INTRODUZIONE AL CANTO A TENORE Paolo Bravi, Marco Lutzu
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INTRODUZIONE AL CANTO A TENORE Paolo Bravi, Marco Lutzu
INTRODUZIONE AL CANTO A TENORE Paolo Bravi, Marco Lutzu, Sebastiano Pilosu Il canto a tenore è una delle pratiche musicali più caratteristiche della tradizione sarda. Nelle pagine seguenti verranno riportate alcune indicazioni di carattere generale con lo scopo di fornire allo studente il cultural background necessario per affrontare in modo più consapevole la scoperta di questo mondo musicale. Si tratta di informazioni storiche, musicali, performative e relative ai contesti, grazie alle quali sarà possibile collocare il canto a tenore all’interno del suo contesto storico e culturale così da apprezzarne al meglio le peculiarità. INDICE DEI CONTENUTI 1. Storia del canto a tenore 2. Musica 3. Testi 4. I Cantori 5. Postura e gestualità 6. Contesti, occasioni e fruizioni 1 pag. 2 pag. 6 pag. 8 pag. 10 pag. 12 pag. 14 1. STORIA DEL CANTO A TENORE Il canto a tenore è una pratica musicale ancora oggi trasmessa e appresa principalmente per tradizione orale. L’assenza di documenti scritti rende pressoché impossibile conoscere le sue origini e ricostruirne esattamente la storia, sebbene alcuni tratti musicali e la presenza secolare nel territorio regionale permettano di ipotizzare un profondo radicamento nella tradizione sarda. Una delle prime fonti indirette risale al 1787, quando l’abate Matteo Madau descrisse per la prima volta un coro a quattro voci tipico della Sardegna settentrionale. Le testimonianze diventano sempre più numerose nel corso dell’Ottocento; particolarmente interessanti sono quelle di Giovanni Spano (1840) e Nicolò Oneto (1841), che forniscono le prime descrizione del canto a tenore dal punto di vista musicale. Figura 1: frontespizio del libro Le Armonie de’ Sardi di Matteo Madau (1787) Bisogna invece aspettare il secolo successivo per poter ascoltare il canto a tenore. La prima registrazione viene effettuata nel 1929, quando un gruppo di cantori del paese di Dorgali vengono invitati a Milano per incidere alcuni dischi 78rpm. Figura 2: copertina della ristampa in CD delle registrazioni di Dorgali (1929) 2 A partire dal secondo dopoguerra gli etnomusicologi iniziano ad interessarsi in maniera sistematica al canto a tenore, recandosi nell’isola per realizzare diverse campagne di registrazione. Alcuni di questi documenti sonori accompagnano i primi importanti studi sulla musica sarda, come per esempio il cofanetto di tre LP “Musica Sarda”, curato da Diego Carpitella, Leonardo Sole e Pietro Sassu (1973). Figura 3: copertina del cofanetti di 3 LP “Musica Sarda” (1973) La notorietà al di fuori dei confini regionali è dovuta in prevalenza all’interessamento di alcune etichette discografiche straniere, in particolare la Real World di Peter Gabriel, che nel 1996 pubblica il CD “S’amore ‘e mama” del coro a tenore “Remundu ‘e Locu” di Bitti, disco che avrà un’ampia circolazione in tutto il mondo. Figura 4: Copertina del CD S’amore ‘e mama del tenore “Remundu ‘e Locu di Bitti (1996) 3 Il più importante riconoscimento internazionale per il canto a tenore arriva nel 2005, quando questo, e la cultura pastorale di cui è espressione, viene riconosciuto dall’UNESCO come “Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità”. Figura 5: Cerimonia di premiazione in occasione del riconoscimento da parte dell’Unesco Fonti scritte del passato e registrazioni a parte, la storia del canto a tenore e i saperi ad esso connessi sono stati tramandati di generazione in generazione esclusivamente per tradizione orale. Per secoli migliaia di giovani sardi hanno appreso i segreti del canto e compreso la sua