QUI - Francesco Caiazzo

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QUI - Francesco Caiazzo
Francesco Caiazzo
Eden
virtuale
Un viaggio nel paradosso
del pubblico impiego
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“un cammino di conoscenza e di riflessioni
utili ai giovani per crescere…”
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Progetto grafico a cura di f&c
Pubblicazione fuori commercio - 2007
E’ consentita la duplicazione parziale, citando l’autore e il titolo del libro
Sono riservati i diritti dell’autore
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Prefazione
Questo racconto nasce da una storia di lavoro iniziata nel comparto
statale ministeriale e finita alle dipendenze di un ente pubblico locale,
agli inizi del terzo millennio.
La narrazione espone una situazione di rilevanza nazionale ed è
riferita ad avvenimenti di rilievo Istituzionale realmente accaduti, in una
particolare circostanza ed è arricchita da richiami storici relativi al
periodo dell’evento.
I tentativi fatti per trovare dei rimedi al problema sono stati vani
quindi, inevitabile è stato il ricorso alla giustizia ordinaria, per la tutela e
il riconoscimento di legittimi diritti irrimediabilmente lesi.
Al lettore è offerta la novità letteraria della narrazione del cammino
tortuoso, a cui è stato chiamato un pubblico dipendente - funzionario
ministeriale - per difendere la propria dignità professionale.
E’ impensabile per i più immaginare l’esistenza nei settori lavorativi
pubblici di simili osceni scenari ed intanto tanti giovani, ignari di ciò, sognano di vivere ed affermarsi nell’ambito del pubblico impiego.
Ho voluto cogliere l’occasione di questi avvenimenti particolarmente
ostili, per porre all’attenzione di politici, sindacalisti, associazioni e cittadini, tutti utilizzatori dei servizi della pubblica amministrazione, le gravi
problematiche esistenti nei segmenti del pubblico impiego, degne di
riflessioni e valutazioni nell’interesse dell’intera collettività.
Un ricordo a chi ha lasciato l’Amministrazione dello Stato prima del
D.p.c.m. 26 maggio 2000 ed un pensiero a chi lo ha subito coattivamente, a seguito dell’entrata in vigore del decreto.
Questo provvedimento ha sancito, dopo 73 anni, una “morte violenta”
degli Uffici provinciali ministeriali dell’Industria, del Commercio e
dell’Artigianato.
Un caloroso ringraziamento ai colleghi che hanno collaborato nella
ricerca di tutte le notizie, per consentire la salvaguardia della memoria
storica dell’istituzione soppressa e dei successivi consequenziali avvenimenti.
Francesco Caiazzo
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Legenda:
•
a.C. e d.C. avanti e dopo Cristo
•
C.c.i.a.a. Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura
•
c.t.p.
consulente tecnico di parte
•
c.t.u.
consulente tecnico ufficio
•
D. lgs
Decreto legislativo
•
D.p.c.m.
Decreto presidente consiglio ministri
•
D. p. r.
Decreto presidente repubblica
•
•
•
M.I.C.A. Ministero Industria, Commercio e Artigianato divenuto
M.A.P.
Ministero delle Attività Produttive divenuto
MISVE
Ministero Sviluppo Economico
•
P.A.
Pubblica Amministrazione
•
T.a.r.
Tribunale amministrativo regionale
•
U.p.i.c.a. Ufficio provinciale industria, commercio e artigianato
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Introduzione
In questo lavoro ogni rigo, ogni pagina racchiude parole e frasi meritevoli di riflessioni per lasciarsi guidare in un cammino ricco di segnali
degni di essere approfonditi e commentati, con la propria intelligenza.
Questo studio riguarda l’ambito esistenziale di tanti uomini, meritevoli di rispetto e di considerazione.
E’ un’occasione per migliorarsi nel segno dell’eticità ed è un contributo - solo un granello di sabbia - destinato agli uomini, nel cammino
millenario del genere umano.
La mia formazione, i miei scritti del passato e le mie esperienze nella
vita sono state messe al servizio di chi vorrà leggere questo libro, in uno
scenario nel quale essere uno strumento di messaggi anche forti, assume
un significato e una valenza di amore.
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Capitolo I
Tutto cominciò nell’estate del 2000, quando mi trovai, quale pubblico dipendente del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, alle soglie della terza età e all’alba del terzo millennio, a vivere
la mia quotidianità alle falde del Vesuvio in un territorio ricco di storia e
tradizioni e, mio malgrado, mi ritrovai in una situazione lavorativa sconcertante e preoccupante.
Malgrado avessi già percepito dei segnali, non riuscivo a capire la
ragione di un avvenimento sicuramente insensato, ma reale e certamente
dannoso per il mio settore lavorativo, nella dinamica della pubblica
amministrazione.
Le sensazioni di ciò che stava accadendo erano per me di sicuro malefiche, mi sentivo come abbandonato da tutti e da tutto, circondato da
belve pronte, non appena mi fossi mosso, a colpirmi come avveniva, in
base ai racconti arrivati ai tempi nostri, nelle arene romane. Una di
queste arene è stata ritrovata a Pompei, centro sorto come insediamento
Osco nel secolo VIII a. C., caduto nel secolo V a. C. in mano ai Sanniti
ed occupato dai Romani nel secolo III a. C.
Questa ridente cittadina è una località piena di splendidi templi, con
un anfiteatro - costruito nel 70 a. C. suddiviso in tre settori per una
capienza di 20.000 spettatori - ed un’arena dove si svolgevano giochi e
spettacoli con i gladiatori.
E’ posta nella piana del fiume Sarno ai bordi del versante meridionale
del Vesuvio, conta circa 30.000 abitanti ed è divenuta famosa da qualche
secolo per il Santuario dedicato alla Madonna del Rosario iniziato nel
1876 e terminato nel 1887, ma era già conosciuta nell’antichità per le
attività di commercio, artigianato, benessere fisico per la persona e come
dependance dei Romani.
Nel corso dei secoli il desiderio di una visita a Pompei per i viaggiatori è stato sempre interessato, in virtù dei suoi siti archeologici conseguenza dell’eruzione del 24 agosto 79 d. C. che annientò la fiorente cittadina, con una popolazione all’epoca di quasi 20.000 abitanti.
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La devastante eruzione, come riferisce Plinio il Vecchio nei suoi
scritti, è preceduta fin dal 62 a. C. da continui terremoti di modeste entità, senza provocare effetti di particolari gravità.
Oggi Pompei è un centro turistico di notevole importanza, assorbe
quel turismo itinerante dedito alle visite di rovine archeologiche con gli
annessi musei ed i luoghi di grande considerazione religiosa, di cui è
ricco il territorio.
Non sempre però entrambe le realtà sono visitate e ammirate insieme,
infatti, si assiste a notevoli flussi di turisti, in particolare italiani e campani, interessati ai tanti momenti di liturgia religiosa da vivere al Santuario
della Madonna del Rosario ed in particolare la Supplica del giorno 8
maggio e della prima domenica di ottobre.
La Madonna del Rosario ha un culto antico, che risale all’epoca della
costituzione dei frati Domenicani (secolo XII) trovando una profonda
venerazione in Bartolo Longo, divenuto Beato nel 1980. Il Beato in comunione con la contessa De Fusco proprietaria di terreni e abitazioni
nella valle di Pompei, promosse la nascita del Santuario e delle opere ad
esso annesse.
In questo contesto va inoltre ricordato l’orfanotrofio femminile affidato alle cure delle suore Domenicane, l’Istituto dei figli dei carcerati diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane, il periodico “Il Rosario e la Nuova
Pompei” con la creazione di una tipografia affidata per il funzionamento
agli orfanelli, che ancora oggi si stampa con una diffusione in migliaia di
copie. Altre opere da ricordare sono gli asili, le scuole, gli ospizi per
anziani, l’ospedale, i laboratori e la Casa del pellegrino.
E’ da registrare, oggi, anche la presenza di consistenti gruppi e comitive, in particolare di nazionalità straniera, quotidianamente presenti con
i tour operator nell’area archeologica, dove è possibile rivivere e respirare i momenti precedenti l’eruzione del Vesuvio, visitando i primitivi siti
dell’antico centro di Pompei, cancellato dalla furia distruttiva del vulcano
e ridato alla luce dopo lunghi e faticosi anni di scavi e restauri iniziati nel
1748.
Dopo una lunga e laboriosa attività di restauro, è possibile oggi apprezzare la bellezza di tali opere e riconoscere l’importanza, di quella che
fu una perla dell’impero romano.
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La cittadina di Pompei è ricca, come nel passato, di cliniche mediche
e centri di terapie fisiche per il benessere della persona ed a breve distanza vi è un moderno ed apprezzato luogo di cure termali, nel territorio di
Castellammare di Stabia, con acque ricche di proprietà curative e fanghi
terapeutici.
Pompei è stata per diversi secoli un dominio romano, importante centro di attività commerciali ed artigiane grazie alla presenza di ricchi e facoltosi imprenditori, tra cui il più rinomato era Giulio Bolivio.
Sono ricordate e si annoverano la presenza in antichità di molteplici
attività economiche, tra le quali sono note ben 12 tintorie; diversi erano
poi i punti di incontro, paragonabili ai moderni luoghi di benessere fisico
e famosi per l’epoca erano i lupanari con le insegne delle posizioni sessuali, dove delle esperte professioniste svolgevano l’attività del sesso con
rinomate ed apprezzate specialità pagate in assi, moneta dell’epoca, la
cui tariffa per ogni incontro è paragonabile all’incirca, a non più degli attuali 50 euro a prestazione.
Ciò è stato documentato dai reperti recuperati a seguito degli scavi e
dalla successiva opera di restauro, che hanno reso visibili e leggibili gli
affreschi e i graffiti hard con le frasi scritte per catturare i clienti con i
nomi delle più gettonate dell’epoca precedente l’eruzione del Vesuvio:
Faustilla, Felicia, Myrtis, Myrtale, Fabia, Callidromo, Cressa, Mula, Restituita, Helpis, Drauca ed altre ancora.
L’attività di un Lupanare, divenuto noto e considerato nell’epoca, addirittura nel mondo, era quello con la presenza di “accompagnatori” maschi specializzati a dare una pace ristoratrice corporea ad una clientela
femminile di elite, durante la quale si potevano ricevere dei trattamenti
sessuali a scelta di qualità e di riguardo, in particolari e speciali sedute.
Queste erano molto considerate ed apprezzate dalle praticanti ed il consenso unanime ricevuto contribuì alla diffusione del Lupanare, ben oltre
l’ambito locale.
Sono giunti fino ai nostri tempi i racconti delle ricorrenti visite delle
benestanti dell’epoca, provenienti anche da luoghi lontani per beneficiare
di sesso in queste rinomate sedute.
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Oggi nello splendore del restauro, i visitatori hanno l’opportunità di
respirare un’atmosfera ricca di uno straordinario fascino archeologico e
storico, di ciò che accadde in una giornata terribile di dolori e morte.
In questa realtà, in talune circostanze, i pompeiani si divertivano anche a rappresentare degli spettacoli nell’arena, organizzando delle sfide
di gladiatori e dando in pasto alle belve degli schiavi, chiamati a dei
combattimenti senza speranza.
Ed è proprio da gladiatore thraeces che sentii di dover agire, visto
che la vita pareva avermi assegnato il mesto destino di vivere il resto
della mia attività lavorativa alla stregua di uno schiavo, costretto a
lottare contro leoni, tigri, lupi ed altre bestie per la propria sopravvivenza !
Era giunta l’ora in cui a me Franco, la vita lavorativa riservava l’ennesima sfida e capii di dover trovare le energie necessarie per sostenere
un compito e una lotta sicuramente difficili con le Istituzioni dello Stato,
ma dovevo assolutamente vincere se volevo mantenere l’orgoglio e la
stima verso me stesso.
Da parte mia vi era la consapevolezza di dovermi muovere con circospezione, al cospetto di poteri forti quale la Presidenza del Consiglio dei
Ministri della Repubblica Italiana abituata a fare la parte del leone, il Ministero dell’Industria, divenuto delle Attività Produttive e poi dello Sviluppo Economico, all’apparenza disponibile e sornione, ma nei momenti
importanti feroce al pari di una tigre e poi il mondo delle Camere di
commercio chiamato a sopravvivere con le proprie forze economiche in
un momento di crisi generale, per l’avvento del nuovo corso monetario
dell’euro e che cerca famelicamente nuove risorse al pari dei lupi che,
per cibarsi, scendono nella pianura presso i casolari di campagna assalendo e mangiando qualunque animale gli capiti a tiro.
La fame è l’eterno problema connesso alla vita, che accomuna
tutti gli esseri viventi del pianeta e nel suo nome, si sviluppano le più
disparate situazioni.
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Gli eventi, quindi, mi portarono a dover competere nel mio cammino
almeno con un leone, una tigre ed un lupo e, inoltre, mi pareva scorgere
ai margini dell’arena anche diversi gorilla, un gruppo di scimpanzé che
agitandosi battevano gli arti superiori, come a pregustare i resti di una
preda umana e nell’attesa si spidocchiavano reciprocamente.
Non mancavano le volpi nella radura alle spalle dell’arena, che proteggevano i loro volpini particolarmente vivaci.
Probabilmente c’erano anche altre bestie, essendo un momento storico
in cui gli sbarchi dal vicino continente africano si susseguivano incontrollati e con una certa frequenza.
Quindi, ben presto compresi il delinearsi all’orizzonte di una lotta
dura e per certi versi impari.
Mi si prospettava un cammino lungo, pericoloso, tortuoso e pieno di
insidie da dover percorrere con attenzione per sperare, se fossi riuscito a
sopravvivere alla “fame delle belve”, di raccontare in futuro gli eventi
accaduti.
Al cospetto di tanto era necessario documentarmi, studiare, capire ed
attivarmi per poter iniziare un percorso che, con l’ausilio della scienza,
mi permettesse di affrontare un evento da considerare in ogni caso importante, sensazionale e sicuramente impegnativo.
* note di riferimento Uffici soppressi:
Nel 1926 con una specifica legge furono costituiti i Consigli provinciali dell’economia, seguiti poco
dopo dalla nascita degli Uffici provinciali dell’economia.
Nel 1931 le denominazioni dei Consigli e degli Uffici furono mutate in quelle di Consigli e Uffici
provinciali dell’economia corporativa.
Il Testo Unico emanato nel 1934 prevedeva la nascita degli Uffici provinciali dell’economia
corporativa come Uffici di Stato, posti alle dirette dipendenze del Ministero delle corporazioni. Essi
funzionavano anche come Uffici di segreteria dei Consigli provinciali dell’economia corporativa, provvedendo a tutte le necessità di ordine esecutivo degli stessi.
L’art. 5 del regio decreto legge 3 settembre 1936, n. 1900, prevedeva l’aggiunzione alle tabelle organiche del Ministero delle corporazioni dei ruoli del personale degli Uffici provinciali dell’economia
corporativa che, a norma dell’art. 1 del regio decreto 20 settembre 1934, n. 2011, modificato dall’art. 1
del regio decreto legge 3 settembre 1936, n. 1900, convertito nella legge 3 giugno 1937, n. 1000 è
personale di Stato.
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Con regio decreto 6 agosto 1937, n. 1639 (G.U. 4 ottobre 1937), furono emanate le norme per
l’inquadramento del personale degli Uffici provinciali delle Corporazioni in appositi ruoli statali ministeriali.
Le figure giuridiche impiegatizie in servizio dal 1936 sono state:
il direttore e il sostituto direttore, il capo della ragioneria e il capo dei servizi statistici, in qualità di impiegati dello Stato appartenenti allo specifico ruolo statale ministeriale.
Le norme sullo stato giuridico, sul trattamento economico, di quiescenza e le condizioni di assunzione e di carriera del personale sono consequenziali di un decreto del Ministro delle corporazioni
di concerto con il Ministro per le Finanze.
Attribuzioni conferite agli Uffici provinciali economia corporativa:
•
raccolta dati e notizie che interessano il movimento economico e sociale della provincia;
•
ricezione e registrazione della costituzione, modificazione e cessazione delle ditte, rilascio
di certificati e autentica delle firme;
•
adempimenti delle attribuzioni precedentemente di competenza delle Prefetture in materia di disegni e modelli di fabbrica, di marchi e segni distintivi di fabbrica;
•
rilascio certificati di origine delle merci e delle carte di legittimazione ai viaggiatori di
commercio;
•
formazione di mercuriali e listini prezzi;
•
istruzione pratiche da sottoporsi all’esame del Consiglio.
Nel settembre 1944 gli Uffici provinciali dell’economia corporativa assunsero prima la denominazione
di Uffici provinciali dell’industria e del commercio poi nel 1967 anche dell’artigianato, e fino al 2000
data di soppressione, sono stati chiamati a svolgere delle specifiche funzioni ministeriali in ambito provinciale, nel rispetto dell’art. 5 del regio decreto legge 3 settembre 1936, n. 1900.
Attribuzioni conferite agli Uffici periferici ministeriali dell’industria, del commercio e dell’artigianato dello Stato:
•
competenze in materia di statistica quali osservatori locali della dinamica dei fenomeni economici e sociali;
•
parere per il risarcimento dei danni di guerra alle imprese;
•
procedimento amministrativo per il collocamento a riposo del personale degli UU. pp.
i. c. a., con attribuzione della competenza alle sedi regionali;
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•
vidimazione dei registri delle cessioni effettuate dalle cartiere nazionali e dai loro
consorzi;
•
vidimazione dei registri di carico e scarico per l’acquisto e la stampa di carta
destinata alla editoria scolastica e culturale;
•
vidimazione dei registri concernenti le operazioni commerciali relative alle materie
grezze, minerali e materie radioattive;
•
ricezione delle domande per la produzione di margarina e di grassi idrogenati alimentari da destinare all’esportazione e vidimazione dei relativi registri di carico e
scarico;
•
raccolta di informazioni per la concessione del credito agevolato;
•
raccolta dei dati sulle giacenze e vidimazione dei registri di carico e scarico di alcuni
materiali strategici controllati (carbone, nichel, rame, zinco e rispettive leghe);
•
raccolta dei dati statistici riferiti alla struttura dell’apparato distributivo;
•
incarichi di accettazione documentazione in materia di brevetti;
•
rappresentanza nei Comitati per la sicurezza nazionale, ai sensi della legge 24.10.1977
n. 801 - Servizio Sicurezza Difesa Civile Italiana (S.I.S.D.I.) -;
•
irrogazione delle sanzioni amministrative relative alle attribuzioni conferite con d.p.r.
agli uffici statali periferici ed applicate con la legge 24 dicembre 1975, n. 706 e dalla
successiva del 24 novembre 1981, n. 689;
•
rappresentanza nelle commissioni regionali per la grande distribuzione;
•
rappresentanza nelle commissioni comunali per il commercio a posto fisso;
•
rappresentanza nelle commissioni comunali per il commercio dei pubblici esercizi;
•
rappresentanza nelle commissioni comunali per il commercio su aree pubbliche;
•
rappresentanza nelle commissioni regionali per l’iscrizione al registro esercenti commercio;
•
rappresentanza nelle commissioni per i danni derivanti da calamità naturali;
•
rappresentanza nelle commissioni lavori portuali;
•
rappresentanza nelle commissioni per l’emergenza energetica;
•
rappresentanza nelle commissioni regionali dell’albo dei costruttori;
•
rappresentanza nelle commissioni provinciali consultive prezzi;
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•
rappresentanza nei comitati provinciali prezzi;
•
rappresentanza nei comitati provinciali per la pubblica amministrazione;
•
rappresentanza nelle commissioni provinciali e regionali dell’artigianato;
•
attività di vigilanza di Stato delle scorte d’obbligo dei prodotti petroliferi;
•
attività di vigilanza di Stato sui prodotti tessili;
•
attività di vigilanza di Stato degli impianti di panificazione;
•
attività di vigilanza di Stato sui magazzini generali e i depositi franchi;
•
attività di vigilanza di Stato sulla sicurezza mezzi di sollevamento e di trasporto;
•
attività di verifica delle tariffe del servizio idrico e del gas metano;
•
attività ispettiva di Stato di restituzione alla produzione per alcuni prodotti del settore dello zucchero utilizzati nell’industria chimica;
•
attività ispettiva di Stato per l’accesso ai finanziamenti agevolati al commercio;
•
attività ispettiva di Stato di restituzione alla produzione per amidi e fecole e derivati
utilizzati dalle industrie cartarie, farmaceutiche, chimiche, tessili e tecniche;
•
attività ispettiva di Stato di restituzione alla produzione disciplinato dai regolamenti
CEE 1009/86 e 2169/86 e successive modifiche nel settore dei cereali e del riso;
•
attività ispettiva di Stato per la concessione e la conservazione del riconoscimento di
impresa di confezionamento per l’aiuto comunitario al consumo dell’olio di oliva;
•
attività ispettiva di Stato dell’industria molitoria e dei pastifici;
•
attività ispettiva di Stato sulle società fiduciarie;
•
attività ispettiva di Stato per il controllo statistico sulle manifestazioni fieristiche
internazionali;
•
attività di verifica opifici industriali e commerciali disposta in sede ministeriale;
•
attività ispettiva di Stato sul materiale elettrico;
•
attività ispettiva di Stato dell’etichettatura sul consumo di energia degli apparecchi
domestici;
•
attività ispettiva di Stato inerente la sicurezza dei giocattoli;
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•
attività ispettiva di Stato sui prodotti fitosanitari;
•
attività ispettiva di Stato sulla sicurezza delle macchine industriali;
•
attività ispettiva di Stato in materia di liquori in fase di produzione e di commercializzazione;
•
controllo di Stato sulle giacenze di materiali di particolare rilevanza;
•
segreteria commissione provinciale commercio aree pubbliche;
•
legalizzazione degli atti e documenti da valere all’estero.
Dopo 56 anni di proficuo servizio con la presenza istituzionale di solerti, preparati e determinati
funzionari statali impegnati in molteplici, variegati e delicati adempimenti amministrativi territoriali, il
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 maggio 2000, su delega del Parlamento, con
decorrenza 1° settembre 2000 sopprime gli Uffici periferici ministeriali dell’industria, del commercio e
dell’artigianato, smentendo 70 anni di storia e di diverse ideologie politiche, consolidate nel tempo e confermate da molteplici atti, anche legislativi.
Nel panorama istituzionale statale si determina così un vuoto specifico della politica economica ministeriale di presenza amministrativa in sede provinciale, che difficilmente potrà essere colmato in tempi
brevi.
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Capitolo II
Dopo la visione delle belve e di un’arena pronta ad accogliermi, nonostante i momenti di smarrimento e di riflessione tanto lunghi da sembrare un’eternità, lo studio, gli amici e la fede mi diedero la forza di iniziare, il 2 dicembre 2000 (anno Giubilare della Santa Madre Chiesa) la
mia riscossa con un documento ufficiale.
L’inizio fu dedicato alla raccolta degli elementi, riguardanti le motivazioni che avevano spinto i vertici politici e dirigenziali a determinare il
cambiamento.
Un compito e un’analisi difficili, per la folta presenza di personaggi
impegnati, con scopi apparentemente comuni ma in realtà diversi tra loro, alla realizzazione del famoso D.p.c.m. 26 maggio 2000, ormai consegnato alla storia *.
Il Ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato il giorno
11 luglio 2000, a seguito dell’emanazione del D.p.c.m. di soppressione
degli Uffici periferici ministeriali, predispose un protocollo d’intesa operativo, posto alla firma del Presidente dell’Unione Italiana delle Camere
di commercio, divulgato con circolare ministeriale.
* note di riferimento periodo storico 1998 / 2000
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Massimo D’Alema;
Il Ministro della Funzione pubblica Senatore Franco Bassanini;
Il Ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato Onorevole Enrico Letta;
Il Direttore Generale del Personale del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato Dr.
Gianfrancesco Vecchio;
Il Direttore Generale del Commercio del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato Dr. Piero
Antonio Cinti
Il Presidente dell’Unione Italiana delle Camere di commercio Comm. Danilo Longhi;
Il Dr. Marco Conte, per lo studio delle problematiche gestionali amministrative e il Dr. Alberto Caporale, per le
valutazioni tecniche relative al personale trasferito, entrambi dipendenti dell’Unione Italiana delle Camere di
commercio.
Il Commissario straordinario di governo per il federalismo amministrativo Dr. Alessandro Pajno, componente del
Consiglio di Stato, incaricato dal Ministro della Funzione pubblica dell’applicazione della legge 31 marzo 1998, n.
112, nella parte riguardante la soppressione degli Uffici provinciali Industria, Commercio e Artigianato ed il
collocamento coattivo del personale statale, nelle autonomie funzionali delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
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Il protocollo d’intesa prevedeva diverse clausole attinenti il trasferimento del personale e, tra queste, anche la valorizzazione dei
funzionari ministeriali trasferiti alle Camere di commercio.
Nel tempo sarà possibile monitorare e verificare la reale crescita professionale del personale trasferito nelle autonomie funzionali degli enti
camerali, già dotato di una formazione lavorativa di alto profilo, in virtù
di un’appartenenza ventennale o addirittura trentennale ad una istituzione
statale di indubbia e sicura valenza, per le funzioni svolte in attività
economiche di primario interesse nazionale ed europeo.
C’è stato il riscontro di una costante presenza partecipativa prima,
durante e dopo il decreto di trasferimento della presidente e dei consiglieri del direttivo dell’Associazione nazionale funzionari ministeriali
UU.pp.i.c.a., con lo scopo di tutelare gli associati nelle posizioni
giuridiche acquisite nel servizio allo Stato e possibilmente salvaguardare
le specifiche e non delegabili funzioni di natura esclusivamente statale,
con una più adatta allocazione periferica degli Uffici di Stato.
L’Associazione, nel presentare ricorso al T.a.r. del Lazio chiese, quindi, la sospensiva del D.p.c.m. ed in particolare la tutela dello status giuridico normativo dei dipendenti trasferiti, ma l’esito non risultò favorevole.
In quel periodo storico, essendo in corso il Giubileo del terzo millennio, la presidente si recò in Vaticano e pregò, varcando la Porta Santa, un
intervento Superiore di tutela affinché i dipendenti ministeriali potessero
evitare delle sofferenze e vedessero riconosciuti i propri diritti.
Il successivo evolversi degli avvenimenti, lascia pensare che la sua
preghiera abbia ricevuto accoglimento.
Il Consiglio direttivo nel corso degli anni è stato molteplici volte presente in sede istituzionale, organizzando riunioni associative ed incontri
di vario genere compresi quelli con i dirigenti ministeriali, senza però poter incidere in termini positivi sui problemi scaturiti dagli effetti prorompenti, creati dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
L’Associazione ha rafforzato nella circostanza la sua ben nota azione
operativa, grazie ad un elevato spirito di volontariato dei suoi componenti e provvedendo a sostenere i colleghi nei momenti di difficoltà e di av20
vilimento distribuendo parole di conforto, di speranza, di sostegno comportamentale e morale in attesa di tempi migliori, non disdegnando di tenere in debito conto ciò che era possibile fare in termini amministrativi.
In tali circostanze c’è stato un completo disinteresse ed un’assenza del
datore di lavoro cedente - Ministero dell’Industria - che si è sottratto anche agli obblighi prescritti per legge a favore dei dipendenti, nei confronti dei quali aveva predisposto gli atti necessari per la realizzazione del
trasferimento d’imperio.
Queste responsabilità sono da ricercare e contestare a tutti quegli
uomini che si candidano con effervescenza e presunzione, ad amministrare la gestione e lo sviluppo delle risorse umane in una struttura pubblica.
La mia presenza attiva al cospetto di tali e tante assurdità amministrative trasferì la materia nelle aule dei tribunali civili del lavoro,
scombussolando quegli schemi progettati e attuati.
Appresa la notizia dapprima fu manifestato dai colleghi un certo scetticismo, successivamente incominciarono a comprenderne l’utilità e la
necessità, essendo maturata tale decisione a seguito di uno studio complesso, con approfondite ricerche giuridiche e l’intervento di un legale
competente coadiuvato da un idoneo consulente tecnico peritale.
Così, non appena si concretizzò l’inizio dell’iter della difesa personale, diedi la mia disponibilità a quei colleghi desiderosi di avere l’opportunità di una salvaguardia giuridica e di immagine personale.
Almeno una parte dei trasferiti giunse, infatti, alla convinzione della
necessità di ricorrere alla giustizia ordinaria per uscire da una situazione
di stallo ed aspirare a riconquistare la dignità dell’appartenenza allo Stato
o in alternativa di accedere ad un ristoro economico per gli stati di sofferenza, non solo psicologici, patiti.
Un po’ tutti i dipendenti, nel periodo successivo al trasferimento di
amministrazione, vennero a trovarsi dapprima in uno stato di iniziale
smarrimento e nei successivi periodi in un difficile e complesso adattamento esistenziale. Ciò ha comportato anche inevitabili momenti di fibrillazione psico-fisici, che le recenti indicazioni della scienza medica
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riconducono alla formazione nel lavoratore della pericolosa condizione
di stress da lavoro, con le relative conseguenze per la salute.
Qualcuno dimostrò un forte impegno, verso l’avvenimento ed anche
un interesse morale verso i colleghi sparsi sul territorio nazionale, altri
lasciarono poco dopo l’attività lavorativa e c’è pure chi trovò un accordo
di reciproco interesse con la nuova amministrazione.
Le mie serate, invece, furono dedicate a telefonate lunghe ed esaurienti, con dialoghi ricchi e soddisfacenti, possibili per le economiche
tariffe delle comunicazioni.
Questi colloqui furono l’occasione per poter valutare ampiamente
l’evento con un esame approfondito, per comprendere le motivazioni di
tali decisi, inaspettati e penalizzanti trattamenti amministrativi e giuridici
nei confronti del personale in servizio.
Nel frattempo, ognuno continuò a svolgere il proprio compito lavorativo, con modalità e tempi difformi nei comportamenti amministrativi,
impliciti di una diversa formazione di appartenenza.
Lungo questo cammino è stato possibile verificare, rendersi conto e
dare atto alla presidente* in carica dell’Associazione di aver dimostrato
una notevole e lodevole volontà di tutela dei colleghi, poichè si è spesa
con un’intensa attività insieme ai componenti del direttivo associativo,
durante il periodo dal 2000 al 2007.
In questi anni, molteplici sono stati gli interessamenti ben oltre ogni
logica e possibile aspettativa, che però non hanno determinato risultati
concreti per l’assenza di sensibilità disposte a raccogliere il profondo
disagio dei destinatari del trasferimento.
In compenso l’attività associativa ha portato ad una raccolta di elementi e documenti certi, posti a disposizione degli associati per far conoscere, riferire e divulgare il sapere.
Al cospetto di una problematica complessa e di difficile approccio,
c’è stato chi come me, dotato di una riconosciuta personalità, volitiva e
* nota di riferimento:
alla fine del secondo millennio e l’inizio del terzo millennio, la presidente dell’associazione funzionari statali
UU.pp.i.c.a. del M.i.c.a. divenuto M.a.p. e poi dello Sviluppo Economico è stata la dottoressa Giuseppina Schiavi, in
servizio alla sede periferica di Piacenza.
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propositiva, ha intrapreso in modo determinato un’azione giudiziaria,
anche con il rischio di trovarsi, in ogni caso, in un’arena piena di belve.
E’ stata questa la circostanza per esternare ulteriormente, quello stesso forte temperamento espresso per decenni nella quotidianità espletando l’attività istituzionale, al servizio dell’Amministrazione dello Stato.
In effetti il cammino non è stato semplice, dopo un po’ iniziai ad
avvertire un senso di apatia in questa lotta e a sentirmi un po’ sfiduciato quando però, all’improvviso la dolcezza di un’amica inviatami,
forse, dalla Divina Provvidenza, giunse ad aiutarmi.
In realtà questa donna manifestò il piacere di essere al mio fianco, per
accompagnarmi in un viaggio fantastico nel mondo del lavoro.
Fu questa anche l’occasione per una possibile rivisitazione degli
avvenimenti, che precedettero il misfatto compiuto dal D.p.c.m. 26 maggio 2000 nei confronti del personale ministeriale in servizio nelle sedi
periferiche.
La proposta produsse in me un certo scetticismo e fece nascere dubbi
ed incertezze e da qui, quindi, la necessità di valutare l’effettiva utilità di
questo viaggio.
Ciò sconcertò e infastidì Fortuna, convinta di ricevere già sul momento l’adesione all’invito.
Iniziò così per me un periodo di riflessione.
L’evento della presenza di Fortuna lo interpretai come un intervento
di un’Entità Superiore, da consentirmi di acquisire le informazioni sui
passaggi amministrativi riferiti al trasferimento, permettendomi di destreggiarmi in quel complesso labirinto di “poteri”, che aveva reso tutto
questo possibile.
Decisi perciò di accettare l’invito e si rese necessario, quindi, comunicare a Fortuna la mia disponibilità. Purtroppo, nel parlarle sentii solo
una tiepida apertura.
Ebbi forte la sensazione che il viaggio fosse sfumato invece, poco
dopo mi giunse la notizia della sua fattibilità, sebbene fosse necessario
per lei un rinvio, per la necessità che aveva di risolvere dei problemi
organizzativi. Mi disse che si sarebbe fatta risentire.
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Nei giorni successivi provai a contattare Fortuna, con squilli e sms al
cellulare per sollecitarla, ma inutilmente.
All’improvviso mi giunse la sua chiamata, con la quale mi invitava a
trascorrere un fine settimana insieme, con lo scopo di iniziare un viaggio
per la cui realizzazione era necessaria la presenza di un luminare della
scienza ipnotica, che ci avrebbe permesso di conoscere alcuni comparti
lavorativi e cogliere spunti di riflessione.
Finalmente l’incontro ebbe luogo e con esso la presentazione di questo scienziato ed i convenevoli di rito.
Le manovre di preparazione per dare inizio al viaggio ipnotico destano in me perplessità e incredulità, ma quasi subito dovetti ricredermi,
perchè vi è una successione di spostamenti con un’azione di inserimento
nelle funzioni vitali del cervello, come a modellarlo, allargandone lo
spessore intuitivo e di ricezione.
La trasmissione di questi comandi dall’esterno, dopo aver preparato in
loco l’intercettazione, ci consentì di rendere attuabile un processo di sintonizzazione durante il quale vi fu un notevole incremento delle capacità
sensoriali, non ancora utilizzate e sviluppate dagli esseri umani nei suoi
400.000 anni di esistenza.
Ciò ci permise di entrare in una dimensione irreale per l’essere umano
comune, dove una luminosità avvolgente ci condusse in uno spazio senza
margini apparenti, dove provammo sensazioni appaganti in virtù di visioni inimmaginabili ed indescrivibili per la loro natura, con flash riguardanti il passato, il presente e chissà, volendo, anche una visuale sfalsata
del futuro.
L’incredulità provocata da tutto ciò fu enorme e di gran lunga superiore, al comune senso di meraviglia che può scaturire anche per i più
particolari avvenimenti della quotidianità umana.
