare qualcosa di completamente diverso, che porta il nome del
gruppo in ambiti completamente differenti
e cerca di guadagnare un po’ di rispetto per
l’heavy metal e tutto il resto. Poi, penso che
possano semplicemente divertirsi”.
Chemical Wedding (album)
Vedere The Chemical Wedding
Childhood’s End
Quinta traccia dell’album Fear Of The Dark,
scritta da Steve Harris, dalla durata di 4.41
minuti. Non è mai stata eseguita dal vivo
dalla band. Il testo parla di sofferenza, dolore, mancanza di cibo, speranza e possibilità di pace per molti nel mondo, mentre
una parte di esso dà per scontata la presenza
di tutte queste cose, dimenticando che “da
qualche altra parte, qualcuno sta morendo”.
La fine della fanciullezza indicata nel titolo,
per l’appunto, è causata prematuramente da
tutte queste disgrazie subite da tante persone, in particolare bambini, che abitano la terra. Su questo argomento, Bruce Dickinson
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
ha commentato: “Non c’è un solo posto al
mondo dove gli esseri umani possono rimanere bambini. In dieci anni abbiamo quasi
fatto sparire del tutto l’acqua, l’aria, il sole...
e adesso devi essere fuori di testa per voler
dare vita a dei figli quando guardi com’è ridotto al momento il pianeta. Così ci chiediamo quando questo finirà”. Musicalmente la
traccia è animata da una melodia accattivante e da un ritmo martellante che la rendono
unica e particolare nel repertorio maideniano, anche se a tratti il brano trasmette una
sensazione di incompiutezza.
Children Of Madness
Secondo album dei Battlezone di Paul
Di’Anno. L’album è stato pubblicato nel
1987 e al disco hanno partecipato Paul
Di’Anno (voce), Graham Bath (chitarra),
John Wiggins (chitarra), Pete West (basso)
e Steve Hopgood (batteria). Questo lavoro
ha ottenuto un buon successo commerciale
negli Stati Uniti e in Canada. Vi sono state alcune polemiche legate al brano ‘Metal
Tears’ (ispirato a un libro intitolato ‘Clone’),
che i media hanno ritenuto troppo simile a
‘London’ dei Queensrÿche (presente sull’album Rage For Order). Defezioni spontanee
e problemi di alcol e droga hanno devastato
il tour seguito al disco. Graham Bath è stato
licenziato perché non interessato ad andare
in tour. Alf Batz, il suo rimpiazzo, è arrivato
giusto in tempo per presenziare nel videoclip di ‘I Don’t Wanna Know’. Ad un certo
punto del tour, tutta la band si è ‘dimessa’,
lasciando Paul da solo. Il tentativo di mettere in piedi una formazione di fortuna con
Randy Scott, Dave Harman e Eddie Davidson non è andato a buon fine e la band si
è sciolta poco dopo. La tracklist dell’album
è la seguente: ‘Rip It Up’, ‘I Don’t Wanna
Be A Hero’, ‘Nuclear Breakdown’, ‘Torch
Of Hate’, ‘Whispered Rage’, ‘Children Of
Madness’, ‘Metal Tears’, ‘It’s Love’, ‘The
Promise’, ‘To The Limit’.
