Versione PDF - I.C. Ferrari

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Versione PDF - I.C. Ferrari
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MIUR
Scuola Digitale
Progetto Cl@ssi 2.0
Scuola Secondaria di I Grado
“Gen. Pietro Ferrari”
Pontremoli (MS)
aa.ss.2009-2012
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Il Campanone
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PRESENTAZIONE
L'azione del Progetto del MIUR ”Cl@ssi 2.0” è partita nell’ anno
scolastico 2009/2010 con 156 classi di Scuola Secondaria di
primo grado e l’Istituto Comprensivo “Gen. P. Ferrari” di Pontremoli è stato selezionato per partecipare al progetto triennale di
sperimentazione didattica. I tempi moderni sono caratterizzati
da un profondo e continuo cambiamento che investe tutti i livelli:
economico, scientifico, tecnologico, sociale. Questi aspetti stanno di fatto ponendo una nuova sfida ai sistemi formativi,
“costringendoli” a ridefinire obiettivi, contenuti, metodi, organizzazione. In altre parole, il fare scuola intesa come
“Apprendere ad apprendere” risulta essere la chiave per gestire
autonomamente la propria formazione nel corso di tutto l’arco
della vita, finalizzata alla cittadinanza attiva, in modo tale da
essere sempre in grado di adattarsi positivamente ai continui
cambiamenti proposti dalla vita sociale in genere ed alle richieste del mercato del lavoro. Tutto questo parte dal presupposto
che nelle scuole non basta dotarsi della tecnologia, bisogna intervenire sulla didattica, cambiandone la prospettiva. Con
"[email protected]" il progetto "Scuola digitale" si è proposto di far progettare e sperimentare ai docenti delle classi partecipanti idee
innovative che, con l'uso delle tecnologie, ripensino e trasformino gli ambienti di apprendimento delle nostre scuole. Sicuramente le nuove soluzioni tecnologiche migliorano i sistemi di apprendimento, perché possono cambiare il nostro rapporto con la conoscenza, come recuperarla, come accedervi, come acquisirla.
L’azione Cl@ssi 2.0 ha inteso offrire la possibilità di verificare
come e quanto, attraverso l’utilizzo costante e diffuso delle tecnologie nella pratica didattica quotidiana, l’ambiente di apprendimento possa essere trasformato. Giunti al termine del triennio
di sperimentazione, i nostri ragazzi “2.0”, ora di classe terza,
hanno raggiunto competenze spendibili sul territorio di appartenenza, come dimostra la Guida realizzata con l’aiuto dei docenti
del Consiglio di Classe , ma in cui gli stessi ragazzi sono stati veri
protagonisti dell’apprendimento.
Il Dirigente Scolastico
5 Prof. Pierangelo Coltelli
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L’ essere stati selezionati fra le tanti classi che hanno
aderito ad un progetto sperimentale a valenza nazionale
deve essere vista come realtà della qualità del sistema
scuola che caratterizza le scuole del comune di Pontremoli. Il fatto poi che il prodotto finale di tale progetto si
configuri come felice sintesi fra passato e presente, fra
storia, tradizione e tecnologia, offre all’iniziativa la connotazione, meritata, di eccellenza, nel variegato panorama
del dialogo scuola e ambiente. La presentazione della città di Pontremoli, vista con gli occhi degli alunni che tale
realtà vivono e arricchiscono, assume particolare valenza
in un momento storico caratterizzato dalle tante incertezze che impediscono una lettura serena del domani.
Gli occhi dei ragazzi di oggi, caricati delle tante responsabilità di un recente passato così ricco di eventi e profondamente evoluto, ci devono aiutare per capire le loro necessità per essere traghettati in quel nuovo mondo del
terzo millennio che celebrerà il compimento delle significative conquiste che hanno caratterizzato il mondo civile,
scientifico, sociale e politico della seconda metà del novecento., con le tante novità che hanno così profondamente
mutato il dialogo fra scuola ed enti locali.
Il senso di partecipazione che si percepisce dal presente
lavoro , espressione della crescita sociale e di coscienziosa partecipazione alla vita democratica del paese da
parte dei singoli cittadini, diventa elemento significativo
nella costruzione della cittadinanza attiva del domani, con
la consapevolezza dell’importanza delle proprie radici storiche, culturali e territoriali, elemento imprescindibile per
poter veramente “volare” verso il domani.
Lucia Baracchini
Sindaco di Pontremoli
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PREMESSA
Questa guida è il prodotto finale del Progetto
triennale “Cl@ssi 2.0”, realizzato dalla classe 3 A della
Scuola Secondaria di Primo grado dell'Istituto
Comprensivo “Gen. Pietro Ferrari” di Pontremoli durante
l'anno scolastico 2011/2012, a cura del Consiglio di Classe
e la partecipazione degli alunni:
Sara Bellinghieri, Marika Benelli, Enea Bertolini, Lorenzo Bertolini, Agata Cimoli, Alessia Corsini, Mirko De
Mattei, Jamal Es-Saharaoui, Gabriele Filippi, Adil Lakhal,
Lorenzo Lombardi, Joel Luzzaraga, Manola Marfuggi, Alceo Mazzaccherini, Simona Mori, Dimitri Morini, Thomas
Moscatelli, Giorgia Pagani, Alex Pappini, Giorgia Pizzanelli,
Dario Preti, Beatrice Riina, Fatima Veroni.
