Fatto Quotidiano

Transcription

Fatto Quotidiano
Il governatore Draghi sulla crisi economica: “È stato già perso
troppo tempo”. Anche per la nomina del nuovo governatore
y(7HC0D7*KSTKKQ( +=!=!"!#!%
www.ilfattoquotidiano.it
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Giovedì 13 ottobre 2011 – Anno 3 – n° 243
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
PARLA DA SOLO
Non era mai accaduto. Oggi tutte le opposizioni usciranno dalla
Camera quando prenderà la parola B. per l’ennesima fiducia.
Napolitano riceve Fini e dice al premier: basta tirare a campare
Primarie subito
di Paolo Flores d’Arcais
dc
ue zombie tengono sequestrato il Paese.
Berlusconi e Bossi stanno costringendo
l’Italia allo sfacelo, pur di non cedere il
potere nemmeno ai propri complici di
ogni omertà (il famoso “passo indietro”). Che si
tratti di due zombie è ormai certo al di là dell’idiomatico “ragionevole dubbio”. Nessun voto di fiducia cambierà questa realtà, se un governo può finire in minoranza ogni giorno perché uno Scilipoti si ritiene non sufficientemente ripagato e un Tremonti adulato. Ma i due
zombie, proprio perché ormai politicamente
dei “morti viventi”, possono procurare al paese
ulteriori sciagure, visto che istituzionalmente
sembra impossibile fermarli.
Tra un paio di settimane il Parlamento assisterà
all’ennesimo scempio: una maggioranza di lacchè che manda al macero migliaia di processi
(denegando giustizia a migliaia di vittime e familiari) pur di salvare lo zombie di Arcore dalla condanna
che lo aspetta nel processo Mills. Non possiamo immaginare
che il Presidente della Repubblica firmerà una legge che della legge fa strame, ci sentiremmo offensivi solo a pensarlo,
ma proprio questa è invece la “road map” di
Berlusconi: impunità nei processi in corso, crisi “amica” a gennaio e voto a marzo con la legge
elettorale “porcata”. Sembra inaudito che a
dettare l’agenda politica possano essere ancora l’amico di Putin e il suo compare “ditomedio”, ma i frondisti democristiani e leghisti, e le
loro sussurrate minacce, hanno credibilità e
consistenza ameboidi.
Sarà bene prepararsi, perciò, perché marzo è
vicinissimo. Berlusconi ha già “in pectore”
“Forza Silvio”, dove troveranno posto solo
troiette e prosseneti, ma soprattutto criminali e
piduisti. Bossi farà piazza pulita di chi non abbia
i requisiti dell’uomo vichiano “tutto stupore e
ferocia”. La società padronale ha già i suoi Montezemoli e Marcegaglie e Della Valle in pole position. E l’opposizione democratica? Il Pd nel
giro di un paio di settimane dispiega la sua opulenza con i raduni concorrenziali dei veltroniani, degli ex-rottamatori soft (Civati e Serracchiani), dei diversamente berluschini (Matteo Renzi), dei succubi di Bagnasco (in ritiro bipartisan
a Todi). Un orizzonte di masochismo che lascia
sgomenti.
Bersani, Di Pietro e Vendola devono perciò convocare – ora, subito – le primarie per gennaio,
altrimenti a gennaio, quando il caimano aprirà
la sua crisi, D’Alema ci dirà che è troppo tardi.
Primarie vere, cioè primarie aperte – senza condizioni – ai candidati della società civile. Che
questa volta non starà a guardare, si spera.
D
Non si trova una
soluzione tecnica
per approvare il
Bilancio. Dopo la
batosta, il Quirinale
chiede: siete in
grado di governare?
Parla Katia Pasquino
“TACI! E RUBY MI OFFRÌ
50 MILA EURO ”
Di Blasi, Perniconi
e Zanca pag. 2 - 3 z
Udi Luca Telese
SI SALVI
CHI PUÒ
Berlusconi ieri non ha
Sla perilvio
parlato, ma Montecitorio parlui, il Transatlantico è uno
scrigno di sussurri, ipotesi surreali, scenari di governi e di crisi,
immagini grottesche: è l’amalgama che non tiene. pag. 3 z
Vecchi pag. 9 z
ELEZIONI x Seguaci di Scajola e Responsabili a caccia di candidature
Lista Montezemolo, ultima
scialuppa per delusi Pdl
I sondaggi indicano
il Caimano in
caduta libera e i
tanti che rischiano
di non tornare in
Parlamento si
offrono all’uomo
Ferrari
D’Esposito pag. 4 z
Udi Marco Vitale
NO AL PARTITO
IMPRESA
ci sforziamo di ricordare la fiSno egura
di imprenditori che abbiasvolto, con successo duraturo,
un’importante funzione di guida
politica ben pochi o nessuno ci
viene alla mente.
pag. 18 z
Udi Angela Vitaliano
nsenza bavaglio
IL LAVORO
PERSO
DI OBAMA
Strage alla Thyssen
Bisignani pensò
agli investimenti
on accetterò un ‘no’ come
risposta sul piano a sostegno del mercato del lavoro”
ha detto Barack Obama, commentando la votazione di martedì sera al Senato che ha bloccato la discussione del suo
‘pacchetto lavoro’. pag. 12 z
N
Fucecchi e Pagani pag. 6 - 7z
nla satira e il simbolo
CATTIVERIE
Ultima icona Dc,
piazza del Gesù
nelle mani del Male
Berlusconi tradito da Scajola.
Come se nell’ultima cena Gesù
fosse stato baciato dal cameriere
Paolin pag. 9z
(www.spinoza.it)
Sono forse io,
compagni?
di Marco Travaglio
i sono giorni così, in cui ci capita di invidiare
persino il Riformista. Per esempio ieri. Aprendo il
samiszdat arancione pimpantemente diretto da
Emanuele Macaluso, abbiamo scoperto una
pepita d’oro: un’intera pagina, sei colonne di piombo,
a firma Massimo D’Alema, appetitosamente intitolate
“Socialdemocrazia: eclisse o rilancio?”. Slurp. Il distico
che lo precedeva era ancor più civettuolo: “L’on.
Massimo D’Alema ci ha fatto pervenire il testo integrale
dell’intervento pronunciato a un recente convegno del
Pd. Lo pubblichiamo perché riteniamo possa essere
utile all’apertura di un dibattito”. Eh no, non ce la si
può cavare così. Vogliamo sapere tutto. Come, quando,
e soprattutto perché l’on. Massimo D’Alema “fa
pervenire” i suoi testi integrali solo al Riformista?
Tramite piccioni viaggiatori? O a mezzo di missi
dominici a cavallo? O consegna i plichi personalmente?
O magari incarica un autista della Fondazione
Italianieuropei? O forse, trattandosi pur sempre di un
vice-conte della Santa Sede, si serve di apposite guardie
svizzere? E chi, nella redazione arancione, ha avuto
l’onore di ricevere nelle proprie mani la sacra reliquia
per poi ostenderla e portarla in processione come si
conviene alla Particola di Nostro Signore? In attesa
trepidante di qualche lume, cogliamo fior da fiore. “...
La vera questione, che appassiona le stesse forze
socialiste e socialdemocratiche, è piuttosto quella di
come promuovere una nuova strategia o una nuova
identità (tema, quest’ultimo, su cui il dibattito europeo
è molto più prudente) in grado di creare le condizioni
per una nuova stagione progressista...”. Suvvia, chi non
ha incontrato sull’autobus o sulla metro o nel vagone
ristorante di un Freccia rossa almeno un
socialista/socialdemocratico che s’appassionava
onanisticamente alla nuova strategia/identità del
progressismo, pur se su quest’ultimo tema il dibattito
europeo è molto più prudente? Preso tristemente atto
della “sconfitta dell’homo socialdemocraticus”, la
Volpe del Tavoliere ammette che “la destra ha mostrato
una grande attitudine, che la sinistra con la sua
ideologia ha perduto: ha saputo parlare al cittadino
europeo medio”, al contrario del “modello
socialdemocratico in crisi culturale, filosofica,
antropologica”. E chi è che più di ogni altro, nella
nostra sinistra, non ha saputo parlare agl’italiani? Il suo
nome e volto aleggiano in tutte e sei le colonne di
piombo, senza però materializzarsi mai. Il viceconte
Max si consola con “la recente vittoria in Danimarca”
di una “coalizione verdi-liberali”: e chi è che in Italia
rifugge come la peste bubbonica le culture liberali e
ambientaliste? Noi un’idea ce l’avremmo. Intanto “in
Germania una coalizione rosso-verde è la proposta
politica più forte”: e chi è che in Italia, ai rosso-verdi,
preferisce Piercasinando? Noi un’idea ce l’avremmo.
“In Francia il Partito socialista ha adottato le primarie
aperte” infatti “governa largamente le amministrazioni
locali e regionali”: e chi, nel Pd, si oppone allo spasimo
alle primarie? Noi un’idea ce l’avremmo. Ora occorre
una grande “coalizione con il pensiero liberale di
sinistra, i movimenti ambientalisti e di ispirazione
cattolica”. Cioè l’Ulivo. E chi, in Italia, ha avversato con
tutte le sue forze l’Ulivo? Noi un’idea ce l’avremmo. A
un certo punto, pare quasi che l’abbia anche D’Alema.
È quando, tomo tomo cacchio cacchio, si domanda:
“Cosa significa non commettere gli errori del passato?”.
Magari, si spera, uscire dalla Bicamerale politica e
mentale, dai giochetti di casta, dal partito degli affari,
delle banche, delle autostrade, dal penatismo e dal
tarantinismo, prosecuzioni sfigate del berlusconismo
con gli stessi mezzi. In una parola: uscire dal
dalemismo. Invece D’Alema, per non ripetere gli errori
del passato, vuole ripartire “dal primato della politica”,
cioè dagli errori del passato. Bravo Max, avanti così. E
ora, per la gioia di grandi e piccini, il Riformista apre il
dibbbattito. Già transennate le edicole.
C
pagina 2
Giovedì 13 ottobre 2011
Il New York Times:
“Il Parlamento
italiano è in confusione”
La “foto” dei conti
L’obbligo
costituzionale
I
l Rendiconto generale
dello Stato è il provvedimento attraverso il quale il governo, alla chiusura
del ciclo di gestione della
finanza pubblica, rende
conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. Si tratta di un
N
PARLA DA SOLO
ei 18 anni in cui ha dominato la
politica italiana il primo ministro
Silvio Berlusconi ha creato
l’illusione che l’Italia avesse un solido sistema
bipartitico. Ora che questa era volge
lentamente al termine la colla si scioglie,
rivelando il caos che è il Parlamento italiano”.
È quanto scrive il New York Times
obbligo costituzionale. Le
regole per redigere il Rendiconto sono contenute
nella legge sulla contabilità pubblica del 2009. Il
Rendiconto dunque non è
altro che la “fotografia”
del bilancio a consuntivo.
In altri termini è impossibile respingerlo o modificarlo perchè i dati sono
quelli e la non approvazione può essere solo un segnale politico perchè non
se ne può fare un altro.
Voto blindato
La cabala e
la soglia 54
D
al 14 maggio 2008 in
poi il conto fa 52:
tante volte il governo ha
posto la fiducia in questa
legislatura. L’ultima è stata quella dello scorso 14
dicembre, quando Futuro
e Libertà tentò lo strappo
in aula dopo la “cacciata”
commentando l'attuale situazione politica
italiana. “In Italia – scrive il quotidiano
newyorchese – il paesaggio politico non è mai
stato così bizantino nella storia del
dopoguerra, con miriadi di fazioni attraverso lo
spettro politico che si sforzano
disordinatamente di formare alleanze
abbastanza forti da buttare giù Berlusconi e
prendere i suoi seggi il giorno dopo. Ma non è
facile”.
Il Nyt sottolinea quindi lo scollamento tra “le
manovre politiche” in atto e “la realtà
dell’economia”, con l'attenzione rivolta più a
questioni come quella della riforma elettorale
piuttosto che al modo in cui affrontare la grave
crisi del debito.
Fiorello imita Silvio furioso:
“È un po’ come se ci fosse
un’orgia e io non andassi”
L’
arrabbiatura del premier Silvio
Berlusconi per l’assenza di martedì
alla Camera del ministro Tremonti
alla votazione dell’assestamento al bilancio è il
tema di un ironico video postato da Fiorello su
Twitter. A presentarlo è Marco Baldini, anche se
poi nel breve clip il premier-Fiorello non si vede
mai. Ma si sente, e dice: “Sono inc.... Ma ti pare?
a parola chiave è una: credibilità. Il governo dispone o no di una maggioranza politica? È in grado o no
di approvare in Parlamento
“adempimenti imprescindibili
come l’insieme delle decisioni
di bilancio e soluzioni adeguate
per i problemi più urgenti del
paese, anche in rapporto agli
impegni e obblighi europei, importanti per il Paese, ivi compresi quelli fondamentali”?
Può, in sostanza, governare?
L
SONO QUESTE le domande
che in una nota rilasciata ieri
mattina, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolge al governo e ai gruppi politici che lo sostengono, dopo la
clamorosa bocciatura, mercoledì alla Camera, dell’articolo 1
del Rendiconto Generale dell’Amministrazione dello Stato,
evento pressoché unico nella
storia della Repubblica.
Il capo dello Stato non nasconde
le difficoltà in cui si dibatte una
maggioranza “ricompostasi nel
giugno scorso” con l’arrivo della piccola truppa degli ex Responsabili capitanata dal ministro Saverio Romano, né “l’innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla
coalizione, con le conseguenti
incertezze nell’adozione di decisioni dovute o annunciate”.
DRAGHI: “Basta
con i veti della politica”
enza aggredire alla radice il problema della crescita
“S
lo stesso risanamento della finanza pubblica è a
repentaglio”. Il governatore della Banca d’Italia, Mario
Draghi, nel penultimo intervento pubblico del suo
mandato - prima di approdare alla Bce - lancia un allarme e un richiamo al governo: “Occorre agire con
rapidità. È stato già perso troppo
tempo". E ancora: “La politica - ha
detto Draghi - ha il compito insostituibile di trovare il modo di rompere
il circolo vizioso di privilegi, coalizioni di interessi e veti prima che
questo renda impossibili le misure
necessarie per la crescita”.
gi, cui adesso “tocca indicare alla Camera, nell’annunciato intervento” di oggi “la soluzione
che possa correttamente condurre alla dovuta approvazione
da parte del Parlamento del rendiconto e dell’assestamento”.
Anche questo passaggio non è
neutro: è il Presidente del Con-
Il premier riferirà
alle Camere,
domani
la fiducia
Napolitano:
“Dia una risposta
credibile”
siglio a doversi prendere la responsabilità politica dell’enorme pasticcio istituzionale combinato. Non solo: “Sulla sostenibilità di tale soluzione sono
competenti a pronunciarsi le
Camere e i loro Presidenti”. È la
chiusa del secondo comunicato, e anche questa pare portatrice di problemi per l’esecutivo.
Il regolamento della Camera, infatti, non permette di votare di
nuovo un provvedimento bocciato dall’aula. Quel progetto di
legge andrà quindi fatto decadere prima di ritornare a Montecitorio. Ma come? “Il governo varerà un nuovo disegno di legge
con il rendiconto generale del
bilancio dello Stato 2010, cambiando l’articolo 1 bocciato”,
annuncia il ministro della Difesa
Ignazio La Russa. Lo farà oggi.
Basterà? La partita resta aperta: il
governo non può non approva-
A
utti fuori. Berlusconi oggi
parlerà da solo. Non sarà
ascoltato, almeno da chi
pensa che sia ora di dire
basta. Il nuovo Aventino compatta le opposizioni indignate
in un gesto simbolico : Fli, Udc,
Pd e Idv non saranno in aula e
non parteciperanno ai lavori
parlamentari.
La decisione era già nell’aria
dalle prime ore del mattino di
ieri. É stata una giornata di incontri e accordi a Montecitorio, in aula i parlamentari ci sono rimasti solo pochi minuti.
L’idea, balenata nella testa del
segretario democratico, Pier
Luigi Bersani, e del capogruppo, Dario Franceschini è stata
esposta agli altri gruppi: “Facciamolo, proviamoci”. Un appuntamento preliminare tra
Bersani, Casini e Rutelli ha
messo a punto le “tecniche
parlamentari”, poi i tre hanno
incontrato il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, nel
suo ufficio al primo piano. Tutti d’accordo che il voto di fiducia è una “farsa”, come ha dichiarato più tardi Bersani, hanno stabilito una tattica comune.
A mezzogiorno, durante la riunione dei capigruppo alla Camera, sono stati decisi i tempi
della fiducia: oggi il discorso,
domani il voto. Franceschini
aveva proposto di chiamare in
sidente imparziale. Perché il
leader di Fli è ritornato prepotentemente anche sulla scena
politica col ruolo di collante
delle opposizioni.
T
re un “atto dovuto” come il rendiconto 2010, ma il regolamento impedisce di prendere in esame un provvedimento respinto
dall’aula prima che siano trascorsi sei mesi.
TOCCHERÀ quindi a Berlusconi riuscire a trovare una formula in grado di non andare a
sbattere con l’architettura delle
leggi e dei regolamenti delle Camere. Lo farà oggi a Montecitorio, dopo aver fatto approvare
dal Consiglio dei ministri sia il
ddl sul rendiconto che la legge
di stabilità. Annota il Pd Francesco Boccia: “Senza le leggi di
rendiconto e di assestamento
non può esserci una legge di stabilità corretta: infatti, quali tabelle intendono allegare al testo
se il parlamento non ha ancora
approvato i residui finanziari e il
bilancio consuntivo? Dunque,
in queste ore di assoluto disprezzo delle regole, Palazzo Chigi si
appresta a fare un nuovo strap-
tra i primi in aula. Non si siede al suo posto, però. Si
mette accanto a Cicchitto. Spiegano che è fatto così:
sempre al lavoro. Reminiscenze da militare.
Ore 13.25 Territorio (e poco Popolo)
Deserti i banchi di Popolo e Territorio. Unico responsabile, Antonio Razzi. Svizzero.
Ore 13.40 Le traduzioni di Franceschini
Fini annuncia che andrà al Quirinale per spiegare perché, secondo l'opposizione, B. non può chiedere la
fiducia. Franceschini traduce il burocratese: “È inutile,
una presa in giro, uno schiaffo agli italiani”. Casini
applaude. Simultanei.
Ore 13.45 Dialetti e combine
Il Pdl Antonio Leone ripete per tre volte che l'esame di
rendiconto ed assestamento non deve essere fatto
per forza in “combine” (i deputati ridono). Fini gli spiega di nuovo come funziona. Un leghista lo interrompe. Lui lo gela: “La lingua italiana credo che, da questo punto di vista, al nord come al sud, sia incontrover tibile”.
Ore 13.50 Carta canta
Mentre Franceschini chiede le dimissioni del premier, Cicchitto cerca un
articolo della Costituzione che gli dia
torto. Trova il 94. Ma si dimentica di
leggere il comma che fa riferimento
alla formazione del governo: “I padri
costituenti – lo bastona il Pd Roberto
Giachetti – non avrebbero potuto pensare che di voti ce ne sarebbero stati
91 e non 1”. Omissis.
po, di cui davvero non c’è bisogno”. Oggi il premier andrà in
aula a spiegare alla propria maggioranza (l’opposizione resterà
per protesta fuori dall’aula) come intenda procedere. Domani
è previsto il voto di fiducia. Umberto Bossi trova anche il tempo
di rispondere al Quirinale sulla
credibilità del governo: “Per
adesso mi sembra credibile, le
leggi passano”. Avesse votato
mercoledì sul rendiconto sarebbe stato anche più credibile.
Fini sale
al Colle,
la Lega: “Deve
dimettersi”
I democratici:
“Il governo viola
le regole”
Dario Franceschini e, accanto, Pier Luigi Bersani, ieri in aula (FOTO DLM)
causa il Colle: “Chiederemo
l’intervento del Capo dello stato”. Ma Fini ha stoppato il capogruppo e ha deciso di salire
personalmente al Quirinale.
Una decisione presa a testa alta, con la sicurezza di chi vuole
tornare al centro della scena.
Non prima di aver informato
l’aula, dov’è arrivato con l’aria
sprezzante del leader.
LA MOSSA ha fatto infuriare
il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto: “Leggo in una nota di
agenzia – ha affermato prendendo la parola nell’emiciclo –
che il Presidente della Camera,
Gianfranco Fini, andrà nel pomeriggio al Quirinale per spie-
gare come sia diventato difficile, vista la situazione in cui versa
la maggioranza, garantire il normale andamento dei lavori parlamentari. Ora, questo non lo
ha detto nella riunione della
Conferenza dei presidenti di
gruppo e non lo ha detto neanche nell’esposizione che ha fatto in quest’Aula. Voglio mettere
a verbale questo dato, per la
correttezza dei rapporti e per
definire, in modo preciso, le rispettive posizioni, perché al
punto in cui siamo arrivati ogni
parola rischia di essere una pietra”. É cominciato immediatamente un fuoco incrociato contro Fini, da parte di Lega e Pdl,
accusato di non essere un pre-
DOPO LA VISITA al Colle i
gruppi di minoranza si sono riuniti in assemblea e hanno concordato la strategia comune.
Gli unici distinguo erano quelli
dei più duri, che non volevano
votare nemmeno la fiducia. Ma
l’incontro definitivo delle 19 tra
i capigruppo ha stabilito la mediazione definitiva: tutti fuori
dall’aula oggi e domani presenti
per il voto. L’opposizione non
può farsi sfuggire un’occasione
di battere la maggioranza sui
numeri se davvero i frondisti facessero mancare i loro consensi. Umberto Bossi ci aveva sperato: “Se l’opposizione non viene a votare abbiamo già risolto il
problema”. Che invece resta. E
l’idea di una fotografia di Berlusconi che parla da solo ha fatto
correre la maggioranza ai ripari, che ha intenzione di sedersi
in ordine sparso sui i banchi, anche quelli dell’opposizione.
“É una farsa che deve inscenare
da solo” ha detto il segretario
del Pd, “quella che il governo
chiederà domani non è una fiducia ordinaria, come già ce ne
sono state a decine, ma segnerà
uno stacco con la situazione politica precedente”. A cui l’opposizione parteciperà solo in
parte.
NEL PALAZZO Il Cavaliere: “Ho i numeri”
LA FIFA BORBONICA DI UN ALTRO 14 NERO
rriverà domani, giorno 14, regolare come la
rata del mutuo. Dieci mesi dopo il 14 dicembre (e per la 53esima volta) il governo Berlusconi chiederà la fiducia al Parlamento. Ecco
la lunga attesa prima del verdetto.
Ore 12.30 I tormenti di Milanese
La seduta sta per cominciare, ma si continua a discutere dello scivolone di martedì. Il pdl Marco Milanese, da poco salvato dall'arresto, difende i ritardatari (Tremonti compreso): “Anch'io pensavo ci fossero tutti. Ho rischiato di fare tardi, meno male che
sono arrivato”. Altro pericolo scampato.
Ore 12.50 Il doppio cuscino di Baldelli
Poltrona scomoda per Simone Baldelli, vicecapogruppo Pdl. Fini spiega che, bocciato
l'art. 1, si ferma l’esame dell’intero
rendiconto. Lui mette un altro cuscino sul sedile del suo scranno e si
accomoda. Principessa sul pisello.
Ore 12.55 Casini il manovratore
In gessato rossoblu da tifoso del Bologna, prima che la seduta cominci
il leader Udc si sposta tra i banchi
della Lega per un comizio in miniatura. Poi torna dai suoi. Prove di dialogo.
Ore 13.00 I tormenti di Milanese/2
Niente ritardi, stavolta. Milanese è
Lo sketch di Fiorello è
dedicato al difficile
rapporto tra Berlusconi
e il ministro
di Caterina Perniconi
L’ATTESA MINUTO PER MINUTO
di Paola Zanca
Lo sketch
FLI, UDC, PD E IDV NON SARANNO IN AULA
E NON PARTECIPERANNO AI LAVORI
“DIMOSTRI DI AVERE LA MAGGIORANZA E DI GOVERNARE”
OGGI DDL-TOPPA SUL BILANCIO, MA È CAOS SULLE PROCEDURE
E, anzi, è proprio per questo che
Napolitano, dopo aver ricevuto
in questi mesi continue rassicurazioni, dal presidente del Consiglio e dai gruppi parlamentari
che lo sostengono “circa la solidità della maggioranza”, chiede adesso “una risposta credibile”. E la chiede a loro: governo e
maggioranza.
Silvio Berlusconi non si è visto
ieri al Colle, come se il pasticcio
dell’altra sera fosse realmente
derubricabile a semplice incidente da riparare con il consueto voto di fiducia (in pratica si è
inviato “da solo” alle Camere
senza attendere che lo facesse il
Colle).
Al Quirinale, però, ieri pomeriggio è arrivato a colloquio Gianfranco Fini, presidente della Camera. La Lega ne ha tratto pretesto per accusarlo di essere di
parte e chiederne le dimissioni.
Dopo l’incontro ecco la seconda nota, in cui il Colle ringrazia il
numero uno di Montecitorio
per essere stato “messo al corrente delle ragioni che ad avviso
dei presidenti dei gruppi parlamentari di opposizione rendono politicamente complesso il
superamento della situazione
determinatasi a seguito del voto
contrario all’art. 1 del rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato”. Quel ringraziamento non usuale a Fini è stato
letto come un ulteriore rimprovero all’inquilino di Palazzo Chi-
Una votazione così importante che riguarda il
bilancio e il ministro dell’Economia Tremonti
non viene a votare! Questo pirla! Eh no, scusate.
È un po’ come se ci fosse un’orgia e io non
andassi”, aggiunge Fiorello mentre Baldini cerca
di minimizzare. Ma Berlusconi-Fiorello aggiunge:
“Adesso basta, gli chiudo Facebook, niente
iuporno e subito a nanna”.
LE OPPOSIZIONI
GLI GIRANO LE SPALLE
di Fini, ma il premier riuscì a reggere la “nuova
opposizione” attraverso
gli “acquisti” responsabili dei vari Razzi e Scilipoti. In Senato ci furono
162 voti a favore, alla Camera invece 314 contro
311 il risultato finale.
L’ultimo governo Prodi
(2006-2008), nonostante
una maggioranza striminzita, ha fatto ricorso
alla fiducia in 28 occasioni.
Il (rendi)conto del Quirinale:
“B. deve trovare la soluzione”
di Eduardo Di Blasi
PARLA DA SOLO
Ore 13.55 Responsabili e no
I “responsabili” Mario Pepe e Maurizio Grassano
sono fermi in piedi in mezzo all'emiciclo. Guardano
verso il capogruppo Cicchitto che accusa il Pd di
“eversione”. Dietro di lui, ai banchi della maggioranza, ci sono 39 deputati su 218. Sperduti.
Ore 14.10 Reguzzoni e i Borboni
Il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni se la
prende con “l'istituto borbonico” che costringe a 24
ore di attesa tra le comunicazioni del premier e il voto
di fiducia. Poi attacca Fini: “Per favore, non degradi il
ruolo di presidente della Camera a quello di vice di
Casini...”. Longobardo.
Ore 14.12 Scilipoti il ritardatario
Domenico Scilipoti (assente sul voto del Rendiconto)
arriva quasi a fine seduta. Il capogruppo Belcastro lo
vede: “Mimmo, che combini? Tu con Silvio sei così
(unisce gli indici, ndr) Non possiamo mollare l’unico
che ci è amico”. Ricercato.
Ore 14.25 Il parricidio è una cosa seria
La seduta è finita. Alcuni “scajolani” confabulano al
divanetto. Il leghista Massimo Polledri li guarda di
traverso: “Ominicchi, quaquaraqua: se prendi la pistola, serve il coraggio di sparare. Ieri, è partito un
colpo, ma il parricidio è una cosa seria”. Cacciatore
Ore 14.35 Contratti atipici
Un responsabile non nega le tensioni. “Sotto la cenere ci sono i carboni ardenti”. Ma non mollerà:
“Meglio sbagliare insieme che indovinare da solo”.
Paura di perdere il posto? “No, questo è un lavoro a
tempo determinato”. Un co.co.co? “Diciamola tutta.
Un ca.ca.ca”. Onomatopeico.
Il Polident di Scilipoti e la “tenuta” del Caimano
di Luca Telese
ilvio Berlusconi ieri non ha parlato. CoSlusconi
noscendolo è già una notizia. Silvio Berieri non ha parlato, ma Montecitorio parla per lui, il Transatlantico è uno
scrigno di sussurri, ipotesi surreali, paradossi di ingegneria istituzionale, scenari di
governi e di crisi, immagini grottesche: è
l’amalgama che non tiene.
