1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi: smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) Fermacarte in onice Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in lana e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLX - N. 1 - GEN./FEB. 2011 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma EROGAZIONI LIBERALI AL NASTRO AZZURRO Con il riconoscimento ufficiale dell’interesse storico dell’archivio della Presidenza Nazionale è ora possibile effettuare erogazioni liberali finalizzate alla “Conservazione, potenziamento e valorizzazione dell’archivio Storico dell’Istituto del Nastro Azzurro”, per le quali è prevista la detrazione fiscale sulla dichiarazione dei redditi. (art. 15 comma 1 lettera h del D.P.R. 917/1986). Le erogazioni devono essere effettuate intestandole a “Istituto del Nastro Azzurro - Presidenza Nazionale” tramite banca, ufficio postale, assegni bancari o circolari versati sul c/c postale o bancario indicati nel riquadro a fondo pagina, specificando la motivazione indicata in grassetto più sopra. CELEBRAZIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA AL PANTHEON La Presidenza Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro ha aderito alla richiesta di svolgere la celebrazione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia il 17 marzo 2011 congiuntamente con l’Istituto Nazionale delle Reali Guardie d’Onore del Pantheon. L’evento, al quale si auspica la partecipazione con i Labari di tutte le Federazioni Provinciali dell’Istituto del Nastro Azzurro, si svolgerà nella mattinata secondo un programma che sarà divulgato con apposita circolare e prevederà, tra l’altro, la deposizione di una Corona d’Alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II. 13 MARZO AD APRICA (SO) - 2° TROFEO MAGG. GINO DOTT. AZZOLA C.G.V.M. ORGANIZZATO DALLA FEDERAZIONE DI SONDRIO La Federazione Provinciale di Sondrio sta organizzando, per il 13 marzo 2011, nell’ambito della gara di sci “6° Trofeo Alpini Aprica”, la seconda edizione del proprio Trofeo di sci, che verrà dedicato ancora al Past President della Federazione Magg. Gino Dott. Azzola C.G.V.M.. Alla competizione potranno partecipare in apposita categoria, gli iscritti all’Istituto del Nastro Azzurro, gli Ufficiali in servizio ed in congedo delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato sia Italiani che esteri ed i membri delle FF.AA. o delle Forze di Polizia in servizio attivo anche se non Ufficiali, nonché i familiari che saranno inseriti nelle normali categorie FISI con cui si disputa la competizione, salvo predisposizione di eventuale classifica separata in presenza di un numero consistente di concorrenti. Maggiori informazioni saranno disponibili sul sito della Federazione e contattando la Federazione stessa. • Comunicazioni • Editoriale • Un commiato che non è un congedo • Lettere a “Il Nastro Azzurro” • Breve storia del Risorgimento • Risorgimento: movimento d’elite o popolare? • Tre grandi protagonisti • Vittorio Emanuele II • Camillo Benso conte di Cavour • Giuseppe Garibaldi • Le società segrete • La Massoneria • La Carboneria • La Giovine Italia • Il generale Luigi Passalacqua • Detto fra noi • Elenco delle Federazioni Provinciali • Notizie in Azzurro • 1859-1860: il biennio decisivo • 150° Anniversario: le celebrazioni • 7 gennaio 2010: il Presidente a Reggio Emilia per la Festa del Tricolore • Cronache della Marcia dell’unità d’Italia • Azzurri nell’azzurro del cielo • Potenziamento giornale • Cronache delle Federazioni • Recensioni • Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 2 3 3 4 6 8 10 10 12 14 16 16 17 18 20 22 23 27 28 30 “” “” “” “” “” “” “” 31 32 36 37 38 46 48 In copertina: ????? “IL NASTRO AZZURRO” Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe Picca, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Antonio Teja, Antonio Valeri, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: gennaio 2011 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588 Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. 2 Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana IL NASTRO BUON 150O ANNIVERSARIO, ITALIA! ro che hanno contribuito in modo determinante all'unificaziol primo numero del 2011 è ne d'Italia. dedicato per la massima Il nostro Istituto ha pensato ad un'altra iniziativa per parte al 150° Anniversario celebrare questa importante ricorrenza: la Marcia dell'Unità dell'Unità d'Italia. Dopo il calend'Italia. Mentre sto scrivendo queste righe l'Azzurro Michele dario allegato al numero preceMaddalena, partito da Trieste il 3 novembre, si trova già in dente, che ha raccontato di perUmbria. Avremo modo di dare successivamente un resoconsonaggi e avvenimenti che conto completo della marcia che, grazie ad un contributo essentribuirono in modo determinante ziale di molti Rotary Club italiani, che hanno entusiasticaal processo di unificazione, mente aderito alla nostra iniziativa fornendo, per una buona abbiamo voluto approfondire parte del percorso di Maddalena, un adeguato supporto logialcuni aspetti forse meno noti stico (pernotto in albergo, vitto, ecc...), sta procedendo regodella nostra storia patria che ci larmente. hanno portato al 17 marzo Infine vi devo dar conto dell'incontro di fine anno con il 1861. Gli attuali programmi scolastici e l'utilizzo esasperato Ministro della Difesa nel quale si è trattato delle varie probledi internet, ipod, hanno certamente contribuito a farci scormatiche delle associazioni dare i moti del 1848, i Fratelli Combattentistiche e d'Arma. Bandiera, Carlo Pisacane. Provate a RINNOVO PERTANTO L'INVITO A Nell'attesa che venga esaminata chiedere ad un ragazzo delle supedalle Camere una proposta di legge riori: "Chi era Tito Speri? - È vero TUTTI AD INCREMENTARE LA che regolamenterà i nostri sodalizi, i che Nizza e la Savoia una volta LORO PRESENZA SUL contributi dello Stato, in aderenza erano italiane? - Le 5 giornate di TERRITORIO, A CERCARE NUOVI alle note ristrettezze di bilancio, verMilano?" le risposte saranno le più SOCI: I DATI DEL 2010 NON SONO ranno ridotti drasticamente. È stato strane. CONFORTANTI. confermato che la suddivisione delle Mi ha molto colpito un articolo risorse disponibili terrà conto del apparso su "La Stampa" relativo alla numero degli iscritti, delle attività visita alla mostra "I Pittori del svolte e delle forme assistenziali messe in atto. Rinnovo perRisorgimento" presso le Scuderie del Quirinale. La giovane tanto l'invito a tutti ad incrementare la loro presenza sul terguida, preparatissima sulla pittura, faceva un'enorme confuritorio, a cercare nuovi soci: i dati del 2010 non sono conforsione di date, guerre d'indipendenza, Cacciatori delle Alpi, tanti. Prendiamo ad esempio l'ANPI: gli iscritti di oggi sono in Esercito Sardo alla Cernaia. Commento del giornalista numero maggiore rispetto a coloro che hanno combattuto "davanti alle patrie battaglie, lo sguardo era vuoto come nella Resistenza. Proviamo anche noi a crescere, è l'unico quello del concorrente del telequiz cui chiedono di che colomodo per non scomparire. re era il cavallo bianco di Napoleone". Tutti noi speriamo che Un ideale abbraccio a tutti questa nostra idea contribuisca a non far perdere la Carlo Maria Magnani Memoria, ad impedire che si possa smarrire la traccia di colo- I UN COMMIATO CHE NON È UN CONGEDO ari amici lettori de "Il Nastro Azzurro", ora che girerete pagina troverete come di consueto la rubrica delle "Lettere". Ma vi individuerete una novità che costituisce un grande cambiamento: alle vostre lettere, ora risponde il Presidente dell'Istituto del Nastro Azzurro, generale Carlo Maria Magnani, nella sua veste di Direttore Editoriale della rivista. Ciò non vuol essere assolutamente un congedo del sottoscritto da voi, ma un miglioramento del servizio proposto da questa rivista nei vostri riguardi di lettori e di soci dell'Istituto del Nastro Azzurro. In pratica, le mie risposte ai vostri quesiti che mi giungevano per posta, costituivano solo una mia opinione personale, anche se coincidente con le linee di indirizzo de “Il Nastro Azzurro”. Da questo numero, ogni lettera diventa occasione utile non solo per affrontare insieme argomenti che ciascuno di voi ritiene degni dell'attenzione generale dei soci dell'Istituto, ma anche, direi soprattutto, diviene occasione estremamente utile, ove necessario, per divulgare la posizione ufficiale dell'Istituto in merito. Tutti ci rendiamo conto dell'utile salto di qualità che la rubrica delle lettere compie con questo ideale passaggio del testimone tra me e l'amico Presidente Magnani. Per parte mia, esprimo il più vivo ringraziamento a quanti finora mi hanno indirizzato con fiducia, come direttore responsabile della rivista, le loro lettere, spero di non averli delusi con le mie risposte e aggiungo che numerose lettere, pervenute in redazione negli ultimi mesi ma ancora non pubblicate, sono state girate al generale Magnani il quale ha già dato risposta, nelle pagine seguenti, ad alcune di esse. Nel congedarmi da questa rubrica che ho voluto e creato tre anni fa, formulo al Presidente Magnani l’augurio di ottenere anch’egli grandi soddisfazioni dal rapporto diretto e personale con voi lettori. A tutti voi va il mio riconoscente pensiero. Con questo messaggio, infatti, mi accomiato da voi, ma non mi congedo, rimanendo sempre il direttore responsabile di questa rivista che mi ha dato la più grande soddisfazione nel divenire, di numero in numero, più bella ed interessante grazie soprattutto al vostro contributo di articoli, lettere, suggerimenti e proposte, senza i quali essa sarebbe morta. Grazie, sempre vostro Antonio DANIELE C IL NASTRO AZZURRO 3 LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO” Il Comitato di Redazione ha deciso che, da questo numero, alle vostre lettere debba rispondere direttamente io in qualità di Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro e quindi Direttore Editoriale di questa rivista. Ma, prima di intraprendere questo nuovo impegno, ritengo doveroso ringraziare l'amico generale Antonio Daniele per la chiarezza e la competenza con le quali ha risposto alle lettere pervenute alla redazione fino ad oggi, in completa comunità d'intenti con il sottoscritto. Proverò ad essere altrettanto esaustivo. Colgo subito l’occasione per una precisazione importante: l'uso dell'uniforme da parte di personale militare in congedo che partecipa a manifestazioni è regolato dalla circolare SMD-G-010/2002, alla quale tutti i Soci dell'Istituto devono rigidamente attenersi. Pertanto, le fotografie in uniforme di due componenti l'attuale Consiglio Nazionale, apparse sul numero 2/2010, essendo chiaramente scattate in uno studio fotografico non sono soggette alla predetta pubblicazione. Invito eventuali scettici a visitare il sito dell'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (www.assocavalleria.it) o a scorrere le pagine della relativa Rivista sociale, dove è riportata la fotografia del Presidente Nazionale dell'Associazione, già Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. La precisazione è dovuta per rispondere a critiche, per la verità molto limitate e mirate, pervenute alcuni mesi or sono alla redazione. Proseguiamo ora con argomenti più seri. Carlo Maria Magnani Spett.le Redazione Desideravo porgere i miei più sentiti ringraziamenti per la partecipazione dell'Associazione al funerale del Cav. Vincenzo De Luca, Maresciallo di 1a Cl. Sc. dell'Aeronautica Militare, celebrato il 7 maggio u. s.. Mi hanno commosso e la Loro presenza, nonostante il breve preavviso, e le parole che il Sig. Magg. f. (ris.) Vincenzo Randazzo ha usato nel ricordare il mio caro nonno. Ringrazio anche per il saluto porto dal Sig. Maggiore a nome del maresciallo Selo Magistri, compagno d'armi e caro amico del nonno. In questa occasione ho avuto la prova di quanto sia forte il legame che stringe tutti i "fratelli" che sono nati sotto la stessa Bandiera e che hanno combattuto per essa. Anch'io appartengo alle FF.AA. dal 2005 e la mia scelta è stata probabilmente influenzata da quei racconti del nonno dai quali trasparivano sentimenti di amicizia sincera, forza d'animo, spirito di sacrificio, fratellanza e onore; parlava della vita militare fatta di piccoli gesti, quelli che rendono eroi di tutti giorni, e quella che trasforma le persone in Uomini. Sentimenti che spero non si affievoliscano mai, perché è questo che ci rende forti e umani come militari e uomini. Porgo distinti saluti All. Mar. Lucia Pistoresi Gentile All. Pistoresi, il suo primo contatto col mondo dell'associazionismo militare è avvenuto in una circostanza purtroppo dolorosa, eppure è stato portatore di profondi valori umani. Mentre le esprimo le più sentite condoglianze per la grave perdita subita, mi complimento con lei per aver colto, già nella sua giovane età, l'importanza e la profondità dei Valori sui quali si fonda la vita militare. Come il Nastro Azzurro, tutte le Associazioni Combattentistiche e d'Arma sono portatrici di tali Valori che maturano nel profondo di ciascuno di noi mentre serve il Paese in uniforme. Quando lasciamo il servizio attivo, manteniamo e custodiamo questi Valori e cerchiamo in tutte le occasioni di esprimerli sia individualmente, sia tramite la partecipazione alla vita delle Associazioni. Benvenuta tra noi! Caro Presidente Magnani, … plaudo alla Tua affermazione che non è sufficiente far "prendere aria ogni tanto al Labaro" della Federazione per affermare che questa goda buona salute. Il solo "partecipare" non dovrebbe nemmeno essere oggetto di cronaca sul periodico sociale. Nè opportuno mi pare che chiunque altro che non sia il Presidente Nazionale possa esprimere giudizi e tranciare opinioni su questioni che riguardano i grandi problemi nazionali e sociali, i fini e gli scopi dell'Istituto, la sua organizzazione centrale e periferica. Altra questione è poi quella del nostro periodico nazionale: ne faccio solo breve cenno. Credo si debba scegliere se deve essere una rivista di opinioni (e all'Istituto non serve) e di cultura (idem) oppure una palestra di studio dei problemi dei Soci e Socie, un esame della situazione dell'Istituto con la ricerca e lo sviluppo delle soluzioni più appropriate; un confronto con le altre Associazioni di sevizio con attuazione di intese ed accordi sui problemi comuni. A questo proposito, la rubrica "Detto fra noi" doveva essere in nuce il principio di questi studi, opinioni e proposte e non, come appare attualmente, senza una guida precisa e perennemente alla ricerca del sesso degli Angeli. Molte cordialità, un augurio fervidissimo di buon lavoro e la mia profonda stima Gen. Luigi Turchi (Presidente della Federazione di Alessandria) 4 IL NASTRO AZZURRO Carissimo Turchi, come puoi osservare, e proprio su proposta del Direttore Responsabile, generale Antonio Daniele, la rubrica relativa alla posta dei lettori, da questo primo numero del 2011 è direttamente gestita da me. Con questo non si intende minimamente mettere in dubbio la capacità e la professionalità del Direttore Daniele, né lo si vuole in qualche maniera "ridimensionare". Ripeto: la proposta di affidarmi personalmente la risposta alle numerose lettere che giungono in redazione la ha fatta lui, di sua iniziativa e senza sollecitazione alcuna, nel corso dell'ultima riunione del Comitato di Redazione. Questo dovrebbe risolvere, per conseguenza, una delle tue proposte, cioè la possibilità che, tramite i commenti alle questioni poste dai lettori, si possa anche rimarcare la linea ufficiale dell'Istituto. Non che Daniele non la conosca o non la condivida, ma proprio perché se tale linea la esprimo io, essa ha una valenza di ufficialità che altrimenti non avrebbe. Per quanto riguarda la seconda proposta, relativa all'impiego della rivista come "… palestra di studio dei problemi dei soci …", non sono d'accordo: i problemi dei soci e dell'associazione devono essere affrontati e risolti nelle opportune sedi: il Consiglio Nazionale e la Giunta Esecutiva Centrale per quanto riguarda i problemi di interesse generale, i Consigli Direttivi delle Federazioni, Sezioni e Gruppi, per quanto riguarda le problematiche locali. Trasferire tutto ciò sulle pagine della rivista, non solo non produrrebbe soluzione alcuna, ma darebbe l'idea di una incapacità gestionale generalizzata, proprio perché la rivista pubblicherebbe solo "problemi", che indubbiamente ci sono, ma non sono l'essenza generale della vita sociale dell'Istituto, e non darebbe più conto (se non altro per mancanza di spazio) delle numerose attività positive che l'Istituto svolge. In questo si inquadra poi la tua puntualizzazione sul "detto fra noi": in redazione non pervengono, se non molto raramente, testi ed opinioni inquadrabili nell'ottica da Te suggerita. Se limitassimo la rubrica solo a tali testi, nonostante la cadenza bimestrale della rivista, il "Detto fra noi" uscirebbe una volta sola ogni due anni. Infine, permettimi di spezzare una lancia a favore di tutte le Federazioni che ci inviano i resoconti delle loro attività per la pubblicazione nelle "Cronache". Se cominciassimo a filtrare la pubblicazione di ciò che tutti ci inviano, otterremmo due effetti, entrambi negativi: il primo riguarderebbe il sospetto che il filtro applicato alla tipologia di evento degno o no di pubblicazione sia "variabile" in base ad esigenze imperscrutabili che genererebbero solo malcontento tra i soci, il secondo effetto sarebbe un potente antidoto all'azione sin qui svolta dalla rivista di unire tutte le Federazioni d'Italia in un tutt'uno proprio grazie alla certezza che qualsiasi notizia inviata, magari con qualche mese di ritardo, magari con qualche piccolo taglio ai testi, magari corredata da una sola delle numerose fotografie ad essa allegate, viene sempre pubblicata. Da questo numero, abbiamo aumentato le pagine riservate alle “Cronache delle Federazioni” per essere tempisticamente più aderenti. Comunque, ti ringrazio per la costante opera di puntualizzazione sulle attività sociali che svolgi e Ti invio un saluto cordiale. Ill.mo Direttore, ho letto con molto interesse l'articolo del generale Giuseppe Valencich (pubblicato sul n.3 del maggio-giugno 2010) che condivido pienamente. Voglio aggiungere che in fatto di "memoria" ci sono storie riguardanti uomini con le stellette che vengono ignorate, delle quali una, in particolare, che si svolge all'indomani dell'8 settembre 1943. Ho letto il libro scritto da Arrigo Petacco e Giancarlo Mazzuca "La Resistenza tricolore" e sono rimasto sorpreso per l'omissione del ruolo svolto da colonnello Eugenio Spiazzi che, incurante del fuggi fuggi generale e relativi sbandamenti, tenne compatto, senza assumere atteggiamenti autoritari, l'8° Reggimento artiglieria di Verona il quale, per l'intera giornata del 9 settembre 1943, tenne testa alla divisione corazzata "Adolf Hitler", riscuotendo dal suo comandante l'ammirazione per il coraggio dimostrato e quindi ottenendo la resa con l'onore delle armi: tale resistenza fu determinante per la concessione della Medaglia d'Oro, avvenuta anni dopo, al Comune di Verona. Avendo io preso parte a quell'evento bellico, ho scritto in merito il racconto pubblicato sulla nostra Rivista n.° 5/2010 a pag. 36 col titolo "Verona 8 e 9 settembre: noi c'eravamo". Grazie e distinti saluti. Aldo Mechelli Caro Mechelli, la Sua lettera mi porta a ricordare ancora una volta la tragedia dell'8 settembre 1943. L'episodio che Lei ha descritto da protagonista, oltre a farLe onore, evidenzia, in tutta la sua drammaticità, il significato dell'8 settembre. Il colonnello Spiazzi è stato uno dei pochi comandanti che ha deciso, sostenuto dal coraggio dei propri uomini, di difendere innanzitutto l'Onore e la Bandiera d'Italia con una "resistenza" che, fin dall'inizio, era votata alla sconfitta. La giustezza morale di quella scelta risalta dal Suo racconto di giovane sergente che, ben sapendo qual era il rischio a cui si esponeva, non ha esitato a mettersi agli ordini del colonnello Spiazzi, perché vedeva in lui un vero comandante. Eppure … la sconfitta era certa, non perché la causa non fosse giusta, né perché si stesse combattendo chissà dove o chissà quanto lontano dalla madre Patria, né perché mancasse la volontà di combattere. No! La sconfitta era certa perché era venuta a mancare la struttura di comando e controllo delle Forze Armate, senza la quale ogni eroismo è inutile. Quando un esercito combatte, lo fa nell'ambito di un piano organizzato e teso alla conquista di determinati obiettivi tattici che discendono da una strategia ben precisa. Si combatte sostenuti da un flusso di rifornimenti che, sebbene mai sufficiente, quanto meno consente di continuare l'azione fino al suo epilogo. Si combatte in base a ordini, disposizioni, informazioni che, giungendo tempestivamente ai comandi di prima linea, permettono di rimodulare costantemente l'azione in base al mutato scenario del fronte. Se invece si combatte isolati, senza ordini precisi, senza un piano più vasto della singola azione che si sta conducendo, senza rifornimenti, senza rimpiazzi e senza obiettivo se non quello di affermare l'ideale della propria libertà … si è votati ad una nobile ma certa sconfitta. La maggioranza dei militari italiani accettò la consapevolezza della sconfitta e si sbandò senza combattere, qualcuno, come il colonnello Spiazzi e i suoi uomini, combatté. Ci inchiniamo tutti all'eroismo, ma speriamo che mai più la politica, peraltro, in quel momento gestita da un militare di lunga carriera, il Maresciallo Badoglio, possa mettere i militari di fronte a scelte di questo genere. Un cordiale saluto. IL NASTRO AZZURRO 5 BREVE STORIA DEL RISORGIMENTO Garibaldi conquista Palermo a ventata libertaria della rivoluzione francese, esportata dalle armate napoleoniche in tutta Europa, era stata respinta nella sua terra d'origine con la Restaurazione imposta dai re dell'ancient regime al congresso di Vienna (1815). In particolare, l'Italia torna ad essere un paese suddiviso in vari stati e controllato, direttamente o indirettamente, dall'Austria. Ma le idee diffuse in Europa dai francesi permangono oltre la restaurazione politica e già nel 1820-21 in Italia e in altri stati europei si verificano i primi moti rivoluzionari, sedati però nel sangue dai governi degli stati reazionari che si erano stretti nella Santa Alleanza. Solo la Grecia riesce a conquistare l’indipendenza dall'Impero Turco, già in gravi difficoltà. Dopo 10 anni, nel 1830-31, sempre organizzate da movimenti clandestini, scoppiano altre rivolte in Italia e in Europa: anche questa volta il successo è limitato alle trasformazioni politiche in Francia e la riacquistata autonomia del Belgio. Carlo Alberto di Savoia, al quale il Re Carlo Felice, dovendosi assentare, aveva affidato la reggenza del regno di Piemonte e Sardegna, concede la Costituzione, ma Carlo Felice, rientrato precipitosamente a Torino, la revoca immediatamente. Carlo Alberto viene incoronato Re nel 1833, ma perché conceda nuovamente la Costituzione, che da lui prenderà il nome di Statuto Albertino, si devono attendere i più forti moti polari del 1848, un anno denso di eventi sia a livello italiano sia a livello europeo. Per l'Italia, con l'elezione a pontefice di Pio IX sembra iniziata una nuova stagione giacché il papa fa caute aper- L 6 ture nei confronti dei liberali avviando un interessante dibattito tra correnti di pensiero repubblicane e moderate liberali sulle possibilità e le strategie di unificazione d'Italia. Con i moti del ‘48, anche il regno di Napoli e lo Stato della Chiesa sono costretti a concedere delle Costituzioni. Intanto, mentre scoppia una rivoluzione in Francia che infiamma tutti i movimenti di opposizione europei, Milano si rivolta agli austriaci (le Cinque Giornate) e il Piemonte, correndo in suo aiuto, dichiara guerra all'Austria: è la prima guerra di indipendenza. Gli austriaci, dopo un iniziale sbandamento, reagiscono e sconfiggono i piemontesi. Carlo Alberto chiede ed ottiene l'armistizio, poi, sempre sotto la spinta dell’opinione pubblica, riapre le ostilità nella primavera del 1849, ma le operazioni ripetono il copione dell'anno prima e, dopo la grave sconfitta di Novara, il Piemonte deve chiedere di nuovo l'armistizio. Carlo Alberto, sentendosi responsabile per la sconfitta, abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II il quale eredita, col trono, una situazione difficilissima: lo stato stremato dalla guerra, gli austriaci alle porte che chiedono riparazione