31.10.2007 - La voce del popolo
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31.10.2007 - La voce del popolo
DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww & Gaudeamus cum pueri simphonici il pentagramma musica An no 7 III • 200 e r n. 6 • b Mercoledì, 31 otto di Patrizia Venucci Merdžo Gentilissimi, in questo dolce autunno ottobrino, miracolosa sinfonia di colori-luci ed ombre, è successo il miracolo! In città di San Vito, dopo anni di carestia e digiuno è accaduta la primavera… musicale! Dunque; dieci spettacoli lirici (la metà di quelli che si davano nell’arco di tutta una stagione negli ultimi quattro anni), due concerti sinfonici, due concerti da camera più un corollario di eventi minori. Mai perdere la virtù della speranza! Il bello è che i giovani in questo ottobre l’hanno quasi fatta da padrone! Intanto il concerto al Fenice della stupenda Orchestra sinfonica giovanile della Westfalia-Reno settentrionale (vivaio della Filarmonica di Berlino e di altre importanti orchestre europee); poscia, l’ammirevole concerto del Quartetto d’archi dell’Accademia di Musica di Zagabria con alcune delle più raffinate e alte pagine dell’Ottocento cameristico (alla CI!); infine la strepitosa serata con i giovani concertisti accompagnati dai Solisti Zagabresi al Palazzo del Governo. Una crema musicale giovane che nulla ha da invidiare a quella degli altri paesi europei. Anzi. Altro motivo di viva soddisfazione è il prossimo allestimento all’Ivan de Zajc – per la prima volta, sulla scia delle politiche educative dei grandi teatri – del- l’opera per l’infanzia “L’ape Maja” di quel mago della fantasia che è Bruno Bjelinski. Ciò segna l’inizio di un dialogo musicale con i più piccini per far comprendere loro come i sentimenti e le circostanze della vita possano essere espressi (inducendo alla riflessione e risvegliando canali interiori sopiti) con i suoni e con la voce. Va rilevato che il lavoro educativo nei confronti dei giovani di molti ed importanti teatri europei (Vienna, Milano, Strasburgo, Regio di Parma…), rappresenta una costante nella loro politica di programmazione tanto da dedicare agli spettatori giovani cicli lirici e sinfonici appositamente pensati per loro. Particolarmente interessante è l’iniziativa (edizione quarta) promossa dall’Ateneo Roma Tre, tesa a diffondere la cultura musicale ed a dare spazio ai giovani musicisti di talento. Il progetto, inaugurato nei giorni scorsi, consiste in una stagione di quindici concerti da camera e sinfonici gratuiti che si terranno presso il Teatro Palladium e l’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università romana, che da due anni dispone pure di un’orchestra propria. Iniziativa di divulgazione musicale non certo unica in un paese come l’Italia, che comunque finora, ha fatto troppo poco per dire ai giovani: “Guardate, c’è an- che la Grande Musica”. Estremamente interessato al dialogo con i ragazzi – e non è il solo dei grandi musicisti d’oggi – è pure Uto Ughi che durante i concerti, microfono alla mano, spiega al pubblico la musica (recentissimo il suo recital al Petruzzelli di Bari). “I giovani hanno bisogno di artisti che comunichino bene con loro e sappiano risvegliare il loro interesse per la musica classica. Oggi che la televisione ha reso tutto più banale e più frivolo bisogna conquistare i giovani con la simpatia umana e… svelare i misteri delle partiture”, ha dichiarato il grande violinista italiano. Ma veniamo a Papa Benedetto XVI. A volte mi chiedo se questo pontefix teologo-musicista rimarrà nella storia più per il suo sistematico e audace confronto, analisi, ribaltamento e rilettura in chiave cristiana di tutti i quesiti e problemi più gravi e scottanti dell’uomo e del nostro tempo, oppure per la promozione della musica sacra (e direi “semiriforma” della musica liturgica) che Egli involontariamente sta compiendo. Dove va non sono che musiche e canti da Settimo Cielo. Il mese scorso a Vienna alla cattedrale di S. Stefano lo hanno accolto “come un Papa”; Haydn, Bruckner ecc. con un’orchestra, un coro, un’interpretazione stile “non plus ultra”. Indi alla Konzer- thaus, Mozart. Ed Egli che si crogiolava. Al Festival di Musica ed Arte Sacra ottobrino a Roma Gli hanno dedicato tre dei quattro concerti e composto appositamente la messa “Tu es Petrus”. Sabato scorso Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI ha assistito alla IX sinfonia di Beethoven con l’Orchestra Sinfonica e il Coro della Radio Bavarese. “Il travolgente sentimento di gioia trasformato qui in musica - ha spiegato il Pontefice - non è qualcosa di leggero e di superficiale: è un sentimento conquistato con fatica, superando il vuoto interno di chi dalla sordità era stato spinto nell’isolamento; le quinte vuote all’inizio del primo movimento e l’irrompere ripetuto di un’atmosfera cupa ne sono l’espressione. La IX sinfonia è un capolavoro imponente che appartiene al patrimonio universale dell’umanità e suscita sempre di nuovo la mia meraviglia”. A proposito dell’eccelsa esecuzione ha sottolineato che essa “riecheggerà ancora per molto tempo nel mio intimo e mi resterà nella memoria come un regalo particolare”. A volte quando tiene Messa mi viene il sospetto che quasi quasi Gli venga la voglia di scappare in Cantoria; scommetto che ha provato tutti e quattro (cinque?) gli organi di S. Pietro. Magari di nascosto. Pontificalmente Vostra 2 musica Mercoledì, 31 ottobre 2007 IL PERSONAGGIO I primi sessant’anni della feconda ed intensa attività del Coro della SAC L’effervescente e antica tradizione c di Eleonora Brezovečki ROVIGNO – Rovigno è nota come città musicale per antonomasia. Un fatto certamente dovuto alle sue particolari tradizioni, il cui richiamo è prettamente di stri della “Marco Garbin”, società artistico culturale che oggi opera in seno alla Comunità degli Italiani della Città di Rovigno. Una formazione corale nata nella Le «bitinade» e le «arie da nuoto», sono antichi canti a tre voci quest’ultimi, da eseguire sottovoce a mo’ di serenata sotto i balconi delle innamorate, mentre le «arie da cuntrada» venivano cantate dalle donne lungo le calli, sui portoni di casa o nelle tante piazzette della Rovigno storica carattere vocale. Una particolarità sviluppatasi nei secoli e che per i rovignesi è stata una forma di essere. Un canto inizialmente sviluppatosi lungo le calli, sulle rive, sulle barche, negli spacci, dove soprattutto si forgiavano i cantori di “bitinade” e “arie da nuoto”, canti a tre voci quest’ultimi, da eseguire sottovoce, alle volte pianissimo, a mo’ di serenata sotto i balconi delle innamorate, mentre le “arie da cuntrada” venivano cantate dalle donne mentre lungo le calli, sui portoni di casa o nelle tante piazzette della Rovigno storica mentre si dedicavano al ricamo, al cucito o al Resistenza e che diventa società artistico culturale nel dopoguerra del secondo conflitto mondiale. Prestigioso anniversario La SAC “Marco Garbin”, infatti, quest’anno festeggia i sui sessant’anni di attività. Il suo atto di costituzione risale al 13 dicembre 1947, e si tratta di una società attraverso la quale sono passate generazioni e generazioni di attivisti. Attualmente consta strutturalmente di un coro femminile, uno maschile, che assieme, sempre per la direzione del maestro Il coretto “Batanola” diretto da Vlado Benussi centrale avrà luogo nel prossimo mese di dicembre, con la partecipazione sia degli attivisti attuali che quelli che il loro contributo l’hanno dato in passato. L’importante ruolo sociale del coro della Comunità Oltre agli impegni abituali in calendario, che coinvolgono la SAC sia a livello di programmazione UI che cittadina, quest’anno si è trattato pure di diverse esi- Il Coro misto della SAC Marco Garbin diretto da Vlado Benussi lavoro a maglia. Canti molto armoniosi, anche se dalle particolarità diverse sia per contenuti che