La profezia di D’Alema
A metà mattina Massimo D’Alema, sereno come mai è stato di questi tempi, allarga le braccia e azzarda un pronostico:
“Non c’è molto da dire. Vivacchiano. Berlusconi farà finta di nulla, proverà a sopravvivere e sapete cosa accadrà? Si andrà a
votare a marzo”. Silvio Berlusconi oggi non
parla, e Montecitorio è un’amalgama impazzita, in cui ogni singola componente
della maggioranza scricchiola, fibrilla, produce ipotesi fantasmagoriche come la nascita di un secondo gruppo responsabile di
centrodestra intorno a Claudio Scajola,
che permetta di recuperare la maggioranza nella strategica (anche ieri) conferenza
dei capigruppo, e regali al suo leader un
sospirato re-ingresso nel governo. Questa
notte Scajola ha condotto la trattativa più
importante della sua vita e solo oggi capiremo se il prezzo era giusto. Silvio Ber-
lusconi non parla, ma fa filtrare virgolettati
per i pastoni. “Venerdì incasseremo la fiducia”, “la maggioranza va avanti”, e “Lo
vedete che Napolitano non si sta facendo
influenzare?”. Frasi che si declinano nel
codice dei retroscenisti, ma che valgono
come moneta falsa. Questa mattina alla
Camera capiremo se davvero Berlusconi
crede al mantra che sta ripetendo ai suoi:
“Se superiamo questo attacco riusciremo
a riprenderci”. Ma il punto è tutto lì, ci vuole “l’amalgama”. L’amalgama fra le tribù
leghiste, ormai più divise di quelle libiche,
l’amalgama fra le tribù responsabili (un
branco di predatori in cerca di poltrone),
l’amalgama con Giulio Tremonti, che ormai è a tutti gli effetti un nemico.
L’ultima, e più difficile alchimia:
quella con il Quirinale. Berlusconi dice che Napolitano gli consentirà di
rivotare il Rendiconto dello Stato, “in
qualche modo”. Nel Pd si sostiene il
contrario, fino a ipotizzare una critica a Napolitano.
Aggrappati alle dentiere
Amalgama. Composto di silicio e minerali costituito per unire, ma soprattutto per tappare buchi, falle,
carie dentarie. Alle due del pomeriggio, contornato da uno sciame di
giornalisti come un apostolo, intento
a declinare il suo verbo odontoiatricamente corretto, riappare l’uomo-simbolo della
seconda repubblica e mezzo: Domenico
Scilipoti. Uno dei gialli dell’ultima Caporetto del governo è la sua assenza: “Non c’era
perché sta alzando il prezzo”, diceva qualcuno. “No, era in tribunale: condannato”,
assicuravano gli innocentisti. Macché, era
a un congresso odontoiatrico, ha scritto
un’agenzia. E lui, ieri, con il sorriso sfavillante da re dei peones tranquillizzava tutti:
“Il giorno del voto sono stato in tribunale
fino all’ora di pranzo, poi sono dovuto correre da mia madre, novantenne, che si è
sentita male”. E poi: “L’odontoiatria c’entra. Stamattina non ero a Montecitorio
perché assistevo a un interessantissimo
convegno sulle amalgama a base di mercurio…”. Il capannello dei cronisti che lo
insegue viene attraversato da un moto di
ilarità. Allora lui si pianta in mezzo al corridoio dei passi perduti, e paziente spiega:
“Vi farà pure ridere. Ma milioni di italiani di
hanno in bocca amalgama a base di mercurio che hanno conseguenze disastrose
sul sistema immunitario, fino a produrre il
Parkinson”. Una giornalista si preoccupa:
“Oddio, io ho una otturazione! La devo levare?”. E dunque accade anche questo, a
Montecitorio, che “Scili” si improvvisi guru
paradentario. “Non lo faccia! Se l’otturazione è piccola, il rischio della rimozione è
ancora più grande!”. Mentre lo ascolto penso che lo
scilipotismo produca metafore epocali, e che il tappo
di amalgama che compromette il dente è una icona
perfetta di quello che ieri
accadeva al centrodestra.
Sempre più cariato dalle
sue divisioni interne, sempre più costretto a tamponare e ad erodere. Davanti
ai cessi (un luogo strategico
della Camera) un capannello post-democristiano
affrontava il paradosso
L’amalgama a
destra garantita
dai Responsabili
I dissidenti del
Carroccio:
“Basta all’Italia
puttaniera”
aperto dalla bocciatura. Tiene banco Beppe Fioroni: “Berlusconi non può cavarsela
con una fiducia. Deve anche approvare il
bilancio che è stato bocciato. Non si può
rivotare due volte un testo identico!”.
L’aut aut secondo Fioroni
Davanti a lui Sergio D’Antoni assentiva
con aria grave. E Fioroni diceva quello che
tutto il Pd oggi pensa: “Non vorrei fare una
velata critica al capo dello Stato, ma i casi
sono due. O il testo viene modificato, e il
ragioniere capo dello Stato si deve dimettere… O non viene modificato, e allora il
Colle o Fini devono bloccarlo”. Dicono gli
uomini di Berlusconi: “Anche stavolta dimostrerà di avere i numeri”. E intanto si
scopre che il discorso non pronunciato domenica dal segretario provinciale uscente
della Lega di Varese, Stefano Candiani
conteneva questo passaggio: "Noi non
c'entriamo con questa Italia puttaniera".
Tutto va bene, assicurano da Palazzo Grazioli. Però persino Renato Farina dice alla
Zanzara: ''Il vero Berlusconi è quello che di
giorno fa le leggi vicine alla morale cattolica. La notte diventa fragile, intende il sesso come consumo. E’ inaccettabile”. Forse
ha ragione D’Alema, stavolta: questa fiducia è un tappo pieno di minerali venefici,
una otturazione provvisoria, un’amalgama che non tiene.
pagina 4
Giovedì 13 ottobre 2011
Una carriera nata
ai box della Ferrari
insieme al vecchio Drake
di Fabrizio d’Esposito
lle tre del pomeriggio,
l’anonimo deputato in
bilico tra il Pdl e un centro futuribile fa la mossa
tipica di Luca di Montezemolo: si porta la mano destra a un
ciuffo immaginario di capelli
e lo spinge dietro. La mimica
conduce al convitato di pietra
di questa decisiva attesa della
fiducia al governo Berlusconi.
In Transatlantico sono in tanti
a parlare di lui, il leader del
partito che verrà, Italia Futura. E che ieri si è persino schierato a favore degli indignados
che andranno in piazza sabato
prossimo: “La protesta dei
giovani indignati è per molti
aspetti comprensibile”.
A
NELLA PANCIA del partitone berlusconiano si mischiano paure e tentazioni, in una
sorta di cocktail potenzialmente esplosivo. Colpa degli
ultimi sondaggi che circolano,
in base ai quali la creatura montezemoliana potrebbe incassare un terzo dei voti attuali del
Pdl, tra l’otto e il dieci per cento. Ed è per questo che d’incanto prendono forma sospetti e voci sugli assenti in aula al
momento dell’Incidente di
L’
PARLA DA SOLO
apice, la vetrina è stata quella
ottenuta ai box della Ferrari: nel
1973 entra nell’azienda del
Cavallino come assistente di Enzo Ferrari e
responsabile della Squadra Corse.
Sotto la sua gestione la Ferrari vince il
Campionato Mondiale Costruttori di Formula 1
per tre anni di seguito, dal 1975 al 1977, e due
campionati mondiali piloti con Niki Lauda nel
1975 e 1977.
Ci torna nel 1991 in qualità di presidente, ruolo
che ricopre tuttora, e di amministratore
delegato (incarico che ricoprirà fino al 2006).
Ingaggia Jean Todt e, sotto la guida del francese,
la Ferrari, dopo 21 anni, nel 2000 torna a
vincere il Campionato di Formula 1 con
LISTA-MONTEZEMOLO
PER CHI È A CACCIA
DI UNA POLTRONA
Da destra a sinistra: tutti inseguono
il leader del partito che verrà
Verdini continua
la campagna
acquisti e dal Pdl
pronosticano
una
maggioranza tra
i 320 e i 322 voti
Michael Schumacher. È stato presidente del
Comitato per Italia ’90 (Mondiali di calcio); tra
il 1997 e il 2005 assume anche il ruolo di
presidente e amministratore delegato di
Maserati S.p.A. Dal 2004 al 2008 guida
Confindustria. Nel luglio del 2009 è
cofondatore dell'associazione ItaliaFutura di cui
è l'attuale presidente.
l’artificio dialettico che nasconde le vere richieste dei
frondisti: la gestione insieme
con Alfano e Verdini, rispettivamente segretario e triumviro del Pdl, delle prossime candidature per le elezioni politiche. Ma il segretario, già in
guerra con Verdini, non vuole
aggiungere un’altra sedia al tavolo delle trattative. Di qui la
strategia degli scajoliani: votare la fiducia poi formare un
gruppo autonomo alla Camera
già dalla prossima settimana,
“pronto a staccare la spina al
governo”.
DUE DI LORO confessano,
dietro la condizione dell’anonimato, di avere cercato e contattato Montezemolo. Sono
due partecipanti alle cene di
Scajola ma che martedì erano
regolarmente in aula a votare.
In pratica, “Berlusconi è finito
ma non cade ancora”. E il paradosso è che stavolta passerà
il voto di domani con un’ampia
maggioranza, pronosticabile
tra i 320 e i 322 voti. Se non di
più, come dichiara il ministro
Frattini, forse informato della
campagna acquisti condotta
dal solito sherpa Verdini, che
starebbe tentando di convincere “un paio di centristi e pu-
Ciò che muove
tutte le manovre
in corso è che si
voterà nel 2012
(15 e 16 aprile)
con il Porcellum
dei nominati
L’ex ministro Claudio Scajola assieme
a Beppe Pisanu guida la truppa di quelli
in bilico. Eletto parlamentare con Forza
Italia nel 1996, è stato due volte ministro.
Altrettante si è dovuto dimettere
Santo Versace Imprenditore,
dirigente d'azienda, politico ed ex
dirigente sportivo italiano. Eletto
nell’ultima legislatura e da poco
passato nel Gruppo Misto
Margherita Mastromauro Eletta
nella circoscrizione Puglia nel 2008 è
imparentata con la famiglia
Matarrese. Salvatore Matarrese è uno
dei motori pugliesi di Italia Futura
Luca Cordero di Montezemolo (FOTO ANSA)
martedì scorso, sull’assestamento di bilancio. Ce n’è per
tutti. Racconta un parlamentare del Pd, a taccuino chiuso:
“Anche qualcuno dei nostri è
tentato, tipo la Mastromauro.
Del resto è la nuora di Matarrese”. La democrat Margherita
Mastromauro, infatti, è una
delle assenti dell’altro giorno,
mentre Salvatore Matarrese è
uno dei motori pugliesi di Italia Futura. Poi c’è chi indica
Santo Versace, che non voterà
la fiducia. Passato dal Pdl al Mi-
sto, lo stilista era in aula martedì e ha detto no all’assestamento, ma il suo nome viene
ormai associato a Montezemolo.
Italia Futura sta diventando la
nemesi del Cavaliere logorato
e consumato da satiriasi, conflitto d’interessi e teatrino della politica. Il presidente della
Ferrari è il nuovo specchietto
per le allodole dell’antipolitica. In teoria un’occasione d’oro per ritornare in Parlamento.
L’assunto di partenza di tutte le
manovre in corso, da destra a
sinistra e viceversa, è che si voterà nel 2012 (15 e 16 aprile)
col Porcellum dei nominati.
Con il caos attuale, però, è difficilissimo capire adesso chi sarà il cavallo vincente. Altri, più
scettici, parlano di “salto nel
buio” e preferiscono stare a
guardare gli eventi. Per esempio, nel Pd, un altro corteggiatissimo è Beppe Fioroni, che
passa con disinvoltura dai discorsi su Montezemolo a quelli
su Bagnasco, presidente dei
vescovi italiani. L’ombra di Italia Futura si allunga anche sul
gruppo del giorno, i famigerati
scajoliani. Dal nome dell’ex
ministro che si dimise per la casa della cricca al Colosseo e
che oggi anima, insieme con
Beppe Pisanu, la fronda neodc
del Pdl. La pattuglia di Scajola,
tra i quindici e i venti deputati,
ha promesso che voterà la fiducia. Ieri c’è stato un nuovo
colloquio tra il premier e
“Claudio” il ribelle in cui è stata invocata la “discontinuità”,
re qualcuno del Pd”.
Le incognite, però, non mancano nemmeno per chi è allettato da Italia Futura. La più forte riguarda il divorzio tra Casini e Montezemolo. Il leader
dell’Udc e del Terzo Polo ha
chiuso le porte in faccia a If e
anche a Scajola. Un suo fedelissimo liquida la questione così: “Pier non vuole avere nessuno fra i piedi”. Questo potrebbe ridurre l’appeal della lista civica nazionale di If, rinforzata per il momento dall’aiuto
promesso da Diego Della Valle,
estensore del noto manifesto
pubblicato a pagamento sul
Corriere della Sera. Non solo: la
proposta di Casini alla Marcegaglia, “nemica” irriducibile di
Montezemolo, c’è stata ed è seria. Tocca alla presidente di
Confindustria sciogliere la riserva. E così chi rischia di rimanere in mezzo al guado è il
presidente della Camera, Fini.
Proprio nei giorni scorsi ha
avuto colloqui riservati sia con
Scajola sia con Montezemolo.
LE STRATEGIE Intorno al Caimano
“Sono pentito”, la formula magica per salvare B.
di Sara Nicoli
di scena. Anzi, un colpo di genio. Chiarito
Uvotonchenelcolpoormai
la legislatura è agli sgoccioli e che il
2012 sarà inevitabile, il Cavaliere ha in
serbo un’operazione mediatica sorprendente per
riabilitare la sua immagine davanti all’opinione
pubblica. Suggeritori d’eccezione prima Giuliano
Ferrara ma, soprattutto, il cardinal Bagnasco. Che
via Gianni Letta ha inviato un messaggio preciso;
Berlusconi si deve rivolgere al Paese facendo pubblica ammenda sui comportamenti privati che hanno fatto sprofondare le istituzioni nel ridicolo e messo l’Italia alla berlina internazionale. E, ovviamente,
non solo. La sostanza politica: Berlusconi non ha
alcuna intenzione di fare un passo indietro e dunque si ripresenterà anche alle prossime elezioni come candidato premier. Ma se, in quell’occasione ,
vorrà poter contare sull’appoggio del mondo cattolico e riconquistare una parte di elettorato centrista, ebbene l’unico modo è quello di far capire di
essersi “pentito” e di voler “voltare pagina”. Anche
a livello di vita privata e personale. Certo, chiedere
al Cavaliere di ammettere pubblicamente di aver
sbagliato non si potrà mai fare; “Sarebbe come dire
a chi mi accusa – ecco quella che sarebbe stata la
prima risposta a Letta – che avevano ragione loro”,
però visto che si tratta di resistere, allora anche l’orgoglio può andare a farsi friggere. Così mentre alla
Camera vanno in scena le prove generali della crisi,
la gendarmeria del Cavaliere ha cominciato a far
circolare la voce di una “ferma intenzione del Presidente” di sottoporsi a una “forte cura” per disintossicarsi dall’ossessione sessuale, indiscrezione
accompagnata da dettagli, più o meno grotteschi o
ridicoli, su una convinzione maturata dopo lunghi
colloqui con i figli, in particolare con il devotissimo
Luigi, quello che gli consiglierebbe ogni giorno (saggiamente) di fare un passo indietro. Ecco, l’indiscrezione ha anche un altro suo perché. Serve a dare
concretezza al prossimo “colpo di genio” mediatico
che a livello di riscontro elettorale potrebbe fargli
risalire la china più di qualsiasi nuovo nome di partito o estemporaneo “predellino” populista. Ecco,
dunque, “l’irresistibile idea”: andare in televisione a
dire che lui non è più l'uomo di prima, che senz'altro
è stato fatto un racconto “distorto e volgare della
sua vita privata” e che le accuse sul suo conto sono
tutte fandonie, ma che ora è venuto il momento di
voltare pagina. Insomma, “ogni uomo può sbagliare
nella vita” e senz’altro “anche io ho commesso degli
errori”, ma adesso l’Italia ha bisogno di passi concreti, “di riforme” che sono “molto più importanti
dell'attenzione che è stata posta alla mia vita privata”. Un discorso diretto al suo elettorato che non
vede l’ora di archiviare la pratica Ruby, olgettine,
Forza Gnocca e via discorrendo sotto la comoda
dicitura di “peccati di pantalone” e chiudere per
Silvio Berlusconi (ANSA)
sempre la scabrosa faccenda con un liberatorio “e
non se ne parli più”. Un po’ quello che diceva Giuliano Ferrara. “Berlusconi deve scusarsi, non c’è
niente di male a chiedere scusa – ecco le parole del
direttore del ‘Foglio’ a Radio Londra – Berlusconi
può farlo, deve dire ‘io mi scuso, sono umile, so di
avere sbagliato”. E i sondaggi pare proprio che, in
qualche modo, avvalorino l’intera operazione come
vincente. Alessandra Ghisleri, fedelissima sondaggista del Cavaliere e boss di Euromedia, giura che lei
sondaggi sulla strategia mediatica non ne ha fatti
(“non si fanno sondaggi sulle intenzioni”) ma ammette che le ultime rilevazioni sulla credibilità di
Berlusconi, anche a livello internazionale e sulla sua
immagine pubblica sono davvero un disastro. “La
flessione è più che evidente – conferma la Ghisleri
che ha partecipato anche al sondaggio del ‘Messaggero’ dove il Pdl appariva al 25,92%, la sinistra al
27,47% – e certo servirebbe un rilancio complessivo dell’immagine, ma il bacino di riferimento chiede, soprattutto, concretezza sul fronte delle riforme
e sui problemi legati all’economia”. Il colpo d’ala,
dunque, serve come il pane. Per trasformare il Cavaliere, prima possibile, in un “pentito”.
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 5
Rischio condanna
prima di Natale
per il premier
L
PARLA DA SOLO
a prescrizione breve è stata
architettata dal Pdl per impedire ai
giudici di Milano di emettere la
sentenza di primo grado nei confronti di Silvio
Berlusconi imputato per corruzione in atti
giudiziari. Il presidente del Consiglio avrebbe
ricompensato l’avvocato inglese, David Mills( già
condannato e prescritto) con 600 mila dollari
per aver reso testimonianze false o reticenti a
suo favore in due vecchi processi: Gdf-Fininvest
e All Iberian. La sentenza è molto vicina. Senza
prescrizione breve, che decreterebbe
l’immediata estinzione del processo, può essere
emessa tra metà e fine novembre o comunque
prima di Natale. Nell’ultima udienza, del 23
settembre, infatti, il tribunale ha tagliato una
serie di testimonianze superflue perché già
acquisite dal processo a Mills. Per questa
vicenda, comunque, Berlusconi non sarà mai
giudicato definitivamente perché la prescrizione
scatta nel gennaio 2012, grazie a un’altra legge
ad personam, la ex Cirielli. Ma il premier teme
anche solo il verdetto di primo grado, ad alto
rischio di condanna.
PRIMO OBIETTIVO: SALVARE
B. DALLA SENTENZA MILLS
In Commissione al Senato la prescrizione breve:
l’ostruzionismo lo blocca e arriva anche il Guardasigilli
di Wanda Marra
tanno facendo un ostruzionismo feroce. Niente, non riusciamo a fare
niente”. Porte che sbattono, musi lunghi, conciliaboli
continui: il nervosismo della maggioranza in commissione Giustizia al Senato è palpabile. Si discute la prescrizione breve, provvedimento vitale per Berlusconi, visto gli serve ad evitare la sentenza
di condanna nel processo Mills.
Tutto passa in secondo piano: la
crisi di governo, come il pasticcio
sul Rendiconto di bilancio. L’opposizione comincia a protestare
in mattinata: “Proseguire nell’esame del Def è fuori da ogni logica”,
tuona la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro. Ma la maggioranza va avanti e approva la nota di
aggiornamento, mentre l’opposizione esce per protesta. La Commissione Giustizia è convocata
per le 14 e 30. Nessuno ha dubbi
sul massimo interesse del premier per la prescrizione breve,
però qualche incertezza serpeggia lo stesso. È il presidente, Filippo Berselli a chiarire: “Nessun
rinvio”. A questo punto, però, è
muro contro muro. La settimana
scorsa durante un ufficio di presidenza Pd e Pdl si erano messi
d’accordo perché si arrivasse a un
testo in Commissione entro stasera. Strano accordo. “L’avevamo
fatto per evitare le sedute notturne nelle quali ci saremmo trovati
in tre, con nessuna vera possibilità di incidere”, - spiega Felice
Casson, magistrato e senatore del
Pd. Ed è la Finocchiaro a dettare la
linea: “Mi sembra una follia andare avanti su un provvedimento
così avversato dall’opinione pubblica, dagli specialisti, dal Csm”.
Dunque, ostruzionismo, il più duro: l’opposizione utilizza ogni
tempo a sua disposizione, ogni
cavillo. Il provvedimento non
avanza di un passo. “È un ostruzionismo terribile”, commenta
Berselli, che entra ed esce. Mentre dall’Aula della Commissione
le urla aumentano, arriva il ministro della Giustizia, Nitto Palma.
L’ostruzionismo? “È nel loro diritto”, commenta secco. Poi chiama
a sè i suoi, l’avvocato Longo in testa. Sembra istruirli, ha un testo di
legge in mano. Ma nega: “Lo so
che qualsiasi cosa dirò, il Fatto quotidiano scriverà che sono andato
per la prima volta in Commissione Giustizia per la prescrizione
breve. Ma non è vero: sono qui
per altro”. Cosa? “Sono un uomo
“S
Lanzarote non
varrà per i
procedimenti
in corso: e così
si evita il
rischio che
riguardi Ruby
riservato”. Il trambusto aumenta.
“Stiamo facendo tutto il possibile,
ma se ci bloccano così, a un certo
punto, ci fermeremo”, commenta con i colleghi una senatrice del
Pdl esasperata. Gli emendamenti
sono 160 e quando i lavori si in-
terrompono - alle 16 e 30 - ne hanno votato solo uno. Berselli esce,
nervosismo freddo e lucido: “Se
qui non ci fanno lavorare, vorrà
dire che alla fine andremo in Aula
senza relatore. Il regolamento ce
lo consente”. L’obiettivo è arriva-
re al voto il prima possibile, entro
la fine del mese. Oggi sono previste tre sedute. Sempre che con
la fiducia non si blocchi tutto. Ma
Palma cos’altro faceva a Palazzo
Madama? In Aula si discuteva la ratifica della Convenzione di Lanzarote, relativa ai reati sui minori. E
lui era andato a caldeggiare il
mantenimento del testo della Camera, per evitare la necessità di
un’ulteriore rilettura. Il provvedimento torna in Commissione,
con lo stesso Palma che dà parere
favorevole su un emendamento
Li Gotti (Idv): il testo non si applica ai procedimenti precedenti
all’entrata in vigore della legge. E
così si toglie ogni dubbio sul fatto
che riguardi il processo Ruby. In
un modo o nell’altro sono sempre
fatti di B. Come le intercettazioni,
per ora su un binario morto, ma
ancora in calendario alla Camera.
Il Ministro dice due cose: “Il rinvio è positivo” e “il carcere per i
giornalisti è una soluzione finale”. Ma se otterrà la fiducia, non è
detto che il premier non voglia togliersi un altro sfizio.
Il ministro della Giustizia, Nitto Palma (FOTO ANSA)
A RISCHIO un milione di processi all’anno
L’Anm: “Amnistia
mascherata”
prescrizione breve è “un’amnistia permanente”. È netto, il preLnelasidente
dell’ Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara,
denunciare il disastro che provocherebbe l’ultima norma “ad
premier”. Ricorda anche che il disegno di legge “è in contrasto con
i pronunciamenti a livello europeo, i quali invitano l'Italia a garantire la certezza dei procedimenti, soprattutto nei confronti di
quella tipologia di reati come la corruzione, già di per sè a prescrizione breve”. Non ci sono dati ufficiali su quanti processi si
estinguerebbero con la nuova legge, ma il segretario dell’ Anm,
Giuseppe Cascini, parla di “Un milione di processi all’anno”. La
stima è basata su un ragionamento: attualmente 300 mila processi
all’anno vanno al macero grazie a un’altra legge ad personam, la ex
Cirielli, che ha già ridotto – e in molti casi dimezzato – i tempi di
prescrizione per diversi reati. Se sarà approvata la prescrizione breve, prosegue Cascini, “si moltiplicheranno i ricorsi in appello proprio per guadagnare tempo e arrivare all’obiettivo: la prescrizione”. Il segretario dell’Anm, sottolinea, che a beneficiare di questa
norma sarebbero fondamentalmente “I colletti bianchi. Gli incensurati accusati di reati molto gravi quali la corruzione, la bancarotta, il falso in bilancio e l’evasione fiscale”.
Antonella Mascali
BEPPE PISANU Un democristiano buono per ogni ribaltone
Il Dinosauro da undici legislature
di Marco Travaglio
no dei Tre dell’Avemaria, impreUavanza,
scindibile traino del nuovo che
è Beppe Pisanu, senatore del
Pdl. Su di lui, oltreché su Scajola e Formigoni, si appuntano le speranze di
molti che sognano il ribaltone. Speranze davvero ben riposte, come dimostra la biografia di questo giovine virgulto della Nuova Politica. Nato a Ittiri
(Sassari) 74 anni fa, democristiano da
quando aveva i pantaloni alla zuava,
deputato da 11 legislature, cioè dal
1972, fu capo della segreteria di Zaccagnini (sinistra Dc) negli anni del
compromesso storico col Pci; poi sottosegretario al Tesoro e alla Difesa nei
governi Forlani, Fanfani, Spadolini,
Goria e Craxi; nel ’94 vicecapogruppo
vicario e dal ‘96 capogruppo di Forza
Italia alla Camera; nel 2001 ministro
della Verifica del Programma e poi dell’Interno nel governo Berlusconi-2 dopo le prime dimissioni di Scajola che
aveva insultato Marco Biagi appena assassinato; dal 2008 presidente dell’Antimafia.
IL PRIMO SCANDALO che lo travolge risale addirittura al 1983, per i
suoi rapporti col banchiere bancarottiere piduista Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, col gran maestro della massoneria Armando Corona
e con altri due piduisti di sicuro avvenire: Silvio Berlusconi e Flavio Carboni.
Tutto comincia nell’estate dell’80,
quando B. e Carboni brigano per regalare a Porto Rotondo una bella colata di
cemento (progetto “Olbia 2”). Carboni
ospita Pisanu e B. sul suo yacht “Punto
Rosso”. L’estate seguente Beppe fa
un’altra conquista: veleggia sulla stessa
barca di Carboni con Calvi, fresco di
condanna per reati valutari e in libertà
provvisoria. Memorabile la testimonianza di Pisanu davanti al pm milanese
Pierluigi Dell’Osso, che indaga sul crac
Ambrosiano, nel 1982, mentre Carboni
è in carcere a Lugano perché coinvolto
nelle indagini sulla fuga e la morte di
Calvi. Carboni, spiega Pisanu, era “un
interlocutore valido per le forze politiche richiamantisi alla ispirazione cattolica”. Insomma, il pio terzetto non discuteva d’affari, ma di teologia e mariologia. “Carboni – prosegue Pisanu, riuscendo a restare serio – mi disse che il
Berlusconi aveva interesse a espandere
Canale5 in Sardegna, talché lo stesso
Carboni si stava interessando per rilevare a tal fine la più importante rete televisiva sarda “Videolina” (fondata da
Nicky Grauso, ndr)”. Non solo: “Il Carboni mi disse di essere in affari col signor Berlusconi anche con riguardo a
un grosso progetto edilizio di tipo turistico denominato ‘Olbia 2’. Fin dall’inizio ritenni di seguire gli sviluppi delle
varie attività di Carboni, trattandosi di
un sardo che intendeva operare in Sardegna”. Il pio sodalizio Carboni-Pisanu
si estende poi miracolosamente all’affaire Ambrosiano. Pisanu, sottosegretario al Tesoro, scortato dall’amico Flavio, incontra Calvi per ben quattro volte. E subito dopo, l’8 giugno ’82, risponde alla Camera alle allarmate interrogazioni delle opposizioni sul colossaBeppe Pisanu (FOTO LAPRESSE)
le buco dell’Ambrosiano, aggravato dai
debiti miliardari del Banco Andino.
Niente paura – rassicura Pisanu – è tutto sotto controllo: “Le indagini esperite
all’estero sull’Ambrosiano non hanno
dato alcun esito”. La sera dopo, 9 giugno, Pisanu è di nuovo a cena con Carboni: pare che il tema della serata sia la
nomina del nuovo Procuratore generale di Milano di un giudice “amico”, Consoli, presente al convivio. L’indomani,
10 giugno, Calvi fugge dall’Italia, per finire come sappiamo. Nove giorni dopo
il governo dichiara insolvente l’Ambrosiano, mettendo sul lastrico migliaia di
risparmiatori. Pochi mesi dopo sia
l’Ambrosiano sia l’Andino fanno bancarotta. Racconterà Angelo Rizzoli alla
Commissione d’inchiesta sulla P2: “A
proposito dell’Andino, Calvi disse a me
e a Tassan Din che il discorso dell’on.
