Vercelli nel 1956 - liceo scientifico avogadro vercelli

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Vercelli nel 1956 - liceo scientifico avogadro vercelli
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Liceo Scientifico “Avogadro” – Vercelli
Una legge universale
alla periferia dell’Impero
Omaggio ad Amedeo Avogadro
nel secondo centenario della “legge”
1811 – 2011
Vercelli, 3 – 13 ottobre 2011
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Indice del lavoro
Sintesi biografica
p. 3
Una storia vercellese
Luigi Borasio, “La Sesia”, 18 gennaio 1955
“La Sesia”, 21 gennaio 1955 (adesione Famiglia Avogadro)
p. 5
p. 8
p. 10
Divulgazione scientifica attraverso la stampa locale
Rina Morgando, “La Sesia”, 8 febbraio 1955
Vittorio Davite, “La Sesia”, 15 febbraio 1955 (prima parte) e
18 febbraio 1955 (seconda parte)
Giulio Cesare Faccio, “La Sesia”, 18 marzo 1955 (prima parte)
e 22 marzo 1955 (seconda parte)
Vittorio Davite, “La Sesia”, 20 marzo 1956
Leone Albertazzi, “La Sesia”, 10 aprile 1956
p. 11
p. 12
1955 – 1956: cronache di un anno
“La Sesia”, 16 agosto 1955 (prime adesioni)
“L’Eusebiano”, 29 agosto 1955 (adesione prof. Colonnetti)
“La Sesia”, 9 settembre 1955 (adesione Accademia delle Scienze)
“L’Eusebiano”, 15 marzo 1956 (bando del concorso per le scuole)
“La Sesia”, 8 maggio 1956 (programmi delle celebrazioni)
“La Sesia”, 5 giugno 1956 (partecipazione del Capo dello Stato)
“La Risaia”, 14 luglio 1956 (adesione delle spedizioni antartiche)
“La Sesia”, 28 settembre 1956 (lettera dell’Ammiraglio Byrd)
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Il concorso per le scuole
“La Sesia”, 29 agosto 1956 (i vincitori del concorso)
Elaborato di Luigi Degrandi (prima e quarta parte), “L’Eusebiano”,
2 e 30 agosto 1956
Elaborato di Maria Grazia Zavattaro, “La Sesia”, 11 settembre 1956
(prima parte) e 14 settembre 1956 (seconda parte)
p. 38
p. 39
8 settembre 1956: Vercelli celebra il “suo Grande”
“La Sesia”, 4 settembre 1956 (manifesto del Sindaco di Vercelli
alla cittadinanza)
“La Sesia”, 7 settembre 1956 (Luigi Borasio)
“L’Eusebiano”, 10 settembre 1956 (cronaca e messaggio
dell’Eccellenza Colonnetti)
“La Sesia”, 11 settembre 1956 (cronaca)
“La Sesia”, 11 settembre 1956 (discorso ufficiale del prof. Luigi Rolla)
“La Risaia”, 15 settembre 1956 (cronaca)
“La Sesia”, 21 settembre 1956 (il francobollo commemorativo)
p. 51
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La prima pietra del Liceo Scientifico “Amedeo Avogadro”
“La Sesia”, 28 febbraio 1956 (richiesta dell’autorizzazione ministeriale)
“La Sesia”, 11 settembre 1956 (posa della prima pietra)
“La Sesia”, 11 settembre 1956 (fotografia del plastico del Liceo)
p.
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Bibliografia, collaborazioni , ringraziamenti
p. 74
p. 14
p. 18
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p. 40
p. 45
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Sintesi biografica
1776
9 agosto: Lorenzo Romano Amedeo Carlo Avogadro nasce a Torino, dal
conte Filippo Avogadro di Quaregna (magistrato e funzionario dello stato
piemontese) e da Anna Maria Vercellone, di famiglia biellese
1796
17 marzo: si laurea in legge, secondo la tradizione familiare, ed esercita per
un anno come Avvocato dei poveri
1804
8 luglio: viene accolto come socio corrispondente dell’Accademia delle
Scienze di Torino, dopo essersi messo in luce con la presentazione di alcune
memorie, nate dagli interessi scientifici da lui coltivati come autodidatta, al di
fuori di una regolare carriera accademica
1806
ottiene la nomina come Ripetitore di Fisica al Pensionato dell’Università di
Torino
1809
7 ottobre: viene inviato come Direttore (incarico che poi non gli sarà
confermato) e Professore di “filosofia positiva” (matematica e fisica) al Reale
Collegio di Vercelli, allora capitale del Dipartimento della Sesia all’interno
dell’Impero napoleonico, cui il Piemonte era stato annesso; il nome ufficiale
della scuola è Ecoles Secondaires, la lingua d’insegnamento il francese
1811
da Vercelli, ottiene la pubblicazione da parte del parigino Journal de
physique, de chimie, d’histoire naturelle et des arts, diretto da J. C.
Delamétherie (Tome LXXIII, pp. 58-76), del suo Essai d’une manière de
déterminer les masses relatives des molécules élémentaires des corps, et
les proportions selon lequelles elles entrent dans ces combinaisons, che
contiene il primo enunciato, in forma di “ipotesi”, di quella che sarà la “legge
di Avogadro”
1819
21 novembre: diviene socio effettivo dell’Accademia delle Scienze di Torino
1820
6 novembre: ritorna a Torino, chiamato alla Cattedra di “Fisica Sublime”
presso l’Università
1821
è nominato Socio della Società Italiana detta “dei XL”
1822
23 luglio: la cattedra di “Fisica Sublime” viene soppressa da Carlo Felice,
insieme ad altre cattedre universitarie, per punire la partecipazione e il
sostegno degli studenti ai moti risorgimentali dell’anno precedente. Le
relazioni di polizia non trovano nulla da eccepire sul comportamento di
Avogadro in quelle circostanze, ma non sono ignorate le sue relazioni con
personalità aperte all’innovazione. La cattedra di “Fisica Sublime” verrà
ripristinata solo nel 1832, dal re Carlo Alberto, ma sarà in un primo momento
affidata a Cauchy, e non ad Avogadro
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1834
28 novembre: viene nuovamente nominato alla cattedra di “Fisica Sublime”
all’Università di Torino
1838
pubblica a Torino, forse con l’aiuto economico del re Carlo Alberto, la sua
opera più ampia, il trattato Fisica de’ corpi ponderabili ossia Trattato della
costituzione generale dei corpi
1850
settantaquattrenne, rinuncia alla cattedra, pur proseguendo gli studi e i lavori
scientifici
1856
9 luglio: muore a Torino
Nel 1860 il primo Congresso internazionale di Chimica, organizzato a Karlsruhe, acccoglie
definitivamente come legge l’ipotesi di Avogadro, fino ad allora poco conosciuta e
compresa, specie in Italia.
Firma di Amedeo Avogadro, ricavata da un autografo
conservato all'Archivio di Stato di Biella
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Una storia vercellese
Amedeo Avogadro formulò la sua celebre “ipotesi” mentre si trovava a Vercelli, e nella
nostra città insegnò per circa dieci anni, dal 1809 al 1819: ma che cosa sanno, ed hanno
saputo nel corso degli anni, i vercellesi di lui?
Abbiamo tentato di trovare una risposta a questa domanda con una ricerca attraverso i
periodici locali più significativi del Novecento, “La Sesia”, “L’Eusebiano” e “La Risaia”,
consultando le raccolte conservate presso la Biblioteca Civica di Vercelli.
Frontespizio del periodico "La Sesia" (primo numero 10 gennaio 1871)
Frontespizio del periodico "La Risaia" (primo numero 1 dicembre 1900)
Frontespizio del periodico "L'Eusebiano" (primo numero 1 agosto 1929)
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Quando ci fu la prima celebrazione di Avogadro, a cura dell’Accademia delle Scienze di
Torino, alla presenza del re Vittorio Emanuele III, nel 1911, primo centenario della “legge”,
nessuna notizia venne data a Vercelli.
Invece nella ricorrenza del primo centenario della morte, nel 1956, qualcosa accadde:
Vercelli sembrò “accorgersi” e volersi “riappropriare” di questa grande figura, in qualche
modo anche “sua”.
I periodici del tempo raccontano una bella storia vercellese, in cui fu la città, e non una
singola istituzione culturale, a promuovere la commemorazione di questo grande uomo di
scienza.
Tutto ebbe inizio con un intervento del prof. Luigi Borasio, chimico ed esperto di
risicoltura, pubblicato dalla “Sesia” e subito ripreso dalla “Risaia” nel gennaio 1955.
Borasio invitava Vercelli a farsi promotrice di una degna celebrazione del “genio” di
Avogadro.
L’immediata attenzione della famiglia Avogadro e dell’allora Sindaco di Vercelli, il prof.
Giorgio Berzero, preside del Liceo Classico cittadino, fecero nascere un Comitato di
iniziativa, con lo scopo di ottenere adesioni e di curare l’organizzazione degli eventi
celebrativi. Ci fu subito un incontro fra i sindaci di Vercelli, Biella e Torino, allo scopo di
dare alla commemorazione rilievo nazionale, se non addirittura mondiale.
Per tutto l’anno 1955 ed il successivo 1956 i tre periodici locali, e soprattutto “La Sesia”,
diedero costantemente notizia di tutti gli sviluppi delle iniziative finalizzate alla grande
celebrazione di Avogadro, che culminò con solenni cerimonie a Roma nel giugno 1956, e
quindi con altrettanto solenni commemorazioni a Torino e a Vercelli nel settembre 1956.
I periodici locali informavano con regolarità dei contributi finanziari provenienti dalla città,
pubblicando i nomi di chi generosamente diede del denaro per la realizzazione delle
celebrazioni.
Si realizzò una sorta di identificazione della città nelle “virtù” del “suo Grande”. I discorsi
celebrativi sottolineano che Avogadro espresse al meglio le tradizionali virtù piemontesi e
in particolare quelle tipiche della “Vercelli operosa e studiosa”.
Fin dal gennaio 1955 i tre periodici locali, e soprattutto “La Sesia”, si impegnarono in una
significativa opera di divulgazione scientifica e storica, pubblicando contributi culturali di
professionisti e intellettuali vercellesi (Borasio, Davite, Morgando, Faccio, Albertazzi).
In essi si sottolinea soprattutto che Avogadro fu l’iniziatore della nuova “era atomica”. In
quegli anni anche in Italia aveva inizio l’uso civile dell’energia nucleare.
Gli articoli e i trafiletti di cronaca riportano le adesioni e le presenze delle maggiori
istituzioni politiche e culturali italiane alla cerimonia che si tenne nel “nostro bel
Sant’Andrea” l’8 settembre1956.
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Ci fu anche l’adesione dei capi delle spedizioni antartiche francese, norvegese e
statunitense (organizzate nell’ambito dell’Anno internazionale di Geofisica), il che rese la
celebrazione di Avogadro veramente “mondiale”, come il Comitato di iniziativa si era
riproposto fin dal principio.
Fu bandito un concorso rivolto agli studenti delle Scuole vercellesi, avente per oggetto la
redazione di un elaborato su Avogadro.
Altre iniziative realizzate nella cerimonia dell’8 settembre furono l’inaugurazione dell’erma
di Avogadro, in piazza Roma, l’intitolazione del corso Amedeo Avogadro di Quaregna,
e l’emissione del francobollo commemorativo, su bozzetto di Enzo Gazzone.
Infine il Consiglio Comunale ottenne dal Ministero l’intitolazione allo scienziato del nuovo
Liceo Scientifico “Amedeo Avogadro”, ancora privo di una sede propria. La Provincia di
Vercelli ottenne il finanziamento di 50.000.000 di lire per costruire l’edificio attuale. Proprio
nelle cerimonie dell’8 settembre ci fu la posa della prima pietra in quella che allora era
piazza Milano, alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione, on. Paolo Rossi,
dell’Arcivescovo mons. Imberti, e di altre personalità.
“La Sesia", 18 gennaio 1955: titoli e incipit dell'articolo di Luigi Borasio,
ripreso da "La Risaia" il 28 gennaio 1955
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Testo integrale dell’articolo di Luigi Borasio, “La Sesia”, 18 gennaio 1955, prima pagina
1856-1956 – Centenario della morte di un grande
Amedeo Avogadro di Quaregna
Vercelli e Biella siano in testa a una rivendicazione
e a una glorificazione degna di questo Genio
Nella gloria dei geni trascendenti brilla di luce fulgidissima la figura di Amedeo Avogadro di Quaregna,
il celebre fisico, il quale acutamente profuse il suo ingegno in numerose ricerche scientifiche e principalmente
s’immortalò con la sua mirabile legge, che pose le fondamenta della Chimica ed aperse a questa scienza le
vie dello sviluppo e del progresso.
Geniale intuizione, che la ricerca sperimentale ulteriormente consacrò in legge e che nella sua
sintetica definizione (“Volumi eguali di aeriformi (gas e vapori) diversi, nelle identiche condizioni di pressione e
di temperatura, contengono egual numero di molecole”) Amedeo Avogadro espose e pubblicò in due memorie
sulla rivista francese “Journal de Physique de la Delameterie” nel 1811 e nel 1814, quando era insegnante al
Liceo del Reale Collegio di Vercelli (ora Liceo Ginnasio Lagrangia).
E questo a soli 35 e 38 anni di età! Invero egli nacque a Torino il 9 Agosto 1776, discendente dalla
nobile famiglia vercellese-biellese dei Conti di Avogadro di Quaregna, il cui titolo è legato al piccolo borgo
biellese. Dopo essersi laureato in legge, attratto dalla scienza, prese la laurea in Fisica-Matematica,
insegnando, dal 1809 al 1820, a Vercelli, da dove passò a Torino quale docente di Fisica sublime in quella
Università.
La concezione molecolare di Avogadro – che porta la distinzione fra atomi e molecole, costituite a loro
volta da atomi e rappresentanti la quantità minima di un corpo semplice o composto, esistente allo stato libero
– rappresentò un passo decisivo nella chimica, perché diede una interpretazione esauriente alla legge dei
volumi di Gay Lussac, fornendo altresì la possibilità di esprimere con formule chimiche le molecole dei corpi
semplici e composti e di rappresentare con eguaglianze le reazioni chimiche.
Ma dove il genio di Avogadro ebbe la sua massima manifestazione, fu nell’applicazione delle sue
rivelazioni alla determinazione facile e sicura dei pesi molecolari dei corpi semplici e composti, riducibili allo
stato di aeriformi, prendendo come unità di misura il peso molecolare dell’idrogeno, “in quanto – come
giustamente egli scriveva – i rapporti delle masse delle molecole di aeriformi diversi sono i rapporti delle
rispettive densità (pesi) degli stessi aeriformi a pressione e temperatura eguali. Per esempio: i numeri 1,10547
e 0,07321 esprimono le densità di due gas, ossigeno e idrogeno, e poiché il primo numero è 15,1 volte il
secondo, ciò vuol dire che la molecola dell’ossigeno pesa 15,1 volte quella dell’idrogeno”. (Oggidì le ricerche
più esatte hanno confermato che il peso molecolare dell’ossigeno è 16 volte quello dell’idrogeno, che è 2; vale
a dire il peso molecolare dell’ossigeno è 32).
Affermazioni di una espressività potente e tacitiana, che ancora più risaltano nello stesso titolo della
Memoria, dove la mirabile intuizione del grande fisico intravede la possibilità di determinare – prendendo
sempre come unità il peso atomico dell’idrogeno – anche i relativi pesi atomici dei vari corpi, in base alle
proporzioni, secondo le quali entrano in combinazione. Brillante e geniale intuizione, che in seguito fu
sperimentata ed applicata da Stanislao Cannizzaro (1826 – 1910), il grande chimico italiano, docente
all’Università di Genova, il quale in base alla legge di Avogadro ricavò e formulò la legge degli atomi per la
determinazione dei pesi atomici.
“Nessun giorno seguirà all’alba, nel mondo chimico, se i pesi relativi degli atomi non vengono
esattamente determinati”, affermava il celebre chimico svedese Berzelius (1779 – 1848). La via era aperta da
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Avogadro, ma purtroppo, come accade sovente, la geniale scoperta non fu agli inizi accettata ed apprezzata
adeguatamente.
Essa rimaneva nell’ombra, obliata, malgrado che tanti si affannassero inutilmente a determinare i pesi
atomici, seguendo principi diversi, ma non scientificamente fondati. Ed Avogadro moriva il 9 Luglio 1856,
senza che la sua opera fosse pubblicamente riconosciuta!
Fu quindi grandissimo il merito di Cannizzaro di aver rivendicato nel 1858 in un “Sunto di un Corso di
Filosofia Chimica” l’opera di Avogadro; rivendicazione che brillantemente sostenne nel 1860 a Karlsruhe al
primo Congresso Internazionale di Chimica, dove fra lo stupore generale degli eminenti scienziati presenti, il
giovane chimico siciliano illustrò la legge di Avogadro, facendo emergere il suo valore scientifico e pratico,
esponendo la distinzione fra atomi e molecole, nonché la conseguente legge degli atomi.
Se al momento nessuno volle ammettere la genialità della scoperta ed accettare le brillanti e pratiche
conclusioni di Cannizzaro, tuttavia il seme era gettato in un solco fecondo.
Invero già nel 1862 il rinomato scienziato inglese M. Faraday, in un magistrale discorso, riconosceva
l’importanza ed il valore della scoperta di Avogadro. Un riconosciemnto esplicito e completo venne nel 1864
da L. Meyer, chimico della Università di Karlsruhe, il quale nel suo trattato “Teorie moderne della Fisica”
accettava ed accoglieva in pieno le geniali rivelazioni di Avogadro.
“E fu – scriveva lo stesso Meyer dopo aver letto il Sunto di Cannizzaro – come se mi cadesse una
benda dagli occhi; sparivano tutte le incertezze e, al loro posto, subentrava una impressione di chiarezza
pacata, piena d’armonia”.
E così le scoperte e la legge di Avogadro entravano nel campo della Chimica e – oltre ad essere in
seguito confermate sperimentalmente – portavano un contributo decisivo e fondamentale alla costruzione
dell’edificio di questa scienza, con la spiegazione di numerosi fenomeni, con l’applicazione in molteplici settori
basilari della Chimica-Fisica, con la promulgazione di nuove leggi.
Walter Nernst – Premio Nobel e Professore di Chimica-Fisica, prima all’Università di Gottinga ed in
seguito a quella di Berlino – basa la sua opera scientifica sulla legge di Avogadro, considerata da lui una
inesauribile miniera apportata dalla chimica molecolare alla trattazione teorica dei processi chimici. Ne fa fede
il suo classico trattato “La Chimica teorica dal punto di vista della legge di Avogadro e della Termodinamica”,
comparso nella sua prima edizione il 1893.
Se col calcolo matematico si è riusciti a determinare il raggio delle molecole e calcolare il numero di
esse (Numero di Avogadro) presenti nel volume di litri 22,412 , occupato dal peso espresso in grammi della
molecola di un corpo, fu l’opera grandissima del celebre fisico, Premio Nobel, Jean Perrin a confermare nel
1936, con le sue memorabili esperienze, tale numero. Questo venne stabilito pari a seicentomila miliardi di
miliardi di molecole, attraverso le ricerche e le deduzioni del grande scienziato francese, che comprovarono
sperimentalmente la veridicità della legge di Avogadro.
Anche le ultime scoperte sulla costituzione dell’atomo e sull’energia atomica non infirmano affatto
l’opera di Avogadro: anzi, ne sono logica conseguenza, in quanto sono state possibili, perché l’edificio della
Chimica poggia su fondamenta salde e sicure, fornite dall’opera del nostro grande.
Non è quindi peccare di esagerazione accettare l’ammissione di molti studiosi, secondo i quali la
scoperta di Avogadro, nel campo della chimica, ha la stessa importanza che ebbero quelle di Galilei e di
Newton nella meccanica e nell’astronomia. Opera veramente immortale e meravigliosa, conosciuta dagli
scienziati e dai tecnici del mondo intero, ma purtroppo ignorata e poco valutata da molti suoi concittadini e
dalla gran massa del pubblico.
Nel 1956 ricorre il centenario della sua morte. Vercelli – sua patria d’adozione, ove egli fece le sue
mirabili scoperte – e Biella – ove il nome suo rivive nel Municipio di Quaregna – siano unite ed in testa ad una
rivendicazione e ad una glorificazione degne di questo genio.
Sia pertanto una glorificazione, non soltanto provinciale, ma nazionale, meglio ancora mondiale,
illustratrice e rivelatrice ai posteri dell’opera e della fama di questo grande, che diede le fondamenta
scientifiche della Chimica, la scienza che tanto ha contribuito al progresso, al benessere ed alla evoluzione
tecnica del mondo civile.
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“La Sesia", 21 gennaio 1955. Il conte Rodolfo Avogadro di Vigliano
comunica l'adesione della Famiglia Avogadro alle celebrazioni per il centenario
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 21 gennaio 1955
A proposito del centenario di Amedeo Avogadro
Portare la celebrazione sul piano mondiale
La organizzazione di una Mostra e l’emissione di un francobollo
fra le prime proposte alla iniziativa de “La Sesia”
Cara Sesia,
ho letto con interesse l’articolo del prof. Luigi Borasio sull’opera di Amedeo Avogadro.
Forse, appartenendo alla Casata degli Avogadro, sono il meno indicato ad interloquire. Mi permetto
tuttavia fare presente che, a quanto mi risulta, anche a Biella (dove già esistono un monumento e una via
dedicata al suo nome) è stata affacciata l’idea di solenni onoranze per il centenario della morte, nel 1956.
Come ben dice l’amico Borasio, però, più opportuno sarebbe trascendere dall’ambito provinciale, e
organizzare una commemorazione nazionale o meglio mondiale, essendo il suo nome ancora più conosciuto
ed apprezzato all’estero che in Italia.
Per quanto un anno di tempo sia forse insufficiente per tale organizzazione, è comunque in sede
ministeriale a Roma che dovrebbe essere trattata e discussa la cosa e organizzato un Comitato.
A suo tempo, donando un busto e una stampa alla Scuola Amedeo Avogadro di Vercelli dichiarai che,
qualora fosse stata organizzata una Mostra, mi sarei adoperato per reperire documenti, pubblicazioni ecc. ecc.
Tra l’altro, nell’archivio Avogadro di Quaregna, oggi nelle mani di mio fratello, probabilmente potrebbero
essere trovate indicazioni interessanti. Tale divisamento mantengo oggi.
Prima di chiudere queste righe, voglio ricordare che recentemente, in sede di riunione della Società
del Quartetto, il noto filatelico dott. Manlio De Michele, ha proposto che accanto a un francobollo
commemorativo del Viotti, venga richiesta superiormente anche la emissione di un francobollo per il
centenario di Amedeo Avogadro. Grazie dell’ospitalità.
RODOLFO AVOGADRO DI VIGLIANO
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– La pronta adesione della famiglia Avogadro che mette a disposizione del costituendo Comitato quanto –
documenti di archivio e cimeli – può dare maggiore risalto alla figura ed all’opera del Grande, costituisce un
concreto apporto all’iniziativa. Un incontro dei tre sindaci di Vercelli, di Biella – dove pure l’iniziativa ha trovato
immediati consensi – e di Torino, potrebbe arrivare alla costituzione del Comitato di onoranze, su un piano
nazionale, Comitato che avrà poi il compito di vagliare le proposte e di deliberare per la forma più degna della
celebrazione.
Divulgazione scientifica
attraverso la stampa locale
L’iniziativa lanciata da “La Sesia” con l’articolo di Luigi Borasio ebbe come primo sviluppo
la pubblicazione, talora a puntate, lungo tutto il corso degli anni 1955 e 1956, di una serie
di articoli di divulgazione scientifica su Avogadro e le sue teorie, ad opera di intellettuali e
professionisti vercellesi: lo stesso prof. Luigi Borasio, la prof. Rina Morgando, il dott.
Vittorio Davite, il prof. Giulio Cesare Faccio, il dott. Leone Albertazzi.
Gli articoli danno informazioni sulla biografia di Avogadro, sul suo soggiorno vercellese e
sulla scuola dove insegnò, sulla “legge” e sul “numero” di Avogadro, sulla loro importanza
nella storia della scienza, per cui Avogadro viene considerato il “padre” della moderna
concezione della materia, una figura da accostare a quelle di Galilei e Newton per la
rivoluzionaria portata delle sue intuizioni.
Tutti gli articoli sottolineano anche la lunga incomprensione dell’opera di Avogadro da
parte della comunità scientifica, che perdurò ben oltre la sua morte.
Tuttavia Avogadro è ora riconosciuto come l’iniziatore della nuova “era atomica”, e con
orgoglio si sottolinea che proprio da Vercelli venne dato al mondo un simile contributo al
progresso della scienza e della civiltà.
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Titolo e incipit dell'articolo di Rina Morgando,
ordinaria di Scienze Naturali presso il Liceo Classico Lagrangia, "La Sesia", 8 febbraio 1955
Testo integrale dell’articolo di Rina Morgando, “La Sesia”, 8 febbraio 1955
Amedeo Avogadro
Lorenzo Romano Amedeo Carlo Avogadro di Quaregna e di Ceretto nacque da nobile famiglia a
Torino il 9 agosto 1776.
Laureatosi in legge, ebbe per qualche tempo uffici legali e amministrativi, ma, attratto dalle leggi
eterne della Natura, dedicò alle scienze e all’insegnamento la sua vita.
Il 7 ottobre 1709 fu nominato professore di Filosofia positiva, o come si diceva anche, di Matematica e
fisica nel R. Collegio di Vercelli, ora Liceo classico Lagrangia.
Nel 1820 avendo il re Vittorio Emanuele I istituito nella R. Università di Torino la prima cattedra italiana
di Fisica sublime, che fu poi denominata Fisica superiore e Fisica matematica, egli venne chiamato a
ricoprirla.
Nel 1823 gli fu conferito il titolo di professore emerito di Fisica sublime e nel 1824 di Mastro uditore
nella R. Camera dei Conti. Venne pure nominato membro della Commissione superiore di statistica alla quale
fornì non pochi lavori e Presidente della Commissione dei pesi e misure per cui ad esso devesi per la
massima parte l’attuazione in Piemonte del sistema metrico decimale.
Per oltre cinquanta anni appartenne alla Reale Accademia delle Scienze e fu in essa direttore della
classe di Scienze fisiche e matematiche.
Nel 1811, mentre era insegnante a Vercelli, stabilì chiaramente la differenza tra atomi che chiamò
“molecole elementari” e molecole che chiamò “molecole integranti”. La distinzione tra essi, così evidente nella
mente di Avogadro, non fu intuita da molti fisici e chimici del suo tempo, tra i quali Gay Lussac, Ampère,
Berzelius, Dumas e altri, e solo assai più tardi venne compresa e accettata.
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Avogadro affermò subito la grande importanza dei fatti scoperti in quel tempo da Gay Lussac sulle
leggi che regolano le combinazioni dei corpi gassosi ed emise la sua Ipotesi sulla costituzione dei gas che
oggi è fondamentale per le teorie chimiche e che servì mirabilmente a interpretare le reazioni scoperte da Gay
Lussac. Detta ipotesi egli espose sotto forma di “principio” nel “Journal de Physique et de Chimie”, periodico
scientifico francese. Nessuna concezione ebbe forse, per la chimica, importanza maggiore di quella di
Avogadro, ma le sue vedute non furono subito debitamente apprezzate.
Questo grande scienziato rimase sconosciuto anche in Italia, forse per la sua eccessiva modestia. Fu
il Boto, allievo dell’Avogadro, che fece per primo rilevare l’importanza della sua concezione e soltanto dopo
una cinquantina d’anni, per opera di un altro grande scienziato italiano, il Cannizzaro, l’ ipotesi cominciò ad
essere conosciuta dai fisici e dai chimici.