impostazione, come certamente le “bitinade”, che sono un modo di accompagnare uno o più solisti imitando i suoni dei vari strumenti con la bocca. Una bravura non comune, per cui i rovignesi hanno ottenuto sempre grossi consensi sia in passato che ai giorni nostri. È con particolare orgoglio che si ricordano le esibizioni più importanti e in particolare il successo avuto a Roma, nel 1933, del Corpo Corale del Dopolavoro della Fabbrica Tabacchi di Rovigno, che allora era diretto dal giovane maestro Domenico Garbin, aveva strabiliato il pubblico per la perfetta imitazione degli strumenti fatta dai coristi, esibizione allora ripresa pure dalla Radio nazionale. Domenico Segalla, molto più tardi, sarà pure uno dei tanti mae- Tomislav Bišić Sošić, vanno poi a formare il coro misto, impegnato sia in contenuti prettamente corali, ma principalmente in esibizioni di carattere folk, a mantenere vive “bitinade”, “arie da nuoto” e “arie da cuntrada”, come pure quel folklore parlato lasciatoci in eredità dai nostri scrittori in vernacolo. Un’ attività intensa, da questa formazione portata avanti da anni, prima con la direzione del maestro Vlado Benussi, poi da quello attuale. Un impegno che è stato sempre molto articolato, con spettacoli sia in loco che fuori casa, con esibizioni di rilievo pure all’estero. Noi, in questa circostanza, vorremmo comunque riprendere, grosso modo, quanto fatto quest’anno, dal momento che tutto quanto in programma avviene all’insegna del Sessantesimo, la cui manifestazione pegno a Zagabria, dove il giorno 4 novembre, assieme ai cori delle SAC di Pola e Fiume, rappresenteranno l’Unione Italiana nel decimo anniversario della manifestazione Creatività culturale delle minoranze nazionali in Croazia. Rimangono ancora gli impegni per la Rassegna UI delle SAC, che quest’anno avrà luogo, in via eccezionale, a Cherso e Lussimpiccolo, i giorni 10 e 11 novembre, sempre presenti pure le SAC di Pola e Fiume e la manifestazione centrale per il Sessantesi- torio folkloristico rovignese che quello di musica leggera; come avviene per i solisti, un gruppo che attualmente e in passato, ha forgiato sempre delle bellissime voci, oggi presenti pure ad altri livelli. Voci che hanno passato tutte le strutture prima elencate, bambini le cui capacità sono state evidenziate già durante la frequenza della scuola materna. Un lavoro di scelta questo che va certamente a vanto delle sensibilità e dell’impegno di Vlado Benussi, autore, assieme a Biba, pure di Il Coro Marco Garbin a Vienna diretto dal maestro Tomislav Bišić Sošić e prima ancora da Vlado Benussi bizioni di carattere turistico che hanno visto i cantori impegnati, ad iniziare già dal mese di marzo, negli obiettivi turistici “Maistra”: all’Hotel Adriatic prima, ai sette spettacoli serali estivi sul lungomare dell’Hotel Park, poi, da non dimenticare le rappresentazioni folkloristiche avvenute a Monte, su richiesta della locale Comunità turistica per le comitive di vacanzieri americani in crociera nel Mediterraneo, con scalo a Rovigno. Altri spettacoli ancora sono avvenuti rispondendo ad iniziative dell’Università Popolare Aperta di Rovigno, della TV croata, dell’Eco museo “Batana” e quanto avvenuto in occasione della presenza a Rovigno del Vice Ministro agli Esteri italiano, Franco Danieli. Quindi le uscite ad Umago e a Varaždin (quale ospite al festival internazionale “Elizabet”), il più recente im- mo, che avrà luogo in dicembre, seguita dal Concerto di Natale a Rovigno. Comunque aggiungo che la Comunità degli Italiani di Rovigno, nelle sue strutture di carattere musicale non annovera solamente la SAC “Marco Garbin”, che è certamente stata e rimane comunque la colonna portante di questa attività. Accanto ad essa operano ancora tanti piccoli e meno piccoli cantori. Batanola e minicantanti, garanzia per il futuro Le “categorie” vanno così dal coretto “Batanola”, i più piccoli del vivaio, il gruppo di minicantanti, ambedue diretti da Vlado Benussi, quello dei midi e dei cantanti solisti, curati da Biba Benussi. Gruppi che curano sia il reper- tante canzoni del loro repertorio. Un lavoro che lo vede impegnato pure a livello scolastico, ambiente attraverso il quale cura pure il gruppo di rovignese, coltivando nei più giovani sia la caratteristica parlata che il ricco patrimonio dialettale in poesia e prosa di cui Rovigno dispone. Si tratta di gruppi sempre presenti sia negli spettacoli CI, con delle manifestazioni pure a carattere fisso, come “Voci di Primavera” e “Butemola in canto”, che avvengono di stagione in stagione all’Estivo CI, dando possibilità di esibizione a tutti i componenti i vari gruppi, ma pure a livello cittadino. Anche se quest’anno, data l’inagibilità dell’Estivo, per lavori in corso, tutti gli spettacoli, con un lavoro logistico non indifferente delle strutture CI, sono avvenuti al di fuori, come si suol musica 3 Mercoledì, 31 ottobre 2007 Marco Garbin...minicantanti-midicantanti. Le bitinade bene della cultura spirituale in Croazia anora rovignese come modo d’essere dire, delle mure di casa. In particolar modo vogliamo ricordare la “Serata in famiglia”, che annualmente avviene in occasione della ricorranza di Santa Eufemia e della Giornata della Città di Rovigno. Manifestazione che raccoglie sempre più di trecento persone (cosa avvenuta anche quest’anno, in quel di “Monte”), tana”, il Trio “Biba, Vlado & Ligio”, il cantante solista Sergio Preden “Gato”, sono sempre presenti con il loro contributo agli spettacoli organizzati dalla Comunità. Musicals, CD e DVD A conclusione, diremo ancora che da qualche anno, in am- Il 4 novembre prossimo il coro misto «Marco Garbin», assieme ai cori delle SAC di Pola e Fiume, rappresenteranno l’Unione Italiana nel decimo anniversario della manifestazione Creatività culturale delle minoranze nazionali in Croazia con la presenza di tutti i gruppi: dalla postazione folk della SAC “Marco Garbin”, ai minicantanti, accompagnati dal coretto “Voci nostre”, diretti da Vlado Benussi, ai ragazzi di “Butemola in canto alla ruvignisa” (formazione composta dai midicantanti), guidati da Biba Benussi, per non tralasciare ancora i bravissimi solisti Valentina Godena, Matteo Tromba ed Esmeralda Kresina, curati pure da Biba. A completare il tutto ancora quei gruppi che, composti da connazionali, pur operando professionalmente o in modo amatoriale, al di fuori della CI, come succede per il Complesso folk “Ba- bito CI, opera pure una filodrammatica, pure se non si tratta di un segmento del tutto nuovo, dal momento che la filodrammatica è esistita a più riprese anche in passato. La vogliamo nominare in questo contesto di attività prettamente musicali, perchè si tratta di un’insieme giovanile che si occupa di musical. Il gruppo, diretto da Nives Giuricin, ha al suo attivo più spettacoli, quali: “Cenerentola”, “Sette spose per sette fratelli” e “Sirenetta”, con attualmente in fucina altri titoli, di cui diremo a tempo debito. Spettacoli quelli presentati che hanno goduto di grande assenso di pubblico. “Butemola in canto alla ruvignese”, i midi cantanti istruiti da Biba Benussi” Tutte le manifestazioni più im- la SAC “Marco Garbin”, ma dio gestita dalla CI sulle onde portanti, quali “Voci di Primave- pure per la città di Rovigno e di Radio Rovigno, dalla Presira”, “Butemola in canto”, sono senz’altro per la CNI, è il recen- dente dell’Esecutivo CI, Cinzia state tradotte in CD e DVD La- te riconoscimento con decreto, Ivančić – di un importantissivori molto importanti dal momen- da parte dell’Amministrazione mo riconoscimento per tutti i to che concorrono al mantenimen- per la tutela dei Beni culturali rovignesi, trattandosi delle noto in vita del nostro prezioso dia- del Ministero alla Cultura della stre tradizioni canore che testiRepubblica di Croazia, rilascia- moniano la nostra secolare preletto. in data 12 luglio 2007, con senza sul