Il latte magazine
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Speciale Materie Prime ■ Carmela Amadoro, Giampaolo Colavita, Elisabetta Salimei Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, Ambientali e Microbiologiche – DISTAAM – Università degli Studi del Molise, Campobasso Latte d’asina Il latte d’asina è molto simile al latte umano ed è indicato nel trattamento alimentare dell’intolleranza alle proteine del latte vaccino (APLV). Presenta una buona qualità igienico-sanitaria e l’Unione Europea ne consente la produzione e la commercializzazione, con norme nazionali e regionali, sulla base dell’analisi del rischio N egli ultimi anni vi è un crescente interesse del mondo scientifico per i prodotti pharmafood/nutraceutici, e in tale contesto rientra anche quello per il latte di asina, noto per le sue proprietà benefiche fin dai tempi di Erodoto. Esso ha composizione e caratteristiche organolettiche simili al latte umano. Può essere un alimento indicato per bambini con intolleranza al latte vaccino, la cui pre- 34 valenza è stimata nell’ordine del 3%. Infatti, nei bambini entro i tre anni di età, il latte di asina può rappresentare una valida alternativa, poiché la sua tollerabilità è superiore all’80% in soggetti con moderata allergia alle proteine del latte bovino. Per il suo basso contenuto in lipidi e il suo elevato tenore in acidi grassi insaturi, il latte di asina è di grande interesse anche nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, autoimmuni e infiammatorie. Aspetti zootecnici e produttivi La Sicilia è la regione con il maggior numero di allevamenti, anche se quello di asini da latte più consistente (circa 600 capi) si trova in Emilia Romagna. Le razze più indicate per la produzione di latte sono quelle di grande taglia, quali la Martina Franca, la Ragusana e derivate. L’asina (Ordine: Perissodactyla) produce molto meno latte rispetto alla bovina (Ordine: Artiodactyla), sia per le differenze ana- il latte • luglio 2011 Il latte di asina, dalle caratteristiche chimiche e chimico-fisiche prossime a quelle del latte umano (tabella 1), ha un residuo secco mediamente basso e un tenore in ceneri leggermente superiore a quello del latte umano. Per l’elevato contenuto in lattosio, il latte di asina è ben accetto dai bambini, ma per il suo basso contenuto in grassi è meno energetico di quello umano, per cui, nei bambini al disotto dei sei anni è necessaria un’integrazione nutrizionale. Come il latte umano possiede: pH neutro o leggermente alcalino (7,0-7,18); bassa acidità titolabile (2,72°SH) dovuta allo scarso contenuto in caseina e fosfati, che lo caratterizza rispetto a quello vaccino; densità simile a quella del latte vaccino; e Tabella 2 – Concentrazione delle frazioni proteiche (mg/ml) del latte di donna, di asina e di bovina (da: Vincenzetti et. al., 2007; Chianese et al., 2010) punto crioscopico minore del latte ovicaprino (-0,53/-0,57) per la scarsità di soluti totali. Come già evidenziato, il latte di asina è indicato nel trattamento alimentare dell’intolleranza alle proteine del latte 900 800 ml latte/mungitura 700 600 500 400 300 200 100 0 Salimei Chiofalo Simoni et al., et al., et al., 2000 2004 2004 Salimei et al., 2005 Guo et al., 2007 Fantuz et al., 2007 Giosue et al., 2008 Alabiso Ivankovic Alabiso Fantuz et al., et al., et al., et al., 2009a 2009 2009b 2010 Autori Figura 1 – Produzione media di latte di asina per mungitura, meccanica (rosso) o manuale (ocra) secondo vari Autori il latte • luglio 2011 MATERIE PRIME Caratteristiche Tabella 1 – Composizione chimica (g/100g) e proprietà fisiche nel latte di donna, di asina e di bovina (Salimei et al., 2004a; Guo et al., 2007) vaccino (APLV), la cui incidenza nella primissima infanzia è in aumento. Nel latte vaccino la β-lattoglobulina e le caseine del tipo αs- sono i maggiori allergeni per il bambino e per l’adulto