Fatto Quotidiano
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Il governatore Draghi sulla crisi economica: “È stato già perso troppo tempo”. Anche per la nomina del nuovo governatore y(7HC0D7*KSTKKQ( +=!=!"!#!% www.ilfattoquotidiano.it € 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Giovedì 13 ottobre 2011 – Anno 3 – n° 243 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 PARLA DA SOLO Non era mai accaduto. Oggi tutte le opposizioni usciranno dalla Camera quando prenderà la parola B. per l’ennesima fiducia. Napolitano riceve Fini e dice al premier: basta tirare a campare Primarie subito di Paolo Flores d’Arcais dc ue zombie tengono sequestrato il Paese. Berlusconi e Bossi stanno costringendo l’Italia allo sfacelo, pur di non cedere il potere nemmeno ai propri complici di ogni omertà (il famoso “passo indietro”). Che si tratti di due zombie è ormai certo al di là dell’idiomatico “ragionevole dubbio”. Nessun voto di fiducia cambierà questa realtà, se un governo può finire in minoranza ogni giorno perché uno Scilipoti si ritiene non sufficientemente ripagato e un Tremonti adulato. Ma i due zombie, proprio perché ormai politicamente dei “morti viventi”, possono procurare al paese ulteriori sciagure, visto che istituzionalmente sembra impossibile fermarli. Tra un paio di settimane il Parlamento assisterà all’ennesimo scempio: una maggioranza di lacchè che manda al macero migliaia di processi (denegando giustizia a migliaia di vittime e familiari) pur di salvare lo zombie di Arcore dalla condanna che lo aspetta nel processo Mills. Non possiamo immaginare che il Presidente della Repubblica firmerà una legge che della legge fa strame, ci sentiremmo offensivi solo a pensarlo, ma proprio questa è invece la “road map” di Berlusconi: impunità nei processi in corso, crisi “amica” a gennaio e voto a marzo con la legge elettorale “porcata”. Sembra inaudito che a dettare l’agenda politica possano essere ancora l’amico di Putin e il suo compare “ditomedio”, ma i frondisti democristiani e leghisti, e le loro sussurrate minacce, hanno credibilità e consistenza ameboidi. Sarà bene prepararsi, perciò, perché marzo è vicinissimo. Berlusconi ha già “in pectore” “Forza Silvio”, dove troveranno posto solo troiette e prosseneti, ma soprattutto criminali e piduisti. Bossi farà piazza pulita di chi non abbia i requisiti dell’uomo vichiano “tutto stupore e ferocia”. La società padronale ha già i suoi Montezemoli e Marcegaglie e Della Valle in pole position. E l’opposizione democratica? Il Pd nel giro di un paio di settimane dispiega la sua opulenza con i raduni concorrenziali dei veltroniani, degli ex-rottamatori soft (Civati e Serracchiani), dei diversamente berluschini (Matteo Renzi), dei succubi di Bagnasco (in ritiro bipartisan a Todi). Un orizzonte di masochismo che lascia sgomenti. Bersani, Di Pietro e Vendola devono perciò convocare – ora, subito – le primarie per gennaio, altrimenti a gennaio, quando il caimano aprirà la sua crisi, D’Alema ci dirà che è troppo tardi. Primarie vere, cioè primarie aperte – senza condizioni – ai candidati della società civile. Che questa volta non starà a guardare, si spera. D Non si trova una soluzione tecnica per approvare il Bilancio. Dopo la batosta, il Quirinale chiede: siete in grado di governare? Parla Katia Pasquino “TACI! E RUBY MI OFFRÌ 50 MILA EURO ” Di Blasi, Perniconi e Zanca pag. 2 - 3 z Udi Luca Telese SI SALVI CHI PUÒ Berlusconi ieri non ha Sla perilvio parlato, ma Montecitorio parlui, il Transatlantico è uno scrigno di sussurri, ipotesi surreali, scenari di governi e di crisi, immagini grottesche: è l’amalgama che non tiene. pag. 3 z Vecchi pag. 9 z ELEZIONI x Seguaci di Scajola e Responsabili a caccia di candidature Lista Montezemolo, ultima scialuppa per delusi Pdl I sondaggi indicano il Caimano in caduta libera e i tanti che rischiano di non tornare in Parlamento si offrono all’uomo Ferrari D’Esposito pag. 4 z Udi Marco Vitale NO AL PARTITO IMPRESA ci sforziamo di ricordare la fiSno egura di imprenditori che abbiasvolto, con successo duraturo, un’importante funzione di guida politica ben pochi o nessuno ci viene alla mente. pag. 18 z Udi Angela Vitaliano nsenza bavaglio IL LAVORO PERSO DI OBAMA Strage alla Thyssen Bisignani pensò agli investimenti on accetterò un ‘no’ come risposta sul piano a sostegno del mercato del lavoro” ha detto Barack Obama, commentando la votazione di martedì sera al Senato che ha bloccato la discussione del suo ‘pacchetto lavoro’. pag. 12 z N Fucecchi e Pagani pag. 6 - 7z nla satira e il simbolo CATTIVERIE Ultima icona Dc, piazza del Gesù nelle mani del Male Berlusconi tradito da Scajola. Come se nell’ultima cena Gesù fosse stato baciato dal cameriere Paolin pag. 9z (www.spinoza.it) Sono forse io, compagni? di Marco Travaglio i sono giorni così, in cui ci capita di invidiare persino il Riformista. Per esempio ieri. Aprendo il samiszdat arancione pimpantemente diretto da Emanuele Macaluso, abbiamo scoperto una pepita d’oro: un’intera pagina, sei colonne di piombo, a firma Massimo D’Alema, appetitosamente intitolate “Socialdemocrazia: eclisse o rilancio?”. Slurp. Il distico che lo precedeva era ancor più civettuolo: “L’on. Massimo D’Alema ci ha fatto pervenire il testo integrale dell’intervento pronunciato a un recente convegno del Pd. Lo pubblichiamo perché riteniamo possa essere utile all’apertura di un dibattito”. Eh no, non ce la si può cavare così. Vogliamo sapere tutto. Come, quando, e soprattutto perché l’on. Massimo D’Alema “fa pervenire” i suoi testi integrali solo al Riformista? Tramite piccioni viaggiatori? O a mezzo di missi dominici a cavallo? O consegna i plichi personalmente? O magari incarica un autista della Fondazione Italianieuropei? O forse, trattandosi pur sempre di un vice-conte della Santa Sede, si serve di apposite guardie svizzere? E chi, nella redazione arancione, ha avuto l’onore di ricevere nelle proprie mani la sacra reliquia per poi ostenderla e portarla in processione come si conviene alla Particola di Nostro Signore? In attesa trepidante di qualche lume, cogliamo fior da fiore. “... La vera questione, che appassiona le stesse forze socialiste e socialdemocratiche, è piuttosto quella di come promuovere una nuova strategia o una nuova identità (tema, quest’ultimo, su cui il dibattito europeo è molto più prudente) in grado di creare le condizioni per una nuova stagione progressista...”. Suvvia, chi non ha incontrato sull’autobus o sulla metro o nel vagone ristorante di un Freccia rossa almeno un socialista/socialdemocratico che s’appassionava onanisticamente alla nuova strategia/identità del progressismo, pur se su quest’ultimo tema il dibattito europeo è molto più prudente? Preso tristemente atto della “sconfitta dell’homo socialdemocraticus”, la Volpe del Tavoliere ammette che “la destra ha mostrato una grande attitudine, che la sinistra con la sua ideologia ha perduto: ha saputo parlare al cittadino europeo medio”, al contrario del “modello socialdemocratico in crisi culturale, filosofica, antropologica”. E chi è che più di ogni altro, nella nostra sinistra, non ha saputo parlare agl’italiani? Il suo nome e volto aleggiano in tutte e sei le colonne di piombo, senza però materializzarsi mai. Il viceconte Max si consola con “la recente vittoria in Danimarca” di una “coalizione verdi-liberali”: e chi è che in Italia rifugge come la peste bubbonica le culture liberali e ambientaliste? Noi un’idea ce l’avremmo. Intanto “in Germania una coalizione rosso-verde è la proposta politica più forte”: e chi è che in Italia, ai rosso-verdi, preferisce Piercasinando? Noi un’idea ce l’avremmo. “In Francia il Partito socialista ha adottato le primarie aperte” infatti “governa largamente le amministrazioni locali e regionali”: e chi, nel Pd, si oppone allo spasimo alle primarie? Noi un’idea ce l’avremmo. Ora occorre una grande “coalizione con il pensiero liberale di sinistra, i movimenti ambientalisti e di ispirazione cattolica”. Cioè l’Ulivo. E chi, in Italia, ha avversato con tutte le sue forze l’Ulivo? Noi un’idea ce l’avremmo. A un certo punto, pare quasi che l’abbia anche D’Alema. È quando, tomo tomo cacchio cacchio, si domanda: “Cosa significa non commettere gli errori del passato?”. Magari, si spera, uscire dalla Bicamerale politica e mentale, dai giochetti di casta, dal partito degli affari, delle banche, delle autostrade, dal penatismo e dal tarantinismo, prosecuzioni sfigate del berlusconismo con gli stessi mezzi. In una parola: uscire dal dalemismo. Invece D’Alema, per non ripetere gli errori del passato, vuole ripartire “dal primato della politica”, cioè dagli errori del passato. Bravo Max, avanti così. E ora, per la gioia di grandi e piccini, il Riformista apre il dibbbattito. Già transennate le edicole. C pagina 2 Giovedì 13 ottobre 2011 Il New York Times: “Il Parlamento italiano è in confusione” La “foto” dei conti L’obbligo costituzionale I l Rendiconto generale dello Stato è il provvedimento attraverso il quale il governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, rende conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. Si tratta di un N PARLA DA SOLO ei 18 anni in cui ha dominato la politica italiana il primo ministro Silvio Berlusconi ha creato l’illusione che l’Italia avesse un solido sistema bipartitico. Ora che questa era volge lentamente al termine la colla si scioglie, rivelando il caos che è il Parlamento italiano”. È quanto scrive il New York Times obbligo costituzionale. Le regole per redigere il Rendiconto sono contenute nella legge sulla contabilità pubblica del 2009. Il Rendiconto dunque non è altro che la “fotografia” del bilancio a consuntivo. In altri termini è impossibile respingerlo o modificarlo perchè i dati sono quelli e la non approvazione può essere solo un segnale politico perchè non se ne può fare un altro. Voto blindato La cabala e la soglia 54 D al 14 maggio 2008 in poi il conto fa 52: tante volte il governo ha posto la fiducia in questa legislatura. L’ultima è stata quella dello scorso 14 dicembre, quando Futuro e Libertà tentò lo strappo in aula dopo la “cacciata” commentando l'attuale situazione politica italiana. “In Italia – scrive il quotidiano newyorchese – il paesaggio politico non è mai stato così bizantino nella storia del dopoguerra, con miriadi di fazioni attraverso lo spettro politico che si sforzano disordinatamente di formare alleanze abbastanza forti da buttare giù Berlusconi e prendere i suoi seggi il giorno dopo. Ma non è facile”. Il Nyt sottolinea quindi lo scollamento tra “le manovre politiche” in atto e “la realtà dell’economia”, con l'attenzione rivolta più a questioni come quella della riforma elettorale piuttosto che al modo in cui affrontare la grave crisi del debito. Fiorello imita Silvio furioso: “È un po’ come se ci fosse un’orgia e io non andassi” L’ arrabbiatura del premier Silvio Berlusconi per l’assenza di martedì alla Camera del ministro Tremonti alla votazione dell’assestamento al bilancio è il tema di un ironico video postato da Fiorello su Twitter. A presentarlo è Marco Baldini, anche se poi nel breve clip il premier-Fiorello non si vede mai. Ma si sente, e dice: “Sono inc.... Ma ti pare? a parola chiave è una: credibilità. Il governo dispone o no di una maggioranza politica? È in grado o no di approvare in Parlamento “adempimenti imprescindibili come l’insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei, importanti per il Paese, ivi compresi quelli fondamentali”? Può, in sostanza, governare? L SONO QUESTE le domande che in una nota rilasciata ieri mattina, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolge al governo e ai gruppi politici che lo sostengono, dopo la clamorosa bocciatura, mercoledì alla Camera, dell’articolo 1 del Rendiconto Generale dell’Amministrazione dello Stato, evento pressoché unico nella storia della Repubblica. Il capo dello Stato non nasconde le difficoltà in cui si dibatte una maggioranza “ricompostasi nel giugno scorso” con l’arrivo della piccola truppa degli ex Responsabili capitanata dal ministro Saverio Romano, né “l’innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell’adozione di decisioni dovute o annunciate”. DRAGHI: “Basta con i veti della politica” enza aggredire alla radice il problema della crescita “S lo stesso risanamento della finanza pubblica è a repentaglio”. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel penultimo intervento pubblico del suo mandato - prima di approdare alla Bce - lancia un allarme e un richiamo al governo: “Occorre agire con rapidità. È stato già perso troppo tempo". E ancora: “La politica - ha detto Draghi - ha il compito insostituibile di trovare il modo di rompere il circolo vizioso di privilegi, coalizioni di interessi e veti prima che questo renda impossibili le misure necessarie per la crescita”. gi, cui adesso “tocca indicare alla Camera, nell’annunciato intervento” di oggi “la soluzione che possa correttamente condurre alla dovuta approvazione da parte del Parlamento del rendiconto e dell’assestamento”. Anche questo passaggio non è neutro: è il Presidente del Con- Il premier riferirà alle Camere, domani la fiducia Napolitano: “Dia una risposta credibile” siglio a doversi prendere la responsabilità politica dell’enorme pasticcio istituzionale combinato. Non solo: “Sulla sostenibilità di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro Presidenti”. È la chiusa del secondo comunicato, e anche questa pare portatrice di problemi per l’esecutivo. Il regolamento della Camera, infatti, non permette di votare di nuovo un provvedimento bocciato dall’aula. Quel progetto di legge andrà quindi fatto decadere prima di ritornare a Montecitorio. Ma come? “Il governo varerà un nuovo disegno di legge con il rendiconto generale del bilancio dello Stato 2010, cambiando l’articolo 1 bocciato”, annuncia il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Lo farà oggi. Basterà? La partita resta aperta: il governo non può non approva- A utti fuori. Berlusconi oggi parlerà da solo. Non sarà ascoltato, almeno da chi pensa che sia ora di dire basta. Il nuovo Aventino compatta le opposizioni indignate in un gesto simbolico : Fli, Udc, Pd e Idv non saranno in aula e non parteciperanno ai lavori parlamentari. La decisione era già nell’aria dalle prime ore del mattino di ieri. É stata una giornata di incontri e accordi a Montecitorio, in aula i parlamentari ci sono rimasti solo pochi minuti. L’idea, balenata nella testa del segretario democratico, Pier Luigi Bersani, e del capogruppo, Dario Franceschini è stata esposta agli altri gruppi: “Facciamolo, proviamoci”. Un appuntamento preliminare tra Bersani, Casini e Rutelli ha messo a punto le “tecniche parlamentari”, poi i tre hanno incontrato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel suo ufficio al primo piano. Tutti d’accordo che il voto di fiducia è una “farsa”, come ha dichiarato più tardi Bersani, hanno stabilito una tattica comune. A mezzogiorno, durante la riunione dei capigruppo alla Camera, sono stati decisi i tempi della fiducia: oggi il discorso, domani il voto. Franceschini aveva proposto di chiamare in sidente imparziale. Perché il leader di Fli è ritornato prepotentemente anche sulla scena politica col ruolo di collante delle opposizioni. T re un “atto dovuto” come il rendiconto 2010, ma il regolamento impedisce di prendere in esame un provvedimento respinto dall’aula prima che siano trascorsi sei mesi. TOCCHERÀ quindi a Berlusconi riuscire a trovare una formula in grado di non andare a sbattere con l’architettura delle leggi e dei regolamenti delle Camere. Lo farà oggi a Montecitorio, dopo aver fatto approvare dal Consiglio dei ministri sia il ddl sul rendiconto che la legge di stabilità. Annota il Pd Francesco Boccia: “Senza le leggi di rendiconto e di assestamento non può esserci una legge di stabilità corretta: infatti, quali tabelle intendono allegare al testo se il parlamento non ha ancora approvato i residui finanziari e il bilancio consuntivo? Dunque, in queste ore di assoluto disprezzo delle regole, Palazzo Chigi si appresta a fare un nuovo strap- tra i primi in aula. Non si siede al suo posto, però. Si mette accanto a Cicchitto. Spiegano che è fatto così: sempre al lavoro. Reminiscenze da militare. Ore 13.25 Territorio (e poco Popolo) Deserti i banchi di Popolo e Territorio. Unico responsabile, Antonio Razzi. Svizzero. Ore 13.40 Le traduzioni di Franceschini Fini annuncia che andrà al Quirinale per spiegare perché, secondo l'opposizione, B. non può chiedere la fiducia. Franceschini traduce il burocratese: “È inutile, una presa in giro, uno schiaffo agli italiani”. Casini applaude. Simultanei. Ore 13.45 Dialetti e combine Il Pdl Antonio Leone ripete per tre volte che l'esame di rendiconto ed assestamento non deve essere fatto per forza in “combine” (i deputati ridono). Fini gli spiega di nuovo come funziona. Un leghista lo interrompe. Lui lo gela: “La lingua italiana credo che, da questo punto di vista, al nord come al sud, sia incontrover tibile”. Ore 13.50 Carta canta Mentre Franceschini chiede le dimissioni del premier, Cicchitto cerca un articolo della Costituzione che gli dia torto. Trova il 94. Ma si dimentica di leggere il comma che fa riferimento alla formazione del governo: “I padri costituenti – lo bastona il Pd Roberto Giachetti – non avrebbero potuto pensare che di voti ce ne sarebbero stati 91 e non 1”. Omissis. po, di cui davvero non c’è bisogno”. Oggi il premier andrà in aula a spiegare alla propria maggioranza (l’opposizione resterà per protesta fuori dall’aula) come intenda procedere. Domani è previsto il voto di fiducia. Umberto Bossi trova anche il tempo di rispondere al Quirinale sulla credibilità del governo: “Per adesso mi sembra credibile, le leggi passano”. Avesse votato mercoledì sul rendiconto sarebbe stato anche più credibile. Fini sale al Colle, la Lega: “Deve dimettersi” I democratici: “Il governo viola le regole” Dario Franceschini e, accanto, Pier Luigi Bersani, ieri in aula (FOTO DLM) causa il Colle: “Chiederemo l’intervento del Capo dello stato”. Ma Fini ha stoppato il capogruppo e ha deciso di salire personalmente al Quirinale. Una decisione presa a testa alta, con la sicurezza di chi vuole tornare al centro della scena. Non prima di aver informato l’aula, dov’è arrivato con l’aria sprezzante del leader. LA MOSSA ha fatto infuriare il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto: “Leggo in una nota di agenzia – ha affermato prendendo la parola nell’emiciclo – che il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, andrà nel pomeriggio al Quirinale per spie- gare come sia diventato difficile, vista la situazione in cui versa la maggioranza, garantire il normale andamento dei lavori parlamentari. Ora, questo non lo ha detto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e non lo ha detto neanche nell’esposizione che ha fatto in quest’Aula. Voglio mettere a verbale questo dato, per la correttezza dei rapporti e per definire, in modo preciso, le rispettive posizioni, perché al punto in cui siamo arrivati ogni parola rischia di essere una pietra”. É cominciato immediatamente un fuoco incrociato contro Fini, da parte di Lega e Pdl, accusato di non essere un pre- DOPO LA VISITA al Colle i gruppi di minoranza si sono riuniti in assemblea e hanno concordato la strategia comune. Gli unici distinguo erano quelli dei più duri, che non volevano votare nemmeno la fiducia. Ma l’incontro definitivo delle 19 tra i capigruppo ha stabilito la mediazione definitiva: tutti fuori dall’aula oggi e domani presenti per il voto. L’opposizione non può farsi sfuggire un’occasione di battere la maggioranza sui numeri se davvero i frondisti facessero mancare i loro consensi. Umberto Bossi ci aveva sperato: “Se l’opposizione non viene a votare abbiamo già risolto il problema”. Che invece resta. E l’idea di una fotografia di Berlusconi che parla da solo ha fatto correre la maggioranza ai ripari, che ha intenzione di sedersi in ordine sparso sui i banchi, anche quelli dell’opposizione. “É una farsa che deve inscenare da solo” ha detto il segretario del Pd, “quella che il governo chiederà domani non è una fiducia ordinaria, come già ce ne sono state a decine, ma segnerà uno stacco con la situazione politica precedente”. A cui l’opposizione parteciperà solo in parte. NEL PALAZZO Il Cavaliere: “Ho i numeri” LA FIFA BORBONICA DI UN ALTRO 14 NERO rriverà domani, giorno 14, regolare come la rata del mutuo. Dieci mesi dopo il 14 dicembre (e per la 53esima volta) il governo Berlusconi chiederà la fiducia al Parlamento. Ecco la lunga attesa prima del verdetto. Ore 12.30 I tormenti di Milanese La seduta sta per cominciare, ma si continua a discutere dello scivolone di martedì. Il pdl Marco Milanese, da poco salvato dall'arresto, difende i ritardatari (Tremonti compreso): “Anch'io pensavo ci fossero tutti. Ho rischiato di fare tardi, meno male che sono arrivato”. Altro pericolo scampato. Ore 12.50 Il doppio cuscino di Baldelli Poltrona scomoda per Simone Baldelli, vicecapogruppo Pdl. Fini spiega che, bocciato l'art. 1, si ferma l’esame dell’intero rendiconto. Lui mette un altro cuscino sul sedile del suo scranno e si accomoda. Principessa sul pisello. Ore 12.55 Casini il manovratore In gessato rossoblu da tifoso del Bologna, prima che la seduta cominci il leader Udc si sposta tra i banchi della Lega per un comizio in miniatura. Poi torna dai suoi. Prove di dialogo. Ore 13.00 I tormenti di Milanese/2 Niente ritardi, stavolta. Milanese è Lo sketch di Fiorello è dedicato al difficile rapporto tra Berlusconi e il ministro di Caterina Perniconi L’ATTESA MINUTO PER MINUTO di Paola Zanca Lo sketch FLI, UDC, PD E IDV NON SARANNO IN AULA E NON PARTECIPERANNO AI LAVORI “DIMOSTRI DI AVERE LA MAGGIORANZA E DI GOVERNARE” OGGI DDL-TOPPA SUL BILANCIO, MA È CAOS SULLE PROCEDURE E, anzi, è proprio per questo che Napolitano, dopo aver ricevuto in questi mesi continue rassicurazioni, dal presidente del Consiglio e dai gruppi parlamentari che lo sostengono “circa la solidità della maggioranza”, chiede adesso “una risposta credibile”. E la chiede a loro: governo e maggioranza. Silvio Berlusconi non si è visto ieri al Colle, come se il pasticcio dell’altra sera fosse realmente derubricabile a semplice incidente da riparare con il consueto voto di fiducia (in pratica si è inviato “da solo” alle Camere senza attendere che lo facesse il Colle). Al Quirinale, però, ieri pomeriggio è arrivato a colloquio Gianfranco Fini, presidente della Camera. La Lega ne ha tratto pretesto per accusarlo di essere di parte e chiederne le dimissioni. Dopo l’incontro ecco la seconda nota, in cui il Colle ringrazia il numero uno di Montecitorio per essere stato “messo al corrente delle ragioni che ad avviso dei presidenti dei gruppi parlamentari di opposizione rendono politicamente complesso il superamento della situazione determinatasi a seguito del voto contrario all’art. 1 del rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato”. Quel ringraziamento non usuale a Fini è stato letto come un ulteriore rimprovero all’inquilino di Palazzo Chi- Una votazione così importante che riguarda il bilancio e il ministro dell’Economia Tremonti non viene a votare! Questo pirla! Eh no, scusate. È un po’ come se ci fosse un’orgia e io non andassi”, aggiunge Fiorello mentre Baldini cerca di minimizzare. Ma Berlusconi-Fiorello aggiunge: “Adesso basta, gli chiudo Facebook, niente iuporno e subito a nanna”. LE OPPOSIZIONI GLI GIRANO LE SPALLE di Fini, ma il premier riuscì a reggere la “nuova opposizione” attraverso gli “acquisti” responsabili dei vari Razzi e Scilipoti. In Senato ci furono 162 voti a favore, alla Camera invece 314 contro 311 il risultato finale. L’ultimo governo Prodi (2006-2008), nonostante una maggioranza striminzita, ha fatto ricorso alla fiducia in 28 occasioni. Il (rendi)conto del Quirinale: “B. deve trovare la soluzione” di Eduardo Di Blasi PARLA DA SOLO Ore 13.55 Responsabili e no I “responsabili” Mario Pepe e Maurizio Grassano sono fermi in piedi in mezzo all'emiciclo. Guardano verso il capogruppo Cicchitto che accusa il Pd di “eversione”. Dietro di lui, ai banchi della maggioranza, ci sono 39 deputati su 218. Sperduti. Ore 14.10 Reguzzoni e i Borboni Il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni se la prende con “l'istituto borbonico” che costringe a 24 ore di attesa tra le comunicazioni del premier e il voto di fiducia. Poi attacca Fini: “Per favore, non degradi il ruolo di presidente della Camera a quello di vice di Casini...”