Children Of The Damned
Seconda traccia dell’album The Number Of
The Beast, scritta da Steve Harris�����������
�����������������
, dalla durata di 4.35 minuti. È stata suonata dal vivo
per la prima volta il 15 novembre 1981 al
Rainbow Theatre di Londra, come anteprima del terzo album della band, anche se con
alcune parti suonate in modo diverso rispetto alla versione definitiva. In seguito, oltre
ad essere stata ovviamente eseguita nel tour
di supporto a The Number Of The Beast, è
stata suonata in una manciata di date del
World Slavery Tour, nel tour di supporto
a Somewhere In Time, in occasione dei tre
show benefici per Clive Burr del 2002, nel
tour A Matter Of The Beast e nella leg finale
del tour Somewhere Back In Time. La canzone in versione studio appare anche nella
raccolta Somewhere Back In Time, mentre
registrazioni live del brano sono contenute
nel doppio album Live After Death, nella
seconda parte del singolo benefico Run To
The Hills e nel live Beast Over Hammersmith del 2002 (performance registrata il
20 marzo 1982 all’Hammersmith Odeon di
Londra), nel CD BBC Archives (28 agosto
1982, ����������������������������������
Reading Festival������������������
) e nel DVD singolo Rainmaker (marzo 2002, �������������
Brixton Academy). Il video live della celebre esecuzione
all’Hammersmith Odeon è contenuto nel
documentario 12 Wasted Years, in forma parziale nel DVD Classic Albums: The Number
Of The Beast e nel doppio DVD The History
Of Iron Maiden Part 1: The Early Days. Il
brano è liberamente ispirato all’omonimo
film britannico del 1964 (in Italia, ‘La stirpe
dei dannati’), seguito del precedente Village
Of The Damned del 1960. Si tratta di una
storia di fantascienza che riguarda sei bambini, ognuno dotato di grande intelligenza e
poteri paranormali. I bambini, provenienti
da ogni parte del mondo, vengono radunati e studiati a Londra da alcuni ricercatori e
inseguiti da militari che vogliono sfruttare
le loro abilità. Il testo si concentra sul fato
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
dell’ultimo dei ragazzi, con un monito finale
riguardante la paura e paranoia degli adulti
che non li comprendono e tentano, invano,
di controllarli. Steve Harris�����������������
�����������������������
: “In questo brano c’è un po’ di tutto. L’intro melodica, la
parte heavy e un bel ritornello imponente.
Abbiamo scritto un mucchio di introduzioni tranquille, ma non siamo mai riusciti a
restare morbidi per tutta la durata dei brani”. ‘Children Of The Damned’ è un vero
e proprio gioiello, che mette enormemente
in mostra l’ugola e il talento del giovane
Dickinson���������������������������������
, appena entrato a far parte della band. L’arpeggio delicato di chitarra e lo
spettacolare assolo di Adrian Smith valgono
da soli il prezzo dell’album o del biglietto di
un concerto, e l’epicità ed evocatività della
canzone raggiungono livelli altissimi, in particolare nell’irresistibile crescendo finale. Nel
2002 la band ha eseguito il pezzo affiancando un’inedita chitarra acustica di Smith alle
chitarre elettriche di Murray e Gers, mentre
nel tour del 2007 Adrian ha eseguito il brano
con una splendida Jackson doppio manico.
Chrysalis
Etichetta britannica creata nel 1969 da
Chris Wright e Terry Ellis. È stata acquistata
da EMI Records nel 2001 ed assorbita nel
2005. Un curioso aneddoto è legato a questa etichetta. Il 3 e 4 ottobre 1979 gli Iron
Maiden������������������������������������
hanno organizzato due concerti gratuiti al The Swan di Hammersmith, Londra,
nel tentativo di attirare l’attenzione delle
etichette discografiche. I responsabili della
Chrysalis non sono stati in grado di decidere
se fossero interessati o meno alla band.
Clairvoyant
Vedere The Clairvoyant
Clansman
Vedere The Clansman
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Classic Albums
Serie di documentari dedicati alla storia e
ai dettagli della realizzazione dei più famosi
album rock, hard rock, metal e pop. I documentari vengono generalmente trasmessi
in TV e realizzati contemporaneamente in
formato DVD, con sottotitoli in diverse lingue e svariati extra. La serie è realizzata da
Isis Productions e distribuita da Eagle Rock
Entertainment. Il concepimento dei brani,
la musica, le fasi relative alla produzione e al
mixaggio e l’impatto sul pubblico dei dischi
vengono descritti e commentati dai musicisti
e dai produttori. Talvolta i musicisti si soffermano su un assolo o risuonano un passaggio,
mentre i produttori commentano la realizzazione di un certo effetto sonoro. Le versioni
televisive durano solitamente 50 minuti,
mentre la durata del DVD è anche notevolmente superiore. I produttori della serie, Nick
de Grunwald e Martin Smith, si occupano di
ottenere sempre l’approvazione degli artisti
e di tutti i personaggi coinvolti nelle riprese.
