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SOMMARIO Francesco Hayez Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, 1859 - olio su tela - Milano, Pinacoteca di Brera 7 novembre 2015 21 febbraio 2016 Gallerie d’Italia Piazza Scala 6 milano Quasi un secolo di opere. La più completa HDJJLRUQDWDHVSRVL]LRQHVXOO·DUWLVWDQHOOD FLWWjFKHO·KDFRQVDFUDWRFRPHLOPDJJLRU interprete del Romanticismo. con il patrocinio di Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana www.gallerieditalia.com CINEMA PER LE ORECCHIE radio2.rai.it Da oggi le capsule Èspresso1882 di Caffè Vergnano sono COMPOSTABILI e si smaltiscono nell’umido *Il marchio non è di proprietà di Caffè Vergnano S.p.A. né di aziende ad essa collegate. WWW.CAFFEVERGNANO.COM LE CAPSULE SONO COMPATIBILI CON LE MACCHINE AD USO DOMESTICO A MARCHIO NESPRESSO®* CAPSULA COMPOSTABILE SECONDO LA NORMA UNI EN 13432:2002. SMALTISCI LA CAPSULA NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DELL’ORGANICO CHE VIENE INVIATA IN IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO CONTROLLATI E SECONDO LE INDICAZIONI DEL COMUNE DI RESIDENZA! NON SMALTIRE IN AUTONOMI SISTEMI DI COMPOSTAGGIO DOMESTICO. SANT’ANNA. UNO SPETTACOLO DELLA NATURA. www.santanna.it acquasantanna g grafica rafica - Fr Francesco ancesco Paolo Paolo Ca Cappellotto ppellotto I nostri piccioni non stann stanno no seduti s sui ui rrami. ami. Da 10 anni l’AFIC - Associazione Festival Italiani di Cinema è attiva nel promuovere le manifestazioni culturali nel campo dell’audiovisivo caratterizzate dalle finalità di ricerca, originalità, promozione dei talenti e delle opere cinematografiche nazionali ed internazionali. Afic - Via Santa Croce in Gerusalemme, 107 (00185 – Roma) inffo@afi o c festival.it facebook.com//AficFestivalCinema @AficFestival E da quest’anno i festival associati saranno ancora più uniti. Una staffetta cinematografica porterà i migliori titoli da un festival al successivo, collegando di volta in volta tutto il territorio nazionale. Vieni a scoprirli nello Spazio Afic! www.aficfestival.it www w..aficffe estival.it Sommario Contents GIURIE/JURIES IX PREMI/AWARDS TORINO XVI 33 1 GRAN PREMIO TORINO CLICCA SULLE SEZIONI COLORATE PER ACCEDERE AI FILM 2015 FESTA MOBILE I FILM PALCOSCENICO ORSON WELLES PREMIO CIPPUTI PREMIO MARIA ADRIANA PROLO JULIEN TEMPLE - QUESTIONI DI VITA E DI MORTE 17 23 28 68 72 75 77 79 AFTER HOURS I FILM AUGUSTO TRETTI 89 92 109 TFFDOC INTERNAZIONALE.DOC ITALIANA.DOC MEDITERRANEO EVENTI SPECIALI 113 116 127 136 145 ITALIANA.CORTI 149 ONDE 161 164 179 I FILM ARTRUM SPAZIO TORINO 187 TORINOFILMLAB 191 COSE CHE VERRANNO. LA TERRA VISTA DAL CINEMA 201 INDICI/INDEX 221 TORINO FILM FESTIVAL via Montebello 15 - 10124 Torino Tel: +39 011 8138811 Fax: +39 011 8138890 [email protected] www.torinofilmfest.org 33° TORINO FILM FESTIVAL 20 - 28 novembre 2015 direttore Emanuela Martini guest director Julien Temple segretario generale Bruna Ponti assistente alla direzione e rapporti con gli autori Mara Signori con la collaborazione di Paola Ramello coordinamento del programma e ricerca film Luca Andreotti con la collaborazione di Salvo Cutaia logistica Flavio Armone MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA presidente Paolo Damilano direttore Alberto Barbera assistente di direzione e coordinamento dei festival Angela Savoldi vice direttore e conservatore capo Donata Pesenti Campagnoni comunicazione, promozione, pr Maria Grazia Girotto ufficio stampa Veronica Geraci coordinatore generale Daniele Tinti amministrazione Erika Pichler SOMMARIO tffdoc, italiana.corti e spazio torino Davide Oberto con la collaborazione di Paola Cassano, Mazzino Montinari, Séverine Petit organizzazione e rapporti con gli autori Paola Cassano onde Massimo Causo con la collaborazione di Roberto Manassero consulenti per la selezione Marì Alberione, Pier Maria Bocchi, Federico Gironi, Barbara Grespi, Federico Pedroni corrispondenti Rodrigo Diaz (America Latina), Jim Healy (Nord America), Paolo Bertolin (Australia, Brunei, Cambogia, Filippine, India, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Nepal, Nuova Zelanda, Singapore, Sri Lanka, Thailandia, Turchia, Vietnam), Elena Pollacchi (Cina, Giappone, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud) retrospettiva «cose che verranno. la terra vista dal cinema» Emanuela Martini con la collaborazione di Luca Andreotti comunicazione e marketing Maria Grazia Girotto con la collaborazione di Bianca Girardi ufficio stampa Chicca Ungaro con la collaborazione di Flavia Corsano, Tiziana Ciancetta, Francesca Galletto, Paolo Morelli, Alberto Nota Federica Scarpa (stagista) comunicazione web Lorenzo Rossi (coordinamento), Stefano Trinchero (sito), Cristina Gallotti, Marco Petrilli (documentazione), Chiara Borroni (social network), ITS-ICTPiemonte (documentazione video), Alessio De Marchi (traduzioni) Federico Esposito, Chiara Lenzi (stagisti) servizi fotografici IED Torino conferenze stampa (moderatore) Bruno Fornara ufficio ospitalità Elisa Liani con la collaborazione di Michele Altomonte, Dina Buzio, Dario Cazzola ufficio accrediti Alberto Bianca (responsabile), Alessio Oggianu, Francesca Montagner supervisione proiezioni pellicola Sergio Geninatti Chiolero allestimento sale per videoproiezioni Euphon (Pierluigi Patriarca, supervisione) sottotitoli elettronici Sub-Ti Limited, Londra interpreti Anna Ribotta, Marina Mocetti Spagnuolo, Giliola Viglietti biglietteria elettronica Soft-Solutions, Torino servizio maschere REAR Soc. Coop., Grugliasco assistenza logistica e autisti Obiettivo Lavoro - Agenzia per il Lavoro Spa, Torino manifesto Paolo Formenti logo e grafica Flarvet, Torino stampa G. Canale & C. Spa, Borgaro Torinese coordinamento autori Ricke Merighi, Livia Siciliano, Elisabetta Testore - Simona Carnino, Raffaella Giordana, Glenda Manzetto, Lucia Parato per Obiettivo Lavoro trasporti DHL International Spa segreteria giurie Federica Ceppa, Simona Ceppa, Silvia Fessia servizi assicurativi Reale Mutua Assicurazioni tff lounge coordinamento organizzativo Tiziana Tortarolo coordinamento volontari Piero Valetto amministrazione Andrea Merlo regia cerimonie apertura e chiusura Dario Ceruti per Fargo Film, Torino montaggi clip Cristina Sardo SOMMARIO proiezione auditorium giovanni agnelli lingotto e supervisione cinema digitale Angelo D’Alessio auto Fiat sigla Enarmonia, Chicca Richelmy (regia), Fabio Barovero (musica) ideazioni e progetto uffici temporanei e installazioni Elena D’Agnolo Vallan, Marco Ostini allestimenti: Ideazione srl, Torino Interfiere stand & exhibition, Moncalieri cleaning services Multiservizi, Torino agenzia viaggi Amarganta Viaggi, Torino Protravel Inc., NYC CATALOGO 2015 A CURA DI Roberto Manassero PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Maicol Casale REDAZIONE Mara Dompè TESTI Cristina Gallotti, Marco Petrilli TRADUZIONI Gail McDowell, Olivia Jung © 2015 Museo Nazionale del Cinema Fondazione Maria Adriana Prolo ISBN 978-88-90209-53-6 SOMMARIO Associazione Amici del Torino Film Festival info: ASSOCIAZIONE AMICI DEL TORINO FILM FESTIVAL via Montebello 15 10124 Torino Italia L’Associazione è stata promossa da giovani imprenditori e professionisti per concretare un impegno a sostegno del dialogo tra le culture e le esperienze dell’universo giovanile, della creatività artistica, della formazione professionale dei giovani. L’Associazione affianca istituzionalmente il Festival mettendo a disposizione risorse finanziarie, competenze e servizi professionali, per promuoverlo e valorizzarlo e per diffondere una maggiore consapevolezza del valore culturale, sociale, economico e d’immagine che il Festival ha per Torino e per le nuove generazioni. L’Associazione organizza inoltre nel corso dell’anno attività riservate ai soci, quali anteprime cinematografiche e altre iniziative. The Association Friends of the Torino Film Festival The Association Friends of the Torino Film Festival is promoted by young entrepreneurs and professionals in order to encourage and support the dialogue between the culture and the experiences of young people, their artistic creativity, and their professional schooling. The Association is an institutional support for the Festival, offering financial resources, expertise and professional services; it promotes and valorizes the Festival, and heightens its image as a vehicle of cultural, social and economic values for Turin and for the young generations. Throughout the year, the Association also organizes activities reserved to its members, such as film previews and other initiatives. soci benefattori Armando Testa Spa Camera Commercio Industria Artigianato Agricoltura - Torino Euphon Fondazione CRT soci benemeriti Gruppo Giovani Imprenditori Unione Industriale di Torino Confederazione Nazionale Artigianato Kodak soci sostenitori Gruppo Giovani Imprenditori API - Torino Lega Cooperative Torino Alberghina Studio Ottica Orange Essegierre Unione Giovani Dottori Commercialisti di Torino UTET soci onorari Art Directors Club Italiano British Council Centre Culturel Français Goethe Institut Juventus F.C. soci ordinari Giancarlo Baraldo Franco Carrer Piera Detassis Richi Ferrero Bruno Gambarotta Carlo Gonella Luciana Littizzetto Monica Mailander Luca Martini Ugo Nespolo Domenico Siniscalco Gigi Venegoni presidente Lorenzo Jona Celesia vice presidenti Andrea Alberghina Paola Goffi Davide Varvello segretario e tesoriere Emanuela Barreri comitato direttivo Andrea Alberghina Emanuela Barreri Mauro Boglione Paola Goffi Massimo Moretto Lorenzo Jona Celesia Cosimo Palumbo Davide Varvello SOMMARIO Associazione Festival Italiani di Cinema info: ASSOCIAZIONE FESTIVAL ITALIANI DI CINEMA (AFIC) via Faà di Bruno 67 00195 Roma Italia Nel complesso del sistema audiovisivo italiano, i festival rappresentano un soggetto fondamentale per la promozione, la conoscenza e la diffusione della cultura cinematografica e audiovisiva, con un’attenzione particolare alle opere normalmente poco rappresentate nei circuiti commerciali come ad esempio il documentario, il film di ricerca, il cortometraggio. E devono diventare un sistema coordinato e riconosciuto dalle istituzioni pubbliche, dagli spettatori e dagli sponsor. Per questo motivo e per un concreto spirito di servizio è nata nel novembre 2004 l’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC). Gli associati fanno riferimento ai principi di mutualità e solidarietà che già hanno ispirato in Europa l’attività della Coordination Européenne des Festivals. Inoltre, accettando il regolamento, si impegnano a seguire una serie di indicazioni deontologiche tese a salvaguardare e rafforzare il loro ruolo. L’AFIC nell’intento di promuovere il sistema festival nel suo insieme, rappresenta già oggi più di trenta manifestazioni cinematografiche e audiovisive italiane ed è concepita come strumento di coordinamento e reciproca informazione. Aderiscono all’AFIC le manifestazioni culturali nel campo dell’audiovisivo caratterizzate dalle finalità di ricerca, originalità, promozione dei talenti e delle opere cinematografiche nazionali e internazionali. L’AFIC si impegna a tutelare e promuovere, presso tutte le sedi istituzionali, l’obiettivo primario dei festival associati. The Association of Italian Film Festival Within the framework of the Italian audiovisual system, festivals represent a fundamental means for the promotion, knowledge and diffusion of film and audiovisual culture, with particular attention to works that normally receive little attention in commercial circuits, like documentaries, research films and shorts.They must also become a coordinated system that is recognized by public institutions, spectators and sponsors. For this reason, and in a concrete spirit of service, the Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC) was created in November 2004. Association members adhere to the principals of mutuality and solidarity that inspire the activities of the Coordination Européenne des Festivals in Europe. Moreover, by accepting the regulations, they promise to follow a series of deontological indications whose purpose is to safeguard and strengthen their role. AFIC’s aim is to promote the festival system as a whole, and already today it represents over thirty Italian cinematographic and audiovisual manifestations. It has been conceived as an instrument of coordinated and reciprocal information. AFIC members include cultural manifestations in the audiovisual field that are characterized by research, originality and the promotion of talents and cinematographic works, both at home and abroad. AFIC also strives to protect and promote at every institutional level the primary objective of the associated festivals. SOMMARIO TorinoFilmLab info: TorinoFilmLab via Cagliari 42 10153 Torino Italia Tel: +39 011 237 92 21 [email protected] www.torinofilmlab.it Il TorinoFilmLab è un laboratorio internazionale dove le storie e le idee di talenti emergenti di tutto il mondo s’incontrano e trovano terreno fertile per crescere. Grazie alle numerose attività di formazione, sviluppo e finanziamento alla produzione e alla distribuzione, il TorinoFilmLab sostiene i progetti di giovani filmmaker, con un’attenzione particolare alle opere prime e seconde. Il 33° Torino Film Festival ospita l’ottava edizione del TorinoFilmLab Meeting Event (25-27 novembre), evento che coinvolge centinaia di professionisti dell’industria cinematografica; un mercato di coproduzione internazionale in cui vengono presentati pubblicamente i progetti sviluppati all’interno dei programmi del TorinoFilmLab, i migliori dei quali sono premiati con finanziamenti alla produzione. Grazie alle attività del TorinoFilmLab, dal 2008 a oggi sono stati realizzati 43 film, di cui 15 usciti nel solo 2015. Tra quelli selezionati quest’anno nei più prestigiosi festival del mondo, ricordiamo i seguenti titoli, alcuni dei quali saranno presentati al 33° Torino Film Festival: Adama di Simon Rouby (Francia; Festival Internazionale di Animazione di Annecy, Concorso); Eva No Duerme di Pablo Agüero (FranciaArgentina-Spagna; Toronto, Wavelengths, San Sebastián, Concorso); Eva Nová di Marko Škop (Slovacchia-Repubblica Ceca; Toronto, Discovery); Family Film di Olmo Omerzu (Repubblica Ceca-Germania-Slovenia-Francia-Slovacchia; San Sebastián, New Directors); L’attesa di Piero Messina (Italia-Francia; Venezia, Concorso); Mountain di Yaelle Kayam (Israele-Danimarca; Venezia, Orizzonti); Ni le ciel, ni la terre - The Wakhan Front di Clément Cogitore (Francia-Belgio; Cannes, Semaine de la critique), Tikkun di Avishai Sivan (Israele; Locarno, Concorso); Wednesday 04:45 di Alexis Alexiou (Germania-Grecia-Israele; Tribeca, World Narrative Competition). TorinoFilmLab TorinoFilmLab is an international laboratory for emerging talents, a space for stories and ideas to meet and grow. Through its training, development, production & distribution funding activities, TorinoFilmLab has been supporting up and coming filmmakers, with a particular attention to first and second features. The 33 Torino Film Festival hosts the 8 TorinoFilmLab Meeting Event (25-27 November), a co-production market involving hundreds of industry professionals, where the projects developed within Torino Film Lab’s programmes are publicly presented and the best projects are awarded with production grants. 43 films have been completed since 2008 thanks to TFL’s activities, among which 15 only in 2015. Here’s a selection of titles presented this year in various of the world’s most prestigious festivals, some of which will be showcased at the 33 Torino Film Festival: Adama by Simon Rouby (France; Annecy International Animation Film Festival, Competition); Eva No Duerme by Pablo Agüero (France-Argentina-Spain; Toronto, Wavelengths, San Sebastián, Competition); Eva Nová by Marko Škop (Slovakia-Czech Repubblic; Toronto, Discovery); Family Film by Olmo Omerzu (Czech Repubblic-Germany-Slovenia-France-Slovakia; San Sebastián, New Directors); L’attesa by Piero Messina (Italy-France; Venice, Competition); Mountain by Yaelle Kayam (Israel-Denmark; Venice, Orizzonti); Ni le ciel, ni la terre - The Wakhan Front by Clément Cogitore (France-Belgium; Cannes, Semaine de la critique), Tikkun by Avishai Sivan (Israel; Locarno, Competition); Wednesday 04:45 by Alexis Alexiou (Germany-Greece-Israel; Tribeca, World Narrative Competition). RD TH RD VII SOMMARIO 33° TORINO FILM FESTIVAL Gran Premio Torino 2015 Istituito nel 2009, il Gran Premio Torino è un riconoscimento assegnato ogni anno ai cineasti che, dall’emergere delle nouvelle vague in poi, hanno contribuito al rinnovamento del linguaggio cinematografico, alla creazione di nuovi modelli estetici, alla diffusione delle tendenze più significative del cinema contemporaneo. In questa edizione, il premio verrà assegnato a uno degli autori europei più originali e sensibili emersi negli anni Ottanta: Terence Davies. Capace di mescolare malinconia e ferocia, ironia e disperazione, Davies ha saputo raccontare con i folgoranti The Terence Davies Trilogy (1983), Voci lontane… sempre presenti (1988) e Il lungo giorno finisce (1992) una personale educazione alla vita, al dolore e alla bellezza, e al tempo stesso è stato cantore della cultura tradizionale della middle class britannica. Cresciuto nella Liverpool operaia degli anni Quaranta e Cinquanta (evocata nei suoi capolavori come nel documentario Of Time and the City, 2008), Davies ha elaborato uno stile che mescola senza soluzione di continuità realismo ed evocazione poetica, secchezza brutale e aperture all’immaginazione. Caratteristiche mantenute inalterate anche in film come Serenata alla luna (1995), ambientato negli Stati Uniti degli anni Quaranta, e nel più recente Il profondo mare azzurro (2012), dramma da camera e straziante storia d’amore tra le macerie della Londra post-bellica. Il cinema di Terence Davies ha inoltre una forte matrice letteraria, come dimostrano La casa della gioia (2000), tratto da Edith Wharton, e soprattutto l’ultimo Sunset Song (2015), trasposizione del classico della letteratura scozzese Canto del tramonto, pubblicato nel 1932 da Lewis Grassic Gibbon. Gran Premio Torino 2015 Created in 2009, the Gran Premio Torino is an award given every year to filmmakers who, from the rise of the nouvelles vagues on, have contributed to the renewal of the film language, to the creation of new aesthetic models and to the popolurization of the most significant trends in contemporary cinema. This year, the award has been given to one of the most original and sensitive European filmmakers to emerge in the 1980s: Terence Davies. A master at combining melancholy and cruelty, irony and desperation, in films such as The Terence Davies Trilogy (1983), Distant Voices, Still Lives (1988) and The Long Day Closes (1992), he has recounted a personal education in life, pain and beauty; at the same time, he has been a poet of the cultural tradition of the British middle class. Davies grew up in working-class Liverpool during the 1940s and 1950s (which he evokes in masterpieces such as the documentary Of Time and the City, 2008) and has elaborated a personal style which seamlessly brings together realism and poetic evocation, brutal harshness and receptivity to the imagination. These characteristics have remained unchanged in movies such as The Neon Bible (1995), set in the United States during the 1940s, and in the more recent The Deep Blue Sea (2012), a chamber play and heart-wrenching love story that unfolds in the rubble of post-war London. Terence Davies’ cinema also has a strong literary influence, as seen by The House of Mirth (2000), based on the novel by Edith Wharton, and above all by his last film, Sunset Song (2015), an adaptation of the classic of Scottish literature of the same title, published in 1932 by Lewis Grassic Gibbon. VIII SOMMARIO 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury TORINO 33 valerio mastandrea PRESIDENTE DELLA GIURIA PRESIDENT OF THE JURY (Italia), attore di cinema, teatro e televisione, ha esordito nel 1994 con Ladri di cinema di Piero Natoli. Da allora ha recitato in oltre cinquanta film, lavorando con i principali registi italiani: Scola (Gente di Roma), Moretti (Il caimano), Virzì (N, Tutta la vita davanti, La prima cosa bella), Mazzacurati (La sedia della felicità), Zanasi (Non pensarci, La felicità è un sistema complesso) e Bellocchio (Fai bei sogni). Recentemente ha prodotto e dato un forte contributo alla realizzazione di Non essere cattivo, opera postuma di Claudio Caligari, selezionata per rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar. (Italy) performed as an actor for theater, television, and cinema. He made his debut in 1994 in Piero Natoli’s Ladri di cinema. He has acted in over fifty movies, working with the most prominent Italian directors, the likes of Ettore Scola (Gente di Roma), Nanni Moretti (Il caimano), Paolo Virzì (N, Tutta la vita davanti, La prima cosa bella), Carlo Mazzacurati (La sedia della felicità), Gianni Zanasi (Non pensarci, La felicità è un sistema complesso), and Marco Bellocchio (Fai bei sogni). He produced and supported the making of Non essere cattivo, Claudio Caligari’s posthumous film, selected to represent Italy at the next Academy Awards. marco cazzato (Torino) ha collaborato con «La Stampa», il «Corriere della Sera», «Tuttolibri», «Carta», «Il Sole 24 Ore», «Linus», Slow Food, Einaudi, Baldini e Castoldi, Logos, «ANIMAls» di Coniglio Editore e altre realtà editoriali. Dal 2008 è docente del corso di illustrazione presso lo Ied di Torino e nel 2010 ha pubblicato con Grrrzetic Editore il libro Mood. Ha inoltre realizzato manifesti e curato l’immagine per eventi come il Torino Film Festival 2011. Nel 2014 ha vinto il Best Illustrations European Newspaper Award e nel 2015 la Gold Medal Annual Autori di immagini. IX SOMMARIO (Turin, Italy) has worked with different newspapers and magazine and publishing houses, such as “La Stampa,” “Corriere della Sera,” “Tuttolibri,” “Carta,” “Il Sole 24Ore,” “Linus,” Slow Food, Einaudi, Baldini e Castoldi, Logos, “ANIMAls” (Coniglio Editore). Since 2008 he has been teaching illustration at the IED in Turin. In 2010 Grzzetic Editore published his book Mood. Moreover he realized placards and edited the image of 2011 Torino Film Festival. In 2014 he won the Best Illustrations European Newspaper Award and in 2015 the Gold Medal Autori di immagini. 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury TORINO 33 josephine decker (Londra, Regno Unito, 1981), nominata dal «Filmmaker Magazine» tra i venticinque cineasti più promettenti del cinema indipendente e celebrata dalla rivista «New Yorker», ha fatto il suo ingresso nel circuito festivaliero internazionale al Forum della Berlinale 2014, presentando il dittico formato da Butter on the Latch e Thou Wast Mild and Lovely. Attrice, oltre che regista, sceneggiatrice e montatrice di tutti i suoi lavori, ha realizzato documentari, cortometraggi e videoclip. L’anno scorso il Torino Film Festival le ha dedicato un omaggio nella sezione Onde. (London, UK, 1981) was nominated by “Filmmaker Magazine” as one of the twentyfive most promising independent filmmakers, and was celebrated in the prestigious magazine “New Yorker.” She made her entrance in the international film festival scene at the 2014 Berlinale in the Forum Section, presenting a diptych comprising her two features Butter on the Latch and Thou Wast Mild and Lovely. Aside from directing, she also acts, writes, and edits all her projects, which include several documentaries, short films and video clips. The Torino Film Festival paid tribute to her work in the Onde section of last year’s edition. jan ole gerster (Hagen, Germania, 1978) ha lavorato per la X-Filme Creative Pool Productions sui set dei film di Tom Tykwer ed è stato assistente di Wolfgang Becker per Goodbye, Lenin! (2003). Nel 2004 ha cominciato a studiare sceneggiature e regia all’Accademia di cinema e televisione di Berlino e nel 2012 ha esordito nella regia con Oh Boy: presentato a Karlovy Vary, il film è stato distribuito in oltre venti Paesi e ha vinto sei Lola Awards (gli Oscar tedeschi), oltre che l’European Film Award per la miglior opera prima. Al momento sta lavorando al suo secondo lungometraggio. (Hagen, Germany, 1978) worked at X-Filme Creative Pool productions on the sets of Tom Tykwer’s films, and then he was assistant to director Wolfgang Becker on Goodbye, Lenin! (2003). He began studying screenwriting and direction at the German Film and Television Academy Berlin in 2004. In 2012 he debuted with his firt feature Oh Boy, which premiered at Karlovy Vary and was then released to cinemas in over 20 countries. The film also won six German Film Prizes and the European Film Award for Best Debut Film. He is currently working on his second feature. corin hardy (Regno Unito) ha realizzato il pluripremiato cortometraggio d’animazione Butterfly, presentato in anteprima al Festival di Edimburgo. In seguito ha diretto soprattutto videoclip, ottenendo vari riconoscimenti internazionali, fra cui diversi Video Music Awards e un premio al Festival Rushes Solo Shorts. Selezionato tra le «stelle di domani» dalla rivista «Screen International», al momento sta lavorando a diversi progetti per lungometraggi. The Hallow, suo primo lungometraggio, sarà proiettato al 33° Torino Film Festival, nella sezione After Hours. X SOMMARIO (UK) initially came to the attention of the world with his much-awarded animation short, Butterfly. Having premiered this film at Edinburgh, he moved into music videos directing many pieces of work for a diverse range of artists and winning numerous MVA’s and a Rushes Soho Shorts prize as well as many international awards. He was recently selected as a “star or tomorrow” by “Screen International” and has a number of features in development. His first feature The Hallow will be screened this year at the 33 Torino Film Festival, in the “After Hours” section. 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC maja bogojevic (Montenegro), critica cinematografica, ha insegnato ed è stata preside della facoltà di Belle arti dell’Università Donja Gorica, a Pogdorica, e poi preside della facoltà di Arti visive dell’Università del Mediterraneo. Fondatrice e direttrice della prima rivista montenegrina di cinema, «Camera Lucida», è anche fondatrice e presidente della Fipresci del suo Paese e membro di Fedeora e della Union de la presse francophone. È stata inoltre selezionatrice e membro di giuria in molti festival internazionali, tra cui Cannes, per il quale nel 2013 ha fatto parte della giuria Fipresci. (Montenegro) is a film critic and she was a film professor for years and the dean, first of Faculty of Arts at the University of Donja Gorica, then the dean of Faculty of Visual Arts at the Mediterranean University. She is the founder and editor-in-chief of the first Montenegrin film magazine, “Camera Lucida,” founder and president of FIPRESCI Montenegro, member of Fedeora and Union de la presse francophone. She has been a selector and jury member at many international film festivals, including the FIPRESCI jury member at Cannes in 2013. leonardo di costanzo (Ischia, Napoli, 1958) dopo la laurea si è trasferito a Parigi per seguire i corsi di regia documentaria presso gli Ateliers Varan. Con Les films d’ici ha realizzato diversi documentari presentati in importanti festival. L’intervallo (2012), sua prima opera di finzione, è stato presentato nella sezione Orizzonti di Venezia e ha ottenuto il premio Fipresci, il premio Pasinetti e il David di Donatello per il miglior esordio. Con il cortometraggio L’avamposto ha partecipato al film collettivo I ponti di Sarajevo, presentato al Festival di Cannes. (Ischia, Naples, Italy, 1958), moved to Paris after graduating to pursue his studies in documentary filmmaking at the Ateliers Varan. He made several documentaries with Les films d’ici, which were screened at major festivals. L’intervallo (2012) was his first fiction; it was presented at the Venice Film Festival in the Orizzoni section, and it received a FIPRESCI Award, a Pasinetti Award, and a David di Donatello for Best New Director. He directed the short L’avamposto as part of the collective film I ponti di Sarajevo, which was presented at Cannes. marie losier (Francia, 1972), regista e curatrice, vive fra la Francia e New York. Ha realizzato diversi film dedicati a registi, compositori e musicisti d’avanguardia e diretto The Ballad of Genesis and Lady Jaye (2011), incentrato su Genesis P. Orridge e presentato al Torino Film Festival. Le sue opere sono state presentate in festival internazionali e spazi espositivi come la Tate Modern, il MoMA, il Centre Pompidou, la Berlinale e la Cinémathèque française. Quest’anno presenta in Onde il film collettivo Aqui, em Lisboa, di cui ha diretto l’episodio L’oiseau de la nuit. XI SOMMARIO (France, 1972), filmmaker and curator based in France and New York, she has made various films dedicated to avant-garde directors, composers and musicians. She directed The Ballad of Genesis and Lady Jaye (2011), which was presented in Torino. Her films have been presented at international festivals and museums such as the Tate Modern, MoMA, the Centre Pompidou, the Berlinale and the Cinémathèque française. She will present at 33 Torino Film Festival, Waves section, L’oiseau de la nuit, from the collective film Aqui, em Lisboa. RD 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury TFFDOC - I TA L I A N A . D O C jonas carpignano (Roma, 1984), regista italoamericano, con i cortometraggi A Chjana e A Ciambra ha ottenuto riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Controcampo alla Mostra di Venezia nel 2011 e il Discovery Prize a Cannes nel 2014. Il suo primo lungometraggio, Mediterranea, presentato quest’anno alla Semaine de la critique di Cannes, è stato selezionato in vari festival, tra cui quelli di Londra e Karlovy Vary. Il film è stato inoltre finalista del premio Lux del Parlamento europeo e ha avuto una distribuzione in sala in Francia, Germania e Stati Uniti. (Rome, Italy, 1984) is an Italian-American filmmaker. He received several international awards for his shorts A Chjana and A Ciambra, including the Controcampo Award at the 2011 Venice Film Festival and the Discovery Prize in Cannes in 2014. His first feature, Mediterranea, was presented this year at Cannes’ Semaine de la critique and was selected by the Karlovy Vary and the London Film Festival, among others. Mediterranea was also a runner up for the European Parliament’s Lux Award and was picked up for distribution in movie theatres in France, Germany, and the United States. minnie ferrara (Italia), dopo essere stata presidente di Indigena, agenzia di promozione di case di produzione e filmmaker indipendenti, ha fondato nel 1990 la Minnie Ferrara & Associati, con cui produce lungometraggi in collaborazione con Mediaset, Rai Cinema e Medusa Film. Come produttrice esecutiva, ha lavorato a Io sono l’amore di Luca Guadagnino e AmeriQua di Marco Bellone e Giovanni Consonni. È inoltre docente allo Iulm e alla Civica scuola di cinema di Milano e membro del cda della Fondazione Lombardia Film Commission. (Italy), was head of Indigena, a promotion agency for production companies and independent filmmakers. In 1990 she founded her own production company, Minnie Ferrara & Associati, producing feature films in collaboration with Mediaset, Rai Cinema, and Medusa Film. She worked as executive producer on Io sono l’amore by Luca Guadagnino and AmeriQua by Marco Bellone and Giovanni Consonni. She teaches at IULM and at Civica scuola di cinema in Milan, and she is also a board member of the Fondazione Lombardia Film Commission. giovanni giommi (Italia) dopo essersi laureato in architettura si è dedicato al cinema documentario, esordendo nel 1999 con Nel cuore delle alghe e dei coralli. Nel corso degli anni ha partecipato diverse volte al Torino Film Festival, in particolare con Politica Zero (2006, realizzato con Massimo Coppola e Alberto Piccinini), Les Ninjas du Japon (2007) e Bad Weather (2011), per il quale ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui una nomination all’Idfa, il Doc/it Professional Award come miglior documentario italiano e una candidatura ai David di Donatello 2013. XII SOMMARIO (Italy) graduated with a degree in architecture and started working on documentary filmmaking, debuting in 1999 with Nel cuore delle alghe e dei coralli. He participated many times at the Torino Film Festival over the years, notably with Politica Zero (2006, made with Massimo Coppola and Alberto Piccinini), Les Ninjas du Japon (2007), and Bad Weather (2011), which received several awards including an IDFA nomination, the Doc/it Professional Award for Best Italian Documentary, and a nomination for the 2013 David di Donatello. 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury I TA L I A N A . C O R T I dente è il nome d’arte di Giuseppe Peveri (Fidenza, Parma, 1976), cantautore e musicista. Inizia a suonare poco più che adolescente ed esordisce nel 2006 con Anice in bocca, cui segue Non c’è due senza te, tra i venti migliori dischi italiani del 2007 scelti dal Premio Italiano Musica Indipendente. Nel 2009 il tour di L’amore non è bello conta oltre ottanta date e l’album vince il Pimi. Nel 2014 ha pubblicato l’album Almanacco del giorno prima, che vede la partecipazioni di musicisti come Afterhours, Perturbazione, Zen Circus, Selton, Rodrigo D’Erasmo ed Enrico Gabrielli. is the stagename of Giuseppe Peveri (Fidenza, Parma, Italy, 1976). He is a songwriter and musician who started playing very young. His debut album is Anice in bocca (2006). In 2007, Non c’è due senza te was among the best twenty Italian records chosen by the Italian Independent Music Award. In 2009 he played over eighty gigs with the tour of L’amore non è bello, which wons the PIMI Prize. In 2014 he published Almanacco del giorno prima, a collaboration with musicians such as Afterhours, Perturbazione, Zen Circus, Selton, Rodrigo D’Erasmo and Enrico Gabrielli. françois farellacci ha realizzato diverse opere che si situano tra documentario, fiction, videoarte e fotografia. Nel 1997 ha iniziato a collaborare con Laura Lamanda per il cortometraggio L’età forte e l’anno successivo ha ottenuto con Volo sulla città il premio del pubblico nella sezione Spazio Italia del Torino Film Festival e il gran premio al Festival di Aix-en-Provence. A Torino ha presentato altri due film: Famille (2009) e L’île des morts (2012). Nel 2014 ha realizzato il lungometraggio Lupino, vincendo il premio giuria Giovani al Filmmaker Festival di Milano. has made documentaries and works of fiction, video art and photography. In 1997 he began his collaboration with Laura Lamanda with the short L’età forte. The next year, Volo sulla città received the Audience Award in the Spazio Italia section at the Torino Film Festival and the Grand Prize at the Aix-en-Provence Film Festival. He then presented in Torino two other films: Famille (2009) and L’île des morts (2012). In 2014 he directed the feature Lupino, which received the Jury Award at Filmmaker Festival in Milan. tiziana lo porto (Bolzano, 1972) vive tra Roma e New York. Lavora come traduttrice e scrive di libri, musica, cinema e fumetti per «La Repubblica», «D», «Il venerdì» e il blog minimaetmoralia.it. Ha tradotto, tra gli altri, Evita lo specchio e non guardare quando tiri la catena e Seduto sul bordo del letto mi finisco una birra nel buio di Charles Bukowski, Jim entra nel campo di basket di Jim Carroll e i romanzi di James Franco. Insieme a Daniele Marotta è autrice del graphic novel Superzelda. La vita disegnata di Zelda Fitzgerald, tradotto e pubblicato in Spagna, Sudamerica, Stati Uniti, Canada e Francia. XIII SOMMARIO (Bozen, Italy, 1972) lives between Rome and New York. She works as translator and she writes about music, cinema and graphic novels for newspapers and magazines, such as “La Repubblica,” “D,” “Il venerdì” and the blog minimaetmoralia.it. She is the translator of Charles Bukowski’s The Last Night of the Earth Poems, Jim Carroll’s The Basketball Diaries and James Franco’s novels. With Daniele Marotta, she is the author of the graphic novel Superzelda: The Graphic Life of Zelda Fitzgerald, which was translated and published in Spain, South America, United States, Canada and France. 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury luca pellegrini (Italia), giornalista professionista, laureato in lettere presso l’Università La Sapienza di Roma. È stato tra i promotori del Festival del Cinema Tertio Millennio, organizzato dalla Fondazione Ente dello spettacolo. In qualità di critico cinematografico, ha collaborato con «Il corriere del giorno» e «L’osservatore romano» e attualmente lavora per il quotidiano «Avvenire», «La rivista del cinematografo», il sito web cinematografo.it e «Radio vaticana». Membro della Commissione di selezione della Settimana Internazionale della critica alla Mostra di Venezia dal 2013 al 2015. (Italy) is a professional journalist with a degree in literature from the Univesity La Sapienza in Rome. He was one of the promoters of the Tertio Millennio Film Fest, organized by Fondazione Ente dello spettacolo. He collaborated as a film critic with the papers “Il Corriere del Giorno” and “L’osservatore romano,” and he currently works with “Avvenire,” “La rivista del cinematografo,” the website cinematografo.it, and “Radio vaticana.” He has been a member of the selection committee of the Venice International Film Critics’ Week from 2013 to 2015. győző mátyás (Budapest, Ungheria, 1954), critico cinematografico, scrittore e docente universitario, ha pubblicato diversi libri e saggi di cinema, l’ultimo dei quali è un lavoro sull’opera del regista americano David Fincher. Autore anche di romanzi, è redattore della rivista «Kritika» e professore associato di cinema al King Sigismund College di Budapest. (Budapest, Hungary, 1954) is a filmcritic, writer and university teacher. He has published several articles and essays about film, his latest work being a book about the oeuvre of David Fincher, the american director. He is also known as a prose writer, and editor of the magazine “Kritika.” He works as an associate professor at King Sigismund College in Budapest, lecturing on film. kerem akça (Istanbul, Turchia, 1983), critico cinematografico, si è laureato in gestione delle arti presso l’Università Bilgi di Istanbul e ha frequentato due workshop di cinema della New York University. Dal 2002 ha lavorato come redattore e critico per diverse pubblicazioni, tra cui i mensili «Sinema» e «Empire Turkey», e dal 2008 è il critico del quotidiano «Haberturk», uno dei principali del suo Paese. Attualmente è consulente del Festival del cinema di Malatya e insegna alla Istanbul Culture University Graduate School. XIV SOMMARIO (Istanbul, Turkey, 1983) is a Turkish film critic. He graduated from Bilgi University’s Management of Performing Arts department and got certificates from two of New York University’s filmmaker’s workshop programs. He has worked as editor and film critic in several publications since 2002, including cinema magazines “Sinema” and “Empire Turkey.” From 2008, he is the film critic of the major newspaper “Haberturk.” Recently he is the consultant of Malatya International Film Festival and also giving lessons in Istanbul Culture University Graduate School. 33° TORINO FILM FESTIVAL giuria/jury PREMIO CIPPUTI CIPPUTI francesco tullio altan (Treviso) ha frequentato la facoltà di architettura di Venezia e alla fine degli anni Sessanta ha vissuto a Roma, occupandosi di scenografia e sceneggiatura per il cinema e la televisione. Si è trasferito a Rio de Janeiro nel 1970 e nel 1974 ha iniziato a collaborare con giornali italiani. Tornato in Italia nel 1975, ha creato la Pimpa e ha pubblicato i suoi primi fumetti su «Linus». Due anni dopo è nato il suo personaggio più celebre, Cipputi. Le sue vignette di satira politica sono pubblicate regolarmente dall’«Espresso» e dalla «Repubblica». (Treviso, Italy) studied architecture in Venice and in the late 1960s moved to Rome, where he was involved in making sets and writing screenplays for films and TV. He moved to Rio de Janeiro in 1970 and in 1974 began collaborating with Italian newspapers. He returned to Italy in 1975, created Pimpa and published his first comic strips in “Linus.” Two years later, he created his most famous character, Cipputi. His satirical political cartoons are regularly published in “l’Espresso” and “la Repubblica.” mariano morace (Napoli, 1947), dopo gli studi in lettere all’Università statale di Milano, è stato insegnante a Lugano e collaboratore di diverse testate ticinesi come critico cinematografico e teatrale. Nel 1982 ha iniziato a lavorare alla Radio Televisione della Svizzera Italiana, diventando responsabile del settore cinema per le tre reti radiofoniche. Addetto stampa per due edizioni del Festival di Locarno, è stato tra i fondatori della Settimana della critica del festival, delegato generale e membro della commissione artistica. È stato inoltre membro della commissione artistica di Castellinaria. (Naples, Italy, 1947), after graduating in literature from the Università Statale in Milan, taught in Lugano and worked as a film and theatre critic for a few publications in the Ticino area. In 1982 he started working for Switzerland’s Italian-language public broadcaster (RSI) and made his way up to heading the cinema department for its three radio channels. He was press officer for two editions of the Locarno Film Festival. He was one of the founding members of its Critics’ Week, and served as a general delegate and a member of the artistic committee for Locarno as well as for the Castellinaria Festival. costanza quatriglio (Palermo, 1973) ha esordito con L’isola, selezionato alla Quinzaine des réalisateurs nel 2003, e lo stesso anno ha presentato a Venezia Racconti per L’isola. Tra i suoi lavori precedenti Ècosaimale? ha ottenuto una menzione speciale al Torino Film Festival nel 2000. Nel 2012 Terramatta, presentato alle Giornate degli autori di Venezia, ha vinto il Nastro d’argento per il miglior documentario e, sempre a Venezia, nel 2013 ha presentato fuori concorso Con il fiato sospeso. Nel 2015 Triangle ha vinto il premio Cipputi al Torino Film Festival e il Nastro d’argento per il miglior documentario. XV SOMMARIO (Palermo, Italy, 1973) made her debut with L’isola, which was selected at Cannes’ Quinzaine des réalisateurs in 2003 and received several other awards. At the Venice Film Festival that same year, she presented Racconti per L’isola. Among her precedent projects, Ècosaimale? won a Special Mention at Torino in 2000. She presented Terramatta (2012) in Venice and won the Nastro d’argento for Best Documentary Film. In 2013, her short Con il fiato sospeso was screened out of competition in Venice. Triangle (2015) won Cipputi Award in Torino and Nastro d’argento for Best Documentary. 33° TORINO FILM FESTIVAL Premi/Awards GRAN PREMIO TORINO a/to Terence Davies TORINO 33 Miglior film/Best Film: € 15.000 Premio speciale della giuria/ Special Jury Award Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: € 7.000 Premio per la miglior attrice/ Best Actress Award Premio per il miglior attore/ Best Actor Award Premio per la miglior sceneggiatura/ Best Screenplay Award Premio del pubblico/Audience Award TFFDOC Miglior film/Best Film Internazionale.doc: € 5.000 Premio speciale della giuria/ Special Jury Award Internazionale.doc Miglior film/Best Film Italiana.doc, in collaborazione con/in collaboration with Persol: € 5.000 Premio speciale della giuria/ Special Jury Award Italiana.doc ITALIANA.CORTI Concorso cortometraggi italiani/ Italian Short Film Competition Premio Chicca Richelmy per il Miglior film: € 2.000, offerti da/offered by Associazione Chicca Richelmy Premio speciale della giuria/ Special Jury Award SPAZIO TORINO Concorso cortometraggi realizzati da registi nati o residenti in Piemonte/ Short film competition reserved to directors who were born or reside in Piedmont Miglior film/Best Film, in collaborazione con «La Stampa», «Torino Sette», Premio Achille Valdata/in collaboration with “La Stampa,” “Torino Sette,” Achille Valdata Award. PREMIO FIPRESCI/FIPRESCI AWARD Miglior film/Best Film Torino 33 XVI SOMMARIO PREMIO CIPPUTI/CIPPUTI AWARD Premio alla carriera a/Life Time Achievement Award to Francesca Comencini Miglior film sul mondo del lavoro/ Best Film about the Work World P R E M I C O L L AT E R A L I / C O L L AT E R A L AW A R D S PREMIO SCUOLA HOLDEN/ HOLDEN SCHOOL AWARD Premio per miglior sceneggiatura/ Best Script Torino 33 PREMIO ACHILLE VALDATA/ ACHILLE VALDATA AWARD Giuria dei lettori di «Torino Sette»/ Jury composed of readers of “Torino Sette” Miglior film/Best Film Torino 33 PREMIO AVANTI!/AVANTI! AWARD Distribuzione delle opere prime premiate nella rete dei cineforum e dei cineclub/Distribution of winning first films in the film forum and film club circuit Migliori cortometraggi e documentari italiani/Best Italian Shorts and Documentaries PREMIO GLI OCCHIALI DI GANDHI/GANDHI’S GLASSES AWARD Assegnato dal Centro Studi «Sereno Regis» (Torino) al film che meglio interpreta la visione gandhiana del mondo. È parte del progetto «Irenea, cinema e arte per la pace»/Awarded by the Centro Studi “Sereno Regis” (Turin) to the best movie representation of a Gandhi-like vision of the world. It’s part of the project «Irenea, cinema e arte per la pace» PREMIO INTERFEDI/INTERFEDI AWARD Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità, attribuito dalla Giuria Interfedi/Interfed Jury Award for the respect of minority rights and laity 33° TORINO FILM FESTIVAL Regione Piemonte e Città di Torino sono unite nel sostenere con convinzione il Torino Film Festival, uno dei punti cardine del sistema cinema piemontese. Un evento che con il suo prestigio e la sua storia garantisce una vetrina internazionale per valorizzare al massimo l’investimento che proprio le istituzioni stanno mettendo in campo nel settore cinematografico, ambito strategico per lo sviluppo, l’occupazione e la promozione del territorio. Inalterato nella sua identità – che dopo oltre trent’anni conferma la vocazione al cinema nuovo e alla scoperta delle migliori tendenze contemporanee – il Festival si conferma sotto l’attuale direzione sempre più aperto ai diversi generi, stili e linguaggi cinematografici. Nel preannunciarsi accogliente e innovativa, con una particolare sensibilità verso la fruizione sul web, la 33 edizione conferma le consuete sezioni competitive e non competitive, con una particolare attenzione riservata agli esordienti, la cui valorizzazione da sempre rappresenta una delle principali direttrici del Festival. Rivolgiamo quindi un ringraziamento a tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione di questa nuova edizione, con l’auspicio che il Torino Film Festival rappresenti sempre di più un momento di crescita artistica ed economica per il Piemonte e di coinvolgimento di nuove fasce di pubblico. A Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura Città di Torino Antonella Parigi Assessore alla Cultura Regione Piemonte XVII SOMMARIO 33° TORINO FILM FESTIVAL The Piedmont Region and the City of Turin join together in wholeheartedly supporting the Torino Film Festival, a linchpin of Piedmont’s film system. The prestige and history of this event make it an international showcase, fully valorizing the resources which the institutions invest in the field of cinematography, a strategic asset in fostering the development, promotion and job resources of the territory. The Festival’s identity has remained unchanged and, after more than thirty years, it confirms its vocation to new cinema and the discovery of the best contemporary trends. The Torino Film Festival, under its present direction, confirms its increasing dedication to different film genres, styles and languages. The 33 edition promises to be open and innovative, with a special focus on web usage, and confirms its time-honored competitive and non-competitive sections, with special attention to debut films, whose valorization has always represented one of the Festival’s primary trajectories. Therefore, we would like to thank all those who have been involved in organizing this new edition of the Torino Film Festival; may it increasingly represent a moment of artistic and economic growth for Piedmont and attract new audiences. RD Maurizio Braccialarghe Councilor for Culture City of Turin Antonella Parigi Councilor for Culture Piedmont Region XVIII SOMMARIO TORINO 33 | SARA FATTAHI COMA | RAPHAËL JACOULOT COUP | ROBERT MACHOIAN, RODRIGO OJEDA-BECK GOD BLESS THE CHILD | CHRISTINA ROSENDAHL IDEALISTEN - THE IDEALIST | JOÃO NICOLAU JOHN FROM | GUILLAUME SENEZ KEEPER | SOPHIE DERASPE LES LOUPS | MARIO BALSAMO MIA MADRE FA L’ATTRICE | SANTIAGO MITRE LA PATOTA - PAULINA | SAMUELE SESTIERI, OLMO AMATO I RACCONTI DELL’ORSO | SALVO CUCCIA LO SCAMBIO | DEGENA YUN A SIMPLE GOODBYE | ALEJANDRO IGLESIAS MENDIZÁBAL SOPLADORA DE HOJAS | IGOR DRLJAČA THE WAITING ROOM ELISABETTA SGARBI COLPA DI COMUNISMO DE CHAUD SOMMARIO TORINO 33 elisabetta sgarbi COLPA DI COMUNISMO PREMIO CIPPUTI Italia/Italy, 2015, HD, 86’, col. COMMUNISM’S FAULT regia/director Elisabetta Sgarbi soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay Eugenio Lio, Elisabetta Sgarbi fotografia/cinematography Andrés Arce Maldonado, Elio Bisignani montaggio/film editing Andrés Arce Maldonado, Elisabetta Sgarbi scenografia/ production design Luca Volpatti musica/music Franco Battiato interpreti/cast Ana Turbatu, Elena Goran, Micaela Istrate, Marianna Satmari, Giovanni Satmari, Alin Satmari, Associazione badanti Nadija, Gabriele Levada, Giorgio Moretti produzione/production Betty Wrong, Rai Cinema ** contatti/contacts Rai Cinema Bianca Giordano [email protected] www.raicinema.rai.it Tre donne, badanti, rumene: Ana, Elena, Micaela. In Italia da diverso tempo, ma una sola, Micaela, ha un lavoro. Ana ed Elena lo hanno perso e se non troveranno un’occupazione dovranno tornare in patria dalle famiglie che mantengono a distanza e non vedono da tempo. Micaela, la più giovane e scaltra, decide di aiutare le due amiche e inizia con loro un viaggio nella fitta rete di comunità rumene in Italia, alla ricerca di un possibile impiego. Per le tre donne sarà l’occasione di rompere le regole della vita quotidiana e saldare un rapporto di complicità e amicizia. Il viaggio è la scoperta di un mondo sfumato, imprendibile, sfaccettato, in parte segreto, in bilico tra amore e rigetto per una patria, una tradizione, un’ideologia politica che le ha allevate e il cui crollo le ha costrette alla fuga. «Colpa di comunismo è un passo ulteriore nel mio bisogno di raccontare, seguendole, le trame della vita, dei desideri, dei bisogni. Vite per lo più marginali: ma nei margini, spesso, si nascondono libertà impensate». ** Three Romanian women, caregivers: Ana, Elena, Micaela. They have been in Italy for a while but only one, Micaela, is employed. Ana and Elena have lost their jobs and can’t find employment; they will have to return home to the families they are supporting from a distance and haven’t seen for a long time. Micaela, the youngest and most astute of the three, decides to help her two friends and begins a journey with them through the tight network of Romanian communities in Italy, in search of a possible job. For the three women, this is an opportunity to break the rules of daily life and forge a relationship of complicity and friendship. This journey is a discovery of a world that is hazy, elusive, multifaceted, partly secret, balanced between their love for and rejection of a homeland, tradition and political ideology which raised them and whose collapse forced them to flee abroad. “Colpa di comunismo is yet another step in my need to follow and recount the stories of life, desires and needs. These lives are for the most part marginal: but often, unimaginable freedom hides in the margins.” 2 SOMMARIO TORINO 33 Elisabetta Sgarbi (Modena), direttore editoriale della casa editrice Bompiani, ha esordito alla regia nel 1999. Ha ideato, e da quattordici anni ne è direttore artistico, il festival La Milanesiana, letteratura musica cinema scienza arte filosofia e teatro. I suoi film hanno partecipato ai più importanti festival cinematografici del mondo, tra i quali Venezia, Locarno, Cannes, Roma, Londra e New York. Ha inoltre partecipato, per la prima volta nel 1999, al Torino Film Festival, presentando in seguito diversi suoi lavori, tra i quali, in concorso, l’esordio nel lungometraggio, Notte senza fine (2004). Colpa di comunismo è il suo terzo lungometraggio di finzione. Elisabetta Sgarbi (Modena, Italy), head editor of the publishing house Bompiani, debuted in directing in 1999. She created and for fourteen years has been the artistic director of the festival La Milanesiana, literature music cinema science art philosophy and theatre. Her films have participated at the world’s most important film festivals, including Venice, Locarno, Cannes, Rome, London and New York. She participated at the Torino Film Festival for the first time in 1999, and since then has presented various other works of hers, including, in competition, her debut feature film, Notte senza fine (2004). Colpa di comunismo is her third feature film. filmografia essenziale/ essential filmography La consolazione e la spina dolorosa (cm, 2001), Alladin Flash(-back) (cm, 2001), Belle di notte (mm, 2001), La notte che si sposta Gianfranco Ferroni (mm, 2002), Rue de Varenne (cm, 2002), Notte senza fine (2004), Due contro una (mm, doc., 2005), NevicheRò (cm, 2006), Il pianto della statua (mm, 2007), L’ultima salita - La Via Crucis di Beniamino Simoni (doc., 2009), Deserto Rosa - Luigi Ghirri (doc., 2009), Cosa è l’avanguardia? (cm, 2011), L’invenzione di Ariosto - Tullio Pericoli (2011), Racconti d’amore (2013), Per soli uomini (cm, 2014), Il pesce siluro è innocente (cm, 2014), Colpa di comunismo (2015). TORINO 33 sara fattahi COMA Siria-Libano/Syria-Lebanon, 2015, HD, 97’, col. Sara Fattahi (Damasco, Siria, 1983), documentarista, pittrice, autrice di storyboard e di animazioni, ha studiato legge presso l’Università di Damasco e si è laureata all’Istituto di belle arti Adham Ismail. Nel 2010 ha iniziato a produrre in maniera indipendente i propri film e nel 2013 ha realizzato il suo primo documentario, il cortometraggio 27 Meters. Recentemente si è trasferita in Libano, dove sta lavorando al suo secondo lungometraggio documentario, Chaos. COMA regia, fotografia, produttore/director, cinematography, producer Sara Fattahi montaggio/film editing Raya Yamisha suono/sound Raed Younan ** contatti/contacts Sara Fattahi [email protected] Tre generazioni di donne della stessa famiglia condividono una casa a Damasco. Tre età diverse, altrettanti bagagli di esperienze e ricordi, ma la medesima volontà di condividere un passato doloroso e cercare un modo per andare avanti nella perdita e nella sofferenza che circonda la loro casa. Le esistenze di queste donne si intrecciano con gli eventi di Damasco, già immersa nella guerra civile: la città è un riferimento sempre presente, osservata mentre si spegne lentamente, come se stesse morendo dopo un lungo coma. Proprio come la sua popolazione. «Di fronte a tutta questa morte, non ho missili o armi per fermare il senso di abbandono. Ho solo la vita con mia madre e mia nonna, la condivisione dei giorni mentre siamo prigioniere del passato nella nostra casa. Pochi mesi dopo il mio primo doloroso incontro con la solitudine durante la guerra, la forza degli eventi mi ha spinto a registrare ogni momento nella vita di queste donne. Ecco perché il film è prima una mia testimonianza, poi quella di queste donne e infine della mia città, Damasco». ** Three generations of women from the same family share a house in Damascus. Three different ages, three burdens of experiences and memories, but the same desire to share a painful past and try to find a way to move on despite the loss and suffering that surrounds their home. The lives of these women intertwine with the events in Damascus, already plunged into civil war: the city is a constant reference and is observed as it slowly declines, as though it were dying after a long coma. Just like its population. “Facing all this death, I have no missiles and weapons to stop the sense of loss. I only have living between my mother and grandmother, sharing the days with them while we are prisoners of the past in our house. A few months after my first painful encounter with solitude during the war, the strength of the events pushed me to record every moment in the life of these women. This is why it was first my testimony, second the testimony of these women, and third the testimony of my city Damascus”. 3 SOMMARIO TORINO 33 Sara Fattahi (Damascus, Syria, 1983) is a documentary filmmaker, painter, storyboard artist and animator. She studied law at Damascus University, and is a graduate of Adham Ismail Fine Art Institute in Damascus. In 2010 she started producing and directing her own documentary films independently. 27 Meters was her first short documentary, produced in 2013. She moved recently to Lebanon where she is preparing her second feature long documentary Chaos. filmografia/filmography 27 Meters (cm, doc., 2013), Coma (doc., 2015). TORINO 33 raphaël jacoulot COUP DE CHAUD Francia/France, 2015, HD, 102’, col. Raphaël Jacoulot (Besançon, Francia, 1971) ha esordito nel 2000 con il cortometraggio La lisière, prodotto da La Fémis, cui è seguito l’anno successivo Le ravissement, presentato alla Semaine internationale de la critique di Cannes. Nel 2006 ha esordito nel lungo con Barrage, presentato in molti festival, tra cui il Forum della Berlinale, e nel 2011 ha realizzato il secondo lungo, Avant l’aube, che ha partecipato a numerose competizioni internazionali, dal ColCoa di Los Angeles a Cinemania, il festival del cinema francofono di Montreal. HEATWAVE regia/director Raphaël Jacoulot soggetto/story Julie Darfeuil sceneggiatura/screenplay Lise Machebœuf, Raphaël Jacoulot fotografia/cinematography Benoît Chamaillard montaggio/film editing François Quiqueré scenografia/ production design Valérie Saradjian costumi/costume design Elisabeth Tavernier musica/music André Dziezuk suono/sound Sébastien Savine interpreti e personaggi/ cast and characters Karim Leklou (Josef Bousou), Jean-Pierre Darroussin (Daniel HuotMarchand), Grégory Gadebois (Rodolphe Blin), Carole Franck (Diane), Isabelle Sadoyan (Odette), Sofian Benghaffor (Yacine), Lila Lacombe (Laura), Manon Valentin (Manon), Serra Yilmaz (Josiane Bousou), Camille Figuereo (Bénédicte Blin), Agathe Dronne (Valérie) produttori/producers Miléna Poylo, Gilles Sacuto coproduttori/coproducers Jacques-Henri, Olivier Bronckart, Tanguy Dekeyser ** contatti/contacts Doc & Film International Hanna Horner [email protected] www.docandfilm.com Un’estate anomala, di quelle che rimangono nella memoria collettiva, in cui il caldo potrebbe far perdere un intero raccolto. È quella che si abbatte su un villaggio della campagna francese e fa ardere l’asfalto, bruciare i campi, boccheggiare gli abitanti. La canicola è opprimente, genera tensioni e alimenta il malcontento. Soprattutto verso una persona in particolare, un giovane non troppo sveglio e famoso per creare problemi. In fondo è colpa sua se le cose al villaggio vanno male. Se non ci fosse, sarebbe meglio. E quando ne viene rinvenuto il cadavere, è chiaro che qualcuno dalle parole è passato ai fatti. «È la prima volta che parto da un materiale così documentario. Questo episodio singolare, accaduto nella regione in cui sono nato, ha smosso in me qualcosa. Sono stato colpito dal fatto che cittadini né migliori né peggiori di altri, in un momento particolare delle loro vite, abbiano potuto provare sollievo alla scomparsa violenta di uno di loro, ritenuto in qualche modo responsabile dei loro mali. Volevo parlare del nostro mondo, della nostra società; una società malata che cerca continuamente dei colpevoli». ** A freak summer, the kind that remains in the collective memory, when the heat could destroy an entire harvest. This is what batters a village in the French countryside and makes the asphalt sizzle, the fields burn and the inhabitants gasp for air. The heatwave is stifling, it makes tension rise and feeds discontent. Toward one person in particular, a rather slow-witted young man who has a talent for creating problems. After all, it’s his fault if things are going bad at the village. Maybe it would be better if he were gone. And when his corpse is found, it’s clear that someone has turned words into action. “It’s the first time that I begin with such documentary material. This unusual episode, which happened in the region where I was born, moved something inside me. I was struck by the fact that citizens who are no better or worse than others, in a particular moment in their lives, could have found relief through the violent death of one of them, who was held responsible somehow for their suffering. I wanted to talk about our world, our society; a sick society that continuously tries to put the blame on someone.” 