31.10.2007 - La voce del popolo

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31.10.2007 - La voce del popolo
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Gaudeamus cum pueri simphonici
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Mercoledì, 31 otto
di Patrizia Venucci Merdžo
Gentilissimi,
in questo dolce autunno ottobrino,
miracolosa sinfonia di colori-luci ed
ombre, è successo il miracolo! In città
di San Vito, dopo anni di carestia e digiuno è accaduta la primavera… musicale! Dunque; dieci spettacoli lirici (la
metà di quelli che si davano nell’arco
di tutta una stagione negli ultimi quattro anni), due concerti sinfonici, due
concerti da camera più un corollario di
eventi minori. Mai perdere la virtù della
speranza!
Il bello è che i giovani in questo ottobre l’hanno quasi fatta da padrone!
Intanto il concerto al Fenice della stupenda Orchestra sinfonica giovanile
della Westfalia-Reno settentrionale (vivaio della Filarmonica di Berlino e di
altre importanti orchestre europee); poscia, l’ammirevole concerto del Quartetto d’archi dell’Accademia di Musica di
Zagabria con alcune delle più raffinate
e alte pagine dell’Ottocento cameristico (alla CI!); infine la strepitosa serata
con i giovani concertisti accompagnati
dai Solisti Zagabresi al Palazzo del Governo. Una crema musicale giovane che
nulla ha da invidiare a quella degli altri
paesi europei. Anzi.
Altro motivo di viva soddisfazione è
il prossimo allestimento all’Ivan de Zajc
– per la prima volta, sulla scia delle politiche educative dei grandi teatri – del-
l’opera per l’infanzia “L’ape Maja” di
quel mago della fantasia che è Bruno
Bjelinski. Ciò segna l’inizio di un dialogo musicale con i più piccini per far
comprendere loro come i sentimenti e
le circostanze della vita possano essere
espressi (inducendo alla riflessione e risvegliando canali interiori sopiti) con i
suoni e con la voce.
Va rilevato che il lavoro educativo
nei confronti dei giovani di molti ed
importanti teatri europei (Vienna, Milano, Strasburgo, Regio di Parma…),
rappresenta una costante nella loro
politica di programmazione tanto da
dedicare agli spettatori giovani cicli lirici e sinfonici appositamente pensati
per loro. Particolarmente interessante
è l’iniziativa (edizione quarta) promossa dall’Ateneo Roma Tre, tesa a diffondere la cultura musicale ed a dare
spazio ai giovani musicisti di talento.
Il progetto, inaugurato nei giorni scorsi, consiste in una stagione di quindici
concerti da camera e sinfonici gratuiti che si terranno presso il Teatro Palladium e l’Aula Magna della Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università
romana, che da due anni dispone pure
di un’orchestra propria. Iniziativa di
divulgazione musicale non certo unica in un paese come l’Italia, che comunque finora, ha fatto troppo poco
per dire ai giovani: “Guardate, c’è an-
che la Grande Musica”. Estremamente interessato al dialogo con i ragazzi
– e non è il solo dei grandi musicisti
d’oggi – è pure Uto Ughi che durante
i concerti, microfono alla mano, spiega al pubblico la musica (recentissimo
il suo recital al Petruzzelli di Bari). “I
giovani hanno bisogno di artisti che
comunichino bene con loro e sappiano risvegliare il loro interesse per la
musica classica. Oggi che la televisione ha reso tutto più banale e più frivolo bisogna conquistare i giovani con la
simpatia umana e… svelare i misteri
delle partiture”, ha dichiarato il grande violinista italiano.
Ma veniamo a Papa Benedetto XVI.
A volte mi chiedo se questo pontefix
teologo-musicista rimarrà nella storia
più per il suo sistematico e audace confronto, analisi, ribaltamento e rilettura in chiave cristiana di tutti i quesiti e
problemi più gravi e scottanti dell’uomo e del nostro tempo, oppure per la
promozione della musica sacra (e direi
“semiriforma” della musica liturgica)
che Egli involontariamente sta compiendo. Dove va non sono che musiche
e canti da Settimo Cielo. Il mese scorso a Vienna alla cattedrale di S. Stefano lo hanno accolto “come un Papa”;
Haydn, Bruckner ecc. con un’orchestra, un coro, un’interpretazione stile “non plus ultra”. Indi alla Konzer-
thaus, Mozart. Ed Egli che si crogiolava. Al Festival di Musica ed Arte Sacra
ottobrino a Roma Gli hanno dedicato
tre dei quattro concerti e composto appositamente la messa “Tu es Petrus”.
Sabato scorso Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI ha assistito alla IX sinfonia
di Beethoven con l’Orchestra Sinfonica
e il Coro della Radio Bavarese. “Il travolgente sentimento di gioia trasformato qui in musica - ha spiegato il Pontefice - non è qualcosa di leggero e di superficiale: è un sentimento conquistato
con fatica, superando il vuoto interno
di chi dalla sordità era stato spinto nell’isolamento; le quinte vuote all’inizio del primo movimento e l’irrompere
ripetuto di un’atmosfera cupa ne sono
l’espressione. La IX sinfonia è un capolavoro imponente che appartiene al
patrimonio universale dell’umanità e
suscita sempre di nuovo la mia meraviglia”. A proposito dell’eccelsa esecuzione ha sottolineato che essa “riecheggerà ancora per molto tempo nel mio intimo e mi resterà nella memoria come un
regalo particolare”.
A volte quando tiene Messa mi viene
il sospetto che quasi quasi Gli venga la
voglia di scappare in Cantoria; scommetto che ha provato tutti e quattro
(cinque?) gli organi di S. Pietro. Magari di nascosto.
Pontificalmente Vostra
2 musica
Mercoledì, 31 ottobre 2007
IL PERSONAGGIO I primi sessant’anni della feconda ed intensa attività del Coro della SAC
L’effervescente e antica tradizione c
di Eleonora Brezovečki
ROVIGNO – Rovigno è nota
come città musicale per antonomasia. Un fatto certamente dovuto alle sue particolari tradizioni,
il cui richiamo è prettamente di
stri della “Marco Garbin”, società artistico culturale che oggi
opera in seno alla Comunità degli Italiani della Città di Rovigno.
Una formazione corale nata nella
Le «bitinade» e le «arie da nuoto»,
sono antichi canti a tre voci
quest’ultimi, da eseguire sottovoce
a mo’ di serenata sotto
i balconi delle innamorate, mentre
le «arie da cuntrada» venivano
cantate dalle donne lungo le calli,
sui portoni di casa o nelle tante
piazzette della Rovigno storica
carattere vocale. Una particolarità sviluppatasi nei secoli e che
per i rovignesi è stata una forma
di essere. Un canto inizialmente
sviluppatosi lungo le calli, sulle
rive, sulle barche, negli spacci,
dove soprattutto si forgiavano i
cantori di “bitinade” e “arie da
nuoto”, canti a tre voci quest’ultimi, da eseguire sottovoce, alle
volte pianissimo, a mo’ di serenata sotto i balconi delle innamorate, mentre le “arie da cuntrada” venivano cantate dalle donne
mentre lungo le calli, sui portoni
di casa o nelle tante piazzette della Rovigno storica mentre si dedicavano al ricamo, al cucito o al
Resistenza e che diventa società
artistico culturale nel dopoguerra
del secondo conflitto mondiale.
Prestigioso
anniversario
La SAC “Marco Garbin”, infatti, quest’anno festeggia i sui
sessant’anni di attività. Il suo atto
di costituzione risale al 13 dicembre 1947, e si tratta di una società attraverso la quale sono passate
generazioni e generazioni di attivisti. Attualmente consta strutturalmente di un coro femminile,
uno maschile, che assieme, sempre per la direzione del maestro
Il coretto “Batanola” diretto da Vlado Benussi
centrale avrà luogo nel prossimo
mese di dicembre, con la partecipazione sia degli attivisti attuali
che quelli che il loro contributo
l’hanno dato in passato.
L’importante ruolo
sociale del coro
della Comunità
Oltre agli impegni abituali in
calendario, che coinvolgono la
SAC sia a livello di programmazione UI che cittadina, quest’anno si è trattato pure di diverse esi-
Il Coro misto della SAC Marco Garbin diretto da Vlado Benussi
lavoro a maglia. Canti molto armoniosi, anche se dalle particolarità diverse sia per contenuti che
impostazione, come certamente
le “bitinade”, che sono un modo
di accompagnare uno o più solisti
imitando i suoni dei vari strumenti con la bocca. Una bravura non
comune, per cui i rovignesi hanno
ottenuto sempre grossi consensi
sia in passato che ai giorni nostri.
