Scarica il Pdf Gratis - Festa di San Nicola e del Vischio
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v e r a a L st aori di Storia Segreti Leggende Curiosità Tradizioni Disegnatori Pubblicità Satira Lettere Regali Canzoni Film Libri Cartoline testi di Ant Siti Internet onio B i anch i c on 2 3ntini E D I T O R E zi z illustra zioni di Luca Tarla EDITORIALE ro ia di La vera st SOMMARIO La vera storia di Babbo Natale 6 Le origini: San Nicola Vita, morte miracoli 10 Dalla Turchia all’Italia: testi di Antonio Bianchi con illustrazioni di Luca Tarlazzi Un Santo da Myra a Bari 12 La devozione: San Nicola Le tradizioni nel mondo 16 La metamorfosi: pag. 6 San Nicola Vita, morte e miracoli Da Santo a Santa un mito a stelle e strisce 20 I grandi disegnatori: Thomas Nast, ritratto di Santa Claus 24 I grandi disegnatori: Haddon Sundblom, il signor Coca Cola 28 Tradizioni: Babbo Natale nel mondo uno, nessuno, centomila 32 Gli amici di Santa Claus: Rudolph & Company, le renne di Babbo Natale pag. 16 Da Santo a Santa, un mito a stelle e strisce 34 Un mito che vende: Il testimonial, Babbo Natale e la pubblicità 36 Il volto del mito: La galleria Ritratti di Babbo Natale 38 Galleria satirica: Esiste o non esiste? 40 La residenza: pag. 20 Nast e Sundblom: I grandi disegnatori A casa di Babbo Natale 42 Lettere e regali: Caro Babbo Natale 44 Musica e cinema: Le canzoni e i film 47 Internet: Babbo Natale nella Rete 48 Curiosità: Natale dalla A alla Zeta 50 Libri: La biblioteca di Babbo Natale Babbo Natale 4 Introduzione: pag. 42 Lettere e regali: Caro Babbo Natale... Lettera a Babbo Natale Caro Babbo Natale, e` cosi` che cominciano milioni di letterine che ti arriveranno fra pochi giorni… Quella che ti sto scrivendo e` un po diversa dalle altre. Prima di tutto perche´ ho appena oltrepassato i quarantanni. E poi perche´ devo confessarti che quando ero piccolo non scrivevo a te, bensi` alla Befana. La tua simpatica figura di nonno vestito di rosso non si era ancora imposta sul mercato. Forse la tua immagine tentava di farsi spazio su qualche manifesto di citta` che pubblicizzava prodotti americani, e io sono cresciuto in provincia… Cera la tv, ma era ancora in bianco e nero, e il tuo costume rosso non poteva sedurre noi piccoli spettatori. Ti scrivo solo ora perche´ con il tuo personaggio e` successo quello che in anni molto piu` recenti e` accaduto con Halloween: una festa dalle origini europee che emigra in America e ci torna indietro col vestito nuovo. Se ci pensiamo, tu occupi uno spazio importantissimo per tutti noi. Sembri una figura che esiste da sempre, un personaggio ancestrale, legato a tradizioni che affondano nella notte dei tempi… Qualcosa di ancestrale, in effetti, ti appartiene profondamente. E noi ci siamo divertiti ad esplorarlo, sperando di divertire anche te. Buon Natale Stefano Trentini, editore INTRODUZIONE COSA SI NASCONDE DIETRO LA FIGURA DEL RUBICONDO NONNONE AMATO DA La vera di Babbo I n Italia lo conoscono tutti come Babbo Natale. Qualcuno lo chiama Papà Natale, forse perché in certe regioni “babbo” è considerato irriverente. Nel resto del mondo i nomi si sprecano: Santa Claus, Father Christmas, Father Frost, Joulupukki, Kris Kringle, Père Noël, Sabdiklos, Sinter Klaas, Weihnachtsmann... Ma dietro questi mille nomi si nasconde la stessa identica figura: un vecchio paffuto e rubicondo, con una candida barba bianca e un inesauribile sacco pieno zeppo di doni. I bambini di tutto il mondo lo amano. Ma anche i più grandi continuano a lasciarsi sedurre dall’espressione paciosa di questo grosso nonno. I pubblicitari, poi, lo adorano: è lui il testimonial più richiesto e gettonato degli ultimi 100 anni. Non tutti sanno che la figura del rubicondo nonnone è stata ispirata da un santo, amatissimo sia nel mondo cattolico che in quello ortodos4 so. Parliamo di San Nicola, vescovo di Myra, nato nel III secolo d.C. a Pàtara, città portuale della Lycia (penisola meridionale dell’Asia Minore, l’odierna Turchia). La devozione popolare gli ha attribuito numerosi miracoli, in buona parte rivolti a fanciulli e giovani ragazze. Per questo, è considerato il “Santo dei bambini”. In occasione della festa di San Nicola - il 6 dicembre -, in alcuni Paesi europei (Germania, Olanda e, più in generale, nel Nord Europa) si affermò l’usanza di affidare a San Nicola il ruolo di dispensatore di regali ai bambini: secondo la leggenda, il Vescovo si sposterebbe nottetempo in groppa a un cavallo (o a un asino), lasciando dolci e strenne nelle scarpe dei bimbi buoni. In talune tradizioni, San Nicola è visibile in pieno giorno ed è scortato da un losco individuo (il cui nome varia a seconda dei Paesi: Black Pete, Krampus, Père Fouettard…): mentre il Vescovo premia i bambini buoni, il suo “truce” aiutante si occupa dei monelli. La tradizione dei regali arrivò negli Stati Uniti con gli emigranti olandesi che fondarono New Amsterdam. Il loro Sinter Klaas, in breve GRANDI E PICCINI? storia Natale tempo, si trasformò in Santa Claus. E il suo arrivo (tradizionalmente legato alla festa del santo) fu fatto coincidere con il Natale. Un ruolo particolarmente incisivo per il Santa Claus americano ebbero gli scrittori Washington Irving e Clement Clarke Moore e i disegnatori Thomas Nast e Haddon Sundblom. Furono loro a delineare il ritratto di Babbo Natale che tutti conosciamo: il vestito rosso bordato di pellicciotto bianco, la slitta volante, le renne, l’ingresso dal camino,la casa al Polo Nord, la fabbrica di giocattoli… Questa nostra pubblicazione ripercorre tappa dopo tappa la metamorfosi di San Nicola in Santa Claus. Non si tratta di una favola ad uso e consumo dei più piccini (come la maggior parte dei libri e delle pubblicazioni legate a Santa Claus). Questo numero speciale è una indagine storica, “sociologica” e culturale effettuata consultando centinaia fra libri, riviste e siti Internet. Dentro ci sono centomila Santa Claus diversi, antichi e nuovissimi, impregnati di religiosità o di più “sfrontate” velleità commerciali. E ogni lettore potrà trovare il suo preferito. DA SAN NICOLA A BABBO NATALE I due volti di Babbo Natale interpretati da Luca Tarlazzi. A sinistra, San Nicola in abiti vescovili. In questa pagina un Babbo Natale “di transizione”, con il bastone vescovile e il classico copricapo al posto della tiara. Le rifiniture del costume sono ispirate a motivi ornamentali lapponi 5 LE ORIGINI DIETRO IL “LAICO” BABBO NATALE SI NASCONDE LA FIGURA DI UN NOTO SANTO San Nicola VITA, MORTE, MIRACOLI L’ETIMOLOGIA DEL NOME E DELLE SUE VARIANTI: NICOLÒ, NICCOLÒ E NICOLETO NATO IN LYCIA DA UNA RICCA FAMIGLIA, NEL 300 FU ELETTO VESCOVO DI MYRA L’ANEDDOTO DEI TRE SACCHETTI D’ORO. UN MITO A METÀ FRA REALTÀ E LEGGENDA O ggi, per i più, Babbo Natale incarna l’anima “laica” delle festività di fine anno. Da una parte c’è il presepe, vero emblema “religioso” della festa, dall’altra ci sono l’albero e Babbo Natale, che ne incarnano la dimensione “consumistica”. Ma questa contrapposizione non rende giustizia alla vera origine “religiosa” di Babbo Natale: non tutti sanno che all’origine di questa figura ammantata di opulenza e di “appeal” commerciale si nasconde un santo, entrato prepotentemente nella devozione popolare sia nel mondo cattolico che in quello ortodosso. Parliamo di San Nicola. Il nome, come le varianti Nicolò e Niccolò, deriva dal greco niké, “vittoria”, e laòs, “popolo”. Le testimonianze storiche sulla sua vita sono estremamente sparute, e forse anche questo aspetto ha contribuito ad ammantare la sua figura di un alone leggendario. Le prime agiografie sono di poco precedenti l’anno Mille. In alcune di queste sono confluite leggende che i devoti e i marinai a lui fedeli (fautori di una autentica fioritura del culto nei 6 UN SANTO IN PILLOLE San Nicola nacque fra il 250 e il 255. Altre fonti fanno riferimento agli anni compresi fra il 280 e il 286. In ogni caso, il futuro santo trascorse l’infanzia a Pàtara, in Lycia. La leggenda narra di una precocissima vocazione religiosa. IL SANTO DEI BAMBINI Una illustrazione di Alexander Anderson per il primo “Festival of St. Nicholas” (6 dicembre 1810). L’evento fu organizzato dalla New-York Historical Society, i cui membri, nel 1804, elessero San Nicola loro patrono. Nell’illustrazione, appare ancora in abiti vescovili, ma fanno capolino riferimenti al futuro Santa Claus (i bambini, il camino, gli elfi e le calze traboccanti di strenne) porti di tutto il mondo) si tramandavano oralmente. Qualcuno ha ravvisato anche un pizzico di confusione fra le vicende legate al San Nicola vero e proprio e quelle di altri santi dal nome affine. La vita La data di nascita è avvolta dal mistero: alcuni studiosi la fanno risalire al 280-286, ma sembrano più attendibili le fonti che indicano gli anni compresi fra il 250 e il 255. Si narra che appena nato, invece di vagire e agitarsi, Nicola si fosse messo in piedi nel catino dove lo stavano lavando, giunse le mani e cominciò a pregare. Di sicuro, Nicola trascorse l’infanzia a Pàtara, città portuale della Lycia (penisola meridionale dell’Asia Minore, l’odierna Turchia), pargolo di una famiglia piuttosto agiata, da cui ereditò una cospicua fortuna che distribuì fra i poveri. La Leggenda atirea lo descrive come un bambino di eccellente fibra e già incline all’ascesi: il mercoledì e il venerdì rifiutava il latte materno. Da ragazzo “schifava le dissoluzioni e le vanità e usava la chiesa maggiormente”. Diventò vescovo di Myra nel 300. La leggenda narra che il Signore apparve a uno dei vescovi riuniti a Myra chiedendogli di scegliere come futuro vescovo della città colui che per primo si fosse recato in chiesa all’alba per pregare. Il più mattutino fu, appunto, San Nicola. Secondo altre fonti, San Nicola fu nominato vescovo a furor di popolo: i concittadini erano già a conoscenza dello spirito caritatevole e della generosità del futuro santo. L’elezione avvenne sotto il governo dell’imperatore Diocleziano. Si trattava di un periodo particolarmente duro per i cristiani, duramente perseguitati per tutto l’Impero Romano. In questa fase, che perdurò anche sotto Dalla famiglia d’origine, piuttosto agiata, ereditò una cospicua fortuna che distribuì fra i poveri. Diventò vescovo di Myra nel 300, sotto il governo dell’imperatore Diocleziano. Secondo alcune testimonianze fu eletto a furor di popolo: i concittadini erano già a conoscenza dello spirito caritatevole e della generosità del futuro santo. Gli anni del governo di Diocleziano e di Licinio furono particolarmente ostili al cristianesimo. E così, a ridosso della nomina, il neo-vescovo di Myra fu imprigionato e mandato al confino. Nel 313, con l’avvento di Costantino il Grande, Nicola fu liberato e potè ricoprire il suo incarico di vescovo. Nel 325 prese parte al concilio di Nicea. La leggenda narra di uno schiaffo che San Nicola diede all’eretico Ario. Negli ultimi anni di vita si recò a Roma, in visita al Santo Padre. Ancora in vita, il vescovo Nicola era già ammantato della fama di santo. L’aneddoto più celebre, narrato anche da Dante (Purgatorio, Canto XX) è legato alle tre fanciulle che il padre aveva destinato alla prostituzione. Nottetempo, San Nicola gettò nella loro dimora tre sacchetti zeppi di monete d’oro: grazie a questa dote, le tre fanciulle poterono sposarsi. San Nicola morì fra il 334 e il 352 (in compenso, si conosce il giorno esatto: il 6 dicembre). Fu seppellito a Myra (oggi Demre), in Turchia. Il 20 aprile 1087, le spoglie del santo furono “rapite” ad opera dei marinai di tre imbarcazioni partite appositamente dal porto di Bari. Le reliquie giunsero al porto barese di San Giorgio il 9 maggio 1087. Le spoglie furono depositate nella Chiesa di San Benedetto, poi nella Chiesa di San Eustrazio. L’abate Elia, contemporaneamente, avviò la costruzione del tempio destinato a custodire definitivamente le reliquie. 7 LE ORIGINI TRE SACCHETTI PIENI D?ORO Il più celebre aneddoto legato a San Nicola riguarda tre fanciulle che il padre aveva destinato alla prostituzione. Nottetempo, Nicola gettò in casa tre sacchetti pieni d’oro. Con questa dote, le tre fanciulle poterono sposarsi. Da sinistra, la raffigurazione del miracolo in una miniatura medievale e nella rappresentazione di Beato Angelico (Musei Vaticani) L?ICONOGRAFIA N ell’iconografia popolare, la figura di San Nicola è soggetta a numerose varianti. L’unica costante è la sontuosa veste vescovile, con la tiara, il mantello rosso, il pastorale e un libro. Quasi sempre ha fra le mani i tre involti delle monete (raffigurati come pomi, sfere, mele o – come dicevano i medievisti – “limosine” d’oro). Talvolta ha ai piedi una tinozza dal quale spuntano i tre fanciulli resuscitati. Fra gli attributi meno ricorrenti, da segnalare il pane, l’àncora, la nave... Le numerose rappresentazioni pittoriche d’epoca medievale e rinascimentale lo vedono intento a compiere miracoli e atti di carità. I beneficiari sono quasi sempre bambini o giovinetti. Ed è per questo che l’immaginario popolare lo ha progressivamente identificato nel ruolo di santo particolarmente benevolo nei confronti dei più piccini. La storia dell’arte è disseminata di capolavori raffiguranti San Nicola. Fra questi c’è la straordinaria Pala Ansidei di Raffaello. L’opera, che prende il nome dal committente Bernardino Ansidei, risale al 1505 (gli anni del primo soggiorno perugino dell’artista). Oggi è conservata alla National Gallery di Londra. Vi è raffigurata la Madonna fra San Giovanni Battista e San Nicola, 8 con il pastorale nella mano destra e con ai piedi le tre borse di monete. Il vescovo di Myra è raffigurato con fronte alta e sguardo pensoso. Al contrario di altre raffigurazioni, qui è senza barba. Le prime dissertazioni sulla vera fisionomia del volto di San Nicola, intorno al 1100, si devono ai tedeschi. Basandosi su un’icona che il monaco-abate Gregorio acquistò a Costantinopoli, il viso del santo fu definito “lungo, molto serio e venerabile; la fronte è fiera, i capelli e barba piuttosto stanchi”. Una sorta di “verifica” risale al 1957, quando il prof. Luigi Martino effettuò una ricognizione sulle reliquie, descrivendo il volto come “ascetico, nobile, armoniosamente conformato e proporzionato nelle sue parti, con fronte alta, larga, spaziosa che potremmo chiamare luminosa. Gli occhi sono grandi, leggermente incavati, dolci e nel contempo severi, di un uomo pensoso e sofferente. Gli zigomi un poco forti e sporgenti sopra guance appena incavate. Mento piuttosto prominente entro la leggera scriminatura della barba. Questa immagine del santo non fa escludere la sua eventuale appartenenza al tipo bruno levantino”. SAN NICOLA NELLA STORIA DELL?ARTE Tre fra le più note raffigurazioni di San Nicola: da sinistra, il San Nicola di Beato Angelico. La piccola tavola risale 1424/25. Al centro, la Pala Ansidei di Raffaello (1505). A destra, il San Nicola del pittore pesarese settecentesco Maurizio Sparagnini il governo di Licinio, Nicola fu imprigionato e mandato al confino. Il cristianesimo fu permesso solo con l’avvento dell’imperatore Costantino il Grande: nel 313 San Nicola fu liberato e potè finalmente ricoprire il suo incarico di vescovo. Impegnato nella lotta all’idolatria e alle eresie, San Nicola svolse un’attività pastorale particolarmente caritatevole. Con ogni probabilità prese parte al concilio di Nicea nel 325 (dove schiaffeggiò l’eretico Ario). Alcune testimonianze relative agli ultimi anni di vita confermano anche un viaggio a Roma, in visita al Santo Padre. San Nicola morì il 6 dicembre di un anno compreso fra il 334 e il 352, e fu seppellito a Myra (oggi Demre, in Turchia). I miracoli Alla figura di San Nicola considerato santo quand’era ancora in vita – sono legati numerosi miracoli e atti di carità. In molti, ricorre misteriosamente il numero 