La molisana Ersilia Ingratta alla base spaziale
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La molisana Ersilia Ingratta alla base spaziale
Buon Natale e un sereno 2013 dalla Redazione PERIODICO DEGLI ABRUZZESI ANNO XXX - n° 6 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 65122 PESCARA - Via Campania, 12 Poste Italiane spa - spedizione in a.p. - D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46 ) art. 1 comma 1, 2 e 3 DCB Chieti AUT. TRIB. DI PESCARA N.2/83 - ISSN 0394-6029 Taxe Perçue - Tassa Riscossa Poste FF. SS. 65100 Pescara - ITALIA Barack Obama: + quattro di Mauro Ammirati G li americaverrebbe sberni rielegtucciato da tutgono Obati, la satira polima alla Presidentica si sfregheza della Repubrebbe le mani. blica. Nel moConsideriamola mento in cui scriuna debolezza vo, non si hanno dei nostri amici ancora dati pred’oltreoceano, cisi su voti popoqualcosa che si lari e grandi eletpuò anche pertori, ma è certo donare. Per il che il primo Preresto, è difficile sidente afroameche non si proricano della stovi invidia veria degli States dendo il popolo Barack Obama festeggia la vittoria ha vinto la sfida degli Stati Unicon la moglie Michelle e le figlie Sasha e Malia contro il repubti quando deve blicano Romney ed ottenuto il secon- scegliersi il Capo dello Stato. Nessuna do mandato. Four more years, grida- opera umana, per definizione, può esno i suoi sostenitori, altri quattro an- sere perfetta, neppure la Costituzione ni alla Casa Bianca, sperando che sia- americana lo è (come ha anche spiegano meno turbolenti dei quattro prece- to in una raccolta di saggi, pubblicata denti, segnati dalla depressione eco- recentemente, il politologo Robert A. nomica. Sulle ragioni della vittoria del Dahl), ma lo storico documento redatcandidato democratico non intendo to dalla Convenzione di Filadelfia nel soffermarmi, a mio parere, noi italiani 1787 rimane un capolavoro di diritto dovremmo riflettere su un altro aspet- costituzionale, politica e filosofia. Ciò to della competizione appena conclu- che ha consentito agli Stati Uniti di disa. Agli americani, si sa, piace lo spet- ventare una potenza mondiale, come tacolo, anche la nomination e la cam- aveva profetizzato Alexis de Tocquepagna elettorale devono somigliare ad ville agli albori del XIX secolo, è il siuno show, il candidato deve parlare stema istituzionale che li tiene insiedella sua infanzia e della sua gioventù, me. Barack Obama vince la competiportarsi dietro la moglie, abbracciar- zione per la Presidenza, i repubblicala e baciarla in pubblico..., cose che a ni mantengono la maggioranza alla Canoi italiani – diciamocelo francamen- mera dei Rappresentanti, ma per gli te - fanno sorridere. Se da noi il Capo americani non è affatto un problema. di governo soltanto accarezzasse il coniuge davanti a telecamere e fotografi, continua a pag. 2 Stranieri: una risorsa in tempo di crisi Sono il 9,8% degli occupati, dichiarano 41,6 miliardi di euro e pagano 6,2 miliardi di euro di Irpef G li stranieri rappresentano una risorsa per il territorio nazionale soprattutto in questo periodo di crisi: in Italia si contano oltre 2 milioni di lavoratori immigrati (il 9,8% del totale degli occupati), in sede di dichiarazione dei redditi notificano al fisco 41,6 miliardi di € (pari al 5,3% del totale dichiarato) e pagano di Irpef 6,2 miliardi di € (pari al 4,1% del totale dell’imposta netta). Ma rappresentano la parte di popolazione che maggiormente ha subìto gli effetti negativi della crisi (il tasso di disoccupazione straniero è passato dall’8,5% del 2008 all’12,1% del 2011), mostrano livelli di povertà più elevati (il 42,2% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà) e le loro retribuzioni sono inferiori di oltre 300 € rispetto ai lavoratori italiani. Questi alcuni dei risultati raccolti nel Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione 2012 realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e patrocinato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dal Ministero degli Affari Esteri, presentato oggi 11 ottobre 2012 www.abruzzomondo.it e-mail: [email protected] tel. 085 2056563 - 085.27276 RETOUR CHIETI ITALIA In caso di mancato recapito inviare al CMP di Chieti per la restituzione al mittente previo pagamento “resi” La molisana Ersilia Ingratta alla base spaziale europea di Kourou di Domenico Lanciano L’ Università delle Generazioni, con i dati storici finora disponibili, non sa se c'era un molisano in una delle tre caravelle di Cristoforo Colombo verso la scoperta dell'America, ma sa con certezza che c'è una piccola-grande molisana in uno dei centri spaziali più importanti del mondo, quello europeo di Kourou, nella Guyana francese. È una giovane di 27 anni, Ersilia Ingratta, autentico genio di Villacanale, la più grande frazione di Agnone, dove vive la sua famiglia composta da papà Aquilino (dipendente regionale), da mamma Michelina (cuoca presso il comando dei Vigili del Fuoco di Agnone) e da due fratelli più piccoli, Enrico (stewart al Parco della Musica di Roma) e Gianfranco (brillante studente). Nata il 30 agosto 1984, Ersilia, fin da bambina, ha dimostrato di guardare in alto, attratta dallo spazio inter-stellare e dai misteri dell'infinito universo. Così, all'età di 13 anni ha ricevuto in dono dal padre il primo cannocchiale per poter scrutare meglio il cielo... un dono prezioso proprio come per un grande musicista l’aver ricevuto, da bambino, il suo primo strumento musicale o come per un grande pilota di Formula 1 che ha ricevuto da piccolo la sua prima macchina-giocattolo. Conseguite, sempre con il massimo dei voti, la maturità scientifica al Liceo Scientifico di Agnone nel 2003 ed il 21 luglio 2009 la laurea magistrale in ingegneria spaziale alla Sapienza di Roma, Ersilia, dopo numerosi "stages" di perfezionamento e alcuni primi lavori in aziende aerospaziali, è approdata, tramite la Vitrociset SpA, al Centro Spaziale Europeo di Kourou, nella Guyana Francese, poco al di sopra dell'equatore, sulla costa atlantica dell'America Latina. Qui, nel Centro di Lancio n. 3, svolge il delicatissimo compito di "ingegnere della qualità integrata" assieme ad altri due colleghi francesi. Tale gruppo di "qualità integrata" analizza i rischi associati alle procedure svolte dal raggruppamento Clemessy SCC (costituito dalla francese Clemessy, dalla Vitrociset e dalla spagnola GTD) e gestisce le eventuali anomalie riscontrate nelle Ersilia Ingratta, ingegnere responsabile nella Qualità Integrata nella Guyana Francese Campagne di Lancio per i vettori Ariane 5, Soyuz (russo) e VEGA (Vettore Europeo di Generazione Avanzata) per l'immissione in orbita di satelliti di varie dimensioni e funzioni.Attualmente, Ersilia è impegnata nei preparativi del prossimo lancio del più grosso dei 3 vettori europei, l'Ariane 5, previsto per il 15 Maggio 2012. Probabilmente nel prossimo mese di agosto, l'Associazione Culturale Nuova Villacanale riuscirà ad organizzare in piazza un collegamento diretto con la base di Kourou, da dove la nostra piccola-grande donna, prima scienziata spaziale agnonese, potrà illustrare la composizione del sito e le procedure svolte nelle campagne di lancio. Ci spiegherà come e perché l'Italia partecipa, con un impegno assai ampio, dentro l'ESA (Agenzia Spaziale Europea), a parecchi progetti che trovano nel Centro di Kourou la realizzazione più importante essendo questa base una delle più vicine all'equatore, permettendo così ai lanciatori di sfruttare al meglio il cosiddetto "effetto fionda" ovvero la velocità fornita dalla rotazione della Terra attorno al proprio asse. Insomma, Ersilia Ingratta promette già molto bene e sicuramente si farà e ci farà sempre di più onore, arricchendo di soddisfazioni non soltanto la sua famiglia e il paese di nascita, ma tutto il nostro Molise e, ne siamo certi, sarà uno dei più belli orgogli nazionali ed europei. Gli Stati Uniti d’America visti dall’Italia: un volume di Emanuela Medoro di Goffredo Palmerini presso il Polo Umanistico dell’Università Ca’ Foscari di Venezia nel convegno dal titolo “L’immigrazione in tempo di crisi”. Il mercato del lavoro. Dal 2008 al 2010 si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione straniera di 3,5 punti percentuali passando dall’8,1% all’12,1% e raggiungendo 310mila immigrati senza lavoro. Questo significa che nel biennio considerato un nuovo disoccupato su tre ha origini straniere. Per quanto riguarda gli occupati (che sono oltre 2 milioni di soggetti), per la maggior parte si tratta di lavoratori dipendenti (86,7%), giovani, inquadrati come operai (87,1%), dalla bassa qualifica professiona- le, nel settore del terziario (51,5%) e in aziende di piccola dimensione (il 54,6% lavora in imprese con meno di 10 persone). Retribuzioni dei dipendenti. Un dipendente straniero guadagna al mese (dato quarto trimestre 2011) una cifra netta di 973 €, oltre 300 € in meno rispetto al collega italiano. Ha più possibilità di portare a casa una retribuzione più elevata l’immigrato che lavora nel settore dei trasporti (1.257 € al mese) a scapito di chi lavora nel settore dei servizi alle persone (717 € al mese), dove sono occupate maggiormente le donne. Redditi dichiarati e Irpef pagato. In Italia si concontinua a pag. 2 “L a tragedia delle democrazie moderne è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia”, scriveva Jacques Maritain in Cristianesimo e democrazia. Non sembri strano che abbia scelto questa citazione per scrivere qualche annotazio- ne su questo libro (e-book) di Emanuela Medoro. Un volume che ha il pregio di “raccontare”, con straordinaria capacità di sintesi e con rigorosa fedeltà alle fonti, la più grande ed avanzata democrazia del mondo, gli Stati Uniti d’America, nel momento culminante dell’esercizio del potere democratico d’un popolo, quello della formazione e dell’espressione del consenso elettorale. In particolare le elezioni del 2008 hanno riguardato un passaggio epocale per la democrazia americana: dapprima la competizione nelle primarie del Democratic Party, per la prima volta sia d’una donna e che di un uomo di colore, per la conquista della candidatura alla presidenza degli States, poi nella competizione elettorale che nel novembre 2008 vide prevalere il democratico Barack Obama contro il repubblicano John McCain, portando il primo nero alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Ebbene, attraverso l’entusiasmante “viaggio” in un periodo cruciale della storia politica d’America Emanuela Medoro ci fa conoscere e comprendere, con chiarezza ed efficacia, valori, difetti, tenacia, paure, forza, pregiudizi, aspirazioni, vizi, virtù e senso della nazione di quel popolo, composito e complesso, che costituisce la più grande e potente democrazia del mondo. Ce lo fa comprendere seguendo assiduamente i candidati democratici e repubblicani nelle rispettive primarie, poi i competitors alla presicontinua a pag. 3 2 ABRUZZO NEL MONDO Il 7,4% delle imprese in Italia è gestito da immigrati I valori devono avere un nome e un cognome di Scipione L'Aquilano L a società attuale impone i suoi "valori" con astuzia, potenza e una tattica asfissiante e avvolgente. È difficile opporsi per chi non li condivide. Per opporsi ad un sistema forte occorre un sistema più forte ancora. Ed il sistema non può che essere fatto da nuclei sociali che interagiscono e si relazionano, dando appunto nomi e cognomi ai propri valori di riferimento. Sicuramente nella nostra società attuale ha perso molta forza il nucleo familiare, ma per me la famiglia (seppur di genitori separati, allargata ecc..) è il primo tassello di un sistema che può riorientare e ridare speranza al futuro dei nostri giovani. Sì, ma in fondo che cosa vogliamo veramente per i nostri figli? È la domanda a cui tutti i genitori devono dare una risposta - direi la società intera - perché si è persa la coscienza che mio figlio oltre ad essere mio figlio è figlio di tutta la comunità o società che dir si voglia, a cui lui stesso appartiene. Non è facile rispondere, soprattutto quando si pensa a ciò che per i nostri figli "vuole" il mondo circostante, impegnato com'è in una corsa ossessionante verso l'egoismo e la solitudine. Prime vittime di questa tendenza sono i più indifesi, come sempre: i bambini, ipnotizzati dalla banalità televisiva che tiene loro compagnia per ore e ore; gonfiati dai cibi-pasticcio che inghiottono in piedi, a caso, perché non c'è nemmeno più tempo per un tranquillo pasto tutti insieme alla stessa tavola. Si fa in fretta a dire: "Vorremmo un mondo migliore per i nostri figli". Come? Da dove incominciare? "Ricostruendo dei valori di riferimento solidi" è la ricetta che tutti, esperti e non, suggeriscono. Valori, parola chiave, l'unica arma possibile per contrastare il mondo così com'è. Valori che siano radici