È con particolare orgoglio che si
ricordano le esibizioni più importanti e in particolare il successo
avuto a Roma, nel 1933, del Corpo Corale del Dopolavoro della
Fabbrica Tabacchi di Rovigno,
che allora era diretto dal giovane
maestro Domenico Garbin, aveva
strabiliato il pubblico per la perfetta imitazione degli strumenti
fatta dai coristi, esibizione allora
ripresa pure dalla Radio nazionale. Domenico Segalla, molto più
tardi, sarà pure uno dei tanti mae-
Tomislav Bišić Sošić, vanno poi a
formare il coro misto, impegnato
sia in contenuti prettamente corali, ma principalmente in esibizioni di carattere folk, a mantenere
vive “bitinade”, “arie da nuoto”
e “arie da cuntrada”, come pure
quel folklore parlato lasciatoci in
eredità dai nostri scrittori in vernacolo.
Un’ attività intensa, da questa formazione portata avanti da
anni, prima con la direzione del
maestro Vlado Benussi, poi da
quello attuale. Un impegno che
è stato sempre molto articolato,
con spettacoli sia in loco che fuori casa, con esibizioni di rilievo
pure all’estero. Noi, in questa circostanza, vorremmo comunque
riprendere, grosso modo, quanto fatto quest’anno, dal momento che tutto quanto in programma avviene all’insegna del Sessantesimo, la cui manifestazione
pegno a Zagabria, dove il giorno
4 novembre, assieme ai cori delle
SAC di Pola e Fiume, rappresenteranno l’Unione Italiana nel decimo anniversario della manifestazione Creatività culturale delle
minoranze nazionali in Croazia.
Rimangono ancora gli impegni
per la Rassegna UI delle SAC,
che quest’anno avrà luogo, in via
eccezionale, a Cherso e Lussimpiccolo, i giorni 10 e 11 novembre, sempre presenti pure le SAC
di Pola e Fiume e la manifestazione centrale per il Sessantesi-
torio folkloristico rovignese che
quello di musica leggera; come
avviene per i solisti, un gruppo
che attualmente e in passato, ha
forgiato sempre delle bellissime
voci, oggi presenti pure ad altri livelli. Voci che hanno passato tutte
le strutture prima elencate, bambini le cui capacità sono state evidenziate già durante la frequenza
della scuola materna. Un lavoro di scelta questo che va certamente a vanto delle sensibilità e
dell’impegno di Vlado Benussi,
autore, assieme a Biba, pure di
Il Coro Marco Garbin a Vienna diretto dal maestro
Tomislav Bišić Sošić e prima ancora da Vlado Benussi
bizioni di carattere turistico che
hanno visto i cantori impegnati,
ad iniziare già dal mese di marzo, negli obiettivi turistici “Maistra”: all’Hotel Adriatic prima,
ai sette spettacoli serali estivi sul
lungomare dell’Hotel Park, poi,
da non dimenticare le rappresentazioni folkloristiche avvenute a
Monte, su richiesta della locale
Comunità turistica per le comitive di vacanzieri americani in crociera nel Mediterraneo, con scalo
a Rovigno. Altri spettacoli ancora sono avvenuti rispondendo ad
iniziative dell’Università Popolare Aperta di Rovigno, della TV
croata, dell’Eco museo “Batana”
e quanto avvenuto in occasione della presenza a Rovigno del
Vice Ministro agli Esteri italiano,
Franco Danieli. Quindi le uscite ad Umago e a Varaždin (quale ospite al festival internazionale “Elizabet”), il più recente im-
mo, che avrà luogo in dicembre,
seguita dal Concerto di Natale
a Rovigno.
Comunque aggiungo che la
Comunità degli Italiani di Rovigno, nelle sue strutture di carattere musicale non annovera solamente la SAC “Marco Garbin”,
che è certamente stata e rimane
comunque la colonna portante di
questa attività. Accanto ad essa
operano ancora tanti piccoli e
meno piccoli cantori.
Batanola
e minicantanti,
garanzia per il futuro
Le “categorie” vanno così dal
coretto “Batanola”, i più piccoli
del vivaio, il gruppo di minicantanti, ambedue diretti da Vlado
Benussi, quello dei midi e dei cantanti solisti, curati da Biba Benussi. Gruppi che curano sia il reper-
tante canzoni del loro repertorio.
Un lavoro che lo vede impegnato
pure a livello scolastico, ambiente attraverso il quale cura pure il
gruppo di rovignese, coltivando
nei più giovani sia la caratteristica parlata che il ricco patrimonio
dialettale in poesia e prosa di cui
Rovigno dispone.
Si tratta di gruppi sempre
presenti sia negli spettacoli CI,
con delle manifestazioni pure a
carattere fisso, come “Voci di
Primavera” e “Butemola in canto”, che avvengono di stagione
in stagione all’Estivo CI, dando
possibilità di esibizione a tutti
i componenti i vari gruppi, ma
pure a livello cittadino. Anche
se quest’anno, data l’inagibilità
dell’Estivo, per lavori in corso,
tutti gli spettacoli, con un lavoro logistico non indifferente delle strutture CI, sono avvenuti al di fuori, come si suol
musica 3
Mercoledì, 31 ottobre 2007
Marco Garbin...minicantanti-midicantanti. Le bitinade bene della cultura spirituale in Croazia
anora rovignese come modo d’essere
dire, delle mure di casa. In particolar modo vogliamo ricordare
la “Serata in famiglia”, che annualmente avviene in occasione
della ricorranza di Santa Eufemia e della Giornata della Città
di Rovigno. Manifestazione che
raccoglie sempre più di trecento persone (cosa avvenuta anche
quest’anno, in quel di “Monte”),
tana”, il Trio “Biba, Vlado &
Ligio”, il cantante solista Sergio Preden “Gato”, sono sempre
presenti con il loro contributo
agli spettacoli organizzati dalla
Comunità.
Musicals, CD e DVD
A conclusione, diremo ancora che da qualche anno, in am-
Il 4 novembre prossimo il coro misto
«Marco Garbin», assieme
ai cori delle SAC di Pola e Fiume,
rappresenteranno l’Unione Italiana
nel decimo anniversario della
manifestazione Creatività culturale
delle minoranze nazionali in Croazia
con la presenza di tutti i gruppi:
dalla postazione folk della SAC
“Marco Garbin”, ai minicantanti, accompagnati dal coretto
“Voci nostre”, diretti da Vlado
Benussi, ai ragazzi di “Butemola
in canto alla ruvignisa” (formazione composta dai midicantanti), guidati da Biba Benussi, per
non tralasciare ancora i bravissimi solisti Valentina Godena,
Matteo Tromba ed Esmeralda
Kresina, curati pure da Biba. A
completare il tutto ancora quei
gruppi che, composti da connazionali, pur operando professionalmente o in modo amatoriale,
al di fuori della CI, come succede per il Complesso folk “Ba-
bito CI, opera pure una filodrammatica, pure se non si tratta di
un segmento del tutto nuovo, dal
momento che la filodrammatica
è esistita a più riprese anche in
passato. La vogliamo nominare
in questo contesto di attività prettamente musicali, perchè si tratta di un’insieme giovanile che si
occupa di musical. Il gruppo, diretto da Nives Giuricin, ha al suo
attivo più spettacoli, quali: “Cenerentola”, “Sette spose per sette fratelli” e “Sirenetta”, con attualmente in fucina altri titoli, di
cui diremo a tempo debito. Spettacoli quelli presentati che hanno goduto di grande assenso di
pubblico.
“Butemola in canto alla ruvignese”, i midi cantanti istruiti da Biba Benussi”
Tutte le manifestazioni più im- la SAC “Marco Garbin”, ma dio gestita dalla CI sulle onde
portanti, quali “Voci di Primave- pure per la città di Rovigno e di Radio Rovigno, dalla Presira”, “Butemola in canto”, sono senz’altro per la CNI, è il recen- dente dell’Esecutivo CI, Cinzia
state tradotte in CD e DVD La- te riconoscimento con decreto, Ivančić – di un importantissivori molto importanti dal momen- da parte dell’Amministrazione mo riconoscimento per tutti i
to che concorrono al mantenimen- per la tutela dei Beni culturali rovignesi, trattandosi delle noto in vita del nostro prezioso dia- del Ministero alla Cultura della stre tradizioni canore che testiRepubblica di Croazia, rilascia- moniano la nostra secolare preletto.
in data 12 luglio 2007, con senza sul territorio, come pure il
Bitinade rovignesi to
il quale le tradizionali “bitina- nostro retaggio linguistico e culde” rovignesi sono state dichia- turale autoctono, contribuendo
bene comune
rate “bene culturale”. Si tratta nel contempo all’arricchimento
A questo riguardo significa- certamente – come dichiarato multiculturale della nostra cittivo non solamente per la CI e di recente alla trasmissione ra- tà. Nora.