funzione sociale osservando e ascoltando gli anziani del proprio paese e cantando assieme a loro, vivendo la pratica del canto a quattro come uno dei canali privilegiati di espressione individuale e di identità comunitaria. Per quanto riguarda l’area di diffusione del canto a tenore, dai pochi documenti storici e dalle ricerche etnografiche emerge un certo grado di dinamismo. Se nelle zone centrali il canto è fortemente radicato, in alcuni centri delle aree periferiche si è assistito a fenomeni di abbandono o di recupero in tempi recenti. L’attuale area di diffusione del canto a quattro voci (incluso quello che non prevede l’utilizzo di voci gutturali) è rappresentata nella cartina in figura 6 (pagina successiva). 4 Figura 6: Attuale area di diffusione del canto a quattro parti in Sardegna 5 2. LA MUSICA Quella del canto a tenore è una musica vocale maschile costituita da quattro voci e quattro parti. Ciò significa da un lato che ognuno dei quattro cantori esegue una parte diversa, e allo stesso tempo che nessuna delle parti può essere raddoppiata. Il ruolo di ognuno dei quattro cantori è ben definito: - Sa boghe ha il ruolo del solista. Introduce il canto definendo l’altezza e il ritmo, guida gli altri cantori nei passaggi tra le varie sezioni del canto. Sa boghe inoltre è l’unica parte a intonare il testo del canto, che viene scelto dallo stesso cantore. - Su tenore, è il trio composto dalle altre tre parti: bassu, contra e mesa boghe. Accompagna sa boghe con interventi coordinati (corfos) basati su sillabe nonsense (bim bam bò ecc.). Figura 7: Cantori di Orune: a sinistra sa boghe e, di fronte a lui, su tenore Le quattro voci si dispongono dal grave verso l’acuto a formare un accordo maggiore in posizione lata (vedi la sezione The four voices). Ognuna di esse è caratterizzata inoltre da: - una specifica tecnica di emissione vocale, in particolare su bassu e sa contra, che presentano una evidente gutturalizzazione; - il timbro, conseguenza della tecnica di emissione e delle vocali intonate; - i movimenti melodici, limitati a una o a poche note per le due parti gravi e più ampi per quelle acute; - il grado di ornamentazione, superiore per le voci acute. Come verrà approfondito più avanti, quelli appena elencati sono alcuni dei parametri che permettono di distinguere lo stile di ogni paese (sa moda) e, al suo interno, le peculiarità dei singoli cantori. I CANTI In una pratica musicale di tradizione orale come il canto a tenore è improprio parlare di “repertorio” in senso stretto. Ciò che i cantori eseguono non sono delle “canzoni” in forma chiusa, dove ogni melodia è definita a 6 priori. Più che imparare a memoria dei “pezzi”, durante la fase di formazione i cantori apprendono (spesso inconsciamente) una serie di regole che costituiscono la grammatica del cantare a tenore. Così, l’esecuzione di un canto a tenore non è la semplice replica di qualcosa che già esiste, poiché ogni cantore deve rispettare le regole del canto e, allo stesso tempo, improvvisare, rendendo ogni esecuzione unica e irripetibile. Figura 8: Cantori di Orosei A partire da questi principi, nel canto a tenore possono essere individuati alcuni canti principali: - Boghe ‘e note (o boghe sèria): il canto principale, caratterizzato dall’alternanza tra sezioni a ritmo libero e altre misurate; - Boghe ‘e ballu: canti destinati all’accompagnamento della danza; - Mutos: canto in cui viene messo in musica il mutu, una delle forme poetiche tipica della tradizione sarda. Le peculiarità di ognuno di questi canti saranno descritte in maniera più approfondita nella sezione “Forme del canto”. È inoltre importate ricordare che in ogni paese la stessa tipologia di canto viene eseguita in maniera diversa, dando