territorio, come pure il Bitinade rovignesi to il quale le tradizionali “bitina- nostro retaggio linguistico e culde” rovignesi sono state dichia- turale autoctono, contribuendo bene comune rate “bene culturale”. Si tratta nel contempo all’arricchimento A questo riguardo significa- certamente – come dichiarato multiculturale della nostra cittivo non solamente per la CI e di recente alla trasmissione ra- tà. Nora. MUSICA JAZZ È venuto a mancare nel settembre scorso Joe Zavinul Quell’irresistibile, indimenticabile miscuglio di jazz ed etno che stregava le platee a cura di Helena Labus VIENNA - L’11 settembre scorso il mondo della musica è stato scosso dalla notizia della morte di Joe Zawinul, pianista, organista e compositore austriaco e uno dei più grandi esponenti della musica jazz di tutti i tempi. Malato da tempo di cancro, ha visto la sua fine all’età di 75 anni nella Clinica Wilhelmina di Vienna, dove era ricoverato dal 5 agosto. Joe Zawinul, diminutivo di Josef Erich Zawinul, nasce a Vienna il 7 luglio 1932, da famiglia di origini ungheresi, ceche e rom a Erberg, quartiere di Vienna. A casa non c’era un pianoforte, così in un primo momento il ragazzo aveva ripiegato nello studio del clarinetto, della fisarmonica, del violoncello (al Conservatorio di Vienna), e poi finalmente del pianoforte. Senza contare che nel frattempo aveva imparato a suonare anche la tromba, la chitarra ed il vibrafono. Nel 1944, per sfuggire ai bombardamenti, la sua famiglia si trasferisce in Cecoslovacchia, dove continua a studiare pianoforte. Quando esce in Austria il film “Stormy weather”, ne rimane così affascinato da andare a vederlo più volte. Da quel momento nasce la sua passione per il jazz. Inizia a suonare in trio nelle varie basi americane sparse per l’Europa. Nel 1959, vincendo una borsa di studio al Berklee College di Boston, abbandonò l’amata Vienna per approdare negli States ed in seguito trasferirsi nell’entusiasmante labirinto della Grande mela… Nella prima notte newyorchese trascorsa in un club fece La sua inesauribile immaginazione nella creazione di atmosfere e sonorità trascinanti, creavano, in armonia con i suoi eccezionali musicisti, un mondo musicale fatto di ritmi incalzanti e melodie meravigliose la conoscenza di Wilbur Ware e Louis Hayes. Di quelle prestigiose conoscenze Zawinul ne fece tesoro per le jam session a venire che lo videro sia a Boston che a New York seduto al pianoforte al fianco di enormi esponenti del jazz di tutti i tempi: il debutto con Ella Fitzgerald, le collabo- razioni con Charlie Mariano, Slide Hampton, Maynard Ferguson e Don Ellis, sino all’incontro non del tutto casuale con Wayne Shorter che, anni più tardi, sarebbe risultato profetico per le sorti del jazz moderno. Zawinul suonerà poco dopo con Dinah Washington per ber due anni sino al 1961, esibendosi con la vocalist soprattutto nel tempio del Village Vanguard per poi accompagnare in altri ingaggi Joe Williams o Harry Edison, mentre già da allora Miles Davis gli faceva la corte senza riceverne però positive risposte. Joe Zawinul in “azione” In America però sarà determinante nei primi nove anni della sua permanenza la militanza all’interno di varie formazioni guidate da Julian “Cannonball” Adderley al quale regalerà il planetario successo della song “Mercy, Mercy, Mercy”. A seguito di altre fruttuose collaborazioni in studio (incide con Coleman Hawkins, Oliver Nelson, Ben Webster, Roy Haynes e Curtis Fuller), Zawinul prospetta l’idea di formare propri ensemble. In realtà, dopo un fruttuoso duo inscenato col vecchio amico Friedrich Gulda, il pianista viennese accetta finalmente la proposta di Shorter di partecipare alle celebri session iniziate nel novembre 1968 e che confluirono nel disco “In A Silent Way” (composizione scritta dallo stesso Zawinul). In pratica “il disco del mondo” di Miles Davis. Tra incisioni davisiane e a proprio nome il tastierista mette a segno pubblicazioni impedibili come “Bitches Brew”, “Live Evil” e “Big Fun” (per Davis) mentre come leader escono i lavori “The Rise And Fall Of The Third Stream” e l’omonimo fondamentale “Zawinul”. Ma sarà il 1970 la vera svolta per il musicista, quando nasceranno i Weather Report fondati insieme a Wayne Shorter, suo alter-ego più fidato nonchè personaggio empatico nella costruzione di una nuova visione del jazz contemporaneo. Dischi indimenticabili tutti di enorme spessore artistico come l’omonimo “Weather Report”, e poi “I Sing The Body Electric”, “Live In Tokio”, “Sweetnighter” e “Misterious Traveller”, segneranno la prima grande fase della band. Con l’arrivo di Jaco Pastorius, il mago del basso elettrico, il germe del cambiamento da una “elettricità” tenue e poetica si trasformerà in pura energia creativa - spesso cantabile - con le vendutissime pubblicazioni di “Black Market” e “Heavy Weather”, all’interno della quale spicca la celebre “Birdland” firmata dallo stesso tastierista. I fasti di “8:30” e “Night Passage” concluderanno un’altra splendida serie positiva per la band statunitense che si trascinerà sino al 1986 con l’epilogo di “This Is This”. Da quel momento in poi, a seguito dello scioglimento del gruppo che ebbe anche spiacevoli strascichi in tribunale, Zawinul fonda prima i Weather Up Date poi i Syndicate, formazione che per ben vent’anni, sino al luglio scorso ha aperto nuovi mondi e nuove prospettive all’interno del complesso linguaggio zawinuliano. Africa, Asia, Oriente, jazz elettrico speziato da violente energiche combinazioni, fanno di Zawinul il nuovo stregone del jazz elettrico supportato da idee e e sperimentazioni pubblicati in “lavori simbolo” di tale natura (“Dialects” e soprattutto “The Immigrants”, “World Tour” e “Faces & Places”). La magia della musica di Zawinul e del suo Syndicate - un affascinante miscuglio di jazz ed etno, ossia della “world music” - abbiamo potuto gustare anche dalle nostre parti due anni fa ad Abbazia. In quell’occasione, Zawinul ha dato prova ancora una volta della sua inesauribile immaginazione nella creazione di atmosfere e sonorità trascinanti, creando, in armonia con i suoi eccezionali musicisti, un mondo musicale fatto di ritmi incalzanti e melodie meravigliose. Seduto davanti alle sue tastiere, indossando l’immancabile berretto colorato, Zawinul e i Syndicate avevano donato al pubblico quarnerino una serata indimendicabile che, purtroppo, non si ripeterà più. 4 musica Mercoledì, 31 ottobre 2007 Mercoledì, 31 ottobre 2007 5 MUSICALMITIZZANDO Quasi settantacinque anni di amarcord concertistico. Caratteristica unica della Società dei Concerti fu da sempre l’orgoglioso «privatismo» Anche la «buona musica» ha la sua Accademia della Crusca di Fabio Vidali TRIESTE – Puntuale, anzi con un anno d’anticipo, l’éstablissement musicale storico trie- Da fini popolari a status symbol La costituzione del 1932 partì da finalità cultural-popolari e da ambi- e professionale: Carlo Sai, Alberto Glanzmann, barone Parisi, ing. Giorgio Negri, Federico Morway, avv. Nino Pontini, ing. Nello Gonzini, dott. Riccarco Gmeier farma- Da Carlo Zecchi a Horowitz, da de Sabata a Karajan, da Cortot a Rubinstein, da Gieseking a Michelangeli, ai nostri Franco Gulli e Uto Ughi, fino alle star più celebrate dell’oggi, nessuno manca all’appello stino non ha trascurato di autocelebrarsi. L’occasione, questa volta, è stata offerta dal settantacinquennale della fondazione di una vecchia gloria: la “Società dei Concerti” che, attraverso una pubblica assemblea, si costituì il lontano 12 luglio 1932. In realtà, la sua attività pubblica concertistica iniziò solo l’anno dopo (4.1.1933) con l’esibizione del grande pianista Carlo Zecchi. Un’attività che subì comunque vistose sospensioni forzate: dal maggio del 1943 all’aprile del 1944, e dal luglio del 1944 al marzo del 1946. In realtà, un arco di operatività ben inferiore ai celebrati settantacinque anni. D’altra