4 SOMMARIO TORINO 33 Raphaël Jacoulot (Besançon, France, 1971) debuted in 2000 with the short La lisière, produced by La Fémis, which was followed the next year by Le ravissement, presented at the Semaine internationale de la critique at Cannes. In 2006 he debuted in feature films with Barrage, which was presented at many festivals, including the Forum at the Berlin Film Festival, and in 2011 he made his second feature film, Avant l’aube, which participated at many international competitions, such as COLCOA in Los Angeles and Cinemania, the French film festival in Montreal. filmografia/filmography La lisière (cm, 2000), Le ravissement (mm, 2001), Barrage (2006), Avant l’aube (2011), Coup de chaud (2015). TORINO 33 robert machoian, rodrigo ojeda-beck GOD BLESS THE CHILD Usa, 2015, HD, 92’, col. GOD BLESS THE CHILD regia/directors Robert Machoian, Rodrigo Ojeda-Beck sceneggiatura/screenplay Robert Machoian, Rebecca Graham fotografia/cinematography Robert Machoian montaggio/film editing Rodrigo Ojeda-Beck interpreti/cast Harper Graham, Elias Graham, Arri Graham, Ezra Graham, Jonah Graham, Bruce Graham produttori/producers Laura Heberton, Robert John Thomas produzione/production San Francisco Film Society, Kenneth Rainin Foundation ** contatti/contacts Hot Metal Films Laura Heberton [email protected] www.hotmetalfilms.com Rebecca è una madre affetta da depressione, distante e instabile al punto da abbandonare i suoi cinque figli, in cerca di quella che sembra l’ennesima fuga dalla realtà. A prendersi cura dei fratelli minori, uno dei quali di appena di dodici mesi, la tredicenne Harper, ritrovatasi, un po’ per caso, un po’ per volontà, a sostituire Rebecca nei compiti materni. In una lunga giornata estiva, i cinque figli di Rebecca condividono caos, momenti intimi, incertezze, avventure, giochi. Attraverso i loro occhi il mondo diviene un luogo fantastico, in cui tutto si tinge di nuovo e inatteso. «La sceneggiatura del film si basa sui racconti di mio padre, il primogenito di cinque figli. Anche mia figlia è la primogenita di cinque figli, quindi ho pensato che la mia famiglia si adattasse all’impianto di questa storia. La depressione è una patologia molto sentita negli Stati Uniti. Ne soffre un americano su dieci. Ci sono molti film che ne parlano, ma pochi affrontano la condizione di chi, come i bambini, ne patisce le conseguenze». (R. Machoian) ** Rebecca is a mother who suffers from depression. She is so distant and unstable that she abandons her five children, in search of what seems like yet another escape from reality. Thirteen-year-old Harper has to take Rebecca’s place as a mother and care for her younger siblings, one of whom is only twelve months old. During a long summer day, Rebecca’s five children share chaos, intimate moments, uncertainties, adventures and games. Through their eyes, the world becomes a fantasy place, where everything takes on a new and unexpected aura. “The feature script is based off of one of the stories told to me by my father. He is the oldest of five siblings. My daughter is the oldest of five siblings, and so I thought it appropriate to use the model of my own family as a structure for this story. Depression is a serious illness in America. One in ten Americans suffer from depression, and though there are many movies dealing with depression, there aren’t very many that look at those affected by it, the children left in its wake.” (R. Machoian) 5 SOMMARIO TORINO 33 Robert Machoian (King City, California, Usa), cresciuto nell’ambiente underground e punk rock, di cui ha abbracciato la filosofia do it yourself, insegna fotografia e regia presso l’Art Department of Brigham Young University a Provo, nello Utah. Rodrigo Ojeda-Beck (Davis, California, Usa) lavora come regista sperimentale, forte della determinazione e della tenacia sviluppate con la sua appartenenza alla scena hip hop. Insieme hanno scritto e diretto, tra gli altri, i cortometraggi Ella and the Astronaut (2009), Charlie and the Rabbit (2010), presentato al Sundance, The Waiting Room (2010), e il lungometraggio Forty Years from Yesterday (2013), con cui hanno partecipato al Festival di Locarno. Robert Machoian (King City, CA, USA) grew up in the underground and punk rock environment, whose do-ityourself philosophy he has embraced, and teaches photography and directing at the Art Department of Brigham Young University in Provo, Utah. Rodrigo Ojeda-Beck (Davis, CA, USA) works as an experimental director with the determination and perseverance he developed as a member of the hip hop scene. Together, they have written and directed short films such as Ella and the Astronaut (2009), Charlie and the Rabbit (2010), presented at Sundance, and The Waiting Room (2010), and the feature-length Forty Years from Yesterday (2013), which participated at the Locarno Film Festival. filmografia/filmography Robert Machoian, Rodrigo Ojeda-Beck: Ella and the Astronaut (cm, 2009), Charlie and the Rabbit (cm, 2010), The Waiting Room (cm, 2010), Forty Years from Yesterday (2013), The Time You Died (cm, doc., 2013), The Diggers (cm, doc., 2014), God Bless the Child (2015). TORINO 33 christina rosendahl IDEALISTEN Danimarca/Denmark, 2015, HD, 114’, col. regia/director Christina Rosendahl soggetto/story dal romanzo/from the novel Thule-sagen - Løgnens univers di/from Poul Brink sceneggiatura/screenplay Lars K. Andersen, Simon Pasternak, Birgitte Stærmose, Christina Rosendahl fotografia/cinematography Laust Trier Mørk montaggio/film editing Janus Billeskov Jansen, Olivier Bugge Coutté, Molly Malene Stensgaard scenografia/ production design Nikolaj Danielsen, M. Wan Sputnick musica/music Jonas Struck, Christoffer Møller suono/sound Peter Albrechtsen interpreti e personaggi/ cast and characters Peter Plaugborg (Poul Brink), Søren Malling (Marius Schmidt), Thomas Bo Larsen (Carl Dinesen), Arly Jover (Estibaliz) produttori/producers Jonas Frederiksen, Signe Leick Jensen, Ane Mandrup produzione/production Toolbox Film ApS coproduzione/coproduction Rosendahl Film, Cinevita Film Company ** contatti/contacts Danish Film Institute Lizette Gram [email protected] www.dfi.dk 6 SOMMARIO © CHRISTIAN GEISNÊS THE IDEALIST Il 21 gennaio 1968 un bombardiere americano B-52, carico di testate nucleari, si schianta tra i ghiacci della Groenlandia. Le autorità statunitensi e danesi, che sorvegliano la zona, dichiarano la situazione sotto controllo e dopo otto mesi di bonifica fanno rientrare l’emergenza. Diciotto anni dopo, il giornalista Poul Brink, zelante e tenace, viene a conoscenza di alcune misteriose testimonianze sulla catastrofe aerea. Ben presto, i sospetti di trovarsi di fronte a un caso di insabbiamento politico si fanno sempre più forti e per Brink ha inizio un viaggio solitario alla ricerca della verità. «In The Idealist mi sono battuta per creare un film coinvolgente e inquietante su un idealista irremovibile che si scontra con trame più grandi di lui, legate a eventi di portata storica e collegati alla politica. È la storia di un giornalista estremamente impegnato che segue gli indizi per giungere a svelare uno dei più grandi scandali della recente storia danese». ** On January 21 , 1968, an American B-52 bomber, loaded with nuclear warheads, crashes amid the glaciers of Greenland. The American and Danish authorities who monitor the area declare that the situation is under control and after eight months of remediation announce the emergency is over. Eighteen years later, the journalist Poul Brink, zealous and determined, accidentally gets word of some mysterious testimony regarding the plane crash. The suspicion soon starts to grow in him that this is a case of a political cover-up and Brink sets off on a solitary journey in search of the truth. ST “In The Idealist, I have strived to create an engaging and disturbing film about an uncompromising idealist set against a gigantic canvas of political and historical events. It’s a story about a highly dedicated journalist, who follows the clues to the revelation of one of the greatest scandals in recent Danish history.” TORINO 33 Christina Rosendahl (Nykøbing Falster, Danimarca, 1971) ha studiato all’Università di Copenaghen, presso l’European Film College e la New York Film Academy, per poi diplomarsi nel 2002 alla Super16 Film School. Come regista ha esordito nel 2001 con il cortometraggio documentario A Fine Line, a cui sono seguiti altri corti sia documentari sia di finzione, e la regia di episodi di serie televisive. Ha debuttato nel lungometraggio nel 2006 con Triple Dare, presentato alla Festa internazionale di Roma. Christina Rosendahl (Nykøbing Falster, Denmark, 1971) studied at the University of Copenhagen, the European Film College and the New York Film Academy, to then graduate in 2002 from the Super16 Film School. She debuted as a director in 2001 with the documentary short A Fine Line, which was followed by other shorts, both documentary and fiction, and directing stints for episodes of TV series. She debuted in feature films in 2006 with Triple Dare, presented at the Rome Film Festival. filmografia/filmography En streg (A Fine Line, cm, doc., 2001), Stjernekigger (Stargazer, doc., 2002), Lauges kat (cm, 2003), Buddhas Barn (doc., 2003), Magten over kærligheden (tv, doc., 2004), Lauge’s Cat (cm, 2004), Swan Lee Live at Vega and Roskilde (video, doc., 2004), Fucking 14 (cm, 2005), Supervoksen (Triple Dare, 2006), Too Young to Die (cm, 2007), Crybaby (cm, 2008), Lulu & Leon (tv, ep., 2009-2010), Lysvågen (I Lie Awake, cm, 2010), Idealisten (The Idealist, 2015). TORINO 33 joão nicolau JOHN FROM Portogallo/Portugal, 2015, HD, 100’, col. JOHN FROM regia/director João Nicolau sceneggiatura/screenplay João Nicolau, Mariana Ricardo fotografia/cinematography Mário Castanheira montaggio/film editing Alessandro Comodin, João Nicolau scenografia/ production design Bruno Duarte, Cypress Cook costumi/costume design Susana Moura musica/music João Lobo suono/sound Miguel Martins interpreti e personaggi/ cast and characters Júlia Palha (Rita), Clara Riedl-Riedenstein (Sara), Filipe Vargas (Filipe), Leonor Silveira (la mamma/mother), Adriano Luz (il padre/father), João Xavier (Nuno), Daniel Cotrim (Bruno), Vasco Pimentel (Mr Pimentel), Pedro Coelho (Misha), Teresa Bairrada (Beatriz) produttori/producers Luís Urbano, Sandro Aguilar produzione/production O Som e a Fúria, Shellac Sud coproduttore/coproducer Thomas Ordonneau ** contatti/contacts O Som e a Fúria [email protected] www.osomeafuria.com Rita ha quindici anni, e questo spiega già molte cose. In piena adolescenza, trascorre le giornate di un’estate calda e lunghissima insieme all’amica del cuore Sara, sfoderando il repertorio classico di quell’età: acconciature da fare e disfare, soprannomi in codice con i quali chiamarsi e naturalmente un amore per il quale perdere la testa. Ma invece del solito compagno di liceo, l’oggetto dei suoi palpiti è un fotografo quarantenne che ha appena inaugurato una mostra sulla Melanesia: per Rita, il passo tra Portogallo e Papua Nuova Guinea è breve come quello tra realtà e fantasia. «Niente è feroce come il cuore di una ragazzina. Non so cosa ci possa essere di più puro e violento. In modo spudoratamente pudico e giocoso, questo film cerca di sondare la logica e le trasformazioni di una passione giovanile. Rispettandone e osservandone i codici, ho condotto la mia esplorazione mantenendo una distanza di sicurezza da un approccio che tende a vedere l’attrazione tra una adolescente e una persona matura come un disturbo psicologico o il sintomo di una malattia sociale». ** Rita is fifteen and this explains a lot. The full-fledged adolescent spends the long, hot summer days with her best friend Sara, doing the usual things people that age do: hairdos to fix and undo, code names to make up for each other, and of course someone to fall head over heels in love with. But instead of the usual high school classmate, the object of her palpitations is a forty-year-0ld photographer who just inaugurated an exhibit about Melanesia: to Rita, the distance between Portugal and Papua New Guinea is as short as the one between reality and fiction. “Nothing is as fierce as the heart of a young girl. If there is a purer and more violent thing I do not know what that might be. Unashamedly prudish and playful, this film seeks to sound out the logic and transformations of youthful passion. By respecting and observing its particular codes, I set out on this exploration while keeping a safe distance from the approach that sees the attraction between a teenager and someone older as a psychological disorder or a symptom of social disease.” 7 SOMMARIO TORINO 33 João Nicolau (Lisbona, Portogallo), regista, montatore, attore e musicista, nel 2010 ha diretto il lungometraggio A Espada e a Rosa, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia. Dal 1999 al 2013 ha inoltre diretto diversi cortometraggi, tra cui O Dom das Lágrimas (2012), presentato al Festival di Locarno, Gambozinos (2013), selezionato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e il lavoro collettivo Historias de Guimarães, realizzato nel 2012 con João Botelho e Tiago Pereira per celebrare la città di Guimarães come capitale europea della cultura e presentato alla Festa del cinema di Roma. Ha inoltre firmato il montaggio di due corti di Miguel Gomes (31, 2003, e Redemption, 2013) e di L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin (2011). João Nicolau (Lisbon, Portugal), director, film editor, actor and musician, in 2010 he directed the feature film A Espada e a Rosa, presented in the Orizzonti section of the Venice Film Festival. From 1999 to 2013 he also directed various shorts, including O Dom das Lágrimas (2012), presented at the Locarno Film Festival; Gambozinos (2013), selected for the Quinzaine des réalisateurs in Cannes; and the collective film Historias de Guimarães, which he made in 2012 with João Botelho and Tiago Pereira to celebrate the city of Guimarães as the European Capital of Culture and presented at the Rome Film Festival. He also edited two shorts by Miguel Gomes (31, 2003, and Redemption, 2013) and L’estate di Giacomo by Alessandro Comodin (2011). filmografia/filmography Calado Não Dá (doc., 1999), Rapace (cm, 2006), Canção de Amor e Saúde (cm, 2009), A Espada e a Rosa (2010), O Dom das Lágrimas (cm 2012), Historias de Guimarães (cm, ep., 2012), Gambozinos (cm, 2013), John From (2015). TORINO 33 guillaume senez KEEPER Belgio-Svizzera-Francia/ Belgium-Switzerland-France, 2015, HD, 95’, col. KEEPER regia/director Guillaume Senez sceneggiatura/screenplay Guillaume Senez, David Lambert fotografia/cinematography Denis Jutzeler montaggio/film editing Julie Brenta scenografia/ production design Florin Dima suono/sound Eric Ghersinu interpreti e personaggi/ cast and characters Kacey Mottet Klein (Maxime), Galatea Bellugi (Mélanie), Catherine Salee (la madre di Maxime/ Maxime’s mother), Sam Louwyck (il padre di Maxime/Maxime’s father), Laetitia Dosch (la madre di Mélanie/Mélanie’s mother), Aaron Duquaine (Lionel), Leopold Buchsbaum (Thibault) produzione/production Iota Production, Louise Productions coproduzione/coproduction Savage Film, Offshore ** contatti/contacts Be For Films Pamela Leu [email protected] www.beforfilms.com I quindicenni Maxime e Mélanie si amano. Con curiosità e passione si gettano nella scoperta della loro sessualità. Quando Mélanie resta incinta, Maxime si troverà di fronte a una decisione che mai più avrebbe pensato di dover prendere. Nonostante i dubbi iniziali, capisce però che l’unica soluzione è tenere il bambino: una scelta difficile e pesante, che lo metterà in rotta con le due famiglie, ma sulla quale si mostrerà irremovibile. «Gran parte dei film che raccontano una storia del genere tendono a focalizzarsi sul personaggio femminile, che, oggettivamente, si trova ad affrontare un momento difficile sia dal punto di vista psicologico sia da quello fisico. A livello generale, invece, ciò che prova la controparte maschile viene spesso trattato in modo sommario. Ho deciso perciò di raccontare questa gravidanza attraverso lo sguardo di chi diventerà padre, soffermandomi sul senso d’impotenza che comporta. Sebbene Maxime possa influenzare le scelte di Mélanie, non ha nessun altro diritto e sembra completamente inerme di fronte a ciò che sta succedendo». ** Fifteen-year-old Maxime and Mélanie are in love. With curiosity and passion they throw themselves into discovering their sexuality. When Mélanie becomes pregnant, Maxime finds himself faced with a decision he never thought he would have to take into consideration. Despite his initial doubts, he realizes that the only solution is to keep the baby: a difficult and pondered decision, which their respective families are completely against but to which he holds fast. “In this kind of story, most films tend to focus on the female character who, it’s true, finds herself faced with painful moments, both psychologically and physically. But, generally, whatever the male character might be experiencing is summarily treated at best. I therefore decided to address this pregnancy through the filter of paternity, and more specifically the helplessness that it involves. For, if Maxime can influence Mélanie’s path, he has no other rights and appears entirely powerless with respect to what’s happening.” 8 SOMMARIO TORINO 33 Guillaume Senez (Bruxelles, Belgio) ha studiato presso l’Institut national de radioélectricité et de cinématographie, dove si è diplomato nel 2001. Successivamente ha esordito nella regia con il cortometraggio La quadrature du cercle (2006), a cui hanno fatto seguito Dans nos veines (2009), candidato al premio Unifrance al Festival di Cannes, e U.H.T. (2012). Keeper segna il suo esordio nel lungometraggio. Guillaume Senez (Brussels, Belgium) studied at the Institut national de radioélectricité et de cinématographie, from which he graduated in 2001. He debuted as a director with the short La quadrature du cercle (2006), which was followed by Dans nos veines (2009), nominated for the Unifrance Prize at the Cannes Film Festival, and U.H.T. (2012). Keeper is his first feature-length film. filmografia/filmography La quadrature du cercle (cm, 2006), Dans nos veines (cm, 2009), U.H.T. (cm, 2012), Keeper (2015). TORINO 33 sophie deraspe LES LOUPS Canada-Francia/Canada-France, 2015, HD, 107’, col. THE WOLVES regia, sceneggiatura/ director, screenplay Sophie Deraspe fotografia/cinematography Philippe Lavallette montaggio/film editing Amrita David scenografia/ production design Jean Babin costumi/costume design Nancy Chiasson musica/music David Trescos suono/sound Frédéric Cloutier interpreti/cast Evelyne Brochu (Élie), Louise Portal (Maria Menquit), Benoît Gouin (William Menquit), Gilbert Sicotte (Léon Clark), CindyMae Arsenault (Nadine), Augustin Legrand (il francese/French guy), Patrice Bissonnette (Robin Church), Martin Dubreuil (Maxime), Stéphane Gagnon (Réal Clark), Ungalaaq Avingaq (Sylvain), Marc-André Leblanc (Mathieu) produttori/producers Marc Daigle, Sophie Salbot produzione/production Acpav, Athénaïse ** contatti/contacts Seville International Ruby Rondina [email protected] www.sevilleinternational.eonefilms.com La stagione del disgelo è appena cominciata e l’arrivo di Élie, giovane donna dal passato misterioso, sconvolge gli equilibri di una piccola isola sperduta nell’Oceano Atlantico settentrionale. Per i cacciatori di foche che la abitano, abituati a un brutale isolamento in cui a dominare sono le forze della natura, la comparsa di una figura inattesa genera un misto di curiosità e diffidenza. Élie, dal canto suo, dopo l’iniziale repulsione, comincia a sentire una inspiegabile attrazione per i componenti della comunità. Tra loro c’è Maria, un po’ matriarca, un po’ mamma-lupa del branco, la quale, infastidita dall’arrivo della straniera, sembra più che mai decisa a scoprire cosa ha spinto questa ragazza di città a rifugiarsi in un luogo così lontano e inospitale. «Volevo raccontare la storia di persone che fanno parte di un branco, che cacciano, che mangiano ciò che si sono procurate con le loro mani, che si proteggono l’una con l’altra, che vivono e tolgono la vita nello stesso modo. Un gruppo che è come la natura, generosa e, al contempo, spietata». ** The thawing season has just begun and the arrival of Élie, a young woman with a mysterious past, upsets the equilibrium of a small, isolated island in the North Atlantic. The seal hunters who inhabit the island are used to the brutal isolation dominated by the forces of nature and the appearance of such an unexpected figure generates a mixture of curiosity and diffidence. Élie, after an initial repulsion, begins to feel an unexplainable attraction for the members of the community. One of these is Maria, part matriarch, part mother-wolf of the pack. She is bothered by the presence of the stranger and seems more determined than ever to discover what has pushed this city girl to find refuge in such a faraway and inhospitable place. “I wanted to tell the story of people who live in packs, who hunt, who put food on their plate that they themselves have sourced, who protect each other, who give life just as they take it. Together, they are like nature itself, both giving and unforgiving.” 9 SOMMARIO TORINO 33 Sophie Deraspe (Rivière-du-Loup, Canada, 1973) si è trasferita in Austria per studiare fotografia ed è poi tornata in Canada dove ha conseguito la laurea in cinema all’Università di Montreal. Alternandosi nei ruoli di regista e direttore della fotografia ha lavorato sia nel documentario sia in televisione prima di realizzare il suo primo lungometraggio, Rechercher Victor Pellerin (2006), che ha ricevuto la menzione della giuria al Festival du Nouveau cinéma di Montreal. Con il successivo Un soffio di vita (2009) ha partecipato a diversi festival internazionali, fra i quali Rotterdam e lo stesso Torino Film Festival, in concorso. Nel 2015, oltre ad aver diretto Les loups, ha partecipato al Sundance Film Festival con il documentario The Amina Profile. Sophie Deraspe (Rivière-du-Loup, Canada, 1973) moved to Austria to study photography and then returned to Canada, where she received her degree in film from the University of Montreal. Alternating activities as a director and director of photography, she worked in both documentaries and television before making her first feature film, Missing Victor Pellerin (2006), which received a Special Mention at the Festival du Nouveau cinéma in Montreal. Her next film, Vital Signs (2009), participated at various international festivals, including Rotterdam and the Torino Film Festival, in competition. In 2015, besides directing Les loups, she participated at the Sundance Film Festival with the documentary The Amina Profile. filmografia/filmography Rechercher Victor Pellerin (doc., 2006), Les signes vitaux (Un soffio di vita, 2009), Les loups (2015), The Amina Profile (doc., 2015). TORINO 33 mario balsamo MIA MADRE FA L’ATTRICE Italia/Italy, 2015, HD, 78’, col. MY MOTHER IS AN ACTRESS regia, soggetto/ director, story Mario Balsamo da un’idea di/ from an idea by Silvana Stefanini sceneggiatura/screenplay Mario Balsamo, Michele Pellegrini fotografia/cinematography Simone Pierini montaggio/film editing Benni Atria musica/music Vittorio Cosma suono/sound Marco Saveriano, Stefano Sabatini, Davide Pesola interpreti/cast Silvana Stefanini, Mario Balsamo, Giò Nero, Adalberto Baldini, Desy Doni, Antonella Canali, Daniele Ferlisi, Marco Paccosi, Bernardo Castrichella, Marco Castrichella, Ornella de Falco, Fausto Visentini, Fiorella Di Raimo, Luciano Cavallaro, Emanuela Stefanini, Giorgio Stefanini produzione/production Hasenso Srl, Rai Cinema distribuzione/distribution Bim ** contatti/contacts Bim Federica De Sanctis [email protected] www.bimfilm.com Cineama Francesco Notarangelo [email protected] www.cineama.it 10 SOMMARIO Una madre esuberante, se non ingombrante (e anche qualcosa in più), e un figlio regista, a tratti ancora bloccato dalla sua presenza. Il cinema diventa un modo per trovare un rapporto, forse anche grazie al passato di attrice della donna. Attrice per una breve stagione non particolarmente memorabile: se non per un unico film, in cui sessant’anni prima la donna recitò il suo ruolo più importante e che poi, ironia della sorte, non ebbe mai occasione di vedere. Una lacuna che sarà proprio il figlio a colmare. «Io e mia madre abbiamo una cosa in comune: nella vita abbiamo lasciato un bel po’ di cose in sospeso. Ma no, sbaglio! Ne abbiamo anche un’altra: il cinema. Da lei viene la mia confusione tra cosa è reale e cosa fittizio. Mia madre fu attrice fino ai venticinque anni. Poche parti, di poco rilievo, tranne l’ultima in La barriera della legge, con Rossano Brazzi, dove in origine doveva avere quattro scene. Ma anche lì lei si sospese. Uno dei produttori, da lei respinto, ne fece togliere una parte dal montaggio e così lei se ne andò prima del completamento, senza vedere il risultato finale... E non l’aveva mai visto! Finora». ** A mother who is an exuberant, if not downright cumbersome presence (and then some), and a son who is a director and occasionally still blocked by her. Cinema becomes a way to find a rapport, perhaps even thanks to the woman’s past as an actress. She was an actress for a brief and not particularly memorable season: except for one film, in which, sixty years before, the woman had played her most important role and which, through the irony of fate, she never got to see. A gap which her son will fill. “My mother and I have one thing in common: we both left a bunch of things unfinished. But no, I’m wrong! We have another thing in common: cinema. I got my confusion between what’s real and what’s fake from her. My mother was an actress until she turned twenty-five. A few roles, minor ones, except for the last one in La barriera della legge, with Rossano Brazzi; in the beginning she was supposed to have four scenes. But even that was left finished. One of the producers, who she rejected, had some of the scenes cut during the editing and so she left the set before it was finished, without seeing the final result… And she’d never seen it! Until now.” TORINO 33 Mario Balsamo lavora dai tardi anni Novanta come regista cinematografico e televisivo, occupandosi soprattutto di trasmissioni, reportage, documentari e video musicali. Tra i titoli della sua ricca filmografia, Un mondo migliore è possibile (2001), pellicola corale a cui partecipano, tra gli altri, Ettore Scola, Mario Monicelli e Gillo Pontecorvo, Sotto il cielo di Baghdad (2003), codiretto con Stefano Scialotti, e Sognavo le nuvole colorate (2008), selezionato al Festival di Locarno, al premio Casa Rossa di Bellaria e in altri undici festival italiani e internazionali. Nel 2012 ha partecipato al Torino Film Festival con Noi non siamo come James Bond, vincendo il premio speciale della giuria. Mario Balsamo has been working since the late 1990s as a film and television director, involved above all in TV programs, press reports, documentaries and video musicals. His vast filmography includes Un mondo migliore è possibile (2001), a group film with the participation of directors such as Ettore Scola, Mario Monicelli and Gillo Pontecorvo, Sotto il cielo di Baghdad (2003), which he codirected with Stefano Scialotti, and Sognavo nuvole colorate (2008), that was screened in Locarno, at the Bellaria Casa Rossa Award and in eleven national and international festival. In 2012 he partecipated at Torino Film Festival with We Are Nothing Like James Bond, which won the Jury Special Prize. filmografia/filmography Alvaro Siza, architetto (coregia/codirectors Francesco Maselli, Gillo Pontecorvo, Francesca Comencini, Pasquale Scimeca, doc., 1999), Un mondo migliore è possibile (coregia/codirectors aa.vv., doc., 2001), La zona rossa (cm, 2001), Porto Alegre (coregia/codirectors aa.vv., doc., 2002), Il villaggio dei disobbedienti (doc., 2002), Sotto il cielo di Baghdad (coregia/codirector Stefano Scialotti, doc., 2003), Storie arbëreshë (doc., 2006), Sognavo nuvole colorate (doc., 2008), Anima selvaggia (doc., 2011), Noi non siamo come James Bond (2012), Mia madre fa l’attrice (2015). TORINO 33 santiago mitre LA PATOTA Argentina-Brasile-Francia/ Argentina-Brazil-France, 2015, HD, 103’, col. PAULINA regia/director Santiago Mitre sceneggiatura/screenplay Santiago Mitre, Mariano Llinás fotografia/cinematography Gustavo Biazzi montaggio/film editing Delfina Castagnino, Leandro Aste, Joana Collier scenografia/ production design Micaela Saiegh costumi/costume design Florencia Caligiuri, Carolina Sosa Loyola musica/music Nicolás Varchausky suono/sound Santiago Fumagalli, Federico Esquerro, Edson Secco interpreti/cast Dolores Fonzi, Oscar Martinez, Esteban Lamothe, Cristian Salguero, Verónica Llinás, Laura López Moyano, Ezequiel Diaz, Andrea Quattrocchi, Silvina Savater produttori/producers Agustina Llambi Campbell, Fernando Brom, Santiago Mitre, Lita Stantic, Didar Domehri, Laurent Baudens, Gaël Nouaille, Axel Kuschevatzky, Walter Salles, Ignacio Viale produzione/production La Unión de los Ríos, Full House ** contatti/contacts Versatile Alexandre Moreau [email protected] 11 SOMMARIO Santiago Mitre (Buenos Aires, Argentina, 1980) si è formato all’Università di cinema Fuc e nel 2004 ha diretto con Alejandro Fadel, Martin Mauregui e Juan Schnitman il suo primo film, El amor (1 parte), presentato al Bafici e alla Settimana internazionale della critica di Venezia. Dal 2006 ha iniziato a scrivere per il cinema e la televisione, sceneggiando anche tre film di Pablo Trapero, tra cui Leonera, selezionato in concorso a Cannes nel 2008. Nel 2011 ha cofondato la casa di produzione La Unión de los Ríos, con cui ha prodotto il suo primo lungometraggio, El estudiante, che ha partecipato a più di trenta festival e ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio speciale della giuria nella sezione Cineasti del presente di Locarno. La patota è il suo secondo lungometraggio, dopo il mediometraggio Los posibles, diretto con Juan Onofri Barbato. A Paulina, ventottenne di Buenos Aires con una brillante carriera da avvocato davanti a sé, decide di fare ritorno nei luoghi dove è nata, al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile, per lavorare come insegnante in una zona a forte disagio sociale. Nessuno avrebbe potuto immaginare un cambiamento tanto radicale, né il fidanzato né tantomeno il padre, potente giudice della zona. Eppure Paulina è convinta della propria scelta: e neanche l’aggressione notturna da parte di una banda di ragazzi ne scalfisce la determinazione. «Una delle sfide di La patota è parlare del rispetto per le decisioni che non condividiamo. È facile rispettare scelte identiche a quelle che avremmo fatto noi stessi, ma è praticamente impossibile provare a comprendere ciò che riteniamo sbagliato. Perché Paulina prende quella decisione? Cosa sta cercando, e cosa vuole dimostrare? Ce lo siamo domandati in ogni momento del film e continuiamo a farlo adesso, così come spero faranno anche gli spettatori». ** Paulina, a twenty-eight-year-old from Buenos Aires, has a brilliant career as a lawyer ahead of her. Instead, she decides to return to the place where she was born, on the border between Argentina, Paraguay and Brazil, to work as a teacher in an area with great social unrest. No one expected such a radical change, neither her fiancé nor her father, a powerful local judge. And yet Paulina is convinced her choice is the right one. And not even when, one night, she is assaulted by a gang of kids does her determination waver. “One of the challenges Paulina presents us with is how to respect decisions with which we don’t agree. It’s easy to respect decisions we would also make, but almost impossible to try to understand what we believe to be wrong. Why does Paulina decide what she decides? What is she looking for? What does she want to prove? We asked ourselves these things often at each stage of the film, and we’re still wondering now, as I hope the viewer will.” TORINO 33 Santiago Mitre (Buenos Aires, Argentina, 1980) studied at the Universidad del cine (FUC). In 2004, he codirected with Alejandro Fadel, Martin Mauregui, and Juan Schnitman, El amor (1 parte), feature presented at BAFICI and Venice Film Critics’ Week. In 2006 he started to write for film and television. He wrote three features for Pablo Trapero, such as Leonera, which was in competition in Cannes in 2008. In 2011, he cofounded the production company La Unión de los Ríos and produced his first feature, El estudiante. The film participated in more that thirty festivals and won numerous awards such as Locarno’s Special Jury Prize at Cineasti del presente. Paulina is his second feature after the medium length film Los posibles, codirected with Juan Onofri Barbato. A filmografia/filmography El amor (1 parte) (coregia/codirectors Alejandro Fadel, Martin Mauregui, Juan Schnitman, 2004), El estudiante (2011), Los posibles (coregia/codirector Juan Onofri Barbato, mm, 2013), La patota (Paulina, 2015). A TORINO 33 samuele sestieri, olmo amato I RACCONTI DELL’ORSO Italia-Finlandia-Norvegia/Italy-Finland-Norway, 2015, HD, 67’, col. THE BEAR TALES regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia, produttori/ directors, story, screenplay, cinematography, producers Samuele Sestieri, Olmo Amato montaggio/film editing Samuele Sestieri musica/music Riccardo Magni suono/sound New Digital interpreti/cast Samuele Sestieri, Olmo Amato, Freya Roberts, Bengt Roberts produttore associato/ associate producer Mauro Santini, offsetcamera ** contatti/contacts Samuele Sestieri [email protected] In un mondo abbandonato dagli uomini, un monaco meccanico insegue uno strano omino rosso. Dopo aver attraversato boschi, città morte e lande desolate, i due buffi personaggi raggiungono la cima di una collina magica. Il ritrovamento di un vecchio peluche d’orso ormai malandato li farà riconciliare. Uniranno così le forze, nella speranza di poter dare vita al giocattolo inanimato e sfuggire al vuoto che li circonda. «Fin dall’inizio, la nostra idea è stata trasformare la povertà dei mezzi disponibili in autentica risorsa: nessun dolly, nessun carrello, nemmeno una steadicam. Lontani dall’eccessiva programmazione e dallo studio a tavolino, abbiamo voluto restituire una messa in scena viva, pulsante, che respira con i suoi personaggi. La sceneggiatura è stata solo un punto di partenza: luoghi e persone che incontravamo nel corso del viaggio modificavano, ampliavano o arricchivano la nostra storia. Di fronte alle meraviglie di una natura incontaminata, il punto di vista è quello vergine di chi vorrebbe imparare a vedere come se fosse la prima volta». ** In a world that has been abandoned by humans, a mechanical monk follows a strange little red man. After crossing forests, dead cities and desolate plains, the two odd characters reach the top of a magic hill. The discovery of an old teddy bear in bad shape reconciles the two. They join forces, in hopes of bringing the inanimate toy to life and escaping the void that surrounds them. “Right from the beginning, our idea was to transform the scanty means at our disposal into an authentic resource: no dolly, no tracks, not even a Steadicam. Rather than excessive programming and theory, we wanted a vibrant, pulsating mise-en-scène which breathes with its characters. The screenplay was only a starting point: the places and people we met during our journey modified, broadened and enriched our story. In the presence of the marvels of pristine nature, ours was the virgin point of view of someone who wants to learn to see as though it were for the first time.” 12 SOMMARIO TORINO 33 Samuele Sestieri (Roma, 1989) è diplomato in regia e sceneggiatura all’Accademia di cinema Act Multimedia. Ha scritto, diretto e montato oltre una decina di cortometraggi, tra cui Danza al tramonto (2012), presentato al festival CinemAmbiente di Torino. Si occupa inoltre di critica cinematografica per diverse realtà online: ha fondato il blog «Schermo bianco» ed è tra i caporedattori della rivista di cinema «Point Blank». Olmo Amato (Roma, 1986) è laureato in neurobiologia all’Università La Sapienza di Roma. Fotografo e videomaker professionista, si occupa di stampa fineart, postproduzione e didattica. Cura inoltre l’archivio fotografico del Fondo Alberto Moravia. I suoi progetti fotografici Rinascite e Sogni, memorie e incubi dalla metropoli sono stati selezionati al festival Photo Kathmandu e allo Young Illustrators Award 2014 di Berlino. Samuele Sestieri (Rome, Italy, 1989) graduated in directing and screenwriting from the ACT Multimedia Film Academy. He has written, directed and edited over ten shorts, including Danza al tramonto (2012), presented at the CinemAmbiente festival of Turin. He is also a film critic for various websites: he founded the blog “Schermo bianco” and is one of the editors-in-chief of the movie magazine “Point Blank.” Olmo Amato (Rome, Italy, 1986) graduated in neurobiology from Rome’s La Sapienza University. A professional photographer and video maker, he is involved in fine-art prints, post-production and teaching. He also curates the photographic archive of the Alberto Moravia Fund. His photographic projects Rinascite and Sogni, memorie e incubi dalla metropoli were selected for the Photo Kathmandu festival and the 2014 Young Illustrators Award in Berlin. filmografia/filmography Samuele Sestieri: Danza al tramonto (cm, 2012). Samuele Sestieri, Olmo Amato: I racconti dell’orso (2015). TORINO 33 salvo cuccia LO SCAMBIO Italia/Italy, 2013, HD, 93’, col. NAMELESS AUTHORITY regia/director Salvo Cuccia soggetto/story Salvo Cuccia, Marco Alessi sceneggiatura/screenplay Salvo Cuccia, Marco Alessi, Alfonso Sabella, Federica Cuccia fotografia/cinematography Clarissa Cappellani montaggio/film editing Letizia Caudullo scenografia/ production design Marcello Di Carlo costumi/costume design Samuela Cirrone musica/music Domenico Sciajno suono/sound Luca Bertolin interpreti/cast Filippo Luna, Barbara Tabita, Paolo Briguglia, Maziar Firouzi, Vincenzo Pirrotta, Tommaso Caporrimo, Sergio Vespertino, Maurizio Maiorana produttori/producers Eleonora Cordaro, Gianluca Fernandez produzione/production Abra&Cadabra coproduttori/coproducers Francesco Galvagno, Michael Sevholt, Marco Alessi ** contatti/contacts Salvo Cuccia [email protected] Palermo, 1995. Una coppia inizia una giornata anomala. Lei è una quarantenne tormentata dal pensiero dei bambini mai avuti; lui un commissario di polizia dedito al proprio lavoro. Ha un autista che lo porta dappertutto, anche a interrogare un ragazzo che conosceva le due vittime di un omicidio. Volti, corpi e situazioni si alternano tra il mondo della donna, quello di un bambino rapito dalla mafia e quello del ragazzo interrogato. Poi tutto evolve e precipita, svelando i contorni di una storia da cui nessuno rimarrà immune. «Volevo fare un film su una storia criminale tratta da fatti realmente accaduti, che non fosse però un mero resoconto della cronaca del tempo. Mi interessava sondare la natura dei personaggi e delle situazioni, per estrarne una drammaturgia che vivesse di vita propria, al di là dei fatti reali, visto che gli elementi di partenza erano molto forti ed era evidente la relazione tra cause ed effetti. Mi interessava anche andare nella direzione di un racconto oscuro, in cui ciò che appare rivela crepe che via via si allargano in un gioco di svelamenti». ** Palermo, 1995. A couple begins an unusual day. She is forty years old and tormented by thoughts of the children she never had; he is a police commissioner dedicated to his job. He has a driver who takes him everywhere, even to interrogate a boy who knew the two victims of a murder. Faces, bodies and situations alternate between the world of the woman, that of a child who has been kidnapped by the mafia, and that of the boy under interrogation. Then everything evolves and the situation precipitates, revealing the outlines of a story that will affect them all. “I wanted to make a movie about a crime that really happened, but that was more than just the account of a news report of the time. I was interested in exploring the nature of the characters and the situations, in order to bring out a drama that stood on its own feet, above and beyond the actual facts, since the starting elements were very strong and the cause and effect relationships were evident. I also wanted to go in the direction of a dark story, in which the appearances reveal cracks that becoming increasingly evident in a game of disclosures.” 13 SOMMARIO TORINO 33 Salvo Cuccia (Palermo, 1960) coniuga nella sua sperimentazione videoarte, fiction e nuove forme del documentario. Ha realizzato molti lavori tra video di creazione, cortometraggi di finzione, performance, videoinstallazioni e documentari, alcuni dei quali per i programmi Rai La storia siamo noi e Magazzini Einstein. I suoi lavori sono stati proiettati in numerosi festival internazionali, da Locarno al Festival dei popoli, da Mumbai allo stesso Torino Film Festival. Nel 2005 Martin Scorsese ha presentato il suo documentario Détour De Seta al Tribeca Film Festival e al Full Frame Documentary Film Festival. Nel 2013 ha partecipato alla Mostra di Venezia con il documentario Summer 82: When Zappa Came to Sicily. Lo scambio è il suo primo lungometraggio di finzione. Salvo Cuccia (Palermo, Italy, 1960) combines in his experimentation video art, fiction and new forms of the documentary. He has created many works, including fictional videos and shorts, performances, video installations and documentaries, some of them for the RAI culture and art programs La storia siamo noi and Magazzini Einstein. His works have been shown at numerous festivals, from Locarno to the Festival dei popoli, from Torino to Mumbai. In 2005 Martin Scorsese presented his documentary Détour De Seta at Tribeca Film Festival and at Full Frame Documentary Film Festival. His documentary film Summer 82: When Zappa Came to Sicily was screened at Venice in 2013. Lo scambio is his first feature film. filmografia essenziale/ essential filmography Il Baglio (cm, doc., 1986), Sul restauro dei libri antichi (cm, doc., 1993), Raoul not making (cm, doc., 1994), Angelica (cm, doc., 1995), Il tempo di Vittorio De Seta (cm, doc., 1995), La cena informale (cm, 1998), Isola delle femmine (cm, doc., 1999), L’ultima tonnara (cm, doc., 2001), Il Kyrenia (cm, doc., 2002), Renato Guttuso, dal fronte nuovo all’autobiografia (mm, doc., 2004), Oltre Selinunte (doc., 2006), Rockarberesh (mm, doc., 2007), Cronache di mafia (mm, doc., 2008), Vucciria (cm, doc., 2011), Il senso della libertà (cm, doc., 2012), Relitti (cm, doc., 2012), A Menfi. Sulle tracce di Buscemi (cm, doc., 2013), Paladino in piazza (cm, doc., 2013), Hippie Sicily (mm, doc., 2014), Il soldato innamorato (mm, doc., 2015). TORINO 33 degena yun A SIMPLE GOODBYE Cina/China, 2015, HD, 100’, col. Degena Yun (Cina) si è specializzata presso il dipartimento media della Royal Holloway University di Londra e ha conseguito un master presso il dipartimento di regia dell’Accademia di cinema di Pechino. Nel 2011 ha diretto il suo primo cortometraggio, The Forest, a cui ha fatto seguito l’anno successivo Latitude 52, presentato al Festival di Montreal e in altre manifestazioni internazionali. La sceneggiatura di A Simple Goodbye, inizialmente chiamata Last Days, è stata selezionata per il Bfa’s New Talent Nurturing Program. A SIMPLE GOODBYE regia, sceneggiatura, montaggio/director, screenplay, film editing Degena Yun fotografia/cinematography Ma Sai, Mu Zhenglun scenografia/ production design Hai Rihan costumi/costume design Liu Mengya musica/music He Bin suono/sound Xu Chen, Gao Qiuhui interpreti e personaggi/ cast and characters Degena Yun (Shanshan), Tu Men (il padre di Shanshan/Shanshan’s father), Ai Liya (la madre di Shanshan/Shanshan’s mother), Hasi Qiqige (la zia di Shanshan/Shanshan’s aunt), Wu Jimu (la nonna di Shanshan/Shanshan’s grandma), Ba Yingerile (Ba Yin), Shao Yuhua (Li Jing) produttori/producers Hou Guangming, Cao Yin, Zhang Huijun, Yu Jianhong, Mai Lisi coproduttori/coproducers Huang Yingxia, Zhang Jianhua ** contatti/contacts Degena Yun [email protected] In momenti apparentemente sconnessi, si snoda il racconto di due generazioni. Quello di Shanshan, partita ragazzina per studiare in Inghilterra e ritrovatasi a vivere una vita solitaria, invischiata in relazioni virtuali che la addolorano ma di cui non riesce a fare a meno; e quella di un padre di mezza età, che ha lasciato da giovane la città natale per trasferirsi a Pechino e ora sta affrontando la morte. L’uomo nutre un sentimento d’impotenza per la condizione dello studio cinematografico statale per cui lavora, mentre la malattia lo mina sempre di più. «Le persone rifuggono sempre la morte, anche quando la devono affrontare. Io stessa evitavo certi ricordi legati alla morte di mio padre; ma quando sono diventata io stessa madre ho iniziato a comprendere l’innata spinta dell’uomo a riprodursi. Mi sono trovata a provare quei sentimenti unici che ogni genitore prova verso i propri figli. L’isolamento causato da quei pensieri era così intenso che non bastavano i consueti mezzi di espressione emotiva per parlarne. Oggi in molte famiglie l’amore è sepolto così in profondità nei cuori delle persone che è difficile vederlo dal di fuori». ** The story of two generations unfolds through apparently disconnected moments. The story of Shanshan, who was sent to England to study when she was young and finds herself living a solitary life, involved in virtual relationships which pain her but which she can’t do without; and that of a middle-aged father, who left his hometown as a young man, moved to Beijing and is now facing death. His feelings of helplessness involve the condition of the state-run film studio where he works, while his illness increasingly undermines him. “The living are always running away from the reality of death, even when it’s right in front of us. I avoided revisiting memories of my father’s death, but when I became a mother myself, I finally began to understand the innate human duty to multiply. I was forced to experience the unique feelings parents have toward their children. The isolation brought on by those feelings was intense, so intense that typical means of emotional expression no longer sufficed. In many families today, love is something buried too deep in people’s hearts, and it’s too hard to see from outside.” 14 SOMMARIO TORINO 33 Degena Yun (China) specialized at the department of media arts of London’s Royal Holloway University and received a master’s degree from the department of directing at Beijing’s Film Academy. In 2011, she directed her first short, The Forest, which was followed the next year by Latitude 52, presented at the Montreal Film Festival and other international festivals. The screenplay of A Simple Goodbye, which was initially called Last Days, was selected for the BFA’s New Talent Nurturing Program. filmografia/filmography The Forest (cm, 2011), Lao shao qia (Latitude 52, 2012), A Simple Goodbye (2015). TORINO 33 alejandro iglesias mendizábal SOPLADORA DE HOJAS Messico/Mexico, 2015, HD, 96’, col. LEAF BLOWER regia/director Alejandro Iglesias Mendizábal sceneggiatura/screenplay Alejandro Iglesias Mendizábal, Luis Montalvo fotografia/cinematography Luis Montalvo montaggio/film editing Gil González Penilla musica/music Aldo Marroquín suono/sound Omar Juárez, Cristina Esquerra interpreti e personaggi/ cast and characters Fabrizio Santini (Lucas), Francisco Rueda (Emilio), Alejandro Guerrero (Rubén), Andrés Delgado (Martín), Paulette Hernandez, Paola Izquierdo, Pedro Mira, Carmen Ramos, Daniel Giménez Cacho, Claudette Maillé, Arcelia Ramírez, Carlos Aragón produttori/producers Laura Imperiale, Samuel Sosa, Carlos Sosa produzione/production Cacerola Films, Viento del norte Cine ** contatti/contacts Habanero Film Sales Alfredo Calvino Tre amici e una missione speciale: trovare alcune chiavi perse sotto un mucchio di foglie in un parco. In apparenza nulla di più semplice, ma per Lucas, Emilio e Rubén sarà l’inizio di una vera e propria odissea che li cambierà per sempre. «Sopladora de hojas cerca di rappresentare la vita di tutti i giorni, il modo in cui il tempo scorre e come spesso non succeda quasi niente… A livello più profondo, però, è anche una grande avventura: è l’ultima battaglia che Lucas, Emilio e Rubén devono affrontare per sconfiggere i dubbi e le preoccupazioni del crescere. Volevo mostrare con leggerezza come un momento isolato possa essere decisivo per le nostre vite, suggerendo che c’è sempre una via d’uscita dalle nostre paure e si può sempre avere un’altra opportunità. Il film è vivace e leggero, a metà tra commedia e realismo. Ho sparso piccoli dettagli qua e là, ad esempio personaggi strani che appaiono all’improvviso nel parco, coincidenze sospette, che si aggiungono alla storia e la rendono un racconto epico contemporaneo e bizzarro». ** Three friends and a special mission: find some keys that have gotten lost under a pile of leaves in a park. It would seem like the simplest thing in the world, but for Lucas, Emilio and Rubén, it is the start of a true odyssey that will change them forever. [email protected] www.habanerofilmsales.com 15 SOMMARIO “Sopladora de hojas seeks to reflect everyday life, as time slowly passes by and ‘almost nothing is going on’... But deep down, it is also a great adventure; the final battle that Lucas, Emilio and Rubén must overcome to defeat the doubts and anxieties of growing up. My idea is to subtly show the viewer how a single moment can be decisive for the rest of our lives; suggesting that there is always a way out of the fears which haunts us, that there’s always the possibility to give ourselves a new chance. The film is lightly spirited, anchored between comedy and realism. Little details that are sprinkled here and there, such as the strange characters that suddenly appear in the park, the suspicious coincidences, all adding up to the story to become a weird contemporary epic.” TORINO 33 Alejandro Iglesias Mendizábal (Città del Messico, Messico, 1983) ha studiato teatro presso la Universidad nacional autónoma de México e poi cinema presso il Centro de capacitación cinematográfica e l’Accademia Famu International di Praga. Con il cortrometraggio Contrafábula de una niña disecada, realizzato come progetto di laurea, ha partecipato nel 2013 alla Cinéfondation di Cannes e ottenuto diversi premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Lavora inoltre come regista e montatore in ambito televisivo e pubblicitario. Sopladora de hojas segna il suo debutto nel lungometraggio. Alejandro Iglesias Mendizábal (Mexico City, Mexico, 1983) studied theatre at the Universidad nacional autónoma de México and later film at the Centro de capacitación cinematográfica and at FAMU International Academy in Prague. His short Contrafábula de una niña disecada, his graduating project, was selected in 2013 for the Cinéfondation in Cannes and received numerous prizes and recognitions throughout the world. He also works as a director and film editor for TV and advertising. Sopladora de hojas is his debut feature film. filmografia/filmography Contrafábula de una niña disecada (cm, 2013), Sopladora de hojas (2015). TORINO 33 igor drljača THE WAITING ROOM Canada, 2015, HD, 92’, col. Igor Drljača (Sarajevo, Bosnia Erzegovina, 1983) si è trasferito nel 1993 in Canada in seguito alla guerra civile nella ex Jugoslavia. Nel 2011 ha concluso i suoi studi in film production presso la York University. Fondatore con Albert Shin della casa di produzione TimeLapse Pictures, ha diretto i cortometraggi Mobilni Snovi (2008), On a Lonely Drive (2009), Woman in Purple (2010) e The Fuse: or How I Burned Simon Bolivar (2011). Nel 2012 ha esordito nel lungometraggio con Krivina, presentato al Festival di Toronto. THE WAITING ROOM regia, sceneggiatura/ director, screenplay Igor Drljača soggetto/story Igor Drljača, Jasmin Geljo fotografia/cinematography Roland Echevarria montaggio/film editing Ajla Odobašić scenografia/ production design Rachel McParland costumi/costume design Tiffany Briseno musica/music Mitchell Akiyama suono/sound Alex Turner, Matthew Chan, Rob Hutchins interpreti e personaggi/ cast and characters Jasmin Geljo (Jasmin), Filip Geljo (Daniel), Maša Lidzek (la figlia/daughter), Ma-Anne Dionisio (Patricia), Cynthia Ashperger (Azra), Željko Kekojević (Zoran), Goran Slavković (Miro), Christopher Jacot (Derek), Inka Malović (Svetlana), Tatjana Čornij (Melisa), Daniela Vlaskalić (Vanja), Emir Geljo (il padre/father), Dragana Varagić (la sorella/sister) produttori/producers Igor Drljača, Albert Shin, Munire Armstrong, Jordan Barker, Borga Dorter produzione/production TimeLapse Pictures, Gearshift Films, YN Films ** contatti/contacts TimeLapse Pictures Albert Shin [email protected] www.timelapsepictures.ca 16 SOMMARIO Jasmin, un tempo attore di successo nella ex Jugoslavia, vive a Toronto dopo aver lasciato Sarajevo per sfuggire alla guerra civile. Lavora come muratore, cavandosela piuttosto male, e si barcamena tra audizioni e provini, nel tentativo di rilanciare la sua carriera. Scritturato per un ruolo che fa riemergere ricordi dolorosi mai realmente superati, dovrà affrontare una volta per tutte la realtà e riconciliarsi con un passato ingombrante. «L’idea di The Waiting Room nasce dall’esperienza di alcuni attori dell’ex Jugoslavia residenti a Toronto. Ho combinato finzione ed elementi biografici e mi sono in parte ispirato alla vita del protagonista, Jasmin Geljo. Attore di successo nella Sarajevo prebellica, Jasmin ha recitato nel varietà comico dal vivo Audicija, divenuto ai tempi molto popolare in tv, tanto che ancora oggi molti suoi interpreti sono famosi e in attività. Jasmin, come tanti altri, ha lasciato la sua terra natale durante la guerra degli anni Novanta, consapevole di compiere una scelta forse definitiva, ma sperando sempre di poter un giorno tornare». ** Jasmin, who was once a successful actor in the former Yugoslavia, lives in Toronto after having left Sarajevo to escape from the civil war. He works as a bricklayer, barely making ends meet, and juggles auditions and tryouts in the attempt to relaunch his career. He is cast in a role which brings back memories of painful events he had never gotten over and has to face reality once and for all, making his peace with a past that still weighs down on him. “The idea behind The Waiting Room is rooted in the experiences of performers from former Yugoslavia in Toronto. It combines fiction with biographical elements, and is partially inspired by lead actor Jamin Geljo’s life in Toronto. Jasmin was successful actor in pre-war Sarajevo, and was part of a wildly popular televised stage show Audicija, many of whose members are still successful actors today. Jasmin, like many others, left his homeland during the war in the 1990s, aware that this would be likely permanent, but always hoping to return.” TORINO 33 Igor Drljača (Sarajevo, Bosnia Herzegovina, 1983) moved to Canada in 1993 after civil war broke out in the former Yugoslavia. In 2011, he completed his studies in film production at York University. The cofounder with Albert Shin of the production company TimeLapse Pictures, he has directed the shorts Mobilni Snovi (2008), On a Lonely Drive (2009), Woman in Purple (2010) and The Fuse: or How I Burned Simon Bolivar (2011). In 2012, he debuted in feature films with Krivina, which was presented at the Toronto Film Festival. filmografia/filmography Mobilni Snovi (cm, 2008), On a Lonely Drive (cm, 2009), Woman in Purple (cm, 2010), The Fuse: or How I Burned Simon Bolivar (cm, 2011), Krivina (2012), The Waiting Room (2015). GRAN PREMIO TORINO TERENCE DAVIES SUNSET SONG SOMMARIO 2015 | DISTANT VOICES, STILL LIVES GRAN PREMIO TORINO 2015 Terence Davies DI EMANUELA MARTINI Nel 1983, viene presentato al Festival di Edimburgo un film diviso in tre parti, girato a costo bassissimo nel corso di otto anni. I tre segmenti sono: Children, realizzato nel 1976 con un piccolo finanziamento del British Film Institute, Madonna and Child, girato nel 1980 come saggio di diploma alla National Film School, Death and Transfiguration, prodotto nel 1983 dalle forze congiunte del Bfi e della Greater London Arts Association. Il suo autore si chiama Terence Davies, è nato a Liverpool in una famiglia cattolica della working class, ha fatto per qualche anno il contabile, poi si è iscritto alla Coventry School of Drama, dove ha realizzato il primo dei tre cortometraggi. Il film intero s’intitola The Terence Davies Trilogy e, con la presentazione a Edimburgo, diventa non solo il caso cinematografico nazionale, ma il film europeo più ambito da tutti i festival. Girato in bianco e nero, traccia l’intero percorso esistenziale di un omosessuale cattolico, combattuto tra le sue scelte personali e la morale cattolica e oppresso dall’incomprensione esterna. La povertà di mezzi si trasfigura in rigore austero; il doloroso spaccato realistico non inibisce le aperture allucinatorie e oniriche; la divisione in capitoli non toglie compattezza e fluidità all’opera. La Trilogia è un film tanto personale e «assoluto» da far nascere l’ipotesi che possa trattarsi di un’opera unica, nella quale l’autore disseziona ed esaurisce la propria intera esperienza esistenziale e creativa. Fortunatamente non è così e cinque anni dopo esce Voci lontane, sempre presenti (1988), anche questo composto di due segmenti, girati a distanza di due anni l’uno dall’altro, con lo stesso cast: la storia di una famiglia di Liverpool tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta e contemporaneamente una ricognizione nella cultura popolare dell’epoca, le canzoni, la musica, i film, il pub. Davies si rifà ai propri ricordi familiari, sottolineando che «La memoria di una famiglia e la sua storia legano più di qualsiasi altra cosa. Sono le depositarie della coscienza collettiva, e sono anche all’origine delle cicatrici collettive». Ma il suo film, uno dei capolavori del cinema europeo degli ultimi decenni, è molto di più di un quadro d’epoca, è la summa di una solidarietà collettiva e di una cultura che stanno scomparendo, è una narrazione nella quale il rigore talvolta ieratico delle immagini si 18 SOMMARIO GRAN PREMIO TORINO 2015 coniuga con la passione intensa delle voci e dei volti, nella quale l’impianto visivo e sonoro hanno l’identico peso e spessore, come accadeva nel musical classico, che Davies ama molto. E ancora alla passione per il cinema torna Il lungo giorno finisce, diretto da Davies nel 1992, ancora una storia ambientata a Liverpool negli anni Cinquanta, dove un ragazzino solitario trova rifugio e sollievo chiudendosi al cinema, in galleria, e lasciando scorrere i suoi sogni insieme a quelli che sgorgano sullo schermo. Dopo gli adattamenti di due romanzi, Serenata alla luna (1995) da The Neon Bible di John Kennedy Toole e La casa della gioia (2000) da The House of Mirth di Edith Wharton, Davies decide, nel 2000, di fare un film basato sul classico scozzese Sunset Song, pubblicato nel 1932 da Lewis Grassic Gibbon, epica storia di una ragazza che cresce in una famiglia contadina e disfunzionale della Scozia nordorientale. Ma la ricerca dei finanziamenti è complicata e il progetto viene rimandato. Al suo posto, Davies realizza un accorato, efficacissimo adattamento di The Deep Blue Sea di Terence Rattigan (Il profondo mare azzurro, 2011) e Of Time and the City (2008), bellissimo documentario su Liverpoool costruito attraverso cinegiornali e materiali d’epoca e commentato da lui stesso e da brani di musica classica. Finalmente, poi, nel 2012 ottiene i finanziamenti per Sunset Song. Otto film in quasi quarant’anni. Pochissimi. Eppure Terence Davies è unanimemente considerato il maggior regista britannico vivente e uno dei maggiori cineasti contemporanei. Appartato e personalissimo, amante del cinema, della musica e della cultura, Davies continua a raccontare, attraverso la sua storia, quella di altri, di persone che in essa possano rispecchiarsi, di mondi che scompaiono e di «cimeli» che ancora ci ricordano com’eravamo, di un’umanità che, comunque, è sempre costretta a dibattersi nelle proprie contraddizioni, a scontrarsi con l’intolleranza e con la durezza, nata spesso da altre durezze subite. Un mondo fatto di gente comune, dura o tenera, felice o tristissima, che trova sollievo in una faccia amica, una memoria, una canzone, un film. Terence Davies è uno di quei miscugli fantastici di poesia e realismo che ogni tanto si affacciano nel cinema. GRAN PREMIO TORINO 2015 Terence Davies BY EMANUELA MARTINI At the 1983 Edinburgh International Festival, a three-part movie was presented; it had been shot on a shoestring budget over the course of eight years. The three segments are: Children, made in 1976 with a small funding by the British Film Institute; Madonna and Child, shot in 1980 as the graduating project at the National Film School; Death and Transfiguration, produced in 1983 through the combined efforts of the BFI and the Greater London Arts Association. The filmmaker’s name is Terence Davies; he was born in Liverpool into a working class Catholic family, worked for a few years as an accountant and then enrolled at the Coventry School of Drama, where he made the first of the three shorts. The entire movie is called The Terence Davies Trilogy and, after it was presented at Edinburgh, it not only became a national film sensation, but the most sought-after European movie at festivals all over the world. Shot in black and white, it follows the entire existential pathway of a Catholic homosexual, torn between his personal choices and Catholic morality, and oppressed by external incomprehension. The paucity of the means was transfigured into austere rigor; the painful and realistic cross section didn’t preclude hallucinatory and dreamlike receptivity; the division into chapters didn’t affect the work’s compactness and fluidity. The Trilogy is so personal and “absolute” that it sparked the doubt that it might be a one-of-a-kind film, in which the director had dissected and exhausted his entire existential and creative experience. Luckily, this wasn’t the case and five years later Distant Voices, Still Lives was released. Again, it was made in two segments that were shot two years apart, using the same cast. It is both the story of a family in Liverpool between the 1950s and the early 1960s, and an exploration of the popular culture of the time, the songs, the music, the movies and the pubs. Davies made use of his own family memories, noting that “A family’s memory and its history are more binding than anything else. They are the depository of collective conscience, and they are also the origin of collective scars.” But his movie, one of the masterpieces of European cinema in recent decades, is much more than a period piece; it is the sum of a collective solidarity and a culture that are disappearing, it is a narration in which the sometimes solemn 19 SOMMARIO GRAN PREMIO TORINO 2015 rigor of the images combines with the intense passion of the voices and the faces, in which the visual structure and the soundtrack have the exact same weight and depth, like classic musicals, which Davies loves. And his passion for cinema returns in his 1992 The Long Day Closes. Once again, the story is set during the 1950s in Liverpool, where a solitary boy finds refuge and comfort by going to the cinema, sitting in the balcony section and letting his dreams flow along with the images on the screen. After the film adaptations of two novels, in 1995 a film of the same title from The Neon Bible by John Kennedy Toole and in 2000 another one from The House of Mirth by Edith Wharton, in 2000 Davies decided to make a movie based on a Scottish literary classic, Sunset Song, published in 1932 by Lewis Grassic Gibbon, the epic story of a girl growing up in a dysfunctional farming family in northeast Scotland. But financing was hard to come by and the project was postponed. Instead, Davies made a heartfelt, highly effective adaptation of The Deep Blue Sea by Terence Rattigan and Of Time and the City, a beautiful documentary about Liverpool, constructed around newsreels and material of the era, which he commentated himself, and pieces of classical music. Finally, in 2012 he received financing for Sunset Song. Eight movies in almost forty years. Not very many. And yet Terence Davies is unanimously considered the greatest living British director and one of the world’s greatest contemporary filmmakers. Self-contained and very personal, a lover of film, music and culture, Davies continues to tell – through his own story – the story of others, of people who can see themselves reflected in him, of disappearing worlds and “mementos” which still remind us of the way we were, of people who, regardless, are always forced to struggle with their own contradictions, to clash with intolerance and a harshness which is often created by harshness that was inflicted on them. A world made