MUSICA JAZZ È venuto a mancare nel settembre scorso Joe Zavinul
Quell’irresistibile, indimenticabile miscuglio di jazz ed etno che stregava le platee
a cura di Helena Labus
VIENNA - L’11 settembre scorso il mondo della musica è stato scosso dalla notizia della morte di Joe Zawinul,
pianista, organista e compositore austriaco e uno dei più
grandi esponenti della musica jazz di tutti i tempi. Malato
da tempo di cancro, ha visto la sua fine all’età di 75 anni
nella Clinica Wilhelmina di Vienna, dove era ricoverato
dal 5 agosto.
Joe Zawinul, diminutivo di Josef Erich Zawinul, nasce
a Vienna il 7 luglio 1932, da famiglia di origini ungheresi, ceche e rom a Erberg, quartiere di Vienna. A casa non
c’era un pianoforte, così in un primo momento il ragazzo
aveva ripiegato nello studio del clarinetto, della fisarmonica, del violoncello (al Conservatorio di Vienna), e poi finalmente del pianoforte. Senza contare che nel frattempo
aveva imparato a suonare anche la tromba, la chitarra ed
il vibrafono. Nel 1944, per sfuggire ai bombardamenti, la
sua famiglia si trasferisce in Cecoslovacchia, dove continua a studiare pianoforte. Quando esce in Austria il film
“Stormy weather”, ne rimane così affascinato da andare
a vederlo più volte. Da quel momento nasce la sua passione per il jazz. Inizia a suonare in trio nelle varie basi americane sparse per l’Europa. Nel 1959, vincendo una borsa
di studio al Berklee College di Boston, abbandonò l’amata Vienna per approdare negli States ed in seguito trasferirsi nell’entusiasmante labirinto della Grande mela…
Nella prima notte newyorchese trascorsa in un club fece
La sua inesauribile immaginazione
nella creazione di atmosfere e
sonorità trascinanti, creavano,
in armonia con i suoi eccezionali
musicisti, un mondo musicale
fatto di ritmi incalzanti e melodie
meravigliose
la conoscenza di Wilbur Ware e Louis Hayes. Di quelle
prestigiose conoscenze Zawinul ne fece tesoro per le jam
session a venire che lo videro sia a Boston che a New York
seduto al pianoforte al fianco di enormi esponenti del jazz
di tutti i tempi: il debutto con Ella Fitzgerald, le collabo-
razioni con Charlie Mariano, Slide Hampton, Maynard
Ferguson e Don Ellis, sino all’incontro non del tutto casuale con Wayne Shorter che, anni più tardi, sarebbe risultato profetico per le sorti del jazz moderno. Zawinul
suonerà poco dopo con Dinah Washington per ber due
anni sino al 1961, esibendosi con la vocalist soprattutto
nel tempio del Village Vanguard per poi accompagnare
in altri ingaggi Joe Williams o Harry Edison, mentre già
da allora Miles Davis gli faceva la corte senza riceverne
però positive risposte.
Joe Zawinul in “azione”
In America però sarà determinante nei primi nove
anni della sua permanenza la militanza all’interno di varie formazioni guidate da Julian “Cannonball” Adderley
al quale regalerà il planetario successo della song “Mercy,
Mercy, Mercy”. A seguito di altre fruttuose collaborazioni in studio (incide con Coleman Hawkins, Oliver Nelson,
Ben Webster, Roy Haynes e Curtis Fuller), Zawinul prospetta l’idea di formare propri ensemble. In realtà, dopo
un fruttuoso duo inscenato col vecchio amico Friedrich
Gulda, il pianista viennese accetta finalmente la proposta
di Shorter di partecipare alle celebri session iniziate nel
novembre 1968 e che confluirono nel disco “In A Silent
Way” (composizione scritta dallo stesso Zawinul). In pratica “il disco del mondo” di Miles Davis.
Tra incisioni davisiane e a proprio nome il tastierista
mette a segno pubblicazioni impedibili come “Bitches
Brew”, “Live Evil” e “Big Fun” (per Davis) mentre come
leader escono i lavori “The Rise And Fall Of The Third
Stream” e l’omonimo fondamentale “Zawinul”.
Ma sarà il 1970 la vera svolta per il musicista, quando nasceranno i Weather Report fondati insieme a Wayne Shorter, suo alter-ego più fidato nonchè personaggio
empatico nella costruzione di una nuova visione del jazz
contemporaneo. Dischi indimenticabili tutti di enorme
spessore artistico come l’omonimo “Weather Report”, e
poi “I Sing The Body Electric”, “Live In Tokio”, “Sweetnighter” e “Misterious Traveller”, segneranno la prima
grande fase della band.
Con l’arrivo di Jaco Pastorius, il mago del basso elettrico, il germe del cambiamento da una “elettricità” tenue
e poetica si trasformerà in pura energia creativa - spesso
cantabile - con le vendutissime pubblicazioni di “Black
Market” e “Heavy Weather”, all’interno della quale spicca la celebre “Birdland” firmata dallo stesso tastierista.
I fasti di “8:30” e “Night Passage” concluderanno un’altra splendida serie positiva per la band statunitense che si
trascinerà sino al 1986 con l’epilogo di “This Is This”.
Da quel momento in poi, a seguito dello scioglimento
del gruppo che ebbe anche spiacevoli strascichi in tribunale, Zawinul fonda prima i Weather Up Date poi i Syndicate, formazione che per ben vent’anni, sino al luglio
scorso ha aperto nuovi mondi e nuove prospettive all’interno del complesso linguaggio zawinuliano. Africa,
Asia, Oriente, jazz elettrico speziato da violente energiche combinazioni, fanno di Zawinul il nuovo stregone
del jazz elettrico supportato da idee e e sperimentazioni
pubblicati in “lavori simbolo” di tale natura (“Dialects”
e soprattutto “The Immigrants”, “World Tour” e “Faces
& Places”). La magia della musica di Zawinul e del suo
Syndicate - un affascinante miscuglio di jazz ed etno, ossia della “world music” - abbiamo potuto gustare anche
dalle nostre parti due anni fa ad Abbazia. In quell’occasione, Zawinul ha dato prova ancora una volta della sua
inesauribile immaginazione nella creazione di atmosfere
e sonorità trascinanti, creando, in armonia con i suoi eccezionali musicisti, un mondo musicale fatto di ritmi incalzanti e melodie meravigliose. Seduto davanti alle sue
tastiere, indossando l’immancabile berretto colorato,
Zawinul e i Syndicate avevano donato al pubblico quarnerino una serata indimendicabile che, purtroppo, non si
ripeterà più.
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musica
Mercoledì, 31 ottobre 2007
Mercoledì, 31 ottobre 2007
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MUSICALMITIZZANDO Quasi settantacinque anni di amarcord concertistico. Caratteristica unica della Società dei Concerti fu da sempre l’orgoglioso «privatismo»
Anche la «buona musica» ha la sua Accademia della Crusca
di Fabio Vidali
TRIESTE – Puntuale, anzi
con un anno d’anticipo, l’éstablissement musicale storico trie-
Da fini popolari
a status symbol
La costituzione del 1932 partì da
finalità cultural-popolari e da ambi-
e professionale: Carlo Sai, Alberto Glanzmann, barone Parisi, ing.
Giorgio Negri, Federico Morway,
avv. Nino Pontini, ing. Nello Gonzini, dott. Riccarco Gmeier farma-
Da Carlo Zecchi a Horowitz, da de Sabata a Karajan,
da Cortot a Rubinstein, da Gieseking a Michelangeli,
ai nostri Franco Gulli e Uto Ughi, fino alle star più
celebrate dell’oggi, nessuno manca all’appello
stino non ha trascurato di autocelebrarsi. L’occasione, questa
volta, è stata offerta dal settantacinquennale della fondazione
di una vecchia gloria: la “Società
dei Concerti” che, attraverso una
pubblica assemblea, si costituì il
lontano 12 luglio 1932.
In realtà, la sua attività pubblica concertistica iniziò solo
l’anno dopo (4.1.1933) con l’esibizione del grande pianista Carlo Zecchi. Un’attività che subì
comunque vistose sospensioni
forzate: dal maggio del 1943 all’aprile del 1944, e dal luglio del
1944 al marzo del 1946. In realtà, un arco di operatività ben inferiore ai celebrati settantacinque anni. D’altra parte, già per
la vistosa celebrazione del suo
cinquantenario che propiziò la
stampa di un ricco volume di
oltre duecento pagine e d’un altrettanto succosa “Cronologia”,
la “conta” degli anni aveva elegantemente “sorvolato” gli anni
di forzata inattività.