parte, già per la vistosa celebrazione del suo cinquantenario che propiziò la stampa di un ricco volume di oltre duecento pagine e d’un altrettanto succosa “Cronologia”, la “conta” degli anni aveva elegantemente “sorvolato” gli anni di forzata inattività. Eppure, nell’attuale clima, generosamente propizio a “Giornate del Ricordo” d’ogni genere e colore, stupisce (si fa per dire) che si sia voluto “glissare” sulla “sparizione” di ben 350 soci della “S.d.C.” a seguito delle immonde “Leggi Razziali”. Sparizione che, di fatto, estinse il sodalizio ed è contemporaneamente significativa di quello che fu il bacino d’utenza maggioritario cui tale sodalizio attingeva. zioni elitarie di respiro internazionale. Tra i promotori vi fu il gran vecchio Julius Kugy (quello dello Schiller Verein) insieme a Marino de Szombathely (dell’Università Popolare), ma vi fu anche il super nazionalista Guido Hermet. Numerosi i “nobili” (conte Segrè, Oberti di Valnera, la Duchessa d’Aosta) ed i professionisti in auge. Pieno appoggio fu assicurato dall’Istituto Fascista di Cultura, dal Comune e dalla Provincia di Trieste. Nel corso degli anni, i vertici della Società furono sempre riservati all’alta borghesia industriale All’appello non mancarono Alfred Cortot... cista, ing. Nerio Benelli. Caratteristica unica della Società dei Concerti fu, da sempre, l’orgoglioso “privatismo”, anche nell’ammissione dei soci che potevano accedervi solo se “presentati” da altri autorevoli soci. In realtà una “riserva privata” autofinanziata dai soci stessi. Ciò non tanto per l’assenza di “finalità di lucro”, ma per evitare intromissioni sgradite della “mano pubblica” che sarebbero state inevitabili se la Società avesse accettato pubblici finanziamenti. In realtà, la Società dei Concerti ha realizzato ciò che l’antico ...Victor de Sabata... “mecenate” si pagava in proprio, utilizzando, per le sue programmazioni d’élite, i canoni dei soci i quali, però, non ebbero mai voce in capitolo nella scelta delle programmazioni. I soci, del resto, accorrevano numerosi dato che il solo fatto di essere ammessi al possesso di quella “tessera sociale” rappresentava una “distinzione” ed uno status simbol, ed apriva loro l’accesso ad monotonia. Le rare inclusioni di musiche del Novecento (e oltre) e di interpreti emergenti, anche locali, sono sempre state elargite col contagocce come una sgradita necessità, contribuendo alla cristalizzazione dei gusti d’un pubblico di consolidati “benpensanti”. Ovviamente la miopia di tale prospettiva non poteva superare l’ambito generazionale, sicché oggi appare largamente superata negli Accanto ai nomi più in vista del concertismo internazionale, le musiche e gli autori programmati sono sempre stati maggioritariamente legati al culto del passato un ambiente “esclusivo” e di perciò interessi dell’attuale pubblico, una stesso fonte di prestigio. volta assottigliatosi quello originaAccanto ai nomi più in vista del rio per le ineludibili leggi di natura. concertismo internazionale, le muQuale la sede siche e gli autori programmati sono sempre stati maggioritariamente ottimale? legati al culto del passato fino alla Sin dalla sua prima stagione pubblica, la Società dei Concerti dovette affrontare il problema della sua sede operativa. Inizialmente fu ospitale al Ridotto del Teatro Verdi, sala di medie proporzioni anche se originariamente assai più capiente di quanto lo sia oggi dopo i recenti restauri. In base all’ineludibile legge della “domanda e dell’offerta”, la scarsa offerta di posti fece impennare le domande di abbonamenti, sì da lasciare all’asciutto molti richiedenti, anche “raccomandatissimi”. Si tentò alla Sala Massima (ex Circolo Artistico), ma fu ancor peggio e si tornò al Ridotto. Nel 1954, la soluzione più felice sembrò il neoedificato Teatro Nuovo di via Giustiniano, in breve precipitosamente demolito per far posto alla nuova sede RAI. Così non rimase che l’ospitalità del Teatro Verdi, un lunedì alla settimana per ...Arthur Rubinstein, e il resto venti concerti annuali in media. Ciò della “crema” Tra i fondatori della Società dei Concerti fu pure l’organista, commerciante ed alpinista Julius Kugy comportò molti problemi, non ultimo quello di trovare un cavillo giuridico che permettesse ad un Teatro “pubblico” di favorire un’iniziativa orgogliosamente “privata” ad accesso esclusivo dei propri soci. La schiaritura definitiva si ebbe coll’acquisto ed il restauro del Politeama Rossetti da parte del presidente del Lloyd Adriatico. Avv. Ugo Irneri e con la sua messa a disposizione della Società dei Concerti per le sue circa venti serate concertistiche annuali. L’ampiezza della sede consentiva di accontentare le richieste di abbonamento rimaste inevase e di acquisirne anche molte altre nuove. Ma proprio l’abbondanza dell’offerta segnò la diminuzione della domanda, fatto per cui molti settori del teatro rimasero (e rimangono) deserti, salvi che per avvenimenti eccezionali per i quali… si ammorbidisce la ferrea disposizione dell’ingresso riservato ai soli soci. Il fascino del “riservato” svanisce quando cadono i privilegi e l’elitario s’ingaglioffa nel “popolare”. Grande successo per la VI Edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra a Roma Omaggio dei Wiener Philarmoniker per gli ottant’anni di papa Benedetto XVI ROMA – Diffondere il grande repertorio della musica sacra di ogni tempo: questo il progetto artistico del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra giunto, quest’anno, alla sua sesta edizione. Organizzato dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, con il Patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attività culturali, questa edizione del Festival è interamente dedicata all’80° genetliaco di Papa Benedetto XVI. Partner unico dell’evento Mercedes-Benz, unitamente ad un drappello di sponsor tra cui spiccano Endesa Italia ed il gruppo Crossover. Teatro della manifestazione a Roma dal 10 al 13 ottobre sono state le quattro Basiliche patriarcali capitoline (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura) che si sono aperte per quattro serate alla magia della musica sacra offrendo un’indimenticabile esperienza musicale, artistica, culturale e spirituale. Il 10 ottobre in San Pietro in prima esecuzione italiana è stata eseguita la Messa Tu es Petrus di Wolfgang Seifen, autorevole compositore, organista e di- rettore di coro tedesco. Tutti provenienti dalla Germania anche gli interpreti della Symphonisches Orchestre der Humboldt Universitat, fondata nel 2003, insieme all’Humboldt Studentische Philharmonie e all’ Humboldt Philharmonischer Chor, diretti da Costantin Alex. La Missa Solemnis Tu es Petrus è una composizione commissionata come omaggio dei cattolici tedeschi per l’ottantesimo genetliaco di Papa Benedetto XVI e la scelta di un così ampio organico (coro, orchestra sinfonica e organo grande) esprime il carattere particolarmente solenne della composizione che ha una durata di 50 minuti e che contiene il testo completo dell’Ordinario della Messa in latino. L’inaugurazione è stata ripresa in diretta dal Centro Televisivo Vaticano e da Radioavaticana. L’ 11 ottobre il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra si è spostato nella Basilica di San Paolo fuori le mura con i Wiener Philarmoniker nella celebre Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. L’orchestra e il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia sono stati diretti da Daniele Gatti, con un eccezionale quartetto di voci soliste composto dal soprano I Wiener Philarmoniker in San Paolo fuori le mura hanno eseguito il Requiem di Verdi Per scrupolo di cronaca, non va sottaciuto l’accomodamento al Circolo della Cultura e delle Arti (allora titolare del Ridotto del Teatro Verdi) che si protrasse dal 1945 al 1958, sotto la direzione dell’ing. Giorgio Negri, contemporaneamente