3. L’aneddoto più celebre – a cui l’iconografia europea ha attinto a piene mani - è sicuramente quello legato alle tre fanciulle che il padre, non potendo disporre di denari per la dote, aveva destinato alla prostituzione. Nottetempo, San Nicola gettò nella loro dimora tre sacchetti zeppi di monete d’oro. L’avvenimento è noto anche per essere stato narrato dal greco Michele Archimandrita (IX sec.) e da Dante nel Canto XX del Purgatorio: “Esso parlava ancor della grandezza/ che fece Nicolao alle pulcelle/ per condurre ad a onor loro giovinezza”. A questo atto di carità è legata una fioritura di aneddoti, probabilmente scaturiti dall’immaginario popolare. Si dice, per esempio, che San Nicola gettò nella casa tre sacchetti per tre notti consecutive. Per due volte trovò le finestre aperte. La terza notte, invece, dovette arrampicarsi sul tetto per far scivolare i sacchetti di monete attraverso il camino. Al mattino, le fanciulle trovarono il tesoro all’interno delle calze appese ad asciugare. Si tratta evidentemente di una leggenda popolare nata per legittimare le affinità fra San Nicola e Babbo Natale. Un altro miracolo è legato all’imperatore Costantino, a cui San Nicola si rivolse (taluni riferiscono che gli apparve in sogno) chiedendo la grazia per tre giovani ufficiali condannati a morte. Più incredibile l’aneddoto dei tre ragazzini uccisi da un oste avido e malvagio, i cui corpi mutilati erano stati trasformati in carne in salamoia. La leggenda narra che i corpi rimasero sotto sale per tre anni (sette per i devoti della Lorena). San Nicola capitò per caso in quell’osteria, e non appena gli fu servito il piatto di carne in salamoia si fece il segno della croce. All’improvviso, i tre ragazzini resuscitarono. DIO PAGANO O SANTO? ____________________ C’è chi sostiene l’ipotesi che San Nicola non sia mai esistito e che la sua figura derivi da qualche dio pagano. Le associazioni fra i santi e gli dei pagani erano piuttosto frequenti nei primi anni del cristianesimo. Varie fonti accostano la figura di San Nicola a quella del romano Nettuno, del teutonico Nickar, di Odino (il dio dell’aria) e in particolare - al greco Poseidone (che qualcuno chiamava “il marinaio”, titolo poi ereditato da San Nicola). Questo stretto legame sembra essere confermato dal fatto che molti templi dedicati a Poseidone siano stati poi intitolati a San Nicola. MILLE ICONE Una panoramica di icone, antiche e non, raffiguranti San Nicola. L’unica costante è la sontuosa veste vescovile. Fra le mani, il santo regge un libro. Talvolta appaiono anche il copricapo (tiara) e il bastone vescovile 9 DALLA TURCHIA ALL’ITALIA LA CITTÀ PUGLIESE E IL SUO PATRONO: LA BASILICA E LA SAGRA PRIMAVERILE Un Santo da Myra a Bari LE SPOGLIE FURONO “RAPITE” IL 20 APRILE 1087 PER RAGIONI DI PRESTIGIO RELIGIOSO E POLITICO. LA SPEDIZIONE: 62 MARINAI SU TRE IMBARCAZIONI. IL 9 MAGGIO LO SBARCO AL PORTO DI SAN GIORGIO IL VIAGGIO DEL SANTO A fianco, da sinistra, una cartina dell’Asia minore e un affresco di Myra raffigurante San Nicola. In basso, la facciata della Basilica di San Nicola, a Bari 10 N el XI secolo, l’Asia Minore cadde sotto il dominio turco. Si registrò una drastica frattura fra cristianità occidentale e orientale. La Puglia era sotto la dominazione dei Normanni, desiderosi di mostrare al mondo la propria audacia. E’ da intendere in questo senso la spedizione partita da Bari per impadronirsi delle spoglie di San Nicola, custodite a Myra. Fautori del “rapimento” – che avvenne il 20 aprile 1087 furono 62 marinai, partiti su tre imbarcazioni. Niccolò Putignano, canonico e storico minuzioso, nei suoi documenti settecenteschi fa riferimento a due pellegrini, uno greco e uno francese. “I due – scrive Putignano – riferirono che la chiesa era situata in luogo solitario, senza clero e senza popolo, custodita soltanto da tre monaci, fuori de’ quali niun altro vi era che impedir potesse l’impresa. La via dunque era libera. I baresi potevano avviarsi verso il sacro luogo a compiere la memoranda impresa”. Le reliquie giunsero al porto barese di San Giorgio il 9 maggio 1087. Testimoni oculari dello sbarco e cronisti dell’evento furono Niceforo e Giovanni Arcidiacono. Le spoglie furono dapprima depositate nella Chiesa di San Benedetto, poi – su indicazione dell’abate Elia - nella Chiesa di San Eustrazio. Nel frattempo, lo stesso abate avviò la costruzione del tempio destinato a custodire definitivamente le reliquie. “San Nicola di Myra” diventò “San Nicola di Bari”, patrono della Regione Puglia, della Città, dell’Arcidiocesi e della provincia barese. La traslazione delle ossa – che può essere considerata frutto di un vero e proprio rapimento – rappresentò per la città pugliese una importante opportunità sia a livello religioso che a livello politico, economico e culturale. San Nicola, fin da allora, era con- siderato un “santo senza frontiere”, venerato da Oriente ad Occidente. Un messaggero dell’ecumenismo e della pace rispettato da cattolici, ortodossi, protestanti. La Basilica di Bari La Basilica di San Nicola di Bari sorge sull’area della bizantina corte del Catapano. Nel 1089 era già stata realizzata la cripta, pronta ad ospitare le reliquie. Nel 1098 nella Basilica si svolgeva il Concilio, alla presenza di papa Urbano II (che collocò le reliquie sotto l’altare) e di 185 vescovi. La consacrazione vera e propria risale solo al 1197, come recita un’iscrizione sulla facciata. Sotto la dominazione angioina, la Basilica si arricchì enormemente. Fra i tesori custoditi, da menzionare la “Cattedra di Elia”, il ciborio dei primi anni del XII secolo, un trittico tardo bizantino di Rico de Candia, una pala del veneziano Bartolomeo Vivarini, l’icona di Urosio II e un altare d’argento dedicato al Santo. Citazione doverosa anche per il soffitto dorato seicentesco, opera di Carlo Rosa, e per il mausoleo di Bona Sforza, regina di Polonia. Il recupero dell’edificio e della cripta (continuamente invasa dalle acque marine) risale al primo Novecento, con interventi di restauro in certi casi piuttosto invasivi. La sagra di San Nicola Di norma, il 7, 8 e 9 maggio, Bari celebra l’arrivo delle spoglie di San Nicola con una sagra. La città si riempie di pellegrini provenienti dalle più svariate zone, muniti di gonfaloni, stendardi, spighe di grano, pani benedetti... E nelle strade del centro storico si possono gustare delle caldissime “sgagliozze” (fritture di polenta). Nel corso della prima giornata, dal porto di San Giorgio si forma un corteo storico in costume medievale (sbandieratori, guerrieri, marinai, dame, paggi...) che attraversa la città nuova al seguito di un antico quadro raffigurante San Nicola. Il corteo raggiunge il piazzale della Basilica per il momento clou: le porte si spalancano e i monaci (Domenicani) riprendono in consegna l’immagine sacra. L’8 maggio, la statua del santo (una bellissima icona di fine Settecento, presumibilmente opera di Giovanni Corsi, custodita nella Basilica di San Nicola Superiore) viene imbarcata su un peschereccio e portata in processione sulle acque del mare, seguita da un corteo di barche. Alla sera, la statua viene riportata a terra e accolta festosamente, con tanto di fuochi pirotecnici. Il 9 maggio, la festa si conclude fra riti religiosi e iniziative culturali. Alcune curiosità: a Bari, San Nicola non porta doni ai bambini. Il culto religioso ha sempre avuto la meglio sulle espressioni laiche che hanno fatto la fortuna di Santa Claus/Babbo Natale. TESORI BARESI La statua di San Nicola custodita a Bari, probabile opera settecentesca di Giovanni Corsi. Più in alto, l’interno della Basilica di San Nicola Superiore GLI ALTRI SAN NICOLA icola, Nicolò, Niccolò, Nicoleto… L’etimologia del N nome (dal greco “vincitore del popolo”) ha subito numerosi adattamenti. Ma la radice è la stessa. Oltre al San Nicola vero e proprio esistono altre figure dal nome affine. Il santo nato a Patara (il vero San Nicola) è stato a lungo confuso con San Nicola di Pinara, vissuto tre secoli dopo, archimandrita del monastero della Santa Sion e vescovo di Pinara (non distante da Myra). Il predominio del pinarese fu promosso da Nicola Carmine Falcone, studioso e vescovo di S. Severina (CZ), nell’opera Acta antiqua (o Primigenia), pubblicata nel 1751. Dopo aver rintracciato nella Biblioteca Vaticana un codice membranaceo su Nicola di Pinara, Falcone sostenne che gli scritti relativi a Nicola di Myra, così come la sua stessa esistenza, erano da considerarsi pura leggenda. La tesi gli fu duramente contestata dal canonico barese Nicola Putignani. Oggi si propende per l’esistenza di entrambi i Nicola: un vescovo di Myra, vissuto fra III e IV secolo, e un vescovo di Pinara, vissuto della prima metà del VI secolo. A rendere ancora più complessa la situazione, è da segnalare la presenza di un terzo caso di omonimia: parliamo di San Nicola “Zio paterno”, vissuto tre secoli dopo il Vescovo di Myra e probabile zio per ascendenza paterna di Nicola di Pinara; così si evince da incisioni su marmo e da targhe della Chiesa del Lido di Venezia, dove sono custoditi i resti, trafugati da marinai veneziani fra il 1099 e il 1101. Le spoglie mortali dei tre Nicola riposa- vano in luoghi molto vicini (il monastero della Santa Sion, dove erano custoditi i resti del pinarese e dello zio, era situato a 6 chilometri da Myra) e c’è chi ha avanzato dubbi sull’attribuzione delle reliquie custodite a Bari e a Venezia. Meritano menzione anche San Nicola da Tolentino e San Nicola di Flùe, particolarmente popolare in Svizzera, dove nacque nel 1417, presso Sachseln, nel Cantone di Obwalden. Esiste anche San Nicola di Trani, “il Pellegrino” proveniente dalla Grecia, sbarcato a Otranto e arrivato a Trani il 18 maggio 1094. Morì appena 16 giorni dopo. Su interessamento dell’arcivescovo Bisanzio, che si recò a Roma per informare papa Urbano II, Nicola di Trani fu proclamato santo nel 1098. 11 LA DEVOZIONE LA RAPIDA DIFFUSIONE DEL CULTO: DALL’IMPERO BIZANTINO AI PAESI EUROPEI San Nicola LE TRADIZIONI NEL MONDO IL CALENDARIO LO FESTEGGIA IL 6 DICEMBRE LE PRINCIPALI FESTE DEL VECCHIO CONTINENTE DA PATRONO DEI MARINAI A SANTO DEI BAMBINI L’EUROPA DEL NORD E LA CONSEGNA DEI REGALI O ggi, San Nicola è patrono della Grecia, della Russia e della Lorena, ma anche di Ancona, Bari, Merano, Sassari, Venezia e della Sicilia. Il calendario lo festeggia il 6 dicembre. Le chiese italiane a lui dedicate sono circa 1200; quelle tedesche sfiorano quota 2400; quelle inglesi, invece, sono circa 400. La diffusione del culto fu sorprendentemente rapida e capillare. Dall’Impero Bizantino, dove San Nicola era venerato come sostenitore della fede ortodossa, la sua influenza si estese all’Europa occidentale intorno al secolo VII. I marinai normanni, che fecero di San Nicola il loro patrono, ebbero influenza soprattutto in Francia, Germania (XII secolo) e nei paesi cechi (fra XIII e XIV secolo). Un santo per tutti Nel corso dei secoli, l’immaginario popolare lo ha identificato come protettore di bambini e scolari (buona parte dei suoi miracoli è legata all’infanzia e all’età 12 I REGALI DI SAN NICOLA A sinistra, un dipinto del fiammingo Jan Steen (1625 – 1679), intitolato “I regali della notte di San Nicola”. Il santo è considerato il “primo portatore di doni della storia”. Questo ruolo è particolarmente radicato in Olanda, Austria, Germania, Danimarca e anche in parte dell’Italia settentrionale. In basso, due antiche cartoline raffiguranti San Nicola circondato da bambini dell’innocenza). Mai prima di allora i bambini avevano avuto un santo tutto per loro. San Nicola diventò protettore anche delle ragazze da marito o in pericolo, di prigionieri, pellegrini, pescatori, marinai, zatterieri, farmacisti, fabbricatori e commercianti di profumi, osti, bottai, mercanti di vino, mastri birrai, macellai, contadini, tessitori, commercianti di panno e di pizzi, scalpellini, operai nelle cave, rilegatori, bottonai, candelai, pompieri, notai, avvocati, giudici e vittime di errori giudiziari. Avendo salvato dalla carestia la popolazione di Myra moltiplicando il grano, San Nicola è considerato patrono di panettieri, mugnai e commercianti di grano. Storicamente, il santo si invoca anche per tenere i ladri lontano dalla propria casa. Grazie a lui è possibile ritrovare oggetti smarriti. Un mito nordico San Nicola è considerato il “primo portatore di doni” della storia, anche se alcuni esperti fanno risalire questo ruolo a figure mitologiche come il teutonico Odino o il germanico Thor. Il culto è particolarmente radicato in Olanda e nei paesi germanici. Qui, la festa in suo onore, è storicamente caratterizzata da visite ai parenti, con regali ai più piccini, ed è sempre stata considerata una delle principali ricorrenze invernali, fino a collegarsi idealmente al Natale. Nei paesi del Nord Europa (in particolare Austria, Germania, Olanda e Danimarca, ma anche nell’Italia settentrionale), San Nicola era descritto come un vecchio dal manto rosso, che si spostava in groppa a un asinello o a un cavallo. Secondo la leggenda popolare, il santo impiegava un giorno e una notte per percorrere l’itinerario. E così, in Olanda, la consegna dei doni avviene la notte del 5 dicembre; in Germania, la mattina del 6; in Austria, la sera del 6 dicembre. Quando non può presentarsi di persona, San Nicola lascia i regali nelle scarpe o nelle calze che i bambini dispongono fuori dalla porta o sul davanzale della finestra. Talvolta, San Nicola è scortato da figure minacciose (come lo gnomo Peter il nero, oppure Krampus, Piet, Père Fouettard…) a cui era affidato il compito di punire i bambini ancora svegli. Ancora oggi, in occasione del 6 dicembre, le vetrine di tutti i Paesi del nord si riempiono di dolci che riproducono San Nicola: sculture di cioccolata, caramelle, leccalecca, biscotti… A zonzo per l’Europa La sera del 5 dicembre, i bambini dell’Italia settentrionale mettono sul davanzale calze e scarpe. Nella notte di San Nicola, l’anziano vescovo percorre le strade per distribuire dolci, giocattoli e strenne nelle calzature dei bambini buoni. Non si conosce la ragione per cui i regali vengano depositati proprio nelle calzature. C’è anche chi ha provato a forzare la leggenda legata alle tre fanciulle: alcune fonti raccontano che San Nicola, trovando le finestre chiuse, gettò i tre sacchetti ricolmi d’oro all’interno del camino (ed ecco spiegata anche la ragione per cui Babbo Natale si calerebbe dai tetti). E i sacchetti, invece di atterrare sulle braci ardenti, si sarebbero casualmente infilati all’interno delle calze appese ad asciugare… In Grecia il culto del Santo era già diffuso prima ancora che fiorissero TUTTI I NOMI DI SAN NICOLA ____________________ Una testimonianza dell’enorme diffusione del culto di San Nicola si evince dalla fioritura di nomi con cui è identificato nei vari Paesi: in Danimarca, è noto come Niels o Nils; in Francia, come Colin, Colette, Nicol, Colas; in Germania, come Niklas, Nickel e Klaus; in Gran Bretagna, come Collins o Cole; in Olanda, come Niklas e Klass; in Spagna, come Nicolas; in^ Polonia, MikoLaj; per i popoli magiari è Miklos; per i russi, Nikolai o Kolia... scritti sulla sua vita. Lo venerava, in particolare, la gente di mare: alcuni pescatori greci, storicamente, usano portare un’icona del santo sulle loro imbarcazioni. Anche in Francia la popolarità di San Nicola risale alla notte dei tempi. Qui, il culto precede la traslazione a Bari, come testimoniano un tempio del 1038 (consacrato a Notre Dame et Saint-Nicolas) e l’intitolazione della Chiesa dell’ospizio del Gran San San Nicola contro Gesù Bambino Un periodo di crisi di San Nicola è legato alla Riforma protestante. Il ruolo di dispensatore di doni passò a Gesù Bambino, a sua volta coadiuvato da qualche aiutante, talvolta affine a Babbo Natale (il francese Pére Noel), altre volte più insolito (come il nano Belsnickles). 