di danni molto ingenti e una profonda e diffusa delusione popolare. Anche in altre zone d'Italia la situazione non è migliore: le altre rivolte scoppiate nel regno di Napoli e nello Stato Pontificio (Repubblica Romana) sono soffocate nel sangue dall’esercito austriaco comandato dal generale Radetzky e tutto torna alla situazione precedente. Intanto le discussioni tra varie correnti politiche indipendentiste italiane si intensifica a causa del fallimento delle guerra e sempre più da qualsiasi parte si guarda al re di Sardegna come all'unico in grado di unificare la penisola. IL NASTRO AZZURRO l'annessione. Il Re incontra a Teano Garibaldi che, nel fratVittorio Emanuele II e il suo primo ministro Camillo tempo, aveva sconfitto l'esercito borbonico nella strategica Benso conte di Cavour, superato non senza difficoltà il terbattaglia del Volturno. Francesco II di Borbone si era rifuribile momento post bellico, inaugurano una nuova strategiato a Gaeta dove sarà definitivamente sconfitto dall'esergia politica, utile a consolidare la posizione internazionale cito piemontese dopo lungo assedio. del Piemonte in Europa, e decidono di partecipare, con un Il 17 marzo 1861 viene quindi proclamata la nascita del corpo di spedizione di 18.000 uomini, alla guerra di Crimea a fianco di Gran Bretagna e Francia, contro Russia e Austria. La strategia ha successo e porta all'isolamento internazionale dell'Austria, presentata da Cavour, nel corso della conferenza di pace di Parigi, come la responsabile, con la sua politica reazionaria, della nascita e diffusione di un forte e pericoloso sentimento antimonarchico presente in tutta Europa ed in particolare in Italia. L’abile politica di Cavour porterà successivamente ai patti di alleanza segreti stipulati nel 1858, a seguito degli accordi di Plombieres, con Napoleone III, Imperatore di Francia, che si impegna a sostenere militarmente il Piemonte qualora sia attaccato da potenze Roma: veduta dall’alto della breccia di Porta Pia straniere. Nel 1859, a causa di reiteraRegno d'Italia, cui mancano ancora Lazio, Veneto, Trentino, te provocazioni piemontesi ai confini col Lombardio Veneto, Friuli, Istria e Dalmazia. l'Austria dichiara guerra al Piemonte. La seconda guerra di Per conquistare il Veneto occorrerà attendere il 1866 indipendenza si sviluppa favorevolmente alla coalizione (terza guerra d'indipendenza) quando l'Italia si schiera a franco piemontese, però l'opposizione interna costringe fianco della Prussia che vince la guerra contro l'Austria. Napoleone III ad affrettare la conclusione delle operazioni Per l'annessione del Lazio invece bisognerà aspettare il con l'armistizio di Villafranca. Il Piemonte ottiene la 1870, quando la Francia sarà sconfitta dalla Prussia e quinLombardia tramite la Francia, ma Cavour riesce a far annetdi non avrà più la forza di andare in aiuto del Papa mentre tere allo stato sabaudo anche l'Emilia e la Toscana che, nel l'Esercito Italiano marcia contro quello che restava dello frattempo, si sono ribellate ai loro governi e hanno votato Stato Pontificio, ed entra a Roma dalla "breccia di Porta plebisciti in tal senso, pena la mancata cessione alla Francia Pia", dando così compimento ad un altro passo verso l'unidi Nizza e della Savoia, compenso territoriale in caso di vitficazione. toria pattuito a Plombieres in cambio del sostegno militare Pio IX non accetterà nessuna trattativa con i governanda parte francese. ti italiani, anzi scomunicherà tutti e, con la bolla "Non expeAd eccezione del Triveneto, tutta l'Italia settentrionale è dit" più volte reiterata, inviterà i cattolici per decenni a non unificata sotto la corona sabauda. Giuseppe Garibaldi, che partecipare alla vita politica italiana. Ciò nonostante, nel già si era distinto nel corso della guerra con le operazioni di 1871 Roma diventa la capitale del nuovo stato italiano. fiancheggiamento pedemontano con i suoi volontari, i Mancano ormai solo Trento, Trieste e i territori istriano "Cacciatori delle Alpi", si offre per un piano piuttosto speridalmati della ex repubblica di Venezia. Ma per annettere colato con l'obiettivo dell'unificazione d'Italia: capeggiare anche quei territori si dovrà aspettare il massacro della una rivolta popolare nel sud per rovesciare il regno borboprima guerra mondiale e le successive schermaglie dei nico di Napoli. Il Re accetta subito l'idea, Cavour è più "legionari di Fiume". cauto: il Piemonte infatti non può sostenere apertamente La seconda guerra mondiale, perduta dall'Italia, rimetuna guerra ai Borboni del regno di Napoli senza gravi riperterà in discussione il confine nord orientale e l'italianità di cussioni internazionali. L'arrivo dei Mille fa scoppiare la Trieste sarà riconosciuta (sebbene privata di quasi tutto il rivolta in Sicilia come uno spontaneo desiderio di unificaziosuo entroterra) solo nel 1954. Ma la questione si consoline delle popolazioni meridionali al resto d'Italia. Garibaldi in derà definitivamente col trattato di Osimo nel 1986. pochi mesi arriva dalla Sicilia a Napoli. Temendo che egli Giova ricordare che Venezia Giulia, Istria e Dalmazia ad tenti di marciare anche verso Roma, Napoleone III, da est e Col di Tenda ad ovest sono territori che, sebbene stosempre alleato dello Stato Pontificio, fa sapere che in tal ricamente italiani, oggi non ne fanno più parte come "ripacaso lui dichiarerà guerra ai Savoia. Vittorio Emanuele per razione dei danni di guerra” rispettivamente alla Jugoslavia, scongiurare colpi di testa dell'eroe dei due mondi, scende che non esiste più, ed alla Francia. col suo esercito verso sud battendo a Corinaldo le truppe A.D. Pontificie. Subito Marche, Abruzzo e Umbria gli chiedono IL NASTRO AZZURRO 7 IL RISORGIMENTO: MOVIMENTO D’ELITE O POPOLARE? l termine "Risorgimento" indica la rinascita dell'Italia alla libertà ed all'indipendenza dopo secoli di asservimento alle diverse dominazioni straniere. Ma come si è potuto realizzare un tale evento in presenza di un inestricabile intreccio di interessi geopolitici delle maggiori potenze europee sugli staterelli italiani? Al'inizio dell'800, la Rivoluzione Francese e l'età napoleonica avevano risvegliato il sentimento nazionale italiano soprattutto tra gli intellettuali della borghesia settentrionale, che aveva iniziato a porsi il problema dell'unità politica nazionale. Taluni vedevano nell’unificazione un obiettivo puramente ideale, talaltri la ritenevano anche premessa indispensabile di un vero sviluppo industriale grazie alla costituzione di un unico mercato allargato a tutta la penisola. Ciò implicava che l'Italia diventasse uno Stato nazionale unitario. Contemporaneamente, le idee libertarie diffuse dalle armate napoleoniche, sebbene in presenza della restaurazione politica dell’ancient regime stabilita dal Congresso di Vienna, venivano sempre più coltivate nei salotti intellettuali e nelle università. Infine, il proliferare di società segrete, tipico dell’Europa dell’epoca, non risparmiò l’Italia. Tali società avevano sempre obiettivi politici che, nel caso italiano, erano orientati generalmente alla ribellione contro i regimi monarchici assolutisti, più o meno compromessi con le grandi potenze europee, e spingevano verso l’autonomia, raggiungibile solo con l’unità della nazione. Il Risorgimento fu l'attuazione di tale progetto: esso iniziò con i moti carbonari e si concluse con la Seconda guerra di Indipendenza e l'impresa dei Mille di Garibaldi (1859-60). Anche se il Re Vittorio Emanuele III ebbe a dichiarare, dopo il termine vittorioso della prima guerra mondiale, che con la vittoria del 4 novembre 1918 si completava il Risorgimento. Nell'ambito del Risorgimento italiano si delinearono alcune correnti di pensiero che si differenziarono tra loro per il diverso tipo di proposta e per la differente strategia. Possiamo distinguere almeno le seguenti correnti principali: 1) corrente democratico-repubblicana, definita anche con il termine di Partito d'Azione. Al suo interno si distinsero a sua volta tre grandi filoni: - quello repubblicano-unitario di Giuseppe Mazzini; - quello repubblicano-federale di Carlo Cattaneo; - quello repubblicano-sociale di Giuseppe Ferrari e Carlo Pisacane. Mazzini proponeva la creazione di una repubblica parlamentare unitaria e centralizzata, ispirata grosso modo a quella giacobina della Rivoluzione Francese. Per raggiungere questo scopo egli predicò l'insurrezione armata del popolo: infatti, secondo il patriota italiano, le esperienze dei moti carbonari avevano dimostrato che la libertà e l'unità d'Italia potevano venire solo dal basso, ossia dal concorso e dalla partecipazione diretta di tutto il popolo, mobilitato anche da un punto di vista militare. Mazzini quindi escluse decisamente l'intervento, in tale processo, sia di Re e principi stranieri, che riteneva I 8 Giuseppe Mazzini in realtà interessati solo ad ottenere vantaggi politici personali, sia dei principi italiani, altrettanto interessati a rafforzare solo la propria posizione politica e ad espandere i propri territori (come aveva dimostrato il moto di Modena del 1831), e non certo a creare una nazione italiana unita e repubblicana. Su questo punto la distanza tra la corrente mazziniana e lo schieramento moderato (Balbo, Cavour) fu abissale, tanto che i moderati, legati alla dinastia dei Savoia, consideravano Mazzini un pericoloso sovversivo. Tuttavia, il progetto di Mazzini non trovò riscontro nella realtà effettiva poiché anche il suo movimento e i moti insurrezionali che promosse, presentarono più o meno quegli stessi limiti che egli sosteneva di voler superare nella Carboneria. Carlo Cattaneo, in alternativa a Mazzini, si fece invece promotore di una proposta repubblicano-federale con la quale, tenendo conto delle profonde differenze economiche, sociali e culturali esistenti tra le varie zone d'Italia, egli intendeva creare una repubblica federale che avrebbe dovuto concedere ai singoli Stati regionali autonomie molto ampie. Tali autonomie erano così forti che si può ritenere il progetto politico di Cattaneo più vicino a uno Stato Confederale che non a una federazione. Pisacane e Ferrari, infine, proposero invece una rivoluzione nazional-popolare che coinvolgesse direttamente le masse contadine e che mirasse all'instaurazione di una repubblica fortemente connotata in senso sociale, se non proprio socialista, in quanto fondata sull'attuazione di una radicale riforma agraria, che avrebbe dovuto abolire i latifondi e redistribuire la terra ai contadini poveri. IL NASTRO AZZURRO L'utopia di tale visione fu evidente quando lo stesso Chi vuole ridurre tale parte ad un ristretto circolo di Carlo Pisacane tentò di alimentare una sollevazione intellettuali non può comprendere come sia stato possibipopolare sbarcando con i suoi trecento sostenitori a Sapri le che, quando poi si è trattato di passare all'azione, sia i e si trovò contro proprio la popolazione contadina locale che egli credeva di far Cavour e Garibaldi: due opposti che si unirono per il insorgere. Risorgimento 2) Il maggior esponente della corrente cattolico-moderata fu Vincenzo Gioberti che affidava la soluzione del problema esclusivamente all'azione dei principi italiani i quali, convertiti alla causa del liberalismo moderato, avrebbero dovuto formare una Confederazione di Stati italiani presieduta dal Papa. Gioberti quindi, rispetto al problema politico nazionale, assegnò un ruolo di guida alla Chiesa cattolica (per la fondamentale funzione storico-culturale che essa aveva svolto nella società italiana in tanti secoli) e per tale ragione la sua corrente fu designata con il termine di neoguelfismo (molto importante fu il suo scritto "Il primato morale e civile degli italiani"). La sua proposta pertanto non prevedeva la nascita di uno Stato nazionale unitario ma solo la carbonari, sia i mazziniani, sia Giuseppe Garibaldi, erano Confederazione degli Stati italiani già esistenti. capaci di mobilitare decine di migliaia di giovani volontaQuesto progetto toccò il suo culmine nel biennio riforri che accorrevano da ogni parte della penisola per commista 1846-1847 e nella partecipazione dello Stato ponbattere per la libertà e l'unità. tificio alla Prima Guerra d'Indipendenza (1848-49). Il Le correnti di cui si è dato conto sopra, semmai, si sogno del neoguelfismo naufragò quando il Papa decise preoccupavano di più di quale struttura statuale avrebbe di ritirarsi dalla guerra. avuto l'Italia dopo, che non di come occorreva agire per 3) La corrente laico-moderata: fu quella di Cesare unire l'Italia: l’unità la davano per scontata. Balbo (di cui bisogna ricordare lo scritto “Le speranze Oggi, a distanza di un secolo e mezzo dall'epopea d'Italia”), di Massimo d'Azeglio e soprattutto di Camillo risorgimentale, è possibile affermare che sicuramente l'iBenso conte di Cavour. Essa non assegnava alcun ruolo deale unitario è stato coltivato prevalentemente in strati all'iniziativa popolare, in quanto ritenne che il problema sociali di elevata cultura borghese e di illuminata visione dell'indipendenza e dell'unità d'Italia si potesse e si futura, ma ciò non può autorizzare a ritenere che il popodovesse risolvere soltanto attraverso un'azione politicolo, ove con tale termine si intenda la società meno diplomatica proveniente dall'alto. Dal ché ne derivò quasi abbiente e scolarizzata, sia stato del tutto estraneo al automaticamente che l'unificazione italiana doveva esseRisorgimento. Non si comprenderebbero episodi del 1848 re guidata dalla Casa Savoia che avrebbe dovuto prima come le cinque giornate di Milano, le dieci giornate di preparare il terreno favorevole, tessendo un'adeguata Brescia, la straordinaria avventura della Repubblica rete di alleanze all'estero ed in Italia (con i movimenti Romana, di quella di Venezia e l'incredibile resistenza di patriottici), e poi condurre una guerra finale vittoriosa Ancona dopo che tutta l'Italia era stata "normalizzata" da contro l'Austria. Sarà quello che avverrà nel 1859-60 con Radetszky, né si capirebbe lo straordinario successo di la Seconda Guerra d'Indipendenza. Garibaldi che, partito da Quarto il 5 maggio del 1860 con soli mille volontari, sbarca a Marsala e combatte e vince Al di la degli schematismi necessari per comprendere a Calatafimi il 15 maggio, solo dieci giorni dopo, alla testa i diversi movimenti filosofici entro i quali si è inquadrato di un numero di camicie rosse molto superiore, in gran il Risorgimento, osservandone l'evoluzione in una proparte indossate da giovani siciliani di ogni ceto sociale spettiva storica, oggi possiamo affermare che tutte le accorsi ad arruolarsi con lui. componenti che abbiamo preso in esame hanno dato un Alla luce dei fatti storici, quindi, possiamo affermare loro contributo tanto necessario quanto complementare che, come in tutte le rivoluzioni, è possibile che anche il l'uno all'altro. Risorgimento sia avvenuto grazie all'impegno personale È vero che, alla luce dell'analisi storica, se la bandiedi appartenenti a una minoranza, ma si è trattato certara del Risorgimento non fosse stata impugnata decisamente di una minoranza molto numerosa, notevolmente mente dalla Casa Savoia, l'Italia non si sarebbe mai unieterogenea e sicuramente trasversale a tutta la società ficata, ma è pur vero che la circolazione delle idee di italiana del tempo e non inquadrabile in rigidi schematiunità, libertà ed indipendenza erano giunte sull'onda smi nei quali taluni vorrebbero confinare lo straordinario della rivoluzione francese, esportata in tutta Europa da sussulto di orgoglio patriottico che esso ha rappresentaNapoleone Bonaparte, e si erano saldamente insediate to per l'Italia. nella coscienza politica almeno della parte più illuminata AD della società italiana. IL NASTRO AZZURRO 9 I TRE GRANDI PROTAGONISTI: VITTORIO EMANUELE II, CAMILLO CAVOUR E GIUSEPPE GARIBALDI Il Risorgimento italiano ha fatto in particolare perno su tre personaggi storici: il primo è stato il Re Vittorio Emanuele II di Savoia che, benché subentrato al padre Carlo Alberto in un’ora davvero buia, appena firmato l'armistizio dopo la sconfitta di Novara con cui si era chiusa la prima guerra d'indipendenza, ha saputo reagire con forza e carattere ribaltando dieci anni dopo la situazione; il secondo è stato il conte Camillo Benso di Cavour, illuminato, sagace e intelligente primo ministro, che ha orientato nel modo migliore la politica e la diplomazia piemontese facendo assurgere il piccolo stato a riferimento nazionale del Risorgimento; il terzo è stato il generale Giuseppe Garibaldi, vero capo carismatico che si è conquistato i galloni sul campo trasformando la sua figura in una leggenda vivente la cui sola presenza sul campo di battaglia moltiplicava il valore dei soldati in camicia rossa e determinava le sorti della battaglia. Di seguito i tre personaggi sono tratteggiati non tanto nella loro biografia, quanto nel loro carattere e nel loro reciproco modo di relazionarsi. VITTORIO EMANUELE II ittorio Emanuele, figlio di Carlo Alberto di Savoia e Maria Teresa d'Asburgo-Toscana, fin da giovane principe, evidenziò carattere deciso, impulsivo e sanguigno, era di aspetto tracagnotto e di bassa statura, tratti che lo differenziavano a tal punto dal padre, longilineo ed algido, che circolarono voci, poi approfondite perfino da alcuni storici, circa la possibilità che egli non fosse il vero erede al trono, ma avesse origini popolane e fosse stato sostituito al vero principe morto in un incendio ancora in fasce. Seppur suggestiva, l'ipotesi è priva di fondamento, poiché la coppia reale aveva tutto il tempo per generare un altro figlio maschio qualora il primogenito fosse davvero perito tragicamente. Ma il fatto ben rappresenta l'estrema differenza tra i due successori sul trono di Savoia. I numerosi precettori ai quali fu affidata l'educazione del principe nulla poterono contro la refrattarietà agli studi di Vittorio Emanuele che, di gran lunga, preferiva dedicarsi ai cavalli, alla caccia ed alla sciabola, oltre che alle escursioni in montagna, rifuggendo la grammatica, la matematica, la storia e qualunque altra materia che richiedesse lo studio o anche la semplice lettura. Sul piano sentimentale, Vittorio Emanuele II non si smentì: ottenuto il grado di generale, sposò la cugina Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena nel 1842, ma reso affascinante dal carattere fiero e sanguigno, ebbe costantemente avventure galanti di ogni genere, tra le quali un'intensa relazione con Laura Bon dalla quale nel 1853 ebbe una figlia, Emanuela, che creò contessa di Roverbella. Il vero amore lo provò per Rosa Vercellana, con la quale convolò in seconde nozze dopo la morte della prima moglie. Per Rosa acquistò i terreni ora noti come Parco regionale La Mandria e vi fece realizzare la residenza nota come Appartamenti Reali di Borgo Castello. Per i figli avuti da lei, Vittoria e Emanuele di Mirafiori, costruì all'interno della Mandria le cascine per l'allevamento dei cavalli V 10 "Vittoria" ed "Emanuella", quest'ultima ora nota come Cascina Rubbianetta. Il Re non amava la vita di corte preferendo dedicarsi più alla caccia e al gioco del biliardo che ai salotti mondani. Questo carattere schietto, sincero, un po' spaccone, lo rendeva simpatico e attraente, ma forse non ne evidenziava l'aspetto più importante: la tenacia e la fortissima volontà, doti essenziali nell'impresa che egli fu in grado di compiere, cioè l'unificazione d'Italia sotto la corona sabauda. Divenne Re in un momento terribile: il Piemonte aveva chiuso la prima guerra d'indipendenza contro l'Austria con una gravissima sconfitta e le condizioni di pace imposte da Radetzky erano pesanti. Il padre Carlo Alberto, addossandosi la responsabilità della sconfitta abdicò lasciandolo sul trono proprio nel momento in cui esso vacillava di più. Vittorio Emanuele II diede subito prova della sua stoffa riuscendo a mitigare un pochino le dure condizioni di pace solo in forza del suo carattere risoluto e sincero fino all'inverosimile. Guadagnato respiro sul piano internazionale, affrontò con decisione il fronte interno dove, col proclama di Moncalieri dimostrò a tutti che, Statuto o no, chi governava era lui! Quando scoppiarono gravi tumulti a Genova, causati proprio dalle condizioni dell'armistizio di Vignale, ritenute troppo pesanti, non esitò a far mettere a ferro e fuoco la città dai bersaglieri del generale La Marmora, i quali, dopo aver avuto ragione dei rivoltosi, si abbandonarono ad azioni di saccheggio e stupro degne di un'invasione barbarica dell'alto medio evo. Il Re, nella sua lettera di elogio al La Marmora, si limitò ad invitarlo a garantire un po' di più la disciplina dei suoi soldati. Il rapporto con Camillo Cavour inizialmente fu piuttosto tiepido. Vittorio Emanuele non lo stimava ritenendolo di idee troppo liberali. Poi, col tempo, si sviluppò una reciproca stima e fiducia che produsse risultati eccellenti in politica. IL NASTRO AZZURRO Il progressivo avvicinamento con Napoleone III fu abilmente orchestrato da Cavour e venne molto gradito da Vittorio Emanuele II al punto che, quando a seguito degli accordi segreti di Plombieres, Cavour rese noto al Re che una delle sue figlie, Maria Clotilde, per ragion di stato, sarebbe dovuta andare in sposa a Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte, cugino degenere di Napoleone III, Vittorio Emanuele non si scompose più di tanto. Perse davvero le staffe, invece, quando venne a sapere che l'accordo prevedeva l'intervento armato francese in caso che il regno di Sardegna subisse attacco da parte austriaca, cosa eccellente, ma ciò sarebbe stato pagato, in caso di vittoria e di espansione territoriale a spese dell'Austria, con la cessione alla Francia di Nizza col suo entroterra e della Savoia, regione culla del casato. Ci volle del bello e del buono da parte di Cavour per convincerlo a firmare il "Trattato di alleanza Sardo-Francese" (gennaio 1859). Normalmente questi accordi sarebbero dovuti rimanere segreti, invece il Re pronunciò, nel suo discorso al Senato del 10 gennaio, la famosa frase del "Grido di dolore" rendendo talmente esplicita la situazione che accorsero Vittorio Emanuele II IL NASTRO AZZURRO volontari da tutta Italia per arruolarsi nell'imminente guerra contro l'Austria. La guerra, abilmente pilotata da Cavour, scoppiò a maggio e evidenziò il limite del carattere di Vittorio Emanuele II il quale, impermalosito dall'imposizione di Napoleone III che pretese il comando supremo delle operazioni, si concentrò sulle azioni tattiche partecipandovi anche personalmente (famoso il soprannome che si guadagnò di "Caporale degli Zuavi" per aver combattuto con loro come uno di loro), e tralasciò di seguire da vicino gli sviluppi politici della guerra, lasciandosi sorprendere dalla decisione unilaterale di Napoleone III di firmare l'armistizio con l'Austria quando ancora l'azione era in pieno svolgimento ed era molto favorevole ai franco piemontesi. Conclusa la guerra all'Austria, il Re fu affascinato dalla proposta dell'impresa dei mille da parte di Giuseppe Garibaldi, al quale non nascondeva le sue simpatie, se non altro per la straordinaria affinità di carattere. Pur aderendo alle cautele di Cavour, che era contrarissimo, diede il via all'operazione e permise i rifornimenti a Garibaldi dal Forte di Talamone. Quando l'eroe dei due mondi, conquistata la Sicilia e giunto a Napoli, non nascose più l'intenzione di procedere anche su Roma, cosa che avrebbe fatto crollare in un colpo solo il sistema di alleanze costruito da Cavour in dieci anni di paziente lavoro diplomatico, Vittorio Emanuele II alla testa dell'esercito regolare discese la penisola, annettendosi Umbria, Marche e Abbruzzo, e sbarrò la strada a Garibaldi, il quale lo salutò comunque come Re d'Italia! Ma anche il mondo intellettuale lo aveva già definito così. Fingendo di acclamare la musica del grande Giuseppe Verdi, i giovani intellettuali gridavano Viva VERDI, acronimo di Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia. E il Regno d'Italia fu effettivamente proclamato a Torino dal primo parlamento eletto a suffragio nazionale il 17 marzo 1861. Ancora una volta Vittorio Emanuele, liquidò in maniera brutale una questione che poi gli avrebbe procurato non pochi dispiaceri: sebbene diversamente consigliato, volle mantenere il suo titolo di Vittorio Emanuele II e non assumere quello di Vittorio Emanuele I Re d'Italia. La diversa numerazione, che egli ritenne di scarso significato, ancora oggi fa discutere. La