È una guida di Pontremoli scritta e illustrata da
ragazzi e ragazze di 13/14 anni, rivolta principalmente ai
giovani che desiderano visitare Pontremoli attraverso
percorsi caratteristici che permettono di scoprire scorci
e aspetti tipici.
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L'idea iniziale è riconducibile alla tematica del
Progetto per il terzo anno di sviluppo che prevedeva:
“ le scelte dei ragazzi in rapporto all'ambiente in cui
vivono a seguito di una riflessione sulle proprie
potenzialità e su quelle del territorio per rafforzare il
concetto di identità ed appartenenza alla realtà locale”.
I ragazzi hanno individuato nelle bellezze del
loro paese i punti di forza per lo sviluppo del proprio
futuro, nella prospettiva di fornire un invito
accattivante a tutti i
coetanei che desiderano
conoscere luoghi insoliti e genuini.
Per concludere vogliamo evidenziare l'impegno e
la dedizione che sono state profuse dai ragazzi e dai
docenti per la realizzazione di questo opuscolo. Il loro
desiderio di produrre qualcosa di utile a tutta la
comunità pontremolese attraverso un'attività
trasversale alle attività scolastiche quotidiane, si è
concretizzato nella guida che vi presentiamo.
Il testo è articolato in quattro percorsi: Da
Porta Parma a Porta Fiorentina attraverso il centro
storico, da Porta Parma alla S.S. Annunziata (Strada
Statale 62), da Piazza del Duomo al Ponte della Cresa
(attraversando il Piagnaro), dal Ponte della Cresa a
Piazza San Francesco (attraversando Verdeno).
La referente al progetto
prof.ssa Patrizia Zito
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UN PO’ DI STORIA
Pontremoli , situata in Lunigiana, nella parte nord
della Toscana, in Provincia di Massa-Carrara, nella
fascia di terra che si trova tra Liguria e l'Emilia, sorge
ai piedi dell'Appennino a circa 250 metri sul livello del
mare.
E' al centro di una vasta conca che abbraccia
l'ampio territorio delle Valli del
fiume Magra e dei torrenti Verde
e Gordana e si collega alle Regioni
confinanti tramite i passi
Appenninici della Cisa, del
Bratello, del Cirone, dei Due
Santi e del Rastrello. Ha un
territorio comunale molto vasto.
Pontremoli, definita
dall'imperatore Federico II
“chiave e porta dell’Appennino”, viene ricordata per la
prima volta nel diario di viaggio di Scaligeri,
arcivescovo di Canterbury, che intorno al 990/994 d.
C., si era recato a Roma seguendo l’antica via Romea o
Francigena.
Pontremoli è da sempre luogo di accoglienza e di
ospitalità come attestano i tanti Ordini religiosi che nel
corso dei secoli vi hanno avuto sede. Fu un libero
Comune e la sua autonomia venne riconosciuta dagli
imperatori Federico I Barbarossa e Federico II.
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Fu sempre in lotta con i marchesi Malaspina,
signori della restante parte della Lunigiana, che mai
riusciranno a conquistare il pieno governo di questo
borgo.Dal XIV secolo, tramontato il libero Comune,
Pontremoli venne conteso ed ambito dalle varie
Signorie italiane che vedevano nel suo possesso il
mezzo per espandere il loro dominio territoriale data la
sua importanza strategica.
Nel 1650 Pontremoli entra nel Granducato di
Toscana e inizia un periodo di stabilità politica e
prosperità economica favorita dall’essere sulla via
commerciale che collegava il nord Europa col porto di
Livorno.
Il miglioramento economico-sociale porta alla
trasformazione
del centro
medievale: è in
questi anni che il
borgo si
arricchisce di
palazzi signorili,
vengono
costruite o
abbellite chiese,
viene edificato il
Teatro della
Rosa e il
territorio
circostante viene impreziosito da numerose ville di
campagna.
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Nasce così la Pontremoli settecentesca. Da quel
momento il Medioevo ed il Barocco vivono insieme,
unendo le rigide linee del primo con le morbide e
animate del secondo.
Nel 1778 Pontremoli è dichiarata “Città nobile” dal
Granduca Pietro Leopoldo di Lorena e, qualche anno più
tardi, nel 1787, viene innalzata da Pio VI a sede
episcopale di tutta l'attuale provincia. La venuta delle
truppe napoleoniche, all’inizio del’800, determinò la fine
del primo periodo granducale. Dopo la Restaurazione,
Pontremoli torna sotto il Granducato di Toscana e poi
viene annessa al Ducato di Parma, al quale rimarrà fino
all’Unità d’Italia nel 1861.