13 LA DEVOZIONE Bernardo (nel 1049). Fra il 1495 e il 1553, a SaintNicolas de Port, è stato realizzato un solenne tempio gotico. Al suo interno è custodito anche un frammento del dito del Santo, trafugato nella tomba barese da alcuni pellegrini. La sera del 6 dicembre, nella stessa località, un vecchio vestito da San Nicola si aggira fra le case per interrogare i bambini: coloro che si sono dimostrati buoni e pii ricevono in dono dolci e regali; al contrario, i più birboni e capricciosi vengono affidati all’accompagnatore di San Nicola, un barbone chiamato Père Fouettard, che ha l’incarico di appioppare piccoli scappellotti. Vale la pena menzionare il gioco del bambino vescovo, in uso nei monasteri francesi dal XII secolo: il 6 dicembre, un ragazzino veniva scelto per impersonare San Nicola. Al piccolo, vestito in abiti episcopali, era affidato il compito di distribuire doni ai bambini buoni e di perdonare i peccati a quelli cattivi. Talvolta, questa usanza si protraeva fino al 28 dicembre (come in Polonia). Come in Francia, anche in Germania il culto è antecedente la traslazione a Bari. Alcuni studiosi fanno risalire la diffusione della figura di San Nicola al 972, anno in cui il futuro imperatore Ottone II sposò la principessa bizantina Teofana. Poco dopo il suo arrivo, in terra tedesca si contarono 13 chiese consacrate a San Nicola. Alla sua fama contribuirono anche le liturgie, basate su un’alternanza di responsorii e antifone, vere e proprie cantate sulle vite dei santi. Una delle più famose fu la “Historia”, cullata da una melodia gregoriana, composta intorno al 1075 da Reginaldo di Eichstatt. San Nicola distribuisce i doni la mattina del 6 dicembre. In Austria il periodo natalizio inizia con l’avvento. Molti bambini hanno un calendario su cui contare i giorni fino a Natale. Ogni giorno aprono una finestra, dietro la quale si trova una piccola sorpresa. San Nicola arriva la sera del 6 dicembre, talvolta accompagnato dal suo fido Krampus. In Olanda, il 6 dicembre, San Nicola è protagonista di una allegra cerimonia. Una persona vestita da San Nicola attraversa il centro storico di Amsterdam distribuendo dolci ai bambini buoni. Nel suo percorso, il santo è accompagnato da un servo nero chiamato Zwarte Piet. I FASTI MEDIEVALI: LETTERATURA E TEATRO an Nicola è da sempre un santo Sampia del popolo nell’accezione più (e laica) del termine. C’è un’antica lauda medievale (risalente al XI secolo circa), cantata per piazze e campagne, impregnata di un’allegria che esprime bene il calore che ha sempre circondato questa figura: “Lingua d’omo dir non poria / quante fue sua santitade... / Più duro saria / contar la giocuntitade / che Cristo per sua pietade / li ha donata in paradiso / ove sempre in gioco e in riso / cum li angeli sta beato”. Il Vescovo di Myra affascinò anche il mondo letterario europeo. Intorno a 14 San Nicola fiorì una ricca produzione di laudi, drammi liturgici e spettacoli popolari, talvolta tacciati di eccesso di satira, che in Francia presero il nome di “jeux” (giochi). Alla sua figura è legato anche quello che taluni considerano il primo testo teatrale della storia. Ci riferiamo a “Le jeu de Saint Nicolas”, opera di Jean Bodel, un giullare ammalato di lebbra. Il normanno Robert Wace gli dedicò un poema (“Io sono normanno ed ho nome Wace / mi è stato detto e richiesto di comporre / la vita in volgare di San Nicola, / che fece miracoli belli e grandi”). Sempre in Olanda, a Leida, si svolge una importante manifestazione studentesca: i ragazzi sfilano per le strade vestiti con abiti storici. Il corteo è preceduto da un carro, trainato da cavalli impennacchiati, sul quale viaggia lo studente più bravo, vestito da San Nicola. In Gran Bretagna, San Nicola era venerato prima della conquista normanna. Sono state censite 385 chiese a lui dedicate, costruite anteriormente alla scissione anglicana. Il più delle volte sorgevano in riva al mare (Harwich, Great Yarmouth, Liverpool, Whiteheaven, Dover...), poiché i marinai, di cui il santo era protettore, dovevano poter scorgere i campanili in lontananza. Anche in Gran Bretagna, fra il 6 e il 28 dicembre, si usava eleggere un vescovo-ragazzo, ma la tradizione fu abolita dalla riforma luterana. La figura religiosa fu gradualmente superata in popolarità da Father Christmas. Nell’immenso territorio e nella straordinaria varietà di popolazioni che caratterizzano la terra russa, la figura di San Nicola è oggetto di una devozione superiore a quella dei profeti, degli apostoli, dei martiri e di qualsiasi altro santo. Le sue icone trovavavo collocazione accanto a quelle di Cristo e della Madonna. In tutte le città più importanti si trova almeno una chiesa intitolata a suo nome. La più antica fu eretta a Novgorod nel 1113 (nella stessa città ne IL SAN NICOLA DI VIPITENO Anche in Italia si svolgono numerose feste dedicate a San Nicola. La sequenza fotografica a sinistra ripercorre alcuni momenti della festa di Vipiteno, in provincia di Bolzano. San Nicola non è l’unico protagonista: lo affiancano due mori e un gruppo di dispettosi diavoli (Krampus), che esemplificano le forze del male furono costruite altre. Secondo il desiderio popolare avrebbero dovuto essere tante quanti erano i giorni dell’anno). Nella liturgia ortodossa (che fra l’altro proibiva le statue, ad eccezione di quella di san Nicola), il giovedì è il giorno dedicato al santo, occasione per letture corali di episodi della sua vita, coronate da momenti di preghiera. I fedeli, al cospetto delle icone di San Nicola, non si limitavano a un cenno d’inchino (come per tutti gli altri santi), ma si piegavano addirittura fino a portare il viso a terra. Un’icona era anche alla corte dello zar e per consuetudine, di fronte all’immagine del santo, venivano collocate grossi cesti di pane e di frutta da distribuire a mendicanti e a sacerdoti poveri. La Polonia è caratterizzata da una fortissima religiosità popolare. Qui, la figura di San Nicola è oggetto di un’utentica venerazione. Taluni associano a lui l’avvento del cristianesi- mo: la leggenda narra che il vescovo di Myra riuscì a distruggere con una scure la quercia secolare in cui si annidava il dio pagano Swiatowid (considerato falso e bugiardo), dimostrando la superiorità del vero Dio. Nelle varie zone del Paese, San Nicola si celebra nei più svariati modi. Di particolare interesse le solennità in suo onore che caratterizzano alcune province settentrionali: la festa durava dal 6 al 28 dicembre (giorno della festa degli innocenti), e quelle giornate erano occasione per aiutare i bambini poveri e gli orfanelli. Il 6 dicembre, nella notte di san Nicola, i bambini appendevano le loro calze nei caminetti, sperando di trovarle piene di doni e dolciumi. In Islanda, in occasione della festa del santo, i bambini mettono una scarpa sul davanzale della finestra. Se sono stati buoni ricevono un dono da San Nicola. Se sono stati cattivi, invece, devono accontentarsi di una patata. In Slovacchia, il 6 dicembre, i bambini puliscono le proprie scarpe e le mettono sul davanzale. Gli adulti si mascherano da San Nicola, da diavolo e da angelo. In Svizzera, la figura di San Nicola è protagonista di una importante festa a Friburgo, in programma il 6 dicembre nella cattedrale gotica dedicata al santo. Si tratta di una ricorrenza religiosa, coronata però da una grande fiera e da un corteo notturno organizzato dai ragazzi della locale facoltà di Giurisprudenza, in cui il santo si sposta a bordo di un asinello carico di cesti zeppi di cioccolata. Uno degli studenti, vestito da vescovo, visita gli anziani e i piccoli ammalati. Ai bambini buoni regala biscotti a forma di San Nicola. Mentre i piccoli che osano impossessarsi senza permesso di uno dei dolciumi vengono affidati al Père Fouettard. IL PROTETTORE DEI MARINAI ____________________ C’è una associazione strettissima fra la figura del santo e i marinai. Per augurare una buona traversata, molti lupi di mare ancora oggi dicono: “Che San Nicola stia al tuo timone”. C’è una nutrita serie di miracoli che conferma questo legame. Il più celebre racconta di una nave in traversata sul Mediterraneo sorpresa da una tempesta. Alle invocazioni del comandante e della ciurma, San Nicola apparve miracolosamente, mettendosi al timone della nave. Riuscì a trarre in salvo l’intero equipaggio, esortandolo ad essere più compassionevole e caritatevole. In Spagna, il culto di San Nicola si è affermato con meno forza, in particolare per quanto riguarda il ruolo di dispensatore di strenne. Qui (come in quasi tutti i paesi di lingua spagnola), i regali vengono portati il 6 gennaio. SAN NICOLA E PØRE FOUETTARD San Nicola e il suo accompagnatore Père Fouettard visti da due bambini francesi. In molti Paesi, san Nicola è scortato da un “losco figuro” addetto alla punizione dei bimbi monelli. Nella foto piccola all’interno del box, il dipinto “San Nicola salva la nave” di Beato Angelico 15 LA METAMORFOSI FRA ‘600 E ‘800 GLI EMIGRANTI EUROPEI DIFFUSERO IL CULTO UN MITO AMERICANO Una illustrazione emblematica realizzata da Luca Tarlazzi. Furono i coloni olandesi a portare Sinter Klaas negli Stati Uniti. Il personaggio piacque agli americani, che trasformarono il nome in Santa Claus, lo privarono di tutte le implicazioni religiose e portarono la festa a ridosso del Natale UN MITO A STELLE E STRISCE Santo Santa da 16 a IN USA. LA FESTA FU PORTATA A RIDOSSO DEL NATALE PRIMO RITRATTO LETTERARIO Washington Irving (nel ritratto a destra) è l’autore del libro “History of New York” (1809). Il volume contiene il primo ritratto di San NicolaSanta Claus, descritto come un minuscolo omino vestito di scuro (come confermano le due illustrazioni d’epoca) F LA FIGURA DI S. NICOLA ASSUNSE CARATTERI SEMPRE PIÙ LAICI. LA NASCITA LETTERARIA DI “SANCTE CLAUS”: I LIBRI DI WASHINGTON IRVING E CLEMENT CLARKE MOORE ra XVIII e XIX secolo, gli emigranti tedeschi esportarono la festa di Sinter Klass negli Stati Uniti, preceduti – nel corso del Seicento – dai coloni olandesi, che per primi diffusero il culto di San Nicola nella cosiddetta New Amsterdam, poi diventata New York. La figura di “Sinter Klass” piacque molto anche ai coloni inglesi che storpiarono il nome in “Santa Claus”. Furono esportati anche Belzinickles (immaginato come un adulto baffuto, vestito con una casacca di pelliccia, che aveva il compito di spaventare i bambini monelli) e Gesù Bambino (che diventò Khris Kringle). Anno dopo anno, in America, Sinter Klass, Gesù Bambino e Belzinickles si “fusero” idealmente in un’unica figura, identificabile in Santa Claus. Taluni lo immaginavano vestito con un giaccone di pelle e pantaloni verdi, mentre la mitra vescovile si trasformava nel caratteristico berretto a punta. La festa di San Nicola assunse caratteri sempre più laici e si sovrappose gradualmente alla festa del Natale. Il contesto americano Un momento particolarmente importante per la “nascita” di Santa Claus è datato 1804. Si tratta dell’anno di nascita della New York Historical Society, i cui membri elessero San Nicola come santo patrono. Più in particolare, alla neonata società piacque l’idea del Sinter Klaas dispensatore di doni, ereditata dalla tradizione tedesca. Gli americani si impossessarono di questa figura con criteri del tutto personali. Visto che gli inglesi protestanti non osservavano le festività dei santi, la visita di San Nicola fu fatta coincidere con il Natale. Nel 1810, Samuel Pintard, portavoce di un’antica fami- glia inglese, contribuì a riformulare il concetto di Natale, trasformandolo in una giornata di festa dedicata all’intera famiglia e affossando in parte l’idea di celebrazione “pubblica” fino ad allora legata all’arrivo del nuovo anno. La nascita di Sancte Claus In questo clima di revisione della festa si delinea anche il primo “ritratto americano” di Santa Claus: ci riferiamo al libro History of New York (1809), di Washington Irving, che per l’occasione sfoderava lo pseudonimo Diedrich Knickerbocker. Più che di un saggio storico propriamente inteso, era un’opera narrativa pervasa di un gusto satirico, capace, però, di ricreare con grande fragranza e vivacità 17 LA METAMORFOSI IL POEMA DI CLEMENT CLARKE MOORE In Usa, Santa Claus deve molto a Clement Clarke Moore, autore di “The night before Christmas” (1822/23). Nel disegno in alto, Moore legge il poema alla famiglia. Nella pagina a fianco alcune antiche edizioni 18 cronistica l’epoca coloniale di New York. Nella prima edizione, Knickerbocker ironizzava sulle origini tedesche di New York. E fra una considerazione e l’altra descriveva la figura di San Nicola come un uomo anziano, vestito di scuro, che si aggirava per le vie della città in groppa a un cavallo. Nel 1810, in occasione della festa annuale dedicata a San Nicola, fu presentata una statua in legno che raffigurava Sinter Klaas nel ruolo più tradizionale (una figura alta e con abito lungo). La presentazione pubblica della statua fu accompagnata dalla lettura di una poesia in tedesco, nel cui testo faceva capolino il nome “Sancte Claus”. Quello stesso anno, Diedrich Knickerbocker entrò a far parte della New York Historical Society. E nel 1812 consegnò alle stampe una nuova edizione di History of New York, dove appariva un ritratto ben più articolato di San Nicola, descritto come un vescovo che, la notte di Natale, si sposta con una carrozza trainata da cavalli. La vettura è in grado di elevarsi sulle cime degli alberi e sui tetti dei palazzi, per consentire a San Nicola di calarsi dai camini per portare doni ai bambini buoni. Dai cavalli alle renne Una ulteriore passo in avanti nella messa a fuoco di Santa Claus è datata 1821, quando il tipografo newyorkese William Gilley pubblicò un poema dedicato a Sancteclaus (un altro nome diverso). Il personaggio diventava minuscolo: un vescovo in miniatura, vestito con abito di pelliccia, che guidava una slitta trainata da una sola renna (e non più dai cavalli). Nel 1822 fu bubblicato un altro piccolo poema, intitolato The Children’s Friend (L’Amico dei bambini) in cui la slitta, trainata da alcune renne (non più una sola), diventava magicamente “volante”. Clement Clarke Moore Ma la figura letteraria più influente per i piccoli americani è rappresentata da Clement Clarke Moore, dentista e studioso di teologia di Chelsea. Il suo poema A visit from St. Nicholas fu scritto nel 1822 (anche se qualcuno attribuisce la paternità a Henry Livingston) e pubblicato il 23 dicembre 1823 sul giornale newyorkese Troy Sentinel. Dal 1836, il lavoro è noto a livello planetario con il titolo ‘Twas the night before Christmas. Con Moore, la figura di Santa Claus si arricchisce di mille piccoli nuovi particolari rispetto ai ritratti delineati da History of New York e The Children’s Friend. Il poema fu scritto durante un soggiorno al villaggio di Greenwich: il St. Nicholas UNA LETTERINA AL NEW YORK SUN ___ di Moore fu ispirato dal personaggio tedesco che guidava la vettura. Il personaggio è descritto come un piccolo personaggio curioso, vivace e rapidissimo che si cala nelle case dei bambini buoni attraverso i caminetti. Viene riconfermata l’idea della slitta volante trainata da renne. Moore, rispetto ai suoi predecessori, compie un passo decisivo in più: ne indica anche il numero e il nome. Le renne sarebbero otto. I loro nomi sono Blitzen (originariamente Blixem), Comet, Cupid, Dancer, Dasher, Donner (originariamente Dunder), Prancer e Vixen (manca solo la nona renna, che si aggiungerà all’appello solo nel 1939). Soprattutto, l’autore è il primo che colloca stabilmente l’arrivo di Santa Claus la notte del 24 dicembre, alla vigilia di Natale (come ben si evince dal titolo). Il libro ebbe un enorme successo sia negli Stati Uniti che in Europa: grazie a Moore, i bambini del Vecchio Continente si riappropriarono del loro vecchio San Nicola in versione “a stelle e strisce”. E sulla scia della crescente diffusione, questo volume può essere considerato emblematico della definitiva cesura fra la figura di San Nicola e quella di Santa Claus. Nella piccola storia statunitense di Santa Claus è entrata anche una lettera al New York Sun inviata nel 1897 da Virginia O'Hanlon. La piccola lettrice chiedeva lumi circa l'esistenza di Babbo Natale. “Sì, Virginia. Santa Claus esiste - le rispose il redattore Francis Pharcellus Church Santa è lo spirito di Natale. E risiede all'interno dei nostri cuori”. La letterina (anche se qualcuno, nel corso dei decenni, ne ha messo in dubbio la veridicità) e la relativa risposta confluirono di lì a poco su un piccolo libro che è diventato un riferimento imprescindibile delle feste di Natale negli Stati Uniti. 