Eppure, nell’attuale clima,
generosamente propizio a “Giornate del Ricordo” d’ogni genere
e colore, stupisce (si fa per dire)
che si sia voluto “glissare” sulla
“sparizione” di ben 350 soci della “S.d.C.” a seguito delle immonde “Leggi Razziali”. Sparizione che, di fatto, estinse il sodalizio ed è contemporaneamente significativa di quello che fu
il bacino d’utenza maggioritario
cui tale sodalizio attingeva.
zioni elitarie di respiro internazionale. Tra i promotori vi fu il gran
vecchio Julius Kugy (quello dello
Schiller Verein) insieme a Marino
de Szombathely (dell’Università
Popolare), ma vi fu anche il super
nazionalista Guido Hermet. Numerosi i “nobili” (conte Segrè, Oberti
di Valnera, la Duchessa d’Aosta) ed
i professionisti in auge. Pieno appoggio fu assicurato dall’Istituto
Fascista di Cultura, dal Comune e
dalla Provincia di Trieste.
Nel corso degli anni, i vertici
della Società furono sempre riservati all’alta borghesia industriale
All’appello non mancarono
Alfred Cortot...
cista, ing. Nerio Benelli.
Caratteristica unica della Società dei Concerti fu, da sempre, l’orgoglioso “privatismo”, anche nell’ammissione dei soci che potevano accedervi solo se “presentati” da
altri autorevoli soci. In realtà una
“riserva privata” autofinanziata dai
soci stessi. Ciò non tanto per l’assenza di “finalità di lucro”, ma per
evitare intromissioni sgradite della “mano pubblica” che sarebbero
state inevitabili se la Società avesse
accettato pubblici finanziamenti.
In realtà, la Società dei Concerti ha realizzato ciò che l’antico
...Victor de Sabata...
“mecenate” si pagava in proprio,
utilizzando, per le sue programmazioni d’élite, i canoni dei soci i
quali, però, non ebbero mai voce in
capitolo nella scelta delle programmazioni.
I soci, del resto, accorrevano
numerosi dato che il solo fatto di
essere ammessi al possesso di quella “tessera sociale” rappresentava una “distinzione” ed uno status
simbol, ed apriva loro l’accesso ad
monotonia. Le rare inclusioni di
musiche del Novecento (e oltre) e
di interpreti emergenti, anche locali, sono sempre state elargite col
contagocce come una sgradita necessità, contribuendo alla cristalizzazione dei gusti d’un pubblico di
consolidati “benpensanti”.
Ovviamente la miopia di tale
prospettiva non poteva superare
l’ambito generazionale, sicché oggi
appare largamente superata negli
Accanto ai nomi più in vista
del concertismo internazionale,
le musiche e gli autori programmati
sono sempre stati maggioritariamente
legati al culto del passato
un ambiente “esclusivo” e di perciò interessi dell’attuale pubblico, una
stesso fonte di prestigio.
volta assottigliatosi quello originaAccanto ai nomi più in vista del rio per le ineludibili leggi di natura.
concertismo internazionale, le muQuale la sede
siche e gli autori programmati sono
sempre stati maggioritariamente
ottimale?
legati al culto del passato fino alla
Sin dalla sua prima stagione
pubblica, la Società dei Concerti
dovette affrontare il problema della sua sede operativa. Inizialmente fu ospitale al Ridotto del Teatro
Verdi, sala di medie proporzioni
anche se originariamente assai più
capiente di quanto lo sia oggi dopo
i recenti restauri. In base all’ineludibile legge della “domanda e dell’offerta”, la scarsa offerta di posti
fece impennare le domande di abbonamenti, sì da lasciare all’asciutto molti richiedenti, anche “raccomandatissimi”. Si tentò alla Sala
Massima (ex Circolo Artistico), ma
fu ancor peggio e si tornò al Ridotto. Nel 1954, la soluzione più felice
sembrò il neoedificato Teatro Nuovo di via Giustiniano, in breve precipitosamente demolito per far posto alla nuova sede RAI. Così non
rimase che l’ospitalità del Teatro
Verdi, un lunedì alla settimana per
...Arthur Rubinstein, e il resto
venti concerti annuali in media. Ciò
della “crema”
Tra i fondatori della Società dei Concerti fu pure l’organista,
commerciante ed alpinista Julius Kugy
comportò molti problemi, non ultimo quello di trovare un cavillo giuridico che permettesse ad un Teatro
“pubblico” di favorire un’iniziativa
orgogliosamente “privata” ad accesso esclusivo dei propri soci.
La schiaritura definitiva si ebbe
coll’acquisto ed il restauro del Politeama Rossetti da parte del presidente del Lloyd Adriatico. Avv.
Ugo Irneri e con la sua messa a disposizione della Società dei Concerti per le sue circa venti serate
concertistiche annuali. L’ampiezza
della sede consentiva di accontentare le richieste di abbonamento rimaste inevase e di acquisirne anche
molte altre nuove.
Ma proprio l’abbondanza dell’offerta segnò la diminuzione della
domanda, fatto per cui molti settori del teatro rimasero (e rimangono)
deserti, salvi che per avvenimenti
eccezionali per i quali… si ammorbidisce la ferrea disposizione dell’ingresso riservato ai soli soci.
Il fascino del “riservato” svanisce quando cadono i privilegi e
l’elitario s’ingaglioffa nel “popolare”.
Grande successo per la VI Edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra a Roma
Omaggio dei Wiener Philarmoniker per gli ottant’anni di papa Benedetto XVI
ROMA – Diffondere il grande repertorio della musica sacra di ogni tempo:
questo il progetto artistico del Festival
Internazionale di Musica e Arte Sacra
giunto, quest’anno, alla sua sesta edizione. Organizzato dalla Fondazione Pro
Musica e Arte Sacra, con il Patrocinio
del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati, della Presidenza del
Consiglio dei Ministri e del Ministero
per i Beni e le Attività culturali, questa
edizione del Festival è interamente dedicata all’80° genetliaco di Papa Benedetto XVI. Partner unico dell’evento Mercedes-Benz, unitamente ad un drappello di
sponsor tra cui spiccano Endesa Italia ed
il gruppo Crossover.
Teatro della manifestazione a Roma
dal 10 al 13 ottobre sono state le quattro
Basiliche patriarcali capitoline (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura)
che si sono aperte per quattro serate alla
magia della musica sacra offrendo un’indimenticabile esperienza musicale, artistica, culturale e spirituale.
Il 10 ottobre in San Pietro in prima
esecuzione italiana è stata eseguita la
Messa Tu es Petrus di Wolfgang Seifen,
autorevole compositore, organista e di-
rettore di coro tedesco. Tutti provenienti
dalla Germania anche gli interpreti della
Symphonisches Orchestre der Humboldt
Universitat, fondata nel 2003, insieme
all’Humboldt Studentische Philharmonie
e all’ Humboldt Philharmonischer Chor,
diretti da Costantin Alex.
La Missa Solemnis Tu es Petrus è
una composizione commissionata come
omaggio dei cattolici tedeschi per l’ottantesimo genetliaco di Papa Benedetto
XVI e la scelta di un così ampio organico
(coro, orchestra sinfonica e organo grande) esprime il carattere particolarmente
solenne della composizione che ha una
durata di 50 minuti e che contiene il testo completo dell’Ordinario della Messa
in latino.
L’inaugurazione è stata ripresa in diretta dal Centro Televisivo Vaticano e da
Radioavaticana.
L’ 11 ottobre il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra si è spostato
nella Basilica di San Paolo fuori le mura
con i Wiener Philarmoniker nella celebre Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. L’orchestra e il Coro dell’Accademia
di Santa Cecilia sono stati diretti da Daniele Gatti, con un eccezionale quartetto di voci soliste composto dal soprano
I Wiener Philarmoniker in San Paolo fuori le mura hanno eseguito il Requiem di Verdi
Per scrupolo di cronaca, non va
sottaciuto l’accomodamento al Circolo della Cultura e delle Arti (allora titolare del Ridotto del Teatro
Verdi) che si protrasse dal 1945 al
1958, sotto la direzione dell’ing.
Giorgio Negri, contemporaneamente direttore della Società dei
Concerti o della Sezione Musica
dello stesso C.C.A. In tale periodo l’attività musicale originale del
C.C.A. fu prevalentemente assorbita da quella della Società dei Concerti.
