ei Cimeli della Morte di JK Rowling
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ei Cimeli della Morte di JK Rowling
Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry Potter e i Cimeli della Morte di J. K. Rowling Illustrazioni di Mary Grandprè 2 J. K. Rowling SOMMARIO CAPITOLO 1 - L’ASCESA DEL SIGNORE OSCURO ........... 6 CAPITOLO 2 - IN MEMORIAM ...............................................21 CAPITOLO 3 - LA PARTENZA DEI DURSLEY .....................41 CAPITOLO 4 - I SETTE POTTER...........................................56 CAPITOLO 5 - MORTE DEL GUERRIERO............................80 CAPITOLO 6 - IL FANTASMA IN PIGIAMA ........................ 107 CAPITOLO 7 - IL TESTAMENTO DI ALBUS SILENTE ...... 137 CAPITOLO 8 - IL MATRIMONIO .......................................... 167 CAPITOLO 9 - UN NASCONDIGLIO.................................... 195 CAPITOLO 10 - IL RACCONTO DI KREACHER ................ 214 CAPITOLO 11 - LA MAZZETTA ........................................... 244 CAPITOLO 12 - MAGIA È POTERE..................................... 270 CAPITOLO 13 - COMMISSIONE REGISTRAZIONE FIGLI DI BABBANI .................................... 298 3 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO 14 - IL LADRO ................................................... 325 CAPITOLO 15 - LA RIVINCITA DEI GOBLIN...................... 344 CAPITOLO 16 - GODRIC'S HOLLOW ................................. 376 CAPITOLO 17 - IL SEGRETO DI BATHILDA ...................... 398 CAPITOLO 18 - VITA E INGANNI DI ALBUS SILENTE ..... 421 CAPITOLO 19 - LA CERVA D’ARGENTO........................... 438 CAPITOLO 20 - XENOPHILIUS LOVEGOOD ..................... 467 CAPITOLO 21 - LA STORIA DEI TRE FRATELLI .............. 487 CAPITOLO 22 - I CIMELI DELLA MORTE .......................... 509 CAPITOLO 23 - IL CASTELLO DI MALFOY ....................... 534 CAPITOLO 24 - IL COSTRUTTORE DI BACCHETTE MAGICHE .................................................... 570 CAPITOLO 25 - VILLA CONCHIGLIA ................................. 600 CAPITOLO 26 - GRINGOTT ................................................. 620 CAPITOLO 27 - L’ULTIMO NASCONDIGLIO ..................... 649 CAPITOLO 28 - LO SPECCHIO MANCANTE ..................... 661 4 J. K. Rowling CAPITOLO 29 - IL DIADEMA PERDUTO ............................ 680 CAPITOLO 30 - IL BENSERVITO DI SEVERUS PITON ..... 701 CAPITOLO 31 - LA BATTAGLIA DI HOGWARTS .............. 724 CAPITOLO 32 - L’ANTICA BACCHETTA DI SAMBUCO ... 760 CAPITOLO 33 - IL RACCONTO DEL PRINCIPE ................ 784 CAPITOLO 34 - ANCORA NELLA FORESTA .................... 821 CAPITOLO 35 - KING’S CROSS.......................................... 838 CAPITOLO 36 - LO SBAGLIO NEL PIANO......................... 859 EPILOGO - DICIANNOVE ANNI DOPO ............................... 891 APPENDICE A....................................................................... 900 APPENDICE B....................................................................... 905 5 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO UNO L’ASCESA DEL SIGNORE OSCURO I due uomini apparvero dal nulla, a pochi metri l’uno dall’altro nello stretto viottolo illuminato dalla luna. Per un secondo restarono immobili, le bacchette puntate l’uno al petto dell’altro; poi, riconosciutisi a vicenda, riposero le bacchette sotto il mantello e si avviarono a passo svelto nella stessa direzione. “Notizie?” domandò il più alto dei due. “Le migliori,” rispose Severus Piton. Il viottolo era delimitato sulla sinistra da bassi rovi selvatici, sulla destra da un’alta siepe ben curata. I lunghi 6 J. K. Rowling mantelli dei due uomini sventolavano intorno alle loro caviglie mentre procedevano. “Temevo di poter arrivare in ritardo,” disse Yaxley; i suoi lineamenti ottusi apparivano e sparivano man mano che i rami degli alberi sovrastanti interrompevano la luce della luna. “È stato un po’ più complicato di quanto mi aspettassi. Spero che alla fine sia soddisfatto, però. Tu sei fiducioso di essere ben accolto?” Piton annuì senza replicare. Voltarono a destra in una larga strada asfaltata dalla quale si diramava il viottolo. L’alta siepe curvava anch’essa verso destra, perdendosi in lontananza oltre una coppia di imponenti cancelli in ferro battuto che sbarravano il passo ai due uomini. Nessuno dei due interruppe il cammino. Senza una parola, entrambi sollevarono il braccio sinistro in una specie di saluto e vi passarono direttamente in mezzo come se il metallo scuro fosse fumo. Siepi di tasso attutivano il suono dei loro passi. Vi fu un fruscio da qualche parte alla loro destra. Yaxley estrasse la bacchetta puntandola al di sopra della testa del compagno, ma la fonte del rumore si rivelò essere null’altro che un pavone bianco immacolato che avanzava impettito e maestoso sulla sommità della siepe. “Si è sempre trattato bene quel Lucius. Pavoni…” Yaxley ripose di nuovo la bacchetta sotto il mantello, sbuffando. Un bel castello sbucava dal buio alla fine dell’ampio viale, con le luci che baluginavano dalle vetrate lavorate a losanghe delle finestre del piano inferiore. Da qualche parte del buio giardino oltre la siepe proveniva lo sciacquio di una fontana. La ghiaia scricchiolò sotto i loro 7 Harry Potter e i Cimeli della Morte piedi mentre Piton e Yaxley si affrettavano verso il portone principale, che si aprì verso l’interno al loro arrivo benché nulla di visibile l’avesse aperto. L’ingresso era grande, scarsamente illuminato e sontuosamente arredato, con un magnifico tappeto a coprire la maggior parte del pavimento di pietra. Gli occhi dei pallidi volti ritratti nei quadri sulle pareti seguirono Piton e Yaxley al loro passaggio. I due uomini si fermarono davanti ad una pesante porta in legno che conduceva alla stanza successiva, esitarono per la durata di un battito del cuore, poi Piton fece ruotare la maniglia di bronzo. Il salone era pieno di persone silenziose, sedute ad un lungo tavolo riccamente decorato. Gli abituali arredi della stanza erano stati spinti senza riguardo contro le pareti. La luce proveniva da un fuoco che ardeva, ruggendo, in un camino la cui splendida mensola di marmo era sormontata da uno specchio dorato. Piton e Yaxley indugiarono per qualche momento sulla soglia. Appena i loro occhi si furono abituati alla luce scarsa, furono attratti verso l’alto dalla più strana caratteristica dell’ambiente: una figura umana apparentemente priva di sensi era sospesa a testa in giù al di sopra del tavolo, roteando lentamente come se fosse sospesa ad una corda invisibile, riflettendosi nello specchio e sulla tersa, lucida superficie del tavolo sottostante. Nessuno di quelli seduti al di sotto di quello straordinario spettacolo lo stava guardando, tranne un giovane pallido che occupava una sedia quasi esattamente al di sotto di esso. Sembrava incapace di evitare di lanciare uno sguardo verso l’alto ogni minuto o giù di lì. 8 J. K. Rowling “Yaxley, Piton,” chiamò una voce acuta e chiara dal capotavola. “Ci è mancato poco che non arrivaste in ritardo.” Colui che aveva parlato era seduto esattamente davanti al focolare, tanto che era difficile per i nuovi arrivati, all’inizio, vedere qualcosa di più del suo profilo. Mentre si avvicinavano, però, il suo volto brillò nell’oscurità, calvo, simile a un serpente, con fessure al posto delle narici e con brillanti occhi rossi dalle pupille verticali. Era talmente pallido che sembrava emettere una luminosità perlacea. “Severus, qui,” ordinò Voldemort indicando la sedia immediatamente alla sua destra. “Yaxley, di fianco a Dolohov.” I due uomini raggiunsero i posti loro assegnati. La maggior parte degli occhi attorno al tavolo seguirono Piton, e fu a lui che Voldemort si rivolse per primo. “Allora?” “Mio Signore, l’Ordine della Fenice ha intenzione di spostare Harry Potter dal suo attuale rifugio sabato prossimo, al crepuscolo.” L’attenzione attorno al tavolo si intensificò sensibilmente. Alcuni si irrigidirono, altri si mossero irrequieti, tutti con lo sguardo fisso su Piton e Voldemort. “Sabato… al crepuscolo,” ripeté Voldemort. I suoi occhi rossi fissarono quelli neri di Piton con tanta intensità che alcuni degli spettatori distolsero lo sguardo, apparentemente timorosi di venire loro stessi bruciati dalla ferocia di quello sguardo. Piton, invece, fissò con calma il volto di Voldemort e, dopo qualche secondo, la bocca 9 Harry Potter e i Cimeli della Morte senza labbra di Voldemort si piegò in qualcosa che somigliava vagamente ad un sorriso. “Bene. Molto bene. E le informazioni provengono…” “…dalla fonte di cui abbiamo parlato,” concluse Piton. “Mio Signore.” Yaxley s’era piegato in avanti per guardare lungo il tavolo verso Piton e Voldemort. Tutti si voltarono verso di lui. “Mio Signore, io ho sentito notizie diverse.” Yaxley aspettò, ma Voldemort non disse nulla, ed allora continuò, “Dawlish, l’Auror, si è lasciato sfuggire che Potter non sarà spostato prima del trenta, la notte prima di compiere diciassette anni.” Piton sorrideva. “La mia fonte mi ha riferito che ci sono piani per lasciare false tracce. Deve trattarsi di questo. Senza dubbio un Incantesimo Confundus è stato posto su Dawlish. Non sarebbe la prima volta. Si sa che è influenzabile.” “Posso assicurare, mio Signore, che Dawlish ne sembrava praticamente certo,” insisté Yaxley. “Se è stato Confuso, è naturale che ne sia certo,” replicò Piton. “Ti assicuro, Yaxley, che l’Ufficio Auror non avrà più alcun ruolo nella protezione di Harry Potter. L’Ordine crede che ci siamo infiltrati nel Ministero.” “L’Ordine ne ha azzeccata una, allora, eh?” disse un uomo tracagnotto seduto a poca distanza da Yaxley. Fece una risata soffocata e fu imitato qui e là lungo il tavolo. Voldemort non rise. Il suo sguardo aveva vagato verso l’alto, verso il corpo che roteava lentamente sulle loro teste, e sembrava immerso nei pensieri. 10 J. K. Rowling “Mio Signore,” continuò Yaxley, “Dawlish crede che un’intera squadra di Auror sarà usata per trasferire il ragazzo…” Voldemort sollevò una lunga mano bianca e Yaxley tacque immediatamente, guardando con risentimento appena Voldemort si voltò di nuovo verso Piton. “Dove intendono nasconderlo dopo?” “A casa di un membro dell’Ordine,” rispose Piton. “Il luogo, secondo la fonte, è stato fornito di ogni protezione che l’Ordine e il Ministero insieme fossero in grado di mettere in atto. Credo che possano esserci scarse possibilità di prenderlo quando sarà lì, mio Signore, salvo, naturalmente, che non avremo soggiogato il Ministero prima di sabato prossimo, cosa che ci darebbe la possibilità di scoprire e annullare abbastanza incantesimi da poter irrompere attraverso i restanti.” “Bene, Yaxley?” Voldemort lo chiamò al di là del tavolo, la luce del fuoco che gli brillava stranamente negli occhi rossi. “Avremo soggiogato il Ministero per sabato prossimo?” Ancora una volta tutte le teste si voltarono. Yaxley raddrizzò il busto. “Mio Signore, ho buone notizie al riguardo. Sono riuscito, con difficoltà e dopo grandi sforzi, a piazzare una Maledizione Imperius su Pius Thicknesse.” Molti di quelli che sedevano nei pressi di Yaxley sembrarono impressionati. Il suo vicino, Dolohov, un uomo con un lungo volto contorto, gli diede una pacca sulla schiena. “È un inizio,” affermò Voldemort. “Thicknesse è uno solo, però. Scrimgeour dovrà essere circondato dai nostri 11 Harry Potter e i Cimeli della Morte prima che io possa agire. Un attentato fallito alla vita del Ministro mi riporterebbe indietro di molto.” “Certo – mio Signore, è vero – ma lei sa che Thicknesse, come Capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, ha contatti regolari non solo con il Ministro stesso, ma anche con i Capi di tutti gli altri Dipartimenti del Ministero. Credo sarà facile, adesso che abbiamo sotto il nostro controllo un funzionario di così alto rango, soggiogare gli altri, dopo di che tutti potranno lavorare insieme per abbattere Scrimgeour.” “A condizione che il nostro amico Thicknesse non sia scoperto prima di aver convertito gli altri,” obiettò Voldemort. “In ogni caso, resta improbabile che il Ministero possa essere mio prima di sabato prossimo. Se non possiamo toccare il ragazzo una volta arrivato a destinazione, allora lo dobbiamo fare durante il tragitto.” “Per quello abbiamo un vantaggio, mio Signore,” disse Yaxley, che sembrava deciso a raccogliere un po’ d’approvazione. “In questo momento abbiamo diverse persone all’interno del Dipartimento per il Trasporto Magico. Se Potter dovesse Smaterializzarsi o usare la Metropolvere, lo sapremmo immediatamente.” “Non farà nessuna delle due cose,” obiettò Piton. “L’Ordine sta evitando qualsiasi tipo di trasporto che sia controllato o disciplinato dal Ministero, diffidano di qualunque cosa abbia a che fare con esso.” “Tanto meglio,” approvò Voldemort. “Dovrà muoversi all’aperto. Di gran lunga più facile da catturare.” Di nuovo, Voldemort rivolse lo sguardo verso il corpo che ruotava lentamente, proseguendo, “mi occuperò di persona del ragazzo. Ci sono stati troppi errori per quanto 12 J. K. Rowling riguarda Harry Potter. Alcuni di questi li ho fatti io stesso. Il fatto che Potter sia in vita è dovuto più a miei errori che a suoi successi.” Il gruppo intorno al tavolo fissò Voldemort con preoccupazione, ciascuno di loro spaventato, a giudicare dall’espressione, di poter essere incolpato della perdurante esistenza di Harry Potter. Voldemort, ancora rivolto verso il corpo privo di sensi sopra di lui, sembrava tuttavia parlare più a sé stesso che a qualcuno di loro. “Sono stato negligente, così sono stato punito dalla fortuna e dal caso, che fanno naufragare ogni piano tranne quelli meglio congegnati. Ora, però, sono più assennato. Capisco quelle cose che non avevo afferrato prima. Devo essere io ad uccidere Harry Potter, e così sarà.” A queste parole, apparentemente in risposta ad esse, risuonò un improvviso lamento, un grido prolungato e terribile di tormento e sofferenza. Molti dei presenti guardarono sbigottiti verso il basso in quanto il suono era sembrato venire da sotto i loro piedi. “Codaliscia,” chiamò Voldemort, senza alcuna variazione del suo calmo tono pensoso e senza distogliere lo sguardo dal corpo che ruotava sopra di lui, “non ti avevo detto di tenere tranquillo il prigioniero?” “Sì, m-mio Signore,” boccheggiò dal centro del tavolo un uomo minuscolo che era rimasto seduto così in basso sulla sedia a tal punto che, ad un’occhiata superficiale, poteva apparire vuota. Quindi scattò dal suo posto e s’affrettò fuori dalla stanza, lasciando dietro di sé un singolare barlume argenteo. 13 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Come stavo dicendo,” continuò Voldemort, osservando di nuovo i volti tesi dei suoi seguaci, “adesso capisco meglio. Avrò bisogno, per esempio, di farmi prestare una bacchetta da uno di voi prima di andare a uccidere Potter.” Le espressioni di quelli attorno a lui mostravano null’altro che sorpresa. Era come se avesse annunciato di volere in prestito una delle loro braccia. “Nessun volontario?” domandò Voldemort. “Vediamo… Lucius, non vedo alcuna ragione per cui tu debba avere ancora una bacchetta.” Lucius Malfoy alzò lo sguardo. La sua pelle sembrava giallognola e cerea alla luce del fuoco, gli occhi erano incavati e cerchiati. Quando parlò, aveva la voce rauca. “Mio Signore?” “La tua bacchetta, Lucius, esigo la tua bacchetta.” “Io…” Malfoy lanciò un’occhiata di lato alla moglie. Lei guardava fissamente avanti, quasi pallida quanto lui, i lunghi capelli biondi che pendevano sulle sue spalle, ma sotto il tavolo le sue dita sottili si strinsero brevemente attorno al polso di lui. Al suo tocco, Malfoy infilò una mano sotto il vestito, estrasse una bacchetta, e la passò a Voldemort che la tenne davanti agli occhi rossi esaminandola attentamente. “Di che è fatta?” “Olmo, mio Signore,” sussurrò Malfoy. “E il nucleo?” “Drago – fibra di cuore di drago” “Bene,” disse Voldemort. Estrasse la sua bacchetta e confrontò le lunghezze. Lucius Malfoy si mosse invo14 J. K. Rowling lontariamente. Per una frazione di secondo sembrò si aspettasse di ricevere la bacchetta di Voldemort in cambio della sua. Il gesto non passò inosservato a Voldemort, i cui occhi si spalancarono maliziosamente. “Darti la mia bacchetta, Lucius? La mia bacchetta? Alcuni dei presenti ridacchiarono. “Ti ho dato la libertà, Lucius, non ti basta? Ho notato, però, che tu e la tua famiglia sembrate meno felici da qualche tempo… Cosa ti dispiace, nella mia presenza in casa tua, Lucius?” “Nulla… nulla, mio Signore!” “Che menzogne, Lucius…” La voce tenue sembrò continuare a sibilare anche dopo che la bocca crudele aveva smesso di muoversi. Uno o due maghi trattennero a mala pena un brivido mentre il sibilo aumentava in volume. Si poteva sentire qualcosa di pesante strisciare sul pavimento sotto il tavolo. L’enorme serpente emerse arrampicandosi lentamente sulla sedia di Voldemort. Si sollevò, sembrava non finisse mai, fino a fermarsi sulle spalle di Voldemort, il collo grande quanto la coscia di un uomo, gli occhi senza palpebre con le pupille verticali. Voldemort accarezzò distrattamente la creatura con lunghe dita sottili, continuando a fissare Lucius Malfoy. “Come mai i Malfoy sembrano così infelici della loro fortuna? Non era il mio ritorno, la mia ascesa al potere, la cosa che hanno dichiarato desiderare di più per tanti anni? “Naturalmente, mio Signore,” rispose Lucius Malfoy. Gli tremava la mano mentre si tergeva il sudore dal labbro superiore. “È quello che volevamo… che vogliamo.” 15 Harry Potter e i Cimeli della Morte Alla sinistra di Malfoy, sua moglie fece uno strano e rigido cenno d’assenso, lo sguardo distolto da Voldemort e dal serpente. Alla sua destra, il figlio Draco, che era stato tutto il tempo a fissare il corpo inerte che lo sovrastava, rivolse un rapido sguardo a Voldemort e di nuovo lo distolse, terrorizzato. “Mio Signore,” disse una donna tetra seduta a circa metà del tavolo, la voce contratta dall’emozione, “è un onore averLa qui, nella casa della nostra famiglia. Non potrebbe esserci piacere maggiore.” Si sedette accanto alla sorella, così diversa nell’aspetto da lei, capelli scuri e pesanti palpebre nere, come lo era nel portamento e nel contegno. Laddove Narcissa sedeva rigida e impassibile, Bellatrix si inchinò verso Voldemort come se le sole parole non potessero mostrare il suo ardente desiderio di vicinanza. “Nessun piacere maggiore,” ripeté Voldemort, la testa lievemente piegata su un lato mentre esaminava Bellatrix. “Significa veramente molto, Bellatrix, detto da te.” Lei arrossì violentemente e gli occhi le si riempirono di lacrime di gioia. “Il mio Signore sa che non dico altro che la verità!” “Nessun piacere maggiore… anche a confronto del lieto evento che, ho sentito, ha avuto luogo nella tua famiglia questa settimana?” Lei lo fissò, le labbra un po’ aperte, evidentemente perplessa. “Non so a cosa si riferisca, mio Signore.” “Mi riferisco a tua nipote, Bellatrix. Ed alla vostra, Lucius e Narcissa. Lei si è appena sposata con il lupo mannaro, Remus Lupin. Ne dovreste essere orgogliosi.” 16 J. K. Rowling Attorno al tavolo vi fu uno scoppio di risate beffarde. Molti si piegarono in avanti per scambiarsi occhiate allegre. Qualcuno batté con il pugno sul tavolo. Il serpente gigante, non gradendo la confusione, spalancò la bocca e sibilò rabbiosamente, ma i Mangiamorte non se ne accorsero, tanto erano contenti dell’umiliazione di Bellatrix e dei Malfoy. Il volto di Bellatrix, da poco arrossito di felicità, era diventato di uno sgradevole rosso a macchie. “Lei non è nostra nipote, mio Signore,” gridò sovrastando le manifestazioni di ilarità. “Noi, Narcissa ed io, non abbiamo più rivolto uno sguardo a nostra sorella fin da quando ha sposato il Mezzosangue. Quella rivoltante ragazza non ha nulla a che fare con alcuno di noi, e nemmeno qualsiasi bestia abbia sposato.” “E tu che ne dici, Draco?” domandò Voldemort, e benché la sua voce fosse tranquilla, essa sovrastò chiaramente i fischi e le beffe. “Farai da babysitter ai cuccioli?” L’ilarità aumentò. Draco Malfoy volse lo sguardo terrorizzato verso il padre, che si guardava in grembo, e poi catturò gli occhi della madre. Lei scosse la testa in modo quasi impercettibile e riprese a fissare impassibile la parete opposta. “Basta così,” intimò Voldemort accarezzando il serpente stizzito. “Basta così.” Le risate smisero di colpo. “Molti degli alberi genealogici delle nostre famiglie più antiche sono diventati un po’ infetti, col tempo,” disse appena Bellatrix gli rivolse lo sguardo, trattenendo il fiato e implorante, “Li dovete potare un po’ per tenerli in salute, 17 Harry Potter e i Cimeli della Morte non è così? Tagliare via quelle parti che minacciano di infettare il resto.” “Certo, mio Signore,” sussurrò Bellatrix, e gli occhi le si riempirono di nuovo di gratitudine. “Alla prima occasione!” “L’avrai,” replicò Voldemort. “E come nella tua famiglia, così in tutto il mondo… taglieremo via il cancro che lo infetta finché resteranno solamente i Purosangue…” Voldemort sollevò la bacchetta di Lucius Malfoy, la puntò direttamente alla figura che ruotava lentamente sospesa sul tavolo e l’abbassò come a dare un lieve colpo di frusta. La figura tornò in vita con un gemito ed iniziò a lottare contro corde invisibili. “Riconosci il nostro ospite, Severus?” chiese Voldemort. Piton sollevò gli occhi verso il volto capovolto. Tutti i Mangiamorte guardavano in alto verso il prigioniero, adesso, come se fosse stato dato loro il permesso di essere curiosi. Nel momento in cui il volto ruotò verso il fuoco, la donna implorò con voce incrinata e terrorizzata, “Severus! Aiutami!” “Ah, certo,” rispose Piton mentre la prigioniera ruotava via di nuovo. “E tu, Draco?” domandò Voldemort, accarezzando il muso del serpente con la mano libera dalla bacchetta. Draco scosse la testa con impaccio. Adesso che la donna si era svegliata, sembrava totalmente incapace di guardarla. “Tu non dovresti aver seguito i suoi corsi, però,” disse Voldemort. “Per coloro fra voi che non lo sanno, siamo 18 J. K. Rowling qui stasera insieme a Charity Burbage che, fino a poco tempo fa, insegnava alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.” Ci furono mormorii di comprensione attorno al tavolo. Una donna volgare ed ingobbita, dai denti appuntiti, rise crudelmente. “Sì… la Professoressa Burbage ha insegnato ai figli di maghi e streghe tutto sui Babbani… Come non siano poi così diversi da noi…” Uno dei Mangiamorte sputò sul pavimento. Charity Burbage, roteando, si ritrovò a fronteggiare di nuovo Piton. “Severus… per favore… per favore…” “Silenzio,” ordinò Voldemort con un altro scatto della bacchetta di Malfoy, e Charity fece silenzio come se fosse stata imbavagliata. “Non contenta di corrompere ed inquinare le menti dei figli dei maghi, la scorsa settimana la Professoressa Burbage ha scritto un’appassionata difesa dei Mezzosangue sulla Gazzetta del Profeta. I maghi, ha detto, devono accettare questi ladri della loro conoscenza e magia. La diminuzione dei Purosangue è, ha detto la Professoressa Burbage, la più desiderabile delle circostanze… Lei vorrebbe che tutti noi sposassimo dei Babbani… o, senza dubbio, dei lupi mannari…” Nessuno rise questa volta. Non c’era alcuna possibilità di fraintendere la collera e il disprezzo nella voce di Voldemort. Per la terza volta Charity Burbage roteò fino a guardare verso Piton. Lacrime le scorrevano dal viso nei capelli. Piton ricambiò il suo sguardo, del tutto impassibile, mentre lei ruotava lentamente fino a perderlo di nuovo di vista. 19 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Avada Kedavra.” Il lampo di luce verde illuminò ogni angolo della stanza. Charity cadde, con un tonfo echeggiante, sul tavolo sottostante che tremò e cigolò. Diversi Mangiamorte saltarono all’indietro sulla sedia. Draco cadde dalla sua sul pavimento. “La cena, Nagini,” disse Voldemort sommessamente, e il grande serpente ondeggiò e scivolò giù dalle sue spalle sul legno lucido. 20 J. K. Rowling CAPITOLO DUE IN MEMORIAM Harry sanguinava. Stringendosi la mano destra con la sinistra e imprecando sottovoce, aprì con un colpo di spalla la porta della sua camera da letto. Ci fu un rumore di porcellana rotta: aveva calpestato una tazza di tè freddo che era poggiata sul pavimento fuori dalla porta della sua stanza. “Che cosa…?” Si guardò intorno, il pianerottolo del numero quattro, Privet Drive, era deserto. Probabilmente la tazza di tè era l’idea che aveva Dudley di un astuto gavettone. Tenendo in alto la mano sanguinante, Harry raccolse alla meglio i cocci con l’altra mano e li gettò nel cestino già colmo, 21 Harry Potter e i Cimeli della Morte appena visibile all’interno della camera sua. Solo allora andò in bagno per passare il dito sotto l’acqua corrente. Era stupido, inutile e incredibilmente irritante che ancora per altri quattro giorni lui non potesse fare magie… ma doveva ammettere con se stesso che quel taglio sfrangiato che aveva sul dito lo avrebbe messo comunque in difficoltà. Non aveva mai imparato come guarire le ferite e, adesso che ci pensava, soprattutto in vista dei suoi piani immediati, questa sembrava una grave mancanza nella sua educazione. Annotandosi mentalmente di chiedere ad Hermione come si facesse, usò un bel pezzo di carta igienica per asciugare quanto più poteva il tè versato, prima di tornare nella sua stanza e sbattere la porta alle sue spalle. Harry aveva passato la mattina a svuotare completamente il suo baule per la prima volta da quando lo aveva preparato sei anni prima. All’inizio degli anni scolastici successivi, aveva soltanto dato una rapida occhiata ai tre quarti superiori del contenuto e rimpiazzato o aggiunto qualcosa, lasciando sul fondo uno strato di inutile paccottiglia: vecchie piume, occhi di scarafaggio disseccati, calze spaiate che non gli andavano più. Alcuni minuti prima Harry aveva infilato la mano nel mucchio di residui, aveva sentito un dolore lancinante all’anulare della mano destra e l’aveva ritirata coperta da parecchio sangue. Procedette ora con un po’ più di cautela. Di nuovo inginocchiato accanto al baule, esplorò tastando il fondo e, dopo aver ritrovato un vecchio distintivo che alternava fiocamente le scritte TIFA PER CEDRIC DIGGORY e POTTER FA SCHIFO, uno Spioscopio vecchio e lesionato e un medaglione d’oro all’interno del quale era stato 22 J. K. Rowling nascosto un biglietto firmato “R.A.B.”, finalmente trovò il bordo tagliente che gli aveva provocato la ferita. Lo riconobbe subito. Era un frammento lungo due pollici dello specchio incantato che il suo padrino ormai morto, Sirius, gli aveva dato. Harry lo mise da parte e tastò cautamente il fondo per trovare il resto, ma dell’ultimo regalo che il suo padrino gli aveva fatto non era rimasto altro che polvere di vetro, che aderiva all’ultimo strato di materiale residuo come scintillante sabbia sottile. Harry si sedette ad esaminare il pezzo irregolare con cui si era tagliato, senza vedere altro che il riflesso del suo stesso occhio verde. Poi sistemò il frammento sopra la Gazzetta del Profeta di quella mattina, che giaceva non ancora sfogliata sul letto, e cercò di opporsi all’improvviso ribollire di ricordi amari, alle fitte di rimpianto e nostalgia che la scoperta dello specchio rotto aveva causato, accanendosi con la spazzatura rimanente nel baule. Ci volle un’altra ora per svuotarlo completamente, buttare via gli oggetti inutili e riordinare il resto in pile separate a seconda che si trattasse o no di cose di cui avrebbe avuto bisogno in futuro. La sua divisa scolastica e quella del Quidditch, il calderone, le pergamene, le piume e la maggior parte dei suoi libri di testo erano ammonticchiati in un angolo, li avrebbe lasciati lì. Si domandò cosa ne avrebbero fatto sua zia e suo zio, li avrebbero bruciati nel cuore della notte probabilmente, come fossero stati la prova di un qualche orrendo crimine. I suoi abiti babbani, il Mantello dell’Invisibilità, il kit per preparare pozioni, alcuni libri, 23 Harry Potter e i Cimeli della Morte l’album di fotografie che Hagrid gli aveva regalato tanto tempo prima, un pacco di lettere e la sua bacchetta magica erano stati sistemati in un vecchio zaino. In una delle tasche frontali c’erano la Mappa del Malandrino e il medaglione con all’interno il foglietto firmato “R.A.B.”. Al medaglione era stato assegnato quel posto d’onore non a causa del suo valore – era a tutti gli effetti del tutto privo di valore – ma a causa di quanto era costato venirne in possesso. Ciò lasciava sul suo tavolo, accanto alla sua civetta bianca, una discreta pila di quotidiani: uno per ogni giorno che Harry aveva passato a Privet Drive quest’ultima estate. Si alzò dal pavimento, si stiracchiò e andò verso il tavolo. Edvige rimase immobile mentre lui esaminava i giornali e li gettava ad uno ad uno sul mucchio della spazzatura. La civetta dormiva, oppure faceva finta di dormire. Era arrabbiata con Harry per quanto poco tempo le era concesso di rimanere fuori dalla gabbia in quel periodo. Quando si avvicinò al fondo della pila di giornali, Harry rallentò, cercando un numero in particolare che sapeva essere arrivato poco dopo il suo ritorno a Privet Drive per l’estate. Ricordava che in prima pagina c’era una breve menzione alle dimissioni di Charity Burbage, l’insegnante di Babbanologia a Hogwarts. Finalmente lo trovò. Andando a pagina dieci, si sedette pesantemente sulla sedia vicino alla scrivania e rilesse l’articolo che aveva cercato. 24 J. K. Rowling UN RICORDO DI ALBUS SILENTE di Elphias Doge Incontrai Albus Silente all’età di undici anni, il nostro primo giorno ad Hogwarts. La nostra reciproca attrazione fu senza dubbio dovuta al fatto che tutti e due ci sentivamo degli outsider. Io avevo preso il vaiolo di drago poco tempo prima di andare a scuola e, seppure non fossi più contagioso, il mio viso butterato e la tonalità verdastra della pelle non incoraggiavano molti a fare amicizia con me. Da parte sua, Albus era arrivato ad Hogwarts sotto il peso di una notorietà non voluta. A malapena un anno prima, suo padre Percival era stato condannato per aver compiuto un attacco selvaggio e ben pubblicizzato contro tre giovani Babbani. Albus non tentò mai di negare che suo padre (che sarebbe poi morto ad Azkaban) avesse commesso quel crimine. Al contrario, quando trovai il coraggio di chiedere, mi assicurò che sapeva che suo padre era colpevole. Al di là di questo, Silente rifiutò di parlare della triste vicenda sebbene molti tentassero di convincerlo ad esprimersi. Alcuni, in verità, erano disposti a lodare le azioni di suo padre ed erano convinti che anche Albus fosse un odia-Babbani. Non avrebbero 25 Harry Potter e i Cimeli della Morte potuto essere maggiormente in errore. Come chiunque abbia conosciuto Albus può confermare, egli non rivelò mai la minima tendenza anti-Babbana. Al contrario, il suo determinato supporto ai diritti dei Babbani gli fece guadagnare molti nemici negli anni successivi. In pochi mesi, tuttavia, la fama dello stesso Albus iniziò ad eclissare quella di suo padre. Entro la fine del suo primo anno, nessuno più lo conosceva come il figlio di un odia-Babbani ma niente di più e niente di meno che come lo studente più brillante che mai si fosse visto nella scuola. Quelli di noi che ebbero il privilegio di essere suoi amici beneficiarono del suo esempio, per non parlare del suo aiuto ed incoraggiamento, che sempre dispensò con generosità. Mi confessò, molto tempo dopo, di essere già allora consapevole del fatto che il suo più grande piacere era quello di insegnare. Egli non solo vinse ogni premio degno di nota che la scuola offriva, ma fu inoltre in regolare contatto epistolare con i più notevoli nomi del mondo magico di allora, compresi Nicolas Flamel, il celebre alchimista, Bathilda Bath, l’insigne storica e Adalbert Incant, il teorico della magia. Molti dei suoi scritti divennero pubblicazioni colte come Trasfigurare Oggi, Sfide in Incantesimi e Il Pozionista Pratico. La futura carriera di Silente sembrava destinata ad essere fulminante, e l’unica domanda che rimaneva era su quando sarebbe diventato 26 J. K. Rowling Ministro della Magia. Sebbene si fosse detto spesso, negli anni successivi, che lui fosse sul punto di accettare l’incarico, non ebbe mai ambizioni Ministeriali, tuttavia. Tre anni dopo che iniziammo a frequentare Hogwarts, il fratello di Albus, Aberforth, arrivò a scuola. Non si assomigliavano. Aberforth non fu mai amante dei libri e, diversamente da Albus, preferiva definire le discussioni duellando piuttosto che attraverso il ragionamento. Tuttavia sarebbe sbagliato suggerire, come qualcuno ha fatto, che i due fratelli non fossero amici. Andavano d’accordo bene quanto era possibile per due ragazzi così diversi. Per essere giusti verso Aberforth, bisogna ammettere che vivere nell’ombra di Albus non poteva essere in alcun modo un’esperienza facile. Essere costantemente superati era un rischio professionale per coloro che erano suoi amici e non poteva di sicuro essere più piacevole per il solo fatto di essergli fratello. Quando Albus ed io lasciammo Hogwarts, intendevamo fare l’allora tradizionale giro del mondo insieme, andando a trovare ed osservare i maghi stranieri, prima di intraprendere le nostre rispettive carriere. Tuttavia accadde una tragedia. Proprio alla vigilia del nostro viaggio, la madre di Albus, Kendra, morì, lasciando Albus capo ed unico sostegno della famiglia. Io rinviai la mia partenza quanto bastava per porgere i miei rispetti al funerale di Kendra, poi partii per 27 Harry Potter e i Cimeli della Morte quello che sarebbe stato ormai un viaggio solitario. Con un fratello ed una sorella più piccoli di cui prendersi cura, e poco oro rimasto in casa, non c’era neanche il dubbio che Albus potesse venire con me. Quello fu il periodo delle nostre vite in cui i nostri contatti furono più scarsi. Io scrissi ad Albus descrivendogli, forse con poca sensibilità, le meraviglie del mio viaggio, dall’essere sfuggito per un pelo alle Chimere in Grecia agli esperimenti con gli alchimisti Egiziani. Le sue lettere mi dicevano poco della sua vita quotidiana, che sospettavo fosse noiosa e frustrante per un mago così brillante. Immerso nelle mie esperienze, fu con orrore che appresi, verso la fine del mio anno di viaggi, che un’ulteriore tragedia aveva colpito i Silente: la morte di sua sorella Ariana. Sebbene Ariana avesse goduto di poca salute per lungo tempo, il colpo, arrivato così presto dopo la perdita della madre, ebbe un profondo effetto su ambedue i fratelli. Tutti quelli che erano più vicini ad Albus, ed io mi conto fra i pochi fortunati, convengono che la morte di Ariana e la convinzione di Albus di esserne personalmente responsabile, (sebbene ne fosse, ovviamente, incolpevole) lasciarono per sempre il segno su di lui. Tornato a casa ritrovai in lui un giovane che aveva sofferto come se fosse molto più vecchio. 28 J. K. Rowling Albus era diventato molto più riservato di prima e molto meno allegro. La perdita di Ariana, per giunta, non aveva portato ad un avvicinamento fra Albus e Aberforth ma ad una sensazione di estraneità. (Col tempo questa sarebbe svanita – negli anni a venire essi ristabilirono una relazione che, se non affettuosa, era certamente cordiale.) Tuttavia, da allora, egli parlò raramente dei suoi genitori o di Ariana e i suoi amici impararono a non farne menzione. Altre penne descriveranno i trionfi degli anni seguenti. Gli innumerevoli contributi di Silente all’insieme delle conoscenze del mondo magico, inclusa la scoperta dei dodici usi del sangue di drago. Saranno di beneficio alle generazioni a venire, così come la saggezza di cui fece mostra nei molti giudizi che espresse in qualità di Capo Stregone del Wizengamot. Si dice, ancora, che nessun duello fra maghi ha mai uguagliato quello avvenuto fra Silente e Grindelwald nel 1945. Coloro che ne furono testimoni scrissero del panico e del senso di ammirato terrore che provarono guardando quei due maghi straordinari battersi. Il trionfo di Silente e le conseguenze di questo sul Mondo Magico, sono considerate un punto di svolta alla pari con lo Statuto Internazionale di Segretezza e con la caduta di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Albus Silente non fu mai né vanitoso né pieno di sé. Sapeva trovare qualcosa di buono in 29 Harry Potter e i Cimeli della Morte ciascuno, non importa quanto apparentemente insignificante o miserabile fosse, e io credo che il dolore della scomparsa dei suoi cari quando era così giovane lo abbia arricchito di umanità e capacità di partecipazione ai sentimenti degli altri. Mi mancherà la sua amicizia molto più di quanto io riesca a dire, ma la mia perdita è nulla se comparata a quella del mondo magico. Sul fatto che lui sia stato il più ispirato e amato fra i presidi di Hogwarts non vi è alcun dubbio. È morto così come ha vissuto: sempre lavorando per il bene di tutti, fino all’ultima ora, sempre disposto a tendere la mano ad un ragazzino con il vaiolo di drago come era quel giorno in cui lo incontrai la prima volta. Harry finì di leggere ma continuò a fissare la fotografia che accompagnava il necrologio. Silente aveva il familiare, gentile sorriso di sempre, ma mentre lanciava lo sguardo al di sopra dei suoi occhiali a mezza luna dava l’impressione, anche attraverso la stampa un po’ granulosa del quotidiano, di radiografare Harry, la cui tristezza era mescolata al senso di umiliazione. Aveva pensato di conoscere bene Silente, ma da quando aveva letto il suo necrologio era stato costretto a riconoscere di averlo conosciuto solo superficialmente. Mai aveva immaginato l’infanzia o la giovinezza di Silente. Era come se lui fosse arrivato su questo mondo come Harry lo aveva sempre conosciuto, venerabile, con i capelli grigi e vecchio. L’idea di un Silente adolescente gli riusciva semplicemente strana, come cercare di 30 J. K. Rowling immaginare una Hermione stupida o uno Schiopodo Sparacoda amichevole. Mai aveva pensato di chiedere a Silente del suo passato. Senza dubbio sarebbe sembrato strano, persino impertinente, ma era conoscenza comune, dopo tutto, che Silente aveva preso parte al leggendario duello con Grindelwald e Harry non aveva mai pensato di chiedergli come era stato, né gli aveva chiesto degli altri famosi risultati da lui ottenuti. No, avevano sempre parlato di Harry, del passato di Harry, del futuro di Harry, dei piani di Harry… e adesso Harry aveva la sensazione, nonostante il fatto che il suo futuro fosse così pericoloso e incerto, di aver perso occasioni irrecuperabili quando aveva mancato di chiedere a Silente qualcosa di lui, anche se l’unica domanda personale che aveva fatto al suo Preside era anche l’unica alla quale sospettava che il Preside non avesse risposto onestamente: “Che cosa vede quando guarda nello Specchio?” “Io? Io vedo me stesso con in mano un paio di calde calze di lana.” Dopo diversi minuti di riflessione, Harry strappò il necrologio dalla Gazzetta, lo piegò con cura e lo infilò nel primo volume di Magia Difensiva Pratica: come Usarla contro le Arti Oscure. Poi gettò il resto del quotidiano sul mucchio della spazzatura e si voltò per guardare tutta la sua stanza. Era molto più ordinata. Le sole cose fuori posto erano la Gazzetta del Profeta di quel giorno, che ancora giaceva sul letto e, su di essa, il pezzo di specchio rotto. Harry attraversò la stanza, spostò il frammento di specchio dalla Gazzetta di quel giorno, ed aprì il giornale. 31 Harry Potter e i Cimeli della Morte Quando aveva ritirato il quotidiano arrotolato dal gufo postino, quella mattina presto, aveva appena dato un’occhiata ai titoli di testa e l’aveva buttato da parte, dopo aver notato che non diceva nulla di Voldemort. Harry era sicuro che il Ministero stesse facendo pressione sulla Gazzetta per censurare qualunque notizia su Voldemort. Soltanto adesso, quindi, s’accorse di cosa gli era sfuggito. Al centro della metà inferiore della prima pagina, un titolo a caratteri più piccoli sormontava una fotografia di Silente che passeggiava e sembrava infastidito: SILENTE - FINALMENTE LA VERITÀ? In arrivo la prossima settimana la scioccante storia del genio imperfetto considerato da molti il più grande mago della sua generazione. Facendo a brandelli la popolare immagine di serena saggezza con la barba bianca, Rita Skeeter rivela la fanciullezza disturbata, la giovinezza sregolata, le faide lunghe tutta una vita e i colpevoli segreti che Silente si è portato nella tomba. PERCHÉ l’uomo candidato ad essere Ministro della Magia si accontentò di fare semplicemente il preside? QUALE era il vero scopo dell’organizzazione segreta nota come Ordine della Fenice? COME è realmente morto Silente? Le risposte a queste e a molte altre domande vengono esplorate nell’esplosiva nuova biografia La vita e le menzogne di 32 J. K. Rowling Albus Silente di Rita Skeeter, intervistata in esclusiva da Betty Braithwaite, all’interno, pagina 13. Harry aprì il giornale squarciandolo e trovò la pagina tredici. L’articolo era sovrastato da una fotografia che mostrava un’altra faccia familiare: una donna dagli occhiali ingioiellati con capelli biondi arricciati in modo elaborato, i denti scoperti in quello che era chiaramente un sorriso vincente, agitava le dita verso di lui. Facendo del suo meglio per ignorare quell’immagine nauseante, Harry continuò a leggere. Di persona, Rita Skeeter è una donna molto più calda e tranquilla di quello che i suoi notoriamente feroci ritratti a punta di piuma possano far supporre. Venendomi incontro nell’ingresso della sua accogliente casa, mi guida dritta in cucina per una tazza di tè, una fetta di torta paradiso e, neanche a dirlo, un barile fumante dei più recenti pettegolezzi. “Beh, Silente è il sogno di tutti i biografi, ovviamente,” dice la Skeeter. “Una vita così lunga e piena. Sono sicura che il mio libro sarà il primo di una lunga serie.” La Skeeter certamente non si è fatta crescere l’erba sotto i piedi. Il suo libro di novecento pagine è stato completato entro appena quattro settimane dopo la morte misteriosa di Silente avvenuta in Giugno. Le 33 Harry Potter e i Cimeli della Morte chiedo come è riuscita a compiere così in fretta l’impresa. “Oh, quando si è stati giornalisti così a lungo come me, lavorare a scadenza è come una seconda natura. Sapevo che il mondo magico reclamava a gran voce l’intera storia e io volevo essere la prima a rispondere alla richiesta.” Io le accenno all’affermazione recente, ampiamente pubblicizzata, di Elphias Doge, Consigliere Speciale del Wizengamot e amico di lunga data di Silente secondo la quale “il libro della Skeeter contiene meno fatti di una figurina delle Cioccorane.” La Skeeter ride tirando indietro la testa. “Il caro Dodgy! Mi ricordo di averlo intervistato qualche anno fa a proposito dei diritti delle sirene, il cielo lo benedica. Completamente rimbambito, sembrava pensasse che fossimo seduti sul fondo del Lago Windermere, continuava a ripetermi di stare attenta alle trote.” E tuttavia le accuse di scarsa accuratezza di Elphias Doge hanno avuto ampia eco. La Skeeter crede veramente che quattro brevi settimane siano state sufficienti per ottenere una completa immagine della lunga e straordinaria vita di Silente? “Oh, mia cara,” sorride raggiante la Skeeter dandomi degli affettuosi colpetti sulla mano, “sai bene quanto me la quantità di 34 J. K. Rowling notizie che si ottengono con una borsa piena di Galeoni, rifiutando di ricevere un «no» come risposta e usando una Penna Prendiappunti nuova e ben affilata! E in ogni caso c’era tanta gente in attesa di gettare un po’ di spazzatura addosso a Silente. Non tutti pensano che fosse così meraviglioso, sai, ha pestato i piedi ad un incredibile numero di persone importanti. Ma il vecchio Dodgy può scendere dal suo alto Ippogrifo, perché io ho avuto accesso ad una fonte per la quale molti giornalisti combatterebbero a bacchetta tratta, una persona che mai ha parlato prima in pubblico e che è stata vicina a Silente durante le fasi più turbolente e sconcertanti della sua giovinezza.” La pubblicità precedente alla pubblicazione della biografia della Skeeter ha certamente fatto pensare che ci saranno delle novità scioccanti per coloro che credono che Silente abbia avuto una vita senza macchia. Quali sono le maggiori sorprese, le chiedo. “Ora basta, Betty, non ho intenzione di rivelare tutte le grandi sorprese prima che nessuno abbia comprato il libro!” ride la Skeeter. “Ma posso promettere che, chiunque pensi che Silente fosse immacolato come la sua barba, deve prepararsi ad un brusco risveglio! Diciamo semplicemente che nessuno che lo abbia sentito parlare con rabbia contro TuSai-Chi avrebbe mai immaginato che egli 35 Harry Potter e i Cimeli della Morte stesso avesse pasticciato con le Arti Oscure in gioventù! E per essere un mago che ha passato i suoi ultimi anni a predicare la tolleranza, non era stato certo di larghe vedute quando era più giovane! Sì, Albus Silente aveva un passato estremamente discutibile, per non parlare della sua equivoca famiglia, che lui ha faticato parecchio a tenere nascosta.” Io chiedo se la Skeeter si riferisca al fratello di Silente, Aberforth, la cui condanna da parte del Wizengamot per uso improprio della magia aveva causato un piccolo scandalo quindici anni prima. “Oh, Aberforth è soltanto la ciliegina sopra un gran mucchio di letame.” Ride la Skeeter. “No, no, sto parlando di molto peggio di un fratello con la passione di gingillarsi con le capre, persino peggio di un padre che assale i Babbani… Silente non ha potuto nascondere nessuno di loro, sono stati ambedue condannati dal Wizengamot. No, erano sua madre e sua sorella che mi intrigavano, ed è bastato scavare un po’ per scoprire un vero e proprio nido di cattiveria. Ma, come dicevo, dovrai aspettare di arrivare ai capitoli dal nove al dodici per avere tutti i dettagli. Tutto quello che posso dire adesso è che non c’è da meravigliarsi che Silente non abbia mai raccontato come ha fatto a rompersi il naso.” 36 J. K. Rowling Lasciando perdere gli scheletri di famiglia, la Skeeter nega forse le qualità che hanno condotto Silente a molte magiche scoperte? “Aveva cervello,” concede lei, “tuttavia molti adesso si chiedono se egli avesse veramente diritto a rivendicare pieno credito per tutti i risultati ritenuti suoi. Come rivelo nel capitolo sedici, Ivor Dillonsby afferma di aver scoperto in precedenza otto usi del sangue di drago quando Silente «prese in prestito» le sue carte.” Ma l’importanza di alcuni dei risultati di Silente non possono essere negati, mi azzardo a dire. Che dire della famosa sconfitta che inflisse a Grindelwald? “Oh, sono veramente contenta di sentirti menzionare Grindelwald,” dice la Skeeter con un sorriso davvero stuzzicante. “Temo che, quelli a cui vengono le lacrime agli occhi pensando alla spettacolare vittoria di Silente, devono prepararsi ad una bomba, o forse ad una Caccabomba. Una faccenda molto sporca in effetti. Tutto quel che dirò è, non siate così sicuri che ci fu realmente un duello spettacolare degno di una leggenda. Dopo aver letto il mio libro, la gente potrebbe essere costretta a concludere che Grindelwald ha semplicemente fatto comparire un fazzoletto bianco dalla punta della sua bacchetta e si sia fatto prendere senza fare storie!” 37 Harry Potter e i Cimeli della Morte La Skeeter rifiuta di rivelare altro a proposito di questo intrigante argomento, così il discorso volge verso la relazione che senza dubbio affascinerà i suoi lettori più di ogni altra cosa. “Oh, sì,” dice la Skeeter, annuendo bruscamente, “ho dedicato un intero capitolo a tutta la relazione fra Potter e Silente. È stata definita insana, persino sinistra. Ancora una volta, i lettori, dovranno acquistare il mio libro per avere l’intera storia, ma non vi è dubbio alcuno che Silente abbia avuto un interesse innaturale nei confronti di Potter fin dall’inizio. Se questo sia stato veramente nell’interesse e per il bene del ragazzo… ebbene, si vedrà. È veramente un segreto di Pulcinella il fatto che Potter abbia avuto un’adolescenza estremamente travagliata.” Io chiedo se la Skeeter sia ancora in contatto con Harry Potter, a cui fece la famosa intervista l’anno passato: un pezzo che andava dritto al cuore in cui Potter parlava esclusivamente della sua convinzione che TuSai-Chi era ritornato. “Oh, sì, abbiamo stabilito un rapporto stretto,” dice la Skeeter. “Il povero Potter ha pochi veri amici, e noi ci siamo conosciuti in una delle circostanze della sua vita che maggiormente lo ha messo alla prova: Il Torneo Tremaghi . Io sono probabilmente una 38 J. K. Rowling delle poche persone in vita che può affermare di conoscere il vero Harry Potter.” Il che ci porta direttamente alle molte voci che circolano sulle ultime ore di Silente. La Skeeter crede che Potter fosse presente quando Silente è morto? “Ebbene, non voglio dire troppo, è tutto nel libro, ma testimoni diretti all’interno del castello di Hogwarts hanno visto Potter che scappava via dalla scena pochi istanti dopo che Silente era caduto, era saltato o era stato spinto. Potter più tardi ha testimoniato contro Severus Piton, un uomo contro il quale nutre un noto rancore. È tutto come sembra? Questo dovranno deciderlo i membri della comunità magica dopo che avranno letto il mio libro.” Su questa intrigante affermazione, prendo commiato. Non può esserci dubbio alcuno sul fatto che la Skeeter abbia scritto un immediato bestseller. La legione di ammiratori di Silente, nel frattempo, ha ben ragione di tremare pensando a quanto sta per emergere sul loro eroe. Harry raggiunse la fine dell’articolo, ma continuò a fissare la pagina senza espressione. Repulsione e furia emersero in lui come vomito. Fece una palla del giornale e, con tutta la sua forza, lo gettò contro il muro dove si unì a tutto il resto della spazzatura ammucchiato intorno al suo traboccante cestino. 39 Harry Potter e i Cimeli della Morte Cominciò a percorrere la stanza a grandi passi, senza guardare, aprendo cassetti vuoti e raccogliendo libri solo per poi riporli dove li aveva presi, a malapena conscio di quanto stava facendo, mentre frasi dell’articolo su Rita, in ordine sparso, gli risuonavano nella testa: un intero capitolo a tutta la relazione fra Potter e Silente… È stata definita insana, persino sinistra… che egli stesso avesse pasticciato con le Arti Oscure in gioventù… io ho avuto accesso ad una fonte per la quale molti giornalisti combatterebbero a bacchetta tratta…. “Bugie!” gridò Harry, e attraverso la finestra vide il vicino di fronte, che aveva fatto una pausa per riaccendere la sua falciatrice, guardare nervosamente verso l’alto. Harry si lasciò cadere sul letto. Il frammento di specchio scivolò via, lo raccolse e lo rigirò fra le dita, pensando, pensando a Silente e alle menzogne con cui Rita Skeeter lo stava diffamando… Un lampo di blu luminoso. Harry restò di stucco, il dito ferito strisciò di nuovo il bordo frastagliato dello specchio. L’aveva immaginato, doveva essere così. Si guardò alle spalle, ma il muro era di uno smorto color pesca, scelto da sua zia Petunia. Non c’era nulla di blu che lo specchio potesse riflettere. Guardò di nuovo nel frammento di specchio, e vide soltanto il verde brillante del proprio occhio che lo guardava a sua volta. L’aveva immaginato, non c’era altra spiegazione. L’aveva immaginato perché stava pensando al Preside morto. Se c’era qualcosa di sicuro era che i luminosi occhi blu di Silente non l’avrebbero più perforato con lo sguardo. 40 J. K. Rowling CAPITOLO TRE LA PARTENZA DEI DURSLEY Il suono della porta di casa che sbatteva echeggiò su per le scale ed una voce gridò, “Ehi! Tu!” Dopo che per sedici anni si era rivolto a lui con quei termini, Harry non ebbe alcun dubbio su chi suo zio stesse chiamando. Non rispose subito, però. Fissava ancora il frammento di specchio nel quale, per una frazione di secondo, aveva creduto di vedere l’occhio di Silente. Fu solo quando suo zio muggì, “RAGAZZO!”, che Harry s’alzò lentamente in piedi e si diresse alla porta della sua camera, fermandosi per infilare il pezzo di specchio rotto nello zaino ricolmo degli oggetti che avrebbe portato con se. 41 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Te la sei presa con calma!” ruggì Vernon Dursley quando Harry apparve in cima alle scale, “Scendi. Voglio dirti due parole!” Harry ciondolò al piano inferiore, le mani sprofondate nelle tasche dei jeans. Quando raggiunse il salotto trovò tutti e tre i Dursley. Indossavano abiti da viaggio. Zio Vernon era vestito con un giubbotto di daino con chiusura a zip, zia Petunia con un elegante soprabito color salmone e Dudley, il grasso e biondo cugino nerboruto di Harry, con il suo giubbotto di pelle. “Si?” chiese Harry. “Siediti!” ordinò zio Vernon. Harry inarcò le sopracciglia. “Per favore!” aggiunse zio Vernon, sussultando leggermente come se le parole gli pungessero la gola. Harry sedette. Pensava di sapere cosa stava per succedere. Suo zio iniziò a passeggiare su e giù, mentre zia Petunia e Dudley seguivano i suoi movimenti con espressioni ansiose. Alla fine, con la larga faccia viola raggrinzita dalla concentrazione, zio Vernon si fermò di fronte a Harry e aprì bocca. “Ho cambiato idea,” disse. “Che sorpresa,” disse Harry. “Non usare quel tono…” iniziò zia Petunia in una voce stridula, ma Vernon Dursley la zittì con un gesto. “È solo una sfilza di fandonie,” disse zio Vernon, sbirciando Harry con piccoli occhi porcini. “Ho deciso che non credo a una parola. Noi restiamo, non andiamo da nessuna parte.” Harry guardò suo zio e provò un misto di esasperazione e divertimento. Vernon Dursley aveva cambiato idea ogni ventiquattro ore nelle ultime quattro settimane, 42 J. K. Rowling facendo e disfacendo i bagagli e ricaricando la macchina ad ogni ripensamento. Il momento preferito di Harry era stato quello in cui, zio Vernon, aveva cercato di issare la valigia sul bagagliaio ignaro del fatto che Dudley aveva messo in valigia anche i suoi manubri, dopo l’ultima volta che era stata svuotata, e si era accasciato con ruggiti di dolore e parecchie imprecazioni. “Secondo voi,” riprese Vernon Dursley, ricominciando a passeggiare su e giù per il salotto, “noi, Petunia, Dudley e io, siamo in pericolo. A causa di… di…” “Qualcuno della «mia risma», giusto,” disse Harry. “Beh, io non ci credo,” ripeté zio Vernon, fermandosi di nuovo di fronte a Harry. “Sono stato sveglio metà della notte a pensarci su e credo sia un complotto per prenderci la casa.” “La casa?” rimbeccò Harry. “Quale casa?” “Questa casa!” strillò zio Vernon, mentre gli iniziava a pulsare la vena sulla fronte. “La nostra casa! I prezzi delle case stanno balzando alle stelle qui intorno! Vuoi avere via libera, poi farai un po’ di abracadabra e, prima che lo sappiamo, gli atti saranno a tuo nome e…” “Sei fuori di testa?” domandò Harry. “Un complotto per avere questa casa? Sei veramente stupido come sembri?” “Non ti permettere…!” squittì zia Petunia, ma di nuovo Vernon la interruppe con un gesto. Gli sembrava che le offese sul suo aspetto personale fossero nulla in confronto al pericolo che aveva intravisto. “Nel caso tu l’abbia dimenticato,” disse Harry, “ho già una casa, il mio padrino me ne ha lasciata una. Quindi perché dovrei volere questa? Per tutti i ricordi felici?” 43 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ci fu silenzio. Harry ritenne di aver alquanto impressionato suo zio con questa argomentazione. “Tu affermi,” disse zio Vernon, ricominciando a camminare, “che questo Lord Coso…” “…Voldemort,” disse Harry con impazienza, “e ne abbiamo già parlato circa un centinaio di volte. Non è un’affermazione, è un fatto. Silente ve lo disse l’anno scorso, e anche Kingsley e il signor Weasley…” Vernon Dursley incurvò le spalle in modo irritato ed Harry immaginò che lo zio stesse tentando di evitare i ricordi della visita improvvisa di due maghi adulti a pochi giorni dall’inizio delle vacanze estive di Harry. L’arrivo sulla soglia di Kingsley Shacklebolt e Arthur Weasley era stato uno spiacevole shock per i Dursley. Harry dovette tuttavia ammettere che, dato che il signor Weasley aveva una volta demolito metà del salotto, non ci si poteva aspettare che la sua ricomparsa deliziasse zio Vernon. “…Kingsley e il signor Weasley vi hanno spiegato tutto alla perfezione,” proseguì Harry inesorabilmente, “Quando compirò diciassette anni, l’incantesimo protettivo che mi tiene al sicuro si romperà e questo esporrà tanto voi quanto me. L’Ordine è sicuro che Voldemort vi prenderà di mira, sia per torturarvi per tentare di sapere dove mi trovo, sia perché lui pensa, trattenendovi come ostaggi, che io tenti di venire a salvarvi.” Gli sguardi di zio Vernon e di Harry si incontrarono. Harry era certo che, in quell’istante, entrambi si stessero chiedendo la stessa cosa. Poi zio Vernon ricominciò a camminare ed Harry riprese, “dovete nascondervi e l’Ordine vuole aiutarvi. Vi viene offerta seria protezione, la migliore che ci sia.” 44 J. K. Rowling Zio Vernon non disse nulla ma continuò a passeggiare su e giù. Fuori il sole s’intravedeva basso sopra le siepi. La falciatrice del vicino della porta accanto si fermò di nuovo. “Pensavo ci fosse un Ministero della Magia?” chiese Vernon Dursley bruscamente. “È così,” disse Harry, sorpreso. “Bene, allora, perché non possono proteggerci loro? Mi sembra che, come vittime innocenti, colpevoli di nient’altro che aver ospitato un uomo marchiato, dovremmo essere qualificati per la protezione del governo!” Harry rise. Non riusciva a trattenersi. Era così tipico di suo zio mettere le sue speranze nella classe dirigente, anche in quel mondo che disprezzava e di cui diffidava. “Hai sentito cosa hanno detto il signor Weasley e Kingsley,” Harry rispose. “Pensiamo che nel Ministero ci siano degli infiltrati.” Zio Vernon si diresse a grandi passi fino al caminetto e poi tornò indietro, respirando così affannosamente che i suoi grandi baffi neri ondeggiavano, il volto ancora viola dalla concentrazione. “Va bene,” disse, fermandosi davanti ad Harry un’altra volta. “Va bene, diciamo, tanto per fare un’ipotesi, che accettiamo questa protezione. Ancora non vedo perché non possiamo avere quel tale Kingsley.” Harry riuscì a non alzare gli occhi al cielo, ma con difficoltà. Anche questa domanda era stata rivolta mezza dozzina di volte. 45 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Come vi ho già detto,” disse digrignando i denti, “Kingsley sta proteggendo il Ministro Bab… cioè, il vostro Primo Ministro.” “Esattamente… è il migliore!” disse zio Vernon, puntando allo schermo televisivo spento. I Dursley avevano intravisto Kingsley al telegiornale, mentre camminava accanto al Primo Ministro Babbano in visita ad un ospedale. Questo, e il fatto che Kingsley avesse dimostrato grande abilità nel vestirsi come un Babbano, senza contare un certo non so che di rassicurante nella sua voce lenta e profonda, aveva indotto i Dursley a prendere in simpatia Kingsley come mai era successo con nessun altro mago, sebbene in verità non l’avessero mai visto con addosso il suo orecchino. “Beh, è impegnato,” disse Harry. “Ma Hestia Jones e Dedalus Lux sono più che qualificati per questo lavoro…” “Avessimo almeno visto dei Curriculum…” iniziò zio Vernon, ma Harry perse la pazienza. Alzandosi in piedi, avanzò su suo zio, adesso puntando lui stesso alla TV. “Quegli incidenti non sono incidenti: i crolli e le esplosioni e i deragliamenti e qualsiasi altra cosa sia successa l’ultima volta che abbiamo visto il telegiornale. La gente che scompare e muore e dietro a tutto ciò c’è lui: Voldemort. Ve l’ho detto un miliardo di volte, lui uccide i Babbani per divertimento. Persino le nebbie, quelle sono causate dai Dissennatori, e se non riesci a ricordarti cosa sono, chiedi a tuo figlio!” Le mani di Dudley schizzarono in alto a coprire la bocca. Con addosso gli occhi dei suoi genitori e di Harry, 46 J. K. Rowling le riabbassò lentamente e chiese, “Ce ne sono… molti altri?” “Altri?” rise Harry. “Oltre ai due che ci hanno attaccato, intendi? Naturale che ci sono, ce ne sono centinaia, forse migliaia questa volta, dato che si nutrono di paura e disperazione…” “Va bene, va bene,” esplose Vernon Dursley. “Hai chiarito il concetto…” “Lo spero,” disse Harry, “perché una volta che avrò compiuto diciassette anni, tutti loro, Mangiamorte, Dissennatori, forse anche Inferi, cioè corpi morti incantati da un mago oscuro, saranno in grado di trovarvi e vi attaccheranno sicuramente. E se vi ricordaste l’ultima volta in cui avete tentato di sopraffare dei maghi, credo che voi stessi ammettereste che vi serve aiuto.” Ci fu un breve silenzio nel quale l’eco distante di Hagrid, che sfondava la pesante porta di legno dell’ingresso principale, sembrò riverberare attraverso gli anni trascorsi. Zia Petunia fissava zio Vernon, Dudley scrutava Harry. Alla fine zio Vernon sbottò, “Ma che mi dici del mio lavoro? E della scuola di Dudley? Suppongo che queste cose non importino a un gruppo di maghi perdigiorno…” “Ma non capite?” urlò Harry. “Loro vi tortureranno e uccideranno come hanno fatto coi miei genitori!” “Papà,” disse Dudley ad alta voce, “Papà… Io vado con queste persone dell’Ordine.” “Dudley,” disse Harry, “per la prima volta nella tua vita stai dicendo qualcosa di sensato.” Sapeva che la battaglia era vinta. Se Dudley era abbastanza spaventato da accettare l’aiuto dell’Ordine, i 47 Harry Potter e i Cimeli della Morte suoi genitori l’avrebbero accompagnato. Non era nemmeno da considerare la possibilità che loro si separassero dal loro Diddino. Harry diede un’occhiata all’orologio a forma di carrozza sulla mensola del camino. “Saranno qui tra circa cinque minuti,” disse, e quando nessuno dei Dursley replicò, uscì dalla stanza. La prospettiva di separarsi, probabilmente per sempre da sua zia, zio e cugino, era una cosa che poteva contemplare abbastanza allegramente, ma c’era tuttavia un certo imbarazzo nell’aria. Cosa ci si dice l’un l’altro alla fine di sedici anni di solida antipatia? Tornato in camera sua, Harry giocherellò oziosamente col suo zaino, poi spinse un paio di noccioline per gufi attraverso le sbarre della gabbia di Edvige. Caddero con dei tonfi sordi sul fondo della gabbia dove lei li ignorò. “Partiremo presto, molto presto,” le disse Harry. “E allora sarai di nuovo libera di volare.” Il campanello suonò. Harry esitò, poi si diresse di nuovo fuori dalla stanza e al piano di sotto. Era troppo esigere che Hestia e Dedalus affrontassero i Dursley da soli. “Harry Potter!” squittì una voce eccitata, nel momento in cui Harry aprì la porta. Un ometto con un cappello a cilindro color malva gli stava tributando un profondo inchino. “È un onore come sempre!” “Grazie, Dedalus,” disse Harry, concedendo un piccolo e imbarazzato sorriso alla bruna Hestia. “È veramente bello da parte vostra fare tutto questo… Loro sono dentro, mia zia, mio zio e mio cugino…” “Buon giorno a voi, parenti di Harry Potter!” disse Dedalus lietamente avanzando a grandi passi verso il 48 J. K. Rowling salotto. I Dursley non sembravano affatto felici di essere chiamati in quel modo. Harry quasi si aspettava che cambiassero di nuovo idea. Dudley si ritirò più vicino a sua madre alla vista del mago e della strega. “Vedo che avete già fatto i bagagli e siete pronti. Eccellente! Il piano, come Harry vi ha detto, è semplice,” disse Dedalus, tirando fuori un enorme orologio da tasca dal suo panciotto ed esaminandolo. “Dovremmo partire prima che lo faccia Harry. A causa del pericolo di usare la magia in casa vostra, essendo Harry ancora minorenne potrebbe fornire al Ministero una scusa per arrestarlo, andremo in auto, diciamo dieci miglia circa, prima di Smaterializzarci fino al luogo sicuro che abbiamo scelto per voi. Lei sa guidare, vero?” chiese educatamente a zio Vernon. “Se so…? Naturale che so dannatamente bene come si guida!” farfugliò zio Vernon. “Lei è molto abile, signore, molto abile. Personalmente mi impappinerei completamente con tutti quei pulsanti e manopole,” disse Dedalus. Dava chiaramente l’impressione di voler lusingare Vernon Dursley che, visibilmente, mostrava una perdita di fiducia nel piano ad ogni parola di Dedalus. “Non sanno nemmeno guidare,” mormorò sottovoce, mentre i baffi gli si increspavano sdegnosamente, ma fortunatamente né Dedalus né Hestia diedero segno di averlo sentito. “Tu, Harry,” continuò Dedalus, “aspetterai qui la tua scorta. C’è stato un piccolo cambiamento nell’organizzazione…” 49 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Cosa intendi dire?” chiese subito Harry. “Pensavo che Malocchio stesse venendo per portarmi via con la Materializzazione Congiunta.” “Non può,” disse Hestia telegraficamente, “Malocchio ti spiegherà.” I Dursley, che avevano ascoltato tutto questo con un’aria di assoluta incomprensione sul volto, sussultarono non appena una voce tonante urlò, “Sbrigatevi!” Harry si guardò intorno per un po’ prima di realizzare che la voce era scaturita dall’orologio da tasca di Dedalus. “Giusto, stiamo agendo in base a una rigida tabella di marcia,” disse Dedalus annuendo al suo orologio e rimettendolo nel panciotto. “Stiamo cercando di sincronizzare la tua partenza dalla casa con la Smaterializzazione della tua famiglia, Harry. L’incantesimo si interromperà automaticamente nel momento in cui tutti voi vi dirigerete verso la salvezza.” Si rivolse ai Dursley, “Bene, siamo tutti pronti a partire?” Nessuno di loro gli rispose. Zio Vernon stava ancora fissando inorridito il rigonfiamento della tasca del panciotto di Dedalus. “Forse dovremmo aspettare all’ingresso, Dedalus,” mormorò Hestia. Sentiva che, evidentemente, sarebbe stato inopportuno da parte loro rimanere nella stanza mentre Harry e i Dursley si scambiavano addii affettuosi, forse lacrimevoli. “Non ce n’è bisogno,” mormorò Harry, ma zio Vernon rese superflua ogni ulteriore spiegazione dicendo ad alta voce, “Beh, questo è un addio, quindi, ragazzo.” Fece oscillare verso l’alto il suo braccio destro per stringere la mano a Harry, ma all’ultimo momento sembrò 50 J. K. Rowling incapace di affrontarlo e, semplicemente, chiuse il pugno e iniziò a dondolarlo avanti e indietro come un metronomo. “Pronto, Diddino?” chiese zia Petunia, controllando meticolosamente la fibbia della borsetta come per evitare totalmente di guardare Harry. Dudley non rispose, ma rimase lì fermo con la bocca leggermente socchiusa, ricordando vagamente a Harry il gigante, Grop. “Andiamo, allora,” disse zio Vernon. Aveva già raggiunto la porta del salotto quando Dudley mormorò, “Non capisco.” “Cosa non capisci, Patatino?” chiese zia Petunia, guardando suo figlio. Dudley sollevò una grossa mano, simile a un prosciutto, per indicare Harry. “Perché lui non viene con noi?” Zio Vernon e zia Petunia si bloccarono dove si trovavano, fissando Dudley come se avesse appena espresso il desiderio di diventare una ballerina. “Cosa?” disse zio Vernon ad alta voce. “Perché non viene anche lui?” chiese Dudley. “Beh, lui… non vuole venire,” disse zio Vernon, girandosi per fissare Harry e aggiungendo, “Non vuoi venire, vero?” “Nemmeno per sogno,” disse Harry. “Ecco,” zio Vernon disse a Dudley. “Adesso vieni, dobbiamo andare.” Uscì dalla stanza. Sentirono la porta di casa aprirsi, ma Dudley non si mosse e dopo pochi traballanti passi anche zia Petunia si fermò. 51 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Cosa c’è adesso?” abbaiò zio Vernon, riapparendo sulla soglia. Sembrava che Dudley stesse combattendo con concetti troppo difficili da tradurre in parole. Dopo parecchi istanti di lotta interna apparente dolorosa, disse: “Ma dove andrà?” Zia Petunia e zio Vernon si guardarono l’un l’altra. Era chiaro che Dudley li stava spaventando. Hestia Jones ruppe il silenzio. “Ma… di sicuro voi sapete dove sta andando vostro nipote.” chiese, sconcertata. “Naturale che lo sappiamo,” disse Vernon Dursley. “Sta partendo con qualcuno della vostra gente, non è così? Bene, Dudley, entriamo in macchina, hai sentito l’uomo, siamo di fretta.” Di nuovo, Vernon Dursley marciò fino alla porta di casa, ma Dudley non lo seguì. “Partendo con qualcuno della nostra gente?” Hestia sembrava oltraggiata. Harry aveva già notato questo atteggiamento prima. Streghe e maghi sembravano sbalorditi che i suoi parenti più prossimi, tra quelli ancora in vita, si interessassero così poco del famoso Harry Potter. “Va tutto bene,” le assicurò Harry. “Non importa, davvero.” “Non importa?” ripeté Hestia, la cui voce si stava alzando spaventosamente. “Non capisce, questa gente, cosa hai dovuto affrontare? In quale pericolo ti trovi? La posizione unica che hai nel cuore del movimento anti-Voldemort?” 52 J. K. Rowling “Ehm…no, non capiscono,” disse Harry. “Loro pensano che io sia inutile, in verità, ma sono abituato a…” “Io non penso che tu sia inutile.” Se Harry non avesse visto muoversi le labbra di Dudley, non avrebbe potuto crederci. Dato che era così, fissò Dudley per parecchi secondi prima di accettare che doveva essere stato proprio suo cugino a parlare. Per esempio, Dudley era diventato rosso. Harry stesso era imbarazzato e attonito. “Beh... ehm… grazie, Dudley.” Dudley, ancora una volta, sembrò avere a che fare con pensieri troppo pesanti per essere espressi, prima di mugugnare “mi hai salvato la vita.” “Non proprio,” disse Harry. “Era la tua anima che il Dissennatore avrebbe preso…” Guardò suo cugino con curiosità. Praticamente non avevano avuto nessun contatto durante questa estate o la precedente, dato che Harry era rimasto a Privet Drive per così poco ed era rimasto per tanto tempo in camera sua. In quel momento Harry ebbe il sospetto, tuttavia, che la tazza di te freddo nella quale era inciampato quella mattina, poteva non essere stato affatto una specie di gavettone. Sebbene alquanto toccato, era tuttavia piuttosto sollevato che Dudley sembrasse aver esaurito la sua capacità di esprimere sentimenti. Dopo aver aperto la bocca una o due volte, Dudley precipitò in un silenzio imbarazzato. Zia Petunia scoppiò in lacrime. Hestia Jones le diede un’occhiata benevola che divenne indignata non appena zia Petunia corse verso Dudley e lo abbracciò al posto di Harry. 53 Harry Potter e i Cimeli della Morte “S-sei così dolce, Dud…” singhiozzandogli contro il petto massiccio. “U-un ragazzo c-così adorabile… aaddirittura dire grazie…” “Ma non ha affatto detto grazie!” disse Hestia indignata. “Ha solo detto che non pensava Harry fosse inutile!” “Sì, ma venendo da Dudley è come avesse detto «ti voglio bene»” disse Harry, diviso tra fastidio e desiderio di ridere per come zia Petunia continuava ad avvinghiarsi a Dudley come se avesse appena salvato Harry da un edificio in fiamme. “Andiamo o no?” ringhiò zio Vernon, riapparendo ancora una volta alla porta del salotto. “Pensavo avessimo una rigida tabella di marcia!” “Sì... sì, è così,” disse Dedalus Lux, che era rimasto a guardare questi scambi con l’aria un po’ confusa, e che ora sembrò riprendersi. “Dobbiamo proprio andare. Harry…” Si sporse in avanti e strinse la mano di Harry con entrambe le sue. “…buona fortuna. Spero che ci incontreremo ancora. Le speranze del mondo dei maghi ricadono sulle tue spalle.” “Oh,” disse Harry, “giusto. Grazie.” “Addio, Harry,” disse Hestia stringendogli la mano. “I nostri pensieri saranno con te.” “Spero che andrà tutto bene,” disse Harry, con un rapido sguardo verso zia Petunia e Dudley. “Oh, sono sicuro che finiremo per diventare amici intimi,” disse Lux allegramente, agitando il cappello mentre lasciava la stanza. Hestia lo seguì. 54 J. K. Rowling Dudley si liberò delicatamente dalle grinfie della madre e si avvicinò ad Harry, il quale dovette reprimere l’istinto di fargli una magia. Dudley, poi, gli porse la grande mano rosa. “Miseriaccia, Dudley,” disse Harry sovrastando i rinnovati singhiozzi di zia Petunia, “i Dissennatori ti hanno forse soffiato dentro una personalità diversa?” “Non so,” mormorò Dudley, “Ci vediamo, Harry.” “Già …” disse Harry, prendendo la mano di Dudley e stringendola. “Forse. Abbi cura di te, Big D.” Dudley quasi sorrise, poi uscì sgraziatamente dalla stanza. Harry sentì i suoi pesanti passi sulla strada coperta di ghiaia, e poi si sentì sbattere la portiera di un’auto. Zia Petunia, la cui faccia era nascosta nel fazzoletto, si guardò intorno a quel suono. Sembrava non si aspettasse di ritrovarsi da sola con Harry. Mettendosi rapidamente in tasca il fazzoletto umido disse, “Beh… addio,” e marciò verso la porta senza guardarlo. “Addio,” disse Harry. Poi si fermò e guardò indietro. Per un momento Harry ebbe la strana impressione che volesse dirgli qualcosa. Lei gli lanciò una strana occhiata tremolante e sembrò essere sul punto di parlare, ma in quel momento, con un piccolo movimento della testa, corse fuori dalla stanza seguendo suo marito e suo figlio. 55 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO QUATTRO I SETTE POTTER Harry risalì di corsa nella sua camera da letto al piano di sopra, arrivando alla finestra giusto in tempo per vedere l’auto dei Dursley svoltare fuori dal vialetto e avviarsi lungo la strada. Il cappello a cilindro di Dedalus era visibile tra zia Petunia e Dudley sul sedile posteriore. La macchina girò a destra alla fine di Privet Drive, per un momento i finestrini s’accesero di rosso vivo nella luce del sole al tramonto, e sparì. Harry raccolse la gabbia di Edvige, la Firebolt, e lo zaino, fece scorrere lo sguardo, un’ultima volta, alla sua stanza innaturalmente ordinata, e discese impacciato verso l’ingresso al piano di sotto, dove depositò gabbia, scopa e 56 J. K. Rowling borsa ai piedi della scala. La luce stava scemando rapidamente in quel momento, l’ingresso era pieno di ombre nel chiarore crepuscolare. Era una sensazione strana restare in piedi lì, in silenzio, e sapere che stava per andarsene da quella casa per l’ultima volta. Molto tempo prima, quando i Dursley uscivano a divertirsi, le ore di solitudine erano state un regalo raro e prezioso. Soffermandosi solo il tempo di rubacchiare qualcosa di gustoso dal frigorifero, era solito salire di corsa su per le scale per giocare col computer di Dudley, o per accendere la televisione facendo zapping a sazietà. Il ricordare quei tempi gli dava una sensazione strana, vuota. Era come ricordare un fratello più giovane che avesse perduto. “Non vuoi dare un’ultima occhiata al posto?” chiese ad Edvige, che ancora teneva il broncio con la testa sotto l’ala. “Non ci torneremo mai più. Non vuoi ricordare tutti i bei momenti? Voglio dire, guarda questo zerbino. Che ricordi… Dudley ci vomitò sopra la sera che lo salvai dai Dissennatori… ed ora è venuto fuori che me ne era riconoscente, dopo tutto, lo crederesti? E l’estate scorsa, Silente è entrato da quella porta…” Harry perse il filo dei pensieri per un momento ed Edvige non fece nulla per aiutare a recuperarli, ma continuò a starsene seduta con la testa sotto l’ala. Harry tornò a voltarsi verso la porta d’ingresso. “E qui sotto, Edvige” – Harry aprì una porta sotto le scale – “è dove dormivo! Allora non mi conoscevi … Accidenti se è piccola, l’avevo dimenticato…” Harry si guardò intorno, notando le scarpe e gli ombrelli accatastati, ricordando come usasse svegliarsi ogni mattina contemplando in alto il lato inferiore della 57 Harry Potter e i Cimeli della Morte rampa di scale che, la maggior parte delle volte, era stata decorata da uno o due ragni. Quelli erano stati i giorni precedenti al momento in cui era venuto a conoscenza della sua vera identità, prima che scoprisse in che modo erano morti i suoi genitori o perché strane cose accadessero tanto spesso intorno a lui. Eppure Harry poteva ancora ricordare i sogni che lo avevano perseguitato, persino in quei giorni. Sogni confusi che riguardavano lampi di luce verde, e, una volta (zio Vernon era quasi andato a sbattere con l’auto, quando l’aveva raccontato) una motocicletta volante… Ci fu un rombo improvviso ed assordante da qualche parte nei dintorni. Harry si raddrizzò di scatto e colpì con la parte superiore della testa il basso stipite della porta. Soffermandosi solo per utilizzare alcune delle imprecazioni preferite di zio Vernon, tornò barcollando in cucina, con le mani sulla testa e guardando fuori dalla finestra nel giardino posteriore della casa. L’oscurità sembrava essersi increspata, l’aria stessa fremeva. Poi alcune figure cominciarono ad apparire, una alla volta, man mano che venivano annullati gli Incantesimi di Disillusione. Hagrid dominava la scena, indossando casco ed occhialoni a cavalcioni di un’enorme motocicletta con un sidecar nero. Tutto intorno a lui, altre persone scendevano dalle scope e, in due casi, da scheletriche cavalcature con le ali nere. Spalancando di colpo la porta sul retro, Harry si precipitò verso di loro. Lo accolse un grido collettivo di saluto mentre Hermione gli gettava le braccia al collo, Ron gli dava pacche sulla schiena ed Hagrid diceva “Ci va tutto bene, Harry? Pronto ad andarci via?” 58 J. K. Rowling “Senz’altro,” disse Harry, distribuendo sguardi raggianti a tutti loro. “Ma non mi aspettavo così tanti di voi!” “Il piano è cambiato,” ringhiò Malocchio, che portava due enormi sacchi rigonfi e il cui occhio magico girava dal cielo che si oscurava, alla casa, al giardino con una velocità da dare il capogiro. “Andiamo al coperto prima di parlarne.” Harry li guidò tutti in cucina dove, ridendo e ciarlando, si sistemarono sulle sedie, si sedettero sulle scintillanti superfici da lavoro di zia Petunia, o si appoggiarono ai suoi elettrodomestici immacolati… Ron, alto e allampanato. Hermione, coi suoi capelli cespugliosi legati dietro in una lunga treccia. Fred e George, con lo stesso identico sogghigno. Bill, profondamente sfregiato e coi capelli lunghi. Il signor Weasley, con il viso gentile, la calvizie incipiente, gli occhiali un po’ di traverso. Malocchio, consumato dalle tante battaglie, una sola gamba, il suo occhio magico di un blu brillante che ronzava nell’orbita. Tonks, i cui capelli corti erano della sua tonalità preferita di rosa brillante. Lupin, più grigio, più segnato. Fleur, snella e bellissima, coi suoi lunghi capelli biondoargento. Kingsley, calvo e con le spalle larghe. Hagrid, con barba e capelli incolti, in piedi tutto curvo per evitare di sbattere la testa contro il soffitto. Infine Mundungus Fletcher, piccolo, sporco e dall’aria colpevole, coi suoi occhi all’ingiù come quelli di un basset-hound e i capelli arruffati. Il cuore di Harry sembrava espandersi e brillare alla loro vista. Sentiva di volere un bene incredibile a tutti 59 Harry Potter e i Cimeli della Morte loro, perfino a Mundungus, che aveva cercato di strozzare l’ultima volta che si erano incontrati. “Kingsley, non ti stavi occupando del Primo Ministro babbano?” disse attraverso la stanza. “Può fare a meno di me per una notte,” disse Kingsley, “Tu sei più importante.” “Harry, indovina un po’?” disse Tonks appollaiata in cima alla lavatrice, e agitò la mano sinistra verso di lui. Vi brillava un anello. “Vi siete sposati?” gridò Harry, con lo sguardo che andava da lei a Lupin. “Mi dispiace che tu non abbia potuto partecipare, Harry, è stato fatto molto in silenzio.” “È fantastico, congrat…” “Va bene, va bene, avremo tempo per gli aggiornamenti intimi più tardi,” ruggì Moody soverchiando il tumulto, e la cucina si fece silenziosa. Moody lasciò cadere i sacchi ai propri piedi e si rivolse ad Harry. “Come Dedalus forse ti ha detto, abbiamo dovuto abbandonare il piano A. Pius Thicknesse è passato dall’altra parte, il che è per noi un grosso problema. Ha proibito, pena la prigione, di connettere questa casa alla Metropolvere, di mettervi una Passaporta, Materializzarsi o Smaterializzarsi nei dintorni. Tutto fatto in nome della tua protezione, per impedire a Tu-Sai-Chi di arrivare a te. Del tutto privo di senso, visto che lo fa già l’incantesimo di tua madre. Quello che ha fatto veramente è impedirti di andartene da questo posto in maniera sicura.” “Secondo problema: sei minorenne, il che significa che hai ancora la Traccia su di te.” 60 J. K. Rowling “Io non…” “La Traccia, la Traccia!” disse Malocchio con impazienza. “L’incantesimo che rivela attività magica intorno ai minori di 17 anni, il modo in cui il Ministero scopre le magie minorili! Se tu, o chiunque intorno a te, lancia un incantesimo per portarti via di qua, Thicknesse lo saprà, e anche i Mangiamorte. “Non possiamo aspettare l’estinzione della Traccia, perché nell’istante in cui compirai 17 anni perderai ogni protezione avuta da tua madre. In breve, Pius Thicknesse pensa di averti incastrato proprio per bene.” Harry non poteva fare a meno di essere d’accordo con lo sconosciuto Thicknesse. “E così cosa faremo?” “Useremo gli unici mezzi di trasporto che ci sono rimasti, gli unici che la Traccia non può rivelare, perché non abbiamo bisogno di fare incantesimi per usarli: scope, Thestral, e la moto di Hagrid.” Harry si rendeva conto dei rischi di questo piano. Trattenne la lingua, in ogni caso, per dare a Malocchio la possibilità di parlarne. “Ora, l’incantesimo di tua madre può interrompersi solo in due situazioni: quando diventi maggiorenne, o” Moody indicò con un gesto la cucina dove stavano “quando non puoi più chiamare «casa» questo posto. Tu ed i tuoi zii prenderete strade separate stanotte, nella piena consapevolezza che non tornerete più a vivere insieme, giusto?” Harry annuì. “Quindi stavolta, quando te ne andrai, non ci sarà più ritorno e l’incantesimo si spezzerà appena uscirai dal suo 61 Harry Potter e i Cimeli della Morte raggio d’azione. Stiamo facendo la scelta di spezzarlo in anticipo perché l’alternativa sarebbe aspettare che Tu-SaiChi venga a prenderti nel momento stesso in cui compirai diciassette anni. “La sola cosa che abbiamo a nostro favore è che TuSai-Chi non sa che ti spostiamo stanotte. Abbiamo lasciato trapelare una falsa traccia al Ministero. Loro pensano che tu non parta fino al trenta. In ogni caso, abbiamo a che fare con Tu-Sai-Chi, quindi non è che possiamo fare affidamento soltanto sul fatto che lui sappia una data sbagliata. Deve avere piazzato un paio di Mangiamorte a pattugliare il cielo in questa zona, in generale, nel caso serva. Per questo motivo, abbiamo elaborato ogni protezione che siamo stati in grado di mettere in atto, a una dozzina di case. Tutte hanno l’aria di poter essere il posto dove ti nasconderemo, tutte hanno qualche collegamento con l’Ordine: casa mia, quella di Kingsley, quella della zia di Molly, Muriel… ti sei fatto un’idea.” “Sì,” disse Harry, non del tutto sinceramente, poiché era cosciente dell’esistenza di un grosso buco in quel piano. “Tu andrai dai genitori di Tonks. Una volta che sarai entro i confini degli incantesimi protettivi che abbiamo messo sulla casa, potrai usare una Passaporta per la Tana. Domande?” “Ehm… Sì,” disse Harry. “Forse all’inizio non sapranno verso quale delle dodici case sicure mi dirigerò, ma non sarà un po’ ovvio una volta che“ – fece un rapido calcolo mentale – “quattordici di noi prenderanno il volo verso casa dei genitori di Tonks?” 62 J. K. Rowling “Ah,” disse Moody, “ho dimenticato di spiegarti il punto chiave. Non ci saranno quattordici di noi in volo verso la casa dei genitori di Tonks. Ci saranno sette Harry Potter in volo nei cieli, stanotte, ognuno con un compagno, ognuno diretto verso una differente casa sicura.” In quel momento Moody estrasse, da sotto il mantello, una fiaschetta di qualcosa che sembrava fango. Non ci fu bisogno che dicesse altro. Harry capì il resto del piano immediatamente. “No!” urlò, e la sua voce echeggiò in tutta la cucina. “Niente affatto!” “Ve l’avevo detto che l’avrebbe presa così,” disse Hermione con una punta di compiacimento. “Se pensate che lascerò che sei persone rischino la vita…!” “… perché sarebbe la prima volta, per tutti noi,” disse Ron. “Stavolta è diverso, far finta di essere me…” “Beh, nessuno di noi lo desidera veramente, Harry,” disse Fred con convinzione. “Immagina se qualcosa andasse storto e restassimo per sempre uno sfregiato pelle e ossa!” Harry non sorrise. “Non potete farlo se io non collaboro, avete bisogno che vi dia un po’ di capelli.” “Beh, ecco naufragare il piano,” disse George. “Non c’è alcuna possibilità, ovviamente, che tutti insieme riusciamo a strapparti un po’ di capelli senza la tua collaborazione.” 63 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Già, tredici di noi contro un tipetto che non può usare la magia. Non abbiamo possibilità,” aggiunse Fred. “Buffo,” disse Harry. “Proprio divertente.” “Se dobbiamo ricorrere alla forza, lo faremo,” ringhiò Moody, l’occhio magico che fremeva leggermente nell’orbita mentre fissava Harry. “Qui sono tutti maggiorenni, Harry, e sono tutti disposti a correre il rischio.” Mundungus scrollò le spalle e fece una smorfia. L’occhio magico scartò di lato per fissarlo attraverso il lato della testa di Moody. “Non discutiamo oltre. Il tempo passa. Voglio un po’ dei tuoi capelli, ragazzo, adesso.” “Ma è una follia, non c’è bisogno…” “Non c’è bisogno!” ringhiò Moody. “Con Tu-Sai-Chi là fuori e mezzo Ministero dalla sua parte? Potter, se siamo fortunati avrà ingoiato l’esca fasulla e starà progettando di tenderti un’imboscata il trenta, ma sarebbe pazzo a non avere un Mangiamorte o due a tenere gli occhi aperti, è quello che farei io. Possono non essere in grado di raggiungere te o questa casa finché l’incantesimo di tua madre regge, ma sta per spezzarsi e conoscono la posizione approssimativa del luogo. La nostra unica possibilità è usare dei falsi bersagli. Perfino Tu-Sai-Chi non può dividersi in sette.” Harry incrociò lo sguardo di Hermione e distolse immediatamente gli occhi. “Allora, Potter, un po’ dei tuoi capelli, per favore!” Harry lanciò uno sguardo a Ron, che gli fece una smorfia come per dire fallo-e-basta. “Adesso!” latrò Moody. 64 J. K. Rowling Con tutti i loro occhi addosso, Harry allungò una mano fino in cima alla testa, afferrò un ciuffo di capelli, e tirò. “Bene,” disse Moody, mentre zoppicava in avanti togliendo il tappo dalla fiaschetta di Pozione. “Dritto qui dentro, per favore.” Harry lasciò cadere i capelli nel liquido fangoso. Nel momento in cui toccarono la sua superficie, la pozione schiumò e fumò e poi, tutto in un colpo, diventò di un chiaro e brillante color oro. “Ooh, hai un aspetto molto più attraente di Tiger e Goyle, Harry,” disse Hermione, prima di accorgersi delle sopracciglia alzate di Ron, arrossire leggermente e continuare, “Oh, sai cosa intendo: la pozione di Goyle sembrava un ammasso di ectoplasmi melmosi!” “Bene allora, i falsi Potter si allineino qui, per favore,” disse Moody. Ron, Hermione, Fred, George e Fleur si allinearono davanti al luccicante lavello di zia Petunia. “Ne manca uno,” disse Lupin. “Qui,” disse Hagrid burberamente, e sollevò Mundungus per la collottola lasciandolo cadere accanto a Fleur, che arricciò esplicitamente il naso e si spostò in modo da trovarsi, invece, tra Fred e George. “Ve l’ho detto, preferirei piuttosto essere un protettore,” disse Mundungus. “Taci,” ringhiò Moody. “Come ti ho già spiegato, verme smidollato, qualsiasi Mangiamorte incontriamo mirerà a catturare Potter, non a ucciderlo. Silente ha sempre detto che Tu-Sai-Chi avrebbe voluto finire Potter 65 Harry Potter e i Cimeli della Morte personalmente. Saranno i protettori che avranno più da preoccuparsi, i Mangiamorte mireranno per ucciderli.” Mundungus non sembrò particolarmente rassicurato, ma Moody stava già tirando fuori, dall’interno del mantello, una mezza dozzina di bicchieri grandi come portauova che distribuì prima di versarvi un po’ di Pozione Polisucco. “Tutti insieme, allora…” Ron, Hermione, Fred, George, Fleur e Mundungus bevvero. Tutti loro boccheggiarono e fecero smorfie mentre ingoiavano la Pozione. Le loro fattezze cominciarono immediatamente a ribollire e a distorcersi come cera calda. Hermione e Mundungus crescevano a vista d’occhio. Ron, Fred e George rimpicciolivano e i loro capelli si scurivano, mentre quelli di Hermione e Fleur sembravano rientrare rapidamente nel cranio. Moody, del tutto indifferente, in quel momento era occupato ad allentare i lacci che chiudevano i grandi sacchi che aveva portato con sé. Quando si rialzò, avanti a lui c’erano sei Harry Potter che boccheggiavano ed ansimavano. Fred e George si voltarono l’uno verso l’altro e dissero insieme, “Wow… Siamo identici!” "Non so, credo di essere comunque più carino io," disse Fred esaminando il proprio riflesso nel bollitore. “Bah,” disse Fleur, specchiandosi nello sportello del forno a microonde. “Bill, non guardarmi… Sono orrenda!” “Per quelli con i vestiti un tantino abbondanti, ne ho di più piccoli qui,” disse Moody, indicando il primo sacco, “e viceversa. Non dimenticate gli occhiali, ce ne sono sei 66 J. K. Rowling paia nella tasca laterale. E quando sarete vestiti, i bagagli sono nell’altro sacco.” Il vero Harry pensò che questa poteva ben essere la cosa più bizzarra che avesse mai visto, eppure ne aveva viste di cose estremamente strane. Osservò i suoi sei sosia mentre rovistavano nei sacchi gettando tutto all’aria, si mettevano gli occhiali, mettevano di lato le loro cose. Ebbe voglia di chieder loro di mostrare un po’ più di rispetto per la sua privacy quando iniziarono a spogliarsi impudentemente, evidentemente più a loro agio nel mostrare il suo corpo di quanto sarebbero stati nel mostrare il proprio. “Sapevo che Ginny mentiva su quel tatuaggio,” disse Ron, guardandosi il petto nudo. “Harry, la tua vista è veramente terribile,” disse Hermione, nel mettersi gli occhiali. Una volta vestiti, i falsi Harry presero dal secondo sacco zaini e gabbie di gufi, ognuna contenente una civetta delle nevi impagliata. “Bene,” disse Moody, quando finalmente ebbe di fronte sette Harry vestiti, con gli occhiali e carichi di bagagli. “Le coppie saranno le seguenti: Mundungus viaggerà con me, sulla scopa…” “Perché sono con te?” grugnì l’Harry più vicino alla porta sul retro. “Perché tu sei quello che ha bisogno di essere sorvegliato,” ringhiò Moody, ed effettivamente il suo occhio magico non si mosse da Mundungus mentre continuava, “Arthur e Fred… 67 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Io sono George,” disse il gemello che Moody stava indicando. “Non riesci a distinguerci nemmeno quando siamo Harry?” “Scusa, George…” “Ti sto solo prendendo in giro, in verità sono Fred…” “Basta fare casino!” ringhiò Moody. “L’altro, George o Fred o chiunque tu sia, tu sei con Remus. Signorina Delacour…” “Prendo io Fleur su un Thestral,” disse Bill. “Non è che le piacciano così tanto le scope.” Fleur gli andò al fianco, lanciandogli uno sguardo svenevole e servile tanto che Harry si augurò con tutto il cuore che non apparisse mai più sul proprio viso. “La signorina Granger con Kingsley, anche loro con un Thestral…” Hermione sembrò rassicurata mentre rispondeva al sorriso di Kingsley. Harry sapeva che anche Hermione non si sentiva sicura su una scopa. “Rimaniamo noi due, Ron!” disse Tonks allegramente, rovesciando un vaso con una piantina nel fargli un cenno. Ron non sembrò tanto soddisfatto quanto lo era stata Hermione. “E tu ci stai con me, Harry. Ti sta bene?” disse Hagrid, sembrando un po’ ansioso. “Staremo sulla moto, scope e Thestral non mi ci possono reggere il mio, di peso, ce lo sai. Non che ci resta spazio sul sellino con io sopra, però, quindi tu ti ci piazzerai nel sidecarro.” “Grande,” disse Harry, non del tutto sinceramente. “Pensiamo che i Mangiamorte si aspettino che tu sia su una scopa,” disse Moody, che sembrò indovinare lo 68 J. K. Rowling stato d’animo di Harry. “Piton ha avuto tempo in abbondanza per dire loro tutto ciò che ti riguarda e che non aveva mai detto prima, quindi se ci imbattiamo in qualche Mangiamorte, scommettiamo che sceglieranno uno di quelli che sembrano a loro agio su una scopa. Bene, allora,” continuò, legando il sacco con i vestiti dei falsi Potter e dirigendosi verso la porta sul retro, “partiamo fra tre minuti. Inutile chiudere la porta sul retro, non terrà fuori i Mangiamorte quando verranno a controllare. Andiamo…” Harry, transitando nell’ingresso, s’affrettò a raccogliere lo zaino, la Firebolt e la gabbia di Edvige, prima di unirsi agli altri nel giardino posteriore buio. Da ogni lato, scope si sollevavano in mano a qualcuno. Hermione era già stata aiutata da Kingsley a salire su un grande Thestral nero, e Fleur sull’altro da Bill. Hagrid era in piedi, pronto, su un lato della motocicletta e aveva indossato gli occhialoni. “È questa? È la moto di Sirius?” “Proprio quella,” disse Hagrid, guardando raggiante in giù verso Harry. “L’ultima volta che te ci sei stato su, Harry, ti ci potevo tenere tutto in una mano!” Harry non poté fare a meno di sentirsi un po’ avvilito, mentre entrava nel sidecar. Lo poneva molte decine di centimetri più in basso di chiunque altro. Ron sorrise compiaciuto vedendolo seduto lì come un bambino in un autoscontro. Harry infilò lo zaino e la scopa sotto i piedi e si ficcò la gabbia di Edvige fra le ginocchia. Stava molto scomodo. “Arthur ci si ha dato da fare un po’, con questa,” disse Hagrid, inconsapevole del disagio di Harry. Si sistemò a 69 Harry Potter e i Cimeli della Morte cavalcioni sulla motocicletta, che cigolò leggermente ed affondò di vari centimetri nel terreno. “Ci ha un po’ di trucchetti in giro per il manubrio, adesso. Quello è un’idea mia.” Puntò un grosso dito verso un bottone viola accanto al tachimetro. “Per favore, sii prudente, Hagrid.” disse il signor Weasley, che era in piedi accanto a loro, trattenendo la scopa. “Ancora non sono sicuro che fosse opportuno ed è certamente da usare soltanto nei casi di emergenza.” “Ci siamo, allora,” disse Moody. “Tutti pronti, per favore. Voglio che partiamo tutti esattamente nello stesso istante, o tutto l’effetto della diversione si perderà.” Annuirono facendo un cenno con le scope. “Tieniti stretto ora, Ron,” disse Tonks, ed Harry notò Ron sbirciare colpevolmente Lupin prima di circondarle i fianchi con le mani. Hagrid accese il motore della motocicletta con un calcio. Questo ruggì come un drago, e il sidecar iniziò a vibrare. “Buona fortuna, a tutti quanti,” gridò Moody. “Ci vediamo tutti fra un’ora circa alla Tana. Al tre. Uno… due… TRE.” Ci fu un gran rombo dalla motocicletta ed Harry sentì il sidecar sobbalzare pericolosamente. Saliva nell’aria rapido, gli occhi che lacrimavano leggermente, i capelli che gli volavano via dal viso. Tutt’intorno anche le scope spiccavano il volo verso l’alto. La lunga coda nera di un Thestral passò oltre con un movimento di frusta. Le gambe, schiacciate nel sidecar dalla gabbia di Edvige e dallo zaino, erano già doloranti e iniziavano a formicolare. Il disagio era così grande che quasi dimenticò di dare 70 J. K. Rowling un’ultima occhiata al numero quattro di Privet Drive. Quando guardò fuori dal sidecar, non poteva più distinguere esattamente quale fosse. Presero quota, salendo sempre più in alto nel cielo… In un attimo si trovarono circondati, sbucati dal niente, dal vuoto. Almeno trenta figure incappucciate, sospese a mezz’aria, formavano un vasto cerchio nel cui centro erano volati i membri dell’Ordine, ignari… Grida, scoppi di luce verde da ogni lato. Hagrid cacciò un urlo e la motocicletta si rovesciò. Harry perse ogni senso della posizione. Luci delle strade sopra, grida tutt’intorno, si aggrappava disperatamente al sidecar. La gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino gli sfuggirono dalle ginocchia… “No… EDVIGE!” La scopa scattò verso terra e riuscì per un pelo ad afferrare la cinghia dello zaino e il gancio della gabbia mentre la motocicletta si riportava nella giusta posizione. Un sollievo di un secondo, e poi un altro getto di luce verde. La civetta emise uno stridio acuto e cadde sul fondo della gabbia. “No… NO!” La motocicletta avanzò con un rombo. Harry intravide i Mangiamorte incappucciati sparpagliarsi mentre Hagrid attraversava il loro cerchio come un’esplosione. “Edvige… Edvige…” Ma la civetta giaceva immobile e patetica come un giocattolo abbandonato sul fondo della gabbia. Non poteva rassegnarsi, il suo terrore per gli altri era assoluto. Lanciò un’occhiata alle spalle e vide una moltitudine di persone in movimento, eruzioni di luce verde, due coppie 71 Harry Potter e i Cimeli della Morte di persone a cavallo di scope schizzare in alto allontanandosi, ma non riuscì a capire chi fossero… “Hagrid, dobbiamo tornare indietro, dobbiamo tornare indietro!” gridò al di sopra del rombo tonante del motore, estraendo la bacchetta, ficcando la gabbia di Edvige sul pavimento, rifiutando di credere che fosse morta. “Hagrid, TORNA INDIETRO!” “Il mio compito ci è di portartici là sano e salvo, Harry!” gridò Hagrid, e aprì l’acceleratore. “Stop… STOP!” gridò Harry. Ma quando guardò di nuovo indietro, due getti di luce verde gli sfiorarono l’orecchio sinistro. Quattro Mangiamorte si erano separati dal cerchio e li stavano inseguendo, mirando alla larga schiena di Hagrid. Questi scartò, ma i Mangiamorte tenevano il passo della motocicletta. Altre maledizioni furono scagliate da dietro ed Harry dovette chinarsi profondamente nel sidecar per evitarle. Contorcendosi all’indietro, gridò “Stupeficium!” ed un lampo di luce rossa scaturì dalla bacchetta spaccando il gruppo dei quattro Mangiamorte inseguitori che si sparpagliarono per evitarlo. “Resisti, Harry, questo li sistemerà!” ruggì Hagrid, ed Harry guardò su appena in tempo per vedere Hagrid pigiare con forza, con una delle grosse dita, un bottone verde vicino alla spia della benzina. Un muro, un solido muro nero, scaturì dal tubo di scarico. Allungando il collo, Harry lo vide prendere forma a mezz’aria. Tre dei Mangiamorte scartarono e lo evitarono, ma il quarto non fu così fortunato. Vi scomparve dietro, per poi ricomparire mentre cadeva come un macigno con la scopa ridotta in schegge. Uno dei suoi 72 J. K. Rowling compagni rallentò per salvarlo, ma lui e il muro nato dal nulla furono inghiottiti dall’oscurità mentre Hagrid si piegava sul manubrio ed accelerava. Altre Maledizioni che Uccidono passarono ai lati della testa di Harry, provenienti dalle bacchette dei due Mangiamorte rimanenti. Miravano ad Hagrid. Harry rispose con ulteriori Schiantesimi. Rosso e verde entrarono in collisione a mezz’aria in una pioggia di scintille multicolori ed Harry si ritrovò a pensare ai fuochi d’artificio e ai babbani, sotto di loro, che non avrebbero avuto idea di cosa stesse accadendo… “Ci stiamo di nuovo, Harry, trattieniti!” gridò Hagrid, e colpì un altro bottone. Questa volta una grande rete apparve dagli scarichi della moto, ma i Mangiamorte erano pronti. Non solo scartarono per evitarla, ma il loro compagno che aveva rallentato per salvare l’amico privo di sensi li aveva raggiunti. Sbucò improvvisamente dall’oscurità per cui, in quel momento, c’erano tre di loro ad inseguire la motocicletta, tutti intenti a spararle maledizioni. “Questo ci risolverà, Harry, tienitici stretto!” gridò Hagrid, ed Harry lo vide sbattere l’intera mano sul bottone viola accanto al tachimetro. Con un inequivocabile ruggito mugghiante, fuoco di drago esplose fuori dagli scarichi, incandescente ed azzurro, e la motocicletta scattò in avanti come un proiettile con un suono di metallo sottoposto a torsione. Harry vide i Mangiamorte scartare fuori vista per evitare la scia di fuoco mortale, ed allo stesso tempo sentì il sidecar oscillare sinistramente, le giunzioni metalliche che 73 Harry Potter e i Cimeli della Morte lo tenevano unito alla motocicletta si erano allentate sotto la forza dell’accelerazione. “Va tutto bene, Harry, non preoccuparti!” muggì Hagrid, che era stato gettato indietro sulla schiena dall’accelerazione. Nessuno guidava più e il sidecar cominciava a torcersi nella scia della motocicletta. “Mi ci penso io, Harry, non preoccupartici!” gridò Hagrid, e dalla tasca interna della giacca estrasse il suo ombrello a fiori. “Hagrid! No! Lascialo a me!” “REPARO!” Ci fu un botto assordante e il sidecar si separò completamente dalla motocicletta. Harry continuò in avanti, spinto dall’impeto del volo della motocicletta, poi il sidecar cominciò a perdere quota… Preso dalla disperazione Harry puntò la bacchetta verso il sidecar e gridò, “Wingardium Leviosa!” Il sidecar balzò come un tappo di spumante, ingovernabile, ma almeno ancora in volo. Il sollievo durò solo una frazione di secondo, comunque, poiché altre maledizioni gli passarono accanto. I tre Mangiamorte si stavano avvicinando. “Mi ci sto arrivando, Harry!” gridò Hagrid nell’oscurità, ma Harry poteva sentire il sidecar iniziare a cadere di nuovo in picchiata. Rannicchiandosi più in basso che poté, puntò in mezzo alle figure che si avvicinavano e gridò, “Impedimenta!” L’incantesimo colpì al petto il Mangiamorte che era al centro. Per un momento l’uomo si allungò assurdamente con le braccia e le gambe a croce a mezz’aria, come se 74 J. K. Rowling avesse colpito un’invisibile barriera. Uno dei suoi compagni non lo urtò per un pelo… In quel momento il sidecar cominciò a cadere sul serio, e il Mangiamorte rimasto lanciò un incantesimo talmente vicino ad Harry, che questi dovette piegarsi di scatto sotto l’orlo del sidecar, facendosi saltare un dente sul bordo del sedile… “Arrivo, Harry, sto arrivando!” Una grossa mano afferrò la parte posteriore dei vestiti di Harry e lo sollevò fuori dal sidecar che precipitava. Harry si tirò dietro lo zaino mentre si trascinava con uno sforzo sul sedile della moto fino a ritrovarsi schiena contro schiena con Hagrid. Mentre scattavano verso l’alto, via dai due restanti Mangiamorte, Harry sputò sangue dalla bocca, puntò la bacchetta al sidecar in caduta libera, e gridò “Confringo!” Provò per Edvige una fitta atroce, che gli fece torcere le budella, mentre il sidecar esplodeva. Il Mangiamorte che era nei paraggi dell’esplosione fu sbalzato dalla scopa e cadde fuori vista. Il suo compagno si ritirò e svanì. “Harry, mi ci dispiace, mi dispiace,” piagnucolò Hagrid, “Non avrei dovuto tentarci di aggiustarlo io ma – non avevoci spazio…” “Non è un problema, pensa solo a volare!” rispose Harry gridando, mentre altri due Mangiamorte emergevano dall’oscurità, avvicinandosi. Mentre le maledizioni ricominciavano a sfrecciare nello spazio attorno, Hagrid scartava e zigzagava. Harry sapeva che Hagrid non osava premere di nuovo il bottone del fuoco di drago, con Harry sistemato così 75 Harry Potter e i Cimeli della Morte precariamente. Harry lanciò Schiantesimi su Schiantesimi verso i loro inseguitori, tenendoli appena a distanza. Spedì loro un’altra fattura immobilizzante. Il Mangiamorte più vicino scartò per evitarla, il cappuccio gli scivolò via e, alla luce dello Schiantesimo successivo, Harry vide il viso stranamente inespressivo di Stan Picchetto – Stan… “Expelliarmus!” gridò Harry. “È lui, è lui, è quello vero!” Il grido del Mangiamorte incappucciato raggiunse Harry persino al di sopra del tuono del motore della motocicletta. L’istante successivo, entrambi gli inseguitori si erano ritirati ed erano scomparsi. “Harry, cosa è successo?” muggì Hagrid. “Dove ci sono andati?” “Non lo so!” Ma Harry aveva paura. Il Mangiamorte incappucciato aveva gridato “è quello vero”. Come lo aveva capito? Guardò fisso intorno a sé l’oscurità apparentemente vuota e ne sentì la minaccia. Dov’erano finiti? S’arrampicò con difficoltà intorno al sedile per guardare in avanti e si afferrò al dietro della giacca di Hagrid. “Hagrid, pigia di nuovo quel pulsante del fuoco di drago, andiamocene da qui!” “Tieniti stretto, allora, Harry!” Ci fu di nuovo un assordante rombo stridente e il fuoco bianco-azzurro esplose dalla marmitta. Harry si sentì scivolare all’indietro, fuori da quel poco di sedile di cui disponeva. Hagrid fu gettato all’indietro su di lui, mantenendo appena la presa sul manubrio… 76 J. K. Rowling “Credo che ce li abbiamo persi, Harry, penso che ce l’abbiamo fatta!” gridò Hagrid. Ma Harry non ne era convinto. La paura l’avvolse, mentre guardava a destra e a sinistra alla ricerca di inseguitori che, ne era sicuro, sarebbero arrivati… Perché si erano ritirati? Uno di loro aveva ancora una bacchetta… È lui… è quello vero… avevano detto appena aveva cercato di disarmare Stan… “Ci siamo quasi, Harry, ci siamo quasi riusciti!” urlò Hagrid. Harry sentì la motocicletta scendere un poco, anche se le luci sul terreno in basso sembravano remote come stelle. In quel momento la cicatrice sulla fronte gli bruciò come fuoco. Mentre appariva un Mangiamorte su ognuno dei lati della moto, due Maledizioni che Uccidono, scagliate da dietro, mancarono Harry per pochi millimetri… E in quel momento Harry lo vide. Voldemort volava come fumo sulle ali del vento, senza scopa o Thestral a sostenerlo, il volto simile a quello di un serpente che brillava nell’oscurità, le dita bianche che alzavano nuovamente la bacchetta… Hagrid si lasciò sfuggire un muggito di paura e indirizzò la moto in un tuffo verticale. Tenendosi afferrato disperatamente, Harry spedì Schiantesimi a caso attraverso la notte turbinante. Vide un corpo volare al di là di sé e seppe di averne colpito uno, ma in quel momento sentì uno scoppio e vide scintille fuoriuscire dal motore. La motocicletta cadde a spirale nell’aria, completamente fuori controllo… 77 Harry Potter e i Cimeli della Morte Getti di luce verde li oltrepassarono nuovamente. Harry non aveva idea di dove fossero l’alto e il basso. La cicatrice gli bruciava ancora. S’aspettava di morire a ogni secondo. Una figura incappucciata era a pochi metri da loro, lo vide alzare il braccio… “NO!” Con un grido furioso, Hagrid si era lanciato dalla motocicletta sul Mangiamorte. Con orrore, Harry vide entrambi, Hagrid e il Mangiamorte, cadere fuori vista, il loro peso combinato era troppo per la scopa… Mantenendo appena la presa sulla motocicletta con le ginocchia, Harry sentì Voldemort gridare “È mio!” Era finita. Non poteva vedere o sentire dove fosse Voldemort. Intravide un altro Mangiamorte sfrecciare via per togliersi di mezzo e udì, “Avada…” Mentre il dolore della cicatrice forzava gli occhi a chiudersi, la bacchetta agì di propria volontà. La sentì torcere la mano come un potentissimo magnete, vide un getto di fuoco dorato attraverso le palpebre semichiuse, udì un crack e un grido di furore. Il Mangiamorte rimasto gridò. Voldemort urlò, “NO!” In qualche modo, Harry si trovò col naso a pochi centimetri dal bottone del fuoco di drago. Lo colpì con la mano libera dalla bacchetta e la motocicletta eruttò altre fiamme nell’aria, precipitando dritta verso il suolo. “Hagrid!” Chiamò Harry, tenendosi disperatamente alla moto. “Hagrid… accio Hagrid!” La moto accelerò, risucchiata verso il terreno. Col viso al livello del manubrio, Harry non poteva vedere nulla tranne luci distanti che si avvicinavano sempre più. 78 J. K. Rowling Era sul punto di sfracellarsi al suolo e non c’era nulla che potesse fare. Da dietro le spalle provenne un altro grido. “La tua bacchetta, Selwyn, dammi la tua bacchetta!” Sentì Voldemort prima di vederlo. Guardando di lato, lo fissò negli occhi rossi e fu certo che sarebbero stati l’ultima cosa che avrebbe mai visto. Voldemort che si preparava a maledirlo un’altra volta... E in quel momento Voldemort svanì. Harry guardò giù e vide Hagrid con le braccia spalancate sul terreno sotto di sé. Tirò forte il manubrio per evitare di colpirlo, cercò a tentoni il freno, ma con un fracasso da spaccare le orecchie e far tremare la terra, si schiantò in un laghetto fangoso. 79 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO CINQUE LA CADUTA DEL GUERRIERO “Hagrid?” Harry lottò per tirarsi fuori dai detriti di metallo e pellame che lo bloccavano. Le mani gli affondarono di qualche centimetro nell’acqua fangosa mentre cercava di alzarsi. Non riusciva a capire dove fosse finito Voldemort e si aspettava di vederlo sbucare dall’oscurità da un momento all’altro. Qualcosa di caldo e umido gli gocciolava dal mento e dalla fronte. Strisciò fuori dallo stagno e inciampò in una massa grande e scura sul terreno: Hagrid. “Hagrid? Hagrid, parlami...” Ma la massa scura non si mosse. 80 J. K. Rowling “Chi è là? È Potter? Sei Harry Potter?” Harry non riconobbe la voce dell’uomo. Poi una donna gridò. “Sono precipitati, Ted! Precipitati in giardino!” Ad Harry girava la testa. “Hagrid,” ripeté intontito, gli si piegarono le ginocchia. La prima cosa che percepì subito dopo, fu accorgersi di essere disteso su quelli che gli sembrarono dei cuscini, con una sensazione di bruciore alle costole e al braccio destro. Il dente mancante gli era stato fatto ricrescere. La cicatrice sulla fronte pulsava ancora. “Hagrid?” Aprì gli occhi e s’accorse di essere sdraiato su un divano in un ignoto salotto rischiarato da lampade. Lo zaino era poggiato sul pavimento a breve distanza, umido e sporco di fango. Un uomo biondo e dalla pancia prominente fissava Harry ansioso. “Hagrid sta bene, ragazzo,” disse l’uomo, “mia moglie gli sta dando una controllata in questo momento. Come ti senti? Qualcos’altro di rotto? Ti ho sistemato le costole, il dente e il braccio. Io sono Ted, ad ogni modo, Ted Tonks… il padre di Dora.” Harry si alzò troppo rapidamente. Le luci gli esplosero davanti agli occhi e gli vennero nausea e vertigini. “Voldemort…” “Lascia stare, per ora,” disse Ted Tonks poggiando una mano sulla spalla di Harry e spingendolo indietro sui cuscini. “Hai appena preso una brutta botta. Cos’è successo, comunque? Qualcosa è andato storto con la moto81 Harry Potter e i Cimeli della Morte cicletta? Arthur Weasley ha di nuovo superato sé stesso, lui e i suoi congegni Babbani?” “No,” disse Harry, mentre la cicatrice gli pulsava come una ferita aperta. “Mangiamorte, a frotte… ci hanno dato la caccia…” “Mangiamorte?” disse Ted bruscamente. “Cosa intendi con Mangiamorte? Pensavo non sapessero che saresti stato spostato questa notte, pensavo…” “Lo sapevano,” disse Harry. Ted Tonks alzò lo sguardo al soffitto come se, attraverso quello, potesse vedere il cielo. “Beh, sappiamo che i nostri incantesimi protettivi reggono, dunque, giusto? Non riusciranno a entrare da nessuna direzione per un raggio di un centinaio di metri tutt’intorno. Harry, in quel momento, capì perché Voldemort era svanito. Si era fermato nel punto in cui la motocicletta aveva oltrepassato la barriera di incantesimi creata dall’Ordine. Sperava solo che continuassero a funzionare. Immaginava Voldemort ad un centinaio di metri sopra di loro, mentre loro chiacchieravano, alla ricerca di un modo per penetrare quella che Harry si raffigurava come una grande bolla trasparente. Mise giù le gambe dal divano. Aveva bisogno di vedere Hagrid con i suoi occhi prima di poter credere che fosse vivo. S’era a malapena alzato in piedi, comunque, quando si aprì una porta e Hagrid vi s’infilò attraverso, il volto coperto di fango e sangue, zoppicando un po’, ma miracolosamente vivo. “Harry!” 82 J. K. Rowling Urtando due delicati tavolini e una pianta di aspidistra, attraversò il pavimento tra di essi con due passi e strinse Harry in un abbraccio che quasi gli spezzò le costole appena riparate. “Accidenti, Harry, come ti ci sei cavato fuori da quell’affare? Pensavo che eravamo tutti e due spacciati, io e tu.” “Sì, anche io. Non ci posso credere che…” Harry s’interruppe. Si era appena accorto della donna che era entrata nella stanza alle spalle di Hagrid. “Tu!” gridò, portando la mano alla tasca, ma questa era vuota. “La tua bacchetta è qui, ragazzo,” disse Ted battendola sul braccio di Harry. “È caduta proprio accanto a te, l’ho presa io... e la donna contro cui stai urlando è mia moglie.” “Oh, mi… mi dispiace.” Quando avanzò maggiormente nella stanza, la somiglianza della signora Tonks con la sorella Bellatrix divenne meno evidente. I capelli erano di un morbido castano chiaro e gli occhi erano più grandi e gentili. Tuttavia, sembrò un po’ sprezzante dopo l’esclamazione di Harry. “Cos’è successo a nostra figlia?” chiese. “Hagrid diceva che siete caduti in un’imboscata. Dov’è Ninfadora?” “Non lo so,” disse Harry. “Non sappiamo cosa sia accaduto agli altri.” Lei e il signor Tonks si scambiarono un’occhiata. Un misto di paura e colpevolezza colse Harry alla vista della delle loro espressioni. Se qualcuno degli altri fosse morto, sarebbe stata colpa sua, tutta colpa sua. Aveva 83 Harry Potter e i Cimeli della Morte acconsentito lui al piano, concedendo di dare loro i capelli… “La Passaporta,” disse, ricordandosene del tutto improvvisamente. “Dobbiamo tornare alla Tana e scoprire… allora saremo in grado di riferirvi qualche notizia o… o lo farà Tonks, una volta che lei…” “Dora starà bene, Andromeda,” disse Ted. “Sa il fatto suo, si è trovata in molte situazioni difficili con gli Auror. La Passaporta è di là,” aggiunse rivolto ad Harry. “partirà tra tre minuti, se volete prenderla.” “Sì, la prendiamo,” disse Harry. Afferrò lo zaino e se lo passò su una spalla lasciandolo dondolare. “Io…” Guardò la signora Tonks con l’intenzione di scusarsi per lo stato di angoscia in cui l’aveva lasciata e per il quale si sentiva terribilmente responsabile, ma non gli venne in mente alcuna parola che non sembrasse vuota e falsa. “Dirò a Tonks… Dora… di farvi sapere, quando lei… grazie per averci rimesso in sesto, grazie per tutto. Io…” Fu lieto di lasciare la stanza e seguire Ted Tonks lungo un breve corridoio fino ad una camera da letto. Hagrid li seguì, rannicchiandosi per evitare di sbattere la testa contro l’architrave della porta. “Va, ragazzo. Quella è la Passaporta.” Il signor Tonks stava indicando una piccola spazzola dal bordo argentato sul tavolino da toletta. “Grazie,” disse Harry, tendendosi per porvi un dito sopra, pronto a partire. “Aspetta un attimo,” disse Hagrid, guardandosi intorno. “Harry, dov’è Edvige?” “Lei… è stata colpita,” disse Harry. 84 J. K. Rowling La consapevolezza della perdita gli piombò nell’animo. Si vergognava delle lacrime che gli pungevano gli occhi. La civetta era stata una compagna, l’unico grande punto di contatto con il mondo magico ogni volta che era stato costretto a tornare dai Dursley. Hagrid tese la mano smisurata e gli batté dolorosamente sulla spalla. “Non preoccuparti,” disse con voce roca. “Non preoccuparti. Ha avuto una gran lunga vita…” “Hagrid!” disse Ted Tonks in tono d’avvertimento, mentre la spazzola brillava di un blu acceso ed Hagrid la toccava con l’indice appena in tempo. Con uno strappo nei pressi dell’ombelico, quasi fosse trascinato in avanti da un invisibile uncino legato ad una fune, Harry fu spinto nel nulla, roteando senza controllo, il dito incollato alla Passaporta mentre lui e Hagrid sfrecciavano lontano dal signor Tonks. Pochi attimi dopo i piedi di Harry colpirono violentemente un duro pavimento facendolo cadere a quattro zampe nel cortile della Tana. Udì delle urla. Lasciando cadere la spazzola che non brillava più, Harry s’alzò in piedi vacillando leggermente e vide la signora Weasley e Ginny superare di corsa gli scalini della porta sul retro mentre Hagrid, che atterrando era caduto anche lui, si rimetteva faticosamente in piedi. “Harry? Sei il vero Harry? Cos’è successo? Dove sono gli altri?” gridò la signora Weasley. “Che intende dire? Che nessun altro è tornato?” ansimò Harry. La risposta era incisa chiaramente sul volto pallido della signora Weasley. 85 Harry Potter e i Cimeli della Morte “I Mangiamorte ci stavano aspettando,” le disse Harry. “Siamo stati circondati appena decollati, sapevano che sarebbe stato stanotte, non so cosa sia accaduto agli altri. Quattro di loro ci hanno inseguiti, tutto quello che abbiamo potuto fare è stato fuggire, e poi Voldemort ci ha raggiunti…” Poteva sentire una nota di auto-giustificazione nella sua stessa voce, una supplica affinché lei capisse come mai non sapeva cosa fosse successo ai suoi figli, ma… “Grazie al cielo tu stai bene,” disse lei, stringendolo in un abbraccio che non sentiva di meritare. “Non è che ci hai un po’ di brandy, eh, ce l’hai, Molly?” chiese Hagrid un po’ vacillante. “Come ci fosse medicina?” Avrebbe potuto evocarlo con la magia ma, mentre si affrettava verso la casa penzolante, ma Harry capì che voleva nascondergli il viso. Si rivolse a Ginny e lei rispose subito alla silenziosa richiesta d’informazioni. “Ron e Tonks sarebbero dovuti tornare per primi, ma hanno mancato la loro Passaporta, è tornata indietro senza di loro,” disse, indicando una tanica arrugginita che giaceva sul terreno nelle vicinanze. “E quell’altra,” indicò una vecchia scarpa di tela, “avrebbe dovuto essere di papà e Fred, che si pensava tornassero per secondi. Tu e Hagrid eravate i terzi e,” controllò l’orologio, “se ce la fanno, tra un minuto dovrebbero tornare George e Lupin.” La signora Weasley riapparve portando una bottiglia di brandy, che porse a Hagrid. Lui la stappò e la mandò giù tutta in una volta. “Mamma!” gridò Ginny, indicando un punto distante parecchi metri. 86 J. K. Rowling Una luce azzurra era apparsa nell’oscurità: si fece più grande e brillante, e apparvero Lupin e George, roteando e perdendo l’equilibrio. Harry capì immediatamente che qualcosa non andava. Lupin sosteneva George che era privo di conoscenza e il cui volto era coperto di sangue. Harry si precipitò ed afferrò le gambe di George. Lui e Lupin, insieme, trasportarono George in casa e, attraversando la cucina, fino in salotto dove lo adagiarono su un divano. Appena la luce della lampada illuminò la testa di George, Ginny ansimò e ad Harry sobbalzò lo stomaco. A George mancava un orecchio. Un lato della testa e del collo erano ricoperti di umido sangue di un rosso esageratamente intenso. Non appena la signora Weasley si mise in ginocchio accanto al figlio, Lupin afferrò Harry per la parte superiore del braccio e, senza tante cerimonie, lo riportò in cucina dove Hagrid stava ancora cercando di far passare la sua mole attraverso la porta sul retro. “Ehi!” disse Hagrid indignato. “Mollacelo! Mollaci Harry!” Lupin lo ignorò. “Quale creatura si trovava nell’angolo, la prima volta che Harry Potter fece visita al mio ufficio a Hogwarts?” domandò dando a Harry un piccolo scossone. “Rispondimi!” “U… un Avvincino in un acquario, giusto?” Lupin lascio Harry e si appoggiò contro una credenza della cucina. “Di che state parlando?” ruggì Hagrid. “Mi spiace, Harry, ma dovevo controllare,” disse Lupin concisamente. “Siamo stati traditi. Voldemort 87 Harry Potter e i Cimeli della Morte sapeva che ti stavi spostando stanotte e le sole persone che possono averglielo detto erano direttamente coinvolte nel piano. Potevi essere un impostore.” “E allora a me perché non mi ci stai controllando?” ansimò Hagrid, ancora lottava per infilarsi attraverso la porta. “Tu sei un mezzo-Gigante,” disse Lupin, guardando in su verso Hagrid. “La Pozione Polisucco è destinata solo ad uso umano.” “Nessuno dell’Ordine avrebbe detto a Voldemort che ci saremmo mossi stanotte,” disse Harry. L’idea gli era insopportabile e non vi poteva credere per nessuno di loro. “Voldemort mi ha raggiunto solo alla fine, all’inizio non sapeva quale fossi. Se fosse stato informato del piano, avrebbe saputo sin dal principio che io ero quello con Hagrid.” “Voldemort ti ha raggiunto?” chiese Lupin bruscamente. “Cos’è successo? Come siete scappati?” Harry spiegò, brevemente, come i Mangiamorte che li inseguivano sembravano averlo riconosciuto per il vero Harry, come avevano abbandonato l’inseguimento, come dovevano aver convocato Voldemort, che era apparso appena prima che lui e Hagrid raggiungessero il rifugio dei genitori di Tonks. “Ti hanno riconosciuto? Ma come? Cos’hai fatto?” “Io…” Harry provò a ricordare. L’intero viaggio sembrava come un ricordo nebuloso di panico e confusione. “Ho visto Stan Picchetto… ricordi quel tipo che era il bigliettaio del Nottetempo? E ho provato a Disarmarlo invece di… beh, non sapeva cosa stava facendo, no? Doveva essere sotto Maledizione Imperius!” 88 J. K. Rowling Lupin sembrava inorridito. “Harry, è passato il tempo di Disarmare! Questa gente sta facendo di tutto per catturarti e ucciderti! Almeno Schianta, se non sei preparato a uccidere!” “Eravamo a centinaia di metri d’altezza! Stan non era in sé, se l’avessi Schiantato e fosse caduto sarebbe morto esattamente come se avessi usato l’Avada Kedavra! L’Expelliarmus mi ha salvato da Voldemort due anni fa,” aggiunse Harry in tono provocatorio. Lupin gli faceva ricordare il beffardo Zacharias Smith di Tassorosso, che l’aveva deriso perché voleva insegnare l’incantesimo Disarmante all’Esercito di Silente. “Sì, Harry,” disse Lupin controllandosi con difficoltà, “e un gran numero di Mangiamorte erano presenti in quella circostanza! Perdonami, ma è stata un’azione davvero insolita, sotto l’imminente minaccia di morte. Ripetendola stanotte innanzi ai Mangiamorte che avevano assistito o sentito raccontare della prima occasione era molto simile al suicidio!” “Così pensi che avrei dovuto uccidere Stan Picchetto?” disse Harry con rabbia. “Naturalmente no,” disse Lupin, “ma i Mangiamorte… e, francamente anche altri... si sarebbero aspettati che tu rispondessi all’attacco! L’Expelliarmus è un incantesimo utile, Harry, ma i Mangiamorte sembrano pensare che sia la tua mossa distintiva, e ti esorto a non lasciare che diventi così!” Lupin stava facendo sentire Harry un idiota e ancora in lui covava una vena di risentimento. 89 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non distruggerò persone solo perché mi attraversano la strada,” disse Harry. “Quello lasciamolo fare a Voldemort.” La replica di Lupin si perse. Riuscito alla fine a pigiarsi attraverso la porta, Hagrid barcollò verso una sedia e si sedette. La sedia si frantumò sotto di lui. Ignorando le imprecazioni miste a scuse, Harry si rivolse di nuovo a Lupin. “George starà bene?” Tutta la frustrazione di Lupin nei confronti di Harry sembrò fluire via con la domanda. “Penso di sì, anche se non c’è alcuna possibilità di riattaccargli l’orecchio, non quando è stato tagliato via da una maledizione...” Ci fu del trambusto all’esterno. Lupin si tuffò verso la porta, Harry saltò oltre le gambe di Hagrid, e si precipitò in cortile. Due figure erano apparse e, mentre Harry correva verso di loro, comprese che erano Kingsley ed Hermione, ora tornata al suo aspetto normale, entrambi stringendo una gruccia appendiabiti piegata. Hermione si gettò tra le braccia di Harry, ma Kingsley non mostrò alcuna soddisfazione alla vista di nessuno di loro. Oltre la spalla di Hermione, Harry lo vide alzare la bacchetta e puntarla al petto di Lupin. “Le ultime parole che Silente a detto a tutti e due?” “Harry è la migliore speranza che abbiamo. Abbiate fiducia in lui,” disse Lupin con calma. Kingsley volse la bacchetta su Harry, ma Lupin disse, “È lui, ho controllato!” 90 J. K. Rowling “Molto bene, molto bene!” disse Kingsley, riponendo la bacchetta sotto il mantello. “Ma qualcuno ci ha tradito! Lo sapevano, sapevano che sarebbe stato stanotte!” “Così sembra,” replicò Lupin, “ma apparentemente non hanno saputo che ci sarebbero stati sette Harry.” “Magro conforto!” grugnì Kingsley. “Chi altro è tornato?” “Solo Harry, Hagrid, George e io.” Hermione nascose un piccolo gemito dietro mano. “A voi cos’è accaduto?” chiese Lupin a Kingsley. “Inseguiti da cinque, ne ho feriti due, forse ucciso uno,” disse Kingsley tutto d’un fiato, “e abbiamo anche visto Tu-Sai-Chi, si è unito all’inseguimento a metà strada, ma è svanito molto rapidamente. Remus, lui sa…” “Volare,” completò Harry. “L’ho visto anch’io, ha inseguito Hagrid e me.” “Così è questo il motivo per cui ci ha lasciato… per seguirti!” disse Kingsley. “Non riuscivo a capire perché fosse scomparso. Ma cosa gli ha fatto cambiare obiettivo?” “Harry si è comportato un po’ troppo gentilmente con Stan Picchetto”, disse Lupin. “Stan?” ripeté Hermione. “Credevo fosse ad Azkaban.” Kingsley si lasciò sfuggire un sorriso malinconico. “Hermione, ovviamente c’è stata un’evasione di massa che il Ministero ha occultato. Il cappuccio di Travers è scivolato via quando gli ho scagliato una maledizione e si pensava che anche lui fosse dentro. Ma cos’è successo a te, Remus? Dov’è George?” “Ha perso un orecchio,” disse Lupin. “Perso un…?” ripeté Hermione ad alta voce. 91 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Opera di Piton,” disse Lupin. “Piton?” gridò Harry. “Non l’hai detto…” “Ha perso il cappuccio durante l’inseguimento. Il Sectumsempra è sempre stata una specialità di Piton. Mi sarebbe piaciuto dire d’averlo ripagato allo stesso modo, ma tutto quello che ho potuto fare è stato trattenere George sulla scopa dopo che è stato ferito, stava perdendo un mucchio sangue.” Il silenzio cadde tra loro quattro mentre guardavano verso il cielo. Non c’era segno di movimento. Le stelle sembravano fissarli a loro volta, imperturbabili, indifferenti, non oscurate da amici in volo. Dov’era Ron? Dov’erano Fred e il signor Weasley? Dov’erano Bill, Fleur, Tonks, Malocchio e Mundungus? “Harry, dacci una mano!” chiamò Hagrid rocamente dalla porta, nella quale si era incastrato nuovamente. Lieto di avere qualcosa da fare, Harry si congedò, si diresse verso la cucina vuota e di nuovo in salotto dove la signora Weasley e Ginny stavano ancora badando a George. La signora Weasley, a quel punto, aveva arrestato l’emorragia e alla luce delle lampade Harry vide un foro pulito aperto lì dove prima c’era l’orecchio di George. “Come sta?” La signora Weasley si guardò intorno e disse, “Non posso farlo ricrescere, non dopo che è stato tagliato via dalla Magia Oscura. Ma gli poteva andare molto peggio… è vivo.” “Già,” disse Harry. “Grazie a Dio.” “Ho sentito bene che è arrivato qualcun altro in cortile?” chiese Ginny. “Hermione e Kingsley,” rispose Harry. 92 J. K. Rowling “Sia ringraziato il cielo,” sospirò Ginny. Si scambiarono uno sguardo. Harry avrebbe voluto abbracciarla, tenerla stretta. Non gli importava molto che la signora Weasley fosse presente, ma prima che potesse agire d’impulso, si udì un gran fracasso provenire dalla cucina. “Dimostrerò che sono veramente io, Kingsley, dopo aver visto mio figlio, ora togliti di mezzo se sai cos’è bene per te!” Harry non aveva mai udito il signor Weasley urlare in quel modo, prima di allora. Questi entrò in salotto precipitosamente, la calvizie che brillava di sudore, gli occhiali di traverso, con Fred che lo seguiva dappresso, entrambi pallidi ma illesi. “Arthur!” singhiozzò la signora Weasley. “Oh, grazie al cielo!” “Come sta?” Il signor Weasley s’inginocchiò accanto a George. Per la prima volta da quando Harry l’aveva conosciuto, Fred sembrava senza parole. Guardò a bocca aperta la ferita del gemello da dietro la spalliera del divano come se non potesse credere ai propri occhi. Forse destato dai rumori all’arrivo di Fred e del padre, George si mosse. “Come ti senti, Georgie?”, sussurrò la signora Weasley. Le dita di George palparono il lato della testa. “Come un panno pulito,” mormorò. “Cos’ha che non va?” gracchiò Fred, terrorizzato. “Il cervello è stato compromesso?” 93 Harry Potter e i Cimeli della Morte “«Come un panno pulito,» ripeté George aprendo gli occhi e guardando il fratello. «Capisci... fresco di bucato. Bucato, Fred, ci sei?»” La signora Weasley singhiozzò più forte che mai. Il colorito fluì via dal volto già pallido di Fred. "Patetico," disse a George. "Patetico! Con tutte le battute che ci sono al mondo sulle orecchie, sei andato a pensare a bucato?" “Ah, bene,” disse George, ghignando alla madre in lacrime. “Finalmente adesso sarai capace di distinguerci, mamma.” Si guardò intorno. “Ciao Harry… sei Harry, giusto?” “Sì, sono io,” disse Harry, avvicinandosi al divano. “Bene, almeno ti abbiamo riportato indietro sano e salvo,” disse George. “Perché non ci sono anche Ron e Bill stipati attorno al mio capezzale?” “Non sono ancora tornati, George,” disse la signora Weasley. Il sorriso di George svanì. Harry guardò Ginny e le fece cenno di riaccompagnarlo fuori. Mentre attraversavano la cucina, lei sussurrò, “Ron e Tonks dovrebbero essere già tornati. Non dovevano fare un giro lungo. La casa di Zia Muriel non è molto lontana.” Harry non replicò. Aveva provato a tenere a bada la paura sin da quando aveva raggiunto la Tana, ma in quel momento ne era avvolto, come se gli strisciasse sulla pelle, gli palpitasse nel petto, gli stringesse la gola. Mentre tornavano sui loro passi nel cortile buio, Ginny lo prese per mano. Kingsley marciava avanti e indietro, alzando lo sguardo verso il cielo ogni volta che si voltava. Faceva 94 J. K. Rowling rammentare ad Harry quelle volte che zio Vernon pendolava per il salotto, un milione di anni prima. Hagrid, Hermione e Lupin erano in piedi fianco a fianco, lo sguardo fisso verso l’alto, in silenzio. Nessuno di loro volse lo sguardo quando Harry e Ginny si unirono alla loro veglia silenziosa. I minuti si allungavano in quelli che avrebbero potuto benissimo essere anni. Il più leggero soffio di vento li faceva sobbalzare tutti e voltarsi al cespuglio o all’albero origine del fruscio, nella speranza che uno dei membri mancanti dell’Ordine potesse saltare fuori incolume dalle foglie… E allora una scopa si materializzò esattamente sopra di loro e si diresse come un lampo verso terra… “Sono loro!” gridò Hermione. Tonks atterrò con una lunga scivolata che sparse terra e ciottoli dappertutto. “Remus!” Gridò Tonks mentre smontava barcollando dalla scopa tra le braccia di Lupin che aveva il volto immobile e sbiancato. Sembrava incapace di proferire parola. Ron barcollò inebetito verso Harry e Hermione. “Stai bene,” mormorò, prima che Hermione volasse da lui e lo abbracciasse strettamente. “Credevo… credevo…” “Tutto a posto,” disse Ron dandole lievi colpetti alla schiena. “Sto bene.” “Ron è stato grande,” disse Tonks con calore, abbandonando l’abbraccio di Lupin. “Meraviglioso. Ha Schiantato uno dei Mangiamorte, dritto alla testa, e quando si mira ad un obiettivo in movimento da una scopa volante…” 95 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Davvero?” chiese Hermione, guardando in altro verso Ron con le braccia che ancora gli avvolgevano il collo. “Sempre quel tono di sorpresa,” disse lui un po’ burbero, liberandosi. “Siamo tornati per ultimi?” “No,” disse Ginny, “siamo ancora in attesa di Bill e Fleur e di Malocchio e Mundungus. Vado a dire a mamma e papà che stai bene, Ron...” Corse dentro. “Cosa vi ha trattenuto? Cos’è successo?” Lupin sembrava quasi arrabbiato con Tonks. “Bellatrix,” disse Tonks. “Mi vuole quasi quanto vuole Harry, Remus, ha provato in tutti i modi di uccidermi. Spero solo di beccarla, ho un debito con Bellatrix. Ma abbiamo sicuramente ferito Rodolphus… poi abbiamo raggiunto Muriel, la prozia di Ron, ed abbiamo mancato la Passaporta e lei ancora si affannava a girarci sopra. Un muscolo guizzava nella mascella di Lupin. Annuì, ma non sembrava in grado di dire altro. “Allora cos’è successo a voi tutti?” chiese Tonks, rivolgendosi a Harry, Hermione e Kingsley. Loro fecero il resoconto dei loro viaggi, ma per tutto il tempo la prolungata assenza di Bill, Fleur, Malocchio e Mundungus sembrava diffondersi su di loro come brina, il morso freddo sempre più difficile da ignorare. “Devo tornare a Downing Street, avrei dovuto essere lì già da un’ora,” disse Kingsley alla fine, dopo un’ultima, generale occhiata al cielo. “Fatemi sapere quando tornano.” Lupin annuì. Con un cenno agli altri, Kingsley si allontanò nell’oscurità verso il cancello. Harry pensò di 96 J. K. Rowling sentire il debolissimo pop mentre Kingsley si Smaterializzava appena oltre i confini della Tana. Il signore e la signora Weasley scesero di corsa i gradini sul retro, Ginny alle loro spalle. Entrambi i genitori abbracciarono Ron prima di rivolgersi a Lupin e Tonks. “Vi ringraziamo,” disse la signora Weasley, “per i nostri figli.” “Non essere sciocca, Molly,” si schermì subito Tonks. “Come sta George?” chiese Lupin. “Cos’ha che non va?” s’intromise Ron ansiosamente. “Ha perso…” La conclusione della frase della signora Weasley, però, venne soffocata da un baccano generale: un Thestral era appena passato in volo in una zona in vista ed era atterrato a pochi metri da loro. Bill e Fleur smontarono dal dorso dell’animale, scossi dal vento ma incolumi. “Bill! Grazie al cielo, grazie al cielo…” La signora Weasley corse in avanti, ma l’abbraccio che Bill le concesse fu frettoloso. Guardando direttamente suo padre, disse: “Malocchio è morto.” Nessuno parlò, nessuno si mosse. Harry sentiva come se qualcosa dentro di lui stesse cadendo, cadendo attraverso la terra, lasciandolo per sempre. “Lo abbiamo visto,” disse Bill. Fleur annuì, tracce di lacrime le brillavano sulle guance alla luce della finestra della cucina. “È successo subito dopo che abbiamo rotto la formazione. Malocchio e Dung ci erano vicini, anche loro si dirigevano a nord. Voldemort, che sa volare, ha puntato direttamente su di loro. Dung è stato colto dal panico, l’ho sentito urlare. Malocchio provava a fermarlo, ma lui si è Smaterializzato. La maledizione di Voldemort ha colpito 97 Harry Potter e i Cimeli della Morte Malocchio in pieno volto, è caduto dalla scopa e… non c’è stato nulla che potessimo fare, nulla, ne avevamo una mezza dozzina alle calcagna…” La voce di Bill si spezzò. “È ovvio che non potevate fare nulla,” disse Lupin. Rimasero a guardarsi l’un l’altro. Harry non riusciva a capacitarsene. Malocchio morto. Non poteva essere… Malocchio, così forte, così coraggioso, così capace di sopravvivere… Alla fine apparve chiaro a tutti, nonostante nessuno lo dicesse, che non c’era più bisogno di aspettare in cortile e, in silenzio, seguirono il signore e la signora Weasley nella Tana, per poi passare nel salotto dove Fred e George ridevano tra loro. “Cosa c’è che non va?” chiese Fred, scrutando i loro volti appena entrarono. “Cos’è successo? Chi è…?” “Malocchio,” disse il signor Weasley. “Morto.” Il ghigno dei gemelli mutò in una smorfia di sorpresa. Nessuno sembrava sapere cosa fare. Tonks piangeva silenziosamente nascosta da un fazzoletto. Aveva avuto molti contatti con Malocchio, Harry lo sapeva, era la sua favorita e protetta al Ministero della Magia. Hagrid, che si era accomodato sul pavimento in un angolo dove aveva più spazio, s’asciugò gli occhi con un fazzoletto largo quanto una tovaglia da tavola. Bill si diresse alla credenza e tirò fuori una bottiglia di Whisky Incendiario e alcuni bicchieri. “Prendete,” disse, e con un cenno della bacchetta fece volare dodici bicchieri colmi attraverso la stanza verso ognuno di loro, alzando il tredicesimo. “A Malocchio.” “A Malocchio”, dissero tutti unendosi al brindisi. 