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Il nostro primo itinerario, partendo da Porta Parma, ci
conduce a Porta Fiorentina, passando all'interno del
paese. Se vi piacciono i borghi medievali non potete
assolutamente non visitare Pontremoli, con tutte le sue
chiese, le sue torri, e tutti i suoi giardinetti dove fare
una sosta.
Porta Parma, detta anche dai pontremolesi “di
Sommoborgo”, è l'importante ingresso della città che è
rivolto verso il valico della catena montuosa
dell'appennino. Era difesa da una struttura fortificata
che oggi possiamo vedere nella ricostruzione dei primi
anni del XVII secolo, come testimonia la targa in
marmo posizionata sopra l'arco.
Sulla collina che sovrasta la porta
è situato il Castello del Piagnaro
che è raggiungibile attraverso
alcune strette vie chiamate
“surcheti”. Da Porta Parma si
giunge fino all'attuale piazza del
Duomo attraverso gli antichi
quartieri di S.Nicolò e S. Geminiano.
La chiesa di S.Geminiano si affaccia sulla piazzetta
che si apre sul lungo borgo: ricostruita nel 1670, è di
origini antichissime, strettamente unite a quelle
dell'originario borgo pontremolese. È citata infatti per
la prima volta nel più antico documento conservato
nell'archivio Capitolare di Sarzana e risalente al 1095.
La sua costruzione è probabilmente dovuta alla
notevole diffusione in quegli anni del culto del Santo, il
quale è stato eletto patrono di Pontremoli.
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Poco più avanti si trovano la Piazza del Duomo e della
Repubblica. Il Duomo dal 1787 è Cattedrale della Diocesi
di Pontremoli; è detto anche “Chiesa di S. Maria Assunta
” per il voto formulato dalla popolazione della città perché
la Madonna ponesse fine alla terribile pestilenza che
infuriò nel territorio
nei primi decenni del
XVII secolo.
Già nel giugno del
1622 il Consiglio
Generale della città
durante un'epidemia
di peste formula voto
di celebrare ogni anno
la ricorrenza della Visitazione di Maria con la celebrazione
di messe e l'offerta di dodici libbre di cera. I lavori per la
costruzione della
grande chiesa iniziano
nel 1636 e nel 1687
viene aperta ai fedeli.
A dividere piazza Duomo da piazza della Repubblica c'è il simbolo
di Pontremoli: il
Campanone che fu fatto edificare nella prima
metà del ‘300 da Castruccio Castracani degli Antelminelli.
Affacciato su due lati di piazza della Repubblica e lungo
l'adiacente Via Ricci Armani si trova palazzo Pavesi con
sale affrescate da Giovanni Battista Natali e Niccolò Contestabili ( sec. XVIII). Superata via Ricci Armani, si
procede fino superare le “Quattro strade”, e procedendo
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per Via Cavour si arriva al ponte di Via Battisti dal quale si
possono ammirare la torre di Busticca, il “Parco della Torre” e il “Teatro della Rosa”.
Passato il ponte, sulla destra, si
incontra la Chiesa di Nostra
Donna, esempio di quell'arte
barocca che ha conosciuto a
Pontremoli un periodo di grande
fortuna nel XVIII secolo.
Superata la chiesa si trovano
molti palazzi barocchi con i caratteristici “facion”. Poco più
avanti si arriva alla chiesa di
San Pietro, che sorge lungo
l'itinerario Romeo, dove nei
primi decenni del secondo millennio confluivano i pellegrini
diretti a Sud. All'interno della chiesa si trova una lastra di
arenaria, risalente al XII sec., che rappresenta un
labirinto circolare sormontato da due figure con cavalli
che rappresentano, secondo una delle ipotesi più recenti,
una cavaliere e la morte che lo attende in piedi, come
ammonimento al pellegrino che deve affrontare il viaggio.
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Il nostro secondo itinerario, partendo da Porta Parma,
ci conduce alla SS. Annunziata, passando per la SS 62.
Pontremoli è una piccola cittadina situata all'estremo
nord della Toscana, zona limitrofa con la provincia di
Parma.
Da qui passa anche la Via Francigena, che nel Medioevo
portava i pellegrini a Roma. Nel 990 fu sosta di Sigerico Arcivescovo di Canterbury e nel
suo diario c'è la prima menzione della
città.
Partendo da Porta Parma e
percorrendo la strada Statale della
Cisa ( Via dei Mille ) per arrivare sino
alla frazione della S.S. Annunziata, si
possono incontrare: il Convento dei
Frati Cappuccini, l'abside della Chiesa
di San Giacomo d'Altopascio, i giardini pubblici con il
monumento dedicato alla Disney.
L'ingresso per i parmensi a Pontremoli era Porta Parma.
Da qui si possono vedere la piazza, nominata da pochi
anni Largo A. Spinetti e le antiche case di via Garibaldi.