direttore della Società dei Concerti o della Sezione Musica dello stesso C.C.A. In tale periodo l’attività musicale originale del C.C.A. fu prevalentemente assorbita da quella della Società dei Concerti. Azzardando un bilancio Un anniversario settantacinquennale (anno più, anno meno) tenta ad azzardare un bilancio. Se si guarda all’interminabile elenco di nomi illustri che la Società dei Concerti ha avuto il merito di portare al suo pubblico privilegiato, il bilancio non può essere che positivo: impossibile scorgervi dei vuoti. Da Carlo Zecchi a Horowitz, da de Sabata a Karajan, da Cortot a Rubinstein, da Gieseking a Michelangeli, Politeama Rossetti, sede definitiva della Società dei Concerti ai nostri Franco Gulli e Uto Ughi, fino alle star più celebrate dell’oggi, nessuno manca all’appello. Indubbiamente un prestigioso catalogo che nulla ha da invidiare alle organizzazione concertistiche internazionali di maggior pregio. Ma di “suo” originale e distintivamente “triestino chi ha lanciato? Ci occorre un solo nome, quello del “Trio di Trieste”, unica originale scoperta di questa Società triestina; unico “nome” che vi celebrò il suo debutto prima di diventare una pietra di paragona a livello internazionale. Un complesso legato, fra l’altro, da vincoli parentali col citato dirigente ing. Giorgio Negri; il palcoscenico, quello del Ridotto del Verdi, allora “Sala del Littorio”. Tutti gli altri big, sia stranieri che i locali citati, vi furono applauditi quando la loro fama internazionale era già consolidata e già facevano parte dello “star system”. Molto avara, questa Società anche con i nostri compositori sia storici che attuali, ai più fortunati dei quali, al massimo, ha elargito qualche tacitante contentino. Un patrimonio trascurato finora (forse si attende l’ottantesimo anniversario) e di assoluta “nostranità” ed originalità che la S.d.C. può vantare è la monumentale collana di programmi di sala compilati per quarantotto anni dal M° Vito Levi che restano la testimonianza più valida dell’attività sociale. Andrebbero raccolti in volume e fatti conoscere ai posteri. Un tempo non s’usavano; oggi sono divenuti una consuetudine della quale pochi si curano. All’Auditorium del Museo Revoltella, l’amarcord ufficiale è stato autoreferenziale, come si addice all’orgoglio dei pochi privilegiati rimasti e dei pochi nuovi “acquisti” che però rappresentano un ancor potente “salotto mediatico” con lo zampino in RAI, nei giornali e nei Musei Comunali, fra i quali quello Teatrale Carlo Schmidl ha programmato una mostra ad hoc. Niente male per un fenomeno “di nicchia” e d’élite con ambizioni oligarchiche di indirizzo culturalmusicale di masse ed importanti sponsor. Ma senza massa di seguaci. La Missa Solemnis Tu es Petrus di Wolfgang Seifen, eseguita in apertura del Festival nella basilica vaticana è una composizione commissionata come omaggio dei cattolici tedeschi per l’ottantesimo genetliaco di Papa Benedetto XVI Fiorenza Cedolins, il mezzosoprano Dolora Zaijack, il tenore Fabio Sartori ed il basso Ferruccio Furlanetto. Venerdì 12 ottobre il terzo concerto del Festival Internazionale allestito presso la Basilica di Santa Maria Maggior era dedicato alla musica sacra nella Milano del primo Seicento: Nova Metamorfosi è il titolo dell’affascinante composizione che vuole sottolineare il processo di metamorfosi che muove i suoi passi dal 1565, anno in cui il Cardinale Carlo Borromeo, al tempo Arcivescovo di Milano, decise di applicare i principi allora espressi dal Concilio: le Messe vanno eseguite in modo chiaro e alla giusta velocità; il canto non è destinato solo a dare piacere all’udito, ma soprattutto ad esporre le parole in modo che tutte vengano comprese. A Johann Sebastian Bach l’onore di chiudere la manifestazione - il 13 ottobre in San Giovanni in Laterano - con la monumentale Messa in si minore BWV 232, grandiosa ed enigmatica opera del grande compositore tedesco da lui dedicata a Federico Augusto II, duca di Sassonia e re di Polonia, sovrano di fede cattolica. La Messa in si minore è stata eseguita dal famoso complesso The Amsterdam Baroque Orchestra and Choir, diretti da Ton Koopman. I concerti hanno lo scopo di reperire fondi per i lavori di manutenzione dei beni culturali che in parte si trovano nelle stesse Basiliche dove hanno luogo i concerti. Quest’anno il contributo della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra e della DaimlerChrysler andrà a favore dei lavori di recupero e di restauro di una delle più importanti vestigia dell’antichità cristiana: il famoso Mausoleo H o dei Valeri nella Basilica di San Pietro, il più grande e lussuoso sepolcro di età romana venuto alla luce durante gli scavi archeologici in prossimità della tomba di San Pietro, rinvenuto al livello più profondo della Basilica. 6 musica Mercoledì, 31 ottobre 2007 MUSICA SACRA Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda Requiem, o l’angoscia dell’ultraterreno a cura di Patrizia Venucci Merdžo rispettivamente i pareri di Heinz Becker ed Ernest Newman a proposito del Requiem di Brahmas composto nel 1866-67 come atto di memoria e suffragio per la morte della madre. Completato nel 1868, è un lavoro sinfonico corale polifonico concepito essenzialmente per le rappresentazioni concertistiche che nulla ha che vedere con la Messa pro defunctis della liturgia cattolica. Brahms infatti egli stesso compose un libretto scegliendo minuziosamente tra i testi della Bibbia in tedesco, nella versione di Martin Lutero nella tendenza al patriottismo, più o meno manifesta, che caratterizzava quasi tutti i compositori della stagione romantica. Il tono specificamente placato, fiducioso, raccolto e consolante è chiaramente percepibile fin dalle prime battute dell’opera. Ogni fremito di drammatismo, come ogni amarezza sono assenti per cui l’andamento risulta piuttosto uniforme con linguaggio che fa riaffiorare le care grandezze (polifoniche) di Bach e di Haendel. D a tempi immemori l’idea della Morte, dell’Aldilà, del Destino Ultimo dell’uomo è stato motivo di inquietutine per l’animo umano. Non vi è società o cultura a noi nota che intorno a questi quesiti non abbia estrinsecato le proprie ansie anche in termini di arte, di pensiero, di tradizioni, di cultura, ma soprattutto di religione. I riti funebri, nel corso della storia umana, legati all’ultimo viaggio sono argomento vastissimo ed articolato, per cui noi ci limiteremo al nostro “immediato passato”, alla religione del Vecchio Continente che coincide con il cristianesimo; nell’ambito del quale i concetti di male-bene, peccato-colpa-espiazione, vita o morte eterna, giudizio ultimo, sono momenti cardine del suo insegnamento. La più nota espressione della liturgia musicale della Chiesa cattolica connessa al Trapasso è senza dubbio il requiem, la Messa da Requiem che si celebra in memoria del defunto. Il requiem può essere anche utilizzato come servizio funebre, in particolare nel caso di funerali solenni; c’è anche l’uso di eseguirla come parte della liturgia nel giorno dei Defunti, che vengono commemorati il 2 novembre. Tra sacro e profano Le prime origini Il requiem è una composizione musicale che utilizza anche gli inni propri dei riti cattolici (o altro cerimoniale religioso) con una trama musicale. Nella messa esequiale i testi sono sempre fissi. Si tratta di testi drammatici nella loro rappresentatività e, in quanto tali, hanno attirato l’attenzione e ispirato non pochi compositori. L’uso, molto popolare, della parola requiem deriva dalle parole iniziali dell’Introito: “Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.” (“L’eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.”) Il rito delle esequie nella liturgia cattolica differisce dalla messa di tutti i giorni anche perché vengono omessi alcuni inni, mentre altri come il Dies irae vengono aggiunti. I testi del messale