Francia, cercando di dissuadere il neonato stato italiano dal completare l'opera con la presa di Roma, ottenne che la capitale fosse spostata da Torino a Firenze. Scoppiarono tumulti e Vittorio Emanuele II, con la sua consueta risolutezza, fece pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di spostamento del governo a cose fatte. Il suo limite era l'incapacità di gestire situazioni che considerava di scarso interesse. Quando alla vigilia della terza guerra d'indipendenza, il generale La Marmora, presidente del consiglio, gli chiese di lasciare l'incarico di governo per tornare alla guida dell'esercito, accon- 11 sentì non rendendosi conto che il capo di stato maggiore Cialdini non avrebbe accettato quello che appariva a tutti gli effetti un’autentica retrocessione proprio alla vigilia dell'azione! Ne derivarono scontri personali tra i due generali che furono sedati solo dividendo in due l’esercito, rischiando così di compromettere gravemente lo sviluppo delle operazioni pur in presenza di una situazione strategica mai stata più favorevole. Ma la vera misura del carattere di Vittorio Emanuele II sta nella frase con cui egli rispose stizzito al suo ministro Lanza quando entusiasta gli comunica l'eccezionale risultato del plebiscito con cui si chiudeva l'annessione di Roma e del Lazio al Regno d'Italia: - Stia zitto; non mi resta altro che tirarmi un colpo di pistola; per il resto della mia vita non ci sarà niente più da prendere. La stessa morte di Vittorio Emanuele II fu causata dalla sua passione per la vita all'aria aperta. Durante una battuta nella sua tenuta di caccia del Lazio, passò una notte all'addiaccio. Era fine dicembre del 1877 e, in pochi giorni, si ammalò gravemente. Il 7 gennaio 1878 era morto. CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR Camillo Benso Conte di Cavour a figura del conte di Cavour è estremamente poliedrica e complessa. Egli ha incarnato davvero l'ideale di uomo colto ed attivo diretto discendente dell’illuminismo. Il padre apparteneva all'antica nobiltà piemontese di origine savoiarda e la madre discendeva da una ricca e aristocratica famiglia svizzera. Camillo compì di malavoglia i primi studi, poi frequentò con maggior profitto il 5° Corso della Reale Accademia Militare e infine completò la sua formazione con numerosi viaggi all'estero, soprattutto in Francia e Gran Bretagna, durante i quali avvicinò uomini di grande cultura e di notevole impegno politico, e venne costantemente affascinato dai problemi della gestione delle carceri, che visitava in qualunque città europea si recasse. Con la maturità divenne un accorto imprenditore, pronto all'innovazione e capace di ottenere lauti guadagni incrementando e migliorando costante- L 12 mente le produzioni agricole delle sue tenute grazie all'introduzione continua di nuove tecniche. Fu anche un buon giornalista politico. Insieme a Cesare Balbo fondò il periodico "Risorgimento", ne divenne direttore, e dalle sue colonne diffuse le sue idee moderate, ma comunque indirizzate verso la causa della libertà italiana dall'Austria e dell'unificazione nazionale (secondo lui, necessariamente limitata alla sola Italia settentrionale). La sua carriera politica iniziò con l'elezione a sindaco di Grizane, dove aveva molte proprietà terriere, ma divenne importante giusto nel mezzo tra le due fasi della prima guerra di indipendenza, quando fu eletto per la prima volta deputato all'Assemblea Nazionale del Regno. Presto divenne il vero rappresentante della fazione liberale e moderata del parlamento e, poco dopo l'insediamento di Vittorio Emanuele II sul trono, grazie al suo forte impegno per l'approvazione delle leggi Siccardi (che limitavano i privilegi del clero in Piemonte), venne chiamato dal Presidente del Consiglio Massimo D'Azeglio, a ricoprire incarichi da ministro. In poco tempo divenne titolare di tre dicasteri contemporaneamente (Ministero dell'Agricoltura e del Commercio, Ministero della Marina e Ministero delle Finanze), nei quali si distinse per l'opera innovatrice e l'intelligenza delle soluzioni con le quali avviò il Piemonte sulla strada della modernizzazione e ne alleviò il grave peso degli ingenti danni che doveva pagare all'Austria dopo la sconfitta della prima guerra d'indipendenza. Ma Cavour ormai era pronto per l'incarico più importante e, appoggiandosi alla sinistra di Urbano Rattazzi, inaugurò la cosiddetta politica del "Trasformismo" con la quale riuscì a coalizzare su di se la maggioranza necessaria per poter essere nominato Primo Ministro. Inizialmente Vittorio Emanuele II non lo stimava, ma successivamente il legame tra i due si consolidò sempre di più. Come capo del Governo, Cavour portò la sua mentalità innovatrice ai massimi livelli facendo compiere ancora un forte balzo in avanti sulla via della modernizzazione al piccolo stato sabaudo, anche a costo di notevoli sacrifici per la popolazio- IL NASTRO AZZURRO ne che dovette subire un relativo incremento delle imposte. La cosa creò malcontento e qualche grave protesta sedata dall'esercito. Ma dove Cavour diede davvero il massimo, fu in diplomazia. Convinse il Re a partecipare alla guerra di Crimea (1854) inviando un contingente di 18.000 uomini che, al comando del generale La Marmora, si distinsero nella battaglia della Cernaia e nell'assedio di Sebastopoli, al solo scopo di poter poi sedere al tavolo della conferenza di pace che si svolse a Parigi nel 1856. In tale sede Cavour non chiese nulla a compenso della partecipazione piemontese al conflitto, ma ottenne solo che si svolgesse una sessione dei lavori della conferenza sulla situazione italiana nella quale egli sostenne con grande forza che la presenza dell'Austria in Italia, sia direttamente sul Lombardo Veneto, sia indirettamente come protettrice e tutrice della maggioranza dei regnanti sugli staterelli italiani, era causa di grave instabilità che avrebbe potuto mettere a rischio tutte le monarchie d'Europa. A sostegno di tale ragionamento citò i movimenti mazziniani, la Carboneria e i moti rivoluzionari che si erano più volte verificati in Italia negli ultimi decenni. L'imperatore di Francia Napoleone III rimase colpito dalla lucidità e profondità del ragionamento, quindi fu relativamente semplice per Cavour convincerlo poi ad un incontro segreto a Plombieres (1858) dove vennero definiti gli accordi del successivo patto franco piemontese col quale la Francia garantiva l'intervento militare a fianco del regno sabaudo in caso di attacco da parte dell'Austria. Il patto prevedeva tra l’altro che, in caso di conquiste territoriali a spese austriache, l'intervento francese sarebbe stato compensato con la cessione di Nizza e della Savoia. La strada per la seconda guerra d'indipendenza era tracciata. Occorreva solo farsi dichiarare guerra dall'Austria, cosa che Cavour ottenne puntualmente ordinando manovre militari al confine del Ticino che sembravano smaccatamente le predisposizioni per un attacco. L'Impero asburgico cadde nella trappola e la guerra si sviluppò in modo favorevole alla coalizione franco piemontese. Quando Napoleone III, sensibile al montante malcontento dell'opinione pubblica francese e resosi conto che lo sviluppo politico delle vicende italiane non stava seguendo il profilo disegnato a Plombieres, decise unilateralmente di firmare l'armistizio con l'Austria, Cavour reagì dando le dimissioni da primo ministro. Ma fu una breve interruzione. Tornò quasi subito a capo del governo e subordinò la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia all'acquisizione non solo della Lombardia, ormai strappata all'Austria, ma anche all'annessione dell'Emilia e della Toscana che, con i plebisciti del 1848 avevano già manifestato la loro volontà popolare di transitare sotto la corona sabauda e che ora non accettavano in alcuna maniera il ritorno dei rispettivi regnanti fedeli agli Asburgo. Quello fu il momento in cui Vittorio Emanuele II, IL NASTRO AZZURRO pur indispettito per la perdita della Savoia, terra d'origine del casato, si rese conto che poteva osare di più e accettò la proposta di Giuseppe Garibaldi di attaccare il Regno delle due Sicilie. Cavour, preoccupatissimo che un'impresa così temeraria potesse distruggere in un attimo il lavoro diplomatico costruito in anni, era del tutto contrario. Poi, vista la risolutezza del re, acconsentì purché l'impresa apparisse come un'iniziativa privata di Garibaldi. I mille, infatti, furono trasportati a Marsala da due navi mercantili della Società di navigazione “Rubattino”, formalmente noleggiate da Garibaldi, e si rifornirono di armi al forte di Talamone, in Toscana, appena annessa al Piemonte ma ancora da "normalizzare". Il successo dei mille fu travolgente e, quando, risalite la Sicilia e la Calabria, giunsero in Campania, mentre davano la spallata finale all'esercito borbonico con la vittoriosa battaglia del Volturno, Cavour, ormai certo che Garibaldi non si sarebbe fermato e avrebbe marciato su Roma facendo saltare di colpo i difficili equilibri diplomatici europei, spinse il Re a scendere verso Napoli. L'obiettivo era duplice: prendere quanto più si poteva del territorio dello Stato Pontificio, lasciando però Roma e il suo entroterra al Papa, e fermare Garibaldi prima che egli assaltasse la città eterna (anche Mazzini si stava muovendo per spingere Garibaldi verso Roma). Dopo l'incontro di Teano e il vittorioso assedio alle fortezze di Formia e Gaeta, ultimo baluardo di difesa del Re Borbone, l'Italia era praticamente unificata. Mancava ancora Roma, con il Lazio (esclusa Rieti e l'alta Sabina che vennero annesse con Umbria, Marche e Abruzzo), il Trentino, Trieste con la Venezia Giulia, l'Istria e la Dalmazia, ma si poteva dire che l'impresa era pressoché compiuta. Furono indette così le elezioni del primo parlamento italiano che si riunì a Torino e, il 17 marzo 1861, proclamò la nascita del Regno d’Italia e vi pose Vittorio Emanuele II come suo re. Cavour si impegnò subito nella ricostruzione del nuovo grande ma disastrato stato italiano, ma meno di tre mesi dopo si ammalò gravemente e morì (6 giugno 1861). Famosa la sua frase in punto di morte: – L'Italia è fatta, ora occorre fare gli italiani. Le capacità e la sensibilità politica di Cavour erano senza dubbio eccellenti. Forse nessuno storico è riuscito a centrare quanto di imponderabile e, possiamo dirlo, anche "fortunato" sia stato portato alla causa dell'unità d'Italia dalla presenza di una tale figura di statista in quel periodo ed in quella posizione politica. Forse Vittorio Emanuele II, pur avendo il carattere giustamente risoluto e adeguatamente temerario per assumersi i rischi delle campagne di guerra contro uno degli imperi più potenti d'Europa, non avrebbe osato tanto se non avesse avuto a fianco un uomo del calibro di Cavour. Forse Giuseppe Garibaldi oggi non sarebbe ricordato come l'eroe dei due mondi, ma solo come un 13 romantico e generoso avventuriero, se non fosse stato gestito nel bene e nel male da Cavour. In queste poche righe non è possibile tracciare a fondo la figura del politico italiano forse più geniale e poliedrico degli ultimi due secoli, ma si può affermare che il Risorgimento, pur essendo un'esigenza sentita e condivisa, forse non avrebbe potuto avere luogo senza la finezza diplomatica e politica di Cavour che è stato capace di trovare l'appoggio in una Francia smaniosa di soppiantare l'Austria nel dominio d'Europa e di una Gran Bretagna, che mirava anch'essa ad un ridimensionamento dell'impero asburgico, ha saputo ben gestire il suo irruento sovrano, ha saputo coordinare le insurrezioni popolari, sempre difficilissime da controllare, il tutto nell’ambito più generale di un disegno politico che non ha mai perso l'obiettivo pur correndo sempre sul filo del rasoio. Ma non va dimenticato che Cavour, mentre tesseva con successo le sue trame diplomatiche, dava al Regno di Sardegna il volto di uno stato moderno, produttivo, efficiente e ben organizzato. Ancora oggi è motivo di meravigliato compiacimento approfondire tutti i molteplici aspetti di questa grandissima figura di statista. GIUSEPPE GARIBALDI acque a Nizza, secondogenito di Domenico, capitano di cabotaggio di Chiavari, e Rosa Raimondi, di Loano. Di carattere ribelle ed avventuroso, fin da giovane Giuseppe prediligeva gli esercizi fisici e la vita di mare, e presto lasciò gli studi per imbarcarsi come mozzo. Nel 1833 incontrò Giuseppe Mazzini in esilio a Londra, che lo iscrisse alla Giovine Italia, quindi si arruolò nella Marina Sabauda con lo scopo di fare proseliti alla causa, ma le sue guasconate non sfuggivano alla polizia. L'11 febbraio 1834, Garibaldi partecipò alla prima insurrezione mazziniana con l'idea di far insorgere Genova, ma il piano non riuscì e lui, indicato come uno dei capi della cospirazione, dovette fuggire all'estero inseguito da una condanna a morte. Nel 1835 raggiunse il Sud America dove visse da capitano di ventura. Nel 1842 Garibaldi comandò la flotta uruguaiana in una battaglia navale contro gli argentini e partecipò quindi alla difesa di Montevideo con i suoi volontari, vestiti per la prima volta con le camicie rosse. Qui sposò Ana Maria de Jesus Ribeiro, nota come "Anita", che gli diede quattro figli. Garibaldi, rientrato in Italia nel 1848, partecipò alla prima guerra di indipendenza come volontario al servizio del governo provvisorio di Milano. Con la sua Legione batté gli Austriaci a Luino e Morazzone. Dopo la sconfitta piemontese di Novara (22-23 marzo 1849), Garibaldi combatté in difesa della Repubblica Romana, caduta la quale, nel 1849, con la fedele Anita, tentò di raggiungere la Repubblica di Venezia che ancora reggeva l'urto delle potenze imperiali europee. Giunto alle Valli di Comacchio, Anita spossata dalla fuga e dalla gravidanza, morì lasciando un grande dolore nel cuore del generale. Venezia nel frattempo cadde e Garibaldi lasciò di nuovo rocambolescamente l'Italia. Ritornato nel 1854, si stabilì nell'isola di Caprera, dove si diede all'agricoltura ed all'allevamento. Nella seconda guerra d'indipendenza gli venne affidato un corpo di volontari, i Cacciatori delle Alpi, che condusse in una brillante campagna di appoggio nella Lombardia settentrionale fino all'occupazione di Como. N 14 Nel 1860, Garibaldi effettuò la più nota ed importante delle sue imprese. Con mille uomini, sbarcò a Marsala il 6 maggio. Dopo aver conquistato la Sicilia e battuto l'esercito borbonico a reggio Calabria, il 7 settembre entrò a Napoli, già abbandonata dal Re Francesco II, che si era attestato con l'esercito a nord del Volturno. La battaglia del Volturno è la più brillante tra quelle combattute da Garibaldi e Francesco II, perse le speranze di recuperare Napoli, si ritirò nelle fortezze di Capua e di Gaeta. Il 26 ottobre 1860 Garibaldi incontrò a Teano Vittorio Emanuele II, che aveva disceso la penisola alla testa dell'esercito regolare piemontese, lo salutò come Re d'Italia e lo accompagnò poi a Napoli il 7 novembre dove gli venne impedito di entrare con le sue "camicie rosse". Il giorno seguente, Garibaldi si ritirò a Caprera, rifiutando qualsiasi ricompensa per i suoi servigi. Nelle intenzioni di Garibaldi, convinto anticlericale, la spedizione dei Mille avrebbe avuto come obiettivo Roma. Ci riprovò altre due volte, mettendo in serio imbarazzo il governo italiano nei confronti dell'unico alleato europeo, Napoleone III, che era anche il più importante alleato dello Stato Pontificio. Nel 1862, organizzò una nuova spedizione in Sicilia, dove arruolò volontari coi quali passò lo Stretto, ma venne fermato dall'esercito regolare sull'Aspromonte dove fu ferito e arrestato. Il secondo tentativo ebbe luogo nel 1867 quando organizzò la "Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma" con circa 10.000 volontari coi quali, il 26 ottobre, conquistò Monterotondo, ma venne sconfitto nella battaglia di Mentana dalle truppe pontificie e dai francesi, dotati del nuovo fucile Chassepot a retrocarica, e fu nuovamente arrestato. Il brutto epilogo della vicenda gli bruciò anche le possibilità di ottenere un prestigioso alto comando militare da parte di Abrahm Lincoln nella guerra di Secessione americana. All'inizio della Terza guerra di indipendenza a Garibaldi fu affidato il comando del Corpo Volontari Italiani con l'obiettivo strategico di tagliare la via fra il Tirolo e la fortezza austriaca di Verona. Con una IL NASTRO AZZURRO Garibaldi accolto a Napoli come un liberatore serie di brillanti battaglie, giunse in prossimità di Trento quando venne firmato l'armistizio di Cormons. Ricevutane la notizia con l'ordine di abbandonare il territorio occupato, rispose col famoso "Obbedisco". Durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871, Garibaldi guidò un corpo di volontari a sostegno dell'esercito della nuova Francia repubblicana. Dopo la resa francese, nel 1871 prese posizione in favore della Comune di Parigi e dell'Internazionale Socialista. Nello stesso anno Garibaldi si fece promotore della prima società italiana per la protezione degli animali. Accentuò inoltre la polemica anticristiana intervenendo, come ospite d'onore, a varie riunioni della Società Nazionale Anticlericale. La sua ultima campagna politica riguardò l'allargamento del diritto di voto. Nel 1880 ufficializzò la sua unione con la piemontese Francesca Armosino, sua compagna da 14 anni che gli aveva dato tre figli la prima dei quali, Clelia Garibaldi, racconterà in un libro "Mio padre" gli ultimi anni della vita dell'eroe dei due mondi. Morì a Caprera il 2 giugno 1882. La figura di Giuseppe Garibaldi presenta diverse sfaccettature, due sono senza dubbio le più importanti: la grande generosità d'animo, che lo portò ad impegnarsi spesso anche a rischio della vita in IL NASTRO AZZURRO imprese dove fu sorretto dal puro e solo idealismo; il gusto per l'avventura, senza il quale non avrebbe corso per il mondo intero alla ricerca di qualsiasi situazione in cui ci fosse da combattere per una causa, non importa se vincente o no. In realtà Giuseppe Garibaldi era tanto amato dai suoi volontari quanto era poco considerato dai militari di professione che lo ritenevano più una specie di bandito che non un vero comandante militare. Eppure aveva doti tattiche e strategiche non comuni, insieme ad un notevole carisma, visto che tutte le sue battaglie le ha combattute sempre in condizioni di inferiorità numerica e di armamento e ne ha perse pochissime. Oggi la sua figura è stata ampiamente mitizzata, se non altro per assonanze politiche, che lui neppure si sarebbe mai sognato, tra il colore delle camicie dei suoi volontari e l’uso politico del medesimo colore, ma una cosa è certa: il suo apporto alle campagne del Risorgimento fu sempre importante. Fu essenziale nella spedizione dei Mille senza la quale il Risorgimento si sarebbe esaurito nell'allargamento dello stato sabaudo alla sola Italia settentrionale e l'Unità non sarebbe stata proclamata il 17 marzo 1861, né oggi festeggeremmo il 150° anniversario di quell'evento come Italia. 15 LE SOCIETÀ SEGRETE Nel periodo risorgimentale sorsero in tutta Europa ed in particolare in Italia numerose società segrete, alcune senza apparenti obiettivi politici, altre più marcatamente orientate a fini di cambiamento politico da ottenersi anche con mezzi violenti e sovversivi. Il loro contributo non fu essenziale, ma comunque esse influirono sullo sviluppo degli eventi risorgimentali, se non altro, perché contribuirono a creare il clima giusto in cui l'anelito alla libertà ed all'indipendenza italiani sarebbe poi sfociato nelle guerre d'indipendenza. Di seguito ne analizziamo le più importanti: la Massoneria, la Carboneria e la Giovine Italia di Mazzini. LA MASSONERIA uando si parla dell'influenza che la Massoneria avrebbe avuto sul Risorgimento si contrappongono due tesi opposte. Per alcuni - sia massoni, sia avversari della Massoneria - il Risorgimento è il risultato di opera diretta e fondamentale della Massoneria. Per altri, essa non ha avuto alcun ruolo nel Risorgimento e la tesi contraria deriva o da vanterie infondate di massoni poco informati o da "teorie del complotto" dei loro nemici. Come spesso avviene nella realtà, la verità sta nel mezzo. La Massoneria nasce nel 1717 a Londra al termine di un processo, sviluppatosi durante tutto il Seicento, come risultato dell'infiltrazione di elementi esoteristi, che si riferivano prevalentemente ai Rosacroce, nelle corporazioni di origine medioevale e cattolica dei liberi muratori (freemasons in inglese, da cui i nostri "frammassoni" e "massoni"). Le antiche corporazioni di mestiere sono così trasformate in organizzazioni filosofiche che diffondono, tramite un rituale, una mentalità nella quale non La Massoneria sono previsti dogmi né principi non negoziabili. La ha origini che conoscenza della verità, si riferiscono nella filosofia come nella ai Rosacroce morale, si raggiunge sempre e solo col consenso e con la libera discussione. Questo metodo massonico è sostenuto in alcune logge dal razionalismo di tipo illuminista, in altre da un esoterismo che insegue l'unità tra- Q 16 scendente e segreta di tutte le religioni. Il prototipo del massone è un uomo libero, rispettoso delle leggi, che non si espone a scandali né, a maggior ragione, li provoca, disponibile al dialogo ed aperto verso l'umanità, pronto a raggiungere un grado di consapevolezza superiore mediante la meditazione, la cultura e l'approfondimento della natura umana, generalmente, anche se non necessariamente, credente. Solo di recente e solo in alcune logge, sono state ammesse alla Massoneria le donne. Eppure, a prescindere dall'esito, la Chiesa Cattolica, che crede invece nei dogmi e proclama i principi morali come non negoziabili, condanna nella Massoneria il metodo che conduce inevitabilmente al relativismo. La prima condanna della Massoneria fu pronunciata da Papa Clemente XII nel 1738. L'attualmente vigente "Dichiarazione sulla Massoneria" della Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dall'allora cardinale Ratzinger e controfirmata da Papa Giovanni Paolo II nel 1983, afferma che "i fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione". In pratica, il giudizio della Chiesa sulla Massoneria non è mai cambiato. In Italia la Massoneria è presente fin dal Settecento, sia nella sua "corrente calda" esoterica sia nella "corrente fredda" razionalista. Il suo autentico boom avviene IL NASTRO AZZURRO Simbolo massonico nel periodo napoleonico, quando in Italia si arriva, secondo una stima per difetto, a 250 logge con circa ventimila massoni. Troppo legata a Napoleone, la massoneria italiana è quindi coinvolta nella sua caduta e alla Restaurazione è vietata in tutti gli Stati della penisola. Sarà formalmente ricostituita solo nel 1859 a Torino con la Loggia Ausonia, cui segue la fondazione del Grande Oriente d'Italia guidato da Costantino Nigra, un uomo politico vicinissimo a Cavour. Il Risorgimento sembrerebbe dunque avvenuto in gran parte in un periodo (1815 1859) in cui la Massoneria in Italia non era presente. Eppure non è possibile affermare che la Massoneria non ha avuto a che fare con il Risorgimento per tre buoni motivi. Innanzitutto, molti protagonisti del Risorgimento erano affiliati a logge straniere e sembra che la Massoneria inglese, generalmente molto vicina alla corona, per ragioni soprattutto politiche, e forse anche di avversione alla Chiesa Cattolica, abbia un ruolo importante nelle vicende risorgimentali. Un altro caso emblematico è Giuseppe Garibaldi che, una volta ricostituita la Massoneria italiana, sembra che ne fosse diventato Gran Maestro. In secondo luogo, operavano in Italia altre società segrete, la più importante delle quali era la Carboneria che, nonostante l'uso, specie nei gradi più bassi, di simboli cristianeggianti, avevano molto in comune con la Massoneria al punto da far sorgere il sospetto che si trattasse di logge massoniche coperte o quanto meno che annoverassero tra gli adepti della Carboneria molti massoni o ex massoni. Terzo, ed è l'aspetto più importante, i ventimila massoni dell'epoca di Napoleone non erano tutti morti o andati in esilio, erano l'élite della borghesia e della nobiltà laica e anticlericale, e la loro mentalità generale costituiva una sorta di Massoneria senza logge. Quindi, mentre l'ideale dell'unità d'Italia era coltivato anche in un senso certamente non massonico da catto- IL NASTRO AZZURRO lici come i beati Rosmini e Faà di Bruno, la Massoneria, con o senza logge, avrebbe impresso il suo marchio quantomeno culturale