Pisanu in Parlamento l’aveva fatto fare
lui. Qualcuno mi ha detto che per quel
discorso Pisanu aveva preso 800 milioni da Flavio Carboni”. Accusa mai dimostrata, anche se il portaborse di Calvi,
Emilio Pellicani, dirà all’Espresso che
Calvi aveva stanziato – per “comprare”
il proprio salvataggio – 100 miliardi, dei
quali “poche decine di milioni” sarebbero finiti anche nelle tasche di Pisanu,
“tramite Carboni”. E aggiunge che Pisanu si interessò attivamente del progetto di cessione del Corriere della Sera
da parte di Calvi, tentando di pilotare
l’operazione “in favore dell’on. Piccoli”. Pisanu smentisce e querela Pellicani. Ma intanto si dimette dal governo
“per consentire il chiarimento della
mia posizione senza condizionamenti
legati all’incarico ricoperto”. Ascoltato
più volte volta dalla commissione Anselmi, ammetterà di avere un po’ “sottovalutato” la delicatezza di certe frequentazioni.
La quarantena dura qualche anno, poi
la resurrezione grazie al vecchio amico
Silvio. Nel 2004 Pisanu viene interro-
gato come testimone dalla Procura di
Palermo a proposito di una telefonata
intercettata il 10 gennaio di quell’anno
fra Cuffaro e B, che avvertiva il governatore di Sicilia, indagato per favoreggiamento alla mafia, che a proposito
delle indagini sul suo conto “io ho saputo qui... la ragione perché ti telefono... il ministro dell’Interno ... mi ha
parlato e mi ha detto che tutta la... è tutto sotto controllo”.
LA SERA delle elezioni del 2006, anziché presidiare il Viminale dove affluiscono i risultati dai vari seggi che ondeggiano tra una lieve maggioranza al
centrodestra e un leggero vantaggio del
centrosinistra, Pisanu si reca più volte a
Palazzo Grazioli a colloquio con B. E nei
giorni seguenti, mentre il Cavaliere rimane asserragliato a Palazzo Chigi per
un mese intero, sparando cifre all’impazzata su fantomatici “brogli” dell’Unione, il ministero di Pisanu contribuisce al caos berlusconiano annunciando
l’esistenza di ben 43.028 schede contestate per la Camera e 39.822 per il Senato. Totale: 82mila, in grado di rovesciare la nuova maggioranza di Prodi
nei due rami del Parlamento. Poi il ministro, dopo qualche giorno, ammette
candidamente che c’è stato un piccolo
“errore materiale”. I cervelloni del Viminale hanno distrattamente “sommato le schede contestate alle nulle e alle
bianche”: le contestate alla Camera
non erano 43mila, ma 2131; e al Senato
non erano 39mila, ma 3135.
Da quel momento, Pisanu entra di diritto nella lista degli “inaffidabili”. Pochi mesi dopo il suo nome compare nelle indagini su Calciopoli, per alcune telefonate (senza rilevanza penale) fatte
nel 2005, da ministro dell’Interno, a Luciano Moggi, per chiedere dall’onnipotente boss pallonaro il salvataggio della
Torres Sassari in serie C1. Missione
compiuta, anche quella.
pagina 6
Giovedì 13 ottobre 2011
L’altra loggia, Dell’Utri
in procura: non sono
il capo della P3
L’
LOGGE SENZA BAVAGLIO
inchiesta sulla P3 è in dirittura
d’arrivo, ma i tempi slittano
perché i tre più eccellenti
indagati della “società segreta” che faceva
capo a Cesare, alias Silvio Berlusconi,
hanno chiesto al procuratore aggiunto
Giancarlo Capaldo di poter dire l’ultima
parola prima di essere rinviati a giudizio.
Il primo a voler chiarire la propria posizione è
stato l’ex presidente della Corte di
Cassazione Vincenzo Carbone, che già
durante l’estate ha consegnato una memoria
con la quale ha cercato di dimostrare la sua
estraneità alle accuse più gravi: aver tentato di
pilotare il lodo Mondadori ed essere
intervenuto per accelerare i tempi del ricorso
LOGGE SENZA BAVAGLIO
campano è stato “intercettato” dai giornalisti
proprio mentre varcava la porta di Capaldo:
anche lui spera di uscire illeso dalla bufera P3.
Le accuse in realtà si sono ridimensionate: da
calunnia e violenza privata per l’affaire
Caldoro a semplice diffamazione.
E ieri, a sorpresa, si è presentato anche
Marcello Dell’Utri, accompagnato
in Cassazione di Nicola Cosentino, per
consentirgli di partecipare come candidato
del Popolo delle libertà alle elezioni regionali
della Campania.
L’ex magistrato rischia di essere rinviato a
giudizio per corruzione in atti giudiziari.
Pochi giorni fa è stata la volta dello stesso
Nicola Cosentino, il coordinatore del Pdl
P4 STRAGE THYSSEN? CHE SARÀ MAI
di Malcom Pagani
I
Frattini: “Dice: ma insomma non possiamo sempre sparare questa cosa delle elezioni, il governo deve andare avanti, ha
incoraggiato anche me (...). Sai, dice: tu
che hai questa immagine devi dirle queste cose, non possiamo fare che sfasciamo tutto hai capito?”.
LA COMPRAVENDITA
(…) Frattini: “Però voglio dire, oggi ho
fatto... ancora una volta sono andato a
questo gruppo qui, a questo mi... questo
minivertice, dove oggi il nostro era sul
dialogante cioè...”.
Bisignani: “Ah, meno male”.
GAUCCI SU “PANORAMA”
I due passano a discutere del numero di
Panorama in edicola, dove in sette pagine
sull’affaire Montecarlo, trova spazio anche un’ampia, durissima intervista a Luciano Gaucci.
(…) Frattini: “Oggi era nella... perché
evidentemente, sai, anche Gianni gli ha
detto: beh, insomma, non possiamo minacciare ogni giorno perché la paura fa
novanta. Sai ci vuole niente sull’onda della paura quei due, tre senatori che ti passano di qua e ti fanno il governo tecnico
perché alla Camera i numeri ci sarebbero
in teoria”.
Bisignani: “Certo, al Senato...”.
Frattini: “Al senato no, però se si prendono e si comprano quattro o cinque senatori, sei senatori proponendogli posti
di sottosegretario e di ministro questi si
spostano...”.
Bisignani: “E certo”.
contatti di Luigi Bisignani abbracciano un arco trasversale. Al mondo imprenditoriale si sovrappone in un
gioco di specchi riflessi, rimandi e
reciproche convenienze anche la politica. Dall’ufficio romano di piazza Mignanelli “Bisi” controlla la situazione. Tra i
suoi interlocutori fidati spicca Franco
Frattini, ministro degli Esteri del governo Berlusconi. I due parlano spesso, con
frequenza direttamente proporzionale
ai guai della compagine. Nei giorni in cui
il destino del governo Berlusconi appare
appeso a un filo, comunicare è essenziale. È il 5 agosto 2010. Alle ore 18:33, Bisignani viene raggiunto da una chiamata
dal ministero degli Esteri. Dall’altro capo del filo c’è il ministro Frattini. Le angustie del capo e i consigli di Gianni (Letta?) sono il fulcro della conversazione.
FLAVIO BRIATORE
E “BISI”
PARLANO
DELLA TRAGEDIA
DEL 2007
NELL’ACCIAIERIA
TORINESE
(SETTE OPERAI
BRUCIATI):
SE QUESTI
MAGISTRATI
FANNO COSÌ,
QUI NON VIENE
A INVESTIRE
PIÙ NESSUNO
Frattini: “Piuttosto che andare a casa fanno il ministro, no, eh”. (…)
del cazzo come lei pensa sia, allora facciamo...”.
L’amico libico
VEDI IL LEADER E POI CONTI
Che Bisignani abbia avuto soddisfazione
(plauso e tavolo “giusto” per l’amica Stefania) si evince dalla telefonata con una
persona informata dei fatti. Hafed Gaddour, ambasciatore libico a Roma. Fedelissimo di Gheddafi (poi passato con i ribelli
anti-regime durante la rivolta) e grande
amico di Luigi Bisignani. Tutto è andato come doveva. La fine della storia (primavera
araba, guerra, caduta del raìs) non era ancora nota. La conversazione tra i due è del
31 agosto 2010, di prima mattina, alle ore
9:28.
(…) Bisignani: “Che bello vederti ieri sera
lì, con la tua tunica, ero così contento per
te, guarda, a me mi fregava solo di te, il resto
non me ne fregava niente”.
Gaddour: “Grazie (…) ti ha chiamato la
Prestigiacomo?”.
Bisignani: “Mi ha mandato un messaggio
stanotte, perché che le hai detto?”.
Gaddour: “Sì, tutto, le ho fatto vedere il
leader, hanno parlato, hanno fatto la fotografia (…) l’ho invitata a Tripoli, le ho detto
che si fa il protocollo, tutto quello che vuole (…) poi lei è stata veramente contenta,
poi con la Gelmini, tutti li ho fatti parlare,
uno a uno, poi tutti i ministri con lui hanno
voluto fare la foto (...)”.
Il gran giorno è arrivato. Tra hostess,
amazzoni e tende piantate nel verde delle
pubbliche ville di Roma, il dittatore libico
Muammar Gheddafi calcherà il suolo patrio. Il governo Berlusconi si stringe al Colonnello come un sol uomo. Bisignani rimane nell’angolo. Il suo ruolo, all’apparenza minore, è regalare un sorriso al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, preoccupata di rimaner fuori dal giro
che conta. Allo scopo chiama, a più riprese, Alessandra Maleci, coinvolta nel cerimoniale per la visita del leader dell’ex Africa italiana. La prima volta alle 15:03 del 30
agosto 2010.
(…) Maleci: “Cioè lui mi ha detto che ci
sono quasi tutti i ministri più importanti,
appunto, da Brunetta, Prestigiacomo, Maroni, Frattini (…). Ho chiamato il mio tecnico che sta là di chiamarmi appena arriva
il cerimoniale per farti sapere (…), per farti dire tutti i nomi dei ministri (...), ma ti
servono tutti?”.
Bisignani: “No, non, no mi serviva sapere
dove avevano messo perché... in che tavolo avevano messo la Prestigiacomo (…)
pare che sia un tavolo scamuffo, dovevo
vedere di fare un accordo lì sull’ambiente,
allora volevo capire...”.
“UN TAVOLO DEL CAZZO…”
Pochi minuti dopo, Bisignani ottiene la risposta che cercava. Sono le 15:14 del 30
agosto.
(…) Maleci: “Ecco, allora, dunque, scusa,
dal mio omino che sta lì mi dice che lei sta
al tavolo con la Letizia Moratti”.
Bisignani: “Sì, sì quello lo so. Ma come è,
un tavolo buono?”.
Maleci: “Il vicesindaco di Roma Cutrufo
(…) e un certo Gasparri lui dice che...”.
(…) Bisignani: “Bisognava capire se è un
tavolo giusto o no, perché se è un tavolo
Morti a Torino
Flavio e Gigi. Gigi e Flavio. Grande amico
di Luigi Bisignani è Flavio Briatore. I due
dormono poco, si svegliano presto e si telefonano instancabilmente, fin dalle prime ore del giorno. Lo dimostra una conversazione del 3 settembre 2010 alle ore
7,33. Bisi&Briatore affrontano argomenti
distanti tra loro, ma uniti da un unico comun denominatore. Gli affari. Prima discutono di processo breve. Bisignani biasima gli attacchi a Fini perché, sostiene,
sarebbe stato più saggio aspettare il via
parlamentare al processo breve. Aver iniziato la demolizione dell’antico alleato
prima di aver ottenuto il salvacondotto, è
rischioso e poco lungimirante.
(…) Briatore: “Perché il processo a breve… qual è il problema del processo a
breve?”.
Bisignani: “È che se quelli di Fini non lo…
non lo votano, non ci stanno i numeri e
non passa”.
Briatore: “E allora?”.
Bisignani: “E allora lui fa il processo normale con le regole che ci stanno e nel processo lui si piglia cinque anni e l’interdizione dai pubblici uffici, capito?”.
Esaurito l’argomento Fini, il duo riflette
dolente sullo stato delle cose. La condanna
dei vertici ThyssenKrupp, ad esempio, li
nausea. I sette operai morti nella strage dell’acciaieria a Torino certo colpiscono, ma
l’importante è investire in Italia e con magistrati come Raffaele Guariniello, il sistema si blocca.
(…) Briatore: “Comunque il Paese è allo
sbando, sì, il Paese è allo sbando guarda”.
Bisignani: “Non si può far niente, non viene a investire nessuno eh”.
Briatore: “No, ma la gente scappa, la gente ha paura”.
Bisignani: “Ma per forza la gente ha paura,
l’Agenzia delle Entrate che rompe il
cazzo a chiunque”.
Briatore: “No ma poi c’è un clima di, di...
la Finanza che è diventata di un’aggressività bestiale (…) e poi non sai il problema
qual è, in un Paese così non ci sono regole
(…): è peggio dell’Africa perché dipende
sempre da uno, poi c’è un magistrato domani…sai parlavano, questi qui della Thyssen, no? (…) Gli hanno inquisito il presidente (…), mi sembra che la Thyssen la
prossima volta che fa un investimento, l’ultimo Paese che lo va a fare è l’Italia”.
Bisignani: “Sì, sì, sì”.
Briatore: “Ha inquisito tutti quanti, capisci? Cioè mandato di... avviso di garanzia al
presidente, al vicepresidente della Thyssen”.
“LA GENTE SCAPPA
LA GENTE
HA PAURA”
“PER FORZA:
L’AGENZIA
DELLE ENTRATE
CHE ROMPE
IL C...
A CHIUNQUE”
“POI LA FINANZA
CHE È DIVENTATA
DI
UN’AGGRESSIVITÀ
BESTIALE”
L’uomo del Billionaire
al telefono con Bisignani:
Flavio Briatore, a fianco,
visto da Emanuele Fucecchi.
In alto, il senatore
Marcello Dell’Utri,
il deputato e coordinatore
del Pdl campano, Nicola Cosentino
e l’ex primo presidente
della Corte di Cassazione
Vincenzo Carbone
Bisignani: “Pazzesco”.
Briatore: “Per
questa roba qui,
va bene, è successo l’incidente – inc. – però
tu non puoi fare
tutti questi mandati di garanzia a
tutti quanti, li ha
fatto a diciotto
persone della
Thyssen (…) e tu
pensa a questo
qui, al presidente
della Thyssen, domani mattina gli parlano di un investimento in Italia”.
Bisignani: “Manda a ‘fanculo tutti’, ma che gli frega, ma certo”.
“LA SCEMA COL CULO MIO”
Parlano spesso tra loro anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Micciché e Luigi Bisignani. Di particolare interesse è la conversazione del 22
novembre 2010 a mezzogiorno. I due discutono di correnti nel Pdl, di voti in commissione e poi di una protetta del faccendiere, presumibilmente il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Lei si
era lamentata con Bisi. Lui la difende mentre Micciché, conterraneo di Prestigiacomo, verga un inelegante giudizio che molto deve a Stefano Ricucci.
(…) Bisignani: “Ah, poi ho capito dove è
nato il malinteso con l’altra nostra eh”.
Micciché: “Cioè”.
Bisignani: “È sul fatto che lì in commissione, a proposito di emendamenti, le devono
aver fatto delle ricostruzioni sbagliate, o
comunque delle ricostruzioni che… sulle
quali poi lei è rimasta male (…).
I due continuano a discutere, Micciché spiega di non aver avuto alternativa
perché se avesse messo in votazione la pro-
dall’avvocato Guido Federico, deciso a
difendersi dall’accusa di essere il capo della
P3.
Finora aveva sempre rifiutato l’interrogatorio,
stavolta si è limitato a fare dichiarazioni
spontanee con le quali nega ogni addebito:
non sono il capo della P3.
posta spinta dalla Prestigiacomo il
partito sarebbe andato in minoranza. Bisignani insiste sulla volontà di recuperarla e Micciché
si esprime con termini duri.
(…) Micciché: “Di questo
non me ne fotte, lei è scema, e pensa di fare la scema col mio culo, si sbaglia, quella è una cosa che abbiamo
presentato
noi…”.
“UN FILM DEI
VANZINA”
Luigi Bisignani
osserva
Silvio
Berlusconi e lo
critica. Più spesso che volentieri.
Rdg
Il primo novembre 2010 ne parla al telefono con Alessandra Alecce in Carraro.
Qualche giorno prima Gianni Barbacetto
su il Fatto Quotidianoaveva rivelato l’esistenza di un’inchiesta condotta da Ilda Boccassini e adombrava la presenza, poi conclamata, di una ragazza minorenne, marocchina di nascita, la ormai nota Ruby Rubacuori.
Alecce: “Uhm... senti, ma che succede?”.
Bisignani: “Eh, un ‘casino’ pazzesco...
cioè, il problema è capire se l’indagano per
sfruttamento della prostituzione o una roba del genere, come gira nell’aria, beh, è
orribile. Se l’indagano per abuso d’ufficio
insomma un po’ meno”.
Alecce: “No, va bene, per la prostituzione
escludo, dai adesso...”.
Bisignani: “Eh, ma vogliono partire da, da,
dalla brasiliana che ha chiamato, cioè questo sono dei pazzi, eh”.
Alecce: “No, perchè io trovo grave la telefonata fatta ma poi che questo...”.
Bisignani: “Ma che bisogno c’è... di mettersi lui al telefono, cioè non ci... veramente non... guarda, se Vanzina presentava... un film con una sceneggiatura così, gli avrebbero detto: ma dai, non esagerare ora... cioè non ci si può credere”.
(2. - Continua...)
MONTEZEMOLO Quanto
piace a Bisignani mr Ferrari
sera inoltrata, il 2 dicembre 2010,
Adente
Luigi Bisignani parla con il presidella Lega di serie A e responsabile della comunicazione del gruppo Unicredit, Maurizio Beretta. I due
discutono di Luca Cordero di Montezemolo. L’aspirante politico targato Ferrari è stato da Fabio Fazio a Che
tempo che fa: il suo affondo al governo ha prodotto titoli di giornale a nove colonne: “Il Governo? Cinepanettone verso la fine”.
(…) Bisignani: “Senti un po’, ho visto Luca prima della trasmissione, le
cose insomma, mi pare che abbiamo
fatto bene”.
Beretta: “(…) Lui l’ha fatta meglio
di come hanno messo i giornali, perché quella storia lì del “cinepanetto-
ne”, poi nel sito gli hanno messo governo, invece lui era proprio su un
ciclo politico”.
Bisignani: “Sì, sì, lui me l’ha detto,
però io l’ho avvertito prima, insomma era tutto… tutto in linea”.
Beretta: “Bene, bene, anzi poi speriamo di guadagnare questi due anni, diciamo che è utile questo no?”.
La conversazione prosegue e Bisignani, informatissimo, fa sapere a
Beretta che l’As Roma dovrebbe essere rilevata da un magnate estero.
(…) Bisignani: “Per la Roma non ci
sono problemi, eh. Adesso dovrebbe scrivere con uno che prende…
prende, prende l’Italpetroli”.
Beretta: “Ah, addirittura, quindi
uno straniero diciamo”.
Fumetto di Emanuele
Fucecchi
pagina 8
Giovedì 13 ottobre 2011
BENVENUTI AL SUD
MOLISE AL VOTO, B. NON CI METTE
NEANCHE LA FACCIA
E il Governatore uscente Iorio promette l’impossibile
ai ai 24 anni al 30%, e Moody’s
declassa la regione di 2 punti,
da A2 a Baa1. Un crollo che non
ha affatto spaventato il governatore e i suoi uomini. “Moody's non è l'Apocalisse”, ha tuonato l'assessore al Bilancio.
La campagna elettorale di Iorio. Peccato che dal camion si siano dimenticati di cancellare la scritta “noleggiami”
di Enrico Fierro
inviato a Campobasso
ichele Iorio inaugura
tutto. Salta da un capo
all’altro del Molise per
tagliare nastri, anche
quello della scuola di Vinchiaturo, che non ha ancora il collaudo, ma va bene lo stesso. Basta dimenticare che siamo nella terra di San Giuliano di Puglia, il paese del terremoto che
nove anni fa ridusse in macerie
una scuola intera e uccise 27
bambini e la loro maestra. Istituti scolastici, reparti di chirurgia in ospedali sull’orlo della
chiusura, a Pietrabbondante il
primo lotto del museo archeologico, c’è solo la vetrata e poi
il vuoto assoluto. Ma va bene
così. E poi strade, viadotti, raccordi, bretelle di collegamento: la Fondovalle Rivolo è una
incompiuta, gli inizi dei lavori
risalgono al 1971, ma ora si è
stappato lo champagne, finalmente. C’è solo un piccolo
M
problema: non è ancora percorribile. E poteva mancare la
madre di tutte le promesse?
No. Ed ecco spuntare l’aeroporto, uno scalo in piena regola, con hostess e steward, aerei
e sale di imbarco per una regione di 309 mila abitanti, la seconda più piccola d’Italia. Per
il momento il tutto è solo virtuale, ma c’è già una delibera
regionale approvata il 12 settembre.
DOMENICA e lunedì prossimi si vota in Molise e le promesse sono un diluvio. Qui governa
da sempre indisturbato Michele Iorio, governatore dal 2001 e
politico di eterno corso. Iniziò
nella Dc, corrente di base, quella che guardava a sinistra, prima
di approdare alla corte di Berlusconi. Deve vincere Iorio,
perché quello del Molise è l'unico test elettorale vero di questi mesi di disfacimento del berlusconismo, se sbanca come
cinque anni fa (60 a 40) può of-
frire a Berlusconi una boccata
d'ossigeno. Trecentomila abitanti, poco più di 200 mila elettori, un Consiglio regionale tra i
più costosi d'Italia (un consigliere guadagna sui 10 mila euro al mese, il governatore 144
mila 456 euro l'anno), sedi di
rappresentanza a Roma e Bruxelles e la spesa pubblica diventata un pozzo senza fondo.
L'apparato regionale grava sulle tasche dei molisani per 163,6
euro l'anno. Nel frattempo il deficit sanitario negli ultimi dieci
anni è arrivato alla cifra astronomica di 600 milioni, 85 quello calcolato per il 2010. Conseguenze per i cittadini, che si vedono chiudere ospedali a raffica e spendono 90 milioni di euro l'anno per curarsi fuori regione, tasse alle stelle: 1.975
euro per abitante di Irpef e Irap.
Una tassazione che Bankitalia
giudica “ben al di sopra dei livelli massimi vigenti”. Cala il
Pil, -0,6, sale la disoccupazione
totale, 12,4, svetta quella dai 15
TRANQUILLISSIMO, Iorio
campeggia col suo faccione,
appena smagrito dal Photoshop, su manifesti giganteschi,
spot televisivi e santini elettorali. “La forza dell'esperienza”,
è il suo slogan. Sotto la scritta il
simbolo del Pdl e nessun riferimento a Berlusconi. Che a differenza delle altre campagne
elettorali, da queste parti non si
è visto e non si vedrà. “Sta attraversando una fase difficilissima”, lo giustifica l'amico Iorio.
La verità è che il governatore-re
del Molise, per la prima volta
deve sudarsi la vittoria. Il Cavaliere non è più un marchio che
tira, meglio riempire le liste di
medici, assessori uscenti, capi
dipartimento della sanità, imprenditori amici. Se la parola
d'ordine è vincere, non si può
perdere tempo con i processi
(Iorio ha una condanna della
Corte dei conti per lo spreco
dei fondi del terremoto, è coinvolto in inchieste sulla Turbogas, per le consulenze sanitarie, per lo Zuccherificio del Molise, e per lo scandalo di Termoli Jet, un catamarano che avrebbe dovuto collegare le coste
molisane con la Croazia e arrugginisce nel porto). Per l'ultima
udienza del processo “Bain &
Nei manifesti
elettorali è
sparito il nome
del premier
Candidato del
centrosinistra
è un ex forzista
Company”, una storia di consulenze affidate alla multinazionale dove lavora il figlio, ha
chiesto il legittimo impedimento per la campagna elettorale. I
giudici, ovviamente, gli hanno
risposto che non se ne parla.
E il centrosinistra? Annusa la
possibile vittoria. Candidato
governatore è Paolo di Laura
Frattura, ex presidente della
Camera di Commercio. Ha vinto le primarie e ha conquistato
anche la fiducia di Sel e degli ex
comunisti che hanno di colpo
dimenticato il suo passato forzista a fianco di Iorio. “Non ho
rapporti politici col centrodestra dal 2001 e già nel 2009 feci
un’analisi profetica sullo scandalo della sanità in Molise”, dice oggi, bollando la lunga stagione di Iorio come “governo
della vergogna”. “Dobbiamo
vincere e Paolo può farci conquistare il voto moderato”, dice
Massimo Romano, candidato
alle primarie del Pd e competitor di Frattura assieme a Michele Pietraroia.
ANCHE Di Pietro, che inizialmente aveva qualche perplessità, sostiene l'ex presidente della Camera di Commercio. Unico neo: ha candidato il figlio
Cristiano, una scelta che gli ha
fatto perdere di colpo l'intera
sezione Idv di Termoli. Lo slogan dell'aspirante consigliere
regionale è “Svegliati Molise”,
ed è proprio una gigantesca
sveglia a campeggiare sui manifesti assieme al suo faccione.
Sotto la scritta “Scrivi Di Pietro”. Basta il cognome. Di manifesti sono tappezzati i muri da
Isernia a Campobasso. “Avanti
popolo, abbattiamo la diga del
clientelismo”, incita così gli
elettori Giovanni Mucco (Idv),
che sui santini specifica di essere il “Guerriero sannita”.
“Amico automobilista, ti puoi
fidare”, scrive un candidato
Pdl. La campagna di Iorio&C. è
piena di “fidati”, “affidabile”,
“Insieme per continuare”. Come prima, come sempre. Tra
sprechi e scandali.
Rostagno scoprì gli interessi della mafia sui rifiuti
LA DEPOSIZIONE DELL’EX CAPO DELLA MOBILE DI TRAPANI AL PROCESSO PER LA MORTE DEL GIORNALISTA
di Rino
Giacalone
el 1988 la mafia trapanese aveva
Nrisultati
messo le mani su uno degli affari
tra i più lucrosi della storia
di Cosa Nostra in Sicilia occidentale: il business dei rifiuti, solidi urbani e speciali, smaltimento, trasporti, ciclo del riciclaggio, anche
la costruzione di mega impianti.
Fiumi di denaro, miliardi di vecchie
lire, tanto da far dire una cosa precisa al capo mafia dell’epoca, Vincenzo Virga, il boss che avrebbe fatto in provincia di Trapani il “portavoce” dell’allora manager di Publitalia e fondatore di Forza Italia,
senatore Marcello Dell’Utri. A proposito dell’appena realizzato impianto di riciclaggio di Trapani,
pronto già nel 1988 ma mai entrato
completamente in funzione, Virga,
che lo gestiva tramite società paravento, ai suoi accoliti ne spiegava il
funzionamento con una frase a effetto: “Trasi munnizza e nesci oro”.
Ed era proprio così.
Solo che questa realtà di connessioni tra mafia, impresa, affari, con
di mezzo la politica e tanti “piccio-
li”, verrà scoperta anni dopo con le
indagini della Squadra Mobile. Perché già qualche anno prima del
1988 e fino al 1994, Vincenzo Virga
era un imprenditore insospettabile.
MAGISTRATI e investigatori cercavano ancora il suo predecessore,
Totò Minore, ma nessuno di loro sapeva che Minore era stato strangolato e sciolto nell’acido nel novembre del 1982 per ordine di Totò Riina, e che nel 1985 Francesco e Matteo Messina Denaro
per ordine di Bernardo Provenzano
avevano messo Vincenzo Virga a capo
del mandamento di
Trapani. In quel
1988 a Trapani a
parlare dell’anormalità
diventata
normalità era un
giornalista di quelli
senza tessera, Mauro Rostagno, ex sessantottino, ex di
Lotta continua, che
dagli schermi di una tv privata, Rtc,
parlava di immondizia e la gente lo
ascoltava. Non ne parlò per tanto
tempo, fu ammazzato la sera del 26
settembre 1988.