vita a uno stile locale che prende il nome di “moda”. Ai tre canti elencati sopra, presenti in tutti i paesi in cui si canta a tenore, se ne aggiungono altri a diffusione locale, riscontrabili sono in aree ristrette o in singolo paesi, come per esempio alcuni canti religiosi. Figura 9: Daniele Cossellu, leader del tenore Remundu ‘e Locu di Bitti 7 3. I TESTI Per cantare a tenore si utilizza la lingua sarda nella varietà logudorese. I testi sono tratti da varie fonti. Molto usati sono i componimenti dei grandi poeti della letteratura sarda a partire dal XVIII secolo quali padre Luca Cubeddu, Paolo Mossa, Melchiorre Murenu, Peppino Mereu e Antioco Casula “Montanaru”. Diversi cantori scelgono invece i testi di poeti locali, originari del loro stesso paese, sia del passato che contemporanei. Altrettanto utilizzati sono i versi cantati dai poeti improvvisatori in occasione delle gare poetiche: le ottave più significative, trascritte su libretti o tramandate oralmente, vengono estrapolate dal loro contesto originale per essere cantate a tenore. A questi si aggiunge un corpus di testi tramandati per tradizione orale e ancora oggi molto utilizzati. Inoltre, vi sono alcuni cantori che sono in grado di scrivere da se o improvvisare sul momento i testi dei propri canti. Figura 10: Il poeta Peppinu Mereu (1875-1901) Oltre che in base all’autore, i testi vengono scelti per le loro caratteristiche metrico-formali e l’argomento trattato. I metri prevalenti sono l’endecasillabo e l’ottonario, oltre al settenario utilizzato per alcune tipologie di canto. Tra gli argomenti privilegiati vi è l’amore, ma sono numerosi anche gli esempi di poesia civile, i riferimenti alla cultura locale e ai suoi valori, oltre ai testi satiri e ironici (spesso con abbondanza di metafore e sottintesi) o quelli che fanno riferimento a temi dell’attualità. 8 Figura 11: Il poeta Bruno Agus durante una gara di poesia improvvisata con Mario Masala e Giuseppe Porcu 9 4. I CANTORI Il canto a tenore è tradizionalmente considerato espressione del mondo agro-pastorale poiché, almeno fino al secondo dopoguerra, gran parte dei sardi, e in particolare quelli residenti nelle aree più interne dell’isola, erano prevalentemente pastori e contadini. Con il mutare degli assetti socio-economici avvenuto negli ultimi decenni la situazione è in parte cambiata, e sebbene il canto a tenore continui a mantenere un legame simbolico con il mondo dei pastori, le professioni svolte dai cantori odierni non sono altro che lo specchio della società sarda contemporanea, in cui coesistono pastori, insegnanti, medici, operai, impiegati e artigiani. Un gran numero di cantori sono invece studenti, in quanto il canto a tenore, a differenza di come si potrebbe pensare, è particolarmente diffuso tra le giovani generazioni. Figura 12: Giovani cantori a tenore In passato il canto a tenore veniva praticato prevalentemente nel paese di appartenenza, tanto nei contesti privati che in quelli pubblici. A partire dagli anni ’60 nascono invece i primi quartetti stabili, ben riconoscibili grazie a un nome che li identifica. Tra le attività di questi nuovi gruppi vi sono le esibizioni al di fuori del proprio paese, della cui tradizione musicale si fanno portavoce. Alcuni gruppi hanno acquisito una certa notorietà e vengono chiamati più o meno frequentemente ad esibirsi in giro per la Sardegna, per l’Italia o per il mondo, diventando di fatto dei semi professionisti, pur continuando a praticare il canto per passione nel proprio paese. 