Azzardando
un bilancio
Un anniversario settantacinquennale (anno più, anno meno)
tenta ad azzardare un bilancio. Se
si guarda all’interminabile elenco
di nomi illustri che la Società dei
Concerti ha avuto il merito di portare al suo pubblico privilegiato, il bilancio non può essere che positivo:
impossibile scorgervi dei vuoti. Da
Carlo Zecchi a Horowitz, da de Sabata a Karajan, da Cortot a Rubinstein, da Gieseking a Michelangeli,
Politeama Rossetti, sede definitiva della Società dei Concerti
ai nostri Franco Gulli e Uto Ughi,
fino alle star più celebrate dell’oggi, nessuno manca all’appello. Indubbiamente un prestigioso catalogo che nulla ha da invidiare alle
organizzazione concertistiche internazionali di maggior pregio.
Ma di “suo” originale e distintivamente “triestino chi ha lanciato?
Ci occorre un solo nome, quello
del “Trio di Trieste”, unica originale scoperta di questa Società triestina; unico “nome” che vi celebrò il
suo debutto prima di diventare una
pietra di paragona a livello internazionale. Un complesso legato, fra
l’altro, da vincoli parentali col citato dirigente ing. Giorgio Negri;
il palcoscenico, quello del Ridotto del Verdi, allora “Sala del Littorio”.
Tutti gli altri big, sia stranieri
che i locali citati, vi furono applauditi quando la loro fama internazionale era già consolidata e già facevano parte dello “star system”.
Molto avara, questa Società anche con i nostri compositori sia storici che attuali, ai più fortunati dei
quali, al massimo, ha elargito qualche tacitante contentino.
Un patrimonio trascurato finora
(forse si attende l’ottantesimo anniversario) e di assoluta “nostranità” ed originalità che la S.d.C. può
vantare è la monumentale collana di programmi di sala compilati
per quarantotto anni dal M° Vito
Levi che restano la testimonianza
più valida dell’attività sociale. Andrebbero raccolti in volume e fatti conoscere ai posteri. Un tempo
non s’usavano; oggi sono divenuti
una consuetudine della quale pochi
si curano.
All’Auditorium del Museo
Revoltella, l’amarcord ufficiale
è stato autoreferenziale, come si
addice all’orgoglio dei pochi privilegiati rimasti e dei pochi nuovi
“acquisti” che però rappresentano
un ancor potente “salotto mediatico” con lo zampino in RAI, nei
giornali e nei Musei Comunali, fra
i quali quello Teatrale Carlo Schmidl ha programmato una mostra
ad hoc.
Niente male per un fenomeno
“di nicchia” e d’élite con ambizioni oligarchiche di indirizzo culturalmusicale di masse ed importanti sponsor. Ma senza massa di
seguaci.
La Missa Solemnis Tu es Petrus di Wolfgang
Seifen, eseguita in apertura del Festival
nella basilica vaticana è una composizione
commissionata come omaggio dei cattolici
tedeschi per l’ottantesimo genetliaco
di Papa Benedetto XVI
Fiorenza Cedolins, il mezzosoprano Dolora
Zaijack, il tenore Fabio Sartori ed il basso
Ferruccio Furlanetto.
Venerdì 12 ottobre il terzo concerto del
Festival Internazionale allestito presso la
Basilica di Santa Maria Maggior era dedicato alla musica sacra nella Milano del primo
Seicento: Nova Metamorfosi è il titolo dell’affascinante composizione che vuole sottolineare il processo di metamorfosi che muove i suoi passi dal 1565, anno in cui il Cardinale Carlo Borromeo, al tempo Arcivescovo
di Milano, decise di applicare i principi allora espressi dal Concilio: le Messe vanno eseguite in modo chiaro e alla giusta velocità;
il canto non è destinato solo a dare piacere
all’udito, ma soprattutto ad esporre le parole
in modo che tutte vengano comprese.
A Johann Sebastian Bach l’onore di chiudere la manifestazione - il 13 ottobre in San
Giovanni in Laterano - con la monumentale
Messa in si minore BWV 232, grandiosa ed
enigmatica opera del grande compositore tedesco da lui dedicata a Federico Augusto II,
duca di Sassonia e re di Polonia, sovrano di
fede cattolica. La Messa in si minore è stata
eseguita dal famoso complesso The Amsterdam Baroque Orchestra and Choir, diretti da
Ton Koopman.
I concerti hanno lo scopo di reperire fondi per i lavori di manutenzione dei beni culturali che in parte si trovano nelle stesse Basiliche dove hanno luogo i concerti.
Quest’anno il contributo della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra e della DaimlerChrysler andrà a favore dei lavori di recupero e di restauro di una delle più importanti
vestigia dell’antichità cristiana: il famoso
Mausoleo H o dei Valeri nella Basilica di
San Pietro, il più grande e lussuoso sepolcro
di età romana venuto alla luce durante gli
scavi archeologici in prossimità della tomba
di San Pietro, rinvenuto al livello più profondo della Basilica.
6 musica
Mercoledì, 31 ottobre 2007
MUSICA SACRA Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda
Requiem, o l’angoscia dell’ultraterreno
a cura di Patrizia
Venucci Merdžo
rispettivamente i pareri di Heinz
Becker ed Ernest Newman a proposito del Requiem di Brahmas
composto nel 1866-67 come atto
di memoria e suffragio per la morte della madre.
Completato nel 1868, è un
lavoro sinfonico corale polifonico concepito essenzialmente per
le rappresentazioni concertistiche
che nulla ha che vedere con la
Messa pro defunctis della liturgia
cattolica. Brahms infatti egli stesso compose un libretto scegliendo
minuziosamente tra i testi della
Bibbia in tedesco, nella versione
di Martin Lutero nella tendenza al
patriottismo, più o meno manifesta, che caratterizzava quasi tutti i
compositori della stagione romantica. Il tono specificamente placato, fiducioso, raccolto e consolante
è chiaramente percepibile fin dalle
prime battute dell’opera. Ogni fremito di drammatismo, come ogni
amarezza sono assenti per cui
l’andamento risulta piuttosto uniforme con linguaggio che fa riaffiorare le care grandezze (polifoniche) di Bach e di Haendel.
D
a tempi immemori l’idea
della Morte, dell’Aldilà, del
Destino Ultimo dell’uomo
è stato motivo di inquietutine per
l’animo umano. Non vi è società
o cultura a noi nota che intorno a
questi quesiti non abbia estrinsecato le proprie ansie anche in termini
di arte, di pensiero, di tradizioni, di
cultura, ma soprattutto di religione.
I riti funebri, nel corso della storia
umana, legati all’ultimo viaggio
sono argomento vastissimo ed articolato, per cui noi ci limiteremo
al nostro “immediato passato”, alla
religione del Vecchio Continente
che coincide con il cristianesimo;
nell’ambito del quale i concetti di
male-bene, peccato-colpa-espiazione, vita o morte eterna, giudizio
ultimo, sono momenti cardine del
suo insegnamento.
La più nota espressione della
liturgia musicale della Chiesa cattolica connessa al Trapasso è senza dubbio il requiem, la Messa da
Requiem che si celebra in memoria
del defunto.
Il requiem può essere anche utilizzato come servizio funebre, in
particolare nel caso di funerali solenni; c’è anche l’uso di eseguirla
come parte della liturgia nel giorno
dei Defunti, che vengono commemorati il 2 novembre.
Tra sacro e profano
Le prime origini
Il requiem è una composizione
musicale che utilizza anche gli inni
propri dei riti cattolici (o altro cerimoniale religioso) con una trama
musicale. Nella messa esequiale i
testi sono sempre fissi. Si tratta di
testi drammatici nella loro rappresentatività e, in quanto tali, hanno
attirato l’attenzione e ispirato non
pochi compositori.
L’uso, molto popolare, della
parola requiem deriva dalle parole iniziali dell’Introito: “Requiem
aeternam dona eis, Domine, et lux
perpetua luceat eis.” (“L’eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.”) Il rito
delle esequie nella liturgia cattolica
differisce dalla messa di tutti i giorni anche perché vengono omessi alcuni inni, mentre altri come il
Dies irae vengono aggiunti.
I testi del messale romano, sono
i seguenti: Introito, Kyrie eleison,
Tratto, Sequenza, Offertorio, Sanctus e Benedictus, Agnus Dei e
Communio.
L’evoluzione
nel tempo
Per molti secoli i testi del requiem venivano cantati su melodie
gregoriane. La prima impostazione polifonica viene generalmente
attribuita al compositore Johannes
Ockeghem, intorno al 1460 mentre il requiem di Antoine Brumel,
datato intorno al 1500, è il primo
che comprende il Dies irae.
