Fiera Internazionale della bovina da latte, Cremona 2011

Transcription

Fiera Internazionale della bovina da latte, Cremona 2011
SOM
MA
RIO
13 Il fitness Progeo per
■
le atlete del latte
3
L’editoriale
■
a cura di
Uber Iori
Amministratore Delegato Progeo
■
■
14 cartoline
dai nostri clienti
4Latte
16 La colpa è (sempre)
e grandi numeri
come allevare mille vacche ■
6
Albalat,
la fertilità all’origine del
Medico Veterinario dedito
alla podologia
con risultati al vertice
■
successo
7 I conti del P.R.
8
Bonlatte,
obiettivo formaggio
■
■
9
Cila,
96 quintali con
del mangimista! Dott. Alberto Brizzi
■
futuro è già presente
■
■
■
10 Cascina Sei Ore
11 Intervista al dott.
Tiziano Oneda
Direttore Cascina Sei Ore
22 Nuovi rimedi contro la coccidiosi del vitello
■
1.343 vacche
21 Fertilità e mastite il
■
24 Novità in
PILLOLE
25
foto ricordo
cremona 2010
■
■
l’editoriale
Il saluto dell’Amministratore Delegato di Progeo Sca
In
un’epoca dei grandi sconvolgimenti e gravi difficoltà economiche e sociali come quella che stiamo
attraversando, l’immagine che dà di sé
il mondo del latte e della relativa filiera,
dalle aziende agricole a quelle di prima
e seconda trasformazione, rappresenta
sicuramente una parentesi piacevole e
serena, generatrice di importanti soddisfazioni per i suoi tanti protagonisti.
I tratti distintivi di questo mondo sono
l’enorme passione degli operatori per la
loro missione professionale e di vita, la
loro capacità di lavoro e di sacrificio e
soprattutto la qualità del loro impegno
associata alla volontà di migliorarsi
continuamente. A testimonianza di ciò è
con molta soddisfazione che ogni qualvolta ci capita di viaggiare in questo
mondo e visitare soprattutto le aziende
agricole con le loro meravigliose stalle
piene di bovine da latte restiamo colpiti
dalla presenza di tanti ragazzi e ragazze
spesso giovani sposi che hanno scelto di
praticare questa attività raccogliendo di
frequente il testimone dai loro genitori.
Fanno questo duro lavoro con tale trasporto, curiosità intellettuale e competenza da mettere persino a dura prova
la nostra capacità di corrispondere alla
loro ansia di sapere e alle loro ambizioni. Ma come? Si dirà… in un mondo
così antico e tradizionale fatto di persone semplici ed umili come si fa a non
essere sempre all’altezza della situazione? La verità è che i tempi son cambiati… anche molto… e in poco tempo.
Le nostre aziende da latte viaggiano e si
rinnovano a ritmi impressionanti, il progresso e la ricerca scientifica in campo
genetico, nutrizionale, sanitario e delle
tecnologie ambientali ci pongono di
fronte a tali interrogativi e potenzialità
di crescita e di sviluppo da poter soddisfare ogni aspettativa di miglioramento
possibile.
I progressi ci sono e si vedono, sono alla
base della crescita delle condizioni di
lavoro e di vita dei nostri allevatori che
con il passare degli anni assomigliano
sempre di meno alle generazioni che
li hanno preceduti e sempre di più al
profilo di imprenditori evoluti e consapevoli, gestori di patrimoni importanti
da regolare e far rendere in un sistema
complesso ed avanzato fatto di metodi
ed azioni razionali da programmare e
realizzare.
La capacità e l’autostima di tanti nostri
allevatori nascono e si alimentano partendo da questi valori ed è con orgoglio
che ci sentiamo parte integrante di
questo mondo.
Un mondo che senza abbattersi e pian-
gersi addosso, quando le cose andavano
così male, ha scelto di rimboccarsi le
maniche, aumentare il proprio impegno,
lavorare, studiare, ascoltare, applicarsi
per migliorare sempre ed ottenere di più
e meglio dal proprio patrimonio zootecnico.
La nostra soddisfazione è tanto più
grande e sentita quando vediamo i
traguardi raggiunti da moltissimi di loro
nella convinzione di avere contribuito,
spesso in modo decisivo, al loro conseguimento.
E’ necessario però non sentirsi arrivati
o realizzati, l’appagamento non deve
trasformarsi in uno stato di inerzia
conservatrice, bisogna guardare sempre
avanti e battersi per nuovi obiettivi in
tutti i campi della nostra filiera: dalla
terra alla stalla, al caseificio e più oltre
ancora.
Noi ci saremo sempre: potranno con il
tempo cambiare le persone ed i protagonisti come lo è stato nelle famiglie contadine, ma l’impronta resterà sempre,
resterà la scuola e l’insegnamento
tecnico e di vita, resta la nostra missione
che ci vede al fianco dei nostri allevatori
per affrontare con essi nuove sfide e
nuovi traguardi da raggiungere insieme.
■ Uber Iori
Latte
e grandi n
come allevare mille vacche con risultati
O
gni dimensione ha la sua gestione: dalle coccole dell’allevamento famigliare al comfort
razionale di un grande allevamento.
Si può dare e ricevere il meglio in entrambi
i casi; ma vale anche il contrario, ovvero si
può ottenere il peggio da entrambi i modelli, se si impiega
una cattiva gestione.
Risultati eccellenti accompagnati ai grandi numeri sono
una realtà presente e diffusa che parla chiaro: allevamenti
da 1.000 vacche con 30-35 litri di produzione media ogni
giorno, con ottima qualità del latte, grande salute animale e
ottima fecondità.
Quantità e qualità insieme a braccetto. Dove sta il segreto?
Nell’impostare le cose con l’ottica giusta, quella che tiene
conto delle specificità dei grandi allevamenti, caratterizzati
da lavoro di numerosi salariati, dalla conduzione di un tecnico e non di un proprietario, da un grande soggetto “mandria” e non singole individualità.
La prima e più importante conseguenza che ne scaturisce è
l’attenzione a ridurre i punti di rischio in allevamento, solitamente tanti e direttamente proporzionali alla “conduzione
personalizzata”. Occorre standardizzare e semplificare il più
possibile, rendere agevole e chiaro il lavoro agli addetti di
stalla, fare in modo di eliminare le variabili a cui ciascuno
potrebbe rispondere a proprio modo. Allo stesso tempo è
necessario avere sotto controllo gli indicatori base della funzionalità dell’allevamento: anziché trarre umori e conclusioni
da comportamenti di singoli animali, occorre orientarsi guardando la qualità del latte di massa (grasso, proteine, cellule
ed urea), la capacità d’ingestione giornaliera, la tenuta della
produzione rispetto al momento della curva di lattazione,
l’incidenza percentuale di patologie. A questi dati possono
venir aggiunti altri “segnalatori” direttamente in stalla utili
ad evidenziare carenze momentanee dovute ad errori; pratiche efficaci sono ad esempio la messa a disposizione, a parte
dal piatto, di fieno e/o di sali tampone per allertare e supplire ad eventuali carenze di fibra.
Un altro valido supporto che bisogna saper usare e leggere
è costituito dai report che l’informatizzazione di stalla produce, i quali ci informano sul tempo impiegato in mungitura, il numero di distacchi, gli orari...