rispettivamente. La β-lattoglobulina, presente nel latte di asina in quantità leggermente superiore di quella bovina (tabella 2), con quest’ultima ha una cross-reattività solo del 56%, con un potenziale antigenico-allergizzante molto più basso. La percentuale di α-lattoalbumina sulle sieroproteine totali è leggermente superiore a quella del latte di vacca (20%), ma inferiore rispetto al latte umano (42,4%). Sono ancora incomplete le conoscenze circa la frazione caseinica, potenzialmente allergenica, in cui sono presenti la β- e la αs1- caseina e tracce di k-caseina rispetto al latte umano e vaccino; così pure l’αs2- caseina (assente nel latte umano e presente nel latte bovino fino al 10% delle caseine totali). Speciale tomiche della mammella, che per le sue ridotte dimensioni, tanto che le fattrici possono essere munte più volte al giorno. I dati riportati in letteratura sulla produzione di latte per mungitura sono alquanto variabili (grafico di figura 1); la quantità è influenzata da: a) stadio di lattazione, b) alimentazione, c) condizione corporea delle fattrici, d) tipo di gestione delle lattifere e dei redi, e) vari fattori ambientali, f) fattori genetici. La mungitura può essere condotta a mano o con mungitrice meccanica e studi recenti dimostrano che quest’ultima consente produzioni più elevate e costanti. In generale, è opportuno non protrarre la lattazione oltre i 270 giorni. 35 Speciale Materie Prime La particolare componente caseinica e l’elevato tenore in sieroproteine (35-50% della frazione azotata) rendono il latte di asina poco adatto alla caseificazione. Data la particolare composizione, il latte di asina può essere utilizzato anche in diete ipocaloriche e nella preparazione di bevande fermentate probiotiche (yogurt e koumiss). Tabella 3 – Tenore in germi e in cellule somatiche del latte di asina (media±d.s.), da Salimei e Chiofalo (2006), modificata Proprietà nutraceutiche Il latte di asina contiene molti composti funzionali, quali ormoni, immunoglobuline e composti azotati bioattivi come il lisozima e la lattoferrina. In particolare, la concentrazione di lisozima è molto elevata (1 mg/ml), a differenza del latte umano e bovino. Il lisozima ha azione batteriolitica, poiché idrolizza il peptidoglicano presente nella parete dei Gram+. Interessante è l’impiego di lisozima estratto da latte di asina ai fini farmaceutici, come coadiuvante nelle turbe dispeptiche e gastroenteriche del lattante, nella terapia dell’Herpes simplex, o come decongestionante della mucosa nasale. Anche la lattoferrina (4,2% delle sieroproteine totali) svolge una naturale attività inibente, per la capacità di “sequestrare” il Fe3+ e per la sua resistenza alle proteasi. Anche tra i lipidi sono state identificate alcune componenti nutraceutiche, tra cui acidi grassi essenziali in elevate quantità coinvolti nello sviluppo del sistema nervoso, dell’ambiente intestinale e del sistema immunitario del neonato. Tali acidi, favorendo la sintesi di eicosanoidi (prostaglandine, trombossani e leucotrieni), svolgono un’azione positiva nella prevenzione e cura di diverse patologie. In particolare, la presenza di acido linolenico (6,32% degli ac. grassi totali) e di acido linoleico (8,15% degli ac. grassi totali) è prevalente nel latte di asina rispetto a quello di ruminanti. Inoltre, l’indice aterogenico (0,80 circa) e quello trombogenico del latte di asina (0,32 circa) determinano effetti positivi sulla modulazione della risposta immunitaria e nella prevenzione dell’aterosclerosi in soggetti anziani sani (ma con un progressivo calo delle funzioni immunitarie). Nel latte di asina si ritrovano anche ormoni e fattori di crescita umano-simili, quali leptina, grelina, IGF-1 e ormoni tiroidei. Questi peptidi bioattivi potrebbero essere coinvol- 36 ti nella crescita e nello sviluppo dell’apparato digerente (azione locale), nonché del sistema immunitario e