e ali. Valori che siano radici in cui affondare la propria vita, e ali, cioè forze spirituali per affrontare e superare le difficoltà della vita stessa. Non basta, però, gridare: "Valori, valori!". L'educazione, seppur difficile, deve essere propositiva e concreta, ma direi che deve essere soprattutto preventiva. dalla Prima In questo nostro mondo si studia geologia il mattino dopo il terremoto e idrografia dopo le alluvioni. I genitori troppo occupati, cominciano a buttar via l'acqua quando la barca è quasi affondata. Sono necessarie alcune strategie e idee chiare. La famiglia non deve più essere docile consumatrice di quello che il mondo propone, questo però il più delle volte significa opporsi decisamente, criticamente, con chiarezza. Solo un sistema di valori strutturato e gerarchico, non dove va bene tutto ed il contrario di tutto, può dotare i giovani di una vera armatura, difensiva e offensiva. I valori devono essere come le ciliegie: uno tira l'altro. Il valore fondamentale che una famiglia o comunità sceglie "tira" con sé inevitabilmente una serie di altri valori. Se per esempio si sceglie come uno dei valori fondamentali la pace e la tolleranza , insieme "verranno su" il rispetto per la vita, la dignità e anche l'ecologia, che a loro volta tireranno valori strumentali necessari come libertà, responsabilità, solidarietà, giustizia, interiorità, che avranno come conseguenza naturale degli atteggiamenti quotidiani molto concreti. I valori devono quindi avere un nome e un cognome. Questi valori devono essere "insegnati", nascono e si radicano con il contatto. Il mondo, purtroppo, insegna con molta chiarezza la filosofia del vincente, la filosofia del "tutto subito", il culto del corpo, il piacere come misura di tutto, la violenza, la competitività, il potere della seduzione fisica e della ricchezza, ecc. Quindi, se i valori si insegnano e si formano con il contatto, ogni occasione è buona per conoscersi meglio. I genitori e la società devono fornire ai giovani dei modelli. Ormai comprendiamo chiaramente che i valori sono nozioni astratte, mentre i modelli sono concreti, visibili, sono affascinanti e convincenti. I primi modelli, naturalmente, sono i genitori stessi. Ma non solo: le persone che i genitori dimostrano di ammirare e stimare, diventano di solito dei modelli per i figli. [email protected] Barack Obama: + quattro Da loro, infatti, è quasi la regola. La Costituzione stabilisce una rigida ed integrale separazione dei poteri, secondo l’insegnamento di Montesqueiu: il Capo dello Stato non può sciogliere il Parlamento, ma non può essere da questo sfiduciato; i giudici federali vengono nominati dal Presidente, con il consenso del Senato, ma sono inamovibili, la nomina è a vita e l’indennità che viene loro corrisposta non può essere diminuita finché restano in carica. È il sistema Checks and Balances, “freni e contrappesi”, che regge impeccabilmente da due secoli. Io sono orgoglioso di essere italiano, vivo in un Paese che amo profondamente, ma che mi fa imbestialire ogni giorno, perché non vuole proprio capire che la democrazia, come insegnano i grandi costituenti americani, vive di due tempi: quello della discussione e quello della decisione. Una de- mocrazia senza governi stabili e, quindi, incapace di decidere, prima o poi scivola nel disordine, nel caos. E nel caos attecchiscono illegalità e corruzione. I nostri costituenti, nell’immediato dopoguerra, scrissero la migliore costituzione possibile, dato il contesto in cui operarono. Lasciarono alle generazioni successive il compito di migliorarla. Un compito che non abbiamo saputo assolvere. Nel 1788, Alexander Hamilton, James Madison e John Jay, per convincere il popolo di New York a ratificare la Costituzione redatta a Filadelfia, scrivevano: «La stabilità del governo è indispensabile tanto per il raggiungimento della coscienza nazionale e per i vantaggi che ne derivano quanto per istillare quiete e fiducia nel cuore del popolo; vale a dire, quanto di meglio ha da offrire una società politica» (The Federalist) Mauro Ammirati NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 Aziende straniere in crescita di 26mila unità a fronte di un calo di oltre 28mila imprese italiane S u 6milioni di imprese operanti in Italia nel 2011, 454mila sono condotte da stranieri, cioè il 7,4% del totale. Nonostante la crisi, le imprese straniere hanno registrato a fine anno un saldo positivo di oltre 26mila unità, al contrario delle aziende italiane che sono, invece, diminuite di oltre 28mila imprese. Quando avviano un’attività imprenditoriale, gli stranieri preferiscono costituirla insieme a connazionali (oppure avviando direttamente imprese individuali per conto proprio) piuttosto che mettersi in società con italiani. Questi alcuni dei risultati a cui è pervenuta la Fondazione Leone Moressa, che ha analizzato i dati sulle imprese iscritte alle Camere di Commercio italiane classificando come “aziende straniere” le imprese che vedono persone non nate in Italia detenere almeno il 50% delle quote di proprietà e delle cariche amministrative a seconda della tipologia d’impresa, facendo propria la definizione fornita da Infocamere stessa. I dati anticipano alcuni dei contenuti del Secondo Rapporto sull’Economia dell’Immigrazione che verrà presentato nel mese di ottobre a Venezia. Per settori di attività. Più di 156mila aziende straniere (34,4% del totale) si concentrano nel settore del commercio, cui fa seguito quello delle costruzioni con quasi 125mila (27,5%) e quello dei servizi con più di 89mila unità produttive (19,7%). Ma è nell’edilizia che la presenza straniera si fa più marcata: infatti su 100 imprese di questo settore, quasi 14 sono condotte da imprenditori nati all’estero. Nel commercio questa percentuale si abbassa al 10,1%, seguita da alberghi e ristoranti (7,7%) e dalla manifattura (6,3%). Per la quasi totalità dei settori, il grado di imprenditorialità risulta essere esclusivo in oltre il 90% dei casi, eccetto il settore dei servizi in cui gli stranieri sembrano un po’ più propensi a lavorare con italiani. Per regione. Con più di 85mila imprese è la Lombardia la regione che presenta il maggior numero di aziende condotte da stranieri (18,9% del totale), seguita dal Lazio (11,2%) e dalla Toscana (10%). Ma è proprio in Toscana che si registra il maggior peso di queste imprese sul totale delle aziende presenti nel territorio: infatti su 100 attività produttive, 11 sono gestite da immigrati (10,9%). In questa classifica seguono il Friuli Venezia Giulia (9,5%) e la Liguria (9,4%). In tutte le regioni, per oltre il 90% delle aziende condotte da stranieri il grado di imprenditorialità risulta esclusivo. Dinamiche di nati - mortalità. Le imprese straniere chiudono il 2011 con un saldo totale positivo di 25.567 unità, vale a dire con un tasso di progresso del 5,9% a fronte di un tasso del -0,5% delle imprese italiane, che contano un saldo ne- L’ gativo di oltre 28mila unità. A livello regionale, mostrano un particolare dinamismo in termini di sviluppo imprenditoriale straniero la Liguria (8,2%), la Campania e il Lazio (8,1%). Anche i settori mostrano delle differenze: nei servizi, infatti, il saldo è positivo sia per le imprese italiane (+85.532) che per le imprese straniere (+14.360), mentre negli altri comparti si è registrato un bilancio positivo per le aziende condotte da stranieri e negativo per quelle condotte da italiani. Per esempio, nel commercio le aziende straniere sono aumentate di 6.600 unità, mentre quelle italiane hanno subito una perdita di oltre 40mila imprese. Stesse considerazioni valgono per il settore delle costruzioni dove l’anno si chiude con un saldo di +4.399 per le imprese straniere e di -17.561 per le imprese italiane. Affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa: “i dati sulle aziende condotte da stranieri mostrano, nonostante la crisi, una realtà vivace e in evoluzione. Le aziende gestite da stranieri, aumentate di oltre 26mila unità, sembrano, infatti, non aver sofferto il contraccolpo dell’attuale situazione economica come le aziende italiane, che sono invece calate significativamente di oltre 28mila unità. Interessante è, inoltre, notare come la conduzione manageriale di queste imprese sia di solito affidata esclusivamente a stranieri, dato che indica la scarsa propensione di questi ultimi a mettersi in affari con italiani e/o viceversa. Tuttavia, è ipotizzabile un’inversione di tendenza in futuro, quando buoni livelli di integrazione saranno raggiunti anche a livello imprenditoriale, favorendo la formazione di aziende a conduzione mista”. Fondazione Leone Moressa ministero degli affari esteri: assistenza ai cittadini italiani all'estero assistenza ai cittadini italiani all’estero è un impegno primario per il Ministero degli Affari Esteri. Nuovi rischi, oltre l’instabilità politica, il terrorismo, la criminalità, le calamità naturali, lo sviluppo di epidemie hanno fatto emergere una nuova domanda di assistenza da parte dell’italiano che si trova all’estero in situazioni di emergenza. La Farnedalla Prima sina si è dotata di uno strumento capace di rispondere con efficacia e tempestività alle diverse tipologie di rischio. Ecco il numero e la mail cui fare riferimento: tel. 06 36225 e-mail: [email protected] Stranieri: una risorsa in tempo di crisi tano complessivamente 3,4 milioni di contribuenti nati all’estero (dati riferiti ai redditi del 2010) che dichiarano quasi 42 miliardi di €: tradotto in termini relativi, si tratta dell’8,2% di tutti i contribuenti e del 5,3% del reddito complessivo dichiarato in Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.481 € (7mila in meno rispetto agli italiani) e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. Nel 2010 i nati all’estero hanno pagato di Irpef 6,2 miliardi di € (pari al 4,1% dell’intero Irpef pagato a livello nazionale) che si traduce in 2.956 € a testa. Ma gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi: infatti il 63,9% dei nati all’estero che dichiara redditi paga effettivamente l’Irpef, contro il 75,5% dei nati in Italia. Livelli di povertà. Il 42,2% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà (dati 2010), contro il 12,6% delle famiglie italiane. Il reddito percepito non permette loro di risparmiare appena 600 € all’anno, dal momento che i consumi pareggiano quasi le entrate familiari. Entrate che provengono per il 90% da lavoro dipendente e che vengono destinate, tra le altre cose, al pagamento dell’affitto, dal momento che appena l’13,8% delle famiglie straniere è proprietaria dell’abitazione di residenza. Disagio economico. Le famiglie straniere dichiarano maggiori difficoltà economiche rispetto a quelle italiane (dati 2009): il 21,6% dice di arrivare a fine mese con molta difficoltà (contro il 14,5% di quelle italiane), il 23,4% è stata in arretrato con il pagamento delle bollette (vs 8,2%), il 60,1% non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 € (vs 31,4%) e il 53,6% non può permettersi una settimana di ferie (vs 39,2%). “Nonostante il periodo di crisi”, ha affermato il Direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’OIM, José Angel Oropeza, “nessuno può negare il contributo che gli immigrati hanno dato e danno all’Italia e allo sviluppo del Paese. D’altronde la migrazione è un fenomeno epocale che riguarda tutto il mondo e di fronte al quale è necessario che i governi scelgano cosa fare: adottare una politica di chiusura o, come suggeriamo noi, promuovere invece una politica di apertura, riconoscendo il ruolo delle migrazioni come parte integrante dell’economia." Fondazione Leone Moressa www.fondazioneleonemoressa.org 3 ABRUZZO NEL MONDO NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 In principio era una greppia: Padre Raffaele Mandolesi il presepe nella devozione popolare confermato Preposito Generale I n principio era una greppia. Poi la devozione popolare ne fece una grotta ed infine una capanna. Il presepe era nato. Dove trova origine la parola “presepe” così fortemente evocativa nella nostra tradizione e dove trova origine la consuetudine stessa di rappresentare una Natività sacra per tutta la cristianità, attraverso una scena, potremmo dire “teatrale”, fissata nella nostra memoria sin da bambini? “Praesepium” è la greppia. Con questo termine, spiega Anna Benvenuti, docente di storia medievale all’Università di Firenze, San Gerolamo traduceva con una certa fedeltà quello ebraico di “mangiatoia”, con il quale i quattro Evangelisti avevano indicato l’oggetto in cui era stato deposto il Bambino appena nato. Il presepe viene da lontano, non essendo stato inventato, come invece vuole la tradizione, da San Francesco. O meglio, il “poverello di Assisi” può esserne considerato l’inventore, nel senso che fu lui a creare un’immagine rimasta