of normal people, inflexible or tender, happy or desperately sad, who find comfort in a friendly face, a memory, a song, a movie. Terence Davies is one of those fantastic mixtures of poetry and realism which every so often appears in the world of cinema. GRAN PREMIO TORINO 2015 terence davies SUNSET SONG Regno Unito-Lussemburgo/UK-Luxemburg, 2015, 65mm, 135’, col. SUNSET SONG regia, sceneggiatura/ director, screenplay Terence Davies soggetto/story dal romanzo Canto del tramonto di/from the novel of the same title by Lewis Grassic Gibbon fotografia/cinematography Michael McDonough montaggio/film editing David Charap scenografia/ production design Andy Harris costumi/costume design Uli Simon musica/music Gast Waltzing suono/sound Marc Thill interpreti e personaggi/ cast and characters Agyness Deyn (Chris Guthrie), Peter Mullan (John Guthrie), Kevin Guthrie (Ewan Tavendale), Jack Greenlees (Will Guthrie), Ian Pirie (Chae Strachan), Hugh Ross (l’ispettore/inspector), Niall Greig Fulton (John Brigson), Jamie Michie (Mr Kinloch), Douglas Rankine (Long Rob), Jim Sweeney (il prete/preacher), Linda Duncan McLaughlin (zia/auntie Janet), Julian Nest (Peter Semple) produttori/producers Roy Boulter, Sol Papadopoulos, Nicolas Steil produzione/production Hurricane Films, Iris Productions, SellOutPictures ** contatti/contacts Fortissimo Films Laura Talsma [email protected] www.fortissimofilms.com 20 SOMMARIO Scozia, inizio ventesimo secolo. Alla morte della madre, l’umile famiglia dei Guthrie si dissolve: i figli piccoli vanno a vivere con gli zii, mentre l’adolescente Chris rimane con il fratello e il padre a lavorare nella fattoria. I due uomini hanno un rapporto burrascoso e presto il fratello emigra in Argentina, lasciando sulle spalle della ragazza il peso della gestione del podere. Quando muore anche il padre, Chris sente che il legame con la terra è troppo forte per trovare un lavoro in città. Sposa allora un contadino, Ewan Tavendale, e ha con lui un figlio. Ma la felicità ritrovata è sconvolta dallo scoppio della guerra. «Il romanzo di Lewis Grassic Gibbon parla del potere, della crudeltà della famiglia e della natura; della perenne presenza della terra e del coraggio dell’animo umano di fronte alle difficoltà. In questo contesto, si snoda la storia di una giovane figlia, Chris, e della sua evoluzione da scolaretta a emblema di un’intera nazione. Il romanzo è simbolico e rapsodico. È un’opera di epica intimità, ambientata a cavallo della Grande guerra, ma nonostante ciò è molto delicata». ** Scotland, early 20 century. The Guthrie family falls apart when their mother dies. The young children are sent to live with their aunt and uncle, while adolescent Chris stays with her brother and father to work on the farm. The two men have a stormy relationship and the brother soon emigrates to Argentina, leaving the weight of running the farm on the girl’s shoulders. When her father dies, Chris decides that her bond with the land is too strong to search for a job in the city. So she marries a farmer, Ewan Tavendale, and has a child with him. But her refound happiness is shattered when the war breaks out. TH “The novel by Lewis Grassic Gibbon about the power and cruelty of both family and nature, about the enduring presence of the land and the courage of the human spirit in the face of hardship. Against this background is the story of the daughter of the family, Chris Guthrie and her evolution from schoolgirl to symbol for Scotland itself. The novel is both symbolic and rhapsodic. It is a work of epic intimacy set before, during and after The Great War. Yet it is delicate.” GRAN PREMIO TORINO 2015 Terence Davies (Liverpool, Regno Unito, 1945) a sedici anni lascia la scuola e frequenta la Coventry Drama School. Esordisce nella regia nel 1976 con il cortometraggio Children, per poi iscriversi alla National Film School, dove realizza un altro corto, Madonna and Child, proseguendo il racconto dell’alter ego Robert Tucker. Conclude poi la Terence Davies Trilogy con Death and Transfiguration (1983). Nel 1988 e nel 1992 realizza i suoi due capolavori: Voci lontane… sempre presenti (premio della critica al Festival di Cannes) e Il lungo giorno finisce, opere autobiografiche ambientate nella Liverpool degli anni Quaranta e Cinquanta. Seguono poi Serenata alla luna (1995), in concorso a Cannes, e La casa della gioia, da un romanzo di Edith Wharton. Torna poi a Cannes nel 2008 con il documentario su Liverpool Of Time and the City, presentato anche al Torino Film Festival, a cui fa seguito nel 2011 Il profondo mare azzurro. Terence Davies (Liverpool, UK, 1945) quit school at sixteen years of age and studied at the Coventry Drama School. He debuted in directing in 1976 with Children and then enrolled at the National Film School, where he made another short, Madonna and Child, a continuation of the story of his alter ego, Robert Tucker. He concluded The Terence Davies Trilogy with Death and Transfiguration (1983). In 1988 and 1992 he made his two masterpieces: Distant Voices, Still Lives (FIPRESCI Prize at Cannes) and The Long Day Closes, autobiographical films set in Liverpool during the 1940s and 1950s. These were followed by The Neon Bible (1995), in Cannes competition, and The House of Mirth, based on the novel by Edith Wharton. He returned to Cannes in 2008 with his documentary about Liverpool Of Time and the City, also presented at the Torino Film Festival and which was followed in 2011 by The Deep Blue Sea. filmografia/filmography Children (cm, 1976), Madonna and Child (cm, 1980), Death and Trasfiguration (cm, 1983), The Terence Davies Trilogy (Terence Davies Trilogy, 1983), Distant Voices, Still Lives (Voci lontane… sempre presenti, 1988), The Long Day Closes (Il lungo giorno finisce, 1992), The Neon Bible (Serenata alla luna, 1995), The House of Mirth (La casa della gioia, 2000), Of Time and the City (doc., 2008), The Deep Blue Sea (Il profondo mare azzurro, 2011), Sunset Song (2015). GRAN PREMIO TORINO 2015 terence davies DISTANT VOICES, STILL LIVES Regno Unito/UK, 1988, 35mm, 85’, col. VOCI LONTANE… SEMPRE PRESENTI regia, sceneggiatura/ director, screenplay Terence Davies fotografia/cinematography William Diver, Patrick Duval montaggio/film editing William Diver costumi/costume design Monica Howe interpreti e personaggi/ cast and characters Pete Postlethwaite (il padre/father), Freda Dowie (la madre/mother), Lorraine Ashbourne (Maisie), Angela Walsh (Eileen), Dean Williams (Tony), Jean Boht (la zia/aunty Nell), Michael Starke (Dave), Andrew Schofield (Les), Debi Jones (Micky), Chris Darwin (Red), Vincent Maguire (George), Pauline Quirke (Doreen), Toni Mallen (Rose) produttore/producer Jennifer Howart produzione/production British Film Institute coproduzione/coproduction Channel Four Films, Zweites Deutsches Fernsehen ** contatti/contacts British Film Institute George Watson [email protected] www.bfi.org.uk 21 SOMMARIO La storia di una famiglia cattolica appartenente alla classe operaia di Liverpool, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, vista attraverso gli occhi di un bambino. A dominare è la figura autoritaria e violenta del padre, amato ma allo stato tempo odiato a causa dei maltrattamenti riservati alla madre, donna umile e paziente. Intorno a loro uno stuolo di sorelle e amici. E le canzoni del tempo a fare da collante in una galleria di ricordi in bilico tra gioia, sofferenza e malinconia. «Tutto ciò che compare nella sceneggiatura è successo davvero. Ho dovuto attenuare i comportamenti violenti di mio padre, perché se li avessi mantenuti sui livelli reali nessuno ci avrebbe creduto. Pensavo sarebbe stato un progetto catartico, ma ben presto ho capito che tutto quel dolore era piuttosto casuale e che mia madre era stata davvero sfortunata a sposare quell’uomo. È stato strano dirigere attori che impersonavano la mia famiglia: in certi casi bisogna mantenere una distanza di tipo estetico e lasciare che gli attori creino da sé i personaggi». ** The life of a working-class Catholic family in Liverpool, straddling WWII, and seen through the eyes of a child. Daily life is dominated by an authoritarian and violent father, who is contemporaneously loved and hated because of the way he mistreats his wife, a humble and patient woman. They are surrounded by a multitude of sisters and friends. The songs of the era create the interface in a gallery of memories balanced between joy, suffering and melancholy. “Everything in the screenplay happened. I had to tone down my father’s violence because if I’d put the real levels in, nobody would have believed it. I thought it would be a cathartic project, but I suddenly realised all that suffering was quite arbitrary, and my mum was unlucky to have married him. It was strange directing actors imitating my family, because you have to have an aesthetic distance, and they have to find the characters themselves.” GRAN PREMIO TORINO 2015 Terence Davies (Liverpool, Regno Unito, 1945) a sedici anni lascia la scuola e frequenta la Coventry Drama School. Esordisce nella regia nel 1976 con il cortometraggio Children, per poi iscriversi alla National Film School, dove realizza un altro corto, Madonna and Child, proseguendo il racconto dell’alter ego Robert Tucker. Conclude poi la Terence Davies Trilogy con Death and Transfiguration (1983). Nel 1988 e nel 1992 realizza i suoi due capolavori: Voci lontane… sempre presenti (premio della critica al Festival di Cannes) e Il lungo giorno finisce, opere autobiografiche ambientate nella Liverpool degli anni Quaranta e Cinquanta. Seguono poi Serenata alla luna (1995), in concorso a Cannes, e La casa della gioia, da un romanzo di Edith Wharton. Torna poi a Cannes nel 2008 con il documentario su Liverpool Of Time and the City, presentato anche al Torino Film Festival, a cui fa seguito nel 2011 Il profondo mare azzurro. Terence Davies (Liverpool, UK, 1945) quit school at sixteen years of age and studied at the Coventry Drama School. He debuted in directing in 1976 with Children and then enrolled at the National Film School, where he made another short, Madonna and Child, a continuation of the story of his alter ego, Robert Tucker. He concluded The Terence Davies Trilogy with Death and Transfiguration (1983). In 1988 and 1992 he made his two masterpieces: Distant Voices, Still Lives (FIPRESCI Prize at Cannes) and The Long Day Closes, autobiographical films set in Liverpool during the 1940s and 1950s. These were followed by The Neon Bible (1995), in Cannes competition, and The House of Mirth, based on the novel by Edith Wharton. He returned to Cannes in 2008 with his documentary about Liverpool Of Time and the City, also presented at the Torino Film Festival and which was followed in 2011 by The Deep Blue Sea. filmografia/filmography Children (cm, 1976), Madonna and Child (cm, 1980), Death and Trasfiguration (cm, 1983), The Terence Davies Trilogy (Terence Davies Trilogy, 1983), Distant Voices, Still Lives (Voci lontane… sempre presenti, 1988), The Long Day Closes (Il lungo giorno finisce, 1992), The Neon Bible (Serenata alla luna, 1995), The House of Mirth (La casa della gioia, 2000), Of Time and the City (doc., 2008), The Deep Blue Sea (Il profondo mare azzurro, 2011), Sunset Song (2015). SOMMARIO F E S TA M O B I L E I FILM FERDINANDO CITO FILOMARINO ANTONIA. | ROBERTO FAENZA, FILIPPO MACELLONI BAMBINI NEL TEMPO | | ENRICA VIOLA BORSALINO CITY | JOHN CROWLEY BROOKLYN | JOHN WELLS BURNT | CORNELIU PORUMBOIU COMOARA - TREASURE | JOCELYN MOORHOUSE THE DRESSMAKER | GIANNI ZANASI LA FELICITÀ È UN SISTEMA COMPLESSO | FEDERICO FELLINI GIULIETTA DEGLI SPIRITI | DANIEL DENCIK GULDKYSTEN - GOLD COAST | MICHAEL SHOWALTER HELLO, MY NAME IS DORIS | BEN WHEATLEY HIGH-RISE | CHRISTOPHER DOYLE HOENG GONG SAAM BOU KUK - HONG KONG TRILOGY: PRESCHOOLED PREOCCUPIED PREPOSTEROUS | SCOTT GRAHAM IONA | CRAIG ROBERTS JUST JIM | NICHOLAS HYTNER THE LADY IN THE VAN | ROSS PARTRIDGE LAMB | RUFUS NORRIS LONDON ROAD | LUCIO VIGLIERCHIO LUCE MIA | ALFONSO GOMEZREJON ME AND EARL AND THE DYING GIRL | MIGUEL GOMES AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 1, O INQUIETO | AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 2, O DESOLADO | AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 3, O ENCANTADO | SEBASTIÁN SILVA NASTY BABY | HOU HSIAO-HSIEN NIE YINNIANG - THE ASSASSIN | ANTONIETTA DE LILLO OGGI INSIEME DOMANI ANCHE | ALAIN GAGNOL, JEAN-LOUP FELICIOLI PHANTOM BOY | ALEKSEJ GERMAN JR. POD ELECTRICHESKIMI OBLAKAMI - UNDER ELECTRIC CLOUDS | FELICE PESOLI PRIMA CHE LA VITA CAMBI NOI | FRED GRIVOIS LA RÉSISTANCE DE L’AIR | FRANCESCO CONVERSANO, NENE GRIGNAFFINI RITORNO A SPOON RIVER | NATHAN SILVER STINKING HEAVEN | SARAH GAVRON SUFFRAGETTE | SEAN BAKER TANGERINE | JULIO HERNÁNDEZ CORDÓN TE PROMETO ANARQUÍA | MARIO BAVA TERRORE NELLO SPAZIO | VITTORIO CRUCILLÀ TRAGICA ALBA A DONGO | BRUNO BOZZETTO WEST AND SODA | HANY ABU-ASSAD YA TAYR EL TAYER - ARAB IDOL PIETRO MARCELLO BELLA E PERDUTA PALCOSCENICO LYNDSEY TURNER HAMLET | DANIELE SEGRE MORITURI | DAVIDE FERRARIO SEXXX | GREGORY LA CAVA STAGE DOOR ORSON WELLES ORSON WELLES CITIZEN KANE | MR ARKADIN | TOUCH OF EVIL PREMIO CIPPUTI FRANCESCA COMENCINI NUOVE TERRE - CASCINA CARLO ALBERTO | ORTO DEI RAGAZZI | TENUTA DELLA MISTICA | IN FABBRICA PREMIO MARIA ADRIANA PROLO LORENZA MAZZETTI K SOMMARIO | TOGETHER F E S TA M O B I L E Festa mobile DI EMANUELA MARTINI The Assassin (2015) Aperta da Suffragette, il film sul movimento delle prime femministe britanniche per ottenere il suffragio universale diretto da Sarah Gavron e interpretato da Carey Mulligan, Helena Bonham-Carter e Meryl Streep, la sezione Festa mobile della 33 edizione del Torino Film Festival si chiuderà con Hello, My Name Is Doris, la commedia di Michael Showalker su una zitella maldestra e innamorata che segna il grande ritorno comico di Sally Field. Tra questi due momenti, Festa mobile presenta, come sempre fuori concorso, un gruppo di film che esprime il meglio della produzione mondiale inedita in Italia. Film molto attesi, come The Dressmaker, bizzarro apologo dell’australiana Jocelyn Moorhouse interpretato da Kate Winslet (che ha ottenuto pochi giorni fa il record delle candidature agli Oscar australiani); The Lady in the Van, dall’eccentrica storia autobiografica di Alan Bennett sulla ruvida barbona che ha vissuto per quindici anni in un furgone parcheggiato nel vialetto d’accesso di casa sua, diretto da Nicholas Hytner e interpretato da Maggie Smith; La felicità è un sistema complesso diretto da Gianni Zanasi e interpretato da Valerio Mastandrea, A 24 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Hadas Yaron e Giuseppe Battiston, dove il dramma della speculazione finanziaria si tinge dei toni surreali della commedia; London Road, l’inquietante musical di Rufus King sui delitti seriali che colpirono la tranquilla cittadina di Ipswich; Burnt, storia d’amore e di cucina con Bradley Cooper, Sienna Miller e Uma Thurman diretta da John Wells; Phantom Boy, noir d’animazione di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol (gli autori di Un gatto a Parigi, 2010); Me and Earl and the Dying Girl, la commedia drammatica di Alfonso Gomez-Rejon tra i vincitori del Sundance; Tangerine, il travolgente viaggio di due trans nel cuore di Hollywood diretto da Sean Baker; Arab Idol, il biopic di Hany Abu-Assad su Mohammad Assaf, il giovanissimo cantante di Gaza vincitore della competizione televisiva Arab Idol; il surreale Comoara di Corneliu Porumboiu; il commovente Brooklyn di John Crowley con Saoirse Ronan. Insieme ai nuovi film di alcuni grandi autori come Hou Hsiao-Hsien (The Assassin), Aleksej German Jr. (Under Electric Clouds), Miguel Gomes (i tre volumi di As Mil e uma Noites) e il Gran Premio Torino 2015 Terence Davies, F E S TA M O B I L E del quale presentiamo il nuovissimo Sunset Song e il capolavoro Voci lontane... sempre presenti (1988), sono molte le opere di cineasti più giovani proposte in Festa mobile: da Antonia., mélo al femminile di Ferdinando Cito Filomarino, al bel noir francese La résistence de l’air di Fred Grivois; da Te prometo anarquía, l’affascinante thriller ambientato tra gli skater di Mexico City da Julio Hernández Cordón, alla sontuosa epopea civile Gold Coast del danese Daniel Dencik; dall’affettuoso viaggio attraverso tre generazioni di hongkonghesi di Hong Kong Trilogy, diretto dal regista e direttore della fotografia australiano naturalizzato cinese Christopher Doyle, allo scozzese Iona (il dramma diretto da Scott Graham, vincitore del Torino Film Festival nel 2012 con Shell) e il gallese Just Jim (il coming of age diretto e interpretato dal giovanissimo Craig Roberts), e gli americani Lamb (inquietante road movie diretto e interpretato da Ross Partridge), Nasty Baby (la nuova, acida commedia di Sebastián Silva, con Kristen Wiig) e Stinking Heaven (film «da camera» di Nathan Silver su un gruppo di amici che, liberatisi dalla droga, condividono una casa nel New Jersey). Insieme ai film di finzione, alcuni documentari che, attraverso forti caratterizzazioni, raccontano la nostra storia e, in un caso, alcune storie americane: Oggi insieme, domani anche è il nuovo «film partecipato» con cui Antonietta De Lillo affronta il tema dell’amore; Luce mia di Lucio Viglierco descrive con dolore e pietà i risvolti della malattia; Bambini nel tempo di Roberto Faenza e Filippo Macelloni ricostruisce l’immagine dell’infanzia in Italia attraverso i preziosi materiali di Rai Teche; Ritorno a Spoon River di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, a cent’anni dalla pubblicazione dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, affida agli abitanti di due comunità dell’Illinois la lettura di quelle pagine; Borsalino City di Enrica Viola ricostruisce la nascita e lo sviluppo dell’azienda Borsalino di Alessandria e l’esplosione del mito attraverso il cinema internazionale; e infine Prima che la vita cambi noi di Felice Pesoli racconta il Sessantotto milanese da un punto di vista inedito, quello dei movimenti beat e hippie. Una piccola sottosezione intitolata “Palcoscenico” raggruppa opere molto diverse nelle quali s’intrecciano teatro e cinema: 25 SOMMARIO F E S TA M O B I L E l’anteprima mondiale del recentissimo allestimento del National Theatre di Londra di Hamlet, diretto da Lyndsey Turner e interpretato da Benedict Cumberbacht; Sexxx, il film che Davide Ferrario ha realizzato sul lavoro del coreografo Matteo Levaggi e del Teatro Balletto di Torino; Morituri, il film (e studio teatrale) a tre voci femminili che Daniele Segre ha girato (e messo in scena) nel cimitero sconsacrato di San Pietro in Vincoli di Torino; mentre Sonia Bergamasco introdurrà la proiezione di Palcoscenico di Gregory LaCava, da cui ha tratto ispirazione, insieme alla regista Monica Luccisano, per il loro nuovo lavoro che aprirà la nuova stagione del Teatro Baretti di Torino. Infine, insieme a Quarto potere, Rapporto confidenziale e L’infernale Quinlan di Orson Welles, la versione restaurata di un capolavoro dell’animazione italiana, West and Soda di Bruno Bozzetto, nel suo cinquantesimo anniversario; due film italiani restaurati dalla Cineteca Nazionale: Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, in una versione più lunga, e Terrore nello spazio, il cult movie di fantascienza diretto da Mario Bava nel 1965 che avrà come presentatore d’eccezione Nicolas Winding Refn; e uno restaurato dal Museo del Cinema di Torino, Tragica alba a Dongo di Vittorio Crucillà, il film del 1950 sulle ultime ore di Benito Mussolini, mai uscito nelle sale e considerato a lungo perduto. F E S TA M O B I L E Festa mobile BY EMANUELA MARTINI The Dressmaker (2015) The Festa Mobile section of the 33 Torino Film Festival opens with Suffragette, the film about Britain’s first feminist movement for universal suffrage; directed by Sarah Gavron, it stars Carey Mulligan, Helena Bonham-Carter and Meryl Streep. Festa Mobile will close with Hello, My Name Is Doris, Michael Showalker’s comedy about an awkward and love-stricken old maid, which marks Sally Field’s grand return to comedy. Between these two moments, the 2015 Festa Mobile will present – as always, out of competition – a group of movies that express the best of worldwide film productions that have yet to screen in Italy. Anticipation is high for movies like The Dressmaker, a bizarre parable by Australia’s Jocelyn Moorhouse, starring Kate Winslet (who just a few days ago received a record number of nominations at the Australian Oscars); The Lady in the Van, an eccentric autobiographical story by Alan Bennett about the gruff homeless woman who, for fifteen years, lived in a van parked in his driveway, directed by Nicholas Hytner and starring Maggie Smith; La felicità è un sistema complesso, directed by Gianni Zanasi and RD 26 SOMMARIO F E S TA M O B I L E starring Valerio Mastandrea, Hadas Yaron and Giuseppe Battiston, in which the drama of financial speculation takes on surreal overtones of comedy; London Road, the disquieting musical by Rufus King about the serial crimes which shook the quiet town of Ipswich; Burnt, a story of love and cuisine, starring Bradley Cooper, Sienna Miller and Uma Thurman, and directed by John Wells; Phantom Boy, an animated noir by Jean-Loup Felicioli and Alain Gagnol (the authors of Une vie de chat, 2010); Me and Earl and the Dying Girl, the dramatic comedy by Alfonso Gomez-Rejon, one of the winners at Sundance; Tangerine, the rousing voyage of two transsexuals in the heart of Hollywood, directed by Sean Baker; Arab Idol, the biopic by Hany Abu-Assad about Mohammad Assaf, the young singer from Gaza who won the televised Arab Idol contest; the surreal Comoara by Corneliu Porumboiu; the moving Brooklyn by John Crowley starring Saoirse Ronan. Alongside new movies by a number of great filmmakers, such as Hou Hsiao-Hsien (The Assassin), Alexei German Jr. (Under Electric Clouds), Miguel Gomes (the trilogy As Mil F E S TA M O B I L E e uma Noites) and the winner of the 2015 Gran Premio Torino Award, Terence Davies, whose brand-new Sunset Song and his masterpiece Distant Voices, Still Lives (1988) will be presented, Festa Mobile will also feature many works by younger filmmakers: Antonia., a female melodrama by Ferdinando Cito Filomarino; the lovely French noir La résistence de l’air by Fred Grivois; Te prometo anarquía, a fascinating thriller set among Mexico City’s skaters, directed by Julio Hernández Cordón; the sumptuous civilian epic Gold Coast by the Danish director Daniel Dencik; the affectionate journey of three generations of Hong Kong residents in Hong Kong Trilogy, directed by the filmmaker and director of photography Christopher Doyle, a naturalized Chinese citizen born in Australia; the dramatic Scottish movie Iona, directed by Scott Graham (who won the 2012 TFF with Shell); the Welsh Just Jim (a coming of age movie directed by and starring the very young Craig Roberts); and the American movies Lamb (a disturbing road movie directed by and starring Ross Partridge), Nasty Baby (the new, acid comedy by Sebastián Silva, with Kristen Wiig), and Stinking Heaven (a chamber piece by Nathan Silver about a group of friends who share a house in New Jersey after kicking their drug habits). Besides the fiction movies, there are also a number of documentaries whose strong characterizations recount Italy’s history and, in one case, a few American stories, too: Oggi insieme, domani anche is the new participatory film in which Antonietta De Lillo deals with the topic of love; Luce mia by Lucio Viglierco describes the consequences of his illness with pain and empathy; Bambini nel tempo by Roberto Faenza and Filippo Macelloni reconstructs the imagery of childhood in Italy through precious Rai Teche footage; one hundred years after the publication of Spoon River Anthology by Edgar Lee Masters, Ritorno a Spoon River by Francesco Conversano and Nene Grignaffini has the inhabitants of a town in Illinois read the book aloud; Borsalino City by Enrica Viola reconstructs the founding and rise of the Borsalino company in Alessandria and its boom thanks to international film; and finally, Prima che la vita cambi noi by Felice Pesoli, which recounts the events of 1968 in Milan from the unusual point of view of the beat and hippie movements. 27 SOMMARIO F E S TA M O B I L E A small subsection entitled “Palcoscenico” groups together very different works, in which theater and cinema intertwine: the world premiere of the National Theatre’s very recent staging of Hamlet in London, directed by Lyndsey Turner and starring Benedict Cumberbacht; Sexxx, Davide Ferrario’s movie about the work of the choreographer Matteo Levaggi and Turin’s Teatro Balletto; Morituri, the film (and theatrical study) for three female voices which Daniele Segre shot (and staged) in the deconsecrated cemetery of San Pietro in Vincoli in Turin; while Sonia Bergamasco introduces the screening of Stage Door by Gregory LaCava, which inspired her and the director Monica Luccisano to create their new work which will open the new season of Teatro Baretti in Turin. And finally, along with Citizen Kane, Mr Arkadin and Touch of Evil by Orson Welles, the restored version of an Italian animated classic, West and Soda by Bruno Bozzetto, on its fiftieth anniversary; two Italian films restored by the Cineteca Nazionale, Giulietta degli spiriti by Federico Fellini in a longer version and Terrore nello spazio, the1965 sci-fi cult movie directed by Mario Bava, which will have a distinguished presenter, Nicolas Winding Refn; and a movie restored by the National Cinema Museum of Turin, Tragica alba a Dongo by Vittorio Crucillà, the 1950 movie about the final hours of Benito Mussolini which was never released and was long considered lost. F E S TA M O B I L E ferdinando cito filomarino ANTONIA. Italia-Grecia/Italy-Greece, 2015, 35mm, 96’, col. Ferdinando Cito Filomarino (Milano, 1986), dopo la laurea in semiotica del cinema a Bologna, ha lavorato come assistente alla regia su alcuni film, prima di iniziare a scrivere e dirigere progetti propri, lavorando inoltre come montatore. Nel 2010 ha realizzato il cortometraggio Diarchia, premiato a Locarno, al Sundance e ai Nastri d’argento, e poi nominato come migliore cortometraggio agli European Film Awards. Nel 2013 ha diretto il cortometraggio documentario L’inganno, presentato al Festival di Roma. Antonia. è il suo primo lungometraggio. ANTONIA. regia/director Ferdinando Cito Filomarino soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay Ferdinando Cito Filomarino, Carlo Salsa fotografia/cinematography Sayombhu Mukdeeprom montaggio/film editing Walter Fasano scenografia/ production design Bruno Duarte costumi/costume design Ursula Patzak interpreti e personaggi/ cast and characters Linda Caridi (Antonia Pozzi), Filippo Dini (Antonio Maria Cervi), Alessio Praticò (Remo Cantoni) Luca Lo Monaco (Dino Formaggio), Perla Ambrosini (Teresita), Federica Fracassi (Lina Cavagna Sangiuliani), Maurizio Fanìn (Roberto Pozzi), Hervé Barmasse (la guida alpina/alpine guide), Alberto Burgio (Antonio Banfi) produttori/producers Luca Guadagnino, Marco Morabito produzione/production Frenesy Film Company coproduzione/coproduction Faliro House distribuzione/distribution Good Films ** contatti/contacts Good Films [email protected] www.goodfilms.it Nella Milano degli anni Venti Antonia Pozzi studia al liceo Manzoni. L’aspetto è quello di una ragazza altoborghese, ma lo sguardo tradisce una prospettiva inedita da cui guarda il mondo, intima e febbrile. L’amore impossibile per il suo ex professore si trasferisce nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive negli ultimi dieci anni di vita: anni di escursioni sulle vette della Valsassina, di incontri con amici, amanti e professori, sempre sospesa sul sottile filo teso fra arte e vita, che troppo presto Antonia ha deciso di spezzare. «Luca Guadagnino è un amante della poesia di Antonia Pozzi e ha sempre voluto produrre un film su di lei; me ne parlò pensando che io e lei ci saremmo “incontrati”. Sono molto affascinato dagli artisti, e quando ho letto le poesie di Antonia ho sentito in quelle pagine una forte affinità. Poi, studiandola a fondo e conoscendo bene il contesto e i luoghi della sua vita – da Milano alle montagne circostanti – ho capito la grande occasione che avevo di creare con il cinema il ritratto di un’artista e della sua arte». ** During the 1920s, Antonia Pozzi studies at Manzoni high school in Milan. She looks like an upper-class girl but her gaze betrays an unusual, intimate and feverish perspective onto the world. She transfers her hopeless love for her former professor into the photographs she takes and the pages she has written over the past ten years: a period rich in excursions to the peaks of Valsassina, encounters with friends, lovers and professors, always suspended on the fine line between art and life, which Antonia has decided to interrupt too soon. “Luca Guadagnino loves the poetry of Antonia Pozzi and has always wanted to produce a movie about her. He talked to me about it thinking that she and I would ‘meet.’ I am completely fascinated by artists and when I read Antonia’s poems I felt a strong affinity with her in those pages. Then, by studying her in depth and getting to know the context and the places of her life – from Milan to the surroundings mountains – I understood what a great opportunity I had to create, through cinema, the portrait of an artist and her art.” 28 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Ferdinando Cito Filomarino (Milan, Italy, 1986) received his degree in film semiotics in Bologna and worked as a film editor and assistant director on various movies before beginning to write and direct his own. In 2010, he made the short Diarchia, which received awards at Locarno, Sundance and the Nastri d’argento and was then nominated as best short film at the European Film Awards. In 2013, he directed the short documentary Deceit, which was presented at the Rome Film Festival. Antonia. is his first feature film. filmografia/filmography Diarchia (cm, 2010), L’inganno (cm, doc., 2013), Antonia. (2015). F E S TA M O B I L E roberto faenza, filippo macelloni BAMBINI NEL TEMPO L’ITALIA, L’INFANZIA E LA TV Italia/Italy, 2015, video, 60’, bn/bw-col. THE CHILD IN TIME - ITALY, CHILDHOOD, TV regia/directors Roberto Faenza, Filippo Macelloni sceneggiatura/screenplay Maria Pia Ammirati, Roberto Faenza, Filippo Macelloni produzione/production Rai Teche ** contatti/contacts Rai Teche Sara Bonfanti [email protected] www.rai.it Cambia il linguaggio, cambiano le parole, cambia l’atteggiamento di fronte all’obiettivo. Cambia, soprattutto, il modo in cui la televisione racconta l’infanzia e «usa» i bambini. A volte cambiano anche i vestiti, il paesaggio e la qualità delle immagini. Eppure, quell0 dell’infanzia in tv è un discorso unico, ininterrotto, in cui bambini di epoche diverse si passano la parola. Il loro è il racconto dell’Italia, la storia di un Paese mutato nel tempo e passato attraverso stili, linguaggi, costumi, volti e voci. «Gli archivi della Rai contengono un tesoro prezioso: la nostra storia. Entrarci vuol dire immergersi in un mondo dove incontriamo i nostri nonni, i nostri genitori, noi e i nostri figli. Una sorta di dimensione parallela sospesa nel tempo, dove siamo tutti insieme bambini. […] Abbiamo cercato di raccontare una storia attraverso un percorso a volte continuo, a volte facendo salti temporali o cambi di velocità, cercando di seguire un filo sottile che passa da un frammento di archivio all’altro. Naturalmente la cosa più difficile è scegliere». (F. Macelloni) ** The language changes, as do the words and the approach to the objective. What has really changed is the way in which television presents childhood and “uses” children. Sometimes the clothes, the landscapes, and the image quality also vary. And yet, it is still the same narrative, children in television, a continuous thread passed on from one generation of children to the next. It’s the story of Italy, of a country that changed over time and through the various styles, languages, costumes, faces, and voices. “RAI’s film archives safeguard a precious treasure: our history. Accessing the archives means diving into a world where we encounter our grandparents, our parents, ourselves, and our children. It’s a sort of parallel dimension suspended in time, where we are all children together. […] We tried to tell the story through a journey, sometimes continuous, other times jumping in time or shifting speed, trying to follow a thin thread that connects one fragment of the archive to another. The most challenging aspect, of course, is choosing them.” (F. Macelloni) 29 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Roberto Faenza (Torino, 1943), dopo il diploma al Centro sperimentale di cinematografia, nel 1968 debutta nella regia con Escalation. Nel 1978 realizza il film di montaggio Forza Italia!, che viene ritirato dalle sale e censurato. Trasferitosi a New York, dirige Copkiller - L’assassino dei poliziotti (1983) e insegna al Federal City College di Washington. Tornato in Italia, realizza diversi film di successo, come Jona che visse nella balena (1993, David di Donatello per la regia), Sostiene Pereira (1995), I giorni dell’abbandono (2005), presentato a Venezia, e Un giorno questo dolore ti sarà utile (2012). Filippo Macelloni (Firenze, 1965) ha realizzato installazioni, film e documentari, come Occhi su Roma (2007), Rimet. L’incredibile storia della Coppa del mondo (2010) e L’uomo che sparava dritto (2013). Con Lorenzo Garzella ha diretto Il Mundial dimenticato, presentato alle Giornate degli autori nel 2011. Nel 2001 ha fondato con Garzella la società Nanof, che produce documentari, video promozionali, progetti televisivi e cinematografici. Con Faenza ha diretto anche Silvio Forever, biografia non autorizzata di Silvio Berlusconi. Roberto Faenza (Turin, Italy, 1943) graduated from the Centro sperimentale di cinematografia and made his debut in 1968 with Escalation. In 1978 he worked on the compilation film Forza Italia!, which was then censured. After moving to New York, he directed Order of Death (1983), and taught at the Federal City College of Washington. He then directed successful features, such as Jona che visse nella balena (1993, David di Donatello for Best Director), Sostiene Pereira (1995), I giorni dell’abbandono (2005), and Un giorno questo dolore ti sarà utile (2012). Filippo Macelloni (Florence, Italy, 1965) has created installations, films, and documentaries, like Occhi su Roma (2007), Rimet. L’incredibile storia della Coppa del mondo (2010), and L’uomo che starava dritto (2013). He codirected with Lorenzo Garzella the documentary Il Mundial dimenticato, which was presented at Venice Days in 2011. He started the independent company Nanof in 2001 with Garzella, which produces documentaries, promotional and social videos, video projects, and feature films. He also codirected with Roberto Faenza Silvio Forever. filmografia/filmography Roberto Faenza, Filippo Macelloni: Silvio Forever (doc., 2011), Bambini nel tempo (doc., 2015). F E S TA M O B I L E pietro marcello BELLA E PERDUTA Italia/Italy, 2015, 16mm, 87’, col. LOST AND BEAUTIFUL regia/director Pietro Marcello sceneggiatura/screenplay Maurizio Braucci, Pietro Marcello fotografia/cinematography Pietro Marcello, Salvatore Landi montaggio/film editing Sara Fgaier musica/music Marco Messina, Sacha Ricci suono/sound Riccardo Spagnol interpreti e personaggi/ cast and characters Tommaso Castrone (Tommaso), Sergio Vitolo (Pulcinella), Gesuino Pittalis (Gesuino), Elio Germano (voce/voice over) produttori/producers Sara Fgaier, Pietro Marcello produzione/production Avventurosa coproduttore/coproducer Dario Zonta distribuzione/distribution Cinecittà Luce ** contatti/contacts Cinecittà Luce Marlon Pellegrini [email protected] www.cinecittaluce.it Dalle viscere del Vesuvio, Pulcinella viene inviato nella Campania dei giorni nostri per esaudire le ultime volontà del pastore Tommaso: mettere in salvo un giovane bufalo di nome Sarchiapone. Nella Reggia di Carditello, residenza borbonica abbandonata nel cuore della terra dei fuochi, di cui Tommaso si prendeva cura, Pulcinella trova il bufalotto e lo porta con sé verso nord. Uomo e animale intraprendono un lungo viaggio in un’Italia bella e perduta, alla fine del quale non ci sarà quello che speravano di trovare. «Quando mi sono imbattuto nella Reggia di Carditello e nella favola – perché di favola si tratta – di Tommaso, “l’angelo di Carditello”, il pastore che con immensi sacrifici ha deciso di dedicare tanti anni della sua vita alla cura di un bene artistico abbandonato, ho visto una potente metafora di ciò che sentivo la necessità di raccontare: dopo la morte di Tommaso, prematura e improvvisa, Bella e perduta – nato inizialmente come un “viaggio in Italia” destinato a toccare altre tappe – è diventato un altro film, sposando fiaba e documentario, sogno e realtà». ** From the depths of Mount Vesuvius, Pulcinella is sent to present-day Campania to carry out the last wishes of the shepherd Tommaso: to save a young buffalo named Sarchiapone. In the Royal Palace of Carditello, an abandoned Bourbon residence in the heart of the “land of fires,” Pulcinella finds the young buffalo and takes it north with him. Man and animal take a long journey through a beautiful and lost Italy, and in the end they won’t find what they had hoped to find. “When I came upon the Royal Palace of Carditello and the fairytale – because it is a fairytale – of Tommaso, the ‘angel of Carditello,’ the shepherd who with immense sacrifice dedicated many years of his life to taking care of an abandoned heritage site, I saw a powerful metaphor for what I felt I had to recount. After the sudden and premature death of Tommaso, Bella e perduta – which initially began as a ‘journey in Italy’ destined to touch other destinations – became a different film, combining fairytale and documentary, dream and reality.” 30 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Pietro Marcello (Caserta, 1976) ha esordito nel 2003 con i cortometraggi Carta e Scampia. Nel 2004 ha diretto il documentario Il cantiere e l’anno seguente il corto La baracca. Nel 2007 ha realizzato Il passaggio della linea, girato interamente sui treni espressi che attraversano l’Italia, presentato alla Mostra di Venezia, dove ha vinto il premio Pasinetti Doc e la menzione speciale premio Doc/it. Con La bocca del lupo, suo primo lungometraggio, ha vinto il premio per il miglior film e il premio Fipresci al Torino Film Festival del 2009 e il premio Caligari e il Teddy Award alla Berlinale. Nel 2011 ha poi dedicato al regista armeno Artavazd Pelešjan il film-ritratto Il silenzio di Pelešjan, presentato nella sezione Orizzonti di Venezia. Pietro Marcello (Caserta, Italy, 1976) debuted in 2003 with the shorts Carta and Scampia. In 2004, he directed the documentary Il cantiere and the next year he made the short La baracca. In 2007, he directed Il passaggio della linea, which was entirely shot on express trains crossing Italy; presented at the Venice Film Festival, it won the Pasinetti Doc Award and a Special Mention for the Doc/it Award. La bocca del lupo, his first feature film, won Best Film and the FIPRESCI Prize at the 2009 Torino Film Festival, and the Caligari Film Award and the Teddy at the Berlin Film Festival. In 2011, the Armenian director Artavazd Pelešjan was the subject of his film-portrait Il silenzio di Pelešjan, presented in the Orizzonti section in Venice. filmografia/filmography Carta (cm, 2003), Scampia (cm, 2003), Il cantiere (mm, doc., 2004), La baracca (cm, doc., 2005), Il passaggio della linea (mm, doc., 2007), La bocca del lupo (2009), Il silenzio di Pelešjan (2011), Venice 70: Future Reloaded - Unitled (cm, 2013), 9x10 (ep. L’umile Italia, 2014), Bella e perduta (2015). F E S TA M O B I L E enrica viola BORSALINO CITY PREMIO CIPPUTI ù Italia/Italy, 2015, HD, 79’, col. Enrica Viola (Torino), laureata in semiologia del cinema, ha frequentato la scuola di documentario sociale I Cammelli. Ha esordito nel 1998 con il documentario Se la vita è meglio, butti via la telecamera, presentato al Torino Film Festival. Tra il 1998 e il 2008 ha lavorato come autrice e regista per i canali satellitari Rai, realizzando reportage e magazine di spettacolo. Dal 2008 si cimenta a vario titolo nella produzione con la sua società Una film, in collaborazione con altre società indipendenti italiane e straniere. BORSALINO CITY regia, produttore/ director, producer Enrica Viola soggetto/story Enrica Viola, Paola Rota, Erica Liffredo fotografia/cinematography Luciano Federici montaggio/film editing Enrico Giovannone musica/music Giorgio Li Calzi interpreti/cast Robert Redford, Vittorio Vaccarino, Paolo Vaccarino, Elena Vitelli, Massimo Arlotta, Maria Vaccarino, Jacopo Gardella, Giancarlo Subbrero, Marie-Laure Gutton, Piero Tosi, Massimo Pieroni, Ugo Boccassi, Giovanna Raisini Usuelli, Jean-Claude Carrière, Deborah Nadoolman Landis, Eddie Muller, Marilyn Vance, Alberto Barbera, Dante Spinotti, Mariella Vaccarino produzione/production Una Film coproduttori/coproducers Virginie Guibbaud, Simone Bachini coproduzione/coproduction Apapaja, Les Films d’ici 2 distribuzione/distribution Cinecittà Luce ** contatti/contacts Cinecittà Luce Marlon Pellegrini [email protected] www.cinecittaluce.it 31 SOMMARIO Il cappello Borsalino è diventato un’icona grazie al cinema. Nell’epoca d’oro di Hollywood tutti ne indossavano uno. Ciò che in pochi sanno, però, è che il mito nasce in una città della provincia italiana e che, per più di centoventicinque anni, una sola famiglia è stata a capo di questo impero fondato da Giuseppe Borsalino. Rievocando la memoria dei lavoratori di un tempo, il film racconta la vicenda del favoloso incontro tra il sogno di un imprenditore partito dal nulla e quella grande industria dei desideri che è il cinema, tracciando la storia di uno dei cappelli più famosi del mondo. «Il film racconta la storia di una provincia industriosa, di una manifattura italiana legata all’idea del “saper fare” e capace di diventare retroscena dell’immaginario cinematografico americano degli anni Trenta e Quaranta. Una storia indissolubilmente legata a quella della settima arte, che ha trasformato con il tempo il Borsalino in sinonimo di cappello di feltro». ** The movies made the Borsalino hat an icon. During Hollywood’s golden age, everyone wore them. But what few people know is that the legend was born in a provincial town in Italy and for over 125 years one single family was at the head of the empire founded by Giuseppe Borsalino. Through the memory of the workers of the time, the movie tells the story of the amazing encounter between the dream of a self-made entrepreneur and the great industry of desires – cinema – and traces the history of one of the most famous hats in the world. “The movie tells the story of an industrious province, of an Italian factory tied to the idea of ‘know-how’ and that was able to become the background of American film imagery of the 1930s and 1940s. A story that is indissolubly tied to that of the seventh art, which over time transformed the Borsalino into a synonym for felt hats.” F E S TA M O B I L E Enrica Viola (Turin) graduated in film semiology and attended the I Cammelli, school of social documentaries. She debuted in 1998 with the documentary Se la vita è meglio, butti via la telecamera, presented at the Torino Film Festival. Between 1998 and 2008 she worked as a writer and director for RAI satellite channels, making news reports and show business magazine programs. Since 2008 she has been working in various aspects of production with her company Una film, in collaboration with other Italian and foreign independent companies. filmografia/filmography Se la vita è meglio, butti via la telecamera (cm, doc., 1998), Sul circo contemporaneo (cm, doc., 2006), Mi Pogolotti Querido (mm, doc., 2011), Borsalino City (doc., 2015). F E S TA M O B I L E john crowley BROOKLYN Irlanda-Regno Unito-Canada/Ireland-UK-Canada, 2015, HD, 111’, col. BROOKLYN regia/director John Crowley soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by Colm Tóibín sceneggiatura/screenplay Nick Hornby fotografia/cinematography Yves Bélanger montaggio/film editing Jake Roberts scenografia/ production design François Séguin costumi/costume design Odile Dicks-Mireaux musica/music Michael Brook interpreti e personaggi/ cast and characters Saoirse Ronan (Ellis Lacey), Domhnall Gleeson (Jim Farrell), Emory Cohen (Tony Fiorello), Jim Broadbent (padre/father Flood), Julie Walters (Mrs Kehoe), Jessica Parè (Miss Fortini), Brid Brennan (Miss Kelly), Fiona Glascott (Rose Lacey), Nora-Jane Noone (Sheila), Michael Zegen (Maurizio) produttori/producers Finola Dwyer, Amanda Posey produzione/production Wildgaze Films coproduttori/coproducers Pierre Even, Marie-Claude Poulin coproduzione/coproduction Parallel Film Productions, Item 7 distribuzione/distribution 20 Century Fox Italy TH ** contatti/contacts 20 Century Fox Italy Paolo Penza TH [email protected] www.20thfox.it 32 SOMMARIO Negli anni Cinquanta, la giovane Ellis parte dall’Irlanda per gli Stati Uniti lasciando la madre e la sorella. Giunta a Brooklyn, trova alloggio in un convitto femminile e lavoro in un grande magazzino. Nonostante un inizio difficoltoso, su cui pesa la nostalgia per la famiglia, Ellis s’innamora ricambiata di Tony, un idraulico italoamericano. Improvvisa e devastante, però, giunge la notizia della morte della sorella. Tornata in Irlanda, Ellis incontra un nuovo possibile amore, Jim, e ottiene un nuovo impiego, ritrovandosi così a dover decidere se rimanere nella sua terra o tornare a Brooklyn. «Al contrario della testa, il cuore può forse concepire di amare due persone contemporaneamente. La scelta di Ellis tra due uomini è anche la scelta sul tipo di vita che vuole condurre: per lei, però, è difficile rassegnarsi all’idea di “cauterizzare” una parte di sé per poter scegliere. Dal punto di vista emotivo le costa molto, ma non può far altro che guardare avanti. In questa storia l’amore è una forza reale che può essere distruttiva o liberatoria, a seconda di dove colpisce». ** In the 1950s, young Ellis emigrates from Ireland to the United States, leaving behind her mother and sister. After arriving in Brooklyn, she finds a room in a women’s boarding house and work in a department store. Despite her initial difficulties, and her homesickness for her family, Ellis falls in love with Tony, an Italian-American plumber, who in turn loves her. But when she receives the unexpected and devastating news that her sister has died, Ellis returns to Ireland, meets a possible new beau, Jim, and finds a new job. She is faced with the decision of whether to remain in her homeland or return to Brooklyn. “As opposed to the head, the heart might be able to conceive of loving two people at the same time. Ellis’ choosing between two men also means choosing the kind of life she’d like to lead. But it’s hard for her to reconcile herself to the idea of ‘cauterizing’ a part of herself in order to choose. From an emotional point of view, it’s difficult, but she can’t help but look forward. In this love story there is a true strength that can be either destructive or liberating, depending on where it strikes.” F E S TA M O B I L E John Crowley (Irlanda) ha lavorato inizialmente come regista teatrale a Dublino, ottenendo svariati riconoscimenti, per poi trasferirsi a Londra e collaborare con il Donmar Warehouse. Ha esordito nella regia televisiva nel 2000 con il cortometraggio Come and Go, a cui è seguito nel 2003 il lungometraggio Intermission. Nel 2007 ha curato l’adattamento per la televisione del dramma di Harold Pinter Celebration e diretto il film drammatico Boy A, con cui ha vinto quattro Bafta Awards e il premio della giuria ecumenica nella sezione Panorama della Berlinale. Ha poi diretto Is Anybody There? (2008), con Michael Caine, e Closed Circuit (2013). Oltre a Brooklyn, nel 2015 ha anche diretto gli episodi n. 5 e n. 8 della seconda stagione di True Detective. John Crowley (Ireland) began his career as a theatrical director in Dublin, receiving numerous awards, before moving to London and collaborating with Donmar Warehouse. He debuted in TV directing in 2000 with the short Come and Go, which was followed in 2003 by the feature-length Intermission. In 2007, he curated the TV adaptation of the Harold Pinter drama Celebration and directed the dramatic movie Boy A, which won four BAFTA Awards and the Prize of the Ecumenical Jury in the Panorama section at the Berlin Film Festival. He next directed Is Anybody There? (2008), starring Michael Caine, and Closed Circuit (2013). Besides Brooklyn, in 2015 he also directed episodes 5 and 8 of the second season of True Detective. filmografia/filmography Come and Go (cm, tv, 2000), Intermission (2003), Celebration (tv, 2007), Boy A (2007), Is Anybody There? (2008), Closed Circuit (2013), Brooklyn (id., 2015), True Detective (2 ep., serie tv/tv series, 2015). F E S TA M O B I L E john wells BURNT Usa, 2015, HD, 100’, col. IL SAPORE DEL SUCCESSO regia/director John Wells soggetto/story Michael Kalesniko sceneggiatura/screenplay Steven Knight fotografia/cinematography Adriano Goldman montaggio/film editing Nick Moore scenografia/ production design David Gropman costumi/costume design Lyn Paolo musica/music Rob Simonsen interpreti e personaggi/ cast and characters Bradley Cooper (Adam Jones), Sienna Miller (Helene), Daniel Brühl (Tony), Riccardo Scamarcio (Max), Omar Sy (Michel), Sam Keeley (David), Matthew Rhys (Reece), Emma Thompson (Dr Rosshilde), Uma Thurman (Simone), Alicia Vikander (Anne Marie), Lily James (Sara), Sarah Greene (Kaitlin) produttori/producers Stacey Sher, Erwin Stoff, John Wells produzione/production 3 Arts Entertainment, Double Feature Films, PeaPie Films coproduttore/coproducer Caroline Hewitt distribuzione/distribution 01 Distribution ** contatti/contacts 01 Distribution Bianca Giordano [email protected] www.raicinema.rai.it 33 SOMMARIO Lo chef Adam Jones aveva tutto, ma lo ha perso. L’ex enfant terrible della scena gastronomica parigina aveva conquistato due stelle Michelin. Per avere un ristorante tutto suo e l’agognata terza stella Michelin, Jones dovrà abbandonare le sue cattive abitudini e tirar fuori il meglio da quello che ha a disposizione, compreso l’aiuto della bellissima Helene. «Il mondo del cinema e della cucina sono entrambi ambienti che generano grande pressione e necessitano di lunghi periodi di preparazione. Bisogna fare tutto correttamente, altrimenti ci si espone a gravi problemi economici. Nessuno fa tutto da solo e bisogna lavorare all’unisono, fidandosi gli uni degli altri. È come una coreografia, in cui ciascuno deve sapere dove stare e dove si trovano gli altri. Una cosa non diversa da ciò che avviene su un set cinematografico. C’è lo stesso spirito di fratellanza, come in ogni ambiente in cui si lavora duro. Lì dentro sono tutti molto severi, ma a lavoro finito si ritorna uniti. La cucina è un luogo che o adori o abbandoni immediatamente». ** Chef Adam Jones had everything, but he lost it. Former enfant terrible of Paris’ gourmet scene, he had two Michelin stars. But in order to have his very own restaurant and that coveted third Michelin star, Jones will have to give up his bad habits and make the very best of what’s at hand, with the help of beautiful Helene. “The world of film and that of cooking are environments which generate huge pressure and require long preparation periods. You have to do everything right or else you expose yourself to deep economic problems. No one does it all alone and you need to work in unison, trusting in each other. It’s like a choreography, in which everyone has to know where to be and where the others are. It’s the same on a movie set. There’s the same spirit of brotherhood, like every place where you work hard. Everyone is very strict in there but when work’s over you’re united once again. Either you love the kitchen or you get out of it right away.” F E S TA M O B I L E John Wells (Alexandria, Virginia, Usa, 1956) si è laureato in teatro alla Carnegie-Mellon University di Pittsburgh, per poi conseguire un master in cinema e televisione alla University of Southern California. Ha prodotto numerose serie tv di successo, tra cui E.R., per cui ha vinto un Emmy Award nel 1996, e West Wing - Tutti gli uomini del presidente, premiato con quattro Emmy Awards tra il 1999 e il 2003. Per il cinema ha prodotto film come Lontano dal paradiso (Todd Haynes, 2002), Triplo gioco (Neil Jordan, 2002), Party Monster (Fenton Bailey e Randy Barbato, 2003), A Dirty Shame (John Waters, 2004), The Company (Robert Altman, 2003) e Io non sono qui (Todd Haynes, 2007). Come regista ha invece diretto due titoli di successo come The Company Men (2010) e I segreti di Osage County (2013). John Wells (Alexandria, VA, USA, 1956) graduated in theater from Carnegie-Mellon University in Pittsburgh, and then received his master’s degree in film and television at the University of Southern California. He has produced many successful TV series, including ER, for which he won an Emmy Award in 1996; West Wing, which won him four Emmy Awards between 1999 and 2003. In films, he produced movies such as Far from Heaven (Todd Haynes, 2002), The Good Thief (Neil Jordan, 2002), Party Monster (Fenton Bailey and Randy Barbato, 2003), A Dirty Shame (John Waters, 2004), The Company (Robert Altman, 2003) and I’m Not There (Todd Haynes, 2007). He has directed two successful movies, The Company Men (2010) and August: Osage County (2013). filmografia/filmography ER (E.R. - Medici in prima linea, serie tv/tv series, 1998-2009), The F.B.I. Files (serie tv/tv series, 2003), The Company Men (2010), Shameless (serie tv/tv series, 2011), August: Osage County (I segreti di Osage County, 2013), Burnt (Il sapore del successo, 2015). F E S TA M O B I L E corneliu porumboiu COMOARA Francia-Romania/France-Romania, 2015, HD, 89’, col. Corneliu Porumboiu (Vaslui, Romania, 1975) ha esordito nel 2000 con il cortometraggio Graffiti. Con il primo lungometraggio, A est di Bucarest, ha vinto nel 2006 la Caméra d’or e il Label Europa Cinemas Award al Festival di Cannes, dove nel 2009 ha vinto, nella sezione Un certain regard, il gran premio della giura e il premio Fipresci per Police, Adjective. Nel 2013 ha partecipato al Festival di Locarno con When Evening Falls on Bucharest or Metabolism e l’anno successivo al Forum della Berlinale con il documentario The Second Game. TREASURE regia, sceneggiatura/ director, screenplay Corneliu Porumboiu fotografia/cinematography Tudor Mircea montaggio/film editing Roxana Szel scenografia/ production design Mihaela Poenaru costumi/costume design Monica Florescu suono/sound Sebastian Zsemlye, Alexandru Dragomir, Mirel Cristea, Thierry Delor interpreti e personaggi/ cast and characters Cuzin Toma (Costi), Adrian Purcarescu (Adrian), Corneliu Cozmei (Cornel), Cristina Toma (Raluca), Nicodim Toma (Alin) produttori/producers Marcela Ursu, Sylvie Pialat, Nadia Turincev, Julie Gayet produzione/production 42KM Film, Les films du Worso, Rouge International coproduzione/coproduction Arte France Cinéma distribuzione/distribution Movies Inspired ** contatti/contacts Movies Inspired Stefano Jacono [email protected] Costi è un padre esemplare che ogni sera legge al figlio le favole della buonanotte. Un giorno il suo vicino Adrian suona alla porta e gli rivela un segreto: pare che alcuni suoi ricchi antenati abbiano seppellito un tesoro nel giardino di una villa fuori Bucarest e che sia arrivato il momento di tirarlo fuori. Occorrono «solo» 800 euro per il noleggio delle attrezzature e un po’ di pazienza. Costi non ha quella cifra, ma in qualche modo riesce a racimolarla, e tra lui e Adrian inizia un sodalizio dai risvolti inattesi e tragicomici. «Durante la prima parte del film, che si svolge in città, ho voluto mostrare in dettaglio, attraverso campi e controcampi, lo scambio tra i personaggi e i loro limiti. Nella seconda parte, quella con la ricerca del tesoro, ho preferito concentrarmi sul punto di vista di Costi. Lo spettatore entra nel giardino con lui e lo segue in tutte le sue peregrinazioni. Ho voluto dare l’impressione che Costi sia perduto all’interno di un giardino infinito e, insieme a lui, spero si perda anche lo spettatore». ** Costi is a model father who reads his son a bedtime story every evening. One day, his neighbor Adrian rings the doorbell and tells him a secret. It seems that some wealthy ancestors of his have buried an actual treasure in the garden of a villa outside Bucharest and that the time has come to dig it up. “All” they need are 800 euros to rent the necessary equipment and a little bit of patience. Costi doesn’t have that much money but he somehow manages to scrape it together. This is the beginning of a friendship between him and Adrian which will have unexpected and tragicomic consequences. “During the first part of the film, which takes place in the city, through shots and reverse-angle shots I wanted to show in detail the exchanges between the people and their limitations. In the second part, when they are searching for the treasure, I preferred to concentrate on Costi’s point of view. The spectator enters the garden with him and follows him through all his peregrinations. I wanted to give the impression that Costi is lost inside an infinite garden and, along with him, I hope the spectator gets lost, too.” 34 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Corneliu Porumboiu (Vaslui, Romania, 1975) debuted in 2000 with the short Graffiti. His first feature film, 12:08 East of Bucharest, won the 2006 Caméra d’or and the Label Europa Cinemas Award at the Cannes Film Festival, where in 2009 he won the Jury Prize and the FIPRESCI Prize for Police, Adjective in the section Un certain regard. In 2013, he participated at the Locarno Film Festival with When Evening Falls on Bucharest or Metabolism and, the next year, at the Forum of the Berlinale with the documentary The Second Game. filmografia/filmography Graffiti (cm, 2000), Love… Sorry (cm, 2001), Post Telefonic Suspendat Temporar (cm, 2002), Pe aripile vinului (cm, 2002), Calatorie la oras (cm, 2003), Visul lui Liviu (cm, 2004), A fost sau n-a fost? (A est di Bucarest, 2006) Politist, adjectiv (Police, Adjective, 2009), Când se lasa seara peste Bucuresti sau metabolism (When Evening Falls on Bucharest or Metabolism, 2013), Ai doilea joc (The Second Game, 2014), Comoara (Treasure, 2015). F E S TA M O B I L E jocelyn moorhouse THE DRESSMAKER Australia, 2015, HD, 118’, col. THE DRESSMAKER regia/director Jocelyn Moorhouse soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by Rosalie Ham sceneggiatura/screenplay Jocelyn Moorhouse, P.J. Hogan fotografia/cinematography Don McAlpine montaggio/film editing Jill Bilcock scenografia/ production design Roger Ford costumi/costume design Marion Boyce musica/music David Hirschfelder interpreti e personaggi/ cast and characters Kate Winslet (Tilly Dunnage), Judy Davis (Molly), Liam Hemsworth (Teddy), Hugo Weaving (il sergente/sergeant Farrat), Sarah Snook (Gertrude Pratt), Caroline Goodall (Elsbeth), Kerry Fox (Beulah Harridiene), Rebecca Gibney (Muriel Pratt), James Mackay (William Beaumont), Shane Jacobson (Alvin Pratt) produttore/producer Sue Maslin produzione/production Film Art Media distribuzione/distribution Eagle Pictures ** contatti/contacts Eagle Pictures Dopo aver lavorato per anni in un’esclusiva casa di moda parigina, Tilly Dunnage torna nell’Outback australiano per riconciliarsi con l’eccentrica madre. Nonostante il tempo trascorso, i vecchi malumori con gli altri abitanti della città non tardano a riaffiorare. È successo qualcosa nel passato di Tilly, a Dungatar; qualcosa che lei stessa fatica a ricordare, ma che la rende invisa alla comunità. E come può un’abile sarta vendicarsi per un’ingiustizia subita se non con le armi del proprio mestiere? Le donne della città vestiranno magnifici modelli, ma il loro prezzo sarà altissimo. «La storia in sé è irresistibile. Mi piace l’idea della vendetta, di ciò che spinge una persona a voler punire chi le ha fatto del male. Ho amato il personaggio di Tilly, questa donna incredibilmente forte che ha una qualità misteriosa e un tragico passato. Mi è piaciuto molto anche il rapporto tra madre e figlia e la possibilità di mettere insieme due attrici di quel calibro e farle duellare. La storia d’amore è molto bella, e ha anche una natura piuttosto oscura, divertente, e una forte componente emozionale». ** After working for years in an exclusive Parisian atelier, Tilly Dunnage returns to Australia’s Outback to make her peace with her eccentric mother. Despite the time that has passed, the old friction with the other inhabitants of the town soon returns to the surface. Something happened in Tilly’s past, at Dungatar; something she herself has a hard time remembering but which makes her unpopular with the community. And how else can a good seamstress get her revenge for the injustice she has suffered, except with the weapons of her own profession? The women in town will wear magnificent clothes, but there will be a high price to pay for them. [email protected] www.eaglepictures.com 35 SOMMARIO “The story itself is really irresistible. I love revenge, the concept of what drives a person to want to punish evil doers for what they did in the past. I loved the character of Tilly, this incredibly strong woman who has a mysterious quality and a tragic past. I also loved the mother-daughter relationship and the possibility of bringing two extraordinary actresses together to fire off each other. The love story is very beautiful, it’s also very dark and funny and it has an epic quality on the emotional level.” F E S TA M O B I L E Jocelyn Moorhouse (Melbourne, Australia) si è laureata nel 1984 presso la Australian Film Television and Radio School. Ha scritto e diretto numerosi programmi televisivi, prima di realizzare nel 1991 il suo primo lungometraggio, Istantanee, menzione speciale per la miglior opera prima al Festival di Cannes. Il film è stato inoltre proiettato in numerosi altri festival, vincendo fra gli altri premi il Sutherland Trophy del British Film Institute. Nel 1994 si è trasferita a Los Angeles per dirigere Gli anni dei ricordi, interpretato da Winona Ryder e Anne Bancroft, e poi Segreti (1997), con Michele Pfeiffer, Jessica Lange e Colin Firth. Nel 2012 ha diretto la sua prima commedia teatrale, Sex with Strangers di Laura Eason, presso la Sydney Theatre Company. Jocelyn Moorhouse (Melbourne, Australia) graduated from the Australian Film Television and Radio School in 1984. She wrote and directed numerous television shows prior to writing and directing her feature film debut Proof (1991), Special Mention for Best First Feature at Cannes. The film screened at numerous international film festivals, winning many awards including the Sutherland Trophy by the British Film Institute. In 1994, Moorhouse moved to Los Angeles to direct How to Make an