Agli atti del processo per il suo delitto, in corso dinanzi alla Corte di
Assise di Trapani, con due conclamati mafiosi come imputati, Vincenzo Virga e Vito Mazzara, mandante e
killer, ci sono appunti di Rostagno,
dove sono scritti nomi che anni dopo risulteranno coinvolti nell’affare
dei rifiuti, negli appalti pilotati. Rostagno, che in tv
aveva tirato fuori
l’alleanza mai svelata prima tra i mafiosi di Catania e quelli
di Trapani, prendeva appunti che conservava gelosamente. Il panorama di
quegli anni ‘80 a
Trapani e tutto
quello scoperto nei
20 anni a seguire è
stato spiegato ieri ai
giudici dall’ex dirigente della Squadra
Nel 1988 tutti
cercavano
il boss Minore,
non sapendo che
il nuovo capo era
l’imprenditore
Vincenzo Virga
Mobile di Trapani, Giuseppe Linares, oggi dirigente dell’Anticrimine.
“Rostagno era tra i giornalisti una
voce fuori dal coro, era circondato
dai lupi e i lupi lo hanno azzannato”.
Linares nel 2008 ha ottenuto dalla
Dda di Palermo una delega per fare
nuovi accertamenti sul delitto.
SI È SCOPERTO che nel fascicolo
mancava una comparazione balistica con altri delitti commessi nel trapanese. Sono saltate fuori due stesse
armi, un revolver e un fucile calibro
12, una serie di analogie con altri
omicidi, e poi un nome, quello di
Vito Mazzara, uno dei tiratori della
nostra Nazionale di tiro a volo, che
però, più che al piccione, tirava ai
“cristiani”. Vito Mazzara è stato condannato all’ergastolo per efferati delitti, tutti commessi allo stesso modo. La testimonianza di Linares è stata apprezzata dai pm Paci e Del Bene, poiché “ha ricostruito un quadro
investigativo oggi fondato su sentenze passate in giudicato e sottolineato ai giudici la serialità di quei delitti
che portano la firma di Mazzara, secondo noi Rostagno compreso”.
N
COMIZI D’AMORE
Santoro, raggiunti
400 mila euro
L’
associazione
Servizio
pubblico, che fa parte
del nuovo
programma “Comizi
d'amore” di Michele
Santoro, sostenuto dal
Fatto, ha raggiunto
400 mila euro di
donazioni. Lo
comunica Giulia
Innocenzi in un video
sul sito.
INQUINAMENTO
Dati falsi,
due arresti all’Arpab
L’
impianto di
termovalorizzazione
dei rifiuti “Fenice” di
Melfi (Potenza) ha
inquinato le falde
acquifere almeno dal
2002, ma l’Arpab
Basilicata non ha
comunicato i dati
sull’inquinamento
ambientale agli enti
pubblici lucani: con le
accuse di disastro
ambientale e omissione
di atti d’ufficio, sono finiti
ai domiciliari l’ex
direttore generale e il
coordinatore del
dipartimento provinciale
dell’Arpab, Vincenzo
Sigillito e Bruno Bove.
CASO SCAZZI
Pg Cassazione
processo a Potenza
I
l processo sul delitto di
Sarah Scazzi, la 15enne
uccisa il 26 agosto 2010 ad
Avetrana, deve essere
trasferito a Potenza. Lo ha
chiesto il sostituto
procuratore generale
Gabriele Mazzotta ai
giudici della prima
sezione penale della
Cassazione sollecitando
l’accoglimento del
ricorso presentato dai
legali di Sabrina Misseri,
accusata con la madre
Cosima Serrano, di
concorso in omicidio
volontario, sequestro di
persona e soppressione
di cadavere.
Determinanti le
intimidazioni subìte dalle
persone coinvolte.
BRINDISI
In manette
18 disoccupati
Con le accuse di violenza
privata aggravata,
arbitraria invasione e
occupazione di aziende,
sabotaggio e interruzione
di servizio pubblico, la
Digos di Brindisi ha
arrestato 18 componenti
del Comitato dei
disoccupati. Tra i
destinatari dei
provvedimenti vi è il capo
storico dei Cobas. Le
indagini sono partite a
marzo dopo
l’occupazione della
Monteco, la società che
compie il servizio di
raccolta di rifiuti solidi
urbani.
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 9
VITE PARALLELE
I SOLDI DI RUBY
per farmi ritirare
la denuncia
Katia Pasquino accusò
la marocchina di furto
di Lorenzo
Galeazzi
e Davide Vecchi
Milano
a Polizia mi ha sbattuto fuori di casa, non so
neanche dove dormire”. C'è Nicole Minetti, l’ex valletta e igienista
dentale che è arrivata in
consiglio regionale, e c'è
Katia Pasquino, che martedì è stata sfrattata perché
non pagava l'affitto e sbattuta in mezzo a una strada
da agenti della Polizia. Loro
rappresentano i due estremi dello tsunami generato
da Karima el Mahroug, più
nota come Ruby Rubacuori. Minetti e Pasquino, due
universi paralleli che però
si incrociano, senza saperlo, quando diventano le
due protagoniste della notte del 27 maggio 2010.
Quando la marocchina viene fermata, portata in questura e liberata dopo le
pressioni del premier che
la spaccia per la “nipote di
Mubarak”. Per questo il
presidente del Consiglio è
oggi rinviato a giudizio per
concussione e prostituzione minorile.
L
sfrattato”. Ma Ruby non si è
limitata a questo. La marocchina “mi ha fregato due
volte: perché mi ha anche
convinto a ritirare la denuncia garantendomi che mi
avrebbe ridato tutti i soldi e
invece non mi ha mai dato
niente”, si sfoga Katia. Che
per la prima volta ricostruisce quanto accaduto dopo
la notte del 27 maggio e acKatia
Pasquino è
una delle
protagoniste,
assieme a
Nicole
Minetti,
della notte
in Questura
di Ruby
Lo scambio mancato: “Dopo l’arresto era sparita,
poi mi ha cercato. Mi ha garantito che mi avrebbe dato
50mila euro per il mio silenzio”
cusa anche il suo legale dell'epoca: Roberto Tropenscovino, presentatole da
Mora, dice. “Fu Lele a dirmi
di andare da lui e di Mora io
mi fidavo perché è sempre
stato molto gentile con me
e mi aveva consigliato di denunciare Ruby dicendomi:
‘Quella lì è una pazza, denunciala’”. Eppure “mi hanno truffato: Ruby, Mora,
Tropenscovino. Ora sto cercando di capire se posso denunciarla di nuovo, perché
mi ha rovinato la vita”.
SU UNA PANCHINA
dei giardini pubblici “Indro
Montanelli” a Milano, Katia,
tra una sigaretta e una telefonata alle amiche in cerca di un posto dove trascorrere la notte, racconta. “Dopo il suo arresto, Ruby era
sparita da Milano. Poi a marzo è tornata e mi ha cercato.
È stata molto gentile, si è
scusata e mi ha garantito
che mi avrebbe ridato tutto
La notte in Questura
con la Minetti
“
Vivevamo
insieme, mi sono
fidata di lei. Non
ho visto un euro
e ora la polizia
mi ha anche
sfrattata
quello che chiedevo: 50 mila euro e i danni morali, io
come una stupida mi sono
fidata”. E invece “appena
ho accettato lei mi ha portato dal suo avvocato (Paola
Boccardo, ndr) e dallo studio ho chiamato il mio legale, Tropenscovino”. Per
farti raggiungere? “No, perché non mi fidavo: volevano che ritirassi la denuncia,
ma non avevano alcun documento in cui era scritto
che mi avrebbero pagata,
gli accordi erano questi. Così ho telefonato al mio avvocato per dirglielo, ‘guarda che qui non c’è scritto
niente dei miei soldi’”. E
lui? “Mi ha detto di fidarmi,
che era tutto a posto e di
ritirare la denuncia che poi i
soldi me li avrebbero dati”.
Katia si fida. E, accompagnata sempre e solo dal legale di Ruby, va a ritirare la
denuncia a carico della minorenne
El
Mahroug.
“Quando pochi giorni dopo
vado a chiedere i soldi che
mi avevano promesso loro
mi rispondono che non mi
danno un bel niente e mi
consegnano una lettera in
cui è scritto proprio nero su
bianco”.
Oggi Katia si ritrova senza
casa “e senza lavoro”, si lamenta. “Pensare che io ad
Arcore non ci ho mai neanche messo piede, Berlusconi non l’ho mai visto né conosciuto; eppure di tutte le
ragazze coinvolte, in un modo o nell’altro, io sono l’unica che ha avuto delle conseguenze negative da tutta
la vicenda e mi ritrovo an-
che a dover tornare dagli inquirenti, ma io con questa
storia non c’entro nulla”.
Ma è considerata una testimone chiave almeno per
quanto riguarda la vita che
Ruby conduceva a Milano:
le due vivevano insieme e i
pm hanno già sentito più
volte Katia. “L’ultima volta è
stato il 7 luglio scorso, mi
hanno anche detto che ci
sono delle foto che mi ritraggono in giro con lei e mi
hanno chiesto cosa mi raccontava quando andava ad
Arcore”.
LA MAROCCHINA di
confidenze a Katia ne ha fatte molte. “Mi diceva che faceva sesso con il presidente
Berlusconi e almeno due
volte mi ha telefonato dicendomi che era ad Arcore e si
annoiava, ma io non le ho
mai creduto”, ricorda Katia.
Ma oggi, a distanza di mesi e
soprattutto con i riscontri
trovati dagli inquirenti della
frequentazione di villa San
Martino da parte di Ruby,
Katia è costretta a riconoscere la realtà, dice. “Una cosa che mi ha sempre stupito
è la quantità di soldi che aveva; lei diceva che glieli davano i genitori, a volte ha
detto che arrivavano dal presidente. Oggi devo credere
che quello che mi raccontava era vero. Mi ricordo che
una sera le scattai una foto:
lei era sdraiata sul letto e aveva un ventaglio di banconote da 500 euro”.
Oggi l’intervista integrale a Katia Pasquino sarà visibile sul fattoquotidiano.it
”
LAVITOLA chiesta revoca arresto
Nuova perquisizione all’Avanti!
Valter Lavitola non ci sono i gravi inPdelerdizi
di colpevolezza sulla consumazione
reato di induzione a mentire. Per questo
motivo, la Procura di Bari ha chiesto al gip di
revocare la misura restrittiva emessa a carico del faccendiere latitante. La richiesta
del pm Pasquale Drago al gip Sergio Di Paola comincia con un’annotazione che fa riferimento alla “complessa” vicenda procedurale che ha indotto la pubblica accusa a
chiedere al giudice la revoca dell’arresto di
Lavitola dopo “matura e sofferta riflessione”. Nella richiesta del pm, a quanto si apprende, è scritto che è necessario capire
esattamente come si è svolta la vicenda relativa alla consegna del danaro che il pre-
QUELLA SERA Berlusconi era a Parigi e non poteva
intervenire. Così allerta Minetti. È con lei che Ruby
quel giorno esce dalla questura, dove era entrata alcune ore prima insieme con
Katia Pasquino. È lei che
aveva presentato la denuncia di furto: “Vivevamo insieme e mi ha rubato i soldi
che servivano a pagare l'affitto”. Per questo, racconta
Katia, “martedì mi hanno
mier, Silvio Berlusconi, ha consegnato a
Gianpaolo Tarantini con la mediazione di
Lavitola. Intanto, nuova perquisizione dei
pm napoletani nella sede dell'Avanti, il quotidiano socialista diretto fino a poco tempo
fa da Valter Lavitola. La perquisizione, durata molte ore, è stata eseguita da agenti della Gdf alla presenza del pm Vincenzo Piscitelli che, con Francesco Curcio ed Henry
John Woodcock, indaga sui fondi per l'editoria ricevuti dal governo, troppo alti rispetto alla diffusione del giornale. Ma anche sulla pubblicità di cui usufruisce la testata e che, secondo l'accusa, potrebbe mascherare un giro di tangenti. E' la seconda
R.D.G.
perquisizione in tre settimane.
Clamoroso a Roma, Il Male espugna piazza del Gesù
LA REDAZIONE DI VAURO E VINCINO PRENDE POSSESSO DEL PALAZZO EX DC. AL PCI È TOCCATO IL RIFORMISTA, AL PSI L’AMICO VALTERINO
di Chiara
Paolin
l’antipolitica va di moda, a
SunaeRoma
il postpartitismo è già
solida realtà immobiliare,
con evidente deriva mediatica.
In effetti, la notizia è tosta: in
questi giorni il Male sbarca in
Il palazzo di piazza del Gesù (FOTO OLYCOM)
piazza del Gesù, Vauro e Vincino finiscono al posto di Andreotti e Cirino Pomicino, il settimanale più caustico degli ultimi trent’anni - pause incluse s’infila nella sede storica della
morbidosa Balena Bianca. Dopo il lancio del primo numero,
per festeggiare l’ottimo risultato in edicola (copie esaurite in
tutta Italia), il Male reloaded ha
deciso di prender casa in un luogo altamente simbolico: nel
centro di Roma, a due passi dai
palazzi del potere e dei quartieri generali dei principali partiti
italiani, davanti alla immacolata
e austera Chiesa del Gesù che
vanta l’immancabile mito profano. Perché in piazza tira spesso un bel vento, e vuole il mito
che non si tratti delle correnti
d’aria in ascesa verso il Campidoglio, ma della furiosa lite tra il
diavolo e il vento, incontratisi
proprio lì sul selciato, e separati
dalla cattiveria del cornuto: lui
si rifugiò dentro il portone, il
vento l’aspetta girando fuori, invano.
LA REDAZIONE, spazzolata
dall’aria fresca, darà ogni giorno
il peggio di sé. “Torna il Male, torna la Dc, torna Craxi!” ha battezzato l’evento Vauro, sapendo di
poter sempre contare sui fantasmi della Prima Repubblica, le
anime dannate del pre e post Tangentopoli che vagano in palazzi
ormai destinati a uso mediatico.
Il Bottegone, per esempio, è dal
2009 sede del Riformista: già sede
del Partito Comunista, il severo
palazzo delle Botteghe Oscure
deve ora vedersela coi guai dei
contributi pubblici all’editoria
(secondo il Tar l’editore-onore-
vole Angelucci deve restituire 10
milioni di euro, pagando pure
una multa personale da 100mila
euro) rielaborando una visione
decisamente light della sinistra
(nonostante la direzione del migliorista Pci, Emanuele Macaluso) nelle sacre stanze dove passarono uomini liberi come Berlinguer e gente tutta d’un pezzo
come il compagno G.
ANCOR PIÙ plastica la trasformazione visibile in via del Corso
117, affollata casa romana del Psi
ai bei tempi del Pentapartito. Nel
1993, subito dopo le monetine,
l’abbandono frettoloso delle
truppe: “Cercheremo una sede
più piccola. L' edificio di via del
Corso per la gente materializza il
Partito socialista che ha occupato lo Stato" spiegò allora un coscienzioso Ottaviano Del Turco.
Uomo esperto e saggio, che tuttavia non avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto
qualche decennio più tardi in
quei locali riutilizzati come redazione de l’Avanti.
Secondo i magistrati del caso Tarantini, Valter Lavitola, il direttore, faceva del quotidiano un’attività di copertura, dato che affari
ben più interessanti - dal commercio ittico ai sollazzi della Presidenza del Consiglio - riempivano di buoni propositi le faticose
ore al desco. Ora Lavitola non c’è
più in via del Corso, ma a tenere
alta la bandiera è rimasta l’Opinione, quotidiano ivi insediato
che ha ricevuto nel 2010 due milioni di euro in contributi all’editoria ma che, secondo il bilancio, costa un milione di euro l’anno solo per il personale. La tradizione, innanzitutto.
pagina 10
Giovedì 13 ottobre 2011
ECONOMIA
UNA TASSA
CHIAMATA
CONFINDUSTRIA
Gli imprenditori si lamentano:
troppi costi, pochi servizi
di Vittorio
Malagutti
Milano
onfindustria “va riformata”, ci sono troppe
“spese di rappresentanza”, “bisogna organizzare meno passerelle e convegni costosi”. E poi basta con
“le missioni pletoriche” all’estero. Domanda: chi ha pronunciato queste frasi secche e
impegnative? Un Brambilla
padano che se la prende con
gli sprechi romani dell’associazione degli industriali?
Neanche per sogno. A predicare la riforma, a chiedere a
gran voce meno burocrazia e
più servizi agli associati, è stata proprio lei, Emma Marcegaglia, la numero uno di Confindustria. Lo ha fatto in un’intervista di pochi mesi fa. Come dire: io ci sto provando,
ma le resistenze all’interno
dell’associazione sono fortissime. Fin troppo facile interpretare quelle parole come
un goffo tentativo di smarcarsi dalle pressioni delle migliaia di padroni e padroncini,
che vedono il loro sindacato
C
come un ente sempre più inutile e costoso.
Adesso però il tema della pletorica struttura di Confindustria è diventato uno degli argomenti preferiti di chi si è
messo in testa di dare il colpo
di grazia alla già traballante
leadership della Marcegaglia
per spianare la strada all’uno
o all’altro dei candidati alla
successione, una rosa che al
momento comprende Alberto Bombassei, Giorgio Squinzi e Andrea Riello. Così, quando martedì scorso perfino
Carlo De Benedetti si è lascia-
L’ultima critica
da De Benedetti
La riforma
interna al centro
dello scontro
sul dopo
Marcegaglia
to sfuggire una mezza frase
sui costi “oltre 500 milioni
l’anno” degli apparati confindustriali a cui “non corrisponde un ritorno sufficiente”, tutti hanno pensato che anche
l’Ingegnere avesse definitivamente abbandonato al suo destino la presidente uscente.
Una versione smentita con
decisione dal diretto interessato.
SOLO che adesso ad alzare la
voce ci sono anche quelli che
vengono liquidati come i berlusconiani. Imprenditori come il bergamasco Giorgio Jannone, parlamentare del Pdl,
che se n’è andato da Confindustria dopo l’attacco della
Marcegaglia
al
governo.
“Quando si parla di costi e di
tagli, forse e' bene farlo per
primi in casa propria, anche
nel mondo delle associazioni”,
ha detto Jannone annunciando l’uscita dall’associazione
degli industriali.
Già, i tagli, facile a dirsi. Confindustria è una galassia forte
di oltre 140 mila imprese che
comprende 260 associazioni
Emma Marcegaglia (FOTO LAPRESSE) e Carlo De Benedetti (FOTO EMBLEMA)
di categoria oppure territoriali, con almeno 5 mila persone
a libro paga e costi che si aggirano attorno ai 530 milioni
all’anno. Il contributo degli associati viene calcolato in base
al numero di dipendenti. La
Fiat di Sergio Marchionne, che
se n’è appena andato sbattendo la porta, risparmierà circa 5
milioni l’anno.
Sono tutte cifre ufficiose, perchè Confindustria non pubblica i propri bilanci. Di sicuro
però l’organizzazione sul territorio non è esattamente un
mostro di efficenza. Gli imprenditori, dal Nord al Sud, si
lamentano di non ricevere servizi adeguati. In compenso
una struttura pletorica, con
decine di uffici in ogni angolo
del Paese, si occupa soltanto
di fare rappresentanza, cioè
chiacchiere, con l’obbiettivo
(perlomeno teorico) di tutelare gli interessi della categoria.
Per risolvere questo problema
e tagliare i costi, negli anni
scorsi era stato elaborato un
piano per ridurre da 140 a 40
le associazioni locali. Che senso ha, per dire, avere sedi in
Campania a Salerno, Avellino,
Caserta e Napoli? Non vale la
pena accentrare tutto sul capoluogo regionale conservando una presenza simbolica in
provincia? Niente da fare. Marcegaglia su questo fronte ha
combinato poco, pochissimo.
I SOSTENITORI della presidente danno la colpa alla burocrazia locale che alla fine è
riuscita a bloccare il cambiamento. Ma in Confindustria si
racconta anche che al vertice
alla fine si è preferito non andare allo scontro per non perdere consensi in una fase già
abbastanza delicata per via
della recessione. I tagli allora
sono arrivati solo nelle struttura centrale, dove Marcega-
DETROIT Accordo con il sindacato Uaw
Nelle nostre tasche
L’ANTITRUST:
RC AUTO
SALITA DEL 25%
premi Rc auto nel 2010
Ipersono
aumentati fino al 25
cento e per le moto
Marchionne investe
su Fabbrica America
di Salvatore Cannavò
intesa tra i metalmeccanici
L’(Uaw)
della United Auto Workers
guidati da Bob King e la
Chrysler di Sergio Marchionne è a un passo dall’essere firmata. Il sindacato ha illustrato
ieri l’accordo preliminare che
dovrà ora essere sottoposto al
vaglio dei lavoratori. Un accordo all’insegna di nuovi investimenti e della creazione
di posti di lavoro che finora è
stata la bussola che ha guidato
l’Uaw nei rinnovi contrattuali. Un obiettivo che per gli stabilimenti della Chrysler si dovrebbe tradurre in 2.100 nuovi posti frutto di 4,5 miliardi di
dollari di nuovi investimenti.
Esattamente i posti che rischiano di andare persi a Termini Imerese e le risorse che
in Italia, al momento, la Fiat
non ha ancora tirato fuori. Più
“Fabbrica Detroit”, insomma,
che “Fabbrica Italia”. Ma anche un incontro che soddisfa
la richiesta del sindacato di
migliorare le condizioni per i
lavori di nuova assunzione
che fino a ieri guadagnavano
la metà dei lavoratori più anziani.
SE L’INTESA sarà confermata, il sindacato strappa diversi
risultati economici. In particolare, sottolinea la Uaw, il ripristino della Tuition Assistance
Program che è il sostegno per
pagare i costi dell’istruzione e
l’iscrizione ai college. C’è poi
un bonus di 3.500 dollari, metà
pagati alla firma del contratto e
l’altra metà nel 2012, oltre a
mille dollari di bonus legati a
“Qualità e Performance” e ancora altri 1.000 dollari annui
pagati al raggiungimento dei
requisiti del World Class Manufacturing (Wcm). A tutto ciò si
aggiungerà un nuovo modello
di partecipazione agli utili con
1.250 dollari una volta che
Chrysler realizzerà un utile di
1,25 miliardi di dollari, partecipazione che potrà arrivare a
12.000 dollari se il profitto sarà
di 12 miliardi. Una componente economica molto funzionale agli aumenti di produttività e
Mentre in Italia
gli stabilimenti
chiudono,
negli Usa
4,5 miliardi
e 2.100 posti
di lavoro
ai risultati economici dell’azienda.
Ma Bob King sembra molto
soddisfatto per l’aumento del
salario minimo per i lavoratori
appena assunti, che finora guadagnavano 14 dollari l’ora con i
28 dei dipendenti più anziani.
Dopo due anni dal loro ingres-
glia vanta risparmi di quasi il
20 per cento. Poca cosa, però,
se confrontata ai costi complessivi. Anche perchè, nel
frattempo, sono venute a mancare risorse preziose come
quelle da anni garantite dal Sole 24 Ore, il gruppo editoriale
della Confindustria. I ricchi
profitti del passato, con i relativi dividendi, sono ormai un
lontano ricordo. Il Sole viaggia
in perdita ormai da oltre due
anni. Nel 2009 ha perso 52 milioni, altri 40 milioni nel 2010.
Il ritorno a un utile sostanzioso è previsto non prima dell’esercizio 2012. Quando, però, sula poltrona di presidente
non ci sarà più Emma Marcegaglia.
so in azienda questi dipendenti
riceveranno potranno raggiungere la paga di 19,28 dollari l'ora, lo stesso importo ottenuto
alla General Motors e alla Ford,
aumenti che Marchionne aveva definito “troppo generosi”.
Inoltre i lavoratori di nuova assunzione potranno usufruire
del Tuition assistance program
e avranno un contributo di 25
dollari per le visite mediche oltre all’assicurazione sulla vita.
Per quanto riguarda un punto
cruciale della trattativa, la mano libera nelle nuove assunzioni con salari più bassi, l’Uaw assicura di aver mantenuto il tetto del 25 per cento (oggi è al
12) che sarà però ristabilito alla
fine del contratto, quindi dopo
quattro anni.
UNA UAW molto soddisfatta
ieri ha salutato l’accordo preliminare con lo slogan “New
jobs, a new day”: “Nuovi posti,
un nuovo giorno”. Del resto,
quella della creazione di lavoro
è una delle necessità impellenti dell’economia statunitense
come non si stanca di ripetere
il presidente Obama che proprio ieri si è visto bocciare dal
Senato il suo piano per il lavoro. In questo senso la Uaw ha
sottolineato lo sforzo fatto dai
suoi lavoratori nel “salvare” le
due compagnie fallite nel
2008, Chrysler e General Motors, sforzo cui è seguito l’obiettivo della creazione di posti di lavoro “per ricostruire
l’America”. Nelle tre aziende
automobilistiche, infatti, gli ac-
l’ad del Gruppo Fiat Sergio Marchionne (FOTO ANSA)
cordi porteranno a 20 mila
nuove assunzioni mentre nell’indotto, dice ancora la Uaw, la
crescita sarà di circa 180 mila
nuovi posti. Per Chrysler significa investire 4,5 miliardi a partire dal 2015 per produrre nuovi modelli e nuovi impianti.
Del resto, riconosce il sindacato, i prestiti dello Stato, fatti per
rilanciare le aziende fallite, sono stati rimborsati “prima del
tempo” anche se resta ancora il
problema del fondo pensionistico della Uaw che detiene circa il 40 per cento della compagnia e che vuole essere liberato
da questa incombenza per tornare a fornire i sussidi necessari ai propri iscritti.
hanno raggiunto anche
picchi del 35. È quanto
emerge dall’indagine dell’Antitrust, presentata dal
presidente Antonio Catricalà in commissione Industria al Senato. Subito è
scattata la rivolta delle associazioni dei consumatori. L’Adoc ha denunciato
che “in Italia si paga il 38
per cento in più rispetto al
resto d’Europa, 250 euro in
più l’anno rispetto alla
Francia”.
Politiche per la famiglia
Aperto ad enti pubblici e privati,
enti locali, imprese e associazioni
che sostengono la famiglia
e i suoi valori, il premio è
un riconoscimento - anche
economico - a chi abbia
realizzato, nel corso del 2010, le
migliori iniziative per sviluppare,
diffondere e valorizzare tali
politiche.
Scarica il bando su
www.politichefamiglia.it
Buone notizie.
e invia la tua domanda di
partecipazione
non oltre l’11 novembre 2011 alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri,
Dipartimento per le Politiche
della Famiglia, via della Mercede, 9
00187 Roma.
~~ PREMIO ~~
AMICO DELLA FAMIGLIA
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 11
ECONOMIA
ANCORA SOLDI AL VATICANO
Con la legge di stabilità che sarà varata oggi
il governo rifinanzia scuole private e autotrasporto
GLI SCONTRI
di Giorgio Meletti
er le scuole private ci sono 242 milioni di euro.
Poi 20 milioni, meglio di
niente, per le Università
non statali legalmente riconosciute.Per l’autotrasporto 400
milioni. Le rispettive lobby (Vaticano nel primo caso, Confcommercio a nome degli altri
nel secondo) festeggiano. La
legge di stabilità che questa
mattina va all’approvazione del
Consiglio dei ministri rispetta
alcuni debiti d’onore, con il governo impegnato, nonostante il
convulso clima politico, a pagare alcune cambiali irrevocabili.
I contenuti del disegno di legge
sono stati in parte anticipati in
serata dall’agenzia Ansa, verosimilmente ispirata dai ministri
competenti ansiosi di cantare
vittoria, Maria Stella Gelmini
dell’Istruzione per le scuole
private e Altero Matteoli per i
Trasporti. Complessivamente
si parla di un’allocazione di risorse per 4.183 milioni di euro,
a cui corrisponderanno tagli di
spesa di eguale misura, le cui
vittime saranno scoperte nei
prossimi giorni. Il provvedimento, quello che una volta era
la Finanziaria, è snello, di appena 9 articoli, dei quali il primo
sul saldo netto da finanziare e
l’ultimo sull'entrata in vigore.
INDIGNATI, TENSIONE
A ROMA E BOLOGNA
P
NEL DOCUMENTO si fa riferimento alle due manovre estive, e per questo con la legge di
Stabilità non ci sono “effetti correttivi sui saldi di finanza pubblica”, si legge nella Relazione Illustrativa. La politica del Tesoro
non cambia: “L'azione del governo non può che essere rigorosamente vincolata al mantenimento della stabilità dei conti
pubblici”, si legge nella bozza.