19 I GRANDI DISEGNATORI IL CARICATURISTA È NOTO COME “IL PAPÀ DEI VIGNETTISTI POLITICI AMERICANI” ThomasNast RITRATTI DI SANTA CLAUS LA SUA PRIMA TAVOLA SUL TEMA RISALE AL 1860 E FU COMMISSIONATA DAL PRESIDENTE ABRAMO LINCOLN LE CELEBRI ILLUSTRAZIONI PER “HARPER’S WEEKLY” I COLORI DEL TIPOGRAFO BOSTONIANO LOUIS PRANG L IL PRIMO RITRATTISTA Thomas Nast, nella foto in alto, è considerato il primo ritrattista di Babbo Natale. Negli Stati Uniti è annoverato come il “papà dei vignettisti politici”. Le sue illustrazioni per “Harper’s Weekly” hanno contribuito a diffondere negli Stati Uniti l’immagine del Santa Claus grasso e rubicondo che tutti conosciamo 20 a descrizione di Santa Claus effettuata da Clement Clarke Moore sopravvisse per una ventina d’anni. Già nei primi anni Quaranta era in atto una progressiva “umanizzazione” del personaggio. Le cronache di Philadelphia del 1841 riportano la notizia di un commerciante che, in occasione delle feste di Natale, assunse un uomo dalle doti acrobatiche non comuni, lo vestì da “Criscringle” (così riportano le fonti) e lo fece arrampicare sul camino esposto all’esterno del negozio. Ancor più dei libri e delle bizzarre idee dei commercianti statunitensi, la definizione del personaggio di Santa Claus è opera soprattutto dei disegnatori. Avvalendosi dei suggerimenti e delle tracce letterarie, alcuni illustratori hanno contribuito a delineare ancor più dettagliatamente le caratteristiche del personaggio. Per molti, il papà del Santa Claus che tutti conosciamo è il caricaturista americano Thomas Nast, noto come “The father of American political Cartooning” (“Il papà dei vignettisti politici americani”). La sua prima tavola documentata dedicata a Babbo Natale risale al 1860. Si dice che a commissionargliela fu niente di meno che il presidente Abraham Lincoln. Nast, per LE TAVOLE PI FAMOSE In questa pagina, la più celebre tavola di Thomas Nast raffigurante Santa Claus. La prima gli fu commissionata nel 1860 dal presidente Abramo Lincoln. Santa Claus appariva in mezzo a un gruppo di soldati 21 I GRANDI DISEGNATORI L?ELFO DIVENTA UN ESSERE UMANO Ancor più degli scrittori americani, Thomas Nast ha saputo arricchire la figura di Santa Claus di mille nuovi particolari. A cominciare dalla metamorfosi da elfo a essere umano. Grazie al disegnatore hanno fatto capolino le barba bianca e fluente, la casa al Polo Nord, la fabbrica di giocattoli, le renne, le montagne di lettere, la pipa, il cinturone… l’occasione, disegnò Santa Claus in mezzo a un gruppo di soldati dell’Unione. Lo scopo era quello di demoralizzare gli avversari, lasciando subodorare la tranquillità e l’imperturbabilità dei soldati. Questa tavola è entrata negli annali come esempio di guerra psicologica. Fra il 1863 e il 1886, Nast realizzò per Harper’s Weekly una nutrita serie di illustrazioni natalizie che sono considerate una pietra miliare nell’evoluzione del personaggio Santa Claus. In questi disegni, il nostro beniamino non è più un elfo, bensì un uomo, anche se di dimensioni variabili (talvolta appare di statura bassa, ma perfettamente proporzionato). Questo buffo personaggio – attempato, grasso, rubicondo, caratterizzato da una fluente e candida barba – è immediatamente riconoscibile per gli abiti bordati di pelliccia e per il cinturone nero che sostiene i pantaloni. Fra una tavola e l’altra, Thomas Nast fornisce mille altri particolari che poi sono diventati elementi caratteristici del personaggio. Si deve a Nast, per esempio, l’idea che Santa Claus viva al Polo Nord. Ma non solo: è stato il disegnatore ad ideare l’immensa fabbrica di giocattoli popolata di gnomi-operai e ad inventare il librone su cui il grasso nonno segna i nomi dei bambini buoni e dei bambini cattivi. Oltre alle celeberrime tavole per Harper’s Weekly, Thomas Nast ha realizzato un volume monografico intitolato Santa Claus and his works, pubblicato in due edizioni nel 1866 e 1869 (nella seconda versione appare anche un contributo scritto di George P.). In un ulteriore ciclo di tavole del 1881, intitolato Merry Old Santa Claus, Nast approda al Babbo Natale più simile a quello che tutti oggi conosciamo. HARPER?S WEEKLY Alcune copertine di “Harper’s Weekly” realizzate da Thomas Nast fra il 1863 e il 1886. L’assenza di colore delle sue tavole è stata “compensata” dall’avvento delle cartoline natalizie. Prima di queste, Santa Claus era raffigurato con costumi di colore sempre diverso. Il boom delle cartoline, in Usa, si deve al tipografo bostoniano Louis Prang 22 LE CARTOLINE DI LOUIS PRANG: DAL BIANCO E NERO AL COLORE I l Santa Claus “umano” di Thomas Nast è alla base di una autentica fioritura di tavole e illustrazioni: alla fine dell’Ottocento la figura di Babbo Natale è nota a buona parte degli americani. Eppure la familiarità e la riconoscibilità del personaggio si scontrano con l’assenza di una vera standardizzazione: sulle riviste illustrate del periodo, appaiono dei Santa Claus sempre diversi. C’è chi lo disegna grasso e rubicondo e chi lo rappresenta smunto e serioso. Gli abiti sono sempre diversi (c’è chi lo infila in un cappottone lungo, chi in una pelliccia, chi lo abbiglia con casacca e pantaloni...), per non parlare dei colori dei tessuti (rossi, blu, verdi, porpora...). La caratteristica divisa rosso vermiglio, con rifiniture di pelliccia bianca, comincia a delinearsi solo a partire dal 1880. Fautore di questa “svolta” è un intraprendente tipografo di Boston, chiamato Louis Prang. Fu lui a diffondere negli Stati Uniti la tradizione delle cartoline natalizie, diffusissime in Inghilterra. Nel 1885 ne realizzò una in cui Santa Claus appariva vestito di uno squillante abito rosso. Secondo gli esperti, quella cartolina rappresenta il punto di partenza di una consuetudine che sopravvive fino ai giorni nostri. 23 I GRANDI DISEGNATORI L’ILLUSTRATORE CHE HA SUGGELLATO IL BOOM INTERNAZIONALE DI BABBO NATALE il signor Coca LE ILLUSTRAZIONI DI HADDON SUNDBLOM 24 Cola S IL VOLTO DEL SUO SANTA CLAUS ISPIRATO ALL’AMICO LOU PRENTICE CENTINAIA DI TAVOLE NATALIZIE REALIZZATE FRA 1931 E 1964 LA SFIDA: INCREMENTARE LA VENDITA DI BIBITE GHIACCIATE IN INVERNO IL TESTIMONIAL E LA CAMPAGNA SI RIVELARONO UN SUCCESSONE e c’è un personaggio a cui Santa Claus deve popolarità internazionale e un’effige ben riconoscibile, questo è sicuramente l’americano di origini svedesi Haddon Sundblom. Probabilmente il nome non dice granché a buona parte dei lettori italiani. Ma c’è una parola in grado di evocarlo in quattro e quattr’otto: “Coca Cola”. Ebbene sì, Haddon Sundblom è proprio l’autore delle celeberrime tavole pubblicitarie natalizie che – dal 1931 al 1964 hanno trasformato Santa Claus in un’icona dalle precise caratteristiche fisiche. Senza il disegnatore, l’evoluzione di Santa Claus sarebbe stata ben più imprevedibile: oggi avremmo potuto ritrovarcelo magro e senza barba; con un’e- spressione meno ammiccante e un po’ più austera (come è lecito immaginare la figura del vescovo che lo ha ispirato: San Nicola); al posto dell’inconfondibile vestito rosso bordato di pelliccia bianca avrebbe potuto indossare, mettiamo, un cappottone blu; invece della slitta trainata da renne si sposterebbe su una barca sospinta da cavallucci marini... Insomma, non c’è limite alle congetture: senza Sundblom, Santa Claus non avrebbe avuto il volto che tutti conosciamo. Testimonial invernale La brillante idea di affidare alla matita di Sundblom questo “testimonial” d’eccezione risale agli anni Trenta. Un gruppo di intraprendenti pubblicitari TRENT?ANNI DI TAVOLE PUBBLICITARIE La prima tavola di Haddon Sundblom per la Coca Cola risale al 1931. La più recente al 1964. Nel corso della collaborazione trentennale non sono mancati riferimenti a San Nicola. E’ il caso del cartonato pubblicitario che vedete nella foto più in alto 25 I GRANDI DISEGNATORI UN ILLUSTRATORE FRA BABBO NATALE E LE PIN-UP ato a N Muskegon, nel Michigan, Haddon Hubert “Sunny” Sundblom (1899-1976) è considerato uno dei più rappresentativi illustratori americani del XX secolo. Lasciò la scuola a 13 anni, dopo la morte della madre Karin Andersson (di origini svedesi, come il padre Karl Wilhelm). Completò la formazione dapprima attraverso corsi serali; poi al Chicago Art Institute e all’American Academy of Art. Le sue prime tavole risalgono agli anni Venti, in quel di Chicago. Qui, nel 1925, aprì uno studio-scuola con i colleghi Howard Stevens ed Edwin Henry: molti loro allievi hanno fatto grande fortuna come illustratori pubblicitari. La notorietà di Sundblom è legata principalmente alle illustrazioni natalizie per la Coca Cola, realizzate fra il 1931 e il 1964, ma la sua maestria si è affermata della Coca Cola Company era in cerca di espedienti per incrementare le vendite della celeberrima bibita anche nei mesi invernali, quando le richieste calavano 26 anche in campagne pubblicitarie per Colgate, Maxwell House, Procter and Gamble… C’è anche un campo d’azione misconosciuto: Sundblom era un abile e gettonatissimo disegnatore di pin-up e di figure femminili dalle forme procaci (non dimentichiamo che erano gli anni delle cosiddette “maggiorate”). Il suo stile (influenzato da Anders Zorn e John Singer Sargent) si caratterizza per le tinte accese e i forti contrasti luminosi e cromatici. Fra i libri a lui dedicati, merita una menzione Dream of Santa: Haddon Sundblom’s Advertising Paintings for Christmas, 1931-1964” (Gramercy Books, New York 1992, di Barbara Charles e J.R. Taylor. Si tratta di una coloratissima carrellata di immagini realizzate nel corso della trentennale collaborazione con la Coca Cola, arricchita da un saggio sull’autore e da una cronistoria sull’evoluzione della figura di San Nicola-Santa Claus dalle origini all’avvento (è proprio il caso di definirlo così) di Sundblom. sensibilmente. La campagna pubblicitaria si rivelò un successo superiore alle aspettative. Negli anni, l’associazione fra la bibita e il suo testimonial di carta è diventata talmente stretta che molti considerano Santa Claus un’invenzione della Coca Cola Company. In realtà, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, la vicenda è ben più articolata. Marchio “vivente” Per le sue prime tavole raffiguranti Santa Claus – quelle databili fra il 1931 e il 1949 -, Sundblom si ispirò all’amico Lou Prentice, un grasso e rubicondo commerciante in pensione (morto alla fine degli anni Quaranta). Nelle tavole più recenti – approssimativamente fra il 1950 e il 1964 – in Santa Claus fanno capolino caratteristiche attribuibili allo stesso Sundblom. Secondo alcuni, il disegnatore ha fatto tesoro dei colori che da sempre contraddistinguono la bibita: il rosso e il bianco. Dal punto di vista cromatico, il Santa Claus di Sundblom può essere considerato una sorta di marchio vivente, una figura in grado di ammiccare, sedurre, divertire e accentuare subliminalmente l’appeal del prodotto agli occhi del pubblico. C’è chi dice che le affinità cromatiche con il marchio Coca Cola siano una semplice, fortunata coincidenza. Secondo Barbara Charles e J.R. Taylor – autori del libro “Dream of Santa: Haddon LA GUERRA DELLE COLE Sundblom’s Advertising Paintings for Christmas, 1931-1964” - Sundblom si impossessò di criteri rappresentativi già nell’aria, suggellandoli definitivamente. A riprova di ciò, i due autori citano anche un articolo apparso sul New York Times del 27 novembre 1927, dove si legge che fra i bambini americani si andava sempre più affermando un’immagine precisa di Santa Claus, con altezza, peso e stazza sempre più definiti, indumenti rossi bordati di bianco, cappuccio e una folta barba a cespuglio… l Santa Claus griffato Haddon Idavvero Sundblom ha rappresentato un caso spettacolare nella storia della pubblicità. L’associazione fra il personaggio natalizio e la bibita è talmente stretta che anche le cole concorrenti hanno tentato di emulare il fortunato abbinamento. Nelle nostre scorribande fra siti Internet, vecchie riviste, libri e volumi sul collezionismo internazionale ci siamo imbattuti in almeno due Papà Natale al sapore di Cola: il primo è assolutamente degno di menzione perché coinvolge la rivale numero uno della American Coke: la Pepsi Cola. Il secondo, invece, riguarda la Royal Crown Cola (RC Cola). Il Santa Claus della Pepsi è assolutamente degno di attenzione perché porta la firma di uno fra i più leggendari illustratori americani: Norman Rockwell. L’illustrazione risale al 1965. Probabilmente non si tratta di un anno casuale: le ultime tavole di Sundblom per la Coca Cola risalgono al 1964. L’interruzione del sodalizio deve aver spinto la Pepsi a “impossessarsi” dell’ambito testimonial, affidandolo alla matita di un disegnatore ancor più prestigioso di Sundblom. Il Santa Claus della Pepsi è un po’ più stilizzato rispetto a quello della Coke: Rockwell elimina gli scarponi, il cinturone e le bordature in pellicciotto bianco. Casacca e pantaloni diventano un po’ più attillati. Rimangono solo i bottoni dorati, il cappuccio e la folta barba bianca (di lunghezza standardizzata). In compenso compare una nota distintiva: il Santa Claus della Pepsi fuma la pipa. Una curiosità: negli stessi anni di Sundblom, Rockwell ha realizzato tavole pubblicitarie anche per la Coca Cola: mentre il collega di origini svedesi si occupava delle tavole natalizie, Rockwell ha creato immagini di argomento più generico. La Royal Crown, dal 1905, ha collezionato una galleria di prestigiosissimi testimonial (una delle più importanti è stata Shirley Temple quando aveva ancora i “riccioli d’oro”). Il Santa Claus della RC Cola, oltre a essere contemporaneo di quello della Coca Cola, è in tutto e per tutto affine a quello di Sundblom. Anzi: con ogni probabilità l’autore della pubblicità cartonata che vi presentiamo in questa pagina è proprio il disegnatore di origini svedesi. Non si tratta dell’unico Santa Claus adottato dalla Royal Crown: qualche anno più tardi ne ha proposto una versione riveduta e corretta che, però, non ha avuto un vero seguito. Il Santa Claus testimonial della Royal Crown Cola Il Santa Claus di Rockwell per la Pepsi Cola 27 TRADIZIONI NEL DOPOGUERRA, IL MITO SI È DIFFUSO A MACCHIA D’OLIO NEI CINQUE CONTINENTI UN MITO MONDIALE Sulla scia delle tavole pubblicitarie della Coca Cola, Babbo Natale ha conquistato fama internazionale. Oggi è un mito ovunque, dall’estremo Oriente all’Africa illustrazione di Luca Tarlazzi 28 Babbo N IN ALCUNE NAZIONI È ANCORA UNA FIGURA AMMANTATA DI MISTICISMO. NEI PAESI SCANDINAVI È IL MINUSCOLO E ANZIANO ELFO “JULENISSE”. IN OLANDA ARRIVA VIA MARE, A BORDO DI UNA CARATTERISTICA IMBARCAZIONE. IL SANTA KUROSHU GIAPPONESE HA QUATTRO OCCHI PER VEDERE IL PASSATO. I RIVALI: GESÙ BAMBINO, I RE MAGI, LA BEFANA E BABOUSHKA A ZONZO PER IL GLOBO, ALLA SCOPERTA DEGLI INNUMEREVOLI VOLTI DI SANTA CLAUS Natale nel mondo UNO, NESSUNO, CENTOMILA S e il Santa Claus della pubblicità è un personaggio