. Longobardo. Ore 14.12 Scilipoti il ritardatario Domenico Scilipoti (assente sul voto del Rendiconto) arriva quasi a fine seduta. Il capogruppo Belcastro lo vede: “Mimmo, che combini? Tu con Silvio sei così (unisce gli indici, ndr) Non possiamo mollare l’unico che ci è amico”. Ricercato. Ore 14.25 Il parricidio è una cosa seria La seduta è finita. Alcuni “scajolani” confabulano al divanetto. Il leghista Massimo Polledri li guarda di traverso: “Ominicchi, quaquaraqua: se prendi la pistola, serve il coraggio di sparare. Ieri, è partito un colpo, ma il parricidio è una cosa seria”. Cacciatore Ore 14.35 Contratti atipici Un responsabile non nega le tensioni. “Sotto la cenere ci sono i carboni ardenti”. Ma non mollerà: “Meglio sbagliare insieme che indovinare da solo”. Paura di perdere il posto? “No, questo è un lavoro a tempo determinato”. Un co.co.co? “Diciamola tutta. Un ca.ca.ca”. Onomatopeico. Il Polident di Scilipoti e la “tenuta” del Caimano di Luca Telese ilvio Berlusconi ieri non ha parlato. CoSlusconi noscendolo è già una notizia. Silvio Berieri non ha parlato, ma Montecitorio parla per lui, il Transatlantico è uno scrigno di sussurri, ipotesi surreali, paradossi di ingegneria istituzionale, scenari di governi e di crisi, immagini grottesche: è l’amalgama che non tiene. La profezia di D’Alema A metà mattina Massimo D’Alema, sereno come mai è stato di questi tempi, allarga le braccia e azzarda un pronostico: “Non c’è molto da dire. Vivacchiano. Berlusconi farà finta di nulla, proverà a sopravvivere e sapete cosa accadrà? Si andrà a votare a marzo”. Silvio Berlusconi oggi non parla, e Montecitorio è un’amalgama impazzita, in cui ogni singola componente della maggioranza scricchiola, fibrilla, produce ipotesi fantasmagoriche come la nascita di un secondo gruppo responsabile di centrodestra intorno a Claudio Scajola, che permetta di recuperare la maggioranza nella strategica (anche ieri) conferenza dei capigruppo, e regali al suo leader un sospirato re-ingresso nel governo. Questa notte Scajola ha condotto la trattativa più importante della sua vita e solo oggi capiremo se il prezzo era giusto. Silvio Ber- lusconi non parla, ma fa filtrare virgolettati per i pastoni. “Venerdì incasseremo la fiducia”, “la maggioranza va avanti”, e “Lo vedete che Napolitano non si sta facendo influenzare?”. Frasi che si declinano nel codice dei retroscenisti, ma che valgono come moneta falsa. Questa mattina alla Camera capiremo se davvero Berlusconi crede al mantra che sta ripetendo ai suoi: “Se superiamo questo attacco riusciremo a riprenderci”. Ma il punto è tutto lì, ci vuole “l’amalgama”. L’amalgama fra le tribù leghiste, ormai più divise di quelle libiche, l’amalgama fra le tribù responsabili (un branco di predatori in cerca di poltrone), l’amalgama con Giulio Tremonti, che ormai è a tutti gli effetti un nemico. L’ultima, e più difficile alchimia: quella con il Quirinale. Berlusconi dice che Napolitano gli consentirà di rivotare il Rendiconto dello Stato, “in qualche modo”. Nel Pd si sostiene il contrario, fino a ipotizzare una critica a Napolitano. Aggrappati alle dentiere Amalgama. Composto di silicio e minerali costituito per unire, ma soprattutto per tappare buchi, falle, carie dentarie. Alle due del pomeriggio, contornato da uno sciame di giornalisti come un apostolo, intento a declinare il suo verbo odontoiatricamente corretto, riappare l’uomo-simbolo della seconda repubblica e mezzo: Domenico Scilipoti. Uno dei gialli dell’ultima Caporetto del governo è la sua assenza: “Non c’era perché sta alzando il prezzo”, diceva qualcuno. “No, era in tribunale: condannato”, assicuravano gli innocentisti. Macché, era a un congresso odontoiatrico, ha scritto un’agenzia. E lui, ieri, con il sorriso sfavillante da re dei peones tranquillizzava tutti: “Il giorno del voto sono stato in tribunale fino all’ora di pranzo, poi sono dovuto correre da mia madre, novantenne, che si è sentita male”. E poi: “L’odontoiatria c’entra. Stamattina non ero a Montecitorio perché assistevo a un interessantissimo convegno sulle amalgama a base di mercurio…”. Il capannello dei cronisti che lo insegue viene attraversato da un moto di ilarità. Allora lui si pianta in mezzo al corridoio dei passi perduti, e paziente spiega: “Vi farà pure ridere. Ma milioni di italiani di hanno in bocca amalgama a base di mercurio che hanno conseguenze disastrose sul sistema immunitario, fino a produrre il Parkinson”. Una giornalista si preoccupa: “Oddio, io ho una otturazione! La devo levare?”. E dunque accade anche questo, a Montecitorio, che “Scili” si improvvisi guru paradentario. “Non lo faccia! Se l’otturazione è piccola, il rischio della rimozione è ancora più grande!”. Mentre lo ascolto penso che lo scilipotismo produca metafore epocali, e che il tappo di amalgama che compromette il dente è una icona perfetta di quello che ieri accadeva al centrodestra. Sempre più cariato dalle sue divisioni interne, sempre più costretto a tamponare e ad erodere. Davanti ai cessi (un luogo strategico della Camera) un capannello post-democristiano affrontava il paradosso L’amalgama a destra garantita dai Responsabili I dissidenti del Carroccio: “Basta all’Italia puttaniera” aperto dalla bocciatura. Tiene banco Beppe Fioroni: “Berlusconi non può cavarsela con una fiducia. Deve anche approvare il bilancio che è stato bocciato. Non si può rivotare due volte un testo identico!”. L’aut aut secondo Fioroni Davanti a lui Sergio D’Antoni assentiva con aria grave. E Fioroni diceva quello che tutto il Pd oggi pensa: “Non vorrei fare una velata critica al capo dello Stato, ma i casi sono due. O il testo viene modificato, e il ragioniere capo dello Stato si deve dimettere… O non viene modificato, e allora il Colle o Fini devono bloccarlo”. Dicono gli uomini di Berlusconi: “Anche stavolta dimostrerà di avere i numeri”. E intanto si scopre che il discorso non pronunciato domenica dal segretario provinciale uscente della Lega di Varese, Stefano Candiani conteneva questo passaggio: "Noi non c'entriamo con questa Italia puttaniera". Tutto va bene, assicurano da Palazzo Grazioli. Però persino Renato Farina dice alla Zanzara: ''Il vero Berlusconi è quello che di giorno fa le leggi vicine alla morale cattolica. La notte diventa fragile, intende il sesso come consumo. E’ inaccettabile”. Forse ha ragione D’Alema, stavolta: questa fiducia è un tappo pieno di minerali venefici, una otturazione provvisoria, un’amalgama che non tiene. pagina 4 Giovedì 13 ottobre 2011 Una carriera nata ai box della Ferrari insieme al vecchio Drake di Fabrizio d’Esposito lle tre del pomeriggio, l’anonimo deputato in bilico tra il Pdl e un centro futuribile fa la mossa tipica di Luca di Montezemolo: si porta la mano destra a un ciuffo immaginario di capelli e lo spinge dietro. La mimica conduce al convitato di pietra di questa decisiva attesa della fiducia al governo Berlusconi. In Transatlantico sono in tanti a parlare di lui, il leader del partito che verrà, Italia Futura. E che ieri si è persino schierato a favore degli indignados che andranno in piazza sabato prossimo: “La protesta dei giovani indignati è per molti aspetti comprensibile”. A NELLA PANCIA del partitone berlusconiano si mischiano paure e tentazioni, in una sorta di cocktail potenzialmente esplosivo. Colpa degli ultimi sondaggi che circolano, in base ai quali la creatura montezemoliana potrebbe incassare un terzo dei voti attuali del Pdl, tra l’otto e il dieci per cento. Ed è per questo che d’incanto prendono forma sospetti e voci sugli assenti in aula al momento dell’Incidente di L’ PARLA DA SOLO apice, la vetrina è stata quella ottenuta ai box della Ferrari: nel 1973 entra nell’azienda del Cavallino come assistente di Enzo Ferrari e responsabile della Squadra Corse. Sotto la sua gestione la Ferrari vince il Campionato Mondiale Costruttori di Formula 1 per tre anni di seguito, dal 1975 al 1977, e due campionati mondiali piloti con Niki Lauda nel 1975 e 1977. Ci torna nel 1991 in qualità di presidente, ruolo che ricopre tuttora, e di amministratore delegato (incarico che ricoprirà fino al 2006). Ingaggia Jean Todt e, sotto la guida del francese, la Ferrari, dopo 21 anni, nel 2000 torna a vincere il Campionato di Formula 1 con LISTA-MONTEZEMOLO PER CHI È A CACCIA DI UNA POLTRONA Da destra a sinistra: tutti inseguono il leader del partito che verrà Verdini continua la campagna acquisti e dal Pdl pronosticano una maggioranza tra i 320 e i 322 voti Michael Schumacher. È stato presidente del Comitato per Italia ’90 (Mondiali di calcio); tra il 1997 e il 2005 assume anche il ruolo di presidente e amministratore delegato di Maserati S.p.A. Dal 2004 al 2008 guida Confindustria. Nel luglio del 2009 è cofondatore dell'associazione ItaliaFutura di cui è l'attuale presidente. l’artificio dialettico che nasconde le vere richieste dei frondisti: la gestione insieme con Alfano e Verdini, rispettivamente segretario e triumviro del Pdl, delle prossime candidature per le elezioni politiche. Ma il segretario, già in guerra con Verdini, non vuole aggiungere un’altra sedia al tavolo delle trattative. Di qui la strategia degli scajoliani: votare la fiducia poi formare un gruppo autonomo alla Camera già dalla prossima settimana, “pronto a staccare la spina al governo”. DUE DI LORO confessano, dietro la condizione dell’anonimato, di avere cercato e contattato Montezemolo. Sono due partecipanti alle cene di Scajola ma che martedì erano regolarmente in aula a votare. In pratica, “Berlusconi è finito ma non cade ancora”. E il paradosso è che stavolta passerà il voto di domani con un’ampia maggioranza, pronosticabile tra i 320 e i 322 voti. Se non di più, come dichiara il ministro Frattini, forse informato della campagna acquisti condotta dal solito sherpa Verdini, che starebbe tentando di convincere “un paio di centristi e pu- Ciò che muove tutte le manovre in corso è che si voterà nel 2012 (15 e 16 aprile) con il Porcellum dei nominati L’ex ministro Claudio Scajola assieme a Beppe Pisanu guida la truppa di quelli in bilico. Eletto parlamentare con Forza Italia nel 1996, è stato due volte ministro. Altrettante si è dovuto dimettere Santo Versace Imprenditore, dirigente d'azienda, politico ed ex dirigente sportivo italiano. Eletto nell’ultima legislatura e da poco passato nel Gruppo Misto Margherita Mastromauro Eletta nella circoscrizione Puglia nel 2008 è imparentata con la famiglia Matarrese. Salvatore Matarrese è uno dei motori pugliesi di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo (FOTO ANSA) martedì scorso, sull’assestamento di bilancio. Ce n’è per tutti. Racconta un parlamentare del Pd, a taccuino chiuso: “Anche qualcuno dei nostri è tentato, tipo la Mastromauro. Del resto è la nuora di Matarrese”. La democrat Margherita Mastromauro, infatti, è una delle assenti dell’altro giorno, mentre Salvatore Matarrese è uno dei motori pugliesi di Italia Futura. Poi c’è chi indica Santo Versace, che non voterà la fiducia. Passato dal Pdl al Mi- sto, lo stilista era in aula martedì e ha detto no all’assestamento, ma il suo nome viene ormai associato a Montezemolo. Italia Futura sta diventando la nemesi del Cavaliere logorato e consumato da satiriasi, conflitto d’interessi e teatrino della politica. Il presidente della Ferrari è il nuovo specchietto per le allodole dell’antipolitica. In teoria un’occasione d’oro per ritornare in Parlamento. L’assunto di partenza di tutte le manovre in corso, da destra a sinistra e viceversa, è che si voterà nel 2012 (15 e 16 aprile) col Porcellum dei nominati. Con il caos attuale, però, è difficilissimo capire adesso chi sarà il cavallo vincente. Altri, più scettici, parlano di “salto nel buio” e preferiscono stare a guardare gli eventi. Per esempio, nel Pd, un altro corteggiatissimo è Beppe Fioroni, che passa con disinvoltura dai discorsi su Montezemolo a quelli su Bagnasco, presidente dei vescovi italiani. L’ombra di Italia Futura si allunga anche sul gruppo del giorno, i famigerati scajoliani. Dal nome dell’ex ministro che si dimise per la casa della cricca al Colosseo e che oggi anima, insieme con Beppe Pisanu, la fronda neodc del Pdl. La pattuglia di Scajola, tra i quindici e i venti deputati, ha promesso che voterà la fiducia. Ieri c’è stato un nuovo colloquio tra il premier e “Claudio” il ribelle in cui è stata invocata la “discontinuità”, re qualcuno del Pd”. Le incognite, però, non mancano nemmeno per chi è allettato da Italia Futura. La più forte riguarda il divorzio tra Casini e Montezemolo. Il leader dell’Udc e del Terzo Polo ha chiuso le porte in faccia a If e anche a Scajola. Un suo fedelissimo liquida la questione così: “Pier non vuole avere nessuno fra i piedi”. Questo potrebbe ridurre l’appeal della lista civica nazionale di If, rinforzata per il momento dall’aiuto promesso da Diego Della Valle, estensore del noto manifesto pubblicato a pagamento sul Corriere della Sera. Non solo: la proposta di Casini alla Marcegaglia, “nemica” irriducibile di Montezemolo, c’è stata ed è seria. Tocca alla presidente di Confindustria sciogliere la riserva. E così chi rischia di rimanere in mezzo al guado è il presidente della Camera, Fini. Proprio nei giorni scorsi ha avuto colloqui riservati sia con Scajola sia con Montezemolo. LE STRATEGIE Intorno al Caimano “Sono pentito”, la formula magica per salvare B. di Sara Nicoli di scena. Anzi, un colpo di genio. Chiarito Uvotonchenelcolpoormai la legislatura è agli sgoccioli e che il 2012 sarà inevitabile, il Cavaliere ha in serbo un’operazione mediatica sorprendente per riabilitare la sua immagine davanti all’opinione pubblica. Suggeritori d’eccezione prima Giuliano Ferrara ma, soprattutto, il cardinal Bagnasco. Che via Gianni Letta ha inviato un messaggio preciso; Berlusconi si deve rivolgere al Paese facendo pubblica ammenda sui comportamenti privati che hanno fatto sprofondare le istituzioni nel ridicolo e messo l’Italia alla berlina internazionale. E, ovviamente, non solo. La sostanza politica: Berlusconi non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e dunque si ripresenterà anche alle prossime elezioni come candidato premier. Ma se, in quell’occasione , vorrà poter contare sull’appoggio del mondo cattolico e riconquistare una parte di elettorato centrista, ebbene l’unico modo è quello di far capire di essersi “pentito” e di voler “voltare pagina”. Anche a livello di vita privata e personale. Certo, chiedere al Cavaliere di ammettere pubblicamente di aver sbagliato non si potrà mai fare; “Sarebbe come dire a chi mi accusa – ecco quella che sarebbe stata la prima risposta a Letta – che avevano ragione loro”, però visto che si tratta di resistere, allora anche l’orgoglio può andare a farsi friggere. Così mentre alla Camera vanno in scena le prove generali della crisi, la gendarmeria del Cavaliere ha cominciato a far circolare la voce di una “ferma intenzione del Presidente” di sottoporsi a una “forte cura” per disintossicarsi dall’ossessione sessuale, indiscrezione accompagnata da dettagli, più o meno grotteschi o ridicoli, su una convinzione maturata dopo lunghi colloqui con i figli, in particolare con il devotissimo Luigi, quello che gli consiglierebbe ogni giorno (saggiamente) di fare un passo indietro. Ecco, l’indiscrezione ha anche un altro suo perché. Serve a dare concretezza al prossimo “colpo di genio” mediatico che a livello di riscontro elettorale potrebbe fargli risalire la china più di qualsiasi nuovo nome di partito o estemporaneo “predellino” populista. Ecco, dunque, “l’irresistibile idea”: andare in televisione a dire che lui non è più l'uomo di prima, che senz'altro è stato fatto un racconto “distorto e volgare della sua vita privata” e che le accuse sul suo conto sono tutte fandonie, ma che ora è venuto il momento di voltare pagina. Insomma, “ogni uomo può sbagliare nella vita” e senz’altro “anche io ho commesso degli errori”, ma adesso l’Italia ha bisogno di passi concreti, “di riforme” che sono “molto più importanti dell'attenzione che è stata posta alla mia vita privata”. Un discorso diretto al suo elettorato che non vede l’ora di archiviare la pratica Ruby, olgettine, Forza Gnocca e via discorrendo sotto la comoda dicitura di “peccati di pantalone” e chiudere per Silvio Berlusconi (ANSA) sempre la scabrosa faccenda con un liberatorio “e non se ne parli più”. Un po’ quello che diceva Giuliano Ferrara. “Berlusconi deve scusarsi, non c’è niente di male a chiedere scusa – ecco le parole del direttore del ‘Foglio’ a Radio Londra – Berlusconi può farlo, deve dire ‘io mi scuso, sono umile, so di avere sbagliato”. E i sondaggi pare proprio che, in qualche modo, avvalorino l’intera operazione come vincente. Alessandra Ghisleri, fedelissima sondaggista del Cavaliere e boss di Euromedia, giura che lei sondaggi sulla strategia mediatica non ne ha fatti (“non si fanno sondaggi sulle intenzioni”) ma ammette che le ultime rilevazioni sulla credibilità di Berlusconi, anche a livello internazionale e sulla sua immagine pubblica sono davvero un disastro. “La flessione è più che evidente – conferma la Ghisleri che ha partecipato anche al sondaggio del ‘Messaggero’ dove il Pdl appariva al 25,92%, la sinistra al 27,47% – e certo servirebbe un rilancio complessivo dell’immagine, ma il bacino di riferimento chiede, soprattutto, concretezza sul fronte delle riforme e sui problemi legati all’economia”. Il colpo d’ala, dunque, serve come il pane. Per trasformare il Cavaliere, prima possibile, in un “pentito”. Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 5 Rischio condanna prima di Natale per il premier L PARLA DA SOLO a prescrizione breve è stata architettata dal Pdl per impedire ai giudici di Milano di emettere la sentenza di primo grado nei confronti di Silvio Berlusconi imputato per corruzione in atti giudiziari. Il presidente del Consiglio avrebbe ricompensato l’avvocato inglese, David Mills( già condannato e prescritto) con 600 mila dollari per aver reso testimonianze false o reticenti a suo favore in due vecchi processi: Gdf-Fininvest e All Iberian. La sentenza è molto vicina. Senza prescrizione breve, che decreterebbe l’immediata estinzione del processo, può essere emessa tra metà e fine novembre o comunque prima di Natale. Nell’ultima udienza, del 23 settembre, infatti, il tribunale ha tagliato una serie di testimonianze superflue perché già acquisite dal processo a Mills. Per questa vicenda, comunque, Berlusconi non sarà mai giudicato definitivamente perché la prescrizione scatta nel gennaio 2012, grazie a un’altra legge ad personam, la ex Cirielli. Ma il premier teme anche solo il verdetto di primo grado, ad alto rischio di condanna. PRIMO OBIETTIVO: SALVARE B. DALLA SENTENZA MILLS In Commissione al Senato la prescrizione breve: l’ostruzionismo lo blocca e arriva anche il Guardasigilli di Wanda Marra tanno facendo un ostruzionismo feroce. Niente, non riusciamo a fare niente”. Porte che sbattono, musi lunghi, conciliaboli continui: il nervosismo della maggioranza in commissione Giustizia al Senato è palpabile. Si discute la prescrizione breve, provvedimento vitale per Berlusconi, visto gli serve ad evitare la sentenza di condanna nel processo Mills. Tutto passa in secondo piano: la crisi di governo, come il pasticcio sul Rendiconto di bilancio. L’opposizione comincia a protestare in mattinata: “Proseguire nell’esame del Def è fuori da ogni logica”, tuona la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro. Ma la maggioranza va avanti e approva la nota di aggiornamento, mentre l’opposizione esce per protesta. La Commissione Giustizia è convocata per le 14 e 30. Nessuno ha dubbi sul massimo interesse del premier per la prescrizione breve, però qualche incertezza serpeggia lo stesso. È il presidente, Filippo Berselli a chiarire: “Nessun rinvio”. A questo punto, però, è muro contro muro. La settimana scorsa durante un ufficio di presidenza Pd e Pdl si erano messi d’accordo perché si arrivasse a un testo in Commissione entro stasera. Strano accordo. “L’avevamo fatto per evitare le sedute notturne nelle quali ci saremmo trovati in tre, con nessuna vera possibilità di incidere”, - spiega Felice Casson, magistrato e senatore del Pd. Ed è la Finocchiaro a dettare la linea: “Mi sembra una follia andare avanti su un provvedimento così avversato dall’opinione pubblica, dagli specialisti, dal Csm”. Dunque, ostruzionismo, il più duro: l’opposizione utilizza ogni tempo a sua disposizione, ogni cavillo. Il provvedimento non avanza di un passo. “È un ostruzionismo terribile”, commenta Berselli, che entra ed esce. Mentre dall’Aula della Commissione le urla aumentano, arriva il ministro della Giustizia, Nitto Palma. L’ostruzionismo? “È nel loro diritto”, commenta secco. Poi chiama a sè i suoi, l’avvocato Longo in testa. Sembra istruirli, ha un testo di legge in mano. Ma nega: “Lo so che qualsiasi cosa dirò, il Fatto quotidiano scriverà che sono andato per la prima volta in Commissione Giustizia per la prescrizione breve. Ma non è vero: sono qui per altro”. Cosa? “Sono un uomo “S Lanzarote non varrà per i procedimenti in corso: e così si evita il rischio che riguardi Ruby riservato”. Il trambusto aumenta. “Stiamo facendo tutto il possibile, ma se ci bloccano così, a un certo punto, ci fermeremo”, commenta con i colleghi una senatrice del Pdl esasperata. Gli emendamenti sono 160 e quando i lavori si in- terrompono - alle 16 e 30 - ne hanno votato solo uno. Berselli esce, nervosismo freddo e lucido: “Se qui non ci fanno lavorare, vorrà dire che alla fine andremo in Aula senza relatore. Il regolamento ce lo consente”. L’obiettivo è arriva- re al voto il prima possibile, entro la fine del mese. Oggi sono previste tre sedute. Sempre che con la fiducia non si blocchi tutto. Ma Palma cos’altro faceva a Palazzo Madama? In Aula si discuteva la ratifica della Convenzione di Lanzarote, relativa ai reati sui minori. E lui era andato a caldeggiare il mantenimento del testo della Camera, per evitare la necessità di un’ulteriore rilettura. Il provvedimento torna in Commissione, con lo stesso Palma che dà parere favorevole su un emendamento Li Gotti (Idv): il testo non si applica ai procedimenti precedenti all’entrata in vigore della legge. E così si toglie ogni dubbio sul fatto che riguardi il processo Ruby. In un modo o nell’altro sono sempre fatti di B. Come le intercettazioni, per ora su un binario morto, ma ancora in calendario alla Camera. Il Ministro dice due cose: “Il rinvio è positivo” e “il carcere per i giornalisti è una soluzione finale”. Ma se otterrà la fiducia, non è detto che il premier non voglia togliersi un altro sfizio. Il ministro della Giustizia, Nitto Palma (FOTO ANSA) A RISCHIO un milione di processi all’anno L’Anm: “Amnistia mascherata” prescrizione breve è “un’amnistia permanente”. È netto, il preLnelasidente dell’ Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, denunciare il disastro che provocherebbe l’ultima norma “ad premier”. Ricorda anche che il disegno di legge “è in contrasto con i pronunciamenti a livello europeo, i quali invitano l'Italia a garantire la certezza dei procedimenti, soprattutto nei confronti di quella tipologia di reati come la corruzione, già di per sè a prescrizione breve”. Non ci sono dati ufficiali su quanti processi si estinguerebbero con la nuova legge, ma il segretario dell’ Anm, Giuseppe Cascini, parla di “Un milione di processi all’anno”. La stima è basata su un ragionamento: attualmente 300 mila processi all’anno vanno al macero grazie a un’altra legge ad personam, la ex Cirielli, che ha già ridotto – e in molti casi dimezzato – i tempi di prescrizione per diversi reati. Se sarà approvata la prescrizione breve, prosegue Cascini, “si moltiplicheranno i ricorsi in appello proprio per guadagnare tempo e arrivare all’obiettivo: la prescrizione”. Il segretario dell’Anm, sottolinea, che a beneficiare di questa norma sarebbero fondamentalmente “I colletti bianchi. Gli incensurati accusati di reati molto gravi quali la corruzione, la bancarotta, il falso in bilancio e l’evasione fiscale”. Antonella Mascali BEPPE PISANU Un democristiano buono per ogni ribaltone Il Dinosauro da undici legislature di Marco Travaglio no dei Tre dell’Avemaria, impreUavanza, scindibile traino del nuovo che è Beppe Pisanu, senatore del Pdl. Su di lui, oltreché su Scajola e Formigoni, si appuntano le speranze di molti che sognano il ribaltone. Speranze davvero ben riposte, come dimostra la biografia di questo giovine virgulto della Nuova Politica. Nato a Ittiri (Sassari) 74 anni fa, democristiano da quando aveva i pantaloni alla zuava, deputato da 11 legislature, cioè dal 1972, fu capo della segreteria di Zaccagnini (sinistra Dc) negli anni del compromesso storico col Pci; poi sottosegretario al Tesoro e alla Difesa nei governi Forlani, Fanfani, Spadolini, Goria e Craxi; nel ’94 vicecapogruppo vicario e dal ‘96 capogruppo di Forza Italia alla Camera; nel 2001 ministro della Verifica del Programma e poi dell’Interno nel governo Berlusconi-2 dopo le prime dimissioni di Scajola che aveva insultato Marco Biagi appena assassinato; dal 2008 presidente dell’Antimafia. IL PRIMO SCANDALO che lo travolge risale addirittura al 1983, per i suoi rapporti col banchiere bancarottiere piduista Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, col gran maestro della massoneria Armando Corona e con altri due piduisti di sicuro avvenire: Silvio Berlusconi e Flavio Carboni. Tutto comincia nell’estate dell’80, quando B. e Carboni brigano per regalare a Porto Rotondo una bella colata di cemento (progetto “Olbia 2”). Carboni ospita Pisanu e B. sul suo yacht “Punto Rosso”. L’estate seguente Beppe fa un’altra conquista: veleggia sulla stessa barca di Carboni con Calvi, fresco di condanna per reati valutari e in libertà provvisoria. Memorabile la testimonianza di Pisanu davanti al pm milanese Pierluigi Dell’Osso, che indaga sul crac Ambrosiano, nel 1982, mentre Carboni è in carcere a Lugano perché coinvolto nelle indagini sulla fuga e la morte di Calvi. Carboni, spiega Pisanu, era “un interlocutore valido per le forze politiche richiamantisi alla ispirazione cattolica”. Insomma, il pio terzetto non discuteva d’affari, ma di teologia e mariologia. “Carboni – prosegue Pisanu, riuscendo a restare serio – mi disse che il Berlusconi aveva interesse a espandere Canale5 in Sardegna, talché lo stesso Carboni si stava interessando per rilevare a tal fine la più importante rete televisiva sarda “Videolina” (fondata da