Un modo per ricostruire il film degli eventi reali senza gli
omissis e i filtri interpretativi degli operatori. Quando scoppiano casi di mastite, un bravo tecnico (che sia il conduttore
o che siano i consulenti esterni) ottengono più indicazioni
dal quei report che da un’analisi del mangime.
Inutile poi soffermarsi sull’utilità dei pedometri per individuare le vacche pronte per la fecondazione, praticamente
indispensabili dove ci sono tanti animali.
I grandi numeri obbligano ad avere grande considerazione
■ latte e grandi numeri
■
Progeo NEWS
numeri
i al vertice
per il comfort e la salute animale, al fine di prevenire anziché curare. L’ambiente deve essere pensato per evitare stress,
garantendo spazio, aria ben ossigenata, temperature accettabili, adeguati spazi di riposo, di alimentazione e di abbeverata. E sempre in chiave preventiva, risultano strategici altri
interventi: piani vaccinali puntuali, mascalcia periodica e
profilassi ambientale del piede, controllo frequente dell’impianto di mungitura, qualità degli alimenti a disposizione,
acqua compresa. L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale: essa va impostata con l’obiettivo di ottenere risultati tecnici al minor costo ma anche con la massima semplicità, sia
in riferimento allo stoccaggio degli alimenti stessi, sia per la
preparazione quotidiana del piatto. E’ bene evitare di fare i
farmacisti o, al contrario, pensare di guadagnare facendo il
lavoro del mangimista: i clienti Progeo, quelli grandi e quelli
piccoli, sanno che basta loro un nucleo di base ed un supplemento per le vacche produttive per soddisfare al meglio
i fabbisogni alimentari, in modo conveniente e produttivo.
La differenza principale di un’alimentazione per grandi
allevamenti rispetto a quella per allevamenti famigliari è la
necessità per il primo caso di prevedere due gruppi rispetto a
quello singolo, per evitare l’eccessivo ingrassamento.
Il passaggio di gruppo deve avvenire in funzione del BCS e
non della lunghezza della lattazione, e va pensato per spostare in un “parcheggio” a scarsa concentrazione energetica gli
animali che hanno basse esigenze nutritive. Infine, una considerazione sulla genetica. A meno che non si sia interessati a
partecipare a mostre che valorizzano la morfologia, la vacca
ha già abbondantemente superato la potenzialità produttiva
che l’alimentazione riesce a coprire, quindi non è la crescita
a latte l’indicatore del miglioramento genetico da ricercare.
Interessante in questo senso è l’esperienza compiuta da alcuni
che praticano il crossbreeding con tori miglioratori di diverse
razze (Holstein, Norvegese, Montbéliarde, Normanna, Svedese, Danese, Finlandese, Pezzata Rossa…).
Il risultato che si ottiene è l’irrobustimento della mandria
con animali più resistenti agli stress e quindi, là dove l’allevamento presenta evidenti limiti ambientali o gestionali, più
efficienti per sanità, fertilità e produzione.
Progeo è leader in Italia nel settore bovino vacche da latte,
con un nutrito numero di clienti di ogni dimensione aziendale e differente livello di capacità gestionale.
Fra le stalle nostre clienti a più alta densità di animali, presentiamo in questo numero 4 di esse, cercando di valorizzare le
rispettive eccellenze: Cila (1.300 vacche in mungitura), Bonlatte (1200), Albalat (800), Cascina Sei Ore (450).
■
Gianni Marconi
Direttore Settore Bovini
5
■
Progeo NEWS
■ latte e grandi numeri
Albalat, la fertilità
all’origine del
800
vacche in mungitura con una media di 95 giorni
fra il parto ed il concepimento.
Con questo biglietto da visita assolutamente eccezionale in
ambito internazionale, presentiamo l’allevamento di proprietà di Albalat, una cooperativa nata dallo scorporo di
attività del Gruppo Granterre.
Albalat è costituita da un caseificio, con sede ad Albareto di
Modena, che lavora 180.000 q.li di latte e produce 32.000
forme. Circa 85.000 q.li di latte provengono dalla propria
stalla di Cortile di Carpi a cui si aggiunge quello conferito
da altri 17 soci produttori privati. Albalat inoltre gestisce
220 ha di terreno, possiede un allevamento di suini annesso
al caseificio, un magazzino di formaggio in cui confluisce
anche quello di altre latterie conferenti a Granterre, svolge
attività di concentrazione del siero attraverso una società
partecipata con altri soci.
Presidente della nuova cooperativa è Ivano Chezzi, già
responsabile delle attività zootecniche in Granterre, coadiuIn alto: il Consiglio di Amministrazione di Albalat
A fianco da sinistra: Fabrizio Bigliardi - Responsabile area casearia,
Giovanni Burzi , Casaro - Ivano Chezzi, Presidente
6
successo
■ latte e grandi numeri
vato da uno staff direttivo specializzato.
Nel settore allevamento troviamo
il responsabile dell’area zootecnica
Carmelo Monteleone col quale collaborano Gianluca Cavani, Giorgio
Albertin e il veterinario Federico
Gorrieri. Carmelo succede a Tiziano
Pasqualini già responsabile di tutte le
stalle Granterre, ora consulente in fase
di meritato congedo.
La parte casearia è sotto la responsabilità di Fabrizio Bigliardi (che dirige
anche il centro di concentrazione
del siero e il magazzinaggio generale
del formaggio). Giovanni Bursi è
il casaro. Come dicevamo spiccano
i dati della riproduzione dell’allevamento bovino di Cortile di Carpi,
proprietà di Albalat, con 95 gg. del
periodo parto-concepimento.
Segno che vengono esercitate le giuste
attenzioni nella gestione dell’allevamento ed in particolare nei punti
chiave del pre e post parto, con un’efficace prassi di rilevamento dei calori
ed un adeguato presidio veterinario.
A contribuire al buon esito della fertilità, ma anche della sanità in generale,
la scelta fatta già da 5 anni di introdurre un 25% di meticci attraverso il
crossbreeding con Pezzate Rosse svedesi e Montbéliarde.
Attualmente ci sono più di 500 capi
meticci fra le vacche e il reparto
rimonta, numero destinato a salire
poichè il tasso di riforma di questi
soggetti è, al momento, la metà esatta
di quello del gruppo delle Frisone.
Da sinistra: Tiziano Pasqualini,
il veterinario Federico Gorrieri ed il responsabile
dell’area zootecnica Carmelo Monteleone,
■
Progeo NEWS
I conti del
Parmigiano Reggiano
Giorgio Catellani
Con
l’aiuto di Giorgio Catellani, responsabile del controllo di gestione delle stalle cooperative
di Reggio e Fiorenzo Accorsi, suo corrispettivo per le stalle di Modena, pubblichiamo un’analisi dei costi e dei ricavi del
settore del Parmigiano Reggiano, utilizzando una forbice ricavata dal monitoraggio di due stalle e latterie da loro seguite,
entrambe di tipo “industriale” per dimensione e gestione.
Questa analisi, oltre a descrivere le diverse
voci che compongono i bilanci, suggerisce che i costi sono influenzati da alcune
differenze sensibili: numero di capi,
livello produttivo, grado di ammodernamento strutturale e di efficientamento
gestionale.