nella memoria collettiva e che si è, nel tempo, riprodotta in varianti infinite che vanno dalla rappresentazione vivente alle solenne e maestose statuine dei presepi del Settecento napoletano. Ma andiamo per ordine. Il presepe, così come lo conosciamo, è frutto di una lunga stratificazione storica. La studiosa di storia medioevale, sottolinea che esso è figlio di una interpolazione tra la tradizione dei 4 vangeli sinottici e quella dei testi apocrifi, che presto inserì la mangiatoia – unica indicazione precisa fornita dagli evangelisti – all’interno di una grotta e vi aggiunse la presenza del bue e dell’asinello, materializzando così una frase del profeta Isaia. Perché la grotta? La grotta rimandava all’antica tradizione dei culti pagani, che molto spesso si tenevano nei luoghi sotterranei. La Sacra Grotta di Betlemme, quella stessa che San Girolamo visi- Per altri sei anni guiderà i Chierici Regolari Minori Ordine fondato da San Francesco Caracciolo N tava tra il IV e V Secolo, era, del resto, stata “recuperata” alla Cristianità dal culto pagano di Attis. Quanto al bue e all’asinello, i due umili e, allo stesso tempo, nobilissimi animali che scaldano il bambinello con il loro fiato, essi erano associati ai culti misterici risalenti all’antichità greco-latina. Per secoli, la grotta di Betlemme, divenuta una cripta sacra – su cui Costantino e Sant’Elena nel IV Secolo edificarono la Basilica – fu meta di viaggi devozionali. Era usanza dei pellegrini raschiare dalle pareti il carbonato di calcio che, disciolto in acqua, si trasformava nel latte della Vergine: una preziosa e diffusissima reliquia che proteggeva la donna nel delicato momento dell’allattamento. Con il tempo, e nella tradizione occidentale, la grotta divenne una capanna, e i personaggi che la attorniavano, a celebrazione e narrazione della Natività, assunsero significati nuovi. A partire dai misteriosi Magi, che portano doni al Cristo nato, doni dalla pregnante valenza simbolica, di cui oggi spesso ci sfugge l’accezione. Il loro numero era inizialmente di 4, poi si “ridussero” a 3. Anche il “colore” era variabile: il Moro fu introdotto successivamente. Per lungo tempo l’Occidente cristiano proiettò sugli enigmatici Re Magi le sue mitiche rappresentazioni dell’Oriente. Chi erano i 3 Magi? Melchiar (Melchiorre) era il Re di Nubia e Arabia, era il più piccolo di statura dei tre. Balthasar (Baldassarre) mediano di altezza veniva dal regno di Godoia e di Saba. Jaspar (Gaspare), il più alto e il più scuro di pelle, era Re di Tharsis e di Eliseura, paese della mirra. I tre re, d’India, Persia e Caldea, giunti alla mangiatoia – grazie alla guida della Cometa – seguendo tre strade differenti offrirono al Re dei Giudei, tre doni particolari: Melchiorre offrì l’oro, simbolo del tributo e segno della divina maestà e regalità; Baldassarre donò l’incenso, simbolo del sacrificio e segno della divina potestà; Gasparre s’inginocchiò davanti al bambino, donando mirra, simbolo della sepoltura dei morti e simbolo dell’umana fragilità. Dall’età tardoantica a tutto il Medioevo, e oltre, il pellegrinaggio dei Magi simboleggiò la ricerca dell’uomo in viaggio verso la conoscenza di Dio. Nel Natale del 1223, San Francesco fece allestire a Greccio il Presepe, per incoraggiare sempre più attivamente la devozione del Bambin Gesù, la cui povertà e debolezza combaciavano con la sua concezione di religione. E’ chiara la volontà del santo di mettere al centro dell’attenzione dei fedeli il Cristo e la sua vita. Una vita che va, secondo la concezione di Francesco, seguita in tutte le sue tappe. Una vita che inizia appunto in un’umile mangiatoia – grotta – capanna. Una vita che si rinnoverà anche quest’anno nei Presepi delle nostre chiese e delle nostre case. La vera storia di Babbo Natale L’AQUILA - La vera storia di Babbo Natale in un esperimento internazionale alla ricerca di Santa Claus insieme al Comando Strategico degli Stati Uniti d’America:“Quest’anno gli elfi di Babbo Natale sono più impegnati del solito per i preparativi” – fanno sapere dal Norad. Babbo Natale esiste veramente? Quando Nicola morì, nel 343 d.C., si diffuse immediatamente un culto popolare che lo voleva patrono dei bambini. La sua fama è universale. La sua storia s’intreccia con quella dei cavalieri Templari, delle città di Bari e di L’Aquila. La festa del Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile) è stata resa immortale dal Cristianesimo. Felice strenna di Natale A.D. 2011, insieme ai più poveri dei poveri. Santa Claus può sussistere soltanto alla luce del Natale cristiano, giacché Nicola fu santo di Colui (Gesù di Nazareth) che si festeggia la notte di quel Natale che in inglese, del tutto esplicitamente, si chiama Christmas. Ma ci pensate? Il Signore dell’Universo, un Dio che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi umani. Anche chi non crede, non può non provare timore reverenziale di fronte al Mistero del Bambinello nella grotta di Betlemme. Le Lettere di Babbo Natale del professor Tolkien. Buon Natale e Felice Anno Nuovo 2013. Nicola Facciolini el luglio del 2012, padre Raffaele no rimasto ininterrottamente per nove anni, Mandolesi è stato riconfermato per fino all’86, durante i quali abbiamo cercala seconda volta Preposito Genera- to prima di tutto di ravvivare la conoscenza le dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori, del Santo, rafforzarne la devozione, crean meglio noti con l’appellativo di Padri Ca- do anche un gemellaggio spirituale con la racciolini, dal loro fondatore San France- comunità di Agnone, paese del Molise in cui sco Caracciolo, nato il 13 ottobre 1563 a San Francesco morì. Villa Santa Maria, nel medio Sangro, in proSono stati questi, e lo dico con molto afvincia di Chieti. Nei giorni scorsi lo abbia- fetto, gli anni più belli della mia vita. Anche mo voluto incontrare per saperne di più qui, oltre all’esperienza come parroco, ho sia su di lui, sia sull’Ordine religioso che insegnato religione sia nel famoso Istituto sulle attività missionarie svolte. Alberghiero che nella Scuola Media. Questa Innanzitutto grazie padre Raffaele per prima esperienza come parroco, si è conclula disponibilità. Dove sei nato e quando è sa nel 1986 quando, i miei superiori chiesearrivato il primo segnale che ti ha porta- ro volontari per andare a dar man forte alla to ad indossare l’abito talare? nostra missione in Congo, aperta nel 1984, Sono nato nelle Marche, in un paesino in e così decisi di offrirmi e partii per l’Africa. provincia di Macerata, Monte San Martino, Un’esperienza durata venti anni, a contatil 10 dicembre del 1948; dal 1952 la mia fa- to con problematiche completamente divermiglia si trasferì a Sarnano se da quelle del mondo occi(Macerata). Nel ’58 sono endentale, a contatto con la potrato in seminario, a Roccavertà più vera, a contatto con montepiano, in provincia di la mancanza totale di rispetto Chieti. Avevo appena dieci per la persona. anni, e non posso dire di aveDove avevate queste misre già da allora una vocaziosioni e quali erano le attivine chiara: c’era però qualcotà che curavate, oltre quella sa! Stare con il parroco del paprettamente religiosa? ese mi spingeva ad un desideLa nazione è la Repubblirio di emulazione, di diventaca Democratica del Congo, ex re un giorno come lui, come Zaire, ex Congo Belga, nella tutti i bambini, d’altronde. Era parte nord-est del paese, nelquello un periodo difficile per la regione chiamata Nord Kila mia famiglia, molta povervu. In questo territorio, si trotà, mia madre malata, veravano miniere di oro, diamanmente anni molto duri, in cui ti, coltan tanto ricercato peranch’io ho provato cosa era la ché impiegato nella telefonìa. fame e così, i miei accolsero L’assurdità è che il Congo, uno l’invito da parte di un sacerdodei paesi più ricchi del monte caracciolino, Padre Luciano do, ospita la popolazione più Muratori, di farmi frequentare povera del mondo! l’ultimo anno delle elementaLa nostra presenza lì è una ri nel loro seminario di Rocpresenza diretta chiaramente, camontepiano. Gli studi li ho in primis, all’evangelizzaziocontinuati dal 1960 nel semine, all’annuncio del Vangelo nario minore di Anagni, dove ma, come ogni missione delho completato gli studi clasla Chiesa nei paesi poveri, anBanner che annuncia sici, ho fatto l’anno canonico che ad un forte impegno per i 450 della nascita di di noviziato e la professione lo sviluppo sociale. È la strasemplice. Trasferitomi a Ro- San Francesco Caracciolo da che ci ha indicato Cristo, ma entrai nella facoltà di Filoquando girava di villaggio in sofia e Teologia presso la Pontificia Univer- villaggio annunciando la buona novella e, sità Angelicum ottenendo la licenza in teo- operando del bene, guariva, accoglieva gli logia. Dopo la Professione solenne nel no- emarginati, i poveri. È il sentiero che ha perstro Ordine dei Chierici Regolari Minori, il 2 corso San Francesco Caracciolo. Era fondaottobre del 1972 sono stato ordinato sacer- mentale, prima di tutto, realizzare nel terridote a Roma nella Parrocchia dei Santi An- torio delle strutture a livello sanitario e scogeli Custodi. Appena dopo l’ordinazione fui lastico. Il nostro impegno per lo sviluppo è inviato dai Superiori nel nostro Seminario cominciato innanzitutto con l’acqua potadi Anagni come responsabile degli studen- bile. Oggi, abbiamo coperto circa l’80% del ti. Durante questo periodo ho insegnato Let- territorio, incanalando l’acqua per oltre 300 tere al Seminario Minore della Diocesi e Re- chilometri. Quindi, ci siamo indirizzati verligione al Liceo Classico Statale. Questa pri- so le scuole, di ogni livello. Quando siamo ma parte della mia vita sacerdotale, durata arrivati c’erano, se ricordo bene, solo due cinque anni, ha contribuito, inoltre, ad inse- scuole superiori e alcune scuole elementarirmi anche in quella che è l’attività pastora- ri. Attualmente ci sono quattro scuole materle della parrocchia. ne, 32 scuole elementari e una quindicina di Nel 1977 il Preposito Generale di allora, scuole superiori, costruite ed organizzate da Padre Luigi Affoni, accolse l’invito del Ve- noi, con maestri e professori locali. La poscovo di Chieti di aprire una nostra comu- polazione scolastica nelle nostre scuole ragnità in Villa Santa Maria, paese natale del giunge circa 12.000 alunni. nostro Fondatore San Francesco CaraccioParallelamente al problema dell’analfalo. Da precisare che, il nostro Ordine, non betismo, abbiamo cercato di far fronte alla era mai stato in Villa Santa Maria: una co- situazione sanitaria. Con l’aiuto di un grupsa molto strana perché, normalmente gli Or- po di volontari dell’AVAZ e sotto la guida dini religiosi ci tengono particolarmente al del dott. Giovanni Buccigrossi dell’Ospedapaese natale del proprio Fondatore. Ma, gli le San Giovanni di Roma, abbiamo realizeventi della storia, ci avevano portato mol- zato un centro nutrizionale, otto centri sanito lontano! Quindi, vi fui inviato come primo parroco caracciolino nell’anno 1977 e vi socontinua a pag. 5 dalla Prima Gli Stati Uniti d’America visti dall’Italia denza nel corso della loro campagna elettorale. Mettendo in evidenza non solo le proposte a confronto, ma anzi tutto “rivelando” dal di dentro, attraverso le dichiarazioni ufficiali dei candidati o la corrispondenza con gli elettori, gli umori profondi, le sfaccettature, le ansie, i desideri e gli egoismi di un popolo e di un Paese che allo spiccato senso della nazione non riesce ancora a coniugare la realizzazione piena della democrazia. Questa, infatti, resta ancora incompiuta rispetto ai princìpi di libertà, eguaglianza e giustizia contemplati dalla Costituzione americana del 17 settembre 1787. Di fianco, l'autrice del volume "Gli Stati Uniti d'America visti dall'Italia", l'aquilana Emanuela Medoro. e-mail: [email protected] 4 ABRUZZO NEL MONDO Lettere d’Amore al Museo di Torrevecchia Teatina (Chieti) Dal 9 luglio è più facile cambiare cognome o aggiungere quello materno “D al 9 luglio è più facile cambiare cognome o aggiungere quello della madre. È un passo avanti positivo quello voluto dal Governo e dal Presidente della Repubblica attraverso l'emanazione di un decreto. Ora sta al Parlamento legiferare in modo da attribuire ai genitori la possibilità di optare per il cognome materno, così da garantire pari dignità alle donne". Lo dice Laura Garavini, deputata del Partito Democratico eletta nella Circoscrizione Europa, commentando il decreto del Presidente della Repubblica, grazie al quale presto potremo contare su procedure più semplici e brevi per ufficializzare il cambiamento del cognome. Basterà una domanda circostanziata, spiegando i motivi della volontà di cambiare, indirizzata al prefetto che potrà rispondere con il decreto di concessione. Si potrà cambiare il cognome se considerato imbarazzante, oppure