98 J. K. Rowling “A Malocchio,” fece eco Hagrid, un po’ in ritardo, con un singhiozzo. Il Whisky Incendiario bruciò nella gola di Harry. Sembrò incenerire la commozione che aveva dentro, disperdendo l’intontimento e il senso d’irrealtà e infiammandolo con qualcosa che somigliava al coraggio. “Così Mundungus si è Smaterializzato?” disse Lupin, che aveva scolato il bicchiere in un solo sorso. L’atmosfera mutò immediatamente. Tutti apparivano tesi, fissando Lupin, sia desiderando che proseguisse sia, sembrò ad Harry, leggermente preoccupati di quello che avrebbero potuto ascoltare. “So a cosa stai pensando,” disse Bill, “e me lo chiedevo anch’io, sulla via del ritorno, perché sembravano aspettarci, no? Mundungus però non può averci tradito. Non sapevano che ci sarebbero stati sette Harry, cosa che li ha messi in confusione non appena noi siamo apparsi, e nel caso te ne sia dimenticato, è stato Mundungus a suggerire quel trucco. Perché non avrebbe detto a loro anche quel particolare essenziale? Penso che Dung sia stato semplicemente colto dal panico. Non voleva esser messo in prima fila, ma Malocchio lo ha costretto, e TuSai-Chi è andato dritto da loro. Ce n’era abbastanza da gettare nel panico chiunque.” “Tu-Sai-Chi si è comportato esattamente come Malocchio aveva previsto,” Tonks tirò su col naso. “Malocchio l’aveva detto che lui si sarebbe aspettato che Harry si trovasse con gli Auror più forti e capaci. Ha attaccato Malocchio per primo e, quando Mundungus li ha piantati in asso, lui è passato a Kingsley…” 99 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Sì, tutto scio è djiusto,” scattò Fleur, “ma ancora scio non spioega come i nemisci sapevano che avremmo trasferito Arrì stanuit, no? Qualcun deve avoire prestato poca attention. Qualcun si è lasciato sfudjire l’indicassion della data a un étranger. È la sciola spiegassione del fatto che sapevano la data ma non l’entier pianó.” Si voltò a guardarli ad uno ad uno, la scia delle lacrime ancora impressa sul volto bellissimo, sfidando silenziosamente qualcuno di loro a contraddirla. Nessuno lo fece. L’unico suono ad infrangere il silenzio erano i singhiozzi di Hagrid nascosti dal fazzoletto. Harry sbirciò verso Hagrid, che aveva appena rischiato la propria vita per salvare la sua… Hagrid, a cui voleva bene, di cui si fidava, che una volta era stato raggirato fino a dare a Voldemort un’informazione cruciale in cambio di un uovo di drago… “No,” disse Harry ad alta voce, e tutti lo guardarono, sorpresi. Il Whisky Incendiario sembrava avergli amplificato la voce. “Voglio dire… se qualcuno ha fatto un errore,” proseguì Harry, “e si è lasciato sfuggire qualcosa, so che non voleva farlo. Non è colpa sua,” ripeté, di nuovo in un tono più alto di quello con il quale avrebbe parlato solitamente. “Dobbiamo fidarci l’un l’altro. Io mi fido di tutti voi, penso che nessuno in questa stanza mi venderebbe mai a Voldemort.” Un silenzio profondo seguì queste parole. Tutti lo stavano fissavano. Harry si sentì avvampare e, per fare qualcosa, sorseggiò ancora un po’ di Whisky incendiario. Mentre beveva pensò a Malocchio. Proprio Malocchio aveva sempre criticato la propensione di Silente a fidarsi degli altri. 100 J. K. Rowling “Ben detto, Harry,” esclamò Fred inaspettatamente. “Già, prestate orecchio,” disse George, con una mezza occhiata a Fred che aveva gli angoli della bocca sollevati. Lupin aveva una strana espressione mentre guardava Harry, qualcosa di molto simile alla compassione. “Pensi che sia matto?” domandò Harry. “No, penso che sei uguale a James,” disse Lupin, “che avrebbe reputato massimo disonore il non aver fiducia negli amici.” Harry immaginò a cosa alludesse Lupin. Suo padre era stato tradito da un amico, Peter Minus. Fu assalito da una rabbia irrazionale. Avrebbe voluto ribattere, ma Lupin gli aveva voltato le spalle, aveva posato il bicchiere su un tavolino e si era rivolto a Bill: “C’è un lavoro dal fare. Posso chiedere a Kingsley se…” “No,” disse subito Bill, “lo farò io, verrò io.” “Dove andate?” chiesero Tonks e Fleur all’unisono. “Il corpo di Malocchio,” disse Lupin. “Dobbiamo recuperarlo.” “Non si può…?”, cominciò la signora Weasley con un’occhiata supplichevole a Bill. “Aspettare?” disse Bill. “No, a meno che non si voglia rischiare che lo prendano i Mangiamorte.” Nessuno parlò. Lupin e Bill li salutarono e andarono via. Gli altri di loro restarono seduti, tutti tranne Harry, che continuò a stare in piedi. La brutalità e definitività della morte era con loro come una presenza fisica. “Dovrei andare anch’io,” disse Harry. Dieci paia di occhi sbigottiti lo guardarono. 101 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non essere sciocco, Harry,” disse la signora Weasley. “Di che stai parlando?” “Non posso restare qui.” Si strofinò la fronte: bruciava nuovamente. Non doleva tanto da più di un anno. “Siete tutti in pericolo mentre sono qui, non voglio…” “Ma non essere tanto stupido!” replicò la signora Weasley. “L’obiettivo di questa notte era portarti qui al sicuro, e grazie al cielo ha funzionato. E Fleur è d’accordo a sposarsi qui piuttosto che in Francia, abbiamo organizzato ogni cosa in modo da poter restare tutti insieme e tenerti d’occhio…” Non capiva. Lo stava facendo sentire peggio, non meglio. “Se Voldemort scopre che sono qui…” “Ma perché dovrebbe?”, chiese la signora Weasley. “C’è una dozzina di posti in cui potresti trovarti adesso,” disse il signor Weasley. “Non ha alcun modo di sapere in quale casa sicura ti sei rifugiato.” “Non è per me che sono preoccupato!” disse Harry. “Lo sappiamo,” disse il signor Weasley tranquillamente, “ma questo renderebbe i nostri sforzi stanotte piuttosto inutili, se te ne vai.” “Tu non ci andrai da nessuna altra parte,” ringhiò Hagrid. “Accidenti, Harry, dopo tutte le cose che ci abbiamo passato per portarti qui a te?” “Già, e che dire del mio dannato orecchio?”, disse George, sollevandosi sui cuscini. “So che…” “Malocchio non avrebbe voluto…” “LO SO!” gridò Harry. 102 J. K. Rowling Si sentiva assillato e ricattato. Pensavano non sapesse cosa avevano fatto per lui? Non capivano che era esattamente per quel motivo che lui voleva andare ora, prima che loro soffrissero ancora di più nel suo interesse? Ci fu un silenzio prolungato e impacciato nel quale la sua cicatrice continuava a pungere e pulsare e che fu infranto, infine, dalla signora Weasley. “Dov’è Edvige, Harry?” disse in tono lusinghiero. “Possiamo sistemarla di sopra con Leotordo e darle qualcosa da mangiare.” Il suo intestino si strinse come un pugno. Non poteva dirle la verità. Bevve l’ultimo sorso di Whisky Incendiario per evitare di rispondere. “Aspettaci fino a quando ci si fa vivo, che ce l’hai fatto un’altra volta, Harry,” disse Hagrid. “Gli hai scappato, lo hai battuto quando ti ci stava proprio addosso!” “Non sono stato io,” disse Harry seccamente. “È stata la mia bacchetta. La bacchetta ha agito di sua volontà.” Dopo pochi attimi, Hermione disse gentilmente: “Ma è impossibile, Harry. Vuoi dire che hai fatto una magia senza volerlo. Hai agito d’istinto.” “No,” disse Harry. “La motocicletta stava precipitando. Non potrei dirti dove si trovava Voldemort, ma la bacchetta mi si è girata nella mano, lo ha trovato e gli ha lanciato un incantesimo, e non era neppure un incantesimo riconoscibile. Non ho mai fatto apparire fiamme dorate prima d’ora.” “Spesso,” disse il signor Weasley, “quando ci si trova sotto pressione, si fanno magie che uno non si sognerebbe 103 Harry Potter e i Cimeli della Morte nemmeno. Succede spesso ai bambini piccoli prima di essere istruiti…” “Non si trattava di nulla del genere,” disse Harry a denti stretti. La cicatrice gli bruciava. Si sentiva arrabbiato e frustrato. Odiava l’idea che tutti loro lo credessero in possesso di un potere paragonabile a quello di Voldemort. Nessuno disse niente. Sapeva che non gli credevano. Ora che gli veniva in mente, non aveva mai sentito prima di una bacchetta che facesse magie di sua volontà. La cicatrice bruciò dolorosamente. Tutto ciò che poteva fare era non lamentarsi ad alta voce. Borbottando di aver bisogno di aria fresca, posò il bicchiere e lasciò la stanza. Mentre attraversava il cortile, il grande e scheletrico Thestral guardò in su, fece frusciare le enormi ali simili a quelle dei pipistrelli e riprese a brucare. Harry si fermò al cancello del giardino, fissando le piante incolte, strofinandosi la cicatrice pulsante e pensando a Silente. Silente gli avrebbe creduto, lo sapeva. Silente avrebbe saputo come e perché la bacchetta di Harry aveva agito da sola, perché Silente aveva sempre tutte le risposte. Era al corrente delle bacchette, aveva spiegato ad Harry la strana connessione che esisteva tra la sua bacchetta e quella di Voldemort… ma Silente, come Malocchio, come Sirius, come i suoi genitori, come la sua povera civetta, erano tutti andati là dove Harry non li poteva più interpellare. Provò un bruciore in gola che non aveva nulla a che fare con il Whisky Incendiario… In quel preciso momento, all’improvviso, il dolore alla cicatrice raggiunse l’apice. Mentre si stringeva la fronte e chiudeva gli occhi, una voce gli urlò all’interno della testa. 104 J. K. Rowling “Mi hai detto che il problema si sarebbe risolto, usando la bacchetta di un altro!” Nella mente gli irruppe la visione di un vecchio emaciato, vestito di stracci e disteso su un pavimento di pietra, urlando, un orribile grido lunghissimo, un grido d’insopportabile agonia… “No! No! Ti prego, ti prego…” “Hai mentito a Lord Voldemort, Olivander!” “No… giuro che non l’ho fatto…” “Hai cercato di aiutare Potter, di aiutarlo a sfuggirmi!” “Giuro di no… credevo che una bacchetta differente avrebbe funzionato…” “Spiega, allora, cos’è successo. La bacchetta di Lucius si è distrutta!” “Non riesco a capire… la connessione… esiste solo… tra le vostre due bacchette…” “Menzogne!” “Per favore… la prego…” Harry contemplò la mano bianca sollevare la bacchetta, percepì l’impulso di feroce collera proveniente da Voldemort e vide il fragile vecchio contorcersi sul pavimento per il tormento… “Harry?” Passò con la stessa velocità con cui era venuta. Harry era immobile nell’oscurità, tremante, aggrappato al cancello del giardino, il cuore che gli batteva follemente, la cicatrice ancora dolente. Ci vollero diversi secondi prima che si rendesse conto che Ron e Hermione erano al suo fianco. “Harry, torna in casa,” sussurrò Hermione. “Non penserai ancora di andartene?” 105 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Già, devi restare, amico,” disse Ron, dandogli una piccola botta sulla schiena. “Tutto bene?” chiese Hermione, adesso abbastanza vicina da poter osservare il viso di Harry. “Hai un aspetto orribile!” “Beh,” rispose Harry con voce incerta, “probabilmente sto meglio di Olivander…” Quando ebbe finito di raccontare loro quello che aveva visto, Ron sembrava spaventato, Hermione decisamente terrorizzata. “Doveva essere finita, però! La tua cicatrice… non doveva accadere di nuovo! Non devi permettere che quel collegamento si apra di nuovo… Silente voleva che tu chiudessi la mente!” Dal momento che lui non replicò, lei gli afferrò il braccio. “Harry, lui sta conquistando il Ministero e i giornali e mezzo Mondo Magico! Non lasciarlo entrare anche nella tua testa!” 106 J. K. Rowling CAPITOLO SEI IL FANTASMA IN PIGIAMA Lo shock di aver perduto Malocchio aleggiò nella casa nei giorni che seguirono. Harry continuava ad aspettarsi di vederlo entrare zoppicando attraverso la porta sul retro come gli altri membri dell’Ordine che andavano e venivano per riferire le novità. Sentiva che nulla, tranne l’azione, avrebbe potuto alleviare il suo senso di colpa e il dolore. Sentiva che doveva dare inizio alla sua missione di trovare e distruggere gli Horcrux al più presto. “Beh, non puoi fare nulla per gli…” Ron mimò con la bocca la parola Horcrux, “finché non avrai 17 anni. Hai ancora la Traccia su te. E possiamo fare progetti qui come in qualsiasi altro luogo, non è così? O,” abbassò la voce ad 107 Harry Potter e i Cimeli della Morte un sussurro, “supponi di sapere già dove si trovano i TuSai-Cosa?” “No,” ammise Harry. “Penso che Hermione abbia fatto un po’ di ricerche,” disse Ron. “Ha detto che avrebbe conservato tutto per quando fossi arrivato qui.” Erano seduti al tavolo per la colazione. Il signor Weasley e Bill erano appena usciti per andare al lavoro. La signora Weasley era salita al piano superiore per svegliare Hermione e Ginny, mentre Fleur era fluttuata via per farsi un bagno. “La Traccia cesserà il trentuno,” disse Harry. “Questo significa che ho bisogno di stare qui solo quattro giorni. Poi potrò…” “Cinque giorni,” lo corresse deciso Ron. “Dobbiamo rimanere per il matrimonio. Loro ci uccideranno se non ci saremo.” Harry dedusse che “loro” stava ad indicare Fleur e la signora Weasley. “È solo un giorno in più,” disse Ron quando Harry lo guardò con aria ribelle. “Ma non capiscono quanto sia importante…?” “Naturalmente no,” disse Ron. “Non ne hanno la minima idea. E adesso che mi ci fai pensare, volevo parlarti proprio di questo.” Ron gettò uno sguardo attraverso la porta nella sala, per controllare che la signora Weasley non fosse già di ritorno, poi si avvicinò di più ad Harry. “Mamma sta cercando di scoprire, attraverso Hermione e me, quello che abbiamo intenzione di fare. Tenterà con te adesso, quindi preparati. Anche papà e 108 J. K. Rowling Lupin hanno provato a fare domande, ma quando abbiamo detto che Silente ti aveva chiesto di non parlarne con nessuno eccetto noi, hanno desistito. Non Mamma, comunque. Lei è testarda.” La previsione di Ron si avverò in poche ore. Poco prima di pranzo, la signora Weasley separò Harry dagli altri chiedendogli di aiutarla ad identificare un calzino spaiato da uomo che presumeva potesse essere uscito dal suo zaino. Una volta che lo ebbe messo alle strette nel piccolo ripostiglio della cucina, cominciò. “Ron e Hermione sembrano pensare che voi tre vi ritirerete da Hogwarts,” iniziò con un tono leggero, casuale. “Oh,” disse Harry. “Beh, sì. Lo faremo.” La pressa per il bucato, che era in un angolo, iniziò a girare di sua iniziativa sputando fuori quella che sembrava essere una delle canottiere del signor Weasley. “Posso chiederti perché ti stai ritirando da scuola?” disse la signora Weasley. “Beh, Silente mi ha affidato… delle cose da fare,” mormorò Harry. “Ron e Hermione sanno di cosa si tratta e vogliono venire anche loro.” “Che tipo di «cose»?” “Mi dispiace, non posso…” “Beh, francamente, penso che Arthur ed io abbiamo il diritto di saperlo e sono sicura che il signore e la signora Granger sarebbero d’accordo!” disse la signora Weasley. Harry aveva proprio temuto l’attacco dei «genitori preoccupati». Si ricostrinse a guardarla direttamente negli occhi, notando proprio allora che erano precisamente della stessa sfumatura di marrone di quelli di Ginny. 109 Harry Potter e i Cimeli della Morte Questo non lo aiutava. “Silente voleva che nessun altro lo sapesse, signora Weasley. Mi dispiace. Ron e Hermione non devono per forza venire con me, è una loro scelta…” “Credo che non dovresti andarci neppure tu!” disse bruscamente, lasciando ormai perdere ogni finzione. “Siete appena maggiorenni, tutti voi! È una totale sciocchezza. Se Silente aveva bisogno di fare quel lavoro, aveva l’intero Ordine al suo comando! Harry, devi averlo frainteso. Probabilmente stava dicendoti qualcosa che voleva fosse fatto, e tu lo hai interpretato come qualcosa che voleva che tu…” “Non ho frainteso,” disse Harry categoricamente. “Devo essere io a farlo.” Le restituì il calzino singolo che si supponeva dovesse identificare, che aveva un motivo di giunchi dorati. “E questo non è mio. Non faccio il tifo per i Puddlemore United.” “Oh, certo che no,” disse la signora Weasley con un improvviso e quasi snervante ritorno al suo tono casuale. “Avrei dovuto capirlo. Beh, Harry, finché ti avremo ancora qui, ti dispiacerebbe aiutare con i preparativi per il matrimonio di Bill e Fleur, che ne dici? C’è ancora molto da fare.” “No…io… naturalmente no,” disse Harry, turbato per quell’improvviso cambio di argomento. “Gentile da parte tua,” replicò, e sorridendo lasciò il retrocucina. Da quel momento in poi, la signora Weasley tenne Harry, Ron e Hermione così occupati con i preparativi per il matrimonio che a malapena trovarono il tempo per 110 J. K. Rowling pensare. La spiegazione più semplice e gentile di questo comportamento era che la signora Weasley voleva distrarli tutti dal pensiero di Malocchio e dal terrore dei giorni passati. Dopo due giorni in cui, senza tregua, avevano pulito posate, accoppiato i colori di nastri, fiori e decorazioni, pulito il giardino dagli gnomi e aiutato la signora Weasley a cucinare enormi infornate di crostini guarniti, tuttavia, Harry iniziò a sospettare che i motivi fossero differenti. Tutti i lavori che venivano loro assegnati sembravano tenere lui, Ron e Hermione lontani l’uno dall’altro. Non aveva avuto la possibilità di parlare con loro da solo dalla prima notte, quando aveva raccontato di come Voldemort aveva torturato Olivander. “Credo che Mamma pensi che se riesce a impedirvi di stare insieme a fare progetti, forse riuscirà a ritardare la vostra partenza,” disse Ginny a Harry sottovoce, mentre apparecchiavano la tavola per la cena, la terza notte da quando era arrivato. “E poi cosa pensa che accadrà?” mormorò Harry. “Qualcun altro potrebbe uccidere Voldemort mentre lei ci trattiene qui a fare vol-au-vents?” Aveva parlato senza pensare e vide la faccia di Ginny sbiancare. “Così è vero?” disse. “Questo è quello che stai cercando di fare?” “Io… no… stavo scherzando,” disse Harry evasivamente. Si fissarono l’un l’altro, e c’era qualcosa di molto più che sorpresa e paura nell’espressione di Ginny. Improvvisamente, Harry divenne consapevole che era la prima volta che era rimasto solo con lei da quelle ore rubate 111 Harry Potter e i Cimeli della Morte negli angoli appartati dei giardini di Hogwarts. Era sicuro che lei stesse ricordando le stesse cose. Entrambi sussultarono quando la porta si aprì e il signor Weasley, Kingsley e Bill entrarono. In quel periodo gli altri membri dell’Ordine si univano spesso a loro per la cena, perché la Tana aveva sostituito il numero 12 di Grimmauld Place come Quartier Generale. Il signor Weasley aveva spiegato che, dopo la morte di Silente, il loro Custode Segreto, ciascuna delle persone alle quali Silente aveva confidato l’ubicazione di Grimmauld Place ne era diventato, a sua volta, una specie di Custode Segreto. “E siccome siamo circa una ventina, questo attenua di molto il potere dell’Incanto Fidelius. Ci sono opportunità venti volte maggiori, per i Mangiamorte, di tirar fuori il segreto da qualcuno. Non potevamo aspettarci di conservarlo troppo a lungo.” “Ma sicuramente Piton avrà ormai detto ai Mangiamorte l’indirizzo?” chiese Harry. “Beh, Malocchio ha disposto un paio di maledizioni contro Piton nel caso ci tornasse. Speriamo che siano forti abbastanza sia per tenerlo fuori sia per legargli la lingua se cercasse di parlare del luogo, ma non possiamo esserne sicuri. Sarebbe da pazzi usare la casa come Quartier Generale adesso che la sua protezione è diventata così traballante.” La cucina era così affollata, quella sera, che era difficile manovrare coltelli e forchette. Harry si trovò stipato accanto a Ginny. Le cose non dette che rimanevano in sospeso fra loro, gli facevano desiderare che ci fosse qualcun altro seduto fra loro due. Era così impegnato a 112 J. K. Rowling evitare di sfiorarle il braccio, che riusciva a malapena a tagliare il pollo. “Nessuna novità su Malocchio?” chiese Harry a Bill. “Nessuna,” rispose Bill. Non sarebbero stati in grado di officiare un funerale per Moody, perché Bill e Lupin non erano riusciti a recuperarne il corpo. Era difficile conoscere il luogo esatto in cui era precipitato, data l’oscurità e la confusione della battaglia. “La Gazzetta del Profeta non ha scritto una parola sulla sua morte o sul ritrovamento del corpo,” continuò Bill. “Ma questo non significa molto. Sta tenendo nascoste molte cose in questi giorni.” “E non hanno neanche chiesto un’udienza, ancora, per tutta la magia che ho usato da minorenne per sfuggire dai Mangiamorte?” gridò Harry attraverso il tavolo al signor Weasley, che scosse la testa. “Perché sanno che non avevo scelta o perché non vogliono sentirmi dire al mondo che Voldemort mi ha attaccato?” “La seconda, credo. Scrimgeour non vuole ammettere che Tu-Sai-Chi è tanto potente quanto sappiamo, né che c’è stata una fuga di massa da Azkaban.” “Già, perché dire alla gente la verità?” disse Harry, stringendo il coltello così strettamente che la debole cicatrice sul dorso della mano destra gli spiccava bianca contro la pelle: Non devo dire bugie. “Al Ministero non c’è nessuno disposto ad affrontarlo?” chiese Ron con rabbia. “Certamente, Ron, ma la gente è terrorizzata,” replicò il signor Weasley, “terrorizzata dal fatto che potrebbero 113 Harry Potter e i Cimeli della Morte essere loro i prossimi a scomparire, e i loro figli i prossimi ad essere attaccati. Ci sono brutte voci in giro. Io, per primo, non credo che la professoressa di Babbanologia di Hogwarts si sia dimessa. Ormai non la si vede in giro da settimane. Intanto Scrimgeour rimane rinchiuso nel suo ufficio tutto il giorno. Spero solo stia lavorando ad un piano.” Ci fu una pausa nella quale la signora Weasley fece sparire i piatti ormai vuoti dal tavolo e servì la torta di mele. “Dobbiamo descidere come ti travestiraai, ‘Arry,” disse Fleur, quando tutti ebbero avuto la torta. “Pour il marriage,” aggiunse, quando la guardò confuso. “Naturalmoente, nessuno dei nostri ospiti è un Manjiamorte, ma non possiamo garoantire che non si lascieran scappoare qualcoscia dopo che avroanno bevuto il champagne.” Da questo, Harry dedusse che sospettava ancora di Hagrid. “Sì, ottimo punto,” disse la signora Weasley da capotavola, dove era seduta, gli occhiali appollaiati sulla punta del naso, scorrendo una lunghissima lista di cose da fare che aveva scarabocchiato su un lungo pezzo di pergamena. “Allora, Ron, hai già pulito la tua camera?” “Perché?” esclamò Ron, sbattendo violentemente il cucchiaio sul tavolo e guardando sua madre di traverso. “Perché la mia camera deve essere pulita? A me e a Harry va bene così com’è!” “Terremo il matrimonio di tuo fratello qui tra pochi giorni, giovanotto…” 114 J. K. Rowling “E devono sposarsi nella mia stanza?” chiese Ron furiosamente. “No! Allora perché, in nome di Merlino e della sua flaccida…” “Non parlare a tua madre in quel modo,” disse il signor Weasley con fermezza. “E fai quello che ti è stato chiesto.” Ron guardò accigliato entrambi i genitori, poi riprese il cucchiaio e attaccò gli ultimi bocconi della sua torta di mele. “Posso aiutarti, un po’ di quel disordine è mio,” disse Harry a Ron, ma la signora Weasley lo interruppe. “No, Harry caro, preferirei piuttosto che tu aiutassi Arthur a ripulire i polli, e Hermione ti sarei così grata se cambiassi le lenzuola per Monsieur e Madame Delacour. Come sai arrivano domattina alle undici.” Ma come si scoprì presto, c’era veramente poco da fare con i polli. “Non c’è bisogno che, ehm… Molly lo venga a sapere,” disse il signor Weasley a Harry, bloccandolo mentre entrava nel pollaio, “ma, ehm… Ted Tonks mi ha spedito la maggior parte di quello che è rimasto della moto di Sirius e, ehm…, lo sto nascondendo, cioè, conservando, qui dentro. Roba fantastica. C’è un tubo di scarico, immagino si chiami, una delle migliori batterie, e sarà una grande opportunità per scoprire come funzionano i freni. Vorrei cercare di rimetterla insieme di nuovo quando Molly non è… voglio dire, quando ho tempo.” Non appena tornarono in casa, la signora Weasley non si vedeva da nessuna parte, così Harry sgusciò di sopra nella camera da letto di Ron all’ultimo piano. 115 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Lo sto facendo, lo sto facendo…! Oh, sei tu,” disse Ron con sollievo, mentre Harry entrava in camera. Ron si lasciò crollare sul letto, dal quale si era evidentemente appena alzato. La stanza era nello stesso disordine in cui era stata per tutta la settimana. L’unica differenza era che Hermione, in quel momento, era seduta nell’angolo più lontano, con Grattastinchi, il suo gatto dal pelo rosso e vaporoso, ai suoi piedi e stava smistando libri, alcuni dei quali Harry riconobbe come propri, in due enormi pile. “Ciao, Harry,” disse, mentre lui si sedeva sul suo letto da campeggio. “E tu come sei riuscita a scappare?” “Oh, la mamma di Ron si è dimenticata che aveva chiesto a Ginny e a me di cambiare le lenzuola ieri,” disse Hermione. Lanciò Numerologia e Grammatica su una pila e Ascesa e Declino delle Arti Oscure sopra l’altra. “Stavamo giusto parlando di Malocchio,” disse Ron a Harry. “Credo che possa essere sopravvissuto.” “Ma Bill ha visto che è stato colpito con la Maledizione che Uccide,” disse Harry. “Sì, ma Bill era anche lui sotto attacco,” disse Ron. “Come può essere sicuro di quello che ha visto?” “Anche se la Maledizione che Uccide avesse fallito, Malocchio è precipitato da un migliaio di metri,” disse Hermione, con “Le squadre di Quidditch della Gran Bretagna e dell’Irlanda” in mano. “Potrebbe aver usato un Sortilegio Scudo…” “Fleur ha detto che la bacchetta gli era volata via di mano,” disse Harry. 116 J. K. Rowling “Beh, d’accordo, se volete che sia morto,” disse Ron con tono scontroso, picchiando il suo cuscino per ottenere una forma più confortevole. “Naturalmente non vogliamo che lui sia morto!” disse Hermione, con aria scossa. “È terribile che lui sia morto! Ma dobbiamo essere realisti!” Per la prima volta, Harry immaginò il corpo di Malocchio, colpito come lo era stato quello di Silente, eppure con quell’unico occhio che roteava ancora all’impazzata nell’orbita. Sentì un’ondata di ripugnanza mista ad una bizzarra voglia di ridere. “I Mangiamorte probabilmente hanno fatto sparire tutto, per questo nessuno l’ha trovato,” disse Ron saggiamente. “Già,” disse Harry. “Come Barty Crouch, trasformato in un osso e seppellito nel giardino davanti alla casa di Hagrid. Probabilmente hanno Trasfigurato Moody e lo hanno ficcato…” “Smettila!” strillò Hermione. Trasalendo, Harry guardò verso di lei giusto in tempo per vederla scoppiare a piangere sopra la sua copia di Geroglifici e Logogrammi Magici. “Oh, no,” disse Harry, lottando per alzarsi dal vecchio letto da campeggio. “Hermione, non volevo sconvolgerti…” Ma con un gran scricchiolio di molle arrugginite, Ron si lanciò fuori dal letto e arrivò da lei per primo. Tenendo un braccio intorno ad Hermione, pescò nella tasca dei suoi jeans e tirò fuori un fazzoletto dall’aspetto disgustoso che aveva usato per pulire il forno poco prima. In fretta prese la bacchetta, la puntò verso lo straccio e disse, “Tergeo.” 117 Harry Potter e i Cimeli della Morte La bacchetta rimosse gran parte del grasso. Con aria abbastanza compiaciuta, Ron allungò il fazzoletto leggermente fumante a Hermione. “Oh… grazie Ron… Mi dispiace…” si soffiò il naso e singhiozzò. “È così tre-tremendo, non è vero? P-proprio dopo Silente… Io… non avrei m-mai immaginato che Malocchio potesse morire, in qualche modo sembrava così forte!” “Sì, lo so,” disse Ron, stringendola a se. “Ma lo sai cosa ci direbbe se fosse qui?” “Vi-vigilanza costante,” disse Hermione, asciugandosi gli occhi. “Esatto,” disse Ron annuendo. “Ci direbbe di imparare da quello che gli è successo. E quello che ho imparato è che non c’è da fidarsi di quel piccolo, vigliacco e insignificante Mundungus.” Hermione fece una risata traballante e si chinò per prendere altri due libri. Un secondo dopo, Ron le aveva ritirato in fretta il braccio dalle spalle. Lei gli aveva fatto cadere il Libro Mostro dei Mostri sul piede. Il libro s’era liberato dalle cinghie che lo contenevano ed aveva addentato ferocemente la caviglia di Ron. “Scusami, scusami!” gridò Hermione mentre Harry strappava il libro dalla gamba di Ron e lo legava di nuovo. “Cosa stai facendo con tutti quei libri, comunque?” chiese Ron, zoppicando verso il letto. “Sto solo cercando di decidere quali portare con noi,” disse Hermione, “Quando cercheremo gli Horcrux.” “Oh, è vero,” disse Ron, dandosi un colpo in fronte con la mano. “Dimenticavo che daremo la caccia a Voldemort in una biblioteca mobile.” 118 J. K. Rowling “Ha, ha,” disse Hermione guardando in basso verso Geroglifici e Logogrammi Magici. “Mi chiedo… avremo bisogno di tradurre le rune? È possibile… penso che faremo bene a prenderlo, per essere tranquilli.” Fece cadere il libro sopra la più alta delle due pile e raccolse Storia di Hogwarts. “Ascoltate,” disse Harry. Si era messo a sedere dritto. Ron e Hermione lo guardarono con un misto di rassegnazione e sfida. “Lo so che avete detto, dopo il funerale di Silente, che volevate venire con me,” cominciò Harry. “Ecco che ricomincia,” disse Ron a Hermione, alzando gli occhi al cielo. “Come sapevamo avrebbe fatto,” sospirò lei, riportando lo sguardo verso i libri. “Sapete, penso che dovremmo prendere Storia di Hogwarts. Anche se non torneremo lì, non penso che mi sentirei a mio agio se non lo avessi con me…” “Ascoltate!” disse Harry di nuovo. “No, Harry, ascolta tu,” disse Hermione. “Noi verremo con te. È stato deciso mesi fa… anni fa, a dire il vero.” “Ma…” “Zitto,” lo consigliò Ron. “…siete sicuri di averci pensato bene?” si ostinò Harry. “Vediamo,” disse Hermione, scaraventando Trekking con i Troll sopra la pila dei libri scartati con uno sguardo piuttosto feroce. “Ho fatto i bagagli per giorni interi, così che potessimo essere pronti a partire con il minimo preavviso, il che, per tua informazione, ha incluso fare 119 Harry Potter e i Cimeli della Morte qualche magia parecchio difficile, per non parlare del far sparire l’intera scorta di Pozione Polisucco di Malocchio proprio sotto il naso della mamma di Ron. Ho inoltre modificato la memoria dei miei genitori così che fossero convinti di chiamarsi veramente Wendell e Monica Wilkins, e che il sogno di tutta la loro vita fosse andare in Australia, cosa che ora hanno fatto. Questo per creare maggiori difficoltà a Voldemort nello scovarli e interrogarli riguardo a me… o te, perché sfortunatamente gli ho parlato abbastanza di te. “Presumendo che io sopravviva alla nostra caccia agli Horcrux, cercherò mamma e papà e toglierò l’incantesimo. Se no… beh, penso di aver gettato un incantesimo abbastanza forte da tenerli al sicuro e felici. Wendell e Monica Wilkins non sanno di avere una figlia, capisci?” Gli occhi di Hermione si stavano nuovamente bagnando di lacrime. Ron scese nuovamente dal letto, le mise il suo braccio attorno un’altra volta, e guardò Harry aggrottando le sopracciglia, come a rinfacciargli la mancanza di tatto. Harry non riuscì a pensare a nulla da dire, se non altro perché era estremamente strano che Ron desse lezioni di tatto a qualcun altro. “Io… Hermione, mi dispiace… Non volevo…” “Non hai capito che Ron e io sappiamo perfettamente cosa potrebbe accadere se venissimo con te? Beh, è così. Ron, mostra ad Harry cosa hai fatto.” “Nah, ha appena mangiato,” disse Ron. “Andiamo, ha bisogno di saperlo!” “Oh, va bene. Harry, vieni qui.” 120 J. K. Rowling Per la seconda volta Ron ritirò il braccio dalle spalle di Hermione e si diresse con passo pesante verso la porta. “Andiamo.” “Perché?” chiese Harry, seguendo Ron fuori dalla stanza, sul minuscolo pianerottolo. “Descendo,” mormorò Ron, puntando la bacchetta verso il soffitto basso. Una botola si aprì proprio sopra le loro teste e una scala scivolò giù fino ai piedi. Un orribile suono, a metà tra il risucchio e metà lamento provenne dal buco quadrato, insieme ad uno spiacevole odore come di fogna aperta. “Questo è il tuo fantasma1, vero?” chiese Harry, che non aveva mai incontrato realmente quella creatura che qualche volta disturbava il silenzio notturno. “Sì, è lui,” disse Ron, arrampicandosi sulla scala. “Vieni a dargli un’occhiata.” Harry seguì Ron su per quei pochi piccoli gradini nel minuscolo sottotetto. La testa e le spalle erano già nella stanza prima di riuscire a vedere la creatura, raggomitolata a pochi passi, profondamente addormentata nell’oscurità con la grande bocca completamente spalancata. “Ma… sembra… di solito i fantasmi indossano pigiami?” “No,” disse Ron. “Normalmente non hanno nemmeno i capelli rossi o quella quantità di pustole.” Harry osservò la cosa, leggermente disgustato. Era umano nella forma e nella grandezza, e indossava quello 1 In originale la parola è “ghoul”, che vuol dire “demone”. È stato usato “fantasma” per uniformarci alle versioni ufficiali Salani che sono errate fin dalla Camera dei Segreti. N.d.T. 121 Harry Potter e i Cimeli della Morte che, adesso che gli occhi di Harry iniziavano ad abituarsi all’oscurità, era chiaramente un vecchio pigiama di Ron. Era inoltre sicuro che i fantasmi fossero generalmente piuttosto viscidi e pelati invece che decisamente irsuti e coperti di pulsanti vesciche color porpora. “Sono io, vedi?” disse Ron. “No,” disse Harry. “Non vedo.” “Ti spiegherò dopo in camera, l’odore sta iniziando a sopraffarmi,” disse Ron. Ridiscesero la scala, che Ron fece rientrare nel soffitto, e si riunirono a Hermione che ancora selezionava libri. “Una volta che ce ne saremo andati, il fantasma verrà a vivere qui nella mia stanza,” disse Ron. “Penso che non veda l’ora di farlo… beh, è difficile a dirsi, perché tutto quello che può fare è lamentarsi e sbavare… ma annuisce un sacco quando ne parli. In ogni caso, sembrerà me con la Spruzzolosi. Geniale, eh?” L’espressione di Harry esprimeva chiaramente la sua confusione. “Lo è!” disse Ron, evidentemente frustrato dal fatto che Harry non avesse afferrato la genialità del piano. “Vedi, quando noi tre non rientreremo ad Hogwarts, quest’anno, tutti penseranno che Hermione e io dobbiamo essere con te, giusto? Questo significa che i Mangiamorte andranno dritti dalle nostre famiglie per vedere se sanno qualcosa su dove sei tu.” “Con un po’ di fortuna, però, crederanno che io sia andata via con mamma e papà. Parecchi Nati-Babbani stanno pensando di darsi alla macchia, al momento,” disse Hermione. 122 J. K. Rowling “Non possiamo nascondere la mia intera famiglia, sembrerebbe troppo sospetto e non tutti possono abbandonare il loro lavoro,” disse Ron. “Così stiamo per diffondere la storia che sono seriamente ammalato di Spruzzolosi, motivo per cui non posso rientrare a scuola. Se qualcuno arrivasse chiedendo di controllare, mamma e papà possono mostrare loro il fantasma nel mio letto, coperto di pustole. La Spruzzolosi è veramente contagiosa, quindi non vorranno andargli vicino. Non sarà importante il fatto che non possa dire nulla, perché pare che non si riesca a parlare una volta che il fungo si è diffuso nell’ugola.” “E tua madre e tuo padre sono s’accordo con questo piano?” chiese Harry. “Papà sì. Ha aiutato Fred e George a trasformare il fantasma. Mamma… beh, hai visto come è fatta. Non accetterà che ce ne andiamo fino a quando non ce ne saremo andati.” Ci fu silenzio nella stanza, rotto solo da lievi tonfi dei libri che Hermione continuava a buttare sopra l’una o l’altra pila. Ron era seduto e la guardava ed Harry spostava lo sguardo dall’uno all’altra, incapace di dire qualunque cosa. Le misure che avevano preso per proteggere le loro famiglie gli facevano capire, più di qualsiasi altra cosa potessero aver fatto, quanto erano decisi a seguirlo e quanto fossero esattamente consapevoli del pericolo che correvano. Avrebbe voluto dire loro cosa tutto ciò significava per lui, ma semplicemente non riusciva a trovare parole adeguate. Attraverso il silenzio arrivò la voce smorzata della signora Weasley che gridava da quattro piani più in basso. 123 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ginny probabilmente ha lasciato qualche granello di polvere su qualche maledetto porta tovagliolo,” disse Ron. “Non capisco perché i Delacour devono arrivare due giorni prima del matrimonio.” “La sorella di Fleur è una damigella, ha bisogno di essere qui per le prove ed è troppo giovane per venire da sola,” disse Hermione, mentre esaminava indecisa A merenda con la morte. “Beh, gli ospiti non faranno bene al livello di stress di mamma,” disse Ron. “Quello che dobbiamo veramente decidere,” affermò Hermione, lanciando Teoria della Magia Difensiva nella spazzatura senza pensarci due volte e raccogliendo il Compendio sull’Istruzione Magica in Europa, “è dove andremo dopo essere andati via da qui. So che dici di voler andare a Godric’s Hollow per prima cosa, Harry, e capisco perché, ma… beh… non dovremmo fare degli Horcrux la nostra priorità?” “Se sapessimo dove si trova almeno uno degli Horcrux, sarei d’accordo con te,” disse Harry, che non credeva che Hermione potesse veramente comprendere il suo desiderio di ritornare a Godric’s Hollow. La tomba dei suoi genitori era solo una parte dell’attrattiva. Aveva una forte sensazione, seppure inesplicabile, che in quel luogo fossero custodite delle risposte per lui. Forse era semplicemente perché era lì che era sopravvissuto alla Maledizione che Uccide di Voldemort; adesso che era di fronte alla sfida di ripetere l’impresa, Harry era attratto dal luogo dove era accaduto, aveva bisogno di capire. “Non pensi che ci sia la possibilità che Voldemort stia sorvegliando Godric’s Hollow?” chiese Hermione. “Non 124 J. K. Rowling credi si aspetti di vederti tornare lì, a visitare la tomba dei tuoi genitori, una volta libero di andare ovunque tu voglia?” Ad Harry non era venuto in mente. Mentre si sforzava di trovare un argomento per ribattere, Ron parlò, seguendo evidentemente una propria linea di pensieri. “Questo tipo, R.A.B.,” disse, “sai, quello che ha rubato il vero medaglione?” Hermione annuì. “Ha detto nel biglietto che lo avrebbe distrutto, non è vero?” Harry tirò lo zaino verso sé e tirò fuori il falso Horcrux nel quale la nota di R.A.B. era ancora piegata. “Ho rubato il vero Horcrux ed intendo distruggerlo appena potrò.” lesse a voce alta Harry. “E se lui l’avesse davvero distrutto?” disse Ron. “O lei,” si intromise Hermione. “Chiunque sia,” disse Ron. “Sarebbe uno in meno per noi da trovare!” “Sì, ma dovremmo comunque tentare di rintracciare il vero medaglione, non pensate?” disse Hermione, “per scoprire se è stato distrutto o no.” “E una volta che lo avremo preso, come si distrugge un Horcrux?” chiese Ron. “Beh,” disse Hermione, “stavo giusto facendo delle ricerche a riguardo.” “Come?” chiese Harry. “Pensavo non ci fossero libri sugli Horcrux in biblioteca…” “Non ce n’erano,” disse Hermione, che era arrossita. “Silente li ha tolti tutti, ma lui… non li ha distrutti.” Ron si mise seduto dritto, gli occhi spalancati. 125 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Per le mutande di Merlino, come hai fatto a mettere le mani su quei libri sugli Horcrux?” “Non… non li ho rubati!” disse Hermione, guardando da Harry a Ron quasi con disperazione. “Erano ancora libri della biblioteca, anche se Silente li aveva tolti dagli scaffali. Comunque, se veramente non voleva che qualcuno li avesse, sono sicura che avrebbe reso tutto molto più difficile da…” “Arriva al punto!” disse Ron. “Beh… è stato semplice,” disse Hermione con una vocina. “Ho solo fatto un Incantesimo di Appello. Sapete… accio. E… sono volati fuori dalla finestra dello studio di Silente dritti fino al dormitorio delle ragazze.” “Ma quando lo hai fatto?” chiese Harry, guardando Hermione con un misto di ammirazione e di incredulità. “Proprio dopo il suo… di Silente… funerale,” disse Hermione con una vocina ancora più esile. “Subito dopo che ci eravamo accordati per lasciare la scuola e andare e cercare gli Horcrux. Quando sono tornata in dormitorio per prendere le mie cose mi… mi è venuto in mente che più sapevamo su di essi, meglio sarebbe stato… ed ero lì sola… così ho tentato… ed è riuscito. Sono volati dritti attraverso la finestra aperta e io… li ho messi nei bagagli.” Deglutì e poi disse con tono implorante, “Non riesco a credere che Silente si sarebbe arrabbiato, non è come se avessimo intenzione di usare le informazioni per fare un Horcrux, non credete?” “Ci hai sentito lamentarci?” disse Ron. “Dove sono questi libri, in ogni caso?” Hermione frugò per un momento e poi estrasse dalla pila un grande tomo rilegato in pelle nera sbiadita. 126 J. K. Rowling Sembrava leggermente nauseata e lo teneva con circospezione come se fosse qualcosa morta di recente. “Questo fornisce spiegazioni esplicite su come fare un Horcrux. Segreti sulle Arti Oscure… è un libro orribile, veramente terribile, pieno di magia oscura. Mi domando quando Silente lo abbia rimosso dalla biblioteca… se non lo ha fatto prima di diventare Preside, scommetto che Voldemort ha preso tutte le informazioni che gli servivano da qui.” “Perché ha dovuto chiedere a Lumacorno come fare un Horcrux, allora, se aveva già letto quello?” chiese Ron. “Si è rivolto a Lumacorno solo per scoprire cosa sarebbe accaduto se avesse diviso la sua anima in sette parti,” disse Harry. “Silente era sicuro che Riddle sapeva già come fare un Horcrux nel momento in cui ha fatto quelle domande a Lumacorno sull’argomento. Penso che tu abbia ragione, Hermione, potrebbe essere da lì che ha preso le informazioni.” “E più andavo avanti a leggere,” disse Hermione, “più orribili sembravano, e meno riuscivo a credere che realmente ne avesse fatti sei. In questo libro si sottolinea quanto instabile diventa l’anima quando la si lacera, e che questo accade anche facendo un solo Horcrux!” Harry ricordò cosa Silente aveva detto di Voldemort, che era ormai al di là della “solita malvagità.” “Non c’è nessun modo per rimetterla insieme?” chiese Ron. “Sì,” disse Hermione con un sorriso vacuo, “ma potrebbe essere doloroso in modo straziante.” “Perché? Come si fa?” chiese Harry. 127 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Rimorso,” disse Hermione. “Devi veramente sentire quello che hai fatto. C’è una nota a piè di pagina. A quanto pare il dolore che provoca può distruggere chi ci tenta. Non ce lo vedo Voldemort che prova a farlo, comunque, e voi?” “No,” disse Ron prima che Harry potesse rispondere. “Quindi dice come fare a distruggere un Horcrux in quel libro?” “Sì,” disse Hermione, girando subito le fragili pagine come se esaminasse interiora putride, “perché ammonisce i Maghi Oscuri su quanto deve essere forte l’incantesimo. A giudicare da tutto quello che ho letto, quello che Harry ha fatto al diario di Riddle è una delle poche strade veramente infallibili per distruggere un Horcrux.” “Cosa, pugnalarlo con una zanna di basilisco?” chiese Harry. “Oh, beh, fortuna che abbiamo un’ampia scorta di zanne di basilisco, allora,” disse Ron. “Mi stavo chiedendo cosa avremmo potuto farne.” “Non è necessario sia una zanna di basilisco,” disse Hermione pazientemente. “Deve essere qualcosa di così distruttivo che l’Horcrux non possa ripararsi da solo. Il veleno di Basilisco ha un solo antidoto, ed è incredibilmente raro…” “…lacrime di fenice,” disse Harry annuendo. “Esattamente,” disse Hermione. “Il nostro problema è che ci sono davvero poche sostanze così distruttive come il veleno di basilisco, e sono troppo pericolose da portare con sé. Questo è un problema che dovremo risolvere, perché lacerare, schiacciare, o fare a pezzi un Horcrux non 128 J. K. Rowling funzionerà. Si deve arrivare oltre la possibilità di una riparazione magica.” “Ma anche se distruggiamo l’oggetto in cui vive,” disse Ron, “perché il pezzettino di anima che contiene semplicemente non se ne va a vivere in qualcos’altro?” “Perché un Horcrux è l’esatto opposto di un essere umano.” Vedendo che Harry e Ron apparivano completamente confusi, Hermione proseguì veloce. “Guardate, se adesso io raccogliessi una spada, Ron, e ti trapassassi con essa, non danneggerei la tua anima per niente.” “Il che sarebbe una vera consolazione per me, sono sicuro,” disse Ron. Harry rise. “Dovrebbe, in effetti! Ma il punto è che qualsiasi cosa accada al tuo corpo, la tua anima sopravvivrà, intatta,” disse Hermione. “Ma le cose vanno diversamente con un Horcrux. Il frammento di anima dentro di esso dipende dal suo contenitore, il suo corpo incantato, per sopravvivere. Non può esistere senza di esso.” “Quel diario praticamente morì quando lo pugnalai,” disse Harry ricordando l’inchiostro defluire come sangue dalle pagine forate, e il grido del pezzo dell’anima di Voldemort mentre svaniva. “E una volta che il diario è stato opportunamente distrutto, il pezzo di anima intrappolato all’interno non ha più potuto esistere. Ginny tentò di sbarazzarsi del diario prima che lo facessi tu, gettandolo via, ma ovviamente ritornò come nuovo.” 129 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Aspetta,” disse Ron aggrottando le sopracciglia. “Il pezzo di anima in quel diario aveva posseduto Ginny, giusto? Come ci riusciva, allora?” “Mentre il contenitore magico è ancora intatto, il pezzo di anima dentro di esso può spostarsi dentro e fuori qualcuno che si avvicini troppo all’oggetto. Non intendo dire toccarlo troppo a lungo, non ha nulla a che fare con il toccarlo,” aggiunse prima che Ron potesse parlare. “Voglio dire avvicinarsi emotivamente. Ginny riversò il suo cuore nel diario rendendosi incredibilmente vulnerabile. Sei nei guai se arrivi ad affezionarti troppo o a dipendere da un Horcrux.” “Mi domando come Silente abbia distrutto l’anello?” disse Harry. “Perché non gliel’ho chiesto? Non ho mai veramente…” La sua voce diminuì gradualmente. Pensava a tutte le cose che avrebbe potuto chiedere a Silente, e di come, da quando il Preside era morto, aveva l’impressione di aver sprecato così tante opportunità, quando Silente era ancora vivo, di scoprire di più… di scoprire ogni cosa… Il silenzio venne rotto quando la porta della camera si aprì di colpo con uno schianto da far traballare il muro. Hermione gridò e fece cadere Segreti sulle Arti Oscure: Grattastinchi corse come un lampo sotto il letto, sibilando indignato. Ron si alzò di scatto dal letto, scivolando su un involucro di Cioccorane abbandonato e battendo la testa contro il muro opposto, e Harry istintivamente tirò fuori la sua bacchetta prima di accorgersi di aver di fronte la signora Weasley, con i capelli scompigliati e la faccia contratta dalla rabbia. 130 J. K. Rowling “Sono spiacente di interrompere questo accogliente piccolo raduno,” disse, la voce tremante. “Sono sicura che tutti voi avete bisogno di una pausa… ma ci sono regali di nozze ammucchiati nella mia stanza che hanno bisogno di essere ordinati e avevo avuto l’impressione che voi aveste accettato di aiutare.” “Oh sì,” disse Hermione, con aria terrificata mentre schizzava in piedi, facendo volare i libri in ogni direzione. “Lo faremo… ci dispiace…” Con uno sguardo angosciato ad Harry e Ron, Hermione si affrettò ad uscire dalla stanza dopo la signora Weasley. “È come essere un elfo domestico,” si lagnò Ron con tono sommesso, massaggiandosi ancora la testa mentre lui e Harry le seguivano. “Però senza la soddisfazione del lavoro. Prima finisce questo matrimonio, meglio sarà.” “Già,” disse Harry, “poi non avremo nulla da fare a parte trovare gli Horcrux… sarà come una vacanza, no?” Ron cominciò a ridere, ma la vista dell’enorme pila di regali di nozze che li aspettavano nella stanza della Signora Weasley, lo fermò piuttosto bruscamente. I Delacour arrivarono il mattino seguente alle undici in punto. Harry, Ron, Hermione e Ginny nutrivano un certo risentimento verso la famiglia di Fleur, a quel punto, e fu con malagrazia che Ron salì pesantemente al piano superiore per infilarsi calzini intonati e Harry tentò di appiattirsi i capelli. Una volta che furono ritenuti sufficientemente eleganti, si schierarono giù nell’assolato cortile posteriore ad aspettare i visitatori. 131 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry non aveva mai visto il posto così in ordine. I calderoni arrugginiti e i vecchi stivali di gomma che di solito coprivano i gradini della porta sul retro erano spariti, rimpiazzati da due nuovi Cespugli Farfallini collocati ad entrambi i lati della porta in grandi vasi. Sebbene non ci fosse vento, le foglie ondeggiavano pigramente, dando un attraente effetto di increspatura. I polli erano stati rinchiusi, il cortile era stato spazzato, e il giardino accanto era stato potato, erano state tolte le erbacce e data una ripulita generale, benché Harry, che lo amava per quello stato selvaggio, pensò che avesse l’aria piuttosto sconsolata senza il suo solito contingente di gnomi stravaganti. Aveva perso di vista il numero di incantesimi di sicurezza che erano stati sistemati sopra la Tana sia dall’Ordine che dal Ministero. Tutto quello che sapeva era che non si poteva più viaggiare con la magia direttamente fin lì. Il signor Weasley era andato quindi ad incontrare i Delacour in cima alla collina vicina, dove sarebbero arrivati tramite Passaporta. Il primo indizio del loro arrivo fu una risata stranamente acuta, che si rivelò appartenere al signor Weasley, che apparve al cancello qualche attimo più tardi, carico di bagagli e portando con se una meravigliosa donna bionda con un lungo abito verde foglia, che poteva solo essere la mamma di Fleur. “Maman!” gridò Fleur, correndole incontro per abbracciarla. “Papa!” Il signor Delacour non era in alcun modo attraente quanto sua moglie. Era più basso di una spanna ed estremamente paffuto, con una piccola barba nera a punta. Comunque sembrava di buon carattere. Dirigendosi con 132 J. K. Rowling passo ondeggiante sui suoi stivali dai tacchi alti verso la signora Weasley, la baciò due volte su ciascuna guancia, lasciandola disorientata. “Si è preesa tres disturbo,” disse con voce profonda. “Fleur ci ha detto che vous travailles molto duramoente.” “Oh, non è stato nulla, nulla!” trillò la signora Weasley. “Assolutamente nessun problema.” Ron sfogò le sue frustrazioni indirizzando un calcio ad uno gnomo che stava spiando da dietro uno dei nuovi Cespugli Farfallini. “Caara madame!” disse il signor Delacour, continuando a stringere la mano della signora Weasley tra le sue mani grassottelle e continuando a sorridere. “Siamo tres onoraati per l’approssimarsi dell’union delle notre due famiglie! Permet mois di présentarvi mia moglie, Apolline.” Madame Delacour scivolò in avanti e si fermò per baciare anche lei la signora Weasley. “Enchantée,” disse. “Suo marito ci ha raccontato storie così divertoenti!” Il signor Weasley sbottò in una risata un po’ folle. La signora Weasley gli lanciò un’occhiata, al che lui si zittì immediatamente e assunse un’espressione appropriata ad una visita ad un caro amico malato. “E, naturalmoente, avete già incontrato la mia figlia più piccola, Gabrielle!” disse il signor Delacour. Gabrielle era Fleur in miniatura. Undici anni, con capelli lunghi fino alla vita di un puro biondo argenteo. Gabrielle indirizzò un sorriso abbagliante alla signora Weasley e la abbracciò, poi lanciò ad Harry uno sguardo ardente, battendo le ciglia. Ginny si schiarì con decisione la gola. 133 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Bene, andiamo, su!” disse la signora Weasley radiosamente, e accompagnò i Delacour in casa, con molti “No, prego!” e “Dopo di voi!” e “Per nulla!” I Delacour, si scoprì presto, erano ospiti disponibili e piacevoli. Erano compiaciuti di ogni cosa e desiderosi di aiutare nei preparativi per il matrimonio. Monsieur Delacour dichiarò “Incantevole!” ogni cosa, dalla disposizione dei posti a sedere alle scarpe delle damigelle d’onore. Madame Delacour era molto abile negli incantesimi domestici e ripulì completamente il forno in un attimo. Gabrielle seguiva la sorella maggiore in giro, cercando di aiutarla in ogni modo possibile e ciarlando in rapidissimo Francese. Come lato negativo, la Tana non era stata costruita per accogliere così tanta gente. Il signore e la signora Weasley dormirono nel salotto, in quel periodo, dopo aver messo a tacere le proteste di Monsieur e Madame Delacour e insistito affinché prendessero la loro camera da letto. Gabrielle dormiva con Fleur nella vecchia camera di Percy mentre Bill avrebbe condiviso la sua con Charlie, il suo testimone, una volta che Charlie fosse arrivato dalla Romania. Le opportunità per elaborare piani insieme divennero praticamente inesistenti e fu per disperazione che Harry, Ron ed Hermione si offrirono spontaneamente di dar da mangiare ai polli proprio per fuggire dalla casa sovraffollata. “Ma ancora non vuole lasciarci soli!” ringhiò Ron quando il loro secondo tentativo di incontrarsi nel cortile fallì a causa dell’apparizione della signora Weasley che portava un largo cesto di biancheria tra le braccia. 134 J. K. Rowling “Oh, bene, avete dato da mangiare ai polli,” disse ad alta voce mentre si avvicinava a loro. “Faremmo bene a rinchiuderli di nuovo prima che arrivino gli uomini, domani… a montare i tendoni per il matrimonio,” spiegò, fermandosi e appoggiandosi contro il pollaio. Sembrava esausta. “Padiglioni Magici di Millamant… sono veramente buoni. Li accompagnerà Bill… sarà meglio che tu stia dentro finché saranno qui, Harry. Devo dire che è complicato organizzare un matrimonio con tutti questi incantesimi di sicurezza intorno.” “Mi dispiace,” disse Harry umilmente. “Non fare lo sciocco, caro!” disse la signora Weasley immediatamente. “Non volevo dire… beh, la tua sicurezza è molto più importante! In realtà volevo chiederti come vorresti festeggiare il tuo compleanno, Harry. Diciassette anni, è un giorno importante, dopo tutto…” “Non voglio creare confusione,” disse Harry velocemente, prevedendo lo sforzo aggiuntivo che questo avrebbe imposto a tutti loro. “Davvero, signora Weasley, una normale cena andrà benissimo… è il giorno prima del matrimonio…” “Oh, bene, se ne sei sicuro, caro. Inviterò Remus e Tonks, che ne dici? E Hagrid?” “Sarebbe meraviglioso,” disse Harry. “Ma per favore, non si prenda troppo disturbo.” “Niente affatto, niente affatto… non è un disturbo…” Gli rivolse un lungo sguardo inquisitorio, poi sorrise un po’ mestamente, raddrizzò la schiena e se ne andò. Harry la osservò mentre faceva ondeggiare la bacchetta nei pressi del filo per stendere, e i vestiti umidi si solle135 Harry Potter e i Cimeli della Morte vavano appendendosi da soli. Sentì immediatamente un’enorme ondata di rimorso per il disagio e il dolore che le stava causando. 136 J. K. Rowling CAPITOLO SETTE IL TESTAMENTO DI ALBUS SILENTE Procedeva lungo una strada di montagna nella fresca luce azzurrata dell’alba. Lontano nella valle, avviluppata dalla nebbia, c’era l’ombra di una piccola città. L’uomo che cercava era laggiù? L’uomo di cui aveva tanto bisogno da non riuscire a pensare ad altro, l’uomo che aveva la risposta, la risposta al suo problema… “Ehi, svegliati.” Harry aprì gli occhi. Era ancora disteso sulla branda nel disordinato attico di Ron. Il sole non si era ancora levato e la stanza era in ombra. Leotordo era addormentato con la testa sotto la piccola ala. La cicatrice sulla fronte di Harry formicolava. 137 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Stavi borbottando nel sonno.” “Io?” “Sì. «Gregorovitch.» Stavi dicendo «Gregorovitch.»” Harry era senza occhiali, la faccia di Ron gli appariva un po’ sfocata. “Chi è Gregorovitch?” “E che ne so io? Eri tu che lo stavi dicendo.” Harry si strofinò la fronte, pensoso. Aveva una vaga idea di aver già sentito prima quel nome, ma non gli veniva in mente dove. “Penso che Voldemort lo stia cercando.” “Poveraccio,” disse Ron con fervore. Harry si mise a sedere, continuando a strofinarsi la cicatrice, ora completamente sveglio. Cercò di rammentare esattamente cosa avesse visto nel sogno, ma tutto quello che ricordava era un orizzonte montagnoso ed il profilo di un piccolo villaggio accoccolato in una valle profonda. “Penso sia all’estero.” “Chi, Gregorovitch?” “Voldemort. Penso che sia da qualche parte all’estero, alla ricerca di Gregorovitch. Non sembrava essere un posto dell’Inghilterra.” “Ti rendi conto che stai di nuovo vedendo nella sua mente?” Ron sembrava preoccupato. “Fammi un favore e non parlarne con Hermione,” disse Harry. “In che modo si aspetta che io smetta di vedere quella roba nei miei sogni, però, …” Spostò lo sguardo alla piccola gabbia di Leotordo, pensando… perché il nome «Gregorovitch» gli era familiare? 138 J. K. Rowling “Penso,” disse lentamente, “che abbia qualcosa a che fare col Quidditch. C’è una relazione, ma non riesco… non riesco a capire quale sia.” “Quidditch?” disse Ron. “Sicuro non si tratti di Gorgovitch?” “Chi?” “Dragomir Gorgovitch, Cacciatore, trasferito ai Cannoni di Chudley con una quotazione record due anni fa. Primatista per il maggior numero di Pluffe perse in una stagione.” “No,” disse Harry. “Certamente non sto pensando a Gorgovitch.” “Anch’io tento di non farlo,” disse Ron. “Bene, buon compleanno, comunque.” “Wow, è vero, dimenticavo! Sono diciassettenne!” Harry afferrò la bacchetta poggiata sulla sua branda, la puntò alla scrivania in disordine dove aveva lasciato gli occhiali e disse: “Accio occhiali!” Sebbene fossero lontani solamente trenta centimetri, ci fu una certa immensa soddisfazione nel vederseli arrivare contro, almeno finché non lo colpirono in un occhio. “Furbo,” sbuffò Ron. Provando gusto per la rimozione della Traccia, Harry fece volare le proprietà di Ron per tutta la stanza, facendo svegliare Leotordo e facendolo svolazzare eccitato nella gabbia. Harry tentò anche di allacciarsi i lacci delle scarpe da tennis con la magia (i nodi risultanti necessitarono di diversi minuti per essere sciolti a mano) e, puramente per il piacere di farlo, cambiò le divise arancio dei Cannoni di Chudley nel poster di Ron, in un blu brillante. 139 Harry Potter e i Cimeli della Morte “La cerniera dei pantaloni me la allaccerei a mano, però,” consigliò Ron ad Harry, ridacchiando quando lui la controllò di scatto. “Ecco il mio regalo. Scartalo qui, non è per gli occhi di mia madre.” “Un libro?” disse Harry mentre afferrava l’involto rettangolare. “Un poco insolito, no?” “Questo non è un libro comune,” disse Ron. “È oro puro: Dodici Modi sicuri per Incantare le Streghe. Spiega tutto quello che serve sapere sulle ragazze. Se solo l’avessi avuto l’anno scorso, avrei saputo esattamente come liberarmi di Lavanda e come muovermi con… bene, Fred e George me ne hanno dato una copia ed ho imparato moltissimo. Resterai sorpreso, ci sono anche cose che non c’entrano nulla con la magia.” Quando arrivarono in cucina trovarono un mucchio di regali in attesa sul tavolo. Bill ed il signor Delacour stavano finendo la colazione, mentre la signora Weasley, in piedi, chiacchierava con loro mentre friggeva. “Arthur mi ha detto di augurarti un felice diciassettesimo compleanno, Harry,” disse la signora Weasley, sorridendogli. “È dovuto uscire presto per andare al lavoro, ma sarà di ritorno per la cena. Il nostro regalo è quello in cima.” Harry si sedette, prese il pacchetto quadrato che lei gli aveva indicato e lo scartò. All’interno c’era un orologio molto simile a quello che i signori Weasley avevano dato a Ron per il suo diciassettesimo compleanno: era dorato con delle stelle che giravano sul quadrante al posto delle lancette. “È tradizione dare a un mago un orologio quando raggiunge l’età adulta,” disse la signora Weasley guar140 J. K. Rowling dandolo ansiosamente dalla sua postazione ai fornelli. “Mi dispiace che non sia nuovo come quello di Ron, di fatto era di mio fratello Fabian, e lui era terribilmente disattento con le sue cose, è un po’ intaccato sul retro, ma…” Il resto delle sue parole andò perduto. Harry s’era alzato e l’aveva abbracciata. Tentò di mettere moltissime parole non dette nell’abbraccio e probabilmente lei capì, poiché gli diede goffamente un buffetto sulla guancia quando lui la rilasciò, oscillando nel contempo la bacchetta in un modo abbastanza casuale, facendo cadere almeno metà della pancetta fuori dalla padella e sul pavimento. “Buon compleanno, Harry!” disse Hermione, affrettandosi in cucina e aggiungendo il suo regalo in cima al mucchio. “Non è granché, ma spero ti piaccia. Cosa gli hai dato tu?” aggiunse rivolta verso Ron, che finse di non averla sentita. “Avanti allora, apri quello di Hermione!” disse Ron. Lei gli aveva comprato un nuovo Spioscopio. Gli altri pacchetti contenevano un rasoio incantato da Bill e Fleur (“Ah oui, queesto ti darà la più dolce rasatura che tu possa mai haveere,” gli aveva assicurato il signor Delacour, “ma devi dire chiaramoente cosa voulez… altrimoenti potresti ritrovarti con un po’ meno sciapelli di quelli che volevi...”), cioccolato dai Delacour ed un’enorme scatola degli ultimi ritrovati dei Tiri Vispi Weasley da Fred e George. Harry, Ron ed Hermione non indugiarono a tavola, dal momento che l’arrivo della signora Delacour, Fleur e Gabrielle aveva reso la cucina scomodamente affollata. “Li sistemo io,” disse Hermione allegramente, togliendogli i regali dalle braccia mentre loro tre si dirigevano al 141 Harry Potter e i Cimeli della Morte piano superiore. “Ho quasi finito, sto giusto aspettando che il resto delle tue mutande finisca di lavarsi, Ron…” Il borbottio di Ron fu interrotto dall’aprirsi di una porta al pianerottolo del primo piano. “Harry, puoi entrare un momento?” Era Ginny. Ron si fermò all’improvviso, ma Hermione lo prese per il gomito e lo trascinò al piano di sopra. Harry, con apprensione, seguì Ginny nella sua stanza. Non vi era mai entrato, prima. Era piccola, ma luminosa. Su una parete c’era un grande poster delle Sorelle Stravagarie, la band musicale magica, sull’altro una fotografia di Gwenog Jones, Capitano delle Arpie di Holyhead, la squadra di Quidditch di sole streghe. Una scrivania fronteggiava la finestra aperta che si apriva su quell’orto dove, una volta, lui e Ginny avevano giocato a Quidditch, due contro due, insieme a Ron e Hermione, e dove ora alloggiava un grande padiglione bianco perla. La bandiera dorata in cima era a livello con la finestra di Ginny. Ginny alzò lo sguardo verso il viso di Harry, sospirò profondamente, e mormorò, “Felice diciassettesimo compleanno.” “Sì... grazie.” Lei lo fissò a lungo. Lui, al contrario, aveva difficoltà a restituirle lo sguardo. Aveva l’impressione di fissare una luce brillante. “Bella veduta,” disse lui con voce flebile, fissando in direzione della finestra. Lei lo ignorò. Non poteva biasimarla. “Non sapevo cosa regalarti,” disse lei. “Non eri tenuta a darmi qualcosa.” 142 J. K. Rowling Lei non fece caso nemmeno a questo. “Non sapevo cosa potesse esserti utile. Niente di troppo grande, perché non saresti in grado di portarlo con te.” Lui si arrischiò a guardarla. Non piangeva. Questa era una delle tante cose meravigliose di Ginny, era raro che piangesse. Qualche volta pensava che l’avere sei fratelli l’avesse rafforzata. Lei fece un passo avvicinandosi a lui. “Così ho pensato, mi piacerebbe che tu avessi qualcosa per ricordarti di me, sai, se incontrassi qualche Veela quando partirai per portare a termine ciò che stai facendo.” “Credo che le occasioni per un appuntamento galante saranno proprio scarse, onestamente.” “Ecco la speranza che voglio regalarti,” gli sussurrò. Un attimo dopo lo stava baciando come non lo aveva mai baciato prima, e Harry ricambiava il bacio, ed era un oblio delizioso, migliore del Whisky Incendiario. Lei era l'unica cosa reale al mondo, Ginny, la sensazione fisica di lei, una mano sulla schiena e l'altra nei lunghi capelli dal dolce profumo... La porta alle loro spalle si aprì sbattendo, si separarono con un salto. “Oh,” disse Ron causticamente. “Mi dispiace.” “Ron!” Hermione era dietro di lui, leggermente ansimante. Ci fu un silenzio forzato, finché Ginny disse con un filo di voce, “Bene, buon compleanno comunque, Harry.” Le orecchie di Ron erano scarlatte, Hermione sembrava agitata. Harry voleva sbatter loro la porta in faccia, ma era come se una corrente di aria fredda fosse entrata 143 Harry Potter e i Cimeli della Morte nella stanza quando la porta s’era aperta e quel fulgido istante era scoppiato come una bolla di sapone. Tutte le ragioni per cui era finita la sua relazione con Ginny, per tenersi ben lontano da lei, sembravano essersi insinuate nella stanza insieme a Ron ed ogni felice spensieratezza era andata via. Guardò Ginny, cercando qualcosa da dire, ma a mala pena intuiva cosa. Lei gli aveva voltato le spalle, però. Pensò che potesse aver ceduto, per una volta, alle lacrime. Non poteva fare nulla per confortarla, di fronte a Ron. “Ci vediamo più tardi,” disse, e seguì gli altri due fuori dalla stanza da letto. Ron si avviò con decisione verso il piano di sotto, attraverso la cucina ancora affollata e nel cortile, Harry lo seguì di pari passo per tutto il percorso, Hermione sembrava impaurita mentre trotterellava dietro a loro. Una volta raggiunta la riservatezza del prato appena falciato, Ron si voltò verso Harry. “L’hai mollata. Adesso che fai, la prendi in giro?” “Io non la sto prendendo in giro,” disse Harry, mentre Hermione accelerava verso di loro. “Ron…” Ma Ron alzò una mano per zittirla. “Era veramente a pezzi quando l’hai lasciata…” “Anche io. Tu sai perché ho troncato, e non era perché lo volevo.” “Sì, ma con te che la baciavi, adesso, lei certamente ricomincerà a sperare…” “Non è un’idiota, sa che non può accadere, non si aspetta che noi si finisca per… per sposarci, oppure…” 144 J. K. Rowling Mentre pronunciava queste parole, si formò nella mente di Harry una vivida immagine di Ginny vestita di bianco che sposava un alto sgradevole sconosciuto senza volto. Per un vorticante attimo la visione lo trafisse. Lei aveva un futuro libero e sgombro, il suo invece… non riusciva immaginare null’altro che Voldemort. “Se continui a toccarla ad ogni occasione che ti capita…” “Non accadrà di nuovo,” disse Harry duramente. La giornata era serena, ma lui si sentì come se il sole si fosse nascosto. “OK?” Ron sembrava per metà sdegnato e per metà impacciato. Oscillò avanti e indietro sul posto per un momento, quindi disse, “va bene allora, beh, questo è… sì.” Ginny non cercò un altro incontro intimo con Harry per il resto del giorno, né mostrò, con uno sguardo o con un gesto, che avessero condiviso più che una normale conversazione nella sua stanza. Ciò nonostante, l’arrivo di Charlie fu un sollievo per Harry. Fu una distrazione guardare la signora Weasley bloccare Charlie su una sedia, sollevare minacciosamente la bacchetta e annunciare che gli avrebbe tagliato i capelli come si deve. Dal momento che la cena di compleanno di Harry avrebbe richiesto, anche prima dell’arrivo di Charlie, Lupin, Tonks e Hagrid, l’allargamento della cucina della Tana oltre il limite di rottura, diversi tavoli furono uniti in giardino. Fred e George incantarono numerose lanterne violacee tutte adornate con un grande numero 17, sospendendole a mezz’aria al di sopra degli ospiti. Grazie alle cure della signora Weasley, la ferita di George risultò 145 Harry Potter e i Cimeli della Morte nitida e pulita, ma Harry non era abituato a quel buco nero a lato della testa, nonostante i gemelli ci scherzassero sopra. Hermione fece comparire festoni oro e porpora dalla punta della bacchetta e vi drappeggiò artisticamente alberi e cespugli. “Squisito,” disse Ron, quando Hermione, con un ultimo sventolio della bacchetta tramutò in oro le foglie del melo selvatico. “Hai proprio occhio per queste cose.” “Grazie, Ron!” esclamò Hermione, sembrando sia compiaciuta che un po’ confusa. Harry si girò, sorridendo tra sé. Aveva la strana sensazione che avrebbe trovato un capitolo sui complimenti quando avesse trovato il tempo di leggere attentamente la sua copia di “Dodici modi sicuri per incantare le Streghe”. Incrociò lo sguardo di Ginny e le fece un ampio sorriso, prima di ricordarsi della promessa fatta a Ron ed avviare una frettolosa conversazione col signor Delacour. “Largo, largo!” intonò la signora Weasley, superando la porta al seguito di qualcosa di fluttuante che sembrava essere un gigantesco Boccino d’Oro delle dimensioni di una palla da spiaggia. Qualche secondo più tardi, Harry comprese che si trattava della sua torta di compleanno che la signora Weasley stava mantenendo sospesa con la bacchetta anziché rischiare di trasportarla a mano su quel terreno irregolare. Quando la torta fu finalmente posata al centro della tavola, Harry esclamò. “È meravigliosa, signora Weasley.” 146 J. K. Rowling “Oh, non è niente, caro,” rispose lei amorevolmente. Alle sue spalle, Ron rivolse ad Harry un cenno di approvazione e sillabò “eccellente.” Alle sette gli ospiti erano tutti arrivati, accompagnati in casa da Fred e George, che li avevano attesi alla fine della stradina. Hagrid aveva fatto onore all’occasione indossando il suo migliore, ed orribile, vestito di pelo marrone. Benché Lupin sorridesse mentre gli stringeva la mano, Harry pensò che sembrava piuttosto infelice. Era molto strano: Tonks, al suo fianco, sembrava veramente radiosa. “Felice compleanno, Harry,” disse lei, abbracciandolo con enfasi. “Diciassette, eh!” rombò Hagrid mentre accettava del vino da Fred in un bicchiere delle dimensioni di un secchio. “Sei anni dal giorno che ci fummo a incontrare, Harry, ti ci ricordi?” “Vagamente,” disse Harry, sogghignando verso di lui. “Per caso mandasti in frantumi il portone, facesti crescere a Dudley una coda di maiale e mi rivelasti che ero un mago?” “Ho dimenticato i dettagli,” rise Hagrid. “Và tutto bene, Ron, Hermione?” “Stiamo bene,” disse Hermione. “E tu?” “Non troppo male. Siamo stati occupati, abbiamo avuto qualche nascite di unicorni. Ve li mostrerò quando tornerete...” Harry evitò gli sguardi di Ron ed Hermione mentre Hagrid si rovistava in tasca. “Ecco, Harry… non sapevo cosa ti potevo prendere, ma alla fine mi ho ricordato di questo.” Estrasse una piccola tracolla con chiusura a cordoncino, leggermente pelosa, evidentemente fatta per 147 Harry Potter e i Cimeli della Morte essere indossata attorno al collo. “Pelle di Moke. Ci nascondi qualsiasi cosa qui dentro e nessuno, tranne il proprietario, lo può tirare fuori. Sono rare, queste.” “Hagrid, grazie!” “'È niente,” disse Hagrid con un movimento della mano grande come un coperchio di un bidone della spazzatura. “Ecco Charlie! Mi è sempre piaciuto… ehi! Charlie!” Charlie si avvicinò, agitando leggermente e mestamente la mano sopra il suo nuovo, brutale taglio di capelli. Era più basso di Ron, tozzo, con diverse bruciature e graffi sulle sue braccia muscolose. “Ciao, Hagrid, come va?” “Ho avuto intenzione di scriverti un sacco di volte a te. Come sta Norberto?” “Norberto?” Charlie rise. “Il Dorsorugoso di Norvegia? Adesso la chiamiamo Norberta.” “Wow, Norberto è una ragazza?” “Oh sì,” disse Charlie. “Come puoi dirlo?” chiese Hermione. “Sono molto più selvagge,” disse Charlie. Si guardò sopra le spalle e abbassò la voce. “Vorrei che papà si sbrigasse e venisse qui. Mamma sta diventando nervosa.” Guardarono verso la signora Weasley. Tentava di parlare con la signora Delacour mentre lanciava continui sguardi al cancello. “Penso sia meglio cominciare senza Arthur,” chiamò lei dal giardino dopo un momento o due. “Deve essere stato trattenuto a… oh!” Lo videro tutti nello stesso istante: una striscia di luce che giunse volando attraverso il parco sin sulla tavola, 148 J. K. Rowling dove si trasformò in una luminosa donnola d’argento ritta sulle zampe posteriori che parlò con la voce del signor Weasley. “Con me viene anche il Ministro della Magia.” Il Patronus si dissolse nell’aria sottile, lasciando la famiglia di Fleur a guardare attoniti il punto in cui era svanito. “Noi non dovremmo essere qui,” disse Lupin immediatamente. “Harry, mi dispiace , ti spiegherò un’altra volta…” Afferrò il polso di Tonks e la trascinò via, raggiunsero il recinto, vi salirono sopra e scomparvero dalla vista. La signora Weasley sembrava sconcertata. “Il Ministro… ma perché…? Non capisco…” Ma non ci fu tempo di discutere la questione. Un secondo più tardi il signor Weasley apparve nell’aria sottile scortato da Rufus Scrimgeour, immediatamente riconoscibile dalla criniera di capelli brizzolati. I due nuovi arrivati avanzarono velocemente attraverso il cortile in direzione del giardino e delle luci accese poste sulla tavola dove tutti attendevano in silenzio, guardandoli avvicinarsi. Non appena Scrimgeour giunse all’interno della zona illuminata dalle lanterne, Harry notò che sembrava molto più vecchio dell’ultima volta che si erano incontrati, scarno ed arcigno. “Spiacente per l’intrusione,” disse Scrimgeour, mentre si fermava zoppicando avanti alla tavola. “Soprattutto poiché, per quanto posso vedere, vengo ad una festa senza invito.” I suoi occhi indugiarono un momento sulla gigantesca torta-Boccino. 149 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Cento di questi giorni.” “Grazie,” disse Harry. “Ho bisogno di scambiare due parole in privato con te,” proseguì Scrimgeour. “Ed anche con il signor Ronald Weasley e la signorina Hermione Granger.” “Noi?” chiese Ron, sembrando sorpreso. “Perché noi?” “Lo dirò quando saremo in qualche luogo più riservato,” rispose Scrimgeour. “C’è un posto così?” domandò al signor Weasley. “Sì, naturalmente,” disse il signor Weasley, che sembrava nervoso. “Il, ehm, soggiorno… perché non usate quello?” “Puoi far strada,” Scrimgeour disse a Ron. “Non sarà necessario che ci accompagni, Arthur.” Harry vide il signor Weasley scambiare uno sguardo preoccupato con la signora Weasley mentre lui, Ron ed Hermione si alzavano in piedi. Mentre in silenzio facevano strada verso la casa, Harry sapeva che gli altri due stavano pensando la stessa cosa che pensava lui. Scrimgeour doveva, in qualche modo, aver appreso che loro tre avevano progettato di ritirarsi da Hogwarts. Scrimgeour non parlò mentre attraversavano la cucina disordinata finché non entrarono nel soggiorno della Tana. Sebbene il giardino fosse pienamente illuminato dalla dolce luce dorata della sera, l’interno era alquanto buio. Appena entrati, Harry agitò la bacchetta verso le lampade ad olio che illuminarono la stanza logora ma confortevole. Scrimgeour si accomodò nella floscia poltrona normalmente occupata dal signor Weasley, lasciando che 150 J. K. Rowling Harry, Ron ed Hermione si stringessero fianco a fianco sul sofà. Una volta seduti, Scrimgeour iniziò a parlare. “Ho alcune domande per voi tre e penso sarebbe meglio se ve le facessi individualmente. Se voi due” indicò Harry ed Hermione “poteste attendere di sopra, io comincerò con Ronald.” “Non andiamo da nessuna parte,” disse Harry, mentre Hermione scuoteva vigorosamente il capo. “Può parlare a tutti insieme, o non dire niente.” Scrimgeour scrutò Harry con freddezza come per valutarlo. Harry ebbe l’impressione che il Ministro stesse stimando l’opportunità di aprire subito le ostilità. “Molto bene allora, insieme,” disse scrollando le spalle. Si schiarì la gola. “Sono qui, come sono certo che sapete, per il testamento di Silente.” Harry, Ron, ed Hermione si guardarono l’un l’altro. “Una sorpresa, apparentemente! Non eravate consapevoli, quindi, del fatto che Silente vi avesse lasciato qualcosa?” “A… a tutti noi?” chiese Ron, “anche a me ed Hermione?” “Sì, tutti…” Ma Harry lo interruppe. “Silente è morto più di un mese fa. Perché si è aspettato tanto tempo per darci quel che ci ha lasciato?” “Non è ovvio?” disse Hermione, prima che Scrimgeour potesse rispondere. “Volevano esaminare qualunque cosa ci avesse lasciato. Non avevate il diritto di farlo!” disse e la voce le tremò leggermente. “Avevo ogni diritto,” rispose sdegnosamente Scrimgeour. “Il Decreto per la Confisca Legittima dà al 151 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ministero il potere di confiscare il contenuto di un testamento…” “Quella legge fu creata per fermare il passaggio di artefatti oscuri da parte dei maghi,” disse Hermione, “e si suppone che il Ministero sappia benissimo se gli effetti del deceduto siano illegittimi, prima di confiscarli! Mi sta dicendo che lei pensa che Silente abbia tentato di passarci qualcosa di maledetto?” “Ha in progetto di seguire la carriera in legge Magica, Signorina Granger?” chiese Scrimgeour. “No,” ribadì Hermione. “Spero di fare qualcosa di buono al mondo!” Ron rise. Gli occhi di Scrimgeour guizzarono verso di lui e poi si spostarono nuovamente mentre Harry interveniva. “Perché avete deciso di farci avere le nostre cose adesso, allora? Non vi è venuto in mente un pretesto per trattenerle?” “No, è perché sono passati trentun giorni,” disse immediatamente Hermione. “Non possono tenere gli oggetti più a lungo di così, a meno che non possano provare che sono pericolosi. Giusto?” “Potrebbe sostenere di essere stato in confidenza con Silente, Ronald?” chiese Scrimgeour, ignorando Hermione. Ron trasalì. “Io? No, non veramente, era sempre Harry che…” Ron girò lo sguardo verso Harry ed Hermione giusto in tempo per cogliere uno sguardaccio tipo smetti-diparlare-ora!, ma il danno era fatto. Scrimgeour aveva l’aria di aver sentito esattamente quello che si aspettava 152 J. K. Rowling voler sentire. Si scagliò come un uccello da preda sulla risposta di Ron. “Se non era molto in confidenza con Silente, come spiega il fatto che lui si sia ricordato di Lei nel suo testamento? Ha nominato suoi eredi un numero eccezionalmente esiguo di persone. La grande maggioranza delle sue proprietà – la libreria privata, gli strumenti magici ed altri effetti personali – sono state lasciate a Hogwarts. Perché pensa di essere stato scelto?” “Non so…” disse Ron. “Io... quando ho detto che non eravamo in confidenza... voglio dire, penso che Silente avesse simpatia per me...” “Sei modesto, Ron,” disse Hermione. “Silente era molto affezionato a te.” Questo era stiracchiare al massimo la verità. Per quel che Harry sapeva, Ron e Silente non si erano mai parlati da soli ed i contatti diretti tra loro erano stati trascurabili. Scrimgeour non sembrava aver sentito, però. Infilò la mano nel mantello ed estrasse una tracolla più grande di quella che Hagrid aveva dato a Harry. Da questa rimosse un rotolo di pergamena che srotolò e lesse ad alta voce. “«Le ultime volontà e testamento di Albus Percival Wulfric Brian Silente…»… sì, eccolo… «A Ronald Bilius Weasley, lascio il mio Spegnino, nella speranza che si ricordi di me quando lo usa.»” Scrimgeour prese dalla borsa un oggetto che Harry aveva già visto in precedenza. Assomigliava ad un accendino d’argento ma, come sapeva, aveva il potere di risucchiare e ripristinare tutte le luci di un luogo con uno semplice scatto. Scrimgeour si chinò in avanti e passò lo 153 Harry Potter e i Cimeli della Morte Spegnino a Ron, che lo prese e lo rigirò tra le dita intontito. “Questo è un oggetto prezioso,” disse Scrimgeour, guardando Ron. “Potrebbe essere unico. Certamente è un progetto personale di Silente. Perché avrebbe voluto lasciare a lei un oggetto così raro?” Ron scosse la testa, perplesso. “Silente deve aver insegnato a migliaia di studenti,” insistette Scrimgeour. “Tuttavia gli unici che ha ricordato nel suo testamento siete voi tre. Perché? Cosa pensava dovesse farsene dello Spegnino, Signor Weasley?” “Per spegnere le luci, suppongo,” bofonchiò Ron. “Che altro potrei farci?” Evidentemente Scrimgeour non aveva suggerimenti. Dopo aver guardato di sbieco Ron per un momento o due, tornò al testamento di Silente . “«Alla signorina Hermione Jean Granger, lascio la mia copia di Le Novelle di Beedle il Bardo, nella speranza che lei la trovi divertente ed istruttiva.»” Scrimgeour, a quel punto, estrasse dalla borsa un libricino che sembrava antico quanto la copia di Segreti delle Arti Oscure che si trovava al piano di sopra. La copertina era macchiata e scrostata in diversi punti. Hermione lo prese da Scrimgeour senza una parola. Tenne il libro in grembo fissandolo. Harry notò che il titolo era scritto in rune. Non aveva mai imparato a leggerle. Mentre guardava, una lacrima schizzò sui simboli in rilievo. “Perché pensa che Silente le abbia lasciato questo libro, signorina Granger?” chiese Scrimgeour. “Lui... lui sapeva che amo i libri,” disse Hermione in un filo di voce, asciugandosi gli occhi con la manica. 154 J. K. Rowling “Ma perché questo particolare libro?” “Non so. Può aver pensato che mi facesse piacere.” “Avete discusso di codici o eventuali mezzi per passare messaggi segreti, con Silente?” “No,” disse Hermione, strofinandosi di nuovo gli occhi con la manica. “E se il Ministero non ha trovato alcun codice nascosto in questo libro in trentun giorni, dubito che io potrei.” Represse un singhiozzo. Erano così stretti tra loro che Ron ebbe difficoltà a sollevare il braccio per passarlo attorno alle spalle di Hermione. Scrimgeour ritornò al testamento. “«A Harry James Potter,»” lesse, le viscere di Harry si contrassero per un’improvvisa eccitazione, “«Lascio il Boccino d’Oro che riuscì ad acciuffare nella sua prima partita di Quidditch a Hogwarts, così che si ricordi delle ricompense della perseveranza e del talento.»” Come Scrimgeour estrasse la minuscola palla dorata, delle dimensioni di una noce, le ali d’argento si agitarono un po’ debolmente ed Harry non poté esimersi dal provare un certo disappunto. “Perché Silente ti ha lasciato questo Boccino?” chiese Scrimgeour. “Nessuna idea,” disse Harry. “Per la ragione che ha appena letto, suppongo… ricordarmi quanto si possa ottenere se… si persevera, o qualunque cosa fosse.” “Allora pensi sia solo un ricordo?” “Suppongo di sì,” disse Harry. “Che altro potrebbe essere?” “Sono io che faccio le domande,” disse Scrimgeour, spostando la poltrona un po’ più vicina al sofà. All’esterno 155 Harry Potter e i Cimeli della Morte il crepuscolo era quasi passato, in quel momento. Il padiglione oltre la finestra torreggiava bianco e spettrale oltre la siepe. “Ho notato che la tua torta di compleanno ha la forma di un Boccino,” disse Scrimgeour ad Harry. “Perché?” Hermione rise ironicamente. “Oh, non può certo riferirsi al fatto che Harry è un grande Cercatore, sarebbe troppo ovvio,” disse. “Ci deve essere un messaggio segreto da parte di Silente nascosto nella glassa!” “Non penso ci sia nulla nascosto nella glassa,” disse Scrimgeour, “ma un Boccino può essere un ottimo nascondiglio per un oggetto piccolo. Tu sai perché, vero?” Harry scrollò le spalle, tuttavia rispose Hermione. Harry pensò che rispondere correttamente ad una domanda fosse un’abitudine talmente radicata in lei che non potesse farne a meno. “Perché i Boccini hanno una memoria biologica,” rispose. “Cosa?” chiesero Harry e Ron insieme, entrambi avevano considerato trascurabili le conoscenze di Hermione sul Quidditch. “Corretto,” disse Scrimgeour. “Un Boccino non viene toccato da pelle nuda sino a che non viene liberato, nemmeno dal costruttore che, nel fabbricarlo, indossa i guanti. Contiene un incantesimo attraverso il quale si può identificare il primo umano che l’ha toccato, in caso di dispute sulla cattura. Questo Boccino,” sollevò la minuscola pallina d’oro, “si ricorderà del tuo tocco, Potter. Mi è sorto il dubbio che Silente, che aveva un’enorme cono156 J. K. Rowling scenza magica, al di là di ogni altro difetto, potrebbe aver incantato questo Boccino in modo che si apra solo per te.” Il cuore di Harry accelerò notevolmente. Era sicuro che Scrimgeour avesse ragione. Come poteva evitare di prendere il Boccino con le mano nuda di fronte al Ministro? “Non dici nulla,” disse Scrimgeour. “Forse conosci già quello che il Boccino contiene?” “No,” disse Harry, ancora chiedendosi come poteva far credere di toccare il Boccino senza farlo realmente. Se solo avesse imparato la Legilimanzia, padroneggiata sul serio, avrebbe potuto leggere nella mente di Hermione. Poteva praticamente sentire il ronzio nella testa al suo fianco. “Prendilo,” disse Scrimgeour tranquillamente. Harry incontrò gli occhi gialli del Ministro e seppe di non avere altra possibilità che obbedire. Allungò la mano, Scrimgeour si piegò ancora di più in avanti e piazzò il Boccino, lentamente e deliberatamente, nel palmo di Harry. Non accadde nulla. Mentre le dita di Harry si chiudevano attorno al Boccino, le ali stanche sbatterono per un po’e poi si fermarono. Scrimgeour, Ron ed Hermione continuarono a fissare avidamente la pallina ora parzialmente nascosta, come se sperassero che in qualche modo si trasformasse. “Molto teatrale,” disse Harry sfacciatamente. Sia Ron che Hermione risero. “Questo è tutto allora?” chiese Hermione, appoggiandosi per alzarsi dal divano. 157 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non del tutto,” disse Scrimgeour, che sembrava irascibile ora. “Silente ti ha lasciato una seconda eredità, Potter.” “Cos’è?” chiese Harry, tornando eccitato. Scrimgeour non si prese il disturbo di leggerlo dal testamento questa volta. “La Spada di Godric Grifondoro,” rispose. Hermione e Ron si irrigidirono. Harry si guardò intorno per un segno dell’elsa ricoperta di rubini, ma Scrimgeour non estrasse la spada dalla borsa di cuoio, che in ogni caso era troppo piccola per contenerla. “Allora dov’è?” chiese Harry sospettoso. “Sfortunatamente,” disse Scrimgeour, “quella spada non è qualcosa che Silente può dare in eredità. La spada di Godric Grifondoro è un importante manufatto storico e come tale appartiene…” “Appartiene ad Harry!” disse Hermione impetuosamente. “Lo ha scelto, è stato lui quello che l’ha trovata, per lui è uscita dal Cappello Parlante…” “In accordo con sorgenti storiche fidate, la spada può comparire ad ogni Grifondoro valoroso,” disse Scrimgeour. “Questo implica che non può essere esclusiva proprietà del signor Potter, qualunque cosa Silente possa aver deciso.” Scrimgeour si grattò la guancia mal rasata, scrutando Harry. “Perché credi…?” “… che Silente volesse dare la spada a me?” disse Harry, lottando per trattenere la rabbia. “Forse ha pensato che sarebbe stata bene su una mia parete.” “Non è uno scherzo, Potter!” ringhiò Scrimgeour. “Era perché Silente credeva che solo la spada di Godric Grifondoro potesse sconfiggere l’Erede di Serpeverde? 158 J. K. Rowling Voleva dare a te quella spada, Potter, perché credeva, come molti, che tu sei il solo destinato ad abbattere ColuiChe-Non-Deve-Essere-Nominato?” “Interessante teoria,” disse Harry. “Qualcuno ha forse cercato di infilzare Voldemort con una spada? Il Ministero potrebbe mandare qualcuno per farlo, invece di sprecare tempo a confiscare Spegnini o a coprire una fuga di massa da Azkaban. Perché è questo che ha fatto, Ministro, starsene seduto nel suo ufficio tentando di aprire un Boccino? La gente muore, per poco non è capitato a me, Voldemort mi ha inseguito attraverso tre contee, ha ucciso Malocchio Moody, ma il Ministero non ha detto una parola al riguardo, vero? E vi aspettate ancora che collaboriamo con voi!” “Hai esagerato!” sbottò Scrimgeour, alzandosi in piedi. Anche Harry balzò in piedi. Scrimgeour zoppicò verso Harry e con la punta della bacchetta infilzò duramente il suo torace: fece un buco nella T-shirt di Harry, simile alla bruciatura di una sigaretta. “Ehi!” disse Ron, saltando in piedi e impugnando la bacchetta, ma Harry disse, “No! Non vorrai dargli una scusa per arrestarci?” “Ti sei ricordato che non sei a scuola, vero?” disse Scrimgeour respirando affannato sul volto di Harry. “Ti sei ricordato che io non sono Silente, che dimenticava le tue insolenze ed insubordinazioni? Puoi portare quella cicatrice come fosse una corona, Potter, ma non sino al punto che un diciassettenne possa dirmi come fare il mio lavoro! È tempo che tu apprenda un po’ di rispetto!” “È tempo che ve lo guadagniate.” disse Harry. 159 Harry Potter e i Cimeli della Morte Il pavimento tremò, ci fu un rumore di passi affrettati, quindi la porta del soggiorno si spalancò ed il signore e la signora Weasley entrarono di corsa. “Ci… ci è parso di sentire…” cominciò il signor Weasley, fortemente allarmato alla vista di Harry e del Ministro che si fronteggiavano. “…voci alterate,” disse ansimando la signora Weasley. Scrimgeour fece un paio di passi allontanandosi da Harry, adocchiando il buco prodotto alla T-shirt di Harry. Sembrava pentito di aver perso la pazienza. “Non… non è nulla,” grugnì. “Mi… rammarico del tuo atteggiamento,” disse, fissando Harry dritto in faccia ancora una volta. “Sembri pensare che il Ministero non desideri quello che tu, che Silente, desiderava. Dobbiamo lavorare insieme.” “Non amo i vostri metodi, Ministro,” disse Harry. “Ricorda?” Per la seconda volta, alzò la mano destra e mostrò a Scrimgeour le cicatrici sul dorso che ancora apparivano bianche, e mostravano la scritta Io non devo dire bugie. L’espressione di Scrimgeour si indurì. Si girò senza altre parole e zoppicò fuori dalla stanza. La signora Weasley si affrettò a seguirlo, Harry la sentì fermarsi alla porta posteriore. Dopo un minuto o poco più gridò, “È andato!” “Cosa voleva?” chiese il signor Weasley, guardando da Harry a Ron ad Hermione mentre la signora Weasley si affrettava a tornare da loro. “Darci quello che Silente ci ha lasciato,” disse Harry. “Hanno appena diffuso il contenuto del suo testamento.” Fuori in giardino, sulla tavola della cena, i tre oggetti che Scrimgeour aveva dato loro passarono di mano in 160 J. K. Rowling mano. Tutti acclamarono per lo Spegnino e Le Novelle di Beedle il Bardo e si rammaricarono del fatto che Scrimgeour avesse rifiutato di consegnare la spada, ma nessuno di loro poté offrire alcun suggerimento sul perché Silente avesse voluto lasciare ad Harry un vecchio Boccino. Mentre il signor Weasley esaminava lo Spegnino per la terza o quarta volta, la signora Weasley disse a titolo di prova, “Harry, caro, siamo tutti terribilmente affamati, ma non vogliamo cominciare senza di te… posso servire la cena adesso?” Tutti mangiarono sbrigativamente e quindi dopo un frettoloso coro di “Buon Compleanno” e molti assaggi di torta, la festa terminò. Hagrid, che era stato invitato al matrimonio il giorno seguente, ma decisamente troppo ingombrante per dormire nella Tana sovraffollata, si allontanò per allestirsi una tenda in un campo limitrofo. “Incontriamoci di sopra,” Harry sussurrò ad Hermione, mentre aiutavano la signora Weasley a riportare il giardino al suo stato normale .”Dopo che tutti saranno andati a letto.” Sopra, nell’attico, Ron esaminò il suo Spegnino ed Harry riempì il borsello in pelle di Moke di Hagrid non con oro, ma con quegli oggetti apparentemente senza valore, ma per lui più preziosi; tra questi c’erano la Mappa dei Malandrino, il frammento dello specchio incantato di Sirius ed il medaglione di R.A.B. Strinse fermamente la cordicella e fece scivolare la borsa attorno al collo, quindi si sedette, con in mano il vecchio Boccino, e guardò le ali fluttuare debolmente. Finalmente Hermione colpì delicatamente la porta ed entrò in punta di piedi. 161 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Muffliato,” sussurrò, ondeggiando la bacchetta in direzione delle scale. “Pensavo che tu non approvassi quella formula magica.” disse Ron. “I tempi cambiano,” disse Hermione. “Ora , mostraci quello Spegnino.” Ron obbedì immediatamente. Tenendolo alto di fronte a lui, gli fece fare uno scatto. La solitaria lampada che faceva loro luce si spense istantaneamente. “La questione è,” sussurrò Hermione nel buio, “che potremmo ottenere lo stesso risultato con la Polvere Buiopesto Peruviana.” Ci fu un piccolo scatto e la palla di luce della lampada volò indietro sul soffitto illuminandoli tutti di nuovo. “Comunque è fenomenale,” disse Ron leggermente sulle difensive. “E da quello che dicono, Silente lo ha inventato lui stesso!” “Lo so, ma sicuramente non avrebbe scelto te nel suo testamento solamente per aiutarci a spegnere le luci!” “Pensi sapesse che il Ministero avrebbe confiscato il suo testamento ed esaminato ogni cosa che ci avesse lasciato?” chiese Harry. “Di sicuro,” disse Hermione. “Non poteva scriverci nel testamento perché ci ha lasciato queste cose, ma questo non spiega…” “… perché non ne ha accennato quando era vivo?” chiese Ron. “Beh, esattamente,” disse Hermione, dando un colpetto a Le Novelle di Beedle il Bardo. “Se questi oggetti erano tanto importanti da passare di diritto al vaglio del 162 J. K. Rowling Ministero, ci si immagina che ci avrebbe fatto sapere perché… a meno che non pensasse che fosse ovvio?” “Pensava male, allora, vero?” disse Ron. “Ho sempre detto che era matto. Brillante ed ogni altra cosa, ma tocco. Lasciare ad Harry un vecchio Boccino… che diamine significa?” “Non ne ho idea,” disse Hermione. “Quando Scrimgeour te lo ha fatto prendere, Harry, ero così sicura che sarebbe accaduto qualcosa!” “Già, beh,” disse Harry, le sue pulsazioni accelerarono mentre sollevava il Boccino tra le dita. “Non potevo tentare troppo di fronte a Scrimgeour, no?” “Che significa?” chiese Hermione. “Il Boccino che catturai nella mia prima partita di Quidditch.” disse Harry. “Non ricordi?” Hermione sembrava proprio confusa. Ron, tuttavia, restò senza fiato, volgendosi freneticamente da Harry al Boccino fino a che non ritrovò la voce. “Questo è quello che stavi quasi per ingoiare!” “Esattamente,” disse Harry, e col cuore che batteva veloce, premette la bocca sul Boccino. Non si aprì. Frustrazione ed un leggero disappunto crebbero in lui, abbassò la sfera d’oro, ma in quel momento Hermione urlò. “Scritta! C’è una scritta, svelti, guardate!” Harry lasciò quasi cadere il Boccino per la sorpresa e l’eccitazione. Hermione aveva proprio ragione. Incisa sulla liscia superficie dorata, dove un secondo prima non c’era nulla, c’erano quattro parole scritte in una calligrafia sottile ed inclinata che Harry riconobbe come quella di Silente. 163 Harry Potter e i Cimeli della Morte Mi apro in chiusura. Le aveva appena lette quando le parole svanirono di nuovo. “«Mi apro in chiusura»… cosa dovrebbe significare?” Hermione e Ron scossero la testa, privi di espressione. “ Mi apro in chiusura… in chiusura… Mi apro in chiusura…” Ma non importava quanto spesso ripetessero le parole, con quante differenti inflessioni, non furono in grado di estrarne ulteriori significati. “E la spada,” disse Ron alla fine, quando rinunciarono ad altri tentativi di individuare il significato della scritta sul Boccino. “Perché voleva che Harry avesse la spada?” “E perché non ha potuto semplicemente dirmelo?” disse Harry tranquillamente. “Io c’ero, era proprio sul muro del suo ufficio durante tutte le nostre chiacchierate, l’anno scorso! Se voleva che l’avessi perché non me l’ha data allora?” Si sentiva come se fosse ad un esame con una domanda a cui avrebbe dovuto saper rispondere, il cervello lento ed apatico. C’era qualcosa che gli era sfuggito nelle lunghe chiacchierate con Silente, l’anno precedente? Avrebbe dovuto capirne il significato? Silente si aspettava che capisse? “E cosa dire di questo libro.” disse Hermione, “Le Novelle di Beedle il Bardo… non ne ho mai sentito parlare.” “Tu non hai mai sentito parlare di Le Novelle di Beedle il Bardo?” chiese Ron incredulo. “Stai scherzando, vero?” 164 J. K. Rowling “No, affatto,” disse Hermione sorpresa. “Le conosci quindi?” “Beh, è naturale che le conosco!” Harry guardò in alto, divertito. Il fatto che Ron avesse letto un libro che Hermione non conosceva era stupefacente. Ron, comunque, sembrava stupito della loro sorpresa. “Oh avanti! Si crede che tutte le vecchie storie per bambini siano di Beedle, no? «La Fontana della Fiera della Fortuna»… «Il Mago e la Brocca Saltellante »… «Il Coniglietto Babbity e il Ceppo Chiacchierone»…” “Scusa?” disse Hermione ridacchiando. “Cos’era l’ultimo?” “Piantatela!” disse Ron, guardando incredulo da Harry a Hermione. “Dovreste aver sentito parlare del Coniglietto Babbity…” “Ron, sai bene che Harry ed io siamo cresciuti tra i Babbani!” disse Hermione. “Non abbiamo sentito storie come queste quando eravamo piccoli, noi abbiamo sentito Biancaneve ed i sette nani e Cenerentola…” “Che cos’è, una malattia?” chiese Ron. “Quindi sono storie per bambini?” chiese Hermione, curvandosi di nuovo sulle rune. “Già.” disse Ron esitante. “Voglio dire, proprio come avete sentito, sapete, tutte queste storie le ha inventate Beedle. Non so a cosa somigliassero nella versione originale.” “Mi piacerebbe sapere perché Silente pensava che dovessi leggerle, però.” Qualcosa scricchiolò al piano di sotto. 165 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Probabilmente è solo Charlie, mamma dorme adesso e lui fa qualcosa di nascosto per farsi ricrescere i capelli,” disse Ron nervosamente. “È lo stesso, dobbiamo andare a letto,” mormorò Hermione. “Non dobbiamo alzarci tardi domani.” “No,” concordò Ron. “Un brutale triplice omicidio da parte della madre del promesso sposo potrebbe portare un po’ di scompiglio nel matrimonio. Spengo la luce.” Appena Hermione fu uscita, fece scattare un’altra volta lo Spegnino. 166 J. K. Rowling CAPITOLO OTTO IL MATRIMONIO Alle tre del pomeriggio seguente Harry, Ron, Fred e George si trovavano all’esterno dal grande padiglione bianco, nell’orto, in attesa dell’arrivo degli ospiti al matrimonio. Harry aveva preso una grossa dose di Pozione Polisucco e, in quel momento, era la copia di un ragazzo babbano dai capelli rossi, abitante nel villaggio di Ottery St. Catchpole, al quale Fred aveva rubato dei capelli usando un Incantesimo d’Appello. Il piano era di presentare Harry come “il cugino Barny” e confidare sulla gran quantità di parenti Weasley in cui mimetizzarlo. Tutti e quattro erano equipaggiati con una piantina dei posti a sedere, in modo da poter aiutare la gente a raggiungere la sedia giusta. Un gruppo di camerieri vestiti 167 Harry Potter e i Cimeli della Morte di bianco era arrivato un’ora prima, insieme con un gruppo musicale in giacca dorata. Tutti loro erano momentaneamente seduti sotto un albero poco lontano. Harry notò una foschia di fumo bluastro di pipa provenire da quella zona. Alle spalle di Harry, l’entrata del padiglione mostrava file e file di fragili sedie dorate disposte su entrambi i lati di un lungo tappeto porpora. I pali di supporto erano intrecciati con fiori bianchi e dorati. Fred e George avevano appeso un enorme mazzo di palloni dorati esattamente al di sopra del punto dove Bill e Fleur sarebbero diventati presto marito e moglie. All’esterno, farfalle e api ronzavano pigramente sopra l’erba e sulla siepe di confine. Harry si sentiva abbastanza a disagio. Il ragazzo babbano di cui aveva preso le sembianze era decisamente più grasso di lui e l’abito da cerimonia risultava caldo e stretto nel pieno fulgore di una giornata d’estate. “Quando mi sposerò,” disse Fred, strattonando il colletto dei propri vestiti, “Non romperò le scatole con nessuna di queste stupidaggini. Si potrà indossare quello passa per la testa, e metterò mamma sotto Pastoia TotalBody finché non sarà tutto finito.” “Tutto sommato non è stata così male, stamattina,” disse George. “Ha pianto un po’ perché Percy non sarà qui, ma del resto chi lo vuole? Oh accidenti, fatevi forza… stanno arrivando, guardate.” Figure vestite con colori brillanti stavano apparendo dal nulla, una dopo l’altra, al distante confine del giardino. In pochi minuti si formò una processione che cominciò a serpeggiare attraverso il giardino in direzione del 168 J. K. Rowling padiglione. Fiori esotici e uccelli incantati volteggiavano sui cappelli delle streghe, mentre gemme preziose luccicavano dalle cravatte di molti maghi. Un mormorio di chiacchiere eccitate aumentò di intensità man mano che la folla si avvicinava alla tenda, fino a coprire il suono delle api. “Eccellente, credo di vedere un po’ di cugine Veela,” disse George, allungando il collo per sbirciare meglio. “Avranno bisogno di aiuto per capire le nostre abitudini inglesi, ci penso io a loro…” “Non così in fretta, Disorecchiato,” disse Fred e, precipitandosi oltre il vociante gruppo di streghe di mezza età alla testa della processione, disse ad un paio di graziose ragazze francesi, “Qui – permettez-moi di assister vous,” facendole ridacchiare e ottenendo il permesso di scortarle all’interno. George fu lasciato a vedersela con le streghe di mezza età e Ron si prese cura del vecchio collega del signor Weasley, Perkins, mentre ad Harry toccò in sorte una coppia piuttosto sorda. “Ciao,” disse una voce familiare quando uscì nuovamente dal padiglione e trovò Tonks e Lupin in testa alla fila. Si era fatta bionda per l’occasione. “Arthur ci aveva detto che eri quello con i capelli ricci. Mi dispiace per l’altra sera,” aggiunse in un sussurro, mentre Harry li conduceva lungo il corridoio. “Il Ministero ha abbastanza in avversione i lupi mannari, in questo periodo, ed abbiamo pensato che la nostra presenza non ti avrebbe aiutato.” “È tutto a posto, capisco,” disse Harry, parlando più a Lupin che a Tonks. Lupin gli rivolse un veloce sorriso, ma, come si voltarono, Harry gli vide comparire nuova169 Harry Potter e i Cimeli della Morte mente sul volto alcune rughe d’infelicità. Non ne capì il motivo, ma non c’era tempo per approfondire la questione. Hagrid stava mandando in frantumi un po’ di roba. Avendo frainteso le indicazioni di Fred, anziché sul sedile magicamente allargato e rinforzato messo apposta per lui nell’ultima fila, s’era seduto su cinque sedie che adesso avevano assunto l’aspetto di un’enorme catasta di fiammiferi dorati. Mentre il signor Weasley riparava il danno ed Hagrid si scusava a voce alta con chiunque lo ascoltasse, Harry s’affrettò verso l’entrata, dove trovò Ron faccia a faccia con un mago dall’aspetto estremamente eccentrico. Leggermente strabico, con capelli dalla consistenza dello zucchero filato lunghi fino alle spalle, indossava un cappello la cui nappa gli dondolava di fronte al naso e una toga di una tonalità giallo uovo così intenso da far lacrimare gli occhi. Uno strano simbolo, come un occhio triangolare, scintillava da una catena dorata che aveva al collo. “Xenophilius Lovegood,” disse allungando una mano ad Harry, “mia figlia ed io viviamo proprio dietro la collina, molto gentile da parte dei Weasley invitarci. Tu conosci la mia Luna, vero?” aggiunse rivolto a Ron. “Sì,” disse Ron. “Non è con lei?” “Si è fermata in quell’incantevole piccolo giardino per salutare gli gnomi, che gloriosa infestazione! Pochi maghi comprendono quanto molto possiamo imparare dai saggi piccoli gnomi, o meglio, chiamandoli con il loro vero nome, dai Gernumbli gardensi. 170 J. K. Rowling “I nostri conoscono un bel po’ di eccellenti parolacce,” disse Ron, “credo siano stati Fred e George ad insegnargliele, però.” Condusse il gruppo di stregoni dentro al padiglione mentre Luna arrivava di corsa. “Ciao, Harry!” disse. “Ehm… il mio nome è Barny,” disse Harry, sconcertato. “Oh, hai cambiato anche quello?” chiese vivacemente. “Come fai a sapere…?” “Oh, è solo la tua espressione,” disse. Come suo padre, Luna indossava vesti giallo brillante coordinati con un largo girasole nei capelli. Una volta fatta l’abitudine a tutta la luminosità, l’effetto generale era però decisamente gradevole. Almeno non c’erano ravanelli che le dondolavano dalle orecchie. Xenophilius, che era immerso in una conversazione con un conoscente, si era perso lo scambio di battute tra Luna ed Harry. Congedandosi dal mago, si voltò verso sua figlia, che alzò il dito e disse, “Papà, guarda, uno degli gnomi mi ha addirittura morso!” “Meraviglioso! La saliva degli gnomi è enormemente benefica!” disse il signor Lovegood, afferrando il dito proteso di Luna ed esaminando i segni sanguinanti dei buchi. “Luna, mia cara, se dovessi sentire germogliare un qualche talento, oggi… magari un’inaspettata voglia di cantare una romanza lirica o di declamare in Marino… non reprimerlo! Potresti essere stata beneficiata dai Gernumbli!” Ron, incrociandoli nella direzione opposta, sbuffò forte. 171 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ron può ridere,” disse Luna serenamente, mentre Harry conduceva lei e Xenophilius verso i loro posti, “mio padre, però, ha fatto molte ricerche sulla magia dei Gernumbli.” “Veramente?” disse Harry, che da tempo aveva deciso di non sfidare le peculiari credenze di Luna e suo padre. “Sei sicura, comunque, di non voler mettere nulla su quel morso?” “Oh, è tutto a posto,” disse Luna succhiandosi il dito in modo sognante e squadrando Harry da testa a piedi. “Sei elegante. Ho detto a papà che molta gente avrebbe probabilmente indossato abiti da cerimonia, ma lui ritiene si debbano indossare i colori del sole ad un matrimonio, porta fortuna, sai.” Mentre Luna seguiva suo padre, Ron riapparve con una strega anziana che gli si aggrappava al braccio. Il naso a becco, gli occhi cerchiati di rosso e il cappello di piume rosa le davano l’aspetto di un fenicottero scontroso. “… e i tuoi capelli sono troppo lunghi, Ronald, per un momento ho pensato fossi Ginevra. Per la barba di Merlino, cos’è che indossa Xenophilius Lovegood? Sembra un’omelette. E tu chi sei?” abbaiò verso Harry. “Oh già, zia Muriel, questo è nostro cugino Barny.” “Un altro Weasley? Vi propagate come gnomi. Non c’è Harry Potter? Speravo di incontrarlo. Credevo fosse uno dei tuoi amici, Ronald, o ti stavi semplicemente vantando?” “No… non è potuto venire…” “Hum. Ha trovato una scusa, eh? Non è così stupido come sembra nelle fotografie della stampa, allora. Stavo 172 J. K. Rowling proprio istruendo la sposa sul modo migliore di indossare la mia tiara,” urlò a Harry. “Fatta dai Goblin, sai, ed è nella mia famiglia da secoli. È una ragazza carina, ma sempre… francese. Bene, bene, trovami un buon posto Ronald, ho centosette anni e non dovrei stare in piedi troppo a lungo.” Ron lanciò ad Harry un’occhiata significativa come se si aspettasse di non riapparire per un po’ di tempo. Quando si incontrarono nuovamente all’entrata, Harry aveva accompagnato più di una dozzina di persone al loro posto. Il padiglione era quasi pieno ormai e, per la prima volta, non c’era alcuna fila fuori. “È un incubo, Muriel,” disse Ron asciugandosi la fronte con la manica. “Era solita venire per Natale ogni anno, poi, grazie a Dio, si è offesa perché Fred e George avevano fatto esplodere una Caccabomba sotto la sua sedia a cena. Papà dice sempre che li avrebbe esclusi dal testamento… come se a loro importasse, sono destinati a diventare più ricchi di chiunque in famiglia, dal momento che stanno andando… wow,” aggiunse, sbattendo gli occhi rapidamente mentre Hermione si avvicinava di buon passo. “Stai benissimo!” “Sempre quel tono di sorpresa,” replicò Hermione, tuttavia sorrideva. Indossava un vestito color lilla svolazzante e scarpe coi tacchi alti dello stesso colore, i capelli erano lisci e splendenti. “Tua prozia Muriel non è d’accordo, l’ho incontrata giusto di sopra mentre stava consegnando la tiara a Fleur. Ha detto «Oh cara, questa è la Nata Babbana?» e poi, «cattiva postura e caviglie scheletriche».” 173 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non prenderla sul personale, è rude con chiunque,” disse Ron. “State parlando di Muriel?” indagò George, riemergendo dal padiglione insieme a Fred. “Già, mi ha appena detto che ho le orecchie sbilenche. Vecchia pipistrella. Mi piacerebbe se ci fosse anche il vecchio zio Bilius, però, ai matrimoni era da far morire dal ridere.” “Non era quello che vide un gramo e morì ventiquattro ore dopo?” chiese Hermione. “Beh, sì, è diventato un po’ eccentrico in vecchiaia,” concedette George. “Ma prima che diventasse pazzo era la vita e lo spirito di una festa,” disse Fred. “Era solito scolare un’intera bottiglia di whisky Incendiario, poi correre sulla pista da ballo, sollevare le vesti e cominciare a tirar fuori mazzi di fiori fuori dal…” “Sì, sembra proprio molto affascinante,” disse Hermione, mentre Harry si sganasciava dalle risate. “Chissà perché, non si è mai sposato,” disse Ron. “Che sorpresa!” ribatté Hermione. Ridevano tutti così tanto che nessuno notò il ritardatario, un giovane dai capelli scuri con un largo naso curvo e spesse sopracciglia nere, finché questi non porse il suo invito a Ron e disse, guardando Hermione, “Sei splentita.” “Viktor!” urlò, lasciando cadere la piccola borsa ornata di perline che emise un tonfo decisamente sproporzionato per le sue dimensioni. Mentre s'affannava a raccoglierla, arrossendo, disse, “Non sapevo fossi… cielo… è fantastico vederti… come stai?” Le orecchie di Ron erano ridiventate di un rosso brillante. Dopo aver gettato uno sguardo all’invito di 174 J. K. Rowling Krum, come se non gli credesse, domandò, a voce troppo alta, “Come mai sei qui?” “Mi ha invitato Fleur,” disse Krum, alzando le sopraciglia. Harry, che non aveva risentimenti nei confronti di Krum, gli strinse la mano, poi, immaginando che sarebbe stato prudente rimuovere Krum dalle vicinanze di Ron, si offrì di mostrargli il suo posto a sedere. “Il tuo amico non è contento di federmi,” disse Krum, mentre entravano nell’ormai stipato padiglione. “O è parente?” aggiunse, con un’occhiata ai capelli rossi e ricci di Harry. “Cugino,” mormorò Harry, ma Krum non stava veramente ascoltando. La sua apparizione provocava un po’ di agitazione, in modo particolare tra le cugine Veela. Era un famoso giocatore di Quidditch, dopotutto. Mentre la gente continuava ad allungarsi per poterlo vedere meglio, Ron, Hermione, Fred e George arrivarono di corsa lungo il corridoio tra le sedie. “È ora di sedersi,” Fred disse a Harry, “o finiremo per essere investiti dalla sposa.” Harry, Ron ed Hermione presero posto nella seconda fila dietro Fred e George. Hermione appariva piuttosto rossa in viso e le orecchie di Ron erano ancora scarlatte. Dopo pochi momenti, bisbigliò ad Harry, “Hai visto che si è fatto crescere una stupida piccola barba?” Harry emise un borbottio di disimpegno. Una sensazione di nervosa attesa s’era infiltrata nel tepore della tenda. Il mormorio generale era rotto da occasionali scoppi di risate eccitate. Il signore e la signora Weasley vagavano per la corsia centrale, sorridendo e 175 Harry Potter e i Cimeli della Morte salutando i parenti. La signora Weasley indossava un completo color ametista nuovo di zecca e un cappello intonato. Un momento dopo, Bill e Charlie s’alzarono in piedi all’ingresso del padiglione, indossando entrambi abiti da cerimonia con grandi rose bianche sul colletto. Fred emise un fischio di ammirazione e ci fu uno scoppio di risatine da parte delle cugine Veela. Poi la folla si fece silenziosa mentre una musica sembrava diffondersi dai palloni dorati. “Ooooh!” sospirò Hermione, girandosi sulla sedia per guardare l’entrata. Un gran sospiro generale provenne dalle streghe e maghi presenti quando il signor Delacour e Fleur avanzarono lungo la corsia, Fleur fluendo con leggerezza, il signor Delacour ballonzolando e sorridendo radiosamente. Fleur indossava un semplicissimo vestito bianco e sembrava circondata da un forte bagliore argenteo. La sua radiosità, che di solito sminuiva chiunque altro al confronto, oggi abbelliva tutti coloro che toccava. Ginny e Gabrielle, entrambe abbigliate con vestiti dorati, apparivano anche più carine del solito e, una volta che Fleur ebbe raggiunto Bill, si ebbe l’impressione che sparisse ogni traccia dell’incontro con Fenrir Greyback. “Signore e Signori,” declamò una voce ben impostata. Con leggera sorpresa Harry notò lo stesso piccolo mago dai capelli a ciuffo che aveva officiato il funerale di Silente, in piedi di fronte a Bill e Fleur. “Siamo qui riuniti per celebrare l’unione di due anime devote…” 176 J. K. Rowling “Sì, la mia tiara la mette in risalto magnificamente,” disse zia Muriel con un sussurro di approvazione. “Invece, devo dirlo, il vestito di Ginevra è troppo scollato.” Ginny si guardò intorno e, sorridendo, fece l’occhiolino ad Harry, poi velocemente tornò a guardare di fronte. La mente di Harry vagò ben lontano dal padiglione, tornò ai pomeriggi passati con Ginny negli anfratti appartati del parco della scuola. Sembravano così lontani, erano sempre sembrati troppo belli per essere veri, come se fossero ore scintillanti rubate dalla vita di una persona normale, una persona senza cicatrice a forma di saetta sulla fronte… “Vuoi tu, William Arthur, prendere Fleur Isabelle…?” Nella prima fila, la signora Weasley e la signora Delacour singhiozzavano sommessamente in fazzolettini di trine. Sonore strombazzate, provenienti dal retro del padiglione, furono per tutti un chiaro segno che Hagrid aveva estratto uno dei suoi fazzoletti grandi quanto una tovaglia da tavola. Hermione si voltò a guardare Harry, aveva anche lei gli occhi pieni di lacrime. “… allora vi dichiaro legati per tutta la vita.” Il mago dai capelli a ciuffo alzò la bacchetta sopra le teste di Bill e Fleur coprendoli con una cascata di stelle d’argento, avvolgendo le due figure abbracciate in una spirale. Appena Fred e George diedero il via ad un applauso, i palloni dorati scoppiarono e ne uscirono uccelli del paradiso e campanelline d’oro fluttuanti, aggiungendo cinguettii e scampanellii al clamore generale. “Signore e signori!” Richiamò il mago dai capelli a ciuffo. “Se gentilmente volete alzarvi!” 177 Harry Potter e i Cimeli della Morte Tutti obbedirono. Zia Muriel brontolando sonoramente. Lui agitò la bacchetta e le sedie su cui erano accomodati volteggiarono con grazia nell’aria mentre le pareti di tela del padiglione sparivano, lasciandoli in piedi sotto un baldacchino supportato da pali d’oro con una magnifica vista sul frutteto soleggiato e sulla campagna circostante. Dopo qualche secondo, una pozza di oro liquido si allargò al centro della tenda fino a formare una scintillante pista da ballo, le sedie sospese si raggrupparono intorno a piccoli tavoli con tovaglie bianche e fluttuarono delicatamente verso terra. Il complesso in giacca dorata si diresse verso un podio. “Perfetto,” disse Ron approvando nel momento in cui camerieri saltarono fuori da tutte le parti, alcuni trasportando vassoi d’argento di succo di zucca, Burrobirra e whisky Incendiario, altri pile vacillanti di tartine e sandwich. “È il momento delle congratulazioni!” disse Hermione alzandosi in punta di piedi per vedere il posto in cui Bill e Fleur erano scomparsi in mezzo ad una folla di festeggianti. “Avremo tempo più tardi,” rispose Ron stringendosi nelle spalle, afferrando tre Burrobirre da un vassoio di passaggio e allungandone una ad Harry. “Hermione, stai tranquilla, troviamo un tavolo… non lì! Non vicino a Muriel…” Ron li condusse attraverso la pista da ballo vuota, gettando occhiate a sinistra e a destra mentre procedeva. Harry era sicuro che stesse controllando Krum. Nel tempo che impiegarono per raggiungere la parte opposta del 178 J. K. Rowling padiglione, molti tavoli erano già stati occupati. Il più vuoto era quello dove Luna sedeva da sola. “Ti sta bene se ci uniamo a te?” chiese Ron. “Oh, sì,” rispose lei felicemente. “Papà è appena andato a dare a Bill e Fleur il nostro regalo.” “Di che si tratta, una scorta a vita di Radibolle?” chiese Ron. Hermione tentò di dargli un calcio da sotto il tavolo, ma invece colpì Harry. Con gli occhi lacrimanti dal dolore, Harry perse il filo della conversazione per alcuni istanti. Il complesso aveva iniziato a suonare. Bill e Fleur andarono sulla pista da ballo per primi tra applausi scroscianti, dopo un po’ il signor Weasley condusse in pista la signora Delacour, seguito dalla signora Weasley e dal padre di Fleur. “Mi piace questa canzone,” disse Luna, muovendosi a tempo, e pochi secondi dopo si alzò e planò sulla pista da ballo, dove volteggiò sul posto, da sola, a occhi chiusi e ondeggiando le braccia. “È grande, no?” disse Ron con ammirazione. “Sempre di grande spessore.” Ma il sorriso gli scomparve dal volto all’improvviso: Viktor Krum s’era seduto nel posto lasciato libero da Luna. Hermione apparve piacevolmente agitata, ma questa volta Krum non era venuto per complimentarsi con lei. Guardandola con uno sguardo torvo domandò: “Chi è quell’uomo in giallo?” “Quello è Xenophilius Lovegood, il padre di una nostra amica,” disse Ron. Il tono aggressivo indicava che 179 Harry Potter e i Cimeli della Morte non erano disposti a ridere di Xenophilius, nonostante non ne mancasse il motivo. “Vieni a ballare,” aggiunse brutalmente ad Hermione. Lei apparve sorpresa, ma anche deliziata e si alzò, scomparvero insieme nella crescente calca della pista da ballo. “Ah, stanno insieme adesso?” chiese Krum, momentaneamente distratto. “Ehm… più o meno,” disse Harry. “Chi sei tu?” chiese Krum. “Barny Weasley.” Si strinsero le mani. “Tu Barny… tu conosci bene quell’uomo Lovegood?” “No, l’ho conosciuto solamente oggi. Perché?” Krum scoccò uno sguardo in cagnesco oltre l’orlo del suo bicchiere verso Xenophilius che chiacchierava con alcuni stregoni dall’altro lato della pista da ballo. “Perché,” disse Krum, “se non fosse un ospite di Fleur, lo sfiterei a duello, qui e adesso, per indossare quel lurito simbolo sul suo petto.” “Simbolo?” ripeté Harry guardando anch’esso verso Xenophilius. Lo strano occhio triangolare gli brillava sul petto. “Perché? Cos’ha che non va?” “Grindelwald. Quello è il simbolo di Grindelwald.” “Grindelwald… il mago oscuro che Silente ha sconfitto?” “Esattamente.” I muscoli della mascella di Krum si mossero come se stesse masticando, poi disse, “Grindelwald uccise molte persone, mio nonno per esempio. Naturalmente non fu mai potente in questo paese, dicefano che temefa Silente, e 180 J. K. Rowling giustamente, fisto come lui lo ha sconfitto. Ma quello…” puntò un dito a Xenophilius. “Quello è il suo simbolo, l’ho riconosciuto subito: Grindelwald l’ha inciso in un muro a Durmstrang, quando era studente. Alcuni idioti lo hanno copiato sui loro libri e festiti, pensando di scioccare, rendersi importanti… finché quelli di noi, che afefano perso membri della propria famiglia a causa di Grindelwald, non insegnarono loro com’era meglio comportarsi.” Krum fece crocchiare le nocche con cattiveria e guardò trucemente verso Xenophilius. Harry era perplesso. Gli sembrava incredibilmente improbabile che il padre di Luna fosse un sostenitore delle Arti Oscure e nessun altro nella tenda sembrava aver riconosciuto la forma triangolare, simile a una runa. “Sei…ehm… sicuro che sia di Grindelwald…? “Non ho sbagliato,” disse Krum freddamente. “Ho camminato dafanti a quel simbolo per difersi anni, lo conosco bene.” “Beh, c’è la possibilità,” disse Harry, “che Xenophilius non sappia cosa significhi veramente quel simbolo. I Lovegood sono un po’… strambi. Potrebbe averlo semplicemente trovato da qualche parte e pensato si trattasse della sezione della testa di un Ricciocorno Schiattoso o qualcosa del genere.” “La setzione di un che?” “Beh, non so che cosa siano, ma sembra che lui e sua figlia siano andati in vacanza alla loro ricerca…” Harry sentiva che non stava facendo un buon lavoro nel tentare di spiegare Luna e suo padre. 181 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Quella è lei,” disse indicando Luna, che stava ancora ballando da sola, muovendo le braccia intorno alla testa come qualcuno che sta cercando di scacciare moscerini. “Perché sta facendo quello?” chiese Krum. “Probabilmente cerca di liberarsi da un Gorgosprizzo,” disse Harry, che aveva riconosciuto i sintomi. Krum sembrava non capire se Harry lo stesse prendendo in giro o altro. Tirò fuori la sua bacchetta dalle vesti e la batté malvagiamente sulla coscia facendone scaturire scintille dalla punta. “Gregorovitch!” esclamò Harry a voce alta, e Krum sobbalzò, ma Harry era troppo eccitato per preoccuparsene, alla vista della bacchetta di Krum la memoria era tornata ad Olivander, quella volta in cui l’aveva presa per esaminarla attentamente prima del Torneo Tremaghi. “Che cosa a proposito di lui?” chiese Krum sospettosamente. “È un fabbricante di bacchette!” “Questo lo so,” disse Krum. “Ha fatto la tua bacchetta! È per questo che ho pensato… Quidditch…” Krum appariva sempre più sospettoso. “Come fai a sapere che Gregorofitch ha costruito la mia bacchetta?” “Io… io l’ho letto da qualche parte, credo,” disse Harry. “In una… una rivista di fan,” improvvisò selvaggiamente e Krum sembrò calmarsi. “Non mi ero accorto di afer mai discusso della mia bacchetta con i fan,” disse. 182 J. K. Rowling “Quindi… ehm… cosa fa Gregorovitch di questi tempi?” Krum apparve perplesso. “Si è ritirato difersi anni fa. Io sono stato uno degli ultimi ad acquistare una bacchetta di Gregorofitch. Sono le migliori, anche se so, naturalmente, che foi inglesi date molta più importanza ad Olifander.” Harry non rispose. Finse di guardare i ballerini, come Krum, ma stava pensando intensamente. Quindi Voldemort stava cercando un celebre fabbricante di bacchette e Harry non doveva affannarsi a trovarne una ragione. Sicuramente dipendeva da quello che la bacchetta di Harry aveva fatto la notte in cui Voldemort lo aveva inseguito attraverso i cieli. La bacchetta di agrifoglio e piume di fenice aveva sopraffatto la bacchetta presa in prestito, qualche cosa che Olivander non aveva previsto o capito. Gregorovitch ne avrebbe saputo di più? Era veramente più bravo di Olivander, conosceva segreti sulle bacchette che Olivander non possedeva? “Quella ragazza è feramente carina,” disse Krum, richiamando Harry alla realtà. Krum indicava Ginny, che aveva appena raggiunto Luna. “Anche lei è una tua parente?” “Sì,” disse Harry, improvvisamente irritato, “ed esce con un tizio. Uno gelosissimo. Un tipo grosso. Non ti conviene farlo arrabbiare.” Krum brontolò. “Qual è,” disse vuotando il bicchiere ed alzandosi nuovamente in piedi, “il fantaggio di essere un giocatore 183 Harry Potter e i Cimeli della Morte internazionale di Quidditch, se tutte le ragazze carine sono già occupate?” Se ne andò, lasciando Harry che agguantava un sandwich da un cameriere di passaggio e si faceva strada attorno all’affollata pista da ballo. Voleva trovare Ron, dirgli di Gregorovitch, ma Ron stava ballando con Hermione al centro della pista. Harry s’appoggiò ad uno dei sostegni d’oro e fissò Ginny, che adesso ballava con Lee Jordan, l’amico di Fred e George, cercando di non sentirsi troppo risentito per la promessa fatta a Ron. Non era mai stato ad un matrimonio, prima di allora, quindi non poteva giudicare quanto le celebrazioni magiche differissero da quelle babbane, tuttavia era praticamente sicuro che queste ultime non comprendessero una torta nuziale decorata da due fenici di plastica che prendevano il volo quando la torta era tagliata, o bottiglie di champagne che volteggiavano senza sostegno attraverso la folla. Man mano che scendeva la sera e le falene cominciavano a volare sotto il tendone, ora illuminato da fluttuanti lanterne d’oro, la baldoria divenne via via più incontrollata. Fred e George erano da tempo scomparsi nell’oscurità con un paio di cugine di Fleur. Charlie, Hagrid e un mago tarchiato con un cappello a cilindro porpora, stavano cantando “Odo l’Eroe” in un angolo. Vagabondando tra la folla in modo da sfuggire a uno zio ubriaco di Ron, che sembrava incerto se Harry fosse o no suo figlio, Harry vide un mago anziano seduto da solo ad un tavolo. La sua nube di capelli bianchi lo facevano rassomigliare, più che altro, ad un fiore di soffione 184 J. K. Rowling appassito con un fez mangiato dalle tarme per cappello. L’aspetto era vagamente familiare. Spremendosi le meningi, Harry improvvisamente capì che quello era Elphias Doge, membro dell’Ordine della Fenice e scrittore del necrologio di Silente. Harry gli si avvicinò. “Posso sedermi?” “Certamente, certamente,” disse Doge con una voce piuttosto acuta e ansimante. Harry si accomodò. “Signor Doge, sono Harry Potter.” Doge boccheggiò. “Mio caro ragazzo! Arthur mi aveva detto che eri qui, camuffato… sono così felice, così onorato!” Con un ondeggiamento di nervoso piacere Doge versò a Harry un calice di champagne. “Avevo pensato di scriverti,” sussurrò, “dopo Silente… lo shock… e per te, sono sicuro…” I piccoli occhi di Doge si riempirono di lacrime improvvise. “Ho visto il necrologio che ha scritto per la Gazzetta del Profeta,” disse Harry. “Non sapevo che conoscesse così bene il professor Silente.” “Bene come ogni altro,” disse Doge, tamponandosi gli occhi con un fazzoletto. “Certamente l’ho conosciuto più a lungo di altri, senza tenere conto di Aberforth… in qualche modo, la gente sembra non ricordare mai di Aberforth.” “Parlando della Gazzetta del Profeta… Non so se per caso ha visto, signor Doge …?” “Oh, per piacere chiamami Elphias, caro ragazzo.” 185 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Elphias, per caso ha visto l’intervista che Rita Skeeter ha rilasciato a proposito di Silente?” Il viso di Doge si fece arrabbiato. “Oh sì, Harry, l’ho vista. Quella donna, avvoltoio sarebbe un termine più esatto, mi ha indubbiamente tormentato perché le parlassi. Mi vergogno di dire che sono diventato piuttosto rude, chiamandola vecchiaccia2 impicciona, ottenendo come risultato, come avrai visto, calunnie sulla mia sanità mentale.” “Beh, in quell’intervista,” proseguì Harry, “Rita Skeeter ha lasciato intendere che il professor Silente fosse coinvolto nelle Arti Oscure, quando era giovane.” “Non credere ad una sola parola su questo!” Disse Doge all’improvviso. “Non una parola, Harry! Non lasciare che nulla offuschi il tuo ricordo di Albus Silente!” Harry guardò la faccia seria, sofferente di Doge e non si sentì rassicurato, ma frustrato. Doge pensava sul serio che fosse così facile, che Harry potesse semplicemente scegliere di non credere? Doge non capiva che Harry aveva bisogno di essere sicuro, di sapere tutto? Forse Doge intuì le sensazioni di Harry, dal momento che sembrò preoccupato e proseguì in fretta, “Rita Skeeter è una terribile…” Ma fu interrotto da un’acuta risata. “Rita Skeeter? Oh, la adoro, la leggo sempre!” 2 Nell’originale inglese è usato il termine “trout”, che significa sia “vecchiaccia” che “trota”. Nel cap. 2, la Skeeter insinua che Doge sia rimbambito per averle detto di stare attenta alle trote, mentre in questo dialogo si spiega cosa sia stato detto veramente. – N.d.T. 186 J. K. Rowling Harry e Doge alzarono lo sguardo per vedere zia Muriel con le piume danzanti sul cappello ed un calice di champagne in una mano. “Ha scritto un libro su Silente, sapete!” “Salve, Muriel,” disse Doge, “ Sì, ne stavamo proprio discutendo…” “Ehi, tu! Dammi la tua sedia, ho centosette anni!” Un altro cugino Weasley dai capelli rossi si alzò velocemente dalla propria sedia, allarmato, e zia Muriel la fece voltare con forza sorprendente e ci si sedette sopra tra Doge e Harry. “Salve ancora, Barry, o qualsiasi sia il tuo nome,” disse a Harry. “Allora, cosa stavi dicendo a proposito di Rita Skeeter, Elphias? Sai che ha scritto una biografia su Silente? Non vedo l’ora di leggerla, devo ricordarmi di ordinarla al Ghirigoro!” Doge, a queste parole, si irrigidì e si fece serio. Zia Muriel, però, svuotò il calice e schioccò le dita ossute verso un cameriere di passaggio per averne un altro. Scolò un altro sorso di champagne, non tentò nemmeno di trattenere un rutto, quindi continuò, “non c’è nessun bisogno di sembrare una coppia di rane gonfiate! Prima che diventasse così rispettato e rispettabile, e tutte quelle stupidaggini, sono girate un sacco di voci curiose su Silente!” “Calunnie da parte di disinformati”, disse Doge, ridiventando color ravanello. “Questo lo dici tu, Elphias,” chiocciò zia Muriel. “Ho notato come hai evitato le parti imbarazzanti in quel tuo necrologio!” 