Dice il Chiò, suo allievo prediletto, che gli successe nella cattedra di Fisica sublime: “L’Avogadro fu
uno di quei rari sapienti che non ebbero mai altro proposito se non quello di compiere la propria missione ed
acquistò rara fama dentro e fuori d’Italia senza averla mai desiderata e forse senza essersene mai accorto”.
Egli era un solitario, tutto faceva da sé, senza consigliarsi con alcuno.
Di lui scrive Felice Romano sulla “Gazzetta Piemontese”, giornale ufficiale del Regno: “Alla gentilezza
dell’animo, corrispondeva nell’Avogadro la gentilezza della persona. Religioso senza intolleranza, dotto senza
pedanteria, sapiente senza ostentazione, spregiatore del posto, non curante della ricchezza, non ambizioso di
onori, ignaro del proprio merito e della propria fama …”.
Avogadro era un modesto.
Riguardo ai composti ossigenati dell’azoto, ad esempio, dice: le combinazioni dell’azoto con l’ossigeno
sono state meglio esaminate dal Davy e da Gay Lussac dopo la pubblicazione delle mie memorie.
Il 24 settembre del 1911, centesimo anniversario della pubblicazione del “Principio” di Avogadro, a
Torino, ebbe luogo uno storico Congresso per onorarne la memoria ed esaltare il genio del nostro grande
scienziato.
Il Bernard Joffa così scrive: “Il mondo, forse ansioso di riparare alla grande dimenticanza, fu unanime
nel tributare a lui una delle più grandi esaltazioni che la storia ricordi”. Il mondo intero riconobbe i suoi meriti
tanto che la famosa “costante universale” venne appunto indicata come numero di Avogadro.
Oggi non si conosce alcuna valida eccezione all’universale applicabilità del Principio. La legge di
Avogadro costituisce la base di tutta la Chimica teoretica e quindi anche di tutti gli sviluppi pratici tecnici di
questa scienza, tale da essere considerata di importanza non inferiore a quella di Lavoisier. Egli rivolse
sempre l’attenzione ad argomenti del più elevato interesse: lo studio dei gas (donde la famosa legge), dei
calori specifici in relazione alla costituzione chimica, dei volumi atomici, della polarizzazione, dei dielettrici,
della capillarità ecc. Egli emise idee nuove per i composti del carbonio, del silicio, del boro, del fluoro.
Avogadro è stato il primo o uno dei primi a studiare i corpi nella loro correlazione tra le proprietà fisiche e
chimiche e col Berthollet si può considerare come uno dei fondatori della chimica fisica. Assai interessanti
sono le sue osservazioni sulla Cristallografia geometrica, fisica e chimica.
La sua cultura era alta e varia, come lo dimostrano le sue ricerche in vari campi della fisica, chimica,
ecc. e la sua opera scientifica molto feconda, di conseguenza importantissime.
Il suo nome figura ora insieme a quelli di Lavoisier, di Dalton, di Berzelius, di Liebig, di Kekulé, perché
la sua opera tocca le basi fondamentali della Scienza.
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Contributo di Vittorio Davite, "La Sesia", 15 febbraio 1955 (prima parte)
e "La Sesia", 18 febbraio 1955 (seconda parte)
Testo integrale del contributo di Vittorio Davite, “La Sesia”, 15 febbraio 1955 (prima
parte) e “La Sesia”, 18 febbraio 1955 (seconda parte)
La mirabile legge di Amedeo Avogadro di Quaregna
Origini, sviluppi ed applicazione
Molti anni furono necessari prima che il suo principio fosse riconosciuto;
e soltanto allora fu salutato come faro di nuova luce per la scienza
(Prima parte)
All’approssimarsi del centenario della morte di Amedeo Avogadro di Quaregna, Vercelli si pone
all’avanguardia per celebrare con grande dignità la figura immortale di così grande scienziato, che nella nostra
città, ai principi del secolo scorso, definì il famoso “Principio” ad illuminare le conoscenze fino allora elaborate
e ad aprire nuove insperate vie al cammino dell’indagine e della ricerca fisica e chimica. Sia lecito in questa
Sede illustrare l’essenza dell’opera di Avogardo in relazione alle condizioni scientifiche che la determinarono e
l’apporto che essa recò allo sviluppo teorico e pratico della scienza tutta.
L’osservazione dei fenomeni del mondo materiale aveva già spinto i filosofi pitagorici e più
definitivamente Empedocle, nel 450 a. C., a pensare che le “radici” o elementi base fossero terra, acqua, aria
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e fuoco e che questi quattro elementi potessero unirsi in diverse proporzioni, per formare così le innumerevoli
specie di sostanze note all’uomo. Leucippo e Democrito spinsero più oltre questa semplificazione sviluppando
nella teoria atomica l’ipotesi primitiva di un solo “elemento”. Nella sagacità, se pur ingenua, delle concezioni di
questi valorosi pionieri del pensiero, un nuovo simbolo era nato, “l’atomo”, magica parola destinata, pur
perdendo attraverso gli sviluppi susseguenti gran parte del significato primitivo, a permeare ogni passo del
cammino della scienza.
All’inizio del XIX secolo l’atomismo fu nuovamente invocato per spiegare le proprietà fisiche degli stati
solido, liquido e gassoso della materia e col progredire delle conoscenze sui tre stati seguì lo studio delle leggi
delle combinazioni chimiche. I gas, in cui le leggi potevano essere più facilmente messe in evidenza, non
erano più entità misteriose e semispirituali, ma, grazie alle osservazioni ed alle esperienze, se ne
conoscevano ormai le relazioni con gli altri corpi.
Per mezzo di una accurata analisi Lavoisier, Proust e Richter avevano dimostrato che un composto
chimico è sempre costituito con le stesse esatte dosi delle sue parti costituenti. L’acqua, per esempio,
comunque venga ottenuta, consiste sempre di idrogeno e di ossigeno, nel rapporto di volumi di uno a due.
Nel 1803 finalmente l’inglese Dalton giunse ad ammettere in forma logica che le proprietà dei gas si
possono ben interpretare con una teoria atomica e ancora che tutte le sostanze materiali sono formate da
elementi o sostanze semplici costituiti da particelle piccolissime, gli atomi, omogenei, di peso costante e
chimicamente indivisibili. Tutte le altre sostanze derivano dalla combinazione di atomi di elementi di specie
diversa secondo rapporti numerici semplici e costanti e si distinguono con il nome di composti chimici.
Nello studio della struttura di una sostanza non ci si imbatte, tuttavia, di solito, direttamente negli
atomi, bensì nelle molecole. Questi sono dei complessi che derivano dall’unione di due o più atomi: esse
possono essere costituite da atomi dello stesso elemento, come nel caso generico dei gas elementari,
idrogeno, ossigeno, azoto, cloro, ecc. , dopo la scoperta di Avogadro sicuramente conosciuti come formati da
molecole biatomiche, oppure da atomi di specie diversa, come nel caso dei composti chimici; comunque le
molecole rappresentano le più piccole unità nelle quali elementi e composti sono in grado di esistere allo stato
libero.
Alla luce di questa ipotesi la legge delle proporzioni costanti di Dalton appare evidente poiché
reazione chimica viene ad essere lo svolgimento contemporaneo di un numero grandissimo di processi
molecolari a ciascuno dei quali prende parte sempre un numero ben stabilito di particelle di ogni specie di
sostanza.
L’insufficienza delle concezioni atomiche così come Dalton le aveva enunciate si mostrò però
chiaramente quando si studiarono più accuratamente i fenomeni delle combinazioni gassose. J. L. Gay
Lussac dimostrò infatti che i gas si combinano sempre in modo che i rapporti in volume delle sostanze
reagenti e delle sostanze che si formano si possono rappresentare con numeri molto semplici.
2 volumi di idrogeno combinandosi con 1 volume di ossigeno formano 2 volumi di vapore acqueo (acqua);
1 volume di idrogeno reagendo con 1 volume di cloro dà origine a 2 volumi di acido cloridrico.
Alla luce di queste osservazioni parve logico a Berzelius ammettere che a pari condizioni di
temperatura e di pressione volumi uguali di gas contenessero ugual numero di atomi. Questa ipotesi non
spiegava però il fatto che 1 volume (e, relativamente, un atomo) di idrogeno reagendo con un volume (un
atomo) di cloro anziché uno, come richiedevano le notazioni chimiche del tempo di Dalton (H + Cl = HCl),
formasse in realtà due volumi di acido cloridrico.
La difficoltà fu brillantemente superata da Amedeo Avogadro che nel 1811 definì il “Principio” che
stabilisce che: nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione volumi uguali di gas contengono un ugual
numero di molecole. L’ipotesi di Avogadro, per cui si ammette che anche gli elementi possano essere
costituiti, anziché da atomi, da molecole bi- o poliatomiche, è stata più fruttuosa di quanto non si credesse dai
contemporanei ed è ancora il fondamento della moderna chimica teorica.
Difatti ammettendo che idrogeno, ossigeno, azoto e cloro siano formati da molecole biatomiche, gli
esempi di reazioni chimiche sopra citati acquistano valore quantitativo e oltre che soddisfare le leggi della
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conservazione della materia, delle proporzioni costanti e del comportamento volumetrico delle reazioni
gassose, danno pure una fedele rappresentazione del fenomeno chimico. Fissata una base per i pesi atomici,
si possono calcolare i pesi molecolari: le reazioni chimiche diventano così rappresentabili mediante simboli e
formule: i quali appunto ci indicheranno che nelle reazioni chimiche le sostanze reagenti partecipano secondo
pesi proporzionali ai pesi atomici e molecolari: H2 + Cl2 = 2 HCl (acido cloridrico); 2H2 + O2 = 2 H2O (acqua).
Avogadro aveva così donato alla scienza oltre al concetto di atomo chimico (la più piccola particella di
un elemento che può intervenire nelle combinazioni) il concetto di molecola chimica: la più piccola particella di
un corpo (elemento o composto) capace di esistenza fisica indipendente, dotata di massa propria,
sottomultipla di quella massa della sostanza, che nella pratica, con mezzi analitici, si determina aver
partecipato ad una reazione.
Il “Principio” fu esposto in una memoria del “Journal de Physique de la Matherie” [sic] di Parigi, nel
1811, mentre A. Avogadro reggeva la cattedra di fisica nell’allor Real Collegio di Vercelli, ora Ginnasio Liceo
Lagrangia. La genialissima e brillante ipotesi allora passò inosservata perché ritenuta, se pur teoricamente
accettabile, arbitraria.
Molti lunghi anni furono necessari a che l’importanza del “Principio” fosse riconosciuta e soltanto allora
fu salutato come faro di nuova luce per la chimica e per il pensiero scientifico, modernamente intesi.
La mirabile legge di Amedeo Avogadro di Quaregna
L’essenza e l’importanza dell’opera del grande scienziato
nel campo delle teorie atomiche
Il principio di Avogadro ha fatto cadere il velo che impediva
l’esatta valutazione dei fenomeni fisici e chimici
(Seconda parte)
Ad un altro grande italiano, Stanislao Cannizzaro, va l’onore di aver saputo rivendicare nel 1858
l’esatta portata delle teorie di Avogadro, ad esse attribuendo il valore della regola per cui il peso atomico di un
elemento è la sua più piccola parte in peso che entra, sempre per multipli interi, nelle molecole dei composti
che esso forma. L’atomo così arditamente enunciato da Democrito, così logicamente pensato da Dalton, ha
finalmente con Cannizzaro il suo più potente documento di riconoscimento: il proprio peso.
Da ormai due anni Avogadro riposava nella pace dei morti ed il lauro della gloria eterna tra gli uomini
veniva a coronare la fecondità del suo pensiero. Da quel momento, cadde il velo che impediva l’esatta
interpretazione della maggior parte dei fenomeni fisici e chimici e tale fu la mole degli studi e dei lavori
intrapresi dai più illustri scienziati contemporanei e posteriori che senza tema di presunzione si può affermare
che i moderni progressi della tecnica si resero attuabili grazie alla geniale visione del Nostro Grande. Non si
può qui accennare che ad una piccolissima parte dei risultati che la applicazione del “Principio” rese possibili.
I pochi elementi noti fino alla prima metà del XIX secolo poterono essere determinati esattamente nel
loro peso atomico, opera in cui Avogadro, primo tra i primi, già si era praticamente cimentato con sorprendenti
risultati. E man mano che nuovi elementi, scientificamente interpretati nelle loro proprietà atomiche e
molecolari, si aggiungevano ad aumentare la serie, il quadro generale della scienza chimica veniva
delineandosi mediante la definizione di tutte le leggi che ne stabilivano la giusta ed armonica struttura.
L’interpretazione delle relazioni tra i pesi atomici degli elementi e le loro proprietà fisiche, che avevano
così profondamente entusiasmato Proust, Newlands e Charcoutois, giunse nel 1869, ad opera del tedesco
Lothar Meyer e del russo Dimitri Ivanovic Mendelejeff. Disponendo in una tabella i nomi degli elementi allora
noti in ordine di peso atomico crescente, si trovò che essi mostravano una certa periodicità per cui alcune loro
proprietà fisiche e chimiche si ripetevano con regolarità sorprendente. La tabella periodica così costruita
permise di assegnare pesi atomici corretti agli elementi di valenza dubbia, e le caselle inoccupate della tabella
17
stessa furono riempite teoricamente da Mendelejeff, il quale riuscì in tal modo a predire l’esistenza e le
proprietà di elementi sconosciuti, molti dei quali furono più tardi scoperti.
Relazioni di tal fatta richiamarono inevitabilmente la vecchia concezione di una base comune della
materia; molti pensarono che questa base comune potesse essere l’idrogeno, tentarono allora di dimostrare
che, assumendo il peso atomico dell’idrogeno come unità, i pesi atomici degli altri elementi erano numeri interi
e quindi multipli di quello. Fu necessario giungere ai giorni nostri per poter affermare che tutta la materia
aveva in effetti una base comune e per ridurre i pesi atomici a numeri interi; tali questioni erano al di là delle
possibilità sperimentali di quel tempo. Ma la strada era aperta alle modernissime concezioni della fisica
nucleare.
L’ipotesi primitiva di Leucippo e Democrito trovava dopo più di duemila anni di instancabili ricerche la
sua giusta spiegazione. Sempre alla luce del “Principio di Avogadro” fu possibile stabilire scientificamente la
teoria cinetica dei gas, teoria fisica in cui si suppone che la pressione esercitata da un gas sia dovuta all’urto
delle molecole in stato di continuo movimento e urtantisi tra di loro.
Nel 1857 Clausius, continuando gli studi già intrapresi da Waterson e La Joule, pubblicò i primi
fondamenti della teoria cinetica della materia. Partendo dalla premessa che, per effetto degli urti molecolari
perfettamente elastici di una massa gassosa, esistono in ogni istante delle molecole che si muovono con tutte
le velocità ed in tutte le direzioni, egli poté matematicamente dedurre che la pressione di un gas è legata al
numero di molecole che esistono in ogni unità di volume.
Fu nel 1865 che il tedesco Loschmidt, partendo dalla teoria cinetica, calcolò la prima volta il numero
effettivo di molecole contenute in un cmc. di gas a 0° C ed alla pressione ordinaria, assegnando ad esso il
valore di 2.7 x 1019; nel 1936 il francese Jean Perrin, premio Nobel, confermò sperimentalmente tale valore
determinando con grande acume pratico il numero di molecole contenuto nella mole (peso molecolare
espresso in gr.) di un gas, qualunque esso sia. Esso risultò uguale a 6 x 1023, valore corrispondente a
seicentomila miliardi di miliardi e, in onore di Colui che ne aveva resa possibile la determinazione, la scienza
gli assegnò il nome di “Numero di Avogadro”.
In queste brevi note si è voluto riassumere l’essenza e la importanza dell’opera del Grande Scienziato
nel distinto campo delle teorie atomiche, perché in ogni altro settore delle scienze si esercitò l’indagine attenta
e severa di A. Avogadro, dalla matematica all’elettricità e al magnetismo, dall’astronomia alla meccanica, dalla
zoologia alla botanica e alla meteorologia. Ma troppo lungo sarebbe menzionare le conquiste di una vita
dedicata tutta, oltre che alle cure della famiglia, allo studio.
“Il dì 9 luglio del 1856 l’estremo palpito di quel retto cuore si accompagnava col primo sorriso
dell’immortalità, lasciando – come sta scritto sul monumento consacrato alla Sua memoria, presso l’Università
di Torino – nome uguale alla sublime dottrina da Lui insegnata, in cui non ebbe a superare altri ostacoli a gran
celebrità che quelli della Sua rara modestia”.
Non molto lontani dalla data che ne rinnova, a un secolo della scomparsa, la memoria, mentre Vercelli
si fa promotrice dell’iniziativa, possa la riconoscenza dei posteri far rivivere, con celebrazioni degne della
Persona, la figura di Amedeo Avogadro di Quaregna, ricordando al mondo il messaggio di Scienza che dalle
nostre terre fu elargito per il progresso di tutti.
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Contributo di Giulio Cesare Faccio, "La Sesia", 18 marzo 1955 (prima parte) e "La Sesia", 22 marzo 1955
(seconda parte). Il prof. Faccio rettifica quanto affermato in altri articoli, che identificavano tout court la
scuola in cui Avogadro insegnò con il moderno Liceo Ginnasio cittadino. Avogadro fu docente delle “Scuole
Maggiori”, già Reale Collegio, sistemato dall’amministrazione francese nei locali del soppresso monastero
della Visitazione; il Liceo Classico sarebbe stato istituito molto tempo dopo.
Testo integrale del contributo di Giulio Cesare Faccio, “La Sesia”, 18 marzo 1955 (prima
parte) e “La Sesia”, 22 marzo 1955 (seconda parte)
Le scuole di Vercelli
e Amedeo Avogadro
(Prima parte)
Quali erano e dove erano a Vercelli le scuole in cui insegnò Amedeo Avogadro?
L’anno venturo ricorrerà il centesimo anniversario della morte del grande scienziato, mancato ai vivi il
9 luglio 1856; ma i cento anni, o quasi, trascorsi da quel giorno non hanno fatto annebbiare la fama del suo
nome e dimenticare i quattro volumi della sua opera principale: La fisica dei corpi ponderabili. Anzi il “Principio
di Avogadro” e il “Numero di Avogadro” stanno ancor oggi a fondamento di quella nuova scienza che si
chiama la fisico-chimica.
Alcuni articoli belli ed interessanti di divulgazione scientifica, recentemente pubblicati da “La Sesia”,
hanno rinfrescato la memoria dei meriti dello scienziato. Ma alcune parole in uno di essi – l’articolo Amedeo
Avogadro della dott. Rina Morgando – mi hanno colpito.
Scrive la dotta insegnante di scienze del nostro Liceo (“La Sesia” n. 11, 8 febbraio 1955):
“Il 7 ottobre 1809 Avogadro fu nominato professore di filosofia positiva o, come si diceva anche, di
matematica e fisica nel R. Collegio di Vercelli, ora Liceo classico Lagrangia”.
Che le scuole che si chiamavano allora “il Real Collegio” corrispondano press’a poco a quello che è
oggi il Liceo classico è verissimo, ma siccome i Licei non vennero istituiti in Italia che con la legge Casati del
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1859, e il palazzo di via Giosuè Carducci non fu costruito che nel 1853-56, per le scuole del “Collegio-Convitto
provinciale alla foggia dei Nazionali”, mi pare non sia cosa inutile riassumere brevemente la storia della
trasformazione degli ordinamenti scolastici in Piemonte nei due ultimi secoli. Ciò per giustificare l’asserzione
della dott. Rina Morgando che le antiche Scuole reali siano senz’altro l’odierno Liceo classico, e per
rispondere alla domanda sopra enunciata: “Quali erano e dove erano le scuole di Vercelli in cui fu mandato a
insegnare Amedeo Avogadro?”.
Da noi, in Piemonte, lo Stato non cominciò a occuparsi sul serio della educazione della gioventù che
al principio del sec. XVIII. Prima c’erano sì, delle scuole; a Vercelli, per esempio, il Collegio Dal Pozzo, aperto
nel 1573 per istruire 12 giovani; o le scuole dei Gesuiti, istituite pochi anni dopo e divenute presto
fiorentissime; ma erano scuole, oggi diremmo, private.
Invece nel 1727 il re di Sardegna Vittorio Amedeo II emanava le “Costituzioni di Sua Maestà per
l’Università di Torino”, con le quali si creava il “Magistrato della Riforma dello Studio” (oggi si chiama Ministero
dell’Istruzione Pubblica) e si stabiliva che tale Magistrato avrebbe istituito, nelle principali città dello Stato,
scuole pubbliche in cui si sarebbe insegnato: grammatica, umanità, rettorica e filosofia. Queste scuole
dovevano essere considerate come diramazioni dell’Università di Torino: i loro maestri dovevano essere inviati
o approvati dal Magistrato della Riforma. Non si poteva adire all’Università di Torino per proseguirvi gli studi
senza un certificato di studio rilasciato da queste Scuole, che, ufficialmente, si chiamavano Collegi, ma,
comunemente, erano dette: “Le Regie Scuole”.
Il Comune di Vercelli, obbligato per legge a procurare i locali per le nuove scuole, scelse le case in via
di San Bernardo (ora via Fratelli Laviny) che erano state del dott. Francesco Dal Pozzo, e dove era, allora, il
Collegio Dal Pozzo, da lui fondato. E le Regie Scuole furono infatti aperte per l’anno scolastico 1728-29 in via
Laviny, nei locali Dal Pozzo, ove sono ora le case ai civici numeri 16 e 18.
Il Collegio Dal Pozzo traslocò i suoi convittori in una casa retrostante a quelle di via Laviny, al di là del
Molinazzo, con la facciata sulla via del Carmine, ora via Carlo Dionisotti. L’Ospedale, amministratore del
Collegio Dal Pozzo, con rara preveggenza aveva comprato questa casa in via del Carmine dal proprietario
Piantanida, verso il 1680, appunto per ingrandire la proprietà del Convitto. Da allora il Collegio Dal Pozzo non
tenne più i corsi interni delle scuole che noi chiamiamo secondarie: mandò i convittori ai corsi delle Scuole
Regie, che aveva in casa.
Questa esposizione, un po’ lunga, era necessaria perché le Costituzioni per l’Università di Torino del
1729 ebbero una lunga vita: furono riprodotte, con poche varianti, nelle Costituzioni di Carlo Emanuele III del
1773; e queste, dopo la breve parentesi del governo francese dal 1798 al 1814, rimesse in vigore dalla
Restaurazione, durarono sino al 1848: anzi durarono effettivamente sino alla legge Casati del 1859 che istituì i
Ginnasi-Licei e le Scuole e gli Istituti Tecnici.
Se però durarono a lungo gli ordinamenti delle Scuole Regie, esse, a Vercelli, mutarono spesso la loro
sede.
Nel sec. XVIII i Gesuiti, per far concorrenza alle Regie Scuole, avevano costruito, a uso delle proprie
fiorentissime scuole, degli splendidi grandiosi locali lungo il fianco meridionale di una loro nuova e grande
chiesa, quella che oggi si chiama Santa Maria Maggiore.
Quando la levata di scudi contro i Gesuiti in tutti gli Stati dell’Europa cattolica ebbe come inaspettata
conseguenza la famosa bolla di Clemente XIV che soppresse, nel 1773, la Compagnia di Gesù, tutti gli Stati
europei si affrettarono a stender le rapaci mani sui beni e le proprietà dei Gesuiti. Ciò accadde anche in
Piemonte e in conseguenza di ciò nove anni dopo, cioè nel 1782, l’Ospedale Maggiore poté acquistare dal R.
Demanio l’ex convento dei Gesuiti, appunto per allogarvi il Collegio Dal Pozzo e le Regie Scuole; le quali,
enormemente aumentate per la chiusura delle scuole gesuitiche, nei vecchi locali di via San Bernardo non ci
stavano proprio più.
(Seconda parte)
Le Regie Scuole e il Collegio erano dunque allogate da 14 anni nel palazzo già dei Gesuiti, quando il
Piemonte, in seguito alle vittorie di Napoleone nel 1796, fu occupato e presidiato dai Francesi. Accadde poi
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che il Re Carlo Emanuele IV rifugiatosi in Sardegna rinunciò ai suoi Stati di terraferma (9 dicembre 1798) e
l’amministrazione francese, dopo la breve parentesi della occupazione austro-russa del 1799, si consolidò in
Piemonte. Infine, per effetto della legge 24 fruttidoro, anno XI (10 settembre 1803), il Piemonte e la Liguria
furono annessi alla Francia e entrarono a far parte prima della Repubblica, poi dell’Impero francese.
Le scuole dovettero quindi, anche a Vercelli, uniformarsi alla legge francese dell’11 floreale, anno X
(10 aprile 1802); e poi essere riformate secondo il decreto imperiale 17 marzo 1808, il quale divideva le scuole
secondarie in due gradi: inferiore o “Collegi”, e superiore o “Licei”. Ma, mentre i programmi di tutte le scuole
furono aggiornati secondo i programmi francesi, non risulta che a Vercelli sia stato creato un Liceo regolare,
anche quando un decreto imperiale del 15 novembre 1811 accrebbe sino al numero di 150 i Licei di tutto
l’Impero francese.
A Vercelli quindi dovettero seguitare a sussistere le Regie Scuole, tanto è vero che Amedeo Avogadro
di Quaregna e Ceretto fu nominato il 7 ottobre 1809, con decreto della Università di Torino, professore di
Filosofia Positiva, cioè di Matematica e Fisica, nel Reale Collegio di Vercelli.
Se però non era mutato il nome della scuola, erano mutati gli ordinamenti e i programmi, come già
dicemmo; ed erano cambiati anche i locali.
Infatti, due mesi dopo che il Piemonte era stato unito alla Francia, un Decreto del generale Menou,
amministratore generale della XXVII Divisione, cioè del Piemonte, datato 2 piovoso, anno XII (23 gennaio
1804), aveva stabilito che le Scuole Maggiori lasciassero i locali del Collegio Dal Pozzo, già dei Gesuiti, e
fossero portate alla Visitazione.
“La Visitazione” non era altro che il convento delle suore della Visitazione; il quale, con la sua chiesa
dedicata a Santa Maria delle Grazie, era nella via detta appunto della Visitazione, oggi via Alessandro
Manzoni, e fronteggiava, e fronteggia, sulla via stessa i fabbricati dell’Ospizio dei Poveri.
La legge repubblicana del 28 termidoro, anno X (16 agosto 1802), che soppresse tutti gli Ordini
Religiosi, aveva fatto chiudere il convento della Visitazione e disperso le suore che l’occupavano. Per dare
una sistemazione a un locale diventato governativo e rimasto inutilizzato, il generale Menou ordinò, come già
si disse, che vi fossero sistemate le Scuole Maggiori. Perciò la via della Visitazione prese allora il nome di via
delle Scuole e lo mantenne per quasi trent’anni.
In quella via, nelle Scuole del Real Collegio di Vercelli, per decreto dell’Università di Torino, venne
mandato, nel 1809, a insegnar Filosofia Positiva, il prof. Amedeo Avogadro di Quaregna e Ceretto. Aveva
allora 33 anni, perché era nato a Torino nel 1776, e rimase a Vercelli per undici anni, cioè sino al 1820.
Furono gli anni più proficui della sua luminosa carriera scientifica, perché a Vercelli egli fece le sue
famose scoperte e probabilmente scrisse gli studi e le opere che le resero note.
Il cambiamento di regime avvenuto nel 1814 alla caduta dell’Impero napoleonico, con la restaurazione
in Piemonte della Casa di Savoia e il ritorno di re Vittorio Emanuele I dalla Sardegna a Torino, non portò
mutamenti nella vita e all’attività di Amedeo Avogadro, che rimase a Vercelli alla sua scuola.
Solo nel 1820, istituita nell’Università di Torino la cattedra di Fisica Sublime, l’Avogadro fu chiamato ad
occuparla e lasciò Vercelli. Ma nel 1822, due anni dopo la sua istituzione, la cattedra fu soppressa.