neuroendocrino del lattante (azione sistemica), come suggerito per alcune componenti del latte umano. Caratteristiche microbiologiche e igienico-sanitarie I pochi dati disponibili in letteratura testimoniano livelli di contaminazione microbica piuttosto contenuti nel latte di asina (tabella 3), probabilmente dovuti anche alla rilevante presenza delle citate componenti antimicrobiche. Tuttavia, il latte di asina è un buon substrato per la crescita di batteri lattici, coliformi, enterobatteri ed eumiceti. Il basso tenore in cellule somatiche (CCS) testimonia un buono stato sanitario della mammella, tenendo presente la minore incidenza delle mastiti negli equidi rispetto ai bovini. Studi svolti in allevamenti della Sicilia hanno evidenziato una carica microbica totale (CMT) compresa tra 4,15 e 5,63 log-10 ufc/ml e un tenore in cellule somatiche (CCS) variabile tra 3,862 e 4,660 log-10/ml. Inoltre, sono stati isolati S. aureus, S. intermedius, S. epidermidis, Str. dysgalactiae, E. sakazakii. In 39 campioni di latte di massa, prodotto da asine di razza Martina Franca, il tenore in germi è risultato pari a 4,70±0,73 log-10 ufc/ml. E. coli è stato rilevato solo in due campioni (102 ufc/ml), mentre i coliformi totali hanno fatto registrare cariche variabili da <1 log-10/ml a 6,57 log-10/ml e questo dimostra che, trascurando le norme igieniche, la contaminazione microbica aumenta no- tevolmente. Listeria spp. è stata isolata in 20 campioni su 39, denotando la frequente contaminazione ambientale del latte. Le cellule somatiche si sono attestate intorno a 4,37±0,32 log-10/ml, mentre Salmonella spp. e L. monocytogenes sono risultati assenti. In Lombardia è stato rilevato un tenore in CCS variabile tra 3,34±0,20 log-10 e 4,16±0,24 log-10/ml. Inoltre, il latte di asine testate nel 2009 ha mostrato un tenore in CCS <100.000/ml, indipendentemente dalla fase di lattazione. Il numero di CCS, influenzato dall’intervallo di mungitura, resta quasi invariato per mungiture distanziate di tre e cinque ore, aumentando, invece, per intervalli di otto ore. Se correttamente refrigerato a temperature ≤4 °C, il latte di asina si conserva bene per tutta la sua vita commerciale che, come per il latte crudo bovino, è di tre giorni. Aspetti normativi Il Reg. n. 853/2004 CE (art. 10, comma 8, lettera a) prevede la “commercializzazione di latte crudo per il consumo umano diretto, immediatamente dopo la mungitura e senza aver subito alcun trattamento termico, salvo la refrigerazione a una temperatura compresa tra 0 °C e +4 °C”. In generale, la produzione e la commercializzazione di latte crudo per il consumo umano diretto è da ricondurre a “piccoli quantitativi di prodotti primari ceduti direttamente dal produttore al consumatore finale”, esclusi, quindi, dal Reg. 853/2004 CE. Le aziende devono essere registrate ai il latte • luglio 2011 il latte • luglio 2011 MATERIE PRIME per il latte crudo destinato al consumo diretto; tale considerazione vale anche per il limite di ≤300.000 ufc/ml, previsto dalle Marche. Quindi, se l’Intesa StatoRegioni per il latte crudo bovino destinato al consumo diretto, prevede un tenore in germi ≤100.000 ufc/ml, anche il latte di asina dovrebbe presentare gli stessi requisiti igienici se non addirittura migliori, considerando che tale alimento è per lo più destinato a fasce di consumatori a rischio, quali bambini e anziani. Considerazioni conclusive Figura 2 – Latte crudo di asina imbottigliato del 10 dicembre 2008 per il latte crudo bovino destinato al consumo umano diretto, anche il latte di asina soggiace all’obbligo del consumo “previa bollitura”. Da quanto suddetto scaturisce un quadro piuttosto diversificato. Per quanto riguarda il tenore in germi ≤500.000 ufc/ml per il latte di asina, è plausibile che l’Emilia Romagna faccia riferimento a quanto previsto dal Reg. 853/04 CE per il latte di specie animali diverse da quella