187 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Mi dispiace che tu lo pensi,” disse Doge, sempre più rigido. “Ti assicuro che stavo scrivendo con il cuore.” “Oh, tutti sappiamo bene che veneravi Silente. Suppongo che penseresti ancora che sia stato un santo perfino se si scoprisse essere stato lui a sbarazzarsi di quella sorella Magonò!” “Muriel!” esclamò Doge. Un gelo che non aveva nulla a che vedere con lo champagne ghiacciato si stava insinuando nel petto di Harry. “Che cosa intendi?” chiese a Muriel. “Chi dice che sua sorella era una Magonò? Pensavo fosse malata.” “Pensavi male, allora, Barry!” disse zia Muriel, apparendo deliziata all’effetto che aveva prodotto. “In ogni caso, come puoi aspettarti di sapere tutto al riguardo? È accaduto anni e anni prima che tu potessi perfino pensarci, mio caro, e la verità è che quelli di noi che erano vivi allora non hanno mai saputo cosa accadde realmente. Questo è il motivo per cui non vedo l’ora di scoprire cosa la Skeeter abbia portato alla luce! Silente ha mantenuto quella sorella segreta per lungo tempo!” “Non è vero!” ansimò Doge, “Non è assolutamente vero!” “Non mi ha mai detto che sua sorella era una Magonò,” disse Harry, senza pensare, ancora freddo dentro. “E perché mai avrebbe dovuto dirtelo?” stridette Muriel, oscillando un po’ sulla sua sedia nel tentativo di mettere a fuoco Harry. “Il motivo per cui Albus non parlava mai di Ariana,” cominciò Elphias, con una voce densa di emozione, “è 188 J. K. Rowling piuttosto chiaro, almeno credevo. Era così devastato dalla sua morte…” “Perché nessuno l’ha mai vista, Elphias?” stridette Muriel. “Perché metà di noi non hanno mai neppure saputo che esistesse, fino a quando non trasportarono fuori la bara dalla casa e celebrarono il suo funerale? Dov’era il prode Albus mentre Ariana era tenuta rinchiusa in cantina? Impegnato lontano a fare il genietto ad Hogwarts, senza occuparsi mai di quello che succedeva nella propria casa!” “Cosa intende con, «rinchiusa in cantina»?” chiese Harry. “Cosa significa?” Doge apparve infelice. Zia Muriel ridacchiò nuovamente e rispose ad Harry. “La madre di Silente era una donna terrificante, semplicemente terrificante. Babbana di nascita, anche se ho sentito che fingeva il contrario…” “Non ha mai preteso nulla del genere! Kendra era una donna piacevole,” sussurrò Doge miserabilmente, ma zia Muriel lo ignorò. “…orgogliosa e molto autoritaria, il genere di strega che sarebbe stata mortificata nel generare una Magonò…” “Ariana non era una Magonò!”ansimò Doge. “Questo lo dici tu, Elphias. Spiega, allora, perché non ha mai frequentato Hogwarts!” disse zia Muriel. Si voltò verso Harry. “Ai nostri tempi i Magonò erano spesso occultati. Tuttavia portare questo all’estremo imprigionando effettivamente una ragazzina in casa e pretendere che non esistesse…” 189 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Te l’ho detto, questo non è quello che è accaduto!” disse Doge, ma zia Muriel continuò come un rullo compressore, sempre rivolgendosi a Harry. “I Magonò erano spesso mandati alle scuole babbane e incoraggiati ad integrarsi nella comunità babbana… un modo molto più gentile che cercare loro un posto nel mondo magico, dove sarebbero sempre stati di serie B, ma naturalmente Kendra Silente non si sarebbe mai sognata di lasciare che sua figlia andasse ad una scuola babbana…” “Ariana era delicata!” disse Doge disperatamente. “La sua salute era sempre troppo fragile per permetterle…” “Per permetterle di lasciare la casa?” ridacchiò Muriel. “E tuttavia non è mai stata portata al San Mungo e nessun guaritore fu mai chiamato per visitarla!” “Veramente, Muriel, come puoi mai sapere se…” “Per tua informazione, Elphias, mio cugino Lancelot era un guaritore al San Mungo a quel tempo e, in stretta confidenza, disse alla mia famiglia che Ariana non vi era mai stata mandata. Tutto molto sospetto, riteneva Lancelot!” Doge sembrava sull’orlo delle lacrime. Zia Muriel, che sembrava divertirsi enormemente, schioccò le dita per altro champagne. Con i sensi intorpiditi Harry pensò a come i Dursley lo avessero nascosto, una volta, rinchiudendolo e tenendolo fuori vista, tutto per il crimine di essere un mago. La sorella di Silente aveva sofferto lo stesso destino al contrario, imprigionata per la sua mancanza di magia? E Silente l’aveva veramente abbandonata al suo destino, mentre andava a Hogwarts per dimostrarsi brillante e pieno di talento? 190 J. K. Rowling “Bene, se Kendra non fosse morta prima,” riprese Muriel, “Avrei detto che fosse stata lei ad aver fatto fuori Ariana…” “Come puoi, Muriel?” si lamentò Doge. “Una madre uccidere la propria figlia? Pensa a quello che stai dicendo!” “Se la madre in questione era capace di imprigionare la figlia per anni, in fondo perché no?” Zia Muriel si strinse nelle spalle. “Ma come stavo dicendo, non torna, perché Kendra è morta prima di Ariana, di cosa, non si è mai saputo per certo…” “Oh, senza dubbio Ariana l’ha assassinata,” disse Doge, in un coraggioso tentativo di derisione. “Perché no?” “Sì, Ariana deve aver fatto un disperato tentativo per liberarsi e ha ucciso Kendra nella colluttazione,” disse zia Muriel pensierosa. “Scuoti la testa quanto vuoi, Elphias! Tu eri al funerale di Ariana, no?” “Sì, c’ero,” disse Doge, attraverso labbra tremanti. “E non riesco a ricordare un’occasione più disperatamente triste. Albus aveva il cuore spezzato…” “Il suo cuore non era l’unica cosa. Aberforth non ha rotto il naso ad Albus a metà della cerimonia?” Doge era apparso disgustato, in precedenza, ma non era nulla in confronto di come appariva adesso. Muriel sembrava averlo pugnalato. Lei ridacchiò rumorosamente e ingollò un altro sorso di champagne che le colò lungo il mento. “Come fai a…?” gracchiò Doge. “Mia madre era amica della vecchia Bathilda Bath,” disse zia Muriel felicemente “Bathilda ha descritto l’intera 191 Harry Potter e i Cimeli della Morte faccenda a mia madre mentre io ascoltavo dalla porta. Una rissa al fianco della bara! Da come Bathilda l’ha raccontato, Aberforth ha urlato che era tutta colpa di Silente se Ariana era morta, poi l’ha colpito in faccia. A parere di Bathilda, Albus non ha nemmeno tentato di difendersi, e questo è già abbastanza strano di per sé, Albus avrebbe potuto distruggere Aberforth in duello con entrambe le mani legate dietro la schiena.” Muriel inghiottì ancora champagne. Declamare questi vecchi scandali sembrava eccitarla tanto quanto disgustava Doge. Harry non sapeva che pensare, cosa credere, voleva la verità e tutto quello che Doge faceva era starsene seduto lì e piagnucolare flebilmente che Ariana era malata. Harry difficilmente riusciva a credere che Silente non sarebbe intervenuto se una tale crudeltà avesse avuto luogo nella sua stessa casa, tuttavia c’era qualche cosa di indubbiamente strano in quella storia. “E ti dico un’altra cosa,” disse Muriel, singhiozzando leggermente mentre abbassava il calice. “Credo sia stata Bathilda a vuotare il sacco con Rita Skeeter. Tutte quelle allusioni nell’intervista alla Skeeter a proposito di un’importante fonte vicina ai Silente… Dio sa che era lì durante tutta la faccenda di Ariana e potrebbe proprio starci!” “Bathilda non parlerebbe mai a Rita Skeeter!” sussurrò Doge. “Bathilda Bath?” chiese Harry. “L’autrice di Storia della magia?” Il nome era stampato sulla copertina di uno dei testi scolastici di Harry, anche se, bisogna ammettere, non su uno di quelli che aveva letto più attentamente. 192 J. K. Rowling “Sì,” disse Doge, aggrappandosi alla domanda di Harry come un uomo che sta per affogare si aggrappa ad un salvagente. “Una storica della magia molto dotata e una vecchia amica di Albus.” “Piuttosto rimbambita di questi tempi, ho sentito dire,” disse zia Muriel allegramente. “Se fosse così, allora è ancor più ignobile per la Skeeter aver approfittato di lei,” disse Doge, “e nessun affidamento può essere posto su qualsiasi cosa Bathilda possa avere detto!” “Oh, ci sono modi di riportare a galla i ricordi, e sono sicura Rita Skeeter li conosce tutti molto bene,” disse zia Muriel “ma anche se Bathilda fosse completamente babbea, sono sicura che deve avere ancora vecchie fotografie, forse perfino lettere. Ha conosciuto i Silente per anni… vale la pena fare un viaggio a Godric’s Hollow, ho pensato.” Harry, che stava sorseggiando un po’ di Burrobirra, si soffocò. Doge lo colpì sulla schiena mentre Harry tossiva guardando zia Muriel attraverso gli occhi lacrimanti. Una volta che ebbe di nuovo il controllo della voce chiese, “Bathilda Bath vive a Godric’s Hollow?” “Oh sì, vive là da sempre! I Silente si trasferirono lì dopo che Percival fu imprigionato, e lei era la loro vicina.” “I Silente hanno vissuto a Godric’s Hollow?” “Sì, Barry, è proprio ciò che ho appena detto,” disse zia Muriel irritata. Harry si sentì prosciugato, svuotato. Mai una volta, in sei anni, Silente aveva detto ad Harry che entrambi avevano vissuto e avevano perso persone amate a Godric’s Hollow. Perché? Lily e James erano sepolti vicino alla 193 Harry Potter e i Cimeli della Morte madre e alla sorella di Silente? Silente aveva visitato le loro tombe, magari passando vicino a quelle di Lily e James nel farlo? Mai una volta aveva detto a Harry… mai si era preso il disturbo di dire… Harry non sapeva spiegare, nemmeno a se stesso, perché fosse così importante, tuttavia sentiva che il non dirgli che avevano in comune quel posto, quelle esperienze, era equivalente a raccontargli una bugia. Fissò dritto davanti a sé, notando a malapena cosa accadeva intorno e non si era accorto che Hermione era sgusciata fuori dalla folla, finché lei non si lasciò cadere su una sedia al suo fianco. “Non ce la faccio proprio a ballare ancora,” ansimò, togliendosi una delle scarpe e massaggiandosi la pianta del piede. “Ron è andato a cercare altre Burrobirre. È un po’ strano, ho appena visto Viktor allontanarsi infuriato dal padre di Luna, sembrava stessero litigando…” la sua voce si spense guardandolo. “Harry, va tutto bene?” Harry non sapeva da dove iniziare, ma non aveva importanza. In quel momento, qualcosa di grosso e argentato arrivò fluttuando attraverso la tenda fin sulla pista da ballo. Con grazia la lince luccicante atterrò leggermente in mezzo ai ballerini sorpresi. Alcune teste si voltarono, mentre quelli più vicini si bloccarono, assurdamente, a metà della danza. Poi la bocca del Patronus si aprì larga e parlò con la voce forte, profonda e lenta di Kingsley Shacklebolt. “Il ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.” 194 J. K. Rowling CAPITOLO NOVE UN NASCONDIGLIO Tutto appariva confuso, lento. Harry e Hermione balzarono in piedi ed estrassero le bacchette. La maggior parte delle persone aveva appena iniziato a capire che era accaduto qualcosa di strano. Le teste erano ancora girate verso il punto in cui il felino argentato era svanito. Il silenzio si allargava in fredde ondate dal luogo in cui il Patronus era apparso. Poi qualcuno strillò. Harry ed Hermione si lanciarono tra la folla terrorizzata. Gli ospiti correvano in ogni direzione, molti si stavano Smaterializzando. Gli incantesimi protettivi intorno alla Tana erano stati infranti. “Ron!” urlò Hermione. “Ron, dove sei?” 195 Harry Potter e i Cimeli della Morte Mentre si facevano strada a forza attraverso la pista da ballo, Harry vide apparire in mezzo alla folla delle figure mascherate e coperte da mantelli. Immediatamente dopo vide Lupin e Tonks con le bacchette sollevate e sentì entrambi urlare, “Protego!”, un urlo che fu ripetuto da ogni lato… “Ron! Ron!” gridò Hermione singhiozzando, mentre lei e Harry venivano urtati dagli ospiti presi dal panico. Harry le afferrò la mano per essere sicuro di non essere separati mentre un lampo di luce sibilò sulle loro teste, un incantesimo di protezione o qualcosa di più sinistro, non riuscì a distinguere… Ed ecco, Ron era là. Afferrò la mano libera di Hermione e Harry la sentì ruotare su se stessa. Immagini e suoni sparirono, mentre le tenebre si stringevano su di lui. Tutto quello che poteva sentire era la mano di Hermione mentre veniva schiacciato attraverso lo spazio e il tempo, lontano dalla Tana, lontano dall’attacco dei Mangiamorte, lontano, forse, da Voldemort stesso… “Dove siamo?” disse la voce di Ron. Harry aprì gli occhi. Per un momento pensò di non aver lasciato il matrimonio, dopotutto. Sembrava fossero ancora circondati dalla gente. “Tottenham Court Road”, ansimò Hermione. “Camminate, camminate soltanto, abbiamo bisogno di trovare un posto dove possiate cambiarvi.” Harry fece come lei voleva. In parte camminarono, in parte corsero per l’ampia strada buia piena di festaioli notturni e fiancheggiata da negozi chiusi, le stelle brillavano in alto. Un autobus a due piani passò rombando e un gruppo di frequentatori di pub, un po’ alticci, li fissò 196 J. K. Rowling mentre passavano. Harry e Ron indossavano ancora gli abiti da cerimonia. “Hermione, non abbiamo nulla da metterci,” le disse Ron, mentre una giovane donna scoppiava in una rauca risatina alla loro vista. “Perché non mi sono assicurato di avere il Mantello dell’Invisibilità con me?” dichiarò Harry, maledicendo tra sé e sé la sua stupidità. “L’ho tenuto con me tutto l’anno scorso e…” “Va tutto bene, ho io il Mantello e i vestiti per voi due,” rispose Hermione, “solo sforzatevi di comportarvi con naturalezza finché… sarà necessario.” Li condusse in fondo ad una strada stretta, quindi al riparo di un vicolo buio. “Quando hai detto che hai il Mantello, i vestiti…” chiese Harry, squadrando cupamente Hermione, che non aveva nulla con sé a parte la piccola borsetta con le perline, in cui stava ora rovistando. “Si, sono qui,” rispose Hermione, e sorprendendo non poco Harry e Ron, tirò fuori un paio di jeans, una felpa, alcune calze marroni e, infine, l’argenteo Mantello dell’Invisibilità. “Come accidenti…?” “Incantesimo di Ingrandimento Invisibile,” disse Hermione. “Complicato, ma penso di averlo fatto bene. In ogni caso, sono riuscita a mettere tutto quello che ci serve qua dentro.” Diede una leggera scossa all’apparentemente fragile borsetta che risuonò come il cassone di un camion contenente un gran numero di oggetti pesanti. “Oh, dannazione, questi devono essere i libri,” esclamò, scrutando all’interno, “e li avevo tutti divisi per 197 Harry Potter e i Cimeli della Morte argomento… oh beh… Harry, è meglio che ti metta il Mantello dell’Invisibilità. Ron, sbrigati e cambiati…” “Quando hai fatto tutto questo?” chiese Harry, mentre Ron si spogliava. “Ve l’avevo detto alla Tana. Avevo impacchettato le cose essenziali da giorni, sai, in caso avessimo avuto bisogno di partire di fretta. Ho fatto i tuoi bagagli questa mattina, Harry, dopo che ti sei cambiato, e li ho messi qui dentro… Ho avuto come un presentimento…” “Tu sei meravigliosa, davvero,” disse Ron, porgendole il fagotto dei suoi vestiti. “Grazie,” rispose Hermione, rivolgendogli un piccolo sorriso mentre metteva i vestiti nella borsa. “Per favore, Harry, mettiti quel mantello!” Harry si gettò il mantello sulle spalle e lo tirò sulla testa, svanendo alla vista. Stava iniziando a rendersi conto solo adesso di ciò che era successo. “Gli altri… tutti quelli che erano al matrimonio…” “Non possiamo preoccuparci di questo ora,” bisbigliò Hermione. “È te che vogliono, Harry. Tornando metteremmo solamente tutti ancora più in pericolo.” “Ha ragione,” disse Ron, che sembrava sapere che Harry stava per protestare, anche se non poteva vedergli il volto. “La maggior parte dell’Ordine era là, loro si prenderanno cura di tutti gli altri.” Harry annuì, poi si ricordò che non potevano vederlo, e rispose, “Ok.” Ma pensava a Ginny, e la paura gli ribolliva nello stomaco come acido. “Andiamo, penso che dovremmo continuare a muoverci,” disse Hermione. 198 J. K. Rowling Tornarono indietro lungo la stradina e si ritrovarono sul viale principale, dove un gruppo di uomini sul marciapiede di fronte camminava barcollando e cantando. “Solo per curiosità, perché Tottenham Court Road?” chiese Ron a Hermione. “Non ho idea, semplicemente mi è saltato in mente, ma sono certa che siamo più al sicuro nel mondo Babbano, non si aspettano di trovarci qui.” “Vero”, disse Ron, guardandosi attorno, “ma non ti senti un po’… allo scoperto?” “Dove altro possiamo stare?” chiese Hermione, cercando di farsi piccola mentre gli uomini sull’altro lato della strada iniziavano a lanciare fischi di apprezzamento verso di lei. “Difficilmente possiamo prenotare delle camere al Paiolo Magico, no? Grimmauld Place è esclusa visto che Piton può entrarci… Immagino che potremmo provare a casa dei miei genitori, anche se penso che ci sia la possibilità che ci cerchino là… oh, vorrei che stessero zitti!” “Tutto bene, cara?” il più ubriaco degli uomini sull’altro marciapiede stava gridando. “Ti va un drink? Scarica il rosso e vieni con noi a bere una birra!” “Sediamoci da qualche parte,” disse Hermione precipitosamente, mentre Ron apriva la bocca per ribattere da una parte all’altra della strada. “Guarda, qui andrà bene, entriamo!” Era un piccolo e squallido caffè aperto tutta la notte. Un leggero strato di grasso ricopriva la superficie di formica dei tavoli, ma per lo meno era vuoto. Harry scivolò per primo dentro un separé e Ron si sedette accanto a lui di fronte a Hermione, che dava le spalle 199 Harry Potter e i Cimeli della Morte all’entrata e non ne era contenta. Si lanciava occhiate alle spalle così spesso che sembrava avesse un tic nervoso. Harry non era contento di stare fermo, camminando aveva l’illusione di avere un obiettivo. Sotto il Mantello poteva sentire gli ultimi effetti della Pozione Polisucco che se ne andavano, le braccia gli stavano tornando alla solita lunghezza e forma. Tirò fuori gli occhiali dalla tasca e li indossò. Dopo un minuto o due, Ron disse, “Sai, qui non siamo lontani dal Paiolo Magico, è solo in Charing Cross…” “Ron, non possiamo!” disse immediatamente Hermione. “Non per fermarci là, ma per scoprire cosa sta succedendo!” “Sappiamo cosa sta succedendo! Voldemort si è impadronito del Ministero, cos’altro abbiamo bisogno di sapere?” “Ok, ok, era solo un’idea!” Ricaddero in un silenzio nervoso. La cameriera, masticando una gomma, si trascinò verso di loro e Hermione ordinò due cappuccini. Poiché Harry era invisibile, sarebbe sembrato strano ordinarne uno per lui. Una coppia di robusti operai entrò nel caffè e si accomodò nel vicino separé. Hermione abbassò la voce ad un bisbiglio. “Penso che dobbiamo trovare un posto tranquillo per Smaterializzarci e dirigerci verso la campagna. Una volta là, possiamo mandare un messaggio all’Ordine.” “Sei capace di fare quei Patronus parlanti, allora?” chiese Ron. “Ho fatto un po’ di pratica e penso di sì,” rispose Hermione. 200 J. K. Rowling “Bene, sempre che non li metta nei guai, anche se potrebbero essere stati arrestati ormai. Cielo, è disgustoso,” aggiunse Ron dopo aver sorseggiato lo schiumoso caffè grigiastro. La cameriera aveva sentito e lanciò a Ron un’occhiata malevola mentre si trascinava per prendere gli ordini dei nuovi clienti. Il più grosso dei due operai, biondo e davvero enorme a guardarlo bene, le fece cenno di allontanarsi. Lei lo fissò, offesa. “Andiamo, allora, non voglio bere questa porcheria,” disse Ron. “Hermione, hai dei soldi babbani per pagare questa roba?” “Sì, ho ritirato tutto il denaro che avevo investito in Fondi Immobiliari, prima di venire alla Tana. Potrei scommettere che le quotazioni erano tutte al minimo,” sospirò Hermione, allungandosi per prendere la borsa di perline. I due operai fecero lo stesso movimento ed Harry li imitò inconsapevolmente. Tutti e tre alzarono le bacchette. Ron, accorgendosi qualche secondo in ritardo di ciò che stava succedendo, balzò dall’altra parte del tavolo, spingendo Hermione lungo la panca. La potenza dell’incantesimo del Mangiamorte mandò in frantumi la parete di piastrelle proprio dov’era prima la testa di Ron, mentre Harry, ancora invisibile, urlò: “Stupeficium!” Il grosso Mangiamorte biondo venne colpito al volto da un getto di luce rossa. Crollò di lato privo di sensi. Il suo compagno, incapace di vedere chi aveva lanciato l’incantesimo, ne scagliò un altro verso Ron. Delle corde nere scintillanti si librarono dalla punta della bacchetta e imprigionarono Ron da capo a piedi – la cameriera gridò e corse fuori dalla porta – Harry lanciò un altro 201 Harry Potter e i Cimeli della Morte Schiantesimo al Mangiamorte con la faccia contorta che aveva bloccato Ron, ma l’incantesimo mancò il bersaglio, rimbalzò sulla finestra e colpì la cameriera, che si accasciò di fronte alla porta. “Expulso!” muggì il Mangiamorte, e il tavolo dietro cui stava in piedi Harry saltò in aria: la forza dell’esplosione lo gettò con violenza contro il muro ed egli sentì la bacchetta sfuggirgli di mano mentre il mantello gli scivolava via dalle spalle. “Petrificus Totalus!” urlò Hermione da dov’era nascosta, e il Mangiamorte cadde in avanti come una statua atterrando con un tonfo sordo sul caos di porcellane rotte, tavolo e caffè. Hermione strisciò fuori da sotto la panca, scrollandosi i pezzi del portacenere di vetro dai capelli e tremando da capo a piedi. “D-diffindo,” disse, puntando la bacchetta verso Ron, che urlò dal dolore mentre l’incantesimo di Hermione gli tagliava deciso i jeans sul ginocchio, lasciando uno squarcio profondo. “Oh, mi spiace tanto, Ron, mi trema la mano! Diffindo!” Le corde tagliate caddero via. Ron si alzò in piedi, scrollando le braccia perché riacquistassero sensibilità. Harry raccolse la bacchetta e si arrampicò sui rottami verso il punto in cui il grande Mangiamorte biondo era steso sulla panca. “Avrei dovuto riconoscerlo, era là la notte in cui Silente è morto,” disse. Capovolse il Mangiamorte bruno col piede. Gli occhi dell’uomo si muovevano rapidamente tra Harry, Ron e Hermione. 202 J. K. Rowling “Questo è Dolohov”, disse Ron. “Lo riconosco da quei vecchi manifesti. Penso che quello grosso sia Thorfinn Rowle.” “Non importa come si chiamano!” disse Hermione un po’ istericamente. “Come ci hanno trovato? Cosa dobbiamo fare?” Per qualche motivo il suo panico sembrò rischiarare le idee a Harry. “Blocca la porta,” le disse, “e Ron, spegni le luci.” Abbassò lo sguardo verso il paralizzato Dolohov, pensando velocemente, mentre la serratura scattava e Ron usava lo Spegnino per immergere nel buio il caffè. Harry poteva sentire gli uomini che prima avevano fischiato ad Hermione, urlare ad un’altra ragazza in lontananza. “Cosa ne facciamo di loro?” bisbigliò Ron a Harry attraverso il buio. Con voce ancora più bassa aggiunse “Li uccidiamo? Loro volevano ucciderci. Hanno fatto un bel tentativo poco fa.” Hermione rabbrividì e fece un passo indietro. Harry scosse la testa. “Dobbiamo solo cancellare la loro memoria,” disse Harry. “È la cosa migliore, farà perdere le nostre tracce. Se li uccidiamo, sarà ovvio che siamo stati qui.” “Tu sei il capo,” disse Ron, sembrando profondamente sollevato. “Ma non ho mai fatto un Incantesimo di Memoria.” “Nemmeno io,” rispose Hermione, “ma conosco la teoria.” Fece un profondo, calmo respiro, poi puntò la bacchetta sulla fronte di Dolohov e disse, “Oblivion.” 203 Harry Potter e i Cimeli della Morte Subito, gli occhi di Dolohov divennero sfuocati e sognanti. “Magnifico!” esclamò Harry, applaudendola da dietro. “Prenditi cura dell’altro e della cameriera mentre Ron e io riordiniamo.” “Riordiniamo?” chiese Ron, guardandosi intorno nel caffè parzialmente distrutto. “Perché?” “Non pensi che potrebbero chiedersi cos’è successo se si svegliano e si trovano in un posto che sembra appena bombardato?” “Oh giusto, sì…” Ron si contorse un po’ prima di riuscire ad estrarre la bacchetta dalla tasca. “Non c’è da meravigliarsi se non esce, Hermione, hai preso i miei vecchi jeans, sono stretti.” “Oh, mi dispiace tanto,” sibilò Hermione, e mentre trascinava la cameriera lontano dalla vetrina, Harry le sentì mormorare un suggerimento sul posto in cui Ron poteva ficcarsi la bacchetta. Una volta che il caffè fu riportato alle condizioni iniziali, rimisero i Mangiamorte nel loro separé e li puntellarono uno di fronte all’altro. “Ma come ci hanno trovato?” chiese Hermione, guardando l’uno e l’altro degli uomini incoscienti. “Come facevano a sapere dove eravamo?” Si volse verso Harry. “Tu… non pensi che potresti avere ancora la Traccia addosso, Harry? “Non può,” rispose Ron. “La Traccia si spezza a diciassette anni, è la legge magica, non la puoi mettere su un adulto.” 204 J. K. Rowling “Per quel che ne sai,” disse Hermione. “E se i Mangiamorte avessero trovato un modo per metterla su un diciassettenne?” “Ma Harry non è stato vicino ad un Mangiamorte nelle ultime ventiquattr’ore. Chi pensi che possa avergli messo una Traccia addosso?” Hermione non rispose. Harry si sentì contaminato, corrotto. Era veramente così che i Mangiamorte l’avevano trovato? “Se non posso usare la magia, e voi non potete usare la magia vicino a me, senza rivelare la nostra posizione…” cominciò. “Non ci dividiamo!” rispose Hermione fermamente. “Abbiamo bisogno di un posto sicuro per nasconderci,” disse Ron. “Diamoci tempo per riflettere a fondo sulla cosa.” “Grimmauld Place,” disse Harry. Gli altri due lo guardarono a bocca aperta. “Non essere sciocco, Harry, Piton può entrarci!” “Il padre di Ron ha detto che hanno predisposto degli incantesimi contro di lui – e anche se non funzionassero,” continuò mentre Hermione cominciava a protestare “che importa? Giuro, niente mi piacerebbe di più che incontrare Piton!” “Ma…” “Hermione, dove possiamo andare altrimenti? È la migliore possibilità che abbiamo. Piton è solo un Mangiamorte. Se ho ancora la Traccia, li avremo tutti addosso dovunque andiamo.” Lei non riuscì a ribattere, anche se evidentemente le sarebbe piaciuto farlo. Mentre sbloccava la porta del bar, 205 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ron fece scattare lo Spegnino per liberare le luci del locale. Harry contò fino a tre, annullarono gli incantesimi sulle loro vittime e, prima che la cameriera o uno dei Mangiamorte potesse far più che un lieve movimento assonnato, Harry, Ron e Hermione si erano girati su loro stessi ed erano svaniti ancora una volta schiacciati nel buio. Alcuni secondi dopo, i polmoni di Harry si allargarono riconoscenti ed aprì gli occhi. Si trovavano nel mezzo di una familiare piazzetta squallida. Alti fabbricati in cattivo stato li circondavano. Riuscivano a vedere il numero dodici, la cui esistenza era stata svelata loro da Silente, il Custode Segreto del luogo. Si precipitarono verso la casa, controllando ogni pochi metri di non essere seguiti o sorvegliati. Corsero su per i gradini di pietra ed Harry diede un colpetto con la bacchetta alla porta d’ingresso. Sentirono una serie di scatti metallici e il rumore di una catena, poi la porta si aprì di scatto con un cigolio e si affrettarono oltre la soglia. Mentre Harry si chiudeva la porta alle spalle, le antiquate lampade a gas si accesero emettendo una luce tremolante lungo tutto il corridoio. Era proprio come Harry lo ricordava: lugubre, coperto di ragnatele, i profili delle teste degli elfi domestici sul muro che gettavano strane ombre sulla scalinata. Tende lunghe e scure nascondevano il ritratto della madre di Sirius. L’unica cosa fuori posto era il portaombrelli a gamba di troll, che giaceva su un lato come se Tonks l’avesse appena fatto cadere un’altra volta. “Penso che ci sia venuto qualcuno,” bisbigliò Hermione, indicandolo. 206 J. K. Rowling “Può essere successo mentre l’Ordine andava via,” mormorò Ron in risposta. “Allora, dove sono questi incantesimi che hanno messo contro Piton?” chiese Harry. “Che si attivino solo se lui si fa vivo?” suggerì Ron. Restarono vicini sullo zerbino, tuttavia, spalle alla porta, timorosi di inoltrarsi nella casa. “Beh, non possiamo rimanere qui per sempre,” disse Harry, e fece un passo avanti. “Severus Piton?” La voce di Malocchio Moody mormorò nell’oscurità, facendo fare a tutti e tre un salto indietro per lo spavento. “Non siamo Piton!” gracchiò Harry, prima che qualcosa di simile ad aria fredda passasse sibilando sopra di lui e la sua lingua si avvolgesse all’indietro su se stessa, rendendogli impossibile parlare. Prima ancora di riacquistare la sensibilità della bocca, comunque, la lingua si era sciolta di nuovo. Gli altri due sembravano aver provato la stessa sgradevole sensazione. Ron stava facendo versi simili a conati. Hermione balbettò, “Questa d-deve essere l-la Mmaledizione Allaccialingua che Malocchio ha messo per Piton!” Cautamente, Harry fece un altro passo avanti. Qualcosa si spostò tra le ombre alla fine del corridoio, e prima che qualcuno di loro potesse dire un’altra parola, una figura si era sollevata dal tappeto, alta, color polvere, e terribile. Hermione urlò e cosi fece la Signora Black, le tende che sventolavano aperte. La grigia figura scivolava verso di loro, sempre più veloce, i capelli lunghi fino alla cintola e la barba che le sventolavano dietro, la faccia 207 Harry Potter e i Cimeli della Morte incavata, scarna, con i buchi degli occhi vuoti. Orribilmente familiare, terribilmente alterata, alzò un braccio devastato rivolto verso Harry. “No!” urlò Harry, e benché avesse alzato la bacchetta non gli veniva in mente nessun incantesimo. “No! Non siamo stati noi! Non ti abbiamo ucciso noi…” Alla parola “ucciso”, la figura esplose in una grande nuvola di polvere: tossendo, con gli occhi che lacrimavano, Harry si guardò intorno. Vide Hermione rannicchiata sul pavimento, appoggiata alla porta e con le braccia sulla testa. Ron, che tremava dalla testa ai piedi e le dava un buffetto sulla spalla e diceva, “Va tutto bbene… Se n’è a-andato…” La polvere turbinava intorno a Harry come foschia, colpendo le lampade blu a gas, mentre la Signora Black continuava ad urlare. “Mezzosangue, immondizia, macchie di disonore, infamia nella casa dei miei padri…” “TACI!” muggì Harry, puntando la bacchetta su di lei. Con uno scoppio e un’esplosione di scintille rosse, le tende si chiusero di nuovo, facendola tacere. “Quello… quello era…” piagnucolò Hermione, mentre Ron la aiutava a rimettersi in piedi. “Sì,” rispose Harry, “ma non era veramente lui, no? Solo qualcosa per spaventare Piton.” Aveva funzionato, si chiese Harry, o Piton aveva già fatto saltar via la sagoma raccapricciante con tanta indifferenza quanta ne aveva avuta uccidendo il vero Silente? Con i nervi ancora scossi, guidò gli altri due nel corridoio, aspettandosi quasi che apparisse qualche nuovo orrore, ma 208 J. K. Rowling nulla si mosse, tranne un topo che fuggì via lungo il battiscopa. “Prima di andare avanti, penso sia meglio controllare,” sussurrò Hermione, alzò la bacchetta e disse, “Homenum revelio.” Non successe nulla. “Beh, hai appena avuto un grosso shock,” disse Ron gentilmente. “Che cosa avrebbe dovuto fare?” “Ha fatto quello che volevo facesse!” rispose Hermione piuttosto irritata. “Era un incantesimo per rivelare la presenza di esseri umani, e non c’è nessuno, tranne noi!” “Oltre al caro vecchio Polvere,” disse Ron, lanciando un’occhiata al pezzo di tappeto da cui si era levata la figura cadaverica. “Saliamo,” rispose Hermione, con un’occhiata spaventata allo stesso punto, e li condusse verso le scale cigolanti fino al salotto al primo piano. Hermione sventolò la bacchetta per accendere le vecchie lampade a gas, poi, rabbrividendo leggermente nella stanza piena di spifferi, si appollaiò sul divano, con le braccia ben strette intorno a sé. Ron si spostò alla finestra e mosse di un millimetro la pesante tenda di velluto. “Non riesco a vedere nessuno là fuori,” riferì, “Eppure c’é da pensare che, se Harry avesse ancora la Traccia addosso, ci avrebbero seguiti fin qui. So che non possono entrare in casa, ma… cosa c’è, Harry?” Harry aveva emesso un grido di dolore. La cicatrice aveva ricominciato a bruciare e qualcosa gli guizzò nella testa come una luce brillante sull’acqua. Aveva visto una grande ombra e sentito una collera che non gli apparte209 Harry Potter e i Cimeli della Morte neva scoppiargli nel corpo, intensa e breve come una scossa elettrica. “Cosa hai visto?” chiese Ron, avvicinandosi ad Harry. “Hai visto lui a casa mia?” “No, ho solo sentito rabbia… è veramente arrabbiato…” “Ma questo potrebbe succedere alla Tana,” disse Ron ad alta voce. “Cos’altro? Non hai visto nient’altro? Sta torturando qualcuno?” “No, ho solo sentito rabbia… Non posso dire…” Harry si sentiva infastidito, confuso, e Hermione non lo aiutò dicendo con voce spaventata, “La cicatrice, ancora? Ma cosa sta succedendo? Pensavo che quel legame fosse chiuso!” “Lo è stato, per un po’,” borbottò Harry; la cicatrice gli doleva ancora, era difficile concentrarsi. “Io… io penso che inizi ad aprirsi di nuovo ogni volta che perde il controllo, è così che andava … “Ma allora, devi chiudere la mente!” disse Hermione petulante. “Harry, Silente non voleva che tu usassi quella connessione, voleva che tu la chiudessi, è per questo che avresti dovuto usare l’Occlumanzia! Altrimenti Voldemort può inserirti false immagini nel cervello. Ti ricordi…” “Sì, mi ricordo, grazie,” rispose Harry digrignando i denti. Non aveva bisogno che Hermione gli rammentasse che Voldemort, una volta, aveva usato proprio questa connessione tra di loro per farlo cadere nella trappola che aveva portato alla morte di Sirius. Desiderò di non aver raccontato loro cosa aveva visto e sentito. Rendeva Voldemort più minaccioso, come se stesse forzando la finestra della stanza. Il dolore della cicatrice aumentò 210 J. K. Rowling ancora ed Harry cercò di combatterlo. Era come tentare di respingere la nausea. Voltò le spalle a Ron e Hermione, fingendo di esaminare il vecchio arazzo dell’albero genealogico dei Black sul muro. Poi Hermione gridò. Harry estrasse nuovamente la bacchetta, si voltò e vide un Patronus argentato con la forma di una donnola superare la finestra del salotto, atterrare sul pavimento di fronte a loro e parlare con la voce del padre di Ron. “Famiglia salva, non rispondete, siamo sorvegliati.” Il Patronus si dissolse nel nulla. Ron emise un rumore a metà tra un piagnucolio e un lamento e si lasciò cadere sul divano. Hermione lo raggiunse, stringendogli la mano. “Stanno tutti bene, stanno tutti bene!” mormorò, e Ron fece una risatina e la abbracciò. “Harry,” disse da sopra la spalla di Hermione, “Io…” “Non c’è problema,” rispose Harry, nauseato dal male alla testa. “È la tua famiglia, è naturale che ti preoccupi. Mi sarei sentito nello stesso modo.” pensò a Ginny. “Mi sento nello stesso modo.” Il dolore alla cicatrice stava raggiungendo un picco, bruciando come aveva fatto nel giardino della Tana. Sentì appena Hermione dire “Non voglio stare da sola. Possiamo usare i sacchi a pelo che ho portato e accamparci qui stanotte?” Sentì Ron accettare. Non poteva combattere il male più a lungo. Doveva cedere. “Bagno,” borbottò, e lasciò la stanza più velocemente che poteva senza correre. Ce la fece per un pelo. Chiudendosi la porta alle spalle con mani tremanti, si afferrò la testa che martellava e 211 Harry Potter e i Cimeli della Morte cadde sul pavimento, poi, con uno scoppio di dolore, sentì la collera che non gli apparteneva impossessarsi della sua mente. Vide una lunga stanza illuminata solo dalla luce del fuoco e il grosso Mangiamorte biondo, sul pavimento, che gridava e si contorceva e una sottile figura in piedi, torreggiante su di lui, con la bacchetta puntata, mentre Harry diceva con una forte, gelida, crudele voce: “Ancora, Rowle, o vuoi che la finiamo e ti do in pasto a Nagini? Lord Voldemort non è sicuro che ti perdonerà stavolta… Mi hai richiamato per questo? Per dirmi che Harry Potter è nuovamente sfuggito? Draco, dai a Rowle un altro assaggio del nostro disappunto… fallo, o proverai tu stesso la mia collera!” Un ceppo cadde nel fuoco. Le fiamme si alzarono, la loro luce guizzò illuminando una volto terrorizzato, appuntito e pallido… con l’impressione di emergere dall’acqua profonda Harry si scosse ansimando e aprì gli occhi. Era disteso a braccia e gambe divaricate sul freddo pavimento di marmo nero, il naso a pochi centimetri da una delle code di serpente d’argento che sostenevano la grande vasca da bagno. Si sedette. La faccia di Malfoy, magra e terrorizzata, sembrava gli fosse rimasta impressa negli occhi. Harry era disgustato da quello che aveva visto, da come Voldemort usava Draco. Ci fu un improvviso colpo alla porta e Harry sussultò mentre risuonava la voce di Hermione. “Harry, vuoi il tuo spazzolino da denti? Ce l’ho qui.” 212 J. K. Rowling “Si, fantastico, grazie,” rispose, lottando per mantenere un tono indifferente mentre si alzava per lasciarla entrare. 213 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO DIECI IL RACCONTO DI KREACHER Harry si svegliò presto il mattino dopo, avvolto in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le pesanti tende. Era di quel calmo azzurro limpido che sembra inchiostro diluito in quell’attimo in bilico tra la notte e l’alba. Tutto era silenzioso, tranne che per il lento respiro profondo di Ron ed Hermione. Harry lanciò un’occhiata alle scure forme che i due proiettavano su un lato del pavimento. Ron era stato preso da un eccesso di cavalleria ed aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini del divano, il profilo della ragazza, quindi, si stagliava in alto rispetto al suo punto di vista. Il braccio di Hermione pendeva verso il pavimento, 214 J. K. Rowling le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Harry si chiese se si fossero addormentati mano nella mano. L’idea lo fece sentire stranamente solo. Harry esaminò il soffitto ombreggiato, il lampadario a bracci pieno di ragnatele. Meno di ventiquattr’ore prima si trovava alla luce del sole, all’ingresso del padiglione, in attesa di fare da valletto agli ospiti del matrimonio. Sembrava trascorsa una vita. Cosa sarebbe successo adesso? Si adagiò sul pavimento e pensò agli Horcrux, alla complicata e spaventosa missione che Silente gli aveva affidato... Silente... Il dolore che si era impadronito di lui dalla morte di Silente sembrava diverso adesso. Le accuse sentite da Muriel al matrimonio gli si erano annidate nel cervello come qualcosa di morboso, infestandogli i ricordi del mago che aveva idolatrato. Era mai possibile che Silente avesse lasciato accadere cose simili? Era mai possibile che fosse stato come Dudley, contento di assistere ad incurie e abusi, purché non lo riguardassero? Era mai possibile che avesse voltato le spalle ad una sorella segregata e occultata? Harry pensò a Godric’s Hollow, alle tombe che vi si trovavano a cui Silente non aveva mai accennato. Pensò ai misteriosi oggetti trasmessi in eredità dal testamento di Silente senza alcuna spiegazione, ed il risentimento crebbe nell’oscurità. Perché Silente non gliene aveva parlato? Perché non gli aveva dato spiegazioni? Silente aveva veramente voluto molto bene ad Harry? Oppure Harry era stato niente più che uno strumento da lucidare ed affilare, ma di cui non fidarsi, con cui non confidarsi mai? 215 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry non riusciva a restare disteso senza altra compagnia che pensieri amari. Alla disperata ricerca di qualcosa da fare per distrarsi, sgusciò fuori dal sacco a pelo, raccolse la bacchetta e scivolò silenziosamente fuori dalla stanza. Sul pianerottolo sussurrò, “Lumos,” e cominciò a salire i gradini alla luce della bacchetta. Sul secondo pianerottolo si trovava la stanza da letto nella quale lui e Ron avevano dormito l’ultima volta che erano stati in quella casa. Diede un’occhiata all’interno. Lo sportello dell’armadio era aperto e le lenzuola erano strappate. Harry ricordò della gamba di troll rovesciata al piano di sotto. Qualcuno aveva perquisito la casa dopo che l’Ordine l’aveva lasciata. Piton? O forse Mundungus, che aveva rubacchiato molto da quella casa sia prima che dopo la morte di Sirius? Lo sguardo di Harry vagò sul ritratto che a volte conteneva Phineas Nigellus Black, il bis-bis nonno di Sirius, ma era vuoto e mostrava null’altro che una distesa di sfondo scuro. Phineas Nigellus passava la notte nello studio del preside ad Hogwarts, ovviamente. Harry continuò a salire le scale fino a raggiungere il pianerottolo più alto, dove c’erano solo due porte. Quella di fronte a lui portava una targhetta con scritto Sirius. Harry non era mai entrato prima nella stanza del suo padrino. Aprì la porta, tenendo alta la bacchetta per diffondere la luce il più lontano possibile. La stanza era spaziosa e, una volta, doveva essere stata molto bella. C’era un grande letto con la testata di legno intagliato, un’alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto ed un candeliere coperto da fitta polvere, con mozziconi di candela ancora nei portacandele, gocce di cera solidificata ancora sospese come perle di ghiaccio. 216 J. K. Rowling Un sottile strato di polvere ricopriva le immagini sui muri e la testata del letto. Una ragnatela si tendeva tra il candeliere e la sommità del grande armadio di legno e, non appena Harry s’addentrò di più nella stanza, sentì un fuggi-fuggi di topi spaventati. L’adolescente Sirius aveva tappezzato le pareti di così tanti poster e illustrazioni, che era visibile ben poco dei muri ricoperti di seta grigio-argento. Harry diede per scontato che i genitori di Sirius non fossero stati in grado di eliminare l’Incantesimo di Adesione Permanente che li teneva attaccati al muro, perché era certo che i gusti del loro figlio maggiore, in fatto di decorazioni, non fosse di loro gradimento. Sembrava che Sirius avesse fatto del suo meglio per infastidire i genitori. C’erano molte bandiere di Grifondoro, il rosso e l’oro sbiaditi, proprio per sottolineare la sua diversità dal resto della famiglia Serpeverde. C’erano molte illustrazioni di motociclette Babbane ed anche diversi poster di ragazze Babbane in bikini (Harry si trovò ad ammirare l’impudenza di Sirius). Harry era in grado di dire che si trattava di Babbane perché rimanevano perfettamente ferme all’interno delle loro foto, i sorrisi sbiaditi e gli occhi vuoti congelati sulla carta. Questo contrastava con l’unica fotografia magica sul muro, che raffigurava quattro studenti di Hogwarts abbracciati, che ridevano rivolti all’obiettivo. Con un balzo di gioia, Harry riconobbe suo padre, i suoi disordinati capelli neri tirati all’indietro come quelli di Harry e anche con gli occhiali. Accanto a lui c’era Sirius, trascurato ma bello, il viso un po’ arrogante molto più giovane e felice di quanto Harry l’avesse mai visto da vivo. Alla destra di Sirius c’era Minus, che con la testa 217 Harry Potter e i Cimeli della Morte non gli arrivava alle spalle, grassoccio e con gli occhi acquosi, eccitato per la gioia di far parte della combriccola più ammirata, con i veneratissimi ribelli che James e Sirius erano stati. Alla sinistra di James c’era Lupin, dall’apparenza sempre un po' malandato, ma con la stessa aria felicemente sorpresa di scoprirsi amato e accettato... o era semplicemente perché Harry sapeva com’era andata che notava tutto questo nella foto? Provò a staccarla dal muro. Adesso era sua, dopotutto, Sirius gli aveva lasciato tutto, ma non ci riuscì. Sirius non aveva trascurato nessun artificio per evitare che i genitori gli riarredassero la stanza. Harry scrutò il pavimento. Il cielo all’esterno andava rischiarando. Un raggio di luce rivelò pezzi di carta, libri e piccoli oggetti sparpagliati sul tappeto. Anche la stanza di Sirius era stata perquisita, evidentemente, anche se sembrava che il contenuto fosse stato valutato quasi, se non interamente, senza valore. Alcuni libri erano stati scrollati tanto rudemente da essere strappati dalle copertine e diverse pagine erano sparpagliate sul pavimento. Harry si chinò, prese alcuni pezzi di carta e li esaminò. Riconobbe uno di essi come parte di una vecchia edizione di Storia della Magia, di Bathilda Bath, ed un altro come appartenente ad un manuale sulla manutenzione della motocicletta. Il terzo era scritto a mano e spiegazzato. Lo lisciò. Caro Felpato, grazie, grazie per il regalo di compleanno di Harry! È di gran 218 J. K. Rowling lunga il suo preferito. Ha solo un anno e già sfreccia su un manico di scopa giocattolo, sembra così soddisfatto di sé stesso, allego una foto così puoi vederlo da te. Sai che si alza da terra solo di una sessantina di centimetri, ma ha quasi ucciso il gatto e ha fracassato un orribile vaso che Petunia mi aveva mandato per Natale (nessun rimpianto per quello). Naturalmente, James pensa che sia molto divertente, dice che sarà un grande giocatore di Quidditch, ma abbiamo dovuto mettere via tutti i soprammobili ed assicurarci di non perderlo d’occhio quando si mette a volare. Abbiamo organizzato una festicciola di compleanno molto tranquilla, soltanto noi e la vecchia Bathilda, che è sempre dolce con noi e che stravede per Harry. Ci è dispiaciuto molto che 219 Harry Potter e i Cimeli della Morte tu non sia potuto venire, ma l’Ordine viene per primo ed Harry non è ancora abbastanza grande da rendersi conto del suo compleanno, in ogni caso! James comincia ad essere un po’ frustrato per essere relegato qui, cerca di non darlo a vedere ma, ne sono certa, Silente non gli ha ancora restituito il Mantello dell’Invisibilità e, inoltre, non può nemmeno fare qualche scappatella. Se riuscissi a venire a trovarlo, certamente gli risolleverebbe il morale. Codaliscia è stato qui lo scorso fine settimana. L’ho visto un po’ giù, ma probabilmente era per le notizie sui McKinnon. Ho pianto tutta la sera quando l’ho saputo. Bathilda viene a trovarci molto spesso, è una vecchietta incantevole con tante strane storie su Silente, e non sono certa che gli piacerebbe se venisse a saperlo! 220 J. K. Rowling Non so quanto crederci, davvero, perché sembra incredibile che Silente… Harry sembrava paralizzato. Rimase perfettamente immobile, tenendo quel portentoso pezzo di carta tra le dita inerti mentre, dentro di lui, una specie di eruzione sommessa gli pompava nelle vene gioia e dolore che rimbombavano in ugual misura. Barcollò fino al letto e si sedette. Lesse di nuovo la lettera, ma non riusciva ad afferrare altri significati che quelli che aveva colto la prima volta, e si ridusse a fissare la scrittura stessa. Sua madre scriveva le “g” nello stesso modo in cui le scriveva lui. Cercò ognuna di esse scorrendo la lettera da cima a fondo, ed ognuna sembrava un amichevole piccolo saluto intravisto dietro un velo. La lettera era un tesoro incredibile, la prova che Lily Potter era vissuta, vissuta veramente, che la sua mano calda si era mossa su quella pergamena tracciando con l’inchiostro quelle lettere, quelle parole, parole che parlavano di lui, Harry, suo figlio. Scacciando le lacrime dagli occhi con un gesto impaziente della mano, rilesse la lettera, concentrandosi stavolta sul significato. Era come ascoltare una voce che riconosceva solo vagamente. Avevano un gatto... forse era morto a Godric’s Hollow, come i genitori... oppure fuggito quando non era rimasto più nessuno a dargli da mangiare... Sirius gli aveva comprato il suo primo manico di scopa... i suoi genitori avevano conosciuto Bathilda Bath. Silente li 221 Harry Potter e i Cimeli della Morte aveva presentati? Silente non gli ha ancora restituito il Mantello dell’Invisibilità... c’era qualcosa di strano... Harry si fermò un momento, riflettendo sulle parole di sua madre. Perché Silente aveva richiesto il Mantello dell’Invisibilità di James? Harry ricordò distintamente il preside mentre gli diceva, anni prima, “Non ho bisogno di un mantello per diventare invisibile.” Forse qualche membro dell’Ordine meno dotato aveva avuto bisogno dell’aiuto del Mantello e Silente aveva fatto da tramite? Harry proseguì... Codaliscia è stato qui... Minus, il traditore, era sembrato “un po’ giù”? Forse perché era consapevole che vedeva James e Lily vivi per l’ultima volta? Ed infine di nuovo Bathilda, che raccontava storie incredibili su Silente: sembra incredibile che Silente… Che Silente cosa? Ma c’era un numero infinito di cose che potevano sembrare incredibili su Silente: che una volta avesse preso un voto bassissimo in un esame di Trasfigurazione, per esempio, o che si fosse messo ad incantare le capre come Aberforth… Harry si alzò in piedi ed esaminò il pavimento. Forse il resto della lettera era lì da qualche parte. Raccolse le carte, stropicciandole per l’impazienza con la stessa indifferenza di chi aveva frugato per primo. Aprì cassetti, scrollò libri, salì su una sedia per frugare sopra l’armadio e s’infilò sotto il letto e la poltrona. Alla fine, steso con la faccia sul pavimento, scorse quello che sembrava un pezzo di carta stracciato sotto il cassettone. Quando lo tirò su, si rivelò essere il pezzo più grande della fotografia che Lily aveva descritto nella lettera. Un bimbo dai capelli neri sfrecciava dentro e fuori dalla foto su una 222 J. K. Rowling piccola scopa, ridendo fragorosamente, ed un paio di gambe che dovevano appartenere a James gli correvano dietro. Harry s’infilò in tasca la fotografia insieme alla lettera di Lily e continuò a cercare il secondo foglio. Dopo un altro quarto d’ora, comunque, fu costretto a concludere che il resto della lettera di sua madre era smarrito. Era semplicemente andato disperso nei sedici anni che erano trascorsi da quando era stato scritto, oppure era stato raccolto da chi aveva perquisito la stanza? Harry lesse di nuovo il primo foglio, questa volta cercando indizi su cosa aveva potuto rendere prezioso il secondo. Il suo manico di scopa giocattolo difficilmente poteva essere considerato interessante da un Mangiamorte… L’unica cosa potenzialmente utile che riusciva a vederci erano le possibili informazioni su Silente. Sembra incredibile che Silente… cosa? “Harry? Harry? Harry!” “Sono qui!” gridò, “Cos’è successo?” Ci fu uno scalpiccio di passi fuori dalla porta, ed Hermione irruppe nella stanza. “Ci siamo svegliati e non sapevamo dov’eri!” disse ansimando. Si girò e urlò dietro di sé, “Ron! L’ho trovato!” La voce contrariata di Ron risuonò distante da diversi piani più in basso. “Bene! Digli da parte mia che è un deficiente!” “Harry, non sparire così, per favore, eravamo terrorizzati! Perché sei salito fin quassù, ad ogni modo?” Contemplò la stanza messa a soqquadro. “Che stavi facendo?” “Guarda cos’ho trovato.” 223 Harry Potter e i Cimeli della Morte Le passò la lettera della madre. Hermione la prese e la lesse mentre Harry la guardava. Quando arrivò alla fine della pagina, alzò lo sguardo verso di lui. “Oh, Harry…” “E c’è anche questa.” Le porse la fotografia strappata, ed Hermione sorrise al bimbo che sfrecciava dentro e fuori dall’inquadratura sulla scopa giocattolo. “Stavo cercando il resto della lettera” disse Harry, “ma non c’è”. Hermione si guardò intorno. “Hai fatto tu tutto questo caos, o c’era già quando sei arrivato?” “Qualcuno ha frugato prima di me,” rispose Harry. “Lo credo anch’io. Tutte le stanze in cui ho guardato salendo erano state messe a soqquadro. Cosa pensi cercassero?” “Informazioni sull’Ordine, se è stato Piton.” “Ma non credi che sapesse già tutto quello che gli serviva, voglio dire, ha fatto parte dell’Ordine, no?” “Allora,” disse Harry, desideroso di discutere la sua teoria, “forse cercava informazioni su Silente? La seconda pagina di questa lettera, per esempio. Sai chi è questa Bathilda menzionata da mia mamma?” “Chi?” “Bathilda Bath, l’autrice di…” “Storia della Magia,” concluse Hermione, che sembrava interessata. “Così i tuoi genitori la conoscevano? Era una grande storica della magia.” “Ed è ancora viva,” aggiunse Harry, “e vive a Godric’s Hollow, la zia di Ron, Muriel, ha parlato di lei al 224 J. K. Rowling matrimonio. Conosceva anche la famiglia di Silente. Sarebbe piuttosto interessante parlarle, no?” Cera un po’ troppa comprensione nel sorriso che Hermione gli rivolse, per i gusti di Harry. Riprese la lettera e la fotografia e le infilò nella tracolla, così da non doverla guardare e così svelarsi. “Capisco perché ti piacerebbe parlare con lei di tua mamma e tuo papà, e anche di Silente,” disse Hermione. “Ma questo non ci aiuterebbe davvero nella nostra ricerca degli Horcrux, no?” Harry non rispose, e lei aggiunse in fretta, “Harry, so che ti piacerebbe molto andare a Godric’s Hollow, ma ho paura… ho paura di quanto facilmente quei Mangiamorte ci hanno trovati ieri. Questo mi ha fatto pensare, più che mai, che dovremmo evitare il posto dove i tuoi genitori sono sepolti, sono sicura che si aspettino che tu lo visiti.” “Non è solo questo,” disse Harry, evitando ancora di guardarla. “Muriel ha raccontato delle cose su Silente al matrimonio. Voglio sapere la verità…” Raccontò a Hermione tutto quello che Muriel gli aveva rivelato. Quando ebbe finito, Hermione disse, “Naturalmente, posso capire perché sei sconvolto, Harry…” “… non sono sconvolto,” mentì, “mi piacerebbe soltanto sapere se è vero o no, oppure…” “Harry, pensi davvero che saprai la verità da una vecchia maliziosa come Muriel, o da Rita Skeeter? Come puoi credere loro? Conoscevi Silente!” “Pensavo di conoscerlo,” borbottò. 225 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ma tu sai quanta verità c’era in quello che Rita ha scritto su di te! Doge ha ragione, come puoi lasciare che questa gente offuschi i tuoi ricordi di Silente?” Distolse lo sguardo, nel tentativo di non tradire il risentimento che provava. Eccoci di nuovo. Scegli in cosa credere. Lui voleva la verità. Perché tutti erano così decisi sul fatto che non dovesse averla? “Scendiamo in cucina?” propose Hermione dopo una piccola pausa. “A cercare qualcosa per far colazione?” Accettò, ma a malincuore, e la seguì sul pianerottolo e oltre la seconda porta che vi si affacciava. C’erano profondi graffi incisi nella vernice al di sotto di un piccolo cartello che non aveva notato nel buio. Attraversò il pianerottolo per leggerlo. Era un piccolo cartello appariscente, ordinatamente scritto a mano, il genere di cosa che Percy Weasley avrebbe potuto attaccare alla porta della sua camera. Non Entrare senza l’esplicito permesso di Regulus Arcturus Black Harry stillava eccitazione da tutti i pori, ma non gli fu subito chiaro il motivo. Rilesse il cartello. Hermione era già una rampa di scale più in basso. “Hermione,” disse, e fu sorpreso di sentire la propria voce così calma. “Torna qui.” “Di che si tratta?” “R.A.B. Penso di averlo trovato.” 226 J. K. Rowling Ci fu un ansito e subito Hermione si precipitò su per le scale. “Nella lettera di tua mamma? Ma non ho visto…” Harry scosse la testa, indicando il cartello di Regulus. La ragazza lo lesse, poi afferrò il braccio di Harry così strettamente che lo fece trasalire. “Il fratello di Sirius?” mormorò. “Era un Mangiamorte,” disse Harry, “Sirius mi ha parlato di lui, si unì a loro quando era molto giovane e poi si spaventò e cercò di tirarsi indietro – così lo uccisero.” “Questo collima!” ansimò Hermione. “Se era un Mangiamorte, aveva accesso a Voldemort, e se si fosse liberato delle sue illusioni, in seguito potrebbe aver voluto rovesciare Voldemort!” Lasciò Harry, si sporse dalla ringhiera e gridò, “Ron! RON! Vieni su, presto!” Ron apparve un minuto dopo, col fiatone, la bacchetta pronta in una mano. “Che c’è? Se sono di nuovo grossi ragni, voglio la colazione prima di…” Aggrottò la fronte davanti al cartello sulla porta di Regulus che Hermione gli stava indicando in silenzio. “Cosa? Era il fratello di Sirius, no? Regulus Arcturus… Regulus… R.A.B.! Il medaglione… non credi…?” “Andiamo a scoprirlo,” disse Harry. Spinse la porta: era chiusa a chiave. Hermione puntò la bacchetta verso la maniglia e disse, “Alohomora.” Ci fu un click e la porta si aprì. Varcarono la soglia insieme, guardandosi attorno. La camera di Regulus era un po’ più piccola di quella di Sirius, aveva però lo stesso senso di passato splendore. 227 Harry Potter e i Cimeli della Morte Laddove Sirius aveva cercato di sbandierare la sua diversità dal resto della famiglia, Regulus si era sforzato di sottolineare l’opposto. I colori smeraldo e argento di Serpeverde erano ovunque, coprivano il letto, i muri e le finestre. Lo stemma dei Black era accuratamente dipinto sopra il letto, insieme con il loro motto, Toujours Pur. Sotto di esso c’era una raccolta di ritagli di giornale ingialliti, tutti incollati assieme a formare un irregolare puzzle. Hermione attraversò la stanza per vederli da vicino. “Parlano tutti di Voldemort,” disse. “Sembra che Regulus ne sia stato un ammiratore per qualche anno, prima di unirsi ai Mangiamorte…” Un piccolo sbuffo di povere si sollevò dal copriletto mentre si sedeva a leggere i ritagli. Harry si era accorto, intanto, di un’altra fotografia: una squadra di Quidditch di Hogwarts sorrideva e salutava verso chi guardava la foto. La avvicinò agli occhi e notò lo stemma del serpente che portavano sul petto: Serpeverde. Regulus era immediatamente riconoscibile come il ragazzo seduto al centro della prima fila. Aveva gli stessi capelli neri e lo sguardo un po’ arrogante di suo fratello, sebbene fosse più basso, più smilzo e alquanto meno bello di com’era stato Sirius. “Giocava da Cercatore”, disse Harry. “Cosa?” chiese distrattamente Hermione. Era ancora immersa nei ritagli di giornale su Voldemort. “Sta seduto al centro della prima fila, che è il posto del Cercatore… non importa”, rispose Harry, accorgendosi che nessuno lo stava ascoltando. Ron, a quattro 228 J. K. Rowling zampe, cercava sotto l’armadio. Harry si guardò intorno nella stanza cercando probabili nascondigli e s’avvicinò alla scrivania. Di nuovo, qualcuno aveva cercato prima di lui. Il contenuto dei cassetti era stato messo sottosopra di recente, la polvere smossa, ma non c’era niente di valore. Vecchie penne, libri di testo in disuso che mostravano segni del rude trattamento subito, una bottiglietta d’inchiostro fracassata di recente, il cui appiccicoso residuo ricopriva il contenuto del cassetto. “C’è un modo più semplice,” disse Hermione, mentre Harry si asciugava sui jeans le dita sporche d’inchiostro. Alzò la bacchetta e pronunciò, “Accio medaglione!” Non accadde nulla. Ron, che stava ispezionando le pieghe sbiadite delle tende, sembrò deluso. “È cosi, allora? Non c’è?” “Oh, potrebbe essere ancora qui, ma sotto controincantesimi,” disse Hermione. “Sai, incantesimi per prevenire che sia richiamato con la magia.” “Come quello che Voldemort pose sul bacile di pietra nella grotta,” disse Harry, ricordandosi di non essere riuscito a richiamare il falso medaglione con l’Incantesimo di Appello. “Come dovremo riuscire a trovarlo, allora?”chiese Ron. “Cercheremo manualmente,” rispose Hermione. “Buona idea,” concluse Ron, roteando gli occhi, e riprese l’ispezione delle tende. Setacciarono ogni centimetro della stanza per più di un’ora, ma alla fine furono costretti a concludere che il medaglione non c’era. 229 Harry Potter e i Cimeli della Morte Il sole era ormai sorto. I suoi raggi abbagliavano i tre anche attraverso le sporche finestre del pianerottolo. “Potrebbe essere in qualche altra parte della casa, però,” disse Hermione in tono incoraggiante mentre scendevano. Al contrario degli scoraggiati Harry e Ron, lei sembrava aver immagazzinato ancora maggiore determinazione. “Che fosse riuscito a distruggerlo o meno, avrebbe dovuto tenerlo nascosto a Voldemort, no? Vi ricordate tutte quelle cose tremende di cui abbiamo dovuto liberarci l’ultima volta che siamo stati qui? Quell’orologio che tirava frecce a tutti, e quei vecchi abiti che hanno tentato di strangolare Ron. Regulus potrebbe averle messe lì per proteggere il nascondiglio del medaglione, anche se noi non ce ne siamo accorti in… in…” Harry e Ron la guardarono. Era rimasta con un piede a mezz’aria, senza parole come uno che sia stato appena Obliviato. Perfino il suo sguardo si era fatto assente. “… in quel momento,” concluse in un soffio. “Qualcosa che non va?” chiese Ron. “C’era un medaglione.” “Cosa?” fecero Harry e Ron all’unisono. “Nell’armadietto del salotto. Nessuno riusciva ad aprirlo. E noi… noi…” Harry si sentì come se un mattone gli fosse scivolato attraverso il petto fin nello stomaco. Ricordò. Aveva persino maneggiato quell’oggetto mentre se lo passavano tra loro, ognuno tentando di far leva per aprirlo. Era stato gettato in un sacco della spazzatura, insieme alla tabacchiera piena di polvere di Capperuncolo ed al carillon che aveva fatto appisolare tutti… 230 J. K. Rowling “Kreacher ci sgraffignò un mucchio di cose,” disse Harry. Era l’unica possibilità, l’unica esile speranza che rimaneva loro, e lui si sarebbe aggrappato ad essa finché non si fosse visto costretto a mollare.” Ha un’intera scorta di roba nascosta nella suo ripostiglio in cucina. Andiamo.” Corse giù dalle scale due gradini alla volta, mentre gli altri due rimbombavano scendendo nella sua scia. Fecero così tanto rumore che svegliarono il ritratto della madre di Sirius mentre passavano nell’ingresso. “Sozzura! Sporchi Mezzosangue! Feccia!” gridò alle loro spalle mentre si precipitavano nella cucina del seminterrato e sbattevano la porta alle loro spalle. Harry percorse velocemente la lunghezza della stanza, si fermò in scivolata davanti alla porta del ripostiglio di Kreacher e l’aprì con uno strattone. C’era un nido di vecchie coperte sudice nel quale l’elfo aveva dormito un tempo, ma che non brillavano più dei gingilli che Kreacher aveva recuperato. C’era soltanto una vecchia copia di Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. Rifiutandosi di credere ai suoi occhi, Harry strappò via le coperte e si mise a scuoterle. Un topo morto ne cadde fuori e rotolò tristemente sul pavimento. Ron gemette, gettandosi su una sedia della cucina, Hermione chiuse gli occhi. “Non è ancora finita,” disse Harry, e a voce alta chiamò, “Kreacher!” Ci fu un forte crack e l’elfo domestico, che Harry aveva ereditato tanto a malincuore da Sirius, apparve dal nulla davanti al freddo e vuoto caminetto. Piccolo, circa la metà di un essere umano, la pelle pallida che ricadeva formando delle pieghe, i capelli bianchi che sporgevano 231 Harry Potter e i Cimeli della Morte abbondantemente dalle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo straccio lurido della prima volta che lo avevano incontrato, e lo sguardo sdegnoso che rivolse ad Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del cambio di proprietà non si era modificato più dei suoi abiti. “Padrone,” gracchiò Kreacher con la sua voce da rana toro, e si inchinò profondamente, mormorando alle proprie ginocchia, “tornare nell’antica casa della mia padrona con il Weasley traditore del proprio sangue e la Mezzosangue…” “Ti proibisco di chiamare chiunque “traditore del proprio sangue” o “Mezzosangue,” ringhiò Harry. Avrebbe trovato Kreacher un oggetto decisamente sgradevole, con il suo naso a grugno e gli occhi iniettati di sangue, anche se l’elfo non avesse tradito Sirius per Voldemort. “Ho una domanda per te,” disse Harry, col cuore che batteva piuttosto veloce mentre guardava l’elfo dall’alto in basso, “e ti ordino di rispondere con la verità. Capito?” “Sì, Padrone,” rispose Kreacher, inchinandosi di nuovo. Harry vide le sue labbra muoversi senza suono, formulando senza dubbio gli insulti che gli aveva appena proibito di pronunciare. “Due anni fa,” continuò Harry, col cuore che ora gli martellava contro le costole, “c’era un grosso medaglione d’oro nel salotto di sopra. Lo abbiamo buttato via. Lo hai rubato?” Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Kreacher si raddrizzò per guardare Harry dritto in faccia. Poi rispose, “Sì.” 232 J. K. Rowling “Dov’è adesso?” chiese Harry esultante, mentre Ron ed Hermione sembravano pieni di gioia. Kreacher chiuse gli occhi come se non fosse capace di sostenere le loro reazioni a quello che stava per dire. “Andato.” “Andato?” gli fece eco Harry, mentre l’esultanza lo abbandonava. “Cosa significa, andato?” L’elfo rabbrividì. Lui vacillò. “Kreacher,” disse Harry ferocemente, “ti ordino…” “Mundungus Fletcher,” gracchiò l’elfo, con gli occhi ancora serrati. “Mundungus Fletcher ha rubato tutto: le fotografie di miss Bella e miss Cissy, i guanti della mia padrona, l’Ordine di Merlino Prima Classe, le coppe con lo stemma della famiglia, e, e…” Kreacher era senza fiato. Il petto incavato gli si sollevava e abbassava rapidamente, poi spalancò gli occhi e lanciò un grido da gelare il sangue. “…e il medaglione, il medaglione del Padrone Regulus, Kreacher ha sbagliato, Kreacher è venuto meno ai suoi doveri!” Harry reagì d’istinto. Mentre Kreacher balzava verso l’attizzatoio che era nel focolare, si lanciò sopra l’elfo, stendendolo. Il grido di Hermione si confuse con quello di Kreacher, ma Harry urlò più forte di entrambi: “Kreacher, ti ordino di stare fermo!” Sentì l’elfo bloccarsi e lasciarsi andare. Kreacher si accasciò sul freddo pavimento di pietra, con le lacrime che zampillavano dagli occhi sporgenti. “Harry, lascialo andare!” sussurrò Hermione. “Così può picchiarsi con l’attizzatoio?” sbuffò Harry, inginocchiandosi accanto all’elfo. “Non credo proprio. 233 Harry Potter e i Cimeli della Morte D’accordo, Kreacher, voglio la verità. Come sai che Mundungus Fletcher ha rubato il medaglione?” “Kreacher l’ha visto!” ansimò l’elfo, mentre le lacrime gli colavano sul naso a becco e poi nella bocca piena di denti grigi. “Kreacher l’ha visto venir fuori dalla credenza di Kreacher con le mani piene dei tesori di Kreacher. Kreacher ha detto al ladruncolo di fermarsi, ma Mundungus Fletcher si è messo a ridere ed è scscappato…” “L’hai chiamato «il medaglione del Padrone Regulus»,” disse Harry. “Perché? Da dove veniva? Cosa doveva farci Regulus? Kreacher, siediti e raccontami tutto quello che sai sul medaglione, e tutto quello che Regulus aveva a che farci!” L’elfo si sedette, si raggomitolò, mise la faccia bagnata tra le ginocchia e iniziò a dondolarsi avanti e indietro. Quando parlò, aveva la voce smorzata ma perfettamente udibile nella cucina silenziosa e riecheggiante. “Il Padrone Sirius scappò, una liberazione, perché era un ragazzo cattivo e spezzò il cuore alla mia padrona con i suoi modi selvaggi. Ma il Padrone Regulus aveva il giusto orgoglio. Conosceva cos’era appropriato per il nome dei Black e la dignità del suo sangue puro. Per anni ha parlato dell’Oscuro Signore, che stava per condurre i maghi fuori dalla clandestinità per comandare i Babbani e i nati Babbani… e quando compì sedici anni, si unì all’Oscuro Signore. Così orgoglioso, così orgoglioso, così felice di servirlo… “Ed un giorno, un anno dopo che si era unito a lui, il Padrone Regulus entrò in cucina a cercare Kreacher. Il 234 J. K. Rowling Padrone Regulus aveva sempre voluto bene a Kreacher. E il Padrone Regulus disse…disse…” Il vecchio elfo si dondolò più velocemente che mai. “…disse che l’Oscuro Signore voleva un elfo.” “Voldemort aveva bisogno di un elfo?” ripeté Harry, guardando Ron ed Hermione, che sembravano perplessi quanto lui. “Oh sì,” gemette Kreacher. “Ed il Padrone Regulus aveva offerto Kreacher. Era un onore, disse il Padrone Regulus, un onore per lui e per Kreacher, che non doveva mancare di fare tutto quello che l’Oscuro Signore gli avesse ordinato di fare…e poi tornare a c-casa.” Kreacher si dondolò ancora più forte, mentre il suo respiro si trasformava in singhiozzi. “Così Kreacher andò dall’Oscuro Signore. L’Oscuro Signore non raccontò a Kreacher cosa stavano per fare, ma portò Kreacher con sé in una grotta vicino al mare. Ed oltre la grotta c’era una caverna, e nella caverna c’era un grande lago nero…” Ad Harry si rizzarono i capelli sulla nuca. La voce gracchiante di Kreacher sembrava giungergli da oltre quell’acqua scura. Vedeva chiaramente quello che era accaduto quasi come se fosse stato presente. “…c’era una barca…” Certo che c’era stata una barca. Harry conosceva quella barca, di un verde spettrale e minuscola, stregata per portare un mago ed una vittima fino all’isola nel centro. Questo, allora, era il modo in cui aveva testato le difese con cui aveva circondato l’Horcrux, prendendo in prestito una creatura usa e getta, un elfo domestico… 235 Harry Potter e i Cimeli della Morte “C’era un b-bacile pieno di pozione sull’isola. L’Oscuro Signore la fece bere a Kreacher…” L’elfo tremò da capo a piedi. “Kreacher bevve, e mentre beveva, vide cose terribili… Il ventre di Kreacher bruciava… Kreacher gridava al Padrone Regulus di salvarlo, chiamò piangendo la Padrona Black, ma l’Oscuro Signore rideva soltanto… fece bere a Kreacher tutta la pozione… fece cadere un medaglione nel bacile vuoto… lo riempì con altra pozione. “E poi l’Oscuro Signore salpò, lasciando Kreacher sull’isola…” Ad Harry sembrava di vederlo accadere. Il viso bianco e serpentiforme di Voldemort che scompariva nelle tenebre, quei crudeli occhi rossi fissi sull’elfo domestico che sarebbe morto a minuti, quando avesse ceduto alla sete disperata che la bruciante pozione provocava alle sue vittime… ma a questo punto, l’immaginazione di Harry non riusciva ad andare oltre, non essendo in grado di comprendere come Kreacher fosse riuscito a fuggire. “Kreacher aveva bisogno d’acqua, strisciò fino alla sponda dell’isola e bevve dal lago nero… e mani, mani morte, uscirono dall’acqua e trascinarono Kreacher sotto la superficie…” “Come sei sfuggito?” chiese Harry, e non si meravigliò di sentire se stesso bisbigliare. Kreacher alzò la brutta testa e guardò Harry con i suoi grandi occhi iniettati di sangue. “Il Padrone Regulus aveva detto a Kreacher di tornare,” disse. “Lo so – ma come ti sei liberato dagli Inferi?” 236 J. K. Rowling Kreacher sembrò non capire. “Il Padrone Regulus aveva detto a Kreacher di tornare,” ripeté. “Lo so, ma…” “Beh, è ovvio, no, Harry?” disse Ron. “Si è Smaterializzato!” “Ma… non ci si può Materializzare dentro e fuori dalla grotta,” replicò Harry, “altrimenti Silente…” “La magia degli elfi non è come la magia dei maghi, no?” continuò Ron. “Voglio dire, loro possono Materializzarsi e Smaterializzarsi dentro e fuori da Hogwarts mentre noi non possiamo.” Calò il silenzio mentre Harry assimilava la cosa. Come poteva Voldemort aver fatto un simile errore? Ma proprio mentre lo pensava, Hermione parlò, e la voce era gelida. “Sicuramente Voldemort avrà ritenuto le peculiarità degli elfi domestici assolutamente indegne della sua attenzione, esattamente come tutti i Purosangue che li trattano come animali… non gli sarebbe mai venuto in mente che potevano usare una magia che lui non possedeva.” “La più elevata legge di un elfo domestico è l’ordine del suo padrone,” recitò Kreacher. “A Kreacher era stato detto di tornare a casa, così Kreacher tornò a casa…” “Bene, allora, hai fatto quello che ti era stato detto, no?” disse Hermione gentilmente. “Non hai affatto disobbedito agli ordini!” Kreacher scosse la testa, dondolandosi più forte che mai. 237 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Così cos’è successo quando sei tornato?” chiese Harry. “Cos’ha detto Regulus quando gli hai riferito cos’era accaduto?” “Il Padrone Regulus era molto preoccupato, molto preoccupato,” gracchiò Kreacher. “Il Padrone Regulus disse a Kreacher di rimanere nascosto e di non lasciare la casa. E poi… è stato un po’ di tempo dopo… una notte il Padrone Regulus venne a prendere Kreacher nel suo ripostiglio, e il Padrone Regulus era strano, non era come al solito, era uscito di senno, Kreacher può dirlo… e chiese a Kreacher di portarlo alla grotta, la grotta dove Kreacher era andato con l’Oscuro Signore…” E così erano partiti. Harry riusciva ad immaginarli molto chiaramente, il vecchio elfo impaurito e lo smilzo Cercatore bruno che somigliava così tanto a Sirius… Kreacher sapeva come aprire l’entrata nascosta della caverna sotterranea, sapeva come portare a galla la minuscola barca. Questa volta era il suo amato Regulus che navigava con lui verso l’isola ed il suo bacile pieno di pozione… “E ti fece bere la pozione?”, chiese Harry, disgustato. Kreacher però scosse la testa e si mise a piangere. Hermione improvvisamente si tappò la bocca con la mano. Sembrava aver capito qualcosa. “I-il Padrone Regulus prese dalla tasca un medaglione come quello che aveva l’Oscuro Signore”, riprese Kreacher, mentre le lacrime gli scendevano da entrambi i lati del naso a becco. “Ed egli disse a Kreacher di prenderlo e, quando il bacile fosse stato vuoto, di sostituire i medaglioni…” 238 J. K. Rowling I singhiozzi di Kreacher a questo punto divennero gemiti rauchi. Harry dovette concentrarsi molto per riuscire a capire le parole. “Ed egli ordinò a Kreacher… di andarsene senza di lui. E disse a Kreacher… di andare a casa e di… non raccontare mai alla mia padrona cosa aveva fatto… ma di distruggere… il primo medaglione. E bevve… tutta la pozione… e Kreacher fece lo scambio dei medaglioni… e vide… come il Padrone Regulus… fu trascinato sotto l’acqua… e…” “Oh, Kreacher!” gemette Hermione, che stava piangendo. S’inginocchiò accanto all’elfo e provò ad abbracciarlo. Lui si alzò in piedi immediatamente, allontanandosi inorridito da lei, respingendola molto chiaramente. “La Mezzosangue ha toccato Kreacher, lui non lo permetterà, cosa direbbe la sua padrona?” “Ti ho detto di non chiamarla «Mezzosangue»!” ringhiò Harry, ma l’elfo si stava già punendo da solo. Si buttò per terra e si mise a battere la fronte sul pavimento. “Fermalo… fermalo!” urlò piangendo Hermione. “Oh, non vedi ora com’è disgustoso il modo in cui devono obbedire?” “Kreacher… basta, basta!” gridò Harry. L’elfo giaceva sul pavimento, ansante e tremante, il naso luccicante di muco verde, mentre un livido già gli si formava sulla fronte pallida nel punto in cui si era percosso, gli occhi gonfi e iniettati di sangue, inondati di lacrime. Harry non aveva mai visto nulla di così penoso. 239 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Così hai portato a casa il medaglione”, continuò inesorabilmente, risoluto a conoscere l’intera storia. “Ed hai provato a distruggerlo?” “Niente di quello che Kreacher ha fatto l’ha scalfito,” gemette l’elfo. “Kreacher ha provato di tutto, tutto ciò che conosceva, ma niente, niente che funzionasse… tanti potenti incantesimi sull’involucro esterno, Kreacher era sicuro che il modo per distruggerlo doveva essere all’interno, ma non voleva aprirsi … Kreacher si punì, provò ancora, si punì, provò di nuovo. Kreacher non ha obbedito agli ordini, Kreacher non è riuscito a distruggere il medaglione! E la sua padrona era pazza di dolore, perché il Padrone Regulus era scomparso, e Kreacher non poteva dirle cos’era accaduto, no, perché il Padrone Regulus gli aveva p-p-proibito di raccontare a chiunque della f-f-famiglia cosa era successo nella c-caverna…” Kreacher cominciò a singhiozzare così forte che le sue parole non erano più comprensibili. Sulle guance di Hermione scorrevano le lacrime mentre guardava Kreacher, ma non osò toccarlo di nuovo. Anche Ron, che non era un ammiratore di Kreacher, sembrava turbato. Harry si sedette sui talloni, scuotendo la testa, nel tentativo di schiarirsi le idee. “Non ti capisco, Kreacher,” disse Harry alla fine. “Voldemort ha tentato di ucciderti, Regulus è morto per rovesciare Voldemort, ma tu nonostante questo eri contento di tradire Sirius per Voldemort? Eri felice di andare da Narcissa e Bellatrix e tramite loro passare informazioni a Voldemort…” “Harry, Kreacher non è in grado di ragionare così,” disse Hermione, asciugandosi gli occhi col dorso della 240 J. K. Rowling mano. “È uno schiavo. Gli elfi domestici sono abituati ad essere trattati male, anche in modo brutale. Quello che Voldemort ha fatto a Kreacher non è così lontano da quello che accade comunemente. Cosa possono significare le guerre dei maghi per un elfo come Kreacher? Lui è fedele alle persone che sono gentili con lui, e la signora Black dev’esserlo stata, e Regulus lo era senz’altro, così li ha serviti volentieri e ha imitato come un pappagallo le loro convinzioni. So cosa stai per dire,” continuò, mentre Harry cominciava a protestare, “che Regulus aveva cambiato idea… ma non sembra che l’avesse spiegato a Kreacher, no? E penso di sapere perché. Kreacher e la famiglia di Regulus erano maggiormente al sicuro se mantenevano la vecchia linea di condotta da Purosangue. Regulus stava cercando di proteggere tutti loro.” “Sirius…” Sirius si comportava in maniera tremenda con Kreacher, Harry, e non è una bella cosa, tu sai che è la verità. Kreacher è rimasto solo per molto tempo quando Sirius è venuto a vivere qui, e probabilmente aveva bisogno di un po’ d’affetto. Sono sicura che “Miss Cissy” e “Miss Bella” erano assolutamente deliziose con Kreacher quando si faceva vedere, così lui ha fatto loro un favore ed ha raccontato tutto quello che volevano sapere. Ho sempre detto che i maghi avrebbero pagato per come trattavano gli elfi domestici. Bene, Voldemort ha pagato… ed anche Sirius.” Harry non replicò. Mentre guardava Kreacher che singhiozzava sul pavimento, gli tornò in mente quello che gli aveva detto Silente, poche ore dopo la morte di Sirius: non credo che Sirius abbia mai visto Kreacher come una 241 Harry Potter e i Cimeli della Morte creatura dotata di sentimenti profondi come quelli di un essere umano… “Kreacher,” disse Harry dopo un po’, “quando te la senti, ehm … per favore mettiti a sedere.” Ci vollero diversi minuti prima che Kreacher smettesse di singhiozzare. Poi si mise di nuovo in posizione seduta, stropicciandosi gli occhi con le nocche delle dita come un bambino. “Kreacher, devo chiederti di fare qualcosa,” disse Harry. Guardò Hermione in cerca d’aiuto. Voleva dare l’ordine in modo gentile, ma, allo stesso tempo, non poteva far finta che non fosse un ordine. In ogni caso, il suo mutato atteggiamento sembrò aver guadagnato l’approvazione della ragazza, che sorrise incoraggiante. “Kreacher, per favore, voglio che tu vada a cercare Mundungus Fletcher. Abbiamo bisogno di scoprire dov’è il medaglione… il medaglione del Padrone Regulus. È molto importante. Vogliamo portare a termine il lavoro che il Padrone Regulus ha iniziato, vogliamo essere sicuri che… ehm… non sia morto invano.” Kreacher lasciò cadere i pugni e alzò lo sguardo su Harry. “Trovare Mundungus Fletcher?” gracchiò. “E portarlo qui, a Grimmauld Place,” aggiunse Harry. “Pensi di poterlo fare per noi?” Mentre Kreacher annuiva col capo e s’alzava in piedi, Harry ebbe un’improvvisa ispirazione. Si tolse il borsellino di Hagrid e tirò fuori il falso Horcrux, il medaglione messo al posto dell’originale, nel quale Regulus aveva messo il biglietto per Voldemort. 242 J. K. Rowling “Kreacher, ehm, vorrei che questo fosse tuo,” disse, mettendo il medaglione nella mano dell’elfo. “Questo apparteneva a Regulus, e sono sicuro che avrebbe voluto che l’avessi tu come segno di gratitudine per quello che tu…” “Falla finita, amico,” disse Ron, mentre l’elfo dava uno sguardo al medaglione, lanciava un grido di emozione e dolore e si gettava a terra. Ci volle quasi mezz’ora perché riuscissero a calmare Kreacher, il quale era così sopraffatto dalla commozione di aver ricevuto in dono, tutto per lui, un cimelio della famiglia Black, che aveva le ginocchia troppo molli per stare in piedi. Quando alla fine riuscì a mettere in fila pochi passi malfermi, lo accompagnarono tutti alla sua credenza, lo guardarono deporre il medaglione al sicuro tra le coperte sporche e gli assicurarono che la protezione di quell’oggetto sarebbe stata loro priorità mentre lui era via. L’elfo s’inchinò profondamente ad Harry e Ron e rivolse anche una specie di breve e divertente convulsione in direzione di Hermione, gesto che avrebbe potuto essere uno strano tentativo di deferente saluto, prima di Smaterializzarsi con il solito forte crack. 243 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO UNDICI LA MAZZETTA Visto che Kreacher era riuscito a sfuggire ad un lago pieno di Inferi, Harry era sicuro che la cattura di Mundungus avrebbe richiesto al massimo alcune ore, così vagò per la casa per tutta la mattina in uno stato di grande attesa. Kreacher, ciononostante, non tornò né quella mattina né quel pomeriggio. Giunta la sera Harry si sentiva scoraggiato e ansioso. La cena, composta per la maggior parte da pane ammuffito sul quale Hermione aveva tentato senza successo una gran varietà di incantesimi di Trasfigurazione, di certo non aiutava. Kreacher non fece ritorno il giorno successivo, né quello dopo ancora. Malgrado ciò, due uomini avvolti in mantelli erano comparsi nella piazza antistante il numero 244 J. K. Rowling dodici ed erano rimasti lì fino a notte, scrutando in direzione della casa che non potevano vedere. “Mangiamorte di sicuro,” disse Ron quando lui, Harry e Hermione guardarono fuori dalle finestre del salotto. “Pensate che sappiano che siamo qui?” “No, non credo,” lo rassicurò Hermione, sebbene sembrasse spaventata, “o avrebbero già mandato Piton a prenderci, no?” “Credi che lui sia già stato qui e che l’incantesimo di Moody gli abbia legato la lingua?” chiese Ron. “Si,” rispose Hermione, “altrimenti sarebbe stato in grado di dir loro come entrare, no? Probabilmente stanno di guardia, nel caso in cui decidessimo di venire. Dopo tutto sanno bene che la casa è di Harry.” “Ma come possono…?” fece Harry. “Le ultime volontà dei maghi vengono esaminate dal Ministero, ricordi? Devono sapere che Sirius te l’ha lasciata.” La presenza dei Mangiamorte fuori dalla casa accresceva l’inquietudine all’interno del numero 12 di Grimmauld Place. Non avevano più ricevuto notizie dall’esterno dal Patronus del Signor Weasley e la tensione cominciava a farsi sentire. Inquieto ed irritabile, Ron aveva preso la fastidiosa abitudine di giocare con lo Spegnino che aveva in tasca. Questo faceva infuriare soprattutto Hermione, che ingannava il tempo, in attesa che Kreacher tornasse, studiando Le Storie di Beedle il Bardo, e che di certo non apprezzava il modo in cui la luce continuava ad andare e venire. “Vuoi smetterla!” gridò non appena la luce venne risucchiata dal salotto per l’ennesima volta. 245 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Scusami, mi dispiace!” disse Ron azionando lo Spegnino e riportando le luci al loro posto. “Non mi rendo neanche conto di farlo!” “Bene, ti dispiace trovare qualcosa di utile per passare il tempo?” “Tipo cosa? Leggere favole per bambini?” “É stato Silente a lasciarmi questo libro, Ron…” “… e si dà il caso che a me abbia lasciato lo Spegnino, magari si suppone che lo usi!” Incapace di sedare il battibecco, Harry scivolò via dalla stanza senza che gli altri lo notassero. Si avviò dritto verso la cucina, che continuava a visitare sicuro che era lì che Kreacher si sarebbe più probabilmente Materializzato. Giunto a metà della rampa di scale dell’androne udì bussare alla porta principale e subito dopo dei tintinnii metallici e il cigolio della catena. Ogni muscolo del corpo parve tendersi. Tirò fuori la bacchetta, si spostò nell'ombra dietro le teste degli elfi decapitati e attese. La porta si aprì. Ebbe appena una fugace visione della piazza illuminata dalle lampade, poi una figura ammantata si intrufolò nell’androne e richiuse la porta dietro di sé. Non appena l’intruso ebbe mosso un passo, la voce di Moody tuonò, “Severus Piton?” Immediatamente dopo la figura fatta di polvere sorse dal fondo della stanza e si avventò sul visitatore sollevando la mano senza vita. “Non sono stato io ad ucciderti, Albus,” disse una voce calma. L’incantesimo si spezzò. Il fantasma di polvere esplose ancora una volta, ed era impossibile distinguere il 246 J. K. Rowling nuovo arrivato attraverso la densa nuvola grigia che si era lasciato dietro. Harry gli puntò la bacchetta proprio al centro del petto. “Non muoverti!” Ma aveva dimenticato il ritratto della Signora Black. Al suono del suo grido, le tende che la nascondevano si spalancarono e lei cominciò a sbraitare, “Mezzosangue ed immondizia che disonorano la mia casa…” Ron ed Hermione si precipitarono giù per le scale alle spalle di Harry, le bacchette puntate come la sua contro l’uomo che era in piedi, immobile nell’ingresso sottostante, con le braccia alzate. “Cessate il fuoco, sono io, Remus!” “Oh, grazie al cielo,” disse Hermione debolmente, puntando la bacchetta verso la Signora Black. Con un colpo le tende si richiusero e cadde il silenzio. Ron abbassò la sua bacchetta, Harry invece no. “Fatti riconoscere!” incalzò. Lupin avanzò fino alla luce, le mani ancora alte in un gesto di resa. “Sono Remus John Lupin, licantropo, anche conosciuto come Lunastorta, uno dei quattro creatori della Mappa del Malandrino, sposato con Nymphadora, nota anche come Tonks, e sono stato io ad insegnarti come produrre un Patronus, Harry, e il tuo ha la forma di un cervo.” “Oh, va bene,” disse Harry abbassando la bacchetta, “ma dovevo controllare, no?” “Come tuo ex-professore di Difesa Contro le Arti Oscure, sono assolutamente d’accordo con te. Ron, 247 Harry Potter e i Cimeli della Morte Hermione, non dovreste abbassare le vostre difese così in fretta.” I ragazzi gli corsero incontro giù per le scale. Avvolto in un pesante mantello nero da viaggio, sembrava esausto ma felice di vederli. “Nessun segno di Severus dunque?” chiese. “No,” rispose Harry. “Che succede? State tutti bene?” “Sì,” lo rassicurò Lupin, “ma siamo tutti spiati. Ci sono un paio di Mangiamorte nella piazza di fronte…” “…lo sappiamo…” “…ho dovuto Materializzarmi esattamente sul gradino più alto della scala esterna, appena fuori dalla porta, per essere certo che non riuscissero a vedermi. Non possono sapere che siete qui, o di sicuro là fuori ci sarebbero molte più persone. Stanno sorvegliando ogni luogo che abbia una qualsiasi connessione con te, Harry. Andiamo di sotto, ho molte cose da dirvi e voglio sapere che cosa é successo dopo che avete lasciato la Tana.” Scesero in cucina, dove Hermione puntò la bacchetta sul focolare. Un fuoco si accese istantaneamente. Conferì un aspetto confortevole alle spoglie mura di pietra e brillò sul lungo tavolo di legno. Lupin tirò fuori da sotto al mantello alcune bottiglie di Burrobirra e si sedettero. “Sarei venuto qui tre giorni fa, ma dovevo seminare i Mangiamorte che mi seguivano,” disse Lupin. “Allora, siete venuti direttamente qui dopo il matrimonio?” “No,” gli rispose Harry, “solo dopo essere incappati in un paio di Mangiamorte in un caffè su Tottenham Court Road.” Lupin si versò addosso buona parte della sua Burrobirra. 248 J. K. Rowling “Cosa?” I ragazzi gli spiegarono cosa era successo. Quando ebbero finito, Lupin sembrava scioccato. “Ma come hanno fatto a trovarvi così in fretta? È impossibile seguire le tracce di chi si Materializza, a meno di non afferrarli proprio nel momento in cui si Smaterializzano.” “Beh, sembra poco probabile che stessero solo passeggiando giù per Tottenham Court Road in quel preciso momento, no?” disse Harry. “Ci siamo chiesti,” continuò Hermione esitando, “se Harry possa avere ancora la Traccia su di sé.” “Impossibile,” disse Lupin. Ron sembrò compiaciuto ed Harry si sentì estremamente sollevato. “A prescindere da tutto il resto, se Harry avesse ancora la Traccia addosso, loro saprebbero per certo che si trova qui, no? Però non riesco a capire come abbiano fatto a seguire le vostre tracce fino a Tottenham Court Road. Questo è preoccupante, davvero preoccupante.” Sembrava turbato, ma per quello che riguardava Harry, questa domanda poteva aspettare. “Dicci cosa è successo quando siamo andati via, non abbiamo avuto notizie da quando il padre di Ron ci ha detto che la famiglia era al sicuro.” “Beh, Kingsley ci ha salvati,” disse Lupin. “Grazie al suo avvertimento la maggior parte degli invitati è stata in grado di Smaterializzarsi prima del loro arrivo.” “Erano Mangiamorte o gente del Ministero?” lo interruppe Hermione. “Entrambi, e comunque ora come ora non c’é alcuna differenza”, le rispose Lupin. “Ce n’erano una dozzina 249 Harry Potter e i Cimeli della Morte circa, ma non sapevano che eri lì, Harry. Arthur ha sentito dire che, prima di essere ucciso, Scrimgeour è stato torturato nel tentativo di fargli dire dov’eri. Se questo è vero, lui non ti ha tradito. Harry guardò Ron ed Hermione. Le loro espressioni riflettevano la mescolanza di shock e gratitudine che lui stesso provava. Scrimgeour non gli era mai piaciuto granché, eppure, se quello che Lupin aveva detto era vero, la sua ultima azione era stata tentare di proteggerlo. “I Mangiamorte hanno ispezionato la Tana da cima a fondo,” continuò Lupin. “Hanno trovato il fantasma, ma non hanno voluto avvicinarsi troppo… allora hanno interrogato per ore quelli di noi che erano rimasti. Cercavano di tirarci fuori informazioni su di te, Harry, ma, ovviamente, nessuno a parte i membri dell’Ordine sapeva che eri stato lì. “Nello stesso momento in cui loro rovinavano il matrimonio, altri Mangiamorte hanno fatto irruzione in ogni casa del paese collegata all'Ordine. Nessuna vittima,” si affrettò a dire anticipando la domanda, “ma sono stati violenti. Hanno bruciato la casa di Dedalus Lux, e come sapete, per fortuna lui non era lì, e hanno usato la Maledizione Cruciatus sulla famiglia di Tonks. Tutto questo per sapere dove eri andato dopo essere stato lì. Stanno bene… scossi, certo, ma bene.” “I Mangiamorte sono riusciti a penetrare tutti quegli incantesimi di protezione?” domandò Harry, ricordandosi quanto questi fossero stati efficaci la notte che era precipitato nel giardino dei genitori di Tonks. “Quello che devi capire, Harry, è che i Mangiamorte adesso hanno tutto il potere del Ministero dalla loro 250 J. K. Rowling parte,” gli spiegò Lupin. “Hanno il potere di eseguire gli incantesimi più brutali senza il rischio di essere identificati o arrestati. Sono stati in grado di penetrare ogni barriera difensiva avessimo creato contro di loro e, una volta dentro, sono stati molto espliciti riguardo al perché erano venuti.” “E si sono preoccupati di fornire almeno una scusa plausibile per estorcere informazioni su Harry con la tortura?” chiese caustica Hermione. “Beh,” disse Lupin. Per un attimo esitò, poi tirò fuori una copia ripiegata della Gazzetta del Profeta. “Ecco qui,” disse spingendola sul tavolo verso Harry, “tanto prima o poi saresti venuto a saperlo comunque. Ecco con quale pretesto ti stanno cercando.” Harry spiegò il giornale. Una sua foto formato gigante dominava la prima pagina. Lesse il titolo che campeggiava sulla sua immagine. RICERCATO PER ESSERE INTERROGATO RIGUARDO LA MORTE DI ALBUS SILENTE Ron e Hermione reagirono indignati, ma Harry non disse niente. Spinse via il giornale. Non aveva più voglia di leggere ormai. Sapeva cosa avrebbe trovato. Nessuno, fatta eccezione per quelli che si trovavano in cima alla torre quando Silente era morto, sapeva chi davvero lo aveva ucciso e, come Rita Skeeter aveva già detto alla comunità magica, Harry era stato visto correre via da quel posto proprio alcuni istanti dopo che Silente era caduto. “Mi dispiace, Harry,” disse Lupin. 251 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Dunque i Mangiamorte si sono impadroniti anche della Gazzetta del Profeta?” chiese Hermione infuriata. Lupin annuì. “… ma di certo la gente capisce cosa sta succedendo?” “Il colpo di stato è stato tranquillo e virtualmente silenzioso,” aggiunse Lupin. “La versione ufficiale riguardo l’assassinio di Scrimgeour è che si è dimesso. É stato sostituito da Pius Thicknesse, che è sotto Maledizione Imperius.” “Perché Voldemort non si è auto-nominato Ministro della Magia?” chiese Ron. Lupin rise. “Non ne ha bisogno, Ron. In effetti lui è il Ministro, ma per quale motivo dovrebbe stare seduto dietro una scrivania al Ministero? C’è Thicknesse, il suo fantoccio, a prendersi cura degli affari ordinari, così Voldemort è libero di estendere il suo potere ben oltre il Ministero. Naturalmente molte persone hanno dedotto cosa è successo. C’è stato un cambiamento radicale nella politica del Ministero, negli ultimi giorni, e parecchi mormorano che dietro tutto questo deve esserci Voldemort. Ad ogni modo, il punto è proprio questo: mormorano. Non osano confidarsi tra di loro, non sapendo di chi possano fidarsi. Hanno paura di parlare apertamente, nel caso che i loro sospetti si rivelassero giusti le loro famiglie venissero prese di mira. Già, il gioco di Voldemort è molto intelligente. Venendo allo scoperto avrebbe potuto provocare una ribellione aperta. Restando nell’ombra, invece, ha generato confusione, incertezza e paura.” 252 J. K. Rowling “E questo cambiamento radicale nella politica del Ministero,” disse Harry, “comprende il mettere in guardia la comunità magica contro di me invece che contro Voldemort?” “Sicuramente questo ne fa parte,” rispose Lupin, “ed è un vero colpo da maestro. Ora che Silente è morto, tu… il Ragazzo Sopravvissuto… saresti certamente diventato il simbolo e il punto di riferimento della resistenza. Invece, insinuando il dubbio che tu abbia avuto una parte nella morte del vecchio eroe, Voldemort non solo ha messo una taglia sulla tua testa, ma ha anche seminato dubbio e paura tra molti di coloro che ti avrebbero appoggiato. Nel frattempo il Ministero ha cominciato a muoversi contro i Figli di Babbani.” Lupin indicò ancora la Gazzetta del Profeta. “Guarda a pagina due.” Hermione sfogliò le pagine con la stessa espressione di disgusto che aveva ogni volta che teneva tra le mani i Segreti delle Arti Oscure. “Registro dei Figli di Babbani” lesse a voce alta. “Il Ministero della Magia sta avviando un’indagine sui cosiddetti «Figli di Babbani» per capire come siano venuti in possesso dei segreti della magia. “Una recente ricerca intrapresa dal Dipartimento dei Misteri rivela che la magia può solo essere tramandata da genitori Maghi ai figli attraverso il concepimento. Se non esiste la prova di una discendenza magica allora è probabile che i cosiddetti Figli di Babbani abbiano ottenuto i loro poteri magici con la forza o attraverso il furto. Il Ministero è determinato a scovare questi usurpatori e a tale scopo ha invitato ogni cosiddetto Figlio di 253 Harry Potter e i Cimeli della Morte Babbani a presentarsi per un interrogatorio alla nuova Commissione per il Registro dei Figli di Babbani.” “La gente non lascerà che questo accada,” disse Ron. “Sta già accadendo, Ron,” gli rispose Lupin. “I Figli di Babbani vengono convocati proprio mentre noi parliamo.” “Ma in che modo si suppone cha abbiano «rubato» la magia?” chiese Ron. “È pazzesco, se fosse possibile rubare la magia allora non esisterebbero i Magonò, giusto?” “Lo so,” disse Lupin. “Nonostante ciò, si ritiene che chiunque non riesca a dimostrare di avere almeno un parente prossimo Mago, abbia ottenuto il proprio potere illegalmente e debba subire la punizione.” Ron guardò Hermione, poi disse: “Cosa accadrebbe se dei Purosangue o dei Mezzosangue giurassero che un Figlio di Babbani fa parte della loro famiglia? Dirò a tutti che Hermione è mia cugina…” Hermione gli prese la mano e la strinse. “Grazie Ron, ma non potrei lasciartelo fare…” “Io non ti lascerei scelta,” disse fiero Ron, stringendole la mano di rimando. “Ti insegnerò l’albero genealogico della mia famiglia così sarai in grado di rispondere ad ogni domanda.” Hermione fece una risata incerta. “Ron, dal momento che siamo in fuga con Harry Potter, la persona più ricercata del paese, non credo che questo abbia importanza. Se dovessi tornare a scuola sarebbe diverso. Quali sono i piani di Voldemort per Hogwarts?” chiese a Lupin. 254 J. K. Rowling “La frequenza è diventata obbligatoria per ogni giovane mago o strega,” rispose lui. “è stato annunciato ieri. Fino ad ora non è mai stato così, si tratta di un grande cambiamento. Certo, è vero che praticamente ogni mago o strega in Gran Bretagna é stato educato ad Hogwarts, ma i loro genitori hanno sempre conservato il diritto di farli studiare a casa o, se preferivano, di mandarli a studiare all'estero. In questo modo Voldemort avrà l’intera popolazione magica sotto i suoi occhi sin dall’età scolare. Ed è anche un altro modo di eliminare i Figli di Babbani, dato che agli studenti deve essere riconosciuto un Certificato di Sangue… che significa aver provato al Ministero di essere discendenti di Maghi… prima che venga loro concesso di frequentare la scuola.” Harry si sentiva disgustato e arrabbiato. Proprio in quel momento, alcuni ragazzini di undici anni erano immersi, emozionati, nella lettura di un mucchio di libri appena comprati, senza sapere che in realtà non avrebbero mai visto Hogwarts e che forse non avrebbero mai più rivisto neanche le loro famiglie. “É… è…” mormorò, sforzandosi di trovare parole che rendessero giustizia a tutto l’orrore dei suoi pensieri, ma Lupin aggiunse dolcemente: “So cosa provi.” Esitò. “Capirò se non puoi confermarlo Harry, ma l’Ordine ha l’impressione che Silente ti abbia lasciato una missione da compiere.” “È così,” rispose Harry, “sia Ron che Hermione sono coinvolti e verranno con me.” “Puoi confidarmi di che missione si tratta?” 255 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry scrutò il suo viso segnato prematuramente, incorniciato da una massa di folti capelli che ingrigivano velocemente. Avrebbe voluto potergli rispondere in maniera diversa. “Non posso Remus, mi dispiace. Se Silente non te ne ha parlato, non credo di poterlo fare io.” “Sapevo che lo avresti detto,” lo rassicurò Lupin deluso. “Ma potrei comunque esserti utile. Sai bene cosa sono e cosa sono in grado di fare. Potrei venire con voi e proteggervi. Non avresti bisogno di dirmi esattamente a cosa andiamo incontro.” Harry esitò. Era un’offerta molto allettante, anche se non riusciva ad immaginare come sarebbe stato possibile tenere Lupin all'oscuro della loro missione se fosse stato con loro tutto il tempo. Hermione, comunque, sembrava perplessa. “E Tonks?” chiese. “Cosa vuoi dire?” disse Lupin. “Beh,” cominciò Hermione aggrottando le sopracciglia, “siete sposati! Come si sentirebbe se tu venissi via con noi?” “Tonks sarebbe perfettamente al sicuro,” le rispose Lupin, “resterà a casa dei suoi genitori.” C’era un non so che di strano nel suo tono, era quasi indifferente. E qualcosa non quadrava nell’idea che Tonks restasse nascosta a casa dei suoi. Era un membro dell’Ordine, dopo tutto, e per quanto Harry ne sapesse, lei avrebbe preferito essere coinvolta nel pieno dell’azione. “Remus,” fece Hermione preoccupata, “va tutto bene… voglio dire… tra te e…” “È tutto a posto, grazie,” disse Lupin con intenzione. 256 J. K. Rowling Hermione arrossì. Ci fu un’altra pausa, piena di disagio e di imbarazzo, poi Lupin disse con l'aria di chi si sta sforzando di comunicare qualcosa di spiacevole: “Tonks avrà un bambino.” “Oh, é meraviglioso!” gridò Hermione. “Fantastico!” aggiunse Ron entusiasta. “Congratulazioni,” disse Harry. Lupin fece un sorriso di circostanza che pareva più un ghigno, poi aggiunse, “Allora… accetti la mia offerta? Il trio diventerà un quartetto? Non posso credere che Silente avrebbe disapprovato, dopo tutto è stato lui ad assumermi come tuo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. E devo avvertirti che sono convinto che dovremo affrontare una magia che molti di noi non hanno mai conosciuto, o persino immaginato.” Ron e Hermione guardarono Harry. “Solo… solo per capire,” disse lui. “Vuoi lasciare Tonks a casa dei suoi genitori e venire via con noi?” “Sarà al sicuro lì, loro si prenderanno cura di lei,” disse Lupin. Aveva parlato in un tono definitivo che rasentava l’indifferenza. “Harry, sono certo che James avrebbe voluto che io restassi accanto a te.” “Bene,” replicò Harry lentamente, “io non ne sono così certo. In realtà, sono piuttosto sicuro che mio padre avrebbe voluto sapere per quale diavolo di motivo non resti con il tuo, di figlio.” Lupin sbiancò. Era come se la temperatura della stanza fosse calata di almeno dieci gradi. Ron continuava a passare in rassegna ogni oggetto nella stanza come se gli avessero imposto di memorizzarli tutti, lo sguardo di Hermione invece correva da Harry a Lupin e viceversa. 257 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Tu non capisci,” fu Lupin a parlare per primo. “Allora spiegami,” lo sfidò Harry. Lupin deglutì. “Io… ho commesso un gravissimo errore a sposare Tonks. Ho agito contro ogni buon senso e me ne sono pentito subito.” “Capisco,” disse Harry, “così quello che vuoi fare è mollare lei e il bambino e scappare via con noi?” Lupin si alzò di scatto. La sua sedia cadde all’indietro e lui posò su di loro uno sguardo talmente feroce che, per la prima volta, Harry vide chiaramente l'ombra del lupo sopra il suo volto umano. “Non capisci quello che ho fatto, a mia moglie e a questo bambino che non è ancora nato? Non avrei mai dovuto sposarla, l'ho condannata ad essere un’emarginata!” Allontanò con un calcio la sedia che aveva rovesciato. “Tu mi hai sempre e solo visto all’interno dell’Ordine, o ad Hogwarts sotto la protezione di Silente! Non sai come la maggior parte del mondo della magia vede quelli come me! Una volta venuti a sapere della mia disgrazia, riescono a mala pena a rivolgermi la parola! Non ti rendi conto di cosa ho fatto? Persino la sua famiglia è disgustata dal nostro matrimonio. Quali genitori vorrebbero che la loro unica figlia sposasse un licantropo? E il bambino… il bambino…” Lupin si strappava i capelli a ciuffi, era sconvolto. “Quelli come me normalmente non si riproducono! Sarà uguale a me, ne sono convinto… come posso perdonarmi, quando ho rischiato consapevolmente di trasmettere la mia condizione a un bambino innocente? E 258 J. K. Rowling se, per un miracolo, lui non fosse come me, allora starà meglio, cento volte meglio, senza di me, senza un padre del quale si dovrà vergognare per sempre!” “Remus!” sussurrò Hermione con gli occhi colmi di lacrime. “Non dire così… come potrebbe, qualunque bambino, vergognarsi di te?” “Oh, non so, Hermione,” si intromise Harry. “Io mi vergognerei di lui.” Harry non sapeva da dove gli venisse tutta quella rabbia, ma lo aveva spinto ad alzarsi anche lui in piedi. Lupin lo guardò come se Harry l’avesse appena colpito. “Se il nuovo regime pensa che i Figli di Babbani siano un male,” continuò Harry, “cosa faranno ad un mezzo licantropo il cui padre fa parte dell'Ordine? Mio padre è morto cercando di proteggere me e mia madre, e tu ritieni che lui ti direbbe di abbandonare tuo figlio per avventurarti con noi in questa impresa?” “Come… come osi?” si indignò Lupin. “Questo non ha niente a che fare con il desiderio di… di pericolo o di gloria personale… come osi suggerire una simile…” “Io penso che tu ti senta un temerario,” lo provocò Harry, “vuoi indossare i panni di Sirius…” “Harry, no!” lo implorò Hermione, ma lui continuò a fissare il viso livido di Lupin. “Non l’avrei mai creduto,” continuò Harry, “L’uomo che mi ha insegnato a combattere i Dissennatori... un codardo.” Lupin estrasse la bacchetta così in fretta che Harry riuscì appena a raggiungere la sua. Ci fu un rumore violento ed Harry si sentì scagliare all’indietro come colpito da un pugno. Mentre sbatteva sul muro della 259 Harry Potter e i Cimeli della Morte cucina e scivolava sul pavimento, intravide l’estremità del mantello di Lupin che scompariva dietro la porta. “Remus, Remus, torna indietro!” gridò Hermione, ma Lupin non le rispose. Un attimo dopo udirono sbattere la porta. “Harry!” gemette Hermione. “Come hai potuto?” “È stato facile,” disse Harry. Si rialzò, poteva sentire un bernoccolo gonfiarsi lì dove la sua testa aveva colpito il muro. Era ancora talmente pieno di rabbia che tremava. “Non guardarmi in quel modo” si rivolse in tono brusco ad Hermione. “Non prendertela con lei!” ringhiò Ron. “No… no, non dobbiamo litigare!” disse Hermione frapponendosi tra loro due. “Non avresti dovuto dire quelle cose a Lupin,” disse Ron ad Harry. “Se lo meritava,” gli rispose lui. Immagini frammentate gli si rincorrevano nella mente. Sirius che cadeva attraverso il velo, Silente sospeso, distrutto, a mezz’aria, un lampo di luce verde e la voce di sua madre che implorava pietà. . . “I genitori,” spiegò Harry, “non dovrebbero mai lasciare i loro figli… a meno che non siano obbligati.” “Harry…” disse Hermione tendendogli una mano consolatrice, ma lui la ignorò e si allontanò, gli occhi fissi sul fuoco che lei aveva fatto apparire. Una volta aveva usato quel caminetto proprio per parlare con Lupin, quando cercava di essere rassicurato su James, e Lupin lo aveva consolato. Adesso il suo viso esangue e torturato sembrava galleggiare nell’aria di fronte a lui. Provò una sgradevole 260 J. K. Rowling ondata di rimorso. Né Ron né Hermione dissero nulla, ma Harry era certo che, alle sue spalle, si stessero guardando, comunicando in silenzio. Si voltò di scatto e li colse nell’atto di distogliere in fretta lo sguardo l’uno dall’altra. “So che non avrei dovuto dargli del codardo.” “Infatti, non avresti dovuto,” disse subito Ron. “Ma si comporta come se lo fosse.” “Nonostante ciò…” disse Hermione. “Lo so,” le rispose Harry. “Ma se questo lo farà tornare da Tonks, ne sarà valsa la pena, no?” Non riusciva a dissimulare il senso di colpa. Hermione sembrava comprensiva, Ron incerto. Harry abbassò lo sguardo, pensando a suo padre. James lo avrebbe appoggiato in quello che aveva detto a Lupin, o sarebbe stato arrabbiato per come suo figlio aveva trattato il suo vecchio amico? La cucina silenziosa sembrava echeggiare ancora dello shock del precedente scontro e dei rimproveri non detti di Ron ed Hermione. La Gazzetta del Profeta che Lupin aveva portato, giaceva ancora sul tavolo, la foto di Harry che fissava il soffitto dalla prima pagina. Harry andò al tavolo e si sedette, aprì il giornale a caso e fece finta di leggere. Non riusciva a capire le parole. Aveva la mente ancora piena dello scontro con Lupin. Era certo che Ron ed Hermione avessero ricominciato a comunicare in silenzio nascosti dietro la Gazzetta. Voltò pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli ci vollero alcuni istanti per capire il senso della fotografia, che raffigurava una famiglia. Sotto la foto, le parole: La Famiglia Silente, da sinistra a destra: Albus; 261 Harry Potter e i Cimeli della Morte Percival con in braccio la piccola Ariana; Kendra e Aberforth. Affascinato, Harry esaminò la foto con cura. Il padre di Silente, Percival, era un bell’uomo con due occhi che sembravano scintillare persino in questa vecchia immagine sbiadita. La piccola Ariana era appena più grande di una pagnotta e quasi altrettanto anonima. La madre, Kendra, aveva i capelli neri e lucidi raccolti in un alto chignon. I tratti del viso sembravano scolpiti. Nonostante indossasse un lungo abito di seta dal collo alto, Harry pensò ai nativi Americani mentre studiava i suoi occhi scuri, gli zigomi alti ed il naso dritto. Albus e Aberforth indossavano giacche uguali col colletto di pizzo ed avevano entrambi i capelli lunghi fino alle spalle. Albus sembrava molto più grande del fratello, ma i due ragazzi si somigliavano moltissimo, per il resto, dal momento che all’epoca il naso di Albus non era ancora stato rotto e lui non aveva ancora cominciato a portare gli occhiali. Sembrava una famiglia felice e normale quella che sorrideva serenamente dal giornale. Il braccio della piccola Ariana si muoveva incerto fuori dallo scialle in cui era avvolta. Harry guardò sopra la foto e vide il titolo: UN ESTRATTO ESCLUSIVO DALL’IMMINENTE BIOGRAFIA DI ALBUS SILENTE di Rita Skeeter Pensando che, tanto, peggio di così non avrebbe potuto sentirsi, Harry cominciò a leggere. 262 J. K. Rowling Fiera e orgogliosa com’era, Kendra Silente non avrebbe mai potuto sopportare di restare a Mould-on-the-Wold dopo che la notizia dell’arresto del marito Percival e della sua reclusione ad Azkaban si era sparsa. Decise quindi di sradicare da lì l’intera famiglia e trasferirsi a Godric’s Hollow, il villaggio che, in seguito, sarebbe diventato famoso come il luogo in cui Harry Potter riuscì a sfuggire in modo rocambolesco dalle grinfie di Voi-Sapete-Chi. Esattamente come Mould-on-the-Wold, Godric’s Hollow è patria di un gran numero di antiche famiglie di Maghi, ma dato che Kendra non conosceva nessuna di queste, le sarebbe stata risparmiata la curiosità riguardo al crimine del marito che aveva dovuto sopportare nel vecchio villaggio. Rifiutando gli approcci amichevoli dei suoi nuovi vicini, si assicurò rapidamente che la sua famiglia fosse lasciata in pace. “Mi chiuse la porta in faccia quando andai a darle il benvenuto con un’infornata di Polentine fatte in casa,” racconta Bathilda Bath. “Il primo anno non vidi che i due ragazzi. Non avrei mai saputo che c’era anche una figlia, se una notte non mi fossi messa a raccogliere Piangentine sotto la luna, circa un anno dopo che si erano trasferiti. Fu così che vidi Kendra accompagnare Ariana fuori in giardino. Le fece fare il giro del prato una volta, tenendola sempre ben stretta vicino a lei, poi la fece rientrare. Non sapevo cosa pensare.” Pare proprio che Kendra abbia considerato che il trasferimento a Godric’s Hollow fosse l’occasione perfetta per nascondere Ariana una 263 Harry Potter e i Cimeli della Morte volta per tutte, una cosa che probabilmente meditava da anni. Tempismo perfetto: Ariana aveva appena sette anni quando scomparve, e sette anni è il limite entro il quale, la maggior parte degli esperti concorda, la magia si rivela se è presente. Nessuno ancora in vita ricorda che Ariana avesse mai mostrato il più piccolo segno di talento magico. Sembra chiaro, quindi, che Kendra abbia deciso di nascondere l'esistenza della figlia piuttosto che sopportare la vergogna di ammettere di aver generato una Magonò. Allontanarsi dagli amici e dai vicini che conoscevano Ariana le avrebbe ovviamente reso più semplice imprigionarla. Da quel momento in poi, le poche persone che erano a conoscenza dell’esistenza di Ariana avrebbero mantenuto il segreto, inclusi i due fratelli che sviavano ogni domanda scomoda con la risposta che la madre aveva loro insegnato: “Mia sorella è troppo delicata per andare a scuola.” La prossima settimana, da non perdere: Albus Silente ad Hogwarts – Trofei e Finzioni. Harry si era sbagliato: quello che aveva letto lo aveva effettivamente fatto sentire peggio. Guardò ancora una volta la foto di quella famiglia apparentemente felice. Era tutto vero? Come poteva scoprirlo? Voleva andare a Godric’s Hollow, anche se Bathilda non sarebbe stata in grado di parlare con lui. Desiderava visitare il posto in cui lui e Silente avevano entrambi perso quelli che amavano. Stava per abbassare il giornale per chiedere a Ron ed Hermione la loro opinione quando un crack assordante riecheggiò per la cucina. 264 J. K. Rowling Per la prima volta in tre giorni, Harry aveva completamente dimenticato Kreacher. Il suo primo pensiero fu che Lupin fosse tornato nella stanza e, per una frazione di secondo, non comprese l’ammasso di braccia e gambe impegnate nella lotta che era apparso dal nulla proprio accanto alla sua sedia. Scattò in piedi quando Kreacher si liberò e, inchinandosi profondamente davanti ad Harry, gracchiò, “Kreacher è tornato con il ladro Mundungus Fletcher, Padrone.” Mundungus si tirò su e afferrò la bacchetta. Hermione, tuttavia, fu troppo veloce per lui. “Expelliarmus!” La bacchetta di Mundungus volò via ed Hermione l’acchiappò al volo. Lo sguardo folle, Mundungus si precipitò per le scale. Ron riuscì a placcarlo e lui rovinò sul pavimento di pietra con un rumore sordo. “Cosa…?” gridò, contorcendosi nel tentativo di liberarsi dalla presa di Ron. “Cosa ho fatto? Sguinzagliare un maledetto elfo domestico contro di me, a che gioco state giocando, che ho fatto, lasciami andare, lasciami andare ho detto, o…” “Non sei esattamente nella posizione di fare minacce,” disse Harry. Gettò da un lato il giornale, attraversò la cucina a grandi passi e si inginocchiò accanto a Mundungus, che smise di dimenarsi e lo guardò atterrito. Ron si alzò, ansando, e vide Harry puntare la bacchetta dritta sul naso di Mundungus. Questi puzzava di sudore stantio e fumo di tabacco. I capelli erano arruffati e gli abiti macchiati. “Kreacher si scusa per il ritardo nel portare il ladro, Padrone,” gracchiò l'elfo. “Fletcher sa come evitare di 265 Harry Potter e i Cimeli della Morte essere acciuffato, ha molti nascondigli e complici. Ciononostante, Kreacher ha messo il ladro alle strette, alla fine.” “Sei stato davvero bravo, Kreacher,” lo ringraziò Harry, e l’elfo si inchinò profondamente. “Bene, abbiamo qualche domanda da farti,” disse Harry a Mundungus, che subito si rimise a gridare: “Mi sono fatto prendere dal panico, ok? Io non ho mai voluto venirci, senza offesa amico, ma non mi sono mai offerto volontario per tirare le cuoia al posto tuo, e quello era quel maledetto Tu-Sai-Chi che mi veniva addosso volando, chiunque sarebbe scappato da lì. L’ho sempre detto che non volevo farlo…” “Per tua informazione nessun altro di noi si è Smaterializzato,” disse Hermione. “Ottimo, siete un branco di maledetti eroi allora, ok, ma non ho mai fatto finta di essere pronto a farmi ammazzare...” “Non ci importa perché hai abbandonato Malocchio in quel modo,” disse Harry avvicinando ancora di più la sua bacchetta agli occhi di lui, gonfi e iniettati di sangue. “Sapevamo già che razza di inaffidabile rifiuto tu sia.” “Bene, allora dimmi perché il tuo elfo domestico mi sta braccando? O è ancora per la storia dei calici? Non ce li ho più, altrimenti te li restituirei…” “Non è nemmeno per i calici, anche se ti ci stai avvicinando,” disse Harry. “Sta zitto e ascolta.” Era una bella sensazione avere qualcosa da fare, qualcuno da cui pretendere qualche frammento di verità. La bacchetta di Harry adesso era talmente vicina al naso di 266 J. K. Rowling Mundungus che questi era diventato strabico per cercare di tenerla a fuoco. “Quando hai ripulito questa casa da ogni oggetto di valore,” cominciò Harry, ma Mundungus lo interruppe ancora. “A Sirius non gliene fregava un tubo di tutta questa immondizia...” Vi fu lo scalpiccio di piccoli passi veloci, uno scintillio di rame, un echeggiante suono metallico e un grido di dolore. Kreacher era partito all’attacco di Mundungus e lo aveva colpito sulla testa con una casseruola. “Richiamalo, richiamalo, dovreste rinchiuderlo!” urlò Mundungus acquattandosi mentre Kreacher alzava nuovamente la pentola dal fondo pesante. “Kreacher, no!” gridò Harry. Le braccia sottili dell’elfo tremarono sotto il peso della casseruola, ancora sospesa in aria. “Magari solo un’ultima volta, Padrone Harry, come porta fortuna?” Ron scoppiò a ridere. “Ci serve che resti cosciente, Kreacher, se avesse bisogno di un piccolo incentivo, però, a te l’onore,” disse Harry. “Grazie tante, Padrone,” si inchinò Kreacher, poi si ritirò un po’, i grandi occhi chiari ancora fissi su Mundungus con disgusto. “Quando hai spogliato questa casa di ogni oggetto di valore che hai potuto trovare,” Harry ricominciò, “hai preso un mucchio di roba dalla credenza della cucina. C’era anche un medaglione, lì.” Improvvisamente la bocca 267 Harry Potter e i Cimeli della Morte di Harry era diventata asciutta. Percepiva anche la tensione e l’eccitazione sia di Ron che di Hermione. “Che cosa ne hai fatto?” “Perché?” chiese Mundungus. “È prezioso?” “Ce l’hai ancora tu!” gridò Hermione. “No, non ce l’ha più,” disse Ron sagacemente. “Si sta solo domandando se non avrebbe dovuto ricavarci più soldi.” “Di più?” disse Mundungus. “Questo non sarebbe stato difficile… L’ho regalato, maledizione. Non ho avuto scelta.” “Che cosa vuoi dire?” “Me ne stavo a Diagon Alley a vendere la mia roba, e quella arriva e mi chiede se ho la licenza per il commercio di manufatti magici. Maledetta ficcanaso. Stava per multarmi, poi si è fissata con il medaglione, mi ha detto che se lo sarebbe preso e per quella volta mi avrebbe lasciato andare, e che ero fortunato.” “Chi era quella donna?” chiese Harry. “E che ne so, una vecchiaccia del Ministero.” Mundungus restò a riflettere per un momento, la fronte corrugata. “Piccoletta. Un fiocco in testa.” Aggrottò le sopracciglia, poi aggiunse, “Somigliava ad un rospo.” Harry lasciò cadere la bacchetta che colpì Mundungus sul naso scaricando una serie di scintille rosse sulle sopracciglia, che presero subito fuoco. “Aguamenti!” gridò Hermione, e un getto d’acqua fluì dalla bacchetta, inondando Mundungus che farfugliava e tossiva. 268 J. K. Rowling Harry guardò in su e vide il suo stesso shock riflesso sui volti di Ron ed Hermione. Le cicatrici sul dorso della sua mano destra sembrarono pizzicare di nuovo. 269 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO DODICI MAGIA È POTERE Mentre agosto scorreva lentamente, lo spiazzo d’erba incolta nel mezzo di Grimmauld Place si seccava al sole fino a diventare fragile e marrone. Gli occupanti del numero dodici non furono mai notati da nessuno delle case circostanti, e neanche lo stesso numero dodici. I Babbani che vivevano a Grimmauld Place avevano accettato da lungo tempo il divertente errore nella numerazione che faceva sì che il numero undici si trovasse accanto al tredici. In quel momento, però, la piazzetta stava attirando un certo numero di visitatori che sembravano trovare l'anomalia molto intrigante. Non passava giorno senza che una o due persone arrivassero a Grimmauld Place senza 270 J. K. Rowling altro scopo, o così sembrava, che appoggiarsi contro le inferriate di fronte ai numeri undici e tredici, guardando fra le due case. Gli avventori non erano mai gli stessi per due giorni di seguito, anche se tutti sembravano condividere una sorta d’avversione per l’abbigliamento convenzionale. La maggior parte dei londinesi che passavano loro davanti erano abituati ai vestiti eccentrici, anche se, occasionalmente, qualcuno di loro lanciava un’occhiata alle spalle, meravigliandosi del perché qualcuno indossasse mantelli con quel caldo. Gli osservatori sembravano trarre poca soddisfazione dalla loro vigilanza. Talvolta qualcuno di loro balzava in avanti in modo concitato, come se avesse visto finalmente qualcosa d’interessante, per poi tornare indietro deluso. Il primo giorno di settembre c’era più gente del solito che s’aggirava nella piazza. Mezza dozzina di uomini in lunghi mantelli sostava silenziosa e guardinga, fissando come mai prima le case undici e tredici, ma la cosa che stavano attendendo sembrava non succedere mai. Mentre calava la sera, portando con sé, per la prima volta da settimane, una raffica inattesa di pioggia fresca, si verificò uno di quei momenti inspiegabili nei quali sembravano aver visto qualcosa interessante. L'uomo con la faccia storta indicò qualcosa e il suo compagno più vicino, un uomo tozzo e pallido, scattò in avanti, ma un momento più tardi ritornarono tutti al loro stato di precedente inattività, con l’aria frustrata e delusa. All’interno del numero dodici, nel frattempo, Harry era appena entrato nell’ingresso. Aveva quasi perso l’equilibrio mentre si Materializzava sul gradino superiore appena fuori della porta d’entrata e pensò che i 271 Harry Potter e i Cimeli della Morte Mangiamorte avessero potuto scorgere per un attimo il suo gomito, momentaneamente esposto. Chiudendosi con cura il portone alle spalle, si tolse il Mantello dell’Invisibilità, appoggiandolo sul braccio, e s’affrettò lungo il corridoio buio verso la porta che conduceva al seminterrato, una copia rubata della Gazzetta del Profeta stretta nella mano. Il solito lento sussurro: “Severus Piton?” gli venne incontro, il vento freddo lo investì e la sua lingua si arrotolò per un momento. “Non ti ho ucciso io”, disse, una volta che si era srotolata, quindi trattene il respiro mentre la polverosa figura incantata esplodeva. Attese fino a che non fu a metà delle scale che scendevano verso la cucina, fuori dalla portata d’orecchie della signora Black e dalla nube di polvere, prima di dire, “Ho delle notizie, e non vi piaceranno.” La cucina era quasi irriconoscibile. Ogni superficie splendeva. Le pentole di rame e i tegami erano stati lucidati fino a brillare, il ripiano del tavolo di legno brillava, i calici e i piatti già pronti per la cena scintillavano alla luce di un allegro fuoco ardente, sul quale bolliva un calderone. Niente nella stanza, tuttavia, era più clamorosamente inusuale dell’elfo domestico che si affrettava verso Harry, vestito in un asciugamano bianconeve, i peli dell'orecchio puliti e lanuginosi come l'ovatta, il medaglione di Regulus che gli saltellava sul petto ossuto. “Via le scarpe, prego, Padrone Harry e mani lavate prima di cena,” gracidò Kreacher, prendendo il Mantello dell’Invisibilità e allontanandosi goffamente per appen272 J. K. Rowling derlo ad un gancio sulla parete, al lato di un certo numero di abiti vecchia maniera che erano stati lavati di recente. “Che cosa è successo?” Ron chiese apprensivo. Lui e Hermione erano riversi su un mucchio di note scritte e mappe disegnate a mano che riempivano l'estremità del lungo tavolo della cucina, ma ora guardavano Harry, mentre avanzava verso di loro e gettava il giornale sopra le pergamene sparse. Una grande foto di un viso conosciuto, dal naso adunco e dai capelli neri, li fissava, sotto a un titolo a tutta pagina che recitava: SEVERUS PITON NOMINATO PRESIDE DI HOGWARTS “No!” dissero Ron e Hermione ad alta voce. Hermione fu più rapida, agguantò il giornale e cominciò a leggere l’articolo ad alta voce. “«Severus Piton, per lungo tempo insegnante di Pozioni alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, oggi è stato nominato Preside, il più importante dei vari cambiamenti nel corpo docente nell’antica scuola. A seguito delle dimissioni della precedente insegnante di Babbanologia, Alecto Carrow ne occuperà il posto, mentre suo fratello, Amycus, ricoprirà la carica di professore di Difesa contro le Arti Oscure. “Accolgo con favore l’opportunità di accrescere le nostre più raffinate tradizioni e valori magici…»come commettere un omicidio e tagliare le orecchie alla gente, suppongo! Piton, Preside! Piton nello studio di Silente… per le braghe di Merlino!” strillò, facendo sobbalzare sia 273 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ron che Harry. Saltò su dal tavolo e sfrecciò fuori della stanza, gridando mentre usciva, “sarò di ritorno in un minuto!” “Per le braghe di Merlino?” ripeté Ron, con aria divertita. “Dev’essere davvero preoccupata.” Prese il giornale e lesse con attenzione l’articolo che parlava di Piton. “Gli altri insegnanti non lo accetteranno. La McGranitt, Vitious e la Sprite conoscono la verità, sanno in che modo è morto Silente. Non accetteranno Piton come Preside. E poi chi sono questi Carrow?” “Mangiamorte,” disse Harry. “Ci sono delle loro foto all'interno. Erano in cima alla torre quando Piton ha ucciso Silente, così ora tutti gli amici sono riuniti. E…” continuò amaramente Harry, avvicinandosi una sedia, “…io non penso che gli insegnanti abbiano altra scelta se non rimanere. Se il Ministero e Voldemort appoggiano Piton, sarà una scelta fra rimanere ed insegnare o un po’di piacevoli anni ad Azkaban… e questo se sono fortunati. Suppongo rimarranno per tentare di proteggere gli studenti.” Kreacher arrivò indaffarato verso il tavolo con una grande zuppiera tra le mani e versò la minestra nelle ciotole pulite, fischiando fra i denti. “Grazie, Kreacher,” disse Harry, sfogliando il Profeta per non dover guardare la faccia di Piton. “Bene, almeno sappiamo esattamente dov’è Piton in questo momento.” Iniziò a mangiare qualche cucchiaiata di minestra. La qualità della cucina di Kreacher era migliorata in modo sensazionale da quando gli era stato dato il medaglione di 274 J. K. Rowling Regulus. L'odierna zuppa di cipolle alla francese era la più buona che Harry avesse mai assaggiato. “Ci sono ancora un bel po’ di Mangiamorte che controllano la casa,” disse a Ron mentre mangiava, “più del solito. È come se sperassero di vederci uscire fuori trasportando i bauli scolastici diretti all’espresso per Hogwarts.” Ron gettò uno sguardo all’orologio. “È tutto il giorno che ci sto pensando. È partito quasi sei ore fa. Strano, non esserci, non è vero?” Nella mente, Harry sembrò rivedere il vapore della locomotiva scarlatta che lui e Ron avevano seguito una volta dall’alto, volando fra i campi e le colline, un serpeggiante bruco rosso. Era sicuro che Ginny, Neville e Luna, in questo momento, fossero seduti insieme, forse chiedendosi dove fossero lui, Ron ed Hermione o dibattendo su come meglio insidiare il nuovo regime di Piton. “Mi hanno quasi visto mentre rientravo, proprio adesso,” disse Harry, “Sono atterrato male sul gradino superiore e il mantello è scivolato.” “Io lo faccio tutte le volte. Oh, eccola,” aggiunse Ron, girandosi sulla sedia per guardare Hermione rientrare in cucina. “Per il gonfiore nelle braghe di Merlino, cos’è quello?” “Mi sono ricordata di questo,” sbuffò Hermione. Trasportava un largo quadro incorniciato che appoggiò momentaneamente sul pavimento, prima di prendere la piccola borsa di perline dalla cassettiera della cucina. Spalancatola, iniziò a spingere il quadro all’interno e, malgrado questo fosse vistosamente troppo grande per entrare nella borsetta, dopo pochi secondi svanì, come 275 Harry Potter e i Cimeli della Morte avevano fatto tanti altri oggetti, nelle capaci profondità della borsa. “Phineas Nigellus,” spiegò Hermione mentre gettava la borsa sul tavolo della cucina con il solito fracasso risonante. “Scusa?” disse Ron, ma Harry capì al volo. L'immagine dipinta di Phineas Nigellus Black era in grado di viaggiare velocemente fra il suo ritratto di Grimmauld Place e quello che era appeso nell'ufficio del Preside a Hogwarts. Proprio la stanza circolare della torre superiore in cui certamente Piton era seduto in quel momento, in trionfante possesso della collezione dei magici, fragili strumenti d'argento di Silente, del Pensatoio di pietra, del Cappello Parlante e, se non era stata spostata altrove, della spada di Grifondoro. “Piton potrebbe spedire Phineas Nigellus a dare uno sguardo all'interno di questa casa,” spiegò Hermione a Ron mentre riprendeva il suo posto. “Lascia che ci provi ora, tutto ciò che Phineas Nigellus sarà in grado vedere è l’interno della mia borsa.” “Bella pensata!” disse Ron, che sembrava impressionato. “Grazie,” sorrise Hermione, avvicinandosi la zuppa, “Harry, allora, cosa altro è successo oggi?” “Niente,” disse Harry. “Ho controllato l’entrata del Ministero per sette ore. Di lei nessun segno. Ho visto tuo padre, Ron. Sembra stare bene.” Ron annuì col capo il suo apprezzamento a questa notizia. Avevano concordato che era troppo pericoloso provare a comunicare con il sig. Weasley mentre entrava o usciva dal Ministero, in quanto sempre circondato da altri 276 J. K. Rowling impiegati ministeriali. Era rassicurante dargli un’occhiata, tuttavia, anche se lo si vedeva molto teso ed ansioso. “Papà ci ha sempre detto che la maggior parte della gente del Ministero usa la Metropolvere per andare al lavoro,” disse Ron. “Ecco perché non abbiamo visto la Umbridge, non camminerebbe mai, pensa d’essere troppo importante.” “E che mi dici di quella strana strega anziana e quel piccolo mago in abiti blu scuro?” chiese Hermione. “Oh sì, il tipo della Manutenzione Magica,” disse Ron. “Come sai che lavora alla Manutenzione Magica?” chiese Hermione, il cucchiaio della zuppa sospeso a mezz’aria. “Papà ha detto che tutti quelli della Manutenzione Magica vestono con abiti blu scuro.” “Non ce l’hai mai detto, però!” Hermione fece cadere il suo cucchiaio e tirò verso di sé il fascio di schemi e annotazioni che lei e Ron stavano esaminando quando Harry era entrato in cucina. “Non c’è niente qui su abiti blu scuro, niente!” disse, sfogliando febbrilmente tra le carte. “Beh, ma è davvero tanto importante?” “Ron, tutto è importante! Dal momento che loro non possono che essere in allerta per eventuali intrusi, se vogliamo entrare nel Ministero senza farci scoprire, ogni minimo dettaglio è importante! Ne abbiamo già parlato un sacco di volte, voglio dire, qual è lo scopo di tutti questi viaggi di ricognizione se non ti degni nemmeno di dirci…” 277 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Accidenti, Hermione, ho dimenticato una piccola cosa…” “Lo capisci, non è vero, che per noi non c’è probabilmente posto più pericoloso al mondo, adesso, del Ministero della…” “Penso che dovremmo farlo domani,” disse Harry. Hermione si bloccò di colpo, rimanendo a bocca aperta. Ron quasi si strozzò con la sua zuppa. “Domani?” ripeté Hermione. “Stai dicendo sul serio, Harry?” “Sì,” disse Harry. “Non penso che potremmo mai essere più preparati di quanto siamo ora, anche se ci nascondessimo intorno all'entrata del Ministero per un altro mese. Più perdiamo tempo, più lontano potrebbe essere quel medaglione. C’è già una buona probabilità che la Umbridge lo abbia gettato via. Quel coso non si apre.” “A meno che,” disse Ron, “non abbia trovato un modo per aprirlo ed ora sia posseduta.” “Non farebbe alcuna differenza per lei, era molto malvagia anche prima,” Harry alzò le spalle. Hermione si stava mordendo il labbro, immersa nei pensieri. “Conosciamo le cose importanti,” proseguì Harry, rivolgendosi a Hermione. “Sappiamo che hanno bloccato la Materializzazione dentro e fuori del Ministero. Sappiamo che ora, soltanto ai membri più anziani del Ministero è permesso collegare le loro case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due Indicibili protestare a questo proposito. Sappiamo approssimativamente dov’è l'ufficio della Umbridge, a causa di ciò che hai sentito dire dal tizio barbuto al suo compagno…” 278 J. K. Rowling “«Sarò su al primo livello, Dolores vuole vedermi»” recitò immediatamente Hermione. “Esattamente,” disse Harry. “E sappiamo che per entrare sono necessarie quelle strane monete o gettoni o qualunque cosa siano, perché io ho visto quella strega prenderne in prestito uno dal suo amico…” “Ma noi non ne abbiamo!” “Se il piano funziona, li avremo,” continuò Harry tranquillamente. “Non so, Harry, non lo so... c’è un mucchio terribile di cose che potrebbero andare male, si basa così tanto sulla casualità...” “Sarebbe così anche se passassimo altri tre mesi a prepararci,” disse Harry. “È tempo di agire.” Poteva vedere, dalle loro facce, che Hermione e Ron erano spaventati. Lui stesso non era particolarmente fiducioso, ma era sicuro che era giunto il momento di mettere in atto il loro piano. Avevano passato le quattro settimane precedenti indossando a turno il Mantello dell’Invisibilità e spiando l'entrata principale del Ministero, che Ron, grazie al sig. Weasley, conosceva fin dall'infanzia. Avevano pedinato gli addetti del Ministero mentre entravano, avevano ascoltato di nascosto le loro conversazioni ed avevano imparato, tramite un’attenta osservazione, su chi di loro si poteva fare affidamento che apparissero, soli, ogni giorno alla stessa ora. Occasionalmente, c’era stata la possibilità di sottrarre una Gazzetta del Profeta dalla borsa di qualcuno. Lentamente avevano sviluppato schemi e annotazioni sommarie, ora impilati davanti a Hermione. 279 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Va bene,” disse lentamente Ron, “diciamo che andiamo domani… Penso dovremmo essere solo io ed Harry.” “Oh, non ricominciare di nuovo!” sospirò Hermione. “Pensavo lo avessimo già deciso.” “Una cosa è girare intorno all’entrata sotto il Mantello, ma questo è diverso, Hermione.” Ron puntò il dito sulla copia della Gazzetta del Profeta con la data di dieci giorni prima. “Tu sei sulla lista dei Mezzosangue che non si sono presentati per l’interrogatorio!” “E si suppone tu stia morendo di Spruzzolosi alla Tana! Se c’è qualcuno che non dovrebbe andare, è Harry, ha una taglia di diecimila Galeoni sulla sua testa…” “Bene, rimarrò qui,” disse Harry. “Fatemi sapere se riuscirete mai a sconfiggere Voldemort, va bene?” Mentre Ron e Hermione ridevano, un dolore improvviso attraversò la cicatrice sulla fronte di Harry. La sua mano scattò su di essa. Vide gli occhi di Hermione stringersi e provò a far passare inosservato il movimento spostandosi i capelli dagli occhi. “Bene, se andiamo tutti e tre, dovremo Smaterializzarci separatamente,” stava dicendo Ron. “Non possiamo più infilarci tutti sotto il mantello.” La cicatrice di Harry stava diventando sempre più dolorante. Si alzò in piedi. Immediatamente, venne avanti Kreacher. “Il padrone non ha finito la sua minestra, il padrone preferisce dello stufato saporito, oppure la torta di melassa della quale il padrone è così goloso?” “Grazie, Kreacher, ma ritorno tra un minuto… ehm… bagno.” 