Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI RIAS Kammerchor Juraj
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Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI RIAS Kammerchor Juraj
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI RIAS Kammerchor Juraj Val uha direttore Julia Kleiter soprano James Rutherford baritono Hans-Christoph Rademann maestro del coro Mercoledì 31 ottobre 2012 - h 20.45 MUSICA | Concerto plus PS_Orchestra_RAI.indd 1 29/10/12 16:45 Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI RIAS Kammerchor Juraj Val uha direttore Julia Kleiter soprano James Rutherford baritono Hans-Christoph Rademann maestro del coro Johannes Brahms (1833-1897) Ein deutsches Requiem op. 45 I Coro: «Selig sind, die da Leid tragen». Ziemlich langsam und mit Ausdruck (Moderatamente lento e con espressione) II Coro: «Denn alles Fleisch, es ist wie Gras» Langsam marschmäßig (Marcia, moderatamente lento) Un poco sostenuto - Allegro non troppo III Baritono e Coro: «Herr, lehre doch mich» «Herr, lehre doch mich». Andante moderato. IV Coro: «Wie lieblich sind deine Wohnungen». Mäßig bewegt (Moderatamente mosso). V Soprano: «Ihr habt nun Traurigkeit». Langsam (Lento) VI Baritono e Coro: «Denn wir haben hie keine bleibende Statt». Andante - Vivace - Allegro VII Coro: «Selig sind die Toten». Feierlich (Solenne) La Direzione Centrale Cultura, Sport, Relazioni Internazionali e Comunitarie della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia sostiene la presenza del RIAS Kammerchor nel concerto udinese. Il concerto è realizzato con il sostegno della PS_Orchestra_RAI.indd 2 29/10/12 16:45 Johannes Brahms Ein deutsches Requiem Un Requiem tedesco I Selig sind, die da Leid tragen, denn sie sollen getröstet werden. (Matth. 5, 4.) I Beati gli afflitti, perché saranno consolati. (Matteo 5, 4.) Die mit Tränen säen, werden mit Freuden ernten. Sie gehen hin und weinen und tragen edlen Samen, und kommen mit Freuden und bringen ihre Garben. (Ps. 126, 5. 6.) Coloro che seminano nelle lacrime mieteranno nella gioia. Essi se ne vanno e piangono portando preziosa semenza, ritornano nella gioia portando i loro covoni. (Salmo 126, 5. 6.) II Denn alles Fleisch ist wie Gras und alle Herrlichkeit des Menschen wie des Grases Blumen. Das Gras ist verdorret und die Blume abgefallen. (l. Petri l, 24.) II Poiché la carne è come l’erba e ogni gloria umana come i fiori del campo. Si secca l’erba e il fiore cade. (Pietro l, 24.) So seid nun geduldig, lieben Brüder, bis auf die Zukunft des Herrn. Siehe, ein Ackermannwartet auf die köstliche Frucht der Erde und ist geduldig darüber, bis er empfahe den Morgenregen und Abendregen. (Jacobi 5, 7.) Così dunque, cari fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore. Osservate il contadino: egli attende il frutto prezioso della terra, e con pazienza l’aspetta, finché non abbia ricevuto le piogge dell’autunno e della primavera. (Giacomo 5, 7.) Aber des Herrn Wort bleibet in Ewigkeit. (1 Petri l, 25.) Ma la parola di Dio vive in eterno. (Pietro l, 25.) Die Erlöseten des Herrn werden wieder kommen, und gen Zion kommen mit Jauchzen; ewige Freude wird über ihrem Haupte sein; Freude und Wonne werden sie ergreifen und Schmerz und Seufzen wird weg müssen. (Jesaias 35, 10.) I redenti dal Signore torneranno e verranno a Sion giubilando; la gioia eterna sarà sopra il loro capo; saranno pieni di gioia e di allegrezza, il dolore e la tristezza dovranno abbandonarli. (Isaia 35, 10.) PS_Orchestra_RAI.indd 3 29/10/12 16:45 III Herr, lehre doch mich, daß ein Ende mit mir haben muß, und mein Leben ein Ziel hat, und ich davon muß. Siehe, meine Tage sind einer Hand breit vor dir, und mein Leben ist wie nichts vor dir. Ach wie gar nichts sind alle Menschen, die doch so sicher leben. Sie gehen daher wie Schemen, und machen ihnen viel vergebliche Unruhe; sie sammeln und wissen nicht wer es kriegen wird. Nun Herr, wess soll ich mich trösten? lch hoffe auf dich. (Ps. 39, 5. 6. 7. 8.) III Insegnami, Signore, che io devo avere una fine, che la mia vita ha uno scopo ed io devo lasciarla. Vedi, i miei giorni hanno l’estensione del palmo di una mano al tuo cospetto, e la mia vita non conta nulla ai tuoi occhi. Ah, tutti gli uomini sono come il nulla, e tuttavia vivono così tranquillamente. Essi spariscono come un’ombra e s’agitano così vanamente; essi accumulano e non sanno chi raccoglierà. Dimmi, Signore: chi potrà consolarmi? lo spero in te. (Salmo 39, 5. 