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ZONA DEL CONO ROVESCIATO
All’inizio del cammino notammo subito dei tratti di forte luce e
dei bagliori. La nostra attenzione fu richiamata da una figura, a forma di cono rovesciato, alla cui base discendevano, proiettate da fasci
di luce, immagini di realtà produttive.
I lavoratori si trovavano in una posizione di privilegio, perché avvolti
in un gioco di luci sfavillanti e abbaglianti. Il lavoro era vissuto nel pieno
della soddisfazione rispetto a quello a cui erano adibiti e per i guadagni
senza limiti concessi.
Si notava un’alta professionalità unita ad una forte convinzione nel
ciclo lavorativo, rivelanti evidenze propositive e produttive di sicuro
valore.
Il tutto si svolgeva in un’armonia totale e trasmetteva solo a vederlo,
un senso di certezza e sicurezza.
Vittorio, un professionista specializzato, ci accolse con garbo ed un
sorriso, chiedendoci lo scopo della visita.
Gli comunicammo che stavamo facendo un percorso conoscitivo sulla
problematica del lavoro e gli confidammo la nostra grande meraviglia
nell’osservare gli alti livelli operativi di questa organizzazione.
Egli ci spiegò che ciò a cui avevamo assistito rientrava nella normalità
per gli ambienti lavorativi del settore privato. Capimmo che se è presente
il giusto equilibrio professionale delle risorse umane ed una buona sinergia dei partecipanti al processo produttivo aziendale, è possibile assistere
a fenomeni di qualità e di benessere collettivo.
Tutto ciò è la conseguenza di specifiche selezioni attitudinali e meritocratiche del personale inserito nei processi aziendali e amministrativi,
insieme a dei programmi periodici di formazione, di aggiornamento e all’occorrenza di riqualificazione.
Insomma questo è il modo corretto per avere la garanzia di persone
efficaci ed efficienti.
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Il lavoro svolto per la selezione, la gestione e lo sviluppo del personale al fine, poi, di ottenere il raggiungimento degli obiettivi di qualità prefissati è davvero tanto.
In questa azienda ben organizzata il lavoratore sente il bisogno di
impegnarsi nel lavoro ed intanto cerca la sicurezza, ma anche la stima e
l’auto realizzazione. E’ abituato ad usare l’immagine e la creatività per
risolvere i problemi, si pone gli obiettivi da conseguire, ha spirito di iniziativa, sa auto controllarsi ed è responsabilizzato.
Questa è una strada obbligata nell’epoca della globalizzazione economica, in cui i nostri prodotti devono essere competitivi sui mercati mondiali per la qualità ed il prezzo, per essere così concorrenziali con i manufatti provenienti dall’estero e nello specifico dall’Oriente.
I sistemi produttivi orientali: Cina, Taiwan, Filippine, Corea ed altri,
hanno un costo di mano d’opera bassissimo, ma spesso utilizzano materie prime di relativa qualità e non possiedono, al momento, la tecnologia
avanzata di cui dispone il mondo occidentale. Tutto questo concorre alla
conservazione di quella fetta di mercato interessata alla qualità, con il
marchio made Italy molto apprezzato e richiesto sui mercati esteri.
“Nella nostra attività aziendale”, ci raccontò Vittorio, “non c’è
personale provvisorio, sistema di lavoro in voga da diversi anni, che determina in prospettiva insicurezze nelle forze lavorative e contribuisce a
conseguenti forti rallentamenti sociali di iniziative personali.
La metodologia del lavoro flessibile: a progetto, di consulenza, a tempo determinato o in altro modo camuffato, può essere utile solo per le
emergenze e per gli imprenditori spregiudicati o compromessi dalle incertezze del mercato.
Intanto, si osserva un diffuso fenomeno del ricorso nella gestione del
quotidiano aziendale, a tipologie provvisorie di utilizzo della forza lavoro.
Tali scelte sicuramente influiranno in termini negativi, nella formazione di quelle sinergie utili alla crescita aziendale nel lungo periodo, a
differenza di quanto avviene nella nostra realtà imprenditoriale”.
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La presenza in questa realtà produttiva ha prodotto in noi un senso di
meraviglia, di interesse, di conoscenze e di fiducia nel futuro.
Viene spontaneo fare delle meditazioni al cospetto di tanta tecnologia
e benessere produttivo.
La nostra economia industriale ha poche realtà di tale livello e le cause di ciò possono essere molteplici, compreso il mancato uso di una
simile metodologia utile per incrementare i benefici nell’interesse generale.
Non ci restava, dopo questa appagante conoscenza ricca di soddisfazione, che riprendere il cammino.
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ZONA DELLA PIRAMIDE CAPOVOLTA
Andando più avanti giungemmo in un piazzale dove c’era una struttura di alluminio e vetro a forma di piramide capovolta, nella quale si
vedevano soggetti galleggiare nell’inutile speranza di toccare terra.
Notammo in un ambiente cupo e tetro la presenza di personalità abbrutite, che erano allineate ed inquadrate al comando ricevuto. Si sentivano borbottii, bisbigli e lamenti dei presenti e si percepiva una chiara
sofferenza.
Decidemmo di fare una sosta per capire meglio ciò che succedeva e
ricevere delle informazioni.
Uno di questi personaggi notò la nostra presenza, si staccò dal gruppo
nel quale si trovava e, non potendo scendere, lanciò dei cenni d’intesa
per instaurare un colloquio, cercando nel frattempo di avvicinarsi il più
possibile.
Si chiamava Carlo ed era figlio di quella Lucia divenuta famosa
perché, durante la seconda guerra mondiale, salvò la vita a numerosi partigiani bianchi, braccati dalle truppe nazifascite.
Urlò ammonendoci che se stavamo svolgendo un lavoro di servizio
nel pubblico impiego la nostra sorte era segnata.
La fame era scongiurata, ma per il resto era inutile farsi delle illusioni, perché la metodologia lavorativa nel settore pubblico lascia ridotti spazi evolutivi e si finisce per restare intrappolati, illudendosi
di raggiungere un benessere che mai si otterrà, poiché solo pochi saranno gli eletti.
Da qui, quindi, sorge la necessità di aiutarsi ed inizia un percorso che
affatica e seppur lenisce i problemi del quotidiano, non li risolve e da ciò,
quindi, scaturisce una continua lotta per sopravvivere, alla ricerca e
nell’attesa di migliorarsi attraverso opportunità economiche aggiuntive.
Fortuna gli chiese se avesse notizie circa la soppressione degli UU.pp.
i.c.a. e da parte di chi era maturata questa decisione così impopolare, tale
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da far subire al personale impiegato presso questi Uffici di Stato, particolari stati di malore emotivi e fisici.
Carlo riferì di non conoscere i retroscena, avrebbe dovuto informarsi,
ma riteneva che, trattandosi di fatti riguardanti il mondo delle attività
economiche poteva essere stato, con molta probabilità, il potere delle
stesse, a livello nazionale, a condizionare ed indirizzare la strada da
seguire.
Solo di un fatto pareva essere certo, era stato un evento preparato
in modo tale che l’imperio l’aveva fatta da padrone in tutti i sensi.
In verità, a tal proposito vi è stato un continuo parlottio sulla metodica
usata, facendo credere furbescamente anche cose diverse e fornendo assicurazioni in tutte le sedi possibili, al fine di depistare ed evitare ogni
possibile dubbio e perplessità infondendo tranquillità.
Siamo venuti a conoscenza, comunque, di diversi episodi nei quali il
protagonismo decisionale di esponenti di spicco, rappresentativi delle attività economiche nel contesto della politica parlamentare, si erano messi
in azione per la salvaguardia, il rafforzamento e la crescita per gli interessi corporativi anche in questa circostanza.
E’ possibile escludere l’interessamento di altri poteri in tale vicenda ?
Restano i se e i ma.
A pochi metri da noi si trovava Fernando, un distinto, elegante e
maturo signore che sentì la discussione in corso e dichiarò di conoscere
tutti i retroscena della vicenda, riguardante la soppressione degli Uffici e
del personale. Avemmo un sussulto, a Fortuna gli occhi iniziarono a
brillare, quasi uscivano dalle orbite, però Fernando aveva fretta di allontanarsi e così rinviammo ad un altro momento una dettagliata spiegazione dei fatti.
Purtroppo, malgrado lo abbiamo ripetutamente cercato durante il
viaggio, non è stato più possibile rintracciarlo.
Ad un tratto qualcuno si avvicinò per la consegna di un documento.
“Ciao, ti ho lasciato uno scritto in cui vi sono riflessioni che avrei
voluto dirti a voce”.
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E’ una collega.
“Eccomi a te, ora mi trovo distante e anche se sono passati alcuni
decenni sento il ricordo di quelle sensazioni vissute nel lavoro, sembrano
così lontane nel tempo, quasi come se non fossero mai esistite.
Mi restano di quel periodo della vita, in ogni caso, i ricordi di quei momenti di lavoro vissuti insieme, con la nostalgia di quel poco di buono
offerto dall’ambiente.
Affermavi, e oggi posso dire, giustamente, che le vicende della vita ci
avevano portato a svolgere un lavoro pubblico fuori del normale, perché
bisognava dare e subire per realizzare una compiuta esistenza lavorativa,
in un ambiente per sua natura ostile e spesso difficile da sopportare.
Nel lavoro quotidiano ci creavano complicazioni per la nostra appartenenza, ad un organo gerarchicamente superiore e ciò finiva per interessare, inevitabilmente anche l’esistenziale personale.
Ricordo gli incitamenti ad avere pazienza e a credere in ciò che si
faceva, non dimenticando che questo lavoro era il frutto di una libera
scelta e che era necessario trarre profitto in termini di esperienza dagli
eventi seppure negativi, perché il cammino sarebbe stato lungo e ci
avrebbe portato, forse, ad incontrare i soliti imbecilli, abituati a interpretare il servizio amministrativo pubblico anche come un’occasione di
lenimento delle proprie frustrazioni.
Belle parole, piene di logica e di quel buon senso maturato in me solo
con il tempo, ma all’epoca non era facile digerirle ed erano da me accettate, solo per rispetto nei tuoi confronti e per i ridotti spazi di attività
lavorative esistenti nel sociale. Era un momento storico che segnava
l’inizio, di quel processo industriale di cui solo oggi si avvertono e comprendono gli importanti benefici socio economici.
Ti ascoltavo e condividevo, ma ero scettica per una mancanza di
fiducia nell’Amministrazione ed, infatti, alla fine c’è stato il tradimento”.
La lettera terminava con i saluti e l’augurio di soddisfazioni personali
nel futuro con un indicativo “raggio di sole”.
Quale può essere la causa del profondo malessere dei lavoratori di
fine ventesimo ed inizio ventunesimo secolo, impegnati nella gestione
dei servizi del pubblico impiego ?
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Possono essere molteplici, ma certamente uno degli elementi più importanti è la minore competitività rispetto ai servizi del settore privato,
perché il libero mercato produce concorrenza, selezione, qualità e minor
prezzo.
E’ logico dover assistere a certi atteggiamenti esteriori di soggetti che
vivono uno stato di insoddisfazione e disagio interiore ?
E’ accettabile che il malessere per il proprio vissuto determini molteplici mancanze e una serie di storture a danno del cittadino ?
L’assenza sovente di protocolli ben definiti, gli elevati costi di gestione, il relativo investimento sulla professionalità, la limitata responsabilità
diretta, una ridotta gratificazione economica dei collaboratori e lo scarso
utilizzo di figure dirigenziali evolute, crea distonie di vario genere e natura che si è costretti ad osservare ed accettare quotidianamente.
Le tante cose sbagliate sono attribuite spesso dagli utenti al referente
del servizio pubblico del momento, senza soffermare l’attenzione all’insieme delle responsabilità che, purtroppo, sono da attribuire a chi fissa i
limiti delle direttive operative. A ciò si aggiunge una destinazione di fondi economici disarmonica, per quelle che sono le esigenze del dipendente e per una soddisfacente gestione delle necessità pubbliche, secondo le
aspettative proposte.
E così l’anello debole del sistema, esposto ad operare in prima linea,
subisce i giudizi e gli effetti negativi del fenomeno della precarietà lavorativa presente nella pubblica amministrazione, finendo per coprire i mali
endemici nella fattispecie del sistema.
Al cospetto di tanto, con amarezza il viaggio continua…
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ZONA DELLA VORAGINE
Il cammino riprese lungo una larga via e arrivammo in una grande
piazza, al cui centro vi era un’ampia apertura, sul cui bordo si vedeva
una profonda voragine.
Nella parte superiore si scorgevano degli uomini che, a costo di grossi
sacrifici, tentavano di risalire il burrone ma, giunti ai margini, ricadevano
all’indietro ed erano costretti a ritentare l’operazione senza riuscirci.
Il fatto ci riempì di curiosità e perplessità perciò fermarsi fu d’obbligo.
Durante la sosta questa visione si ripete più volte e avemmo l’impressione di sentire dei lamenti, come di chi si sente condannato a provare,
senza successo, ad uscire fuori dal baratro.
Erano dei dirigenti operatori nel pubblico impiego.
Riuscimmo con grosse difficoltà a parlare con qualcuno di questi infelici.
Nel momento in cui Tullio ebbe una pausa nel suo incessante salire e
scendere, interloquimmo con lui.
La sorte dei dirigenti del pubblico impiego non è delle migliori, perché è collegata alle sofferenze fatte patire indirettamente ai cittadini.
All’inizio Tullio non era in sintonia con le tematiche del proprio ruolo, sentendosi svuotato dei necessari contenuti ed attributi e con una presenza in un burrone sempre più profondo.
Uno scatto d’orgoglio e una presa di coscienza gli permise una risalita
dalla voragine, ma solo in parte, perché ancora oggi tenta di uscirne definitivamente, senza riuscirci.
La condizione generale di un dirigente risente dei periodi lavorativi
più buoni e meno buoni, perché si vive in un’epoca poco fortunata nella
quale regnano molta confusione e tanta approssimazione in termini generali; spesso si è lasciati soli con il delicato onere di interpretare le norme
legislative.
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L’interpretazione delle norme legislative è stata sempre un dilemma
che nel tempo ha perseguitato la dirigenza.
La categoria di sua appartenenza può ritenersi fortunata perchè a
piccoli tratti gli è consentita la vista della luce; chi si trova al livello inferiore e tenta di uscire all’esterno resta nella zona buia, senza vedere la
luce neanche a sprazzi. La sofferenza è maggiore, ma può essere da stimolo per migliorarsi, ma malgrado ciò, spesso, i risultati non sono positivi.
In questa voragine i dirigenti italiani sono nettamente i più penalizzati
stante la situazione generale dei presenti, tutti appartenenti alla comunità
europea.
La dirigenza nel settore pubblico è ben pagata ed è abbastanza numerosa, perciò è necessario porsi delle domande:
™ è sottoposta a preventivi test scientifici e attitudinali caratteriali
(personalità, maturità, esperienza, professionalità e cultura) ?
™ dirige protocolli operativi con obiettivi ben definiti e con le
relative risorse economiche e umane necessarie ?
™ è sottoposta a controlli periodici incrociati di commissioni esterne
finalizzate alla verifica da parte di rappresentanti di utenti e consumatori, destinatari dell’azione dirigenziale ?
™ è invitata a partecipare ad un programma di formazione ed aggiornamento continuo per l’attività di servizio ?
™ è libera dai condizionamenti di terzi nelle scelte ?
Una delle cause di certe mancanze dei nostri tempi potrebbe essere
stata l’inserimento nella dirigenza, di personale in conseguenza di uno
sviluppo gerarchico di carriera e del beneplacito di personaggi equivoci,
il cui scopo era quello di garantirsi successive inopportune ingerenze e,
quindi, si assiste ad una gestione espressa in termini autoritari o con
atteggiamenti paternalistici e talvolta con visioni miopi.
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E’ trascurata la funzione centrale della figura nata per coordinare il funzionamento della Cosa Pubblica ad alti livelli qualitativi ed a
costi conformi, con riguardo agli obiettivi ricevuti in affidamento e
programmati per il fine di soddisfare le esigenze dell’utenza.
In tutto ciò ha influito la presenza di un esasperato fiscalismo ed il
mantenimento di certe regole che dovevano, di fatto, snellirlo.
Va riconosciuta l’esistenza di continui e ripetuti sforzi tendenti a
modernizzare l’azione della pubblica amministrazione, ma è da registrare, comunque, una lentezza nell’evoluzione delle procedure con la presenza di sprechi, inefficienze e disservizi che ci pongono fuori da un discorso di programmazione comportamentale comunitario europeo.
E’ da commentare con la nascita del Ministero dello Sviluppo Economico un’azione di liberalizzazioni di obblighi e adempimenti amministrativi tesi per facilitare l’ingresso nel mondo delle attività economiche.
Ciò ha favorito il nascere di iniziative professionali nelle attività commerciali per lungo tempo ingessate in numerosi vincoli.
Ecco alcuni degli interventi che potrebbero migliorare l’efficienza
della pubblica amministrazione:
L’autocertificazione che, per essere in funzione ha dovuto attendere
lo scorrere degli anni e, peraltro, ancora oggi non è del tutto completa.
La rete unica informatica necessaria per consentire l’accesso in
tempo reale agli atti della pubblica amministrazione è attesa da molti anni, ma ormai pare una chimera una sua globale realizzazione e per di più,
laddove è presente ha dei costi di accesso esagerati.
La semplificazione amministrativa è un passaggio invocato per
offrire al cittadino-utente della pubblica amministrazione un unico interlocutore, ma, purtroppo, quando ormai siamo agli inizi del terzo millennio è stata solo relativamente applicata, così come i ritardi nella realizzazione di tutti quegli accorgimenti capaci di garantire più semplicità am-
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ministrativa all’utente, incentivando e sostenendo il funzionamento degli
sportelli unici comunali.
Va rilevata, inoltre, l’esistenza di molteplici entità amministrative in
ambito provinciale e regionale, con le quali quotidianamente il cittadino
si confronta e ciò contribuisce ad un dispendio di energie e denaro.
Queste mancanze sono solo alcuni dei motivi, ai quali si aggiungono
la superficialità, il mancato utilizzo del buon senso e, purtroppo, un relativo senso di responsabilità, da cui si genera il cattivo funzionamento della Cosa Pubblica da parte di politici e dirigenti.
Il futuro dei dirigenti all’apparenza sembra roseo ed invece il mutamento dei tempi e una sempre maggiore presa di coscienza delle giovani
generazioni, fruitrici dei servizi pubblici, lascia loro scarse speranze di
tranquillità, anzi sempre più consistenti difficoltà e preoccupazioni personali nella gestione del quotidiano, perché gli spazi di liberazione con
gli aggiustamenti si riducono sempre di più.
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ZONA DELLA RADURA
Il viaggio continua, per giungere, dopo aver percorso un’ampia strada,
in una radura lussureggiante di vegetazione mediterranea con alberi maestosi. L’aria era carica di un intenso profumo, prima di gelsomino e poi,
inoltrandosi nel bosco, anche di ciclamino e potevamo udire un melodioso cinguettio.
Al riparo dal sole, all’ombra di una quercia secolare, seduti su di una
panca, degli uomini discutevano, mentre qualcuno leggeva il giornale.
Ci fermammo anche noi per godere di qualche momento di frescura,
salutare i presenti e bere dell’acqua fresca e leggera che sgorgava da una
vicina fonte. Ci avvicinammo ed essendo in corso una discussione riferita al lavoro scoprimmo, che anche loro avevano avuto dei trascorsi lavorativi nel pubblico impiego.
Ci presentammo e così conoscemmo Paolo, Eugenio, Massimo,
Gemma, Giuseppe, Mario, Silvana e Alfonso e come d’incanto nacque
una reciproca simpatia.
A quel tempo erano già pensionati e nel parlare dicevano di aver
dimostrato negli anni di lavoro una grande forza di sopportazione e
di rassegnazione, al punto da non opporre per lunghi periodi osservazioni, obiezioni e rifiuti, ma sottostando diligentemente ad ordini
specifici.
Qualcuno dei presenti ci raccontava, di aver tentato negli anni di cambiare gli ambienti di lavoro dall’interno portando una ventata di modernità, ma subito sorgevano resistenze tali da complicare e rendere problematiche le innovazioni, anche le più semplici. Alla fine fu chiaro che erano fiato e tempo sprecati provare a modificare i tradizionali iter amministrativi.
La conversazione si svolse piacevolmente, essi raccontavano anche
come a quei tempi il lavoro nel pubblico impiego era molto più stancante, per l’assenza delle moderne tecnologie.
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Oggi la loro vita scorre tranquillamente seppur con un pizzico di nostalgia per quel servizio, svolto a vantaggio della collettività per quasi un
quarantennio di lavoro, con molte minori risorse rispetto ad oggi, ma
spesso con un impegno e una passione che andavano ben oltre quello che
era richiesto dalle regole contrattuali.
Trascorremmo buona parte della giornata in un luogo ricco di verde,
senza la presenza di fastidiosi insetti e circondati da animali docili, con
un’aria ossigenata, piena di profumi che donavano serenità ai sensi e
pace ristoratrice all’anima.
Nelle vicinanze c’era una struttura ideata come luogo di ritrovo al
coperto, per soddisfare le esigenze del tempo libero.
Uno dei presenti, precisamente Paolo si avvicinò, ci presentammo e
iniziammo a conversare. Ci riferì di essere stato sindacalista in un ente
locale, riteneva di aver dato un contributo propositivo per i suoi colleghi
e per lo stesso sindacato cui apparteneva. Ci confidò, però, i notevoli
sforzi sopportati nelle contrattazioni decentrate ed in occasione di eventi
codificati solo nelle linee generali. Nel tempo aveva imparato quanto fosse importante e necessario puntualizzare gli argomenti, per evitare equivoci e malumori tra i colleghi. Aveva dovuto capire a gestire l’arte del
compromesso con la controparte e credeva di aver spesso spuntato dei
risultati concreti. Con l’attività sindacale pensava di essere riuscito, se
non proprio del tutto almeno in gran parte, a fornire un servizio utile per
la crescita e la tranquillità dei colleghi. Gli piaceva ricordare i segnali di
stima e di considerazione ricevuti in diverse occasioni, che avevano ripagato dei tanti sacrifici fatti.
Neanche finimmo di salutarci che si presentò Alfonso, un importante
protagonista nel pubblico impiego che aveva ascoltato tutto il colloquio.
Per esperienza sappiamo che è normale assistere o subire direttamente
discriminazioni economiche sul luogo di lavoro tra personale dello stesso
profilo professionale. Il dipendente Alfonso comandato, in virtù della sua
specifica professionalità in un altro ambito lavorativo, ha subito per diversi anni un diverso e peggiore trattamento economico, motivo delle lagnanze.
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Questo fenomeno si riscontra con una certa facilità, dato che i contratti di lavoro sono riferiti all’appartenenza.
In realtà non è la sola distonia presente nel variegato mondo del pubblico impiego. Ad una prima sommaria valutazione si ha come l’impressione di una uniformità delle retribuzioni ma, invece, analizzando attentamente si scoprono delle sostanziose differenze dovute all’assegnazione di risorse economiche aggiuntive, riferite agli emolumenti accessori
gestiti autonomamente in sede locale.
Il segno della precarietà economica è stato purtroppo il simbolo che
ha accompagnato nei tanti anni i lavoratori. Oggi i tempi sono cambiati e
la metodologia della politica sociale è diretta ad assicurare alle nuove generazioni, in aggiunta alla precarietà economica anche l’insicurezza generalizzata nel tempo dello stesso lavoro.
Sono chiamati ad offrire certezze di speranze per sé e per gli altri.
Mario era con gli amici e si muoveva nel gruppo in una carrozzina
con alimentazione elettrica e voleva far sentire la sua voce.
Era stato un dipendente pubblico e a seguito di un grave incidente si
era ritrovato con una ridotta capacità di deambulare.
Oggi lo spaventava il complesso iter di adempimenti amministrativi
necessario per accedere ai benefici assistenziali e sanitari presso gli uffici
dell’A.S.L. e dell’Ufficio comunale delle politiche sociali.
Un soggetto invalido dovrebbe godere del privilegio di una corsia preferenziale per le proprie necessità consentendo le soluzioni con l’uso del
telefono, del fax o la messa a disposizione di un servizio di assistenza
domiciliare, per il disbrigo di compiti burocratici o per esigenze proprie.
Insomma, dovrebbe essere ovvio che una volta accertata da una struttura sanitaria pubblica la disabilità, la stessa dovrebbe farsi carico delle
incombenze amministrative dell’handicappato, senza lasciarlo nell’incertezza e nella costrizione di doversi sottoporre a continui controlli, peraltro sempre uguali.
Mario ci riferì di aver compreso, dopo tanti anni, che le norme legislative per i disabili impegnati nel settore lavorativo, sono solo un contenitore di tante buone intenzioni, perché poi, all’atto pratico, gli interventi di
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tutela e quelli assistenziali sono ben poca cosa rispetto alle necessità del
lavoratore, in particolare per quelli che lavorano nel comparto pubblico.
Si assiste ad un fenomeno sconcertante ma emblematico, infatti la
disabilità, in sede di riconoscimento, è classificata: come normale o grave e il disabile “normale” non beneficia di permessi retribuiti in relazione
ai problemi di salute, riferiti alla propria patologia, durante l’attività lavorativa.
Il disabile grave non lavora, ma può beneficiare di permessi lavorativi
retribuiti a favore di un parente, per un possibile supporto nell’assistenza
morale.
Altresì, non esiste un tangibile coordinamento operativo delle opportunità sociali e fiscali riconosciute ai disabili, ai sensi della specifica legge 104/92, riferite alle necessità. E’ una mancanza avvertita e sofferta da
chi vive questo stato di disagio, perché finisce per ritrovarsi nelle solite
pastoie burocratiche peggio dei normodotati, con certezze teoriche ed
azioni amministrative similari e ripetitive nei giudizi e di costante verifica nel tempo, quasi come delle minorazioni fisiche consolidate ed irreversibili potessero essere soggette a miracolosi recuperi.
C’è molto da fare e da dare a tutti i livelli per conferire un’effettiva
dignità sociale ai portatori di handicap ed alla stessa società civile per
essere veramente al passo con i tempi e con gli altri Paesi europei.
Allo stato attuale i costi di gestione degli ausili per le necessità fisiche
quotidiane dei disabili, rientrano nel bilancio economico delle spese del
comparto sanità e sappiamo bene l’esistenza di croniche mancanze economiche nei Dipartimenti regionali della sanità.
La breve disamina esposta fa comprendere perché è insostenibile
accettare e tollerare una condizione del genere ed è, quindi, una situazione indifferibile da affrontare e risolvere.
L’argomento è stato da me e da altri ripetutamente trattato con continui interventi, pure televisivi, ma sembra di parlare nel deserto visto le
continue rassicurazioni sempre disattese, anche dagli stessi parlamentari,
che dimostrano un vero interesse al problema solo durante il periodo in
cui si svolgono le consultazioni elettorali.
Anna in compagnia di Mario riferiva l’esistenza di molteplici mancanze nella gestione degli Enti sanitari, in quanto la tutela igienica degli
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alimenti, troppo spesso è lasciata all’improvvisazione degli addetti. Per
fortuna che il mercato nella maggioranza dei casi offre prodotti confezionati.
Eugenio, invece, era un pensionato baby felice di aver lasciato il
lavoro pubblico in età giovanile, con l’opportunità dei 46 anni di età ed i
25 anni di servizio.
Tante le cose che ricordava non funzionare in quegli anni ed in
particolare spiccavano i privilegi per i furbi e per quelli che occupavano
le posizioni di vertice.
“Il problema principale ai miei tempi nei luoghi di lavoro” ricordava
Eugenio, era quello di individuare e incaricare i soggetti adatti e predisposti al lavoro di routine.
In certi periodi era più il tempo sprecato nei contrasti e nelle rivendicazioni, che quello dedicato allo svolgimento delle mansioni di ufficio,
necessarie per soddisfare le richieste pressanti dell’utenza.
Fu inevitabile, come suole dirsi, cambiare aria, lasciando il lavoro
pubblico ed andare in pensione, per dedicare il tempo a cose più piacevoli ed interessanti ed essere libero dai rituali degli schemi gerarchici,
pieni di effimere illusioni e che quasi sempre non portano da nessuna
parte.
Quanti impiegati impegnati a compiere un servizio pubblico utilizzano la bussola “del rispetto e dell’amore” verso l’utenza nell’interpretare ed applicare le norme ?
Sarebbe utile un’indagine amministrativa a largo raggio per capire se
vi è una formazione di base in tal senso, augurandosi di riscontrare limitate carenze.
“Un fenomeno di cui si parla poco”, riferì Silvana è la situazione
complessiva in cui versano i pensionati sotto l’aspetto economico.
D’altronde sono sotto gli occhi di tanti le relative condizioni di benessere, nelle quali sono costretti a vivere la maggior parte dei pensionati
italiani.
I molteplici schieramenti partitici, che nell’ultimo ventennio si sono
avvicendati sulla scena politica hanno avuto una bravura unica, e cioè,
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quella di interferire e dominare una gestione, extra bilancio dello Stato,
riguardante l’andamento della dinamica pensionistica dei lavoratori.
In conseguenza di ciò, la maggior parte dei lavoratori pubblici e
privati (esclusa la dirigenza), sono stati messi nella condizione di dover
assaporare nell’ultimo segmento della vita anche l’esperienza della povertà.
In tutto questo ha influito e contribuito una mentalità di acquiescenza,
tipica di una generazione ancora sotto gli influssi di una marcata presenza interiore della sudditanza, che ha finito per portare ad accettare anche l’ulteriore evidente e palese squilibrio economico, manifestatosi in
termini inflativi, a seguito della conversione del corso legale della lira in
quello dell’euro.
Oggi bisogna assistere e convivere con uno scenario nel quale la pensione, che è un salario differito creato dallo stesso lavoratore, ha subito
dei reali danni, per certi versi irreversibili, a causa di un’amministrazione ballerina e disinvolta dei fondi economici accantonati ed inseriti in
una gestione del sistema pubblico che, a voler essere buoni, suscita molte
perplessità, anche perché accorpati nella gestione degli assegni di assistenza sociale.
A ciò si unisce l’aver realizzato “il mondo della politica governante”
l’interesse di gestire il t.f.r. - trattamento di fine rapporto - dei lavoratori,
con lo scopo, però, di rendere più corposa una pensione lasciata in caduta
libera.
Molti dei pensionati intimamente si augurano di vivere il più a lungo
possibile, per vedere il limite verso cui intendono spingersi gli amministratori della Cosa Pubblica e quale forza di tutela manifestano le giovani
generazioni, nel farsi trattenere dalla busta paga delle quote di guadagno
del proprio lavoro da investire per la formazione aggiuntiva della loro futura pensione.
A queste riflessioni gli fece eco Giuseppe, un pensionato che si trovava in sua compagnia. Nel condividere le apprensioni e le inquietudini in
genere esposte nella materia da Silvana, egli ricordò i lunghi anni trascorsi quale lavoratore autonomo nelle attività produttive.
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“Se nel pubblico ci sono delle giuste lamentele”, disse Giuseppe, anche nelle attività economiche autonome, seppur per altri versi si assistono a molteplici assurdità.
Il lavoro è stato per anni senza limiti di orari, i contributi previdenziali
erano onerosi rispetto ai guadagni e continue erano le preoccupazioni per
evitare insoluti e chiusura dell’esercizio.
Eppure, imprenditori quali: panificatore, pasticciere, pizzaiolo, caseario, meccanico, fabbro, tornitore e tanti altri delle piccole e medie imprese compreso il variegato mondo del commercio - da considerare delle colonne portanti dell’economia locale e nazionale -, meritevoli di considerazione, invece, pagano in termini esistenziali nel momento in cui cessano di lavorare, percependo una pensione al limite della sopravvivenza.
Questo argomento passa inosservato, anche e soprattutto agli occhi di
coloro che si affannano a volersi sentire vicini, chiedendo nel corso dell’attività lavorativa l’adesione associativa ad una categoria sindacale,
senza preoccuparsi di svolgere un ruolo di accompagnamento alla crescita formativa delle conoscenze amministrative, fiscali e previdenziali,
supporti importanti durante la vita lavorativa degli imprenditori italiani.
Il sapere potrebbe essere la circostanza utile per infondere quel
potere utile a liberare ed arricchire un ampio segmento amministrativo della piccola e media imprenditoria, spesso lasciata a se stessa in
un complesso labirinto di adempimenti.
C’era Gemma che in tanti anni di lavoro aveva assistito ad un fenomeno ricorrente dei dipendenti pubblici per l’assunzione di comportamenti improntati all’esaltazione dell’ipocrisia nei modi del fare quotidiano, come se fosse un normale valore e stile di vita.
In ciò ha contribuito certamente la presenza negli Uffici pubblici di
molteplici gerarchie interne insieme a scompensati trattamenti economici, per garantire dei normali procedimenti di terzietà pubblica.
A nulla sono serviti i richiami all’etica promossi negli anni dallo stesso Episcopato.
Anche Massimo volle dire la sua.
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“La civiltà di uno Stato si misura anche in funzione della giustizia
garantita al cittadino”. Affermò.
“Purtroppo, in Italia è stato possibile assistere a dei fenomeni in
materia di giustizia definibili sconcertanti. In pratica le stesse Istituzioni
pubbliche ai vari livelli concorrono alla formazione di contenziosi, che si
trasferiscono inevitabilmente in sede giudiziaria con un dispendio di tempo e di energie. Lo stesso Stato permette, poi, delle lunghe attese per i
giudizi, tali da scoraggiare e svilirne i contenuti e spesso le sentenze
lasciano pure perplessi”.
Stavamo pensando di andar via, quando sopraggiunse dall’interno del
bosco un gruppo di persone che aveva vissuto delle esperienze lavorative
nel mondo del pubblico impiego, sia statale sia degli enti locali.
Avemmo modo di conoscere Giovanni, Enzo, Giusy, Dario, Enrico
e Maria, la più loquace sembrava Giusy che voleva sapere di noi e del
perché ci fossimo fermati in quella zona.
Spiegammo loro che stavamo percorrendo un cammino nel mondo del
lavoro per raccogliere notizie sulle diverse realtà lavorative.
La Giusy per 36 anni era stata alle dipendenze dell’amministrazione
pubblica statale ed aveva un ricordo piacevole del suo passato e dei suoi
rapporti con i colleghi di lavoro.
Al momento non la ricordavamo ma, in realtà la Giusy era stata sindacalista dagli inizi degli anni ’80 fin verso la fine degli anni ’90 e compariva spesso nelle rubriche sindacali della rete rai tre regionale emiliana,
da Bologna.
Le esperienze sindacali maturate negli anni sono state per lei significative, in specie durante le trattative con la controparte pubblica.