Inoltre è importante sottolineare che
la redditività passa anche da differenti
impostazioni casearie che incidono sulla
resa in formaggio.
Fiorenzo Accorsi
2010 Conto Economico �/ql.
Ricavi caseificio
1
2
10,73
7,11%
76,3
2,63
1,54%
4,14
0,41
80,0%
0,33
80,7
12,4
1,6
14
66,7
10,22
7,55%
77,1
2,58
1,33%
3,5
0,67
85,4%
0,6
81,2
9,7
2,6
12,3
68,9
29,3
11,4
1,75
1,45
2
2,4
1,4
3,55
Totale Costi Stalla
53,3
Altri Ricavi (Pac, Iva, Vend. best.)
-5
48,3
Punto di Pareggio
23,1
8,2
2,85
2,05
5,5
2,1
4
4,6
52,4
-7,8
44,6
Formaggio prezzo e/kg
Resa formaggio a 12 mesi
Ricavo Formaggio
Burro prezzo e/kg
Resa in burro
Ricavo Panna
Siero prezzo e/ql
Resa in siero
Ricavo Siero
Totale Ricavi
Costi diretti caseificio
Costi Generali e Oneri
Totale Costi caseificio
Riparto Latte
Costi Stalla Diretti
Alimentazione
Lavoro
Assistenza best.
Manutenzione
Ammortamenti/Affitti
Energetiche
Diversi
Costi Generali e Oneri
7
■
Progeo NEWS
■ latte e grandi numeri
Bonlatte obiettivo
FORMAGGIO
Albizzo Zaccaria, presidente Bonlatte, con Giuliano Rossi e la moglie Alessandra Teggi, casari.
1.200
vacche in mungitura, 117mila q.li di
latte, 22.750 forme di Parmigiano Reggiano. Due stalle, un caseificio, una missione: fare formaggio.
Albizzo Zaccaria, presidente di questa realtà di Castelfranco
Emilia a Modena, ci spiega che l'obiettivo dei suoi tecnici
(due responsabili zootecnici, un casaro e un responsabile produttivo) non è produrre latte, bensì produrre titoli caseari da
trasformare in formaggio: "Con 3,5% di grasso, 3,46% di pro-
teine e una sapiente lavorazione casearia, otteniamo rese di formaggio fuori salatura dell'8,3%, contro i 7,7% di un tempo".
Bonlatte è una giovane realtà nata anch’essa dallo scorporo di
attività del Gruppo Granterre; i suoi punti di forza sono 280
ettari di terra lavorata in proprio e 600 ettari dei soci, 100%
di foraggio e 40% di cereali conferiti, 100% di latte lavorato
proveniente dalle proprie due stalle, un gruppo affiatato di
lavoro abituato a non limitare il proprio orizzonte alle singole
competenze ma a lavorare in gruppo per il risultato finale:
produrre ottimo formaggio con grande efficienza.
"Diamo grande importanza ai foraggi, sia quelli che produciamo sia quelli dei nostri soci, nella razione delle vacche" ci
spiega Antonio Genovese "così facendo proteggiamo al meglio
la ruminazione dei nostri animali con un ottimale rapporto
fibra-concentrati del piatto, che si esprime con validi titoli del
latte e miglior benessere delle vacche".
Da sinistra: Antonio Genovese responsabile produzione, Loffredo Anacleto
responsabile stalla Castello, Saverio Bacchelli responsabile stalla Oppio.
8
■ latte e grandi numeri
■
Progeo NEWS
Cila
96 quintali con
1.343 vacche
Cila
è una realtà, più volte presentata nel nostro
giornale, che non finisce mai di sorprenderci
per i continui miglioramenti, nonostante ogni anno aumenti
il numero di capi presenti.
Nel 2010, a fronte di 1.125 vacche munte mediamente,
l’APA ha rilevato ben 96 quintali di latte per capo su 1.343
lattazioni chiuse, con 3,31% di grasso e 3,46% di proteina,
cellule massime 280 mila, requisiti idonei per produrre Par-
migiano Reggiano.
Nel luglio del 2011, nel corpo stalla di Santa Vittoria, la
media produttiva superava i 34 litri di latte, segno che il
piano produttivo iniziato nel 2008, quando si producevano
103 mila quintali di latte, continua a procedere sia come
aumento di capi sia come produzione singola, registrando nel
2010 ben 127 mila quintali di latte prodotto, pari al 23% in
più. Merito delle scelte strategiche perseguite dal presidente
Graziano Salsi e da tutto il
Consiglio di Amministrazione,
nonchè per la gestione attenta
del direttore tecnico Maurizio
Sassi, del responsabile Olmes
Castellari e del tecnico Stefano Gazzini.
Da sinistra:
Maurizio Sassi - Direttore Tecnico,
Graziano Salsi - Presidente
Olmes Castellari - Responsabile
Stalla Santa Vittoria
9
■
Progeo NEWS
■ latte e grandi numeri
Cascina Sei Ore
C
ascina Sei Ore è una realtà relativamente
giovane ma balzata subito alla notorietà
internazionale per le performances e le
soluzioni gestionali adottate. L’allevamento di
430 vacche in mungitura, 3 corpi stalla, con sede
dell’allevamento da latte a Remedello (BS), è di
proprietà dei fratelli Lonati la cui attività principale
è di tipo industriale nel settore meccano-tessile e
acciaieria. La direzione è affidata al dott. Tiziano
Oneda, assistito dal responsabile aziendale Luca
Ramazzotti. L’allevamento è stato recentemente
ampliato con la costruzione di una nuova stalla
che offre comfort e grandi spazi per gli animali;
ordine, pulizia, corsie pavimentate e razionalità
nell’occupazione della superficie, danno chiara
l’idea che l’organizzazione è stata accuratamente
pensata in funzione del doppio obiettivo efficienzacomfort. I risultati ottenuti sono assolutamente
10
di primo ordine: produzione 2010 109 ql/vacca
- 3,70 grasso - 3,35 le proteine. Numeri ancor più
significativi per la composizione della mandria: 55%
di primipare, avendo impostato un programma di
rimonta selettiva che prevede la vendita di animali
da vita di 2° parto. Tutto ciò è reso possibile grazie
alla grande forma fisica in cui si trovano gli animali,
testimoniata da alcuni semplici indicatori: nel 2010
solo 160 mastiti, carica leucocitaria sempre sotto
200mila, nessun animale riformato per mastite o
problema podale, periodo parto concepimento di
112 giorni. Per approfondire meglio l’impostazione
gestionale si rimanda all’intervista al dott. Tiziano
Oneda qui pubblicata.
Da sinistra:
il dott. Tiziano Oneda - Direttore Cascina Sei Ore
Luca Ramazzotti - Responsabile dell’Azienda.
■ latte e grandi numeri
Intervista al dott.