6. 7. 8.) Der Gerechten Seelen sind in Gottes Hand und keine Qual rühret sie an. (Weish. Sal. 3, l.) Le anime dei giusti sono in mano del Signore al riparo da ogni sofferenza. (Sapienza 3, 1.) IV Wie lieblich sind deine Wohnungen, Herr Zebaoth! Meine Seele verlanget und sehnet sich nach den Vorhöfen des Herrn; mein Leib und Seele freuen sich in dem lebendigen Gott. Wohl denen, die in deinem Hause wohnen, die loben dich immerdar. (Ps. 84, 2. 3. 5.) IV Come sono confortevoli le tue dimore, Signore Sabaoth! La mia anima si strugge dal desiderio di raggiungere i vestiboli del Signore; la mia carne ed il mio spirito gioiscono nel Dio vivente. Felici coloro che abitano nella tua casa e ti lodano senza posa. (Salmo 84, 2. 3. 5.) V lhr habt nun Traurigkeit; aber ich will euch wieder sehen und euer Herz soll sich freuen und Freude soll niemand von euch nehmen. (Ev. Joh. 16, 22.) V Voi siete ora nella tristezza; ma io vi vedrò di nuovo, ne gioirà il vostro cuore e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. (Giovanni 16, 22.) Sehet mich an: lch habe eine kleine Zeit Mühe und Arbeit gehabt und habe großen Trost funden. (Sirach 51, 35.) Vedete, per un po’ di tempo ho sopportato pena e fatica, ma ne ho ricavato grande consolazione. (Vangeli apocrifi 51, 35.) lch will euch trösten, wie einen seine Mutter tröstet. (Jes. 66, 13.) Io vi consolerò come una madre consola suo figlio. (Isaia 66, 13.) PS_Orchestra_RAI.indd 4 29/10/12 16:45 VI Denn wir haben hie keine bleibende Statt, sondern die zukünftige suchen wir. (Ebr. 13, 14.) VI Infatti noi non abbiamo qui una dimora permanente, ma cerchiamo la nostra dimora futura. (Ebrei 13, 14.) Siehe, ich sage euch ein Geheimnis: Wir werden nicht alle entschlafen, wir werden aber alle verwandelt werden; und dasselbige plötzlich, in einem Augenblick, zu der Zeit der letzten Posaune. Denn es wird die Posaune schellen, und die Toten werden auferstehen unverweslich, und wir werden verwandelt werden. Dann wird erfüllet werden das Wort, das geschrieben steht: Der Tod ist verschlungen in den Sieg. Tod, wo ist dein Stachel? Hölle, wo ist dein Sieg? (l. Korinther 15,51-55.) Ecco che a voi svelo un mistero: noi non ci addormenteremo tutti, ma tutti saremo trasformati; e in un istante, in un batter d’occhio, quando suonerà l’ultima tromba. Squillerà, infatti la tromba, e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. Herr, du bist würdig zu nehmen Preis und Ehre un d Kraft, denn du hast alle Dinge geschaffen, und durch deinen Willen haben sie das Wesen und sind geschaffen. (Off. Joh. 4, 11.) Tu sei degno, Signore, di ricevere gloria, onore e potenza, poiché hai fatto tutte le cose, e per mezzo della tua volontà esse esistono e sono state create. (Apocalisse 4, 11.) VII Selig sind die Toten, die in dem Herrn sterben, von nun an. Ja der Geist spricht, daß sie ruhen von ihrer Arbeit; denn ihre Werke folgen Ihnen nach. (Off. Joh. 14, 13.) VII Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore, Sì, dice lo Spirito, affinché si riposino dalle loro fatiche, poiché le loro opere li accompagneranno. (Apocalisse 14, 13.) Allora si compirà la parola che è scritta: la morte è stata assorbita nella vittoria. Morte, dov’è il tuo pungiglione? Inferno, dov’è la tua vittoria? (Corinti 15, 51-55.) Traduzione di Olimpio Cescatti PS_Orchestra_RAI.indd 5 29/10/12 16:45 La partitura del Requiem tedesco fu il frutto d’una lunga gestazione, che risale a più d’un decennio prima del pubblico esordio, avvenuto a Lipsia il 18 febbraio 1869. Al 1860 datano le parziali stesure delle due prime sezioni, ma sappiamo dell’intenzione brahmsiana di comporre una cantata funebre fin dal periodo 1857-59 (in parte confluita nel Begräbnisgesang op. 13). La primissima origine pare tuttavia risalire ancor più addietro: agli anni del lavoro al primo Concerto per pianoforte e orchestra op. 15, un cui tempo, Lento funebre, venne cassato e trasformato nel secondo brano del Requiem. L’associazione al tragico universo espressivo dell’op. 15 permette d’ipotizzare che il Deutsches Requiem ne condivida la probabile