Percorrendo questa strada si troveranno molte altre
piccole vie dette, in dialetto, “surcheti” che conducono
al Castello del Piagnaro, così chiamato per le “piagne”,
fatte di arenaria o ardesia, che ricoprono le
costruzioni ed anche la pavimentazione
Dedicata alla spedizione di Garibaldi in Sicilia, viale dei
Mille, è la strada che collega Porta Parma e la Stazione
FS.
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La Chiesa e il Convento dei Cappuccini furono fondati a
metà del XVII secolo per volere del Vescovo di Sarzana.
Fino a pochi anni fa ai frati cappuccini era assegnato il
compito di assistere spiritualmente i malati dell'ospedale
di Sant' Antonio Abate.
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Il monumento Disney è stato donato dalla Fondazione della
Città del Libro alla cittadinanza. Posizionato inizialmente
nei giardini del Teatro La Rosa attualmente si trova nei
giardini di San Pietro.
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Il complesso del Convento e della Chiesa dell'Annunziata è
stato costruito a partire dal
1474 dove apparve, secondo la
tradizione popolare, la Beata
Vergine. Fu luogo di
pellegrinaggio per i fedeli che
visitavano il posto dove
apparve la Madonna. Questo
diede molto sviluppo al borgo
circostante e vi fu, per
questo, l'apertura di nuove
botteghe e osterie. Verso il
XVIII secolo ci fu una
diatriba tra i frati del convento e l'amministrazione della
città di Pontremoli per le tasse da pagare. Non trovando
l'accordo fu spostato il letto del fiume per mettere in
crisi la vita nel convento e, a partire da quel momento il
luogo perse il grande interesse che aveva avuto nei periodi
precedenti.
Da visitare la meravigliosa sacrestia lignea del 1700.
Nel convento si trovano due chiostri, oggi qui situata la
sede distaccata dell'archivio di stato di Massa.
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Il nostro terzo itinerario ci conduce da piazza della Repubblica al ponte della Cresa, attraverso l’antico borgo del
Piagnaro e i Chiosi.
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In questa foto è rappresentata la prima parte della via
del Piagnaro, antica via che conduce all’omonimo castello.
Questa via è chiamata così per la caratteristica copertura dei tetti delle case costituita da lastre di ardesia,
denominate “Piagne”. Tipici sono i faccioni collocati sugli
ingressi delle case usati anticamente come scaccia mostri
dalla popolazione.
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Al termine della salita del Piagnaro troviamo uno dei simboli della nostra Pontremoli, il “Castello”. Nato come residenza di militari, intorno alla metà del X secolo, è stato la
difesa del borgo murato di Pontremoli per lunghissimo
tempo. Dal 1975 è sede del Museo delle Statue Stele.
Oggi se ne sta sulla collina a guardare la città e la controlla come faceva in passato con i nemici.
In questa foto possiamo vedere la
Chiesa di Sant’Ilario, situata dietro
il castello del Piagnaro. È ancora
oggi un bellissimo ricordo che testimonia la ricchezza del tempo passato.
Scendendo dal castello si arriva alla villa dei marchesi Dosi. L’edificio, di architettura settecentesca, contiene al
suo interno dipinti del Natali e del Gherardini
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Da villa Dosi si attraversano i “Chiosi”, un’ampia zona
verde ombreggiata da due filari di pruno rosso che in primavera regala ai passanti un suggestivo scenario di fiori
rosa
In questa foto possiamo vedere il ponte della Cresa visto
dal Castello di Pontremoli, uno dei più antichi di Pontremoli.
Ogni anno nel piazzale dietro al ponte viene bruciato
un falò in onore del santo patrono di Pontremoli, San Geminiano.
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Il nostro quarto itinerario, partendo dal ponte della
Cresa ci conduce attraverso la zona di Verdeno, così chiamata in quanto si trova al di là del torrente Verde, fino ad
arrivare in piazza San Francesco.
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Percorrendo viale Cabrini raggiungiamo il cimitero
monumentale, così chiamato perché nella parte più antica
si possono ammirare tombe marmoree di pregiata fattura.
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Dopo un ampio giro nella zona di Verdeno giungiamo
in piazza Italia, ristrutturata recentemente in occasione
del passaggio del Giro d’Italia.
A breve distanza si raggiunge piazza San Francesco
in cui si trova l’omonima chiesa. Questa è stata restaurata
nel XVI secolo; il campanile è ciò che rimane dell’edificio
primitivo. All’interno si possono ammirare opere di Agostino di Duccio e G.B. Natali.
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C’era una volta… Pontremoli nei primi anni del 1900
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Il Campanone
La torre di Cacciaguerra, costruita nel 1322 per ordine di Castruccio Castracani degli Antelminelli e trasformata successivamente in torre campanaria.
The tower of Cacciaguerra, built in the 1322 by Castruccio Castracani Antelminelli's order from Lucca and
changed in future in bell tower.