Purtroppo riferì di aver dovuto spesso prendere atto di un appiattimento nei contenuti durante le sedute della contrattazione, con conseguenti stati di disagi e rallentamenti nei processi di crescita professionale.
In genere chi lavora nel pubblico impiego ai livelli impiegatizi medio
bassi acquisisce, subendole, le condizioni ambientali del luogo di lavoro
con una certa rapidità, in particolare è portato a non fare alcunché evitan44
do, per paura di compromettersi, qualsiasi comportamento collaborativo
ed innovativo perché ingabbiati nei molteplici passaggi gerarchici, di cui
le Istituzioni pubbliche sono ricche.
Invece, secondo la Giusy sarebbe utile ed interessante gratificare i
contributi di idee del personale, perché migliorerebbe l’operatività generale liberando potenzialità e responsabilità.
Le amiche impiegate nel privato riferirono di periodici incontri, con
corsi di aggiornamento e di specializzazione, tenuti per elevare il tono
professionale, nel mentre, in tanti anni di lavoro nel pubblico impiego,
l’organizzazione di stage formativi possono contarsi sulle dita di una
mano.
Le lotte sindacali svolte per far progredire professionalmente il personale del comparto pubblico statale sono state realizzate, ma le limitate
risorse economiche attribuite, hanno impedito la fattibilità di iniziative
efficaci.
Il comparto pubblico statale dovrebbe essere considerato primario in
sede di assegnazione dei fondi economici, per il delicato compito istituzionale cui è chiamato il personale.
Invece all’impiegato non sempre è delegata la dovuta responsabilità e
perciò egli preferisce evitarla, è obbligato a fare un determinato lavoro,
cerca di mantenere la sicurezza e teme i cambiamenti di compiti, preferisce non prendere iniziative e aspetta le direttive.
Quindi, la destinazione di limitate risorse economiche insieme ad un
relativo e limitato coinvolgimento in un’autonomia responsabile lavorativa ed i condizionamenti posti dalle molteplici gerarchie tipiche del pubblico impiego, portano al paradosso di freni alla crescita professionale e
alla perdita di quei benefici di qualità, ripetutamente richiesti dall’utenza
e sovente stigmatizzati e limitati solo ai lamenti e gli sfoghi.
Questo è uno dei tanti misteri della nostra Italia.
Certamente tutto ciò, a dire di Maria, sarebbe stata causa con il
passare del tempo di una crescita professionale molto relativa, con conseguente certo danno finale arrecato all’utente cittadino.
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Maria mi raccontò anche di quando, agli esordi lavorativi, al pari di
tanti altri colleghi, sentiva parlare di un funzionamento fosco del lavoro
nel settore pubblico.
In realtà, ben presto fu avvertito nell’ambiente della pubblica amministrazione lo stimolo a dover considerare importante S. Paganino, il Santo
del 27 di ogni mese, spesso in sintonia con le gerarchie, disposte pur di
non avere problemi, a lasciar scorrere il tempo nei limiti di una tranquillità, in un contesto generale della distribuzione delle risorse economiche
operativa a disposizione relative alla contrattazione decentrata.
Nel mentre parlavamo con Maria, arrivarono trafelati Marco e
Valeria due giovani laureati che lavoravano come precari nella pubblica
amministrazione. Avevano saputo della nostra presenza e volevano farci
conoscere il proprio pensiero, cosa che fanno in tutte le circostanze
possibili. Decidemmo di ascoltarli e di dare soddisfazione al loro vissuto.
L’argomento rifletteva il lavoro nella pubblica amministrazione e su
come esso si trascini da diversi anni nell’assoluta incertezza e si sviluppi
a tempo pieno con contratti di vario tipo compreso i co.co.co, senza
toccare una retribuzione di neanche 1.000 euro al mese ed avere quelle
garanzie riconosciute dai contratti a tempo indeterminato (malattia, ferie
ed altre indennità).
“In verità, ciclicamente giungono rassicurazioni, disse Assunta ma la
situazione resta stagnante. Laureati come noi sono utilizzati per lavori
necessari e di interesse alla stessa continuità ed esistenza della P.A., ma
comunque non è garantita tranquillità al nostro futuro. Abbiamo la netta
sensazione che vogliono sfruttare questo periodo storico in cui esistono
incertezze in tema di lavoro”.
Chiese di esprimersi e di parlare di sè Enrico.
Era felice di essere in pensione e di trascorrere le giornate con gli
amici, dopo che per anni si era dedicato ad un lavoro particolarmente
stressante, tanto da avere negli ultimi periodi di servizio addirittura degli
incubi notturni.
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Enrico aveva lavorato nel settore della sanità, quale funzionario di
un’A.S.L., con l’incarico di responsabile nei rapporti con gli assistiti per
erogare prestazioni specialistiche e sanitarie.
La materia sanitaria amministrativa in sè è complessa, variegata,
delicata ed è diretta ad interlocutori affetti da patologie con seri stati di
necessità. In questa gestione bisogna contemperare la spesa sanitaria,
eternamente con deficit preoccupanti e tenere in debito conto la necessità
dell’accoglienza, da attuare con senso di spiccata umanità.
Questo lavoro amministrativo comporta molteplici dipendenze, non
sempre preventivamente identificabili e, quindi, delle necessità organizzative e di coordinamento di uomini e mezzi che richiedono di essere
estremamente riflessivi e nel tempo finiscono per diventare effettivamente stressanti.
L’innovazione tecnologica oggi ha contribuito nel campo amministrativo a dei miglioramenti funzionali, ma ancora molta è la strada da
fare se si vuole offrire un servizio adeguato all’utente ed ottenere quelle
necessarie economie di bilancio.
Anche Giovanni, dopo aver sentito gli amici aveva da dire la sua.
Negli anni aveva dovuto subire delle rinunzie nell’ambiente di lavoro
in occasione della fruizione del congedo ordinario annuale, comunemente chiamato ferie. Solo in poche occasioni aveva potuto usufruire del
mese di agosto, nel rispetto della turnazione. A nulla erano valse le
proteste e gli input lanciati ai diversi livelli, circa una chiusura complessiva nel mese di agosto degli Uffici pubblici, non aventi una funzione sociale primaria.
Gli stessi sindacati hanno osteggiato da sempre una simile iniziativa,
motivandola con l’obbligo, comunque, di dover assicurare i servizi e
disinteressandosi delle sicure economie di gestione, conseguenti alla
chiusura della struttura nonchè della possibile gratificazione per il personale, liberato dall’effettuazione del servizio nel mese di agosto.
Purtroppo, spesso, con la difesa del servizio pubblico, si perdono delle
occasioni per realizzare iniziative produttive di contenimento della spesa
pubblica e di gratificazione per i lavoratori.
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Vicino a Giovanni c’era Enzo che se la rideva. Gli chiedemmo perché.
“Sono stato un fortunato, perché l’ente pubblico nel quale ho lavorato
già dal 1965 era stato considerato inutile e, quindi, meritevole di soppressione”. Ci disse.
E’ vero, negli anni si è assistito a delle ricorrenti e periodiche scene di
imminenti e catastrofici pericoli di perdita del lavoro, vanificati dai soliti
rinvii fino a giungere ai tempi nostri nel terzo millennio.
Oggi diversi di noi sono in pensione, altri continuano a lavorare
ascoltando, con cadenza periodica, gli ormai noti allarmi sulla necessità
di eliminare gli enti inutili che, guarda caso, però, dagli anni ’60 in poi
sono forse più che triplicati. Addirittura vi è stata la nascita di altri enti,
necessari per eliminare quelli inutili e che hanno invece finito per aggiungersi a quelli già esistenti.
In ogni modo è inevitabile, ormai, per questi enti pubblici essere
pronti all’irreparabile, perché i tempi sono mutati in un discorso di politica economica a livello di comunità europea, tranne che…
Era presente anche Dario che aveva voglia di esternare.
Sentiva il bisogno di evidenziare che solo da alcuni anni vi erano
aggregazioni di utenti e consumatori riuniti sotto sigle sindacali.
In pochi anni vi è stata, in modo razionale e convinto, la formazione
di compagini agguerrite e disposte a confrontarsi senza sconti e a tirar
fuori gli artigli con tutte quelle realtà pubbliche e private, per salvaguardare gli interessi degli utenti e dei consumatori.
Sono stati occupati degli spazi sociali importanti perché queste realtà
associative hanno iniziato un percorso tale da rendere il cittadino sempre
meno un suddito per mentalità e comportamenti.
Egli ci raccontava che all’ultimo congresso un leader molto apprezzato, in una bolgia di partecipanti, tenne un interessante discorso:
tra l’altro “… l’invito fondato sul richiamo della necessità di unirsi, credere e difendere quelli che sono i propri sacrosanti diritti, spesso calpestati, perché è inutile sperare e farsi illusioni in un domani migliore, senza una presenza ed una partecipazione attiva…”
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Difficilmente si migliorano quei contesti sociali che, forse, incosciamente frenano lo svolgimento delle attività quotidiane del singolo
e delle famiglie, talvolta, con illeciti arricchimenti.
Nella nostra società moderna numerosi sono gli ambiti pubblici che
funzionano con approssimazione ed improvvisazione e, così di tanto in
tanto, scoppia uno scandalo.
Anche il mondo dello sport, comunemente nel passato considerato il
top dell’eticità, non è rimasto immune anche da certi andazzi e interessi
economici extra sportivi.
Non bisogna sentirsi una cifra bensì un’entità, convinti di appartenere
ad un’organizzazione che ha le idee chiare, che sa quello che vuole.
Era doveroso, a dire di Dario, complimentarsi col leader per quanto
esposto, perché la nostra società ha necessità di certe scosse, di richiamare l’attenzione sui diritti negati e sul senso di impotenza, perché in
molti dimostrano una mancata reazione vivendo in uno stato di rassegnazione e di accettazione, frutto di quelle tipiche paure dettate da una inconscia sudditanza.
Poco distante c’era un gruppo di persone impegnate in una discussione animata.
Ci presentammo e conoscemmo Carmine, Annalisa, Maria Grazia,
Mariateresa, Gioacchino, Angela e Antonietta.
Erano dei pensionati impegnati nel volontariato, inteso come momento di aggregazione per promuovere lo sviluppo e la crescita sociale e stavano organizzando un convegno.
Chiedemmo di conoscere le linee guida degli interventi e in anteprima
da Gioacchino ci venne letta la parte centrale della relazione al convegno in preparazione:
… a questo punto dobbiamo trattare gli aspetti peculiari riguardanti
l’educazione delle persone, per consentire alle stesse di essere un gruppo
nel cammino di promozione umana.
L’animazione era considerata la norma educativa più valida ed utile.
Animare vuol dire dare un’anima, ossia energia, significato, luce,
dinamismo e vita alle attività e alle relazioni di gruppo.
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L’animazione non è una tecnica, anche se si suppone una competenza
specifica; non è neppure un metodo, anche se nel concreto si esprime in
un metodo e si basa su di una metodologia.
L’animazione deve tendere a far sì che l’uomo da oggetto diventi soggetto, da passivo diventi partecipe della realtà in cui vive affinché possa
realizzarsi la libertà della persona.
L’animatore aiuta il gruppo ad animare se stesso, agendo all’interno
ed inserendosi sui bisogni, ponendoli nelle condizioni di appropriarsi di
idonee soluzioni.
Animare in questo modo è certamente democrazia e partecipazione.
E’ democrazia perché distribuisce e coordina i compiti, senza delegare ad altri la responsabilità della crescita comune.
E’ partecipazione perché non si limita a fare una parte, ma rende se
stessi parte della comunità …
Durante la conversazione notammo alcune volte un anziano che
parlava con se stesso passeggiare dalle nostre parti. Il fatto ci incuriosì e
ritenemmo di doverlo avvicinare per capirne di più. Nel giro di qualche
minuto ci ritrovammo in sua compagnia.
Si chiamava Riccardo era un pubblico dipendente, ormai in pensione
ed era stato protagonista di una storia per certi versi incredibile.
Un giorno, ci disse, ebbe una crisi ipertensiva sul posto di lavoro.
L’evoluzione dell’accidente lo portò ad avere seri problemi di deambulazione. Al cospetto di ciò ritenne di attivare un’azione per ottenere un
ristoro economico, ritenendo nello stress, perchè organicamente sano, la
causa e/o concausa principale dell’evento.
Dopo un’attesa di qualche anno fu chiamato per la visita dalla competente commissione medica ministeriale, per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio. Dopo un accurato controllo medico e
l’acquisizione dei documenti clinici emessi da strutture pubbliche, tale
commissione attribuì per la patologia, valutata come un evento acuto e
pertinente l’ascrivibilità della menomazione complessiva ad una categoria della tabella A, per cause e/o concause di servizio.
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La pratica continuò il suo iter burocratico e dopo alcuni mesi arrivò il
parere del comitato di verifica ministeriale.
Il Comitato con una dichiarazione palesemente superficiale, perché
sconfessava la commissione medica ministeriale, stabilì che tale patologia fu dovuta a cause organiche e, quindi, disconoscendo la dipendenza
del fatto da causa di servizio, rigettò la concessione dell’equo indennizzo.
A Riccardo non restò altro da fare, quindi, che intraprendere la via
giudiziaria, con l’aggravio di spese, di tempo e di possibili dubbi sull’effettivo riconoscimento di un beneficio all’apparenza appropriato.
Egli non si sarebbe mai augurato di dover imboccare una strada del
genere, perché l’affollamento di giudizi nei Tribunali italiani crea inevitabilmente degli intasamenti amministrativi e dei possibili rischi per chi
voglia ottenere dei giudizi di garanzia.
Nel frequentare, infatti, i Tribunali si capisce quanto sia notevole il
volume di lavoro al quale sono chiamati i Giudici e ciò, indubbiamente,
può determinare delle distonie rispetto alle aspettative.
Anche questo è uno spaccato particolare della società moderna, meritevole di conoscenze ed approfondimenti, però, purtroppo, non abbiamo
incontrato nel corso del cammino un Giudice o in alternativa un Cancelliere in servizio o in pensione.
Nel frattempo, il nostro amico è stato iscritto, comunque, all’Unione
nazionale invalidi per servizio e tutto ciò fa capire quanto siano scarse le
tutele per il dipendente del pubblico impiego.
Bisogna augurarsi e sperare di non trovarsi mai in tali gravi e pericolose situazioni di salute.
Confortammo Riccardo, convenendo sulla stranezza dei fatti e augurandogli per il futuro degli avvenimenti migliori.
Su internet, a tal proposito, degli amici hanno rilevato l’esistenza di
numerosi contenziosi, in materia di salute nel pubblico impiego. Essi si
trascinano per anni e spesso fortunatamente terminano con il riconoscimento del diritto al dipendente.
L’obiettivo oggi di Riccardo è per l’appunto di vivere il più a lungo
possibile, per vedersi riconoscere il diritto a goderne i modesti benefici.
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Al cospetto di simili avvenimenti, emergono evidenti delle riflessioni
sul perché gli organi informativi della carta stampata e radiotelevisivi e
la sensibilità dei politici latitano, sulle mancate sicurezze offerte al dipendente e di riflesso ai familiari durante l’attività lavorativa.
L’amministrazione pubblica deve offrire certezze per gli eventi gravi
e avversi di salute ed in assenza di coperture economiche istituzionali di
garanzia, provvedere in modo alternativo, con convenzioni assicurative
in ambito privato.
Allo stato attuale i rischi di salute riferiti direttamente o indirettamente alla vita lavorativa sono causa di rilevanti insicurezze personali e
familiari e questo aspetto deve essere motivo di approfondimenti da parte
dei singoli, delle rappresentanze sindacali e delle amministrazioni pubbliche, per capire e volare più in alto, ricordandosi di avere le ali della
bontà e della fede da utilizzare.
Erano presenti in quel frangente anche Aniello e Domenico chiamato
dagli amici Mimmo, che ci esposero un fenomeno divenuto ricorrente in
questo inizio di terzo millennio: l’emarginazione dal lavoro degli ultracinquantenni, che si trovano sostituiti con una certa facilità dalle giovani
generazioni.
E’ un aspetto sempre più preoccupante che si manifesta in genere nel
privato, perché si cerca con la sostituzione anticipata, di attuare una politica innovativa per offrire all’azienda l’apporto di una mente più fresca,
insieme ad una contrattualizzazione economicamente più vantaggiosa, a
danno della maturità e dell’esperienza lavorativa, considerata spesso
mancante di quel necessario valore aggiunto di particolare interesse economico.
Questa tematica non interessa il lavoro autonomo e solo limitatamente
quello pubblico dove, comunque, per tamponare le conseguenze di una
relativa organizzazione e produzione di servizi, si finisce per colpire la
sfera esistenziale della base impiegatizia medio bassa, portandola ad un
consequenziale abbandono, per scelte di opportunità ambientale.
In questi casi al danno della perdita di esperienza e maturità operativa,
si aggiunge la beffa del silenzio sui casi di gestione ballerina di denaro
pubblico.
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La sosta ci sembrò essere giunta alla fine, quando arrivò un’amica di
Lucio che ammonendoci con un sorriso, ci richiama a delle riflessioni.
Nel panorama del pubblico impiego, nel trentennio di fine ventesimo
secolo, abbiamo vissuto molteplici avvenimenti emblematici nella gestione complessiva del personale.
All’inizio degli anni ’70 vi è stata l’incentivazione all’esodo dal lavoro pubblico per gli ex combattenti, offrendo loro il beneficio del prepensionamento, con sette anni di contributi previdenziali figurativi.
Sono le stesse persone assunte negli anni successivi alla fine della
seconda guerra mondiale - inizi anni ’50 - come reduci e combattenti nelle varie amministrazioni pubbliche, con l’obiettivo di fornire loro delle
risorse economiche, attraverso un rapporto di lavoro nei servizi pubblici.
Dalla fine degli anni ’60 in poi vi è stato il proliferare degli invalidi
civili. Ciò ha dato l’opportunità a molti di essere avviati nel mondo del
lavoro pubblico come categoria protetta, riducendo la disoccupazione
particolarmente avvertita in certi strati sociali.
Verso la metà degli anni ’70 fu emanata una nota legge definita
“giovanile”, con la quale politicamente si decise di avviare migliaia e migliaia di giovani al lavoro nelle istituzioni pubbliche, con una chiamata
diretta essendo divenuto il fenomeno della disoccupazione intollerabile,
dilagante e socialmente preoccupante.
Gli anni successivi al ’90 sono caratterizzati da uno specifico decreto,
che segna l’inizio di una trasformazione gestionale delle risorse umane,
imprimendo un nuovo discorso amministrativo di lavoro ai dipendenti
nel pubblico impiego.
E’ un diverso cammino, in uno scenario con prospettive piene di mutamenti.
Negli stessi anni iniziarono anche le privatizzazioni di Istituzioni
pubbliche, operanti nel settore dei servizi pubblici gestiti dello Stato e,
tra esse, alcune sono state trasformate in s.p.a. continuando quella funzione sociale di primaria importanza.
Tra le più importanti e conosciute ci sono le Poste Italiane, l’Istituto
Poligrafico e Zecca dello Stato, l’Azienda di Stato per i servizi telefonici
e le Ferrovie dello Stato.
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Purtroppo, diverse dismissioni per certi versi sono state fittizie, perché
il socio di maggioranza delle società è comunque rimasto lo Stato, con la
partecipazione azionaria del Ministero dell’economia e finanze.
Questi sono solo una piccola parte degli spaccati presenti e vissuti nel
pubblico impiego ed in questi contesti, in ogni caso, innovativi non si è
realizzato quel miglioramento auspicato, per rendere veramente qualitativi i servizi per i cittadini.
Ringraziammo Paola delle osservazioni innanzi riportate, ci aveva
consentito di allargare la visione del perché tante cose non funzionano.
Proprio mentre stavamo salutando i presenti per andar via intervenne
Nicola, un'insegnante in servizio nella scuola media superiore. Voleva
raccontare la sua storia ed in particolare, le vicissitudini del lungo periodo iniziale di precariato nella scuola pubblica statale.
Lo pregammo di rinviare la sua esternazione perché c’era poco tempo
a disposizione e le problematiche del mondo della scuola sono notevoli,
complesse e meritevoli di un particolare studio. Ci sarà, forse, una prossima volta e chissà, nel rivederci, la possibilità di fare gli approfondimenti necessari, compreso quello del fenomeno endemico del precariato, che si trascina da anni.
E’ noto che solo una quota di personale ha una stabilità lavorativa, il
resto fa parte del circuito “virtuoso” di incarichi annuali o temporanei, di
cui l’Istituzione scolastica è stata da sempre segnata.
Dopo alcune ore, la presenza in zona poteva considerarsi terminata e
potemmo finalmente riprendere il cammino verso altre realtà.
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ZONA DELLE ALLUCINAZIONI
La mia compagna di viaggio era convinta dell'importanza di portarsi
in un ambiente del meridione d’Italia, per conoscere uno spaccato particolare dell’attività lavorativa, riguardante quasi il 35% del movimento
nazionale.
In verità anche in me era forte la curiosità di vedere e capire ciò. Ben
presto, fummo investiti da fatti e situazioni che sembravano irreali, ma
che invece esistevano davvero ed erano catalogabili nell’ambito lavorativo del settore privato.
C’era di tutto e di più.
• Lavoro in nero, svolto senza il rispetto dei più elementari diritti;
• lavoro sottopagato e senza tutele per la salute dei lavoratori;
• lavoro minorile, purtroppo non marginale e caratterizzato da un
fenomeno dilagante di sfruttamento, riguardante centinaia di
migliaia di ragazzi dai sette ai quattordici anni;
• il lavoro di badante e di baby sitter, che subisce un concorrenza
spietata per la presenza degli extracomunitari irregolari;
• il lavoro degli extracomunitari nelle campagne per lavori agricoli
è notevole, con una forte presenza sul territorio di irregolari
sfruttati;
• il lavoro fittizio è anch’esso molto sostenuto, perché permette di
avere accesso ai benefici statali dell’assegno di disoccupazione;
• il lavoro in genere, infine, svolto senza orari definiti nella giornata.
Ciò che ci colpì fu la quantità enorme di soggetti costretti a svolgere
questi tipi di lavoro, ai quali si univano poi quelli che un lavoro erano
costretti a inventarselo.
Infatti, ci fu possibile vedere anche:
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• chi puliva i vetri delle auto, vendeva fazzoletti di carta e accendini
ai semafori delle strade;
• chi percorreva chilometri di strada con una carrozzina ricolma di
merce per venderla;
• chi indossato un cappello iniziava, su un tratto di strada, a fare il
parcheggiatore abusivo di auto;
• chi, a volte per scelta, considerandolo un lavoro remunerativo, ma
troppo spesso invece perché costretta, va sulle strade a vendere il
proprio corpo;
• chi chiedeva l’elemosina lungo le strade, ai semafori stradali, ai
caselli autostradali, presso gli esercizi commerciali e le abitazioni.
Nacquero spontanei due interrogativi.
Perché portarsi nel Meridione, per assistere a tutto ciò e come mai
c’era tanto permissivismo da parte delle Istituzioni pubbliche ?
La risposta fu rapida e secca.
Assistere ai fenomeni vissuti nel sud della nazione, offre l’opportunità
di vederli e capirli nella loro spietata completezza, anche se tali situazioni, in verità, esistono un po’ su tutto il territorio nazionale ed incidono in
termini forti nella situazione sociale comunitaria.
Le Istituzioni dovrebbero vigilare e garantire assoluta sicurezza, senza
spirito di tolleranza e buonismo, troppo spesso causa di sgradevoli eventi
come quelli, purtroppo, ripetutamente riferiti dai mezzi di comunicazione.
Al cospetto di tutto ciò viene da domandarsi: “Cosa fa la dirigenza pubblica, incaricata di interessarsi a tale sconcio sociale, insieme
ai tanti politici, sempre pronti a fornire garanzie e rassicurazioni nel
periodo elettorale” ?
Ogni tanto si sente parlare, attraverso i mass media, di tolleranza
zero, ma solo per tacitare le reazioni che vengono dalla piazza colpita.
La visione di queste attività lavorative fu scioccante.
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Quale potrebbe essere il guadagno giornaliero per questi individui ... ?
La risposta poteva venire solo da colloqui con i protagonisti di queste
attività.
Non fu semplice, ma dopo diversi tentativi riuscimmo a saperlo da un
vu compra’ marocchino, un certo Abdul Moustapha, da alcuni anni
clandestino in Italia, impossibilitato a ricevere il permesso di soggiorno.
Una parte di loro guadagna almeno 50 euro per 15 ore al giorno, ma
altri anche molto di più, come nel caso di giovani ed avvenenti donne. In
una giornata forniscono almeno una decina di prestazioni sessuali ad
occasionali clienti, con prezzi dai 30 ai 50 euro per ciascun incontro.
La visione di tutto ciò, definibile come allucinante, fece sorgere in me
degli interrogativi su come sia possibile l’esistenza di tante storture e
illegittimità, che passano inosservate e non sono risolte.
La cadenza nelle ore e nei giorni di ripetuti bollettini di programmi
radiofonici, televisivi e della carta stampata di avvenimenti di sangue e di
dolori ormai non colgono impreparati, perché la quotidianità è ricca di
eventi nefasti.
L’amica mi ricordò che siamo in Italia, il Paese dove tutto è
possibile.
E’ vero, ma a tutto c’è un limite! Perciò i preposti ai delicati settori
sociali, in particolare i flussi migratori, dovranno per forza darsi delle
regole comportamentali più incisive, per evitare che si passi da un decadimento sociale sul territorio a macchia di leopardo, ad un domani in cui
i pericoli saranno sempre maggiori in assenza di una possibilità di poterli
avviare al lavoro, per un’autogestione del proprio esistenziale.
Oggi, purtroppo, si assiste al continuo arrivo di disperati dal continente africano ed asiatico, senza riuscire a gestire compiutamente neanche la fase dell’accoglienza allo sbarco per le insufficienti strutture, comprese quelle igienico sanitarie, di cui disponiamo.
A poco servono le presenze dei mass media con documenti sovente
agghiaccianti, sulla mancanza di adeguate strutture e sugli scarsi mezzi e
uomini destinati allo svolgimento di un impegno umanitario.
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Diversa e più sostanziosa dovrebbe essere la partecipazione pubblica,
con un impegno tale da assicurare un minimo di conforto ai tanti disperati alla ricerca di una terra e di un futuro, che possa offrire un po’ di sollievo dopo tante sofferenze.
Nel mentre assistevamo impotenti a tutto ciò, scorse davanti ai nostri
occhi un corteo di lavoratori precari del pubblico impiego. Era una lunga
sfilata che si snodava nelle vie della città con slogan, cartelli e megafoni
con i quali si rivendicava stabilità nel lavoro.
La maggior parte erano lavoratori impiegati nelle Istituzioni statali assunti con contratti a progetto o a tempo determinato.
Sono dei laureati impegnati nel lavoro in modo precario e da ciò le
vibrate lamentele per i danni al proprio esistenziale, con ovvie conseguenze in ambito sociale.
Sono uomini maturi di ambo i sessi e qualcuno riferì, che la classe
politica governante negli ultimi anni ha distrutto l’apporto evolutivo di
un’intera generazione ed assicurano con la vecchia tattica delle parole,
che tutto si aggiusterà.
Oggi assistiamo a spese ed investimenti di notevoli milioni di euro all’anno nel funzionamento delle università per formare delle menti evolute che, poi si ritrovano per le strade in cortei di temporanei o disoccupati.
La nostra Nazione così prodiga ad istituire Osservatori in molteplici
contesti sociali, non ha mai attivato un Osservatorio dei laureati specializzati e cosa più grave non si conoscono neanche le potenzialità inespresse esistenti in campo nazionale, dopo i costi ragguardevoli di formazione sostenuti dalla comunità nazionale e dalle famiglie.
Molteplici sono le considerazioni che nascono in me, al cospetto delle
tante risposte insoddisfacenti date dalle Istituzioni ai problemi personali
e sociali dei cittadini.
E stupisce dover assistere ed accettare uno sfruttamento diretto di
forme di lavoro precario da parte delle Istituzioni statali, chiamate a
curare gli interessi collettivi necessari di garanzie e certezze.
Ogni commento è superfluo.
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ZONA DEL POLPETTONE E DEL BABA’
All’improvviso Fortuna mi comunicò l’intenzione di farmi conoscere una dolce dimensione.
Così di lì a poco ci ritrovammo in una vasta area dell’hinterland romano, dove è situata una moderna struttura industriale per la preparazione di pranzi e di dolci.
Eravamo al cospetto di uno stabilimento dotato di attrezzature moderne e tecnologicamente all’avanguardia.
Fummo ricevuti dal manager, un emiliano, Antonio, sposato con una
romana, Laura, inseritosi alla grande, a suo dire, nell’ambiente laziale.
Notammo subito la presenza di chef e pasticcieri, veri professionisti,
con i quali ci fu concessa la possibilità di parlare alcuni minuti e così ci
intrattenemmo prima con un chef e poi con un pasticciere.
Fummo presentati al capo degli chef Gregorio che ci decantò un po’
tutti i suoi più svariati prodotti e ci permise di assistere in diretta, da un
palchetto sopraelevato, alla preparazione di migliaia di pasti dai sapori
più disparati, che sicuramente fanno la felicità dei consumatori.
Potevamo osservare lungo il nastro trasportatore per il confezionamento, nella loro fragranza, gli spaghetti alla chitarra, le penne all’arrabbiata, il risotto con funghi porcini, i fusilli all’amatriciana, le tagliatelle e
i tortellini alla bolognese, la pasta e fagioli, i ravioli in salsa al pomodoro
con basilico, le crespelle ricotta e spinaci, le lasagne, gli strozzapreti
speck e funghi, i cannelloni con ripieno, le paste stufate con salumi, formaggi freschi e melanzane, gli strigoli al pesto genovese, gli svitati ai
quattro formaggi, gli arrosti, i filetti di pollo, le seppie, i gamberoni, le
triglie, i dentici, le sogliole, i saraghi e le orate cotte alla brace e al forno,
il baccalà alla vicentina, una variegata serie di polpette, da quelle piccole
di sola carne rosolate in olio extra vergine e il polpettone di carne per i
buongustai con un ripieno di pane raffermo, fettine di uova lesse e salame, dadi di mozzarella, pinoli, uva passa, prezzemolo e sale q.b. amalgamando il tutto è cotto al forno, le cotolette alla milanese, le scalop59
pine, le fritture di pesce, e svariati tipi di contorni, dai piselli alle insalate miste e patatine fritte.
Ciò che ci colpì era la smisurata presenza, in un’ampia zona del locale
delle più diverse qualità di formaggi sia freschi che stagionati allocati su
appositi ripiani.
Il capo degli chef espresse la sua preferenza per la pasta stufata con la
classica imbottitura a base di salumi, formaggi freschi filanti e melenzane. Era una vera leccornia, a suo dire, e doveva essere seguita da un
piatto di pesce magro alla brace, con un contorno di insalate miste, innaffiando il tutto con un buon vino bianco d’annata, dei colli laziali.
Negli ultimi anni in verità si era registrato un interesse, sempre maggiore per le polpette, sia piccole che grandi.
La produzione si era triplicata con una richiesta sempre maggiore in
special modo del polpettone, ricco di sostanze nutrienti e particolarmente
apprezzato per il suo succulento sapore.
Le nuove generazioni già alla fine degli anni novanta hanno incominciato a manifestare un senso di interesse per questo piatto, consumandolo
con piacere in luoghi pubblici e sfatando così una vecchia abitudine per
cui era gustato nella riservatezza amicale e familiare.
Effettivamente un simile piatto, se ben preparato e calibrato, difficilmente si dimentica; quindi, è da apprezzare il ricorso frequente ad un’alimentazione associata con le polpette, per avere quelle soddisfazioni che
completano la dieta e arricchiscono il gusto.
Ci potevamo ritenere soddisfatti per quanto avevamo visto e capito,
notammo anche un furtivo tentativo di assaggio non autorizzato, a delle
polpette poste in un luogo vicino.
Tutti questi cibi erano quotidianamente consegnati e consumati nelle
mense aziendali, negli ospedali e case di cura della regione e nei locali
pubblici appositamente attrezzati, per quelli surgelati la consegna avveniva nel territorio nazionale ed anche all’estero, rispettando l’uso della
tecnologia del freddo ed anche queste pietanze erano facilmente consumabili con l’uso del forno a microonde.
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Lasciammo il settore dei cibi e venimmo accompagnati nel reparto di
lavorazione adibito alla pasticceria fresca, secca e surgelata.
Notammo la presenza di centinaia di pasticcieri ed aiutanti, intenti a
preparare una moltitudine di dolci diversi tra loro per forma e sapori.
Era uno spettacolo tale da incantare chiunque abbia la fortuna di assistervi, per la varietà dei colori e degli odori di cui era ricco l’ambiente.
Il pasticciere dirigente Michele ci invitò, dopo tale visione, nella
sala assaggi dove con piacere entrammo.
Prima di iniziare ad assaggiare ci venne spontaneo fare delle domande
riferite alla tipologia dei dolci e al loro uso.
I dolci più interessanti erano le torte, le sfogliatelle, le cassate, i
cannoli, le deliziose, le zuppette, le frolle, gli schù, i funghi, i bignè e le
zeppole, ma il dolce per eccellenza era il babà.
Le torte erano utilizzate per avvenimenti di famiglia e per i festeggiamenti di ricorrenze.
Le sfogliatelle, le cassate, i cannoli, i bignè, i funghi, le frolle, gli
schù, le deliziose, le zuppette e le zeppole arricchiscono il palato del ceto
sociale medio basso.
Il babà era ricercato e gustato, in particolare, dagli uomini raffinati e
potenti.
Il babà ha una pasta delicata, sensibile, leggera e ha in sé il massimo
degli aromi, dei sapori e del nutrimento: inteso in tutte le sue accezioni.
Fa sentire con immediatezza alla persona un appagamento generale
fisico e dei sensi.
Certamente è il prodotto più richiesto e il consumo è sempre in
aumento grazie alla qualità del prodotto e ai tanti appassionati del babà.
Il babà ha anche una particolarità rispetto agli altri dolci, perchè per
l’assenza di creme una volta gustato difficilmente si dimentica.
In altri dolci il tipo di crema, dettato dai tempi di alternanza delle stagioni, condiziona l’andamento dei consumi nel corso dell’anno.
Il babà ha un suo fascino e quel senso di centralità degli interessi perciò è cercato, richiesto e consumato con una partecipazione delicata, sensibile e determinata.
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Ci accingemmo quindi al rito dell’iniziazione degustativo del babà in
modo sobrio, con un sottofondo musicale, per dare importanza all’avvenimento e al termine, tutti insieme ripetemmo la famosa frase in voga da
anni: “il babà è una cosa seria e non è per tutti”.
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ZONA DEL PENTOLONE
In lontananza si vedevano dei fasci di luce di colore azzurro chiaro e
rosa antico, che circoscrivevano una fetta di spazio formando una specie
di grosso pentolone.