romano, sono i seguenti: Introito, Kyrie eleison, Tratto, Sequenza, Offertorio, Sanctus e Benedictus, Agnus Dei e Communio. L’evoluzione nel tempo Per molti secoli i testi del requiem venivano cantati su melodie gregoriane. La prima impostazione polifonica viene generalmente attribuita al compositore Johannes Ockeghem, intorno al 1460 mentre il requiem di Antoine Brumel, datato intorno al 1500, è il primo che comprende il Dies irae. Molte delle versioni rinascimentali venivano eseguite senza strumenti musicali, di solito con il canto a cappella, mentre a partire dal XVII secolo i compositori preferirono sempre più spesso l’uso di strumenti per accompagnare il coro, includendo anche voci soliste. Si registrano sovente delle modifiche tra le varie composizioni su quali parti dei testi liturgici sono musicate. I requiem da concerto A partire dal XVIII secolo e per buona parte del secolo successivo, Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis furono in molti tra i compositori coloro che scrissero dei veri e propri concerti da Requiem, dal momento che l’organico richiesto era notevole, o la durata troppo estesa. Ciò non rendeva possibile l’esecuzione di tali opere in una cerimonia funebre; i requiem di Gossec, Berlioz, Verdi, e Dvoøák sono in pratica dei concerti drammatici, resi in forma di oratori. Una contro-reazione a questa tendenza fu iniziata dal movimento ceciliano, che raccomandava di limitare il requiem ad un sobrio accompagnamento a musiche di carattere liturgico evitando l’utilizzo di voci soliste di tipo operistico. Nelle confessioni non cattoliche Il termine requiem è utilizzato anche per indicare composizioni sacre che utilizzano testi religiosi appropriati per un rito funebre, o per designare composizioni per liturgie diverse da quella cattolica. Tra i primi esempi di questo tipo ci sono i requiem tedeschi composti nel XVII secolo da Schütz e Praetorius, adattamenti del requiem cattolico alla liturgia luterana, che fornirono ispirazione al Requiem tedesco di Brahms. I requiem non cattolici includono: requiem tedeschi, requiem inglesi, Kaddish ebraici, Greco ortodossi, Panikhidia per i russi ortodossi Il Book of Common Prayer (“Libro della preghiera comune”) degli Anglicani contiene sette testi che insieme costituiscono il mate- riale per le orazioni per il servizio funebre; molti compositori hanno arrangiato della musica su questi testi, tra questi Thomas Morley, Orlando Gibbons ed Henry Purcell. Le diverse tensioni nel Novecento Il Requiem si è evoluto verso nuove e diverse direzioni. Il genere del requiem di guerra è probabilmente il più alto e comprende alcune composizioni dedicate alla memoria delle persone morte in tempo di guerra. Sempre più spesso il requiem include delle liriche di carattere non liturgico, includendo ad esempio poesie di pacifisti, come nel caso del War Requiem di Benjamin Britten che giustappone il testo in latino con la poesia di Wilfred Owen. I diversi requiem incentrati sull’olocausto possono essere considerati all’interno di questo genere. Infine, lo sviluppo del requiem di carattere squisitamente secolare, scritto per l’esecuzione pubblica senza specifica osservanza religiosa. Alcuni compositori hanno anche scritto delle opere esclusivamente strumentali che portano il titolo di requiem, come ad esempio la Sinfonia da Requiem di Britten. L’ultima composizione di Igor Stravisnsky furono i Requiem Canticles espressi in un linguaggio dodecafonico fortemente personalizzato. Duemila e un requiem Tra gli autori dei circa duemila requiem composti dal rina- scimento ad oggi ricorderemo quelli di Giovanni Francesco Anerio, Heinrich Ignaz Franz von Biber, Manuel Cardoso, Marc-Antoine Charpentier, Guillaume Dufay (perduto), Orlande de Lassus, Claudio Monteverdi (perduto), Johannes Ockeghem, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Tomás Luis de Victoria. Nel periodo classico si distinsero i Requiem di Luigi Cherubini, Michael Haydn, Antonio Salieri, Mozart: Messa di Requiem K 626; per continuare con i Requiem romantici più noti di Hector Berlioz “Grand office des morts” per tenore, coro e orchestra op. 5, Anton Bruckner, Antonín Dvoøák, Gabriel Fauré, Charles Gounod, Franz Liszt “Graner messe”, Robert Schumann “Requiem fur Mignon”, Giuseppe Verdi “Messa di requiem”, Gaetano Donizetti; e ancora Britten, Penderecki, Perosi, Pizzetti. I requiem tedeschi di Schubert e Brahms. La sublime tenerezza brahmsiana “Il Requiem tedesco non è solo, indiscutibilmente, la più importante composizione vocale di Brahms, ma è anche l’opera centrale del suo percorso artistico, quella che gli fece compiere, nel 1868, un passo avanti decisivo” e ancora:”... rivela una tenerezza da gigante, sicché in tutta la produzione brahmsiana non vi son forse pagine più belle di queste” sono Un grande musicologo italiano ritiene che la musica religiosa non sarebbe di facile ascolto in quanto essa eliminerebbe da se stessa larga parte delle esperienze, conoscenze e realtà quotidiane. “Nella musica religiosa veramente tale e superiore, l’elemento simbolico, rappresentantivo e allusivo è ancora più scarso che nella musica strumentale. Essa non è né interpretazione né invenzione; perché contempla un oggetto per se stesso ignoto, mentre in pari tempo non è libera da codesta contemplazione” e aggiunge in riferimento all’Ottocento (e dopo) che certi Requiem sono il riflesso di un’epoca sprovvista di effettivo spirito religioso e piuttosto insensibile alla purezza di linguaggio artistico, riferendosi in particolare alla grandiosa Messa da Requiem di Verdi, tutta percorsa da una terribilità michelangiolesca (chi non è stato preso da brividi di raccapriccio ascoltando l’apocalittico Dies Irae?); con il suo vigoroso plasticismo, le suggestive e terrificanti immagini del Giudizio Ultimo, le melodie celesti e immateriali del Agnus Dei, del Recordare Domine pie Jesu, la grandiosità laudativa e precipitante del Sanctus.... Verissimo che questo Requiem è stato scritto con lo spirito e gli effetti di una delle sue opere liriche, ma, d’altra parte è innegabile che queste pagine scuotano profondamente, che facciano “preoccupare” ed impensierire l’ascoltatore e lascino trapelare ad ogni passo una religiosità vissuta in maniera tutta umana, tutta “laica”. Cioè il dogma teologico ha ceduto il passo all’angoscia esistenziale, ai terrori primordiali e intimamente insiti nell’uomo. In base alla nostra esperienza diretta, possiamo affermare invece che la musica religiosa, si tratti di gregoriano, di brani rinascimentali o ottocenteschi (escluderemmo i brani sacri di Rossini, quasi operettistici) colpisca molto il pubblico contemporaneo, si tratti pure del più eterogeneo. Sarà che l’anelito allo spirituale dell’uomo, come afferma Agostrino, sia davvero insopprimibile e che l’uomo moderno affogato nella “spazzatura” fino al collo, sia teso spasmodicamente ad una boccata di aria pura (alternativa un totale e tragico ripiego su se stesso)? musica 7 Mercoledì, 31 ottobre 2007 L’EVENTO Giornata del canto corale all’insegna dell’amicizia e dell’internazionalità Quando il canto significa crescere nella gioia FIUME – È stata celebrata all’insegna della gioventù, della letizia e dell’incontro internazionale la Giornata del canto corale, che ricorre il 9 di ottobre. Si sono dati convegno nel teatro della Filodrammatica dinanzi ad un pubblico di giovanissimi, il Coro giovanile “Josip Kaplan” che porta appunto il nome del noto ed apprezzato pedagogo e compositore lauranese, la compagine corale “Lira” diretti dalla maestra Doris Kovačević ed il Coro giovanile tedesco “Niederelberter Dorfspatzen” di Niederelbert istruiti dal maestro Walter Frink. Un’evento di alto gradimento che ha vivamente coinvolto i tanti giovani presenti in sala. L’esecuzione del coro “Josip Kaplan” è stata caratterizzata da un agire disciplinato, affiatato ed