280 J. K. Rowling Consapevole che Hermione lo stava guardando sospettosamente, Harry corse su per le scale verso il corridoio e poi al primo piano, dove si precipitò nel bagno e sprangò la porta. Lamentandosi per il dolore, crollò sopra il lavandino nero con i rubinetti a forma di serpenti dalla bocca aperta e chiuse gli occhi... Planava lungo una via buia. Le costruzioni intorno avevano alti frontoni di legno. Assomigliavano a delle case di pan di zenzero. S’avvicinò ad una di quelle, poi vide il pallore della sua stessa mano dalle lunghe dita contro la porta. Bussò. Sentiva salire l’eccitazione... La porta si aprì. Si trovò davanti una donna sorridente. Il suo viso cambiò mentre esaminava la faccia di Harry, la gioia se ne andò, sostituita dal terrore... “Gregorovitch?” disse una voce acuta e fredda. Lei scosse la testa. Stava cercando di chiudere la porta. Una mano bianca la tenne ferma, impedendole di chiuderlo fuori… “Voglio Gregorovitch.” “Er wohnt hier nicht mehr!” gridò lei, scuotendo la testa, “Lui no vive qui! Lui no vive qui! Io conosco no lui!” Abbandonando il tentativo di chiudere la porta, cominciò ad indietreggiare nel buio corridoio, Harry la seguì, scivolando verso di lei, e la sua mano dalle lunghe dita aveva estratto la bacchetta. “Dov’è? “Das weiss ich nicht! Egli muovere! Io non so! Io non so!” 281 Harry Potter e i Cimeli della Morte Sollevò la bacchetta. Lei urlò. Due bambini entrarono nel corridoio correndo. Lei provò a fargli da scudo con le braccia. Ci fu un bagliore di luce verde… “Harry! HARRY!” Aprì gli occhi, era crollato sul pavimento. Hermione stava di nuovo battendo sulla porta. “Harry, apri!” Aveva gridato, lo sapeva. Si alzò e tolse il chiavistello alla porta. Hermione si rovesciò immediatamente all'interno, riprese l’equilibrio e si guardò intorno sospettosa. Ron era subito dietro di lei, con l’aria nervosa mentre puntava la bacchetta negli angoli della fredda stanza da bagno. “Che cosa stavi facendo?” chiese Hermione severa. “Cosa pensi che stessi facendo?” disse Harry con un’esile spavalderia. “Stavi urlando come un pazzo!” disse Ron. “Oh sì… Devo essermi appisolato o…” “Harry, ti prego non insultare la nostra intelligenza,” disse Hermione, prendendo fiato. “Sappiamo che la cicatrice ti faceva male di sotto, e sei bianco come un lenzuolo.” Harry si sedette sull’orlo del bagno. “Bene, ho appena visto Voldemort uccidere una donna. Ormai probabilmente le ha ucciso tutta la famiglia. E non ne aveva bisogno. Come Cedric, ancora una volta, solo perché si trovavano lì…” “Harry, non dovresti più lasciarlo accadere!” Hermione gridò, la voce che echeggiava attraverso la stanza da bagno. “Silente voleva che tu usassi l’Occlumanzia! Pensava che il collegamento fosse peri282 J. K. Rowling coloso… Voldemort può usarlo, Harry! Cosa c’è di buono nel vederlo uccidere e torturare, come può aiutare?” “Perché significa che io so cosa sta facendo,” disse Harry. “Così non stai neppure provando a chiuderlo fuori?” “Hermione, non posso. Sapete che sono pessimo in Occlumanzia. Non l’ho mai imparata.” “Non hai mai provato veramente!” disse lei violentemente. “Non capisco, Harry… ti piace avere questo collegamento o rapporto speciale o cosa… qualunque cosa…” Esitò sotto lo sguardo che lui le rivolse mentre si alzava in piedi. “Mi piace?” disse tranquillamente. “A te piacerebbe?” “Io… no… mi dispiace, Harry. Io non intendevo…” “Lo odio, odio il fatto che può entrare dentro di me, che devo guardarlo quando è più pericoloso. Ma ho intenzione di usarlo.” “Silente…” “Dimentica Silente. Questa è una mia scelta, di nessun altro. Voglio sapere perché sta cercando Gregorovitch.” “Chi?” “È un fabbricante di bacchette straniero,” disse Harry. “Ha costruito la bacchetta di Krum e Krum lo considera geniale.” “Ma secondo quanto dici,” disse Ron, “Voldemort tiene segregato Olivander da qualche parte. Se ha già un fabbricante di bacchette, che cosa se ne fa di un altro?” “Forse la pensa come Krum, forse pensa che Gregorovitch sia migliore... oppure pensa che Gregorovitch possa spiegare che cosa ha fatto la mia 283 Harry Potter e i Cimeli della Morte bacchetta quando mi stava inseguendo, perché Olivander non lo sapeva.” Harry gettò uno sguardo nello specchio spaccato e polveroso e vide Ron ed Hermione che si scambiavano degli sguardi scettici dietro alle sue spalle. “Harry, tu continui a parlare di che cosa ha fatto la tua bacchetta,” disse Hermione, “ma tu lo hai fatto accadere! Perché sei così determinato a non prenderti la responsabilità per il tuo potere?” “Perché so che non ero io! E lo sa anche Voldemort, Hermione! Entrambi sappiamo che cosa è realmente accaduto!” Si fissarono l’un l’altro, Harry sapeva di non aver convinto Hermione e che lei stava preparando argomentazioni, sia contro la sua teoria della bacchetta, sia contro il fatto che stava permettendosi di vedere nella mente di Voldemort. In suo aiuto, intervenne Ron. “Smettila,” le consigliò. “Spetta a lui. Se domani dobbiamo andare al Ministero, non pensate dovremmo ripassare il piano?” Riluttante, come gli altri due avrebbero potuto confermare, Hermione abbandonò la questione, benché Harry fosse abbastanza sicuro che sarebbe tornata all’attacco alla prima occasione. Nel frattempo, erano ritornati giù in cucina, dove Kreacher servì loro stufato e torta di melassa. Non andarono a letto che a tarda notte, dopo avere ripassato ripetutamente per ore il loro piano fin quando non si sentirono in grado di recitarlo a memoria l'uno all'altro. Harry, che ora dormiva nella stanza di Sirius, era disteso sul letto con la luce della bacchetta puntata sulla 284 J. K. Rowling vecchia fotografia di suo padre, Sirius, Lupin e Minus, ripetendo il piano tra sé per altri dieci minuti. Appena spense la bacchetta, tuttavia, non riuscì a pensare alla Pozione di Polisucco, alle Pastiglie Vomitose o agli abiti blu scuro della Manutenzione Magica. Pensava a Gregorovitch il fabbricante di bacchette e a quanto tempo poteva sperare di rimanere nascosto mentre Voldemort lo cercava con tanta decisione. L'alba sembrava aver seguito la mezzanotte con una rapidità indecente. “Hai un aspetto terribile,” fu il saluto di Ron che era entrato nella stanza per svegliare Harry. “Non per molto,” disse Harry, sbadigliando. Trovarono Hermione di sotto, in cucina. Si stava facendo servire caffè e panini caldi da Kreacher con l’espressione leggermente maniacale che Harry le associava al ripasso di un esame. “Abiti,” disse sottovoce, confermando la loro presenza con un nervoso cenno del capo e continuando a frugare nella borsa di perline, “Pozione Polisucco... Mantello dell’Invisibilità... Detonatori Abbindolanti... Dovreste prenderne un paio ciascuno, se dovessero servire... Pastiglie Vomitose, Torrone Sanguinolento, Orecchie Oblunghe...” Ingoiarono la colazione, poi scattarono di sopra, con Kreacher che, congedandosi, promise che al loro ritorno gli avrebbe fatto trovare un pasticcio di carne e rognone. “Che Dio lo benedica,” disse affettuosamente Ron, “e pensare che ero solito fantasticare sul tagliargli la testa e appenderla al muro”. 285 Harry Potter e i Cimeli della Morte Si diressero sul gradino d’entrata con immensa cautela. Potevano vedere una coppia di Mangiamorte dagli occhi gonfi che controllavano la casa attraverso la piazzetta nebbiosa. Hermione si Smaterializzo prima con Ron , poi ritornò per Harry. Dopo il solito breve momento di oscurità e di quasisoffocamento, Harry si trovò nel piccolo vicolo, come prevedeva la prima fase del loro piano. Era ancora deserto, tranne una coppia di grandi contenitori. I primi impiegati del Ministero si sarebbero Materializzati, come al solito, non prima delle otto in punto. “Bene, dunque,” disse Hermione, controllando l’orologio. “Lei dovrebbe essere qui tra circa cinque minuti. Quando l’avrò Schiantata…” “Hermione, lo sappiamo,” disse duramente Ron. “E non avevamo deciso di aprire la porta prima del suo arrivo?” Hermione gridò. “L’avevo quasi dimenticato! State indietro…” Puntò la bacchetta verso l’adiacente porta antincendio, sprangata e piena di graffiti, che scoppiò e si aprì con un colpo. Oltre la porta, il corridoio scuro conduceva, come avevano scoperto dai loro attenti viaggi di ricognizione, in un teatro vuoto. Hermione tirò la porta verso di sé in modo che sembrasse ancora chiusa. “Ed ora,” disse, voltando, di nuovo il viso verso gli altri due nel vicolo, “Ci rimettiamo il Mantello…” “… e aspettiamo,” finì Ron, gettandolo sopra la testa di Hermione come una coperta sopra una gabbia d’uccelli e girando gli occhi verso Harry. 286 J. K. Rowling Poco più di un minuto dopo, si udì un piccolo crack ed una piccola strega del Ministero con svolazzanti capelli grigi, si Materializzò a poche decine di centimetri da loro sbattendo gli occhi per la luce improvvisa. Il sole era appena uscito da dietro una nube. Ebbe a malapena il tempo di godere di quel calore inatteso, tuttavia, prima che il silenzioso Schiantesimo di Hermione la colpisse al petto e crollasse a terra. “Ben fatto, Hermione,” disse Ron, emergendo da dietro un recipiente accanto alla porta del teatro, appena Harry tolse il Mantello dell’Invisibilità. Insieme portarono la piccola strega nell’oscuro passaggio che conduceva dietro le quinte. Hermione strappò alcuni capelli dalla testa della strega e li aggiunse a una fiasca di fangosa Pozione Polisucco che aveva preso dalla borsa di perline. Ron stava frugando nella borsa della piccola strega. “È Mafalda Hopkirk,” disse, leggendo una piccola tessera che identificava la loro vittima come un assistente dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche. “Farai meglio a prendere questa, Hermione, e qui ci sono i gettoni.” Le passò molti piccoli gettoni d’oro, con impresse le lettere M.D.M., che aveva preso dalla borsetta della strega. Hermione bevve la Pozione Polisucco, che ora era di un piacevole colore viola intenso, e pochi secondi dopo ecco davanti a loro il duplicato di Mafalda Hopkirk. Mentre lei toglieva gli occhiali a Mafalda e li indossava, Harry controllò l’orologio. “Siamo un po’ in ritardo, il Signor Manutenzione Magica dovrebbe essere qui tra qualche secondo. 287 Harry Potter e i Cimeli della Morte Si affrettarono a chiudere la porta sulla vera Mafalda, Harry e Ron indossarono il Mantello dell’Invisibilità mentre Hermione rimase in vista e attesero. Qualche secondo dopo ci fu un altro crack e un piccolo mago, dall’aspetto di un furetto, si materializzò di fronte a loro. “Oh, salve Mafalda.” “Salve!” disse Hermione con una voce trillante, “Come va oggi?” “Non molto bene, per la verità,” replicò il piccolo mago, che sembrava veramente abbattuto. Appena Hermione e il mago si diressero verso la strada principale, Harry e Ron strisciarono dietro di loro. “Mi dispiace apprendere che sei giù”, disse Hermione, parlando fermamente sopra il piccolo mago che provava ad esporre i suoi problemi. Era essenziale impedirgli di raggiungere la strada. “Ecco, prendi un dolce.” “Eh! Oh no grazie…” “Insisto!” disse Hermione aggressivamente, agitandogli la sacca delle pastiglie davanti al viso. Guardandola piuttosto allarmato, il piccolo mago ne prese una. L’effetto fu immediato. Nel momento in cui la pastiglia gli toccò la lingua, il piccolo mago cominciò a vomitare così forte che non notò nemmeno che Hermione gli aveva strappato una manciata di capelli dalla sommità della testa. “Oh caro!” disse lei, mentre lui schizzava di vomito il vicolo. “Forse dovresti prenderti il giorno libero!” 288 J. K. Rowling “No…no!” Soffocava e vomitava, provando a continuare sulla sua strada malgrado non fosse in grado di camminare dritto. “ Io devo… oggi… devo andare…” “Ma questo è semplicemente sciocco!” disse Hermione allarmata. “Non puoi andare al lavoro in questo stato… Penso dovresti andare al San Mungo e lasciare che loro si prendano cura di te.” Il mago era crollato, sforzandosi di stare a quattro zampe, tentando ancora di strisciare verso la strada principale. “Tu semplicemente non puoi andare al lavoro in questo stato! “ urlò Hermione. Sembrava che avesse finalmente accettato la verità delle sue parole. Usando Hermione come appoggio per tirarsi su in posizione eretta, si girò sul posto e svanì, non lasciandosi dietro nulla, eccetto la borsa che Ron gli aveva strappato dalle mani mentre se ne andava, e alcuni schizzi volanti di vomito. “Uh”, disse Hermione, alzando la gonna della toga per evitare le pozzanghere di vomito. “Avremmo fatto molto meno confusione Schiantando anche lui.” “Sì,” disse Ron, emergendo da sotto il mantello tenendo la borsa del mago, “ma penso ancora che un’intera pila di corpi incoscienti avrebbe attirato di più l’attenzione. Forte attaccamento al lavoro, però, non credete? Lanciaci i capelli e la pozione, dunque.” Due minuti dopo, Ron era in piedi di fronte a loro, piccolo e con l’aspetto di un furetto come il mago ammalato, indossando gli abiti blu scuro che prima erano piegati nella borsa. 289 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Strano che oggi non li indossasse, non è vero, visto quanto desiderasse andare? Ad ogni modo, io sono Reg Cattermole, secondo la targhetta sul retro.” “Adesso aspetta qui,” disse Hermione a Harry, che era ancora sotto il Mantello dell’Invisibilità, “e saremo di ritorno con i capelli per te.” Dovette aspettare una decina di minuti, che a Harry sembrarono molto più lunghi, nascosto da solo nel vicolo schizzato di vomito accanto alla porta che nascondeva Mafalda Schiantata. Finalmente Ron e Hermione riapparvero. “Non sappiamo chi sia,” disse Hermione, passando a Harry diversi capelli neri ricci, “ma se n’è andato a casa con un naso che sanguinava terribilmente! Ecco qui, è un pochino alto, avrai bisogno di vestiti più grandi…” Tirò fuori dei vecchi abiti che Kreacher aveva lavato per loro, Harry si ritirò per prendere la pozione e cambiarsi. Alla fine la dolorosa trasformazione era completa, era più alto di sei piedi e, da ciò che poteva dedurre dalle braccia muscolose, aveva una corporatura potente. Aveva anche la barba. Mettendo via il Mantello dell’Invisibilità e gli occhiali all’interno dei nuovi vestiti, si riunì agli altri due. “Accidenti, è pauroso,” disse Ron, guardando in su verso Harry, che ora torreggiava sopra di lui. “Prendi uno dei gettoni di Mafalda,” disse Hermione ad Harry, “e andiamo, sono quasi le nove.” Insieme uscirono dal vicolo. A cinquanta metri lungo la strada affollata c’erano delle nere cancellate appuntite 290 J. K. Rowling che fiancheggiavano due rampe di scale, una con l’etichetta Signori, l’altra Signore. “Ci vediamo tra un momento, allora,” disse Hermione nervosamente, e scivolò giù verso la scala delle Signore. Harry e Ron si unirono a molti uomini vestiti stranamente che scendevano in quello che sembrava essere un comune gabinetto pubblico sotterraneo, con delle luride piastrelle bianche e nere. “Buongiorno, Reg!” chiamò un altro mago in abiti blu scuro che, come lui, si infilava in un cubicolo inserendo il suo gettone d'oro in una fessura nella porta. “Una maledetta rogna, questa, eh? Obbligarci tutti a venire al lavoro in questo modo! Ma chi si aspettano si faccia vedere, Harry Potter?” Il mago ruggì con una risata alla sua stessa battuta. Ron fece una risata forzata. “Già,” disse, “stupido, vero?” Lui e Harry entrarono nei cubicoli adiacenti. Da entrambi i lati di Harry giungeva un suono di sciacquoni. Si accucciò e scrutò attraverso l’apertura in fondo al cubicolo, appena in tempo per vedere un paio di piedi con degli stivali salire nel gabinetto accanto. Osservò a sinistra e vide Ron fargli l’occhiolino. “Dobbiamo scaricarci dentro?” sussurrò. “Così sembra.” sussurrò Harry di rimando, la voce gli venne fuori profonda e grave. Entrambi si alzarono. Sentendosi completamente stupido, Harry si arrampicò sulla toilette. Seppe immediatamente di aver fatto la cosa giusta. Sebbene sembrasse essere nell’acqua, le sue scarpe, i piedi e gli abiti erano completamente asciutti. Si allungò, tirò la 291 Harry Potter e i Cimeli della Morte catena ed un momento dopo attraversò velocemente un corto scivolo, emergendo da un camino nel Ministero della Magia. Si alzò impacciato, c’era molto più corpo di quanto fosse abituato. Il grande Atrio sembrava più scuro di quanto Harry ricordasse. Una fontana d'oro era precedentemente collocata al centro della sala, gettando riflessi di luce sopra l’elegante pavimento di legno e sui muri. Ora una gigantesca statua di pietra nera dominava la scena. Era piuttosto spaventosa questa vasta scultura di una strega e di un mago che, sedendo su ornati troni scolpiti, guardavano verso i lavoratori del Ministero che uscivano fuori dai camini sotto di loro. Incise in lettere alte mezzo metro alla base della statua, si leggevano le parole: MAGIA È POTERE. Harry ricevette un forte colpo dietro le gambe. Un altro mago era appena volato fuori dal camino dietro di lui. “Fuori dai piedi, non posso… oh, scusa Runcorn.” Chiaramente spaventato, il mago calvo s’allontanò. A quanto pareva, l’uomo che Harry stava impersonando, Runcorn, era minaccioso. “Psst!” sussurrò una voce, e lui si guardò intorno per scorgere una piccola e gracile strega e un mago dall’aspetto di un furetto che gli gesticolavano dall’altro lato della statua. Harry si affrettò a raggiungerli. “Siete entrati senza problemi, dunque?” Hermione sussurrò a Harry. “No, lui è ancora attaccato al fondo,” disse Ron. 292 J. K. Rowling “Oh, molto divertente… È orribile, non è vero?” disse a Harry, che stava fissando la statua. “Hai visto su cosa stanno seduti?” Harry osservò molto più attentamente e si rese conto che ciò che aveva creduto essere dei troni decorati e intagliati erano in realtà cumuli di esseri umani intagliati, centinaia e centinaia di corpi nudi, uomini, donne e bambini, tutti con volti piuttosto stupidi, sgradevoli, corpi attorcigliati e pressati insieme a sostenere il peso dei maghi magnificamente vestiti. “Babbani,” sospirò Hermione. “Al loro legittimo posto. Andiamo, mettiamoci in marcia.” Si unirono al flusso delle streghe e dei maghi che si spostavano verso i cancelli dorati all'estremità del corridoio, guardandosi intorno in maniera meno sospetta possibile, ma non c’era segno della caratteristica figura di Dolores Umbridge. Passarono attraversarono i cancelli e in un corridoio più piccolo in cui si stavano formando delle code davanti a venti griglie dorate che alloggiavano altrettanti ascensori. Avevano a malapena raggiunto il più vicino quando una voce disse: “Cattermole!” Si guardarono intorno. A Harry si rivoltò lo stomaco. Uno dei Mangiamorte che aveva assistito alla morte di Silente avanzava verso di loro. Gli impiegati del Ministero accanto a loro caddero in silenzio, gli occhi si abbassarono. Harry poteva sentire la paura che li scuoteva. La faccia accigliata e un po’ brutale dell’uomo era in qualche modo in disaccordo con i suoi abiti magnifici e ampi, ricamati con molto filo d'oro. Qualcuno nella folla vicino agli ascensori lo chiamò con un adulante, “Buongiorno, Yaxley!” Yaxley lo ignorò. 293 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ho richiesto qualcuno dalla Manutenzione Magica per sistemare il mio ufficio, Cattermole. Sta ancora piovendo, là dentro.” Ron si guardò intorno sperando che qualcun altro intervenisse, ma nessuno parlò. “Piovendo... nel suo ufficio? Questo non va bene, vero?” Ron fece una risata nervosa. Gli occhi di Yaxley si allargarono. “Pensi che sia divertente, Cattermole, è vero?” Una coppia di streghe uscì dalla coda per l’ascensore e si allontanò. “No,” disse Ron, “no, certamente…” “Ti rendi conto che sto andando di sotto ad interrogare tua moglie, Cattermole? Infatti, sono sorpreso che tu non sia giù a tenerle la mano mentre aspetta. Hai già rinunciato a lei come se fosse una brutta faccenda, vero? Molto saggio. Assicurati di sposare una Purosangue la prossima volta.” Hermione cacciò un piccolo grido d’orrore. Yaxley la guardò. Lei tossì debolmente e si girò. “Io…Io…” balbettò Ron. “Se mia moglie fosse accusata di essere una Mezzosangue,” disse Yaxley, “…non che qualsiasi donna sposassi potesse mai essere scambiata per un tale sudiciume… e al Capo del Dipartimento di Applicazione della Legge Magica fosse necessario fare un lavoro, io darei la mia priorità per questo lavoro, Cattermole. “Mi capisci?” “Si,” sussurrò Ron. 294 J. K. Rowling “Dunque occupatene, Cattermole, se il mio ufficio non è completamente asciutto entro un’ora, lo Stato del Sangue di tua moglie sarà più in dubbio di quanto non sia adesso.” La griglia d'oro davanti a loro si aprì rumorosamente. Con un cenno del capo e con un sorriso sgradevole ad Harry, dal quale si sarebbe aspettato evidentemente un apprezzamento per questo trattamento a Cattermole, Yaxley si diresse verso un altro ascensore. Harry, Ron ed Hermione entrarono nel loro, ma nessuno li seguì. Era come se fossero infetti. Le grate si chiusero con un fragore e l'ascensore iniziò a salire. “Cosa devo fare?” chiese immediatamente Ron agli altri due. Sembrava addolorato. “Se non torno su, mia moglie…Voglio dire, la moglie di Cattermole…” “Verremo con te, dovremmo cercare di rimanere insieme…” cominciò Harry, ma Ron scosse la testa febbrilmente. “Questo è da pazzi, non abbiamo molto tempo. Voi due cercate la Umbridge, io risolverò il problema di Yaxley…ma come faccio a fermare la pioggia?” “Prova Finite Incantatem,” disse subito Hermione, “dovrebbe fermare la pioggia se è un incantesimo o una maledizione. Se non lo fa, vuol dire che qualcosa è andato storto con un Incantesimo Atmosferico, che sarà più difficile da sistemare, quindi come misura provvisoria prova Impervius per proteggere le sue cose…” “Ripetilo di nuovo, piano…” disse Ron cercando disperatamente una penna frugando nelle varie tasche, ma in quel momento l’ascensore sussultò e si fermò. Un’incorporea voce femminile disse: “Livello quattro, 295 Harry Potter e i Cimeli della Morte Dipartimento per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche, incluse Bestie, Esseri e Spiriti, Ufficio Relazione con i Goblin e Sportello Consulenza Flagelli,” e le griglie si aprirono di nuovo, lasciando entrare una coppia di maghi e diversi aeroplani di carta viola pallido che fluttuarono intorno alla lampada sul soffitto dell’ascensore. “Buongiorno Albert,” disse sorridendo ad Harry un uomo baffuto e irsuto. Egli gettò uno sguardo su Ron e Hermione mentre l’ascensore scricchiolò di nuovo verso l’alto. Hermione ora stava bisbigliando frenetiche istruzioni a Ron. Il mago si girò verso Harry, mormorando in modo malizioso “Dirk Cresswell, eh? Dall’Ufficio Relazione con i Goblin? Bel colpo, Albert. Sono abbastanza sicuro di ottenere il suo posto, adesso!” Fece l’occhiolino. Harry sorrise di rimando, sperando che questo bastasse. L'ascensore si fermò, le griglie si aprirono un’altra volta. “Livello due, Ufficio Applicazione della Legge Magica, incluso Ufficio dell’Uso Improprio della Magia, Quartier Generale degli Auror e Servizi Amministrativi del Wizengamot” disse la voce incorporea della strega. Harry vide Hermione dare a Ron una piccola spinta e lui corse fuori dell’ascensore, seguito dagli altri maghi, lasciando da soli Harry e Hermione. Nel momento in cui la porta dorata si chiuse, Hermione disse molto in fretta: “In realtà, Harry, penso sarebbe meglio che io gli andassi dietro, non penso sappia cosa sta facendo, e se viene catturato, l’intera faccenda…” “Livello uno, Ministro della Magia e Staff di Supporto.” 296 J. K. Rowling La griglia dorata si aprì di nuovo e Hermione restò senza fiato. Quattro persone erano di fronte a loro, due delle quali erano immerse in una conversazione, un mago dai lunghi capelli che indossava un magnifico abito nero e oro ed una strega bassa, somigliante ad un rospo, con un fiocco di velluto tra i capelli corti, che stringeva una cartella sul petto. 297 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO TREDICI COMMISSIONE REGISTRAZIONE FIGLI DI BABBANI “Ah, Mafalda!” disse la Umbridge guardando Hermione. “Ti ha mandato Travers, vero?” “S-sì,” squittì Hermione. “Cielo, andrai alla perfezione.” la Umbridge parlò rivolta al mago vestito di nero e oro. “Il problema è risolto, Ministro, se Mafalda può fare da cancelliere siamo pronti a iniziare immediatamente.” Consultò l’agenda. “Dieci persone oggi, e una di questa è la moglie di un impiegato del Ministero! Tz, tz... anche qui, nel cuore del Ministero!” entrò nell'ascensore 298 J. K. Rowling dopo Hermione, come i due maghi che avevano ascoltato la conversazione della Umbridge col Ministro. “Andremo subito giù, Mafalda, troverai tutto quello che ti serve nell'aula giudiziaria. Buongiorno, Albert, non stai uscendo?” “Sì, certo,” disse Harry con la profonda voce di Runcorn. Harry uscì dall'ascensore. I cancelli dorati gli si chiusero con fragore alle spalle. Lanciando un'occhiata all’indietro, vide il volto ansioso di Hermione scendere fino a sparire, con un alto mago ad ogni lato, e il nastro per capelli di velluto della Umbridge all'altezza delle spalle. “Cosa ti porta qua, Runcorn?” chiese il nuovo Ministro della Magia. I lunghi capelli neri e la barba erano striati d'argento e un’ampia fronte spaziosa ombreggiava gli occhi luccicanti, ricordando a Harry un granchio che osserva da sotto una roccia. “Dovevo scambiare una parola veloce con,” Harry esitò per una frazione di secondo, “Arthur Weasley. Qualcuno mi ha detto che era su al Livello Uno.” “Ah,” disse Pius Thicknesse. “È stato scoperto mentre aveva contatti con un Indesiderabile?” “No,” disse Harry, con la gola secca. “No, niente del genere.” “Ah, bene. È solo questione di tempo,” disse Thicknesse. “Se proprio vuoi sapere, ritengo che i traditori del sangue siano nocivi come i Mezzosangue. Buona giornata, Runcorn.” “Buona giornata, Ministro.” 299 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry guardò Thicknesse marciare lungo il corridoio coperto dagli spessi tappeti. Nell'attimo in cui il Ministro scomparve dalla visuale, Harry prese il Mantello dell'Invisibilità dal pesante mantello nero, lo indossò e si diresse lungo il corridoio nella direzione opposta. Runcorn era così alto che Harry doveva fermarsi per accertarsi che i grandi piedi fossero coperti. Sentiva il panico palpitare alla bocca dello stomaco. Mentre oltrepassava una lucente porta di legno dopo l'altra, ognuna con una targhetta con il nome dell’occupante e la mansione svolta, la potenza del Ministero, la sua complessità, la sua impenetrabilità, sembravano schiacciarlo, facendogli sembrare il piano che aveva progettato con Ron ed Hermione nelle quattro settimane precedenti ridicolmente infantile. Avevano concentrato tutti i loro sforzi nell'entrare senza essere scoperti. Non si erano soffermati neanche un attimo su quello che avrebbero fatto se fossero stati costretti a separarsi. Adesso Hermione era intrappolata in una procedura giudiziaria, che senza dubbio sarebbe andata avanti per ore. Ron doveva sforzarsi in una magia che Harry sapeva con certezza essere al di fuori delle sue capacità, e forse la libertà di una donna dipendeva dal suo risultato, e lui, Harry, girovagava al piano superiore quando sapeva perfettamente che la sua preda era appena scomparsa nell'ascensore diretta ai piani inferiori. Smise di camminare, s’appoggiò al muro e cercò di capire cosa fare. Il silenzio lo opprimeva: non c'era agitazione, né rumore di chiacchiere o di passi. I corridoi coperti da tappeti color porpora attutivano i suoni come se nell'ambiente fosse stato posto l'incantesimo Muffliato. 300 J. K. Rowling Il suo ufficio deve essere quassù, pensò Harry. Sembrava piuttosto improbabile che la Umbridge tenesse la sua gioielleria in ufficio, ma d'altro canto era stupido rinunciare a cercare senza assicurarsene. Quindi si diresse di nuovo nel corridoio, senza incrociare nessuno tranne un mago accigliato che mormorava istruzioni ad una penna che gli galleggiava davanti nell'aria scrivendo su un pezzo di pergamena. Facendo attenzione ai nomi sulle porte, Harry voltò un angolo. Verso la metà del corridoio seguente, si trovò in un ampio locale in cui una dozzina di streghe e maghi sedevano in fila dietro piccole scrivanie non molto diverse da banchi di scuola, sebbene fossero più lucidi e senza incisioni. Harry si fermò a guardarli, l'effetto era davvero ipnotico. Agitavano e roteavano le bacchette all'unisono, e pezzi quadrati di carta colorata volavano in ogni direzione come piccoli arcobaleni rosa. Dopo pochi secondi, Harry s’accorse che il procedimento aveva un ritmo, che i pezzi di carta seguivano tutti lo stesso schema. Dopo un po’, capì che quello che stava guardando era la creazione di opuscoli, che i pezzi di carta quadrata erano pagine che, una volta riunite, rilegate e sistemate con la magia, si disponevano in accurate pile accanto a ogni strega o mago. Harry s’avvicinò di soppiatto, anche se gli operai erano così assorti in quello che facevano che dubitava avrebbero notato un passo attutito dal tappeto, e raccolse un opuscolo finito da una pila disposta accanto ad una giovane strega. Lo esaminò sotto il Mantello dell'Invisibilità. Sulla sua copertina rosa era inciso un titolo a caratteri dorati: 301 Harry Potter e i Cimeli della Morte MEZZOSANGUE e il Pericolo che Creano a una Pacifica Società Purosangue Sotto il titolo c'era l'immagine di una rosa rossa, con un volto che sorrideva stupidamente in mezzo ai petali mentre veniva strangolato da un’erbaccia verde con zanne e sguardo minaccioso. Non c'era il nome dell'autore, sull’opuscolo, ma ancora una volta le cicatrici sul dorso della mano destra sembravano prudere mentre lo esaminava. Poi la giovane strega alla quale era accanto confermò i suoi sospetti quando disse, “Qualcuno sa se la vecchia megera interrogherà Mezzosangue tutto il giorno?” “Attenta,” disse il mago accanto a lei, guardandosi intorno nervosamente. Una delle pagine gli scivolò e cadde sul pavimento. “Perché, oltre all'occhio magico ha anche le orecchie, adesso?” La strega guardò verso la lucente porta di mogano di fronte al locale pieno di confezionatori di opuscoli. Anche Harry si voltò a guardarla e sentì la rabbia sollevarglisi dentro come un serpente. Sulla porta, dove avrebbe dovuto trovarsi uno spioncino come quelli dei Babbani, era stato incastonato nel legno un largo occhio tondo con l'iride blu, un occhio che era esageratamente familiare a tutti coloro che avessero conosciuto Alastor Moody. Per una frazione di secondo Harry dimenticò dove si trovava e cosa era venuto a fare. Dimenticò persino di 302 J. K. Rowling essere invisibile. Si diresse deciso alla porta e osservò l'occhio. Non si muoveva. Guardava ciecamente in avanti, immobile. La targhetta al di sopra riportava: DOLORES UMBRIDGE Sottosegretaria Anziana del Ministro Sotto questa, un'altra targhetta nuova e sinistramente più lucida recitava: Capo della Commissione per la Registrazione dei Figli di Babbani Harry si voltò, fissando i numerosi confezionatori di opuscoli. Anche intenti com’erano nel loro lavoro, difficilmente poteva immaginare che non avrebbero notato la porta di un ufficio vuoto che si apriva avanti ai loro occhi. Così estrasse, da una tasca interna, uno strano oggetto a forma di trombetta a bulbo di gomma, con piccole zampette fluttuanti. Chinandosi a terra coperto dal mantello, posizionò il Detonatore Abbindolante sul pavimento. Quello s’insinuò di corsa fra le gambe delle streghe e dei maghi rintanandosi in un angolo lontano. Pochi istanti dopo, durante i quali Harry attese con la mano sulla maniglia della porta, si udì un’assordante strombazzata e da un angolo si diffuse una grande quantità di fumo nero ed acre. La giovane strega nella prima fila urlò. Pagine rosa volarono ovunque, mentre lei e i suoi colleghi saltavano in piedi, guardandosi intorno alla ricerca della 303 Harry Potter e i Cimeli della Morte causa del trambusto. Harry girò la maniglia, entrò nell'ufficio della Umbridge, e richiuse la porta alle spalle. Gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo. La stanza era identica all'ufficio che la Umbridge aveva a Hogwarts. Drappeggi di merletti, centrini e fiori essiccati coprivano ogni superficie disponibile. Sui muri c’erano i soliti piatti ornamentali, ognuno con un gattino colorato e infiocchettato che saltellava e faceva le capriole con grazia rivoltante. La scrivania era coperta da una tovaglia fiorata a balze. Sull’altro lato dell'occhio di Moody, una prolunga telescopica permetteva alla Umbridge di spiare gli operai dall'altra parte della stanza. Harry dette un'occhiata, e vide che erano ancora tutti raccolti intorno al Detonatore Abbindolante. Strappò il telescopio dalla porta, lasciandovi un buco. Staccò l'occhio magico e se lo mise in tasca. Poi si voltò di nuovo verso la stanza, alzò la bacchetta e mormorò, “Accio medaglione.” Non accadde nulla, ma non s’era aspettato diversamente. Senza dubbio la Umbridge sapeva tutto su incantesimi e formule protettive. Aggirò velocemente la scrivania e iniziò ad aprire i cassetti. Trovò penne, bloc-notes e Magiscotch. C’erano graffette incantate che serpeggiavano fuori dai cassetti e dovevano essere ricacciate all’interno, una vistosa scatola piena di lacci per capelli e forcine, ma nessuna traccia di un medaglione. Dietro la scrivania c'era uno schedario. Harry iniziò a frugarci. Come gli schedari di Gazza a Hogwarts, era pieno di cartelle, ognuna contrassegnata da un'etichetta con un nome. Fu quando raggiunse il cassetto più basso 304 J. K. Rowling che Harry trovò qualcosa che lo distrasse dalla sua ricerca: la cartella del signor Weasley. La tirò fuori e l’aprì: ARTHUR WEASLEY Status di Sangue: Purosangue, ma con inaccettabile propensione verso i Babbani. Membro riconosciuto dell’Ordine della Fenice. Famiglia: Moglie (Purosangue), sette figli, i due più piccoli ad Hogwarts. NB: Il figlio maschio è al momento a casa, seriamente malato, come hanno confermato gli ispettori del Ministero. Status di Sicurezza: SOTTO CONTROLLO. Tutti i movimenti sono monitorati. Molto probabile che l’Indesiderabile N°.1 lo contatterà (è già stato in precedenza con la famiglia Weasley). “Indesiderabile Numero Uno,” mormorò Harry fra sé mentre rimetteva a posto la cartella del Signor Weasley e chiudeva il cassetto. Aveva idea di sapere di chi si trattasse e, com’era prevedibile, appena si rialzò ed esaminò 305 Harry Potter e i Cimeli della Morte l’ufficio per trovare altri posti in cui cercare, vide sul muro un poster che lo raffigurava, con la scritta INDESIDERABILE N°.1 sul petto. Vi era appiccicato un fogliettino rosa con la figura di un gattino in un angolo. Harry s’avvicinò per leggerlo e trovò che la Umbridge vi aveva scritto “da punire”. Più arrabbiato che mai, Harry continuò a frugare all’interno dei vasi e dei contenitori di fiori essiccati, ma non fu affatto sorpreso di non trovarvi il medaglione. Dette all’ufficio un’ultima occhiata e il suo cuore saltò un battito. Silente lo stava fissando da un piccolo specchio rettangolare appoggiato su una libreria di fianco alla scrivania. Harry attraversò la stanza di corsa e lo afferrò, ma nel momento in cui lo toccò si accorse che non si trattava affatto di uno specchio. Silente sorrideva malinconico dalla copertina di un rilucente libro. Sulle prime Harry non aveva notato l’ondulata scrittura verde che attraversava il cappello: La Vita e le Bugie di Albus Silente, nonché la scritta leggermente più piccola che gli attraversava il petto: “di Rita Skeeter, l’autrice bestseller «Armando Dippet: Maestro o Imbecille?»” Harry aprì il libro a caso e vide una foto a tutta pagina di due adolescenti, entrambi ridevano sguaiatamente con le braccia sulle spalle dell’altro. Silente, con i capelli lunghi fino al gomito, aveva una minuta, esile barbetta che gli ricordava quella sul mento di Krum che aveva tanto infastidito Ron. Il ragazzo che rideva in silenzioso divertimento accanto a Silente aveva un aspetto allegro e disordinato. I capelli dorati gli ricadevano in riccioli sulle spalle. Harry si chiese se si trattasse del giovane Doge, ma 306 J. K. Rowling prima che potesse cercare la didascalia, la porta dell’ufficio si aprì. Se Thicknesse non si fosse guardato dietro le spalle mentre entrava, Harry non avrebbe avuto tempo di mettersi il Mantello dell’Invisibilità. Anche così, pensò che Thicknesse dovesse aver colto un rapido movimento, perché per un attimo o due rimase immobile, guardando con curiosità il punto in cui Harry era appena svanito. Credendo forse che ciò che aveva visto fosse Silente che si grattava il naso sulla copertina del libro, che Harry aveva riposto in fretta sullo scaffale, Thicknesse s’avviò finalmente alla scrivania e puntò la bacchetta alla penna che pronta nella boccetta dell’inchiostro. La penna saltò fuori e iniziò a scrivere una nota per la Umbridge. Molto lentamente, azzardandosi appena a respirare, Harry uscì all’indietro dall’ufficio, trovandosi nell’ampia area all’esterno. I redattori di opuscoli erano ancora radunati intorno a ciò che rimaneva del Detonatore Abbindolante, che continuava a fischiare flebilmente mentre fumava. Harry attraversò in fretta il corridoio mentre la giovane strega diceva: “Dev’essere sgattaiolato qui da Incantesimi Sperimentali, sono così disattenti, ricordate quell’anatra tossica?” Affrettandosi verso l’ascensore, Harry ripensò alle varie opzioni. Non era mai stato probabile che il medaglione si trovasse al Ministero, e non c’era alcuna possibilità di scoprire dove si trovasse facendo un incantesimo alla Umbridge mentre lei si trovava seduta in un’affollata aula giudiziaria. 307 Harry Potter e i Cimeli della Morte Adesso la loro priorità era lasciare il Ministero prima di essere scoperti, e riprovare un altro giorno. La prima cosa da fare era trovare Ron, e subito dopo escogitare un modo per tirare Hermione fuori dall’aula. Quando arrivò, l’ascensore era vuoto. Harry ci saltò dentro e si tolse il Mantello dell’Invisibilità mentre iniziava la discesa. Con suo enorme sollievo, quando arrivò a fermarsi al Livello Due entrò un Ron bagnato fradicio e dallo sguardo spiritato. “B-buongiorno,” balbettò a Harry mentre l’ascensore partiva di nuovo. “Ron, sono io, Harry!” “Harry! Accidenti, avevo dimenticato a chi assomigliavi… perché Hermione non è con te?” “È dovuta andare giù nell’aula giudiziaria con la Umbridge, non ha potuto rifiutare, e…” Ma prima che Harry potesse finire la frase, l’ascensore si fermò di nuovo. Le porte si aprirono ed entrò il signor Weasley, parlando ad un’anziana strega i cui capelli biondi erano pettinati così alti da assomigliare a un formicaio. “…Capisco perfettamente cosa stai dicendo, Wakanda, ma temo di non poter partecipare a…” Il signor Weasley si interruppe. Aveva notato Harry. Era molto strano per lui essere guardato dal signor Weasley con tanto disprezzo. Le porte dell’ascensore si chiusero e i quattro iniziarono di nuovo la discesa. “Oh, salve, Reg,” disse il signor Weasley, voltandosi al rumore del continuo gocciolare dalle vesti di Ron. “Non è tua moglie che deve essere interrogata, oggi? Ehm, che ti è successo? Perché sei così bagnato?” 308 J. K. Rowling “Piove nell’ufficio di Yaxley,” rispose Ron. Si era rivolto alla spalla del signor Weasley, e Harry era certo che avesse paura che, se si fossero guardati negli occhi, suo padre avrebbe potuto riconoscerlo. “Non sono riuscito a farlo smettere, così mi hanno mandato a cercare Bernie… Pillsworth, penso abbiano detto…” “Sì, sta piovendo in un sacco di uffici, ultimamente,” disse il Signor Weasley. “Hai provato Meteolojinx Recanto? Con Bletchley ha funzionato.” “Meteolojinx Recanto?” sussurrò Ron. “No, non ho provato. Grazie, pap… voglio dire, grazie, Arthur.” Le porte dell’ascensore si aprirono. La vecchia strega con i capelli a formicaio uscì e Ron balzò fuori dietro di lei, scomparendo alla vista. Harry fece per seguirlo, ma si trovò l’uscita bloccata quando Percy Weasley entrò nell’ascensore, il naso schiacciato in alcune carte che stava leggendo. Fu solo quando le porte si furono richiuse con fragore, che Percy s’accorse di trovarsi in ascensore con suo padre. Guardò su, vide il signor Weasley, divenne rosso ravanello, e lasciò l’ascensore appena le porte si aprirono di nuovo. Per la seconda volta, Harry cercò di uscire, ma questa volta trovò la via bloccata dal braccio del signor Weasley. “Un momento, Runcorn.” Le porte dell’ascensore si richiusero, e mentre scendevano sferragliando un altro piano, il Signor Weasley disse, “Ho sentito che hai rivelato informazioni su Dirk Cresswell.” 309 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry ebbe l’impressione che la rabbia del Signor Weasley fosse aumentata per l’incontro con Percy. Decise che la cosa migliore da fare era fingersi stupido. “Scusa?” disse. “Non fingere, Runcorn,” disse il Signor Weasley con rabbia. “Hai messo sotto controllo il mago che ha falsificato il suo albero genealogico, non è così?” “Io… e allora?” disse Harry. “E allora Dirk Cresswell è un mago dieci volte superiore a te”, disse con calma il Signor Weasley, mentre l’ascensore scendeva sempre di più. “E se sopravvive ad Azkaban, dovrai risponderne a lui, per non parlare di sua moglie, dei suoi figli, e dei suoi amici…” “Arthur,” lo interruppe Harry, “lo sai che anche tu sei sotto controllo, vero?” “È una minaccia, Runcorn?” disse a voce alta il Signor Weasley. “No,” rispose Harry, “è un dato di fatto! Osservano ogni tuo movimento!” Le porte dell’ascensore si aprirono. Erano arrivati all’Atrium. Il Signor Weasley dette a Harry un’occhiata sprezzante e uscì dall’ascensore. Harry rimase lì, tremante. Desiderò di essere nei panni di qualcuno che non fosse Runcorn… le porte dell’ascensore si chiusero rumorosamente. Harry prese il Mantello dell’Invisibilità e se lo indossò di nuovo. Avrebbe cercato di tirar fuori Hermione per conto suo, mentre Ron era alle prese con l’ufficio in cui pioveva. Quando le porte si aprirono, si trovò in un corridoio di pietra illuminato dalle torce, molto diverso dai corridoi a pannelli di legno e coperti da tappeti dei piani 310 J. K. Rowling superiori. Non appena l’ascensore ripartì di nuovo sferragliando, Harry rabbrividì leggermente nell’osservare la distante porta nera che segnalava l’entrata nel Dipartimento dei Misteri. Si mise in cammino, diretto non alla porta nera ma all’ingresso che lui ricordava sul lato sinistro, quello che dava su una rampa di scale in discesa verso le camere giudiziarie. Aveva la mente alle prese con le varie alternative, mentre le superava furtivamente. Possedeva ancora un paio di Detonatori Abbindolanti, ma forse sarebbe stato più semplice limitarsi a bussare alla porta dell’aula giudiziaria, entrare come Runcorn e chiedere di poter scambiare una parola con Mafalda? Ovviamente, non sapeva se Runcorn fosse abbastanza importante per potersene uscire così, e anche se ci fosse riuscito, il non ritorno di Hermione poteva far scattare una ricerca prima che avessero potuto allontanarsi dal Ministero… Perso nei suoi pensieri, non registrò immediatamente l’innaturale freddo che gli stava penetrando addosso come se fosse immerso nella nebbia. Faceva sempre più freddo ad ogni passo. Un freddo che gli raggiungeva la gola e gli lacerava i polmoni. E poi provò quel furtivo senso di disperazione, di infelicità, che lo riempiva, che si espandeva dentro di lui… Dissennatori, pensò. E appena scese le scale ed ebbe voltato a destra, si trovò di fronte ad una scena terrificante. Lo scuro corridoio al di fuori delle aule era pieno di alte figure incappucciate di nero, le facce completamente nascoste. Il loro 311 Harry Potter e i Cimeli della Morte respiro rauco era l’unico suono che si sentiva. I pietrificati figli di Babbani che erano stati portati lì per l’interrogatorio, sedevano accalcati e tremanti su dure panche di legno. Molti si nascondevano la faccia fra le mani, forse in un gesto istintivo per proteggersi dalle bocche avide dei Dissennatori. Alcuni erano accompagnati dalle famiglie, altri sedevano da soli. I Dissennatori scivolavano su e giù davanti a loro, e il freddo, e la disperazione, e l’infelicità di quel posto, si posarono su Harry come una maledizione… Combattili, si disse fra sé, ma sapeva che non poteva produrre un Patronus senza scoprirsi immediatamente. Così attraversò il corridoio più silenziosamente che poteva, e ad ogni passo l’intontimento sembrava penetrargli nel cervello, ma si sforzò di pensare a Ron e ad Hermione che avevano bisogno di lui. Muoversi attraverso le torreggianti figure nere era terrificante. I volti senza occhi nascosti dietro i cappucci si voltavano mentre passava, ed era certo che avevano avvertito la sua presenza, avevano avvertito, forse, una presenza umana che aveva ancora speranza, ancora capacità di ripresa… E poi, improvvisa e scioccante nel silenzio glaciale, una delle porte dei sotterranei sulla sinistra del corridoio si spalancò, e ne echeggiarono fuori delle urla. “No, no, sono di sangue misto, sono di sangue misto, ve l’ho detto! Mio padre era un mago, lo era, cercatelo, Arkie Alderton, è un famoso disegnatore di scope, cercatelo, vi dico – toglietemi le mani di dosso, toglietemi le mani di dosso!” 312 J. K. Rowling “Questo è l’ultimo avvertimento,” disse la Umbridge con voce dolce, amplificata magicamente così che suonasse chiara al di sopra delle urla disperate dell’uomo. “Se oppone resistenza, verrà sottoposto al Bacio del Dissennatore”. Le urla dell’uomo si calmarono, ma singhiozzi asciutti risuonarono nel corridoio. “Portatelo via,” disse la Umbridge. Due Dissennatori apparvero sulla porta dell’aula, le loro mani in decomposizione e piene di croste afferrarono le braccia del mago che sembrava sul punto di svenire. Scivolarono via con il prigioniero lungo il corridoio, e l’oscurità che si trascinavano dietro l’occultò immediatamente. “La prossima… Mary Cattermole,” chiamò la Umbridge. Una piccola donna si alzò. Tremava da capo a piedi. I capelli scuri erano pettinati all’indietro, legati a treccia avvolta, e indossava una lunga tunica semplice. Il volto era totalmente scolorito. Mentre oltrepassava i Dissennatori, Harry la vide rabbrividire. La seguì. Lo fece istintivamente, senza alcun piano, perché odiava vederla camminare da sola nei sotterranei. Mentre la porta si chiudeva, scivolò dentro l’aula alle sue spalle. Non era la stessa aula dove una volta era stato interrogato per uso improprio della magia. Questa era più piccola, sebbene il soffitto fosse piuttosto alto. Provocava quella sensazione claustrofobica di essere imprigionato alla base di un profondo pozzo. 313 Harry Potter e i Cimeli della Morte All’interno c’erano ancora più Dissennatori che diffondevano la loro aura gelida su tutta la sala. Occupavano, come sentinelle senza volto, gli angoli più lontani dalla piattaforma soprelevata. In quella, dietro una balaustra, sedeva la Umbridge, con Yaxley da un lato, ed Hermione, pallida come la signora Cattermole, dall’altro. Ai piedi della piattaforma, un brillante gatto argenteo dal pelo lungo camminava su e giù, su e giù. Harry comprese che era lì per proteggere i persecutori dalla disperazione emanata dai Dissennatori. Quella era per gli accusati, non per gli accusatori. “Si sieda,” disse la Umbridge, con la morbida voce vellutata. La signora Cattermole si accasciò nell’unica sedia posta al centro della stanza al di sotto della piattaforma rialzata. Nell’istante in cui si sedette, delle catene uscirono dai braccioli della sedia e la incatenarono. “Lei è Mary Elizabeth Cattermole?” chiese la Umbridge. La signora Cattermole fece un cenno tremante d’assenso con la testa. “Sposata con Reginald Cattermole del Dipartimento di Mantenimento Magico?” La signora Cattermole scoppiò in lacrime. “Non so dove sia, avrebbe dovuto incontrarmi qui!” La Umbridge la ignorò. “Madre di Maisie, Ellie e Alfred Cattermole?” La signora Cattermole singhiozzò ancora più forte. “Sono spaventati, pensano che potrei non tornare a casa…” 314 J. K. Rowling “Ci risparmi,” sbottò Yaxley. “I marmocchi dei Mezzosangue non suscitano le nostre simpatie.” I singhiozzi della signora Cattermole coprirono il rumore dei passi di Harry mentre si dirigeva attentamente agli scalini che portavano alla piattaforma rialzata. Nel momento in cui oltrepassò il punto in cui passeggiava il Patronus a forma di gatto, sentì un cambiamento nella temperatura. Era caldo e confortevole da quel lato. Il Patronus, ne era certo, era quello della Umbridge. Brillava luminoso perché lei era felice in quel ruolo, nel suo elemento, mentre sosteneva le contorte leggi che aveva contribuito a scrivere. Lentamente e con molta cautela, attraversò la piattaforma alle spalle della Umbridge, Yaxley ed Hermione, sedendosi dietro quest’ultima. Era preoccupato di far saltare Hermione per lo spavento. Pensò di lanciare un incantesimo Muffliato sulla Umbridge e su Yaxley, ma anche mormorare la parola poteva allarmare Hermione. Poi la Umbridge alzò la voce per parlare alla signora Cattermole, e Harry colse l’occasione. “Sono dietro di te, “sussurrò nell’orecchio a Hermione. Come si era aspettato, sobbalzò così violentemente che per poco non rovesciò la bottiglia di inchiostro con la quale avrebbe dovuto scrivere il verbale dell’interrogatorio, ma sia la Umbridge che Yaxley erano concentrati sulla Signora Cattermole, e il gesto passò inosservato. “Signora Cattermole, al suo arrivo al Ministero, oggi, le è stata confiscata una bacchetta,” stava dicendo la 315 Harry Potter e i Cimeli della Morte Umbridge. “Otto pollici e tre quarti, ciliegio, con l’anima di pelo di unicorno. Riconosce la descrizione?” La signora Cattermole annuì, asciugandosi gli occhi sulla manica. “Potrebbe dirci per favore da quale strega o mago ha preso quella bacchetta?” “P-presa?” singhiozzò la signora Cattermole. “Non l’ho p-presa da nessuno. L’ho co-comprata quando avevo undici anni. Lei… lei… lei… mi ha scelto.” Pianse più forte di prima. La Umbridge emise una leggera risata da ragazzina che fece venire a Harry voglia di aggredirla. Si sporse ancora di più dalla balaustra, per osservare meglio la sua vittima, e qualcosa di dorato oscillò e rimase a pendere nel vuoto: il medaglione. Hermione lo vide. Emise un piccolo grido, ma la Umbridge e Yaxley, ancora concentrati sulla loro preda, erano sordi a qualsiasi altra cosa. “No,” disse la Umbridge, “no, non penso, signora Cattermole. Le bacchette scelgono solo streghe o maghi. Lei non è una strega. Ho qua le sue risposte al questionario che le era stato mandato… Mafalda, passamele.” La Umbridge tese una mano piccola. In quel momento assomigliava così tanto a un rospo che Harry era sorpreso di non vedere membrane tra le dita tozze. Le mani di Hermione tremavano per lo shock. Frugò in una pila di documenti appoggiati sulla sedia vicino a lei, e infine ne estrasse un pacchetto di pergamene con sopra il nome della signora Cattermole. “È… è carino, Dolores,” disse, indicando il pendente che luccicava fra le pieghe della maglia della Umbridge. 316 J. K. Rowling “Cosa?” esclamò la Umbridge, guardando in basso. “Oh, sì… un vecchio cimelio di famiglia,” disse, accarezzando il medaglione adagiato sul suo largo petto. “La S sta per Selwyn… sono imparentata con i Selwyn… certo, ci sono poche famiglie Purosangue con le quali io non sia imparentata… peccato,” continuò a voce più alta, voltando le pagine del questionario della signora Cattermole, “…che lo stesso non si possa dire di lei. Professione dei genitori: Fruttivendoli.” Yaxley rise in modo beffardo. In basso, il morbido gatto d’argento camminava su e giù e i Dissennatori aspettavano negli angoli. Fu la bugia della Umbridge che fece salire il sangue al cervello di Harry e gli annebbiò il senso di cautela. Che il medaglione, che lei aveva preso come tangente da un ladruncolo, fosse usato per sostenere le sue credenziali da Purosangue. Alzò la bacchetta, senza neanche preoccuparsi di tenerla nascosta sotto al Mantello dell’Invisibilità, e disse, “Stupeficium!” Ci fu un lampo di luce rossa. La Umbridge s’accasciò e picchiò con la fronte sullo spigolo della balaustra. La documentazione sulla signora Cattermole le scivolò dal grembo e cadde sul pavimento e, in basso, il gatto camminante sparì. L’aria fredda come il ghiaccio li colpì come una ventata improvvisa. Yaxley, confuso, si guardò intorno alla ricerca della causa del problema e vide la mano senza corpo di Harry e la bacchetta puntata contro di lui. Cercò di estrarre la sua, ma era troppo tardi. “Stupeficium!” Yaxley scivolò sul pavimento, finendo rannicchiato al suolo. 317 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Harry!” “Hermione, se pensi che sarei rimasto seduto lì e lasciarla fingere…” “Harry, la signora Cattermole!” Harry girò su se stesso, gettando via il Mantello dell’Invisibilità. In basso, i Dissennatori si erano mossi dai loro angoli. Scivolavano verso la donna incatenata alla sedia. Forse perché il Patronus era svanito, o forse perché si erano accorti che non c’era più nessuno a controllarli, sembrava non avessero più restrizioni. La Signora Cattermole emise un terribile grido di paura quando una viscida mano piena di croste le prese il mento e le girò la testa all’indietro. “EXPECTO PATRONUM!” Il cervo d’argento si librò in volo dalla punta della bacchetta di Harry e si lanciò contro i Dissennatori, che arretrarono e si fusero di nuovo all’oscurità. La luce del cervo, più potente e più calda della protezione del gatto, riempì l’intero sotterraneo mentre galoppava lungo la stanza. “Prendi l’Horcrux,” disse Harry a Hermione. Lui corse giù per gli scalini, rimettendo il Mantello dell’Invisibilità nella veste, e si avvicinò alla Signora Cattermole. “Lei?” sussurrò la donna, guardandolo in faccia. “Ma… ma Reg ha detto che è stato lei a presentare il mio nome per l’interrogatorio!” “Davvero?” mormorò Harry, tirando le catene che le bloccavano le braccia, “Beh, ho cambiato idea. Diffindo!” Non accadde nulla. “Hermione, come mi libero di queste catene?” 318 J. K. Rowling “Aspetta, sono impegnata qui…” “Hermione, siamo circondati da Dissennatori!” “Lo so, Harry, ma se si sveglia e il medaglione non c’è più… devo duplicarlo… Geminio! Ecco… questo dovrebbe ingannarla…” Hermione scese le scale correndo. “Vediamo… Relascio!” Le catene tintinnarono e tornarono nei braccioli della sedia. La Signora Cattermole sembrava spaventata come prima. “Non capisco,” mormorò. “Lei verrà via con noi,” disse Harry, tirandola in piedi. “Vada a casa, prenda i suoi figli, e se ne vada, se ne vada dal Paese, se necessario. Mascheri la sua identità e scappi. Ha visto come stanno le cose, non avrà niente che somigli ad un’udienza equa, qui.” “Harry,” disse Hermione. “Come usciremo da qui, con tutti quei Dissennatori fuori dalla porta?” “Con i Patronus,” rispose Harry, indicando il suo con la bacchetta. Il cervo rallentò e iniziò a camminare verso la porta brillando ancora luminoso. “Quanti ne possiamo radunare. Produci il tuo, Hermione”. “Expec-Expecto Patronum,” disse Hermione. Non ci fu effetto. “È l’unico incantesimo con il quale ha problemi,” disse Harry a una sorpresissima signora Cattermole. “Davvero una sfortuna, proprio… dai, Hermione…” “Expecto Patronum!” Una lontra argentata esplose fuori dalla punta della bacchetta di Hermione e galleggiò graziosamente in aria per raggiungere il cervo. 319 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Andiamo,” disse Harry, e guidò Hermione e la Signora Cattermole alla porta. Quando i Patronus scivolarono fuori dal sotterraneo, ci furono urla di shock dalle persone che aspettavano fuori dalla porta. Harry si guardò intorno. i Dissennatori arretravano ai lati, confondendosi nell’oscurità, disperdendosi davanti alle creature argentate. “È stato deciso che tutti voi dobbiate tornare a casa e nascondervi con le vostre famiglie”, disse Harry ai figli di Babbani in attesa, abbagliati dalla luce dei Patronus, e ancora rannicchiati. “Andate all’estero, se potete. Comunque, allontanatevi il più possibile dal Ministero. Questa è… ehm… la nuova posizione ufficiale. Adesso, se seguirete i Patronus, sarete in grado di andarvene passando dall’Atrium.” Riuscirono a lasciare i sotterranei di pietra senza essere intercettati, ma quando arrivarono agli ascensori Harry cominciò a ripensarci. Se fossero arrivati nell’Atrium con un cervo d’argento e una lontra che gli veleggiava accanto, e una ventina circa di persone, la metà delle quali accusate di essere figli di Babbani, non poteva fare a meno di pensare che avrebbero attirato attenzioni indesiderate. Era appena arrivato a questa infelice conclusione quando l’ascensore si fermò sferragliando davanti a loro. “Reg!” gridò la signora Cattermole, e si gettò fra le braccia di Ron. “Runcorn mi ha lasciata andare, ha attaccato la Umbridge e Yaxley, e ha detto a tutti noi di lasciare il Paese. Penso che faremo meglio a farlo, Reg, davvero. Sbrighiamoci a tornare a casa e a prendere i bambini e… perché sei così bagnato?” 320 J. K. Rowling “Acqua,” mormorò Ron, liberandosi dall’abbraccio. “Harry, sanno che ci sono degli intrusi all’interno del Ministero. Qualcosa a proposito di un buco nella porta dell’ufficio della Umbridge. Credo che abbiamo cinque minuti, se…” Il Patronus di Hermione svanì con un pop mentre si voltava a guardare Harry con espressione terrorizzata. “Harry, se restiamo intrappolati qui…” “Non lo saremo, se facciamo in fretta,” disse Harry. Si rivolse al silenzioso gruppo dietro di loro, che lo fissava. “Chi ha la bacchetta?” All’incirca metà di loro alzarono la mano. “Ok, tutti quelli che non hanno la bacchetta devono aggrapparsi a qualcuno che ce l’ha. Dobbiamo fare in fretta… prima che ci fermino. Avanti”. Riuscirono tutti a spingersi in due ascensori. Il Patronus di Harry rimase a fare da sentinella mentre le cancellate dorate si chiudevano e gli ascensori iniziavano a salire. “Livello Otto,” disse la fredda voce di strega, “Atrium.” Harry capì immediatamente che erano nei guai. L’Atrium era pieno di persone che si spostavano da camino a camino, sigillandoli. “Harry!” esclamò Hermione. “Cosa possiamo…?” “FERMI!” tuonò Harry, e la potente voce di Runcorn risuonò nell’Atrium. I maghi che sigillavano i camini si immobilizzarono. “Seguitemi,” sussurrò al gruppo di terrorizzati figli di Babbani, che si spostarono in gruppo, guidati da Ron e Hermione. 321 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Che succede, Albert?” chiese lo stesso mago stempiato che prima aveva seguito Harry fuori dal camino. Sembrava nervoso. “Tutti loro devono uscire prima che chiudiate i camini,” disse Harry con tutta l’autorità di cui poteva disporre. Il gruppo di maghi davanti a lui si guardarono l’uno con l’altro. “Ci è stato detto di sigillare tutte le uscite e di non far passare nessuno…” “Mi stai contraddicendo?” si infuriò Harry. “Vuoi che faccia un esame al tuo albero genealogico, come ho fatto con quello di Dirk Cresswell?” “Scusa!” boccheggiò il mago stempiato, arretrando. “Non intendevo fare niente, Albert, ma pensavo… pensavo che fossero qui per l’interrogatorio e…” “Il loro sangue è puro,” disse Harry, e la sua voce risuonò in modo impressionante nell’ingresso. “Più puro di quello di molti di voi, oserei dire. Andate,” si rivolse ai figli di Babbani, che si affrettarono ai camini e iniziarono a svanire in coppia. I maghi del Ministero rimasero indietro, alcuni sembravano confusi, altri spaventati e risentiti. Poi… “Mary!” La signora Cattermole si guardò alle spalle. Il vero Reg Cattermole, che non vomitava più ma era pallido e smunto, era appena arrivato di corsa da un ascensore. “R-Reg?” Spostò lo sguardo da suo marito a Ron, che imprecò a voce alta. 322 J. K. Rowling Il mago stempiato spalancò la bocca, la testa che si voltava in maniera ridicola da un Reg Cattermole all’altro. “Ehi, che succede? Cosa significa?” “Blocca le uscite! BLOCCALE!” Yaxley era uscito di corsa da un altro ascensore e stava correndo verso il gruppo di fianco ai camini, all’interno dei quali tutti i maghi di origine Babbana, tranne la Signora Cattermole, erano ormai scomparsi. Come il mago stempiato sollevò la bacchetta, Harry alzò la grossissima mano a pugno e lo colpì, facendolo volare in aria. “Sta aiutando i figli di Babbani a scappare, Yaxley!” urlò Harry. I colleghi del mago stempiato si ribellarono e iniziarono a fare un gran baccano, coperto dal quale Ron afferrò la signora Cattermole, la spinse all’interno del camino ancora aperto, e scomparve. Confuso, Yaxley guardò da Harry al mago che si era preso il pugno, mentre il vero Reg Cattermole gridava: “Mia moglie! Chi era quello con mia moglie? Che sta succedendo?” Harry vide la testa di Yaxley che si voltava, un bagliore di comprensione sul volto deformato dalla rabbia. “Andiamo!” urlò Harry a Hermione. Le prese la mano e saltarono nel camino insieme, mentre la maledizione di Yaxley volava al di sopra della testa di Harry. Girarono vorticosamente per qualche secondo prima di essere sputati fuori dalla toilette in un cubicolo. Harry spalancò la porta. Ron era in piedi vicino ai lavandini, ancora alle prese con la signora Cattermole. “Reg, non capisco…” 323 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Mi lasci andare, non sono suo marito, deve andare a casa!” Si sentì un rumore nel cubicolo alle loro spalle. Harry si guardò intorno. Era appena apparso Yaxley. “ANDIAMOCENE!” urlò Harry. Prese Hermione per la mano e Ron per il braccio e ruotò sul posto. L’oscurità li inghiottì, insieme alla sensazione di cinghie che premevano, ma c’era qualcosa che non andava… la mano di Hermione sembrava sul punto di scivolare dalla sua stretta… Si chiese se stava soffocando, non riusciva né a respirare né a vedere, le uniche cose concrete al mondo erano il braccio di Ron e le dita di Hermione, che stavano pian piano scivolando via… E poi vide la porta del numero dodici di Grimmauld Place, con il batacchio della porta a forma di serpente, ma prima che potesse tirare il fiato si udì un grido e un lampo di luce viola. La mano di Hermione improvvisamente si strinse alla sua e tutto diventò di nuovo nero. 324 J. K. Rowling CAPITOLO QUATTORDICI IL LADRO Harry aprì gli occhi e rimase abbagliato da luci gialle e verdi. Non aveva idea di cosa fosse accaduto, sapeva solo di essere sdraiato su qualcosa di simile a foglie e ramoscelli. Lottando per tirare il fiato nei polmoni, che sentiva appiattiti, strizzò gli occhi e si accorse che la luce accecante era quella del sole che filtrava attraverso un tetto di foglie altissime che lo sovrastava. Poi qualcosa si mosse di scatto nei pressi del suo volto. Si sollevò su mani e ginocchia, pronto a fronteggiare qualche piccola creatura feroce, ma si accorse che si trattava del piede di Ron. Guardandosi intorno, Harry notò che erano sdraiati sul terreno di una foresta, apparentemente soli. 325 Harry Potter e i Cimeli della Morte Il primo pensiero di Harry andò alla Foresta Proibita e, per un momento, anche se sapeva quanto folle e pericoloso sarebbe stato per loro apparire nel territorio di Hogwarts, il suo cuore fece un balzo di felicità al pensiero di spostarsi furtivamente tra gli alberi fino al capanno di Hagrid. Nei pochi istanti che ci vollero prima che Ron emettesse un lieve lamento ed Harry iniziasse a trascinarsi verso di lui, tuttavia, s’accorse che non erano nella Foresta Proibita. Gli alberi apparivano più giovani, molto più distanti tra loro ed il terreno era più libero dal sottobosco. Incontrò Hermione, anche lei carponi, accanto alla testa di Ron. Nel momento in cui gli occhi si posarono su Ron, tutte le altre preoccupazioni scomparvero dalla mente di Harry. L’intero lato sinistro del corpo di Ron era inzuppato di sangue e il volto risaltava, di un pallore grigiastro, sulla coltre di foglie. L’effetto della Pozione Polisucco stava svanendo. Ron era all’apparenza a metà tra Cattermole e sé stesso, con i capelli che diventavano sempre più rossi dando la sensazione che gli succhiassero dal viso il poco colore rimasto. “Che cosa gli è successo?” “Si è Spaccato,” disse Hermione con le dita già alle prese con la manica di Ron, dove il sangue era più copioso e scuro. Harry guardava, raccapricciato, mentre lei strappava la camicia di Ron. Aveva sempre pensato allo Spaccarsi come qualcosa di comico, ma questo... sentì le viscere che gli si rivoltavano spiacevolmente quando Hermione scoprì la parte superiore del braccio di Ron, dove un grosso pezzo di carne mancava, tagliato via di netto come da un coltello. 326 J. K. Rowling “Svelto, Harry, nella mia borsa c’è una bottiglietta con la scritta «Essenza di Dittamo»…” “Borsa… giusto…” Harry corse verso il posto dove Hermione era atterrata, afferrò la minuscola borsa ornata di perline e spinse la sua mano all’interno. Immediatamente, oggetto dopo oggetto si presentarono tra le sue dita le copertine di pelle dei libri, le maniche di lana dei maglioni, i tacchi di scarpe… “Veloce!” Afferrò la bacchetta da terra e la puntò in profondità nella borsa magica. “Accio Dittamo!” Una bottiglietta marrone schizzò fuori dalla borsa, la prese e si affrettò a tornare da Hermione e Ron i cui occhi, ora mezzi chiusi, mostravano tra le palpebre soltanto un po’ del bianco degli occhi. “È debole,” disse Hermione, anche lei abbastanza pallida. Non somigliava più a Mafalda, anche se i suoi capelli erano ancora grigi in alcuni punti. “Stappala tu per me, Harry, ho le mani che tremano.” Harry strappò via il tappo dalla bottiglietta, Hermione la prese e versò tre gocce della pozione sulle ferite sanguinanti. Si sollevò del fumo verdastro e, quando scomparve, Harry vide che avevano smesso di sanguinare. Le ferite ora sembravano vecchie di diversi giorni e nuova pelle era tesa sopra quella che appena un attimo prima era stata carne viva. “Wow,” disse Harry. “È tutto ciò che sento di poter fare in sicurezza,” disse Hermione vacillando. “Ci sono incantesimi che potrebbero 327 Harry Potter e i Cimeli della Morte rimetterlo in sesto completamente, ma non ho il coraggio di provarli perché se li eseguo male possono causare un danno maggiore… ha già perso così tanto sangue…” “Come si è ferito? Voglio dire,” Harry scosse la testa, cercando di chiarire, di dare un senso a qualunque cosa fosse appena accaduta, “perché siamo qui? Pensavo che stessimo tornando a Grimmauld Place.” Hermione fece un profondo respiro. Sembrava stesse per piangere. “Harry, non credo che potremo più tornarci.” “Che cosa…?” “Quando ci siamo Smaterializzati, Yaxley mi ha afferrato e non sono riuscita a liberarmi, era troppo forte, mi stava ancora tenendo quando siamo arrivati a Grimmauld Place e allora… béh, credo che possa aver visto la porta e pensato che noi ci saremmo fermati là, ha mollato la presa ed io ne ho invece approfittato per liberarmi e per portarci tutti qui!” “Ma, allora, lui dov’è? Aspetta… non penserai che è a Grimmauld Place? Non può entrare.” Gli occhi di lei brillavano di lacrime non versate quando annuì. “Harry, penso che possa. Io… io l’ho costretto a lasciarci andare con un Incantesimo di Repulsione, ma l’avevo già introdotto nella protezione dell’Incanto Fidelius. Da quando Silente è morto, noi siamo i Custodi Segreti, così è come se io gli avessi rivelato il segreto, no?” Non c’erano dubbi, Harry era sicuro che avesse ragione. Fu un duro colpo. Se adesso Yaxley poteva entrare in quella abitazione, non c’era alcuna possibilità 328 J. K. Rowling per loro di potervi tornare. Proprio in quel momento, poteva averci portato altri Mangiamorte grazie alla Materializzazione. Per quanto tetra ed oppressiva fosse, era stata il loro unico rifugio sicuro, addirittura una specie di Casa, ora che Kreacher era diventato tanto felice e amichevole. Con una fitta di dispiacere che non aveva niente a che fare con il cibo, Harry immaginò l’elfo domestico impegnato con bistecca e pasticcio di rognone che Harry, Ron ed Hermione non avrebbero mai mangiato. “Harry, mi spiace, mi spiace così tanto!” “Non essere sciocca, non è stata colpa tua, semmai è stata mia…” Harry mise la mano in tasca ed estrasse l’occhio di Malocchio Moody. Hermione fece un balzo indietro, inorridita. “La Umbridge lo aveva attaccato alla porta del suo ufficio, per spiare le persone. Non potevo lasciarlo là… ma così hanno saputo che c’erano degli intrusi.” Prima che Hermione potesse rispondere, Ron gemette e aprì gli occhi. Aveva il viso ancora grigiastro e luccicante di sudore. “Come ti senti?” sussurrò Hermione. “Uno schifo,” gracchiò Ron, sobbalzando non appena sentì che aveva il braccio ferito. “Dove siamo?” “Nei boschi dove si è tenuta la Coppa del Mondo di Quidditch,” rispose Hermione. “Volevo un posto riservato, nascosto, e questo era…” “…il primo posto a cui hai pensato,” concluse per lei Harry, osservando la radura circostante apparentemente deserta. Non poté fare a meno di ricordare cosa era accaduto l’ultima volta che si erano Materializzati nel primo 329 Harry Potter e i Cimeli della Morte posto che era venuto in mente ad Hermione, a come i Mangiamorte li avessero trovati in pochi minuti. Era stata Legilimanzia? Voldemort o i suoi scagnozzi sapevano, anche adesso, dove Hermione li aveva portati? “Credi che ci dovremmo spostare?” domandò Ron a Harry. Dall’espressione del volto anche lui stava pensando alla stessa cosa. “Non lo so.” Ron era ancora pallido e sudato. Non aveva ancora fatto nemmeno un tentativo di mettersi seduto e sembrava fosse troppo debole per farlo. La prospettiva di muoverlo era scoraggiante. “Stiamo qui per ora,” disse Harry. Evidentemente sollevata, Hermione scattò in piedi. “Dove stai andando?” chiese Ron. “Se restiamo, dovremmo mettere qualche incantesimo di protezione tutt’intorno,” rispose e alzando la bacchetta, cominciò a camminare in un ampio cerchio intorno a Harry e Ron, mormorando incantesimi al suo passaggio. Harry vide incresparsi leggermente l’aria circostante. Sembrava che Hermione avesse prodotto un velo di aria calda attorno alla radura in cui si trovavano. “Salvio Hexia… Protego Totalus… Repello Babbanum… Muffliato… Puoi tirare fuori la tenda, Harry…” “La tenda?” “Nella borsa!” “Nella…certo,” disse Harry. Non si disturbò a rovistare questa volta, ma usò un altro Incantesimo di Appello. La tenda emerse in una massa informe di tela, funi e picchetti. Harry riconobbe, in 330 J. K. Rowling parte a causa dell’odore di gatti, la stessa tenda nella quale avevano dormito nella notte della Coppa del Mondo di Quidditch. “Pensavo appartenesse a quel tale Perkins del Ministero?” chiese, iniziando a sbrogliare i picchetti della tenda. “Sembra che non l’abbia rivoluta indietro, ha una lombaggine molto dolorosa,” disse Hermione, mentre eseguiva complicati movimenti a forma di otto con la bacchetta, “così il padre di Ron ha detto che potevo prenderla in prestito. Erecto!” aggiunse, puntando la bacchetta verso la tela senza forma che, con un movimento fluido, si eresse nell’aria e si sistemò, perfettamente costruita, sul suolo davanti a Harry, dalle cui mani sobbalzanti un picchetto prese il volo per atterrare con un ultimo tonfo alla fine di un tirante di corda. “Cave Inimicum,” Hermione finì con uno svolazzo rivolto verso il cielo. “Questo è il massimo che posso fare. Alla fine, dovremmo sapere che stanno arrivando; non posso garantire che terrà lontano Vol…” “Non dire il nome!” Ron la interruppe, con voce dura. Harry e Hermione si guardano l’un l’altro. “Scusami,” disse Ron, gemendo un po’ non appena si alzò per poterli guardare, “ma mi sembra come una… una fattura o qualcosa di simile. Non possiamo chiamarlo TuSai-Chi… per favore?” “Silente diceva che temere un nome…” iniziò Harry. “In caso non l’avessi notato, amico, chiamare Tu-SaiChi con il suo nome non ha portato molto bene a Silente, alla fine,” replicò seccamente. “Solo… solo mostriamo un po’ di rispetto a Tu-Sai-Chi, vi va?” 331 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Rispetto?” ripeté Harry, ma Hermione gli lanciò un’occhiata di avvertimento. A quanto pareva non doveva discutere con Ron mentre quest’ultimo era così indebolito. Harry e Hermione per metà trasportarono e per metà trascinarono Ron attraverso l’entrata della tenda. L’interno era esattamente come Harry lo ricordava: un piccolo appartamento completo di bagno e cucina. Spinse da parte una vecchia poltrona e adagiò Ron delicatamente sul lettino inferiore di un letto a castello. Persino quel breve tragitto era bastato a far diventare Ron ancora più pallido. Una volta sistemato sul materasso, Ron chiuse di nuovo gli occhi e non parlò per un po’. “Preparo del te,” ansimò Hermione, estraendo la teiera e le tazze dalle profondità della borsa e dirigendosi verso la cucina. Harry trovò la bevanda calda e gradevole come lo era stato il whisky Incendiario la notte che Malocchio Moody era morto, sembrava consumare un po’ della paura che provava nel petto. Dopo un minuto o due, Ron ruppe il silenzio. “Che cosa pensate sia accaduto ai Cattermole?” “Con un po’ di fortuna, saranno fuggiti,” disse Hermione, stringendo la tazza calda come consolazione. “Se il signor Cattermole ha conservato un po' di sangue freddo, avrà trasportato la signora Cattermole con una Materializzazione Congiunta ed ora staranno abbandonando il paese insieme ai loro bambini. Questo è ciò che Harry le ha detto di fare.” “Accidenti, spero che siano scappati,” disse Ron, sdraiandosi indietro sui cuscini. Il tè sembrava avergli fatto bene e gli era tornato un po’ di colore in viso. “Non 332 J. K. Rowling ho avuto la sensazione che Reg Cattermole fosse così astuto, dal modo in cui tutti mi parlavano quando ero lui. Dio mio. Spero che ce l’abbiano fatta…. se entrambi fossero finiti ad Azkaban a causa nostra…” Harry guardò verso Hermione e la domanda che stava per fare, ovvero sul fatto che la sig.ra Cattermole, non avendo la bacchetta, avrebbe potuto impedire al marito di effettuare la Materializzazione Congiunta, gli morì in gola. Hermione osservava l’inquietudine di Ron per il destino dei Cattermole e c’era una tale dolcezza nella sua espressione che Harry si sentì quasi come se l’avesse sorpresa nell’atto di baciarlo. “Così, l’hai preso?” le chiese Harry, in parte per ricordarle la sua presenza. “Preso… preso cosa?” riprese incerta. “Per cosa abbiamo affrontato tutto ciò? Il medaglione! Dov’è il medaglione?” “Ce l’avete?” urlò Ron, sistemandosi un po’ più in alto sui suoi cuscini. “Nessuno mi dice nulla! Accidenti, avreste pure potuto parlarne!” “Beh, stavamo fuggendo per salvarci dai Mangiamorte, no?” ribatté Hermione. “Eccolo.” Tirò fuori il medaglione dalla tasca del vestito e lo passò a Ron. Era grande come un uovo di gallina. Un’elaborata lettera S, intarsiata con tante piccole pietre verdi, brillò debolmente nella luce diffusa che passava attraverso il tetto di tela della tenda. “C’è qualche possibilità che qualcun altro lo abbia distrutto da quando lo ha avuto Kreacher?” chiese Ron 333 Harry Potter e i Cimeli della Morte speranzoso. “Voglio dire, siamo sicuri che sia ancora un Horcrux?” “Credo di sì,” disse Hermione, rispondendogli e guardando il medaglione da vicino. “Ci sarebbero stati segni di danneggiamento se fosse stato magicamente distrutto.” Lo passò a Harry, che lo rigirò tra le dita. La cosa sembrava perfetta, intatta. Si ricordò dei resti dilaniati del diario, e di come la pietra dell’anello si fosse spaccata quando Silente l’aveva distrutto. “Credo che Kreacher abbia ragione,” disse Harry. “Dovremo capire come aprirlo prima di poterlo distruggere.” Non appena ebbe parlato, Harry fu colpito dall’improvvisa consapevolezza di cosa stesse maneggiando, e di cosa vivesse dietro quei piccoli sportelli dorati. Nonostante tutti gli sforzi fatti per trovarlo, sentì un desiderio impetuoso di scagliare il medaglione lontano da sé. Dominandosi di nuovo, cercò di aprire il medaglione facendo leva con le dita su un lato, poi provò con l’incantesimo che Hermione aveva usato per aprire la porta della camera da letto di Regulus. Nessuno dei due tentativi funzionò. Restituì il medaglione a Ron ed Hermione, ognuno dei quali fece del suo meglio per aprirlo, ma senza maggiore successo di quanto ne avesse avuto lui. “Puoi sentirlo, comunque?” chiese Ron sottovoce, mentre lo teneva stretto nel pugno. “Che cosa vuoi dire?” Ron passò l’Horcrux a Harry. Dopo un istante o due, Harry pensò di aver capito cosa 334 J. K. Rowling Ron intendesse. Quello che riusciva a sentire era il pulsare del suo stesso sangue nelle vene oppure era un battito dentro il medaglione, simile ad un minuscolo cuore di metallo? “Cosa ne faremo?” chiese Hermione. “Lo terremo al sicuro finché non scopriremo come distruggerlo,” rispose Harry e, per quanto poco lo desiderasse, appese la catenina intorno al collo, facendo cadere il medaglione nascosto sotto i vestiti, dove poggiava contro il petto accanto alla tracolla che Hagrid gli aveva regalato. “Credo che dovremo fare dei turni di guardia fuori dalla tenda,” disse rivolto verso Hermione, alzandosi e stirandosi. “E dovremo anche pensare a procurarci del cibo. Tu stai qui,” aggiunse severo, non appena Ron tentò di mettersi a sedere assumendo una sgradevole tonalità di verde. Con lo Spioscopio che Hermione aveva regalato ad Harry per il compleanno accuratamente posizionato sul tavolo della tenda, Harry ed Hermione trascorsero il resto del giorno dividendosi i turni di guardia. Lo Spioscopio, ad ogni modo, rimase silenzioso e immobile tutto il giorno, in equilibrio sulla punta. Il loro pezzo di foresta restò deserto, ad eccezione di occasionali uccelli e scoiattoli, forse a causa degli incantesimi protettivi e Respingi-Babbani che Hermione aveva distribuito tutt’intorno, o forse perché la gente raramente si avventurava in quella zona. La sera non portò cambiamenti. Harry illuminò la bacchetta quando scambiò la guardia con Hermione alle dieci e fece correre lo sguardo sul luogo deserto, notando i pipistrelli che svolazzavano in 335 Harry Potter e i Cimeli della Morte alto nell’unico pezzo di cielo stellato visibile dalla loro radura protetta. Era affamato, in quel momento, ed anche un po’stordito. Hermione non aveva impacchettato cibo nella borsa magica in quanto aveva supposto che sarebbero ritornati a Grimmauld Place, quella notte. Non avevano nulla da mangiare, perciò, ad eccezione di alcuni funghi selvatici che Hermione aveva raccolto dagli alberi più vicini e aveva cotto in umido in un pentolino. Dopo un paio di bocconi, Ron aveva spinto via la sua porzione, mostrandosi nauseato. Harry aveva continuato a mangiare solo per non urtare la sensibilità di Hermione. Il silenzio circostante era rotto da strani fruscii e dallo scricchiolio di rametti. Harry pensava che fossero causati da animali e non da persone, tuttavia tenne la bacchetta ben stretta e pronta. Le viscere, già a disagio per il pasto inadeguato di funghi gommosi, si strinsero per l’apprensione. Aveva pensato che si sarebbe sentito inebriato se fossero riusciti a recuperare l’Horcrux, ma in qualche modo non lo era. Tutto ciò che provava, mentre sedeva a scrutare l’oscurità, rischiarata solo debolmente dalla sua bacchetta, era la preoccupazione per ciò che sarebbe accaduto in seguito. Era come se, avendo corso verso questo punto per settimane, mesi, forse addirittura anni, fosse ora incappato in una brusca frenata, finendo fuori strada. C’erano altri Horcrux là fuori, da qualche parte, ma lui non aveva la più pallida idea di dove potessero essere. Non sapeva nemmeno che cosa fossero. Intanto non aveva la minima idea di come distruggere l’unico che avevano 336 J. K. Rowling trovato, l’Horcrux che al momento gli pendeva contro la nuda carne del petto. Stranamente non s’era riscaldato a contatto col corpo e rimaneva freddo contro la pelle quasi fosse appena emerso dall’acqua gelata. Di tanto in tanto Harry credeva, o forse immaginava, di poter sentire un flebile battito irregolare accanto al suo. Presagi di abominevoli disgrazie s’insinuarono in lui mentre sedeva lì al buio. Cercò di resistere, li respinse via, ma continuavano a tornare senza tregua. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive. Ron e Hermione, che chiacchieravano sottovoce nella tenda alle sue spalle, avrebbero potuto decidere di andarsene se avessero voluto. Lui non poteva. Mentre era seduto lì, cercando di dominare paura e spossatezza, gli sembrava che l’Horcrux sul petto scandisse il tempo che gli rimaneva…Che idea stupida, si disse, non pensare a questo… La cicatrice iniziava a dolergli di nuovo. Temette di averlo causato lui stesso con questi pensieri e cercò di dirigerli altrove. Pensò al povero Kreacher, che li aveva aspettati a casa ricevendo invece la visita di Yaxley. L’elfo avrebbe mantenuto il silenzio o avrebbe detto ai Mangiamorte ciò che sapeva? Harry voleva credere che Kreacher fosse cambiato, nei suoi confronti, nell’ultimo mese, che ora gli sarebbe stato leale, ma chi poteva sapere cosa sarebbe accaduto? Cosa sarebbe successo se i Mangiamorte avessero torturato l’elfo? Immagini disgustose si affollarono nella mente di Harry che cercò ancora una volta di allontanarle. Non c’era niente che avrebbe potuto fare per Kreacher: lui ed Hermione avevano già deciso di non convocarlo, per evitare che qualcuno dal Ministero arrivasse con lui. Non potevano 337 Harry Potter e i Cimeli della Morte contare sul fatto che gli incantesimi di Apparizione degli elfi fossero liberi dal difetto che aveva portato Yaxley a Grimmauld Place, attaccato alla manica di Hermione. La cicatrice di Harry bruciava, a quel punto. Pensava che c’era così tanto che non sapevano. Lupin aveva avuto ragione riguardo a magie che non avevano mai incontrato o immaginato. Perché Silente non gli aveva spiegato di più? Aveva forse pensato che ci sarebbe stato tempo, che sarebbe vissuto per anni, secoli magari, come il suo amico Nicolas Flamel? In questo caso, si era sbagliato… ci aveva pensato Piton…Piton, il serpente dormiente, che aveva colpito in cima alla Torre… E Silente era caduto…caduto… “Dammi quella cosa, Gregorovitch.” La voce di Harry era alta, chiara e fredda, la bacchetta tesa in avanti da una mano bianca e affusolata. L’uomo verso il quale stava puntando la bacchetta era sospeso capovolto a mezz’aria, sebbene non ci fossero funi a sorreggerlo, oscillava, legato in modo invisibile e misterioso, con gli arti legati intorno al corpo, il volto sconvolto dal terrore, alla stessa altezza di quella di Harry, rossa a causa del sangue che era gli fluiva alla testa. Aveva i capelli bianchissimi ed una barba spessa e folta. Un Babbo Natale legato. “Non ce l’ho io, non più! Mi è stata rubata molti anni fa!” “Non mentire a Lord Voldemort, Gregorovitch. Lui sa… lui sa sempre.” Le pupille dell’uomo sospeso erano enormi, dilatate dalla paura e sembravano ingrandirsi, sempre di più, sempre di più fino a che inghiottirono interamente Harry… 338 J. K. Rowling Ora Harry stava correndo lungo un corridoio nero nelle vesti del piccolo grasso Gregorovitch che sorreggeva una lanterna: Gregorovitch fece irruzione in una stanza alla fine del passaggio e la sua lanterna illuminò quello che sembrava un laboratorio, trucioli di legno e oro brillarono nel cono di luce oscillante, e lì sul davanzale della finestra sedeva appollaiato, come un uccello gigante, un giovane dai capelli biondo oro. Nella frazione del secondo in cui la luce della lanterna lo illuminò, Harry vide il piacere sul bel volto dell’intruso, mentre lanciava uno Schiantesimo dalla bacchetta saltando abilmente all’indietro fuori dalla finestra al suono di una risata. Harry ripiombò indietro da quelle pupille grandi come un tunnel, il volto di Gregorovitch era segnato dal terrore. “Chi era il ladro, Gregorovitch?” disse l’alta voce fredda. “Non lo so, non l’ho mai saputo, un uomo giovane… no… per favore… PER FAVORE!” Un urlo continuo e poi un’esplosione di luce verde “Harry!” Aprì gli occhi ansimando, la fronte gli doleva. Era svenuto lungo il lato della tenda, era scivolato lateralmente giù dalla tela ed era disteso al suolo. Alzò lo sguardo verso Hermione, i cui folti capelli oscuravano il sottile pezzo di cielo visibile attraverso gli scuri alti rami sopra di loro. “Sogni,” disse, sedendosi velocemente e tentando di ricambiare lo sguardo torvo di Hermione con uno innocente. “Mi devo essere assopito, scusami.” “So che era la cicatrice! Lo vedo dall’aspetto della tua faccia! Stavi guardando dentro la mente di Vol…” 339 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non dire il suo nome!” Dal profondo della tenda arrivò la voce arrabbiata di Ron. “Bene,” rispose seccamente Hermione, “ la mente di Tu-Sai-Chi, allora!” “Non era mia intenzione che accadesse!” disse Harry. “Era un sogno! Puoi controllare cosa sogni, Hermione?” “Se solo imparassi ad applicare l’Occlumanzia…” Ma ad Harry non interessava essere rimproverato, voleva discutere di ciò che aveva appena visto. “Ha trovato Gregorovitch, Hermione, e penso che lo abbia ucciso. Prima di ucciderlo, però, ha letto la mente di Gregorovitch e io ho visto…” “Penso che farei meglio a continuare io il turno di guardia, se tu sei così stanco da cadere addormentato,” disse Hermione freddamente. “Posso finire il turno di guardia!” “No, sei ovviamente esausto. Vai e sdraiati.” Hermione si chinò per passare attraverso l'ingresso della tenda, con un’aria cocciuta. Arrabbiato ma desiderando evitare una lite, Harry si chinò per entrare. Il viso ancora pallido di Ron sporgeva dalla cuccetta inferiore, Harry s’arrampicò in quella superiore, si sdraiò, e fissò il soffitto nero della tenda. Dopo alcuni momenti, Ron parlò con voce così bassa da non poter essere udita da Hermione, rannicchiata all’entrata. “Che cosa stava facendo Tu-Sai-Chi?” Harry strizzo gli occhi nello sforzo di ricordare ogni dettaglio, infine sussurrò nel buio. “Ha trovato Gregorovitch. Lo teneva legato, lo stava torturando.” 340 J. K. Rowling “Come può Gregorovitch fargli una bacchetta nuova, se lo tiene legato?” “Non lo so… è strano, no?” Harry chiuse gli occhi, pensando a tutto ciò che aveva visto e sentito. Più ricordava e meno aveva senso… Voldemort non aveva detto nulla in merito alla bacchetta di Harry, nulla circa gli ingredienti chiave gemelli, nulla riguardo a Gregorovitch che avrebbe dovuto produrre una nuova e più potente bacchetta per combattere quella di Harry… “Voleva qualcosa da Gregorovitch,” disse Harry, con gli occhi ancora serrati. “Gli ha chiesto di consegnargliela, ma Gregorovitch gli ha detto che gli era stata rubata… e allora… allora…” Si ricordava come lui, nei panni di Voldemort, si fosse come scagliato attraverso gli occhi di Gregorovitch, nei suoi ricordi… “Ha letto la mente di Gregorovitch. Ho visto un giovanotto appollaiato sul davanzale di una finestra che scagliava un incantesimo verso Gregorovitch e saltava fuori scomparendo. Lui l’ha rubata, lui ha rubato qualsiasi cosa Tu-Sai-Chi stia cercando. E io… io credo di averlo visto da qualche parte…” Harry desiderò di poter dare un altro sguardo alla faccia sorridente del ragazzo. Il furto era accaduto molti anni prima, secondo Gregorovitch. Come mai il giovane ladro aveva un aspetto familiare? I rumori della foresta circostante erano smorzati all’interno della tenda, tutto ciò che Harry poteva sentire era il respiro di Ron. Dopo un po’, Ron sussurrò, “Non hai potuto vedere cosa il ladro teneva in mano?” 341 Harry Potter e i Cimeli della Morte “No… ma deve essere stato qualcosa di piccolo.” “Harry?” Le asticelle di legno del letto di Ron scricchiolarono quando lui cambiò posizione nel letto. “Harry, tu non credi che Tu-Sai-Chi stia cercando qualcosa d’altro da convertire in un Horcrux?” “Non credo,” disse Harry lentamente. “Forse. Ma non potrebbe risultare pericoloso per lui farne un altro? Hermione non ci ha detto che ha già spinto la sua anima oltre il limite?” “Beh, sì, ma forse lui non lo sa.” “Beh... forse,” disse Harry. Era stato sicuro che Voldemort stesse cercando un modo per aggirare il problema dei cuori gemelli, sicuro che Voldemort stesse cercando una soluzione dal vecchio costruttore di bacchette… e ora lo aveva ucciso apparentemente senza fargli nemmeno una sola domanda in materia di bacchette. Cos’è che Voldemort cercava? Perché, con il Ministero della Magia e ed il mondo magico ai suoi piedi, era così lontano, impegnato nella ricerca di un oggetto che Gregorovitch aveva un tempo posseduto e che gli era stato rubato da un ladro sconosciuto? Harry poteva ancora vedere la faccia del giovane ragazzo biondo. Era allegra, selvaggia, c’era in lui quella certa aria di inganno trionfante tipica di Fred e Gorge. Aveva spiccato il salto dal davanzale come un uccello. Harry lo aveva visto in precedenza, ma non riusciva a ricordarsi dove…. Con Gregorovitch morto, era il ladro dalla faccia allegra ad essere in pericolo in quel momento, era su di lui 342 J. K. Rowling che si soffermarono i pensieri di Harry, non appena il russare di Ron iniziò a rimbombare dalla cuccetta inferiore e lui stesso si lasciava trascinare nel sonno, lentamente, ancora una volta. 343 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO QUINDICI LA RIVINCITA DEL GOBLIN Alle prime luci del mattino seguente, prima che gli altri due si svegliassero, Harry lasciò la tenda per cercare, nel bosco vicino, l’albero più vecchio, nodoso e dall’aspetto più resistente che potesse trovare. Là, nella sua ombra, seppellì l’occhio di Moody e segnò il punto incidendo, con la bacchetta, una piccola croce sulla corteccia. Non era molto, ma Harry sentì che Malocchio avrebbe preferito di gran lunga questa soluzione, piuttosto che rimanere appeso alla porta di Dolores Umbridge. Ritornò poi alla tenda, ad aspettare che gli altri si svegliassero per discutere che cosa fare in seguito. 344 J. K. Rowling Harry ed Hermione erano del parere che fosse meglio non restare troppo a lungo in qualsiasi posto e Ron era d’accordo, con l’unica condizione che il loro prossimo spostamento li portasse nelle vicinanze di un sandwich al bacon. Hermione, pertanto, rimosse gli incantesimi che aveva piazzato intorno alla radura, mentre Harry e Ron cancellavano tutti i segni e le impronte che potessero rivelare che avevano campeggiato in quel luogo. Quindi si Smaterializzarono, arrivando alla periferia di una cittadina sede di mercato. Una volta che ebbero piantato la tenda al riparo di una piccola macchia di alberi e che l’ebbero circondata con nuovi incantesimi difensivi, Harry s’allontanò per cercare un po’ di cibo con indosso il Mantello dell’Invisibilità. Le cose, tuttavia, non andarono come pianificato. Era a malapena entrato in città quando un freddo innaturale, il calare della nebbia e un improvviso scurirsi dei cieli lo avevano bloccato sul posto. “Ma tu sai fare un ottimo Patronus!” protestò Ron quando Harry ritornò alla tenda a mani vuote, col fiato corto e sussurrando soltanto la parola «Dissennatori». “Non sono riuscito... a farne uno.” ansimò, stringendosi il fianco. “Non è… venuto.” Le loro espressioni di costernazione e disappunto fecero vergognare Harry. Era stata un’esperienza da incubo vedere i Dissennatori venir fuori dalla nebbia, in lontananza, ed accorgersi di non essere in grado di proteggersi, mentre il freddo paralizzante gli attanagliava i polmoni e un grido distante gli riempiva le orecchie. Ad Harry era stata necessaria tutta la sua forza di volontà per allontanarsi da lì e correre, lasciando i ciechi Dissennatori 345 Harry Potter e i Cimeli della Morte girare tra i Babbani, che non erano in grado di vederli, ma che avrebbero sicuramente sentito la disperazione che essi provocavano ovunque andassero. “Così non abbiamo ancora nulla da mangiare.” “Stai zitto Ron,” scattò Hermione “Harry, cos’è successo? Perché credi di non essere stato in grado di creare il tuo Patronus? Ieri ci sei riuscito alla perfezione.” “Non lo so.” Sprofondò in una delle vecchie poltrone di Perkins, sentendosi ogni momento più umiliato. Aveva paura che qualcosa fosse andato storto dentro di lui. Sembrava fosse passato molto tempo da giorno precedente. Si sentiva di nuovo quell’unico tredicenne che era svenuto sull’espresso di Hogwarts. Ron diede un calcio ad una gamba della sedia. “Cosa?” brontolò rivolto verso Hermione “Io sto morendo di fame! Tutto quello che ho mangiato, da quando sono quasi morto dissanguato, sono stati un paio di funghi velenosi.” “Vai tu e fatti strada combattendo fra i Dissennatori allora” disse Harry irritato. “Lo farei, ma ho un braccio appeso al collo, nel caso non lo avessi notato!” “Buon per te.” “E questo cosa dovrebbe…?” “Ma certo!” gridò Hermione, battendosi una mano sulla fronte e intimando il silenzio ad entrambi. “Harry, dammi il medaglione! Forza,” disse con impazienza schioccando le dita quando vide che non reagiva. “L’Horcrux, Harry, lo stai ancora indossando!” 346 J. K. Rowling Allungò le mani ed Harry sollevò la catena d’oro sopra la testa. Nel momento in cui s’interruppe il contatto con la pelle, Harry si sentì libero e stranamente leggero. Non s’era nemmeno accorto di essere sudaticcio, o di avere un peso opprimente sullo stomaco, finché entrambe le sensazioni sparirono. “Va meglio?” domandò Hermione. “Sì, molto meglio!” “Harry,” disse chinandosi di fronte a lui e usando quel genere di voce che lui associava ad una visita ad un malato grave “Non pensi di essere stato posseduto, vero?” “Cosa? No!” disse lui sulla difensiva “Ricordo ogni cosa che abbiamo fatto mentre lo indossavo. Non saprei cosa ho fatto se fossi stato posseduto, vero? Ginny mi disse che c’erano momenti in cui lei non riusciva a ricordare nulla.” “Hmm,” disse Hermione, abbassando lo sguardo sul pesante medaglione “Beh, forse non dovremmo indossarlo. Possiamo semplicemente tenerlo nella tenda.” “Non lasceremo quell’Horcrux in giro,” stabilì fermamente Harry “Se lo perdessimo, se venisse rubato…” “Oh, va bene, va bene” disse Hermione e se lo mise intorno al collo nascondendolo alla vista infilato nel colletto della camicetta. “Lo indosseremo a turno, però, così nessuno lo terrà troppo a lungo.” “Grande,” disse Ron irritato. “E ora che abbiamo risolto questo, possiamo per favore trovare da mangiare?” “Va bene, ma dovremo andare a cercarlo altrove” disse Hermione con una mezza occhiata ad Harry “Non 347 Harry Potter e i Cimeli della Morte c’è alcuna ragione di restare dove sappiamo che ci sono i Dissennatori in agguato, pronti ad attaccare.” Alla fine si sistemarono per la notte in un remoto campo appartenente ad una fattoria solitaria, dove erano riusciti ad ottenere uova e pane. “Questo non è rubare, vero?” domandò Hermione con voce turbata, mentre divoravano uova strapazzate su pane tostato “Non se lascio del denaro sotto la cova delle galline?” Ron fece ruotare gli occhi e disse, con le guance gonfie “He-mmi-ne, ‘on ‘ e’ccupar-ti ‘oppo, ‘ilassati.” In effetti, era molto più facile rilassarsi quando erano piacevolmente sazi. La discussione a proposito dei Dissennatori venne dimenticata tra le risate, quella notte. Harry si sentiva contento, perfino speranzoso, mentre faceva il primo dei tre turni di guardia. Questa fu la prima volta in cui si resero conto che uno stomaco pieno portava buon umore. Uno vuoto, invece, rendeva litigiosi e tristi. Harry fu quello meno sorpreso, perché aveva sofferto periodi in cui era quasi morto di fame, dai Dursley. Hermione aveva retto ragionevolmente bene, quelle notti in cui erano riusciti a cibarsi di nient’altro che bacche o biscotti stantii, anche se perdeva più facilmente la pazienza e i suoi silenzi erano cupi. Ron, invece, era sempre stato abituato a tre deliziosi pasti al giorno, cortesemente forniti dalla madre o dagli elfi domestici di Hogwarts e la fame lo rendeva irragionevole e irascibile. Quando la mancanza di cibo coincideva con il suo turno di indossare l’Horcrux, diventava veramente insopportabile. 348 J. K. Rowling “Allora, dov’è il prossimo?” era il suo costante ritornello. Lui stesso non sembrava avere alcuna idea, ma si aspettava che Harry e Hermione tirassero fuori i piani mentre lui sedeva e brontolava per la scarsa disponibilità di cibo. Di conseguenza, Harry ed Hermione spendevano ore infruttuose tentando di decidere dove avrebbero potuto trovare l’altro Horcrux e come distruggere quello che già avevano. Le loro conversazioni cominciavano a diventare sempre più ripetitive, poiché non avevano nuove informazioni. Da quando Silente aveva detto a Harry di ritenere che Voldemort avesse nascosto gli Horcrux in posti importanti per lui, continuavano ad elencare, in una sorta di litania deprimente, quei luoghi in cui sapevano che Voldemort aveva vissuto o che aveva visitato. L’orfanotrofio, dove era nato e cresciuto, Hogwarts, dove era stato educato, Magie Sinister, dove aveva lavorato dopo aver finito la scuola, infine l’Albania, dove aveva passato i suoi anni d’esilio. Queste erano le basi delle loro speculazioni. “Sì, andiamo in Albania. Non dovrebbe volerci più di un pomeriggio per esaminare un’intera nazione,” disse Ron sarcasticamente. “Là non può esserci niente. Aveva già creato cinque dei suoi Horcrux prima di andare in esilio e Silente era certo che il serpente fosse il sesto,” disse Hermione “Sappiamo che il serpente non è in Albania, di solito è con Vol…” “Non ti avevo chiesto di smettere di dirlo?” “Bene! Il serpente di solito è con Tu-sai-chi… contento?” “Non particolarmente.” 349 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Io non ce lo vedo a nascondere qualcosa da Magie Sinister;” disse Harry, che aveva già puntualizzato questa cosa molte volte prima, ma lo disse di nuovo semplicemente per rompere lo sgradevole silenzio. “Burke e Sinister erano esperti di oggetti oscuri, avrebbero riconosciuto un Horcrux immediatamente.” Ron sbadigliò puntigliosamente. Reprimendo il forte impulso di lanciargli qualche cosa, Harry riprovò “Io credo ancora che potrebbe aver nascosto qualcosa a Hogwarts.” Hermione sospirò. “Ma Silente lo avrebbe scoperto, Harry!” Harry ripeté la ragione che continuava a tirare fuori in favore di questa teoria. “Silente disse in mia presenza di non aver mai preteso di conoscere tutti i segreti di Hogwarts. Credetemi, se c’è un posto che Vol…” “Ohi!” “TU–SAI–CHI, allora!” urlò Harry, spinto al limite della pazienza “Se c’è un posto che è stato veramente importante per Tu-sai-chi, questo è Hogwarts!” “Oh, andiamo,” sbottò Ron “La sua scuola?” “Si, la sua scuola! È stata la sua prima vera casa, il posto che dimostrava che lui era speciale, significava tutto per lui e anche dopo che l’ha lasciata…” “È di Tu-Sai-Chi che stiamo parlando, vero? Non di te?” chiese Ron. Tirava la catena dell’Horcrux intorno al collo: Harry fu tentato dal desiderio di afferrarla e strozzarlo. “Ci hai detto che Tu-Sai-Chi chiese a Silente di dargli un lavoro dopo essersene andato,” disse Hermione. 350 J. K. Rowling “Esattamente” disse Harry. “E Silente pensava che volesse ritornare solo per cercare di scoprire qualcosa, probabilmente un altro oggetto dei fondatori, per trasformarlo in un altro Horcrux?” “Sì” disse Harry. “Ma non ottenne il lavoro, giusto?” disse Hermione. “Quindi non ha mai avuto la possibilità di trovare là un oggetto dei fondatori e nasconderlo nella scuola!” “OK, allora,” disse Harry sconfitto “Dimentichiamo Hogwarts.” Senza nessun’altra direzione, andarono a Londra e, nascosti sotto il mantello dell’invisibilità, cercarono l’orfanotrofio nel quale Voldemort era cresciuto. Hermione s’introdusse furtivamente in una biblioteca e scoprì dai loro registri che il luogo era stato demolito molti anni prima. Allora si recarono sul posto e trovarono un palazzo pieno di uffici. “Proviamo a scavare nelle fondamenta?” suggerì Hermione senza entusiasmo. “Non avrebbe mai nascosto un Horcrux qui,” disse Harry. L’aveva saputo fin dal principio: l’orfanotrofio era stato il posto da cui Voldemort era determinato a scappare. Non avrebbe mai nascosto una parte della sua anima lì. Silente gli aveva mostrato che Voldemort cercava la grandiosità o il senso di mistero, nei suoi nascondigli. Quest’angolo di Londra, grigio e cupo, era quanto di più lontano si potesse immaginare da Hogwarts, dal Ministero o da un edificio come la Gringott, la banca dei maghi, con le sue porte dorate e i pavimenti di marmo. 351 Harry Potter e i Cimeli della Morte Pur non avendo altre nuove idee, continuarono a spostarsi per la campagna, collocando la tenda ogni notte in un luogo diverso, per sicurezza. Ogni mattina s’accertavano di aver rimosso ogni segno della loro presenza, quindi partivano per trovare un altro luogo solitario e isolato, spostandosi con la Materializzazione in altri boschi, in ombrose fenditure delle scogliere, in brughiere purpuree, versanti montani coperti di ginestre e, una volta, in una baia riparata e sassosa. Ogni dodici ore circa, si passavano tra loro l’Horcrux come se stessero giocando a qualche perverso gioco al rallentatore di “passa il pacco”, in cui temere il fermarsi della musica perché il pegno da pagare era costituito da dodici ore di paura e ansietà amplificate. La cicatrice di Harry continuava a pizzicare. Gli accadeva molto più spesso, notò, quando indossava l’Horcrux. Talvolta non riusciva a reagire alla sofferenza. “Cosa? Che cosa hai visto?” domandava Ron, ogni qualvolta si accorgeva che Harry trasaliva. “Una faccia,” borbottava Harry tutte le volte “La stessa faccia. Il ladro che ha derubato Gregorovitch.” Al che Ron si voltava, non facendo alcun tentativo di nascondere il disappunto. Harry sapeva che Ron sperava di sentire notizie sulla sua famiglia o sul resto dell’Ordine della Fenice. Harry, però, non era un’antenna televisiva. Poteva solo vedere solo ciò che Voldemort pensava in quel momento, non poteva sintonizzarsi su qualunque cosa gli andasse. Apparentemente, i pensieri di Voldemort continuavano ad indugiare sul giovane sconosciuto dalla faccia gioiosa, ed Harry era sicuro che Voldemort ne 352 J. K. Rowling sapeva quanto lui riguardo chi fosse o dove si trovasse ora quel ragazzo. Mentre la cicatrice di Harry continuava a bruciare e l’immagine del gioioso ragazzo biondo continuava a girargli allettante nella memoria, imparò a sopprimere ogni segno di pena o disagio, dal momento che gli altri due non mostravano nient’altro che impazienza alla menzione del ladro. Non poteva del tutto biasimarli, non quando attendevano così disperatamente un indizio sugli Horcrux. Mentre i giorni diventavano settimane, Harry cominciò a sospettare che Ron ed Hermione parlassero di lui in sua assenza. Varie volte smettevano improvvisamente di chiacchierare, quando Harry entrava nella tenda. Per due volte, inoltre, si imbatté accidentalmente in loro, rannicchiati a poca distanza, con le teste vicine e che parlottavano velocemente. Entrambe le volte era calato il silenzio appena si erano accorti che si stava avvicinando e s’erano affrettati a fingere di essere impegnati a raccogliere legna o acqua. Harry non poteva evitare di domandarsi se avessero deciso di partecipare a quello che, al momento, sembrava un viaggio senza scopo né meta, solamente perché avevano creduto che avesse qualche piano segreto di cui sarebbero venuti a conoscenza a tempo debito. Ron non faceva alcun tentativo di nascondere il malumore ed Harry cominciava a temere che anche Hermione fosse delusa dalla sua pietosa capacità di guidarli. Nella disperazione, tentava di pensare a dove potessero essere gli altri Horcrux, ma l’unico luogo che continuava a venirgli in 353 Harry Potter e i Cimeli della Morte mente era Hogwarts, e poiché nessuno degli altri lo riteneva credibile, smise di suggerirlo. L’autunno s’impossessava della campagna man mano che la attraversavano. Piantavano la tenda su distese di foglie cadute. La nebbia naturale si unì a quella diffusa dai Dissennatori. Il vento e la pioggia si aggiunsero ai loro guai. Il fatto che Hermione fosse migliorata nell’identificare i funghi mangerecci non poteva compensare del tutto il loro continuo isolamento, la mancanza di compagnia di altre persone o la loro totale ignoranza su cosa stesse accadendo nella guerra contro Voldemort. “Mia madre,” disse Ron una sera, mentre sedevano nella tenda sull’argine di un fiume in Galles, “Sa far apparire buon cibo dal nulla.” Con malumore rimestò i pezzi di pesce grigio, carbonizzato, che aveva nel piatto. Harry gettò lo sguardo automaticamente al collo di Ron e vide, come si era aspettato, luccicare la catena d’oro dell’Horcrux. Riuscì a reprimere l’impulso di dire parolacce a Ron, il cui atteggiamento, lo sapeva, sarebbe migliorato leggermente quando fosse giunto il momento di togliersi il medaglione. “Tua madre non può produrre cibo dal nulla,” disse Hermione “Nessuno può. Il cibo è la prima delle cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi…” “Oh, parla come mangi, eh?” disse Ron, estraendo una lisca dai denti. “È impossibile creare buon cibo dal nulla! Si può evocare se sai dov’è, lo puoi trasformare, ne puoi aumentare la quantità se ne hai già un po’…” 354 J. K. Rowling “Beh, non prenderti il disturbo di aumentare questo, è disgustoso,” disse Ron. “Harry ha catturato il pesce e io ho fatto del mio meglio! Ho notato che sono sempre io quella che finisce per occuparsi del cibo, perché sono una ragazza, suppongo!” “No, è perché si suppone che tu sia più brava con la magia!” ribatté Ron. Hermione saltò su e pezzetti di luccio arrosto scivolarono sul pavimento dal suo piatto di stagno. “Potrai cucinare tu domani, Ron, tu troverai gli ingredienti e proverai ad incantarli in qualcosa che valga la pena di mangiare, io siederò qui, farò le boccacce, mi lamenterò e potrai renderti conto di come…” “Zitti!” disse Harry, balzando in piedi e alzando entrambe le mani. “Zitti subito!” Hermione lo guardò oltraggiata. “Come puoi stare dalla sua parte, non cucina quasi mai…” “Hermione, fai silenzio, mi sembra di sentire qualcuno!” Ascoltava attentamente, le mani ancora alzate, avvertendoli di non parlare. Al di sopra del rumore frusciante della corrente del vicino fiume scuro, allora, si udirono nuovamente delle voci. Si voltò a guardare lo Spioscopio. Non si muoveva. “Hai gettato l’incantesimo Muffliato su di noi, vero?” sussurrò a Hermione. “Ho fatto tutto,” sussurrò lei di rimando “Il Muffliato, il Respingi-Babbani e l’incantesimo di Disillusione, tutti 355 Harry Potter e i Cimeli della Morte quanti. Non dovrebbero essere in grado si sentirci o vederci, chiunque siano.” Forti rumori di piedi che si trascinavano e strisciavano, più il suono di pietre e ramoscelli rimossi, dissero loro che diverse persone stavano scendendo lungo l’erto pendio fittamente alberato che conduceva verso lo stretto argine dove avevano piantato la tenda. Estrassero le bacchette, aspettando. Gli incantesimi che avevano posto a loro protezione avrebbero dovuto essere sufficienti, nella quasi totale oscurità, a schermarli dall’attenzione dei Babbani e dei normali maghi e streghe. Se questi fossero stati Mangiamorte, allora, le loro difese stavano forse per essere messe alla prova contro la Magia Nera, per la prima volta. Le voci divennero più forti, ma non più chiare, mentre il gruppo di uomini raggiungeva l’argine. Harry stimò che i proprietari dovessero essere a non più di sei metri, ma il rumore del fiume impetuoso rendeva impossibile dirlo con certezza. Hermione agguantò la borsa ornata di perline e cominciò a frugarci dentro. Un momento dopo ne estrasse tre Orecchie Oblunghe e ne lanciò una per uno ad Harry e a Ron, che subito inserirono un’estremità delle stringhe color carne nelle orecchie e infilarono l’altra estremità sotto l’entrata della tenda. In pochi secondi Harry udì una voce maschile affaticata. “Ci dovrebbero essere un po’ di salmoni qui, o pensi che non sia ancora la stagione? Accio salmone!” Ci furono molti tonfi distinti e immediatamente suoni schiaffeggianti di pesce contro la carne. 356 J. K. Rowling Qualcuno grugnì un apprezzamento. Harry assestò meglio l’Orecchio Oblungo. Al di sopra del mormorio del fiume, poteva distinguere molte voci, ma non parlavano inglese o altro linguaggio umano che avesse mai sentito. Era una lingua rozza e per nulla melodiosa, una sfilza di rumori gutturali, rantolanti che sembravano avere due origini differenti, una parlava con voce leggermente più bassa e più lenta dell’altro. Un fuoco prese allegramente vita sull’altro lato del telone; grandi ombre passarono tra la tenda e le fiamme. Il delizioso, stuzzicante, odore di salmone cotto si espanse nella loro direzione. Venne poi il tintinnio delle posate contro i piatti e il primo uomo parlò di nuovo. “Ecco, Grifuk, Gornuk.” Goblin! Hermione mimò con le labbra verso Harry, che annuì. “Grazie,” dissero insieme i Goblin in inglese. “Allora, voi tre siete in fuga, da quanto tempo?” chiese una voce nuova, calda e piacevole. Era vagamente familiare per Harry, che l’associò ad un uomo dalla faccia allegra e dalla pancia rotonda. “Sei settimane... sette... l’ho dimenticato,” disse l’uomo stanco “Ho incontrato Grifuk nei primi due giorni e ci siamo uniti a Gornuk non molto dopo. Felice di avere un po’ di compagnia.” Ci fu una pausa, mentre i coltelli grattavano contro i piatti e i boccali di stagno venivano sollevati e riposati sul terreno. “Cosa ti ha spinto a scappare, Ted?” continuò l’uomo. “Sapevo che sarebbero venuti a prendermi,” replicò Ted dalla voce calda e Harry immediatamente seppe chi era: il padre di Tonks. “Ho saputo che i Mangiamorte 357 Harry Potter e i Cimeli della Morte erano in zona la scorsa settimana e ho deciso che era meglio scappare. Ho rifiutato di registrarmi come Babbano di nascita per principio, vedi, perciò sapevo che era questione di tempo, sapevo che me ne sarei dovuto andare alla fine. Mia moglie dovrebbe essere a posto, lei è Purosangue. E poi ho incontrato Dean qui, dunque, qualche giorno fa, vero figliolo?” “Sì,” disse un’altra voce ed Harry, Ron ed Hermione si guardarono l’un l’altro in silenzio, ma anche con eccitazione, riconoscendo con sicurezza la voce di Dean Thomas, il loro compagno Grifondoro. “Babbano di nascita, eh?” domandò il primo uomo. “Non ne sono sicuro,” disse Dean “Mio padre lasciò la mamma quando ero piccolo. Non ho prove che fosse un mago, però.” Ci fu silenzio per un po’, eccetto i suoni della masticazione. Ted parlò di nuovo, poi. “Devo dire, Dirk, che sono sorpreso di imbattermi in te. Felice, ma sorpreso. Correva voce che fossi stato catturato.” “Mi avevano catturato,” disse Dirk “Ero a metà strada per Azkaban quando ho tentato la fuga, ho Schiantato Dawlish e gli ho rubato la scopa. È stato più facile di quanto pensassi. Non credo fosse molto in forma al momento. Potrebbe essere stato Confuso. Se è così, mi piacerebbe stringere la mano della strega o del mago che lo ha fatto, probabilmente mi ha salvato la vita.” Ci fu un’altra pausa, nella quale il fuoco crepitò e lo scorrere del fiume continuò. Poi Ted disse, “E voi due, invece, come rientrate in tutto ciò? Io, ehm, avevo 358 J. K. Rowling l’impressione che i Goblin fossero dalla parte di Tu-SaiChi, dopo tutto.” “Hai avuto una falsa impressione,” disse il Goblin dalla voce più acuta. “Noi non prendiamo posizione. Questa è una guerra di maghi.” “Come siete finiti col nascondervi, allora?” “L’ho ritenuto prudente,” disse il Goblin dalla voce più profonda. “Avendo rifiutato una richiesta che giudico impertinente, ho ritenuto che la mia sicurezza personale fosse in pericolo.” “Che cosa ti hanno chiesto di fare?” domandò Ted. “Doveri che mal si accordano con la dignità della mia razza,” replicò il Goblin, la sua voce più roca e meno umana nel pronunciare queste parole. “Io non sono un elfo domestico.” “Che mi dici di te, Grifuk?” “Ragioni simili,” disse il Goblin dalla voce più acuta “La Gringott non è più sotto il controllo esclusivo della mia razza. Io non riconosco un Mago come padrone.” Aggiunse qualcosa sussurrando in Goblinese e Gornuk rise. “Quale è la battuta?” domandò Dean. “Ha detto,” replicò Dirk “Che ci sono cose che i maghi non sanno riconoscere.” Ci fu una piccola pausa. “Non l’ho capita,” disse Dean. “Mi sono preso una piccola vendetta prima di andarmene,” disse Grifuk in inglese. “Buon uomo… Goblin, dovrei dire,” si corresse frettolosamente Ted “Non sarai mica riuscito a chiudere 359 Harry Potter e i Cimeli della Morte un Mangiamorte in uno delle casseforti di massima sicurezza, vero?” “Se lo avessi fatto, la spada non lo avrebbe aiutato a uscire,” replicò Grifuk. Gornuk rise di nuovo e anche Dirk fece una secca risatina. “Dean ed io stiamo ancora perdendoci qualcosa,” disse Ted. “Vale anche per Severus Piton, sebbene lui non lo sappia,” disse Grifuk e i due Goblin scoppiarono in una risata maliziosa. Dentro la tenda il respiro di Harry si abbassò per l’eccitazione. Lui ed Hermione si guardarono a vicenda, ascoltando il più attentamente che potevano. “Non ne hai sentito parlare, Ted?” domandò Dirk “Dei ragazzi che hanno tentato di rubare la spada di Grifondoro dall’ufficio di Piton, a Hogwarts?” Una corrente elettrica sembrò scorrere attraverso Harry, scuotendogli ogni nervo mentre restava inchiodato sul posto. “Mai sentita una parola,” disse Ted “Non c’era nel Profeta, vero?” “Non credo proprio,” ridacchiò Dirk. “Me lo ha detto Grifuk, ne ha sentito parlare da Bill Weasley che lavora per la banca. Uno dei ragazzi che ha tentato di rubare la spada, era la sorella minore di Bill.” Harry guardò verso Hermione e Ron, entrambi i quali stringevano convulsamente le orecchie oblunghe, come se fossero state degli appigli di salvezza. “Lei e una coppia di amici sono andati nell’ufficio di Piton e hanno ridotto in pezzi la teca di vetro dove apparentemente era conservata la spada. Piton li ha acciuffati 360 J. K. Rowling mentre tentavano di farla uscire di nascosto giù per le scale.” “Ah, Dio li benedica,” disse Ted “Che cosa credevano, che sarebbero stati in grado di usare la spada contro Tu-sai-chi? O contro Piton stesso?” “Beh, qualunque cosa pensassero di farci, Piton ha deciso che la spada non era sicura al suo posto,” disse Dirk “Un paio di giorni dopo, una volta che ebbe avuto il consenso di Tu-Sai-Chi, immagino, la mandò a Londra perché venisse custodita alla Gringott.” I Goblin cominciarono a ridere di nuovo. “Io ancora non capisco lo scherzo,” disse Ted. “È un falso,” disse con voce aspra Grifuk. “La spada di Grifondoro!” “Oh sì. È una copia, una copia eccellente, è vero, ma è stata fabbricata da maghi. L’originale fu forgiata secoli fa dai Goblin e ha certe proprietà che solo le armi fatte dai Goblin possiedono. Dovunque sia la vera spada di Grifondoro, non è in una cassaforte alla banca Gringott.” “Capisco,” disse Ted “E ritengo che tu non ti sia preoccupato di dirlo ai Mangiamorte?” “Non ho visto alcuna ragione di angustiarli con quest’informazione,” disse Grifuk compiaciuto e Ted e Dean si unirono alle risate di Gornuk e Dirk. Dentro la tenda, Harry chiuse gli occhi, desiderando che qualcuno facesse la domanda di cui aveva bisogno di sentire la risposta e dopo un minuto che sembrarono dieci, Dean gli fece il favore; anche lui era (ricordò Harry con un sobbalzo) un ex-ragazzo di Ginny. “Cosa è successo a Ginny e agli altri? Quelli che hanno tentato di rubarla?” 361 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Oh, sono stati puniti, e crudelmente anche,” disse Grifuk con indifferenza. “Stanno bene, però?” domandò Ted con urgenza “Voglio dire, i Weasley non hanno bisogno che qualcun altro dei loro figli venga ferito, no?” “Non hanno subito alcun danno serio, per quel che ne so,” disse Grifuk. “Per loro fortuna,” disse Ted. “Con i precedenti di Piton, suppongo che dovremmo essere lieti che siano ancora vivi.” “Tu credi a quella storia, quindi, Ted?” domandò Dirk “Tu credi che Piton abbia ucciso Silente?” “È naturale che ci credo,” disse Ted “Non te ne starai seduto lì a dirmi che Potter é coinvolto?” “Difficile sapere a chi credere in questi giorni,” borbottò Dirk. “Io conosco Harry Potter,” disse Dean “E ritengo che lo sia davvero… il Prescelto o comunque lo vogliate chiamare.” “Sì, c’è parecchia gente a cui piacerebbe credere che lo sia, figliolo,” disse Dirk “Me incluso. Eppure dov’è? Fuggito, a quanto sembra. Ti verrebbe da pensare che, se sapesse qualcosa che non sappiamo, o se avesse qualche cosa di speciale, ora sarebbe là a combattere, a riunire la resistenza, invece di nascondersi. E sai, il Profeta ha fatto una grande campagna contro di lui…” “Il Profeta?” sbuffò Ted “Ti meriti di essere ingannato se ancora leggi quelle cose, Dirk. Se vuoi i fatti, leggi il Cavillo.” Ci fu un’improvvisa esplosione di rumori come se qualcuno stesse soffocando e di conati di vomito, più una 362 J. K. Rowling buona quantità di colpi sordi. Da quel che sembrava Dirk aveva inghiottito una lisca di pesce. Alla fine biascicò “Il Cavillo? Quella folle carta straccia di Xeno Lovegood?” “Non è così folle, di questi tempi,” disse Ted “Dovresti dargli un’occhiata. Xeno sta stampando tutte le cose che il Profeta ignora, non un singolo accenno ai Ricciocorni Schiattosi nell’ultimo numero. Quanto a lungo lo lasceranno fare, certo, non lo so. Ma Xeno dice, nella prima pagina di ogni numero, che la priorità numero uno di ogni mago che sia contro Tu-Sai-Chi, dovrebbe essere aiutare Harry Potter.” “Difficile aiutare un ragazzo che è scomparso dalla faccia della terra,” disse Dirk. “Ascolta, il fatto che non lo abbiano ancora preso è un buon segno,” disse Ted “Accetterei con piacere i suoi consigli. Restare liberi é quello che stiamo tentando di fare, no?” “Sì, bene, su questo hai ragione,” disse Dirk gravemente “Con l’intero Ministero e tutti i loro informatori che lo cercano, mi sarei aspettato che lo avessero già catturato. Voglio dire, chi ci assicura che non lo abbiano già preso e ucciso senza pubblicizzarlo?” “Ah, non pensarlo nemmeno, Dirk,” mormorò Ted. Ci fu una lunga pausa riempita con ulteriori rumori di coltelli e forchette. Quando parlarono di nuovo, fu per discutere se dovessero dormire sull’argine o tornare al pendio alberato. Decidendo che gli alberi avrebbero dato loro una migliore copertura, spensero il fuoco, quindi si arrampicarono sul pendio, mentre le loro voci si affievolivano. 363 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry, Ron ed Hermione arrotolarono le Orecchie Oblunghe. Harry, che aveva trovato sempre più difficile riuscire a rimanere zitto man mano che ascoltavano, ora si ritrovò incapace di dire altro che, “Ginny... la spada...” “Lo so!” disse Hermione. Si protese per prendere la piccola la borsa ornata di perle, questa volta affondando il braccio fino all’ascella. “Ecco… ci… siamo…” disse a denti stretti mentre estraeva qualcosa che, evidentemente, era nelle profondità della borsa. Lentamente, spuntò alla vista l’orlo della elaborata cornice di un quadro. Harry si precipitò ad aiutarla. Appena estratto completamente, dalla borsa di Hermione, il ritratto vuoto di Phineas Nigellus, lei vi puntò la bacchetta contro di esso, pronta a pronunciare un incantesimo in ogni momento. “Se qualcuno ha scambiato la vera spada con la falsa mentre era nell’ufficio di Silente,” ansimò, mentre appoggiavano il dipinto contro un lato della tenda “Phineas Nigellus dovrebbe averlo visto accadere, lui è appeso proprio a fianco della custodia!” “A meno che non dormisse!” disse Harry, ma ancora tratteneva il respiro quando Hermione, con la bacchetta pronta, s’inginocchiò davanti alla tela vuota, si schiarì la gola e chiamò, “Ehm… Phineas? Phineas Nigellus?” Non accadde nulla. “Phineas Nigellus?” disse Hermione di nuovo “Professor Black? Per favore potremmo parlarle? Per favore?” “«Per favore» aiuta sempre,” disse una fredda voce maligna e Phineas Nigellus scivolò nel suo ritratto. In quel momento Hermione urlò, “Obscuro!” 364 J. K. Rowling Una benda nera apparve sopra gli occhi scuri e intelligenti di Phineas Nigellus, portandolo a sbattere contro la cornice e strillare di dolore. “Cosa… come osi… cosa stai…?” “Mi dispiace molto, Professor Black,” disse Hermione, “ma è una precauzione necessaria!” “Togli questa sciocca aggiunta all’istante! Toglila, ho detto! Stai rovinando un grande lavoro artistico! Dove mi trovo? Che sta succedendo?” “Non importa dove siamo,” disse Harry e Phineas Nigellus si bloccò, abbandonando i vani tentativi di togliersi la benda dipinta. “È possibile che questa sia la voce dell’elusivo Mr. Potter?” “Forse,” disse Harry, sapendo che questo avrebbe catturato l’interesse di Phineas Nigellus. “Abbiamo un paio di domande da farle… sulla spada di Grifondoro.” “Ah,” disse Phineas Nigellus, che ora girava la testa di qua e di là tentando di vedere Harry “Sì. Quella sciocca ragazza ha agito in modo davvero poco saggio…” “La smetta di parlare in quel modo di mia sorella,” disse Ron aspramente. Phineas Nigellus alzò le sopracciglia, sprezzante. “Chi altro c’è qui?” domandò, girando la testa da una parte all’altra “Il tuo tono non mi piace! La ragazza e i suoi amici sono stati estremamente sciocchi. Rubare al preside!” “Loro non stavano rubando,” disse Harry “Quella spada non è di Piton.” “Appartiene alla scuola del Professor Piton,” disse Phineas Nigellus “E, per l’esattezza, con quale diritto la 365 Harry Potter e i Cimeli della Morte ragazza Weasley la voleva? Ha meritato la punizione, come quell’idiota di Paciock e quella strampalata della Lovegood!” “Neville non è un’idiota e Luna non è strampalata!” disse Hermione. “Dove mi trovo?” ripeté Phineas Nigellus, cominciando ad armeggiare di nuovo con la benda “Dove mi avete portato? Perché mi avete tolto dalla casa dei miei antenati?” “Lasci perdere! In che modo Piton ha punito Ginny, Neville e Luna?” domandò Harry con impazienza. “Il Professor Piton li ha mandati nella Foresta Proibita a fare qualche lavoro per quello zoticone, Hagrid.” “Hagrid non è uno zoticone!” disse Hermione in modo stridulo. “E Piton magari credeva che quella fosse una punizione,” disse Harry “Ma Ginny, Neville e Luna probabilmente si saranno fatti delle risate con Hagrid. La Foresta Proibita… hanno affrontato cose molto peggiori che la Foresta Proibita, sai che paura!” Si sentì sollevato. Aveva immaginato cose orribili, nel peggiore dei casi la Maledizione Cruciatus. “Quello che volevamo veramente sapere, Professor Black, è se qualcun altro ha, hum, portato via la spada? Forse è stata portata via per essere pulita o… o per qualcosa?” Phineas Nigellus interruppe nuovamente i suoi sforzi per liberare gli occhi e ridacchiò. “Babbana di nascita” disse “Le armi fatte dai Goblin non richiedono pulizia, sciocca ragazza. L’argento dei 366 J. K. Rowling Goblin respinge la sporcizia mondana e assorbe soltanto ciò che la rafforza.” “Non chiami Hermione sciocca,” disse Harry. “Comincio a stancarmi di essere contraddetto,” disse Phineas Nigellus “Forse per me è arrivata l’ora di ritornare nell’ufficio del preside?” Ancora accecato, cominciò a cercare a tastoni il lato della sua cornice, tentando di sentire al tatto la via di uscita dal ritratto e ritornare in quello a Hogwarts. Harry ebbe un’improvvisa ispirazione. “Silente! Non può portarci Silente?” “Chiedo scusa?” domandò Phineas Nigellus. “Il ritratto del professor Silente… non potrebbe portarlo qui, nel suo?” Phineas Nigellus girò la faccia in direzione della voce di Harry. “Evidentemente non sono solo i Babbani di nascita ad essere ignoranti. I ritratti di Hogwarts possono comunicare l’uno con l’altro, ma non possono uscire fuori dal castello eccetto che per visitare un altro dei loro ritratti appesi altrove. Silente non può venire qui con me, e dopo il trattamento che ho ricevuto da parte vostra, vi posso assicurare che io non tornerò certo a farvi visita!” Un po’ mortificato, Harry guardò Phineas raddoppiare i suoi tentativi di lasciare la sua cornice. “Professor Black,” disse Hermione “Non potrebbe dirci, per favore, quando è stata l’ultima volta che la spada di Grifondoro fu tolta dal suo fodero? Prima che Ginny la prendesse, intendo?” Phineas sbuffò impazientemente. 367 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Credo che l’ultima volta che vidi la spada di Grifondoro tolta dal fodero, sia stata quando il Professor Silente la usò per aprire un anello.” Hermione si girò bruscamente per guardare Harry. Nessuno di loro osò dire di più davanti a Phineas Nigellus, che infine era riuscito a localizzare l’uscita.” “Bene, buona notte a voi,” disse, un po’ pungente e cominciò ad uscire nuovamente dal loro campo visivo. Solo la punta della tesa del cappello era ancora in vista, quando Harry urlò all’improvviso. “Aspetti! Ha detto a Piton cosa ha visto quella volta?” Phineas Nigellus fece rispuntare la sua testa accecata nel quadro. “Il professor Piton ha cose più importanti in mente, che le molte eccentricità di Albus Silente. Addio Potter!” E, detto ciò, svanì completamente, lasciandosi dietro nient’altro che lo sfondo scuro. “Harry!” urlò Hermione. “Lo so,” gridò Harry. Incapace di contenersi, scagliò un pugno nell’aria. Questo era più di ciò che aveva osato sperare. Percorse a grandi passi la tenda, sentendo che avrebbe potuto correre per un miglio intero. Non sentiva più nemmeno la fame. Hermione stava infilando nuovamente il ritratto di Phineas Nigellus nella borsetta ornata di perline. Una volta chiusa la fibbia, buttò da parte la borsa e alzò la faccia raggiante verso Harry. “La spada può distruggere gli Horcrux! Le lame dei Goblin assorbono solo ciò che le fortifica… Harry, quella spada è impregnata di veleno di basilisco!” “E Silente non me l’ha data perché ne aveva ancora bisogno, voleva usarla sul medaglione…” 368 J. K. Rowling “… e deve aver capito che non te l’avrebbero lasciata avere se l’avesse messa nel testamento…” “… così ne ha fatta una copia…” “… e ha messo un falso nella custodia di vetro…” “… e ha lasciato quella vera… dove?” Si guardarono l’un l’altro. Harry sentì che la risposta gli ronzava intorno, invisibile, nell’aria intorno, vicina in modo stuzzicante. Perché Silente non glielo aveva detto? Oppure l’aveva effettivamente detto ad Harry, ma lui non lo aveva capito in quel momento? “Pensa!” sussurrò Hermione “Pensa! Dove potrebbe averla lasciata?” “Non a Hogwarts” disse Harry, riprendendo a camminare. “Da qualche parte a Hogsmeade?” suggerì Hermione. “La stamberga strillante?” disse Harry “Nessuno ci va mai.” “Ma Piton sa come andarci, non sarebbe un po’ rischioso?” “Silente aveva fiducia in Piton,” le ricordò Harry. “Non abbastanza da dirgli di aver scambiato le spade,” disse Hermione. “Sì, hai ragione!” disse Harry e si sentì ancor più rallegrato al pensiero che Silente avesse avuto qualche riserva, anche se debole, sulla lealtà di Piton “Così dovrebbe aver nascosto la spada ben lontano da Hogsmeade, allora? Cosa ne pensi Ron? Ron?” Harry si guardò intorno. Per uno sconcertante momento pensò che Ron avesse lasciato la tenda, poi capì che Ron era steso nell’ombra, sul lettino inferiore, e li stava guardando con la faccia di pietra. 369 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Oh, vi siete ricordati di me?” disse. “Cosa?” Ron sbuffò, mentre alzava lo sguardo verso il letto superiore. “Continuate voi due. Non lasciate che vi rovini il divertimento.” Perplesso, Harry guardò Hermione per un aiuto, ma lei scosse la testa, apparentemente tanto sconcertata quanto lo era lui. “Qual è il problema?” domandò Harry. “Problema? Non c’è nessun problema,” disse Ron, rifiutandosi ancora di guardare Harry “Non a tuo parere, per lo meno.” Si sentirono diversi plunk sulla tela sopra le loro teste. Aveva iniziato a piovere. “Beh, tu ovviamente hai un problema,” disse Harry “Sputalo fuori, ti va?” Ron fece penzolare le lunghe gambe fuori dal letto e si sedette. Sembrava meschino, diverso dal solito. “Va bene, lo sputerò fuori. Non aspettarti che io saltelli su e giù per la tenda perché c’è qualche altra dannata cosa che dobbiamo trovare. Aggiungila semplicemente alla lista delle cose che tu non sai.” “Io non so?” ripeté Harry “Io non so?” Plunk, plunk, plunk: la pioggia stava cadendo sempre più forte e più pesante; picchiettava sull’argine coperto di foglie su cui si trovavano e nel fiume, rumoreggiando attraverso l’oscurità. Il timore spense il giubilo di Harry. Ron stava dicendo esattamente quello che Harry aveva sospettato e temuto che pensasse. 370 J. K. Rowling “Non è che non mi stia divertendo alla follia, qui,” disse Ron “Sai, con il braccio ferito, niente da mangiare e congelandomi il sedere ogni notte. Io speravo solo che dopo aver girato a vuoto per qualche settimana, avremmo ottenuto qualcosa.” “Ron,” disse Hermione, ma con un tono di voce così basso che Ron potette fingere di non aver sentito nel forte tamburellare della pioggia che adesso picchiava sulla tenda. “Pensavo tu sapessi in cosa ti stavi imbarcando” disse Harry. “Già, anch’io lo pensavo.” “Allora quale parte non è all’altezza delle tue aspettative?” domandò Harry. La rabbia gli veniva in difesa, a quel punto. “Pensavi che avremmo alloggiato in un hotel a cinque stelle? Che avremmo trovato un Horcrux un giorno si e uno no? Pensavi che saresti tornato a casa da mamma per Natale?” “Pensavamo sapessi che cosa fare!” urlò Ron, alzandosi, e le sue parole trafissero Harry come coltelli scottanti “Noi pensavamo che Silente ti avesse detto cosa fare, noi pensavamo che tu avessi un piano vero!” “Ron!” disse Hermione, questa volta chiaramente udibile sotto la pioggia che rombava contro il tetto della tenda, ma lui la ignorò di nuovo. “Beh, mi dispiace di averti deluso,” disse Harry, con voce piuttosto calma nonostante si sentisse vuoto e inadeguato. “Io sono stato chiaro con voi fin dall’inizio, vi ho detto tutto ciò che Silente ha detto a me. E nel caso tu non lo avessi notato, abbiamo trovato un Horcrux…” 371 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Sì, e siamo così vicini a liberarcene quanto siamo vicini a trovare i restanti… per niente vicino, in altre parole!” “Togliti il medaglione, Ron,” disse Hermione, con voce insolitamente alta “Per favore toglilo. Non parleresti così se non lo avessi indossato tutto il giorno.” “Sì, lo farebbe,” disse Harry, che non voleva giustificazioni per Ron “Pensi che non vi abbia notato bisbigliare alle mie spalle? Pensavate che non avessi indovinato che avevate queste cose in mente?” “Harry, noi non abbiamo…” “Non mentire!” le urlò Ron “Anche tu lo hai detto, hai detto che eri delusa, hai detto che pensavi che avesse qualcosa in più per continuare che…” “Non l’ho detto in questo modo… Harry, non l’ho fatto!” urlò lei. La pioggia pesava sulla tenda, le lacrime colavano lungo il viso di Hermione e l’eccitazione di pochi minuti prima era scomparsa come se non ci fosse stata mai, un fuoco d’artificio effimero che era scoppiato e poi morto, lasciando tutto buio, bagnato e freddo. La spada di Grifondoro era nascosta non sapevano dove e loro erano solo tre adolescenti in una tenda, e il solo risultato che avevano ottenuto era non essere ancora morti. “Allora perché sei ancora qui?” domandò Harry a Ron. “Mi piacerebbe saperlo,” disse Ron “Vattene a casa allora,” disse Harry. “Sì, forse lo farò!” urlò Ron e fece alcuni passi verso Harry, che non indietreggiò “Non hai sentito che cosa hanno detto di mia sorella? Ma tu non hai fatto una piega, 372 J. K. Rowling no, è solo la Foresta Proibita, ad Harry io-ho-affrontatocose-peggiori Potter non importa che cosa possa accaderle là dentro, bene, a me sì, va bene? Ragni giganti e roba pazzesca…” “Io stavo solo dicendo… lei era con gli altri, erano con Hagrid…” “… sì, ho capito, non ti interessa! E del resto della mia famiglia, «I Weasley non hanno bisogno di un altro figlio ferito», non l’hai sentito?” “Sì, io…” “Non ti sei preoccupato di cosa significasse, però?” “Ron!” disse Hermione, mettendosi tra loro “Io non penso significhi che sia accaduto qualche cosa di nuovo, qualche cosa che non sappiamo. Pensa, Ron, Bill è già stato ferito, ormai molte persone devono aver visto che George ha perso un orecchio e si ritiene che tu sia sul punto di morire a causa della Spruzzolosi, io sono sicura che quello che intendeva…” “Oh, ne sei sicura, vero? Giusto allora, bene, io non voglio dovermi preoccupare per loro. È tutto a posto per voi due, vero? Con i vostri genitori al sicuro lontano…” “I miei genitori sono morti!” urlò Harry. “E i miei potrebbero fare la stessa fine!” gridò Ron. “Allora VAI!” urlò Harry “Torna da loro, fingi di essere guarito dalla tua Spruzzolosi e la mamma sarà in grado di darti da mangiare fino a scoppiare e…” Ron fece un movimento improvviso. Harry reagì, ma prima che la bacchetta di entrambi fosse del tutto uscita dalle tasche, Hermione aveva alzato la sua. “Protego!” urlò e uno scudo invisibile si espanse fra lei ed Harry da una parte e Ron dall’altra. 