L’Avogadro ebbe il titolo di professore emerito, passò alla Camera dei Conti ed ebbe dallo Stato altri importanti
incarichi; tanto che, sebbene la cattedra di Fisica Sublime all’Università fosse ristabilita nel 1832, egli non poté
rioccuparla che nel 1834. La tenne ancora per 16 anni, sino al 1850 quando lasciò l’insegnamento. Morì a
ottant’anni, il 9 luglio 1856.
Nei novantanove anni oggi trascorsi dalla sua morte, la fama di Amedeo Avogadro andò diventando
sempre più grande perché ad ogni passo avanti che le scienze chimiche e fisiche fecero negli studi sulla
costituzione della materia (e ogni passo trasformava completamente le cognizioni precedenti), i dotti si
accorgevano che tali trasformazioni erano già presupposte nelle teorie del grande precursore: Amedeo
Avogadro.
Per chiudere queste brevi notizie, vediamo ora come finì la scuola di Vercelli, ove il famoso scienziato
tenne le sue lezioni.
Tra i luoghi ove sorsero i fabbricati della Visitazione e le mura comunali erette nel XII secolo, c’era
stato per quasi cinque secoli un vasto spazio senza case, coltivato in parte a orti. Durante l’occupazione
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spagnuola nella città di Vercelli (1638-1659), il governatore militare spagnuolo ordinò al Comune di costruire in
quella zona spopolata una caserma per le sue soldatesche. E, dopo tre anni di lavoro, il 27 dicembre 1643, la
Generale Credenza di Vercelli consegnò al governatore spagnolo, don Vicente Monsurio, la nuova caserma.
Essa prese il nome di caserma San Giacomo dalla vicina chiesa di San Giacomo d’Albareto, che sorgeva
all’inizio di via Tripoli e di corso De Gregori, presso la quale era anche una delle porte della città medioevale,
ma il fabbricato odierno della caserma Jamiano non è più la caserma secentesca.
Esso venne ricostruito dalle fondamenta tra il 1827 e il 1832 per farne una caserma per la cavalleria,
su disegni del vercellese cav. Antonio Olivero, allora Capitano del Genio. Durante la costruzione venne
incorporata nella caserma una parte del vecchio monastero della Visitazione, che il Comune dovette
ricomprare dagli Oblati di San Carlo, ai quali era stato ceduto. E’ la parte dei fabbricati verso via Alessandro
Manzoni, tra la caserma e la ex chiesa di Santa Maria delle Grazie, che fu ridotta a servire da “Infermeria
cavalli”.
Nel 1833 – quando, esaudendo il desiderio della città, un regio decreto affidò ai Barnabiti le scuole di
Vercelli, e i Barnabiti trasportarono tutte le Scuole nel loro bel palazzo di via San Cristoforo, che essi avevano
fatto costruire verso il 1770 e che era stato riconsegnato a loro nel 1815 – i locali della Visitazione rimasero
vacanti e il comando militare chiese e ottenne dal comune che venissero tutti aggregati alla caserma di San
Giacomo.
In questi ultimi locali ceduti funzionò, nella seconda metà del secolo XIX, il panificio militare. La
vecchia chiesa delle suore della Visitazione, Santa Maria delle Grazie, diventata l’infermeria dei cavalli, è
ancora riconoscibile nel fabbricato più elevato, a tre finestroni, al civico numero 3 di via Alessandro Manzoni.
I Barnabiti ressero le R. Scuole di Vercelli per 20 anni, cioè sino al 1853. In quell’anno per la rinuncia
dei Barnabiti e per effetto della legge del 1848, venne istituito a Vercelli il “Collegio-Convitto alla foggia dei
Nazionali”.
Il Convitto provinciale trovò posto nei vasti locali del Convitto Dal Pozzo. Per il Collegio – o Regie
Scuole – l’Ospedale Maggiore, amministratore del Collegio Dal Pozzo, tosto iniziò, accanto ad esso, la
costruzione di un nuovo apposito palazzo sulla via del Castello (oggi via Giosuè Carducci).
In esso vennero allogati nel 1855 – esattamente 100 anni or sono: al piano terreno le Scuole Speciali
Municipali, che con la legge Casati del 1859 presero poi nome di “Scuole” ed “Istituto Tecnico”. Al primo piano
le scuole – statali – del Collegio; le quali, per la stessa legge Casati, presero poi il nome di “Regio GinnasioLiceo”. E sono ancora lì.
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Nuovo contributo del dott. Vittorio Davite, "La Sesia", 20 marzo 1956
Testo integrale del secondo contributo di Vittorio Davite, “La Sesia”, 20 marzo 1956
Le prossime celebrazioni centenarie
Che cos’è il “principio” di Avogadro
Gli allievi della Scuola di Vercelli chiamati a illustrare la
vita e l’opera del grande scienziato – Il messaggio di scienza
“La Sesia” ha già annunciato per il 9 settembre p. v. la data della celebrazione ufficiale del 100°
anniversario della morte di Amedeo Avogadro. Sarà certamente una grande giornata per Vercelli, perché la
reverente attenzione degli studiosi di chimica e di fisica di tutto il mondo sarà rivolta verso la nostra città, verso
le austere e gloriose aule del nostro Liceo che tennero a battesimo il “Principio” di Avogadro, destinato ad
aprire una nuova era nella interpretazione della struttura del mondo materiale. Tra le brillanti iniziative create
dal Comitato vercellese per le onoranze figura una nobile gara tra gli allievi di tutte le scuole della città, i quali
saranno chiamati ad illustrare la vita e l’opera scientifica di Avogadro. Questa competizione scolastica ci
riporta con il pensiero a quelle nostre vecchie aule ed a quei giorni lontani; in molti casi la memoria ci ripete la
successione delle parole che formano l’enunciato del “Principio”, ma raramente forse ce ne svela il
carattere … sibillino.
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Ritornando oggi per un’amichevole conversazione, e perché i concittadini siano meglio compresi della
reale importanza della figura del nostro Grande, possano queste parole nel modo più breve e, mi auguro, più
logico e lineare, dire “che cos’è il Principio di Avogadro”.
***
Gli inizi del secolo XIX segnano la nascita della teoria atomica-molecolare, teoria che costituisce la
prima tappa sul cammino della scoperta della struttura interna della materia.
Le basi di questa teoria furono poste dall’inglese Dalton il quale nel 1803, riprendendo e
perfezionando i risultati ottenuti da Lavoisier e Proust, preconizzò che tutte le sostanze materiali, siano esse
solide, liquide o gassose, si possono raggruppare in due distinte categorie: sostanze semplici e sostanze
composte.
Le sostanze semplici, o elementi, sono costituite dall’insieme di un numero infinitamente grande di
particelle minutissime, tutte uguali, di peso costante, e chimicamente indivisibili: queste particelle ricevettero il
nome di atomi, in onore del grande filosofo greco Democrito di Abdera, che, nel V secolo a. C., in un
appassionato slancio di ricerca della struttura del mondo materiale, aveva immaginato l’Universo come un
aggregato di piccolissime particelle indivisibili – Atomos – che con i loro movimenti e trasformazioni
determinano gli aspetti infinitamente vari della natura.
Detti elementi, oggi conosciuti in numero di circa un centinaio e molti dei quali sono a tutti noti
(Idrogeno H – Ossigeno O – Ferro Fe – Zolfo S), si possono combinare tra di loro provocando così la
formazione dei composti, i quali, pur contenendo gli elementi di partenza, presentano nuove proprietà fisiche e
chimiche.
Un chiaro esempio di combinazione ci è dato dall’acqua H2O la quale è un composto formato dai due
elementi Idrogeno e Ossigeno. Considerando il fenomeno nella sua struttura interna, ne risulta che gli atomi
dei diversi elementi, reagendo tra di loro, si legano vicendevolmente, per formare nuove particelle, anch’esse
piccolissime, di peso costante, ma non più semplici, e con nuove proprietà e caratteristiche: ad esse fu
assegnato il nome di molecole, ad indicare la particella più piccola di cui è costituito un composto. Ancora,
Dalton perfezionò definitivamente il principio per cui i diversi elementi, nel formare i composti, si combinano tra
di loro secondo rapporti in peso ben definiti e costanti.
Quasi contemporaneamente a Dalton, il francese Gay Lussac aveva approfondito le conoscenze sulle
sostanze allo stato gassoso, accertando che tutti i gas, qualunque essi siano, si comportano nello stesso
modo quando sono sottoposti a variazioni di temperatura e di pressione; egli inoltre aveva felicemente
osservato che, nelle reazioni chimiche tra gas, questi si combinano sempre secondo quantità, espresse in
volume, che stanno fra loro in rapporti numerici molto semplici.
A seguito di questi risultati, i gas, perdendo quel non so che di entità misteriose o addirittura
semispirituali, svelarono, grazie alle osservazioni ed alle esperienze, le loro relazioni con gli altri corpi.
Avogadro, seguendo sempre con molto acume lo svilupparsi di queste scoperte, si domandò se i
risultati raggiunti da Gay Lussac non potessero essere interpretati secondo la nuova teoria atomicomolecolare. Egli infatti concepì lo stato gassoso come un assembramento di molecole libere, ordinatamente
disperse nel vuoto degli spazi intramolecolari, dove la distanza reciproca doveva essere identica per tutte le
particelle. E concluse affermando che “nelle medesime condizioni di temperatura e di pressione, volumi uguali
di gas contengono un ugual numero di molecole”.
Il Principio fu così esposto in una Memoria del “Journal de Phisique et Chimie” di Delametherie di
Parigi, edita nel mese di luglio del 1811.
Sembrava però contraddire all’Ipotesi di Avogadro il fatto che il prodotto di alcune reazioni fra
sostanze gassose potesse essere una nuova sostanza gassosa, il cui volume era multiplo di quello dei gas
reagenti.
La suddetta Ipotesi, ad esempio, non spiegava perché un volume di Idrogeno H ed un volume di Cloro
Cl, combinandosi, dessero origine non ad un volume di acido cloridrico HCl, come richiedevano le notazioni di
Dalton: H + Cl = HCl, bensì a due volumi dello stesso.
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Avogadro intervenne felicemente ammettendo che in generale gli elementi gassosi, in contraddizione
alla teoria di Dalton, non risultano costituiti da atomi, ma da molecole, biatomiche, talora poliatomiche, in cui
gli atomi costituenti sono naturalmente uguali e riuniti tra loro.
Al nostro Grande va quindi tutto il merito di aver dato un chiaro ordinamento alle nuove teorie, grazie
alla esatta interpretazione della distinzione tra atomi elementari e molecole elementari.
Considerando infatti, ed in modo esatto, come fu dimostrato da ricerche successive, l’Idrogeno come
costituito da molecole biatomiche H2 ed il Cloro da molecole biatomiche Cl2 si spiega facilmente come un
volume di Idrogeno, reagendo con un volume di Cloro, dia origine a due volumi di Acido cloridrico gassoso,
secondo la notazione H2 + Cl2 = 2 HCl.
Avogadro stesso spiegò il fenomeno osservando che le moleole poliatomiche (nelle Memorie
avogadriane riportate con il nome di molecole integranti), entrando in reazione, si scindono negli atomi
costituenti molecole semplici, ognuno dei quali, combinandosi con un atomo del secondo gas reagente, può
generare una molecola distinta del nuovo composto. Quindi il volume di quest’ultimo può riuscire multiplo di
quello dei gas reagenti.
Come è noto, la genialissima e brillante ipotesi passò allora inosservata, perché ritenuta, se pur
teoricamente accettabile, arbitraria.
Il riconoscimento, postumo, venne; e fu un vero trionfo: l’atomo, così arditamente enunciato da
Democrito e così logicamente pensato da Dalton, grazie all’individuazione esattamente scientifica da parte di
Avogadro, svelava con Cannizzaro il suo più potente ed efficace documento di riconoscimento: il proprio peso.
Il trionfo trovò immediati continuatori, dai nomi immortali di Meyer, Nernst, Kekulé, Mandelejeff, Loschmidt, fino
a Jean Perrin, il quale determinò sperimentalmente il numero di molecole contenute nella mole (ossia il peso
molecolare di una sostanza espressa in grammi) di un gas, qualunque esso sia. Tale numero, risultato uguale
a 6 x 1023 , è oggi universalmente conosciuto con il nome di Numero N o “Numero di Avogadro”, in onore del
Grande la cui opera ne aveva permesso la determinazione.
Da un secolo Amedeo Avogadro è scomparso, e noi tutti ci stringiamo nel proposito di far rivivere con
degne celebrazioni la Sua Memoria, per ricordare al Mondo il messaggio di scienza che dalla nostra terra fu
elargito per il progresso di tutti.
Articolo di L. A. (Leone Albertazzi), "La Sesia", 10 aprile 1955
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Testo integrale del contributo di Leone Albertazzi, “La Sesia”, 10 aprile 1956
La celebrazione del centenario di Amedeo Avogadro
Il messaggio della Scienza
Non è facile far comprendere al grosso del pubblico l’importanza dell’opera del nostro Amedeo
Avogadro. Il suo principio, cui è ormai universalmente riconosciuto il valore di legge, ha un significato così
strettamente teorico e particolare, che sfugge alla media della comune comprensione, per rifugiarsi in uno
strettissimo domino di cognizioni teoriche riservato ad un numero invero non molto grande di persone che
hanno una certa famigliarità con le cose della scienza.
Ciò non pertanto il Principio di Avogadro, formulato nel 1811-1814 dall’autore, compreso ed accettato
dagli scienziati una cinquantina di anni più tardi, è stato, si può dire, il piccolo rivolo dal quale è scaturito il gran
fiume della chimica fisica. Una nuova scienza dunque, della quale non è facile fissare limiti e scopi, e che ci
accontenteremo di definire come lo studio dei fenomeni chimici eseguito con i mezzi strumentali e di pensiero
della fisica.
La distinzione fra atomi e molecole
Per chi ha fretta di sapere qualche cosa di conclusivo, diremo che l’Avogadro ha reso possibile ai
posteri la distinzione fra atomi e molecole, la determinazione dei loro pesi relativi, l’interpretazione delle leggi
generali dei gas e delle reazioni chimiche, e di gettare le basi delle moderne teorie sulla costituzione intima
della materia. E ciò non è cosa di poco merito!
In linea generale si può dire, e richiamiamo su quanto diremo l’attenzione dei pigri del pensiero, che il
desiderio, quasi il bisogno, la necessità di gettare uno sguardo critico all’origine di tutti i fenomeni naturali, di
qualunque genere essi siano, è comune a tutti gli spiriti umani, di ogni tempo e di ogni civiltà. E’ un richiamo,
una specie di attrazione fatale per il Vero, alla quale gli uomini non si possono sottrarre e nella quale si nobilita
lo stesso spirito umano. In ogni tempo gli esseri migliori, i più nobili e i più dotati, si sono dedicati con virtuosa
passione, con puro e disinteressato amore per il Vero, alla speculazione scientifica, e dall’insieme delle
nozioni faticosamente e lentamente strappate al segreto della Natura sono sorte le dottrine. Dottrine spesso
confuse ed incongruenti, spesso pure e semplici elencazioni e cataloghi di nozioni empiriche, quando non
addirittura confuso balbettio di idee appena abbozzate, nelle quali alla fine uno “spirito magno”, carpendo nelle
proprie meditazioni una intuizione ragionata e geniale, riesce a mettere ordine, a dare l’idea direttrice, l’idea
guida come oggi si dice, per la quale le dottrine assumono l’aspetto e la consistenza di corpo.
E’ in questo senso che il nostro Amedeo Avogadro merita di essere inserito fra gli “spiriti magni”.
Spirito magno
Fissare i limiti ed i domini di quello che è “grande” nelle opere del pensiero umano è certamente cosa
difficile. Più difficile ancora quando, come nel caso dell’Avogadro, il contributo di pensiero si inscrive in un
ristretto orizzonte scientifico e di appariscente e di immediato ed utile non ha che quello che gli riconoscono i
posteri. Papin, Volta, Pasteur, per stare entro certi limiti di tempo, sono forse i “grandi” del pensiero scientifico
che più giganteggiano in quei domini della scienza che fino a non molti anni fa sono stati i più fecondi di
applicazioni pratiche ed utili all’umano progresso. Le loro scoperte sono state, nel senso che diremo, scoperte
composite: vale a dire commiste di pensiero e di esperienza: il pensiero ha suscitato l’esperienza e questa a
sua volta ha influenzato il pensiero. Anche nella storia degli eventi umani accade spesso che i fatti siano figli
delle idee, e le idee a loro volta diventino figlie dei fatti.
Nel caso di Amedeo Avogadro, per contro, la scoperta è puramente frutto di pensiero; ed un pensiero
nuovo ed immediato, capace di modificare tutto un passato di nozioni, tutto un corso di idee e che sia opera di
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solo ragionamento e di sola intuizione, e che provenga da una sola mente, senza alcun conforto sperimentale,
non può che essere parto di genio. Avogadro formulò il suo Principio deducendolo da un puro atto di
ragionamento e di intuizione e, in carenza di presidi sperimentali, non poté che dettarlo in forma di ipotesi.
Ipotesi è, ricordiamo, puro pensiero che, per molti indizi, spiega i fatti in mancanza della loro pefetta
conoscenza.
Ai tempi del Nostro non era ancora possibile verificare sperimentalmente le sue proposizioni; che
volumi uguali di gas, a pari condizioni, fossero caoticamente popolati da un ugual numero di molecole, e che
queste fossero raggruppamenti di atomi di ordine superiore, non poteva che essere pura e ragionata
supposizione. Mancavano ai suoi tempi mezzi derivati di pensiero e necessaria abilità sperimentale. Non
stupisce quindi che le sue formulazioni siano rimaste per molti anni ancora allo stato di congettura, in parte
ignorata, in parte malamente ammessa e in parte rigettata come non necessaria. Un altro grande scienziato
italiano di lucidissimo ingegno, Stanislao Cannizzaro, doveva trarla dall’oblio nel 1858.
Caso di miopia non unico forse nella Pleiade degli scienziati.
Si dice che Newton, a proposito della sua legge della gravitazione, usasse commentare “Hypotheses
non fingo”! Detto non vero modesto e che si può perdonare a quella mente solo perché fu grandissima fra le
grandissime. Avogadro non ebbe alcuna esitazione ad emettere in forma di ipotesi il suo principio che chiariva
il comportamento dei gas ed il meccanismo delle reazioni chimiche. Il ragionamento ed il mezzo matematico
fornirono a Newton la possibilità di spiegare il movimento orbitale dei pianeti e di ricondurre a lume di ragione
le leggi sperimentali kepleriane; il ragionamento e l’intuizione fornirono ad Avogadro la possibilità di spiegare il
comportamento generale dei gas e delle reazioni chimiche già allora pur esse definite in leggi empiriche. Più
tardi, ancora il mezzo matematico congiunto a nozioni derivate di ordine fisico fornirà a Clausius, nella teoria
cinetica dei gas, la dimostrazione della validità delle ipotesi avogadriane.
Newton e il Nostro
A Newton il merito di aver condotto a lume di ragione il grande Cosmo degli astri e dei pianeti; ad
Avogadro il merito, non certo inferiore, di aver condotto a lume di ragione il piccolo mondo degli atomi e delle
molecole.
Sarebbe quasi il caso di fare il paragone fra i limiti della “grandezza” di Newton e quella di Avogadro.
Chi se la sente? Ci si dovrebbe addentrare in un campo epistemologico nel quale la folla dei pareri e delle
opinioni non permetterebbe di giungere ad una conclusione. Possiamo appena delineare l’argomento
affermando che Newton è “grande” perché con un ragionamento puramente matematico, e di relativamente
semplice impostazione di calcolo, diede la spiegazione dei moti dei corpi celesti; Avogadro è “grande” perché
con altrettanto semplice ragionamento intuitivo diede il modo di osservare con sguardi compiutamente
informati il mondo invisibile di cui la materia è costituita al limite ultimo della sua divisibilità. In entrambi i casi,
leggi e formulazioni sono di una semplicità che non si tarda a definire notevole. Una semplicità che fa quasi
stupire pensando che ci sia voluta tanta evoluzione di tempo e di pensiero prima che menti umane potessero
giungere a così semplici formulazioni. La Verità ama sempre ammantarsi del velo del semplice, mentre l’uomo
ha in generale, con il semplice, scarsa famigliarità. Egli preferisce quello che è complicato e lento, che gli è più
congeniale. Forse la sua “limitazione” di essere finito, forse la sua stessa vecchia arte di ragionare e forse
anche la sua complessa struttura fisiologica gli conferiscono un pensiero lento e faticoso che non lo lascia
attingere il sodo delle questioni di colpo ed in modo definitivo.
Mente profonda
Viene anche naturale, ormai che siamo in argomento, di chiedersi se siano più “meritorie” le scoperte
a substrato sperimentale, o quelle provenienti dal puro atto intellettivo, sia esso atto di ragionamento o atto di
intuizione. Il quesito non può che essere delineato e concluso a seconda dei personali punti di vista. Si
potrebbe forse affermare che un teoricismo puro e geniale è più “meritorio” e più “grande” perché frutto del
solo pensiero procedendo esso da quella divina scintilla che Dio ha posto nell’umano intelletto come germe di
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sé. Si noti anche che le grandi formulazioni teoriche sono in generale in anticipo rispetto al complesso delle
nozioni acquisite al tempo in cui sorgono, e non si appoggiano che su scarsi presidi sperimentali, spesso
confusi e contraddittori. Richiedono quindi per essere definite e formulate l’intervento del genio. Solo una
mente profonda, ed in un certo senso ispirata, può assurgere a quelle grandi sintesi e concezioni teoriche
capaci di modificare tutto un corso di dottrine che spesse volte si dibattono in acque stagnanti. Tali furono le
proposizioni avogadriane nei tempi in cui esse furono dettate! Tempi nei quali il cumulo di leggi e di fatti
sperimentali acquisito dai ricercatori sul comportamento dei gas e sulle reazioni chimiche non trovava da anni
la spiegazione affannosamente ricercata da moltissimi ingegni. Queste, ripetiamo, sono le ragioni che fanno
iscrivere lo studioso vercellese fra i “grandi” del pensiero scientifico di ogni tempo.
Naturalmente il genio non fa mai nulla e non crea mai nulla tutto da solo. Per quanto grandi, le sue
capacità e forze intellettuali sono sempre nel dominio di quello che è umano: quindi in un dominio limitato e
finito. Se l’Avogadro non possedeva mezzi sperimentali diretti adatti per suffragare con l’esperimento le sue
ipotesi, esisteva però ai suoi tempi tutto un clima intellettuale, un dialogo serrato ed ininterrotto fra i vari
scienziati sull’argomento specifico, dal quale il pensiero di Avogadro non poté che trarne adatto nutrimento.
Che i tempi fossero maturi perché sorgesse la solitaria voce dell’Avogadro ad intervenire con tanto decisivo
acume nella questione, lo dimostra il fatto che quattro anni dopo le sue formulazioni, nel 1815, il fisico
francese Andrea Maria Ampère giungeva a quelle stesse sue formulazioni, ed indipendentemente dallo stesso
Avogadro. Il lavoro dei precursori aveva dunque gettato semi tanto fecondi.
Onore e gloria anche al fisico francese giunto secondo ad un traguardo così ricco di destini scientifici.
Gli stranieri
Dopo di Antonio Lorenzo Lavoisier (1734-1894), il grande chimico francese, mente acuta e poliedrica
di cui un insigne commentatore tedesco ebbe a dire: “La chimica è una scienza francese. Essa venne fondata
da Lavoisier di immortale memoria. Per secoli non era stata che un cumulo di ricette oscure e spesso false”;
dopo l’inglese John Dalton (1766-1844) che genialmente risuscita il vago atomismo del filosofo greco
Democrito (III secolo), e non citiamo che due nomi grandissimi fra molti grandi, l’interpretazione dei fenomeni
chimici e dei gas era giunta ad un punto morto nel quale il pensiero degli scienziati dei tempi non riusciva ad
accordarsi. Doveva sorgere Amedeo Avogadro a costringere in rigor di ragione le nozioni acquisite ed a
chiarirne definitivamente gli oscuri e confusi concetti.
Egli è l’uomo che entra con passo silenzioso nella grande basilica della scienza, avvolta nelle lievi
penombre del mattutino e ne accende i ceri illuminandone di un colpo gli sfavillanti tesori.
Oggi, a distanza di anni, l’enorme progresso scientifico, sviluppatosi di pari passo con le davvero
stupefacenti dimostrazioni sperimentali, fa apparire quasi ovvie le proposizioni avogadriane. La semplicità dei
segreti della natura non poteva del resto che autoformularsi in proposizioni di altrettanto semplice dettato. Ai
tempi dell’Avogadro la scienza era ancora agli inizi del suo luminoso cammino, e troppe reminiscenze
medioevali e più remote ancora ne impacciavano il passo. E’ stato merito del Nostro l’aver liberato il pensiero
scientifico da tali pesi, inutili e morti, ed avergli dato il volo libero e puro verso le mete finali della conoscenza.
Ed è in questo senso che noi ci inchiniamo davanti a quello che, considerato nei tempi, può chiamarsi
il messaggio di Amedeo Avogadro, e ci prepariamo a celebrare la sua “grandezza”.
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1955 - 1956
Cronache di un anno
Dopo il lancio dell’iniziativa da parte della “Sesia” nel gennaio 1955 e la notizia della
costituzione di un “Comitato” organizzatore intorno ai promotori Luigi Borasio e Giorgio
Berzero, per tutto il corso degli anni 1955 e 1956 la stampa locale seguì l’evoluzione degli
eventi dando costanti informazioni ai lettori.
I giornali seguono l’allargarsi delle adesioni alla commemorazione di Avogadro e ne
danno puntuale notizia, in un impressionante crescendo che testimonia l’impegno del
Comitato promotore per rendere le celebrazioni davvero nazionali, o addirittura mondiali,
come era nelle intenzioni fin dal principio.
In ordine cronologico si ebbero le adesioni da parte di:
Famiglia Avogadro;
Comune di Vercelli;
Città di Torino;
Comune di Biella;
Comune di Quaregna;
Consiglio Nazionale delle Ricerche (il cui presidente, prof. Gustavo Colonnetti, partecipò
personalmente ad una riunione organizzativa a Vercelli il 16 agosto 1955);
Accademia della Scienze di Torino; Università di Torino; parlamentari piemontesi (in
particolare l’on. Pella);
Consiglio dei Ministri e in particolare Ministero della Pubblica Istruzione;
Presidenza della Repubblica;
Accademia Nazionale dei XL;
scienziati e premi Nobel (Bonino, Perucca, Rolla, Pauling, Hinshelwood);
Spedizioni Antartiche del programma scientifico “Année geophysique 1955-1958”
francese, norvegese e statunitense (lettera al Sindaco Berzero dell’Ammiraglio Byrd)
I giornali testimoniano l’interesse e la partecipazione della società civile: vengono
pubblicati da tutti i periodici quattro successivi elenchi di offerte pervenute al Comitato per
la realizzazione delle iniziative da parte di varie persone o enti locali: Comune di Vercelli,
Provincia di Vercelli, Società Chatillon; Banche; Associazioni; Ordini professionali;
Seminario Arcivescovile; singoli professionisti vercellesi (alcuni molto noti) e anche comuni
cittadini …
I giornali informano infine sulle iniziative a poco a poco promosse per celebrare
Avogadro.
A livello locale:
intitolazione del nuovo Liceo Scientifico ad Amedeo Avogadro;
intitolazione di un corso cittadino ad Amedeo Avogadro di Quaregna;
realizzazione di una mostra di cimeli, con l’aiuto della Famiglia Avogadro;
dedica di un’erma in piazza Roma, opera dello scultore torinese Emilio Musso;
emissione di un francobollo commemorativo, su bozzetto di Enzo Gazzone;
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indizione di un Concorso per le scuole, suggerito dal Rettore del Seminario Arcivescovile,
mons. Pasteris (gli studenti delle scuole superiori avrebbero prodotto un elaborato sulla
figura di Avogadro, da svolgere in forma di “componimento, oppure dialogo fittizio fra
studenti, oppure lezione fittizia del Professore con obiezioni degli alunni”);
solenne celebrazione in sant’Andrea il giorno 8 settembre 1956.