attento a rilevare in maniera flessi- Il coro giovanile “Josip Kaplan” diretto la Doris Kovačić pedagogico musicale sistematico all’insegna della letizia che ha il suo inizio molto presto, in pratica dalla prima classe elementare in poi. Il repertorio della compagine molto articolato comprende pure brani di musica sacra, classica swing, pop, leg- L’esecuzione del coro ospite Niederelberter Dorfspatzen In sala un pubblico giovanissimo bile la vasta gamma espressiva insita nei brani di Kaplan, Ronjgov, Bateson, dei Beatles, dei spirituals e della leggera. Ricorderemo che il coro nonostante la recente fondazione (2006) vanta una repertorio variegato, uscite all’estero (Praga) e tutta una serie di partecipazioni alle massime manifestazioni canore regionali ed a concerti benefici. Ha ottimamente figurato in tutti isensi pure il coro “Lira” con brani di Kaplan, Zlatić, Mayfield e Yong. La compagine attiva da più di dieci anni coltiva sia un repertorio clas- sico, che popolare come pure lo Spiritual. Vanta tantissimi concerti tra i quali numerosi in Italia, Slovenia e nella Repubblica Ceca. E’ stato un vero piacere per gli occhi e per l’udito assistere all’esecuzione del Coro giovanile Niederelberter Gorfspatzen che raccoglie cantori dagli otto ai diciannove anni e che per l’occasione si è cimentato in un programma vario che spaziava dal folk allo spiritual. La coesione ed assieme la spontaneità dei giovani cantori ospiti sono segno inequivocabile di un lavoro Il canto corale rappresenta una preziosa risorsa non solo a livello di acculturazione musicale, ma pure di socializzazione, di creatività, di esperienze nuove e quindi di crescita e formazione di tutta la personalità del giovane. Il canto corale rappresenta una preziosa risorsa non solo a livello di acculturazione musicale, ma pure di socializzazione, di creatività, di esperienze nuove e quindi di crescita e formazione di tutta la personalità del giovane gera. Il coro si è esibito in tantissime città della Germania come pure in Francia, Belgio, USA ed ha realizzato un CD come pure registrazioni televisive e radiofoniche. In quest’occasione il coro tedesco ha formalmente invitato il coro giovanile “Josip Kaplan” nella loro cittadina in Germania per dar seguito ad una collaborazione musicale come pure all’amicizia. Offriamo ai nostri ragazzi spesso così disorientati e soli in un mondo tanto complesso quanto vuoto e poco affidabile - la possibilità di stare insieme e di crescere in un atmosfera costruttiva e gioiosa. Il concerto corale è stato patrocinato dalla municipalità e dall’Ufficio Turistico di Fiume. Patrizia Venucci Merdžo giro-giro tondo quanto canta e suona il mondo Beethoven integrale alla Fenice di Venezia VENEZIA – La Stagione sinfonica 2007-2008 del Teatro La Scala comprenderà 15 concerti articolati intorno a due idee principali: l’integrale delle nove sinfonie di Beethoven e un approfondimento del grande repertorio sinfonico tedesco a cavallo fra Otto e Novecento, da Mendelssohn, Wagner, Brahms e Bruckner a Mahler, Strauss e Schoenberg. Eliahu Inbal, nuovo direttore musicale della Fondazione Teatro La Fenice, dirigerà cinque delle nove sinfonie di Beethoven e di un ciclo Mahler che, iniziato lo scorso anno con la Prima Sinfonia, prosegue quest’anno con la Terza e la Quinta. I Wesendonck-Lieder diretti da Inbal e i brani sinfonici della Götterdämmerung diretti da Jeffrey Tate costituiranno in collaborazione con l’Associazione Richard Wagner di Venezia il contributo della stagione 2007-2008 nel 125° anniversario della morte del compositore tedesco, in attesa del completamento, nel corso delle prossime stagioni, dell’integrale del Ring iniziata nel 2006. La Settima Sinfonia di Bruckner sarà diretta da Myung-Whun Chung mentre Kurt Masur proseguirà con la Prima e la Quinta il ciclo delle sinfonie di Mendelssohn iniziato nell’aprile del 2006; inoltre con la Sinfonia n. 11 Dmitrij Kitajenko continuerà il ciclo Šostakovič iniziato nel 2005. Sul podio dell’Orchestra del Teatro La Fenice si alterneranno direttori di gran- de valore: oltre a Eliahu Inbal, torneranno a Venezia Ottavio Dantone, Dmitrij Kitajenko, Yuri Temirkanov, Andrey Boreyko, Jeffrey Tate e Kurt Masur. Debutteranno alla Fenice Yutaka Sado e James Conlon. Fra i progetti speciali, il concerto di Alfred Brendel in occasione del conferimento del Premio Una vita nella musica il 28 settembre 2007; la XXIV edizione del Premio Venezia, concorso pianistico nazionale organizzato in collaborazione con la Fondazione Amici della Fenice dal 20 al 25 novembre 2007; il Concerto di Natale diretto da Ottavio Dantone in Basilica di San Marco il 21 dicembre 2007 in collaborazione con la Procuratoria di San Marco; un concerto sinfonico straordinario con la Settima Sinfonia di Anton Bruckner diretta da Myung-Whun Chung al Teatro La Fenice il 22 dicembre 2007; il Concerto di Capodanno diretto da Roberto Abbado in collaborazione con Rai Uno, Rai Trade e Arte; gli spettacoli per il Carnevale (dal 26 gennaio al 5 febbraio 2008) che comprenderanno un’opera (La rondine di Giacomo Puccini), uno spettacolo di danza (Juncá della Compañia Mercedes Ruiz) e il gran ballo in maschera della Cavalchina il sabato grasso; i Concerti in Conservatorio; la rassegna «Giovani voci in Europa» con i migliori allievi delle principali accademie di canto europee dal 7 aprile all’8 giugno 2008. Tristano e Isotta per una stagione in grande stile MILANO – Va verso le esigenze di un pubblico sempre più internazionale ed eterogeneo la stagione 2007-2008 del Teatro alla Scala, che vedrà protagonisti i grandi nomi della lirica, della musica sinfonica e del balletto. La Stagione dell’opera si aprirà come sempre il 7 dicembre e quest’anno vedrà la grande interpretazione del Tristan und Isolde di Richard Wagner, diretto da Daniel Barenboim per la regia di Patrice Chèreau, con Ian Storey nei panni di Tristan e Waltraud Meier in quelli di Isolde. Tra i nomi degli autori italiani spicca Puccini, con La bohème diretta da Gustavo Dudamel per la regia di Franco Zeffirelli e il trittico formato da Il tabarro, Suor Angelica con il soprano Barbara Frittoli e Gianni Schicchi con la regia di Luca Ronconi. Seguiranno altri titoli classici come la Maria Stuarda di Donizzetti, le Nozze di Figaro di Mozart con la regia di Strehler, e la Vedova Allegra di Lehar, diretta da Asher Fisch per la regia di Pier Luigi Pizzi, il Machbeth di Verdi diretto da Kazushi Ono con la regia di Graham Vick e l’Andrea Chenier di Giordano. Ci saranno anche titoli meno conosciuti dal grande pubblico ma apprezzati dagli appassionati di musica come il Wozzeck di Berg, Il prigioniero di Dal- lapiccola, Il Castello del Duca Barbablù di Bartok, Il giocatore di Prokof’ev, il Cyrano de Bergerac di Alfano, 1984 di Maazel tratto dal noto libro di Orwell. Roberto Bolle e Massimo Murru saranno ancora una volta protagonisti nella Stagione di Balletto che comincia a dicembre con il Lago dei Cigni con la coreografia di Vladimir Bourmeister, e continuerà con il Gala Cajkovskij che metterà insieme estratti dai balletti dell’autore russo, Romeo e Giulietta con la coreografia di Kenneth MacMillan, Mediterranea con la coreografia di Mauro Bigonzetti, la Serata Petit e La Dame aux camelias con coreografia e regia di John Neumeier e musiche di Chopin. Riccardo Chailly e di Jeffrey Tate saranno ancora alla guida della Filamornica che interpreterà una Stagione Sinfonica che risuonerà delle note dei grandi autori dell’Ottocento e del Novecento, da Mendelssohn a Bizet, da RimskijKorsakov a Stravinskij. In programma anche recital di canto, l’integrale delle sonate per pianoforte di Beethoven interpretate da Barenboim, serate speciali e numerosi altri appuntamenti, tra cui quattro concerti straordinari e di altre istituzioni musicali italiane ospiti, che vedranno tra l’altro il ricordo di Arturo Toscanini a cinquant’anni dalla morte. 