■
Progeo NEWS
Tiziano Oneda
Direttore Cascina Sei Ore
Le
vacche sono animali molto generosi, se dai
loro la giusta attenzione ti ripagano dieci volte
tanto. Gli animali ci parlano e il momento dove lo fanno
di più è quello nel quale c’è una maggior interazione
con l’uomo, ovvero durante le mungiture, che per loro
sono momenti delicati. Se vedi che in una stalla occorre
far fatica per mandare gli animali in mungitura, puoi
star certo che la carica leucocitaria è alta. Nel nostro
allevamento gli animali ci vanno molto volentieri, anche
le primipare che seguono l’operaio per 500 metri senza
mai sbandare. E la carica leucocitaria è bassissima,
segno che la mungitura in sè è fatta bene.
Perchè gli animali vengono volentieri a farsi mungere?
Perchè sanno che li aspetta una sala d’attesa che le rinfresca, una mungitura tranquilla con impianti sempre
controllati e operatori che vengono istruiti ogni mese,
e quando escono trovano abbondante acqua pulita
disponibile e un piatto fresco che le attende in corsia. In
questo modo gli sfinteri delle mammelle hanno il tempo
di chiudersi prima di entrare in contatto con i patogeni,
come avviene invece per un affrettato coricamento di
animali sfiniti e stressati.
La debilitazione fisica è il fattore principale che trasforma i vari stress che la vacca incontra, da fattori
predisponenti a cause scatenanti la mastite. Quindi lavoriamo per tenere in forma “atletica” le nostre vacche,
così facendo reagiranno loro per prime, con i loro anticorpi, agli inevitabili incontri con il mondo reale, dove
non si possono escludere del tutto i problemi di igiene o
qualche squilibrio alimentare.
Ho munto le vacche di casa mia da quando avevo 8 anni
e l’ho fatto fino a quando mi sono laureato; a questa
esperienza aggiungo il dato statistico che ho rilevato su
850 stalle per la tesi di laurea: il problema vero dei leucociti non è quello che proviene dai germi contagiosi
ma da quelli ambientali su cui influisce la qualità della
mungitura, del riposo e dell’alimentazione.
Qui alla Sei Ore le cellule sono sempre sotto le 200 mila
anche per altri fattori: giorni di lattazione medi sempre
piuttosto bassi (quindi minori cellule epiteliali di sfalda-
11
■
Progeo NEWS
■ latte e grandi numeri
mento), alto numero di primipare, minor numero di
macrofagi per minor stress ambientale. Comunque
la dice lunga un dato: a maggio abbiamo passato 28
giorni senza mai trattare un animale.
Un aiuto importante lo abbiamo avuto anche sanitizzando l’acqua di bevanda e di servizio con perossido d’idrogeno (acqua ossigenata), che ci ha risolto
il problema della prototeca.
Con lo stesso principio attivo agiamo nella parte
bassa delle cuccette. E’ fondamentale che l’allevamento sia organizzato per lavorare facendo tutti i
giorni le stesse cose ed in modo semplice. Abbiamo
un’organizzazione del lavoro che è programmata,
si sa esattamente quel che si deve fare, quindi non
succede che se si devono fare i fieni allora salta la
manutenzione delle cuccette. Tutto ciò che avviene,
è scandito all’interno di un calendario di operazioni.
Inoltre ci sono degli obiettivi, che se raggiunti maturano premi per il personale, incentivando la partecipazione e la motivazione.
Un’altra chiave per l’efficacia dell’allevamento è che
sono stati studiati i percorsi in maniera lineare al fine
di vedere sempre ciò che succede in azienda, sia da
un punto di vista geografico che per la tempistica.
Questo è il metodo industrale che può essere applicato all’agricoltura.
Diamo molto importanza alla ricerca delle coltivazioni foraggere più idonee da produrre in campagna
per la nostra stalla, sia per i fieni che per il mais, controllando e confrontando pesi e analisi.
Siamo auto sufficienti come foraggio, acquistiamo
all’esterno un po’ di mais e, da Progeo, la fase proteica sottoforma di nucleo a base di soia e di girasole
NON OGM.
Infine la stalla è pensata per girare lei e non gli animali. Spiego l’aneddoto: con la stalla ampliata noi
facciamo in modo che gli animali vengano spostati
per gruppi costanti, omogenei, conosciuti, durante
tutta la loro vita per evitar loro lo stress sociale.
Così facendo abbiamo ridotto la mortalità al parto
delle vitelle delle primipare, eliminato la competizione e i traumi.
L’unica malattia cronica che c’è in questo allevamento penso sia il mio amore per questo lavoro che
non finisce mai di appassionarmi.
Dall’alto:
Luca Ramazzotti - Responsabile aziendale
Egidio Bongiorni - Consulente alimentare
L’impianto di produzione di biogas
Il corpo stalla di recente costruzione
12
■
La tecnica
fitness
Il
■
Progeo NEWS
Progeo per
atlete
del latte
le
Dott.
Roberto Boiardi
- Alimentarista Progeo
Il miglioramento genetico ha spinto le bovine a produzioni
di latte molto alte (40-50-60 litri/gg) e a conseguenti fabbisogni alimentari enormi. Le bovine oggi producono in
una lattazione il latte che le loro progenitrici pochi decenni fa producevano in 2-3 lattazioni. Per fare un esempio
sportivo possiamo dire che la bovina ad alta produzione è
come un atleta che corre la maratona tutti i giorni e che ha
un enorme bisogno di energia prontamente disponibile.
La sfida per il nutrizionista è soddisfare queste esigenze
concentrando la razione, senza dimenticare che la bovina
è comunque un ruminante e che ha bisogno di una adeguata percentuale di foraggi e di fibra efficace.
Progeo ha studiato prodotti altamente performanti che
possono risolvere il problema alimentare di queste vacche
dotate di un metabolismo estremo.
Nectar, Vigor Plus ed Enerjet Pro, utilizzati soprattutto
nelle prime fasi della lattazione (120-150 gg) aiutano la
bovina ad alta produzione a soddisfare le proprie esigenze nutritive in termini di sostanza secca, proteine, lipidi,
zuccheri, vitamine e minerali. La speciale integrazione di
Nectar e Vigor Plus, ricca di fattori antiossidanti, consente
inoltre di ridurre lo stress ossidativo causa dell’invecchiamento precoce della vacca da latte e della conseguente alta
percentuale di riforma (anche 40-50% all’anno in molti
allevamenti). Enerjet Pro è invece un prodotto liquido a
base di glicerolo, glicole e melasso, studiato dagli specialisti di Progeo per fornire alla bovina glucosio. Oltre all’e-
nergia diretta, Enerjet Pro aiuta a mobilizare le riserve
adipose (i grassi non possono essere bruciati se mancano i carboidrati).
Occorre infine ricordare che, come ogni corsa, anche
la vacca da latte che viaggia ai 50 litri al giorno deve
raggiungere il traguardo, che nel suo caso è rappresentato dal rapido instaurarsi di una nuova gravidanza.
13
cartoline
dai nostri clienti
azienda arcobaleno di teggi - modena
La giornata all’aperto presso l’azienda Arcobaleno di Teggi
a Modena è stata un evento che ha coinvolto più di 200
persone. L’inaugurazione dell’ampliamento della stalla è
stata l’occasione per festeggiare e parlare dei risultati
raggiunti in questo bell’allevamento dell’Appennino, da due
anni al terzo posto della graduatoria APA della provincia.
Ada Teggi ed il papà Romano sono stati i protagonisti della
giornata.