A livello nazionale:
celebrazione a Roma, in Campidoglio, alla presenza del Presidente della Repubblica, il 6
giugno 1956, per iniziativa della Accademia Nazionale dei XL, con l’intervento del premio
Nobel Linus Pauling;
celebrazione a Torino, nel settembre 1956, nell’ambito del Congresso internazionale di
Fisica intitolato ad Amedeo Avogadro.
"La Sesia", 16 agosto 1955 (prima pagina)
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 16 agosto 1955
A che punto siamo nel programma
delle celebrazioni di Amedeo Avogadro
E’ doveroso ricordare mentre si apre l’era atomica il
principale fondatore della teoria atomica-molecolare
Il 9 luglio 1956 ricorrerà il primo centenario della morte di Amedeo Avogadro di Quaregna. A che
punto siamo con il programma delle celebrazioni del grande scienziato che in tutto il mondo civile viene
considerato il principale fondatore della teoria atomica-molecolare?
La proposta delle celebrazioni, formulata su “La Sesia” dal prof. Luigi Borasio, ebbe a suscitare, al
principio di quest’anno, calorose adesioni: e ne scrissero ancora su “La Sesia” la prof. Rina Morgando,
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insegnante di scienze del nostro Liceo, il dott. Vittorio Davite ed il prof. Giulio Cesare Faccio, che di Avogadro
illustrarono le alte benemerenze. Seguirono riunioni, prima al Liceo e poi in Municipio, ed alle celebrazioni
dello scienziato si ottenne l’adesione della città di Torino – dove Amedeo Avogadro è nato il 9 agosto 1776 e
dove morì a ottant’anni il 9 luglio 1956 – e del Comune di Quaregna – dal quale la famiglia prese il titolo
nobiliare – e della famiglia Avogadro – che mette a disposizione tutti i cimeli scientifici ancora esistenti – e del
Consiglio superiore delle ricerche. Si formulò, in un incontro in Municipio del Comitato provvisorio costituito
sotto la presidenza del Sindaco, un abbozzo di programma di manifestazioni che fu inviato alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri per richiedere l’adesione e l’assenso e dare alle celebrazioni carattere nazionale. Poi non
se ne seppe più nulla. E il tempo passa.
Occorrerà perciò riprendere le fila per avviare il programma, impegnativo se veramente si vorrà
portare la celebrazione sul livello nazionale, ad attuazione. E l’iniziativa dovrà partire ancora da Vercelli.
Qui a Vercelli, nel nostro Liceo, dove Amedeo Avogadro era stato chiamato nel 1809 a insegnare
“Filosofia positiva” e cioè fisica e matematica, compilò la memoria che mandò al “Journal de Physique, de
Chemie [sic] et d’Histoire naturelle” di Delametherie di Parigi e che apparve nel numero del 14 luglio 1811. In
detta memoria Amedeo Avogadro enuncia l’ipotesi che è stata poi chiamata “Legge di Avogadro” secondo la
quale “volumi eguali di gas nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo stesso numero
di molecole”. A questa ipotesi pervenne ragionando sulla legge enunciata nel 1893 da Gay Lussac sui volumi
secondo cui i gas si combinano. La chiara enunciazione di Avogadro non venne presa nella dovuta
considerazione, sì che l’ipotesi non venne accettata, né miglior sorte toccò ad Ampère che arrivò tre anni dopo
l’Avogadro alla stessa conclusione per altra via.
Solo in seguito agli studi di chimica organica di Gerhardt, Laurent, Williamson l’ipotesi di Avogadro si
dimostrò indispensabile a spiegare che quantità equimolecolari di sostanze organiche portate allo stesso
vapore occupano lo stesso volume; e solo al Congresso di Karlsruhe (1860), già morto il nostro scienziato,
Cannizzaro confermò l’ipotesi di Avogadro, poi dimostrata dagli studi di Clausius sulla teoria cinetica dei gas.
Avogadro fu tra i primi scienziati a guardare nel mondo delle molecole e degli atomi; è anzi, ripetiamo, il
principale fondatore della teoria atomica-molecolare.
E proprio mentre gli scienziati di tutto il mondo aprono “l’era atomica” – per una nuova civiltà – è
doveroso ricordare l’anticipatore che a Vercelli, per primo, ne lanciò l’annuncio.
"L'Eusebiano", 29 agosto 1955
Testo integrale dell’articolo de “L’Eusebiano”, 29 agosto 1955
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Il prof. Colonnetti
presidente del Cons. Naz. delle ricerche
partecipa ad una riunione del Comitato promotore
per le onoranze ad Amedeo Avogadro
Mentre si apre nel mondo l’era atomica Vercelli si appresta a ricordare il principale fondatore della
teoria atomica-molecolare, nel primo centenario della sua morte: Amedeo Avogadro di Quaregna.
L’iniziativa partita da Vercelli ha avuto l’adesione della città di Torino – dove Amedeo Avogadro
nacque il 9 agosto 1776 e dove morì ad ottant’anni il 9 luglio 1856 – e del Comune di Quaregna – dal quale la
famiglia prese il titolo nobiliare, – del Comune di Biella, della famiglia Avogadro – che mette a disposizione tutti
i cimeli scientifici ancora esistenti – e del Consiglio Superiore delle Ricerche.
Venerdì sera, in una sala del Palazzo Civico, si è riunito il Comitato promotore sotto la presidenza del
Sindaco di Vercelli, prof. Berzero, per stabilire i dettagli del lavoro di preparazione per le celebrazioni. Erano
presenti alla riunione il prof. Colonnetti presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, il sen. Cerutti, il prof.
Borasio, uno dei più ardenti sostenitori dell’iniziativa, il Conte Rodolfo Avogadro, ed i rappresentanti della
stampa cittadina. I comuni di Torino, di Biella e di Quaregna avevano inviato la loro adesione
telegraficamente.
E’ stato deciso di interessare tutte le accademie scientifiche d’Italia per comporre un comitato
organizzatore per le celebrazioni del 1956. Per dare carattere nazionale ed internazionale sarà interessata
anche la Presidenza del Consiglio ed a suo tempo anche accademie straniere.
"La Sesia", 9 settembre 1955
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 9 settembre 1955
32
L’Accademia delle Scienze ha aderito
alle celebrazioni centenarie di Amedeo Avogadro
La Scuola superiore di Risicoltura – Il Liceo
musicale con annesso teatro lirico stabile
Tre Comitati d’iniziativa stanno attivamente occupandosi per condurre in porto la realizzazione di
progetti che stanno a cuore di estesi strati della cittadinanza vercellese e della popolazione della Provincia.
Il primo, presieduto dal Sindaco prof. Berzero, punta sulle celebrazioni, nel prossimo 1956, del primo
centenario della morte del grande scienziato Amedeo Avogadro di Quaregna, il quale da Vercelli, dove era
insegnante di fisica e matematica al nostro Liceo, lanciò al mondo l’annuncio – si era nel 1811 – della “legge”
che va sotto il suo nome, che dischiuse, si può dire, l’avvento dell’era atomico-molecolare. Le celebrazioni
saranno combinate con la città di Torino, dove lo scienziato è nato ed è morto, e di Biella e con il Comune di
Quaregna, dove l’Avogadro dorme il sonno eterno nella tomba degli avi. La nostra città, che è stata promotrice
della celebrazione, vuol esserne anche il centro motore. Perciò il Comitato, che si riunisce più volte
settimanalmente, ha già diramato gli inviti alle Accademie di scienze italiane e straniere, per poi, attraverso la
loro adesione, pervenire alla costituzione del Comitato organizzatore delle celebrazioni. Alla adesione, già
comunicata, del Consiglio nazionale delle ricerche, presieduto dal prof. Colonnetti – che ha partecipato anche
ad una riunione del Comitato d’iniziativa nella sala della Giunta del Civico palazzo – sono seguite quelle,
importantissime, della Accademia delle scienze, presieduta da S. E. Panetti, dell’Università di Torino
attraverso il Rettore prof. Allara ed il Preside della Facoltà di scienze prof. Deaglio.
A giorni i Sindaci di Vercelli e di Torino concorderanno la data per l’insediamento del Comitato
organizzatore. Il programma ufficiale delle celebrazioni sarà formulato da detto Comitato. Dal canto suo il
Comitato di iniziativa di Vercelli si sta orientando – e avrà all’uopo incontri con le autorità responsabili – per far
coincidere la celebrazione di Avogadro, a Vercelli, con la posa della prima pietra del Liceo Scientifico – il
problema è della Amministrazione provinciale e da anni impostato –, Liceo che si vorrebbe intitolato ad
Amedeo Avogadro. In una sala del Museo Leone verrebbero inoltre esposti i cimeli lasciati dallo scienziato. Le
autorità che interverranno alla celebrazione verrebbero poi portate a una visita omaggio alla tomba di
Avogadro, e poi al castello dei Quaregna.
Nel quadro dei propositi è stata pure prospettata la realizzazione, in Vercelli, del “Cenacolo della
Gloria”, nel quale fare entrare i grandi che hanno onorato la nostra terra e la nostra gente. Potrebbe esserne la
cornice il Chiostro di Sant’Andrea. Il progetto, certo ambiziosissimo, meriterà una trattazione a sé.
Gli altri due Comitati di iniziativa, filiati dai Comitati generali presieduti dal Prefetto dott. De Bernart,
puntano alla apertura, in Vercelli, in novembre, della Scuola Superiore di risicoltura, annessa alla Facoltà di
agraria della Università di Milano, ed alla istituzione, pure in Vercelli, del Liceo Musicale con annesso il Teatro
Lirico stabile. Entrambi i Comitati fanno capo all’on. Ermenegildo Bertola. Per la Scuola si è pervenuti a
trovare i locali idonei nella nuova ala di Palazzo Pasta sopraelevata a cura della Associazione di irrigazione
ovest Sesia su via Gioberti, poiché la sistemazione, prima prospettata, presso la Stazione di risicoltura
avrebbe comportato non poco sacrificio di spazio da sottrarre ai laboratori. Il Comitato ha pure predisposto lo
schema di Statuto, che integra la Convenzione già approvata dal Consiglio Superiore della Pubblica
Istruzione. Le lezioni saranno tenute in preminenza da nostri specialisti nella materia – e da docenti
universitari. I contatti permanenti del Comitato con gli Enti e le autorità affidano [sic] nella realizzazione della
Scuola, entro termini che consentiranno l’affluenza degli allievi, italiani e stranieri.
Per il Liceo Musicale, che avrà annesso il “Teatro Lirico stabile”, la sollecita adesione ed impegno dati
dalla Amministrazione provinciale e dall’Ente provinciale per il turismo hanno notevolmente agevolato il
compito del Comitato di iniziativa. Determinante resta ancora l’adesione e l’impegno da assumersi dal
Comune, che in varie riunioni di Giunta ha già esaminato il problema nei suoi vari aspetti. Una decisione è ora
necessaria perché il tempo stringe, se, come è nei propositi del Comitato, si intende aprire il Liceo dal mese
prossimo, con le altre scuole, delle quali completerebbe il quadro.
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"L'Eusebiano", 15 marzo 1956: il bando del concorso per le scuole di Vercelli prevede
la produzione di un elaborato sulla figura di Avogadro e suggerisce la scelta della forma
del “dialogo fittizio”, oltre a quella classica del "componimento”
Testo integrale dell’articolo de “L’Eusebiano”, 15 marzo 1956
Concorso Amedeo Avogadro
fra le Scuole di Vercelli
Fra le varie iniziative da attuare in Vercelli, nella ricorrenza del primo centenario della morte del
grande scienziato Amedeo Avogadro, la Giunta Esecutiva ha indetto un: Concorso fra le scuole della Città,
allo scopo di approfondire la conoscenza di Avogadro.
Diamo il tema e le norme del Concorso:
Tema:
1. Cenni storici sulla vita di Amedeo Avogadro; suoi rapporti colla città di Vercelli.
2. La legge di Avogadro. Ambiente storico scientifico, in cui lo scienziato formulò la sua legge.
3. Contributo apportato dalla legge di Avogadro alla scienza.
Norme per il Concorso:
1. Ogni scuola media superiore di Vercelli può partecipare al Concorso.
2. Il Professore di Chimica è pregato di illustrare diffusamente agli alunni la figura di Avogadro e la sua
legge, per dare a loro la possibilità di svolgere il tema del concorso.
3. Il Professore assegni agli alunni il tema del concorso e suggerisca la forma che crede più opportuna
dell’esposizione (componimento, oppure dialogo fittizio fra studenti, oppure lezione fittizia del
Professore con obbiezioni degli alunni).
4. La trattazione non superi le 15 pagine di protocollo.
5. Lo scopo del Concorso essendo quello di divulgare la fama di Amedeo Avogadro, richiede che i lavori,
pur mantenendo un tono scientifico, siano intellegibili dagli studenti dei corsi medi-superiori.
6. Il Professore esamini i lavori dei suoi alunni; scelga il migliore e lo presenti alla Giunta Esecutiva delle
Onoranze di A. Avogadro (Vercelli), non oltre il 5 Aprile.
7. Il lavoro, pur essendo di uno studente, sarà considerato come il frutto della Scuola e il premio sarà
assegnato alla Scuola, alla quale lo studente appartiene.
8. I lavori prescelti e presentati alla Giunta Esecutiva, saranno esaminati da una Commissione, la quale
proclamerà la scuola vincitrice.
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9. La scuola vincitrice avrà in premio L. 50.000. Allo studente verrà assegnata una medaglia d’oro.
Saranno, pure, assegnati premi di riconoscimento alle altre Scuole, se i lavori saranno giudicati
meritevoli.
10. Il compito migliore sarà registrato con magnetofono e fatto sentire in tutte le scuole di Vercelli e sarà
trasmesso dalla RAI se questa riterrà il lavoro degno di trasmissione.
11. La premiazione avrà luogo il giorno della manifestazione celebrativa di Amedeo Avogadro.
"La Sesia", 8 maggio 1956
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 8 maggio 1956
Amedeo Avogadro sarà celebrato in Campidoglio
alla presenza del Capo dello Stato e di premi Nobel
A Vercelli sarà oratore il prof. Luigi Rolla dell’Università di
Genova – La prima pietra del Liceo Scientifico in piazza Milano
S. E. Francesco Severi, presidente dell’Accademia nazionale dei XL, ha comunicato al sindaco di
Vercelli che l’Accademia stessa celebrerà in Campidoglio, il 6 giugno prossimo, Amedeo Avogadro – che nel
1821 fu eletto socio della Accademia – alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte autorità del mondo
scientifico, politico ed economico. La figura e l’opera di Amedeo Avogadro, precursore dell’era atomica, sarà
celebrata con letture scientifiche del Premio Nobel, prof. Pauling, dell’Università di Pasadena, California,
U.S.A. ; del prof. Sir Cyril Norman Hinshelwood, presidente della Royal Society di Londra e di S. E. il prof.
Bonino, direttore dell’Istituto di Chimica dell’Università di Bologna.
L’Accademia dei XL istituisce, inoltre, quale premio internazionale da assegnarsi ogni quattro anni, la
grande medaglia d’oro intestata ad A. Avogadro.
La cerimonia nella città eterna, sul colle Capitolino, sarà un degno esordio delle onoranze che si
attueranno in settembre, e assurgerà a glorificazione del genio di Avogadro davanti all’Italia ed al mondo
intero.
A Torino, nella prima decade del mese di settembre, durante il Congresso internazionale di fisica –
intitolato ad Amedeo Avogadro e che con grande solennità si terrà nella città sabauda alla presenza di
eminenti fisici e di vari premi Nobel – verrà commemorata l’opera di Avogadro dal prof. Eligio Perucca, fisico di
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fama internazionale. Tale commemorazione sarà fatta nello storico Palazzo Madama, dove verrà allestita una
mostra dei cimeli di Avogadro.
A Vercelli, nel pomeriggio dell’8 settembre, alla presenza di alte autorità dello Stato e della Provincia e
con l’intervento di eminenti personalità del mondo scientifico ed economico, verrà celebrata l’opera di
Avogadro. Il chiarissimo prof. Luigi Rolla, docente di chimica dell’Università di Genova, scienziato di chiara
fama internazionale, appositamente designato dalla Società Italiana di Chimica, terrà l’orazione ufficiale nella
sala capitolare dell’Abbazia di Sant’Andrea. Seguirà la consegna dei premi ai vincitori del Concorso Amedeo
Avogadro, bandito fra gli studenti delle scuole medie della nostra città. Successivamente sarà inaugurata
l’erma dedicata ad Avogadro ed eretta nei giardini pubblici di Piazza Roma, con orazione di S. E. il prof.
Colonnetti, presidente del Consiglio superiore delle ricerche. Indi le autorità si porteranno alla piazza Milano
ove sarà posta la prima pietra del nuovo edificio del Liceo Scientifico costruito dalla Provincia di Vercelli e
dedicato ad Amedeo Avogadro.
Le cerimonie si concluderanno a Quaregna con il pellegrinaggio delle autorità e dei partecipanti al
Congresso internazionale di Fisica alla tomba del grande italiano. A Biella e ad Oropa saranno in tale
occasione scoperte lapidi in suo onore.
Vercelli e la Provincia sono fiere di onorare questo grande conterraneo, la cui gloria, pienamente
riconosciuta, valica i confini della Patria e si estende a tutto il mondo.
***
Pubblichiamo il 2. elenco delle offerte pervenute al Comitato : lire 10.000 ing. Eugenio Vittani; lire 5.000 ing.
Beppe Malinverni, mons Angelo Pasteris, dott. Franco Lorenzola, dott. Carlo Alberto Pozzolo; lire 3.000 dott.
Domenico Marasco; lire 2.000 dott. Giulio Sambonet, geom. Stefano Maceraudi, dott. Mario Torres, avv.
Giuseppe Accusani; lire 1.000 Ernesto Piacco.
"La Sesia", 5 giugno 1956
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 5 giugno 1956
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Il Capo dello Stato
alla solenne commemorazione
di Amedeo Avogadro in Campidoglio
Abbiamo venerdì scorso riferito sul programma delle celebrazioni romane nel centenario di Amedeo
Avogadro.
Dalla capitale viene ora annunciato che il Capo dello Stato on. Giovanni Gronchi interverrà alla
solenne commemorazione di mercoledì in Campidoglio.
Saranno pure presenti rappresentanti del Governo, personalità politiche e note figure della scienza
italiane e straniere.
Dopo brevi parole del Sindaco di Roma e di S. E. Severi, pronunceranno discorsi celebrativi il Premio
Nobel prof. Pauling degli Stati Uniti e il prof. Hinshelwood, presidente della Royal Society di Londra.
Ai due oratori stranieri saranno poi conferite due medaglie d’oro “Amedeo Avogadro”.
"La Risaia", 14 luglio 1956
Testo integrale dell’articolo de “La Risaia”, 14 luglio 1956
Le spedizioni antartiche aderiscono
alle celebrazioni di A. Avogadro
Il Sindaco, dr. Giorgio Berzero, nella sua qualità di Presidente del Comitato Organizzatore delle
Onoranze ad Amedeo Avogadro di Quaregna, ha invitato i Capi delle Spedizioni Antartiche russa, argentina,
cilena, francese, americana (USA), inglese, australiana, giapponese, norvegese, nuovazelandese ad aderire
alle celebrazioni nazionali in onore del grande scienziato il cui nome è legato alla famosa “legge” che ha
aperto la via alle moderne teorie chimico-fisiche della materia.
Finora sono pervenute le lettere di adesione delle spedizioni statunitense, norvegese e francese.
Continuano, intanto, a giungere alla Giunta Esecutiva, offerte di istituzioni e di cittadini per
l’organizzazione delle celebrazioni che culmineranno in settembre. Ecco il quarto elenco: L. 1.000.000
Comune di Vercelli; L. 500.000 Amministrazione Provinciale Vercelli; L. 200.000 Società Chatillon; L. 100.000
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Camera Commercio Industria Agricoltura; L. 20.000 Associazione Ovest Sesia; L. 10.000 Ordine dei Medici,
Ordine dei Farmacisti; L. 5.000 dott. Francesco Picco; L. 3.000 A. G. ; L. 1.000 dr. Aldo Morbidelli, dr.
Giovanni Battista Merlo, dr. Vittorio Davite; L. 200 Anna e Piera.
"La Sesia", 28 settembre 1956
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 28 settembre 1956
La spedizione americana nell’Antartide
rende omaggio al genio di Avogadro
E’ giunta al Sindaco una lettera firmata dal
famoso Ammiraglio Byrd – Lo spirito della verità
Al Sindaco di Vercelli, prof. Giorgio Berzero, presidente del Comitato onoranze “Amedeo Avogadro di
Quaregna”, è giunta dalla “Spedizione degli Stati Uniti nell’Antartide” la seguente lettera:
In occasione del centenario della morte di A. Avogadro, mi sento onorato di unirmi al tributo di
ammirazione di tutto il mondo rivolto a questo illustre figlio di Vercelli, che la storia certamente ricorderà come
uno dei grandi geni scientifici di tutti i tempi.
Noi dobbiamo all’Italia grandi meriti in ogni campo delle lettere, delle arti e delle scienze e tra queste
rifulge quella di Avogadro. Egli personificò lo spirito della verità, della ricerca scientifica e della devozione
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all’umanità. L’opera di Avogadro si svolse agli albori degli studi sull’atomo. Sembra quasi incredibile che, con i
mezzi estremamente limitati dei suoi tempi, Egli abbia potuto concepire ed elaborare il principio fisico
fondamentale che volumi uguali di gas nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo
stesso numero di molecole. Il principio di Avogadro, come è ora universalmente noto, ha avuto una parte vitale
nel progresso della scienza e della tenologia. E’ stato, invero, alla base dello sviluppo delle macchine a
combustione interna.
Così, guardando i giganteschi transatlantici che solcano gli oceani, le miriadi di auto, di locomotive che
brulicano nella superficie della terra, guardando tutte queste cose, lo spirito di A. Avogadro potrebbe dire con
giusto orgoglio: “A tutto questo ho dato il mio contributo”.
Durante il 1957-58, tutte le nazioni del mondo parteciperanno all’Anno Geofisico Internazionale.
Tramite questo Ente, che è la più grande impresa scientifica mai ideata, noi speriamo di raccogliere
ulteriori cognizioni circa il mondo in cui viviamo. E’ perciò doveroso che noi si invii un saluto alla memoria di
Amedeo Avogadro in questa circostanza.
Ci sentiamo maggiormente spinti a far ciò a motivo dei forti legami di amicizia e dei valori morali e
spirituali che uniscono i popoli Italiano e Americano.
Tutti coloro che partecipano alla spedizione degli S. U. nell’Antartide si uniscono a me nel rivolgere
questo omaggio.
Richard E. Byrd, ammiraglio USN, ufficiale addetto alla spedizione degli S.U. nell’Antartide.
Il concorso per le scuole
Nei mesi di luglio e agosto i giornali comunicano l’esito del Concorso per le Scuole: primo
premio e medaglia d’oro alla studentessa del Liceo Scientifico Maria Grazia Zavattaro;
secondo premio e menzione d’onore allo studente Vincenzo Pozzolo, anch’egli alunno del
Liceo Scientifico; terzo premio e menzione d’onore al seminarista Luigi Degrandi, allievo
del Seminario Arcivescovile.
Subito “L’Eusebiano” pubblica, in quattro puntate, il lavoro del seminarista Luigi Degrandi,
ulteriore contributo divulgativo nell’imminenza delle celebrazioni. Lo scritto di Maria Grazia
Zavattaro sarà invece pubblicato successivamente dalla “Sesia”, nell’ambito delle
cronache delle cerimonie dell’8 settembre.
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"La Sesia”, 29 agosto 1956: è comunicato l'esito del concorso per le scuole
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 29 agosto 1956
Il compiacimento del Comitato
di onoranze di Amedeo Avogadro
al Liceo Scientifico di Vercelli
L’assegnazione del premio “Amedeo Avogadro” alla studentessa Maria Grazia Zavattaro (la medaglia
d’oro e lire 50.000) è stata accompagnata dal Comitato onoranze Amedeo Avogadro dalla seguente lettera
diretta alla preside del Liceo scientifico di Vercelli, dott. Nuccia Cagna:
Mi onoro informare la S. V. Ill.ma che la Giunta Esecutiva di questo Comitato, preso atto del verbale
eretto dalla Commissione giudicatrice in data 23 corrente, ha conferito alla alunna di codesto Liceo, signorina
Maria Grazia Zavattaro, il 1. premio del concorso indetto fra le scuole della città allo scopo di approfondire la
conoscenza di Amedeo Avogadro di Quaregna nella ricorrenza del centenario della morte.
Dice il verbale che l’elaborato della signorina Zavattaro “sviluppa compiutamente i tre argomenti
proposti, esprimendosi con stile semplice e concetti chiari. La figura dello scienziato è chiaramente analizzata
e rappresentata. L’ambiente storico e scientifico è sufficientemente descritto con particolare riguardo allo stato
delle scienze dell’epoca. La legge di Avogadro è riportata con chiarezza e inserita armoniosamente nel testo
dell’elaborato, illustrando, senza presunzioni scientifiche, il contributo apportato dalla legge al progresso
scientifico”.
La Giunta esecutiva ha ritenuto altresì meritevoli di segnalazione, e del premio di riconoscimento, in
ordine di merito gli elaborati di: Vincenzo Pozzolo, alunno del Liceo Scientifico; Luigi Degrandi, alunno del
Seminario Arcivescovile; Laura Azario, alunna del Liceo Classico.
Il conferimento dei premi avrà luogo nella Sala Capitolare del Chiostro della Basilica di Sant’Andrea,
sabato 8 settembre p. v. alle ore 14.30 – nel corso delle manifestazioni che la città di Vercelli tributerà a
glorificazione del grande Scienziato. La Giunta Esecutiva desidera vivamente complimentarsi con la S. V.
Ill.ma per la splendida affermazione conseguita dagli alunni del Liceo Scientifico di Vercelli.
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"L'Eusebiano", 2 agosto e 30 agosto 1956, prima e quarta parte dell'elaborato di Luigi Degrandi
Testo (parziale) dell’elaborato di Luigi Degrandi, “L’Eusebiano”, 2 e 30 agosto 1956
Amedeo Avogadro di Quaregna ed i suoi rapporti con Vercelli
Anche il Seminario Arcivescovile di Vercelli ha partecipato al Concorso “Amedeo Avogadro”, indetto
fra gli studenti della Città, in occasione del primo centenario della morte dello scienziato, ed ha presentato lo
studio del giovane Luigi Degrandi, alunno di Terza Liceo. Esaminati i lavori dalla Commissione, il Seminarista
ha ottenuto il terzo posto in classifica, come abbiamo pubblicato sul nostro giornale di lunedì.
Con questo numero iniziamo su “L’Eusebiano” la pubblicazione del lavoro, preparato dal Seminarista.
Tema del Concorso:
1. Cenni storici sulla vita di Amedeo Avogadro; suoi rapporti colla città di Vercelli.
2. La legge di Avogadro. Ambiente storico scientifico, in cui lo scienziato formulò la sua legge.
3. Contributo apportato dalla legge di Avogadro alla scienza.
Per lo svolgimento del tema furono consultati i seguenti libri:
Avogadro: Fisica dei corpi ponderabili; Opere scelte di Avogadro e discorso annesso critico storico di Icilio
Guareschi; Enciclopedia Treccani: voci diverse; Zammarchi: Fisica dell’atomo; Carrelli: La materia; Amaldi:
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Misteri della materia; Thomson: I misteri dell’atomo; Jaffe: La conquista della materia; Castelfranchi: Fisica;
Testi scolastici di Fisica e Chimica.