8 musica Mercoledì, 31 ottobre 2007 DISCOGRAFIA Rock, blues e un pizzico di folk il linguaggio di Kreslina Sempre sé stesso, sempre nuovo Q ualcuno lo ha paragonato a Bob Dylan e altri a Fabrizio De André per la sua poetica sensibilità e la sottile ironia, ma Vlado Kreslin continua ad assomigliare sempre di più a sé stesso. Lo ribadisce con il suo ultimo CD intitolato “Cesta” (La stra- La copertina del nuovo CD “Cesta” L’ultimo CD sfornato contieda) che va a completare provvisoriamente un’impressionante colle- ne sedici brani di cui la metà aszione di documenti audio, video e solutamente inediti, proposti in cartacei. È tornato alla carica con anteprima solo nei concerti che un album in cui ritorna il calore, la semplicità e una dolce malinconia che rende desiderabili anche le umide, fredde e nebbiose giornate del Prekmurje, probabilmente la prima immagine che Kreslin vide nel tardo autunno del 1953 quando nacque in quest’area della provincia slovena. Da allora ha scritto, composto e interpretato canzoni per almeno tre generazioni, e non solo di sloveni. Anche oggi ama sconfinare e dovunque vada è accolto con affetto grazie al suo linguaggio universale condito soltanto da quel po’ di musica etnica. Tutto il resto è rock, o blues, o entrambe le cose. QUIZ chissà chi lo sa? 1. Nel musical americano “The Sound of Music” (Tutti insieme appassionatamente) del 1965, nel ruolo principale di Maria troviamo l’attrice e cantante... a) Olivia Newton John b) Julie Andrews c) Barbra Streisand 2. Come si intitola il film nel quale l’attrice australiana Nicole Kidman mette in mostra anche le sue doti vocali? a) Moulin Rouge b) Chicago c) Dreamgirls 3. A più di quindici anni dalla morte, avvenuta nel 1991, del leggendario vocalist Freddie Mercury, il gruppo britannico Queen ha ripreso di recente l’attività concertistica. A prendere il posto dell’indimenticabile Freddie è stato il rinomato cantante dei complessi Free e Bad Company... a) Paul Young b) Paul Rodgers c) Paul McCartney 4. Il gruppo etno-jazz di Tamara Obrovac, Transhistria Ensemble, ha da poco modificato il proprio nome. Ora si chiama... a) Transhistria Electric b) Transhistria Dynamic c) Transhistria Atmospheric nella storia della musica francese, autore, tra l’altro, dell’incantevole poema sinfonico “Il pomeriggio di un fauno”... a) Maurice Ravel b) Claude Debussy c) Gabriel Fauré 7. Il compositore sovietico Dmitrij Šostakovič (1906-1975) è l’autore di un’opera satirica composta nel 1928, che porta il curioso titolo... a) L’occhio b) Il braccio c) Il naso 8. Una delle opere comiche più popolari nella storia della musica, “Il barbiere di Siviglia”, fu composta da Gioacchino Rossini nel 1816. Il giovane compositore, noto per la rapidità con la quale componeva, completò l’intera opera in sole... a) due settimane b) tre settimane c) quattro settimane 9. Sigismond Thalberg (1812-1871), pianista svizzero di grande fama, fu all’epoca l’unico a poter competere con il carisma e il brillante virtuosismo del grande pianista e compositore ungherese, il quale inaugurò la figura del concertista... a) Frédéric Chopin b) Franz Liszt c) Robert Schumann Nel suo ultimo CD «Cesta» Vlado Kreslin ripropone dei canti partigiani, interpretati a modo suo, in italiano, e così «Bella ciao» diventa una sorta di danza tzigana Kreslin ha tenuto la scorsa estate. Dai primi anni 80, quando ha cominciato seriamente a presentarsi sulla scena musicale, il cantautore non ha cambiato strada. È cambiato, semmai, il suono che esce raffinato e perfetto dallo studio di registrazione. I suoi fan lo preferiscono dal vivo quando il tutto appare più sincero. Il nuovo disco è comunque un ottimo modo per conoscere il cantautore sloveno, per poi veni- 5. Il compositore tedesco Johannes Brahms (1833-1897), uno degli ultimi grandi romantici, non ha mai scritto una... a) sinfonia b) cantata c) opera 6. I poeti francesi Paul Verlaine e Stephane Mallarmé, appartenenti alla corrente del simbolismo, esercitarono una notevole influenza sulla musica di uno dei maggiori compositori re coinvolti in un’esibizione dal vivo in cui Kreslin sprigiona tutta la sua energia, il buon umore e, quando serve, la malinconia. Come gli è capitato di fare anche in passato, Vlado Kreslin ripropone dei canti partigiani, in- terpretati a modo suo, in italiano. “Bella ciao” diventa così una sorta di danza tzigana seguita da un’esecuzione della “Brigata Garibaldi” in italiano e francese assieme agli Zuf de Žur. Lucio Vidotto aneddoti... curiosità STRAVINSKY “La musica di Le Sacre du Printemps oltrepassa ogni descrizione verbale. Dire che è un suono orrendo è un eufemismo. Vi si può certamente riconoscere un ritmo incitante. Ma in pratica non ha nessuna relazione con la musica come la maggior parte di noi la considera.” (dalla recensione del Musical Times, Londra, 1 agosto 1913) celeberrimo clavicembalista Gustav Leonhardt. The silence before Bach, pellicola del 2007, del regista Pere Portabella. Il regista Pier Paolo Pasolini (1922-1975) utilizzó la Passione secondo Matteo come colonna sonora in due famose sue opere: Accattone e Il Vangelo secondo Matteo. DISCENDENZE E ASTRONOMIE BACHIANE Tra i discendenti di Johann Sebastian Bach vi è anche il noto scrittore americano Richard Bach, autore de Il gabbiano Jonathan Livingston. A Johann Sebastian Bach è stato intitolato il cratere Bach, sulla superficie di Mercurio. Alla figura di Johann Sebastian Bach è stato dedicato l’asteroide 1814 Bach. Bach non è mai uscito dalla Germania. BACH E IL CINEMA Nei seguenti film si tratta la figura del celeberrimo compositore:”Cronaca di Anna Magdalena Bach” che è un film biografico su J. S. Bach del 1967, in cui il grande compositore è interpretato dal Tamara Obrovac Vlado Kreslin in concerto ad Abbazia Richard Bach BEETHOVEN “Dal tubare della colomba allo scrosciare della tempesta, dall’impiego sottile dei sagaci artifici al tremendo limite in cui la cultura si perde nel tumultuante caos della natura, egli ovunque è passato, tutto ha sentito. Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà rico- minciare, perché questo precursore ha condotto l’opera sua fino agli estremi confini dell’arte.” (Franz Grillparzer, orazione funebre, 29 marzo 1827 ) HAENDEL E SCARLATTI A Roma, nel 1708, Händel tenne una memorabile competizione musicale contro il coetaneo Domenico Scarlatti alla presenza del cardinale Ottoboni,nella residenza di quest’ultimo, a Palazzo della Cancelleria. Mentre il loro confronto al clavicembalo finì con un sostanziale pareggio, la superiorità di Händel all’organo fu chiara a tutti. --------Da giovane, pare che Händel fosse bellissimo: era alto, snello, biondo e con gli occhi azzurri. Händel fu sempre molto riservato, era intelligente e aveva un’ottima cultura generale (parlava correttamente tedesco, la sua lingua madre, francese, inglese e italiano). Secondo le testimonianze dell’epoca, era un buon conversatore, e, in gioventù, amava le battute e aveva uno spiccato senso dell’humour. Più tardi soffrì di obesità, depressione e miopia fino a perdere completamente la vista in seguito ad una disgraziata operazione. Sigismond Thalberg Anno III / n. 6 31 ottobre 2007 10. Alexander Borodin (1834-1887), compositore russo e membro del “Gruppo dei cinque”, fu di professione... a) dottore in chimica b) professore di storia c) ufficiale d’esercito “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MUSICA Redattore esecutivo: Patrizia Venucci Merdžo / Impaginazione: Saša Dubravčić Collaboratori: Eleonora Brezovečki, Helena Labus, Fabio Vidali e Lucio Vidotto Foto: Lucio Vidotto, Patrizia Venucci Merdžo e Goran Žiković Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT n.1868 del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana. Soluzioni: 1. b), 2. a), 3. b), 4. a), 5. c), 6. b), 7. c), 8. a), 9. b), 10. a).