Molte delle versioni rinascimentali venivano eseguite senza
strumenti musicali, di solito con il
canto a cappella, mentre a partire
dal XVII secolo i compositori preferirono sempre più spesso l’uso di
strumenti per accompagnare il coro,
includendo anche voci soliste. Si registrano sovente delle modifiche tra
le varie composizioni su quali parti
dei testi liturgici sono musicate.
I requiem da concerto
A partire dal XVIII secolo e per
buona parte del secolo successivo,
Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis
furono in molti tra i compositori
coloro che scrissero dei veri e propri concerti da Requiem, dal momento che l’organico richiesto era
notevole, o la durata troppo estesa.
Ciò non rendeva possibile l’esecuzione di tali opere in una cerimonia
funebre; i requiem di Gossec, Berlioz, Verdi, e Dvoøák sono in pratica dei concerti drammatici, resi in
forma di oratori. Una contro-reazione a questa tendenza fu iniziata
dal movimento ceciliano, che raccomandava di limitare il requiem
ad un sobrio accompagnamento a
musiche di carattere liturgico evitando l’utilizzo di voci soliste di
tipo operistico.
Nelle confessioni
non cattoliche
Il termine requiem è utilizzato
anche per indicare composizioni
sacre che utilizzano testi religiosi appropriati per un rito funebre,
o per designare composizioni per
liturgie diverse da quella cattolica.
Tra i primi esempi di questo tipo ci
sono i requiem tedeschi composti
nel XVII secolo da Schütz e Praetorius, adattamenti del requiem cattolico alla liturgia luterana, che fornirono ispirazione al Requiem tedesco di Brahms.
I requiem non cattolici includono: requiem tedeschi, requiem
inglesi, Kaddish ebraici, Greco ortodossi, Panikhidia per i russi ortodossi
Il Book of Common Prayer
(“Libro della preghiera comune”)
degli Anglicani contiene sette testi
che insieme costituiscono il mate-
riale per le orazioni per il servizio
funebre; molti compositori hanno
arrangiato della musica su questi
testi, tra questi Thomas Morley,
Orlando Gibbons ed Henry Purcell.
Le diverse tensioni
nel Novecento
Il Requiem si è evoluto verso
nuove e diverse direzioni. Il genere del requiem di guerra è probabilmente il più alto e comprende
alcune composizioni dedicate alla
memoria delle persone morte in
tempo di guerra. Sempre più spesso il requiem include delle liriche
di carattere non liturgico, includendo ad esempio poesie di pacifisti,
come nel caso del War Requiem
di Benjamin Britten che giustappone il testo in latino con la poesia
di Wilfred Owen. I diversi requiem
incentrati sull’olocausto possono
essere considerati all’interno di
questo genere.
Infine, lo sviluppo del requiem
di carattere squisitamente secolare, scritto per l’esecuzione pubblica
senza specifica osservanza religiosa. Alcuni compositori hanno anche
scritto delle opere esclusivamente
strumentali che portano il titolo di
requiem, come ad esempio la Sinfonia da Requiem di Britten. L’ultima composizione di Igor Stravisnsky furono i Requiem Canticles
espressi in un linguaggio dodecafonico fortemente personalizzato.
Duemila e un requiem
Tra gli autori dei circa duemila requiem composti dal rina-
scimento ad oggi ricorderemo
quelli di Giovanni Francesco
Anerio, Heinrich Ignaz Franz
von Biber, Manuel Cardoso,
Marc-Antoine
Charpentier,
Guillaume Dufay (perduto), Orlande de Lassus, Claudio Monteverdi (perduto),
Johannes Ockeghem, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Tomás
Luis de Victoria. Nel periodo classico si distinsero i Requiem di
Luigi Cherubini, Michael Haydn,
Antonio Salieri, Mozart: Messa
di Requiem K 626; per continuare con i Requiem romantici più
noti di
Hector Berlioz “Grand office des morts” per tenore, coro e
orchestra op. 5, Anton Bruckner,
Antonín Dvoøák, Gabriel Fauré, Charles Gounod, Franz Liszt
“Graner messe”, Robert Schumann “Requiem fur Mignon”,
Giuseppe Verdi “Messa di requiem”, Gaetano Donizetti; e ancora Britten, Penderecki, Perosi, Pizzetti. I requiem tedeschi di
Schubert e Brahms.
La sublime tenerezza
brahmsiana
“Il Requiem tedesco non è
solo, indiscutibilmente, la più importante composizione vocale di
Brahms, ma è anche l’opera centrale del suo percorso artistico,
quella che gli fece compiere, nel
1868, un passo avanti decisivo” e
ancora:”... rivela una tenerezza da
gigante, sicché in tutta la produzione brahmsiana non vi son forse pagine più belle di queste” sono
Un grande musicologo italiano
ritiene che la musica religiosa non
sarebbe di facile ascolto in quanto
essa eliminerebbe da se stessa larga
parte delle esperienze, conoscenze
e realtà quotidiane. “Nella musica
religiosa veramente tale e superiore, l’elemento simbolico, rappresentantivo e allusivo è ancora più
scarso che nella musica strumentale. Essa non è né interpretazione né
invenzione; perché contempla un
oggetto per se stesso ignoto, mentre
in pari tempo non è libera da codesta contemplazione” e aggiunge in
riferimento all’Ottocento (e dopo)
che certi Requiem sono il riflesso
di un’epoca sprovvista di effettivo
spirito religioso e piuttosto insensibile alla purezza di linguaggio
artistico, riferendosi in particolare
alla grandiosa Messa da Requiem
di Verdi, tutta percorsa da una terribilità michelangiolesca (chi non è
stato preso da brividi di raccapriccio ascoltando l’apocalittico Dies
Irae?); con il suo vigoroso plasticismo, le suggestive e terrificanti
immagini del Giudizio Ultimo, le
melodie celesti e immateriali del
Agnus Dei, del Recordare Domine pie Jesu, la grandiosità laudativa e precipitante del Sanctus.... Verissimo che questo Requiem è stato scritto con lo spirito e gli effetti
di una delle sue opere liriche, ma,
d’altra parte è innegabile che queste pagine scuotano profondamente, che facciano “preoccupare” ed
impensierire l’ascoltatore e lascino
trapelare ad ogni passo una religiosità vissuta in maniera tutta umana,
tutta “laica”. Cioè il dogma teologico ha ceduto il passo all’angoscia
esistenziale, ai terrori primordiali e
intimamente insiti nell’uomo.
In base alla nostra esperienza
diretta, possiamo affermare invece
che la musica religiosa, si tratti di
gregoriano, di brani rinascimentali o ottocenteschi (escluderemmo i
brani sacri di Rossini, quasi operettistici) colpisca molto il pubblico contemporaneo, si tratti pure
del più eterogeneo.
Sarà che l’anelito allo spirituale dell’uomo, come afferma Agostrino, sia davvero insopprimibile
e che l’uomo moderno affogato
nella “spazzatura” fino al collo,
sia teso spasmodicamente ad una
boccata di aria pura (alternativa
un totale e tragico ripiego su se
stesso)?
musica 7
Mercoledì, 31 ottobre 2007
L’EVENTO Giornata del canto corale all’insegna dell’amicizia e dell’internazionalità
Quando il canto significa crescere
nella gioia
FIUME – È stata celebrata all’insegna della gioventù, della letizia e dell’incontro internazionale
la Giornata del canto corale, che ricorre il 9 di ottobre.
Si sono dati convegno nel teatro della Filodrammatica dinanzi
ad un pubblico di giovanissimi, il
Coro giovanile “Josip Kaplan” che
porta appunto il nome del noto ed
apprezzato pedagogo e compositore lauranese, la compagine corale
“Lira” diretti dalla maestra Doris
Kovačević ed il Coro giovanile
tedesco “Niederelberter Dorfspatzen” di Niederelbert istruiti dal
maestro Walter Frink. Un’evento
di alto gradimento che ha vivamente coinvolto i tanti giovani presenti in sala.
L’esecuzione del coro “Josip
Kaplan” è stata caratterizzata da
un agire disciplinato, affiatato ed
attento a rilevare in maniera flessi-
Il coro giovanile “Josip Kaplan” diretto la Doris Kovačić
pedagogico musicale sistematico all’insegna della letizia che ha il suo
inizio molto presto, in pratica dalla
prima classe elementare in poi. Il repertorio della compagine molto articolato comprende pure brani di musica sacra, classica swing, pop, leg-
L’esecuzione del coro ospite Niederelberter Dorfspatzen
In sala un pubblico
giovanissimo
bile la vasta gamma espressiva insita nei brani di Kaplan, Ronjgov,
Bateson, dei Beatles, dei spirituals
e della leggera. Ricorderemo che il
coro nonostante la recente fondazione (2006) vanta una repertorio
variegato, uscite all’estero (Praga)
e tutta una serie di partecipazioni
alle massime manifestazioni canore regionali ed a concerti benefici.