Tra gli impegni di spesa contenuti nelle bozze anticipate dall’Ansa c’è un miliardo di euro
per rifinanziare gli ammortizzatori sociali nel 2012. Le risorse
sono però destinate solo alla
cassa integrazione “in deroga”,
quella per chi non ne avrebbe diritto stando alla legislazione vigente: ma si tratta proprio delle
categorie che in questo momento ne hanno più bisogno.
di Emiliano Liuzzi
cortei – a Roma, Milano e Bologna – e due obietTdi retivi:
Mario Draghi e Silvio Berlusconi. Manifestazioni
piazza per gridare la rabbia contro i liberismi, che
siano quelli sessuali del presidente del Consiglio o quelli “in doppio petto” del governatore di bankitalia. A
Bologna i manifestanti prima si sono scontrati con la
polizia (una ragazza di 23 anni ferita e 12 contusi tra le
forze dell’ordine) poi sono entrati nell’ufficio sfratti
della Corte d’Appello gettando i fascicoli in strada. A
Roma gli indignati, dopo aver bloccato via del Corso, si
sono accampati davanti alla sede di Bankitalia: volevano consegnare una lettera al presidente Napolitano.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (FOTO EMBLEMA)
Le missioni militari internazionali vengono rifinanziate per
700 milioni di euro. Viene prorogato per il 2012 il cosiddetto
“bonus produttività”, la tassazione agevolata al 10 per cento
per premi, lavoro straordinario
e lavoro notturno. La regola vale
solo per i redditi fino a 40 mila
euro. Viene confermata la dotazione di 400 milioni per il 5 per
mille, la parte di tasse che ciascun contribuente può devolvere in favore delle onlus.
Confermato il pugno di ferro
sulle spese dei ministeri. Per chi
non raggiunge “gli obiettivi” di
riduzione della spesa è prevista
“una riduzione lineare delle dotazioni finanziarie delle missioni e dei programmi di spesa di
ciascun ministero interessato”.
Aumenta la cosiddetta flessibili-
Fondi anche
per la cassa
integrazione
La nuova
correzione
di bilancio sarà
di 4 miliardi
tà gestionale della spesa, cioè la
possibilità di spostare i fondi da
un capitolo di spesa all’altro: “Le
rimodulazioni potranno riguardare anche le spese classificate
tra quelle non rimodulabili”.
La Gelmini può cantare vittoria
anche per l’Università, che otterrebbe secondo la bozza 150
milioni per il diritto allo studio e
400 milioni per aumentare il
fondo ordinario di funzionamento dell’Università.
DELUSIONE per il ministro
dello Sviluppo economico, Paolo Romani: il fondo aggiuntivo di
1,6 miliardi di euro proveniente
dall’asta per le frequenze messe
in vendita alle società telefoniche non andrà allo sviluppo della banda larga, ma verrà interamente incamerato per altri scopi: precisamente andrà per metà al fondo per l’ammortamento
dei titoli di Stato (cioè alla riduzione del debito pubblico) e l’altra metà a un fondo con diverse
finanzlità, tra le quali aiuti all’istruzione e nuove risorse per
eventi internazionali.
La relazione tecnica, stando alle
bozze, giudica imprescindibile
la destinazione di “risorse aggiuntive” ai fondi Fas, quelli per
il sostegno allo sviluppo del
Mezziogiorno, ma chiarisce che
tutto ciò sarà possibile solo a
partire dal 2015. .
La protesta degli indignati
Sopra gli “indignati” che a Bologna
hanno cercato di occupare la sede di
Bankitalia (FOTO EMBLEMA) A Roma (a
sinistra), davanti a Palazzo Koch
Sopra una studentessa ferita a
Bologna (FOTO ANSA)
Lo Sviluppo in stallo
protesta anti-Romani
di Luca
De Carolis
ipendenti e sindacati in rivolta, contro il ministro
DRomani,
“che ci sta portando allo sbando”. L’accusato è Paolo
che in un anno esatto al ministero dello SviIl ministro Romani (FOTO EMBLEMA)
VELENI Al Manifesto
vince lo scontro interno
elle dimissioni di Norma Rangeri e Angelo MastranNrassegnata
drea dalla direzione del manifesto non c’è solo la
ammissione che “recuperare lettori (...) si è
EUROPA 7 Tv, chiesti
2 miliardi all’Italia
a Strasburgo la storia infinita di Europa 7
SfanoiTv,chiuderà
l’emittente dell’imprenditore Francesco Di Steche, pur disponendo dal 1999 della concessione
rivelata una missione impossibile”. Ma anche la denuncia a suo modo coraggiosa che per minare la vita dei
giornali, soprattutto se militanti, può essere decisivo il
fattore umano. E così, nel lungo editoriale di commiato
pubblicato ieri, i due direttori descrivono “un gruppo
di lavoro ridotto a molte individualità di valore, ma
sfiduciato, stanco”. Nel quale “il collettivo”, cioè l’assemblea dei lavoratori giornalisti e non, ha bocciato la
proposta di esntare dalla cassa integrazione a rotazione
“alcune funzioni basilari (la direzione, i capiredattori e
altri ruoli chiave)”.
Si racconta anche “la scelta dell’assemblea, punitiva nei
confronti di molti compagni storici del giornale, incentivati alla pensione per alleggerire le nostre casse e,
contemporaneamente, considerati come un impedimento al rinnovamento generazionale”. Questa frattura, “molto grave in un collettivo già provato”, si aggiunge all’eterno scontro assembleare sulla linea politica del giornale, sul quale “troppi articoli sono scritti
in un linguaggio per pochi”. Marxianamente parlando,
non è solo questione di soldi.
televisiva, non poteva trasmettere a causa della mancanza delle frequenze. Si è infatti svolta ieri alla Corte
europea dei diritti dell’uomo l’udienza relativa al ricorso presentato contro l’Italia: “Mi aspetto una sentenza esemplare”, ha dichiarato il proprietario, che ha
chiesto allo Stato un risarcimento di due miliardi di
euro. Dopo aver ascoltato le parti, toccherà ai 17 giudici della Grande Camera della Corte esaminare il caso,
verificando se c’è stata una violazione della libertà d’espressione di Europa 7 e del diritto all’informazione dei
cittadini, così come denunciato dai legali dell’emittente. A Europa 7 era stata infatti assegnata nel 1999
una frequenza tv a svantaggio di Rete 4, che, in base alla
legge (che impediva allo stesso operatore il controllo di
più di 2 emittenti) doveva trasferirsi sul satellite. Ma
grazie a una proroga Rete 4 continuò a trasmettere,
aprendo un lungo contenzioso giudiziario. Solo l’11
ottobre 2010 sono partite le trasmissioni di Europa 7,
dopo un accordo con Romani, ma Di Stefano ha chiesto
il risarcimento per il lungo ritardo. La sentenza si coAlberto Sofia
noscerà però solo tra tre mesi.
luppo Economico ha scontentato (quasi) tutti, tra mancate nomine e contestatissime scelte gestionali. Oggi, a
partire dalle 10, al dicastero in via Veneto si terrà un’assemblea indetta da tutte le sigle sindacali. Carmine Antinucci, responsabile Cgil al ministero, avverte: “Si potrebbe anche arrivare all’occupazione del ministero,
perché i lavoratori sono stanchi delle promesse dell’ex
ministro ad interim Berlusconi e del suo delfino Romani”. Preoccupato, ieri sera l’ex coordinatore di Forza
Italia aveva convocato in tutta fretta i sindacati. Ma i
tanti nodi sono rimasti sul tavolo. A elencarli è Marco
Marzocchi, responsabile della Uil al ministero: “Appena
arrivato Romani ha rimosso il capo di gabinetto e il suo
vice, e a tutt’oggi non ha nominato i sostituti. Manca
anche il direttore generale per il Dipartimento dell’energia, un reparto fondamentale: a gestirlo, ad interim,
è un altro dg”. Non basta. “Romani sbandiera i contratti
di sviluppo - prosegue Marzocchi - ma ne ha affidato
interamente la gestione a Invitalia, spa controllata al
100% dal ministero dell’Economia. Le competenze dello Sviluppo Economico continuano a diminuire, e mancano figure chiave. In più, non sono ancora stati pagati
al personale i premi di produttività del 2010.
Insomma, con Romani siamo allo sbando”. A nulla sono
serviti gli incontri con il ministro, compreso quello di
ieri sera. “Siamo fortemente insoddisfatti, Romani ha
risposto solo con degli spot” spiegavano Cgil e Uil.
Un’altra bocciatura per il fedelissimo di Berlusconi, nominato ministro il 4 ottobre 2010 al posto del dimissionario Claudio Scajola (di cui era il vice) dopo 153
giorni di interim del premier. Berlusconi non aveva proprio voglia di lasciare lo Sviluppo Economico che, guarda il caso, ha competenza anche sulle Comunicazioni.
Alla fine, ignorando le persistenti perplessità del Quirinale, impose Romani. Distintosi in particolare per il
cosiddetto decreto “ammazzarinnovabili” dello scorso
marzo.
pagina 12
Giovedì 13 ottobre 2011
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 13
ALTRI MONDI
Somalia “Blitz per gli altri italiani pericoloso” Un
blitz militare per liberare i marittimi italiani di due navi
mercantili sequestrate da mesi sarebbe molto rischioso per i
marittimi stessi. Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio
La Russa, che ha rivelato che ci sono state occasioni in cui si
era pensato ad operare dei blitz per liberare il personale di
bordo della ‘Savina Caylyn’ o della ‘Rosalia D'Amato’, “ma poi
è stato valutato che ci sarebbero stati forti pericoli per le
persone da liberare in quella maniera”. (FOTO ANSA)
ALTRI MONDI
Francia Royal sceglie Hollande contro Aubry
Stati Uniti “Unire il mondo contro l’Iran”
Gran Bretagna Niente scorta per Saviano
A poche ore dal faccia a faccia in tv (andato in onda ieri sera
in prima serata sulla prima rete nazionale) l’ex candidato alle
presidenziali Ségolène Royal ha scelto l’ex compagno
Hollande per il ballottaggio delle primarie del Partito
socialista francese di domenica. Arrivata quarta su 6 candidati
(con il 7%) l’ex sfidante di Sarkozy si è schierata con il rivale
arrivato 1° domenica scorsa (39% contro il 31 della Aubry).
La sorpresa Montebourg, 3° (17%) deciderà oggi. (FOTO LAPRESSE)
L’Amministrazione Obama punta a creare una nuova
campagna mondiale per isolare l’Iran. Lo ha spiegato il
vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden in un’intervista
tv, all’indomani della scoperta del complotto terroristico
che prevedeva di colpire le diplomazie saudita e israeliana a
Washington attraverso anche l’intesa con narcos messicani.
Il vicepresidente Usa ha escluso al momento iniziative
belliche contro la teocrazia di Teheran. (FOTO EPA)
Niente scorta per Roberto Saviano. È la decisione presa da
Scotland Yard negli scorsi giorni. Così l’autore di Gomorra
non ha potuto presenziare alla cerimonia di assegnazione
del “premio del coraggio” attribuito dall’associazione Pen
agli scrittori “perseguitati per aver espresso le sue idee”. A
rivelarlo è stato il direttore dell’associazione Jonathan
Heawood. Secondo Heawood Scotland Yard avrebbe deciso
che Saviano non ha bisogno di protezione. (FOTO EPA)
OBAMA,
ANATRA ZOPPA
E IMPALLINATA
I Repubblicani bocciano il piano lavoro
multimiliardario del presidente
di Angela Vitaliano
New York
on accetterò un ‘no’ come risposta sul piano a sostegno del mercato del lavoro” ha detto Barack
Obama, commentando la votazione di martedì sera al Senato
che ha bloccato la discussione
del “pacchetto lavoro” sul quale
sta puntando da settimane per
garantire un’iniezione di energia positiva all’economia ancora in forte difficoltà e invita gli
americani a fare pressione sul
Congresso con email e lettere.
N
IL VOTO di martedì, sebbene
largamente atteso dagli osservatori e dallo stesso presidente,
non manca, tuttavia, di lasciare
strascichi polemici soprattutto
per quei due senatori democratici, i centristi Ben Nelson e Jon
Tester, che si sono uniti ai rappresentanti del Gop nel boccia-
re la proposta di Obama. D’altro
canto all’opposizione bastavano
40 voti (meno del numero totale
dei senatori repubblicani) per
bloccare la proposta e, quindi, è
stato più che sufficiente il voto
finale con 50 favorevoli e 49 contrari, dopo che il senatore Harry
Reid, leader del gruppo di maggioranza, aveva cambiato il suo
voto per conservarsi, come pre-
Dietro il “no”
c’è la battaglia
elettorale:
un governo
bloccato
favorisce
il Gop
vede la legge, la possibilità di ripresentare il piano in un momento successivo.
“I repubblicani temono che una
ripresa dell'economia possa tradursi in un sostegno per Obama
e per questo si oppongono a
ogni provvedimento in grado di
stimolarla”, ha detto Reid al termine della votazione, confermando, se ce ne fosse bisogno,
che le prossime elezioni pesano
e peseranno sempre di più su
qualsiasi decisione (o non decisione) del Congresso.
“PERCHÉ dovremmo appoggiare una legge che ha già dimostrato di non funzionare?”, replica il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell riferendosi allo stimulus package approvato dall’amministrazione
Obama. Il piano sostenuto dal
presidente prevede tagli delle
tasse in busta paga, sgravi alle
aziende e altre agevolazioni fi-
Luci e ombre Il presidente americano Barack Obama si prepara a
una dura battaglia parlamentare, ed elettorale (LAPRESSE)
A QUESTO PUNTO, come
già ampiamente anticipato, il
presidente, in collaborazione
con il senatore Reid, lavorerà allo spacchettamento del piano affinché il voto possa avvenire su
singole tranches e non sul piano
nella sua totalità. L’ostruzionismo dei repubblicani a ciascuna
delle singole proposte darebbe
gioco facile ai democratici per
sottolinearne un atteggiamento
esclusivamente “elettorale” teso
a bloccare qualsiasi beneficio
che l’auspicato miglioramento
economico potrebbe significare
per Obama. “Il voto – ha detto il
capo della Casa Bianca – non implica la fine di questa battaglia.
Economisti indipendenti hanno
detto che l’American Job Act farebbe crescere l’economia e porterebbe un aumento di circa 2 milioni di posti di lavoro, il che spiega perché la maggioranza degli
americani sostiene queste proposte bipartisan”. Durissimo il
commento di Tim Geithner, segretario al Tesoro, che ha sottolineato come l’ostruzionismo
dei repubblicani stia spingendo
il paese verso un’altra recessione: “Se il Congresso non agisce è
perché i repubblicani hanno deciso che non vogliono fare nulla
per aiutare l’economia”.
IL BILLIONAIRE’S TOUR DEGLI INDIGNADOS YANKEE
Shalit in un video da prigioniero (FOTO ANSA)
di Roberta Zunini
– secondo un modello socialista
reinterpretato in chiave agricola
– allo stato sociale che permetteva agli ebrei scampati alle purghe
e all'Olocausto di non sentirsi annichiliti, dopo essere stati privati
di tutte le loro proprietà, con centrate soprattutto in Polonia, Austria e Germania. Lo stato sociale,
il welfare, che oggi i giovani rivorrebbero indietro, dopo le privatizzazioni e l'aumento abnorme
Gerusalemme
viva Shalit finalmente sorride mentre ringrazia la folla assiepata davanti alla tenda dove lei e il marito
Noam hanno passato le loro giornate per oltre un anno. “Ora torniamo a casa ad aspettare Gilad”,
dice il padre del soldato che dovrebbe rientrare in Israele entro
una settimana. Forse attraverso
l'Egitto. Ferma sull'ingresso della struttura verde militare, la
mamma del giovane carrista, rapito da Hamas nel 2006, spiega ai
giornalisti e ai cittadini di Gerusalemme che non dimenticherà
mai la generosità delle famiglie
dei militari dell'Idf, morti negli
anni scorsi durante gli scontri
con i militanti di Hamas, che hanno dato il loro consenso per lo
scambio di prigionieri.
A
LA LISTA verrà resa pubblica
domenica, dall'ufficio stampa del
governo Netanyahu, al termine
della festività di Sukot, che è iniziata ieri sera e terminerà sabato
sera. Nonostante tre ministri della coalizione di destra che governa Israele abbiano votato contro
lo scambio: rilascio di un numero
ancora imprecisato, ma di certo
FARHADI l’Oscar
e la schizofrenia dell’Iran
di Anna Maria Pasetti
New York
duri per i milionari newyorchesi o,
Tto empi
perlomeno, tempi rumorosi dal momenche la quiete delle loro case milionarie,
l regime di Ahmadinejad ha scelto il suo film per rapInove
presentare l’Iran ai prossimi Oscar. Un paradosso? “I
commissari selezionatori erano divisi in due fa-
quasi tutte concentrate nella zona dell’Upper East Side, è stata “turbata” dagli slogan
degli “indignados” di Wall Street, quelli che
da quasi un mese occupano pacificamente
l’area di Zuccotti Park. D’altro canto, il nome dato al loro corteo, “The Billionaire’s March”, lasciava davvero poco all’immaginazione su quale fosse il loro obiettivo: far sentire
la propria voce direttamente sotto casa di
chi è parte di quell’1% che gestisce la finanza in maniera avida e dannosa per il 99% della popolazione. La marcia, sostenuta da molte altre organizzazioni, come la New York
Community for Change, la Strong Economy for All,
la United NY e la Working Families, è partita
dall’incrocio della 59ma strada e Lexington
Avenue, quadrivio di negozi alla moda come
Bloomigdale, per poi risalire verso nord,
lungo la Quinta Strada e Park Avenue, dove
si trovano alcune fra le residenze più costose della città.
zioni, tra pro e contro. I favorevoli, più colti e cinefili,
hanno vinto sui fondamentalisti. Almeno nel cinema...”.
Non si scompone Asghar Farhadi, 39 anni nativo dell’Iran meridionale, ma si capisce che è fiero della sua
ultima pellicola, Una separazione, che dopo aver sbancato gli Orsi berlinesi, le casse francesi (1 milione di
biglietti staccati, un vero caso Oltralpe) e convinto la
Sony Classics a farlo uscire in Usa a fine dicembre, finalmente arriva in Italia, nelle sale dal 21 ottobre. Passando prima per il festival capitolino Asiatica Film Mediale, occasione d’incontro con il cineasta.
La mappa delle residenze davanti alle quali hanno manifestato i dimostranti di Occupy Wall Street
sparmiato da chi chiede che finalmente i milionari paghino piu’ tasse e, soprattutto,
smettano di manipolare la finanza globale.
Altre tappe della manifestazione sono state il
numero 888 di Park Avenue, residenza dell’amministratore delegato della Emigrant Savings Bank, Howard Milstein; il 1185 di Park
Avenue, dove vive, in una residenza da oltre 5
milioni di dollari, Jamie Dimon, amministratore delegato della JP Morgan–Chase Manhattan Bank e, infine, all’86ma strada, quasi
all’incrocio con la Quinta, dove vive John
I genitori di Shalit ringraziano le famiglie dei militari uccisi
Il giovane
sequestrato
da Hamas
libero anche
grazie al sì dei
genitori dei
commilitoni
Aviva e Noam Shalit, genitori di Gilad (FOTO LAPRESSE)
numerosissimi prigionieri palestinesi (in tutto sono 6 mila nelle
carceri israeliane, ndr) - tra i quali
molti accusati di omicidio - contro un solo soldato israeliano, il
governo è riuscito a far approva-
re l'accordo, mediato dall'Egitto
e dalla Germania. Paesi che il presidente Shimon Peres ha ringraziato con una nota ufficiale.
Tutti i media israeliani hanno salutato lo scambio come un ritor-
no “alla solidarietà reciproca degli ebrei” che plasmò lo Stato di
Israele nei primi anni della sua costituzione. Dalla convivenza nei
kibbutz, dove le risorse economiche e umane venivano condivise
del costo della vita, dovuto alle
politiche liberiste dei governi
Livni e Netanyahu.
Se Gilad Shalit avesse potuto finire il suo servizio triennale di leva,
5 anni fa, forse 2 mesi fa avrebbe
aderito alle proteste dei giovani,
in particolare i medici tirocinanti, che non ce la fanno più a sostenere l'aumento delle ore richieste dal governo per completare i loro turni negli ospedali
pubblici israeliani.
IDO GOLDSTEIN , chirurgo
32enne nel più grande ospedale
di Tel Aviv, ha detto al Fatto: “Sono
davvero contento che il governo
Netanyahu abbia accettato di negoziare, anche se indirettamente, con Hamas, per il rientro di
Shalit in cambio del rilascio di
centinaia di palestinesi incarcerati con l'accusa di terrorismo,
ma Netanyahu lo ha fatto perché
non poteva farne a meno, non
per solidarietà e spirito socialista. Il suo governo sta distruggendo la nostra vita e quella dei nostri
eventuali figli con la sua politica
dittatoriale di destra improntata
sul dio denaro e sull'estremismo
religioso”. Un mix esplosivo. Tra
qualche giorno i giovani torneranno in pazza, Gilad Shalit a casa, mentre l'esercito israeliano
sta mandando in Cisgiordania,
unità speciali per gestire il rientro dei presunti terroristi palestinesi. Tra loro non ci sarà Marwan
Barghouti, l'eroe dei giovani palestinesi.
Sud Sudan La nuovissima Nazione
IL MOVIMENTO OCCUPY WALL STREET
LA PRIMA TAPPA è stata all’altezza del
numero civico 834 di Fifth Avenue, dove vive
Rupert Murdoch, amministratore delegato
della News Corp. che i dimostranti hanno
chiamato ripetutamente invitandolo a uscire
“e guardare in faccia quelli che hai licenziato”. Successivamente, i dimostranti hanno
sostato all’ingresso della casa di David Koch,
magnate dell’acciaio e sostenitore milionario dei Tea Party, situata in uno degli indirizzi
piu’ esclusivi della città: 740 park Avenue.
Koch che pure, esclusivamente in opposizione a Obama verso il quale gli “indignados” non
sono quasi mai teneri, aveva espresso le sue
simpatie per i manifestanti, non e’ stato ri-
IL SOLDATO, I MILLE PRIGIONIERI
E IL GIORNO FELICE DI ISRAELE
scali per un totale di 270 miliardi
di dollari e altri 175 di investimenti nelle infrastrutture. A differenza dal piano di stimoli del
2009, i costi della legge attuale
sarebbero coperti da una sovratassa del 5,6% sui redditi superiori al milione di dollari. I repubblicani, però, sono fermamente
contrari a ogni proposta che includa un incremento delle tasse
per i piu’ ricchi, posizione che
ha trovato oppositori “inaspettati” in multi miliardari come Warren Buffet.
Paulson, uno dei più ricchi hedge fund manager.
I dimostranti hanno “risparmiato” la splendida townhouse sulla 79ma strada dove vive il
sindaco Michael Bloomberg mentre, negli
slogan, non sono stati altrettanto “comprensivi” con il governatore Andrew Cuomo, accusato di non aver rinnovato la “tassa sui milionari” che veniva applicata ai redditi superiori ai 200mila dollari e che, ora, non esiterà
più, con gravissimo danno per le tasse dello
(Ang. Vit.)
Stato.
A DIFFERENZA DI MOLTI colleghi che hanno preferito la via dell’esilio, Farhadi ha scelto di rimanere in
patria. Rischiando la sorte di Jafar Panahi e molti altri
artisti. “Forse dall’esterno non si percepisce, ma il clima
del governo iraniano non è uniforme, varia quotidianamente spesso contraddicendosi. Ecco il motivo per cui
un giorno il mio film – seppur inno alla civiltà – viene
osannato, e il giorno dopo viene deciso di condannare la
regista e attrice Marzieh Vafamehr a un anno di prigione
e 90 frustate. Fosse per me cancellerei il termine frustata
dal vocabolario di una società di ambizioni civili. Nella
complessità di un universo difficilmente comprensibile
per gli stranieri, è facile immaginare una situazione mono-pensiero. Non è così: da noi si può ‘creare’, basta saper aggirare gli ostacoli”. Ovvero l’efferata censura, che
Asghar ha imparato a dribblare, usando al meglio il linguaggio del cinema. “Conosco forza e debolezze della
mia gente, uso le metafore e quanto posso per parlare di
libertà mantenendomi libero. Alcuni di noi sono imprigionati e interdetti alla professione per decenni o addirittura per sempre: il compito di chi è ancora libero è dar
voce a chi è stata levata. Ma vi assicuro che per me è più
facile girare un film che non parlare di queste cose”.
Il destino dello Stato di guerra
Inizia oggi a Torino, Saluzzo e Savigliano
il FestivalStoria (www.festivalstoria.org).
Anticipiamo il testo del tema
che verrà affrontato domani
dal professor Calchi Novati.
di Gian Paolo Calchi Novati
o Stato fa la guerra e la guerra fa lo Stato. La nascita
Llizzato
del Sud Sudan, celebrata il 9 luglio a Juba, ha reaentrambi gli elementi di un distico ormai storico.
Il Sudan ha difeso finché possibile la sua integrità e sovranità, ma al termine di una guerra durata quasi ininterrottamente dall’indipendenza proclamata nel lontano 1956 si è piegato al realismo se non a una sconfitta.
Il Comprehensive Peace Agreement (Cpa), firmato
nel 2005, prevedeva l’opzione secessionista e nel referendum svoltosi all’inizio di questo 2011 il responso è
stato netto. Il governo di Omar al-Bachir non ha avuto
cuore e mezzi per una sconfessione in extremis. Le province meridionali di quello che era il più vasto Stato africano per territorio si sono costituite in uno Stato a sé. Il
Cpa è un insieme di impegni reciproci. Alcuni adempimenti sono ancora di là da venire o da verificare –
neppure sul confine è stato raggiunta un’intesa e Il plebiscito sulla sorte dell’Abyei, una zona ricca di petrolio
che doveva decidere se aderire al
Nord o al Sud, non si è potuto tenere per un contrasto sulle modalità del voto – ma le due parti sono
prigioniere dell’architettura complessiva. Nessuno ha interesse a
gettare o a togliere la prima pietra
sapendo che ormai i rapporti fra
Khartoum e Juba sono regolati dal
diritto internazionale e non più dal
diritto interno. Anche per la spartizione o condivisione delle risorse
si confida più nella convenienza
che nella giustizia.
Come si sa, l’Africa indipendente
ha santificato lo status quo confer-
mando la geopolitica coloniale piuttosto che la statualità affermatasi prima del colonialismo. Il Sudan come
erede delle civiltà del Medio Nilo e dell’epopea islamica
del Mahdi ha certamente una caratura nobiliare di alto
livello ma ha pagato egualmente lo scotto di un’integrazione che fra le memorie della tratta schiavista e le
contrapposizioni, le esclusioni e lo scontro fra volontà di
dominio e ribellismo dei gruppi marginalizzati non si è
mai pienamente realizzata. Si racconta che Salim Salim, allora segretario generale dell’Organizzazione per
l’unità africana (Oua), durante la cerimonia per l’indipendenza dell’Eritrea si sia lasciato sfuggire una frase
che suonava più o meno così: “Abbiamo accettato l’Eritrea. Prima o poi accetteremo il Sud Sudan. Poi tireremo giù la saracinesca”. L’Unione africana (Ua), a differenza dell’Oua, respira a pieni polmoni l’aria del post-colonialismo ma i governi africani si sentono minacciati da una pratica che non dà più tanta importanza ai
compiti convenzionali dello stato confidando nell’azione di strutture che rispondono a logiche extra-istituzionali. Sarebbe una tragedia per tutta l’Africa, intanto, se
passasse il messaggio che arabi e neri non possono convivere dentro un medesimo Stato.
NON È di buon auspicio che la diplomazia internazionale, se si fa eccezione per il forcing di Bush per arrivare all’accordo del 2005, abbia
dato il peggio di sé in Sudan, che a
Khartoum sia al potere un capo dello Stato ricercato dalla Corte dell’Aja, che a Juba si conosca meglio l’arte della guerra che non i segreti mediatori della politica e che in Africa il
petrolio sia sotto accusa come una
“maledizione”. Del resto, l’indipendenza del Sud Sudan non ha placato, e forse attizzerà vieppiù, gli altri focolai di turbolenza che tormentano il Sudan, primo fra tutti il caso
mediatizzato del Darfur, che fa parte a tutti gli effetti del Nord e che in
quanto tale non è stato toccato dal-
Sarebbe
una tragedia
se passasse
il messaggio
che arabi e neri
non possono
convivere
l’apparente lieto fine della guerra fra Nord e Sud.
Nel clima dell’ordine post-bipolare, la sovranità è continuamente messa in discussione o manipolata. Lo Stato
stesso è dequalificato (se la governance non funziona o i
diritti umani o civili non sono rispettati si procede con la
creazione di un nuovo Stato a vantaggio di un’élite o etnia
diversa) anche se proprio la “territorializzazione” come
soluzione suprema finisce per rivalutare implicitamente
la funzione dello Stato. La politica dei due pesi a seconda
che si tratti di Centro (per cui prevale il riflesso condizionato in senso conservativo) o di Periferia (via libera ai
separatismi) si rivela troppe contraddittoria in sé per essere rassicurante.