American Quilt, which starred Winona Ryder and Anne Bancroft, and A Thousand Acres, which starred Michele Pfeiffer, Jessica Lange and Colin Firth. She directed her first play, Sex with Strangers by Laura Eason, at the Sydney Theatre Company in 2012. filmografia/filmography Pavane (cm, 1983), Proof (Istantanee, 1991), How to Make an American Quilt (Gli anni dei ricordi, 1995), A Thousand Acres (Segreti, 1997), The Dressmaker (2015). F E S TA M O B I L E gianni zanasi LA FELICITÀ È UN SISTEMA COMPLESSO PREMIO CIPPUTI Italia/Italy, 2015, HD, 117’, col. HAPPINESS IS A COMPLEX SYSTEM regia/director Gianni Zanasi sceneggiatura/screenplay Gianni Zanasi, Michele Pellegrini, Lorenzo Fanella fotografia/cinematography Vladan Radovic montaggio/film editing Rita Rognoni scenografia/ production design Roberto De Angelis costumi/costume design Grazia Colombini musica/music Niccolò Contessa suono/sound Gianluca Costamagna, Stefano Campus interpreti e personaggi/ cast and characters Valerio Mastandrea (Enrico Giusti), Hadas Yaron (Achrinoam), Giuseppe Battiston (Carlo Bernini), Filippo De Carli (Filippo Lievi), Camilla Martini (Camilla Lievi), Maurizio Donadoni (zio/uncle Umberto), Teco Celio (Bernini Senior), Daniele De Angelis (Nicola Giusti), Maurizio Lastrico (Ivano), Paolo Briguglia (Matteo Borghi), Domenico Diele (l’assistente di Bernini/ Bernini’s assistant) produttori/producers Rita Rognoni, Beppe Caschetto produzione/production Pupkin Production, Ibc Movie, Rai Cinema distribuzione/distribution Bim ** contatti/contacts Bim Federica De Sanctis [email protected] www.bimfilm.com 36 SOMMARIO Enrico Giusti avvicina per lavoro dirigenti irresponsabili che rischiano di mandare in rovina le loro imprese. Li frequenta, ne diventa amico e li convince ad andarsene evitando il fallimento. È il lavoro più strano e utile che potesse inventarsi, ed Enrico non sbaglia un colpo. Una mattina, un incidente rende orfani un fratello e una sorella di diciotto e tredici anni, candidati a diventare dirigenti di un importante gruppo industriale. Enrico ha l’incarico di impedirlo: dovrebbe essere un caso facile, ma tutto si complica. E l’arrivo inatteso della fidanzata straniera di suo fratello rende le cose ancora più difficili. In realtà, per Enrico si tratta dell’occasione che aspettava per cambiare le cose una volta per sempre. «Sentivo che era un film che non parlava tanto di ‘massimi sistemi’ ma di qualcosa di preciso e tangibile che ho avvertito e respirato come una nota di fondo in questi ultimi anni dentro e intorno a me: la fatica del cambiamento, sia dal punto di vista collettivo che da quello personale, e di come questi piani siano intrecciati. “La felicità è un sistema complesso”, appunto». ** Enrico Giusti’s job is to approach irresponsible managers who risk ruining their companies. He frequents them, he becomes their friend and he convinces them to leave their company. It’s the strangest and most useful job he could invent for himself and Enrico doesn’t miss a trick. One morning, the parents of an eighteen-year-old boy and his thirteen-year-old sister die in an accident. The siblings are set to become the directors of an important industrial group. Enrico has to prevent this from happening: it should be an easy case, but things get complicated. And the unexpected arrival of the foreign girlfriend of his brother makes things even more difficult. But actually, this is the case the man has been waiting for to change his life forever. “I felt it was a film which didn’t so much talk about ‘chief systems’ as about something precise and tangible which I have perceived and felt as a base note in and around me over these past years: the effort of change, both from a collective and a personal point of view, and how these planes are intertwined. As they say, ‘Happiness is a complex system’.” F E S TA M O B I L E Gianni Zanasi (Vignola, Modena, 1965), dopo gli studi di filosofia all’Università di Bologna, si è iscritto a una scuola di scrittura teatrale e a un corso di cinema diretto da Nanni Moretti. Ha poi frequentato il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, dove nel 1992 ha conseguito il diploma di regia. Tre anni dopo ha esordito con Nella mischia, selezionato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes. Nel 1999 ha diretto Fuori di me e A domani, quest’ultimo presentato in concorso alla Mostra di Venezia. Nel 2004 ha realizzato il documentario La vita è breve ma la giornata è lunghissima, menzione speciale della giuria Mostra di Venezia. Sempre a Venezia ha presentato nel 2007 Non pensarci, dal quale è stata tratta una serie televisiva di successo. Gianni Zanasi (Vignola, Modena, Italy, 1965), after studying philosophy at the University of Bologna, enrolled at a theatrical writing school and took a film course directed by Nanni Moretti. He then attended Rome’s Centro sperimentale di cinematografia where, in 1992, he received his degree in directing. Three years later, he debuted with Nella mischia, selected for the Quinzaine des réalisateurs in Cannes. In 1999, he directed Fuori di me and A domani, which was presented in competition at the Venice Film Festival. In 2004, his documentary La vita è breve ma la giornata è lunghissima received a Special Mention at the Venice Film Festival, and in 2007, always in Venice, he presented Non pensarci, on which a successful TV series has been based. filmografia/filmography Le belle prove (cm, 1993), Nella mischia (1995), A casa per le elezioni (cm, doc., video, 1996), A domani (1999), Fuori di me (1999), La vita è breve ma la giornata è lunghissima (doc., 2004), Padri e figli (ep., serie tv/tv series, 2005), Non pensarci (2007), Non pensarci (ep., serie tv/tv series, 2007), La felicità è un sistema complesso (2015). F E S TA M O B I L E federico fellini GIULIETTA DEGLI SPIRITI Italia/Italy, 1965, 35mm, 150’, col. JULIET OF THE SPIRITS regia/director Federico Fellini soggetto/story Federico Fellini, Tullio Pinelli sceneggiatura/screenplay Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi fotografia/cinematography Gianni Di Venenzo montaggio/film editing Ruggero Mastroianni scenografia/ production design Giantito Burchiellaro, Luciano Riccieri, E. Benazzi Taglietti costumi/costume design Piero Gherardi musica/music Nino Rota suono/sound Mario Faraoni, Mario Morigi interpreti e personaggi/ cast and characters Giulietta Masina (Giulietta Boldrini), Sandra Milo (Suzy-Iris-Fanny), Mario Pisu (Giorgio), Valentina Cortese (Valentina), Valeska Gert (Pijma), José Luis de Villalonga (un amico di Giorgio/Giorgio’s friend), Friedrich von Ledebur (medium), Caterina Boratto (la madre di Giulietta/ Giulietta’s mother), Lou Gilbert (il nonno/ grandfather), Luisa Della Noce (Adele), Silvana Jachino (Dolores), Milena Vukotic (Elisabetta) produzione/production Rizzoli Film, Francoritz Production Giulietta Boldrini è una signora della buona società romana che sembra avere tutto: ricchezza, prestigio, un marito brillante e di bell’aspetto. Ma la realtà è diversa: dentro di sé sente che la relazione con il marito, di cui sospetta i tradimenti, è giunta a un punto di stallo, così come i rapporti spesso vacui con le persone che la circondano. A pesare su di lei, inoltre, c’è l’educazione cattolica ricevuta in collegio, che la tiene ancorata a convenzioni e comportamenti soffocanti e ormai privi di significato. Sola e umiliata dalla conferma dell’infedeltà del marito, Giulietta capisce di doversi liberare del caos interiore ed esteriore che la attanaglia. Forse potrebbe trovare la liberazione nell’irrazionale e nell’occulto; o forse tornare a vivere seguendo l’esempio beffardo e vitale del nonno, fuggito con una ballerina più giovane dalle angustie dell’esistenza borghese. ** Giulietta Boldrini is an upper-class Roman woman who seems to have everything: wealth, prestige and a brilliant and handsome husband. But the real story is quite different: inside, she feels that her relationship with her husband, who she suspects is cheating on her, has come to a dead end, as have her often shallow relationships with the people around her. She is also burdened by the Catholic education she received in school, which keeps her anchored to suffocating conventions and behavior that are now meaningless. Lonely and humiliated by the confirmation of her husband’s infidelity, Giulietta realizes she has to free herself of the interior and exterior chaos that is gripping her. Maybe she can find freedom in the irrational and occult world; or perhaps she can find new vitality by following the sardonic and vital example of her grandfather, who ran off with a young ballerina to escape from the angst of his bourgeois existence. ** contatti/contacts Cineteca Nazionale Laura Argento [email protected] www.fondazionecsc.it 37 Federico Fellini (Rimini, 1920 - Roma, 1993) si è trasferito nel 1939 a Roma, dove ha esordito come vignettista sul «Marc’Aurelio», collaborando in seguito come sceneggiatore con registi come Lattuada, Germi e Rossellini. Il suo primo lungometraggio, realizzato a quattro mani con Alberto Lattuada nel 1950, è Luci del varietà. Dopo due anni ha diretto Lo sceicco bianco, seguito dai Vitelloni (1953), Leone d’argento a Venezia. Nel 1954 ha vinto l’Oscar con La strada, ripetendosi poi con Le notti di Cabiria (1957), 8 1/2 (1963) e Amarcord (1971) e venendo poi premiato con l’Oscar alla carriera nel 1993. Nel 1960 ha inoltre vinto la Palma d’oro a Cannes con La dolce vita. Federico Fellini (Rimini, Italy, 1920 - Rome, Italy, 1993) moved to Rome in 1939; he got his start there as a cartoonist for “Marc’Aurelio,” and later collaborated as a screenwriter with directors such as Lattuada, Germi and Rossellini. His first feature film, which he made together with Alberto Lattuada in 1950, was Luci del varietà; two years later he made Lo sceicco bianco, followed by I vitelloni, which won a Silver Lion in Venice. In 1954, he won an Oscar with La strada and this success was repeated three years later with another Oscar for Le notti di Cabiria. In 1960, he directed La dolce vita, which won a Golden Palm in Cannes. In 1963, he directed 8 1/2 and one decade later he won his fourth Oscar with Amarcord. In 1993 he received an Oscar for lifetime achievement. filmografia essenziale/ essential filmography Luci del varietà (coregia/codirector Alberto Lattuada, 1950), Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953), La strada (1954), Il bidone (1955), Le notti di Cabiria (1957), La dolce vita (1960), Boccaccio ’70 (ep. Le tentazioni del dottor Antonio, 1962), 8 1/2 (1963), Giulietta degli spiriti (1965), Tre passi nel delirio (ep. Toby Dammit, 1968), Fellini - Satyricon (1969), Roma (1972), Amarcord (1973), Il Casanova di Federico Fellini (1976), Prova d’orchestra (1978), La città delle donne (1980), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1986), Intervista (1987), La voce della luna (1990). F E S TA M O B I L E SOMMARIO F E S TA M O B I L E daniel dencik GULDKYSTEN Danimarca-Ghana/Denmark-Ghana, 2015, HD, 114’, col. regia/director Daniel Dencik sceneggiatura/screenplay Daniel Dencik, Sara Isabella Jønsson fotografia/cinematography Martin Munch montaggio/film editing Theis Schmidt, Rebekka Lønqvist scenografia/ production design Liselotte Justesen costumi/costume design Jane Marshall Whittaker musica/music Angelo Badalamenti, Johan Carøe, Lasse Martinussen interpreti e personaggi/ cast and characters Jakob Oftebro (Wulff), Danica Curcic (Caroline), John Aggrey (Lumpa), Luise Skov (Elenora), Anders Heinrichsen (Dall), Wakefield Ackuaku (Richter), Mikkel Hilgart (Autrup), Morten Holst (il governatore/governor), Adam Ild Rohweder (Herbst) produttore/producer Michael HaslundChristensen produzione/production Haslund/Dencik Entertainment coproduttore/coproducer Kwame Boadi coproduzione/coproduction Film i Väst, inGenius Africa ** contatti/contacts Danish Film Institute Lizette Gram [email protected] www.dfi.dk 38 SOMMARIO © HASLUND DENCIK GOLD COAST Nel 1836 il botanico Wulff, su ordine del re di Danimarca, s’imbarca in direzione della Costa d’Oro, nell’Africa equatoriale, dove è situato un accampamento coloniale danese. Lo scopo della missione è stabilirvi alcune piantagioni. Ciò che lascia in patria è il grande amore della sua vita, ciò che lo attende è l’ignoto. Per Wulff, scienziato che guarda alla natura in modo visionario, è l’inizio di un’avventura dai risvolti imprevisti e drammatici, in cui si scontrerà con le popolazioni locali, minacciate dalla tratta degli schiavi, ma anche con le cospirazioni e le trame che si muovono all’ombra del potere. «Gli anni Trenta del diciannovesimo secolo sono stati segnati dalla ricerca di totalità, da uno studio della natura che superasse la catalogazione in razze e specie che aveva caratterizzato fino a quel momento sia la scienza sia la filosofia. Per questo era fondamentale dare al film un tono fuori dal tempo, come se fosse eterno. La principale fonte d’ispirazione è stata la cosiddetta geometria frattale della matematica contemporanea». ** In 1836, the king of Denmark orders the botanist Wulff to set sail for the Gold Coast in equatorial Africa, where a Danish colonial camp is located. The mission’s goal is to establish a number of plantations there. What he leaves behind at home is the great love of his live; what awaits him is the unknown. To Wulff, a scientist who looks at nature in a visionary way, it is the beginning of an adventure with unexpected and dramatic consequences, in which he will clash with the local populations, threatened by the slave trade, but also the conspiracies and the plotting that act in the shadow of power. “The 1830s is characterized by the search for wholeness, an understanding of nature that goes beyond the race-oriented cataloging that had characterized both science and philosophy until then. It was essential to give this film a timeless and eternal expression. Above all, we have been inspired by the so-called fractal geometry in contemporary mathematics.” F E S TA M O B I L E Daniel Dencik (Svezia, 1972) ha studiato montaggio presso la National Film School of Denmark. Parallelamente ha pubblicato svariate raccolte di poesie, per le quali ha ricevuto premi e riconoscimenti. Come montatore ha collaborato, tra gli altri film, al lungometraggio islandese Nói albinói di Dagur Kári, presentato fuori concorso al Torino Film Festival nel 2003. Come regista ha debuttato nel 2006 con il cortometraggio Out, a cui sono seguiti i documentari Moon Rider (2012), Tal R: The Virgin (2013) ed Expedition to the End of the World (2013). Gold Coast segna il suo esordio nel lungometraggio di finzione. Daniel Dencik (Sweden, 1972) studied film editing at the National Film School of Denmark. At the same time, he published numerous collections of poetry, for which he has received awards and prizes. As a film editor, he has collaborated on films such as the Icelandic feature-length Nói albinói by Dagur Kári, presented out of competition at the 2003 Torino Film Festival. He debuted as a director in 2006 with the short Out, which was followed by the documentaries Moon Rider (2012), Tal R: The Virgin (2013) and Expedition to the End of the World (2013). Gold Coast is his first feature-length fiction film. filmografia/filmography Out (cm, 2006), Moon Rider (doc., 2012), Tal R: The Virgin (doc., 2013), Ekspeditionen til verdens ende (Expedition to the End of the World, doc., 2013), Guldkysten (Gold Coast, 2015). F E S TA M O B I L E michael showalter HELLO, MY NAME IS DORIS Usa, 2015, HD, 95’, col. HELLO, MY NAME IS DORIS regia/director Michael Showalter soggetto/story dal cortometraggio/from the short film Doris & the Intern di/by Laura Terruso sceneggiatura/screenplay Michael Showalter, Laura Terruso fotografia/cinematography Brian Burgoyne montaggio/film editing Robert Nassau scenografia/ production design Melanie Jones costumi/costume design Rebecca Gregg musica/music Brian H. Kim interpreti e personaggi/ cast and characters Sally Field (Doris Miller), Max Greenfield (John Fremont), Beth Behrs (la ragazza di John/ John’s girlfriend), Wendi McLendon-Covey (Cynthia), Stephen Root (Todd), Elizabeth Reaser, Isabella Acres (Vivian), Tyne Daly (la migliore amica di Doris/Doris’ best friend) produttori/producers Daniel Crown, Kevin Mann, Riva Marker, Jordana Mollick, Daniela Taplin Lundberg produzione/production Haven Entertainment, Red Crown Productions coproduttori/coproducers Christopher Boyd, Anthony Brandonisio, Dominic Ottersbach ** contatti/contacts Sony Pictures [email protected] www.sonypictures.com 39 SOMMARIO Dopo la morte della madre, la sessantenne Doris impara da un seminario motivazionale a non trascurare il risvolto romantico della vita, ma anzi a perseguirlo con convinzione. Dopo aver conosciuto un giovane collega, fa di tutto per entrare nelle sue grazie: inizia ad andare a concerti di musica elettronica, frequenta bar alla moda, entra nel vivo della vita di Brooklyn. Doris è un pesce fuor d’acqua, ma grazie al suo autentico fascino retrò diventa popolare tra i giovani hipster del quartiere. Trascurando, però, gli affetti di sempre. «Laura Terruso studiava alla New York University; non era mia allieva, ma ho visto il suo cortometraggio a un festival e l’ho trovato davvero divertente. Siamo diventati amici e abbiamo iniziato a pensare di fare qualcosa insieme. Abbiamo lavorato su un mucchio di idee diverse e poi siamo tornati indietro e ci siamo detti: perché non partiamo dal corto su Doris e ne facciamo un lungo? [...] Mi piaceva il personaggio principale, Doris: era perfetto per una commedia». ** After her mother passes away, sixty-year-old Doris takes a self-help seminar where she learns not to neglect the romantic side of life, but to pursue it wholeheartedly. She finds any way to connect with her young co-worker: she starts going to electronic music concerts, to hipster cafés, and into the beating heart of Brooklyn’s social scene. Doris is like a fish out of water, but her authentic retro charm helps her become popular among local hipsters. At the expense, however, of her loved ones. “Laura Terruso was a student at NYU. She wasn’t in my classes. I saw her film in one of the short film festivals. I just thought it was really funny. We kind of became friends and started talking about writing something together. Then we worked on a bunch of different ideas and then came back around to what if we took the Doris short and turned it into a feature? […] I liked the main character, the Doris character. It felt like a really interesting comedic protagonist.” F E S TA M O B I L E Michael Showalter (Usa, 1970), dopo aver studiato alla New York University, è stato tra i fondatori del gruppo comico newyorkese The State and Stella. Cosceneggiatore delle commedie di David Wain Wet Hot American Summer (2001) e They Came Together (2014), ha esordito come regista con il lungometraggio The Baxter (2005). Ha inoltre interpretato alcuni episodi di Law & Order e scritto la sitcom della Abc Super Fun Night (2013-2014). Nel 2015 è tornato a lavorare con Wain nella sitcom Wet Hot American Summer: First Day of Camp, ispirata al loro film del 2001. Michael Showalter (USA, 1970) graduated from NYU and became one of the founding members of the New York comedy group The State and Stella. He cowrote David Wain’s comedies Wet Hot American Summer (2001) and They Came Together (2014), while The Baxter (2005) marks his directorial debut. He also appeared in a few episodes of Law & Order and wrote the sitcom Super Fun Night (2013-2014) for the TV network ABC. He collaborated again with Wain in 2015 in creating the sitcom Wet Hot American Summer: First Day of Camp, based on their 2001 film. filmografia/filmography Stella Shorts 1998-2002 (video, 2002), The Baxter (2005), Michael & Michael Have Issues (tv, ep. College, Pulling Your Weight, Matchmakers, Biederman’s Birthday, Greg the Intern, 2009), Michael Showalter’s the Making of... (tv, ep. The Subway Commercials, The Intel Choir Commercial, The Kay Jewelers Commercials, The Charles Schwab Commercials, 2010), You’re Whole (tv, ep. Tools, Drawing Comics, Spin Class, 2012; ep. Lemonade, Fishing, Cupcakes, 2013; ep. Droppin’ the ‘G’, Ancient Egypt, Puffy Paints, 2013; ep. Propofol, Telescopes, Abraham Lincoln, 2014; ep. Finding Love, 2014; ep. Attitude, 2014), Hello, My Name Is Doris (2015). F E S TA M O B I L E ben wheatley HIGH-RISE Regno Unito/UK, 2015, HD, 112’, col. HIGH-RISE regia/director Ben Wheatley soggetto/story dal romanzo Il condominio di/from the novel of the same title by J.G. Ballard sceneggiatura/screenplay Amy Jump fotografia/cinematography Laurie Rose montaggio/film editing Ben Wheatley, Amy Jump musica/music Clint Mansell interpreti/cast Tom Hiddleston (Dr Robert Laing), Jeremy Irons (Anthony Royal), Sienna Miller (Charlotte Melville), Luke Evans (Richard Wilder), Elisabeth Moss (Helen Wilder), James Purefoy (Pangbourne), Keeley Hawes (Ann Royal), Dan Renton Skinner (Simmons) produttore/producer Jeremy Thomas produzione/production Recorded Picture Company ** contatti/contacts The Festival Agency Jéhanne Bargaoui [email protected] www.thefestivalagency.com Regno Unito, 1975. Il dottor Robert Laing si è trasferito in un nuovo condominio alla ricerca di una tranquillità che sconfini nell’isolamento e nell’anonimato. Ma i suoi nuovi vicini di casa non sono della stessa idea e lo coinvolgono in una rete di rapporti ai quali, suo malgrado, si adatta. La vita dei residenti è dominata da dinamiche in cui le classi sociali sono ben delimitate e la sotterranea lotta per il potere è senza esclusione di colpi. Intrappolato da questi meccanismi, Laing inizia a perdere contatto con la realtà. Parallelamente anche l’edificio dà segni di cedimento strutturale, con frequenti avarie che mettono a dura prova i condomini. «Abbiamo girato con la macchina da presa Alexa. Abbiamo discusso molto sull’opportunità di effettuare le riprese seguendo le mode dell’epoca ma abbiamo concluso che si sarebbe trattato di una posa. Noi siamo ora. Non è un film del passato, è qualcosa che sta accadendo in questo momento. Mi piace il formato digitale e mi permette di girare molto di più». ** United Kingdom, 1975. Dr Robert Laing has moved into a new condominium in search of tranquility that verges on isolation and anonymity. But his new neighbors don’t see things the same way and involve him in a network of relationships he has to adapt himself to for some peace and quiet. The residents’ life is dominated by the dynamics of well-delineated social classes and an underlying, no-holds-barred struggle for power. Trapped within these mechanisms, Laing begins to lose contact with reality. At the same time, the building begins to show signs of structural instability, with frequent breakdowns that put the condominium’s inhabitants to the test. “We shot with Alexa. We had big conversations about whether things should be shot in a period fashion. We ended up with the decision that it is a bit of a pose. We are now. It isn’t a film from the past. It’s something that is happening in this moment. I like digital and it allows me to shoot a lot more.” 40 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Ben Wheatley (Billericay, Regno Unito, 1972) lavora come regista cinematografico, televisivo e pubblicitario. Dopo aver diretto episodi per le serie tv britanniche Comedy: Shuffle, Modern Toss, The Wrong Door, ha esordito nel lungometraggio nel 2009 con Down Terrace. Sono seguiti i tre film per la televisione Steve Coogan: The Inside Story (2009), Burge & Way (2011), Inside Burge & Way (2011), e poi, per il cinema, Kill List (2011), Killer in viaggio (2012), presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e I disertori (2013), vincitore del premio speciale della giuria al Festival di Karlovy Vary. Ha inoltre diretto diversi episodi della serie Doctor Who. Ben Wheatley (Billericay, UK, 1972) works as a director for films, TV and advertisements. After directing episodes of the British TV series Comedy: Shuffle, Modern Toss, and The Wrong Door, he debuted in feature films in 2009 with Down Terrace. This was followed by three TV movies, Steve Coogan: The Inside Story (2009); Burge & Way (2011); and Inside Burge & Way (2011). He then made the films Kill List (2011); Sightseers (2012), presented at the Quinzaine des réalisateurs in Cannes; and A Field in England (2013), which won the Special Jury Prize at the Karlovy Vary Film Festival. He has also directed numerous episodes of the series Doctor Who. filmografia/filmography Comedy: Shuffle (serie tv/tv series, 2007), Modern Toss (serie tv/tv series, 2008), The Wrong Door (serie tv/tv series, 2008), Down Terrace (2009), Steve Coogan: The Inside Story (tv, 2009), Ideal (serie tv/tv series, 20092010), Burge & Way (tv, 2011), Inside Burge & Way (tv, 2011), Kill List (2011), Sightseers (Killer in viaggio, 2012), The ABCs of Death (ep. U Is for Unearthed, 2012), A Field in England (I disertori, 2013), Doctor Who (serie tv/tv series, 2014), High-Rise (2015). F E S TA M O B I L E christopher doyle HOENG GONG SAAM BOU KUK Hong Kong, 2015, HD, 85’, col. HONG KONG TRILOGY: PRESCHOOLED PREOCCUPIED PREPOSTEROUS regia, fotografia/ director, cinematography Christopher Doyle produttori/producers Ken Hui, Jenny Suen ** contatti/contacts The Festival Agency Jéhanne Bargaoui [email protected] www.thefestivalagency.com Il grande direttore della fotografia e artista Christopher Doyle celebra Hong Kong e la sua gente con un film sospeso tra la forma documentaria e la finzione. Una storia raccontata da tre generazioni – infanzia, giovinezza, vecchiaia – che ruota attorno ai classici interrogativi su chi siamo, quale posto occupiamo nel mondo e come possiamo trovare un nostro spazio nella città. «Il modo in cui questo film si è sviluppato ha richiesto molto più scambio, discussione e intuizione di un lavoro di finzione. Volevamo restituire a Hong Kong almeno un poco di tutto quello che ci ha dato. Così abbiamo iniziato a parlare con il “vero popolo della città”, per scoprire cosa prova: i bambini ci hanno raccontato la loro interpretazione meravigliosa del mondo; i giovani la speranza e la resilienza contro le bugie con le quali pensano di essere stati cresciuti; mentre gli anziani, che hanno “visto tutto”, continuano a ridere e vivere con la stessa meraviglia dei bambini… Le voci di queste tre generazioni sono la dinamica del film. La loro saggezza è spontanea, il loro contenuto spesso inascoltato, l’ironia ignorata». ** The great director of photography and artist Christopher Doyle celebrates Hong Kong and its people with a film suspended between documentary and fiction. A story told by three generations – childhood, youth, old age – that revolves around the classic questions: who are we, what place do we occupy in the world, and how can we find our place in the city. “The way this film evolved demanded a lot more give-and-take, much more ‘deliberation,’ more ‘intuitive fine-tuning’ than a more narrative-driven work. We wanted to give back to Hong Kong at least a fraction of what it has given us. So we started to talk to ‘real Hong Kong people’ to find out what it’s like to be them. The children shared their wondrous interpretation of the world... The young people expressed hope and resilience in the face of the lies they feel they have been fed. While the senior citizens who have ‘seen it all’ still laugh and live with the same wonder as the children we began with. The voices of these three generations are the film’s dynamic. Their wisdom is unintended, their voices are rarely heard, their ironies go disregarded.” 41 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Christopher Doyle (New South Wales, Australia, 1952), dopo aver lasciato il suo Paese natale, ha inizialmente vissuto in un kibbutz in Israele, poi è stato una sorta di medico in Thailandia e un agricoltore in India, prima di rinascere alla fine degli anni Settanta come Du Ke Feng e, con questo nome, dirigere circa cinquanta film in cinese. Intanto, il suo alter ego Christopher Doyle ha girato oltre venti film in altri posti e culture. Come direttore della fotografia ha lavorato inoltre con registi come Wong Kar Wai (con il quale ha girato otto film), Jim Jarmush, Chen Kaige, Pen-Ek Ratanaruang e Zhang Yimou. Christopher Doyle (New South Wales, Australia, 1952), after leaving his homeland, first lived in a kibbutz in Israel and then was a doctor of sorts in Thailand and a farmer in India. He was reborn in the late 1970s as Du Ke Feng and, under this name, directed roughly fifty movies in Chinese. His alter ego Christopher Doyle has also directed over twenty movies in other places and cultures. As a director of photography, he has worked with filmmakers such as Wong Kar Wai (with whom he has made eight films), Jim Jarmush, Chen Kaige, Pen-Ek Ratanaruang and Zhang Yimou. filmografia essenziale/ essential filmography San tiao ren (1999), Paris, je t’aime (ep. Porte de Choisy, cm, 2006), Izolator (2008), Beautiful (ep. HK 2014 - Education for All, cm, 2014), Hoeng gong saam bou kuk (Hong Kong Trilogy: Preschooled Preoccupied Preposterous, doc., 2015). F E S TA M O B I L E scott graham IONA Regno Unito-Germania/UK-Germany, 2015, HD, 90’, col. Scott Graham (Aberdeen, Regno Unito, 1974) è cresciuto nel Nord-Est della Scozia e nel 2006 ha girato il suo primo cortometraggio, Born to Run, in un porto di pesca della zona. Il suo secondo cortometraggio, Shell (2008), ha vinto il premio dello UK Film Council per il miglior film al Festival di cortometraggi di Londra, mentre il successivo Native Son (2010) è stato presentato alla Semaine de la critique di Cannes. Il suo primo lungometraggio, intitolato Shell (2012) e basato sull’omonimo cortometraggio, ha vinto il Torino Film Festival. IONA regia, sceneggiatura/ director, screenplay Scott Graham fotografia/cinematography Yoliswa von Dallwitz montaggio/film editing Florian Nonnenmacher, Colin Monie scenografia/ production design Stephen Mason costumi/costume design Jo Thompson souno/sound Douglas MacDougall interpreti e personaggi/ cast and characters Ruth Negga (Iona), Douglas Henshall (Daniel), Tom Brooke (Matthew), Michelle Duncan (Elisabeth), Ben Gallagher (Bull), Sorcha Groundsell (Sarah), Christine Steele (la giovane lettrice/young reader), Matthew Zajac (detective), Jim Sturgeon (Stephen) produttore/producer Margaret Matheson produzione/production Bard Entertainments coproduzione/coproduction Hanfgarn & Ufer and ZDF, Arte ** contatti/contacts Bard Entertainments Margaret Matheson [email protected] www.bardentertainments.co.uk A quindici anni Iona ha lasciato la sua isola natale e la comunità cristiana in cui è cresciuta. Ora che suo figlio Bull ha la stessa età, vi fa ritorno e trova un po’ di pace nel lavoro fisico. Iona rifugge i momenti di spiritualità della sua vecchia comunità, che sembrano invece attrarre il giovane Bull. Madre e figlio sono stati spinti su quel lembo di terra da qualcosa di grave; qualcosa che non dimenticano nemmeno adesso, protetti dal mare che li circonda. «Sono stato sull’isola di Iona con mia mamma e mia sorella quando avevo dieci anni: quindi scrivere e girare questo film è stato un ritorno, come per la protagonista. Mi ricordo che arrivammo in barca, che dormivamo sulla spiaggia e bollivamo le patate con l’acqua di mare; tutte cose poi confluite nella sceneggiatura. Ricordo anche che si diceva che la gente andasse sull’isola per sentirsi vicino a Dio, e in qualche modo tutto questo nel tempo ha dato vita all’idea di una donna che ritorna sull’isola perché, al contrario, si è allontanata da Dio. Mi interessava il conflitto che può nascere in una persona e il disagio che questa potrebbe sentire». ** Iona left the island where she was born and the Christian community that raised her when she was fifteen years old. Now that she has a son of her own that age, she returns to her hometown, finding peace of mind in physical labor. While Iona shies away from her former community’s displays of spirituality, they seem to intrigue her teenage son Bull. Something serious drove mother and son to seek refuge on that island, something they cannot seem to forget despite being protected by the waters surrounding them. “I went to the isle of Iona with my mum and my sister when I was ten years old so writing and making this film was a return for me as well as for the character of Iona. I remember arriving by boat, sleeping on the beach and boiling potatoes in sea water. All things that found their way into the script. I remember being told that people came there to feel close to God and somehow this translated over time into someone returning there who does not feel close to God. I was interested in the conflict this would give someone and in the rawness they might feel.” 42 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Scott Graham (Aberdeen, UK, 1974) grew up in the North-East of Scotland; in 2006 he shot his first short, Born to Run, at a local fishing harbor. His second short, Shell, won the UK Film Council Prize for Best Film at the 2008 London Short Film Festival, while his next movie, Native Son, was presented in 2010 at the Semaine de la critique in Cannes. His first feature-length film, which is also entitled Shell, is based on his 2008 short and in 2012 won the Torino Film Festival. filmografia/filmography Born to Run (cm, 2006), Shell (cm, 2008), Native Son (cm, 2010), Shell (2012), Iona (2015). F E S TA M O B I L E craig roberts JUST JIM Regno Unito/UK, 2015, HD, 84’, col. JUST JIM regia, sceneggiatura/ director, screenplay Craig Roberts fotografia/cinematography Richard Stoddard montaggio/film editing Stephen Haren scenografia/ production design Arwel Jones costumi/costume design Sian Jenkins musica/music Michael Price suono/sound Pindrop interpreti e personaggi/ cast and characters Emile Hirsch (Dean), Craig Roberts (Jim), Aneirin Hughes (il papà/dad), Nia Roberts (la mamma/mum), Richard Harrington (il preside/headmaster), Mark Lewis Jones (Donald), Charlotte Randall (Jackie) produttori/producers Adrian Bate, Pip Broughton produzione/production Vox Pictures distribuzione/distribution Movies Inspired ** contatti/contacts Movies Inspired Stefano Jacono [email protected] A scuola Jim è un emarginato: il suo unico amico lo ha abbandonato e, quando anche il cane scappa, non ha davvero più nessuno. Tutto cambia quando vicino a Jim si trasferisce Dean, un misterioso americano che sembra uscito da un film. I due diventano amici e Dean aiuta Jim a cambiare look e a diventare finalmente popolare a scuola. Peccato che tutto abbia un prezzo, e che Jim sia costretto a gestire la nuova vita e al tempo stesso la difficoltà di mantenere il segreto di Dean. «Il tema principale del film è la qualità dell’esistenza. Jim pensa che essere cool sia la risposta a tutto. Non importa quanti anni abbiamo: a ciascuno di noi piace essere rispettati. Ma cercare di essere qualcuno o qualcosa che non si è, solo per impressionare gli altri, è un grave errore. Se il film dovesse avere un messaggio sarebbe questo: “Sii te stesso”. Un altro tema chiave è la solitudine. […] E infine c’è il tema del crescere e del diventare uomini. L’omicidio è la metafora della maturazione di Jim e l’acqua quella della sua rinascita. Voglio dare al pubblico il desiderio di sapere cosa accadrà al mio personaggio». ** Jim doesn’t fit in at his school. Shortly after his only friend abandoned him, his dog also ran away, leaving him all alone. Everything changes when Dean moves in next door: a mysterious American guy who seems to have come straight out of a movie. The two become friends and Dean helps Jim look cool and finally become popular at school. But everything comes at a price, and Jim has to manage his new life as well as the challenges of keeping Dean’s secret. “The main theme I explore in the film is the quality of existence. Jim has the idea that being cool is the answer to everything. No matter how old we are, everyone wants to be respected but it’s a big mistake to try to be someone or something we’re not just to impress others. If the film were to have a message it would be ‘just be yourself.’ Loneliness is also a key theme. […] Growing up and becoming a man is the final theme. The killing is a metaphor for Jim becoming a man and the water is his rebirth. I want to leave the audience wanting to know what happens to Jim next.” 43 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Craig Roberts (Regno Unito, 1991), attore celebre per la sua interpretazione nel film Submarine (2010), è tra i volti emergenti del cinema britannico, oltreché una presenza sempre più frequente del cinema americano, fra produzioni indie e film hollywoodiani. Ha da poco terminato le riprese di The Revised Fundamentals of Care-Giving, sta per apparire in Kill Your Friends di Owen Harris (2015) e ha iniziato le riprese della serie Red Oaks. Nel 2014, tra le altre interpretazioni, ha avuto un ruolo significativo in Cattivi vicini, al fianco di Seth Rogan, Zac Efron e Dave Franco, e in 22 Jump Street. Nel 2012 è stato nominato attore britannico emergente dell’anno al premio Critics Circle. Just Jim è il suo esordio alla regia. Craig Roberts (UK, 1991), known for his role in Submarine (2010), is one of the emerging talents in British cinema. He has also been making increasingly frequent appearances in the US, in indie productions as well as Hollywood movies. He recently finished shooting The Revised Fundamentals of Care-Giving, and is about to appear in Owen Harris’ Kill Your Friends (2015); he is also starting to work on the series Red Oaks. Among the roles he played in 2014, he had significant parts in the movies Neighbours (next to Seth Rogan, Zac Efron, and Dave Franco) and 22 Jump Street. He was nominated Young British Performer of the Year at the 2012 London Critics Circle Film Awards. Just Jim marks his debut as a director. filmografia/filmography Just Jim (2015). F E S TA M O B I L E nicholas hytner THE LADY IN THE VAN Regno Unito/UK, 2015, HD, 104’, col. THE LADY IN THE VAN regia/director Nicholas Hytner soggetto, sceneggiatura/ screenplay, story Alan Bennett, dal suo memoir/from his memoir fotografia/cinematography Andrew Dunn montaggio/film editing Tariq Anwar scenografia/ production design John Beard costumi/costume design Natalie Ward musica/music George Fenton interpreti e personaggi/ cast and characters Maggie Smith (Miss Shepherd), Alex Jennings (Alan Bennett), Jim Broadbent (Underwood), Frances De La Tour (Mrs Vaughan Williams), Roger Allam (Rufus), Deborah Findlay (Pauline), Gwen Taylor (Mam), Pandora Colin (Fiona Perry) produttori/producers Kevin Loader, Nicholas Hytner, Damian Jones produzione/production Bbc Films, TriStar Productions ** contatti/contacts Sony Pictures Classics Susan Senk [email protected] Infagottata in strati di vestiti casuali e alla guida di uno scalcinato camper militare, Miss Shepherd è una senzatetto piuttosto originale. Un giorno, chissà come, arriva nella borghesissima strada londinese dove vive il commediografo Alan Bennett e decide di parcheggiare proprio lì. Seppur perplesso da quella strana vagabonda che vanta però studi parigini, Bennett le dà il permesso di restare per quelle che dovrebbero essere tre settimane, e che finiscono per diventare quindici anni. «Tutte le grandi storie sono universali proprio perché particolari. La maggior parte si svolge in un piccolo pezzetto di terra, ad esempio in quel vialetto fuori da una certa casa di Londra. […] Il mio film parla anche di creazione artistica: di come a un certo punto lo stesso Bennett comprenda come non sia lui a entrare in ciò che scrive, ma semplicemente vi si trovi dentro. Mentre Miss Shepherd vive fuori dalla sua casa, lui capisce a poco a poco che sarà proprio di questo che dovrà scrivere. E nel farlo scoprirà cose importanti su se stesso». ** Bundled up in layers of casual clothing and driving a broken-down military camper, Miss Shepherd is a rather unusual homeless person. One day, who knows how, she ends up on the very upper-class London street where the playwright Alan Bennett lives and decides to park right in front of his house. Even though he is perplexed by this strange vagabond who boasts of having studied in Paris, Bennett gives her permission to stay for what were supposed to be three weeks and end up being fifteen years. “All the great universal stories are universal because they are so particular. Most of this story happens on a tiny patch of land. That tiny little drive outside a particular house in North London. […] The film is also about the act of creation. It’s about Alan’s realisation you don’t put yourself into what you write, you find yourself there. While Miss Shepherd is living on his doorstep he slowly realises this is what he’s got to write about. And in writing about her, he realises important things about himself.” 44 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Nicholas Hytner (Manchester, Regno Unito, 1956) è stato direttore del Teatro nazionale di Londra dal 2003 al 2015, periodo nel quale ha dato vita a una nuova comunità artistica e prodotto spettacoli del repertorio classico e contemporaneo. Ha lavorato inoltre nel West End, a Broadway e nell’opera lirica, in città come Londra, Parigi, Monaco e New York. Per il suo primo film da regista cinematografico, La pazzia di Re Giorgio (1994), ha ricevuto un Bafta e un premio Evening Standard per il miglior film britannico. Ha poi diretto, fra gli altri, La seduzione del male (1996), con Daniel Day Lewis e Winona Ryder. Tra i numerosi riconoscimenti per la sua attività teatrale: tre premi Olivier, cinque Evening Standard e tre Tony Awards. Di recente gli è stata conferita la laurea ad honorem in belle arti dalla Juilliard School di New York. Nicholas Hytner (Manchester, UK, 1956) was director of the National Theatre from 2003-2015, where he brought in a new community of artists, produced in equal measure the classical repertoire and new work. He has worked widely in the West End and on Broadway and in opera, in London, Paris, Munich and New York. He received the BAFTA Award and Evening Standard Award for Best British Film for The Madness of King George. He then directed The Crucible, with Daniel Day Lewis and Winona Ryder. His theatre awards include three Olivier Awards, five Evening Standard Awards and three Tony Awards. He recently became an Honorary Doctor of Fine Arts at the Juilliard School. filmografia/filmography The Madness of King George (La pazzia di Re Giorgio, 1994), The Crucible (La seduzione del male, 1996), The Object of My Affection (L’oggetto del mio desiderio, 1998), Center Stage (Il ritmo del successo, 2000), The History Boys (History Boys, 2006), The Lady in the Van (2015). F E S TA M O B I L E ross partridge LAMB Usa, 2015, HD, 96’, col. LAMB regia, sceneggiatura/ director, screenplay Ross Partridge soggetto/story da un romanzo di/from a novel by Bonnie Nadzam fotografia/cinematography Nathan M. Miller montaggio/film editing Chris Donlon scenografia/ production design Lanie Faith Marie Overton costumi/costume design Diaz musica/music Daniel Belardinelli suono/sound James Weidner interpreti e personaggi/ cast and characters Oona Laurence (Tommie), Ross Partridge (David Lamb), Lindsay Pulsipher (Linda), Scoot McNairy (Jesse), Jess Weixler (Linny), Joel Murray (Wilson) produttori/producers Mel Eslyn, Taylor Williams produzione/production El Rancho Road coproduttore/coproducer Jennifer LaFleur ** contatti/contacts The Orchard Meghan Wurtz [email protected] David Lamb è a pezzi: dopo aver divorziato dalla moglie, si trova a distanza di poco a dover affrontare anche la morte del padre. Quando tutto sembra perduto, l’incontro in un parcheggio con Tommie, undicenne solitaria e problematica, cambia le carte in tavola: desideroso di compiere finalmente del bene, David parte con la ragazzina per un viaggio verso le Montagne Rocciose. E mano a mano che i due si conoscono, circondati da una natura selvaggia e mozzafiato, le loro vite si aprono l’una all’altra. «La storia raccontata nel film è complessa ma meravigliosamente poetica: ha l’incedere di un inno spirituale, viene dal profondo, ti lacera il cuore, e fa di tutto per lasciare frutti dietro di sé: bontà e speranza. Grazie a questa storia, forse potremmo cominciare a una piccola parte di noi stessi: la comprensione e anche la responsabilità che abbiamo verso coloro che vivono con il terrore di perdersi nel mondo». ** The life of David Lamb is in shambles: shortly after his divorce, he also had to face his father’s death. When everything seems lost, he meets Tommie in a parking lot: an eleven-year-old girl, somewhat of an awkward loner. And everything changes: feeling the urge to finally do something positive, David sets off with the girl in a journey toward the Rocky Mountains. Surrounded by wilderness and breathtaking landscapes, the unlikely pair gets to know each other as their lives slowly open up to one another. “The story is frightening, yet beautifully poetic – it keeps on like a spiritual hymn, singing deep into the flesh, ripping at your heart, and somehow begging for consequences, goodness, and hope. Through it, perhaps we might begin to examine a small part of ourselves; our own sense of compassion and even responsibility toward those who live with the fear of becoming lost in the world.” 45 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Ross Partridge (Usa, 1968) ha recitato in diversi film e serie televisive, tra cui Il mondo perduto Jurassic Park (Steven Spielberg, 1997), Baghead (Jay Duplass, Mark Duplass, 2008), Cold Turkey (Will Slocombe, 2013) e Un detective in corsia, The Net, Law & Order, CSI, N.Y.P.D., How to Make It in America. Come regista ha esordito nel 2000 con Crimini sul fiume Hudson, a cui sono seguiti nel 2014 sei episodi della serie Wedlock. Come produttore ha inoltre collaborato ai documentari Uncle Frank (Matthew Ginsburg, 2002), America Rebuilds: A Year at Ground Zero (Seth Kramer, Daniel A. Miller, 2002) e al lungometraggio comico The Do-Deca-Pentathlon (Jay Duplass, Mark Duplass, 2012). Ross Partridge (USA, 1968) acted in several movies and TV series, including The Lost World: Jurassic Park (Steven Spielberg, 1997), Baghead (Jay Duplass, Mark Duplass, 2008), Cold Turkey (Will Slocombe, 2013) and Diagnosis Murder, The Net, Law & Order, CSI, N.Y.P.D., How to Make It in America. He made his debut as a director in 2000 with Interstate 84, which was followed by six episodes of the series Wedlock. He also produced the documentaries Uncle Frank (Matthew Ginsburg, 2002) and America Rebuilds: A Year at Ground Zero (Seth Kramer, Daniel A. Miller, 2002), as well as the comedy The DoDeca-Pentathlon (Jay Duplass, Mark Duplass, 2012). filmografia/filmography Interstate 84 (Crimini sul fiume Hudson, 2000), Wedlock (6 ep., serie tv/tv series, 2014), Lamb (2015). F E S TA M O B I L E rufus norris LONDON ROAD Regno Unito/UK, 2015, HD, 91’, col. LONDON ROAD regia/director Rufus Norris soggetto/story da un musical di/from a stage musical by Alecky Blythe, Adam Cork sceneggiatura/screenplay Alecky Blythe fotografia/cinematography Danny Cohen montaggio/film editing John Wilson scenografia/ production design Katrina Lindsay costumi/costume design Edward K. Gibbon musica/music Adam Cork suono/sound John Midgley interpreti e personaggi/ cast and characters Olivia Corman (Julie), Paul Thornley (Dodge), Kate Fleetwood (Vicky), Nick Holder (Ron), Clare Burt (Jan), Michael Shaeffer (Simon Newton), James Doherty (Seb), Jenny Galloway (Margaret), Steve Carroll (Tony-Kerb Crawler), Tom Hardy (Mark, il tassista/taxi driver) produttore/producer Dixie Linder produzione/production Cuba Pictures, National Theatre ** contatti/contacts Protagonist Pictures [email protected] www.protagonistpictures.com 46 SOMMARIO Nel 2006 la quiete apparente della cittadina rurale di Ipswich viene scossa dal ritrovamento dei cadaveri di cinque donne. Un fatto sanguinoso senza precedenti, che fa precipitare nel panico una piccola comunità già scossa da una lunga battaglia contro il diffondersi della prostituzione. Per i residenti si tratta di un vero e proprio shock, a cui sapranno fare fronte unendosi nella ricerca della verità. Ispirato a una storia vera, già portata sul palcoscenico dal National Theatre con un musical di successo. «I motivi per cui ho sentito di dover girare questo film sono molteplici: la sua struttura, l’incredibile indagine umana che mette in scena (grazie sia alla costruzione dei testi di Alecky Blythe, sia alle straordinarie musiche di Adam Cork), la potente rappresentazione politica della vita di una piccola città, lo humour e lo spirito che lo anima. Tutti elementi presenti già nella versione originale per il palcoscenico: ma prendendo la pièce e adattandola completamente a un nuovo mezzo, il potenziale e le possibilità sono aumentati meravigliosamente». ** In 2006, the apparent tranquility of the rural town of Ipswich is shattered when the bodies of five women are found. This unprecedented, gory crime sows panic in the small community, which is already shaken by its long fight against the spread of prostitution. It is a true shock to the residents, who deal with it by joining forces to discover the truth. Based on a true story which was successfully staged as a musical at the National Theatre. “There are many reasons I felt compelled to make this film – the form, the incredible human insight (both through the verbatim construction of Alecky Blythe and the extraordinary music of Adam Cork), the powerful small-town political, the humour, the spirit – but these can also be claimed of the original (stage) version. By taking the piece into an entirely new medium, the possibilities and potential of the piece are wonderfully enhanced.” F E S TA M O B I L E Rufus Norris (1965) dall’aprile 2015 dirige il National Theatre, forte di una lunga e fruttuosa carriera come regista e produttore di spettacoli teatrali. Nel corso degli anni ha messo in scena, tra le altre opere, Behind the Beautiful Forevers, The Amen Corner, Table, London Road, Death and the King’s Horseman, Market Boy, Cabaret, The Country Girl, Les liasons dangereuses, Festen, Blood Wedding, Doctor Dee e Don Giovanni. Ha esordito come regista cinematografico nel 2012, con Broken, presentato al Festival di Cannes e vincitore del premio per il miglior film ai British Independent Film Awards. London Road nasce dall’omonimo spettacolo teatrale messo in scena dallo stesso Norris nel 2011 e vincitore del Critics’ Circle Award for Best Musical. Rufus Norris (1965) has been director of the National Theatre since April 2015, thanks to his long and successful career as a director and producer of theatrical productions. Over the course of the years, he has staged such works as Behind the Beautiful Forevers, The Amen Corner, Table, London Road, Death and the King’s Horseman, Market Boy, Cabaret, The Country Girl, Les liasons dangereuses, Festen, Blood Wedding, Doctor Dee and Don Giovanni. He debuted as a film director in 2012 with Broken, presented at the Cannes Film Festival and awarded Best Film at the British Independent Film Awards. London Road is based on the homonymous theatrical production staged by Norris in 2011 and winner of the Critics’ Circle Award for Best Musical. filmografia/filmography Broken (2012), London Road (2015). F E S TA M O B I L E lucio viglierchio LUCE MIA Italia/Italy, 2015, HD, 82’, col. MY LIGHT regia, soggetto/ director, story Lucio Viglierchio fotografia/cinematography Sandro De Frino, Lucio Viglierchio montaggio/film editing Marco Duretti musica/music Massimo Volume suono/sound Niccolò Bosio interprete/cast Sabrina Caggiano produttori/producers Massimo Arvat, Francesca Portalupi produzione/production Zenit Arti Audiovisive coproduzione/coproduction Rai Cinema, Piemonte Doc Film Fund ** contatti/contacts Rai Cinema www.raicinema.rai.it «Cinque anni fa mi sono ammalato di leucemia. Oggi la malattia è in remissione, ho una famiglia, una vita “normale”, ma continuo ad avere paura. Così ho deciso di tornare in reparto alla ricerca di quella parte di me che sentivo di aver perso. Lì ho incontrato Sabrina che stava lottando contro il mio stesso male, e insieme abbiamo deciso di percorrere la sua battaglia, la nostra battaglia, alla ricerca di quell’attimo in cui si smette di essere pazienti e si torna a esseri umani...» ** “Five years ago I came down with leukemia. Today, the cancer is in remission, I have a family and a ‘normal’ life but I’m still scared. So I decided to return to the hospital ward in search of that part of me I felt I had lost. I met Sabrina there; she was battling against the same illness I had and together we decided to follow her battle, our battle, in search of that moment when you stop being a patient and become a human being once again…” Lucio Viglierchio (Torino, 1980) si occupa di montaggio, postproduzione e riprese video. Ha montato vari documentari per l’associazione MenteLocale (tra cui Le troixieme charge, vincitore di Piemonte Movie 2009), installazioni per mostre d’arte (Peggy Guggenheim Collection, Macro, Fondazione Roma), spot commerciali e istituzionali. Ha curato la regia e il montaggio della miniserie Gli amici di Oskar, prodotto dall’associazione RTAmovie, e del cortometraggio Kleidokratoras Il signore delle chiavi, diretto con Mauro De Fazio e presentato al Torino Film Festival 2013, nella sezione Spazio Torino. Luce Mia è il suo primo lungometraggio. Lucio Viglierchio (Turin, Italy, 1980) does editing, post-production and video shooting. He has edited various documentaries for the association MenteLocale (including Le troixieme charge, which won at the 2009 Piemonte Movie), installations for art exhibits (Peggy Guggenheim Collection, MACRO, Fondazione Roma) and commercial and institutional advertisements. He has curated the directing and editing of the miniseries Oskar’s Friends, produced by the association RTAmovie, and the short Kleidokratoras - The Lord of the Keys, which he directed with Mauro De Fazio and presented at the 2013 Torino Film Festival in the Spazio Torino section. Luce Mia is his first feature film. filmografia/filmography Kleidokratoras - Il signore delle chiavi (coregia/codirector Mauro De Fazio, cm, 2013), Luce Mia (doc., 2015). 