1. Cenni storici sulla vita di Amedeo Avogadro; suoi rapporti colla città di Vercelli.
Anche Vercelli ha avuto nei secoli le sue ere gloriose. All’alma città è dunque caro e doveroso il
ricordo dei suoi figli più illustri. Quest’anno la nostra città commemora il più grande chimico italiano, Amedeo
Avogadro di Quaregna, nel primo centenario della sua morte.
Tre sono i titoli che legano il nome di Avogadro alla città di Vercelli. Innanzitutto la famiglia di
Avogadro proviene da Quaregna Biellese, in provincia di Vercelli; in secondo luogo lo scienziato fu Professore
di Fisica nel Collegio Reale di Vercelli, dal 1809 al 1819. In ultimo la legge chimica, che rese famoso il suo
nome, fu formulata dallo scienziato, proprio quando era professore a Vercelli, esattamente nel 1811.
Amedeo Avogadro nacque a Torino il 9 agosto 1776 dal magistrato Filippo e da Anna Vercellone di
Biella. Curiosa è l’origine del suo nome. Gli avvocati delle Chiese che avevano recato dei segnalati servizi
erano autorizzati a rendere ereditaria l’avvocazione e così avvenne che di alcune famiglie l’antico nome
passasse in dimenticanza per lasciare loro quello De Advocatis. Il nome, con successive alterazioni, diventò:
Advocarii, Avogarii, Avogadri.
Amedeo Avogadro ebbe una vita appartata e solitaria; non aveva né amici né colleghi, coi quali poter
discutere di alte questioni scientifiche. Coltivava pure la letteratura latina, greca, italiana; era versato nelle
lingue inglese e tedesca.
Era modestissimo e umile; nel Congresso degli scienziati a Torino nel 1840, lui il primo Chimico
d’Italia, non fece neppure parte del comitato ufficiale. La sua riservatezza fu un ostacolo alla diffusione delle
sue idee; e fu appunto la sua modestia eccessiva una delle cause precipue, per cui la sua legge non fu subito
accettata.
A sedici anni era dottore in giurisprudenza; a venti, in diritto ecclesiastico. Praticò la professione per
tre anni, poi, quasi improvvisamente, l’abbandonò e decise di dedicarsi alla scienza. Attratto dalla chimica,
dalla fisica e dalle matematiche, si diede con entusiasmo allo studio di queste scienze.
Nel 1809, a 33 anni divenne professore di Fisica nel Collegio Reale di Vercelli. Era in questo ufficio,
quando pubblicò, nel 1811, sulla Rivista francese “Journal de Physique”, la sua legge sulle molecole: “Eguali
volumi di gas nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo stesso numero di
molecole”. Tuttavia quasi nessuno s’avvide di Avogadro e della sua legge. La “Memoria” del 1811 era
apparsa in francese; fu tradotta poi in tedesco e in inglese e non comparve in italiano che all’inizio di questo
secolo.
Nel 1820 è a Torino, chiamato da Vittorio Emanuele I ad occupare la cattedra di Fisica matematica
all’Università. Un anno dopo, in seguito all’abdicazione di Vittorio Emanuele I, l’Università fu chiusa ed
Avogadro restò per dieci anni senza impegni di scuola. Riaperta l’Università dieci anni dopo da Carlo Alberto,
Avogadro tornò alla sua cattedra. Insegnò per vent’anni, sino ai 74, e poi, a riposo, si dedicò ai suoi studi
preferiti, fino alla morte, avvenuta il 9 luglio del 1856. Aveva 80 anni.
Come fu umile la sua vita, così fu umilissima la sua morte. Nessuno quasi s’accorse della scomparsa
del grande scienziato.
Nel corso della sua lunga esistenza, Avogadro ebbe modo di esplicare le sue attività di ricerca in
diversi campi; si occupò di meteorologia, di capillarità, di statistiche nazionali, di pesi e di misure; ma, senza
dubbio, la sua fama è legata alla legge chimica, che da lui prende il nome. Non ebbe mai alcuna incertezza
sulla sua legge; anzi ne parlò con ferma convinzione e sicurezza. Questo dimostra perché Avogadro, dal 1811
sino alla morte, abbia cercato cogli scritti e coll’insegnamento di far adottare dai Chimici il suo ritrovato.
Espose per iscritto le sue idee nelle cosiddette “Memorie” e nella poderosa Opera in quattro volumi
intitolata “Fisica dei Corpi ponderabili”. Delle “Memorie” restano celebri: la prima per le evidenti ragioni storiche
e poi quella del 1821, perché costituisce una discussione più metodica e rigorosa della sua legge.
42
2. Ambiente storico-scientifico in cui Avogadro formulò la sua legge.
Siamo all’inizio del secolo 19°. Una teoria nuova si fa strada nella Chimica e nella Fisica: è la teoria
atomica esposta dal Chimico inglese John Dalton.
Certo non fu Dalton il primo a parlare di atomi; già nel secolo V avanti Cristo, il filosofo greco Leucippo
ammetteva che la materia fosse discontinua e fatta di minute particelle. Democrito, suo discepolo, sviluppò le
idee del maestro: la materia sarebbe formata di infinite particelle indivisibili o atomi.
Anche Lucrezio (57 a. C.) parla di atomi nel “De rerum natura”. Tuttavia le idee degli antichi filosofi
sulla costituzione della materia non appoggiavano su alcuna base scientifica.
Il vero fondatore della teoria atomica fu Giovanni Dalton, che la pubblicò nell’anno 1803.
Tre sono gli elementi essenziali della teoria atomica, nella concezione daltoniana:
1. Ogni corpo semplice è costituito da particelle piccolissime, indivisibili, che si chiamano atomi.
2. L’atomo rimane inalterato e conserva costante il suo peso, anche dopo le più violente reazioni chimiche.
3. Vi sono tante specie di atomi quanti sono i corpi semplici.
La teoria di Dalton supera di gran lunga il pensiero degli atomisti antichi: Democrito parla di atomi
infinitamente vari nella forma; Dalton asserisce che gli atomi di uno stesso elemento sono uguali e che si
diversificano solo se appartengono ad elementi diversi.
Ma non diffondiamoci in questi confronti; limitiamoci a mettere in rilievo i punti che serviran al tema
assegnato e cioè i pregi della teoria atomica e il punto debole della teoria stessa.
a) Dalton colla sua teoria atomica ribadiva il concetto della costituzione granulare della materia; è suo
grande merito l’aver portato l’antica concezione dal campo puramente filosofico in quello scientifico; fu lui ad
aprire la porta d’ingresso nel nuovo mondo, che si può chiamare il regno dell’atomo. Non poteva prevedere, è
vero, quanto fosse vasto il campo da esplorare, e quanti segreti nascondesse nel suo seno, poiché la
massima parte di essi sono tuttora nascosti; ma il primo passo era fatto, la via era aperta.
b) La teoria atomica spiegava la legge di Lavoisier sulla conservazione dei pesi: “In ogni
trasformazione chimica il peso delle sostanze in reazione è uguale al peso delle sostanze prodotte”. In base
alla teoria atomica questa legge è chiarissima; infatti se l’atomo, come vuole Dalton, conserva costante il suo
peso anche dopo le reazioni chimiche, queste non fanno altro che spostare gli atomi da un corpo all’altro, e il
peso del composto è uguale a quello dei componenti e viceversa.
Prescindiamo però dai concetti moderni, secondo i quali la massa dei corpi non sarebbe più una
costante, ma una funzione della velocità. Parimenti prescindiamo dallo sviluppo od assorbimento di energia
che avviene nelle reazioni chimiche, sviluppo ed assorbimento che causerebbero una diminuzione od
aumento di massa.
c) La teoria atomica spiegava pure la legge di Proust sulle proporzioni costanti: “Quando ha luogo una
combinazione tra diversi elementi, i pesi degli elementi componenti stanno fra loro in un rapporto costante”.
Difatti una reazione chimica non è altro che la somma di numerosissime reazioni elementari, che
avvengono tra gli atomi. Ora gli atomi, essendo, secondo Dalton, indivisibili e di peso uguale per i medesimi
elementi, entrano in reazione con un rapporto sempre costante, in altre parole le reazioni elementari sono tutte
uguali; è evidente quindi che la somma di un numero qualsiasi di reazioni ripeta su vastissima scala il rapporto
delle reazioni elementari.
d) Spiegava la legge stessa di Dalton sulle proporzioni multiple: “Quando due elementi chimici,
combinandosi, danno origine a diversi composti, i pesi di uno degli elementi che si combinano con lo stesso
peso dell’altro, sono multipli interi di uno stesso numero”.
Questa legge è facile a comprendersi, se come nel caso precedente, le parole della legge si
riferiscono alle combinazioni elementari, che avvengono tra le infime particelle; gli atomi di un elemento, che
entra in combinazione con un peso fisso di un altro elemento per formare diversi composti, sono espressi da
numeri interi, perché, secondo Dalton, l’atomo è indivisibile.
Moltiplicando per un numero qualsiasi le diverse combinazioni elementari si otterranno sempre risultati
che obbediscono alla medesima legge: ossia le quantità diverse del secondo elemento saranno multipli interi
di una porzione fondamentale.
43
Godendo la teoria atomica daltoniana di così validi suffragi non fa meraviglia che essa sia stata
accolta dal mondo scientifico in modo favorevole per non dire con entusiasmo.
Eppure erano passati appena 5 anni dalla sua formulazione (1803) che già si trovava in difficoltà: dei
fatti nuovi non potevano più essere spiegati dalla pura teoria di Dalton.
[…]
Scoperte dovute alla “legge” di Amedeo Avogadro (IV puntata)
Il numero di Avogadro. Per numero di Avogadro s’intende il numero di molecole contenute in un
grammo-molecola; si indica col simbolo “N” ed equivale a 6,6 x 10 a -23. Si riferisce non solo ai gas, ma anche
ai liquidi e ai solidi. Non fu trovato da Avogadro, tuttavia porta il suo nome, perché è una conseguenza della
sua legge. Il numero di Avogadro fu trovato da molti scienziati con metodi diversi, ma con identico risultato.
Memorabili sono i lavori eseguiti in merito dal Gony, dal Perrin e dal Maxwell. Il Perrin, per esempio, determinò
il numero di Avogadro, studiando i moti di Brown.
L’aver calcolato il numero di Avogadro è stato una conquista eccezionale per la scienza, sia per la
difficoltà della scoperta (poiché nessuno mai vide le molecole, neppure col microscopio elettronico, fatta
eccezione delle macromolecole), sia per le molteplici applicazioni, che sarebbero derivate dalla conoscenza di
quel numero.
La prima applicazione del numero di Avogadro fu la determinazione del peso assoluto delle molecole.
Basta una semplice divisione: M / N, in cui M rappresenta il grammo-molecola di un corpo ed N il numero di
Avogadro. Per esempio: dividendo il grammo-molecola dell’ossigeno (32 grammi) per il numero di Avogadro si
ottiene per quoziente: grammi 5,28 x 10 a meno 23, che è il peso assoluto della molecola di ossigeno.
Dal peso assoluto della molecola si ottiene il peso assoluto degli atomi, dividendo il peso della
molecola per il numero di atomi contenuti nella molecola. Esempio: se il peso di una molecola di ossigeno è di
gr. 5,28 x 10 a meno 23, il peso dell’atomo di ossigeno sarà la metà perché la molecola di ossigeno è
biatomica, quindi: gr. 2,64 x 10 a meno 23.
La grandezza delle molecole dei gas. Notiamo subito che non basta dividere il volume del grammomolecola per il numero di Avogadro, per avere la grandezza della molecola. Il quoziente che si ottiene non è il
volume della molecola, ma lo spazio riservato alla molecola. In altre parole le molecole di gas diversi si
riservano tutte un ugual spazio di azione, ma non hanno ugual volume. Avogadro esprimeva questo pensiero
dicendo che i centri delle molecole gassose sono equidistanti.
Se la legge di Avogadro non potè da sola determinare il raggio molecolare, lo potè stabilire col
contributo della teoria cinetica: fu trovato, per esempio, che il raggio della molecola di ossigeno è di cm 1,52 a
meno 8.
La serie delle applicazioni della legge di Avogadro non sarebbe finita: quante altre trassero la loro
origine mediata, se non immediata, dalla legge di Avogadro. Per esempio, la determinazione dei pesi
molecolari col metodo crioscopico ed ebullioscopico, che si fondano sulle leggi di Raoult, indirettamente
rendono omaggio alla legge di Avogadro. Altrettanto si dica della determinazione dei pesi molecolari fatta sul
principio delle pressioni osmotiche (Van’t Hoff).
Ma non diffondiamoci di più. In sintesi possiamo asserire che il merito di Avogadro sta anzitutto
nell’aver formulata la sua “legge”, nell’aver dato al mondo la teoria molecolare ed infine nell’aver contribuito
validamente, coll’applicazione della sua legge, al progresso scientifico. Per questo il nome del nostro Grande,
nella storia della scienza, sarà coronato di gloria immortale.
Conclusione
Da quanto si è detto, alcuni potrebbero pensare che la scoperta di Avogadro sia stata accolta subito
dal mondo scientifico in un modo trionfale e clamoroso; invece non c’è nulla di più falso. Non sappiamo se
nella storia della scienza si sia verificato il triste caso, toccato in sorte ad Avogadro: esporre cioè con tanta
esattezza una legge e non vederla riconosciuta se non cinquant’anni dopo.
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Le vicende a cui fu soggetta la legge di Avogadro hanno del romanzesco. Passò un primo periodo di
oblio e di incomprensione dal 1811 al 1860: nessuno o quasi nessuno la intese nel vero senso. Lo stesso
Van’t Hoff scriveva: “Ricordo che, quando ero studente, non intesi mai bene il senso della legge di Avogadro e
ne compresi esattamente la portata solo quando nel mio insegnamento dovetti spiegarla e applicarla”.
L’invenzione della legge fu anche attribuita da alcuni ad Ampère, anziché ad Avogadro; costoro si
appoggiavano su una lettera scritta da Ampère a Berthollet; ma osserviamo che la Prima Memoria di
Avogadro è del 1811, mentre la lettera di Ampère è del 1814. Inoltre Ampère suppone che tutte le molecole
siano formate di quattro atomi e in più egli si riferisce soltano ai cristalli.
Al periodo dell’oblio succedette il periodo della conquista e della gloria. I primi rivendicatori del merito
del Nostro furono i suoi allievi: Botto e Chiò; ma il suo vero avvocato difensore fu Stanislao Cannizzaro. Nel
1860 si tenne in Germania, a Karlsruhe, un Congresso internazionale di Chimica, al quale erano convenuti i
più grandi scienziati del mondo. Il giovane Chimico italiano, Cannizzaro, al cospetto della distinta assemblea,
seppe da par suo difendere e spiegare l’opera di Avogadro e asserì decisamente che la crisi della chimica non
si poteva risolvere senza l’applicazione dei principi di Avogadro. Cannizzaro ebbe anche l’accortezza di
distribuire ai Congressisti un suo opuscolo “Sunto di un Corso di Filosofia Chimica”, nel quale esponeva le
stesse cose dette a voce. L’opuscolo fu provvidenziale, poiché se la viva voce parve disperdersi nel vuoto, lo
scritto portò ben presto i suoi frutti. Lothar Meyer, ritornando dal Congresso, lesse e rilesse l’opuscolo e con
quale sua meraviglia vide scomparire all’improvviso dalla sua mente ogni incertezza: i problemi più complessi
della chimica venivano chiariti dalla nuova teoria di Avogadro.
Parimenti il giovane scienziato russo, Demetrio Mendeleiev, intuì che dal nuovo messaggio ne
sarebbe derivato un aiuto per la compilazione del suo sistema periodico degli elementi; difatti la prima stesura
del sistema periodico era basato sui pesi atomici e questi non potevano essere esatti, senza l’applicazione
della legge di Avogadro.
Da questo momento (1860) le idee di Avogadro si fanno strada; scienziati di ogni nazione riconoscono
il genio di Avogadro e riparano l’ingiustizia compiuta nell’aver attribuito ad altri l’opera esclusivamente sua. Sui
testi scolastici si vede finalmente comparire la nuova legge chimica.
A conferma delle nostre parole citiamo alcune testimonianze: Alessandro Smith dice: “L’ipotesi di
Avogadro è l’ipotesi più fruttuosa per la chimica”. Il Grimeaux per primo tra i chimici francesi esige che la legge
sia chiamata col solo nome di Avogadro e non con quello di Ampère, come già si faceva da tempo in
Germania. Gerardt e Laurent costruiscono le loro opere scientifiche sui principi del nostro Grande. Pattison
Muir dichiara che le esperienze di Gay Lussac non furono spiegate dalla teoria di Dalton, ma soltanto dalla
legge di Avogadro. Il celebre fisico inglese Michele Faraday col suo alto prestigio porta la figura di Avogadro al
posto che giustamente gli compete.
Queste testimonianze, fra le tante che si potrebbero citare, dimostrano che l’opera di Avogadro, anche
se troppo tardi, ha infranto ogni opposizione ed è apprezzata secondo il suo giusto valore. Nel 1911 si tenne
un Congresso di Chimica a Torino, in occasione del primo centenario della formulazione della legge: ebbene
quel Congresso può essere definito l’apoteosi di Avogadro. Speriamo che quest’anno, 1956, si ripetano i trionfi
del 1911 e si tributi ad Amedeo Avogadro la gloria, della quale è veramente degno il suo genio.
Possano le nuove celebrazioni commemorative accendere nel cuore dei giovani italiani ed in specie
dei giovani vercellesi un sempre maggior amore alla scienza, nella quale si sono distinti tanti nostri scienziati.
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"La Sesia", 11 e 14 settembre 1956: elaborato di Maria Grazia Zavattaro
Testo integrale dell’elaborato di Maria Grazia Zavattaro, “La Sesia”, 11 settembre 1956
(prima parte) e “La Sesia”, 14 settembre 1956 (seconda parte)
La figura di Avogadro è di quelle
che il tempo rende più luminose
Elaborato premiato dal concorso bandito dal Comitato onoranze di Vercelli fra gli studenti delle scuole medie.
Se uomini come Cavour, Mazzini, Garibaldi, lottando per un grande ideale, hanno creato l’Italia
politica, è pur vero che uomini come Leonardo, Galileo, Lagrange, Volta ed A. Avogadro, lottando per un altro
non meno grande ideale, hanno creato quelle tradizioni scientifiche che fanno dell’Italia una delle prime
nazioni del mondo nel campo delle scoperte ed invenzioni. La figura di A. Avogadro è di quelle poche che il
tempo rende più luminose, accrescendone il valore morale e scientifico. Ricordare quegli uomini che
consacrando la vita ad un’alta idealità, hanno contribuito al progresso del pensiero umano, è sacro dovere per
noi e per tutti i popoli civili.
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I meriti di uno scienziato si devono commisurare non solo dall’intrinseco valore delle scoperte da lui
fatte, ma soprattutto dall’influenza che esse hanno esercitato sui contemporanei e sui posteri. Sotto questo
aspetto, l’opera di A. Avogadro è veramente insigne. Riandando, attraverso i momenti più significativi, la sua
vita, possiamo notare come essa sia stata costantemente sorretta e guidata da un’interiore disciplina, come la
sua attività di scienziato sia stata volutamente circondata da una modestia schiva e gentile, riflesso del
perfetto equilibrio, proprio degli spiriti superiori.
Il valore di questo spirituale atteggiamento di A. Avogadro appare tanto più grande quanto più si
consideri la posizione dell’uomo che – per nobiltà di natali e raffinatezza di educazione, per fortuna di censo,
per gli stessi privilegi che gli conferiva l’antico blasone, in una società in cui l’aristocrazia era ancora, per
tradizioni e possibilità, il baluardo politico e la giustificazione morale e materiale dell’assolutismo regio –
avrebbe potuto facilmente abbandonarsi ad una vita fastosa e dilettevole, simile a quella di molti suoi
contemporanei.
Contro le consuetudini di questo mondo frivolo, che solo il soffio del Risorgimento riscuoterà, nel primo
ventennio dell’800, A. Avogadro oppose la sua passione di studioso e il desiderio di servire, attraverso
l’insonne fatica delle ricerche scientifiche, quella Patria italiana che la gente del suo casato aveva nel passato
ed avrebbe nel futuro difeso con le armi.
Uscito dall’infanzia con la sola gloria del nome, A. Avogadro di Quaregna, nato in Torino dal conte
Filippo e dalla biellese Anna Vercellone il 9 agosto 1776, trascorse una giovinezza tranquilla, senza
entusiasmi e senza impeti. Seguendo l’esempio del padre, magistrato illustre, e le tradizioni famigliari, fu
avviato agli studi giuridici, che seguì e coronò felicemente, nell’Ateneo torinese, esattamente 20 anni dopo,
con la duplice laurea in giurisprudenza e in diritto ecclesiastico.
Quasi subito esercitò la sua attività, trovando posto nell’ufficio di avvocato dei poveri e, poco dopo, in
quello di avvocato generale. Il soffio rivoluzionario che con Napoleone giunse anche in Piemonte, doveva
imporgli le prime e forse le sole esperienze pubbliche. Benché sentimentalmente impreparato per fedeltà
dinastica famigliare, egli fu moralmente e civilmente presente a se stesso nella rovente atmosfera di
quell’avventurosa parentesi politica e militare, rivelando quel senso di interiore disciplina che fu la
caratteristica peculiare della sua esistenza e che giustifica la sua stessa attività scientifica. Il nuovo governo lo
sottraeva ai rigori della toga, destinandolo quale segretario di prefettura dell’Eridano.
Ma dai doveri di pubblica amministrazione riuscì presto a liberarsi. Sono infatti dei primi mesi
dell’Ottocento le ricerche, assiduamente condotte con il fratello Felice, su alcuni fenomeni elettrici; ed è del
1803 la prima “memoria” presentata su tale argomento alla Regia Accademia delle scienze di Torino, la quale
l’anno seguente lo chiamava alle funzioni di “socio corrispondente” e nel cui seno doveva assumere la
posizione di “socio effettivo” nel gennaio del 1819.
Nel 1809, dopo un periodo trascorso quale titolare della cattedra di Ripetitore nel Collegio delle
Provincie, egli veniva eletto professore di filosofia sperimentale, come allora si diceva, o di fisica e matematica
nel Reale Collegio di Vercelli; proprio a quel periodo vercellese, che durerà ininterrottamente poco meno di
undici anni, si devono le sue assidue e forse più importanti indagini scientifiche che lo condurranno poi a
formulare la legge per la quale è giustamente famoso nel mondo.
L’Università di Torino, intanto, aperta alle moderne teorie scientifiche, andava riordinando i quadri
accademici; e quando nel 1820 fu istituita la cattedra di fisica sublime, Amedeo Avogadro fu unanimemente
designato ad occuparla. Dopo i moti politici del 1821 furono soppresse varie cattedre, tra le quali quella di A.
Avogadro. Ripristinata nel 1832 la cattedra di fisica, egli la occupò nuovamente dal 1834 al 1850.
Sei anni dopo si spegnerà a Torino; nove giorni dopo la sua morte, Felice Romani, nel breve cenno
necrologico pubblicato nella “Gazzetta Piemontese”, così dipingeva la figura e il carattere del grande
scomparso: “Alla gentilezza dell’animo corrispondeva la gentilezza della persona. Fu religioso senza
intolleranza, dotto senza pedanteria, sapiente senza ostentazione, spregiatore del fasto, non curante delle
ricchezze, non ambizioso di onori, ignaro del proprio merito e della propria fama, modesto, temperato,
amorevole”.
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L’inizio della carriera
A. Avogadro iniziò la sua carriera scientifica in collaborazione con il fratello Felice, poco dopo la
scoperta della pila di Volta, e volse le sue indagini verso l’ampio orizzonte dell’elettricità. Questi primi studi, in
seguito ad una relazione del prof. Giobert, gli valsero una menzione onorevole dall’Accademia delle scienze.
Nel 1807 formulò la prima idea sul funzionamento dei corpi coibenti, cioè non conduttori dell’elettricità, che
Faraday chiamò poi dielettrici; scoprì ciò che oggi si chiama la “polarizzazione del dielettrico”, cioè ammise
che nei corpi isolatori e coibenti si generino degli strati molecolari alternativamente negativi e positivi,
deducendo dalle sue indagini che tutti i fenomeni elettrici sono in realtà dei fenomeni chimici.
Nel 1809 formulò delle giuste ipotesi intorno all’acidità e all’alcalinità; fece infatti osservare che vi sono
degli acidi senza ossigeno e distribuì tutti gli elementi allora conosciuti in una serie unica ai cui due estremi
erano posti i due corpi più elettropositivi ed elettronegativi e nel centro vi era un punto neutro. E’ in fondo la
scala elettrochimica degli elementi quale la espose alcuni anni dopo Berzelius.
Nel 1803 Gay Lussac scoprì le leggi sperimentali, dette leggi dei volumi, secondo le quali si
combinano i gas, e A. Avogadro meditò su queste leggi e sull’ipotesi di Dalton, e nel 1811 pubblicò la sua
celebre memoria.
Ma per capire con chiarezza come sia nata nella mente dello studioso la geniale idea della sua legge,
bisogna risalire a Dalton ed alle ricerche sperimentali di Humboldt e Gay Lussac.
In questo magnifico periodo di sviluppo della scienza (1800-1811) in cui si scoprirono le più importanti
leggi della chimica e della fisica, Dalton formulava il suo concetto della teoria atomica. Il suo “New system of
Chemical Philosophy” è una pietra miliare nella storia della scienza. Il redattore delle memorie di Manchester
giustamente nota che questa sua opera lo pone fra “la grande razza di pensatori che comprende molti dei più
bei nomi da Leucippo od Epicuro a Lucrezio e avanti sino a Newton e alla scienza moderna”. Dalton infatti
fece rinascere l’antica teoria atomica, dandole un significato conforme alle nuove idee di Lavoisier, sugli
elementi e sui rapporti quantitativi; vide cioè una connessione significativa fra le leggi note della materia;
ammise che tutti gli elementi fossero costituiti da corpuscoli, da atomi, di peso diverso secondo gli elementi, e
che le reazioni chimiche avvenissero per la giusta posizione di questi atomi indivisibili.
(continua al prossimo numero)
Il grande principio enunciato a Vercelli
II (dal numero precedente)
Il grande principio consisteva dunque nell’ammettere che l’atomo avesse un peso diverso da un
elemento all’altro e che fosse indivisibile. Quindi lo scienziato diceva: 1 atomo di H si combina con 1 atomo di
O per dare 1 atomo di acqua; 1 atomo di H con 1 atomo di N dà 1 atomo di ammoniaca, ecc.
Così le leggi empiriche o sperimentali delle proporzioni definite (Richter-Proust) e delle proporzioni
multiple (Dalton) venivano mirabilmente chiarite.
Nel 1805 Humboldt, tornato dal suo lungo viaggio in America, si rivolse a Gay Lussac per determinare
con lui la proporzione di ossigeno contenuta nell’aria, raccolta in diversi luoghi della terra.
Il metodo proposto da Volta per risolvere tale questione era basato sulla combustione dell’idrogeno
con l’ossigeno con formazione di acqua; però non si conosceva ancora esattamente il rapporto volumetrico tra
l’idrogeno e l’ossigeno. Nello stesso anno i due chimici, dopo vari esperimenti, pubblicarono che i due gas si
combinano esattamente nel rapporto di due volumi di H con un volume di O e che questi tre volumi di gas
danno due volumi di vapore d’acqua. Questa semplicità di rapporti di 2:1 e di 3:2 invogliò Gay Lussac a
proseguire lo studio delle combinazioni che formano gli altri gas tra loro. In tal modo osservò che 1 volume di
cloro si combina con 1 volume di idrogeno per formare 2 volumi di gas acido cloridrico; che 1 volume di azoto
si combina con 3 volumi di idrogeno per dare 2 volumi di ammoniaca gassosa, e proseguì queste indagini per
altri gas.