sul Risorgimento, che è cosa diversa dall'unità. L'ingegneria sociale che costruisce nazioni a tavolino, tipica idea della Massoneria fin dalle antiche utopie dei Rosacroce, starebbe dietro al metodo risorgimentale di Cavour che, per raggiungere l'unità politica, avrebbe costruito un Paese a tavolino, in laboratorio, senza tenere conto dei suoi localismi per i quali la soluzione federale, ancora oggi inseguita e riproposta, sarebbe stata di gran lunga da preferirsi al centralismo e allo statalismo che furono invece perseguiti. Questa visione essenzialmente negativa dell'influsso massonico sul Risorgimento è sicuramente da rigettarsi, poiché non corrisponde né alla verità storica, né alle sia pur notevoli possibilità di intervento della Massoneria stessa. Il Regno di Sardegna, molto piccolo al confronto dell'impero asburgico, sembrava destinato non solo a non avere successo, ma a finire stritolato in un confronto militare, eppure ad esso ha arriso un successo che ha dell'incredibile. Se si vuol'essere più critici, è ancora più incredibile che al termine della battaglia di Novara, con la quale si è conclusa male la prima guerra di indipendenza, Radetzky non abbia continuato l'avanzata fino a Torino annettendosi lui per l'Austria il regno sabaudo! Intervento massonico? Non è credibile. Piuttosto, si tratta della consapevolezza di provocare un intervento di tutte le altre potenze europee che giocavano da secoli una politica basata su equilibri instabili e su mosse tese ad avvantaggiarsi un po' alla volta degli svantaggi altrui ed a contenere gli eccessi di taluno, visti come svantaggi eccessivi di tutti gli altri. Qui la Massoneria non poteva giocare alcun ruolo, proprio perché, essendo diffusa in tutta Europa, non poteva mettersi contro se stessa a favore dell'una o dell'altra casa regnante. L'unico credito risorgimentale che può, con una certa sicurezza, essere dato alla Massoneria, quindi, è di aver esportato i propri rituali di segretezza in altre società segrete, molto più politicizzate e molto più orientate verso l'unità d'Italia, prima fra tutte la Carboneria. LA CARBONERIA l nome "Carboneria" derivava dal simbolismo del mestiere dei carbonai adottato dai suoi associati. Gli iscritti erano inizialmente chiamati "apprendisti", non conoscevano tutte le attività e gli scopi della società, solo in seguito diventavano "maestri", e dovevano impegnarsi a mantenere il più assoluto riserbo, pena la morte. L'organizzazione, di tipo gerarchico, era molto rigida: i nuclei locali, detti "baracche", erano inseriti in agglomerati più grandi, detti "vendite", che a loro volta dipendevano dalle "vendite madri" e dalle "alte vendite". La Carboneria aspirava soprattutto alla libertà politica e a un governo costituzionale. Gli iscritti, appartenenti in gran parte alla borghesia e alle classi sociali più elevate, si erano divisi in due logge: quella civile, destinata I 17 alla protesta pacifica e alla propaganda, e quella militaNello stato della Chiesa la rivolta partì nel febbraio re, destinata alle azioni di guerriglia. del 1831 dalle città di Bologna, Reggio Emilia, Imola, Tra di essi, famosi Silvio Pellico, Antonio Panizzi, Faenza, Ancona, Ferrara e Parma dove i cittadini, aiutaGiuseppe Mazzini da giovane, Ciro Menotti, Nicola ti dai carbonari, innalzarono la bandiera tricolore e istiLongo, Giuseppe Falla, Piero Maroncelli, Napoleone Luigi Bonaparte, che morì a Forlì nel 1831, Carlo Arresto di Silvio Pellico e Pietro Bianco di San Jorioz e Federico Confalonieri. Maroncelli Nata inizialmente come forma di opposizione alla politica filo-napoleonica di Gioacchino Murat, la Carboneria fece successivamente proseliti in Francia ed in Spagna, puntando sulle libertà politiche e sulla concessione della costituzione nei paesi d'Europa. Caduto Murat, essa lottò contro il re Ferdinando I delle Due Sicilie. Dopo il Congresso di Vienna, il movimento assunse un carattere patriottico e marcatamente anti-austriaco e si diffuse anche nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia ed in Romagna, grazie in particolare all'opera del forlivese Piero Maroncelli. I carbonari si dichiaravano favorevoli all'indipendenza italiana, ma non accennavano minimamente all'eventuale governo che avrebbe dovuto guidare l'Italia libera. Tale ambiguità terminerà solo quando, a seguito di una lunga sequela di disfatte militari, alcuni carbonari ripensarono il problema della libertà con una prospettiva più ampia mirante ad una azione tuirono un governo provvisorio. Un corpo di milizia comune e alla formazione di una nazione italiana unita. volontaria, che avrebbe avuto nell'intenzione dei carboLa Carboneria passò per la prima volta dalle parole nari il compito di marciare su Roma, fu massacrato dalle ai fatti nel 1820 a Napoli con le rivolte capeggiate da truppe austriache chiamate in soccorso da Papa Michele Morelli e Giuseppe Silvati, ufficiali dell'esercito Gregorio XVI. borbonico che marciarono da Nola verso il capoluogo Anche questa sollevazione, soffocata nel sangue, campano alla testa dei loro reggimenti della cavalleria fece capire a molti carbonari che militarmente, sopratottenendo dal re Ferdinando I una nuova carta costitututto se da soli, non avrebbero potuto competere con zionale e l'adozione di un parlamento. una grande potenza come l'Austria. Giuseppe Mazzini, I carbonari piemontesi, galvanizzati dal successo uno dei carbonari più acuti, fondò una nuova società napoletano, marciarono verso la capitale del Regno di segreta chiamata Giovine Italia nella quale sarebbero Sardegna guidati da Santorre di Santarosa, ed il 12 confluiti molti ex aderenti alla Carboneria che, ormai marzo 1821 ottennero la costituzione democratica. quasi senza sostenitori, riuscì a sopravvivere stancaA febbraio 1821 la Santa Alleanza inviò nel sud un mente, senza svolgere altre azioni, fino al 1848. esercito che sconfisse gli insorti, numericamente inferiori e male equipaggiati. In Piemonte il re Vittorio Emanuele I abdicò a favore del fratello Carlo Felice di LA GIOVINE ITALIA Sardegna che chiese all'Austria di intervenire militarmente: l'8 aprile l'esercito asburgico sconfisse i rivoltosi. el 1831 Mazzini si trovava a Marsiglia in esilio dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in I primi moti della Carboneria si erano chiusi in modo falPiemonte a causa della sua affiliazione alla limentare. Carboneria. Qui entrò in contatto con i gruppi di Filippo Il 13 settembre 1821 con la bolla Ecclesia a Iesu Buonarroti e col movimento sainsimoiano allora diffuso Christo, il papa Pio VII condannò la Carboneria come società segreta di tipo massonico e i suoi aderenti furoin Francia. Con questi avviò un'analisi del fallimento dei no scomunicati. moti del 1831 nei ducati e in Romagna. Ne desunse un Sconfitti ma non battuti, i carbonari parteciparono nuovo programma politico che lo portò a fondare la nel 1830 alla rivoluzione di luglio che sostenne la politi"Giovine Italia" (o Giovane Italia), un'associazione politica del re liberale Luigi Filippo di Francia: sulle ali dell'enca, insurrezionale e segreta, il cui programma veniva tusiasmo per la vittoriosa sollevazione parigina, anche i pubblicato su un periodico con lo stesso nome. carbonari italiani presero le armi contro alcuni stati cenL'obiettivo era trasformare l'Italia in una repubblica tro-settentrionali, e in particolare lo Stato Pontificio e il democratica unitaria, secondo i principi di libertà, indiducato di Modena. Nel capoluogo emiliano Ciro Menotti pendenza e unità, destituendo i governi dei precedenti cercò il sostegno del duca Francesco IV di Modena constati preunitari. Gli adepti dell'associazione utilizzavano cordando che egli divenisse Re dell'Alta Italia: il duca come pseudonimo il nome di personaggi del Medio Evo fece il doppio gioco e Menotti fu arrestato il giorno prima italiano. della data della sollevazione. Francesco IV fece condanEntusiastiche adesioni al programma della Giovane nare a morte lui e molti altri carbonari. Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in N 18 IL NASTRO AZZURRO Piemonte, in Emilia e in Toscana che si misero subito alla prova organizzando negli anni 1833-1834 una serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte. Nel 1833, la Giovine Italia organizzò il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare. Ma prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda aveva già scoperto e arrestato molti dei congiurati. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condannati a morte, fra questi anche l'avvocato Andrea Vochieri, amico personale di Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'abate torinese Vincenzo Gioberti e i fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, quest'ultimo pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga. Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Da Ginevra, assieme ad altri italiani e alcuni polacchi, organizzò un'azione militare contro lo stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo il Generale Gerolamo Ramorino, reduce dei moti del 1821, che però si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il 2 febbraio 1834, si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia ormai IL NASTRO AZZURRO allertata da tempo, disperse i rivoltosi con molta facilità. Nello stesso tempo Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi, avrebbe dovuto guidare l'insurrezione di Genova, ma sul luogo convenuto per iniziare l'insurrezione non trovò nessuno e si salvò dalla condanna a morte emanata contro di lui, fuggendo all'estero. Mazzini, espulso dalla Svizzera, si rifugiò in Inghilterra dove continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, sostenendo a distanza il desiderio di unità e indipendenza degli italiani. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, sembra che questi eventi abbiano influenzato la linea politica di Carlo Alberto rendendola meno dura per evitare rischi di reazioni eccessive contro la monarchia. Dopo i processi in Piemonte e il fallimento della spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo solo nel 1838 in Inghilterra quando la Giovine Italia entrò a far parte della nuova associazione politica mazziniana, la Giovine Europa (1834-1836), assieme ad altre associazioni simili come la Giovine Germania, la Giovine Polonia e la Giovine Francia. Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini che fondò, al suo posto, l'Associazione Nazionale Italiana. 19 IL GENERALE GIUSEPPE LUIGI PASSALACQUA La prima Medaglia d’Oro al Valor Militare nelle guerre d’Indipendenza (forse) l casato dei Passalacqua risulta presente a Tortona fin dal 1200 e da allora troviamo una lunga serie di personaggi appartenenti a questa nobile famiglia (notai, uomini d'armi e di chiesa, pubblici amministratori) che si distinsero nella storia tortonese. Da tale famiglia nacque a Tortona il 9 dicembre 1794 Giuseppe Passalacqua, marchese di Villalvernia. La madre era Vittoria Garetti di Ferrero. Suo padre, il marchese Luigi Matteo, era gentiluomo di camera presso la corte dei Savoia, e il nonno, Giuseppe Pietro Luigi era stato consigliere nel comune di Tortona ed esperto agrario: a lui va il merito di aver introdotto nel Tortonese la coltura del gelso, che si sarebbe poi rivelata sicura fonte di ricchezza per l'allevamento del baco da seta. I Passalacqua risiedevano in una nobile casa settecentesca con ampio giardino. Il palazzo Passalacqua (oggi Orsi-Carbone) è situato nel centro storico di Tortona, nella via poi intitolata all'illustre famiglia. Inizialmente il giovane Giuseppe studiò legge, poi intraprese ancor giovane la carriera militare. Nel 1822 era insignito del titolo di Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro e qualche anno dopo era Primo Scudiero della Regina e Tenente Colonnello delle Guardie del Corpo di Sua Maestà. Fu a lungo consigliere comunale di Tortona, ma partecipava piuttosto raramente alle sedute consiliari, poiché per ragioni d'ufficio, risiedeva a Torino. Tuttavia dalla capitale era sempre al servizio della città, come ad esempio nel 1844, quando fu richiesto un suo intervento presso il competente dicastero affinché a Tortona fosse localizzato il bivio per Torino e per la Lombardia della strada ferrata in progetto da Genova. Nel 1848, quando venne dichiarata la Prima Guerra d'Indipendenza, aveva raggiunto il grado di Maggiore Generale. Il gradimento dei Savoia, soprattutto di Carlo Alberto, permise al Passalacqua di rimanere negli ambienti vicini alla famiglia reale e di svolgere incarichi delicati. Uno importantissimo riguardò i contatti col il governo provvisorio di Milano, dopo le cinque giornate e l'occupazione della Lombardia, quale rappresentante di Carlo Alberto nel governo provvisorio s t e s s o . Quindi ebbe il comando della Brigata Casale, che combatté a Goito e a Santa Lucia p r e s s o Verona. Giuseppe Passalacqua I 20 era un tradizionalista e, come molti appartenenti agli ambienti nobiliari piemontesi, non vedeva di buon occhio la guerra contro gli austriaci sostenuta apertamente dagli ambienti liberali e democratici. Pertanto, venne sospettato e finanche accusato di tiepidezza nel grande confronto con l’Austria, ma seppe smentire i suoi detrattori compiendo fino in fondo correttamente il proprio dovere. Dopo l'armistizio di Salasco, che aveva chiuso la campagna del 1848 della prima guerra d'indipendenza, l'Esercito piemontese era stato riordinato e potenziato con nuove leve e la incorporazione dei volontari lombardi, parmensi e modenesi. La sua forza aveva raggiunto i 120 mila uomini, con 156 pezzi da campagna. In tutto sette Divisioni e due Brigate. Ogni Divisione era costituita da due o tre Brigate ognuna delle quali comprendeva Unità delle tre Armi: Fanteria (due o tre Battaglioni); Cavalleria (un Nucleo); Artiglieria (una Batteria su sei pezzi). Comandante nominale, il Re Carlo Alberto, Capo di Stato Maggiore il Generale Alessandro La Marmora; Comandante effettivo il Generale polacco Czarnowsky. Gli Austriaci disponevano nel Lombardo Veneto di 90 mila uomini distribuiti in cinque Corpi d'Armata, con 172 pezzi di artiglieria. Comandante il Generale Radetzky. Le basi delle operazioni erano Valenza per i Piemontesi e Verona per gli Austriaci. Nel novembre 1849 il Generale Passalacqua assume il comando della Brigata Piemonte inquadrata nella Quarta Divisione schierata sul confine del Ticino, sotto il comando del Duca di Genova. All'apertura della seconda campagna, a marzo 1849, dopo alcuni scontri a Mortara ed a Vigevano, il 21 marzo Passalacqua era alla Bicocca alle porte di Novara. Nella battaglia di Novara del 23 marzo 1849, l'esercito piemontese era spiegato a semicerchio a sud della città, col centro poggiato sulla importante posizione della Bicocca e le ali ai due corsi d'acqua: Cavo Dossi a ovest, e Roggia d'Olengo a est. La Brigata "Piemonte", sotto il comando di Passalacqua, era schierata al centro delle prime posizioni, a ridosso della chiesa della Bicocca. Poco prima di mezzogiorno, il secondo Corpo Austriaco venne a contatto con la Brigata "Piemonte" che resisteva bravamente: Passalacqua era con i suoi soldati che mantenevano le posizioni iniziali. Verso sera, avvenne un nuovo scontro ed egli assunse personalmente il comando del 3° Reggimento Fanteria per arrestare l'avanzata austriaca. Mentre la Brigata effettuava un ennesimo attacco, un colpo di fucile, sparato dalla vicina cascina Galvagna, colpì mortalmente il Passalacqua al fianco sinistro. Gli Austriaci colsero l'attimo di smarrimento dei Piemontesi per occupare parte degli edifici della Bicocca, ma vennero respinti dal sopraggiungere, in contrattacco, del Duca di Genova da est e del Duca di Savona da ovest, con unità di Cavalleria. Nel frattempo si erano concentrati sul campo di battaglia tutti e cinque i corpi d'armata austriaci e lo schieramento piemontese fu travolto. La stessa sera, il Re Carlo Alberto chiese un armistizio. Le durissime condizioni imposte da Radetzki lo indus- IL NASTRO AZZURRO sero ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II, il quale ottenuta una tregua, firmò poi l'armistizio a Vignale (una cascina a nord di Novara) e, in seguito, la pace di Milano (agosto 1849). Il 13 luglio 1849 il Passalacqua era insignito di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione: "Morto sul campo di battaglia alla testa della sua brigata". Nel 1925, il volume "Le medaglie d'Oro al Valor Militare" cita il gen. Passalacqua come “Decorato al Valore con Medaglia d'Oro”. Purtroppo, nessuno è riuscito a recuperare l'eventuale provvedimento che trasformò la Medaglia d'Argento di Giuseppe Passalacqua in Medaglia d'Oro. Ad ogni buon conto, dal 1925 in poi, del marchese Passalacqua si parla come di una Medaglia d'Oro al Valor Militare. Secondo altre fonti fu il Re Carlo Alberto, giusto prima di abdicare, ad insignire della Medaglia d'Oro al Valor Militare Militare "alla memoria" il generale Passalacqua con la semplice motivazione: "Per essersi distinto nel fatto d'armi di Novara. - Novara, 23 marzo 1849". Si sarebbe trattato, quindi della prima Medaglia d'Oro concessa nelle guerre del Risorgimento. Tale seconda ipote- La Battaglia di Novara si sarebbe provata dal fatto che la Medaglia d’Oro fu poi donata all'Istituto d'Istruzione, Antichità e Storia, quindi al comune di Tortona, che la conserva ancora oggi. Le spoglie del Generale Passalacqua furono sepolte, secondo le sue volontà, redatte a Novara il 13 febbraio 1849, nella cappella del Castello di Villalvernia (Villa Alvernia) che, dopo anni di abbandono, nel 1989 è stata restaurata a cura del Comitato Permanente Superstiti 38° Reg.to FTR Div. Ravenna. Così quell'antica cappella è diventata il Sacrario dei Caduti e dei Dispersi del 38° Reggimento in Russia nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ma anche Sacrario dedicato ai Caduti della provincia di Alessandria Decorati al Valor Militare. Tortona ha ricordato il Gen. Passalacqua intitolandogli la grande caserma di corso Alessandria. Nel 1893 in sua memoria presso l'ingresso fu murata una epigrafe con busto, pregevole opera dello scultore Goria. Tale busto è ora misteriosamente scomparso, vittima, purtroppo, dell'incuria ma anche della ingratitudine dei tortonesi. Oltre che a Tortona, il marchese di Villalvernia è figura onorata anche a Novara, dove gli fu intitolata una caserma e dove gli fu dedicato un artistico medaglione scolpito, opera del Dioguardi, Rievocazione della Battaglia di Novara inaugurato nel 1894. IL NASTRO AZZURRO 21 D CELEBRARE IL RISORGIMENTO È UN'OCCASIONE C E T T O F R A N O I 22 ome ci sentiamo uniti, noi italiani, quando la nazionale vince i mondiali di calcio, quando la stampa estera ci attacca con i soliti luoghi comuni, o quando siamo all'estero e vediamo campeggiare insegne di trattorie con pizza, spaghetti e caffè espresso. Il 17 marzo 2011 si festeggia il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, evento che ci permette una riflessione sul senso di appartenenza al popolo italiano di ciascuno di noi in un momento di valutazione e di retrospezione profonda diverso dalle solite manifestazioni culturali. "Un'immagine a brandelli e di fatto inesistente" dell'Italia è invece la risultante da questa accurata riflessione condotta dai maggiori critici, storici e giornalisti che, in più occasioni, hanno sollevato questioni sui festeggiamenti per il 150° anno dell'Unità d'Italia. L’abbastanza nutrito programma di eventi nazionali dedicati soprattutto alla realizzazione di diverse opere pubbliche in occasione dell'anniversario starebbe a dimostrare l'effettiva esistenza di una certa volontà di celebrazione. Il governo Prodi, nel 2007, deliberò i finanziamenti ad 11 opere pubbliche in altrettante città italiane. Successivamente, quello Berlusconi ha seguito la stessa via modificando il numero e la localizzazione delle opere da realizzare. Ciò però non testimonia il sentimento unitario, ma solo come l'Italia sia sempre unita quando si tratta di distribuire e di ricevere denaro pubblico. Solo Torino, ricevuto un acconto sui contributi, ha delineato un programma di eventi, mostre e celebrazioni per rendere omaggio all'Unità d'Italia in quella che è stata la prima capitale italiana. Ma si tratta di un'azione locale, che quasi stona in un contesto nazionale dove, in 150 anni, l'unità ha sempre rimandato alla singolarità e non all'unione. L'unica nota comune che si è sentita suonare per tutta la penisola ha riguardato sottili disquisizioni sull'opportunità dei festeggiamenti di una ricorrenza più o meno considerata più un affare monarchico che un evento nazionale. Il 17 marzo 1861 infatti fu promulgato il "Regno d'Italia" e Vittorio Emanuele II ne fu proclamato Re. Per non parlare, poi, del davvero notevole numero di pubblicazioni, articoli, libri e opuscoli, che ormai da anni, ma ancor di più in quest'ultimo periodo, stanno presentando un'immagine essenzialmente negativa di quegli eventi. "Quella tangente di Mazzini inaugura il malcostume di un'Italia disonesta", "Carlo Alberto sciupafemmine, traditore e indeciso a tutto", "Perché la Liguria non appartiene all'Italia", "L'invenzione delle camicie rosse", "Da capitale estense a provincia sarda", "Complotto massonico-protestante contro la Chiesa", "I Savoia e il massacro del Sud", "Un popolo alla deriva": è solo un piccolo campionario di titoli (di capitoli, di volumi, di articoli) utile ad inquadrare la questione. Un così potente movimento culturale antirisorgimentale non trova grandi opposizioni, né si scontra con alcun tentativo ufficiale, almeno ufficioso, o semplicemente privato di contrasto sullo stesso piano: quello intellettuale e storico, per intenderci. Ciò denota sicuramente una grande "fragilità" di quel sentimento nazionale di cui si è fatto cenno all'inizio e che dovrebbe davvero unire un popolo, quanto meno in onore dell'immane epopea vissuta dai nostri avi nel XIX secolo. La fragilità, costantemente percepita, della "tenuta" dell’unità nazionale all'interno di un sistema che procede a scossoni verso l’affermazione dell’identità nazionale resta l'obiettivo primario delle stesse celebrazioni, ma proprio questa fragilità richiede un intervento decisamente più forte sul piano istituzionale. Un anno fa, il 7 febbraio 2010, Ernesto Galli della Loggia scriveva, a tal proposito: "… la critica al Risorgimento ha una lunga tradizione. Cominciò nel momento stesso in cui fu proclamato il Regno d'Italia, nel 1861, per voce di coloro che si erano battuti per un altro esito, diverso da quello rappresentato dalla monarchia cavouriana … Ma attenzione: questa critica, sebbene spesso assai aspra, ha sempre osservato un limite. E cioè si è sempre ben guardata dal divenire una critica all'unità in quanto tale, non ha mai ceduto alla tentazione di mettere in dubbio il carattere positivo dell'esistenza dello Stato nazionale. È su questo punto che invece si sta consumando una rottura decisiva. Va costituendosi negli ultimi anni, infatti, un vero e proprio fronte antirisorgimentale e insieme antiunitario … Tutti si fanno forti di una ricostruzione del passato che dire approssimativa è dire poco: di volta in volta tagliata con la motosega o persa nei pettegolezzi minuti "dal buco della serratura". Nella quale, comunque, dominano i modelli interpretativi presi a prestito dall'Italia di oggi: quello del giustizialismo più grossolano ("Chi c'ha guadagnato", "chi ha rubato ", "chi ha pagato") e il complottismo maniacale che vede massoni e "misteri " dappertutto. L'Unità d'Italia diviene così un racconto a metà tra Mani pulite, la P2, e la strage di Ustica "come non ve l'hanno mai raccontata prima". Ridicolo, ma per molti convincente, dal momento che quel racconto riempie il vuoto che si è determinato da decenni nel nostro discorso pubblico dopo che esso ha espulso da sé, e ormai perfino dal circuito scolastico, ogni autentica e viva narrazione del Risorgimento …". Come non si può essere d'accordo con un'analisi così lucida? Appare quindi davvero necessario cogliere l'occasione fare qualcosa di diverso per dare il giusto senso ad un evento che, al di là del significato effettivo della ricorrenza, ha proprio lo scopo di rinsaldare il vincolo di unione del popolo italiano rievocando i valori alla base del nostro Risorgimento, per rifondare la nostra Patria dalla sua base: gli italiani. In tutto questo, il ruolo delle associazioni Combattentistiche e d'Arma, tra le quali spicca l'Istituto del Nastro Azzurro, è particolarmente cruciale in quanto depositario di Valori che, vacillanti nella società, sono ben saldi e profondi tra i propri iscritti. L'anniversario dell'unità d'Italia è l'occasione per diffondere meglio e di più tali Valori: facciamoci coraggio! Facciamoci sentire! Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO ELENCO DELLE FEDERAZIONI PROVINCIALI FEDERAZIONE ALESSANDRIA RECAPITI Via Fiume 23 – 15100 Alessandria Tel.0131.231172 PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA Gen. Luigi TURCHI Mer/Sab h.10-12 Magg. Maurizio MONDAINI Su appuntamento Gen. Attilio POLITANO Su appuntamento Cav. Stefano MANGIAVACCHI Lun/Ven. h.9-12 Cav. Franco Bruno CRUCIOLI Mar/Gio – h. 10-12 Su appuntamento Corso Einaudi 44 – 14100 Asti – Tel/Fax 0141.530408 Col.Comm. Filippo SCIRE’ RISICHELLA Su appuntamento AVELLINO Via S. Pietro 1 – 83012 Cervinara (AV) Tel. 0824836098 Augusto GENOVESE (*) Su appuntamento BARI Via Cardassi 50 – 70122 Bari – Tel. 080.5541443 – Cell.3401535050 [email protected] Via Mezzaterra 73 – 2° piano – 32100 Belluno – Tel.0437.30651 Gen. Giuseppe PICCA Mar/Gio/Sab h.10-12 Geom. Italo SAVASTA (*) Su appuntamento Via I.Polcari 7 – 82100 Benevento Cell.347 8334846 Bers.Cap. Gaetano TROTTA Su appuntamento Via Angelo Maj 28 – 24121 Bergamo – Tel.035.238745 [email protected] Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) Cell.3351475752 [email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/ Via Marsala 10 – 40126 Bologna – Tel./Fax 051.230670 Dott.Vito MIRABELLA Su appuntamento Conte Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO da Lun. a Ven. h.15-16 Cav. Giorgio BULGARELLI Mer/Gio h.9-11 [email protected] ANCONA AOSTA AREZZO ASCOLI PICENO ASTI Via XXIX Settembre 2/E – 60122 Ancona – Tel. 348 2415225 [email protected] Via C. Chamonin 60 – 11100 Aosta Tel.0165.42124 [email protected] Via dello Sportico 27 – 52025 Montevarchi (AR) – Cell. 3395792396 – [email protected] Corso Vittorio Emanuele 58 – 63100 Ascoli Piceno – Cell.3471157983 [email protected] BELLUNO BENEVENTO BERGAMO BIELLA BOLOGNA BOLZANO Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529 T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI Su appuntamento BRESCIA Via delle Grazie 37 – 25122 Brescia – Tel.030.3751225 – [email protected] Dott.Raffaele RIVOLTA Martedi h.9.30-11.30 Sabato h.9.30-11.30 BRINDISI Via Spalato Box n.1 – 72100 Brindisi Tel.0831.590198 [email protected] Via dei Giudicati 17 – 09131 Cagliari – Tel.070.402644 [email protected] Via Roma 68 – 86100 Campobasso – Tel.0874.413794 C.te Comm. Vincenzo CAFARO Da Lun. a Ven. h.10-12 Cav.Uff. Antonio DI GIROLAMO Su appuntamento Comm. Pasquale MASTRANTUONI da Lun. a Ven. h.9-12 CASERTA Via Luigi Settembrini 14 – 81100 Caserta – Tel.0823.324695 – Cell.3385779632 Cav. Mario SCHERILLO(*) Su appuntamento CATANIA Via G. Oberdan 31/C – 95100 Catania - tel.095.932283 Dott. Raffaele MESSINA Lun/Gio h.16.30-19 Corso Mazzini 251 – 88100 Catanzaro Tel.0961.721022 - Avv. Giuseppe PALAJA Lun/Mer/Ven h.9.30-11.30 CAGLIARI CAMPOBASSO CATANZARO [email protected] IL NASTRO AZZURRO 23 CHIETI Via Arniense 208 – 66100 Chieti – Tel.0871.348603 Comm. Biagio ROSSI Mar/Mer/Ven h.8.30-14 COMO Salita dei Cappuccini 18 – 22100 Como – Tel.031.308108 Comm. Giuseppe REINA Su appuntamento Rag. Alberino MAZZUCA Su appuntamento Maggiore Dr. Claudio MANTOVANI (*) Su appuntamento Sig. Pierluigi MARCHISIO FAUDA (*) Su appuntamento Corso Giovecca 165 (C. Patria) – 44100 Ferrara – Tel.0532.203368 [email protected] Via S.M. Maddalena 1 – 50010 Caldine (FI) – Tel.055.211087 Avv. Giorgio ANSELMI Mar/Gio h.9.30-11.30 Gen. Bruno STEGAGNINI Mercoledi h.16-18 FOGGIA Via Marchianò 46 – 71100 Foggia – Tel.0881.636341 T.Col. Comm. Giovanni Battista CORVINO Su appuntamento FORLI’ Viale Roma 18 – 47100 Forlì Cell.336788589 Prof. Vittorio ALVISI’ (*) Su appuntamento FROSINONE Via F.Brighindi 190 – 03100 Frosinone Tel..0775.250916 Cav. Alberto IANNACE Su appuntamento GENOVA Salita San Francesco da Paola 44– 16126 Genova – Tel.010.398113 Com.te Tullio PISACANE Mercoledi h.15-18 Via D. D’Aosta 143 – 34170 Gorizia – Tel. 0481.520935 Sig. Rinaldo ROMANO Lun/Ven h.10-12 Via dell’Appetito 226 58019 Porto S.Stefano (GR) Tel.0564.814098 – Cell.3349564364 Via Foce 3 – 18100 Imperia – Tel.0183.579301 - Cell.335.5826502 – Cav. Giovanni SCLANO (*) Su appuntamento Cavaliere del Lavoro Giacomo ALBERTI Su appuntamento [email protected] mo.it COSENZA CREMONA CUNEO FERRARA FIRENZE www.istitutonastroazzurro.como.it Via Savinio 6 – 87036 Rende (CS) – Cell.3313551579 – 3289114679 [email protected] Via XXV Aprile 13/C – 26038 - Cappella de Picenardi (Bs) Cell. 335.7204522 Via Bodoni 46 - 12037 Saluzzo (CN) tel.0175–42418 – cell.349 1319948 [email protected] GORIZIA GROSSETO IMPERIA [email protected] L’AQUILA LA SPEZIA Deceduto Viale Amendola 196 – 19100 La Spezia – Tel.0187.716204 – Cell.347.1990911 Mar.llo Renzo PEDRIGI Mar/Gio/Sab h.9-11 Piazza S. Marco 4 (c/o Casa del Combattente)– 04100 Latina – Tel.0773.693357 Via Flascassovitti 25 – 73100 Lecce – Tel.0832.308190 Cav. Luigi CASALVIERI Lun/Ven h.10-12 Cav. Luigi DELICATO da Lun. a Ven. h.9-11 Via Cavour 78 (c/o UNUCI) – 22900 Lecco – Tel.0341.364333 – S.Ten. Giuseppe FACCINETTO Mar/Ven. h.17-19 Via Piave 13 – 57123 Livorno – Tel.0586.896711 Ing. Giovanni ANDREANI Martedi h.16-18 LUCCA Via Cascine 373 – 55100 Arliano -Lucca – Tel.0583.59612 C.A.(aus) Nunzio PELLEGRINO Sabato h.11-12 MACERATA Piazza Annessione 12 - 62100 Macerata – Tel./Fax 0733.232450 – Cell.360.369662 [email protected] Corso Vittorio Emanuele 35 – 46100 Mantova – Tel.0376.324404 Sig.ra Cav. Sandra VECCHIONI Su appuntamento Cav.Uff. Leonardo SAVI Lun/Mer/Ven h.10-12 Gr.Uff. PierPaolo BATTISTINI Mar/Gio h.16-18 Sabato h.10-12 LATINA LECCE LECCO [email protected] LIVORNO MANTOVA MASSA-CARRARA 24 Galleria Leonardo da Vinci 4/1 - 54100 Massa – Tel.0585.44796 IL NASTRO AZZURRO MESSINA Viale Europa 162 – 98123 Messina - Cell. 3288972643 Magg. f. ris. Vincenzo RANDAZZO Mercoledì 17:00-19:30 Martedì su appuntamento MILANO Via S. Barnaba 29 – 20122 Milano – Tel.02.5512016 – [email protected] Via C.Battisti 85 – 41100 Modena Tel.059.237373 Gen. Arnaldo CASSANO(*) da Lun. a Ven. h.9.30-12.30 Avv. Odoardo ASCARI (*) Su appuntamento MODENA MONZA-BRIANZA Corso Milano 39 – 20052 Monza Dott. Federico Vido (*) [email protected] NAPOLI c/o Palazzo Salerno - Piazza Plebiscito 28 – 80132 Napoli – Tel.081.7640758 Avv. Cav. Gr.Cr. Gennaro PERRELLA Mar/Giov h.9.30-11.30 NOVARA Via Mario Greppi 9 - c/o UNUCI – 28100 Novara – Tel. 0321.612130 [email protected] Riviera S. Benedetto 30/A – 35139 Padova – Cell.3351338090 [email protected] Piazza S.F. di Paola 2 (c/o Caserma Ruggero Settimo) – 90138 Palermo – Tel.091.308108 Gen.D.(ca) Delio COSTANZO Su appuntamento Sig. Francesco SCAPOLO Mer h.10-11 Dott. Comm. Ugo FRASCONA’ Mar/Ven h.9-11.30 Via Cavour 28 (c/o UNUCI) – 43100 Parma – Tel.0521.233842 [email protected] Via A. Gazzaniga 2 – 27100 Pavia –Cell.335.6709322 – Gen.B (r) Alberto PIETRONI (*) da Lun. a Ven. h.10-12 Col. Raffaele BABUSCIO Mar/Mer/Sab h.9-12 Sig.ra Rosaria SECCHIAROLI Giovedì Su appuntamento Amm. Guido NATALE Lun/Sab h.9.30-12 Dott. Giacomo SCARAMUZZA (*) Mer/Sab h.9-10 Via Venezia 17 – 56030 Cevoli di Lari (PI) – Tel.0587.686010 Sig. Franco CITI (*) Su appuntamento Via F.Cilea 22 - 51100 Pistoia – Tel.0573.22725 Dr. Mario LIVI Sabato h.9-11 Dott. Aldo FERRETTI Martedì h.16-18 o su appuntamento Prof. Rocco GALASSO da Lun. a Ven. h. 8.30/13.00 – 16/19 Amm. Mauro CATTAROZZI (*) Su appuntamento Ten. Alberto CAFARELLI (*) Su appuntamento Geom. Giuseppe RONCHETTI Da Lun a Sab h.9-11 Col.Dr. Giancarlo Giulio MARTINI (*) Mar./Gio h. 9-13 PADOVA PALERMO PARMA PAVIA [email protected] PERUGIA PESARO E URBINO Via dell’Arsenale 39 – 61100 Pesaro (PU) – Tel.0721.31542 http://www.portalememorie.it/ PESCARA Piazza S. Caterina da Siena 4 – 65122 Pescara – Tel.085.4211990 [email protected] PIACENZA Via Romagnosi 41 – 29100 Piacenza – Tel.0523.338384 PISA PISTOIA PORDENONE Via dell’Aviere 1 – 33170 Pordenone – Tel.0434.361611 [email protected] POTENZA Via San Vincenzo de' Paoli 36 c/o C.S.D. 85100 Potenza Tel./ Fax 0971.470884 [email protected] RAVENNA Via Ofanto 5 – 48100 Ravenna – Tel.0544.61001 [email protected] REGGIO CALABRIA Salita Cappuccinelli dir. Zag.8 – 89123 Reggio Calabria – Tel.0965.22046 REGGIO EMILIA RIETI Via D. Alighieri 7 (c/o EDILGEO) –42123 Reggio Emilia – Tel.0522435394 – Cell. 348.1522406 – 348.6048054 [email protected] [email protected] Via Carocci 10 – 02100 Rieti Tel./Fax 0746.203077 [email protected] RIMINI Via Castelfidardo 11 – 47900 Rimini – Tel.0541.22716 [email protected] IL NASTRO AZZURRO Cap. Aleardo Maria CINGOLANI Venerdi h.9-12 25 ROMA Piazza Galeno 1 – 00161 Roma – Tel.06.4402555 – Fax 06.44266814 Dott. Comm. Antonio VALERI da Lun a Ven h.8.30-13.30 Geom. Graziano MARON Da Lun a Ven h.15-19 [email protected] ROVIGO Http://decorativalormilitare.spaces.live.com/ Via Levico 4 – 45100 Rovigo – Tel.0425.463350 – Fax 0425.463350 [email protected] Www.istitutonastroazzurrorovigo.it SALERNO Via Carmine 101 – 84124 Salerno – Cell.334.8916507 Col. Mario PRIVITERA Su appuntamento SASSARI Via Milano 19/a – 07100 Sassari – Tel.079.272524 – Cell. 3483489948 Sig. Antonello TOLA Su appuntamento Geom. Costantino FACCO (Segretario) Da Lun a Dom h.24 Sig. Marco CETOLONI (*) Su appuntamento Avv. Francesco ATANASIO Mar/Gio h.17-19 Cav. Alberto VIDO Su appuntamento [email protected] SAVONA Via Paleocapa 24 (c/o Hotel Suisse) – 17100 Savona – Tel.019.850853 – Cell. 335.6606885 [email protected] SIENA Via Aretina Loc. Arbia 71 – 53041 Asciano ( Si9 – Tel.0577.364865 – Cell.333.7441888 – [email protected] SIRACUSA Corso Gelone 7 – 96100 Siracusa – Tel./Fax 0931.24684 – SONDRIO Via Fossati 7 – 23100 Sondrio Tel.0342.212520 - Cell.3336685617 [email protected] [email protected] TARANTO Via Cugini 1 – 74100 Taranto – Tel.099.7752829 C.F. Luca BELLONE de GRECIS Da Lun a Ven h.9-11 TERAMO Via Gabriele D’Annunzio 89 – 64100 Teramo – Tel.0861.241179 Cell.348.8730235 Sig.ra Anna TRIMARELLI (*) Da Lun a Ven h.10-13 Dott. Marcello GHIONE Mar/Ven h.10-12 Magg. Carlo BERTOLOTTI Mercoledi 15-18 [email protected] TERNI Via F. Cesi 22 – 05100 Terni – Tel./Fax 0744.549856 TORINO Via S. Domenico 28 – 10122 Torino – Tel.011.5217733 – Fax 011.6698308 – [email protected] [email protected] TRAPANI Via Cosenza 193 – 91016 Casasanta (TP) Tel.0923.562556 Cav.Uff. Giuseppe MASCARI (*) Su appuntamento TRENTO Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529 T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI Su appuntamento TREVISO Vicolo S. Pancrazio 7 – 31100 Treviso – Tel.0422.545242 Comm.Gino TESO da Lun. a Ven. h.8.30-11 TRIESTE Via XXIV Maggio 4 – 34133 Trieste – Tel.040.361737 – Dott. Giuseppe VUXANI da Lun a Ven h.10-11 [email protected] UDINE Via Stabernao 2 – 33100 Udine – Cell.333.5731909 Geom. Sergio BERTINI (*) Mer/Sab h.10-12 VARESE Via C. Battisti 21 – 21100 Varese – Tel.0332.240803 Sig. Rinaldo BINAGHI Lun/Gio h.9-11 VENEZIA San Marco 4147 – Calle Loredan 30124 Venezia – Tel.041.5236028 Comm. Arnaldo DARAI Giovedi h.10-12 VERCELLI Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) – Cell.3351475752 [email protected] – http://vialardi.org/nastrazzuro/ Largo Don Chiot 27/A – 37122 Verona – Tel.045.8402145 Conte Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO da Lun. a Ven. h.15-16 Prof.Leone MAZZEO Sabato h.10-12 VERONA 26 VICENZA Corso Palladio 98/A (Pal.Trissino) – 36100 Vicenza – Tel.0444.221238 Mons. Ezio Olivo BUSATO Mar/Gio h.10-11 VITERBO Strada Bigini 55 01100 S.Martino al Cimino (VT) Col. Mario MOCHI Lun/Mer h.16-18.30 Gio h.9.30-11.30 e 16-18 Ven h.8.30-10.30 IL NASTRO AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO CONTINUA IL VOLO DI IKAROS Il secondo “International Symposium on Solar Sailing”, svoltosi in luglio al “New York City College of Technology”, è stata illustrata la missione della vela solare Ikaros progettata e messa in funzione dall’agenzia spaziale giapponese JAXA (Japan Aerospace eXploration Agency). Lanciata con successo il 21 maggio 2010 con un vettore HIIA - insieme all’orbiter Akatsuki diretto a Venere – Ikaros, acronimo di “Interplanetary Kite-craft Accelerated by Radiation Of the Sun”, è una sonda spaziale in grado di utilizzare l’energia solare come propulsore durante la navigazione interplanetaria fino a Venere. La vela, che con una diagonale di 20 m ha la forma di un grande aquilone quadrato, della superficie di circa 200 mq., è stata dispiegata completamente il successivo 10 giugno a circa 7,7 milioni di chilometri dalla Terra, ed ha quindi iniziato la sua attività con, in particolare, i seguenti scopi: – dispiegamento e controllo di una vela solare costituita da una membrana sottile; – sperimentazione delle celle solari a film sottile integrate nella vela per fornire energia al carico utile; – misurazione dell’accelerazione dovuta alla pressione di radiazione esercitata sulla vela solare; – controllo dell’assetto mediante pannelli con proprietà di riflessione variabile. La missione intende anche investigare sul vento solare e sulla polvere cosmica. La vela solare, che potrebbe in futuro consentire missioni spaziali nel sistema solare riducendo l’impiego di combustibili chimici, si basa su una tecnologia ibrida di elettricità e pressione. Sulla sua superficie è infatti presente una pellicola contenente piccole celle solari, di spessore di appena 7,5 millesimi di millimetro, in grado di trasformare l’energia dei fotoni di luce che vi impattano con una certa pressione in energia elettrica oltre che per la propulsione del veicolo. Durante la sua missione, della durata prevista di sei mesi, Ikaros raggiungerà l’orbita del pianeta Venere. Gli scienziati della JAXA hanno già programmata una nuova missione intorno a Giove, per la quale verrà utilizzata una vela di dimensioni doppie. PISA - SCUOLA SUPERIORE SANT'ANNA: CORSO DI ALTA FORMAZIONE "LAVORARE IN AMBIENTE OSTILE” In anni recenti si è moltiplicato considerevolmente il numero degli operatori internazionali, regionali, locali, governativi e non, che impiegano personale altamente specializzato nel contesto di azioni e progetti di supporto alla pace, assistenza umanitaria e cooperazione allo sviluppo. Per chi desidera avvicinarsi a questo settore, non è sempre facile comprenderne le complesse dinamiche e procedure. La Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa ha istituito a tale scopo il corso “Lavorare in Ambiente Ostile”, studiato per dare a chi si avvicina per la prima volta al mondo della cooperazione gli strumenti necessari a: orientarsi in uno scenario multidimensionale e affrontare con consapevolezza l'esperienza di lavoro sul campo. USA - LA CONFERENZA DEI SINDACI RICHIEDE L'ABOLIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI Lo scorso 14 luglio la Conferenza USA dei Sindaci, un ente costituito dai sindaci delle città statunitensi con una popolazione di oltre 30.000 persone, ha approvato all'unanimità una risoluzione che richiede l'abolizione delle armi nucleari. La dichiarazione dice, tra l'altro: "Chiediamo al Presidente Obama di lavorare con i leader degli altri stati con armi nucleari per attuare la Proposta di Cinque Punti del Segretario Generale ONU per il Disarmo Nucleare, al fine di concordare e realizzare una convenzione sulle armi nucleari entro il 2020." ESPERIENZA ITALIA NEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ Il 2011 e i festeggiamenti per il 150° Anniversario dell'Unità Nazionale possono essere un'opportunità per un dibattito collettivo che, coinvolgendo l'intera Nazione, porti a riflettere sul suo passato e sul suo presente per guardare consapevolmente al futuro. È con questo spirito che Torino ha deciso di mettersi a disposizione del Paese per organizzare nell'anno il grande evento “Esperienza Italia”: 250 giorni di mostre, esposizioni tematiche, convegni e spettacoli, che dal 17 marzo al 20 novembre, presenteranno quanto l'Italia ha di meglio da offrire al mondo: bellezze artistiche e culturali, creatività e made in Italy, innovazione, qualità della vita, storia, enogastronomia. Un evento straordinario che permetterà ai visitatori di vivere un'esperienza dell'Italia partendo dal passato, discutendo il presente e sperimentando un futuro possibile per il Paese, con lo scopo ultimo di presentare un quadro dell'identità nazionale profondamente condiviso e fonte di orgoglio per tutti gli italiani. “Esperienza Italia” si rivolge idealmente a 150 milioni di persone: quel popolo "italico" che è composto dagli italiani in senso stretto, dai nuovi italiani, dalle comunità italiane nel mondo e da tutti coloro che sono appassionati del nostro Paese, magari perché ne studiano la lingua o ne apprezzano la produzione enogastronomica. IL NASTRO AZZURRO 27 1859 - 1860 IL BIENNIO DECISIVO opo l'incontro di Plombières con Napoleone III, il 21 e 22 luglio 1858, che portò alla firma, il 26 gennaio 1859, del trattato di alleanza difensiva in funzione anti austriaca fra Francia e Regno di Sardegna, il primo ministro Cavour iniziò i preparativi per la campagna che doveva portare alla liberazione del nord Italia. Non rispettando l'ultimatum austriaco che richiedeva l'immediata sospensione delle minacciose manovre militari intraprese dall'esercito piemontese al confine del Ticino, riuscì a farsi dichiarare guerra dall'Austria, il 26 aprile 1859. L'esercito austriaco, al comando del maresciallo Gyulai, dopo una puntata in territorio piemontese compiuta senza incontrare resistenza, inspiegabilmente rientrò in Lombardia dando sufficiente tempo all'esercito piemontese per il ricongiungimento con quello francese. Il 20 maggio il primo scontro a Montebello vinto dai francesi. I Cacciatori delle Alpi, volontari garibaldini, operando sulle Prealpi in appoggio all'offensiva principale, in pochi giorni liberarono tutto il nord lombardo fino a Brescia. Il 30 ed il 31 maggio i piemontesi riportarono una brillante vittoria a Palestro, mentre i francesi il 2 giugno sconfissero gli Austriaci a Turbigo e il 4 giugno a Magenta. Il 5 giugno l'esercito austriaco lasciava Milano e si ritirava oltre l'Adda, tappa per le fortezze del Quadrilatero. La sera del 6 giugno, una brigata di retroguardia con due squadroni di dragoni ed ussari, si insediò a Melegnano, presa dei francopiemontesi la sera dell'8 giugno, giorno in cui Napoleone III e Vittorio D La Battaglia di San Martino 28 Emanuele II entrarono trionfalmente in Milano. Il giorno dopo, il consiglio comunale della città, ribadendo la validità del plebiscito del 1848, votò l'annessione della Lombardia al Regno sabaudo. Nel frattempo, l'imperatore d’Austria Francesco Giuseppe aveva assunto personalmente il comando delle operazioni. Il 24 giugno i franco-piemontesi vinsero una grande battaglia sviluppatasi in due eventi separati: a Solferino e a San Martino. Gli Austriaci furono rigettati oltre il Mincio, ma lì avevano la possibilità di appoggiarsi alle loro grandi fortezze e attendere i rinforzi. Napoleone III, preoccupato per l'opinione pubblica francese, sempre meno favorevole alla guerra, e per la piega politica indesiderata che essa stava prendendo, contattò Francesco Giuseppe e l'11 luglio sottoscrisse con lui l'armistizio di Villafranca, firmato il 12 anche da Vittorio Emanuele II. Con la pace di Zurigo, l'11 novembre 1859, gli Asburgo cedevano la Lombardia alla Francia, che l'avrebbe assegnata ai Savoia, mentre l'Austria conservava il Veneto. Già dal maggio 1859 le popolazioni del Granducato di Toscana, delle Legazioni (Bologna e la Romagna), del Ducato di Modena e del Ducato di Parma scacciavano i propri sovrani e reclamavano l'annessione al Regno di Sardegna. Napoleone III e Cavour erano reciprocamente in debito: il primo poiché non aveva liberato Venezia, il secondo perché aveva liberato l'Italia centrale, cosa non prevista dal patto franco piemontese. Lo stallo venne risolto il 24 marzo 1860, quando Cavour sottoscrisse la cessione della Savoia e della Contea di Nizza alla Francia in cambio del consenso dell'Imperatore francese all'annessione di Toscana ed Emilia-Romagna al Regno di Sardegna. A marzo 1860 quindi, l’Italia era suddivisa in tre soli Stati: il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa, il Regno delle Due Sicilie, a cui si aggiungeva l'Impero Austriaco di Francesco Giuseppe che ancora possedeva il Veneto, il Trentino, il Friuli e Mantova. La Francia, nell'ambiguo ruolo di potenza protettrice di Roma e principale alleato del Regno di Sardegna, impediva a quest'ultimo tanto un'azione contro l'Austria (col suo mancato sostegno), quanto un'azione contro Roma IL NASTRO AZZURRO (con la sua esplicita opposizione). Restava pertanto ai piemontesi un unico bersaglio possibile: Napoli. Ma, a parte la notevole potenza militare di cui comunque il Regno delle Due Sicilie disponeva, il Regno di Sardegna intendeva presentarsi alla politica europea sempre come lo strumento del ripristino dell'ordine, quindi l'unica possibilità poteva essere una sollevazione dall'interno, che provasse l'incapacità del re Borbone di garantire l'ordine pubblico nei propri domini. Nel Regno delle Due Sicilie c'erano già state diverse ribellioni e, per ben due volte, dopo il 1815, i Borbone erano stati rimessi sul trono dagli eserciti austriaci. Nel 1860, tuttavia, la situazione appariva di gran lunga meno instabile, sebbene i liberali fossero però presenti in buon numero nelle alte cariche dell'esercito e nella flotta napoletana. La volontà di scendere in armi contro i Borbone era davvero notevole solo in Sicilia dove l'insofferenza non era limitata alle classi dirigenti, ma coinvolgeva una larga fascia della popolazione cittadina e rurale; congiuntura pressoché unica nel corso dell'intero Risorgimento. L'uomo giusto per tentare una missione apparentemente disperata, la famosa sollevazione dall'interno che sconvolgesse il Regno di Francesco II proprio dalla Sicilia, "costringendo" il Re di Sardegna ad intervenire per garantire l'ordine pubblico era disponibile: si trattava di Giuseppe Garibaldi. Per Cavour, Garibaldi era potenziale fonte di grandi preoccupazioni ma godeva dell'illimitata stima dell'opinione pubblica italiana e liberale nel mondo, nonché di Vittorio Emanuele II. Il 4 maggio 1860 Garibaldi acquistava per procura dall'armatore Rubattino i due vapori “Piemonte” e “Lombardo”. Per il pagamento veniva contratto un debito che segretamente era garantito dal Regno di Sardegna. La sera del 5 maggio la spedizione si imbarcava dallo scoglio di Quarto. I garibaldini erano armati di vecchi fucili e privi di munizioni e di polvere da sparo. Queste ultime vennero recuperate (insieme a tre vecchi cannoni ed un centinaio di buone carabine) il 7 maggio presso il forte di Talamone. Il 9 maggio la spedizione sostò a Porto Santo Stefano per rifornimento di carbone. I comandanti borbonici avevano spostato, appena un giorno prima dello sbarco, una consistente guarnigione da Marsala a Palermo, per far fronte alle insurrezioni verificatesi nel capoluogo. I 1089 garibaldini poterono sbarcare tranquillamente a Marsala la mattina dell'11 maggio senza incontrare resistenza e anche protetti da alcune navi da guerra inglesi (la Gran Bretagna aveva forti interessi economici in Sicilia e sperava in una rapida e “indolore” soluzione della crisi). Due navi da guerra borboniche sopraggiunte nel frattempo, solo a sbarco avvenuto, effettuarono uno sterile bombardamento sui moli e sulle due navi dei garibaldini ormai vuote. I Mille, affiancati da 500 "picciotti", ebbero una prima vittoria nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio, contro circa 4.000 soldati borbonici. In seguito, aiutato dall'insurrezione di Palermo, tra il 27 e il 30 maggio, Garibaldi conquistò la città. Durante il mese di giugno, ai garibaldini si aggregarono altri volontari siciliani e da altre parti d'Italia. Il 20 IL NASTRO AZZURRO luglio le truppe borboniche vennero sconfitte nella battaglia di Milazzo, forse il primo vero combattimento svoltosi in Sicilia. Nei giorni successivi, Giacomo Medici trattò ed ottenne, dal generale borbonico Clay la neutralizzazione della fortissima cittadella di Messina e del suo numeroso esercito e la liberazione della città. Garibaldi aveva ottenuto così campo libero. Mentre Cavour esercitava fortissime pressioni per procedere subito ai plebisciti in Sicilia e Vittorio Emanuele II incoraggiava il generale a passi decisi, le forze borboniche attendevano lo sbarco garibaldino a Reggio. Ma, il 19 agosto, Garibaldi sbarcò sulla spiaggia ionica di Melito Porto Salvo, con circa ventimila volontari. In Calabria interi reparti dell'esercito borbonico si disperdevano o passavano con Garibaldi, il quale poté procedere verso nord praticamente senza incontrare resistenza. Il re Francesco II abbandonò Napoli per portare l'esercito fra la fortezza di Gaeta e quella di Capua, così, il 7 settembre, Garibaldi entrò nella capitale accolto da liberatore. Le truppe borboniche, ancora presenti in abbondanza ed acquartierate nei castelli, non offrirono alcuna resistenza, e si arresero. In seguito avvenne la decisiva battaglia del Volturno, dove Garibaldi, ormai al comando di 24.000 volontari, respinse una grande avanzata dell'esercito borbonico forte di circa 50.000 soldati. La battaglia terminò tra l’1 e il 2 ottobre. La travolgente avanzata garibaldina e l'arrivo di Giuseppe Mazzini a Napoli convinse Cavour che ormai non si poteva più attendere e occorreva venire allo scoperto. Vittorio Emanuele II discese la penisola alla testa dell'esercito regolare piemontese, attraverso le Marche e l'Umbria papalini (dove aveva sconfitto l'esercito pontificio alla battaglia di Castelfidardo), l'Abruzzo ed il Molise borbonici, giungendo in Campania nei giorni immediatamente successivi alla battaglia del Volturno. Subito dopo (21 ottobre) si svolse il plebiscito per l'annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna, che diede uno schiacciante risultato a favore appunto dell'annessione. L'impresa dei Mille si concluse il 26 ottobre 1860 con lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano. Il 7 novembre, il Re faceva il suo ingresso a Napoli, mentre Garibaldi si ritirava a Caprera, deluso dall’atteggiamento di totale distacco manifestato nei confronti delle sue camicie rosse dal Re (non li aveva passati in rassegna a Caserta, né aveva loro permesso di entrare a Napoli insieme all’esercito regolare). Nel frattempo, il 4 e il 5 novembre si erano tenuti, con esito favorevole, i plebisciti per l'annessione di Marche ed Umbria. Dopo la sconfitta sul Volturno, Francesco II, la regina e i resti dell'esercito borbonico si erano asserragliati a Gaeta, ultimo baluardo, assieme a Messina e Civitella del Tronto, a difesa del Regno delle Due Sicilie. L'assedio di Gaeta, iniziato dai garibaldini il 13 novembre 1860, fu concluso dall'esercito sardo il 13 febbraio 1861. Gli ultimi Borbone di Napoli andarono in esilio. Il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II fu proclamato Re d'Italia dal nuovo parlamento uscito dalle prime elezioni svolte in tutte le terre della penisola. 