Era una zona collinare alla cui base c’era un grande lago di acqua
dolce. Ci portammo con speditezza sul posto e trovammo un terreno argilloso e fumante, avvolto in una nebbia prodotta dai fumi che fuoriuscivano dal terreno, in un paesaggio privo di vegetazione e con uno scenario
sconvolgente.
Vi era una numerosa presenza di esseri viventi dislocati in ordine
sparso sul terreno che, saltellando, discendevano lungo il pendio della
collina per bagnarsi nelle acque del vicino lago, forse con la speranza di
trovarvi sollievo.
Gli stessi, dopo una breve pausa, riprendevano a saltellare per uscire
dalle acque del lago e ritornare sulla terra, nella vana speranza di trovare
un terreno accogliente.
Erano quei politici che, nella circostanza elettorale, avevano insistentemente chiesto suffragi con l’intesa di svolgere un’attività di
servizio per il cittadino.
La loro presenza lì era dovuta al fatto che, ottenuta la posizione
desiderata, avevano pensato bene di sfruttarla per se stessi ed i propri vicini, in funzione dei propri interessi.
Si sentivano anche da lontano le imprecazioni per le sofferenze
fisiche e psichiche che pativano.
Era importante avvicinarsi velocemente e perciò percorremmo la
strada più breve, ma all’improvviso fummo investiti da odori mefitici che
ci costrinsero ad un repentino arretramento e alla scelta di una strada più
lunga, per giungere all’obiettivo fissato.
Giunti sul posto avevamo bisogno di colloquiare con loro per capire e
sapere, ma per parlare bisognava portarsi sulla riva del lago, dove era
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possibile trovare uno spazio libero ed avere il tempo necessario per parlare con qualcuno di questi infelici.
Incontrammo Roberto, che sembrava disposto al colloquio.
Egli era convinto che l’attività politica fosse un impegno di servizio,
solo in apparenza, perché è vero che il consenso elettorale è la conseguenza di un investimento promosso da gruppi di sostenitori, ma poi una
volta eletti, si è portati, dai contesti operativi parlamentari, a dimenticare
lo spirito e gli obiettivi iniziali, per sostenere i propri interessi di gruppo,
di partito e di ideologia.
Cercammo di approfondire la tematica riferita all’azione politica da
lui svolta, ma egli fu sfuggente nelle risposte e soffermò l’attenzione sui
fatti e sulle responsabilità di tutto il sistema.
Non intendeva ammettere specifiche responsabilità e non fornì i risultati della sua attività politica, a proposito di quanto pianificato nell’interesse degli elettori.
Soffermò, invece, il proprio parlare sulle difficoltà incontrate a causa
degli scarsi spazi operativi concessi nella stessa attività parlamentare.
La tesi da lui sostenuta è causata dal sistema che governa la politica,
perché sussiste una continua e ripetuta necessità di trovare delle convergenze di interessi, i cui effetti finali portano a conseguenze sconcertati
che spingono anche al disinteresse.
Lasciato Roberto che riprese a saltellare, sperando in un futuro
migliore per se e per gli altri, giunse nei nostri pressi Assunta in
compagnia di Gerardo, che accetta di parlare.
Ascoltammo il suo racconto.
Lei ci ricordò gli inizi in età giovanile, quando spronata e coinvolta
nel movimento politico di attuale appartenenza, era convinta in verità di
poter dare e fornire un contributo fattivo nell’ambito sociale, impegnandosi per le fasce sociali meno dotate di risorse.
Invece, no !
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Gli enormi interessi esistenti intorno alle decisioni da adottare creavano pressioni continue di personaggi socialmente ed economicamente
rilevanti e ciò riduceva gli spazi operativi, condizionando oltre l’immaginabile i propositi iniziali.
Nella prassi dei lavori parlamentari l’attenzione, promessa in campagna elettorale, ad una più equa redistribuzione della ricchezza nazionale
viene ben presto disattesa. Il politico, pur mosso da buone intenzioni,
comprende di poter concretizzare poco rispetto ai propositi iniziali e,
quindi, nascono le insoddisfazioni personali e le contestazioni, da parte
degli stessi elettori.
In più di una circostanza aveva pensato di lasciare ad altri l’onere, ma
presa da un senso di orgoglio personale aveva continuato, almeno per
mantenere quanto acquisito. Lo sforzo era stato notevole, ma i risultati
non rispondenti alle aspettative.
L’attesa del cittadino, fondata sulla speranza di migliorare la propria
condizione senza impegnarsi in una diretta partecipazione al sistema, alla
distanza è perdente rispetto a quella di chi, con un’assidua e asfissiante
presenza all’interno delle Istituzioni, promuove e sollecita interventi per
crearsi nuove opportunità.
Oggi Assunta si ritrova in una condizione davvero penalizzante, da
cui spera proprio di riuscire ad uscire.
La speranza in molti suoi colleghi è che la classe politica governante
ed influenzante nel terzo millennio, con il sistema dell’alternanza governativa, possa riappropriarsi del proprio ruolo ed uscire dalle sabbie mobili in cui è stata fatta precipitare dal potere di “sottobosco politico”.
Vista la nostra impotenza a poter intervenire, anche con semplici suggerimenti, non ci restò altro da fare che allontanarci in fretta dalla zona e
fare delle meditazioni, al cospetto di una situazione così mesta e penosa.
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Capitolo III
Fortuna iniziò a notare in me un senso di tristezza e mi attirò a lei con
un gran sorriso, facendomi rilevare l’utilità del sistema dell’inserimento
profondo nella trasmissione cerebrale visto che, grazie a questa tecnica
era stato possibile entrare nella dimensione extra corporea e richiamare
l’attenzione sui molteplici spaccati delle attività lavorative, compreso
quello concernente le conoscenze dell’U.p.i.c.a.
Non era possibile, diversamente e in così poco tempo, avere tante visioni e testimonianze per riuscire a soddisfare il nostro desiderio di
sapere.
Effettivamente, nonostante i tempi fossero davvero ristretti e gli strumenti disponibili relativamente operativi, abbiamo comunque vissuto
qualcosa di interessante e degno di considerazione.
Ora che il viaggio è finito inizia a subentrare in me uno stato di
nostalgia e la diffidenza iniziale è ormai ampiamente fugata, anzi, penso
di prendere in considerazione la possibilità di un nuovo viaggio, per
poter fare ulteriori approfondimenti, per ascoltare altri, ma soprattutto
per rintracciare Fernando e riuscire a svelare ulteriori retroscena, di
certo esistenti, relativi agli Uffici soppressi.
Questa esperienza, quindi, è destinata a non restare isolata e, forse, un
giorno non lontano potrà esserci una replica.
In questo viaggio, tra l’altro, abbiamo avvertito una sensazione irreale, nella quale il rapporto spazio - tempo sembrava non avere limiti apparenti, ci è sembrato di trovarci in un contesto nel quale la luce svolgeva
con la sua luminosità un ruolo rilevante, tale da poter dare un senso di
pienezza, ben oltre quello convenzionalmente conosciuto durante l’evoluzione e il consumo della vita umana.
In quella dimensione il passato, il presente e il futuro dell’essere possono essere letti e vissuti in termini diversi dall’abituale approccio cerebrale ed anche se le attenzioni in questa circostanza sono state rivolte al
passato, ci è capitato di essere proiettati in dei segmenti appartenenti al
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futuro, che però abbiamo avvertito come presente, per considerarli subito
dopo come un qualcosa già del passato, in un volume sfumato ma razionale, in funzione degli effetti speciali e particolari del rapporto spaziotempo.
Ci siamo sentiti come immersi in un mare di piacere, che ha prodotto
in noi delle sensazioni indescrivibili e nel quale i tempi sono stati dettati
da un’energia, che si manifestava con una luce fosforescente ed avvolgente di godimento per il fattore extra corporeo, presente nell’essere
umano.
In una seduta del genere è stato possibile vivere un utilizzo delle
funzioni cerebrali totali, diverso dal comune e fuori dalla normale e conosciuta fase evolutiva del processo biologico, nel quale la materia svolge un ruolo centrale relativamente alle conoscenze, i pensieri, la memoria
e le funzioni vitali dello sviluppo esistenziale.
Certamente un ingresso in una simile dimensione sconvolge le tradizionali abitudini correlate alle naturali esperienze di vita umana, poiché
dona uno stato di tranquillità e serenità dovuta all’assenza degli spunti
nervosi, che invece di solito elettrizzano la quotidianità umana.
E’ auspicabile nel corso dell’esistenza, sempre che si voglia, riservare uno spazio del quotidiano da dedicare a specifici esercizi utili a sviluppare il proprio io, nella prospettiva certa ed inevitabile della fine del
proprio involucro.
E’ di sicuro un cammino difficile, complesso, irto di difficoltà, che
porta, però, ad una maturazione della personalità e predispone ad abituarsi a soddisfare le esigenze del proprio intimo, in una sofferenza di
rinunzie solo apparente, perchè riferita alla materia.
Ciò ci consente di capire noi stessi e cosa ci circonda ed aiuta a
cogliere e sviluppare una tensione, capace di superare gli aspetti corporei
per focalizzarci sulla crescita del nostro io interiore, spirituale.
La presenza dell’uomo sulla terra è legata allo sviluppo e alla consumazione della propria materia, con la necessità di un impegno nel lavoro, strumento indispensabile per condurre e sostenere l’esistenza terrena
della propria entità fisica.
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La sopravvivenza alla corporeità andrà a concretizzarsi in uno
spazio relativamente conosciuto, dove certamente non troveremo argomentazioni riguardanti il lavoro, compresi la burocratizzazione, i
conflitti d’interessi, l’esistenza degli stampati e tante altre schematizzazioni volute e realizzate dall’essere umano.
L’accesso all’Eden sarà consentito in particolare, a tutti quelli che
hanno il dono di avvertirlo e si svilupperà in un'ottica di elevazione della
propria anima, in una situazione avvolta dal mistero e che l’intelligenza
umana non può configurare, abituata com’è a prediligere e interessarsi in
particolare della materia, limitando così al solo virtuale la crescita del
proprio io spirituale.
Coloro che specificamente attribuiscono valori essenziali e unici nella
vita terrena agli aspetti materiali, troveranno delle grosse difficoltà nel
momento del passaggio e cioè con il distacco dal corpo.
Sarà rilevante, tra l’altro, anche la modalità della fine della materia,
perché ciò che è l’essenza anche dell’ultimo secondo, può essere raccolto
nel guscio del seme della prossima vita ...
Il viaggio è ormai finito quando rivedo mio figlio il quale, vista
l’assenza all’appuntamento da me non disdetto per dimenticanza, mi
venne incontro chiedendo il perché di tale ritardo.
A Giustino spiegai l’esperienza avuta con il viaggio in ipnosi, insieme alla mia amica, nel mondo del lavoro esponendogli le prime considerazioni a caldo.
Il pubblico impiego, così com'è organizzato, concede delle sicurezze
lavorative, dà poteri alla dirigenza, degli spazi ai politici, ma garantisce
dei servizi scadenti rispetto alle attese e per giunta a costi eccessivi per la
comunità.
I cittadini utenti cosa fanno per migliorarlo ?
Poco e niente.
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Chi può avvertire il bisogno di intervenire per far migliorare la condizione dei servizi pubblici ?
La risposta è ovvia: l’utente.
In cosa veramente consistono le mancanze nella gestione dei servizi
pubblici, spesso privi della qualità offerta dal privato ?
Un motivo può essere la relativa fermezza e determinazione del politico nei rapporti con la dirigenza, che non facilita la nascita e il persistere di condizioni soddisfacenti e, quindi, il raggiungimento di obiettivi di
qualità.
In realtà a poco serve privatizzare le figure lavorative pubbliche di
medio e di basso profilo, se le posizioni di vertice non adottano indirizzi
utili e di valore.
Durante il viaggio, dalle informazioni raccolte nella vicenda dalla
soppressione delle realtà U.p.i.c.a. è emersa una specifica volontà dei
vertici politici e dirigenziali ministeriali di ignorare, per stringenti necessità di interesse e di opportunità, i diritti acquisiti dai dipendenti.
Mio figlio mi ascoltò con interesse e curiosità, facendo delle riflessioni su quanto cercato con il viaggio.
Riferisce che da un punto di vista puramente fisico ciò che si chiama
realtà è l’insieme di particelle infinitesimali senza né peso né forma che
legate insieme da energia, assumono agli occhi umani, anch’essi in tal
modo costituiti, forme trasmesse al cervello, anch’esso così costituito,
che struttura la nostra civiltà.
In conformità a come si riesce a “vedere la realtà”, così essa è per
noi.
Evidentemente per un delfino e una formica, che hanno un diverso
modo di percepire la realtà, essa si presenterà in maniera diversa rispetto
alla nostra e così viceversa la loro realtà sarà diversa dalla nostra.
Per cui qual è la vera realtà ?
Chi percepisce giustamente ?
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Chi invece s’inganna ?
Consideriamo un aspetto su cui di solito non si riflette: tutto è costituito fisicamente allo stesso modo, per questo la differenza tra ciò che
vediamo con i nostri sensi e ciò che non vediamo, è dovuto al fatto che
siamo in grado di vedere l’energia solo quando agisce in un certo modo
ed assume determinate forme… ma se avessimo sensi capaci di vedere le
strutture primarie della materia, vedremmo che tutto è costituito da queste e che quindi tutto è legato in un continuum senza soluzione in cui,
quindi, lo spazio scompare e insieme con esso come, conseguenza, scompare anche il tempo.
Questa è la prova fisica che SIAMO UNO, che tutto è legato in
maniera indissolubile semplicemente perché tutto è tutto ciò che esiste.
Ma se immaginiamo per un attimo che gli occhi che osservano la realtà scompaiono, come conseguenza si avrà che tutto ciò che è visto scomparirà, quindi ciò che è osservabile esiste solo perché c’è l’osservatore,
ma di più ciò che è osservabile ha una data forma solo perché l’osservatore gliela assegna, in base ai sensi di cui dispone. Ma se ciò che chiamiamo “realtà” diventa tale e assume una forma, in virtù di cause
esterne (in questo caso l’osservatore), ciò vuol dire che essa ha una valenza soggettiva, mentre in oggettivo essa non esiste.
Per cui in senso oggettivo ciò che abitualmente chiamiamo realtà
semplicemente non esiste, quindi neppure la nascita non è reale e quindi
neppure la morte lo è.
E’ consegnata questa profonda considerazione al lettore, insieme
alla fresca esperienza del viaggio.
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Capitolo IV
Parte I
Una notizia giunta come un fulmine a ciel sereno nel corso delle
soppressioni degli Uffici periferici delle miniere del Ministero dell’Industria, è stata la repentina morte del dirigente generale della direzione
delle miniere *.
Un doveroso ricordo e ossequio alla memoria del dirigente, già
dirigente generale degli affari generali e del personale, che nel valzer delle soppressioni amministrative ministeriali e nel giorno in cui fu sancito
il trasferimento alle Regioni delle competenze e del personale periferico
della direzione generale delle miniere, fu colpito da infarto in Ufficio,
con immediato decesso.
Inutili i soccorsi, si era concluso il suo cammino terreno.
L’augurio e la speranza è che questa illustre figura dirigenziale sia
ricordata dalla propria istituzione, per il sacrificio della vita sul posto di
lavoro.
Questo è stato uno dei tanti importanti costi pagati dal personale del
Ministero dell’Industria, in sede di attuazione di una riforma ampia ed
articolata, affrontata con direttive di dubbia sicurezza ed applicata con
aspetti di leggerezza e superficialità nei confronti dei dipendenti, da parte
degli stessi organismi di governo e parlamentari.
Il personale del ruolo ministeriale incaricato a prestare servizio agli
Uffici provinciali industria, commercio e artigianato in tutti questi anni
ha espresso stati d’animo e considerazioni non esternabili in pubblico,
per motivi di riservatezza.
Le notizie giunte nel corso del tempo hanno riguardato, purtroppo, ca* nota di riferimento:
Il dirigente generale della direzione generale delle Miniere all’epoca delle soppressioni, consequenziali
al decreto legislativo n. 112/98, era il dottor Umberto la Monica.
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si che hanno toccato la sfera esistenziale e familiare di questi dipendenti
statali.
In modo confidenziale sono stati esternati fatti diversi dei trasferiti
coattivi alle autonomie funzionali degli enti camerali dove hanno subito
trattamenti inaspettati e inimmaginabili.
I racconti documentano episodi delicati, al momento non narrabili per
motivi di opportunità. Il tempo sicuramente consentirà il privilegio di
avere i resoconti completi delle condizioni ambientali, dopo il trasferimento del 1° settembre 2000 nelle nuove sedi di lavoro.
Gli accadimenti, nelle linee generali, sarebbero paragonabili alle
conseguenze tipiche di una guerra o di una calamità naturale, a seguito
delle quali vi sono dei soggetti che “si arricchiscono ed altri che si
impoveriscono”.
E’ questo un aspetto non trascurabile da considerare, studiare, valutare e monitorare, anche se sarà necessario il giusto tempo per avere elementi certi.
La storia insegna di detentori del potere abituati ad esercitarlo con
arroganza e presunzione ed incappati in cadute rovinose e irreversibili.
A tal proposito, un collega ha evidenziato la superficialità dimostrata
da politici e dirigenti, in occasione della decisione sulla destinazione del
personale a seguito della delega parlamentare, di sopprimere gli Uffici.
Il comportamento più logico e in un certo qual senso corretto, razionale e giuridico sarebbe stato quello di realizzare un trasferimento del personale al Ministero delle Finanze per tutelare lo stato normativo, in quanto la costituzione dei ruoli avvenne di concerto tra il
Ministero delle Corporazioni, divenuto poi dell’Industria e del Commercio e quello per le Finanze o, quanto meno, offrire ai dipendenti
una chance di scelta.
Invece, non è stata presa in considerazione la più razionale delle soluzioni, preferendo mortificare dei funzionari dopo molti anni passati al
servizio dello Stato.
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Alla sede periferica ministeriale di Cagliari è stato attivato un contenzioso con un ricorso amministrativo al T.a.r. di Cagliari, spostato per
competenza al T.a.r. del Lazio dal Consiglio di Stato. In sentenza non è
stato disconosciuto il diritto invocato dalla ricorrente, ma rinviato al
momento dell’effettiva maturazione.
L’evento si è determinato, ma il diritto non si è concretizzato.
Intanto, l’ente cessionario sardo chiamato ad inquadrare la trasferita,
ha riferito sul momento di aspettare un qualcosa definito di difficile interpretazione e meritevole di attesa.
Dopo diversi mesi l’amministrazione sciolse la riserva, inquadrando
la dipendente trasferita nell’organico dell’ente cessionario, senza riconoscere il diritto invocato.
Si rese inevitabile il ricorso alla giustizia ordinaria.
La collega dopo aver a lungo rivendicato i benefici, suo malgrado, ha
dovuto intraprendere un’azione legale di tutela per vedersi riconoscere
negli anni futuri, un palese diritto negato.
Tutto ciò perché la controparte è di rappresentanza pubblica, con i
limiti derivanti dall'esternata necessità di dover tutelare, a loro dire, dei
pubblici interessi.
La dipendente Lorenzina Pintori, Lory per gli amici, si è forgiata
negli anni nella nobile terra sarda, maturando una personalità forte e
decisa, con un carattere poco incline ai compromessi e con un’affabilità e
una dolcezza tipica della femminilità mediterranea.
Dalla sede regionale molisana di Campobasso è giunta dapprima la
notizia di un tentativo di conciliazione, necessario per il ricorso al Giudice del Lavoro, concluso con esito negativo e poi la costituzione in giudizio del collega Errico Aufiero.
Il 27 giugno 2005 c’è stata l’udienza davanti al Giudice del Lavoro
del Tribunale di Campobasso contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero delle Attività Produttive e la locale Camera di commercio.
Le parti chiamate in giudizio si sono costituite ed il Giudice ha fissato
la discussione al 17 gennaio 2006 rinviata, poi, al 10 luglio, per il trasferimento di sede del Giudice designato.
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L’udienza del 10 luglio è stata caratterizzata da un ulteriore rinvio al
maggio 2007 per l’assenza della controparte, in adesione allo sciopero
degli avvocati.
Il contenzioso si consumerà nel tempo.
Errico al cospetto di un evento impensabile e dagli effetti professionali prorompente, ha dovuto trovare una particolare forza interiore per
gestirlo e malgrado ciò ha subito delle conseguenze fisiche.
Nel frattempo ha lasciato l’Amministrazione nella quale, suo malgrado, si era ritrovato collocato con il pensionamento. Ora avrà il tempo per
dedicare negli anni a venire, una maggiore cura alla sua vertenza e se
necessario, percorrerà l’iter fino all’ultimo grado di giudizio.
Altri colleghi in ordine sparso si sono attivati nell’esperire il tentativo
di conciliazione, passaggio obbligatorio per interrompere i termini prescrizionali, usufruendo della consulenza e dell’assistenza offerta da un
collega dell’Italia centrale interessato al volontariato sociale e motivato
da uno spirito di rivalsa per i gravi torti subiti.
Il collega è molto impegnato nel sociale in specie verso i più sfortunati e così ci ha fatto dono di un’interessante esternazione riferita alla vita per eventi e sentimenti sempre nuovi, da saper gestire per non soffrire:
Resta facile dare del male, invece è molto difficile fare del bene.
Bisogna provarci.
Un collega in servizio in una sede del sud dell’Italia ha rivelato di
avvertire una grande paura e continua a sperare ma inutilmente, che si
possa giungere ad una soluzione pacifica. Ha chiesto di non essere lasciato solo, perché prima della prescrizione dovrà attivarsi.
Egli è convinto di trovarsi al cospetto di un “omicidio lavorativo”
amministrativo ed è contento delle notizie pervenutegli di azioni giudiziarie in corso. Anche per lui ci sarà, forse, il tempo della raccolta poiché
non lascerà nulla di intentato.
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Dopo un ventennio ho avuto notizie di una collega di lavoro e ho notato in lei, con il trascorrere degli anni, una sostanziosa maturità.
Vivere dei segmenti aggiuntivi di esperienza sapendoli gestire, può
dare quella vitalità che migliora la serenità necessaria nel pensionamento.
Diversi hanno dichiarato di avere sofferto problemi di salute, verosimilmente collegati all’evento, taciuti e lasciati passare inosservati, ma un
giorno dovranno essere affrontati.
I parenti, in prevalenza le mogli ma anche qualche marito, hanno fatto
sentire la loro voce, sfogandosi per i palesi danni diretti ed indiretti arrecati loro nell’ambito della vita familiare.
Questi aspetti dovranno essere valutati e trattati, al momento é necessario rispettare la richiesta della privacy familiare.
Un collega interpellato durante lo studio della pubblicazione per il ricordo storico degli Uffici e dell’Associazione si è detto felice dell’iniziativa ed intende collaborare. Se si decidesse di tradurre in inglese il
testo e di inviarlo gratuitamente via internet nel mondo, sarebbe una saggia iniziativa. E’ l’occasione per porre nel dovuto risalto quanto è stato
prodotto, in molteplici sedi istituzionali fin dal 1946, dai dirigenti e
funzionari ministeriali dell’industria, del commercio e dell’artigianato. Il
suggerimento recepito, sarà compatibilmente predisposto per coprire
questo ulteriore vuoto e per favorire la continuità operativa lasciata ai
Consigli delle Camere di commercio, gestiti in autonomia dagli
imprenditori.
Una significativa e convinta testimonianza è pervenuta dal collega
Guido Zaccani della regione Lazio, in servizio nella sede di Viterbo.
Da poco è in pensione ed è stato presente nella vita dell’Associazione fin
dal 1967 e alla notizia dell’ennesima iniziativa associativa, ha manifestato i complimenti ed un sentito ringraziamento.
Sono giunte notizie frammentarie di movimenti ed attività di ricognizione e tutela con un ricorso straordinario al Capo dello Stato della collega della sede di Trieste, città capoluogo di regione del Friuli - Venezia
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Giulia ed una presenza volitiva e determinata di tutela della collega
lombarda Anna Maria Colitti, in servizio alla sede di Bergamo.
Nella sede piemontese di Alessandria dapprima vi è stata da parte del
funzionario Flavio Monferino una logica reazione al cospetto di un
palese danno professionale con un’azione di tutela e, successivamente,
con amarezza, c’è stato l’abbandono della realtà lavorativa per altra sede
Istituzionale.
Nella fascia centrale dell’Emilia, in quel di Modena il collega Mario
Taddia si è sentito amareggiato per quanto si è verificato, malgrado sia
riuscito ad inserirsi bene economicamente nell’ente cessionario.
Lungo la dorsale adriatica nelle regioni Marche, Abruzzo e Puglia in
quel di Macerata, L’Aquila, Pescara, Foggia, Bari e Taranto i dipendenti ministeriali in servizio agli uffici periferici, hanno provato una serie
di tentativi naufragati miseramente e c’è stato chi si è riservato una tutela
nelle sedi competenti.
Intanto, c’è stato chi ha dovuto adattarsi in una nuova condizione
lavorativa con diverse mansioni in attesa del pensionamento, riferisce il
collega Remo Cerqueti dalla sede marchigiana di Macerata.
Il collega Gesualdo Fratini della sede di Pescara si è visto defraudato di una carriera sviluppata in un contesto istituzionale statale ministeriale e d’imperio, suo malgrado, per effetto di un decreto del presidente
del consiglio dei ministri, si è ritrovato a lavorare in un ente interessato a
scopi ed obiettivi di natura protezionistici e corporativi.
Le rivendicazioni portate ripetutamente all’attenzione di diversi parlamentari non hanno trovato il desiderato riscontro.
Da qui l’impotenza a poter ottenere dei risultati confacenti alle mire
professionali del funzionario statale, che vede le cose in funzione del
bene comune lo hanno segnato nel fisico, con una palese sofferenza.
Gesualdo malgrado costretto a subire un ambiente di lavoro a lui non
consono, per la presenza di spiccati atteggiamenti autoritari, con indubbie incidenze sul proprio esistenziale, ha mantenuto una serenità e una
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fiducia insieme alla speranza che, le subentrate vicissitudini di sofferenza
potessero essere segno di una nuova speranza, per uno sviluppo più democratico e umano.
Dalla sede dauna di Foggia giunge solo la notizia dell’inizio di un
procedimento giudiziario, visto l’insuccesso dell’azione di conciliazione.
L’augurio è che prima o poi uscirà un anno buono anche per gli ex
dipendenti dei ruoli UU.pp.i.c.a., afferma il vice presidente dell’Associazione Pasquale Fracassi.
E’ da ricordare la presenza partecipativa alle tematiche del personale
ministeriale periferico, offerta dalla collega del capoluogo regionale
abruzzese dell’Aquila Isabella Mascitti.
Interesse e presenza è stata esternata nel tempo dal collega Corrado
Salvemini della sede di Bari, capoluogo regionale pugliese.
Si registra la presenza e la disponibilità nei discorsi post trasferimenti,
del collega Angelo Greco della sede ionica di Taranto.
Anche in Campania ed in particolare nelle sedi di Napoli e Salerno il
personale ministeriale in servizio si è mosso per tutelare le proprie
posizioni, adottando il moderno sistema del last minute.
Infatti, si è osservato il tentativo di alcuni colleghi campani che, dopo
una snervante e vana attesa dei riconoscimenti contrattuali dalle Amministrazioni cedente e cessionaria, hanno attivato il procedimento di tutela.
Comunque tutto il personale, una decina di unità, ha diligentemente
osservato - tipico della formazione statale - le disposizioni in materia di
trasferimento coattivo continuando la presenza nell’attività lavorativa.
Dall’incantevole Salerno terra dei miti il collega Vincenzo Lancini,
ha subito un duro colpo con la soppressione degli Uffici. Ha saputo
assorbirlo dedicandosi al canto, riscoprendo così la sua antica passione e
portando alla ribalta la melodia napoletana con numerose serate di
successi.
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La presidente dell’Associazione sindacale funzionari ministeriali periferici in servizio alla sede di Piacenza, colonia romana del secolo III a.
C. sulla riva destra del Po, si è avvalsa anche della collaborazione della
figlia Letizia nei momenti di maggiore afflusso di richieste informative
dei colleghi, attivando nella sua abitazione una specie di sportello, sul
modello dell’ufficio relazioni con il pubblico.
Dopo tanto parlare e scrivere, nella speranza di essere considerata e
valorizzata per le spiccate qualità possedute e già mostrate con la precedente Amministrazione, ella ha reso operante la procedura di auto tutela,
così da non restare a bocca asciutta ed anticipando il pensionamento per
l’assenza di stimoli ed interessi lavorativi, dopo i processi governativi di
liberalizzazione delle attività economiche.
Ha assicurato negli anni a venire la presenza nell’associazione, che
resterà in vita con gli ultimi associati.
L’effervescenza caratteriale della Giuseppina Schiavi, unita ad indubbie caratteristiche intellettuali, l’hanno aiutata nel corso degli anni a
gestire un avvenimento veramente impegnativo ed importante, utilizzando anche le proprie risorse economiche e dimostrando uno spirito di servizio meritevole di menzione.
Un ventennio, trascorso nell’animare e sostenere l’Associazione
sindacale, durante il quale ha profuso una significativa determinazione,
competenza e quella necessaria elettricità, al cospetto di molteplici eventi
quasi sempre poco favorevoli, perché incastonati in un processo di
trasformazioni istituzionali.
Giuseppina ha manifestato passione e senso di abnegazione per mantenere fede alle pressanti responsabilità assunte, ponendosi come un fulgido esempio sindacale alle giovani generazioni.
Importante attività di coordinamento, di sostegno e di impegno organizzativo, nel corso dell’esistenza associativa ed in particolare nel periodo dopo i trasferimenti, è stato tenuto dalla collega romana in servizio al
Ministero Marcella Miccinilli Baldini.
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Nei tanti colloqui avuti con i colleghi, negli anni successivi al D.p.
c.m. 26 maggio 2000, sono stati rilevati sentimenti di scoramento, di
rabbia, di rassegnazione, di speranza, d'incredulità e anche di dolore per
le “cattiverie” subite.
Tutti sentimenti che si fondono in una miscela esplosiva del tutto particolare e nei quali è stato possibile notare un aspetto peculiare presente
in tutti gli interlocutori:
il loro assoluto orgoglio di essere stati per anni, quotidianamente
al servizio dello Stato, nell’interesse funzionale anche delle Camere
di commercio e nel rispetto della garanzia dei diritti della collettività.
I principi dettati dallo scopo istitutivo del ruolo nato nel 1936, le
successive attribuzioni di natura socio economico e l’appartenenza
ad un’Associazione nazionale ricca di valori ed ideali formativi, sono
stati negli anni la loro bussola comportamentale.
In realtà l’attività istituzionale statale degli Uffici periferici, negli anni
immediatamente precedenti alla loro soppressione, ha subìto dei palesi
rallentamenti poiché il loro funzionamento era ormai direttamente collegato e quindi fortemente condizionato, dalle risorse economiche disposte
nel bilancio dell’ente camerale locale.
In simili condizioni operative e al limite di una palese sudditanza,
vissuta e sofferta nel quotidiano dai funzionari UU.pp.i.c.a., era solo questione di tempo: dapprima l’arenarsi dell’Ufficio di Stato in una situazione di stallo e, poi, la sua fine istituzionale.
Intanto, il personale non ha potuto conservare ed esprimere la propria
natura e formazione, poichè destinato coattivamente a far parte di un ente
che, nel rispetto delle norme legislative è al servizio degli interessi del
sistema delle imprese e, quindi, con scopi ed obiettivi ben diversi rispetto
al passato.
La depressione che ha colpito tanti impiegati, a causa dello scippo
subito e che ha cancellato le professionalità acquisite in decenni di servizio è stata per loro una conseguenza inevitabile.
Infatti, l’evento ha azzerato personalità e professionalità lavorative
cresciute al servizio dello Stato e che avevano come unico obiettivo quel81
lo di realizzare l’interesse pubblico in una visione di centralità ed, invece, sono state abbrutite con una collocazione in una posizione di spiccato
provincialismo e maturando così un duplice danno: per il dipendente e
per la stessa Amministrazione pubblica.
Una collega mi ha manifestato la sua profonda avversione, per come
si sono svolte le modalità di soppressione di un’importante Istituzione
qual’era l’U.p.i.c.a. e del consequenziale trattamento riservato al personale di provenienza statale.
Il rammarico e lo stupore discendono anche dal fatto che, buona parte
di questi funzionari aveva svolto negli anni, per volontà ministeriale,
molteplici azioni ed interventi propositivi, in una dinamica complessa
ma vitale per la vita amministrativa dello stesso Ente locale.
Altresì, essere stati incaricati a dirigere per anni un Ufficio di Stato,
nominati dal Ministro e delegati a rappresentarlo quale Autorità nella
provincia e ritrovarsi, da un giorno all’altro, ad essere collocati in una
posizione amministrativa sottoposta, non solo alla dirigenza di un ente
pubblico locale, ma in concreto, se necessario, ai funzionari della carriera
direttiva dell’ente, con incarichi di lavoro di relativo spessore professionale, rende l’idea della dimensione reale dell’accaduto e dei danni, non
solo morali, determinati.
Nonostante lunghe meditazioni, la collega non è riuscita a capacitarsi
di come sia stato possibile per le Autorità governative, ideare e realizzare
un siffatto decreto.
A lei, ora, basta la soddisfazione di far sapere di non aver condiviso il
decreto, nella parte riferita al trattamento riservato ai dipendenti. Ella ha
un obiettivo preciso: effettuare una divulgazione, la più capillare possibile dei fatti, così da lasciare un segno indelebile nella storia, di questa
illogicità istituzionale dello Stato voluta dagli organismi della politica
con le innumerevoli conseguenze determinatesi poi nel pratico.
E’ stata una sorta di harakiri, senza un significato logico, delle
stesse Istituzioni.
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La nostra collega è convinta che tante incomprensioni accadute, sono
la conseguenza dell’essere abituati a leggere solo nel proprio libro, di voler considerare gli altri un numero, dimenticandosi di leggere il libro
altrui.
Questa è per lei l’occasione per inviare un messaggio ai colleghi e per
ricordare loro che l’amicizia è un dono, un carisma che Dio ci ha trasmesso, non ha età, non è fragile e neanche oppressiva, non stanca è duratura e va vissuta. L’amicizia è universale.
Una confidenza raccolta da un altro collega, per sua natura sempre
poco loquace è anch’essa significativa: egli è convinto che la soppressione degli Uffici e il trasferimento coattivo e penalizzante di dipendenti
dello Stato, fatto nonostante i loro sacrifici professionali ed esistenziali al
servizio della Cosa Pubblica, sia la conseguenza di un progetto generale
di trasformazione del modello di funzionamento istituzionale.
E’ auspicabile per lui, un giorno non lontano, l’ampliamento dell’attuale Ministero delle politiche agricole e forestali con la nascita del Ministero delle politiche industriali, agricole e forestali al servizio dei cittadini.