chiedere di unire al cognome del padre quello della madre, oppure aggiungere il cognome del marito ai propri figli da parte della donna che, rimasta vedova o divorziata, si è risposata. Inoltre, potrà fare istanza anche chi è divenu- to cittadino italiano e vuole, però, che venga mantenuto il nome con cui è conosciuto al di fuori. "Il cognome non è solo un dato anagrafico. Fa parte della nostra identità", spiega Laura Garavini. "In Italia, la normativa è ancorata ad una concezione della famiglia piuttosto datata, e fa sopravvivere forme di discriminazione delle donne". "Ho presentato una proposta di legge – prosegue la deputata del Pd - per affermare la pari dignità di uomini e donne anche nell’attribuzione del cognome ai figli. I genitori devono avere sempre la possibilità di scegliere liberamente, nel senso di poter optare per entrambi i cognomi nell’ordine da essi stessi stabilito, o per il cognome di un solo genitore". "Numerosi Paesi a noi vicini hanno adottato regole di questo tipo. L’Italia è in grave ritardo ed è già stata richiamata da alcuni organismi internazionali, come il Consiglio d’Europa e la Corte di Giustizia europea", conclude Garavini. "È tempo di aprire una grande stagione di riforme per aggiornare e rinnovare il nostro Paese. Anche e soprattutto in materia di diritti civili". Daniela Musini conquista il Premio De Lollis con il volume "I 100 piaceri di d'Annunzio" PESCARA - Tre prestigiosi riconoscimenti in meno di un anno. Consenso unanime dei critici, lettori appassionati ed un successo che non conosce flessioni. “I 100 piaceri di d’Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà”, opera della scrittrice abruzzese Daniela Musini, è ormai un caso letterario. L’autrice nella serata di venerdì 26 ottobre, presso l’Hotel ristorante Villa Elena a Casalincontrada (Chieti), ha ricevuto il premio speciale della giuria nell’ambito del Premio Letterario Internazionale Cesare De Lollis. Insieme a protagonisti indiscussi della scena culturale italiana, come il critico cinematografico Enrico Ghezzi ed il noto filosofo Sergio Givone, c’era anche Daniela Musini, unica rappresentante al femminile, tra i vincitori. “L’opera raccoglie decenni di ricerche sul Vate, illuminandone la complessa personalità, le sfaccettature, uno e centomila nel conquistare la vita come un trofeo, a costo di dissolvere la propria identità dietro mille maschere, nella sfrenata rincorsa al piacere, al superfluo, al bello”. Questa la motivazione che ha spinto la giuria a premiare il volume della Musini, un riconoscimento che va ad aggiungersi al secondo posto ottenuto il 15 ottobre al concorso letterario internazionale Villa Selmi a Rovigo ed al primo posto assoluto arrivato al pre- «I A rrivati dozato l’annullo filatelimenica matco accompagnato da tina a Toruna citazione di S.E. revecchia Teatina, Mons. Bruno Forun’accoglien-te te, Arcivescovo della cittadina nel cuore Diocesi Chieti-Vasto: dell’Abruzzo, dove “Strutturato nell’acha sede il “Museo coglienza della caLettera d’Amore”. rità eterna, l’essere Incontriamo il è destinazione all’asindaco Katja Bamore: tanto più si è, boro, persona squiquanto più ama”. Da sita e molto gentile, anni è indetto il Conche ci fa visitare, le corso InternazionaIl logo del Museo delle Lettere d'Amore sale che contengole Lettera d’Amore, no le Lettere d’aarrivato alla XII edimore dedicate al Beato Paolo II. Queste sale si ag- zioni, dove i partecipanti Giovanni Paolo II. Le sale giungono a quelle già esi- inviano una lettera d’asono gremite di stupende stenti nel Museo. Lo slo- more, indirizzata a un delettere scritte in diverse gan che il Museo ha lan- stinatario qualsiasi (perlingue da bambini, ragaz- ciato è “Karol ama tutti”. sona reale o immaginaria, Nella mattina si è svolto animale, luogo oppure zi e adulti, in una dimostrazione d’amore verso un concerto della Banda oggetto); l’idea è partita Comunale e la visita di dall’Associazione Abruzil Santo Padre. Queste lettere sono numerosi studenti. Molto ziAmoci che l’ha organizstate raccolte in un cata- particolare la Festamore: zata con il patrocinio del logo con il titolo “Ciao, prima edizione della festa Comune di Torrevecchia Karol… 1500 Lettere di dei giovani artisti d’A- Teatina. bambini e non, alla mor- bruzzo, con concerti muNel Museo sono espote di Giovanni Paolo II”. sicali di giovani cantanti ste, lettere scritte da Le lettere esposte sono e gruppi musicali, nonché persone che in un pardolcissime, commoventi una realizzazione di mu- ticolare momento della e con una carica emotiva rales dove i giovani graf- loro vita, hanno sentito il da cui il lettore non può fitisti hanno dato mostra bisogno di scrivere, esprisottrarsi e rimanere in- delle loro abilità. Nel po- mendo i loro sentimenti differente. Con una ceri- meriggio è stato inaugu- a un essere vivente, alla monia le nuove sale sono rato il Parco inserito nello natura o semplicemente state aperte al pubblico. storico palazzo Valignani, a un oggetto caro. Infatti Il giorno 16 ottobre sede del Museo, intitolato si possono leggere lettere 2012, data scelta non a a Giovanni Paolo II. scritte ai genitori, ai figli, Successivamente la let- ai fratelli oppure agli anicaso, poiché il 16 ottobre 1978, esattamente 34 tura di alcune lettere ha mali domestici e non, coanni fa, il Cardinale Karol suscitato non poca emo- me pure a … una antica Wojtyla divenne Papa, zione tra i presenti. Per motocicletta inglese. con il nome di Giovanni l’occasione è stato realizFlora Amelia Suàrez Prosegue il percorso artistico della pittrice pescarese Anna Seccia D Daniela Musini riceve il Premio De Lollis stigioso Premio Nabokov di Lecce ad inizio anno. Le 320 pagine del libro “I 100 piaceri di d’Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà” racchiudono un segreto presto svelato dagli occhi del lettore: un narrare ricco, serrato, coinvolgente che introduce con semplicità ma con grande accuratezza storica al “vivere inimitabile” del Poe ta. Sfogliando le pagine, si scorre l’esistenza di un grande uomo, accompagnati dalla fluida scrittura dell’autrice. Un saggio sì, ma originale e che sfugge alle facili catalogazioni. Paolo Di Sabatino I 90 anni del Parco Nazionale d'Abruzzo l Parco Nazionale d’Abruzzo per la storia, le tradizioni e le peculiarità naturali, rappresenta un esempio straordinario di conservazione dell’ambiente e della biodiversità in Europa». Così il Presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, alla vigilia della cerimonia celebrativa della nascita del Parco Nazionale d’Abruzzo, diventato poi Lazio e Molise, che si terrà domani mattina a Pescasseroli, presso la Fontana di San Rocco, luogo simbolo dell’area protetta abruzzese. «Il Parco Nazionale d’Abruzzo è l’immagine della nostra regione fuori dai confini nazionali; dalla geniale intuizione di Erminio Sipari, cugino di Benedetto Croce, oggi abbiamo ereditato un patrimonio di inestimabile valore che abbiamo il dovere di custodire e valorizzare. Nonostante le tante vicissi- NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 tudini passate – aggiunge il Presidente Pagano – il Parco Nazionale d’Abruzzo, diventato poi Lazio e Molise, ha saputo svolgere un ruolo fondamentale per la conservazione della natura in Italia, contribuendo in modo determinante alla crescita di un vero e proprio sistema nazionale di aree protette. Il progetto Sipari ancora fortemente attuale – osserva Pagano – ha saputo integrare, infatti, sviluppo economico del territorio e tutela dell’ambiente, basandosi su un capitale prezioso: la natura. Il “Padre dei Parchi italiani” con i suoi 90 anni di attività – conclude il Presidente del Consiglio regionale – è considerato ancora oggi la stella polare per la conservazione dell’ambiente ». ACRA - Agenzia Consiglio regionale dell'Abruzzo e-mal: [email protected] opo l'happening pittorico che ha portato alla realizzazione di un’opera unica nel suo genere, intitolata "Sinergie di fragmenta 100+1", il percorso artistico a cura della pittrice pescarese Anna Seccia continua. Lo scorso 27 ottobre, Kaleidos, Sfera design ed Eventopiù hanno presentato, all’interno della Sala Convegno del Museo Michetti di Francavilla, l'opera pittorica dell’artista, realizzata dagli studenti dell’istituto Umberto Pomilio di Chieti Scalo durante un’azione collettiva da lei guidata, con il Patrocino del Comune, in occasione dell’ottava Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI. Nel corso della la presentazione, a cura del critico d'arte Massimo Pasqualone, è stato proiettato il video dell’happening, che ha reso manifeste tutte le fasi della realizzazione dell'opera. Il quadro è composto da 100 moduli, numerati, certificati e pubblicati: secondo il progetto dell'artista i moduli saranno venduti separatamente a collezionisti e non ad un prezzo simbolico La pittrice, infatti, intende creare una vera e propria "rete" di fruitori, dando la possibilità a cento persone di condividere l'opera ed entrare quindi a far parte di questo progetto artistico insolito, unico al mondo. Il ricavato della vendita dei cento moduli, che compongono Sinergie di fragmenta 100+1, andrà a finanziare microprogetti di creatività nelle zone terremotate dell'Emilia Romagna. Il passo successivo è avvenuto all'Artefiera di Padova (dal 9 al 12 novembre) dove Anna Seccia, che opera da anni nel campo della pittura sociale, ha illustrato le particolarità del suo lavoro facendo conoscere le varie fasi del progetto artistico, di cui Sinergie di fragmenta 100+1 è protagonista. Il critico Massimo Pasqualone ha descritto così il metodo artistico della Seccia: "Nel processo di creazione viene a cancellarsi il confine tra artista e partecipanti e l'opera nasce dalla sinergia di diverse personalità, attraverso segni liberi e spontanei che producono, sotto la direzione dell'artista, un lavoro corale dove ogni singola voce ha identità e riconoscimento fondendosi con tutte le altre in modo armonico in un risultato espressivo-coloristico che è di tutti e ciascuno allo stesso modo". Anna Seccia è nata a Ortona e vive attualmente a Pescara. Nel 1994 ha creato un progetto di arte sociale denominato "La stanza del colore", legato alla pratica relazionale che parte da una concezione dell'arte come attivazione di processi, che ha caratterizzato tutto il suo modo più recente di fare arte. Ha svolto un'intensa attività espositiva fin dagli anni '60 e la sua pittura è stata menzionata nel secondo tomo di "Generazione anni Quaranta", (il sesto volume di "Storia dell’Arte Italiana del '900" del critico Giorgio Di Genova). Recentemente le sue opere sono state ospitate alla 54° Biennale di Venezia, nel padiglione dedicato all'Abruzzo, curato da Vittorio Sgarbi. (aise) Dialogo sul riordino delle Province P rosegue il dialogo sul territorio, promosso dal presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, per discutere del futuro delle Province e della riorganizzazione degli enti territoriali. Durante la seconda riunione sull'argomento che si è svolta a Palazzo dei Marmi, Testa ha sottolineato che "bisognerebbe evitare battaglie di campanile e si deve ragionare in un'ottica di sviluppo, pensando anche alla salvaguardia delle funzioni più importanti delle Province". Non è mancato un accenno polemico alla politica che "in questa fase - ha commentato il presidente - ha abdicato al suo ruolo, dando al governo Monti la possibilità di dar vita a una norma basata solo su parametri ragioneristici, e basta vedere l'effetto negativo che potrebbe avere su Pescara, capoluogo economico della regione a rischio di declassamento". Come già avvenuto nel primo incontro, il presidente di Confindustria Pescara, Enrico Marramiero, ha espresso "preoccupazione per le aziende e le famiglie. E' inutile quindi fare discorsi di campanilismo. Per quanto ci riguarda siamo per la Provincia di Pescara- Chieti, che di fatto esiste già e anche come Confindustria ci stiamo muovendo in questa direzione". Ha raccolto consensi la proposta di Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo, di guardare a "Pescara-Chieti come pun- L to di partenza di una piattaforma unica regionale. Il traino della regione è l'area metropolitana", ha detto con convinzione ricordando tutte le infrastrutture che esistono in questo territorio. Tra gli interventi anche quello di Maurizio Vicaretti, dell'ordine provinciale degli ingegneri, che ha chiesto uno scatto di nervi alla classe politica affinché "si riprogetti tutto per andare avanti" mentre Mauro Angelucci, presidente di Confindustria Abruzzo, ha parlato della necessità di "ottenere benefici per le imprese. Il mondo cambia e la politica non lo capisce". C'erano anche il presidente della Camera di commercio Daniele Becci, il direttore della Cna Carmine Salce, il presidente e il direttore della