Nicky Grauso, ndr)”. Non solo: “Il Carboni mi disse di essere in affari col signor Berlusconi anche con riguardo a un grosso progetto edilizio di tipo turistico denominato ‘Olbia 2’. Fin dall’inizio ritenni di seguire gli sviluppi delle varie attività di Carboni, trattandosi di un sardo che intendeva operare in Sardegna”. Il pio sodalizio Carboni-Pisanu si estende poi miracolosamente all’affaire Ambrosiano. Pisanu, sottosegretario al Tesoro, scortato dall’amico Flavio, incontra Calvi per ben quattro volte. E subito dopo, l’8 giugno ’82, risponde alla Camera alle allarmate interrogazioni delle opposizioni sul colossaBeppe Pisanu (FOTO LAPRESSE) le buco dell’Ambrosiano, aggravato dai debiti miliardari del Banco Andino. Niente paura – rassicura Pisanu – è tutto sotto controllo: “Le indagini esperite all’estero sull’Ambrosiano non hanno dato alcun esito”. La sera dopo, 9 giugno, Pisanu è di nuovo a cena con Carboni: pare che il tema della serata sia la nomina del nuovo Procuratore generale di Milano di un giudice “amico”, Consoli, presente al convivio. L’indomani, 10 giugno, Calvi fugge dall’Italia, per finire come sappiamo. Nove giorni dopo il governo dichiara insolvente l’Ambrosiano, mettendo sul lastrico migliaia di risparmiatori. Pochi mesi dopo sia l’Ambrosiano sia l’Andino fanno bancarotta. Racconterà Angelo Rizzoli alla Commissione d’inchiesta sulla P2: “A proposito dell’Andino, Calvi disse a me e a Tassan Din che il discorso dell’on. Pisanu in Parlamento l’aveva fatto fare lui. Qualcuno mi ha detto che per quel discorso Pisanu aveva preso 800 milioni da Flavio Carboni”. Accusa mai dimostrata, anche se il portaborse di Calvi, Emilio Pellicani, dirà all’Espresso che Calvi aveva stanziato – per “comprare” il proprio salvataggio – 100 miliardi, dei quali “poche decine di milioni” sarebbero finiti anche nelle tasche di Pisanu, “tramite Carboni”. E aggiunge che Pisanu si interessò attivamente del progetto di cessione del Corriere della Sera da parte di Calvi, tentando di pilotare l’operazione “in favore dell’on. Piccoli”. Pisanu smentisce e querela Pellicani. Ma intanto si dimette dal governo “per consentire il chiarimento della mia posizione senza condizionamenti legati all’incarico ricoperto”. Ascoltato più volte volta dalla commissione Anselmi, ammetterà di avere un po’ “sottovalutato” la delicatezza di certe frequentazioni. La quarantena dura qualche anno, poi la resurrezione grazie al vecchio amico Silvio. Nel 2004 Pisanu viene interro- gato come testimone dalla Procura di Palermo a proposito di una telefonata intercettata il 10 gennaio di quell’anno fra Cuffaro e B, che avvertiva il governatore di Sicilia, indagato per favoreggiamento alla mafia, che a proposito delle indagini sul suo conto “io ho saputo qui... la ragione perché ti telefono... il ministro dell’Interno ... mi ha parlato e mi ha detto che tutta la... è tutto sotto controllo”. LA SERA delle elezioni del 2006, anziché presidiare il Viminale dove affluiscono i risultati dai vari seggi che ondeggiano tra una lieve maggioranza al centrodestra e un leggero vantaggio del centrosinistra, Pisanu si reca più volte a Palazzo Grazioli a colloquio con B. E nei giorni seguenti, mentre il Cavaliere rimane asserragliato a Palazzo Chigi per un mese intero, sparando cifre all’impazzata su fantomatici “brogli” dell’Unione, il ministero di Pisanu contribuisce al caos berlusconiano annunciando l’esistenza di ben 43.028 schede contestate per la Camera e 39.822 per il Senato. Totale: 82mila, in grado di rovesciare la nuova maggioranza di Prodi nei due rami del Parlamento. Poi il ministro, dopo qualche giorno, ammette candidamente che c’è stato un piccolo “errore materiale”. I cervelloni del Viminale hanno distrattamente “sommato le schede contestate alle nulle e alle bianche”: le contestate alla Camera non erano 43mila, ma 2131; e al Senato non erano 39mila, ma 3135. Da quel momento, Pisanu entra di diritto nella lista degli “inaffidabili”. Pochi mesi dopo il suo nome compare nelle indagini su Calciopoli, per alcune telefonate (senza rilevanza penale) fatte nel 2005, da ministro dell’Interno, a Luciano Moggi, per chiedere dall’onnipotente boss pallonaro il salvataggio della Torres Sassari in serie C1. Missione compiuta, anche quella. pagina 6 Giovedì 13 ottobre 2011 L’altra loggia, Dell’Utri in procura: non sono il capo della P3 L’ LOGGE SENZA BAVAGLIO inchiesta sulla P3 è in dirittura d’arrivo, ma i tempi slittano perché i tre più eccellenti indagati della “società segreta” che faceva capo a Cesare, alias Silvio Berlusconi, hanno chiesto al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo di poter dire l’ultima parola prima di essere rinviati a giudizio. Il primo a voler chiarire la propria posizione è stato l’ex presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone, che già durante l’estate ha consegnato una memoria con la quale ha cercato di dimostrare la sua estraneità alle accuse più gravi: aver tentato di pilotare il lodo Mondadori ed essere intervenuto per accelerare i tempi del ricorso LOGGE SENZA BAVAGLIO campano è stato “intercettato” dai giornalisti proprio mentre varcava la porta di Capaldo: anche lui spera di uscire illeso dalla bufera P3. Le accuse in realtà si sono ridimensionate: da calunnia e violenza privata per l’affaire Caldoro a semplice diffamazione. E ieri, a sorpresa, si è presentato anche Marcello Dell’Utri, accompagnato in Cassazione di Nicola Cosentino, per consentirgli di partecipare come candidato del Popolo delle libertà alle elezioni regionali della Campania. L’ex magistrato rischia di essere rinviato a giudizio per corruzione in atti giudiziari. Pochi giorni fa è stata la volta dello stesso Nicola Cosentino, il coordinatore del Pdl P4 STRAGE THYSSEN? CHE SARÀ MAI di Malcom Pagani I Frattini: “Dice: ma insomma non possiamo sempre sparare questa cosa delle elezioni, il governo deve andare avanti, ha incoraggiato anche me (...). Sai, dice: tu che hai questa immagine devi dirle queste cose, non possiamo fare che sfasciamo tutto hai capito?”. LA COMPRAVENDITA (…) Frattini: “Però voglio dire, oggi ho fatto... ancora una volta sono andato a questo gruppo qui, a questo mi... questo minivertice, dove oggi il nostro era sul dialogante cioè...”. Bisignani: “Ah, meno male”. GAUCCI SU “PANORAMA” I due passano a discutere del numero di Panorama in edicola, dove in sette pagine sull’affaire Montecarlo, trova spazio anche un’ampia, durissima intervista a Luciano Gaucci. (…) Frattini: “Oggi era nella... perché evidentemente, sai, anche Gianni gli ha detto: beh, insomma, non possiamo minacciare ogni giorno perché la paura fa novanta. Sai ci vuole niente sull’onda della paura quei due, tre senatori che ti passano di qua e ti fanno il governo tecnico perché alla Camera i numeri ci sarebbero in teoria”. Bisignani: “Certo, al Senato...”. Frattini: “Al senato no, però se si prendono e si comprano quattro o cinque senatori, sei senatori proponendogli posti di sottosegretario e di ministro questi si spostano...”. Bisignani: “E certo”. contatti di Luigi Bisignani abbracciano un arco trasversale. Al mondo imprenditoriale si sovrappone in un gioco di specchi riflessi, rimandi e reciproche convenienze anche la politica. Dall’ufficio romano di piazza Mignanelli “Bisi” controlla la situazione. Tra i suoi interlocutori fidati spicca Franco Frattini, ministro degli Esteri del governo Berlusconi. I due parlano spesso, con frequenza direttamente proporzionale ai guai della compagine. Nei giorni in cui il destino del governo Berlusconi appare appeso a un filo, comunicare è essenziale. È il 5 agosto 2010. Alle ore 18:33, Bisignani viene raggiunto da una chiamata dal ministero degli Esteri. Dall’altro capo del filo c’è il ministro Frattini. Le angustie del capo e i consigli di Gianni (Letta?) sono il fulcro della conversazione. FLAVIO BRIATORE E “BISI” PARLANO DELLA TRAGEDIA DEL 2007 NELL’ACCIAIERIA TORINESE (SETTE OPERAI BRUCIATI): SE QUESTI MAGISTRATI FANNO COSÌ, QUI NON VIENE A INVESTIRE PIÙ NESSUNO Frattini: “Piuttosto che andare a casa fanno il ministro, no, eh”. (…) del cazzo come lei pensa sia, allora facciamo...”. L’amico libico VEDI IL LEADER E POI CONTI Che Bisignani abbia avuto soddisfazione (plauso e tavolo “giusto” per l’amica Stefania) si evince dalla telefonata con una persona informata dei fatti. Hafed Gaddour, ambasciatore libico a Roma. Fedelissimo di Gheddafi (poi passato con i ribelli anti-regime durante la rivolta) e grande amico di Luigi Bisignani. Tutto è andato come doveva. La fine della storia (primavera araba, guerra, caduta del raìs) non era ancora nota. La conversazione tra i due è del 31 agosto 2010, di prima mattina, alle ore 9:28. (…) Bisignani: “Che bello vederti ieri sera lì, con la tua tunica, ero così contento per te, guarda, a me mi fregava solo di te, il resto non me ne fregava niente”. Gaddour: “Grazie (…) ti ha chiamato la Prestigiacomo?”. Bisignani: “Mi ha mandato un messaggio stanotte, perché che le hai detto?”. Gaddour: “Sì, tutto, le ho fatto vedere il leader, hanno parlato, hanno fatto la fotografia (…) l’ho invitata a Tripoli, le ho detto che si fa il protocollo, tutto quello che vuole (…) poi lei è stata veramente contenta, poi con la Gelmini, tutti li ho fatti parlare, uno a uno, poi tutti i ministri con lui hanno voluto fare la foto (...)”. Il gran giorno è arrivato. Tra hostess, amazzoni e tende piantate nel verde delle pubbliche ville di Roma, il dittatore libico Muammar Gheddafi calcherà il suolo patrio. Il governo Berlusconi si stringe al Colonnello come un sol uomo. Bisignani rimane nell’angolo. Il suo ruolo, all’apparenza minore, è regalare un sorriso al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, preoccupata di rimaner fuori dal giro che conta. Allo scopo chiama, a più riprese, Alessandra Maleci, coinvolta nel cerimoniale per la visita del leader dell’ex Africa italiana. La prima volta alle 15:03 del 30 agosto 2010. (…) Maleci: “Cioè lui mi ha detto che ci sono quasi tutti i ministri più importanti, appunto, da Brunetta, Prestigiacomo, Maroni, Frattini (…). Ho chiamato il mio tecnico che sta là di chiamarmi appena arriva il cerimoniale per farti sapere (…), per farti dire tutti i nomi dei ministri (...), ma ti servono tutti?”. Bisignani: “No, non, no mi serviva sapere dove avevano messo perché... in che tavolo avevano messo la Prestigiacomo (…) pare che sia un tavolo scamuffo, dovevo vedere di fare un accordo lì sull’ambiente, allora volevo capire...”. “UN TAVOLO DEL CAZZO…” Pochi minuti dopo, Bisignani ottiene la risposta che cercava. Sono le 15:14 del 30 agosto. (…) Maleci: “Ecco, allora, dunque, scusa, dal mio omino che sta lì mi dice che lei sta al tavolo con la Letizia Moratti”. Bisignani: “Sì, sì quello lo so. Ma come è, un tavolo buono?”. Maleci: “Il vicesindaco di Roma Cutrufo (…) e un certo Gasparri lui dice che...”. (…) Bisignani: “Bisognava capire se è un tavolo giusto o no, perché se è un tavolo Morti a Torino Flavio e Gigi. Gigi e Flavio. Grande amico di Luigi Bisignani è Flavio Briatore. I due dormono poco, si svegliano presto e si telefonano instancabilmente, fin dalle prime ore del giorno. Lo dimostra una conversazione del 3 settembre 2010 alle ore 7,33. Bisi&Briatore affrontano argomenti distanti tra loro, ma uniti da un unico comun denominatore. Gli affari. Prima discutono di processo breve. Bisignani biasima gli attacchi a Fini perché, sostiene, sarebbe stato più saggio aspettare il via parlamentare al processo breve. Aver iniziato la demolizione dell’antico alleato prima di aver ottenuto il salvacondotto, è rischioso e poco lungimirante. (…) Briatore: “Perché il processo a breve… qual è il problema del processo a breve?”. Bisignani: “È che se quelli di Fini non lo… non lo votano, non ci stanno i numeri e non passa”. Briatore: “E allora?”. Bisignani: “E allora lui fa il processo normale con le regole che ci stanno e nel processo lui si piglia cinque anni e l’interdizione dai pubblici uffici, capito?”. Esaurito l’argomento Fini, il duo riflette dolente sullo stato delle cose. La condanna dei vertici ThyssenKrupp, ad esempio, li nausea. I sette operai morti nella strage dell’acciaieria a Torino certo colpiscono, ma l’importante è investire in Italia e con magistrati come Raffaele Guariniello, il sistema si blocca. (…) Briatore: “Comunque il Paese è allo sbando, sì, il Paese è allo sbando guarda”. Bisignani: “Non si può far niente, non viene a investire nessuno eh”. Briatore: “No, ma la gente scappa, la gente ha paura”. Bisignani: “Ma per forza la gente ha paura, l’Agenzia delle Entrate che rompe il cazzo a chiunque”. Briatore: “No ma poi c’è un clima di, di... la Finanza che è diventata di un’aggressività bestiale (…) e poi non sai il problema qual è, in un Paese così non ci sono regole (…): è peggio dell’Africa perché dipende sempre da uno, poi c’è un magistrato domani…sai parlavano, questi qui della Thyssen, no? (…) Gli hanno inquisito il presidente (…), mi sembra che la Thyssen la prossima volta che fa un investimento, l’ultimo Paese che lo va a fare è l’Italia”. Bisignani: “Sì, sì, sì”. Briatore: “Ha inquisito tutti quanti, capisci? Cioè mandato di... avviso di garanzia al presidente, al vicepresidente della Thyssen”. “LA GENTE SCAPPA LA GENTE HA PAURA” “PER FORZA: L’AGENZIA DELLE ENTRATE CHE ROMPE IL C... A CHIUNQUE” “POI LA FINANZA CHE È DIVENTATA DI UN’AGGRESSIVITÀ BESTIALE” L’uomo del Billionaire al telefono con Bisignani: Flavio Briatore, a fianco, visto da Emanuele Fucecchi. In alto, il senatore Marcello Dell’Utri, il deputato e coordinatore del Pdl campano, Nicola Cosentino e l’ex primo presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone Bisignani: “Pazzesco”. Briatore: “Per questa roba qui, va bene, è successo l’incidente – inc. – però tu non puoi fare tutti questi mandati di garanzia a tutti quanti, li ha fatto a diciotto persone della Thyssen (…) e tu pensa a questo qui, al presidente della Thyssen, domani mattina gli parlano di un investimento in Italia”. Bisignani: “Manda a ‘fanculo tutti’, ma che gli frega, ma certo”. “LA SCEMA COL CULO MIO” Parlano spesso tra loro anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Micciché e Luigi Bisignani. Di particolare interesse è la conversazione del 22 novembre 2010 a mezzogiorno. I due discutono di correnti nel Pdl, di voti in commissione e poi di una protetta del faccendiere, presumibilmente il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Lei si era lamentata con Bisi. Lui la difende mentre Micciché, conterraneo di Prestigiacomo, verga un inelegante giudizio che molto deve a Stefano Ricucci. (…) Bisignani: “Ah, poi ho capito dove è nato il malinteso con l’altra nostra eh”. Micciché: “Cioè”. Bisignani: “È sul fatto che lì in commissione, a proposito di emendamenti, le devono aver fatto delle ricostruzioni sbagliate, o comunque delle ricostruzioni che… sulle quali poi lei è rimasta male (…). I due continuano a discutere, Micciché spiega di non aver avuto alternativa perché se avesse messo in votazione la pro- dall’avvocato Guido Federico, deciso a difendersi dall’accusa di essere il capo della P3. Finora aveva sempre rifiutato l’interrogatorio, stavolta si è limitato a fare dichiarazioni spontanee con le quali nega ogni addebito: non sono il capo della P3. posta spinta dalla Prestigiacomo il partito sarebbe andato in minoranza. Bisignani insiste sulla volontà di recuperarla e Micciché si esprime con termini duri. (…) Micciché: “Di questo non me ne fotte, lei è scema, e pensa di fare la scema col mio culo, si sbaglia, quella è una cosa che abbiamo presentato noi…”. “UN FILM DEI VANZINA” Luigi Bisignani osserva Silvio Berlusconi e lo critica. Più spesso che volentieri. Rdg Il primo novembre 2010 ne parla al telefono con Alessandra Alecce in Carraro. Qualche giorno prima Gianni Barbacetto su il Fatto Quotidianoaveva rivelato l’esistenza di un’inchiesta condotta da Ilda Boccassini e adombrava la presenza, poi conclamata, di una ragazza minorenne, marocchina di nascita, la ormai nota Ruby Rubacuori. Alecce: “Uhm... senti, ma che succede?”. Bisignani: “Eh, un ‘casino’ pazzesco... cioè, il problema è capire se l’indagano per sfruttamento della prostituzione o una roba del genere, come gira nell’aria, beh, è orribile. Se l’indagano per abuso d’ufficio insomma un po’ meno”. Alecce: “No, va bene, per la prostituzione escludo, dai adesso...”. Bisignani: “Eh, ma vogliono partire da, da, dalla brasiliana che ha chiamato, cioè questo sono dei pazzi, eh”. Alecce: “No, perchè io trovo grave la telefonata fatta ma poi che questo...”. Bisignani: “Ma che bisogno c’è... di mettersi lui al telefono, cioè non ci... veramente non... guarda, se Vanzina presentava... un film con una sceneggiatura così, gli avrebbero detto: ma dai, non esagerare ora... cioè non ci si può credere”. (2. - Continua...) MONTEZEMOLO Quanto piace a Bisignani mr Ferrari sera inoltrata, il 2 dicembre 2010, Adente Luigi Bisignani parla con il presidella Lega di serie A e responsabile della comunicazione del gruppo Unicredit, Maurizio Beretta. I due discutono di Luca Cordero di Montezemolo. L’aspirante politico targato Ferrari è stato da Fabio Fazio a Che tempo che fa: il suo affondo al governo ha prodotto titoli di giornale a nove colonne: “Il Governo? Cinepanettone verso la fine”. (…) Bisignani: “Senti un po’, ho visto Luca prima della trasmissione, le cose insomma, mi pare che abbiamo fatto bene”. Beretta: “(…) Lui l’ha fatta meglio di come hanno messo i giornali, perché quella storia lì del “cinepanetto- ne”, poi nel sito gli hanno messo governo, invece lui era proprio su un ciclo politico”. Bisignani: “Sì, sì, lui me l’ha detto, però io l’ho avvertito prima, insomma era tutto… tutto in linea”. Beretta: “Bene, bene, anzi poi speriamo di guadagnare questi due anni, diciamo che è utile questo no?”. La conversazione prosegue e Bisignani, informatissimo, fa sapere a Beretta che l’As Roma dovrebbe essere rilevata da un magnate estero. (…) Bisignani: “Per la Roma non ci sono problemi, eh. Adesso dovrebbe scrivere con uno che prende… prende, prende l’Italpetroli”. Beretta: “Ah, addirittura, quindi uno straniero diciamo”. Fumetto di Emanuele Fucecchi pagina 8 Giovedì 13 ottobre 2011 BENVENUTI AL SUD MOLISE AL VOTO, B. NON CI METTE NEANCHE LA FACCIA E il Governatore uscente Iorio promette l’impossibile ai ai 24 anni al 30%, e Moody’s declassa la regione di 2 punti, da A2 a Baa1. Un crollo che non ha affatto spaventato il governatore e i suoi uomini. “Moody's non è l'Apocalisse”, ha tuonato l'assessore al Bilancio. La campagna elettorale di Iorio. Peccato che dal camion si siano dimenticati di cancellare la scritta “noleggiami” di Enrico Fierro inviato a Campobasso ichele Iorio inaugura tutto. Salta da un capo all’altro del Molise per tagliare nastri, anche quello della scuola di Vinchiaturo, che non ha ancora il collaudo, ma va bene lo stesso. Basta dimenticare che siamo nella terra di San Giuliano di Puglia, il paese del terremoto che nove anni fa ridusse in macerie una scuola intera e uccise 27 bambini e la loro maestra. Istituti scolastici, reparti di chirurgia in ospedali sull’orlo della chiusura, a Pietrabbondante il primo lotto del museo archeologico, c’è solo la vetrata e poi il vuoto assoluto. Ma va bene così. E poi strade, viadotti, raccordi, bretelle di collegamento: la Fondovalle Rivolo è una incompiuta, gli inizi dei lavori risalgono al 1971, ma ora si è stappato lo champagne, finalmente. C’è solo un piccolo M problema: non è ancora percorribile. E poteva mancare la madre di tutte le promesse? No. Ed ecco spuntare l’aeroporto, uno scalo in piena regola, con hostess e steward, aerei e sale di imbarco per una regione di 309 mila abitanti, la seconda più piccola d’Italia. Per il momento il tutto è solo virtuale, ma c’è già una delibera regionale approvata il 12 settembre. DOMENICA e lunedì prossimi si vota in Molise e le promesse sono un diluvio. Qui governa da sempre indisturbato Michele Iorio, governatore dal 2001 e politico di eterno corso. Iniziò nella Dc, corrente di base, quella che guardava a sinistra, prima di approdare alla corte di Berlusconi. Deve vincere Iorio, perché quello del Molise è l'unico test elettorale vero di questi mesi di disfacimento del berlusconismo, se sbanca come cinque anni fa (60 a 40) può of- frire a Berlusconi una boccata d'ossigeno. Trecentomila abitanti, poco più di 200 mila elettori, un Consiglio regionale tra i più costosi d'Italia (un consigliere guadagna sui 10 mila euro al mese, il governatore 144 mila 456 euro l'anno), sedi di rappresentanza a Roma e Bruxelles e la spesa pubblica diventata un pozzo senza fondo. L'apparato regionale grava sulle tasche dei molisani per 163,6 euro l'anno. Nel frattempo il deficit sanitario negli ultimi dieci anni è arrivato alla cifra astronomica di 600 milioni, 85 quello calcolato per il 2010. Conseguenze per i cittadini, che si vedono chiudere ospedali a raffica e spendono 90 milioni di euro l'anno per curarsi fuori regione, tasse alle stelle: 1.975 euro per abitante di Irpef e Irap. Una tassazione che Bankitalia giudica “ben al di sopra dei livelli massimi vigenti”. Cala il Pil, -0,6, sale la disoccupazione totale, 12,4, svetta quella dai 15 TRANQUILLISSIMO, Iorio campeggia col suo faccione, appena smagrito dal Photoshop, su manifesti giganteschi, spot televisivi e santini elettorali. “La forza dell'esperienza”, è il suo slogan. Sotto la scritta il simbolo del Pdl e nessun riferimento a Berlusconi. Che a differenza delle altre campagne elettorali, da queste parti non si è visto e non si vedrà. “Sta attraversando una fase difficilissima”, lo giustifica l'amico Iorio. La verità è che il governatore-re del Molise, per la prima volta deve sudarsi la vittoria. Il Cavaliere non è più un marchio che tira, meglio riempire le liste di medici, assessori uscenti, capi dipartimento della sanità, imprenditori amici. Se la parola d'ordine è vincere, non si può perdere tempo con i processi (Iorio ha una condanna della Corte dei conti per lo spreco dei fondi del terremoto, è coinvolto in inchieste sulla Turbogas, per le consulenze sanitarie, per lo Zuccherificio del Molise, e per lo scandalo di Termoli Jet, un catamarano che avrebbe dovuto collegare le coste molisane con la Croazia e arrugginisce nel porto). Per l'ultima udienza del processo “Bain & Nei manifesti elettorali è sparito il nome del premier Candidato del centrosinistra è un ex forzista Company”, una storia di consulenze affidate alla multinazionale dove lavora il figlio, ha chiesto il legittimo impedimento per la campagna elettorale. I giudici, ovviamente, gli hanno risposto che non se ne parla. E il centrosinistra? Annusa la possibile vittoria. Candidato governatore è Paolo di Laura Frattura, ex presidente della Camera di Commercio. Ha vinto le primarie e ha conquistato anche la fiducia di Sel e degli ex comunisti che hanno di colpo dimenticato il suo passato forzista a fianco di Iorio. “Non ho rapporti politici col centrodestra dal 2001 e già nel 2009 feci un’analisi profetica sullo scandalo della sanità in Molise”, dice oggi, bollando la lunga stagione di Iorio come “governo della vergogna”. “Dobbiamo vincere e Paolo può farci conquistare il voto moderato”, dice Massimo Romano, candidato alle primarie del Pd e competitor di Frattura assieme a Michele Pietraroia. ANCHE Di Pietro, che inizialmente aveva qualche perplessità, sostiene l'ex presidente della Camera di Commercio. Unico neo: ha candidato il figlio Cristiano, una scelta che gli ha fatto perdere di colpo l'intera sezione Idv di Termoli. Lo slogan dell'aspirante consigliere regionale è “Svegliati Molise”, ed è proprio una gigantesca sveglia a campeggiare sui manifesti assieme al suo faccione. Sotto la scritta “Scrivi Di Pietro”. Basta il cognome. Di manifesti sono tappezzati i muri da Isernia a Campobasso. “Avanti popolo, abbattiamo la diga del clientelismo”, incita così gli elettori Giovanni Mucco (Idv), che sui santini specifica di essere il “Guerriero sannita”. “Amico automobilista, ti puoi fidare”, scrive un candidato Pdl. La campagna di Iorio&C. è piena di “fidati”, “affidabile”, “Insieme per continuare”. Come prima, come sempre. Tra sprechi e scandali. Rostagno scoprì gli interessi della mafia sui rifiuti LA DEPOSIZIONE DELL’EX CAPO DELLA MOBILE DI TRAPANI AL PROCESSO PER LA MORTE DEL GIORNALISTA di Rino Giacalone el 1988 la mafia trapanese aveva Nrisultati messo le mani su uno degli affari tra i più lucrosi della storia di Cosa Nostra in Sicilia occidentale: il business dei rifiuti, solidi urbani e speciali, smaltimento, trasporti, ciclo del riciclaggio, anche la costruzione di mega impianti. Fiumi di denaro, miliardi di vecchie lire, tanto da far dire una cosa precisa al capo mafia dell’epoca, Vincenzo Virga, il boss che avrebbe fatto in provincia di Trapani il “portavoce” dell’allora manager di Publitalia e fondatore di Forza Italia, senatore Marcello Dell’Utri. A proposito dell’appena realizzato impianto di riciclaggio di Trapani, pronto già nel 1988 ma mai entrato completamente in funzione, Virga, che lo gestiva tramite società paravento, ai suoi accoliti ne spiegava il funzionamento con una frase a effetto: “Trasi munnizza e nesci oro”. Ed era proprio così. Solo che questa realtà di connessioni tra mafia, impresa, affari, con di mezzo la politica e tanti “piccio- li”, verrà scoperta anni dopo con le indagini della Squadra Mobile. Perché già qualche anno prima del 1988 e fino al 1994, Vincenzo Virga era un imprenditore insospettabile. MAGISTRATI e investigatori cercavano ancora il suo predecessore, Totò Minore, ma nessuno di loro sapeva che Minore era stato strangolato e sciolto nell’acido nel novembre del 1982 per ordine di Totò Riina, e che nel 1985 Francesco e Matteo Messina Denaro per ordine di Bernardo Provenzano avevano messo Vincenzo Virga a capo del mandamento di Trapani. In quel 1988 a Trapani a parlare dell’anormalità diventata normalità era un giornalista di quelli senza tessera, Mauro Rostagno, ex sessantottino, ex di Lotta continua, che dagli schermi di una tv privata, Rtc, parlava di immondizia e la gente lo ascoltava. Non ne parlò per tanto tempo, fu ammazzato la sera del 26 settembre 1988. Agli atti del processo per il suo delitto, in corso dinanzi alla Corte di Assise di Trapani, con due conclamati mafiosi come imputati, Vincenzo Virga e Vito Mazzara, mandante e killer, ci sono appunti di Rostagno, dove sono scritti nomi che anni dopo risulteranno coinvolti nell’affare dei rifiuti, negli appalti pilotati. Rostagno, che in tv aveva tirato fuori l’alleanza mai svelata prima tra i mafiosi di Catania e quelli di Trapani, prendeva appunti che conservava gelosamente. Il panorama di quegli anni ‘80 a Trapani e tutto quello scoperto nei 20 anni a seguire è stato spiegato ieri ai giudici dall’ex dirigente della Squadra Nel 1988 tutti cercavano il boss Minore, non sapendo che il nuovo capo era l’imprenditore Vincenzo Virga Mobile di Trapani, Giuseppe Linares, oggi dirigente dell’Anticrimine. “Rostagno era tra i giornalisti una voce fuori dal coro, era circondato dai lupi e i lupi lo hanno azzannato”. Linares nel 2008 ha ottenuto dalla Dda di Palermo una delega per fare nuovi accertamenti sul delitto. SI È SCOPERTO che nel fascicolo mancava una comparazione balistica con altri delitti commessi nel trapanese. Sono saltate fuori due stesse armi, un revolver e un fucile calibro 12, una serie di analogie con altri omicidi, e poi un nome, quello di Vito Mazzara, uno dei tiratori della nostra Nazionale di tiro a volo, che però, più che al piccione, tirava ai “cristiani”. Vito Mazzara è stato condannato all’ergastolo per efferati delitti, tutti commessi allo stesso modo. La testimonianza di Linares è stata apprezzata dai pm Paci e Del Bene, poiché “ha ricostruito un quadro investigativo oggi fondato su sentenze passate in giudicato e sottolineato ai giudici la serialità di quei delitti che portano la firma di Mazzara, secondo noi Rostagno compreso”. N COMIZI D’AMORE Santoro, raggiunti 400 mila euro L’ associazione Servizio pubblico, che fa parte del nuovo programma “Comizi d'amore” di Michele Santoro, sostenuto dal Fatto, ha raggiunto 400 mila euro di donazioni. Lo comunica Giulia Innocenzi in un video sul sito. INQUINAMENTO Dati falsi, due arresti all’Arpab L’ impianto di termovalorizzazione dei rifiuti “Fenice” di Melfi (Potenza) ha inquinato le falde acquifere almeno dal 2002, ma l’Arpab Basilicata non ha comunicato i dati sull’inquinamento ambientale agli enti pubblici lucani: con le accuse di disastro ambientale e omissione di atti d’ufficio, sono finiti ai domiciliari l’ex direttore generale e il coordinatore del dipartimento provinciale dell’Arpab, Vincenzo Sigillito e Bruno Bove. CASO SCAZZI Pg Cassazione processo a Potenza I l processo sul delitto di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa il 26 agosto 2010 ad Avetrana, deve essere trasferito a Potenza. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale Gabriele Mazzotta ai giudici della prima sezione penale della Cassazione sollecitando l’accoglimento del ricorso presentato dai legali di Sabrina Misseri, accusata con la madre Cosima Serrano, di concorso in omicidio volontario, sequestro di persona e soppressione di cadavere. Determinanti le intimidazioni subìte dalle persone coinvolte. BRINDISI In manette 18 disoccupati Con le accuse di violenza privata aggravata, arbitraria invasione e occupazione di aziende, sabotaggio e interruzione di servizio pubblico, la Digos di Brindisi ha arrestato 18 componenti del Comitato dei disoccupati. Tra i destinatari dei provvedimenti vi è il capo storico dei Cobas. Le indagini sono partite a marzo dopo l’occupazione della Monteco, la società che compie il servizio di raccolta di rifiuti solidi urbani. Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 9 VITE PARALLELE I SOLDI DI RUBY per farmi ritirare la denuncia Katia Pasquino accusò la marocchina di furto di Lorenzo Galeazzi e Davide Vecchi Milano a Polizia mi ha sbattuto fuori di casa, non so neanche dove dormire”. C'è Nicole Minetti, l’ex valletta e igienista dentale che è arrivata in consiglio regionale, e c'è Katia Pasquino, che martedì è stata sfrattata perché non pagava l'affitto e sbattuta in mezzo a una strada da agenti della Polizia. Loro rappresentano i due estremi dello tsunami generato da Karima el Mahroug, più nota come Ruby Rubacuori. Minetti e Pasquino, due universi paralleli che però si incrociano, senza saperlo, quando diventano le due protagoniste della notte del 27 maggio 2010. Quando la marocchina viene fermata, portata in questura e liberata dopo le pressioni del premier che la spaccia per la “nipote di Mubarak”. Per questo il presidente del Consiglio è oggi rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile. L sfrattato”. Ma Ruby non si è limitata a questo. La marocchina “mi ha fregato due volte: perché mi ha anche convinto a ritirare la denuncia garantendomi che mi avrebbe ridato tutti i soldi e invece non mi ha mai dato niente”, si sfoga Katia. Che per la prima volta ricostruisce quanto accaduto dopo la notte del 27 maggio e acKatia Pasquino è una delle protagoniste, assieme a Nicole Minetti, della notte in Questura di Ruby Lo scambio mancato: “Dopo l’arresto era sparita, poi mi ha cercato. Mi ha garantito che mi avrebbe dato 50mila euro per il mio silenzio” cusa anche il suo legale dell'epoca: Roberto Tropenscovino, presentatole da Mora, dice. “Fu Lele a dirmi di andare da lui e di Mora io mi fidavo perché è sempre stato molto gentile con me e mi aveva consigliato di denunciare Ruby dicendomi: ‘Quella lì è una pazza, denunciala’”. Eppure “mi hanno truffato: Ruby, Mora, Tropenscovino. Ora sto cercando di capire se posso denunciarla di nuovo, perché mi ha rovinato la vita”. SU UNA PANCHINA dei giardini pubblici “Indro Montanelli” a Milano, Katia, tra una sigaretta e una telefonata alle amiche in cerca di un posto dove trascorrere la notte, racconta. “Dopo il suo arresto, Ruby era sparita da Milano. Poi a marzo è tornata e mi ha cercato. È stata molto gentile, si è scusata e mi ha garantito che mi avrebbe ridato tutto La notte in Questura con la Minetti “ Vivevamo insieme, mi sono fidata di lei. Non ho visto un euro e ora la polizia mi ha anche sfrattata quello che chiedevo: 50 mila euro e i danni morali, io come una stupida mi sono fidata”. E invece “appena ho accettato lei mi ha portato dal suo avvocato (Paola Boccardo, ndr) e dallo studio ho chiamato il mio legale, Tropenscovino”. Per farti raggiungere? “No, perché non mi fidavo: volevano che ritirassi la denuncia, ma non avevano alcun documento in cui era scritto che mi avrebbero pagata, gli accordi erano questi. Così ho telefonato al mio avvocato per dirglielo, ‘guarda che qui non c’è scritto niente dei miei soldi’”. E lui? “Mi ha detto di fidarmi, che era tutto a posto e di ritirare la denuncia che poi i soldi me li avrebbero dati”. Katia si fida. E, accompagnata sempre e solo dal legale di Ruby, va a ritirare la denuncia a carico della minorenne El Mahroug. “Quando pochi giorni dopo vado a chiedere i soldi che mi avevano promesso loro mi rispondono che non mi danno un bel niente e mi consegnano una lettera in cui è scritto proprio nero su bianco”. Oggi Katia si ritrova senza casa “e senza lavoro”, si lamenta. “Pensare che io ad Arcore non ci ho mai neanche messo piede, Berlusconi non l’ho mai visto né conosciuto; eppure di tutte le ragazze coinvolte, in un modo o nell’altro, io sono l’unica che ha avuto delle conseguenze negative da tutta la vicenda e mi ritrovo an- che a dover tornare dagli inquirenti, ma io con questa storia non c’entro nulla”. Ma è considerata una testimone chiave almeno per quanto riguarda la vita che Ruby conduceva a Milano: le due vivevano insieme e i pm hanno già sentito più volte Katia. “L’ultima volta è stato il 7 luglio scorso, mi hanno anche detto che ci sono delle foto che mi ritraggono in giro con lei e mi hanno chiesto cosa mi raccontava quando andava ad Arcore”. LA MAROCCHINA di confidenze a Katia ne ha fatte molte. “Mi diceva che faceva sesso con il presidente Berlusconi e almeno due volte mi ha telefonato dicendomi che era ad Arcore e si annoiava, ma io non le ho mai creduto”, ricorda Katia. Ma oggi, a distanza di mesi e soprattutto con i riscontri trovati dagli inquirenti della frequentazione di villa San Martino da parte di Ruby, Katia è costretta a riconoscere la realtà, dice. “Una cosa che mi ha sempre stupito è la quantità di soldi che aveva; lei diceva che glieli davano i genitori, a volte ha detto che arrivavano dal presidente. Oggi devo credere che quello che mi raccontava era vero. Mi ricordo che una sera le scattai una foto: lei era sdraiata sul letto e aveva un ventaglio di banconote da 500 euro”. Oggi l’intervista integrale a Katia Pasquino sarà visibile sul fattoquotidiano.it ” LAVITOLA chiesta revoca arresto Nuova perquisizione all’Avanti! Valter Lavitola non ci sono i gravi inPdelerdizi di colpevolezza sulla consumazione reato di induzione a mentire. Per questo motivo, la Procura di Bari ha chiesto al gip di revocare la misura restrittiva emessa a carico del faccendiere latitante. La richiesta del pm Pasquale Drago al gip Sergio Di Paola comincia con un’annotazione che fa riferimento alla “complessa” vicenda procedurale che ha indotto la pubblica accusa a chiedere al giudice la revoca dell’arresto di Lavitola dopo “matura e sofferta riflessione”. Nella richiesta del pm, a quanto si apprende, è scritto che è necessario capire esattamente come si è svolta la vicenda relativa alla consegna del danaro che il pre- QUELLA SERA Berlusconi era a Parigi e non poteva intervenire. Così allerta Minetti. È con lei che Ruby quel giorno esce dalla questura, dove era entrata alcune ore prima insieme con Katia Pasquino. È lei che aveva presentato la denuncia di furto: “Vivevamo insieme e mi ha rubato i soldi che servivano a pagare l'affitto”. Per questo, racconta Katia, “martedì mi hanno mier, Silvio Berlusconi, ha consegnato a Gianpaolo Tarantini con la mediazione di Lavitola. Intanto, nuova perquisizione dei pm napoletani nella sede dell'Avanti, il quotidiano socialista diretto fino a poco tempo fa da Valter Lavitola. La perquisizione, durata molte ore, è stata eseguita da agenti della Gdf alla presenza del pm Vincenzo Piscitelli che, con Francesco Curcio ed Henry John Woodcock, indaga sui fondi per l'editoria ricevuti dal governo, troppo alti rispetto alla diffusione del giornale. Ma anche sulla pubblicità di cui usufruisce la testata e che, secondo l'accusa, potrebbe mascherare un giro di tangenti. E' la seconda R.D.G. perquisizione in tre settimane. Clamoroso a Roma, Il Male espugna piazza del Gesù LA REDAZIONE DI VAURO E VINCINO PRENDE POSSESSO DEL PALAZZO EX DC. AL PCI È TOCCATO IL RIFORMISTA, AL PSI L’AMICO VALTERINO di Chiara Paolin l’antipolitica va di moda, a SunaeRoma il postpartitismo è già solida realtà immobiliare, con evidente deriva mediatica. In effetti, la notizia è tosta: in questi giorni il Male sbarca in Il palazzo di piazza del Gesù (FOTO OLYCOM) piazza del Gesù, Vauro e Vincino finiscono al posto di Andreotti e Cirino Pomicino, il settimanale più caustico degli ultimi trent’anni - pause incluse s’infila nella sede storica della morbidosa Balena Bianca. Dopo il lancio del primo numero, per festeggiare l’ottimo risultato in edicola (copie esaurite in tutta Italia), il Male reloaded ha deciso di prender casa in un luogo altamente simbolico: nel centro di Roma, a due passi dai palazzi del potere e dei quartieri generali dei principali partiti italiani, davanti alla immacolata e austera Chiesa del Gesù che vanta l’immancabile mito profano. Perché in piazza tira spesso un bel vento, e vuole il mito che non si tratti delle correnti d’aria in ascesa verso il Campidoglio, ma della furiosa lite tra il diavolo e il vento, incontratisi proprio lì sul selciato, e separati dalla cattiveria del cornuto: lui si rifugiò dentro il portone, il vento l’aspetta girando fuori, invano. LA REDAZIONE, spazzolata dall’aria fresca, darà ogni giorno il peggio di sé. “Torna il Male, torna la Dc, torna Craxi!” ha battezzato l’evento Vauro, sapendo di poter sempre contare sui fantasmi della Prima Repubblica, le anime dannate del pre e post Tangentopoli che vagano in palazzi ormai destinati a uso mediatico. Il Bottegone, per esempio, è dal 2009 sede del Riformista: già sede del Partito Comunista, il severo palazzo delle Botteghe Oscure deve ora vedersela coi guai dei contributi pubblici all’editoria (secondo il Tar l’editore-onore- vole Angelucci deve restituire 10 milioni di euro, pagando pure una multa personale da 100mila euro) rielaborando una visione decisamente light della sinistra (nonostante la direzione del migliorista Pci, Emanuele Macaluso) nelle sacre stanze dove passarono uomini liberi come Berlinguer e gente tutta d’un pezzo come il compagno G. ANCOR PIÙ plastica la trasformazione visibile in via del Corso 117, affollata casa romana del Psi ai bei tempi del Pentapartito. Nel 1993, subito dopo le monetine, l’abbandono frettoloso delle truppe: “Cercheremo una sede più piccola. L' edificio di via del Corso per la gente materializza il Partito socialista che ha occupato lo Stato" spiegò allora un coscienzioso Ottaviano Del Turco. Uomo esperto e saggio, che tuttavia non avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto qualche decennio più tardi in quei locali riutilizzati come redazione de l’Avanti. Secondo i magistrati del caso Tarantini, Valter Lavitola, il direttore, faceva del quotidiano un’attività di copertura, dato che affari ben più interessanti - dal commercio ittico ai sollazzi della Presidenza del Consiglio - riempivano di buoni propositi le faticose ore al desco. Ora Lavitola non c’è più in via del Corso, ma a tenere alta la bandiera è rimasta l’Opinione, quotidiano ivi insediato che ha ricevuto nel 2010 due milioni di euro in contributi all’editoria ma che, secondo il bilancio, costa un milione di euro l’anno solo per il personale. La tradizione, innanzitutto. pagina 10 Giovedì 13 ottobre 2011 ECONOMIA UNA TASSA CHIAMATA CONFINDUSTRIA Gli imprenditori si lamentano: troppi costi, pochi servizi di Vittorio Malagutti Milano onfindustria “va riformata”, ci sono troppe “spese di rappresentanza”, “bisogna organizzare meno passerelle e convegni costosi”. E poi basta con “le missioni pletoriche” all’estero. Domanda: chi ha pronunciato queste frasi secche e impegnative? Un Brambilla padano che se la prende con gli sprechi romani dell’associazione degli industriali? Neanche per sogno. A predicare la riforma, a chiedere a gran voce meno burocrazia e più servizi agli associati, è stata proprio lei, Emma Marcegaglia, la numero uno di Confindustria. Lo ha fatto in un’intervista di pochi mesi fa. Come dire: io ci sto provando, ma le resistenze all’interno dell’associazione sono fortissime. Fin troppo facile interpretare quelle parole come un goffo tentativo di smarcarsi dalle pressioni delle migliaia di padroni e padroncini, che vedono il loro sindacato C come un ente sempre più inutile e costoso. Adesso però il tema della pletorica struttura di Confindustria è diventato uno degli argomenti preferiti di chi si è messo in testa di dare il colpo di grazia alla già traballante leadership della Marcegaglia per spianare la strada all’uno o all’altro dei candidati alla successione, una rosa che al momento comprende Alberto Bombassei, Giorgio Squinzi e Andrea Riello. Così, quando martedì scorso perfino Carlo De Benedetti si è lascia- L’ultima critica da De Benedetti La riforma interna al centro dello scontro sul dopo Marcegaglia to sfuggire una mezza frase sui costi “oltre 500 milioni l’anno” degli apparati confindustriali a cui “non corrisponde un ritorno sufficiente”, tutti hanno pensato che anche l’Ingegnere avesse definitivamente abbandonato al suo destino la presidente uscente. Una versione smentita con decisione dal diretto interessato. SOLO che adesso ad alzare la voce ci sono anche quelli che vengono liquidati come i berlusconiani. Imprenditori come il bergamasco Giorgio Jannone, parlamentare del Pdl, che se n’è andato da Confindustria dopo l’attacco della Marcegaglia al governo. “Quando si parla di costi e di tagli, forse e' bene farlo per primi in casa propria, anche nel mondo delle associazioni”, ha detto Jannone annunciando l’uscita dall’associazione degli industriali. Già, i tagli, facile a dirsi. Confindustria è una galassia forte di oltre 140 mila imprese che comprende 260 associazioni Emma Marcegaglia (FOTO LAPRESSE) e Carlo De Benedetti (FOTO EMBLEMA) di categoria oppure territoriali, con almeno 5 mila persone a libro paga e costi che si aggirano attorno ai 530 milioni all’anno. Il contributo degli associati viene calcolato in base al numero di dipendenti. La Fiat di Sergio Marchionne, che se n’è appena andato sbattendo la porta, risparmierà circa 5 milioni l’anno. Sono tutte cifre ufficiose, perchè Confindustria non pubblica i propri bilanci. Di sicuro però l’organizzazione sul territorio non è esattamente un mostro di efficenza. Gli imprenditori, dal Nord al Sud, si lamentano di non ricevere servizi adeguati. In compenso una struttura pletorica, con decine di uffici in ogni angolo del Paese, si occupa soltanto di fare rappresentanza, cioè chiacchiere, con l’obbiettivo (perlomeno teorico) di tutelare gli interessi della categoria. Per risolvere questo problema e tagliare i costi, negli anni scorsi era stato elaborato un piano per ridurre da 140 a 40 le associazioni locali. Che senso ha, per dire, avere sedi in Campania a Salerno, Avellino, Caserta e Napoli? Non vale la pena accentrare tutto sul capoluogo regionale conservando una presenza simbolica in provincia? Niente da fare. Marcegaglia su questo fronte ha combinato poco, pochissimo. I SOSTENITORI della presidente danno la colpa alla burocrazia locale che alla fine è riuscita a bloccare il cambiamento. Ma in Confindustria si racconta anche che al vertice alla fine si è preferito non andare allo scontro per non perdere consensi in una fase già abbastanza delicata per via della recessione. I tagli allora sono arrivati solo nelle struttura centrale, dove Marcega- DETROIT Accordo con il sindacato Uaw Nelle nostre tasche L’ANTITRUST: RC AUTO SALITA DEL 25% premi Rc auto nel 2010 Ipersono aumentati fino al 25 cento e per le moto Marchionne investe su Fabbrica America di Salvatore Cannavò intesa tra i metalmeccanici L’(Uaw) della United Auto Workers guidati da Bob King e la Chrysler di Sergio Marchionne è a un passo dall’essere firmata. Il sindacato ha illustrato ieri l’accordo preliminare che dovrà ora essere sottoposto al vaglio dei lavoratori. Un accordo all’insegna di nuovi investimenti e della creazione di posti di lavoro che finora è stata la bussola che ha guidato l’Uaw nei rinnovi contrattuali. Un obiettivo che per gli stabilimenti della Chrysler si dovrebbe tradurre in 2.100 nuovi posti frutto di 4,5 miliardi di dollari di nuovi investimenti. Esattamente i posti che rischiano di andare persi a Termini Imerese e le risorse che in Italia, al momento, la Fiat non ha ancora tirato fuori. Più “Fabbrica Detroit”, insomma, che “Fabbrica Italia”. Ma anche un incontro che soddisfa la richiesta del sindacato di migliorare le condizioni per i lavori di nuova assunzione che fino a ieri guadagnavano la metà dei lavoratori più anziani. SE L’INTESA sarà confermata, il sindacato strappa diversi risultati economici. In particolare, sottolinea la Uaw, il ripristino della Tuition Assistance Program che è il sostegno per pagare i costi dell’istruzione e l’iscrizione ai college. C’è poi un bonus di 3.500 dollari, metà pagati alla firma del contratto e l’altra metà nel 2012, oltre a mille dollari di bonus legati a “Qualità e Performance” e ancora altri 1.000 dollari annui pagati al raggiungimento dei requisiti del World Class Manufacturing (Wcm). A tutto ciò si aggiungerà un nuovo modello di partecipazione agli utili con 1.250 dollari una volta che Chrysler realizzerà un utile di 1,25 miliardi di dollari, partecipazione che potrà arrivare a 12.000 dollari se il profitto sarà di 12 miliardi. Una componente economica molto funzionale agli aumenti di produttività e Mentre in Italia gli stabilimenti chiudono, negli Usa 4,5 miliardi e 2.100 posti di lavoro ai risultati economici dell’azienda. Ma Bob King sembra molto soddisfatto per l’aumento del salario minimo per i lavoratori appena assunti, che finora guadagnavano 14 dollari l’ora con i 28 dei dipendenti più anziani. Dopo due anni dal loro ingres- glia vanta risparmi di quasi il 20 per cento. Poca cosa, però, se confrontata ai costi complessivi. Anche perchè, nel frattempo, sono venute a mancare risorse preziose come quelle da anni garantite dal Sole 24 Ore, il gruppo editoriale della Confindustria. I ricchi profitti del passato, con i relativi dividendi, sono ormai un lontano ricordo. Il Sole viaggia in perdita ormai da oltre due anni. Nel 2009 ha perso 52 milioni, altri 40 milioni nel 2010. Il ritorno a un utile sostanzioso è previsto non prima dell’esercizio 2012. Quando, però, sula poltrona di presidente non ci sarà più Emma Marcegaglia. so in azienda questi dipendenti riceveranno potranno raggiungere la paga di 19,28 dollari l'ora, lo stesso importo ottenuto alla General Motors e alla Ford, aumenti che Marchionne aveva definito “troppo generosi”. Inoltre i lavoratori di nuova assunzione potranno usufruire del Tuition assistance program e avranno un contributo di 25 dollari per le visite mediche oltre all’assicurazione sulla vita. Per quanto riguarda un punto cruciale della trattativa, la mano libera nelle nuove assunzioni con salari più bassi, l’Uaw assicura di aver mantenuto il tetto del 25 per cento (oggi è al 12) che sarà però ristabilito alla fine del contratto, quindi dopo quattro anni. UNA UAW molto soddisfatta ieri ha salutato l’accordo preliminare con lo slogan “New jobs, a new day”: “Nuovi posti, un nuovo giorno”. Del resto, quella della creazione di lavoro è una delle necessità impellenti dell’economia statunitense come non si stanca di ripetere il presidente Obama che proprio ieri si è visto bocciare dal Senato il suo piano per il lavoro. In questo senso la Uaw ha sottolineato lo sforzo fatto dai suoi lavoratori nel “salvare” le due compagnie fallite nel 2008, Chrysler e General Motors, sforzo cui è seguito l’obiettivo della creazione di posti di lavoro “per ricostruire l’America”. Nelle tre aziende automobilistiche, infatti, gli ac- l’ad del Gruppo Fiat Sergio Marchionne (FOTO ANSA) cordi porteranno a 20 mila nuove assunzioni mentre nell’indotto, dice ancora la Uaw, la crescita sarà di circa 180 mila nuovi posti. Per Chrysler significa investire 4,5 miliardi a partire dal 2015 per produrre nuovi modelli e nuovi impianti. Del resto, riconosce il sindacato, i prestiti dello Stato, fatti per rilanciare le aziende fallite, sono stati rimborsati “prima del tempo” anche se resta ancora il problema del fondo pensionistico della Uaw che detiene circa il 40 per cento della compagnia e che vuole essere liberato da questa incombenza per tornare a fornire i sussidi necessari ai propri iscritti. hanno raggiunto anche picchi del 35. È quanto emerge dall’indagine dell’Antitrust, presentata dal presidente Antonio Catricalà in commissione Industria al Senato. Subito è scattata la rivolta delle associazioni dei consumatori. L’Adoc ha denunciato che “in Italia si paga il 38 per cento in più rispetto al resto d’Europa, 250 euro in più l’anno rispetto alla Francia”. Politiche per la famiglia Aperto ad enti pubblici e privati, enti locali, imprese e associazioni che sostengono la famiglia e i suoi valori, il premio è un riconoscimento - anche economico - a chi abbia realizzato, nel corso del 2010, le migliori iniziative per sviluppare, diffondere e valorizzare tali politiche. Scarica il bando su www.politichefamiglia.it Buone notizie. e invia la tua domanda di partecipazione non oltre l’11 novembre 2011 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Politiche della Famiglia, via della Mercede, 9 00187 Roma. ~~ PREMIO ~~ AMICO DELLA FAMIGLIA Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 11 ECONOMIA ANCORA SOLDI AL VATICANO Con la legge di stabilità che sarà varata oggi il governo rifinanzia scuole private e autotrasporto GLI SCONTRI di Giorgio Meletti er le scuole private ci sono 242 milioni di euro. Poi 20 milioni, meglio di niente, per le Università non statali legalmente riconosciute.Per l’autotrasporto 400 milioni. Le rispettive lobby (Vaticano nel primo caso, Confcommercio a nome degli altri nel secondo) festeggiano. La legge di stabilità che questa mattina va all’approvazione del Consiglio dei ministri rispetta alcuni debiti d’onore, con il governo impegnato, nonostante il convulso clima politico, a pagare alcune cambiali irrevocabili. I contenuti del disegno di legge sono stati in parte anticipati in serata dall’agenzia Ansa, verosimilmente ispirata dai ministri competenti ansiosi di cantare vittoria, Maria Stella Gelmini dell’Istruzione per le scuole private e Altero Matteoli per i Trasporti. Complessivamente si parla di un’allocazione di risorse per 4.183 milioni di euro, a cui corrisponderanno tagli di spesa di eguale misura, le cui vittime saranno scoperte nei prossimi giorni. Il provvedimento, quello che una volta era la Finanziaria, è snello, di appena 9 articoli, dei quali il primo sul saldo netto da finanziare e l’ultimo sull'entrata in vigore. INDIGNATI, TENSIONE A ROMA E BOLOGNA P NEL DOCUMENTO si fa riferimento alle due manovre estive, e per questo con la legge di Stabilità non ci sono “effetti correttivi sui saldi di finanza pubblica”, si legge nella Relazione Illustrativa. La politica del Tesoro non cambia: “L'azione del governo non può che essere rigorosamente vincolata al mantenimento della stabilità dei conti pubblici”, si legge nella bozza. Tra gli impegni di spesa contenuti nelle bozze anticipate dall’Ansa c’è un miliardo di euro per rifinanziare gli ammortizzatori sociali nel 2012. Le risorse sono però destinate solo alla cassa integrazione “in deroga”, quella per chi non ne avrebbe diritto stando alla legislazione vigente: ma si tratta proprio delle categorie che in questo momento ne hanno più bisogno. di Emiliano Liuzzi cortei – a Roma, Milano e Bologna – e due obietTdi retivi: Mario Draghi e Silvio Berlusconi. Manifestazioni piazza per gridare la rabbia contro i liberismi, che siano quelli sessuali del presidente del Consiglio o quelli “in doppio petto” del governatore di bankitalia. A Bologna i manifestanti prima si sono scontrati con la polizia (una ragazza di 23 anni ferita e 12 contusi tra le forze dell’ordine) poi sono entrati nell’ufficio sfratti della Corte d’Appello gettando i fascicoli in strada. A Roma gli indignati, dopo aver bloccato via del Corso, si sono accampati davanti alla sede di Bankitalia: volevano consegnare una lettera al presidente Napolitano. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (FOTO EMBLEMA) Le missioni militari internazionali vengono rifinanziate per 700 milioni di euro. Viene prorogato per il 2012 il cosiddetto “bonus produttività”, la tassazione agevolata al 10 per cento per premi, lavoro straordinario e lavoro notturno. La regola vale solo per i redditi fino a 40 mila euro. Viene confermata la dotazione di 400 milioni per il 5 per mille, la parte di tasse che ciascun contribuente può devolvere in favore delle onlus. Confermato il pugno di ferro sulle spese dei ministeri. Per chi non raggiunge “gli obiettivi” di riduzione della spesa è prevista “una riduzione lineare delle dotazioni finanziarie delle missioni e dei programmi di spesa di ciascun ministero interessato”. Aumenta la cosiddetta flessibili- Fondi anche per la cassa integrazione La nuova correzione di bilancio sarà di 4 miliardi tà gestionale della spesa, cioè la possibilità di spostare i fondi da un capitolo di spesa all’altro: “Le rimodulazioni potranno riguardare anche le spese classificate tra quelle non rimodulabili”. La Gelmini può cantare vittoria anche per l’Università, che otterrebbe secondo la bozza 150 milioni per il diritto allo studio e 400 milioni per aumentare il fondo ordinario di funzionamento dell’Università. DELUSIONE per il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani: il fondo aggiuntivo di 1,6 miliardi di euro proveniente dall’asta per le frequenze messe in vendita alle società telefoniche non andrà allo sviluppo della banda larga, ma verrà interamente incamerato per altri scopi: precisamente andrà per metà al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato (cioè alla riduzione del debito pubblico) e l’altra metà a un fondo con diverse finanzlità, tra le quali aiuti all’istruzione e nuove risorse per eventi internazionali. La relazione tecnica, stando alle bozze, giudica imprescindibile la destinazione di “risorse aggiuntive” ai fondi Fas, quelli per il sostegno allo sviluppo del Mezziogiorno, ma chiarisce che tutto ciò sarà possibile solo a partire dal 2015. . La protesta degli indignati Sopra gli “indignati” che a Bologna hanno cercato di occupare la sede di Bankitalia (FOTO EMBLEMA) A Roma (a sinistra), davanti a Palazzo Koch Sopra una studentessa ferita a Bologna (FOTO ANSA) Lo Sviluppo in stallo protesta anti-Romani di Luca De Carolis ipendenti e sindacati in rivolta, contro il ministro DRomani, “che ci sta portando allo sbando”. L’accusato è Paolo che in un anno esatto al ministero dello SviIl ministro Romani (FOTO EMBLEMA) VELENI Al Manifesto vince lo scontro interno elle dimissioni di Norma Rangeri e Angelo MastranNrassegnata drea dalla direzione del manifesto non c’è solo la ammissione che “recuperare lettori (...) si è EUROPA 7 Tv, chiesti 2 miliardi all’Italia a Strasburgo la storia infinita di Europa 7 SfanoiTv,chiuderà l’emittente dell’imprenditore Francesco Di Steche, pur disponendo dal 1999 della concessione rivelata una missione impossibile”. Ma anche la denuncia a suo modo coraggiosa che per minare la vita dei giornali, soprattutto se militanti, può essere decisivo il fattore umano. E così, nel lungo editoriale di commiato pubblicato ieri, i due direttori descrivono “un gruppo di lavoro ridotto a molte individualità di valore, ma sfiduciato, stanco”. Nel quale “il collettivo”, cioè l’assemblea dei lavoratori giornalisti e non, ha bocciato la proposta di esntare dalla cassa integrazione a rotazione “alcune funzioni basilari (la direzione, i capiredattori e altri ruoli chiave)”. Si racconta anche “la scelta dell’assemblea, punitiva nei confronti di molti compagni storici del giornale, incentivati alla pensione per alleggerire le nostre casse e, contemporaneamente, considerati come un impedimento al rinnovamento generazionale”. Questa frattura, “molto grave in un collettivo già provato”, si aggiunge all’eterno scontro assembleare sulla linea politica del giornale, sul quale “troppi articoli sono scritti in un linguaggio per pochi”. Marxianamente parlando, non è solo questione di soldi. televisiva, non poteva trasmettere a causa della mancanza delle frequenze. Si è infatti svolta ieri alla Corte europea dei diritti dell’uomo l’udienza relativa al ricorso presentato contro l’Italia: “Mi aspetto una sentenza esemplare”, ha dichiarato il proprietario, che ha chiesto allo Stato un risarcimento di due miliardi di euro. Dopo aver ascoltato le parti, toccherà ai 17 giudici della Grande Camera della Corte esaminare il caso, verificando se c’è stata una violazione della libertà d’espressione di Europa 7 e del diritto all’informazione dei cittadini, così come denunciato dai legali dell’emittente. A Europa 7 era stata infatti assegnata nel 1999 una frequenza tv a svantaggio di Rete 4, che, in base alla legge (che impediva allo stesso operatore il controllo di più di 2 emittenti) doveva trasferirsi sul satellite. Ma grazie a una proroga Rete 4 continuò a trasmettere, aprendo un lungo contenzioso giudiziario. Solo l’11 ottobre 2010 sono partite le trasmissioni di Europa 7, dopo un accordo con Romani, ma Di Stefano ha chiesto il risarcimento per il lungo ritardo. La sentenza si coAlberto Sofia noscerà però solo tra tre mesi. luppo Economico ha scontentato (quasi) tutti, tra mancate nomine e contestatissime scelte gestionali. Oggi, a partire dalle 10, al dicastero in via Veneto si terrà un’assemblea indetta da tutte le sigle sindacali. Carmine Antinucci, responsabile Cgil al ministero, avverte: “Si potrebbe anche arrivare all’occupazione del ministero, perché i lavoratori sono stanchi delle promesse dell’ex ministro ad interim Berlusconi e del suo delfino Romani”. Preoccupato, ieri sera l’ex coordinatore di Forza Italia aveva convocato in tutta fretta i sindacati. Ma i tanti nodi sono rimasti sul tavolo. A elencarli è Marco Marzocchi, responsabile della Uil al ministero: “Appena arrivato Romani ha rimosso il capo di gabinetto e il suo vice, e a tutt’oggi non ha nominato i sostituti. Manca anche il direttore generale per il Dipartimento dell’energia, un reparto fondamentale: a gestirlo, ad interim, è un altro dg”. Non basta. “Romani sbandiera i contratti di sviluppo - prosegue Marzocchi - ma ne ha affidato interamente la gestione a Invitalia, spa controllata al 100% dal ministero dell’Economia. Le competenze dello Sviluppo Economico continuano a diminuire, e mancano figure chiave. In più, non sono ancora stati pagati al personale i premi di produttività del 2010. Insomma, con Romani siamo allo sbando”. A nulla sono serviti gli incontri con il ministro, compreso quello di ieri sera. “Siamo fortemente insoddisfatti, Romani ha risposto solo con degli spot” spiegavano Cgil e Uil. Un’altra bocciatura per il fedelissimo di Berlusconi, nominato ministro il 4 ottobre 2010 al posto del dimissionario Claudio Scajola (di cui era il vice) dopo 153 giorni di interim del premier. Berlusconi non aveva proprio voglia di lasciare lo Sviluppo Economico che, guarda il caso, ha competenza anche sulle Comunicazioni. Alla fine, ignorando le persistenti perplessità del Quirinale, impose Romani. Distintosi in particolare per il cosiddetto decreto “ammazzarinnovabili” dello scorso marzo. pagina 12 Giovedì 13 ottobre 2011 Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 13 ALTRI MONDI Somalia “Blitz per gli altri italiani pericoloso” Un blitz militare per liberare i marittimi italiani di due navi mercantili sequestrate da mesi sarebbe molto rischioso per i marittimi stessi. Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ha rivelato che ci sono state occasioni in cui si era pensato ad operare dei blitz per liberare il personale di bordo della ‘Savina Caylyn’ o della ‘Rosalia D'Amato’, “ma poi è stato valutato che ci sarebbero stati forti pericoli per le persone da liberare in quella maniera”. (FOTO ANSA) ALTRI MONDI Francia Royal sceglie Hollande contro Aubry Stati Uniti “Unire il mondo contro l’Iran” Gran Bretagna Niente scorta per Saviano A poche ore dal faccia a faccia in tv (andato in onda ieri sera in prima serata sulla prima rete nazionale) l’ex candidato alle presidenziali Ségolène Royal ha scelto l’ex compagno Hollande per il ballottaggio delle primarie del Partito socialista francese di domenica. Arrivata quarta su 6 candidati (con il 7%) l’ex sfidante di Sarkozy si è schierata con il rivale arrivato 1° domenica scorsa (39% contro il 31 della Aubry). La sorpresa Montebourg, 3° (17%) deciderà oggi. (FOTO LAPRESSE) L’Amministrazione Obama punta a creare una nuova campagna mondiale per isolare l’Iran. Lo ha spiegato il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden in un’intervista tv, all’indomani della scoperta del complotto terroristico che prevedeva di colpire le diplomazie saudita e israeliana a Washington attraverso anche l’intesa con narcos messicani. Il vicepresidente Usa ha escluso al momento iniziative belliche contro la teocrazia di Teheran. (FOTO EPA) Niente scorta per Roberto Saviano. È la decisione presa da Scotland Yard negli scorsi giorni. Così l’autore di Gomorra non ha potuto presenziare alla cerimonia di assegnazione del “premio del coraggio” attribuito dall’associazione Pen agli scrittori “perseguitati per aver espresso le sue idee”. A rivelarlo è stato il direttore dell’associazione Jonathan Heawood. Secondo Heawood Scotland Yard avrebbe deciso che Saviano non ha bisogno di protezione. (FOTO EPA) OBAMA, ANATRA ZOPPA E IMPALLINATA I Repubblicani bocciano il piano lavoro multimiliardario del presidente di Angela Vitaliano New York on accetterò un ‘no’ come risposta sul piano a sostegno del mercato del lavoro” ha detto Barack Obama, commentando la votazione di martedì sera al Senato che ha bloccato la discussione del “pacchetto lavoro” sul quale sta puntando da settimane per garantire un’iniezione di energia positiva all’economia ancora in forte difficoltà e invita gli americani a fare pressione sul Congresso con email e lettere. N IL VOTO di martedì, sebbene largamente atteso dagli osservatori e dallo stesso presidente, non manca, tuttavia, di lasciare strascichi polemici soprattutto per quei due senatori democratici, i centristi Ben Nelson e Jon Tester, che si sono uniti ai rappresentanti del Gop nel boccia- re la proposta di Obama. D’altro canto all’opposizione bastavano 40 voti (meno del numero totale dei senatori repubblicani) per bloccare la proposta e, quindi, è stato più che sufficiente il voto finale con 50 favorevoli e 49 contrari, dopo che il senatore Harry Reid, leader del gruppo di maggioranza, aveva cambiato il suo voto per conservarsi, come pre- Dietro il “no” c’è la battaglia elettorale: un governo bloccato favorisce il Gop vede la legge, la possibilità di ripresentare il piano in un momento successivo. “I repubblicani temono che una ripresa dell'economia possa tradursi in un sostegno per Obama e per questo si oppongono a ogni provvedimento in grado di stimolarla”, ha detto Reid al termine della votazione, confermando, se ce ne fosse bisogno, che le prossime elezioni pesano e peseranno sempre di più su qualsiasi decisione (o non decisione) del Congresso. “PERCHÉ dovremmo appoggiare una legge che ha già dimostrato di non funzionare?”, replica il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell riferendosi allo stimulus package approvato dall’amministrazione Obama. Il piano sostenuto dal presidente prevede tagli delle tasse in busta paga, sgravi alle aziende e altre agevolazioni fi- Luci e ombre Il presidente americano Barack Obama si prepara a una dura battaglia parlamentare, ed elettorale (LAPRESSE) A QUESTO PUNTO, come già ampiamente anticipato, il presidente, in collaborazione con il senatore Reid, lavorerà allo spacchettamento del piano affinché il voto possa avvenire su singole tranches e non sul piano nella sua totalità. L’ostruzionismo dei repubblicani a ciascuna delle singole proposte darebbe gioco facile ai democratici per sottolinearne un atteggiamento esclusivamente “elettorale” teso a bloccare qualsiasi beneficio che l’auspicato miglioramento economico potrebbe significare per Obama. “Il voto – ha detto il capo della Casa Bianca – non implica la fine di questa battaglia. Economisti indipendenti hanno detto che l’American Job Act farebbe crescere l’economia e porterebbe un aumento di circa 2 milioni di posti di lavoro, il che spiega perché la maggioranza degli americani sostiene queste proposte bipartisan”. Durissimo il commento di Tim Geithner, segretario al Tesoro, che ha sottolineato come l’ostruzionismo dei repubblicani stia spingendo il paese verso un’altra recessione: “Se il Congresso non agisce è perché i repubblicani hanno deciso che non vogliono fare nulla per aiutare l’economia”. IL BILLIONAIRE’S TOUR DEGLI INDIGNADOS YANKEE Shalit in un video da prigioniero (FOTO ANSA) di Roberta Zunini – secondo un modello socialista reinterpretato in chiave agricola – allo stato sociale che permetteva agli ebrei scampati alle purghe e all'Olocausto di non sentirsi annichiliti, dopo essere stati privati di tutte le loro proprietà, con centrate soprattutto in Polonia, Austria e Germania. Lo stato sociale, il welfare, che oggi i giovani rivorrebbero indietro, dopo le privatizzazioni e l'aumento abnorme Gerusalemme viva Shalit finalmente sorride mentre ringrazia la folla assiepata davanti alla tenda dove lei e il marito Noam hanno passato le loro giornate per oltre un anno. “Ora torniamo a casa ad aspettare Gilad”, dice il padre del soldato che dovrebbe rientrare in Israele entro una settimana. Forse attraverso l'Egitto. Ferma sull'ingresso della struttura verde militare, la mamma del giovane carrista, rapito da Hamas nel 2006, spiega ai giornalisti e ai cittadini di Gerusalemme che non dimenticherà mai la generosità delle famiglie dei militari dell'Idf, morti negli anni scorsi durante gli scontri con i militanti di Hamas, che hanno dato il loro consenso per lo scambio di prigionieri. A LA LISTA verrà resa pubblica domenica, dall'ufficio stampa del governo Netanyahu, al termine della festività di Sukot, che è iniziata ieri sera e terminerà sabato sera. Nonostante tre ministri della coalizione di destra che governa Israele abbiano votato contro lo scambio: rilascio di un numero ancora imprecisato, ma di certo FARHADI l’Oscar e la schizofrenia dell’Iran di Anna Maria Pasetti New York duri per i milionari newyorchesi o, Tto empi perlomeno, tempi rumorosi dal momenche la quiete delle loro case milionarie, l regime di Ahmadinejad ha scelto il suo film per rapInove presentare l’Iran ai prossimi Oscar. Un paradosso? “I commissari selezionatori erano divisi in due fa- quasi tutte concentrate nella zona dell’Upper East Side, è stata “turbata” dagli slogan degli “indignados” di Wall Street, quelli che da quasi un mese occupano pacificamente l’area di Zuccotti Park. D’altro canto, il nome dato al loro corteo, “The Billionaire’s March”, lasciava davvero poco all’immaginazione su quale fosse il loro obiettivo: far sentire la propria voce direttamente sotto casa di chi è parte di quell’1% che gestisce la finanza in maniera avida e dannosa per il 99% della popolazione. La marcia, sostenuta da molte altre organizzazioni, come la New York Community for Change, la Strong Economy for All, la United NY e la Working Families, è partita dall’incrocio della 59ma strada e Lexington Avenue, quadrivio di negozi alla moda come Bloomigdale, per poi risalire verso nord, lungo la Quinta Strada e Park Avenue, dove si trovano alcune fra le residenze più costose della città. zioni, tra pro e contro. I favorevoli, più colti e cinefili, hanno vinto sui fondamentalisti. Almeno nel cinema...”. Non si scompone Asghar Farhadi, 39 anni nativo dell’Iran meridionale, ma si capisce che è fiero della sua ultima pellicola, Una separazione, che dopo aver sbancato gli Orsi berlinesi, le casse francesi (1 milione di biglietti staccati, un vero caso Oltralpe) e convinto la Sony Classics a farlo uscire in Usa a fine dicembre, finalmente arriva in Italia, nelle sale dal 21 ottobre. Passando prima per il festival capitolino Asiatica Film Mediale, occasione d’incontro con il cineasta. La mappa delle residenze davanti alle quali hanno manifestato i dimostranti di Occupy Wall Street sparmiato da chi chiede che finalmente i milionari paghino piu’ tasse e, soprattutto, smettano di manipolare la finanza globale. Altre tappe della manifestazione sono state il numero 888 di Park Avenue, residenza dell’amministratore delegato della Emigrant Savings Bank, Howard Milstein; il 1185 di Park Avenue, dove vive, in una residenza da oltre 5 milioni di dollari, Jamie Dimon, amministratore delegato della JP Morgan–Chase Manhattan Bank e, infine, all’86ma strada, quasi all’incrocio con la Quinta, dove vive John I genitori di Shalit ringraziano le famiglie dei militari uccisi Il giovane sequestrato da Hamas libero anche grazie al sì dei genitori dei commilitoni Aviva e Noam Shalit, genitori di Gilad (FOTO LAPRESSE) numerosissimi prigionieri palestinesi (in tutto sono 6 mila nelle carceri israeliane, ndr) - tra i quali molti accusati di omicidio - contro un solo soldato israeliano, il governo è riuscito a far approva- re l'accordo, mediato dall'Egitto e dalla Germania. Paesi che il presidente Shimon Peres ha ringraziato con una nota ufficiale. Tutti i media israeliani hanno salutato lo scambio come un ritor- no “alla solidarietà reciproca degli ebrei” che plasmò lo Stato di Israele nei primi anni della sua costituzione. Dalla convivenza nei kibbutz, dove le risorse economiche e umane venivano condivise del costo della vita, dovuto alle politiche liberiste dei governi Livni e Netanyahu. Se Gilad Shalit avesse potuto finire il suo servizio triennale di leva, 5 anni fa, forse 2 mesi fa avrebbe aderito alle proteste dei giovani, in particolare i medici tirocinanti, che non ce la fanno più a sostenere l'aumento delle ore richieste dal governo per completare i loro turni negli ospedali pubblici israeliani. IDO GOLDSTEIN , chirurgo 32enne nel più grande ospedale di Tel Aviv, ha detto al Fatto: “Sono davvero contento che il governo Netanyahu abbia accettato di negoziare, anche se indirettamente, con Hamas, per il rientro di Shalit in cambio del rilascio di centinaia di palestinesi incarcerati con l'accusa di terrorismo, ma Netanyahu lo ha fatto perché non poteva farne a meno, non per solidarietà e spirito socialista. Il suo governo sta distruggendo la nostra vita e quella dei nostri eventuali figli con la sua politica dittatoriale di destra improntata sul dio denaro e sull'estremismo religioso”. Un mix esplosivo. Tra qualche giorno i giovani torneranno in pazza, Gilad Shalit a casa, mentre l'esercito israeliano sta mandando in Cisgiordania, unità speciali per gestire il rientro dei presunti terroristi palestinesi. Tra loro non ci sarà Marwan Barghouti, l'eroe dei giovani palestinesi. Sud Sudan La nuovissima Nazione IL MOVIMENTO OCCUPY WALL STREET LA PRIMA TAPPA è stata all’altezza del numero civico 834 di Fifth Avenue, dove vive Rupert Murdoch, amministratore delegato della News Corp. che i dimostranti hanno chiamato ripetutamente invitandolo a uscire “e guardare in faccia quelli che hai licenziato”. Successivamente, i dimostranti hanno sostato all’ingresso della casa di David Koch, magnate dell’acciaio e sostenitore milionario dei Tea Party, situata in uno degli indirizzi piu’ esclusivi della città: 740 park Avenue. Koch che pure, esclusivamente in opposizione a Obama verso il quale gli “indignados” non sono quasi mai teneri, aveva espresso le sue simpatie per i manifestanti, non e’ stato ri- IL SOLDATO, I MILLE PRIGIONIERI E IL GIORNO FELICE DI ISRAELE scali per un totale di 270 miliardi di dollari e altri 175 di investimenti nelle infrastrutture. A differenza dal piano di stimoli del 2009, i costi della legge attuale sarebbero coperti da una sovratassa del 5,6% sui redditi superiori al milione di dollari. I repubblicani, però, sono fermamente contrari a ogni proposta che includa un incremento delle tasse per i piu’ ricchi, posizione che ha trovato oppositori “inaspettati” in multi miliardari come Warren Buffet. Paulson, uno dei più ricchi hedge fund manager. I dimostranti hanno “risparmiato” la splendida townhouse sulla 79ma strada dove vive il sindaco Michael Bloomberg mentre, negli slogan, non sono stati altrettanto “comprensivi” con il governatore Andrew Cuomo, accusato di non aver rinnovato la “tassa sui milionari” che veniva applicata ai redditi superiori ai 200mila dollari e che, ora, non esiterà più, con gravissimo danno per le tasse dello (Ang. Vit.) Stato. A DIFFERENZA DI MOLTI colleghi che hanno preferito la via dell’esilio, Farhadi ha scelto di rimanere in patria. Rischiando la sorte di Jafar Panahi e molti altri artisti. “Forse dall’esterno non si percepisce, ma il clima del governo iraniano non è uniforme, varia quotidianamente spesso contraddicendosi. Ecco il motivo per cui un giorno il mio film – seppur inno alla civiltà – viene osannato, e il giorno dopo viene deciso di condannare la regista e attrice Marzieh Vafamehr a un anno di prigione e 90 frustate. Fosse per me cancellerei il termine frustata dal vocabolario di una società di ambizioni civili. Nella complessità di un universo difficilmente comprensibile per gli stranieri, è facile immaginare una situazione mono-pensiero. Non è così: da noi si può ‘creare’, basta saper aggirare gli ostacoli”. Ovvero l’efferata censura, che Asghar ha imparato a dribblare, usando al meglio il linguaggio del cinema. “Conosco forza e debolezze della mia gente, uso le metafore e quanto posso per parlare di libertà mantenendomi libero. Alcuni di noi sono imprigionati e interdetti alla professione per decenni o addirittura per sempre: il compito di chi è ancora libero è dar voce a chi è stata levata. Ma vi assicuro che per me è più facile girare un film che non parlare di queste cose”. Il destino dello Stato di guerra Inizia oggi a Torino, Saluzzo e Savigliano il FestivalStoria (www.festivalstoria.org). Anticipiamo il testo del tema che verrà affrontato domani dal professor Calchi Novati. di Gian Paolo Calchi Novati o Stato fa la guerra e la guerra fa lo Stato. La nascita Llizzato del Sud Sudan, celebrata il 9 luglio a Juba, ha reaentrambi gli elementi di un distico ormai storico. Il Sudan ha difeso finché possibile la sua integrità e sovranità, ma al termine di una guerra durata quasi ininterrottamente dall’indipendenza proclamata nel lontano 1956 si è piegato al realismo se non a una sconfitta. Il Comprehensive Peace Agreement (Cpa), firmato nel 2005, prevedeva l’opzione secessionista e nel referendum svoltosi all’inizio di questo 2011 il responso è stato netto. Il governo di Omar al-Bachir non ha avuto cuore e mezzi per una sconfessione in extremis. Le province meridionali di quello che era il più vasto Stato africano per territorio si sono costituite in uno Stato a sé. Il Cpa è un insieme di impegni reciproci. Alcuni adempimenti sono ancora di là da venire o da verificare – neppure sul confine è stato raggiunta un’intesa e Il plebiscito sulla sorte dell’Abyei, una zona ricca di petrolio che doveva decidere se aderire al Nord o al Sud, non si è potuto tenere per un contrasto sulle modalità del voto – ma le due parti sono prigioniere dell’architettura complessiva. Nessuno ha interesse a gettare o a togliere la prima pietra sapendo che ormai i rapporti fra Khartoum e Juba sono regolati dal diritto internazionale e non più dal diritto interno. Anche per la spartizione o condivisione delle risorse si confida più nella convenienza che nella giustizia. Come si sa, l’Africa indipendente ha santificato lo status quo confer- mando la