■ Le cartoline
azienda fratelli
dodi
medesano parma
La nuova azienda
dei fratelli Dodi di
Medesano ospita circa
300 capi in mungitura.
La stalla, di recente
costruzione, è dotata
di tutte le tecnologie
di ultima generazione.
Particolare attenzione
è stata rivolta al
benessere animale.
Cordialità e simpatia
contraddistinguono
questa famiglia di allevatori parmensi, oltre ad una
riconosciuta capacità imprenditoriale che la spinge sempre
verso ambiziosi traguardi.
tenuta marinella - sarzana
In un suggestivo scenario marittimo circondato dalle cave
di marmo di Carrara, sorge un’antica azienda di vacche da
latte con annesso impianto di confezionamento del latte
fresco pastorizzato, commercializzato nei paesi del litorale.
Il direttore dott. Franco Soldaini dirige l’intera tenuta,
composta da 300 vacche in mungitura e 300 ettari di
terreno.
L’azienda è un importante punto di riferimento per le
scuole e gli abitanti del posto, con attività didattiche e
percorsi naturali per il fitness.
15
■ Le cartoline
fattoria ginestra - como
Adonis e Angelo Bettoni sono i proprietari della Fattoria
Ginestra a Como, un allevamento recentemente ampliato
di 200 vacche in mungitura.
Il latte viene conferito alla cooperativa Granlatte e commercializzato col marchio Granarolo; Adonis è un consigliere d’amministrazione della cooperativa.
Angelo è il responsabile della stalla; la sua passione è
visibile a colpo d’occhio per la bellissima mandria che
esprime salute.
centro caseario ed agrituristico dell’altipiano Tambre-Spert-Cansiglio
Il Centro Caseario ed Agrituristico dell’altipiano TambreSpert-Cansiglio gestisce attualmente circa 1000 ha di
terreno tra pascoli e prati a circa 1000 metri s.l.m di
altitudine media e complessivamente circa 600 bovini da
latte.
Nel periodo estivo da maggio ad ottobre, compatibilmente con l’andamento climatico, le vacche e le manze
sono al pascolo e rientrano in stalla solo per la mungitura. Ciò rappresenta un esempio unico di agricoltura
16
sostenibile, di salvaguardia e legame con il territorio,
nonché un esempio di tracciabilità del prodotto.
Attualmente la cooperativa trasforma circa 70 qli di latte
al giorno sfornando prodotti di altissima qualità tutti biologici: dal latte fresco bio alta qualità, ai formaggi Cansiglio
fresco, mezzano e stagionato, ai formaggi a pasta molle
come il “casera” e “l’alpago”, caciotte, ricotte fresche ed
affumicate e mozzarelle.
■ Le cartoline
agriambiente - barberino del mugello
La cooperativa Agriambiente Mugello è una importante
realtà operante in Toscana, a Galliano di Barberino.
Sviluppa diverse attività, la principale delle quali è quella
agrozootecnica, diretta da Alessandro Puliti.
Composta da 600 ettari coltivati e 250 a pascolo, è dal
1990 che aderisce al disciplinare di agricoltura biologica.
L’azienda alleva 60 cavalli di razza haflinger e 150 vacche
in mungitura per la produzione di latte bio con la medie
produttiva di 28 litri.
dal bassè di martino gianfranco - sampeyre
Gianfranco Martino con la moglie i due figli e la
mamma,sono i proprietari dell’az. agr. “Dal Bessè” che dal
1994 alleva vacche Pezzate Rosse Italiane nello stupendo
scenario delle montagne della Valle Varaita a 1350 metri
d’altitudine. Parte del latte prodotto è destinato al
caseificio aziendale per la produzione di svariati formaggi:
tomini freschi, cagliate lattiche aromatizzate alle erbe
alpine, mozzarelle, tome stagionate, ricotta, yogurt, burro.
La stabulazione è libera in cuccette e la mungitura avviene
tramite robot. Nel 2010 la produzione media per capo è
stata di 89,42 q.li.
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La
colpa
è (sempre)
del
Premessa importante
Ogni riferimento a persone
reali o a fatti realmente
accaduti è
puramente casuale.
L’Autore declina ogni
responsabilità in quanto è
ben conscio del fatto che
“la realtà supera sempre
la fantasia”.
mangimista!
Dott. Alberto Brizzi - Medico Veterinario dedito alla podologia
“Dottore, sono fuori quota, mi fa calare di latte?” questa la strana
richiesta fatta da un allevatore ad un “servizio tecnico”. La
risposta più logica da dare: “Guardi che basta vendere un po’ di
vacche, magari partendo da quelle che hanno problemi di cellule,
o che non si tengono”. Al che l’allevatore: “Si, e dopo l’operaio
cosa fa?”. Logica inappuntabile che mette fine alla consulenza
del servizio tecnico. Ma il problema può essere affrontato, e a
volte risolto, da un abile mangimista che, aumentando i chili
di mangime nella razione, può riuscire a far produrre meno le
bovine.
I problemi di piedi sono di gran moda, specie alla fine dell’estate, il numero di bovine con problemi, più o meno gravi, agli
unghioni aumenta molto con conseguenze, a volte pesanti, su
produzione e stato sanitario degli animali. In questi casi l’allevatore chiama in causa il mangimista, lamentando difetti nella
formulazione e nella preparazione della dieta o non meglio
precisati problemi di qualità del mangime, più le materie
prime sono care e peggio è: il “checimancaqualcosa” o il “chissàcosac’avetemessodentro” sono all’ordine del giorno.
Il mangimista ricorre al suo arsenale di “integratori specifici”
e “supplementi” aggiungendo i quali cerca di risolvere i problemi, l’aggravio di costi c’è, è vero, ma tant’è e, nella peggiore
delle ipotesi, “garantisce” che le cose miglioreranno. Poi si
vedrà.
Nel mio lavoro vedo solo quelle stalle dove la “strategia dell’integrazione” non ha funzionato, e le vedo spesso in un momento
di grande tensione fra allevatore e mangimista. Non importa
chi ha richiesto la visita, c’è sempre qualcuno che “accusa” e
qualcuno che “si difende”. Tutto logico ma io, che sono un
medico veterinario, di chi devo tenere le parti? Delle vacche
ovviamente, in fondo sono loro che ci mantengono tutti: allevatori, podologi, mangimisti e chi più ne ha più ne metta.
E’ importante che qualcuno tenga le parti delle vacche,
perché, fin troppo spesso, nella frenesia e nelle preoccupazioni
delle mille cose che tutti abbiamo per la testa, semplicemente
ci dimentichiamo di chiedere a “loro” cosa c’è che non và.
Pensiamo a come risparmiare (su una formulazione di concentrato, sulla mano d’opera in stalla, sui costi energetici ecc.)
senza riuscire a considerare, e a valutare, correttamente l’impatto di una certa scelta sulla salute degli animali, e la salute è
tutto, sia ben chiaro.
Le “scelte gestionali” vengono fatte dall’allevatore è ovvio, e
sue sono le responsabilità di queste scelte. Ma l’allevatore è
■
La tecnica
spesso stanco, pressato da mille impegni, e “bombardato” da
tantissime informazioni, quasi tutte possibilmente giuste, ma
nessuna perfetta per tutte le stalle, scegliere è difficile e si sbaglia, spesso.