Caripe, Pino Mauro e Bruno Presidente, i rappresentanti di Ordine degli agronomi e Coldiretti, con i responsabili dei sindacati, oltre al parlamentare del Pd Vittoria D'Incecco. Dopo aver ascoltato tutti Testa ha auspicato che "nel dibattito regionale che si sta sviluppando in questi giorni si cerchi di volare alto, cercando di capire le esigenze vere di imprese e famiglie. Noi, senza voler primeggiare su nessuno e senza dichiarare guerra a nessuno, partiamo dal presupposto che esiste già un'area, Pescara Chieti, che può essere volano di sviluppo e quindi una buona base di riordino delle quattro Province". Un libro per la Festa degli Chef U n viaggio iniziato 40 anni fa e ancora in corso. E condito dai migliori sapori della gastronomia italiana. Potrebbe essere questa in sintesi la descrizione di un’avventura editoriale che dall’Italia muove verso le comunità italiane sparse nei Continenti e che ha per titolo “Un sogno chiamato Italia”. Edito da Tabula Fati di Chieti, il volume rappresenta un vero e proprio percorso plurimo realizzato da Renato Di Carlo, apprezzato chef della cucina internazionale. Gusto e olfatto camminano di pari passo con la memoria attraverso un percorso italiano segnato da tappe personali dell’autore e da tuffi temporali nella storia sociale e culinaria del luogo oltre che nelle leggende e nei miti persistenti sul territorio. Attraversare l’Italia si sa, è di per se un viaggio attraverso decine di strati culturali. Il percorso descritto da Di Carlo attraversa i sedimenti culturali senza tralasciare anche una ve- na polemica sulle regole che a tutti costi tentano di ingabbiare l’arte della cucina e la ricerca del gusto entro parametri rigidamente protocollati. Per un autore che nella cucina trova la propria fonte di talento e che non accetta la subordinazione delle regole all’istinto, il viaggio letterario rappresenta il percorso ideale per raccontare in prima persona l’humus nel quale nasce la radice di quella gastronomia dai tratti inimitabili che in tutto il Mondo trova entusiastici proseliti. Tra i primi ad accogliere il lavoro editoriale racchiuso in “Un sogno chiamato Italia” vi è l’associazione dei cuochi italo-canadesi che oggi a Toronto celebrerà l’annuale festa gastronomica d’autunno. Macroregione adriatico-ionica: a confronto le Regioni e piccole imprese di quattro regioni, insieme, per sostenere il progetto della macro-regione adriatico-ionica, stimolare le istituzioni locali, superare localismi e avviare un confronto costruttivo con Unione Europea e Governo. Questo il senso del convegno, organizzato dalla Cna di Abruzzo, Marche, Molise e Puglia, che, sabato 29 settembre, ha visto a Pescara il primo di tre appuntamenti (i successivi sono già fissati a Bari, per la fine di novembre, e ad Ancona, per la fine di gennaio del 2013) stabiliti dall’agenda della confederazione artigiana delle quattro regioni. “Adriatico, un mare di opportunità” è il titolo della manifestazione in programma nella sala Petruzzi in via delle Caserme. Numerosi gli ospiti istituzionali saliti sul palco, per il dibattito coordinato dal giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo, che sulle pagine del quotidiano milanese ha ricordato, di recente, il rischio di un processo di emarginazione progressivo del versante adriatico del nostro Paese: con lui il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi; il Sottosegretario alle Infrastrutture e Trada pagina 3 5 ABRUZZO NEL MONDO NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 sporti del Governo Monti, Guido Improta; il vice presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella; il segretario generale della Cna, Sergio Silvestrini. Dopo i saluti del presidente regionale della Cna abruzzese, Italo Lupo, le ragioni dell’iniziativa sono state illustrate dalle relazioni di Carlo Carboni, direttore del dipartimento di Scienze sociali dell’università di Ancona e da Roberto Mascarucci, ordinario di Urbanistica alla facoltà di Architettura di Pescara; i due docenti, assieme a Carlo Viesti, ordinario di Economia applicata nella facoltà di Scienze politiche dell’università di Bari, fanno parte del comitato scientifico che la Cna delle quattro regioni ha messo al lavoro sul tema della macro-regione. Diversi i temi al centro dell’attenzione della discussione: dall’Alta velocità ferroviaria alle grandi infrastrutture trans-europee, dalla dotazione di porti e aeroporti al ruolo dell’economia della conoscenza, dalle possibili sinergie al ruolo delle imprese. “Lo scopo degli incontri - illustra Carboni – è sollecitare le istituzioni e le imprese a mettere in campo un progetto comune, incentrato sull’asse adriatico di sviluppo di piccole e medie imprese e sulle necessarie economie esterne e infrastrutturali, in un’ottica europea che assuma l’Adriatico come cerniera verso l’area del sud-est europeo”. “Purtroppo - aggiunge - sotto i colpi della crisi sta sbiadendo l’identità del modello di sviluppo che aveva reso, negli anni Ottanta, il Corridoio adriatico un’importante direttrice dell’industrializzazione del Paese; con risultati ragguardevoli, visto che il Pil pro-capite medio delle province adriatiche, oltremodo depresso all’inizio del 20esimo secolo, si è affacciato al 21esimo superando quello medio delle province tirreniche. Da allora un rapido declino dei numeri, con incerte previsioni, con la crisi trasferita ai bilanci pubblici e all’economia reale, all’affanno di Pmi e distretti, si associa un prevedibile collasso della spinta degli enti locali e regionali per lo sviluppo e per i servizi, vista l’attuale situazione finanziaria delle nostre istituzioni locali. Pesa anche sulla qualità della vita, se si pensa alla decrescita della manutenzione dei beni comuni. Tutto ciò pesa sulla coesione sociale, grava sulla qualità della vita”. Generoso D'Agnese Nella giornata che festeggia San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi, i professionisti della cucina si riuniranno presso il Riviera Parque di Concord (nell’area di Toronto) per dare dimostrazione della loro bravura ai fornelli. Il libro di Renato di Carlo verrà presentato nell’occasione dal presidente e fondatore dell’Association of Italian Chefs of Canada, Gianpiero Tondina. Maestro di cucina dal 1999, master chef della Federazione italiana Cuochi e destinatario di numerosi riconoscimenti professionali (nel 2002 è stato eletto chef dell’anno) nonché insegnante presso il George Brown College di Toronto, Tondina illustrerà al pubblico e ai giornalisti l’itinerario editoriale racchiuso ne “Un sogno chiamato Italia” che nel giro di poche settimane ha già raccolto numerose prenotazioni tra gli italiani in Argentina, in Paraguay e in Australia. Si ricorda che San Franesco Caracciolo è Patrono dei cuochi italiani e il Preposto Mandolesi in Villa Santa Maria, su invito, vi raggiungerà ovunque. Il raduno in Italia avviene nella 2a domenica di Ottobre. Laura Napoletano Padre Raffaele Mandolesi confermato Preposito Generale tari, vari ambulatori e un ospedale a Nyamilima con circa 80 posti letto. La realizzazione di questi progetti è stata possibile grazie alla generosità di tanti amici delle nostre missioni, della Caritas americana, della Conferenza Episcopale Italiana e con il contributo dei tanti volontari. C’è stato un momento drammatico in cui avete pensato di abbandonare definitivamente la missione? È stato quando nel ’96 è scoppiata la guerra per la cacciata del dittatore Mobutu. Mi ricordo che una sera vennero gli agenti del servizio segreto congolese per dirci di abbandonare la missione perché c’era il rischio reale che, senza un adeguato grado di sicurezza, potesse essere assaltata. Ricordo anche che, quella notte io e padre Paolo Di Nardo di Roccamontepiano, nella missione dall’84. non riuscimmo a chiudere occhio. Poi, alle cinque di mattina, decidemmo di percorrere gli otto chilometri che ci separavano dal confine con l’Uganda in attesa dello sviluppo degli eventi. Quando abbandonammo la missione, appena attraversato il confine, ci sentimmo più rilassati e, in quell’istante ci venne in mente quel passo del Manzoni: -“Quel ramo del lago di Como che volge e mezzogiorno…”. Ecco, mentre vedevamo le montagne di fronte, ci scorrevano nella mente le immagini del lavoro di tutti quegli anni, della gente. Ci colse una profonda commozione, e quasi con prepotenza spuntarono le prime lacrime che andarono a rigare le guancie fino al mento e poi giù, sino alla nera terra. Dopo nove giorni, rientrammo e fu la fortuna di tutto il territorio. Vi erano circa centomila profughi alla frontiera tra il Congo e l’Uganda fuggiti dai loro villaggi per paura dei nuovi “padroni”. In quel mentre, arrivammo noi con la nostra jeep cercando di attraversare il confine. Appena videro che avevamo imboccato la strada per il rientro, quasi i tre quarti di quella gente ci seguì senza esitazione. Questo fu un evento che ci trasmise una grande forza perché ci rendevamo conto una volta di più come fosse fondamentale la nostra presen- za, eravamo l’unica speranza per quella gente. Il rientro in Italia è stato in qualche modo “forzato”. Dovevo partecipare ai lavori del Capitolo Generale del 2006 durante il quale successe qualcosa che non era assolutamente dato preventivare: fui scelto dai confratelli per il servizio di Preposito Generale dell’Ordine. Da quel momento la mia vita cambiò di nuovo! Innanzitutto, dovevo reinserirmi nel mondo occidentale, dopo venti anni di Africa, non era per niente facile, a tutti i livelli. Mi ritrovai in un servizio per me assolutamente nuovo. Nel mio cuore non doveva esserci più spazio solo per l’Africa, ma anche per l’India, le Filippine, l’America, l’Italia. Quanto dura la carica di Preposito Generale? Il mandato è di sei anni, rinnovabile per una sola volta e, grazie a Dio, per un terzo incarico occorre il permesso della Santa Sede. Oltre che in Africa, oggi dove è presente l’Ordine dei Padri Caracciolini? Dagli anni Venti siamo presenti negli Stati Uniti d’America, nel New Jersey e in South Caroline con altre due Parrocchie nell’ultimo decennio.Inoltre, abbiamo una casa di formazione a Ramsey (NJ). Negli anni Settanta abbiamo aperto una missione tra gli emigrati italiani in Germania: inizialmente a Wiesbaden e poi a Munster. Dagli anni Novanta siamo presenti nel Kerala (India) con tre comunità di formazione e nelle Filippine con una. Per l’immediato futuro è in cantiere l’apertura di missioni anche in queste nazioni asiatiche. Oggi quanti padri conta l’Ordine? Siamo arrivati a 77 professi solenni e abbiamo all’incirca ottanta seminaristi in Filosofia e Teologia. Stiamo per avvicinarci ad un appuntamento storico particolarmente importante, ovvero la ricorrenza dei 450 anni dalla nascita di San Francesco Caracciolo, 15632013. Come si sta preparando l’Ordine? Beh, devo dire che in qualche modo ci ha un po’ sorpreso questa data perché abbiamo appena finito di celebrare l’anno giubilare per i 400 anni dalla morte del Santo, 16082008, e i 200 anni dalla canonizzazione, 1807-2007. Certamente, sarà diverso dall’anno giubilare del 2008, della morte, perché diverso è l’evento, la nascita. Però, abbiamo voluto innanzitutto che fosse questa occasione una continuazione della riflessione della proposta fatta nel precedente anno giubilare. Allora il motto scelto era “Dal pane accolto al pane condiviso” ovvero la fede nell’eucarestia e la carità come espressione visibile dell’amore del Cristo eucarestia che si fa pane spezzato per gli uomini. Abbiamo tenuto in considerazione il fatto che l’evento prossimo coincide con un periodo particolare della Chiesa, l’anno della fede, ed è il decennio in cui la Conferenza Episcopale Italiana propone alla riflessione delle comunità cristiane un tema particolare che riguarda l’educazione alla vita buona del vangelo. E quindi, siamo propensi di vivere questo centenario inserendolo in questi temi della Chiesa. San Francesco Caracciolo vive la prima parte della sua vita (fino a 22 anni) in famiglia da cui riceve una profonda educazione alla fede, di cui ne diviene testimone nella seconda parte della sua vita. Presentare, quindi, San Francesco Caracciolo come espressione di un buon lavoro fatto in famiglia, soprattutto dalla madre, donna Isabella Barattucci, che lo aiuta a crescere non soltanto fisicamente ma anche spiritualmente. Un secondo elemento è rappresentato dal coinvolgimento che chiederemo alla Federazione Italiana Cuochi, in quanto Santo Protettore dei Cuochi d’Italia, con l’impegno di coinvolgere gli organismi regionali delle berrette bianche per portare l’urna del Santo in peregrinatio lungo l’intera penisola. Il motto che ci accompagnerà sarà “San Francesco Caracciolo, educato nella fede, testimone di Cristo”. Grazie, padre Raffaele, e ancora complimenti per la riconferma dell’importante