geopolitica coloniale piuttosto che la statualità affermatasi prima del colonialismo. Il Sudan come erede delle civiltà del Medio Nilo e dell’epopea islamica del Mahdi ha certamente una caratura nobiliare di alto livello ma ha pagato egualmente lo scotto di un’integrazione che fra le memorie della tratta schiavista e le contrapposizioni, le esclusioni e lo scontro fra volontà di dominio e ribellismo dei gruppi marginalizzati non si è mai pienamente realizzata. Si racconta che Salim Salim, allora segretario generale dell’Organizzazione per l’unità africana (Oua), durante la cerimonia per l’indipendenza dell’Eritrea si sia lasciato sfuggire una frase che suonava più o meno così: “Abbiamo accettato l’Eritrea. Prima o poi accetteremo il Sud Sudan. Poi tireremo giù la saracinesca”. L’Unione africana (Ua), a differenza dell’Oua, respira a pieni polmoni l’aria del post-colonialismo ma i governi africani si sentono minacciati da una pratica che non dà più tanta importanza ai compiti convenzionali dello stato confidando nell’azione di strutture che rispondono a logiche extra-istituzionali. Sarebbe una tragedia per tutta l’Africa, intanto, se passasse il messaggio che arabi e neri non possono convivere dentro un medesimo Stato. NON È di buon auspicio che la diplomazia internazionale, se si fa eccezione per il forcing di Bush per arrivare all’accordo del 2005, abbia dato il peggio di sé in Sudan, che a Khartoum sia al potere un capo dello Stato ricercato dalla Corte dell’Aja, che a Juba si conosca meglio l’arte della guerra che non i segreti mediatori della politica e che in Africa il petrolio sia sotto accusa come una “maledizione”. Del resto, l’indipendenza del Sud Sudan non ha placato, e forse attizzerà vieppiù, gli altri focolai di turbolenza che tormentano il Sudan, primo fra tutti il caso mediatizzato del Darfur, che fa parte a tutti gli effetti del Nord e che in quanto tale non è stato toccato dal- Sarebbe una tragedia se passasse il messaggio che arabi e neri non possono convivere l’apparente lieto fine della guerra fra Nord e Sud. Nel clima dell’ordine post-bipolare, la sovranità è continuamente messa in discussione o manipolata. Lo Stato stesso è dequalificato (se la governance non funziona o i diritti umani o civili non sono rispettati si procede con la creazione di un nuovo Stato a vantaggio di un’élite o etnia diversa) anche se proprio la “territorializzazione” come soluzione suprema finisce per rivalutare implicitamente la funzione dello Stato. La politica dei due pesi a seconda che si tratti di Centro (per cui prevale il riflesso condizionato in senso conservativo) o di Periferia (via libera ai separatismi) si rivela troppe contraddittoria in sé per essere rassicurante. I “poteri forti” che, cavalcando i diritti violati dei sudisti, hanno appoggiato e persino promosso la formazione di un Sud Sudan indipendente non si pongono seriamente il problema di quale sia il tasso di “sovranibilità” e di “esistibilità” dei nuovi nati predestinandoli a una docile subalternità rispetto alle condizionalità del mercato e degli organismi finanziari internazionali. I rimedi proposti sono protettorati a termine più o meno determinato o la moltiplicazione di ministati o quasi-stati senza radici e con legittimità incerta per dare un rifugio o una speranza ai perdenti di oggi (possibili vincenti di domani). La pietra dello scandalo è il Sud Sudan in sé, anche senza crisi e senza guerra? Pessimus parsimonia Grand Hotel Ue: Slovacchia che va, Serbia che viene PER L’UNIONE EUROPEA, è quasi una costante: chi ne sta fuori, vuole entrarci; e chi è dentro, pur se da poco, mostra insofferenza per regole e vincoli. Così, la Slovacchia, che non faceva parlare di sé dal giorno in cui buttò fuori l’Italia dai Mondiali in Sudafrica, 16 mesi or sono o giù di lì, batte un colpo bocciando la ratifica del Fondo ‘salva Stati’, proprio lei che pare già un miracolo sia nell’Ue e addirittura nell’euro. Il no al Fondo del Parlamento di Bratislava pare però destinato a durare 48 ore: dopo un sussurro della Merkel (“Il Fondo sarà approvato da tutti gli Stati dell’euro”) e un appello di Barroso, maggioranza e opposizione trovano un’intesa che sarà ratificata oggi da un nuovo voto. Così, la nave dell’euro si disincaglia dalle secche slovacche, dopo essere uscita dai gorghi tedeschi e finlandesi, e va verso il Vertice europeo del 24 ottobre, che sancirà l’entrata in vigore del ‘salva Stati’. Intanto, la Serbia si vede riconoscere da Bruxelles lo statuto di candidato all’adesione: quasi una staffetta tra Paesi nemici degli anni Novanta, la Croazia chiude le trattative con l’Ue – ne diventerà il 28° Stato – e la Serbia le apre. La raccomandazione della Commissione ai 27 è però condita da un monito: Belgrado, che ha consegnato i criminali di guerra latitanti alla giustizia internazionale, deve mostrare la volontà di trovare un accordo col Kosovo, che i serbi continuano a ritenere una loro provincia, ma che è ormai uno Stato indipendente. Il ministro degli Esteri Frattini è a Belgrado nel giorno dell’annuncio e ne perora la causa: “Senza Serbia – dice –, Europa e Italia sono meno sicure”. Giampiero Gramaglia pagina 14 Giovedì 13 ottobre 2011 SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out SATIR A / VERITÀ Stiamo andando a puttane? “Noi siamo sereni” Littizzetto Tra due settimane torna da Fazio: non lo lascerò mai Pellegrini “Portar la bandiera a Londra? Se lo chiedono, rifiuto” Altman Al Festival di Torino una retrospettiva con tante star ospiti Montano “Sette anni dopo Atene la mia vittoria più sofferta” Il ritornello che da anni tutti ripetono, qualunque catastrofe incomba sull’Italia, e tante altre “cronache marziane”nel libro di Robecchi oggi in uscita Esce oggi in libreria il volume satirico di Alessandro Robecchi Piovono pietre-Cronache marziane da un paese assurdo. Anticipiamo una parte del primo capitolo di Alessandro Robecchi A lla fine di Zombie, il capolavoro horror di George A. Romero, i sopravvissuti, quelli che sono riusciti dopo due ore di puro terrore a non farsi sgranocchiare da un morto vivente, scappano in elicottero (comodo, eh!), e l’elicottero vira in decollo verso una porzioncina di cielo che si rischiara, terso in mezzo alle nuvole, presagio di un mondo migliore o perlomeno di un mondo dove un cadavere non ti azzanna una caviglia, trasformandoti in un altro cadavere azzanna-caviglie e così via. Ma insomma, cosa voleva dirci l’artista? Perché quel quadratino azzurro nell’angolino in alto a sinistra, nel cielo scuro e nuvoloso? Perché comunica speranza di una futura serenità. Cioè: siamo stati nell’incubo del mondo e per poco non finiamo masticati dai morti viventi, però c’è un quadratino sereno, lassù, che ci dice: coraggio, andrà tutto bene. Ecco, ora siamo piu sereni. E questo solo perché su quell’immenso cimitero di morsicati a morte spunta un raggio di sole? È uno scherzo? Ci prendiamo per il culo? Eppure funziona: i simboli contano, le metafore non sono Piovono pietre di Alessandro Robecchi, LATERZA EDITORE, 181 PAGINE, 15 EURO aria fritta, un cielo azzurro, per convenzione, puo in effetti dire speranza e serenità. La cosa divenne lampante in seguito, quando un miliardario raffinato come un porno tedesco degli anni Settanta (ma questo lo sapremo dopo) prendeva possesso del mio paese, e del vostro, se è per questo. Per qualche tempo fu un esplodere di cieli tersi, di azzurri vivaci, di sfondi luminosi e sereni al massimo grado. Come poteva quella visione non portare serenità, ottimismo, l’operosa tranquillità del fare? Ha il sole in tasca, dicevano tutti. Sorrisi e ottimismo, colori vivi, qualche nuvoletta sullo sfondo che serviva solo a far sembrare l’azzurro piu azzurro, un vecchio trucco dai tempi di Giotto, ma chi ci pensava? (...) Pier Francesco Guarguaglini e presidente di Finmeccanica, l’azienda italiana che vende ar- mi in tutto il mondo. Già per questo io non sarei sereno per niente: chi armiamo? Chi uccidiamo? Chi bombardiamo con i nostri micidiali aggeggi, vanto del made in Italy per sbudellare con stile? Sarebbe chiedere troppo. Quando però un’indagine lambisce il suo gruppo, e investe sua moglie che dirige un’azienda collegata, eccolo pronto e scattante come un crotalo calpestato per sbaglio: “Sono sereno”, detta alle agenzie, che rilanciano il motto. La serenità di Guarguaglini è una cosa che fa notizia, anzi fa titolo: è sereno, beato lui. (...) CLAUDIO Scajola, poi, di serenità è una specie di campione mondiale. Si dovette dimettere da ministro dell’Interno perché chiamò «rompicoglioni» il giuslavorista Marco Biagi ucciso dalle Brigate Rosse. Un passo indietro, ma era sereno. Poi si dovette dimettere da ministro dello Sviluppo Economico (un grottesco ossimoro: ma quale ministro, se qui non abbiamo sviluppo economico da anni!) per la brutta faccenda della sua casa con vista sul Colosseo pagata da qualcuno «a sua insaputa». Ce ne sarebbe abbastanza per perdere la serenità, e il sonno, e i capelli, per settimane e per mesi. Lui invece, anche se sembra colpito e affondato e ha – per citare una vecchia canzone – «la faccia che assomiglia al crollo di una diga», si dice sereno lo stesso. Torna nel suo feudo di Imperia, dove pare comandi tutto e tutti come un ras etiopico degli anni Venti, solo senza quei bei costumi, e apprende dal «Corriere della Sera» di essere indagato per concorso in corruzione, una brutta questione di appalti per il porto turistico. «Io sono sereno», dice. Basta la parola. E così siamo al sereno al quadrato, al sereno al cubo. (...) Nicola Cosentino, già sottosegretario del governo e coordinatore del piu grande partito italiano in Campania, deve fronteggiare un voto parlamentare. Si potranno usare oppure no alcune delicate intercettazioni che lo riguardano? Non sono chiacchierate lusinghiere, cioè non sono telefonate in cui qualcuno dice, oh, com’è in gamba Cosentino!, tutt’altro. L’attesa, mi dico, dev’essere snervante, ma lui tranquillizza tutti con una dichiarazione ufficiale che le agenzie battono puntuali: «Sono sereno». Radiohead IL NUOVO DISCO PRESENTATO SUL WEB, FINO AL TRIONFO DELL’ELETTRONICA di Guido Biondi ncora una volta il leaAdeciso der dei Radiohead ha di presentare il nuovo disco Tkol rmx 1234567, versione remixata con 19 brani tratti dal precedente The King Of Limb, attraverso il web, con una diretta in streaming da Radiohead.com di un dj set collettivo. Oltre al padrone di casa, mercoledì notte si sono alternati i dj e produttori Lone, Illum Sphere e, soprattutto, Caribou e Jamie XX, due dei nomi più importanti del momento. La location scelta è stata il londinese Boiler Room, telecamera fissa e possibilità di chattare in tempo reale (con qualche problema per chi non Thom Yorke (FOTO LAPRESSE) aveva una connessione veloce). Danzando come uno sciamano nel ritmo compulsivo dei remix, si è visto Yorke felice e a suo agio nella dimensione “underground”. Il cantante si era prodigato dietro il mixer già in altre due occasioni: nel mese di marzo, al Low End Theory a Los Angeles e lo scorso mese con Gilles Peterson a tarda notte alla Bbc1. A Thom non interessa il mondo del clubbin’ commerciale, nessuno dei pezzi si presta ad essere ballato: quello che conta è capire fino a che punto si può spingere all’estremità la versione originale dei brani. L’impressione è che il destino del gruppo sia completamente nelle sue mani: o elettronica o salta tutto, sembra essere il messaggio, ribadito dalle sue ultime comparsate nei brani di Apparat, Modeselektor e Flying Lotus. IL SIGNOR G. torna in Brianza Quarant’anni dopo la prima volta uarant’anni fa, al Piccolo di Milano, Qventura Giorgio Gaber cominciava la sua avcon Il Signor G. Pochi mesi prima, Gaber aveva deciso di testare il suo primo spettacolo compiuto in alcuni teatri della Brianza. Ora, per festeggiare la ricorrenza, quegli stessi teatri hanno deciso di proporre Gaber se fosse Gaber, lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Scanzi. Patrocinato dalla Fondazione Gaber, il lavoro alterna le analisi di Scanzi a immagini di repertorio del cantautore. Gaber se fosse Gaber sarà stasera al Teatro di Concorezzo e sabato 15 a Seregno, ovvero in quei palchi brianzoli dove Gaber esordì a fine ’70. Ingresso libero. L’incontro-spettacolo di Scanzi, che ha debuttato lo scorso febbraio a Voghera, focalizza la sua attenzione sul Gaber teatrale, quello che con Sandro Luporini raccontò vizi e virtù di un paese dal 1970 al 2000. L’intento è far rivere l’arte gaberiana così com’era, scomoda e urticante, senza interpretazioni furbastre di destra e sinistra. Gaber se fosse Gaber attraverserà l’Italia per tutta questa stagione e nella prossima, che coinciderà con il decennale della scomparsa (1 gennaio 2003). Tra i brani riproposti dallo spettacolo Quando è moda è moda (con una clip inedita), Il dilemma e Qualcuno era comunista. Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 15 SECONDO TEMPO WEEKEND Manuale di sopravvivenza di Biondi, Colasanti, Feltri, Pagani, Pasetti, Pontiggia LE METAMORFOSI DI MIYAZAKI di Paolo Sorrentino, con Sean Penn, Frances McDormand, Harry Dean Stanton Un’immagine di Arrietty; sotto, “Nudo che si pettina” di Ernst Kirchner, 1913 ¸Cinema Da vedere èèèè Animazione / Giappone Arrietty di Hiromasa Yonebayashi Sono intorno a noi, in mezzo a noi, sono i rubacchiotti, esserini che vivono sgraffignando dalle nostre case. Noi li temiamo, loro ci temono. Ma chi conosce Hayao Miyazaki – vi ricordate Ponyo? – sa bene che così non può durare: ci penseranno due bambini, la rubacchiotta Arrietty e l’umano Sho, a mettere una pezza su questa guerra dei mondi. Il sommo Hayao è “solo” co-sceneggiatore, alla regia l’esordiente Hiromasa Yonebayashi, ma “Arrietty è un altro gioiellino nel forziere” dello Studio Ghibli (grazie Lucky Red). E ancora una volta il tema è l’identità, la definizione dell’altro attraverso la ridefinizione di sé, racchiusa in una matrioska splendidamente disegnata: nella casa dell’uomo la casina dei rubacchiotti, nel loro sguardo così lontano così vicino l’accorata interrogazione al nostro modo di vedere, e vivere. Tra desiderio e paura, attrazione e repulsione, si fa largo una visione fusionale, affidata a quell’animazione utopica che più di ogni altro genere sa riscrivere il mondo: si scrive “Arrietty”, si vede una meraviglia. (Fed. Pont.) èèèè Drammatico / Italia, Francia, Irlanda This must be the place La solitudine e la scoperta, il viaggio e la metafora esistenziale, il rock, le passioni sopite e un mazzo di grandi attori per confermarsi regista capace di raccontare le parabole discendenti, come in Italia, pochissimi altri. “This must be the place” di Paolo Sorrentino è un magnifico film. Sean Penn interpreta Cheyenne. Rossetto, cerone, occhi tristi ed eloquio rallentato. Rock star 50enne in cantina per scelta volontaria, automa in un’irriconoscibile Dublino, alieno incapace di rimembrare il passato o proiettarsi nel futuro. Rimane in mezzo a un guado esistenziale tra pizze scaldate nel microonde, noia, giornate sempre uguali, passeggiate nei centri commerciali e scambi verbali su peli e punti neri davanti allo specchio con la moglie (la fumettistica Frances McDormand). Di scuotere dal torpore Cheyenne si incarica la morte del padre. Viveva negli Usa, lui non gli parlava da tre decenni. Questione di pregiudizi, rimmel e scelte non condivise. Per far pace con la memoria e con se stesso, Cheyenne attraversa l’Oceano. Scopre che il vecchio ha covato per tutta la vita l’ossessione di vendicare le umiliazioni subite nell'inferno di Auschwitz. Il torturatore forse è ancora nascosto, celato alla vista. Cheyenne rileva il testimone paterno e si lancia alla caccia dell’aguzzino. In un’America immobile, simile a un quadro di Hopper, guardare oltre la siepe equivarrà a rinascere. (Mal. Pag.) èèè Commedia / Usa Hollywood”. Ma nella Big Apple di oggi il morso non è solo un culto, bensì il risultato di un tarlo che logora affetti, famiglie, coscienze. Le maschere crollano e gli eroi restano nudi, e soli. Dai dialoghi e ritmi perfetti, il secondo film di Gluck diverte con intelligenza, stuzzicando quelle verità che nessuno di noi vorrebbe ammettere. (AM Pasetti) Amici di letto di Will Gluck, con Justin Timberlake, Mila Kunis Da non vedere Attenti all’inganno del titolo nostrano: “Amici di letto” è tutt’altro che un film cretino. A dimostrarlo serve l’originale, “Friends with Benefits”, altrimenti siglato FwB che nelle metropoli americane è diventato lo status quo più cool. E dunque l’apparente soluzione al sintomo più diffuso nell’odierno Occidente: amare porta dolore, dunque largo ai benefici dell’amicizia intima. E i nostri giovani protagonisti ne sono testimonial al loro meglio. L’art director Justin Timberlake (sempre più disinvolto) arriva da Los Angeles a New York dove la cacciatrice di teste Mila Kunis (splendida) lo accoglie a suon di flash mob. Il rapporto parte dal professionale, passa per l’amicizia, si vivacizza in camera da letto ma scientificamente non va oltre, “l’amore è un mito propagato da èè Fantascienza / Usa IL FUMETTO L’ULTIMO EROE BONELLI SHANGHAI DEVIL DI MANFREDI èè Cowboys & Aliens di Jon Favreau, con Daniel Craig, Harrison Ford, Olivia Wilde Ok, da “Avatar” a “Super 8”, gli alieni sono tornati di moda, ma a braccetto con i cowboy? È come servire cibo liofilizzato con fagioli e pancetta, il piatto è indigeribile, nonostante il successo del fumetto ispiratore (di Scott Mitchell Rosenberg, 2006), l’Iron Man nel carnet del regista Jon Favreau e il cast altisonante: Daniel Craig, straniero senza nome e senza chiedere mai; Harrison Ford, cattivo dal cuore ironico; Olivia Wilde, bella che non balla. Tutti e tre nel Far West dell’Ottocento, a fare incontri ravvicinati del brutto tipo: due ore a fuoco mooolto lento, con ingredienti scontati, alieni caciaroni e la noia per condimento. Perché miscelando due archetipi di lusso (western e sci-fi) non è detto si trovi il cocktail giusto: un piede nel passato e uno nel futuro, a “Cowboys & Aliens” manca il terreno sotto i piedi, e il suo presente si chiama schizofrenia. Se Craig e Ford ci mettono il nome più che la faccia, Favreau lesina su humour e “trovate da camera”: aridatece gli indiani! (Fed. Pont.) Shanghai Devil N. 1 Il trafficante d’oppio di Gianfranco Manfredi e Massimo Rotundo, Sergio Bonelli editore, 98 pag., 2,70 euro Shanghai Devil è l’ultimo personaggio che Sergio Bonelli ha potuto seguire, prima di morire a fine settembre. In realtà è la reincarnazione di un altro eroe noto ai lettori bonelliani, Volto Nascosto. Nel 2007 Gianfranco Manfredi, l’ex cantautore che sta vivendo una seconda giovinezza come sceneggiatore impegnato, aveva ambientato una miniserie in Etiopia, raccontando il colonialismo italiano meno conosciuto. Il protagonista era Ugo Pastore, un ragazzo romano che per una serie di circostanze si trovava a ereditare manto e maschera di una sorta di giustiziere locale. Ora Pastore è a Shanghai, anno 1900, al seguito del padre, agente di commercio. Pastore, un po’ politically correct come tutti gli eroi Bonelli, da ricco rampollo che non ha bisogno di lavorare si mette a studiare il cinese e a difendere i locali dai soprusi dei violenti occidentali. Finirà per inna- ARTE di Claudia Colasanti ESPRESSIONISMO, QUANDO L’AVANGUARDIA È “DI PANCIA” viene da lontano ma è ancora senza Eperspressionismo: filtri. Agisce e colpisce di pancia come è giusto che sia una svolta estetica emotiva sbocciata e proliferata morarsi della prostituta che frequenta e per recuperare la maschera argentea di Volto Nascosto da indossare per fare giustizia. Manfredi non è uno scrittore particolarmente originale nella tecnica, il suo punto di forza è la capacità di ricostruzione storica e d’ambiente, fermandosi sempre un attimo prima della pedanteria riesce a mischiare l’avventura e la storia politica. Una tecnica affinata con Magico Vento, l’epopea del soldato senza memoria diventato sciamano indiano che per oltre dieci anni è stata una se- rie mensile della Bonelli, di nicchia ma molto apprezzata. Shanghai Devil promette di essere interessante (durerà 18 numeri) anche se tradizionale nell’impianto narrativo. Non male i disegni del primo numero: Massimo Rotundo è dettagliatissimo nel ricostruire la Shanghai di inizio secolo e nel caratterizzare i personaggi. Coerentemente con lo stile di sceneggiatura, le tavole più riuscite sono quelle di atmosfera, come le vedute del porto o l’incendio del deposito di oppio. Stefano Feltri L’EX CANTAUTORE MANDA IN CINA IL RAGAZZO ROMANO DELLA SUA SERIE “VOLTO NASCOSTO” proprio a partire dal movimento “Die Brucke”, nato a Dresda nel 1905. L’origine dell’Espressionismo interamente visibile nella bella Villa Manin di Codroipo, attraverso oltre 100 opere, tra dipinti e carte, provenienti dal berlinese Brücke Museum – che raccontano prima cronologicamente poi in maniera monografica – la nascita e lo sviluppo di questo nucleo così attivo da generare una svolta artistica in tutta Europa. L’obiettivo dei fondatori (Fritz Bleyl, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluf) era quello di rendere “vibrante, imprevista e contundente la realtà. Manipolarla per far scaturire la visione totalmente inattesa”. Accomunati anche dall’evidente semplificazione formale, dipingono e disegnano con colori sgargianti e contorni marcati, accostando cose e persone in modo dissonante. Come per Kirchner, in cui dal centro della scena (che sia intima o urbana) emergono netti e privi di contorni i gesti umani, rafforzati nella scompostezza e nell’eccesso sociale. Nell’insieme, tutte opere che rappresentano in modo esemplare la fase dell’Espressionismo prima della Guerra, evidenziando concetti visionari e diventando fonte d’ispirazione per le successive generazioni di artisti. Un’avventura che durerà meno di dieci anni, le cui conquiste saranno alla base di un larghissimo movimento, tracimando felicemente anche nel teatro, nella letteratura e nella musica. Espressionismo. Villa Manin, Passariano di Codroipo (Udine). Info: 0422429999. Fino al 4 marzo 2012 è GRACE Jeff Buckley 1994 – Columbia “Grace” è un fuoco bruciato non in una vita ma in un attimo. Forse uno dei dischi più importante nella storia del rock. Figlio d’arte Jeff vive dopo la sua tragica morte nel culto dell’eroe ferito. Nessuno come lui ha emozionato con la sua voce delicata in “Hallelujah”, nello sconfinato dolore di “Grace” in cui la rabbia si trasforma incendiando spietatamente l’animo. Uno sguardo profondo e appassionato: “Last Goodbye” è l’inno del bacio mai dato, quello che ti brucia dentro anche dopo anni e non l’hai ancora dimenticato. “Perché non possiamo superare questo muro? Forse perché non ti conoscevo; baciami ma senza desiderio e non un bacio di consolazione”: diretto, semplice e potente. Purtroppo Buckley come Kurt Cobain ha dato retta alla profezia di Neil Young (“My My Hey Hey”): “è meglio bruciare che scomparire svanendo a poco a poco”. Resta il capolavoro, da maneggiare con cura. CD in uscita ³ è IO RICORDO CON RABBIA Ultimo Attuale Corpo Sonoro (Manzanilla) Appello ai nostalgici di Cccp e C.s.i. (e del Ferretti non ancora convertito, con tutto il rispetto per le sue scelte): questa band della provincia di Verona ha tutte le carte in regola per diventare il caso dell’anno. La contrapposizione (azzeccata) tra l’invettiva dei testi recitati e la delicatezza del pianoforte di “Casablanca” e “L’impero del male” porta l’ascoltatore ad un livello più alto. “Non ora, non qui” è autentica meraviglia, il suono si ispira all’energia degli Editors e dei Radiohead di “Ok Computer” e al pathos dei Joy Division ma con il latente fantasma esplosivo Godspeed You! Black Emperor. Ogni brano è esaltazione della coscienza civile, in ricordo di tutte le oppressioni. Senza troppa retorica, è un disco-racconto-energetico di denuncia che appassionerà chi ha amato Pasolini. è IO TRA DI NOI Dente (Venus) Ecco un’opera artistica che i Marlene Kuntz e Giovanni Lindo Ferretti definirebbero “Lieve” (“Forse, sicuro, è il bene più radioso che c’è; lieve svenire per sempre persi dentro di noi”). Giuseppe Peveri si conferma il megafono della generazione di innamorati distratti e indecisi, sublimando in minimalismo narrativo: “Portami a vedere il cielo anche se nuvolo, ho tanto caldo anche se è inverno” (“Saldati”). Titoli ispirati da Bartezzaghi (“Giudizio universatile”, “Da Varese a quel paese”, “La settimana enigmatica”), stile unico e piacevole con il cuore rivolto a Battisti (il finale sorprendente di “Rette parallele”, quasi un omaggio a Anima latina) e Mogol nel testo del brano più suggestivo, “Puntini sulle i”. Il disco perfetto per una donna innamorata. (Guido Biondi) pagina 16 Giovedì 13 ottobre 2011 Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 17 SECONDO TEMPO + IL PEGGIO DELLA DIRETTA TELE COMANDO TG PAPI Incidente tecnico di Paolo Ojetti g1 T In giornate come queste il vero Grande Assente è Minzolini. Ha parlato e straparlato anche per sue faccende private, ma ieri è rimasto muto come un pesce. Forse pensa che anche i cavoli di Berlusconi siano gossip. Peccato che il “notissimo giornalista politico”, come dice Giorgino, non si sia esibito. Anche a Minzolini muto, la linea politica del Tg1 è chiarissima: questo è stato un incidente tecnico, Fini è una biscia, la maggioranza è coesa, Berlusconi avrà la fiducia al platino e le opposizioni vadano a spararsi perché – come ha chiosato una volitiva Cecilia Primerano - nelle prossime settimane “saranno costrette