motivazione: la morte di Robert Schumann, sopraggiunta nel 1856. Solo nove anni più tardi, tuttavia, affiorano i primi riferimenti espliciti, in forma epistolare (Brahms riferisce a Clara Wieck Schumann di «una specie di Requiem Tedesco»); ed è probabile che, sempre nel ’65, la morte dell’amatissima madre abbia segnato la svolta decisiva, se è vero che l’anno seguente fu risolutivo: dal gennaio 1866 il compositore si ritirò a Karlsruhe col preciso scopo di portare a termine la composizione. In diverse tappe il lavoro procedette speditissimo: a fine estate, nella prima versione in sei movimenti, l’opera era pressoché ultimata. Il forte senso autocritico di Brahms richiese comunque un periodo di ritocchi, passati anche attraverso due esecuzioni. Importante fu soprattutto la seconda performance - curata da Karl Rheinthaler - la quale ebbe luogo a Brema il 10 aprile 1868. Questa esecuzione venne gratificata da un’accoglienza trionfale, al punto da segnare la svolta nodale per la definitiva inclusione di Brahms entro il pantheon dei grandissimi. PS_Orchestra_RAI.indd 6 Una significativa curiosità dell’esecuzione bremense è che Rheinthaler inserì l’aria del Messiah di Händel «I know that my redeemer liveth» proprio al posto che sarebbe poi stato occupato dall’ulteriore brano, allora ancora mancante, «Ihr habt nur Traurigkeit», per soprano e coro, inserito nel maggio ’68: brano che il musicologo Claude Rostand definisce «concepito nel carattere nobile ed espressivo di un grande arioso di Gluck o di Händel». L’inserimento di questo pezzo è significativo non solo perché la versione in sei tempi mancava proprio d’una voce solista femminile, ma anche perché l’assimilazione a Händel costituì la prima testimonianza d’una fortuna critica che proprio in Händel (e - più in generale - nel modello della musica barocca, ovviamente Bach incluso) riconosce, nel bene e nel male, un ascendente decisivo del Deutsches Requiem. Sì: nel bene e nel male. Perché il giudizio più celebre che ancora oggi alligna su questo capolavoro è quello - del tutto privo di equilibrio - formulato da Richard Wagner, che lo definì una «mascherata concertistica […] con la parrucca dell’Hallelujah di Händel». Lo sforzo di oggettività, beninteso, non è una virtù che si possa pretendere dagli artisti, i quali sono troppo coinvolti dalle proprie inclinazioni ed idiosincrasie per poter formulare giudizi oggettivi, od anche solo equilibrati. È tuttavia giusto sorridere del fatto che la storia avrebbe reso giustizia a Brahms finendo per rovesciare su Wagner stesso la sua tagliente e malevola ironia: non troppi anni dopo il Deutsches Requiem sarebbe stato difatti egli stesso, con i Meistersinger, a trovare ampi motivi d’ispirazione nella musica barocca; per sopraggiunta ci sarebbe poi da chiedersi quanto il capolavoro brahmsiano abbia influito su certi cori del Parsifal, ad esempio con le protratte smaterializzazioni verso l’acuto chiamate, nel brano conclusivo, a defi- 29/10/12 16:45 nire la beatitudine di coloro che muoiono nel nome di Dio. Cionondimeno è da sottolineare che, a patto di depurarlo dalla polemica ostilità che lo caratterizza, il giudizio wagneriano va tenuto in considerazione perché non privo di fondamento: pur screditando l’arte brahmsiana (questo l’aspetto inaccettabile) esso aveva saputo coglierne una caratteristica determinante, nella concezione saldamente afferrata alle profondità dell’humus storico-musicale. Almeno prima del Novecento, Brahms fu con ogni probabilità il compositore più storicista mai apparso sulla scena internazionale; per lui guardare al grande repertorio del passato era una precondizione naturale: necessaria a “prender le misure”, ad indirizzare la propria creatività verso nuovi esiti dei quali il retaggio antico costituisce il solido, imprescindibile fondamento. Guardare, scrivendo musica sacra, a Händel e a Bach era per lui tanto ovvio quanto tener presente Beethoven componendo una sinfonia od un quartetto; ma basterebbe paragonare il Requiem tedesco ai due grandi lavori sinfonico-corali di Mendelssohn (Elias e Paulus) per comprendere quanto più metabolizzato, interiorizzato appaia in Brahms l’ascendente della musica barocca: gli stili tradizionali del corale, del contrappunto libero e del contrappunto