Questo può essere il disegno politico per dare un significato e una logica a quanto capitato, in un’ottica diversa e più qualificata di presenza
dello Stato in periferia, migliorando e rafforzando le strutture esistenti
degli Uffici territoriali del Governo. La volontà politica di un maggiore
coinvolgimento degli Uffici amministrativi comunali con i collegamenti
informatici in rete ai Ministeri e alle Regioni, possono assicurare semplificazione, certezze e trasparenza giuridica amministrativa agli utenti.
In questo contesto è da segnalare lo sbigottimento e la meraviglia di
due colleghi dei ruoli UU.pp.i.c.a. viventi e in pensione, i quali in momenti diversi tra gli anni dal 1970 al 1990 e in località territoriali differenti, solevano ripetere ai giovani assunti di sentirsi orgogliosi del loro
ruolo di appartenenza.
Nell’occasione hanno subìto, forse, un duro colpo che mal si concilia
con l’età avanzata. Qualcuno, però, ha pensato bene di confortarli e di
fornire rassicurazioni, poichè non tutto è finito per sempre. Il ricordo de83
gli appartenenti ai ruoli del personale ministeriale, in particolare di chi ha
speso negli anni il meglio delle proprie energie intellettive in tutto il territorio nazionale, non potrà essere dimenticato e sarà lasciata una traccia
del loro passaggio alle generazioni future.
Un momento particolare io l’ho vissuto quando, nel conversare telefonicamente con un collega, è emerso il suo strazio psicologico ed uno
stato di agitazione neurologico. Egli lamentava la sua inutilità e si sentiva
una vittima predestinata per il resto dei suoi giorni.
In presenza di un fatto del genere non era facile trovare le parole
adatte, per indicargli un percorso idoneo al recupero della propria personalità e della gioia di vivere. Questa sua crisi era stata causata dal fatto
che, a mio avviso, non vi era stato lo scarico della tensione accumulata
per il trasferimento subìto in modo sferzante e fulminante; da ciò la
necessità da me avvertita di fornirgli un aiuto mirato ad orientarlo verso
un comportamento propositivo. Mi è stato possibile raggiungere un risultato positivo per la presenza nel collega della fede, fino a quel momento
dallo stesso trascurata.
Nel giro di pochi mesi abbiamo assistito ad una repentina ripresa, con
il recupero della precedente vitalità, un miglioramento dello stato generale della salute e l’avvio di un cammino sociale di volontariato, indirizzato alla difesa dei più deboli.
In questa situazione, il nostro amico ha trovato pure la forza di far valere le proprie ragioni verso gli artefici delle sofferenze e per stare bene
con se stesso ha perdonato, ma non ha condonato.
Oggi è un tipo deciso a tutto.
Forse nel tempo ne sentiremo parlare perché ha le idee chiare e non
intende fermarsi davanti agli ostacoli, anzi, ora li ricerca non per superarli semplicemente, ma per abbatterli.
D’altra parte però bisogna anche registrare i silenzi del personale di
alcune sedi periferiche anch’esso coinvolto nei trasferimenti.
Quali possono essere state le motivazioni ?
Alcuni hanno preferito subire ed evitare dissapori nell’ambiente lavorativo schiavi del loro carattere mite e remissivo, altri hanno ricevuto un
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inserimento gradito e sono stati avviati ai compiti istituzionali esercitati
dall’ente ricevente, percependo anche maggiori guadagni rispetto al passato.
Qualunque siano state le ragioni, comunque, hanno preso atto, secondo loro, di trovarsi al cospetto di realtà istituzionali potenti, nei confronti
delle quali diventava difficile e problematico affrontare e risolvere questioni personali sotto il profilo giuridico.
E’ giunta voce di un gruppo di colleghi ministeriali in servizio nelle
sedi provinciali, che prima e subito dopo il D.p.c.m. 26 maggio 2000
hanno lasciato gli Uffici per altre realtà istituzionali, impauriti dagli ambienti di lavoro. Le notizie non trovano riscontri di ufficialità, ma lasciano comprendere il clima, di certo non idilliaco, creatosi in occasione dell’evento.
E’ pervenuta altresì la piacevole notizia di un collega di una sede del
sud, integratosi alla grande nell’ambiente dell’ente camerale e che oggi
ricopre mansioni di grande responsabilità, al pari del precedente incarico
ministeriale.
E’ soddisfatto e non aspira ad incarichi dirigenziali.
Sono da ricordare dei colleghi che negli anni ’90 e dopo il D.p.c.m. di
soppressione degli Uffici, hanno profuso energie con continue e ripetute
importanti frequentazioni per il funzionamento dell’Associazione, in
sede ministeriale: Giuseppina Schiavi, Olga Sgambati, Giuliana Solfanelli, Isabella Mascitti, Anna Maria Colitti, Giuseppina Polidori,
Flavia Piscopo, Lorenzina Pintori, Franca Marcone, Franca Durastante, Agatina Panebianco, Patrizia D’Auria, Rita Viola, Maria
Celeste Fonte, Mara Volpe, Roberta Pasi, Donata Ferrante, Paola
Copertino, Albini Giovanni Cardona, Giovanni Corallo, Pietro Iuso,
Francesco Caiazzo, Mario Taddia, Franco Cava, Aldo Semeraro,
Guido Zaccani, Pasquale Fracassi, Francesco Lamberti, Romano
Ficorilli, Salvatore Patricelli, Remo Cerqueti e Adriano Amodeo,
Altresì, da ricordare anche gli associati Melidoro Manzo, Vincenzo
Lancini, Gerardo Pepe, Antonella Cuomo, Raffaele Suozzo, Corrado
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Salvemini, Donata Uccella, Raffaele Sinno e Lucia De Benedetto per
la particolare sensibilità nei confronti degli avvenimenti associativi.
Va sottolineata, inoltre, la presenza, durante questo lungo periodo di
stasi e nell'attesa di effetti dalle azioni associative, della giovanissima
Letizia, risultata di estrema utilità per la presidente dell’associazione ed i
colleghi, perché telefonicamente ha fornito un utilissimo sostegno per un
rapido accesso alle informazioni.
La collega Giuseppina, nel corso della presidenza associativa sindacale, si è resa conto anche del nascere di problemi fisici per gli associati e
quindi ha deciso di partecipare ad incontri e conferenze sulla salute ed in
particolare all’incontro di aggiornamento tenuto dalla società medico chirurgica di Piacenza: “Come sopravvivere allo stress da lavoro”.
In questa circostanza il Dr. Antonio Saginario, il prof. Manfredi e la
d.ssa Rosanna Cesena hanno evidenziato tutti gli aspetti dello stress.
Al termine dei lavori c’è stata la pubblicazione dei resoconti trasmessi
ai colleghi sparsi per l’Italia, per consentire loro di attuare un’opportuna
azione di difesa e tutela della salute.
Questa iniziativa nell’ambito del variegato programma associativo
svolto, ha incontrato consensi visto che potrebbe fornire un auspicabile
giovamento psichico ai trasferiti.
Interessante è stato il parere di Stefano, un giovane ricercatore operante in una struttura del mondo delle attività economiche, di sostegno alle funzioni delle Camere di commercio.
Secondo lui l’affidamento e lo svolgimento di taluni compiti burocratici conferiti negli ultimi anni, poco si addice alla natura e alla vocazione
della razionalità degli enti camerali.
C’è da augurarsi che certi incarichi possano nel futuro concorrere in
termini di utilità, ad una crescita promozionale delle figure imprenditoriali e di conseguenza del prodotto aziendale.
Alcuni colleghi facevano notare che nel tourbillon di soppressioni ministeriali, si è realizzato anche quello del ruolo di appartenenza allo Stato
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dei dirigenti superiori ministeriali, incaricati in periferia della segreteria
generale degli enti camerali.
E’ cessato così l’incarico di fiducia e di garanzia istituzionale, svolto
per lunghi anni in periferia al servizio delle Camere di commercio.
L’autonomia sempre più marcata e propositiva dell’ente ha ricevuto
un ulteriore impulso.
Non si sono registrati ricorsi o prese di posizioni.
Qualcuno ha lasciato il servizio in anticipo, altri hanno dovuto incassare il colpo accettando la modifica nella convinzione, forse, che il prestigio rimarrà immutato e con l’illusione di ottenere una crescita professionale, essendo stati liberati da una serie di incombenze burocratiche e
perché no, aspirare a dei miglioramenti economici.
E a tal proposito è necessario ricordare la figura del prof. Remo
Fricano che, palermitano di nascita e romano d’adozione, direttore della
divisione servizio centrale Camere di commercio e UU.pp.i.c.a., divenuto, poi, dirigente superiore ministeriale, con le funzioni di segretario generale e direttore U.p.i.c.a. presso diverse sedi provinciali, ha lasciato in
anticipo l’attività lavorativa.
E’ stato un profondo studioso della materia delle attività economiche
con molteplici pubblicazioni di successo, tra cui una specifica, riguardante gli Uffici provinciali ministeriali cessati di esistere dopo 73 anni, 2
mesi e 15 giorni, invece gli speciali ruoli del personale statale sono morti
dopo 63 anni, 11 mesi e 28 giorni.
Il suo auspicio è stato sempre quello di avere Uffici riformati ed adeguatamente dotati di strutture ed autonomia operativa, per svolgere al
meglio le funzioni statali delegabili dal Ministero ed offrire un migliore e
più tangibile contributo di servizio alla comunità nazionale, nell’esercizio delle proprie funzioni in periferia.
Invece, questi Uffici provinciali dello Stato si sono dissolti nel nulla.
Restiamo ancora, per il momento, con il dubbio se la durata della vita
degli Uffici era scritta nel loro d.n.a. costitutivo, oppure sono state le
ambizioni e le velleità degli uomini che li hanno stroncati.
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Parte II
E’ sancito il termine dell’esistenza periferica istituzionale statale e del
relativo personale e quasi subito Franco, inizia una legittima e doverosa
azione, il cui esito solo il tempo potrà chiarire.
Bisogna saper accettare i mutamenti istituzionali conseguenti ad una
decisione importante e delicata però, sorgono spontanee delle domande:
• com’è possibile scaricare chi è chiamato a servire l’Amministrazione dello Stato, con i conseguenti danni giuridici e trascurando
l’aspetto umano ?
• com’è possibile che responsabili di governo, dirigenti dello Stato
e politici usino simili metodologie ?
• com’è possibile considerare gli impiegati civili ministeriali dello
Stato degli stupidi o dei limitati da colpire, ignorando anche i
diritti soggettivi legislativi più elementari ?
La figura di impiegato ministeriale storicamente nasce già nell’epoca
romana al tempo degli schiavi quando, alcuni di questi, grazie al possesso di particolari capacità, si vedevano attribuite delle mansioni tipiche
ministeriali, elevando di conseguenza il proprio rango sociale.
In forza di ciò da sempre questa è una figura chiamata a svolgere
compiti delicati e di un certo rilievo, anche in contesti operativi periferici, con un’azione di vigilanza e di arricchimento qualitativo delle funzioni territoriali, sempre in una visione di servizio verso il popolo e le
Istituzioni.
Non è possibile da parte dei vertici sentirsi autorizzati a tutto sostenendo la tesi della ragioni di Stato, usata come pretesto da più parti in
occasione dell’evento e con ciò giustificare la soppressione di istituzioni
periferiche e il disinteresse per i propri dipendenti, destinatari del provvedimento.
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A distanza di tempo, sono sfuggenti i termini dell’effettiva esistenza
di una superiore volontà politica o di ragioni di Stato, non essendoci
tracce apparenti o spiegazioni logiche e plausibili del perché di certe
scelte.
In ogni caso sono lecite le perplessità sul perché si sia giunti alla cessazione degli UU.pp.i.c.a., in tempi relativamente rapidi ed in un momento storico di fermenti e di ben altre attese sociali.
Ciò che è più immorale è la mancata tutela, anzi la penalizzazione di
quei dipendenti del settore pubblico statale, proprio da parte di chi rappresenta le stesse Istituzioni, disattendendo norme legislative, disposizioni, regolamenti contrattuali e codici. In ogni caso è da rilevare la dignità comportamentale dei trasferiti, anche laddove non si è tenuto conto
della professionalità, della qualifica e dell’anzianità di servizio nello
Stato.
Chi pensa di poter annullare l’altrui personalità, utilizzando a
piacimento il proprio potere, deve fare lunghe riflessioni, perché è
necessario il rispetto dei diritti altrui.
In ragione anche di ciò ho promosso il mio giudizio al Tribunale civile - sezione lavoro -, durante il quale ho osservato con rammarico e stupore una notevole e reiterata opposizione delle parti in giudizio, confermative di una volontà di affermare ed argomentare con faziosità la
materia, facendo pesare la posizione di privilegio della rappresentanza
istituzionale ed impegnandosi in un’eccezionale resistenza.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri citata in giudizio non si è
costituita preferendo la contumacia.
Il Ministero con il suo delegato ha depositato, in sede di costituzione
in giudizio, una memoria difensiva al ricorso di 16 pagine nella quale è
riportato quanto segue:
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• il legislatore gode di ampi spazi discrezionali nell’esercizio dei
poteri conferiti dalla Costituzione e quindi, nella fattispecie, non
vi può essere oggetto di sindacato;
• la tesi prospettata dal ricorrente circa la violazione a contratto in
corso con la quale gli è stata negata la possibilità di partecipare ai
percorsi di qualificazione professionale e alle selezioni per la progressione in carriera, è destituita di fondamento giuridico;
• può convenirsi in ordine all’applicabilità, in ambito pubblico
dell’art. 2112 del codice civile, ma si osserva la necessità di valutare la portata di tale articolo nella sua interezza, per verificarne
l’applicabilità e quindi essendo intervenuto il trasferimento, il
M.I.C.A. può ritenersi liberato da un obbligo che compete all’ente
cessionario;
• la tutela risarcitoria richiesta per danno esistenziale irreversibile,
per sopraggiunto demansionamento, in quanto molte funzioni e
compiti esercitati come appartenente ai ruoli ministeriali sono venuti meno non è condivisibile, perché il trasferimento di compiti e
funzioni è stato globale;
• subito dopo è riportato: d’altra parte, non è escluso che alcuni
compiti in precedenza esercitati e strettamente correlati alla natura
di Ufficio periferico ministeriale, siano venuti meno per la soppressione della struttura;
• l’ardire del ricorrente di evidenziare e considerare la Camera di
commercio un ente di rango inferiore, con la relativa influenza negativa sul suo prestigio personale;
Il legale incaricato dalla Camera di commercio in sede di giudizio
riferisce che l’ente ricevente ha correttamente inquadrato il ricorrente,
infatti:
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• nell’applicare il comma 3 dell’art. 3 del D.p.c.m. 26 maggio
2000, è stato attuato il parere dell’Aran ritenendo di dover considerare garantito “il complessivo trattamento fisso e continuativo
e non le singole voci stipendiali”;
• in relazione alle domande di inquadramento giuridico e/o di
risarcimento per perdita di chance, demansionamento, danno esistenziale e quant’altro si eccepisce il difetto di legittimazione
passiva dell’ente cessionario, che non ha disposto il trasferimento
presso di se del ricorrente, anzi lo ha subito;
Entrambi concludono con la richiesta di rigetto del ricorso e la condanna alle spese per il ricorrente.
L’argomento del mio ricorso è stato fondato sulle mancanze riguardanti i benefici del contratto di lavoro in corso, con le relative
conseguenze giuridiche e professionali ed il mantenimento delle voci
stipendiali maturate negli anni e percepite all’atto del trasferimento.
L’opportunità del contratto riguardavano il passaggio potenziale dalla
qualifica di collaboratore amministrativo a quella di funzionario amministrativo.
Nella fattispecie negando la circostanza di partecipare alle possibilità
contrattuali, si è determinato un inquadramento penalizzante nell’ente
cessionario. Infatti, la posizione di ingresso, (applicata ai sensi dell’art. 3
comma 7 del D.p.r. 347/83 integrato dal D.p.r. 333/90), consequenziale del
profilo di appartenenza è stata punente ed irreversibile, mio malgrado,
nel tempo.
L’applicazione dell’art. 2112 del codice civile è previsto dall’art. 34
del D. lgs n. 29 del 1993, (sostituito dall’art. 19 del D. lgs n. 80 del 1998) ed
è ribadito dall’art. 31 del D. lgs n. 165/2001, per tutelare i trasferiti.
92
Sulle dichiarazioni a verbale nel corso del giudizio, fatte dalle controparti, è necessario fare delle considerazioni:
• perché è stato dichiarato dal M.I.C.A. nella memoria di costituzione un trasferimento globale delle competenze, per smentirsi subito
dopo, nel corpo dello stesso atto ?
• è reale la facoltà del legislatore di detenere ampi poteri decisionali, ma non può l’Amministrazione di appartenenza disattendere:
-
le norme contrattuali in corso favorevoli al personale
dipendente garantite dalla Costituzione;
le norme legislative nel caso di specie;
le norme previste dal codice civile.
• è etico e giuridicamente accettabile da parte del delegato del
M.I.C.A. far paventare effetti catastrofici al Giudice, in esito ad
un’eventuale applicazione dell’articolo 2112 del codice civile a
favore del ricorrente ?
• quali colpe può avere un dipendente, trasferito coattivamente, se
fa rilevare al Giudice che l’ente di destinazione è palesemente
senza rilevanza Costituzionale rispetto al precedente ?
• perché l’Unione Italiana delle Camere di commercio ha divulgato
un parere dell’Aran, richiesto da una Camera di commercio del
nord su di un argomento specifico riferito al mantenimento della
retribuzione in atto, quando lo stesso è definito in termini chiari
dall’art. 3 comma 3 del D.p.c.m. ?
• Eppure una circolare ministeriale (circ. n. 3509 del 21. 2. 2001
prot. 502681), a seguito di uno specifico parere richiesto all’Ufficio legislativo ministeriale, ha chiarito l’obbligo che tutte le singole voci stipendiali di natura fissa e continuativa in godimento
93
all’atto del trasferimento, erano da mantenere inalterate da parte
dell’Ente cessionario.
Così è stata volutamente trascurata questa direttiva, quasi a porsi
in una posizione di supremazia e di autonomia nei confronti dell’Amministrazione dello Stato, dimostrando i muscoli verso chi ne
è stato un servitore pretendendone forse anche, un’accettazione
nel silenzio.
La vicenda giudiziaria è continuata dopo la costituzione e la discussione delle parti con la nomina del c.t.u. decisa dal Giudice, per la verifica della perizia di parte allegata al ricorso.
E’ da sottolineare che vi è stata una duplice nomina del c.t.u., perché
dopo la prima vi fu una netta e decisa opposizione delle controparti e il
Giudice, dopo essersi riservato la decisione la riconfermò in una successiva udienza.
Il c.t.u. fatti i riscontri li deposita per l’udienza finale.
All’udienza conclusiva il ricorrente ha rinnovato le molteplici mancanze subite:
• un trasferimento iure imperii dal suo posto di lavoro;
• un enorme demansionamento, determinatosi in conseguenza del
trasferimento;
• la privazione del diritto di aggiornarsi e di qualificarsi;
• il sacrificio del diritto a concorrere ad una migliore qualifica nell’attività lavorativa.
Era presente solamente la Camera di commercio, Il Ministero, infatti
era assente e la Presidenza del Consiglio dei ministri sempre contumace.
Il legale dell’ente si riportò a quanto già esposto in precedenza e chiese il rigetto del ricorso, con la condanna alle spese per il ricorrente.
94
La sentenza di primo grado riporta di ritenere la domanda proposta
infondata per i motivi di seguito esposti.
“Il ricorrente domanda all’adito Giudice il riconoscimento del livello
D3 dal 1° settembre 2000 con il pagamento del relativo trattamento
economico basandosi sul presupposto di aver subito un danno da demansionamento e perdita di opportunità nel passaggio dal Ministero dell’Industria alla C.c.i.a.a., delle illegittime trattenute di elementi retributivi in
godimento all’atto del passaggio ed il risarcimento del c.d. danno esistenziale per perdita di chance e demansionamento.
La domanda era duplice: la prima, parte dal presupposto che tutto ciò
che era in suo godimento al 31 agosto 2000, a titolo di salario di anzianità, indennità di amministrazione ed assegno integrativo debba essere interamente conservato nel passaggio ai ruoli camerali e trasformato in assegno ad personam non assorbibile, indipendentemente da altre variabili
retributive.
Tale assunto contrasta con le determinazioni adottate dalla C.c.i.a.a.
che invece è partita dal presupposto di assicurare lo stesso trattamento
economico complessivo in godimento alla data del trasferimento.
Sulla scorta del parere Aran deve intendersi che vada innanzitutto
considerato “il complessivo trattamento fisso e continuativo che deve
essere conservato” corrispondente alla somma delle varie voci stipendiali. In base di tale valore complessivo, deve essere effettuato l’inquadramento nel sistema di classificazione del personale camerale.
Orbene, la disposta c.t.u. ha accertato che la C.c.i.a.a. ha garantito al
ricorrente il trattamento economico complessivo di provenienza.
Va disattesa anche l’ulteriore domanda attrice, in quanto totalmente
sguarnita di alcun elemento probatorio, nella parte in cui il Caiazzo
richiede l’inquadramento di ingresso nella categoria D3 sul presupposto
che egli non ha potuto partecipare a corsi di aggiornamento e riqualificazione previsti dal C.C.N.L. comparto ministeri, al previo esperimento
dei quali sarebbe assurto alla posizione ministeriale C2, equiparata alla
camerale D3.
Al riguardo basti osservare che, al momento del passaggio ai ruoli
camerali, i requisiti di accesso alla categoria C2 non erano affatto stabiliti
95
perché l’art. 16, comma 8, del C.C.N.L. si limitava ad affermare: le
parti... ritengono necessario acquisire ulteriori elementi istruttori…
Orbene i posti per l’accesso alla categoria giuridica C2 ministeriale
furono messi a concorso con circolari del 2001 emanate successivamente
al passaggio del Caiazzo ai ruoli camerali e nulla induce a ritenere - né il
ricorrente ne ha fornito un fumus probatorio - che quest’ultimo avrebbe
effettivamente superato tale concorso meritando l’inquadramento nella
categoria C2 ministeriale.
Risulta evidente che disconosciute le ragioni del ricorrente, non sono
accoglibili le domande di condanna al risarcimento per perdita di chance,
demansionamento, danno esistenziale e quant’altro richiesto”.
Le normali valutazioni alla sentenza portano a due considerazioni:
• l’attenzione rilevante posta dal Giudice al parere dell’Aran, nonostante fosse potenzialmente ininfluente al cospetto di una norma
di valenza normativa superiore ed anche perchè è un’agenzia per
la rappresentanza negoziale delle pubbliche ammininistrazioni.
Altresì, nella fattispecie l’Aran è stata sollecitata ad esprimersi con
un quesito posto da un ente camerale del nord, quindi di parte.
Non è stato preso in considerazione il parere positivo espresso
dall’Ufficio legislativo ministeriale, in merito al mantenimento
delle singole voci economiche in godimento, in sintonia con quanto previsto dal decreto di trasferimento.
• Una risposta nel giudizio per certi versi evanescente alla richiesta
applicativa dei benefici contrattuali, non risultando di aver preso
in considerazione la coattività di un trasferimento tra comparti
contrattuali di diversa natura giuridica e i cui benefici riferiti al
periodo 1.1.1999 - 31.12.2002, sono tutelati.
Il Giudice poteva disattendere il mancato riconoscimento esplicitandolo, perché le norme vigenti all’apparenza garantiscono al dipendente il
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mantenimento dei benefici contrattuali in corso fino al naturale periodo
di scadenza del contratto, nel caso di trasferimento tra amministrazioni
pubbliche appartenenti a diverso comparto, come nel caso di specie.
Perché nel ricorso d’urgenza e poi in quello ordinario, il Giudice ha
tralasciato di argomentare questo specifico diritto richiesto e sancito da
una norma legislativa ?
Così facendo non vi è stata l’attesa pronuncia riguardante i motivi del
ricorso, per cui il diniego in sentenza lascia l’amaro in bocca, relativamente alla mancata spiegazione degli argomenti oggetto del ricorso.
Tutta la vicenda, durata più di tre anni, è finita in un modo a dir poco
sconcertante, quasi a voler dimostrare al ricorrente di avere avuto il torto
di tutelarsi nelle sedi opportune e di aver evidenziato un sopruso subìto
calpestando diritti che sono, o a questo punto mi viene da dire dovrebbero essere, dei diritti protetti costituzionalmente.
La sentenza sicuramente va accettata, ma è stato necessario per me fare delle meditazioni e riflessioni in prospettiva.
Nell’aprile del 2007 è stato presentato l’appello alla sentenza del
Giudice di I° grado, quindi si potrà registrare ciò che le controparti sentiranno di dichiarare e quale saranno poi le motivazioni finali in sentenza.
E’ certo che in assenza di chiarezza sarà interessata la sezione civile
della Suprema Corte di Cassazione, per porre fine ad una vicenda da dover consegnare nella sua completezza alla storia.
97
98
Parte III
La legge di riforma delle Camere di commercio del 29 dicembre 1993
attesa già nel 1944, ritenendo provvisorio il decreto legislativo luogotenenziale del 21 settembre 1944, ha visto la luce dopo ben 49 anni.
Si è realizzato così il trionfo del passaggio da una figura istituzionale, con delle funzioni di delega e/o incarichi di gestione amministrativa da parte di Istituzioni centrali, a quella di un’autonomia
funzionale al servizio del sistema delle imprese.
Il processo applicativo, dopo l’entrata in vigore della legge di riforma,
ha dovuto attendere ancora qualche anno, prima di entrare a regime nel
terzo millennio.
Gli enti sono inseriti nel circuito nazionale del sistema delle imprese
ed hanno una reale autonomia funzionale, un proprio statuto, delle proprie norme funzionali organizzative e sostanziose risorse finanziarie per
le funzioni operative, previste dalle disposizioni legislative a favore dell’imprenditoria provinciale.
In tale nuova situazione è stato possibile apprezzare un ulteriore ed
evidente miglioramento rispetto al passato, per l’inserimento a pieno titolo di una importante e specifica azione di coordinamento nazionale dell’Unione Italiana delle Camere di commercio.
Oggi le associazioni di categoria delle attività economiche presenti
nel territorio provinciale, designano i propri nominativi all’ente Regione
per la nomina in seno al costituente Consiglio camerale.
I componenti del Consiglio nominati dal Presidente dell’ente Regione,
in un’apposita riunione provvedono alla nomina del presidente.
Il Presidente in una seduta successiva convoca i componenti del Consiglio camerale per l’elezione della giunta.
Gli organi istituzionali delle Camere di commercio hanno a lungo
desiderato e sofferto, per ottenere questa importante nicchia gestionale
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della vita amministrativa ed economica delle imprese, vedendo in ciò
importanti ed essenziali motivi per lo sviluppo imprenditoriale.
Oggi questi enti lavorano e si impegnano alacremente, grazie alle
cospicue ed autonome risorse finanziarie, per rafforzarsi e conquistare
posizioni sempre più prestigiose nel panorama nazionale ed in particolare
in quello internazionale, nell’interesse delle imprese.
La presenza di un Consiglio e di una Giunta composta da imprenditori, in genere leaders delle rispettive associazioni sindacali di categoria,
rappresenta una conquista di enorme valore per le aspettative istituzionali
dell’ente Camera di commercio, da loro stessi amministrata.
L’azione delle associazioni di categoria, rappresentata in termini pluralistici con numerose sigle, assume un’importanza ed una valenza essenziale per la vita e la tutela delle attività produttive e dei servizi, in conseguenza del trasferimento di molteplici compiti dal settore pubblico a
quello privato.
Nel frequentare gli uffici delle Camere di commercio si nota rispetto
al passato una laboriosa attività amministrativa, legata ad una minore
burocrazia ed un approccio di maggiore sensibilità, con un’azione a tutto
campo votata agli interessi e alle problematiche delle imprese.
L’operatività è tesa verso l’essenzialità e, quindi, c’è la garanzia di
una maggiore scorrevolezza degli adempimenti amministrativi e contabili, non più sottoposti alle tante prevenzioni e prescrizioni del passato. Ciò
consente il venir meno di tutte quelle incertezze, conseguenza indiretta
dei ritardi di crescite aziendali, talvolta anche con effetti domino sul mercato.
La nascita del Ministero dello Sviluppo economico avvenuta nel
2006, ha dato un ulteriore impulso all’economia nazionale per il venir
meno di tanti laccioli, posti in un certo periodo storico ed ormai divenuti
solo un freno alla crescita e alle affermazioni innovative nel campo delle
attività economiche.
Le nuove norme sulla concorrenza e i diritti del consumatore segnano
una svolta, perché contribuiscono a dare un notevole impulso alla con-
100
correnza del libero mercato ed aumentano la trasparenza e la flessibilità
nei rapporti commerciali.
Queste procedure confacenti alla mentalità del sistema produttivo e
distributivo europeo, hanno liberato nuove energie compresse in un sistema ormai desueto. Sono state così favorite le nuove generazioni, per gli
effetti scaturiti dalla libera concorrenza, che determina maggiori opportunità di occupazione migliorando i servizi: assicurativi, dei trasporti,
bancari, delle attività commerciali e favorendo anche una conveniente
crescita all’interno delle stesse associazioni di categoria.
Ad ogni modo, l’attività amministrativa degli enti camerali pone oggi
all’attenzione generale un servizio informatico pubblico conoscitivo
delle attività economiche di sicuro interesse, riguardante la tenuta del
registro delle imprese.
In detto registro sono riportate tutte le attività economiche presenti sul
territorio provinciale con la loro storia, inserite e facenti parte di un
sistema in rete, dal quale possono desumersi in tempo reale tutte le notizie aggiornate riferite a società, cooperative e ditte individuali esistenti
ed operanti sul territorio nazionale.
L’ente assume anche una posizione di valore e prestigio a seguito
dell’attribuzione di un incarico legislativo, riferito alla raccolta e al coordinamento comunicativo dei dati riportati nel Registro, da trasferire ad
importanti e decisive istituzioni pubbliche.
Altri adempimenti interessanti sono:
™ l’emissione dei documenti certificativi che accompagnano le
merci per l’esportazione all’estero dei prodotti nazionali;
™ la tenuta dei riferimenti riguardanti tutte quelle energie imprenditoriali, professionali, delle arti e dei mestieri legate alle attività
economiche utili per le sinergie produttive;
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™ l’emissione del bollettino periodico dei protesti delle cambiali e
degli assegni bancari, per un accertamento di affidabilità anche
degli imprenditori;
™ la materia brevettuale legata alla verifica in tempo reale
dell’esistenza del brevetto e del marchio d’impresa, all’assistenza
informativa all’utente per la concessione del titolo e la trasmissione telematica della documentazione all’organismo decidente
ministeriale;
™ la funzione di regolazione del mercato con un’attività amministrativa qualificante nei confronti di diversi settori economici ed
anche nell’interesse dei consumatori e con la presenza del procedimento della conciliazione;
™ l’azione di sostegno e di stimolo per le attività produttive e
commerciali locali, diretta a garantire una loro presenza in ambito
nazionale ed internazionale favorendo la partecipazione a fiere e
mostre, organizzando in loco convegni e conferenze con delegazioni commerciali nazionali ed estere negli ambiti di: Agricoltura, Artigianato, Industria, Marittimo-Portuale, Turismo. All’occorrenza anche la concessione di contributi economici;
™ Da menzionare la presenza con interventi qualificanti di collaborazione per le attività economiche nei settori dei: finanziamenti
progetti extra UE, assicurazione crediti per export, gare di appalto
internazionali, regimi doganali - norme e regolamenti, assistenza
accordi commerciali, periodici di informazione economica a cadenza mensile e quindicinale, pubblicazioni economiche differenziate in singole materie produttive e commerciali, studi di
ricerche settoriali economiche.
L’attività di divulgazione, di conoscenza e di presenza delle realtà
produttive, commerciali, turistiche e dei servizi grazie ad efficaci e con-
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creti impegni economici, contribuiscono a favorire lo sviluppo e il benessere del mondo imprenditoriale provinciale e nazionale.
Questo metodo è sempre in continua evoluzione, per consentire un costante arricchimento alle forze produttive, commerciali e dei servizi, potendo le attività imprenditoriali contare sulla disponibilità di specifici e
sostanziosi fondi economici da utilizzare all’interno del panorama nazionale e internazionale, insieme alla presenza di personale con spiccate
qualità professionali di cui è dotato l’Ente, perseguendo in modo convinto e deciso il delicato ed importante settore della promozione commerciale.
Il futuro riserva a questi Enti delle sicure opportunità di affermazione,
dando così all’apparato produttivo locale la possibilità di raggiungere traguardi interessanti e senza limiti di presenza su palcoscenici di sicuro
prestigio, tali da fare esplodere commercialmente tutte quelle attività
economiche interessate a crescere.
103
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Capitolo V
Associazione Nazionale Funzionari Statali UU. PP. I. C. A.
Appendice associativa
Si riportano le risultanze di un’accurata ricerca e raccolta di
documenti e notizie riferite all’Associazione.
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Associazione Nazionale tra i Dipendenti Statali
degli Uffici Provinciali Industria e Commercio
ATTI UFFICIALI
del primo Convegno dell’Associazione Nazionale tra i Dipendenti Statali degli
Uffici provinciali Industria e Commercio
Tenuto a Roma nei giorni 12 e 13 novembre 1946
presso il Ministero Industria e Commercio
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Argomento n. 1 dell’ordine del giorno dei lavori del Convegno
ORIENTAMENTI
DELLA
POLITICA ECONOMICA
I° - Relazione del Dr. Mario Schiappardi - Direttore U.P.I.C. di Cuneo
II° - Relazione del Dr. Carlo Sorbelli
- Direttore U.P.I.C. di Como
108
ORDINE DEL GIORNO VOTATO DALL’ASSEMBLEA
L’Associazione Nazionale fra il personale statale degli Uffici Provinciali dell’Industria e del Commercio, nei giorni 12 e 13 novembre 1946:
PRESO atto con soddisfazione che attraverso di essa è stato finalmente reso possibile ai funzionari statali degli Uffici provinciali dell’Industria e del Commercio
esprimere il loro punto di vista e portare il loro contributo di esperienza e di
studio all’esame e alla risoluzione di problemi attuali e palpitanti che, oltre ad
avere un immediato riflesso sulla riforma organica degli istituti economici
periferici, investono lo stesso ordinamento amministrativo e sociale del Paese;
UDITE le relazioni predisposte dai colleghi dott. Mario Schiappardi e dott. Carlo
Sorbelli sull’oggetto all’o.d.g.: ORIENTAMENTI DELLA POLITICA ECONOMICA nonché le conseguenti discussioni;
RITENUTO di aderire unanimemente ai concetti che ispirano le relazioni
medesime;
FA PROPRIE
le considerazioni esposte e le deduzioni che ne derivano e che si riassumono:
1) nell’impossibilità di un ritorno puro e semplice alle tradizionali forme d’economia completamente libera, che deve ritenersi superata in tutti i settori in cui
l’interesse generale appare prevalente, in analogia a quanto è già in atto o in
corso nei maggiori Paesi del mondo;
2) nella necessità di un graduale orientamento verso un sistema di economia
controllata tale da garantire l’indispensabile autorità e l’opportuno intervento
dello Stato nella disciplina dei fatti e dei rapporti economici, e tale da conseguire
una più adeguata tutela degli interessi della nuova società democratica, nella
quale sia assicurata la pace e la giustizia economica pur tenendo presente che se
l’economia completamente libera è inammissibile, quella interamente controllata
sarebbe pericolosa;
3) nell’opportunità di riconoscere agli interessi delle categorie della produzione e
del lavoro le più ampie possibilità d’espressione e di rappresentanza, agevolando
la loro spontanea evoluzione verso organizzazioni territoriali corrispondenti a
circoscrizioni geografico - amministrative più vaste delle attuali, in base alle effettive zone di influenza e al naturale gravitare degli interessi medesimi;
109
4) nella necessità di assicurare allo Stato, mercé il potenziamento degli organi periferici dell’Amministrazione attiva e di controllo i mezzi esecutivi adatti all’esercizio delle sue funzioni, pel conseguimento delle sue finalità nei settori economici nei quali è essenziale un efficace intervento e un’azione sempre più aderente ai bisogni pubblici e privati;
RACCOMANDA
al Ministero dell’Industria e del Commercio le due relazioni esaminate perché
formino oggetto di particolare considerazione in sede di elaborazione ed emanazione di provvedimenti legislativi in materia di politica economica.