bovina. È da considerare, però, che tale limite è riferito al latte per la produzione di “prodotti al latte crudo” e quindi, scarsamente congruo Mentre le conoscenze sulle proprietà nutraceutiche del latte di asina sono abbastanza approfondite, scarseggiano dati esaurienti sulle sue caratteristiche igienico-sanitarie. Dai pochi disponibili risulta che la contaminazione microbica è generalmente bassa anche per le caratteristiche anatomiche della mammella dell’asina, per la maggiore distanza dalla lettiera rispetto alle altre specie, e per la minore tendenza degli equini a coricarsi, tutti elementi che riducono il contatto con le deiezioni. Inoltre con la suzione il puledro “igienizza” i capezzoli, mediante il lisozima presente nel latte e nella saliva. Così pure, l’innata resistenza della mammella dell’asina alle infezioni determina un tenore in cellule somatiche e una prevalenza di agenti mastidogeni piuttosto contenuti rispetto al latte bovino, ma sarà necessario verificare la variazione di questi parametri nel caso di produzione intensiva. La commercializzazione di latte crudo di asina si configura come la cessione di piccoli quantitativi dal produttore al consumatore ed è regolamentata da norme nazionali e regionali, sulla base dell’analisi del rischio. Le autorità di controllo devono verificare il rispetto dei requisiti e la corretta applicazione delle GMP e del sistema HACCP. Con le attuali norme si può ottenere un prodotto con un livello di sicurezza accettabile e i dati riportati in letteratura possono essere un primo riferimento sia per gli operatori del settore, che per l’autorità competente per i controlli ufficiali. Speciale sensi del Reg. 852/2004 CE e la vendita è limitata al territorio della Provincia dove risiede l’azienda produttrice e delle Province contermini. Gli Stati membri hanno introdotto norme nazionali e regionali, regolamentando la vendita del latte crudo in azienda, o in punti vendita (figura 2). In Italia il riferimento è l’Intesa StatoRegioni del 25 gennaio 2007, con le linee guida per la produzione e commercializzazione di latte crudo bovino per il consumo diretto, ma senza alcun riferimento specifico al latte di altre specie animali, tra cui quello di asina. Finora solo alcune Regioni, evidentemente sollecitate dalla presenza di aziende produttrici di latte di asina, prevedono indicazioni in merito. L’Emilia Romagna ha esteso anche al latte di asina i requisiti igienico-sanitari richiesti per il latte crudo bovino, obbligando l’azienda a prevedere un piano di controllo della brucellosi e fissando il tenore in germi a ≤500.000 ufc/ml. Non è richiesto il tenore in cellule somatiche, mentre gli altri parametri e criteri microbiologici (Reg. 1441/07 CE) sono gli stessi previsti per il latte bovino (S. aureus, L. monocytogenes, Salmonella spp., E. coli O157, Campylobacter termotolleranti) (Deter. n. 004418/08). La Lombardia specifica alcuni requisiti per il latte crudo bufalino e caprino, prescrivendo la ricerca di Str. agalactiae e un tenore in germi non >50.000 ufc/ml, ma non prevede espliciti requisiti per il latte di asina, per cui è ragionevole ritenere che quest’ultimo debba rispettare i requisiti del latte bufalino e ovicaprino, oppure quelli del latte crudo bovino, il cui tenore in germi è fissato a ≤25.000/ml (Nota Dir. Gen. San., 2009). Il Veneto stabilisce un tenore in germi ≤500.000/ml per il latte crudo bufalino e ovicaprino, destinato al consumatore finale, ma non prescrive alcun limite specifico per il latte di asina (D.G.R. n. 510/08). Per il latte crudo di specie animali diverse da quella bovina, quindi, anche per il latte di asina, la regione Marche prevede un tenore in germi ≤300.000 ufc/ml (D. Dir. 123/VSA_04/08). Come previsto dall’Ordinanza MinSan z I riferimenti bibliografici sono disponibili presso la redazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA 37