ben caratterizzato, con una storia ben delineata, una slitta, un corollario di aiutanti (gli elfi, le renne e Rudolph) e un’effige sempre riconoscibile, esistono milioni di altri Papà Natale “concorrenti”. Alcuni sono del tutto invisibili e arrivano di notte, quando i bambini dormono. Altri, invece, attraversano in tutta tranquillità le strade di paesi e città, e lo fanno in pieno giorno. Ci sono Santa Claus che viaggiano su una slitta e altri che arrivano in sella a un cavallo. Esistono “Babbi” Natale grassi e rubicondi e altri più smunti ed emaciati. In alcune nazioni è ancora un piccolo elfo, mentre in altre è un imponente nonnone. Alcune tradizioni lo associano ancora alla figura religiosa che lo ha ispirato (San Nicola), mentre altre conoscono solo il Babbo Natale “commerciale”. In certi Paesi, addirittura, esistono fino a tre o quattro Santa Claus concorrenti fra loro, con nome e caratteristiche diverse. Difficile che questa molteplicità di dimensioni possa ripetersi per un altro personaggio. E ancor più difficile che questi centomila ritratti possano coesistere nello stesso periodo storico. Ma non bisogna dimenticare che l’evoluzione di San Nicola in Santa Claus è stata così storicamente lenta e geograficamente frammentaria da dar vita a figure e rap- presentazioni talvolta in combutta fra loro. I rivali di Babbo Natale Esistono Paesi in cui la figura di Babbo Natale deve fare i conti con agguerritissimi rivali. In Spagna, in Argentina, nel Messico e in tanti paesi di lingua spagnola, per esempio, buona parte dei bambini aspetta con maggior trepidazione i Re Magi. In Svizzera, un ruolo molto importante è affidato a “Christkind”, l’equivalente del nostro Gesù Bambino. E lo stesso, in fondo, accade in Italia e nei Paesi dalla spiccata “vocazione” cattolica. Basti pensare alle famose letterine di Natale: molti bambini non si rivolgono a Babbo Natale, ma scrivono a Gesù Bambino. Una curiosità consiste nel fatto che, in alcuni Paesi – come l’Austria e la Germania -, la figura di “Christkind” è assimilabile a quella del vecchio “Kris Kringle”. Malgrado l’etimologia del nome, Gesù Bambino e Babbo Natale si sono gradualmente trasformati nello stesso personaggio. L’iconografia vuole Kris Kringle vestito di bianco con bordature rosse. In una mano regge un minuscolo alberello di Natale. Il folclore russo In alcune nazioni dove Babbo Natale è superstar incontrastata, la sua figura è ben diversa da quella del Santa Claus americano, grassoccio, allegro, che viaggia a bordo di una slitta trainata da renne e si cala dai camini a notte fonda per evitare di essere scoperto dai bambini. In Russia, per esempio, Santa Claus deve ancora fare i conti con la “leadership” di San Nicola (il nome è ancora uno dei più diffusi fra i bambini russi). Alla figura del santo si sono lentamente sovrapposti caratteri popolari. Taluni paesi hanno trasformato San Nicola in un vecchio barbuto vestito di blu che, in occasione del Natale, distribuisce doni simbolici (fra cui alberi di Natale). Altri hanno lentamente sovrapposto alla figura di San Nicola quella di Dedt Moroz (o Papà Ghiaccio), figura leggendaria della Siberia capace di doni generosissimi (diamanti) e punizioni atroci (Dedt Moroz è in grado di congelare per l’eternità). Father Christmas e Julenisse In Inghilterra c’è “Father Christmas”, figura nobile, ammantata di misticismo e rispettabilità, ben lontana dalla goffa giocosità del Santa Claus americano. Questa figura, che sopravvive ancor oggi nell’immaginario popolare, deriva dalla tradizione vittoriana. L’elegantissimo Father Christmas è dispensatore di TRA PASSATO E PRESENTE In senso orario: un San Nicola francese (il santo convive con il “discendente” Santa Claus), un Babbo Natale cinese, un Santa Claus cinese amante delle immersioni e un gruppo di Papà Natale londinesi in metropolitana 29 TRADIZIONI BABBO NATALE IN QUARANTA LINGUE Baschtscha Koljeda o Diado Coleda Babbo Natale o Papà Natale Bozic Bata Christmas Man Dedek Mraz o Deda Mraz Dedt Moroz, Ded Moroz o Djed Maros Dun Che Lao Ren o Shengdan Laoren Father Christmas Father Frost Gaghant Baba e Ts’mer Babik Ganesha Jezisek Jólesveinn o Jolasveinn Julemand o Julemanden Julenisse o Julenissen Joulupukki Jouluvana Julgubben Jultomten o Tomten Kalédu Senu, Kaledu Senis o Kaledu Senelis Kanakaloka Kerstman Kersvader Kris Kringle Lan Khoong o Sing Dan Lo Ian Noel Baba Pai Natal Papà Noel Papai Noel, Grandpapa Indian o Vovo Indo Père Noël Sabdiklos Salatêtis Santa Santa Claus, Santa Clause o l’arcaico Sancte Claus Santa Kurousu o Santa Kurohsu Shakhta Babah Sinter Klaas Tatã Crãciun Télapó o Karacsony Apò Weihnachtsmann o il più raro Wiehnachtsmann San Nicola europeo 30 San Nicola russo (Bulgaria) (Italia) (Serbia) (Inghilterra, USA, ecc...) (Slovenia) (Russia) (Cina) (paesi anglofoni) (Inghilterra) (Armenia) (India) (Repubblica Ceca) (Islanda) (Danimarca) (Norvegia) (Finlandia) (Estonia) (Svezia e Finlandia) (Svezia) (Lituania) (Hawaii) (Olanda, Belgio) (Africa) (Germania del Sud) (Hong Kong) (Turchia) (Portogallo) (paesi di lingua spagnola) (Brasile) (Francia e Belgio) (Scandinavia) (Lettonia) (USA) (paesi anglofoni) (Giappone) (Azerbaijan) (Germania) (Romania) (Ungheria) (nel nord della Germania) San Nicola medievale doni per i bambini ed è emblema di gioia per gli adulti. Nei Paesi scandinavi, invece, Babbo Natale è un vecchio e piccolo elfo chiamato “Julenisse” che arriva nottetempo, al riparo da occhi indiscreti. Babbo Natale e Krampus In altre nazioni, Babbo Natale non si nasconde allo sguardo dei bambini, ma appare in tutta la sua solennità (il più delle volte nei panni di san Nicola), quasi sempre accompagnato da una seconda persona. In Germania, per esempio, è affiancato da un truce assistente chiamato “Krampus”. Questo losco figuro si porta appresso un sacco e un’asta. Al cospetto dei bambini bravi, Krampus (che in altri Paesi è noto anche con altri nomi, come “Black Pete”) estrae dal sacco un regalino. Al contrario, se il piccolo interlocutore non si è dimostrato particolarmente buono, Krampus si limita a dare due o tre colpetti con il bastone. Sempre in Germania c’è “Sinter Klaas”, che si sposta su un magnifico cavallo bianco e lascia i propri regali all’interno delle scarpe dei bambini buoni. In Finlandia, Babbo Natale Father Christmas Il siberiano Dedt GADGET DA TUTTO IL MONDO Alcuni gadget natalizi raffiguranti Babbo Natale. L’icona è così adattabile che Santa Claus può trasformarsi in un eschimese, in un uomo di colore, in un piccolo cinesino o in un altero scozzese in costume tipico, munito di cornamusa consegna i regali ai bambini buoni e rami secchi a quelli cattivi. Ma c’è una leggenda che dovrebbe rassicurare anche i più monelli: sino a oggi, pare che Babbo Natale non abbia mai avuto bisogno di portare rami secchi a nessuno. Santa Claus “marinaio” In Olanda, Babbo Natale è assimilabile a San Nicola. Non si sposta con la slitta: ogni anno, il 6 dicembre, arriva via mare, a bordo di una caratteristica imbarcazione, portandosi appresso un grande libro su cui sono riportati i nomi dei bambini buoni e di quelli cattivi. Nel suo viaggio, il Babbo Natale olandese è scortato da una misteriosa figura scura, chiamata “Black Peter”, a cui vengono affidati i bambini cattivi. Santa con gli occhi a mandorla LA BEFANA E BABOUSCHKA: BABBO NATALE IN GONNELLA Un Santa Claus del tutto particolare è quello dei bambini nipponici. In Giappone il Natale è arrivato solo all’inizio del Novecento, e si è diffuso grazie ad alcuni prodotti natalizi realizzati in loco per il mercato internazionale. Il Babbo Natale nipponico si chiama Santa Kuroshu ed è munito di occhi anche sul retro della testa. E’ perciò capace di guardare sia davanti che dietro e, metaforicamente, sa identificare il comportamento dei bambini nel corso dell’intero anno. Alcuni assimilano la figura di Santa Kuroshu a Hoteiosho, un dio della cultura giapponese. Secondo altre fonti, i bambini giapponesi lo chiamano “Santa No Ojisan”, che significa lo “Zio Santa”. n alcune pubblicazioni Itissimi) straniere e in tanti (tansiti Internet stranieri regna una enorme confusione fra Babbo Natale e alcuni personaggi identificabili come suoi “rivali”. Un esempio clamoroso, almeno per noi italiani, è rappresentato dalla Befana. “In Italy, Santa is La Befana and comes dressed in black, and brings gifts on Juanary 6th”. La traduzione di questo frammento estrapolato da un sito Internet (ma confermato da una corposa serie di articoli e, addirittura, di libri dall’apparenza seriosa) suona così: “In Italia, Santa Claus si chiama La Befana, veste di nero e porta doni il 6 gennaio”. Ma la Befana non è l’unica “rivale femminile” di Santa Claus. In Russia, per esempio, c’è Baboushka, che alcuni identificano come il nome russo di Babbo Natale. In realtà, Baboushka era una laboriosa signora vissuta tanti anni fa. La leggenda racconta che abitasse in una minuscola casa immersa nella foresta. Un giorno, fra gli ululati del vento e la neve fittissima, sentì avvicinarsi delle voci: erano tre uomini affamati, che si erano perduti mentre erano in cerca di un piccolo principe per portargli dei doni (il riferimento è a Gesù bambino). Lo avrebbero potuto trovare seguendo una stella. Ma la bufera di neve impediva di vedere l’astro e così i tre uomini si erano perduti. Baboushka li ospitò, li rifocillò e ascoltò attentamente il loro racconto. Si mostrò talmente incantata e coinvolta che i tre uomini la invitarono a unirsi a loro. Baboushka rifiutò: si sentiva troppo legata alla sua vita solitaria. Eppure, quando i tre ospiti ripresero il loro cammino, si sentì sola come non mai, al punto che decise di mettersi a cercare da sola il bambino, portandosi appresso una montagna di regali. Baboushka non riuscì a trovare il piccolo santo, ma da quel giorno non ha mai smesso di cercarlo, lasciando doni a tutti i bambini incontrati lungo il suo percorso. Moroz Father Frost vittoriano Santa Claus LA METAMORFOSI DI UN ICONA Contrariamente a quel che si pensa, Santa Claus non ha soppiantato San Nicola. In molti Paesi sopravvivono ancora le versioni più arcaiche. Da sinistra, una panoramica in ordine cronologico delle metamorfosi da Santo a Santa: il San Nicola europeo, russo, medievale, il Father Christmas inglese, il siberiano Dedt Moroz, il Father Frost vittoriano e Santa Claus 31 GLI AMICI DI SANTA CLAUS CHI TRAINA LA SLITTA DEL NONNONE? LA FORMAZIONE AL GRAN COMPLETO: RudolphandCompany LE RENNE DI BABBO NATALE NEL 1822, CLEMENT CLARKE MOORE HA RIVELATO PER PRIMO I LORO NOMI UNA FILASTROCCA AMERICANA NE DESCRIVE PERSONALITÀ E MANSIONI E NEL 1939 È ARRIVATO UN CAPOBRANCO DAL GROSSO NASO FENDINEBBIA UNA SLITTA E NOVE RENNE In questo disegno di Luca Tarlazzi, Babbo Natale pronto a calarsi dal camino con il sacco pieno di riviste delle Edizioni Trentini. Sullo sfondo: la slitta parcheggiata e le nove renne pronte a riprendere la loro corsa 32 DONATO, COMETA, CUPIDO, BALLERINA, FULMINE, SALTARELLO, DONNOLA E FRECCIA C he mezzo di trasporto usa Babbo Natale? Le fonti storiche sono in combutta: c’è chi parla di un cavallo, chi di una carrozza trainata da cavalli, chi di una slitta condotta da una renna volante… Il dubbio è stato risolto una volta per tutte nel 1823, quando lo scrittore americano Clement Clarke Moore ha consegnato alle stampe A Visit from St. Nicholas. In questo racconto, universalmente noto con il titolo Twas the night before Christmas, Babbo Natale viaggia a bordo di una slitta trainata da otto renne. L’autore le cita una per una: le renne si chiamano Donato (in inglese, Blitzen o Blixem), Cometa (Comet), Cupido (Cupid), Ballerina (Dancer), Fulmine (Dasher), Saltarello (Donner o Donder o anche Dunder), Donnola (Prancer) e Freccia (Vixen). Santa’s Reindeers C’è una nota filastrocca americana (Santa’s Reindeers) che si è spinta un po’ più in là, raccontando personalità e mansioni delle otto compagne di viaggio di Santa Claus. Cometa è il “radar” del gruppo: è in grado di dialogare con le stelle, che le comunicano le esatte coordinate della casa da raggiungere. Fulmine è il “meteorologo”: sbirciando il cielo sa prevedere che tempo farà lungo il percorso, in particolare se è prevista una bella nevicata. Donnola ha il compito di agevolare il percorso, scegliendo il vento favorevole e scansando le nuvole che intralciano il percorso. Freccia si assicura che i tempi siano rispettati al secondo: tutti i regali devono essere consegnati seconda una tabella di marcia serratissima, dato che il tempo perduto non potrà essere recuperato il giorno seguente. In questo ruolo, Freccia è ben coadiuvato da Ballerina: è lei che dà il passo e cadenza il ritmo delle altre renne. Saltarello dà il via alla corsa: quando la slitta è pronta a ripartire, lui scalpita in modo che i compagni di viaggio si muovano all’unisono e in perfetta sincronia. Donato è la renna “postino”: è a lui che sono affidate le lettere dei singoli bambini che Babbo Natale ha deciso di premiare. Cupido è considerato la renna dal “cuore d’oro”: a lui è affidato il compito di sorvegliare il carico preziosissimo di regali e giocattoli. Rudolph, la renna superstar All’appello manca solo la renna più famosa. Parliamo di Rudolph, entrato nel cuore degli americani grazie al grosso naso rosso. La leggenda narra che Santa Claus si prese cura di Rudolph proprio in virtù del suo difetto estetico. Ma questo “brutto anatroccolo” ha saputo ricambiare in grande stile la generosità del suo padrone, diventando una colonna portante del branco: nelle notti di nebbia, o quando la visibilità è davvero scarsa, il grosso nasone rosso di Rudolph si trasforma in un efficace fendinebbia. E così, la slitta di Santa Claus riesce a solcare il cielo in tutta tranquillità. Non tutti sanno che la nascita di Rudolph risale solo al 1939. Potrà sembrare “spoetizzante”, ma il lieto evento si deve a una vera e propria operazione di “marketing” di una importante catena di magazzini americana: la Montgomery Ward di Chicago. In occasione delle feste di fine anno del 1939, i pubblicitari della catena realizzarono un libro che conteneva la favola di Rudolph. L’autore era Robert L. May, coadiuvato dal disegnatore Denver Gillen, che si ispirò ad una renna del Lincoln Park Zoo. Con questo racconto, l’auto- re voleva favorire l’autostima dei piccoli lettori più timidi, gracili e insicuri. Il successo fu folgorante: il libro, in occasione del Natale ’39, vendette 2 milioni e 400 mila copie. E di lì a poco, la renna col nasone rosso si trasformò in una sorta di personaggio autosufficiente. A Rudolph sono state dedicate canzoni, film, fumetti, giocattoli e ogni sorta di gadget. Vale la pena citare la canzone Rudolph the rednosed reindeer, scritta da Johnny Marks: un successo da 2 milioni di dischi venduti (nell’esecuzione di Gene Autry). Anno dopo anno, la canzoncina è diventata un autentico classico del Natale a stelle e strisce, contribuendo alla diffusione dei nomi “errati” di Donner e Blitzen (che Clement Clark Moore, nel suo A visit from Saint Nicholas aveva chiamato Dunder e Blixem). MASCHIETTI O FEMMINUCCE? e renne di Babbo Natale sono maschi o Lscientifica: femmine? C’è chi ha tentato una risposta mentre le renne maschio, annualmente, perdono le loro corna molto prima del 25 dicembre, le femmine le mantengono almeno fino a gennaio. E’ lecito supporre che tutte le renne di Babbo Natale siano femminucce, visto che in tutte le rappresentazioni fanno sfoggio del loro bel palco di corna. C’è chi ha provato a supporre che alcuni esemplari siano giovani maschi o, addirittura, adulti evirati. Ma i più preferiscono sorvolare su qualsiasi limitazione scientifica: le renne di Babbo Natale sfuggono a qualsiasi regola valida per gli altri esemplari. 