47 SOMMARIO F E S TA M O B I L E F E S TA M O B I L E alfonso gomez-rejon ME AND EARL AND THE DYING GIRL Usa, 2015, HD, 105’, col. QUEL FANTASTICO PEGGIOR ANNO DELLA MIA VITA regia/director Alfonso Gomez-Rejon soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay dal romanzo Me and Earl and the Dying Girl di/from the novel of the same title by Jesse Andrews fotografia/cinematography Chung-Hoon Chung montaggio/film editing David Trachtenberg scenografia/ production design Gerald Sullivan costumi/costume design Jennifer Eve musica/music Brian Eno, Nico Muhly, Randall Poster interpreti e personaggi/ cast and characters Thomas Mann (Greg), R.J. Cyler (Earl), Olivia Cooke (Rachel), Nick Offerman, Connie Britton (la mamma di Greg/Greg’s mum), Molly Shannon (la mamma di Rachel/Rachel’s mum) produttori/producers Steven Rales, Dan Fogelman, Jeremy Dawson produzione/production Rhode Island Ave. Productions coproduttori/coproducers Michael Sledd, Jeff Sommerville distribuzione/distribution 20 Century Fox Italy TH ** contatti/contacts 20 Century Fox Italy Paolo Penza TH [email protected] www.20thfox.it 48 SOMMARIO Greg ha una strategia: fare il possibile per non farsi notare e lasciar passare in sordina gli anni del liceo. Greg ha un alleato: Earl, con il quale passa il tempo facendo parodie dei classici del cinema ed evitando ogni contatto con i compagni e qualsiasi esemplare di adolescente. Tutto sembra filare liscio fino all’intervento della madre di Greg, che gli intima di diventare amico di Rachel, una ragazza della sua classe alla quale hanno appena diagnosticato il cancro. «La sceneggiatura era divertente in modo nuovo e imprevedibile, e anche fresco e onesto. All’inizio mi ha ricordato quei meravigliosi film di John Hughes degli anni Ottanta con i quali sono cresciuto: ma andando avanti, delicatamente, ha preso una piega inaspettata, e ha finito per diventare qualcosa di più dello script di una commedia. Avevo da poco perso mio padre, e sentivo che se fossi riuscito a fare questo film sarebbe stato un modo per parlare delle mie perdite personali e, grazie all’ironia, per trasformarle». ** Greg has a strategy: do everything to possible to be invisible and let his high school years slip by. Greg has an ally: Earl. The two spend their time making parodies of film classics and avoiding all contact with schoolmates and any form of adolescent. Everything seems to be going smoothly until Greg’s mother steps in and orders him to make friends with Rachel, a girl in his class who has just been diagnosed with cancer. “The script was funny in an unusual and unpredictable way, as well as refreshingly honest. At first, it reminded me of the wonderful John Hughes movies I grew up on, but then it very gently took an unexpected turn and became so much more than just a comedy. I had just lost my father and I felt that if I could make this film, it would be a way for me to express my own personal losses and transform them through humor.” F E S TA M O B I L E Alfonso Gomez-Rejon (Laredo, Texas, Usa) si è laureato in belle arti alla New York University e ha poi ottenuto un master all’American Film Institute. Ha iniziato la sua carriera nel cinema come assistente personale di Martin Scorsese, Nora Ephron, Robert De Niro e Alejandro González Iñárritu e come regista della seconda unità e aiuto regista per produzioni come Babel (2006), Julie & Julia (2009), Argo (2010) e altre. Ha inoltre diretto diversi episodi di serie come Glee e American Horror Story, prima di debuttare nella regia cinematografica con The Town That Dreaded Sundown (2014), sorta di sequel di La città che aveva paura (Charles B. Pierce, 1976). Alfonso Gomez-Rejon (Laredo, TX, USA) received his Bachelor of Fine Arts from New York University and his Master of Fine Arts from the American Film Institute. He began his career as a personal assistant to Martin Scorsese, Nora Ephron, Robert De Niro and Alejandro González Iñárritu, and as second unit director or assistant director for film such as Babel (2006), Julie & Julia (2009), Argo (2010) and others. He directed several episodes of Glee and American Horror Story. His feature directing debut last year, The Town that Dreaded Sundown, a kind of sequel of 1976 Charles B. Pierce’s production. filmografia/filmography Glee (tv, ep. Laryngitis, Grilled Cheesus, A Very Glee Christmas, 2010; Born This Way, Asian F, 2011; Michael, Britney 2.0, The Break-Up, 2012), American Horror Story (tv, ep. Birth, Home Invasion, 2011; I Am Anne Frank: Part 2, 2012; The Sacred Taking, The Replacements, Bitchcraft, Madness Ends, 2013; Spilt Milk Massacres and Matinees, The Seven Wonders, Go to Hell, The Magical Delights of Stevie Nicks, 2014), The Carrie Diaries (tv, ep. Lie with Me, 2013), Red Band Society (tv, ep. Pilot, 2014), The Town that Dreaded Sundown (2014), Me and Earl and the Dying Girl (Quel fantastico peggior anno della mia vita, 2015). F E S TA M O B I L E miguel gomes AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 1, O INQUIETO Portogallo-Francia-Germania-Svizzera/ Portugal-France-Germany-Switzerland, 2015, 16mm-35mm, 125’, col. ARABIAN NIGHTS VOL. 1, THE RESTLESS ONE regia/director Miguel Gomes sceneggiatura/screenplay Miguel Gomes, Mariana Ricardo, Telmo Churro fotografia/cinematography Sayombhu Mukdeeprom, Lisa Persson, Mário Castanheira montaggio/film editing Telmo Churro, Pedro Filipe Marques, Miguel Gomes scenografia/ production design Bruno Duarte, Artur Pinheiro costumi/costume design Silvia Grabowski, Lucha D’Orey suono/sound Vasco Pimentel interpreti e personaggi/ cast and character Miguel Gomes (il regista/director), Carloto Cotta (il traduttore/translator), Crista Alfaiate (Maria), Adriano Luz (Luís), Chico Chapas, Diogo Dória, Dinarte Branco (Lopes), Rogério Samora (il primo ministro/Premier), Maria Rueff (il ministro del finanze/ministry of Finance) produzione/production O Som e a Fúria, Shellac Sud, Komplizen Film, Box Productions distribuzione/distribution Milano Film Network ** contatti/contacts Milano Film Network Sara Maestro, Lara Casirati [email protected] www.milanofilmnetwork.it 49 SOMMARIO Nel 2013 un regista si reca nel Nord del Portogallo per documentare la chiusura del grande cantiere navale di Viana do Castelo. Quella stessa zona è flagellata da una malattia delle api che mette a rischio la produzione di miele. Resosi conto dell’impotenza del cinema di fronte alla realtà, il regista fugge dal set e viene catturato dalla sua troupe. Per aver salva la vita, non gli resta che affidarsi alla narrazione e introdurre la figura di Sherazade. Da qui nasceranno diversi racconti che danno voce alla crisi economica e sociale del Portogallo, sulla base di alcune storie delle Mille e una notte. «L’umorismo è un filtro necessario. […] L’umorismo è molto importante quando si affrontano argomenti drammatici come le realtà descritte nel film. La società portoghese sta attraversando un periodo duro e per me sarebbe risultato molto facile attuare una sorta di ricatto emotivo con lo spettatore. In questo senso l’umorismo è una barriera che si può erigere per proteggere chi guarda il film dai sentimenti dolorosi che contiene». ** In 2013, a director goes to northern Portugal to film the closing of the big Viana do Castelo shipyard. At that same time, the area is under the scourge of a bee disease which is putting the honey production at risk. Realizing cinema’s impotence in the face of reality, the director flees from the set and is captured by his crew. In order to save his life, all he can do is entrust himself to narration and introduce the figure of Scheherazade. The various tales which narrate the economic and social crisis of Portugal are thus based on a number of stories from One Thousand and One Nights. “Humor is a filter that you need. […] Humor is very important when you’re dealing with dramatic things, like the kind of reality in this film. It’s very hard in Portuguese society nowadays, and it’s easy to do emotional blackmail with the viewer. Humor is always the filter you can put that will protect the viewer from the dramatic feelings that come out of the film.” F E S TA M O B I L E Miguel Gomes (Lisbona, Portogallo, 1972) ha lavorato come critico cinematografico dal 1996 al 2000, scrivendo per il quotidiano «Público». Nel 1999 ha diretto il suo primo cortometraggio, Entretanto, presentato al Torino Film Festival, come i successivi Cântico das Criaturas (2006) e il lungometraggio Tabu (2012). Nello stesso anno il Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa nella sezione Onde. Gomes ha esordito nel lungo con A Cara que Mereces (2004), a cui sono seguiti Aquele Querido Mês de Agosto (2008), presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e per l’appunto Tabu (2012), vincitore dell’Alfred Bauer Award e del premio Fipresci alla Berlinale. Nel 2013 ha partecipato alla Mostra di Venezia con il cortometraggio Redemption. Miguel Gomes (Lisbon, Portugal, 1972) worked as a film critic from 1996 to 2000, writing for the daily “Público.” In 1999, he directed his first short, Entretanto, which was presented at the Torino Film Festival, as was his next short, Cântico das Criaturas (2006) and the feature-length Tabu (2012). That same year, the Festival dedicated a complete retrospective to his opus in the section Onde. Gomes debuted in feature films with A Cara que Mereces (2004), which was followed by Aquele Querido Mês de Agosto (2008), presented at the Quinzaine des réalisateurs in Cannes, and Tabu (2012), which won the Alfred Bauer Award and the FIPRESCI Award at the Berlin Film Festival. In 2013, he participated at the Venice Film Festival with the short Redemption. filmografia/filmography Entretanto (cm, 1999), Inventário de Natal (cm, 2000), 31 (cm, 2001), Kalkitos (cm, 2002) Pre-Evolution Soccer’s One Minute After a Golden Goal in the Master League (cm, 2003), A Cara que Mereces (2004), Cântico das Criaturas (cm, 2006), Aquele Querido Mês de Agosto (2008), Tabu (2012), Redemption (cm, 2013), As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto; Volume 2, o Desolado; Volume 3, o Encantado (2015). F E S TA M O B I L E miguel gomes AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 2, O DESOLADO Portogallo-Francia-Germania-Svizzera/ Portugal-France-Germany-Switzerland, 2015, 16mm-35mm, 131’, col. ARABIAN NIGHTS VOL. 2, THE DESOLATE ONE regia/director Miguel Gomes sceneggiatura/screenplay Miguel Gomes, Mariana Ricardo, Telmo Churro fotografia/cinematography Sayombhu Mukdeeprom, Lisa Persson, Mário Castanheira montaggio/film editing Telmo Churro, Pedro Filipe Marques, Miguel Gomes scenografia/ production design Bruno Duarte, Artur Pinheiro costumi/costume design Silvia Grabowski, Lucha D’Orey suono/sound Vasco Pimentel interpreti e personaggi/ cast and character Teresa Madruga (Luísa), Crista Alfaiate (la mucca/cow), João Pedro Bénard (Humberto), Margarida Carpinteiro (Mãe-Glória), Chico Chapas (Simão Sem Tripas), Carloto Cotta (Careto), Luísa Cruz (Juíza), Joana de Verona (Vânia), Eduardo Frazão, Jing Jing Guo, Pedro Inês, Lucky, Dixie, Adriano Luz produzione/production O Som e a Fúria, Shellac Sud, Komplizen Film, Box Productions distribuzione/distribution Milano Film Network ** contatti/contacts Milano Film Network Sara Maestro, Lara Casirati [email protected] www.milanofilmnetwork.it 50 SOMMARIO Storie vere e di finzione, messinscene teatrali e tragedie della vita si susseguono per costruire una galleria di dolore e assurdità. Fra tutte le storie spicca la figura di un giudice, donna sensibile e sofferente, a cui non è rimasto altro che il pianto. «Non esiste un’unica angolazione da cui vedere le cose. Bisogna spostarsi e cambiare sempre. Questo è il motivo per cui, ad esempio, nella storia del cane Dixie ci sono situazioni molto drammatiche: una coppia si suicida, alcune persone chiedono la carità per mangiare. Ma c’è anche un altro punto di vista, quello di un cane che dovrebbe essere in un film di Walt Disney ma si trova nel Paese e nel film sbagliati. Eppure lui è felice! Ritengo che la seconda parte della trilogia sia la più cupa, la più disperata delle tre. L’unico personaggio felice è il cane, perché non capisce quello che succede: tutti si sono suicidati ma lui non lo sa. Lui vuole solo mangiare e giocare. Bisogna mostrare anche questo punto di vista. Nel farlo ho seguito il maestro Renoir, che diceva che bisogna riportare tutti i punti di vista dei personaggi». ** True stories and fiction, theatrical mise-en-scène and the tragedies of life alternate to construct a gallery of pain and the absurd. The figure of a judge stands out, a sensitive and suffering woman who has nothing left but her tears. “There is not only one good angle to see things. You have to shift and to change. This is why for instance in the story of Dixie the dog I have very dramatic situations: a couple commit suicide, people have to ask for charity in order to eat. But you also have another point-of-view: a dog that should be in a Walt Disney film, but he’s in the wrong country and the wrong film. He’s kind of happy! I think the second volume is the most dark and desperate of the three. The only character that is happy is a dog because he is not aware of things: everyone is committing suicide, and he doesn’t know about that. He’s just trying to eat and to play with people. I think you also have to have this point of view. I follow the master, Jean Renoir, who said you have to have all points of view of the characters.” F E S TA M O B I L E Miguel Gomes (Lisbona, Portogallo, 1972) ha lavorato come critico cinematografico dal 1996 al 2000, scrivendo per il quotidiano «Público». Nel 1999 ha diretto il suo primo cortometraggio, Entretanto, presentato al Torino Film Festival, come i successivi Cântico das Criaturas (2006) e il lungometraggio Tabu (2012). Nello stesso anno il Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa nella sezione Onde. Gomes ha esordito nel lungo con A Cara que Mereces (2004), a cui sono seguiti Aquele Querido Mês de Agosto (2008), presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e per l’appunto Tabu (2012), vincitore dell’Alfred Bauer Award e del premio Fipresci alla Berlinale. Nel 2013 ha partecipato alla Mostra di Venezia con il cortometraggio Redemption. Miguel Gomes (Lisbon, Portugal, 1972) worked as a film critic from 1996 to 2000, writing for the daily “Público.” In 1999, he directed his first short, Entretanto, which was presented at the Torino Film Festival, as was his next short, Cântico das Criaturas (2006) and the feature-length Tabu (2012). That same year, the Festival dedicated a complete retrospective to his opus in the section Onde. Gomes debuted in feature films with A Cara que Mereces (2004), which was followed by Aquele Querido Mês de Agosto (2008), presented at the Quinzaine des réalisateurs in Cannes, and Tabu (2012), which won the Alfred Bauer Award and the FIPRESCI Award at the Berlin Film Festival. In 2013, he participated at the Venice Film Festival with the short Redemption. filmografia/filmography Entretanto (cm, 1999), Inventário de Natal (cm, 2000), 31 (cm, 2001), Kalkitos (cm, 2002) Pre-Evolution Soccer’s One Minute After a Golden Goal in the Master League (cm, 2003), A Cara que Mereces (2004), Cântico das Criaturas (cm, 2006), Aquele Querido Mês de Agosto (2008), Tabu (2012), Redemption (cm, 2013), As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto; Volume 2, o Desolado; Volume 3, o Encantado (2015). F E S TA M O B I L E miguel gomes AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 3, O ENCANTADO Portogallo-Francia-Germania-Svizzera/ Portugal-France-Germany-Switzerland, 2015, 16mm-35mm, 126’, col. ARABIAN NIGHTS VOL. 3, THE ENCHANTED ONE regia/director Miguel Gomes sceneggiatura/screenplay Miguel Gomes, Mariana Ricardo, Telmo Churro fotografia/ cinematography Sayombhu Mukdeeprom, Lisa Persson, Mário Castanheira montaggio/film editing Telmo Churro, Pedro Filipe Marques, Miguel Gomes scenografia/ production design Bruno Duarte, Artur Pinheiro costumi/costume design Silvia Grabowski, Lucha D’Orey suono/sound Vasco Pimentel interpreti e personaggi/ cast and character Carloto Cotta, Crista Alfaiate (Sherazade/Scheherazade), Bernardo Alves (Alves), Chico Chapas, Jing Jing Guo (Ling), Américo Silva (il gran visir/Grand Vizier), Louison Tresalle, Gonçalo Waddington (Gonçalo) produzione/production O Som e a Fúria, Shellac Sud, Komplizen Film, Box Productions distribuzione/distribution Milano Film Network ** contatti/contacts Milano Film Network Sara Maestro, Lara Casirati [email protected] www.milanofilmnetwork.it 51 SOMMARIO Smarrita e in crisi, Sherazade sente che la sua capacità di raccontare storie è in dubbio. Fugge allora dalla condizione di regina prigioniera e viaggia per il Portogallo. Un ultimo racconto, però, la attende. E una città, Lisbona, con la sua periferia, che cerca forme nuove di sopravvivenza e resistenza alla povertà. «Non avevamo idea della forma da dare al film! Avevamo una versione di nove ore in cui la parte dedicata ai fringuelli era di due ore e quaranta… Pensavo che Sherazade avrebbe dovuto attraversare una crisi e il film finire con lei in scena per la prima volta. Ma poi mi sono detto che, no, lei avrebbe dovuto continuare e che la parte sui fringuelli dovesse essere l’unica storia che poteva raccontare. Nel terzo episodio si assiste a una crisi nella narrazione: inizia come una commedia musicale senza struttura narrativa e prosegue con la storia di un gruppo di costruttori di trappole per uccelli a Lisbona, la mia città. Ho pensato che fosse questo il modo giusto di chiudere il film: un elemento realistico e al tempo stesso surreale». ** Lost and distressed, Scheherazade feels that her ability to tell stories is in doubt. She runs away from her condition as a prisoner queen and travels far and wide through Portugal. But one last story awaits her. And a city, Lisbon, with its suburbs which are searching for new ways to survive and resist poverty. “We didn’t know what the film was supposed to be! We had this nine-hour version, where the section of the finches was 2h 40… I thought that Scheherazade should have her own crisis, and the film should end with her in action for the first time. And then I thought, no, she had to continue, and the tale of the chaffinches is the only story she can tell. In the third volume you have a crisis of telling stories. It starts like a musical comedy without a narrative, and then it continues with the story about this group of bird-trappers in Lisbon, my city. I thought this was the way to finish the film, with the something realistic, but also at the same time the most surreal.” F E S TA M O B I L E Miguel Gomes (Lisbona, Portogallo, 1972) ha lavorato come critico cinematografico dal 1996 al 2000, scrivendo per il quotidiano «Público». Nel 1999 ha diretto il suo primo cortometraggio, Entretanto, presentato al Torino Film Festival, come i successivi Cântico das Criaturas (2006) e il lungometraggio Tabu (2012). Nello stesso anno il Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa nella sezione Onde. Gomes ha esordito nel lungo con A Cara que Mereces (2004), a cui sono seguiti Aquele Querido Mês de Agosto (2008), presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e per l’appunto Tabu (2012), vincitore dell’Alfred Bauer Award e del premio Fipresci alla Berlinale. Nel 2013 ha partecipato alla Mostra di Venezia con il cortometraggio Redemption. Miguel Gomes (Lisbon, Portugal, 1972) worked as a film critic from 1996 to 2000, writing for the daily “Público.” In 1999, he directed his first short, Entretanto, which was presented at the Torino Film Festival, as was his next short, Cântico das Criaturas (2006) and the feature-length Tabu (2012). That same year, the Festival dedicated a complete retrospective to his opus in the section Onde. Gomes debuted in feature films with A Cara que Mereces (2004), which was followed by Aquele Querido Mês de Agosto (2008), presented at the Quinzaine des réalisateurs in Cannes, and Tabu (2012), which won the Alfred Bauer Award and the FIPRESCI Award at the Berlin Film Festival. In 2013, he participated at the Venice Film Festival with the short Redemption. filmografia/filmography Entretanto (cm, 1999), Inventário de Natal (cm, 2000), 31 (cm, 2001), Kalkitos (cm, 2002) Pre-Evolution Soccer’s One Minute After a Golden Goal in the Master League (cm, 2003), A Cara que Mereces (2004), Cântico das Criaturas (cm, 2006), Aquele Querido Mês de Agosto (2008), Tabu (2012), Redemption (cm, 2013), As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto; Volume 2, o Desolado; Volume 3, o Encantado (2015). F E S TA M O B I L E sebastián silva NASTY BABY Usa, 2015, HD, 100’, col. NASTY BABY regia, sceneggiatura/ director, screenplay Sebastián Silva fotografia/cinematography Sergio Armstrong montaggio/film editing Sofía Subercaseaux scenografia/ production design Nico Arze costumi/costume design Mark Grattan interpreti e personaggi/ cast and characters Sebastián Silva (Freddy), Tunde Adebimpe (Mo), Kristen Wiig (Polly), Reg E. Cathey (il Vescovo/the Bishop), Agustin Silva (Chino), Alia Shawkat (Wendy), Anthony Chisolm (il padre di/father of Mo), Lillias White (Cecilia), Neal Huf (il proprietario della galleria/gallery owner), Mark Margolis (Richard) produttori/producers Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín, Charlie Dibe, David Hinojosa, Julia Oh produzione/production Versatile, Fabula coproduzione/coproduction Funny Balloons ** contatti/contacts Versatile Alexandre Moreau [email protected] www.versatile-films.com Freddy e Mo sono una coppia gay di Brooklyn. Stanno cercando di avere un bambino con l’aiuto della loro migliore amica Polly. A turbare i loro sogni di genitori bohémien, un vicino di casa indesiderato, un vagabondo che si fa chiamare il Vescovo e che si comporta da vero e proprio outsider in un quartiere divenuto ricco e alla moda. Fino a dove Freddy e Mo saranno disposti a spingersi per tutelare la loro felicità? «Brooklyn è stata definita la “nuova Manhattan”. Ma la gentrification che ne caratterizza lo stile di vita sta eliminando interi quartieri popolari, che ignoriamo quanto siano duri e miseri. […] In Nasty Baby ho immaginato un vicino di casa che non c’entra nulla con la vita perfetta del trio protagonista: questa idea ha gettato le basi per una storia drammatica e dalle forti connotazioni morali. Tre amici che condividono uno stesso obiettivo (un bambino) e un nemico comune, il Vescovo. Mi interessava capire quale sarebbe stato il giudizio nei confronti di una persona indesiderata, di cui ci si vuole liberare in un quartiere sempre più cool». ** Freddy and Mo are a gay couple from Brooklyn; they are trying to have a baby with the help of their best friend Polly. The dreams of the would-be bohemian parents are disturbed by an unwanted neighbor, a vagabond who calls himself the Bishop and behaves like a real outsider in a neighborhood that has become rich and fashionable. How far are Freddy and Mo willing to go to safeguard their happiness? “People are calling Brooklyn the ‘new Manhattan.’ But this gentrified lifestyle is stamping out humble neighborhoods, and we’re ignoring a harder, poorer existence. […] For Nasty Baby, I imagined a neighborhood man who doesn’t fit into the trio’s perfect lifestyle. This planted the seed for a dramatic, moral story: three friends sharing a common goal – a baby – and a common enemy, the Bishop. What would our judgment be toward getting rid of an ‘unwanted’ person in a neighborhood that’s getting fancier and fancier?” 52 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Sebastián Silva (Santiago, Cile, 1979), dopo aver studiato cinema in patria, si è trasferito in Canada per specializzarsi in animazione. Dopo alcune esposizioni, si è spostato a Hollywood per un breve e infruttuoso periodo, durante il quale ha anche suonato in alcuni gruppi rock. Nel 2007 ha esordito nel lungometraggio con La vida me mata, prodotto come il resto della sua filmografia dalla Fabula dei fratelli Juan de Dios e Pablo Larraín, a cui sono seguiti, fra gli altri: Affetti & dispetti (2009), gran premio della giuria al Sundance e in competizione al Torino Film Festival, e il dittico Crystal Fairy & the Magical Cactus (2013) e Magic Magic (2013), entrambi interpretati da Michael Cera: con il primo ha vinto il premio per la miglior regia al Sundance, mentre con il secondo, interpretato anche da Juno Temple, ha partecipato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes. Sebastián Silva (Santiago, Chile, 1979), after studying film in Chile, moved to Canada to specialize in animation. After a few exhibitions he moved to Hollywood for a short, fruitless period, during which he also played in a few rock bands. In 2007, he debuted in feature length films with La vida me mata, produced – like the rest of his filmography – by the company Fabula, owned by the brothers Juan de Dios and Pablo Larraín. It was followed by other movies, including The Maid (2009), Grand Jury Prize at Sundance and in competition at the Torino Film Festival; and the diptych Crystal Fairy & the Magical Cactus (2013) and Magic Magic (2013), both starring Michael Cera. With the first film he won the Directing Award at Sundance, while the second, which also stars Juno Temple, participated at the Quinzaine des réalisateurs at Cannes. filmografia/filmography La vida me mata (2007), La nana (Affetti & dispetti, 2009), Gatos viejos (Old Cats, 2010), The Boring Life of Jacqueline (10 ep., serie tv/tv series, 2012), Crystal Fairy & the Magical Cactus (2013), Magic Magic (2013), Nasty Baby (2015). F E S TA M O B I L E hou hsiao-hsien NIE YINNIANG Taiwan, 2015, 35mm, 104’, col. THE ASSASSIN regia/director Hou Hsiao-Hsien sceneggiatura/screenplay Hou Hsiao-Hsien, Chu Tien-Wen, Hsieh HaiMeng, Zhong Acheng fotografia/cinematography Mark Lee Ping Bing montaggio/film editing Liao Ching-Sung, Huang Chih-Chia scenografia, costumi/ production design, costume design Hwarng Wern-Ying musica/music Lim Giong suono/sound Tu Duu-Chih interpreti e personaggi/ cast and characters Shu Qi (Nie Yinniang), Chang Chen (Tian Ji’an, il governatore di Weibo/governor of Weibo), Zhou Yun (Lady Tian), Tsumabuki Satoshi (il lavavetri/mirror polisher), Juan Ching-Tian (Xia Jing), Hsieh Hsin-ying (Huji), Sheu Fang-yi (la principessa/princess Jiacheng, la sacerdotessaprincipessa/the Princess-nun Jiaxin) produttori/producers Hou Hsiao-Hsien, Chen Yiqi, Lam Peter, Lin Kufn, Gou Tai-Chiang, Tung Tzu-Hsien distribuzione/distribution Movies Inspired ** contatti/contacts Movies Inspired Stefano Jacono [email protected] 53 SOMMARIO Nella Cina del nono secolo una ragazzina di dieci anni, Nie Yinniang, viene sottratta ai genitori e cresciuta per diventare un’assassina e combattere la corruzione e la crudeltà dilaganti fra le province dell’Impero. Tredici anni dopo, in seguito al fallimento di una missione, la punizione imposta dalla sua maestra di combattimento è ancor più dura della rigida disciplina a cui ha dovuto sottostare: Nie Yinniang dovrà fare ritorno nella sua terra natale e uccidere l’uomo a cui era stata promessa in sposa, il cugino di cui è ancora innamorata. «Ho conosciuto e amato i chuánqí (i racconti meravigliosi dell’opera cinese, ndr) della dinastia Tang quando ero al liceo e all’università e ho sognato a lungo di trarne dei film. The Assassin è ispirato a uno di questi, Nie Yinniang, da cui ho preso l’idea drammatica di base. La letteratura di quel periodo è piena di dettagli di vita quotidiana, e in tal senso potrebbe essere definita realista. Ma per il film mi serviva di più, quindi ho passato molto tempo a leggere racconti e storie per familiarizzare con il modo in cui la gente mangiava e si vestiva nel nono secolo. Sono stato attento ai più piccoli dettagli». ** In 9 century China, a ten-year-old girl named Nie Yinniang is taken away from her parents and raised to become an assassin to fight the spreading corruption and cruelty in the provinces of the Empire. Thirteen years later, after failing in a mission, the punishment inflicted on her by her combat instructor is even more harsh than the rigid discipline she had to undergo. Nie Yinniang will have to return to her home and kill the man she was supposed to marry, a cousin she is still in love with. TH “I’ve known and loved the Tang Dynasty chuanqi since my high school and college days, and I’ve long dreamed of filming them. The Assassin is directly inspired by one of them, titled Nie Yinniang. You could say that I took the basic dramatic idea from it. The literature of the period is shot through with details of everyday life; you could call it ‘realist’ in that sense. But I needed more than that for the film, so I spent a long time reading accounts and histories of that period to familiarise myself with the ways people ate, dressed and so on. I was attentive to the smallest details.” F E S TA M O B I L E Hou Hsiao-Hsien (Cina, 1947), nato in Cina ma trasferitosi a Taiwan, dopo aver studiato alla Taiwan National University of Arts, ha lavorato come assistente alla regia, per poi esordire nella regia nel 1980 con Cute Girl ed essere consacrato da I ragazzi di Feng Kuei (1983). Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti dal suo cinema, il premio Fipresci della Berlinale per il capolavoro Tempo di vivere, tempo di morire (1985), il Leone d’oro alla Mostra di Venezia per Città dolente (1989) e il premio della giuria a Cannes per Il maestro burattinaio (1993). Hou ha fatto ritorno a Cannes in diverse occasioni, ricevendo il gran premio della giuria per Millenium Mambo (2001) e il premio per la miglior regia proprio per The Assassin. Hou Hsiao-Hsien (China, 1947) was born in China but moved to Taiwan. After studying at Taiwan National University of Arts, he worked as an assistant director, debuted in directing in 1980 with Cute Girl and gained fame with All the Youthful Days (1983). He have won many awards, including the FIPRESCI Prize at the Berlin Film Festival for his masterpiece A Time to Live and a Time to Die (1985), the Golden Lion at the Venice Film Festival for A City of Sadness (1989) and the Jury Prize at Cannes for The Puppetmaster (1993). Hou has returned to Cannes several times, receiving the Grand Jury Prize for Millenium Mambo (2001) and the prize for Best Director for The Assassin. filmografia essenziale/ essential filmography Jiu shi liu liu de ta (Cute Girl, 1980), Feng er ti ta cai (Blind of Love, 1981), Zai na hepan qingcao qing (The Green, Green Grass of Home, 1983), Fenggui lai de ren (I ragazzi di Feng Kuei, 1983), Tong nian wang shi (Tempo di vivere, tempo di morire, 1985), Lianlian Fengchen (Dust in the Wind, 1986), Beqing chengshi (Città dolente, 1989), Hsimeng Rensheng (Il maestro burattinaio, 1993), Hao nan, hao nü (Good Men, Good Women, 1995), Nanguo zaijan, nanguo (Goodbye South, Goodbye, 1996), Hai shang hua (Flowers of Shanghai, 1998), Qianxi Mambo (Millennium Mambo, 2001), Kôhî jikô (Café Lumière, 2003), Zui hao de shi guang (Three Times, 2005), Le voyage du ballon rouge (2007), À chacun son cinéma (ep. The Electric Princess House, cm, 2007), Nie Yinniang (The Assassin, 2015). F E S TA M O B I L E antonietta de lillo OGGI INSIEME DOMANI ANCHE Italia/Italy, 2015, HD, 88’, col. TOGETHER TODAY TOMORROW TOO a cura di/edited by Antonietta De Lillo regia/directors Antonio Aragona, Yuki Bagnardi, Gabriele Camelo, Loredana Conte, Marta Corradi, Antonietta De Lillo, Maria Di Razza, Nunzia Esposito, Agostino Ferrente, Federica Iacobelli, Teresa Iaropoli, Ilaria Jovine, Fabiomassimo Lozzi, Pasquale Marino, Paolo Marzoni, Tebana Masoni, Aglaia Mora, Elena Morando, Luca Musella, Bartolomeo Pampaloni, Margherita Pescetti, Cristina Pignalosa, Giovanni Piperno, Marco Simon Puccioni, Helena Rizzo, Fabiana Sargentini, Greta Scicchitano, Alessandro Tamburini, Erika Tasini, Ciro Zecca sceneggiatura/screenplay Antonietta De Lillo, Fabio Natale montaggio/film editing Pietro D’Onofrio produzione/production Marechiaro Film coproduzione/coproduction Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico ** contatti/contacts Marechiarofilm Alice Mariani [email protected] www.marechiarofilm.com 54 SOMMARIO Un mosaico di sguardi, volti e storie raccolti da numerosi autori in giro per l’Italia. Un film partecipato, ideato e curato da Antonietta De Lillo, che, attraverso frammenti di materiali diversi (documentari, inchieste, animazione, immagini di attualità e di repertorio), compone un ritratto dell’amore oggi, a quarant’anni dal referendum sul divorzio e dai Comizi di Pasolini. «Tra le varie mutazioni che il cinema ha subito con l’avvento del digitale c’è anche quella relativa al concetto di “originale”. Con il digitale non si parla più di originale ma di “file nativo”. Ebbene, la mia idea di progetto partecipato si estende fino alla possibilità che gli autori possano trovare una sponda per realizzare la loro narrazione, il loro film, e poi possano offrire le loro stesse immagini come parte del racconto del film partecipato. Il film partecipato è il fine ultimo del progetto, ma non l’unico. Immagino una bilancia dove da una parte si preserva l’autonomia e l’individualità di ogni singolo racconto e dall’altra si costruisce una narrazione nuova, collettiva e insieme unitaria». ** A mosaic of gazes, faces, stories gathered from numerous authors around Italy. A participatory film created and edited by Antonietta De Lillo who, through fragments of various types (documentaries, investigations, animation, images of current events and archival material), composes a portrait of love today, forty years after the referendum on divorce and Pasolini’s Comizi. “One of the changes which cinema has undergone with the advent of digital technology regards the concept of ‘original.’ Thanks to digital film, we don’t talk about original anymore but about ‘native files.’ Well, my idea of a participatory project extends all the way to the possibility that authors can find a shore to create their narration, their film, and then offer their own images as part of the participatory film’s story. The participatory film is the ultimate goal of the project, but it’s not the only one. I imagine a scale, with the autonomy and the individuality of every single story on one side and a new narration, collective and also unitary, constructed on the other.” F E S TA M O B I L E Antonietta De Lillo (Napoli, 1960) inizia a lavorare come fotoreporter per poi dirigere nel 1985, con Giorgio Magliulo, Una casa in bilico, Nastro d’argento come migliore opera prima. Tra il 1992 e il 1999 realizza diversi documentari e videoritratti, tra cui Ogni sedia ha il suo rumore, dedicato ad Alda Merini. Con Racconti di Vittoria (1995) ottiene il premio Fedic e quello del Sindacato critici cinematografici a Venezia, mentre con Non è giusto partecipa al Festival di Locarno. Il resto di niente (2004), presentato a Venezia, vince tre David di Donatello e il premio Flaiano per la sceneggiatura. Nel 2007 fonda la casa di produzione e distribuzione Marechiarofilm, con cui firma La pazza della porta accanto e Let’s Go, presentati al Torino Film Festival nel 2013 e nel 2014. Antonietta De Lillo (Naples, Italy, 1960) began working as a photo reporter and then, in 1985, directed with Giorgio Magliulo Una casa in bilico, Silver Ribbon as Best First Film. Between 1992 and 1999 she made various documentaries and video portraits, including Ogni sedia ha il suo rumore, dedicated to Alda Merini. Her film Racconti di Vittoria (1995) received the FEDIC Award and the Film Critic Union’s Award in Venice, while Non è giusto participated at the Locarno Film Festival. Il resto di niente (2004), presented in Venice, won three David di Donatellos and the Flaiano Award for Best Screenplay. In 2007 she founded the production and distribution company Marechiarofilm, with which she made La pazza della porta accanto and Let’s Go, both presented at the Torino Film Festival, in 2013 and 2014. filmografia essenziale/ essential filmography Angelo Novi fotografo di scena (doc., 1992), Promessi sposi (doc., 1993), Ogni sedia ha il suo rumore (doc., 1995), Viento ‘e Terra (1996), Il faro (2000), Non è giusto (2001), Pianeta Tonino (2002), Il resto di niente (2004), Il pranzo di Natale (2011), La pazza della porta accanto (mm, doc., 2013), Let’s Go (cm, doc., 2014), Oggi insieme domani anche (doc., 2015). F E S TA M O B I L E alain gagnol, jean-loup felicioli PHANTOM BOY Francia/France, 2015, HD, 84’, col., anim. PHANTOM BOY regia/directors Alain Gagnol, Jean-Loup Felicioli sceneggiatura/screenplay Alain Gagnol fotografia/cinematography Izu Troin montaggio/film editing Hervé Guichard scenografia/ production design Zoïa Trofimova, Emilie Mercier, Christel Guibert musica/music Serge Besset suono/sound Loïc Burkhardt voci/voices Édouard Baer (Alex, il poliziotto/the police officer), Lean-Pierre Marielle (il cattivo/bad guy), Audrey Tautou (Mary, la giornalista/ the journalist), Jackie Berroyer (l’informatore/ informer) produttori/producers Jacques-Rémy Girerd, Annemie Degryse produzione/productions Folimage, Lunanime, France 3 Cinéma, Rhône-Alpes Cinéma distribuzione/distribution PFAFilms ** contatti/contacts PFAFilms Pier Francesco Aiello [email protected] www.pfafilms.com 55 SOMMARIO Mentre sta compiendo delle indagini, il poliziotto Alex viene ferito da un misterioso personaggio con il volto sfigurato. Bloccato in ospedale, incontra Léo, un paziente di undici anni con la straordinaria capacità di lasciare il proprio corpo. Il ragazzo può volare e passare attraverso i muri come un fantasma, invisibile a tutti. «Il nostro film precedente, Un gatto a Parigi, era immerso in un ambiente noir, con lontane melodie jazz che arrivavano attraverso i tetti di Parigi. Questo, invece, lascia Parigi per arrivare a New York e ai grattacieli dello skyline di Manhattan. Phantom Boy è una detective story fantasy indirizzata al pubblico più giovane. I due generi, la detective story e il fantasy, non sono spesso associati nei film di animazione, ma la loro combinazione offre un ventaglio di opportunità sia in termini di sceneggiatura, sia di ambientazione. A questa insolita e volatile miscela, si aggiunge un tocco di magia da supereroe». ** While pursuing an investigation police officer Alex is injured by a mysterious character with a disfigured face. Stuck in hospital, he meets Léo, an eleven-year-old patient who has the extraordinary ability to leave his body at will. The boy can fly and pass through walls like a phantom, invisible to all. “Our latest movie, Une vie de chat, was steeped in a film noir ambiance with the distant sound of jazz coming across the rooftops of Paris. This latest film moves on from Paris to New York and the skyscrapers of the Manhattan skyline. Phantom Boy is a fantasy detective movie aimed at young audiences. Detective and fantasy stories are rarely combined in animated films. But the combination of these two genres offers a wealth of possibilities, both in terms of the scenario and the setting. Added to this unusual, volatile mix is a touch of superhero magic.” F E S TA M O B I L E Alain Gagnol (Roanne, Francia, 1967) ha studiato animazione, illustrazione e fumetto alla scuola Émile Cohl di Lione, prima di lavorare presso lo studio di animazione Folimage. È anche autore di romanzi gialli, presso editori come Gallimard, Cherche Midi e Le Passeur. Jean-Loup Felicioli (Albertville, Francia, 1960), dopo gli studi presso gli istituti d’arte di Annecy, Strasburgo, Perpignan e Valencia, ha lavorato come animatore per lo studio Folimage. Dal 1996 ha prodotto cortometraggi insieme con Gagnol, tra cui Les tragédies minuscules, serie di dieci episodi per Canal+ e Arte. Nel 2010, i due hanno realizzato il loro primo lungometraggio, Un gatto a Parigi, selezionato alla Berlinale e poi nominato agli Oscar nel 2012. Alain Gagnol (Roanne, France, 1967) studied animation, illustration and strip cartoons at the École Émile Cohl in Lyon, before working as an animator for French animation studio Folimage. He also writes detective stories published by Gallimard, Cherche Midi and Le Passeur. Jean-Loup Felicioli (Albertville, France, 1960), after studying at the schools of fine arts in Annecy, Strasbourg, Perpignan and Valence, was hired by the Folimage animation studio as an animator. Starting in 1996, he began to produce short films with Gagnol, including Tiny Tragedies, a ten-episode series for French TV channels Canal+ and Arte. Une vie de chat, their first feature-length film, was released in 2010. The film was selected at the Berlinale, before moving to Hollywood where it has been nominated at the Oscars in 2012. filmografia/filmography Jean-Loup Felicioli: Sculptures (cm, anim., 1989), Le wall (cm, anim., 1991). Alain Gagnol, Jean-Loup Felicioli: L’egoïste (cm, anim., 1995), Le nez à la fenêtre (cm, anim., 2001), Le couloir (cm, anim., 2005), Mauvais temps (cm, anim., 2006), Les tragédies minuscules (10 ep., serie tv/tv series, cm, anim., 2010), Une vie de chat (Un gatto a Parigi, anim., 2010), Phantom Boy (anim., 2015). F E S TA M O B I L E aleksej german jr. POD ELECTRICHESKIMI OBLAKAMI Russia-Ucraina-Polonia/Russia-Ukraine-Poland, 2015, HD, 130’, col. UNDER ELECTRIC CLOUDS regia, sceneggiatura/ director, screenplay Aleksej German Jr. fotografia/cinematography Evgenij Privin, Sergej Mikhalchuk montaggio/film editing Sergej Ivanov scenografia, costumi/ production design, costume design Elena Okopnaija musica/music Andrej Surotdinov suono/sound Ivan Gusakov interpreti e personaggi/ cast and characters Louis Franck (Petr), Merab Ninidze (Nikolaij), Viktoriya Korotkova (Sasha), Chulpan Khamatova (Valya), Viktor Bugakov (Danya), Karim Pakachakov (Karim), Konstantin Zeliger (Marat), Anastasiya Melnikova (Irina), Piotr Gasowski (Dyadya Borya) produttori/producers Artem Vasiliev, Andrej Saveliev, Rushan Nasibulin, Sergej Antonov, Egor Olesov produzione/production Metrafilms coproduttori/coproducers Dariusz Jabłoński, Violetta Kamińska, Izabela Wójcik, Krzysztof Zanussi coproduzione/coproduction Apple Film Production, TOR Film Studio distribuzione/distribution Movies Inspired ** contatti/contacts Movies Inspired Stefano Jacono [email protected] 56 SOMMARIO Tornato dall’estero, Sasha visita il cantiere edile che ha ereditato con la sorella dopo la morte del padre. Nel frattempo, un operaio immigrato sta cercando i suoi colleghi; un architetto ha la fronte ricoperta di pelle rossa incandescente; e poi c’è una guida turistica che fu un eroe ai tempi della rivoluzione di Eltsin. Un giovane studente chiede: «Chi siamo? Chi sono io? Tutto è nel caos». Sette episodi raccontano la storia di un Paese. «Viviamo in grandi città, ma per qualche motivo facciamo finta che non esistano, separiamo parte della nostra vita dai connotati della realtà. A Mosca si incontrano situazioni particolari che rappresentano un certo tipo di vita, con i nightclub e le ragazze in abiti da sera luccicanti: una vita che si presta a un alto grado di estetizzazione, ma nessuno sembra averlo notato. [...] Una guerra globale si sta compiendo e continua a compiersi. Per me, però, il cinema non è un giornale o il portavoce della perestrojka. Questo film non è un concerto celebrativo, ma il tentativo di raccontare alcune cose importanti». ** After returning from abroad, Sasha visits the construction site he and his sister inherited after their father’s death. In the meantime, an immigrant worker is looking for his colleagues; an architect’s forehead is covered by bright red skin, and then there’s a tourist guide who was a hero at the time of Yeltsin’s revolution. A young student asks, “Who are we? Who am I? Everything is chaotic.” Seven episodes tell the story of a country. “We live in big cities but for some reason we pretend that they don’t exist. For some reason we isolate part of our lives from the connotations of reality. There are particular situations that exist as part of a certain kind of life in Moscow, with clubs and girls in sparkly evening dresses – this life lends itself to aestheticisation, but nobody has noticed this. […] A global war is happening and it will continue to happen. But for me, cinema is not a newspaper. It is not a mouthpiece of perestroika. This is not a concert on Police Day. For me, this is an attempt to tell you about some important things.” F E S TA M O B I L E Aleksej German Jr. (Mosca, Urss, 1976), figlio d’arte del grande regista russo Aleksej German, ha studiato all’Accademia di arte teatrale di San Pietroburgo (Spgati) e si è diplomato in regia all’Università statale di cinematografia di Mosca (Vgik). Prima di Under Electric Clouds, i suoi film sono stati presentati alla Mostra di Venezia: The Last Train ha vinto la menzione speciale nella sezione Nuovi territori nel 2003, Garpastum (2005) ha partecipato in concorso, mentre Paper Soldier (2008) ha vinto il Leone d’argento per la miglior regia e l’Osella per la migliore fotografia. Nel 2009 ha partecipato nuovamente alla Mostra, nella sezione Orizzonti, presentando l’episodio Kim nel film collettivo Crush. Aleksej German Jr. (Moscow, Russia, 1976), the son of the famous Russian director Alexey German, studied at the State Academy of Theatre Arts in Saint Petersburg (SPGATI), and earned his degree in filmmaking at the State University of Cinematography (VGIK) in Moscow. Before Under Electric Clouds, Venice has presented all of his films: The Last Train (2003) won the Special Mention in the Nuovi Territori section; Garpastum (2005) was selected in competition, and in 2008 Paper Soldier won the Silver Lion for Best Director and the Osella for Best Cinematography. In 2009 he participated in the Orizzonti section, with episode Kim in the anthology film Crush. filmografia/filmography Znamya (Banner, cm, 1998), Bolshoje Osenneje Pole (Big Autumn Field, 1999), Durachki (Fools, 2001), Posledniy poezd (The Last Train, 2003), Garpastum (2005), Bumaznyj soldat (Paper Soldier, 2008), Korotkoye Zamykanie (Crush, ep. Kim, 2009), From Tokyo (cm, 2011), Pod electricheskimi oblakami (Under Electric Clouds, 2015). F E S TA M O B I L E felice pesoli PRIMA CHE LA VITA CAMBI NOI Italia/Italy, 2015, HD, 80’, bn/bw-col. Felice Pesoli (Milano) negli anni Ottanta ha diretto la rivista «Video Magazine» e nel 1990 è stato tra i fondatori della rassegna Invideo. Produttore e autore di programmi televisivi, ha lavorato come responsabile del palinsesto dei canali Stream e Tele+. Negli ultimi anni ha lavorato soprattutto come autore di programmi televisivi, realizzando la regia di diversi documentari per il programma Rai La storia siamo noi. BEFORE LIFE CHANGES US regia/director Felice Pesoli con la partecipazione di/ with the participation of Matteo Guarnaccia fotografia/cinematography Maurizio Romanelli montaggio/film editing Fabrizia Vitaletti interpreti/cast Giorgio Cerquetti, Fabio Treves, Massimo Pirotta, Eugenio Finardi, Claudio Fucci, Andrea Majid Valcarenghi, Riccardo Bertoncelli, Emanuele Giordana, Claudio Rocchi, Gianni De Martino, Umberto Fiori, Silla Ferradini, Dinni Cesoni, Giulia Amici, Pietro Spica, Guido Daniele produttore/producer Ranuccio Sodi produzione/production Show Biz Visual Communications ** contatti/contacts Show Biz Ranuccio Sodi [email protected] www.showbiz.it Nel febbraio 1967 il prefetto di Milano scrive: «Hanno fatto la loro apparizione in modo sempre crescente i giovani, i cosiddetti “capelloni” […]. Il loro orientamento politico è in prevalenza anarchico libertario, altri si ispirano alla non violenza, all’obiezione di coscienza. Dichiarano di operare con il loro cervello contro tutte le forme di paternalismo borghese, rifiutano la famiglia con tutte le sue costrizioni e repressioni sessuali». Il film racconta la nascita della controcultura giovanile nel periodo precedente il Sessantotto: l’altra faccia del movimento – spesso dimenticata dalla narrazione storica – che rifiutava la violenza e che al marxismo preferiva la beat generation o il movimento hippy. «“Cambiamo la vita, prima che la vita cambi noi” è lo slogan coniato nei primi anni Settanta dalla rivista di controcultura “Re Nudo”; un modo per dire che per cambiare il mondo non è necessario aspettare il “sol dell’avvenire” dopo aver preso “il palazzo d’inverno”; un modo per dire che occorre cambiare il proprio modo di vivere mettendosi in gioco da subito, con tutta la radicalità esistenziale di cui si è capaci». ** In February 1967, the prefect of Milan wrote: “These young people increasingly made their appearance, these so-called “longhairs” […]. Their political leaning is primarily anarchic libertarian; others are inspired by non-violence, by conscience objectors. They say they use their brain against every form of bourgeois paternalism, they reject the family with all its obligations and sexual repressions.” The film portrays the birth of the young people’s counter-culture during the period leading up to 1968. The other face of the movement – often neglected by historical narration – which rejected violence and preferred the beat generation and the hippy movement to Marxism. “‘Let’s change life, before life changes us’ was the slogan coined in the early 1970s by the counter-culture magazine ‘Re Nudo.’ This was a way to say that to change the world you don’t have to wait for the ‘sun of the future’ after having taken the ‘winter palace;’ it’s a way of saying that we must change our own way of living by putting ourselves on the line right away, with all the existential radicalism we’re capable of.” 57 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Felice Pesoli (Milan, Italy) edited the journal “Video Magazine” during the 1980s and in 1990 was one of the founders of the Invideo festival. A producer and writer of television programs, he has worked as the head of scheduling for Stream and Tele+. In recent years, he has worked above all as the author of TV programs, directing numerous documentaries for the Rai program La storia siamo noi. filmografia essenziale/ essential filmography Un giro di Walter (tv, doc., 2006), Duilio Loi, vita da ring (tv, doc., 2009), Gigi Meroni. Il ragazzo che giocava un altro gioco (tv, doc., 2010), Mezzo secolo minuto per minuto (tv, doc., 2011), Milanesi del tacco (tv, doc., 2011), A qualcuno piace Fred (tv, doc., 2011), Gli italiani di Albanese (tv, doc., 2012), Credere, obbedire, competere (tv, doc., 2102), Gigi Rizzi, autobiografia di un playboy (tv, doc., 2013), Prima che la vita cambi noi (doc., 2015). F E S TA M O B I L E fred grivois LA RÉSISTANCE DE L’AIR Francia/France, 2015, HD, 98’, col. regia/director Fred Grivois sceneggiatura/screenplay Thomas Bidegain, Noé Debré fotografia/cinematography Glynn Speeckaert montaggio/film editing Géraldine Mangenot scenografia/ production design Pierre Pell costumi/costume design Nathalie Raoul musica/music Evguéni Galperine, Sacha Galperine suono/sound Pierre Mertens, Gwennolé Le Borgne, Jean-Paul Hurier interpreti e personaggi/ cast and characters Reda Kateb (Vincent Cavelle), Ludivine Sagnier (Delphine Cavelle), Johan Heldenbergh (Renaud), Tchéky Karyo (Armand Cavelle), Pascal Demolon (Jp), Blanche Hemada Costoso (Alexia Cavelle), Laure De Clermont (Valérie), Sylvie Degryse (Evelyne) produttori/producers Sidonie Dumas, CharlesMarie Anthonioz, Mourad Belkeddar, Jean Duhamel, Nicolas Lhermitte produzione/production Iconoclast, Gaumont coproduzione/coproduction Nexus Factory, Umedia ** contatti/contacts Gaumont Ariane Buhl [email protected] www.gaumont.fr 58 SOMMARIO © RAPHAEL CRETON THROUGH THE AIR Campione di tiro al fucile, Vincent conduce una vita tranquilla con la moglie e la figlia. Tutto sembra rispondere ai canoni di un’esistenza normale, fino a quando alcuni problemi economici lo costringono a rivedere i suoi progetti e a mettere in crisi l’equilibrio familiare. Un giorno, mentre si trova al poligono, Vincent incontra Renaud, un personaggio di grande carisma ma piuttosto enigmatico, che gli propone una via d’uscita tramite un contratto particolare. Da quel momento, Vincent entra in un pericoloso ingranaggio. «Il film è prima di tutto la storia di un uomo che pensa di poter indossare un abito troppo grande per lui e che si convince di poter avere un’altra vita: […] una vita diversa da quella che sta vivendo a causa delle aspettative sociali e dell’educazione ricevuta, pressioni alle quali siamo tutti soggetti. Vincent pensa sia possibile sfuggire a questa tensione costante secondo cui dovrebbe avere una famiglia, una bella casa e sempre più beni materiali». ** Vincent is a rifle shooting champion; he lives a tranquil life with his wife and daughter. Everything seems to be following the canons of a normal existence when economic problems force him to rethink his plans and endanger the family equilibrium. One day, at the rifle range, Vincent meets Renaud, a very charismatic but rather enigmatic person, who suggests a particular contract as a way out of his problems. From that moment on, Vincent is caught up in a dangerous mechanism. “The film is above all the story of a man who thinks he can wear a suit that’s too big for him and convinces himself that could live another life: […] a different life from the one he’s living because of social expectations and his education, pressures we are all subject to. Vincent thinks he can escape from this constant tension that says he has to have a family, a nice house and always more material goods.” F E S TA M O B I L E Fred Grivois (1975), francocanadese, è cresciuto tra Montreal e Parigi e ha poi studiato cinema all’Università di New York. Tornato in Francia, ha lavorato come produttore e aiuto regista, arrivando nel 2009 a collaborare con Jacques Audiard sul set del Profeta e, tre anni più tardi, di Un sapore di ruggine e ossa. Parallelamente ha iniziato a scrivere sceneggiature con Thomas Bidegain e Noé Debré, compresa quella, iniziata nel 2009, che sarebbe diventata il primo lungometraggio: La résistance de l’air. Fred Grivois (1975), French Canadian, grew up in Montreal and Paris and studied film at New York University. After returning to France, he worked as a producer and assistant director. In 2009, he collaborated with Jacques Audiard on the set of A Prophet and, three years later, on Rust and Bone. At the same time, he began writing screenplays with Thomas Bidegain and Noé Debré, with whom in 2009 he began to write what would become his first feature film: La résistance de l’air. filmografia/filmography Tempus Fugit (cm, 2010), La résistance de l’air (2015). F E S TA M O B I L E francesco conversano, nene grignaffini RITORNO A SPOON RIVER Italia/Italy, 2015, HD, 104’, bn/bw regia/directors Francesco Conversano, Nene Grignaffini soggetto/story dal libro Antologia di Spoon River di/from the book Spoon River Anthology by Edgar Lee Masters fotografia/cinematography Roberto Cimatti montaggio, suono/ film editing, sound Stefano Barnaba musica/music Andrea Carrieri, Gianni Lenoci produzione/production Movie Movie, Rai Cinema ** contatti/contacts Cinecittà Luce Marlon Pellegrini [email protected] www.cinecittaluce.it © FRANCESCO CONVERSANO BACK TO SPOON RIVER A cento anni dalla pubblicazione dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, a Petersburg e Lewistown, Illinois, non lontano da Spoon River, gli abitanti delle due comunità rileggono alcuni epitaffi dell’opera. Un modo per far rivivere atmosfere, stati d’animo e sentimenti della provincia americana, fotografata nello spazio e nel tempo dei suoi molteplici microcosmi. Un modo per raccontare sentimenti e piccoli gesti di coraggio o fragilità che fanno parte della vita di ogni luogo e tempo. «Il film è un reading di poesie ma anche un viaggio nella Small-Town America, amata attraverso il cinema, la letteratura e la pittura. I ventisei quadri del film sono la rappresentazione di altrettanti microcosmi quotidiani, fatti di corpi, volti, spazi e oggetti, che vivono con noi e sopravvivono alla nostra morte. Ogni oggetto rimanda a una vita, come nei racconti di Carver; ogni personaggio segue l’incanto dei dipinti di Hopper, qui senza colore, cercandone l’intensità, la sospensione, il mistero e la malinconia del silenzio dei luoghi». ** It has been a hundred years since Edgar Lee Masters published Spoon River Anthology. To commemorate it, in Petersburg and Lewistown, Illinois, not far from Spoon River, people from these two communities read on camera some of the epitaphs from Masters’ work as a way to re-experience the atmosphere, moods, and feelings of rural, small-town America captured in the space and time of its many microcosms; but also in the way of expressing feelings, or in the little acts of courage and frailty that are part of life beyond time and space. “The film is a poetry reading but also a journey through small-town America, beloved in film, literature and painting. The movie’s twentysix scenes represent an equal number of daily microcosms, made of bodies, faces, spaces and objects, which live with us and survive us after we’re dead. Every object recalls a life, like in Carver’s short stories; every character follows the enchantment of Hopper’s paintings, here without color, searching for the intensity, the suspension, the mystery and the melancholy of the silence in those places.” 59 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Francesco Conversano e Nene Grignaffini (Italia) dal 1980 hanno diretto, realizzato e prodotto, con la loro società di produzione Movie Movie, più di cento documentari, con cui hanno partecipato a importanti festival nazionali e internazionali vincendo diversi premi. Il loro lavoro è caratterizzato da una ricerca che li ha portati a sperimentare linguaggi e forme narrative diverse e a scegliere il documentario come strumento per raccontare storie del nostro tempo. Nel 2006 hanno vinto il David di Donatello per il miglior documentario italiano con Il bravo gatto prende i topi, in concorso a CinemAmbiente. Nell’ultimo decennio hanno diretto documentari dedicati al rapporto tra luoghi e scrittura, alle megalopoli globali, ai Paesi dell’Asia in crescita, agli Stati Uniti e l’American way of life. Francesco Conversano and Nene Grignaffini (Italy), with their production company Movie Movie, have directed and produced over a hundred documentaries since 1980, participating to several renown national and international film festivals and receiving many awards. Their work is characterized by their research and experiments with different languages and narrative forms, which led them to choosing documentaries as the medium to tell the stories of our time. They won a David di Donatello in 2006 for Best Italian Documentary with Il bravo gatto prende i topi, in competition at CinemAmbiente. Over the last decade, the documentaries they directed explored the relationship between places and writing, global megalopolis, developing countries in Asia, the United States and the American way of life. filmografia essenziale/ essential filmography Uno scrittore, una città (doc., 2001), Strade Blu. Storie dalla provincia americana (tv, ep., doc., 2004), Buongiorno Cina (mm, doc., 2005), Nuove schiavitù (doc.), Taccuino indiano (mm, doc., 2006), Megalopolis (doc., 2008), Viaggetto sull’Appennino (mm, doc., 2009), Paesaggi con figure (doc., 2011), Muri (doc., 2012), Viaggetto nella pianura (doc., 2012), Muri (doc., 2012), La linea gialla. Bologna 2 agosto (doc., 2015). F E S TA M O B I L E nathan silver STINKING HEAVEN Usa, 2015, video, 70’, col. STINKING HEAVEN regia/director Nathan Silver sceneggiatura/screenplay Nathan Silver, Jack Dunphy fotografia/cinematography Adam Ginsberg montaggio/film editing Stephen Gurewitz scenografia/ production design Britni West costumi/costume design Zoe Koke musica/music Paul Grimstad suono/sound Arjun G. Sheth, Nikola Chapelle interpreti e personaggi/ cast and characters Hannah Gross (Ann), Keith Poulson (Jim), Deragh Campbell (Lucy), Eléonore Hendricks (Betty), Tallie Medel (Courtney), Henri Douvry (Kevin), Jay Giampietro (Al), Jason Grisell (Fred), Eileen Kearney (Marie), Larry Novak (Gene), Eleanore Pienta (Tina), Carl Kranz (Dwayne), Diane Lanyi (Marge), Julie Marcus (l’ex moglie di Kevin/ Kevin’s ex-wife) produttore/producer Rachel Wolther produzione/production Stinking Heaven Inc., Fordworks Media coproduttore/coproducer Jack Dunphy ** contatti/contacts Nathan Silver [email protected] 60 SOMMARIO Jim e Lucy sono una coppia sposata che gestisce una comunità di recupero in un sobborgo del New Jersey. Gli strambi membri del gruppo fanno tutto quanto insieme e, anche se ci sono continui battibecchi e focolai da sedare, Jim e Lucy sono riusciti a creare un vero e proprio rifugio. L’armonia è però sconvolta dall’arrivo di Ann, ex tossica e amante di un membro della comunità. L’insidiosa presenza della ragazza genera una spirale di disordine, che finisce per tramutarsi in paranoia, ricaduta nella droga e persino morte. «Non ho mai condiviso la citazione: “L’inferno sono gli altri”. Ogni film che giro è un match di wrestling contro questa frase, perciò un film su una comunità di recupero di inizio anni Novanta mi sembrava l’arena perfetta per l’ultimo incontro. Volevo un ambiente che permettesse al caos e alla vita di condurre il film. Ambientando la storia nel passato, poi mi è parso fondamentale usare una videocamera di quel periodo: alla fine Stinking Heaven è un documentario su un mondo di finzione, che parla del bisogno di famiglia, amore e umiliazione». ** Married couple Jim and Lucy run a commune for sober living out of their suburban New Jersey home. The motley members do everything together and, although there’s constant bickering and plenty of fires to be put out, Jim and Lucy have managed to establish a haven for them. But the harmony is interrupted when Ann, a recovering addict and the ex-lover of one housemate, arrives. Ann’s insidious presence sends the members spiraling out of control, resulting in paranoia, drug relapse and eventually death. “I’ll never shake the quote: ‘Hell is other people.’ Every movie I make is a wrestling match with this statement. A movie about a commune in the early 1990s seemed like the perfect arena for the latest match. The point was to create an environment that would allow chaos and life to rule the movie. Shooting a period piece, I found it necessary to work with a news camera from the time. In the end, it’s a documentary of a fictional world – one that deals with the need for family, love, and humiliation.” F E S TA M O B I L E Nathan Silver (Chickentown, Massachusetts, Usa, 1983), laureatosi alla Tisch School of the Arts di New York nel 2005, ha scritto e diretto cinque cortometraggi e cinque lungometraggi, che hanno partecipato a festival internazionali, tra cui la Viennale, il Bafici, lo Slamdance e il Torino Film Festival, dove nel 2009 ha presentato The Blind. Inoltre, i suoi lavori sono stati accolti in musei come il MoMA e spazi come la Film Society del Lincoln Center. Recentemente la rivista «Filmmaker Magazine» l’ha nominato «uno dei più interessanti registi emergenti del cinema indipendente statunitense». Nel 2015 ha anche diretto il cortometraggio Riot, presentato al Festival di Locarno. Nathan Silver (Chickentown, MA, USA, 1983) graduated from New York University’s Tisch School of the Arts in 2005. Since then, the filmmaker has written and directed five short films and five feature films that have played in festivals around the world, including Viennale, BAFICI, Slamdance, and Torino Film Festival, where in 2009 he presented The Blind. His works were presented also in venus like MoMA and the Film Society of Lincoln Center. Recently, “Filmmaker Magazine” named Silver “one of the most interesting emerging directors in U.S. indie film.” In 2015 he also directed the short Riot, selected in Locarno. filmografia/filmography The Illiterate (cm, 2005), Natalie Bonn (cm, 2006), With or Without Reason (cm, 2007), Anecdote (cm, 2008), The Blind (2009), Exit Elena (2012), Soft in the Head (2013), Uncertain Terms (2014), Stinking Heaven (2015), Riot (cm, 2015). F E S TA M O B I L E sarah gavron SUFFRAGETTE Regno Unito/UK, 2015, 16mm-HD, 106’, col. SUFFRAGETTE regia/director Sarah Gavron sceneggiatura/screenplay Abi Morgan fotografia/cinematography Edu Grau montaggio/film editing Barney Pilling scenografia/ production design Alice Normington costumi/costume design Jane Petrie musica/music Alexandre Desplat interpreti e personaggi/ cast and characters Carey Mulligan (Maud), Helena Bonham Carter (Edith Ellyn), Meryl Streep (Emmeline Pankhurst), Brenda Gleeson (Arthur Steed), Anne-Marie Duff (Violet Miller), Ben Whishaw (Sonny Watts), Romola Garai (Alice Haughton), Finbar Lynch (Hugh Ellyn), Natalie Press (Emily Wilding Davidson), Samuel West (Benedict Haughton), Geoff Bell (Norman Taylor) produttori/producers Faye Ward, Allison Owen produzione/production Ruby Films coproduttori/coproducers Andy Stebbing, Hannah Farrell distribuzione/distribution Cinema srl ** contatti/contacts Cinema srl Valerio De Paolis [email protected] www.cinemasrl.com 61 SOMMARIO Londra, inizio Ventesimo secolo. Maud fa la lavandaia da quando ha sette anni, in un luogo di lavoro poco sicuro, dominato dalle prepotenze del proprietario, ed è sposata a un uomo che la maltratta. Trovatasi per caso nel mezzo di una sommossa organizzata dalle suffragette, dopo l’iniziale riluttanza aderisce al movimento, nella speranza di ottenere quella libertà che a lei, come a tante altre donne, è sempre stata negata. Ma la lotta è difficile e dolorosa. «Il termine “suffragetta” è stato coniato dalla stampa britannica per sbeffeggiare le attiviste del movimento per il suffragio allargato alle donne. Ma il movimento poi si è appropriato di quella parola. Le suffragette interrompevano le comunicazioni tagliando i fili del telegrafo, facevano esplodere le cassette postali e attaccavano le proprietà private; venivano arrestate e facevano lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sulla lotta per l’uguaglianza contro uno Stato sempre più brutale. Mi ha colpito il fatto che una storia così straordinaria e forte non fosse mai stata raccontata. Ed essendo noi una troupe quasi esclusivamente di donne, ci siamo sentite attratte da un simile materiale». ** London, the early 1900s. Since the age of seven, Maud has worked as a laundress in an unsafe workplace dominated by its arrogant proprietor; she is married to a man who mistreats her. She finds herself by chance in the middle of a protest organized by the Suffragettes and, after overcoming her initial reluctance, she joins the movement in hopes of obtaining that freedom which has always been denied her and many others. But the struggle is difficult and painful. “The term ‘suffragette’ was coined as a term of derision by the British press for activists in the movement for women’s suffrage. The term was then appropriated by the movement itself. The Suffragettes disrupted communications by cutting telegraph wires, blowing up post boxes and otherwise attacked property, they went to prison and on hunger strikes to draw attention to their fight for equality against an increasingly brutal state. I was amazed that this extraordinary and powerful story had never been told. We were a team of women filmmakers and were immediately drawn to the material.” F E S TA M O B I L E Sarah Gavron (1970) ha studiato letteratura inglese presso la University of York, quindi cinema presso l’Edinburgh College of Art e, dopo aver lavorato tre anni per la Bbc, regia cinematografica presso la National Film and Television School di Londra. Dopo avere diretto alcuni cortometraggi, ha esordito nel lungometraggio nel 2007 con Brick Lane (presentato anche al Torino Film Festival), per cui ha ottenuto nomination ai Bafta, ai Bifa e all’Alfred Dunhill Talent Award al Festival di Londra. In precedenza aveva vinto con il dramma televisivo This Little Life (2003) il Dennis Potter Award, il TV Bafta per la miglior regia, il Best Newcomer Award e il Royal Television Society and Women in Film and TV Award. Attualmente sta lavorando a un nuovo progetto, Unlikely Pilgrimage of Harold Fry, prodotto dalla casa di produzione Film4. Sarah Gavron (1970) studied English literature at the University of York and then film at the Edinburgh College of Art. After working for three years at the BBC, she studied cinematography at London’s National Film and Television School. She directed a number of shorts before debuting in feature films in 2007 with Brick Lane (also presented at the Torino Film Festival), for which she received nominations for the BAFTAs, the BIFAs and the Alfred Dunhill Talent Award at the London Film Festival. Her TV drama This Little Life (2003) had previously won the Dennis Potter Award, the TV BAFTA for Best Director, the Best Newcomer Award and the Royal Television Society and Women in Film and TV Award. She is presently working on a new project, Unlikely Pilgrimage of Harold Fry, produced by the Film4 production company. filmografia/filmography The Girl in the Lay-By (cm, 2000), Losing Touch (cm, 2000), This Little Life (tv, 2003), Brick Lane (2007), The Village at the End of the World (doc., 2013), Suffragette (2015). F E S TA M O B I L E sean baker TANGERINE Usa, 2015, HD, 88’, col. TANGERINE regia, montaggio/ director, film editing Sean Baker sceneggiatura/screenplay Sean Baker, Chris Bergoch fotografia/cinematography Sean Baker, Radium Cheung costumi/costume design Shih-Ching Tsou musica/music Matthew Smith interpreti e personaggi/ cast and characters Kiki Kitana Rodriguez (Sin-Dee Rella), Mya Taylor (Alexandra), Karren Karagulian (Razmik), Mickey O’Hagan (Dinah), Alla Tumanian (Ashken), James Ransone (Chester), Luiza Nersisyan (Yeva), Arsen Grigoryan (Karo) produttori/producers Sean Baker, Karrie Cox, Marcus Cox, Darren Dean, Shih-Ching Tsou produzione/production Duplass Brothers Productions, Through Films coproduttori/coproducers Chris Bergoch, Radium Cheung, Kevin Chinoy, Francesca Silvestri ** contatti/contacts Magnolia Pictures Scott Veltri [email protected] www.magpictures.com Dopo un breve soggiorno dietro le sbarre conclusosi la vigilia di Natale, Sin-Dee Rella è intenzionata a scoprire che fine abbia fatto Chester, il suo protettore, di cui è ancora innamorata. A quanto pare l’uomo non ha perso tempo e da quel che si dice si è messo con una biondina. Ad accompagnare Sin-Dee Rella nella sua ricerca, l’amica e collega dal cuore d’oro Alexandra, decisa a stare al suo fianco in questa travolgente, isterica e spassosa odissea lungo le strade di un’assolata e folle Los Angeles. «L’iPhone 5S era appena uscito con la sua videocamera migliore, e noi abbiamo subito cominciato a pensare a come utilizzarla. Abbiamo capito che sarebbe stata perfetta per girare sia con attori esordienti, perché non li avrebbe intimiditi, sia con comparse prese direttamente dalla strada. Inoltre ci avrebbe permesso di girare “clandestinamente”. […] Volevo che il film fosse estremamente cinematografico, quindi abbiamo optato per l’uso delle lenti anamorfiche. […] Nessuno prima di noi ha girato in questo modo». ** After a brief stay in prison which ended on Christmas Eve, Sin-Dee Rella wants to find out what happened to Chester, her pimp, who she still loves. It seems the man didn’t lose any time and word has it he has shacked up with a blond. Sin-Dee Rella is accompanied in her search by her friend and heart-of-gold colleague Alexandra, who intends to stick by her during this rousing, hilarious and giddy odyssey through the streets of sunny, crazy Los Angeles. “The iPhone 5S had recently come out with its better camera. So we started thinking about how the iPhone could help us. We realized it could be good for shooting with first-time actors because it wouldn’t intimidate them and the extras that we were grabbing off the street. It allowed us to shoot clandestinely. […] But I wanted to still make this film extremely cinematic, so we shot with anamorphic lenses. […] Nobody else had shot like this.” 62 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Sean Baker (New York City, Usa, 1971) si è diplomato presso la New York University Film School. Quindi ha scritto e diretto, tra gli altri film, i lungometraggi Take Out (2004) e Prince of Broadway (2008), che lo hanno fatto conoscere nel circuito dei festival internazionali. Con il secondo ha vinto il premio speciale della giuria al Torino Film Festival 2008, la menzione speciale al Festival del film di Locarno 2008 e il gran premio della giuria al Los Angeles Film Festival. Parallelamente ha lavorato in ambito televisivo per i canali Fox e Mtv, scrivendo e dirigendo le serie Greg the Bunny e Warren the Ape. Nel 2012 è tornato al Torino Film Festival con Starlet, per il quale aveva in precedenza ottenuto il Junior Jury Award al Festival di Locarno. Sean Baker (New York City, NY, USA, 1971) graduated from the New York University Film School. He has written and directed the feature films Take Out (2004) and Prince of Broadway (2008), which made a name for him on the international festival circuit. This latter film won the Special Jury Prize at the 2008 Torino Film Festival, a Special Mention at the 2008 Locarno Film Festival and the Grand Jury Prize at the Los Angeles Film Festival. At the same time, he worked in television for Fox and MTV, writing and directing the series Greg the Bunny and Warren the Ape. In 2012 he returned to the Torino Film Festival with Starlet, for which he received the Junior Jury Award at the Locarno Film Festival. filmografia essenziale/ essential filmography Four Letter Words (cm, 2004), Take Out (2004), Fur on the Asphalt: the Greg the Bunny Reunion Show (cm, 2005), Prince of Broadway (2008), Starlet (2012), Tangerine (2015). F E S TA M O B I L E julio hernández cordón TE PROMETO ANARQUÍA Messico-Germania/Mexico-Germany, 2015, HD, 88’, col. I PROMISE YOU ANARCHY regia, sceneggiatura/ director, screenplay Julio Hernández Cordón fotografia/cinematography María Secco montaggio/film editing Mauricio Lenz Claure scenografia/ production design Liz Medrano musica/music Erick Bongcam interpreti e personaggi/ cast and characters Diego Calva Hernández (Miguel), Eduardo Eliseo Martinez (Johnny), Shvasti Calderón (Adri), Oscar Mario Botello (David), Gabriel Casanova (Gabriel), Sarah Minter (la madre di Miguel/Miguel’s mother), Martha Claudia Moreno (la madre di Johnny/ Johnny’s mother), Diego Escamilla Corona (Techno), Milkman (David) produttori/producers Sandra Gómez, Maximiliano Cruz produzione/production Interior XIII, Foprocine ** contatti/contacts Latido Films Oscar Alonso [email protected] www.latidofilms.com Miguel e Johnny si conoscono da sempre. Sono giovani, spensierati e nella vita vogliono fare due cose: andare sullo skate e spassarsela. L’unico inconveniente sta nella mancanza del denaro necessario per continuare a fare la bella vita, ma i due trovano la soluzione vendendo il proprio sangue a un contatto clandestino che traffica in ospedale. Presto però l’espediente diventa un vero business e il gioco si fa più serio del previsto. «Con questo film volevo giocare con il genere noir, ma anche fondere documentario e finzione. Ad esempio, non sono stati scritturati attori professionisti e l’intero cast ha sempre lavorato in un’atmosfera naturale e rilassata. Ho cercato per la maggior parte del tempo di restare fedele alla sceneggiatura, anche se di norma non me ne servo. Questa volta, però, avevo davvero intenzione di attenermi al testo: alla fine, però, non ce l’ho fatta. L’energia del cast è andata ben oltre la sceneggiatura». ** Miguel and Johnny have been friends since forever. They are young, carefree and want two things out of life: to skateboard and have fun. Their one setback is finding enough money to keep living the good life, but the two solve this problem by selling their blood to a clandestine go-between who works with hospitals. But the expedient quickly turns into a real business and the game takes a serious twist sooner than expected. “In Te prometo anarquía my intention was to play with noir cinema. It is also a mix between documentary and fiction. In this movie we didn’t hire professional actors, and the cast could play in a natural and relaxed atmosphere. I tried to stay most of the time focused on the script. In most of my work I don’t use it, but this time I really wanted to be attached to the text, but in the end I didn’t, the vitality of the cast surpasses the script.” 