incarico pastorale. Nicola Tantimonaco 6 ABRUZZO NEL MONDO L'Italia dei pensionati Dall'ARGENTINA 100 anni di storia La Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist compie un secolo BUENOS AIRES – Pochi giorni fa, la Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist, la piccola città in cui sono nata, ha festeggiato i suoi primi 100 anni con un grande evento. C'era molto da festeggiare, c'era una storia costruita a base di volontà proprio lì, dove tanti anni fa si auto-convocò un gruppo di immigrati che, con la forza della gioventù e lontano da casa, si unirono per costruire uno spazio diverso e difendere la loro cultura. Tra di loro c'era mio nonno, Santos Frontini. La storia racconta che agli inizi del secolo scorso mio nonno - nato ad Osimo (Ancona) - conobbe una bella ragazza che ogni domenica andava a dire le sue preghiere alla Vergine di Loreto. Poco tempo dopo si sposarono, ancora adolescenti, ebbero una figlia e partirono per l'America alla ricerca di nuovi e promettenti orizzonti. Raggiungere il porto di Genova fu, di per sé, un'avventura... e non sapevano ancora che la vera e propria spedizione sarebbe iniziata giorni più tardi, al momento dell'imbarco nella stiva di un piroscafo che prese il largo verso il Río de la Plata. Il viaggio durò due mesi, mentre le onde cullavano la loro bambina. Mio nonno lavorò a bordo per finire di pagare i biglietti e ogni sera sognava un futuro migliore in quella specie di terra promessa che era già stata raggiunta da alcuni suoi conterranei... Sognava una terra vergine dove coltivare sogni di libertà, una terra fertile dove far crescere radici solide, una terra accogliente dove poter veder crescere i figli. Quando penso allo sbarco, non posso evitare l'emozione: affiora dal mio bagaglio genetico la commozione di quell'istante. Buenos Aires, 1906. L'impresa era già stata molto lunga, ma non era ancora giunta alla fine. Con due valigie e un baule di legno dove avevano rinchiuso le suppellettili della loro storia, intrapresero un viaggio di 600 km verso sud e si stabilirono in mezzo ad un paesaggio di montagna, dove l'aria era sana e limpida. Vissero a Tornquist, coltivarono ogni centimetro del loro terreno, ebbero 9 figli e diedero vita a una famiglia “italo-argentina”. Amarono il Paese (giovane e ricettivo) che gli aveva dato rifugio e difesero l'importanza sociale delle istituzioni, unendosi in un'assemblea che li avrebbe rappresentati. Si trattava di un gruppo di immigrati quasi analfabeti, ma pensavano in grande. Venivano da un continente con migliaia di anni di storia e si erano por- tati dietro arte e mestieri. Erano tutti - malgrado le loro scarse risorse economiche all'arrivo in Argentina - pieni di voglia di costruire una nuova vita. Era proibito eludere il lavoro (anche quello molto pesante) e così, castigati dalla fame e lontani dalle loro famiglie di origine, edificarono insieme una grande comunità, una sorta di istituzione che li raggruppava e identificava, prestando allo stesso tempo un servizio alla società. Brindo a tutti loro, che un giorno si avvicinarono con poche informazioni alla nave delle illusioni e sbarcarono pieni di vita, disposti ad affrontare tutto, conservando le carattische della loro cultura d'origine. Brindo a ciò che hanno tramandato ai loro figli e a noi, i loro nipoti. Brindo ad ogni pranzo domenicale, riuniti in famiglia attorno alla pasta fumante. E con l'orgoglio che porto nel DNA, brindo a mio nonno, Don Santos Frontini, uomo di forte personalità e carattere gentile, che seppe farsi carico due volte dell'istituzione e collaborare umilmente a favore di ciò che oggi festeggia il suo 100° anniversario: la Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist. Complimenti a tutta la grande collettività italo-argentina e... grazie! Alejandra Daguerre BIODIVERSAMENTE 2012 L'Orso fra le nuvole al Museo Universitario di Chieti Iniziativa WWF e ANMS per il Festival dell'Ecoscienza A fine ottobre è tornato puntuale “Biodiversamente: il Festival dell’Ecoscienza”, un week end tra scienza e natura organizzato dal WWF in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS), evento quest’anno principalmente dedicato alle Alpi “riserva d’acqua dell’Europa”. Il 27 e il 28 in tutta Italia hanno aperto gratuitamente oltre cento musei scientifici, science center, orti botanici, acquari, parchi naturali e Oasi con tantissime iniziative speciali. In Abruzzo l’evento principale ha avuto luogo a Chieti, presso il Museo Universitario di piazza Trento e Trieste, ed è dedicato a un animale simbolo delle Alpi così come del nostro Appennino: l’orso bruno, e segnatamente la sottospecie marsicana orgoglio e simbolo della nostra regione. Il plantigrado sarà al centro di una serie di mostre a cominciare da “Orsi fra le nuvole”, la rassegna che dà il titolo all’intero evento: dieci bravissimi disegnatori (tra gli altri Milo Manara, Bruno Bozzetto, Corrado Mastantuono e l’abruzzese Carmi- ne Di Giandomenico) hanno interpretato con maestria l’orso e lo propongono in altrettanti grandi godibilissimi pannelli. Di notevole pregio anche le altre mostre, quella sulla tutela dell’orso, proposta ancora dal WWF, e le due a cura del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise: “Per l’Orso”, rassegna di opere degli artisti di “Ars et Natura”, e “Tu quanto Orso sei?”. L’inaugurazione c'è stata sabato 27 nell’auditorium del Museo, con una conferenza aperta a tutti e in particolare agli studenti, incentrata appunto sull’orso. Sono intervenuti Luigi Capasso, direttore del Museo Universitario, Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia, e Dario Febbo, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Nicoletta Di Francesco, presidente WWF Chieti, e Stefano Maugeri, responsabile servizio educazione e didattica del PNALM, hanno invece il compito di presentare le varie mostre. Il tutto con il coordinamento del presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio che ha funto da moderatore. Oltre all’ingresso gratuito, nel week end di Biodiversamente c'è stato anche un regalo speciale per i visitatori: nel pomeriggio (orario 17:00-19:30) il disegnatore naturalista Stefano Maugeri e i disegnatori dell’Accademia del Fumetto di Pescara hanno realizzato le loro opere per il pubblico. Le Alpi e la montagna in genere, con l’acqua fonte di vita, sono state al centro anche delle altre iniziative programmate dal WWF in Abruzzo per Biodiversamente. A Teramo domenica 28 un esperto naturalista ha guidato i partecipanti attraverso il patrimonio verde della città dal centro sino ai parchi fluviali. A Popoli, città dell’acqua, la riserva WWF Sorgenti del Pescara ha offerto seminari e laboratori sul tema dell'acqua e dell'ecosistema fiume, mentre l’Oasi WWF di Serranella, in collaborazione con il Centro di Studi ambientali del Mario Negri Sud, domenica 28 ha presentato una mostra sulla biodiversità degli ambienti acquatici, un laboratorio ludico-educativo per bambini e adulti e visite guidate sul percorso del greto. Tutte le iniziative legate a Biodiversamente 2012 so- NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 "I nuovi deportati": persecuzione e sterminio di un sogno I l sogno: trascorrere quel che resta del proprio tempo argenteo affabulando un intreccio di vite giovanili appena trascorse a vite fresche e turgide proiettate in un mondo futuristico senza fondo. La realtà: vivere sequenze ininterrotte di giorni contraddistinti da un cielo terso d’azzuro ed un suolo impraticabile coperto da farraginosi decreti posti qua e la, e intanto, aspettando il tempo che sempre piu avvicina la sconfitta piu crudele che ciascun uomo abbia mai potuto conoscere: la morte! La commedia del vivere è quasi all’epilogo. Ma, intanto, i commedianti arraffano pepite d’oro sporche di melma e su bilance farabutte vendono speranze. La cosa piu aberrante è che gli spettatori come ipnotizzati scelgono l’atto “per la vita” sputando in alto, su, nell’unico posto più bello, più vero, il trono di dio. Un’escandescenza di ruoli che appaiono e si dissolvono come bolle di malaria. Persecuzione etica, sterminio morale, l’anziano, il giovane, l’infante ballano il ballo della mosca. L’esperienza, la coscenza, la Geremia piange la distruzione di Gerusalemme Rembrandt (1630) - Rijksmuseum Amsterdam storia, la poesia, i colori, i profumi, i monti, il mare, il rinoceronte, i coralli dove sono? Di chi sono? Perché ci sono? Ogni insuccesso, ogni resistenza sparirà se daremo risposta a ciascuna di queste domande. Sofonia Berardinucci Palestini e-mail: [email protected] Cittadinanza italiana: on line tutte le informazioni sul sito del ministero dell’interno ROMA - Cosa si deve fare per richiedere la cittadinanza italiana, quali sono i requisiti, dove si presenta l'istanza, c’è un servizio online per conoscere lo stato del procedimento? A questa e altre domande risponde la nuova guida aggiornata con le più recenti disposizioni in materia di cittadinanza, realizzata dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno http://www. interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/ files/21/0149_Power_point_ cittadinanza.ppt. Si parte da un viaggio nei principi fondamentali su trasmissibilità, acquisto, perdita, riacquisizione, doppia cittadinanza per passare ai casi particolari di riconoscimento e alla disciplina della concessione per matrimonio o residenza fino alle modalità per consultare on line lo stato del singolo procedimento attraverso il servizio attivato nel luglio 2010 dal dipartimento. Infine, oltre alla normativa in materia, i dati statistici sul triennio 2008-2010, dai quali emerge un progressivo aumento delle domande di cittadinanza accolte 40.223 nel 2010 a fronte delle 39.484 del 2008 - e anche uno spaccato della nostra società. La maggior parte dei procedimenti conclusi positivamente nel 2010, ad esempio, si concentra a Milano a livello provinciale, e in Piemonte a livello regionale, mentre sempre nel 2010 è il Marocco a detenere il record di richieste di cittadinanza italiana accolte sia per matrimonio che per residenza. Inform Adriano ed Eva sposi NEW YORK, 20 Settembre ’12 - Adriano Manocchia ed Eva Conant hanno realizzato il loro sogno unendosi in matrimonio. La giovane coppia ha pronunciato il fatidico ”Si” nella meravigliosa Cappella della Cornell University di Ithaca; nello stato di New York, presenti i rispettivi genitori (Adriano e Teresa e Shawn e Judy) ed un folto stuolo di personalità, amici ed universitari. Adriano, nipote del nostro Lino Manocchia, presta la sua opera nel reparto Programmi Ricerche dell’Università, mentre Eva si è laureata recentemente “Veterinaria”. Hanno avuto l’onore, dal Preside della Scuola, di sposarsi nella Cappella del Centro e svolgere il ricevimento nel sontuoso Museo di Arte Herberth Johnson, annesso all'Università. no state accompagnate da banchetti informativi a cura delle strutture territoriali locali del WWF con attivisti a disposizione per dare informazioni, distribuire materiale e accogliere eventuali nuovi soci. Biodiversamente 2012 offre a livello nazionale una borsa di studio per un progetto di ricerca scientifica sulla biodiversità alpina. Possono concorrere candidati con titolo di dottore in ricerca in ambito biologico-ambientale che non abbiano compiuto i trentasei anni. Il bando è disponibile sul sito www.wwf/ biodiversamente.it Perché studiare la Biodiversità: è l’assicurazione sulla vita del nostro pianeta: è il “serbatoio” da cui attinge l’evoluzione per adattare le forme viventi ai mutamenti della Terra, e fornisce cibo, medicine, aria pulita, servizi naturali che sono alla base del nostro benes- Come noto, Adriano, valido fotografo e direttore dell’Agenzia fotografica SSNphoto.com, al week end segue le gare automobilistiche americane, serie Indy car, per il nostro foglio di agenzia “Internet “. . Tra i numerosi auguri ha ricevuto anche il “Good luck” del magnate della Indeck Jerry Forsythe, dell’Illinois, creatore e direttore della serie Champ Cart, mentre da Giulianova (Teramo) sono giunti diversi concittadini insieme alla signora Walta Schiavi, "habitué" delle visite americane, col nipote Antony e la fidanzata Alessia Trisolino, i quali trascorreranno alcuni giorni nella città di papà Adriano e mamma Teresa di pretta marca giuliese,oltre che ottima cuoca. Abruzzopress e-mail: [email protected] sere e della nostra economia. L’unico modo per conservarla è conoscerla e studiare strategie per proteggerla, definendo nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Al mondo ci sono dai 5 ai 10 milioni di specie, ma oggi circa 1,7 milioni sono sta- te classificate, e mentre siamo ancora lontani dal comprenderne le infinite funzionalità, perdiamo biodiversità a ritmi vertiginosi, con un calo del 30% tra il 1970 e il 2005 secondo