obbligato tanto quanto l’eloquenza affettiva del canto solistico ne costituiscono l’ovvia base, ma sono usati a fini che mai e poi mai potrebbero esser scambiati per baroccheggianti remakes. Decisivo è già solo il livello timbrico, dominato da quella particolare brunitura del suono che costituisce un inconfondibile marchio sinfonico brahmsiano. Personalizzazione è parola-chiave; significativo, del resto, è lo stesso titolo che, oltre a segnalare l’impronta culturale nazionalista con l’aggettivo, esprime con i restanti due termini (Un Requiem, non semplicemente Requiem) la tipica ritrosa modestia di Brahms, ovvero PS_Orchestra_RAI.indd 7 la sua volontà di proporre una riflessione sulla morte di taglio non più che soggettivo. Tutt’altro che scontato è, difatti, che domini la partitura una pacatezza pensosa, ispirata a ben altro principio che a quello, barocco, della varietà, ma anche lontana dalla drammatizzazione caratterizzante tutti i Requiem più celebri e cronologicamente prossimi a Brahms (da Mozart a Verdi, da Cherubini a Berlioz), anticipando semmai la morbida espressività di quello di Fauré. Quella di Brahms è una sorta di riflessione condotta da un trentacinquenne - la stessa età in cui Mozart aveva affrontato il suo Requiem! - sull’enigma della vita, cui la morte sembra sottrarre qualsivoglia senso. Quest’angolatura soggettiva si manifesta fin nel testo, che, pur non essendo stato creato ad hoc è (anche qui un’affinità col Messiah) il frutto d’un assemblaggio di citazioni, approntato dallo stesso compositore selezionando vari passi dalla Bibbia tedesca di Martin Lutero. La risposta del nostro trentacinquenne è leggibile come un invito all’accettazione della morte; non certo esente da drammaticità ma in ultima istanza serena, a tratti addirittura estatica (questo il caso soprattutto dei due tempi estremi, caratterizzati dalla parola d’esordio, «Selig», evocante beatitudine per gli afflitti e per i morti). Non che la partitura vada esente da immagini drammatiche: emblematica è già solo l’introduzione orchestrale al primo brano, dove l’infittirsi del contrappunto progressivamente genera una notevole tensione dissonante, immediatamente controbilanciata, però, da una netta - ed altrettanto simbolica - risoluzione consonante. Già il primo pezzo rende facilmente osservabile la grande attenzione di Brahms al senso delle parole: attenzione che comporta parallele soluzioni espressive di fronte ai significati negativi di dolore, sofferenza, pianto, morte. Ma il tutto appare - per converso - fortemente integrato in una 29/10/12 16:45 pacatezza e fluidità del procedere delle idee sonore, in una complessiva morbidezza se non addirittura soavità delle melodie; in uno stile espressivo, insomma, che restituisce il senso di un dramma non in atto ma tutt’al più rievocato, di un dolore sì profondo, ma ricomposto, acquietato. Appare in quest’ottica significativo che i pezzi i quali danno maggior enfasi alla dimensione drammatica (il secondo, terzo e sesto) siano ricondotti al senso d’una conclusiva pacificazione attraverso l’impiego, nelle rispettive sezioni finali, della scrittura più formalizzata e razionale, quella della fuga: forma che già in Bach fungeva da antidoto all’emotività, per sua natura lasciando ben poco spazio alla libertà inventiva dei compositori, e, proprio per questo, associata alle immagini dell’ordine e della regnante armonia divina. Non casualmente il brano più intensamente drammatico della serie è anche il più antico; come accennato, il macabro e solenne «Denn alles Fleisch» - accompagnato dai lugubri rintocchi del timpano - risale all’epoca del primo grande trauma vissuto da Brahms: la morte di Schumann. Ancorché in ¾, il brano è evidentemente rapportabile al tipo della marcia funebre, la cui ripetizione, però, ne squarcia il carattere trattenuto: nell’ingigantirsi delle sonorità e nel procrastinarsi della risoluzione armonica, la visione severa ma composta della morte deflagra in incubo; la ripetitività ritmica diventa metafora dell’inarrestabile incedere della grande mietitrice, di fronte alla quale gli esseri viventi cadono come tenui fili d’erba («alles Fleisch […] ist wie Gras»). La potentissima visione apocalittica, però, non solo viene successivamente placata («Das