63 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Julio Hernández Cordón (Raleigh, North Carolina, Usa, 1975), cresciuto in Messico, Costa Rica e Guatemala, ha studiato comunicazione e giornalismo all’Università Rafael Landívar in Guatemala, per poi frequentare il Centro de capacitación cinematográfica a Città del Messico. Gasolina (2008), suo esordio nel lungometraggio, ha vinto numerosi premi, tra cui la menzione speciale della giuria al Miami International Film Festival e il premio Horizontes Latinos al Festival di San Sebastián. Nel 2009 il suo progetto Polvo (poi diventato un lungometraggio nel 2012) è stato selezionato nel 2009 per la Résidence de la cinéfondation del Festival di Cannes. Con Las marimbas del infierno (2010) ha vinto il premio speciale della giuria e il premio Cipputi per il miglior film sul mondo del lavoro al 28° Torino Film Festival. Julio Hernández Cordón (Raleigh, NC, USA, 1975) grew up in Mexico, Costa Rica and Guatemala. He studied communications and journalism at the Rafael Landívar University in Guatemala and then enrolled at the Centro de capacitación cinematográfica in Mexico City. Gasolina (2008), his first feature film, won numerous prizes, including a Special Mention by the Jury at the Miami International Film Festival and the Horizontes Latinos Award at the Festival of San Sebastián. His project Polvo was selected in 2009 for the Résidence de la cinéfondation of the Cannes Film Festival and than became a feature film in 2012. With Las marimbas del infierno (2010) he won the Special Price of the Jury and the Cipputi Award at 28 Torino Film Festival. TH filmografia/filmography KM 31 (cm, 2003), Gasolina (2008), Las marimbas del infierno (2010), Polvo (2012), Hasta el sol tiene manchas (2012), Te prometo anarquía (2015). F E S TA M O B I L E mario bava TERRORE NELLO SPAZIO Italia-Spagna/Italy-Spain, 1965, 35mm, 88’, col. PLANET OF THE VAMPIRES regia/director Mario Bava soggetto/story dal racconto/from the short story Una notte di 21 ore di/by Renato Pestriniero sceneggiatura/screenplay Mario Bava, Alberto Bevilacqua, Callisto Cosulich, Ib Melchior, Antonio Romàn, Rafael J. Salvia fotografia/cinematography Antonio Pérez Olea, Antonio Rinaldi montaggio/film editing Romana Fortini, Antonio Gimeno scenografia/ production design Giorgio Giovannini costumi/costume design Gabriele Mayer musica/music Gino Marinuzzi interpreti e personaggi/ cast and characters Barry Sullivan (Mark Markary), Norma Bengell (Sanya), Ángel Aranda (Wes), Evi Marandi (Tiona), Mario Morales (Eldon), Stelio Candelli (Brad), Franco Andrei (Garr), Fernando Villena (Dr Karan) produttore/producer Fulvio Lucisano produzione/production American International Pictures, Castilla Cooperativa Cinematográfica, Italian International Film Le astronavi Argos e Galliot intercettano misteriosi segnali che lascerebbero supporre la presenza di vita intelligente sul pianeta Aura. Un campo magnetico costringe gli astronauti all’atterraggio, ma durante la manovra la Argos perde i contatti con la Galliot e il suo equipaggio cade in preda alla follia, assumendo comportamenti violenti e aggressivi. Soltanto il comandante Mark Markary e alcuni suoi uomini riescono a sottrarsi al fenomeno. Quando raggiungono l’altra astronave, la Galliot, vi rinvengono i cadaveri dei compagni, decimati dalla stessa furia omicida: chi o che cosa ha provocato la strage? Per Markary e gli altri astronauti avrà inizio un viaggio nei misteri che avvolgono il pianeta Aura, popolato da una civiltà sconosciuta decisa in ogni modo ad abbandonare quel satellite morente. ** The spaceships Argos and Galliot intercept mysterious signals that indicate the presence of intelligent life on the planet Aura. A magnetic field forces the astronauts to land but during the manoeuvre the Argos loses contact with the Galliot and its crew is overcome by a madness and becomes violent and aggressive. Only commander Mark Markary and a few of his men can control the phenomenon. When they reach the other spaceship, the Galliot, they find the bodies of their companions, decimated by the same homicidal fury: who or what has caused this massacre? To Markary and the other astronauts, this is the beginning of a journey into the mysteries that envelop the planet Aura, inhabited by an unknown civilization which is determined to abandon the dying satellite any way it can. ** contatti/contacts Cineteca Nazionale Laura Argento [email protected] www.fondazionecsc.it 64 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Mario Bava (Sanremo, Imperia, 1914 - Roma, 1980) ha appreso la passione per il cinema, oltre all’amore per la pittura e all’interesse per tutto ciò che riguarda l’immagine, dal padre, un operatore ai tempi del cinema muto. Fino al 1960 è stato direttore della fotografia (si è limitato a dirigere solo qualche cortometraggio negli anni Quaranta), poi ha debuttato nella regia con La maschera del demonio, ancora oggi considerato il suo capolavoro. In seguito è passato al cinema a colori, dando inizio a una lunga serie di horror gotici largamente trascurati dalla critica italiana. Il suo cinema, molto noto anche all’estero, è stato fatto oggetto di un’importante rivalutazione nel corso degli ultimi trent’anni. Mario Bava (San Remo, Imperia, Italy, 1914 - Rome, Italy, 1980) inherited the passion for the cinema as well as a love for painting and an interest in everything that is connected with images from is father, who was a camera person at the time of silent movies. Until 1960 he worked as director of photography. In the 1940s he directed a few short films. He debuted as a director with La maschera del demonio, today still considered his masterpiece. Subsequently, he started to make color films and began to make a long series of gothic horror films that have largely been overlooked in Italian criticism. His cinema has earned a healthy reputation abroad and has been subjected to an important re-evaluation over the last thirty years. filmografia essenziale/ essential filmography La maschera del demonio (1960), I tre volti della paura (1963), La frusta e il corpo (1963), Sei donne per l’assassino (1964), Terrore nello spazio (1965), Diabolik (1968), Il rosso segno della follia (1969), Reazione a catena (1971), Gli orrori del castello di Norimberga (1972), La casa dell’esorcismo (1974), Schock (1977), La venere d’Ille (1978). F E S TA M O B I L E vittorio crucillà TRAGICA ALBA A DONGO Italia/Italy, 1950, 35mm, 37’, bn/bw FATAL DAWN IN DONGO regia, soggetto, voce/ director, story, voice Vittorio Crucillà sceneggiatura/screenplay Ettore Camesasca fotografia/cinematography Duilio Chiaradia musica/music Ferruccio Martinelli produttori/producers Emilio Maschera, Ugo Zanolla produzione/production National Film ** contatti/contacts Museo nazionale del cinema - Cineteca Claudia Gianetto [email protected] www.museocinema.it La ricostruzione delle ultime ore di Benito Mussolini: dall’arresto a Dongo da parte di una brigata partigiana alla notte passata con Clara Petacci in una casa di contadini, fino all’isolamento e alla successiva fucilazione. Una produzione semiamatoriale, realizzata in soli quattro mesi a pochi anni dalla morte del Duce, bloccata a suo tempo dalla censura e mai distribuita. Data per scomparsa, a eccezione di una proiezione durante il 7° Cinema Giovani, la pellicola è stata recentemente ritrovata e restaurata dal Museo nazionale del cinema presso il laboratorio L’immagine ritrovata. «Gli interpreti di questo film-documentario sono in gran parte gli stessi interpreti e testimoni oculari dell’episodio storico. […] La macchina da presa ha ricostruito e ripete fedelmente fatti, cose, ambienti e uomini così come apparvero e agirono in quelle tragiche giornate di aprile. Il tempo, i luoghi, i costumi e financo i gesti sono gli elementi che caratterizzano il valore essenzialmente documentaristico di questa minuziosa ricostruzione della più misteriosa tragedia politica del secolo». ** A reconstruction of Benito Mussolini’s final hours: from his arrest at Dongo by a partisan brigade to the night he and Clara Petacci spent in a farmer’s house, all the way to his isolation and execution. A semi-amateur production, made in just four months a few years after the death of the Duce, at the time it was blocked by the censors and never distributed. Given up for lost, except for a screening during the 7 Cinema Giovani, the film was recently found and restored by the Museo nazionale del cinema, at the L’Immagine Ritrovata laboratory. TH “Many of the actors in this film-documentary are the same participants and eyewitnesses of the historical episode. […] The movie camera faithfully reconstructed and repeated the facts, things, places and people just as they appeared and behaved during those tragic days in April. The time, the places, the costumes and even the gestures are the elements which characterize the essentially documentary value of this painstaking reconstruction of the century’s most mysterious political tragedy.” 65 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Le riprese di Tragica alba a Dongo iniziarono nel 1949 su iniziativa di due ex partigiani (Emilio Maschera e Ugo Zanolla) che s’improvvisarono produttori. Della regia e della sceneggiatura s’incaricarono due giornalisti (Vittorio Crucillà ed Ettore Camesasca), dei quali non sono note altre esperienze cinematografiche. L’operatore (Duilio Chiaradia) fu uno dei pochi professionisti impiegati nel progetto che coinvolse anche coloro che avevano realmente preso parte ai fatti. Il film, terminato nel 1950, nonostante i ripetuti tentativi fatti dalla produzione non ottenne alcuna autorizzazione alla proiezione; gli autori forse si arresero e Tragica alba a Dongo fu quasi dimenticato. The filming of Tragica alba a Dongo began in 1949 on the initiative of two former partisan fighters (Emilio Maschera and Ugo Zanolla), who acted as producers. The directing and the script were the work of two journalists (Vittorio Crucillà and Ettore Camesasca), who do not seem to have other film experience. The cameraman (Duilio Chiaradia) was one of the few professionals used on the project, which also involved people who actually took part in the events. The film was completed in 1950 but despite repeated attempts by the production, it did not receive any authorization for its screening. It’s possible the authors gave up and Tragica alba a Dongo was almost forgotten. F E S TA M O B I L E bruno bozzetto WEST AND SODA Italia/Italy, 1965, 35mm, 86’, col., anim. WEST AND SODA regia, produttore/ director, producer Bruno Bozzetto soggetto/story Bruno Bozzetto, Attilio Giovannini sceneggiatura/screenplay Bruno Bozzetto, Attilio Giovannini, Sergio Crivellaro fotografia/cinematography Luciano Marzetti, Roberto Scarpa scenografia/ production design Giovanni Mulazzani musica/music Giampiero Boneschi produzione/production Cineriz ** contatti/contacts Bruno Bozzetto Distribution Anita Bozzetto, Irene Bozzetto [email protected] Dura la vita per la giovane Clementina: la sua fattoria fa gola al Cattivissimo, un latifondista che, come suggerisce il nome stesso, non si fa tanti scrupoli. L’arrivo del misterioso Johnny, pistolero a dire il vero un po’ apatico, cambia tutto: finalmente qualcuno a difenderla! «Durante una vacanza a Taranto, mentre eravamo in spiaggia, Attilio Giovannini mi mette la pulce nell’orecchio: perché non tentare di girare un lungometraggio animato in Italia? Non ci avevo mai neanche pensato, perché era un progetto enorme e significava mettersi in competizione con un gigante come la Disney. L’idea mi stimolava, ma non avrei mai preso ispirazione dalle fiabe, come faceva la Disney, perché non era una cosa che mi interessava. Continuando a ragionare, ho pensato al western, che ho sempre amato molto e che per me è una favola moderna: in fondo si sa fin dall’inizio chi è l’eroe, chi vincerà, chi muore e chi è il cattivo. E allora sono partito con l’idea di West and Soda, e ancora mi chiedo come sia stato possibile realizzarlo». ** Life is hard for young Clementina: her farm is very tempting to Cattivissimo (“Very Bad Guy”), a landholder who, as his name suggests, is fairly unscrupulous. The arrival of mysterious Johnny, an extremely apathetic gunslinger, changes everything: finally, someone to defend her! “On the beach during a vacation in Taranto, Attilio Giovannini put the bug in my ear: why not try to shoot an animated feature film in Italy? I had never considered it because it’s an enormous project and it would mean going up against a giant like Disney. I was very stimulated by the idea but I would never have drawn inspiration from fairytales, like Disney does, because I’m not very interested in them. My reasoning led me to westerns, which I have always loved a lot and which I consider modern fairytales. After all, right from the start you know who the hero is, who will win, who will die and who the bad guy is. So I set off with the idea for West and Soda, and I’m still wondering how we were able to make it.” 66 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Bruno Bozzetto (Milano, 1938) esordisce nel 1958 con il corto d’animazione Tapum! La storia delle armi e nel 1960 fonda la Bruno Bozzetto Film, con la quale realizza pubblicità e film. Tra i più celebri animatori e cartoonist del mondo, Bozzetto ha diretto, tra i molti film, la serie di cortometraggi dedicati al Signor Rossi, i lunghi d’animazione West and Soda (1965) e Allegro non troppo (1976), i film dal vero Sotto il ristorante cinese (1987), la serie tv Sandwich (1984) e i cortometraggi Mister Tao (1989), Orso d’oro al Festival di Berlino, Cavallette (1990), candidato al premio Oscar e Nastro d’argento nel 1990, e Looo (2005), realizzato in 3D. Nel 2014 ha ricevuto il premio Maria Adriana Prolo dall’Associazione nazionale Museo del cinema. Bruno Bozzetto (Milan, Italy, 1938) debuted in 1958 with the animated short Tapum! The History of Weapons and in 1960 founded Bruno Bozzetto Film, with which he made commercials and movies. One of the world’s most famous animators and cartoonists, Bozzetto has directed many films, including the series of shorts dedicated to Signor Rossi; the animated feature films West and Soda (1965) and Allegro non troppo (1976); the real-life movie Under the Chinese Restaurant (1987); the TV series Sandwich (1984); and the shorts Mister Tao (1989), Golden Bear at the Berlin Film Festival; Grasshoppers (1990), nominated for an Oscar and a Nastro d’argento in 1990; and Looo (2005), which was made in 3D. In 2014 he received the Maria Adriana Prolo Award from the National Cinema Museum Association. filmografia essenziale/ essential filmography Un Oscar per il signor Rossi (cm, 1960), Alfa Omega (cm, 1961), Il signor Rossi al mare (cm, 1964), West and soda (1965), Vip, mio fratello superuomo (1968), Ego (cm, 1969), Gli sport del signor Rossi (serie tv/tv series, 1975), Il signor Rossi cerca la felicità (1976), Allegro non troppo (1976), Le vacanze del signor Rossi (1976), I sogni del signor Rossi (1977), Tennis Club (cm, 1982), Sotto il ristorante cinese (1987), Baeus (cm, 1987), Cavallette (cm, 1990), Help? (cm, 1995), Adam (cm, 2002), Spaghetti Family (serie tv/tv series, 2003), Olympics (cm, 2003), Armi su strada (cm, 2008). F E S TA M O B I L E hany abu-assad YA TAYR EL TAYER ARAB IDOL regia, soggetto/ director, story Hany Abu-Assad sceneggiatura/screenplay Sameh Zoabi fotografia/cinematography Ehab Assal montaggio/film editing Eyas Salman scenografia/ production design Nael Kanj interpreti/cast Tawfeek Barhom, Ahmed Al Rokh, Hiba Attalah, Kais Attalah, Abdel Kareem Barakeh, Nadine Labaki, Ahmed Qasem, Saber Shreim produttori/producers Hans de Wolf, Amira Diab, Ali Jaafar, Hanneke Niens coproduttore/coproducer Baher Agbariya distribuzione/distribution Adler Entertainment ** contatti/contacts Adler Entertainment Mattia Della Puppa [email protected] Regno Unito-Palestina-Qatar-Paesi Bassi-Emirati Arabi Uniti/ UK-Palestine-Qatar-The Netherlands-United Arab Emirates, 2015, HD, 100’, col. Hany Abu-Assad (Nazareth, Palestina, 1961) è considerato uno dei registi più importanti del mondo arabo. Ha esordito nel 1998 con il lungometraggio The Fourteenth Chick, a cui sono seguiti Rana’s Wedding e i documentari Nazareth 2000 e Ford Transit. Nel 2005 ha poi diretto Paradise Now, grazie al quale ha ricevuto una nomination all’Oscar per il miglior film straniero, ha vinto un Golden Globe e, alla Berlinale, il Blue Angel Award, l’Amnesty International Film Prize e il premio della giuria del «Berliner Morgenpost». Con Omar (2013) ha ottenuto la sua seconda nomination Il giovane Mohammad Assaf vive a Gaza con la sorella Farrah, agli Oscar e il premio della giuria con cui condivide il sogno di riuscire un giorno a cantare nella sezione Un certain regard al all’opera del Cairo. Quando Farrah viene ricoverata per una grave Festival di Cannes. insufficienza renale, Mohammad promette alla ragazza che realizzerà il loro desiderio. Per l’aspirante cantante ha così inizio un viaggio in Egitto, che lo porterà a partecipare all’edizione 2013 del talent show Arab Idol. «Per me Arab Idol è una storia in cui si combatte e in cui la volontà ha la meglio, anche in circostanze estreme. È una storia di speranza e successo, in cui un fratello e una sorella riescono a trarre vantaggio da una iniziale sfortuna. I due rendono possibile l’impossibile partendo da zero, superando le difficoltà, sconfiggendo la povertà, l’oppressione e l’occupazione militare. […] Arab Idol segue la tradizione di Zorba il greco, ma è cool come The Millionaire. È un film che ha l’onestà della Classe, l’energia di Billy Elliot, la determinazione di Le ali della libertà, con in più uno humor e uno spirito unici». www.adler-ent.com ** Young Mohammad Assaf lives in Gaza with his sister Farrah, who shares his dream of singing one day at the Cairo opera. When Farrah is admitted to hospital for kidney failure, Mohammad promises the girl he will make their dream come true. For the aspiring singer, this is the beginning of a journey in Egypt that will take him to the 2013 edition of the talent show Arab Idol. “I see Arab Idol as the story of fighting and the will of surviving under extreme circumstances. It’s a story of hope and success where a brother and sister who were able to make from their disadvantages an advantage, and from the impossible possible, who come from nowhere to overcome all odds, beating poverty, oppression, and occupation. [….] I see Arab Idol in the tradition of Zorba the Greek, but with the hipness of Slumdog Millionaire. The film will have the honesty of The Class, the energy of Bily Elliot, the determination of The Shawnshank Redemption but will have its own unique humor and spirit.” 67 SOMMARIO F E S TA M O B I L E Hany Abu-Assad (Nazareth, Palestine, 1961) is considered one of the most important directors of the Arab world. He debuted in 1998 with the featurelength The Fourteenth Chick, which was followed by Rana’s Wedding and the documentaries Nazareth 2000 and Ford Transit. In 2005, he directed Paradise Now, which won him an Oscar nomination for Best Foreign Film, received a Golden Globe and, at the Berlinale, the Blue Angel Award, the Amnesty International Film Prize and the Jury Prize of the newspaper “Berliner Morgenpost.” Omar (2013) got him his second Oscar nomination and the Jury Prize in the section Un certain regard at the Cannes Film Festival. filmografia/filmography Het 14 kippetje (The Fourteenth Chick, 1998), Nazareth 2000 (doc., 2001), Al qods fee yom akhar (Rana’s Wedding, 2002), Ford Transit (doc., 2003), Paradise Now (2005), Stories on Human Rights (ep. A Boy, a Wall and a Donkey, 2008), Do Not Forget Me Istanbul (2011), The Courier (2012), Omar (2013), Ya Tayr El Tayer (Arab Idol, 2015). E F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO lyndsey turner HAMLET Regno Unito/UK, 2015, HD, 210’, col. HAMLET regia/director Lyndsey Turner soggetto/story dall’omonima tragedia di/ from the tragedy of the same title by William Shakespeare scenografia/ production design Es Devlin costumi/costume design Katrina Lindsay musica/music Jon Hopkins suono/sound Christopher Shutt interpreti e personaggi/ cast and characters Benedict Cumberbatch (Amleto/Hamlet), Leo Bill (Orazio/Horatio), Siân Brooke (Ofelia/Ophelia), Jim Norton (Polonio/Polonius), Ciarán Hinds (Claudio/Claudius), Anastasia Hille (Gertrude), Kobna Holdbrook-Smith (Laerte/Laertes), Karl Johnson (il fantasma del padre di Amleto/ghost of Hamlet’s father), Nigel Carrington (il cortigiano Cornelio/servant Cornelius), Morag Siller (Voltemand), Sergo Vares (Fortebraccio/Fortinbras) distribuzione/distribution Nexo Digital ** contatti/contacts Nexo Digital Luana Solla [email protected] www.nexodigital.it 68 SOMMARIO Quando un Paese si arma per la guerra, una famiglia si lacera. Costretto a vendicare la morte di suo padre, ma paralizzato dal compito che lo attende, Amleto si accanisce contro la sua situazione, minacciando sia la sua sanità mentale sia la sicurezza dello Stato. Sono stati 225.000 gli spettatori che lo scorso ottobre, da venticinque diversi Paesi, si sono collegati in diretta via satellite con il National Theater di Londra per la trasmissione di Hamlet, con il candidato all’Oscar Benedict Cumberbatch nel ruolo del protagonista della tragedia di Shakespeare e Lyndsey Turner alla regia: un record assoluto per il progetto del National Theatre Live. Ora quello spettacolo straordinario arriva anche in Italia, in anteprima al Torino Film Festival e in febbraio nelle sale italiane, nell’ambito del progetto che propone su grande schermo il meglio delle produzioni del teatro londinese in lingua originale e sottotitolato in italiano. ** A family is torn apart as the country prepares itself for war. Hamlet is forced to avenge his father’s death, but he paralyzed by the task before him; the man rages against his situation, putting at risk his mental sanity and his country’s safety. Last October, 225,000 spectators from twenty-five different countries tuned in via satellite TV to the National Theatre of London for the live performance of Hamlet, the Shakesperian tragedy starring the Oscar Nomination Benedict Cumberbatch and directed by Lyndsey Turner. It was a groundbreaking record for the National Theatre Live project. That extraordinary production has now made it to Italy and can be previewed at the Torino Film Festival. The piece will be distributed to Italian movie theaters in February as part of a project that is bringing the productions from the London-based theatre to the silver screen, presented in original language with Italian subtitles. F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO Lyndsey Turner (Regno Unito), regista teatrale britannica, è nota per aver diretto spettacoli nel West End, al Royal National Theatre, alla Royal Shakespeare Company e a Broadway. È la terza regista donna ad aver ricevuto, nel 2014, un Laurence Olivier Award. Laureatasi con un master in direzione teatrale al Birkbeck di Londra, è membro del consiglio al Pentabus Theatre e direttore associato dello Sheffield e del Gate Theatre. Ha lavorato a lungo presso il Royal Court Theatre e scrive regolarmente per la pagina teatrale del «Guardian». Inoltre, dirige e insegna presso la Royal Shakespeare Company ed è docente del master in regia teatrale dell’Università di Londra. Nel 2014, ha diretto Machinal a Broadway, suo debutto sulla scena teatrale americana. Lyndsey Turner (UK) is a British theatre director known for her productions in the West End, at the Royal National Theatre, the Royal Shakespeare Company, and on Broadway. She is the third female director to win a Laurence Olivier Award, which she received in 2014. She holds an MFA in theatre directing from Birkbeck, University of London. She is a council member for the Pentabus Theatre and associate director for the Sheffield Theatre and the Gate Theatre. She worked extensively at the Royal Court Theatre, and she regularly publishes articles in the theatre column of “The Guardian.” In addition, she directs and teaches classes at the Royal Shakespeare Company, and she is a professor for the MFA in theatre directing course offered by the University of London. She made her American debut on Broadway in 2014 with the play Machinal. F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO daniele segre MORITURI Italia/Italy, 2015, HD, 75’, col. MORITURI regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio/ director, story, screenplay, film editing Daniele Segre fotografia/cinematography Luca Bigazzi scenografia/ production design Elena Bosio suono/sound Edgar Iacolenna interpreti e personaggi/ cast and characters Tiziana Catalano (Aurora), Donatella Bartoli (Nora), Luigina Dagostino (Olimpia) produzione/production I Cammelli ** contatti/contacts I Cammelli Daniele Segre [email protected] www.danielesegre.it Sullo sfondo della sezione loculi di un cimitero s’incrociano le vite di tre donne di mezza età: Nora, Aurora e Olimpia. La zitella, la divorziata e la vedova: tre vite sospese tra rassegnazione e attesa. Tre vite a rischio necrosi. Nel corso di una nottata di veglia organizzata nel cimitero, alla luce dei lumini votivi e della scritta al neon «Riposate in pace», le tre donne saranno protagoniste di una fantasmagorica messa in scena delle rispettive e personalissime inquietudini. «Morituri rappresenta il terzo quadro di una trilogia composta da altri due film prodotti dalla società I Cammelli: Vecchie (2002), con Barbara Valmorin, e Mitraglia e il verme (2004), con Antonello Fassari e Stefano Corsi. La necessità è quella di mettere in scena la condizione umana contemporanea, rappresentata da tre personaggi al limite del surreale. Ogni personaggio porta con sé la propria storia e la propria solitudine, per approdare a una dimensione sospesa e astratta che rende la storia universale e senza tempo». ** With the burial niches of a cemetery as a backdrop, the lives of three middle-aged women intersect; their names are Nora, Aurora and Olimpia. An old maid, a divorcee and a widow: three lives suspended between resignation and waiting. Three lives that risk necrosis. During a night-time vigil organized by the cemetery, illuminated by votive lights and a neon sign that says “Rest in peace,” the three women become the protagonists of a phantasmagorical mise-en-scène of their respective and very personal anxieties. “Morituri is the third part of a trilogy composed of two other films produced by the company I Cammelli: Vecchie (2002), with Barbara Valmorin, and Mitraglia e il verme (2004), with Antonello Fassari and Stefano Corsi. I wanted to show the contemporary human condition, represented by three characters at the limits of the surreal. Each character carries around her own story and her own solitude, and ends up in a suspended and abstract dimension which makes the story universal and timeless.” 69 SOMMARIO F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO Daniele Segre (Alessandria, 1952) ha iniziato la sua carriera come fotografo, prima di esordire nella regia con il documentario Perché droga nel 1976. Ha quindi pubblicato il libro fotografico Ragazzi di stadio e fondato la casa di produzione I Cammelli. Nel 1983 ha diretto il lungometraggio di finzione Testadura, presentato in concorso a Venezia, a cui sono seguiti, tra gli altri film, Manila Paloma Blanca, Vecchie, Mitraglia e il verme, Conversazione a Porto, Morire di lavoro, Lisetta Carmi Un’anima in cammino, presentato a Venezia nel 2010, e Sic Fiat Italia, presentato al Torino Film Festival 2011, dove l’anno scorso ha portato Il viaggio di Carlo, ritratto dell’attore Carlo Colnaghi. Daniele Segre (Alessandria, Italy, 1952) began his career in photography, before debuting as a director in 1976 with the documentary Perché droga. He published the book of photographs Ragazzi di stadio and founded the production company I Cammelli. In 1983, he directed the feature-length fiction movie Testadura, which competed in Venice. It was followed by other films, including Manila Paloma Blanca, Vecchie, Mitraglia e il verme, Conversazione a Porto, Morire di lavoro, Lisetta Carmi - Un’anima in cammino, presented in Venice in 2010, and Sic Fiat Italia, which was presented at the 2011 Torino Film Festival, where last year he also presented Il viaggio di Carlo, about the life of the actor Carlo Colnaghi. filmografia essenziale/ essential filmography Perché droga (coregia/codirector Franco Barbaro, mm, doc., 1976), Ragazzi di stadio (mm, doc., 1980), Testadura (1983), Vite di ballatoio (mm, doc., 1984), Manila Paloma Blanca (1992), Come prima, più di prima, t’amerò (mm, doc., 1995), Sto lavorando? (mm, doc., 1998), Via due macelli, Italia - Sinistra senza unità (2000), Volti - Viaggio nel futuro d’Italia (tv, doc., 2002), Vecchie (2002), Mitraglia e il verme (2004), Conversazione a Porto (doc., 2006), Morire di lavoro (doc., 2008), Lisetta Carmi - Un’anima in cammino (mm, doc., 2010), Je m’appelle Morando Alfabeto Morandini (mm, doc., 2010), Sic Fiat Italia (doc., 2011), Il viaggio di Carlo (cm, doc., 2014), Morituri (2015). F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO davide ferrario SEXXX Italia/Italy, 2015, HD, 72’, col. SEXXX regia/director Davide Ferrario soggetto/story dall’omonimo balletto di/ from the ballet of the same title by Matteo Levaggi e da/and from Prelude for a Symphony in Black di/by Matteo Levaggi, Corpicrudi fotografia/cinematography Fabrizio Vacca montaggio/film editing Cristina Sardo suono/sound Vito Martinelli interpreti/cast Kristin Furnes Bjerkestrand, Manuela Maugeri, Viola Scaglione, Denis Bruno, Marco De Alteriis, Vito Pansini produttori/producers Davide Ferrario, Francesca Bocca produzione/production Rossofuoco ** contatti/contacts Rossofuoco Davide Ferrario [email protected] www.rossofuocofilm.it 70 SOMMARIO «Una sera, senza un’aspettativa precisa, sono andato alla Lavanderia a Vapore di Collegno, sede del Balletto Teatro di Torino diretto da Loredana Furno, e ho visto Sexxx, il balletto di Matteo Levaggi. Non sono un appassionato di danza moderna, ma proprio per questo credo che la mia fascinazione quella sera sia stata sincera e convinta. Sono stato colpito soprattutto dal modo in cui il coreografo era riuscito a prendere gesti e movimenti espliciti della comunicazione sessuale per trasformarli in linguaggio di danza. Ed essendo il linguaggio del corpo uno dei temi che mi interessa filmare fin dai tempi dello “scandaloso” Guardami, c’era già una motivazione sufficiente per trasformare il balletto in un film. Ho cercato di riprendere la danza come se raccontasse una storia, utilizzando uno stile strettamente cinematografico, quasi che la macchina da presa fosse un altro elemento della coreografia, spesso aggiungendo movimento a movimento. Credo che l’esperienza che ne avrà lo spettatore sarà lontanissima da quella del punto di vista della platea». ** “One evening, without any particular expectations, I went to the Lavanderia a Vapore theatre in Collegno, headquarters of the Balletto Teatro di Torino, directed by Loredana Furno, and I saw Sexxx, the ballet by Matteo Levaggi. I’m not a fan of modern dance, but I think this is why my fascination that evening was sincere and convinced. Above all, I was struck by the way the choreographer was able to take the explicit gestures and movements of sexual communication and transform them into the language of dance. And since body language is one of the topics I have been interested in filming since that ‘scandalous’ Guardami, I was already sufficiently motivated to transform the ballet into a movie. I tried to shoot the ballet as though it were telling a story, using a strictly cinematographic style, almost as though the movie camera were another element of the choreography, often adding movement to movement. I think the movie-goer’s experience will be quite different from that of the spectator in the theatre.” F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO Davide Ferrario (Casalmaggiore, Cremona, 1956) è laureato in letteratura angloamericana. Nei primi anni Ottanta ha collaborato con periodici cinematografici e organizzato rassegne, eventi e festival di cinema. Autore di saggi sul cinema, di romanzi e di varie sceneggiature, ha diretto cortometraggi, documentari e lungometraggi di finzione. Fra questi ultimi vanno ricordati il suo esordio, La fine della notte (1989), Tutti giù per terra (1997), tratto dal romanzo di Giuseppe Culicchia, e Guardami, presentato alla Mostra di Venezia del 1999. Il suo romanzo Dissolvenza in nero, con protagonista Orson Welles, è stato tradotto in diverse lingue e portato sullo schermo nel 2006 da Oliver Parker (Fade to Black). Davide Ferrario (Casalmaggiore, Cremona, Italy, 1956) has graduated in Anglo-American Literature. In the beginning of the 1980s he works with different cinema magazines and organizes film festivals and events. He is the author of many essays on cinema, of novels and several screenplays. He has directed short films and documentaries, and, among the long feature films, we would like to mention La fine della notte, Tutti giù per terra, based on the novel by Giuseppe Culicchia, and Guardami, screened at Venice Film Festival in 1999. His novel Fade to Black, with fiction figure of Orson Welles, has been translated in many languages and in 2006 became an Oliver Parker’s film production of the same title. filmografia essenziale/ essential filmography La fine della notte (1989), Anime fiammeggianti (1994), A Rimini (cm, 1995), Il figlio di Zelig (cm, 1995), Materiale resistente (coregia/codirector Guido Chiesa, doc., 1995), Confidential Report - A proposito di Orson Welles (tv, 1996), Estate in città (cm, 1996), Partigiani (coregia/codirectors Guido Chiesa, Antonio Leotti, Daniele Vicari, doc., 1997), Tutti giù per terra (1997), Figli di Annibale (1998), Guardami (1999), La rabbia (doc., 2000), Fine amore: mai (doc., 2001), Mondonuovo (doc., 2003), Dopo mezzanotte (2003), La strada di Levi (doc., 2006), Tutta colpa di Giuda (2009), Piazza Garibaldi (2012), La zuppa del demonio (doc., 2014), La luna su Torino (2014). F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO gregory la cava STAGE DOOR Usa, 1937, 35mm, 92’, bn/bw PALCOSCENICO regia/director Gregory La Cava soggetto/story dall’omonima commedia di/from the play of the same title by Edna Ferber, George S. Kaufman sceneggiatura/screenplay Morrie Ryskind, Anthony Veiller fotografia/cinematography Robert De Grasse montaggio/film editing William Hamilton scenografia/ production design Van Nest Polglase, Carroll Clark costumi/costume design Murile King musica/music Roy Webb, Hal Borne, Mort Greene interpreti e personaggi/ cast and characters Katharine Hepburn (Terry Randall), Ginger Rogers (Jean Maitland), Andrea Leeds (Kay Hamilton), Adolphe Menjou (Anthony Powell), Eve Arden (Eve), Annie Miller (Annie), Gail Patrick (Linda Shaw), Constance Collier (Catherine Luther) produttore/producer Pandro S. Bermamn produzione/production Rko New York, 1937. In un dormitorio femminile s’incrociano le strade di alcune ragazze con la passione per il teatro. Tra queste c’è Terry che, nonostante lo scarso talento, sogna di fare l’attrice, così come Kay, molto dotata e decisa a entrare nel mondo dello spettacolo anche per potersi sistemare economicamente. Quando partono le audizioni per una nuova pièce, il padre di Terry, uomo ricco e potente, interviene per far attribuire alla figlia la parte della protagonista, cosicché si renda finalmente conto di essere negata e smetta di recitare. Per Kay, a cui era già stato assegnato il ruolo, è un colpo troppo duro: delusa e addolorata dall’esclusione si suicida. Ma il suo gesto estremo avrà delle conseguenze inimmaginabili su Terry: colpita dalla reazione disperata dell’amica, supererà lo shock solo la sera del debutto, quando, complice la forte emozione, reciterà in modo vibrante e appassionato. L’attenderà un futuro di successo sulle tavole del palcoscenico. ** New York, 1937. In a women’s dormitory, the paths of a number of stage-struck girls cross. One of them is Terry; despite her lack of talent, she dreams of becoming an actress. So does Kay, who is very talented and determined to enter the world of theatre, in part for some economic stability. When auditions begin for a new play, Terry’s father, a rich and powerful man, steps in to get his daughter the leading role, so she will finally realize how hopeless she is and give up acting. Kay had already been given the role and this blow is too hard to bear: disappointed and distressed by this exclusion, she commits suicide. But her drastic gesture will have unimaginable consequences for Terry. Struck by her friend’s desperate reaction, she only overcomes the shock on the evening of her debut when, thanks to her intense emotion, she performs vibrantly and passionately. A successful future onstage awaits her. Gregory La Cava (Towanda, Pennsylvania, Usa, 1892 - Malibu, California, 1952) lavora inizialmente come capo della casa di produzione International Film Service, specializzata in brevi film di animazione. Dopo la chiusura della società, nei primi anni Venti si traferisce a Hollywood, dove dirige i suoi primi cortometraggi comici per il grande schermo, passando successivamente al lungometraggio. Tra i suoi capolavori, L’impareggiabile Godfrey (1938), sophisticated comedy in era di Grande depressione, e La ragazza della quinta strada (1939). Molto attivo negli anni Trenta, nel decennio successivo riduce considerevolmente la sua produzione, fino al ritiro. Nei suoi film hanno recitato star dell’epoca, come Katharine Hepburn, Ginger Rogers, William Powell e Carol Lombard. Gregory La Cava (Towanda, PA, USA, 1892 - Malibu, CA, USA, 1952) began working as the head of the production company International Film Service, specialized in short animated films. After the company closed down, he moved to Hollywood in the early 1920s, where he directed his first comedy shorts for the silver screen and later moved on to feature films. His masterpieces include My Man Godfrey (1938), a sophisticated comedy during the Great Depression, and 5 Ave Girl (1939). He was very active during the 1930s but greatly reduced his production during the 1940s, until he retired. His films have featured stars of the era, such as Katharine Hepburn, Ginger Rogers, William Powell and Carol Lombard. TH filmografia essenziale/ essential filmography Feel My Pulse (Tastatemi il polso, mm, 1928), Half a Bride (Naufraghi dell’amore, mm, 1928), Symphony of Six Millions (Melodie della vita, 1932), The Half Naked Truth (La verità seminuda, 1932), Gallant Lady (Rinunzie, 1933), The Affairs of Cellini (Gli amori di Benvenuto Cellini, 1933), Private Worlds (Mondi privati, 1935), She Married Her Boss (Voglio essere amata, 1935), My Man Godfrey (L’impareggiabile Godfrey, 1938), Stage Door (Palcoscenico, 1937), 5 Ave Girl (La ragazza della quinta strada, 1939), Primrose Path (Piccolo porto, 1940), Unfinished Business (Quella notte con te, 1941), Lady in a Jam (Le stranezze di Jane Palmer, 1942). TH 71 SOMMARIO F E S TA M O B I L E - PALCOSCENICO F E S TA M O B I L E - ORSON WELLES orson welles CITIZEN KANE Usa, 1941, 35mm, 119’, bn/bw QUARTO POTERE regia, produttore/ director, producer Orson Welles sceneggiatura/screenplay Herman J. Mankievicz, Orson Welles fotografia/cinematography Gregg Toland montaggio/film editing Robert Wise costumi/costume design Edward Stevenson musica/music Bernard Herrmann suono/sound Bailey Fesler, James G. Stewart interpreti e personaggi/ cast and characters Orson Welles (Charles Foster Kane), Joseph Cotten (Jedediah Leland), Dorothy Comingore (Susan Alexander Kane), Everett Sloane (Mr Bernstein), Ray Collins (James W. Gettys), George Coulouris (Walter Parks Thatcher), Agnes Moorehead (Mary Kane), Paul Stewart (Raymond), Ruth Warrick (Emily Monroe Norton Kane), Erskine Sanford (Herbert Carter), William Alland (Jerry Thompson) produzione/production Mercury Productions 72 SOMMARIO Splendori e miserie del magnate dell’editoria Charles Foster Kane: uomo potentissimo e odiato, viene trovato morto nel mausoleo incompiuto in cui vive isolato dopo il ritiro dal mondo degli affari e della politica e il fallimento di due matrimoni. L’ultima parola da lui pronunciata è «Rosebud»: chi o cosa è «Rosebud»? Un giornalista cerca di svelarne il significato, intervistando amici, nemici, ex amanti, sostenitori e detrattori del milionario. Ne emerge il ritratto sfaccettato e complesso di un uomo individualista e volitivo, cresciuto troppo in fretta e incapace di amare poiché interessato solo al possesso. Charles Foster Kane è il controverso paladino dell’opinione pubblica statunitense, che lui stesso contribuisce a plasmare, e al tempo stesso una figura ambigua, incarnazione del sogno americano e della sua deformazione. ** The wonders and woes of the publishing tycoon Charles Foster Kane, a very powerful and hated man, found dead in the unfinished mausoleum where he retreated in isolation after retiring from business, politics, and the failure of his two marriages. With his dying breath, he utters the word “Rosebud.” Who or what is “Rosebud”? A journalist tries to discover its mysterious meaning, interviewing the millionaire’s friends, enemies, former lovers, supporters, and critics. The result is a multifaceted and complex portrait of an individualistic, strong-willed man who grew up to quickly and is unable to love because ownership is his only interest. Charles Foster Kane is the controversial hero of public opinion, which he manipulates through his publications; but he is also an ambiguous character who embodies the American dream as well as its deformation. F E S TA M O B I L E - ORSON WELLES Orson Welles (Kenosha, Wisconsin, Usa, 1915 - Hollywood, California, Usa, 1985) è considerato uno dei più importanti e geniali registi e attori della storia del cinema, ma anche del teatro e della radio (celebre la beffa da lui architettata con la trasmissione radiofonica di fantascienza La guerra dei mondi, che scatenò il panico negli Stati Uniti). Divenuto un vero e proprio caso cinematografico con Quarto Potere (1941), realizzato a soli venticinque anni, nel corso della sua lunga e travagliata carriera ha diretto titoli notevoli quali L’orgoglio degli Amberson (1942), La signora di Shanghai (1947), Rapporto confidenziale (1955), L’infernale Quinlan (1958) e gli adattamenti di Shakepeare Macbeth (1948), Otello (1952) e Falstaff (1965). Tra i riconoscimenti da lui ottenuti la Palma d’oro nel 1952 per Otello, il Leone d’oro e l’Oscar alla carriera, entrambi nel 1970. Orson Welles (Kenosha, WI, USA, 1915 - Hollywood, CA, USA, 1985) is considered one of important and brilliant filmmakers and actors in the history of cinema, theater and radio (his famous prank and radio adaptation of the sci-fi piece The War of the Worlds generated widespread panic in the United States). He became a filmphenomenon with Citizen Kane (1941), which he made when he was only twenty-five years old. He made many important films throughout his long and troubled career, which include The Magnificent Ambersons (1942), The Lady from Shanghai (1947), Mr Arkadin (1955), Touch of Evil (1958), and the Shakespearian adaptations of Macbeth (1948), Othello (1952), and Falstaff (1965). He won several awards, including the Palme d’Or for Othello in 1952, the Career Golden Lion and the Academy Honorary Award in 1970. filmografia essenziale/ essential filmography Citizen Kane (Quarto Potere, 1941), The Magnificent Ambersons (L’orgoglio degli Amberson, 1946), The Stranger (Lo straniero, 1946), The Lady from Shanghai (La signora di Shanghai, 1947), Macbeth (id., 1948), Othello (Otello, 1952), Mr Arkadin (Rapporto confidenziale, 1955), Touch of Evil (L’infernale Quinlan, 1958), Falstaff (id., 1965), Histoire immortelle (Storia immortale, 1968). F E S TA M O B I L E - ORSON WELLES orson welles MR ARKADIN Francia-Spagna-Svizzera/ France-Spain-Switzerland, 1955, 35mm, 93’, bn/bw RAPPORTO CONFIDENZIALE regia, sceneggiatura/ director, screenplay Orson Welles soggetto/story dal radiodramma/from the radio script The Lives of Harry Lime di/by Ernest Bornemann, Orson Welles fotografia/cinematography Jean Bourgoin montaggio/film editing Renzo Lucidi musica/music Paul Misraki suono/sound Jacques Lebreton interpreti e personaggi/ cast and characters Orson Welles (Gregory Arkadin), Robert Arden (Guy Van Stratten), Paola Mori (Raina Arkadin), Akim Tamiroff (Jacob Zouk), Michael Redgrave (Burgomil Trebitsch) produttori/producers Louise Dolivet, Orson Welles produzione/production Filmorsa, Cervantes Films, Sevilla Films, Mercury Productions, Bavaria Film 73 SOMMARIO Van Stratten è un contrabbandiere americano dalle alterne fortune che opera in Europa. Per caso assiste alla morte di un uomo che, esalando l’ultimo respiro, pronuncia due nomi: Gregory Arkadin e Sophie. Incuriosito, cerca di dar loro un volto, fiutando la possibilità di ricavarne qualcosa. Ben presto scopre che l’Arkadin in questione è un facoltoso esponente dell’alta società. Quando i due s’incontrano, il milionario rivela a Van Stratten che non riesce a ricordare niente della propria vita prima del 1927 e lo incarica di ricostruirla in un rapporto confidenziale. Ha così inizio un giro del mondo che lo porta a interrogare personaggi peculiari quali un sarto a Zurigo, un ammaestratore di pulci a Copenaghen, un antiquario ad Amsterdam e una baronessa polacca. E, mentre si trova in Messico, incontra anche la Sophie di cui aveva sentito proferire il nome: ma subito dopo la donna viene uccisa misteriosamente. Con il procedere delle indagini, Van Stratten inizia a sospettare che dietro di esse vi sia un intrigo dello stesso Arkadin e qualcosa di nascosto che lo tormenta dal suo passato. ** Van Stratten is an American smuggler with a checkered history working in Europe. He happens to witness the death of a man who utters two names with his dying breath: Gregory Arkadin and Sophie. Intrigued by the mystery and the possibility of turning a profit, he tries to find them. He soon discovers that Arkadin is a wealthy socialite. When he meets him, the millionaire confesses that he has no memory of his life before 1927 and hires Van Stratten to research his past and file a confidential report. Van Stratten sets off, travelling around the world, interrogating peculiar characters like a tailor in Zurich, a flea circus ringmaster in Copenhagen, an antiques dealer in Amsterdam, and a Polish baroness. In Mexico he runs into Sophie, who is mysteriously killed shortly thereafter. As the investigation continues, Van Stratten starts suspecting that Arkadin himself might be behind it all, tormented by something hidden in his past. F E S TA M O B I L E - ORSON WELLES Orson Welles (Kenosha, Wisconsin, Usa, 1915 - Hollywood, California, Usa, 1985) è considerato uno dei più importanti e geniali registi e attori della storia del cinema, ma anche del teatro e della radio (celebre la beffa da lui architettata con la trasmissione radiofonica di fantascienza La guerra dei mondi, che scatenò il panico negli Stati Uniti). Divenuto un vero e proprio caso cinematografico con Quarto Potere (1941), realizzato a soli venticinque anni, nel corso della sua lunga e travagliata carriera ha diretto titoli notevoli quali L’orgoglio degli Amberson (1942), La signora di Shanghai (1947), Rapporto confidenziale (1955), L’infernale Quinlan (1958) e gli adattamenti di Shakepeare Macbeth (1948), Otello (1952) e Falstaff (1965). Tra i riconoscimenti da lui ottenuti la Palma d’oro nel 1952 per Otello, il Leone d’oro e l’Oscar alla carriera, entrambi nel 1970. Orson Welles (Kenosha, WI, USA, 1915 - Hollywood, CA, USA, 1985) is considered one of important and brilliant filmmakers and actors in the history of cinema, theater and radio (his famous prank and radio adaptation of the sci-fi piece The War of the Worlds generated widespread panic in the United States). He became a filmphenomenon with Citizen Kane (1941), which he made when he was only twenty-five years old. He made many important films throughout his long and troubled career, which include The Magnificent Ambersons (1942), The Lady from Shanghai (1947), Mr Arkadin (1955), Touch of Evil (1958), and the Shakespearian adaptations of Macbeth (1948), Othello (1952), and Falstaff (1965). He won several awards, including the Palme d’Or for Othello in 1952, the Career Golden Lion and the Academy Honorary Award in 1970. filmografia essenziale/ essential filmography Citizen Kane (Quarto Potere, 1941), The Magnificent Ambersons (L’orgoglio degli Amberson, 1946), The Stranger (Lo straniero, 1946), The Lady from Shanghai (La signora di Shanghai, 1947), Macbeth (id., 1948), Othello (Otello, 1952), Mr Arkadin (Rapporto confidenziale, 1955), Touch of Evil (L’infernale Quinlan, 1958), Falstaff (id., 1965), Histoire immortelle (Storia immortale, 1968). F E S TA M O B I L E - ORSON WELLES orson welles TOUCH OF EVIL Usa, 1958, 35mm, 95’, bn/bw L’INFERNALE QUINLAN regia, sceneggiatura/ director, screenplay Orson Welles soggetto/story dal romanzo/ from the novel Badge of Evil di/by Whit Masterson fotografia/cinematography Russell Metty montaggio/film editing Virgil Vogel, Aaron Stell musica/music Henri Mancini suono/sound Leslie I. Carey interpreti e personaggi/ cast and characters Charlton Heston (Mike Vargas), Janet Leigh (Susan Vargas), Orson Welles (Hank Quinlan), Joseph Calleia (Pete Menzies), Akim Tamiroff (Joe Grandi), Marlene Dietrich (Tana), Zsa Zsa Gabor (proprietaria dello strip club/strip club owner) produttore/producer Albert Zugsmith produzione/production Universal International Pictures 74 SOMMARIO Chi può aver fatto saltare in aria un ricco possidente terriero mentre stava attraversando in auto il confine tra Stati Uniti e Messico? Ad assistere per caso all’omicidio l’agente della narcotici messicana Mike Vargas, in viaggio di nozze con la moglie Susan. Le indagini vengono affidate al commissario Hank Quinlan, uomo scontroso e autoritario, al quale si affianca Vargas nel tentativo di far luce sui fatti. Ben presto, però, verrà svelato il lato oscuro di Quinlan, il quale non esita a falsificare le prove pur di far trionfare quella che lui ritiene essere la verità. In un crescendo di rivelazioni e scoperte, la collaborazione tra i due si trasforma in scontro aperto: per Quinlan, dotato di una personalità luciferina e spietata, Vargas non rappresenta che un ostacolo. La soluzione a questo intralcio sta nell’ordire una macchinazione in cui siano coinvolti la moglie Susan e il boss del narcotraffico Joe Grandi, al quale Vargas sta dando la caccia. Who blew up the wealthy landowner after he crossed the Mexican border into the United States? Mike Vargas, a Mexican drug enforcement officer, happens to witness the murder while he is on his honeymoon with his wife Susan. Hank Quinlan, a surly and authoritarian Police Captain, leads the investigation, assisted by Vargas who is trying to shed light on what happened. But Quinlan’s dark side soon comes out when he doesn’t hesitate to tamper with the evidence just to support his case. In a crescendo of revelations and discoveries, the collaboration between the two partners quickly turns into an open conflict: for Quinlan, diabolical and ruthless, Vargas is nothing more than an obstacle in his way. To overcome it, he plots a scheme involving his wife Susan and Joe Grandi, the drug lord that Vargas had been hunting down. F E S TA M O B I L E - ORSON WELLES Orson Welles (Kenosha, Wisconsin, Usa, 1915 - Hollywood, California, Usa, 1985) è considerato uno dei più importanti e geniali registi e attori della storia del cinema, ma anche del teatro e della radio (celebre la beffa da lui architettata con la trasmissione radiofonica di fantascienza La guerra dei mondi, che scatenò il panico negli Stati Uniti). Divenuto un vero e proprio caso cinematografico con Quarto Potere (1941), realizzato a soli venticinque anni, nel corso della sua lunga e travagliata carriera ha diretto titoli notevoli quali L’orgoglio degli Amberson (1942), La signora di Shanghai (1947), Rapporto confidenziale (1955), L’infernale Quinlan (1958) e gli adattamenti di Shakepeare Macbeth (1948), Otello (1952) e Falstaff (1965). Tra i riconoscimenti da lui ottenuti la Palma d’oro nel 1952 per Otello, il Leone d’oro e l’Oscar alla carriera, entrambi nel 1970. Orson Welles (Kenosha, WI, USA, 1915 - Hollywood, CA, USA, 1985) is considered one of important and brilliant filmmakers and actors in the history of cinema, theater and radio (his famous prank and radio adaptation of the sci-fi piece The War of the Worlds generated widespread panic in the United States). He became a filmphenomenon with Citizen Kane (1941), which he made when he was only twenty-five years old. He made many important films throughout his long and troubled career, which include The Magnificent Ambersons (1942), The Lady from Shanghai (1947), Mr Arkadin (1955), Touch of Evil (1958), and the Shakespearian adaptations of Macbeth (1948), Othello (1952), and Falstaff (1965). He won several awards, including the Palme d’Or for Othello in 1952, the Career Golden Lion and the Academy Honorary Award in 1970. filmografia essenziale/ essential filmography Citizen Kane (Quarto Potere, 1941), The Magnificent Ambersons (L’orgoglio degli Amberson, 1946), The Stranger (Lo straniero, 1946), The Lady from Shanghai (La signora di Shanghai, 1947), Macbeth (id., 1948), Othello (Otello, 1952), Mr Arkadin (Rapporto confidenziale, 1955), Touch of Evil (L’infernale Quinlan, 1958), Falstaff (id., 1965), Histoire immortelle (Storia immortale, 1968). F E S TA M O B I L E - PREMIO CIPPUTI francesca comencini NUOVE TERRE Italia/Italy, 2015, HD, 18’+16’+14’, col. NEW LANDS regia/director Francesca Comencini soggetto/story Fabio Pellarin fotografia/cinematography Alessandro Abate montaggio/film editing Silvia Di Domenico musica/music Mattia Carratello suono/sound Vito Martinelli produzione/production Madcast ** contatti/contacts Madcast Giovanni Madonna [email protected] www.madcast.com Orto dei ragazzi, Cascina Carlo Alberto e Tenuta della mistica fanno parte di un progetto di cinque documentari finanziato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), nell’ambito delle iniziative per Expo 2015. Il tema portante è l’agricoltura sociale, raccontata attraverso storie personali. «In questi film ho cercato di mettere a fuoco le persone: le loro storie, i volti, le mani. Sono nuovi agricoltori, approdati attraverso esperienze diverse al lavoro antico e faticoso dell’agricoltura. Un lavoro che cambia sempre, ma mai nella sua essenza, legata ai cicli della vita, al tempo e alla cura di cui la terra ha bisogno. Anche molte di queste persone, venute da lontano o da percorsi difficili, conoscono bene la fatica del sopravvivere. Molti hanno rischiato la morte, altri sono in cerca di un senso da dare alla vita. Tutti hanno conosciuto il valore del restare vivi, che fa tenere il seme di una pianta con tremante attenzione. I loro gesti ripetuti, la loro inesperienza che diventa meraviglia hanno catturato il mio sguardo. Osservare le vite degli altri è la cosa che più amo e che più mi fa sentire viva». ** Orto dei ragazzi, Cascina Carlo Alberto and Tenuta della mistica are part of a project composed of five documentaries financed by the Ministry of Agricultural, Food and Forest Policy (MIPAAF), one of the Expo 2015 initiatives. Their basic topic is social agriculture, as told through personal stories. “In these movies, I tried to focus on people: their stories, their faces, their hands. They are new farmers; different experiences have brought them to the ancient and strenuous work of farming. This work always changes, but its essence remains the same, tied to the cycles of life, time and the care which soil needs. Many of these people, who came from far away or from difficult paths of life, are well acquainted with the strain of staying alive. Many have risked their life, others are looking for a way to give meaning to their life. They all have known the value of staying alive, which makes them hold the seed of a plant with trembling attention. My gaze was captured by their repeated gestures, their inexperience which becomes amazement. To observe the lives of others is what I love to do most and what makes me feel most alive.” 