l’Indice del Pianeta Vivente. Luciano Di Tizio ENRICO TORO & C. - Distilleria Casauria s.a.s. - Via Tiburtina Valeria, 18 65028 TOCCO DA CASAURIA (PE) ITALIA Tel. 085.880279 - Fax 085.880700 - www.centerbatoro.it e-mail:[email protected] • e-mail: [email protected] 7 ABRUZZO NEL MONDO NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 Abruzzesi nel mondo: che bello ritrovarsi conoscersi e costruire insieme! la riflessione del delegato dell'uruguay a margine della riunione del cram tenutasi in canada di Mario Lannutti Bonanni* NIAGARA FALLS (Canada) – L'idea di organizzare fuori dell`Abruzzo, periodicamente e cioè non annualmente, una riunione del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM) con la partecipazione dei delegati delle comunità abruzzesi provenienti da ogni continente e con un programma di lavoro prestabilito, sono convinto che sia di enorme interesse. Credo che abbia grande importanza non solo per noi che viviamo all'estero l'abruzzesità con la mente e col cuore, sempre desiderosi di tenerci aggiornati reciprocamente sulle iniziative sociali e culturali che prendiamo nei diversi Paesi, ma anche per confrontarci nelle esperienze e fare proposte utili alla Regione Abruzzo per rafforzare il legame e la collaborazione con gli Abruzzesi nel mondo. Ma soprattutto è importante per coloro che hanno dedicato tanto tempo e passione alla difesa dei valori italici, per onorare la nostra terra d'Abruzzo e l'Italia con esempi di lavoro, di sacrificio e di impegno sociale per crescere sempre di più, per collaborare nel Paese dove viviamo, la nostra seconda Patria, per progredire in tutti i campi, per essere di esempio per i posteri, per costruire una migliore società con il nostro contributo. Ma veniamo al nostro incontro di Niagara Falls, dal nove al tredici ottobre scorso. L'accoglienza è stata stupenda, familiare, quasi fraterna, da parte di tutti i nostri corregionali in Canada. Il lavoro svolto dalle nostre autorità d`Abruzzo, a cominciare dal Consigliere Regionale e componente del CRAM, Antonio Prospero, a Franco Santellocco, presidente vicario del CRAM per l'assenza giustificata dell'assessore Mauro Febbo, al dirigente del Servizio Emigrazione, Giorgio Chiarini, al capo dell'Ufficio Emigrazione, la solerte Assunta Janni e al funzionario attivissimo, Amedeo Di Nicola. Il dirigente regionale, dr. Chiarini, ha richiamato caldamente la necessità di verificare nei vari Paesi la situazione delle Associazioni Abruzzesi, di vecchia e re- P Foto ricordo per gli Abruzzesi del CRAM riuniti in Canada cente costituzione, controllandone i dati, allo scopo di aggiornare opportunamente l'Albo Regionale delle Associazioni riconosciute. Tutti simpatici e gentili i membri della Confederazione Abruzzese in Canada, ma fra i più attivi è doveroso citare la sempre amabile e generosa Ivana Fracasso, di Toronto, l'onnipresente e simpatica rappresentante dei Giovani abruzzesi in Canada, Angela Di Benedetto, di Montreal, e sopra tutto l`infaticabile factotum, il nostro meraviglioso e grande "Anfitrione", Angelo Di Ianni, di Hamilton, il quale non solo con le sue premurose attenzioni verso ciascuno di noi, ma con la cura delle manifestazioni esterne, a corredo dei lavori del CRAM, spinto dal tenace spirito di uomo d`Abruzzo, ha saputo straordinariamente organizzare e - senza esagerazione - gestire alla perfezione ogni tappa dell`Evento, non tralasciando di stupirci con la sua bravura come cicerone! Tanti i temi sul tappeto, tante informazioni fornite all'Assemblea da ognuno di noi partecipanti. Tutte le decisioni, dopo un intenso dibattito di due giornate, sono state approvate all'unanimità, tutto messo a verbale a conclusione dei lavori. Sono sicuro che presto riceveremo una relazione con la sintesi dei nostri interventi. Inoltre, una felice sorpresa: tutti i componenti del CRAM siamo stati nominati "AMBASCIATORI dell`ABRUZZO nel MONDO", un riconoscimento che ci onora e ci responsabilizza ancor di più. Almeno io che scrivo, ho la sensazione di sentirmi più responsabile davanti alle Autorità italiane ed uruguaiane, ma soprattutto con tutti gli Abruzzesi residenti in Uruguay. Responsabile per chi non ha fatto "l`America", per chi è amante della solidarietà, dell`informazione, per chi si dedica agli altri e trova il tempo di collaborare, di essere positivo e costruttivo in seno alla nostra Collettività e nell'associazionismo. Tutte belle le giornate dei lavori, come pure le serate trascorse in mezzo a tanti emigranti abruzzesi in Canada che continuano a portare ovunque in alto il nome dell'Abruzzo. Personalmente, a dire il vero, più di una volta ho dovuto trattenere le lacrime per l'emozione che ti lasciava uno sguardo, un ricordo, un quadro, un'espressione d`affetto. Mi sto già preparando a ricevere un giorno inUruguay una delegazione del CRAM per far conoscere la storia della comunità italiana nel Paese sudamericano, su quanto hanno fatto tanti emigranti italiani e fra essi, orgogliosamente, noi Abruzzesi. Anche noi vorremmo dimostrare che siamo fra i primi della classe nella Collettività italiana in Uruguay, senza dubbio la nostra seconda Patria. Con un abbraccio fraterno agli Abruzzesi sparsi in tutto il mondo, ai nostri parenti ed amici nella nostra regione, un pezzetto del nostro cuore che continua a palpitare per l'amata terra d'Abruzzo che un giorno lasciammo in cerca d'un futuro migliore. Personalmente, non sono diventato ricco, in quasi 47 anni d'America. Ma la mia ricchezza è quella di aver fatto qualcosa insieme a tanti corregionali, a favore della nostra Associazione e della Collettività italiana ed italo-uruguaiana. Un'annotazione, infine, riguardante il collega del CRAM Goffredo Palmerini, che tanto ci è mancato in Canada. Per Goffredo, un ringraziamento molto sentito da tutti noi, per quanto ha seminato finora nella comunicazione con le nostre comunità all'estero, nell'informazione sulla cultura, sugli avvenimenti locali, sulle tradizioni abruzzesi, per aver contribuito a far crescere le relazioni con il nostro Abruzzo, mentre con tante splendide immagini sulle bellezze naturali ed artistiche di ogni parte del mondo ci riempie ogni giorno i cuori di tante emozioni, facendoci sognare e trasportandoci ovunque sulle ali della fantasia. Sei veramente tu, caro Goffredo, uno dei più grandi AMBASCIATORI d`ABRUZZO nel MONDO. Tutti noi, Abruzzesi nel mondo, te ne siamo infinitamente grati, per sempre! *Presidente dell'Associazione Abruzzese di Montevideo - Uruguay e componente del CRAM Anteprima a New York del documentario Rai su Matteo Ricci er un'anteprima a New York City del documentario su Matteo Ricci, si è mobilitato tutto il gotha italo-americano. Prodotto e diretto dal giornalista del Tg1 Duilio Giammaria, il documentario 'Nel cuore della Cina: Matteo Ricci' è stato realizzato con la partecipazione della Regione Marche, di RaiUno, Tg1, Rai World e la Tv cinese Cctv. Nato a Macerata nel 1552 come prete gesuita, Ricci fu, dopo Marco Polo, il secondo piú importante personaggio italiano in Cina. Fino alla realizzazione del documentario di Giamma- Caro lettore, l’occasione delle prossime festività è gradita per formulare i più vivi sensi augurali a quanti ci sono vicini, ci sostengono e collaborano a rendere più unita la grande Famiglia abruzzese nel Mondo sin dal 1983. Ricordiamo che il nostro periodico è sempre a vostra disposizione per ogni forma di collaborazione -soprattutto a pubblicizzare le vostre attività professionali, commerciali, culturali, ricreative- e collaborare a ogni iniziativa o suggerimento proficuo per voi e a vantaggio anche di questa Redazione al fine di trarre risorse per il proprio funzionamento e per lo svolgimento dell’attività editoriale. Ogni motivo è valido per accusare una presenza e poter esclamare, con orgoglio per l’amore indelebile verso la terra natìa: <…c’ero anch’io ai tempi di Abruzzo nel Mondo, quando tutta la Regione entrava in casa mia dal Gran Sasso, dalla Maiella al mare…!>. Ora, poiché è dato constatare che molte copie del nostro periodico non giungono a destinazione per varie ragioni, si rende necessario che almeno una volta l’anno si attivi una comunicazione tra noi: per il rinnovo dell’abbonamento; per la conferma dell’esatto indirizzo; per il cambiamento di residenza; perché non si è più interessati. Salutare è un piacere; rispondere è un dovere! La mancanza di comunicazione vanificherebbe i nostri sforzi, recherebbe intralcio agli uffici postali, si sarebbe trattati da poco urbani. Alla luce di tali considerazioni, invitiamo tutti coloro che intendono ricevere regolarmente “Abruzzo nel Mondo” a rimetterci la quota-abbonamento entro il corrente anno, a confermarci l’esatto indirizzo per via postale o tramite e.mail: [email protected] oppure contattando la vostra Associazione di Abruzzesi. Dalle Istituzioni territoriali non è più pervenuto 1 Euro dall’anno 2008. Quando c’è crisi, da noi i primi ta- ria, Ricci era più conosciuto in Cina che in Italia. Seppur nel documentario di 60 minuti le difficoltà incontrate in Cina da padre Ricci sono state sminuite, durante il dibattito alla Casa Italiana dell'Università di New York (Nyu), il produttore-regista Giammaria ha fatto presente come oltre all'asprezza del viaggio e alla diffidenza dei cinesi durante la Dinastia Ming, Ricci abbia dovuto anche affrontare gelosie ed intoppi da parte della Chiesa di Roma. Ricci impiegò 18 anni prima di potersi stabilire a Pechino e grazie ai lunghi gli vengono apportati -purtroppo- alle attività culturali. Pertanto, gli abbonamenti gratuiti ad Abruzzo nel Mondo vanno richiesti direttamente al CRAM-Regione Abruzzo, oppure alle Amministrazioni Provinciali di appartenenza, o anche al Sindaco del Comune di provenienza. Chiediamo il vostro ausilio per essere indipendenti e vi invitiamo a stringere buoni rapporti con le Associazioni a voi vicine in maniera da poter far richiesta di un certo numero di abbonamenti. Il periodico, come detto in premessa, è a vostra disposizione: più ci mettete, più vi trovate! La collaborazione rende viva ogni cosa: l’essere associati significa essere vivi e vitali. In conclusione: confermateci il vostro indirizzo; rinnovate l’abbonamento ad “Abruzzo nel Mondo” per il 2013: ‘anno dannunziano’; comunicateci ottime notizie condite con un pizzico di buonumore! Per le rimesse vi potete servire delle coordinate postali di ‘Abruzzo nel Mondo’ che sono: IT 59 T 07601 15400 0000 10990 653 che troverete in fondo ad ogni copia del periodico. Abbonamento annuale per l’Italia: Euro/€ 10.00; per l’Estero: Euro/€ 15.00; Socio sostenitore: da 20 Euro in su. Raccomandiamo ai Presidenti di Associazioni, di inviarci, almeno una volta l'anno, l'esatto indirizzo, le notizie varie del club e la quota di partecipazione alle spese di gestione o un contributo pari a 10 (dieci) abbonamenti annui a € 10,00 cadauno per l'Italia e € 15,00 per l'estero o per l'interno del Club o a chi si ritiene più opportuno, come Sindaco, Console etc. L’Augurio più sincero rivolto a voi tutti è che la cara Befana possa scendere da ogni camino per portare tante cose buone per il nuovo anno 2013! La Redazione tempi richiesti per comunicare con Roma, le istruzioni gli arrivavano molto tempo dopo aver realizzato i suoi piani. Presente all'anteprima vi era il sottosegretario al Ministero degli Esteri, Staffan de Mistura, e i marchigiani Lucia Pasqualini, vice console del Consolato Italiano di New York (di Offida, in provincia di Ascoli Piceno), e Andrea Angeli, maceratese, portavoce dell'Onu. L'anteprima americana del documentario su Matteo Ricci ha fatto seguito a quella europea al Premio Italia della Rai a Torino. G. D'Agnese Direttore Editoriale: NICOLA D’ORAZIO Periodico aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero di cui è co-fondatore) Iscritto al Registro Nazionale della Stampa dal 26-9-1984 n. 1315 Iscritto al ROC, dal 29-08-2001 al n. 10646 (registro degli Operatori di Comunicazione) Direzione e Redazione: Via Campania, 12 65122 PESCARA (Italia) Tel. 085.27276 Direttore Responsabile: CLAUDIO D’ORAZIO Condirettore: MARIO NARDICCHIA Vicedirettore: LIA DI MENCO Vicedirettore Editoriale: GENEROSO D’AGNESE Redazione: Giovanna Ruscitti Mauro Ammirati Giuseppe Catania Sofonia Palestini Dom Serafini (Usa) Paolo Di Francesco (Messico) Aleardo Rubini Agenzie: Inform & AISE Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. 