373 Harry Potter e i Cimeli della Morte Furono tutti costretti, dalla forza dell’incantesimo, a fare qualche passo indietro, Harry e Ron si fissavano da entrambi i lati della barriera trasparente come se si stessero guardando chiaramente per la prima volta. Harry sentì un astio corrosivo verso Ron. Qualche cosa si era rotta tra loro. “Lascia l’Horcrux,” disse Harry. Ron passò la catena intorno alla testa e gettò il medaglione su una sedia vicina. Si girò verso Hermione. “Tu cosa fai?” “Che intendi?” “Resti o cosa?” “Io…” sembrava afflitta. “Sì… sì, io resto. Ron, abbiamo detto che saremmo andati con Harry, abbiamo detto che lo avremmo aiutato…” “Ho capito. Scegli lui.” “Ron, no… per favore… torna indietro, torna indietro!” Fu ostacolata dal proprio incantesimo Scudo. Nel tempo che le ci volle per rimuoverlo, lui era già fuggito nella notte. Harry rimase quasi fermo e silenzioso, ascoltandola singhiozzare e chiamare il nome di Ron tra gli alberi. Pochi minuti dopo tornò, con i capelli inzuppati appiccicati sul volto. “Se ne è a-a-andato! Smaterializzato!” Lei si buttò su una sedia, si raggomitolò ed iniziò a piangere. Harry si sentiva stordito. Si chinò, raccolse l’Horcrux e se lo mise intorno al collo. Trascinò via le coperte dalla cuccetta di Ron e le lanciò sopra Hermione. Poi si 374 J. K. Rowling arrampicò sul suo letto e rimase a guardare il tetto di tela, ascoltando il picchiettare della pioggia. 375 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO SEDICI GODRIC’S HOLLOW Quando Harry si svegliò, il giorno seguente, ci vollero parecchi secondi prima che si ricordasse dell’accaduto. Poi sperò puerilmente che fosse stato tutto un sogno, che Ron fosse ancora lì, che non se ne fosse mai andato. Eppure, girando la testa sul cuscino, vedeva la cuccetta di Ron deserta. Era come un cadavere, per il modo in cui sembrava attrarre la sua attenzione. Harry saltò giù dal letto, allontanando lo sguardo quello dal posto di Ron. Hermione, che era già indaffarata in cucina, non gli augurò il buongiorno, ma voltò il viso velocemente, quando entrò. Se ne è andato, si disse Harry. Se ne è andato. Sentiva di dover continuare a ripeterlo mentalmente mentre si lavava e vestiva, come se la 376 J. K. Rowling ripetizione potesse alleviare lo shock. Se ne è andato e non ritornerà. Era la pura e semplice verità, Harry lo sapeva, perché i loro incantesimi di protezione avrebbero reso impossibile ritrovarli, per Ron, una volta lasciato quel posto. Lui ed Hermione fecero colazione in silenzio. Hermione aveva gli occhi gonfi e arrossati, come se non avesse dormito. Fecero i bagagli, Hermione perdendo tempo. Harry sapeva perché tentava di prolungare al massimo la loro permanenza lì, sulla riva del fiume. Molte volte la vide guardarsi intorno speranzosa, ed era sicuro che lei ogni volta si illudesse di sentire dei passi attraverso la pioggia scrosciante, ma dal bosco non uscì nessuna sagoma dai capelli rossi. Ogni volta che Harry la imitava, guardandosi intorno (perché non poteva fare a meno di sperare un po’ anche lui) e non vedendo altro che alberi zuppi di pioggia, un’ altra piccola dose di furia gli esplodeva dentro. Gli sembrava di riascoltare Ron mentre gridava: “Pensavamo tu sapessi cosa fare!” e riprendeva a riordinare con un grosso nodo alla bocca dello stomaco. Il vicino fiume fangoso si gonfiava rapidamente e presto sarebbe straripato. S’erano attardati di un’ora abbondante, rispetto al tempo impiegato solitamente per rifare il campo. Alla fine, dopo aver rimpacchettato tutto per tre volte, Hermione sembrò non trovare più altre scuse per rimandare. Lei ed Harry si presero per mano e si Smaterializzarono, riapparendo sul pendio di una collina spazzata dal vento e ricoperta di erica. Nell’istante in cui arrivarono, Hermione lasciò la mano di Harry e si allontanò da lui per andare a sedersi su una grossa roccia, il volto tra le ginocchia, ed Harry si rese 377 Harry Potter e i Cimeli della Morte conto che piangeva disperatamente. La guardò, supponendo di doverla seguirle e consolarla, ma qualcosa lo tenne inchiodato dov’era. Si sentiva totalmente freddo e teso. Ancora una volta ricordò l’espressione indignata sul volto di Ron. Marciò a grandi passi sull’edera, formando un ampio cerchio con al centro la sconvolta Hermione, lanciando gli incantesimi che di solito lei eseguiva per assicurare la protezione. Non parlarono più di Ron, nei giorni successivi. Harry era deciso a non citare mai più il suo nome e Hermione sembrava aver capito che non era il caso di imporre l’argomento, anche se talvolta, di notte, quando pensava che lui stesse dormendo, Harry la sentiva piangere. Nel frattempo Harry aveva preso l’abitudine di tirar fuori la Mappa del Malandrino ed esaminarla alla luce della bacchetta. Aspettava il momento in cui la targhetta di Ron sarebbe comparsa nei corridoi di Hogwarts, provando che era ritornato al confortevole castello, protetto dalla sua condizione di Purosangue. Ron non apparve sulla mappa, in ogni caso, e dopo poco Harry si ritrovò a scrutare il nome di Ginny nel dormitorio delle ragazze, desiderando che l’intensità della sua attenzione le entrasse nei sogni, così che potesse in qualche modo sapere che lui la pensava, sperando per lei ogni bene. Durante il giorno si dedicavano al tentativo di individuare le possibili ubicazioni della spada di Grifondoro, ma più discutevano dei posti in cui Silente avrebbe potuto nasconderla, più le loro speculazioni apparivano disperate e inverosimili. Si spremeva le meningi più che poteva, ma Harry non riusciva a ricordare che Silente gli avesse mai descritto un posto dove avrebbe potuto nascondere 378 J. K. Rowling qualcosa. C’erano momenti in cui non sapeva se essere arrabbiato più con Ron o con Silente. Pensavamo che tu sapessi cosa fare… pensavamo che Silente ti avesse detto cosa fare… pensavamo avessi un piano vero! Non poteva mentire a se stesso. Ron aveva ragione. Silente, in pratica, l’aveva lasciato con niente. Avevano scoperto un Horcrux, ma non avevano idea di come distruggerlo. Gli altri sembravano ancora più irraggiungibili di prima. La disperazione minacciava d’inghiottirlo. Si stupiva di pensare quanto presuntuoso si fosse dimostrato nell’accettare che i suoi amici lo accompagnassero nel suo girovagare senza meta. Non sapeva nulla, non aveva idee ed era costantemente, penosamente sul chi vive per ogni minimo segno potesse indicargli che anche Hermione ne aveva abbastanza, che se ne sarebbe andata anche lei. Trascorsero molte sere quasi in silenzio ed Hermione iniziò a tirar fuori il ritratto di Phineas Nigellus e appoggiarlo su una poltrona, come se in parte potesse riempire il vuoto lasciato dalla partenza di Ron. Nonostante si fosse impegnato a non riapparire, Phineas Nigellus sembrava non resistere alla possibilità di saperne di più su cosa Harry stesse combinando e acconsentì a ritornare con gli occhi bendati a intervalli regolari di pochi giorni o giù di lì. Harry era quasi contento di vederlo, perché era una compagnia, sebbene di natura altezzosa e sprezzante. Gradirono ogni notizia proveniente da Hogwarts, per quanto Phineas Nigellus non fosse l’informatore ideale. Venerava Piton, il primo Preside Serpeverde da quando lui stesso era stato preside della Scuola, e dovevano essere cauti nel criticare o fare domande impertinenti su Piton, 379 Harry Potter e i Cimeli della Morte altrimenti Phineas Nigellus avrebbe lasciato il ritratto all’istante. Si lasciò comunque sfuggire qualche indiscrezione. Piton sembrava essere minacciato da una impalpabile ma costante ribellione da parte di una fazione di studenti. A Ginny era stato proibito di andare a Hogsmeade. Piton aveva reintrodotto il vecchio Decreto della Umbridge che proibiva riunioni di tre o più studenti ed ogni associazione studentesca non ufficiale. Da tutte queste informazioni, Harry dedusse che Ginny, probabilmente con l’appoggio di Neville e Luna, facessero del loro meglio per far rivivere l’Esercito di Silente. Queste notizie frammentarie procurarono ad Harry una voglia di vedere Ginny così irresistibile da fargli venire mal di stomaco. Quelle informazioni, però, lo inducevano anche a ripensare a Ron, e a Silente, e alla stessa Hogwarts, che gli mancava quasi quanto la sua ex ragazza. A dire il vero, quando Phineas Nigellus parlò delle misure restrittive di Piton, Harry fu colto da una fuggevole follia immaginando di tornare a scuola semplicemente per appoggiare la destabilizzazione del regime di Piton. Avere la pancia piena, un letto soffice e altre persone di cui essere il capo, sembrava essere la prospettiva più meravigliosa al mondo, in quel momento. Ricordò di essere l’Indesiderabile Numero Uno, però, di avere sulla sua testa una taglia di diecimila Galeoni e che camminare nei corridoi di Hogwarts sarebbe stato pericoloso quanto fare una passeggiata al Ministero della Magia. Per la verità, Phineas Nigellus enfatizzò inavvertitamente questo pensiero infilando qua e là domandine su 380 J. K. Rowling dove loro si trovassero. Hermione lo ricacciava nella borsetta con le perline ogni volta che accadeva, e immancabilmente Phineas Nigellus si rifiutava di riapparire nel ritratto per diversi giorni, dopo questi bruschi commiati. Il clima si faceva sempre più freddo. Non osavano rimanere nella stessa zona troppo a lungo, ed invece di restare nel sud dell’Inghilterra, dove una forte gelata sarebbe stata la loro preoccupazione maggiore, continuarono a girovagare su e giù per il Paese, affrontando il fianco di una montagna, dove il nevischio si posò pesante sulla tenda, o un’ampia e piatta palude, dove la tenda fu allagata dall’acqua ghiacciata, oppure ancora una minuscola isola al centro di un lago scozzese, dove la neve quasi seppellì la tenda in una sola notte. Avevano già scorto alberi di Natale scintillare dalle finestre di diversi salotti, quando arrivò una sera in cui Harry decise di suggerire, di nuovo, quello che gli sembrava l’unico posto inesplorato che restava. Avevano appena finito di cenare con un pasto insolitamente buono: Hermione era andata in un supermercato nascosta sotto il Mantello dell’Invisibilità (lasciando scrupolosamente i soldi in un registratore di cassa aperto prima di uscire), che Harry immaginò di trovarla più arrendevole del solito, con lo stomaco pieno di spaghetti alla bolognese e pere in scatola. Aveva persino avuto l’accortezza di suggerire una pausa di qualche ora dall’indossare l’Horcrux, che ora penzolava dalla sponda del letto alle sue spalle. “Hermione?” “Mmm?” era rannicchiata in una delle flaccide poltrone con Le Novelle di Beedle il Bardo. Non riusciva a 381 Harry Potter e i Cimeli della Morte immaginare quante altre volte ancora lei potesse riprendere in mano il libro, che dopotutto non era così lungo, ma evidentemente stava ancora decifrando qualcosa, perché Geroglifici e Logogrammi Magici giaceva aperto su un bracciolo della poltrona. Harry si schiarì la voce. Si sentiva esattamente come quando, parecchi anni prima, aveva chiesto alla professoressa McGranitt l’autorizzazione per andare a Hogsmeade, malgrado non fosse riuscito a persuadere i Dursley a firmare il suo foglio di permesso. “Hermione, stavo pensando, e…” “Harry, puoi aiutarmi con questo?” sembrava proprio che non l’avesse sentito. Si piegò in avanti e gli allungò Le Novelle di Beedle il Bardo. “Osserva quel simbolo,” disse, indicando l’inizio della pagina. Sopra a quello che Harry dedusse fosse il titolo della storia (non essendo capace di leggere le rune, non poteva esserne sicuro) c’era un disegno di qualcosa simile a un occhio triangolare, con la pupilla attraversata da una linea verticale. “Non ho mai studiato Antiche Rune, Hermione.” “Lo so, ma quella non è una runa e non c’è nemmeno in Geroglifici e Logogrammi Magici. Finora ho sempre pensato che fosse il disegno di un occhio, ma non credo lo sia! È stato scritto a penna, qualcuno l’ha disegnato, non fa parte del libro. Pensa, l’hai mai visto prima?” “No… no, aspetta un momento.” Harry guardò meglio. “Non è lo stesso simbolo che il padre di Luna portava al collo?” “Già, è quello che è venuto in mente anche a me!” “Questo è il marchio di Grindelwald”. 382 J. K. Rowling Lo fissò, con la bocca aperta. “Cosa?” “Me l’ha spiegato Krum…” Le raccontò la storia che Victor Krum gli aveva narrato al matrimonio. Hermione sembrava sconvolta. “Il marchio di Grindelwald?” Continuava a spostare lo sguardo da Harry al simbolo, e viceversa. “Non ho mai sentito che Grindelwald avesse un marchio. Non è citato in nessuno dei libri su di lui che ho letto.” “Beh, come dicevo, Krum lo ha riconosciuto come il simbolo inciso su un muro di Durmstrang dallo stesso Grindelwald.” Hermione si lasciò cadere sulla poltrona, accigliata. “È molto strano. Se fosse un simbolo delle Arti Oscure, che ci fa in un libro di favole per bambini?” “Si, è curioso,” disse Harry. “E credi anche che Scrimgeour l’abbia riconosciuto. Era il Ministro, avrebbe dovuto essere un esperto in roba Oscura.” “Lo so… forse pensava fosse un occhio, proprio come me. Tutte le altre storie hanno piccoli disegni sopra il titolo.” Smise di parlare, ma continuò a scrutare intensamente il marchio. Harry provò nuovamente. “Hermione?” “Hmm?” “Stavo pensando. Io… io voglio andare a Godric’s Hollow.” 383 Harry Potter e i Cimeli della Morte Alzò lo sguardo su di lui, ma i suoi occhi erano sfocati e lui era sicuro che stesse ancora riflettendo sul misterioso marchio nel libro. “Sì,” disse. “Sì, me lo stavo chiedendo anch’io. Credo proprio che dovremmo andarci. “Mi hai sentito bene?” chiese lui. “Certamente. Tu vuoi andare a Godric’s Hollow. Sono d’accordo, penso che dovremmo. Voglio dire, non riesco a pensare a nessun altro posto in cui potrebbe essere. Sarà pericoloso, ma più ci penso, più mi convinco che sia proprio lì.” “Ehm… cosa lì?” chiese Harry. A quel punto, sembrava perplessa quanto lui. “Beh, la spada, Harry! Silente doveva sapere che ci saresti voluto tornare e, voglio dire, Godric’s Hollow è il luogo di nascita di Godric Grifondoro…” “Davvero? Grifondoro proveniva da Godric’s Hollow?” “Harry, sul serio, hai mai aperto almeno una volta Storia della Magia?” “Ehm,” disse, sorridendole come fosse la prima volta da molti mesi, i muscoli facciali stranamente rigidi. “Può darsi che l’abbia aperto, sai, quando l’ho comprato… solo quella volta…” “Beh, poiché il villaggio ha preso il nome da lui, credevo ci saresti arrivato da solo,” disse Hermione. Sembrò essere tornata la vecchia Hermione più di quanto lo fosse mai stato ultimamente. Harry s’aspettava quasi che lei dicesse che sarebbe andata in biblioteca. “C’è qualcosa sul villaggio in Storia della Magia, aspetta…” 384 J. K. Rowling Aprì la borsetta con le perline e rovistò per un momento, finché estrasse una copia del loro libro di testo, Storia della Magia di Bathilda Bath, lo sfogliò fino a trovare la pagina che cercava. “Fin dalla firma del Codice Internazionale di Segretezza del 1689, i maghi decisero di restare nascosti definitivamente. Venne loro naturale, probabilmente, formare piccoli gruppi all’interno di comunità più ampie. Molti paesini e villaggi attirarono diverse famiglie magiche, che si unirono per reciproco supporto e protezione. I villaggi di Tinworsh in Cornovaglia, Upper Flagley nello Yorkshire e Ottery St. Catchpole sulla costa meridionale dell’Inghilterra, erano famose residenze di gruppi di famiglie di maghi che vivevano fianco a fianco con Babbani tolleranti e qualche volta Confusi. Il più famoso di questi luoghi di residenza è, forse, Godric’s Hollow, il villaggio del West Country dove nacque il grande mago Godric Grifondoro e dove Bowman Wright, fabbro magico, forgiò il primo Boccino d’Oro. Il cimitero è pieno dei nomi di antiche famiglie magiche, e questo giustifica, senza dubbio, i racconti sulla presenza di fantasmi che, per molti secoli, avrebbero infestato la piccola chiesa che vi sorge a fianco.” 385 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Tu e i tuoi genitori non siete citati,” disse Hermione chiudendo il libro, “perché la Professoressa Bath non va oltre la fine del diciannovesimo secolo. Hai notato? Godric’s Hollow, la spada di Grifondoro… non pensi che Silente si sarebbe aspettato che tu riuscissi a collegare le due cose?” “Oh, si…” Harry non voleva ammettere di non aver pensato affatto alla spada, quando aveva suggerito di andare a Godric’s Hollow. Del villaggio gli interessavano le tombe dei genitori, la casa dove era scampato alla morte e la persona di Bathilda Bath. “Ricordi cosa disse Muriel?” chiese infine. “Chi?” “La conosci,” esitò. Non voleva pronunciare il nome di Ron. “La prozia di Ginny. Al matrimonio. Quella che a detto che hai le caviglie scheletriche.” “Oh,” disse Hermione. Fu un momento difficile. Harry capì che lei aveva avuto sentore che il nome di Ron fosse sottinteso. Proseguì: “Ha detto che Bathilda Bath vive ancora a Godric’s Hollow.” “Bathilda Bath…” mormorò Hermione, facendo scorrere il dito sul nome di Bathilda stampato in rilievo sulla copertina di Storia della Magia. “Beh, suppongo…” Ansimò in modo talmente drammatico che ad Harry si accapponarono le budella. Sfoderò la bacchetta esaminando l’ingresso, aspettandosi quasi di vedere una mano allargare i lembi dell’entrata della tenda, ma non c’era nessuno. 386 J. K. Rowling “Cosa?” disse, tra la rabbia e il sollievo. “Cosa ti ha sconvolto così? Credevo avessi visto un Mangiamorte aprire la cerniera della tenda, come minimo…” “Harry, e se Bathilda avesse la spada? Se Silente l’avesse affidata a lei?” Harry considerò la possibilità. Bathilda doveva essere una donna davvero molto vecchia e, secondo Muriel, un po’ “tocca”. Possibile che Silente avesse nascosto la spada di Grifondoro da lei? In questo caso, Harry pensava che Silente si fosse affidato un po’ troppo al caso. Silente non aveva mai rivelato di aver scambiato la spada con un falso, così come non aveva mai accennato alla sua amicizia con Bathilda. Comunque non era il momento per farsi troppe domande sulla teoria di Hermione, non quando lei sembrava sorprendentemente disposta a esaudire il suo più grande desiderio. “Si, potrebbe averlo fatto! Allora, stiamo per andare a Godric’s Hollow?” “Si, ma dobbiamo rifletterci con cura, Harry.” Si era rilassata in poltrona, ed Harry sentiva che la prospettiva di dover approntare un nuovo piano le aveva risollevato il morale, molto più che a lui. “Per cominciare, dobbiamo esercitarci nella Materializzazione Congiunta sotto il Mantello dell’Invisibilità e sarebbe saggio anche l’Incantesimo di Disillusione, sempre che tu non creda che dovremmo andare fino in fondo e usare la Pozione Polisucco. In questo caso dovremmo procurarci i capelli da qualcuno. A questo punto, Harry, credo che dovremmo farlo, più completo sarà il nostro travestimento, meglio…” 387 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry la lasciò parlare, annuendo e approvando ogni volta che faceva una pausa, ma aveva la mente già lontana dalla conversazione. Per la prima volta da quando aveva scoperto che la spada alla Gringott era falsa, si sentiva eccitato. Stava per andare a casa, ritornava nel posto dove aveva avuto una famiglia. Tutto questo era a Godric’s Hollow e, se non fosse stato per Voldemort, sarebbe cresciuto e avrebbe trascorso ogni vacanza estiva lì. Avrebbe potuto invitare gli amici a casa… Avrebbe anche potuto avere fratelli e sorelle… Sarebbe stata sua madre a preparare la torta per il suo diciassettesimo compleanno. La vita che aveva perso non gli era mai sembrata tanto dolorosamente reale, quanto nel momento in cui si rese conto che avrebbe visitato il luogo dove tutto ciò gli era stato negato. Quando Hermione si fu coricata, quella sera, Harry tirò fuori lo zaino dalla borsa di perline e vi estrasse, silenziosamente, l’album di fotografie che Hagrid gli aveva regalato tanto tempo prima. Per la prima volta dopo mesi, osservò le vecchie foto con i genitori sorridenti che salutavano. Era l’unica cosa che gli era rimasta di loro. Harry sarebbe partito volentieri per Godric’s Hollow il giorno seguente, ma Hermione aveva altri propositi. Convinta com’era che Voldemort aspettasse il ritorno di Harry sulla scena della morte dei suoi genitori, era decisa a mettersi in azione solo dopo essersi assicurata di avere il migliore travestimento possibile. Fu una settimana più tardi, una volta presi di nascosto alcuni capelli da Babbani innocenti alle prese con la shopping di Natale, e dopo essersi esercitati a Smaterializzarsi insieme sotto il 388 J. K. Rowling Mantello dell’Invisibilità, che Hermione acconsentì di mettersi in viaggio. Avrebbero dovuto Materializzarsi nel villaggio avvolti dall’oscurità, perciò fu solo nel tardo pomeriggio, infine, che presero la Pozione Polisucco. Harry si trasformò in un calvo Babbano di mezza età, Hermione nella sua minuta moglie che aveva un po’ l’aspetto di un topo. La borsa di perline contenente tutti i loro averi (al di fuori dell’Horcrux che Harry portava al collo) era infilata nella tasca interna del cappotto abbottonato di Hermione. Harry coprì entrambi con il Mantello dell’Invisibilità, poi rotearono nell’oscurità soffocante per l’ennesima volta. Col cuore in gola, Harry aprì gli occhi. Erano in piedi, mano nella mano, in un sentiero innevato sotto un cielo blu scuro dove già brillava debolmente la prima stella della sera. Le villette erano su entrambi i lati della stradina, le decorazioni di Natale brillavano attraverso le finestre. Poco distante da loro, la luce calda di lampioni dorati segnalava il centro del villaggio. “Tutta questa neve!” Hermione sussurrò da sotto il cappotto. “Perché non abbiamo pensato alla neve? Dopo tutte le nostre precauzioni, lasceremo delle impronte! Dobbiamo sbarazzarcene… tu vai per primo, lo farò io…” Harry non voleva entrare nel villaggio facendo l’imitazione di un cavallo, nel tentativo di tenersi nascosti e ricoprire magicamente le loro tracce nello stesso tempo. “Togliamoci il Mantello,” disse Harry e, vedendola impaurita, “Oh, dai, non sembriamo noi e non c’è nessuno in giro.” Ripose il Mantello sotto la giacca e continuarono per la loro strada senza ostacoli, con l’aria ghiacciata che 389 Harry Potter e i Cimeli della Morte pungeva il viso mentre superavano altre casette. Ognuna di queste sarebbe potuta essere quella in cui una volta James e Lily avevano vissuto o dove Bathilda viveva in quel momento. Harry esaminò i portoni, le tettoie cariche di neve e i portici anteriori, chiedendosi se sarebbe stato capace di riconoscerne una in particolare, ma sapeva, in fondo, che era impossibile, che non aveva neanche un anno quando dovette lasciare per sempre quel luogo. Non era nemmeno certo che sarebbe riuscito a vedere la villetta, dopotutto, non sapeva cosa succedesse quando coloro che erano soggetti ad un Incanto Fidelius morivano. La piccola strada lungo la quale procedevano curvò a destra e il cuore del villaggio, una piccola piazza, si presentò ai loro occhi. Avvolta da luci colorate, al centro c’era quello che sembrava un monumento ai caduti, in parte nascosto da un albero di Natale piegato dal vento. C’erano diversi negozi, l’ufficio postale, un pub e una piccola chiesa, le cui finestre con i vetri colorati luccicavano come gioielli attraverso la piazza. La neve era compatta. Era dura e scivolosa laddove le persone erano transitate durante il giorno. Alcuni abitanti del villaggio si incontravano, poco avanti, le loro sagome illuminate appena dai lampioni. Udirono uno scoppio di risa e musica pop quando la porta del pub si aprì e si richiuse. Sentirono, inoltre, un coro natalizio intonato all’interno della chiesa. “Harry, credo sia la vigilia di Natale!” disse Hermione. “Dici?” 390 J. K. Rowling Aveva perso il conto dei giorni, non leggevano un giornale da settimane. “Ne sono sicura,” disse Hermione, con gli occhi rivolti verso la chiesa. “Devono… devono essere là, tua madre e tuo padre, non credi? Riesco a vedere il cimitero lì dietro.” Harry sentì un brivido di qualcosa al di là dell’eccitazione, più simile al timore. Adesso che era così vicino, si chiedeva se volesse davvero vedere. Forse Hermione capì cosa stava provando perché gli afferrò la mano e, per la prima volta, prese l’iniziativa trascinandoselo dietro. A metà della piazza, però, si fermò all’improvviso. “Harry guarda!” Indicava il monumento ai caduti. Si era trasformato mentre lo superavano. Al posto dell’obelisco coperto di nomi, c’era una statua raffigurante tre persone: un uomo con i capelli scompigliati e gli occhiali, una donna davvero molto carina con i capelli lunghi e un bambino seduto tra le braccia di sua madre. Le teste erano coperte di neve, come se indossassero soffici berretti candidi. Harry si avvicinò fissando i volti dei genitori. Non avrebbe mai immaginato potesse esistere una statua… com’era strano vedersi rappresentato nel marmo, un bimbo felice senza cicatrice sulla fronte… “Andiamo,” disse Harry quando ne ebbe a sufficienza, e si diressero nuovamente verso la chiesa. Attraversando la strada, gettò un’occhiata indietro. La statua era ritornata a essere un monumento ai caduti. Il canto si sentiva più chiaramente mentre si avvicinavano alla chiesa. Harry provò un groppo alla gola, gli 391 Harry Potter e i Cimeli della Morte ricordava così tanto Hogwarts: Pix che ululava versioni volgari dei canti di Natale dall’interno di un’armatura, i dodici alberi di Natale della Sala Grande, Silente con indosso un cappellino uscito da un petardo, Ron che indossava il solito nuovo maglione fatto a mano… C’era un cancello all’ingresso del cimitero. Hermione lo spinse per aprirlo il più silenziosamente possibile e s’intrufolarono all’interno. Da entrambi i lati del sentiero scivoloso che conduceva alle porte della chiesa, la neve era spessa e immacolata. Vi sprofondarono lasciandosi alle spalle solchi profondi, mentre aggiravano l’edificio mantenendosi nelle ombre sottostanti le finestre illuminate. Dietro la chiesa, file e file di pietre tombali spuntavano da una coltre di azzurro pallido cosparsa di lucenti macchie rosse, verdi e dorate laddove i raggi di luce, provenienti delle vetrate istoriate della chiesa, colpivano la neve. Stringendo saldamente la bacchetta nella tasca della giacca, Harry andò verso la tomba più vicina. “Guarda questa, è di un Abbott, potrebbe essere un lontano parente di Hanna!” “Abbassa la voce,” Hermione lo supplicò. S’inoltrarono sempre di più nel cimitero, scavando tracce scure nella neve alle loro spalle, abbassandosi a scrutare le parole su vecchie lapidi, di tanto in tanto scrutando l’oscurità con sospetto, per essere assolutamente certi di non essere seguiti. “Harry, qui!” Hermione era due file di lapidi più in là. Si fece faticosamente strada verso di lei, col cuore che batteva forte nel petto. 392 J. K. Rowling “È…?” “No, ma guarda.” Indicò un pietra scura. Harry si abbassò e vide, sul freddo marmo ricoperto di muschio, le parole Kendra Silente e, poco sotto le sue date di nascita e morte, Sua Figlia Ariana. C’era anche un epitaffio: Ovunque sia il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. Così Rita Skeeter e Muriel avevano ragione su qualcosa. La famiglia Silente era davvero vissuta qui, e una parte di loro era morta qui. Vedere la tomba fu peggio che sentirne parlare. Harry non riusciva a capacitarsi del fatto che lui e Silente condividevano radici tanto profonde in quel cimitero, e Silente non aveva mai sentito il bisogno di parlarne, e nemmeno aveva mai pensato di condividere quel legame. Avrebbero potuto visitare il posto insieme. Per un momento Harry immaginò di arrivare lì con Silente, del legame che avrebbe creato e di quanto avrebbe significato per lui. Aveva l’impressione, però, che avere le loro famiglie seppellite fianco a fianco nello stesso cimitero fosse, per Silente, una coincidenza poco importante, irrilevante forse, per il compito che voleva affidare ad Harry. Hermione lo stava guardando, ed Harry fu grato di avere il volto nascosto dall’ombra. Rilesse le parole scritte sulla lapide. Ovunque sia il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. Non riusciva a capirne il significato. Sicuramente erano state scelte da Silente, come membro più anziano della famiglia una volta che sua madre era morta. 393 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Sei sicuro che non ti abbia mai menzionato…?” iniziò Hermione. “No,” disse Harry seccamente, e proseguì. “Continuiamo a guardare,” e si voltò, desiderando di non aver mai visto quella lapide. Non voleva che la sua eccitata aspettativa fosse guastata dal risentimento. “Qui!” gridò ancora Hermione qualche secondo dopo, da fuori dell’oscurità. “Oh, no. Scusa! Pensavo ci fosse scritto Potter.” Stava strofinando una vecchia e sgretolata lapide coperta di muschio, scrutandola, accigliata. “Harry, vieni qui un momento.” Non voleva essere distratto di nuovo e, solo a malincuore, tornò verso di lei tra la neve. “Cosa?” “Guarda questa!” La tomba era estremamente antica, così rovinata dal tempo che Harry riuscì a malapena a leggere il nome. Hermione gli mostrò il simbolo sottostante. “Harry, è il marchio del libro!” Scrutò attentamente nel punto che gli aveva indicato. La pietra era così consumata che era difficile capire cosa ci fosse inciso, benché fosse simile ad un marchio triangolare posto al di sotto di un nome quasi illeggibile. “Si… potrebbe essere…” Hermione accese la sua bacchetta e la puntò verso il nome sulla lapide. “Dice Ig-Ignotus, credo…” “Continuo a cercare i miei genitori, va bene?” le disse Harry, con una punta di insofferenza nella voce. Si rimise 394 J. K. Rowling in moto, lasciandola accovacciata accanto alla vecchia tomba. Qua e là riconosceva un nome che aveva già sentito a Hogwarts, come Abbott. A volte c’erano diverse generazioni della stessa famiglia di maghi ricordate nel cimitero. Harry riusciva a capire, dalle date di morte, se si erano estinte oppure se membri viventi si erano trasferiti da Godric's Hollow. Avanzava sempre più in profondità tra le tombe e ogni volta che ne raggiungeva una nuova, sentiva un sobbalzo di apprensione e aspettativa. L’oscurità e il silenzio sembrarono divenire, tutto ad un tratto, più intensi. Harry si guardò intorno, allarmato, pensando ai Dissennatori, poi si rese conto che i canti erano finiti, che le chiacchiere e l’eccitazione dei fedeli si affievolivano mentre si riversavano nella piazza. Qualcuno nella chiesa aveva appena spento le luci. La voce di Hermione uscì dall’oscurità per la terza volta, improvvisa e chiara da poco lontano. “Harry, sono qua… proprio qua.” Capì dal suo tono che si riferiva a sua madre e a suo padre. S’avviò verso di lei, sentendo come se qualcosa di molto pesante gli stesse schiacciando il torace, la stessa sensazione che aveva provato appena dopo la morte di Silente, un dolore che anche adesso gli pesava sul cuore e sui suoi polmoni. La lapide era solo due file dietro quella di Kendra e Ariana. Era di marmo bianco, proprio come la tomba di Silente, e questo la rendeva facile a leggersi, visto che sembrava brillare nel buio. Harry non ebbe bisogno di inginocchiarsi o di avvicinarsi molto per scorgere le parole incise su di essa. 395 Harry Potter e i Cimeli della Morte JAMES POTTER NATO IL 27 MARZO 1960 MORTO IL 31 OTTOBRE 1981 LILY POTTER NATA IL 30 GENNAIO 1960 MORTA IL 31 OTTOBRE 1981 L’ultimo nemico che dovrà essere sconfitto è la morte. Harry lesse lentamente le parole, come se avesse una sola possibilità di capirne il significato, e lesse le ultime ad alta voce. “L’ultimo nemico che dovrà essere sconfitto è la morte…” Un pensiero orribile gli affiorò nella mente, insieme ad una sorta di panico. “Non è un ideale da Mangiamorte? Perché si trova lì?” “Non significa combattere la morte nel modo in cui si propongono i Mangiamorte, Harry,” disse Hermione, con voce gentile. “Vuol dire… sai… vivere dopo la morte. La vita dopo la morte.” Ma non erano vivi, pensò Harry. Se ne erano andati. Vuote parole non potevano nascondere il fatto che i resti in decomposizione dei suoi genitori giacevano sotto la neve e sotto la pietra, indifferenti, inconsapevoli. Le lacrime sgorgarono prima che potesse fermarle, bollenti ed immediatamente ghiacciate sul viso, e che senso aveva strofinarle via, o nasconderle? Le lasciò cadere, le labbra chiuse ermeticamente, guardando in basso la neve spessa che nascondeva ai suoi occhi il luogo dove riposavano i resti di Lily e James, ora ossa, sicuramente, o polvere, ignari del fatto che il loro unico figlio vivente fosse così vicino, che il cuore gli batteva ancora, vivo grazie al loro 396 J. K. Rowling sacrificio e prossimo a desiderare, in quel momento, di riposare sotto la neve insieme a loro. Hermione gli teneva nuovamente la mano, e lo aveva abbracciato forte. Non riusciva a guardarla, ma restituì la stretta, inspirando profonde ed intense boccate d’aria notturna, cercando di calmarsi, di riprendere il controllo. Avrebbe dovuto comprare o donare loro qualcosa, non ci aveva pensato e ogni pianta del cimitero era gelata e senza foglie. Hermione sollevò la bacchetta, fece un cerchio nell’aria, e un mazzo di Rose di Natale ne sbocciò dalla punta. Harry lo prese e lo appoggiò sulla tomba dei genitori. Non appena si rialzò, sentì di voler andare via. Non riusciva a pensare di potersi trattenere un attimo di più. Appoggiò il braccio intorno alle spalle di Hermione e lei avvolse il suo alla cintola di lui, si voltarono in silenzio e attraversarono la neve, sorpassando la madre e la sorella di Silente, tornando verso la chiesa buia e il cancello nascosto. 397 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO DICIASSETTE IL SEGRETO DI BATHILDA "Harry, fermati." “Cosa c’é che non va?” Avevano appena raggiunto la tomba dello sconosciuto Abbott. “C’è qualcuno laggiù. Qualcuno che ci sorveglia. Te lo dico io. Là, oltre i cespugli.” Rimasero completamente immobili, sostenendosi l’uno con l’altro, fissando il nero confine del cimitero. Harry non riuscì a vedere nulla. “Sei sicura?” “Ho visto qualcosa muoversi. Potrei giurare di averlo…” 398 J. K. Rowling Si separò da lui, così da liberare il braccio con cui teneva la bacchetta. “Sembriamo Babbani,” fece notare Harry. “Babbani che hanno appena deposto fiori sulla tomba dei tuoi genitori, però! Harry, sono sicura che ci sia qualcuno laggiù!” Harry pensò a Storia della Magia. Si supponeva che il cimitero fosse infestato dai fantasmi. E se…? Ma in quel momento sentì un fruscio, e vide un piccolo turbine di neve smossa nei cespugli che Hermione aveva indicato. I fantasmi non avrebbero potuto smuovere la neve. “È un gatto,” disse Harry, dopo un secondo o due, “o un uccello. Se fosse un Mangiamorte saremmo già morti, a quest’ora. Ma usciamo di qui e potremo indossare di nuovo il Mantello.” Si guardarono ripetutamente alle spalle, mentre uscivano dal cimitero. Harry, che non si sentiva così fiducioso come aveva finto di essere mentre rassicurava Hermione, fu felice di raggiungere il cancello e il selciato scivoloso. Si coprirono di nuovo con il Mantello dell’Invisibilità. Il pub era più affollato di prima. Diverse voci, all’interno, intonavano il canto natalizio che avevano sentito mentre s’avvicinavano alla chiesa. Per un istante, Harry considerò l’ipotesi di entrare nel pub ma, prima che potesse dire una parola, Hermione mormorò, “andiamo da quella parte”, e lo trascinò lungo la strada buia che portava fuori dal villaggio, nella direzione opposta a quella dalla quale erano entrati. Harry poteva scorgere il punto in cui le villette terminavano e il viottolo tornava ad essere aperta campagna. Camminarono veloci quanto potevano, accanto a molte finestre che scintillavano di luci multicolori, i 399 Harry Potter e i Cimeli della Morte profili degli alberi di Natale che si delineavano scuri attraverso le tende. “Come faremo a trovare la casa di Bathilda?” chiese Hermione, che tremava leggermente e continuava a lanciarsi sguardi alle spalle. “Harry? Cosa pensi? Harry?” Lo tirò per un braccio, ma lui non stava prestando attenzione. Stava fissando la massa scura che si ergeva proprio alla fine di quella fila di case. Accelerò immediatamente, trascinando Hermione. Lei scivolò un po’ sul suolo ghiacciato. “Harry…” “Guarda… Guardala, Hermione…” “Io non… Oh!” Riusciva a vederla. l’Incanto Fidelius doveva essere svanito con la morte di James e Lily. La siepe era cresciuta incolta nei sedici anni che erano trascorsi da quando Hagrid aveva preso Harry dalle macerie che giacevano sparse fra l’erba alta fino alla vita. La maggior parte della villetta era ancora in piedi, anche se interamente coperta dall’edera scura e dalla neve, ma la parte destra del piano più alto era stata spazzata via. Era lì, Harry ne era sicuro, che la maledizione si era ritorta contro chi l’aveva scagliata. Lui ed Hermione si fermarono al cancello, in piedi, fissando le rovine di ciò che doveva essere stata una villetta simile a quelle che la fiancheggiavano. “Mi chiedo perché nessuno l’abbia mai ricostruita” sussurrò Hermione. “Forse perché non può essere ricostruita?” replicò Harry. “Non potrebbe essere come per le ferite da Magia Oscura, in cui non si può riparare il danno?” 400 J. K. Rowling Fece scivolare una mano da sotto il Mantello e afferrò il cancello innevato e coperto da uno spesso strato di ruggine, senza volerlo aprire, ma semplicemente per afferrare una qualche parte della casa. “Non vorrai entrare? Sembra pericoloso, potrebbe… Oh, Harry, guarda!” Il suo tocco sul cancello sembrava aver funzionato. Un cartello era sorto dal terreno antistante attraverso i grovigli di erbacce ed ortiche, simile ad un bizzarro fiore dalla crescita rapida, ed in lettere d’oro su legno si leggeva: In questo punto, nella notte del 31 ottobre 1981, Lily e James Potter persero la vita. Il loro figlio, Harry, rimane l’unico mago ad essere mai sopravvissuto alla Maledizione Che Uccide. Questa casa, invisibile ai Babbani, è stata lasciata nel suo stato di rovina come monumento ai Potter e come ricordo della violenza che distrusse quella famiglia. Tutt’intorno a queste parole vergate elegantemente, scritte meno leggibili erano state aggiunte da altre streghe e maghi che erano venuti a vedere il luogo in cui il Ragazzo Sopravvissuto era sfuggito alla morte. Qualcuno aveva semplicemente apposto il proprio nome firmando con Inchiostro Eterno. Altri avevano inciso le loro iniziali nel legno, altri ancora avevano lasciato messaggi. I più recenti di questi 401 Harry Potter e i Cimeli della Morte brillavano vivacemente sui graffiti magici accumulatisi in sedici anni, e dicevano tutti cose simili fra loro. Buona fortuna, Harry, dovunque tu sia. Se leggi questo, Harry Potter, siamo tutti con te! Lunga vita a Harry Potter. “Non avrebbero dovuto scrivere sul cartello!” disse Hermione, indignata. Harry, invece, le sorrise raggiante. “È fantastico. Sono contento che lo abbiano fatto. Io…” Si interruppe. Una figura pesantemente imbacuccata avanzava zoppicando lungo il viottolo verso di loro, stagliandosi contro le luci brillanti della piazza lontana. Harry pensò, anche se era difficile giudicare, che la figura fosse una donna. Si muoveva lentamente, forse timorosa di scivolare sul terreno innevato. La schiena curva, la corporatura tozza, il passo strascicato, davano tutti un’impressione di età estremamente avanzata. La osservarono in silenzio mentre s’avvicinava. Harry aspettava di vedere se avrebbe deviato, entrando in una delle villette davanti alle quali stava passando, ma sapeva istintivamente che non lo avrebbe fatto. Alla fine si fermò a pochi metri da loro e rimase semplicemente ferma, in piedi lì davanti, in mezzo alla strada ghiacciata. Non aveva bisogno del pizzicotto di Hermione sul braccio. Non c’era alcuna concreta possibilità che quella 402 J. K. Rowling donna fosse una Babbana. Se ne stava lì a fissare una casa che, se non fosse stata una strega, sarebbe stata del tutto invisibile per lei. Anche supponendo che fosse una strega, però, era sempre un comportamento strano uscire, in una notte fredda come quella, solo per guardare una vecchia rovina. Secondo tutte le regole della normale magia, inoltre, lei non avrebbe dovuto affatto poter vedere lui e Hermione. Harry, invece, aveva la stranissima sensazione che lei sapesse che erano lì, e anche chi fossero. Proprio nel momento in cui arrivava a questa scomoda conclusione, lei alzò una mano guantata e li chiamò con un cenno. Hermione si avvicinò a lui sotto il Mantello, il braccio premuto contro il suo. “Come fa a saperlo?” Lui scosse la testa. La donna fece un altro cenno, più vigorosamente. Harry riuscì a pensare a molte ragioni per non obbedire al richiamo, eppure i suoi sospetti sull’identità della donna diventavano più forti ogni momento in cui rimanevano l’una di fronte all’altro nella strada deserta. Era possibile che fosse stata ad aspettarli per tutti quei lunghi mesi? Che Silente le avesse detto di aspettare, e che Harry sarebbe infine venuto? Non era probabile che fosse stata lei a muoversi fra le ombre del cimitero, e che li avesse poi seguiti fino lì? Anche la sua abilità di percepirli suggeriva un qualche potere simile a quello di Silente, un potere che non aveva mai incontrato prima. Alla fine Harry parlò, facendo sobbalzare e boccheggiare Hermione. “Lei è Bathilda?” 403 Harry Potter e i Cimeli della Morte La figura imbacuccata annuì e fece loro di nuovo cenno. Sotto il Mantello Harry ed Hermione si guardarono l’un l’altra. Harry alzò le sopracciglia. Hermione fece un piccolo e nervoso cenno di assenso. Fecero qualche passo verso la donna. Lei si girò subito e, zoppicando, ripercorse la strada da cui erano venuti. Fece da guida, oltrepassando diverse abitazioni, ed entrò in un cancello. La seguirono su per il vialetto d’accesso attraverso un giardino quasi altrettanto incolto di quello che avevano appena lasciato. Armeggiò con una chiave sul portone per un attimo, poi l’aprì e si fece da parte per farli passare. Emanava un pessimo odore, o forse era la casa. Harry arricciò il naso, mentre le passavano accanto togliendosi il Mantello. Ora che le era accanto, si rese conto di quanto fosse minuta. Incurvata dall’età, gli arrivava appena all’altezza del petto. Lei chiuse la porta alle loro spalle, le mani bluastre e chiazzate contro la vernice scrostata, poi si girò e scrutò il viso di Harry. Gli occhi erano offuscati dalla cataratta e affossati fra pieghe di pelle trasparente. Tutto il viso era segnato da vene rotte e da macchie scure dovute all’età. Harry si chiese se fosse davvero in grado di vederlo. Anche se avesse potuto, avrebbe visto il Babbano dalla calvizie incipiente, la cui identità lui aveva rubato. L’odore della vecchiaia, della polvere, di vestiti non lavati e cibo andato a male divenne più intenso man mano che lei srotolava uno scialle nero, mangiato dalle tarme, rivelando una testa di radi capelli bianchi attraverso i quali il cuoio capelluto era chiaramente visibile. 404 J. K. Rowling “Bathilda?” ripeté Harry. Lei annuì di nuovo. Harry divenne consapevole del medaglione contro la sua pelle. La cosa all’interno, che a volte ticchettava o batteva, s’era risvegliata, Harry poteva sentirla pulsare attraverso il freddo oro. Sapeva, poteva percepire, che ciò che lo avrebbe distrutto era vicino? Bathilda li oltrepassò, trascinando i piedi, spingendo Hermione da parte come se non l’avesse vista, e svanì in quello che sembrava essere un salotto. “Harry, non sono sicura che…” mormorò Hermione. “Guarda quanto è piccola, penso che potremmo sopraffarla se ce ne fosse bisogno,” disse Harry. “Ascolta, avrei dovuto dirtelo, sapevo che non era del tutto a posto. Muriel l’ha definita «tocca».” “Venite!” chiamò Bathilda dalla stanza accanto. Hermione trasalì e afferrò il braccio di Harry. “Va tutto bene,” disse Harry con tono rassicurante, e si diresse verso il salotto. Bathilda procedeva a passi insicuri per la stanza, accendendo candele, ma era ancora molto buio, per non parlare dell’estrema sporcizia. Uno spesso strato di polvere scricchiolava sotto le scarpe, e il naso di Harry percepì, sotto l’odore di fradicio e di muffa, qualcosa di peggio, come di carne putrefatta. Si chiese quando fosse stata l’ultima volta in cui qualcuno era entrato nella casa di Bathilda per controllare se era in grado di cavarsela. Sembrava anche aver dimenticato di poter usare la magia, visto che accendeva le candele a mano, maldestramente, i polsini di pizzo penzolanti sempre a rischio di prendere fuoco. 405 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Lasci che lo faccia io,” si offrì Harry, prendendole i fiammiferi dalle mani. Lei restò in piedi a guardarlo, mentre lui finiva di accendere i mozziconi di candela sistemati in piattini posti in giro per la stanza, precariamente appoggiati su pile di libri e su tavolini pieni zeppi di tazzine crepate ed ammuffite. L’ultima superficie su cui Harry individuò una candela era un cassettone bombato su cui erano sistemate un gran numero di fotografie. Quando la fiammella prese vita, danzando, il riflesso guizzò su vetri ed argenti polverosi. Vide alcuni piccoli movimenti nelle foto. Mentre Bathilda armeggiava con i ceppi per il fuoco, mormorò “Tergeo”. La polvere svanì dalle fotografie, e subito notò che una mezza dozzina di grandi cornici riccamente decorate, erano vuote. Si chiese se le avesse rimosse Bathilda o qualcun altro. Poi gli balzò alla vista una fotografia quasi sul fondo della collezione, la prese velocemente. Era il ladro dai capelli dorati e la faccia allegra, il giovane che era stato seduto precariamente sul davanzale della finestra di Gregorovitch, che adesso sorrideva pigramente verso Harry attraverso la cornice d’argento. Harry all’improvviso ricordò dove aveva già visto il ragazzo: in “Vita e Inganni di Albus Silente”, a braccetto con un Silente adolescente. Tutte le foto mancanti dovevano essere lì, nel libro di Rita. “Signora… Signorina… Bath?” disse, e la voce gli tremò leggermente. “Chi è costui?” Bathilda era in piedi al centro della stanza e guardava Hermione accendere il fuoco per lei. 406 J. K. Rowling “Signorina Bath?” ripeté Harry, avanzando con la fotografia in mano, mentre le fiamme prendevano vita nel caminetto. Bathilda alzò lo sguardo al suono della voce, e l’Horcrux batté più veloce sul suo petto. “Chi è questa persona?” le chiese Harry, avvicinandole la fotografia. Lei la scrutò solennemente, poi alzò di nuovo lo sguardo su Harry. “Sa chi è costui?” ripeté questi con voce più lenta e a volume più alto del solito. “Quest’uomo? Lo conosce? Qual è il suo nome?” Bathilda sembrava completamente assente. Harry si sentì profondamente frustrato. Come era riuscita Rita Skeeter a scoprire i ricordi di Bathilda? “Chi è quest’uomo?” ripeté ad alta voce. “Harry, cosa stai facendo?” chiese Hermione. “Questa fotografia, Hermione, è il ladro, il ladro che ha rubato a Gregorovitch! Per favore!” disse a Bathilda. “Chi è costui?” Ma lei si limitò a fissarlo. “Perché ci ha chiesto di venire con lei, signora… signorina… Bath?” chiese Hermione, alzando a sua volta la voce. “C’era qualcosa che voleva dirci?” Senza dar segno di aver udito Hermione, Bathilda fece qualche passo strascicato avvicinandosi a Harry. Con un piccolo movimento brusco del capo, guardò indietro verso l’ingresso. “Vuole che ce ne andiamo?” chiese. Lei ripeté il gesto, questa volta puntando prima a lui, poi a se stessa, e infine al soffitto. 407 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ah, ecco… Hermione, credo che voglia che vada di sopra con lei.” “Va bene,” disse Hermione, “andiamo.” Ma quando Hermione si mosse, Bathilda scosse la testa con sorprendente vigore, indicando ancora una volta prima Harry e poi sé stessa. “Vuole che ci vada io solo.” “Perché?” chiese Hermione, e la voce le risuonò aspra e decisa nella stanza illuminata dalle candele. La vecchia signora scosse leggermente la testa al forte rumore. “Forse Silente le ha detto di dare la spada a me, e solo a me?” “Pensi veramente che sappia chi sei?” “Sì,” disse Harry, guardando in basso negli occhi lattiginosi fissi nei suoi. “Credo che lo sappia.” “Beh, d’accordo allora, ma fa’ in fretta, Harry.” “Faccia strada,” disse Harry a Bathilda. Lei sembrò comprendere, perché gli girò attorno strascicando i piedi verso la porta. Harry gettò uno sguardo indietro verso Hermione, con un sorriso rassicurante, ma non era certo che lei l’avesse visto. Era in piedi, stringendosi nelle braccia, in mezzo allo squallore illuminato dalle candele, guardando verso la libreria. Nell’uscire dalla stanza, non visto né da Hermione né da Bathilda, Harry fece scivolare nella giacca la cornice d’argento con la fotografia del ladro sconosciuto. Le scale erano ripide e strette. Harry era quasi tentato di puntellare con le mani il grosso bacino di Bathilda, per esser certo che non gli crollasse addosso cadendo all’indietro, cosa che sembrava fin troppo probabile. Lentamente, ansimando un po’, lei s’arrampicò fino al 408 J. K. Rowling piano superiore, voltò immediatamente a destra, e lo guidò in una stanza da letto col soffitto basso. Era completamente buio e c’era un odore orribile. Harry aveva appena scorto un vaso da notte sporgere da sotto il letto, prima che Bathilda chiudesse la porta e anch’esso fosse inghiottito dall’oscurità. “Lumos.” disse Harry, e la bacchetta gli si accese. Sobbalzò: Bathilda gli era venuta vicino in quei pochi secondi di oscurità, e lui non l’aveva sentita avvicinarsi. “Tu sei Potter?” sussurrò lei. “Sì, sono io.” Lei annuì lentamente, solennemente. Harry sentì l’Horcrux battere velocemente, più veloce del suo cuore. Era una sensazione spiacevole, che lo turbava. “Ha qualcosa per me?” chiese Harry, ma lei sembrava distratta dalla punta luminosa della bacchetta. “Ha qualcosa per me?” ripeté. In quel momento lei chiuse gli occhi e diverse cose accaddero allo stesso istante. La cicatrice di Harry bruciò dolorosamente. L’Horcrux sobbalzò al punto da far muovere il davanti del suo maglione. La buia stanza fetida si dissolse momentaneamente. Sentì un balzo di gioia e disse, in una voce acuta e fredda: Tienilo! Harry oscillò sul posto. La stanza buia e puzzolente gli sembrò serrarlo nuovamente. Non capiva cosa fosse appena accaduto. “Ha qualcosa per me?” chiese per la terza volta, molto più forte. “Laggiù,” sussurrò lei, indicando l’angolo della stanza. Harry alzò la bacchetta e vide il profilo di una 409 Harry Potter e i Cimeli della Morte toletta, ingombra di qualcosa, al di sotto di una finestra coperta da tende. Lei non fece strada, stavolta. Harry passò lentamente fra lei e il letto sfatto, la bacchetta in alto. Non voleva distogliere lo sguardo da lei. “Cos’è?” chiese raggiungendo la toletta sulla quale erano accumulate alte pile di ciò che, dall’aspetto e dall’odore, sembrava essere biancheria sporca. “Là,” disse lei indicando la massa informe. Nell’istante in cui lui distolse lo sguardo, scandagliando con gli occhi l’ammasso ingarbugliato alla ricerca dell’elsa di una spada, un rubino, lei si mosse in modo bizzarro. La vide con la coda dell’occhio. Il panico lo fece voltare di scatto e l’orrore lo paralizzò mentre vedeva il vecchio corpo cadere a terra e un grosso serpente strisciar fuori da quello che, fino a pochi attimi prima, era stato il collo di lei. Il serpente colpì, mentre lui alzava la bacchetta. La forza del morso sull’avambraccio spedì la bacchetta a vorticare verso il soffitto. La luce sulla punta roteò vertiginosamente nella stanza e si spense. A quel punto, un poderoso colpo di coda allo stomaco gli tolse il fiato. Cadde all’indietro sulla toletta, nel mucchio di vestiti luridi… Rotolò da un lato, evitando a malapena la coda del serpente, che si abbatté sul tavolo dove era stato fino ad un attimo prima. Frammenti della superficie di vetro gli piovvero addosso mentre cadeva a terra. Dal piano inferiore sentì Hermione chiamare, “Harry?” Non riuscì a inspirare fiato sufficiente per rispondere, una massa pesante e liscia lo abbatté al suolo giusto in 410 J. K. Rowling quel momento e la sentì avvolgergli il corpo, potente, muscolosa… “No!” ansimò, inchiodato al suolo. “Sì,” sussurrò la voce. “Ssssì… ti tengo… ti tengo…” “Accio… Accio bacchetta…” Ma non accadde nulla e dovette usare le mani per cercare di fare forza e respingere il serpente che gli si arrotolava intorno al torace, strizzandogli l’aria dai polmoni, premendogli strettamente l’Horcrux contro il petto, un cerchio di ghiaccio che pulsava di vita a pochi centimetri dal suo stesso cuore frenetico. Sentì il cervello inondato di luce fredda e bianca, ogni pensiero cancellato, il suo stesso respiro soffocato, passi distanti, ogni cosa che svaniva… Un cuore di metallo gli batteva violentemente davanti al petto… e si trovò a volare, planando con il trionfo nel cuore senza bisogno di scope o di Thestral… Si risvegliò bruscamente nell’oscurità che puzzava d’acido. Nagini l’aveva lasciato andare. Si tirò su in fretta e vide il serpente stagliarsi contro la luce del pianerottolo. Il serpente colpì, ed Hermione si tuffò da una parte con un urlo, il suo incantesimo, deviato, colpì la finestra nascosta dalle tende, che andò in frantumi. Aria gelida riempì la stanza, mentre Harry si chinava per evitare un’altra doccia di vetri rotti ed il piede gli scivolò su qualcosa che sembrava una matita… la sua bacchetta… Si chinò a raccoglierla, ma il serpente riempiva la stanza con la coda sferzante. Non riusciva a vedere Hermione e, per un momento, Harry pensò al peggio. In quel momento, però, ci fu uno scoppio assordante e un lampo di luce rossa. Il serpente volò nell’aria, colpendo 411 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry al viso mentre saliva, spira dopo spira, verso il soffitto. Harry alzò la bacchetta ma, mentre lo faceva, la cicatrice bruciò più forte, più dolorosamente di quanto avesse fatto in anni. “Sta arrivando! Hermione, Lui sta arrivando!” Mentre gridava il serpente ricadde, sibilando furiosamente. C’era distruzione ovunque. Il serpente schiantò gli scaffali staccandoli dal muro e ceramiche rotte volarono ovunque mentre Harry balzava sul letto per afferrare la forma scura che sapeva essere Hermione… Lei gridò di dolore, mentre la tirava all’indietro attraverso il letto. Il serpente si sollevò di nuovo, ma Harry sapeva che stava arrivando qualcosa peggiore del serpente, forse era già al cancello, la testa gli stava per scoppiare per il dolore alla cicatrice… Il serpente scattò mentre lui correva e saltava, trascinando Hermione con sé. Mentre il serpente colpiva, Hermione gridò “Confringo!” e l’incantesimo spazzò la stanza, facendo esplodere lo specchio dell’armadio e rimbalzando verso di loro, espandendosi dal pavimento al soffitto. Harry sentì il calore bruciargli il dorso della mano. Un pezzo di vetro gli tagliò la guancia mentre, tirandosi dietro Hermione, saltava dal letto alla toletta e da lì dritto fuori dalla finestra distrutta, nel nulla. Il grido di Hermione echeggiò nella notte mentre vorticavano a mezz’aria… In quel momento sentì come se la cicatrice si aprisse e si ritrovò nella mente di Voldemort. Correva nella fetida camera da letto. Le lunghe mani bianche afferrarono il davanzale, mentre scorgeva l’uomo calvo e la donna minuta roteare e svanire, e urlò di rabbia, 412 J. K. Rowling un grido che si unì a quello della ragazza ed echeggiò attraverso i giardini bui, sovrastando le campane della chiesa che annunciavano il Natale… Il suo grido era anche di Harry, la sua sofferenza era la sofferenza di Harry… che questo potesse accadere qui, dov’era accaduto in precedenza… qui, dove si poteva persino vedere quella casa dove era arrivato così vicino a sapere cosa significasse morire… morire… il dolore era così terribile… strappato dal corpo… Ma se non aveva avuto corpo, come mai la testa gli aveva fatto così male? Se era morto, come mai era stato così insopportabile? Il dolore non dovrebbe cessare una volta morto? Sarebbe dovuto cessare… La notte umida e ventosa, due bambini vestiti da zucche camminavano ondeggiando attraverso la piazza, le vetrine addobbate con ragni di carta, tutti simboli babbani, di cattivo gusto, di un mondo in cui non credevano… Avanzava quasi scivolando, con dentro di sé quel senso di determinazione e potere e sicurezza che aveva sempre sperimentato in queste occasioni… non rabbia… quella era per anime più deboli di lui… ma trionfo, sì… aveva atteso questo momento, lo aveva desiderato… “Bel costume, signore!” Vide il sorriso del ragazzino vacillare, mentre giungeva abbastanza vicino, correndo, da sbirciare sotto il cappuccio del mantello, notò la paura rannuvolargli il viso truccato. Il bambino si voltò e corse via subito… al di sotto del mantello toccò con le dita il manico della bacchetta… un semplice movimento e il bambino non avrebbe mai raggiunto la madre… ma era inutile, del tutto inutile… 413 Harry Potter e i Cimeli della Morte Continuò a muoversi lungo un’altra strada più buia, e ora la sua destinazione era finalmente in vista. L’Incanto Fidelius era stato spezzato, anche se loro non lo sapevano ancora… Fece meno rumore delle foglie morte che scivolavano sul selciato, mentre arrivava all’altezza della siepe scura e la superava… Non avevano chiuso le tende. Li vide piuttosto chiaramente nel loro salottino, l’uomo alto dai capelli neri con gli occhiali, che faceva scaturire sbuffi di fumo colorato dalla bacchetta per far divertire il bambino piccolo e bruno in pigiamino blu. Il bambino rideva e cercava di catturare il fumo, di afferrarlo con la manina… Una porta si aprì ed entrò la madre, dicendo parole che non poté sentire, i lunghi capelli rosso scuro le cadevano sul viso. Il padre, poi, tirò su il figlio e lo consegnò alla madre. Gettò la bacchetta sul sofà e si stirò, sbadigliando… Il cancello cigolò leggermente, mentre lo apriva, ma James Potter non lo udì. La mano bianca estrasse la bacchetta dal mantello e la puntò alla porta, che si spalancò… Era sulla soglia, mentre James arrivava di corsa nell’ingresso. Era facile, troppo facile… non aveva nemmeno raccolto la bacchetta… “Lily, prendi Harry e vattene! È lui! Vai! Corri! Lo tratterrò…” Trattenerlo, senza una bacchetta tra le mani!... Rise, prima di lanciare la maledizione… “Avada Kedavra!” 414 J. K. Rowling La luce verde riempì il vestibolo ingombro, illuminò la carrozzina spinta contro il muro, fece brillare le ringhiere come parafulmini, e James Potter cadde come una marionetta i cui fili siano stati tagliati… Poteva sentirla gridare dal piano superiore, intrappolata, ma non aveva nulla da temere, a condizione che si mostrasse ragionevole. …Salì i gradini, ascoltando con vago divertimento i tentativi di barricarsi all’interno… nemmeno lei aveva la bacchetta con sé… che stupidi erano stati, e quanto fiduciosi, pensando che la loro salvezza fosse riposta negli amici, pensando di poter abbassare le armi, anche solo per un momento… Aprì la porta di forza, gettò di lato sedie e scatoloni frettolosamente ammucchiati contro di essa con una pigra oscillazione della bacchetta… e lei era là, in piedi, col bambino fra le braccia. Appena lo vide, lasciò cadere il bambino nel lettino dietro di sé e allargò le braccia, come se questo avesse potuto servite a qualcosa, come se nascondendolo dietro di sé, sperasse di essere scelta al suo posto… “Non Harry, non Harry, per favore non Harry!” “Fatti da parte, stupida… fatti da parte, subito!” “Non Harry, per favore no, prendi me, uccidi me invece…” “È il mio ultimo avvertimento…” “Non Harry! Per favore… abbi pietà… abbi pietà… non Harry! Non Harry! Per favore… Farò qualsiasi cosa…” “Fatti da parte. Fatti da parte, ragazza!” 415 Harry Potter e i Cimeli della Morte Avrebbe potuto spostarla a forza via dal lettino, ma gli sembrava più prudente finirli tutti… La luce verde brillò nella stanza e lei cadde come suo marito. Il bambino non aveva pianto per tutto quel tempo. Riusciva a stare in piedi, afferrando le sbarre del lettino, e guardava in su, verso il viso dell’intruso, con una specie di vivace interesse, forse pensando che ci fosse suo padre nascosto sotto il mantello, che faceva altre belle luci, e che sua madre si sarebbe rialzata in un momento, ridendo… Puntò la bacchetta con molta cura al viso del bambino. Voleva vederlo mentre accadeva, la distruzione di questo specifico, inesplicabile pericolo. Il bambino iniziò a piangere. Aveva capito che non era James. Non gli piaceva che piangesse, non era mai stato capace di sopportare i piccoli che piagnucolavano, all’orfanotrofio… “Avada Kedavra!” E allora crollò. Non era nulla… nulla tranne dolore e terrore, e doveva nascondersi, non qui fra le macerie della casa in rovina, dove il bambino era intrappolato e piangeva, ma molto lontano… molto lontano… “No,” si lamentò. Il serpente frusciò sul pavimento lurido, ingombro, e lui aveva ucciso il bambino, eppure era lui il bambino… “No…” E ora era in piedi davanti alla finestra rotta della casa di Bathilda, immerso nei ricordi della sua più grande sconfitta, ed ai suoi piedi il grande serpente strisciava su vetri e porcellane rotte… guardò in basso e vide qualcosa… qualcosa di incredibile… 416 J. K. Rowling “No…” “Harry, va tutto bene, stai bene!” Si chinò e raccolse la fotografia frantumata. Eccolo lì, il ladro sconosciuto, il ladro che stava cercando… “No… L’ho lasciata cadere… l’ho lasciata cadere…” “Harry, va tutto bene, svegliati, svegliati!” Era Harry… Harry, non Voldemort… e la cosa che frusciava non era un serpente… aprì gli occhi. “Harry,” sussurrò Hermione. “Ti senti… ti senti bene?” “Sì,” mentì lui. Era nella tenda, sdraiato su una delle cuccette basse sotto una pila di coperte. Capì che era quasi l’alba dall’immobilità e qualità della luce, fredda e piatta al di là del tetto di tela. Era inzuppato di sudore. Poteva sentirlo sulle lenzuola e sulle coperte. “Siamo sfuggiti”. “Sì,” disse Hermione. “Ho dovuto usare un Incantesimo di Librazione per metterti nella cuccetta. Non riuscivo a sollevarti. Sei stato… Beh, non sei stato tanto…” Aveva ombre viola sotto gli occhi marroni, e lui notò aveva una spugnetta in mano. Era stata lei a bagnargli il viso. “Sei stato male,” finì lei. “Veramente male.” “Quanto tempo fa siamo fuggiti?” “Diverse ore fa. È quasi mattina”. “E io sono stato… cosa, privo di sensi?” “Non esattamente,” disse Hermione turbata. “Gridavi, e ti lamentavi, e… altre cose,” aggiunse in un tono che fece sentire Harry a disagio. Cosa aveva fatto? Aveva 417 Harry Potter e i Cimeli della Morte gridato maledizioni come Voldemort, o aveva pianto come il bambino nel lettino? “Non riuscivo a toglierti l’Horcrux,” disse Hermione, e lui capì che lei voleva cambiare argomento. “Si era incollato, incollato al petto. Ti è rimasto il segno. Mi dispiace, ma ho dovuto usare un Incantesimo Tagliuzzante per toglierlo. Anche il serpente ti ha colpito, ma ho pulito la ferita e ci ho messo sopra un po’ di dittamo…” Lui si tolse la maglietta sudata che indossava e guardò in basso. C’era un ovale scarlatto in corrispondenza del cuore, dove il medaglione lo aveva ustionato. Poté anche vedere i segni del morso parzialmente guarito sull’avambraccio. “Dove hai messo l’ Horcrux?” “Nella borsa. Credo che per un po’ non dovremmo indossarlo.” Lui si sdraiò sui cuscini e guardò il viso di Hermione, grigio e tormentato. “Non saremmo dovuti andare a Godric’s Hollow. È colpa mia, tutta colpa mia, Hermione, mi dispiace.” “Non è colpa tua. Anche io volevo andarci. Pensavo davvero che Silente ci avesse potuto lasciare lì la spada.” “Sì, beh… ci siamo sbagliati, no?” “Cosa è successo, Harry? Cosa è successo quando ti ha portato di sopra? Il serpente era nascosto da qualche parte? È semplicemente venuto fuori e ha ucciso lei e attaccato te?” “No,” disse lui. “Lei era il serpente… o il serpente era lei… tutto il tempo.” “Co… cosa?” 418 J. K. Rowling Lui chiuse gli occhi. Poteva ancora sentire l’odore della casa di Bathilda su di sé. Rendeva tutta la faccenda orribilmente vivida. “Bathilda doveva essere morta da un pezzo. Il serpente era… era dentro di lei. Tu-Sai-Chi lo ha messo lì a Godric’s Hollow, ad aspettare. Avevi ragione. Sapeva che sarei tornato.” “Il serpente era dentro di lei?” Lui aprì di nuovo gli occhi. Hermione sembrava disgustata, nauseata. “Lupin ci disse che ci sarebbe stata magia che non avremmo mai nemmeno immaginato,” spiegò Harry. “Lei non voleva parlare di fronte a te, perché era Serpentese, tutto Serpentese, e io non me ne sono accorto, ma naturalmente la capivo. Una volta che siamo saliti nella stanza, il serpente ha mandato un messaggio a Tu-Sai-Chi. Ho sentito nella mia testa che il serpente lo faceva, ho sentito Tu-Sai-Chi eccitarsi, gli ha detto di tenermi lì… e allora…” Ricordò il serpente uscire dal collo di Bathilda. Non c’era bisogno che Hermione conoscesse i dettagli. “…lei è cambiata, si é trasformata nel serpente, ed ha attaccato.” Guardò giù ai segni del morso. “Non doveva uccidermi, penso, solo tenermi lì finché Tu-Sai-Chi non fosse arrivato.” Se solo fosse riuscito a uccidere il serpente, ne sarebbe valsa la pena, sarebbe valsa la pena di tutto … Abbattuto, si sedette e gettò indietro le coperte. “Harry, no, sono sicura che dovresti riposare!” 419 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Tu sei quella che ha bisogno di riposo. Senza offesa, ma hai un aspetto terribile. Io sto bene. Farò la guardia per un po’. Dov’é la mia bacchetta?” Lei non rispose, lo guardò soltanto. “Dov’è la mia bacchetta, Hermione?” Lei si morse le labbra, e le lacrime le riempirono gli occhi. “Harry…” 420 J. K. Rowling CAPITOLO DICIOTTO VITA E INGANNI DI ALBUS SILENTE Il sole stava per spuntare e la vastità pura ed incolore del cielo gli si stendeva sopra indifferente verso di lui e le sue sofferenze. Harry si sedette all’ingresso della tenda e trasse un profondo respiro d’aria pulita. Il solo fatto di essere vivo e poter vedere il sole sorgere oltre la collina, innevata e scintillante, andava considerato il più grande tesoro sulla terra, ma nonostante tutto non era capace di apprezzarlo. Tutti i suoi pensieri erano rivolti alla disastrosa perdita della bacchetta. Guardò verso una valle coperta dalla neve, la campana di una chiesa suonava nel bianco silenzio circostante. 421 Harry Potter e i Cimeli della Morte Senza rendersene conto si stava conficcando le dita nelle braccia come a voler resistere al dolore fisico. Aveva perso del sangue molte più volte di quante potesse contarne, una volta aveva anche perso tutte le ossa del suo braccio destro e, questo viaggio, gli aveva già provocato ferite al petto ed all’avambraccio che andavano a fare compagnia alla cicatrice sulla mano e sulla fronte. Mai, prima di quel momento, s’era sentito così stremato, vulnerabile e scoperto, la parte migliore dei suoi poteri magici gli era stata portata via. Sapeva esattamente cosa Hermione avrebbe detto se solo lui le avesse espresso queste sensazioni: “La qualità di una bacchetta dipende esclusivamente dal suo possessore”. Ma si sbagliava, nel suo caso era diverso, lei non aveva sentito la bacchetta girare come l’ago di un compasso e lanciare fiamme dorate verso il suo nemico. Harry aveva perso la protezione dei nuclei gemelli, e solo ora che era svanita, si rese conto di quanto ci avesse fatto affidamento. Tirò fuori dalla tasca i pezzi della bacchetta rotta e, senza neanche guardarli, li mise via nella tracolla regalatagli da Hagrid che portava al collo. La tracolla era fin troppo piena di oggetti rotti o inutili per poterne contenere altri. La mano di Harry sfiorò il vecchio boccino attraverso la pelle di Moke, e per un secondo dovette combattere la tentazione di tirarlo fuori e lanciarlo via. Impenetrabile, di nessun aiuto o utilità, come tutte le altre cose che Silente si era lasciato dietro. La sua furia verso Silente eruppe in lui come lava, bruciandolo da dentro, cancellandogli ogni altro sentimento. Era stata solo la disperazione che li aveva portati a 422 J. K. Rowling credere che a Godric’s Hollow fossero nascoste delle risposte, che li aveva convinti di dover tornare lì, che fosse tutto parte di un piano progettato per loro da Silente. Non c’era, però, nessun percorso, nessun piano che Silente aveva lasciato loro per orientarsi nell’oscurità, nulla gli era stato dato spontaneamente, non avevano la spada, e adesso Harry non aveva più nemmeno la bacchetta. Aveva perso la fotografia del ladro, ed ora sarebbe stato di sicuro facile, per Voldemort, capire di chi si trattasse. Aveva tutte le informazioni, adesso… “Harry?” Hermione sembrava spaventata che lui potesse lanciarle un incantesimo con la sua stessa bacchetta. Aveva il volto coperto di lacrime, gli si accovacciò a fianco, due tazze di tè le tremavano nelle mani e teneva qualcosa di voluminoso sotto il suo braccio. “Grazie.” disse lui prendendo una delle due tazze. “Ti posso parlare?” “No.” disse lui, perché non voleva offenderne la sensibilità. “Harry, tu volevi sapere chi fosse quell’uomo nella foto. Bene... ho il libro.” Timidamente spinse sul suo grembo una copia immacolata di Vita e Inganni di Albus Silente. “Dove… come…?” “Stava nel soggiorno di Bathilda, appoggiato lì… Questa nota era incollata sulla copertina.” Hermione lesse, a voce alta, le poche righe di angolosa scrittura verde acido. “…Cara Batty, grazie per il tuo aiuto. Questa è una copia del libro, spero ti piaccia. Mi hai raccontato tutto, 423 Harry Potter e i Cimeli della Morte anche quando non ricordavi, Rita…” Credo sia arrivata mentre la vera Bathilda era ancora viva, forse non era nelle condizioni di poterlo leggere?” “No, probabilmente non poteva.” Harry fissò, quindi, il volto di Silente e provò un’ondata di piacere selvaggio. Avrebbe finalmente scoperto tutte le cose che Silente non aveva mai ritenuto opportuno dirgli, che lui lo volesse o no. “Sei ancora arrabbiato con me, vero?” disse Hermione, lui alzò lo sguardo e vide lacrime che le scendevano dagli occhi, e capì che la rabbia doveva essergli evidente sul viso. “No,” disse con calma, “No, Hermione. So bene che è stato un incidente. Stavi provando a tirarci fuori da lì vivi, e sei stata incredibile. Sarei morto, a quest’ora, se non ci fossi stata tu ad aiutarmi.” Provò a rivolgerle un sorriso scialbo, poi ritornò a concentrarsi sul libro. Il dorso era ancora rigido, chiaramente non era mai stato aperto. Sfogliò le pagine, cercando le fotografie. Arrivò a quella che aveva intravisto una volta. Il giovane Silente ed il suo affascinante compagno ridevano di gusto per un qualche scherzo ormai dimenticato. Harry si soffermò sulla didascalia. Albus Silente poco dopo la morte di sua madre, con il suo amico Gellert Grindelwald. Harry guardò l’ultima parola a bocca aperta per un lungo istante. Grindelwald, il suo amico Grindelwald. Guardò di lato verso Hermione, che ancora fissava quel 424 J. K. Rowling nome come che non potesse credere ai suoi occhi. Lentamente lei alzò gli occhi verso Harry. “Grindelwald!” Ignorando le didascalie nelle fotografie, Harry cercò fra le pagine altre citazioni di quel nome sorprendente. Lo trovò subito e lesse di fretta, ma non riuscì a capire immediatamente il significato del testo. Fu necessario tornare indietro per capire il senso complessivo delle pagine, ed infine arrivò all’inizio di un capitolo intitolato Il Bene Supremo. Insieme, lui ed Hermione, iniziarono a leggere. “All’approssimarsi del suo diciottesimo compleanno, Silente lasciò Hogwarts in un alone di gloria: Capo scuola, Prefetto, vincitore del Premio Barnabus Finkley per Eccezionali doti Magiche, Rappresentante giovanile inglese nel Wizengamot, vincitore della Medaglia d’oro per Studi Originali alla Conferenza Internazionale degli Alchimisti del Cairo. Aveva in programma, in quel periodo, un grande viaggio con Elphias “Alito di cane” Doge, il ben poco dotato ma devoto seguace che aveva raccattato a scuola. I due giovani si trovavano al Paiolo Magico a Londra, preparandosi alla partenza per la Grecia il mattino successivo, quando arrivò un gufo che recava la notizia della morte della madre di Silente. “Alito di cane” Doge, che ha rifiutato di concedere un’intervista per questo libro, ha 425 Harry Potter e i Cimeli della Morte dato una versione pubblica e sentimentale di quello che è successo in seguito. Ha rappresentato la morte di Kendra come una tragico evento e la decisione di Silente di rinunciare al viaggio, come un nobile atto di sacrificio. Di sicuro Silente ritornò subito a Godric’s Hollow, dovendo in teoria prendersi “cura” di suo fratello e sua sorella più giovani. Ma quanta attenzione diede loro realmente? “Quando era capofamiglia,” racconta Enid Smeek, la cui famiglia all’epoca viveva nelle vicinanze a Godric’s Hollow, “Aberforth crebbe come un selvaggio. Chiunque si sarebbe sentito dispiaciuto per lui, con entrambi i genitori morti, ovviamente, ma lui era solito gettarmi in testa sterco di capra. Non credo Albus si preoccupasse molto di lui, e non li ho mai visti insieme, in ogni caso.” Cosa faceva Albus, allora, invece di aiutare il giovane fratello? La risposta, a quanto pare, è semplice: mantenere ed assicurare la prigionia di sua sorella. Nonostante il suo primo carceriere fosse morto, infatti, non ci furono cambiamenti nella triste condizione di Ariana Silente. La sua esistenza continuò ad essere nota solo per quei pochi esterni che, come “Alito di cane” Doge, continuarono a credere alla storia della “salute cagionevole”. Un’altra amica di famiglia, anche lei troppo accondiscendente, era Bathilda Bath, l’acclamata Storica della Magia che risiede da 426 J. K. Rowling molti anni a Godric’s Hollow. Kendra, ovviamente, l’aveva allontanata quando lei aveva fatto un primo tentativo di dare il benvenuto alla famiglia nel villaggio. Diversi anni dopo, in ogni caso, l’autrice spedì un gufo ad Albus ad Hogwarts, favorevolmente impressionata dal suo articolo sulle trasfigurazioni Trans-Specie su Trasfigurazione Oggi. Questo contatto iniziale servì a riavvicinarla all’intera famiglia Silente. Al tempo della morte di Kendra, Bathilda era l’unica persona, in tutta Godric’s Hollow, che parlasse con lei. Sfortunatamente, la brillantezza che Bathilda dimostrò negli anni giovanili della sua vita, è ora oscurata. “Il fuoco è acceso, ma il calderone è vuoto,” come dice Ivon Dillonsby, o, nella versione più popolare di Enid Smeek, “È picchiata come una testa di chiodo3”. Ciò nonostante, una combinazione di tecniche sperimentali e testate, mi ha permesso di estrarre abbastanza fatti concreti da riuscire a ricostruire interamente la storia scandalosa. Come il resto del mondo magico, Bathilda attribuisce la morte prematura di Kendra ad un incantesimo riuscito male, una storia ripetuta negli anni da Albus ed Aberforth. Bathilda ripete come un pappagallo anche la versione familiare della condizione di Ariana, chiaman3 In originale: “She’s nutty as squirrel poo.” – Letteralmente: “È matta come una cacca di scoiattolo.”, giocando sul doppio significato di “nutty” che può essere sia “al sapore di noci” che “svitata; matta; picchiatella”. N.d.T. 427 Harry Potter e i Cimeli della Morte dola “fragile” e “delicata”. A proposito di un argomento comunque, Bathilda si è rivelata molto più utile dopo una porzione di Veritaserum, perché lei, solo lei, conosce l’intera storia del segreto meglio custodito della vita di Albus Silente. Il segreto, rivelato qui per la prima volta, mette in dubbio tutto ciò che gli ammiratori credevano a proposito di Silente: il suo presunto odio per le arti oscure, la sua contrarietà all’oppressione dei Babbani, ed addirittura la sua devozione alla sua famiglia. Durante la stessa estate in cui Silente tornò a casa a Godric’s Hollow, orfano e capofamiglia, Bathilda Bath accettò di ospitare a casa sua il nipote: Gellert Grindelwald. Il nome di Grindelwald è ovviamente famoso. Nella lista dei più pericolosi maghi oscuri di tutti i tempi, non si trova in cima solo a causa dell’arrivo di Voi-Sapete-Chi, una generazione più tardi, che gli rubò il podio. Dato che Grindelwald non estese mai le sue campagne di terrore in Inghilterra, in ogni caso, i dettagli della sua salita al potere non sono mai stati perfettamente noti nel nostro paese. Educato a Durmstrang, una scuola famosa anche per la sua inopportuna tolleranza sulle arti oscure, Grindelwald si mostrò quasi tanto brillante quanto Silente. Piuttosto che concentrare le sue abilità alla ricerca di premi e rico428 J. K. Rowling noscimenti, comunque, Gellert Grindelwald si impegnò su altri fronti. Quando aveva sedici anni, persino Durmstrang capì che non poteva continuare a chiudere un occhio sui contorti esperimenti di Gellert Grindelwald, che fu espulso. Fino ad oggi, tutto quello che si sapeva dei successivi spostamenti di Grindelwald, era che “viaggiò per qualche mese.” Può essere ora rivelato che Grindelwald decise di visitare sua zia a Godric’s Hollow e che lì, notizia che per molti risulterà sconvolgente, strinse una stretta amicizia con, niente di meno che, Albus Silente. “Mi sembrò un ragazzo affascinante,” farfuglia Bathilda, “a prescindere da quello che è diventato in seguito. Naturalmente lo presentai al povero Albus, a cui mancava la compagnia di amici della sua età. I ragazzi andarono subito d’accordo.” Lo fecero di sicuro, Bathilda mi ha mostrato una lettera, che lei ha conservato, spedita da Albus Silente a Gellert Grindelwald nel cuore della notte. “Si, anche quando passavano intere giornate a discutere… erano entrambi giovani così brillanti, erano come calderoni sempre in ebollizione… mi capitava di sentire un gufo che bussava alla finestra della camera di Gellert, portando una lettera da parte di Albus! Un’idea poteva averlo colpito, e voleva farla conoscere a Gellert immediatamente!” 429 Harry Potter e i Cimeli della Morte E che idee erano quelle! I fan di Albus Silente proveranno un profondo shock nel leggerle, qui ci sono i pensieri del loro eroe a diciassette anni, esattamente come lui le ha spedite al suo nuovo miglior amico. (Una copia della lettera originale può essere visionata a pagina 463.) Gellert, Parli di dominazione magica PER L’ESCLUSIVO BENE DEI BABBANI, e questo, credo, è il punto cruciale. Sì, ci è stato dato un potere e sì, questo potere ci da il diritto di comandare, ma ci da anche la responsabilità nei confronti dei comandati. Dobbiamo concentrarci su questo punto. Sarà la pietra fondante sulla quale inizieremo a costruire. Quando non saremo d’accordo, come capiterà di sicuro, questa sarà la base delle nostre contro-argomentazioni. Prendiamo il potere PER IL BENE SUPERIORE. Da questo deriva il fatto che, quando incontreremo 430 resistenza, J. K. Rowling dovremo usare solo la forza necessaria, non di più. (Questo è stato il tuo errore a Durmstrang! Ma non mi posso lamentare, perché se non fossi stato espulso, non ci saremmo mai incontrati.) Albus I suoi molti fan saranno attoniti ed allibiti. Questa lettera costituisce la prova che un tempo Albus Silente ha sognato di sovvertire lo Statuto di Segretezza e instaurare il dominio dei Maghi sui Babbani. Che colpo per tutti coloro che hanno sempre visto Silente come il più grande sostenitore dei Nati-Babbani! Quanto appaiono vuoti ora tutti quei discorsi che promuovevano i diritti dei Babbani. Era impegnato a progettare la sua salita al potere, quando avrebbe dovuto piangere sua madre ed occuparsi di sua sorella. Senza dubbio, le persone che sono determinate a mettere Silente su un piedistallo, protesteranno per il fatto che egli, dopo tutto, non ha messo in pratica i suoi piani, e che deve quindi aver cambiato idea, essere tornato sui suoi passi. Tuttavia, la realtà sembra molto più sconvolgente. Appena due mesi dopo la nascita della loro grande amicizia, Silente e Grindelwald si sepa431 Harry Potter e i Cimeli della Morte rarono, e non si videro più fino al momento del loro leggendario duello (per approfondire vedi al cap. 22). Cosa causò questa brusca rottura? Silente rinsavì? Disse a Grindelwald che non voleva più una parte nei loro piani? Sfortunatamente no. “Fu la morte della povera piccola Ariana, credo, che la causò,” dice Bathilda. “Arrivò come un orrendo shock. Gellert era a casa loro quando accadde, venne a casa senza esitazioni, dicendomi che voleva ripartire il giorno dopo. Era terribilmente angosciato, devi sapere. Allora creai una Passaporta, e quella fu l’ultima volta che lo vidi.” “Albus era estremamente scosso per la morte di Ariana. Era orribile per quei due fratelli. Avevano perso tutto eccetto loro stessi, non mi sorprendo che gli animi si scaldarono. Aberforth incolpò Albus, sapete, come succede in quelle orribili circostanze. Aberforth, però, aveva sempre avuto modi un po’ pazzi, povero ragazzo. Ciò nonostante, rompere il naso ad Albus durante il funerale fu indecente. Kendra sarebbe stata distrutta nel vedere i suoi figli combattere così, di fronte al corpo di sua figlia. Fu un peccato che Gellert non poté restare per il funerale… Sarebbe stato di conforto ad Albus almeno…” Quest’orrenda zuffa di fronte alla bara, nota solo a coloro che andarono al funerale di Ariana Silente, solleva diverse domande. Perché 432 J. K. Rowling Aberforth Silente incolpò Albus per la morte della sorella? Fu per caso, come sostiene “Batty”, una semplice manifestazione di disperazione? O potevano esserci ragioni molto più concrete per la sua furia? Grindelwald, espulso da Durmstrang per un attacco quasi fatale ad alcuni compagni di scuola, lasciò il paese ore dopo la morte della ragazza, ed Albus (per la vergogna o forse per paura?) non lo vide mai più, se non quando ne fu costretto, per il bene del mondo magico. Né Silente né Grindelwald sembrano aver mai fatto riferimento a questa breve amicizia giovanile negli anni successivi. In ogni caso non ci sono dubbi che Silente ritardò, per alcuni anni di fermento, fatalità e sparizioni, il suo attacco contro Gellert Grindelwald. Furono l’affetto che provava per l’uomo o la paura di esporsi a quello che una volta era stato il suo miglior amico che portarono Silente ad esitare? Fu solo con riluttanza che Silente decise di catturare l’uomo che una volta era così contento di aver incontrato? E come morì la misteriosa Ariana? Fu la vittima involontaria di un qualche rito oscuro? Si ritrovò in mezzo a qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, come ad esempio due giovani uomini seduti a fare le prove per il loro tentativo di gloria e dominazione? È possibile che Ariana Silente sia stata la prima persona a morire “per il bene superiore”? 433 Harry Potter e i Cimeli della Morte Il capitolo finì lì, ed Harry alzò lo sguardo, Hermione aveva raggiunto la fine della pagina prima di lui. Tirò via il libro dalle mani di Harry, con l’aria un po’ allarmata nel notare l’espressione di lui, e lo chiuse senza neanche guardarlo, come per nascondere qualcosa di indecente. “Harry...” Lui scosse la testa, molte certezze che aveva accumulato dentro erano crollate, era esattamente la stessa sensazione che aveva provato quando Ron era andato via. Si era fidato di Silente, aveva creduto fosse la bontà e la saggezza fatte persona, ma era solo cenere, quante cose ancora poteva perdere? Ron, Silente, la bacchetta di piuma di fenice… “Harry.” sembrò che lei gli avesse letto nei pensieri. “Ascoltami. Non è... non è una lettura molto piacevole…” “Sì, puoi dirlo forte…” “…ma Harry! Non dimenticare che è Rita Skeeter che ha scritto tutto questo!” “Hai letto la lettera a Grindelwald vero?” “Sì, l’ho... l’ho letta.” Lei esitò, sembrava sconvolta, con il tè che le ondeggiava nelle mani fredde. “Penso sia la parte peggiore. So che Bathilda pensò fossero solo chiacchiere, ma “Per un bene superiore” divenne lo slogan di Grindelwald, la giustificazione per tutte le atrocità che commise in seguito. Ehm… da quella lettera… sembra sia stato Silente a dargli l’idea. Ho sentito che “Per un bene superiore” fu anche inciso all’ingresso di Nurmengard.” “Cosa è Nurmengard?” 434 J. K. Rowling “La prigione che Grindelwald costruì per metterci i suoi oppositori. Una volta catturato da Silente ci è finito dentro a sua volta. Comunque è… è orribile pensare che le idee di Silente abbiano aiutato Grindelwald a salire al potere. Ma da un altro punto di vista, neanche Rita può negare che loro si sono conosciuti giusto per un paio di mesi durante l’estate, quando entrambi erano molto giovani, e…” “Credo tu voglia dire,” disse Harry, cercando di non indirizzare ingiustamente verso di lei la rabbia che aveva dentro, ma era difficile tenere un tono di voce fermo. “Credo tu voglia dire «Erano giovani». Avevano la stessa età che abbiamo noi adesso. Ed eccoci qui, rischiando le nostre vite per combattere le arti oscure, mentre lui stava lì, insieme al suo nuovo amico, progettando la loro ascesa al potere a discapito dei Babbani.” Non sarebbe riuscito a rimanere calmo ancora per molto. S’alzò ed inizio a camminare intorno alla stanza, cercando di ragionare su quello che avevano appena letto. “Non sto cercando di difendere quello che Silente ha scritto,” disse Hermione. “Tutta quella spazzatura a proposito del «diritto di comandare» e «Magia è potere» e così via. Ma Harry… sua madre era appena morta, e lui era costretto da solo in casa…” “Da solo? Non era solo! C’erano suo fratello e sua sorella a fargli compagnia! La sua sorella Magonò di cui lui si sarebbe dovuto prendere cura…” “Non ci credo,” disse Hermione alzandosi in piedi. “Qualcosa non andava in quella ragazza, ma non credo fosse una Magonò, il Silente che noi conosciamo non avrebbe mai permesso, mai…” 435 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Il Silente che pensavamo di conoscere non avrebbe mai voluto conquistare il mondo babbano con la forza!” Harry urlò, la sua voce echeggiò sulla cima della collina vuota, e diversi merli volarono nell’aria, muovendosi a spirale e rumoreggiando, nello sfondo di un cielo perlaceo. “È cambiato Harry! È cambiato! È semplicemente così! Forse ha davvero creduto in quelle cose quando aveva diciassette anni, ma tutto il resto della sua vita lo ha speso a combattere le arti oscure! È stato Silente a fermare Grindelwald, a sottoscrivere la protezione dei Babbani ed i diritti dei maghi Babbani di nascita, a combattere Tu-SaiChi dall’inizio e a morire cercando di sconfiggerlo per sempre!” Il libro di Rita giaceva sul pavimento fra loro due, così che la faccia di Silente sorridesse tristemente ad entrambi. “Harry, mi dispiace, ma credo che la vera ragione per cui tu sei così arrabbiato sia il fatto che Silente non ti ha mai raccontato niente di se stesso.” “Forse lo sono!” urlò Harry, mettendosi le mani sulla testa. Non sapeva se per cercare di contenere la rabbia o di proteggersi dal peso delle proprie illusioni. “Guarda cosa mi ha chiesto, Hermione! Rischia la tua vita Harry! E ancora! E ancora! Ma non aspettarti che io ti spieghi tutto, devi solo fidarti di me ciecamente, avere fiducia in quello che faccio anche se io non ho fiducia in te! Mai tutta la verità! Mai!” Gli si ruppe la voce nello sforzo, ed i due rimasero a guardarsi nell’atmosfera bianca e vuota; Harry si sentì insignificante quanto gli insetti sotto al cielo. 436 J. K. Rowling “Lui ti voleva bene,” sussurrò Hermione. “So che ti voleva bene.” Harry lasciò cadere le braccia. “Non so a chi volesse bene, Hermione, ma mai a me! Tutto questo pasticcio che ha lasciato dentro di me, non è amore! Ha condiviso i suoi punti di vista e quello che realmente pensava, più con Gellert Grindelwald di quanto non abbia mai fatto con me.” Harry prese la bacchetta di Hermione, che aveva lanciato nella neve, e si sedette di nuovo all’ingresso della tenda. “Grazie per il tè. Finirò il mio turno di guardia, tu torna dentro al caldo.” Hermione esitò, ma riconobbe di essere stata congedata. Raccolse il libro da terra e si voltò, passandogli alle spalle, per rientrare nella tenda, e passando accarezzò leggermente la testa di Harry. Lui chiuse gli occhi a quel tocco, e si odiò per aver sperato che quello che lei aveva detto fosse la verità. Che Silente gli avesse voluto bene davvero. 437 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO DICIANNOVE LA CERVA D’ARGENTO Nevicava da quando Hermione aveva iniziato il turno di guardia a mezzanotte. I sogni di Harry erano confusi e disturbati. Nagini entrava ed usciva dall’uno all’altro, prima attraverso un enorme anello crepato, poi per una ghirlanda di Rose di Natale. Si svegliò varie volte, impaurito, convinto che qualcuno l’avesse chiamato da lontano ed immaginando che lo scroscio del vento sulla tenda fosse rumore di passi o di voci. Alla fine s’alzò nel buio e raggiunse Hermione, rannicchiata all'entrata della tenda a leggere Storia Della Magia alla luce della bacchetta. La neve cadeva ancora fittamente e lei accolse con sollievo la proposta di fare i bagagli di buon mattino e andar via. 438 J. K. Rowling “Andremo in qualche posto più riparato,” concordò, rabbrividendo, mentre s’infilava un maglione al di sopra del pigiama. “Continuavo a immaginare di sentire delle persone muoversi qua fuori. Ho persino pensato di aver visto qualcuno una o due volte.” Harry si bloccò a metà del gesto di raccogliere un maglione e lanciò un’occhiata allo Spioscopio sul tavolo, silenzioso e immobile. “Sono sicura di averlo immaginato,” disse Hermione guardandolo nervosa, “la neve nel buio gioca brutti scherzi agli occhi… ma forse, per sicurezza, non sarebbe meglio Smaterializzarci sotto il Mantello dell’Invisibilità?” Mezz’ora dopo la tenda era impachettata e, una volta che Harry ebbe indossato l’Horcrux ed Hermione afferrata la borsa di perline, si Smaterializzarono. La solita tensione li inghiottì. I piedi di Harry si staccarono dal terreno nevoso per atterrare con violenza su qualcosa che sembrava essere terra ghiacciata coperta di foglie. “Dove siamo?” domandò, esaminando la nuova massa di alberi che s’innalzava nei dintorni, mentre Hermione apriva la borsa di perline e iniziava a tirar fuori i pali della tenda. “La foresta di Dean,” rispose, “ci sono venuta una volta in campeggio con mamma e papà.” Anche lì c’era neve posata su tutti gli alberi dei dintorni e faceva un freddo terribile, ma almeno erano protetti dal vento. Passarono la maggior parte della giornata nella tenda, scaldandosi al tepore dell’utile fuoco azzurro splendente che Hermione era così brava a far apparire e che si poteva raccogliere e trasportare in un 439 Harry Potter e i Cimeli della Morte barattolo. Harry si sentiva come se si fosse ristabilito da una breve ma grave malattia, impressione rafforzata dalle premure di Hermione. Nel pomeriggio, freddi fiocchi di neve scesero roteando su di loro, tanto che anche la loro radura riparata si coprì di una spolverata di neve farinosa. Dopo due notti di sonno leggero, i sensi di Harry sembravano più acuti del solito. La loro fuga da Godric’s Hollow era stata tanto di stretta misura che Voldemort sembrava, in qualche modo, più vicino e minaccioso. Mentre calava nuovamente il buio, Harry rifiutò l’offerta di Hermione di fare il primo turno di guardia e le disse di andare a letto. Harry spostò un vecchio cuscino nell’ingresso della tenda e vi si sedette. Nonostante indossasse tutti i maglioni che possedeva, non riuscì comunque a placare il tremore. Il buio aumentò con il passare delle ore finché non risultò completamente impenetrabile. Fu quasi sul punto di estrarre la Mappa del Malandrino, tanto per vedere il puntino di Ginny almeno per un attimo, prima di ricordarsi che era il periodo Natalizio e che lei sicuramente era tornata alla Tana. Ogni più piccolo movimento sembrava ingigantito nell’immensità della foresta. Harry sapeva che vi vivevano molteplici creature, ma desiderò che restassero ferme e silenziose in modo da poter riconoscere i loro innocui movimenti ed il loro aggirarsi furtivo in cerca di una preda dai rumori che avrebbero potuto rivelare altri, sinistri, movimenti. Ricordò il suono di un mantello strisciante sulle foglie morte molti anni prima, e subito gli sembrò di sentirlo nuovamente prima di scrollarselo dalla mente. Gli incantesimi di protezione avevano funzionato per 440 J. K. Rowling settimane. Perché si sarebbero dovuti infrangere in quel momento? Non poteva scacciare l’impressione, però, che quella notte ci fosse qualcosa di diverso. Scattò in piedi diverse volte, il collo che gli doleva per essersi addormentato appoggiato ad uno scomodo spigolo del bordo della tenda. La notte divenne di un nero così profondo che gli sembrava di essere sospeso in quel limbo tra Smaterializzazione e Materializzazione. Aveva appena sollevato una mano davanti al volto per vedere se riusciva a distinguere le dita, quando accadde. Una splendente luce argentea gli apparve proprio di fronte muovendosi attraverso gli alberi. Da qualunque parte provenisse, si muoveva senza emettere alcun suono. La luce sembrava puntare direttamente verso di lui. Balzò in piedi, la voce gelatasi in gola, e sollevò la bacchetta di Hermione. Socchiuse gli occhi quando la luce diventò più intensa, gli alberi avanti ad essa che spiccavano in controluce, ed ancora il bagliore gli si fece più vicino... Ed ecco che la fonte della luce uscì da dietro una quercia. Era una bellissima cerva biancoargentea, luminosa e abbagliante come la luna, si apriva la strada sul terreno, sempre in silenzio e senza lasciare impronte sul manto nevoso. Andò diritta verso di lui, alzando la bellissima testa con gli ampi occhi dalle ciglia lunghe. Harry s’avvicino alla creatura, colmo di sorpresa, non per la sua stranezza ma per l’inesplicabile familiarità. Sentiva che avrebbe dovuto aspettarsi la sua venuta ma che, fino a quel momento, si era dimenticato che avevano deciso di incontrarsi. L’impulso di chiamare Hermione, così forte fino ad un attimo prima, era sparito. Sapeva, ci 441 Harry Potter e i Cimeli della Morte avrebbe scommesso la sua stessa vita, che era venuta per lui, e solo per lui. Si guardarono l’un l’altro per alcuni lunghi secondi, poi lei si girò e si allontanò. “No,” disse, con la voce incrinata per il poco uso. “Torna indietro!” La cerva continuò intenzionalmente ad inoltrarsi tra gli alberi e presto, la sua luce apparve come nastri argentati tra un tronco e l'altro. Esitò per un palpitante secondo. La cautela gli diceva che poteva essere un trucco, un’esca, una trappola. Ma l’istinto, un istinto irresistibile, gli disse che non poteva trattarsi di Magia Oscura. Iniziò ad inseguirla. La neve gli scricchiolava sotto i piedi, ma la cerva non faceva alcun rumore mentre oltrepassava gli alberi, poiché non era altro che luce. Lo condusse sempre più in profondità nella foresta, ed Harry camminò rapidamente, certo che, quando si fosse fermata del tutto, gli avrebbe permesso di affiancarla. Poi lei avrebbe parlato e la voce gli avrebbe detto ciò che aveva bisogno di sapere. Finalmente la cerva si fermò. Voltò verso di lui la bellissima testa ancora una volta, Harry iniziò a correre, una domanda gli bruciava dentro, ma appena aprì le labbra per esporla, la cerva si dissolse. Sebbene le tenebre l’avessero assorbita totalmente, la sua immagine luminosa gli era ancora impressa sulle retine. Gli offuscava la visuale, brillando quando abbassava le palpebre, disorientandolo. Ebbe paura. La presenza della cerva era stata una sicurezza. "Lumos!" sussurrò, e la punta della bacchetta si illuminò. 442 J. K. Rowling L’impronta visiva della cerva s’indeboliva ad ogni battito di ciglia mentre lui restava immobile, ascoltando i rumori della foresta, i ramoscelli che scricchiolavano in lontananza, il soffice fruscio della neve. Stava per essere attaccato, forse? Lo avevano attirato in un’imboscata? Era solo una sua impressione che qualcuno lo stesse osservando da oltre la portata della luce emanata dalla bacchetta? Sollevò la bacchetta ancora un po’. Nessuno gli corse incontro, nessun lampo di luce verde sbucò da dietro gli alberi. Perché, allora, la cerva l’aveva portato in quel luogo? Qualcosa brillò alla luce della bacchetta ed Harry si girò tutt’intorno, ma tutto ciò che trovò era un piccolo stagno congelato, la cui nera superficie increspata scintillò quando sollevò la bacchetta per esaminarlo. Si sporse in avanti con una certa cautela e guardò in basso. Il ghiaccio rifletté la sua ombra distorta e il fascio di luce della bacchetta, ma qualcos'altro brillò in profondità sotto lo spesso indistinto guscio grigio. Una grande croce argentata… Il cuore gli balzò in bocca. S’inginocchiò sul bordo dello stagno e inclinò la bacchetta in modo da illuminare la parte inferiore del laghetto con quanta più luce possibile. Uno scintillio rosso intenso… era una spada con dei rubini che scintillavano sull’impugnatura… la spada di Grifondoro giaceva sul fondo di quello stagno di bosco. La guardò, respirando appena. Com’era possibile? In che modo era stata messa nello stagno, così vicino al luogo dove si erano accampati? Qualche sconosciuta magia aveva attirato Hermione in quel posto, o la cerva, 443 Harry Potter e i Cimeli della Morte che lui aveva creduto essere un Patronus, era invece una sorta di guardiano dello stagno? Oppure la spada era stata messa lì dopo il loro arrivo, proprio perché erano lì? In quel caso, dov’era la persona che aveva voluto farla avere ad Harry? Ancora una volta diresse la bacchetta in direzione degli alberi e dei cespugli circostanti, cercando una sagoma umana, lo scintillio di un occhio, ma non riusciva a vedere nessuno. Tuttavia, un po’ più di paura offuscò la sua euforia quando riportò l’attenzione sulla spada che giaceva immobile e indifferente sul fondo dello stagno. Puntò la bacchetta verso la forma argentata e mormorò, “Accio spada.” Non si mosse. Nemmeno aveva previsto che lo facesse. Se fosse stata così semplice da prendere, la spada sarebbe stata sulla riva e lui avrebbe dovuto semplicemente raccoglierla, non sul fondo di un laghetto ghiacciato. Costeggiò il cerchio di ghiaccio pensando intensamente all’ultima volta in cui aveva ricevuto la spada. Si era trovato in un grandissimo pericolo e aveva chiesto aiuto. “Aiuto,” mormorò, ma la spada rimase sotto la spessa superficie del lago, indifferente, immobile. Che cos’era, si chiese Harry (continuando a muoversi), che Silente gli aveva detto l’ultima volta che aveva recuperato la spada? Solo un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal Cappello. E quali erano le qualità che identificavano un Grifondoro? Una vocina gli rispose nella testa: “É forse Grifondoro la vostra via, culla dei coraggiosi di cuore? Audacia, fegato, cavalleria, fan di questo luogo uno splendore”. 444 J. K. Rowling Harry smise di camminare e trasse un lungo respiro, il vapore espirato si disperse rapidamente nell’aria gelata. Sapeva cosa fare. Se fosse stato onesto con se stesso, avrebbe dovuto farlo dal momento in cui aveva scorto la spada attraverso il ghiaccio. Lanciò un’altra occhiata agli alberi che lo circondavano, ma era ormai convinto che non ci fosse nessuno pronto ad attaccarlo. Ne avevano avuto l’occasione mentre attraversava da solo la foresta, ne avevano avute tante di opportunità mentre esaminava lo stagno. Ciò che doveva fare, a quel punto, era talmente poco invitante da essere questo l'unico motivo della perdita di tempo. Con dita tremanti, Harry iniziò a togliersi i vari strati di vestiti. Cosa c’entrasse questo con la “nobiltà d’animo”, pensò mestamente, non ne era del tutto certo, a meno che non si fosse contato, come nobiltà d’animo, il fatto che non chiamasse Hermione a farlo al posto suo. Un gufo fischiò da qualche parte mentre si spogliava, e ripensò con dolore ad Edvige. Tremava vistosamente, ormai, gli battevano i denti terribilmente, nonostante ciò continuò a spogliarsi finché non restò che in biancheria intima, a piedi nudi nella neve. Posò sui vestiti il borsello contenente la bacchetta rotta, la lettera della madre, lo specchio di Sirius e il vecchio boccino, poi puntò la bacchetta di Hermione verso il ghiaccio. “Diffindo” Il ghiaccio si ruppe con un suono che, nel silenzio, sembrò simile ad uno sparo. La superficie del laghetto si spezzò e frammenti di ghiaccio scuro dondolarono sull’acqua increspata. Per quanto Harry potesse giudicare, 445 Harry Potter e i Cimeli della Morte non sembrava profondo, ma per recuperare la spada si sarebbe dovuto immergere completamente. Restare a contemplare il compito che lo aspettava non l’avrebbe reso più facile o l’acqua più calda. S’avvicinò al bordo dello stagno e appoggiò sul terreno la bacchetta di Hermione, ancora illuminata. Cercando di non pensare a quanto freddo stava per sentire o a quanto violentemente gli sarebbe venuto da tremare, si tuffò. Ogni poro del corpo gridò in segno di protesta. La stessa aria nei polmoni sembrò congelarsi quando fu immerso completamente, fino alle spalle, nell’acqua gelida. Riusciva a stento a respirare. Tremando così violentemente da far schizzare l’acqua oltre i bordi dello stagno, toccò la lama con i piedi intirizziti. Doveva tuffarsi solo una volta. Harry rinviò il momento dell’immersione completa di secondo in secondo, ansimando e agitandosi, fino a quando disse a se stesso che era arrivato il momento di andare, raccattò tutto il coraggio che aveva e s’immerse. Il freddo fu un tormento. Lo aggredì come fosse fuoco. La stessa testa sembrava essersi congelata nel momento in cui cominciò a spingersi verso il fondo nell'acqua scura, si allungò e cercò la spada. Le dita si chiusero attorno all'impugnatura. La sollevò. In quel momento qualcosa gli si serrò strettamente attorno al collo. Pensò si trattasse di piante acquatiche infestanti, sebbene nulla l’avesse sfiorato mentre si tuffava, e alzò la mano libera per districarsi. Non era un’alga. La catena dell’Horcrux si stringeva e gli comprimeva lentamente la trachea. 446 J. K. Rowling Harry si dibatté selvaggiamente, cercando di spingersi verso la superficie, ma si spostava solamente verso la sponda rocciosa del laghetto. Dibattendosi, soffocando, cercò a tentoni la catena che lo strangolava, le dita congelate incapaci di spezzarla. Piccole luci gli scoppiettavano nella testa, stava annegando, non c'era speranza, nulla da fare, e le braccia che lo afferrarono al petto erano certamente quelle della Morte... Soffocante, con conati di vomito, fradicio e più congelato di quanto fosse mai stato in vita sua, riprese conoscenza, a faccia in giù nella neve. Da qualche parte, intorno, un’altra persona ansimava, tossiva e sputacchiava. Hermione l’aveva raggiunto di nuovo, come l’aveva raggiunto quando era stato attaccato dal serpente… sebbene non sembrasse lei, non con quei forti colpi di tosse, e nemmeno a giudicare dai passi pesanti... Harry non ebbe la forza di alzare la testa per controllare l’identità del suo salvatore. Tutto ciò che riuscì di fare fu sollevare la mano tremante al collo e tastare il posto dove il medaglione gli si era saldamente piantato nella carne. Non c’era più. Qualcuno l’aveva tagliato, liberandolo. Allora una voce ansimante gli parlò dall’alto. “Sei… matto?” Nulla tranne lo shock di sentire quella voce avrebbe potuto dare ad Harry la forza di alzarsi. Rabbrividendo violentemente, si alzò barcollando. Davanti a lui c’era Ron, completamente vestito ma inzuppato fino alle ossa, i capelli appiccicati al volto, la spada di Grifondoro in una mano, e l’Horcrux che penzolava dalla catena spezzata nell’altra. 447 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Perché diavolo…” ansimò Ron, sollevando l’Horcrux che dondolava ipnoticamente avanti e indietro dalla catena tagliata, “…non ti sei tolto questo coso, prima di tuffarti?” Harry non riuscì a rispondere. La cerva argentata non era nulla, proprio nulla, in confronto alla ricomparsa di Ron. Non poteva crederci. Tremando dal freddo, prese la pila di vestiti ancora appoggiati sul bordo dell'acqua e cominciò ad indossarli. Dopo aver infilato un maglione dopo l’altro, Harry fissò Ron, aspettandosi quasi che scomparisse ogni volta che lo perdeva di vista, però doveva trattarsi proprio di lui. S’era appena gettato nello stagno, gli aveva salvato la vita. “Sei t-tu?” chiese Harry alla fine, battendo i denti, con voce più debole rispetto al solito per essere stato prossimo allo strangolamento. “Beh, sì,” rispose Ron, che sembrava leggermente imbarazzato. “H-hai evocato tu la cerva?” “Cosa? No, certo che no! Pensavo l’avessi fatto tu!” “Il mio Patronus è un cervo” “Oh, già. Avevo notato qualcosa di diverso. Niente corna” Harry rimise il borsellino di Hagrid al collo, indossò l’ultimo maglione, si fermò a riprendere la bacchetta di Hermione e guardò Ron ancora una volta. “Come sei arrivato qui?” A quanto pareva Ron aveva sperato che questa questione saltasse fuori più tardi, se non mai. “Beh, io… sai… sono tornato. Se…” si schiarì la gola “Ehm… mi volete ancora.” 448 J. K. Rowling Ci fu una pausa durante la quale il motivo della partenza di Ron sembrò far crescere un muro tra loro. Tuttavia era là. Era tornato. Aveva appena salvato la vita di Harry. Ron si guardò le mani. Sembrò momentaneamente sorpreso di vedere cosa stava stringendo. “Oh già, l’ho tirata fuori” disse, piuttosto inutilmente, sollevando la spada per farla controllare ad Harry. “È per questa che ti sei tuffato, no? ” “Sì” rispose Harry. “Ma non capisco. Come sei arrivato fin qui? Come hai fatto a trovarci? ” “È una storia lunga” disse Ron “Vi ho cercato per ore, è una foresta enorme, no? E proprio quando stavo pensando di andare a dormire sotto un albero e aspettare il mattino, ho visto arrivare la cerva e te che la seguivi.” “Non hai visto nessun altro?” “No,” rispose Ron. “Io…” Ma esitò, lanciando un’occhiata a due alberi vicini ad alcuni metri di distanza. “…mi è sembrato di vedere qualcosa che si muoveva laggiù, ma stavo correndo allo stagno, in quel momento, perché ti eri tuffato e non eri tornato su, così non ho voluto deviare per… ehi! ” Harry stava già correndo verso il posto indicato da Ron. Due querce crescevano molto vicine. C'era un buco di solo pochi centimetri tra i tronchi all’altezza degli occhi, un posto ideale per spiare ma non essere visti. Il terreno intorno alle radici, tuttavia, era privo di neve, ed Harry non riuscì a trovare nessuna impronta. Tornò dove Ron lo stava aspettando, impugnando ancora la spada e l’Horcrux. 449 Harry Potter e i Cimeli della Morte “C’era qualcosa?” chiese Ron. “No” rispose Harry. “Ma come avrà fatto la spada a finire in questo stagno?” “Può avercela messa chiunque abbia evocato il Patronus.” Entrambi esaminarono la decorata spada argentata, l’impugnatura di rubini scintillava leggermente sotto la luce della bacchetta di Hermione. “Pensi che sia quella vera?” chiese Ron “C’è un modo per saperlo, no?” rispose Harry L’Horcrux penzolava ancora dalla mano di Ron. Il medaglione cercava quasi di strattonarsi. Harry capì che la cosa che stava dentro era ancora turbata. Doveva aver sentito la presenza della spada e aveva tentato di ucciderlo perché non se ne impossessasse. Non c’era più tempo per ulteriori discussioni, era arrivato il momento di distruggerlo una volta per tutte. Harry si guardò attorno, sollevando in alto la bacchetta di Hermione, e vide il posto giusto: una roccia spianata che si trovava ai piedi di un sicomoro. “Vieni qui” disse, precedendolo. Dopo aver tolto la neve dalla superficie della roccia, tese la mano per avere l’Horcrux. Quando Ron gli porse la spada, tuttavia, Harry scosse il capo. “No, devi farlo tu.” “Io?” chiese Ron, guardandolo scioccato. “Perché?” “Perché si stato tu a tirare fuori la spada dallo stagno. Credo che tocchi a te.” Non stava cercando di essere gentile o generoso. Così come aveva avuto la certezza che la cerva fosse benevola, 450 J. K. Rowling adesso era certo che doveva essere Ron ad impugnare la spada. Almeno Silente gli aveva insegnato qualcosa su certi tipi di magia, sull’incalcolabile potenza di certe azioni. “Sto per aprirlo,” disse Harry, “e tu dovrai trafiggerlo. Senza indugi, ok? Perché qualsiasi cosa ci sia lì dentro, ci attaccherà. Il frammento di Ridde nel diario tentò di uccidermi.” “E come farai ad aprirlo?” chiese Ron. Sembrava terrorizzato. “Sto per chiedergli di aprirsi, usando il Serpentese,” disse Harry. La risposta gli venne così prontamente alle labbra che pensò di averlo sempre saputo, nel profondo. Forse l’aveva capito dopo il recente incontro avuto con Nagini. Guardò la sinuosa S intarsiata con scintillanti pietre verdi. Era facile immaginarla come un minuscolo serpente raggomitolato sulla fredda roccia. “No!” disse Ron, “Per favore, non aprirlo.” “Perché no?” chiese Harry. “Togliamo di mezzo questo coso maledetto, sono mesi che…” “Non posso Harry, davvero, fallo tu!” “Ma perché?” “Perché questo coso è malefico, per me!” disse Ron, arretrando dal medaglione sulla roccia. “Non posso toccarlo! Non sto arrancando scuse per come mi sono comportato, però ha influito su di me più di quanto abbia fatto con te o Hermione, mi ha fatto pensare ad un sacco di cose… cose a cui avevo comunque pensato spesso, ma facendo sembrare tutto molto più brutto. Non so spiegartelo, quando lo toglievo e la testa mi tornava a 451 Harry Potter e i Cimeli della Morte posto, dovevo rimette al collo quel coso maledetto… non posso farlo, Harry!” Indietreggiò scuotendo la testa e trascinando la spada al suo fianco. “Puoi farlo,” disse Harry. “Puoi farcela! Hai appena estratto la spada, so per certo che questo significa che dovrai essere tu ad usarla. Per favore, liberatene, Ron.” Il suono del suo nome sembrò agire su di lui come uno stimolante. Ron deglutì, inspirò profondamente con il lungo naso e tornò verso la roccia. “Dimmi tu quando,” gracchiò. “Al tre,” disse Harry, abbassando lo sguardo sul medaglione. Socchiudendo gli occhi, si concentrò sulla lettera S, immaginandosi un serpente, mentre il contenuto del medaglione si sbatteva come uno scarafaggio imbottigliato. Sarebbe stato facile esserne impietositi, se non ci fosse stato quel taglio, intorno al collo di Harry, che ancora bruciava. “1… 2… 3… Apriti.” L’ultima parola suonò sibilante e gli sportellini dorati del medaglione si aprirono con un piccolo “clic”. Dietro entrambi gli sportellini di vetro scintillavano un paio di occhi viventi, scuri e simili a quelli di Tom Riddle prima che le pupille gli diventassero rosse e a fessura. “Trafiggilo” disse Harry, trattenendo il medaglione sulla roccia. Ron alzò la spada con mani tremanti. La punta oscillava al di sopra degli occhi che roteavano tanto freneticamente che Harry bloccò il medaglione più strettamente, facendosi coraggio, già immaginando il sangue sgorgare dagli sportellini vuoti. 452 J. K. Rowling Una voce sibilante provenne dall’Horcrux. “Ho visto il tuo cuore, ed ora è mio” “Non ascoltarlo!” disse prontamente Harry. “Colpiscilo!” “Ho visto i tuoi sogni, Ronald Weasley, ho visto le tue paure, tutti i tuoi desideri sono possibili, ma lo sono anche tutte le tue paure…” “Colpiscilo!” ordinò Harry, la cui voce echeggiò tra gli alberi circostanti. La punta della spada tremò e Ron guardò giù negli occhi di Ridde. “Sempre il meno amato, dalla madre che desiderava una figlia… meno amato, ora, dalla ragazza che preferisce il tuo amico… sempre al secondo posto, eternamente messo in secondo piano…” “Ron, trafiggilo, subito!” ringhiò Harry. Poteva sentire il medaglione fremergli nella mano ed era spaventato da ciò che poteva accadere. Ron alzò la spada ancora più in alto. In quel momento, gli occhi di Ridde brillarono scarlatti. Le teste di Harry ed Hermione erano sbocciate, stranamente distorte, come due grottesche bolle, dai due sportellini del medaglione, dagli occhi. Ron urlò per lo shock ed indietreggiò mentre le figure emergevano dagli sportellini del medaglione, da principio solo le teste, poi fino alla cintola, quindi le gambe, finché le due figure restarono in piedi sul medaglione, l’uno a fianco all’altra, come due alberi con le radici in comune, ondeggianti avanti a Ron e al vero Harry che aveva staccato le dita dal medaglione come se questo, improvvisamente, si fosse arroventato, infuocato. 453 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ron!” urlò, ma il Riddle-Harry ora parlava con la voce di Voldemort e Ron fissava quel volto, ipnotizzato. “Perché sei tornato? Stavamo meglio senza di te, eravamo più felici senza di te, felici della tua assenza, ridendo della tua stupidità, codardia, presunzione…” “…Presunzione,” ripeté la Riddle-Hermione, che era molto più bella e terribile di quella reale. Ondeggiò, ridacchiando, davanti a Ron, che la fissava inorridito, del tutto paralizzato, con la spada che gli penzolava inutilmente al fianco. Lei disse: “Chi potrebbe notarti? Chi può averti notato, prima che conoscessi Harry Potter? Cosa potresti mai fare per reggere il confronto con il bambino sopravvissuto? Come puoi confrontarti con il prescelto?” “Ron, infilzalo! INFILZALO!” urlò Harry, ma Ron non si muoveva. Aveva gli occhi vitrei, il Riddle-Harry e il Riddle-Hermione vi si riflettevano, i capelli che scintillavano fiammeggianti, gli occhi che brillavano di rosso, le voci che si levavano in un diabolico duetto. “Tua madre mi confessò,” grugnì il Riddle-Harry, mentre la Riddle-Hermione lo derideva, “che avrebbe preferito avere me come figlio, «Vorrei averlo potuto scambiare…» diceva…” “Chi non lo preferirebbe? Che donna vorrebbe prenderti, non sei nessuno, nulla, niente in confronto a lui” cantilenò la Riddle-Hermione, e strisciò come un serpente attorno al Riddle-Harry, stringendolo in un abbraccio provocante. Si baciarono. In quel momento, la faccia di Ron si riempì con un ghigno. Brandì la spada verso l’alto, con le mani tremanti. “Fallo, Ron!” gridò Harry. 454 J. K. Rowling Ron si voltò verso di lui, ed Harry ebbe l’impressione di scorgergli una traccia di rosso negli occhi. “Ron…?” La spada balenò. Harry si spostò di lato. Ci fu un clangore di metallo contro metallo e un lunghissimo, interminabile grido. Harry si voltò di scatto, scivolando sulla neve, la bacchetta alta e pronto a difendersi, ma non c’era più nulla da combattere. Le mostruose versioni di lui ed Hermione erano scomparse. C’era solo Ron, immobile con la spada impugnata fermamente nella mano, che fissava ciò che rimaneva del medaglione sulla roccia piatta. Velocemente, Harry gli si avvicinò, pur non sapendo esattamente cosa dire. Ron respirava pesantemente, gli occhi senza più nessuna traccia di rosso, ma del loro normale colore azzurro. E bagnati, per giunta. Harry si fermò, fingendo di non essersene accorto, e sollevò l’Horcrux rotto. Ron aveva infranto il vetro di entrambi gli sportellini. Gli occhi di Riddle se ne erano andati e il rivestimento di seta scolorita del medaglione era ancora leggermente fumante. La cosa che era vissuta nell’Horcrux era svanita. Torturare Ron era stata la sua ultima azione. La spada cadde con un tonfo perché Ron l’aveva lasciata. Era caduto in ginocchio, il volto tra le braccia. Tremava, ma non, comprese Harry, per il freddo. Harry stipò il medaglione rotto nel borsello, si inginocchiò a fianco a Ron e gli appoggiò prudentemente la mano sulla spalla. Considerò fosse un buon segno il fatto che Ron non la allontanasse. 455 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Dopo che te ne sei andato,” gli disse con un debole sussurro, grato del fatto che il viso di Ron fosse nascosto, “lei ha pianto per una settimana. Probabilmente avrebbe continuato più a lungo, solo che non voleva che la vedessi. Ci sono state un sacco di notti in cui non abbiamo mai scambiato nemmeno una parola l’uno con l’altra. Con te lontano…” Non riuscì a finire. Ora che finalmente Ron era tornato, Harry comprese pienamente quanto la sua assenza era costata loro. “È come una sorella, per me,” continuo, “le voglio bene come ad una sorella e credo che i suoi sentimenti siano gli stessi nei miei confronti… È sempre stato così… Pensavo lo sapessi.” Ron non rispose, ma si voltò dall’altra parte rispetto ad Harry e si soffiò rumorosamente il naso con la manica. Harry si alzò in piedi e s’avvicinò all’enorme zaino di Ron, che era stato lasciato ad alcuni metri di distanza, abbandonato, quando Ron si era messo a correre verso lo stagno per salvare Harry che stava affogando. Se lo issò sulle spalle e tornò da Ron che si sollevò in piedi faticosamente all’avvicinarsi di Harry, gli occhi arrossati ma sereni. “Mi dispiace” disse con voce rauca, “mi dispiace di essermene andato… lo so… sono stato… un… un…” Esaminò l’oscurità circostante, quasi sperasse che una parola abbastanza cattiva potesse precipitarsi su di lui e catturarlo. “Per farti perdonare hai fatto un bel trucchetto, stanotte,” disse Harry. “Recuperando la spada, distruggendo l’Horcrux e salvandomi la vita.” 456 J. K. Rowling “Detto così, sembra molto più fico di quanto sia stato,” bofonchiò Ron. “Roba del genere suona sempre meglio di quanto sia stata veramente,” rispose Harry. “Sono anni che cerco di dirtelo.” Nello stesso istante, fecero un passo in avanti e si abbracciarono, Harry aggrappato al colletto ancora inzuppato della giacca di Ron. “E ora,” disse Harry quando si separarono “tutto ciò che ci resta da fare è ritrovare quella tenda…” Non fu difficile, però. Benché la camminata con la cerva attraverso la foresta buia gli fosse sembrata più lenta, con Ron al fianco durò sorprendentemente poco. Harry non poteva trattenersi dallo svegliare Hermione, e fu con frettolosa eccitazione che entrò nella tenda, con Ron un po’ attardato alle sue spalle. C’era uno splendido tepore, dopo lo stagno e la foresta, l’unica fonte di luce costituita dal fuoco color campanula che ancora brillava in una ciotola poggiata sul pavimento. Hermione era profondamente addormentata, raggomitolata sotto la coperta, e non si mosse fino a quando Harry non la chiamò più volte. “Hermione!” Lei si svegliò, quindi si sedette di scatto, togliendosi i capelli viso. “Che succede? Harry? Va tutto bene?” “È tutto apposto, tutto bene. Più che bene, sto da Dio. C’è qualcuno.” “Che vuoi dire? Chi?” Vide Ron, che era fermo nei pressi impugnando la spada e sgocciolando sul tappeto logoro. Harry arretrò in 457 Harry Potter e i Cimeli della Morte un angolo buio, posò lo zaino di Ron, e tentò di mimetizzarsi con la tela della tenda. Hermione s’alzò dal letto e si mosse come una sonnambula verso Ron, gli occhi fissi sul volto pallido. Gli si fermò proprio di fronte, le labbra appena socchiuse, gli occhi spalancati. Ron fece un fiacco sorriso speranzoso e sollevò le braccia per metà. Hermione si lanciò in avanti e cominciò a prendere a pugni ogni centimetro che riusciva a raggiungere del corpo di lui. “Ouch - ow - gerroff! Che cosa…? Hermione - Ow!” “Tu… totale… idiota… Ronald… Weasley!!” Sottolineò ogni parola con un colpo. Ron si ritrasse proteggendosi la testa dall’avanzata di Hermione. “Tu… torni… strisciando… qui… dopo… settimane… e… settimane. Oh, dov’è la mia bacchetta?” Diede un rapida occhiata come a volerla strappare via dalle mani di Harry che reagì prontamente. “Protego” Uno schermo invisibile si posizionò tra Ron ed Hermione. La potenza dello scudo la fece cadere all’indietro sul pavimento. Sputacchiando i capelli dalla bocca, si rialzò prontamente. “Hermione,” disse Harry. “Calmati…” “Non mi calmerò,” tuonò lei. Mai prima di allora l’aveva vista perdere così il controllo. Sembrava quasi impazzita. “Ridammi la bacchetta! Ridammela!” “Hermione, ti prego.” “Non dirmi cosa fare, Harry Potter,” gridò. “Non sfidarmi, ridammela indietro subito! E TU!” puntava il dito verso Ron. Sembrava volesse maledirlo. Harry non poté biasimare Ron di essere arretrato di alcuni passi. “Io ti 458 J. K. Rowling sono corsa dietro! Ti ho chiamato! Ti ho pregato di tornare indietro!” “Lo so,” disse Ron, “Hermione, mi dispiace, sono veram…” “Oh!! Ti dispiace!” Rise, un suono stridulo, incontrollato. Ron guardò verso Harry in cerca di aiuto ma lui non poté che fare smorfie di impotenza. “Sei tornato dopo settimane… settimane… e credi che tutto si metta a posto con un semplice scusa?” “Beh, che altro avrei potuto dire?” urlò Ron, ed Harry si rallegrò del fatto che Ron avesse ripreso a difendersi. “Oh… non lo so,” cantilenò Hermione con un evidente sarcasmo. “Spremiti il cervello, Ron, forse ci puoi arrivare solo in un paio di secondi…” “Hermione,” intervenne Harry, che lo considerò un colpo basso, “mi ha appena salvato…” “Non me ne frega niente,” urlò lei. “Non mi interessa cos’ha fatto! Settimane e settimane, saremmo potuti essere morti per quel che ne sapeva…” “Sapevo che non eravate morti!” ribatté Ron, sovrastandole la voce per la prima volta, avvicinandosi a lei fin dove poteva con l’Incantesimo Scudo che li divideva. “Harry è su ogni numero del Profeta, su ogni radio, ti stanno cercando dappertutto. Una marea di voci e storie pazzesche… l’avrei saputo immediatamente se foste morti, non sai come ci si senta…” “Come ci si senta per te?” La voce di Hermione era così acuta che solo i pipistrelli sarebbero riusciti a sentirla, ma aveva raggiunto 459 Harry Potter e i Cimeli della Morte un livello di indignazione tale che la voce le venne meno temporaneamente, e Ron sfruttò quest’occasione. “Sarei voluto tornare indietro non appena mi sono Smaterializzato, ma sono finito dritto in un gruppo di Razziatori, Hermione, e non sarei potuto andare in nessun posto.” “Un gruppo di che?” chiese Harry, mentre Hermione si buttava su una sedia con braccia e gambe incrociate così strettamente da dare la sensazione che sarebbe dovuto passare molto tempo prima che lei si muovesse da quella posizione. “Razziatori,” disse Ron. “Sono ovunque… bande di gente che cerca di guadagnare oro rastrellando Mezzosangue e traditori del sangue, c’è una taglia dal Ministero per ognuno di loro catturato. Ero da solo e sembravo in età scolare. Erano ottimisti, pensavano fossi un figlio di Babbani in fuga. Ho dovuto rispondere in fretta per evitare di essere trascinato al Ministero.” “Cosa gli hai detto?” “Gli ho detto di essere Stan Picchetto. La prima persona che mi è venuta in mente.” “E ci hanno creduto?” “Non erano certo dei geni. Uno di loro era certamente un mezzo troll, a giudicare dalla puzza…” Ron lanciò un’occhiata verso Hermione, chiaramente speranzoso che lei potesse aver superato il momento di rabbia, ma l’espressione sul viso le era rimata dura come la pietra al di sopra delle braccia rigidamente intrecciate. “In ogni caso, iniziarono a litigare sul fatto che fossi o meno Stan. Era un po’ pietoso, onestamente, ma erano in cinque contro uno e mi avevano sequestrato la bacchetta. 460 J. K. Rowling Due di loro iniziarono a fare a botte e, mentre gli altri erano distratti, diedi un pugno nello stomaco a quello che mi tratteneva e gli fregai la bacchetta, disarmai il tizio che aveva preso la mia e mi Smaterializzai. Non lo feci molto bene, però. Mi sono Spaccato un’altra volta.” Ron sollevò la sua mano destra per mostrare due unghie mancanti. Hermione sollevò freddamente le sopracciglia. “Mi ritrovai a miglia di distanza da voi. Nel tempo che ci misi a tornare a quell’argine dove eravamo stati… voi ve ne eravate già andati.” “Oh, che storia commovente…” ribatté Hermione con la voce tagliente che usava quando voleva ferire. “Devi essere stato semplicemente terrorizzato. Nel frattempo noi siamo andati a Godric's Hollow e… pensa un po’… che cosa è accaduto là, Harry? Ah già, il serpente di Tu-SaiChi ci ha attaccato, ci ha quasi uccisi entrambi, e poi è arrivato Tu-Sai-Chi in persona e ci ha mancati per una frazione di secondo.” “Cosa?” disse Ron, girandosi da lei ad Harry, ma Hermione lo ignorò. “Figurati, ha perso le unghie, Harry! In effetti, questo mette le nostre sofferenze in secondo piano, non è così?” “Hermione,” disse Harry pacatamente, “Ron mi ha appena salvato la vita.” Lei parve non sentirlo. “C’è una cosa che desidererei sapere, comunque,” disse fissando lo sguardo su un punto imprecisato mezzo metro oltre la testa di Ron, “come hai fatto esattamente a trovarci stanotte? E’ importante. Una volta che l’avremo 461 Harry Potter e i Cimeli della Morte scoperto, ci potremo assicurare di non ricevere visite da parte di altri seccatori.” Ron la fissò, tirò fuori un piccolo oggetto argenteo dalla tasca dei jeans. “Con questo…” Lei dovette girarsi verso Ron per vedere che cosa stava mostrando. “Lo Spegnino?” domandò, così sorpresa da dimenticarsi di assumere la posa fredda e spietata. “Non serve solo a spegnere e accendere le luci” disse Ron. “Non so come funzioni o perché sia successo adesso e non altre volte, perché desideravo tornare da voi fin da quando me ne sono andato. Ma la mattina di Natale, mentre ascoltavo la radio, sentii… sentii te!” Fissava Hermione. “Mi hai sentito alla radio?” chiese lei incredula. “No, ti sentii uscire dalla tasca. La tua voce,” e sollevò ancora lo Spegnino, “usciva da questo.” “E che cosa stavo dicendo esattamente?” chiese Hermione, il suo tono si poteva collocare tra lo scettico e l’incuriosito. “Il mio nome. «Ron». E hai detto anche… qualcosa a proposito di una bacchetta…” Hermione divenne di un’infuocata sfumatura di rosso. Harry ricordò. Era la prima volta che uno di loro aveva pronunciato il nome di Ron a voce alta dal giorno in cui lui li aveva lasciati. Hermione l’aveva menzionato mentre discutevano della riparazione della bacchetta di Harry. “Così lo tirai fuori,” disse Ron, guardando lo Spegnino, “e non mi sembrò diverso dalle altre volte, ma ero sicuro di averti sentito. Così lo feci scattare. La luce in 462 J. K. Rowling camera mia fu risucchiata, ma un’altra luce apparve giusto fuori la finestra.” Ron aprì la mano vuota e la puntò di fronte a loro, i suoi occhi si misero a fuoco su qualche cosa che né Harry né Hermione potevano vedere. “Era una sfera di luce, pulsante, bluastra, sembrava la luce che si vede attorno ad una Passaporta, sapete?” “Certo,” dissero Harry ed Hermione simultaneamente. “Sapevo che cos’era” disse Ron. “Afferrai la mia roba e la piegai, misi tutto nello zaino ed andai in giardino. La piccola sfera di luce era lì, fluttuava, aspettandomi, e quando uscii si mosse a scatti per un po’, la seguii fino alla baracca. Poi… beh, mi è entrata dentro.” “Scusa?” disse Harry, certo di non aver sentito bene. “Come se mi fosse volata attraverso,” disse Ron, mimando il movimento con il dito indice, “dritta verso al mio petto, e poi… la sfera mi ha attraversato. Era qui,” si toccò un punto vicino al cuore, “potevo sentirla, era calda. Una volta che mi fu dentro, seppi cosa dovevo fare. Sapevo che lei mi avrebbe portato dove avevo bisogno di andare. Così mi sono Smaterializzato e sono riapparso sul fianco di una collina. C’era neve ovunque…” “Eravamo là!” disse Harry, “abbiamo passato due notti in quel posto e la seconda notte mi sembrò di sentire qualcuno aggirarsi nel buio, e urlai «Chi va là».” “Già, beh, probabilmente ero io,” disse Ron. “I vostri incantesimi protettivi funzionano bene, comunque, perché non potevo né vedervi né sentirvi. Ero sicuro, però, che foste nei dintorni, m’infilai nel sacco a pelo, alla fine, sperando che uno di voi si facesse vedere. Pensai che 463 Harry Potter e i Cimeli della Morte avreste dovuto mostrarvi quando fosse arrivato il momento di smontare la tenda.” “Non più,” disse Hermione. “Ci Smaterializziamo sotto il Mantello dell’Invisibilità, per ulteriore precauzione. Siamo partiti molto in fretta, perché, come ha detto Harry, avevamo sentito qualcuno aggirarsi nei dintorni.” “Beh, restai su quella collina tutto il giorno,” disse Ron. “Speravo vi faceste vivi. Però, quando cominciò a farsi notte, capii che vi avevo mancati, e allora feci scattare di nuovo lo Spegnino, ne uscì ancora una volta la luce bluastra che mi entrò dentro, mi Smaterializzai e mi ritrovai qui, in questa foresta. Non sarei riuscito a vedervi, comunque, potevo solo sperare che uno di voi si fosse mostrato, e alla fine… l’ha fatto Harry. Beh, ovviamente ho visto prima la cerva.” “Hai visto che?” chiese Hermione con voce stridula. Le raccontarono ciò che era accaduto e, appena finita di raccontare la storia della cerva e della spada nello stagno, Hermione spostò lo sguardo accigliato dall’uno all’altro, concentrata così intensamente che non si accorse di sciogliere le braccia fino ad allora strettamente incrociate al petto. “Poteva essere un Patronus,” disse lei. “Non siete riusciti a vedere chi l’ha prodotto? Non avete visto nessuno? E lei ti ha condotto alla spada! Non ci posso credere! E cosa è accaduto dopo?” Ron raccontò di come aveva visto Harry saltare nello stagno e di come aveva atteso il suo ritorno a galla, di come si era reso conto che c’era qualche cosa di storto, di come si era tuffato, lo aveva salvato ed era tornato a riva 464 J. K. Rowling con la spada. Arrivò all’apertura del medaglione, esitò, e s’intromise Harry. “…e Ron lo ha trafitto con la spada.” “E… e si è distrutto così? Semplicemente così?” mormorò lei. “Beh, ha… ha urlato” disse Harry, rivolgendo a Ron un fuggevole sguardo d’intesa. “Ecco.” Le gettò il medaglione in grembo. Lei lo raccolse cautamente e ne esaminò gli sportelli frantumati. Decidendo che fosse il momento più adatto, Harry rimosse l’incantesimo di Scudo con un colpo della bacchetta di Hermione e si avvicinò a Ron. “Hai detto che sei sfuggito ai Razziatori con una bacchetta in più?” “Cosa?” Disse Ron concentrato su Hermione che esaminava il medaglione, “Oh… oh sì.” Slacciò un fermaglio dello zaino ed tirò fuori una corta bacchetta scura da una tasca. “Ecco, ho pensato che fosse sempre utile avere una di riserva.” “Hai pensato bene,” disse Harry allungando la mano. “La mia s’è rotta.” “Stai scherzando?” disse Ron, ma in quel momento Hermione si alzò in piedi e lui si mise subito sulla difensiva. Hermione mise i resti dell’Horcrux nella borsa di perline e si rimise a letto, sistemandosi senza aggiungere nemmeno una parola. Ron passò ad Harry la nuova bacchetta. “Meglio di così non ti poteva andare, credo” mormorò Harry. 