Gras ist verdorret» etc.), ma anche intercalata da un dolce canto corale che celebra l’agognata attesa della venuta di Dio con la metafora del paziente contadino che accetta il naturale alternarsi delle stagioni. Inoltre, PS_Orchestra_RAI.indd 8 come detto, l’intero brano è concluso da una fuga appaiata ad un testo che parla di gioia eterna e felicità, di distacco dalla tristezza e dal pianto. Analogamente, nel sesto pezzo, l’inquietudine che permea il brano fin dall’inizio lascia l’ultima parola alla fuga (su «Herr, du bist würdig»): il contrappunto obbligato si unisce all’asserzione di una verità sovrumana e sovratemporale, affermante l’esistenza d’un ordine universale che travalica l’angosciante finitezza della dimensione umana perché unico in grado di sconfiggere la morte («Tod, wo ist dein Stachel! | Hölle, wo ist dein Sieg!»). Emblematico dell’espressività interiorizzata che contraddistingue la partitura del Requiem tedesco è che Brahms rinunci alle occasioni di resa pittorica delle immagini testuali. Intrigante è, in particolare, l’episodio corrispondente alle parole che, sempre nel sesto brano, fanno riferimento alle trombe del giudizio («… zu der Zeit der letzten Posaune. | Denn es wird die Posaune schallen» etc.). A confronto con i varî «Tuba mirum» dei Requiem sette-ottocenteschi - ma anche col «The trumpet shall sound» del Messiah, significativo perché impiega il medesimo passo biblico - nel Deutsches Requiem le trombe appaiono occultate, frammiste al tutti orchestral-corale. La prospettiva perseguita è quella di una musica assai più volta a “parlare” all’interiorità dell’ascoltatore che a risolversi nell’evocazione di specifiche immagini oggettive; in ciò memore, in fondo, più della vocazione intima caratterizzante la Matthäuspassion che dell’estroversa “teatralità” del Messiah. Il Requiem tedesco appare in definitiva più attento alla vita che alla morte. Non è, come il Requiem in latino, una Missa pro defunctis ma una Missa pro viventibus: votata alla causa della consolazione di chi rimane, piuttosto che a sottolineare con terrifiche immagini la condizione della “vita dopo la vita” (si 29/10/12 16:45 pensi non solo ai già evocati «Tuba mirum», ma anche ai vari «Confutatis», «Dies irae», «Lacrimosa» dei ricordati altrui Requiem). In questo senso il Requiem di Brahms è tedesco per ragioni ben più profonde della già di per sé significativa opzione linguistica che ne contraddistingue il testo. Isaiah Berlin ha magistralmente spiegato che, pur essendo un movimento culturale laico, il Romanticismo tedesco ha le sue remote origini nella cultura religiosa; e precisamente nel movimento riformato diffuso fra Sei e Settecento nei paesi di lingua tedesca detto “Pietismo”. Chi si occupa di storia della musica non può non ricordare che, grazie alla propria concezione antidogmatica e sentimentale del rapporto col divino, ai suoi tempi il Pietismo incontrò nella musica (arte degli affetti) un veicolo d’elezione, al punto da assumere un ruolo fondamentale in vertici assoluti della storia musicale come le Cantate e le Passioni bachiane. Se consideriamo che la dottrina pietista sottolineava ed PS_Orchestra_RAI.indd 9 esaltava i sentimenti di gioia, dolcezza e beatitudine che l’individuo sperimenta nel mistico contatto con la divinità, persino grazie alla morte (vista come esito auspicabile per la vita in quanto viatico all’eterna comunione con Dio), ci risulterà chiaro il nesso con quanto il Deutsches Requiem “dice” non solo nei testi ma anche nell’espressività musicale; e comprenderemo quanto, con questo suo capolavoro, Johannes Brahms risulti implicato in una dialettica culturale che di gran lunga eccede (ed allo stesso tempo coinvolge per intero) quella più strettamente artistica. I robustissimi fili che connettono, nella storia della tecnica compositiva musicale, Bach e lo stile barocco allo “storicista” Brahms sono insomma gli stessi che legano due remoti momenti storico-culturali, offrendo un solido riscontro al concetto di cultura se non persino di mentalità tedesca. Testi di Gianni Ruffin 29/10/12 16:45 Juraj Val uha, nato nel 1976 a Bratislava, ha studiato composizione, direzione e cimbalom nella città natale e poi ancora direzione a San Pietroburgo, con Ilya Musin, e a Parigi, con Janos