La tour de Cacciaguerra, construite en 1322 par Castruccio Castracani des Antelminelli de Lucca a été plus
tard trasformée en clocher et est devenu le symbole de
la ville.
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PIAZZA DELLA REPUBBLICA
La piazza principale della città, dove si trova il Comune e
la Pretura. È sede del mercato il mercoledì e il sabato, e di
manifestazioni culturali, come il Premio Bancarella.
It's the main city square where you can find the town hall
and the magistrate's court. Here take place the local
market on Wednesday and on Saturday and a lot of cultural events, such as the Premio Bancarella.
C'est la place principale de la ville où se trouve la mairie
et le tribunal de district. Sur cette place tous les mercredis et les samedis il y a le marché et des événements culturels tel que le “Premio Bancarella”.(mois de juillet)
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VILLA DOSI
Villa Dosi, monumento nazionale, è stata costruita alla fine
del XVII secolo e decorata da Francesco e Giuseppe Natali e da Alessandro Gherardini, nati nell'ambiente pontremolese d'allora.
The “Villa Dosi”, is a histoic building. It was build at the
end of 18 th century and it was decorated by Francesco
and Giuseppe Natali and by Alesssandro Gherardini, very
famous artist at the time in Pontremoli.
La villa Dosi, monument national, a été construite à la fin
du XVIIème siècle et décorée par Francesco et Giuseppe
Natali et par Alessandro Gherardini,fameux à cette époque-là à Pontremoli.
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TORRE DI CASTELNUOVO
Situata sulla sponda sinistra del fiume magra, la torre fa
parte dell'antico sistema difensivo della città.
Il ponte di pietra, che attraversava il Magra, è stato più
volte demolito dalle piene e è stato sostituito da un ponte
di ferro, a sua volta demolito nel corso della Seconda
Guerra Mondiale.
Situated on the left bank of the river Magra, the tower is
part of the defensive system of the city.
The stone bridge, that crossed the Magra, was repeatedly destroyed by floods and was replaced by an iron
bridge, in turn demolished during the Second World War.
Situé sur la rive gauche du fleuve Magra, la tour fait partie du système défensif de la ville.
Le pont en pierre, qui traverse le Magra, a été détruit
plusieurs fois par les inondations et a été remplacé par un
pont en fer, à son tour démoli pendant la Seconde Guerre
Mondiale.
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L’ARENARIA COME PIETRA DI COSTRUZIONE A
PONTREMOLI
L'arenaria è una roccia sedimentaria di tipo clastico che
si forma per cementazione di sabbie. La composizione mineralogica di un’arenaria varia in funzione dell'area di provenienza e della differente composizione mineralogica,
esistono infatti arenarie rosse, grigie, rosa, gialle. I minerali più abbondanti sono comunque il quarzo, i feldspati,
le miche e la calcite.
L’arenaria a Pontremoli: l’arenaria macigno
L’arenaria macigno è particolarmente diffusa in tutta la
valle del fiume Magra. Si presenta sotto forma di blocchi
stratiformi, più o meno arrotondati per il trasporto operato dai torrenti che scendono dalle montagne. Questa roccia è stata largamente impiegata in Lunigiana fin dalla
preistoria, con essa infatti sono state scolpite le Statue
Stele; in tempi più recenti il suo utilizzo si è particolarmente intensificato e con essa si sono costruite fortificazioni, portali, stipiti, scale, lastricati per strade e piazze,
coperture per tetti, marciapiedi, ponti, mura che hanno
reso il nostro territorio particolarmente caratteristico.
Nel territorio di Pontremoli si registrano diverse cave di
arenaria macigno, alcune ancora attive come quella di Vignola.
L’arenaria macigno è un tipo di arenaria risalente al periodo Oligocene superiore-Miocene inferiore).
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Così si presentava l’Italia nel Miocene inferiore, periodo
che va da 230 a 160 milioni di anni fa.
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La chiesa di San Giorgio
La chiesa di S. Giorgio (XI secolo), situata lungo la via
Francigena poco prima di porta Parma, è un edificio sacro
realizzato con blocchi di arenaria grigia. Ne rimane
l’abside romanica, che evidenzia la solidità della costruzione.
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Passeggiando per Pontremoli si nota come l’arenaria
si trovi ovunque, per esempio è stata utilizzata per gli stipiti delle case di Pontremoli Vecchia:
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Al mulino “La Serra”troviamo l’arenaria macigno utilizzata
nelle macine che servono alla produzione di farina di grano
e a quella caratteristica di castagne, frutto tipico del nostro territorio.
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Le piagne
Con il temine “piagne” si intende la copertura in arenaria di un tetto. L’uso dell’arenaria, al posto del legno o di
altri materiali infiammabili, ha avuto inizio in Lunigiana nel
XIII secolo e si è protratto fino ai primi anni del ‘900
quando si è iniziato ad utilizzare mattoni e laterizi per la
costruzione delle tegole.
Le piagne forniscono un’ottima protezione sia dal
caldo che dal freddo, sono più resistenti e hanno una durata maggiore a quella dei laterizi.