Gli ultimi episodi, oltre che in DVD, sono
stati pubblicati anche in formato Blu-Ray. Gli
Iron Maiden���������������������������������
���������������������������������������
sono trattati in un unico episodio, dedicato a The Number Of The Beast. Tra
gli altri episodi, i più ‘metallici’ sono: Paranoid (Black Sabbath), Machine Head (Deep
Purple), Hysteria (Def Leppard), British Steel
(Judas Priest), Metallica (Metallica), Ace Of
Spades (Motörhead), 2112 e Moving Pictures
(Rush).
Classic Diamonds: The DVD
DVD di Doro Pesch pubblicato da AFM Records, contenente brani eseguiti nel 2004 con
la Classic Night Orchestra al Wacken Open
Air, ad Amburgo e a Cologna. Blaze Bayley e
Chris Caffery (Savatage) appaiono tra gli ospiti
del DVD. Colpisce la presenza di ‘Fear Of The
Dark’, interpretata da Blaze e Doro davanti
all’immenso pubblico di Wacken del 6 agosto
2004. Blaze: “Ho sempre amato ‘Fear Of The
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
Dark’. Quando io e Doro abbiamo deciso di
interpretare questo brano, mi ha fatto molto
piacere. L’occasione di eseguirlo con l’orchestra, in una cornice così speciale, ha spinto
Doro a voler inserire la canzone nel DVD.
Così ho chiamato Rod Smallwood, chiedendo
il permesso di mettere il pezzo. Rod era molto
perplesso e mi ha detto che ne avrebbe parlato
con Steve, ma che il suo parere era negativo.
Sono rimasto particolarmente colpito dalla
cosa. Poi, qualche giorno dopo, mi ha chiamato Steve Harris, è stato molto gentile, mi ha
detto che non c’era nessun problema e potevamo mettere il brano nel DVD”. Il pezzo è contenuto anche nell’esibizione di Amburgo del
24 ottobre 2004, cantato solamente da Doro.
Classic Rock Roll Of
Honour Awards
è parsa una buona idea e la abbiamo usata per
un concerto. Dovevamo trovare un luogo e
abbiamo pensato al Ruskin Arms di Londra,
per il suo legame con i Maiden����������������
����������������������
. Poi si dovevano trovare le band. Allora ho chiamato alcuni
vecchi membri degli ‘early days’ della band. Il
responso è stato eccezionale. Appena saputa
la ragione dello show, tutti hanno aderito in
un baleno. Il primo concerto ha coinciso con
la prima apparizione dei GMT (Guy McCoy
Tormé). Clive è venuto alla serata e ci siamo
divertiti moltissimo. Alcuni mesi più tardi,
mi trovavo a casa di �����������������������
Clive������������������
prima degli ultimi lavori di adeguamento e ho notato delle
pile di scatole. Si trattava di un drumkit che
Clive aveva utilizzato per registrare Killers e
The Number Of The Beast. Ora è stato ceduto
all’Hard Rock Cafe”.
Clive Burr MS Trust
Il 2 novembre 2009, al Park Lane Hotel di
Londra, Nicko McBrain e Janick Gers sono
saliti sul palco durante la serata Classic Rock
Roll Of Honour Awards per ritirare il premio ‘Band Of The Year’.
Classics - The Maiden Years
Vedere The Classics - The Maiden Years
Clive Aid
È un’associazione britannica senza scopo di
lucro nata verso la metà degli anni 2000.
Come si evince dalla denominazione, sorge
con lo scopo di coadiuvare Clive Burr nella
lotta contro la sclerosi multipla. Si occupa
dell’organizzazione di eventi medio/piccoli, sebbene questi abbiano spesso un profilo
internazionale, come alcuni incontri dei fan
degli Iron Maiden al Ruskin Arms, la serata
per Clive Burr all’Hard Rock Cafe di Londra
o le convention a Edimburgo e Bergen. Il factotum di Clive Aid è Sam Hill: “Dave Shaw
ed io stavamo parlando di Clive e giocando
con le parole Live Aid, Clive Aid... alla fine ci
Fondazione britannica dedita al sostegno dei
malati di sclerosi multipla e alla ricerca su
questa invalidante patologia. Dopo aver appreso che Clive Burr era affetto da sclerosi
multipla (dalle riprese del DVD The Number
Of The Beast per la serie Classic Albums), gli
Iron ���������������������������������
Maiden���������������������������
hanno immediatamente deciso di muoversi in suo aiuto. Siamo all’inizio
del 2002. Lo scoppiettante avvio di questo
processo è avvenuto con le tre serate sold
out alla Brixton Academy di Londra, con
conseguente record di vendite del merchan��������
dise e successo del singolo ‘Run To The
Hills’. 250.000 sterline sono state raccolte
in tempi brevi e Clive ha potuto beneficiare di una nuova casa, con servizi adeguati.