Ha ottimamente figurato in tutti
isensi pure il coro “Lira” con brani
di Kaplan, Zlatić, Mayfield e Yong.
La compagine attiva da più di dieci
anni coltiva sia un repertorio clas-
sico, che popolare come pure lo
Spiritual. Vanta tantissimi concerti
tra i quali numerosi in Italia, Slovenia e nella Repubblica Ceca.
E’ stato un vero piacere per gli
occhi e per l’udito assistere all’esecuzione del Coro giovanile Niederelberter Gorfspatzen che raccoglie cantori dagli otto ai diciannove anni e che per l’occasione si è
cimentato in un programma vario
che spaziava dal folk allo spiritual.
La coesione ed assieme la spontaneità dei giovani cantori ospiti sono
segno inequivocabile di un lavoro
Il canto corale rappresenta una
preziosa risorsa non solo a livello
di acculturazione musicale, ma pure
di socializzazione, di creatività, di
esperienze nuove e quindi di crescita e formazione di tutta la personalità del giovane.
Il canto corale rappresenta una
preziosa risorsa non solo a livello
di acculturazione musicale,
ma pure di socializzazione,
di creatività, di esperienze nuove
e quindi di crescita e formazione
di tutta la personalità del giovane
gera. Il coro si è esibito in tantissime
città della Germania come pure in
Francia, Belgio, USA ed ha realizzato un CD come pure registrazioni
televisive e radiofoniche.
In quest’occasione il coro tedesco ha formalmente invitato il coro
giovanile “Josip Kaplan” nella loro
cittadina in Germania per dar seguito ad una collaborazione musicale
come pure all’amicizia.
Offriamo ai nostri ragazzi spesso così disorientati e soli in
un mondo tanto complesso quanto vuoto e poco affidabile - la possibilità di stare insieme e di crescere in un atmosfera costruttiva
e gioiosa.
Il concerto corale è stato patrocinato dalla municipalità e dall’Ufficio Turistico di Fiume.
Patrizia Venucci Merdžo
giro-giro tondo quanto canta e suona il mondo
Beethoven integrale alla Fenice di Venezia
VENEZIA – La Stagione sinfonica
2007-2008 del Teatro La Scala comprenderà 15 concerti articolati intorno a due
idee principali: l’integrale delle nove sinfonie di Beethoven e un approfondimento
del grande repertorio sinfonico tedesco a
cavallo fra Otto e Novecento, da Mendelssohn, Wagner, Brahms e Bruckner a Mahler, Strauss e Schoenberg. Eliahu Inbal,
nuovo direttore musicale della Fondazione Teatro La Fenice, dirigerà cinque delle
nove sinfonie di Beethoven e di un ciclo
Mahler che, iniziato lo scorso anno con la
Prima Sinfonia, prosegue quest’anno con
la Terza e la Quinta.
I Wesendonck-Lieder diretti da Inbal
e i brani sinfonici della Götterdämmerung diretti da Jeffrey Tate costituiranno
in collaborazione con l’Associazione Richard Wagner di Venezia il contributo della stagione 2007-2008 nel 125° anniversario della morte del compositore tedesco, in
attesa del completamento, nel corso delle
prossime stagioni, dell’integrale del Ring
iniziata nel 2006. La Settima Sinfonia di
Bruckner sarà diretta da Myung-Whun
Chung mentre Kurt Masur proseguirà con
la Prima e la Quinta il ciclo delle sinfonie
di Mendelssohn iniziato nell’aprile del
2006; inoltre con la Sinfonia n. 11 Dmitrij
Kitajenko continuerà il ciclo Šostakovič
iniziato nel 2005.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro La
Fenice si alterneranno direttori di gran-
de valore: oltre a Eliahu Inbal, torneranno a Venezia Ottavio Dantone, Dmitrij
Kitajenko, Yuri Temirkanov, Andrey Boreyko, Jeffrey Tate e Kurt Masur. Debutteranno alla Fenice Yutaka Sado e James
Conlon.
Fra i progetti speciali, il concerto di Alfred Brendel in occasione del conferimento del Premio Una vita nella musica il 28
settembre 2007; la XXIV edizione del Premio Venezia, concorso pianistico nazionale organizzato in collaborazione con la
Fondazione Amici della Fenice dal 20 al
25 novembre 2007; il Concerto di Natale
diretto da Ottavio Dantone in Basilica di
San Marco il 21 dicembre 2007 in collaborazione con la Procuratoria di San Marco;
un concerto sinfonico straordinario con la
Settima Sinfonia di Anton Bruckner diretta
da Myung-Whun Chung al Teatro La Fenice il 22 dicembre 2007; il Concerto di
Capodanno diretto da Roberto Abbado in
collaborazione con Rai Uno, Rai Trade e
Arte; gli spettacoli per il Carnevale (dal 26
gennaio al 5 febbraio 2008) che comprenderanno un’opera (La rondine di Giacomo
Puccini), uno spettacolo di danza (Juncá
della Compañia Mercedes Ruiz) e
il gran ballo in maschera della Cavalchina
il sabato grasso; i Concerti in Conservatorio; la rassegna «Giovani voci in Europa»
con i migliori allievi delle principali accademie di canto europee dal 7 aprile all’8
giugno 2008.
Tristano e Isotta per una stagione in grande stile
MILANO – Va verso le esigenze di
un pubblico sempre più internazionale
ed eterogeneo la stagione 2007-2008 del
Teatro alla Scala, che vedrà protagonisti
i grandi nomi della lirica, della musica
sinfonica e del balletto.
La Stagione dell’opera si aprirà come
sempre il 7 dicembre e quest’anno vedrà la grande interpretazione del Tristan
und Isolde di Richard Wagner, diretto
da Daniel Barenboim per la regia di Patrice Chèreau, con Ian Storey nei panni
di Tristan e Waltraud Meier in quelli di
Isolde.
Tra i nomi degli autori italiani spicca
Puccini, con La bohème diretta da Gustavo Dudamel per la regia di Franco
Zeffirelli e il trittico formato da Il tabarro, Suor Angelica con il soprano Barbara
Frittoli e Gianni Schicchi con la regia di
Luca Ronconi.
Seguiranno altri titoli classici come
la Maria Stuarda di Donizzetti, le Nozze di Figaro di Mozart con la regia di
Strehler, e la Vedova Allegra di Lehar,
diretta da Asher Fisch per la regia di Pier
Luigi Pizzi, il Machbeth di Verdi diretto
da Kazushi Ono con la regia di Graham
Vick e l’Andrea Chenier di Giordano.
Ci saranno anche titoli meno conosciuti dal grande pubblico ma apprezzati dagli appassionati di musica come il
Wozzeck di Berg, Il prigioniero di Dal-
lapiccola, Il Castello del Duca Barbablù
di Bartok, Il giocatore di Prokof’ev, il
Cyrano de Bergerac di Alfano, 1984 di
Maazel tratto dal noto libro di Orwell.
Roberto Bolle e Massimo Murru saranno ancora una volta protagonisti nella Stagione di Balletto che comincia a
dicembre con il Lago dei Cigni con la
coreografia di Vladimir Bourmeister, e
continuerà con il Gala Cajkovskij che
metterà insieme estratti dai balletti dell’autore russo, Romeo e Giulietta con la
coreografia di Kenneth MacMillan, Mediterranea con la coreografia di Mauro
Bigonzetti, la Serata Petit e La Dame
aux camelias con coreografia e regia di
John Neumeier e musiche di Chopin.
Riccardo Chailly e di Jeffrey Tate saranno ancora alla guida della Filamornica che interpreterà una Stagione Sinfonica che risuonerà delle note dei grandi
autori dell’Ottocento e del Novecento,
da Mendelssohn a Bizet, da RimskijKorsakov a Stravinskij.
In programma anche recital di canto,
l’integrale delle sonate per pianoforte di
Beethoven interpretate da Barenboim,
serate speciali e numerosi altri appuntamenti, tra cui quattro concerti straordinari e di altre istituzioni musicali italiane ospiti, che vedranno tra l’altro il ricordo di Arturo Toscanini a cinquant’anni dalla morte.