465 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Già,” rispose Ron “Sarebbe potuta andare peggio. Ricordi quegli uccelli che mi mandò contro?” “Non è che ci abbia rinunciato,” la voce di Hermione arrivò attutita da sotto le coperte, ma Harry notò che Ron sorrideva leggermente mentre tirava fuori il pigiama marrone dallo zaino. 466 J. K. Rowling CAPITOLO VENTI XENOPHILIUS LOVEGOOD Harry non s’era aspettato che la rabbia di Hermione sbollisse durante la notte e perciò non restò sorpreso del fatto che la mattina seguente lei comunicasse soprattutto con occhiatacce e gelidi silenzi. Ron reagiva mantenendo, in sua presenza, un portamento innaturalmente triste, come se fosse un visibile segno di rimorso. Quando i tre erano insieme, infatti, Harry si sentiva come l’unica persona non in lutto ad un funerale con pochi partecipanti. Nei rari momenti che passava da solo con Harry (raccogliendo acqua e setacciando il sottobosco alla ricerca di funghi), Ron diventava sfacciatamente allegro. 467 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Qualcuno ci ha aiutato,” continuava a dire, “qualcuno ci ha mandato quella cerva, qualcuno è dalla nostra parte. Un Horcrux è andato, amico!” Incoraggiati dalla distruzione del medaglione si misero a discutere delle possibili ubicazioni degli altri Horcrux, ed anche se avevano già affrontato spesso la questione, Harry si sentiva fiducioso, certo che nuovi successi avrebbero seguito il primo. La scontrosità di Hermione non gli poteva fermare il buon umore. L’improvviso aumento della loro buona sorte, la comparsa della misteriosa cerva, il recupero della spada di Grifondoro e, soprattutto, il ritorno di Ron, rendevano Harry così felice che gli era piuttosto difficile mantenere un volto serio. Nel tardo pomeriggio, lui e Ron sfuggirono di nuovo dalla presenza minacciosa di Hermione e, con la scusa di setacciare le siepi spoglie per cercare inesistenti more, continuarono il loro scambio di notizie. Harry era finalmente riuscito a raccontare a Ron l’intera storia dei suoi vagabondaggi con Hermione, fino al resoconto completo di quello che era accaduto a Godric’s Hollow. A sua volta Ron stava informando Harry su tutto ciò che aveva scoperto sull’intero mondo magico durante le settimane che era stato via. “...e come avete scoperto del Tabù?” chiese ad Harry, dopo avere spiegato i molti tentativi disperati dei NatiBabbani per eludere il Ministero. “Che?” “Tu ed Hermione avete smesso di pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi!” 468 J. K. Rowling “Oh, sì, beh, è solo una cattiva abitudine che abbiamo preso,” disse Harry. “Ma io ho non ho problemi a dire V…” “NO!” ruggì Ron, facendo saltare Harry nella siepe ed Hermione (il naso seppellito in un libro all’ingresso della tenda) aggrottò le ciglia rivolta a loro. “Scusa,” disse Ron, mentre aiutava Harry ad uscire dai rovi, “ma il nome è stato maledetto. Harry è così che loro rintracciano la gente! Usare il suo nome rompe gli incantesimi protettivi, provoca qualche genere di disturbo magico… è così che ci hanno trovato a Tottenham Court Road!” “Perché abbiamo usato il suo nome?” “Precisamente! È meglio se ci credi, ha senso. Solo quelli che veramente gli si oppongono, come Silente, osano pronunciarlo. Ora hanno messo un Tabù sul nome, chiunque lo pronuncia è Tracciabile… un modo rapido e facile per trovare i membri dell’Ordine! Hanno quasi preso Kingsley…” “Stai scherzando?” “Già, un gruppo di Mangiamorte l’ha circondato, Bill ha detto che è riuscito a fuggire combattendo. Adesso si è dato alla macchia, esattamente come noi.” Ron si grattò pensierosamente il mento con la punta della bacchetta. “Non pensi che Kingsley avrebbe potuto mandare quella cerva?” “Il suo Patronus è una lince, l’abbiamo vista al matrimonio, ricordi?” “Ah, già...” Si mossero più lontano lungo la siepe, fuori della portata della tenda e di Hermione. 469 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Harry... non pensi che sarebbe potuta essere di Silente?” “Silente cosa?” Ron sembrò un poco imbarazzato, ma disse a bassa voce, “Silente... la cerva? Voglio dire,” Ron scrutava Harry con la coda dell’occhio, “era lui che per ultimo ha avuto la vera spada, giusto?” Harry non rise di Ron perché capiva fin troppo bene dove la domanda andasse a parare. L’idea che Silente fosse riuscito a ritornare da loro, che li stava sorvegliando, sarebbe stata indescrivibilmente confortante. Scosse la testa. “Silente è morto,” disse. “L’ho visto accadere, ho visto il corpo. Lui se ne è andato per sempre. Ad ogni modo il suo Patronus era una fenice, non una cerva” “I Patronus possono cambiare, però, vero?” riprese Ron, “quello di Tonks cambiò, no?” “Sì, ma se Silente fosse vivo, perché non dovrebbe farsi vedere? Perché non darci la spada personalmente?” “Seguimi,” disse Ron, “per la stessa ragione per cui non te l’ha data quando era vivo! Per la stessa ragione per cui ha lasciato un vecchio boccino d’oro a te, e un libro di storie per bambini ad Hermione!” “Che sarebbe?” chiese Harry, girandosi a guardare in faccia Ron preoccupato per la risposta. “Non lo so,” rispose Ron. “Qualche volta ho pensato, quando ero un po’… afflitto, che si stesse divertendo… o che cercasse di farla un po’ più complicata. Ma ora no, non più. Sapeva quel che faceva quando mi diede lo Spegnino, giusto? Lui… beh,” gli orecchi di Ron diventarono di un rosso acceso e si concentrò su di un ciuffo di 470 J. K. Rowling erba con cui giocherellava con la punta del piede, “lui sapeva con certezza che mi sarei allontanato da te.” “No,” lo corresse Harry, “sapeva che tu avresti sempre voluto tornare.” Ron sembrò gratificato, ma ancora un po’ impacciato. Per cambiare un po’ il discorso Harry disse, “Parlando di Silente, hai sentito quello che la Skeeter ha scritto su lui?” “Oh sì,” rispose immediatamente Ron, “la gente non parla d’altro. Certo, se le cose fossero andate diversamente sarebbero notizie sconcertanti, Silente che fa amicizia con Grindelwald... ma è solo qualcosa su cui ridere per la gente a cui non piaceva Silente ed uno schiaffo in faccia per tutti quelli che lo ritenevano una brava persona. Non so se sia veramente una cosa importante, comunque. Era veramente giovane quando loro…” “Aveva la nostra età,” disse Harry mentre si voltava verso Hermione, qualcosa nell’espressione sembrò spingere Ron a desistere. Un grande ragno si trovava nel mezzo di una ragnatela gelata fra i rovi. Harry lo prese di mira con la bacchetta che Ron gli aveva dato la notte precedente e che Hermione aveva acconsentito ad esaminare, decidendo che era fatta di prugnolo. “Engorgio” Il ragno tremolò leggermente, molleggiandosi leggermente sulla rete. Harry tentò di nuovo. Questa volta il ragno divenne leggermente più grande. “Fermati,” disse Ron bruscamente, “Scusa. Ho detto che Silente era giovane, giusto?” Harry aveva dimenticato l’odio di Ron per i ragni. “Scusami…Reductio” 471 Harry Potter e i Cimeli della Morte Il ragno non si restrinse. Harry guardò verso la bacchetta di prugnolo. Ogni piccolo incantesimo che aveva fatto con quella bacchetta, quel giorno, era sembrato meno potente di quelli che aveva prodotto con la sua bacchetta di fenice, una sensazione interiore nuova, poco familiare, come se qualcuno gli avesse cucito un’altra mano alla fine del braccio. “Hai solo bisogno di pratica,” disse Hermione che s’era avvicinata silenziosamente alle loro spalle e se ne stava in piedi, osservando ansiosamente i tentativi di Harry di ingrandire o ridurre il ragno. “È tutta una questione di fiducia Harry.” Sapeva perché lei lo stesse incoraggiando. Si sentiva ancora in colpa per il fatto di avergli rotto la bacchetta. Ricacciò indietro la risposta che aveva sulla punta della lingua: che lei avrebbe potuto scambiare la sua con quella bacchetta di prugnolo, se pensava non facesse differenza. Era una risposta troppo perfida per poter restare ancora amici, perciò annuì. Quando Ron indirizzò ad Hermione un sorriso di prova, lei tornò indietro impettita ed ancora una volta scomparve dietro il libro. Tutti e tre tornarono alla tenda al calar della notte e ad Harry toccò il primo turno di guardia. Seduto all’ingresso, tentò di fare levitare le piccole pietre ai suoi piedi con la bacchetta di prugnolo, ma la sua magia sembrava ancora più stentata e meno potente che mai. Hermione era stesa nella sua cuccetta a leggere, mentre Ron, dopo averle rivolto diversi sguardi nervosi, aveva tirato fuori una piccola radio di legno dallo zaino e cercava di sintonizzarla. 472 J. K. Rowling “C’è questo nuovo programma,” disse ad Harry a bassa voce, “che dice le notizie come realmente sono. Tutti gli altri sono dalla parte di Tu-Sai-Chi e seguono la linea del Ministero, ma questo... aspetta di sentirlo, è grande. Solo che non lo possono trasmettere ogni notte, devono continuamente cambiare postazione per evitare assalti e c’è bisogno di una parola d’ordine per sintonizzarsi... la difficoltà è che ho perso l’ultima…” Picchiettava leggermente sulla radio con la bacchetta, mormorando parole a caso e sospirando. Guardava di tanto in tanto Hermione, temendo chiaramente uno scoppio d’ira, ma per tutta l’attenzione che lei gli rivolgeva, era come se non esistesse. Per dieci minuti circa, Ron continuò a battere e mormorare, Hermione a girare le pagine del libro ed Harry ad esercitarsi con la bacchetta di prugnolo. Alla fine Hermione uscì dalla cuccetta. Ron smise immediatamente di picchiettare. “Se ti da fastidio, mi fermo!” disse nervosamente a Hermione. Hermione non si degnò di rispondere, ma si avvicinò ad Harry. “Dobbiamo parlare,” disse. Harry guardò il libro che lei stringeva tra le mani. Era Vita e Inganni di Albus Silente. “Cosa?” disse con apprensione. Gli balenò per la mente che c’era un capitolo che lo riguardava, là dentro, e non era sicuro di voler sentire la versione di Rita della sua relazione con Silente. La risposta di Hermione comunque, fu completamente inaspettata. “Voglio incontrare Xenophilius Lovegood.” 473 Harry Potter e i Cimeli della Morte Lui la fissò. “Scusa?” “Xenophilius Lovegood, il padre di Luna. Voglio andare a parlargli!” “Ehm… perché?” Respirò profondamente, come per darsi forza, e disse “è quel segno, il segno in Beedle il Bardo. Guarda qui!” Ficcò Vita e Inganni di Albus Silente sotto gli occhi riluttanti di Harry che vide una fotografia della lettera originale che Silente aveva scritto a Grindelwald, con la famigliare grafia sottile e inclinata di Silente. Detestò il vedere la prova certa che Silente aveva scritto quelle parole realmente, che non erano state un’invenzione di Rita. “La firma,” disse Hermione. “Guarda la firma, Harry!” Ubbidì. Per un momento non aveva idea di cosa stesse parlando, ma, guardando più da vicino, con l’aiuto della bacchetta accesa, vide che Silente aveva sostituito la “A” di Albus con una piccola versione dello stesso marchio triangolare riportato in “Le Storie di Beedle il Bardo.” “Ehm… cosa state…?” disse Ron timidamente ma Hermione lo gelò con un’occhiata e si rivolse di nuovo a Harry. “Continua a saltare fuori, vero?” disse. “So che Viktor ha detto che era il marchio di Grindelwald, ma era di sicuro su quella vecchia tomba a Godric’s Hollow e le date sulla pietra tombale erano precedenti alla nascita di Grindelwald! Ed ora questo! Beh, non possiamo chiederne il significato a Silente o Grindelwald, non so neanche se Grindelwald sia ancora vivo, ma possiamo chiedere al Sig. 474 J. K. Rowling Lovegood. Portava quel simbolo al matrimonio. Sono sicura che questo sia importante, Harry!” Harry non rispose immediatamente. Fissò il volto teso e ansioso di lei e poi l’oscurità circostante, pensando. Dopo una lunga pausa disse, “Hermione, non abbiamo bisogno di un altro Godric’s Hollow. Abbiamo parlato di andare là e…” “Ma continua a venir fuori, Harry! Silente mi ha lasciato Le Storie di Beedle il Bardo. Come sai che non pensasse che noi non avremmo scoperto il segno?” “Ci risiamo!” Harry si sentiva leggermente esasperato. “Continuiamo a tentare di convincerci che Silente ci abbia lasciato segnali segreti ed indizi…” “Lo Spegnino si è rivelato abbastanza utile,” pigolò Ron. “Io la penso come Hermione, penso che dovremmo andare a parlare con Lovegood.” Harry gli rivolse un’occhiataccia. Era piuttosto sicuro che l’appoggio di Ron ad Hermione avesse poco a che fare con il desiderio di sapere il significato della runa triangolare. “Non sarà come Godric’s Hollow,” aggiunse Ron, “Lovegood è dalla tua parte, Harry, il Cavillo è stato sempre con te, continua a dire a tutti che devono aiutarti!” “Sono sicura che questo è importante!” disse Hermione con enfasi. “Ma non pensi che, se lo fosse, Silente me lo avrebbe detto prima di morire?” “Forse… forse è qualche cosa che hai bisogno di scoprire da solo,” disse Hermione con pochissima convinzione. “Sì,” disse Ron con adulazione, “questo ha senso.” 475 Harry Potter e i Cimeli della Morte “No, non ne ha.” ringhiò Hermione, “ma penso ancora che dovremmo parlare col Sig. Lovegood. Un simbolo che collega Silente, Grindelwald e Godric’s Hollow! Harry, sono sicura che dovremmo andare fino in fondo!” “Credo dovremmo metterlo ai voti,” disse Ron. “Quelli a favore della visita a Lovegood…” Alzò la mano prima di Hermione, le cui labbra fremettero sospettosamente mentre alzava la sua. “Siamo la maggioranza, Harry, spiacente,” disse Ron, dandogli una pacca sulla schiena. “Bene,” disse Harry, mezzo divertito e mezzo irritato. “Solo, una volta che abbiamo trovato Lovegood, proviamo a cercare qualche altro Horcrux, va bene? Ad ogni modo, dove vivono i Lovegood? Voi due lo sapete?” “Sì, non lontano da casa mia,” disse Ron. “Non so precisamente dove siano, ma mamma e papà si rivolgono sempre verso le colline ogni volta che ne parlano. Non dovrebbero essere difficile da trovare.” Quando Hermione tornò alla sua cuccetta, Harry abbassò la voce. “Sei d’accordo solamente per cercare di tornare in buoni rapporti con lei.” “In amore e in guerra tutto è permesso,” disse chiaramente Ron, “e in questo caso siamo un po’ in entrambe. Consolati, siamo nelle vacanze di Natale, Luna sarà a casa!” Ebbero una vista eccellente del villaggio di Ottery St. Catchopole dal pendio arieggiato nel quale si Materializzarono la mattina seguente. Dalla loro posizione rialzata, il villaggio sembrava un insieme di case giocattolo tra grandi raggi di sole inclinati che filtravano fino a terra 476 J. K. Rowling passando negli squarci tra le nuvole. Rimasero in piedi per un minuto o due guardando verso la Tana, con le mani che facevano ombra agli occhi. Tutto ciò che potevano vedere, però, erano le alte siepi e gli alberi del frutteto, che garantivano alla piccola casa sbilenca la protezione dallo sguardo dei babbani. “È strano, essere così vicino, ma non poterci andare”, disse Ron. “Beh, li hai visti da poco. Ci sei stato per Natale,” disse con freddezza Hermione. “Non sono stato alla Tana!” disse Ron con una risata incredula. “Pensi che sarei tornato là dicendo a tutti che vi avevo piantati in asso? Fred e George l’avrebbero presa bene. E Ginny, lei sì che sarebbe stata comprensiva.” “Dove sei stato, allora?” chiese Hermione, sorpresa. “Nella nuova casa di Bill e Fleur. Villa Conchiglia. Bill è sempre stato gentile con me. Lui… lui non l’ha presa bene quando ha sentito cosa avevo fatto, ma non ha insistito al riguardo. Sapeva che ero veramente rammaricato. Nessuno del resto della famiglia sapeva che ero là. Bill ha detto a mamma che lui e Fleur non sarebbero andati a casa per Natale perché volevano passarlo da soli. Sai, la prima vacanza dopo essersi sposati. Non penso che Fleur ci abbia fatto caso. Sai quanto lei detesti Celestina Warbeck.” Ron voltò le spalle alla Tana. “Proviamo di qua,” disse dirigendosi verso la cima della collina. Camminarono per alcune ore. Su insistenza di Hermione, Harry sparì sotto il Mantello dell’Invisibilità. Il gruppetto di colline basse sembrava essere disabitato, 477 Harry Potter e i Cimeli della Morte eccezion fatta per una piccola villetta che sembrava abbandonata. “Pensi che sia la loro e che siano fuori per Natale?” disse Hermione, sbirciando attraverso la finestra in una piccola cucina pulita con gerani sul davanzale. Ron sbuffò. “Senti, ho la sensazione che saresti capace di dire chi ci vive se guardassi attraverso la finestra dei Lovegood. Proviamo il prossimo gruppo di colline.” Si Materializzarono alcune miglia più a nord, perciò. “Aha!” gridò Ron, mentre il vento scompigliava loro capelli e vestiti. Ron adocchiava più in alto, verso la cima della collina sulla quale si erano materializzati, dove una casa dall’aspetto molto insolito s’innalzava verticalmente verso il cielo, un grande cilindro nero con una luna spettrale che pendeva sul retro nel cielo del pomeriggio. “Quella deve essere la casa di Luna, chi altro vivrebbe in un luogo del genere? Sembra un torrone!” “Non ha nulla a che vedere con i dolci,” disse Hermione, accigliandosi alla vista della torre. “Mi riferivo alla torre degli scacchi,” spiegò Ron. “Una gigantesca torre degli scacchi, un torrone4, appunto.” Le gambe di Ron erano più lunghe e giunse in cima alla collina per primo. Quando Harry e Hermione lo raggiunsero, ansimando e premendosi i fianchi, rideva di cuore. “È la loro,” disse Ron. “Guardate.” 4 Nell’originale il gioco di parole si fonda sulla parola “rook”, che ha il doppio significato di “corvo” e “torre”. N.d.T. 478 J. K. Rowling Tre scritte dipinte a mano erano state inchiodate ad un cancello malmesso. Il primo diceva, IL CAVILLO. EDITORE, X. LOVEGOOD il secondo, SCEGLI IL TUO VISCHIO il terzo, STAI ALLA LARGA DALLE SUSINE DIRIGIBILI Il cancello cigolò quando l’aprirono. Il percorso che conduceva zigzagando al portone principale era ricoperto di una varietà di strane piante, compreso un cespuglio pieno di quei frutti arancione simili a ravanelli che qualche volta Luna portava come orecchini. Harry pensò di vedere un Pugnacio e fece un giro largo attorno al tronco ammuffito. Due vecchi meli selvatici, curvati dal vento, spogliati dalle foglie, ma ancora appesantiti da grandi frutti rossi e corone cespugliose di vischio pieno di bacche bianche, si ergevano come sentinelle su entrambi i lati del portone. Un piccolo gufo con la testa leggermente appiattita li sbirciava da uno dei rami. “Faresti meglio a togliere il Mantello dell’Invisibilità, Harry,” disse Hermione. “È te che il Sig. Lovegood vuole aiutare, non noi.” Fece come gli suggerì, dandole il Mantello per stivarlo nella borsa adornata di perline. Hermione busso tre volte sulla porta nera e spessa, guarnita di borchie di ferro e di un avvallamento con un batacchio a forma di aquila. 479 Harry Potter e i Cimeli della Morte Passarono appena dieci secondi, poi la porta si spalancò, dietro era in piedi Xenophilius Lovegood, a piedi nudi e indossando quello che sembrava essere una camicia da notte macchiata. I capelli bianchi simili a zucchero filato erano lunghi, sporchi ed arruffati. A paragone lo Xenophilius del matrimonio di Bill e Fleur era decisamente meglio agghindato. “Cosa? Che c’è? Chi siete? Cosa volete?” esclamò con voce stridula e lagnosa, esprimendo sorpresa, fissando prima Hermione, poi Ron e finalmente Harry, alla cui vista spalancò la bocca in una perfetta e comica “O”. “Salve, Sig. Lovegood,” disse Harry, tendendo la mano, “Io sono Harry, Harry Potter.” Xenophilius non strinse la mano di Harry, anche se l’occhio che non era puntato sul naso scivolò diritto alla cicatrice sulla fronte di Harry. “Va bene se entriamo?” chiese Harry. “C’è qualcosa che vorremmo domandarle.” “Io…io non sono sicuro che sia consigliabile,” bisbigliò Xenophilius. Deglutì e diede una rapida occhiata al giardino. “Un po’ uno shock… parola mia… ehm… temo di non credere sia opportuno…” “Non ci vorrà molto,” disse Harry leggermente deluso da questo benvenuto tutt’altro che caloroso. “Io…oh, va bene allora. Entrate, svelti. Svelti!” Erano appena sulla soglia quando Xenophilius chiuse la porta sbattendola alle loro spalle. Erano in piedi nella cucina più strana che Harry avesse mai visto. La stanza era perfettamente circolare, tanto da sembrare di essere in un macinapepe gigante. Ogni cosa era curvata per farla aderire ai muri, la stufa, il lavandino e le credenze, e tutto 480 J. K. Rowling era stato dipinto con fiori, insetti ed uccelli in brillanti colori primari. Harry pensò di riconoscere lo stile di Luna. L’effetto in un tale spazio chiuso era opprimente. In mezzo al pavimento, una scala a chiocciola di ferro battuto portava al piano di sopra. Dall’alto proveniva molto rumore di battiti e colpi, Harry si chiese cosa stesse facendo Luna. “Fareste meglio a salire.” disse Xenophilius, ancora estremamente a disagio, guidandoli. La stanza sembrava fosse una combinazione tra soggiorno e posto di lavoro e, come tale, era molto più ingombra della cucina. Anche se molto più piccola e completamente tonda, la stanza somigliava piuttosto alla Stanza delle Necessità nell’indimenticabile occasione in cui si era trasformata in un labirinto gigantesco stipato di centinaia di oggetti sconosciuti. C’erano pile su pile di libri e carte su ogni ripiano. Modelli molto ben fatti di creature che Harry non riconosceva, tutti che agitavano le ali o battevano le mascelle, erano appesi al soffitto. Luna non c’era. Ciò che produceva tutto quel baccano era un oggetto di legno ricoperto di rotelle ed ingranaggi che giravano per magia. Sembrava una bizzarra mescolanza di un banco da lavoro ed un set di mensole. Dopo un po’, però, Harry si rese conto che si trattava di un vecchio tipo di pressa tipografica per il fatto che ne uscivano copie del Cavillo. “Scusatemi,” disse Xenophilius. Si diresse verso la macchina, afferrò una tovaglia sporca da sotto un numero immenso di libri e carte che si rovesciarono sul pavimento, e lo gettò sulla stampatrice, cosa che affievolì un po’ botti e cigolii. Poi si rivolse ad Harry. 481 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Perché siete venuti?” Prima che Harry potesse rispondere, però, Hermione si lasciò fuggire un grido di spavento. “Sig. Lovegood… cos’è quello?” Vide che stava indicando un grigio corno elicoidale, enorme, non dissimile da quello di unicorno, che era stato messo sul muro e che sporgeva per più di un metro nella stanza. “È il corno di un Ricciocorno Schiattoso,” disse Xenophilius. “No, non lo è!” disse Hermione. “Hermione,” mormorò Harry, imbarazzato, “ora non è il momento…” “Ma Harry, è un corno di Erumpent! È classificato tra i Materiali Commerciabili di classe B ed è estremamente pericoloso averlo in casa!” “Come sai che è un corno di Erumpent?” chiese Ron, allontanandosi dal corno il più velocemente possibile, ostacolato dall’estremo disordine della stanza. “C’è una descrizione in Animali Fantastici: dove trovarli! Sig. Lovegood, se ne deve liberare subito, non sa che può esplodere ad un leggerissimo tocco?” “Il Ricciocorno Schiattoso,” disse molto chiaramente Xenophilius, un cipiglio ostinato in viso, “è una creatura timida e piena di magia, e il corno è…” “Sig. Lovegood, riconosco le marcature scanalate intorno alla base, quello è un corno di Erumpent ed è incredibilmente pericoloso… non so dove lo abbia preso…” “L’ho comprato,” disse Xenophilius intransigente. “Due settimane fa da un giovane mago simpatico che 482 J. K. Rowling sapeva del mio interesse per i raffinati Ricciocorni. Una sorpresa di Natale per la mia Luna. Ed ora,” disse, rivolgendosi a Harry, “esattamente perché siete venuti qui, sig. Potter?” “Abbiamo bisogno di un po’ d’aiuto,” disse Harry, prima che Hermione potesse ricominciare. “Ah,” disse Xenophilius “Aiuto, eh!” Il suo occhio buono si diresse di nuovo alla cicatrice di Harry. Sembrava terrorizzato ed affascinato allo stesso tempo. “Sì. La questione è che... aiutare Harry Potter è... piuttosto pericoloso...” “Lei non è quello che continua a dire che il primo dovere di tutti è aiutare Harry?” disse Ron. “Nella sua rivista?” Xenophilius si voltò verso la pressa tipografica nascosta dalla tovaglia, che batteva e sferragliava. “Ehm…sì, ho espresso quel punto di vista. Comunque…” “Vale per tutti eccetto che per lei personalmente?” chiese Ron. Xenophilius non rispose. Deglutì, gli occhi dardeggiavano tra loro tre. Harry ebbe l’impressione che fosse sottoposto ad uno struggente dilemma. “Dov’è Luna?” chiese Hermione. “Sentiamo cosa ne pensa.” Xenophilius deglutì. Sembrava si stesse irrigidendo. Finalmente disse, con voce tremante difficile da sentire col rumore della pressa tipografica, “Luna è giù al 483 Harry Potter e i Cimeli della Morte ruscello, a pescare Plimpi5 d’acqua dolce. Lei... lei sarà felice di vederti. Andrò a chiamarla e poi… sì, molto bene, cercherò di aiutarvi.” Scomparve giù per la scala spirale e si sentì la porta principale aprirsi e chiudersi. Si guardarono l’un l’altro. “Vecchio verrucoso codardo,” disse Ron. “Luna ha dieci volte più fegato.” “Probabilmente è preoccupato di quello che accadrebbe loro se i Mangiamorte mi scoprissero,” disse Harry. “Beh, io sono d’accordo con Ron,” disse Hermione. “Terribile vecchio ipocrita, dire a tutti di darti aiuto e cercare di evitare di darci il suo. E per amor di Dio, tenetevi lontano da quel corno.” Harry si affacciò alla finestra all’altro lato della stanza. Poteva vedere un ruscello, un nastro sottile, brillante che scorreva lontano sotto la base della collina. Si trovavano molto in alto. Un uccello starnazzò oltre la finestra mentre guardava in direzione della Tana, ora invisibile oltre un’altra linea di colline. Ginny era lì da qualche parte. Erano più vicini oggi di quando lo fossero stati fin dal matrimonio di Bill e Fleur, ma lei non poteva sapere che lui, in quel momento, guardava fisso verso lei, pensando a lei. Supponeva di doverne essere contento, 5 Animali Fantastici. Dove trovarli - E’ un pesce sferico a chiazze con due lunghe zampe gommose e piedi palmati. Abita nei laghi profondi dove fruga il fondo cercando cibo, in particolare chiocciole d’acqua. Non è molto pericoloso, anche se mordicchia i piedi e gli indumenti dei nuotatori. I Maridi, per i quali è un flagello, lo bloccano legandogli le zampe in un nodo. In questo modo il Plimpi si allontana incapace di governare la rotta e non può far ritorno finché, dopo ore, non riesce a liberarsi. 484 J. K. Rowling chiunque entrasse in contatto con lui, era in pericolo, l’atteggiamento di Xenophilius lo dimostrava. Distolse lo sguardo dalla finestra e, voltandosi, adocchiò un altro oggetto particolare che era poggiato su un’ingombra credenza bombata, su un busto in marmo di una strega bella e imponente era poggiato un cappello assai bizzarro. Due escrescenze che somigliavano a cornetti acustici spuntavano dai lati. Un piccolo paio di brillanti ali blu era assicurato ad una cinghietta di cuoio che poggiava sulla sommità della testa, mentre uno dei ravanelli color arancio era fissato con un’altra cinghietta attorno alla fronte. “Guarda questo,” disse Harry. “Carino,” disse Ron. “Mi sorprende il fatto che non lo indossasse al matrimonio.” Sentirono la porta principale chiudersi, ed un momento più tardi Xenophilius salì di nuovo la scala a chiocciola fin nella stanza, le gambe sottili ora racchiuse in stivali Wellington, mentre portava un vassoio con tazze da tè mal assortite e una teiera fumante. “Ah, avete trovato la mia invenzione preferita,” disse, spingendo il vassoio nelle braccia di Hermione e spostando Harry al lato della statua. “Modellato, abbastanza fedelmente, sulla testa della bellissima Priscilla Corvonero, «L’Arguzia oltre misura è dell’uomo il più grande tesoro!»” Indicò gli oggetti simili cornetti acustici. “Questi sono Gorgosprizzi… disperdono tutte le fonti di distrazione nelle immediate vicinanza del pensatore. Qui,” indicò le piccole ali, “un propulsore Billywig, consentono un’elevata elasticità mentale. Ed infine,” 485 Harry Potter e i Cimeli della Morte indicò il ravanello arancione, “la Susina Dirigibile, per poter migliorare l’abilità di accettare lo straordinario.” Xenophilius camminò a grandi passi verso il vassoio di tè che Hermione era riuscita mettere in bilico su uno dei tavolini ingombri. “Posso offrirvi un’infusione di Radigorde?” disse Xenophilius. “Lo prendiamo da noi.” Mentre cominciava a versare la bibita che era di una tonalità sorprendentemente porpora, come succo di barbabietola rossa, aggiunse, “Luna è giù, oltre Bottom Bridge, è molto eccitata di sapervi qui. Non dovrebbe essere troppo lontana, ha preso Plimpi quasi a sufficienza per preparare una zuppa per tutti noi. Sedetevi e servitevi di zucchero a piacere. Ora,” tolse una pila barcollante di carte da una poltrona e si sedette, accavallando le gambe racchiuse negli stivali, “come posso aiutarla, Sig. Potter?” “Beh,” disse Harry, gettando uno sguardo a Hermione che annuiva incoraggiante col capo, “è per quel segno che portava al collo al matrimonio di Bill e Fleur, Sig. Lovegood. Ci chiedevamo che cosa significhi.” Xenophilius alzò le sopracciglia. “Si riferisce al simbolo dei Cimeli della Morte?” 486 J. K. Rowling CAPITOLO VENTUNO LA STORIA DEI TRE FRATELLI Harry si voltò a guardare Ron e Hermione. Nessuno sembrava aver capito quello che Xenophilius gli aveva detto. “I Cimeli della Morte?” “Esattamente,” disse Xenophilius, “Non ne avete mai sentito parlare? Non ne sono sorpreso. Pochissimi maghi ci credono. Ne è la dimostrazione quel giovanotto testone al matrimonio di suo fratello,” accennò col capo a Ron, “che mi attaccò perché mettevo in mostra il simbolo di un famoso mago Oscuro! Che ignoranza. Non c’è niente di Oscuro a proposito dei Cimeli… almeno, non nel suo senso stretto del termine… semplicemente si usa il 487 Harry Potter e i Cimeli della Morte simbolo per rivelasi agli altri credenti, nella speranza che essi possano aiutare qualcuno nella Ricerca.” Mescolò molte zollette di zucchero nel suo infuso di Radigorda e bevve alcuni sorsi. “Mi spiace,” disse Harry. “Ancora proprio non capisco.” Per essere cortese, Harry ne bevve un sorso e quasi si strozzò. La bevanda era disgustosa, come se qualcuno avesse liquefatto gelatine Tutti i Gusti + 1 aromatizzate ad uso dei fantasmi. “Beh, vedete, i credenti cercano i Cimeli della Morte,” disse Xenophilius, schioccando le labbra per mostrare apprezzamento dell’infuso di Radigorda. “Ma cosa sono i Cimeli della Morte?” chiese Hermione. Xenophilius accantonò la tazza vuota. “Avete mai sentito La storia dei tre fratelli?” Harry rispose, “No,” ma Ron ed Hermione dissero entrambi, “Sì.” Xenophilius annuì seriamente. “Bene, bene, Signor Potter, tutto ha inizio con «La storia dei tre fratelli»… ho una copia da qualche parte…” Gettò uno sguardo vago in tutta la stanza, alle pile di pergamene e di libri, ma Hermione disse, “Io ne ho una copia, Signor Lovegood, proprio qui.” Estrasse Le Novelle di Beedle il Bardo dalla sacca ornata di perle. “L’originale?” domandò bruscamente Xenophilius, e quando lei annuì, aggiunse, “Bene dunque, perché non lo legge ad alta voce? È il modo migliore per assicurarci che capiamo tutti.” 488 J. K. Rowling “Ehm… va bene,” disse nervosamente Hermione. Aprì il libro ed Harry notò che il simbolo su cui stavano indagando era in testa alla pagina. Hermione si schiarì la gola e cominciò a leggere. “C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al crepuscolo...” “A mezzanotte, ci raccontava sempre nostra madre,” disse Ron stiracchiandosi le braccia dietro alla testa, e ascoltando. Hermione lo fulminò con lo sguardo. “Scusa, ho sempre pensato fosse un po’ più sinistro se ambientato a mezzanotte!” disse Ron. “Sì, perché abbiamo davvero bisogno di un po’ di paura in più nelle nostre vite,” disse Harry prima di riuscire a trattenersi. Xenophilius non sembrava prestare molta attenzione, ma fissava il cielo al di fuori dalla finestra. “Vada avanti, Hermione.” “Col tempo, i fratelli arrivarono ad un fiume troppo profondo da guadare e troppo pericoloso da attraversare a nuoto. Questi tre fratelli, tuttavia, erano molto esperti in arte magica e così, semplicemente, agitarono le bacchette e fecero apparire un ponte sull’acqua infida. Giunti a metà strada, sul ponte, trovarono il percorso sbarrato da una figura incappucciata. E Morte parlò loro…” “Scusa,” esclamò Harry, “ma Morte parlò loro?” “È una favola, Harry!” “Giusto, scusa. Vai avanti.” “E Morte parlò loro. Era adirata per essere stata privata di tre nuove vittime, poiché i viaggiatori solitamente affogavano nel fiume. Morte, in ogni caso, era 489 Harry Potter e i Cimeli della Morte astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e dichiarò che ognuno di loro aveva guadagnato un premio per essere stato abbastanza intelligente da sfuggirle. Così il fratello maggiore, che era un uomo combattivo, chiese di avere la bacchetta più potente mai esistita: una bacchetta destinata a vincere qualsiasi duello ingaggiato dal proprietario, una bacchetta degna del mago che aveva battuto Morte! Morte, allora, raggiunse un sambuco che cresceva sulla sponda del fiume, modellò una bacchetta da un ramo pendente e la donò al maggiore dei fratelli. Il secondo dei fratelli, che era un uomo arrogante, decise di voler umiliare ancora di più Morte e le chiese il potere di richiamare altre persone decedute. Morte, allora, raccolse un sasso dall’argine e lo diede al secondo fratello, dicendogli che la pietra avrebbe avuto il potere di riportare indietro i morti. Morte chiese al terzo e più giovane dei fratelli, poi, cosa gli sarebbe piaciuto. Era il più umile e anche il più saggio dei fratelli e non si fidava di Morte. Chiese, perciò, di avere un oggetto che gli permettesse di uscire da quella situazione senza essere inseguito da Morte. E Morte, decisamente di controvoglia, gli consegnò il suo Mantello dell’Invisibilità.” “Morte aveva un Mantello dell’Invisibilità?” interruppe di nuovo Harry. “In modo da avvicinarsi furtivamente alle persone,” disse Ron. “Qualche volta si annoia a correre dietro alla gente, agitando le braccia e gridando… scusa, Hermione.” 490 J. K. Rowling “A quel punto, Morte si fece da parte e permise ai tre fratelli di continuare sulla loro strada, ed essi così fecero, discorrendo con stupore dell’avventura che avevano vissuto e dei regali meravigliosi di Morte. A tempo debito, i fratelli si separarono, ognuno per la propria strada. Il primo fratello viaggiò per più di una settimana, giunse a un villaggio distante e vi trovò un altro mago con cui aveva una disputa. Naturalmente, con l’Antica Bacchetta come arma, non avrebbe potuto perdere il duello che seguì. Lasciato il suo nemico in terra, morto, il maggiore dei fratelli si diresse verso una locanda, dove si vantò con tutti della potente bacchetta che era riuscito a strappare a Morte, e di come era diventato invincibile. A notte fonda, un altro mago s’infiltrò silenziosamente nella camera dove il fratello maggiore era disteso nel letto, addormentato e ubriaco fradicio. Il ladro gli sottrasse la bacchetta e, per buona misura, gli tagliò la gola. E così Morte si prese il primo fratello. Il secondo fratello, nel frattempo, tornò a casa dove viveva da solo. Appena giunto, tirò fuori la Pietra che aveva il potere di resuscitare i morti e se la fece rotolare per tre volte nella mano. Con stupore e delizia, la figura della ragazza che una volta aveva sperato di sposare, prematuramente deceduta, gli apparve di fronte in un baleno. Lei era triste e fredda, però, separata da lui come da un velo. Sebbene fosse tornata al mondo mortale, non vi apparteneva realmente e soffriva. Il secondo fratello, 491 Harry Potter e i Cimeli della Morte dunque, impazzito per il disperato desiderio, si suicidò in modo da poterle restare accanto per sempre. E così Morte si prese il secondo fratello. Sebbene Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solamente quando raggiunse una veneranda età, che il fratello più giovane finalmente tolse il Mantello dell’Invisibilità e lo diede a suo figlio. Salutò Morte come si fa con una vecchia amica, andò volentieri con lei e, alla pari, abbandonarono questa vita.” Hermione chiuse il libro. Passarono un momento o due prima che Xenophilius si rendesse conto che la lettura era terminata, distolse lo sguardo fisso dalla finestra e disse: “Bene, questo è quanto.” “Scusi?” disse Hermione, confusa. “Quelli sono i Cimeli della Morte,” disse Xenophilius. Raccolse un calamo da un vicino tavolo stracarico ed estrasse un pezzo sbrindellato di pergamena da una pila di libri. “L’Antica Bacchetta di Sambuco,” disse, e disegnò una linea verticale e diritta sulla pergamena. “La Pietra della Resurrezione,” ed aggiunse un cerchio a toccare le estremità della linea. “Il Mantello dell’Invisibilità,” concluse, includendo linea e cerchio in un triangolo, creando i simboli che avevano interessato tanto Hermione. “Insieme,” disse, “I Cimeli della Morte.” “Ma non c’è nessun riferimento alle parole «Cimeli della Morte» nella storia,” disse Hermione. “Beh, naturalmente,” disse Xenophilius, in modo esasperatamente soddisfatto. “Quella è una storia per bambini, raccontata per divertire piuttosto che per istruire. 492 J. K. Rowling Quelli di noi che capiscono queste questioni, riconoscono che l’antica storia si riferisce ai tre oggetti, o Cimeli, i quali, se uniti, fanno del loro possessore il Padrone della Morte.” Ci fu un breve silenzio nel quale Xenophilius gettò uno sguardo fuori della finestra. Il sole era già basso nel cielo. “Luna dovrebbe aver raccolto abbastanza Plimpi ormai,” disse quietamente. “Quando ha detto «Padrone della Morte»…”disse Ron. “Padrone,” disse Xenophilius, sventolando disinvolto una mano. “Conquistatore. Vincitore. Qualunque termine preferisce.” “Ma quindi... intende dire...” disse Hermione lentamente, e Harry avrebbe potuto giurare che lei tentava di non mostrare alcuna traccia di scetticismo nella voce, “… che lei crede che questi oggetti, questi Cimeli, esistano veramente?” Xenophilius alzò di nuovo le sopracciglia. “Beh, naturalmente.” “Ma,” continuò Hermione, ed Harry notò che il controllo della voce iniziava a venir meno, “Sig. Lovegood, come fa a credere…?” “Luna mi ha raccontato tutto su di lei, Signorina,” disse Xenophilius. “Lei non è, in sintesi, priva d’intelligenza, ma ha una concezione dolorosamente limitata. Ristretta. Una mente chiusa.” “Forse dovresti indossare il berretto, Hermione,” disse Ron, accennando col capo verso il ridicolo copricapo. La voce gli tremava per lo sforzo di non ridere. 493 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Signor Lovegood,” riprese Hermione, “noi tutti sappiamo che esistono cose come i Mantelli dell’Invisibilità. Sono rari, ma esistono. Però…” “Ah, ma il terzo Cimelio è un vero Mantello dell’Invisibilità, signorina Granger! Voglio dire, non è un mantello da viaggio impregnato con un Incantesimo di Disillusione, o contenete un Incantesimo Confundus, o tessuto con i peli dei Demiguise6, che inizialmente nascondono bene, ma il cui effetto si affievolisce con gli anni finché diventa opaco. Stiamo parlando di un mantello che davvero rende chi l’indossa completamente invisibile, e resiste eternamente, fornendogli un costante e impenetrabile nascondiglio che non ha niente a che vedere con gli incantesimi. Quanti mantelli del genere ha mai visto, signorina Granger?” Hermione aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse di nuovo, fissandolo più confusa che mai. Lei, Harry e Ron si scambiarono uno sguardo, ed Harry comprese che tutti stavano pensando la stessa cosa. Un mantello identico a quello descritto da Xenophilius, in quel preciso momento, era nella stanza con loro. “Precisamente,” disse Xenophilius, come se li avesse battuti con le sue argomentazioni. “Nessuno di voi ha mai visto un simile oggetto. Il possessore sarebbe incommensurabilmente ricco, non credete?” Gettò di nuovo uno sguardo fuori della finestra. Il cielo, in quel momento, aveva assunto una pallida traccia di rosa. 6 Animali Fantastici. Dove trovarli - è una specie di scimmia incantata il cui pelo ha proprietà di invisibilità e si usa per tessere la stoffa con cui sono fatti i mantelli dell’invisibilità. 494 J. K. Rowling “D’accordo,” disse Hermione, sconcertata. “Ammettiamo che il Mantello esistita… ma cosa ci dice sulla Pietra, Signor Lovegood? Quella che ha chiamato Pietra della Risurrezione?” “A che riguardo?” “Beh, come può essere vera, quella?” “Provi che non lo è,” disse Xenophilius. Hermione sembrava indignata. “Ma questo è… scusi, ma questo è completamente ridicolo! Come posso provare che non esiste? Si aspetta che io mi procuri… tutti i ciottoli nel mondo e li esamini? Voglio dire, si potrebbe dire che qualsiasi cosa sia vera, se l’unica base per credere in essa è che nessuno ha provato che non può esserlo!” “Proprio così,” disse Xenophilius. “Sono lieto di vedere che le si sta aprendo un po’ la mente.” “Quindi l’Antica Bacchetta,” disse rapidamente Harry, prima che Hermione potesse replicare, “pensa che esista anche quella?” “Oh, beh, per quella esiste una prova incontrovertibile,” disse Xenophilius. “L’Antica Bacchetta di Sambuco è il Cimelio più facilmente rintracciabile, a causa del modo in cui passa di mano in mano.” “Ossia?” chiese Harry. “Il possessore della bacchetta deve conquistarla al proprietario precedente, se vuole veramente esserne il Padrone,” disse Xenophilius. “Non ha mai sentito di come la bacchetta sia giunta ad Egbert l’Egregio dopo il brutale assassinio di Emeric il Maligno? Di come Godelot morì richiuso in cantina dopo che suo figlio Hereward gli sottrasse la bacchetta? Del terribile Loxias che prese la 495 Harry Potter e i Cimeli della Morte bacchetta da Baranabas Deverill dopo averlo assassinato? La pista insanguinata dell’Antica Bacchetta di Sambuco è tracciata dagli schizzi che imbrattano le pagine di storia del Mondo Magico.” Harry gettò uno sguardo a Hermione. Stava guardando Xenophilius di traverso, ma non lo contraddisse. “Quindi dove pensa si trovi l’Antica Bacchetta, adesso?” chiese Ron. “Ahimè, chi lo sa?” disse Xenophilius, fissando fuori della finestra. “Chi sa dove l’Antica Bacchetta giace nascosta? La pista si complica con Arcus e Livius. Chi può dire quale di loro veramente sconfisse Loxias e gli rubò la bacchetta? E chi può sapere l’identità di colui che riuscì a sottrarla a uno di loro? La storia, ahimè, non ci aiuta.” Ci fu una pausa. Finalmente Hermione chiese freddamente, “Signor Lovegood, la famiglia Peverell ha qualche cosa a che fare con i Cimeli della Morte?” Xenophilius sembrava sorpreso, mentre qualcosa affiorò alla memoria di Harry, ma non riusciva a focalizzare. Peverell... aveva già sentito prima quel nome... “Ma allora ha tentato di ingannarmi, ragazzina!” disse Xenophilius, raddrizzandosi sulla sedia e rivolgendosi ad Hermione. “Pensavo non sapeste nulla della Ricerca dei Cimeli! Siamo molti, tra i Ricercatori, a credere che i Peverell abbiano tutto… tutto!... a che fare con i Cimeli!” “Chi sono i Peverell?” chiese Ron. “Questo nome era inciso sulla tomba con il marchio, a Godric’s Hollow,” disse Hermione, continuando a fissare Xenophilius. “Ignotus Peverell.” 496 J. K. Rowling “Precisamente!” confermò Xenophilius, alzando l’indice saccentemente. “Il marchio dei Cimeli sulla tomba di Ignotus è la prova conclusiva!” “Di che cosa?” chiese Ron. “Del fatto che i tre fratelli della storia, in realtà, erano i tre fratelli Peverell: Antioch, Cadmus e Ignotus! Loro erano i proprietari originali dei Cimeli!” Lanciando un altro sguardo alla finestra, si piegò, raccolse il vassoio e si avviò verso la scala a chiocciola. “Vorreste restare a cena?” domandò, quindi svanì nuovamente giù per le scale. “Tutti ci chiedono sempre la ricetta della zuppa di Plimpi d’acqua dolce.” “Probabilmente per mostrarla al Reparto Avvelenamenti del San Mungo,” bisbigliò Ron. Harry attese finché non sentirono Xenophilius che si spostava in cucina al piano di sotto, prima di parlare. “Cosa ne pensi?” chiese a Hermione. “Oh, Harry,” rispose stancamente, “è un mucchio di spazzatura bell’e buono. Non può essere veramente il significato del simbolo. Deve essere solo una sua bizzarra interpretazione. Che spreco di tempo.” “Non posso trascurare che quello è l’uomo che ciancia di Riccocorni Schiattosi,” disse Ron. “Nessuno di voi gli crede?” chiese Harry. “Nah, è solo una di quelle storie da raccontare ai bambini per insegnar loro una morale, non è così? «Non andare a cercare guai, non attaccar brighe, non andare a rimestare le cose passate, meglio lasciar perdere! Tieni la testa bassa, pensa ai fatti tuoi, e andrà tutto bene.» Rifletti su questo,” aggiunse Ron, “forse questa storia è nata 497 Harry Potter e i Cimeli della Morte perché sembra che le bacchette di sambuco siano sfortunate.” “Di cosa stai parlando?” “È una delle tante superstizioni, non è così? «Le streghe nate a maggio sposeranno Babbani», «Fattura all’imbrunire, mezzanotte la fa sparire», «bacchetta di sambuco, l’incantesimo va buco», dovreste averli sentiti. Mia mamma ne conosce un sacco.” “Harry ed io siamo stati cresciuti dai Babbani,” gli ricordò Hermione. “Ci sono state insegnate credenze diverse.” Gemette intensamente, mentre un odore pungente saliva dalla cucina. L’unica cosa buona era che la sua esasperazione per Xenophilius sembrava averle fatto dimenticare di essere seccata con Ron. “Penso che tu abbia ragione,” gli disse lei. “È solo una storia con una morale, è ovvio quale regalo sia il migliore, quale sceglieresti…” I tre risposero insieme: Hermione disse, “il Mantello”, Ron scelse, “la Bacchetta” ed Harry invece “la Pietra.” Si guardarono l’un l’altro, mezzi sorpresi, mezzi divertiti. “Tu supponi di preferire il Mantello,” disse Ron ad Hermione, “ma non avresti bisogno di essere invisibile se avessi la bacchetta. Andiamo, Hermione, una bacchetta imbattibile!” “Già abbiamo un Mantello dell’Invisibilità,” aggiunse Harry. “E ci ha aiutato diverse volte, nel caso non te ne fossi accorto!” ribadì Hermione. “Mentre la bacchetta sarebbe solo portatrice di guai…” 498 J. K. Rowling “Solamente se lo sbandierassi ai quattro venti,” argomentò Ron. “Solamente se fossi abbastanza sciocco da andare in giro danzando e sventolandola sulla testa, cantando, «io ho una bacchetta imbattibile, fattevi avanti se credete di essere abbastanza duri» Fino a quando tieni la bocca chiusa…” “Sì, ma tu riusciresti a tenere quella trappola chiusa?” rimbeccò Hermione, scettica. “Sapete, l’unica cosa vera che ci ha detto, è che ci sono state storie su bacchette super potenti per centinaia di anni.” “Davvero?” chiese Harry. Hermione appariva esasperata: quell’espressione era diventata così familiare che Harry e Ron si scambiarono un sorriso sarcastico. “La Bacchetta Mortale, la Bacchetta del Destino, sono conosciute sotto nomi diversi attraverso i secoli, di solito nelle mani di qualche mago Oscuro che se ne vantava. Il professor Rüf ha parlato di alcune di esse, ma… oh, sono tutte sciocchezze. Le bacchette sono solamente tanto potenti quanto i maghi che le usano. Ad alcuni maghi piace vantarsi che le loro sono più grandi e migliori di quelle altrui.” “Ma come fai a sapere,” disse Harry, “che quelle bacchette…la Bacchetta Mortale e la Bacchetta del Destino… non siano la stessa bacchetta, che si manifesta durante il corso dei secoli sotto nomi diversi?” “Cosa, che in realtà siano tutte l’Antica Bacchetta di Sambuco, fatta da Morte?” disse Ron. Harry rise. La strana idea che gli era venuta in mente, dopo tutto, era ridicola. La sua bacchetta, ricordò a se stesso, era fatta di agrifoglio, non di sambuco, ed era stata fatta da Olivander. 499 Harry Potter e i Cimeli della Morte Qualunque cosa la bacchetta avesse fatto quella notte che Voldemort l’aveva inseguito in volo, se fosse stata imbattibile, come mai s’era rotta? “Allora perché vorresti la pietra?” gli chiese Ron. “Beh, se potesse far resuscitare le persone, potremmo riavere Sirius… Malocchio... Silente... i miei genitori...” Né Ron né Hermione, sorrisero. “Secondo Beedle il Bardo, non vorrebbero tornare indietro, giusto?” disse Harry, mentre ripensava alla storia che avevano appena ascoltato. “Immagino non ci siano state molte altre storie su una pietra che può far resuscitare i morti, vero?” chiese rivolto ad Hermione. “No,” rispose lei malinconicamente. “Penso che nessuno, eccetto il Sig. Lovegood, possa illudersi che sia possibile. Beedle probabilmente copiò l’idea dalla Pietra Filosofale, sapete, invece di una pietra che rende immortali, una pietra che fa tornare dalla morte.” L’odore dalla cucina stava diventando più pungente. Assomigliava all’odore di mutande bruciate. Harry si chiese se, qualsiasi cosa Xenophilius stesse cucinando, sarebbe stato possibile ingurgitarne abbastanza da non ferirne i sentimenti. “Cosa pensate del Mantello, però?” disse sottovoce Ron. “Non avete capito che ha ragione? Ho usato così tante volte il Mantello di Harry che so quanto è buono, non ho mai smesso di pensarci. Non ho sentito mai di un mantello come quello di Harry. È infallibile. Nessuno ci ha mai individuato sotto quello…” “Certo che no… siamo invisibili, quando stiamo sotto il mantello, Ron!” 500 J. K. Rowling “Ma tutto ciò che ha detto sugli altri mantelli, e non che vadano a dieci a uno Zellino, sai, è vero! Non mi è mai accaduto, ma avevo già sentito qualcosa su incantesimi che si dissolvono dai mantelli quando diventano vecchi, o che vengono lacerati in diversi punti da maledizioni tanto da rimanere bucati. Quello di Harry era appartenuto a suo padre, quindi non è esattamente nuovo, ma… è ancora… perfetto!” “Sì, OK, ma Ron, la pietra...” Mentre loro discutevano bisbigliando, Harry fece un giro della stanza, ascoltandoli solamente di sfuggita. Arrivato alle scale a chiocciola, alzò lo sguardo assente verso il piano superiore, che subito catturò la sua attenzione. Il suo stesso volto gli restituiva lo sguardo dal soffitto della stanza superiore, ma dopo un momento di confusione, capì che non era un specchio, ma un dipinto. Incuriosito, cominciò a salire i gradini. “Harry, che fai? Non penso che dovresti curiosare quando lui non c’è!” Ma Harry era già arrivato al piano di sopra. Luna aveva decorato il soffitto della sua cameretta con cinque volti meravigliosamente dipinti: Harry, Ron, Hermione, Ginny, e Neville. Non si muovevano, come facevano i ritratti di Hogwarts, ma avevano un qualcosa di magico nel loro complesso. Harry pensò che respirassero. C’era, in apparenza, una bella catena dorata che si intrecciava tra i ritratti collegandoli insieme. Dopo averla esaminata per un minuto o giù di li, però, Harry comprese che la catena era in realtà una parola ripetuta mille volte con inchiostro dorato: amici... amici... amici... 501 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry provò un moto d’affetto per Luna. Diede un’occhiata alla stanza. C’era una grande fotografia accanto al letto, di una giovane Luna ed una donna che le somigliava moltissimo. Si stavano abbracciando. Luna sembrava tanto ben curata in quel ritratto, quanto Harry non l’aveva mai vista in vita sua. Il ritratto era polveroso. Questo colpì Harry come qualcosa di sospetto. Si guardò intorno. Qualcosa non andava. Il tappeto blu pallido era ricoperto da un fitto strato di polvere. Non c’erano vestiti nell’armadio, le cui porte erano semiaperte. Il letto aveva un aspetto freddo e ostile, come se nessuno ci avesse dormito da settimane. Una singola ragnatela copriva tutta la finestra più vicina spiccando contro il cielo rosso sangue. “Cosa c’è di strano?” chiese Hermione, appena Harry ebbe ridisceso la scala, ma prima che potesse rispondere, Xenophilius ricomparve dalla scala della cucina trasportando un vassoio carico di ciotole. “Sig. Lovegood,” disse Harry. “Dov’è Luna?” “Prego?” “Dove è Luna?” Xenophilius si arrestò sull’ultimo gradino. “Io… te l’ho già detto. È giù al Bottom Bridge a pesca di Plimpi.” “Allora perché ha preparato il vassoio solo per quattro?” Xenophilius tentò di parlare, ma non emise alcun suono. Gli unici rumori erano lo sbatacchiare ininterrotto della stampatrice ed il fastidioso tintinnare del vassoio provocato dalle mani tremanti di Xenophilius. 502 J. K. Rowling “Non penso che Luna sia più qui da settimane,” disse Harry. “I vestiti mancano, il letto non è stato usato. Dove è? E perché continua a guardare fuori della finestra?” Xenophilius lasciò cadere il vassoio. Le ciotole rimbalzarono e si frantumarono, Harry, Ron, ed Hermione estrassero le bacchette. Xenophilius si immobilizzò con la mano quasi dentro la tasca. In quel momento, dalla pressa tipografica provenne uno strano fragore e numerose copie del Cavillo si riversarono sul pavimento, sotto la tovaglia, e la pressa si fermò, finalmente. Hermione si chinò e raccolse uno dei periodici, mantenendo la bacchetta puntata verso il Sig. Lovegood. “Harry, guarda questo.” Le si avvicinò il più rapidamente possibile attraverso tutto quel disordine. Sulla prima pagina del Cavillo c’era una sua foto, affiancata dalle parole «Indesiderabile Numero Uno» e riportante in didascalia l’ammontare della ricompensa. “Il Cavillo ha cambiato tendenza, quindi?” chiese Harry con freddezza, mentre la mente lavorava molto velocemente. “È questo quello che ha fatto quando è andato in giardino, Signor Lovegood? Ha spedito un gufo al Ministero?” Xenophilius si umettò le labbra. “Hanno preso la mia Luna,” mormorò, “per colpa di quello che ho scritto. Hanno preso la mia Luna e non so dove sia, né cosa le abbiano fatto. Ma è probabile che me la rimandino se io… se io…” “Gli consegna Harry?” concluse Hermione per lui. “Lascia perdere.” disse Ron in tono piatto. “Si sposti, ce ne andiamo.” 503 Harry Potter e i Cimeli della Morte Xenophilius appariva orribile, un vecchio centenario, con le labbra tirate in un’espressione terrificante. “Saranno qui tra pochi istanti. Devo salvare Luna. Non posso perdere Luna. Non dovete andarvene.” Allargò le braccia avanti alla scala, ed Harry ebbe una improvvisa reminiscenza di sua madre che faceva la stessa cosa avanti alla sua culla. “Non ci costringa a farle del male,” disse Harry. “Si sposti, Signor Lovegood.” “HARRY!” urlò Hermione. Figure su manici di scopa volavano oltre le finestre. Appena i tre spostarono altrove la loro attenzione, Xenophilius estrasse la bacchetta. Harry si rese conto appena in tempo del loro errore. Si lanciò lateralmente, spingendo Ron ed Hermione fuori della traiettoria dello Schiantesimo di Xenophilius, che volò in alto nella la stanza e colpì il corno di Erumpent. Ci fu un’esplosione colossale. Dal rumore sembrava che la stanza fosse scoppiata. Frammenti di legno, carta e detriti volarono in tutte le direzioni, insieme ad una nube impenetrabile di spessa polvere bianca. Harry fu scaraventato in aria, poi crollò sul pavimento, incapace di vedere mentre frammenti gli piovevano addosso, le braccia sulla testa. Sentì il grido di Hermione, l’urlo di Ron, ed una serie di orrendi tonfi metallici che gli dissero che Xenophilius era stato sbalzato all’indietro ed era caduto giù per la scala. Metà sepolto dai rottami, Harry tentò di alzarsi. Poteva a malapena respirare o vedere polvere. Metà del soffitto era crollato ed una parte del letto di Luna pendeva attraverso il buco. Il busto di Priscilla 504 J. K. Rowling Corvonero, che gli era finito vicino, aveva metà del viso. Frammenti di pergamena lacerata svolazzavano nell’aria, la stampatrice era quasi del tutto ribaltata, bloccando la cima delle scale della cucina. Poi un’altra figura bianca gli si avvicinò ed Hermione, ricoperta di polvere quasi fosse una seconda statua, si pigiò un dito alle labbra. La porta del piano di sotto si aprì, schiantandosi. “Non ti avevo detto che non c’era nessun bisogno di affrettarsi, Travers?” disse una voce rozza. “Non ti avevo detto che questo pazzo stava semplicemente delirando, come al solito?” Seguirono un colpo ed un grido di dolore di Xenophilius. “No... no... di sopra... Potter!” “Ti ho avvisato la scorsa settimana, Lovegood, non saremmo tornati per niente di meno che solide informazioni! Ricordi la settimana scorsa? Quando volevi barattare tua figlia per quello stupido miserevole copricapo? E la settimana prima…” Bang. Un’altra botta, un altro strillo acuto. “… Quando capirai che noi te la restituiremo solo se ci darai prova certa dell’esistenza dei…” Bang “… Ricciocorni…” Bang “…Schiattosi?” “No… no… vi imploro!” singhiozzò Xenophilius. “È davvero Potter, davvero!” “Ed ora ci hai chiamati qui solo per tentare di farci saltare in aria!” ringhiò il Mangiamorte e ci furono una raffica di colpi inframmezzati dagli acuti strilli di dolore di Xenophilius. “Credo che qui sta per crollare tutto, Selwyn,” disse una seconda, fredda voce, echeggiando sulla scala in parte 505 Harry Potter e i Cimeli della Morte distrutta. “La scala è completamente bloccata. Vuoi provare a sgomberarla? Potrebbe crollare.” “Stai mentendo, pezzo d’immondizia,” strillò il mago chiamato Selwyn. “Non hai mai visto Potter in vita tua, vero? Penso ci abbia adescati qui per ucciderci, l’hai fatto? E pensi che riavrai la ragazza in questo modo?” “Lo giuro... lo giuro... Potter è disopra!” “Homenum revelio.” evocò la voce ai piedi dei gradini. Harry sentì Hermione ansimare ed ebbe la spiacevole sensazione che qualche cosa gli piombasse addosso, immergendogli il corpo nella sua stessa ombra. “C’è veramente qualcuno lassù, Selwyn,” disse bruscamente il secondo uomo. “È Potter, vi dico, è Potter!” singhiozzò Xenophilius. “Per favore... per favore... restituitemi Luna, appena mi permettete di riavere Luna...” “Potrai riavere la tua ragazzina, Lovegood,” disse Selwyn, “se salirai su quei gradini e mi porterai giù Harry Potter. Ma se questo è un complotto, se è un trucco, se hai un complice che t’aspetta lassù per tenderci un agguato, vedremo di conservarti qualche pezzettino di tua figlia perché tu lo possa seppellire.” Xenophilius ebbe un gemito di paura e di disperazione. Si sentì uno scalpitio e rotolii di macerie. Xenophilius stava tentando di passare attraverso i detriti sui gradini. “Andiamo,” bisbigliò Harry, “dobbiamo uscire da qui.” Iniziò a farsi largo tra le macerie schermato da tutto il rumore che Xenophilius produceva sulla scala. Ron fu 506 J. K. Rowling seppellito ancora di più. Harry e Hermione si arrampicarono, più silenziosamente possibile, sui rottami sotto cui era sepolto, tentando di togliergli un pesante cassettone dalle gambe. Mentre Xenophilius, colpendo e raschiando, si avvicinava sempre più, Hermione si adoperò per liberare Ron utilizzando un Incantesimo di Librazione. “Tutto a posto.” sospirò Hermione, non appena la stampante rotta che bloccava la cima dei gradini cominciò a tremare. Xenophilius era a un passo da loro. Lei era ancora bianca, ricoperta di polvere. “Ti fidi di me, Harry?” Harry annuì. “Ok allora,” sussurrò Hermione. “dammi il Mantello dell’Invisibilità. Ron, preparati a metterlo.” “Io? Ma Harry…” “Per favore, Ron! Harry, tieniti stretto alla mia mano, Ron afferrami la spalla.” Harry le porse la mano sinistra. Ron scomparve sotto il Mantello. La stampatrice che bloccava i gradini stava vibrando. Xenophilius tentava di spostarla usando un Incantesimo di Librazione. Harry non capiva cosa stesse aspettando Hermione. “Tieniti stretto,” bisbigliò. “Tieniti stretto... qualche secondo...” La faccia ricoperta di bianco di Xenophilius apparve sulla cima della credenza. “Oblivion!” gridò Hermione, puntandogli la bacchetta in faccia, poi verso il pavimento sotto di loro: “Deprimo!” Aveva aperto un foro nel pavimento del soggiorno. Caddero come sassi, Harry stringendole la mano a costo della vita, ci fu un grido dal basso ed intravide due uomini 507 Harry Potter e i Cimeli della Morte che tentavano di uscire dalla traiettoria di quantità enormi di detriti e mobilia rotta che pioveva ovunque su di loro dal soffitto distrutto. Hermione si contorse in volo e, quando il tuono assordante del crollo della casa arrivò alle orecchie di Harry, lei lo stava trascinandolo ancora una volta nell’oscurità. 508 J. K. Rowling CAPITOLO VENTIDUE I CIMELI DELLA MORTE Harry cadde, ansante, sull’erba e si rialzò di scatto. Sembrava che fossero finiti in un angolo di un campo al crepuscolo. Hermione già correva intorno agitando la bacchetta. “Protego Totalum… Salvio Hexia.” “Quella vecchia sanguisuga traditrice!” sbuffò Ron, uscendo dal Mantello dell’Invisibilità e gettandolo a Harry. “Hermione sei geniale, un perfetto genio. Non riesco a credere di esserne fuori.” “ Cave Inimicum… L’avevo detto che era un corno di Erumpent? No? E ora si trova la casa mezza distrutta!” 509 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Servito a dovere,” rispose Ron, esaminandosi i jeans strappati e i tagli alle gambe. “Cosa pensi gli abbiano fatto?” “Oh, spero solo che non lo uccidano!” brontolò Hermione, “È per questo che ho voluto che i Mangiamorte potessero vedere Harry, prima che ce ne andassimo, per fargli sapere che Xenophilius non gli aveva mentito!” “Perché hai nascosto me, però?” chiese Ron. “Perché tu dovresti essere a letto affetto da Spruzzolosi, Ron! Hanno rapito Luna perché suo padre era dalla parte di Harry! Cosa succederebbe alla tua famiglia se sapessero che sei con noi?” “Ma allora cosa succederà a tuo padre e tua madre?” “Sono in Australia,” disse Hermione, “Dovrebbero essere al sicuro. Non sanno niente.” “Sei un genio,” ripeté Ron guardandola con rispetto. “Lo sei davvero, Hermione,” assentì Harry con fervore, “non so cosa avremmo potuto fare senza di te.” Lei sorrise, ma tornò immediatamente seria. “Che cosa ne sarà di Luna?” “Se stavano dicendo la verità, dovrebbe essere ancora viva…” iniziò Ron. “Non dirlo, non pensarci nemmeno!” gridò Hermione. “Deve essere viva, deve!” “Sarà ad Azkaban, suppongo,” disse Ron. “Se però riuscirà a sopravvivere a quel posto… In molti non ce la fanno…” “Lei ce la farà,” disse Harry. Non poteva nemmeno iniziare a prendere in considerazione l’alternativa. “È tosta Luna, molto più di quello che pensiate. Probabilmente sta 510 J. K. Rowling insegnando a tutti i reclusi cosa sono i Gorgosprizzi e i Nargilli.” “Spero tu abbia ragione,” disse Hermione. Si passò una mano sugli occhi. “Mi sentirei così dispiaciuta per Xenophilius se…” “… se non avesse tentato di venderci ai Mangiamorte, sì,” disse Ron. Tirarono su la tenda e vi entrarono, e subito Ron si mise a preparare il tè. Dopo quella fuga di stretta misura, il vecchio ambiente freddo e pieno di muffa li faceva sentire a casa: sicuro, familiare, amichevole. “Oh, perché ci siamo andati?” brontolò Hermione dopo pochi minuti di silenzio. “Harry, avevi ragione, è finito tutto di nuovo come a Godric’s Hollow, una grossa perdita di tempo! I Cimeli della Morte… che sciocchezze… anche se, veramente,” un rapido ragionamento pareva averla interrotta, “potrebbe aver inventato tutto al momento, no? Probabilmente non crede neanche lui ai Cimeli della Morte, voleva solo riempirci di chiacchiere fino all’arrivo dei Mangiamorte!” “Non credo,” disse Ron. “È dannatamente più difficile inventarsi qualcosa quando si è sotto pressione di quanto si possa pensare. L’ho capito quando sono stato catturato dai Razziatori. Fu più facile fargli credere di essere Stan, perché ne sapevo qualcosa, piuttosto che inventarmi completamente una nuova identità. Il vecchio Lovegood era terribilmente sotto pressione, cercando di esser certo di riuscire a trattenerci. Penso ci abbia detto la verità, o almeno quello che crede sia la verità, tanto per farci parlare.” 511 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Beh, non importa,” sospirò Hermione. “Anche se fosse stato sincero, non ho mai sentito un tale mucchio di sciocchezze in vita mia.” “Aspetta un attimo, però,” disse Ron. “Anche la Camera dei Segreti si credeva fosse un mito, no?” “Ma i Cimeli della Morte non possono esistere, Ron!” “Lo dici tu, ma uno di questi può,” disse Ron. “Il Mantello dell’Invisibilità di Harry…” “Il Racconto dei Tre Fratelli è una favola,” disse decisa Hermione. “Una favola su come gli uomini siano spaventati dalla morte. Se sopravvivere fosse facile come nascondersi sotto il Mantello dell’Invisibilità, avremmo già tutto ciò che occorre!” “Non lo so. Potrebbe andar bene una bacchetta imbattibile,” disse Harry, facendosi girare tra le dita la bacchetta di prugnolo che tanto disprezzava. “Quella non esiste, Harry!” “Hai detto che di bacchette ce ne sono state tante… la Bacchetta Mortale o come si chiamano…” “Ok, anche se volessimo divertirci a credere che l’Antica Bacchetta di Sambuco sia vera, che mi dici della Pietra della Resurrezione?” Le sue dita indicarono un punto interrogativo intorno al nome, e il tono diventò sarcastico. “Nessuna magia può resuscitare i morti, e questo è tutto!” “Quando la mia bacchetta si collegò con quella di TuSai-Chi, fece apparire mia mamma e mio papà… e Cedric…” “Ma non erano realmente resuscitati, no?” rispose Hermione. “Quel genere di… di pallida imitazione non è lo stesso che riportare qualcuno in vita.” 512 J. K. Rowling “Ma lei, la ragazza della favola, non rivive veramente, no? Il racconto dice che le persone, una volta morte, appartengono alla morte. Ma il secondo fratello continua a vederla e a parlarle, non è così? Visse anche con lei, per un po’…” Notò preoccupazione e qualcosa di meno facilmente leggibile nell’espressione di Hermione. Quando dette un’occhiata a Ron, poi, Harry capì che era paura. L’aveva terrorizzata con le sue parole di vivere con persone morte. “Di quel tale Peverell che è sepolto a Godric’s Hollow,” disse in fretta, tentando di mostrarsi equilibrato, “di lui sai niente, allora?” “No,” ripose lei, sentendosi sollevata per il cambiamento di argomento. “l’ho cercato dopo aver visto il simbolo sulla tomba. Se fosse stato uno famoso o avesse fatto qualcosa d’importante, sono sicura che sarebbe stato in uno dei nostri libri. L’unico posto dove sono riuscita a trovare il nome ‘Peverell’ è Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. L’ho preso in prestito da Kreacher,” spiegò a Ron che aveva sollevato le sopracciglia. “Elenca le famiglie Purosangue che si sono estinte in linea maschile. Apparentemente i Peverell furono una delle prime famiglie a scomparire.” “Estinta in linea maschile?” ripeté Ron. “Significa che il nome è morto,” disse Hermione, “secoli fa, nel caso dei Peverell. Potrebbero ancora esserci dei discendenti, ma si chiamerebbero differentemente, ora. Il ricordo sfiorato nel sentire il nome “Peverell”, s’affacciò alla mente di Harry nella sua brillante completezza: un uomo vecchio e sporco che ostentava un 513 Harry Potter e i Cimeli della Morte brutto anello avanti al viso del funzionario del Ministero. Esclamò, “Orvoloson Gaunt!” “Scusa?” dissero Ron ed Hermione insieme. “Orvoloson Gaunt! Il nonno di Tu Sai Chi! Nel Pensatoio! Con Silente! Orvoloson Gaunt disse che discendeva dai Peverell!” Ron ed Hermione lo guardarono sconcertati. “L’anello, l’anello che è diventato l’Horcrux, Orvoloson Gaunt disse che c’era inciso lo stemma dei Peverell! Glielo vidi agitare sulla faccia del tipo del Ministero, quasi glielo pigiò sul naso!” “Lo stemma dei Peverell?” disse aspramente Hermione. “Riuscisti a vedere cosa rappresentava?” “Veramente no,” disse Harry, cercando di ricordare. “Non c’erano decorazioni, per quanto riuscissi a vedere. Forse alcuni graffi. L’ho visto da vicino solo dopo che era stato rotto.” Harry notò il lampo di comprensione di Hermione dal rapido allargarsi degli occhi. Ron passava lo sguardo dall’uno all’altra, stupito. “Accidenti… vuoi dire che era un’altra volta quel segno? Il simbolo dei Cimeli?” “Perché no?” disse eccitato Harry, “Orvoloson Gaunt era un vecchio idiota ignorante che viveva come un maiale, fissato con la sua ascendenza. Se quell’anello era stato tramandato attraverso i secoli, poteva davvero non sapere di cosa si trattasse. In quella casa non c’erano libri e, credetemi, lui non era il tipo da leggere racconti di favole ai figli. Aveva preferito credere che i graffi sulla pietra fossero un blasone perché, secondo lui, avere sangue puro significava essere praticamente un Re.” 514 J. K. Rowling “Sì… tutto questo è molto interessante,” disse cauta Hermione, “ma Harry, se stai pensando quello che credo tu stia pensando…” “Beh, perché no? Perché no?” disse Harry abbandonando ogni cautela. “Era una pietra, non è vero?” Poi si volto verso Ron per cercare aiuto. “E se fosse stata la Pietra della Resurrezione?” La bocca di Ron si spalancò. “Accidenti… ma funzionerebbe ancora dopo che Silente l’ha rotta…?” “Funzionare? Funzionare? Ron, non ha mai funzionato! Non esiste quella cosa, la Pietra della Resurrezione.” Hermione balzò in piedi, esasperata e arrabbiata. “Harry, stai cercando di far quadrare tutto, nella favola dei Cimeli…” “Far quadrare tutto?” ripeté Harry. “Hermione, quadra già tutto per suo conto! Io so che il simbolo dei Cimeli della Morte era sulla pietra! Gaunt disse che discendeva dai Peverell!” “Un minuto fa ci hai detto che non hai mai visto il segno sulla pietra chiaramente!” “Dove pensi che sia l’anello adesso?” chiese Ron ad Harry. “Che ne ha fatto Silente dopo averlo rotto?” Ma l’immaginazione di Harry correva avanti, molto oltre quella di Ron ed Hermione… Tre oggetti, o Cimeli, che se uniti, fanno del loro possessore il Padrone della Morte… Padrone… Conquistatore… vincitore… L’ultimo nemico che dovrà essere sconfitto è la morte… E vide se stesso, proprietario dei Cimeli, fronteggiare Voldemort, i cui Horcrux non potevano competere… nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… era 515 Harry Potter e i Cimeli della Morte questa la risposta? Cimeli contro Horcrux? C’era un modo, dopo tutto, per assicurarsi che fosse lui a trionfare? Se fosse stato il padrone dei Cimeli della Morte, sarebbe stato salvo? “Harry?” Ma egli udì a mala pena Hermione: aveva tirato fuori il Mantello dell’Invisibilità e lo stava facendo scorrere fra le dita, il tessuto era cedevole come l’acqua, leggero come l’aria. Non aveva mai visto niente che gli stesse alla pari nei quasi sette anni vissuti nel mondo magico. Il Mantello era esattamente come Xenophilius l’aveva descritto: un mantello che davvero rende chi l’indossa completamente invisibile, e resiste eternamente, fornendogli un costante e impenetrabile nascondiglio che non ha niente a che vedere con gli incantesimi… E allora, con un sussulto, ricordò… “Silente aveva il mio Mantello la notte che morirono i miei genitori!” La sua voce tremava e poteva sentirsi il colore salirgli alla faccia, ma non gliene importava. “Mia mamma disse a Sirius che Silente aveva preso in prestito il Mantello! Ecco perché! Voleva esaminarlo, perché pensava che fosse il terzo Cimelio! Ignotus Peverell è sepolto a Godric’s Hollow…” Harry camminava alla cieca nella tenda, sentendosi come se nuovi, ampi squarci di verità gli si stessero aprendo davanti. “Era il mio avo. Io discendo dal terzo fratello! Tutto ha senso!” Si sentì forte nella sua certezza, nel suo credere ai Cimeli, come se la sola idea di possederli gli desse protezione, e si sentì felice mentre si voltava verso gli altri due. 516 J. K. Rowling “Harry,” disse di nuovo Hermione, ma era indaffarato a togliersi la borsa dal collo, le dita che tremavano forte. “Leggete,” le disse, mettendo la lettera di sua madre nelle loro mani. “Leggetela! Silente ha il Mantello, Hermione! Perché mai avrebbe dovuto volerlo? Lui non aveva bisogno di un Mantello, poteva fare un Incantesimo di Disillusione così potente da rendersi completamente invisibile anche senza!” Qualcosa cadde a terra e rotolò, scintillando, sotto una sedia: aveva fato cadere il Boccino quando aveva tirato fuori la lettera. Si chinò a raccoglierlo e, in quell'istante, la sorgente di favolose scoperte che era recentemente sgorgata in lui gli gettò un altro dono, e lo shock e la meraviglia eruttarono in lui facendolo gridare: “È QUI DENTRO! Lui mi ha lasciato l’anello… è nel Boccino!” “Tu… tu pensi?” Non riusciva a capire perché Ron sembrasse sorpreso. Era così ovvio, così chiaro a Harry, ogni cosa combaciava, ogni cosa… il suo Mantello era il terzo Cimelio, quando avesse scoperto come aprire il Boccino avrebbe avuto il secondo, e poi tutto quello che avrebbe dovuto fare era trovare il primo, l’Antica Bacchetta, e poi… Ma fu come se un sipario si chiudesse su un palcoscenico illuminato: tutta l’eccitazione, tutta la speranza e felicità si erano spente in un botto, era solo nell’oscurità, e l’incantesimo glorioso era rotto. “Ecco cosa sta cercando.” Il cambiamento della sua voce fece girare Ron ed Hermione terrorizzati. “Voi-Sapete-Chi sta cercando l’Antica Bacchetta.” 517 Harry Potter e i Cimeli della Morte Si girò indietro verso le loro facce stranite ed incredule. Sapeva che era la verità, tutto aveva senso. Voldemort non stava cercando una nuova bacchetta, stava invece cercando una bacchetta antica, davvero molto antica. Camminò verso l’entrata della tenda, dimenticandosi di Hermione e Ron mentre guardava nella notte, pensando… Voldemort era cresciuto in un orfanatrofio Babbano. Nessuno poteva avergli mai raccontato Le Novelle di Beedle il Bardo quando era bambino, così come non l’aveva mai sentito Harry. Quasi nessun mago credeva nei Cimeli della Morte. Era possibile che Voldemort li conoscesse? Harry scrutò l’oscurità… Se Voldemort avesse saputo dei Cimeli della Morte, sicuramente li avrebbe cercati, avrebbe fatto di tutto per possederli: tre oggetti che potevano rendere il possessore padrone della Morte? In primo luogo, se avesse conosciuto i Cimeli della Morte, non avrebbe avuto bisogno degli Horcrux. Il semplice fatto che avesse preso un Cimelio, e lo avesse trasformato in Horcrux, non dimostrava che non conosceva quest’ultimo, grande segreto Magico? Il che significava che Voldemort cercava l’Antica Bacchetta senza conoscere il suo pieno potere, senza capire che era uno di tre… solo perchè la bacchetta era il Cimelio che non poteva essere nascosto, di cui era ben conosciuta l’esistenza… La pista insanguinata dell’Antica Bacchetta di Sambuco è tracciata dagli schizzi che imbrattano le pagine di storia del Mondo Magico… Harry guardò il cielo nuvoloso, curve di grigio-fumo e argento passavano sopra la bianca faccia della luna. Si 518 J. K. Rowling sentiva la testa leggera per la meraviglia delle sue scoperte. Tornò indietro nella tenda. Fu stupito di vedere Ron ed Hermione esattamente dove li aveva lasciati, Hermione con ancora in mano la lettera di Lily, Ron al suo fianco sembrava piuttosto ansioso. Non capivano quanta strada avevano fatto negli ultimi pochi minuti? “Questo è tutto,” disse Harry, cercando di portarli dentro lo splendore delle sue meravigliose certezze, “Questo spiega ogni cosa. I Cimeli della Morte sono reali e io ne ho uno… o forse due…” Prese il Boccino. “…e Voi-Sapete-Chi sta cercando il terzo, ma non capisce… crede che sia solo una bacchetta potente…” “Harry,” disse Hermione, muovendosi verso di lui per restituirgli la lettera di Lily, “mi spiace, ma penso che ti sbagli, è tutto sbagliato.” “Ma non lo vedi? Combacia tutto…” “No! Non è vero,” disse. “Non lo fa. Harry, ti stai semplicemente lasciando trasportare. Ti prego,” disse, mentre lui ricominciava a parlare “per favore, rispondi a questo: se i Cimeli della Morte esistessero veramente, e Silente avesse saputo tutto su di essi, saputo che la persona che li avesse posseduti tutti avrebbe potuto comandare la Morte… Harry, perché non te l’avrebbe detto? Perché?” Lui trovò subito la risposta. “L’hai detto tu, Hermione! Dovevo trovarli da solo! Era una Prova!” 519 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Io l’ho detto solo per cercare di persuaderti a venire dai Lovegood!” urlò Hermione esasperata. “Non ci credevo veramente!” Harry non ci fece caso. “Silente normalmente mi lasciava trovare le cose da solo. Lasciava che mettessi alla prova la mia forza, prendere dei rischi. Questo sembra il genere di cose che faceva.” “Harry, questo non è un gioco, non è un allenamento! Questo è reale e Silente ti ha lasciato delle istruzioni piuttosto chiare: trovare e distruggere gli Horcrux! Questo simbolo non significa nulla, dimentica i Cimeli della Morte, non possiamo permetterci di deviare…” Harry l’ascoltava a malapena. Rigirava il Boccino tra le mani, quasi aspettandosi che si aprisse, che rivelasse la Pietra della Resurrezione, per provare a Hermione che aveva ragione, che i Cimeli della Morte erano reali. Lei si appellò a Ron. “Non ci credi, vero?” Harry lo guardò. Ron esitò. “Non so… voglio dire… alcune parti combaciano,” disse Ron, imbarazzato, “ma quando guardi l’intera storia…” prese un po’ di fiato. “Penso che dovremmo distruggere gli Horcrux, Harry. Questo è quello che Silente ci ha detto di fare. Forse… forse dovremmo dimenticare questa storia dei Cimeli.” “Grazie, Ron,” disse Hermione. “Farò il primo turno di guardia.” Superò Harry a grandi passi e si sedette sull’entrata della tenda, trasformando l’azione in un deciso “punto e a capo”. 520 J. K. Rowling Harry quasi non dormì, quella notte. L’idea dei Cimeli della Morte si era impossessata di lui, e non poté riposare mentre pensieri agitati gli passavano per la testa: la Bacchetta, la Pietra, e il Mantello, se li avesse potuti avere tutti… Mi apro in chiusura… Ma cos’era la chiusura? Perché non poteva avere la pietra adesso? Se solo avesse avuto la pietra, avrebbe potuto fare queste domande a Silente in persona… e mormorò al Boccino parole nell’oscurità, tentando tutto, anche il Serpentese, ma la palla dorata non volle aprirsi… E la bacchetta, l’Antica Bacchetta, dov’era nascosta? Dove la stava cercando Voldemort ora? Harry desiderò che la sua cicatrice gli bruciasse e gli mostrasse i pensieri di Voldemort, perché per la prima volta sia lui che Voldemort erano uniti nel volere la stessa identica cosa… A Hermione l’idea non sarebbe piaciuta, naturalmente… Ma tanto, lei non gli credeva… Xenophilius aveva avuto ragione, in un certo senso… Concezione limitata. Ristretta. Una mente chiusa. La verità era che era terrorizzata dall’idea dei Cimeli della Morte, specialmente della Pietra della Resurrezione… e Harry premette la bocca di nuovo sul Boccino, baciandolo, quasi inghiottendolo, ma il metallo freddo non si aprì… Era quasi l’alba quando si ricordò di Luna, sola in una cella ad Azkaban, circondata da Dissennatori e improvvisamente si vergognò di se stesso. Si era completamente dimenticato di lei nella sua febbrile contemplazione dei Cimeli. Se solo avessero potuto salvarla, ma Dissennatori in tale numero sarebbero stati virtualmente impossibili da attaccare. Ora che ci pensava, non aveva provato a evocare un Patronus con la bacchetta di 521 Harry Potter e i Cimeli della Morte prugnolo… doveva provarci in mattinata… Se solo ci fosse stato modo di procurarsi una bacchetta migliore… Il desiderio per l’Antica Bacchetta, la Bacchetta Mortale, imbattibile, invincibile, lo inghiottì un'altra volta… Impacchettarono la tenda la mattina successiva e si spostarono sotto un tetro acquazzone. La pioggia torrenziale li seguì fino alla costa, dove piantarono la tenda quella notte, e continuò per tutta la settimana, attraverso paesaggi inzuppati d’acqua che Harry trovò desolati e deprimenti. Riusciva a pensare solo ai Cimeli della Morte. Era come se gli si fosse accesa dentro una fiamma che nulla poteva spegnere, non lo scetticismo di Hermione né i dubbi persistenti di Ron. Ciononostante, più il desiderio dei Cimeli gli bruciava dentro, meno gioia gli dava. Ne incolpava Ron ed Hermione: la loro determinata indifferenza era efficace quanto la pioggia implacabile per spegnere il suo morale, ma nulla riusciva a far diminuire la sua certezza, che rimaneva assoluta. La convinzione di Harry e la brama per i Cimeli lo consumava così tanto che si sentiva isolato dagli altri due e dalla loro ossessione per gli Horcrux. “Ossessione?” disse Hermione con voce bassa e fiera, quando Harry fu abbastanza sconsiderato da usare la parola una sera, dopo che Hermione lo aveva rimproverato per la sua mancanza di interesse nella ricerca degli altri Horcrux. “Non siamo noi ad essere ossessionati, Harry! Noi siamo quelli che cercano di fare quello che Silente voleva che facessimo!” Ma lui era indifferente a quella critica implicita. Silente aveva lasciato il segno dei Cimeli per Hermione da 522 J. K. Rowling decifrare, e, Harry era convinto di questo, aveva lasciato anche la Pietra della Resurrezione nascosta nel Boccino dorato. Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… padrone della Morte… Perché Ron ed Hermione non capivano? “L’ultimo nemico che dovrà essere sconfitto è la morte,” citò Harry con calma. “Pensavo che fosse Tu-Sai-Chi, quello che dovremmo combattere?” Hermione ribatté, e Harry si arrese. Anche il mistero della cerva d’argento, che gli altri due insistevano a discutere, ad Harry sembrava ora meno importante, un evento secondario di interesse marginale. La sola cosa che gli interessava era che la cicatrice aveva ripreso a prudergli, anche se cercava di nasconderlo agli altri. Cercava la solitudine, quando accadeva, ma era deluso da ciò che vedeva. Le visioni che lui e Voldemort condividevano erano cambiate nella qualità, erano diventate confuse, mutevoli, come se cambiassero continuamente messa a fuoco. Riusciva solo a scorgere l’immagine indistinta di un oggetto che assomigliava ad un teschio, e qualcosa simile ad una montagna che era più ombra che sostanza. Abituato a immagini nitide come fossero reali, Harry era sconcertato dal cambiamento. Era preoccupato che la connessione fra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, una connessione che temeva e al tempo stesso, checché ne dicesse Hermione, apprezzava. In qualche modo, Harry collegava queste immagini insoddisfacenti e vaghe alla distruzione della sua bacchetta, come se fosse per colpa della bacchetta di 523 Harry Potter e i Cimeli della Morte prugnolo il non riuscir più a vedere bene come prima nella mente di Voldemort. Mentre le settimane passavano, Harry non poté fare a meno di notare, anche nel suo nuovo egocentrismo, che Ron sembrava aver assunto il comando. Forse perché era determinato a rimediare al fatto di essersene andato, forse perché l’indifferenza di Harry aveva galvanizzato le sue dormienti qualità di leadership, era Ron che ora incoraggiava e esortava gli altri due all’azione. “Tre Horcrux rimasti,” continuava a dire. “Abbiamo bisogno di un piano d’azione, andiamo! Dove non abbiamo cercato? Pensiamoci di nuovo. L’orfanotrofio…” Ron e Hermione rievocarono di nuovo Diagon Alley, Hogwarts, casa Riddle, Magie Sinister, l’Albania ed ogni altro posto dove Tom Riddle aveva vissuto o lavorato, soggiornato o ucciso ed Harry si univa a loro solo perché Hermione la smettesse di tormentarlo. Sarebbe stato felice di starsene da solo in silenzio, cercando di leggere i pensieri di Voldemort, di scoprire qualcosa sull’Antica Bacchetta, ma Ron insisteva nel viaggiare verso luoghi sempre più improbabili, semplicemente, Harry lo sapeva, per tenerli in movimento. “Non si sa mai,” era il ritornello costante di Ron. “Flagley di Sopra è un villaggio di Maghi, potrebbe aver voluto vivere lì. Andiamo a dare un’occhiata lì intorno.” Queste frequenti incursioni in territorio dei Maghi li portarono occasionalmente in vista di Razziatori. “Si pensa che alcuni di loro siano cattivi come i Mangiamorte,” disse Ron. “Quelli della banda che mi catturò erano un po’ patetici, ma Bill immagina che alcuni 524 J. K. Rowling siano veramente pericolosi. Hanno detto su Radio Potter7…” “Su cosa?” disse Harry. “Radio Potter, non ti ho detto che era chiamata così? La trasmissione che cercavo di trovare alla radio, l’unica che dica la verità su quello che sta succedendo! Quasi tutti i programmi stanno seguendo la linea di Tu-Sai-Chi, tutti eccetto Radio Potter. Vorrei veramente che tu la sentissi, ma è difficile sintonizzarsi…” Ron passava sera dopo sera usando la bacchetta per produrre ritmi diversi dando colpetti sulla radio mentre girava la sintonia. Occasionalmente, sentirono brani di avvisi su come curare il vaiolo di drago e una volta pezzi di “Un Calderone pieno di forte amor bollente”. Mentre picchiettava con la bacchetta, Ron continuava a cercare di indovinare la password corretta, mormorando combinazioni di parole a caso. “Di solito hanno qualcosa a che fare con l’Ordine,” gli disse. “Bill era bravissimo a trovarle. Ne dovrò pure imbroccare una alla fine…” Fu solamente a marzo che la fortuna sorrise finalmente a Ron. Harry era seduto sull’entrata della tenda, durante il suo turno di guardia, e osservava pigramente un ciuffo di giacinti viola che erano spuntati dal terreno gelato, quando Ron gridò eccitato da dentro la tenda. “L’ho trovata! L’ho trovata! La password era «Albus»! Vieni dentro, Harry.” 7 Tradotto per assonanza con Radio Londra, anche se Radio Londra era italiana e non inglese. 525 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ridestato, per la prima volta da giorni, dalla sua meditazione sui Cimeli della Morte, Harry tornò in fretta dentro la tenda trovando Ron ed Hermione inginocchiati sul pavimento accanto alla piccola radio. Hermione, che stava lucidando la spada di Grifondoro giusto per far qualcosa, era seduta a bocca aperta, osservando il piccolo altoparlante, da cui usciva una voce molto familiare. “…scusiamo per la nostra temporanea assenza dall’etere, dovuta ad un certo numero di visite a domicilio effettuate nella nostra zona da quegli affascinanti Mangiamorte.” “Ma questo è Lee Jordan!” disse Hermione. “Lo so!” sorrise felice Ron. “Forte, Eh?” “…ora ci siamo trovati un altro posto sicuro,” stava dicendo Lee, “ed ho il piacere di dirvi che due dei nostri collaboratori abituali si sono uniti a me questa sera. Buona sera, ragazzi!” “Ciao.” “Buonasera River.” “«River» è Lee,” spiegò Ron. “Hanno tutti nomi in codice, ma anche così si possono riconoscere facilmente…” “Shh!” disse Hermione. “Ma prima di sentire Royal e Romulus,” continuò Lee, “prendiamoci un momento per riferire le morti che Radio Strega Network e La Gazzetta del Profeta non ritengono abbastanza importanti da citare. È con grande dispiacere che informiamo i nostri ascoltatori dell’omicidio di Ted Tonks e Dirk Cresswell.” Harry sentì la nausea afferrargli le viscere. Lui, Ron ed Hermione si guardarono l’un altro con orrore. 526 J. K. Rowling “Anche un Goblin di nome Gornuk è stato ucciso. Si ritiene che il Mezzosangue Dean Thomas e un secondo Goblin, che si suppone viaggiassero con Tonks, Cresswell e Gornuk, possano essere sfuggiti. Se Dean sta ascoltando, o se qualcuno è a conoscenza di dove si trovi, i suoi genitori e le sorelle sono alla disperata ricerca di notizie.” “Intanto, a Gaddley, una famiglia Babbana di cinque persone è stata trovata morta nella sua casa. Le autorità Babbane hanno attribuito le morti ad una fuga di gas, ma membri dell’Ordine della Fenice mi informano che è stata una Maledizione che Uccide… un’altra prova, se ce ne fosse bisogno, del fatto che uccidere Babbani stia diventando poco più di un divertimento sotto il nuovo regime.” “Infine, ci spiace informare i nostri ascoltatori che i resti di Bathilda Bath sono stati trovati a Godric’s Hollow. Le prove indicano che è morta parecchi mesi fa. L’Ordine della Fenice ci informa che il suo corpo mostrava inequivocabili segni di ferite inflitte da Arti Oscure.” “Ascoltatori, vi invito ora a unirvi a noi in un minuto di silenzio in memoria di Ted Tonks, Dirk Cresswell, Bathilda Bath, Gornuk, e gli ignoti, ma non meno rimpianti, Babbani uccisi dai Mangiamorte.” Cadde il silenzio. Harry, Ron, ed Hermione non parlarono. Una metà di Harry desiderava ascoltare ancora, l’altra metà era spaventata da ciò che avrebbe potuto seguire. Era la prima volta da lungo tempo che si sentiva completamente a contatto con il mondo esterno. 527 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Grazie,” disse la voce di Lee. “E ora possiamo tornare alla programmazione normale con Royal, per un aggiornamento di come il nuovo ordine del mondo dei maghi influisca sul mondo dei Babbani.” “Grazie River,” disse una voce inconfondibile, profonda, misurata, rassicurante. “Kingsley!” esclamò Ron. “Lo sappiamo!” interruppe Hermione facendogli cenno di stare zitto. “I Babbani rimangono all’oscuro dell’origine delle loro sofferenze, pur continuando a subire gravi perdite,” disse Kingsley. “In ogni caso, continuiamo a raccogliere storie veramente illuminanti su maghi e streghe che rischiano la propria incolumità per proteggere amici e vicini Babbani, spesso senza che i Babbani lo sappiano. Voglio fare appello a tutti i nostri ascoltatori, affinché imitino il loro esempio, magari eseguendo un incantesimo protettivo su ogni casa Babbana nella loro strada. Molte vite potrebbero essere salvate, adottando queste semplici misure.” “E che diresti, Royal, a quegli ascoltatori che replicano che, in questi tempi pericolosi, dovrebbe valere «prima i Maghi»?” chiese Lee “Direi che c’è solo un piccolo passo da «prima i Maghi» a «prima i Purosangue» e infine a «Mangiamorte,»” replicò Kingsley. “Siamo tutti esseri umani, no? Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata.” “Molto ben detto, Royal, hai il mio voto per diventare il Ministro della Magia se mai usciremo da questo 528 J. K. Rowling casino,” disse Lee. “E ora, parola a Romulus per la nostra popolare rubrica «Amici di Potter.»” “Grazie River,” disse un’altra voce familiare. Ron stava per iniziare a parlare, ma Hermione lo zitti con un sussurro. “Lo sappiamo che è Lupin!” “Romulus, continui a sostenere, come le altre volte che sei intervenuto al programma, che Harry Potter sia vivo?” “Sì,” disse deciso Lupin. “Non ho alcun dubbio che la sua morte verrebbe proclamata ai quattro venti dai Mangiamorte, se fosse avvenuta, perché darebbe un colpo mortale al morale di chi resiste a questo regime. «Il Ragazzo Sopravvissuto» rimane un simbolo di tutto ciò per cui stiamo combattendo: il trionfo del bene, il potere dell’innocenza, la necessità di continuare a resistere.” Un misto di gratitudine e vergogna scaturì in Harry. Lupin lo aveva perdonato, dunque, per le cose terribili che gli aveva detto l’ultima volta che si erano incontrati? “E cosa diresti ad Harry se lo sapessi in ascolto, Romulus?” “Gli direi che siamo tutti con lui nello spirito,” disse Lupin, poi esitò leggermente, “E gli direi di seguire il suo istinto, che è valido e quasi sempre giusto.” Harry osservò Hermione, i cui occhi erano pieni di lacrime. “Quasi sempre giusto,” ripetè lei. “Oh, non ve l’avevo detto?” disse sorpreso Ron. “Bill mi ha detto che Lupin vive con Tonks di nuovo! E pare che lei stia anche diventando piuttosto grossa…” 529 Harry Potter e i Cimeli della Morte “…e il nostro solito aggiornamento su quegli amici di Harry Potter che soffrono per la loro lealtà?” disse Lee. “Bene, come gli ascoltatori regolari sapranno, parecchi dei più espliciti supporter di Harry Potter sono stati imprigionati, incluso Xenophilius Lovegood, precedente editore del Cavillo,” rispose Lupin. “Almeno è ancora vivo!” mormorò Ron. “Abbiamo anche sentito nelle ultime ore che Rubeus Hagrid”… tutti e tre trattennero il fiato, e quasi persero il resto della frase… “il ben noto guardiacaccia della scuola di Hogwarts, è sfuggito per un pelo all’arresto entro i confini di Hogwarts, dove, si dice, abbia ospitato una festa «Pro Harry Potter» in casa sua. Comunque Hagrid non è stato arrestato, ed è, così si ritiene, alla macchia.” “Suppongo che aiuti, quando devi fuggire dai Mangiamorte, avere un fratellastro alto cinque metri?” chiese Lee. “Tenderebbe a darti un vantaggio, sì,” assentì gravemente Lupin. “Posso solo aggiungere che, mentre qui a Radio Potter applaudiamo lo spirito di Hagrid, raccomandiamo anche ai più ferventi sostenitori di Harry Potter di non seguirne l’esempio. Non è prudente, nel clima attuale, organizzare feste «Pro Harry Potter».” “Dici il vero, Romulus,” asserì Lee, “così vi suggeriamo di continuare a mostrare il vostro appoggio all’uomo con la cicatrice a forma di fulmine ascoltando RadioPotter! E ora passiamo alle notizie riguardanti quel mago che sta dimostrandosi sfuggente come Harry Potter. Ci piace riferirci a lui come al Capo Mangiamorte.” 530 J. K. Rowling “È qui a darci il suo punto di vista su alcune delle più pazzesche voci circolate su di lui, ho il piacere di presentarvi un nuovo corrispondente: Rodent” “«Rodent?»” disse di nuovo una voce familiare, e Harry, Ron ed Hermione gridarono insieme: “Fred!” “No… è George?” “Io credo che sia Fred,” disse Ron, sedendosi più vicino, mentre, il gemello, qualunque fosse, diceva, “Non voglio essere «Rodent», niente affatto, ti ho detto che voglio essere «Rapier»!” “Oh, d’accordo allora, «Rapier,» ci puoi dare la tua opinione sulle varie storie che abbiamo sentito circa il Capo Mangiamorte?” “Certo che posso, River,” disse Fred. “come sanno i nostri ascoltatori, a meno che non si siano rifugiati in fondo ad un laghetto da giardino o qualcosa di simile, la strategia di Tu-Sai-Chi di rimanere nell’ombra ha creato un simpatico clima di panico. Pensa, se tutti i presunti avvistamenti fossero autentici, dovremmo avere in giro almeno diciannove Tu-Sai-Chi .” “Questo è da lui, certo,” disse Kingsley. “L’aura di mistero sta creando più terrore di quanto farebbe mostrandosi di persona.” “Sono d’accordo,” disse Fred. “Allora, gente, cerchiamo di calmarci un po’. Le cose vanno già abbastanza male anche senza bisogno di inventarsi sciocchezze. Per esempio, questa nuova idea che Voi-SapeteChi possa uccidere con un singolo sguardo. Quello è un basilisco, ascoltatori. Un semplice test: controllate che la cosa che vi sta guardando abbia le gambe. Se le ha, guardarlo negli occhi è innocuo, anche se, nel caso si 531 Harry Potter e i Cimeli della Morte tratti realmente di Voi-Sapete-Chi, rimarrebbe probabilmente l’ultima cosa che farete.” Per la prima volta da settimane e settimane, Harry stava ridendo: poteva sentire sciogliersi il peso della tensione. “E le voci secondo le quali continua ad essere avvistato all’estero?” chiese Lee “Beh, chi non vorrebbe farsi una bella piccola vacanza, dopo tutto il duro lavoro che ha fatto?” rispose Fred. “Il punto è, gente, non cullatevi in un falso senso di sicurezza, pensando che lui sia fuori dal Paese. Forse c’è, forse non c’è, ma rimane il fatto che quando vuole può muoversi più veloce di Severus Piton di fronte allo shampoo, per questo non contate sul fatto che lui sia lontano se state progettando di prendervi qualche rischio. Mai avrei pensato di sentirmi dire queste parole, ma la sicurezza prima di tutto!” “Grazie tante per queste sagge parole, Rapier,” disse Lee. “Ascoltatori, siamo arrivati al termine di un altra edizione di Radio Potter. Non sappiamo quando sarà possibile trasmettere di nuovo, ma potete stare sicuri che torneremo. Continuate a far girare quelle manopole: la password successiva sarà «Malocchio». Tenetevi al sicuro gli uni con gli altri: mantenete la fede. Buonanotte.” La manopola della radio girò e la luce dietro il quadrante della sintonia si spense. Harry, Ron ed Hermione erano ancora raggianti. Ascoltare voci amiche e familiari era un tonico straordinario, Harry si era così tanto abituato al loro isolamento da dimenticarsi che altre persone stavano resistendo a Voldemort. Era come svegliarsi dopo un lungo sonno. 532 J. K. Rowling “Bello, eh?” disse felice Ron. “Fantastico,” disse Harry. “É così coraggioso da parte loro,” sospirò ammirata Hermione. “Se li trovassero…” “Beh, si tengono in movimento, no?” ribatté Ron. “Come noi.” “Ma hai sentito cosa ha detto Fred?” chiese Harry eccitato; ora che la trasmissione era finita, i suoi pensieri erano tornati alla sua assillante ossessione. “É all’estero! Sta ancora cercando la Bacchetta, lo sapevo!” “Harry…” “Dai, Hermione, perché sei così determinata a non ammetterlo? Vol…” “HARRY NO!” “…demort vuole L’Antica Bacchetta!” “Il nome è Tabù!” urlò Ron, lanciandosi in piedi mentre un forte crack risuonava fuori dalla tenda. “Te l’avevo detto, Harry, te l’avevo detto, non possiamo dirlo più… dobbiamo rimettere le protezioni intorno a noi, svelti… è così che trovano…” Ma Ron tacque, e Harry sapeva perché. Lo Spioscopio sul tavolo si era illuminato e aveva iniziato a girare; potevano sentire voci avvicinarsi sempre di più: voci dure, eccitate. Ron estrasse lo Spegnino dalla tasca e lo fece scattare, le luci si spensero. “Venite fuori con le mani alzate!” disse una voce aspra attraverso l’oscurità. “Sappiamo che siete lì! Avete una mezza dozzina di bacchette puntate addosso e non ci importa chi colpiamo!” 533 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO VENTITRE IL CASTELLO DEI MALFOY Harry cercò con lo sguardo gli altri due, ora semplici sagome nell'oscurità. Vide Hermione puntare la bacchetta, non verso l'esterno, ma sul suo volto; ci fu un’esplosione, uno scoppio di luce bianca, e rimase agonizzante, incapace di vedere. Poteva sentire il viso gonfiarsi rapidamente al tatto mentre passi pesanti lo circondavano. “Alzati, verme.” Mani sconosciute lo sollevarono rudemente da terra. Prima che potesse fermarli, qualcuno gli frugò nelle tasche e ne rimosse la bacchetta di prugnolo. Harry si afferrò il volto atrocemente dolorante, irriconoscibile sotto le dita, teso, gonfio e tumefatto, come se fosse stato colpito da una violenta reazione allergica. Gli occhi erano ridotti a 534 J. K. Rowling fessure, attraverso le quali riusciva a mala pena a vedere; gli occhiali caddero mentre veniva spinto a forza fuori dalla tenda. Tutto ciò che riusciva ad intravedere erano le confuse figure di quattro o cinque persone che trascinavano fuori Ron ed Hermione. “La…scia…la!” urlò Ron. Ci fu un inconfondibile suono di nocche che colpivano rapide. Ron gemette di dolore ed Hermione strillò: “No! Lasciatelo stare, lasciatelo stare!” “Il tuo ragazzo sta per avere molto di peggio se si trova sulla mia lista” disse una voce stridula, orribilmente familiare. “Ragazza deliziosa.... che bocconcino... assaporo già la morbidezza della pelle....” Lo stomaco di Harry si contorse. Sapeva chi era, Fenrir Greyback, il lupo mannaro cui era stato permesso di indossare l’abito del Mangiamorte in cambio della sua crudeltà mercenaria. “Cerca nella tenda,” disse un'altra voce. Harry fu gettato faccia a terra sul terreno. Un tonfo gli disse che Ron era stato scaraventato vicino a lui. Potevano sentire passi e schianti, gli uomini stavano rovesciando le sedie nella tenda mentre cercavano. “Ora, vediamo chi abbiamo preso,” disse, dall’alto, la voce di Greyback, carica di gioia maligna, ed Harry venne rovesciato sulla schiena. Il fascio di luce di una bacchetta gli illuminò il volto e Greyback rise. “Avrei bisogno di Burrobirra per pulire questo quaggiù. Che ti è successo, mostro?” Harry non rispose subito. 535 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ho detto,” ripeté Greyback, e Harry ricevette una bacchettata nel diaframma che lo fece piegare in due per il dolore, “cosa ti è successo?” “Punto,” mormorò Harry. “sono stato punto.” “Già, sembra proprio così,” disse una seconda voce. “Come ti chiami?” ringhiò Greyback. “Dudley,” disse Harry. “E il tuo nome di battesimo?” “Io... Vernon. Vernon Dudley.” “Controlla la lista, Scabior,” disse Greyback, e Harry lo sentì allontanarsi, per dare invece un'occhiata a Ron. “E tu, rossiccio?” “Stan Picchetto.” disse Ron. “Col ca'olo che lo sei.” rispose l'uomo chiamato Scabior. “Conosciamo Stan Picchetto, ha fatto un po’ di lavoro per conto nostro.” Ci fu un altro tonfo. “Sodo Bardy” disse Ron, e Harry capì che aveva la bocca piena di sangue. “Bardy Weasley.” “Un Weasley?” ringhiò Greyback. “Per cui sei imparentato con i traditori del sangue anche se non sei uno sporco Mezzosangue. E infine, la tua graziosa amichetta...” Il piacere nella sua voce fece venire ad Harry la pelle d'oca. “Calmo, Greyback,” disse Scabior, sopra le canzonature degli altri. “Oh, non la mordo mica…non ancora. Vediamo se lei è un po' più veloce di Bardy nel ricordare il suo nome. Chi sei tu, ragazzina?” “Penelope Light,” disse Hermione. Sembrava terrificata, ma convincente. 536 J. K. Rowling “Com’è il tuo sangue?” “Mezzosangue,” disse Hermione. “Abbastanza semplice da verificare,” disse Scabior. “Ma tutti questi qua sembrano avere ancora l'età per Hogwarts” “Ce de siabo addati, ” proferì Ron. “Andati, vero, rossiccio?” puntualizzò Scabior “E avete deciso di fare un campeggio? E pensavate, giusto per farvi una risata, di usare il nome del Signore Oscuro?” “Do ber risata,” disse Ron “Ingidende” “Incidente?” Ci furono altre risate canzonatorie. “Sai chi è solito usare il nome del Signore Oscuro, Weasley?” ringhiò Greyback, “L'Ordine della Fenice. Ti dice niente?” “Do.” “Bene, loro non mostrano al Signore Oscuro il giusto rispetto, per questo il nome è stato reso Tabù. Alcuni membri dell'Ordine sono stati scovati in questa maniera. Vedremo. Legateli con gli altri due prigionieri!” Qualcuno tirò su Harry violentemente per i capelli, lo trascinò per un po', lo spinse a sedere, poi iniziò a legarlo in una fila con altri prigionieri. Era ancora mezzo cieco, a mala pena capace di vedere qualcosa attraverso gli occhi gonfi. Quando alla fine l'uomo che li legava si fu allontanato, Harry bisbigliò agli altri detenuti. “Qualcuno ha una bacchetta?” “No.” dissero Ron ed Hermione da entrambi i lati. “E' tutta colpa mia. Ho detto il nome. Mi dispiace...” “Harry?” 537 Harry Potter e i Cimeli della Morte Era una voce nuova, ma familiare e proveniva direttamente da dietro Harry, dalla persona legata alla sinistra di Hermione. “Dean?” “Sei tu! Se sapessero chi hanno preso! Sono Razziatori, cercano solo gli scansafatiche da vendere in cambio di oro...” “Non è un cattivo bottino, per una notte,” stava dicendo Greyback, mentre un paio di stivali chiodati si mettevano in marcia accanto ad Harry e altro fracasso si udiva dall'interno della tenda. “Un Mezzosangue, un Goblin fuggiasco e questi tre lavativi. Hai verificato poi i loro nomi sulla lista, Scabior?” ruggì. “Già. Non c'è nessun Vernon Dudley qua, Greyback.” “Interessante,” disse Greyback. “Questo è interessante” Si accovacciò accanto ad Harry, che vide, attraverso le minuscole aperture rimaste tra le sue palpebre gonfie, un viso coperto di grigi capelli arruffati e le basette, aguzzi denti marroni e piaghe agli angoli della bocca. Greyback puzzava come sulla cima della torre, quando era morto Silente, di sporco, di sudore e di sangue. “Così, tu non sei ricercato, allora, Vernon? Oppure sei su questa lista con un nome diverso? In quale casa eri ad Hogwarts?” “Serpeverde,” disse Harry automaticamente. “Divertente, tutti loro sembrano pensare che è proprio questo che vogliamo sentire,” osservò maliziosamente Scabior dall’ombra. “Ma nessuno di loro poi sa dirci dov'è la sala comune.” 538 J. K. Rowling “È nei sotterranei” disse Harry chiaramente. “Si entra attraverso la parete. È pieno di teschi e cose del genere ed è sotto il lago, per cui tutte le luci sono verdi.” Ci fu un breve silenzio. “Bene, bene, sembra proprio che abbiamo preso un piccolo Serpeverde,” disse Scabior “Buon per te, Vernon, perché non ci stanno molti Mezzosangue Serpeverde. Chi è tuo padre?” “Lavora al Ministero,” mentì Harry. Sapeva che tutta la storia sarebbe crollata con la più piccola indagine, ma d'altra parte, doveva solo aspettare che la sua faccia riprendesse l’ aspetto abituale, prima che il gioco finisse in ogni caso. “Dipartimento delle Catastrofi Magiche.” “Sai cosa, Greyback?” disse Scabior, “Penso che ci sia un Dudley là.” Harry riusciva a mala pena a respirare: poteva la fortuna, la semplice fortuna, farli uscire indenni da questa situazione? “Bene, bene.” disse Greyback ed Harry sentì una piccolissima nota di trepidazione in quella voce insensibile e capì che Greyback si stava chiedendo se davvero avesse attaccato e catturato il figlio di un funzionario del Ministero. Il cuore di Harry stava martellando contro le funi attorno alle costole, non si sarebbe meravigliato di scoprire che Greyback poteva notarlo. “Se stai dicendo la verità, mostro, non dovresti avere nulla da temere da un giro al Ministero. Mi aspetto che tuo padre ci ricompensi solo per averti recuperato.” “Ma,” disse Harry, la bocca perfettamente asciutta, “se ci lasciaste...” 539 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Hey!” urlarono da dentro la tenda. “Guarda qua, Greyback!” Una figura scura si avvicinava tutta agitata verso di loro ed Harry scorse uno scintillio d'argento alla luce delle loro bacchette. Avevano trovato la spada di Grifondoro. “Mo-o-olto bene,” disse Greyback con apprezzamento, prendendola dal suo compagno. “Oh, davvero molto bene. Sembra fatta dai Goblin, questa. Da dove avete preso una cosa del genere?” “È di mio padre,” mentì Harry, sperando, al di là di ogni ragionevolezza, che fosse troppo buio perché Greyback potesse vedere il nome inciso proprio sotto l'elsa. “L'abbiamo presa in prestito per tagliare la legna da ardere...” “’spetta un minuto, Greyback! Guarda qua, nel Profeta!” Mentre Scabior parlava, la cicatrice di Harry, stiracchiata sulla sua fronte gonfia, bruciò selvaggiamente. Molto più chiaramente di quanto potesse intravedere qualsiasi cosa intorno a sé, vide un edificio torreggiante, una fortezza tetra, nera come carbone e minacciosa. All’improvviso, i pensieri di Voldemort erano nuovamente diventati taglienti come un rasoio: stava veleggiando verso la gigantesca costruzione col senso dell’obiettivo, calmo ed al tempo stesso euforico... Così vicino... così vicino... Con un enorme sforzo di volontà Harry chiuse la mente ai pensieri di Voldemort, riportandosi a dove era seduto, legato a Ron, Hermione, Dean e Grifuk nell'oscurità, ascoltando Greyback e Scabior. 540 J. K. Rowling “Hermione Granger,” Scabior stava dicendo, “la Mezzosangue che si sa essere in viaggio con Harry Potter.” La cicatrice di Harry bruciò nel silenzio, ma lui fece un'enorme sforzo per mantenersi cosciente, per non scivolare nella mente di Voldemort. Sentì il cigolio degli stivali di Greyback mentre si accovacciava di fronte ad Hermione. “Sai una cosa, ragazzina? Questa foto assomiglia dannatamente a te!” “No! Non sono io!” Lo strillo terrificato di Hermione fu come una confessione. “... che si sa essere in viaggio con Harry Potter,” ripeté Greyback con calma. Il silenzio piombò sulla scena. La cicatrice di Harry doleva intensamente, ma egli lottava con tutta la sua volontà contro l'attrazione dei pensieri di Voldemort. Rimanere in possesso delle sue facoltà mentali non era mai stato così importante. “Beh, questo cambia le cose, no?” bisbigliò Greyback. Nessuno parlò. Harry percepiva la banda di Razziatori che osservavano, immobili, e sentiva il braccio di Hermione tremare contro il suo. Greyback si alzò e fece un paio di passi verso il luogo in cui era seduto Harry. Si accovacciò di nuovo per scrutare da vicino i suoi lineamenti deformati. “Che cos'è questo sulla tua fronte, Vernon?” domandò sommessamente, l'alito disgustoso nelle narici di Harry, mentre premeva un dito sudicio sulla cicatrice tesa. 541 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non toccarla!” urlò Harry. Non era riuscito a trattenersi, pensava che avrebbe vomitato per il dolore. “Pensavo che indossassi degli occhiali, Potter?” sussurrò Greyback. “Io ho trovato degli occhiali!” gridò uno dei Razziatori scheletrico nello sfondo. “C'erano degli occhiali nella tenda, Greyback, aspetta...” Un secondo dopo gli occhiali di Harry vennero calcati di nuovo sul suo viso. I Razziatori lo circondavano adesso, scrutandolo. “È lui!” ringhiò Greyback. “Abbiamo preso Potter!” Tutti fecero qualche passo indietro, storditi da quel che avevano fatto. Harry, che ancora lottava per rimanere presente pur con la testa che sembrava spaccarsi in due, non riusciva a pensare a cosa dire. Visioni frammentate facevano irruzione attraverso la superficie della sua mente... ...Stava veleggiando attorno alle alte muraglie della fortezza nera... No, era Harry, legato e senza bacchetta, in grave pericolo... ...guardando in su, su alla finestra più elevata, alla torre più alta... Era Harry, ed essi stavano discutendo del suo destino a bassa voce... ...Tempo di volare... “...al Ministero?” “Al diavolo il Ministero.” ringhiò Greyback. “Si prenderanno tutto il merito, e a noi nemmeno un'occhiata. Dico che dovremmo portarlo direttamente da Voi-SapeteChi.” 542 J. K. Rowling “Vuoi convocarlo? Qui?” disse Scabior con la voce meravigliata e terrorizzata. “No,” ringhiò Greyback. “Non ho... dicono che sta usando il posto dei Malfoy come base. Porteremo là il ragazzo.” Harry pensava di sapere perché Greyback non avesse chiamato Voldemort. Ai lupi mannari poteva essere permesso indossare gli abiti da Mangiamorte quando volevano, ma solo la cerchia più vicina a Voldemort era segnata col Marchio Nero: Greyback non era stato insignito di questo grande onore. La cicatrice di Harry bruciò di nuovo... ... ed egli volò nella notte, salendo direttamente alla finestra in cima alla torre più alta... “... completamente sicuro che sia lui? Perché, se non lo è, Greyback, siamo morti.” “Chi comanda qui?” ruggì Greyback, nascondendo un momento di incertezza. “Ho detto che è Potter ed in più c’è la sua bacchetta, fanno giusto duecentomila Galeoni! Ma se siete troppo codardi per presentarvi, ciascuno di voi, è tutto per me e con un po’ di fortuna, mi ci farò mettere dentro anche la ragazza!” ...La finestra era una piccola fessura nella roccia nera, non abbastanza grande da far entrare un uomo... Al di là era appena visibile una figura scheletrica, rannicchiata sotto una coperta... Morta, o stava dormendo...? “Giusto!” disse Scabior. “Giusto, noi ci siamo! E gli altri, Greyback? Che cosa ne facciamo di loro?” 543 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Potremmo anche prendere tutto.... Abbiamo due Mezzosangue, che sono altri dieci Galeoni. Dammi anche la spada. Se sono rubini, è un'altra piccola fortuna.” I prigionieri vennero tirati in piedi. Harry riusciva a sentire il respiro veloce e terrorizzato di Hermione. “Bloccateli e teneteli stretti. Io prenderò Potter!” disse Greyback afferrando una manciata di capelli di Harry, che sentì le sue lunghe unghie gialle graffiargli il cuoio capelluto. “Al tre! Uno... due... tre...” Si Smaterializzarono portando appresso i prigionieri. Harry si dimenò cercando di liberarsi dalla mano di Greyback, ma senza speranza: Ron ed Hermione erano schiacciati strettamente contro di lui su entrambi i lati; non poteva separarsi dal gruppo e mentre l'aria veniva spremuta via dai suoi polmoni, la sua cicatrice bruciava ancora più dolorosamente... ... mentre si schiacciava per entrare nella fessura della finestra come un serpente e atterrava, leggero come vapore, nella stanza simile ad una cella... I prigionieri barcollarono l'uno sull'altro mentre atterravano su un viottolo di campagna. Gli occhi di Harry, ancora gonfi, ci misero un attimo ad adattarsi, poi vide un paio di cancelli in ferro battuto ai piedi di quello che sembrava un lungo viale d'accesso. Harry sentì un piccolissimo moto di sollievo. Il peggio non era ancora accaduto: Voldemort non era qui. Era, Harry lo sapeva poiché stava lottando per resistere alla visione, in qualche strano posto simile ad una fortezza, sulla cima di una torre. Quanto tempo ci avrebbe messo Voldemort per arrivare qui, una volta saputo della presenza di Harry, era un’altra faccenda... 544 J. K. Rowling Uno dei Razziatori procedette a grandi passi verso i cancelli e li scosse. “Come ci entriamo? Sono chiusi, Greyback. Io non... accidenti!” Tirò via bruscamente le sue mani spaventato. Il ferro si stava contorcendo, srotolando le pieghe e spire astratte in un volto spaventoso, che parlò con una voce metallica ed echeggiante. “Dichiarate il vostro scopo!” “Abbiamo Potter!” ruggì Greyback trionfante. “Abbiamo preso Harry Potter!” I cancelli si spalancarono. “Andiamo!” disse Greyback ai suoi uomini, i prigionieri furono spinti attraverso i cancelli e su per il viale, tra alte siepi che attutivano il rumore dei loro passi. Harry vide una bianca figura spettrale sopra di lui e si rese conto che si trattava di un pavone albino. Inciampò e venne rimesso in piedi da Greyback con uno strattone; ora stava barcollando avanti e di lato, legato spalla a spalla con gli altri quattro prigionieri. Chiuse gli occhi gonfi e permise al dolore proveniente dalla sua cicatrice di sopraffarlo per un attimo, volendo capire cosa stesse facendo Voldemort, se sapeva già della sua cattura... La figura emaciata si mosse sotto la leggera coperta e si girò verso di lui, aprendo gli occhi nel volto scheletrico. Il fragile uomo si mise a sedere, i grandi occhi incavati fissarono i suoi, quelli di Voldemort e poi sorrise. “Così sei arrivato. Pensavo l’avresti fatto... un giorno. Ma il tuo viaggio è stato inutile. Non l'ho mai avuta.” “Menti!” 545 Harry Potter e i Cimeli della Morte Appena l'ira di Voldemort fremette in lui, la cicatrice di Harry minacciò di esplodere dal dolore ed egli riportò la sua mente nel proprio corpo, sforzandosi di rimanere presente mentre i prigionieri venivano spinti sulla ghiaia. La luce si riversò su tutti loro. “Cosa c'è?” disse una fredda voce di donna. “Siamo qui per vedere Colui-Che-Non-Deve-EssereNominato.” ringhiò Greyback. “Chi sei?” “Mi conosci!” c'era risentimento nella voce del lupo mannaro. “Fenrir Greyback! Abbiamo preso Harry Potter!” Greyback afferrò Harry e lo fece girare fino a fronteggiare la luce, costringendo anche gli altri prigionieri a trascinarsi in cerchio. “So che è gonfio, madama, ma è lui” disse improvvisamente Scabior ad alta voce. “Se guardi un po' più da vicino, puoi vedergli la cicatrice. E questa qui, guarda la ragazza. La Mezzosangue che si sa che sta viaggiando con lui, madama. Non ci sono dubbi sulla sua identità e abbiamo preso anche la bacchetta. Ecco, madama...” Attraverso le palpebre gonfie Harry vide Narcissa Malfoy scrutare la sua faccia gonfia. Scabior le porse la bacchetta di prugnolo. “Portateli dentro.” disse lei. Harry e gli altri furono spinti e spediti a calci su per ampi gradini di pietra, in un vestibolo fiancheggiato da file di ritratti. 546 J. K. Rowling “Seguitemi,” disse Narcissa, facendo strada attraverso l’ingresso. “Mio figlio, Draco, è a casa per le vacanze Pasquali. Se quello è Harry Potter, lo riconoscerà.” Il salotto era abbagliante dopo l'oscurità esterna; perfino con gli occhi quasi chiusi, Harry riusciva a intravedere le ampie dimensioni della stanza. Un lampadario a bracci di cristallo pendeva dal soffitto e c'erano altri ritratti lungo le scure pareti violacee. Due figure si alzarono dalle loro sedie di fronte ad un elaborato camino di marmo, mentre i prigionieri venivano fatti entrare a forza nella stanza dai Razziatori. “Cosa c'è?” La voce strascicata e terribilmente familiare di Lucius Malfoy colpì le orecchie di Harry. Adesso stava cedendo al panico. Non vedeva via d'uscita ed era più semplice, mentre il terrore saliva, bloccare i pensieri di Voldemort, sebbene la sua cicatrice bruciasse ancora. “Dicono di aver preso Potter,” rispose la fredda voce di Narcissa. “Draco, vieni qui”. Harry non osò guardare Draco direttamente, ma sbirciò di traverso: una figura leggermente più alta di lui che si alzava dalla poltrona, il viso come una pallida macchia appuntita sotto a dei capelli biondo smorto. Greyback girò di nuovo violentemente i prigionieri in modo che Harry si trovasse direttamente sotto al lampadario . “Allora, ragazzo?” ringhiò il lupo mannaro. Harry si trovava di fronte ad uno specchio sopra al camino, un grande oggetto dorato in una complessa cornice spiraleggiante. Attraverso la fessura dei suoi occhi 547 Harry Potter e i Cimeli della Morte si vide riflesso per la prima volta da quando aveva lasciato Grimmauld Place. La sua faccia era enorme, lucida e rosa, ogni lineamento distorto dalla fattura di Hermione. I capelli neri gli arrivavano alle spalle e c'era un ombra scura attorno alla bocca. Non avesse saputo che era lui che stava li in piedi, si sarebbe chiesto chi indossasse i suoi occhiali. Decise di non parlare, poiché la voce lo avrebbe sicuramente tradito; di nuovo evitò il contatto con gli occhi di Draco mentre quest’ultimo si avvicinava. “Beh, Draco?” disse Lucius Malfoy. Suonava avido. “È lui? È Harry Potter?” “Io non... non posso esserne sicuro,” disse Draco. Stava mantenendo le distanze da Greyback e sembrava tanto spaventato di dover guardare Harry quanto Harry di guardare lui. “Ma guardalo attentamente, guarda! Vai più vicino!” Harry non aveva mai sentito Lucius Malfoy così eccitato. “Draco, se siamo noi a riconsegnare Harry Potter al Signore Oscuro, tutto sarà perdon...” “Ora, non vorremo dimenticare chi lo ha realmente catturato, spero, Signor Malfoy?” interruppe Greyback minacciosamente. “Certo che no, certo che no!” disse Lucius con impazienza. Si avvicinò ad Harry, andandogli così vicino che Harry poté vedere il volto, solitamente languido e pallido, nitidamente e nel dettaglio nonostante gli occhi gonfi. Con la faccia simile ad una maschera paffuta, Harry aveva la sensazione di guardare attraverso le sbarre di una gabbia. 548 J. K. Rowling “Che cosa gli avete fatto?” chiese Lucius a Greyback. “Come si è conciato così?” “Non siamo stati noi.” “Mi sembra più una Fattura Pungente,” disse Lucius. I suoi occhi grigi frugarono la fronte di Harry. “C'è qualcosa qui,” bisbigliò. “Potrebbe essere una cicatrice, completamente allungata... Draco, vieni qui. Guarda bene. Che ne pensi?” Harry vide il volto di Draco più da vicino ora, proprio accanto a quello di suo padre. Erano straordinariamente simili, eccetto per il fatto che il padre guardava accanto a sé con eccitazione, mentre l'espressione di Draco era piena di riluttanza, perfino terrore. “Non so,” disse, e si allontanò verso il focolare dove sua madre stava in piedi ad osservare. “Sarebbe meglio se ne fossimo certi, Lucius,” disse Narcissa a suo marito con la sua voce fredda e chiara. “Totalmente sicuri che sia Potter, prima di convocare il Signore Oscuro... Dicono che questa è sua,” stava guardando da vicino la bacchetta di prugnolo, “ma non assomiglia alla descrizione di Olivander... Se ci stiamo sbagliando... se chiamiamo il Signore Oscuro qui per niente... Ricordi cosa ha fatto a Rowle e Dolohov?” “E la Mezzosangue, allora?” brontolò Greyback. Harry fu quasi sollevato in aria mentre i Razziatori forzavano i prigionieri a ruotare di nuovo, in modo che la luce cadesse invece su Hermione. “Aspetta,” disse Narcissa bruscamente. “Sì... sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto nel Profeta! Guarda, Draco, non è la ragazza Granger?” “Io... forse... si.” 549 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ma allora, questo è il giovane Weasley!” urlò Lucius, camminando a grandi passi attorno ai prigionieri legati per fronteggiare Ron. “Sono loro, gli amici di Potter... Draco, guardalo, non è il figlio di Arthur Weasley, come si chiama...?” “Sì,” disse Draco di nuovo, con la schiena rivolta verso i prigionieri, “Potrebbe essere.” La porta del salotto si aprì dietro ad Harry. Una donna parlò e il suono della sua voce portò il terrore di Harry ad un grado ancora più alto. “Cosa c'è? Cos'è successo, Cissy?” Bellatrix Lestrange camminò attorno ai prigionieri, e si fermò alla destra di Harry, fissando Hermione attraverso i suoi occhi dalle palpebre pesanti. “Ma, senza dubbio,” disse con calma, “questa è la ragazza Mezzosangue? È la Granger?” “Sì, sì è Granger!” gridò Lucius. “E accanto a lei, pensiamo, Potter! Potter e i suoi amici, presi finalmente!” “Potter?” strillò Bellatrix ed indietreggiò per vedere meglio Harry. “Sei sicuro? Beh allora, il Signore Oscuro deve essere informato immediatamente!” Tirò indietro la sua manica sinistra: Harry vide il Marchio Nero inciso nella carne del suo braccio e sapeva che stava per toccarlo, per convocare il suo amato padrone... “Stavo per chiamarlo io!” disse Lucius e la sua mano si chiuse effettivamente sul polso di Bellatrix, impedendole di toccare il Marchio. “Io lo convocherò, Bella. Potter è stato portato nella mia casa ed è quindi sotto la mia autorità...” 550 J. K. Rowling “La tua autorità!” sogghignò lei, tentando di strappare la mano dalla sua stretta. “Hai perso la tua autorità quando hai perso la bacchetta, Lucius! Come osi? Tieni le mani lontane da me!” “Non c'è niente da fare per te. Non sei tu che hai catturato il ragazzo...” “Mi perdoni, Sig. Malfoy,” si intromise Greyback, “ma siamo stati noi a prendere Potter e saremo noi a pretendere l'oro...” “Oro!” rise Bellatrix, tentando ancora di liberarsi dal cognato mentre con la mano libera cercava la bacchetta in tasca. “Prendi il tuo oro, sporco animale, cosa me ne faccio dell'oro? Io cerco solo l'onore del suo... del...” Smise di divincolarsi, i suoi occhi scuri fissavano qualcosa che Harry non riusciva a vedere. Trionfante per la sua resa, Lucius le allontanò la mano dalla propria e si sollevò la manica... “FERMO!” strillò Bellatrix, “Non toccarlo, moriremmo tutti se il Signore Oscuro venisse adesso!” Lucius si immobilizzò, il dito indice sospeso sul Marchio. Bellatrix uscì con un passo dal limitato campo visivo di Harry. “Cos'è quella?” le sentì dire. “Spada,” grugnì un Razziatore fuori vista. “Dammela.” “Non è vostra, signora, è mia, ritengo di averla trovata io.” Ci fu un'esplosione e un lampo di luce rossa; Harry sapeva che il Razziatore era stato Schiantato. Ci fu un ruggito di rabbia tra i suoi simili: Scabior estrasse la sua bacchetta. 551 Harry Potter e i Cimeli della Morte “A che gioco credi di giocare, donna?” “Stupeficium!” lei urlò, “Stupeficium!” Non potevano gareggiare con lei, sebbene fossero quattro contro uno. Era una strega, come Harry sapeva, con abilità prodigiose e senza coscienza. Caddero li dove erano, tutti tranne Greyback, che era stato costretto in ginocchio e con le braccia aperte. Con la coda dell’occhio Harry vide Bellatrix avanzare velocemente verso il lupo mannaro, la spada di Grifondoro stretta saldamente nella mano, il viso cereo. “Dove hai preso questa spada?” sussurrò a Greyback mentre gli toglieva la bacchetta di mano senza che lui opponesse resistenza. “Come osi?” grugnì lui, mentre era costretto a fissarla, poteva muovere unicamente la bocca. Mostrò i suoi denti aguzzi. “Liberami, donna!” “Dove hai trovato questa spada?” ripeté lei, brandendogliela in faccia. “Piton l’ha spedita nella mia camera blindata alla Gringott!” “Era nella loro tenda,” ringhiò Greyback. “Liberami, ho detto!” Sventolò la bacchetta e il lupo mannaro scattò in piedi, ma sembrava troppo diffidente per avvicinarsi a lei. Si spostò furtivamente dietro una poltrona e si aggrappò allo schienale con le luride unghie ricurve. “Draco, porta questa feccia fuori,” disse Bellatrix, indicando gli uomini privi di sensi. “Se non hai il fegato per finirli, lasciali nel cortile per me.” “Non osare parlare a Draco come...” disse Narcissa furiosamente, ma Bellatrix urlò, “Stai calma! La situa552 J. K. Rowling zione è molto più grave di quanto tu possa immaginare, Cissy! Abbiamo un problema, ed è molto serio!” Rimase lì, in piedi, ansimando leggermente, guardando la spada ed esaminandone l'elsa. Poi tornò a guardare i prigionieri silenziosi. “Se è davvero Potter, non gli deve essere fatto del male,” mormorò, più a se stessa che agli altri. “Il Signore Oscuro desidera liberarsi personalmente di Potter... Ma se scopre... Devo... Devo sapere...” Tornò di nuovo da sua sorella. “I prigionieri devono essere messi nel sotterraneo, mentre penso a cosa fare!” “Questa è casa mia, Bella, tu non dai ordini nella mia...” “Fallo! Tu non hai idea del pericolo in cui siamo!” strillò Bellatrix. Sembrava terrorizzata, folle. Una sottile lingua di fuoco scaturì dalla sua bacchetta e bruciò il tappeto, lasciandovi un foro. Narcissa esitò per un attimo, poi si rivolse al lupo mannaro. “Porta quei prigionieri giù nei sotterranei, Greyback.” “Aspetta,” disse Bellatrix tagliente. “Tutti tranne... tranne la Mezzosangue.” Greyback diede un grugnito di piacere. “No!” gridò Ron. “Puoi avere me, prendi me!” Bellatrix lo colpì in faccia: il suono echeggiò nella stanza. “Se muore sotto interrogatorio, prenderò te, dopo,” disse. “I Traditori del proprio Sangue saranno i successivi a mio avviso. Portali di sotto, Greyback, accertati che siano al sicuro, ma non far loro nulla... non ancora.” 553 Harry Potter e i Cimeli della Morte Lanciò a Greyback la sua bacchetta, poi prese un piccolo coltello d'argento da sotto il suo abito. Liberò Hermione dagli altri prigionieri, poi la tirò per i capelli al centro della stanza, mentre Greyback costringeva il resto di loro a trascinarsi attraverso la stanza, un'altra porta e uno scuro corridoio, con la bacchetta tesa in avanti che proiettava una forza invisibile e irresistibile. “Credi che mi farà avere un po' della ragazza quando avrà finito con lei?” canticchiò sommessamente Greyback mentre li sospingeva lungo il corridoio. “Ho detto che gli avrei dato un morso o due, non glie li daresti tu, rossiccio?” Harry poté sentire Ron agitarsi. Furono fatti scendere per una ripida rampa di scale, ancora legati spalla contro spalla, a rischio di scivolare e rompersi il collo in ogni momento. In fondo c'era una pesante porta. Greyback la aprì con un leggero colpo di bacchetta, poi li fece entrare in una stanza umida e ammuffita e li lasciò nella totale oscurità. Il rimbombo dello sbattere della porta della cella non si era ancora spento, quando udirono un urlo terribile e prolungato provenire proprio da sopra di loro. “HERMIONE!” urlò Ron e iniziò a contorcersi e a lottare contro le funi che li legavano insieme, tanto che Harry barcollò. “HERMIONE!” “Stai calmo!” disse Harry. “Zitto. Ron, abbiamo bisogno di trovare un modo...” “HERMIONE! HERMIONE!” “Abbiamo bisogno di un piano, smettila di urlare... dobbiamo toglierci queste funi...” “Harry?” giunse un sussurro dall'oscurità. “Ron? Sei tu?” 554 J. K. Rowling Ron smise di gridare. C'era un suono di movimento vicino a loro, poi Harry vide un ombra muoversi più vicino. “Harry? Ron?” “Luna?” “Sì, sono io! Oh no, non volevo che vi catturassero!” “Luna, puoi aiutarci a toglierci queste funi?” chiese Harry. “Oh sì, penso di sì... C'è un vecchio chiodo che usiamo se abbiamo bisogno di rompere qualcosa... Solo un attimo.” Hermione gridò di nuovo da sopra le loro teste, e sentirono gridare anche Bellatrix, ma le sue parole non si capirono poiché Ron urlò di nuovo, “HERMIONE! HERMIONE!” “Sig. Olivander?” Harry sentì Luna dire. “Sig. Olivander, ha il chiodo? Se si spostasse un pochino... Credo che sia accanto alla brocca dell'acqua.” Fu di ritorno in pochi secondi. “Dovrete stare immobili.” disse. Harry la sentì lavorare con le fibre più ostinate delle corde mentre scioglieva i nodi. Sentirono la voce di Bellatrix al piano di sopra. “Te lo chiedo di nuovo! Dove avete preso questa spada? Dove?” “L'abbiamo trovata... l'abbiamo trovata... PER FAVORE!” Hermione gridò di nuovo; Ron si dimenò più forte che mai e il chiodo arrugginito scivolò sul polso di Harry. “Ron, per favore stai fermo!” bisbigliò Luna “Non riesco a vedere cosa sto facendo...” 555 Harry Potter e i Cimeli della Morte “La mia tasca!” disse Ron, “Nella mia tasca, c'è uno Spegnino ed è pieno di luce!” Pochi secondi dopo, ci fu un suono metallico e le sfere luminescenti che lo Spegnino aveva assorbito dalle lampade della tenda si librarono nel sotterraneo. Incapaci di riunirsi alla loro sorgente, rimasero semplicemente sospese lì, come minuscoli soli, inondando di luce la stanza nel sottosuolo. Harry vide Luna, tutta occhi col suo volto bianco, e la figura immobile di Olivander, il costruttore di bacchette, raggomitolato sull’angolo del pavimento. Allungando il collo intorno, scorse gli altri compagni di prigionia: Dean e Grifuk il Goblin, che sembrava appena cosciente, tenuto in piedi dalle funi che lo legavano agli umani. “Oh, così è molto più semplice, grazie, Ron,” disse Luna e ricominciò ad attaccare il loro lacci. “Ciao, Dean!” Da sopra giunse la voce di Bellatrix. “Stai mentendo, sporca Mezzosangue, e lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dì la verità! Dì la verità!” Un altro terribile urlo... “HERMIONE!” “Che cos'altro avete preso? Che cos'altro avete preso? Dimmi la verità o, giuro, ti farò assaggiare questo coltello!” “Ecco!” Harry sentì le funi cadere e si girò, sfregandosi i polsi, e vide Ron correre attorno al sotterraneo, guardando su al basso soffitto, in cerca di una botola. Dean, il volto ammaccato e coperto di sangue, disse “Grazie,” a Luna e 556 J. K. Rowling rimase così, tremando, ma Grifuk sprofondò sul pavimento, sembrava stordito e disorientato, c'erano molte piaghe sul suo volto bruno. Ron adesso stava cercando di Smaterializzarsi senza bacchetta. “Non c'è via d'uscita, Ron,” disse Luna, vedendo i suoi inutili sforzi. “Il sotterraneo è completamente a prova di fuga. Ho provato, prima. Il Sig. Olivander è stato qui per un lungo periodo, ha provato di tutto.” Hermione stava gridando di nuovo. Il suono penetrò in Harry come dolore fisico. A mala pena cosciente delle feroci trafitture della sua cicatrice, iniziò anche lui a correre attorno al sotterraneo, tastando le pareti senza sapere cosa stesse cercando, conscio fin nel profondo dell’inutilità di ciò che faceva. “Che cos'altro avete preso, cos'altro? RISPONDIMI! CRUCIO!” Le urla di Hermione riecheggiarono dalle pareti al piano di sopra. Ron stava quasi singhiozzando mentre colpiva le pareti con i pugni, ed Harry, nella più completa disperazione, prese la borsa di Hagrid dal collo e frugò all'interno: tirò fuori il Boccino di Silente e lo scosse, sperando, non sapeva cosa... non accadde nulla... sventolò le metà spezzate della bacchetta di fenice, ma erano senza vita... il frammento di specchio cadde a terra scintillando e vide un lampo di blu luminoso... L'occhio di Silente lo stava fissando dallo specchio. “Aiutaci!” gli strillò con folle disperazione. “Siamo nel sotterraneo del Castello dei Malfoy, aiutaci!” L'occhio ammiccò e sparì. 