Nel 1808 pubblicò la sua opera fondamentale in cui formulò le leggi di combinazioni dei gas; cioè tutti i
gas reagiscono tra loro in rapporti volumetrici semplici 1:1, 1:2, 1:3 ecc.; ed esiste un rapporto semplice, 2:2,
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3:2, ecc. fra la somma dei volumi di gas che si combinano e il volume del gas prodotto. Nel tempo stesso
Dalton faceva conoscere nel 1808 la sua teoria atomica, già accennata da lui nel 1804.
Però la teoria di Dalton degli atomi indivisibili non poteva accordarsi con le leggi sui volumi di Gay
Lussac.
E questo accordo non poteva esservi nemmeno quando nel 1813 Berzelius pubblicò il suo Saggio, in
cui, senza tener conto della “Memoria” di A. Avogadro, sostenne come Dalton la teoria corpuscolare, secondo
la quale volumi uguali di gas contengono un ugual numero di atomi.
I rapporti semplici in volumi non si potevano spiegare con la teoria atomica, con l’atomo indivisibile. Si
sapeva che un volume di cloro con un volume di idrogeno dava due volumi di gas acido cloridrico: bisognava
perciò ammettere che essendo l’atomo indivisibile, due volumi di gas cloridrico fossero formati da un solo
atomo, il che è assurdo; oppure che l’atomo del cloro e l’atomo di idrogeno che sono ammessi indivisibili, si
possano in realtà dividere.
Anche questo era contrario all’idea di atomo, di particella indivisibile. Dunque secondo i rapporti in
peso di Dalton si avrebbe avuto:
H Cl
acido cloridrico
H O
acqua
H N
ammoniaca
mentre invece secondo i rapporti volumetrici si avrebbe avuto:
H Cl
acido cloridrico
H2 O
acqua
H3 N
ammoniaca
Questo disaccordo tra la teoria daltoniana e le leggi sperimentali di Gay Lussac non si poteva
spiegare.
L’intuizione del genio
Fu allora che A. Avogadro con un lampo di genio intuì il segreto di quella disarmonia, e la superò
arditamente.
Il nostro grande era professore di fisica nel Liceo di Vercelli e meditando sulle esperienze
volumetriche di Gay Lussac le seppe valorizzare al punto di metterle in perfetta armonia con la teoria di
Dalton.
Lo scienziato piemontese concepì i gas come formati non di un solo ordine di particelle, ma di due
ordini. Pose come ipotesi che tutti i gas risultassero dalla riunione di molecole, definite “molecole integranti” e
che queste molecole fossero tra loro ad una distanza tale che l’attrazione mutua non potesse esercitarsi tra
esse, e che fossero in numero uguale in tutti i gas quando si considerano a volumi uguali nelle stesse
condizioni di temperatura e di pressione.
Nel volume secondo della sua opera “Fisica dei corpi ponderabili” infatti troviamo scritto: “Poiché
dunque le dosi in peso secondo cui le diverse combinazioni si fanno, rappresentano molecole o numeri
determinati di molecole dei corpi che si combinano, bisogna necessariamente che i volumi che corrispondono
a queste dosi rappresentino anche numeri di molecole, e le densità dei gas abbiano qualche relazione con le
masse di queste, espresse da numeri molto semplici, cioè che o volumi uguali dei diversi gas alla stessa
temperatura e pressione contengono un ugual numero di molecole, o ne contengono talvolta un numero
uguale, talvolta il doppio, il triplo. Ora non si potrebbe immaginare alcuna ragione per cui la variazione della
grossezza e qualità delle molecole, che è indefinita, dovesse far variare in maniera la distanza delle
medesime, che il numero loro in un dato volume divenisse precisamente doppio, triplo, ecc. per le une, di
quello che è per le altre. Siamo dunque condotti ad ammettere con molta probabilità – continua Avogadro – la
prima supposizione, cioè che per un dato volume il numero delle molecole integranti sia lo stesso, ossia che la
distanza dei centri delle molecole sia costante per tutti i gas presi a temperatura e pressione uguale, e che
perciò la loro densità in queste circostanze sia proporzionale alla massa delle loro molecole”.
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Ammise inoltre che ogni “molecola integrante” fosse costituita da 1, 2 o più “molecole elementari” e
che le reazioni chimiche avessero luogo tra le stesse “molecole elementari”. L’atomo di Dalton diventava
dunque una parte, un costituente delle molecole.
A. Avogadro allora formulò la sua legge: “Volumi eguali di tutti i gas nelle stesse condizioni di
temperatura e di pressione contengono un ugual numero di molecole”.
Risultò così chiaramente perché tutti i gas si contraggano per la pressione (legge di Boyle e Malotte) e
si dilatino per il calore in modo regolare (legge di Volta e Gay Lussac).
Amedeo Avogadro creò dunque il concetto di molecole, cioè di particelle molto distanti l’una dall’altra
così da non alterarsi a vicenda, pur essendo i loro centri ad uguale distanza.
Da questo principio l’insigne chimico trasse le seguenti conseguenze: “Quando i gas reagiscono tra
loro in rapporti semplici di volume, reagiscono in rapporti semplici di molecole, dunque il dire molecole e
volume è la stessa cosa”. In seguito affermò: “I rapporti fra pesi di volumi eguali ci danno le densità
(d = M / V), dunque per volumi uguali di gas le densità dei gas sono proporzionali solo ai pesi delle molecole”.
Per spiegare poi come avvengono le reazioni fra le molecole, ritenne necessario ammettere che
queste si dividano in parti più piccole. Le così dette “molecole integranti”, che sono le molecole attuali,
dovevano dividersi in “molecole elementari” o atomi. A. Avogadro creò nettamente il concetto moderno di due
specie di particelle: le molecole e gli atomi, e poté quindi mettere in perfetto accordo la teoria atomica con
quella molecolare. Quando due gas reagiscono e si combinano avviene uno scambio tra i loro atomi
costituenti le molecole.
Quindi non potremo scrivere l’equazione: H + Cl = HCl, ma bensì H 2 + Cl2 = 2HCl e analogamente
non: H2 + O = H2O ma bensì 2H2 + O2 = 2H2O; non N + H3 = NH3 ma bensì N2 + 3H3 = 2NH3.
In queste reazioni, quali erano concepite dall’Avogadro, è incluso il concetto della doppia
decomposizione e del doppio scambio. Ma egli trasse un’altra conseguenza da queste e da altre reazioni: cioè
che 1 atomo di cloro equivale ad 1 atomo di H, che 1 atomo di ossigeno equivale a 2 atomi di H, ecc.
La valenza degli atomi
Questo importante principio di valenza degli atomi, per cui le reazioni chimiche hanno luogo fra le
molecole, le quali possono essere costituite da più atomi, fu poi confermato dopo 40 o 50 anni per altre vie.
Così la legge di Avogardo, con tutti i posteriori sviluppi, entrò trionfante nella scienza.
Grande merito nella diffusione di tale legge spetta a Cannizzaro, che nel Congresso internazionale di
chimica a Karlsruhe nel 1860 dimostrò agli scienziati di tutto il mondo che l’incertezza e l’arbitrarietà nella
scelta dei pesi atomici dipendevano solo dall’ignoranza della legge di A. Avogadro, fino allora non
completamente valutata nella sua immensa importanza.
Infatti secondo le possibilità di quei tempi, si poteva ad esempio osservare, analizzando l’ammoniaca
gassosa, che una parte in peso di idrogeno si combinava con 4,67 parti in peso di azoto: perciò si poteva
pensare secondo il seguente schema (p. p. = parte in peso)
1 parte in peso di H si combina con 4,67 p. p. di N (peso atomico dell’N 4,67) formula H N
2 parti in peso di H si combinano con 9,34 p. p. di N (peso atomico dell’N 9,34) formula H 2N
3 parti in peso di H si combinano con 14,01 p. p. di N (peso atomico dell’N 14,01) formula H 3N.
Ora, mediante il metodo vaporimetrico (conseguenza della legge di A. Avogadro) si può facilmente
determinare il peso molecolare del gas ammoniaco: esso risulta 17,03. Quindi la formula da attribuire
all’ammoniaca, fra le tre sopra indicate, è solo NH3 e perciò il peso atomico dell’azoto sarà 14,01 e la sua
valenza III.
Questo concetto di valenza, a cui si giunse grazie alle geniali intuizioni di A. Avogadro, doveva avere
grande importanza nello sviluppo della chimica.
Conseguenza diretta ne è la classificazione periodica di Mendelew, il quale ordinò gli elementi
secondo il loro peso atomico e la loro valenza. Tale classificazione fu di enorme utilità, in quanto rese
possibile il ricercare e trovare gli elementi ancora mancanti nella classificazione stessa.
Analogamente la struttura della molecola, quale era stata concepita da A. Avogadro, permise a Kekulé
di formulare la sua teoria sulla struttura anulare dei composti organici detti poi composti ciclici o a catena
50
chiusa. Le nuove forme ad anelli chiusi, caratteristiche appunto delle sostanze organiche, aprirono la via alla
scoperta di innumerevoli, importantissimi prodotti che, soprattutto oggi, rivelano la loro incommensurabile
utilità.
La conferma della struttura atomica e molecolare che per A. Avogadro era unicamente una geniale
ipotesi scaturì per via fisico-matematica dagli studi di Kroenig e di Clausius come conseguenza della teoria
cinetica dei gas. La stessa legge si manifestò poi negli studi sulla pressione osmotica, così che le belle
ricerche dei fisiobiologi Pfeffev e De-Vries hanno servito ad estenderla ad un altro grande ordine di fenomeni.
Il Van’t Hoff la generalizzò in modo straodinario alle soluzioni diluite, e di qui derivarono i nuovi metodi di
determinazione dei pesi molecolari (crioscopia, ebullioscopia, ecc.); infine gli studi sulla elettricità e
radioattività (Thomson, Ruthford) e quelli sul movimento browniano (Cantoni, Gony, Perrin) hanno ancor più di
recente confermato questa legge giustamente considerata universale.
Si sono determinati i pesi molecolari secondo la densità gassosa, con un metodo puramente fisico, e i
risultati ottenuti sono concordanti con quelli ottenuti per via chimica.
In onore di A. Avogadro, Perrin, che determinò sperimentalmente il numero di molecole contenuto
nella mole, diede a tale numero il nome di “costante di Avogadro”.
Il grande merito
Il grande merito di A. Avogadro non consiste dunque unicamente nell’aver formulato la legge che
porta il suo nome, nell’aver chiaramente affermato che con essa si spiegano benissimo le leggi ficiche della
dilatabilità e della contrazione dei gas, nell’aver sostenuto che volume e molecole sono la stessa cosa, e che i
pesi delle molecole sono proporzionali alle densità, ma anche nell’aver distinto le molecole dagli atomi,
nell’aver spiegato come le reazioni chimiche avvengano fra le molecole che si scambiano per doppia
decomposizione i loro atomi, e nell’aver riconosciuto la valenza degli elementi.
La sua teoria inoltre delle molecole integranti e delle molecole elementari, gli permise di giungere,
nello studio dei cristalli, alla ipotesi modernissima che le varie loro proprietà elastiche, termiche e ottiche
dipendono tutte dalla diversa disposizione delle molecole elementari nella composizione delle molecole
integranti, e dalla diversa disposizione di queste nella formazione dei cristalli.
Se pensiamo poi a tutti gli altri studi cui A. Avogadro si dedicò nel campo dei fenomeni elettrici e fisici,
possiamo concludere che Egli è fra i pochi grandi spiriti che si possono denominare poeti della scienza. La
legge di A. Avogadro è oggi conosciuta da tutto il mondo colto, perché non solamente la fisica, la chimica,
l’astronomia, e specialmente la chimico-fisica , trovano un potente sussidio nella teoria molecolare, ma anche
il pensiero filosofico moderno tiene in grande considerazione questa dottrina.
Il senso epico del movimento molecolare fu sentito – pur nella limitatezza di una concezione
unicamente materialistica – già dal grande poeta della scienza romana, da Lucrezio, quando cantò:
“ … omnia migrant,
omnia commutat natura, et vertere cogit”.
La poesia che nasce dallo studio della natura trova nella scienza l’ausilio più luminoso e profondo e le
grandi intuizioni degli scienziati nel tempo si rivestono di una verità che sembra racchiudere un palpito sacro.
Dopo un secolo le teorie di A. Avogadro non solo sono state confermate, ma si sono rivelate feconde
di nuovi apporti al mondo delle ricerche nucleari.
Per cui la celebrazione di A. Avogadro assume un valore non contingente, legato cioè ad una nobile
personalità di scienziato, ma si inserisce in un ritmo quasi eterno su cui si svolge il cammino universale della
scienza verso mete che ci auguriamo benefiche per l’umanità.
51
8 settembre 1956:
Vercelli celebra il “suo Grande”
La celebrazione di Amedeo Avogadro nel primo centenario della morte, dopo le solenni
onoranze in Campidoglio, a Roma, nel mese di giugno, si rinnova in settembre a Torino e
a Vercelli.
Il 4 settembre 1956, pochi giorni prima della grande giornata vercellese, “La Sesia”
pubblica un manifesto diretto alla cittadinanza del Sindaco di Vercelli, prof. Giorgio
Berzero, che invitava i suoi concittadini ad unirsi “al plauso, alla riconoscenza ed alla
glorificazione” dell’illustre conterraneo.
8 settembre 1956 : nel pomeriggio, in sant’Andrea, si svolge la celebrazione vercellese di
Amedeo Avogadro alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione, on. Paolo Rossi, in
rappresentanza del Governo, di alte autorità politiche, civili, militari, religiose, di eminenti
studiosi e scienziati.
Il discorso celebrativo ufficiale è pronunciato dal prof. Luigi Rolla dell’Università di
Genova. Seguono l’inaugurazione dell’erma di Avogadro in piazza Roma (di cui è madrina
la signorina Zavattaro, vincitrice del concorso scolastico), l’emissione del francobollo
commemorativo, l’intitolazione del corso Amedeo Avogadro di Quaregna e la posa della
prima pietra del Liceo Scientifico.
Nei giorni successivi i periodici locali pubblicano la cronaca dettagliata dell’evento con
ampi stralci dei discorsi ufficiali.
52
“La Sesia”, 4 settembre 1956. Manifesto diretto alla cittadinanza dal Sindaco di Vercelli, prof. Giorgio
Berzero. Fotografie degli scienziati che hanno aderito alla celebrazione di Avogadro: Romolo Deaglio,
Professore di Fisica Superiore dell’Università di Torino; Giovanni Polvani, Professore di Fisica sperimentale
dell’Università di Milano; Eligio Perucca, Professore di Fisica sperimentale del Politecnico di Torino;
Ecc. Domenico Marotta, Direttore dell’Istituto Superiore della Sanità di Roma; Gleb Wataghin, Professore di
Fisica sperimentale dell’Università di Torino
53
Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 4 settembre 1956: “manifesto” del Sindaco di
Vercelli, prof. Giorgio Berzero, alla cittadinanza
Insigni premi Nobel ed eminenti scienziati presenzieranno
alla inaugurazione dell’erma dedicata da Vercelli ad Amedeo Avogadro
Nei giardini di piazza Roma, all’angolo che fa corona alla mirabile Basilica di Sant’Andrea, da una
settimana è stato costruito il basamento su cui sarà posto il busto in bronzo di Amedeo Avogadro di
Quaregna. L’erma dedicata dalla nostra città alla memoria dell’insigne scienziato che, con la formulazione
della “legge” che va sotto il suo nome, precorre l’avvento dell’era atomica-molecolare, sarà inaugurata sabato
pomeriggio, alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione on. Paolo Rossi, in rappresentanza ufficiale
del Governo, e di eminenti scienziati convenuti da ogni parte del mondo. Saranno pure presenti il
Sottosegretario Badini Confalonieri ed il Sottosegretario alle Poste e Telecomunicazioni.
Il Sindaco di Vercelli, prof. Giorgio Berzero, Presidente del Comitato vercellese delle onoranze, per
l’occasione ha diretto alla cittadinanza il seguente manifesto:
Vercellesi, ricorre quest’anno il primo centenario della morte di Amedeo Avogadro di Quaregna
e Vercelli si appresta a glorificarne il genio mirabile, che dal 1809 al 1819, quale Professore di Fisica
nel Reale Collegio (Liceo Classico) della nostra città, s’immortalò con la celebre legge, fondamentale
per la chimica e messaggio vitale per il progresso scientifico.
Insigni premi Nobel, eminenti scienziati, dotti ed eruditi, alte personalità convengono da tutto il
mondo ad inchinarsi e ad onorare questo Grande.
Vercellesi, associamoci al plauso, alla riconoscenza ed alla glorificazione di questo nostro
illustre Conterraneo, la cui opera immortale brilla di luce vivissima, illumina la nostra terra e ci incita
nello studio e nell’evoluzione del sapere e dell’umano progresso.
Il Comitato onoranze, riunitosi venerdì pomeriggio sotto la presidenza del Sindaco, assistito dal
segretario del Comitato prof. Borasio, ha approvato il programma definitivo delle manifestazioni cittadine: ore
14.30 di sabato, ricevimento delle autorità nella sala Capitolare del chiostro di Sant’Andrea; breve saluto del
Sindaco di Vercelli; orazione ufficiale del prof. L. Rolla dell’Università di Genova; premiazione degli studenti
vincitori del Concorso; scoprimento dell’erma; posa della prima pietra del nuovo edificio del Liceo scientifico
“Amedeo Avogadro” in piazza Milano; scoprimento della targa della via intitolata ad Amedeo Avogadro.
Interessante sarà anche la Mostra dei cimeli che si aprirà pure in una sala del chiostro di Sant’Andrea,
con la Mostra e l’ufficio postale per la emissione del francobollo commemorativo di Avogadro. Ricchi cimeli
sono stati invero raccolti dal conte Rodolfo Avogadro e messi a disposizione del Comitato vercellese.
A Torino, le celebrazioni di Avogadro inizieranno già giovedì 6 settembre, con l’apertura del
Congresso internazionale sulle costanti fondamentali della fisica, e del LXII Congresso nazionale dei fisici,
organizzati dalla Società italiana di fisica sotto gli auspici e con il concorso del Ministro della Pubblica
Istruzione, della Unione internazionale di fisica, del Consiglio nazionale delle ricerche e della Università di
Torino, in onore del nostro grande scienziato.
Il Congresso sarà inaugurato alle 9.45 nell’Aula Magna della Università di Torino con la prolusione del
prof. Romolo Deaglio, della Università di Torino, il quale parlerà sul “Significato delle costanti fondamentali in
fisica”; quindi il professore emerito Robert T. Birge, dell’Università di California, leggerà un breve indirizzo alla
memoria di Amedeo Avogadro.
Nella mattinata del 9 settembre, alle ore 10, ancora a Torino, avrà luogo nella sala del Senato di
Palazzo Madama la solenne commemorazione di Amedeo Avogadro, che sarà tenuta dal prof. Eligio Perucca,
del Politecnico di Torino.
Nel pomeriggio di domenica gli scienziati si recheranno a Quaregna a rendere omaggio alla tomba di
Amedeo Avogadro.
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“La Sesia”, 7 settembre 1956, vigilia delle celebrazioni vercellesi. Ultimo intervento del prof. Luigi Borasio e
programma delle manifestazioni. Nella stessa pagina, le fotografie degli scienziati che hanno aderito alla
celebrazione di Avogadro; prof. Luigi Rolla, Docente di Chimica dell’Università di Genova, oratore ufficiale
nella cerimonia vercellese; prof. Dirac, Premio Nobel – Docente dell’Università di Cambridge
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Testo integrale dell’articolo de “La Sesia”, 7 settembre 1956: ultimo intervento del prof.
Luigi Borasio e programma delle manifestazioni (prima pagina, con seguito in seconda)
Vercelli celebrerà domani il genio di Avogadro
alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione
Lo scoprimento dell’erma – Il discorso del prof. Luigi Rolla – La posa della prima
pietra del Liceo Scientifico – La emissione del francobollo commemorativo
Amedeo Avogadro
professore di fisica a Vercelli
di Luigi Borasio
Amedeo Avogadro, il genio mirabile che oggi, nel primo centenario della morte, tutto il mondo onora,
come una delle menti più elette che mai abbia avuto il pensiero scientifico, risiedette a Vercelli durante il
periodo che va dall’anno 1809 al 1819.
Nominato infatti nel novembre del 1809 Professore di “filosofia positiva” (fisica e matematica) nel
Reale Collegio (Liceo) di questa città, egli vi prese stanza, onde svolgere l’incarico affidatogli e vi rimase per
circa un decennio.
Quando assunse la cattedra egli era nel fiore dell’età (33 anni), ma aveva già dietro a sé una vita
intensa indirizzata, sin dagli anni della prima gioventù, allo studio delle più severe discipline giuridiche,
filosofiche e scientifiche. Già di lui erano noti lavori e memorie pubblicati su riviste italiane e straniere nei quali
brillava l’acutezza del suo ingegno e la profondità del suo spirito. Talune sue opere erano state compilate in
collaborazione col fratello Felice – che fu Prefetto a Vercelli nel 1832, indi senatore del Regno – spirito del pari
eletto, ma meno incline, forse, alla perseverante meditazione ed alla continua creazione scientifica.
Vercelli, patria dei suoi avi, tranquilla città di provincia, dovette certo offrire all’Avogadro l’ambiente più
propizio per il necessario raccoglimento, richiesto dagli alti studi di carattere scientifico speculativo ai quali si
era votato.
Fu appunto durante il soggiorno vercellese, che il grande scienziato, allora modesto insegnante di
Liceo, trovò le migliori condizioni di tempo e di spirito per creare e per elaborare la sua teoria sugli atomi e
sulle molecole.
Negli anni 1811-1814 egli compendiò i concetti lungamente meditati, in due memorie di fondamentale
importanza scientifica, che vennero pubblicate sul Journal de Physique, de Chemie et d’Histoire naturelle di
Delamétherie nei numeri di luglio 1811 e di febbraio 1814.
Sebbene divise e pubblicate a distanza di tempo, tali memorie si possono considerare come un’opera
unica di inestimabile valore scientifico, quella stessa che getta le basi della teoria atomico-molecolare, di cui
l’Avogadro deve essere considerato il creatore.
Da tale lavoro noi ricaviamo, infatti, i due enunciati basilari dell’opera di Avogadro. Il primo riguarda la
formulazione della famosa legge, espressa, con ammirevole cautela e modestia, come semplice ipotesi.
Essa dice: “volumi eguali di gas nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo
stesso numero di molecole”.
Il secondo enunciato, in accordo con la suddetta ipotesi, afferma: “i rapporti delle masse delle
molecole di aeriformi diversi sono i rapporti delle rispettive densità degli stessi aeriformi, a pressione e
temperatura eguali”.
Da questa scoperta, di immensa portata tecnica, applicata e sperimentata dal grande chimico
Stanislao Cannizzaro, nella determinazione del peso molecolare di numerosi corpi semplici e composti, questi
giunse a ricavare ed a formulare la sua legge degli atomi che permise, finalmente, la determinazione diretta
dei pesi atomici.
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Si era così giunti alla meta auspicata, ma non raggiunta fino allora, dai più grandi scienziati dell’epoca.
Giovanni Dalton, il celebre fisico, aveva infatti affermato che “la chimica non avrebbe fatto un passo
avanti se non si fosse giunti a stabilire i pesi relativi degli atomi”. E, parimenti, il grande chimico svedese,
Berzelius, diceva che: “nessun giorno seguirà all’alba, nel mondo chimico, se i pesi relativi degli atomi non
vengono esattamente determinati”.
Così W. Necost, premio Nobel, poteva finalmente, nel 1893, basare la sua chimica teorica sulla legge
di Avogadro, considerata da lui: “un forziere di inesauribile ricchezza a cui occorre attingere quando si voglia
dare una spiegazione ai fenomeni della chimica molecolare”.
Avogadro, uomo di modestia pari alla grandezza del suo ingegno, non ebbe, da vivo, la gloria mortale.
La sua grande scoperta, misconosciuta dapprima e solo molto tempo dopo la sua morte apprezzata nel suo
giusto valore, rimane la pietra fondamentale della teoria atomica molecolare ed attraverso la sua opera
meravigliosa, egli può quindi, a buon diritto, venire considerato come il vero costruttore dell’edificio scientifico
della chimica, aprendo alla scienza nuove vie nel cammino dell’evoluzione e del progresso.
Il programma delle manifestazioni
L’erma della città di Vercelli dedicata alla memoria di Amedeo Avogadro, già collocata nei giardini di
Piazza Roma, angolo della Basilica di S. Andrea, sarà liberata dai veli che ora l’avvolgono, domani
pomeriggio. Solenne sarà la celebrazione vercellese del grande scienziato.
Alle ore 15.30 di domani, sabato, il Ministro della P. I. on. Paolo Rossi, in rappresentanza ufficiale del
Governo alle celebrazioni, il sottosegretario agli Esteri on. Badini Confalonieri, gli scienziati del Congresso
internazionale di fisica, le autorità provinciali e cittadine, saranno ricevute nella sala capitolare della Basilica di
S. Andrea. Due sole insegne rappresenteranno idealmente la città e la Provincia alla celebrazione del nostro
grande scienziato: il gonfalone di Vercelli, decorato di medaglia d’oro, e il gonfalone della Provincia.
Il Sindaco prof. Giorgio Berzero – Presidente del Comitato onoranze – rivolgerà brevi parole di saluto
alle autorità, e quindi il prof. Luigi Rolla, dell’Università di Genova, commemorerà Avogadro. Seguirà la lettura
di un messaggio che sarà inviato, nella occasione, dal Presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche, prof.
Gustavo Colonnetti. Il Ministro della P. I. premierà poi gli studenti vercellesi vincitori del concorso “Avogadro”.
Le autorità lasceranno il chiostro per presenziare allo scoprimento dell’erma di Avogadro nei giardini
pubblici. L’erma benedetta dall’Arcivescovo mons. Imberti, sarà presa in consegna dal Sindaco, a nome della
città. Il Ministro on. Rossi pronuncerà un breve discorso.
In corteo di auto, il Ministro della P. I. e le autorità, per le vie del centro, raggiungeranno quindi piazza
Milano, per la manifestazione della posa della prima pietra del nuovo edificio del Liceo Scientifico “Amedeo
Avogadro”, edificio che sarà costruito dalla Amministrazione provinciale con il contributo di lire 50.000.000
dello Stato.
Le manifestazioni vercellesi si concluderanno con lo scoprimento della targa della via intitolata ad
Amedeo Avogadro – l’ex corso Tevere. Infine le autorità saranno ricevute nel chiostro di S. Andrea, dove verrà
inaugurata la Mostra dei Cimeli di Avogadro, con la mostra filatelica dedicata ai grandi scienziati di tutto il
mondo, ai quali gli Stati hanno dedicato francobolli commemorativi.
Nello stesso giorno a Vercelli verrà emesso il francobollo commemorativo di Avogadro, da un apposito
ufficio postale di annullo che sarà istituito pure in una sala del Chiostro. Le mostre dei cimeli e filatelica e
l’ufficio emissione francobolli commemorativi resteranno aperti sabato pomeriggio e sera e per tutta la giornata
di domenica.
Per le celebrazioni di Avogadro, al Comitato onoranze sono pervenute le nuove offerte di lire 50.000
della Cassa di risparmio e di lire 3.000 dell’ing. Luigi Braunitzer.
Una lapide ad Oropa
Nel Biellese, Amedeo Avogadro di Quaregna sarà rievocato domenica 9 settembre, con
manifestazioni ad Oropa ed a Quaregna.
Ad Oropa, alle ore 15, saranno ricevute le autorità e gli scienziati partecipanti al Congresso
internazionale di fisica a Torino, ai quali il Sindaco di Biella porterà il saluto. Seguiranno la commemorazione
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fatta dal prof. Celestino Negro, e lo scoprimento e la benedizione della lapide che sarà murata, a ricordo
dell’insigne scienziato, accanto alla lapide commemorativa di Guglielmo Marconi.