33 UN MITO CHE VENDE SANTA CLAUS È IL PERSONAGGIO PIÙ AMBITO DAI CREATIVI DI TUTTO IL MONDO Testimonial il BABBO NATALE E LA PUBBLICITÀ DA ALMENO UN SECOLO È LUI IL SIMBOLO DEL CONSUMISMO PIÙ SFRENATO I DUE VOLTI: L’IDOLO DEI BAMBINI E IL PERSONAGGIO “VIETATO AI MINORI” UNA STERMINATA GALLERIA DI PRODOTTI: BIBITE, SUPERALCOLICI, MOTORI, SIGARETTE… C erto che ne ha fatta di strada… Da simbolo religioso a emblema supremo del consumismo. Babbo Natale è da almeno un secolo il testimo- nial più amato, idolatrato e ambito dai pubblicitari di tutto il mondo. In pratica, non c’è prodotto a cui il suo bel faccione rubicondo non sia stato almeno una volta associato. In una ipotetica classifica dei personaggi più gettonati dai creativi (e dai potenziali acquirenti di un prodotto), lui svetterebbe al primo posto. I due volti di Babbo Natale Nelle tavole dei primi decenni del Novecento, Babbo Natale era il classico nonno buono, ammantato EVOLUZIONE DI UN MITO A sinistra, tre esempi del primo Babbo Natale pubblicitario. La sua effige era utilizzata per reclamizzare giochi, dolciumi e prodotti per bambini. A destra, in alto, il mito di Santa Claus affrancato dai riferimenti all’infanzia. Il personaggio è così noto che per evocarlo è sufficiente alludere al cinturone. In basso a destra, alcuni esempi di sfruttamento “trasgressivo” del mito 34 di nobili e ben saldi principi morali. La sua effige era utilizzata soprattutto per pubblicizzare prodotti per l’infanzia o dolci natalizi. Questa dimensione continua a sopravvivere ancora oggi. Ma al Babbo Natale del “luogo comune” si è gradualmente affiancato un Santa Claus ad uso e consumo del pubblico adulto. La nuova dimensione comincia ad affermarsi nel dopoguerra, in concomitanza con i boom economici e la crescente importanza di radio, tv e riviste illustrate. In questo clima, Santa Claus si emancipa definitivamente dal mondo dei bambini per trasformarsi in simbolo adattabile anche a prodotti insoliti, se non “vietati ai minori”: superalcolici, sigarette, macchine di lusso... Babbo Natale in posa Dagli anni Cinquanta, diventano più saltuari i Papà Natale disegnati e si moltiplicano quelli “in carne e ossa”. I Santa Claus fotografati non si limitano al prototipo del luogo comune, pingue e barbuto. Molti pubblicitari giocano a sottolineare il paradosso, infilando il copricapo rosso alle tipologie umane più disparate. A beneficiare di questa adattabilità del personaggio sono stati soprattutto i divi anni ‘50/60: è davvero sterminato l’elenco di testimonial prestigiosi che si sono trasformati in Santa Claus. Fra anni ’70 e ’80, fanno capolino tante ammiccanti fanciulle “vestite” col cappello di Babbo Natale. L’assenza-presenza Dagli anni Ottanta, il linguaggio pubblicitario ha effettuato un enorme passo in avanti. Le fotografie si sono fatte più allusive. Il dettaglio è diventato più importante dell’insieme. Quel che si cerca di veicolare è innanzitutto il messaggio subliminale. Ed è in questa fase che si assiste alla “spersonalizzazione” di Santa Claus. Non c’è più bisogno di rappresentarlo come essere umano: è sufficiente alludere a un dettaglio del suo vestito per evocarlo. Un classico esempio di assenza-presenza. Troviamo così bottiglie di liquore con il copricapo rosso; scatole di cioccolatini e orologi appoggiati su un tessuto rosso bordato di pellicciotto; cellulari sotto il cinturone… Pubblicitari iconoclasti Negli ultimi anni, Babbo Natale è tornato a essere un personaggio in carne e ossa. Ma a questa ritrovata “fisicità” corrisponde con una sostanziale revisione del personaggio. Rappresentativo è lo spot televisivo di una nota marca di surgelati: nottetempo, un bambino scopre Babbo Natale intento a rovistare nel freezer. “Che ci fai tu qui?”, chiede il piccolo, con lo sguardo indispettito. “Non posso mica aspettare Natale per assaggiare questa specialità”, ribatte sarcastico il pingue nonnone, già alle prese con i fornelli. “Insomma a me niente?”, chiede il bambino, pronto a pregustare la specialità gastronomica. Il nonnetto annuisce e chiede: “Allora tu cosa vuoi, petto o coscia?”. Il bimbo risponde: “Coscia!”. Al che, Babbo Natale gli risponde con tono canzonatorio: “Peccato... tutto petto”. E lo spot si conclude così, con Santa Claus davanti a un bel piatto fumante e il bambino rimasto con un palmo di naso. Questo spot – andato in onda in primavera - è emblematico di un’altra curiosa tendenza: la figura di Santa Claus sembra essersi emancipata dai limiti stagionali. Non riguarda più solo ed esclusivamente le festività di fine anno. Qualche esempio? “E chi sono io? Babbo Natale?”, recitava lo spot di una nota marca di biscotti italiana. Altri creativi gli hanno tolto il giaccone per immergerlo in piscina. Il caso limite di approccio iconoclasta è probabilmente rappresentato dalla pubblicità di un tour operator, che ha puntato su un Babbo Natale in mutandoni, mollemente adagiato su un’amaca, alle prese con la tintarella. 35 IL VOLTO DEL MITO TUTTI I PIÙ GRANDI DISEGNATORI SI SONO SBIZZARRITI CON L’EFFIGE DI SANTA CLAUS la Galleria BABBO NATALE D’AUTORE NORMAN ROCKWELL E LE COPERTINE DEL “SATURDAY EVENING POST” IL RITRATTO BEFFARDO DEL FORMIDABILE CARICATURISTA SEBASTIAN KRÜGER UN TENERO E MALATICCIO PÈRE NOËL GRIFFATO JEAN-BAPTISTE MONGE JEAN-BAPTISTE MONGE A destra, Père Noël visto da Jean-Baptiste Monge. L’illustrazione è tratta dal volume “Halloween” (Editions “Avis de Tempete”), dove il disegnatore si diverte a reinterpretare in chiave malvagia le creature fatate L?IRRIVERENTE SEBASTIAN KR GER Santa Claus secondo Sebastian Krüger, noto come “Il re della caricatura canagliesca”. Il caricaturista-illustratore-pittore tedesco (nato nel 1963) è autore di copertine per i principali newsmagazines europei: “Der Spiegel”, “Stern”, “L’Espresso”… Le sue vittime predilette sono i politici e i personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. E nella sua galleria di Vip non poteva mancare Babbo Natale 36 IL FORMIDABILE ROCKWELL E’ l’illustratore americano per antonomasia. Norman Rockwell (1894-1978) ha dato vita a una strepitosa galleria di immagini di fantasia. E in periodo natalizio ha realizzato per la rivista “Saturday Evening Post” una leggendaria serie di copertine dedicate a Babbo Natale. Il Santa Claus griffato Rockwell è talmente noto agli americani da poter essere considerato l’unico “rivale” di quello formulato da Haddon Sundblom. Una curiosità: Norman Rockwell, nel 1965, ha realizzato un Babbo Natale per la Pepsi Cola 37 GALLERIA SATIRICA FIGURA REALE O IMMAGINARIA? LE DUE SCUOLE DI PENSIERO A CONFRONTO siste o non E PROMOTORI E DETRATTORI DI BABBO NATALE NEGLI STATI UNITI, VENT’ANNI FA, È SORTA UN’ORGANIZZAZIONE CHE RICERCA PROVE SCIENTIFICHE E TESTIMONIANZE SU SANTA CLAUS I PIÙ “CATTIVI” RISPONDONO CON VIGNETTE, DIPINTI IRRIVERENTI E MINUZIOSE ANALISI CHE SMONTANO IL MITO PEZZO PER PEZZO A LA SATIRA Alcuni esempi del mito di Babbo Natale rivisitato in chiave satirica. Nella pagina a fianco, in basso, il dipinto blasfemo realizzato nel 1989 da Robert Cenedella 38 ltro che creatura immaginaria... Babbo Natale è talmente addentro l’immaginario collettivo che negli Stati Uniti sarebbe sorta un’associazione che ne sostiene l’esistenza e va in cerca di prove e testimonianze scientifiche. Si tratta dell’Institute of Scientific Santaclausism. Non siamo riusciti a trovare una conferma attendibile dell’esistenza di questa organizzazione. Si sa solo che gli “adepti” avrebbero raccolto un sorprendente pacchettino di documenti, fra registrazioni sonore, avvistamenti (la concentrazione massima si è avuta in Finlandia nel 1988), orme, scatti rubati e interviste ai fortunati che hanno avuto l’onore di un “incontro ravvicinato del terzo tipo” col vero Santa Claus. Le testimonianze dell’organizzazione si perdono del dicembre 1988, in concomitanza con la notizia che un giudice californiano avrebbe diffuso al più presto prove legali dell’esistenza di Babbo Natale. La perfidia dei detrattori Ma si sa: il successo altrui infastidisce. E anche la figura del nonnone vestito di rosso ha dovuto fare i conti con l’ironia, se non con la perfidia dei detrattori. La satira legata a Babbo Natale è davvero multiforme: vignette, barzellette, analisi minuziosissime... Navigando su Internet, per esempio, è facile imbattersi in una inchiesta scientifica dichiarata come “annuale” (in realtà, è sempre la stessa). In questa indagine, la figura di Babbo Natale è smontata pezzo per pezzo, con un pizzico di crudeltà. L’inchiesta (vedi box a lato) è stata originariamente pubblicata sul magazine Spy, a firma di Richard Waller. E anno dopo anno è diventata patrimonio collettivo, tradotta in tutte le lingue e inviata a migliaia di indirizzi e-mail. Il dipinto “blasfemo” Qualche volta, la critica al personaggio è parsa a taluni addirittura blasfema, come nel caso di un dipinto del esiste ? INDAGINE SCIENTIFICA: BABBO NATALE Ø MORTO essuna specie conosciuta di N renna può volare. Ma dal momento che esistono 300mila specie di organismi viventi ancora da classificare (in buona parte insetti o germi), ciò non esclude la possibilità che esistano renne volanti. 1989 di Robert Cenedella, artista di New York dalla forte impronta satirica. Il quadro rappresentava una Babbo Natale crocifisso che domina una montagna di regali rovesciata su una città. Alcuni gruppi religiosi hanno criticato quest’opera. Eppure dietro il linguaggio forte, si cela un significato piuttosto chiaro e condiviso: nella società contemporanea, la figura di Santa Claus ha simbolicamente sostituito quella di Gesù Bambino, nel senso che la dimensione consumistica del Natale ha soppiantato quella religiosa. Nel mondo ci sono due miliardi di ragazzi (calcolando i minori di 18 anni). Dal momento che Babbo Natale non visita musulmani, indù, ebrei e buddisti, il lavoro si riduce al 15% del totale: 378 milioni. Ad una media censita di 3,5 ragazzi per abitazione, il numero di case ammonterebbe e 91,8 milioni. Ora supponiamo che ci sia almeno un “bravo ragazzo” per ogni casa. Favorito dai fusi orari e alla rotazione della Terra, Babbo Natale avrebbe 31 ore per sbrigare il suo lavoro. Ipotizzando, come sembra logico, che viaggi da Est verso Ovest, questo comporta una media di 822,6 visite al secondo. Per ogni casa, Babbo Natale dovrebbe: parcheggiare, scendere dalla slitta, scendere per il camino, riempire le calze, mettere i regali sotto l’albero, mangiare qualsiasi cosa sia stata lasciata, risalire per il camino, balzare sulla slitta, raggiungere la casa successiva. Il tutto in un tempo medio di 1,2 millesimi di secondo. Se ciascuna di queste 91,8 milioni di fermate fosse distribuita omogeneamente sulla Terra, calcoleremmo una distanza media di circa 1,154 Km per casa e un viaggio complessivo di 112 milioni di Km. La slitta di Babbo Natale si dovrebbe spostare ad una velocità di 962 Km al secondo, cioè tremila volte la velocità del suono. A titolo informativo, il più veloce veicolo costruito dall’uomo, la sonda spaziale Ulisse, viaggia alla misera velocità di 40,5 Km al secondo, mentre una renna qualsiasi può raggiungere al massimo i 22 Km all’ora. Ammesso che ogni bambino non ottenga nulla di più che un pacchettino del peso di 900 grammi, la slitta trasporterebbe 321.300 tonnellate, senza contare Babbo Natale stesso. Una renna convenzionale può trainare 136 Kg. Anche accettando l’ipotesi che le “renne volanti” possano trainare un peso dieci volte superiore a quello di una renna normale, servirebbero 214.200 renne. Questo incrementa il peso lordo a 353.400 tonnellate, slitta esclusa. Una massa di quasi 400mila tonnellate che viaggia a 962 Km al secondo crea un enorme attrito con l’atmosfera. Ciò provocherà il riscaldamento delle renne nella stessa misura di un’astronave al rientro dallo spazio. La prima coppia di renne assorbirà da 1 a 1,3 quintilioni di Watt (ciascuna): si volatilizzerà all’istante esponendo le renne alle loro spalle alla stessa sorte e creando un assordante bang supersonico. L’intero gruppo di renne si vaporizzerà in 4,26 millesimi di secondo e Babbo Natale, contemporaneamente, sarà soggetto a forze centrifughe pari a 17.500,06 G. Un Babbo Natale appena sopra il quintale verrebbe schiacciato sul fondo della slitta da una forza di 1.957.420 Kg. Se ne deduce che se Babbo Natale ha mai tentato di consegnare regali alla vigilia di Natale, ora è sicuramente morto. 39 LA RESIDENZA TUTTI I PAESI NORDICI (E NON SOLO) SONO IN COMPETIZIONE PER ACCAPARRARSI A casa di Babbo B abbo Natale è nato in Groenlandia. Lo ha rivelato un gruppo di 130 babbi e mamme Natale nel corso della quarantesima edizione del Congresso mondiale dei Santa Claus, evento che si tiene a cadenza annuale in Danimarca. Ma dov’è la sua dimora? A questa domanda hanno provato a rispondere in molti. C’è chi colloca la sua casa nei paesi più freddi 40 LA RESIDENZA UFFICIALE È A ROVANIEMI, IN FINLANDIA LA CAPITALE DELLA LAPPONIA OSPITA ANCHE IL SANTAPARK C’È CHI PARLA DI UNA DIMORA SEGRETA A KORVATUNTURI dell’Europa o dell’America del Nord e chi in località più miti e temperate... Qualcuno parla di una casa costruita a Berna, sul cucuzzolo di una montagna. Quest’abitazione sarebbe costituita da una fabbrica di giocattoli (i macchinari sono stati costruiti dagli gnomi aiutanti e azionati da una caldaia a legna) e l’abitazione vera e propria, al cui interno è collocato un bel tavolone da 12 posti, un camino e una poltrona rossa su cui Babbo Natale si accomoda per leggere le letterine dei bambini di tutto il mondo. Al piano superiore c’è una grande stanza che ospita le renne: dall’alto, possono più agevolmente spiccare il volo la sera della LA CITTADINANZA DI SANTA CLAUS Natale Vigilia. Altri pensano che Babbo Natale viva in piccolo villaggio chiamato Polo Nord, 500 chilometri a nord di Anchorage, la capitale dell’Alaska. Nella località vivono circa 500 persone e della dimora di Santa Claus si occupa la famiglia Miller. All’ufficio postale arrivano circa 60mila letterine all’anno. E c’è un’associazione di volontari che si occupa dello smistamento della posta. La residenza “ufficiale” Da qualche anno, però, il rubicondo nonnone ha una dimora ufficiale. Si tratta di Rovaniemi, capoluogo della Lapponia finlandese e rinomatissima località sciistica, facilmente raggiungibile da Helsinki sia in treno che in autobus (nel periodo festivo le corse si moltiplicano a più non posso). Il villaggio di Babbo Natale si trova a 5 chilometri dal centro di Rovaniemi. Passeggiando per le stradine è possibile ascoltare un bel sottofondo musicale di canzoni natalizie. Alzando gli occhi verso il cielo si rimane sbigottiti dalle luminarie e dai festoni coloratissimi. E ovunque fanno capolino indicazioni per raggiungere facilmente la dimora di Babbo Natale, pronto a mettersi in posa per l’immancabile foto ricordo. Nel piazzale, davanti a un bel fuoco scoppiettante, è possibile ammirare spettacolari parate e divertenti giochi organizzati dai concittadini dell’illustre personaggio. Le viuzze ospitano decine di negozietti convenzonati con Babbo Natale: qui è possibile trovare assolutamente tutto ciò che può piacere ai bambini. C’è anche un attrezzatissimo ufficio postale a cui scrivono i bambini di tutto il mondo. Mentre il padrone di casa stringe la mano ai suoi ospiti, tutt’intorno è possibile osservare i suoi aiutanti, in particolare gli addetti allo smistamento delle lettere, impegnati a smaltire la posta e ad impacchettare regalini. Ci sono anche tre folletti aiutanti, in grado di parlare tante lingue straniere: Uuras, Puhku e Puolukka. nome non è casuale: il villaggio sorge su una montagna dalla forma a orecchio di lepre. Grazie a questi mastodontici padiglioni auricolari, Babbo Natale riesce a captare le voci dei bambini di tutto il mondo: sa se un bambino ha fatto il bravo oppure no, se un bambino