8 musica
Mercoledì, 31 ottobre 2007
DISCOGRAFIA Rock, blues e un pizzico di folk il linguaggio di Kreslina
Sempre sé stesso, sempre nuovo
Q
ualcuno lo ha paragonato
a Bob Dylan e altri a Fabrizio De André per la sua
poetica sensibilità e la sottile ironia, ma Vlado Kreslin continua
ad assomigliare sempre di più a sé
stesso. Lo ribadisce con il suo ultimo CD intitolato “Cesta” (La stra-
La copertina del nuovo CD “Cesta”
L’ultimo CD sfornato contieda) che va a completare provvisoriamente un’impressionante colle- ne sedici brani di cui la metà aszione di documenti audio, video e solutamente inediti, proposti in
cartacei. È tornato alla carica con anteprima solo nei concerti che
un album in cui ritorna il calore,
la semplicità e una dolce malinconia che rende desiderabili anche le
umide, fredde e nebbiose giornate
del Prekmurje, probabilmente la
prima immagine che Kreslin vide
nel tardo autunno del 1953 quando nacque in quest’area della provincia slovena. Da allora ha scritto, composto e interpretato canzoni per almeno tre generazioni, e
non solo di sloveni. Anche oggi
ama sconfinare e dovunque vada
è accolto con affetto grazie al suo
linguaggio universale condito soltanto da quel po’ di musica etnica.
Tutto il resto è rock, o blues, o entrambe le cose.
QUIZ chissà chi lo sa?
1. Nel musical americano
“The Sound of Music” (Tutti insieme appassionatamente)
del 1965, nel ruolo principale di Maria troviamo l’attrice e
cantante...
a) Olivia Newton John
b) Julie Andrews
c) Barbra Streisand
2. Come si intitola il film nel
quale l’attrice australiana Nicole Kidman mette in mostra anche le sue doti vocali?
a) Moulin Rouge
b) Chicago
c) Dreamgirls
3. A più di quindici anni dalla morte, avvenuta nel 1991, del
leggendario vocalist Freddie
Mercury, il gruppo britannico
Queen ha ripreso di recente l’attività concertistica. A prendere il posto dell’indimenticabile
Freddie è stato il rinomato cantante dei complessi Free e Bad
Company...
a) Paul Young
b) Paul Rodgers
c) Paul McCartney
4. Il gruppo etno-jazz di Tamara Obrovac, Transhistria Ensemble, ha da poco modificato il
proprio nome. Ora si chiama...
a) Transhistria Electric
b) Transhistria Dynamic
c) Transhistria Atmospheric
nella storia della musica francese, autore, tra l’altro, dell’incantevole poema sinfonico “Il pomeriggio di un fauno”...
a) Maurice Ravel
b) Claude Debussy
c) Gabriel Fauré
7. Il compositore sovietico
Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
è l’autore di un’opera satirica
composta nel 1928, che porta il
curioso titolo...
a) L’occhio
b) Il braccio
c) Il naso
8. Una delle opere comiche
più popolari nella storia della musica, “Il barbiere di Siviglia”, fu composta da Gioacchino Rossini nel 1816. Il giovane compositore, noto per la
rapidità con la quale componeva, completò l’intera opera in
sole...
a) due settimane
b) tre settimane
c) quattro settimane
9. Sigismond Thalberg
(1812-1871), pianista svizzero di grande fama, fu all’epoca l’unico a poter competere
con il carisma e il brillante virtuosismo del grande pianista e
compositore ungherese, il quale inaugurò la figura del concertista...
a) Frédéric Chopin
b) Franz Liszt
c) Robert Schumann
Nel suo ultimo
CD «Cesta»
Vlado Kreslin
ripropone dei
canti partigiani,
interpretati a
modo suo, in
italiano, e così
«Bella ciao»
diventa una sorta
di danza tzigana
Kreslin ha tenuto la scorsa estate. Dai primi anni 80, quando ha
cominciato seriamente a presentarsi sulla scena musicale, il
cantautore non ha cambiato strada. È cambiato, semmai, il suono che esce raffinato e perfetto
dallo studio di registrazione. I
suoi fan lo preferiscono dal vivo
quando il tutto appare più sincero. Il nuovo disco è comunque
un ottimo modo per conoscere il
cantautore sloveno, per poi veni-
5. Il compositore tedesco
Johannes Brahms (1833-1897),
uno degli ultimi grandi romantici, non ha mai scritto una...
a) sinfonia
b) cantata
c) opera
6. I poeti francesi Paul Verlaine e Stephane Mallarmé, appartenenti alla corrente del simbolismo, esercitarono una notevole influenza sulla musica di
uno dei maggiori compositori
re coinvolti in un’esibizione dal
vivo in cui Kreslin sprigiona tutta la sua energia, il buon umore
e, quando serve, la malinconia.
Come gli è capitato di fare anche in passato, Vlado Kreslin ripropone dei canti partigiani, in-
terpretati a modo suo, in italiano. “Bella ciao” diventa così una
sorta di danza tzigana seguita
da un’esecuzione della “Brigata
Garibaldi” in italiano e francese
assieme agli Zuf de Žur.
Lucio Vidotto
aneddoti... curiosità
STRAVINSKY
“La musica di Le Sacre du
Printemps oltrepassa ogni descrizione verbale. Dire che è un suono orrendo è un eufemismo. Vi si
può certamente riconoscere un ritmo incitante. Ma in pratica non ha
nessuna relazione con la musica
come la maggior parte di noi la
considera.” (dalla recensione del
Musical Times, Londra, 1 agosto 1913)
celeberrimo clavicembalista Gustav Leonhardt.
The silence before Bach, pellicola del 2007, del regista Pere
Portabella.
Il regista Pier Paolo Pasolini
(1922-1975) utilizzó la Passione secondo Matteo come colonna
sonora in due famose sue opere:
Accattone e Il Vangelo secondo
Matteo.
DISCENDENZE
E ASTRONOMIE
BACHIANE
Tra i discendenti di Johann
Sebastian Bach vi è anche il noto
scrittore americano Richard Bach,
autore de Il gabbiano Jonathan Livingston.
A Johann Sebastian Bach è stato intitolato il cratere Bach, sulla
superficie di Mercurio.
Alla figura di Johann Sebastian
Bach è stato dedicato l’asteroide
1814 Bach.
Bach non è mai uscito dalla
Germania.
BACH E IL CINEMA
Nei seguenti film si tratta la
figura del celeberrimo compositore:”Cronaca di Anna Magdalena
Bach” che è un film biografico su
J. S. Bach del 1967, in cui il grande compositore è interpretato dal
Tamara Obrovac
Vlado Kreslin in concerto ad Abbazia
Richard Bach
BEETHOVEN
“Dal tubare della colomba allo
scrosciare della tempesta, dall’impiego sottile dei sagaci artifici al
tremendo limite in cui la cultura
si perde nel tumultuante caos della natura, egli ovunque è passato,
tutto ha sentito. Chi verrà dopo
di lui non continuerà, dovrà rico-
minciare, perché questo precursore ha condotto l’opera sua fino agli
estremi confini dell’arte.”
(Franz Grillparzer, orazione
funebre, 29 marzo 1827 )
HAENDEL
E SCARLATTI
A Roma, nel 1708, Händel tenne una memorabile competizione
musicale contro il coetaneo Domenico Scarlatti alla presenza del
cardinale Ottoboni,nella residenza di quest’ultimo, a Palazzo della Cancelleria. Mentre il loro confronto al clavicembalo finì con un
sostanziale pareggio, la superiorità di Händel all’organo fu chiara
a tutti.
--------Da giovane, pare che Händel
fosse bellissimo: era alto, snello,
biondo e con gli occhi azzurri.
Händel fu sempre molto riservato, era intelligente e aveva un’ottima cultura generale
(parlava correttamente tedesco,
la sua lingua madre, francese,
inglese e italiano). Secondo le
testimonianze dell’epoca, era un
buon conversatore, e, in gioventù, amava le battute e aveva uno
spiccato senso dell’humour.
Più tardi soffrì di obesità, depressione e miopia fino a perdere
completamente la vista in seguito
ad una disgraziata operazione.
Sigismond Thalberg
Anno III / n. 6 31 ottobre 2007
10. Alexander Borodin
(1834-1887), compositore russo
e membro del “Gruppo dei cinque”, fu di professione...
a) dottore in chimica
b) professore di storia
c) ufficiale d’esercito
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: MUSICA
Redattore esecutivo: Patrizia Venucci Merdžo / Impaginazione: Saša Dubravčić
Collaboratori: Eleonora Brezovečki, Helena Labus, Fabio Vidali e Lucio Vidotto
Foto: Lucio Vidotto, Patrizia Venucci Merdžo e Goran Žiković
Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT n.1868
del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.
Soluzioni: 1. b), 2. a), 3. b), 4. a), 5. c), 6. b), 7. c), 8. a), 9. b), 10. a).