29 150° ANNIVERSARIO: LA CELEBRAZIONE e preparazioni delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia sono state avviate con decreto del Presidente del Consiglio, con il quale è stato istituto anche un Comitato interministeriale per le celebrazioni. Il Presidente del Consiglio ha delegato il Ministro per i Beni e le Attività culturali alla presidenza del Comitato, del quale fanno parte il Ministro dell'Economia e Finanze, il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, il Ministro della Difesa, il Ministro per lo Sviluppo Economico, il Ministro per i Rapporti con le Regioni, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio dei Ministri, il Sottosegretario alla Presidenza con delega al Turismo e il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio. Al Comitato interministeriale sono affidate, in raccordo con le Amministrazioni regionali e locali interessate, le attività di pianificazione, preparazione ed organizzazione degli interventi e delle iniziative legate alle celebrazioni. Il supporto a tali attività è garantito dalla Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni L 30 dell'Unità d'Italia, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono previsti e in atto la realizzazione e il completamento di un programma di qualificati interventi ed opere, anche infrastrutturali, di carattere culturale e scientifico, nonché di un quadro significativo di iniziative su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle città di importante rilievo per il processo di unità della Nazione, tali da assicurare la diffusione e la testimonianza del messaggio di identità ed unità nazionale delle celebrazioni. La verifica e il monitoraggio del programma delle iniziative è affidata al Comitato dei Garanti presieduto dal Prof. Giuliano Amato. Tre bandiere tricolore che rappresentano i tre giubilei del 1911, 1961 e 2011, in un collegamento ideale tra le generazioni, costituiscono il logo dell'anniversario che si celebrerà nel 2011. La valenza simbolica delle celebrazioni rimanda ad un messaggio di identità e unità nazionale e testimonia l'impegno di valorizzare il territorio nazionale come espressione di realtà e peculiarità di tutte le Regioni che lo compongono. IL NASTRO AZZURRO 7 GENNAIO 2010: IL PRESIDENTE A REGGIO EMILIA PER LA FESTA DEL TRICOLORE uest’anno la Festa del Tricolore ha un significato particolare perché è inserita nelle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. In tale ambito, il Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio Napolitano, ha inteso solennizzare l’evento celebrando in contemporanea un altro importante anniversario: il 214° della prima comparsa del Tricolore italiano, avvenuta a Reggio Emilia nel 1797 in occasione delle campagne napoleoniche dalle quali fu istituita la Repubblica Cispadana, primo embrione di quello stato del nord Italia a cui si ispirarono inizialmente nel Risorgimento i liberali democratici come Cavour, donando ai Sindaci di Torino, Firenze e Roma una riproduzione di quel primo vessillo. Il Presidente Napolitano ha pronunciato un importante discorso di cui riportiamo ampi stralci: Q con quella collocazione nella Carta - una scelta non solo ... Non c’era perciò luogo più giusto, e non c’era giorsimbolica ma di principio. no più giusto, che Reggio Emilia il 7 di gennaio, per dare ... E più in generale, vorrei rivolgere un vivo incitameninizio alla fase più intensa e riccamente rappresentativa to a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizione, delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia... a tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni Nel 2010 le celebrazioni del centocinquantenario nazionali regionali e locali, perché nei prossimi mesi, al hanno richiamato eventi fondamentali del 1860, a cominSud e al Centro come al Nord, si impegnino a fondo nelle ciare dalla spedizione dei Mille, dall’impresa garibaldina iniziative per il centocinquantenario, così da renderne davper la liberazione della Sicilia e del Mezzogiorno, che aprì vero ampia e profonda la proiezione tra i cittadini, la parla strada al compimento del moto unitario. tecipazione dei cittadini, in rapporto ad una ricorrenza da Oggi - nel passare il testimone ai Sindaci di Roma e tradurre in occasione di rafforzamento della comune condelle due prime capitali del Regno unitario, che sono lieto sapevolezza delle nostre responsabilità nazionali. di vedere tra noi e cordialmente saluto - si riparte dall’anSono convinto che ciò sia possibile anche perché c’è tefatto di quel moto, dalle prime connotazioni politico-stauna persistenza della memoria del Risorgimento e del tuali che l’Italia aveva assunto nell’era napoleonica, dalla moto nazionale unitario assai più diffusa, in tutte le regioscelta, 214 anni orsono, dell’”iscrivere in un piccolo lembo ni, di quanto taluno mostri di ritenere... del territorio italiano - ha detto il professor Melloni - il triNon ripeterò ora preoccupazioni su cui ho avuto modo colore come bandiera politica”. di esprimermi ampiamente, per la difficoltà e la durezza ... Egli ha fatto anche la storia, direi, della delusione, delle prove che attendono e già incalzano l’Italia in un delidello scontento, che accompagnò o ben presto seguì il cato contesto europeo e in un arduo confronto internaziocompimento dell’Unità, la proclamazione, nel 1861, del nale. Vorrei solo dire che la premessa per affrontarle posiRegno d’Italia e che ha finito per riprodursi fino ai giorni tivamente, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzianostri. lità su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscien... Quel che è giusto sollecitare è un approccio non steza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato rilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, è un nazionale aperto a tutte le collaborazioni e a tutte le approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamensfide... to storico che - al di là di contraddizioni e perfino di storE dunque, sia più che mai questo 7 gennaio 2011, la ture da non tacere - la nascita dello Stato nazionale unitariflessione e la festa con cui oggi lo celebriamo a Reggio rio ha consentito all’Italia. La nascita del nostro Stato uniEmilia, pegno della nostra determinazione nel riaffermare, tario e - come ho detto di recente - la sua rinascita su basi tutelare, rinsaldare l’unità nazionale, che fu la causa cui democratiche, nel segno della Costituzione repubblicana. tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita. L’esperienza del fascismo e della lotta antifascista, della Resistenza in tutte le sue manifestazioni, della grande riflessione e della straordinaria ricerca dell’intesa in sede di Assemblea Costituente, portò al superamento di antiche antinomie e di guasti profondi, condusse al recupero di ideali, valori, simboli comuni ... L’idea di Nazione, l’amor di patria, acquistarono o riacquistarono il loro fondamento di verità e il loro senso condiviso, così come i principi di sovranità dello Stato laico e di libertà religiosa. Apparvero definitivamente rimossi i motivi di separazione o estraneità rispetto al comune risconoscersi in un ordinamento nazionale democratico... E non fu per caso che venne collocato all’articolo 12 (della Costituzione) il riferimento al tricolore italiano come bandiera della Repubblica. Riferimento sobrio, essenziale, ma Il Presidente consegna la riproduzione del primo imprescindibile. I Costituenti vollero farne Tricolore ai Sindaci di Roma e Reggio Emilia IL NASTRO AZZURRO 31 CRONACHE DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA Trieste 3 novembre 2010: foto di gruppo con Michele Maddalena prima della partenza della Marcia dell’Unità d’Italia l 3 novembre 2010 alle ore 10 in Piazza Unità d'Italia a Trieste ha avuto luogo la partenza della "Marcia dell'Unità d'Italia" promossa dall'Istituto del Nastro Azzurro fra i decorati al Valor Militare per celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. La marcia, che attraversa tutta l'Italia e si conclude a Torino il 17 marzo 2011, è attuata dall'azzurro Michele Maddalena. Alla partenza erano presenti il Consigliere comunale Cav. Giuseppe Colotti, in rappresentanza del Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, il gen. Carlo Maria Magnani, Presidente nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro, il dott. Giuseppe Vuxani, Presidente della Federazione di Trieste dell'Istituto medesimo, la Sig.ra Margherita Trevisan, Segretaria e l'alfiere gen. Evangelista De Bernardinis, con il labaro della Federazione. Erano inoltre presenti altri rappresentanti di Associazioni Combattentistiche e d'Arma tra i quali il gen. Paolo Stocca, Presidente della Sezione di Trieste dell'UNUCI con la bandiera della Sezione. I on questo comunicato, il Presidente della Federazione Provinciale di Trieste, dott. Giuseppe Vuxani, ci ha reso noto che l'impresa solitaria di Michele Maddalena, socio del Nastro Azzurro Federazione Provinciale di Latina - ha avuto inizio. Come abbiamo già anticipato dalle colonne di questa rivista, Michele Maddalena ha intrapreso la "Marcia dell'Unità d'Italia" con lo scopo di toccare il maggior numero possibile di luoghi sacri al Risorgimento per poi giungere a Torino alla vigilia dei festeggiamenti per il 150° Anniversario dell'unità d'Italia, che si terranno il 17 marzo 2011. C 32 Al momento in cui questo numero de "Il Nastro Azzurro" va in stampa, Michele Maddalena ha già percorso più di mille e cinquecento chilometri attraversando Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e, nel Lazio, le provincie di Rieti, Frosinone e Latina, per poi dirigersi verso il Molise e la Campania. Come avevamo già anticipato negli scorsi numeri, la marcia di Maddalena procede a tappe di 35-40 chilometri al giorno. Dovunque arriva ha contatti con le autorità istituzionali locali e fa apporre la firma sulle pergamene che conduce con se. Tutte le pergamene saranno con- IL NASTRO AZZURRO segnate a Torino al Presidente della Repubblica a testimonianza della Marcia che ha idealmente ripercorso l'unificazione d'Italia. Ovviamente la sensibilità delle autorità locali varia da luogo a luogo. Talora ci sono stati veri e propri festeggiamenti, come cerimonie pubbliche, talaltra eventi minimali come semplici incontri negli uffici del Comune o di altro Ente locale. Pochi giorni prima del Natale, Michele Maddalena è stato costretto ad un cambiamento di programma a causa delle condizioni meteorologiche decisamente sfavorevoli che lo hanno colto in una zona, peraltro, molto sensibile al cattivo tempo, il confine tra Lazio e Abruzzo tra Antrodoco e L'Aquila, dove abbondanti nevicate lo hanno obbligato ad anticipare di qualche giorno il breve periodo di riposo previsto per il Santo Natale, ed a tagliare un paio di tappe nelle zone più montuose e "innevate" dell'Italia centrale. Ma qual è il vero significato di questa marcia a tappe, ciascuna delle quali di lunghezza paragonabile alla Maratona? Lo stesso Michele Maddalena ha spiegato: "I nostri avi hanno unificato l'Italia camminando a piedi per tutta la penisola. Io sto ripercorrendo idealmente gli itinerari di chi compì materialmente il Risorgimento." In queste pagine riportiamo anche brevi cronache di alcuni eventi che si sono svolti all'arrivo del nostro marciatore in vari luoghi, ma si tratta solo di alcuni esempi, ché se li avessimo voluti citare tutti, già adesso avremmo potuto riempire un'intera annata di questo periodico. Va inoltre sottolineato l'eccellente supporto fornito dal Rotary italiano che, tramite i Governatori dei Distretti più importanti d'Italia del Rotary International, hanno aderito alla richiesta di supporto che il Nastro Azzurro ha rivolto alla più antica organizzazione di Club di servizio del mondo perché il nostro marciatore non fosse costretto a cercarsi anche l'albergo e la cena al termine di ogni tappa. Purtroppo il supporto del Rotary non è stato totale, alcuni Distretti non hanno aderito all'appello che il Governatore del Distretto 2080 (Lazio e Sardegna), avv. Roberto Scambelluri, aveva a suo tempo lanciato, ma comunque vanno davvero ringraziati i soci dei Rotary Club dei Distretti 2060 (Tre Venezie), 2080 (Lazio e Sardegna), 2090 (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Albania) e 2100 (Campania e Calabria) che hanno offerto supporto disinteressato e hanno risolto sempre tutti i problemi, man mano che si presentavano, con spontanea e incondizionata disponibilità. Per quanto riguarda il supporto istituzionale, dove le nostre Federazioni Provinciali hanno avuto difficoltà, spesso è subentrata la consorella UNUCI a risolvere ed a pianificare incontri con le autorità e cerimonie correlate al passaggio di Maddalena. Ma la marcia continua! Di seguito pubblichiamo la seconda parte dell'itinerario, quella che sarà svolta nei mesi di Febbraio e Marzo 2011, fino al suo epilogo a Torino il 16 marzo, cioè il giorno prima del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia. ROVIGO ACCOGLIE CALOROSAMENTE LA MARCIA DELL’AZZURRO MICHELE MADDALENA l 19 novembre, in occasione del transito della Marcia dell'Unità d'Italia per Rovigo, la Federazione Provinciale della città, grazie all'eccellente iniziativa del suo presidente Graziano Maron, ha organizzato una tavola rotonda presso la sede della Provincia alla quale ha partecipato anche il Presidente Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro, gen. Carlo Maria Magnani. L'evento è stato momento di riflessione sul significato e sulla portata delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia ed ha dato modo di approfondire il rapporto tra le associazioni combattentistiche e d'Arma e gli enti istituzionali cittadini, già peraltro decisamente buono. I Rovigo 19 novembre 2010: foto di gruppo con Michele Maddalena dopo la Tavola Rotonda IL NASTRO AZZURRO 33 GLI EVENTI LUNGO LA MARCIA umerosi gli incontri al vertice delle istituzioni per la firma della pergamena e altrettanto numerose le cerimonie, semplici ma suggestive, organizzate dagli enti locali in occasione del passaggio della Marcia dell'Unità d'Italia. In queste pagine alcuni dei tanti momenti salienti dell'impresa che l'Azzurro Michele Maddalena sta compiendo a nome dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al valor Militare. Notevole anche l'interesse della stampa, soprattutto locale, che ha dato finora adeguato risalto alla Marcia. Il Rotary, oltre a sostenere logisticamente l’impresa, ha pubblicato ampi reportages sulla propria stampa. N Bologna: Cerimonia al Monumento ai Caduti della Grande Guerra organizzata dalla locale Federazione Provinciale Bologna: Firma del rappresentante della Regione Emilia Romagna Michele Maddalena con i Presidenti del R.C. di Feltre e Trento Coreno Ausonio (FR): Cerimonia al monumento ai Caduti 34 IL NASTRO AZZURRO LE PROSSIME TAPPE N° e data della tappa 75. martedì, 1 febbraio 76. mercoledì, 2 febbraio 77. giovedì, 3 febbraio 78. venerdì, 4 febbraio 79. sabato, 5 febbraio 80. domenica, 6 febbraio 81. lunedì, 7 febbraio 2011 82. mercoledì, 9 febbraio 2011 83. giovedì, l0 febbraio 84. venerdì, 11 febbraio 85. domenica, 13 febbraio 86. lunedì, 14 febbraio 87. martedì, 15 febbraio mercoledì, 16 febbraio 88. giovedì, 17 febbraio 89. venerdì, 18 febbraio 90. sabato, 19 febbraio 91. domenica, 20 febbraio 92. lunedì, 21 febbraio 93. martedì, 22 febbraio 94. mercoledì, 23 febbraio giovedì, 24 febbraio 95. venerdì, 25 febbraio 96. sabato, 26 febbraio 97. domenica, 27 febbraio 98. lunedì, 28 febbraio 99. martedì, 1 marzo 100. mercoledì, 2 marzo 101. giovedì, 3 marzo venerdì, 4 marzo 102. sabato, 5 marzo 103. domenica, 6 marzo 104. lunedì, 7 marzo 105. martedì, 8 marzo mercoledì, 9 marzo 106. giovedì, 10 marzo 107. venerdì, 11 marzo 108. sabato, 12 marzo 109. domenica, 13 marzo 110. lunedì, 14 marzo 111. martedì, 15 marzo 112. mercoledì, 16 marzo Percorso Nuoro/Orosei Orosei/Silana Silana/Tortoli Tortoli/Cantoniera Masonedili Cantoniera Masonedili/Muravera Muravera/is Piricocus is Piricocus/Cagliari Napoli/Caserta Caserta/Pastorano Pastorano/Sessa Aurunca Latina/ Anzio Anzio/Pomezia Pomezia/Roma riposo Ponte Milvio/Monterosi Monterosi/Viterbo Viterbo/ Acquapendente Acquapendente/San Quirico D'Orcia San Quirico D'Orcia/Siena Siena/Montevarchi Montevarchi/Firenze riposo Firenze/Pistoia Pistoia/Lucca Lucca/Viareggio Viareggio/Sarzana Sarzana/Borghetto di Vara Borghetto di Vara/Lavagna Lavagna/Genova riposo Genova/Isola del Cantone Isola d. Cantone/Castelnuovo Scrivia Castelnuovo Scrivia/Pavia Pavia/Milano riposo Milano/Trecate Trecate/Vercelli Vercelli/Ivrea Ivrea/Montjovet Montjovet/Aosta Ivrea/Chivasso Chivasso/Torino Km. 39,000 40,800 43,600 41,100 30,000 38,600 23,500 32,900 42,500 33,600 25,900 31,900 34,700 44,100 35,000 47,600 47,100 44,000 44,300 44,900 37,000 36,400 45,600 41,100 40,900 41,400 43,600 43,300 45,400 39,400 35,600 39,500 32,600 50,300 37,500 34,500 36,200 22.700 GIOVEDÌ 17 MARZO 2011 TORINO: CELEBRAZIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL'UNITÀ D'ITALIA IL NASTRO AZZURRO 35 AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO Fed. ANCONA: Azzurro Elio MARINELLI (C.G.V.M.). Fed. BARI: Sig. Idolo CAVAGGION; Sig.ra Antonia CUCINELLA; Sig. Egidio GUADAGNOLO; Sig. Gaetano LUSITO. (M.A.V.M.-3 C.G.V.M.). Fed. NAPOLI: Sig. Vincenzo DONZELLI; S.Ten. Giuseppe ORRU’ (M.B.V.M.). Fed. NOVARA: Gr. Uff. Roberto RIZZOLIO. Fed. BELLUNO: Sig.ra Maria CENTA GABRIELLI. Fed. PADOVA: Sig. Carlo DE PIANTE VICIN; Sig. Gino MASIERO; Sig.ra Amalia ZANARDO. Fed. BOLZANO: Azzurro Umberto MARETTI. Fed. PALERMO: Gen. Angelo PETRANTONI (M.A.V.M.-C.G.V.M.). Fed. BOLOGNA: Sig.ra Ercolina SAGLIONI; Sig. Pier Luigi PASQUINI. Fed. BRESCIA: Sig.ra Alda MASINI. Fed. CREMONA: Sig.ra Lucia BERETTERA. Fed. CUNEO: N.H. Giovanni Lorenzo BARALIS (C.G.V.M.) - Sezione di Saluzzo: D.A. Esteina DUCLER GAUTERO. Fed. FIRENZE: Azzurro Gen. D. Italo BERARDENGO; Azzurro Enzo BELLETTI; Sig.ra Francesca GRISTINA vedova dell’Azzurro Giuseppe Gristina (M.A.V.M.); Azzurro M.llo Mario MACARIO. Fed. GENOVA: Sig.ra Iole CERIOLI BRESCIA; Sig.ra Angelica D’ALFONSO; Sig.ra Maria DE FILIPPO; Sig. Domenico FERRARI; Sig.ra Emilia MERLI vedova dell’Azzurro Giovanni Tosi. Fed. GORIZIA: Generale Alfredo TOLOZZI; Sig.ra Ada MERNI MORICO. BAR- Fed. LIVORNO: N.D. Maria MONTELLA vedova dell’Azzurro Licio Visintini (M.O.V.M.). Fed. PORDENONE: Sig. Sergio FERRIN; Azzurro Cav. Uff. Modesto MARZOTTO (M.A.V.M.), Vice Presidente della Federazione; Azzurro Mario SIST (M.A.V.M.); Sig. Lino ZERIO, già Alfiere della Federazione. Fed. REGGIO EMILIA: Sig.ra Ivonne CORREGGI vedova dell’Azzurro Florindo Reggioni (M.A.V.M.); Sig.ra Ermelinda FERIOLI FRASSINETTI. Fed. ROMA: Gen. S.A. Comm. Egisto ANDALO’ (M.A.V.M. ‘sul campo’-M.B.V.M. ‘sul campo’); Gen. S.A. Cav. Gr. Cr. Umberto BERNARDINI (M.B.V.M.); Gen. D. (R.O.) Comm. Massimo CASTRACUCCHI (M.A.V.M.-Prom. M.G.); Sig.ra Eleonora CENTRA vedova dell’Azzurro Tancredo Macera (M.B.V.M.); Gen. C.A. Remo De FLAMMINEIS; Sig.ra Hildegard KLEIN vedova dell’Azzurro Gen. S.A. Luigi Bianchi (4 M.A.V.M.Prom. M.G.); Magg. Pil. A.A. Francesco MARIUCCI (2 M.A.V.M.-M.B.V.M.-C.G.V.M. ’sul campo’); Ten. ftr. (R.O.) Remigio OLIVIERI (M.A.V.M.); Sig.ra Nerea VALENTINIS TAGLIARINI; T. Col. Cav. Dr. Prof. Cav. Gr. Cr. Giuliano VASSALLI (M.A.V.M.); Sig.ra Luisa VASSURI. Fed. MASSA: Sig. Giuseppe BONTEMPI. Fed. MESSINA: M.llo Magg. Aiut. Rosario RANDAZZO. Fed. TORINO: Azzurro Mario POMATTO; Sig.ra Pasquangela SPANU CAU. Fed. TRENTO: Sig. Angelo PALAORO. Fed. MILANO: Sig.ra Carla MAZZOLENI MEDRI; Azzurro Ugo MUTTI (M.A.V.M.); Sig. Enrico RIVA; Sig.ra Luigia TERRAVAZZI. Fed. MODENA: 36 Conte Stefano BONASI Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. IL NASTRO AZZURRO POTENZIAMENTO GIORNALE - FEDERAZIONE PROVINCIALE DI PARMA - Azzurro Giuseppe ALTEA – Dolianova (CA) - Dott. Licio SALVAGNO – Venezia - Azzurro Giovanni CEZZA – Trani (BT) - Sig.ra Liliana LEONI – Milano “In memoria di mio marito Gen. Orlando Aversa – M.A.V.M. ” - Sig.ra Laura GALLI DA BINO – Roma - Sig.ra Addolorata MAZZARRISI – Taranto “In memoria del marito C.F. Filippo Checco” - Sig. Mario SACCHI – Firenze - Sig.ra Lucia ARMANDO – Bernezzo (CN) - Sig. Paolo SUPPRESSA – Lecce “In memoria del Ten.brs. Paolo Suppressa, Caduto in Africa e M.A.V.M.” - Sig. Giovani TESCIONE - Caserta - Sig.ra Marcella PACHER – Levico Terme (TN) - Sig. Attilio VENEZIA – Avellino - Sig.ra Maria Teresa ARESE BORGOGNO – Torino - Sig. Giacomo SCARANO – Potenza - Sig. Carlo BARONE – Trana (TO) - Sig.ra Adalgisa BIRAL GELMINI – Milano - Sig.ra Angiolina Luigia MERLO BONDI – Ravenna - Sig.ra Maria Luigia RATTO – Genova – “In memoria dell’Azzurro Mario Cannici” - Sig.ra Maria TAMBURRIELLO – Venosa (PZ) - Sig.ra Annita BELLINI – Savona - Don Pienino NONNA – Zavattarella (AV) - Azzurro Mario AGODI – Moliciara (SP) € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € 200.00 50.00 50.00 50.00 30.00 30.00 30.00 30.00 30.00 30.00 25.00 25.