Una “stalla legata”, sorpresa: c’è una batteria di sei ventilatori
di un metro, in estrazione, per quaranta capi presenti, tutta
una parete occupata. “Cavoli, un bell’impianto, come vi trovate?”. “Benissimo, quando veniamo in stalla per lavorare e lo
accendiamo, ci viene un bel fresco e anche le mosche...”. Cambio
vigliaccamente discorso.
Una bella trincea di silomais, peccato che è stata messa nel
posto sbagliato, bisogna spostarla. Come? La si guasta e la si
rifà in un altro posto. Pestato bene, si capisce. Poi via, nel
carro miscelatore... Solo che dopo un po’ di tempo che le
bovine mangiano questo “insilato”, che è chiaramente e completamente marcio, cominciano a “perdere gli zoccoli”, letteralmente. La causa è evidente ma l’insilato “non lo mangerà
mica l’allevatore”, lo devono mangiare le vacche, no? Per fortuna che ci sono le solette! Ne hanno salvate tante (di vacche
intendo).
Altra azienda, altra storia, in questa le manze, dopo il parto,
si azzoppano in maniera grave: gli unghioni si staccano di
lato, con tutta la suola, sotto i tessuti vivi sono gravemente
danneggiati, neri e irriconoscibili... Il guaio è che non si riescono nemmeno a mettere le solette, le povere bestie non me
ne danno il tempo. Se sollevo il piede destro cedono sulla
gamba sinistra e cadono, l’opposto se sollevo il piede sinistro.
Un disastro: niente latte, metriti, deperimento rapidissimo e
macellazioni di urgenza. La cosa che mi colpisce, visto che
passo la vita sotto il sedere dei pazienti e perciò sono anche
un esperto “caccologo”, sono le feci: gialle, cremose, quasi
liquide, piene di bollicine... strano.
■
Progeo NEWS
Intervisto l’allevatore sul tipo di dieta e sulla provenienza del
mangime. Il nostro è entusiasta del prezzo, estremamente conveniente, praticatogli da un mangimificio a 160 Km dalla sua
azienda, imbattibile ed imbattuto, tanto basso da avere sbaragliato tutta la concorrenza...
Chiedo: “Ma a questo mangimificio gli regalano la nafta e le
gomme dei camion?”. “Non credo” mi risponde.
Intervisto il mangimista: “Quanto mais c’è nel mangime?”.
“Pochino”.
“E orzo?”.
“Poco”.
“E soia?”
“Un po’”.
“Ma scusa, e l’energia?”
“Mettiamo tanto grasso...”
Mi ricordo del papà di Mario che, è diventato vecchio ma,
“ancora non ha trovato dei salami attaccati alle siepi”.
E il podologo? E’ noto che non è un mestiere difficile, un
corso di una settimana e via!
Esiste anche una puntata di “Mestieri schifosi” (“Dirty Jobs”
serie televisiva americana) dedicata a questo lavoraccio. Poi
dicono che si guadagna bene...
La cosa più difficile è sollevare da terra i piedi e tenerli fermi,
poi basta un “flessibile” con un disco, magari di titanio con le
lamine al vidia, americano, forato, “così ci si vede attraverso”,
che ci vorrà mai. Si sa che dopo il pareggio le vacche calano di
latte, poi si riprendono.
Tutti noi, podologi, allevatori e anche i mangimisti, sempre
di corsa come al solito, dimentichiamo che non è tanto
importante quanto corno si toglie da sotto un unghione,
ma QUANTO CORNO SI LASCIA E SOPRATTUTTO
DOVE LO SI LASCIA, e che, dopo un pareggio fatto bene il
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■
Progeo NEWS
■
La tecnica
calo di latte medio non dovrebbe superare i 2 litri capo giorno
e durare al massimo tre giorni.
Il pareggio aggressivo di una primipara, fresca di latte, può
letteralmente rovinare l’intera lattazione. Essere aggressivi sui
tessuti interni di un dito può condannare una bovina all’invalidità permanente e rovinarle la carriera produttiva.
Quante volte si può sbagliare a pareggiare il piede di una
bovina da 10.000 Kg di latte? Nessuna, perché se sbaglio
diventa una bovina da 6.000 Kg di latte o magari da meno,
molto meno. Le nostre vacche si reggono su otto unghioni
grossi come mezzo pompelmo, le malattie che le colpiscono sono dolorosissime e possono complicarsi fino
a rendere impossibile la sopravvivenza del paziente.
Possiamo permetterci di affidarle ad operatori improvvisati?
Dimentico altro? Ah sì, la cosa più importante: la mancanza di tempo. “Beh organizzandosi bene il tempo si
trova”.
Ma non parlo del tempo nostro, parlo del tempo delle
vacche. Oggi, nella realtà delle moderne stalle, che
fanno largo uso di seme sessato, dove le vitelle partoriscono a 24 mesi, o a volte anche prima, dove si teorizzano tassi di rimonta del 40%, le vacche non hanno
più il tempo di ammalarsi e, soprattutto, quello di
guarire. Come del resto noi non abbiamo più il tempo
di curarle, giusto o no è così. La vacca mezzo di produzione, e non più “capitale”, deve produrre, se non
produce via, fuori dai piedi!
E le vacche del 2011 producono? Eccome! Sono “macchine perfette”, continuamente “aggiornate” e “programmate” geneticamente per soddisfare le nostre
esigenze di produttori. Una domanda a bruciapelo:
“Scusi, ma quante bovine munge?”, chiedetelo ad un
allevatore e riceverete spesso risposte approssimative o
un sincero, ed imbarazzato: “non lo so (con esattezza)”.
La gestione di molte mandrie è ancora fatta sulla base
di “impressioni” più che su dati effettivi e questo rende
molto difficile il lavoro di consulenza: il tempo che si
può dedicare alle visite aziendali è spesso troppo breve,
le visite possono non essere abbastanza frequenti e,
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sicuramente, non è facile ottenere l’attenzione
di un allevatore quando le cose non vanno
“abbastanza male”.
Gli animali moderni non possono vivere senza
una nutrizione completa e bilanciata; ma l’alimentazione è solo uno dei fattori che entrano
in gioco nel creare e mantenere lo stato di salute
e permettere alti livelli produttivi. Altri fattori
quale l’ambiente, la gestione, le condizioni
climatiche ed igieniche hanno un’importanza
almeno altrettanto grande, condurre l’azienda
richiede molta attenzione.
E’ finita qui?
No, l’allevamento bovino affronta oggi nuove
sfide, una di queste è la crescente diffusione
della produzione di biogas.
Da un lato il digestore usa gli stessi “alimenti”
della vacca, dall’altro ha bisogno delle sue feci e
delle sue urine i liquami per funzionare al meglio...
Le caratteristiche dei liquami dell’allevamento diventeranno
importanti per la resa del digestore ci sentiremo chiedere:
“Scusi, non potrebbe aumentare il contenuto di amido nelle feci
delle vacche? Sa per il digestore sarebbe meglio...”
(Continua, forse...)