75 SOMMARIO F E S TA M O B I L E - PREMIO CIPPUTI Francesca Comencini (Roma, 1961), figlia del regista Luigi, ha esordito nel 1984 con Pianoforte e si è poi trasferita in Francia, dove ha realizzato Annabelle partagée (1991), selezionato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e il documentario Elsa Morante (1997). Tornata in Italia, ha portato sullo schermo La coscienza di Zeno di Italo Svevo con Le parole di mio padre (2001) e dopo il documentario Carlo Giuliani, ragazzo (2002) ha diretto Mi piace lavorare - Mobbing (2004), vincitore della sezione Panorama a Berlino, e A casa nostra (2006), presentato alla Festa di Roma. Nel 2009 e nel 2012 ha poi partecipato in concorso alla Mostra di Venezia con Lo spazio e bianco e Un giorno speciale. Francesca Comencini (Rome, Italy, 1961) is the daughter of film director Luigi. She debuted in 1984 with Pianoforte and then moved to France, where she made Annabelle partagée (1991), selected for the Quinzaine des réalisateurs at Cannes, and the documentary Elsa Morante (1997). She then made a film adaptation of La coscienza di Zeno by Italo Svevo entitled Le parole di mio padre (2001). She next made the documentary Carlo Giuliani, ragazzo (2002), Mi piace lavorare - Mobbing (2004), which won in the Berlinale Panorama Award, and A casa nostra (2006), presented at the Film Festival in Rome. He then participated in competition at Venice with Lo spazio bianco (2009) and Un giorno speciale (2012). filmografia/filmography Pianoforte (1984), La lumière du lac (1988), Annabelle partagée (1991), Marcellino pane e vino (2) (coregia/codirector Luigi Comencini, 1992), Elsa Morante (mm, doc., 1997), Shakespeare a Palermo (1998), Un altro mondo è possibile (doc., collettivo/collective, 2001), Le parole di mio padre (2001), Carlo Giuliani, ragazzo (doc., 2002), Firenze, il nostro domani (doc., collettivo/collective, 2003), Mi piace lavorare - Mobbing (2004), Visions of Europe (ep. Anna vive a Marghera, 2004), Dopo la guerra (mm, 2005), A casa nostra (2006), In fabbrica (doc., 2007), L’Aquila 2009 - Cinque registi tra le macerie (ep. Le donne di San Gregorio, cm, doc., 2009), Lo spazio bianco (2009), Un giorno speciale (2012), Gomorra - La serie (2 ep., tv, 2014), Nuove terre (5 ep., cm, doc., 2015). F E S TA M O B I L E - PREMIO CIPPUTI francesca comencini IN FABBRICA Italia/Italy, 2007, 35mm, 73’, bn/bw-col. IN THE FACTORY regia/director Francesca Comencini sceneggiatura/screenplay Francesca Comencini, Michele Astori fotografie/photographs Valerio Azzali montaggio/film editor Massimo Fiocchi musica/music Edoardo Vianello, Ida Kelarova, Chat Noir suono/sound Daniela Bassani, Marzia Cordò produzione/production Rai Cinema, Off Side ** contatti/contact Wildside Karin Annell [email protected] www.wildside.it Il film non è una storia dell’industria italiana, del suo progresso economico, dei ritardi o delle occasioni mancate, ma della realtà che vi sta dietro. È una storia di volti, di facce operaie, un ritratto delle persone che hanno popolato e popolano le fabbriche italiane. È un omaggio al loro lavoro, ai loro gesti, alla loro professionalità. È un mosaico di voci e di dialetti che va dal Sud al Nord del Paese, dalla grande alla piccola fabbrica, e che prova a restituire un’immagine dell’Italia. «Credo sia giusto guardare al passato, ma senza rimpiangerlo. L’Italia che scorreva sotto i miei occhi attraverso lo sguardo di grandissimi registi induceva ogni momento al rimpianto. Eppure io credo che la nostalgia sia anche un modo di dimenticare. Si usa il passato contro un presente che si suppone più scadente. Questo documentario è basato su un doppio tema: gli operai e i registi che li hanno documentati. Gli uni e gli altri sono stati il sale del nostro Paese e credo che noi dobbiamo loro uno sforzo continuo di memoria perché ci aiutino a sapere chi siamo e ad andare avanti». ** This film isn’t about the history of Italian industry, its economic progress, its delays or its missed opportunities. It’s about the reality behind it. It’s a story of faces, workers’ faces, a portrait of the people who have populated and still populate Italian factories. It’s a tribute to their work, their gestures, their professionalism. It’s a mosaic of voices and dialects that ranges from southern to northern Italy, from large factories to small ones, and it tries to create an image of Italy. “I think it’s right to look back in the past, but without regretting it. The Italy that I used to see through the eyes the greatest directors would always seem to lead to regret. The past is used against a present that one supposes to be unsatisfactory. This documentary is based on a double theme: the workers and the directors that documented them. Both have been our country’s salt and I think we owe them a continuous effort in remembering them so they can help us know who we are and to help us go on.” 76 SOMMARIO F E S TA M O B I L E - PREMIO CIPPUTI Francesca Comencini (Roma, 1961), figlia del regista Luigi, ha esordito nel 1984 con Pianoforte e si è poi trasferita in Francia, dove ha realizzato Annabelle partagée (1991), selezionato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, e il documentario Elsa Morante (1997). Tornata in Italia, ha portato sullo schermo La coscienza di Zeno di Italo Svevo con Le parole di mio padre (2001) e dopo il documentario Carlo Giuliani, ragazzo (2002) ha diretto Mi piace lavorare - Mobbing (2004), vincitore della sezione Panorama a Berlino, e A casa nostra (2006), presentato alla Festa di Roma. Nel 2009 e nel 2012 ha poi partecipato in concorso alla Mostra di Venezia con Lo spazio e bianco e Un giorno speciale. Francesca Comencini (Rome, Italy, 1961) is the daughter of film director Luigi. She debuted in 1984 with Pianoforte and then moved to France, where she made Annabelle partagée (1991), selected for the Quinzaine des réalisateurs at Cannes, and the documentary Elsa Morante (1997). She then made a film adaptation of La coscienza di Zeno by Italo Svevo entitled Le parole di mio padre (2001). She next made the documentary Carlo Giuliani, ragazzo (2002), Mi piace lavorare - Mobbing (2004), which won in the Berlinale Panorama Award, and A casa nostra (2006), presented at the Film Festival in Rome. He then participated in competition at Venice with Lo spazio bianco (2009) and Un giorno speciale (2012). filmografia/filmography Pianoforte (1984), La lumière du lac (1988), Annabelle partagée (1991), Marcellino pane e vino (2) (coregia/codirector Luigi Comencini, 1992), Elsa Morante (mm, doc., 1997), Shakespeare a Palermo (1998), Un altro mondo è possibile (doc., collettivo/collective, 2001), Le parole di mio padre (2001), Carlo Giuliani, ragazzo (doc., 2002), Firenze, il nostro domani (doc., collettivo/collective, 2003), Mi piace lavorare - Mobbing (2004), Visions of Europe (ep. Anna vive a Marghera, 2004), Dopo la guerra (mm, 2005), A casa nostra (2006), In fabbrica (doc., 2007), L’Aquila 2009 - Cinque registi tra le macerie (ep. Le donne di San Gregorio, cm, doc., 2009), Lo spazio bianco (2009), Un giorno speciale (2012), Gomorra - La serie (2 ep., tv, 2014), Nuove terre (5 ep., cm, doc., 2015). F E S TA M O B I L E - PREMIO MARIA ADRIANA PROLO lorenza mazzetti K Regno Unito/UK, 1954, 16mm, 28’, bn/bw K regia, sceneggiatura, montaggio/director, screenplay, film editing Lorenza Mazzetti soggetto/story dal racconto/from the short novel La metamorfosi di/Metamorphosis by Franz Kafka fotografia/cinematography Hamed Hadari musica/music Daniele Paris suono/sound Jacopo Treves interpreti e personaggi/ cast and characters Michael Andrews (Gregor Samsa), Claude Rogers (il padre/father), Mary Rava (la madre/mother), Hilary Morris (la sorella/sister), Jacob Lowensberg (il principale/boss), Walter Bloor (l’ospite/guest) produzione/production The Slade School of Fine Art University College of London ** contatti/contacts Vittorio Sclaverani [email protected] Gregor Samsa è uno zelante commesso viaggiatore che tiene molto al suo lavoro. Tuttavia una mattina non riesce in nessun modo ad alzarsi. La madre e la sorella lo implorano e disperate chiamano il padre, ma Gregor non apre la porta. Neppure l’arrivo del principale riesce a farlo uscire dalla stanza. Samsa non riesce più a camminare, e ha un comportamento anomalo e visioni oniriche. Mentre in casa ci sono ospiti, Gregor riesce a uscire strisciando dalla stanza, ma vedendolo il padre gli tira addosso delle mele. Gregor si rintana così nella sua stanza, dove non potrà far altro che morire in solitudine. «Avevo da tempo l’idea di realizzare un corto su Kafka e in particolare sulla Metamorfosi. Scelsi la location esterna. Chiesi ad alcuni amici dell’università se si sarebbero volentieri prestati a recitare una parte, e in gran segreto partii con il progetto. […] Mi convinsi di essere una regista e non di avere bisogno di lezioni. Adoravo il cinema. A Firenze, in un piccolo cineclub, avevo visto i film di Vigo, Rossellini, De Sica. Erano tutto il mio mondo visivo». ** Gregor Samsa is a zealous traveling salesman who cares a lot about his job. And yet one morning he is unable to get up. His mother and his sister implore him and desperately call his father, but Gregor doesn’t open his door. Not even the arrival of his boss makes him leave his room. Samsa can’t walk anymore and he is behaving strangely; he has dreamlike visions. Once, when guests are visiting, Gregor manages to creep his way out of the room, but when his father sees him he throws apples at him. Gregor thus shuts himself up in his room, where all he can do is die in solitude. “For a while I had wanted to make a short about Kafka and in particular about Metamorphosis. I chose the exterior location. I asked a few friends from university if they would be willing to play a part and I secretly launched the project. […] I convinced myself that I was a director and that I didn’t need any lessons. I adore cinema. In Florence, I saw the movies by Vigo, Rossellini and De Sica at a small film club. They were my entire visual world.” Lorenza Mazzetti si trasferisce subito dopo la seconda guerra mondiale a Londra, dove studia alla Slade School of Fine Arts. Tra il 1952 e il 1953, rubando alla scuola l’attrezzatura e la pellicola, realizza clandestinamente il suo primo cortometraggio, K, che le permette di farsi conoscere nel mondo del cinema londinese. Il film anticipa il manifesto del Free Cinema, che la stessa Mazzetti firma nel 1956 con Lindsay Anderson, Tony Richardson e Karel Reisz. Grazie al sostegno di Denis Forman, direttore del British Film Institute, e all’aiuto dello stesso Anderson, gira poi il mediometraggio Together (1956), che partecipa alle prime proiezioni del Free Cinema e al Festival di Cannes, ottenendo una Mention au film de recherche. Tornata in Italia, si dedica alla scrittura, pubblicando il romanzo autobiografico Il cielo cade, premio Viareggio 1962, a cui seguiranno Con rabbia (1963) e Uccidi il padre e la madre (1969). Si dedica anche al giornalismo, collaborando con il periodico «Vie Nuove», al teatro, fondando e dirigendo il Puppet Theatre a Roma, e alla pittura. Nel 2014 pubblica Diario londinese. Lorenza Mazzetti moved to London right after WWII and studied at the Slade School of Fine Arts. Between 1952 and 1953, she stole some school equipment and film and secretly made her first short, K, which introduced her to London’s movie world. The movie anticipated the Free Cinema manifesto, which Mazzetti herself signed in 1956 with Lindsay Anderson, Tony Richardson and Karel Reisz. Thanks to the support of Denis Forman, the director of the British Film Institute, and with the help of people such as Anderson himself, she shot the medium-length Together (1956), with which she participated at the first Free Cinema screenings and at the Cannes Film Festival, where she received a Mention au film de recherche. After returning to Italy, she next dedicated herself to writing and published the autobiographical novel The Sky Falls, with which she won the 1962 Viareggio Prize, and which was followed by Rage (1963) and Uccidi il padre e la madre (1969). At the same time, she also dedicated herself to journalism, collaborating with the journal “Vie Nuove;” to theater, founding and directing the Puppet Theatre in Rome; and to painting. In 2014, she published Diario londinese. filmografia/filmography K (cm, 1954), Together (mm, 1956). 77 SOMMARIO F E S TA M O B I L E - PREMIO MARIA ADRIANA PROLO F E S TA M O B I L E - PREMIO MARIA ADRIANA PROLO lorenza mazzetti TOGETHER Regno Unito/UK, 1956, 16mm, 52’, bn/bw TOGETHER regia, soggetto/ director, story Lorenza Mazzetti sceneggiatura/screenplay Lorenza Mazzetti, Denis Horne fotografia/cinematography Hamed Hadari montaggio/film editing Lorenza Mazzetti, John Fletcher musica/music Daniele Paris suono/sound John Fletcher interpreti/cast Michael Andrews, Edoardo Paolozzi, Valy, Denis Richardson, Cecilia May produzione/production British Film Institute ** contatti/contacts Vittorio Sclaverani [email protected] Londra, East End, metà degli anni Cinquanta: ragazzini che giocano fra le macerie dei bombardamenti, fabbriche e porti in piena attività. In questo scenario, due sordomuti vivono la loro quotidianità: lavorano, si rilassano al pub, abitano presso una famiglia che affitta loro una stanza. Le più semplici azioni e il vagabondare sono segnati dalla loro condizione, la sordità evidenzia l’estraneità di entrambi al mondo che li circonda e li rende per questo vulnerabili. «Portai il film alla prima mostra del Free Cinema. Partecipavano, tra gli altri, Gregory Markopoulos, Kenneth Anger e John Cassavetes. Fu un successo. Qualche giorno dopo Lindsay Anderson mi annunciò che il film avrebbe rappresentato l’Inghilterra a Cannes. Lo guardai incredula e terrorizzata. Dissi che non potevo presentarmi conciata in quel modo. “Non preoccuparti”, replicò ridendo. “Faremo una colletta tra gli amici per acquistarti un vestito”». ** London, the East End, the mid-1950s: children playing among the rubble from the air raids; bustling factories and ports. In this setting, two deaf mutes live their daily life: they work; they relax at the pub; they live with a family which rents them a room. The simple actions and roaming are marked by their condition, their deafness highlights their extraneousness to the surrounding world and makes them vulnerable. “I took the movie to the first Free Cinema exhibit. The participants included Gregory Markopoulos, Kenneth Anger and John Cassavetes. It was a success. A few days later, Lindsay Anderson told me the film would represent England at Cannes. I looked at him, incredulous and terrorized. I said I couldn’t present myself dressed the way I was. ‘Don’t worry,’ he replied, laughing. ‘We’ll make a collection among friends to buy you a dress.’” Lorenza Mazzetti si trasferisce subito dopo la seconda guerra mondiale a Londra, dove studia alla Slade School of Fine Arts. Tra il 1952 e il 1953, rubando alla scuola l’attrezzatura e la pellicola, realizza clandestinamente il suo primo cortometraggio, K, che le permette di farsi conoscere nel mondo del cinema londinese. Il film anticipa il manifesto del Free Cinema, che la stessa Mazzetti firma nel 1956 con Lindsay Anderson, Tony Richardson e Karel Reisz. Grazie al sostegno di Denis Forman, direttore del British Film Institute, e all’aiuto dello stesso Anderson, gira poi il mediometraggio Together (1956), che partecipa alle prime proiezioni del Free Cinema e al Festival di Cannes, ottenendo una Mention au film de recherche. Tornata in Italia, si dedica alla scrittura, pubblicando il romanzo autobiografico Il cielo cade, premio Viareggio 1962, a cui seguiranno Con rabbia (1963) e Uccidi il padre e la madre (1969). Si dedica anche al giornalismo, collaborando con il periodico «Vie Nuove», al teatro, fondando e dirigendo il Puppet Theatre a Roma, e alla pittura. Nel 2014 pubblica Diario londinese. Lorenza Mazzetti moved to London right after WWII and studied at the Slade School of Fine Arts. Between 1952 and 1953, she stole some school equipment and film and secretly made her first short, K, which introduced her to London’s movie world. The movie anticipated the Free Cinema manifesto, which Mazzetti herself signed in 1956 with Lindsay Anderson, Tony Richardson and Karel Reisz. Thanks to the support of Denis Forman, the director of the British Film Institute, and with the help of people such as Anderson himself, she shot the medium-length Together (1956), with which she participated at the first Free Cinema screenings and at the Cannes Film Festival, where she received a Mention au film de recherche. After returning to Italy, she next dedicated herself to writing and published the autobiographical novel The Sky Falls, with which she won the 1962 Viareggio Prize, and which was followed by Rage (1963) and Uccidi il padre e la madre (1969). At the same time, she also dedicated herself to journalism, collaborating with the journal “Vie Nuove;” to theater, founding and directing the Puppet Theatre in Rome; and to painting. In 2014, she published Diario londinese. filmografia/filmography K (cm, 1954), Together (mm, 1956). 78 SOMMARIO F E S TA M O B I L E - PREMIO MARIA ADRIANA PROLO JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E JULIEN TEMPLE THE ECSTASY OF WILKO JOHNSON MICHAEL POWELL, EMERIC PRESSBURGER A MATTER OF LIFE AND DEATH | SERGEI PARADŽANOV SAYAT NOVA - IL COLORE | INGMAR BERGMAN DET SJUNDE INSEGLET - IL SETTIMO SIGILLO JEAN COCTEAU LA BELLE ET LA BÊTE DEL MELOGRANO JULIEN TEMPLE OIL CITY CONFIDENTIAL SOMMARIO JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Questioni di vita o di morte DI JULIEN TEMPLE Il settimo sigillo (1957) La mia selezione come Guest Director nasce dal mio nuovo film, The Ecstasy of Wilko Johnson (2015), dove mescolo alle riprese con Wilko diversi brani di film classici che raccontano le sensazioni e le emozioni di persone messe di fronte al pensiero della morte. Naturalmente, si tratta di opere molto surreali, poetiche, fantasiose, frutto del lavoro di maestri dell’immaginario cinematografico. Conosco Wilko Johnson da molto tempo e nel 2009 ho fatto un film, Oil City Confidential, sulla sua band, i Dr Feelgood. È stato davvero terribile venire a sapere che gli rimanevano dieci mesi di vita, e di certo in quel momento non ho pensato che avrei fatto un film su questa storia. Non sono corso a puntargli addosso una macchina da presa e non avevo alcuna intenzione di fare un film su di lui. La cosa è nata tempo dopo. Gli avevano detto che era spacciato; tutti pensavamo, «accidenti, è difficile credere che una tale forza vitale si stia spegnendo»… Lui però rifiutava di lasciarsi andare, continuava a suonare e a suonare e dopo dieci mesi stava ancora suonando. Così in Inghilterra è diventato un personaggio ben al di là della musica: i suoi concerti si 80 SOMMARIO JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E trasformarono in strani eventi in cui il pubblico piangeva e piangeva e gli diceva addio. C’era un’energia positiva, ma la tristezza di quei posti era strana. Fu in quel momento che pensai di chiedergli di aprirsi e raccontare cosa stava passando. E questa cosa lo coinvolse. Gli piacque molto l’idea e non ci pensò troppo su. «Sì, certo», mi disse. «Vieni, e parleremo». Fu un lasciarsi andare, nulla di davvero pianificato. Fondamentalmente, ho fatto questo film stando sdraiato con la testa appoggiata al cuscino, in uno stato tra il sonno e la veglia. La camera da letto aveva il soffitto molto alto e permetteva ai miei pensieri di librarsi di associazione in associazione. Dopo lunghe conversazioni con Wilko, ripercorrevo quanto ci eravamo detti lasciando che interagissero fra loro le immagini che mi tornavano in mente. Chi vedrà il film capirà che Wilko ha un modo magico di appropriarsi delle citazioni di molti scrittori della letteratura inglese (Shakespeare, Chaucer, Milton, Blake e altri), non percepibile nella sua conversazione quotidiana. Mi chiedevo se fossi in grado di imitarlo, o di chiarire quanto diceva, citando alcuni capolavori che hanno avuto un grande impatto su di me, quando da studente ho cominciato a essere ossessionato dal cinema. Ho visto molti di quei film nel vecchio Electric Cinema di Portobello Road, negli anni in cui era un fantastico cineclub che proiettava di tutto, dai classici hollywoodiani degli anni Trenta alle avanguardie europee e americane dei Settanta. La cosa divertente era che, sprofondando nelle vecchie e consunte poltroncine di velluto, si potevano guardare le immagini attraverso l’effervescenza delle pulci che si sollevavano dal sedile di fronte e saltavano davanti allo schermo. E questo conferiva un effetto ancora più surreale alle immagini, già di per sé ossessive. Un’impressione che non ho più dimenticato. JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Matters of life and death BY JULIEN TEMPLE Il colore del melograno (1968) My selection as Guest Director is a result of my new film, The Ecstasy of Wilko Johnson, in which I combine shots of Wilko with many clips from classic movies which depict the feelings and emotions of people who find themselves dealing with the idea of death. Naturally, these works are very surreal, poetic and imaginative, the work of maestros of film imaginary. I have known Wilko Johnson for a long time and in 2009 I made a movie, Oil City Confidential, about his band, Dr Feelgood. It was very horrible to hear he was supposed to have ten months to live, and I certainly didn’t think I was going to make a film about that process. I didn’t rush out and wave a camera in his face when I heard about that. I didn’t have any idea to do a film about it. Except after a while… He was given ten months to live, and we were all really like, “Wow. It’s hard to believe such a life force is going.” But he refused to go! He kept playing, and playing, and after ten months he was still playing, and he became a figure beyond the music in England. And his concerts became these strange events where the audience was crying, and crying, and waving goodbye. It was kind of an up energy, but the 81 SOMMARIO JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E kind of sadness there was strange. So that’s when I thought I should suggest that he might want to talk about what he’s going through, which he seemed to jump on. He loved that idea. There was nothing to think about. He was like, “Yeah, sure, come, and we’ll talk.” It kind of fell into happening, it wasn’t something planned. Basically I made this film largely lying on my pillow half asleep and wake in a bedroom with a very high ceiling which allowed my thoughts to float around free associative way. After long conversations with Wilko I would try and recall allowing what ever images came into my mind to interact with each other. As people will understand when they see the film, Wilko has a magical way of smuggling quotations from many of the great writers of English literature – Shakespeare, Chaucer, Milton, Blake etc. – unseen into his everyday conversation. I wondered whether I could match him and illuminate what he was saying by quoting from some of the great masterworks of the cinema which had had a huge impact on me when I first became obsessed with film as a student. Many of these films I saw in the old Electric Cinema on Portobello Road when it was a fantastic repertory cinema showing everything from 1930s Hollywood classics to the European and American avant-garde the 1970s. The best thing was if you lent right back and snuggled down in the mangy old velvet seats you could watch the images through an effervescence of fleas jumping up from the back of the seat front of you in front screen. This gave the already haunting images of the films an even more surreal effect which I have never been able to forget. JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E julien temple THE ECSTASY OF WILKO JOHNSON Regno Unito/UK, 2015, HD, 91’, col. THE ECSTASY OF WILKO JOHNSON regia, soggetto/ director, story Julien Temple fotografia/cinematography Steve Organ montaggio/film editing Caroline Richards musica/music Chantelle Woodnut, Maggie Rodwell suono/sound Ben Young interpreti/cast Wilko Johnson, Roger Daltrey produttori/producers Richard Conway, Andrew Curtis, Julien Temple produzione/production Essential Arts Entertainment, Nitrate Film coproduttore/coproducer Jim Gottlieb ** contatti/contacts Moviehouse Entertainment Gary Phillips Nel 2013 Wilko Johnson, già chitarrista dei Dr Feelgood e dei Blockheads, decide di partire per il suo tour d’addio. A spingerlo verso questa decisione la scoperta di essere affetto da una malattia terminale; a spronarlo, l’energia inarrestabile, l’amore per la musica e l’attaccamento alla vita. Al suo fianco l’immancabile Fender Stratocaster, con cui lanciarsi in performance incendiarie. «Wilko mi ha sempre fatto uno strano effetto, come William Blake, che era notoriamente un tipo molto cockney e, dicono, che parlava come Wilko, ma si relazionava in maniera visionaria con il mondo intorno a lui e con l’idea stessa di essere vivo. Allo stesso modo, Wilko descrive il suo modo di vedere ogni cosa come una rivelazione. Per questo motivo ho chiamato il film The Ecstasy of Wilko Johnson. Un processo non diverso da quello dei santi del medioevo che ricevevano la rivelazione di Dio e dell’eternità; solo che in questo caso avviene nella mente di un ateo e quindi si tratta di una situazione completamente diversa». Julien Temple (Londra, Regno Unito, 1953) si è diplomato alla National Film and Television School e ha esordito con il cortometraggio Sex Pistols Number 1 (1977), seguito dal documentario sul punk La grande truffa del rock’n’roll (1980). Regista di videoclip, ha diretto i lungometraggi Absolute Beginners (1986), Le ragazze della terra sono facili (1988), oltre ai documentari Sex Pistols - Oscenità e furore e Glastonbury. Ha partecipato a più riprese al Torino Film Festival, presentando, tra gli altri, Il futuro non è scritto - Joe Strummer (2007), Oil City Confidential (2009), Requiem for Detroit? (2010) e London - The Modern Babylon (2012). Lo scorso anno il Festival gli ha assegnato il Gran Premio Torino. Julien Temple (London, UK, 1953) studied filmmaking at the National Film and Television School. He debuted with the short Sex Pistols Number 1 (1977), followed by the punk culture documentary The Great Rock’n’Roll Swindle (1980). He directed several music videos, many feature films (including Absolute Beginners, 1986; and Earth Girls Are Easy, 1988), and music documentaries (such as The Filth and the Fury, 2000; and Glastonbury, 2006). He participated to the Torino Film Festival on multiple occasions, presenting many great films, including Joe Strummer: The Future Is Unwritten (2007), Oil City Confidential (2009), Requiem for Detroit? (2010), and London - The Modern Babylon (2012). In 2014 he received Gran Premio Torino. [email protected] www.moviehouseent.com ** After being diagnosed with a terminal illness in 2013, Wilko Johnson, guitarist for Dr Feelgood and for the Blockheds, decides to embark on a farewell tour. Spurred by his irresistible energy, his love for music and life, with his inseparable Fender Stratocaster at his side to accompany him into his explosive performances. “Wilko has always struck me in a strange way like William Blake, who was famously a very Cockney guy, who spoke like Wilko, so they say, but had this visionary connection with the world around him and being alive. Similarly, Wilko was able to describe how he could see everything in a very revelatory way. That’s why I called it The Ecstasy of Wilko Johnson. It’s like the medieval saints when they have the revelation of God and eternity, but it’s in the head of an atheist so it’s a very different thing.” 82 SOMMARIO JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E filmografia/filmography Sex Pistols Number 1 (coregia/codirector John Tiberi, cm, doc., 1977), The Great Rock’n’Roll Swindle (La grande truffa del rock’n’roll, 1980), Absolute Beginners (1986), Earth Girls Are Easy (Le ragazze della terra sono facili, 1988), Vigo (Vigo, passione per la vita, 1998), The Filth and the Fury (Sex Pistols Oscenità e furore, doc., 2000), Glastonbury (doc., 2006), Joe Strummer: The Future Is Unwritten (Il futuro non è scritto - Joe Strummer, doc., 2007), The Eternity Man (2008), The Liberty of Norton Folgate (coregia/codirector Luke Cresswell, doc., 2009), Oil City Confidential (doc., 2009), Paul Weller: Find the Torch (tv, doc., 2010) Requiem for Detroit? (doc., 2010), London - The Modern Babylon (doc., 2012), Rio 50 Degrees (doc., 2014), The Ecstasy of Wilko Johnson (doc., 2015). JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E michael powell, emeric pressburger A MATTER OF LIFE AND DEATH Regno Unito/UK, 1946, 35mm, 104’, col. SCALA AL PARADISO regia, soggetto, sceneggiatura/directors, story, screenplay Michael Powell, Emerich Pressburger fotografia/cinematography Jack Cardiff montaggio/film editing Reginald Mills scenografia/ production design Alfred Junge costumi/costume design Hein Heckroth musica/music Allan Gray interpreti e personaggi/ cast and characters David Niven (Peter Carter), Kim Hunter (June), Marius Goring (la guida/conductor), Roger Livesey (Dr Reeves), Robert Coote (Bob), Kathleen Byron (Angel), Richard Attenborough (il pilota inglese/English pilot), Raymond Massey (Abraham Farlan) produzione/production Archers Film Production 83 SOMMARIO Il comandante Peter Carter è solo su un aeroplano che sta andando a fuoco sopra la Manica. In quelli che ritiene i suoi ultimi istanti di vita, confida via radio a June, una giovane infermiera americana, i propri pensieri sulla poesia e sull’amore. Quindi si lancia nella nebbia con il paracadute e precipita in mare, dove viene portato a riva dalle onde, apparentemente incolume. Per una singolare coincidenza, dopo qualche tempo rincontra la donna e se ne innamora. Carter ha subito però un grave trauma che sembra essere la causa delle allucinazioni di cui soffre, durante le quali vede strani personaggi dell’aldilà. Peter è in cura dal dottor Reeves per le sue emicranie, ma dopo la morte accidentale del neurologo subisce una difficile operazione al cervello. Nel frattempo il dottor Reeves riappare in un’aula di tribunale e viene nominato avvocato della difesa in uno strano processo in cui è in gioco la vita di Peter. ** Squadron leader Peter Carter is alone in a blazing plane over the English Channel and is about to bail out without a parachute. During what he feels are his last moments Peter confides to June, a young American WAC his thoughts on love and poetry. Then he jumps, falling through the fog into the sea and is washed ashore. He appears to be unhurt and by some strange coincidence meets the WAC and falls in love. Carter has actually suffered severe concussion and he experiences strange hallucinations in which he sees characters from the Other World. Peter is treated by a brain surgeon Dr Reeves for his headaches. After the doctor is killed in an accident Peter undergoes a serious brain operation. Meanwhile Dr Reeves reappears in a courtroom and is appointed Counsel for the Defence, in a strange trial for Peter’s life. JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Michael Powell (Bekesbourne, Regno Unito 1905 - Avening, Regno Unito, 1990) ha cominciato a collaborare con Emeric Pressburger (Miskolc, Ungheria, 1902 - Saxstead, Regno Unito, 1988) nel 1939. Insieme, hanno fondato nel 1943 la Archers Film Productions, realizzando diciannove film, tra cui Duello a Berlino (1943), Narciso nero (1947), Scarpette rosse (1948) e I racconti di Hoffmann (1951). L’Archers Film Productions si sciolse nel 1957 e i due si separarono per dedicarsi alle rispettive carriere (Powell diresse poi nel 1960 L’occhio che uccide), ma rimasero amici per il resto della loro vita. Michael Powell (Bekesbourne, UK, 1905 - Avening, UK, 1990) started his collaboration with Emeric Pressburger (Miskolc, Hungary, 1902 Saxstead, UK, 1988) in 1939. In 1943 they formed their own production company, Archers Film Productions. They made nineteen films together, such as The Life and Death of Colonel Blimp (1943), Black Narcissus (1947), Red Shoes (1948) and The Tales of Hoffmann (1951). The Archers Film Productions came to an end in 1957 and the pair separated to pursue their individual careers (Powell in 1960 directed Peeping Tom) but they remained devoted friends for the rest of their lives. filmografia essenziale/ essential filmography Michael Powell, Emeric Pressburger: The Life and Death of Colonel Blimp (Duello a Berlino, 1943), The Volunteer (Il volontario, 1943), A Canterbury Tale (Un racconto di Canterbury, 1944), I Know Where I’m Going (So dove vado, 1945), Black Narcissus (Narciso nero, 1947), The Red Shoes (Scarpette rosse, 1948), The Small Back Room (1949), Gone to Earth (La volpe, 1950), The Elusive Pimpernel (L’inafferrabile Primula Rossa, 1950), The Tales of Hoffmann (I racconti di Hoffmann, 1951), Oh... Rosalinda!! (id., 1955), The Battle of the River Plate (La battaglia di Rio della Plata, 1956), Ill Met by Moonlight (Colpo di mano a Creta, 1956). JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E jean cocteau LA BELLE ET LA BÊTE Francia-Lussemburgo/France-Luxembourg, 1946, 35mm, 96’, bn/bw BEAUTY AND THE BEAST regia/directors Jean Cocteau, (René Clément, non accreditato/uncredited) soggetto/story Jean Cocteau, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont sceneggiatura/screenplay Jean Cocteau fotografia/cinematography Henri Alekan montaggio/film editing Claude Ibéria scenografia/ production design Christian Bérard, Lucien Carrè costumi/costume design Antonio Castillo, Marcel Escoffier musica/music Georges Auric suono/sound Jacques Carrère, Jacques Lebreton interpreti e personaggi/ cast and characters Jean Marais (la Bestia/the Beast, il principe/Prince Avenant), Josette Day (Belle), Mila Parély (Félicie), Nane Germon (Adélaïde), Michel Auclair (Ludovic), Raoul Marco (l’usuraio/usurer), Marcel André (il padre di Belle/Belle’s father) produttore/producer André Paulvé produzione/production DisCina 84 SOMMARIO Adélaïde, Belle, Félicie e Ludovic sono i figli di un mercante un tempo ricco ma ora caduto in rovina. Nonostante le ristrettezze, Adélaïde e Félicie, viziate e vanitose, sperperano le poche ricchezze rimaste, mentre Belle, che stravede per il padre, bada alla casa. A vegliare su di lei Ludovic, che detesta le altre due sorelle e tiene alla larga Avenant, un bellimbusto che fa la corte a Belle. Una notte il padre, mentre sta attraversando la foresta, si perde e trova casualmente rifugio in un castello. Qui ruba un bocciolo di rosa per Belle, che in precedenza glielo aveva chiesto in dono. Le conseguenze, però, sono terribili: l’unico abitante del palazzo, un essere dall’aspetto bestiale che vive recluso dal mondo, va su tutte le furie e prende in ostaggio l’uomo. Il mercante viene posto di fronte a una scelta: pagare per il furto con la propria vita o con quella di una delle figlie. Sentendosi in colpa per la disavventura occorsa al padre, Belle parte alla volta del castello. ** Adélaïde, Belle, Félicie, and Ludovic are the children of a merchant who lost his family fortune. Despite their limited means, Adélaïde and Félicie are spoiled and vane, wasting the little money they have. Belle looks after the house and her beloved father, while Ludovic watches over her; he can’t stand his other two sisters and keeps Avenant away, the local heartbreaker who has his eye on Belle. One night, their father gets lost in the forest and stumbles upon a castle where he seeks shelter. He steals a rosebud for Belle, who had asked him for one, but the consequences are terrible: it unleashes upon him the anger of the castle’s only inhabitant, a man of beastly appearance that lives shut out from the world. He takes the merchant hostage and gives him a choice: pay for the theft with his life or with one of his daughters’. Belle feels guilty for her father’s misadventure and sets off for the castle. JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Jean Cocteau (Maisons-Lafitte, Francia, 1889 - Milly-la-Forêt, Francia, 1963), poeta, pittore, romanziere, drammaturgo, attore, sceneggiatore e regista, è una delle figure più versatili e prestigiose della cultura francese del Novecento, legata soprattutto all’esperienza delle avanguardie storiche di cui ha fatto parte (surrealismo e dadaismo in primis). Oltre a La bella e la bestia, come regista cinematografico ha diretto fra gli altri L’aquila a due teste (1948), I parenti terribili (1948) e Orfeo (1950). Amato dalla nouvelle vague, che vedeva in lui un precursore, Cocteau va inoltre ricordato per l’opera teatrale La voce umana e per il romanzo I ragazzi terribili, portati sul grande schermo rispettivamente da Rossellini nel 1948 e da Melville nel 1950. Jean Cocteau (Maisons-Lafitte, France, 1889 - Milly-la-Forêt, France, 1963) was a poet, painter, novelist, playwright, actor, screenwriter, and filmmaker. His involvement in some historical avant-garde movements (namely Dadaism and Surrealism) also contribute to elevating him as one of the most versatile and prestigious figures in 20 century French culture. Aside from La belle et la bête, he also wrote and directed L’aigle à deux têtes (1948), Les parents terribles (1948), and Orphée (1950). His work was highly appreciated the Nouvelle Vague, which considered him a precursor to its movement. Cocteau also deserves recognition for the play he wrote La voce umana and the novel Les enfants terribles, respectively brought to the silver screen by Rossellini in 1948 and Melville in 1950. TH filmografia/filmography Jean Cocteau fait du cinéma (1925), Le sang d’un poète (mm, 1933), La belle et la bête (La bella e la bestia, 1946), L’aigle à deux têtes (L’aquila a due teste, 1948), Les parents terribles (I parenti terribili, 1948), Orphée (Orfeo, 1950), Coriolan (1950), La villa Santo Sospir (cm, 1952), 8 X 8: A Chess Sonata in 8 Movements (1957), Le testament d’Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi! (1960), Jean Cocteau s’adresse... à l’an 2000 (cm, doc., 1962). JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E sergei paradžanov SAYAT NOVA Armenia, 1968, 35 mm, 79’, col. IL COLORE DEL MELOGRANO THE COLOR OF POMEGRANATES regia, sceneggiatura/ director, screenplay Sergei Paradžanov fotografia/cinematography Suren Shakhbazian montaggio/film editing Maria Ponomarenko scenografia/ production design Stepan Andranikian, Mikhail Arakelian costumi/costume design Elena Akhvlediani, Iosif Karalov, Jasmine Sarabian musica/music Tigran Mansurian suono/sound Yuri Sayadyan interpreti e personaggi/ cast and characters Sofiko Chiaureli (il poeta da giovane/poet as a youth), Melkon Alekian (il poeta da bambino/poet as a child), Vilen Galustian (il poeta nel chiostro/poet as a monk), Georgi Gegechkori (il poeta da anziano/poet in old age), Onik Minsasian (il re/king), Spartak Bagashvili (il padre del poeta/poet’s father), Medea Japaridze (la madre del poeta/poet’s mother), Grigori Margarian (l’insegnante di Sayat Nova/Sayat Nova’s teacher) produzione/production Armenfilm Studios distribuzione/distribution Cineteca di Bologna ** contatti/contacts Cineteca di Bologna Carmen Accaputo [email protected] www.cinetecadibologna.it 85 SOMMARIO Biografia del poeta armeno settecentesco Sayat Nova. I suoi versi accompagnano i momenti salienti della sua vita, dall’infanzia alla giovinezza, fino all’innamoramento, all’ingresso in monastero e alla morte. Classico della cinematografia armena, presentato nella versione restaurata dal laboratorio L’immagine ritrovata della Cineteca di Bologna, grazie al World Cinema Project ideato da Martin Scorsese. «L’Armenia ha mostrato questo film, ha mandato la gente a vederlo. Non direi che la gente lo capisca, ma va a vederlo come andrebbe a una festa. [...] Nel film ho cercato di ritrarre l’arte nella vita, piuttosto che ritrarre la vita nell’arte. [...] È molto primitivo nella sua struttura: c’era l’infanzia, la giovinezza, l’amore, il monastero, le pietre. L’amato era una pietra, la cella era l’amato, l’amata, il suo seno è glorificato in versi, la rosa è glorificata in versi. Poi ci fu il pensiero: la mia gola è secca, sono malato. Il poeta muore. Tutto è così semplice, chiaro, come nel destino di un grande poeta, un ashugh, un menestrello». ** A biography of the 18 -century Armenian poet Sayat Nova. His poetry accompanies important moments in the artist’s life: his childhood, his adolescence, falling in love, entering the monastery, his death. A classic of Armenian cinematography, presented in a version restored by the laboratory L’immagine ritrovata of the Cineteca of Bologna, thanks to the World Cinema Project created by Martin Scorsese. TH “Armenia showed this film, sent people to see it. I wouldn’t say that the people understand the picture, but they go as if to a celebration. [...] Here I was trying to portray the art in life, rather than portray life in art. [...] The picture is very primitive in its structure: there was childhood, there was youth, there was love, there was the monastery, there were the stones. The beloved was a stone, the cell was the beloved, the beloved, her breast is glorified in verse, the rose is glorified in verse. Then there was the thought: my throat is dry, I am ill. The poet dies. Everything is so simple, clear, as in the fate of a great poet, an ashugh, a minstrel.” JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Sergei Paradžanov (Tbilisi, Georgia, 1924 - Erevan, Armenia, 1990), di origine armena, nel 1945 si iscrive al Vgik, l’Istituto cinematografico statale di Mosca. Qui diventa allievo di Dovženko, che influenzerà i suoi primi film, tra cui Rapsodia ucraina (1961) e Il fiore sulla pietra (1962). Il 1964 segna un punto di svolta nella sua carriera: con Le ombre degli avi dimenticati abbandona infatti il realismo socialista a favore di una ricerca iconografica e folclorica che sfocia, nel 1968, in Il colore del melograno. Ostracizzato dalle autorità sovietiche per le sue idee artistiche e personali, Paradžanov vede i suoi film bloccati dalla censura e viene infine condannato ai lavori forzati. Liberato nel 1979, dirige ancora La leggenda della fortezza di Suram (1984) e Asik Kerib - Storia di un ashugh innamorato (1988), prima di morire nel 1990. Sergei Paradžanov (Tbilisi, Georgia, 1924 - Erevan, Armenia, 1990), of Armenian extraction, enrolled in 1945 at VGIK, the state-run film institute in Moscow, where he studied under Dovženko, who influenced his early films, including Ukrainian Rhapsody (1961) and A Little Flower on a Stone (1962). 1964 was a watershed year in his career: with Shadows of Forgotten Ancestors he abandoned Socialist realism in favor of research into iconography and folklore which, in 1968, resulted in The Color of Pomegranates. He was ostracized by the Soviet authorities for his artistic and personal ideas, his films were blocked by the censors and he was condemned to forced labor. Freed in 1979, he directed The Legend of Suram Fortress (1984) and Asik Kerib (1988) before dying in 1990. filmografia/filmography Moldavskaja skazka (1951), Andries (1954), Zolotye ruki (1957), Dumka (1957), Natalya Ushvij (1957), Pervyj paren (1959), Ukrainskaya rapsodiya (Rapsodia ucraina, 1961), Tsvetok na kamne (Il fiore sulla pietra, 1962), Tini zabutykh predkiv (Le ombre degli avi dimenticati, 1964), Kivski Freski (cm, 1966), Hakob Hovnatanyan (cm, doc., 1967), Sayat Nova (Il colore del melograno, 1968), Return to Life (Il segno del tempo, 1980), Ambavi Suramis tsikhitsa (La leggenda della fortezza di Suram, 1984), Arabeskebi Pirosmanis temaze (1985), Ašik Kerib (Asik Kerib - Storia di un ashugh innamorato, 1988). JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E ingmar bergman DET SJUNDE INSEGLET Svezia/Sweden, 1957, 35mm, 96’, col. IL SETTIMO SIGILLO THE SEVENTH SEAL regia, sceneggiatura/ director, screenplay Ingmar Bergman soggetto/story dal dramma Pittura su legno di/from the play Trämålning by Ingmar Bergman fotografia/cinematography Gunar Fischer montaggio/film editing Lennart Wallén scenografia/ production design P.A. Lundgren costumi/costume design Manne Lindholm musica/music Erik Nordgren interpreti e personaggi/ cast and characters Max von Sydow (Antonius Block), Gunner Björnstrand (Jons), Bengt Ekerot (la Morte/the Death), Nils Poppe (Jof), Bibi Andersson (Mia), Inga Gill (Lisa), Maud Hansson (la strega/witch), Inga Landgré (Karin) produttore/producer Allan Ekelund produzione/production Svensk Filmindustri 86 SOMMARIO Il nobile cavaliere Antonius Block è tornato in Scandinavia dopo aver partecipato alle crociate. Ad attenderlo sulla spiaggia, la Morte. In un ultimo tentativo per sopravvivere, Antonius la sfida a scacchi. Il cavaliere intraprende dunque, in compagnia dello scudiero Jons, un viaggio attraverso la sua terra, il cui percorso è punteggiato dagli incontri con la nera signora, con cui porta avanti la partita, che diviene un confronto filosofico tra i due. Intorno ad Antonius imperversa la peste, che ha gettato la popolazione in uno stato di disperazione febbrile, a cui alcuni rispondono espiando le proprie colpe, altri abbandonandosi alle gioie terrene. Dentro Antonius si consuma una profonda crisi personale: «Il mio cuore è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare», confessa a un monaco, al quale rivela la sua disperata ricerca di Dio, il senso di un tradimento divino e la fede ormai perduta. A pesare sul cavaliere la vacuità e la vanità dell’esistenza umana. A inseguirlo un avversario da cui non può scappare. ** The knight Antonius Block returns from the Crusades to the beaches of Scandinavia, where he finds Death waiting for him. In a last attempt to save his life, Antonius challenges Death to a chess match. And so Antonius and his squire Jons set off on a journey through his lands, running into the black-cloaked figure several times along the way. As they continue playing chess, the match turns into a philosophical debate between the two opponents. Meanwhile, the plague has been ravaging the lands, throwing people in a state of panic and despair. Some deal with it by atoning for their sins, others indulge in earthly pleasures. A deep personal crisis is consuming Antonius from within. “My heart is void. The void is a mirror. I see my face and feel loathing and horror,” he confesses to a monk, revealing his desperate search for God, his sense of divine betrayal, and his lack of faith. The knight carries the burden of the vanity and the emptiness of human existence. He is chased by an enemy he cannot escape. JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Ingmar Bergman (Uppsala, Svezia, 1918 - Fårö, Svezia, 2007) lavora inizialmente a teatro ed esordisce nel 1945 con Crisi. Nel 1955 conquista l’attenzione internazionale con la commedia Sorrisi di una notte d’estate, in cui prende forma il sottile studio della natura umana che caratterizzerà la sua produzione. Con Il settimo sigillo (1957), in cui temi esistenziali s’intrecciano con la fede, rafforza lo status di autore e intellettuale, così come con i successivi Il posto delle fragole (1957), Orso d’oro a Berlino, Il volto (1958), gran premio speciale della giuria a Venezia, Persona (1966), Sussurri e grida (1972) e Fanny e Alexander (1982), questi ultimi due vincitori dell’Oscar per il miglior film straniero. Nel 1971 riceve il Leone d’oro alla carriera e nel 1997, da una giuria di registi vincitori del Festival di Cannes, la Palma delle palme. Ingmar Bergman (Uppsala, Sweden, 1918 - Fårö, Sweden, 2007) started off in theater and made his debut with Crisis in 1945. His claim to international fame came in 1955 with the comedy Smiles of a Summer Night, where we start seeing the subtle study of human nature that will characterize his productions. Existential issues and faith intertwine in The Seventh Seal (1957), strengthening his position as an auteur and an intellectual, also thanks to his subsequent works like: Wild Strawberries (1957), winner of the Golden Bear in Berlin; The Magician (1958), Special Grand Jury Award in Venice; Persona (1966); Cries and Whispers (1972), Fanny and Alexander (1982), both of which received the Oscar for Best Foreign Film. In 1971 he was awarded the Career Golden Lion in 1971. A prestigious jury made of filmmakers who had previously won the Cannes Festival awarded him the Palm of the Palms in 1997. filmografia essenziale/ essential filmography Kris (Crisi, 1945), Sommaren med Monika (Monica e il desiderio, 1953), Sommarnattens leende (Sorrisi di una notte d’estate, 1955), Smultronstället (Il posto delle fragole, 1957), Ansiktet (Il volto, 1958), Såsom i en spegel (Come in uno specchio, 1961), Tystnaden (Il silenzio, 1963), Persona (id., 1966), Vargtimmen (L’ora del lupo, 1968), Viskningar och rop (Sussurri e grida, 1972), Scener ur ett äktenskap (Scene da un matrimonio, tv, 1973), Höstsonaten (Sinfonia d’autunno, 1978), Fanny och Alexander (Fanny e Alexander, 1982). JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E julien temple OIL CITY CONFIDENTIAL Gran Bretagna/UK, 2009, HD, 104’, col. OIL CITY CONFIDENTIAL regia/director Julien Temple fotografia/cinematography Stephen Organ montaggio/film editing Caroline Richards musica/music Dr Feelgood interpreti/cast Lee Brilleaux, Wilko Johnson, John B Sparkes, John Martin, Chris Fenwick produttore/producer Stephen Malit produzione/production Malitsky production ** contatti/contacts Stephen Malit Canvey Island è una cittadina sperduta nell’Essex e dominata da un’industria petrolchimica. Da qui, nel 1971, sono emersi quattro ragazzi che, ispirandosi dalla canzone di Willie Perry, hanno formato una band chiamata Dr Feelgood. Suonando il loro pub rock spoglio e minimale, fanno irruzione sulla scena musicale in controtendenza assoluta rispetto ai gruppi contemporanei e ai loro show pieni di luci e di effetti speciali. La loro energia incendiaria esplode in tutta Europa grazie alle cinquanta date dello Speeding through Europe tour. [email protected] «Oil City Confidential è l’ultimo capitolo di una trilogia sulla cultura musicale inglese degli anni Settanta. È un prequel sia al documentario sui Sex Pistols sia a quello su Joe Strummer. Tutti condividono lo stesso linguaggio cinematografico: un montaggio irriverente, anarchico e punk che ho utilizzato per la prima volta in La grande truffa del rock’n’roll e che mescola materiale di repertorio a immagini originali. In tutti e tre i film la musica diventa una sorta di prisma che racchiude l’intero contesto socioculturale del periodo». ** Canvey Island is a small, isolated town in Essex that is dominated by an oil company. In 1971 four local young men formed a band called Dr Feelgood, in honor of Willie Perry’s song. With their spare, minimalist pub rock, they erupted on the musical scene, totally countercurrent to their contemporaries and their shows full of lights and special effects. Their burning energy exploded throughout Europe thanks to the fifty dates on their Speeding through Europe tour. “Oil City Confidential is the last film in a trilogy about British music culture of the 1970s. It acts as a prequel to the documentary on the Sex Pistols and the one on Joe Strummer. They all share the same cinematic language – an irreverent and anarchic punk style of montage, mixing archive and fictive footage, which I first used in The Great Rock & Roll Swindle. In all three films the music acts as a prism through which to examine the social and cultural conditions of the times.” 87 SOMMARIO JULIEN TEMPLE - Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E Julien Temple (Londra, Regno Unito, 1953) si è diplomato alla National Film and Television School e ha esordito con il cortometraggio Sex Pistols Number 1 (1977), seguito dal documentario sul punk La grande truffa del rock’n’roll (1980). Regista di videoclip, ha diretto i lungometraggi Absolute Beginners (1986), Le ragazze della terra sono facili (1988), oltre ai documentari Sex Pistols - Oscenità e furore e Glastonbury. Ha partecipato a più riprese al Torino Film Festival, presentando, tra gli altri, Il futuro non è scritto - Joe Strummer (2007), Oil City Confidential (2009), Requiem for Detroit? (2010) e London - The Modern Babylon (2012). Lo scorso anno il Festival gli ha assegnato il Gran Premio Torino. Julien Temple (London, UK, 1953) studied filmmaking at the National Film and Television School. He debuted with the short Sex Pistols Number 1 (1977), followed by the punk culture documentary The Great Rock’n’Roll Swindle (1980). He directed several music videos, many feature films (including Absolute Beginners, 1986; and Earth Girls Are Easy, 1988), and music documentaries (such as The Filth and the Fury, 2000; and Glastonbury, 2006). He participated to the Torino Film Festival on multiple occasions, presenting many great films, including Joe Strummer: The Future Is Unwritten (2007), Oil City Confidential (2009), Requiem for Detroit? (2010), and London - The Modern Babylon (2012). In 2014 he received Gran Premio Torino. filmografia/filmography Sex Pistols Number 1 (coregia/codirector John Tiberi, cm, doc., 1977), The Great Rock’n’Roll Swindle (La grande truffa del rock’n’roll, 1980), Absolute Beginners (1986), Earth Girls Are Easy (Le ragazze della terra sono facili, 1988), Vigo (Vigo, passione per la vita, 1998), The Filth and the Fury (Sex Pistols Oscenità e furore, doc., 2000), Glastonbury (doc., 2006), Joe Strummer: The Future Is Unwritten (Il futuro non è scritto - Joe Strummer, doc., 2007), The Eternity Man (2008), The Liberty of Norton Folgate (coregia/codirector Luke Cresswell, doc., 2009), Oil City Confidential (doc., 2009), Paul Weller: Find the Torch (tv, doc., 2010) Requiem for Detroit? (doc., 2010), London - The Modern Babylon (doc., 2012), Rio 50 Degrees (doc., 2014), The Ecstasy of Wilko Johnson (doc., 2015). SOMMARIO AFTER HOURS I FILM - THE WAVE | SEAN BYRNE THE DEVIL’S CANDY | LUCILE HADŽIHALILOVIĆ | OSGOOD PERKINS FEBRUARY | TODD STRAUSS-SCHULSON THE FINAL GIRLS | GUY MADDIN, EVAN JOHNSON THE FORBIDDEN ROOM | NICK SIMON THE GIRL IN THE PHOTOGRAPHS | CORIN HARDY THE HALLOW | BRUCE MCDONALD HELLIONS | PAUL KATIS KILO TWO BRAVO | HARRISON ATKINS LACE CRATER | SION SONO LOVE & PEACE | ANTOINE BARDOU-JACQUET MOONWALKERS | RODNEY ASCHER THE NIGHTMARE | SION SONO REAL ONI GOKKO - TAG | SHINJUKU SUWAN | HENRI STEINMETZ UNS GEHT ES GUT - WE ARE FINE ROAR UTHAUG BØLGEN EVOLUTION AUGUSTO TRETTI AUGUSTO TRETTI LA LEGGE DELLA TROMBA | IL POTERE MAURIZIO ZACCARO AUGUSTO TRETTI: UN RITRATTO SOMMARIO AFTER HOURS After Hours DI EMANUELA MARTINI February (2015) Apertura di After Hours: February, l’esordio nella regia di Osgood Perkins, l’attore figlio di Anthony Perkins, che racconta l’inquietante, demoniaco intreccio della vita di tre ragazze, due rimaste sole nel college svuotatosi per le vacanze invernali, e la terza che ritorna invece alla scuola in una sorta di sanguinoso pellegrinaggio. Attesissimi: il ritorno di Sion Sono, cui il Torino Film Festival nel 2011 ha dedicato in questa sezione la prima retrospettiva italiana, che nel 2015 ha girato cinque film, tre dei quali presenti al festival. Sono TAG, dove l’horror incontra il surrealismo, Shinjuku Swan, scatenato noir metropolitano tratto dall’omonimo manga, e Love & Peace, bizzarro, imprevedibile «film di Natale» Sono-style, interpretato da una tartaruga mutante, un impiegato nerd che vorrebbe essere un cantante pop, un misterioso barbone che vive nelle fogne, giocattoli parlanti. Poi The Nightmare, il documentario sul fenomeno della «paralisi del sonno» diretto da Rodney Ascher, l’autore di Room 237. Autori molto amati: Guy Maddin, con il suo caleidoscopico The Forbidden Room, e Bruce McDonald, con Hellions, incubi e traumi della femminilità adolescente che si mescolano con inquietanti mostri di Halloween. 90 SOMMARIO AFTER HOURS Commistione di generi: The Final Girls, la commedia scatenata di Todd Strauss-Schulson nel quale un gruppo di amici finisce nello slasher che stanno vedendo; Lace Crater di Harrison Atkins, che coniuga l’ormai classico mumblecore degli indie americani con bizzarre atmosfere alla Cronenberg; We Are Fine di Henri Steinmetz, dove il racconto di formazione si mescola alle suggestioni di Arancia meccanica di Kubrick in uno scenario vagamente futuribile. E un film di guerra, Kilo Two Bravo di Paul Katis, su un battaglione di soldati inglesi intrappolato in un campo minato durante la guerra in Afghanistan, e Moonwalkers, la action-comedy di Antoine Bardou-Jacquet che rivisita una celebre «teoria del complotto»: un agente della Cia e un manager rock inglese nel 1969 ricostruiscono un falso allunaggio sul set di un regista sperimentale. Ma, notturna com’è la sua vocazione, After Hours si apre anche letteralmente alla mezzanotte, anzi alla «notte bianca»: sabato 21 novembre, dalle 10 di sera alle 6 del mattino successivo, nel corso di una Notte horror, verranno presentati The Girl in the Photographs, diretto da Nick Simon e prodotto da Wes Craven, gioco a rimpiattino tra un serial killer e un fotografo snob, The Devil’s Candy, metal rock, maledizioni demoniache, uno psicopatico e un pittore per il film realizzato in America da Sean Byrne (l’australiano autore di The Loved Ones, 2009), The Hallow, su una casa maledetta e i suoi ignari abitanti diretto da Corin Hardy, February di Perkins. Infine, l’omaggio a un autore italiano inventivo e squinternato, Augusto Tretti, del quale presentiamo La legge della tromba (1962) e Il potere (1972), affiancati da Augusto Tretti: un ritratto, realizzato nel 1985 da Maurizio Zaccaro. AFTER HOURS After Hours BY EMANUELA MARTINI Commingled genres: The Final Girls, the unbridled comedy by Todd Strauss-Schulson in which a group of friends ends up in the slasher movie they’re watching; Lace Crater by Harrison Atkins, which parses the classic mumblecore of American indies with bizarre, Cronenberg-like ambiances; We Are Fine by Henri Steinmetz, in which a bildungsroman takes on overtones of Kubrick’s Clockwork Orange in a vaguely futuristic scenario. Plus a war movie, Kilo Two Bravo by Paul Katis, about a battalion of English soldiers trapped in a minefield during the war in Afghanistan; and Moonwalkers, the actioncomedy by Antoine Bardou-Jacquet which revisits a famous “conspiracy theory”: in 1969, a CIA agent and an English rock group manager reconstruct a fake moon landing on a set belonging to an experimental filmmaker. But, seeing as how After Hours’ vocation is nocturnal, it will literally begin at midnight, or better, during the “white night”: on Saturday, November 21 , screenings will go from 10 in the evening until 6 the next morning, during a Night of Horror: The Girl in the Photographs, directed by Nick Simon and produced by Wes Craven, a game of hide-and-seek between a serial killer and a snobbish photographer; The Devil’s Candy, metal rock, diabolical curses, a psychopath and a painter in the American film by Sean Byrne (the Australian director of The Loved Ones, 2009); The Hallow, about a house under a curse and its unsuspecting inhabitants, directed by Corin Hardy; February by Perkins. And finally, a tribute to an inventive and eccentric Italian filmmaker, Augusto Tretti, with the screenings of La legge della tromba (1962) and Il potere (1972), as well as Augusto Tretti: un ritratto, directed in 1985 by Maurizio Zaccaro. ST Shinjuku Swan (2015) The opening film of After Hours: February, the directing debut of actor Osgood Perkins, Anthony Perkins’ son, a disturbing, diabolical, interweaving story of three girls, two of whom spend their winter break alone in their boarding school while the third returns to school on a sort of gory pilgrimage. A much-awaited event: the return of Sion Sono; in 2011, this section of the Torino Film Festival organized his first Italian retrospective. In 2015, Sono directed five movies, three of which will be screened at the Festival: TAG, where horror overlaps with surrealism; Shinjuku Swan, a wild metropolitan noir based on the manga of the same name; and Love & Peace, a bizarre, unpredictable “Christmas movie,” Sono-style, starring a mutant turtle, a nerd office worker who dreams of being a pop singer, a mysterious vagabond who lives in the sewers, and talking toys. Also, The Nightmare, a documentary about the phenomenon knowns as “sleep paralysis,” directed by Rodney Ascher, who made Room 237 (2012). Favorite filmmakers: Guy Maddin, with his kaleidoscopic The Forbidden Room, and Bruce McDonald, whose movie Hellions combines the nightmares and traumas of an adolescent girl with disquieting Halloween monsters. 91 SOMMARIO AFTER HOURS AFTER HOURS roar uthaug BØLGEN Norvegia/Norway, 2015, HD, 105’, col. THE WAVE regia/director Roar Uthaug soggetto/story John Kåre Raake, Harald Rosenløw-Eeg, Roar Uthaug sceneggiatura/screenplay John Kåre Raake, Harald Rosenløw-Eeg fotografia/cinematography John Christian Rosenlund montaggio/film editing Christian Siebenherz scenografia/ production design Lina Nordqvist costumi/costume design Karen Fabritius Gram musica/music Magnus Beite suono/sound Christian Schaanning interpreti e personaggi/ cast and characters Kristoffer Joner (Kristian), Thomas Bo Larsen (Phillip), Ane Dahl Torp (Idun), Fridtjov Såheim (Arvid Øvrebø), Lado Hadzic (Bussjåfør), Jonas Hoff Oftebro (Sondre), Arthur Berning (Jacob Vikra), Eili Harboe (Vibeke), Edith Haagenrud-Sande (Julia), Laila Goody (Margot Valldal) produttori/producers Martin Sundland, Are Heidenstrøm produzione/production Fantefilm coproduzione/coproduction Fuzz, Filmkraft, Storyline Studios, Film i Väst, Piggy Bænk, Copenhagen Film Fund, Ghost, Tre Vänner, Gimpville distribuzione/distribution Minerva Pictures ** contatti/contacts Minerva Pictures Ilaria Ricci [email protected] www.minervapictures.com 92 SOMMARIO Il geologo Kristian Eikfjord sta per lasciare Gerainger, in Norvegia, dove vive con la famiglia. Improvvisamente lui e i suoi colleghi rilevano alcuni movimenti nel sottosuolo che preannunciano un cataclisma senza precedenti. Inizia così una corsa contro il tempo per mettere in salvo il maggior numero di vite possibile. «Con questo film ho voluto appropriarmi di un genere tradizionalmente hollywoodiano. Tralasciando cliché come i discorsi presidenziali o il caos delle metropoli, volevo raccontare la distruzione attraverso le vicende di una famiglia e di una piccola comunità. Ho lavorato sull’idea che più ci si sente vicini ai personaggi, maggiore sarà l’impatto di una calamità immane. Una simile scelta ha influenzato anche l’approccio visivo alla storia, dal momento che abbiamo girato buona parte del film quasi come fare un documentario girato con la camera a mano. Mi interessava far provare al pubblico la sensazione di essere gettato nello stesso mondo dei personaggi, anch’esso senza fiato e costretto a mettersi in fuga». ** The geologist Kristian Eikfjord is getting ready to leave Gerainger, Norway, where he lives with his family. But he and his colleagues detect some sudden geological changes in the substrata that could have catastrophic effects of unprecedented proportions. It’s a race against time to save as many lives as possible. “With The Wave I wanted to bring a traditional Hollywood genre closer to home. Moving away from president’s speeches and megacity mayhem, I wanted to experience the destruction through a normal family and the small community they live in. Working from the thought that the closer you feel to the characters, the more impact the imposing disaster will have. This choice also influenced our visual approach to the story, shooting most of the film in a handheld almost documentary style. I wanted the audience to feel like they were thrown into this world with our characters – running for their lives, gasping for breath.” AFTER HOURS Roar Uthaug (Norvegia, 1973) ha studiato presso la Den Norske Filmskolen e ha esordito nel 1993 con il cortometraggio Snørr. Nel 2006 ha diretto il suo primo lungometraggio, Cold Prey, grande successo in patria e poi venduto in oltre quaranta nazioni. Sorte simile è toccata nel 2009 a Magic Silver (2009, diretto con Katarina Launing), film d’avventura per bambini, e nel 2012 all’action medievale Escape. Parallelamente, Uthaug ha lavorato anche in ambito pubblicitario e televisivo, dirigendo spot premiati in tutto il mondo e collaborando alla serie Hellfjord. Roar Uthaug (Norway, 1973) studied at the Den Norske Filmskolen and made his first short Snørr in 1993. His debut feature, Cold Prey (2006), was very well received in Norway and was then sold for distribution in over forty countries. Similarly popular were the adventure film for kids Magic Silver (2009, codirected with Katarina Launing), and the medieval action movie Escape (2012). Uthaug has also been active in advertisement and television, making commercials that received awards worldwide, and working on the TV series Hellfjord. filmografia/filmography Snørr (cm, 1993), En aften i det gronne (An Evening in the Green, cm, 1994), DX13036 (1996), A Fistful of Kebab (cm, 1998), Regjeringen Martin (2002), Fritt Vilt (Cold Prey, 2006), Julenatt i Blåfjell (coregia/codirector Katarina Launing, Magic Silver, 2009), Flukt (Escape, 2012), Hellfjord (serie tv/tv series, ep. 1.7, 2012), Bølgen (The Wave, 2015). AFTER HOURS sean byrne THE DEVIL’S CANDY Usa, 2015, HD, 90’, col. Sean Byrne (Hobart, Australia) ha conseguito un master alla Scuola australiana di cinema, televisione e radio, durante il quale ha realizzato i cortometraggi Work?, Sport, Sunday e Ben, con i quali ha vinto diversi premi in festival nazionali. Nel 2008 il suo cortometraggio Advantage è stato presentato in anteprima al Sundance. Ha diretto poi diversi spot pubblicitari per la casa di produzione Renegade Films di Melbourne. Il suo primo lungometraggio, The Loved Ones (2009), è stato presentato in più di venti festival internazionali, tra cui il Torino Film Festival. THE DEVIL’S CANDY regia, sceneggiatura/ director, screenplay Sean Byrne fotografia/cinematography Simon Chapman montaggio/film editing Andy Canny scenografia/ production design Thomas S. Hammock costumi/costume design Stacy Ellen Rich musica/music Michael Yezerski, Jonathan McHugh interpreti e personaggi/ cast and characters Ethan Embry (Jesse), Shiri Appleby (Astrid), Pruitt Taylor Vince (Ray), Kiara Glasco (Zooey) produttori/producers Keith Calder, Jessica Calder produzione/production Snoot Entertainment ** contatti/contacts The Festival Agency Jéhanne Bargaoui [email protected] www.thefestivalagency.com Quella in cui si trasferisce Jesse con la moglie e la figlia Zooey è la casa dei sogni. Poco importa se il prezzo è stato abbassato per l’aura misteriosa che la circonda; meglio ancora, anzi, visto che Jesse, come artista, non se la passa molto bene. Strane forme iniziano però a dominare i suoi quadri, forme che evocano il mondo del satanismo. E poi c’è Ray, lo squilibrato figlio degli ex proprietari, che inizia a importunare Zooey chiedendole di aiutarlo a tornare a casa: una conferma che quella di Jesse non è la casa dei sogni, ma degli incubi. «Nel film il sacrificio è sia metaforico (la famiglia rispetto alla carriera) sia letterale (i bambini sacrificati a Satana). Attingendo ai classici film sul tema (Rosemary’s Baby e Il presagio), volevo dare al film un’eleganza posata. Ma oltre che classico volevo anche essere audace, dando ai personaggi una loro ampiezza, in modo che il mondo stesso fosse straordinariamente interessante. I fratelli Coen e Tarantino sono stati riferimenti fondamentali in tal senso, perché rappresentano l’unione di maestria registica e sensibilità». ** Jesse, his wife and their daughter Zooey move into their dream house; who cares if the price was lowered because of its mysterious aura, in fact, that’s even better, since Jesse is a rather unsuccessful artist. But strange shapes begin to dominate his paintings, shapes which call to mind the world of Satanism. And then there’s Ray, the deranged son of the former owners, who begins to pester Zooey, asking her to help him return home: confirmation that Jesse’s house isn’t a dream house but a house of nightmares. “The film is about sacrifice, figuratively (family versus career) and literally (children sacrificed to Satan). Drawing on classic earlier films about sacrifice (Rosemary’s Baby, The Omen), I wanted The Devil’s Candy to have a measured elegance. But whilst being classical I also needed the film to be bold, infusing the characters with a hint of broadness so the world itself would feel somewhat larger than life. In this sense, the Coen brothers and Tarantino were vital references, representing exacting craftsmanship merged with a heightened sensibility.” 