Fig. 1
Copertura in piagne di un tetto di una casa (fig.1) e del
tetto del Castello di Pontremoli (fig.2). La zona in cui si
trova il castello è detta del Piagnaro proprio per il notevole utilizzo di piagne, nel corso dei secoli, nella costruzione
di tetti.
Fig. 2
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MUSEO DELLE STATUE STELE
Nelle sale del Castello del Piagnaro sono conservate alcune
sculture antropomorfe realizzate in arenaria, diffusissima
nella valle del fiume Magra sotto forma di blocchi stratiformi, più o meno arrotondati per il trasporto operato dai
torrenti impetuosi che scendono dalle montagne. Tali Statue Stele sono state realizzate dalle popolazioni che abitavano la Lunigiana a partire dal III millennio a. C. A seconda dell’aspetto, le statue stele della Zona sono state
classificate in tre gruppi:
Gruppo A: sono molto stilizzate, la testa è incorporata nel
corpo distinta solo dalla linea della clavicola; il volto è ad
“U” e quelle maschili sono rappresentate con un pugnale a
lama triangolare.
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Gruppo B: la testa è molto espansa
lateralmente, con la caratteristica
forma a mezzaluna, e si distinguono
dal gruppo A per la presenza del collo; presentano un pugnale e spesso
portano sul petto un’ascia. Questa
tipologia di statue è presente solo in
Lunigiana.
Gruppo C: sono le stele più recenti,
caratterizzate da una lavorazione
“a tutto tondo” , concepite quindi
come statue. Il volto è definito nei
particolari come pure le armi.
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I FALÒ
A Pontremoli vengono bruciati due imponenti falò
ai quali si può unire quello più piccolo, che viene acceso
in occasione della festa di S. Ilario (13 gennaio) nei
pressi del Castello: il falò di San Geminiano, viene
acceso il 31 gennaio sul greto del fiume Verde; il
secondo, di San Nicolò, il 17 gennaio vicino al Magra.
Queste tradizioni riportano ad un'usanza
piuttosto arcaica che potrebbe addirittura provenire
dal periodo romano. La loro sopravvivenza si deve
essenzialmente al fatto che ad esse si sovrapposero le
feste cristiane dei santi patroni: ciò ha fatto
completamente sparire il significato della loro origine
non cristiana.
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IL FALÒ DI SANT' ANTONIO
Sant’Antonio è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. È considerato il vincitore del male e
dell'inferno ed è ritenuto guaritore dell'herpes zoster
comunemente detto “fuoco di sant'Antonio” perché secondo la leggenda il santo sarebbe padrone del fuoco. Molti
malati di herpes andavano nel santuario di Vienne
(Grenoble– Francia) dove erano state traslate le reliquie
di sant'Antonio. Per questo motivo ancora oggi possiamo
trovare degli ospedali dedicati a sant'Antonio Abate in
varie località, tra cui Fivizzano e Pontremoli. Da tempi lontani si è consolidata l'usanza di bruciare grandi cataste di
legno la notte precedente la festa del Santo.
Il falò viene preparato molti mesi prima, raccogliendo le fascine di legna e le sterpaglie nelle campagne che
circondano Pontremoli. Una settimana prima si inizia a portare il materiale sotto il ponte Pompeo Spagnoli, dove la
sera del 17 Gennaio, alle 19:15 verrà bruciato il falò
Il giorno prima o il giorno stesso, si cominciano
ad accatastare le fascine attorno ad un palo.
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Come viene acceso?
Un gruppo di persone in cerchio intorno al fuoco,
conta fino a dieci e, prendendo la ricorsa, con delle torce
accese danno fuoco alla catasta ancora spenta.
Come brucia?
Il falò brucia in maniera imponente. La gente sul ponte
esulta, sperando nella vincita o, se avversari appartenenti
a San Geminiano, nella sconfitta. I sostenitori di Sant'Antonio gridano a gran voce: “lò lò lò evviva San Nicolò, evviva il Vaticano, abbasso San Geminiano”
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IL FALÒ DI SAN GEMINIANO
Ogni anno a Pontremoli si festeggia San Geminiano, il Patrono della città.
Nacque a Cognento, presso Modena, verso il 312 e morì nel
397.
San Geminiano accomuna la devozione di tre città lontane
fra loro : Modena, Pontremoli e San Giminiano, la famosa
città turrita in provincia di Siena, dove viene conservata
una sua reliquia arrivata in Toscana già nel 1106.
Tra Pontremoli e Modena è tradizione che il mattino del
31 gennaio una delegazione toscana sia presente a Modena,
mentre nel pomeriggio valica gli Appennini un'analoga delegazione emiliana.
I pontremolesi, in occasione di una incursione degli Ungari
(937 circa), invocarono la protezione di San Geminiano, al
quale dedicarono una chiesa.
Al Santo si deve anche la salvezza di Modena da una simile
incursione.