Da parte loro, EMI Records e Zomba Music
Publishing hanno donato i profitti del singolo. Il Clive Burr Multiple Sclerosis Trust
è divenuto ben presto una fondazione che,
non solo sostiene coloro che soffrono della
malattia, ma è anche un riferimento per le
donazioni a sostegno della ricerca per la prevenzione e la cura della sclerosi multipla. Il
sostegno della band alla fondazione è stato
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
garantito anche in seguito, con donazioni
pubbliche, aste su eBay di memorabilia dei
singoli membri degli Iron Maiden e serate di
beneficenza organizzate dal Fan Club. Nicko
McBrain, ad esempio, ha donato il drum kit
(comprensivo di 31 pezzi) Signia Marquee
Premier con piatti Paiste. Si trattava di un
kit utilizzato da Nicko tra il 1994 ed il 2002,
anche durante l’apparizione televisiva al Top
Of The Pops per la registrazione di ‘Run To
The Hills’. Sono state messe all’asta anche
delle Fender costruite in base alle indicazioni
dei ‘tres amigos’ e la grande raffigurazione di
Eddie che campeggiava dietro al palco durante il tour No Prayer On The Road (che si
è aggiudicato il fedelissimo fan giapponese
Yu Shimada). La band ha donato alla causa
anche i proventi del concerto effettuato il 2
settembre 2005 all’Hammersmith Apollo di
Londra.
Number Of The Beast’, ‘Children Of The
Damned’, ‘Hallowed Be Thy Name’, ‘Run
To The Hills’.
Clive Burr MS Trust Fund
Tour 2002
Band britannica che ha assunto questo
nome per la presenza di Clive Burr. La band
può considerarsi in realtà una versione dei
Praying Mantis. Vedere la voce Escape per
ulteriori dettagli.
Mini tour organizzato dagli Iron Maiden per
donare fondi al Multiple Sclerosis Fund di
Clive Burr. I concerti si sono svolti il 19, 20
e 21 marzo 2002 alla Brixton Academy di
Londra, anticipando di pochi giorni l’uscita dell’album Rock In Rio. Nel pomeriggio
precedente l’ultimo concerto, la band si è
recata negli studi della BBC, con un manipolo di fan estratti a sorte, per registrare
‘Run To The Hills’ per il programma Top Of
The Pops. Come per il tour di Brave New
World, è stata usata come intro degli show
una parte del brano ‘Arthur’s Farewell’, tratto dalla colonna del film First Knight (‘Il
primo cavaliere’) del 1995. Ecco la scaletta
delle tre serate alla Brixton Academy: ‘The
Wicker Man’, ‘Ghost Of The Navigator’,
‘Brave New World’, ‘Wrathchild’, ‘2 Minutes To Midnight’, ‘Blood Brothers’, ‘The
Clansman’, ‘The Mercenary’, ‘The Trooper’,
‘Dream Of Mirrors’, ‘The Evil That Men
Do’, ‘Fear Of The Dark’, ‘Iron Maiden’, ‘The
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Clive Burr’s Escape
Cockerel Chorus
Gruppo formato da tifosi del Tottenham
Hotspur che, come Cockerel Chorus, hanno
inciso l’album Party Sing-A-Long, contenente il brano ‘Nice One Cyril’, tributo al celebre terzino inglese Cyril Knowles. Nel marzo
1973 la canzone ha raggiunto la quattordicesima posizione nella chart dei singoli del
Regno Unito. Il batterista che l’ha registrata
è nientemeno che un giovanissimo Nicko
McBrain!
Collen, Phil
Principale chitarrista solista dei Def Leppard,
entrato nella band nel 1982 e ancora in attività. È nato ad Hackney, Londra (nome notoriamente ricorrente nella storia dei Maiden!)