110
Argomento n. 2 dell’ordine del giorno dei lavori del Convegno
STRUTTURA E FUNZIONI
DEGLI ORGANI ECONOMICI PERIFERICI
E LORO RAPPORTI
CON LE ALTRE AMMINISTRAZIONI
I° - Relazione del Dr. Ottorino Cena
- Direttore U.P.I.C. di Asti
II° - Relazione del Prof. Dr. Beniamino Mazzilli - Direttore U.P.I.C. di Bari
111
I funzionari dei ruoli statali degli Uffici Provinciali dell’Industria e del
Commercio nel loro primo convegno nazionale tenuto a Roma il 12 - 13
novembre 1946:
PRESE in esame le esaurienti relazioni svolte dai colleghi dr. Giaccone e dr.
Giampietruzzi sulla sistemazione del personale statale degli Uffici suddetti e di
quello delle Camere di Commercio;
CONSIDERATE le conclusioni raggiunte in sede di discussione, oltre che delle
questioni contenute in dette relazioni, anche degli altri due temi posti all’ordine
del giorno circa l’orientamento della politica economica e la struttura degli Organi periferici dell’Amministrazione economica, struttura suscettibile di profonde
trasformazioni in dipendenza dell’assetto regionale, conseguente alla riforma
costituzionale dello Stato democratico;
ESAMINATO lo schema di decreto legislativo che, su proposta dell’Associazione
Dipendenti Camerali, è allo studio di apposita Commissione ministeriale, per la
sistemazione del personale delle Camere di Commercio;
RITENUTO che - per ciò che riguarda la copertura dei posti non direttivi delle
Camere di Commercio - il provvedimento suddetto, corrispondendo alle giuste
aspettative del personale avventizio camerale che versa da lungo tempo in condizioni di grave disagio morale ed economico, merita la più sollecita attuazione;
RAVVISATA pure la necessità che vengano attuate le norme previste in detto
schema per il trattamento di quiescenza ed il riscatto del servizio fuori ruolo e le
altre disposizioni a favore ed a tutela del personale;
CONSIDERATO che - per quanto riguarda il trattamento di quiescenza - al
personale inquadrato ope legis nei ruoli statali non può farsi un trattamento
diverso da quello già contemplato nello schema di decreto, mentre nessuna disciplina di estensione è prevista dallo schema medesimo;
RILEVATO per contro che lo stesso schema contempla anche all’art. 8 la copertura dei posti direttivi di dette camere, mediante concorsi per titoli riservati ai
funzionari dei ruoli statali degli UU.PP.I.C ed al personale di ruolo delle camere,
con la implicita rinuncia per gli statali vincitori all’attuale posizione giuridica;
provvedimento quest’ultimo che, mentre non riveste carattere di urgenza come
l’altro riflettente la sistemazione degli avventizi camerali, appare del tutto
prematuro in vita della non ancora definita struttura degli organismi periferici
della Amministrazione economica.
112
TENUTO d’altra parte presente che, in attesa della definitiva sistemazione e
trasformazione delle Camere di Commercio e fino alla emanazione della prevista
legislazione sull’assetto degli Organi periferici dell’Amministrazione economica,
così come permane l’attuale regime di Amministrazione provvisoria delle
Camere, debba rimanere anche ferma la facoltà delle Giunte camerali di avvalersi, in via transitoria dell’Opera dei funzionari statali per i servizi di Segreteria
Camerale, ai sensi dell’art. 8 del D. L. L. 21 settembre 1944 n. 315; cosicché della
sospensiva della normale copertura dei posti direttivi nessun pregiudizio possa
derivare al funzionamento delle Camere e ad un equo accoglimento di aspirazioni
del personale camerale che si concilino con i diritti acquisiti dei funzionari statali
degli UU.PP.I.C.
113
L’Associazione Nazionale dei Funzionari Statali degli Uffici provinciali
dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato è stata fondata a Roma in
via Molise 2 il
20 DICEMBRE 1967
dai funzionari ministeriali appartenenti al ruolo UU.pp.i.c.a., funzionando
regolarmente ben oltre il 31 agosto 2000, data di soppressione degli Uffici.
Il 20 dicembre 1967 fu eletto il presidente nella persona del dott. Nello
Zurco.
Il consiglio direttivo associativo risulta così composto:
dott. Sebastiano Samperi, dott. Augusto Borgani, dott. Carlo Minetti, dott.
Nicola De Maria e prof. Giuseppe Carone.
Il collegio dei revisori dei conti associativo risulta così composto:
dott. Aldo Pompi, rag. Francesco Guarascio e rag. Ugo De Mutis.
Il segretario è il dott. Sergio Conti.
I presenti alla riunione sono: Antonio Agrillo, Leonida Attili, Augusto
Borgani, Diego Botta, Giuseppe Belsito, Antonio Carli, Costantino Cacciavillani, Vittorio Cito, Sergio Conti, Nicola De Maria, Ugo De Mutis, Mario
Del Vita, Silvano Fiocco, Elvira Fowst, Antonio Falvella, Aldo Gambetta,
Pierdaniele Melegari, Alberto Modulo, Aldo Perugia, Giuseppe Papperini,
Antonio Petrone, Paolo Pettinari, Tullio Poli, Enrico Putzulu, Renato
Ravaglioli, Sebastiano Samperi, Luigi Scarselli, Cataldo Vangi, Corrado
Valle, Guido Zaccani e Nello Zurco.
114
Risultano agli atti i telegrammi di adesione alla costituzione associativa di
tutti i colleghi in servizio nelle sedi periferiche del territorio nazionale.
Elenco adesioni pervenute:
Amendolia M. Annunziata, Aragrande Secondo, Arezzo Giovanni, Basagli
Angelo, Borella Attilio, Carone Giuseppe, Cavagnari Camillo, Ceci Paride,
Cerino Canova Virginio, Corte Francesco, D’Alessandro Carlo, De Vita
Giuseppe, Razzino Vincenzo, Fratangelo Aurelio, Fuggetta Gaetano, Belforti Alberto, Bisogno Vincenzo, Bragastin Remo, Carvin Cornelia, Castaniere Luigi, Cecchetto Ernesto, Congedo Angelo, Conti Tullio, Marra
Alfonso, Corvi Gino, Del Frate Giovanna, D’Orazio Antonio, De Angelis
Mario, Dominaci Gustavo, Frangini Antonietta, Galeotti Goffredo, Gambelli Enrico, Gasbarrini Salvatore, Guanciali Umberto, Jennaco Mario,
L’Abbate Mario, La Barbera Pietro, Lanfiuti Baldi Anastasio, Leone
Quinto, Lordi Gregorio, Lo Schiavo Giovanni, Lo Torto Filippo, Maccari
Manlio, Manganaro Augusto, Marson Manlio, Manes Cesare, Minetti
Carlo, Missiroli Dolores, Morelli Mario, Morosi Guglielmo, Nappo Pasquale, Novelli Manlio, Poli Renato, Polini Antonio, Pizzi Giovanni,
Picanza Nunzio, Pertempi Manlio, Pellacci Igea, Pucci Giulio, Ragusa Aldo, Ruffino Luigi, Santini Aldo, Semplici Santi, Scrivano Giovanni,
Sorbelli Carlo, Tinu Gavino, Tosato Guido, Trivisone Domenico, Verardi
Rosmunda, Volpe Filippo, Zito Oreste.
115
Verbale n. 1 – Assemblea costituente e Atto di costituzione
L’anno millenovecentosessantasette addì venti dicembre in Roma, via Molise, a
mezzo del presente atto, cui i sottoscritti attribuiscono tutti gli effetti di legge,
viene costituita l’Associazione Nazionale dei Funzionari Statali degli Uffici Provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
La detta Associazione, per tutti i suoi fini organizzativi ed operativi, adotta il
seguente Statuto:
Art. 1 - Scopi:
a) promuovere studi, interventi e provvedimenti sul riordinamento e l’organizzazione degli UU.pp.i.c.a. e delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e
Agricoltura;
b) promuovere studi, azioni e provvedimenti intesi al perfezionamento tecnico e
culturale del personale degli Uffici predetti;
c) collaborare ai fini premessi, con organi di governo, enti, associazioni ecc. sia
tecnici che sindacali;
d) assumere ogni iniziativa per la tutela degli interessi e del diritto del lavoro
degli associati, anche svolgendo tutta l’assistenza necessaria per la sistemazione
organica, del trattamento disciplinare ed economico, sia personale che collettivo.
Art. 2 - La sede dell’Associazione è in Roma, via Molise 2.
Art. 3 - Possono far parte dell’Associazione tutti i funzionari dei ruoli statali
(ordinario e aggiunto) degli Uffici Provinciali dell’Industria, del Commercio e
dell’Artigianato;
Art. 4 - La durata dell’Associazione deve interessarsi fino al 3 dicembre 1975,
prorogabile dall’Assemblea. Ove non sia disdetta due mesi prima del dicembre di
ciascun anno, l’appartenenza all’Associazione s’intende automaticamente rinnovata.
Art. 5 - L’associazione è retta da un consiglio direttivo composto da cinque
membri eletti dall’assemblea in rappresentanza dei vari ruoli. Il Consiglio direttivo è investito dei poteri per il raggiungimento degli scopi sociali e per l’attuazione di quanto deciso dall’Assemblea. Nella sua prima riunione il Consiglio
direttivo nomina fra i suoi componenti il Presidente e il vice Presidente. Il Presi-
116
dente rappresenta a tutti gli effetti, di fronte ai terzi, l’associazione ed ha la firma
sociale, il vice Presidente coadiuva il presidente e lo sostituisce in caso di assenza
e/o impedimento. I componenti del Consiglio direttivo durano in carica due anni
e possono essere rieletti: tutte le loro funzioni sono gratuite, salvo il diritto al
rimborso delle spese per l’espletamento del loro incarico. Il primo biennio verrà
a scadere il 31/12/1969.
Art. 6 - Il Consiglio direttivo nomina, tra i soci, un segretario che provvede agli
adempimenti necessari per il funzionamento dell’Associazione stessa, oltre che
alla conservazione degli atti, ed un cassiere che tiene la contabilità e la cassa.
Anche gli incarichi predetti sono gratuiti, salvo il rimborso delle spese sostenute.
Art. 7 - L’Assemblea deve essere convocata almeno una volta l’anno in seduta ordinaria. In via straordinaria potrà essere indetta in caso di necessità riconosciuta
dal presidente ovvero su richiesta di almeno un terzo dei soci: l’Assemblea è
presieduta, di norma, dal Presidente o dal vice Presidente del Consiglio Direttivo.
L’invito di convocazione dovrà contenere oltre all’ordine degli argomenti da
discutere, anche l’indicazione del luogo e dell’ora della eventuale seconda convocazione.
Art. 8 - L’Assemblea è validamente costituita se è presente, in prima convocazione, quale che sia il numero dei presenti. I soci che sono impossibilitati ad intervenire all’Assemblea potranno farsi rappresentare, mediante delega scritta; ciascun socio non potrà, però rappresentare più di cinque soci.
Le deliberazioni dell’Assemblea vengono prese a maggioranza dai presenti e
votanti.
Art. 9 - Spetta all’Assemblea:
a) eleggere il Consiglio direttivo ed il collegio sindacale;
b) esaminare ed approvare i rendiconti presentati dal consiglio
direttivo;
c) deliberare sulle proposte da formulare agli organi competenti per
il raggiungimento dei fini sociali;
d) ratificare i provvedimenti adottati in via di urgenza dal consiglio
direttivo;
e) apportare eventuali modifiche allo statuto sociale;
Art. 10 – Il collegio sindacale ha le attribuzioni stabilite per legge.
117
Esso è composto di tre membri che durano in carica due anni; il primo biennio,
tuttavia scadrà il 31/12/1968. La loro carica è gratuita salvo il rimborso delle
spese sostenute nell’esercizio delle loro funzioni.
Art. 11 - Il Consiglio Direttivo può nominare, tra i soci aderenti, dei fiduciari
interregionali i quali collaborano con il consiglio, costituendo il tramite fra l’Associazione e gli aderenti, per l’espletamento dei compiti sociali.
Art. 12 - La quota di associazione, il cui importo viene determinato dal consiglio
direttivo, dovrà essere pagata entro il mese di gennaio di ciascun anno.
Art. 13 - In caso di scioglimento dell’Associazione, l’attivo sarà ripartito in parti
uguali, fra i soci in regola con il versamento della quota sociale.
Alla presidenza dell’Assemblea costituente viene chiamato il dr. Nello Zurco,
come il più elevato in grado e più anziano dei presenti.
Si dà poi lettura di una bozza di Statuto. Intervengono il dottor De Maria e il
dott. Borgani, i quali propongono, rispettivamente, che all’art. 1, lettera a) venga
inserita dopo “l’organizzazione degli UU.pp.i.c.a.” la frase e delle Camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura e che all’art. 8 venga prevista la
possibilità di rappresentare, mediante delega scritta cinque altri soci.
Le proposte dei dr. De Maria e Borgani sono accolte, come risulta dal testo dello
statuto sopra riportato.
L’Assemblea costituente approva lo statuto nel testo suddetto sottoscrivendolo.
Elegge, poi, il consiglio direttivo e il collegio dei revisori dei conti.
Il consiglio direttivo risulta composto dai Dr. Sebastiano Samperi, Augusto
Borgani, Carlo Minetti, Nicola De Maria e dal prof. Giuseppe Carone.
Il Collegio dei revisori risulta composto dal dr. Aldo Pompi e dai ragionieri
Francesco Guarascio e Ugo De Mutis.
Dalla votazione per l’elezione del Consiglio direttivo si astiene il Dr. Gambetta.
Dopo l’elezione del consiglio direttivo e del collegio sindacale il dr. Samperi dà
lettura delle numerose adesioni pervenute, che sono elencate in calce al presente
verbale.
Di quanto sopra è stato redatto il presente verbale.
IL PRESIDENTE. F.to Zurco
IL SEGRETARIO f.to Conti
118
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 - Roma
Il 27 febbraio 1968, a firma del Presidente Sebastiano Samperi, vi è la convocazione dell’assemblea dei soci per il lunedì 25 marzo alle ore 16,30 nel parlamentino, sito al primo piano del Ministero, con il seguente ordine del giorno:
1)
2)
3)
4)
Ratifica verbale precedente riunione;
Comunicazioni della presidenza;
Riesame delle cariche sociali;
Varie ed eventuali.
In allegato è trasmesso copia dello Statuto agli associati nonché il verbale dell’assemblea costituente tenutasi il 20 dicembre 1967.
E’ comunicata la quota di iscrizione fissata per il 1968 in lire 5.000 annue, da
versare al vice Presidente e cassiere Dr. Borgani.
119
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 - Roma
VERBALE DI ASSEMBLEA DEL 5 FEBBRAIO 1976
Il 5 febbraio 1976 alle ore 15,15, a seguito di regolare convocazione, si è riunita
nella sede sociale di via Molise 2 Roma, l’assemblea generale ordinaria dell’Associazione Nazionale Funzionari Statali UU.pp.i.c.a., per discutere e deliberare
sui seguenti argomenti:
1) Relazione introduttiva;
2) Rinnovo cariche sociali;
3) Esame dei problemi più urgenti;
4) Varie ed eventuali.
E’ nominato presidente dell’Assemblea il Dott. Augusto Borgani. Svolge le
funzioni di segretario la sig.ra Giovanna Casaglia.
Sono presenti n. 51 iscritti e n. 33 con delega.
E’ dichiarata valida la riunione ed il presidente apre la seduta per la trattazione
dei punti all’ordine del giorno.
L’assemblea prende atto di quanto esposto dal dott. Borgani e ribadisce la
necessità di una risoluzione dei problemi.
Il presidente informa i convenuti che con il 31 dicembre 1975 è scaduta la durata
di costituzione dell’associazione e che, pertanto, occorre decidere in merito.
All’unanimità è prorogata per 10 anni la durata e, quindi, fino al 31 dicembre
1985.
Il presidente informa l’assemblea che a seguito del diverso trattamento economico tra il personale UU.pp.i.c.a. e quello camerale, scaturito dall’interpretazione data dai competenti uffici circa l’applicazione della legge n. 557/71, i colleghi
D’Orazio di Chieti, Spaziani di Grosseto, Mangiavacchi e Francini di Siena hanno presentato ricorso al T.a.r. delle rispettive regioni.
Il presidente invita di concentrare le attenzioni sul ricorso D’Orazio essendo
quello in discussione prima ed invita gli associati a collaborare alle spese legali,
con un contributo aggiuntivo alla quota associativa.
L’assemblea approva all’unanimità la proposta e delibera:
1) di confermare in L. 5.000 la quota annua associativa;
2) di stabilire un ulteriore versamento di L. 5.000 per costituire un fondo spese
legali, integrabile con i fondi associativi.
120
Alcuni intervenuti - Zaccani, Guanciali, Semplici, Litardi, Colasurdo, De Angelis,
Cava e Paparo - espongono altri tipi di problemi all’attenzione del consiglio direttivo, per gli opportuni interventi.
Si passa al 2° punto dell’o.d.g. e il presidente per assicurare una maggiore rappresentanza, propone di modificare la composizione del Consiglio direttivo, portandola da 5 a 7 componenti.
L’assemblea all’unanimità delibera la modifica dell’art. 5 dello statuto.
Si procede all’elezione delle cariche sociali.
Si nominano gli scrutatori nelle persone di Remo Fricano e Giovanna Casaglia e
si procede alla votazione con il seguente esito:
Consiglio direttivo:
Fricano
Spaziani
Borgani
Litardi
D’Orazio
Carbone
Semplici
De Angelis M.
Roselli
Ciccaleni
voti 72
voti 72
voti 62
voti 62
voti 41
voti 37
voti 30
voti 27
voti 25
voti 18
Olevano
Paparo
Rosati
Conti
Castaniere
Casaglia
Cava
Picanza
Zaccani
Voti 15
Voti 12
Voti 12
Voti 9
Voti 6
Voti 4
Voti 3
Voti 2
Voti 1
Ciccaleni
Castaniere
Caccetta
Zaccani
De Angelis M.
Rosati
Di Donato
Castellani
Piemontese
Baldini
Voti
Voti
Voti
Voti
Voti
Voti
Voti
Voti
Voti
Voti
Collegio dei revisori dei conti:
Olevano
Casaglia
Manzo
Semplici
Amendolia
Roselli
De Angelis
Carbone
Paparo
Patricelli
voti 37
voti 36
voti 27
voti 20
voti 20
voti 12
voti 11
voti 9
voti 8
voti 8
7
7
7
6
5
2
1
1
1
1
121
Attesi i risultati ed in relazione al disposto dell’art. 5 - 1° comma dello Statuto,
l’Assemblea dichiara eletti:
Consiglio direttivo:
Borgani
Semplici
Fricano
Spaziani
Litardi
D’Orazio
Carbone
con voti
con voti
con voti
con voti
con voti
con voti
con voti
62
30
72
72
62
41
37
per il ruolo direttori
per il ruolo direttori
per il ruolo capi uff.statistica
per il ruolo capi uff. statistica
per il ruolo capi uff. statistica
per il ruolo capi ragionieri
per il ruolo capi ragionieri
Collegio dei revisori:
Olevano
Casaglia
Manzo
Amendolia
Roselli
con voti
con voti
con voti
con voti
con voti
37
36
27
20
12
effettivo
effettivo
effettivo
supplente
supplente
La seduta è sciolta alle ore 19,00.
122
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A
via Molise 2 - Roma
Riunione Consiglio direttivo del 25 febbraio 1976
Il primo adempimento del direttivo, come da regolamento, è l’assegnazione delle cariche sociali agli eletti del 5 febbraio 1976.
Presidente
Vice presidente
Consiglieri
Segretario cassiere
Dott.
Dott.
Dott.
Dott.
Dott.
Rag.
Rag.
Augusto Borgani
Luciano Spaziani
Remo Fricano
Sante Semplici
Luigi Litardi
Antonio D’Orazio
Giuseppe Roselli
(Minindustria)
(C.c.i.a.a. Grosseto)
(Minindustria)
(C.c.i.a.a. Livorno)
(C.c.i.a.a. Siena)
(C.c.i.a.a. Chieti)
(Minindustria)
Nel corso della predetta riunione, il Consiglio ha tracciato le linee direttrici dei
primi interventi da attuare, sostanzialmente diretti ad ottenere, secondo le generali aspirazioni, che sia stabilita una univoca interpretazione ed applicazione delle norme legislative che disciplinano attualmente il trattamento economico (legge
n. 557/1971 in connessione con l’art. 25 della successiva legge n. 734/1973), sia di
attività, di servizio e di riposo (indennità di anzianità e pensione).
Preso atto, poi, della decisione dell’Assemblea di assumere in proprio le spese
legali relative ai ricorsi pendenti avanti i Tribunali amministrativi regionali ed
invitando i colleghi a versare la quota ordinaria associativa di L. 5.000 e l’altra,
straordinaria, anch’essa di L. 5.000 per far fronte alle predette spese legali.
Il Consiglio si pone a completa disposizione di tutti i colleghi, per la trattazione di
qualsiasi argomento connesso con i problemi dei ruoli statali UU.pp.i.c.a.
123
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 - Roma
VERBALE DI ASSEMBLEA DEL 22 GIUGNO 1978
Il 22 giugno 1978 alle ore 16,00, a seguito di convocazione del 25 maggio 1978, si è
riunita al Ministero dell’Industria, del Commercio e Artigianato nella sala del
parlamentino l’Assemblea generale dell’Associazione Nazionale Funzionari Statali UU.pp.i.c.a., per discutere il seguente Ordine del giorno:
1) ratifica verbale precedente seduta;
2) relazione della presidenza sull’attività svolta nel 1977 e su questioni
connesse con il trattamento economico e quiescienziale;
3) approvazione rendiconto 1977;
4) elezioni cariche sociali biennio 1978 - 1979;
5) varie ed eventuali.
Partecipano n. 33 associati.
Presenti n. 24:
Fricano, Amendolia, Borgani, Cinti, D’Orazio, Roselli, Carbone, Patricelli, Caiazzo, Olevano, Castellani, Centi, Rosati,
Papperini, Colasurdo, Zaccani, Spaziani, Casaglia, Corallo,
Tisba, Volpe, Piemontese, Conti, De Angelis.
Con delega n.9:
Semplici, Lo Torto, Jennaco, Fiore, Ippolito, Panunzio, Cau,
Volpe Filippo, Cecchetto.
L’Assemblea elegge suo presidente il Dott. Remo Fricano e segretario il Rag.
Marcello Carbone.
Il Dott. Fricano - dichiarata aperta la seduta -, dopo aver sottoposto a ratifica il
verbale della precedente riunione, concede la parola al Dott. Borgani Augusto
nella sua veste di presidente dell’Associazione, il quale riferisce all’assemblea
sull’attività svolta nel corso del 1977 con particolare riguardo all’iter dei ricorsi
giurisdizionali, per la mancata applicazione delle norme di legge riferite al trattamento economico e previdenziale.
124
In proposito il Dott. Borgani informa della definizione da parte del Consiglio di
Stato del ricorso di appello proposto dal Ministero contro la sentenza di prima
istanza emessa dal T.a.r. degli Abruzzi sul ricorso D’Orazio; la decisione confermerebbe il parere favorevole degli organi giurisdizionali alla tesi del ricorrente,
il quale lamentava, appunto, la mancata estensione dei benefici contrattuali.
Tale indirizzo dovrà, ovviamente, risultare dalla sentenza formalizzata, a seguito
della quale l’Associazione svolgerà ogni possibile azione perché il Ministero
estenda per equità e analogia l’applicazione dei principi sanciti dalla sentenza
stessa anche a tutti gli altri appartenenti ai ruoli statali UU.pp.i.c.a., i quali vantano gli stessi diritti in applicazione delle norme di legge in vigore.
La decisione del Consiglio di Stato, infatti, assume valore di interpretazione della
legge n. 557/1971.
L’assemblea prende atto dell’azione svolta e di porre in atto ogni possibile intervento perché, una volta depositata la sentenza D’Orazio, essa venga applicata
estensivamente per tutti gli appartenenti ai ruoli UU.pp.i.c.a.
E ciò per eliminare un pesante contenzioso già scontato negli esiti, con beneficio
per tutti.
Per quanto concerne le spese di tale ulteriore contenzioso, l’assemblea stabilisce
di proporre - data l’importanza della decisione da adottare - un “referendum”
sulla materia a tutti gli aderenti e di procrastinare l’effettuazione dello stesso
“referendum” in autunno, in maniera che il direttivo dell’associazione possa, alla
luce del contenuto della sentenza D’Orazio, adottare una decisione definitiva
circa i quesiti da sottoporre agli associati.
L’assemblea procede, quindi, all’esame del rendiconto 1977, che viene approvato
all’unanimità nello schema predisposto dalla segreteria.
A questo punto il presidente ricorda che si rende necessario votare per il rinnovo
delle cariche sociali per il biennio 1978/1979.
L’assemblea conferma per acclamazione il precedente consiglio e collegio dei
revisori, fatta eccezione del consigliere D’Orazio, dimissionario per motivi personali e di famiglia, che viene sostituito con il Rag. Zaccani Guido della sede di
Viterbo.
Esaurita la discussione e gli argomenti la seduta è sciolta alle ore 20,30.
125
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise n. 2 - ROMA
REFERENDUM
In relazione a quanto stabilito in sede di assemblea tenuta il 22 maggio 1978,
esprimo il parere che le spese relative ai ricorsi presentati presso il T.a.r. di
Roma e di Firenze per impugnare le norme contenute nelle circolari Minindustria del 12 novembre 1977 e del 26 gennaio 1978 siano da porre a carico:
(1)
dell’intestata Associazione
(2)
degli interessati
(a) di conseguenza, prendo impegno di versare, quanto richiesto,
quota parte dei conseguenti oneri.
L’Associato
……………………
n.b. segnare con una x l’ipotesi (1) o (2) preferita.
(a) cancellare nel caso si sceglie l’ipotesi sub (2)
da restituire compilata e sottoscritta entro il 30 novembre 1978.
126
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 - Roma
Comunicazione agli associati del 25 ottobre 1978
E’ a tutti noto la situazione che si è venuta a determinare per quanto riguarda il
trattamento economico dei dipendenti UU.pp.i.c.a. in relazione alle direttive
contenute nelle circolari n. 523561 del 12 novembre 1977 e n. 511208 del 26
gennaio 1978, con le quali il Minindustria, direzione generale degli affari generali, assumendo l’abrogazione dell’art. 2 della legge n. 557/1971, invitava gli enti
camerali ad adottare le conseguenti diminuzioni del trattamento economico.
Al riguardo, lo scrivente è ora in grado di comunicare che il Consiglio di Stato,
sezione sesta giurisdizionale, con decisione n. 341/77 emanata in data 19 maggio
1978 sul ricorso in appello presentato da Minindustria avverso la decisione emessa dal T.a.r. dell’Aquila sul ricorso del collega D’Orazio dell’U.p.i.c.a. di Chieti
ha affermato:
1) che la norma contenuta nell’art. 2 della legge n. 557/71 non può ritenersi
abrogata da quella successiva di cui all’art. 25 della legge n. 734/73;
2) che, di conseguenza, ai dipendenti degli UU.pp.i.c.a. spetta non già anche
l’intero assegno camerale, bensì un assegno pari alla differenza tra il loro
trattamento economico e quello dei corrispondenti dipendenti camerali.
A giudizio dello scrivente, la suddetta decisione chiude ogni polemica interpretativa delle norme de quo; in tal senso ho già provveduto a rivolgere premure
all’On. Signor Ministro ed al direttore generale degli affari generali perché vengano emanate conseguenti nuove direttive, a modifica di quelle sopra richiamate,
intese a liquidare il trattamento economico dei dipendenti UU.pp.i.c.a. in conformità di quanto affermato dal Consiglio di Stato.
Nel dar notizia di ciò, richiamata la decisione assembleare del 5 febbraio 1976 si
pregano gli associati, che ancora non avessero provveduto, di versare con cortese
sollecitudine la relativa quota associativa.
Con i più cordiali saluti
Il Presidente
F.to Borgani
127
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 - Roma
Convocazione dell’assemblea ordinaria con nota del 2 febbraio 1981
Ai sensi dell’art. 7 dello statuto sociale, l’assemblea ordinaria di questa associazione è stata convocata in prima riunione per le ore 20,30 del 25 febbraio 1981,
presso il Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato (primo piano,
parlamentino) ed in seconda convocazione per le ore 15,30 del 26 febbraio 1981
(stesso luogo), per discutere sul seguente ordine del giorno:
1) ratifica verbale precedente seduta;
2) relazione della presidenza sull’attività anni 1979 - 1980 e su questioni
connesse con il trattamento economico e quiescenziale;
3) approvazione rendiconto anni 1979 - 1980;
4) varie ed eventuali.
Data l’importanza degli argomenti in discussione si raccomanda di partecipare.
IL PRESIDENTE
F.to Borgani
128
Le notizie raccolte riferite al primo segmento degli anni ’80, ci ricordano l’interessamento dell’Associazione ed in particolare del consigliere Remo Fricano,
per l’organizzazione di un corso completo espletato dalla Scuola di Sviluppo Economico in Roma nei giorni 8 - 9 - 10 - 11 - 12 giugno 1981, al quale sono stati invitati a partecipare i funzionari statali dei ruoli UU.pp.i.c.a. operanti in periferia.
In tale circostanza il dirigente Dott. Remo Fricano ha coordinato i lavori
insieme a diversi relatori, trattando i modelli formativi comportamentali del
funzionario nell’espletare gli incarichi e gli argomenti specifici riferiti ai compiti
istituzionali statali periferici del Ministero e precisamente:
™ adempimenti relativi al deposito dei brevetti e dei marchi d’impresa;
™ attività sanzionatoria legge 24 dicembre 1975 n. 706;
™ Formazione tecnica comportamentale nell’espletamento della funzione
ispettiva e trattazione della materia oggetto di ispezioni e di vigilanza nei
settori di:
a) scorte d’obbligo prodotti petroliferi;
b) imprese di confezionamento olio di oliva per il riconoscimento aiuti
economici comunitari CEE;
c) etichettatura prodotti tessili;
d) magazzini generali e depositi franchi;
e) industria molitoria, pastifici e panificazione.
°______________°______________°______________°______________°
L’Associazione nel continuare il suo intervento formativo per gli associati
promuove un seminario su: Il nuovo sistema sanzionatorio, organizzato da
Unioncamere in Roma nei giorni 21-22-23 marzo 1983, al quale sono chiamati a
partecipare i funzionari statali ministeriali dei ruoli UU.pp.i.c.a.
In tale circostanza vi è stata la presenza di docenti universitari, magistrati ed
esperti in materie giuridiche chiamati per formare il personale, con le opportune
e necessarie conoscenze interpretative ed attuative riferite alla materia sanzionatoria depenalizzata dal verbale alla riscossione coattiva, in funzione della legge
applicativa delle sanzioni amministrative n. 689 del 24 novembre 1981.
129
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea del 14 novembre 1984
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina, Caiazzo Francesco, Cardona Albini Giovanni, Fracassi
Pasquale, Piscopo Flavia, Polidori Giuseppina e Semeraro Aldo
Collegio dei revisori dei conti:
Iuso Pietro, Panebianco Agatina e Solfanelli Giuliana
A seguito di riunione del consiglio direttivo si procede alla nomina di:
Schiavi Giuseppina
Caiazzo Francesco
Sgambato Olga
Miccinilli Baldini Marcella
presidente
vice presidente
segretaria
tesoriere
Fiduciari interregionali:
Corallo Giovanni, Pasi Roberta e Taddia Mario
Tale organigramma associativo resta in funzione fino al 29 maggio 1992.
130
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo negli anni dal 1984 al 1992 è
stata notevole ed è stata indirizzata:
1. ad affrontare l’annosa situazione della copertura dei posti di direzione
nelle sedi periferiche vacanti, con il passaggio dei funzionari del ruolo
capo ufficio statistica in quello dei direttori - ex art. 200 - ed affidando gli
incarichi di scavalco ai direttori in servizio in sedi viciniori, migliorando
la presenza del Ministero sul territorio.
2. agli inizi del 1987 con il consenso unanime degli associati vi è stato il rinnovo dell’Associazione fino al 31 dicembre 1998.
3. alla individuazione della soluzione del problema della liquidazione dei
benefici relativi alla produttività per progetti finalizzati nazionali e dei
compensi incentivanti in ambito locale, a tutti i funzionari ministeriali dei
ruoli UU.pp.i.c.a.
4. alla sensibilizzazione delle direzioni generali del commercio e del personale per le disponibilità economiche del lavoro straordinario ai colleghi
centrali e delle varie sedi periferiche.
5. a contattare i sottosegretari di Stato ministeriali delegati per gli affari del
personale nel corso degli anni, i direttori generali ministeriali competenti
e i dirigenti della Corte dei conti per consentire le opportune tutele nel
pubblico interesse. Il Ministero ha individuato nella figura del Presidente
dell’associazione - Dott.ssa Giuseppina Schiavi - la referente con il relatore del progetto di legge di riforma delle Camere di commercio sen. Aliverti ed il controrelatore on. Strada, in riferimento alla riorganizzazione
periferica ministeriale.