Fürst. Dal 2003 al 2005 è stato Direttore assistente presso l’Orchestra e l’Opéra National di Montpellier, debuttando con l’Orchestre National de France. Tra il 2006 e il 2010 ha debuttato al Teatro Comunale di Bologna con La Bohème, iniziato la collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai a Torino, e diretto orchestre quali Berliner Philharmoniker alla Philharmonie di Berlino, Münchner Philharmoniker, Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, Philharmonia di Londra, Orchestre de Paris, Filarmonica di Rotterdam e di Oslo, Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, Orchestra della Radio Svedese e Staatskapelle di Dresda, WDR Sinfonie Orchester di Colonia, Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Boston Symphony, Pittsburgh Symphony, Cincinnati Symphony, Los Angeles Philharmonic, National Symphony Washington, Houston Symphony, Pittsburgh Symphony. Con l’Orchestra del Teatro La Fenice ha partecipato alla prima stagione di Abu Dhabi Classics ed è salito sul podio della Staatsoper di Monaco per Nozze di Figaro, Elisir d’amore e Butterfly, a Berlino e Stoccarda per Butterfly e Turandot. All’inizio della stagione 2012/2013 debutterà con la New York Philharmonic, la Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. È Direttore principale dell’OSN Rai dal novembre 2009. PS_Orchestra_RAI.indd 10 Julia Kleiter, nata a Limburg, ha studiato con William Workmann ad Amburgo e con Klesie KellyMoog a Colonia e ha debuttato nel 2004 come Pamina all’Opéra-Bastille di Parigi. Nello stesso ruolo ha cantato nei teatri d’opera di Madrid, Zurigo, al Festival di Edimburgo, a New York, a Monaco e quest’anno al Festival di Salisburgo, collaborando con Nikolaus Harnoncourt, Marc Minkowski, Claudio Abbado, Adam Fischer. È stata invitata a Ferrara, Baden.Baden e Modena nel ruolo di Papagena con Claudio Abbado; a Verona Dresda e Parigi come Susanna nelle Nozze di Figaro; a Venezia e a Salisburgo come Celia in Lucio Silla con Tomas Netopil; a Firenze come Amore in Orfeo e Euridice con Riccardo Muti. Claudio Abbado l’ha voluta nel ruolo di Marzelline nel Fidelio a Ferrara, Baden-Baden e Madrid. Nel 2012 ha debuttato al Lyric Opera Theater di Chicago nel Rinaldo di Händel ed è ritornata a Parigi con Philippe Jordan come Zdenka in Arabella di Strauss. Il suo repertorio comprende anche pagine cameristiche, sinfonico vocali e oratori che interpreta con direttori come Nikolaus Harnoncourt, Ivor Bolton, René Jacobs, Christoph Poppen, Daniel Harding, Marek Janowski. I suoi prossimi impegni prevedono l’Italienisches Liederbuch di Wolf a Friburgo e Basilea, una cantata di Bach e la Messa in la bemolle di Schubert con Claudio Abbado, l’Elias alla Scala di Milano con Harding e nuove produzioni del Flauto magico a Parigi e dell’Idomeneo a New York. 29/10/12 16:45 James Rutherford, nato a Norwich, ha studiato Teologia alla Durham University prima di intraprendere gli studi artistici al Royal College of Music e al National Opera Studio. Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti, James Rutherford nel 2000 è stato nominato BBC New Generation Artist e nel 2006 ha vinto il Seattle Opera International Wagner Competition. È stato invitato da prestigiosi teatri quali Welsh National Opera, English National Opera, Scottish Opera, Royal Opera, Opéra de Paris, Deutsche Staatsoper di Berlino, Opera di Colonia, Lyric Opera di Chicago e Opera di San Francisco, Graz. In ambito concertistico Rutherford si esibisce regolarmente nei maggiori festival britannici e con prestigiose orchestre sinfoniche, Berliner Philharmoniker, Bayerisches Rundfunk, Filarmonica di Stoccolma, Orchestra della Radio di Colonia, collaborando con direttori come Leonard Slatkin, Colin Davis, Charles Mackerras, Roger Norrington, Christopher Hogwood, Simon Rattle, Thomas Hengelbrock. Recentemente ha cantato nel ruolo di Le Roi nel Cid di Massenet a Valencia, con Domingo, e in Rienzi a Madrid con Mehta, nel ruolo di Hans Sachs al Festival di Bayreuth. Ulteriori impegni concertistici di James Rutherford includono Nixon in China di John Adams ai BBC Proms e al Festival di Berlino, Der Fliegende Holländer con l’Orchestra di Birmingham e Andris Nelson; interpretazioni recenti sono anche Jochanaan in Salome a Vienna, Hans