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
e risiede da più di vent’anni nella splendida
Orange County, California del Sud. Prima di
entrare nei Def Leppard, ha ‘rischiato’ seriamente di rimpiazzare Dennis Stratton negli
Iron Maiden����������������������������������
����������������������������������������
, nel caso Adrian Smith avesse rifiutato l’offerta. Collen: “Mi hanno chiesto di
fare un salto da loro, non ero molto interessato. Li conoscevo da anni. Andavo a scuola con
Paul Di’Anno, che conosco da quando avevo
sei anni. Tutti i ragazzi della band sono cresciuti nella mia stessa zona, sono tipi deliziosi
e gli voglio bene, ma suonano un tipo diverso
di musica. Suonavo in una band glam rock
(i Girl, con i quali ha pubblicato due album,
NdA) e ora sono nei Def Leppard, che mi si
addicono di più”. In questo caso, si può dire
che la storia abbia scelto la soluzione migliore
per tutti: i Def Leppard hanno trovato la loro
strada e il successo planetario nelle iperproduzioni di Mutt Lange, che li hanno resi una
delle band più riconoscibili e caratteristiche degli anni ottanta, mentre i Maiden hanno fatto
quasi sempre di tutto per tenersi alla larga da
tendenze e sonorità troppo orientate al rock
radiofonico americano. Ciò non toglie che
Adrian Smith sia indubbiamente il chitarrista
dei Maiden più simile a Collen per gusti e stile,
avendo in più occasioni dimostrato (dentro e
fuori dalla band) una particolare propensione
per il lato più melodico, catchy e cristallino del
rock/metal.
Colwell, Dave
navo in un pub, cinque sere alla settimana”.
Amico di lunghissima data di Adrian Smith,
Colwell ha scritto ‘Reach Out’, un brano
utilizzato dagli Iron Maiden come B-side
del singolo Wasted Years. Ha suonato con i
The Entire Population Of Hackney al fianco
di Smith, per poi diventare un membro degli A.S.A.P. (Adrian Smith And Project) nel
1989. Bucket è accreditato in tutti i brani
che compaiono sull’album Silver And Gold.
Sulla sua amicizia con Smith, Colwell ha
dichiarato: “Adrian suonava negli Urchin,
mentre la mia band erano gli Angel Street.
Entrambi suonavamo prevalentemente nel
circuito dei pub della zona nord di Londra e
ad Oxford. All’inizio degli anni ottanta ci esibivamo negli stessi locali, avevamo molto in
comune e andavamo volentieri a vedere l’uno
i concerti dell’altro. Ci piaceva intrattenerci
facendo delle jam session, insieme ad un altro
chitarrista, Andy Barnett. È stato anche lui
negli Urchin”. Ad un certo punto della sua
carriera, Colwell si è unito agli Humble Pie.
Nel 2002, Bucket ha inciso con i Pie l’album
Back On Track (di cui ha scritto sette dei dieci
brani) e ha suonato in tour con loro fino al
2003, anno dello scioglimento definitivo del
gruppo e della scomparsa di Ridley. Nel 2008
ha iniziato le registrazioni per il suo primo
album solista, Guitars, Beers & Tears, in cui
appaiono, tra gli altri, Adrian Smith e Lauren
Harris. È stato pubblicato nel 2010.