6. alla cura degli interessi dei funzionari lesi dai provvedimenti adottati dal
Ministero, in attuazione della legge n. 312/80, per una non appropriata
equiparazione economica in ottemperanza alla sentenza D’Orazio. Sono
stati presentati numerosi ricorsi tramite i legali di fiducia del foro di
Roma, con puntuali memorie di difesa. A seguito dell’entrata in vigore
della legge n. 312/1980 è emanato il D.p.c.m. 13 maggio 1988. che
determina le dotazioni organiche del personale del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, omettendo ogni riferimento ai
ruoli degli UU.pp.i.c.a. L’Associazione propone ricorso depositandolo il
22 aprile 1991 al T.a.r. del Lazio ( sezione I°) n. 1497/1991, nelle persone
di Miccinilli Baldini Marcella, ruolo capi Ragionieri, Fonte Maria Celeste
131
ruolo capi Uffici statistica, Pasi Roberta ruolo Direttori. Il ricorso ha lo
scopo del mantenimento dei ruoli istituiti dal regio decreto 6 agosto 1937,
n. 1639 e le successive disposizioni riportate nella legge 23 febbraio 1968,
n. 125 e nella legge 25 luglio 1971, n. 557. Con sentenza n. 1947/94 depositata il 12 dicembre 1994, il ricorso è respinto in quanto si è verificata, a
giudizio del Collegio giudicante, un’implicita abrogazione dei ruoli UU.
pp.i.c.a. con la legge n. 312/80. A seguito di ciò è necessario per l’amministrazione (M.I.C.A.) determinare le dotazioni organiche di ciascuna
qualifica e dei profili professionali relativi a ciascuna qualifica, in relazione ai fabbisogni funzionali dell’amministrazione per il funziona-mento
degli Uffici periferici.
132
L’azione Associativa in una visione politica delle risorse umane e strumentali.
•
Si è svolto un compito di trasfusioni ed infusioni di valori ed ideali iniziati già
negli anni ’40, continuati negli anni ’60 e sostenuti negli anni ’80 da parte
delle componenti dell’Associazione dei funzionari UU.pp.i.c.a., con interventi
formativi sostanziosi a largo raggio, ben oltre gli aspetti burocratici amministrativi dei singoli periodi.
•
Il direttivo e gli associati tutti, alla luce degli avvenimenti mostrano un senso
di soddisfazione e di speranza che in tempi brevi si risolvono i problemi organizzativi e funzionali degli Uffici periferici dello Stato, per il notevole lavoro
svolto.
•
I componenti dell’Associazione, nei lunghi anni successivi all’insediamento
avvenuto nel 1984, non hanno lasciato nulla di intentato per la dignità degli
Uffici e degli appartenenti ai ruoli UU.pp.i.c.a. e garantire certezze ai cittadini
della presenza dello Stato in periferia.
•
E’ stata sempre presente la consapevolezza della funzione dei ruoli UU.pp.
i.c.a. e degli Uffici periferici ministeriali che, fin dal 1946 hanno svolto un
compito essenziale nel processo di crescita e di valorizzazione dell’attività
amministrativa ministeriale periferica verso il tessuto sociale delle forze produttive economiche italiane. Altresì per il contributo fornito ad iniziare quella
lievitazione qualitativa della presenza operativa sul territorio provinciale delle
stesse Camere di commercio.
•
Le innumerevoli e molteplici attività svolte negli anni dai dirigenti e funzionari ministeriali dei ruoli UU.pp.i.c.a. hanno concorso al benessere sociale al
quale si è assistito, per aver infuso nel sistema delle attività economiche un
accompagnamento quotidiano di crescita fino alla nascita, anche del “made in
Italy”, orgoglio degli italiani.
•
Si è assistito, alla fine del secondo millennio, a tutti gli avvenimenti relativi
alla soppressione prima dei ruoli e poi al decadimento degli Uffici periferici
ministeriali, per testimoniarne vitalità e importanza sociale.
Agli inizi degli anni ‘90 si è partecipato con soddisfazione alla presentazione del disegno di legge del Ministro del Tesoro (Barucci) di concerto con il Ministro del
Bilancio (Reviglio), frutto di quel certosino lavoro iniziato già nel 1984, grazie al
lodevole impegno partecipativo dei componenti del direttivo associativo.
133
Il disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati n. 1446/14 il 31 luglio 1992
evidenzia:
in merito agli Uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato, si
rileva che la prospettata riforma, già trasfusa nel corso della passata legislatura nel
testo unificato dei disegni di legge per la Riforma degli Enti camerali, rimane uno
degli obiettivi più impellenti del Ministero dell’Industria che non può rinviare una
riqualificazione della propria presenza sul territorio.
Peraltro, anche in previsione della riforma e del prospettato potenziamento, nel corso degli ultimi due anni sono state attribuite agli UU.pp.i.c.a., in aggiunta alle già
complesse e delicate funzioni tradizionali, ulteriori impegnative competenze che hanno comportato in termini di carichi di lavoro un incremento eccezionale delle attività
cui gli UU.pp.i.c.a., nella loro attuale strutturazione, non sono assolutamente in grado
di far fronte.
Si tratta di nuove disposizioni volte sostanzialmente alla regolazione dell’esercizio di importanti attività economiche e alla tutela e alla sicurezza dei cittadini.
Ciò senza tener conto della forte tendenza di tali Uffici a costituire sul territorio, un concreto punto di riferimento delle iniziative (di carattere legislativo o
amministrativo) per la tutela dei consumatori.
Peraltro la ragioneria generale dello Stato, a seguito delle visite ispettive effettuate
a cura dell’Ispettorato generale di finanza presso sei UU.pp.i.c.a. ha segnalato la
necessità di intensificare l’attività ispettiva, di razionalizzare quella brevettuale, di
affinare quella di natura paragiudiziaria connessa alla depenalizzazione e di evitare
l’utilizzo del personale camerale per lo svolgimento di attività quali quelle in
argomento.
In ragione di tali osservazioni gli Ispettori del Ministero del tesoro hanno chiesto
che si provveda all’adozione, per il personale dipendente, di specifici profili professionali che consentano la migliore gestione delle complesse e delicate incombenze e
che si pervenga, da un lato, ad un sostanziale incremento del personale assegnato, ritenuto del tutto insufficiente, e dall’altro, ad una revisione delle modalità di ripartizione
del contributo che l’erario annualmente assegna alle Camere di commercio per il
funzionamento degli UU.pp.i.c.a.
Circa il primo punto si evidenzia che il Ministero ha già proposto alla Presidenza
del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per la funzione pubblica) quattro specifici
profili professionali (ripartiti su quattro qualifiche funzionali) che sono in attesa della
necessaria approvazione.
Circa le necessità di aumentare gli organici (attualmente sono previsti, a fronte di
92 uffici e delle esigenze del servizio centrale delle Camere di Commercio e degli
UU.pp.i.c.a., solo 64 direttori, 74 Capi Ufficio statistica e 80 ragionieri, per cui risulta
necessario fare ricorso, per la direzione, alla disponibilità dei Segretari generali delle
Camere di commercio e, per il funzionamento, ad un numero variabile di funzionari
camerali che attualmente ammonta a circa 250 unità) si concorda pienamente con i
134
rilievi degli ispettori del Ministero del tesoro e pertanto, tenendo conto dei carichi di
lavoro aggiuntivi, si conferma l’intenzione di portare gli organici UU.pp.i.c.a. complessivamente a non meno di 600 unità: 100 di IX qualifica (con funzioni di direttore
degli uffici, di vice direttore di divisione presso il Servizio centrale ed ispettivo); 100
di VIII qualifica (con funzione di direttore vicario e di funzionario esperto nelle
specifiche materie di competenze degli Uffici) e 150 per ciascuna delle qualifiche VII
e VI nonché 100 per la qualifica V, da ripartire, queste ultime, tra i vari Uffici
provinciali e le quattro divisioni del Servizio centrale in ragione delle relative esigenze
operative.
Il suddetto personale dovrebbe sopperire in toto, salvo che per i servizi di copia,
archivio ed ausiliari, alle esigenze cui attualmente (con le carenze sopraevidenziate) si
provvede ai sensi di una norma transitoria assai discussa e risalente al 1944 con
l’assegnazione agli Uffici di Stato di personale appartenente ai ruoli camerali.
Per far fronte anche per l’anno 1993 agli oneri camerali connessi all’incremento
delle attività degli UU.pp.i.c.a., cui occorre sopperire anche con il citato aumento degli
organici (di fatto inferiore alle 200 unità) è necessario che il contributo erariale a
favore delle Camere di commercio risulti pari a quello accordato per l’anno in corso
(40,5 miliardi) aumentato in misura proporzionale al livello di inflazione effettivamente registratosi.
Si ricorda che le Camere di commercio oltre a sopportare gli oneri connessi al
trattamento economico, assistenziale e previdenziale del personale svolgono direttamente, per conto degli Uffici di Stato le attività di economato e di ragioneria, forniscono locali e tutte le dotazioni strumentali sopportando in linea generale ogni altro
onere connesso al funzionamento di detti Uffici.
Circa la ripartizione tra le Camere di commercio del contributo per il funzionamento degli UU.pp.i.c.a. si ritiene di confermare i parametri già esposti con riferimento
all’anno in corso:
a) un terzo da ripartire in parti uguali;
b) i restanti due terzi da ripartire, per un terzo, in proporzione al numero dei
comuni della provincia, e per due terzi, in proporzione alla popolazione della
provincia.
Purtroppo questo disegno di legge non ha avuto inspiegabilmente un seguito.
135
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 29 maggio 1992
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Piscopo Flavia
vice presidente
Cardona Albini Giovanni, Fracassi Pasquale, Pintori Lorenzina, Polidori Giuseppina e Semeraro Aldo
Collegio dei revisori conti:
Iuso Pietro, Marcone Franca e Panebianco Agatina
Segretaria Durastante Franca
Tesoriere Baldini Miccinilli Marcella
Fiduciari interregionali:
Caiazzo Francesco, Corallo Giovanni, Pasi Roberta e Taddia Mario.
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
modifica statutaria associativa con deposito il giorno 18 marzo 1993 dal notaio Carmine Mallardo in Bergamo e registrazione all’Ufficio del Registro di
Bergamo, in data 1° aprile 1993 rep. 2095, consentendo la legittima partecipazione ai lavori parlamentari e alle audizioni per la legge n. 580/93 sino all’approvazione dell’art. 23 di riordino;
• cura del contenzioso per i ricorsi in atto;
• progetti finalizzati per i miglioramenti funzionali dei servizi degli Uffici provinciali;
• ampliamento delle piante organiche dei ruoli;
136
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 26 ottobre 1994
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Piscopo Flavia
vice presidente
Cava Franco, Fracassi Pasquale, Pintori Lorenzina, Polidori Giuseppina e Semeraro Aldo
Collegio dei revisori conti:
Iuso Pietro, Marcone Franca e Panebianco Agatina
Segretaria Durastante Franca
Tesoriere Miccinilli Baldini Marcella
Fiduciari interregionali:
Caiazzo Francesco, Corallo Giovanni, Pasi Roberta e Taddia Mario.
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
•
informatizzazione della gestione del sistema sanzionatorio degli Uffici provinciali ministeriali con Infocamere;
formazione professionale del personale all’Istituto Tagliacarne di Roma con
corsi sui brevetti, la depenalizzazione, la tutela del consumatore e le norme
comunitarie;
rilevazione dei carichi di lavoro e schedatura dei compiti, per le necessarie
dotazioni organiche degli Uffici di Stato.
137
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 4 giugno 1996
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Fracassi Pasquale
vice presidente
Cava Franco, Pintori Lorenzina, Ficorilli Romano, Iuso Pietro e Viola Rita
Collegio dei revisori conti:
Fonte Maria Celeste, Marcone Franca e Panebianco Agatina
Segretaria Miccinilli Baldini Marcella
Tesoriere Volpe Patrizia
Fiduciari interregionali:
Caiazzo Francesco, D’Auria Mara, Pasi Roberta e Taddia Mario.
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
difesa della sopravvivenza dei ruoli e della legge n. 557/71;
soluzione del problema della costituzione del fondo per la produttività autonomo da quello della Camera di commercio essendo i dipendenti in due comparti contrattuali diversi giuridici ed economici: Stato e Enti locali.
138
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 10 dicembre 1998
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Fracassi Pasquale
vice presidente
Cava Franco, Cerqueti Remo, Ferrante Donata, Iuso Pietro e Viola Rita
Collegio dei revisori conti:
Marcone Franca, Panebianco Agatina e Zaccani Guido
Segretaria
Tesoriere
Copertino Paola
Miccinilli Baldini Marcella
Fiduciari interregionali:
Colitti Anna Maria, Pasi Roberta e Patricelli Salvatore
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
•
in sede di assemblea all’unanimità è stato deciso dai soci la proroga dell’associazione per 10 anni e fino al 2008;
interventi per evitare il trasferimento delle funzioni indelegabili dello Stato
alle Camere di commercio presso il Ministro, i Sottosegretari e parlamentari,
anche con audizioni in Commissione bicamerale per la riforma amministrativa e con proposta di emendamenti. Iniziativa per non rendere operativi gli
artt. 20 e 50 del D.p.c.m. 26 maggio 2000;
in assemblea straordinaria il 26 giugno 2000 è conferita delega alla difesa dei
funzionari, in tutte le sedi compresa quella giurisdizionale nella persona del
presidente pro-tempore.
139
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
26 maggio 2000
Individuazione delle risorse umane, finanziarie, strumentali e organizzative degli
uffici provinciali del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato
(UU.PP.I.C.A.) da trasferire alle camere di commercio per l’esercizio delle
funzioni ad esse attribuite ai sensi dell’art. 20 del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 112.
IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Vista la legge 15 marzo 1997, n. 59, recante delega al Governo per il conferimento
di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica
amministrazione e per la semplificazione amministrativa;
Visto il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante <conferimento di
funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in
attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59> ed in particolare gli art. 4,
5, 7, 10, 20 e 50 come modificato, quest’ultimo dall’art. 9, comma 6, della legge 8
marzo 1999, n. 50;
Visto il decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, concernente la razionalizzazione
dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in
materia di pubblico impiego e successive integrazioni e modificazioni;
Visto il decreto legislativo luogotenenziale 21 settembre 1944, n. 315, concernente
la soppressione dei consigli e degli uffici provinciali dell’economia e l’istituzione
delle camere di commercio, industria e agricoltura nonché degli uffici provinciali
dell’industria e del commercio;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1955, n. 620, concernente il decentramento dei servizi del Ministero dell’industria, del commercio e
dell’artigianato;
Vista la legge 29 dicembre 1993, n. 580, sul riordinamento delle camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura ed in particolare l’art. 23;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’ 8 maggio 2000,
recante delega al Ministro per la funzione pubblica per il coordinamento delle
attività inerente all’attuazione della legge 15 marzo 1997, n. 59;
Considerato che gli uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato, ai sensi dell’art. 12 del decreto legislativo luogotenenziale 21 settembre
1944 n. 315, svolgono le proprie funzioni con oneri a totale carico delle locali
camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, le quali sono tenute
140
anche a fornire agli stessi uffici i locali, i beni strumentali e, in caso di necessità
il personale;
Considerato altresì che, ai sensi del citato decreto luogotenenziale e della normativa vigente in materia di diritti di segreteria le camere di commercio acquisiscono al proprio bilancio le entrate connesse all’applicazione dei diritti di segreteria
scaturenti da atti e attività degli uffici provinciali dell’industria, del commercio e
dell’artigianato;
Acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e Bolzano unificata con la conferenza
Stato-città e autonomie locale, ai sensi del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281;
Sentita l’Unione italiana delle camere di commercio;
Consultate le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;
Acquisito il parere della commissione parlamentare di cui all’art. 5 della legge n.
59 del 1997;
Sentiti il Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato, il Ministero
della funzione pubblica, il Ministero degli affari generali e il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica;
Decreta:
Art. 1
Finalità
1. Il presente decreto, in attuazione dell’art. 50 del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 112, individua le risorse degli uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato soppressi ai sensi dello stesso art. 50, da trasferire alle
camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura per l’esercizio delle
funzioni ad esse attribuite dall’art. 20 dello stesso decreto legislativo n. 112 del
1998.
Art. 2
Trasferimento delle risorse
1. Il personale dei ruoli del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato, di cui all’allegato A in servizio presso gli uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato alla data di entrata in vigore del presente
decreto, anche se in posizione di comando presso altre amministrazioni, è trasfe-
141
rito, a decorrere dal 1° settembre 2000, alla locale camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, con conseguente riduzione della pianta organica
del ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato ai sensi dell’art. 7
della legge 15 marzo 1997, n. 5.
2. Il personale di cui al comma 1, in posizione di comando presso altre amministrazioni alla data di entrata in vigore del presente decreto, rimane nella posizione suddetta fino alla scadenza, salvo rinnovi.
Art. 3
Inquadramento del personale trasferito
1. La trasposizione del personale dalle aree funzionali del sistema di classificazione di cui all’art. 13 del CCNL relativo al comparto Ministeri alle categorie
del sistema di classificazione di cui all’ art. 3 del CCNL del comparto regioni autonomie locali è effettuata in modo da garantire la collocazione professionale
corrispondente a quella di provenienza. A tal fine l’equiparazione tra aree funzionali e categorie è definita secondo la seguente tabella:
Ministeri
ex
ex
ex
ex
Regioni
Autonomie locali
IX qualifica…………………………………………………categoria D (D3)
VIII qualifica……………………………………………….categoria D (D3)
VII qualifica……………………………………………….. categoria D (D1)
VI qualifica………………………………………………….categoria C (C1)
2. Per il personale appartenente alla IX qualifica funzionale, le camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura provvedono in sede di inquadramento ai sensi del comma 1, all’attribuzione delle eventuali posizioni economiche ulteriori in relazione alla posizione professionale posseduta all’atto del
trasferimento.
3. Al personale trasferito è garantito, ai sensi della normativa vigente, il mantenimento di tutti gli emolumenti di natura fissa e continuativa.
4. Il personale trasferito può optare entro sessanta giorni dalla data del trasferimento per il mantenimento del trattamento previdenziale in godimento, qualora
diverso da quello in godimento da parte del personale camerale.
5. Sono fatti salvi i diritti acquisiti a seguito di concorsi interni indetti dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato anteriormente alla data di
entrata in vigore del presente decreto, anche se espletati successivamente alla
stessa.
142
Art. 4
Coordinamento ed indirizzo
1. Le camere di commercio assicurano nella fase di avvio, la continuità dell’
azione amministrativa e dei servizi all’utenza nello svolgimento delle funzioni già esercitate dagli uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato ai sensi dell’art. 3 del decreto luogotenenziale n. 315 del 1944,
dell’art. 23 della legge n. 580 del 1993, dei regi decreti 29 giugno 1939 n. 1127,
25 agosto 1940, n. 1411 e 21 giugno 1942, n. 929 e successive modificazioni ed
integrazioni, dell’art. 17, comma 1, della legge n. 689 del 1981 e di tutti gli altri
compiti, ivi compresi quelli inerenti i controlli di conformità alla disciplina di
settore di prodotti, di attività commerciali ed industriali esercitati dagli uffici
in attuazione di tutte le altre disposizioni legislative e regolamentari, anche di
adeguamento alla normativa comunitaria, che disciplinano la materia.
Norme finali e transitorie
1. Al trasferimento delle funzioni e delle relative risorse alle camere di
commercio situate nelle regioni a statuto speciale si provvede, ove necessario,
con le modalità previste dai rispettivi statuti.
Roma, 26 maggio 2000
p. Il Presidente: Bassanini
143
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 29 maggio 2001
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Fracassi Pasquale
vice presidente
Cava Franco, Cerqueti Remo, Ferrante Donata, Iuso Pietro e Viola Rita
Collegio dei revisori conti:
Marcone Franca, Panebianco Agatina e Zaccani Guido
Segretaria
Tesoriere
Copertino Paola
Miccinilli Baldini Marcella
Fiduciari interregionali:
Colitti Anna Maria, Pasi Roberta e Patricelli Salvatore
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
•
trattazione degli ingiusti e forzati inquadramenti al personale trasferito nelle Camere di commercio;
valutazione del disagio e malessere subito dai funzionari a seguito del trasferimento coatto;
ricorso in sede giurisdizionale -T.a.r. Lazio - di sospensione del D.p.c.m. 26
maggio 2006, con impugnativa a seguito del rigetto della sospensiva al Consiglio di Stato che conferma il diniego, ma lascia sospeso il merito.
144
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 13 novembre 2002
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Fracassi Pasquale
vice presidente
Amodeo Adriano, Cerqueti Remo, Iuso Pietro, Lamberti Francesco e Pintori
Lorenzina
Collegio dei revisori conti:
Marcone Franca, Viola Rita e Zaccani Guido
Segretaria
Tesoriere
Copertino Paola
Miccinilli Baldini Marcella
Fiduciari interregionali:
Caiazzo Francesco, Colitti Anna Maria e Mascitti Isabella
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
coordinamento azioni da intraprendere a livello locale in sede di conciliazione
propedeutiche, ai ricorsi ai Giudici ordinari del lavoro;
trattazione delle difficoltà di gestione delle funzioni trasferite alle Camere di
commercio ed individuazione di quelle residue non esercitabili;
145
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine dell’ 11 maggio 2004
Consiglio direttivo:
Schiavi Giuseppina presidente
Fracassi Pasquale
vice presidente
Amodeo Adriano, Cerqueti Remo, Iuso Pietro. Lamberti Francesco e Pintori
Lorenzina
Collegio dei revisori conti:
Marcone Franca, Viola Rita e Zaccani Guido
Segretaria
Copertino Paola
Tesoriere
Miccinilli Baldini Marcella
Rapporti con la banca Volpe Patrizia
Fiduciari interregionali:
Caiazzo Francesco, Colitti Anna Maria, Mascitti Isabella
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
valutazione dei ricorsi ai Giudici ordinari del lavoro ed incontro associativo
con l’avv. Michele Arcangelo Calabrese;
costituzione in giudizio dell’Associazione nel ricorso al T.a.r. Sardegna “ad
adiuvandum” della collega Pintori Lorenzina rimasta esclusa dal precedente
trasferimento, perché in servizio in una regione a statuto speciale, applicando
sempre il D.p.c.m. 26 maggio 2000.
146
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
FUNZIONARI STATALI UU.PP.I.C.A.
via Molise 2 Roma
Assemblea e relative nomine del 28 dicembre 2006
Consiglio direttivo
Schiavi Giuseppina presidente
Fracassi Pasquale
vice presidente
Amodeo Adriano, Cerqueti Remo, Iuso Pietro, Lamberti Francesco e Pintori
Lorenzina
Collegio dei revisori conti:
Fratini Gesualdo, Marcone Franca e Viola Rita
Segretaria e Tesoriere
Rapporti con la banca
Miccinilli Baldini Marcella
Volpe Patrizia
Fiduciari interregionali:
Caiazzo Francesco, Colitti Anna Maria, Mascitti Isabella
L’attività associativa svolta dal consiglio direttivo è stata indirizzata:
•
•
sostenere i colleghi nei contenziosi nelle città italiane;
sostenere il collega Francesco Caiazzo nella divulgazione del libro:
Eden virtuale - un viaggio nel paradosso del pubblico impiego.
147
148
Capitolo VI
Appendice di vita vissuta di lavoro
• Gli avvenimenti dell’attività lavorativa ed associativa
• Il trasferimento di Amministrazione
•
Il contenzioso con il decorso giudiziario
149
150
Parte I
Francesco Caiazzo è assunto per pubblico concorso dal Ministero dell’Industria, del
Commercio e dell’Artigianato il 15 aprile 1972, quale vincitore di concorso pubblico nel
ruolo specifico ministeriale, discendente dall’articolo unico del r. d. 25 gennaio 1937, n.
1203.
Infatti, ai sensi dell’art. 5 del regio decreto legge 3 settembre 1936, n. 1900, alle tabelle organiche del Ministero delle corporazioni sono aggiunti i ruoli del personale degli Uffici provinciali
dell’economia corporativa - istituiti con regio decreto 6 agosto 1937, n. 1639 - che, a norma
dell’art. 1 del regio decreto 20 settembre 1934, n. 2011, modificato dall’articolo 1 del regio
decreto legge 3 settembre 1936, n. 1900, convertito nella legge 3 giugno 1937, n. 1000 è
personale di Stato.
Tali ruoli risultano dalla tabella annessa al decreto d’ordine del Ministro delle corporazioni di concerto con il Ministro per le Finanze.
E’ assegnato alla direzione generale del commercio e dei consumi industriali che, a quella data
sovrintendeva le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e gli Uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato ed in particolare alla Divisione gestione
nazionale del contenzioso per le iscrizioni agli albi e ruoli tenuti dalle Camere di commercio.
Resta circa un anno al Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, tempo ritenuto utile per capire la natura dell'impiego e il ruolo ministeriale di appartenenza, per un successivo inserimento operativo nella funzionalità amministrativa periferica dell’Amministrazione dello Stato.
Con nota ministeriale n. 562554 del 25 novembre 1972, è incaricato in missione per esigenze
di servizio all’U.p.i.c.a. di Bari.
Con nota ministeriale n. 560154 del 13 gennaio 1973, è trasferito con decorrenza 5 febbraio
1973, per esigenze di servizio all’U.p.i.c.a. di Bari.
Con nota ministeriale n. 561637 del 26 maggio 1973, alla sede di Bari avviene, in presenza
del delegato ministeriale dott. Enrico Putzulu la procedura, con la prevista formula, del
giuramento a norma dell’art. 11 - 3° comma dello Statuto degli impiegati civili dello
Stato.
Il trasferimento per espressa volontà del suo dirigente ministeriale, divenuto segretario generale
della Camera di commercio e direttore dell’U.p.i.c.a. di Bari dott. Enrico Putzulu è disposto dal
direttore generale ministeriale dott. Fernando Cantile, per una particolare, delicata e difficile
situazione determinatasi in Bari.
Il compito principale è quello di collaborare con la dirigenza, per stemperare gli animi di uno
sciopero lungo e senza termine del personale della C.c.i.a.a. di Bari e garantire la presenza
dello Stato, per una dignitosa operatività della stessa Camera di commercio di Bari.
151
Intanto, gli Uffici provinciali ministeriali sono potenziati da una serie di specifiche attribuzioni
amministrative agli inizi degli anni ’70 e di conseguenza una serie di incombenze ministeriali
per i funzionari statali dello specifico ruolo dei capi ufficio statistica e dei capi ragioniere, laddove era manifestata la volontà del personale camerale a voler ricoprire gli incarichi direttivi
degli specifici uffici camerali, gestiti per anni da funzionari statali.
Ciò poneva il Caiazzo, per l’avvenuto mutamento dei tempi e la tacita volontà ministeriale ad
interpretare la nuova “posizione” e collaborare direttamente con il segretario generale e direttore U.p.i.c.a., in compiti statali e camerali. Il dott. Enrico Putzulu morì in servizio nel 1974.
Cosi Caiazzo restò da solo, quale funzionario statale, a Bari.
Con nota ministeriale n. 263526 del 10 luglio 1974, è autorizzato a firmare gli atti dell’Ufficio, in assenza del titolare.
Dal 1974 al 1976 la sede di Bari, ebbe segretari generali e direttori U.p.i.c.a. solo a scavalco ben quattro - in un ambiente sempre particolare e delicato.
L’attività ispirata agli scopi iniziali del suo incarico alla sede di Bari è, comunque, continuata
con l’aiuto del dott. Giuseppe Liantonio e del dott. Nicola Roncone, divenuti poi segretari
generali, svolgendo “il lavoro” per il quale è stato destinato.
A questi si aggiunse il dirigente del servizio centrale ministeriale dott. Remo Fricano, trimestralmente presente a Bari, quale presidente del Collegio dei revisori dell’Unione regionale delle CC.c.i.a.a. della Puglia, dando con la sua presenza una garanzia di continuità e di sicurezza.
Con nota ministeriale n. 9894467 up-8 del 28 giugno 1975, gli è rilasciato per motivi
operativi il N.O.S. “ Segreto Nato ” - Servizio Sicurezza Difesa Civile Italiana - (S.I.S.D.I.);
Con nota ministeriale n. 263701 del 7 luglio 1975, è nominato componente supplente del
Collegio dei revisori dell’Unione regionale delle Camere di commercio i.a.a. della Puglia.
Con nota ministeriale n. 261940 del 25 marzo 1976, è nominato componente supplente del
Collegio dei revisori dell’Unione regionale delle Camere di commercio i.a.a. della Puglia.
Con nota ministeriale n. 260183 del 10 gennaio 1978, è nominato componente supplente del
Collegio dei revisori dell’Unione regionale delle Camere di commercio i.a.a. della Puglia.
L’attività svolta per l’Ufficio di Stato si è estrinsecata:
•
•
•
•
•
•
rappresentanza esterna dell’Ufficio e firma degli atti in assenza o impedimento del
direttore;
servizio di Stato per la vigilanza delle attività produttive nella provincia di Bari;
attività di verifica opifici industriali e commerciali su specifica richiesta ministeriale;
ufficiale rogante depositi brevetti;
servizio di Stato per la vigilanza degli adempimenti dell’etichettatura dei prodotti
tessili;
componente delle commissioni comunali commercio legge 426/71 - Comuni di:
Bari e Barletta;
152
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
componente della commissione regionale per l’artigianato di Bari;
componente della commissione provinciale per l’artigianato di Bari;
componente del Comitato provinciale prezzi di Bari;
servizio di Stato per la vigilanza ai depositi di carburanti, con autorizzazione ministeriale e prefettizia, per la verifica del mantenimento delle scorte d’obbligo dei prodotti petroliferi;
contenzioso amministrativo provvedimenti sanzionatori legge n. 706/75;
incarichi di assistenza ai Magistrati nelle udienze per le opposizioni ai provvedimenti
sanzionatori legge n. 706/75;
indagine statistica commercio all’ingrosso;
definizione amministrativa con parere per risarcimenti danni di guerra alle industrie
baresi;
servizio di Stato per la vigilanza ai magazzini generali nei Comuni di:
Minervino Murge,
Monopoli
Bisceglie
Altamura
Gravina di Puglia
Santeramo in Colle
componente del Comitato per la sicurezza nazionale S.I.S.D.I., ai sensi della legge
24.10.1977, n. 801, al Comando regionale militare di Bari - esercitazione wintex cilex -.
Il Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato nel 1976, dopo due anni di
vacanza della sede, nomina segretario generale della Camera di commercio e direttore dell’U.p.i.c.a. di Bari, il dott. Gianfranco Tedeschi di Caserta.
Con il suo arrivo ha la possibilità di trasmettere tutte le conoscenze acquisite, sostenendolo
nell’inserimento e collaborando per un’ottima continuità operativa amministrativa dell’Ente e
dell’Ufficio fino al 1978.
La destinazione alla sede di Bari della collega rag. Laura Leoci nel 1977 e l’ambiente ormai
tranquillo, lo spinse a chiedere al direttore se potesse lasciare Bari.
Vi è l’assicurazione che poteva trasferirsi, perché aveva saputo dal dott. Antonio Scarpelli,
segretario generale della Camera di commercio e direttore dell’U.p.i.c.a. di Napoli, delle grosse
difficoltà ed aveva piacere di uno spostamento del Caiazzo.
L’U.p.i.c.a. di Napoli necessitava di un potenziamento di funzionari statali, perché con l’entrata
in vigore della legge di depenalizzazione dei reati amministrativi n. 706/75 e le novelle attività
ispettive e di vigilanza, la sede di Napoli stava vivendo enormi difficoltà.
La relazione di servizio prot. 25246 al 30 ottobre 1978, del direttore dell’U.p.i.c.a.. di Bari
riporta che il Caiazzo è un impiegato di ampie capacità e che durante il servizio alla sede di
Bari ha svolto gli incarichi di ufficio con zelo e capacità intuitive e legali, eseguendo lavori di
ufficio anche superiori alle attitudini e al grado. Il giudizio complessivo è ottimo sotto qualsiasi
aspetto.
153
Lasciando la sede di Bari - città dalle antiche tradizioni e importante Porta di ingresso dei
mercati dell’Oriente per i notevoli traffici commerciali -, ebbe, comunque, segnali di stima da
tutto il personale camerale, per l’attività istituzionale svolta negli anni ed in particolare dalla
collega di ruolo Laura Leoci e dalla dipendente camerale Vittoria Bruno, valida collaboratrice
part-time per anni dell’Ufficio.
Compito assolto.
Con nota ministeriale n. 522459 del 26 ottobre 1978, è trasferito per esigenze di servizio con
decorrenza 1° novembre 1978, all’U.p.i.c.a. di Napoli.
Nella sede di Napoli in tre anni dal 1978 al 1981, lavorando in equipe, anche di sabato e domenica e fino al tardo pomeriggio, fu sistemata una situazione all’Ufficio di Stato difficile per il
lavoro interno, riferito al contenzioso legge 706/75 ed assicurata anche la presenza nell’attività
istituzionale esterna di vigilanza, ispezioni e di intervento nelle commissioni.
L’attività svolta per l’Ufficio di Stato si è estrinsecata:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
rappresentanza esterna dell’Ufficio e firma degli atti in assenza o impedimento del
direttore;
servizio di Stato per l’attività ispettiva alle imprese di confezionamento dell’olio
d’oliva per il riconoscimento degli aiuti economici CEE;
servizio di Stato per la vigilanza degli adempimenti dell’etichettatura dei prodotti
tessili;
attività di verifica opifici industriali e commerciali su specifica richiesta ministeriale;
contenzioso amministrativo provvedimenti sanzionatori legge n. 706/75;
incarichi di assistenza ai Magistrati nelle udienze per le opposizioni ai provvedimenti
sanzionatori legge n. 706/75;
componente delle commissioni comunali - legge 426/71 - Comuni di Napoli, Torre
Annunziata e Castellammare di Stabia in rappresentanza dell’Ufficio di Stato;
responsabile procedimento collocamento a riposo dipendenti U.p.i.c.a. della regione;
indagine statistica sulle industrie manifatturiere nella provincia di Napoli;
componente delle commissioni esami dei corsi Regione Campania di iscrizione al
registro esercenti commercio;
componente del Comitato per la sicurezza nazionale S.I.S.D.I., ai sensi della legge
24.10.1977 n. 801, al Comando regionale militare di Napoli - esercitazione wintex
cilec - .
Il rapporto informativo del 30 gennaio 1979 del direttore dell’U.p.i.c.a. di Napoli,
relaziona che il Caiazzo ha ottime qualità sotto tutti gli aspetti e gode di stima e prestigio
ottimo. Ha eseguito con zelo e capacità intuitive e legali lavori di ufficio, anche se superiori
alle sue attitudini e alla sua qualifica.