I “poteri forti” che, cavalcando i diritti violati dei sudisti,
hanno appoggiato e persino promosso la formazione di
un Sud Sudan indipendente non si pongono seriamente il
problema di quale sia il tasso di “sovranibilità” e di “esistibilità” dei nuovi nati predestinandoli a una docile subalternità rispetto alle condizionalità del mercato e degli
organismi finanziari internazionali. I rimedi proposti sono protettorati a termine più o meno determinato o la
moltiplicazione di ministati o quasi-stati senza radici e
con legittimità incerta per dare un rifugio o una speranza
ai perdenti di oggi (possibili vincenti di domani). La pietra
dello scandalo è il Sud Sudan in sé, anche senza crisi e
senza guerra?
Pessimus parsimonia
Grand Hotel Ue: Slovacchia
che va, Serbia che viene
PER L’UNIONE EUROPEA, è quasi una costante:
chi ne sta fuori, vuole entrarci; e chi è dentro,
pur se da poco, mostra insofferenza per
regole e vincoli. Così, la Slovacchia, che non
faceva parlare di sé dal giorno in cui buttò
fuori l’Italia dai Mondiali in Sudafrica, 16 mesi
or sono o giù di lì, batte un colpo bocciando la
ratifica del Fondo ‘salva Stati’, proprio lei che
pare già un miracolo sia nell’Ue e addirittura
nell’euro. Il no al Fondo del Parlamento di
Bratislava pare però destinato a durare 48
ore: dopo un sussurro della Merkel (“Il Fondo
sarà approvato da tutti gli Stati dell’euro”) e
un appello di Barroso, maggioranza e
opposizione trovano un’intesa che sarà
ratificata oggi da un nuovo voto. Così, la nave
dell’euro si disincaglia dalle secche slovacche,
dopo essere uscita dai gorghi tedeschi e
finlandesi, e va verso il Vertice europeo del 24
ottobre, che sancirà l’entrata in vigore del
‘salva Stati’.
Intanto, la Serbia si vede riconoscere da
Bruxelles lo statuto di candidato all’adesione:
quasi una staffetta tra Paesi nemici degli anni
Novanta, la Croazia chiude le trattative con
l’Ue – ne diventerà il 28° Stato – e la Serbia le
apre. La raccomandazione della Commissione
ai 27 è però condita da un monito: Belgrado,
che ha consegnato i criminali di guerra
latitanti alla giustizia internazionale, deve
mostrare la volontà di trovare un accordo col
Kosovo, che i serbi continuano a ritenere una
loro provincia, ma che è ormai uno Stato
indipendente. Il ministro degli Esteri Frattini è
a Belgrado nel giorno dell’annuncio e ne
perora la causa: “Senza Serbia – dice –,
Europa e Italia sono meno sicure”.
Giampiero Gramaglia
pagina 14
Giovedì 13 ottobre 2011
SECONDOTEMPO
SPETTACOLI,SPORT,IDEE
in & out
SATIR A / VERITÀ
Stiamo andando
a puttane?
“Noi siamo sereni”
Littizzetto
Tra due
settimane
torna da
Fazio: non lo
lascerò mai
Pellegrini
“Portar la
bandiera a
Londra? Se lo
chiedono,
rifiuto”
Altman
Al Festival di
Torino una
retrospettiva
con tante
star ospiti
Montano
“Sette anni
dopo Atene
la mia
vittoria più
sofferta”
Il ritornello che da anni tutti ripetono,
qualunque catastrofe incomba
sull’Italia, e tante altre “cronache marziane”nel libro di Robecchi oggi in uscita
Esce oggi in libreria il volume
satirico di Alessandro Robecchi
Piovono pietre-Cronache
marziane da un paese
assurdo. Anticipiamo una
parte del primo capitolo
di Alessandro Robecchi
A
lla fine di Zombie, il capolavoro
horror di George A. Romero, i
sopravvissuti, quelli che sono
riusciti dopo due ore di puro
terrore a non farsi sgranocchiare da un morto vivente,
scappano in elicottero (comodo, eh!), e l’elicottero vira in
decollo verso una porzioncina
di cielo che si rischiara, terso
in mezzo alle nuvole, presagio
di un mondo migliore o perlomeno di un mondo dove un cadavere non ti azzanna una caviglia, trasformandoti in un altro cadavere azzanna-caviglie
e così via. Ma insomma, cosa
voleva dirci l’artista? Perché
quel quadratino azzurro nell’angolino in alto a sinistra, nel
cielo scuro e nuvoloso? Perché comunica speranza di una
futura serenità. Cioè: siamo
stati nell’incubo del mondo e
per poco non finiamo masticati dai morti viventi, però c’è un
quadratino sereno, lassù, che
ci dice: coraggio, andrà tutto
bene. Ecco, ora siamo piu sereni. E questo solo perché su
quell’immenso cimitero di
morsicati a morte spunta un
raggio di sole? È uno scherzo?
Ci prendiamo per il culo? Eppure funziona: i simboli contano, le metafore non sono
Piovono pietre
di Alessandro Robecchi,
LATERZA EDITORE,
181 PAGINE, 15 EURO
aria fritta, un cielo azzurro,
per convenzione, puo in effetti dire speranza e serenità. La
cosa divenne lampante in seguito, quando un miliardario
raffinato come un porno tedesco degli anni Settanta (ma
questo lo sapremo dopo)
prendeva possesso del mio
paese, e del vostro, se è per
questo. Per qualche tempo fu
un esplodere di cieli tersi, di
azzurri vivaci, di sfondi luminosi e sereni al massimo grado.
Come poteva quella visione
non portare serenità, ottimismo, l’operosa tranquillità del
fare? Ha il sole in tasca, dicevano tutti. Sorrisi e ottimismo,
colori vivi, qualche nuvoletta
sullo sfondo che serviva solo a
far sembrare l’azzurro piu azzurro, un vecchio trucco dai
tempi di Giotto, ma chi ci pensava? (...)
Pier Francesco Guarguaglini e
presidente di Finmeccanica,
l’azienda italiana che vende ar-
mi in tutto il mondo. Già per
questo io non sarei sereno per
niente: chi armiamo? Chi uccidiamo? Chi bombardiamo
con i nostri micidiali aggeggi,
vanto del made in Italy per sbudellare con stile? Sarebbe chiedere troppo. Quando però
un’indagine lambisce il suo
gruppo, e investe sua moglie
che dirige un’azienda collegata, eccolo pronto e scattante
come un crotalo calpestato
per sbaglio: “Sono sereno”,
detta alle agenzie, che rilanciano il motto. La serenità di
Guarguaglini è una cosa che fa
notizia, anzi fa titolo: è sereno,
beato lui. (...)
CLAUDIO Scajola, poi, di serenità è una specie di campione mondiale. Si dovette dimettere da ministro dell’Interno
perché chiamò «rompicoglioni» il giuslavorista Marco Biagi
ucciso dalle Brigate Rosse. Un
passo indietro, ma era sereno.
Poi si dovette dimettere da ministro dello Sviluppo Economico (un grottesco ossimoro: ma
quale ministro, se qui non abbiamo sviluppo economico da
anni!) per la brutta faccenda
della sua casa con vista sul Colosseo pagata da qualcuno «a
sua insaputa». Ce ne sarebbe
abbastanza per perdere la serenità, e il sonno, e i capelli, per
settimane e per mesi. Lui invece, anche se sembra colpito e
affondato e ha – per citare una
vecchia canzone – «la faccia
che assomiglia al crollo di una
diga», si dice sereno lo stesso.
Torna nel suo feudo di Imperia,
dove pare comandi tutto e tutti
come un ras etiopico degli anni
Venti, solo senza quei bei costumi, e apprende dal «Corriere della Sera» di essere indagato
per concorso in corruzione,
una brutta questione di appalti
per il porto turistico. «Io sono
sereno», dice. Basta la parola. E
così siamo al sereno al quadrato, al sereno al cubo. (...)
Nicola Cosentino, già sottosegretario del governo e coordinatore del piu grande partito
italiano in Campania, deve
fronteggiare un voto parlamentare. Si potranno usare oppure
no alcune delicate intercettazioni che lo riguardano? Non
sono chiacchierate lusinghiere, cioè non sono telefonate in
cui qualcuno dice, oh, com’è
in gamba Cosentino!, tutt’altro. L’attesa, mi dico, dev’essere snervante, ma lui tranquillizza tutti con una dichiarazione
ufficiale che le agenzie battono
puntuali: «Sono sereno».
Radiohead
IL NUOVO DISCO PRESENTATO SUL WEB,
FINO AL TRIONFO DELL’ELETTRONICA
di Guido Biondi
ncora una volta il leaAdeciso
der dei Radiohead ha
di presentare il
nuovo disco Tkol rmx
1234567, versione remixata con 19 brani tratti dal precedente The King
Of Limb, attraverso il web, con una diretta in
streaming da Radiohead.com di un dj set collettivo. Oltre al padrone di casa, mercoledì notte si sono alternati i dj e produttori Lone, Illum
Sphere e, soprattutto, Caribou e Jamie XX, due
dei nomi più importanti del momento. La location scelta è stata il londinese Boiler Room,
telecamera fissa e possibilità di chattare in tempo reale (con qualche problema per chi non
Thom Yorke (FOTO LAPRESSE)
aveva una connessione veloce). Danzando come uno sciamano nel ritmo compulsivo dei remix, si è visto Yorke felice e a suo agio nella
dimensione “underground”. Il cantante si era
prodigato dietro il mixer già in altre due occasioni: nel mese di marzo, al Low End Theory
a Los Angeles e lo scorso mese con Gilles Peterson a tarda notte alla Bbc1. A Thom non interessa il mondo del clubbin’ commerciale, nessuno dei pezzi si presta ad essere ballato: quello
che conta è capire fino a che punto si può spingere all’estremità la versione originale dei brani. L’impressione è che il destino del gruppo sia
completamente nelle sue mani: o elettronica o
salta tutto, sembra essere il messaggio, ribadito
dalle sue ultime comparsate nei brani di Apparat, Modeselektor e Flying Lotus.
IL SIGNOR G. torna in Brianza
Quarant’anni dopo la prima volta
uarant’anni fa, al Piccolo di Milano,
Qventura
Giorgio Gaber cominciava la sua avcon Il Signor G. Pochi mesi prima,
Gaber aveva deciso di testare il suo primo
spettacolo compiuto in alcuni teatri della
Brianza. Ora, per festeggiare la ricorrenza, quegli stessi teatri hanno deciso di
proporre Gaber se fosse Gaber, lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea
Scanzi.
Patrocinato dalla Fondazione Gaber, il lavoro alterna le analisi di Scanzi a immagini
di repertorio del cantautore. Gaber se fosse
Gaber sarà stasera al Teatro di Concorezzo
e sabato 15 a Seregno, ovvero in quei palchi brianzoli dove Gaber esordì a fine ’70.
Ingresso libero. L’incontro-spettacolo di
Scanzi, che ha debuttato lo scorso febbraio a Voghera, focalizza la sua attenzione sul Gaber teatrale, quello che con Sandro Luporini raccontò vizi e virtù di un
paese dal 1970 al 2000. L’intento è far
rivere l’arte gaberiana così com’era, scomoda e urticante, senza interpretazioni
furbastre di destra e sinistra. Gaber se fosse
Gaber attraverserà l’Italia per tutta questa
stagione e nella prossima, che coinciderà
con il decennale della scomparsa (1 gennaio 2003). Tra i brani riproposti dallo
spettacolo Quando è moda è moda (con
una clip inedita), Il dilemma e Qualcuno
era comunista.
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 15
SECONDO TEMPO
WEEKEND
Manuale di sopravvivenza
di Biondi, Colasanti, Feltri, Pagani, Pasetti, Pontiggia
LE METAMORFOSI
DI MIYAZAKI
di Paolo Sorrentino, con Sean
Penn, Frances McDormand,
Harry Dean Stanton
Un’immagine di Arrietty; sotto, “Nudo che si pettina” di Ernst Kirchner, 1913
¸Cinema
Da vedere
èèèè
Animazione / Giappone
Arrietty
di Hiromasa Yonebayashi
Sono intorno a noi, in mezzo a
noi, sono i rubacchiotti, esserini
che vivono sgraffignando dalle
nostre case. Noi li temiamo, loro
ci temono. Ma chi conosce Hayao Miyazaki – vi ricordate Ponyo? – sa bene che così non può
durare: ci penseranno due bambini, la rubacchiotta Arrietty e
l’umano Sho, a mettere una pezza su questa guerra dei mondi. Il
sommo Hayao è “solo” co-sceneggiatore, alla regia l’esordiente Hiromasa Yonebayashi, ma
“Arrietty è un altro gioiellino nel
forziere” dello Studio Ghibli
(grazie Lucky Red). E ancora una
volta il tema è l’identità, la definizione dell’altro attraverso la
ridefinizione di sé, racchiusa in
una matrioska splendidamente
disegnata: nella casa dell’uomo la
casina dei rubacchiotti, nel loro
sguardo così lontano così vicino
l’accorata interrogazione al nostro modo di vedere, e vivere.
Tra desiderio e paura, attrazione
e repulsione, si fa largo una visione fusionale, affidata a quell’animazione utopica che più di
ogni altro genere sa riscrivere il
mondo: si scrive “Arrietty”, si
vede una meraviglia. (Fed. Pont.)
èèèè
Drammatico / Italia, Francia,
Irlanda
This must be the place
La solitudine e la scoperta, il
viaggio e la metafora esistenziale, il rock, le passioni sopite e un
mazzo di grandi attori per confermarsi regista capace di raccontare le parabole discendenti,
come in Italia, pochissimi altri.
“This must be the place” di Paolo
Sorrentino è un magnifico film.
Sean Penn interpreta Cheyenne.
Rossetto, cerone, occhi tristi ed
eloquio rallentato. Rock star
50enne in cantina per scelta volontaria, automa in un’irriconoscibile Dublino, alieno incapace
di rimembrare il passato o
proiettarsi nel futuro. Rimane in
mezzo a un guado esistenziale
tra pizze scaldate nel microonde, noia, giornate sempre uguali,
passeggiate nei centri commerciali e scambi verbali su peli e
punti neri davanti allo specchio
con la moglie (la fumettistica
Frances McDormand). Di scuotere dal torpore Cheyenne si incarica la morte del padre. Viveva
negli Usa, lui non gli parlava da
tre decenni. Questione di pregiudizi, rimmel e scelte non condivise. Per far pace con la memoria e con se stesso, Cheyenne
attraversa l’Oceano. Scopre che
il vecchio ha covato per tutta la
vita l’ossessione di vendicare le
umiliazioni subite nell'inferno di
Auschwitz. Il torturatore forse è
ancora nascosto, celato alla vista. Cheyenne rileva il testimone
paterno e si lancia alla caccia dell’aguzzino. In un’America immobile, simile a un quadro di Hopper, guardare oltre la siepe equivarrà a rinascere.
(Mal. Pag.)
èèè
Commedia / Usa
Hollywood”. Ma nella Big Apple
di oggi il morso non è solo un
culto, bensì il risultato di un tarlo
che logora affetti, famiglie, coscienze. Le maschere crollano e
gli eroi restano nudi, e soli. Dai
dialoghi e ritmi perfetti, il secondo film di Gluck diverte con intelligenza, stuzzicando quelle verità che nessuno di noi vorrebbe
ammettere.
(AM Pasetti)
Amici di letto
di Will Gluck, con Justin
Timberlake, Mila Kunis
Da non vedere
Attenti all’inganno del titolo nostrano: “Amici di letto” è tutt’altro che un film cretino. A dimostrarlo serve l’originale,
“Friends with Benefits”, altrimenti siglato FwB che nelle metropoli americane è diventato lo
status quo più cool. E dunque
l’apparente soluzione al sintomo
più diffuso nell’odierno Occidente: amare porta dolore, dunque largo ai benefici dell’amicizia
intima. E i nostri giovani protagonisti ne sono testimonial al loro meglio. L’art director Justin
Timberlake (sempre più disinvolto) arriva da Los Angeles a
New York dove la cacciatrice di
teste Mila Kunis (splendida) lo
accoglie a suon di flash mob. Il
rapporto parte dal professionale, passa per l’amicizia, si vivacizza in camera da letto ma
scientificamente non va oltre,
“l’amore è un mito propagato da
èè
Fantascienza / Usa
IL FUMETTO
L’ULTIMO EROE BONELLI
SHANGHAI DEVIL DI MANFREDI
èè
Cowboys & Aliens
di Jon Favreau, con Daniel Craig,
Harrison Ford, Olivia Wilde
Ok, da “Avatar” a “Super 8”, gli
alieni sono tornati di moda, ma a
braccetto con i cowboy? È come
servire cibo liofilizzato con fagioli e pancetta, il piatto è indigeribile, nonostante il successo
del fumetto ispiratore (di Scott
Mitchell Rosenberg, 2006), l’Iron Man nel carnet del regista
Jon Favreau e il cast altisonante:
Daniel Craig, straniero senza
nome e senza chiedere mai; Harrison Ford, cattivo dal cuore ironico; Olivia Wilde, bella che non
balla. Tutti e tre nel Far West
dell’Ottocento, a fare incontri
ravvicinati del brutto tipo: due
ore a fuoco mooolto lento, con
ingredienti scontati, alieni caciaroni e la noia per condimento.
Perché miscelando due archetipi
di lusso (western e sci-fi) non è
detto si trovi il cocktail giusto: un
piede nel passato e uno nel futuro, a “Cowboys & Aliens”
manca il terreno sotto i piedi, e il
suo presente si chiama schizofrenia. Se Craig e Ford ci mettono il nome più che la faccia,
Favreau lesina su humour e “trovate da camera”: aridatece gli indiani!
(Fed. Pont.)
Shanghai Devil N. 1
Il trafficante d’oppio
di Gianfranco Manfredi e Massimo Rotundo, Sergio Bonelli
editore, 98 pag., 2,70 euro
Shanghai Devil è l’ultimo personaggio che Sergio Bonelli ha
potuto seguire, prima di morire a fine settembre. In realtà
è la reincarnazione di un altro
eroe noto ai lettori bonelliani,
Volto Nascosto. Nel 2007
Gianfranco Manfredi, l’ex
cantautore che sta vivendo
una seconda giovinezza come
sceneggiatore
impegnato,
aveva ambientato una miniserie in Etiopia, raccontando il
colonialismo italiano meno
conosciuto. Il protagonista
era Ugo Pastore, un ragazzo
romano che per una serie di
circostanze si trovava a ereditare manto e maschera di
una sorta di giustiziere locale.
Ora Pastore è a Shanghai, anno 1900, al seguito del padre,
agente di commercio. Pastore, un po’ politically correct
come tutti gli eroi Bonelli, da
ricco rampollo che non ha bisogno di lavorare si mette a
studiare il cinese e a difendere
i locali dai soprusi dei violenti
occidentali. Finirà per inna-
ARTE
di Claudia
Colasanti
ESPRESSIONISMO, QUANDO
L’AVANGUARDIA È “DI PANCIA”
viene da lontano ma è ancora senza
Eperspressionismo:
filtri. Agisce e colpisce di pancia come è giusto che sia
una svolta estetica emotiva sbocciata e proliferata
morarsi della prostituta che
frequenta e per recuperare la
maschera argentea di Volto
Nascosto da indossare per fare giustizia. Manfredi non è
uno scrittore particolarmente originale nella tecnica, il
suo punto di forza è la capacità di ricostruzione storica e
d’ambiente, fermandosi sempre un attimo prima della pedanteria riesce a mischiare
l’avventura e la storia politica.
Una tecnica affinata con Magico Vento, l’epopea del soldato senza memoria diventato sciamano indiano che per
oltre dieci anni è stata una se-
rie mensile della Bonelli, di
nicchia ma molto apprezzata.
Shanghai Devil promette di
essere interessante (durerà
18 numeri) anche se tradizionale nell’impianto narrativo.
Non male i disegni del primo
numero: Massimo Rotundo è
dettagliatissimo nel ricostruire la Shanghai di inizio secolo
e nel caratterizzare i personaggi. Coerentemente con lo
stile di sceneggiatura, le tavole
più riuscite sono quelle di atmosfera, come le vedute del
porto o l’incendio del deposito di oppio.
Stefano Feltri
L’EX CANTAUTORE MANDA IN CINA IL RAGAZZO
ROMANO DELLA SUA SERIE “VOLTO NASCOSTO”
proprio a partire dal movimento “Die Brucke”, nato a
Dresda nel 1905. L’origine dell’Espressionismo interamente visibile nella bella Villa Manin di Codroipo, attraverso oltre 100 opere, tra dipinti e carte, provenienti
dal berlinese Brücke Museum – che raccontano prima
cronologicamente poi in maniera monografica – la nascita e lo sviluppo di questo nucleo così attivo da generare una svolta artistica in tutta Europa. L’obiettivo dei
fondatori (Fritz Bleyl, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluf) era quello di rendere “vibrante, imprevista e contundente la realtà. Manipolarla
per far scaturire la visione totalmente inattesa”. Accomunati anche dall’evidente semplificazione formale, dipingono e disegnano con colori sgargianti e contorni
marcati, accostando cose e persone in modo dissonante.
Come per Kirchner, in cui dal centro della scena (che sia
intima o urbana) emergono netti e privi di contorni i
gesti umani, rafforzati nella scompostezza e nell’eccesso
sociale. Nell’insieme, tutte opere che rappresentano in
modo esemplare la fase dell’Espressionismo prima della
Guerra, evidenziando concetti visionari e diventando
fonte d’ispirazione per le successive generazioni di artisti. Un’avventura che durerà meno di dieci anni, le cui
conquiste saranno alla base di un larghissimo movimento, tracimando felicemente anche nel teatro, nella letteratura e nella musica.
Espressionismo. Villa Manin, Passariano di Codroipo (Udine).
Info: 0422429999. Fino al 4 marzo 2012
è GRACE
Jeff Buckley
1994 – Columbia
“Grace” è un fuoco bruciato
non in una vita ma in un
attimo. Forse uno dei dischi
più importante nella storia del
rock. Figlio d’arte Jeff vive
dopo la sua tragica morte nel
culto dell’eroe ferito.
Nessuno come lui ha
emozionato con la sua voce
delicata in “Hallelujah”, nello
sconfinato dolore di “Grace”
in cui la rabbia si trasforma
incendiando spietatamente
l’animo. Uno sguardo
profondo e appassionato:
“Last Goodbye” è l’inno del
bacio mai dato, quello che ti
brucia dentro anche dopo anni
e non l’hai ancora dimenticato.
“Perché non possiamo
superare questo muro? Forse
perché non ti conoscevo;
baciami ma senza desiderio e
non un bacio di consolazione”:
diretto, semplice e potente.
Purtroppo Buckley come Kurt
Cobain ha dato retta alla
profezia di Neil Young (“My
My Hey Hey”): “è meglio
bruciare che scomparire
svanendo a poco a poco”.
Resta il capolavoro, da
maneggiare con cura.
CD in uscita
³
è IO RICORDO CON RABBIA
Ultimo Attuale Corpo
Sonoro (Manzanilla)
Appello ai nostalgici di Cccp e
C.s.i. (e del Ferretti non
ancora convertito, con tutto il
rispetto per le sue scelte):
questa band della provincia di
Verona ha tutte le carte in
regola per diventare il caso
dell’anno. La contrapposizione
(azzeccata) tra l’invettiva dei
testi recitati e la delicatezza
del pianoforte di “Casablanca”
e “L’impero del male” porta
l’ascoltatore ad un livello più
alto. “Non ora, non qui” è
autentica meraviglia, il suono si
ispira all’energia degli Editors e
dei Radiohead di “Ok
Computer” e al pathos dei Joy
Division ma con il latente
fantasma esplosivo Godspeed
You! Black Emperor. Ogni
brano è esaltazione della
coscienza civile, in ricordo di
tutte le oppressioni. Senza
troppa retorica, è un
disco-racconto-energetico di
denuncia che appassionerà chi
ha amato Pasolini.
è IO TRA DI NOI
Dente (Venus)
Ecco un’opera artistica che i
Marlene Kuntz e Giovanni
Lindo Ferretti definirebbero
“Lieve” (“Forse, sicuro, è il
bene più radioso che c’è; lieve
svenire per sempre persi
dentro di noi”). Giuseppe
Peveri si conferma il megafono
della generazione di
innamorati distratti e indecisi,
sublimando in minimalismo
narrativo: “Portami a vedere il
cielo anche se nuvolo, ho
tanto caldo anche se è
inverno” (“Saldati”). Titoli
ispirati da Bartezzaghi
(“Giudizio universatile”, “Da
Varese a quel paese”, “La
settimana enigmatica”), stile
unico e piacevole con il cuore
rivolto a Battisti (il finale
sorprendente di “Rette
parallele”, quasi un omaggio a
Anima latina) e Mogol nel
testo del brano più suggestivo,
“Puntini sulle i”. Il disco
perfetto per una donna
innamorata.
(Guido Biondi)
pagina 16
Giovedì 13 ottobre 2011
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 17
SECONDO TEMPO
+
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
TELE COMANDO
TG PAPI
Incidente
tecnico
di Paolo Ojetti
g1
T
In giornate come queste il
vero Grande Assente è Minzolini. Ha parlato e straparlato
anche per sue faccende private, ma ieri è rimasto muto come un pesce. Forse pensa che
anche i cavoli di Berlusconi
siano gossip. Peccato che il
“notissimo giornalista politico”, come dice Giorgino, non
si sia esibito. Anche a Minzolini muto, la linea politica del
Tg1 è chiarissima: questo è stato un incidente tecnico, Fini è
una biscia, la maggioranza è
coesa, Berlusconi avrà la fiducia al platino e le opposizioni
vadano a spararsi perché – come ha chiosato una volitiva Cecilia Primerano - nelle prossime settimane “saranno costrette a rimettersi al lavoro
perché, ancora una volta, la
crisi non è arrivata”. Insomma, una branco di poveracci
che fanno solo perdere tem-
po. Mancava Sonia Sarno ma,
si sa, se Berlusconi non parla
anche Sonia tace.
g2
T
Napolitano non può ricevere Berlusconi, mentre fuori,
sul retro del Quirinale, è pronta un’ambulanza con carabinieri travestiti da infermieri e
chiudere così uno dei momenti più oscuri della Repubblica.
Quindi si limita a chiedere bruscamente al “premier” di “trovare una soluzione”, eufemismo per dire: si tolga dai piedi,
possibile che non si renda conto? Ma il “premier” ha una paura blu e la sua linea – parlo, mi
votano la fiducia o licenzio tutti e poi vado avanti – è quella
che si impone anche nel Tg2 e
nei suoi servizi politici. La parola d’ordine è univoca: non
turbate gli italiani, non è successo niente, il Capo va avanti,
sono beghe politiche e incidenti tecnici, pensate ad altro.
L’ultima faccia è quella di Re-
guzzoni: “La maggioranza
c’è”. Sono le ultime bugie di
regime.
g3
Ecco le immagini di Napolitano davanti a Montecitorio e la folla che grida: “Ci salvi
lei, presidente”. È la sintesi
perfetta di quanto Berlusconi
e la sua maggioranza abbiano
disastrato il sistema politico.
Oggi parlerà in un’aula semideserta quando le opposizioni
– tutte – lo lasceranno solo.
Chiederà la fiducia a se stesso,
se la farà votare e andrà “tre
passi avanti” come dice Alfano
con toni di esaltazione sicula.
Ma è ancora democrazia? È
questa la garanzia di governabilità e di qualità che Napolitano ha chiesto? Formigoni,
ospite del Tg3, ha espresso più
o meno gli stessi dubbi, immaginando un futuro di qualche
mese per Berlusconi, ma senza intima convinzione. E, come ha messo in evidenza il
Tg3, c’è anche una questione
“tecnica”: il bilancio bocciato
da cosa potrà essere sostituito? Da qualche virgola nuova?
E come dovrà essere votato? E
quando? Non sono domande
retoriche: senza bilancio non
si possono nemmeno formulare le “previsioni” future. Come si fa, adesso che l’Europa (e
Draghi) ci chiedono di fare
presto, prestissimo?
T
SECONDO TEMPO
Il varietà
al nero
di Nanni Delbecchi
er capire che Salvo Sottile è
Pguardarlo
uno che non molla basta
in faccia, meglio se
ponendosi lievemente di
sghembo, in modo da compensare la sua stessa postura, dove
il baricentro non è mai in asse;
si consiglia inoltre di partire
dalla complessa “spettinatura”
a base di colpi di spazzola e gel
extraforte che culmina in una
sorta di bignè, o forse sfogliatella napoletana, proprio alla
sommità del cranio. Da qui,
scendendo lungo le guance, le
labbra, il mento, si osserverà
un chiaroscuro che, appunto,
non molla mai. È il chiaroscuro
tenebrista della barba non rasata ma al tempo stesso non cresciuta; e insieme, quello della
terra di nessuno tra l’ipotesi e la
verità, il parere e l’essere, l'accusa e la difesa. L’ombra del
dubbio, dell’ignoto, dell’inquietudine e dell'afflizione che
sono il pane quotidiano di questo mezzobusto investigativo,
inquisitore o probatorio, un tipo particolarmente in voga e di
cui Sottile rappresenta l’esempio più evoluto, la seconda generazione.