ha detto troppe bugie, se un bambino ha fatto troppi capricci. Babbo Natale segna tutto su un immenso librone, dove sono scritti i nomi dei bambini buoni e di quelli cattivi, e si regola di conseguenza... Ma non solo. Grazie all’orec- chio-radar, Babbo Natale riuscirebbe anche a sentire i desideri dei bambini. Ed è per questo che alcuni pensano che sia del tutto inutile inviargli una letterina. Tanto, Babbo Natale sa già tutto... C’è anche chi dice che sia sufficiante che i bambini consegnino la letterina ai genitori: avvalendosi dell’udito strepitoso di Babbo Natale, la mamma, il papà, un fratello o una sorella più grandi, i nonni o gli zii potranno leggere ad alta voce la lettera. Babbo Natale li sentirà e agirà di conseguenza... Il Santapark Ad appena 2 chilometri dal centro storico di Rovaniemi sorge un altro “tempio” dedicato a Babbo Natale. Si tratta del Santapark, un grande parco giochi, in parte ricavato all’interno di una grotta. E’possibile salire a bordo di una slitta magica e di altre giostre sontuosamente addobbate in chiave natalizia. Anche qui c’è sempre un Babbo Natale pronto a mettersi in posa per tutti coloro che desiderano una bella foto ricordo. La casa segreta I più informati affermano che Rovaniemi sia solo la “casa di rappresentanza”. Babbo Natale vivrebbe in una dimora segretissima, sempre in Finlandia. La località è Korvatunturi, che in finlandese significa “montagna-orecchio”. Il IL VILLAGGIO FINLANDESE DI SANTA CLAUS Nel disegno grande, opera di Luca Tarlazzi, una veduta estiva della casa di Babbo Natale. In alto la stessa nel periodo natalizio. Nelle tre foto, il Villaggio di Santa Claus, a Rovaniemi (Finlandia) 41 LETTERE E REGALI DOVE INVIARE LE LETTERINE? È SEMPRE MEGLIO CHIEDERE AIUTO A MAMMA E PAPÀ Caro Babbo Na L’ATTREZZATISSIMO UFFICIO POSTALE DI ROVANIEMI, IN FINLANDIA. ESISTE ANCHE UN INDIRIZZO ITALIANO: SI TROVA A QUARTO (NAPOLI). TUTTI I SEGRETI SULLA PRODUZIONE E LA CONSEGNA DEI GIOCATTOLI Q ual è l’indirizzo di Babbo Natale? Alcuni bambini consegnano le letterine ai genitori. Altri le imbucano senza francobollo, mandando in tilt gli addetti agli uffici postali di tutto il mondo. In realtà esistono centinaia di indirizzi “segreti” utili allo scopo. Ve ne possiamo rivelare almeno due: il Villaggio di Santa Claus a Rovaniemi (in Finlandia) ospita un attrezzatissimo ufficio postale. L’indirizzo è: Joulupukin Pajakyla, 96930 Napapiiri (Finlandia). Esiste anche un indirizzo italiano, creato ad hoc dal “Babbo Natale italiano” Armando Narciso (vedi box a fondo pagina): è sufficiente indirizzare la letterina alla Casella Postale 70, 80010 Quarto (NA). A tutti i bambini che non dimenticano di scrivere il proprio indirizzo, entrambi gli uffici faranno pervenire una letterina autografa di Babbo Natale, con un invito a essere più buoni. Fabbrica o Sacro Graal? Per la richiesta dei giocattoli, i bambini devono chiedere aiuto alla mamma e al papà: solo loro sono in UN SANTA CLAUS SOTTO IL VESUVIO siste un Babbo Natale italiano. Eferroviere Vive a Quarto (Napoli), è un ex in pensione e si chiama Armando Narciso. Nei primi anni Novanta ha avuto la brillante idea di registrare il brevetto e di ottenere il copyright, diventando legalmente il Babbo Natale italiano. Appena possibile, il signor Narciso si reca in visita a scuole, istituti di beneficenza e orfanotrofi. Ma anno dopo anno le richieste di parttecipazione si sono fatte sempre più numerose. Per difendere il marchio, Armando Narciso (con la moglie Elvira Maffia) ha fondato la società Napoletana Servizi e attivato una casella postale. Una raccolta delle 200 letterine più belle è stata pubblicata qualche anno fa nel libro 42 “Babbo Natale Casella Postale 70 80010 Quarto. Napoli” (ed. Agami, Cuneo), con prefazione di don Luigi Ciotti. I proventi sono stati devoluti in beneficenza alla Comunità Abele e al seminario della Diocesi di Pozzuoli. Per avvantaggiare i piccoli corrispondenti, nel luglio 1997 la Napoletana Servizi ha dato vita al sito www.babbonatale.it e all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Il sito offre la possibilità di esplorare la figura di Babbo Natale dalle più svariate angolazioni. Ma c’è anche un aspetto che distingue il sito dai tanti dedicati a Babbo Natale: è forse l’unico privo di velleità commerciali o pubblicitarie (non c’è neanche un minuscolo banner). grado di spiegare a Babbo Natale il tipo di gioco desiderato. Gli elfi che lavorano nella fabbrica al Polo Nord hanno bisogno di indicazioni precisissime. Altrimenti si corre il rischio di regalare il gioco sbagliato (è successo anche questo). Esistono persone che non credono all’esistenza della fabbrica al Polo Nord: secondo loro, Babbo Natale è in possesso del Sacro Graal, un oggetto che gli dà la possibilità di creare – dal niente - qualsiasi cosa e senza limiti di quantità. Se fosse vero, il nostro beniamino non avrebbe bisogno I segreti di Santa Claus Ma come fa Babbo Natale ad accontentare i bambini di tutto il mondo? Secondo alcuni, la slitta vola alla velocità della luce. Secondo altri, Santa Claus è in grado di fermare il tempo: addormentando le persone e fermando gli orologi, può sbrigare il suo lavoro con la massima tranquillità. Si dice che l’organizzazione della fabbrica sia così perfetta che Babbo Natale si limita a caricare solo un po’ di giocattoli, per poi tornare a rifornirsi ogni volta che il sacco si svuota: i suoi aiutanti si accollerebbero il compito di organizzare il carico zona per zona, agevolando il lavoro di distribuzione. C’è un’altra teoria, secondo la quale Babbo Natale nasconderebbe in tempo utile i regali in ripostigli segreti (grotte, caverne, cantine, solai...) per recuperarli non appena la slitta è nei paraggi. Un’ultima teoria vuole che Babbo Natale sappia moltiplicarsi: in pratica, potrebbero esserci tanti Babbo Natale (ed altrettante slitte trainate da nove renne) quante sono le case da visitare. Se così fosse, ogni bambino avrebbe un Babbo Natale tutto per sé. illustrazione di Luca Tarlazzi tale... di trasportare sulla sua slitta i regali e di calarsi attraverso il camino: gli basterebbe materializzare le scatole bell’e infiocchettate direttamente dentro le case. 43 MUSICA E CINEMA TUTTE LE PIÙ GRANDI VOCI AMERICANE HANNO RESO OMAGGIO A SANTA CLAUS Le canzoni e i film di Babbo Natale N LE VOCI DEL NATALE Frank Sinatra e Bing Crosby sono due fra le più importanti voci americane che hanno reso omaggio a Santa Claus nella foto: Axum Mistri egli USA, ogni dicembre, le vetrine dei negozi di dischi si riempiono di “Christmas album”. Tutte le superstar della canzone americana hanno pubblicato almeno una raccolta di canzoni natalizie, e grazie a loro il repertorio festivo a stelle e strisce si è costantemente aggiornato, dando vita a un filone ben lontano dai canti tradizionali (le “Christmas carols”) e dai solenni gospel e spiritual (Oh happy day e dintorni). Alcune di queste canzoni, intrise di un gusto laico e contemporaneo, sono diventate patrimonio collettivo: chi non conosce Jingle bells, White Christmas, DA BING CROSBY A FRANK SINATRA: IL BOOM DEI “CHRISTMAS ALBUM”. EUROPA CONTRO USA: DUE MODI DIVERSI DI CANTARE IL NATALE. NEL VECCHIO CONTINENTE, GESÙ BAMBINO BATTE IL GRASSO NONNONE fotografia pubblicitaria e still-life via Garibaldi, 18/A Argenta - Ferrara - Italy tel. e fax ++39 0532 852436 cell. 347 2402087 e-mail: [email protected] 44 IL The Christmas song? In Europa, al contrario, le canzoni natalizie non si sono mai discostate da una più “ingessata” dimensione religiosa: la tedesca Stille Nacht (Astro del ciel), la francese Noel, l’italiana Tu scendi dalle stelle (rivisitazione di Quanno nascette Ninno, di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori), la tradizionale Adeste fideles sono lontanissime dalla contemporaneità: difficile immaginarle cantate da un idolo pop-rock. Al limite, le si possono associare a un bel coro di voci bianche (non a caso, in Italia, pullulano i dischi natalizi cantati da bambini). Questa vocazione musicalreligiosa trova conferma nelle numerose partiture europee dedicate a San Nicola (brani corali o strumentali, inni, composizioni liturgiche, sonate medievali). Ma all’appello manca Santa Claus. I pochi exploit sono trascurabili (per l’Italia ci tornano in mente L’uccisione di Babbo Natale di Francesco De Gregori o Papà Natale fa l’autostop del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna). Le canzoni più famose Il songbook americano è zeppo di omaggi a Babbo Natale. A cominciare dalla canzone più nota: Santa Claus is coming to town. Dal 1934, l’hanno cantata tutti, compresa la strana coppia Frank Sinatra & Cindy Lauper e il boss Bruce Springsteen. Il testo è un invito ai bambini a essere più buoni, ad appendere le calze e a mettersi a letto presto la sera della Vigilia, così come nelle altrettanto popolari Here comes Santa Claus e Santa is here. L’esperimento più ambizioso è di Perry Como, che in uno dei suoi numerosi “Christmas album” ha eseguito ’Twas the night before Christmas, versione musicale del poema pubblicato nel 1823 di Clement Clarke Moore. La canzone che meglio esprime una visione infantile del personaggio è la spassosa I saw mommy kissing Santa Claus: svegliatasi di notte, una bambina vede la mamma dare un bacio affettuoso a Santa Claus, e – tra sé e sé – comincia a congetturare sulle reazioni che il papà avrebbe avuto assistendo alla scena. La bimba non si rende conto che sotto il costume c’è proprio lui, anche se comincia a sospettarlo… Per gli adulti, l’exploit più incredibile è Santa Baby, del ’54, della trasgressiva Eartha Kitt (cantante-attrice-ballerina, che Orson Welles definì la “donna più sexy del mondo”). In questa canzone, la Kitt trasforma Babbo Natale in un amante (lo chiama “Baby”) e, con voce maliarda e insinuante, chiede in dono gioielli, assegni in bianco e un bell’albero di Natale decorato da Tiffany. Canzoni sulla slitta Esistono anche brani in cui la figura di Santa Claus è protagonista indiretta. Pensiamo alle canzoni dedicate alla slitta (Jingle Bells o Sleigh Ride) o alle renne (Rudolph, the red-noised reindeer e Run, Rudolph, run). In Santa Claus is watching you, le renne si moltiplicano a più non posso: a Rudolph e alle sue otto compagne si aggiungono Bruce, Marvin, Leon, Cletus, George, Bill, Slick, Do-right, Clyde, Ace, Blackie, Queenie, Prince, Spot e Rover, per un totale di 24 renne. SONGBOOK DI SANTA CLAUS BEDTIME FOR TOYS (Stevie Wonder) CHRISSY, THE CHRISTMAS MOUSE (Debbie Reynolds & Donald O’Connor) DONDE ESTA SANTA CLAUS (Augie Rios) HE’LL BE COMING DOWN THE CHIMNEY (Gene Autry) HERE COMES SANTA CLAUS (Gene Autry, Bing Crosby, Elvis Presley) I BELIEVE IN FATHER CHRISTMAS (Greg Lake) I SAW MOMMY KISSING SANTA CLAUS (Teresa Brewer) I SAW SANTA ROCKIN’ AROUND THE CHRISTMAS TREE (Beach Boys) I STILL BELIEVE IN SANTA CLAUS (Andy Williams) IT’S CHRISTMAS EVERYWHERE (Paul Anka) JINGLE BELLS (Bing Crosby, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Peggy Lee, Rosemary Clooney, Barbra Streisand, Patti Labelle, Bobby Vinton, Burt Bacharach) JOLLY OLD SAINT NICHOLAS (Eddy Arnold, Doris Day, Mark Davis, Alvin & The Chipmunk) LET’S GIVE A CHRISTMAS PRESENT TO SANTA CLAUS (Rosemary Clooney) LITTLE SAINT NICK (Beach Boys) RUDOLPH, THE RED-NOISED REINDEER (Gene Autry, Ella Fitzgerald, Dean Martin, Ray Charles, Johnny Mathis, Diana Ross, Bing Crosby) RUN RUDOLPH RUN (Chuck Berry) SANTA BABY (Eartha Kitt) SANTA BRING MY BABY BACK (Elvis Presley) SANTA CLAUS BLUES (Louis Armstrong) SANTA CLAUS GO STRAIGHT TO THE GHETTO (James Brown) SANTA CLAUS IS BACK TO TOWN (Elvis Presley) SANTA CLAUS IS COMING TO TOWN (Bing Crosby, Ella Fitzgerald, Peggy Lee, Patti Labelle, Ray Charles, Frank Sinatra, Johnny Mathis, Diana Ross, Frank Sinatra & Cindy Lauper, Bruce Springsteen) SANTA CLAUS IS DEFINITELY HERE TO STAY (James Brown) SANTA CLAUS IS WATCHING YOU (Ray Stevens) SANTA CLAUS SANTA CLAUS (James Brown) SANTA IS HERE (Ella Fitzgerald) SANTA SANTA SANTA (Gene Autry) SLEIGH RIDE (Bing Crosby, Johnny Mathis, Eydie Gormé & Steve Lawrence) THE CHRISTMAS WALTZ (Frank Sinatra, Peggy Lee) THE MAN WITH ALL THE TOYS (Beach Boys) THIS TIME OF THE YEAR (Brook Benton, Ray Charles) TOYLAND (Doris Day) TWAS THE NIGHT BEFORE CHRISTMAS (Perry Como, Gene Autry & Rosemary Clooney) ‘ZAT YOU SANTA CLAUS (Louis Armstrong) WHEN SANTA CLAUS GETS YOUR LETTER (Gene Autry) YOU CAN SEE OLD SANTA CLAUS (Gene Autry) Le renne non sono gli unici animali associati a Babbo Natale. Sul finire degli anni ‘50, Debbie Reynolds e Donald O’Connor hanno lanciato la canzoncina Chrissy, the Christmas mouse, favola di Chrissy, topolina che vive nella casa di Santa Claus e che, in virtù della sua bravura, riesce a conquistare un posticino sulla slitta. Nel testo della canzone, fa capolino anche uno dei rarissimi riferimenti musicali alla moglie di Babbo Natale (è lei che mette una buona parola affinché Chrissy possa salire sulla slitta). 45 MUSICA E CINEMA I FILM PI BUON NATALE (Italia, 1911) di Pietro Calzabini, con Gina Montes, Umberto Palmarini. La pellicola, in bianco e nero, è uno dei primissimi film italiani in cui si cita la figura di Babbo Natale... BELLI SU BABBO NATALE RUDOLPH’S SHINY NEW YEAR (Usa, 1979) di Jules Bass e Arthur Rankin Jr. LA NOTTE DI NATALE (The night before Christmas) (Usa, 1933) di Walt Disney CANTO PER UN ALTRO NATALE (Carol for another Christmas) (Usa, 1964) di Joseph L. Mankiewicz, con Sterling Haiden, Ben Gazzara, Peter Sellers. Trasposizione televisiva del romanzo “A Christmas Carol” di Charles Dickens. a cura di Matteo Bassi CHI SONO? BABBO NATALE? (Santa Who?) (Usa, 2000) di William Dear, con Leslie Nielsen, Steven Eckholdt, Robyn Lively e Max Morrow SANTA CLAUS IS COMING TO TOWN (Usa 1970), di Arthur Rankin Jr. Un film d’animazione ispirato dalla nota canzoncina. Fra i doppiatori c’è anche Mickey Rooney. IL MIRACOLO DELLA 34ma STRADA (Miracle on 34th Street) (Usa, 1994), di Les Mayfield, con Richard Attenborough, Elizabeth Perkins Cortometraggio d’animazione, contenuto in “Silly Symphony”: Santa Claus capita in una casa dove sette bambini dormono e sette paia di calze sono appese al camino. Anche la renna col nasone rosso, prediletta di Santa Claus, ha avuto il suo bravo ruolo di protagonista in questo film d’animazione. Spassosa commedia americana con Leslie Nielsen nel ruolo del protagonista. LA STORIA DI BABBO NATALE (Santa Claus: the movie) (GB, 1985), di Jeannot Szwarc, con David Huddleston, Dudley Moore IL MIRACOLO DELLA 34ma STRADA (Miracle on 34th Street) (Usa, 1947), di George Seaton, con Edmund Gwenn, Maureen O’Hara, Natalie Wood Remake della commedia del 1947. Babbo Natale è il regista Richard Attenborough, premio Oscar per Gandhi. MAMMA NON BACIARE BABBO NATALE (I saw mommy kissing Santa Claus) (Usa, 2001), di John Shepphird, con Conie Sellecca, Corbin Bernsen, Cole Sprouse SANTA CLAUS (Usa, 1994) di John Pasquin, con Tim Allen, Eric Lloyd, Peter Boyle Riuscitissima pellicola inglese di genere fantastico. Ingaggiato dai Grandi Magazzini di New York per fare Santa Claus, Kris Kringle pretende di esserlo davvero. Prima lo prendono per matto ma poi dovranno ricredersi... BIANCO NATALE (White Christmas) (Usa, 1954), di Michael Curtiz, con Vera Ellen, Rosemary Clooney, Bing Crosby, Danny Kaye Commedia musicale con le celeberrime canzoni natalizie di Irving Berlin, a cominciare dalla “title-song”. 