Il 31 Gennaio i fuochisti della compagnia di San Geminiano
bruciano un falò in onore del Patrono, sfidandosi con altri
fuochisti della congrega di San Niccolò ( Sant'Antonio ).
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Come si svolge il falò?
Fare un falò non è molto semplice... infatti prima di dargli
fuoco c'è un lungo procedimento che dura più di un mese;
inizia così:
• il mese prima si va nei boschi e si cerca di prendere più rami possibili per poi creare un grande falò;
• 5 giorni prima della festa si comincia a creare lo
scheletro del falò ;
• in seguito si comincia a creare il vero e proprio
falò accatastando le fascine;
• alla fine gli si dà fuoco ( precisamente alle 19.30
del 31 Gennaio)
In tutto questo tempo bisogna ricordare che i fuochisti
devono dormire vicino alle fascine per evitare che gli avversari le brucino.
La sera del 31 Gennaio molti abitanti di Pontremoli si riuniscono nei pressi del ponte della Crësa per tifare e ammirare il falò, urlando con gioia: lò lò lò, abbasso S. Niccolò,
abbasso il Vaticano e viva S. Geminiano!!!
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PONTREMOLI, CITTÀ DEL LIBRO
Il premio Bancarella
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La tradizione dei librai pontremolesi è molto antica:
all’inizio dell’Ottocento alcuni venditori ambulanti provenienti da Montereggio iniziarono a vendere libri oltreoceano. Ben presto divennero bancarellai, alcuni aprirono librerie, altri diventarono editori.
Agli inizi degli anni Cinquanta i “librai pontremolesi”
hanno istituito uno tra i premi letterari più importanti
d’Italia :il “Premio Bancarella”. Questo è l’unico premio
letterario assegnato dai librai anziché dai critici.
La città di Pontremoli ogni estate fa da madrina al
Bancarella. I librai si danno appuntamento in piazza per
partecipare alla loro festa e assistere al rito dello spoglio
dei voti da parte del notaio. La proclamazione avviene in
piazza, ai piedi della torre medievale di Cacciaguerra.
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Nel 1953 vince la prima edizione del premio E. Hemingway
con “Il vecchio e il mare”, anticipando il Nobel; un evento
che si ripeterà con B. Pasternak per “Il dottor Zivago” e
con I. B. Singer per “La famiglia Moskat”. Oggi siamo alla
60° edizione del premio che ha visto come vincitori negli
ultimi dieci anni:
2011 MAURO CORONALA FINE DEL MONDO
STORTO; 2010 Elizabeth Strout OLIVE KITTERIDGEF;
2009 Donato Carrisi IL SUGGERITORE; 2008 Valerio
Massimo Manfredi L'ARMATA PERDUTA; 2007 Frank
Schatzing IL DIAVOLO NELLA CATTEDRALE; 2006 Andrea Vitali LA FIGLIA DEL PODESTA'; 2005 Gianrico
Carofiglio IL PASSATO È UNA TERRA STRANIERA;
2004 Bruno Vespa IL CAVALIERE E IL PROFESSORE;
2003 Alessandra Appiano AMICHE DI SALVATAGGIO;Audisio Di Somma L’UOMO CHE CURAVA CON I
FIORI.
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Il quadro, dipinto dal professor Bruno Pruno e collocato al
primo piano dell’I.C.”P. Ferrari, rappresenta i “Bancarellai”.
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La cucina tradizionale pontremolese
Nell' antichità molti piatti come la torta d' erbi, di cavoli,
di porri, la bomba di riso, i miudin, o anche chiamati frascadei, l'erbadela, i sedani fritti, la pattona, la barbotla,
la crescente venivano cucinati con uno strumento particolare: “i testi”.
Il testo è il recipiente da cottura alla base della
cucina lunigianese. È costituito da due parti in ghisa: quella
inferiore, detta testo “sottano”, è una teglia con due manici; la parte superiore, detta “soprano”, è un coperchio
con un manico in alto che permette di aprire il testo per
guardare a che punto di cottura è il cibo. Un tempo questi
recipienti venivano costruiti a mano lavorando l'argilla mescolata al quarzo; ogni famiglia aveva la sua “fascina”, il
luogo dove avveniva la cottura nei testi. Successivamente
il testo in terracotta è stato sostituito da quello in ghisa.
Il nome Testi, che deriva dal latino “testum”, significa recipiente di terracotta.
Un altro strumento tipico della cucina locale è il “ luar “,
un tagliere di legno tondo con manico che molte famiglie
usano ancora oggi per scodellarvi il cibo cotto.
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Testaroli
Ingredienti: farina, acqua, sale.
Preparazione:
Versare tutti gli ingredienti e mescolarli insieme. L'impasto deve essere abbastanza liquido. Scaldare i testi da
entrambe le parti e poi metterli su uno strato di cenere
per farli rimanere caldi. Infine versare 2 o 3 mestoli di
pastella stendendola bene e si ricoprire con la parte superiore del testo. Lasciare cuocere per 15 minuti in modo
che diventino bucherellati.