a rimettersi al lavoro perché, ancora una volta, la crisi non è arrivata”. Insomma, una branco di poveracci che fanno solo perdere tem- po. Mancava Sonia Sarno ma, si sa, se Berlusconi non parla anche Sonia tace. g2 T Napolitano non può ricevere Berlusconi, mentre fuori, sul retro del Quirinale, è pronta un’ambulanza con carabinieri travestiti da infermieri e chiudere così uno dei momenti più oscuri della Repubblica. Quindi si limita a chiedere bruscamente al “premier” di “trovare una soluzione”, eufemismo per dire: si tolga dai piedi, possibile che non si renda conto? Ma il “premier” ha una paura blu e la sua linea – parlo, mi votano la fiducia o licenzio tutti e poi vado avanti – è quella che si impone anche nel Tg2 e nei suoi servizi politici. La parola d’ordine è univoca: non turbate gli italiani, non è successo niente, il Capo va avanti, sono beghe politiche e incidenti tecnici, pensate ad altro. L’ultima faccia è quella di Re- guzzoni: “La maggioranza c’è”. Sono le ultime bugie di regime. g3 Ecco le immagini di Napolitano davanti a Montecitorio e la folla che grida: “Ci salvi lei, presidente”. È la sintesi perfetta di quanto Berlusconi e la sua maggioranza abbiano disastrato il sistema politico. Oggi parlerà in un’aula semideserta quando le opposizioni – tutte – lo lasceranno solo. Chiederà la fiducia a se stesso, se la farà votare e andrà “tre passi avanti” come dice Alfano con toni di esaltazione sicula. Ma è ancora democrazia? È questa la garanzia di governabilità e di qualità che Napolitano ha chiesto? Formigoni, ospite del Tg3, ha espresso più o meno gli stessi dubbi, immaginando un futuro di qualche mese per Berlusconi, ma senza intima convinzione. E, come ha messo in evidenza il Tg3, c’è anche una questione “tecnica”: il bilancio bocciato da cosa potrà essere sostituito? Da qualche virgola nuova? E come dovrà essere votato? E quando? Non sono domande retoriche: senza bilancio non si possono nemmeno formulare le “previsioni” future. Come si fa, adesso che l’Europa (e Draghi) ci chiedono di fare presto, prestissimo? T SECONDO TEMPO Il varietà al nero di Nanni Delbecchi er capire che Salvo Sottile è Pguardarlo uno che non molla basta in faccia, meglio se ponendosi lievemente di sghembo, in modo da compensare la sua stessa postura, dove il baricentro non è mai in asse; si consiglia inoltre di partire dalla complessa “spettinatura” a base di colpi di spazzola e gel extraforte che culmina in una sorta di bignè, o forse sfogliatella napoletana, proprio alla sommità del cranio. Da qui, scendendo lungo le guance, le labbra, il mento, si osserverà un chiaroscuro che, appunto, non molla mai. È il chiaroscuro tenebrista della barba non rasata ma al tempo stesso non cresciuta; e insieme, quello della terra di nessuno tra l’ipotesi e la verità, il parere e l’essere, l'accusa e la difesa. L’ombra del dubbio, dell’ignoto, dell’inquietudine e dell'afflizione che sono il pane quotidiano di questo mezzobusto investigativo, inquisitore o probatorio, un tipo particolarmente in voga e di cui Sottile rappresenta l’esempio più evoluto, la seconda generazione. Gettate alle ortiche le vecchie veline e le obsolete scrivanie di annunciatore del Tg5, costui conduce su Rete 4 il programma “Quarto grado”, dove si fan- no le pulci ai più efferati casi di cronaca nera, con uno stile senza precedenti. Non soltanto i suoi ospiti, ma i suoi stessi spettatori Sottile li sogguarda, li soppesa, li scruta, li ammonisce e li arringa con il suo accento sardo (il che, essendo Sottile siciliano, aggiunge un tocco di mistero); dopo un po' che stiamo seguendo le sue indagini, cominciamo a domandarci se i nostri parenti e amici siano del tutto insospettabili, mentre notiamo che anche loro ci guardano in modo strano, e vorrebbero sapere dove ci trovavamo quel tal giorno a quella tale ora, insomma, se l'alibi ce l'abbiamo oppure no. È una vitaccia, quella di Sottile e della sua collaboratrice Sabrina Scampini; non possono concedersi non dico una risata, ma nemmeno un sorriso o un lieve rilassamento del labbro superiore, né si vede come potrebbero, visto che per tre ore parlano in diretta solo di morti ammazzati, di ferocie consumate tra le pareti domestiche, di psicologie criminogene. È una vitaccia che dà tuttavia le sue soddisfazioni, se si pensa che “Quarto grado” non solo ha ottimi riscontri di ascolto, Salvo Sottile conduce il programma “Quarto grado”, il venerdì sera su Rete 4 ma è la trasmissione più al passo coi tempi di quante ne offre il palinsesto. Da quando il celebre effetto Avetrana ha spinto i rotocalchi del pomeriggio a dilatare i delitti più atroci in forma di soap e perfino di reality (grazie ai contributi degli avvocati e dei più stretti congiunti di vittime e indagati), si sentiva la mancanza di un contenitore che si misurasse con onori e oneri della prima serata. Ebbene, “Quarto grado” colma la lacuna elevando la cronaca nera a categoria dell’intrattenimento. Presentato come “un meglio di”, ha in realtà una struttura composita; i vari casi si succedono come i numeri nel varietà classico, esibisce una giuria di opinionisti fissi come nei talent show (il criminologo, lo psicologo, l’ufologo, Barbara Palombelli...), non si fa mancare il tuffo nel passato, una specie di “I peggiori anni” (per esempio, invitando i genitori di Angela Celentano), né gli inviati in prima linea, stile Cnn, appostati fino a notte fonda sotto casa dello zio Michele o nei pressi della caserma di Salvatore Parolisi. In definitiva, se volete sprofondarvi nella visione di “Quarto grado” fate pure, ma prima vi consigliamo di controllare bene il vostro alibi. Salvo Sottile è uno che non molla. LA TV DI OGGI MONDO 11.00 ATTUALITÀ I Fatti Vostri 13.00 NOTIZIARIO TG2 Giorno 13.30 RUBRICA TG2 Costume e Società -Medicina 33 14.00 ATTUALITÀ Italia sul Due 16.10 TELEFILM Ghost Whisperer 16.50 PRIMA TV TELEFILM Hawaii Five-0 17.45 NOTIZIARIO TG2 Flash L.I.S. - Meteo 2 TG Sport 18.15 NOTIZIARIO TG2 18.45 TELEFILM Numb3rs 19.30 TELEFILM Squadra Speciale Cobra 11 20.25 Estrazioni del Lotto 20.30 NOTIZIARIO TG2 20.30 21.05 REALITY SHOW Star Academy 0.10 NOTIZIARIO TG2 0.25 DOCUMENTI I nuovi mille 20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Meridiana - Scienza 1 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 3 (Interni) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Consumi e consumi 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 23.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 0.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo TRAME DEI FILM / Sherlock Holmes / Meant to Be Un angelo al mio fianco Commedia romantica che vede protagonista Will, l’angelo custode di una bella e giovane ragazza, nochè brillante architetto, Amanda (Kelly Relly,“L’appartamento spagnolo”,“Sherlock Holmes”). Innamoratosi follemente della sua protetta, Will riuscirà ad assumere sembianze umane per conquistarla. Purtroppo, però, si ritrova a competere con un rivale non facile da battere... Sky Cinema Passion 21,00 Tocca all’istrionico Robert Downey Jr. calarsi negli immortali panni del leggendario investigatore Sherlock Holmes in questa pellicola diretta dal regista Guy Ritchie. La sceneggiatura, curata prima da Michael Johnson e poi da Tony Peckham, è tratta dal fumetto scritto da Lionel Wigram e, naturalmente, ispirata ai romanzi di Sir Arthur Conan Doyle. Al fianco di Downey, un talentuoso Jude Law, nel ruolo del Dr. Watson. Italia 1 21,10 / The Time Machine Lo scienziato Alexander Hartdegen (Guy Pearce, nella foto) è determinato a dimostrare che il viaggio nel tempo è diventato realtà. Nel tentativo di provare le proprie teorie, costruisce una macchina in grado di effettuare il salto temporale. Quando è in procinto di collaudare la sua invenzione, Alexander viene spedito 800.000 anni nel futuro. Film di fantascienza dal sopore retrò, vanta nel cast anche Jeremy Irons. Italia 1 23,45 11.00 REAL TV Forum 13.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 13.40 SOAP OPERA Beautiful 14.10 SOAP OPERA CentoVetrine 14.45 TALK SHOW Uomini e Donne 16.20 ATTUALITÀ Pomeriggio Cinque NOTIZIARIO TG5 Minuti (ALL'INTERNO) 18.50 GIOCO Avanti un altro 20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 20.30 ATTUALITÀ Striscia la notizia - La voce della contingenza 21.10 REALITY SHOW Io Canto (DIRETTA) 0.10 ATTUALITÀ Nonsolomoda - 25 e oltre... Condotto da Samya Abbary 0.40 NOTIZIARIO TG5 Notte - Meteo 5 Notte 11.55 PRIMA TV REAL TV Spose Extralarge 12.25 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo - Studio Sport 13.40 CARTONI I Simpson 14.35 CARTONI What's my destiny Dragon Ball 15.00 TELEFILM Big Bang Theory 15.35 TELEFILM Chuck 16.30 TELEFILM Glee 17.25 CARTONI ANIMATI Zig & Sharko 17.30 PRIMA TV CARTONI ANIMATI Mila e Shiro - Il sogno continua 18.30 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo -Studio Sport 19.25 TELEFILM Dr. House - Medical Division 20.20 TELEFILM C.S.I. 21.10 PRIMA TV MEDIASET FILM Sherlock Holmes 23.45 FILM The Time Machine 1.45 RUBR. Poker1mania 11.30 NOTIZIARIO TG4 Meteo - Vie d'Italia notizie sul traffico 12.00 TELEFILM Un detective in corsia 13.00 TELEFILM La signora in giallo 13.50 REAL TV Il tribunale di Forum - Anteprima 14.05 REAL TV Sessione pomeridiana: il tribunale di Forum 15.10 TELEFILM Hamburg Distretto 21 16.15 SOAP OPERA Sentieri 16.35 FILM Arabesque 18.55 NOTIZIARIO TG4 Meteo 19.35 SOAP OPERA Tempesta d'amore 20.30 TELEFILM Walker Texas Ranger 21.10 TALK SHOW Blog La versione di Banfi 23.25 I bellissimi di R4 23.30 FILM Attila, flagello di Dio 1.35 NOTIZ. TG4 Night 11.00 ATTUALITÀ Speciale TG La7 - Discorso di Berlusconi alla Camera (DIRETTA) 12.25 RUBRICA I menù di Benedetta 13.30 NOTIZIARIO TG La7 14.05 FILM Gli scassinatori. Con Jean-Paul Belmondo, Omar Sharif. 16.15 DOCUMENTARIO Atlantide - Storie di uomini e di mondi 17.30 TELEFILM L'ispettore Barnaby 19.30 VARIETÀ G' Day 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 ATTUALITÀ Otto e mezzo 21.10 ATTUALITÀ Piazzapulita 0.00 NOTIZIARIO TG La7 0.10 TELEFILM Crossing Jordan 1.00 TELEFILM NYPD Blue 2.00 ATTUALITÀ Otto e mezzo (REPLICA) 2.40 DOCUM.I La7 Colors el 2007 fu Craxi a mandare nel panico i Ds: allora, l’ingresso dell’ex premier morto latitante nel “Pantheon” dei democratici di sinistra, diede vita a polemiche infinite. A un copione simile abbiamo assistito ieri: ad andare nel panico è stata Sinistra e Libertà, il partito che fa capo a Nichi Vendola. Tutto è nato per un manifesto della federazione romana dedicato a Steve Jobs, il fondatore di Apple scomparso la settimana scorsa. Affisso – abusivamente – nelle strade della Capitale, il poster mostra una mela morsicata su sfondo nero con la scritta: “Ciao Stevè 1955-2011”. La firma non lascia spazio a dubbi: “Sinistra ecologia e libertà con Vendola”. L’omaggio, subito finito online, ha scatenato immediatamente un’alzata di scudi da parte dei militanti del partito. Il presidente pugliese è intervenuto a stretto giro: “Il genio di Steve Jobs – la precisazione sulla sua pagina Facebook – ha cambiato in modo radicale, con le sue invenzioni, il rapporto tra tecnologia e vita quotidiana. Tuttavia fare del simbolo della sua azienda multinazionale, per noi che ci battiamo per il software libero, un’icona della sinistra, mi pare frutto di un abbaglio”. Non finisce qui: “Penso che il manifesto della federazione romana di Sel, al netto del cordoglio per la scomparsa di un protagonista del nostro tempo, sia davvero un incidente di percorso, incidente tanto più increscioso in quanto proprio in questi giorni nella mia regione stiamo per approvare una legge che, favorendo lo sviluppo e l’utilizzo del software libero segna in modo netto la nostra scelta”. Alcuni utenti la pensano come lui: “Non posso che essere d’accordo con la presa di posizione di Vendola” uno dei commenti, “Con la demagogia si va poco lontano” critica un altro. Ma online parte un dibattito vecchio stile sull’open source (il software non proprietario). Ci sono i favorevoli (“Giusto: il software libero l’abbiamo messo nel pro- LO SPORT SCF=Cinema Family SCC=Cinema Comedy SCM=Cinema Max 19.10 Benvenuti al Sud SC1 19.20 Manolete SCP 19.30 Sesso, bugie e... SCC difetti di fabbrica 19.30 Winx Club 3D SCF 19.35 Trappola in fondo al mare 2 - Il tesoro degli SCH abissi 21.00 Fantozzi 2000 SCC La clonazione 21.00 Turner e il Casinaro SCF 21.00 Legion SCM 21.00 Prima tv Meant to Be SCP Un angelo al mio fianco 21.10 Happy Family SCH 21.10 Prima tv Step Up 3 SC1 22.45 Un ragazzo tutto SCC nuovo 22.45 La banda dei SCF coccodrilli, tutti per uno 22.45 L'ombra del diavolo SCM 22.50 Presa mortale 2 SCH 22.55 La vita segreta SCP delle api 23.05 Fratelli in erba SC1 0.15 Cercasi SCF disperatamente tribù SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3 15.00 Golf, PGA European Tour 2011 Da Vilamoura (Portogallo) Portugal Masters: 1a giornata (Diretta) SP3 16.30 Baseball, Major League 2011 Playoff, Gara 4 Detroit Tigers - Texas Rangers (Replica) SP2 19.00 Wrestling WWE Experience Episodio 15 SP2 20.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Shanghai: ottavi di finale (Replica) SP3 21.00 Calcio, Copa Sudamericana 2011 Independiente - LDU Quito (Replica) SP1 23.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Shanghai: ottavi di finale (Replica) SP3 24.00 Poker, Poker WPT Series 5 Episodio 17 SP2 1.00 Calcio, Serie A 2010/2011 10a giornata Lazio - Roma (Replica) SP1 2.00 Rugby, World Cup 2011 Quarti di finale Nuova Zelanda Argentina (Sintesi) SP2 PROGRAMMIDA NON PERDERE RADIO Mi manda Raitre Nonsolomoda - 25 e oltre... Prima puntata della sedicesima edizione di “Mi manda Raitre”, il programma di servizio, condotto da Edoardo Camurri, che mira a dare voce ai cittadini per raccontare l’Italia delle persone comuni, quella spesso dimenticata e trascurata. In ogni appuntamento, l’ausilio di inchieste e servizi arricchirà il racconto, scandendo la punteggiatura del dibattito in studio dove, come sempre, parte e controparte si confronteranno. La modella e attrice marocchina Samya Abbary (nella foto) è il nuovo volto alla conduzione del programma di Canale 5 dedicato al mondo della moda e non solo. Argomento d’apertura della puntata sarà “La donna veste uomo”: da Marlene Dietrich in frac a Stefania Rocca con la cravatta, passando dalla top model Irina Shaykhlislamova che, in un celebre spot, si mostra in boxer e canottiera, la femminilità al maschile. Su Radio3 si apre la stagione dell’Orchestra Rai Rai 3 21,05 Blog - La versione di Banfi Al centro della quinta puntata del programma condotto da Alessandro Banfi, “il destino del Governo e la vigilia della manifestazione degli indignati”. Nel corso della trasmissione si parlerà delle ore fondamentali per il destino del Governo, per il quale venerdì mattina è previsto il voto di fiducia alla Camera, e degli Indignados, alla vigilia della grandi manifestazioni che questi stanno organizzando in tutte le città europee. Rete 4 21,10 Canale 5 0,10 di Federico Mello Sinistra e libertà si spacca su Steve Jobs N I FILM 11.00 ATT. Apprescindere 12.00 NOTIZIARIO TG3 Sport Notizie - Meteo 3 12.25 ATT. TG3 Fuori TG 12.45 ATTUALITÀ Le storie 13.10 PRIMA TV TF Julia 14.00 NOTIZ. TG Regione - Meteo - TG3 - Meteo 3 14.50 RUBR. TGR Leonardo 15.00 NOTIZ. TG3 L.I.S. 15.05 RUBRICA FIGU 15.10 TF The Lost World 15.55 DOCUMENTARIO Cose dell'altro Geo 17.40 DOCUM. Geo & Geo 19.00 NOTIZIARIO TG3 TG Regione - Meteo 20.00 VARIETÀ Blob 20.15 TELEFILM Sabrina vita da strega 20.35 SOAP OPERA Un posto al sole 21.05 XVI EDIZIONE ATT. Mi manda Raitre 23.15 ATTUALITÀ Mi manda Raitre - I vostri diritti 0.00 ATTUALITÀ TG3 Linea notte WEB Commenti al post su ilFattoQuotidiano.it “Interviene Napolitano, Berlusconi richiederà la fiducia” VENDOLA: “NON È NOSTRA ICONA”. DUBBI IN RETE SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion 11.00 NOTIZIARIO TG1 11.05 ATTUALITÀ Occhio alla spesa 12.00 IN DIRETTA DALLO STUDIO NOMENTANO 3 VARIETÀ La prova del cuoco 13.30 NOTIZIARIO TG1 14.00 NOTIZIARIO TG1 Economia - TG1 Focus 14.10 ATTUALITÀ Verdetto Finale 15.15 ATTUALITÀ La vita in diretta NOTIZIARIO TG Parlamento - TG1 - Che tempo fa (ALL'INTERNO) 18.50 GIOCO L'eredità 20.00 NOTIZIARIO TG1 20.30 ATTUALITÀ Qui Radio Londra 20.35 GIOCO Soliti ignoti 21.10 PRIMA TV TELEFILM Don Matteo 8 23.25 ATTUALITÀ Porta a Porta 1.00 NOTIZIARIO TG1 Notte - TG1 Focus feedback$ “Angeli per l’eternità nell’azzurro cristallo del mattino, soffrendo brividi di febbre verso il Tutto lucente!”: è la descrizione degli amanti ebbri nella lirica “Il vino degli amanti” - parte dell’aria da concerto per soprano e orchestra “Der Wein” (“Il vino”) di Alban Berg, su testo di Charles Baudelaire - che apre il concerto inaugurale della nuova stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, in diretta questa sera alle 20,30 dall’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. Sul podio, il Direttore principale, Juraj Valcuha, reduce dal recentissimo successo con i Berliner Philharmoniker, con i quali ha debuttato la settimana scorsa alla Philharmonie di Berlino. Oltre a “Der Wein” di Berg, interpretata dal soprano Marlis Petersen, la serata propone la Fantasia sinfonica dall’opera “Die Frau ohne Schatten” (“La donna senz’ombra”) di Richard Strauss e, nella seconda parte, la “Quinta Sinfonia” di Pëtr Il’ic Cajkovskij. Radiotre 20,30 gramma”), i dubbiosi (“Non ho capito cosa c’entrano le multinazionali”), i ragionevoli (“Voglio vedere con quale software libero gestisci le buste paga delle Asl Pugliesi”), i ben informati (“Ma se la Regione Puglia ha stretto un accordo con Microsoft...”). Non manca anche chi denuncia l’ondata di suicidi che ha caratterizzato gli stabilimenti cinesi di Foxconn che producono componenti per gli iPad. Nel pomeriggio dal sito Quink.it (molto vici- è FRANCAMANTE non capisco a cosa serva tutto questo: ormai dovrebbero averlo capito anche i muri che la maggioranza (comprata) c’è. karagul Sopra, il manifesto comparso a Roma. A sinistra, alcuni “SELcrologi” da Quink.it è LA mancata maggioranza sul voto di ieri ci insegna cosa è veramente importante per il governo. Mica si votava sul ddl intercettazioni o sul processo breve. Si votava per la “solita robetta”. Emilio49 no a Vendola) si sceglie l’arma dell’ironia: partono i “SELcrologi”, ovvero finti manifesti che i celebrano “personaggi scomparsi ultimamente”: da Mike Bongiorno ad Amy Winehouse, da Bin Laden al polpo Paul. In serata, quando il dibattito si era ormai trasformato in uno psicodramma collettivo, alcuni commenti tiravano le somme della giornata, “Bah, trovo tutto fuori luogo...” chiosa Andrea. [email protected] PROBLEMI al sito del Fatto Quotidiano ono continuati per tutta la giornata di ieri i proSnamento blemi tecnici de ilFattoQuotidiano.it. L’aggiordel sito, che prevede una riforma non solo grafica ma anche del software su cui “girano” articoli e news, era stata provata su strada per oltre un mese con stress test, ma la messa in produzione ha comunque causato numerosi problemi. La soluzione di eliminare volta per volta una serie di implementazioni per andare al cuore del problema si è rivelata inutile, la redazione web sta valutando se tornare alla vecchia versione della testata online. Gildissima, una gentile lettrice che abbiamo ringraziato, ci ha contattato dopo aver trovato una falla nel sito: è riuscita a entrare nel software di gestione e ad accedere ad alcuni informazioni sui lettori che comunque non contenevano nè password nè dati su carte credito. La falla è stata chiusa, i dati cancellati e il caso è stato segnalato all’autorità giudiziaria. Nel giro di alcune ore ilFattoQuotidiano.it dovrebbe tornare online “Augurateci, se volete, in bocca al lupo” ha scritto la redazione in home page. è PUBBLICITÀ SUL WEB SUPERA CARTA STAMPATA LE PROIEZIONI DI IAB ITALIA: NEL 2015 MERCATO DA 2 MILIARDI Nel 2012 anche in Italia Internet diventerà il secondo mezzo dopo la televisione per volume di investimenti pubblicitari, superando la carta stampata. Sono queste le previsioni di Iab Italia. L’associazione rappresenta gli operatori della comunicazione digitale “Oggi spiegano dall’associazione - il mercato pubblicitario su internet rappresenta il 14% del totale. Nel 2006 era appena il 4%”. Secondo gli operatori, la crescita del settore è un fenomeno inarrestabile e nel 2015, la internet economy varrà il 4% del Pil, ci saranno 35 milioni di utenti e la pubblicità varrà 2 miliardi di euro. è L’ARBITRO Napolitano dovrebbe prendere atto che un voto come quello di ieri, nell’unico altro precedente in cui il Governo è stato battuto in simile situazione, ha comportato le dimissioni dell’esecutivo. Luigi Pacetti è ITALIA, TIMORE DI FB PIÙ CHE DI INTERCETTAZIONI Gli italiani temono più la violazione della privacy su Facebook, rispetto alla possibilità di essere intercettati al telefono. Un sondaggio mostra infatti come oltre il 53 per cento delle persone intervistate (su un campione di mille soggetti tra i 18 e i 64 anni) abbia paura di ritrovare nel proprio profilo foto compromettenti, che preferirebbe tenere riservate. Per questo motivo il 44 per cento afferma di avere modificato l’uso del social network. Tra le ansie maggiori anche il tracciamento dati della carta di credito. Solo il 29 per cento dichiara invece di avere timore di essere intercettato al telefono. è FIORELLO IMITA B. IL VIDEO POSTATO SU TWITTER “Sono inc.... Ma ti pare?: è l’arrabbiatura di Berlusconi per l’assenza di Tremonti, durante il voto sull’assestamento di bilancio, il tema dell’ultimo show di Fiorello, postato su Twitter. Il video del comico, che si è divertito a imitare il premier, è stato presentato da Marco Baldini, nei panni del moderatore: “Eh no, scusate. È un pò come se ci fosse un’orgia e io non andassi”, ha ironizzato Fiorello-Berlusconi, che però nel video-clip non si vede mai. è RETROCOMPUTING PARTE MOSTRA A BOLOGNA A trent’anni dalla nascita del primo PC, l’IBM 5150, si celebra a Bologna fino al 29 ottobre la mostra “Vintage Tech Revolution”. L’evento, organizzato alle Officine Minganti, offrirà agli appassionati la possibilità di ammirare reperti unici: dai primi PC dotati di schermi enormi ai primi portatili, fino agli esperimenti più bizzarri della storia dell’informatica. L’obiettivo è quello di ricordare le tappe di uno strumento che ha cambiato per sempre l’umanità e le comunicazioni. è SONY, NUOVO ATTACCO RISCHI PER 93MILA ACCOUNT Nuovo attacco alla rete informatica della Sony: la violazione, avvenuta tra il 7 e il 10 ottobre, potrebbe aver compromesso fino a 93 mila account. I cracker potrebbero aver rubato non solo user e password, ma anche informazioni personali. Non sarebbero invece in pericolo dati finanziari e numeri di carte di credito. Per la seconda volta la casa giapponese è stata così costretta a chiedere ai suoi utenti di cambiare password. è MA come non c’è la maggioranza? Basta fare una telefonatina a Scilipoti, avvisarlo dunque che c’è un’importante votazione alla camera e lui mette le cose a posto. Enzo Paliotti è COS’ALTRO deve succedere per prendere atto della fine di questo governo? Nico5 è DA Niccolò Machiavelli (mutatis mutandis) al Presidente Napolitano: esortazione a liberare l’Italia dai “barbari”. greco è SE questo governo dovesse durare così com’è fino a fine legislatura, in un colpo solo alle prossime elezioni l’Italia si libererebbe del Berlusconismo e della Lega: ma l’Italia sopravviverà a un simile governo fino alle prossime elezioni del 2013? G.G. è IL nostro Presidente, allo stato attuale, non può fare assolutamente nulla! Isara è DOMANDA inutile, la risposta la sanno tutti. Stefano78 è BERLUSCONI non si dimetterà mai, salvo sfiducia. Adesso, per la legge della domanda e dell’offerta, stiamo a vedere di quanto salgono le quotazioni dei parlamentari. Alla faccia di chi dice che tutto sta crollando. Lorenzo Ricciardelli è NAPOLITANO prenda coraggio e sciolga le camere, il governo non c’è più da un pezzo. Maxetto è RITORNA la mia fiducia nel Capo dello Stato. moltodeluso è SCIOGLIERE le camere, in base all’articolo 88 della Costituzione, è ormai l’unica azione corretta e sensata. danielangelo.tor ti è TENERE in vita un Governo rabberciato e illusoriamente compatto è un danno di proporzioni incredibili per la vita del paese. Giovanni De Grassi pagina 18 Giovedì 13 ottobre 2011 SECONDO TEMPO PIAZZA GRANDE Calcio, il fair play impossibile di Pippo Russo iamo entrati nella prima stagione calcistica sottoposta alle regole del fair play finanziario. E l’insistenza con la quale, nel mondo del calcio italiano, si parla di questo meccanismo voluto da Michel Platini lascerebbe intendere che sia sopraggiunta una generalizzata assunzione di responsabilità. I parametri entro i quali bisognerà rientrare sono severi, e si faranno severissimi a partire dal 2017-18. Stagione in cui i club saranno obbligati a conseguire il pareggio tra costi e ricavi, pena l’esclusione dalle Coppe europee. Per riuscire a ottemperare all’obbligo saranno necessarie condotte di bilancio virtuose, che obbligheranno i club a vivere soltanto degli introiti generati. La filosofia di fondo che ha ispirato il presidente dell’Uefa è quella di restituire al calcio europeo una dimensione di compatibilità economica: caratterizzata da un equilibrio competitivo fondato su club dalle finanze sane, e non strozzato dallo strapotere del denaro che vede prevalere un numero ristretto di club ricchissimi e indebitatissimi al tempo stesso. S EPPURE, oltrepassando la superficie delle dichiarazioni