Sachs ad Amburgo, Vienna e Budapest, Mandryka in Arabella ad Amsterdam e Amburgo, Kurwenal a Washington e Falstaff a Graz. PS_Orchestra_RAI.indd 11 Il RIAS Kammerchor è stato fondato a Berlino il 15 ottobre 1948 dalla RIAS (Radio in the American Sector). Attualmente è un ensemble della Rundfunk Orchester und Chöre Gmbh, di competenza della Repubblica Federale di Germania, della città di Berlino e della Radio di Berlino-Brandeburgo. Le registrazioni effettuate per l’emittente radiofonica hanno caratterizzato l’attività del Coro nei suoi primi venticinque anni sotto la guida di Karl Ristenpart, Herbert Froitzheim e Günther Arndt. In seguito si è incrementata l’importanza dei concerti con il pubblico e delle esibizioni come coro ospite. Questa nuova attitudine ha ricevuto una grande spinta grazie a Uwe Gronostay (1972-1986), nominato Direttore Onorario del Coro nel 2007, che si è occupato della fase organizzativa di un gran numero di concerti. Marcus Creed (1987-2001), suo successore, ha lavorato sulla versatilità del Coro alimentando il contrasto stilistico fra repertorio di musica antica e quello contemporaneo. Sotto la sua direzione la fama internazionale del Coro è cresciuta ulteriormente, così come gli inviti di istituzioni concertistiche prestigiose. Con la direzione di Hans-Christoph Rademann, Direttore Principale dal 2007, il Coro è stato protagonista di una ulteriore evoluzione stilistica basata su una tradizione consolidata. Questa fase ha dato vita a strette collaborazioni con orchestre quali la Concerto Köln, la Barockorchester di Friburgo, l’Akademie für Alte Musik, l’Orchestre des Champs-Élysées. A partire dal 1995 si è istituito un rapporto preferenziale con l’etichetta discografica francese Harmonia mundi; nel dicembre del 2010 la rivista Gramophone ha inserito il RIAS Kammerchor fra i dieci migliori cori del mondo. Il RIAS Kammerchor ha interpretato in prima esecuzione numerose pagine moderne e contemporanee che sono entrate stabilmente nel suo repertorio, contribuendo fortemente alla loro diffusione e affermazione nelle sale da concerto. 29/10/12 16:45 L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è nata nel 1994. I primi concerti furono diretti da Georges Prêtre e Giuseppe Sinopoli. Nel corso della sua storia, Eliahu Inbal e Rafael Frühbeck de Burgos si sono avvicendati come direttori principali mentre, Jeffrey Tate e Gianandrea Noseda, sono stati i direttori ospiti principali. Dal novembre 2009 lo slovacco Juraj Val uha è il nuovo Direttore principale. Altre presenze significative sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sono state quelle di Carlo Maria Giulini, Wolfgang Sawallisch, Mstislav Rostropovi , Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Yuri Ahronovitch, Marek Janowski, Dmitrij Kitaenko, Aleksandr Lazarev, Valery Gergiev, Gerd Albrecht, Yutaka Sado, Mikko Franck, James Conlon e Roberto Abbado. L’Orchestra tiene a Torino regolari stagioni, affiancandovi spesso cicli primaverili o speciali e dal febbraio 2004 produce a Torino il ciclo Rai NuovaMusica: una rassegna dedicata alla produzione contemporanea che presenta in concerti sinfonici e da camera prime esecuzioni assolute, molte delle quali di opere composte su commissione, o per l’Italia. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai suona anche molto spesso in concerti sinfonici e da camera nelle principali città e nei festival più importanti d’Italia. Frequenti le sue presenze a MITO SettembreMusica, alla Biennale di Venezia e alle Settimane Musicali Internazionali di Stresa. Numerosi e prestigiosi anche gli impegni all’estero: fra questi le tournée in Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda, Francia, Spagna, Canarie, Sud America, Svizzera, Austria, Grecia, e l’invito a suonare il 26 agosto 2006 nel concerto conclusivo del festival di Salisburgo. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ha inoltre preso parte a eventi particolarmente significativi, PS_Orchestra_RAI.indd 12 come la Conferenza Intergovernativa dell’Unione Europea svoltasi a Torino, i concerti per la Festa della Repubblica, Capodanno 2000 nella piazza del Quirinale, i Concerti di Natale ad Assisi nella Basilica Superiore di San Francesco. Il 4 e 5 settembre del 2010 l’Orchestra è stata protagonista del film-opera Rigoletto, trasmesso in diretta su Rai1 e in mondovisione da Mantova, con la direzione di Zubin Mehta e la regia di Marco Bellocchio. Il 3 e 4 giugno del 2012 è stata la volta di Cenerentola, una favola in diretta con le musiche di Rossini, e la direzione di Gianluigi Gelmetti. Allo stesso modo era stata protagonista nel 2000 dell’evento televisivo Traviata à Paris, sempre con la direzione di Zubin Mehta. Questa produzione della Rai ha conseguito nel 2001 l’Emmy Award per il miglior spettacolo musicale dell’anno e il Prix Italia come miglior programma televisivo nella categoria dello spettacolo. Tutti i concerti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sono trasmessi su Radio3. Molti sono registrati e mandati in onda su Rai3. 29/10/12 16:45 Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Violini Primi *Alessandro Milani (di spalla), °Giuseppe Lercara, °Marco Lamberti, Antonio Bassi, Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Elfrida Kani, Kazimierz Kwiecien, Martina Mazzon, Fulvia Petruzzelli, Rossella Rossi, Ilie Stefan, Lynn Westerberg Violini Secondi *Paolo Giolo, Valentina Busso, Enrichetta Martellono, Maria Dolores Cattaneo, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Vincenzo Prota, Francesco Sanna, Laura Vignato Viole *Ula Ulijona, Geri Brown, Matilde Scarponi, Antonina Antonova, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris, Alberto Giolo, Margherita Sarchini, Luciano Scaglia Oboi *Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli Clarinetti *Enrico Maria Baroni, Graziano Mancini Fagotti *Elvio Di Martino, Mauro Monguzzi Controfagotto Bruno Giudice Corni *Corrado Saglietti, Marco Panella, Emilio Mencoboni, Bruno Tornato Trombe *Roberto Rossi, Daniele Greco D’Alceo Tromboni *Enzo Turriziani, Antonello Mazzucco Violoncelli *Massimo Macrì, Wolfango Frezzato, Giuseppe Ghisalberti, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Michelangiolo Mafucci, Fabio Storino Trombone Basso Gianfranco Marchesi Contrabbassi *Cesare Maghenzani, Gabriele Carpani, Silvio Albesiano, Giorgio Curtoni, Luigi Defonte, Virgilio Sarro Timpani *Stefano Cantarelli Flauti *Marco Jorino, Luigi Arciuli. Ottavino Fiorella Andriani Tuba Daryl Smith Arpe *Margherita Bassani, Elena Zuccotti Organo *Luca Benedicti * prime parti ° concertini PS_Orchestra_RAI.indd 13 29/10/12 16:45 RIAS Kammerchor Soprani Claudia Buhrmann, Iris-Anna Deckert, Claudia Ehmann, Aurélie Franck, Masako Goda, Stephanie Hanf, Cosima Henseler, Claudia Immer, Enny Kim, Mi-Young Kim, Anette Lösch, Sabine Nürmberger, Andrea Oberparleiter, Stephanie Petitlaurent, Christina Roterberg, Inès Villanueva, Dagmar Wietschorke, Almut Wilker. Contralti Simone Alex, Ulrike Bartsch, Anne Bierwirth, Andrea Effmert, Karola Hausburg, Waltraud Heinrich, Barbara Höfling, Karin Neubauer, Diana Rehbock, Anja Schumacher, Claudia Türpe, Marie-Luise Wilke. Tenori Volker Arndt, Joachim Buhrmann, Wolfgang Ebling, Jörg Genslein, Stuart Kinsella, Achim Kleinlein, Johannes Klügling, Christian Mücke, Volker Nietzke, Michael Pflamm, Kai Roterberg, Masashi Tsuji. Bassi Kai-Uwe Fahnert, Janusz Gregorowicz, Roland Hartmann, Fabian Hemmelmann, Frank Höher, Ingolf Horenburg, Werner Matusch, Paul Mayr, Serge Novique, Rudolf Preckwinkel, Andrew Redmond, Johannes Schendel, Klaus Thiem, Jonathan De La Paz Zaens. PS_Orchestra_RAI.indd 14 29/10/12 16:45 PS_Orchestra_RAI.indd 15 29/10/12 16:45 Mercoledì 14 novembre - h 20.45 MUSICA FVG Mitteleuropa Orchestra Philipp von Steinaecker direttore Vivica Genaux mezzosoprano Britten Variazioni su un tema di Frank Bridge op.10 Britten Folksongs De Falla - Berio 7 canciones populares españolas Berio Folksongs Britten Variazioni e fuga su un tema di Henry Purcell op.34 produzione: Teatro Nuovo Giovanni da Udine in collaborazione con Fondazione Bon Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine Via Trento, 4 - 33100 Udine - I Tel. 0432 248411 - Fax 0432 248452 [email protected] - www.teatroudine.it PS_Orchestra_RAI.indd 16 Biglietteria Tel. 0432 248418 [email protected] © studio novajra - Werner Kmetitsch (Julia Kleiter), Sussie Ahlburg (James Rutherford), Matthias Heyde (RIAS Kammerchor) PROSSIMO APPUNTAMENTO STAGIONE MUSICA E DANZA 29/10/12 16:45