Il team dott. Alberto Brizzi, una squadra di veterinari, da sinistra:
Francesco Cavazzuti (Mo) - Maurizio Tagliaferri (Pc) - Federico Cortesi (Pr)
- Natalino Martemucci (Pr) - Alberto Brizzi (Pr)
■
La tecnica
■
Progeo NEWS
Fertilità e mastite
il futuro è già presente
Vi presentiamo due interessanti novità della ricerca applicata
in campo diagnostico per la bovina da latte, entrambe portate in Italia da Artest di Modena.
La prima riguarda la diagnosi di gravidanza tramite analisi del sangue, il Bovine Pregnancy Test, eseguibile dal 26°
giorno dall’inseminazione.
I vantaggi sono molteplici e significativi:
• precocità della diagnosi rispetto alla palpazione (- 10 gg)
• sicurezza diagnostica al 100% (testata da Artest) che la fa
preferire alla diagnosi precoce ecografica.
• immediatezza del risultato (giorno stesso)
• possibilità di interventi di sincronizzazione nel momento
più indicato (corpo luteo presente)
• assenza di traumatismi all’utero
Da sinistra:
Silvia Rebecchi - Responsabile del Settore di Biologia Molecolare,
Alcide Iotti - Veterinario Alimentarista Progeo
Sara Bardulla - Amministratore Delegato di Artest Spa
• bilancio economico positivo perchè a parità di costo con
le diagnosi tradizionali, consente di recuperare giorni nel
periodo parto-concepimento.
Questa metodica esprime il massimo vantaggio se combinata
ad un eventuale intervento di sincronizzazione, perciò è già
stata accolta con favore dal mondo veterinario.
La seconda novità riguarda la ricerca dei germi patogeni
responsabili della mastite attraverso un nuovo utilizzo della
tecnica PCR, come richiamato al punto 11 dell’articolo
“Novità in pillole”.
I vantaggi di questa metodica sono:
• rilevazione dei 12 patogeni più frequenti e loro determinazione quantitativa.
• rapidità e precisione del risultato
• facilitazione del prelievo poichè viene evitata l’impossibilità
diagnostica derivante da inquinamento del campione
• significanza sul campione di massa.
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■
■ La sperimentazione
Progeo NEWS
rimedi contro
coccidiosi del vit
Nuovi
Con l’intento di contenere i danni da coccidi nell’allevamento del vitello,
progeo ha deciso di testare l’efficacia di un nuovo presidio sanitario naturale
a base di olii essenziali, con una prova sperimentale presso
l’allevamento di fausto gandolfi a carpaneto di piacenza
In questo allevamento sono state isolate Eimeria bovis e
Eimeria zuernii, le due specie di coccidi più comuni nel
bovino, dal prof. Genchi della Facoltà di Veterinaria di
Milano, durante uno screening sperimentale nell’anno 2010.
Partendo da questi dati, in collaborazione con la prof.ssa
Laura H. Kramer (docente presso l’Università degli Studi
di Parma, Istituto di Parassitologia e Malattie Parassitarie),
abbiamo stabilito una prova sperimentale su 50 vitelli da 1
a 5 mesi di vita prelevando da ognuno di essi 6 campioni di
feci. I vitelli allo svezzamento (età media 60 giorni di vita)
sono stati divisi in due gruppi:
•un gruppo di controllo a cui è stato somministrato il
mangime Rimontafeed Progeo di linea;
•un gruppo a cui è stato somministrato Rimontafeed integrato con olii essenziali.
I vitelli sono stati monitorati per tre mesi dopo lo svezzamento.
Lo scopo è capire se e quanto gli olii essenziali permettono
Il dott. Andrea Calzolari, Veterinario Progeo, con la dott. Chiara Cattabiani del laboratorio di parassitologia e malattie parassitarie,
diretto dalla dott. Laura Kramer della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma
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■ La sperimentazione
■
Progeo NEWS
la
tello
di diminuire l’escrezione di oocisti da parte di vitelli nelle
stesse condizioni di management. E. bovis e E. zuernii solitamente colpiscono gli animali giovani in gruppi ristretti,
di solito dopo i primi 30 giorni di vita. La sindrome più
tipica è la malattia cronica subclinica in gruppi di animali
in crescita.
Nelle infezioni lievi, i bovini appaiono sani e le oocisti sono
presenti nelle feci normalmente formate, ma l’indice di conversione è penalizzato.
Il segno più caratteristico della coccidiosi clinica sono feci
acquose, con poco sangue, e l’animale mostra solo un leggero fastidio per alcuni giorni.
Le infezioni gravi sono rare, ma in alcuni periodi dell’anno
possono creare problemi di mortalità poichè indeboliscono
l’animale, rendendolo più soggetto a malattie quali colibacillosi e polmoniti.
I vitelli che sopravvivono alla fase grave della malattia possono perdere peso in modo significativo e la crescita può
rimanere permanentemente stentata. I coccidi patogeni del
bovino danneggiano la mucosa del piccolo intestino inferiore, del cieco e del colon.
Questi organi sono deputati all’assorbimento dei nutrienti
(di qui la crescita stentata) e all’assorbimento di acqua (feci
acquose e disidratazione). La diagnosi si effettua cercando
oocisti per flottazione (galleggiamento) direttamente e tramite la tecnica di McMaster (che permette di conoscere il
numero di oocisti espulse dall’animale per grammo di feci).
Qualora anche dalla nostra sperimentazione si rilevi l’efficacia anticoccidica degli olii essenziali, essi potrebbero proporsi
quale valida alternativa naturale ai prodotti chemioterapici
attualmente in uso, i quali ultimi prevedono oltretutto l’obbligo della ricetta.
■ Andrea Calzolari
Medico Veterinario Progeo
Durante il prelievo sui vitelli, da sinistra:
Giuseppe Gagliano - giovane stagista,
il dott. Andrea Calzolari,
l’allevatrice Elena, figlia di Fausto Gandolfi
23
N
ovità in
PILLOLE
1
a cura di
■ Claudio Vezzani - Medico Veterinario Progeo
Diversa macinatura dell’unifeed: effetti
Diverse lunghezze di macinatura dell’unifeed non hanno portato a differenze significative in produzione di latte e pH ruminale,
mentre in unifeed tagliati corti è aumentata molto l’ingestione (27 kg di sostanza secca vs 25) e ridotto sia il tempo di alimentazione (13 min/kg ss vs 17) che di masticazione (19 min /kg ss vs 21). Si è inoltre ridotta la digeribilità della sostanza secca
lasciando l’unifeed più lungo.
D.D. Maulfair, M. Fustini, A.J. Heinrichs Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 7, Pages 3527-3536; Journal of Dairy Science Vol. 93, Issue 10, Pages
4791-4803
2
Il livello di amido e la sua degradabilità infuenzano i
meccanismi di regolazione del pH ruminale
Livelli molto elevati di amido e degradabilità troppo elevate possono ridurre l’attività dei batteri che digeriscono la fibra nel
lungo periodo, ma non nel breve periodo, con abbassamenti di pH ruminale e rischio di acidosi sub-acuta. Quindi quando si
raziona vanno tenuti in considerazione non solo i livelli di amido, ma anche le caratteristiche dell’amido stesso.
alimentazione
C. Lechartier, J.-L. Peyraud Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 5, Pages 2440-2454
3
L’aggiunta di oli vegetali ricchi di acido oleico,
linoleico e linolenico deprime il grasso del latte
L’aggiunta in razione del 5% di oli ricchi di acido oleico (soia), linolenico (lino) e linoleico (mais) hanno ridotto sia la percentuale
(3.05 e 2.83 vs. 3.41%) che la quantità giornaliera (0.98 e 0.86 vs. 1.14 kg/d) di grasso del latte rispetto all’olio di palma.