10 Figura 13: Tenore Supramonte di Orgosolo durante un concerto in Ungheria patrocinato dall’Unesco 11 5. POSTURA E GESTUALITÀ Durante la performance, i cantori a tenore assumono delle posture e compiono dei gesti che sono in parte funzionali alla musica che stanno eseguendo, e in parte frutto di atteggiamenti appresi culturalmente. La musica non è solo suono, ma un’espressione emotiva che coinvolge tutto il corpo; le posture e i gesti sono parte integrante di tale esperienza. I cantori si dispongono di norma in posizione eretta, quasi immobili, uno di fronte all’altro a formare un cerchio. Questa disposizione favorisce il gioco di sguardi e il contatto fisico che permettono una efficace comunicazione tra i cantori. La collocazione dei cantori all’interno del cerchio non è casuale, ma stabilita dalla tradizione locale. Per fare un esempio, ad Orgosolo la sequenza in senso orario è: boghe, contra, bassu e mesu boghe; mentre a Orosei: boghe, mesu boghe, bassu e contra. Figura 14: Disposizione delle voci tipica di Orgosolo (a sinistra) e di Orosei (a destra) In molti casi lo sguardo dei cantori è assorto e l’espressione impassibile, in altri i visi sono contratti dallo sforzo, con bocche contorte e gole gonfie, alla ricerca della giusta intensità e timbro. Spesso, una o entrambe le mani vengono poggiate sull’orecchio, così da regolare in maniera ottimale l’ascolto, dosando la percezione della propria voce con quella degli altri cantori. 12 Figura 15: I cantori, in posizione eretta, formano un cerchio (a sinistra); Bassu di Orgosolo con mano sull’orecchio (a destra). 13 6. CONTESTI, OCCASIONI E FUNZIONI Il canto a tenore può essere eseguito in vari contesti, per diverse occasioni e con specifiche funzioni. Vi sono contesti e occasioni più tradizionali, nei quali con tutta probabilità il canto era presente anche nei secoli passati, e altri più recenti, attestati solo a partire dal secondo dopoguerra. Figura 16: Orgosolo, canto al bar Occasioni di incontro molto comuni (forse più in passato che oggi) sono quelle pubbliche e informali, ad esempio in piazza o in sos tzilleris, locali di rivendita del vino oggi perlopiù sostituiti dai bar; oppure quelle private, come le feste familiari (per una ricorrenza particolare o, per esempio, durante il periodo di tosature del gregge) o i cosiddetti spuntini, incontri conviviali tra amici accompagnati da abbondanti quantità di cibo. Contesti pubblici più formali sono invece quelli delle feste, tanto quelle del santo patrono che quelle campestri. Il contesto della festa, durante la quale la comunità si incontra e si risaldano i legami e l’identità collettiva, è un’ottima occasione per cantare a tenore con gli amici. Si tratti di occasioni in cui il canto è un passatempo, un modo per stare assieme in allegria, ma anche un modo per esprimere la propria appartenenza a un gruppo amicale, alla comunità degli appassionati di canto a tenore e, soprattutto, al paese. 14 Figura 17: Canto a tenore durante una festa patronale Contesti affermatisi in tempi più recenti sono invece quelli che coinvolgono i gruppi stabili di canto a tenore. Tra questi vi sono le serate folk, che si tengono sul palcoscenico in occasione delle feste, durante le quali vengono invitati ad esibirsi gruppo provenienti da diversi paesi, a volte accompagnati da un gruppo di ballerini. O ancora le rassegne di canto a tenore, serate organizzate dagli stessi cantori che, attraverso un meccanismo di visite reciproche, invitano al proprio paese gruppi provenienti da altri villaggi. Da alcuni decenni i gruppi a tenore vengono invitati anche a prendere parte a concerti e spettacoli di vario tipo, o a manifestazioni culturali, tanto in Sardegna, che nel resto d’Italia o all’estero. Infine, il canto a tenore è presente in televisione, in particolare nelle trasmissioni delle emittenti regionali dedicate alla musica in Sardegna. Figura 18: Canto a tenore su palcoscenico 15