A Quaregna, alle ore 17, le stesse autorità e gli scienziati saranno ricevuti dal sindaco. Parlerà poi il
prof. Pietro Paolo Trompeo, accademico Linceo. Seguirà l’omaggio alla tomba di Amedeo Avogadro.
Le manifestazioni celebrative si concluderanno il 21 ottobre a Biella, con lo scoprimento di una lapide
alla casa del Piazzo in cui Avogadro dimorò, e un discorso, al teatro Sociale, del prof. Giuseppe Maria Pugno
del Politecnico di Torino. Probabilmente terrà un discorso anche l’on. Pella. Il Comune di Biella recherà poi
una corona di bronzo sulla tomba di Avogadro, a Quaregna.
“L’Eusebiano”, 10 settembre 1956. Cronaca delle celebrazioni vercellesi
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Testo integrale dell’articolo de “L’Eusebiano”, 10 settembre 1956: cronaca delle
celebrazioni vercellesi e messaggio del prof. Colonnetti
Uomini di Stato, alte personalità, insigni studiosi
hanno onorato sabato
il genio mirabile di Amedeo Avogadro
nel centenario della morte
Discorsi del Ministro Rossi, dell’ex Presidente del Consiglio Pella, del
prof. Rolla, dell’Arcivescovo e del Sindaco – Un messaggio del prof.
Colonnetti Presidente del Consiglio Naz. delle Ricerche
Uomini di Stato e di scienza hanno degnamente commemorato a Vercelli il grande Scienziato
Vercellese Amedeo Avogadro di Quaregna nella ricorrenza del centenario della morte, il genio mirabile che
oggi tutto il mondo onora come una delle menti più elette che mai abbia avuto il pensiero scientifico.
Una rapida sintesi dei discorsi che sono stati pronunciati dal Sindaco di Vercelli, prof. Berzero,
dall’oratore ufficiale prof. Luigi Rolla dell’Università di Genova e dal prof. Perucca del Politecnico di Torino
nella sala capitolare della Basilica di S. Andrea dove si sono svolte le celebrazioni e successivamente dal
Ministro della P. I. on. Rossi e dall’ex Presidente del Consiglio Pella giunto appositamente da Vienna dinnanzi
all’erma posta nei giardini antistanti la stazione, rappresenta il migliore omaggio a colui che di modestia pari
alla potenza del suo ingegno, non ebbe, da vivo, la gloria meritata.
Il prof. Berzero nel saluto ai convenuti ha voluto soprattutto ricordare la figura dello scienziato durante
il suo soggiorno a Vercelli, quale professore di “filosofia positiva” (fisica e matematica) al Reale Collegio
(Liceo), dove tra il 1809 e il 1819 elaborò la celebre legge, basilare per la fisica e la chimica e messaggio
vitale per gli ulteriori sviluppi. Il Prof. Rolla, oratore ufficiale della celebrazione, chimico di fama internazionale,
ha mirabilmente tratteggiato la figura dello scienziato attraverso gli studi compiuti e le scoperte nel campo
della fisica e della chimica, documentando la sua dotta conversazione con testimonianze di altri scienziati. Al
prof. Perucca è toccato invece il compito di leggere il messaggio del Presidente del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, prof. Gustavo Colonnetti, il quale rendendo omaggio all’Avogadro, sottolinea che “ noi non possiamo
esimerci dal formulare il voto che all’esempio suo si ispirino le nuove generazioni di studiosi e di ricercatori e
che opinione pubblica ed Autorità dello Stato le assistano, sia materialmente che spiritualmente, per modo che
di sì nobile esempio esse possano rendersi degne”.
Il Ministro Rossi, dopo lo scoprimento dell’erma, opera dello scultore Musso di Torino, ha voluto
esprimere il compiacimento per aver avuto l’onore di rendere omaggio al grande genio piemontese a nome
del Governo Italiano in una città operosa e studiosa quale Vercelli, sottolineando l’importanza della
manifestazione che vuole ricordare uno dei più grandi valori che rappresenta il Primato d’Italia nel campo dello
spirito e della scienza. L’on. Pella parlando come conterraneo dell’Avogadro ha voluto esaltare la sua geniale
scoperta, misconosciuta dapprima, e solo molto tempo dopo la sua morte apprezzata nel suo giusto valore.
Traendo spunto dalla natura del fisico che non lavorò mai per sé ha ammonito gli italiani a lavorare uniti per la
collettività internazionale nel campo della scienza e dello spirito, per fare la Patria sempre più grande nella
luce della Verità.
Nel quadro delle manifestazioni indette nella sala Capitolare della basilica di S. Andrea vi è stata la
premiazione degli studenti partecipanti al concorso per il migliore lavoro esplicativo e divulgativo sulla vita e
sull’opera del grande scienziato. Sono stati premiati dal Ministro Rossi, con medaglia d’oro Maria Grazia
Zavattaro del Liceo Scientifico “Avogadro” e con diploma Vincenzo Pozzolo del Liceo “Avogadro”, Luigi
Degrandi del Seminario di Vercelli e Laura Azario del Liceo Classico “Lagrangia”. Autorità e convenuti hanno
preso parte successivamente alla posa della prima pietra – benedetta dall’Arcivescovo di Vercelli – del nuovo
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edificio del Liceo Scientifico “Amedeo Avogadro” che sarà costruito dalla Amministrazione provinciale in
piazza Milano. Mons. Imberti ha accompagnato il rito della benedizione con un breve discorso di esaltazione
della nuova scuola che deve costituire il preambolo delle conquiste scientifiche, piccole scintille scaturite da
Dio, da usare per opere di pace e per il benessere civile. Ancora con la benedizione dell’Arcivescovo è stata
successivamente scoperta la targa della via intitolata ad Amedeo Avogadro nel lussuoso quartiere di Viale
Rimembranza, già corso Tevere.
La conclusione della manifestazione, che è stata filmata dagli operatori della TV, si è conclusa ancora
nel chiostro di S. Andrea dove il Ministro Rossi ha visitato la mostra dei cimeli di Avogadro e dei francobolli
commemorativi di scienziati di tutto il mondo. In una sala del Chiostro è stato aperto, in concomitanza delle
onoranze, l’ufficio postale per la vendita del francobollo commemorativo da lire 25, che sarà posto in
circolazione in tutta Italia da oggi. Il francobollo oltre all’effige di Avogadro reca le parole del “Principio” della
sua legge: “Volumi eguali di gas nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo stesso
numero di molecole”.
Fra le autorità convenute sono stati notati il vice presidente della Camera on. Rapelli, gli on.
Villabruna, Franzo e Bertola, i Sindaci di Biella e di Quaregna, il Prefetto, il Questore, il Procuratore della
Repubblica, il Comandante la compagnia dei CC. di Vercelli, il Presidente dell’Amministrazione provinciale
tuttora in carica ing. Aimone, Padre Urchia, generale dei Canonici Lateranensi, Padre Corrado, Priore della
Basilica di Sant’Andrea, il Comm. Cantoni commissario dell’Ente Risi, il Provveditore agli Studi con i presidi
delle scuole di Vercelli, alcuni assessori comunali fra cui il cav. Abbiate, i rappresentanti delle associazioni
sindacali, politiche ed economiche della Provincia, il Segretario prov. della DC prof. Corradino. Notato un folto
gruppo di scienziati partecipanti al Congresso di Fisica internazionale di Torino. Erano presenti tutti i membri
del Comitato – presieduto dal sindaco – e cioè il prof. Borasio, il conte Avogadro di Vigliano, il dott. Cerruti, il
cav. rag. Chiodi, il dr. Davite, il dr. Demichele, il prof. Gazzone, il sig. Minazio, il rag. Nazario, l’avv. Prestinari
ed il sig. Somaglino.
La mostra filatelica ha ottenuto un successo senza precedenti e la vendita delle cartoline ricordo e dei
pieghevoli commemorativi con lo speciale annullo postale ha superato ogni previsione. Merito della riuscita va
ai membri dell’associazione filatelica vercellese dr. De Michele, dr. Davite e geom. Vercellino. Pubblicheremo
in proposito nel prossimo numero un articolo illustrativo sulla mostra.
Il Messaggio dell’Eccellenza Colonnetti
Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
All’omaggio che fisici e chimici rendono oggi alla memoria di Amedeo Avogadro, ricordando il suo
fondamentale contributo al progresso delle nostre conoscenze su la struttura della materia, il Presidente del
Consiglio Nazionale delle Ricerche vuole – a nome di tutti gli studiosi e ricercatori italiani – solennemente
associarsi, ricordando la chiarezza di idee e la fermezza di propositi con cui l’Avogadro concepì e proclamò il
dovere, per il nostro Paese, di “partecipare con le altre Nazioni di Europa alla gloria di rimuovere i limiti delle
umane cognizioni nelle scienze progressive”.
Con queste testuali parole Egli si rivolgeva infatti al Ministro dell’Istruzione del tempo per indurlo ad
istituire in Torino quello che si sarebbe dovuto chiamare il “Regio Stabilimento per la verificazione delle
scoperte fisiche”, impostando una netta e coraggiosa distinzione fra le funzioni del Laboratorio Universitario
annesso alla Cattedra di “Fisica sublime” ed ovviamente destinato ad assolvere ad una funzione didattica, e
quello che Egli avrebbe voluto creare al fine dichiarato di “ripetere le sperienze più importanti su cui si fondano
le recenti scoperte di fisica, a misura che verranno pubblicate; verificarne i risultati ed anche ampliarli se
possibile, variando opportunamente le sperienze medesime, o eseguendone altre”.
Si proponeva l’Avogadro di associarsi in questo compito di ricerca professori di discipline affini a
quella da Lui coltivata, ed allievi che avrebbe voluto invitare “nei giorni di vacanza, o anche negli altri giorni,
fuori delle ore fissate per la scuola” impegnandone taluno anche “con uno stipendio proporzionato”.
Queste cose l’Avogadro scriveva alle Superiori Autorità del piccolo Piemonte 138 anni or sono, e non
si possono rileggere oggi senza provare l’impressione di trovarsi in presenza di un chiroveggente precursore.
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La fisica ha fatto progressi che nessuno, ai tempi di Avogadro, avrebbe mai potuto immaginare. La
fisica della molecola ha aperta la via alla fisica dell’atomo. I progressi delle nostre conoscenze scientifiche
hanno rivoluzionato non soltanto le nostre concezioni sulla struttura dell’universo, ma le condizioni stesse di
vita dell’umanità. Le nuove tecniche stanno determinando il fatale evolversi del nostro, sempre più precario,
assetto economico e sociale.
Eppure il problema dell’organizzazione della ricerca, che era presente allo spirito di Amedeo Avogadro
nel 1820, il problema della nostra partecipazione alla nobile fatica di “rimuovere i limiti delle umane cognizioni
nelle scienze progressive” che Egli proponeva allora come un impegno d’onore per il nostro Paese – restano
ancor oggi, a tanta distanza di tempo e dopo tanto incalzare di eventi, i problemi fondamentali della nostra vita
nazionale – i problemi che ogni Nazione civile deve affrontare e risolvere se non vuol rinunciare a partecipare
alle pacifiche competizioni dei popoli sul piano della scienza e della tecnica.
Perciò tutti quelli che, per vocazione o per dovere d’ufficio, si sentono impegnati nella dura lotta per lo
sviluppo della ricerca scientifica in Italia, per la creazione di nuovi Istituti di sperimentazione, per la formazine
di nuove schiere di ricercatori, non possono che inchinarsi reverenti alla memoria del fisico insigne che, in
quella che si potrebbe definire la preistoria della fisica moderna, ha tempestivamente intuite e
coraggiosamente additate le caratteristiche e le esigenze della ricerca scientifica organizzata, pubblicamente
affermandone la importanza fondamentale per il Paese.
Nell’associarci all’omaggio che da ogni parte si rende oggi alla memoria di Lui, noi non possiamo
esimerci dal formulare il voto che all’esempio suo si ispirino le nuove generazioni di studiosi e di ricercatori, e
che opinione pubblica ed Autorità dello Stato le assistano, sia materialmente che spiritualmente, per modo che
di sì nobile esempio esse possano rendersi degne.
Il messaggio del prof. Colonnetti si trova pubblicato anche da “La Sesia”, 11 settembre
1956
“La Sesia”, 11 settembre 1956: messaggio del Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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“La Sesia”, 11 settembre 1956, prima pagina: cronaca delle celebrazioni vercellesi
dell’8 settembre 1956, con fotografia dello scoprimento dell’erma di Avogadro
Testo dell’articolo de “La Sesia”, 11 settembre 1956: cronaca delle celebrazioni
vercellesi dell’8 settembre 1956
L’apoteosi di Amedeo Avogadro
nella gloria del nostro “bel Sant’Andrea”
Il messaggio degli scienziati italiani – I discorsi del Ministro
Rossi e dell’On. Pella – La prima pietra del Liceo Scientifico
In questi giorni, chi entra a Vercelli dalla stazione ferroviaria, attraversando la bella piazza Roma,
colorita da tappeti verdi e da aiuole fiorite nella cornice dei giardini pubblici, volgendo prima lo sguardo alla
fontana dell’agricoltura – simbolo della attività preminente della nostra terra generosa – per elevarlo subito
dopo alla “eglise verte”, la mirabile basilica di Sant’Andrea – gioiello raro di architettura gotico-lombarda del
XIII secolo – si incontra con un monumento nuovo: l’erma ad Amedeo Avogadro di Quaregna, inaugurata
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sabato pomeriggio, nel quadro delle celebrazioni centenarie del precursore della fisica moderna, dal Ministro
della Pubblica istruzione on. Paolo Rossi.
L’erma sorge quasi di fronte a quella di Galileo Ferraris, sull’opposto angolo dell’imbocco della via, allo
scienziato di Livorno pure dedicata, che porta al centro cittadino. I due grandi si parlano. Le due erme
costituiscono come il primo nucleo del “Cenacolo della gloria” che insigni concittadini vedrebbero volentieri
sorgere nel chiostro di Sant’Andrea.
Sull’erma di Avogadro, dominata dal busto in bronzo dello scienziato reso dallo scultore prof. E.
Musso di Torino, in atteggiamento di meditazione divinatrice, si legge: “Mentre insegnava fisica – nel Reale
Collegio – di Vercelli – Amedeo Avogadro – di Quaregna – elaborò la legge – che porta il suo nome –
fondamento mirabile – per le scienze – fisiche e chimiche – e messaggio vitale – ai loro sviluppi. – A Lui –
Vercelli – nel centenario – della sua morte – 1856-1956”.
La gloria nella verità
Vercelli doveva rivendicare, nella verità storica e scientifica, la gloria di Amedeo Avogadro, il
“dimenticato”, lo scienziato silenzioso “bastato a se stesso”, il quale non visse abbastanza per vedere
consacrata dalla scienza ufficiale l’esattezza della sua “ipotesi” diventata “legge” costante, come è diventata
legge costante la “gravitazione dei corpi di Newton”.
Ed a rendere omaggio alla grandezza di Avogadro, sono convenuti a Vercelli, oltre che il
rappresentante del Governo – il Ministro Paolo Rossi –, il rappresentante della Camera, on. Giuseppe Rapelli,
l’on. Giuseppe Pella, già Presidente del Consiglio dei Ministri, il più illustre uomo politico di oggi della nostra
Provincia, e via via, a gremire la sala Capitolare di Sant’Andrea, ed a popolare il chiostro della basilica, con le
autorità provinciali, il Prefetto dott. Mario Malinverno, l’Arcivescovo mons. Imberti, il presidente della Provincia
ing. Aimone, l’on. Franzo, il Procuratore della Repubblica prof. Dal Pozzo, il Questore dott. Ricci, il
Comandante del Presidio col. D’Amato, il Provveditore agli studi prof. Toselli Colonna, il conte dott. Rodolfo
Avogadro che rappresenta il casato dello scienziato, ricevuti dal Sindaco prof. Giorgio Berzero, presidente
benemerito del Comitato delle onoranze, con altri ospiti illustri, l’on. Bruno Villabruna, l’Abate mitrato dei
canonici Lateranensi mons. Urquia, con il Visitatore generale don Del Negro, e gli scienziati prof. Marotta, prof.
De Biasi, prof. Cappadoro, prof. Deaglio, prof. Nasini, prof. Polvani, prof. Milone, prof. Lodovico Avogadro di
Cerrione, il conte Alessandro Mella, il prof. Pannaria, il rettore dell’Università di Torino prof. Mario Allara con il
prof. Perucca del Politecnico; ed il prof. Giuseppe Maria Pugno a capo della delegazione della città di Torino
formata dagli assessori Michele Rosboc, Vitantonio Pretaturo e prof. Tettamanzi; e ancora il presidente della
Camera di commercio geom. Vaglio Rubens, il presidente dell’E.P.T. ing. Canetti, il capitano Fusco per il
Comando Gruppo carabinieri, il sindaco di Biella comm. Bruno Blotto Baldo, il dott. Giuseppe Cantoni,
commissario dell’Ente risi, l’on. Bertola, il conte Venanzio Sella della Accademia di Oropa, i presidi delle
Scuole medie, il dott. Pollini, direttore della Banca d’Italia, il dott. Sambonet, presidente della Cassa di
risparmio, il vice Sindaco avv. Mandosio ed i maggiori esponenti delle istituzioni, enti, associazioni, uffici della
città e della provincia.
Nella cappelletta della splendida sala, il busto in gesso di Avogadro è inquadrato dai gonfaloni della
città di Vercelli e della Amministrazione provinciale. Appressandosi al busto, il prof. Luigi Borasio – segretario
attivissimo del Comitato onoranze – dà l’avvio alle manifestazioni celebrative comunicando le adesioni del
Ministro Braschi, dei Sottosegretari Badini Confalonieri e Bovetti, del prof. Gustavo Colonnetti, presidente del
Consiglio nazionale delle ricerche, dei senatori Novelli, Guglielmone e Rossini, alle quali vanno aggiunte
quelle del sen. Frassati, degli on. Pastore, Chiaramello e Quarello, del sindaco di Torino avv. Peyron, del prof.
Arangio Ruiz, presidente della Accademia dei Lincei, di S. E. Severi della Accademia dei XL, del prof. Guido
Guerrini dell’Accademia delle scienze di Bologna, dell’on. De Francesco, rettore dell’Università di Milano, del
prof. Riccioni, rettore dell’Università di Bari, del prof. Avanzi, rettore dell’Università di Pisa, dell’ing. De
Caterina, direttore generale delle poste e telecomunicazioni, e degli esponenti maggiori della FIAT, della
Montecatini e di altri complessi scientifici ed industriali.
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Il saluto del Sindaco
Tutta l’Italia è quindi spiritualmente presente a Vercelli alle celebrazioni di Avogadro quando il Sindaco
prof. Giorgio Berzero rivolge il suo fervido, commosso e riconoscente saluto al Ministro ed alle autorità, agli
scienziati, a quanti hanno collaborato o contribuito alle celebrazioni. Tracciato un nobilissimo profilo di
Avogadro ed il profilo delle celebrazioni, il Sindaco così conclude, fra vivi applausi: « “Ai generosi, giusta di
gloria dispensiera è morte” – diciamo col poeta; morte che non è già dissoluzione né dispersione della vita dei
generosi, ma apertura verso alti voli, nell’intramontabile sole dello spirito, a maggiore gloria di Dio Creatore
che è “scientiarum dominus”, a perenne luce e decoro della Patria».
Il prof. Luigi Rolla, emerito professore della Università di Genova, con un elevatissimo discorso
storico-critico – che riportiamo in grande stralcio in altra parte del giornale – ha inquadrato la divinazione di
Avogadro – la legge sul volume e quindi sul peso molecolare – nel progresso della scienza, come granitica
pietra fondamentale. La rigorosa rievocazione è stata coronata da caldi prolungati unanimi applausi. Con
l’oratore si è vivamente congratulato il Ministro Rossi.
L’inaugurazione dell’erma in piazza Roma
E’ stata poi la volta della premiazione degli studenti vincitori del “Concorso Avogadro”: Maria Grazia
Zavattaro – della quale pubblichiamo l’elaborato in terza pagina – vincitrice del Concorso, accompagnata dalla
preside del Liceo scientifico prof. Nuccia Cagna, riceve dalle mani del Ministro una splendida medaglia d’oro e
un diploma; quindi Vincenzo Pozzolo, pure accompagnato dalla preside del Liceo scientifico, e Luigi Degrandi,
accompagnato dal rettore del Seminario arcivescovile mons. prof. Angelo Pasteris, e Laura Azario,
accompagnata dal prof. Berzero, preside del Liceo, ricevono la medaglia di bronzo e il diploma. Alle Scuole di
appartenenza dei premiati sono state assegnate inoltre lire 50.000 per il primo premio e lire 10.000 per
ciascuno dei tre segnalati.
Il messaggio lanciato al Paese dal Consiglio nazionale delle ricerche in occasione delle celebrazioni di
Avogadro – e che riportiamo integralmente in terza pagina – è letto, a nome del prof. Colonnetti, dal prof.
Eligio Perucca del Politecnico di Torino. La scienza ufficiale afferma che di Avogadro resta l’insegnamento
perenne: la necessità di assicurare agli scienziati i mezzi per assicurare il progresso.
Lo stesso motivo viene ripreso poco dopo, in piazza Roma, dal Ministro della Pubblica istruzione. La
signorina Maria Grazia Zavattaro, madrina dell’erma di Avogadro, fa cadere il velo che avvolge il monumento,
sul quale l’Arcivescovo mons. Imberti invoca la divina benedizione, aspergendolo dell’acqua lustrale. L’erma è
presa in consegna dal Sindaco a nome della città, ringraziando il Comitato onoranze e gli enti che hanno
contribuito alla realizzazione, per l’offerta.
Prestano servizio d’onore al monumento i carabinieri in alta uniforme ed i vigili urbani.
L’on. Rossi si dichiara lieto di onorare, a nome di tutto il Governo italiano, Amedeo Avogadro, perché
onorando il Genio di Avogadro si onora il Piemonte e Vercelli operosa e studiosa, fattiva e tenace. Avogadro
bastò a se stesso, ma proclamò il dovere del Paese di partecipare alle ricerche scientifiche con gli altri Paesi.
Era nel giusto e nel vero. E la sua affermazione è valida specialmente oggi in cui lo scienziato non può più
lavorare da solo. Il lavoro scientifico oggi è impegno di tutti. L’Italia deve dare agli scienziati, ai suoi geni, i
mezzi per raggiungere i vertici della ricerca scientifica. In molti casi non è nemmeno più sufficiente l’apporto di
un solo popolo, ma è necessario il contributo di tutti i popoli per attingere alle sommità dello scibile.
Il popolo italiano – conclude il Ministro – farà tutto il suo dovere verso la scienza. E ciò sarà di augurio
per la solidarietà pacifica fra i popoli civili.
Cessati gli applausi che hanno accolto le dichiarazioni del Ministro, l’on. Giuseppe Pella, quale
parlamentare della Provincia, ha recato alla manifestazione, con un discorso ispirato alla fede in Dio e nella
scienza, l’adesione della popolazione del Vercellese, del Biellese e della Valsesia, affermando – tra fervidi
applausi – che l’insegnamento e l’esempio di Amedeo Avogadro resterà nella sua terra ed in Italia e nel
mondo, luce di verità. […]
64
“La Sesia”, 11 settembre 1956: nelle pagine interne il giornale
pubblica ampi stralci del discorso ufficiale pronunciato dal prof. Luigi Rolla
Testo del discorso del prof. Luigi Rolla, “La Sesia”, 11 settembre 1956
Amedeo Avogadro precursore della chimica molecolare-atomica
Bastò sempre a se stesso
Discorso commemorativo del prof. Luigi Rolla, pronunciato nella sala capitolare della Basilica di Sant’Andrea.
Signore e Signori,
Il conte Amedeo Avogadro di Quaregna bastò sempre a se stesso, non ebbe ambizioni e fu
autodidatta con la passione ardente e incoercibile che lo portò, laureato in giurisprudenza, allo studio profondo
delle scienze fisiche. Visse per la Scienza e per la famiglia: nacque, nel 1776, a Torino e a Torino morì nel
1856.
A Vercelli, in questa ammirevole città dove si manifestano le caratteristiche virtù dei piemontesi,
insegnò fisica al Liceo dal 1808 al 1819, e meditò, continuando la sua prodigiosa attività scientifica, sui lavori
dei grandi innovatori del suo tempo che, come tutti sanno, fu caratterizzato, nel campo del pensiero, dal
risveglio che aprì nuovi orizzonti a tutte le scienze e alla filosofia.
Nel 1820, fu chiamato alla cattedra di fisica sublime, istituita dal re Vittorio Emanuele I nell’Università
di Torino, per preparare gli insegnanti di fisica. Dopo i moti del ventuno, la Cattedra fu soppressa: fu
ripristinata nel 1832 ed affidata al Cauchy che la tenne per un anno. Dal 1834 al 1850 tornò ad esserne titolare
Amedeo Avogadro.
Quando chiuse gli occhi per sempre nessun chimico lo commemorò; non fu ufficialmente
commemorato da Enti a cui aveva appartenuto e da Accademie di cui era stato autorevolissimo socio. Nel
settembre 1911, un secolo dopo la pubblicazione della memoria famosa nella quale il professore di fisica del
Liceo di Vercelli avanzò la sua ipotesi, per iniziativa della Reale Accademia delle Scienze di Torino, e per
opera di un Comitato ordinatore, di cui facevano parte le più alte autorità della scienza, italiani e stranieri, con
l’adesione unanime delle Università e delle Accademie di tutto il mondo si resero solenni ed austere onoranze
al grande ignorato e si inaugurò il monumento, opera preclare di Pietro Canonica, nel giardino del mastio della
Cittadella.
Parlò Paolo Boselli per l’Accademia e Giacomo Ciamician come Presidente della Società italiana per il
Progresso delle Scienze; oratore ufficiale fu Icilio Guareschi. A lui era stato affidato l’incarico di comporre il
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grosso volume: “Opere complete di Amedeo Avogadro”, che è stato pubblicato a cura della Accademia delle
Scienze. Alla pregevolissima raccolta, il Guareschi premise quel discorso storico-critico nel quale si ammira,
anche ai giorni nostri, il profondo studio e il grande amore.
Particolarmente significative furono le allocuzioni di Walter Nernst e di Alvin Haller davanti al
monumento.
Nernst, dopo un caloroso preambolo nel quale esaltò l’apporto dell’Italia alle arti, alle scienze, alla
civiltà, disse: “Quando io, or sono vent’anni, cercai di abbozzare lo sviluppo della chimica-fisica, al titolo di
questa opera credetti di associare la regola di Avogadro, inesauribile sorgente di nuove conoscenze. I lavori
nel campo della teoria molecolare ai nostri tempi giustificano anche oggi questo punto di vista”.
Alvin Haller, allora Presidente de “L’Académie des Sciences”, ricordò l’assalto che la concezione di
Avogadro dovè subire da parte dei sostenitori delle dottrine antiche e disse: “Le anomalie osservate nelle
densità di vapore di numerosi composti sono state considerate come brecce nel monumento costruito dal
fisico italiano. E, ad onta che, delle discordanze rilevate, fosse data una spiegazione razionale da Stanislao
Cannizzaro, la scuola di Saint Claire Deville non si arrese perché si rifiutò di riconoscere, nell’interpretazione
data, una delle più ingegnose applicazioni della memorabile scoperta della enunciazione”.
Haller rievocò le numerose esperienze montate dovunque e ripetute, le appassionate discussioni che
animarono le sedute de “L’Académie des Sciences” e proseguì: “Egualmente illustri, Saint Claire Deville e
Adolph Wurst, personificavano e difendevano, il primo, la teoria degli equivalenti, il secondo, la concezione
atomica”.