Torta d'erbi
Ingredienti: bietole, formaggio parmigiano, ricotta, uova,
olio extravergine di oliva.
Preparazione:
Lavare la verdura e tritarla. Salare e lasciare riposare un
po'. Nel frattempo preparare la sfoglia con farina di grano, un pizzico di sale, un cucchiaio di olio e acqua. Metterla
nella teglia che un tempo la teglia era di rame.
Strizzare le bietole togliendo l'acqua e mescolarle agli
altri ingredienti. Stendere l'impasto nella teglia sopra uno
strato di sfoglia e infine ricoprire con altra sfoglia. Bagnare la parte superiore con un po' di olio e bucare la sfoglia con la forchetta. Si può cuocere sia nei testi di terracotta che nel forno da cucina.
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Erbadela
Ingredienti: farina gialla, borragine, bietole, cipolle, latte, parmigiano o pecorino, finocchio selvatico.
Preparazione:
Lessare le bietole e le borragine in acqua salata, scolarle,
strizzarle e tritale finemente. In una padella far cuocere
nell'olio le cipolle, poi tagliarle a fette sottili. Trascorso
qualche minuto, toglierle dal fuoco e trasferirle in una
ciotola con le verdure lessate, il parmigiano, il finocchio
selvatico e la farina gialla. Amalgamare bene aggiungendo
tanto latte quanto ne occorre per ottenere un impasto
piuttosto sodo. Regolare si sale. Sistemare l'impasto in
una teglia unta d'olio stendendolo con le dita in modo che
lo spessore sia di circa un dito. Versare un filo d'olio in
superficie e infornare per 45-50 minuti a 180°.
Pattona
Ingredienti: farina di castagne, acqua.
Preparazione:
Mettere la farina in una ciotola. Versare l'acqua lievemente e girare l'impasto togliendo i grumi. L'impasto deve
essere
abbastanza
denso. Cuocere nei
testi di terracotta
mettendo sotto uno
strato di foglie di castagno seccate. Solitamente si accompagna con la ricotta.
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La bomba di riso
Ingredienti : riso, parmigiano, carote, sedano, uovo, passata di pomodoro, spezzatino di manzo.
Preparazione:
Preparare il sugo soffriggendo sedano e carote in poco
olio, aggiungere la carne tagliata a tocchetti. Bagnare con
il vino e lasciare evaporare. Mettere la polpa di pomodoro
e lasciare cuocere per un' oretta. Lessare il riso in poca
acqua salata per fare in modo che l'amido lo tenga unito
una volta cotto. Infine amalgamare con uovo e parmigiano
e per dare un po' di colore aggiungere il liquido del sugo.
Successivamente mettere il riso in un tegame alto e
stretto e con le mani formare un buco al centro nel quale
adagiare il sugo preparato. Ricoprire con il riso avanzato e
infornare per 30 min a 150 gradi.
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“Amor”
Ingredienti: Due uova intere, un etto di zucchero, due
bicchieri piccoli di latte, scorza di limone, un etto di burro, cognac, biscotti tipo ostie.
Preparazione:
Sbattere le uova con lo zucchero, aggiungere il latte e
cuocere a fuoco lento inserendo una buccia di limone. Appena la crema si è un po' addensata, spegnere il fornello e
lasciare riposare due o tre ore. Poi unire un etto di burro
e un poco di cognac, frullare il tutto per ottenere una pasta abbastanza densa. Riempire piccole sfoglie, rifilando ai
lati la crema in eccesso. Le sfoglie si possono trovare in
drogheria e,in alternativa, si possono usare i biscotti tipo
"marie".
Curiosità
La vera ricetta degli amor resta un segreto che viene tramandato di generazione in generazione in pochissime pasticcerie pontremolesi. Fino ad oggi nessuno è riuscito a
copiarne il gusto particolare.
Veduta esterna ed interna del
Caffè degli “Svizzeri” i più antichi
produttori di “Amor”
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FOTO E IMMAGINI
Per quanto riguarda le fotografie e le immagini utilizzate
nel presente lavoro, sono state tutte realizzate dai ragazzi durante l’attività. Tra le immagini sono da ricordare le
cartoline d’epoca gentilmente messe a disposizione dal
dott. Mauro Cozzalupi, tratte dal suo archivio privato.
Le foto dei piatti tipici sono state reperite su Internet,
per cui si rimane a disposizione per eventuali diritti di
proprietà sulle immagini.
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INDICE
3……………………………….Presentazione del DS
4……………………………...Presentazione del Sindaco
5……………………………….Premessa
7……………………………….Introduzione
10……………………….…….Itenerario 1
13………………………..…...Itinerario 2
16…………………….……….Itinerario 3
19……………………..……...Itinerario 4
21……………………………..C’era una volta…
25…………………….……...La pietra arenaria
31…………………….……...La tradizione: i falò
36…………………………….La tradizione: i librai
38…………………………….La cucina
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