pubbliche, si scopre che questo continuo riferimento al fair play finanziario è soprattutto un’arma retorica. Chi lo tira in ballo dice di sposarne la filosofia e aderire ai suoi principi. Ma poi, rintracciando le motivazioni reali di ogni club, si scopre che esse possono essere le più disparate. Come quella di lesinare risorse fino a qualche tempo fa spese senza controllo, o d’imbrigliare con regole meno permissive concorrenti finanziariamente più forti sul mercato. Soprattutto, emergono due rischi di fondo: il primo è che l’applicazione inflessibile delle nuove regole porti a quella che Cristopher Lasch definì la ribellione delle élite; il secondo, ancor più subdolo, è quello di vedere approntare una serie di escamotage che aggirerebbero quelle stesse regole e renderebbero velleitario il fair play finanziario. Il primo dei rischi accen- nati è quello più temuto. I club più ricchi d’Europa, quelli che a suo tempo formarono la lobby del G-14 e successivamente hanno ottenuto dall’Uefa l’istituzione dell’European Clubs Association (ECA), sono in massima parte anche i maggiori produttori di debito; e proprio su quel debito costruiscono il loro vantaggio competitivo, anche a spese di club virtuosi. Le prime vittime del fair play finanziario sarebbero loro. Ma se davvero si verificasse una situazione in cui uno o più di questi club si ritrovassero esclusi dalle Coppe europee per non avere ottemperato agli obblighi di bilancio, si aprirebbe spazio a due interrogativi. Primo: che valore avrebbero le competizioni Uefa private dei loro club più di maggiore richiamo? Secondo: questi club accetterebbero passivamente l’esclusione? Il secondo interrogativo è per Michel Platini il più inquietante. Perché, in caso di conflitto generato dall’esclusione dei club più ricchi dalle competizioni europee, tornerebbe a prendere quota l’idea attorno alla quale si costituì la lobby del G-14: quella di una Superlega europea auto-organizzata dai club maggiori, capace di gestire da sé gli introiti generati, a partire da quelli sulla cessione dei diritti televisivi. Sulla possibilità effettiva del G-14 (nella sua, eventuale, nuova versione) di compiere il salto organizzativo, le perplessità sono lecite; ma il precedente dell’Eurolega di basket dice che l’ipotesi non è campata in aria, e in ogni caso la spaccatura che si creerebbe all’interno del movimento europeo sarebbe esiziale per entrambe le parti venute fuori dallo scisma. Ma ancora più credibile e velenoso è l’altro rischio cui il fair play finanziario è esposto: No al partito degli industriali di Marco Vitale e ci sforziamo di ricordare la figura di qualche imprenditore che abbia svolto, con successo duraturo, una importante funzione di guida politica ben pochi o nessuno ci viene alla mente nella storia moderna di tutti i Paesi. Certo non furono gli imprenditori a guidare la ricostruzione europea dopo la Seconda guerra mondiale, i cui artefici si chiamavano Churchill, Adenauer, Schuman, De Gasperi. Né furono gli imprenditori a guidare la ricostruzione degli USA dopo la grande crisi degli anni ’30, quando la leadership fu assunta da Roose- S velt. Né furono gli imprenditori a guidare il processo di unificazione italiana i cui alfieri si chiamavano Cavour, Garibaldi, Mazzini. NÉ FURONO gli imprenditori a svolgere una funzione guida nel processo di unificazione europea, al quale, anzi, molti di loro si opposero a lungo. Ogni tanto troviamo qualche imprenditore che assunse la responsabilità di ministro. Alcuni svolsero, in questa veste, un’azione politica rilevante. Tra tutti, in primo luogo, Walther Rathenau (1867-1922), imprenditore, dirigente industriale (era figlio di Emil il fondatore della AEG) ma anche statista, filosofo sociale, quello dell’inefficacia e della facile elusione. Le regole approntate dai tecnici incaricati da Platini possono essere facilmente aggirabili grazie al ricorso a meccanismi di finanza creativa nemmeno particolarmente sofisticati. DUE ESEMPI recenti dimostrano quanto possano essere velleitarie le pur buone intenzioni di rendere compatibile il business calcistico europeo. Il primo riguarda il nuovo main sponsor del Manchester City, il club che dopo essere acquistato dall’emiro Mansour bin Zayed (membro della famiglia re- Le regole volute da Platini per ottenere dai club una condotta di bilancio virtuosa possono essere aggirate dalla cosiddetta “finanza creativa”, con seri rischi che il rimedio si riveli peggiore del male gnante degli Emirati Arabi Uniti) si è convertito nel più grande dispensatore di denari sul mercato calcistico globale: 100 milioni di euro a stagione, in media. Difficile, in queste condizioni, rientrare nei parametri voluti da Platini; tanto più che anche le ricapitalizzazioni da parte delle proprietà sono malviste dalle nuove regole. E allora, ecco inventato l’artificio: una sponsorizzazione decennale per complessivi 430 milioni di euro sottoscritta da Etihad Airways, la compagnia di bandiera degli Emirati. Di fatto, una partita di giro, una ricapitalizzazione mascherata da parte della proprietà sulla quale l’Uefa ha deciso di indagare. Con poche possibilità di fermare l’operazione, tuttavia. L’altro esempio viene da una recente operazione finanziaria condotta dal Benfica. Il club portoghese, la scorsa settima- nordisti É di Gianni Barbacetto PISAPIA, SALVA I “COMBATTENTI” C i sono, in una città, cose minime, storie piccole, paesaggi urbani minori, che però contribuiscono a fare, di un luogo, un luogo in cui è un po’ più bello vivere. Sono segnali impercettibili, di cui solitamente ci si accorge soltanto quando na, ha ceduto le quote dei carnon ci sono più. Facevano parte del fondale urbano, chi ci badava? tellini di 5 giocatori al proprio Ma una volta scomparsi, resta, impercettibile, l’irrimediabile fondo d’investimento Benfica rimpianto di una storia finita. A Milano, uno dei piccoli luoghi che Star Fund, gestito dal Banco andrebbero preservati (ce ne sono tanti, come sanno soltanto i Espirito Santo (una delle popochi che vogliono davvero bene a questa strana città) è il circolo che istituzioni economica“Combattenti e reduci” ospitato nel casello del dazio al lato mente solide nell’attuale consinistro dell’Arco della pace. L’associazione nazionale giuntura portoghese). I giocaCombattenti e reduci (Ancr) è stata fondata con regio decreto nel tori in questione sono Gaitan, 1923. I suoi circoli, in giro per l’Italia, stanno sopravvivendo ai Nolito, Garay, Cesar e Jara. Dei combattenti e ai reduci che sono in via d’estinzione: per fortuna, diritti sui loro cartellini (fornel senso che dopo il Secondo conflitto mondiale le guerre non si mula ambigua come poche alsono ripetute, almeno quelle dichiarate e quelle combattute in tre) sono state cedute al fondo casa. Il circolo dell’Arco della pace (curioso questo cortocircuito percentuali variabili tra il 10 e il 20%, con valutazioni che ne tra guerra e pace) è un luogo dove i pensionati vanno a giocare a hanno quasi raddoppiato il vacarte, il pomeriggio; ma è anche una trattoria, cucina davvero lore complessivo. Cifre alla casalinga e prezzi davvero modici, nel centro di Milano. È un mano, il valore iniziale dei 5 assoluto anacronismo estetico e commerciale, a un passo dai cartellini era di 24,7 milioni di nuovi locali fighetti di corso Sempione, disegnati dagli architetti e euro; dopo l’operazione esso è frequentati da modelle emaciate e boys dall’incerta vocazione. La schizzato a 44,65 milioni. Poscittà è questo: sovrapposizione di esperienze e di progetti, di sono qualcosa, le regole volute costruito e di vissuto, di passato e di futuro. Tutti uguali sono i da Platini, contro siffatte maquartieri dormitorio e certe città giardino spacciate come novre? Diremmo proprio di meraviglie da imprenditori molto egoriferiti. La metropoli, invece, no. Lo scopo principale di opeè commistione, intreccio, sovrapposizione, contagio. Vivano, razioni del genere, non infredunque, i locali dell’happy hour. Ma vivano anche i “Combattenti quenti nel calcio portoghese, e reduci”. Non per gusto passatista, nostalgismo d’accatto, elogio è quella di iniettare liquidi neldei miserabilini. Ma per voglia di diversità, gusto del molteplice, le casse dei club. Ma anche dal moltiplicazione delle esperienze estetiche e dei vissuti urbani. Qui punto di vista dei bilanci le conseguenze sono evidenti, scatta una confessione: a chi scrive piacciono i grattacieli (e New con aggiustamenti che sono York non è forse la più “for te” città del mondo?). Nessuna banale frutto di operazioni molto sinostalgia del passato, dunque, di una vecchia Milano con il “coeur mili a quelle operate fino a in man” (è poi mai esistita?). Ma accanto ai grattacieli qualche anno fa sui subprime. (possibilmente costruiti senza mazzette e senza delegare le scelte Le conseguenze a lungo termiurbane d’interesse collettivo a chi riesce a mettere le mani sulla ne potrebbero essere le medecittà), lasciateci anche i “Combattenti e reduci”. Invece la sime, e nemmeno il fair play fifamiglia di Annamaria Pignataro, che dal 1994 conduce la nanziario sarà in grado di argitrattoria e il circolo dell’Arco della pace, il 28 febbraio 2012 dovrà narle. andarsene. Sfratto esecutivo. Sopra, Michel Platini; qui sotto, l’Arco della Pace di Parco Sempione, a Milano ( (FOTO LAPRESSE)) Avrebbe dovuto lasciare i locali e l’attività già il 30 settembre, ma “siamo riusciti a ottenere una proroga, perché abbiamo messo la cosa in mano a un avvocato”. La vicenda è precipitata dopo l’entrata in scena del Demanio dello Stato. Prima il dazio dell’Arco della pace era gestito dal Comune di Milano, a cui i gestori hanno pagato regolarmente l’affitto per anni. Poi è arrivato il Demanio, che ha intimato lo sfratto. Ci sarà senz’altro qualche buona ragione per questa scelta e ci sarà pure una solidità burocratica dietro questa decisione. Ma se al di là della burocrazia si riuscisse a intravvedere anche un minimo di progettualità urbana (assurdo chiederla al signor Demanio?), allora si potrebbe sperare che il circolo dei “Combattenti e reduci” dell’Arco della pace possa sopravvivere. C’è sempre stato un conflitto insanabile tra la mentalità, la cultura, la metodologia dell’imprenditore e quelle dell’uomo politico e la conferma definitiva l’ha data proprio Berlusconi sonaggio poliedrico, colto, eminente. Eccellente ministro delle Finanze fu, nel 1925, l’imprenditore e finanziere Giuseppe Volpi, nominato dal fascismo Conte di Misurata (per i meriti acquisiti come governatore della Tripolitania), la cui politica del debito pubblico e delle riforme fiscali andrebbe, ancora sa di Kennedy, come Hank Paulson, grande dirigente bancario, uno degli uomini più ricchi d’America e catastrofico ministro del Tesoro del presidente Bush; come il nostro Lunardi disastroso ministro dei Lavori pubblici di Berlusconi, il teorico della convivenza con la mafia. scrittore, pioniere degli studi sulla responsabilità sociale d’impresa, ministro della Ricostruzione nel 1921 e poi ministro degli Esteri dal gennaio 1922 sino a quando fu assassinato da appartenenti alle formazioni giovanili di destra. Un per- oggi, studiata a fondo. Ma molto più numerose sono le figure di imprenditori o alti dirigenti d’impresa che, come ministri, fecero molto male. Come McNamara, grande e ottimo dirigente industriale, che fu un pessimo ministro della Dife- PERCHÉ DUNQUE è così difficile che un, pur bravo, imprenditore sia anche un buon politico? La spiegazione la si può trovare negli scritti di Ludwig von Mises, a partire dal suo libro Socialismo del 1922, uno dei libri fondamentali del Novecento e, sin dal 1954, di Peter Drucker, il massimo cantore dell’impresa e della responsabilità . La dimostrazione definitiva dell’incompatibilità tra la mentalità, la cultura, la metodologia dell’imprenditore e quelle dell’uomo politico, ci è stata offerta proprio da Berlusconi, la cui azione (a prescindere da tutte le valutazioni di carattere morale) si è dimostrata una delle più inefficienti, inefficaci e inconcludenti della storia italiana, proprio perché come spiegarono, con formula assai concisa, i veneziani nel 1534, riferendosi ad Alvise Gritti: “Ille vult esse dominus et simul vult esse mercator; esse autem dominus et mercator impossible est”. Un ruolo molto importante spetta agli imprenditori associati nella battaglia per la rifondazione di un’economia seria, pulita, produttiva. Proprio per questo dobbiamo dire no al partito o ai partiti degli imprenditori. Qui abbiamo già dato e gli imprenditori devono anche farsi perdonare di avere sostenuto così a lungo, così acriticamente, ciecamente, così appassionatamente, così collusivamente, Berlusconi. È giusto perdonarli. Ma che non “scendano” in politica, ma piuttosto “salgano” come responsabilità pubblica. Per gli imprenditori in politica abbiamo già dato. A occhio e croce, per un centinaio di anni dovrebbe bastare. Giovedì 13 ottobre 2011 pagina 19 SECONDO TEMPO MAIL La democrazia interna nei partiti dell’opposizione Nonostante si senta un bisogno compatto di rinascita, spesso si parla, a ragione, della poca credibilità dell’opposizione, intendendo per essa quasi solo il Pd. Vi è, però, un solo elemento che mi piace del Pd, che altri partiti d’opposizione dovrebbero copiare: la democrazia interna per cui tutti possono dire la loro senza che si minacci l’espulsione. Le critiche forti di Parisi hanno aperto intensi dibattiti, ma nessuno si è permesso di usare l’espulsione come arma per tacitare il dissenso motivato. Questo non succede nel bosco troglodita della Lega, ma nemmeno in quello solo apparentemente aperto dell’Idv. Lo testimonia ciò che è accaduto la sera del 7 ottobre in provincia di Treviso: l’ennesima forzatura di due “urlatori” di professione dell’Idv (Gianluca Maschera, Gennaro Marotta) che hanno chiesto ed ottenuto l’espulsione di tre iscritti, rei di aver reso pubblico, ai cittadini che li hanno votati e dopo aver cercato inutilmente ascolto nel partito, il modo gerarchico e autoritario del duo di gestire il coordinamento provinciale e regionale. Perché l’Idv può fare le pulci in casa degli altri, ma non sopporta che qualcuno gliele faccia nella sua, tanto da anticipare nel proprio statuto ciò che Berlusconi vuole fare con le intercettazioni? I militanti non possono rivolgersi ai giornali se le loro denunce non ottengono ascolto all’interno del partito stesso, pena l’espulsione. Di Pietro e Donadi hanno voluto al loro interno il “bavaglio” alle verità. Noi critichiamo spesso e giustamente il Pd: ma gli altri partiti? Barbara L’ozio, il governo e i partiti in Parlamento Anche se gli antichi greci o latini non conoscevano B., avevano già trovato il termine adatto per descrivere lui, il suo governo e la finta opposizione di oggi. Il termine in questione è “ozio”, tradotto oggi con il “dolce far nulla”, ma che nel passato corrispondeva al non avere forze per impegnarsi nella vita sociale o politica perché quelle erano spese tutte per le amicizie, gli svaghi e l’amore. Se B. è l’incarnazione dell’ozio, i suoi sudditi da un po’ di tempo cercano di smarcarsi. Tremonti riscrive la manovra finanziaria cinque volte, per far vedere che si applica; Bossi passa il tempo a cercare di capire cosa succede (ma non ci riesce); Papa è riuscito persino a farsi arrestare; Ghedini cerca di far saltare tutti i processi del suo cliente; la Gelmini prima costruisce un tunnel, poi nega; Frattini si occupa del traffico di cuccioli dall’Est Europa e la Brambilla è ancora per strada a cercare il suo. In pratica tutti molto indaffarati, tanto da non preoccuparsi di approvare il rendiconto generale. L’opposizione preferisce invece seguire il significato moderno di ozio: non fare nulla. Vive ibernata e si scongela giusto per le grandi occasioni, come perdere qualche elezione o chiedere un passo indietro. Ivan Lagrosa BOX A DOMANDA RISPONDO L’AMERICA E LE LOBBY Furio Colombo 7 aro Colombo, lei ha affermato che una lobby ebraica negli Stati Uniti non esiste. Questa affermazione contrasta con l’esistenza dell’AIPAC, un’associazione in grandissima parte composta da americani ebrei, che ha il compito di difendere gli interessi israeliani presso il Congresso e la Casa Bianca. Per un approfondimento le suggerisco il libro “The Israel Lobby”. Perché non ne parla? Michele C LA LETTERA viene dal Canada e lo scuola pubblica e non vedo il punto. Gli Aipac (Political Action Committees) sono un’invenzione repubblicana per aggirare il divieto di troppi limiti e controlli sul finanziamento dei partiti da parte di privati). Sul versante umano, dovrebbe sembrare naturale che più ebrei che scozzesi si interessino del futuro di Israele. Per fortuna non è vero, dato che gli ebrei, alla Camera e al Senato americano sono pochissimi, ma il Congresso americano è sempre stato attento al destino di Israele e non credo che ricavi da ciò un gran vantaggio elettorale nel Nebraska, Wyoming, Oklahoma, Oregon o New Mexico. Ma l’America è uno strano Paese. Il New Mexico ha eletto per molte legislature un senatore italiano (De Concini) benché non vi siano italiani in quello Stato. Prendiamo però un’altra potente lobby che non viene mai chiamata lobby, la NIAF (National Italian American Foundation), che pesa molto a causa dei molti milioni di italiani americani rappresentati da quel gruppo. È composto esclusivamente da signore e signori con il nome italiano, dalle banche alle università al cinema. Una volta ogni anno il presidente degli Stati Uniti partecipa al loro pranzo di gala e sta attentissimo sia alle nomine degli ambasciatori che a quelle dei giudici di competenza federale (dunque sia locali che di Corte suprema, ricordate il caso celebre di Antonino Scalia). Eppure avete mai sentito parlare di Lobby Italiana? Vi assicuro che è ricca e potente, ma non viene mai in mente di definirla così. Nel clichè dei secoli gli italiani sono buoni cristiani e vengono visti all’interno, non all’esterno della Comunità dei cittadini. E poi si finisce per dimenticare che la grande orchestra palestinese-israeliana Divan è organizzata e diretta dal celebre direttore d’orchestra israeliano Barenboim, e sapeste quanti ebrei la sostengono! IL FATTO di ieri 13 Ottobre 1815 sconti per gli iscritti all’ordine. Cordialmente. glio clienti che tanto ha stuzzicato il tuo appetito, sono un professionista e lavoro, occupandomi appunto di comunicazione e non di sondaggi, per politici, imprenditori, aziende ed Enti di varia natura. Tra i miei clienti non ho mai avuto Lino Miccichè e Stefania Prestigiacomo, in questo momento, non è più attiva. Non ho tra i miei clienti “metà Parlamento” anche se ti confesso che mi piacerebbe molto. E il giorno che vorrai parlarne sarò lieto di farlo. Quanto alla telefonata che ti feci passandoti Scajola, credo tu abbia frainteso: la sua intenzione non era quella del colpo di teatro per mettere in evidenza l’arroganza dell’ex ministro, ma si trattava invece di una sfida lanciata a te e al Fatto Quotidiano che consisteva nel guardare le carte, come spesso fate, con diligenza per verificare se nella famosa vicenda della casa al Colosseo non fossero documentati passaggi strani e incongruenti. La lettura di quelle carte, oltre che un’antica conoscenza di Scajola, mi fa giurare e scommettere sulla sua innocenza. E ho visto che fra le righe, molto fra le righe, anche a te qualche dubbio è venuto. Cronache e leggenda dicono che rifiutò di farsi bendare e che con regale fermezza, rivolto al plotone d’esecuzione, disse “...mirate al cuore, risparmiate la faccia... fuoco...”. Gioacchino Murat, il re soldato, divenuto sovrano di Napoli nel 1808, per augusta volontà del cognato Napoleone Bonaparte, era andato all’appuntamento con la morte in quel 13 ottobre 1815, dirottato da una tempesta nel piccolo porto di Pizzo Calabro, mentre con un pugno di fedelissimi tentava di riprendersi Napoli e il regno, ormai recuperato dai Borbone. Sorpreso dalla gendarmeria borbonica, dichiarato colpevole di incitamento alla guerra civile e di attacco armato contro il legittimo sovrano, “Gioacchino Napoleone”, come veniva chiamato dai partenopei, verrà fucilato nel cortile del castello locale, “messo in una rozza cassa d’abete, portato nella chiesa Matrice e poi gettato in una fossa comune...”. Così finivano i sette anni napoletani del re francese, fautore della “causa italiana”, capace di intercettare, col Proclama di Rimini, le italiche pulsioni unitarie e, sia pur tra gli eccessi di una corte sfarzosa, di rivoluzionare, in perfetto stile “grandeur”, il volto architettonico, urbanistico e culturale della Capitale del Regno. Chicco Testa Luigi Crespi Del simpatico presidente Usa Gerald Ford si diceva che non riuscisse contemporaneamente a camminare e a masticare il chewing-gum. Perché, gentile Chicco Testa, prima di impegnarsi in esercizi troppo azzardati intanto non prova a galoppare e a masticare la gomma? Cordialmente. Caro Crespi, al contrario di te non sono tra coloro, tanti, che in questo paese resta turbato dalla parola “indagine”. Capisco che tu ti sia preoccupato, ma stai pur tranquillo che in questo caso l’uso era solo metaforico, non c’era un avviso di garanzia, non sono portavoce di nessuna procura (ma mi farebbe piacere). Quanto ai clienti non fare il modesto approfittando di un refuso: la Prestigiacomo è stata tua assistita (non c’è nulla di male) proprio come Miccicché: solo che il tuo pupillo si scrivente gentilmente unisce le sue credenziali professionali, che sono serie. Per questa ragione mi stupisco un po’ che non abbia notato che il libro si intitola “Lobby Israeliana” e non “Lobby Ebraica” e che la mia lettera precedente intendeva introdurre proprio questa correzione. Ogni Paese (e ogni gruppo di interessi) ha attivissimi centri di sostegno negli Stati Uniti. Ma la loro definizione è sempre molto chiara. Non potrebbe esserci una “Lobby ebraica”, come è stato detto in un recente telegiornale italiano, perché rilancerebbe la tradizionale accusa contro gli ebrei di essere falsi cittadini infiltrati in altri paesi ma dediti al loro “complotto” (la tesi che ha portato al celebre processo contro il capitano Dreyfus in Francia). Ho già detto: accanto alla lobby israeliana lavorano con potenza ed efficacia lobby saudite, degli Emirati Arabi e la stessa potentissima OPEC, il cui peso è ovviamente grande in modo sproporzionato. C’è un punto che mi mette in ansia nella “smentita” di Michele: il notare che l’AIPAC israeliano di cui lui parla è “una associazione in grandissima parte composta di americani ebrei”. Mi permetta di dire che è un cattivo argomento. È un cattivo argomento sul versante politico, perché vi sono moltissimi ebrei anche nelle lobbies ambientaliste o dei diritti umani o a sostegno della Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Giovanna Gabrielli Diritto di Replica Informazione a cavallo Egregio Direttore, Arianna Huffington, la più famosa giornalista on-line, afferma che “oggi gli articoli si leggono mentre si galoppa a cavallo” (Corriere della Sera, 11/10/2011). Mi farebbe piacere organizzare per lei e i suoi collaboratori uno stage con la collaborazione dei preziosi quadrupedi. Esclusivamente su cavalli regolarmente registrati, di razza italiana e nutriti con fieno biologico. Le assicuro, inoltre, che il mondo visto da lassù acquista un’inedita serenità. Naturalmente prezzi modici e Scajola e i clienti di Luigi Crespi Caro Telese, ho letto con molto interesse il tuo articolo pubblicato ieri dal Fatto Quotidiano e non ti nascondo di essermi un pelo preoccupato. Anche perché quando scrivi che bisognerebbe indagare meglio sul mio lavoro, non capisco se si tratta di un esposto alle Procure di cui siete i portavoce oppure, più semplicemente, della legittima curiosità di un giornalista che non capisce su cosa e per chi lavoro. Per precisare meglio, ad esempio, non mi occupo di immagine, un mestiere che attiene di più al “make up” o ad un parrucchiere. Io mi occupo di comunicazione, un argomento del quale anche tu, numerose volte, hai scritto con competenza. Rispetto invece al mio portafo- Abbonamenti Queste sono le forme di abbonamento previste per il Fatto Quotidiano. Il giornale sarà in edicola 6 numeri alla settimana (da martedì alla domenica). • Abbonamento postale annuale (Italia) Prezzo 200,00 € • 4 giorni Prezzo 290,00 € • 6 giorni E' possibile pagare l'abbonamento annuale postale ordinario anche con soluzione rateale: 1ª rata alla sottoscrizione, 2ª rata entro il quinto mese. 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Privacy è una parola inglese la cui pronuncia canonica, come ha sottolineato Woodcock, è ‘privasi’, e non ‘praivasi’, che è la pronuncia in uso negli Stati Uniti. v.i. Ismett finanziato dalla Regione Sicilia Nel sommario dell’articolo “Trapianti e vita: la speranza si chiama Palermo”, uscito sul Fatto di ieri, si parla di un finanziamento dell’Ismett da parte dell’Università di Pittsburgh. In realtà il centro è finanziato dalla Regione Sicilia e gestito dall’Università americana. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. IL FATTO QUOTIDIANO via Valadier n. 42 - 00193 Roma [email protected] Direttore responsabile Antonio Padellaro Vicedirettore Marco Travaglio Caporedattori Nuccio Ciconte e Vitantonio Lopez Progetto grafico Paolo Residori Redazione 00193 Roma , Via Valadier n°42 tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 e-mail: [email protected] sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. 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