46 TEMPO SCADUTO PER SANTA CLAUSE (In the nick of the time) (Usa, 1991), di George Miller, con Conrad Bergsnheider, Richars Blackburn, Lloyd Bridges. Un tv-movie di pregevole fattura. Per accordi contrattuali il mandato di Babbo Natale ha una durata di 300 anni e – guarda caso - sta per scadere... THE NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS (Usa, 1993) di Henry Selick Dalla fantasia del grande Tim Burton un film d’animazione che unisce horror e musical. Un imperdibile cult. Justin vede i suoi genitori litigare. Ma poi scopre la madre baciare Babbo Natale... Spassosa fantacommedia all’insegna del più puro immaginario natalizio a stelle e strisce. MRS. SANTA CLAUS (Usa, 1996) di Terry Hughes, con Angela Lansbury e Charles Durning Divertente commedia con le musiche di Jerry Herman. La moglie di Santa Claus lascia il Polo Nord per avventurarsi nella New York di fine Ottocento. CHE FINE HA FATTO SANTA CLAUSE? (Santa Clause 2) (Usa, 2002), di Michael Lembeck, con Tim Allen, Elizabeth Mitchell, Eric Lloyd Per quasi dieci anni Scott Calvin è stato un perfetto Babbo Natale, ma per le feste in corso qualcosa non va per il verso giusto... INTERNET L’EVOLUZIONE DEL PERSONAGGIO: DALLE LETTERINE ALLA POSTA ELETTRONICA Babbo Natale nella Rete UNA PANORAMICA DEI PRINCIPALI LINK ITALIANI E INTERNAZIONALI. UN DIVERTENTE SITO ITALIANO CHE SBEFFEGGIA I SIMBOLI NATALIZI. FRA LE CURIOSITÀ: LA RADIO E LA TELEVISIONE DI SANTA CLAUS P er quasi cent’anni Babbo Natale è stato associato alle letterine. Oggi è un incontrastato “re di Internet”. Ormai non si contano più i siti a lui dedicati, tutti corredati del loro bravo indirizzo e-mail. Ovviamente, in questo mare magnum virtuale c’è di tutto: siti su Santa Claus o, più genericamente, sul Natale (il più antico è finlandese). Alcuni hanno una vocazione “culturale”, altri sono operazioni commerciali. E non mancano siti turistici, che promuovono itinerari alla scoperta della “vera casa” di Babbo Natale. Un sito “capolavoro” è www.stnicholascenter.org, a cura del St. Nicholas Center (in Usa). Qui, in inglese, è possibile esplorare tutto (ma proprio tutto) ciò che riguarda San Nicola. L’indagine è minuziosissima, corredata da un vasto repertorio fotografico. I siti italiani Tra i siti italiani più adatti per muovere i primi passi sull’argomento “Natale”, da segnalare www.christmas.it e il meraviglioso www.lagirandola.it/natale/. Per quanto riguarda Babbo Natale vero e proprio, www.babbonatale.it si distingue per l’assenza di velleità commerciali. Qui è possibile leggere splendide letterine. E poi c’è www.grandenabbonatale.com, che consente di vedere Babbo Natale al lavoro, 24 ore su 24, nella sua casa in Lapponia. Non mancano link “cattivi”: www.oikos.org/xmas/ è il “sito ufficiale di lotta al Natale”. Qui c’è ogni sorta di curiosità negativa sulle feste. Le sezioni sono tre: Interventi (barzellette, polemiche, opinioni), Vergogna (con fatti di cronaca “nera” natalizia) e un vivacissimo Forum. Ovviamente, la figura di Babbo Natale è sbeffeggiata in mille salse. I siti stranieri Per chi ha dimestichezza con le lingue, i siti stranieri offrono un campionario ancor più bizzarro: www.nettiradio.fi è la “radio di Babbo Natale”. E’ sufficiente “sintonizzarsi” per ascoltare un messaggio di auguri. C’è anche una televisione: collegandosi a www.santatelevision.com è possibile spiare Babbo Natale e i suoi aiutanti. I filmati vengono aggiornati ogni 30 minuti. Il villaggio “ufficiale” di Rovaniemi (in Finlandia) può essere esplorato sui siti www.rovaniemi.fi, www.santaclauslive.com, http://puoti.pmk.posti.fi e – in italiano www.santagreeting.net. Per il villaggio “segreto” c’è www.korvatunturi.fi. Da segnalare i contatti per due parchi di Babbo Natale: quello finlandese di Rovaniemi (www.santapark.com) e quello svedese (www.santaworld.se), che l’architetto inglese J. Singer ha ricavato da 47 CURIOSITÀ Natale A Z DALLA A come Albero E’ il simbolo festivo più diffuso. L’albero di Natale non è nato come tradizione pagana: le popolazioni del Nord Europa lo associavano a Odino. Pini e abeti erano originariamente addobbati con frutti, fiori e candele accese. ALLA E come Età Santa Claus è invecchiato fino a una certa età, ma grazie alla sua bontà e alla sua generosità gli è stato assegnato il dono dell’immortalità. F come Fuoco Babbo Natale è in grado di “congelare” il fuoco per qualche istante: è per questo che non si scotta e non si brucia il vestito anche quando il camino è acceso. G come Giocattoli B come Barbie Le bambine saranno felici di scoprire che esiste anche una Barbie-Babbo Natale. Un autentico pezzo da collezione. C come Cartoline Cartoline e biglietti di auguri sono nati in Inghilterra nel 1850. Negli Stati Uniti, ogni anno, se ne spediscono 3 miliardi. D come Decorazioni Le più semplici, antiche ed efficaci sono l’agrifoglio e le candele colorate. C’è anche il vischio, che solitamente si appende sullo stipite di una porta. Quando vi si passa sotto è buona regola dare un bacio. 48 Babbo Natale avrebbe iniziato la sua attività di giocattolaio intagliando statuine di legno raffiguranti animali. Oggi è in grado di riprodurre qualsiasi giocattolo, compresi i videogames. H come Horror Il più noto horror legato a Babbo Natale è The nightmare before Christmas, del 1993. Il film racconta di Jack Skeletron capo di un villaggio abitato da mostri (Halloween). Un bel giorno, scopre in un tronco l’entrata al regno di Babbo Natale. Lo rapisce e prende il suo posto. Per fortuna c’è una bambola di pezza, Sally, che riparerà alle malefatte. I come Indigestione Per evitare un’indigestione a Babbo Natale, la sera della Vigilia non fategli trovare cibi pesanti e porzioni abbondanti. Assolutamente vietati gli alcolici: si ubriacherebbe e non porterebbe a termine il suo lavoro. L come Lingue straniere Si dice che Babbo Natale conosca tutte le lingue del mondo. Grammatica e dizione sono perfette, soprattutto in prossimità del Natale. M come Mrs. Santa Claus Sul nome della moglie di Babbo Natale aleggia il massimo mistero. Secondo alcuni libri americani si chiama Jessica Maria Claus (Maria in omaggio alla Madonna). Si sa per certa una sola cosa: nell’organizzazione perfetta del lavoro di Santa Claus c’è il suo zampino. N come Natale Vedi box “Le origini del Natale”. O come “Oh-oh” Ben poche persone hanno sentito la voce di Babbo Natale. Molti la associano al suono “Oh-oh”, con cui il grasso nonno incita le sue renne ad accelerare il passo. Le poste canadesi hanno addirittura istituito un codice di avviamento postale per le letterine di Natale: “HOH OHO” (scritto proprio così). P come Peso Avvistamenti effettuati mediante satelliti e radar, confermano che Babbo Natale sarebbe alto circa 1,70-75. Sulla base delle orme lasciate sulla neve, peserebbe 135 chilogrammi (senza sacco). S come Spuntino Lo sapevate che in occasione delle feste natalizie (fra il solstizio d’inverno e l’Epifania), nei paesi benestanti, si ingrassa in media di quattro chilogrammi? Babbo Natale, nel suo lungo viaggio, ha bisogno di tanta energia. Gli sono sufficienti tre o quattro biscotti e un bicchiere di latte. Ben accetti anche dolcetti di diverso tipo. Al mattino, di fianco al piattino pieno di briciole, i piccoli padroni di casa potrebbero trovare un bigliettino di ringraziamento, con la firma di Babbo Natale R come Raduno annuale T come Torta Q come Quattro Dal 1963, in Danimarca, si svolge un Congresso Internazionale dei Santa Claus. L’evento si tiene a Bakken (il più antico parco dei divertimenti del mondo), a nord di Copenhagen. Le prime edizioni ospitavano solo papà Natale danesi. Ora ne arrivano oltre cento, da tutto il mondo. Il congresso dura tre giorni, con contorno di feste per bambini, parate cittadine, concorsi di bellezza (Miss Natale) e gare di canoe fra Santa Claus. Vedi box “La Torta di Babbo Natale” U come Uclaband Lo sapevate che esiste un’orchestra formata da tanti Santa Claus? Si tratta della Jinglegroup-Uclaband, che prende il nome dall’Università californiana Ucla. V come Vestito Perché Babbo Natale è vestito di rosso? Secondo la moglie, è un colore luminoso e allegro che rappresenta al meglio la personalità di Babbo Natale. Z come Zucchero Anche le renne necessitano di una bella scorta di energia. E’ sufficiente appoggiare pezzetti di carota sul davanzale. Chi dispone di un piccolo giardinetto può sparpagliare un po’ di zucchero, di cui le renne sono ghiotte. Al chiar di luna, i cristalli di zucchero si illumineranno, e dall’alto sarà ancor più facile identificare la casa dei bambini più premurosi. LE ORIGINI DEL NATALE LA TORTA DI BABBO NATALE ella tradizione cristiana, N il Natale ricorda la nascita di Gesù. Ma le origi- Ingredienti: farina g 150, zucchero g 150, burro g 50, farina di mandorle g 50, 4 uova e 5 tuorli, buccia d’arancia, sale, burro e farina per lo stampo ni sono molto più antiche. I Celti festeggiavano il solstizio d’inverno come passaggio da un ciclo stagionale a un altro. Nel mondo germanico, si celebrava la festa solstiziale di Yule: si pensava che, la notte del 24 dicembre, i morti visitassero le famiglie terrene. I Romani celebravano i “Saturnalia”, sette giorni di pace e di gioia in onore di Saturno, dio dell’agricoltura. Nel 274 d.C., l’imperatore Aureliano proclamò il 25 dicembre “Festa del Sole” (o meglio: “Festa della Vittoria del Sole”): il 25 cade pochi giorni dopo il solsistizio d’inverno, quando le giornate cominciano ad allungarsi. Nel corso di questa festa, di antichissime origini egiziane e legata al culto di Mithra, si accendevano fuochi e si scambiavano doni. L’attuale significato del Natale risale al IV secolo, con l’affermazione del Cristianesimo. La festa si appropriò delle tradizioni e dei riti collegati alle precedenti religioni. La data del Natale fu ufficializzata da papa Giulio, nel 337 d.C. La scelta del 25 dicembre fu stabilita mediante un calcolo preciso: si partì dal presupposto che Gesù visse 33 anni esatti dopo la sua incarnazione. Tenendo conto che la data di morte era già stata fissata al 25 marzo, si calcolò che il 25 marzo di 33 anni prima Gesù si era incarnato nel ventre di Maria. E considerando che la nascita non poteva che essere avvenuta nove mesi dopo, il Natale fu fissato al 25 dicembre. Non mancarono le voci dissonanti: secondo alcuni, la nascita di Cristo era collegata alla primavera (le precedenti tradizioni cristiane lo festeggiavano tra fine marzo e fine maggio). Lo stesso Vangelo di San Luca, il più completo sulla nascita di Gesù, sembra evocare un ambiente tipicamente primaverile. Per la guarnizione: panna fresca g 500, cioccolato fondente g 100, salsa di cioccolato, pasta di mandorle colorata verde, rossa e bianca (da richiedere in pasticceria) Preparazione In una ciotola resistente al calore, riunite uova, tuorli, zucchero e un pizzico di sale. Immergete la ciotola in un bagnomaria caldo, tenendo il fuoco al minimo. Montate il composto con la frusta elettrica fin quando inizierà ad addensarsi. Togliete dal fuoco e continuate a lavorare il composto. Dovrà risultare gonfio e spumoso. Incorporatevi la farina di mandorle, la farina bianca setacciata, la fecola, il burro fuso e una grattugiata di buccia d’arancia. Versate l’impasto in uno stampo imburrato e infarinato a forma di Babbo Natale (nei negozi specializzati se ne trovano di tutti i tipi). Infornate a 180 °C per 30 minuti circa. Lasciate raffreddare, poi dividete la torta a metà (in senso orizzontale) e farcitela con 200 grammi di panna montata e cioccolato fuso (ancora tiepido). Ricomponete la torta, e con la pasta di mandorle colorata disegnate il faccione di Babbo Natale. Con il resto della panna montata guarnitelo con barba e baffi. 49 LIBRI UNA INFINITA GALLERIA DI TITOLI, TRA RACCONTI, FAVOLE E VOLUMI DIDATTICI La Biblioteca di Babbo Natale L a produzione letteraria legata a Babbo Natale è alquanto composita. Pullulano i libri per bambini, con Santa Claus protagonista di favole e storielle di tema natalizio. Un altro filone esploratissimo riguarda i volumi didattici, che insegnano giochi, canzoncine e attività legate al Natale. Molto più rari i volumi in cui Babbo Natale è oggetto d’indagini storiche, sociologiche e culturali. Quasi sempre si tratta di volumi dedicati al Natale nell’accezione più ampia. Uno dei più prolifici autori di fiabe su Babbo Natale è Raymond Briggs (“Babbo Natale”, “Babbo Natale se la spassa”, “Babbo Natale va in vacanza”, “Il libro dei giochi di Babbo Natale”). Un altro è Thierry Robin (“Buongiorno, piccolo Babbo Natale”, “Felice Halloween, piccolo Babbo Natale” e “Piccolo Babbo Natale contro il Dottor Perfidia”). I libri per i più piccini, in certi casi, sono autentici gioiellini di inventiva. Un esempio per tutti: “Un regalo per Babbo Natale”, di Gerald Hawksley (Ed. La Coccinella, 2001), è un volume a forma di Santa Claus (le pagine sono contenute nel sacco) che, una volta letto, si può appendere all’albero. Nell’immensa biblioteca di Santa Claus, non potevano mancare libri intitolati “La vera storia di Babbo Natale”. Uno – pubblicato da Giunti 50 nel 2001 – è di Anastasia Zanoncelli e Leonardo Forcellini. Il volume ripercorre la vicenda di Santa Claus con un linguaggio adatto ai bambini ed è corredato da una traccia a cui ispirarsi per scrivere una perfetta letterina di Natale. Un altro “La vera storia di Babbo Natale” (Edizioni Panini, 2001) è stato scritto e illustrato Giancarlo Dallosta. Esistono anche classici più o meno rivolti agli adulti. E’ il caso di “Babbo Natale – La leggenda di Santa Claus” (Alessandro Editore), di Michael G. Ploog, tratto dal romanzo di L. Frank Baum. E poi vale la pena citare “Le lettere di Babbo Natale” (Bompiani, 2004), di John Ronald Reuel Tolkien (a cura di Baillie Tolkien). Il 25 dicembre 1920 J.R.R. Tolkien cominciò ad inviare ai propri figli lettere firmate Babbo Natale, contenenti narrazioni illustrate e poesie. Questi bizzarri messaggi continuarono ad arrivare a casa Tolkien per oltre trent’anni. Il libro è una selezione delle lettere più belle. LO SCAFFALE DEI BAMBINI Lucio Angelini Il babbo che credeva a Babbo Natale (Ed. Libri Molto Speciali, 1999) Hisako Aoki La storia preferita da Babbo Natale, con illustrazioni di Ivan Gantschev (Ed. Vita e Pensiero, 1991) Maurizio Carandini Canta e suona con Babbo Natale (2001) Philippe Corentin Babbo Natale e le formiche (Babalibri, 2001) Nicoletta Costa Arriva Babbo Natale (Elle, 1995) Claudio Delafosse Il caso di Babbo Natale, colorato da Agnes D’Orval (EL, 2000) Maurizio Giannini Chi ha rapito Babbo Natale? (Bruno Mondatori Ed.) Maria Loretta Giraldo Babbo Natale (Giunti, 2001) Jeff Guinn (a cura di) L’autobiografia di Babbo Natale (Piemme, 1996) Roberta e Walter Grazzani, Babbo Natale va in vacanza a Riccione, con illustrazioni di Lucia Salemi (Piemme, 2004) Iskender Gider Aspettando Babbo Natale (Nord Sud, 2003) Peter Grosz I tre Nicolò, con illustrazioni di Giuliano Lunelli (Nord Sud, 1998) Penny Ives Mamma Natale (EL, 2003) Kate Lee Il vestito di Babbo Natale, con illustrazioni di Edward Eaves (Emme, 2003) Derek Matthews (illustrazioni di) Babbo Natale dove sei? (De Agostini, 2002) Patrizia Nencini Babbo Natale con illustrazioni di Fabiano Fiorin (Giunti, 2003) Ingrid Ostheeren, Il vero Babbo Natale sono io, con illustrazioni di Christa Unzner (Nord-Sud, 1999) Suzanne Palermo Il segreto di Babbo Natale (De Agostini, 1992) Marcus Pfister Svegliati, Babbo Natale! (Nord Sud, 2000) Moe Price Le renne di Babbo Natale, con illustrazioni di Atsuko Morozumi (Piccoli, 1993) Konrad Richter Gli stivali di San Nicolò, con illustrazioni di Jozef Wilkon (Nord-Sud, 1997) Ursula Ritter Caro Babbo Natale (Edizioni Del Borgo, 2000) Ann Rocard Presto è Natale!, con illustrazioni di Laurence Batigne e Kaori Souvignet.(Lito, 2001) Marlis Scharff-Kniemeyer, Norbert Landa Dove sei, Babbo Natale? (Piccoli, 1998) Grégoire Solotareff Dizionario di Babbo Natale (Fabbri, 1999) Paul Stickland La casa di Babbo Natale libro animato (Arnoldo Mondatori, 1995) Gabrielle Vincent (testo e illustrazioni di) Il mio piccolo Babbo Natale (C’era una volta, 1996) Anne Wilsdorf Faustina e Babbo Natale (Babalibri, 2002)