Gettate alle ortiche le vecchie
veline e le obsolete scrivanie di
annunciatore del Tg5, costui
conduce su Rete 4 il programma “Quarto grado”, dove si fan-
no le pulci ai più efferati casi di
cronaca nera, con uno stile senza precedenti.
Non soltanto i suoi ospiti, ma i
suoi stessi spettatori Sottile li
sogguarda, li soppesa, li scruta,
li ammonisce e li arringa con il
suo accento sardo (il che, essendo Sottile siciliano, aggiunge un tocco di mistero); dopo
un po' che stiamo seguendo le
sue indagini, cominciamo a domandarci se i nostri parenti e
amici siano del tutto insospettabili, mentre notiamo che anche loro ci guardano in modo
strano, e vorrebbero sapere dove ci trovavamo quel tal giorno
a quella tale ora, insomma, se
l'alibi ce l'abbiamo oppure no.
È una vitaccia, quella di Sottile
e della sua collaboratrice Sabrina Scampini; non possono
concedersi non dico una risata,
ma nemmeno un sorriso o un
lieve rilassamento del labbro
superiore, né si vede come potrebbero, visto che per tre ore
parlano in diretta solo di morti
ammazzati, di ferocie consumate tra le pareti domestiche,
di psicologie criminogene. È
una vitaccia che dà tuttavia le
sue soddisfazioni, se si pensa
che “Quarto grado” non solo
ha ottimi riscontri di ascolto,
Salvo Sottile conduce
il programma “Quarto grado”,
il venerdì sera su Rete 4
ma è la trasmissione più al passo coi tempi di quante ne offre
il palinsesto. Da quando il celebre effetto Avetrana ha spinto i rotocalchi del pomeriggio a
dilatare i delitti più atroci in forma di soap e perfino di reality
(grazie ai contributi degli avvocati e dei più stretti congiunti
di vittime e indagati), si sentiva
la mancanza di un contenitore
che si misurasse con onori e
oneri della prima serata. Ebbene, “Quarto grado” colma la lacuna elevando la cronaca nera
a categoria dell’intrattenimento. Presentato come “un meglio di”, ha in realtà una struttura composita; i vari casi si
succedono come i numeri nel
varietà classico, esibisce una
giuria di opinionisti fissi come
nei talent show (il criminologo, lo psicologo, l’ufologo,
Barbara Palombelli...), non
si fa mancare il tuffo nel passato, una specie di “I peggiori anni” (per esempio, invitando i
genitori di Angela Celentano),
né gli inviati in prima linea, stile
Cnn, appostati fino a notte fonda sotto casa dello zio Michele
o nei pressi della caserma di
Salvatore Parolisi.
In definitiva, se volete sprofondarvi nella visione di “Quarto
grado” fate pure, ma prima vi
consigliamo di controllare bene il vostro alibi. Salvo Sottile è
uno che non molla.
LA TV DI OGGI
MONDO
11.00 ATTUALITÀ I Fatti
Vostri
13.00 NOTIZIARIO TG2
Giorno
13.30 RUBRICA TG2
Costume e Società -Medicina 33
14.00 ATTUALITÀ Italia sul
Due
16.10 TELEFILM Ghost
Whisperer
16.50 PRIMA TV TELEFILM
Hawaii Five-0
17.45 NOTIZIARIO TG2
Flash L.I.S. - Meteo 2 TG Sport
18.15 NOTIZIARIO TG2
18.45 TELEFILM Numb3rs
19.30 TELEFILM Squadra
Speciale Cobra 11
20.25 Estrazioni del Lotto
20.30 NOTIZIARIO TG2 20.30
21.05 REALITY SHOW Star
Academy
0.10 NOTIZIARIO TG2
0.25 DOCUMENTI I nuovi
mille
20.57 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
21.00 NOTIZIARIO News
lunghe da 24
21.27 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
21.30 RUBRICA Meridiana
- Scienza 1
21.57 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
22.00 ATTUALITÀ Inchiesta
3 (Interni) (REPLICA)
22.30 NOTIZIARIO News
lunghe da 24
22.57 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
23.00 RUBRICA Consumi e
consumi
23.27 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
23.30 RUBRICA Tempi
supplementari
23.57 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
0.00 NOTIZIARIO News
lunghe da 24
0.27 PREVISIONI DEL
TEMPO Meteo
TRAME DEI FILM
/ Sherlock Holmes
/ Meant to Be Un angelo al mio fianco
Commedia romantica che vede protagonista Will, l’angelo custode di una bella
e giovane ragazza, nochè brillante architetto, Amanda (Kelly Relly,“L’appartamento spagnolo”,“Sherlock Holmes”).
Innamoratosi follemente della sua protetta, Will riuscirà ad assumere sembianze umane per conquistarla. Purtroppo, però, si ritrova a competere con
un rivale non facile da battere...
Sky Cinema Passion 21,00
Tocca all’istrionico Robert Downey Jr.
calarsi negli immortali panni del leggendario investigatore Sherlock Holmes in
questa pellicola diretta dal regista Guy
Ritchie. La sceneggiatura, curata prima
da Michael Johnson e poi da Tony Peckham, è tratta dal fumetto scritto da
Lionel Wigram e, naturalmente, ispirata
ai romanzi di Sir Arthur Conan Doyle.
Al fianco di Downey, un talentuoso
Jude Law, nel ruolo del Dr. Watson.
Italia 1 21,10
/ The Time Machine
Lo scienziato Alexander Hartdegen
(Guy Pearce, nella foto) è determinato a
dimostrare che il viaggio nel tempo è
diventato realtà. Nel tentativo di provare le proprie teorie, costruisce una macchina in grado di effettuare il salto
temporale. Quando è in procinto di collaudare la sua invenzione, Alexander
viene spedito 800.000 anni nel futuro.
Film di fantascienza dal sopore retrò,
vanta nel cast anche Jeremy Irons.
Italia 1 23,45
11.00 REAL TV Forum
13.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5
13.40 SOAP OPERA Beautiful
14.10 SOAP OPERA CentoVetrine
14.45 TALK SHOW Uomini
e Donne
16.20 ATTUALITÀ Pomeriggio Cinque
NOTIZIARIO
TG5 Minuti (ALL'INTERNO)
18.50 GIOCO Avanti un
altro
20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5
20.30 ATTUALITÀ Striscia
la notizia - La voce della
contingenza
21.10 REALITY SHOW Io
Canto (DIRETTA)
0.10 ATTUALITÀ
Nonsolomoda - 25 e
oltre... Condotto da
Samya Abbary
0.40 NOTIZIARIO TG5
Notte - Meteo 5 Notte
11.55 PRIMA TV REAL TV
Spose Extralarge
12.25 NOTIZIARIO Studio
Aperto - Meteo - Studio
Sport
13.40 CARTONI I Simpson
14.35 CARTONI What's my
destiny Dragon Ball
15.00 TELEFILM Big Bang
Theory
15.35 TELEFILM Chuck
16.30 TELEFILM Glee
17.25 CARTONI ANIMATI
Zig & Sharko
17.30 PRIMA TV CARTONI
ANIMATI Mila e Shiro - Il
sogno continua
18.30 NOTIZIARIO Studio
Aperto - Meteo -Studio
Sport
19.25 TELEFILM Dr. House
- Medical Division
20.20 TELEFILM C.S.I.
21.10 PRIMA TV MEDIASET
FILM Sherlock Holmes
23.45 FILM The Time
Machine
1.45 RUBR. Poker1mania
11.30 NOTIZIARIO TG4 Meteo - Vie d'Italia notizie sul traffico
12.00 TELEFILM Un detective in corsia
13.00 TELEFILM La signora
in giallo
13.50 REAL TV Il tribunale
di Forum - Anteprima
14.05 REAL TV Sessione
pomeridiana: il tribunale
di Forum
15.10 TELEFILM Hamburg
Distretto 21
16.15 SOAP OPERA Sentieri
16.35 FILM Arabesque
18.55 NOTIZIARIO TG4 Meteo
19.35 SOAP OPERA Tempesta d'amore
20.30 TELEFILM Walker
Texas Ranger
21.10 TALK SHOW Blog La versione di Banfi
23.25 I bellissimi di R4
23.30 FILM Attila, flagello
di Dio
1.35 NOTIZ. TG4 Night
11.00 ATTUALITÀ Speciale
TG La7 - Discorso di Berlusconi alla Camera
(DIRETTA)
12.25 RUBRICA I menù di
Benedetta
13.30 NOTIZIARIO TG La7
14.05 FILM Gli scassinatori.
Con Jean-Paul Belmondo,
Omar Sharif.
16.15 DOCUMENTARIO
Atlantide - Storie di uomini e di mondi
17.30 TELEFILM L'ispettore
Barnaby
19.30 VARIETÀ G' Day
20.00 NOTIZIARIO TG La7
20.30 ATTUALITÀ Otto e
mezzo
21.10 ATTUALITÀ Piazzapulita
0.00 NOTIZIARIO TG La7
0.10 TELEFILM Crossing
Jordan
1.00 TELEFILM NYPD Blue
2.00 ATTUALITÀ Otto e
mezzo (REPLICA)
2.40 DOCUM.I La7 Colors
el 2007 fu Craxi a mandare
nel panico i Ds: allora, l’ingresso dell’ex premier
morto latitante nel “Pantheon” dei democratici di sinistra, diede vita a polemiche infinite. A un copione simile abbiamo assistito ieri: ad andare nel
panico è stata Sinistra e Libertà, il
partito che fa capo a Nichi Vendola. Tutto è nato per un manifesto della federazione romana
dedicato a Steve Jobs, il fondatore di Apple scomparso la settimana scorsa. Affisso – abusivamente – nelle strade della Capitale, il poster mostra una mela
morsicata su sfondo nero con la
scritta: “Ciao Stevè 1955-2011”.
La firma non lascia spazio a dubbi: “Sinistra ecologia e libertà
con Vendola”. L’omaggio, subito
finito online, ha scatenato immediatamente un’alzata di scudi
da parte dei militanti del partito.
Il presidente pugliese è intervenuto a stretto giro: “Il genio di
Steve Jobs – la precisazione sulla
sua pagina Facebook – ha cambiato in modo radicale, con le
sue invenzioni, il rapporto tra
tecnologia e vita quotidiana. Tuttavia fare del simbolo della sua
azienda multinazionale, per noi
che ci battiamo per il software
libero, un’icona della sinistra, mi
pare frutto di un abbaglio”. Non
finisce qui: “Penso che il manifesto della federazione romana
di Sel, al netto del cordoglio per
la scomparsa di un protagonista
del nostro tempo, sia davvero un
incidente di percorso, incidente
tanto più increscioso in quanto
proprio in questi giorni nella mia
regione stiamo per approvare
una legge che, favorendo lo sviluppo e l’utilizzo del software libero segna in modo netto la nostra scelta”. Alcuni utenti la pensano come lui: “Non posso che
essere d’accordo con la presa di
posizione di Vendola” uno dei
commenti, “Con la demagogia si
va poco lontano” critica un altro.
Ma online parte un dibattito vecchio stile sull’open source (il software non proprietario). Ci sono
i favorevoli (“Giusto: il software
libero l’abbiamo messo nel pro-
LO SPORT
SCF=Cinema Family
SCC=Cinema Comedy
SCM=Cinema Max
19.10 Benvenuti al Sud
SC1
19.20 Manolete
SCP
19.30 Sesso, bugie e...
SCC
difetti di fabbrica
19.30 Winx Club 3D
SCF
19.35 Trappola in fondo
al mare 2 - Il tesoro degli
SCH
abissi
21.00 Fantozzi 2000
SCC
La clonazione
21.00 Turner e il Casinaro SCF
21.00 Legion
SCM
21.00 Prima tv Meant to Be SCP
Un angelo al mio fianco
21.10 Happy Family
SCH
21.10 Prima tv Step Up 3 SC1
22.45 Un ragazzo tutto
SCC
nuovo
22.45 La banda dei
SCF
coccodrilli, tutti per uno
22.45 L'ombra del diavolo SCM
22.50 Presa mortale 2
SCH
22.55 La vita segreta
SCP
delle api
23.05 Fratelli in erba
SC1
0.15 Cercasi
SCF
disperatamente tribù
SP1=Sport 1
SP2=Sport 2
SP3=Sport 3
15.00 Golf, PGA European Tour
2011 Da Vilamoura (Portogallo)
Portugal Masters: 1a giornata
(Diretta)
SP3
16.30 Baseball, Major League
2011 Playoff, Gara 4 Detroit
Tigers - Texas Rangers
(Replica)
SP2
19.00 Wrestling WWE Experience Episodio 15
SP2
20.00 Tennis, ATP World Tour
Masters 1000 2011 Shanghai:
ottavi di finale (Replica)
SP3
21.00 Calcio, Copa Sudamericana 2011 Independiente - LDU
Quito (Replica)
SP1
23.00 Tennis, ATP World Tour
Masters 1000 2011 Shanghai:
ottavi di finale (Replica)
SP3
24.00 Poker, Poker WPT Series
5 Episodio 17
SP2
1.00 Calcio, Serie A 2010/2011
10a giornata Lazio - Roma
(Replica)
SP1
2.00 Rugby, World Cup 2011
Quarti di finale Nuova Zelanda Argentina (Sintesi)
SP2
PROGRAMMIDA NON PERDERE
RADIO
Mi manda Raitre
Nonsolomoda - 25 e oltre...
Prima puntata della sedicesima edizione
di “Mi manda Raitre”, il programma di
servizio, condotto da Edoardo Camurri,
che mira a dare voce ai cittadini per
raccontare l’Italia delle persone comuni,
quella spesso dimenticata e trascurata.
In ogni appuntamento, l’ausilio di
inchieste e servizi arricchirà il racconto,
scandendo la punteggiatura del dibattito in studio dove, come sempre, parte e
controparte si confronteranno.
La modella e attrice marocchina Samya
Abbary (nella foto) è il nuovo volto alla
conduzione del programma di Canale 5
dedicato al mondo della moda e non
solo. Argomento d’apertura della puntata sarà “La donna veste uomo”: da
Marlene Dietrich in frac a Stefania Rocca con la cravatta, passando dalla top
model Irina Shaykhlislamova che, in un
celebre spot, si mostra in boxer e canottiera, la femminilità al maschile.
Su Radio3 si apre la stagione
dell’Orchestra Rai
Rai 3 21,05
Blog - La versione di Banfi
Al centro della quinta puntata del programma condotto da Alessandro Banfi,
“il destino del Governo e la vigilia della
manifestazione degli indignati”. Nel corso della trasmissione si parlerà delle ore
fondamentali per il destino del Governo,
per il quale venerdì mattina è previsto il
voto di fiducia alla Camera, e degli Indignados, alla vigilia della grandi manifestazioni che questi stanno organizzando
in tutte le città europee.
Rete 4 21,10
Canale 5 0,10
di Federico
Mello
Sinistra e libertà
si spacca su Steve Jobs
N
I FILM
11.00 ATT. Apprescindere
12.00 NOTIZIARIO TG3 Sport Notizie - Meteo 3
12.25 ATT. TG3 Fuori TG
12.45 ATTUALITÀ Le storie
13.10 PRIMA TV TF Julia
14.00 NOTIZ. TG Regione
- Meteo - TG3 - Meteo 3
14.50 RUBR. TGR Leonardo
15.00 NOTIZ. TG3 L.I.S.
15.05 RUBRICA FIGU
15.10 TF The Lost World
15.55 DOCUMENTARIO
Cose dell'altro Geo
17.40 DOCUM. Geo & Geo
19.00 NOTIZIARIO TG3 TG Regione - Meteo
20.00 VARIETÀ Blob
20.15 TELEFILM Sabrina
vita da strega
20.35 SOAP OPERA Un
posto al sole
21.05 XVI EDIZIONE ATT.
Mi manda Raitre
23.15 ATTUALITÀ Mi manda Raitre - I vostri diritti
0.00 ATTUALITÀ TG3
Linea notte
WEB
Commenti al post
su ilFattoQuotidiano.it
“Interviene Napolitano,
Berlusconi richiederà
la fiducia”
VENDOLA: “NON È NOSTRA ICONA”. DUBBI IN RETE
SC1= Cinema 1
SCH=Cinema Hits
SCP=Cinema Passion
11.00 NOTIZIARIO TG1
11.05 ATTUALITÀ Occhio
alla spesa
12.00 IN DIRETTA DALLO
STUDIO NOMENTANO 3
VARIETÀ La prova del cuoco
13.30 NOTIZIARIO TG1
14.00 NOTIZIARIO TG1
Economia - TG1 Focus
14.10 ATTUALITÀ Verdetto
Finale
15.15 ATTUALITÀ La vita
in diretta
NOTIZIARIO TG Parlamento - TG1 - Che tempo
fa (ALL'INTERNO)
18.50 GIOCO L'eredità
20.00 NOTIZIARIO TG1
20.30 ATTUALITÀ Qui
Radio Londra
20.35 GIOCO Soliti ignoti
21.10 PRIMA TV TELEFILM
Don Matteo 8
23.25 ATTUALITÀ Porta a
Porta
1.00 NOTIZIARIO TG1
Notte - TG1 Focus
feedback$
“Angeli per l’eternità nell’azzurro cristallo del mattino,
soffrendo brividi di febbre verso il Tutto lucente!”: è la
descrizione degli amanti ebbri nella lirica “Il vino degli
amanti” - parte dell’aria da concerto per soprano e
orchestra “Der Wein” (“Il vino”) di Alban Berg, su testo
di Charles Baudelaire - che apre il concerto inaugurale
della nuova stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai, in diretta questa sera alle 20,30 dall’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. Sul podio, il
Direttore principale, Juraj Valcuha, reduce dal recentissimo successo con i Berliner Philharmoniker, con i quali
ha debuttato la settimana scorsa alla Philharmonie di
Berlino. Oltre a “Der Wein” di Berg, interpretata dal
soprano Marlis Petersen, la serata propone la Fantasia
sinfonica dall’opera “Die Frau ohne Schatten” (“La donna senz’ombra”) di Richard Strauss e, nella seconda
parte, la “Quinta Sinfonia” di Pëtr Il’ic Cajkovskij.
Radiotre 20,30
gramma”), i dubbiosi (“Non ho
capito cosa c’entrano le multinazionali”), i ragionevoli (“Voglio
vedere con quale software libero gestisci le buste paga delle Asl
Pugliesi”), i ben informati (“Ma
se la Regione Puglia ha stretto un
accordo con Microsoft...”). Non
manca anche chi denuncia l’ondata di suicidi che ha caratterizzato gli stabilimenti cinesi di Foxconn che producono componenti per gli iPad. Nel pomeriggio dal sito Quink.it (molto vici-
è FRANCAMANTE non
capisco a cosa serva tutto
questo: ormai dovrebbero
averlo capito anche i muri
che la maggioranza
(comprata) c’è.
karagul
Sopra, il manifesto comparso
a Roma. A sinistra, alcuni
“SELcrologi” da Quink.it
è LA mancata maggioranza
sul voto di ieri ci insegna
cosa è veramente
importante per il governo.
Mica si votava sul ddl
intercettazioni o sul
processo breve. Si votava
per la “solita robetta”.
Emilio49
no a Vendola) si sceglie l’arma
dell’ironia: partono i “SELcrologi”, ovvero finti manifesti che i
celebrano “personaggi scomparsi ultimamente”: da Mike
Bongiorno ad Amy Winehouse,
da Bin Laden al polpo Paul.
In serata, quando il dibattito si
era ormai trasformato in uno psicodramma collettivo, alcuni
commenti tiravano le somme
della giornata, “Bah, trovo tutto
fuori luogo...” chiosa Andrea.
[email protected]
PROBLEMI al sito
del Fatto Quotidiano
ono continuati per tutta la giornata di ieri i proSnamento
blemi tecnici de ilFattoQuotidiano.it. L’aggiordel sito, che prevede una riforma non
solo grafica ma anche del software su cui “girano”
articoli e news, era stata provata su strada per oltre
un mese con stress test, ma la messa in produzione
ha comunque causato numerosi problemi. La soluzione di eliminare volta per volta una serie di implementazioni per andare al cuore del problema si
è rivelata inutile, la redazione web sta valutando se
tornare alla vecchia versione della testata online.
Gildissima, una gentile lettrice che abbiamo ringraziato, ci ha contattato dopo aver trovato una
falla nel sito: è riuscita a entrare nel software di
gestione e ad accedere ad alcuni informazioni sui
lettori che comunque non contenevano nè password nè dati su carte credito. La falla è stata chiusa, i dati cancellati e il caso è stato segnalato all’autorità giudiziaria. Nel giro di alcune ore ilFattoQuotidiano.it dovrebbe tornare online “Augurateci, se volete, in bocca al lupo” ha scritto la redazione in home page.
è PUBBLICITÀ SUL WEB SUPERA CARTA STAMPATA
LE PROIEZIONI DI IAB ITALIA: NEL 2015 MERCATO DA 2 MILIARDI
Nel 2012 anche in Italia Internet diventerà il secondo mezzo dopo la
televisione per volume di investimenti pubblicitari, superando la carta
stampata. Sono queste le previsioni di Iab Italia. L’associazione
rappresenta gli operatori della comunicazione digitale “Oggi spiegano dall’associazione - il mercato pubblicitario su internet
rappresenta il 14% del totale. Nel 2006 era appena il 4%”. Secondo gli
operatori, la crescita del settore è un fenomeno inarrestabile e nel
2015, la internet economy varrà il 4% del Pil, ci saranno 35 milioni di
utenti e la pubblicità varrà 2 miliardi di euro.
è L’ARBITRO Napolitano
dovrebbe prendere atto che
un voto come quello di ieri,
nell’unico altro precedente
in cui il Governo è stato
battuto in simile situazione,
ha comportato le dimissioni
dell’esecutivo.
Luigi Pacetti
è ITALIA, TIMORE DI FB
PIÙ CHE DI INTERCETTAZIONI
Gli italiani temono più la
violazione della privacy su
Facebook, rispetto alla possibilità
di essere intercettati al telefono.
Un sondaggio mostra infatti
come oltre il 53 per cento delle
persone intervistate (su un
campione di mille soggetti tra i 18
e i 64 anni) abbia paura di
ritrovare nel proprio profilo foto
compromettenti, che
preferirebbe tenere riservate.
Per questo motivo il 44 per cento
afferma di avere modificato l’uso
del social network. Tra le ansie
maggiori anche il tracciamento
dati della carta di credito. Solo il
29 per cento dichiara invece di
avere timore di essere
intercettato al telefono.
è FIORELLO IMITA B.
IL VIDEO POSTATO SU TWITTER
“Sono inc.... Ma ti pare?: è
l’arrabbiatura di Berlusconi per
l’assenza di Tremonti, durante il
voto sull’assestamento di
bilancio, il tema dell’ultimo show
di Fiorello, postato su Twitter. Il
video del comico, che si è
divertito a imitare il premier, è
stato presentato da Marco
Baldini, nei panni del moderatore:
“Eh no, scusate. È un pò come se
ci fosse un’orgia e io non
andassi”, ha ironizzato
Fiorello-Berlusconi, che però nel
video-clip non si vede mai.
è RETROCOMPUTING
PARTE MOSTRA A BOLOGNA
A trent’anni dalla nascita del
primo PC, l’IBM 5150, si celebra a
Bologna fino al 29 ottobre la
mostra “Vintage Tech
Revolution”. L’evento,
organizzato alle Officine
Minganti, offrirà agli appassionati
la possibilità di ammirare reperti
unici: dai primi PC dotati di
schermi enormi ai primi portatili,
fino agli esperimenti più bizzarri
della storia dell’informatica.
L’obiettivo è quello di ricordare le
tappe di uno strumento che ha
cambiato per sempre l’umanità e
le comunicazioni.
è SONY, NUOVO ATTACCO
RISCHI PER 93MILA ACCOUNT
Nuovo attacco alla rete
informatica della Sony: la
violazione, avvenuta tra il 7 e il 10
ottobre, potrebbe aver
compromesso fino a 93 mila
account. I cracker potrebbero
aver rubato non solo user e
password, ma anche informazioni
personali. Non sarebbero invece
in pericolo dati finanziari e
numeri di carte di credito. Per la
seconda volta la casa giapponese
è stata così costretta a chiedere ai
suoi utenti di cambiare password.
è MA come non c’è la
maggioranza? Basta fare una
telefonatina a Scilipoti,
avvisarlo dunque che c’è
un’importante votazione alla
camera e lui mette le cose a
posto.
Enzo Paliotti
è COS’ALTRO deve
succedere per prendere atto
della fine di questo governo?
Nico5
è DA Niccolò Machiavelli
(mutatis mutandis) al
Presidente Napolitano:
esortazione a liberare l’Italia
dai “barbari”.
greco
è SE questo governo
dovesse durare così com’è
fino a fine legislatura, in un
colpo solo alle prossime
elezioni l’Italia si libererebbe
del Berlusconismo e della
Lega: ma l’Italia sopravviverà
a un simile governo fino alle
prossime elezioni del 2013?
G.G.
è IL nostro Presidente, allo
stato attuale, non può fare
assolutamente nulla!
Isara
è DOMANDA inutile, la
risposta la sanno tutti.
Stefano78
è BERLUSCONI non si
dimetterà mai, salvo sfiducia.
Adesso, per la legge della
domanda e dell’offerta,
stiamo a vedere di quanto
salgono le quotazioni dei
parlamentari. Alla faccia di
chi dice che tutto sta
crollando.
Lorenzo Ricciardelli
è NAPOLITANO prenda
coraggio e sciolga le camere,
il governo non c’è più da un
pezzo.
Maxetto
è RITORNA la mia fiducia
nel Capo dello Stato.
moltodeluso
è SCIOGLIERE le
camere, in base all’articolo
88 della Costituzione, è
ormai l’unica azione corretta
e sensata.
danielangelo.tor ti
è TENERE in vita un
Governo rabberciato e
illusoriamente compatto è
un danno di proporzioni
incredibili per la vita del
paese.
Giovanni De Grassi
pagina 18
Giovedì 13 ottobre 2011
SECONDO TEMPO
PIAZZA GRANDE
Calcio, il fair play impossibile
di Pippo Russo
iamo entrati nella prima
stagione calcistica sottoposta alle regole del fair
play finanziario. E l’insistenza con la quale, nel mondo del calcio italiano, si parla
di questo meccanismo voluto
da Michel Platini lascerebbe
intendere che sia sopraggiunta una generalizzata assunzione di responsabilità. I parametri entro i quali bisognerà rientrare sono severi, e si faranno
severissimi a partire dal
2017-18. Stagione in cui i club
saranno obbligati a conseguire il pareggio tra costi e ricavi,
pena l’esclusione dalle Coppe
europee. Per riuscire a ottemperare all’obbligo saranno necessarie condotte di bilancio
virtuose, che obbligheranno i
club a vivere soltanto degli introiti generati. La filosofia di
fondo che ha ispirato il presidente dell’Uefa è quella di restituire al calcio europeo una
dimensione di compatibilità
economica: caratterizzata da
un equilibrio competitivo
fondato su club dalle finanze
sane, e non strozzato dallo
strapotere del denaro che vede prevalere un numero ristretto di club ricchissimi e indebitatissimi al tempo stesso.
S
EPPURE, oltrepassando la
superficie delle dichiarazioni
pubbliche, si scopre che questo continuo riferimento al fair
play finanziario è soprattutto
un’arma retorica. Chi lo tira in
ballo dice di sposarne la filosofia e aderire ai suoi principi.
Ma poi, rintracciando le motivazioni reali di ogni club, si
scopre che esse possono essere le più disparate. Come quella di lesinare risorse fino a qualche tempo fa spese senza controllo, o d’imbrigliare con regole meno permissive concorrenti finanziariamente più forti sul mercato. Soprattutto,
emergono due rischi di fondo:
il primo è che l’applicazione
inflessibile delle nuove regole
porti a quella che Cristopher
Lasch definì la ribellione delle
élite; il secondo, ancor più
subdolo, è quello di vedere approntare una serie di escamotage che aggirerebbero quelle
stesse regole e renderebbero
velleitario il fair play finanziario. Il primo dei rischi accen-
nati è quello più temuto. I club
più ricchi d’Europa, quelli che
a suo tempo formarono la lobby del G-14 e successivamente
hanno ottenuto dall’Uefa l’istituzione dell’European Clubs
Association (ECA), sono in
massima parte anche i maggiori produttori di debito; e proprio su quel debito costruiscono il loro vantaggio competitivo, anche a spese di club virtuosi. Le prime vittime del fair
play finanziario sarebbero loro. Ma se davvero si verificasse
una situazione in cui uno o più
di questi club si ritrovassero
esclusi dalle Coppe europee
per non avere ottemperato
agli obblighi di bilancio, si
aprirebbe spazio a due interrogativi. Primo: che valore avrebbero le competizioni Uefa private dei loro club più di maggiore richiamo? Secondo: questi club accetterebbero passivamente l’esclusione? Il secondo interrogativo è per Michel Platini il più inquietante.