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 5.20 L a Presidenza Nazionale e la Direzione de ‘Il Nastro Azzurro” ringraziano per la generosità dei contributi versati. CONSIGLI DIRETTIVI Fed. ROMA – Sezione Banca d’Italia Presidente: Dr. Comm. Antonio VALERI Vice Presidente: Dr. Primo VERDIROSI Segretario-Tesoriere: Rag. Maurizio RAGNI Consiglieri: Sig. Aniello CAROTENUTO; P.I. Stefano LUCAMARINI Fed. PESARO e URBINO Presidente: Sig.ra Rosaria SECCHIAROLI Vice Presidente: Dott. Alfredo LEONARDI Segretario-Tesoriere: Sig. Giuseppe PAZZAGLIA Consiglieri: Prof.ssa Giorgetta BUCCELLATI GUIDARELLI; Cav. Cesare GORI; Dott. Giorgio RAZZI; Sig. Ugo SABBATINI TANTI AUGURI VITTORIANO! Vittoriano Magistrelli, classe 1909, iscritto alla Federazione di Parma, il 23 novembre 2010 ha compiuto felicemente i 101 (centouno!) anni. "Il Nastro Azzurro", unitamente alla Presidenza Nazionale, formula i migliori auguri per la felice ricorrenza! OFFERTA SPECIALE DI TERRA SOGNATA PER I SOCI DEL NASTRO AZZURRO EGITTO con NAVIGAZIONE SUL NILO - ABU SIMBEL compresa - Motonave M/S Eden Gold Concerto Dal 4 all’ 11 aprile 2011 - 8 giorni/7 notti - Minimo 20 partecipanti. – Quote a persona in cabina doppia: Euro 1380,00 – Sconto di Euro 160,00 per persona. Prezzo netto offerto ai soci del Nastro Azzurro Euro 1220,00. – Tasse aeroportuali Euro 170 (soggette a riconferma in fase di prenotazione) – Assicurazione obbligatoria annullamento: Euro 27 Il gruppo sarà seguito da un Accompagnatore di “Terra Sognata” al raggiungimento di un minimo di 25 partecipanti. Per un numero inferiore di partecipanti, il viaggio verrà comunque effettuato con l’assistenza del personale Eden Viaggi. Termine iscrizioni: 1° febbraio 2011 (con contestuale versamento di un acconto di Euro 330 p. persona). Saldo entro il 4 marzo 2011. I dettagli e il programma del viaggio sono pubblicati sul sito internet dell’Istituto. IL NASTRO AZZURRO 37 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI cidate dai nazifascisti nel 1944. Presente il Medagliere della Federazione del Nastro Azzurro scortato dai Consiglieri Alberto Romanelli e Mario Rondoni. AREZZO La Federazione Provinciale di Arezzo, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 2 giugno 2010 il Prefetto di Arezzo, dott. Salvatore Montanaro, nel corso della cerimonia svoltasi nella Prefettura di Arezzo in occasione della Festa della Repubblica, ha conferito al Presidente della federazione di Arezzo dell’Istituto del Nastro Azzurro, Stefano Mangiavacchi l'Onorificenza di Cavaliere dell'OMRI; – il 5 giugno 2010 il Col. Antonio Frassinetto, Cav. OMI e Comandante Provinciale Carabinieri di Arezzo, ha invitato la Federazione di Arezzo del Nastro Azzurro a partecipare alla cerimonia del 196° anniversario della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri svoltasi presso l'Anfiteatro Romano in Arezzo. Ha presenziato alla cerimonia il Vice Presidente Provinciale dott. Omero Ferruzzi, Decorato di due Croci di Guerra al V.M.; – il 15 giugno 2010, il Presidente della Federazione, in rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e della Resistenza della Provincia di Arezzo, ha deposto una corona di alloro presso la cella-sacrario del carcere di Arezzo dove nel 1944 fu trucidato il Sottotenente MOVM Sante Tani; – il 25 giugno 2010, su invito del Col Dario Solombrino, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo, la Federazione ha partecipato presso il Santuario di S.Maria delle Grazie alla cerimonia del 236° anniversario della Fondazione del Corpo; – 27 giugno, nella splendida cornice dello storico Castello di Poppi, si è svolta la seconda Festa delle Fanfare dei Bersaglieri della Toscana. Il Presidente della Federazione Cav Stefano Mangiavacchi ha presenziato alla cerimonia su invito del Presidente Regionale ANB Cav. Bers. Alfio Coppi, presente il Medagliere della Federazione NA di Arezzo al quale le otto Fanfare ANB Toscana hanno reso omaggio; San polo (AR): Inaugurazione del Monumento ai Caduti di San Polo BOLOGNA La Federazione Provinciale di Bologna, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 2 giugno 2010, nella ricorrenza del 64° Anniversario della Repubblica, la federazione di Bologna ha presenziato alla cerimonia militare durante la quale sono state deposte corone presso le lapidi ai Caduti in piazza Nettuno e, a seguire, in Piazza Maggiore, di fronte allo schieramento dei reparti delle Forze Armate, della Polizia, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, delle Crocerossine, delle Associazioni Combattentische e d'Arma, dei Gonfaloni della Regione, del Comune di Bologna e della Provincia. Il Prefetto e il Gen. Spagnoli, Comandante Esercito Emilia/Romagna, sono passati in rassegna ai reparti e hanno presenziato all’Alzabandiera Solenne. In serata, si è tenuto il ricevimento e il concerto nel Palazzo sede della Prefettura; Poppi (AR): 2^ Festa delle Fanfare dei Bersaglieri della Toscana – 38 il 14 luglio il Presidente della Federazione, Cav. Stefano Mangiavacchi, ha tenuto il discorso commemorativo, alla presenza del Sindaco di Arezzo On. Giuseppe Fanfani, della Vice Presidente della Provincia di Arezzo Mirella Ricci, del Vescovo Emerito di Fiesole Mons. Luciano Giovannetti, di Don Natale Luciano Gabrielli, Parroco di San Polo, delle Associazioni e dei familiari delle vittime, in occasione dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di San Polo (AR), eretto in memoria delle 63 vittime civili tru- Bologna: 64° Anniversario della Repubblica – – il 5 giugno 2010, presso la Caserma “Luciano Manara”, sede del Comando Legione Carabinieri Emilia/Romagna, è stato celebrato il 196° Annuale della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri; l’11 giugno 2010, la Federazione ha partecipato alla cerimonia di saluto al contingente della Brigata Aeromobile "Fiuli" al rientro dall'Operazione "Leonte” in IL NASTRO AZZURRO – Libano, alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Giuseppe Valotto e del generale Luigi Francavilla Comandante della Brigata; il 25 giugno 2010, la Federazione ha partecipato alla celebrazione del 236° Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza, svoltasi in piazza S.Francesco. BRESCIA La Federazione Provinciale di Brescia, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 29 maggio un numeroso gruppo di soci ha svolto una visita alla SIS (Sezione Investigazioni Scientifiche) presso il Comando Provinciale CC di Brescia, nel corso della quale sono state illustrate le tecniche con le quali vengono acquisiti gli elementi utili per le indagini. I saluti al termine della visita si sono svolti presso l’ufficio del Comandante Col. Marco Turchi; – il 30 maggio i soci della Federazione si sono recati in visita al nostro museo di Salo' ed al Vittoriale degli Italiani, insieme con una delegazione di soci dell’UNUCI di Monterosi (VT); – il 2 giugno 2010, in mattinata presso il Palazzo del Governo (Broletto), nella ricorrenza dell’istituzione della Repubblica, ha avuto luogo la consegna delle Onorificenze concesse dal Presidente Giorgio Napolitano ai cittadini meritevoli. La ricorrenza si è conclusa in serata col ricevimento in Prefettura; – il 5 giugno 2010, il Labaro della Federazione ha sfilato in parata per il 196° Annuale della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri; – il 12 giugno 2010 una squadra di tiratori della Federazione di Brescia ha partecipato, con discreto piazzamento, alla Gara Internazionale di Tiro ISISC 2010 - Interarma Sondrio: International Shooting Competition - organizzata dalla Federazione di Sondrio presso il poligono di tiro di Tirano (So); – il 19 giugno 2010 i soci della Federazione hanno visitato la mostra "Gli Inca ed i loro tesori" allestita presso Santa Giulia. Ha fatto da guida il Comm. Albertini, Vice Presidente della Federazione; – il 20 giugno 2010, su invito della Sezione Altopiano dei Sette Comuni "Gen. A. Papa" dell'Associazione Nazionale del Fante di Vicenza, la Federazione di Brescia ha partecipato con il Labaro al XVII Pellegrinaggio Interregionale dei Fanti a Cesura di Roana (Vi); – 27 giugno 2010, è stata celebrata la "Giornata del Decorato" alla presenza del Presidente Nazionale Dell'Istituto del Nastro Azzurro Gen. B. Carlo Maria Magnani, del Consiglio Direttivo della Federazione quasi al completo, del Commissario della Sezione di Desenzano, dott. Tobia Lazzari con il Labaro, l'Alfiere della Sezione di Molinetto, Sig. Pavarini con il Labaro, il neo commissario della Federazione di Cremona, Magg. Claudio Mantovani. Per le Associazioni d'Arma erano presenti il Vice Presidente ANARTI Sig. Paolino Tosini con il Labaro, il Sig. Alberto Piscitelli, consigliere UNSI, il Sig. Igino Zanacchi, consigliere ed Alfiere ANSI, il Sig. Bortolo Nociforo, Presidente AVG. La cerimonia, che si è svolta presso la sala riunioni dell' ANMIG, messa gentilmente a disposizione dai Sigg.ri Mario Savino e Fulvio Arcari Segretari rispettivamente dell'Associazione e della Fondazione Mutilati, ha avuto inizio con due brevi conferenze, tenute dalla nostra socia dott.ssa Alessia Biasiolo e dal nostro Vice Presidente Comm. Albertini. È seguita la consegna degli attestati di benemerenza, degli IL NASTRO AZZURRO oggetti ricordo, di varie pubblicazioni, queste ultime offerte dalla dott.ssa Biasiolo. I Decorati presenti erano: MBVM Sig. Giacomo Belleri, MBVM Sig. Agostino Ferla, MBVM Sig. Mario Maffezzoni, MAVM Comm. Vittorio Olia, MBVM Sig. Giulio Signorini. Particolare commozione ha suscitato la consegna delle benemerenze da parte del Gen. Magnani ai congiunti di due Decorati scomparsi recentemente: MBVM Dott. Feliciano Ferri, MAVM Sig. Francesco Pintus. Brescia: Giornata del decorato CATANZARO La Federazione Provinciale di Catanzaro, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 26 maggio 2010 si è svolta la cerimonia di avvicendamento del Comandante Regionale Calabria della Guardia di Finanza. Al Generale di Brigata Gaetano Giancane, chiamato a ricoprire il ruolo di Assessore Regionale al Bilancio della Campania, è subentrato il Generale di Brigata Salvatore Tatta, già Comandante Provinciale in Catanzaro. La cerimonia ha avuto luogo nella Caserma "Laganà" alla presenza del Generale di Corpo d'Armata Mauro Michelacci, Comandante Interregionale dell'Italia Sud-occidentale. Il Generale Giancane, che resterà ufficiale in aspettativa, ha voluto formalizzare il cambio al vertice alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose. Tra gli invitati l'avvocato Giuseppe Palaja in rappresentanza della Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari"; – La cerimonia del 2 giugno, tenutasi in piazza Matteotti a Catanzaro, è stata organizzata dal Comando Legione Carabinieri "Calabria" d'intesa con la Prefettura di Catanzaro ed il Comando Militare dell'Esercito. Resi gli onori al Prefetto Giuseppina Di Rosa, che ha passato in rassegna lo schieramento, si è proceduto alla lettura del messaggio del Presidente della Repubblica ed alla "Preghiera della Patria", è seguita l'alzabandiera solenne, al suono dell'Inno Nazionale, e la deposizione di corone d'alloro al monumento ai Caduti, accompagnata dalla "Canzone del Piave". Presenti le massime autorità militari, civili e religiose della regione insieme ai Cappellani Militari. A sfilare, tra una cornice di cittadini, insieme alle numerose Associazioni combattentistiche e d'arma con i relativi Vessilli nonché i Gonfaloni delle amministrazioni locali, in rappresentanza del nostro Sodalizio, il Medagliere della Federazione Provinciale "Gli Azzurri dei Due Mari" presieduta dall'avv. Giuseppe Palaja, Scorta al Labaro il M.llo Rocco Giovanni Portolesi, Alfiere il Segretario avv. Antonio Palaja di Tocco. Al termine della cerimonia, la Fanfara dei "Bersaglieri di Chiaravalle" si è esibita 39 – – per le principali vie della città. Di fronte alla Prefettura sono stati allestiti stand dimostrativi e promozionali delle Forze Armate e dei Corpi Armati e non, militari e civili dello Stato, visitati con curiosità ed interesse dalla cittadinanza. Il Tricolore è stato presidiato da Guardie d'Onore che si sono alternate nel servizio sino all'ammaina bandiera, avvenuto nel tardo pomeriggio alle note del "Silenzio”; il 5 giugno 2010, nel cortile del Comando Legione Carabinieri "Calabria", si è tenuta la cerimonia celebrativa del 196° Annuale della Fondazione dell'Arma. Dopo la rassegna allo schieramento, il Generale di Brigata Marcello Mazzuca ha consegnato le ricompense ai militari distintisi per azioni di valore. Presenti alla manifestazione le più alte cariche civili, religiose e militari della regione. Insieme ai Labari delle locali Associazioni Combattentistiche e d'Arma, il Medagliere della Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari" presieduta dall'avv. Giuseppe Palaja (Alfiere il Segretario Antonio Palaja di Tocco); il 28 giugno 2010, presso la caserma "Laganà", sede del Comando Regionale Calabria, la Guardia di Finanza ha celebrato il 236° anniversario della sua fondazione. Alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose, il Generale di Brigata Salvatore Tatta, Comandante Regionale, ha illustrato l'attività svolta e ha poi consegnato le ricompense ai finanzieri che si sono particolarmente distinti nelle operazioni di servizio. La cerimonia si è chiusa con la recita della "Preghiera del Finanziere" da parte del Cappellano Militare Cap. don Fausto Amantea Ferrari. In testa alle Associazioni Combattentistiche e d'Arma schierate a fianco del reparto di formazione, il Medagliere del nostro Sodalizio (Scorta Cap. Giuseppe Froio - Alfiere avv. Antonio Palaja di Tocco). Tra i presenti l'avvocato Giuseppe Palaja Presidente della Federazione Provinciale "Gli Azzurri dei Due Mari" che annovera tra gli iscritti il dott. Marcello Pellegrino ed il dott. Elio Bonacci della Guardia di Finanza. IMOLA Il bersagliere Claudio Cambiuzzi, uno dei pochissimi superstiti dei trecento eroi che, nella seconda guerra mondiale, furono agli ordini del tenente colonnello Aurelio Barnabè, Medaglia di Bronzo al Valor Militare "sul campo" e Medaglia d'Argento al Valor Militare, ha inteso onorarne la memoria nel sedicesimo anniversario della morte, con una Santa Messa di suffragio svoltasi presso la chiesa dell'Osservanza in Imola domenica 22 agosto. LECCO La Federazione Provinciale di Lecco ha consegnato un premio per gli ottimi risultati agli studi all’Allievo Giulio Anghileri del Colleggio Militare. La cerimonia si è svolta alla presenza di numerose autorità civili e militari della città e del Rettore del Collegio don Angelo Puricelli. L’Istituto del Nastro Azzurro era presente con numerosi soci tra i quali, il ten. Giuseppe Pogliani (ex sindaco di Lecco), la M.A.V.M. e Presidente della Federazione Ten. Giuseppe Faccinetto, il vice Presidente ten. Giovanni Bartolozzi, che ha pronunciato nell’occasione una prolusione a ricordo della figura del Capitano Emilio Marella, e il signor Sergio Galeazzi, figlio della M.A.V.M. “sul campo” Alessandro Galeazzi, che ha consegnato materialmente il riconoscimento all’allievo Anghileri. 40 Lecco: Giovanni Bartolozzi ricorda il cap. Emilio Marella alla consegna della borsa di studio all’all. Giulio Anghileri MASSA CARRARA Organizzata dalla Federazione Provinciale dell'Istituto del Nastro Azzurro di Massa e Carrara in stretta collaborazione con il col. Riccardo Romeo Jasinski, comandante del Centro Addestramento Logistico di Marina Di Massa, si è svolta nella bella struttura del centro una cerimonia semplice ma significativa per celebrare il 106° compleanno del veterano Decorato Parvis Canalini, sergente del corpo Militare della C.R.I.. Alla cerimonia ha presenziato il Prefetto di Massa Carrara, dott. Giuseppe Merendino, il comandante provinciale dei carabinieri, ten. Col. Andrea Sagnelli e rappresentanze del Corpo Militare e delle infermiere volontarie della C.R.I.. Per il Nastro Azzurro erano presenti, oltre al presidente gen. Pierpaolo Battistini, il vice presidente per la Lunigiana comm. Sergio Santunione, i consiglieri ing. Rodolfo Bacci, Franco Berti, Paolo Cioli, i sindaci primo capitano Sergio Pellegrini e ten. Egisto Umberto Borghini, e il socio aviere Umberto Mussi che ha effettuato il servizio fotografico. Dopo il benvenuto del col. Jasinski, il gen. Battistini ha tratteggiato il profilo del serg. Canalini ed il Prefetto ha chiuso con un caloroso saluto. A Parvis gli auguri di tutto il sodalizio. MESSINA La Federazione Provinciale di Messina, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 4 maggio 2010, 149° anniversario della costituzione dell'Esercito, e intervenuta con il Labaro ed una rappresentanza di soci alla cerimonia organizzata nella Caserma Crisafulli Zuccarello dal 5° Reggimento Meccanizzato "Brigata Aosta"; – il 15 maggio 2010, ha presenziato col Labaro ed una rappresentanza di soci al 158° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, cerimonia celebrativa, che si è svolta a Patti con l'inaugurazione della nuova sede del Commissariato e l'intitolazione del piazzale all'assistente capo della Polizia di Stato Antonino Lai vittima del dovere; – il 2 giugno 2010, è stato celebrato il 64° anniversario dell’istituzione della Repubblica Italiana, in piazza Unione Europea, alla presenza delle massime autorità religiose, civili e militari, rappresentanze delle Forze Armate e delle Forze dell'Ordine, Associazioni Combattentistiche e d'Arma nonché scolaresche. Il Labaro è stato portato dai Decorati iscritti alla Federazione. Al termine della cerimonia, il Prefetto Francesco Alecci ha consegnato tre Medaglie d'Onore a cittadini o a familiari di deceduti deportati o internati nei lager nazisti; IL NASTRO AZZURRO – parte del C. V. (CP) Nunzio Antonio Martello al C. V. (CP) Antonio Musolino. il 5 giugno 2010, è stato celebrato il 196° Anniversario dell'Arma dei Carabinieri, presso la Caserma "Cap. M.O.V.M. Antonio Bonsignore", alla presenza del Generale di Corpo d'Armata Lucio Nobili, che nel suo intervento, ha ricordato l'instancabile opera dei carabinieri contro la criminalità e, dopo gli onori ai Caduti, ha consegnato le ricompense al personale che si è particolarmente distinto nell’anno 2009; Messina: Passaggio di Consegne al Comando della Capitaneria di Porto Messina: 196° Annuale dell’Arma dei Carabinieri – il 10 giugno 2010, si è svolta la solenne cerimonia in occasione del 92° anniversario della festa della Marina. Sul piazzale del forte S. Salvatore (XII sec.), di fronte allo schieramento ed a un folto pubblico, il Capitano di Vascello Pasqualino Bardetta ha ricordato che il 10 giugno 1918, data di origine della festa, fu affondata la corazzata austriaca "Szent Istvan", anche con la partecipazione del messinese Capitano di Corvetta (M.O.V.M.) Luigi Rizzo; Messina: Festa della Marina militare – – – il 10 luglio 2010, ad Acate (RG), è stata deposta una corona al Monumento ai Caduti e alla lapide in onore delle vittime civili della Battaglia di Sicilia del luglio 1943, organizzata dall'associazione culturale "Lamba Doria", con il patrocinio del comune; 22 luglio - nella Caserma "Gasparro", alla presenza del generale Luigi Vinaccia, Comandante della Brigata meccanizzata "Aosta", ha avuto luogo la cerimonia del Cambio di Consegne al Comando del Reparto Comando e Supporti Tattici "Aosta", tra il Tenente Colonnello Attilio Vitale e il Tenente Colonnello Domenico Costa (uscente); 27 agosto, alla Banchina Colapesce del porto di Messina, alla presenza dell'Ammiraglio di Squadra Andrea Toscano, del direttore marittimo Contrammiraglio Domenico De Michele e delle più alte autorità religiose civili e militari al passaggio del testimone del Comando Capitaneria di Porto di Messina da IL NASTRO AZZURRO NAPOLI La Federazione Provinciale di Napoli, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 27 maggio 2010, il Labaro della Federazione, scortato dai Soci Nicola Maraglino, Pietro Caputo e Antonio Cimmino, è stato presente, su invito della locale Associazione Combattenti e Reduci, ad una Santa Messa celebrata a Scafati in occasione del 48° anniversario della concessione della Medaglia d'Oro per la Resistenza alla cittadina sarnese; – il 10 giugno 2010, la Federazione di Napoli ha partecipato con il Labaro alla celebrazione della Festa della Marina Militare, svoltasi a Napoli alla presenza del Presidente della Repubblica. L'alfiere è stato il Socio Luigi Sabella M.AV.M., che ha poi suscitato l'attenzione di molti Ufficiali della M.M. per le sue Decorazioni meritate nelle imprese belliche in Aeronautica, mentre la scorta è stata effettuata da Antonio Cimmino. Presente in tribuna d'onore il Vicepresidente Mario Ilardo; Napoli: Festa della Marina Militare – l’11 giugno 2010 a Sorrento la Federazione ha partecipato con il Labaro alle celebrazioni del 25° anniversario della locale sezione dell'A.N.C.. L'alfiere è stato il dott. Antonio Cimmino e la scorta è stata effettuata dal comm. Mario Ilardo (Vicepresidente). Al termine della cerimonia religiosa, il corteo si è snodato tra le vie della cittadina applaudito dalla popolazione e da centinaia di turisti. 41 Il Labaro della Federazione ha ricevuto gli onori di protocollo. Alla presenza delle autorità religiose, civili e militari e di più delegazioni di altre Associazioni d'Arma è stata infine deposta una corona di alloro al Monumento ai Caduti. Volontariato e di una intera scolaresca. Il gen. Pietroni, nell'occasione, ha consegnato al Sindaco della Città la tessera di Socio d'Onore e l'Emblema Araldico rilasciati al Comune dalla Presidenza Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro. Nei discorsi celebrativi, il Sindaco, prima, ed il gen. Pietroni, dopo, hanno voluto ribadire che è un obbligo morale e civico ricordare ai giovani l'importanza ed i valori dei doveri di tutti verso la propria Patria. Parma: consegna dell’Emblema Araldico al Comune per il 25° anniversario della MOVM Sorrento (NA): 25° anniversario della Sezione Associazione Nazionale Combattenti NOVARA PISTOIA La Sezione UNUCI di Novara - VCO e del locale Istituto del Nastro Azzurro, sabato 12 Giugno 2010 hanno organizzato una cerimonia commemorativa dei Caduti sul Fronte Russo del 54° Reggimento Fanteria. La cerimonia si è svolta sul Colle della Vittoria, sul piazzale antistante il Sagrato della Chiesa di San Nazzaro alla Costa ove è posto il Monumento ed ha voluto tributare il doveroso ricordo e onore degli 85.000 soldati Caduti sul Fronte Russo tra i quali 153 della Provincia di Novara. Il 23 Agosto 2010, in località Cintolese di Monsummano Terme (PT), si è svolta una manifestazione in ricordo delle oltre 200 vittime civili dell'eccidio nazista del Padule di Fucecchio. Al termine della funzione religiosa, celebrata dal Vescovo di Pescia Mons. Giovanni Del Vivo, il Presidente della Federazione di Pistoia dell'Istituto del Nastro Azzurro Mario Livi, ha letto una preghiera da lui ideata, con la quale ha voluto esprimere il comune dolore per la grave e non dimenticata tragedia. ROMA Novara: cerimonia commemorativa dei Caduti del 54° Reggimento Fanteria sul Fronte Russo PARMA La Federazione Provinciale di Roma, nel bimestre ci comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – Il 4 giugno u.s., il Presidente della Federazione Dott. Comm. Antonio Valeri è intervenuto alla cerimonia organizzata dal Comune di Roma e dalla Comunità Ebraica di Roma in ricordo della riapertura del Tempio Maggiore, avvenuta il 4 giugno 1944. La cerimonia è stata aperta dall'alzabandiera dei vessilli di Italia, Israele, Regno Unito, Canada e Stati Uniti accompagnati dai rispettivi Inni Nazionali. Presenti, tra gli altri, il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Regione Renata Polverini, quello della Provincia Nicola Roma: Commemorazione della Riapertura del Tempio Maggiore Il Comune di Borgo Val di Taro (PR), insignito di Medaglia d'Oro al Valor Militare dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga per gli atti compiuti dalla popolazione nella lotta partigiana, ha celebrato il 12 maggio 2010 il venticinquesimo anniversario della Decorazione con una solenne cerimonia nella Sala del Consiglio Comunale alla presenza del Sindaco, dott. Salvatorangelo Oppo, del gen. Alberto Pietroni, presidente della Federazione di Parma dell'Istituto del Nastro Azzurro, accompagnato da una delegazione di soci col Labaro , delle Autorità Militari cittadine, dei rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, di 42 IL NASTRO AZZURRO – Zingaretti, il ministro Andrea Ronchi e il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni. Il Presidente Valeri ha consegnato al Sindaco Alemanno la tessera di Socio d'Onore e l'Emblema Araldico rilasciati alla Città di Roma quale Città decorata di Medaglia d'Oro al V.M.; Venerdi 4 giugno 2010, in occasione del 66° anniversario della liberazione di Roma, il Presidente del Collegio Provinciale dei Sindaci della Federazione di Roma, Ing. Camillo Pariset, ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione, con la deposizione di una corona di alloro, del restaurato "Sepolcreto dei Caduti per la lotta di liberazione 1943 - 1944" presso il cimitero monumentale Campo Verano di Roma, alla presenza del Sindaco, Gianni Alemanno, delle Associazioni Partigiane e dei Veterani della seconda guerra mondiale e del Presidente di AMA Marco Daniele