154
Con decorrenza 1° luglio 1980 è attribuita con nota ministeriale n. 515396 del 25 gennaio
1981, promozione alla qualifica di ragioniere principale dello specifico ruolo ministeriale.
Tale passaggio di qualifica determina la collocazione nella settima qualifica funzionale con
decorrenza 1° gennaio 1978, con il profilo professionale di collaboratore amministrativo contabile nel ruolo ministeriale, in attuazione della legge n. 312/80.
Con nota ministeriale n. 266660 del 5 dicembre 1980, è incaricato in missione per giorni
30 alla sede provinciale di Salerno, a seguito degli eventi sismici che colpirono le province
di Salerno e Avellino con la regione Basilicata il 24 novembre 1980.
Compito assolto.
Dall’ 8 al 12 giugno 1981 è chiamato a partecipare in Roma al corso di aggiornamento per
funzionari UU.pp.i.c.a. organizzato dalla Scuola di sviluppo economico.
Il dott. Giuseppe Santoro segretario generale della Camera di commercio e direttore dell’U.p.i.
c.a. di Salerno, incaricato agli inizi degli anni ’80, temporaneamente a scavalco alla sede di
Napoli, gli chiede di trasferirsi a Salerno perché si era determinata una necessità oggettiva in
termini di attività di vigilanza sul territorio provinciale e di collaborazione nel contenzioso
amministrativo.
Era scettico.
Il direttore dott. Giuseppe Santoro sosteneva che Napoli è per i napoletani.
Da salernitano dopo oltre un anno accettò che il Ministero lo trasferisse per esigenze di servizio.
Il segretario generale e direttore U.p.i.c.a. di Napoli dott. Gianfranco Giovagnoli, pose delle
normali resistenze iniziali, ma non ebbero effetti sugli eventi successivi attuativi del trasferimento.
Lascia Napoli con il rimpianto e la soddisfazione di essere risultata gradita la presenza nel
periodo di permanenza.
Raggiunge la natia Salerno restando ad abitare e vivere alle falde del Vesuvio, mantenendo i
ritmi e una cultura del vivere quotidiano tipico dell’ambiente napoletano, di cui risente il territorio, posto ai limiti di confine delle due province.
La rete di comunicazioni più agevole, da sempre ha favorito un richiamo e un’influenza naturale per gli abitanti su Napoli, capitale del mezzogiorno.
Compito assolto.
Con nota ministeriale n. 522186 del 9 dicembre 1981, è trasferito per esigenze di servizio
all’U.p.i.c.a. di Salerno, con decorrenza dal 1° dicembre 1981.
Dal 1° dicembre 1981 inizia ad operare all’U.p.i.c.a. di Salerno.
155
Con nota ministeriale n. 462810 del 14 giugno 1982, è incaricato in missione per esigenze
di servizio a scavalco, all’U.p.i.c.a. di Isernia, per la temporanea assenza, dovuta ad impegni
formativi istituzionali, del funzionario statale dott. Franco Finori divenuto, poi, segretario
generale dell’ente. Il Finori si è distinto negli anni meritando la stima per le qualità umane e
professionali, ma agli inizi del terzo millennio è prematuramente scomparso.
Dal 21 al 23 marzo 1983 è chiamato a partecipare in Roma al Seminario su ”Il nuovo sistema
sanzionatorio” organizzato da Uniocamere.
Con nota ministeriale n. 455021 del 2 gennaio 1984, cessa dall’incarico all’U.p.i.c.a. di
Isernia.
Con nota n. 278 del 9 dicembre 1983, il direttore dell’U.p.i.c.a. di Isernia ringrazia per
l’ottimo lavoro svolto a favore dell’Ufficio di Stato.
Compito assolto.
E’ stata la circostanza per frequentare il territorio di Isernia e località limitrofe, nate ai primi
anni del primo millennio d. C. come possedimento romano.
La parte nord est dell’attuale provincia di Caserta, ai confini con la provincia di Isernia, è un
territorio in potere dei romani già nel secolo IV d. C. in gestione al console Caiatia, assumendo
negli anni la denominazione della piana di Caiazzo, con relativa realtà Comunale.
Il Comune di Caiazzo è situato nella regione Campania al confine con il Molise, in provincia di
Caserta nella Valle del Volturno, da secoli è anche sede vescovile.
Da ricerche effettuate pare dal medio evo in poi gli abitanti, lasciando un territorio finivano per
assumere in quello di arrivo, l’uso di un cognome riferito al nome della località di provenienza.
E’ stata, forse, l’occasione di un ritorno alle radici e alle origini degli antenati.
Con nota n. 350 del 27 febbraio 1984 del direttore dell’U.p.i.c.a. di Salerno è conferito
l’incarico della firma degli atti di Ufficio in assenza del direttore.
L’attività svolta per l’Ufficio di Stato si è estrinsecata:
•
•
•
•
•
•
•
•
rappresentanza esterna dell’Ufficio e firma degli atti in assenza o impedimento del
direttore;
ispettore provinciale del censimento nazionale agricoltura ISTAT del 24 ottobre 1982;
contenzioso amministrativo provvedimenti sanzionatori legge 24 novembre 1981, n.
689;
incarichi di assistenza ai Magistrati nelle udienze per le opposizioni ai provvedimenti
sanzionatori ai sensi dell’art. 23 della legge n. 689/81;
servizio di Stato ispettivo per finanziamenti agevolati al commercio;
attività di verifica opifici industriali e commerciali su specifica richiesta ministeriale;
servizio di Stato ispettivo materiale elettrico;
servizio di Stato ispettivo sicurezza giocattoli;
156
•
•
•
•
•
•
•
•
servizio di Stato vigilanza delle 480 attività di panificazione nei Comuni della
provincia di Salerno legge 31 luglio 1956, n 1002;
servizio di Stato ispezioni industria molitoria e dei pastifici nei Comuni della provincia di Salerno legge 7 novembre 1949, n. 857;
componente della commissione e della sottocommissione provinciale artigianato;
componente della commissione comunale commercio pubblici esercizi di Angri;
componente della commissione comunale commercio aree pubbliche Comune di
Nocera Inferiore;
componente commissione comunale commercio pubblici esercizi Comune di Castel
S. Giorgio;
gestione sequestri merci commercio aree pubbliche e relativa devoluzione dei beni, ai
sensi della legge n. 112/91;
segretario della commissione provinciale commercio aree pubbliche.
Dal 26 al 30 marzo 1984 è chiamato a partecipare in Roma al corso di aggiornamento per
funzionari UU.pp.i.c.a. organizzato da Unioncamere.
Con nota ministeriale n. OR/1986 del 12 giugno 1986, il Ministro dell’Industria, del
Commercio e dell’Artigianato Onorevole Renato Altissimo, comunica la proposta dell’Onorificenza al titolo dell’Ordine di “Cavaliere al merito della Repubblica”.
Conferimento del 2 giugno 1986 - serie III n. 169485 - del Presidente della Repubblica On.le
Francesco Cossiga.
Con nota 247580 del 15 febbraio 1989, è conferito l’incarico ministeriale di verifica presso i
mercati all’ingrosso agro alimentari della provincia di Salerno.
Compito assolto.
Con nota del 30 dicembre 1989 il Prefetto di Salerno, comunica che, motu proprio, il
Presidente della Repubblica gli ha conferito l’Onorificenza al titolo dell’Ordine di “Ufficiale al
merito della Repubblica”.
Conferimento del 2 giugno 1989 - serie IV n. 8746 - del Presidente della Repubblica On.le
Francesco Cossiga.
Con nota n. 916 del 2 luglio 1991 dell’Ufficio provinciale di Statistica di Salerno del
Ministero dell’Industria, è conferito l’incarico di ispettore provinciale del censimento generale
nazionale ISTAT del 1991 nei seguenti Comuni:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Vietri sul mare
Cetara
Cava de’ Tirreni
Nocera Superiore
Nocera Inferiore
Pagani
Corbara
157
8. Tramonti
9. Angri
10. S. Valentino Torio
Compito assolto
Con nota n. 27660 del 16 ottobre 1997 il dirigente dell’Ufficio provinciale di Statistica di
Salerno certifica l’incarico di ispettore provinciale del censimento generale nazionale ISTAT
del 1991, espletato con lodevole impegno.
Con nota n. 24 del 4 gennaio 2000 dal reggente dell’U.p.i.c.a. di Salerno è riconfermato
l’incarico della firma degli atti di Ufficio in assenza del direttore.
Dal 1° settembre 2000 è trasferito coattivamente alla Camera di Commercio di Salerno, dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, per concludere la sua attività lavorativa nel segno voluto
dagli scopi della destinazione.
158
Presenza nell’Associazione nazionale funzionari ministeriali degli Uffici periferici
E’ componente dal 1972 senza soluzione di continuità, dell’associazione nazionale dei
funzionari statali ministeriali UU.pp.i.c.a. del M.I.C.A.
E’ eletto il 14 novembre 1984 consigliere del direttivo dell’Associazione nazionale funzionari statali UU.pp.i.c.a., assumendo l’incarico di vice presidente dell’associazione ricoperto
fino al 29 maggio 1992.
In questi otto anni di presenza nel consiglio direttivo associativo contribuisce, tra l’altro,
alla realizzazione di una necessità avvertita dai colleghi relativa al funzionamento di Uffici
dello Stato efficienti in periferia per i delicati e numerosi adempimenti, ben oltre la sfera del
segmento riguardante le imprese perché interessati i cittadini quali utenti consumatori.
In effetti offrire dei servizi alla collettività, in una concreta posizione super partes, erano le
attese generalizzate dei cittadini italiani ed attuarle era il desiderio dei funzionari degli Uffici
da anni.
Le numerose riunioni, incontri ed interventi ad ogni livello determinano alla fine dei lavori,
uno specifico disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati il 31 luglio 1992, al
repertorio n. 1446/14.
E’ nominato il 29 maggio 1992 dal consiglio direttivo dell’associazione, fiduciario interregionale per il sud fino al 10 dicembre 1998.
Ha continuato ad adoperarsi ripetutamente a dare un contributo di crescita e di realizzazione
a questa entità, sull’abbrivio dei brillanti risultati ottenuti con la presentazione del disegno di
legge. Gli effetti propositivi, purtroppo, dell’avviato progetto legislativo a favore degli Uffici
hanno una relativa incidenza, anzi sono insabbiati e non considerati.
Gli stessi Uffici sono abbandonati operativamente nel contesto delle Camere di commercio,
lasciandoli lentamente morire insieme al disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati
il 31 luglio 1992.
Infatti, nel 1998 è avvertito e percepito concretamente l’intervento di potenti forze superiori
esterne anche allo stesso ministero, propedeutici alla fine esistenziale degli Uffici, avvenuta poi
di fatto il 26 maggio 2000.
Lascia la partecipazione attiva nel contesto associativo per non aver condiviso la tempistica
di tutela, ma soprattutto per un senso di impotenza a rendersi utile dopo essere stata decisa la
morte definitiva degli Uffici di Stato in periferia, con la speranza però che un giorno non
lontano possa dare dei segnali significativi e a tutto campo.
E’ nominato il 13 novembre 2002 dal consiglio direttivo dell’Associazione fiduciario
interregionale per il sud, incarico accettato e ricoperto senza soluzione di continuità, in quanto
fautore di una linea di difesa esistenziale attivata in sede giudiziaria e augurandosi di poter dare
un contributo di memoria storica agli Uffici e ai dipendenti statali che hanno difeso i valori e
gli ideali giuridici e sociali, con le esigue forze disponibili nell’esercizio di un pubblico
servizio dello Stato.
159
160
Parte II
E’ sancita la soppressione degli Uffici periferici ministeriali ed il trasferimento coattivo
del personale ministeriale in servizio presso gli Uffici alle dipendenze delle Camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura.
La soppressione degli Uffici periferici ministeriali ed il trasferimento delle funzioni e del personale ministeriale in servizio nelle sedi provinciali determina nel dicembre del 2000 l’inizio di
un’azione di tutela, aprendo l’opportunità anche ai colleghi sparsi per l’Italia ai quali fu negata
la possibilità di una rappresentanza con effetti favorevoli nelle azioni associative, già maturate
con uno specifico disegno di legge presentato nel 1992 dal Governo alla Camera dei Deputati e
poi fatto finire nel dimenticatoio.
Quindi sono state trasmesse ai colleghi le opportunità di conoscenza e di operatività, per consentire un’eventuale azione di tutela di immagine.
I benefici contrattuali del comparto ministeri riferiti al periodo 1° gennaio 1998 - 31 dicembre
2001, prevedono un naturale sblocco di carriera giuridica generalizzato ferma dal 1° gennaio
1978, agli appartenenti nei ruoli ministeriale.
Il D.p.c.m. 26 maggio 2000 determinò un trasferimento d’imperio nel ruolo organico del
personale della Camera di commercio di Salerno, facendolo restare collocato giuridicamente
nella stessa posizione giuridica acquisita il 1° gennaio 1978.
Ciò causò di fatto un evidente inizio ex novo di carriera dal 1° settembre 2000, dopo oltre 28
anni di servizio ministeriale innanzi descritto.
Per memoria storica il D.p.c.m. 26 maggio 2000, è firmato dal Ministro della Funzione Pubblica sen. Franco Bassanini.
Con Ordine di Servizio n. 18 del 1° agosto 2000 la Camera di commercio di Salerno, recepisce il trasferimento delle funzioni e del personale in servizio agli Uffici provinciali dell’industria, del commercio e dell’artigianato alle Camere di commercio, previsto dal D.p.c.m.
26 maggio 2000.
Con nota n. 22675 dell’ 1. 8. 2000 della Camera di Commercio di Salerno, conferimento
dell’incarico della firma sui documenti dell’ente da valere all’estero.
Conferimento incarichi di assistenza ai Magistrati ai sensi dell’art. 23 della legge n. 689/81
per le vertenze giudiziarie.
L’Ente camerale salernitano dispone, altresì, che con successivo ordine di servizio,
saranno impartite ulteriori disposizioni circa l’inquadramento del soppresso U.p.i.c.a. nei
servizi camerali e gli incarichi di lavoro al personale trasferito.
Il 2 dicembre 2000 è prodotto atto di intervento, ai sensi della legge 241/90, nel procedimento
161
finalizzato all’emanazione del provvedimento di inquadramento indirizzato a: Camera di commercio di Salerno - Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato in Roma Presidenza del Consiglio dei Ministri in Roma.
Senza riscontri e nell’indifferenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Industria.
Con nota n. 323 del 4 gennaio 2001 della Camera di Commercio di Salerno, è conferito
l’incarico dei controlli di conformità delle “catene luminose”.
Il 10 gennaio 2001 è prodotto atto integrativo al precedente del 2 dicembre 2000, nel procedimento finalizzato all’emanazione del provvedimento di inquadramento, a seguito del riconoscimento della posizione giuridica C1 super con decorrenza 1° gennaio 2000, indirizzata a:
Camera di commercio di Salerno - Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’ Artigianato
in Roma - Presidenza del Consiglio dei Ministri in Roma.
Senza riscontri e nell’indifferenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Industria.
Con nota ministeriale n. 501501 del 31 gennaio 2001, è comunicato il riconoscimento della
posizione contrattuale Super con decorrenza 1° gennaio 2000.
La declaratoria professionale della categoria C statale: appartengono a quest’area funzionale i lavoratori che, nel quadro di indirizzi generali, per la conoscenza dei vari processi gestionali, svolgono, nella sede di livello non dirigenziale cui sono preposti, funzioni
di direzione, coordinamento e controllo di attività di importanza rilevante, ovvero lavoratori che svolgono funzioni che si caratterizzano per il loro elevato contributo specialistico. ( G.U. n. 46, supplemento ordinario del 25 febbraio 1999).
Con nota ministeriale n. 502681 del 21 febbraio 2001, è disposto per il personale ministeriale trasferito il mantenimento dell’assegno integrativo, poiché è un trattamento economico
fondamentale e non deve essere riassorbito; lo stesso vale per l’indennità di amministrazione,
trattandosi di emolumenti a carattere fisso e continuativo.
La Camera di commercio di Salerno, nella sua autonomia, decide di non dare attuazione alla
disposizione ministeriale e di applicare un parere richiesto all’Aran contrastante e penalizzante
rispetto al decreto del Presidente del consiglio dei ministri.
Con Ordine di Servizio n. 9 dell’8 maggio 2001, la Camera di commercio di Salerno lo
inquadra nel C.C.N.L. dipendenti enti locali, con appartenenza alla categoria D1 giuridica e
posizione economica 2.
La Camera di commercio di Salerno in data 26 giugno 2001, stipula un contratto a tempo
indeterminato nel quale non risultano incarichi specifici di lavoro.
162
Con determinazione dirigenziale n. 325 del 27 giugno 2001 della Camera di Commercio di
Salerno, vi è la concessione di una progressione economica orizzontale al personale in servizio,
in un discorso di contrattazione decentrata con decorrenza 1° luglio 2001.
Con nota n. 25848 del 24 agosto 2001 dell’Ufficio di censimento provinciale di Salerno, è
conferito l’incarico di coordinatore provinciale del censimento generale nazionale ISTAT del
2001 nei seguenti Comuni:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
Pertosa
Polla
S.Arsenio
S. Pietro al Tanagro
S. Rufo
Atena lucana
Sala Consilina
Padula
Teggiano
Monte S. Giacomo
Sassano
Montesano sulla marcellana
Casalbuono
Compito assolto
Il 2 novembre 2001 è prodotta istanza di revisione della situazione giuridica, risultata
penalizzante a seguito del trasferimento coattivo indirizzata a: Ministero delle Attività Produttive e Camera di commercio di Salerno.
Senza riscontri e nell’indifferenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del
Ministero dell’Industria.
Il 30 novembre 2001 è prodotta richiesta di tentativo di conciliazione all’Ufficio provinciale
del lavoro di Salerno, chiamando a conciliare il datore di lavoro cedente e cessionario.
Il tentativo di conciliazione esperito il 17 aprile 2002 non ha esito favorevole.
Con Ordine di servizio n. 4 del 15 febbraio 2002, il segretario generale della Camera di
commercio di Salerno, dopo diciotto mesi scioglie la riserva dell’ordine di servizio n. 18 del 1°
agosto 2000, ed assegna il Caiazzo come impiegato addetto all’Ufficio tutela del mercato e
contenzioso.
Con Ordine di servizio n. 4 del 6 marzo 2003, vi è la riorganizzazione dei Servizi e degli
Uffici dell’Ente.
E’ riconfermato nella qualità di impiegato addetto all’Ufficio tutela del mercato e contenzioso.
163
Con disposizione dirigenziale n. 16322 del 2 maggio 2003 della Camera di Commercio di
Salerno, è incaricato di svolgere servizio nel mese di luglio alla sede staccata dell’ente camerale di Vallo della lucania.
Con determinazione dirigenziale n. 181 del 31 marzo 2004 della Camera di Commercio di
Salerno, è conferita una progressione economica orizzontale al personale in servizio, in un
discorso di contrattazione decentrata con decorrenza 1° gennaio 2003.
Con Ordine di servizio n. 16 del 31 maggio 2005 della Camera di Commercio di Salerno, vi è
la riorganizzazione degli Uffici dell’Ente ed il Caiazzo resta nella posizione contemplata
dall’ordine di servizio n. 4 del 15 febbraio 2002, discendente dall’ordine di servizio n. 18 del
1° agosto 2000 nella circostanza del trasferimento coattivo.
Con determinazione dirigenziale n. 345 del 22 giugno 2005 della Camera di Commercio di
Salerno, è conferita una progressione economica orizzontale al personale in servizio, in un
discorso di contrattazione decentrata con decorrenza 1° gennaio 2004.
Con determinazione dirigenziale n. 228 del 18 maggio 2006 della Camera di Commercio di
Salerno, è conferita una progressione economica orizzontale al personale in servizio, in un
discorso di contrattazione decentrata con decorrenza 1° febbraio 2005.
164
Parte III
Chi ha servito lo Stato deve riservarsi il diritto, perché ne ha il dovere, di difendere la
propria dignità
Il tentativo di conciliazione proposto il 30 novembre 2001 si definisce nella riunione del
Collegio di conciliazione del 17 aprile 2002, rep. 568/2001, con esito negativo.
Al cospetto di tutto ciò continua l’azione di tutela iniziata il 2 dicembre 2000, con un ricorso
d’urgenza al Giudice del lavoro del Tribunale di Salerno presentato nell’aprile 2002.
La sentenza del 15 maggio 2002 respinge il ricorso d’urgenza ex art. 700 c. p. c., per
mancanza del requisito del periculum in mora - Ordinanza del 15 maggio 2002 n. reg. cron.
2699 - Tribunale di Salerno sezione lavoro -.
Il giorno 8 agosto 2002 è depositato atto di ricorso ex art. 414 c. p. c. patrocinato da un
valente avvocato del foro di Salerno e la consulenza di un noto c.t.p. con notifica del 15 ottobre
2002 a: Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ministero delle Attività Produttive - Camera di
commercio di Salerno.
La causa è assegnata dal Tribunale di Salerno - sezione lavoro - per l’udienza di prima comparizione al 23 aprile 2003.
Il giorno 23 aprile 2003 la causa è rinviata d’ufficio al 6 maggio 2003.
Il giorno 6 maggio 2003 vi è la comparizione delle parti.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha emesso il D.p.c.m. 26 maggio 2000, chiamata
in giudizio, non si costituisce.
Il Ministero delle Attività Produttive e la Camera di commercio di Salerno, si costituiscono in
giudizio.
Il ricorrente è presente con il procuratore legale e il consulente peritale.
L’udienza è rinviata per la discussione al 10 dicembre 2003.
Il giorno 10 dicembre 2003 vi è la discussione, con rinvio per le conclusioni all’udienza del
16 gennaio 2004.
Il giorno 16 gennaio 2004 vi è la conclusione e il Giudice si riserva la decisione.
Il Giudice scioglie la riserva ed emette ordinanza di nomina del c.t.u. per la verifica della
perizia della parte ricorrente, con rinvio all’udienza del 13 aprile 2004, per il giuramento
del c.t.u.
Il giorno 13 aprile 2004 l’udienza è rinviata d’ufficio al 20 aprile 2004.
165
L’udienza del 20 aprile 2004 è riferita alle eccezioni sollevate dalle controparti alla nomina
del c.t.u., presentando delle memorie ed invitando il Giudice a rivedere la decisione adottata. Il
Giudice si riserva.
Il giorno 4 maggio 2004 il Giudice scioglie la riserva e conferma la nomina del c.t.u.,
rinviando all’udienza del 27 maggio 2004 per il giuramento del c.t.u.
L’udienza del 27 maggio 2004 è riservata al giuramento del c.t.u. e rinvio della causa all’udienza del 9 dicembre 2004.
Il c.t.u. fissa la prima convocazione delle riunioni peritali, presso il suo Studio professionale
per il 25 giugno 2004.
La riunione peritale del 25 giugno 2004 registra l’assenza del delegato del M.A.P. e la
presenza del legale della C.c.i.a.a. di Salerno.
Si decide una riconvocazione per il 16 luglio 2004, previa notifica al M.A.P.
Il 16 luglio 2004 malgrado regolare notifica inoltrata al M.A.P., comunque già a conoscenza
perché presente nell’udienza del giuramento e di affidamento perizia al c.t.u. è fissata la data
della prima riunione peritale. E’ perdurata l’assenza del M.A.P.
E’ presente il legale della Camera di commercio.
Il legale riferisce a verbale che il ricorrente ha ricevuto delle progressioni economiche, a suo
dire per anzianità, successivamente al passaggio all’Ente locale, però nel contesto degli stessi
documenti prodotti in giudizio risulta l’inquadramento nella posizione giuridica D1, la stessa
posseduta il 1° gennaio 1978, trascurando che la vertenza è basata anche sulla perdita di chance
per il potenziale riconoscimento giuridico di primo inquadramento al D3, a seguito delle inadempienze del M.A.P., chiamato in giudizio.
Nel corso dei lavori ci si è soffermati sulla nota dell’ARAN, con la risposta ad un quesito
richiesto dalla Camera di commercio di Torino. L’Unione Italiana delle Camere di commercio,
nell’interpretarla indica le modalità di inquadramento economico iniziale, del personale
trasferito nell’ente di destinazione.
La circolare M.I.C.A. prot. 502681 del 21 febbraio 2001, a firma del dirigente generale su
specifico parere dell’Ufficio legislativo ministeriale, forniva alle Camere di commercio, nel
contesto di altri argomenti, l’indicazione degli elementi fissi riferiti al salario accessorio da
mantenere inalterati, in sede di inquadramento al personale trasferito.
Il datore di lavoro cessionario, invece, si attiene all’interpretazione dell’Aran, penalizzante ed
in evidente contrasto con le normative vigenti, detraendo una parte degli elementi fissi del
salario accessorio, per il quale era garantito il mantenimento.
Quindi per un riscontro non riconosciuto di 37,65 euro circa lordi mensili, è maturata una
richiesta iniziale di risarcimento di euro 16.654,99, oppure il ripristino del diritto.
A questo si aggiunge la perdita di chance dei benefici previsti dal contratto in corso e la
dequalificazione con relativo demansionamento a causa del D.p.c.m., per l’infelice inquadramento attuato dall’ente ricevente, a seguito di un trasferimento forzoso di Amministrazione.
166
Le riunioni peritali sono proseguite il 10 settembre 2004, con l’assenza di entrambi: M.A.P. e
C.c.i.a.a. di Salerno, ma con l’acquisizione dei documenti richiesti dal c.t.u., ed aggiornamento
alla seduta del 30 settembre 2004.
La riunione peritale del 30 settembre 2004 e la costante assenza del M.A.P. con la presenza
della C.c.i.a.a. conclude gli incontri delle parti e il c.t.u., acquisiti gli elementi necessari, si
riserva di presentare al Giudice la relazione peritale, per l’udienza del 9 dicembre 2004.
L’udienza del 9 dicembre 2004 sono presenti tutte le parti e il c.t.u. chiede un ulteriore
periodo, per la verifica dei danni essendo risultata complessa e delicata la materia.
Il Giudice rinvia e fissa un’altra udienza per il 10 maggio 2005, per consentire al c.t.u. il tempo
necessario per le incombenze.
Il 2 maggio 2005 il c.t.u. convoca le parti e conclude la perizia depositata il giorno successivo
in cancelleria, per l’udienza del 10 maggio 2005.
La relazione di consulenza tecnica d’ufficio analizza il contenuto della relazione del c.t.p. e
relaziona i quesiti.
Il primo quesito verte sul ridotto riconoscimento degli emolumenti mensili.
Infatti, l’art. 3 comma terzo del D.p.c.m. 26 maggio 2000, prevede che al personale trasferito
è garantito il mantenimento di tutti gli emolumenti di natura fissa e continuativa, nel
mentre l’ente ricevente, a seguito di un’interpretazione, ha effettuato delle illegittime trattenute
dagli emolumenti in godimento di natura fissa e continuativa garantiti.
L’ente ricevente Camera di commercio di Salerno, dichiara di aver applicato una nota
dell’Aran con l’interpretazione di intendersi che, vada anzitutto considerato il “complessivo
trattamento fisso e continuativo che deve essere conservato” e poi sulla differenza attribuire
un assegno personale non riassorbibile sulla somma residua.
Il ricorrente parte dal presupposto di rispettare l’art. 3 c. 3 del D.p.c.m. e quindi tutto ciò
che era in suo godimento - riferito agli elementi fissi e continuativi stipendiali - deve essere
interamente conservato.
E’ vera la discordanza nelle somme attribuite, ma la decisione del diritto spetta al Giudice.
Nell’ipotesi che sia accolta la tesi del ricorrente, l’importo richiesto per il periodo dal 1°
settembre 2000 al 30 giugno 2002 è pari ad euro 570,27, oltre l’incidenza sul T.F.R. di euro
42,24.
E’ da evidenziare, altresì, che resta per il prosieguo delle retribuzioni, l’esistenza di una decurtazione del salario di anzianità di euro 37,65.
Il secondo quesito riflette l’incidenza della mancata rimunerazione economica stipendiale, di
cui al primo quesito, a valere sullo stipendio, sul t.f.r. e sulla pensione.
Al c.t.u. non sembra che sia possibile effettuare, allo stato, sul piano contabile un calcolo di un
danno futuro e potenziale, derivante da un inadempimento che non si è ancora verificato.
Il terzo quesito si riferisce al danno causato per l’impedimento al ricorrente, di partecipare ai
percorsi di qualificazione e di aggiornamento previsti dal contratto comparto ministeri.
167
La verifica della relazione del c.t.p. e dei documenti contabili, per il periodo dal 1° settembre
2000 al 30 giugno 2002, determina delle ipotetiche differenze stipendiali pari ad Euro 3506,44,
con incidenza sul t.f.r. di euro 259,74.
In merito al riferimento futuro sullo stipendio, sul t.f.r. e sulla pensione, si rinvia a quanto osservato in proposito al secondo quesito.
Il quarto quesito verte sul danno esistenziale per la dequalificazione e il demansionamento,
causato dall’inquadramento nell’ente ricevente per il trasferimento coatto.
Il diritto in tesi riconosciuto determina nello specifico della relazione del c.t.p. rielaborata e
verificata dal c.t.u., per il periodo dal 1° settembre 2000 al 30 giugno 2002, un importo di euro
3.409,47 ed un t.f.r. di euro 252,55.
In merito al riferimento futuro sullo stipendio, sul t.f.r. e sulla pensione, si rinvia a quanto
osservato in proposito al secondo quesito.
L’udienza del 10 maggio 2005 è in funzione della richiesta di un termine per la presentazione
di note alla relazione del c.t.u. Il Giudice rinvia all’udienza dell’ 8 novembre 2005, per le
conclusioni ed il relativo dispositivo di sentenza.
Il giorno 8 novembre 2005 vi è l’udienza conclusiva.
Il giorno 10 novembre 2005 è depositato dal Giudice in cancelleria il dispositivo che rigetta il
ricorso, compensa le spese di giudizio ed attribuisce al ricorrente il pagamento delle spese del
c.t.u.
Il giorno 7 marzo 2006 è depositata dal Giudice in cancelleria la sentenza.
Nella fattispecie si è assistito come un evento di lavoro legato ad un trasferimento coattivo
con un inquadramento infausto, ha suscitato un interesse relativo dei responsabili della
P.A. per le negatività determinate, anzi acquisiscono una sentenza che sconfessa una
norma legislativa e una direttiva ministeriale.
E’ naturale il ricorso in appello e probabilmente anche in Cassazione, perché i vulnus
normativi esistenti e richiesti non sono stati chiariti in sentenza.
Nell’aprile 2007 è stato presentato l’appello alla sentenza di I° grado.
Il tempo è galantuomo e l’argomento potrà e dovrà essere motivo di chiarificazione e di considerazione, non fosse altro che per fare la dovuta trasparenza da consegnare alla storia.
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Bibliografia:
•
Legislazione concernente le Camere di Commercio e gli Uffici
provinciali dell’industria e del commercio curato da Manlio Pertempi e Ida Visone - edizione poligrafico dello Stato anno 1955;
•
Il rapporto di pubblico lavoro - Nicola Crisci edizione Simone;
•
La Camera di Commercio in Italia - Remo Fricano edizione Franco
Angeli;
•
Gli Uffici Provinciali dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato - Remo Fricano edizione Abete;
•
La Camera di Commercio di Chieti - Remo Fricano;
Centoquaranta anni di storia al servizio delle imprese e dell’economia
•
La Camera di Commercio - Claudio Venturi edizione Ipsoa;
•
Diritto amministrativo - AA.VV. Bologna 2001;
•
Manuale di diritto privato - F. Gazzoli Napoli;
•
Superquark Rai rete uno gennaio 2005;
•
Ipnosi ed ESP - Milan Ryal edizione Mediterranee Roma.
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INDICE
Prefazione
pag. 5
Introduzione
pag. 7
Capitolo I
estate del 2000
pag. 9
Capitolo II
inizio del viaggio
pag. 19
Zona del cono rovesciato
pag. 25
Zona della piramide capovolta
pag. 29
Zona della voragine
pag. 33
Zona della radura
pag. 37
Zona delle allucinazioni
pag. 55
Zona del polpettone e del babà
pag. 59
Zona del pentolone
pag. 63
Capitolo III
riflessioni di fine viaggio
pag. 67
Capitolo IV
vicissitudini di lavoro
- una ricognizione del sapere
pag. 73
- le notizie del contenzioso
pag. 89
- uno spaccato istituzionale
pag. 99
Capitolo V
appendice attività associativa
pag. 105
Capitolo VI
appendice vita vissuta di lavoro
pag. 149
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Nota Biografica
Francesco Caiazzo nasce a Salerno l’11 giugno 1946, sposato con Maria
Grazia Lamberti e padre di Giustino, Enrico e Mariateresa.
Nell’età giovanile si dedica all’attività sportiva, prima nel Centro Sportivo
Italiano e poi nel settore arbitrale - Associazione Italiana Arbitri - della
F.I.G.C.
Arbitro di calcio dal 1966 al 1977, ha diretto 314 gare di calcio fino al
campionato nazionale F.I.G.C. interregionale.
Premiato con medaglia d’oro dal Comitato regionale A.I.A. della F.I.G.C.
campano nel 1971, con appartenenza alle sezioni arbitri di Nocera Inferiore, Salerno, Napoli, Lecce e Bari
Dirigente arbitrale dal 1980 al 1983, ricoprendo l’incarico di vice commissario regionale arbitri per la Campania e il Molise alla sede di Napoli.
Commissario speciale e osservatore arbitrale dal 1978 a tutt’oggi.
Dirigente del Centro Sportivo Italiano Comitato di Cava de’ Tirreni (SA)
dal 1984 al 1990, al centro zona di Angri.
Coordinatore laico diocesano per l’Ufficio sport, tempo libero e turismo
della Diocesi di Nocera - Sarno dal 1990 al 2000.
Dal 1972 nella vita professionale è stato funzionario del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, prestando servizio presso il Ministero e le sedi di Bari, Napoli, Isernia e Salerno.
Ha dedicato gli anni dal 1980 in poi alla ricerca e allo studio delle attività
economiche e del mondo dello sport, che lo ha portato alle pubblicazioni:
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Vita arbitrale;
Parliamo agli artigiani;
Sport, perché…;
L’economia di Angri negli anni ’80;
Un mestiere, un’arte l’artigiano;
Insieme … nello sport;
L’artigianato in Campania;
Sport e gioventù;
Conferita la nomina di Cavaliere al merito della Repubblica nel 1986.
Conferita la nomina di Ufficiale al merito della Repubblica nel 1989.
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Autore
Francesco Caiazzo
residente in via Madonna delle Grazie 132
84012 Angri (Sa)
Tel. 081949800 cell. 3387634878
Finito nel giorno 15 del mese di marzo dell’anno 2007.
Dato in stampa con i caratteri dello stabilimento tipografico Guarino e Trezza
di Cava de’ Tirreni (SA) e concluso nel mese di aprile 2007.
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