557 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry non era nemmeno del tutto sicuro che ci fosse davvero stato. Inclinò il frammento di specchio da una parte e dall'altra e non ci vide nulla riflesso dentro, se non le pareti e il soffitto della loro prigione; dal piano di sopra Hermione stava gridando peggio che mai e vicino a lui Ron stava urlando rabbiosamente, “HERMIONE! HERMIONE!” Sentirono Bellatrix gridare, “Come siete entrati nella mia camera blindata? Vi ha aiutati il sudicio piccolo Goblin nel sotterraneo?” “Lo abbiamo incontrato solo stanotte!” singhiozzò Hermione. “Non siamo mai stati nella tua camera blindata... Non è la vera spada! È una copia, solo una copia!” “Una copia?” strillò Bellatrix, “Oh, che storia plausibile!” “Possiamo scoprirlo facilmente!” aggiunse la voce di Lucius. “Draco, vai a prendere il Goblin, potrà dirci se la spada è vera oppure no!” Harry si precipitò attraverso il sotterraneo verso il luogo in cui Grifuk si era accasciato sul pavimento. “Grifuk,” bisbigliò nell'orecchio appuntito del Goblin, “devi dire loro che quella spada è un falso, non devono sapere che è quella vera, Grifuk, ti prego...” Sentì qualcuno affrettarsi per i gradini del sotterraneo; un attimo dopo la voce tremante di Draco parlò da fuori la porta. “State indietro. Schieratevi contro la parete in fondo. Non tentate niente, o vi ammazzo!” Fecero come era stato loro detto. Mentre la serratura girava, Ron fece scattare lo Spegnino e le luci tornarono 558 J. K. Rowling guizzando nella sua tasca, ripristinando l'oscurità nel sotterraneo. La porta si spalancò; Malfoy marciò dentro, con la bacchetta tesa davanti, pallido e determinato. Afferrò per il braccio il piccolo Goblin e ritornò di nuovo indietro, trascinando Grifuk con sé. La porta si chiuse sbattendo e nello stesso istante un fragoroso crack echeggiò nel sotterraneo. Ron fece scattare lo Spegnino. Tre palle di luce ritornarono in volo nell'aria dalla sua tasca, rivelando Dobby l'elfo domestico, che si era appena Materializzato in mezzo a loro. “DOB...!” Harry colpì Ron sul braccio per farlo stare zitto e Ron sembrò terrificato dal proprio errore. Il suono di passi attraversavano il soffitto: Draco che portava Grifuk da Bellatrix. Gli enormi occhi simili a palline da tennis di Dobby erano spalancati, tremava dai piedi alla punta delle orecchie. Era tornato nella casa del suo vecchio padrone ed era chiaro che era terrificato. “Harry Potter,” squittì nel più sottile fremito di voce, “Dobby è venuto per liberarvi.” “Ma come...?” Un urlo spaventoso sommerse le parole di Harry: Hermione veniva torturata di nuovo. Tagliò corto. “Puoi Smaterializzarti fuori da questo sotterraneo?” domandò a Dobby che fece un cenno col capo, agitando le orecchie. “E puoi portare gli umani con te?” Dobby annuì di nuovo. 559 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Bene. Dobby, voglio che prendi Luna, Dean e il Sig. Olivander e li porti... e li porti da...” “Bill e Fleur,” disse Ron, “Villa Conchiglia, alla periferia di Tinworth!” L'elfo annuì per la terza volta. “E poi torna indietro,” disse Harry. “Puoi farlo, Dobby?” “Certo, Harry Potter,” bisbigliò il piccolo elfo. Si affrettò sul Sig. Olivander che sembrava essere appena cosciente. Mise una mano del costruttore di bacchette nella sua e tese l'altra a Luna e Dean, nessuno dei quali si mosse. “Harry, vogliamo aiutarti.” bisbigliò Luna. “Non possiamo lasciarti qui.” disse Dean. “Andate, tutti e due! Ci vediamo da Bill e Fleur.” Mentre Harry parlava, la sua cicatrice bruciò più che mai: per pochi secondi guardò giù, non il costruttore di bacchette, ma un altro uomo, altrettanto vecchio, altrettanto magro, ma che rideva sdegnosamente. “Uccidimi, allora. Voldemort, per me la morte è la benvenuta! Ma la mia morte non ti darà ciò che cerchi... Ci sono così tante cose che non capisci...” Sentì la furia di Voldemort, ma poiché Hermione gridava di nuovo la chiuse fuori, ritornando al sotterraneo e all'orrore del suo presente. “Andate!” implorò Luna e Dean. “Andate! Vi seguiremo, ma ora andate!” Afferrarono le dita distese dell'elfo. Ci fu un altro fragoroso crack e Dobby, Luna, Dean e Olivander sparirono. 560 J. K. Rowling “Che cosa è stato?” urlò Lucius Malfoy da sopra le loro teste. “Avete sentito? Cos'era quel rumore nel sotterraneo?” Harry e Ron si fissarono. “Draco... no, chiama Codaliscia! Fallo andare a controllare!” Passi attraversarono la stanza di sopra, poi ci fu silenzio. Harry sapeva che le persone nel salotto stavano in ascolto di altri rumori provenienti dal sotterraneo. “Dovremo cercare di bloccarlo,” bisbigliò a Ron. Non avevano scelta: nel momento in cui qualcuno fosse entrato nella stanza e avesse notato l'assenza degli altri tre, sarebbero stati perduti. “Lascia accese le luci,” aggiunse Harry, e quando sentirono qualcuno scendere i gradini fuori dalla porta, indietreggiarono contro la parete ai lati di essa. “Indietro!” ingiunse la voce di Codaliscia., “State lontani dalla porta. Sto entrando.” La porta si spalancò. Per una frazione di secondo Codaliscia fissò il sotterraneo apparentemente vuoto, risplendente della luce dei tre soli in miniatura che fluttuavano a mezz'aria. Poi Harry e Ron si lanciarono su di lui. Ron afferrò il braccio con la bacchetta di Codaliscia e lo spinse all'insù. Harry gli sbatté una mano sulla bocca, smorzandogli la voce. Lottarono in silenzio: la bacchetta di Codaliscia emise scintille e la sua mano d'argento si chiuse attorno alla gola di Harry. “Cosa c'è, Codaliscia?” chiamò Lucius Malfoy dal di sopra. “Niente!” rispose Ron in una passabile imitazione della voce ansimante di Codaliscia. “Tutto bene!” 561 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry respirava a mala pena. “Vuoi uccidermi?” Harry rantolò, facendo leva per cercare di far aprire le dita d'argento. “Dopo che ti ho salvato la vita? Sei in debito con me, Codaliscia!” Le dita d'argento allentarono la presa. Harry non se l'aspettava: si liberò con forza, meravigliato, tenendo la mano sulla bocca di Codaliscia. Vide i piccoli occhi acquosi dell'uomo simile ad un ratto spalancarsi di terrore e sorpresa: sembrava scioccato quanto Harry per quel che la mano aveva fatto, per il piccolo impulso di pietà che lo aveva tradito, e continuò a lottare con ancora più forza, come per annullare quel momento di debolezza. “Prendiamo questa,” mormorò Ron, strappando la bacchetta di Codaliscia dall'altra mano. Senza bacchetta, senza aiuto, le pupille di Minus si dilatarono dal terrore. I suoi occhi erano scivolati dal volto di Harry a qualcos'altro. Le sue dita d'argento si stavano muovendo inesorabilmente verso la sua gola. “No...” Senza fermarsi per pensare, Harry cercò di tirar via la mano, ma non fu possibile. Lo strumento d'argento che Voldemort aveva donato al più codardo fra i suoi servitori si era rivoltato contro il suo proprietario disarmato ed inutile; Minus stava raccogliendo il frutto della sua esitazione, del suo momento di pietà: veniva strangolato sotto i loro occhi. “No!” Anche Ron aveva lasciato Codaliscia e insieme, lui ed Harry cercarono di tirare le schiaccianti dita di metallo dalla gola di Codaliscia, ma non servì. Minus stava diventando blu. 562 J. K. Rowling “Relascio!” disse Ron, puntando la bacchetta alla mano d'argento, ma non accadde nulla, Minus cadde sulle ginocchia e nello stesso istante Hermione diede un terribile urlo dal di sopra. Gli occhi di Codaliscia ruotarono verso l’alto nel suo volto violaceo; ebbe un ultimo spasmo e rimase immobile. Harry e Ron si guardarono l'un l'altro, poi, lasciando il corpo di Codaliscia sul pavimento dietro di loro, corsero su per le scale e ripercorsero l'oscuro corridoio che portava al salotto. Avanzarono furtivamente, con cautela, finché giunsero alla porta del salotto, socchiusa. Ora avevano una chiara visione di Bellatrix che guardava in basso verso Grifuk. Questi teneva la spada di Grifondoro nelle mani dalle lunghe dita. Hermione giaceva ai piedi di Bellatrix. Si muoveva appena. “Allora?” disse Bellatrix a Grifuk. “È la spada vera?” Harry aspettò, trattenendo il respiro, lottando contro le fitte della cicatrice. “No,” disse Grifuk. “È un falso.” “Ne sei sicuro?” ansimò Bellatrix. “Completamente sicuro?” “Sì.” rispose il Goblin. Il sollievo si diffuse sul viso di Bellatrix, tutta la tensione si dileguò da esso. “Bene,” disse, e con un colpo casuale di bacchetta aprì un altro taglio profondo sul volto del Goblin, che cadde ai suoi piedi con un grido. Lo spinse da parte con un calcio. “E adesso,” disse con una voce che bruciava di trionfo, “Chiamiamo il Signore Oscuro!” E si tirò su la manica, toccando con l'indice il Marchio Nero. 563 Harry Potter e i Cimeli della Morte Subito, la cicatrice di Harry sembrò essersi nuovamente aperta. La realtà circostante svanì: lui era Voldemort e il mago scheletrico davanti a lui gli stava ridendo in faccia di un riso sdentato; era furioso per la convocazione che aveva sentito… li aveva avvertiti, dovevano convocarlo per niente meno che Potter. Se erano in errore... “Uccidimi, allora!” chiese il vecchio. “Non vincerai, non puoi vincere! Quella bacchetta non sarà mai, mai tua...” E la furia di Voldemort eruppe: uno scoppio di luce verde riempì la prigione e il fragile, vecchio corpo venne sollevato dal suo duro letto e ricadde, senza vita. Voldemort ritornò alla finestra, la sua ira appena dominabile... Avrebbero subito la sua punizione, se non avessero avuto una buona ragione per averlo richiamato... “E credo,” disse la voce di Bellatrix. “che possiamo sbarazzarci della Mezzosangue. Greyback, prendila se la vuoi.” “NOOOOOOOOOOOO!” Ron era piombato nel salotto; Bellatrix si guardò attorno scioccata, girò la bacchetta per fronteggiare Ron invece... “Expelliarmus!” egli ruggì puntando la bacchetta di Codaliscia a Bellatrix, e quella di lei volò in aria e fu presa da Harry, che era scattato dietro Ron. Lucius, Narcissa, Draco e Greyback si rigirarono, Harry urlò: “Stupeficium!” e Lucius Malfoy crollò a terra. Getti di luce volarono dalle bacchette di Draco, Narcissa e Greyback, Harry si gettò a terra, rotolando dietro al divano per evitarli. 564 J. K. Rowling “FERMI O LEI MORIRÁ!” Ansante, Harry spuntò dal bordo del divano. Bellatrix stava reggendo Hermione, che sembrava essere priva di sensi, e le teneva il corto coltello d'argento alla gola. “Buttate le bacchette,” bisbigliò. “Buttatele, o vedremo esattamente quanto sia sporco il suo sangue!” Ron si irrigidì, mentre stringeva convulsamente la bacchetta di Codaliscia. Harry si raddrizzò, tenendo sempre quella di Bellatrix. “Ho detto, buttatele!” strillò, premendo la lama sulla gola di Hermione ed Harry vide apparire delle gocce di sangue. “Va bene!” urlò lui e gettò la bacchetta di Bellatrix sul pavimento ai suoi piedi, Ron fece la stessa cosa con quella di Codaliscia. Entrambi alzarono le mani all'altezza della spalla. “Bene!” osservò lei. “Draco, prendile. il Signore Oscuro sta arrivando, Harry Potter! La tua morte si avvicina.” Harry lo sapeva, la sua cicatrice stava scoppiando dal dolore e riusciva a sentire Voldemort volare per il cielo a grande distanza, sopra un mare buio e tempestoso; presto sarebbe stato abbastanza vicino da Materializzarsi da loro ed Harry non vedeva nessuna via d'uscita. “Ora,” disse Bellatrix dolcemente, mentre Draco si affrettava verso di lei con le bacchette. “Cissy, credo che dovremmo legare di nuovo questi piccoli eroi, mentre Greyback si prende cura della Signorina Mezzosangue. Sono sicura che il Signore Oscuro non ti lesinerà la ragazza, Greyback, dopo quello che hai fatto stanotte.” 565 Harry Potter e i Cimeli della Morte All’ultima parola ci fu un bizzarro rumore stridente da sopra. Tutti guardarono in su in tempo per vedere il lampadario di cristallo tremare, poi, con un cigolio e un tintinnio sinistro, iniziò a cadere. Bellatrix era proprio sotto di esso. Lasciando andare Hermione si gettò da parte con un urlo. Il lampadario si schiantò al suolo in un esplosione di cristallo e catene cadendo sopra ad Hermione e al Goblin, che stringeva ancora la spada di Grifondoro. Frammenti scintillanti di cristallo volarono in tutte le direzioni, Draco si piegò in due, coprendosi il volto insanguinato con le mani. Mentre Ron correva a tirar fuori Hermione dai rottami, Harry corse il rischio: saltò sopra una poltrona strappando le tre bacchette dalla presa di Draco, le puntò rivolte su Greyback e gridò, “Stupeficium!”. Il lupo mannaro fu sollevato in aria dal triplo incantesimo, volò fino al soffitto e poi si schiantò al suolo. Mentre Narcissa trascinava Draco fuori portata da ulteriori danni, Bellatrix scattò in piedi, i suoi capelli fluttuavano mentre brandiva il coltello d'argento; ma Narcissa aveva diretto la sua bacchetta alla porta. “Dobby!” urlò e persino Bellatrix si fermò. “Tu! Tu hai fatto cadere il lampadario...?” Il minuscolo elfo trotterellò nella stanza, il dito tremante puntato sulla sua vecchia padrona. “Lei non deve fare del male a Harry Potter,” squittì. “Uccidilo, Cissy!” strillò Bellatrix, ma ci fu un altro fragoroso crack e anche la bacchetta di Narcissa volò in aria e atterrò dall'altra parte della stanza. 566 J. K. Rowling “Tu, lurida scimmietta!” gridò Bellatrix, “Come osi toccare la bacchetta di una strega, come osi disobbedire ai tuoi padroni?” “Dobby non ha padrone!” strillò l'elfo. “Dobby è un elfo libero e Dobby è venuto per salvare Harry Potter e i suoi amici!” La cicatrice di Harry lo stava accecando dal dolore. Debolmente, seppe che avevano pochi istanti, attimi, prima che Voldemort fosse da loro. “Ron, prendi... e VAI!” urlò, gli gettò una delle bacchette, poi si abbassò per tirare Grifuk fuori dal lampadario. Sollevando sopra una spalla il Goblin gemente, il quale era ancora aggrappato alla spada, Harry afferrò la mano di Dobby e ruotò sul posto per Smaterializzarsi. Mentre si trasformava in oscurità ebbe un'ultima visione del salotto, delle figure pallide e immobili di Narcissa e Draco, della striscia rossa costituita dai capelli di Ron e di un indistinto lampo d'argento volare, mentre il coltello di Bellatrix attraversava la stanza verso il luogo in cui si stavano Smaterializzando... Bill e Fleur... Villa Conchiglia... Bill e Fleur... Era svanito nell’ignoto. Tutto quello che poteva fare era ripetere il nome della destinazione e sperare che ciò bastasse per portarlo lì. Il dolore sulla sua fronte lo straziava e il peso del Goblin gravava su di lui, sentiva la lama della spada di Grifondoro sbattere contro la sua schiena: la mano di Dobby sussultò nella sua, si chiese se l'elfo stesse cercando di assumere la guida, di portarli nella direzione giusta e cercò, stringendo le dita, di indicare che per lui andava bene... 567 Harry Potter e i Cimeli della Morte Infine toccarono la solida terra, e sentirono l’odore di aria salmastra. Harry cadde sulle ginocchia, lasciò andare la mano di Dobby e tentò di abbassare gentilmente Grifuk a terra. “Stai bene?” disse mentre il Goblin si agitava, ma Grifuk piagnucolò soltanto. Harry guardò furtivamente attorno nell'oscurità. Sembrava che ci fosse una villa poco più in là sotto il vasto cielo stellato e pensò di vedere dei movimenti all'esterno. “Dobby, questa è Villa Conchiglia?” bisbigliò, stringendo le due bacchette che aveva preso dai Malfoy, pronto a combattere se fosse stato necessario. “Siamo andati nel posto giusto? Dobby?” Si guardò attorno. Il piccolo elfo era in piedi a qualche passo da lui. “DOBBY!” L'elfo dondolava debolmente, le stelle si riflettevano nei suoi ampi occhi brillanti. Insieme lui ed Harry guardarono giù all'impugnatura argentea del coltello che sporgeva dal suo petto ondeggiante. “Dobby... no... AIUTO!” gridò Harry a squarciagola verso la villa, verso la gente che lì si muoveva. “AIUTO!” Non sapeva né gli importava se fossero maghi o Babbani, amici o nemici; tutto quello che gli importava era che sul davanti di Dobby si stava allargando una macchia scura e che Dobby aveva steso verso Harry le sue braccia sottili con uno sguardo supplichevole. Harry lo afferrò e lo stese di fianco sull'erba fresca. “Dobby, no, non morire, non morire...” 568 J. K. Rowling Gli occhi di Dobby lo trovarono e le sue labbra tremarono nello sforzo di formare parole. “Harry... Potter...” Poi, dopo un piccolo brivido, l'elfo rimase immobile, i suoi occhi non furono niente più che grandi globi vitrei, spruzzati della luce delle stelle che non potevano vedere. 569 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO VENTIQUATTRO IL COSTUTTORE DI BACCHETTE MAGICHE Era come affondare in un vecchio incubo… per un istante Harry si ritrovò inginocchiato di nuovo accanto al corpo di Silente, ai piedi della torre più alta di Hogwarts… in realtà fissava un piccolo corpo raggomitolato sull'erba, trafitto dal coltello d’argento di Bellatrix. La voce di Harry implorava ancora, “Dobby… Dobby…”, pur sapendo che l’elfo era andato in un luogo dal quale non poteva essere richiamato. Dopo un minuto o giù di lì, comprese che avevano, dopo tutto, raggiunto il posto giusto, visto che Bill, Fleur, Dean e Luna gli si erano raggruppati intorno non appena si era inginocchiato accanto all’elfo. 570 J. K. Rowling “Hermione?” Chiese improvvisamente. “Dov’è?” “Ron l’ha portata dentro,” rispose Bill. “Starà bene.” Harry chinò nuovamente lo sguardo verso Dobby, protese una mano ed estrasse la lama affilata dal corpo dell’elfo, quindi si sfilò la giacca e la depose su Dobby come se fosse stata una coperta. Il mare si frangeva contro le rocce da qualche parte lì vicino, Harry l'ascoltava mentre gli altri parlavano e prendevano decisioni, discutendo questioni delle quali non riusciva a interessarsi: Dean che portava Grifuk, ferito, nella casa, Fleur che si affrettava a seguirli. Bill suggerì di seppellire l’elfo ed Harry acconsentì senza capire realmente quello che stava dicendo. Mentre annuiva guardò di nuovo il piccolo corpo e la sua cicatrice tornò a pizzicare e bruciare. Osservando come se stesse dalla parte sbagliata di un telescopio, vide, in una parte della sua mente, Voldemort punire coloro che si erano lasciati dietro a Villa Malfoy. La rabbia era terribile, eppure il dolore di Harry per Dobby sembrava allontanarla, così da renderla simile ad un temporale lontano arrivato ad Harry attraverso un enorme oceano silenzioso. “Voglio farlo nel modo appropriato,” furono le prime parole che Harry pronunciò completamente consapevole. “Non con la magia. Avete una vanga?” Poco dopo iniziò il lavoro, da solo, scavando la tomba nel posto che Bill gli aveva mostrato in fondo al giardino, tra i cespugli. Scavò con una specie di furore, assaporando il lavoro manuale, orgoglioso e felice che in esso non vi fosse magia, poiché ogni goccia del suo sudore, ogni vescica, erano come doni per l’elfo che aveva salvato le loro vite. 571 Harry Potter e i Cimeli della Morte La sua cicatrice bruciava, ma lui era padrone del dolore, lo percepiva restandone separato. Finalmente aveva imparato a controllarsi, aveva appreso ciò che Silente voleva imparasse da Piton, a chiudere la mente a Voldemort. Così come Voldemort non era stato in grado di possederlo mentre Harry era consumato dal dolore per Sirius, adesso i suoi pensieri non potevano assorbirlo mentre piangeva Dobby. Sembrava che il dolore allontanasse Voldemort… anche se Silente, senza dubbio, avrebbe attribuito il merito all’amore. Harry continuò a scavare, sempre più in profondità nella dura terra fredda, trasformando la sofferenza in sudore, negando il dolore della cicatrice. Nell'oscurità, con la sola compagnia del suono del suo respiro e del frangersi del mare, gli tornò alla mente tutto quello che era successo dai Malfoy, ricordò le cose che aveva sentito e la comprensione fiorì nel buio. Il ritmo costante delle braccia segnava il tempo dei pensieri. Cimeli… Horcrux… Cimeli… Horcrux… eppure ora non ardeva più di quella strana, ossessiva bramosia, la perdita e la paura l’avevano spenta. Si sentiva come se fosse stato risvegliato con uno schiaffo. Mentre Harry scavava la tomba sempre più in profondità, comprese dove era stato Voldemort quella sera, chi aveva ucciso nella cella più alta di Nurmengard e perché. Ripensò a Codaliscia, morto a causa di un piccolissimo, inconscio impulso di misericordia. Silente aveva previsto anche quello… quante altre cose sapeva? 572 J. K. Rowling Harry perse la nozione del tempo. Si accorse dell’iniziale scemare l'oscurità solo quando Ron e Dean si riunirono a lui. “Come sta Hermione?” “Meglio,” disse Ron. “Fleur si sta prendendo cura di lei.” Harry aveva già pronta la risposta in caso gli avessero chiesto perché non aveva semplicemente creato una tomba perfetta con la sua bacchetta, ma non ne ebbe bisogno. Saltarono nello scavo che Harry aveva fatto, ognuno con la propria vanga, ed insieme lavorarono in silenzio finché non sembrò abbastanza profondo. Harry avvolse più strettamente l’elfo nella giacca, Ron si sedette sull'orlo della tomba, si tolse le scarpe e i calzini e glieli infilò sui piedi nudi, Dean estrasse un berretto di lana, che Harry mise con cura sulla testa di Dobby, avvolgendone le orecchie da pipistrello. “Dovremmo chiudergli gli occhi.” Harry non aveva sentito gli altri arrivare nell'oscurità, Bill abbigliato in un mantello da viaggio, Fleur con un grande grembiule bianco, dalla cui tasca sporgeva una bottiglia di quello che Harry riconobbe essere Ossofast, Hermione avvolta in un vestito preso in prestito, pallida ed instabile sui suoi piedi. Ron le mise un braccio intorno quando la raggiunse. Luna, che era avviluppata in uno dei cappotti di Fleur, si accucciò e mise dolcemente le dita su ognuna delle palpebre dell’elfo, facendole scorrere sugli occhi fissi e vitrei. “Ecco,” disse dolcemente. “Adesso sembra stia dormendo.” 573 Harry Potter e i Cimeli della Morte Harry mise l’elfo nella tomba, sistemando le membra sottili in modo che sembrasse dormire, quindi si arrampicò fuori e guardò per l'ultima volta il piccolo corpo. Si costrinse a non crollare ricordando il funerale di Silente, le file e file di sedie dorate, il Ministro della Magia in prima fila, il racconto dei successi di Silente e la maestosità della tomba di marmo bianco. Sentì che Dobby avrebbe meritato un funerale altrettanto magnifico, e tuttavia ecco qui, l’elfo giaceva tra i cespugli in un buco scavato rozzamente. “Penso che dovremmo dire qualcosa,” disse improvvisamente Luna ad alta voce. “Comincerò io, posso?” E mentre tutti la guardavano, si rivolse all’elfo morto sul fondo della tomba. “Grazie tante, Dobby, per avermi liberato da quel sotterraneo. È così ingiusto che tu sia dovuto morire, sebbene fossi così buono e coraggioso. Ricorderò sempre quello che hai fatto per noi. Spero che adesso tu sia felice.” Si girò e guardò verso Ron, in attesa. Lui si schiarì la gola e disse con voce profonda, “Sì, grazie, Dobby.” “Grazie,” mormorò Dean. Harry deglutì. “Addio, Dobby,” disse. Fu tutto ciò che riuscì a pronunciare, poiché Luna aveva espresso tutto il suo pensiero. Bill alzò la bacchetta, ed il mucchio di terra accanto alla fossa si alzò nell'aria e ricadde gentilmente su di essa, formando un piccolo tumulo rossastro. “Vi dispiace se resto qui un momento?” chiese Harry agli altri. 574 J. K. Rowling Gli sussurrarono parole che non comprese, sentì colpetti gentili sulla schiena, e poi tutti loro si trascinarono di nuovo verso la villa, lasciando Harry da solo accanto all’elfo. Si guardò intorno. C'erano un gran numero di grandi pietre bianche, levigate dal mare, che delimitavano l'orlo delle aiuole. Scelse una delle più grandi e la posò, come un cuscino, sul punto in cui ora riposava la testa di Dobby. Frugò, quindi, nella tasca alla ricerca di una bacchetta. Ce n’erano due. Aveva dimenticato quello che era successo, non riusciva a ricordare di chi fossero queste bacchette. Gli parve di averle strappate via dalla mano di qualcuno. Scelse la più corta delle due, quella che sentiva più adatta alla mano, e la puntò verso la pietra, sulla cui superficie, lentamente, seguendo le istruzioni che mormorava, apparvero tagli profondi. Sapeva che Hermione l’avrebbe potuto fare meglio, e probabilmente più rapidamente, ma voleva segnare lui il posto come aveva voluto essere lui a scavare la tomba. Quando Harry si rialzò, sulla pietra si leggeva: Qui giace Dobby, un Elfo Libero. Guardò in basso, contemplando il suo operato per qualche secondo, poi si allontanò, la cicatrice che pulsava ancora leggermente e la mente piena di quei pensieri che gli erano arrivati mentre era nella tomba, idee che avevano preso forma nell'oscurità, idee affascinanti e terribili. Quando entrò nel piccolo ingresso erano tutti seduti in soggiorno, l’attenzione concentrata su Bill che stava parlando. La stanza era chiara, bella, con un piccolo fuoco 575 Harry Potter e i Cimeli della Morte di legna che bruciava allegramente nel focolare. Harry non voleva sgocciolare fango sul tappeto, così rimase in piedi nell’ingresso, ad ascoltare. “…fortunatamente Ginny era in vacanza. Se fosse stata a Hogwarts, l'avrebbero potuta prendere prima che la raggiungessimo. Ora sappiamo che anche lei è al sicuro.” Si guardò intorno e vide Harry ritto lì in piedi. “Ho portato tutti quanti via dalla Tana,” spiegò. “Trasferiti da zia Muriel. I Mangiamorte adesso sanno che Ron è con te, prenderanno di mira la famiglia… non scusarti,” aggiunse, vedendo l'espressione di Harry. “Era solo una questione di tempo, papà lo ripeteva da mesi. Siamo la più grande famiglia di traditori del sangue che ci sia.” “Come sono protetti?” chiese Harry. “Incanto Fidelius. Il Custode Segreto è papà. Anche noi l'abbiamo posto su questa villa. Io sono il Custode Segreto qui. Nessuno di noi può andare a lavorare, ma al momento non è certo la cosa più importante. Una volta che Olivander e Grifuk staranno abbastanza bene, trasferiremo anche loro da zia Muriel. Non c’è molto spazio qui, ma lei ne ha un sacco. Le gambe di Grifuk sono in via di guarigione. Fleur gli ha dato l’Ossofast e probabilmente potremmo trasportarli tra un’ora o…” “No,” disse Harry, e Bill lo guardò intimorito. “Ho bisogno di entrambi qui. Devo parlare con loro. È importante.” Sentì l'autorità nella propria voce, la convinzione e il senso di determinazione che lo avevano pervaso mentre scavava la tomba di Dobby. I visi di tutti erano girati verso di lui, perplessi. 576 J. K. Rowling “Vado a lavarmi,” disse Harry a Bill guardandosi le mani, ancora coperte di fango e del sangue di Dobby. “Poi, avrò bisogno di vederli, immediatamente.” Andò in cucina, al lavello sotto una delle finestre che dominavano il mare. L’alba spuntava all'orizzonte, rosa conchiglia e timido oro, mentre si lavava, seguendo nuovamente il filo dei pensieri che gli erano arrivati nel giardino buio … Dobby non avrebbe mai potuto dire loro chi l'aveva mandato nel sotterraneo, ma Harry sapeva quello che aveva visto. Un penetrante occhio blu aveva guardato attraverso il frammento di specchio e poi l’aiuto era arrivato. “Aiuto sarà sempre dato a Hogwarts a coloro che lo chiedono.” Harry si asciugò le mani, indifferente alla bellezza del paesaggio all’esterno della finestra ed al mormorio degli altri nella sala da pranzo. Guardò fuori sull'oceano e si sentì vicino, in questa alba, vicino come mai era stato prima, al cuore del tutto. Ed ancora la sua cicatrice pulsò, e seppe anche che Voldemort ci stava arrivando. Harry capì, eppure ancora non capiva. Il suo istinto gli diceva una cosa, il suo cervello completamente un’altra. Il Silente nella testa di Harry sorrise, osservando Harry da sopra la punta delle dita, unite insieme come in preghiera. Hai dato a Ron lo Spegnino. Lo comprendevi… Gli hai dato modo di tornare… E avevi compreso anche Codaliscia… Sapevi che in lui c'era un po' di rimorso, da qualche parte… 577 Harry Potter e i Cimeli della Morte E se conoscevi loro… cosa sapevi di me, Silente? Sono destinato a capire, ma non a cercare? Sapevi quanto sarebbe stato duro per me? È per questo che l'hai reso così difficile? Per darmi il tempo di comprendere? Harry rimase lì immobile, gli occhi vitrei, guardando il punto dove il brillante bordo dorato del sole sorgeva abbagliante sull'orizzonte. Poi guardò le mani pulite e fu momentaneamente sorpreso di vedere il panno che ancora teneva stretto. Lo depose e ritornò nella sala. Lungo il percorso sentì la cicatrice pulsare furiosamente, e gli balenò nella mente, rapido come il riflesso di una libellula sull’acqua, la sagoma di un edificio che conosceva estremamente bene. Bill e Fleur erano ai piedi della scala. “Ho bisogno di parlare con Grifuk e con Olivander,” disse Harry. “No,” disse Fleur. “Dovrai aspettaire, 'Arry. Sono entrombi malati, stanchi…” “Mi dispiace,” rispose lui senza animosità, “ma non posso aspettare. Ho bisogno di parlare con loro adesso. Privatamente e separatamente. È urgente.” “Harry, cosa diavolo sta succedendo?” chiese Bill. “Salti fuori qui con un elfo domestico morto ed un Goblin semi cosciente, Hermione che da l’impressione di essere stata torturata e Ron si è appena rifiutato di dirmi qualsiasi cosa…” “Non possiamo dirvi quello che stiamo facendo,” rispose Harry con voce piatta. “Fai parte dell'Ordine, Bill e sai che Silente ci ha lasciato una missione. Non possiamo parlarne con nessun altro.” 578 J. K. Rowling Fleur fece un rumore impaziente, ma Bill non la guardò, stava fissando Harry. La sua faccia profondamente segnata dalle cicatrici era difficile da leggere. Finalmente, Bill disse: “Molto bene. Con chi vuoi parlare per primo?” Harry esitò. Sapeva che tutto dipendeva dalla sua decisione. Non gli restava altro tempo, quello era il momento di decidere: Horcrux o Cimeli? “Grifuk,” disse Harry. “Parlerò a Grifuk per primo.” Il cuore gli batteva all’impazzata, come se stesse correndo a tutta velocità ed avesse appena superato un enorme ostacolo. “Su di qua, allora,” disse Bill, facendo strada. Harry fece qualche passo prima di fermarsi e guardarsi indietro. “Ho bisogno anche di voi due!” chiamò Ron ed Hermione che si erano appostati, seminascosti nel vano della porta del soggiorno. Entrambi si spostarono alla luce, sembravano stranamente sollevati. “Come stai?” chiese a Hermione. “Sei stata meravigliosa… uscirtene con quella storia mentre lei ti stava torturando in quel modo…” Hermione fece un debole sorriso, mentre Ron le cingeva le spalle con un braccio. “Cosa facciamo adesso, Harry?” chiese. “Vedrai. Andiamo.” Harry, Ron ed Hermione seguirono Bill su per i ripidi gradini, fino ad un piccolo pianerottolo su cui si affacciavano tre porte. 579 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Qui dentro,” disse Bill, aprendo la porta della stanza che divideva con Fleur. Aveva anche questa una vista sul mare, ora screziato d’oro nell’aurora. Harry andò alla finestra, voltò le spalle a quella vista spettacolare ed aspettò, le braccia piegate, la cicatrice che pulsava. Hermione prese la sedia accanto alla toletta, Ron si sedette sul bracciolo. Bill riapparve, portando il piccolo Goblin che posò con cura sul letto. Grifuk grugnì un grazie e Bill se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle. “Mi dispiace di averti fatto uscire dal letto,” disse Harry. “Come vanno le gambe?” “Mi fanno male,” rispose il Goblin. “Ma stanno guarendo.” Stringeva ancora la spada di Grifondoro, e aveva uno strano sguardo, mezzo feroce, mezzo affascinato. Harry notò la pelle olivastra del Goblin, le dita lunghe e sottili, gli occhi neri. Fleur gli aveva tolto le scarpe: i lunghi piedi erano sporchi. Era più grande di un elfo domestico, ma non di molto. La testa a cupola era molto più grande di quella di un uomo. “Probabilmente non ti ricordi…” cominciò Harry. “…che io sono il Goblin che ti accompagnò alla camera blindata, la prima volta che hai visitato la Gringott?” completò Grifuk. “Io ricordo, Harry Potter. Perfino fra i Goblin, sei molto famoso.” Harry e il Goblin si guardarono a vicenda, valutandosi l'un l'altro. La cicatrice di Harry stava ancora pulsando. Voleva finire rapidamente quest’intervista con Grifuk, ma allo stesso tempo temeva di fare una mossa falsa. Mentre 580 J. K. Rowling cercava di decidere il modo migliore per porre la sua domanda, il Goblin ruppe il silenzio. “Hai seppellito l’elfo,” disse, suonando inaspettatamente astioso. “Ti ho osservato, dalla finestra della camera da letto della porta accanto.” “Sì,” rispose Harry. Grifuk lo guardò in tralice con i suoi neri occhi a mandorla. “Sei un mago insolito, Harry Potter.” “Cosa intendi dire?” chiese Harry, strofinando distrattamente la sua cicatrice. “Hai scavato la tomba.” “Quindi?” Grifuk non rispose. Harry era fin troppo convinto che lo stesse deridendo per essersi comportato come un Babbano, ma non gli importava se Grifuk approvasse o meno la tomba di Dobby. Si preparò all’attacco. “Grifuk, ho bisogno di chiederti…” “Hai anche salvato un Goblin.” “Cosa?” “Mi hai portato qui. Mi hai salvato.” “Bene, immagino non ti dispiaccia?”interloquì Harry, un po’ impaziente. “No, Harry Potter,” disse Grifuk, e con un dito torse la sottile barba nera sul suo mento, “ma sei un mago molto insolito.” “Giusto,” disse Harry. “Bene, ho bisogno di un aiuto, Grifuk, e tu puoi darmelo.” Il Goblin non diede segno di incoraggiamento, ma continuò a guardare di traverso Harry come se non avesse mai visto niente di simile a lui. 581 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ho bisogno di penetrare in una camera blindata della Gringott.” Harry non aveva avuto intenzione di esprimersi così bruscamente; le parole, tuttavia, gli erano uscite come spinte a forza mentre una fitta di dolore gli attraversava la cicatrice a forma di saetta, osservando, di nuovo, la sagoma di Hogwarts. Chiuse energicamente la sua mente. Doveva affrontare Grifuk, prima. Ron ed Hermione fissavano Harry come se fosse impazzito. “Harry…” disse Hermione, ma fu interrotta da Grifuk. “Penetrare in una camera blindata della Gringott?” ripeté il Goblin, tremando un po’ mentre cambiava posizione nel letto. “È impossibile.” “No, non lo è,” lo contraddisse Ron. “È stato già fatto” “Sì,” disse Harry. “Lo stesso giorno in cui ci incontrammo la prima volta, Grifuk. Al mio compleanno, sette anni fa.” “La camera in questione era vuota a quel tempo,” disse subito il Goblin ed Harry capì che nonostante Grifuk avesse abbandonato la Gringott, si sentiva offeso all'idea che vi fosse una falla nelle sue difese. “La sua protezione era minima.” “Beh, la camera nella quale abbiamo bisogno di entrare non è vuota, e immagino che la sua protezione sia molto potente,” disse Harry. “Appartiene ai Lestrange.” Vide Hermione e Ron scambiarsi uno sguardo, stupiti, ma ci sarebbe stato tempo a sufficienza per spiegarsi con loro dopo che Grifuk avesse dato la sua risposta. 582 J. K. Rowling “Non hai possibilità,” disse Grifuk con voce piatta. “Nemmeno una minuscola possibilità. Se cerchi nel sotterraneo un tesoro che ti è estraneo…” “Ladro avvisato mezzo salvato… sì, lo so, mi ricordo,” disse Harry. “Ma non sto cercando di procurarmi alcuna ricchezza, non sto cercando di prendere niente per guadagno personale. Riesci a crederci?” Il Goblin guardò obliquamente Harry, e la cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry pulsò, ma lui l'ignorò, rifiutando di ascoltarne il dolore o l’invito. “Se esistesse un mago del quale potrei credere che non stia cercando un guadagno personale,” disse finalmente Grifuk, “saresti tu, Harry Potter. Goblin ed Elfi non sono stati mai protetti, o rispettati come tu hai mostrato questa notte. Non dai Portabacchetta.” “I Portabacchetta,” ripeté Harry. La parola gli suonava strana nelle orecchie, mentre la cicatrice tornava a pungere, Voldemort orientava i suoi pensieri verso nord, ed Harry fremeva dal desiderio di interrogare Olivander, nella stanza accanto. “Sul diritto di portare una bacchetta,” disse quietamente il Goblin, “si è disputato a lungo tra i maghi ed il mio popolo.” “Beh, i Goblin non hanno bisogno della bacchetta per fare magie,” disse Ron. “Questo è irrilevante! I maghi si rifiutano di dividere i segreti sulla scienza delle bacchette con gli altri esseri magici, ci negano la possibilità di ampliare i nostri poteri!” “Vero, ma neanche i Goblin condividono la loro magia,” disse Ron. “Non ci dite come fabbricare le spade 583 Harry Potter e i Cimeli della Morte e le armature nel modo in cui lo fate voi. I Goblin sanno lavorare il metallo in un modo che i maghi non hanno mai…” “Non ha importanza,” disse Harry, notando che Grifuk stava acquistando colorito. “Qui non si tratta di maghi contro Goblin o qualsiasi altra creatura magica…” Grifuk fece una risata sgradevole. “Ma sì, si tratta proprio di questo! Mentre il Signore Oscuro diventa più potente, la tua razza viene collocata ancora più fermamente al di sopra della mia! La Gringott cade sotto il dominio dei maghi, gli elfi domestici vengono assassinati, e chi fra i portatori di bacchetta protesta?” “Noi lo facciamo!” proruppe Hermione. Era seduta diritta, i suoi occhi brillanti. “Noi protestiamo! Ed io vengo cacciata esattamente quanto qualsiasi Goblin o elfo, Grifuk! Sono una sporca Mezzosangue!” “Non chiamarti...” mormorò Ron. “Perché non dovrei?” disse Hermione. “Sporca Mezzosangue, ed orgogliosa di esserlo! Io non ho una posizione più alta, sotto questo nuovo ordine, rispetto alla tua, Grifuk! É me che hanno scelto di torturare per prima, dai Malfoy!” Mentre parlava, tirò da un lato il colletto del vestito per mostrare il taglio sottile che Bellatrix le aveva fatto, scarlatto contro la sua gola. “Sapevi che è stato Harry a liberare Dobby?” continuò. “Sapevi che è da anni che noi vogliamo che gli elfi domestici siano liberati?” (Ron si agitò a disagio sul bracciolo della sedia di Hermione.) 584 J. K. Rowling “Non puoi voler sconfiggere Tu-Sai-Chi più di quanto lo vogliamo noi, Grifuk!” Il Goblin fissò Hermione con la stessa curiosità che aveva mostrato per Harry. “Cosa cercate nella camera blindata dei Lestrange?” chiese improvvisamente. “La spada che giace li dentro è un’imitazione. Questa è quella vera.” Fece scorrere il suo sguardo su ognuno di loro. “Ma penso che questo lo sappiate già. Mi hai chiesto di mentire per te, mentre eravamo laggiù.” “Ma la falsa spada non è l'unica cosa in quella camera blindata, vero?” chiese Harry. “Forse hai visto altro, lì?” Il suo cuore stava martellando più forte che mai. Raddoppiò gli sforzi per ignorare il pulsare della cicatrice. Il Goblin si attorcigliò di nuovo la barba intorno al dito. “È contro il nostro codice parlare dei segreti della Gringott. Noi siamo i guardiani di tesori favolosi. Abbiamo un dovere verso gli oggetti affidati alle nostre cure, che, così spesso, sono stati forgiati dalle nostre mani.” Il Goblin accarezzò la spada, ed i suoi occhi neri vagarono da Harry ad Hermione, a Ron e poi di nuovo indietro. “Così giovani,” disse finalmente, “combattere contro così tanti.” “Ci aiuterai?” chiese Harry. “Non abbiamo nessuna speranza di penetrare nella camera blindata senza l'aiuto di un Goblin. Tu sei la nostra unica possibilità.” “Posso… pensarci,” disse in tono esasperante Grifuk. 585 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ma…” cominciò a sbraitare Ron. Hermione gli diede una gomitata nelle costole. “Grazie,” disse Harry. Il Goblin chinò la sua grande testa a forma di cupola in segno di riconoscimento, poi fletté le sue corte gambe. “Penso,” disse, sistemandosi in modo ostentato sul letto di Bill e di Fleur, “che l’Ossofast abbia finito il suo lavoro. Potrei essere finalmente in grado di riposare. Scusatemi…” “Sì, naturalmente,” disse Harry, ma prima di lasciare la stanza si abbassò in avanti e prese la spada di Grifondoro da accanto al Goblin. Grifuk non protestò, ma Harry credette di vedere del risentimento negli occhi del Goblin mentre si chiudeva la porta alle spalle. “Quel piccolo infame,” bisbigliò Ron. “Ci gode, a tenerci sulla corda” “Harry,” sussurrò Hermione, tirandoli entrambi lontano dalla porta verso il centro del pianerottolo ancora buio. “Stai dicendo quello che penso? Stai dicendo che c'è un Horcrux nella camera dei Lestrange?” “Sì,” disse Harry. “Bellatrix era terrorizzata quando pensava che fossimo stati là, era fuori di se. Perché? Cosa pensava potessimo aver visto, cos’altro pensava potessimo aver preso? Qualcosa per cui il solo pensiero di metterne a conoscenza Voi-Sapete-Chi la terrorizzava.” “Pensavo stessimo cercando posti in cui Voi-SapeteChi è stato, luoghi in cui ha fatto qualche cosa di importante,” disse Ron, guardandoli confuso. “É mai stato nella camera blindata dei Lestrange?” “Non so se è mai entrato nella Gringott,” disse Harry. “Non aveva oro lì quando era più giovane, perché nessuno 586 J. K. Rowling gli aveva lasciato niente. Avrebbe potuto vedere la banca da fuori, tuttavia, la prima volta che andò a Diagon Alley.” La cicatrice di Harry fremette, ma lui l'ignorò; voleva che Ron ed Hermione capissero la faccenda della Gringott prima di parlare ad Olivander. "Penso che invidiasse chiunque avesse la chiave di una camera blindata alla Gringott. Penso che lo considerasse un autentico simbolo dell’appartenenza al mondo magico. Non dimenticate poi, si fidava di Bellatrix e di suo marito. Erano i suoi servitori più fedeli prima della caduta, e andarono a cercarlo dopo che svanì. Glie lo sentii dire la notte in cui ritornò.” Harry si strofinò la cicatrice. “Non penso che abbia detto a Bellatrix che si trattava di un Horcrux, tuttavia. Non disse mai a Lucius Malfoy la verità sul diario. Probabilmente le disse che era qualcosa a cui teneva molto e le chiese di metterlo nella sua camera blindata. Il luogo più sicuro al mondo per qualsiasi cosa tu voglia nascondere, mi disse Hagrid… tranne Hogwarts.” Quando Harry finì di parlare, Ron scosse la testa. “Lo comprendi veramente." “Una parte di lui,” disse Harry. “Una parte… avrei voluto capire Silente altrettanto bene. Ma vedremo. Venite… adesso Olivander…” Ron e Hermione sembravano sconcertati, ma impressionati, mentre lo seguivano attraverso il piccolo pianerottolo e bussavano alla porta opposta a quella di Bill e Fleur. Un debole “Avanti!” giunse loro in risposta. Il fabbricante di bacchette stava riposando su uno dei letti gemelli, il più lontano dalla finestra. 587 Harry Potter e i Cimeli della Morte Era rimasto chiuso nel sotterraneo per più di un anno, torturato, Harry lo sapeva, in almeno un’occasione. Era emaciato, le ossa del viso sporgevano evidenti sotto la pelle giallastra. I grandi occhi d’argento sembravano enormi nelle orbite infossate. Le mani, che teneva adagiate sulla coperta, avrebbero potuto appartenere ad uno scheletro. Harry si sedette sul letto vuoto, accanto a Ron ed Hermione. Il sole nascente non era visibile da qui. La stanza si affacciava sul giardino in cima alla scogliera e sulla tomba scavata di fresco. “Sig. Olivander, mi spiace doverla disturbare,” disse Harry. “Mio caro ragazzo,” la voce di Olivander era debole. “Tu ci hai liberato, pensavo saremmo morti in quel posto. Non potrò mai ringraziarti… mai ringraziarti… abbastanza.” “Siamo stati contenti di farlo.” La cicatrice di Harry pulsò. Sapeva, era sicuro, che non c'era più il tempo di arrivare prima di Voldemort a quello che era il suo obiettivo, o di cercare di impedirgli di raggiungerlo. Avvertì una fuggevole sensazione di panico… eppure aveva preso la sua decisione quando aveva scelto di parlare prima con Grifuk. Fingendo una calma che non provava, frugò nella borsa che aveva intorno al collo e ne estrasse le due metà della sua bacchetta rotta. “Sig. Olivander, ho bisogno di un po’ d’aiuto.” “Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa,” disse debolmente il fabbricante di bacchette. “Può aggiustarla? È possibile?” 588 J. K. Rowling Olivander allungò una mano tremante ed Harry gli mise nel palmo le due metà unite a stento. “Agrifoglio e piuma di fenice,” disse Olivander con voce tremula. “Undici pollici. Maneggevole e flessibile.” “Sì,” disse Harry. “Lei può…?” “No,” sussurrò Olivander. “Mi dispiace, mi dispiace molto, ma una bacchetta che ha sofferto un danno di questa entità non può essere riparata da nessun mezzo che io conosca.” Harry era preparato a questa risposta, ma fu lo stesso un colpo. Riprese le due parti della bacchetta e li rinfilò nella borsa intorno al collo. Olivander fissò il punto in cui la bacchetta rotta era svanita, e non distolse lo sguardo finché Harry prese dalla tasca le due bacchette che aveva portato via dai Malfoy. “Può identificare queste?” chiese Harry. Il fabbricante di bacchette prese la prima e la tenne vicino ai suoi occhi scoloriti, ruotandola tra le sue dita nodose, flettendola leggermente. “Noce e corda del cuore di drago,” disse lui. “Dodici pollici e trequarti. Rigida. Questa bacchetta apparteneva a Bellatrix Lestrange.” “E questa?” Olivander effettuò lo stesso esame. “Biancospino e peli di unicorno. Dieci pollici precisi. Ragionevolmente elastica. Questa era la bacchetta di Draco Malfoy.” “Era?” ripeté Harry. “Non gli appartiene ancora?” “Forse no. Se se ne è impossessato…” “…l’ho fatto...” 589 Harry Potter e i Cimeli della Morte “…allora può essere la sua. Ovviamente, il modo in cui se ne è impossessato ha importanza. Molto dipende anche dalla bacchetta stessa. In generale, comunque, se una bacchetta è stata conquistata, la sua devozione cambierà.” C’era silenzio nella stanza, a parte il distante rumore del mare. “Parla delle bacchette come se avessero dei sentimenti propri,” disse Harry, “come se potessero pensare di testa loro.” “È la bacchetta a scegliere il mago,” disse Olivander. “Questo è sempre stato chiaro per quelli di noi che hanno studiato la scienza delle bacchette.” “Una persona, tuttavia, può usare anche una bacchetta senza essere stata scelta?” chiese Harry. “Oh sì, se sei un mago degno di questo nome sarai pienamente in grado di riversare la tua magia attraverso qualsiasi strumento, o quasi. I migliori risultati, però, verranno sempre laddove vi sia la più forte affinità tra mago e bacchetta. Questi legami sono complessi. Un'attrazione iniziale e poi una ricerca reciproca di esperienze, la bacchetta che impara dal mago, il mago dalla bacchetta.” La risacca del mare dava un suono lugubre. “Ho preso questa bacchetta a Draco Malfoy con la forza,” disse Harry. “Posso usarla in sicurezza?” “Penso di sì. Leggi sottili governano la proprietà di una bacchetta, ma la bacchetta che è stata conquistata sottometterà solitamente la propria volontà al nuovo padrone.” 590 J. K. Rowling “Così io dovrei usare questa?” disse Ron, estraendo la bacchetta di Codaliscia della tasca e dandola ad Olivander. “Castagno e corda di cuore di drago. Nove pollici e un quarto. Fragile. Fui costretto a farla, poco dopo il mio rapimento, per Peter Minus. Sì, se tu l’hai conquistata, è più probabile che faccia, e bene, il tuo volere che non qualsiasi altra bacchetta.” “E questo vale per tutte le bacchette, vero?” chiese a Harry. “Penso di sì,” rispose Olivander, gli occhi sporgenti rivolti verso il viso di Harry. “Fa domande profonde, Sig. Potter. La scienza delle bacchette è un ramo complesso e misterioso della magia.” “Così, non è necessario uccidere il proprietario precedente per ottenere il reale dominio di una bacchetta?” insistette Harry. Olivander deglutì. “Necessario? No, non credo si possa dire sia necessario uccidere.” “Ci sono leggende, tuttavia,” disse Harry, e mentre il suo cuore accelerava i battiti, e il dolore nella cicatrice diveniva più intenso, fu certo che Voldemort aveva deciso di mettere in pratica la sua idea. “Leggende su una bacchetta, o bacchette, passata da un proprietario all’altro attraverso l’omicidio.” Olivander diventò pallido. Era grigio chiaro contro il cuscino candido, ed i suoi occhi erano enormi, iniettati di sangue, e pieni di qualcosa che sembrava paura. “Una sola bacchetta, penso,” bisbigliò. “E Voi-Sapete-Chi è interessato ad essa, non è così?” chiese Harry. 591 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Io… come?” gracchiò Olivander, guardando Ron ed Hermione come in cerca d’aiuto. “Come fa a saperlo?” “Voleva che lei gli dicesse come superare il legame tra le nostre bacchette,” disse Harry. Olivander sembrava atterrito. “Mi ha torturato, deve capirlo! La Maledizione Cruciatus, io… io non avevo altra possibilità se non dirgli quello che sapevo, quello che immaginavo!” “Capisco,” disse Harry. “Gli ha detto dei nuclei gemelli? Gli ha detto che doveva solamente prendere in prestito la bacchetta di un altro mago?” Olivander sembrava terrorizzato, paralizzato, da quante cose Harry sapeva. Annuì col capo lentamente. “Ma non ha funzionato,” continuò Harry. 'La mia ha sconfitto anche la bacchetta presa in prestito. Sa perché sia successo?” Olivander scosse la testa con la stessa lentezza con cui prima aveva annuito. “Non avevo… mai sentito una cosa del genere. La sua bacchetta ha compiuto qualcosa di unico quella notte. Il legame dei nuclei gemelli è incredibilmente raro, tuttavia non conosco il motivo che ha portato la sua bacchetta a distruggere quella presa in prestito…” “Prima stavamo parlando dell'altra bacchetta, la bacchetta che cambia mano attraverso gli omicidi. Quando Lei-Sa-Chi comprese che la mia bacchetta aveva fatto qualche cosa di strano, ritornò da lei e le chiese di quell'altra, non è vero?” “Come lo sa?” Harry non rispose. 592 J. K. Rowling “Sì, me lo chiese,” bisbigliò Olivander. “Volle sapere tutto quello che potevo dirgli riguardo alla bacchetta nota con il nome di Bacchetta Mortale, Bacchetta del Destino o Antica Bacchetta.” Harry diede un’occhiata in tralice ad Hermione. Era sbalordita. “Il Signore Oscuro,” disse Olivander, con un tono spaventato e sottovoce, “era sempre stato soddisfatto della bacchetta che gli feci… tasso e piuma di fenice, tredici pollici e mezzo… finché non scoprì del legame dei nuclei gemelli. Adesso ne sta cercando un’altra, una più potente, come l'unico mezzo per battere la sua.” “Ma saprà presto, se non lo sa già, che la mia è rotta irreparabilmente,” disse quietamente Harry. “No!” disse Hermione,con voce spaventata. “Non può saperlo, Harry, come potrebbe…?” “Un Incantesimo Reversus,” disse Harry. “Abbiamo lasciato la tua bacchetta e la bacchetta di prugnolo dai Malfoy, Hermione. Se loro le esaminano con attenzione, se fanno in modo che ricreino gli ultimi incantesimi che hanno lanciato, vedranno che la tua ha spezzato la mia, vedranno che hai tentato senza successo di ripararla, e capiranno che da allora ho usato quella di prugnolo.” Il poco colorito che Hermione aveva riguadagnato dal momento del loro arrivo era svanito dal suo viso. Ron lanciò a Harry uno sguardo di rimprovero e disse, “Non preoccupiamoci di questo, adesso...” Ma il Sig. Olivander intervenne. “Il Signore Oscuro non cerca più l’Antica Bacchetta solamente per la sua distruzione, Sig. Potter. Lui è 593 Harry Potter e i Cimeli della Morte determinato a possederla, perché crede che lo renderà veramente invulnerabile.” “E lo farà?” “Il proprietario dell’Antica Bacchetta deve sempre temere di essere attaccato,” disse Olivander, “ma l'idea del Signore Oscuro in possesso della Bacchetta Mortale è, devo ammetterlo… formidabile.” Harry si ricordò improvvisamente di come era stato incerto, quando si erano incontrati la prima volta, su quanto gli piacesse Olivander. Anche ora, dopo essere stato torturato ed essere stato imprigionato da Voldemort, l'idea del Mago Oscuro in possesso di questa bacchetta sembrava affascinarlo tanto quanto lo disgustava. “Lei… lei pensa davvero che questa bacchetta esista, Sig. Olivander?” chiese Hermione. “Oh sì,” disse Olivander. “Sì, è perfettamente possibile tracciare il percorso della bacchetta attraverso la storia. Ci sono intervalli, naturalmente, alcuni molto lunghi, nei quali scompare dalla vista, temporaneamente perduta o nascosta, ma riemerge sempre. Ha certe caratteristiche specifiche che coloro che sono istruiti nella scienza delle bacchette riconoscono. Ci sono resoconti scritti, alcuni dei quali oscuri, che io ed altri fabbricanti di bacchette ci siamo fatti un dovere di studiare. I racconti sembrano autentici.” “Così lei… lei non pensa che possa essere solo una favola o un mito?” chiese Hermione speranzosa. “No,” disse Olivander. “Se abbia bisogno di essere conquistata con l’omicidio, non lo so. La sua storia è insanguinata, ma questo può essere semplicemente causato del fatto che è un oggetto così desiderato, che risve594 J. K. Rowling glia forti passioni nei maghi. Immensamente potente, pericolosa nelle mani sbagliate, ed un oggetto dal fascino incredibile per tutti noi che studiamo il potere delle bacchette.” “Sig. Olivander,” disse Harry, “lei disse a Lei-Sa-Chi che Gregorovitch aveva l’Antica Bacchetta, non è vero?” Olivander diventò, se possibile, ancora più pallido. Sembrò uno spettro mentre deglutiva. “Ma come… come fa a…?” “Lasci perdere come faccio a saperlo,” disse Harry, chiudendo momentaneamente gli occhi mentre la cicatrice bruciava. Ebbe, per pochi secondi, una visione della strada principale di Hogsmeade, ancora buia, perché era così tanto più a nord. “Disse a Lei-Sa-Chi che Gregorovitch aveva la bacchetta?” “Era un pettegolezzo,” bisbigliò Olivander. “Una voce, anni ed anni fa, molto prima che lei nascesse! Credo che sia stato Gregorovitch stesso a spargerla. Può ben immaginare quanto beneficio portasse ai suoi affari il fatto di studiare e duplicare le qualità dell’Antica Bacchetta!” “Sì, riesco a immaginarlo,” disse Harry. Si alzò. “Sig. Olivander, un'ultima cosa e poi le permetteremo di riposare un po’. Cosa sa dei Cimeli della Morte?” “I… che cosa?” chiese il fabbricante di bacchette, completamente sconcertato. “I Cimeli della Morte.” “Mi dispiace, non so di cosa stia parlando. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con le bacchette?” Harry fissò il suo viso incavato e capì che Olivander non stava mentendo. Non sapeva niente dei Cimeli. 595 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Grazie,” disse Harry. “Grazie mille. La lasciamo riposare un po’.” Olivander appariva colpito. “Mi stava torturando!” annaspò. “La Maledizione Cruciatus. Non ha idea…” “Ce l’ho,” disse Harry. “Ce l’ho sul serio. Per favore, si riposi un po’. Grazie per avermi detto tutto questo.” Condusse Ron ed Hermione giù per la scala. Harry vide di sfuggita Bill, Fleur, Luna e Dean che sedevano al tavolo della cucina, le tazze di tè di fronte a loro. Tutti guardarono in su, verso di lui, appena comparve sulla soglia, ma fece loro solo un cenno col capo, e continuò verso il giardino, Ron e Hermione dietro di lui. Il tumulo rossastro di terra che copriva Dobby era più avanti, ed Harry tornò camminando fino ad esso, mentre il dolore nella sua testa diventava sempre più forte. Era uno sforzo enorme, in quel momento, tenere la mente chiusa alle visioni che gli si imponevano a forza, ma sapeva che avrebbe dovuto resistere solamente un altro po’. Avrebbe ceduto molto presto, perché aveva bisogno di sapere che la sua teoria era giusta. Doveva fare solo un ultimo, breve sforzo, per spiegarla a Ron ed Hermione. “Gregorovitch aveva l’Antica Bacchetta, molto tempo fa,” disse, “vidi Voi-Sapete-Chi tentare di trovarlo. Quando lo rintracciò, scoprì che Gregorovitch non ce l'aveva più, gli era stata rubata da Grindelwald. Come Grindelwald avesse scoperto che l’aveva Gregorovitch, non lo so, ma se Gregorovitch era stato abbastanza stupido da spargere la voce, non deve essere stato difficile per lui.” 596 J. K. Rowling Voldemort era ai cancelli di Hogwarts, Harry riusciva a vederlo fermo là in piedi con la lampada che si muoveva anch’essa oscillando rapidamente nel crepuscolo prima dell'alba, avvicinandosi sempre di più… “Grindelwald usò l’Antica Bacchetta per diventare potente, al culmine del suo potere, quando Silente seppe di essere l’unico che potesse fermarlo, duellò con Grindelwald, lo sconfisse, e gli prese l’Antica Bacchetta.” “Silente aveva l’Antica Bacchetta?” disse Ron. “Ma allora… adesso dov’è?” “A Hogwarts,” rispose Harry, lottando per rimanere con loro nel giardino in cima alla scogliera. “Ma allora, andiamo!” disse urgentemente Ron. “Harry, andiamo e prendiamola, prima che lo faccia lui!” “È troppo tardi per questo,” disse Harry. Incapace di trattenersi oltre, si afferrò la testa, cercando di aiutarsi a resistere. “Lui sa dove si trova. È lì in questo momento.” “Harry!” disse Ron furiosamente. “Da quanto tempo sai tutto questo… perché stiamo sprecando tempo? Perché hai parlato prima con Grifuk? Saremmo potuti andare lì… possiamo ancora farlo.” “No,” disse Harry, e cadde sulle ginocchia nell'erba. “Hermione ha ragione. Silente non voleva che io l'avessi. Non voleva che la prendessi. Voleva che trovassi gli Horcrux.” “La bacchetta invincibile, Harry!” gemette Ron. “Non era previsto… Era previsto che io dovessi trovare gli Horcrux.” E tutto adesso era fresco e scuro: il sole era appena visibile all'orizzonte mentre lui scivolava accanto a Piton, attraverso il terreno circostante il lago. 597 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Ti raggiungerò nel castello tra poco,” disse, con la sua voce acuta e fredda. “Ora lasciami.” Piton s’inchinò e si incamminò su per il sentiero, il mantello nero che sventolava dietro di lui. Harry camminò lentamente, aspettando che la figura di Piton scomparisse. Non avrebbe permesso che lui, o chiunque altro, vedesse dove stava andando. Non c'erano luci nelle finestre del castello, e lui poteva nascondersi… ed in un attimo si gettò addosso un Incantesimo di Disillusione che lo celò persino ai propri occhi. Si incamminò intorno al margine del lago, assimilando i contorni del suo adorato castello, il suo primo regno, il suo diritto di nascita… Ed eccola qui, accanto al lago, riflessa nelle acque scure. La tomba di marmo bianco, una macchia non necessaria sul familiare panorama. Sentì di nuovo quel flusso di euforia controllata, quel senso inebriante di volontà di distruzione. Sollevò la vecchia bacchetta di tasso… come era appropriato che questo fosse il suo ultimo, grande atto. La tomba si aprì in due da cima a fondo. La figura avvolta nel sudario era tanto lunga e sottile quanto lo era stata in vita. Alzò di nuovo la bacchetta. L’involucro si aprì. Il volto era traslucido, pallido, incavato, ancora quasi perfettamente conservato. Gli avevano lasciato gli occhiali sul naso storto. Provò uno scherno divertito. Le mani di Silente erano piegate sul suo petto, e lì essa giaceva, stretta sotto di loro, seppellita con lui. Il vecchio sciocco aveva forse pensato che il marmo o la morte sarebbero riusciti a proteggere la bacchetta? 598 J. K. Rowling Aveva pensato che il Signore Oscuro avrebbe avuto paura di violare la sua tomba? La sua mano, simile a un ragno, piombò sulla sua preda e tirò via la bacchetta dalla presa di Silente. Mentre la prendeva, essa emise dalla punta una pioggia di scintille che baluginarono sul cadavere del suo ultimo proprietario, pronta per servire finalmente un nuovo padrone. 599 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO VENTICINQUE VILLA CONCHIGLIA La villetta di Bill e Fleur sorgeva solitaria in cima ad una scogliera dalla quale si dominava il mare, con i muri incastonati di conchiglie ed imbiancati a calce. Era un luogo splendido ed isolato. Ovunque Harry andasse, dentro il piccolo cottage o nel giardino, poteva sentire il costante rifluire delle onde del mare, come il respiro di una grande creatura assopita. Trascorse buona parte dei giorni successivi trovando scuse per fuggire dall’affollato cottage, desiderando la vista del cielo aperto e dell’ampio mare vuoto dalla cima della scogliera e il tocco del vento freddo e salato sul viso. L’enormità della sua decisione di non cercare di arrivare prima di Voldemort alla bacchetta lo spaventava 600 J. K. Rowling ancora. Non riusciva a ricordare di aver mai scelto di non agire, prima. Era pieno di dubbi, dubbi ai quali Ron non poteva fare a meno di dar voce ogni volta che erano insieme. “E se Silente avesse voluto che comprendessimo il simbolo in tempo per prendere la bacchetta?” “E se capire cosa significa il simbolo ti avesse reso ‘degno’ di prendere i Cimeli?” “Harry, se quella è veramente l’Antica Bacchetta, come diavolo si suppone che possiamo uccidere Tu-Sai-Chi?” Harry non aveva risposte: c’erano momenti in cui si chiedeva se la decisione di lasciare che Voldemort penetrasse indisturbato nella tomba non fosse stata pura follia. Non poteva nemmeno spiegare in modo soddisfacente perché avesse deciso di non ostacolarlo: le ragioni che l’avevano portato a quella decisione gli suonavano più deboli ogni volta che provava a riesaminarle. La cosa strana era che il sostegno di Hermione lo faceva sentire tanto confuso quanto i dubbi di Ron. Ora, costretta ad accettare che l’Antica Bacchetta esistesse davvero, continuava a sostenere che era un oggetto malvagio e che il modo in cui Voldemort ne era entrato in possesso era repellente, inaccettabile. “Tu non avresti mai potuto farlo, Harry,” ripeteva lei, ancora ed ancora. “Tu non avresti mai potuto violare il sepolcro di Silente.” Ma l’idea del cadavere di Silente spaventava Harry molto meno che la possibilità di aver frainteso le intenzioni del Silente vivo. Sentiva di brancolare ancora nel buio; aveva scelto la sua strada, ma continuava a guardarsi indietro, chiedendosi se avesse interpretato male i segni e 601 Harry Potter e i Cimeli della Morte se non avrebbe dovuto prendere l’altra via. A volte l’ira verso Silente si abbatteva ancora su di lui, potente come le onde che s’infrangevano contro la scogliera sotto il cottage, rabbia che Silente non avesse dato spiegazioni prima di morire. “Ma é morto?” chiese Ron, tre giorni dopo il loro arrivo al cottage. Harry stava fissando sopra il muro che separava il giardino del cottage dalla scogliera, quando Ron e Hermione lo trovarono. Harry si era augurato che non accadesse, non avendo alcun desiderio di unirsi alle loro discussioni. “Sì, è morto. Ron, per favore non ricominciare!” “Guarda i fatti, Hermione,” disse Ron, parlando dall’altra parte di Harry, che continuò a fissare l’orizzonte. “La cerva d’argento. La Spada. L’occhio che Harry ha visto nello specchio.” “Harry ammette che potrebbe aver solo immaginato l’occhio! Non è così, Harry?” “Potrei,” disse Harry senza guardarla. “Ma non pensi di averlo immaginato, vero?” chiese Ron “No,” disse Harry “Niente da fare!” continuò Ron in fretta prima che Hermione potesse continuare. “Se non è stato Silente, spiegami come ha fatto Dobby a sapere che eravamo nel sotterraneo, Hermione!” “Non posso… ma tu puoi spiegarmi come ha fatto Silente a mandarlo da noi se giace morto in una tomba a Hogwarts?” “Non lo so, potrebbe essere stato il suo fantasma!” 602 J. K. Rowling “Silente non sarebbe tornato come fantasma,” disse Harry. C’era poco di cui fosse sicuro riguardo a Silente, adesso, ma questo lo sapeva. “Sarebbe andato avanti” “Cosa vuoi dire, ‘andato avanti’?” chiese Ron. Prima che Harry potesse dire altro, tuttavia, una voce dietro di loro disse, “‘Arry?” Fleur era uscita dal cottage, con i lunghi capelli argentei che svolazzavano nella brezza. “Arry, Grip’uk ti vorrebbe parler, si truva nella stansa più piccola, disce che non vuole essere oorigliato” Era evidente che non aveva gradito che il Goblin la mandasse a consegnare messaggi, sembrava irritabile, mentre tornava indietro, camminando intorno alla casa. Grifuk li stava aspettando, come Fleur aveva detto, nella più piccola delle tre camere del cottage, nella quale Hermione e Luna dormivano la notte. Aveva tirato le tende di cotone rosso a coprire il luminoso cielo pieno di nuvole, il che dava alla stanza una tonalità rosso fiamma che stonava con il resto del cottage, arioso e chiaro. “Ho preso la mia decisione, Harry Potter,” disse il Goblin, seduto a gambe incrociate su una sedia bassa, tamburellandosi le braccia con le lunghe dita affusolate. “Anche se i Goblin della Gringott lo considereranno uno spregevole tradimento, ho deciso di aiutarti...” “Grandioso,” rispose Harry, con una improvvisa sensazione di sollievo. “Grifuk, ti ringrazio, siamo veramente...” “…in cambio,” disse il Goblin risoluto, “di un pagamento.” Preso leggermente alla sprovvista, Harry esitò. “Quanto vuoi? Ho dell’oro” 603 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non oro,” disse Grifuk .“Ho già dell’oro.” I suoi occhi neri scintillarono; in essi non c’era il bianco. “ Voglio la spada. La spada di Godric Grifondoro.” Il morale di Harry precipitò. “Non puoi averla,” rispose. “Mi dispiace.” “In questo caso,” disse il Goblin dolcemente, “abbiamo un problema.” “Possiamo darti qualcos’altro,” disse Ron ansiosamente. “Sono pronto a scommettere che i Lestrange possiedono un sacco di roba, potrai scegliere cosa prendere quando saremo nella camera blindata.” Aveva detto la cosa sbagliata. Grifuk ribolliva di rabbia. “Non sono un ladro, ragazzo! Non sto cercando di procurarmi tesori sui quali non abbia dei diritti!” “La spada è nostra…” “Non lo è,” disse il Goblin. “Noi siamo Grifondoro, ed essa apparteneva a Godric Grifondoro…” “E prima che fosse di Godric Grifondoro, a chi apparteneva?” domandò il Goblin, drizzandosi sulla sedia. “A nessuno,” disse Ron “é stata costruita per lui, non è così?” “No!” gridò il Goblin con i capelli dritti per la rabbia, mentre puntava un lungo dito contro Ron. “Di nuovo l’arroganza dei maghi! Quella spada apparteneva a Ragnuk Primo, rubatagli poi da Godric Grifondoro. È un tesoro perduto, un capolavoro Goblin! Appartiene ai Goblin! La spada è il prezzo del mio ingaggio, prendere o lasciare!” 604 J. K. Rowling Grifuk li fissò. Harry diede un’occhiata agli altri due e disse “Abbiamo bisogno di discuterne, Grifuk, se non ti spiace. Puoi concederci qualche minuto?” Il Goblin assentì con il capo, lo sguardo torvo. Nel salotto vuoto al piano di sotto, Harry andò al camino, con la fronte aggrottata, cercando di pensare a cosa fare. Dietro di lui, Ron disse, “Si sta divertendo alle nostre spalle. Non possiamo lasciargli avere quella spada.” “È la verità?” chiese Harry a Hermione. “La spada fu rubata da Grifondoro?” “Non lo so,” disse lei sconfortata. “La storia del mondo magico spesso sorvola su ciò che i maghi hanno fatto ad altre razze magiche, ma non c’è resoconto di cui io sia a conoscenza che dica che Grifondoro abbia rubato la spada.” “Sarà un’altra storia dei Goblin,” disse Ron, “di come i maghi cercano sempre di fregarli. Suppongo che dobbiamo ritenerci fortunati che non ci abbia chiesto una delle nostre bacchette.” “I Goblin hanno ottime ragioni per detestare i maghi, Ron,” disse Hermione. “Sono stati trattati brutalmente, in passato.” “Beh, neanche i Goblin sono esattamente dei piccoli morbidi coniglietti, no?” disse Ron. “Hanno ucciso molti di noi. Anche loro hanno giocato sporco.” “Ma litigare con Grifuk su quale delle nostre razze sia più losca e violenta non renderà più probabile che ci aiuti, no?” Ci fu una pausa, mentre cercavano di pensare a come aggirare il problema. Harry guardò la tomba di Dobby 605 Harry Potter e i Cimeli della Morte attraverso la finestra. Luna stava sistemando della lavanda marina in un barattolo da marmellata accanto alla lapide. “Va bene,” disse Ron, ed Harry si girò per guardarlo, “che ve ne pare di questo? Diciamo a Grifuk che abbiamo bisogno della spada sino a che siamo all’interno della camera blindata, poi può averla. C’è una copia là dentro, no? Noi le scambiamo e gli diamo la copia.” “Ron, lui sarebbe in grado di distinguerle meglio di noi!” disse Hermione. “È stato l’unico ad accorgersi che c’era stato uno scambio!” “Sì, ma noi potremmo tagliare la corda prima che lui si accorga…” Vacillò sotto lo sguardo che Hermione gli stava lanciando. “Questo,” disse lei tranquillamente, “è spregevole. Chiedere il suo aiuto e poi fare il doppio gioco con lui? E ti chiedi perché i Goblin non amino i maghi, Ron?” Le orecchie di Ron erano virate verso il rosso. “Va bene, va bene! Era la sola cosa che sono riuscito a pensare! Qual è la tua soluzione, allora?” “Dobbiamo offrirgli qualcosa d’altro, qualcosa che abbia lo stesso valore.” “Stupendo, andrò a prendere un’altra delle nostre antiche spade fabbricate dai Goblin, così tu potrai fargli un pacchetto regalo.” Il silenzio cadde nuovamente tra loro. Harry era sicuro che il Goblin non avrebbe accettato altro che la spada, anche se avessero avuto qualcosa dello stesso valore da offrirgli. Ma la spada era la loro unica, indispensabile arma contro gli Horcrux. 606 J. K. Rowling Chiuse gli occhi per un momento o due, ascoltando il fluire e rifluire del mare. L’idea che Grifondoro potesse aver rubato la spada era sgradevole per lui: era sempre stato orgoglioso di essere un Grifondoro. Grifondoro era stato il campione dei Mezzosangue, il mago che si era scontrato con Serpeverde, sostenitore dei Purosangue... “Può darsi che menta,” disse Harry, riaprendo gli occhi. “Grifuk. Forse Grifondoro non ha sottratto la spada. Come facciamo a sapere che la versione storica del Goblin sia corretta?” “Fa differenza?” chiese Hermione. “Cambia i miei sentimenti al riguardo,” rispose Harry. Respirò profondamente. “Gli diremo che può avere la spada dopo averci aiutato ad entrare in quel sotterraneo…ma staremo bene attenti ad evitare di dirgli esattamente quando potrà averla.” Lentamente un largo sorriso si aprì sulla faccia di Ron. Hermione, comunque, sembrava allarmata. “Harry, non possiamo….” “Potrà averla,” continuò Harry, “dopo che l’avremo usata su tutti gli Horcrux. Mi assicurerò che la riceva, a quel punto. Manterrò la mia parola.” “Ma potrebbero volerci anni!” disse Hermione. “Io lo so, ma non c’è bisogno che lo sappia lui. Non mentirò... non esattamente.” Harry incrociò il suo sguardo con un misto di sfida e vergogna. Ricordò le parole che erano state incise sopra la porta di Nurmengard: Per il Bene Supremo. Allontanò l’idea. Che altro potevano fare? “Non mi piace,” disse Hermione. “Nemmeno a me, non molto,” ammise Harry. 607 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Bene, penso sia geniale,” disse Ron, balzando di nuovo in piedi. “Andiamo a dirglielo.” Tornati nella piccola stanza da letto, Harry fece l’offerta, facendo attenzione a formulare le frasi così da non specificare nessun termine di tempo per la consegna della spada. Mentre parlava, Hermione guardava il pavimento con aria di disapprovazione. Si sentì irritato verso di lei, temendo che potesse tradirsi. Comunque, Grifuk non aveva occhi che per Harry. “Ho la tua parola, Harry Potter, che mi darai la spada di Grifondoro se ti aiuto?” “Sì,” disse Harry. “Allora stringiamoci la mano,” disse il Goblin, allungando la sua. Harry la prese e la strinse. Si chiese se quegli occhi neri vedessero l’apprensione nei suoi. Poi Grifuk lo lasciò, batté insieme le mani, e disse, “Allora. Cominciamo!” Fu di nuovo come fare piani per entrare nel Ministero. Si misero al lavoro nella più piccola delle stanze da letto, che fu mantenuta nella semioscurità, assecondando le preferenze di Grifuk. “Sono stato nella camera blindata dei Lestrange solo una volta,” spiegò loro Grifuk, “nell’occasione in cui mi fu chiesto di collocare al suo interno la spada contraffatta. È una delle camere più antiche. Le più vecchie famiglie di Maghi depositano i loro tesori al livello più profondo, dove si trovano le camere blindate più grandi e meglio protette…” Rimanevano chiusi nella stanza simile ad un armadio per ore ed ore ogni volta. Lentamente i giorni divennero settimane. C’era da risolvere problema dopo problema, e 608 J. K. Rowling fra questi il fatto che la loro scorta di Pozione Polisucco era quasi esaurita non era certo il minore. “Veramente, ne è rimasta a sufficienza per uno soltanto di noi,” disse Hermione, inclinando la pozione densa e fangosa contro la luce della lampada. “Sarà abbastanza,” ribadì Harry, che stava esaminando la mappa dei passaggi più profondi redatta a mano da Grifuk. Gli altri abitanti di Villa Conchiglia avrebbero difficilmente potuto ignorare che qualcosa stava accadendo, ora che Harry, Ron ed Hermione si facevano vedere solo all’ora di pranzo. Nessuno faceva domande, sebbene spesso, a tavola, Harry sentisse su loro tre lo sguardo pensieroso e preoccupato di Bill. Più tempo trascorrevano insieme e più Harry si rendeva conto che il Goblin non gli piaceva. Grifuk era inaspettatamente sanguinario, rideva all’idea che creature che reputava inferiori soffrissero e sembrava apprezzare la possibilità di dover fare del male ad altri maghi per raggiungere la camera blindata dei Lestrange. Harry sapeva che questa antipatia era condivisa anche dagli altri due, ma non ne discussero: avevano bisogno di Grifuk. Il Goblin era riluttante a mangiare con loro. Anche quando le sue gambe furono guarite, continuò a richiedere che gli servissero i pasti nella sua stanza, come l’ancora convalescente Olivander, sino a che Bill (in seguito ad un’esplosione di rabbia di Fleur) andò al piano superiore per dirgli che questo sistema non poteva continuare. In seguito Grifuk si unì a loro intorno alla tavola sovraffollata, sebbene rifiutasse di mangiare gli stessi cibi 609 Harry Potter e i Cimeli della Morte e insistesse per avere, invece, pezzi di carne cruda, radici e funghi vari. Harry si sentiva responsabile. Dopotutto, era lui che aveva insistito affinché il Goblin rimanesse a Villa Conchiglia così da poterlo interrogare. Era colpa sua se l’intera famiglia Weasley era stata costretta a nascondersi, se Bill, Fred, George, ed il signor Weasley non potevano più lavorare. “Mi dispiace,” disse a Fleur, una sera tempestosa di aprile, mentre l’aiutava a preparare la cena. “Non ho mai voluto che doveste sopportare tutto questo.” Fleur aveva appena messo alcuni coltelli al lavoro, a tagliare bistecche per Grifuk e Bill, che, da quando era stato attaccato da Greyback, preferiva la sua carne al sangue. Mentre i coltelli tagliavano alle sue spalle, la sua espressione piuttosto irritata si addolcì. “'Arry, tu hai salvato la vita a mia soorella. Io non lo dimentico.” Questo non era vero, rigorosamente parlando, ma Harry decise di non rammentarle che Gabrielle non era mai stata in reale pericolo. “Comunque,” continuò Fleur, puntando la sua bacchetta sulla stufa, sulla pentola della salsa che cominciò subito a bollire, “il Sig. Olivander ci lassia per andare da Muriel questa sera. Questo dovrebbe rendere le cose più facili. Il Goblin,” aggrottò le sopracciglia nel menzionarlo, “può spostarsci al piano inferiour e tu, Ron, e Dean potete prondere quella stanza.” “Non ci dispiace dormire nel soggiorno,” disse Harry, il quale sapeva che Grifuk avrebbe preso male l’idea di 610 J. K. Rowling dormire sul divano. Accontentare Grifuk era essenziale per il loro piano. “Non preoccuparti per noi.” E quando lei cercò di protestare proseguì, “Ti libererai presto anche di noi. Non avremo bisogno di restare qui ancora a lungo.” “Che scignifica?” chiese lei guardandolo in cagnesco, la bacchetta puntata sulla pirofila ovale che stava ora sospesa a mezz’aria. “Naturalmonte, non devi andartene, sei al sicuuro qui!” Gli sembrava di risentire le parole della signora Weasley e Harry fu contento che la porta sul retro si aprisse proprio in quel momento. Luna e Dean entrarono coi capelli fradici per la pioggia all’esterno e con le braccia cariche di legna. “... e minuscole orecchie,” stava dicendo Luna, “un po’ come quelle di un ippopotamo, dice papà, soltanto viola e pelose. E se vuoi chiamarli devi canticchiare a bocca chiusa. Loro preferiscono un valzer, niente di troppo veloce...” Apparentemente a disagio, Dean fece spallucce a Harry, mentre passavano, seguendo Luna nella stanza che fungeva da sala da pranzo e da soggiorno, dove Ron e Hermione stavano apparecchiando la tavola per la cena. Cogliendo al volo l’occasione per sfuggire alle domande di Fleur, Harry afferrò due brocche di succo di zucca e li seguì. “...e se verrai mai a casa nostra potrò mostrarti il corno, papà mi ha scritto a riguardo, ma io non l’ho ancora visto poiché i Mangiamorte mi hanno preso dall’Espresso per Hogwarts Express e non sono riuscita ad andare a casa per Natale,” stava dicendo Luna, mentre lei e Dean risistemavano il fuoco. 611 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Luna, te l’abbiamo detto,” dichiarò Hermione da sopra di lei. “Quel corno è esploso. Proveniva da un Erumpent, non da un Ricciocorno Schiattoso…” “No, era sicuramente un corno di Schiattoso,” disse Luna serenamente, “Me lo ha detto papà. Si sarà probabilmente riformato ora, loro si aggiustano da soli, sai.” Hermione scosse la testa continuando a sistemare le forchette, mentre Bill compariva, guidando il signor Olivander giù per le scale. Il costruttore di bacchette appariva ancora estremamente fragile e si aggrappava al braccio di Bill, mentre questi lo sosteneva e trasportava una grossa valigia. “Mi mancherà, signor Olivander,” disse Luna, avvicinandosi al vecchio. “E tu a me, mia cara,” rispose Olivander, dandole un colpetto sulla spalla. “Mi sei stata di incredibile conforto in quel terribile posto.” “Alloora, au revoir, Mr. Olivander,” disse Fleur, baciandolo su entrambe le guance. “Mi chiedo se potesse formi un favoure consegnando un pacchetto alla zia di Bill, Muriel? Non le ho mai restituito la sua tiaara.” “Sarà un onore,” disse Olivander con un piccolo inchino, “è veramente il minimo che possa fare per ringraziarvi della vostra generosa ospitalità.” Fleur estrasse un vecchio astuccio di velluto, che aprì per mostrarne il contenuto al costruttore di bacchette. La tiara scintillò e sfavillò nella luce della lampada appesa. “Pietre di luna e diamanti,” disse Grifuk, che era scivolato nella stanza senza che Harry se n’accorgesse. “Fatta dai Goblin, suppongo?” 612 J. K. Rowling “…e pagata dai maghi,” aggiunse Bill tranquillamente; il Goblin gli scoccò uno sguardo che era sia di sfida che furtivo. Un forte vento soffiava contro le finestre della villa mentre Bill e Olivander si avviavano nella notte. Il resto di loro si pigiò attorno alla tavola. Gomito a gomito, con a malapena lo spazio per muoversi, cominciarono a mangiare. Il fuoco crepitava e scoppiettava nel focolare accanto a loro. Harry notò che Fleur giocherellava appena col suo cibo: guardava la finestra ogni minuto. Bill fu comunque di ritorno prima che avessero finito la prima portata, con i lunghi capelli arruffati dal vento. “Tutto bene,” disse a Fleur. “Olivander si è sistemato, Mamma e Papà vi salutano. Ginny vi manda i suoi saluti più affettuosi. Fred e George stanno facendo impazzire Muriel, stanno ancora gestendo i loro affari mediante ordini via gufo dalla camera sul retro. Si è rallegrata per aver riavuto indietro la sua tiara, tuttavia. Dice che pensava che l’avessimo rubata.” “Ah, è cocsiii incantevole, tua zia,” disse Fleur irritata, sventolando la sua bacchetta e facendo sì che i piatti sporchi si alzassero e formassero una pila a mezz’aria. Lei li afferrò e marciò fuori dalla stanza. “Papà ha fatto una tiara,” interloquì Luna, “Beh, più una corona, in realtà.” Ron incontrò lo sguardo di Harry e sogghignò. Harry capì che stava ricordando il grottesco copricapo che avevano osservato nella loro visita a Xenophilius. “Sì, sta tentando di ricreare il diadema perduto di Corvonero. Pensa di avere ormai identificato molti degli 613 Harry Potter e i Cimeli della Morte elementi principali. Aggiungere le ali di Billywig ha realmente fatto la differenza…” Ci fu un colpo alla porta. Tutti si girarono verso di essa. Fleur corse fuori dalla cucina, spaventata. Bill saltò in piedi, la bacchetta puntata verso la porta; Harry, Ron ed Hermione fecero lo stesso. Silenziosamente, Grifuk scivolò sotto il tavolo, fuori dalla vista. “Chi è?” gridò Bill. “Sono io, Remus John Lupin!” annunciò una voce sovrastando l’ululato del vento. Harry provò un brivido di paura. Cosa stava succedendo? “Sono un lupo mannaro, sposato con Nymphadora Tonks, e tu, il Custode Segreto di Villa Conchiglia, mi hai detto l’indirizzo e mi hai ordinato di venire in un caso di emergenza!” “Lupin,” mormorò Bill e corse alla porta aprendola con forza. Lupin si precipitò oltre la soglia. Era bianco in faccia, avvolto dal suo mantello da viaggio, con i capelli grigi spettinati dal vento. Si raddrizzò, guardò attorno nella stanza per essere sicuro di chi ci fosse e gridò commosso, “È un maschio! Lo abbiamo chiamato Ted, come il padre di Dora!” Hermione strillò. “Co…? Tonks… Tonks ha avuto il bambino?” “Sì, sì, ha avuto il bambino!” urlò Lupin. Da tutt’intorno alla tavola venivano grida di gioia, sospiri di sollievo. Hermione e Fleur gridarono insieme, “Congratulazioni!” e Ron disse, “Accidenti, un bambino!” come se non avesse mai sentito una cosa del genere prima. “Sì…sì…un maschietto,” disse di nuovo Lupin, che sembrava stordito dalla sua stessa felicità. 614 J. K. Rowling Camminò a grandi passi attorno alla tavola e abbracciò Harry. Era come se la scena al piano terra di Grimmauld Place non fosse mai accaduta. “Sarai il padrino?” chiese appena rilasciò Harry. “I…io?” balbettò Harry. “Tu, sì, naturalmente… Dora è d’accordo, nessuno meglio…” “Io…sì…accidenti…” Harry si sentiva sopraffatto, attonito, deliziato: adesso Bill stava affrettandosi ad andare a prendere del vino e Fleur stava persuadendo Lupin ad unirsi a loro per un sorso. “Non posso restare a lungo. Devo tornare indietro,” disse Lupin, sorridendo raggiante a tutti loro. Sembrava molti anni più giovane di quanto Harry lo avesse mai visto. “Grazie, grazie, Bill” Bill fece presto a riempire tutti i calici, tutti si alzarono e li sollevarono in un brindisi. “A Teddy Remus Lupin,” disse Lupin, “un grande mago in divenire!” “A chi sciomiglia?” chiese Fleur. “Penso assomigli a Dora, ma lei dice che assomiglia a me. Non ha molti capelli. Sembravano neri quando è nato, ma giuro che erano diventati rossi nel giro di un’ora. Probabilmente diventeranno biondi prima che io torni indietro. Andromeda dice che i capelli di Tonks hanno cominciato a cambiare colore il giorno che è nata.” Vuotò il suo bicchiere. “Oh, andiamo, solo un altro,” aggiunse radioso, mentre Bill lo colmava di nuovo. Il vento schiaffeggiava la villetta e il fuoco guizzava e scoppiettava, e presto Bill si ritrovò ad aprire un’altra 615 Harry Potter e i Cimeli della Morte bottiglia di vino. Le notizie di Lupin parevano aver fatto loro dimenticare i guai, come se per un po’ lo stato d’assedio in cui si trovavano fosse stato tolto: la notizia di una nuova vita era entusiasmante. Solo il Goblin sembrò indifferente all’improvvisa atmosfera di festa, e dopo poco si ritirò furtivamente nella camera da letto che ora occupava da solo. Harry pensava di essere il solo ad averlo notato, fino a che vide gli occhi di Bill seguire il Goblin su per le scale. “No... no... davvero devo tornare,” disse Lupin alla fine, rifiutando un altro bicchiere di vino. Si alzò in piedi e si mise il mantello da viaggio attorno alle spalle. “Arrivederci, arrivederci… Cercherò di portarvi delle foto entro pochi giorni… saranno tutti così contenti di sapere che vi ho visto…” Si allacciò il mantello e si congedò, abbracciando le donne e stringendo la mano agli uomini, poi, ancora raggiante, si rituffò nella notte tempestosa. “Padrino, Harry!” disse Bill, mentre tornavano in cucina insieme, aiutando a sparecchiare. “Un grande onore! Congratulazioni!” Mentre Harry appoggiava i calici che stava portando, Bill tirò la porta dietro di sé, chiudendo fuori le voci ancora eccitate degli altri, che continuavano a celebrare l’evento anche in assenza di Lupin. “Volevo parlati in privato, in realtà, Harry. Non è stato facile trovare un’opportunità, con la villa così piena di gente.” Bill esitò. “Harry, stai progettando qualcosa con Grifuk.” 616 J. K. Rowling Era un’affermazione, non una domanda ed Harry non si prese la briga di negare. Guardò semplicemente Bill, in attesa. “Conosco i Goblin,” disse Bill. “Ho sempre lavorato per la Gringott, da quando ho lasciato Hogwarts. Per quanto ci possa essere amicizia tra maghi e Goblin, ho amici Goblin… o almeno, Goblin che conosco bene, che mi piacciono.” Di nuovo, Bill esitò. “Harry, cosa vuoi da Grifuk, e cosa gli hai promesso in cambio?” “Non posso dirtelo,” rispose Harry. “Mi dispiace, Bill.” La porta della cucina si aprì dietro di loro, Fleur stava tentando di passare portando altri bicchieri vuoti. “Aspetta,” le disse Bill, “solo un momento.” Lei tornò indietro e Bill chiuse di nuovo la porta. “Allora devo dirti questo,” continuò Bill. “Se hai stipulato un qualsiasi contratto con Grifuk, devi stare eccezionalmente attento, soprattutto se si tratta di tesori. I concetti di proprietà, pagamento e ricompensa dei Goblin non sono gli stessi che per gli umani.” Harry sentì un contorcimento alle viscere, come se un piccolo serpente vi si fosse installato. “Che significa?” chiese. “Stiamo parlando di una diversa razza di creature,” disse Bill. “I rapporti commerciali tra maghi e Goblin sono stati tesi per secoli… ma immagino tu sappia tutto dalla Storia della Magia. Ci sono stati errori da entrambe le parti, non voglio certo dichiarare che i maghi siano innocenti. Comunque, c’è una credenza tra alcuni Goblin, e quelli della Gringott sono forse i più propensi a crederlo, 617 Harry Potter e i Cimeli della Morte che i maghi non sono affidabili in materia di oro e tesori e che non hanno rispetto della proprietà dei Goblin.” “Io rispetto…” cominciò Harry, ma Bill scosse la testa. “Non capisci, Harry, nessuno può capire se non ha vissuto con i Goblin. Per un Goblin, il vero proprietario, a pieno diritto, di qualsiasi oggetto è l’artefice, non il possessore. Tutti gli oggetti fatti dai Goblin sono, dal punto di vista Goblin, loro di diritto.” “Ma se è stato acquistato…” “…allora loro lo considereranno affittato da colui che ha pagato il denaro. Hanno comunque grande difficoltà ad accettare l’idea che un oggetto fatto da loro passi da mago a mago. Hai visto la faccia di Grifuk quando la tiara è passata sotto i suoi occhi. Lui disapprova. Credo che egli pensi, come i più fieri tra quelli della sua specie, che dovrebbe tornare ai Goblin una volta che l’acquirente originale muoia. Loro considerano la nostra abitudine di conservare gli oggetti fatti da Goblin, passandoli da mago a mago senza ulteriori pagamenti, poco meno di un furto.” Harry si sentiva inquieto. Si chiese se Bill avesse indovinato più di quanto avesse lasciato intendere. “Tutto quello che voglio dire,” disse Bill, posando la sua mano sulla porta che conduceva al soggiorno, “è che bisogna essere molto prudenti su quello che si promette ad un Goblin, Harry. Sarebbe meno pericoloso penetrare alla Gringott che venir meno ad una promessa fatta ad un Goblin.” “Bene,” disse Harry, mentre Bill apriva la porta, “ok. Grazie. Lo terrò a mente.” 618 J. K. Rowling Mentre seguiva Bill indietro verso gli altri, gli venne in mente un pensiero obliquo, dovuto senza dubbio al vino che aveva bevuto. Gli sembrò di essere sulla via di diventare per Teddy Lupin un padrino tanto sconsiderato quanto Sirius era stato per lui. 619 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO VENTISEI LA GRINGOTT I piani erano pronti, i preparativi completati. Nella più piccola delle stanze da letto un singolo capello nero, lungo e ruvido (prelevato dal maglione che Hermione aveva indossato al Castello dei Malfoy), giaceva arrotolato in una piccola fiala di cristallo sulla mensola. “E userai la sua vera bacchetta,” disse Harry, accennando col capo in direzione della bacchetta di noce, “in questo modo ritengo che sarai piuttosto convincente.” Hermione sembrò temere che la bacchetta potesse pungerla o morderla qualora l’avesse raccolta. “Odio quella cosa,” disse con voce bassa. “Davvero, la odio. La sento tutta sbagliata, non lavora correttamente per me… È come un pezzetto di lei.” 620 J. K. Rowling Harry non poté fare a meno di pensare a come Hermione aveva liquidato la sua avversione per la bacchetta di prugnolo, insistendo che lui stesse immaginandosi le cose quando non funzionava bene come la sua, dicendogli semplicemente di allenarsi. Scelse comunque di non ritorcerle contro il suo consiglio: la vigilia del loro tentativo di assalto alla Gringott gli sembrava il momento sbagliato per inimicarsela. “Probabilmente, ti aiuterà ad entrare nella parte, in ogni caso,” disse Ron. “Pensa a cosa ha fatto quella bacchetta!” “È proprio a quello che mi riferisco!” disse Hermione. “Questa è la bacchetta che ha torturato la mamma ed il papà di Neville, e chissà quante altre persone! Questa è la bacchetta che ha ucciso Sirius!” Harry non ci aveva pensato: guardò in basso verso la bacchetta, e fu preso da un brutale, imperioso bisogno di spezzarla, di tagliarla in due con la spada di Grifondoro, che era appoggiata al muro accanto a lui. “Mi manca la mia,” disse Hermione in tono avvilito. “Vorrei che il sig. Olivander avesse potuto farne una nuova anche per me.” Il sig. Olivander aveva spedito a Luna una bacchetta nuova quella mattina. Lei era fuori, nei prati sul retro, in quel momento, provandone le proprietà nel sole del tardo pomeriggio. Dean, che aveva perso la propria per mano dei Razziatori, guardava piuttosto malinconicamente. Harry guardò verso la bacchetta di biancospino che una volta era appartenuta a Draco Malfoy. Era stato sorpreso, ma lieto di scoprire che funzionava per lui almeno altrettanto bene di quanto avesse fatto 621 Harry Potter e i Cimeli della Morte quella di Hermione. Ricordando ciò che Olivander aveva loro detto dei meccanismi segreti delle bacchette, Harry pensò di sapere quale fosse il problema di Hermione: non si era assicurata l’obbedienza della bacchetta di noce prendendola personalmente da Bellatrix. La porta della camera da letto si aprì e Grifuk entrò. Harry allungò istintivamente la mano verso l’elsa della spada e la tirò più vicina a sé, ma si pentì immediatamente del proprio gesto. Capì che il Goblin se n’era accorto. Tentando di nascondere il momento d’imbarazzo, disse, “Abbiamo appena controllato le cose dell’ultimo istante, Grifuk. Abbiamo detto a Bill e Fleur che ce ne andiamo domani e di non alzarsi per guardarci andar via.” Erano stati irremovibili su questo punto, perché Hermione avrebbe dovuto trasformarsi in Bellatrix prima che se ne andassero e meno Bill e Fleur avessero saputo o sospettato riguardo ciò che stavano per fare, meglio sarebbe stato. Avevano anche spiegato che non sarebbero tornati. Bill aveva prestato loro un’altra tenda, poiché avevano perso quella vecchia di Perkins la notte che i Razziatori li avevano catturati. Era ora stipata nella borsa ornata di perline, che, Harry fu colpito di apprendere, Hermione aveva protetto dai Razziatori col semplice espediente di ficcarsela giù per una calza. Anche se gli sarebbero mancati Bill, Fleur, Luna e Dean, per non parlare delle comodità domestiche di cui avevano goduto nelle ultime settimane, Harry era impaziente di sfuggire dalla segregazione di Villa Conchiglia. Era stanco di cercare di assicurarsi di non essere udito, nemmeno per caso, stanco di essere chiuso nella piccola, buia camera da letto e, più di ogni altra cosa, desiderava 622 J. K. Rowling liberarsi di Grifuk. Come e quando esattamente si sarebbero separati dal Goblin senza consegnargli la spada di Grifondoro, comunque, rimaneva una domanda per la quale Harry non aveva risposta. Era stato impossibile decidere come ci sarebbero arrivati, perché il Goblin lasciava raramente Harry, Ron ed Hermione da soli insieme per più di cinque minuti di fila. “Potrebbe dare lezioni a mia madre,” brontolò Ron, visto che le lunghe dita del Goblin continuavano ad apparire intorno ai bordi della porte. Con l’avvertimento di Bill in mente, Harry non poteva fare a meno di sospettare che Grifuk fosse alla ricerca di possibili comportamenti loschi. Hermione disapprovava così profondamente l’inganno previsto, che Harry aveva rinunciato a consultarla su quale fosse il miglior modo di metterlo in atto. Ron, nelle rare occasioni in cui erano stati capaci di strappare qualche istante di libertà da Grifuk, non aveva espresso niente di meglio che: “dovremo solo improvvisare, amico.” Harry dormì male quella notte. Mentre giaceva sveglio nelle ore piccole, ripensò a come si era sentito la notte prima di infiltrarsi nel Ministero della Magia e ricordò una risolutezza, quasi un’eccitazione. Ora stava sperimentando sbalzi di ansietà, dubbi fastidiosi. Non poteva scrollarsi di dosso la paura che sarebbe andato tutto storto. Continuava a ripetersi che il loro piano era buono, che Grifuk sapeva cosa stavano affrontando, che erano ben preparati per tutte le difficoltà che avrebbero probabilmente incontrato, eppure si sentiva ancora a disagio. Una volta o due sentì Ron agitarsi e fu certo che anche lui fosse sveglio, ma condividevano il salotto con Dean, così non disse nulla. 623 Harry Potter e i Cimeli della Morte Fu un sollievo quando arrivarono le sei e poterono scivolare fuori dai loro sacchi a pelo, vestirsi nella semioscurità, e poi uscire furtivamente in giardino, dove avrebbero incontrato Hermione e Grifuk. L’alba era gelida, ma c’era poco vento ora che era maggio. Harry guardò in su, verso le stelle che ancora brillavano pallide nel cielo scuro, ed ascoltò il mare frangersi e rifrangersi contro la scogliera. Avrebbe sentito la mancanza di quel suono. Piccoli germogli verdi si facevano strada attraverso la terra rossa della tomba di Dobby, in un anno il tumulo sarebbe stato ricoperto di fiori. La pietra bianca che portava il nome dell’elfo aveva già assunto un aspetto consunto. Capiva ora che difficilmente avrebbe potuto porre Dobby a riposare in un luogo più bello, ma fu colto da una dolorosa tristezza al pensiero di lasciarlo dietro di sé. Guardando la tomba, si chiese nuovamente come l’elfo avesse saputo dove venire a salvarli. Le sue dita si mossero inconsapevolmente verso la piccola borsa ancora legata con un laccio intorno al suo collo, attraverso la quale poteva sentire il frammento dentellato di specchio in cui era sicuro di aver visto l’occhio di Silente. Quindi il suono di una porta che si apriva lo fece girare. Bellatrix Lestrange stava camminando a grandi passi verso di loro attraverso il prato, accompagnata da Grifuk. Mentre camminava, stava infilando la piccola borsa ornata di perline nella tasca interna di un altro vecchio completo che avevano preso da Grimmauld Place. Nonostante Harry sapesse perfettamente che si trattava in realtà di Hermione, non poté reprimere un brivido di disgusto. Era 624 J. K. Rowling più alta di lui, i lunghi capelli neri che scendevano a onde lungo la schiena, gli occhi dalle palpebre pesanti che si posavano sdegnosi su di lui; a quel punto lei parlò, ed Harry udì Hermione attraverso la voce grave di Bellatrix. “Aveva un sapore orribile, peggio delle Radigorde! Bene, Ron, vieni qui così ti posso…” “D’accordo, ma ricorda, non mi piace la barba troppo lunga.” “Oh, per amor di Dio, non si tratta di sembrare bello!” “Non è quello, è che è d’impiccio! Ma mi piacerebbe il naso un filo più corto, cerca di farlo uguale a come l’hai fatto l’ultima volta.” Hermione sospirò e si mise al lavoro, mormorando sottovoce mentre trasformava varie caratteristiche dell’aspetto di Ron. Gli avrebbero dato un’identità completamente falsa e confidavano che l’aura di malevolenza proiettata da Bellatrix lo proteggesse. Nel frattempo, Harry e Grifuk sarebbero stati nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità. “Ecco,” disse Hermione, “come ti sembra, Harry?” Era semplicemente impossibile riconoscere Ron sotto il suo travestimento, pensò Harry, se non fosse che lo conosceva così bene. I capelli di Ron erano ora lunghi e ondulati, aveva una spessa barba bruna e i baffi, niente lentiggini, un naso corto e largo e sopracciglia spesse. “Beh, non è il mio tipo, ma può andare,” disse Harry. “Possiamo avviarci, allora?” Tutti e tre diedero uno sguardo verso Villa Conchiglia, che giaceva scura e silenziosa sotto le stelle che stavano sbiadendo, poi si girarono e cominciarono a camminare verso il punto, appena oltre il muro di cinta, in cui 625 Harry Potter e i Cimeli della Morte l’Incanto Fidelius avrebbe smesso di funzionare e loro avrebbero potuto Smaterializzarsi. Una volta passato il cancello, Grifuk parlò. “Dovrei arrampicarmi adesso, Harry Potter, penso?” Harry si chinò e il Goblin si arrampicò faticosamente sulla sua schiena, con le mani intrecciate sul davanti della gola di Harry. Non era pesante, ma ad Harry non piacque la sensazione, né la forza sorprendente con cui gli si era aggrappato. Hermione tirò fuori dalla borsa di perline il Mantello dell’Invisibilità e lo gettò sopra entrambi. “Perfetto,” disse, piegandosi per controllare i piedi di Harry. “Non riesco a vedere nulla. Andiamo.” Harry girò sul posto, con Grifuk sulle spalle, concentrandosi interamente sul Paiolo Magico, la locanda che era l’ingresso a Diagon Alley. Il Goblin si aggrappò ancora più strettamente mentre si muovevano nella schiacciante oscurità e pochi secondi dopo i piedi di Harry trovarono il selciato e aprì gli occhi su Charing Cross Road. Babbani passavano in fretta, con l’espressione avvilita del mattino presto, del tutto inconsapevoli dell’esistenza della piccola locanda. Il bar del Paiolo Magico era praticamente deserto. Tom, il proprietario curvo e sdentato, stava lucidando bicchieri dietro il bancone; un paio di stregoni, che stavano conversando sottovoce nell’angolo più lontano, diedero uno sguardo ad Hermione e si ritirarono nell’ombra. “Madame Lestrange,” mormorò Tom, inclinando servilmente la testa quando Hermione si fermò. 626 J. K. Rowling “Buongiorno,” disse Hermione, e Harry, passando furtivamente con Grifuk ancora sulla schiena sotto il mantello, vide Tom sembrare sorpreso. “Troppo gentile,” sussurrò nell’orecchio di Hermione mentre uscivano dalla locanda nel piccolo cortile posteriore. “Devi trattare la gente come se fossero feccia!” “D’accordo, d’accordo!” Hermione estrasse la bacchetta di Bellatrix e batté su un mattone del muro anonimo di fronte a loro. Immediatamente i mattoni cominciarono a turbinare e vorticare. Un foro apparve nel centro, crebbe sempre più largo, formando alla fine un passaggio arcuato sulla strada stretta e acciottolata che era Diagon Alley. Era tranquilla, appena l’ora di apertura per i negozi, e non c’era quasi nessun compratore in giro. La strada, tortuosa e pavimentata a ciottoli, era molto cambiata rispetto al luogo affollato che Harry aveva visitato prima di entrare ad Hogwarts, così tanti anni prima. C’erano più negozi chiusi con assi di quanti ce ne fossero mai stati, sebbene, dalla sua ultima visita, fossero stati avviati nuovi commerci dedicati alle Arti Oscure. Il suo stesso viso lo fissava dai manifesti affissi su molte vetrine, tutti sottotitolati con le parole Indesiderabile Numero Uno. Un certo numero di straccioni sedeva accalcandosi nei vani delle porte. Li sentì elemosinare ai pochi passanti, chiedere oro, insistendo di essere davvero maghi. Un uomo aveva una fasciatura insanguinata su un occhio. Mentre si avviavano lungo la strada, i mendicanti intravidero Hermione. Sembrarono dileguarsi davanti a 627 Harry Potter e i Cimeli della Morte lei, coprendosi le facce coi cappucci e scomparendo il più rapidamente possibile. Hermione li guardò curiosamente, finché l’uomo con le bende insanguinate venne vacillando ad incrociare la sua strada. “I miei figli,” gridò, rivolto a lei. La sua voce era rotta, acuta, sembrava sconvolto. “Dove sono i miei figli? Cosa ne ha fatto? Tu lo sai, lo sai!” “Io… io veramente…” balbettò Hermione. L’uomo si scagliò contro di lei, cercando di afferrarla alla gola. Quindi, con uno scoppio e un lampo di luce rossa, fu scagliato all’indietro, a terra, privo di sensi. Ron era lì in piedi, la sua bacchetta ancora tesa ed un aspetto scioccato visibile sotto la barba. Volti apparvero alle finestre su entrambi i lati della strada, mentre un piccolo gruppo di passanti dall’aspetto prospero si stringevano gli abiti addosso e si affrettavano al piccolo trotto, desiderosi di lasciare la scena. Il loro ingresso a Diagon Alley avrebbe difficilmente potuto essere più vistoso. Per un momento Harry si chiese se non sarebbe stato meglio andarsene ora e cercare di concepire un piano diverso. Prima che potessero muoversi o consultarsi l’uno con l’altro, comunque, udirono un grido provenire da dietro di loro. “Diamine, Madame Lestrange!” Harry girò su se stesso e Grifuk strinse la presa attorno al suo collo. Un mago alto e sottile, con una corona di cespugliosi capelli grigi e un lungo naso affilato stava venendo verso di loro a grandi passi. 628 J. K. Rowling “È Travers,” sibilò il Goblin nell’orecchio di Harry, che in quel momento non poté ricordare chi fosse questo Travers. Hermione si era eretta in tutta la sua altezza e disse con quanto disprezzo poté raccogliere: “E cosa vuoi?” Travers si fermò di colpo, chiaramente offeso. “È un altro Mangiamorte!” sospirò Grifuk, ed Harry si mosse lateralmente per ripetere l’informazione all’orecchio di Hermione. “Volevo solo salutarti,” disse Travers freddamente, “Ma se la mia presenza non è gradita…” Harry riconobbe la voce ora: Travers era uno dei Mangiamorte che erano stati convocati alla casa di Xenophilius. “No, no, assolutamente, Travers,” disse Hermione rapidamente, cercando di rimediare all’errore. “Come stai?” “Beh, confesso di essere sorpreso di vederti in giro, Bellatrix.” “Veramente? E perché?” chiese Hermione. “Beh,” Travers tossì, “ho sentito dire che gli abitanti del Castello dei Malfoy erano confinati in casa, dopo la… ah… fuga.” Harry desiderò con tutte le sue forze che Hermione mantenesse la lucidità. Se questo era vero, e non era previsto che Bellatrix andasse in un luogo pubblico… “Il Signore Oscuro perdona coloro che lo hanno servito più fedelmente in passato,” disse Hermione in una magnifica imitazione del contegno più sprezzante di Bellatrix. “Forse la tua reputazione non è tanto buona quanto la mia ai suoi occhi, Travers.” 629 Harry Potter e i Cimeli della Morte Anche se il Mangiamorte sembrava offeso, apparve anche meno sospettoso. Guardò giù verso l’uomo che Ron aveva appena Schiantato. “Come ti ha offesa?” “Non ha importanza, non lo farà di nuovo,” disse Hermione freddamente. “Alcuni di questi Senzabacchetta possono essere importuni,” disse Travers. “Finché non fanno altro che chiedere l’elemosina non ho obiezioni, ma uno di loro mi ha, di fatto, chiesto di perorare la sua causa al Ministero la settimana scorsa. «Sono una strega, signore, sono una strega, lasci che glielo provi! »” disse in una stridula imitazione. “Come se io fossi lì pronto a darle la mia bacchetta… ma di chi è,” disse Travers con tono curioso, “la bacchetta che stai usando ora, Bellatrix? Ho sentito che la tua è stata…” “Ho la mia bacchetta qui,” disse Hermione freddamente, sollevando la bacchetta di Bellatrix. “Non so che pettegolezzi tu abbia ascoltato, Travers, ma sembri essere deplorevolmente male informato.” Travers sembrò essere colto un po’ alla sprovvista, e si rivolse invece a Ron. “Chi è il tuo amico? Non lo riconosco.” “Questo è Dragomir Despard,” disse Hermione. Avevano deciso che uno straniero fittizio fosse la copertura migliore che Ron potesse utilizzare. “Parla pochissimo inglese, ma è in accordo con i disegni dell’Oscuro Signore. Ha viaggiato fin qui dalla Transilvania per vedere il nostro nuovo regime.” “Veramente? Come stai, Dragomir?” “’Ome tu?” disse Ron, tendendo la mano. 630 J. K. Rowling Travers allungò due dita e strinse la mano di Ron come se avesse paura di sporcarsi. “Così, cosa porta te e il tuo… ah… amico simpatizzante a Diagon Alley così presto?” chiese Travers. “Devo visitare Gringott,” disse Hermione. “Ahimé, anch’io,” disse Travers. “Oro, sporco oro! Non possiamo vivere senza di esso, eppure confesso di deplorare la necessità di frequentare i nostri amici dalle dita lunghe.” Harry sentì le mani giunte di Grifuk stringersi momentaneamente attorno al suo collo. “Vogliamo andare?” disse Travers, facendo segno ad Hermione di andare avanti. Hermione non aveva altra scelta che mettersi al passo con lui e dirigersi lungo la via tortuosa e acciottolata verso il luogo dove la candida Gringott si ergeva torreggiando sugli altri piccoli negozi. Ron s’incamminò al loro fianco, e Harry e Grifuk li seguirono. Un Mangiamorte guardingo era proprio l’ultima cosa di cui avessero bisogno e la cosa peggiore era che, con Travers che marciava al fianco di quella che credeva essere Bellatrix, non c’era modo per Harry di comunicare con Hermione o Ron. Arrivarono fin troppo presto ai piedi dei gradini di marmo che portavano alle grandi porte di bronzo. Come Grifuk aveva preannunciato, i Goblin in livrea che solitamente fiancheggiavano l’entrata erano stati sostituiti da due maghi, che stringevano lunghe e sottili bacchette dorate. “Ah, Sonde Sensitive,” sospirò Travers teatralmente, “così rudimentali… ma così efficaci!” 631 Harry Potter e i Cimeli della Morte E partì su per le scale, facendo cenno a destra e a manca ai maghi, che alzarono le bacchette dorate e glie le passarono su e giù per il corpo. Le Sonde, Harry lo sapeva, rilevavano incantesimi di dissimulazione e oggetti magici nascosti. Sapendo di avere solo pochi secondi, Harry puntò la bacchetta di Draco su ognuna delle guardie a turno, e mormorò “Confundo!” due volte. Senza che Travers, che stava guardando il salone interno attraverso le porte bronzee, se ne accorgesse, entrambe le guardie sobbalzarono lievemente quando l’incantesimo le colpì. I lunghi capelli neri di Hermione ondeggiarono dietro di lei mentre saliva le scale. “Un momento, Madame,” disse la guardia, sollevando la sua Sonda. “Lo hai appena fatto!” disse Hermione con la voce arrogante ed imperiosa di Bellatrix. Travers si guardò intorno, con le sopracciglia alzate. La guardia era confusa. Guardò verso il basso la sottile Sonda dorata, poi il suo compagno, che disse con una voce leggermente stupita, “sì, li hai appena controllati, Marius.” Hermione avanzò maestosamente, Ron al suo fianco, Harry e Grifuk che trottavano invisibili dietro di loro. Harry si guardò alle spalle mentre passavano la soglia. I maghi stavano entrambi grattandosi la testa. Due Goblin stavano in piedi davanti alle porte interne, d’argento e con inciso la poesia con l’avvertimento del terribile castigo per i potenziali ladri. Harry guardò all’insù verso di esso, ed improvvisamente gli arrivò un ricordo affilato come un rasoio: in piedi nello stesso punto il giorno del suo undicesimo compleanno, il più meraviglioso compleanno della sua vita, con Hagrid al suo 632 J. K. Rowling fianco che diceva, “Come ti ci ho detto, te devi essere matto a provare a rubarci qui.” Gringott era sembrata un luogo di meraviglie quel giorno, il deposito incantato di un tesoro d’oro che non aveva mai saputo di possedere, e nemmeno per un istante avrebbe potuto sognare che sarebbe tornato per rubare… In pochi secondi arrivarono nel vasto ingresso marmoreo della banca. Il personale al lungo bancone era formato da Goblin seduti su alti sgabelli che stavano servendo i primi clienti della giornata. Hermione, Ron e Travers si diressero verso un vecchio Goblin che stava esaminando una spessa moneta d’oro attraverso una lente. Hermione permise a Travers di passarle avanti col pretesto di spiegare le caratteristiche del salone a Ron. Il Goblin gettò da parte la moneta che teneva in mano, dicendo a nessuno in particolare “Lepricano,” quindi salutò Travers, che gli passò una sottile chiave dorata, che fu esaminata e restituita. Hermione fece un passo avanti. “Madame Lestrange!” disse il Goblin, evidentemente allarmato. “Ohimè! Come-come posso esserle d’aiuto oggi?” “Voglio entrare nella mia camera blindata,” disse Hermione. Il vecchio Goblin sembrò indietreggiare un filo. Harry si guardò attorno. Non solo Travers si era fermato, osservandoli, ma diversi altri Goblin avevano alzato lo sguardo dal loro lavoro per fissare Hermione. “Ha… un documento?” chiese il Goblin. “Un documento? N-non mi è mai stato chiesto un documento, prima!” disse Hermione. 633 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Lo sanno!” sussurrò Grifuk nell’orecchio di Harry, “devono essere stati avvertiti che avrebbe potuto esserci un impostore!” “La sua bacchetta sarà sufficiente, Madame,” disse il Goblin. Allungò una mano che tremava leggermente, e in un terrificante lampo di comprensione Harry seppe che i Goblin della Gringott erano a conoscenza del fatto che la bacchetta di Bellatrix era stata rubata. “Agisci ora, agisci ora,” sussurrò Grifuk nell’orecchio di Harry, “la Maledizione Imperio!” Harry alzò la bacchetta di biancospino sotto il mantello, la puntò al vecchio Goblin, e sussurrò, per la prima volta nella sua vita, “Imperio!” Una curiosa sensazione scorse giù lungo il braccio di Harry, una sensazione di calore fremente che sembrava fluire dalla sua mente, giù per i nervi e le vene, connettendolo alla bacchetta e alla maledizione che aveva appena lanciato. Il Goblin prese la bacchetta di Bellatrix, la esaminò da vicino, e poi disse, “Ah, vi siete fatta fare una nuova bacchetta, Madame Lestrange!” “Cosa?” disse Hermione, “No, no, è la mia…” “Una bacchetta nuova?” disse Travers, avvicinandosi di nuovo al bancone. I Goblin tutto intorno stavano ancora guardando. “Ma come puoi aver fatto, di quale fabbricante di bacchette ti sei servita?” Harry agì senza pensare. Puntando la bacchetta su Travers, mormorò, “Imperio!” un’altra volta. “Oh sì, vedo,” disse Travers, guardando in giù verso la bacchetta di Bellatrix, “sì, molto bella, e funziona bene? Ho sempre pensato che le bacchette richiedessero un po’ di addestramento, non trovi?” 634 J. K. Rowling Hermione sembrava completamente sconcertata, ma con enorme sollievo di Harry accettò il bizzarro corso degli eventi senza commentare. Il vecchio Goblin dietro il bancone batté le mani e un Goblin più giovane si avvicinò. “Avrò bisogno dei Maglisonanti,” disse al Goblin, che si allontanò e tornò un momento più tardi con una borsa di pelle che sembrava essere piena di metallo stridente, che consegnò al suo superiore. “Bene, bene! Allora, se vuole seguirmi, Madame Lestrange,” disse il vecchio Goblin, saltando giù dal suo sgabello e scomparendo alla vista, “la porterò alla sua camera blindata.” Apparve attorno alla fine del bancone, trotterellando allegramente verso di loro, col contenuto della borsa di pelle che tintinnava ancora. Travers stava ora in piedi immobile, con la bocca aperta e la mandibola penzoloni. Ron stava attirando l’attenzione verso questo strano fenomeno osservando Travers con aria confusa. “Aspetta… Bogrod!” Un altro Goblin arrivò muovendosi rapidamente attorno al bancone. “Abbiamo istruzioni,” disse con un inchino ad Hermione. “Perdonatemi, Madame, ma ci sono stati ordini speciali riguardanti la camera blindata dei Lestrange.” Sussurrò con aria di urgenza all’orecchio di Bogrod, ma il Goblin sotto Imperio si liberò di lui. “Sono al corrente delle istruzioni, Madame Lestrange vuole visitare la sua camera blindata… Antica famiglia… Vecchi clienti… Da questa parte, per favore…” 635 Harry Potter e i Cimeli della Morte E, ancora con un rumore metallico, si affrettò verso una delle molte porte che portavano fuori dal salone. Harry guardò indietro verso Travers, che era ancora immobile sul posto come se avesse radici, e prese una decisione. Con un movimento della bacchetta fece sì che Travers venisse con loro, camminando docilmente nella loro scia mentre raggiungevano la porta ed entravano nel successivo corridoio di pietra grezza, che era illuminato da torce fiammeggianti. “Siamo nei guai: sospettano,” disse Harry togliendosi il Mantello dell’Invisibilità, mentre la porta sbatteva dietro di loro. Grifuk saltò giù dalle sue spalle: né Travers né Bogrod mostrarono la minima sorpresa per l’improvvisa comparsa di Harry Potter fra di loro. “Sono sotto la Maledizione Imperio,” aggiunse, in risposta alle domande confuse di Hermione e Ron riguardo a Travers e Bogrod, che ora erano entrambi in piedi con l’espressione vacua. “Non penso di averla fatta con abbastanza forza, non so…” E un altro ricordo saettò attraverso la mente, il ricordo della vera Bellatrix Lestrange che, quando lui aveva tentato per la prima volta di usare una Maledizione Senza Perdono, gli strillava: “devi volerlo, Potter!” “Cosa facciamo?” chiese Ron. “Dovremmo uscire ora, finché possiamo?” “Se possiamo,” disse Hermione, guardando indietro verso la porta che dava sul salone principale, oltre la quale stava accadendo chissà cosa. “Siamo arrivati fin qui, io dico che dobbiamo proseguire,” disse Harry. 636 J. K. Rowling “Bene!” disse Grifuk. “Allora, abbiamo bisogno di Bogrod per controllare il carrello; io non ne ho più l’autorità. Ma non ci sarà spazio per il mago.” Harry puntò la sua bacchetta su Travers. “Imperio!” Il mago si girò e s’incamminò di buon passo lungo il binario buio. “Cosa gli stai facendo fare?” “Nascondersi,” disse Harry mentre puntava la bacchetta su Bogrod, che fischiò per chiamare un piccolo carrello e farlo arrivare dall’oscurità, rullando pesantemente lungo i binari verso di loro. Harry era certo di sentir gridare dietro di loro, nel salone principale, mentre si arrampicavano tutti sul carrello, Bogrod davanti a Grifuk, Harry, Ron ed Hermione ammassati insieme nella parte posteriore. Con un sobbalzo, il carrello partì, guadagnando velocità. Superarono rapidamente Travers, che stava strisciando in una crepa nel muro, poi il carrello cominciò a serpeggiare e fare svolte attraverso i passaggi labirintici, sempre in discesa. Harry non poteva udire nulla oltre lo sferragliare del carrello sui binari. I capelli gli sventolavano alle spalle mentre facevano lo slalom fra le stalattiti, correndo sempre più in profondità nelle viscere della terra, ma continuava a guardarsi indietro. Sarebbe stata la stessa cosa se avessero lasciato dietro di sé impronte gigantesche: più ci pensava, più stupido sembrava aver travestito Hermione da Bellatrix, essersi portati dietro la bacchetta di Bellatrix, quando i Mangiamorte sapevano chi l’aveva rubata… 637 Harry Potter e i Cimeli della Morte Erano più in profondità di quanto Harry fosse mai penetrato all’interno della Gringott. Imboccarono un tornante a tutta velocità e videro davanti a loro, a solo pochi secondi, una cascata d’acqua infrangersi sul binario. Harry udì Grifuk gridare, “No!” ma non ci fu alcuna frenata. L’attraversarono rombando. La bocca e gli occhi di Harry si riempirono d’acqua: non poteva vedere né respirare. Allora, con uno spaventoso rollio, il carrello si capovolse e furono tutti scagliati fuori. Harry udì il carrello fracassarsi in pezzi contro il muro, udì Hermione strillare qualcosa, e si sentì scivolare indietro verso terra come se non avesse peso, atterrando senza dolore sul pavimento di roccia del passaggio. “Inc-Incantesimo Imbottito,” farfugliò Hermione, mentre Ron l’aiutava a rialzarsi, Harry vide con orrore che non era più Bellatrix; stava invece lì in piedi dentro abiti troppo grandi, bagnata fradicia e completamente sé stessa. Ron era di nuovo senza barba e con i capelli rossi. Se ne stavano accorgendo guardandosi l’un l’altra, tastando i propri volti. “La Cascata del Ladro!” disse Grifuk, rialzandosi in piedi e guardando indietro verso il diluvio sui binari, che, Harry ora sapeva, era stato più che semplice acqua. “Lava via tutti gli incantesimi, ogni dissimulazione magica! Sanno che ci sono impostori dentro Gringott, hanno attivato le difese contro di noi!” Harry vide Hermione assicurarsi di possedere ancora la borsa di perline, e precipitosamente cacciò la mano sotto la giacca per accertarsi di non aver perso il Mantello dell’Invisibilità. Poi si girò e vide Bogrod scuotere la 638 J. K. Rowling testa, confuso: la Cascata del Ladro sembrava aver rimosso la Maledizione Imperio. “Abbiamo bisogno di lui,” disse Grifuk, “non possiamo entrare nella camera blindata senza un Goblin della Gringott. E abbiamo bisogno dei Maglisonanti!” “Imperio!” disse di nuovo Harry; la sua voce echeggiò attraverso il passaggio di pietra mentre sentiva nuovamente l’inebriante senso di controllo che fluiva dal cervello alla bacchetta. Bogrod si sottomise ancora una volta alla sua volontà, la sua espressione confusa cambiò in una di cortese indifferenza, mentre Ron si affrettava a raccogliere la borsa di pelle piena di strumenti metallici. “Harry, mi sembra di sentire gente in arrivo!” disse Hermione. Puntò la bacchetta di Bellatrix verso la cascata e gridò, “Protego!” Videro il Sortilegio Scudo interrompere il flusso di acqua incantata mentre risaliva il passaggio. “Buona idea,” disse Harry. “Fai strada, Grifuk!” “Come faremo ad uscire di nuovo?” chiese Ron mentre si affrettavano a piedi nell’oscurità dietro al Goblin, con Bogrod che ansimava nella loro scia come un vecchio cane. “Ce ne preoccuperemo al momento opportuno,” disse Harry. Stava cercando di ascoltare: gli sembrava di udire qualcosa muoversi e fare un rumore metallico lì vicino. “Grifuk, quanto ancora?” “Non lontano, Harry Potter, non lontano…” Girarono un angolo e videro la cosa per cui Harry era stato preparato, ma che pure li fece fermare tutti. Un gigantesco drago era impastoiato al terreno davanti a loro, sbarrando l’accesso a quattro o cinque delle camere 639 Harry Potter e i Cimeli della Morte blindate più profonde del luogo. Le scaglie della bestia erano divenute pallide e si erano sfaldate durante la sua lunga prigionia sotterranea, i suoi occhi erano di un rosa lattiginoso. Entrambe le zampe posteriori portavano pesanti bracciali, da cui partivano catene saldate ad enormi picchetti conficcati profondamente nella roccia, le sue grandi ali irte di punte, ripiegate strettamente intorno al corpo, avrebbero riempito la camera in caso le avesse aperte. Quando girò la testa orribile verso di loro ruggì con un suono che fece tremare le pareti, aprì la bocca e sputò un getto di fiamme che li spedì di corsa indietro nel passaggio. “È parzialmente cieco,” ansimò Grifuk, “ma proprio per questo ancora più selvaggio. Comunque, abbiamo i mezzi per controllarlo. Ha imparato cosa aspettarsi quando arrivano i Maglisonanti. Datemeli.” Ron passò la borsa a Grifuk ed il Goblin ne estrasse una quantità di piccoli strumenti di metallo che, scossi, produssero un lungo suono riverberante, come minuscoli martelli su incudini in miniatura. Grifuk li distribuì, Bogrod accettò docilmente i suoi. “Sapete cosa fare,” disse Grifuk ad Harry, Ron ed Hermione. “Si aspetterà dolore quando udrà il suono. Si ritirerà, e Bogrod deve mettere il palmo della mano sulla porta della camera blindata.” Avanzarono nuovamente intorno all’angolo, scuotendo i Maglisonanti, e il suono riecheggiò dalle pareti di roccia molto amplificato, tanto che l’interno del cranio di Harry sembrò vibrare per il baccano. Il drago emise un altro rauco ruggito, poi si ritirò. Harry poteva vederlo 640 J. K. Rowling tremare, mentre si avvicinavano vide le cicatrici lasciate da feroci squarci attraverso il suo muso ed indovinò che gli fosse stato insegnato a temere spade roventi quando udiva il suono dei Maglisonanti. “Fagli premere la mano sulla porta!” lo incitò Grifuk, e Harry puntò di nuovo la bacchetta su Bogrod. Il vecchio Goblin obbedì, premendo il palmo della mano sul legno e la porta della camera blindata svanì rivelando un’apertura simile ad una caverna, stipata dal pavimento al soffitto di monete e calici d’oro, armature d’argento, pelli di strane creature… alcune con lunghe spine, altre con ali flosce… pozioni in fiaschette ingioiellate ed un teschio che indossava ancora una corona. “Cercate, svelti!” disse Harry mentre tutti si affrettavano all’interno. Aveva descritto la Coppa di Tassorosso a Ron ed Hermione, ma dell’altro Horcrux, quello sconosciuto, non avrebbe saputo descriverne l’aspetto, anche fosse stato in questa camera blindata. Ebbe appena il tempo di dare una rapida occhiata intorno, tuttavia, prima che sentissero un rumore sordo ed attutito dietro di loro: la porta era riapparsa, sigillandoli dentro la camera blindata ed erano ripiombati nell’oscurità più totale. “Non importa, Bogrod sarà in grado di farci uscire!” disse Grifuk mentre Ron dava un grido di sorpresa. “Accendete le vostre bacchette, potete? E in fretta, abbiamo poco tempo!” “Lumos!” Harry fece luce con la sua bacchetta tutto intorno alla camera blindata: il suo raggio cadde su gioielli scintillanti. Vide la falsa spada di Grifondoro giacere su un alto scaffale in mezzo a un nido di catene. Anche Ron ed 641 Harry Potter e i Cimeli della Morte Hermione avevano acceso le loro bacchette, e stavano ora esaminando le pile di oggetti che li circondavano. “Harry, potrebbe essere questa…? Aaargh!” Hermione gridò di dolore, e Harry girò la bacchetta su di lei in tempo per vedere un calice incastonato di gemme cadere dalla sua presa. Ma, mentre cadeva, si divise, divenne una pioggia di calici, così che un secondo dopo, con un gran rumore, il pavimento fu coperto di coppe identiche che rotolavano in ogni direzione, ed era impossibile distinguere fra le altre quella originale. “Mi ha bruciato!” si lamentò Hermione, succhiandosi le dita coperte di vesciche. “Hanno aggiunto la Maledizione Gemellante e la Maledizione Flagrante!” disse Grifuk. “Qualsiasi cosa tocchiate, brucerà e si moltiplicherà, ma le copie non valgono nulla… e se continuate a maneggiare il tesoro, sarete alla fine schiacciati a morte dal peso dell’oro che si moltiplica!” “Va bene, non toccate niente!” ordinò Harry disperatamente, ma nel momento in cui lo diceva, Ron diede accidentalmente un colpetto col piede a uno dei calici caduti, e altri venti presero forma mentre Ron saltellava sul posto, con parte della scarpa bruciata via dal contatto col metallo rovente. “Stai fermo, non muoverti!” disse Hermione, afferrando Ron. “Guardatevi solo intorno!” disse Harry. “Ricordate, la coppa è piccola e d’oro, ha un tasso inciso sopra, due manici… altrimenti guardate se potete trovare il simbolo di Corvonero da qualche parte, l’aquila…” 642 J. K. Rowling Diressero le loro bacchette verso ogni angolo ed ogni fessura, girandosi cautamente sul punto in cui si trovavano. Era impossibile non sfiorare qualcosa; Harry mandò una gran cascata di falsi Galeoni sul pavimento dove si unirono ai calici, e ora c’era si e no lo spazio per mettere i piedi a terra, e l’oro scintillante avvampava di calore, così che la camera blindata sembrava un forno. La luce della bacchetta di Harry passò su scudi ed elmi fabbricati dai Goblin, sistemati su scaffali che salivano fino al soffitto. Sempre più in alto diresse il raggio, finché improvvisamente trovò un oggetto che gli fece sobbalzare il cuore e tremare la mano. “È là, è lassù!” Ron ed Hermione puntarono anche le loro bacchette su di essa, così che la piccola coppa d’oro scintillò come nella luce di tre fari: la coppa che era appartenuta a Tosca Tassorosso, che era diventata di proprietà di Hepzibah Smith, cui era stata rubata da Tom Riddle. “E come diavolo ci arriviamo, lassù, senza toccare nulla?” chiese Ron. “Accio Coppa!” gridò Hermione, che aveva evidentemente dimenticato, nella sua disperazione, ciò che Grifuk aveva detto loro durante le riunioni. “Non serve, non serve!” grugnì il Goblin. “Allora cosa facciamo?” disse Harry, fissando il Goblin. “Se vuoi la spada, Grifuk, devi aiutarci di più che… aspetta! Posso toccare le cose con la spada? Hermione, dammela qui!” Hermione armeggiò dentro il suo abito, ne estrasse una borsa di perline, rovistò per qualche secondo, poi ne tolse la spada sfavillante. Harry l’afferrò per l’elsa 643 Harry Potter e i Cimeli della Morte tempestata di rubini e, con la punta della spada, toccò un flacone lì accanto, che non si moltiplicò. “Se solo potessi infilare la spada in uno dei manici… ma come farò ad arrivare lassù?” Lo scaffale su cui la coppa riposava era fuori portata per tutti loro, persino per Ron, che era il più alto. Il calore dal tesoro incantato saliva ad ondate, e il sudore scorreva lungo il viso e la schiena di Harry mentre si sforzava di pensare a un modo di raggiungere la coppa. In quel momento, udì il drago ruggire dall’altro lato della porta della camera blindata, e il suono dei Maglisonanti diventare sempre più forte. Erano davvero in trappola ora. Non c’era alcuna via d’uscita tranne la porta, dall’altra parte della quale sembrava che si stesse avvicinando un’orda di Goblin. Harry guardò Ron ed Hermione e vide il terrore sui loro volti. “Hermione,” disse Harry, mentre il suono metallico diventava più forte, “devo arrivare lassù, dobbiamo portarla via…” Lei alzò la bacchetta, la puntò su Harry, e sussurrò, “Levicorpus.” Sollevato in aria per la caviglia, Harry urtò un’armatura e repliche esplosero da essa come corpi al calor bianco, riempiendo lo spazio già limitato. Con grida di dolore, Ron, Hermione e i due Goblin furono spostati di fianco contro altri oggetti, che cominciarono a replicarsi a loro volta. Mezzi seppelliti in una marea crescente di tesori incandescenti, si dibatterono e gridarono mentre Harry spingeva la spada attraverso l’impugnatura della Coppa di Tassorosso, agganciandola alla lama. 644 J. K. Rowling “Impervius!” strillò Hermione nel tentativo di proteggere sé stessa, Ron e i due Goblin dal metallo ardente. Il peggior grido fino a quel momento spinse Harry a guardare verso il basso. Ron ed Hermione erano immersi fino al petto nelle ricchezze, e si sforzavano di impedire a Bogrod di scivolare sotto la marea crescente, ma Grifuk era affondato fuori dalla vista. Solo le punte di poche, lunghe dita erano ancora visibili. Harry afferrò le dita di Grifuk e tirò. Il Goblin emerse per gradi, ululando, coperto di vesciche. “Liberacorpus!” gridò Harry, e con un tonfo lui e Grifuk atterrarono sulla superficie del tesoro che si gonfiava, e la spada volò via dalla mano di Harry. “Prendila!” urlò Harry, lottando contro il dolore del metallo rovente sulla pelle, mentre Grifuk gli si arrampicava nuovamente sulle spalle, determinato ad evitare la massa crescente di oggetti incandescenti. “dov’è la spada? C’era la coppa su di essa!” Il rumore metallico dall’altro lato della porta stava diventando assordante… era troppo tardi… “Là!” Era stato Grifuk a vederla e fu Grifuk a fare un rapido movimento in avanti, ed in quell’istante Harry seppe che il Goblin non si era mai aspettato che loro mantenessero la parola data. Tenendo stretto un pugno di capelli di Harry con una mano, per essere sicuro di non cadere nel mare d’oro bruciante che si sollevava, Grifuk afferrò l’elsa della spada e la fece oscillare verso l’alto, fuori dalla portata di Harry. La piccola coppa d’oro, infilzata per la maniglia sulla lama della spada, fu scagliata in aria. Col Goblin a 645 Harry Potter e i Cimeli della Morte cavalcioni, Harry si tuffò e la prese, e anche se poteva sentirla ustionare la sua pelle non allentò la presa, nemmeno mentre innumerevoli Coppe di Tassorosso esplodevano dal suo pugno piovendogli addosso, quando l’ingresso della camera blindata si aprì di nuovo e si ritrovò a scivolare incontrollabilmente su una valanga crescente di oro ed argento incandescenti che spinse lui, Ron ed Hermione nella camera esterna. A stento consapevole del dolore che proveniva dalle bruciature che gli coprivano il corpo, e ancora trasportato dall’ondata di ricchezze che continuavano a replicarsi, Harry si ficcò la Coppa in tasca e si sporse verso l’alto per recuperare la spada, ma Grifuk era scomparso. Era scivolato dalle spalle di Harry appena aveva potuto, era scattato a rifugiarsi fra i Goblin circostanti, brandendo la spada e gridando, “Ladri! Ladri! Aiuto! Ladri!” era svanito in mezzo ad una folla armata di pugnali che avanzava e che lo accolse senza fare domande. Scivolando sul metallo rovente, Harry si tirò faticosamente in piedi e seppe che l’unica via d’uscita era passare attraverso di loro. “Stupeficium!” gridò, e Ron ed Hermione si unirono a lui. Getti di luce rossa si abbatterono sulla folla di Goblin, e alcuni caddero, ma gli altri avanzavano ed Harry vide diversi maghi del corpo di guardia correre attorno all’angolo. Il drago imprigionato si lasciò sfuggire un ruggito, e uno zampillo di fiamme passò sui Goblin. I maghi fuggirono, piegati in due, per la strada da cui erano venuti, e l’ispirazione, o la pazzia, venne in aiuto di Harry. 646 J. K. Rowling Puntando la bacchetta sugli spessi bracciali che incatenavano la bestia al pavimento, gridò, “Relascio!” I bracciali si aprirono con uno schianto. “Da questa parte!” gridò Harry, e, continuando a lanciare Schiantesimi ai Goblin che avanzavano, partì di corsa verso il drago cieco. “Harry… Harry… cosa stai facendo?” strillò Hermione. “Sali, monta su, forza…” Il drago non si era accorto di essere libero. Harry trovò col piede la curva della zampa posteriore e si arrampicò sulla sua schiena. Le scaglie erano dure come l’acciaio; non sembrò nemmeno sentire la sua presenza. Allungò un braccio; Hermione si sollevò a sua volta, Ron si arrampicò dietro di loro, e un secondo dopo il drago divenne consapevole di non essere più impastoiato. Arretrò con un ruggito. Harry strinse le ginocchia, afferrandosi più strettamente che poteva alle scaglie frastagliate mentre le ali si aprivano, scagliando via i Goblin urlanti come se fossero birilli, e il drago si alzava in aria. Harry, Ron ed Hermione, appiattiti sulla sua schiena, strisciarono contro il soffitto quando questi si tuffò verso l’apertura del passaggio, mentre i Goblin che li inseguivano scagliavano pugnali che gli sfioravano i fianchi. “Non riusciremo mai ad uscire, è troppo grande!” gridò Hermione, ma il drago aprì la bocca e vomitò di nuovo fiamme, facendo saltare in aria il tunnel, i cui pavimento, pareti e soffitto si sbriciolarono e crollarono. Di pura forza, il drago si aprì un varco con gli artigli. Gli occhi di Harry erano chiusi, stretti, a difesa contro il calore 647 Harry Potter e i Cimeli della Morte e la polvere. Assordato dal fragore delle rocce che si frantumavano e dai ruggiti del drago, poteva solo tenersi aggrappato alla sua schiena, aspettandosi di essere disarcionato ad ogni momento. Fu allora che udì Hermione gridare, “Defodio!” Stava aiutando il drago ad allargare il passaggio, scavando via il soffitto mentre lui lottava per salire verso l’aria più fresca, via dai Goblin urlanti e dal loro clangore metallico. Harry e Ron la imitarono, facendo saltare in aria il soffitto con altri Incantesimi di Scavo. Passarono il lago sotterraneo, e la grande bestia strisciante e ringhiante sembrò percepire libertà e spazio davanti a sé; dietro di loro il passaggio era ostruito della coda del drago, sferzante, irta di punte, e di grandi blocchi di roccia, di gigantesche stalattiti infrante, il fragore metallico dei Goblin sembrava sempre più attutito, mentre davanti a loro il fuoco del drago manteneva libera la loro avanzata… Alla fine, grazie all’energia congiunta dei loro incantesimi e della forza bruta del drago, si erano aperti la via d’uscita fin nella sala marmorea. Goblin e maghi strillarono e corsero al riparo, e finalmente il drago ebbe spazio per distendere le ali. Volgendo la testa cornuta verso la fresca aria esterna, che poteva annusare oltre l’entrata, decollò, con Harry, Ron ed Hermione ancora aggrappati alla schiena e si apri la strada a forza attraverso le porte di metallo, lasciandole a pendere contorte dai loro cardini divelti mentre entrava barcollando in Diagon Alley e si lanciava nel cielo. 