Clarke. Hanno, inoltre, partecipato Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma e Gerardo Agostini, presidente Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane. L'intervento di restauro e manutenzione straordinaria del Sepolcreto, a cura della Sovrintendenza Comunale ai Beni Culturali, è consistita nella pulitura delle superfici marmoree (lapidi, gruppo scultoreo e basamento), e nella stuccatura e rubricazione delle iscrizioni. In tale ambito, per permettere l'inserimento del nominativo del 14° martire de "La Storta", le cui spoglie riposano nel Sepolcreto, è stata realizzata ex novo la targa della prima lapide (cognomi A-B); Roma: Il Sepolcreto dei Caduti per la lotta di liberazione 1943 -1945 restaurato – Giovedì 24 giugno 2010, su invito del Sindaco di Roma Giovanni Alemanno e del Presidente della Comunità Ebraica Riccardo Pacifici, il Vice Presidente della federazione Dott. Comm. Alberto Rissone, ha partecipato alla manifestazione tenutasi al Colosseo intesa a promuovere una forte pressione internazionale per la liberazione del caporale Gilad Shalit, militare israeliano, cittadino onorario di Roma, prigioniero delle milizie palestinesi da oltre quattro anni. Presenti alla cerimonia i vertici istituzionali della Regione, rappresentanti delle forze politiche, di molti Enti ed Associazioni Nazionali e ovviamente delle Comunità ebraiche; IL NASTRO AZZURRO – – il 9 luglio 2010, il Vice Presidente della Federazione, Dott. Comm. Alberto Rissone, su delega del Presidente Dott. Comm. Antonio Valeri, ha partecipato alla Santa Messa celebrata in ricordo del defunto arcivescovo Arrigo Pintonello nella Cappella del Plesso Universitario della Sapienza a Pomezia. Oltre all'Istituto del Nastro Azzurro erano presenti l'Associazione Nazionale dei Volontari di Guerra nonché un numeroso pubblico. Mons. Giacomino Feminò ha ricordato l'incisiva azione svolta da Mons. Pintonello come Cappellano Militare durante la seconda guerra mondiale nonché le sue opere in favore della popolazione e degli indigenti. su invito dell'A.N.Art.I. sez. Marche, dell'U.N.I.R.R. di Ancona e di altre Associazioni combattentistiche Marchigiane, l'ascolano dott. Antonio Valeri, Presidente della Federazione di Roma dell'Istituto del Nastro Azzurro, ha partecipato alla “Giornata del Decorato” svoltasi a Offida (AP) il 26 luglio 2010. Alla deposizione di una corona d'alloro, portata da due soldatesse, al monumento ai Caduti, ha fatto seguito una messa solenne presso la Cattedrale, celebrata da S.E. il Vescovo di Ascoli Mons. Silvano Montevecchi e l'orfano di guerra Don Dante Talamonti. Successivamente, in piazza del Popolo ha avuto luogo la cerimonia di consegna di 44 Croci al Merito di Guerra e le Medaglie di Benemerenza ai reduci Combattenti, alle vedove, agli orfani del Comune di Offida e zone limitrofe, presenti il sindaco di Offida, dott. Valerio Lucciarini De Vincenzi, l'ing. Piero Celani, Presidente della Provincia, il Prefetto di Ascoli, dr. Pasquale Minunni, il Cap. C.C. Vaccarini, comandante la Compagnia di S. Benedetto, l'On. Luciano Adostini. Antonio Valeri ha potuto consegnare l'onorificenza in ricordo del papà a don Dante, figlio di Enrico Talamonti, ed alla sig.ra Natalina Angelini orfana di Emidio Angelini, entrambi commilitoni del proprio padre, Nazzareno, in Russia. Offida (AP): Giornata del decorato ROVIGO Il 30 Maggio 2010 è stato inaugurato a Badia Polesine (RO) il monumento dedicato ai militari Caduti in missioni di pace. Erano presenti il Sindaco della città, il Vice Prefetto Vicario di Rovigo, il Presidente della Provincia di Rovigo, l'Ammiraglio De Cecco e numerose Associazioni Combattentistiche con i propri Labari tra cui quello dell'Istituto del Nastro Azzurro - Federazione Provinciale di Rovigo - col presidente Graziano Maron. La Santa Messa è stata celebrata dal Cappellano cap. CC don Oreste Tombolan. La cerimonia è stata conclusa con la lettura, da 43 parte del Sindaco, del messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. una brochure realizzata dalla Federazione sull'avvenimento ricordato anche da un articolo pubblicato su La Nazione. Badia Polesine (RO): Inaugurazione Monumento ai Caduti in Missioni di Pace SONDRIO La Federazione Provinciale di Sondrio negli ultimi mesi ha svolto le seguenti attività: – nei giorni 11 - 13 giugno la competizione di tiro internazionale ISISC 2010; – ha presenziato con il Presidente ed il Segretario all'inaugurazione del posto fisso stagionale dei Carabinieri di Madesimo (SO) alla presenza del Comandante Interregionale dell'Arma dei Carabinieri; Madesimo (SO): Inaugurazione del posto fisso stagionale dei Carabinieri SIRACUSA Con il patrocinio della Federazione provinciale, il 13 giugno Don Enzo Iacono Isidoro, Rettore del Santuario Maria Scala del Paradiso in Noto, ha celebrato nell'antico tempio una solenne Santa Messa in suffragio di Umberto II e dei Militari italiani Caduti nelle missioni estere. Presente il rappresentante del Sindaco di Noto con sciarpa tricolore e una rappresentanza del Comando Provinciale dei Carabinieri. Sono intervenuti con i rispettivi labari e soci l'Istituto GG.OO.RR.TT. Pantheon, l'Ass. Naz. Arma di Cavalleria, l'Ass. Naz. Autieri d'Italia, l'Opera Naz. Caduti senza Croce. Noto (SR): Messa in suffragio di Umberto II e dei militari italiani Caduti nelle missioni estere – ha consegnato il 17 agosto, alla presenza del Prefetto e di tutte le autorità civili e militari provinciali, un Attestato di Benemerenza per la partecipazione al Progetto umanitario "Tutti a scuola per costruire il futuro" al Capitano Andrea Taurasi, Comandante il Nucelo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Sondrio, in occasione del suo trasferimento a Cagliari. La lunga motivazione con cui è stato conferito il riconoscimento al cap.Taurasi, in particolare sottolinea che l’ufficiale “... Dimostrava altresì non comune spirito di collaborazione nei confronti dell'Istituto del Nastro Azzurro nei suoi anni di permanenza a Sondrio ... Mostrava, infine, elevato impegno in occasione della più importante attività umanitaria mai svolta dall'Istituto del Nastro Azzurro a livello nazionale: il progetto "Tutti a scuola per SIENA Il 15 giugno 2010 sono stati ricordati i sei aviatori, di cui 3 pluridecorati al Valore Militare, componenti l’equipaggio del SM.79 decollato il 15 giugno 1943 da SienaAmpugnano e precipitato poco dopo sui monti della Gavinana in località Pratorsi. La cerimonia si è svolta direttamente sul luogo dell’incidente ricordato da un cippo marmoreo con croce. Alla presenza del Labaro della Federazione di Siena del Nastro Azzurro e di quello dell'Associazione Arma Aeronautica di Firenze, sulle note del silenzio, è stata deposta una corona alla base del cippo. Dopo la cerimonia, voluta fortemente dal sig. Bruno D'Orazio, fratello di uno degli aviatori Caduti e Socio del Nastro Azzurro di Padova, il Commissario Marco Cetoloni ha consegnato ai presenti 44 Sondrio: Consegna dell’Attestato di Benemerenza al cap. Taurasi IL NASTRO AZZURRO – – costruire il futuro", realizzato sul territorio della provincia di Sondrio nel corso dell'anno 2009, destinato alla raccolta di materiale scolastico da inviare in Afghanistan per il tramite del contingente italiano inquadrato nella Missione ISAF. Nel corso di tutto il periodo della raccolta dei beni il Capitano Taurasi, del resto, esprimendo alto senso di umanità ed elevato spirito di collaborazione si faceva parte attiva per diffondere, unitamente al Comando Provinciale la Guardia di Finanza, la conoscenza dell'iniziativa presso tutti i reparti della Provincia di Sondrio, contribuendo con la sua azione a sensibilizzare i Militari in servizio nei confronti del progetto ...”. Resoconto dei risultati del progetto è stato pubblicato a pag. 14 del n.° 5-2010 de “Il Nastro Azzurro”; ha presenziato il 19 agosto, con il Labaro portato dall'Alfiere Franco Silva, alle esequie del M.llo Erminio Colturi (promosso per Merito di Guerra), reduce di Russia; ha presenziato con il Presidente, il Vicepresidente, il Segretario e la Socia Maristella Ravelli alla commemorazione del Capitano Arnaldo Berni M.B.V.M., tenutasi al Passo del Gavia il 22 agosto 2010. TORINO La Federazione Provinciale di Torino ha presenziato alle seguenti cerimonie: – il 2 giugno 2010, 64° anniversario della Repubblica, in piazza Castello Torino ha avuto luogo la cerimonia dell'alza e dell'ammaina Bandiera alla presenza delle maggiori Autorità civili, religiose e militari della Città, della Provincia e della Regione e di un pubblico folto ed entusiasta. La Federazione di Torino era presente con alcuni Consiglieri, molti Azzurri ed l’Alfiere con il Labaro; – il 5 giugno 2010, presso la storica Caserma "Cernaia", è stato celebrato il 196° Annuale dell'Arma dei Carabinieri. Lo schieramento contava tre plotoni di allievi carabinieri, un reparto di formazione, un plotone del Battaglione Piemonte e la Banda della Polizia Municipale di Torino. Presenti le Autorità militari e civili della Regione e i rappresentanti della finanza, dell'industria e della politica piemontese. La Federazione Provinciale di Torino ha partecipato con il Labaro; – il 12 giugno 2010, la Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari dell'Esercito ha officiato una cerimonia presso il Sacrario Militare del Tempio Monumentale della Gran Madre di Dio in Torino con la deposizione di una corona ai Caduti da parte degli Ufficiali frequentatori il 187° Corso "Fermezza" che, al termine del loro iter formativo, lasceranno nel prossimo mese di luglio Torino per essere assegnati ai reparti operativi. Presenti, unitamente ad un folto pubblico ed ad altri rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche, alcuni Consiglieri ed Azzurri della Federazione; – il 23 giugno 2010, presso la Caserma "Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta", alla presenza delle più alte cariche militari, della finanza, civili e religiose della Regione, è stato celebrato il 236° anniversario della fondazione della Guardia di Finanza. Oltre al battaglione di formazione, nello schieramento sono stati inseriti i Labari delle Associazioni Combattentistiche tra cui quello della Federazione Provinciale del Nastro Azzurro di Torino con l'Alfiere; – il 23 giugno2010, presso Palazzo "Pralormo", sede del Comando Regione Militare Nord, alla presenza di numerose Autorità Civili e Militari cittadine, ha avuto IL NASTRO AZZURRO luogo la cerimonia di cambio delle consegne al Comando tra il Generale Franco Cravarezza ed il Generale Pio Valente. Presenti, tra i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche, alcuni soci della Federazione Provinciale di Torino dell'Istituto del Nastro Azzurro. TRIESTE Il 13 luglio, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, On. Sen. Giorgio Napolitano, e dei Presidenti della Repubblica Croata e di quella Slovena, ha avuto luogo a Trieste, sulla Piazza dell’Unità d’Italia, il “Concerto dell’Amicizia” nel quale il Maestro Riccardo Muti ha diretto l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” e l’Orchestra Giovanile Italiana. Nell’occasione, è stato diffuso un manifesto che riportava una dichiarazione congiunta da parte dei tre Capi di Stato, scritta in italiano, croato e sloveno, in cui si evidenziava che le orchestre e i cori erano composti da numerosi artisti provenienti da istituzioni artistiche non solo italiane, ma anche slovene e croate. All’evento, preceduto dalla deposizione di corone alla “Narodni Dom” ed al “Monumento all’esodo dalle terre natali degli Istriani, Fiumani e Dalmati”, era presente il Presidente della Federazione Provinciale di Trieste dell’Istituto del Nastro Azzurro dott. Giuseppe Vuxani. VARESE Il 23 maggio 2010 a Villa Cagnola Gazzada di Varese, la Federazione Provinciale di Varese dell'Istituto del Nastro Azzurro ha svolto, alla presenza di circa 350 persone e autorità, una manifestazione nel corso della quale sono state consegnate borse di studio, di valore compreso tra 120 e 400 Euro, a 54 studenti meritevoli della città. L'evento, aperto da un minuto silenzio con squillo di tromba alla memoria dei due nostri militari uccisi in Afghanistan, dopo un breve discorso di benvenuto è proseguito con la celebrazione della S. Messa e, a seguire, la consegna delle borse di studio. Tra le Autorità presenti il gen. Perretti, i Sindaci di Gazzada e di Somma Lombardo, i rappresentanti dei Sindaci di Busto Arsizio e Varese il ten. Piera Stornelli del Comando Provinciale CC, il Prof. Merletti, Provveditore Provinciale agli Studi, l'On. Pellegatta, il dott. Iseni, Console in Costa D'Avorio, l'avv. Sissy Corsi, Presidente Provinciale Ass.ne Profughi Giuliano Dalmati, e numerosi autorevoli rappresentanti dell'imprenditoria locale. A conclusione dell'evento, la torta è stata tagliata da due nostri Combattenti Decorati: il Serg. Carlo Pravato e il C.le Natale Taglioretti. Ampia l'eco sulla stampa. Villa Cagnola Gazzada di Varese: gli studenti premiati con borsa di studio dalla Federazione di Varese 45 RECENSIONI HO DOVUTO FARE LA GUERRA di Francesco Volpi Gabriele Weber Servizi Editoriali - 23 x 25 - Pagg. 90 - illustrato B/N - Euro 30,00 Il diario di guerra di una persona tranquilla che, suo malgrado, si trova in prima linea. Pilota militare esperto, è sul fronte russo come aiutante di volo prima del gen. Enrico Pezzi, poi del gen. Rampelli. Il suo nemico principale non è la caccia russa, ma il tempo meteorologico, sempre ostile. Il rientro in Italia e l'8 settembre sono vissuti alla luce di una sfida scanzonata al rischio: sembra un inno al "chi non risica non rosica". Lo stile è asciutto, scorrevole e, a tratti, davvero avvincente. Rientra tra i libri "piacevoli". MEMORIE E PENSIERI DELLA MIA PRIGIONIA IN GERMANIA (Diario di un colonnello veterinario nei lager del terzo Reich - 1943 1945) di Augusto Garagnani - Edizioni "Il mascellaro" - collana Kuritza - 2010 - ISBN: 97888-903147-5-9 - 17x21,5 - pp. 196 "Odissea" sembra per antonomasia il termine giusto per indicare l'esperienza di viaggio travagliata, dolorosa, talvolta eroica degli internati militari italiani. Privati della maggior parte delle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929 sul trattamento da riservare ai prigionieri di guerra, e anzi definiti con la dizione di "Internati Militari Italiani", che nel diritto internazionale si applica a un'altra e diversa fattispecie di detenuti, i militari italiani furono relegati dalla Germania in campi igienicamente inadatti, esposti al freddo e alle malattie e alimentati in maniera spesso inadeguata (in alcuni periodi anzi gravemente insufficiente): la loro colpa era di essere soldati, aviatori e marinai di uno Stato che aveva "tradito" l'alleanza dell'Asse e che, in quanto tale, avrebbe dovuto subire una dura punizione; oltre a questo, essi rappresentavano una forza lavoro d'indubbia consistenza, che poteva essere sfruttata in funzione della produzione bellica del Reich, come già era stato fatto con il grande "bottino" umano conquistato nell'estate 1941 sul fronte orientale. Il diario del colonnello Augusto Garagnani è molto importante per la ricostruzione delle condizioni generali di vita nei campi in cui egli fu internato, e specialmente per una migliore comprensione della situazione particolare degli ufficiali superiori. Il percorso da internato del colonnello Garagnani vede la permanenza presso diversi campi ed è contrassegnato da una resistenza morale integerrima alle tante sollecitazioni da parte dei tedeschi per l'adesione e la collaborazione. Alessandro Ferioli IDROCORSA MACCHI di Giorgio Apostolo con Gianni Cattaneo - La Bancarella Aeronautica - Torino - 29,5 x 21 pp. 94 - illustrato: foto B/N, disegni a colori - Euro 25,00 Bella e interessante monografia su quei velivoli particolari che erano gli "idrocorsa" della Macchi, vere e proprie 46 "Formula 1" dell'aria che si disputarono la "Coppa Schneider", massimo trofeo velocistico per tali velivoli. La specialità conobbe i suoi fasti tra gli anni '20 e '30, ma lasciò l'amaro in bocca all'Italia che non riuscì a completare in tempo la messa a punto del velocissimo Mc.72 per potersi aggiudicare definitivamente il trofeo. Così, rimase la "consolazione" del record mondiale di velocità nella categoria, tutt'ora imbattuto. Le belle foto, i dettagliati disegni e il testo bilingue (italiano/inglese) fanno del libro un'opera molto ricercata e completa. PERCORSO NELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (El camino en la Guerra Civil) 1937-1939 di Michele Francone - Edizioni Dell'Orso Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini - dicembre 2009 - ISBN 978-88-6274-169-9 - 24 x 24 - pp. 180 - illustrato B/N - Può essere richiesto direttamente a Ginacarlo Francone via Calandra, 2 - 10034 Chivasso (TO) [email protected] o Michele Francone via E. Lampridio Cerva, 67 - 00143 Roma [email protected] - Euro 30,00 comprese spese postali. Le fotografie della guerra civile spagnola (1937-1939) scattate dal Serg. Maggiore Michele Francone (C.T.V. Corpo Truppe Volontarie) costituiscono un documento visivo unico e irripetibile delle condizioni vissute dai soldati italiani a contatto con una guerra civile che ancora oggi, a distanza di settanta anni dalla sua conclusione, pervade la coscienza e la memoria collettiva del popolo spagnolo. La macchina fotografica del giovane sottufficialc italiano ha saputo cogliere con grande acutezza e curiosità, ma anche con profonda e umana pietà, quasi tutte le fasi più importanti di un evento storico che richiede tuttora di essere interpretato nella sua complessità, come uno dei principali avvenimenti della storia europea del XX secolo. IL CIELO DI CAMPOFORMIDO di Roberto Bassi Campanotto Editore - ISBN 978-88-456-1003-5 - 21 x 29,5 pagg. 240 - illustrato B/N - Euro 30,00 Campoformido è la culla dell'aeronautica italiana e questo libro ne è il giusto omaggio. Potrebbe sembrare un testo di storia locale, ma non riesce ad esserlo: a Campoformido aveva sede la 91^ Squadriglia di Baracca, a Campoformido Rino Corso Fougier diede vita all'acrobazia aerea collettiva. Il nome del piccolo aeroporto nelle vicinanze di Udine è magico e questo testo, anche se talvolta indulge un po' troppo alla cronaca dettagliata "sorvolando" (è proprio il caso di dirlo) IL NASTRO AZZURRO sulla storia raccontata (sebbene alcuni spezzoni di diari e memorie pongano sovente rimedio a questa mancanza), ne rende tutto il profondo significato che ogni aviatore italiano porta nel cuore. Il libro narra solo la prima parte della storia di Campoformido fino all'8 settembre del 1943: attendiamo la seconda parte. GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI. DIARI E LETTERE DAI LAGER NAZISTI. 1943-1945 di Mario Avagliano, Marco Palmieri - Editore Einaudi - 2009 - EAN 9788806198947 - pp. 350 - Euro 20,00 Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 oltre 600.000 militari italiani di stanza nel nord e in zone di guerra che caddero sotto controllo tedesco, rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei tedeschi e scelsero di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana. La conseguenza del loro no fu la deportazione e l'internamento nei lager nazisti, non come prigionieri di guerra ma con lo status mai utilizzato prima di IMI, Internati Militari Italiani. Per la loro scelta di resistenza, andarono incontro a una condizione simile a quella dei deportati politici. Costretti al lavoro coatto, circa 50.000 morirono a causa della fame, degli stenti, delle violenze e dei bombardamenti. Altri duecentomila, invece, fecero la scelta opposta e decisero di aderire alla Repubblica Sociale. Questa pagina sconosciuta della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale, della fine del regime fascista, della guerra di liberazione italiana ed europea e della guerra civile italiana tra il 1943 e il 1945, torna a rivivere in un libro che la ricostruisce e la racconta con la voce e con gli occhi dei protagonisti che l'anno vissuta, grazie a centinaia di loro lettere e diari inediti, raccolti in tutta Italia, scritti in quei drammatici giorni. EROI DEL CIELO - UOMINI E DONNE DELL'AVIAZIONE EUROPEA ATTRAVERSO I RICORDI DI UN AMICO SCRITTORE di Giorgio Evangelisti - Editoriale Olimpia - EAN 5010802 - 21,0x29,7 - pp. 192 - Euro 42,00 Gabriello Aghito, Fiorenza De Bernardi, Giovanni de Zordi, Charles Fauvel, Yuri Gagarin, Richard Keller, Vittorio Merlo, Willy Messerschmitt, Eduard Neumann, Hanna Reitsch, sono i dieci personaggi che Giorgio Evangelisti ci presenta in questa sua ultima opera. Si tratta di un volume davvero bello, ricco di interessanti aneddoti e di notizie inedite, scritto con stile sobrio e misurato che però non riesce a nascondere la grande stima che l'autore prova per i suoi dieci "eroi", tutti conosciuti personalmente, molti proprio amici. Giorgio Evangelisti è pilota di aeroplani e di alianti, nonché pilota militare ad honorem. Giornalista dal 1958, ha al suo attivo pubblicazioni di argomento aeronautico su quotidiani e riviste specializzate italiane e straniere. Egli stesso commenta il libro così: "Parlare di una persona che si è conosciuta da vicino può risultare complicato: c'è il rischio di rovinare un'amicizia minimizzando i fatti che la riguarda- IL NASTRO AZZURRO no, oppure, spinti dalla simpatia o dall'affetto, si può inconsapevolmente attribuire a questi fatti un'importanza eccessiva. In questo libro, impostato su dieci personaggi della storia del volo che ho conosciuto personalmente, spero di essere stato equanime. Alcuni di loro sono stati dei protagonisti, altri hanno vissuto una più modesta avventura aeronautica. In questo contesto, la loro vicenda è stata comunque tale da meritare il mio ricordo, la mia stima e quelle di quanti hanno avuto il privilegio di seguirne le imprese, sia pure come semplici spettatori. La scelta di portare alla ribalta queste persone anziché altre, che pure ho conosciuto in cinquant'anni di professione, prescinde dalla loro importanza ed è stata dettata da sentimenti strettamente personali di stima e di simpatia. La conquista del cielo è una magnifica e grandiosa avventura, e la vita di coloro che hanno avuto, in pace o in guerra, la fortuna di viverla è senza dubbio di grande interesse. Non è, inoltre, una storia che si perde nella notte dei tempi, ma riguarda fatti e momenti dei quali molti di noi hanno ancora un vivido ricordo. Nel 2003 si è festeggiato il centenario ufficiale del primo volo: davvero un breve lasso di tempo, ma sufficiente a consolidare una storia, una cultura, una mitologia". La veste grafica, molto ben curata, contribuisce al piacere della lettura e la prefazione del Capo di stato Maggiore dell'Aeronautica impreziosisce il volume IL DIFENSORE DELLA VAL D'ASTICO: IL FORTE DI PUNTA CORBIN di Leonardo Malatesta - Editrice Temi Trento, 2010 - p. 328 - Euro 25. Il volume, con le prefazioni del generale Enrico Pino, Comandante del Comando Militare Esercito Veneto, del generale Carlo Maria Magnani Presidente dell'Istituto del Nastro Azzurro e del direttore di Uniformi e Armi Furio Lazzarini, è il secondo della collana storica Le Sentinelle di Pietra e tratta della storia del forte di Punta Corbin. Nel testo si analizza in dettaglio la storia dei piani operativi, dell'evoluzione dell'architettura militare attraverso i secoli, soffermandosi sul modello costruttivo Rocchi utilizzato, la costruzione effettuata anche con l'ausilio di documentazione dello spionaggio austroungarico, infine la prova del fuoco durante il conflitto mondiale. Il capitolo centrale riguarda le operazioni belliche, entrando nel dettaglio dei colpi sparati giornalmente dalla batteria nel periodo maggio - luglio 1915, il periodo successivo e l'occupazione austroungarica del maggio 1916, quando nel corso della battaglia del Cengio, ci fu la morte in un combattimento dell'irredento triestino Carlo Stuparich, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. A corredo del volume, ci sono cartine e schizzi inediti che seguono lo sviluppo dei lavori di costruzione della fortificazione, e illustrano le operazioni militari e la vita dei soldati nel forte. L'autore, Leonardo Malatesta, si occupa di storia militare italiana ed europea dell'età contemporanea ed ha pubblicato altri volumi su argomenti analoghi, è Vice Direttore della Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò, Direttore del Comitato Scientifico dell'Associazione Culturale Tagliata della Scala e dirige per la casa editrice Temi, la collana storica Le Sentinelle di Pietra. 47