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CONTO 000010990653 BANCO-POSTE-PESCARA-IT 8 ABRUZZO NEL MONDO NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 Re - VISIONE DANNUNZISTA «S IL PIACERE (1889) o DELLA FORMAZIONE otto il grigio diluvio democratico odierno, che molte belle cose e rare sommerge miseramente, va anche a poco a poco scomparendo quella special classe di antica nobiltà italica, in cui era tenuta viva di generazione in generazione una certa tradizione familiare d’eletta cultura, d’eleganza e di arte». Sembra la lucida fotografia dell’oggi, una dozzina d’anni dopo l’inizio del terzo millennio, in piena rivoluzione virtual-informatica; invece è un’amara istantanea scattata una dozzina d’anni prima del termine del secolo romantico, in piena rivoluzione real-industriale: è l’incipit del cap. II del Libro primo de “Il piacere”, il primo romanzo del ‘vate’ scritto interamente a Francavilla a Mare, da luglio a dicembre 1888, ospite nel ‘Convento’ del fraterno amico pittore Francesco Paolo Michetti e a questi dedicato. Gabriele d’Annunzio voleva inaugurare la sua carriera di romanziere, come ricorda Gianni Oliva nella ‘Nota introduttiva’ a “Il piacere” (Gte Newton Compton -1999) ove cita una lettera del 6 sett. 1884 ad Enrico Nencioni (1837-1896), scrivendo <un romanzo, dirò così, omerico-epico, in cui molti personaggi operino e grandi masse di popoli si muovano, un romanzo con moltissimi fatti e poca analisi, un romanzo a sfondo storico. L’azione si svolgerà a Pescara, tra il ’50 e il ’75>. Ovvero in un lasso di tempo a cavallo dell’Unità d’Italia e si sarebbe intitolato “Pantagruelion”. Ma il ‘vate’ optò per una soluzione nuova: aveva già dato il proprio fattivo contributo al ‘verismo’ unificatore scrivendo le fresche ‘Novelle’; occorreva ora superare questa corrente letteraria inaugurandone una con base psicologica, anzi ‘psico-pedagogica’, e con l’impiego della leggerezza, della levità della parola e delle descrizioni, come si conviene e quale è l’essenza, appunto, della “vita-opera-d’arte”: diveniva, insomma, ‘decadente’. Vengono progettati tre ‘cicli’: il primo è il ‘Ciclo della Rosa’ – simbolo della voluttà e delle passioni indomite- al quale appartengono: “Il piacere” (1889); “L’innocente” (1892); “Il trionfo della morte” (1894). A seguire, il ‘Ciclo del Giglio’ –simbolo del superuomo e della passione purificata- al quale s’iscrive l’unica composizione: “Le vergini delle rocce” (1896); per finire con il “Ciclo del Melograno” –i cui frutti possono domare le passioni sì da pervenire alla ‘bellezza assoluta’- cui appartiene il solo romanzo: “Il fuoco” (1900). La cercata residenza al ‘Convento Michetti’ sulla collina di San Franco con vista mozzafiato sulla ‘costa dei trabocchi’ (aggeggi da pesca, questi, tanto cari anche a Celestino V papa -1209/1296in ritiro spirituale nell’abbazia benedettina di San Giovanni in Venere a Fossacesia, che li definì ‘ragni giganti con le zampe immerse in acqua’) nel verde Adriatico (ove, per bocca di Andrea Sperelli: <… misurava il suo respiro sul largo e tranquillo respiro del mare…>) attraverso gli enormi oblò in fondo ai due porticati del chiostro che offrivano al pittore la luce necessaria per i magnifici colori delle sue tele (il tutto mostrato con orgoglio e spirito di mecenatismo dalla compianta nipote del ‘maestro’: Francesca Ricci), influenzò senz’altro le parole, le frasi descrittive dei personaggi, degli ambienti, dei movimenti snelli che caratterizzano “Il piacere”; così come i ritmi melodiosi della prosa furon dettati dalla musica dell’altro Francesco Paolo: l’ortonese Tosti. Il “Libro primo”, cap. I, ha metà pagina iniziale intrisa di quella parte della Grammatica -la ‘fonologia’- che contempla quell’omissione vocalica che va sotto il nome di “troncamento” o ‘apocope’ [al cui assunto Cesare De Titta (1862-1933), che non usa il termine d’origine greca, dedica nella sua “Grammatica Italiana della Lingua Viva” per l’editore Carabba di Lanciano -2^ ed. 1907, £.1.50- ben due pagine (20 e 21); peraltro, pur essendo conoscitore delle opere del ‘vate’ –ma non dannunzista- l’erudito di Castelfrentano non utilizza mai esempi tratti dai componimenti del pescarese, attingendo unicamente dal Pascoli]: se ne contano più di dieci: ‘tepor, ciel, fin, ch’esalavan (elisione+troncamento), levavan, sorgon, tal, paion, imagine (sincope), special, sfogliar… Interessante, per la levità dell’opera, è il gioco ‘sincope-epentesi’: sempre dal ‘Libro primo’, cap. II, pag. 38 de “Il piacere” –Ed.Newton Compton, 1995- riferito al Legato del Sol Levante ‘Sakumi’: <Le falde della sua giubba Milano –all’epoca direttore de “Il Popolo d’Italia”- quando il Governo di Francesco Saverio Nitti ordinò al Maresciallo Enrico Caviglia l’isolamento della città di Fiume. Raccontava Indro Montanelli, amico di Scimoi, che il giapponese fu testimone di continui alterchi tra il ‘Vate’ e il futuro ‘Duce’, a riprova anche che il poeta-comandante <non fu mai fascista>, come recentemente ammesso persino da Giordano Bruno Guerri: per D’Annunzio, Mussolini era <nu cafone>; per il maestro di Predappio, il pescarese era <nu pagliacce>! Intanto il maturo venticinquenne Gabriele immortala la toponomastica di piccoli centri d’Abruzzo nella patronimica nobiliare de’ personaggi del romanzo: ‘la duchessa di Scerni’; ‘Don Filippo del Monte’; ‘Donna Francesca d’Ateleta’; ‘il baro- F. P. Michetti ritrae G. d’Annunzio nello studio di Francavilla erano troppo abondanti…>, si può notare la maestria dell’autore nell’aver ridotto (sincope) la bilabiale sonora in un semantema (‘abondanti’) che fa della doppia la sua essenza: evidentemente il vate ha inteso rimarcare la piccolezza figurativa e comportamentale del Giapponese, oggetto di risa e presa in giro. Un eloquente esempio di ‘epentesi’ (aggiunta di consonante) è a pag. 36, nella descrizione dell’ideale femminile di Andrea Sperelli, in un periodo ricco di ‘troncamenti’: <Idealmente egli si sentiva attratto da una di quelle cortigiane del secolo XVI che sembrano portar sul volto non so qual velo magico, non so qual transparente maschera incantata…>. Qui l’aggiunta della nasale ‘n’, di per sé sonora, accentua la sonorità della vocale ‘a’ e quindi la chiarezza espressiva del semantema ‘transparente’: sembra anche –e chi lo può negare- un omaggio franco-iberorumeno agli idiomi neolatini. Classico esempio di ‘prostesi’ (aggiunta di vocale iniziale) è a pag.42: <Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non ‘iscambierebbe’ con l’intero possesso del corpo>. Di questo elemento grammaticale, l’imaginifico si ricorderà più tardi, componendo la lirica “I pastori” inserita nella raccolta “Alcyone” (1903): <…’isciaquio’, calpestio, dolci romori…>. Un nipponico verace e suo collega, però, il vate lo incontrerà trent’anni più tardi, nel 1920, durante la Reggenza del Carnaro: è il corrispondente di guerra e scrittore Harukichi Scimoi, nato a Fukuoka nel 1883, studente d’Italiano all’Università di Tokyo, si trasferisce da noi ed insegna Lingua Giapponese alla Regia Università Orientale di Napoli sino al 1924, anno in cui fa ritorno in patria. D’Annunzio lo accoglie con un avviso autografato e datato 1 febbraio 1920 –rinvenuto da chi scrive- ai cittadini del territorio irredento: <Fiumani, è giunto fra noi il grande poeta giapponese Haru Kici Scimoi fraterno amico mio e di Fiume….>. Gabriele si servirà di lui quale messaggero per i contatti con Benito Mussolini a ne d’Isola’; ‘la contessa di Lucoli’; ‘Galeazzo Secinaro’; ‘il signor conte di Gissi’; ‘i marchesi di Massa d’Albe’; ‘Roberto di Casteldieri’; Gino Bomminaco. Poiché l’imaginifico non sceglieva niente a caso, c’è da supporre che il personaggio principale de “Il piacere” abbia nome e titoli appropriati al suo carattere: ‘conte Andrea Sperelli Fieschi d’Ugenta’, ovvero: ‘Andrea’, dal greco ‘aner, andros’= uomo virile; ‘Sperelli’, dialetto abruzzese-laziale: ‘sperelle’=per dirla con il vate, pag. 58: <tra larghe nuvole bianche…scorgevasi una zona di raggi (di sole)…>; ‘Fieschi’=antico longobardo: frisk=tributo; d’Ugenta=numerale, forma arcaica (200). “Il piacere”, come s’è detto in apertura, è un romanzo psico-pedagogico; lo dice l’autore stesso, Libro I, cap. II (pag. 33), accennando all’educazione di Andrea Sperelli:: <…adolescenza nutrita di studi varii e profondi…Egli alternò le lunghe letture coi lunghi viaggi…; potè compiere la sua straordinaria educazione estetica sotto la cura paterna, senza restrizioni e costrizioni di pedagoghi>. Ma non si capisce l’intento formatore del romanzo stesso se non si tien conto della filosofia del padre educatore di Andrea: <Bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte>. Ed ancora: <Bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell’ebrezza. La regola dell’uomo d’intelletto, eccola: -‘Habere, non haberi’>. Questa massima latina è la chiave di lettura del romanzo: <Habere, non haberi>=’Possedere, non essere posseduto’ (dalle passioni, dal piacere) è il motto del filosofo dell’antichità Aristippo di Cirene (435-360 a.Cr.), frequentatore di Socrate ad Atene, interlocutore di Platone a Siracusa. Per Aristippo il fine dell’uomo è il ‘piacere’, non la ‘felicità’; il piacere coincide con il ‘bene’, che vive solo nell’attimo del presente: il ricordo del piacere passato e la speranza del piacere futuro, non esistono. Il fondatore della ‘Scuola di Cirene’ celebrò l’atteggiamento di chi ‘gode senza divenir schiavo del proprio godimento’. Alla maniera di Jean Jacques Rousseau (1712-1778) che pure aveva diviso il suo ‘romanzo pedagogico’, “L’Emile” –sottotitolo: ‘ou de l’Education’- in quattro parti, dalla nascita all’età adulta del personaggio principale, educato ‘secondo natura’, il nostro Gabriele propone il proprio ‘romanzo pedagogico’: “Il piacere” (ma potrebbe benissimo essere intitolato ‘Andrea, o della Formazione’), anch’esso diviso in quattro ‘Libri’, il cui personaggio principale è formato all’insegna dell’opera d’arte. L’ambiente nel quale si svolge la storia del ‘dandy’ Andrea è la Roma umbertina, ricca di scorci fantastici degni dei paesaggi nelle tele dei pittori sublimi, di palazzi gentilizi e di giardini eleganti e ricchi di fascino, però già contaminati da profanatori senza scrupoli: <Erano nella Villa Sciarra, già per metà disonorata dai fabricanti di case nuove>. Il vate ci offre uno spaccato delle corse di cavalli, di sfide a duello tra uomini d’onore, di gite fuori porta con ‘legni’ e carrozze, di aste pubbliche d’oggetti d’antiquariato frequentate dall’alta società, di look accattivante di alcune signore: <…e si scorgevano sotto le ascelle due ciuffi rossastri troppo abondanti>. Le citazioni dotte sono innumerevoli e in varie lingue: francese, inglese, tedesco, spagnolo, latino e greco, perfino giapponese. Ma una, colpisce, in particolare: la citazione da un testo vedico in ‘sanscrito’; eccola, dall’inizio del Libro secondo: <Il gran soffio d’idealità che esalano i libri sacri indiani studiati e amati un tempo, pareva lo sollevasse [riferito allo Sperelli, convalescente, dopo essere stato ferito in duello]. E tornava a risplendergli la formula sanscrita, chiamata Mahavakya, cioè la Gran Parola: “TAT TWAM ASI”; che significa: “Questa cosa vivente sei tu”>.’Mahavakya’ racchiude in sé quattro enunciati filosofici dei ‘Veda’ e il ‘tat twam asi’ evocato dal vate è ciò che identifica il ‘tu’ con ‘Quello’, cioè ‘l’Infinito, l’Universo, il Dio creatore del Mondo’. Sembra soltanto, a prima vista, uno sfoggio di cultura; ma il ‘tat twam asi’, l’identificazione del “tu” con “l’essere supremo” (ne ‘Il piacere’, con l’opera d’arte), annuncia l’incipiente influenza su l’imaginifico degli scritti di Federico Nietzsche e delle sue teorie intorno al ‘superuomo’. Sì, perché nell’antico indiano il pronome di prima persona singolare: “IO”(Brahman) è usato solo per indicare la divinità, essendo il pronome di prima persona singolare per indicare una persona: “TU” (Asi); e quello di terza, il “Sè’”(Atman). Un lustro più tardi, infatti, vede la luce il primo romanzo superomistico: “Il trionfo della morte” (1894) e, l’anno dopo: ” Le Vergini delle rocce” (1895). Ma il giovine dandy Andrea Sperelli, ‘alter ego’ del ‘vate’, passando dalla passione per una donna a quella per un’altra, fotografa anche la vita dello stesso poeta pescarese, preso tra l’amore per la propria moglie contessina Maria Hardouin di Gallese –che gli ha dato tre figli: Mario, Gabriellino e Veniero- e la passione per una nuova fiamma: Barbara, all’anagrafe Elvira Natalia Fraternali, sposata (poi separata) al conte bolognese Leoni. Ovviamente Barbarella non sarà l’ultima; il ‘vate’ ha necessità di nuove infatuazioni per dare alimento alla propria arte letteraria: <- L’Arte! L’Arte!- Ecco l’Amante fedele, sempre giovine, immortale; ecco la Fonte della gioia pura, vietata alle moltitudini, concessa agli eletti; ecco il prezioso Alimento che fa l’uomo simile a un dio> (“Il piacere”: Libro Secondo, cap. I-pag.110). “Habere, non haberi”, tratto dal pensiero di Aristippo, sarà il proprio motto, illustrato dal suo incisore ‘liberty-floreale’ preferito, il marchigiano di Montefiore dell’Aso: Adolfo de Carolis (1874-1928). Mario Nardicchia