Quando si aggiungono grassi in razione si deve quindi fare attenzione ai loro effetti depressori sul grasso del latte.
M. He, L.E. Armentano Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 5, Pages 2481-2491
4
Il rapporto foraggi: concentrati in razione condiziona le
emissioni di metano delle vacche
L’aumento dei foraggi in razioni isoproteiche e isoenergetiche ha fatto aumentare le emissioni di metano, senza però intaccare le
emissioni di Co2 e azoto tramite l’escrezione in urine e feci. Probabilmente la minore efficienza ruminale aumenta le perdite da
fermentazione del rumine.
.J. Aguerre, M.A.Wattiaux, J.M. Powell, G.A. Broderick, et al. Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 6, Pages 3081-3093
5
Se i fabbisogni di fibra sono rispettati il bicarbonato di sodio non serve
L’eliminazione del bicarbonato di sodio (0,8% sulla ss) in diete in cui è stato aggiunto il 20% di orzo fioccato non ha alterato ingestione, pH ruminale, produzione di latte e titoli di grasso e proteina. Se i fabbisogni di fibra sono mantenuti, l’uso del bicarbonato
può essere superfluo.
L. Doepel, A. Hayirli Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 1, Pages 370-375
6
L’alimentazione dei vitelli: buone prospettive di produzione sulle future manze
Vitelli alimentati con latte al 30 % di proteina e 16% di grasso al 2,1% del peso vivo contro latte al 21,5% di proteina e 21,5% di
grasso somministrato all’1,2% del peso vivo hanno dato crescite di 680 gr contro 450 gr al 42° giorno dello svezzamento e successivamente le manze di primo parto hanno prodotto più latte, sono venute in calore prima e hanno partorito ad un’età inferiore.
L.E. Davis Rincker, M.J.VandeHaar, C.A.Wolf, J.S. Liesman, et al. Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 7, Pages 3554-3567
7
Il momento ottimale per fecondare le vacche: studio economico
Per il 90% delle vacche il periodo di attesa più vantaggioso economicamente è inferiore alle 10 settimane e ogni giorno in più
oltre le 6 settimane porta a perdite economiche. L’allungamento del periodo di attesa volontario può comportare vantaggi nel
caso di vacche di primo parto di razza non Frisona, Frisone che partoriscono in inverno con poco latte, vacche con elevata persistenza della curva di lattazione, vacche con picchi di latte ritardati, in caso di patologie del post-parto e dove ci sono bassi costi
di produzione.
8
Problemi legati allo spostamento delle vacche nel pre-parto
Spostare le vacche in un nuovo box entro la settimana che precede il parto riduce l’ingestione di queste vacche del 10%, la ruminazione del 9% e raddoppia i tentativi di competizione con le altre bovine, mentre altera pochissimo il comportamento delle
vacche che rimangono nel box iniziale.
Per questi motivi tutti gli spostamenti in questa fase possono essere dannosi per la salute della bovina.
K. Schirmann, N. Chapinal, D.M.Weary,W. Heuwieser, et al. Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 5, Pages 2312-2319
9
gestione
C. Inchaisri, R. Jorritsma, P.L.A.M.Vos, G.C. van der Weijden, et al. Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 8, Pages 3811-3823
Fattori importanti che condizionano la riuscita della terapia delle mastiti
I principali fattori che condizionano la riuscita delle terapie antibiotiche delle mastiti (riduzione delle cellule e assenza di recidive)
sono: n° parto, n° mastite e cura batteriologica. Più alte sono le cellule prima della mastite e più improbabile è la riduzione delle
cellule dopo la cura. La cura batteriologica è l’elemento più importante per capire se ci saranno recidive o conta cellulare ancora
elevata: ecco l’importanza di effettuare analisi microbiologiche dettagliate su ogni caso di mastite.
H.W. Barkema,Y.H. Schukken, R.N. Zadoks Journal of Dairy Science Vol. 89, Issue 6, Pages 1877-1895
10
Diagnosi di chetosi, 3 test a confronto: urine, sangue e inversione grasso/proteine
Rapporto grasso/proteine: Sensibilità 63% (58-71) Test colorimetrico sulle urine: sensib. 78% Test colorimetrico sul latte: sensib. 58% (35-93)
Specificità 78% (77-81) Specificità 99%
Specificità 99%
C. Inchaisri, R. Jorritsma, P.L.A.M.Vos, G.C. van der Weijden, et al. Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 8, Pages 3811-3823
11
Da oggi in 4 ore è possibile individuare i germi della mastite
Ricercatori finlandesi hanno messo a punto un sistema di PCR in grado di rilevare in 4 ore, nel latte di quarti affetti da mastite, i
patogeni presenti con indicazione quantitativa della prevalenza. La diagnosi rapida di mastite assieme all’antibiogramma è lo strumento principale per decidere le terapie mirate e quindi efficaci per guarire la malattia.
M.T. Koskinen, G.J.Wellenberg, O.C. Sampimon, J. Holopainen, et al. Journal of Dairy Science Vol. 93, Issue 12, Pages 5707-5715
12
diagnostica
6.600analisi su 2.200 vacche da 7 a 21 giorni post parto hanno dimostrato che l’inversione grasso/proteine come test per individuare la chetosi presenta molti falsi positivi, avendo una specificità molto più bassa dei test sulle urine o sul latte.
Esame di singolo quarto vs pool per diagnosi di mastite da S. aureus
La sensibilità del pool dei 4 quarti messi insieme è del 77,1% per S. aureus quando vi è un solo quarto infetto. Questo significa che
abbiamo molti falsi negativi e in aziende con bassi livelli di S. aureus conviene fare l’esame dei singoli quarti per evitare di perdere
infezioni. La sensibilità si alza sopra il 90% quando il numero di quarti infetti è superiore a 2.
K.K. Reyher, I.R. Dohoo Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 7, Pages 3387-3396
13
Nuovi sigillanti interni da asciutta con 0,5% di clorexidina
K.R. Petrovski, A. Caicedo-Caldas, N.B.Williamson, N. Lopez-Villalobos, et al. Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 7, Pages 3366-3375
14
Studio riassuntivo sull’impiego di biotina nella vacca
Il riassunto di 12 studi conferma la validità della biotina nell’aumentare l’ingestione (+0,87 kg di sostanza secca) e la produzione
di latte (+ 1.66 litri).
I.J. Lean, A.R. Rabiee Journal of Dairy Science Vol. 94, Issue 3, Pages 1465-1476
prodotti
Nuovi sigillanti interni per capezzoli a base di clorexidina 0,5% da utilizzare nel periodo da asciutta si sono dimostrati più efficaci
nel prevenire le mastiti cliniche nel periodo del post-parto e le nuove infezioni mammarie in asciutta, rispetto ai comuni sigillanti
senza disinfettante.
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Progeo NEWS
foto
ricordo
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Progeo NEWS
cremona 2010
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