648 J. K. Rowling CAPITOLO VENTISETTE L’ULTIMO NASCONDIGLIO Non c’era modo di guidarlo. Il drago non poteva vedere dove stava andando, ed Harry sapeva che, se avesse deviato bruscamente o si fosse capovolto, sarebbe stato impossibile per loro rimanere aggrappati al largo dorso. Nonostante questo, mentre salivano sempre più in alto e Londra si distendeva sotto di loro come una mappa grigia e verde, Harry si sentì sopraffare da un sentimento di gratitudine per una fuga che era sembrata impossibile. Rannicchiato sul collo della bestia, si afferrava strettamente alle scaglie metalliche. La brezza fresca confortava la pelle bruciata e piena di vesciche, le ali del drago battevano l’aria come le pale di un mulino a vento. Dietro di lui, non sapeva dire se per la gioia o per la paura, Ron 649 Harry Potter e i Cimeli della Morte continuava ad imprecare ad alta voce ed Hermione sembrava singhiozzare. Dopo cinque minuti o giù di lì, il timore immediato di essere disarcionati dal drago, si ridusse un po’, dato che sembrava intento esclusivamente ad allontanarsi il più possibile dalla sua prigione sotterranea. La questione di come e dove sarebbero scesi, tuttavia, continuava a fargli paura. Non aveva idea di quanto a lungo i draghi potessero volare senza toccare terra, né di come questo in particolare, quasi cieco, avrebbe localizzato un buon posto per atterrare. Continuava a guardarsi intorno, immaginando di sentire la cicatrice pungere… Quanto tempo sarebbe occorso a Voldemort per sapere che si erano introdotti nella camera blindata dei Lestrange? Quanto tempo avrebbero impiegato i Goblin della Gringott nell’informare Bellatrix? Quanto rapidamente si sarebbero accorti di cosa era stato sottratto? E a quel punto, quando avessero scoperto che la coppa d’oro mancava? Voldemort avrebbe capito, alla fine, che erano a caccia degli Horcrux… Il drago desiderava ardentemente aria più fresca e pura. Continuò a salire con regolarità fino a che si ritrovarono a volare fra ciuffi di nubi gelate. Harry non riusciva più a scorgere le auto, piccoli punti colorati, che si riversavano dentro e fuori dalla capitale. Continuavano a volare, sopra la campagna pezzata di macchie verdi e marroni, su strade e fiumi che serpeggiavano attraverso il paesaggio come strisce di nastri opachi e lucidi. “Cosa pensi stia cercando?” gridò Ron mentre volavano sempre più lontano a Nord. 650 J. K. Rowling “Non ne ho idea,” rispose Harry gridando a sua volta. Aveva le mani intorpidite dal freddo, ma non osava spostare la presa. Dopo un po’ si chiese cosa avrebbero fatto se avessero visto la costa passare sotto di loro, se il drago si fosse diretto verso il mare aperto. Si sentiva freddo ed intontito, per non dire quanto fosse disperatamente affamato ed assetato. Quando, si chiese, la bestia stessa aveva mangiato l’ultima volta? Avrebbe avuto presto bisogno di sostentamento? E cosa sarebbe successo se, a quel punto, si fosse reso conto di avere tre umani altamente commestibili seduti sulla schiena? Il sole calò nel cielo che virava all’indaco e ancora il drago volava, città e paesi scivolavano sotto di lui fino a scomparire dalla vista, la sua enorme ombra scorreva sulla terra come una scura nube gigantesca. “È la mia immaginazione,” gridò Ron dopo un lungo silenzio, “o stiamo perdendo quota?” Harry guardò giù e vide nell’oscurità montagne di un verde profondo e laghi color del rame. Il paesaggio sembrava ingrandirsi e diventare più dettagliato mentre guardava obliquamente sopra il fianco del drago, chiedendosi se avesse percepito la presenza di acqua dolce dai bagliori riflessi della luce solare. Il drago volò sempre più basso, in grandi volute a spirale, dirigendosi, sembrava, su uno dei laghi più piccoli. “Propongo di saltare quando è abbastanza basso!” gridò Harry, rivolto all’indietro verso gli altri. “Dritti nell’acqua prima che si accorga che siamo qui!” 651 Harry Potter e i Cimeli della Morte Annuirono, Hermione debolmente, e già Harry poteva vedere l’ampio ventre giallo del drago increspare la superficie dell’acqua. “ADESSO!” Strisciò sul fianco dell’essere e precipitò, piedi in avanti, verso la superficie del lago. Il salto era più alto di quanto avesse stimato, colpì duramente l’acqua, affondando come un sasso in un mondo gelido, verde e pieno di giunchi. Scalciò verso la superficie ed emerse, ansando, trovandosi di fronte alle enormi increspature che si diffondevano in cerchio là dove erano caduti Ron ed Hermione. Il drago sembrava non essersi accorto di nulla. Era già lontano una quindicina di metri e planava sul lago per raccogliere acqua nelle sua fauci coperte di cicatrici. Mentre Ron ed Hermione emergevano dalle profondità del lago, sputacchiando ed ansimando, il drago continuò a volare, battendo vigorosamente le ali, atterrando alla fine su una sponda lontana. Harry, Ron ed Hermione si diressero verso la riva opposta. Il lago non sembrava profondo, presto si trattò più di aprirsi la strada a forza attraverso le canne ed il fango che di nuotare. Finalmente si lasciarono cadere pesantemente, fradici, ansanti ed esausti, sull’erba scivolosa. Hermione si afflosciò, tossendo e rabbrividendo. Harry sarebbe stato ben felice di sdraiarsi e dormire, tuttavia si alzò in piedi barcollando, estrasse la bacchetta, e cominciò a disporre i soliti incantesimi protettivi intorno. Si unì agli altri una volta terminato. Era la prima volta che li guardava con attenzione da quando erano fuggiti 652 J. K. Rowling dalla camera blindata. Entrambi avevano feroci bruciature rosse su tutta la faccia e le braccia, ed i loro abiti erano, in certi punti, consumati dal fuoco. Sussultavano nel mettere essenza di dittamo sulle numerose ferite. Hermione passò la boccetta nelle mani di Harry, poi estrasse tre bottiglie di succo di zucca, prelevate a Villa Conchiglia, e vestiti puliti ed asciutti per tutti. Si cambiarono e quindi trangugiarono il succo. “Beh, il vantaggio,” disse alla fine Ron, che stava seduto a guardare la pelle delle sue mani ricrescere, “è che abbiamo preso l’Horcrux. Lo svantaggio…” “…niente spada,” disse Harry a denti stretti, mentre faceva gocciolare il dittamo, attraverso il foro nei jeans, sulla grave bruciatura sottostante. “Niente spada,” ripeté Ron. “Quel piccolo doppiogiochista poco di buono…” Harry estrasse l’Horcrux dalla tasca della giacca bagnata appena tolta e lo posò sull’erba di fronte a loro. Scintillando al sole, catturò i loro sguardi mentre ingurgitavano avidamente il succo. “Per lo meno non possiamo indossarlo, stavolta, sembrerebbe piuttosto strano vederlo penzolare dai nostri colli,” disse Ron, pulendosi la bocca col dorso della mano. Hermione guardò attraverso il lago, verso la riva distante dove il drago stava ancora bevendo. “Cosa pensate che gli accadrà?” chiese, “Starà bene?” “Sembri Hagrid,” disse Ron, “È un drago, Hermione, può badare a se stesso. È di noi che dobbiamo preoccuparci.” “Cosa vuoi dire?” 653 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Beh, cosa posso dire,” spiegò Ron, “penso che potrebbero essersi accorti che ci siamo introdotti alla Gringott.” Tutti e tre scoppiarono a ridere e, una volta cominciato, fu difficile fermarsi. Ad Harry facevano male le costole, si sentiva stordito dalla fame, ma giacque sdraiato sulla schiena, nell’erba, sotto il cielo che arrossava ridendo fino ad avere la gola infiammata. “Cosa faremo, in ogni caso?” disse finalmente Hermione, tornando seria fra i singhiozzi. “Lui lo saprà, no? Voi-Sapete-Chi avrà capito che conosciamo il segreto dei suoi Horcrux!” “Forse avranno terrore di dirglielo!” disse Ron speranzoso, “Forse lo terranno nascosto…” Il cielo, l’odore dell’acqua del lago, il suono della voce di Ron si spensero. Il dolore squarciò la testa di Harry come un colpo di spada. Era in piedi in una stanza poco illuminata, di fronte ad un semicerchio di maghi, e sul pavimento ai suoi piedi era inginocchiata una piccola figura tremante. “Cosa hai detto?” la sua voce era acuta e fredda, furore e paura gli bruciavano dentro. L’unica cosa che avesse temuto… non poteva essere vero, non riusciva a capire come… Il Goblin stava tremando, incapace di incontrare gli occhi rossi più in alto dei suoi. “Dillo di nuovo!” mormorò Voldemort. “Dillo di nuovo!” “M-mio Signore,” balbettò il Goblin, gli occhi neri spalancati per il terrore, “m-mio Signore… abbiamo ccercato di f-fermarli… Im-impostori, mio Signore… 654 J. K. Rowling entrati… sono entrati nella camera blindata dei Lestrange…” “Impostori? Quali impostori? Pensavo che Gringott avesse un modo per rilevare gli impostori? Chi erano?” “Erano… erano… il giovane Potter e i d-due complici…” “E hanno preso?” sottolineò, la voce che diventava più forte, una terribile paura lo stava afferrando. “Dimmelo! Cos’hanno preso?” “Una… una piccola c-coppa d’oro, m-mio Signore…” L’urlo di rabbia, di incredulità, fuoriuscì come se fosse stato di un estraneo. Era in preda al panico, alla frenesia, non poteva essere vero, era impossibile, nessuno lo aveva mai saputo: com’era possibile che il ragazzo avesse scoperto il suo segreto? L’Antica Bacchetta sferzò l’aria e luce verde eruttò attraverso la stanza. Il Goblin inginocchiato si rovesciò, morto. I maghi che guardavano si sparpagliarono davanti a lui, terrificati. Bellatrix e Lucius Malfoy si lasciarono alle spalle gli altri precipitandosi verso la porta, la bacchetta ricadde ancora e ancora, coloro che erano rimasti furono trucidati, tutti, colpevoli di avergli portato questa notizia, di aver ascoltato della coppa d’oro… Solo, fra i morti, camminava avanti e indietro, passando in rassegna come in una visione i suoi tesori, le sue salvaguardie, le sue ancore verso l’immortalità. Il diario era distrutto e la coppa rubata. Cosa sarebbe successo, cosa sarebbe successo se il ragazzo avesse saputo degli altri? Poteva averne avuto notizia, avere già agito, averli rintracciati? C’era Silente all’origine di tutto questo? Silente, che aveva sempre 655 Harry Potter e i Cimeli della Morte sospettato di lui, Silente, morto per suo ordine, Silente, la cui bacchetta ora gli apparteneva, e che pure si era affacciato dall’ignominia della morte attraverso il ragazzo, il ragazzo… Ma, sicuramente, se il ragazzo avesse distrutto uno qualunque dei suoi Horcrux, lui, Lord Voldemort, l’avrebbe saputo, l’avrebbe sentito? Lui, il più grande di tutti i maghi, lui, il più potente, l’uccisore di Silente e di chissà quanti altri uomini senza nome né importanza, come avrebbe potuto Lord Voldemort non sapere, se egli, egli stesso, il più importante e prezioso, fosse stato attaccato, mutilato? Vero, non aveva sentito quando il diario era stato distrutto, ma aveva pensato che fosse perché non aveva un corpo per sentirlo, perché era meno di un fantasma… No, di certo, gli altri erano al sicuro… Gli altri Horcrux dovevano essere intatti… Doveva sapere, doveva esserne certo… Misurò la stanza a grandi passi, scalciando via il cadavere del Goblin nel passare, e le immagini balenarono e bruciarono nel suo cervello ribollente: il lago, la capanna, e Hogwarts… Un briciolo di calma raffreddò adesso la furia, come poteva, il ragazzo, sapere che lui aveva nascosto l’anello nella capanna dei Gaunt? Nessuno aveva mai saputo della sua parentela coi Gaunt, aveva tenuto nascoste le connessioni, gli omicidi non erano mai stati associati a lui. L’anello, ne era certo, era al sicuro. E come poteva il ragazzo, o chiunque altro, sapere della caverna o penetrarne le protezioni? L’idea che il medaglione fosse stato rubato era assurda… 656 J. K. Rowling Per quel che riguardava la scuola, solo lui sapeva dove, a Hogwarts, aveva collocato l’Horcrux, perché solo lui aveva scandagliato i più profondi segreti di quel luogo… E c’era ancora Nagini, che doveva ora rimanergli vicina, non più inviata ad eseguire ordini, sotto la sua protezione… Per essere sicuro, completamente sicuro, doveva tornare ad ognuno dei suoi nascondigli, doveva raddoppiare le protezioni attorno a ciascuno dei suoi Horcrux… un compito, come quello della ricerca dell’Antica Bacchetta, che doveva svolgere da solo… Quale avrebbe dovuto visitare per primo, quale era in maggior pericolo? Un’antica inquietudine ribollì dentro di lui. Silente conosceva il suo nome di nascita… Silente avrebbe potuto collegarlo ai Gaunt… la casa abbandonata era, forse, il meno sicuro dei nascondigli, era lì che sarebbe andato per primo… Il lago, di certo era impossibile… anche se c’era una remota possibilità che Silente potesse essere a conoscenza di qualcuna delle sue malefatte passate, attraverso l’orfanotrofio. Hogwarts… sapeva che il suo Horcrux lì era al sicuro. Sarebbe stato impossibile per Potter entrare a Hogsmeade senza essere rilevato, tanto meno a scuola. Meglio comunque allertare Piton, per prudenza, sul fatto che il ragazzo avrebbe potuto tentare di rientrare nel castello… naturalmente sarebbe stato stupido dirgli il perché, era stato un grave errore fidarsi di Bellatrix e di Malfoy. La loro stoltezza e negligenza non erano forse prova di quanto poco saggio fosse, in ogni caso, fidarsi? 657 Harry Potter e i Cimeli della Morte Avrebbe visitato per prima la baracca dei Gaunt, quindi, e avrebbe portato Nagini con sé: non si sarebbe più separato dal serpente… Se ne andò a grandi passi dalla stanza, attraverso l’ingresso, fuori nel giardino buio dove gorgogliava la fontana. Sibilò al serpente ed essa strisciò fuori per riunirsi a lui come una lunga ombra…. Gli occhi di Harry si aprirono mentre si sforzava di ritornare al presente. Giaceva sulla riva del lago nella luce del sole calante. Ron ed Hermione, sopra di lui, lo stavano guardando. A giudicare dai loro sguardi preoccupati e dal martellare incessante della cicatrice, la sua improvvisa escursione nella mente di Voldemort non era passata inosservata. Si sollevò a fatica con un brivido, vagamente sorpreso di essere ancora bagnato fradicio. Vide la tazza che giaceva innocentemente nell’erba davanti a lui ed il lago blu intenso spruzzato d’oro nel tramonto del sole. “Lo sa.” la sua voce suonava strana e fioca, dopo le acute grida di Voldemort. “Lo sa e sta andando a controllare dove sono gli altri, e l’ultimo,” era già in piedi, “è ad Hogwarts. Lo sapevo. Lo sapevo.” “Cosa?” Ron lo guardava stupefatto, Hermione si sedette, sembrava preoccupata. “Ma cosa hai visto? Come lo sai?” “L’ho visto scoprire della coppa, ero… ero nella sua testa, é…” Harry ricordò le uccisioni, “…è seriamente infuriato, oltre che spaventato, non riesce a capire come facciamo a saperlo. Ora sta andando a verificare che gli altri siano al sicuro, l’anello per primo. Pensa che quello ad Hogwarts sia il più sicuro, perché Piton è là, perché è estremamente difficile entrarci di nascosto. Penso che lo 658 J. K. Rowling controllerà per ultimo, ma potrebbe arrivarci in poche ore…” “Hai visto dove si trova, ad Hogwarts?” chiese Ron, che ora stava alzandosi in piedi a sua volta. “No, era concentrato sull’avvertire Piton, non ha pensato a dove sia collocato…” “Aspettate, aspettate!” gridò Hermione, mentre Ron prendeva l’Horcrux ed Harry tirava nuovamente fuori il Mantello dell’Invisibilità. “Non possiamo semplicemente andare, non abbiamo un piano, dobbiamo…” “Dobbiamo andare,” disse Harry in tono fermo. Aveva sperato di dormire, impaziente di entrare nella nuova tenda, ma adesso questo era impossibile. “Puoi immaginare quello che farà una volta che si accorgerà che l’anello ed il medaglione sono andati? Cosa succederebbe se spostasse l’Horcrux di Hogwarts, se decidesse che non è abbastanza al sicuro?” “Ma come entreremo?” “Andremo ad Hogsmeade,” disse Harry, “e cercheremo di pensare a qualcosa una volta che avremo visto che tipo di protezioni ci sono attorno alla scuola. Vieni sotto il Mantello, Hermione, voglio che stiamo insieme stavolta.” “Ma non ci stiamo proprio…” “Sarà buio, nessuno noterà i nostri piedi.” Lo sbattere di ali enormi echeggiò attraverso le acque scure. Il drago aveva bevuto a sazietà ed era volato in aria. Fermarono i loro preparativi per guardarlo salire sempre più, ora nero contro il cielo che scuriva rapidamente, finché svanì oltre una montagna vicina. Hermione, quindi, fece un passo avanti e prese posto fra gli altri due. Harry 659 Harry Potter e i Cimeli della Morte tirò giù il Mantello fin dove era possibile, ed insieme girarono sul posto dentro la schiacciante oscurità. 660 J. K. Rowling CAPITOLO VENTOTTO LO SPECCHIO MANCANTE I piedi di Harry toccarono la strada. Vide la via principale di Hogsmeade, dolorosamente familiare: facciate buie di negozi, il profilo delle montagne scure oltre il villaggio, la curva della strada che portava ad Hogwarts, la luce che fuoriusciva dalle finestre dei Tre Manici di Scopa. Con un balzo al cuore, si ricordò con bruciante precisione di quando era atterrato lì quasi un anno prima, sostenendo un Silente disperatamente debole. Tutto nel secondo dell’atterraggio… poi, proprio mentre allentava la presa sulle braccia di Ron e Hermione, accadde. L’aria fu lacerata da un urlo simile a quello di Voldemort quando aveva realizzato che la Coppa era stata rubata: ogni nervo nel corpo di Harry si tese e capì che era 661 Harry Potter e i Cimeli della Morte stata la loro comparsa a causarlo. Nello stesso momento in cui guardò gli altri due sotto il mantello, la porta dei Tre Manici di Scopa si spalancò e una dozzina di Mangiamorte, incappucciati ed avvolti in mantelli, irruppe in strada con le bacchette alzate. Mentre Ron sollevava la bacchetta, Harry gli afferrò il polso, ce n’erano troppi da Schiantare. Solo il provarci avrebbe rivelato la loro posizione. Uno dei Mangiamorte alzò la bacchetta e l’urlo si fermò, echeggiando ancora dalle montagne lontane. “Accio Mantello!” gridò uno dei Mangiamorte. Harry ne afferrò le pieghe, ma esso non fece alcun tentativo di sfuggirgli. L’incantesimo di Appello non aveva funzionato. “Non sei sotto il tuo mantello allora, Potter?” gridò il Mangiamorte che aveva lanciato l’Incantesimo di Appello, e poi, rivolgendosi ai suoi compagni: “Dividiamoci. Lui è qui!” Sei Mangiamorte corsero verso di loro: Harry, Ron e Hermione indietreggiarono il più velocemente possibile lungo la più vicina stradina laterale, e i Mangiamorte li mancarono di un soffio. Aspettarono nell’oscurità, ascoltando i rumori dei passi che andavano su e giù, mentre raggi di luce, provenienti dalle bacchette dei Mangiamorte che li cercavano, correvano lungo la strada. “Andiamocene!” sussurrò Hermione, “Smaterializziamoci ora!” “Ottima idea,” disse Ron, ma prima che Harry potesse rispondere un Mangiamorte urlò, “Sappiamo che sei qui, Potter, e non c’è nessuna via di fuga! Ti troveremo!” 662 J. K. Rowling “Ci stavano aspettando,” sussurrò Harry. “Avevano preparato quell’incantesimo per avvertirli quando saremmo arrivati. Suppongo che abbiano fatto qualcosa per trattenerci qui, per intrappolarci...” “Che ne dite dei Dissennatori?” gridò un altro Mangiamorte. “Sguinzagliamoli, li troveranno in fretta!” “L’Oscuro Signore non vuole che Potter muoia se non per mano sua...” “I Dissennatori non lo uccideranno! L’Oscuro Signore vuole la vita di Potter, non la sua anima. Sarà più facile ucciderlo se prima viene Baciato!” Ci fu un mormorio di assenso. Il terrore riempì Harry: per respingere i Dissennatori avrebbero dovuto produrre dei Patronus, che li avrebbe immediatamente fatti uscire allo scoperto. “Dobbiamo provare a Smaterializzarci, Harry!” sussurrò Hermione. Proprio mentre Hermione parlava, Harry sentì il freddo innaturale diffondersi lungo la strada. La luce venne risucchiata via dall’ambiente, su fino alle stelle, che svanirono. Nel buio pesto sentì Hermione prendere il suo braccio e insieme fecero una mezza piroetta. L’aria, attraverso la quale dovevano muoversi, sembrò essere diventata solida: non si potevano Smaterializzare. I Mangiamorte avevano fatto bene il loro lavoro con gli incantesimi. Il freddo mordeva sempre più profondamente la carne di Harry. Lui, Ron e Hermione si ritirarono giù lungo la stradina laterale, muovendosi a tentoni lungo il muro, cercando di non fare rumore. Poi, dietro l’angolo, scivolando come fantasmi, giunsero dieci o più Dissennatori, visibili poiché di un buio ancor più denso 663 Harry Potter e i Cimeli della Morte dell’aria che li circondava, con i loro mantelli neri e le mani putride e coperte di croste. Potevano sentire la paura nelle vicinanze? Harry ne era sicuro: sembrava che venissero avanti più velocemente ora, respirando in quel modo strascicato e rasposo che Harry detestava, sentendo il sapore della disperazione nell’aria, avvicinandosi... Harry alzò la bacchetta. Non poteva, non voleva patire il Bacio del Dissennatore, qualunque cosa accadesse. Pensò a Ron e Hermione quando sussurrò “Expecto Patronum!” Il cervo d’argento esplose dalla sua bacchetta e caricò: i Dissennatori si dispersero e un urlo trionfante provenne da un punto fuori vista. “È lui, laggiù, laggiù, ho visto il suo Patronus, era un cervo!” I Dissennatori si erano ritirati, le stelle riapparvero e il rumore di passi dei Mangiamorte diventò più forte; ma prima che Harry, nel panico, decidesse cosa fare, ci fu uno stridore di chiavistelli lì vicino e una porta sul lato sinistro della strada si aprì. Una voce roca disse: “Potter, qui dentro, svelto!” Obbedì senza esitazione e tutti e tre si precipitarono attraverso la soglia. “Di sopra, tenete addosso il mantello, state zitti!” mormorò una figura alta, passando accanto a loro in direzione della strada e sbattendo la porta dietro di sé. Harry non si era reso conto di dove fossero, ma ora vide, alla luce tremolante di un’unica candela, il bar sporco e cosparso di segatura della Testa Di Porco. Corsero dietro il bancone e attraverso una seconda porta, che conduceva ad una traballante scala di legno, salirono più veloci che poterono. Le scale si aprirono su un salone 664 J. K. Rowling con un tappeto logoro e un piccolo camino, sul quale era appeso un unico grande quadro ad olio. Raffigurava una ragazza bionda, che fissava la stanza fuori dal quadro con una specie di assente dolcezza. Grida arrivarono fino a loro dalla strada sottostante. Con ancora indosso il Mantello dell’Invisibilità, si affacciarono alla finestra sudicia e guardarono di sotto. Il loro salvatore, che Harry riconobbe in quel momento come il barista del Testa di Porco, era l’unico a non indossare un cappuccio. “E allora?” urlava verso una delle facce incappucciate. “E allora? Voi mandate i Dissennatori giù per la mia strada e io gli spedisco dietro un Patronus! Non li voglio vicino a me, ve l’ho già detto. Non li voglio!” “Quello non era il tuo Patronus,” disse un Mangiamorte. “Quello era un cervo. Era di Potter!” “Cervo!” ruggì il barista, ed estrasse una bacchetta. “Cervo! Idiota... Expecto Patronum!” Qualcosa di enorme e munito di corna eruppe dalla sua bacchetta. A testa bassa, si lanciò lungo la via principale e scomparve dalla vista. “Questo non è quello che ho visto,” disse il Mangiamorte, anche se con meno certezza. “Il coprifuoco è stato infranto, hai sentito il rumore,” disse uno dei suoi compari al barista. “Qualcuno era in giro per le strade, contro le regole...” “Se voglio portare il gatto fuori, lo faccio e sia dannato il vostro coprifuoco!” “Hai messo in azione l’Incantesimo Ululante?” “E anche se l’avessi fatto? Mi scarrozzate ad Azkban? Mi ammazzate perché ho cacciato fuori il naso dalla mia 665 Harry Potter e i Cimeli della Morte porta? Fatelo, allora, se volete! Ma spero, per il vostro bene, che non abbiate premuto il vostro piccolo Marchio Nero e convocato lui qui. Non gli piacerà essere richiamato qui per me e il mio vecchio gatto, eh?” “Non ti preoccupare per noi,” disse uno dei Mangiamorte, “preoccupati per te stesso, rompere il coprifuoco!” “Voi dove andrete a trafficare pozioni e veleni quando il mio pub sarà chiuso? Cosa ne sarà delle vostre piccole attività secondarie allora?” “Ci stai minacciando...?” “Tengo la bocca chiusa, è per questo che venite, no?” “Ripeto che ho visto un Patronus a forma di cervo!” urlò il primo Mangiamorte. “Cervo?” ringhiò il barista. “È una capra, idiota!” “Va bene, abbiamo fatto un errore,” disse il secondo Mangiamorte. “Infrangi il coprifuoco di nuovo e non saremo così clementi!” I Mangiamorte tornarono a grandi passi verso la via principale. Hermione emise un gemito di sollievo, si districò da sotto il mantello e si sedette su una sedia traballante. Harry chiuse completamente le tende, dopodiché tolse il mantello da sé e Ron. Potevano sentire il barista di sotto, sprangare la porta del bar e poi salire le scale. L’attenzione di Harry fu attirata da qualcosa sulla mensola del camino: un piccolo specchio rettangolare, appoggiato lì sopra, proprio sotto il ritratto della ragazza. Il barista entrò nella stanza. “Voi maledetti idioti,” disse con voce rauca, spostando lo sguardo dall’uno all’altro. “Cosa pensavate di fare, venendo qui?” 666 J. K. Rowling “Grazie,” disse Harry. “Non potremo mai ringraziarla abbastanza. Ci ha salvato la vita!” Il barista grugnì. Harry si avvicinò guardandolo in faccia, cercando di vedere oltre la lunga barba ispida e grigia. Portava gli occhiali. Dietro le lenti sudice, gli occhi erano penetranti e di un blu brillante. “Sono i suoi occhi che ho visto nello specchio.” Nella stanza c’era silenzio. Harry e il barista si guardarono a vicenda. “Ha mandato lei Dobby.” Il barista annuì e si guardò intorno cercando l’elfo domestico. “Pensavo fosse con te. Dove l’hai lasciato?” “È morto,” disse Harry, “Bellatrix Lestrange l’ha ucciso.” Il volto del barista era impassibile. Dopo qualche secondo, disse “Mi spiace saperlo. Mi piaceva quell’elfo.” Si girò di spalle, accendendo le luci con piccoli movimenti della bacchetta, senza guardarli. “Lei è Aberforth,” disse Harry, alla schiena dell’uomo. Egli non confermò né negò, ma si piegò verso il fuoco del camino. “Dove ha presto questo?” chiese Harry, dirigendosi verso lo specchio di Sirius, la copia di quello che aveva rotto quasi due anni prima. “Comprato da Dung circa un anno fa,” disse Aberforth, “Albus mi aveva detto cos’era. Cercavo di tenerti d’occhio.” Ron sussultò. 667 Harry Potter e i Cimeli della Morte “La cerva d’argento!” disse eccitato. “Era sua anche quella?” “Di che stai parlando?” chiese Aberforth. “Qualcuno ci ha mandato un Patronus a forma di cerva!” “Con un cervello così potresti essere un Mangiamorte, figliolo. Ho appena dimostrato che il mio Patronus è una capra, no?” “Ah,” disse Ron “Sì... beh, sono affamato!” aggiunse sulla difensiva mentre il suo stomaco emetteva un rumoroso brontolio. “Ho del cibo,” disse Aberforth, e scivolò fuori dalla stanza, riapparendo qualche secondo dopo con una grande pagnotta, del formaggio e una brocca di peltro piena di Idromele, che posò su un piccolo tavolo di fronte al camino. Affamati, mangiarono e bevvero e per un po’ il silenzio fu rotto soltanto dallo scoppiettio del fuoco, il tintinnio dei calici ed il masticare. “Bene, allora,” disse Aberforth, quando ebbero mangiato a sazietà e Harry e Ron sedettero assonnati sulle loro sedie, “Dobbiamo trovare il modo migliore per tirarvi fuori di qui. Non si può fare di notte, avete sentito cosa accade se qualcuno va in strada durante la notte: parte l’Incantesimo Ululante, vi piomberebbero addosso come Asticelli sulle uova di Doxy. Non credo sarò in grado di far passare un cervo per una capra una seconda volta. Aspettate l’alba, quando il coprifuoco viene tolto, allora potrete rimettervi addosso il Mantello e incamminarvi a piedi. Andate direttamente fuori da Hogsmeade, sulle montagne, e là sarete in grado di Smaterializzarvi. Potreste 668 J. K. Rowling vedere Hagrid. Si nasconde là con Grop, in una caverna, sin da quando hanno cercato di arrestarlo.” “Non ce ne andiamo,” disse Harry. “Dobbiamo entrare ad Hogwarts.” “Non essere stupido, ragazzo,” sbuffò Aberforth. “Dobbiamo andarci,” ribadì Harry. “Quello che dovete fare,” disse Aberforth piegandosi verso di loro, “è allontanarvi da qui più che potete.” “Non capisce. Non c’è molto tempo. Dobbiamo entrare al castello. Silente… voglio dire, suo fratello… voleva che noi...” La luce del fuoco rese le lenti degli occhiali di Aberforth opache per un momento, di un bianco lucente e piatto, e Harry si ricordò degli occhi ciechi del ragno gigante, Aragog. “Mio fratello Albus voleva un sacco di cose,” disse Aberforth, “e le persone avevano l’abitudine di farsi male mentre lui portava avanti i suoi piani grandiosi. Va’ via da questa scuola, Potter, e dal paese, se puoi. Dimentica mio fratello e i suoi progetti astuti. È andato dove niente di tutto ciò può fargli male e tu non gli devi nulla.” “Lei non capisce.” interloquì Harry di nuovo. “Oh, non capisco?” disse Aberforth calmo. “Non credi che conoscessi mio fratello? Pensi di conoscere Albus meglio di me?” “Non volevo dire questo,” rispose Harry, il cui cervello era rallentato per la stanchezza e l’eccesso di cibo e vino. “È che... mi ha lasciato un compito.” “Lo ha fatto, eh?” ribadì Aberforth “Un bel lavoretto, spero? Piacevole? Facile? Il genere di cose che ci si 669 Harry Potter e i Cimeli della Morte aspetterebbe che un giovane mago inesperto sappia fare senza spingersi oltre i limiti?” Ron emise una risata quasi sinistra. Hermione guardava tesa. “N-no, non è facile,” disse Harry. “Ma devo...” “Devi? Perché devi? È morto, no?” interruppe Aberforth rudemente. “Lascia perdere, ragazzo, prima di fare la stessa fine! Salvati!” “Non posso.” “Perchè no?” “I-io..” Harry si sentì sopraffatto; non poteva spiegarlo, così passò invece all’offensiva. “Anche lei sta combattendo, fa parte dell’Ordine della Fenice...” “Facevo,” disse Aberforth. “L’Ordine della Fenice è finito. Tu-Sai-Chi ha vinto, è finita, e chiunque faccia finta che non sia così, prende in giro se stesso. Non sarai mai al sicuro qui, Potter, lui ti vuole troppo. Quindi vai all’estero, nasconditi, salva te stesso. Meglio che porti questi due con te.” puntò il pollice verso Ron e Hermione. “Saranno in pericolo finché vivranno, ora che tutti sanno che hanno lavorato con te.” “Non posso partire,” disse Harry, “ho un lavoro...” “Affidalo a qualcun altro!” “Non posso. Devo farlo io, Silente ha spiegato tutto...” “Oh, l’ha fatto, davvero? E ti ha detto ogni cosa? È stato onesto con te?” Harry voleva rispondergli con tutto il cuore “Sì,”, ma per qualche ragione quella semplice parola non arrivò alle sue labbra. Aberforth sembrava aver capito cosa stava pensando. 670 J. K. Rowling “Conoscevo mio fratello, Potter. Ha imparato la segretezza da quando era sulla ginocchia di nostra madre. Segreti e bugie, è così che siamo cresciuti, e Albus... aveva un talento naturale.” Gli occhi del vecchio corsero al ritratto della ragazza sopra la mensola del camino. Era, Harry se ne rese conto adesso che si guardava intorno, l’unica immagine nella stanza. Non c’era nessuna foto di Albus Silente, né di nessun altro. “Signor Silente,” disse Hermione piuttosto timidamente. “È sua sorella quella? Ariana?” “Sì,” rispose Aberforth concisamente. “Letto Rita Skeeter, vero, signorina?” Perfino con la luce rosata del camino era chiaro che Hermione era arrossita. “Elphias Doge ci ha parlato di lei,” disse Harry, cercando di risparmiare Hermione. “Quel vecchio idiota,” mormorò Aberforth, bevendo un’altra sorsata di idromele. “Pensava che mio fratello emanasse luce da ogni parte del corpo, pensava. Beh, stessa cosa che pensano molti altri, voi tre inclusi, a quanto sembra.” Harry rimase silenzioso. Non voleva esprimere i dubbi e le incertezze su Silente che da mesi ormai gli rodevano il cervello. Aveva fatto la sua scelta mentre scavava la fossa per Dobby. Aveva deciso di continuare lungo il tortuoso e pericoloso sentiero indicatogli da Albus Silente, di accettare che non gli era stato detto tutto quello che voleva sapere e, semplicemente, di avere fede. Non aveva alcun desiderio di tornare a dubitare, non voleva ascoltare niente che potesse distoglierlo dal suo proposito. Incrociò lo 671 Harry Potter e i Cimeli della Morte sguardo di Aberforth, intenso come quello del fratello, gli occhi di un blu brillante davano l’idea di passare ai raggi X l’oggetto che esaminavano. Harry pensò che Aberforth capisse cosa stava pensando e lo disprezzasse per questo. “Al Professor Silente stava a cuore Harry, davvero molto,” disse Hermione a bassa voce. “Davvero?” disse Aberforth. “Bizzarro come molte delle persone a cui mio fratello teneva davvero molto, abbiano finito per stare peggio che se le avesse lasciate in pace.” “Che cosa intende dire?” chiese Hermione senza fiato. “Non ti riguarda,” disse Aberforth. “Ma questa è una cosa davvero grave da dire!” ribadì Hermione “Si... si riferisce a sua sorella?” Aberforth la guardò torvo: muoveva le labbra come se masticasse le parole che stava trattenendo. Poi cominciò a parlare. “Quando mia sorella aveva sei anni, fu attaccata, assalita, da tre ragazzi Babbani. Dovevano averla vista fare qualcosa di magico, spiando attraverso la siepe del giardino sul retro. Era una bambina, non poteva controllare la magia, nessun mago o strega ci riesce a quell’età. Suppongo che quello che videro fece loro paura. Si fecero strada a forza attraverso la siepe, e quando lei non poté mostrare loro il trucco, si lasciarono trascinare un po’ dall’entusiasmo nel cercare di far smettere il piccolo mostro.” Gli occhi di Hermione erano immensi alla luce del fuoco, Ron sembrava nauseato. Aberforth si alzò, alto come Albus e improvvisamente terribile nella sua collera e nell’intensità del suo dolore. 672 J. K. Rowling “La distrusse, quello che fecero: non è mai più stata a posto. Non voleva usare la magia, ma non poteva liberarsene, le si rivolse dentro e la fece impazzire, esplodeva fuori di lei quando non poteva controllarla e certe volte era strana e pericolosa. Ma perlopiù era dolce, impaurita e innocua.” “Mio padre diede la caccia ai bastardi che le avevano fatto questo,” disse Aberforth, “e li aggredì. Lo imprigionarono ad Azkaban per questo. Non disse perché l’aveva fatto, perché il Ministero avrebbe saputo quello che Ariana era diventata, e di sicuro l’avrebbero rinchiusa a San Mungo per sempre. L’avrebbero vista come un seria minaccia allo Statuto Internazionale di Segretezza, instabile come era, con la magia che erompeva da lei nei momenti in cui non poteva trattenerla oltre. “Fummo costretti a tenerla al sicuro e nel segreto. Cambiammo casa, dicemmo in giro che era malata, e mia madre si occupò di lei, tentando di farla stare calma e serena. “Io ero il suo preferito,” disse, e, mentre lo diceva, uno scolaro risentito sembrò sbirciare attraverso le rughe e la barba disordinata di Aberforth. “Non Albus, lui era sempre su nella sua stanza quando era a casa, a leggere libri e contare premi, mantenendo la corrispondenza con «le persone magiche più importanti del momento»,” disse con sarcasmo Aberforth “Lui non voleva preoccuparsi per lei. Io ero quello che le piaceva di più. Potevo farla mangiare quando non lo faceva per mia madre, potevo farla rilassare quando aveva i suoi momenti di collera, e quando era calma era solita aiutarmi a dar da mangiare alle capre. 673 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Poi, quando aveva quattordici anni... Vedete, io non ero li,” disse Aberforth.”Se fossi stato li, avrei potuto calmarla. Ebbe uno scatto di ira e mia madre non era più giovane come una volta e... fu un incidente. Ariana non poté controllarlo. Ma mia madre rimase uccisa.” Harry provò un misto di pietà e repulsione, non voleva sentire più nulla, ma Aberforth continuò a parlare e Harry si domandò quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva parlato di queste cose, se, in effetti, ne avesse mai parlato. “Questo mise fine al viaggio intorno al mondo di Albus con il piccolo Doge. Entrambi tornarono a casa per il funerale di mia madre, e poi Doge se ne andò per i fatti suoi e Albus si sistemò a capo della famiglia. Ah!” Aberforth sputò nel fuoco. “Avrei badato io a lei, gli dissi così, non mi interessava la scuola, sarei stato a casa e l’avrei fatto. Mi disse che avrei dovuto terminare la mia educazione e che lui avrebbe preso il posto di mia madre. Un piccolo passo indietro per Mister Brillante, non ci sono premi per badare a tua sorella mezza pazza, facendola smettere di fare esplodere la casa ogni due giorni. Ma fece le cose per bene per qualche settimana... fino a quando arrivò lui…” Uno sguardo decisamente pericoloso si insinuò, ora, sulla faccia di Aberforth. “Grindelwald. Alla fine, mio fratello aveva un pari con cui parlare, qualcuno tanto brillante e dotato di talento quanto lui. Badare ad Ariana allora passò in secondo piano, mentre loro elaboravano i loro progetti per un nuovo ordine Magico e per cercare i Cimeli e qualunque altra cosa li interessasse tanto. Grandi piani per il bene di 674 J. K. Rowling tutto il Mondo Magico, e se una giovane ragazza veniva trascurata, che cosa poteva importare, quando Albus lavorava per il bene supremo? Ma dopo un po’ di settimane ne ebbi abbastanza, decisamente. Era quasi tempo che tornassi ad Hogwarts, cosi lo dissi a loro, ad entrambi, faccia a faccia come siamo ora io e te,” e Aberforth guardò giù verso Harry, al quale ci volle un po’ di immaginazione per pensarlo ragazzo, un fascio di nervi, affrontare incollerito il fratello maggiore. “Gli dissi: «Meglio che la smetti adesso. Non puoi spostarla, non è in grado di sostenerlo, non la puoi portare con te, ovunque abbiate in mente di andare a fare i vostri grandi discorsi cercando di procurarvi dei seguaci.» Non gli piacque,” disse Aberforth e i suoi occhi furono brevemente occultati dalla luce del fuoco riflessa sulle lenti degli occhiali: brillarono di bianco e si oscurarono di nuovo. “A Grindelwald non piacque per niente. Si arrabbiò. Mi disse che razza di stupido ragazzo fossi, a mettermi sulla strada sua e del mio eccezionale fratello... Non capivo che la mia povera sorella non avrebbe dovuto essere tenuta nascosta, una volta che loro avessero cambiato il mondo, condotto i maghi allo scoperto e insegnato ai Babbani quale fosse il loro posto? “Ci fu un litigio... tirai fuori la mia bacchetta, e lui la sua, e la Maledizione Cruciatus fu usata su di me dal migliore amico di mio fratello... Albus cercava di fermarlo, e poi noi tre cominciammo a duellare: i lampi di luce e gli scoppi la fecero uscire di testa, non poteva sopportarlo...” Il colore se ne andava dal viso di Aberforth come se avesse ricevuto una ferita mortale. 675 Harry Potter e i Cimeli della Morte “...penso che volesse aiutarci, ma non sapeva proprio cosa faceva, e non so chi di noi sia stato, poteva essere stato chiunque di noi... e lei era morta.” La sua voce si spezzò sull’ultima parola e si lasciò cadere sulla sedia più vicina. Il viso di Hermione era bagnato da lacrime e Ron era pallido quasi quanto Aberforth. Harry non sentiva altro che repulsione, desiderava non aver sentito, desiderava poter lavare via tutto dalla sua mente. “Mi... mi spiace davvero,” sussurrò Hermione. “Andata,” gracchiò Aberforth, “Andata per sempre.” si strofinò il naso sul polsino e si schiarì la gola. “Naturalmente Grindelwald se la svignò. Aveva già un po’ di precedenti, là nel suo paese, e non voleva che Ariana si aggiungesse al conto. E Albus era libero, no? Libero del peso di sua sorella, libero di diventare il più grande mago del...” “Non è mai stato libero.” disse Harry. “Come hai detto?” disse Aberforth. “Mai,” ripeté Harry. “La notte che suo fratello morì, bevve una pozione che lo fece uscire di testa. Cominciò ad urlare, supplicando qualcuno che non era li. «Non far loro del male, per favore... fai male a me invece.»” Ron e Hermione fissavano Harry. Non era mai sceso nei dettagli riguardo a cosa fosse successo sull’isola nel lago. Gli eventi che avevano avuto luogo dopo il ritorno suo e di Silente ad Hogwarts avevano del tutto eclissato la faccenda. “Pensava di essere di nuovo lì con lei e Grindelwald, so che lo pensava,” disse Harry, ricordandosi di Silente che bisbigliava, supplicando. “Pensava di vedere 676 J. K. Rowling Grindelwald fare del male a lei e ad Ariana... era una tortura per lui, se l’avesse visto allora, non direbbe che era libero.” Aberforth sembrò perdersi in contemplazione delle proprie mani nodose e segnate dalla vene. Dopo una lunga pausa disse: “Come puoi essere sicuro, Potter, che mio fratello non fosse interessato più al bene supremo che a te? Come puoi essere sicuro di non essere sacrificabile, così come la mia sorellina?” Un frammento di ghiaccio sembrò trafiggere il cuore di Harry. “Non credo. Silente voleva bene ad Harry,” disse Hermione. “Perché non gli ha detto di nascondersi, allora?” rispose secco Aberforth. “Perché non gli ha detto: «Prenditi cura di stesso, ecco come sopravvivere»?” “Perché,” disse Harry prima che Hermione potesse rispondere, “a volte devi pensare a qualcosa di più che alla tua sola salvezza! A volte devi pensare al bene superiore! Questa è la guerra.” “Hai diciassette anni, ragazzo!” “Sono maggiorenne, e continuerò a lottare anche se lei si è arreso!” “Chi dice che mi sia arreso?” “L’ Ordine della Fenice è finito.” ripeté Harry, “TuSai-Chi ha vinto, è finita, e chiunque faccia finta che sia diverso da così prende in giro se stesso.” “Non dico che mi piaccia, ma è la verità.” “No, non lo è.” ribadì Harry. “Suo fratello sapeva come uccidere Lei-Sa-Chi e mi ha detto come fare. Ho intenzione di continuare finché non ci riesco... o muoio. 677 Harry Potter e i Cimeli della Morte Non pensi che non sappia come potrebbe finire, lo so da anni.” Si aspettava che Aberforth lo deridesse o discutesse, ma non lo fece. Semplicemente si accigliò. “Dobbiamo entrare ad Hogwarts,” disse Harry di nuovo. “Se non ci può aiutare, aspetteremo fino all’alba, la lasceremo in pace e cercheremo una strada da soli. Se può aiutarci... beh, ora sarebbe un ottimo momento per dirlo.” Aberforth rimase immobile sulla sua sedia, guardando Harry con quegli occhi straordinariamente simili a quelli del fratello. Alla fine si schiarì la voce, si mise in piedi, girò attorno al piccolo tavolo e si avvicinò al ritratto di Ariana. “Sai cosa fare,” disse. Lei sorrise, si girò e si incamminò, non come la gente nei ritratti era solita fare, da un lato della cornice, ma lungo quello che sembrava essere un lungo tunnel dipinto dietro di lei. Guardarono la sua esile figura arretrare fino a quando, finalmente, fu inghiottita dall’oscurità. “Ehm… che…?” cominciò Ron. “C’è solo un modo per entrare adesso,” disse Aberforth. “Dovete sapere che controllano tutti i vecchi passaggi segreti da entrambe le parti, Dissennatori tutt’intorno ai muri di confine e, stando alle mie fonti, regolari pattuglie all’interno della scuola. Quel posto non è mai stato così fortemente difeso. Come pensiate di fare qualsiasi cosa una volta dentro, con Piton come preside e i Carrow come suoi Vice… Beh, quelli sono fatti vostri, vero? Hai detto di essere preparato a morire.” 678 J. K. Rowling “Ma che…?” disse Hermione accigliandosi verso il quadro di Ariana. Un minuscolo puntino bianco era riapparso alla fine del tunnel dipinto, e Ariana stava tornando indietro verso di loro, diventando sempre più grande mentre camminava. C’era qualcun altro con lei adesso, qualcuno più alto di lei, qualcuno che zoppicava e sembrava eccitato. I suoi capelli erano più lunghi di quanto Harry avesse mai visto. Sembrava aver subito molti tagli sul viso e i suoi vestiti erano strappati e lacerati. Le due figure si fecero sempre più grandi, finché riempirono il ritratto con la loro sola testa e le spalle. A quel punto l’intero quadro ruotò in avanti sul muro come una piccola porta, rivelando l’entrata di un vero tunnel. E fuori da esso, con i capelli lunghissimi, la faccia tagliata, i vestiti strappati, si arrampicò il vero Neville Paciock, che emise un ruggito di gioia, balzò giù dalla mensola sopra il camino e urlò: “Sapevo che saresti venuto! Lo sapevo, Harry!” 679 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO VENTINOVE IL DIADEMA PERDUTO “Neville… cosa… come…?” Neville aveva ora individuato Ron ed Hermione, e con urla di gioia li stava abbracciando stretti. Più Harry guardava Neville più si rendeva conto di quanto fosse malconcio: uno dei suoi occhi era gonfio, giallo e viola, aveva segni di tagli sulla faccia ed il suo aspetto scarmigliato indicava che sopravvivere era stato duro. Nonostante ciò, il viso maltrattato risplendeva di felicità e mentre lasciava andare Hermione ripeté, “Sapevo che sareste venuti! Continuavo a dire a Seamus che era solo questione di tempo!” “Neville, cosa ti è successo?” 680 J. K. Rowling “Cosa? Questo?” Neville liquidò le sue ferite scrollando il capo. “Non è niente, Seamus sta peggio. Vedrete. Possiamo andare allora? Oh,” si girò verso Aberforth, “Ab, stanno per arrivare un altro paio di persone.” “Due persone in più?” ripeté Aberforth minaccioso. “Che significa, due persone in più, Paciock? C’è il coprifuoco ed un incantesimo Ululante su tutto il villaggio!” “Lo so, per questo si materializzeranno direttamente nel bar,” disse Neville. “Mandali solo giù per il passaggio quando arrivano, vuoi? Grazie infinite.” Neville porse la mano ad Hermione e l’aiutò ad arrampicarsi sulla mensola del caminetto e quindi nel tunnel, Ron seguì, quindi Neville. Harry si rivolse ad Aberforth. “Non so come ringraziarla. Ci ha salvato la vita, due volte”. “Bada a loro, allora,” disse Aberforth con voce roca. “Non so se potrò salvarli una terza volta.” Harry si arrampicò sulla mensola del camino e passò attraverso il buco dietro il ritratto di Ariana. C’erano gradini di pietra liscia dall’altra parte, sembrava che il passaggio fosse lì da anni. Lampade di ottone pendevano dai muri ed il pavimento di terra era consumato e levigato. Mentre camminavano le loro ombre si aprivano a ventaglio sui muri. “Da quanto tempo c’è questo passaggio?” domandò Ron, mentre si incamminavano. “Non è sulla Mappa del 681 Harry Potter e i Cimeli della Morte Malandrino, vero Harry? Pensavo ci fossero solo sette passaggi che conducevano fuori della scuola.” “Quelli li hanno chiusi tutti prima dell’inizio dell’anno,” disse Neville. “Non c’è più possibilità di passare attraverso alcuno di quei passaggi, non con le maledizioni all’entrata e Mangiamorte e Dissennatori che aspettano all’uscita.” Cominciò a camminare all’indietro, raggiante, inebriandosi di loro. “Non preoccupatevi di queste cose comunque… è vero? Siete penetrati alla Gringott? Siete fuggiti su di un drago? In giro non si parla d’altro, Terry Steeval è stato picchiato dai Carrow per averlo urlato a pranzo nella Sala Grande!” “Sì, è vero,” disse Harry. Neville rise allegramente. “Cosa avete fatto col drago?” “Lo abbiamo liberato in una regione selvaggia,” disse Ron. “Hermione avrebbe voluto tenerlo come animale da compagnia…” “Non esagerare, Ron…” “Ma cosa avete fatto in tutto questo tempo? La gente dice che ti sei limitato a scappare, Harry, ma io non ci credo. Penso che siate stati impegnati in qualcosa di importante”. “Hai ragione,” disse Harry, “ma parlaci di Hogwarts, Neville, non ne sappiamo nulla.” “È stato… Bene, non è più la stessa Hogwarts adesso,” disse Neville, il cui sorriso svanì dalla faccia mentre parlava. “Sapete dei Carrow?” “I due Mangiamorte che insegnano qui?” 682 J. K. Rowling “Fanno più che insegnare,” disse Neville. “Sono responsabili di tutta la disciplina. Amano le punizioni, i Carrow.” “Come la Umbridge?” “Naa, la fanno sembrare mansueta. Gli altri insegnanti sono tenuti a inviarci ai Carrow se facciamo qualcosa di sbagliato. Non lo fanno, comunque, se possono evitarlo. Si capisce che li odiano quanto noi.” “Amycus, l’uomo, insegna quello che sarebbe dovuto essere Difesa dalle Arti Oscure, solo che adesso sono solo Arti Oscure. Siamo obbligati a praticare la maledizione Cruciatus su chi è in detenzione…” “Cosa?” Le voci di Harry, Ron ed Hermione riecheggiarono insieme su e giù per il passaggio. “Già,” disse Neville. “È così che mi sono procurato questo,” indicò un taglio particolarmente profondo sulla guancia, “Mi sono rifiutato di farlo. Alcune persone comunque ci godono. Tiger e Goyle lo adorano. È la prima volta che eccellono in qualcosa, credo. “Alecto, la sorella di Amycus, insegna Babbanologia, obbligatoria per tutti. Tutti dobbiamo ascoltarla spiegare di come i Babbani siano come animali, stupidi e sudici, di come abbiano spinto i maghi a nascondersi comportandosi crudelmente nei loro confronti, e di come l’ordine naturale stia venendo ristabilito. Ho guadagnato questo,” indicò un altro segno sulla faccia, “per averle chiesto quanto sangue Babbano hanno lei e suo fratello.” “Accidenti, Neville,” disse Ron, “ci sono un tempo ed un luogo per parlare fuori dai denti.” 683 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Tu non l’hai sentita,” disse Neville. “Nemmeno tu avresti resistito. Il solo fatto che qualcuno li affronti, ridona speranza a tutti. Ci facevo sempre caso quando lo facevi tu, Harry.” “Ma ti hanno usato come la coramella8 per coltelli,” disse Ron, trasalendo leggermente mentre passavano sotto una lampada e le ferite di Neville venivano messe ancor più in risalto. Neville scrollò le spalle. “Non è un problema. Non vogliono indebolire troppo i Purosangue, così ci torturano un po’ se chiacchieriamo troppo, ma non vogliono davvero ucciderci.” Harry non sapeva cosa fosse peggio, se le cose che Neville stava dicendo o il tono da dato di fatto con cui le diceva. “Le sole persone in reale pericolo sono quelle i cui amici e parenti fuori, stanno creando problemi. Vengono presi in ostaggio. Il vecchio Xeno Lovegood stava diventando un po’ troppo schietto nel Cavillo, così hanno trascinato Luna fuori dal treno mentre tornava a casa per Natale.” “Neville, lei sta bene, l’abbiamo vista…” “Sì, lo so, ha fatto in modo di mandarmi un messaggio.” Estrasse dalla tasca una moneta d’oro ed Harry la riconobbe come il falso galeone che l’Esercito di Silente usava per scambiarsi messaggi. 8 Coramella: striscia di cuoio per affilare rasoi e coltelli 684 J. K. Rowling “Sono state utilissime,” disse Neville, sorridendo raggiante ad Hermione. “I Carrow non hanno mai capito come comunicassimo, li ha fatti impazzire. Eravamo soliti uscire furtivamente la notte e scrivere graffiti sui muri: Esercito di Silente, reclutamento continuo, o cose del genere. Piton lo odiava.” “Eravate soliti?” disse Harry, che aveva notato il verbo al passato. “Beh, è diventato sempre più difficile con l’andare del tempo,” disse Neville. “Abbiamo perso Luna a Natale e Ginny non è più tornata dopo Pasqua, e noi tre eravamo diventati i capi, in un certo senso. I Carrow sembravano sapere che c’ero io dietro molte di queste cose, così hanno cominciato a punirmi duramente e quando Michael Corner è andato per liberare uno del primo anno che avevano messo alla catena lo hanno torturato piuttosto pesantemente. Questo ha impaurito la gente.” “Sul serio,” mormorò Ron, mentre il passaggio diventava ancora più ripido. “Sì, beh, non potevo chiedere alle persone di subire anche loro quello che ha passato Michael, così l’abbiamo smessa con questo tipo di bravate, giusto fino ad un paio di settimane fa. È stato allora che hanno deciso che c’era un solo modo per fermarmi, suppongo, e sono andati a prendere Nonna.” “Cosa?” dissero insieme Harry, Ron ed Hermione. “Sì,” rispose Neville, ansando un pochino, poiché il sentiero saliva ripido, “beh, capite il loro modo di pensare. Aveva funzionato veramente bene, rapire i ragazzi per costringere i loro parenti a comportarsi bene. Suppongo che fosse solo questione di tempo prima che lo facessero 685 Harry Potter e i Cimeli della Morte al contrario. Il fatto é,” si girò per guardarlo in faccia ed Harry si stupì nel vedere che stava ridendo, “che hanno fatto il passo più lungo della gamba, con Nonna. Una piccola vecchia strega che viveva da sola, così, probabilmente, hanno pensato che non fosse necessario mandare qualcuno di particolarmente potente. Ad ogni modo,” rise Neville, “Dawlish è ancora a St. Mungo e Nonna si è data alla macchia. Mi ha mandato una lettera,” batté una mano sulla tasca del suo abito, “in cui dice di essere orgogliosa di me, che sono figlio dei miei genitori e di andare avanti.” “Fico,” disse Ron. “Già,” rispose felicemente Neville. “Solo che, una volta che si sono resi conto di non potermi controllare, hanno deciso che Hogwarts poteva anche fare a meno di me. Non so se stessero progettando di uccidermi o di mandarmi ad Azkaban, in ogni caso, sapevo che era ora di sparire.” “Ma,” disse Ron, che sembrava profondamente confuso, “non ci stiamo…non stiamo andando dritti a Hogwarts?” “Naturalmente,” ribatté Neville. “Vedrete. Siamo arrivati.” Girarono un angolo, e davanti a loro, c’era la fine del passaggio. Un’altra breve scalinata conduceva ad una porta del tutto simile a quella nascosta dietro il ritratto di Ariana. Neville l’aprì a spinta e ci si arrampicò attraverso. Mentre Harry lo seguiva sentì Neville dire a delle persone che non vedeva: “Guardate chi c’è! Non ve l’avevo detto?” 686 J. K. Rowling Come Harry emerse nella stanza al di là del passaggio ci furono molte urla e grida… “HARRY!” “È Potter, è POTTER!” “Ron!” “Hermione!” Harry ebbe appena la confusa impressione di decorazioni colorate, di lampade e molte facce. Un momento dopo lui, Ron, ed Hermione furono inghiottiti, abbracciati, spinti, i loro capelli arruffati, le loro mani strette, da quelle che sembravano essere più di venti persone. Avrebbero potuto aver appena vinto una finale di Quidditch. “OK, OK, calmatevi!” li richiamò Neville, e mentre la calca indietreggiava, Harry poté esaminare l’ambiente. Non riconobbe affatto la camerata. Era enorme, assomigliava piuttosto all’interno di una casa pensile particolarmente sontuosa, o forse alla gigantesca cabina di una nave. Amache multicolori pendevano dal soffitto e da una balconata che correva tutto intorno ai muri pannellati di legno scuro, privi di finestre e coperti da stendardi vivaci. Harry vide il leone d’oro di Grifondoro ornato di scarlatto, la mascotte di Tassorosso su uno sfondo giallo e l’aquila bronzea dei Corvonero su uno blu. Solamente l’argento ed il verde di Serpeverde erano assenti. C’erano librerie straripanti, alcune scope appoggiate al muro e, in un angolo, una grande radio in legno. “Dove siamo?” “Stanza delle Necessità, ovviamente!” disse Neville. “Ha superato se stessa, vero? I Carrow mi davano la caccia, ed io sapevo di avere solo una possibilità per 687 Harry Potter e i Cimeli della Morte trovare un nascondiglio: sono riuscito a passare attraverso la porta e questo è quello che ho trovato! Beh, non era proprio uguale ad ora quando sono arrivato, era un sacco più piccola, c’era una sola amaca, e gli unici stendardi erano di Grifondoro. È diventata sempre più grande man mano che arrivavano nuovi membri dell’Esercito di Silente.” “E i Carrow non possono entrare?” domandò Harry, cercando la porta. “No,” disse Seamus Finnigan, che Harry non aveva riconosciuto sino a che non aveva parlato: la faccia di Seamus era gonfia e piena di lividi. “È un nascondiglio efficace, finché uno di noi è qui, non possono scoprirci, la porta non si apre. È tutto merito di Neville. Lui capisce veramente questa stanza. Devi chiedere esattamente quello di cui hai bisogno… tipo, «Voglio che nessun sostenitore dei Carrow possa entrare» e lei lo fa per te! Devi solo fare in modo da chiudere tutte le possibili scappatoie. Neville è grande!” “È piuttosto semplice, in realtà,” disse Neville con modestia. “Ero qui da circa un giorno e mezzo, iniziavo ad essere davvero affamato e ho desiderato di poter trovare qualcosa da mangiare, ed è stato allora che si è aperto il passaggio per la Testa di Porco. L’ho attraversato ed ho incontrato Aberforth. Ci sta rifornendo di cibo, poiché per qualche ragione è l’unica cosa che la stanza non riesce a fare.” “Sì, giusto. Il cibo è una delle cinque eccezioni della Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi,” disse Ron nello stupore generale. 688 J. K. Rowling “Così siamo nascosti qui da circa due settimane,” disse Seamus, “e la stanza ha creato altre amache ogni volta che ne avevamo bisogno, ha anche fatto spuntare un bagno piuttosto ben fatto quando hanno cominciato a venire le ragazze…” “… che hanno pensato che avevano bisogno di lavarsi, sì,” interloquì Lavanda Brown, che Harry non aveva notato sino a quel momento. Guardandosi bene attorno, Harry riconobbe molte facce familiari. C’erano entrambe le gemelle Patil, così come Terry Steeval, Ernie Macmillan, Anthony Goldstein e Michael Corner. “Comunque, raccontateci di voi,” disse Ernie, “ci sono state tante voci, abbiamo cercato di tenerci aggiornati su di voi ascoltando Radio Potter.” Indicò la radio. “Non vi siete introdotti alla Gringott, vero?” “Sì che lo hanno fatto,” disse Neville. “Ed anche il drago è vero!” Ci fu qualche applauso e qualche grido di guerra, Ron ringraziò con un inchino. “Cosa cercavate?” domandò Seamus con ardore. Prima che uno qualsiasi di loro potesse eludere la domanda facendone una a sua volta, Harry provò un terribile dolore bruciante alla cicatrice a forma di saetta. Mentre voltava rapidamente le spalle alle facce curiose e ammirate, la Stanza delle Necessità svanì, e si ritrovò in piedi all’interno di una baracca di pietra in rovina. Le assi marcite del pavimento ai suoi piedi erano divelte, ed una scatola d’oro dissotterrata, aperta e vuota giaceva accanto al buco, e le urla furiose di Voldemort vibravano nella sua testa. 689 Harry Potter e i Cimeli della Morte Con un enorme sforzo uscì nuovamente dalla mente di Voldemort. Tornò nel luogo in cui stava in piedi, ondeggiando, nella Stanza delle Necessità, col sudore che gli grondava dal viso e Ron che lo sorreggeva. “Stai bene, Harry?” stava dicendo Neville. “Vuoi sederti? Credo che tu sia stanco, vero…?” “No,” disse Harry. Guardò Ron ed Hermione, tentando di dir loro senza parole che Voldemort aveva appena scoperto la perdita di uno degli altri Horcrux. Il tempo stava finendo in fretta, se Voldemort avesse scelto di controllare Hogwarts subito dopo, avrebbero perso la loro opportunità. “Dobbiamo andare,” disse, e la loro espressione mostrò chiaramente che avevano capito. “Cosa stiamo per andare a fare, Harry?” domandò Seamus. “Qual è il piano?” “Piano?” ripeté Harry. Stava esercitando tutta la sua forza di volontà per evitare di soccombere nuovamente alla collera di Voldemort, la cicatrice era ancora in fiamme. “Beh, c’è qualcosa che noi, Ron, Hermione ed io, dobbiamo fare e poi ce ne andremo da qui...” Nessuno stava più urlando o ridendo ora. Neville sembrava confuso. “Che significa, «ce ne andremo da qui»?” “Non siamo tornati per restare,” disse Harry, strofinandosi la cicatrice, tentando di calmare il dolore. “C’è una cosa importante che dobbiamo fare…” “Cosa?” “Io… Io non posso parlarvene.” Ci fu un’ondata di mormorii, Neville aggrottò le ciglia. 690 J. K. Rowling “Perché non puoi parlarcene? È qualcosa che ha a che fare con la lotta a Tu-Sai-Chi, vero?” “Beh, sì…” “Allora vi aiuteremo.” Gli altri membri dell’Esercito di Silente stavano annuendo, entusiasticamente alcuni, solennemente altri. Un paio di loro si alzò dalla sedia a dimostrare la volontà di un’azione immediata. “Non capite,” ad Harry pareva di averlo ripetuto un sacco di volte nelle ultime ore. “Noi…noi non possiamo parlarne. Dobbiamo farlo…da soli.” “Perché?” chiese Neville. “Perché…” nello spasmodico desiderio di cominciare a cercare l’ Horcrux mancante, o almeno di avere una discussione privata con Ron ed Hermione su da dove iniziare la ricerca, Harry trovò difficile raccogliere i propri pensieri. La cicatrice era ancora rovente. “Silente ci ha lasciato un compito,” disse con cautela, “e non era previsto che ne parlassimo… voglio dire, voleva che lo facessimo da soli, solo noi tre.” “Siamo il suo esercito,” disse Neville. “L’Esercito di Silente. Ci siamo tutti dentro allo stesso modo, lo abbiamo mantenuto in piedi mentre voi tre eravate via per conto vostro…” “Non è stata esattamente una scampagnata, amico,” disse Ron. “Non ho mai detto che lo sia stata, ma non vedo perché non possiate fidarvi di noi. Ognuno in questa stanza sta combattendo, ed è arrivato qui perché i Carrow stavano dandogli la caccia. Ciascuno qua dentro ha dimostrato di essere fedele a Silente… fedele a te.” 691 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Guarda,” cominciò Harry, senza sapere cosa si apprestasse a dire, ma non ne ebbe modo: la porta del passaggio si stava aprendo dietro di loro. “Abbiamo avuto il tuo messaggio, Neville! Ciao a voi tre, immaginavo che doveste essere qui!” Erano Luna e Dean. Seamus diede un ruggito di gioia e corse ad abbracciare il suo migliore amico. “Ciao a tutti!” disse felice Luna . “Oh, che meraviglia essere tornati!” “Luna,” disse Harry distrattamente, “cosa ci fai qui? Come hai fatto…?” “L’ho chiamata,” disse Neville, tenendo in mano il falso galeone. “Avevo promesso, a lei e Ginny, che se tu fossi tornato glielo avrei fatto sapere. Eravamo tutti convinti che, se tu fossi tornato, avrebbe significato la rivolta. Che saremmo andati a rovesciare Piton ed i Carrow.” “Naturalmente è quello che significa,” disse Luna allegramente. “Non è vero, Harry? Stiamo andando a cacciarli fuori da Hogwarts?” “Ascoltate,” disse Harry in un panico crescente, “Mi dispiace, ma non è questo il motivo per cui siamo tornati. C’è qualcosa che dobbiamo fare e quindi …” “Hai intenzione di andartene e lasciarci in questo casino?” domandò Michael Corner. “No!” rispose Ron. “Quel che stiamo facendo beneficerà tutti alla fine, ha a che fare con il tentativo di sbarazzarci di Tu-Sai-Chi…” “Allora permetteteci di aiutarvi!” ribatté Neville arrabbiato. “Noi vogliamo partecipare!” 692 J. K. Rowling Ci fu un altro rumore dietro di loro ed Harry si girò. Il suo cuore sembrò fermarsi: Ginny stava ora arrampicandosi attraverso il buco nel muro, seguita da vicino da Fred, George e Lee Jordan. Ginny fece ad Harry un radioso sorriso: aveva dimenticato, non aveva mai pienamente apprezzato quanto fosse bella, ma mai aveva avuto meno piacere nel vederla. “Aberforth sta iniziando a scocciarsi,” disse Fred, agitando una mano in risposta alle molte grida di saluto. “Vuole farsi una dormita, ed il bar è diventato una stazione ferroviaria.” La bocca di Harry si spalancò. Subito dietro Lee Jordan arrivava la vecchia ragazza di Harry, Cho Chang, che gli sorrise. “Ho avuto il messaggio,” disse, impugnando il suo falso galeone e avanzò sino a sedersi accanto a Michael Corner. “Allora, qual é il piano, Harry?” disse George. “Non c’é,” rispose Harry, ancora disorientato dall’improvviso apparire di tutte queste persone, incapace di comprendere qualsiasi cosa, almeno finché la cicatrice gli bruciava ancora così ferocemente… “Ce lo inventiamo man mano, eh? Come piace a me,” disse Fred. “Devi fermare tutto!” disse Harry a Neville. “Che cosa li hai richiamati a fare? Questa è una follia…” “Stiamo combattendo, no?” disse Dean, estraendo il suo galeone. “Il messaggio diceva che Harry era tornato e noi siamo venuti per combattere! Dovrò procurarmi una bacchetta, comunque…” “Tu non hai una bacchetta…?” cominciò Seamus. 693 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ron si giro immediatamente verso Harry. “Perché non possono aiutarci?” “Che?” “Possono aiutarci.” abbassò la voce, in modo che solo Hermione, in piedi tra loro, e nessun altro potesse udire, e disse, “Non sappiamo dove sia. Dobbiamo trovarlo velocemente. Non è necessario dir loro che è un Horcrux.” Harry guardò da Ron a Hermione, che sussurrò, “Penso che Ron abbia ragione. Non sappiamo ancora cosa stiamo cercando. Abbiamo bisogno di loro.” e poiché Harry non sembrava convinto aggiunse, “Non sei obbligato a fare tutto da solo, Harry.” Harry pensò rapidamente, la cicatrice che bruciava ancora, la testa che minacciava di spaccarsi nuovamente in due. Silente lo aveva messo in guardia dal parlare degli Horcrux con chiunque tranne Ron ed Hermione. Segreti e bugie, è così che siamo cresciuti e Albus… aveva un talento naturale… Stava trasformandosi in Silente, si teneva stretti al petto i suoi segreti, timoroso di fidarsi? Ma Silente aveva avuto fiducia in Piton, e questo a cosa aveva portato? All’assassinio in cima all’alta torre … “Va bene,” disse sommessamente agli altri due. “OK,” gridò rivolgendosi alla stanza in generale, e tutto il frastuono terminò, Fred e George, che stavano raccontando barzellette a beneficio dei più vicini, fecero silenzio e tutti divennero attenti, eccitati. “C’è qualcosa che dobbiamo trovare,” disse Harry. “Qualcosa… qualcosa che ci aiuterà a sconfiggere VoiSapete-Chi. È qui ad Hogwarts, ma non sappiamo dove. Potrebbe essere appartenuto a Corvonero. Nessuno di voi 694 J. K. Rowling ha mai sentito di un oggetto del genere? Nessuno di voi si è mai imbattuto in qualcosa con sopra la sua aquila, per esempio?” Guardò speranzoso verso il piccolo gruppo di Corvonero, Padma, Michael, Terry e Cho, ma fu Luna che rispose, seduta sul bracciolo della sedia di Ginny. “Beh, c’è il suo diadema perduto. Te ne ho parlato, ricordi, Harry? Il Diadema Perduto di Corvonero. Papà sta cercando di duplicarlo.” “Sì, ma il Diadema Perduto,” disse Michael Corner, roteando gli occhi, “è perduto, Luna. Questo è più o meno il punto.” “Quando è andato perduto?” domandò Harry. “Centinaia di anni fa, dicono,” rispose Cho e il cuore di Harry perse un colpo. “Il Professor Vitious dice che il diadema scomparve con la stessa Corvonero. La gente lo ha cercato, ma,” si appellò agli altri Corvonero. “Nessuno ne ha mai trovato traccia, vero?” Gli altri scossero la testa. “Scusate, ma cos’è un diadema?” domandò Ron. “È una specie di corona,” rispose Terry Steeval. “Si crede che quello di Corvonero abbia proprietà magiche, che aumenti la saggezza di chi lo indossa.” “Sì, i Gorgosprizzi di papà…” Ma Harry interruppe Luna. “E nessuno di voi ha mai visto niente che potesse assomigliargli?” Scossero di nuovo la testa. Harry guardò Ron ed Hermione, e il suo disappunto si rifletteva sui loro volti. Un oggetto che era andato perso da tanto tempo, e apparentemente senza lasciare tracce, non sembrava un 695 Harry Potter e i Cimeli della Morte buon candidato per essere l’Horcrux nascosto nel castello… Prima che potesse formulare un’altra domanda, comunque, Cho parlò di nuovo. “Se vuoi vedere a cosa si suppone somigli il diadema, posso portarti su nella nostra stanza comune, Harry. Corvonero lo indossa nella sua statua.” La cicatrice di Harry bruciò di nuovo: per un istante la Stanza delle Necessità ondeggiò di fronte a lui, e vide invece la terra nera levarsi sotto di sé e sentì il grande serpente avvolto attorno alle spalle. Voldemort stava di nuovo volando, non poteva sapere se verso il lago sotterraneo o qui, al castello. In ogni caso, non c’era quasi più tempo. “Si sta muovendo,” disse piano a Ron ed Hermione. Lanciò un’occhiata a Cho e si rivolse di nuovo a loro. “Ascoltate, so che non è un grande indizio, ma andrò a dare uno sguardo a questa statua, almeno per capire a cosa assomiglia il diadema perduto. Aspettatemi qui e tenete, sapete… l’altro… al sicuro.” Cho si era alzata in piedi, ma Ginny disse in un tono piuttosto acceso, “No, Luna accompagnerà Harry, vero, Luna?” “Oooh, sì, con piacere,” rispose allegramente Luna, mentre Cho sedeva nuovamente, delusa. “Come usciamo?” chiese Harry a Neville. “Da questa parte.” Condusse Harry e Luna ad un angolo, dove un piccolo armadio si apriva su una scala ripida. “Conduce fuori ogni giorno in un posto differente, così loro non riescono mai a trovarla,” disse. 696 J. K. Rowling “L’unico problema è che non sappiamo mai esattamente dove andremo a finire quando usciamo. Fai attenzione Harry, pattugliano sempre i corridoi la notte.” “Non è un problema,” disse Harry. “Ci vediamo tra poco.” Lui e Luna si affrettarono su per la scala, che era lunga, illuminata da torce e che girava angoli inaspettati. Alla fine raggiunsero quello che sembrava essere un solido muro. “Vieni qua sotto,” disse Harry a Luna, estraendo il Mantello dell’Invisibilità e lanciandolo sopra ad entrambi. Diede una piccola spinta al muro. Si liquefece al suo tocco e scivolarono fuori, Harry sbirciò indietro e vide che si era immediatamente richiuso ermeticamente. Erano in un corridoio buio: Harry spinse Luna indietro nell’ombra, cercando a tastoni nella borsa attorno al collo ed estraendo la Mappa del Malandrino. Spingendola ben vicino al proprio naso cercò, ed alla fine trovò, i due puntini indicanti lui e Luna. “Siamo al quinto piano,” mormorò, guardando Gazza allontanarsi da loro, un corridoio più in là. “Andiamo, da questa parte.” Strisciarono via. In passato Harry si era aggirato molte volte furtivamente nel castello di notte, ma mai col cuore che batteva così forte, mai passare inosservato attraverso quei luoghi aveva avuto posta più alta. Attraverso quadrati di luce lunare sul pavimento, oltre armature i cui elmi cigolavano al suono dei loro soffici passi, intorno ad angoli dietro i quali chissà cosa si sarebbe potuto nascondere, Harry e Luna camminavano, 697 Harry Potter e i Cimeli della Morte controllando la Mappa dei Malandrini ogni qualvolta la luce lo permetteva, fermandosi due volte per permettere ad un fantasma di passare senza attirare l’attenzione su di loro. Si aspettava di incontrare ostacoli ad ogni momento, la sua peggior paura era Pix, e tendeva le orecchie ad ogni passo per cogliere i primi segni rivelatori dell’avvicinarsi del poltergeist. “Qui, Harry,” sussurrò Luna, afferrandolo per la manica e tirandolo verso una scala a chiocciola. Si arrampicarono in cerchi stretti, vertiginosi, Harry non era mai stato lassù prima. Alla fine raggiunsero una porta. Non c’erano maniglie o buchi della serratura. Niente se non una distesa piana di vecchio legno, con un battente di bronzo a forma di aquila. Luna distese una mano pallida che sembrò soprannaturale mentre galleggiava a mezz’aria, non connessa a braccia o corpo. Bussò una volta e nel silenzio parve ad Harry come un colpo di cannone. Immediatamente il becco dell’aquila si aprì, ma invece del verso dell’uccello, una voce morbida e musicale disse, “Cosa viene prima, la fenice o la fiamma?” “Uhmm… che ne pensi, Harry?” disse Luna, pensierosa. “Cosa? Non c’è una parola d’ordine?” “Oh no, devi rispondere ad un quesito,” rispose Luna. “E se dai la risposta errata?” “Beh, dovrai aspettare qualcuno che la dia giusta,” disse Luna. “Così si impara, no?” 698 J. K. Rowling “Sì… il problema è che noi non possiamo davvero permetterci di aspettare qualcun altro, Luna.” “No, capisco cosa vuoi dire,” disse Luna, seria. “Bene allora, penso che la risposta sia che un cerchio non ha inizio.” “Ben ponderato,” disse la voce e la porta ruotò, aprendosi. La sala comune dei Corvonero era un’ampia stanza circolare, la più arieggiata di qualsiasi altra Harry avesse visto a Hogwarts. Aggraziate finestre ad arco punteggiavano i muri, decorati con stendardi di seta blu e bronzo. Di giorno, i Corvonero dovevano avere una vista spettacolare sulle montagne circostanti. Il soffitto era a cupola e dipinto di stelle, che si ripetevano sul tappeto blu notte. C’erano tavoli, sedie e librerie e, in una nicchia opposta alla porta, una statua alta di marmo bianco. Harry riconobbe Priscilla Corvonero dal busto che aveva visto a casa di Luna. La statua era di fianco ad una porta che conduceva, indovinò, ai dormitori soprastanti. A grandi passi, si andò a piazzare proprio di fronte alla donna di marmo. Lei sembrò ricambiare il suo sguardo con un mezzo sorriso enigmatico sul volto, bellissimo ma anche un tantino intimidatorio. Un delicato cerchietto era riprodotto nel marmo sulla sua testa. Non era molto diverso dalla tiara che Fleur aveva indossato al matrimonio. Vi erano incise sottili parole. Harry uscì da sotto il Mantello e si arrampicò sul basamento di Corvonero per leggerle. “«L’arguzia smisurata è dell’uomo la più grande fortuna ricercata.»” 699 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Cosa che ti rende piuttosto povero, idiota,” disse una voce ridacchiando. Harry piroettò su se stesso, scivolò dal basamento e atterrò sul pavimento. La figura ingobbita di Alecto Carrow stava in piedi di fronte a lui, e mentre Harry sollevava la sua bacchetta lei premette il tozzo indice sul teschio col serpente che aveva impresso a fuoco sull’avambraccio. 700 J. K. Rowling CAPITOLO TRENTA IL BENSERVITO DI SEVERUS PITON Nell’istante in cui le dita di Alecto toccarono il Marchio, la cicatrice di Harry bruciò con violenza e la stanza stellata svanì dalla sua vista. Si ritrovò in piedi su una roccia che affiorava in fondo ad una scogliera, con il mare che gli si agitava intorno ed una sensazione di trionfo che gli gonfiava il petto: “hanno preso il ragazzo.” Un botto fragoroso riportò Harry alla realtà: alzò la bacchetta, disorientato, ma la strega davanti a lui stava già cadendo in avanti. Colpì il pavimento così violentemente che i vetri delle librerie tintinnarono. 701 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non avevo mai Schiantato nessuno, salvo durante le lezioni dell’ES,” disse Luna, con aria vagamente interessata. “È stato più rumoroso di quanto pensassi.” E, infatti, il soffitto aveva cominciato a vibrare. Passi affrettati, echeggianti, diventavano sempre più forti da dietro la porta che conduceva ai dormitori: l’incantesimo di Luna aveva risvegliato i Corvonero che dormivano di sopra. “Luna, dove sei? Devo nascondermi sotto il Mantello!” I piedi di Luna apparvero dal nulla. Harry si precipitò verso di lei, che lasciò ricadere il Mantello su entrambi mentre la porta si apriva. Un gruppo di Corvonero, tutti in pigiama, si riversarono nella Sala Comune. Ci furono respiri affannosi e grida di sorpresa quando videro Alecto che giaceva a terra svenuta. La circondarono lentamente: una bestia feroce che poteva risvegliarsi in qualsiasi momento ed attaccarli. Infine, un coraggioso ragazzino del primo anno scattò verso di lei e le toccò la schiena con l’alluce. “Credo che possa essere morta!” gridò con gioia. “Oh, guarda,” sussurrò Luna felice, mentre i Corvonero si accalcavano intorno ad Alecto. “Sono contenti!” “Già… grande…” Harry chiuse gli occhi e, mentre la cicatrice pulsava, scelse di sprofondare ancora nella mente di Voldemort… si muoveva lungo la galleria verso la prima caverna… aveva deciso di assicurarsi che il medaglione fosse al sicuro prima di venire a Hogwarts… ma questo non lo avrebbe tenuto occupato a lungo… 702 J. K. Rowling Qualcuno bussò alla porta della sala comune e tutti i Corvonero si immobilizzarono. Dall’altro lato della porta, Harry udì la dolce voce musicale, che scaturiva dal batacchio a forma di aquila, chiedere: “Dove finiscono gli oggetti Svaniti?” “Cavolo ne so? Chiudi il becco!” ringhiò una voce rozza, che Harry riconobbe essere quella dell’altro Carrow: Amycus. “Alecto, Alecto? Sei lì? L’hai preso? Apri la porta!” I Corvonero bisbigliarono tra loro, terrorizzati. Quindi, senza alcun preavviso, ci fu una serie di forti colpi, come se qualcuno stesse sparando con una pistola contro la porta. “ALECTO! Se arriva e non abbiamo Potter… vuoi che finiamo come i Malfoy? RISPONDIMI!” urlò rabbiosamente Amycus, scuotendo la porta con tutte le forze, ma, di nuovo, quella non si aprì. I Corvonero stavano indietreggiando tutti, ed alcuni fra i più spaventati cominciarono a svignarsela su per le scale, verso i loro letti. Proprio nel momento in cui Harry si chiedeva se avrebbe dovuto far saltare la porta e Schiantare Amycus prima che il Mangiamorte potesse fare qualcos’altro, una seconda voce, molto più familiare, risuonò dall’altra parte della porta. “Posso chiederle che cosa sta facendo, Professor Carrow?” “Sto cercando… di passare… questa dannata… porta!” urlò Amycus. “Vai a chiamare Vitious! Fagliela aprire, subito!” “Ma non c’è sua sorella, là dentro?” chiese la Professoressa McGranitt. “Non l’ha fatta entrare il 703 Harry Potter e i Cimeli della Morte Professor Vitious, ad inizio serata, su sua urgente richiesta? Non potrebbe aprirle lei la porta? Così non ci sarebbe bisogno di svegliare mezzo castello.” “Ma non mi risponde, vecchia scopa rinsecchita! L’aprirai tu! Avanti! Fallo, subito!” “Certamente, se lo desidera,” rispose la Professoressa McGranitt con solenne freddezza. Sì udì un garbato colpetto del batacchio e la voce musicale chiese di nuovo: “Dove finiscono gli oggetti Svaniti?” “Nella non-esistenza, che è come dire, ovunque,” rispose la Professoressa McGranitt. “Molto ben formulato,” rispose il batacchio a forma di aquila, e la porta si spalancò. I pochi Corvonero che erano rimasti indietro schizzarono a tutta velocità sulle scale, mentre Amycus irrompeva oltre la soglia brandendo la bacchetta. Era gobbo come la sorella, con un viso flaccido e smunto e occhi piccoli, che si posarono subito sul corpo di lei, disteso scompostamente a terra, immobile. Emise un urlo di rabbia misto a terrore. “Cos’hanno fatto, quei mocciosi?” gridò. “Li Crucerò tutti finché non mi diranno chi è stato… e cosa dirà l’Oscuro Signore?” urlò spaventato, in piedi accanto alla sorella, battendosi la fronte con il pugno. “Non l’abbiamo preso e sono scappati e l’hanno ammazzata!” “È solo Schiantata,” disse, spazientita, la Professoressa McGranitt che si era chinata per esaminare Alecto. “Starà benissimo.” “No, starà bene come con un bolide in testa!” urlò rabbiosamente Amycus. “Non dopo che il Signore Oscuro le mette le mani addosso! Lo ha chiamato, ho sentito il 704 J. K. Rowling Marchio bruciare, adesso crede che abbiamo preso Potter!” “«Preso Potter»?” chiese la Professoressa McGranitt bruscamente. “Che cosa intende per «Preso Potter»?” “Ci ha detto che Potter poteva cercare di entrare nella Torre di Corvonero e di chiamarlo subito se lo prendevamo!” “Perché mai Harry Potter avrebbe dovuto cercare di introdursi nella Torre di Corvonero? Potter appartiene alla mia casa!” Al di sotto dell’incredulità e dell’ira, Harry percepì una lieve traccia di orgoglio nella voce dell’insegnante, e l’affetto nei confronti di Minerva McGranitt crebbe dentro di lui. “Ci è stato detto che poteva venire qua!” rispose Carrow. “Che ne so io perché?” La Professoressa McGranitt rimase immobile e percorse la stanza con i piccoli e lucenti occhi. Per due volte il suo sguardo passò proprio dove Harry e Luna stavano immobili. “Possiamo dare la colpa ai ragazzi,” disse Amycus, la faccia da maiale improvvisamente scaltra. “Sì, faremo proprio così. Diremo che Alecto è caduta in un’imboscata degli studenti, quelli qui sopra,” e alzò gli occhi verso i dormitori sopra al soffitto stellato, “e diremo che l’hanno obbligata a premere il Marchio, ecco il perché del falso allarme… li può punire. Un paio di ragazzi in più o in meno, che differenza c’é?” “Solo la differenza tra la verità e la menzogna, tra il coraggio e la vigliaccheria,” rispose la Professoressa McGranitt, che era impallidita, “una differenza, in breve, 705 Harry Potter e i Cimeli della Morte che lei e sua sorella non sembrate in grado di comprendere. Ma mi permetta di chiarire bene una cosa. Voi non darete la colpa delle vostre molte incapacità a quei ragazzi: non ve lo permetterò.” “Prego?” Amycus avanzò finché non fu disgustosamente vicino alla Professoressa McGranitt, con il viso a pochi centimetri dal suo. Lei si rifiutò di indietreggiare, ma lo guardò dall’alto in basso, come se fosse un qualcosa di rivoltante trovato sull’asse del water. “Qui non è più questione di cosa tu permetti, Minerva McGranitt. Il tuo tempo è finito. Siamo noi a comandare qui, adesso, e sosterrai la mia versione, o te la farò pagare.” E le sputò in faccia. Harry si tolse il Mantello, alzò la bacchetta e disse, “Questo non dovevi farlo.” Mentre Amycus si girava, Harry gridò, “Crucio!” Il Mangiamorte fu sollevato da terra. Si dimenò convulsamente nell’aria come un uomo che stesse per annegare, agitandosi e urlando per il dolore, quindi, con uno scricchiolio e l’infrangersi di vetri, si schiantò contro la libreria di fronte e si accartocciò svenuto sul pavimento. “Capisco cosa intendeva dire Bellatrix,” disse Harry, con il sangue che gli pulsava nel cervello, “devi veramente volerlo.” “Potter!” sussurrò la Professoressa McGranitt, premendosi il petto. “Potter… sei qui! Cosa… ? Come... ?” lottò per riprendere il controllo di se stessa. “Potter, è stata una sciocchezza!” “Le ha sputato addosso,” rispose Harry. 706 J. K. Rowling “Potter, io… è stato molto… molto galante da parte tua… ma non capisci che… ?” “Sì, lo so.” la rassicurò Harry: in un certo qual modo, il panico dell’insegnante gli aveva ridato l’equilibrio. “Professoressa McGranitt, Voldemort sta arrivando.” “Oh, adesso possiamo pronunciare il nome?” chiese Luna, di nuovo con aria vagamente interessata, uscendo fuori dal Mantello dell’Invisibilità. L’apparizione di un secondo “fuorilegge” sembrò travolgere del tutto la Professoressa McGranitt, che arretrò e cadde a sedere su una sedia vicina, stringendosi al collo la vestaglia scozzese. “Non penso che faccia alcuna differenza come lo chiamiamo,” spiegò Harry a Luna, “lui sa già dove mi trovo.” In una parte lontana della sua mente, quella connessa con la cicatrice, irritata e bruciante, poteva vedere Voldemort solcare velocemente il lago scuro con la spettrale barchetta verde… aveva quasi raggiunto l’isola dove si trovava il bacile di pietra… “Devi scappare,” bisbigliò la Professoressa McGranitt. “Subito, Potter, più in fretta che puoi!” “Non posso,” rispose Harry. “C’è qualcosa che devo fare. Professoressa, sa dove si trova il diadema di Corvonero?” “Il d-diadema di Corvonero? Naturalmente no… non è andato perso centinaia d’anni fa?” si raddrizzò leggermente sulla sedia. “Potter, entrare nel castello è stata una follia, una totale follia…” “Dovevo,” spiegò Harry. “Professoressa, c’è qualcosa nascosto nel castello, che io devo trovare, e potrebbe 707 Harry Potter e i Cimeli della Morte essere il diadema… se potessi parlare con il professor Vitious…” Si udì un movimento, un tintinnio di vetri: Amycus stava rinvenendo. Prima che Harry o Luna potessero agire, la Professoressa McGranitt si alzò in piedi, puntò la bacchetta sul Mangiamorte ancora intontito e disse, “Imperio.” Amycus si alzò, oltrepassò la sorella, raccolse la sua bacchetta, si trascinò obbediente verso la professoressa McGranitt e glie la consegnò, insieme con la propria. Poi si distese a terra di fianco ad Alecto. La Professoressa McGranitt fece ondeggiare ancora la sua bacchetta ed un rotolo di lucente corda argentata apparve nell’aria, serpeggiò attorno ai Carrow, legandoli stretti l’uno all’altro. “Potter,” disse la Professoressa McGranitt, girandosi nuovamente verso di lui, supremamente indifferente allo stato dei Carrow, “Se Colui-Che-Non-Deve-EssereNominato sa già che sei qui…” Mentre l’insegnante pronunciava quelle parole, una collera che era come un dolore fisico avvampò in Harry, infiammando la cicatrice. Per un istante, guardò in giù verso un bacile la cui pozione era diventata trasparente, e vide che nessun medaglione dorato giaceva al sicuro sotto la superficie… “Potter, stai bene?” chiese una voce, e Harry rientrò in sé: stava stringendo spasmodicamente la spalla di Luna per sostenersi. “Non abbiamo più tempo: Voldemort è sempre più vicino. Professoressa, sto eseguendo gli ordini di Silente: devo trovare quello che lui voleva che io trovassi! Ma 708 J. K. Rowling dobbiamo fare in modo che gli studenti lascino il castello, mentre io faccio le mie ricerche… Voldemort vuole me, ma non si preoccuperà certo di ammazzare anche altri, pochi o tanti che siano, non ora…” Non ora che sa che sto attaccando gli Horcrux, Harry completò la frase nella sua mente. “Stai eseguendo gli ordini di Silente?” ripeté lei, con aria di nascente meraviglia. Quindi si drizzò in tutta la sua altezza. “Proteggeremo la scuola da Colui-Che-Non-DeveEssere-Nominato mentre tu cerchi questo… questo oggetto.” “Si può fare?” “Direi di sì,” rispose seccamente la Professoressa McGranitt, “noi insegnanti siamo piuttosto bravi con la magia, sai. Sono certa che saremo in grado di trattenerlo per un po’ se ci impegniamo al massimo. Naturalmente, bisognerà fare qualcosa anche a proposito del Professor Piton…” “Mi lasci…” “… e se Hogwarts sta per entrare in stato d’assedio, con l’Oscuro Signore alle porte, sarà anche necessario portar via quanti più innocenti è possibile. Ma con la Metropolvere sotto controllo e la Smaterializzazione impossibile nel territorio della scuola…” “C’è un modo,” la interruppe Harry velocemente, e spiegò del passaggio segreto che conduceva alla Testa di Porco. “Potter, stiamo parlando di centinaia di studenti…” “Lo so, Professoressa, ma se Voldemort e i Mangiamorte si concentrano sui confini della scuola, non 709 Harry Potter e i Cimeli della Morte faranno caso se c’è chi si Smaterializza dalla Testa di Porco.” “C’è del buono in quello che dici,” rispose lei. Puntò la bacchetta sui Carrow e una rete argentea cadde sui loro corpi legati, li avvolse e li sollevò in aria, dove rimasero sospesi sotto il soffitto blu e oro come due grosse, orrende creature marine. “Venite: dobbiamo avvertire i Capi delle altre Case. E farete bene a rimettervi il Mantello.” Si avviò vero la porta, sollevando la bacchetta: dalla punta schizzarono fuori tre gatti argentei, con segni simili a occhiali attorno agli occhi. I Patronus corsero elegantemente avanti, riempiendo della loro luce argentata le scale a chiocciola, mentre la Professoressa McGranitt, Harry e Luna ridiscendevano in fretta. Corsero lungo i corridoi e, uno ad uno, i Patronus li lasciarono; la vestaglia scozzese della Professoressa McGranitt strisciava sul pavimento, e Harry e Luna correvano dietro di lei sotto il Mantello. Erano scesi di altri due piani, quando passi smorzati si unirono ai loro. Harry, la cui cicatrice stava ancora formicolando, li udì per primo: tastò la borsa che portava al collo in cerca della Mappa del Malandrino, ma, prima che potesse estrarla, anche la Professoressa McGranitt sembrò rendersi conto che avevano compagnia. Si fermò, alzò la bacchetta, pronta a duellare, e chiese, “Chi è là?” “Sono io,” rispose una voce bassa. Da dietro un’armatura comparve Severus Piton. Alla sua vista, l’odio in Harry si fece rovente: nell’enormità dei suoi crimini, aveva dimenticato i dettagli dell’aspetto di Piton, i capelli, neri e unti, che pendevano in bande laterali attorno al viso magro, lo sguardo vuoto e 710 J. K. Rowling freddo di quegli occhi neri. Non indossava biancheria da notte, ma le sue vesti usuali con il mantello nero, ed anche lui impugnava la bacchetta, pronto alla lotta. “Dove sono i Carrow?” chiese con calma. “Dovunque tu gli abbia detto di essere, presumo, Severus,” rispose la Professoressa McGranitt. Piton si avvicinò e i suoi occhi la lasciarono per esplorare lo spazio intorno a lei, come se sapesse che Harry era là. Anche Harry alzò la bacchetta, pronto all’attacco. “Avevo avuto l’impressione,” disse Piton, “che Alecto avesse scovato un intruso.” “Davvero?” chiese La Professoressa McGranitt. “E che cosa ti ha dato questa impressione?” Piton fletté lievemente il braccio sinistro, dove il Marchio Nero era inciso sulla sua pelle. “Oh, ma certo,” disse la Professoressa McGranitt. “Voi Mangiamorte avete i vostri personali mezzi di comunicazione, dimenticavo.” Piton finse di non averla sentita. I suoi occhi stavano ancora esplorando lo spazio intorno a lei e si stava gradualmente avvicinando, con l’aria di accorgersi appena di ciò che faceva. “Non sapevo che stanotte fosse il tuo turno di pattugliare i corridoi, Minerva.” “Hai delle obiezioni?” “Mi chiedo cosa ti possa aver tirato giù dal letto, a quest’ora tarda…” “Mi era sembrato di sentire dei rumori,” rispose la Professoressa McGranitt. “Veramente? Ma sembra tutto tranquillo.” 711 Harry Potter e i Cimeli della Morte Piton la fissò negli occhi. “Hai visto Harry Potter, Minerva? Perché, se lo hai visto, devo insistere…” La Professoressa McGranitt si mosse più velocemente di quanto Harry avrebbe mai creduto possibile: la sua bacchetta frustò l’aria e, per una frazione di secondo, Harry pensò che Piton si sarebbe accartocciato a terra, senza sensi, ma la prontezza del suo Incantesimo Scudo fu tale da scombussolare la McGranitt. Allora lei puntò la bacchetta verso una torcia sulla parete, che scivolò fuori dal supporto: Harry, che stava per lanciare una maledizione a Piton, fu costretto a togliere Luna dalla traiettoria delle fiamme, divenute un anello di fuoco che riempiva il corridoio e fluttuava verso Piton come un lazo… E poi non ci fu più fuoco, ma solo un grande serpente nero che la McGranitt fece esplodere in una nuvola di fumo, che, in pochi secondi, si riformò e si solidificò per trasformarsi in uno sciame di pugnali braccanti. Piton li evitò solamente spingendo l’armatura davanti a sé e, con echeggianti suoni metallici, i pugnali, uno dopo l’altro, affondarono nel suo petto… “Minerva!” esclamò una vocetta acuta e, guardandosi alle spalle, mentre ancora riparava Luna dagli incantesimi vaganti, Harry vide il Professor Vitious e la Professoressa Sprite arrivare velocemente nel corridoio verso di loro, in tenuta da notte, con il massiccio Professor Lumacorno che gli ansimava dietro. “No!” strillò Vitious, alzando la bacchetta, “Non commetterai un altro assassinio a Hogwarts!” 712 J. K. Rowling L’incantesimo di Vitious colpì l’armatura dietro la quale si era riparato Piton, che prese vita con un tintinnio. Piton si divincolò dalle sue braccia stritolatrici e la rispedì volando verso i suoi attaccanti: Harry e Luna dovettero tuffarsi di lato per evitarla mentre si fracassava contro il muro, andando in pezzi. Quando Harry rialzò lo sguardo, Piton era in piena fuga, con la McGranitt, Vitious e la Sprite che inveivano dietro di lui: Piton si precipitò in una classe e, pochi istanti dopo, Harry udì la McGranitt gridare, “Codardo! CODARDO!” “Cos’è successo, cos’è successo?” chiese Luna. Harry la aiutò a rimettersi in piedi e corsero lungo il corridoio, tirandosi dietro il Mantello dell’Invisibilità, fin dentro l’aula deserta, dove i Professori McGranitt, Vitious e Sprite erano fermi davanti ad una finestra infranta. “È saltato,” disse la Professoressa McGranitt, quando irruppero nella stanza. “Intende dire che è morto?” chiese Harry scattando verso la finestra e ignorando le grida di sorpresa di Vitious e della Sprite alla sua improvvisa apparizione. “No, non è morto,” rispose la McGranitt amaramente. “Diversamente da Silente, lui aveva ancora la bacchetta… e sembra aver imparato qualche trucchetto dal suo padrone.” Con un formicolio di orrore, Harry vide in lontananza una grande sagoma, come quella di un pipistrello, volare nell’oscurità verso le mura perimetrali. Udì passi pesanti dietro di sé e un gran ansimare: Lumacorno li aveva appena raggiunti. “Harry!” ansimò, massaggiando l’enorme petto sotto il pigiama di seta verde smeraldo. “Mio caro ragazzo… 713 Harry Potter e i Cimeli della Morte che sorpresa… Minerva, spiegami per favore… Severus… cosa…?” “Il nostro Preside si é preso una breve vacanza,” rispose la Professoressa McGranitt, indicando il buco, a forma di Piton, nella finestra. “Professoressa!” gridò Harry, le mani premute sulla fronte. Vedeva il lago pieno di Inferi scivolare sotto di sé, sentì la spettrale barca verde urtare la sponda sommersa e Voldemort che ne balzava fuori, nel cuore l’intenzione di uccidere … “Professoressa, dobbiamo barricare la scuola: sta arrivando!” “Molto bene. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sta arrivando,” spiegò agli altri Professori. Vitious e la Sprite sussultarono, Lumacorno emise un basso gemito. “Potter ha un compito da svolgere nel castello per ordine di Silente. Dobbiamo mettere in atto ogni protezione della quale siamo capaci, mentre Potter fa quello che deve.” “Ti rendi conto, ovviamente, che nulla di quello che possiamo fare sarà in grado di tener lontano Tu-Sai-Chi a tempo indefinito?” strillò Vitious. “Ma possiamo trattenerlo,” rispose la Professoressa Sprite. “Grazie, Pomona,” disse la Professoressa McGranitt, e tra le due streghe ci fu uno sguardo di tetra comprensione. “Suggerisco di creare una protezione di base attorno al castello, poi raduneremo gli studenti e ci ritroveremo in Sala Grande. La gran parte di loro deve essere evacuata, ma se qualcuno dei maggiorenni desidera restare e combattere, credo debba averne la possibilità.” 714 J. K. Rowling “Sono d’accordo,” assentì la Professoressa Sprite affrettandosi verso la porta. “Vi raggiungerò in Sala Grande, tra venti minuti, con tutta la mia casa.” E mentre correva fuori dalla loro visuale, poterono udirla mormorare, “Tentacoli Velenosi. Tranello del Diavolo. E baccelli di Pugnacio… sì, mi piacerebbe proprio vedere i Mangiamorte combatterli.” “Io posso agire da qui,” disse Vitious e, benché potesse appena vedere fuori, puntò la bacchetta alla finestra infranta e cominciò a mormorare incantesimi di grande complessità. Harry udì uno strano rumore, come se Vitious avesse sguinzagliato il potere del vento nell’area del castello. “Professore,” chiese Harry, avvicinandosi al piccolo insegnante di Incantesimi, “Professore, mi dispiace interromperla, ma è importante. Ha idea di dove può essere il diadema di Corvonero?” “… Protego horribilis… il diadema di Corvonero?” squittì Vitious. “Un po’ di saggezza in più non fa mai male, Potter, ma dubito alquanto che possa essere utile in questa situazione!” “Intendevo solo… sa dov’è? L’ha mai visto?” “Visto? Nessuno che sia ancora in vita l’ha mai visto! È andato perduto troppo tempo fa, ragazzo!” Harry provò un misto di disperata frustrazione e panico. Qual era, allora, l’Horcrux? “Ci rivediamo con i tuoi Corvonero in Sala Grande, Filius!” disse la Professoressa McGranitt, facendo segno a Harry e Luna di seguirla. Avevano appena raggiunto la porta, quando Lumacorno cominciò a parlare. 715 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Parola mia,” ansimò, pallido e sudaticcio, con i baffi da tricheco che fremevano. “Che brutto guaio! Non sono per niente sicuro che questo sia saggio, Minerva. Lui farà di tutto per entrare, lo sai, e chiunque avrà cercato di ostacolarlo si troverà in gravissimo pericolo…” “Aspetto anche te e i Serpeverde in Sala Grande tra venti minuti,” aggiunse la Professoressa McGranitt, “se vorrai andartene con i tuoi studenti, non ti fermeremo. Ma se qualcuno di voi tenterà di sabotare la nostra resistenza, o di prendere le armi contro di noi all’interno del castello, in quel caso, Horace, duelleremo per uccidere.” “Minerva!” esclamò scioccato. “È arrivato il momento, per la Casa dei Serpeverde, di decidere da che parte schierarsi,” lo interruppe la Professoressa McGranitt. “Vai e sveglia i tuoi studenti, Horace.” Harry non rimase a vedere Lumacorno farfugliare: lui e Luna corsero dietro la Professoressa McGranitt, che aveva preso posizione in mezzo al corridoio ed aveva alzato la bacchetta. “Piertotum… oh, per l’amor del cielo, Gazza, non ora …” Il vecchio custode era appena comparso, zoppicante, gridando, “Studenti fuori dal letto! Studenti nei corridoi!” “Ed è lì che devono essere, stupido idiota!” urlò la McGranitt. “Ora vai e fai qualcosa di costruttivo! Trova Pix!” “P-Pix?” balbettò Gazza, come se non avesse mai sentito prima quel nome. 716 J. K. Rowling “Sì, Pix, stupido, Pix! Non ti sei forse lamentato di lui per un quarto di secolo? Vallo a prendere, immediatamente!” Gazza pensò evidentemente che la Professoressa McGranitt avesse perso la ragione, ma zoppicò via, ingobbito, mormorando sottovoce. “E ora… piertotum locomotor!” gridò la Professoressa McGranitt. Lungo tutto il corridoio le statue e le armature saltarono giù dai loro piedistalli e, a giudicare dai colpi che rimbombarono dai piani sopra e sotto di loro, Harry capì che anche tutti i loro compagni nel castello avevano fatto la stessa cosa. “Hogwarts è in pericolo!” gridò la Professoressa McGranitt. “Presidiate i confini, proteggeteci, fate il vostro dovere per la nostra scuola!” Scricchiolando e urlando, l’orda di statue semoventi si precipitò oltre Harry, alcune anonime, altre imponenti. C’erano anche animali, e le armature cigolanti brandivano spade e mazze ferrate. “Ora, Potter,” disse la McGranitt, “Tu e la Signorina Lovegood farete bene a tornare dai vostri amici per condurli in Sala Grande… Io sveglierò gli altri Grifondoro.” Si separarono in cima alla scala successiva: Harry e Luna tornarono di corsa verso l’entrata nascosta della Stanza delle Necessità. Mentre correvano, incontrarono frotte di studenti, che per la maggior parte indossavano mantelli da viaggio sopra il pigiama, ordinatamente guidati da professori e prefetti. “Quello era Potter!” 717 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Harry Potter!” “Era lui, giuro, l’ho appena visto!” Ma Harry non si voltò indietro ed infine raggiunsero l’entrata della stanza delle Necessità. Harry si appoggiò contro il muro incantato, che si aprì per farli entrare, quindi lui e Luna ridiscesero di corsa la ripida scala. “Cos…?” Mentre la stanza si apriva alla vista, Harry scivolò di vari gradini per la sorpresa. Era strapiena, affollata da molte più persone rispetto a quando era stato lì l’ultima volta. Kingsley e Lupin stavano guardando verso di lui, così come Oliver Baston, Katie Bell, Angelina Johnson e Alicia Spinnet, Bill e Fleur ed i Signori Weasley. “Harry, cosa sta succedendo?” chiese Lupin, andandogli incontro ai piedi della scala. “Voldemort sta arrivando, i professori stanno rafforzando le difese della scuola… Piton è scappato… ma cosa ci fate qui? Come avete saputo?” “Abbiamo inviato messaggi al resto dell’Esercito di Silente,” spiegò Fred. “Non volevi mica che qualcuno si perdesse il divertimento, Harry, e poi l’ES ha informato l’Ordine della Fenice, ed è stato tutto un crescendo.” “Da dove cominciamo, Harry?” domandò George. “Cosa sta succedendo?” “Vogliono evacuare i ragazzi più giovani e si troveranno tutti in Sala Grande per organizzare la cosa,” spiegò Harry. “Combattiamo.” Ci fu un grande ruggito, e un movimento come un’ondata verso la base della scala, cosicché Harry si trovò sospinto indietro contro il muro, mentre lo oltrepassavano di corsa, i membri dell’Ordine della 718 J. K. Rowling Fenice, quelli dell’Esercito di Silente e della sua vecchia squadra di Quidditch mescolati insieme, tutti con le bacchette levate e diretti al cuore del castello. “Vieni, Luna,” esclamò Dean mentre passava, allungandole la mano libera: lei l’afferrò e lo seguì su per le scale. La folla si era diradata. Nella Stanza delle Necessità rimaneva solo un gruppetto di persone e Harry si unì a loro. La Signora Weasley stava animatamente discutendo con Ginny e intorno a loro c’erano Lupin, Fred, George, Bill e Fleur. “Sei ancora minorenne!” gridò la Signora Weasley a sua figlia, mentre Harry si avvicinava. “Non te lo permetterò! I ragazzi, sì, va bene, ma tu, tu te ne andrai a casa!” “Non lo farò!” I capelli di Ginny svolazzarono mentre strappava il braccio alla presa della madre. “Sono nell’Esercito di Silente…” “Una banda di ragazzini!” “Una banda di ragazzini che sta per sfidarlo, cosa che nessun altro ha osato fare!” disse Fred. “Ha sedici anni!” urlò la Signora Weasley. “Non è abbastanza grande! Cosa pensavate di fare, voi due, portandovela dietro…” Fred e George parvero vergognarsi leggermente di se stessi. “La mamma ha ragione, Ginny,” disse Bill con gentilezza. “Non puoi farlo. Tutti i minorenni devono lasciare il castello: è giusto così.” “Non posso andare a casa!” gridò Ginny, gli occhi colmi di lucenti lacrime di rabbia. “Tutta la mia famiglia è 719 Harry Potter e i Cimeli della Morte qui: non posso restare ad aspettare là da sola, senza sapere cosa succede e…” I suoi occhi incontrarono quelli di Harry per la prima volta. Lo guardò supplicante, ma lui scosse la testa e lei distolse gli occhi con amarezza. “Va bene,” esclamò guardando verso l’entrata del tunnel che conduceva indietro alla Testa di Porco. “Vi dirò addio adesso, allora, e…” Ci fu uno strascichio di piedi e poi un gran tonfo: qualcun altro si era arrampicato fuori dal tunnel, si era leggermente sbilanciato, ed era caduto. Si fermò accanto alla sedia più vicina, si guardò intorno attraverso gli occhiali sbilenchi dalla montatura di corno e chiese, “Sono troppo in ritardo? È già cominciata? L’ho scoperto solo ora, così io… io…” Percy tacque di colpo. Evidentemente non si era aspettato di imbattersi nella maggior parte della sua famiglia. Ci fu un lungo momento di sbigottimento, rotto da Fleur che si girò verso Lupin dicendo, nell’evidente tentativo di allentare la tensione. “Allooora… come sta il piccolo Tedy’?” Lupin sbatté le palpebre, allarmato. Il silenzio tra i membri della famiglia Weasley sembrava solidificarsi, come ghiaccio. “Io…oh sì… sta benissimo,” rispose Lupin ad alta voce, “sì, Tonks è con lui… da sua madre…” Percy e gli altri Weasley si stavano ancora fissando l’uno con gli altri, immobili. “Ecco, ho qui una foto!” esclamò Lupin, estraendo una fotografia dalla tasca interna della giacca e mostrandola a Fleur e Harry, che videro un neonato, con 720 J. K. Rowling un ciuffo di brillanti capelli turchesi, dimenare i pugnetti paffuti davanti alla macchina fotografica. “Sono stato un imbecille!” ruggì Percy, così forte che Lupin quasi lasciò cadere la fotografia. “Sono stato un idiota, un pomposo imbecille, un… un…” “Un adoratore del Ministero, un rinnega-famiglie, un deficiente assetato di potere,” aggiunse Fred. Percy deglutì. “Sì, lo sono stato!” “Ben detto,” esclamò Fred, offrendo la mano a Percy. La Signora Weasley scoppiò in lacrime. Corse avanti, spinse via Fred e avvolse Percy in un soffocante abbraccio, mentre lui le dava dei buffetti sulla schiena, gli occhi volti verso il padre. “Mi dispiace, papà,” mormorò Percy. Il Signor Weasley sbatté le palpebre piuttosto rapidamente, quindi si precipitò anch’egli ad abbracciare il figlio. “Che cosa ti ha fatto recuperare la ragione, Percy?” domandò George. “É da tempo che maturava,” spiegò Percy, asciugandosi gli occhi sotto le lenti degli occhiali con l’angolo del mantello da viaggio. “Ma dovevo trovare una via d’uscita, e non è così facile al Ministero: imprigionano traditori continuamente. Ho trovato il modo di contattare Aberforth e lui mi ha avvertito, dieci minuti fa, che Hogwarts stava per insorgere, così, eccomi qui!” “Bene, ci affidiamo ai nostri prefetti perché assumano il comando in tempi come questi,” disse George, in un’ottima imitazione dei modi più pomposi di Percy. “Ed 721 Harry Potter e i Cimeli della Morte ora andiamo di sopra a combattere, o ci fregheranno tutti i Mangiamorte migliori.” “Così, tu sei mia cognata?” chiese Percy, stringendo la mano a Fleur mentre si affrettavano verso la scala con Bill, Fred e George. “Ginny!” abbaiò la Signora Weasley. Ginny stava tentando, nella confusione della riconciliazione familiare, di insinuarsi sulla scala. “Molly, senti,” disse Lupin. “E se Ginny rimanesse qui? Così almeno sarebbe sul posto e saprebbe che cosa succede, ma non sarebbe nel bel mezzo della lotta.” “Io…” “È un’ottima idea,” esclamò il Signor Weasley con fermezza. “Ginny, stai in questa Stanza, chiaro?” Non sembrava che a Ginny l’idea piacesse moltissimo, ma, sotto lo sguardo insolitamente austero del padre, finì per annuire. I Signori Weasley e Lupin si diressero anch’essi verso le scale. “Dov’è Ron?” chiese Harry. “Dov’è Hermione?” “Devono essere già andati su in Sala Grande,” gridò il Signor Weasley, sopra la spalla. “Non li ho visti passarmi davanti,” disse Harry. “Hanno detto qualcosa riguardo ad un bagno,” spiegò Ginny, “non molto dopo che te n’eri andato.” “Un bagno?” Harry attraversò la stanza a grandi passi, diretto verso una porta che conduceva fuori dalla Stanza delle Necessità e controllò il bagno al di là. Era vuoto. “Sei sicura che hanno detto bagno…?” Ma in quel momento la cicatrice s’incendiò e la stanza delle necessità svanì: guardava attraverso le alte cancellate 722 J. K. Rowling in ferro battuto, con i cinghiali alati sui pilastri laterali, guardava attraverso il parco buio verso il castello, risplendente di luci. Nagini era drappeggiata sulle sue spalle. Era posseduto da quella fredda, crudele determinazione che precedeva l’omicidio. 723 Harry Potter e i Cimeli della Morte CAPITOLO TRENTUNO LA BATTAGLIA DI HOGWARTS Il soffitto incantato della Sala Grande era buio e punteggiato di stelle, e sotto di esso studenti scarmigliati erano allineati ai lati dei quattro lunghi tavoli delle case, alcuni in mantello da viaggio, altri in vestaglia. Qua e là rilucevano le figure bianco-perlacee dei fantasmi della scuola. Tutti gli occhi, sia vivi che morti, erano fissi sulla professoressa McGranitt, che stava parlando dalla tribuna rialzata in fondo alla Sala. Dietro di lei si trovavano gli altri insegnanti, compreso il centauro palomino Fiorenzo, ed i membri dell’Ordine della Fenice che erano giunti per combattere. 724 J. K. Rowling “… il signor Gazza e Madama Chips sovrintenderanno all’evacuazione. Prefetti, quando vi darò il segnale, organizzerete la vostra Casa e la guiderete, ordinatamente, fino al punto di evacuazione.” Molti studenti apparivano terrorizzati. Comunque, mentre Harry avanzava lungo le pareti, scorrendo il tavolo di Grifondoro alla ricerca di Ron ed Hermione, Ernie Macmillan si alzò dal tavolo di Tassorosso e gridò, “E se volessimo restare a combattere?” Ci fu un accenno di applauso. “Se siete maggiorenni, potete rimanere,” rispose la professoressa McGranitt. “E le nostre cose?” gridò una ragazza al tavolo di Corvonero. “I nostri bauli, i nostri gufi?” “Non abbiamo tempo di raccogliere gli effetti personali,” replicò la professoressa McGranitt. “La cosa importante è portarvi in salvo fuori di qui.” “Dov’è il professor Piton?” urlò una ragazza dal tavolo di Serpeverde. “Per usare un’espressione gergale, ha tagliato la corda,” rispose la professoressa McGranitt, e grandi grida di giubilo esplosero da Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. Harry avanzò nella sala lungo il tavolo di Grifondoro, sempre alla ricerca di Ron ed Hermione. Al suo passaggio, i volti si giravano nella sua direzione e parecchi bisbigli si diffondevano dietro la sua schiena. “Abbiamo già posto una protezione intorno al castello,” stava dicendo la professoressa McGranitt, “ma è improbabile che regga per molto se non la rinforziamo. 725 Harry Potter e i Cimeli della Morte Devo chiedervi, quindi, di muovervi rapidamente mantenendo la calma, e di fare come i vostri prefetti…” Ma le sue ultime parole furono coperte da una voce diversa, che risuonò per tutta la Sala. Era una voce acuta, fredda e nitida: non si poteva dire da dove provenisse; sembrava che scaturisse dai muri stessi. Come se un mostro l’avesse pronunciata da tempo, e fosse rimasta lì in letargo per secoli. “So che vi state preparando a combattere.” Ci furono delle grida tra gli studenti, alcuni dei quali si strinsero l’uno all’altro, guardandosi intorno terrorizzati alla ricerca della fonte da cui proveniva il suono. “I vostri sforzi sono vani. Non siete in grado di combattere contro di me. Io non voglio uccidervi. Ho grande rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue magico.” C’era silenzio ora nella Sala, quel tipo di silenzio che preme contro i timpani, che sembra tanto enorme da non poter essere contenuto dalle pareti. “Consegnatemi Harry Potter,” disse la voce di Voldemort, “e non sarà fatto del male a nessuno. Consegnatemi Harry Potter, e lascerò intatta la scuola. Consegnatemi Harry Potter, e sarete ricompensati. Avete tempo fino a mezzanotte.” Il silenzio inghiottì nuovamente tutti i presenti. Ogni testa girata, ogni occhio dal proprio posto sembrò aver individuato Harry, per trattenerlo come congelato nel riverbero di migliaia di invisibili raggi. Poi dal tavolo di Serpeverde si alzò una figura ed Harry riconobbe Pansy Parkinson che alzava un braccio tremante e gridava, “Ma è qui! Potter è qui! Qualcuno lo prenda!” 726 J. K. Rowling Prima che Harry potesse aprire bocca, ci fu un movimento imponente. I Grifondoro che gli stavano di fronte si erano alzati e si misero di fronte non ad Harry, ma ai Serpeverde. Poi si alzarono i Tassorosso e, quasi nello stesso momento, i Corvonero, tutti voltando le spalle ad Harry, tutti invece guardando verso Pansy, ed Harry, sbigottito e confuso, vide spuntare bacchette ovunque, tolte da sotto i mantelli ed estratte dalle maniche. “Grazie, signorina Parkinson,” disse la professoressa McGranitt con voce asciutta. “Lascerà la Sala per prima con il signor Gazza. Se il resto della sua casa vuole seguirvi.” Harry sentì lo stridore delle panche e poi il rumore dei Serpeverde che uscivano in gruppo dall’altra parte della Sala. “Corvonero, tocca a voi!” gridò la professoressa McGranitt. Lentamente, i quattro tavoli si svuotarono. Il tavolo di Serpeverde era completamente deserto, invece un certo numero dei Corvonero più grandi rimase seduto mentre i loro compagni uscivano in fila: un numero ancora maggiore di Tassorosso si fermò, e metà dei Grifondoro restò al proprio posto, costringendo la professoressa McGranitt a scendere dalla tribuna degli insegnanti per costringere i minorenni ad andarsene. “Non se ne parla nemmeno, Creevey, vai! Anche tu, Peakes!” Harry si precipitò dai Weasley, che erano tutti seduti insieme al tavolo di Grifondoro. “Dove sono Ron ed Hermione?” 727 Harry Potter e i Cimeli della Morte “Non li hai trovati?” iniziò a dire il signor Weasley con aria preoccupata. Tuttavia si interruppe poiché Kingsley aveva fatto un passo avanti sulla tribuna rialzata per rivolgersi a coloro che erano rimasti. “Abbiamo soltanto mezz’ora prima di mezzanotte, quindi dobbiamo agire in fretta! Gli insegnanti di Hogwarts e l’Ordine della Fenice hanno concordato un piano di battaglia. I professori Vitious, Sprite e McGranitt porteranno dei gruppi di combattenti sulle tre Torri più alte – Corvonero, Astronomia e Grifondoro, dove avranno una buona visione d’insieme ed eccellenti posizioni dalle quali lanciare incantesimi. Nel frattempo, Remus,” disse indicando Lupin, “Arthur,” accennando al signor Weasley, seduto al tavolo di Grifondoro, “ed io porteremo degli altri gruppi nel Parco. Avremo bisogno di qualcuno che organizzi la difesa degli ingressi e dei passaggi segreti dentro la scuola…” “…suona come un lavoro per noi,” disse Fred, indicando se stesso e George, e Kingsley approvò annuendo col capo. “Bene, i comandanti salgano qui per dividerci le truppe!” “Potter,” lo chiamò la professoressa McGranitt, correndo verso di lui, mentre gli studenti affollavano la tribuna, sgomitando per la posizione, e ricevevano istruzioni, “non dovevi cercare qualcosa?” “Cosa? Oh,” balbettò Harry, “oh certo!” Si era quasi scordato dell’Horcrux, aveva quasi dimenticato che la battaglia stava per essere combattuta per far sì che lui potesse cercarlo: l’inspiegabile assenza di 728 J. K. Rowling Ron ed Hermione aveva momentaneamente spazzato via dalla sua mente ogni altro pensiero. “Allora vai, Potter, vai!” “Certo… sì…” Sentì degli occhi che lo seguivano mentre correva di nuovo fuori dalla Sala Grande, nella Sala d’Ingresso ancora affollata di studenti in corso d’evacuazione. Si lasciò trasportare dal flusso sulla scalinata di marmo, ma quando fu in cima deviò in fretta in un corridoio deserto. Timore e panico stavano annebbiando i suoi processi mentali. Provò a calmarsi e a concentrarsi sulla ricerca dell’Horcrux, ma i suoi pensieri ronzavano freneticamente ed infruttuosamente, come vespe intrappolate sotto un bicchiere. Senza Ron ed Hermione ad aiutarlo, sembrava che non riuscisse a mettere in ordine le idee. Rallentò fino a fermarsi a metà di un corridoio deserto, dove si mise a sedere sul basamento di una statua smarrita e tirò fuori la Mappa del Malandrino dal sacchetto che portava intorno al collo. Non riuscì a vedere da nessuna parte i nomi di Ron ed Hermione, tuttavia, pensò, la densità della moltitudine di puntini che si faceva largo verso la Stanza delle Necessità poteva nasconderli. Mise via la mappa, si coprì il viso con le mani e chiuse gli occhi, nel tentativo di concentrarsi. Voldemort pensava che sarei andato alla Torre di Corvonero. C’era questo: un fatto concreto, un punto di partenza. Voldemort aveva messo di guardia Alecto Carrow nella sala comune di Corvonero e poteva esserci un’unica spiegazione: Voldemort temeva che Harry sapesse già che il suo Horcrux era collegato a quella Casa. 729 Harry Potter e i Cimeli della Morte Ma l’unico oggetto che tutti sembravano associare a Corvonero era il diadema perduto… e come poteva l’Horcrux essere il diadema? Com’era possibile che Voldemort, il Serpeverde, avesse trovato il diadema che era sfuggito a generazioni di Corvonero? Chi poteva avergli detto dove cercare, quando nessuno a memoria d’uomo aveva mai visto il diadema? A memoria d’uomo… Gli occhi di Harry si riaprirono fissandosi le dita. Balzò in piedi dal basamento e si lanciò a tutta velocità per la via da cui era venuto, all’inseguimento ora della sola, ultima speranza che gli restava. Il rumore di centinaia di persone che marciavano verso la Stanza delle Necessità diventava sempre più forte mentre ritornava verso la scalinata di marmo. I prefetti gridavano ordini nel tentativo di tenere uniti gli studenti della proprie case; c’era gran calca e molti spintoni; Harry vide Zacharias Smith travolgere quelli del primo anno per arrivare davanti alla coda; qua e là alcuni degli studenti più giovani piangevano, mentre i più grandi chiamavano disperatamente amici o fratelli … Harry avvistò una figura bianco perlacea che attraversava fluttuando la Sala d’Ingresso al piano di sotto e gridò più forte che poteva sopra il vociare. “Nick! NICK! Ho bisogno di parlarti!” Si fece largo tra la marea di studenti, giungendo infine al fondo delle scale dove Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma della Torre di Grifondoro, lo stava aspettando. “Harry! Mio caro ragazzo!” 730 J. K. Rowling Nick strinse le mani di Harry con entrambe le sue: Harry si sentì come se le avesse infilate nell’acqua ghiacciata. “Nick, mi devi aiutare. Chi è il fantasma della Torre di Corvonero?” Nick-Quasi-Senza-Testa sembrò stupito ed anche un po’ offeso. “La Dama Grigia, naturalmente; ma se è un favore da fantasma quello di cui hai bisogno…?” “Dev’essere proprio lei… sai dove sia?” “Vediamo…” La testa di Nick traballò un po’ sulla gorgiera mentre si girava di qua e di là, scrutando al di sopra delle teste degli studenti che sciamavano. “Eccola laggiù, Harry, quella giovane donna dai lunghi capelli.” Harry guardò della direzione in cui puntava il dito trasparente di Nick e vide un fantasma di alta statura che si accorse dello sguardo di Harry, inarcò le sopracciglia e fluttuò via attraversando una massiccia parete. Harry le corse dietro. Non appena ebbe attraversato la porta del corridoio nel quale era scomparsa, la vide all’estremità opposta, mentre stava ancora scivolando elegantemente lontano da lui. “Hey… aspetta… torna indietro!” Lei acconsentì a fermarsi, sospesa a pochi centimetri dal pavimento. Harry immaginò che fosse bella, con i capelli che le arrivavano fino alla cintola ed il mantello lungo fino a terra, ma sembrava anche altezzosa e superba. Da vicino, la riconobbe come il fantasma che aveva 731 Harry Potter e i Cimeli della Morte superato molte volte in corridoio, ma al quale non aveva mai parlato. “Siete la Dama Grigia?” Lei annuì senza parlare. “Il fantasma della Torre di Corvonero?” “Esattamente.” Il suo tono non era incoraggiante. “Per favore: ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di sapere tutto ciò che può dirmi sul diadema perduto.” Un sorriso freddo le incurvò le labbra. “Sono desolata,” disse, voltandosi per andarsene, “di non poterti aiutare.” “ASPETTA!” Non aveva avuto l’intenzione di urlare, ma rabbia e panico minacciavano di travolgerlo. Lanciò un’occhiata all’orologio mentre lei gli si librava di fronte: mancava un quarto d’ora a mezzanotte. “E’ urgente,” disse ferocemente, ”se questo diadema è ad Hogwarts, lo devo trovare, in fretta.” “Non sei certo il primo studente che brama il diadema,” replicò con tono sprezzante. “Generazioni di studenti mi hanno infastidita…” “Non si tratta di cercare di prendere voti migliori!” le gridò Harry. “Si tratta di Voldemort… di sconfiggere Voldemort… oppure non è interessata a questo?” Lei non poteva arrossire, le sue guance trasparenti tuttavia divennero più opache, e con più foga nella voce rispose, “Certo che io… come osi insinuare…?” “Bene, allora mi aiuti!” La sua padronanza di sé stava scivolando via. 732 J. K. Rowling “Non… non è una questione di…” balbettò. “Il diadema di mia madre…” “Di sua madre?” Sembrò che fosse in collera con sé stessa. “Quand’ero viva,” disse freddamente, “ero Helena Corvonero.” “Lei è sua figlia? Ma allora, deve sapere cos’è accaduto al diadema!” “Sebbene il diadema conferisca saggezza,” proseguì, facendo uno sforzo evidente per riprendere il controllo di se stessa, “dubito che possa aumentare molto le tue possibilità di sconfiggere il mago che si fa chiamare Lord…” “Te l’ho già detto, non mi interessa indossarlo!” rispose Harry tenacemente. “Non c’è tempo per le spiegazioni… ma se ti sta a cuore Hogwarts, se vuoi vedere Voldemort ucciso, devi dirmi tutto quello che sai sul diadema!” Lei rimase quasi ferma, sospesa a mezz’aria, lo sguardo fisso su di lui, ed un senso di sconforto inghiottì Harry. Certamente, se avesse saputo qualcosa, l’avrebbe raccontato a Vitious o a Silente, che le avevano senz’altro fatto la stessa domanda. Aveva già scosso la testa e voltato le spalle per andarsene, quando lei parlò a voce bassa. “Ho rubato il diadema a mia madre.” “Ha… ha fatto cosa?” “Ho rubato il diadema,” ripeté Helena Corvonero in un soffio. “Cercai di rendere me stessa più intelligente, più importante di mia madre. Scappai via con esso.” Non sapeva come fosse riuscito a guadagnare la sua fiducia, e non fece domande: semplicemente l’ascoltò, 733 Harry Potter e i Cimeli della Morte attentamente, mentre proseguiva, “Mia madre, dicono, non ammise mai che il diadema fosse sparito, ma finse di averlo ancora. Nascose la sua perdita, ed il mio terribile tradimento, anche agli altri fondatori di Hogwarts. “Poi mia madre cadde malata … mortalmente malata. Nonostante la mia perfidia, si struggeva dal desiderio di vedermi almeno un’ultima volta. Mandò a cercarmi un uomo che mi amava da molto tempo, nonostante io disdegnassi le sue avances. Sapeva che lui non avrebbe avuto pace finché non mi avesse trovata.” Harry rimase in attesa. Lei sospirò profondamente e gettò indietro la testa. “Lui seguì le mie tracce nella foresta in cui mi ero nascosta. Quando rifiutai di tornare indietro con lui, divenne violento. Il Barone era sempre stato un uomo irascibile. Furibondo per il mio rifiuto e geloso della mia libertà, mi pugnalò.” “Il Barone? Vuole dire…?” “Il Barone Sanguinario, sì,” concluse la Dama Grigia, e spostò un lembo del mantello che indossava per svelare un’unica ferita scura sul suo petto candido. “Quando vide quello che aveva fatto, fu sopraffatto dal rimorso. Prese l’arma che mi aveva tolto la vita e la usò per uccidersi. A distanza di tutti questi secoli, porta ancora le catene come atto di penitenza… come se servisse,” aggiunse amaramente. “E… ed il diadema?” “Rimase dove l’avevo nascosto quando sentii che il Barone veniva verso di me attraverso la foresta. Nascosto dentro la cavità di un albero.” 734 J. K. Rowling “La cavità di un albero?” ripeté Harry. “Quale albero? Dov’era?” “In una foresta in Albania. Un posto solitario che pensavo fosse lontano dalla portata di mia madre.” “Albania,” ripeté Harry. Dalla confusione stava emergendo miracolosamente un senso, ed ora capiva perché la Dama Grigia stava raccontando a lui quello che aveva rifiutato a Silente e Vitious. “Ha già raccontato a qualcuno questa storia, vero? Ad un altro studente?” Lei chiuse gli occhi ed annuì. “Io… non avevo idea… lui… mi lusingava. Sembrava… capire… comprendere…” Sì, pensò Harry, Tom Riddle doveva sicuramente aver compreso il desiderio di Helena Corvonero di possedere oggetti favolosi che non aveva molto diritto di avere. “Beh, lei non è stata la prima persona cui Riddle ha carpito qualcosa,” mormorò Harry. “Sapeva essere gradevole quando voleva…” Così Voldemort era riuscito a sapere dalla Dama Grigia dov’era il diadema. Aveva viaggiato fino a quella remota foresta e recuperato il diadema dal suo nascondiglio, forse non appena ebbe lasciato Hogwarts, addirittura prima di iniziare a lavorare da Magie Sinister. E quei solitari boschi albanesi non sarebbero sembrati un eccellente rifugio quando, molto tempo dopo, Voldemort avrebbe avuto bisogno di un posto dove rimanere nascosto, indisturbato, per dieci lunghi anni? Il diadema tuttavia, una volta divenuto il suo prezioso Horcrux, non era stato lasciato certo in quel modesto albero… no, il diadema era stato restituito in segreto alla sua vera casa, e Voldemort doveva avercelo messo… 735 Harry Potter e i Cimeli della Morte “…la notte in cui venne a chiedere un impiego!” disse Harry, concludendo i suoi pensieri. “Prego?” “Ha nascosto il diadema nel castello, la notte che ha chiesto a Silente di lasciarlo insegnare!” disse Harry. Dirlo a voce alta gli permise di dare un senso a tutto ciò. “Deve aver nascosto il diadema lungo il percorso fatto salendo o scendendo dall’ufficio di Silente! Ma valeva comunque la pena provare ad ottenere il lavoro… poi avrebbe potuto avere l’opportunità di rubare anche la spada di Grifondoro… la ringrazio, grazie!” Harry la lasciò lì che galleggiava nell’aria, con un’aria totalmente sbalordita. Mentre girava l’angolo per tornare nella Sala d’Ingresso, controllò l’orologio. Mancavano cinque minuti a mezzanotte, e sebbene ora sapesse cos’era l’ultimo Horcrux, non era maggiormente vicino a scoprire dove fosse… Generazioni di studenti non erano state capaci di trovare il diadema; questo suggeriva che non fosse nella Torre di Corvonero… ma se non era lì, dove poteva essere? Che nascondiglio aveva scoperto Tom Riddle dentro il Castello di Hogwarts, che fosse tale da fargli credere che sarebbe rimasto segreto per sempre? Perso in congetture disperate, Harry girò un angolo, ma aveva fatto solo pochi passi nel nuovo corridoio quando la finestra alla sua sinistra andò in pezzi con un fragoroso, tremendo schianto. Mentre Harry faceva un balzo di lato, un corpo gigantesco entrò volando attraverso la finestra e colpì la parete opposta. Qualcosa di grosso e peloso si staccò, uggiolando, dal nuovo arrivato e si lanciò su Harry. 736 J. K. Rowling “Hagrid!” gridò Harry, respingendo le feste di Thor il cane da cinghiali mentre l’enorme figura barbuta si rimetteva in piedi. “Cosa…?” “Harry, sei qua! Sei qua!” Hagrid si chinò, scaricò su Harry un rapido abbraccio da spezzare le costole, poi tornò di corsa verso la finestra andata in pezzi. “Bravo ragazzo, Grop!” urlò attraverso il buco nella finestra. “Ci vediamo tra un momentino, qui ci sta un bravo ragazzo!” Al di là di Hagrid, fuori nel buio della notte, Harry vide delle esplosioni di luce in lontananza e sentì un forte, inquietante grido. Abbassò lo sguardo sul suo orologio: era mezzanotte. La battaglia era cominciata. “Accidenti, Harry,” ansimò Hagrid, “ci siamo, eh? Ora di combattere?” “Hagrid, da dove sei arrivato?” “Ci ho sentito Tu-Sai-Chi che ero su nella nostra caverna,” rispose cupamente Hagrid. “La voce si è fatta sentire, no? «Ci avete fino a mezzanotte per darmi Potter». Sapeva sicuro che dovevi essere qui, sapeva cosa doveva capitare. Sta’ giù, Thor. Così siamo venuti qui per parteciparci, io e Grop e Thor. Ci siamo fracassati per la strada sul confine lungo la foresta, Grop ci stava portando, a Thor e a me. Ci ho detto di lasciarmi giù al castello così mi ha lanciato attraverso la finestra, benedetto lui. Non proprio proprio come intendevo, ma… dove stanno Ron e Hermione?” “Questa,” disse Harry, “è un’ottima domanda. Vieni.” 737 Harry Potter e i Cimeli della Morte Si precipitarono insieme lungo il corridoio, con Thor che avanzava scomposto dietro di loro. Harry poteva sentire del movimento lungo i corridoi tutto intorno: passi che correvano, grida; attraverso le finestre, poteva vedere parecchi lampi di luce nel parco buio. “Dove stiamo andando?” sbuffò Hagrid, che avanzava pesantemente correndo alle calcagna di Harry, facendo tremare le assi del pavimento. “Non lo so esattamente,” rispose Harry, svoltando di nuovo a caso, “ma Ron ed Hermione devono essere da qualche parte qui intorno.” Le prime vittime della battaglia erano disseminate da una parte all’altra del passaggio davanti a loro: i due gargoyle di pietra che normalmente sorvegliavano l’ingresso della sala professori erano stati fatti a pezzi da una maledizione che era passata attraverso un’altra finestra rotta. I loro resti si muovevano flebilmente sul pavimento, e mentre Harry scavalcava una delle loro teste, ormai prive di corpo, essa si lamentò debolmente, “Oh, non badate a me… me ne sto soltanto qui a sgretolarmi…”La sua brutta faccia di pietra di colpo fece venire in mente ad Harry il busto di marmo di Cosetta Corvonero, a casa di Xenophilius, che portava quella strana acconciatura, e poi la statua nella Torre di Corvonero, con il diadema di pietra sopra i riccioli bianchi… E mentre arrivava alla fine del corridoio, il ricordo di una terza effigie di pietra gli tornò in mente: quella di un brutto vecchio stregone, sulla testa del quale Harry stesso aveva messo una parrucca ed una vecchia, malconcia tiara. L’emozione colpì Harry con il calore del Whisky Incendiario, e lui quasi inciampò. 738 J. K. Rowling Finalmente sapeva, dove stava ad attenderlo l’Horcrux… Tom Riddle, che non si fidava di nessuno e agiva da solo, poteva essere stato abbastanza arrogante da presumere di aver scoperto, lui e lui soltanto, i più profondi segreti del Castello di Hogwarts. Naturalmente, Silente e Vitious, alunni modello quali erano, non avevano mai messo piede in quel posto particolare, ma lui, Harry, durante i suoi anni a scuola si era allontanato dalla strada battuta… e lì, alla fine, esisteva un segreto che lui e Voldemort conoscevano, che Silente non aveva mai scoperto… Fu scosso dalla professoressa Sprite, che stava passando con gran rimbombo seguita da Neville e da una mezza dozzina di altri, ognuno dei quali indossava dei paraorecchie e trasportava quella che sembrava una grossa pianta in vaso. “Mandragore!” urlò Neville ad Harry dietro le proprie spalle, senza smettere di correre. “Li bombarderemo di là dalle mura… non gli piacerà!” Harry ora sapeva dove andare: accelerò al massimo, con Hagrid e Thor che galoppavano dietro di lui. Sorpassavano un ritratto dopo l’altro, e le figure dipinte correvano insieme a loro, maghi e streghe con gorgiere e calzoni al ginocchio, con armature e mantelli, si accalcavano gli uni sulle tele degli altri, gridando notizie provenienti da altre parti del castello. Quando raggiunsero la fine di quel corridoio, l’intero castello tremò e, mentre un gigantesco vaso saltava in aria dalla sua base con la forza di un’esplosione, Harry seppe che era nella morsa di 739 Harry Potter e i Cimeli della Morte incantesimi più sinistri di quelli degli insegnanti e dell’Ordine. “Va tutto bene, Thor, va tutto bene!” gridò Hagrid, ma il grosso cane da cinghiale aveva preso il volo mentre le schegge di porcellana volavano come proiettili attraverso l’aria, ed Hagrid corse dietro al cane atterrito, lasciando solo Harry. Avanzò attraverso i varchi tremolanti, con la bacchetta pronta a colpire, e per tutta la lunghezza di un corridoio il piccolo cavaliere dipinto, Sir Cadogan, corse di fianco a lui di quadro in quadro, sferragliando nella sua armatura, gridandogli il suo incoraggiamento, mentre il suo grasso piccolo pony gli trotterellava dietro. “Sbruffoni e canaglie, cani e furfanti… stanali, Harry Potter, scacciali via!” Harry girò a precipizio un angolo e trovò Fred ed un piccolo manipolo di studenti, tra i quali Lee Jordan e Hannah Abbott, fermi accanto ad un altro piedistallo vuoto, la cui statua aveva nascosto un passaggio segreto. Avevano le bacchette sguainate ed erano in ascolto davanti al buco nascosto. “Notte piacevole per fare queste cose!” gridò Fred, mentre il castello veniva nuovamente scosso, ed Harry corse via, euforico e terrorizzato nello stesso tempo. Si precipitò lungo un altro corridoio ancora, e c’erano gufi da tutte le parti, e Mrs. Purr soffiava e cercava di colpirli con le zampe, senza dubbio per rimetterli al loro posto… “Potter!” Aberforth Silente sbarrava il corridoio davanti a lui, brandendo la bacchetta. 740 J. K. Rowling “Ho avuto centinaia di ragazzi urlanti di passaggio nel mio pub, Potter!” “Lo so, stiamo evacuando la scuola,” disse Harry. “Voldemort sta…” “…attaccando perché non ti hanno consegnato, certo,” concluse Aberforth, “ non sono mica sordo, l’intera Hogsmeade l’ha sentito. E a nessuno di voi è venuto in mente di tenere in ostaggio alcuni Serpeverde? Ci sono figli di Mangiamorte che avete appena messo in salvo. Non sarebbe stato più furbo trattenerli qui?” “Non sarebbe servito a fermare Voldemort,” replicò Harry, “ e tuo fratello non l’avrebbe mai fatto.” Aberforth grugnì e corse via nella direzione opposta. Tuo fratello non l’avrebbe mai fatto… bene, era la verità, pensò Harry, mentre riprendeva di nuovo la sua corsa; Silente, che aveva difeso Piton così a lungo, non avrebbe mai tenuto degli studenti in ostaggio… E poi svoltò in scivolata un ultimo angolo e con un grido misto di sollievo e furia li vide: Ron ed Hermione, entrambi con le braccia piene di grossi, ricurvi e sporchi oggetti gialli, Ron anche con un manico di scopa sotto un braccio. “Dove diavolo siete stati?” urlò Harry. “Camera dei Segreti,” rispose Ron. “Camera… cosa?” fece Harry, fermandosi davanti a loro, malfermo sulle gambe. “E’ stato Ron, tutta un’idea di Ron!” disse Hermione senza fiato. “Non è assolutamente brillante? Eravamo lì, dopo che te ne sei andato, ed io ho detto a Ron, anche se troviamo l’altro, come ce ne libereremo? Non ci eravamo 741 Harry Potter e i Cimeli della Morte ancora sbarazzati della coppa! E poi lui ha pensato a questo! Il Basilisco!” “Cosa…?” “Qualcosa per distruggere gli Horcrux,” spiegò Ron con semplicità. Gli occhi di Harry caddero sugli oggetti stretti nelle braccia di Ron ed Hermione: si trattava, se ne rese conto solo in quel momento, delle grandi zanne ricurve strappate dal cranio del Basilisco morto. “Ma come siete riusciti ad entrare lì dentro?” chiese, spostando lo sguardo dalle zanne a Ron. “Bisogna parlare Serpentese!” “L’ha fatto!” sussurrò Hermione. “Mostraglielo, Ron!” Ron produsse uno spaventoso, soffocato verso sibilante. “E’ quello che hai fatto per aprire il medaglione,” disse ad Harry in tono di scusa. “Dovevo avere pochi tentativi per farlo giusto, ma,” si strinse nelle spalle con modestia, “alla fine ce l’abbiamo fatta.” “Ron è stato fantastico!” disse Hermione. “Fantastico!” “Così…” Harry si stava sforzando per continuare. “Così …” “Così abbiamo fatto fuori un altro Horcrux,” concluse Ron, e tirò fuori da sotto la giacca i resti maciullati della coppa di Tassorosso. “L’ha pugnalata Hermione. Ho pensato che dovesse farlo. Non aveva ancora avuto il piacere.” “Geniale!” esclamò Harry. “Non è stato nulla,” disse, sebbene sembrasse compiaciuto di se stesso. “E tu, che novità hai?” 742 J. K. Rowling Mentre lo diceva, ci fu un’esplosione dal piano superiore: tutti e tre guardarono in alto, mentre della polvere cadeva dal soffitto, e sentirono un urlo lontano. “So che aspetto ha il diadema, e so dove si trova,” disse Harry, parlando in fretta. “L’ha nascosto esattamente dove io ho nascosto il mio vecchio libro di Pozioni, dove tutti hanno nascosto roba per secoli. Pensava di essere stato l’unico a scoprirlo. Andiamo.” Mentre le pareti ricominciavano a tremare, condusse gli altri due indietro attraverso l’ingresso nascosto e giù per le scale nella Stanza delle Necessità. Era vuota salvo che per tre d
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