Coming Home
Detto ‘Bucket’, è un chitarrista britannico
che ha militato in svariate band: Bad
��������
Company, Humble Pie, Samson, The Entire
Population Of Hackney, A.S.A.P., Angel
Street ed FM. Nelle sue parole, scopriamo
le influenze datate anni settanta: “C’era un
sacco di movimento nel circuito rock in Inghilterra in quegli anni. Andavamo sempre a
vedere Deep Purple, Free e Mott The Hoople
in posti come Royal Albert Hall, Hammersmith Odeon e Rainbow Theatre. Ma già a
metà dei settanta, avevo la mia band e suo-
Quarta traccia dell’album The Final Frontier,
scritta da Adrian Smith, Bruce Dickinson
e Steve ����������������������������������
Harris����������������������������
, dalla durata di 5.53 minuti. È stata suonata dal vivo dalla band nel
2011, nella seconda parte del Final Frontier
World Tour, ed è inclusa anche nella raccolta From Fear To Eternity. La canzone è
stata editata anche a 4.29 minuti di durata,
come singolo radiofonico non destinato alla
vendita. Bruce Dickinson: “Inizialmente ho
cominciato a scrivere questo brano parlando
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
di altre persone che tornano a casa. Poi ho
pensato: ‘Perché non scrivi la canzone parlando di noi, del nostro ritorno a casa?’. Noi
inteso come gruppo, tutti noi, perché è ciò
che facciamo! Passiamo la vita a tornare a
casa. Abbiamo appena fatto un tour enorme,
volando in giro per il mondo e facendo cose
notevoli, e ho pensato di scriverci su il brano, ovviamente con molta attenzione, perché è molto facile risultare banali con questo tema. Ho provato a fare due cose. Con
la prima, ho cercato di prendere coscienza
dei sentimenti strani che si provano quando
ci si lascia alla spalle una città o, nel nostro
caso, un paese o un continente. Sei stato a
contatto con circa ottantamila persone, con
un’adrenalina enorme addosso, euforia, o
cose così, e la mattina seguente ti alzi, prendi
una tazza di caffè, ti fai una doccia... e sei
già via. In secondo luogo, personalmente ho
vissuto e vivo la questione anche dalla parte opposta, con un piede in due scarpe e la
prospettiva di uno che non solo deve stare
sul palco, ma anche pilotare questa magnifica cosa attraverso il cielo, vedere tutti i tramonti e le luci della pista che emergono dalla
foschia del mattino, atterrare e tirare un bel
sospiro, pensando ‘siamo a casa’”. Il testo
scritto da Dickinson contiene riferimenti
molto belli e poetici ai sentimenti provati da
lui o dalla band e al senso di immensità che
si prova volando nei cieli, come “un satellite
solitario, un granello di polvere nella sabbia
cosmica”, che si libra sopra ogni confine e
divisione della terra. Musicalmente, il brano
è un’ottima ballata elettrica, con strofe che
si sviluppano prima su splendidi arpeggi di
chitarra e poi esplodono con l’entrata delle
distorsioni. Il ritornello è melodico e romantico, forse il migliore di questa tipologia di
brano mai scritto dalla band, e Dickinson
è un interprete impeccabile dei sentimenti
evocati dalla canzone, la quale, per alcune sonorità, viene spesso accostata a ‘Out
Of The Shadows’ di A Matter Of Life And
Death. Dave Murray esegue il primo assolo
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con un suono molto simile a quello di Jimi
Hendrix, seguito a ruota dalla mano super
ispirata di Adrian Smith. Per molti, ‘Coming
Home’ è uno dei momenti più riusciti di The
Final Frontier.
Communication Breakdown
Cover dell’omonimo brano dei Led
��������
Zeppelin del 1969, scritto da Jimmy Page, John
Paul Jones e John Bonham, registrata e
pubblicata dagli Iron Maiden come B-side
del singolo Bring Your Daughter... To The
Slaughter (24 dicembre 1990) e mai eseguita
dal vivo. Dura 2.42 minuti ed è contenuta
anche nel doppio CD Best Of The B’Sides.
La canzone originale è uno dei massimi successi di sempre dei Led Zeppelin e appare
nella lista dei più celebri brani hard rock di
tutti i tempi. Oltre agli Iron ������������
Maiden������
, tantissimi altri artisti hanno registrato la loro
versione: da Sebastian Bach (Skid Row) ai
Tierra Santa, passando per Vicious Rumors,
The Dickies e Paul Gilbert. Il tema trattato è l’amore misto ad apparente difficoltà a
comunicare e conseguente crollo nervoso,
con un testo semplice, sensuale, scatenato e
diretto. La performance dei Maiden può far
storcere il naso ai fan della band originale, in
primis per l’interpretazione un po’ grezza di
Bruce ������������������������������������
Dickinson���������������������������
, ma rispecchia impeccabilmente il sound e lo stile inseguiti dal gruppo
all’inizio degli anni novanta.