Poi ha paragonato queste discussioni memorabili a quelle che “con la stessa potenza di ragionamento
sostennero Proust e Berthollet, un po’ più di mezzo secolo prima, a proposito della legge delle proporzioni
definite”.
[…]
Fra i chimici e i fisici contemporanei di Avogadro sono specialmente da ricordare Lavoisier, Proust,
Richter, Dalton, Davy, Gay Lussac, Berzelius, Mitscherlich, Dulong, Petit, Berthollet, Dumas, Faraday, Volta. Il
pensatore solitario conte di Quaregna fu partecipe del grande fermento di idee suscitato da questi colossi.
Nel 1803, sotto l’influenza della scoperta della pila, il cittadino Amedeo Avogadro, laureato in
giurisprudenza, segretario dell’ufficio di Prefettura del dipartimento dell’Eridano (era stato nominato il 20
floreale dell’anno IX, vale a dire nel febbraio del 1801, dal Governo della repubblica francese) scrisse, in
collaborazione col fratello Felice, il suo primo lavoro: “Essai analytique sur l’électricité”, iniziando la sua
operosità scientifica che durò ininterrotta per mezzo secolo. Cinquantacinque memorie, alcune delle quali
sono da considerarsi come monografie; un trattato in quattro volumi (La fisica dei corpi ponderabili);
manoscritti raccolti in 75 volumi, di 700 pagine l’uno in 8°.
L’ “Essai analytique sur l’électricité” rimase dapprima manoscritto; fu pubblicato nel 1806, inserendolo
nella memoria “Considerazioni sopra lo stato nel quale si deve trovare uno strato di un corpo non conduttore di
elettricità quando esso è interposto fra due superfici dotate di elettricità diversa”.
Qui viene chiaramente impostato il problema dei dielettrici, nei quali viene dimostrata la
polarizzazione. Infatti “quando uno strato è interposto fra due superfici cariche di elettricità di segno opposto,
vale a dire viene caricato elettricamente, offre un sistema di strati elementari ugualmente carichi”. Questa
affermazione, confermata in un lavoro successivo pubblicato nel 1807, ha fatto ritenere che, nella teoria della
polarizzazione dei dielettrici, il nome di Avogadro debba essere associato a quelli di Mossotti e Clausius.
Le idee sull’acidità e sulla basicità, esposte in una pubblicazione del 1809, lo portarono a disporre gli
elementi allora conosciuti in una serie compresa tra l’idrogeno (il più elettropositivo) e l’ossigeno (il più
elettronegativo). Berzelius più tardi manifestò analoghe idee ignorando Avogadro. Con la costruzione
dell’ingegnoso voltometro moltiplicatore (1823) fu determinato, in relazione alle analoghe misure di Alessandro
Volta, l’ordine dei metalli relativamente alla loro elettricità di contatto.
Non è possibile, in questa sede, illustrare l’opera di Avogadro nei diversi campi della fisica, dove ha
lasciato un’orma che non è stata cancellata dal tempo.
La legge della conservazione delle masse scoperta da Lavoisier e la conseguente dimostrazione
dell’inconsistenza della teoria del flogisto, aprì la via alla stechiometria, che è stata fondata da Proust e Richter
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con la legge delle proporzioni fisse e da Dalton con la legge delle proporzioni multiple. In accordo con le idee
di Dalton (il quale rimise in onore le concezioni di Leucippo, Democrito, Epicuro, immaginando la materia
costituita di particelle indivisibili e di peso diverso pei diversi elementi), queste leggi fondamentali potevano
essere interpretate soddisfacentemente e la definizione di equivalente risultava chiara. Ma, operando con
sostanze allo stato gassoso, occorreva introdurre il concetto di volume: Dalton suppose che “nelle stesse
condizioni di temperatura e pressione volumi uguali di gas contengono lo stesso numero di particelle
indivisibili”.
Senonché, nel 1808, fu scoperta da Gay Lussac la legge dei volumi: “i gas reagiscono fra loro in
rapporti volumetrici semplici ed esiste un rapporto semplice fra la somma dei volumi dei gas che si combinano
e il volume del gas che si forma”.
Risultò evidente che, con l’ipotesi di Dalton, non era possibile interpretarla: Dalton arrivò al punto di
dubitare sull’esattezza delle misure di Gay Lussac.
La memoria di Avogadro “Saggio di un modo di determinare le masse relative delle molecole
elementari dei corpi e le proporzioni secondo cui esse entrano in queste combinazioni” pubblicata dal Journal
de Physique, de Chimie, d’Histoire naturelle et des Arts di Délamethérie in 18 pagine del tomo 73, nel luglio
del 1811, comincia con le parole (cito la traduzione di Maria Guareschi): “Gay Lussac mostrò in una memoria
interessante che le combinazioni di gas fra di loro si fanno sempre secondo rapporti semplicissimi in volume e
che, quando il risultato delle combinazioni è gassoso, il suo volume è pure in rapporto semplice con quello dei
suoi componenti; ma i rapporti delle quantità di sostanze nelle combinazioni pare non possano dipendere che
dal numero relativo delle molecole che si combinano e da quello delle molecole composte che ne risultano.
Bisogna dunque ammettere che vi siano pure dei rapporti molto semplici fra i volumi delle sostanze gassose e
il numero delle molecole semplici o composte che le formano. La prima ipotesi che si affaccia a questo
riguardo e che pare sia la sola ammissibile è di supporre che il numero delle molecole integranti in qualunque
gas è sempre lo stesso, a volume uguale, e sempre proporzionale ai volumi”.
Le molecole integranti di Avogadro sono le nostre molecole: alla parola “volume”, nella legge di Gay
Lussac, si può sostituire la parola “molecola”; il volume molecolare è lo stesso per tutti i gas rarefatti, ossia
perfetti. Se due volumi di idrogeno entrano in combinazione con un volume di ossigeno per dare due volumi di
vapor d’acqua, vuol dire che la molecola dell’idrogeno e quella dell’ossigeno sono costituite di due atomi.
Nozioni, queste, che, da poco meno di un secolo, si danno ai giovani in tutte le scuole del mondo.
Alla prima memoria della quale, con vasta esemplificazione, l’Autore dimostrò la portata immensa
della sua ipotesi, seguì, tre anni dopo, un’altra: “Sulle masse relative delle molecole e dei corpi semplici”, e nel
1821, quella che rimase per molto tempo ignorata: “Nuove considerazioni sulla teoria delle proporzioni
determinate nelle combinazioni e sulla determinazione delle masse delle molecole dei corpi”, che è veramente
una monografia completa sulla stechiometria. Le formule calcolate da Avogadro coincidono con quelle della
chimica di oggi, tanto per i composti inorganici che per quelli organici da lui presi in esame. In questi lavori,
Egli mostra di aver avuto l’idea della valenza.
Precisati i rapporti storico scientifici tra Avogadro e André Ampère e Dumas – uno dei più famosi avversari del
nostro grande, che imperò sui chimici francesi della prima metà dell’800 e Claudio Luigi Berthollet – il prof. Luigi
Rolla così conclude:
Lo sviluppo mirabile della chimica organica determinò un notevolissimo cambiamento nella situazione.
Basta ricordare il Gerhardt che fu uno dei primi a comprendere la necessità della regola di Avogadro. Però, tra
atomisti ed equivalentisti, le discussioni rimasero accese: il grande italiano morì ignorato dai fisici e dai chimici.
Ci volle l’intervento di Stanislao Cannizzaro al Congresso di Karlsruhe per schiarire l’orizzonte. Egli disse:
“Non potete impedire che il sistema di Gerhardt guadagni di giorno in giorno nuovi sostenitori: già oggi è
riconosciuto dalla maggioranza dei giovani chimici che prendono la parte più attiva al progresso della scienza”.
Cannizzaro auspicò un accordo per “prevenire la confusione che risulterebbe senza dubbio dall’uso delle
formule vecchie e delle nuove”.
La “legge degli atomi“ fu enunciata nella famosa lezione tenuta nel 1858, due anni dopo la morte di
Avogadro, all’Università di Genova e pubblicata subito nella rivista “Liguria Medica” e nel “Nuovo Cimento”.
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Dopo qualche anno Cannizzaro dichiarò: “Io ebbi soltanto la fortuna di enunciare nettamente ciò di cui
indispensabilmente si sarebbe accorto chiunque in quel momento si fosse accinto ad una critica serena dello
stato della Scienza. Fu perciò che la riforma da me proposta penetrò subito nella mente dei Chimici come un
pensiero che ognuno da se stesso stava per fare o aveva fatto”.
E dopo che Saint Claire Deville annunciò la scoperta della dissociazione allo stato gassoso, il grande
palermitano dimostrò che le anomalie osservate erano una ulteriore convincente prova della validità della
legge di Avogadro perché ne allargava la portata. Qualche anno prima, la teoria cinetica dei gas le aveva dato
il fondamento teorico.
[…]
Amedeo Avogadro non partecipò allo sviluppo rigoglioso della termodinamica, determinato, nel
secondo quarto del secolo decimonono, dei lavori fondamentali di Sadi Carnot, di Robert Mayer, di Helmholtz,
di Clausius. Questa vera Scienza, che descrive i fatti osservati, è la parte più suggestiva della fisica classica
perché non presta alla Natura la razionalità propria della mente umana. Fra le incertezze della filosofia chimica
di allora si affrontò il problema dell’affinità e nacque la fisica-chimica fondata sulla termodinamica; più tardi,
agli albori del secolo ventesimo, come suprema reazione all’atomismo, per opera specialmente di Guglielmo
Ostwald, di Mach, di Helm, si arrivò alla “Religione dell’energia”, ma all’Energetica, dottrina sorta con
intendimenti grandiosi, si chiese più di quanto potesse dare.
L’atomo dei chimici stava per passare ai fisici.
I lavori classici di Van’t Hoff sulle leggi della pressione osmotica e sulla deduzione termodinamica
della legge di Raoult risalgono al 1884. Generalizzandola alle soluzioni, ebbe inizio la chimica-fisica classica,
fondata sulla regola di Avogadro, ampliando il vastissimo campo aperto dal punto di vista della termodinamica.
Determinata la costante di Avogadro, definita e determinata la costante di Boltzmann, si sviluppò, colla
meccanica statistica, la termodinamica statistica base della chimica-fisica moderna.
Amedeo Avogadro dorme da un secolo il sonno eterno a Quaregna, “inter bonos conterraneos”. Il
ramo dei Quaregna è oggi estinto, ma rimangono i Vigliano, i Collobiano e i Cerrione. Risale al 1100 l’origine
del casato, il cui capostipite si ritiene che sia quel Simone Avogadro che capitanò la crociata contro l’eretico
fra Dolcino, ricordato da Dante. La famiglia ebbe generali, vescovi e due santi: Emiliano e Alberto. E’
altamente significativo che il conte Rodolfo Avogadro di Vigliano sia membro del Comitato per le odierne
onoranze al suo grande antenato. Gli Avogadro di Vigliano sono imparentati coi Garbasso e io non posso fare
a meno di rivolgere un devoto pensiero al vercellese Antonio Garbasso, che mi fu maestro, collega e mi onorò
della sua amicizia. Nel rievocare la sua nobile figura, rammento che, nato nel palazzo Lodi-Cusani, nella
chiesa di San Cristoforo affrescata da Gaudenzio Ferrari, fu battezzato e si unì in matrimonio con colei che gli
fu animatrice compagna e gli sopravvive a Firenze in una suggestiva dimora. Fisico illustre, matematico,
filosofo, umanista, attratto dal fascino di Firenze, fondò in Arcetri l’Istituto di fisica che gli è stato dedicato
quando ebbe termine la sua vita terrena. E’ sepolto, da ventitrè anni, alla Verna, nel camposanto del
Convento.
Signore e Signori,
Vincenzo Gioberti, nel “Primato degli Italiani”, onorò Amedeo Avogadro quando il suo genio era ancora
incompreso. Con legittimo orgoglio si può affermare, che in Italia fu rinnovata l’arte e creata la Scienza; che,
contemporaneo di Avogadro, Alessandro Volta iniziò l’era della elettricità, vanto della civiltà moderna; che, ai
nostri giorni, Enrico Fermi, il secondo Volta, iniziando l’era atomica, diede all’Umanità la speranza
dell’avvenire.
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“La Risaia”, 15 settembre 1956: cronaca delle celebrazioni dell’8 settembre 1956
Testo dell’articolo de “La Risaia”, 15 settembre 1956: cronaca delle celebrazioni
vercellesi dell’8 settembre 1956
A. Avogadro precursore della fisica moderna
solennemente commemorato a Vercelli
Le manifestazioni commemorative, nel centenario della morte, alla presenza
delle Autorità e scienziati di tutto il mondo
Si sono svolte Sabato 8 Settembre u.s. le cerimonie commemorative, nel centenario della morte, di
Amedeo Avogadro di Quaregna, lo scienziato che giustamente può essere considerato il precursore della
fisica moderna.
Le manifestazioni che erano state preparate da un Comitato presieduto dal Sindaco di Vercelli e
composto dal Prof. Dott. Luigi Borasio, Avv. Marcello Prestinari, Dr. Rodolfo Avogadro, Dr. Carlo Cerruti, Rag.
Angelo Chiodi, Dr. Manlio Demichele, Prof. Enzo Gazzone, Rag. Riccardo Nazario, Cesare Minazio, Lanfranco
Somaglino e dal Can. Angelo Pasteris, sono iniziate alle ore 15,30 di Sabato scorso nella sala capitolare della
Basilica di S. Andrea. Erano presenti alle manifestazioni il Ministro della Pubblica Istruzione Paolo Rossi in
rappresentanza del Governo, scienziati illustri provenienti da tutte le parti del mondo e le autorità della
provincia.
Ha preso per primo la parola il Sindaco di Vercelli, prof. Berzero, che ha rivolto parole di saluto a tutte
le autorità intervenute e a tutti coloro che hanno contribuito alle celebrazioni. Ha preso quindi la parola
l’insigne Prof. Luigi Rolla, dell’Università di Genova per l’orazione ufficiale. Con elevate e commosse parole
l’oratore ha tracciato il profilo di Amedeo Avogadro illustrando la sua opera, ricordando, tra l’altro, che proprio
a Vercelli egli ha formulato la legge sul volume e quindi sul peso molecolare, secondo la quale fu stabilito che
“volumi uguali di gas nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo stesso numero di
molecole” e “i rapporti delle masse delle molecole di aeriformi diversi sono i rapporti delle rispettive densità
degli stessi aeriformi a pressione e temperatura eguale”. Non è possibile ricordare in questa sede – ha
affermato l’oratore – l’opera di Avogadro nei diversi campi della fisica, dove ha lasciato un’orma che non è
stata cancellata dal tempo.
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Successivamente veniva data lettura di un messaggio del Professor Gustavo Colonnetti, Presidente
del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dopodiché si procedeva alla premiazione degli studenti vincitori del
Concorso per un saggio sull’opera di Avogadro.
Autorità e invitati si trasferivano quindi in Piazza Roma dove veniva scoperta l’Erma che ricorda
l’insigne scienziato di fronte alla quale il Ministro Rossi, il Sindaco di Vercelli e l’On. Giuseppe Pella
prendevano la parola per pronunciare brevi discorsi commemorativi. Le cerimonie sono poi proseguite in
Piazza Milano dove è stata posta la prima pietra del nuovo edificio del Liceo Scientifico che sarà dedicato ad
Amedeo Avogadro e aveva luogo lo scoprimento della targa della nuova via intitolata allo scienziato che
congiungerà il Viale Rimembranza, con via Trino. Le manifestazioni si sono concluse con un ricevimento delle
Autorità nel Chiostro di S. Andrea.
“La Sesia”, 21 settembre 1956
Testo dell’articolo de “La Sesia”, 21 settembre 1956
Il francobollo in onore di Amedeo Avogadro
all’esposizione filatelica in Sant’Andrea
L’emissione di un artistico erinnofilo ha
rinnovato una bella tradizione a Vercelli – Buste e cartoline andati a ruba
Il giorno 8 settembre a Vercelli è stato emesso, in forma ufficiale e con il più vivo successo, il
francobollo che le Poste Italiane hanno dedicato ad Amedeo Avogadro, nel 1° Centenario della Morte.
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L’emissione è stata accolta con entusiastico favore – merito ne va al Comitato Vercellese di onoranze
Avogadro che nell’elaborazione del programma delle manifestazioni ha sempre tenuto in gran conto
l’importanza di questo avvenimento filatelico.
La concessione del francobollo commemorativo e dell’annullo speciale riservato all’Ufficio Postale
appositamente allestito nel magnifico chiostro della Basilica di Sant’Andrea è stato il più significativo
riconoscimento del diritto di priorità che la città di Vercelli ha meritato nella nobile gara di far rivivere il genio e
l’opera del nostro Grande. L’eletta schiera di scienziati convenuti per le celebrazioni ed i concittadini vercellesi
hanno fatto ressa davanti all’ufficio postale per poter acquistare il francobollo di Amedeo Avogadro e durante i
due giorni di vendita speciale è stata raggiunta la cifra veramente mirabile di 10.000 pezzi.
Disegnato dal prof. G. Savini del Laboratorio Poligrafico dello Stato, su bozzetto originale e
leggermente modificato del nostro prof. Enzo Gazzone, il francobollo, in pezzatura unica da L. 25, stampato in
bianco e grigio-nero, rappresenta il busto del grande scienziato posto sulla sinistra, mentre la parte destra
porta l’enunciato della famosa “legge di Avogadro” e firma autografa. L’emissione è stata accompagnata
dall’edizione di un interessantissimo ed artistico erinnofilo, che ha rinnovato una bella tradizione per la nostra
città, che senza dubbio annovera un primato difficilmente contestabile: quella della vignetta dentellata,
stampata in occasione della 1a Esposizione sportiva di Vercelli del 1903 e che nel campo dei chiudilettera
sicuramente occupa il posto che nella filatelia è, avversatamente, assegnato al primo francobollo dell’Isola di
Mauritius.
Durante i giorni 8 e 9 settembre, grandi e piccoli, italiani e stranieri, filatelici esperti e principianti, si
sono susseguiti, confusi in una attenta e gioiosa atmosfera, davanti agli indaffarati ufficiali postali ed agli
incaricati per la vendita dei documenti filatelici che il Comitato aveva allestito, in elegantissima veste, per
soddisfare alle esigenti richieste degli appassionati: buste, cartoline e pieghevoli sono andate a ruba e ben
presto alcuni tipi si sono esauriti, lasciando negli sfortunati ritardatari una malcelata espressione di invidia,
rivolta a coloro che stringevano gelosamente la cartolina o la busta timbrata con l’annullo del primo giorno di
emissione.
Un vero successo nel campo di questa tanto discussa filatelia, che indubbiamente, nella nostra era, va
assumendo un carattere che supera i confini della semplice mania per raggiungere l’obbiettivo ben più alto del
desiderio civile di sempre più e meglio conoscere.
E di questo moderno e costruttivo aspetto se ne è avuta una significativa ed appassionante riprova
nella esposizione di francobolli allestita nella medesima sala che conteneva i preziosi manoscritti e cimeli di
Amedeo Avogadro.
In composta sequenza di quadri, sono stati presentati i più importanti francobolli che i vari stati del
mondo hanno emesso fino ad oggi per onorare i più grandi scienziati e le conquiste della chimica e della fisica,
scienze che più hanno tratto nel loro cammino di progresso dalla mirabile legge avogadriana. Riportati su
artistici fogli aventi per sfondo il famoso autoritratto in sanguigno di Leonardo da Vinci, i francobolli esposti
erano accompagnati dalle note biografiche dei commemorati. I visitatori che si sono succeduti senza posa
hanno potuto così interessarsi al contributo scientifico dato dai più alti geni, da Leonardo a Copernico, da
Galileo ai coniugi Curie, da Röntgen a Mendelejeff, da Lavoisier a Keplero, da Volta a Marconi, dai sapienti
dell’antica Cina a Pasteur, da Galvani a Pacinotti, da Koch a Planck, da Gay Lussac a Jean Perrin
particolarmente notati questi ultimi due scienziati, per essere il primo, punto di partenza per le teorie divinatrici
di Avogadro, ed il secondo, l’eccelso sperimentatore, che con le sue esperienze dimostrò la validità delle
stesse teorie ed assegnò, nel 1906, al famoso numero delle molecole contenute nella mole di ogni elemento
chimico, il nome distintivo di “Numero di Avogadro” in onore del Grande il cui pensiero ne aveva resa possibile
la determinazione.
Le magnifiche celebrazioni sono state così integrate da un grande successo filatelico, che il Comitato
di Onoranze, attraverso i suoi componenti appartenenti all’Unione Filatelica Vercellese, ha saputo raggiungere
con una chiara prova di buona volontà ed eleganza.
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La prima pietra del Liceo Scientifico
“Amedeo Avogadro”
Una delle iniziative previste fin dall’inizio dal Comitato organizzativo vercellese fu
l’attribuzione del nome di Amedeo Avogadro al nuovo Liceo Scientifico e la costruzione
della sua nuova sede.
Il Liceo Scientifico era stato istituito a Vercelli fin dal 1945, dapprima come sezione
staccata del Liceo Scientifico Governativo di Torino; successivamente divenne Liceo
autonomo, intitolato al nome di Leonardo da Vinci, ed ospitato, in assenza di una sede
propria, nei locali dell’Istituto Magistrale “Rosa Stampa” e poi del Liceo Classico.
Nel corso del 1955 si ottiene dal Ministero la nuova intitolazione del Liceo al nome di
Amedeo Avogadro, unitamente ai finanziamenti per una sede propria. La stampa locale
comunica che la Provincia costruirà il nuovo edificio scolastico, con un finanziamento di
50.000.000 di lire.
“La Sesia”, 28 febbraio 1956: procede l’iter burocratico
per l’intitolazione ad Amedeo Avogadro del nuovo Liceo Scientifico.
Testo (parziale) dell’articolo de “La Sesia” del 28 febbraio 1956
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Le celebrazioni di Amedeo Avogadro
La realizzazione del Liceo Scientifico
sollecitata in sede ministeriale
Nelle Scuole vercellesi – Un monumento allo scienziato
Nell’ufficio del Preside del Liceo classico, si è riunita giovedì pomeriggio, sotto la presidenza del
Sindaco prof. Berzero, assistito dal vice-segretario generale del Comune rag. Nazario, la Giunta esecutiva del
Comitato cittadino per le onoranze di Amedeo Avogadro, presenti il prof. Luigi Borasio, segretario del
Comitato, il rag. Angelo Chiodi, il dott. Vittorio Davite, il dott. Manlio Demichele, il prof. Enzo Gazzone, Cesare
Minazio, il canonico Angelo Pasteris, l’avv. Marcello Prestinari ed il signor Lanfranco Somaglino.
Il rappresentante della Provincia, signor Somaglino, ha riferito sull’incontro con il Ministro della
Pubblica Istruzione on. Rossi, per avviare a realizzazione il progetto della nuova sede del Liceo Scientifico di
Vercelli, intitolato ad Amedeo Avogadro, e il prof. Gazzone sull’invito diramato a diversi artisti per il progetto
dell’erma che sarà dedicata allo scienziato. Il rettore del Seminario, mons. Pasteris, ha suggerito un concorso
fra gli studenti delle scuole medie superiori della città per un tema su Avogadro, concorso dotato di premi in
medaglie e in denaro. Il rag. Chiodi ha riferito sugli sviluppi della organizzazione della Mostra dei cimeli di
Avogardo, ed il dott. Demichele sulla pratica del francobollo commemmorativo.
[…]
La sera della memorabile giornata dell’8 settembre 1956, nell’ambito delle celebrazioni
avogadriane del centenario, avviene la posa della prima pietra del nuovo Liceo Scientifico.
Dell’evento dà ampiamente conto “La Sesia” dell’11 settembre 1956, nell’ambito delle
cronache della giornata dell’8 settembre.
Testo (parziale) dell’articolo (già citato e riportato sopra, p. 61)
L’apoteosi di Amedeo Avogadro
nella gloria del nostro “bel Sant’Andrea”
Il messaggio degli scienziati italiani – I discorsi del Ministro
Rossi e dell’On. Pella – La prima pietra del Liceo Scientifico
[…]
A porta Milano sorgerà il Liceo Scientifico
In corteo di macchine, le autorità al seguito del Ministro, attraversando la città, si sono quindi recate a
porta Milano, per la posa della prima pietra del nuovo Liceo scientifico, intitolato ad Avogadro. Su progetto
dell’ing. Rossanigo, a cura della Amministrazione provinciale, e con il contributo dello Stato, il moderno edificio
sorgerà con fronte su corso Palestro, all’angolo di porta Milano che fronteggia la caserma “Fratelli Garrone”.
Dell’edificio, il Ministro Rossi ha murato nella prima pietra la pergamena firmata dalle maggiori autorità
presenti, con il Presidente della Provincia ing. Aimone, l’assessore Lanfranco Somaglino, sotto la cui
amministrazione era stato iniziato il progetto, l’assessore dott. Falcetto, il vice segretario generale della
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Provincia avv. Giordano, la preside del Liceo scientifico prof. Nuccia Cagna, attorniata da una rappresentanza
di studenti con la bandiera. Il geom. cav. Piero Romagnolo ha diretto le operazioni di posa della prima pietra: e
l’augurio è che sollecitamente, su quella pietra, sorga l’edificio dotato di tutte le moderne attrezzature, di
gabinetto e di laboratorio, tanto necessari, per gli studenti dello Scientifico.
L’Arcivescovo mons. Imberti, che ha benedetto la prima pietra, ha, con un breve discorso, reso
omaggio alla scienza divina dalla quale attinge quella umana, augurando che la scuola sia cattedra di sapere,
ma pure formatrice di coscienze. […]
“La Sesia”, 11 settembre 1956. La foto ritrae il plastico del nuovo Liceo Scientifico
nel momento della posa della prima pietra.
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Bibliografia
Comitato Biellese per le onoranze ad Amedeo Avogadro, Da Roma a Quaregna.
Amedeo Avogadro commemorato nel primo centenario della sua morte, “Unione biellese”,
Biella 1957
Virginio Bussi, I periodici di Vercelli (seconda edizione), Vercelli (Tipografia S.E.T.E.)
1980 [Biblioteca della Società Storica Vercellese]
Atti del Convegno “Un uomo di scienza: Amedeo Avogadro di Quaregna, 1776-1856,
150° anniversario della morte”, Vercelli 13 dicembre 2006, Uciim Vercelli (2007): contributi
di Luigi Cerruti, Gianfranco Zosi, Giovanni Ferraris
Atti del Convegno “Atomi e molecole dopo Avogadro”, Vercelli 7 febbraio 2008, Uciim
Vercelli (2009): contributi di Margherita Plassa, Giovanni Ferraris, Enrico Predazzi
Raccolte di periodici locali della Biblioteca Civica di Vercelli
Collaborazioni
La ricerca degli articoli è stata svolta nel corso dell’anno scolastico 2010 – 2011 dagli
studenti delle classi IV A (Silvia Quaglia, Andrea Paniale, Elisabetta Patti, Lucrezia Porta,
Chiara Tencone), IV A tecnologico (Sara Azzalin, Riccardo Bellomare, Alberto
Santagostino), IV A bilinguismo (Alice Paglia, Francesco Porreca) del Liceo Scientifico
“Avogadro” di Vercelli.
Le fotografie sono di Alberto Santagostino, Alice Paglia e Chiara Tencone.
La ricerca è stata progettata e diretta dalle docenti Maria Vietti e Patrizia Salussolia, con la
collaborazione di Carla D’Inverno.
Ringraziamenti
Si ringrazia tutto il personale della Biblioteca Civica di Vercelli, in particolare il Direttore,
dott. Gabriele Brugnetta, e la dott. Patrizia Carpo.
Si ringrazia il personale dell’Archivio di Stato di Vercelli, in particolare la Direttrice, dott.
Graziana Bolengo, e la dott. Anna Cerutti.