Perché, in caso di conflitto generato dall’esclusione dei club
più ricchi dalle competizioni
europee, tornerebbe a prendere quota l’idea attorno alla
quale si costituì la lobby del
G-14: quella di una Superlega
europea auto-organizzata dai
club maggiori, capace di gestire da sé gli introiti generati, a
partire da quelli sulla cessione
dei diritti televisivi. Sulla possibilità effettiva del G-14 (nella
sua, eventuale, nuova versione) di compiere il salto organizzativo, le perplessità sono
lecite; ma il precedente dell’Eurolega di basket dice che
l’ipotesi non è campata in aria,
e in ogni caso la spaccatura
che si creerebbe all’interno
del movimento europeo sarebbe esiziale per entrambe le
parti venute fuori dallo scisma.
Ma ancora più credibile e velenoso è l’altro rischio cui il
fair play finanziario è esposto:
No al partito
degli industriali
di Marco Vitale
e ci sforziamo di ricordare la
figura di qualche imprenditore che abbia svolto, con
successo duraturo, una importante funzione di guida politica ben pochi o nessuno ci viene
alla mente nella storia moderna di
tutti i Paesi. Certo non furono gli
imprenditori a guidare la ricostruzione europea dopo la Seconda
guerra mondiale, i cui artefici si
chiamavano Churchill, Adenauer,
Schuman, De Gasperi. Né furono
gli imprenditori a guidare la ricostruzione degli USA dopo la grande crisi degli anni ’30, quando la
leadership fu assunta da Roose-
S
velt. Né furono gli imprenditori a
guidare il processo di unificazione italiana i cui alfieri si chiamavano Cavour, Garibaldi, Mazzini.
NÉ FURONO gli imprenditori a
svolgere una funzione guida nel
processo di unificazione europea,
al quale, anzi, molti di loro si opposero a lungo. Ogni tanto troviamo qualche imprenditore che assunse la responsabilità di ministro.
Alcuni svolsero, in questa veste,
un’azione politica rilevante. Tra
tutti, in primo luogo, Walther Rathenau (1867-1922), imprenditore, dirigente industriale (era figlio
di Emil il fondatore della AEG) ma
anche statista, filosofo sociale,
quello dell’inefficacia e della
facile elusione. Le regole approntate dai tecnici incaricati
da Platini possono essere facilmente aggirabili grazie al ricorso a meccanismi di finanza
creativa nemmeno particolarmente sofisticati.
DUE ESEMPI recenti dimostrano quanto possano essere
velleitarie le pur buone intenzioni di rendere compatibile il
business calcistico europeo. Il
primo riguarda il nuovo main
sponsor del Manchester City, il
club che dopo essere acquistato dall’emiro Mansour bin Zayed (membro della famiglia re-
Le regole volute da
Platini per ottenere
dai club una
condotta di bilancio
virtuosa possono
essere aggirate dalla
cosiddetta “finanza
creativa”, con
seri rischi che
il rimedio si riveli
peggiore del male
gnante degli Emirati Arabi Uniti) si è convertito nel più grande dispensatore di denari sul
mercato calcistico globale:
100 milioni di euro a stagione,
in media. Difficile, in queste
condizioni, rientrare nei parametri voluti da Platini; tanto
più che anche le ricapitalizzazioni da parte delle proprietà
sono malviste dalle nuove regole. E allora, ecco inventato
l’artificio: una sponsorizzazione decennale per complessivi
430 milioni di euro sottoscritta
da Etihad Airways, la compagnia di bandiera degli Emirati.
Di fatto, una partita di giro, una
ricapitalizzazione mascherata
da parte della proprietà sulla
quale l’Uefa ha deciso di indagare. Con poche possibilità di
fermare l’operazione, tuttavia.
L’altro esempio viene da una
recente operazione finanziaria
condotta dal Benfica. Il club
portoghese, la scorsa settima-
nordisti
É
di Gianni Barbacetto
PISAPIA, SALVA
I “COMBATTENTI”
C
i sono, in una città, cose minime, storie piccole, paesaggi
urbani minori, che però contribuiscono a fare, di un luogo,
un luogo in cui è un po’ più bello vivere. Sono segnali
impercettibili, di cui solitamente ci si accorge soltanto quando
na, ha ceduto le quote dei carnon ci sono più. Facevano parte del fondale urbano, chi ci badava?
tellini di 5 giocatori al proprio
Ma una volta scomparsi, resta, impercettibile, l’irrimediabile
fondo d’investimento Benfica
rimpianto di una storia finita. A Milano, uno dei piccoli luoghi che
Star Fund, gestito dal Banco
andrebbero preservati (ce ne sono tanti, come sanno soltanto i
Espirito Santo (una delle popochi che vogliono davvero bene a questa strana città) è il circolo
che istituzioni economica“Combattenti e reduci” ospitato nel casello del dazio al lato
mente solide nell’attuale consinistro dell’Arco della pace. L’associazione nazionale
giuntura portoghese). I giocaCombattenti e reduci (Ancr) è stata fondata con regio decreto nel
tori in questione sono Gaitan,
1923. I suoi circoli, in giro per l’Italia, stanno sopravvivendo ai
Nolito, Garay, Cesar e Jara. Dei
combattenti e ai reduci che sono in via d’estinzione: per fortuna,
diritti sui loro cartellini (fornel senso che dopo il Secondo conflitto mondiale le guerre non si
mula ambigua come poche alsono ripetute, almeno quelle dichiarate e quelle combattute in
tre) sono state cedute al fondo
casa. Il circolo dell’Arco della pace (curioso questo cortocircuito
percentuali variabili tra il 10 e
il 20%, con valutazioni che ne
tra guerra e pace) è un luogo dove i pensionati vanno a giocare a
hanno quasi raddoppiato il vacarte, il pomeriggio; ma è anche una trattoria, cucina davvero
lore complessivo. Cifre alla
casalinga e prezzi davvero modici, nel centro di Milano. È un
mano, il valore iniziale dei 5
assoluto anacronismo estetico e commerciale, a un passo dai
cartellini era di 24,7 milioni di
nuovi locali fighetti di corso Sempione, disegnati dagli architetti e
euro; dopo l’operazione esso è
frequentati da modelle emaciate e boys dall’incerta vocazione. La
schizzato a 44,65 milioni. Poscittà è questo: sovrapposizione di esperienze e di progetti, di
sono qualcosa, le regole volute
costruito e di vissuto, di passato e di futuro. Tutti uguali sono i
da Platini, contro siffatte maquartieri dormitorio e certe città giardino spacciate come
novre? Diremmo proprio di
meraviglie da imprenditori molto egoriferiti. La metropoli, invece,
no. Lo scopo principale di opeè commistione, intreccio, sovrapposizione, contagio. Vivano,
razioni del genere, non infredunque, i locali dell’happy hour. Ma vivano anche i “Combattenti
quenti nel calcio portoghese,
e reduci”. Non per gusto passatista, nostalgismo d’accatto, elogio
è quella di iniettare liquidi neldei miserabilini. Ma per voglia di diversità, gusto del molteplice,
le casse dei club. Ma anche dal
moltiplicazione delle esperienze estetiche e dei vissuti urbani. Qui
punto di vista dei bilanci le
conseguenze sono evidenti,
scatta una confessione: a chi scrive piacciono i grattacieli (e New
con aggiustamenti che sono
York non è forse la più “for te” città del mondo?). Nessuna banale
frutto di operazioni molto sinostalgia del passato, dunque, di una vecchia Milano con il “coeur
mili a quelle operate fino a
in man” (è poi mai esistita?). Ma accanto ai grattacieli
qualche anno fa sui subprime.
(possibilmente costruiti senza mazzette e senza delegare le scelte
Le conseguenze a lungo termiurbane d’interesse collettivo a chi riesce a mettere le mani sulla
ne potrebbero essere le medecittà), lasciateci anche i “Combattenti e reduci”. Invece la
sime, e nemmeno il fair play fifamiglia di Annamaria Pignataro, che dal 1994 conduce la
nanziario sarà in grado di argitrattoria e il circolo dell’Arco della pace, il 28 febbraio 2012 dovrà
narle.
andarsene. Sfratto esecutivo.
Sopra, Michel Platini; qui sotto, l’Arco della Pace di Parco Sempione, a Milano ( (FOTO LAPRESSE)) Avrebbe dovuto lasciare i locali e
l’attività già il 30 settembre, ma
“siamo riusciti a ottenere una
proroga, perché abbiamo messo
la cosa in mano a un avvocato”.
La vicenda è precipitata dopo
l’entrata in scena del Demanio
dello Stato. Prima il dazio
dell’Arco della pace era gestito
dal Comune di Milano, a cui i
gestori hanno pagato
regolarmente l’affitto per anni.
Poi è arrivato il Demanio, che ha
intimato lo sfratto. Ci sarà
senz’altro qualche buona ragione
per questa scelta e ci sarà pure
una solidità burocratica dietro
questa decisione. Ma se al di là
della burocrazia si riuscisse a
intravvedere anche un minimo di
progettualità urbana (assurdo
chiederla al signor Demanio?),
allora si potrebbe sperare che il
circolo dei “Combattenti e
reduci” dell’Arco della pace
possa sopravvivere.
C’è sempre stato un
conflitto insanabile
tra la mentalità,
la cultura,
la metodologia
dell’imprenditore
e quelle dell’uomo
politico e la
conferma definitiva
l’ha data proprio
Berlusconi
sonaggio poliedrico, colto, eminente. Eccellente ministro delle Finanze fu, nel 1925, l’imprenditore
e finanziere Giuseppe Volpi, nominato dal fascismo Conte di Misurata (per i meriti acquisiti come governatore della Tripolitania), la cui
politica del debito pubblico e delle
riforme fiscali andrebbe, ancora
sa di Kennedy, come Hank Paulson, grande dirigente bancario,
uno degli uomini più ricchi d’America e catastrofico ministro del
Tesoro del presidente Bush; come
il nostro Lunardi disastroso ministro dei Lavori pubblici di Berlusconi, il teorico della convivenza
con la mafia.
scrittore, pioniere degli studi sulla
responsabilità sociale d’impresa,
ministro della Ricostruzione nel
1921 e poi ministro degli Esteri dal
gennaio 1922 sino a quando fu assassinato da appartenenti alle formazioni giovanili di destra. Un per-
oggi, studiata a fondo. Ma molto
più numerose sono le figure di imprenditori o alti dirigenti d’impresa che, come ministri, fecero molto male. Come McNamara, grande
e ottimo dirigente industriale, che
fu un pessimo ministro della Dife-
PERCHÉ DUNQUE è così difficile che un, pur bravo, imprenditore sia anche un buon politico? La spiegazione la si può trovare negli scritti di Ludwig von
Mises, a partire dal suo libro Socialismo del 1922, uno dei libri
fondamentali del Novecento e,
sin dal 1954, di Peter Drucker, il
massimo cantore dell’impresa e
della responsabilità . La dimostrazione definitiva dell’incompatibilità tra la mentalità, la cultura, la
metodologia dell’imprenditore e
quelle dell’uomo politico, ci è stata offerta proprio da Berlusconi, la
cui azione (a prescindere da tutte
le valutazioni di carattere morale)
si è dimostrata una delle più inefficienti, inefficaci e inconcludenti
della storia italiana, proprio perché come spiegarono, con formula assai concisa, i veneziani nel
1534, riferendosi ad Alvise Gritti:
“Ille vult esse dominus et simul
vult esse mercator; esse autem dominus et mercator impossible
est”. Un ruolo molto importante
spetta agli imprenditori associati
nella battaglia per la rifondazione
di un’economia seria, pulita, produttiva. Proprio per questo dobbiamo dire no al partito o ai partiti
degli imprenditori. Qui abbiamo
già dato e gli imprenditori devono
anche farsi perdonare di avere sostenuto così a lungo, così acriticamente, ciecamente, così appassionatamente, così collusivamente,
Berlusconi. È giusto perdonarli.
Ma che non “scendano” in politica, ma piuttosto “salgano” come
responsabilità pubblica. Per gli imprenditori in politica abbiamo già
dato. A occhio e croce, per un centinaio di anni dovrebbe bastare.
Giovedì 13 ottobre 2011
pagina 19
SECONDO TEMPO
MAIL
La democrazia interna
nei partiti dell’opposizione
Nonostante si senta un bisogno
compatto di rinascita, spesso si
parla, a ragione, della poca credibilità dell’opposizione, intendendo
per essa quasi solo il Pd. Vi è, però,
un solo elemento che mi piace del
Pd, che altri partiti d’opposizione
dovrebbero copiare: la democrazia interna per cui tutti possono dire la loro senza che si minacci l’espulsione. Le critiche forti di Parisi
hanno aperto intensi dibattiti, ma
nessuno si è permesso di usare l’espulsione come arma per tacitare il
dissenso motivato. Questo non
succede nel bosco troglodita della
Lega, ma nemmeno in quello solo
apparentemente aperto dell’Idv.
Lo testimonia ciò che è accaduto la
sera del 7 ottobre in provincia di
Treviso: l’ennesima forzatura di
due “urlatori” di professione dell’Idv (Gianluca Maschera, Gennaro
Marotta) che hanno chiesto ed ottenuto l’espulsione di tre iscritti,
rei di aver reso pubblico, ai cittadini
che li hanno votati e dopo aver cercato inutilmente ascolto nel partito, il modo gerarchico e autoritario del duo di gestire il coordinamento provinciale e regionale.
Perché l’Idv può fare le pulci in casa
degli altri, ma non sopporta che
qualcuno gliele faccia nella sua, tanto da anticipare nel proprio statuto
ciò che Berlusconi vuole fare con le
intercettazioni? I militanti non possono rivolgersi ai giornali se le loro
denunce non ottengono ascolto
all’interno del partito stesso, pena
l’espulsione. Di Pietro e Donadi
hanno voluto al loro interno il “bavaglio” alle verità. Noi critichiamo
spesso e giustamente il Pd: ma gli
altri partiti?
Barbara
L’ozio, il governo
e i partiti in Parlamento
Anche se gli antichi greci o latini
non conoscevano B., avevano già
trovato il termine adatto per descrivere lui, il suo governo e la
finta opposizione di oggi. Il termine in questione è “ozio”, tradotto oggi con il “dolce far nulla”, ma che nel passato corrispondeva al non avere forze per
impegnarsi nella vita sociale o
politica perché quelle erano spese tutte per le amicizie, gli svaghi
e l’amore. Se B. è l’incarnazione
dell’ozio, i suoi sudditi da un po’
di tempo cercano di smarcarsi.
Tremonti riscrive la manovra finanziaria cinque volte, per far
vedere che si applica; Bossi passa
il tempo a cercare di capire cosa
succede (ma non ci riesce); Papa
è riuscito persino a farsi arrestare; Ghedini cerca di far saltare
tutti i processi del suo cliente; la
Gelmini prima costruisce un
tunnel, poi nega; Frattini si occupa del traffico di cuccioli dall’Est
Europa e la Brambilla è ancora
per strada a cercare il suo. In pratica tutti molto indaffarati, tanto
da non preoccuparsi di approvare il rendiconto generale. L’opposizione preferisce invece seguire il significato moderno di
ozio: non fare nulla. Vive ibernata e si scongela giusto per le
grandi occasioni, come perdere
qualche elezione o chiedere un
passo indietro.
Ivan Lagrosa
BOX
A DOMANDA RISPONDO
L’AMERICA
E LE LOBBY
Furio Colombo
7
aro Colombo, lei ha affermato che
una lobby ebraica negli Stati Uniti
non esiste. Questa affermazione
contrasta con l’esistenza dell’AIPAC,
un’associazione in grandissima parte
composta da americani ebrei, che ha il
compito di difendere gli interessi
israeliani presso il Congresso e la Casa
Bianca. Per un approfondimento le
suggerisco il libro “The Israel Lobby”.
Perché non ne parla?
Michele
C
LA LETTERA viene dal Canada e lo
scuola pubblica e non vedo il punto. Gli Aipac
(Political Action Committees) sono un’invenzione
repubblicana per aggirare il divieto di troppi limiti e
controlli sul finanziamento dei partiti da parte di
privati). Sul versante umano, dovrebbe sembrare
naturale che più ebrei che scozzesi si interessino
del futuro di Israele. Per fortuna non è vero, dato
che gli ebrei, alla Camera e al Senato americano
sono pochissimi, ma il Congresso americano è
sempre stato attento al destino di Israele e non
credo che ricavi da ciò un gran vantaggio elettorale
nel Nebraska, Wyoming, Oklahoma, Oregon o
New Mexico. Ma l’America è uno strano Paese. Il
New Mexico ha eletto per molte legislature un
senatore italiano (De Concini) benché non vi siano
italiani in quello Stato. Prendiamo però un’altra
potente lobby che non viene mai chiamata lobby, la
NIAF (National Italian American Foundation), che
pesa molto a causa dei molti milioni di italiani
americani rappresentati da quel gruppo. È
composto esclusivamente da signore e signori con il
nome italiano, dalle banche alle università al
cinema. Una volta ogni anno il presidente degli
Stati Uniti partecipa al loro pranzo di gala e sta
attentissimo sia alle nomine degli ambasciatori che
a quelle dei giudici di competenza federale
(dunque sia locali che di Corte suprema, ricordate
il caso celebre di Antonino Scalia). Eppure avete
mai sentito parlare di Lobby Italiana? Vi assicuro
che è ricca e potente, ma non viene mai in mente
di definirla così. Nel clichè dei secoli gli italiani sono
buoni cristiani e vengono visti all’interno, non
all’esterno della Comunità dei cittadini. E poi si
finisce per dimenticare che la grande orchestra
palestinese-israeliana Divan è organizzata e
diretta dal celebre direttore d’orchestra israeliano
Barenboim, e sapeste quanti ebrei la sostengono!
IL FATTO di ieri 13 Ottobre 1815
sconti per gli iscritti all’ordine.
Cordialmente.
glio clienti che tanto ha stuzzicato
il tuo appetito, sono un professionista e lavoro, occupandomi appunto di comunicazione e non di
sondaggi, per politici, imprenditori, aziende ed Enti di varia natura. Tra i miei clienti non ho mai
avuto Lino Miccichè e Stefania
Prestigiacomo, in questo momento, non è più attiva. Non ho
tra i miei clienti “metà Parlamento” anche se ti confesso che mi
piacerebbe molto. E il giorno che
vorrai parlarne sarò lieto di farlo.
Quanto alla telefonata che ti feci
passandoti Scajola, credo tu abbia
frainteso: la sua intenzione non
era quella del colpo di teatro per
mettere in evidenza l’arroganza
dell’ex ministro, ma si trattava invece di una sfida lanciata a te e al
Fatto Quotidiano che consisteva
nel guardare le carte, come spesso fate, con diligenza per verificare se nella famosa vicenda della
casa al Colosseo non fossero documentati passaggi strani e incongruenti. La lettura di quelle carte,
oltre che un’antica conoscenza di
Scajola, mi fa giurare e scommettere sulla sua innocenza. E ho visto che fra le righe, molto fra le
righe, anche a te qualche dubbio è
venuto.
Cronache e leggenda dicono che rifiutò di farsi bendare e
che con regale fermezza, rivolto al plotone d’esecuzione,
disse “...mirate al cuore, risparmiate la faccia... fuoco...”.
Gioacchino Murat, il re soldato, divenuto sovrano di
Napoli nel 1808, per augusta volontà del cognato
Napoleone Bonaparte, era andato all’appuntamento con
la morte in quel 13 ottobre 1815, dirottato da una
tempesta nel piccolo porto di Pizzo Calabro, mentre con
un pugno di fedelissimi tentava di riprendersi Napoli e il
regno, ormai recuperato dai Borbone. Sorpreso dalla
gendarmeria borbonica, dichiarato colpevole di
incitamento alla guerra civile e di attacco armato contro
il legittimo sovrano, “Gioacchino Napoleone”, come
veniva chiamato dai partenopei, verrà fucilato nel cortile
del castello locale, “messo in una rozza cassa d’abete,
portato nella chiesa Matrice e poi gettato in una fossa
comune...”. Così finivano i sette anni napoletani del re
francese, fautore della “causa italiana”, capace di
intercettare, col Proclama di Rimini, le italiche pulsioni
unitarie e, sia pur tra gli eccessi di una corte sfarzosa, di
rivoluzionare, in perfetto stile “grandeur”, il volto
architettonico, urbanistico e culturale della Capitale del
Regno.
Chicco Testa
Luigi Crespi
Del simpatico presidente Usa Gerald
Ford si diceva che non riuscisse
contemporaneamente a camminare
e a masticare il chewing-gum.
Perché, gentile Chicco Testa, prima
di impegnarsi in esercizi troppo
azzardati intanto non prova a
galoppare e a masticare la gomma?
Cordialmente.
Caro Crespi, al contrario di te non
sono tra coloro, tanti, che in questo
paese resta turbato dalla parola
“indagine”. Capisco che tu ti sia
preoccupato, ma stai pur tranquillo
che in questo caso l’uso era solo
metaforico, non c’era un avviso di
garanzia, non sono portavoce di
nessuna procura (ma mi farebbe
piacere). Quanto ai clienti non fare il
modesto approfittando di un refuso:
la Prestigiacomo è stata tua assistita
(non c’è nulla di male) proprio come
Miccicché: solo che il tuo pupillo si
scrivente gentilmente unisce le sue credenziali
professionali, che sono serie. Per questa ragione mi
stupisco un po’ che non abbia notato che il libro si
intitola “Lobby Israeliana” e non “Lobby Ebraica” e
che la mia lettera precedente intendeva introdurre
proprio questa correzione. Ogni Paese (e ogni
gruppo di interessi) ha attivissimi centri di sostegno
negli Stati Uniti. Ma la loro definizione è sempre
molto chiara. Non potrebbe esserci una “Lobby
ebraica”, come è stato detto in un recente
telegiornale italiano, perché rilancerebbe la
tradizionale accusa contro gli ebrei di essere falsi
cittadini infiltrati in altri paesi ma dediti al loro
“complotto” (la tesi che ha portato al celebre
processo contro il capitano Dreyfus in Francia). Ho
già detto: accanto alla lobby israeliana lavorano
con potenza ed efficacia lobby saudite, degli
Emirati Arabi e la stessa potentissima OPEC, il cui
peso è ovviamente grande in modo sproporzionato.
C’è un punto che mi mette in ansia nella
“smentita” di Michele: il notare che l’AIPAC
israeliano di cui lui parla è “una associazione in
grandissima parte composta di americani ebrei”.
Mi permetta di dire che è un cattivo argomento. È
un cattivo argomento sul versante politico, perché
vi sono moltissimi ebrei anche nelle lobbies
ambientaliste o dei diritti umani o a sostegno della
Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n. 42
[email protected]
Giovanna Gabrielli
Diritto di Replica
Informazione
a cavallo
Egregio Direttore, Arianna Huffington, la più famosa giornalista
on-line, afferma che “oggi gli articoli si leggono mentre si galoppa a
cavallo” (Corriere della Sera,
11/10/2011). Mi farebbe piacere
organizzare per lei e i suoi collaboratori uno stage con la collaborazione dei preziosi quadrupedi.
Esclusivamente su cavalli regolarmente registrati, di razza italiana e
nutriti con fieno biologico. Le assicuro, inoltre, che il mondo visto
da lassù acquista un’inedita serenità. Naturalmente prezzi modici e
Scajola e i clienti
di Luigi Crespi
Caro Telese, ho letto con molto
interesse il tuo articolo pubblicato ieri dal Fatto Quotidiano e non
ti nascondo di essermi un pelo
preoccupato. Anche perché
quando scrivi che bisognerebbe
indagare meglio sul mio lavoro,
non capisco se si tratta di un
esposto alle Procure di cui siete i
portavoce oppure, più semplicemente, della legittima curiosità di
un giornalista che non capisce su
cosa e per chi lavoro. Per precisare meglio, ad esempio, non mi
occupo di immagine, un mestiere
che attiene di più al “make up” o
ad un parrucchiere. Io mi occupo
di comunicazione, un argomento
del quale anche tu, numerose volte, hai scritto con competenza.
Rispetto invece al mio portafo-
Abbonamenti
Queste sono le forme di abbonamento
previste per il Fatto Quotidiano.
Il giornale sarà in edicola 6 numeri
alla settimana (da martedì alla domenica).
• Abbonamento postale annuale (Italia)
Prezzo 200,00 € • 4 giorni
Prezzo 290,00 € • 6 giorni
E' possibile pagare l'abbonamento annuale
postale ordinario anche con soluzione
rateale: 1ª rata alla sottoscrizione,
2ª rata entro il quinto mese.
LA VIGNETTA
• Abbonamento postale semestrale (Italia)
Prezzo 120,00 € • 4 giorni
Prezzo 170,00 € • 6 giorni
• Modalità Coupon *
Prezzo 320,00 € • annuale
Prezzo 180,00 € • semestrale
• Abbonamento online PDF annuale
Prezzo130,00 €
Per sottoscrivere il tuo abbonamento,
compila il modulo sul sito
www.ilfattoquotidiano.it
Modalità di pagamento
• Bonifico bancario intestato a:
Editoriale Il Fatto S.p.A.,
BCC Banca di Credito Cooperativo
Ag. 105 Via Sardegna Roma
Iban IT 94J0832703239000000001739
• Versamento su conto corrente postale:
97092209 intestato a Editoriale Il Fatto
S.p.A. - Via Valadier n° 42, 00193 Roma
Dopo aver fatto il versamento inviare un
fax al numero 02.66.505.712, con ricevuta
di pagamento, nome cognome, indirizzo,
telefono e tipo di abbonamento scelto.
• Pagamento direttamente online
con carta di credito e PayPal.
Per qualsiasi altra informazione in merito
può rivolgersi all'ufficio abbonati ai numeri
+39 02 66506795 - +39 02 66505026 +39 02 66506541 o all'indirizzo mail
[email protected]
* attenzione accertarsi prima che
la zona sia raggiunta dalla distribuzione de
Il Fatto Quotidiano
chiama Gianfranco. Lino, d’altronde
era un galantuomo, e sarebbe stato il
migliore di quelli che abbiamo citato.
Che Scajola non fosse arrogante, ma
euforico, mi pare di averlo spiegato
bene. Sul suo ruolo futuro – sbagli –
dubbi non ne ho: se passasse a
sinistra chiederei l’intervento dei
caschi blu.
Luca Telese
I nostri errori
Privacy, privasi
e praivasi
Per un banale errore di digitazione
di cui chiedo scusa, nel mio articolo dell’altro ieri sulle dichiarazioni
del pm Woodcock a un convegno
sulle intercettazioni scrivo che la
parola privacy “non è un inglesismo”. C’è un ‘non’ di troppo. Privacy è una parola inglese la cui pronuncia canonica, come ha sottolineato Woodcock, è ‘privasi’, e non
‘praivasi’, che è la pronuncia in uso
negli Stati Uniti.
v.i.
Ismett finanziato
dalla Regione Sicilia
Nel sommario dell’articolo “Trapianti e vita: la speranza si chiama
Palermo”, uscito sul Fatto di ieri, si
parla di un finanziamento dell’Ismett da parte dell’Università di
Pittsburgh. In realtà il centro è finanziato dalla Regione Sicilia e gestito dall’Università americana. Ce
ne scusiamo con gli interessati e
con i lettori.
IL FATTO QUOTIDIANO
via Valadier n. 42 - 00193 Roma
[email protected]
Direttore responsabile
Antonio Padellaro
Vicedirettore Marco Travaglio
Caporedattori Nuccio Ciconte e Vitantonio Lopez
Progetto grafico Paolo Residori
Redazione
00193 Roma , Via Valadier n°42
tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230
e-mail: [email protected]
sito: www.ilfattoquotidiano.it
Editoriale il Fatto S.p.A.
Sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n°42
Presidente e Amministratore delegato
Giorgio Poidomani
Consiglio di Amministrazione
Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio Padellaro
Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130,
20060 Milano, Pessano con Bornago , via Aldo Moro n°4;
Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo;
Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n°35
Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l'estero:
Poster Pubblicità & Pubbliche Relazioni S.r.l.,
Sede legale e Direzione commerciale: Via Angelo Bargoni n°8, 00153 Roma
tel. + 39 06 68896911, fax. + 39 06 58179764, email: [email protected]
Distribuzione Italia:m-dis Distribuzione Media S.p.A.,
Sede: Via Cazzaniga n°1, 20132 Milano
tel. + 39 02 25821, fax. + 39 02 25825203, email: [email protected]
Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro
Chiusura in redazione ore 22.00
Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599