Como Estais Amigos
Ottava ed ultima traccia dell’album Virtual
XI, scritta da Janick Gers e Blaze Bayley, dalla
durata di 5.30 minuti. Non è mai stata suonata dal vivo dalla band. Il testo tratta della
cosiddetta guerra delle Falkland, un conflitto
combattuto dal marzo 1982 al giugno dello
stesso anno tra Regno Unito e Argentina, per
il possesso e controllo delle isole Falkland
(Malvinas in spagnolo e Malvine in italiano),
della Georgia del Sud e delle isole Sandwich
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IRON MAIDEN DALLA A ALLA Z
meridionali. All’epoca, il primo ministro del
Regno Unito era Margaret Thatcher, nome
significativo e ricorrente nella storia maideniana, e il presidente/dittatore dell’Argentina era il generale Leopoldo Galtieri. La guerra si è conclusa con la resa dell’Argentina e
il rinnovato controllo delle isole da parte del
Regno Unito. Blaze Bayley, autore del testo
e delle melodie vocali, ha ricordato nella sua
biografia l’esperienza vissuta durante il tour
promozionale di The X Factor in Argentina:
“Durante la conferenza stampa sono arrivate
alcune domande sulla guerra delle Falkland,
le Malvinas, come le chiamano lì, e io ho
praticamente detto che ero contro la guerra. Un mio amico di scuola è stato ucciso
in quel conflitto. Non è possibile credere di
poter combattere una guerra con il tipo di
persone che incontri in Argentina. Sono così
amichevoli e dimostrano una generosità fantastica, come è possibile combattere contro
di loro? Sono persone veramente genuine e
calde. Ad ogni modo, l’hotel dove alloggiavamo si affacciava al monumento ai caduti e
quando l’ho visto, ho chiesto di poterlo visitare. L’ho visitato, ho letto i nomi posti sopra
e la cosa mi ha fatto davvero pensare a tutto
l’evento. Come è potuta esistere una guerra
con queste persone, che io mi ero fatto così
amiche? Quando sono tornato in camera,
mi sono seduto con tutte queste emozioni
e questi pensieri per la testa. Così, ho scritto
su un foglio dell’hotel una specie di poesia
e ho ritrovato quel pezzo di carta quando
stavamo lavorando al nuovo album”. La
canzone è dedicata a tutti i morti durante il
conflitto e sin dal titolo, ‘Come state, amici?’
in spagnolo, vuole essere una sorta di omaggio al popolo argentino e un auspicio per
un comune futuro di pace. Musicalmente il
brano suona quasi come un lamento in crescendo (ricco di atmosfera anche grazie alle
tastiere), che esplode in una vera e propria
invocazione con l’entrata improvvisa di tutti
gli strumenti e della distorsione di chitarra.
Proprio le chitarre, in particolare, dipingono
melodie molto intense e curate nello stacco
strumentale e nell’assolo ad opera di Janick
Gers. Steve Harris l’ha definita una canzone
triste, potente, piuttosto cupa e drammatica,
“una conclusione eccellente per un album”.
Da solista, Blaze ha eseguito in più occasioni
il brano dal vivo.
Cross-Eyed Mary
Cover dell’omonimo brano dei Jethro Tull
del 1971, scritto da Ian Anderson, registrata
e pubblicata dagli Iron Maiden come B-side
del singolo The Trooper (1983) e mai eseguita dal vivo. Dura 3.54 minuti ed è contenuta anche nel quinto CD/vinile della raccolta
The First Ten Years e nel doppio CD Best Of
The B’Sides. ‘Cross-Eyed Mary’ tratta di una
studentessa prostituta che preferisce la compagnia di vogliosi attempati a quella dei suoi
compagni di scuola. Il brano dei Jethro Tull è
stato coverizzato in precedenza anche dagli Elf
del compianto Ronnie James Dio. Rod Small������
wood in persona ha commentato la versione
maideniana della canzone: “Dimostra il grande
amore di Steve e Bruce per i Jethro Tull. Sono
entrambi dei grandi appassionati della band e
questo brano è un tributo a loro. La cosa interessante è che ha ricevuto dei passaggi da
parte di radio americane senza alcun tentativo
di ottenerli da parte nostra o dell’etichetta. I
tizi della casa discografica mi hanno chiesto di
puntare seriamente alle radio con questa canzone, ma io non gliel’ho permesso. Come Bside non era rappresentativa di ciò che faceva
il gruppo, non era inclusa nell’album. La cosa
divertente è che è stata una delle poche canzoni
dei Maiden�����������������������������������
�����������������������������������������
mai trasmesse dalle radio americane, ed era ‘solo’ una B-side!”.
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