93 SOMMARIO AFTER HOURS Sean Byrne (Hobart, Australia) graduated with an M.A. from the Australian Film, Television and Radio School. While doing his Masters he received many Australian awards for his shorts, Work?, Sport, Sunday and Ben. His short film Advantage had its international premiere at the Sundance Film Festival 2008. He directed television ads for Renegade Films in Melbourne, Australia. His first feature film, The Loved Ones (2009), was presented in more than twenty international film festival, included Torino. filmografia/filmography Work? (cm, 1999), Sport (cm, 2000), Sunday (cm, 2000), Ben (cm, 2001), Advantage (cm, 2007), The Loved Ones (2009), The Devil’s Candy (2015). AFTER HOURS lucile hadžihalilović EVOLUTION Francia-Spagna-Belgio/France-Spain-Belgium, 2015, HD, 81’, col. EVOLUTION regia/director Lucile Hadžihalilović sceneggiatura/screenplay Lucile Hadžihalilović Alanté Kavaïté, Geoff Cox fotografia/cinematography Manu Dacosse montaggio/film editing Nassim Gordji-Tehrani scenografia/ production design Laia Colet interpreti e personaggi/ cast and characters Max Brebant (Nicolas), Roxane Duran (Stella), Julie-Marie Parmentier (la madre/mother) produttori/producers Sylvie Pialat, Benoît Quainon, Jérôme Vidal, Sebastián Álvarez, Geneviève Lemal, John Engel produzione/production Les Films du Worso, Noodles Production, Volcano Films, Scope Pictures, Left Field Ventures ** contatti/contacts Wild Bunch Esther Devos [email protected] www.wildbunch.biz Nicolas ha dieci anni e vive con la madre su un’isola remota, in un villaggio abitato esclusivamente da donne e ragazzi. Nell’ospedale affacciato sull’oceano, tutti i ragazzi sono sottoposti a uno strano trattamento medico. Solo Nicolas cerca di capire ciò che sta accadendo: sente che la madre gli sta mentendo, e vuole scoprire cosa succede ogni notte sulla spiaggia. Quando lo scopre, inizia per Nicolas un incubo di cui lui è una pedina impotente. «Evolution è nato dalla fascinazione per la profondità dell’oceano (un regno misterioso e suggestivo che fa sognare ed evoca paure e desideri primordiali) e quella dell’ospedale, un luogo a prima vista più ordinario, persino rassicurante, ma dove il corpo è affidato a uno staff onnipotente e può essere sottoposto a una serie di pratiche bizzarre. La giustapposizione di questi due mondi offre la cornice ideale per i temi principali del film: il rapporto con il parto e il viaggio nella pubertà, guardati attraverso la lente oscura di un racconto fantastico». ** Ten-year-old Nicolas lives with his mother on a remote island, in a village inhabited solely by women and young boys. In a hospital overlooking the ocean, all the boys are subjected to a strange medical treatment. Only Nicolas questions what is happening around him. He senses that his mother is lying to him, and is determined to find out what happens at night on the beach. What he discovers is the beginning of a nightmare into which he is helplessly drawn. “Evolution was born from a fascination with both the depths of the ocean – mysterious and evocative realm that fires the imagination and evokes primordial fears and desires – and the hospital, at first glance a more ordinary, even reassuring place, but a place nonetheless where the body is given over to an all-powerful staff and can be subjected to a variety of bizarre practices. The juxtaposition of these two worlds provides the perfect backdrop for the major themes of the film: relationships to childbirth and the journey through puberty, seen here through the dark lens of a fantastic tale.” 94 SOMMARIO AFTER HOURS Lucile Hadžihalilović (Marocco) ha trascorso infanzia e adolescenza in Marocco per poi trasferirsi a Parigi, dove ha studiato storia dell’arte e poi cinema a La Fémis. Nei primi anni Novanta ha fondato con Gaspar Noé la casa di produzione Les cinémas de la zone. Nel 1996 ha prodotto, scritto, montato e diretto La bouche de Jean-Pierre, presentato al Certain regard di Cannes e poi premiato in vari festival internazionali. Nel 2004 ha diretto Innocence, vincitore di diversi riconoscimenti, tra cui il premio come miglior regista esordiente al Festival di San Sebastián e per il miglior film al Festival di Stoccolma. Oltre a questi film, ha anche diretto due cortometraggi Good Boys Use Condoms (1998) e Nectar (2014). Lucile Hadžihalilović (Morocco) passed her childhood and adolescence in Morocco, before moving to Paris where she studied first art history, then film at La Fémis. In the early 1990s she founded the production company Les cinémas de la zone with Gaspar Noé. In 1996 she produced, wrote, edited and directed Mimi, that screened in Un certain regard, at Cannes, and won several awards in international festivals. In 2004, she directed the feature film Innocence, that won, among others, the Best New Director Prize at San Sebastián International Film Festival and the Bronze Horse for Best Film at the Stockholm Film Festival. She has also directed two short films Good Boys Use Condoms (1998) and Nectar (2014). filmografia/filmography La bouche de Jean-Pierre (mm, 1996), Good Boys Use Condoms (cm, 1998), Innocence (2004), Nectar (cm, 2014), Evolution (2015). AFTER HOURS osgood perkins FEBRUARY Usa-Canada/USA-Canada, 2015, HD, 93’, col. Osgood Perkins (New York City, Usa, 1974) ha recitato in film di successo quali Sei gradi di separazione (Fred Schepisi, 1993), Wolf - La belva è fuori (Mike Nichols, 1994), La rivincita delle bionde (Robert Luketic, 2001), Secretary (Steven Shainberg, 2002), La cucina (Allison R. Hebble e Zed Starkovich, 2007) e Star Trek (J.J. Abrams, 2009). In ambito televisivo ha partecipato a serie quali She Spies, Alias e Close to Home - Giustizia ad ogni costo. February segna il suo debutto come regista e sceneggiatore. FEBRUARY regia, sceneggiatura/ director, screenplay Osgood Perkins fotografia/cinematography Julie Kirwood montaggio/film editing Brian Ufberg scenografia/ production design Shane Boucher, Jennifer Stroud musica/music Elvis Perkins interpreti e personaggi/ cast and characters Emma Roberts (Joan), Kiernan Shipka (Kat), Lucy Boynton (Rose), Lauren Holly (Linda), James Remar (Bill) produttori/producers Rob Paris, Adrienne Biddle, Bryan Bertino, Robert Menzies, Alphonse Ghossein produzione/production Paris Film, Unbroken Pictures, Zed Filmworks, Go Insane Films ** contatti/contacts Highland Film Group Arianne Fraser [email protected] www.highlandfilmgroup.com In una prestigiosa scuola privata cattolica, le studentesse Kat e Rose, taciturna e introversa la prima, scontrosa e perfida la seconda, rimangono sole. Stando a quanto dicono, le rispettive famiglie non sono venute a prenderle per la pausa invernale. Nel frattempo Joan, in fuga da un ospedale psichiatrico, è più che mai determinata a raggiungere l’istituto, incurante del freddo e della neve. Man mano che la ragazza si avvicina, Kat e Rose scivolano sempre più nell’orrore. «Con February volevo girare un film di cupa bellezza, qualcosa che riflettesse le emozioni che ho provato per una perdita profonda e sconvolgente. Traendo ispirazione da quelli che considero i classici umanisti dell’horror, cioè Rosemary’s Baby, Carrie - Lo sguardo di Satana, A Venezia… Un dicembre rosso shocking e Lasciami entrare, avevo intenzione di ignorare la violenza insensata e l’immaginario più aggressivo e sgradevole, e utilizzare piuttosto un ritmo raffinato per celare quella che in definitiva è una storia molto personale». ** Taciturn, introverted Kat and moody, spiteful Rose are left on their own at the prestigious Catholic private school they attend. Supposedly, their respective families didn’t come get them for winter break. In the meantime, Joan, who has escaped from a mental asylum, is more determined than ever to reach the school, regardless of the cold and snow. As the girl approaches the school, Kat and Rose slip further and further into horror. “My intention for February was to design a darkly beautiful film that could attempt to reflect my own intense experience with profound and shocking loss. Inspired by what I consider to be the most humanistic of all horror classics such as Rosemary’s Baby, Carrie, Don’t Look Now and Let the Right One In, the idea was to look past senseless violence and aggressively distasteful imagery and instead use the more elegant rhythms of the genre to conceal what is essentially a very personal story.” 95 SOMMARIO AFTER HOURS Osgood Perkins (New York City, NY, USA, 1974) has acted in successful movies such as Six Degrees of Separation (Fred Schepisi, 1993), Wolf (Mike Nichols, 1994), Legally Blond (Robert Luketic, 2001), Secretary (Steven Shainberg, 2002), Something’s Cooking (Allison R. Hebble and Zed Starkovich, 2007) and Star Trek (J.J. Abrams, 2009). He has appeared in TV series such as She Spies, Alias and Close to Home. February marks his directing and screenwriting debut. filmografia/filmography February (2015). AFTER HOURS todd strauss-schulson THE FINAL GIRLS Usa, 2015, HD, 91’, col. THE FINAL GIRLS regia/director Todd Strauss-Schulson sceneggiatura/screenplay Josh Miller, Mark Fortin fotografia/cinematography Elie Smolkin montaggio/film editing Debbie Berman scenografia/ production design Katie Byron costumi/costume design Lynette Meyer musica/music Susan Jacobs suono/sound Mark Leblanc interpreti e personaggi/ cast and characters Taissa Farmiga (Max), Malin Akerman (Nancy-Amanda), Alexander Ludwig (Chris), Nina Dobrev (Vicky), Alia Shawkat (Gertie), Thomas Middleditch (Duncan), Adam Devine (Kurt), Angela Trimbur (Tina), Chloe Bridges (Paula), Tory N. Thompson (Blake) produttori/producers Michael London, Janice Williams produzione/production Stage 6 Films ** contatti/contacts Park Circus Phil Kennedy [email protected] www.parkcircus.com Max lo sapeva che sarebbe stata una pessima idea partecipare alla proiezione dell’horror cult Camp Bloodbath, in cui recita la madre Nancy, da poco defunta e con un passato da scream queen. Risucchiata dentro al film insieme ai suoi malcapitati amici, Max dovrà destreggiarsi tra ragazze discinte, giovanotti arrapati e un serial killer dal machete facile. Ma anche con la stessa Nancy, in una versione per lei sconosciuta. «Amo il cinema e mi piaceva l’idea di fare un film in cui qualcuno rimane intrappolato in un film e in cui gli stereotipi del cinema non ti mollano… Mi ricordo quando da ragazzino andavo al videostore tutti i giorni e cercavo di noleggiare ogni titolo della sezione horror. […] The Final Girls è un rimando comico a quei titoli, con la recitazione pessima, i costumi improbabili e tutto il resto. Ma è anche un film sul cinema e sui cinefili. Volevo che trasparisse la gioia assoluta della regia cinematografica: gran parte dell’essenza del film risiede nel tono e nel modo in cui è stato diretto». ** Max knew that it would have been a bad idea to go to the screening of the cult slasher film Camp Bloodbath. Nancy, her recently deceased mother, played a part in it back in her heyday as a scream queen. Sucked into the movie with her unfortunate friends, Max will have to navigate her way through scantily dressed girls, horny guys, and a machete-wielding serial killer, while also dealing with Nancy, or at least a version of her she did not know. “I love movies, and loved the idea of making a movie about being stuck in a movie, where the tropes of the movie were after you… I remember being a kid and going to the video store every day and trying to rent every video in the row starting in the horror section. […] This movie is sort of a reference of those movies in a comical way, with the bad acting and silly outfits and all of that. But its also a movie about movies, about movie lovers. I wanted there to be a pure joy of moviemaking in the film. So much of this movie lives and dies on its tone, on the filmmaking.” 96 SOMMARIO AFTER HOURS Todd Strauss-Schulson (New York City, Usa, 1980) ha studiato presso l’Emerson College di Boston, dove si è laureato nel 2003, trasferendosi successivamente a Los Angeles. Ha lavorato in ambito pubblicitario, realizzando spot per gli Academy Awards e gli Emmy Awards, oltre che per importanti clienti quali Pepsi, Lipton, Nestlé e Microsoft. In ambito televisivo ha invece lavorato per Mtv Asia, per cui nel 2005 ha diretto la terza stagione di Mtv Whaterver Things, il programma di maggiore successo del continente asiatico. Ha esordito nel lungometraggio nel 2008 con Private High Musical, a cui ha fatto seguito nel 2011 la commedia Harold e Kumar, un Natale da ricordare. Todd Strauss-Schulson (New York City, NY, USA, 1980) attended Emerson College in Boston, graduated in 2003, and moved to Los Angeles. He made a few commercials for the Academy Awards and the Emmy Awards, as well as for clients like Pepsi, Lipton, Nestlé, and Microsoft. He also worked in television, directing for MTV Asia the third season of MTV Whatever Things (2005), the most successful show in Asia. He made his feature-film debut in 2008 with Private High Musical, which was followed by the comedy A Very Harold & Kumar 3D Christmas in 2011. filmografia essenziale/ essential filmography Larceny (cm, 1997), Snap*Pop (cm, 2005), Mano-a-Mano (cm, 2008), Private High Musical (2008), A Very Harold & Kumar 3D Christmas (Harold e Kumar, un Natale da ricordare, 2011), The Final Girls (2015). AFTER HOURS guy maddin, evan johnson THE FORBIDDEN ROOM Canada, 2015, HD, 119’, col. THE FORBIDDEN ROOM regia/directors Guy Maddin, Evan Johnson sceneggiatura/screenplay Guy Maddin, Evan Johnson, Robert Kotyk, Kim Morgan, John Ashbery fotografia/cinematography Stephanie Weber-Biron, Ben Kasulke montaggio/film editing John Gurdebeke scenografia/ production design Galen Johnson costumi/costume design Elodie Mard, Yso South, Julie Charland musica/music Sparks interpreti/cast Roy Dupuis, Clara Furey, Louis Negin, Céline Bonnier, Karine Vanasse, Caroline Dhavernas, Paul Ahmarani, Mathieu Amalric, Udo Kier, Maria de Medeiros, Charlotte Rampling, Geraldine Chaplin produttori/producers Phyllis Laing, Guy Maddin, Phoebe Greenberg, Penny Mancuso produzione/production Phi Films, Buffalo Gal Pictures coproduzione/coproduction The National Film Board of Canada ** contatti/contacts Mongrel International Pascale Ramonda [email protected] www.mongrelmedia.com 97 SOMMARIO Tutto ha inizio con l’equipaggio di un sottomarino che sembra destinato a morire sul fondo dell’oceano. L’improvvisa comparsa di un boscaiolo, in fuga da un gruppo di banditi delle foreste, cambia tutto. E poi ancora un battaglione di bambini soldato, un famoso chirurgo, una ragazza in viaggio sul treno che va da Bogotà a Berlino, una donna bellissima da salvare… L’anarchia si fa racconto, il caos diviene cinema, il film esplode in mille frammenti di narrazione colorati. «Abbiamo troppa narrativa nelle nostre teste, talmente tanta che ci sembra che il cervello possa esplodere. Con questo film abbiamo creato un ambiente controllato, una rete di racconti fatta di serrature sotterranee, paratoie, scomparti, sifoni, canali di scolo e grotte in cui tutti i film del presente, del passato e del futuro che abbiamo nelle nostre grosse teste possano esplodere in tutta sicurezza! Un luogo dove nessuno rimarrà ferito dalla spettacolare catastrofe in Two-Strip Technicolor che infliggeremo allo schermo, sapendo che il tutto verrà sciacquato via dai titoli di coda. Rimanete al sicuro e godetevela!» ** It all begins with a submarine crew which seems destined to die at the bottom of the ocean. Everything changes when a lumberjack, who is running away from a group of bandits in the forest, suddenly appears. And again with a battalion of child soldiers, a famous surgeon, a girl traveling by train from Bogotá to Berlin, a beautiful women who needs to be saved… Anarchy becomes a story, chaos becomes cinema, the movie explodes into a thousand fragments of colorful narration. “We just have too much narrative in our heads, so much we feel our brains are going to explode. With this film, we set out to create a controlled setting, an elaborate narrative network of subterranean locks, sluice gates, chambers, trap pipes, storm sewers and spelunking caves where all the past, present and future films in our large heads might safely blow! Where no one will be hurt by the spectacular TwoStrip Technicolor havoc we’ll wreak on the screen, knowing the whole thing will drain away by credit roll. Stay safe and enjoy!” AFTER HOURS Guy Maddin (Winnipeg, Canada, 1956) lavora da diversi anni come regista, sceneggiatore e videoartista, portando sullo schermo e nelle sue installazioni la passione/ossessione per il cinema del passato, del quale ambisce a ricostruire, in modo giocoso e provocatorio, le atmosfere e i cliché. Autore di una quarantina di cortometraggi, premiati nei festival di tutto il mondo, ha diretto i lungometraggi Dracula: Pages from a Virgin’s Diary (2002), La canzone più triste del mondo (2003), Keyhole (2011) e il documentario My Winnipeg (2007). Evan Johnson collabora dal 2009 con Guy Maddin, che l’ha incontrato per la prima volta quando lavorava in uno stabilimento chimico di Winnipeg. Guy Maddin (Winnipeg, Canada, 1956) has been working for years as a director, screenwriter and video artist, bringing to the screen and into his installations his passion/obsession for the cinema of the past, whose atmosphere and clichés he tries to recreate in a playful and provocative manner. He has made over forty shorts, which have won prizes at festivals throughout the world, and has directed feature films, including Dracula: Pages from a Virgin’s Diary (2002), The Saddest Music in the World (2003), Keyhole (2011) and the documentary My Winnipeg (2007). Evan Johnson has collaborated since 2009 with Guy Maddin, who he met for the first time when he was working at a chemical plant in Winnipeg. filmografia/filmography Guy Maddin (essenziale/essential): Careful (cm, 1992), The Pomps of Satan (cm, 1993), Sea Beggars (cm, 1994), Imperial Orgies (cm, 1996), Twilight of the Ice Nymphs (cm, 1997), The Hoyden (cm, 1998), The Heart of the World (cm, 2000), Dracula: Pages from a Virgin’s Diary (2002), Fancy, Fancy Being Rich (tv, 2002), Cowards Bend the Knee (2003), The Saddest Music in the World (La canzone più triste del mondo, 2003), A Trip to the Orphanage (cm, 2004), Sombra Dolorosa (cm, 2004), My Dad Is 100 Years Old (cm, 2005), My Winnipeg (doc., 2007), Keyhole (2011). Guy Maddin, Evan Johnson: Puberty (cm, 2014), Elms (cm, 2014), Colours (cm, 2014), Cold (cm, 2014), The Forbidden Room (2015), Bring Me the Head of Tim Horton (coregia/ codirector Galen Johnson, doc., 2015). AFTER HOURS nick simon THE GIRL IN THE PHOTOGRAPHS Usa, 2015, HD, 95’, col. THE GIRL IN THE PHOTOGRAPHS regia/director Nick Simon sceneggiatura/screenplay Osgood Perkins, Robert Morast, Nick Simon fotografia/cinematography Dean Cundey montaggio/film editing Michael Griffin scenografia/ production design Eric Fraser musica/music Nima Fakhrara interpreti e personaggi/ cast and characters Kal Penn (Peter Hemmings), Claudia Lee (Colleen), Kenny Wormald (Chris), Toby Hemingway (Ben), Luke Baines (Tom), Miranda Rae Mayo (Rose), Katherine Isabelle (Janet), Mitch Pileggi (sceriffo/sheriff Porter), Autumn Kendrick (Victoria), Oliver Seitz (Trip), Christy Carlson Romano (Britney) produttori/producers Thomas Mahoney, Andrea Chung ** contatti/contacts Age Thomas Mahoney [email protected] Le aspirazioni di Colleen si sono fermate al supermercato dove lavora come cassiera, nella cittadina del South Dakota in cui è nata e in cui vive una relazione che l’annoia da morire. Niente sembra cambiare, finché un serial killer che la considera la sua musa inizia a spedirle fotografie che ritraggono le sue vittime mutilate. Nel frattempo, il fotografo dei vip Peter Hemmings fa ritorno in città, dopo alcuni anni passati a Los Angeles. Incuriosito dalla macabra idea dell’assassino, Peter decide di sfruttarla per una campagna pubblicitaria e propone a Colleen di seguirlo in California. Peccato che i piani del killer siano diversi. «L’idea del film risale al 2010, quando sono tornato nella mia città natale, Sioux Falls in Sud Dakota, per un lungo periodo. Abituarsi nuovamente all’atmosfera di provincia dopo aver vissuto a Los Angeles è stato piuttosto scioccante e ho sentito il desiderio di tornare ai film horror della mia infanzia, aggiungendovi elementi della mia esperienza in Sud Dakota e a Los Angeles». ** Colleen’s life isn’t going anywhere. She live in a small town in South Dakota and is bored with her dead-end job and annoyed by her apathetic boyfriend. In the midst of her turmoil, a deranged serial killers begins leaving her photos of his victims. Her chance to escape comes in the form of Peter Hemmings, a hipster celebrity photographer who has traveled back to his hometown. Fascinated by killer’s unapologetic artistry and intentioned to use it for an ad campaign, Peter suggests Colleen as the centerpiece of a photo campaign in Los Angeles. But before Colleen can leave her old life behind, she must contend with the desires of her murderous stalker. “The Girl in the Photographs began in 2010, right after I returned to my hometown of Sioux Falls, South Dakota for an extended period. Readjusting to the small-town atmosphere after living in Los Angeles was particularly jarring. It inspired my wanting to make a throwback to the horror films of my childhood with added elements of my experiences in South Dakota and Los Angeles.” 98 SOMMARIO AFTER HOURS Nick Simon (Sioux Falls, South Dakota, Usa, 1973), laureatosi all’American Film Institute Conservatory, a partire dal 2008 ha realizzato alcuni cortometraggi, prima di esordire nel lungo nel 2010 con Removal. Con Alexandre Aja ha scritto la sceneggiatura dell’horror The Pyramid (Grégory Levasseur, 2014), mentre per The Girl in the Photographs, suo secondo lungometraggio, ha lavorato con Osgood Perkins (regista di February, anch’esso presentato nella sezione After Hours) nelle vesti di sceneggiatore e con Wes Craven come produttore esecutivo. Nick Simon (Sioux Falls, SD, USA, 1973) is a graduate of the American Film Institute Conservatory. He directed some short starting from 2008, and then made his feature-film debut in 2010 with Removal. In collaboration with Alexandre Aja, he then co-wrote the horror movie The Pyramid (Grégory Levasseur, 2014). Working alongside screenwriter Osgood Perkins (director of February, selected in After Hours section) and executive producer Wes Craven, The Girl in the Photographs is his second directorial feature film. filmografia/filmography The 7 Claus (cm, 2008), Buckets (cm, 2008), Removal (2010), Chase the Ace (cm, video, 2013), The Girl in the Photographs (2015). TH AFTER HOURS corin hardy THE HALLOW Regno Unito/UK, 2015, HD, 97’, col. Corin Hardy (Regno Unito) si è fatto conoscere con il pluripremiato cortometraggio di animazione Butterfly, presentato in anteprima al Festival di Edimburgo. In seguito ha diretto soprattutto video musicali, lavorando con diversi artisti e ottenendo vari riconoscimenti a livello internazionale, fra cui diversi Video Music Awards e un premio al Festival Rushes Solo Shorts. Recentemente è stato selezionato tra le «stelle di domani» dalla rivista «Screen International» e al momento sta lavorando a diversi progetti per lungometraggi. THE HALLOW regia/director Corin Hardy sceneggiatura/screenplay Corin Hardy, Olga Barreneche fotografia/cinematography Martijn van Broekhuizen montaggio/film editing Nick Emerson scenografia/ production design David Ahern, Noel Ahern costumi/costume design Lara Campbell musica/music James Gosling suono/sound Steve Fanagan interpreti e personaggi/ cast and characters Joseph Mawle (Adam), Bojana Novakovic (Clare), Michael McElhatton (Colm Donnelly), Michael Smiley (Garda Davey), Alan Archbold (radio reporter), Padraig Mac Cathmhaoil, Seamus Mac Cathmhaoil (la banda di giovani/ gang of youths) produttori/producers Joe Neurauter, Felipe Marino, Brendan McCarthy, John McDonnell produzione/production Occupant Entertainment, Altitude Film Entertainment, Hallow Films coproduzione/coproduction Hyperion Media Group, Prescience, Altus Media, Electric Shadow ** contatti/contacts The Festival Agency Jéhanne Bargaoui [email protected] www.thefestivalagency.com 99 SOMMARIO Un ambientalista londinese viene mandato in Irlanda con la moglie e il figlioletto per sorvegliare un’area della foresta ritenuta sacra dalle superstizioni locali. Inevitabilmente la sua presenza scatena un’orda di creature demoniache indispettite e per nulla disposte a cedere la loro dimora. «Amo gli horror, soprattutto quelli basati sulla presenza di creature mostruose. I mostri mi entusiasmano. Voglio fare film di genere che la gente abbia voglia di vedere il venerdì sera, qualcosa di riconoscibile e con il quale identificarsi, spaventarsi ed emozionarsi; e lo voglio fare con un approccio inaspettato e una nuova interpretazione. […] Amo i film horror degli anni Settanta e Ottanta, Un tranquillo weekend di paura, Cane di paglia, Alien, Lo squalo, La cosa, La mosca, Shining, che prendono un’idea semplice – si tratti di thriller, di film di sopravvivenza, o di film in cui la minaccia ha un’origine occulta, umana o mostruosa – e la portano avanti in modo lineare, intenso ed emozionante, con rispetto, intelligenza, e un alto livello di qualità, di attenzione ai dettagli e bellezza delle immagini. Questo, in sostanza, è The Hallow». ** An environmental conservationist from London moves to Ireland with his wife and infant son to patrol a stretch of forest, which local superstition considers hallowed ground. His presence inevitably stirs up a series of demonic creatures that do not like to be disturbed and have no intention of leaving their home. “I love horror movies, especially creature-based horror. Monsters excite the hell out of me. I want to make genre films that people want to go see on a Friday night, something that people can recognize and identify with, be scared of and thrilled by, but with a fresh unexpected approach, a new spin. […] I love horror movies from the 1970s and 1980s, Deliverance, Straw Dogs, Alien, Jaws, The Thing, The Fly, The Shining, taking a simple concept – be it a thriller, survival, ghost, human or creature-based threat – playing it straight, intense and emotional, and doing it with a degree of honor, intelligence, and a high level of quality, meticulous detail and photographic beauty. This, in essence, is The Hallow.” AFTER HOURS Corin Hardy (UK) initially came to the attention of the world with his muchawarded animation short, Butterfly. Having premiered this film at Edinburgh, he moved into music videos directing many pieces of work for a diverse range of artists and winning numerous MVA’s and a Rushes Soho Shorts Prize as well as many international awards. He was recently selected as a “star or tomorrow” by “Screen International” and has a number of features in development. filmografia/filmography Butterfly (cm, anim., 2013), The Hallow (2015). AFTER HOURS bruce mcdonald HELLIONS Canada, 2015, HD, 80’, col. HELLIONS regia/director Bruce McDonald sceneggiatura/screenplay Pascal Trottier fotografia/cinematography Norayr Kasper montaggio/film editing Duff Smith scenografia/ production design Andrew Berry costumi/costume design Sarah Millman musica/music Todor Kobakov, Ian Lefeuvre interpreti e personaggi/ cast and characters Chloe Rose (Dora Vogel), Rachel Wilson (Kate Vogel), Rossif Sutherland (Dr Gabe Henry), Peter DaCunha (Remi Vogel), Luke Bilyk (Jace), Robert Patrick (agente/officer Corman) produttori/producers Frank Siracusa, Paul Lenart produzione/production Whizbang Films, Storyteller Pictures ** contatti/contacts Jinga Films Ltd. Rosana Coutinho [email protected] www.jingafilms.com È la notte di Halloween, ma l’adolescente Dora ha poca voglia di uscire per i consueti festeggiamenti. Improvvisamente, alla porta della casa isolata in cui abita, bussano alcuni ragazzini, sembrerebbe per il classico rito del «dolcetto o scherzetto». Ma da quel momento per Dora ha inizio un incubo di sangue, dal quale farà di tutto per uscire sana e salva. «Ho sempre amato Halloween: rappresenta il mio primo approccio al teatro e al cinema. Per Halloween ci si può mascherare, si può recitare ed essere qualcun altro: è una festa fantastica e sovversiva, con un vero spirito anarchico. I ragazzini possono stare fuori fino a tardi e comandare per tutta la notte. In Hellions c’è una ragazza intrappolata fra due desideri conflittuali: restare bambina o diventare donna. E il film si muove in quella zona grigia tra l’infanzia e l’età adulta. Questi temi sono immersi nell’atmosfera di Halloween e inondati dal bagliore di una luna sanguinosa. Ho avuto la possibilità di lavorare con un’incredibile varietà di immagini fin dall’inizio». ** It’s the night of Halloween, but the teenager Dora does not feel like going out for the usual celebrations. Suddenly, someone knocks at the door of the isolated house where she lives: it would seem there is a group of kids trick-or-treating at her doorstep. But from that moment on, Dora’s night turns into a bloody nightmare, and she will try everything to escape it alive. “I’ve always loved Halloween, it was my first introduction to theatre and cinema. On Halloween you could dress up, play, be someone else. It’s a really cool, subversive holiday – there’s a kind of anarchy in it. The kids get to stay out late and rule the night. In Hellions we have a girl caught between the conflicted desires to stay a child or embrace her womanhood – it vibrates in that twilight zone between adulthood and childhood. These themes are immersed in all the atmosphere of Halloween and bathed in the glow of a blood moon. There was an amazing wealth of imagery for me to work with from the get-go.” 100 SOMMARIO AFTER HOURS Bruce McDonald (Kingston, Canada, 1959) si è laureato in cinema alla Ryerson University e nel 1985 ha girato il lungometraggio in 16mm Knock! Knock!, presentato al quarto festival Cinema Giovani di Torino. Nel 1989 ha vinto il premio per il miglior film canadese al Festival di Toronto con Roadkill, primo capitolo della trilogia dedicata al rock’n’roll proseguita con Highway 61 (1991), premio alla regia al Festival di San Sebastián, e con il mockumentary Hard Core Logo (1997), miglior film canadese al Festival di Vancouver. Nel corso degli anni ha partecipato più volte al Torino Film Festival con Pontypool (2009), This Movie Is Broken (2010) e The Husband (2013). Bruce McDonald (Kingston, Canada, 1959) graduated in film from Ryerson University. In 1985 he shot the 16mm feature film Knock! Knock!, which was presented at the 4 Festival Cinema Giovani in Torino. In 1989 he won the prize for Best Canadian Film at the Toronto Film Festival with the movie Roadkill, the first chapter of his trilogy dedicated to rock’n’roll, followed by Highway 61 (1991), which won Best Director at the Festival in San Sebastián, and the mockumentary Hard Core Logo (1997), Best Canadian Film at the Festival in Vancouver. He participated several times to the Torino Film Festival over the years, presenting movies like Pontypool (2009), This Movie Is Broken (2010), and The Husband (2013). TH filmografia/filmography Let Me See (cm, 1982), Knock! Knock! (coregia/codirector Daniel Brooks, 1985), Roadkill (1989), Highway 61 (1991), Dance Me Outside (1994), Hard Core Logo (1996), Elimination Dance (cm, 1997), Fort Goof (cm, 1999), The City (ep. Gorky Parkette; Just Like Honey, tv, 2000), Lex (ep. Garden; Tunnel, tv, 2000), Road Songs: A Portrait of Robbie Robertson (tv, doc., 2001), Picture Claire (Sola nella trappola, 2001), The Love Crimes of Gillian Guess (tv, 2004), The Dark Room (tv, 2007), The Tracey Fragments (2007), Pontypool (2009), This Movie Is Broken (2010), Trigger (2010), Hard Core Logo 2 (2010), The Husband (2013), Hellions (2015). AFTER HOURS paul katis KILO TWO BRAVO Regno Unito/UK, 2015, HD, 108’, col. Paul Katis (Regno Unito) è il creative director della Pukka Films, casa di produzione fondata nel 2002. All’attività di produttore ha affiancato a lungo quella di montatore e regista di spot televisivi, per poi passare alla regia cinematografica. I suoi cortometraggi comprendono Starting Over (1998) ed Exposed (2010), mentre Kilo Two Bravo segna il suo esordio nel lungometraggio. KILO TWO BRAVO regia/director Paul Katis sceneggiatura/screenplay Tom Williams fotografia/cinematography Chris Goodger montaggio/film editing Brin scenografia/ production design Erik Rehl costumi/costume design Phaedra Dahdaleh interpreti e personaggi/ cast and characters David Elliot (Mark Wright), Mark Stanley (Tug), Scott Kyle (Stu Pearson), Benjamin O’Mahony (Stu Hale), Bryan Parry (Jonesy), Liam Ainsworth (Ken Barlow), Andy Gibbins (Smudge), John Doughty (Dave Prosser), Paul Luebke (Jay Davis), Thomas Davison (Jar Head), Grant Kilburn (Alex Craig) produttori/producers Paul Katis, Andrew de Lotbinière produzione/production Pukka Films ** contatti/contacts Metro International Natalie Brenner [email protected] www.metro-films.com In Afghanistan, nella regione di Kajaki, la squadra di paracadutisti inglesi Kilo Two Bravo è in missione per neutralizzare un posto di blocco talebano. Mentre esplorano il letto di un fiume prosciugato, i soldati sono vittime di ciò che resta di una guerra lontana: le mine sovietiche dell’invasione di inizio anni Ottanta sono infatti sepolte ovunque e rendono impossibile ogni movimento alle truppe, per il timore che si compia una carneficina. «Era da tempo che io, Tom Williams e Andrew de Lotbinière covavamo il desiderio di lavorare insieme su un lungometraggio. L’incontro con un giovane soldato nella base di addestramento militare di Salisbury Plain ci ha fatto riflettere sul ruolo delle forze armate nel proteggere la nostra sicurezza. Quel ragazzo aveva diciassette anni; stava festeggiando il suo diciottesimo compleanno con noi su un set e da lì a tre settimane sarebbe partito per l’Afghanistan. Questa consapevolezza mi lasciò turbato e fu allora che mi resi conto di quanto poco sapessi sulla vita e il futuro di questi ragazzi». ** Afghanistan, Kajaki region. The paratrooper squad Kilo Two Bravo is on a mission to neutralize a Taliban road bloc. The platoon is exploring a dry riverbed, when the soldiers are ambushed by the remnants of a distant war: the landmines left by the Soviets during their invasion in the early 1980s are buried all around them, making it impossible for the troop to move out of fear of triggering a bloodshed. “With Tom Williams and Andrew de Lotbinière we’d long harboured a desire to work on a feature film project together, and meeting a young soldier, on location at Salisbury Plain, made us all reflect on the role our armed forces play in keeping us safe. He was seventeen, celebrating his eighteenth on our set, and then three weeks later he was going to be in Afghanistan. It was quite a shock to me, and it was then that I realised I knew nothing about what life was going to be like for this young lad.” 101 SOMMARIO AFTER HOURS Paul Katis (UK) is the creative director of Pukka Films, production company created in 2002. He worked for years editing, producing, and directing television commercials before transitioning to narrative films. His shorts include Starting Over (1998) and Exposed (2010). Kilo Two Bravo is his feature debut. filmografia/filmography The Walton Sextuplets Hannah Luci Ruth Sarah Kate and Jenny (doc., 1989), The Waltons: Meet Mickey Mouse (doc., 1989), Wish You Were Here (cm, 1995), Starting Over (cm, 1998), Exposed (cm, 2010), Kilo Two Bravo (2015). AFTER HOURS harrison atkins LACE CRATER Usa, 2015, HD, 83’, col. Harrison Atkins, regista, sceneggiatore, operatore e montatore, ha diretto i cortometraggi Chocolate Heart, presentato nel 2014 al South by South West Festival, e Blissful Banquet, vincitore del Grand Jury Prize 2015 all’Oak Cliff Festival, oltreché «staff pick» sulla piattaforma Vimeo. Lace Crater segna il suo debutto nel lungometraggio. LACE CRATER regia, sceneggiatura, montaggio/director, screenplay, film editing Harrison Atkins fotografia/cinematography Gideon de Villiers scenografia/ production design Luke Green costumi/costume design Rachel Bimbaum, Kati Skelton musica/music Alan Palomo suono/sound Allistair Johnson, Harrison Atkins, Nathan Ruyle interpreti e personaggi/ cast and characters Lindsay Burge (Ruth), Peter Vack (Michael), Jennifer Kim (Claudette), Keith Poulson (Keith) produttori/producers Lawrence Dai, Adam Kritzer, Joe Swanberg produzione/production Forager Film coproduttore/coproducer Chris Osborn ** contatti/contacts Visit Film Joe Yanick [email protected] www.visitfilms.com Reduce dalla fine di una storia d’amore, Ruth ha bisogno di una cosa soltanto: divertirsi. Quando una sera, durante un weekend di eccessi, lo sconosciuto Michael appare nella sua stanza, sembrerebbe che il suo desiderio si sia finalmente realizzato. Peccato che Michael sia un fantasma e che la principale conseguenza di questo incontro, fugace ma appassionato, è una non meglio precisata malattia dai sintomi fastidiosi e repellenti. Abbandonata dagli amici, Ruth dovrà trovare un modo per reintergrarsi tra gli altri. Ma è davvero quello che vuole? «Lace Crater è un’ulteriore esplorazione dell’intimità più profonda e asintotica, della vicinanza tra individui molto particolari e dell’impossibile conciliazione fra il desidero di una comprensione reciproca fra le persone e il limite intrinseco della soggettività. In questo caso, l’intimità al centro del film è contrapposta al corpo in disfacimento di Ruth, al contesto sociale in frantumi e a un’esperienza psichica radioattiva». ** Ruth is getting over a breakup and all she needs right now is to have fun. During a bender of a weekend, a stranger by the name Michael appears in her room: it would seem that her wish has finally come true. Too bad that Michael is actually a ghost and the main consequence of this brief but passionate encounter is a series of annoying and repulsive symptoms of an unspecified illness. Abandoned by her friends, Ruth will have to find a way to re-integrate herself with the others. But is this really what she wants? “Lace Crater is a further exploration of my interest in deep, asymptotic intimacies, closenesses that verge on singularity, and the impossible reconciliation between the human desire for perfect mutual understanding and the inherent limitation of individual subjectivity. In this case, the central intimacy of the film is juxtaposed against Ruth’s decaying body, fragmenting social context, and radioactive psychic experience.” 102 SOMMARIO AFTER HOURS Harrison Atkins is a filmmaker, screenwriter, cameraman, and editor. Of the short films he directed, Chocolate Heart was presented at the South by South West Festival in 2014; Blissful Banquet, won the Grand Jury Prize at the 2015 Oak Cliff Festival, as well as “staff pick” on the video platform Vimeo. Lace Crater marks his debut in feature films. filmografia/filmography Chocolate Heart (cm, 2014), Blissful Banquet (cm, 2015), Lace Crater (2015). AFTER HOURS sion sono LOVE & PEACE Giappone/Japan, 2015, HD, 117’, col. LOVE & PEACE regia, sceneggiatura/ director, screenplay Sion Sono soggetto/story dall’omonimo manga di/ from the manga of the same title by Sion Sono fotografia/cinematography Nobuya Kimura musica/music Yasuhiko Fukuda interpreti e personaggi/ cast and characters Hiroki Hasegawa (Ryoichi Suzuki), Kumiko Aso (Yuko Terashima), Toshiyuki Nishida (il vecchio misterioso/ mysterious old man) produzione/production Gansis Inc. ** contatti/contacts Asmik-Ace Kayo Yoshida [email protected] Estate 2015. Ryoichi, impiegato in un negozio di strumenti musicali di Tokyo, si sente un fallito: non è riuscito a diventare un musicista rock e non ha nemmeno il coraggio di dichiararsi alla collega Yuko. Quando un giorno vede una piccola tartaruga fissarlo negli occhi, decide che sarà lei la soluzione ai suoi problemi: la compra e la chiama Pikadon. Investita di così tante aspettative, la tartaruga sembra in effetti avere un effetto positivo sulla vita di Ryoichi. Nel frattempo una catena di eventi inaspettati si abbatte sul Giappone, coinvolgendo anche un anziano che vive tranquillo sottoterra, insieme con i suoi giocattoli magici. Sei mesi dopo, un grande concerto si tiene al Nippon Stadium e sul palco, acclamata dai fan, sale una rockstar che altri non è che Ryoichi. A quel punto si capisce che il grande mostro materializzato a Tokyo è il frutto dei desideri del ragazzo, di Yuko, di Pikadon e dell’anziano signore dei giocattoli: l’amore. «Questo film è la mia vita, la mia anima, il mio tutto». ** Summer 2015. Ryoichi works in a musical instrument store in Tokyo, but he feels like a loser: he wasn’t able to make it as a rock star and he doesn’t even have the courage to declare his feeling to his coworker Yuko. One day he sees a little turtle staring him in the eyes and decides she will be the solution to all his problems: he buys her and calls her Pikadon. Laden with such expectations, the turtle seems to actually have a positive effect on Ryoichi’s life. In the meantime, Japan is struck by a series of unexpected events, which also affect an elderly man who lives quietly underground with his magic toys. Six months later, a big concert is held at Nippon Stadium where thousands of fans gathered to see a rock star perform: it is none other than Ryoichi. At that point, it becomes clear that the giant monster that appeared in Tokyo was the wish of the young man, of Yuko, of Pikadon, and the old man with the toys: the wish of love. “This film is my life, my soul, my everything.” 103 SOMMARIO AFTER HOURS Sion Sono (Toyokawa, Giappone, 1961) è uno dei registi giapponesi più conosciuti e apprezzati all’estero. Nei suoi film descrive la società nipponica in modo provocatorio e violento, con numerosi riferimenti alla cultura pop. Tra le sue opere, Suicide Club (2002), che con Noriko’s Dinner Table (2005) fa parte di una trilogia sull’alienazione, Strange Circus (2005), con cui ha vinto il premio della giuria del «Berliner Zeitung», e Love Exposure (2008), vincitore del premio Fipresci e del Caligari Film Award alla Berlinale, nonché primo tassello della «trilogia dell’odio», di cui faranno parte Cold Fish (2010) e Guilty of Romance (2011). Con Himizu (2011) ha partecipato in concorso a Venezia, dove nel 2013 ha presentato Why Don’t You Play in Hell. Nel 2011 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva. Nel 2014 vi ha fatto ritorno con Tokyo Tribe. Sion Sono (Toyokawa, Japan, 1961) is an internationally acclaimed Japanese filmmaker. His movies depict Japanese society in a provocative and violent way, amid a plethora of pop culture references. His most renown films include Suicide Club (2002), which is part of a trilogy on alienation along with Noriko’s Dinner Table (2005), winner of the “Berliner Zeitung” Jury Award, and Love Exposure (2008), winner of the FIPRESCI Award and the Caligari Film Award at the Berlinale. Love Exposure is also the first film of the “trilogy of hate,” which includes Cold Fish (2010) and Guilty of Romance (2011). He participated to the Venice Film Festival in 2011 with the feature Himizu, and in 2013 with Why Don’t You Play in Hell. The Torino Film Festival paid tribute to him with a retrospective in 2011. He made his come back in Torino with Tokyo Tribe. filmografia essenziale/ essential filmography The Room (1992), Suicide Club (2002), Noriko’s Dinner Table (2005), Strange Circus (2005), Hazard (2006), Exte: Hair Extensions (2007), Love Exposure (2008), Cold Fish (2010), Guilty of Romance (2011), Himizu (2011), Why Don’t You Play in Hell (2013), Tokyo Tribe (2014), Love & Peace (2015), Real Oni Gokko (TAG, 2015), Shinjuku suwan (Shinjuku Swan, 2015). AFTER HOURS antoine bardou-jacquet MOONWALKERS Francia-Belgio/France-Belgium, 2015, HD, 96’, col. Antoine Bardou-Jacquet ha studiato graphic design a Parigi, dove ha fondato il suo studio di grafica. Parallelamente ha diretto video musicali per gruppi e musicisti come Air, Super Furry Animals e Alex Gopher, e spot pubblicitari per compagnie importanti quali Hunday, Visa, Canal+ e Orange, ricevendo riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 2013 ha esordito nel cinema con il cortometraggio Wacky Races, mentre Moonwalkers è il suo primo lungometraggio. MOONWALKERS regia, soggetto/ director, story Antoine Bardou-Jacquet sceneggiatura/screenplay Dean Craig fotografia/cinematography Glynn Speeckaert montaggio/film editing Bill Smedley, Chris Gill scenografia/ production design Patrick Dechesne, Alain-Pascal Housiaux costumi/costume design Agnes Dubois, Christophe Pidre musica/music Matthieu Sibony suono/sound Olivier Struye interpreti e personaggi/ cast and characters Rob Perlman (Tom Kidman), Rupert Grint (Jonny), Robert Sheehan (Leon), Stephen Campbell Moore (Derek Kaye), Eric Lampaert (Glenn), Kevin Bishop (Paul), Tom Audenaert (Renatus), Erika Sainte (Ella), Jay Benedict (Dickford) produttore/producer Georges Bermann produzione/production Partizan Films coproduttori/coproducers Sylvain Goldberg, Serge de Poucques, Peter de Maegd, Tom Hameeuw, Grégoire Melin, David Claikens, Alex Verbaere coproduzione/coproduction Nexus Factory, Potemkino, BNP Paribas Film Finance ** contatti/contacts Kinology Grégoire Graesslin [email protected] www.kinology.eu 104 SOMMARIO Nella Londra di fine anni Sessanta, mai così folle e swinging, l’agente della Cia Tom Kidman, uomo risoluto e tutto d’un pezzo, deve entrare in contatto con Stanley Kubrick: il governo americano lo ha incaricato di convincere il famoso regista a girare alcune sequenze di un falso allunaggio. Peccato che Kidman si rivolga a Jonny, bislacco manager di una rock band dalle scarse fortune, credendolo vicino a Kubrick. In ballo ci sono una valigia piena di soldi e una truffa storica da portare a termine. «Mi piacciono le situazioni in cui due personaggi agli antipodi devono unire le forze per raggiungere uno scopo comune: di solito ne viene fuori qualcosa di molto esilarante. Così mi è venuta in mente l’idea del film: mandare un agente della Cia nel bel mezzo della Swinging London per girare il falso atterraggio sulla luna, insieme a un gruppo di hippie che ovviamente lui detesta. Una miscela del genere ha fin dall’inizio un potenziale comico enorme. E tutto è reso ancor più esplosivo da personaggi bislacchi alla Grande Lebowski e da un struttura ricca di azione come in Snatch - Lo strappo». ** In late 1960s London, crazier and more swinging than ever, CIA agent Tom Kidman, a resolute man of integrity, has to contact Stanley Kubrick. The American government has assigned him to convince the famous director to shoot a few sequences of a fake moon landing. Unfortunately, Kidman turns to Jonny, the weird manager of an unsuccessful rock band, thinking the man is close to Kubrick. At stake are a suitcase full of money and an epic hoax to pull off. “I enjoy situations where two opposite characters must join forces to accomplish a common goal as it leads to the most hilarious conflicts. So I came up with the idea of Moonwalkers: sending a CIA agent right in the middle of Swinging London to shoot a fake moon landing with a bunch of hippies that he would naturally hate. This mix instantly has great comedic potential. This world is peppered with endearingly stupid characters like The Big Lebowski and a good mix of action throughout like Snatch.” AFTER HOURS Antoine Bardou-Jacquet studied graphic design in Paris, where he founded his graphics studio. At the same time, he directed video musicals for groups and musicians such as Air, Super Furry Animals and Alex Gopher, as well as commercials for important companies, including Hunday, Visa, Canal+ and Orange, receiving awards throughout the world. In 2013 he debuted in cinema with the short Wacky Races, while Moonwalkers is his first feature film. filmografia/filmography Wacky Races (cm, 2013), Moonwalkers (2015). AFTER HOURS rodney ascher THE NIGHTMARE Usa, 2015, 91’, HD, col. THE NIGHTMARE regia/director Rodney Ascher fotografia/cinematography Bridger Nelson montaggio/film editing Saul Herckis scenografia/ production design Evan Murphy, Ben Spiegelman suono/sound Jason Tuttle interpreti/cast Siegfried Peters, Stephen Michael Joseph, Yatoya Toy, Nicole Bosworth, Elise Robson, Age Wilson produttori/producers Ross M. Dinerstein, Glen Zipper produzione/production Zipper Bros Films, Campfire coproduttore/coproducer Tim Kirk distribuzione/distribution Feltrinelli ** contatti/contacts Feltrinelli Anastasia Plazzotta [email protected] www.feltrinelli.it La paralisi del sonno è un disturbo che si manifesta poco prima di addormentarsi o più spesso prima del risveglio, e comporta una sensazione d’irrigidimento fisico involontario. Un’esperienza sgradevole, comune a chiunque, che spesso sconfina nel terrore, dal momento che il cervello è sveglio e può registrare ciò che sta succedendo. Otto persone si confrontano in merito, condividendo gli aspetti più irrazionali di un fenomeno scientifico dai risvolti ancora poco chiari: perché nel buio della propria camera qualsiasi cosa può succedere. «Mi interessava creare il maggior numero possibile di immagini. Volevo andare sul set e girare dal vivo il più possibile, per capire cosa avevo imparato da ciò che avevo visto in Shining durante la lavorazione di Overlook Hotel - Stanza 237. Ma questo è un film con un budget molto ridotto, girato in appena due settimane, e non era possibile seguire una tabella di marcia simile a un film come Shining. Ma affrontare una sfida come questa mi interessava tanto quanto lavorare con il materiale di archivio». ** Sleep paralysis is an ailment which occurs shortly before you fall asleep, or more often just before you wake up, and creates a feeling of involuntary physical stiffening. This unpleasant experience can happen to anyone and it often borders on terror since your brain is awake and can register what is happening. Eight people discuss the problem, sharing the most irrational aspects of a little-understood scientific phenomenon. Because in the darkness of your room, anything can happen. “I wanted to create more images myself. I wanted to go into the studio and shoot live-action myself and see if I could learn anything from what I saw in The Shining during the shooting of Room 237. But this is a very low-budget movie that was shot in about two weeks, it was’t as if we were able to emulate the shooting schedule of The Shining. But that was a challenge that I wanted to do myself this go-around, as much as I love working with archival footage.” 105 SOMMARIO AFTER HOURS Rodney Ascher vive a Los Angeles, dove lavora come regista cinematografico e televisivo. Ha esordito nel 1997 con il cortometraggio Alfred, a cui sono seguiti, tra gli altri, Triumph of Victory (2001), un episodio del film corale Hot Chicks (2006), Visions of Terror (2008) e i documentari S from Hell (2010) e soprattutto Overlook Hotel - Stanza 237 (2012). Con quest’ultimo, in cui ricerca i presunti significati nascosti di Shining di Kubrik, ha partecipato al Sundance Film Festival e alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes. Rodney Ascher lives in Los Angeles, where he works as a movie and TV director. He debuted in 1997 with the short Alfred, which was followed by others, including Triumph of Victory (2001), an episode of the collective film Hot Chicks (2006), Visions of Terror (2008) and the documentaries S from Hell (2010) and especially Room 237 (2012). This latter film, in which he investigates presumed hidden meanings in The Shining by Kubrik, participated at the Sundance Film Festival and the Quinzaine des réalisateurs in Cannes. filmografia/filmography Alfred (cm, 1997), Triumph of Victory (cm, 2001), Hot Chicks (ep. Somebody Goofed, coregia/codirectors aa.vv., 2006), Shirts & Skins (cm, 2008), Visions of Terror (cm, 2008), Dog Days (cm, 2009), The Lonely Death of the Giggler (cm, 2010), S from Hell (cm, doc., 2010), Room 237 (Overlook Hotel - Stanza 237, doc., 2012), The ABCs of Death 2 (ep. Q Is for Questionnaire, 2014), The Nightmare (doc., 2015). AFTER HOURS sion sono REAL ONI GOKKO Giappone/Japan, 2015, HD, 85’, col. TAG regia, sceneggiatura/ director, screenplay Sion Sono soggetto/story dal romanzo/from the novel Chasing World di/by Yusuke Yamada fotografia/cinematography Maki Ito montaggio/film editing Junichi Ito scenografia/ production design Takashi Matsuzuka costumi/costume design Masami Ito musica/music Tomoatsu Kikuchi suono/sound Hajime Komiya interpreti e personaggi/ cast and characters Reina Triendl (Mitsuko), Mariko Shinoda (Keiko), Erina Mano (Izumi) produttori/producers Masayuki Tanishima, Ryuichiro Inagaki, Takahiro Ohno produzione/production Tag Film Partners ** contatti/contacts Shochiku Azusa Taki [email protected] www.shochikufilms.com Un’improvvisa folata di vento e uno scuolabus con quaranta studentesse viene tagliato a metà. L’unica sopravvissuta è Mitsuko che, chinatasi per caso, rimane miracolosamente illesa. Non le resta che scappare, correndo il più lontano possibile da quel vento omicida. Quando si ritrova a scuola, Mitsuko è assalita dal dubbio che l’incidente sia stato solo un incubo: ma poco dopo l’insegnante imbraccia un mitragliatore e stermina tutte le presenti. Tranne lei, Mitsuko, che si ritrova a scappare di nuovo. Al termine della corsa qualcuno la chiama Keiko, sostenendo sia il giorno del suo matrimonio. Un maiale in smoking la minaccia, inseguendola: non le rimane che scappare ancora. Mitsuko è vittima di un brutto sogno o forse di un gioco il cui premio finale è la sua vita? «Partecipare al Torino Film Festival è stata per me un’esperienza meravigliosa. Mi emoziona molto che TAG venga proiettato: grazie mille». ** A school bus with forty schoolgirls is cut in half by a sudden gust of wind. Mitsuko, who happened to bend over by chance, is the only survivor of the accident. All she can do is run away as fast as possible from that killer wind. But when she gets to school, Mitsuko starts to doubt whether the accident was just a nightmare. Shortly thereafter, a teacher grabs a machine gun and starts shooting everyone down, except for Mitsuko, who started running again. Until someone calls her Keiko and tells her it’s her wedding day. A pig in a suit threatens her and starts chasing her: Mitsuko has to start running once more. Is she the victim of a bad dream or of a game in which her life is at stake? “It was a wonderful experience for me to attend the Torino Film Festival previously. Now I am so excited that my film TAG will be showcased there. Thank you very much.” 106 SOMMARIO AFTER HOURS Sion Sono (Toyokawa, Giappone, 1961) è uno dei registi giapponesi più conosciuti e apprezzati all’estero. Nei suoi film descrive la società nipponica in modo provocatorio e violento, con numerosi riferimenti alla cultura pop. Tra le sue opere, Suicide Club (2002), che con Noriko’s Dinner Table (2005) fa parte di una trilogia sull’alienazione, Strange Circus (2005), con cui ha vinto il premio della giuria del «Berliner Zeitung», e Love Exposure (2008), vincitore del premio Fipresci e del Caligari Film Award alla Berlinale, nonché primo tassello della «trilogia dell’odio», di cui faranno parte Cold Fish (2010) e Guilty of Romance (2011). Con Himizu (2011) ha partecipato in concorso a Venezia, dove nel 2013 ha presentato Why Don’t You Play in Hell. Nel 2011 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva. Nel 2014 vi ha fatto ritorno con Tokyo Tribe. Sion Sono (Toyokawa, Japan, 1961) is an internationally acclaimed Japanese filmmaker. His movies depict Japanese society in a provocative and violent way, amid a plethora of pop culture references. His most renown films include Suicide Club (2002), which is part of a trilogy on alienation along with Noriko’s Dinner Table (2005), winner of the “Berliner Zeitung” Jury Award, and Love Exposure (2008), winner of the FIPRESCI Award and the Caligari Film Award at the Berlinale. Love Exposure is also the first film of the “trilogy of hate,” which includes Cold Fish (2010) and Guilty of Romance (2011). He participated to the Venice Film Festival in 2011 with the feature Himizu, and in 2013 with Why Don’t You Play in Hell. The Torino Film Festival paid tribute to him with a retrospective in 2011. He made his come back in Torino with Tokyo Tribe. filmografia essenziale/ essential filmography The Room (1992), Suicide Club (2002), Noriko’s Dinner Table (2005), Strange Circus (2005), Hazard (2006), Exte: Hair Extensions (2007), Love Exposure (2008), Cold Fish (2010), Guilty of Romance (2011), Himizu (2011), Why Don’t You Play in Hell (2013), Tokyo Tribe (2014), Love & Peace (2015), Real Oni Gokko (TAG, 2015), Shinjuku suwan (Shinjuku Swan, 2015). AFTER HOURS sion sono SHINJUKU SUWAN Giappone/Japan, 2015, HD, 139’, col. SHINJUKU SWAN regia/director Sion Sono soggetto/story dall’omonimo manga di/ from the manga of the same title by Ken Wakui sceneggiatura/screenplay Osamu Suzuki, Rikiya Mizushima fotografia/cinematography Hideo Yamamoto interpreti e personaggi/ cast and characters Go Ayano (Tatsuhiko Shiratori), Erika Sawajiri (Ageha), Takayuki Yamada (Hideyoshi Minami), Yusuke Iseya (Mako), Nobuaki Kaneko (Yutaka Hayama), Motoki Fukami (Gensuke Seki), Jun Murakami (Tokimasa), Yuki Kubota (Yosuke), Erina Mano (Eiko), Manami Marutaka (Riko), Ken Yasuda (Takashi Matsukata), Yu Yamada (Ryoko), Kosuke Toyohara (Jin Yamashiro), Kotaro Yoshida (Shuzen Amano), Kisetsu Fujiwara, Yuki Sakurai (Misaki) produttore/producer Mataichiro Yamamoto ** contatti/contacts Tristone Entertainment Yaemi Aoki [email protected] www.tristone.co.jp 107 SOMMARIO Senza soldi per tornare a casa, Tatsuhiko Shiratori è solo una delle tante anime in pena che vagano per le strade di Shinjuku. Quando il suo vagabondare lo porta nel quartiere a luci rosse di Kabukicho, la nottata prende d’improvviso una piega diversa. Aggredito da una banda di teppisti, sta per avere la peggio quando viene tratto in salvo da uno sconosciuto, Mako, che scoprirà essere un procacciatore di ragazze per un’agenzia che lavora nel quartiere. A Kabukicho, personaggi come Mako spopolano: reclutano belle ragazze da assegnare a bar e locali, ricavando una percentuale dei guadagni delle loro prestazioni in cambio di cure e protezione. Basta poco perché Tatsuhiko Shiratori si faccia convincere da Mako a intraprendere, carico di ottimismo, la stessa carriera; ma l’universo a luci rosse del quartiere si rivela meno sfavillante di quanto il ragazzo potesse immaginare. ** Without any money to get home, Tatsuhiko Shiratori is just one of the many tormented souls wandering through the streets of Shinjuku. He walks aimlessly through the evening and ends up in the red-light district of Kabukicho, until the night takes a sudden twist when a gang of thugs assaults him. He is rescued by a stranger called Mako who works for one of the many talent agencies in Kabukicho that recruit pretty girls to work in bars and clubs: the girls offer their services and, in exchange for protection, men like Mako get a cut of their profits. It doesn’t take long for Mako to convince a very optimistic Tatsuhiko Shiratori to undertake his same career. But the red-light universe of the district soon turns out to be less glamorous than he expected. AFTER HOURS Sion Sono (Toyokawa, Giappone, 1961) è uno dei registi giapponesi più conosciuti e apprezzati all’estero. Nei suoi film descrive la società nipponica in modo provocatorio e violento, con numerosi riferimenti alla cultura pop. Tra le sue opere, Suicide Club (2002), che con Noriko’s Dinner Table (2005) fa parte di una trilogia sull’alienazione, Strange Circus (2005), con cui ha vinto il premio della giuria del «Berliner Zeitung», e Love Exposure (2008), vincitore del premio Fipresci e del Caligari Film Award alla Berlinale, nonché primo tassello della «trilogia dell’odio», di cui faranno parte Cold Fish (2010) e Guilty of Romance (2011). Con Himizu (2011) ha partecipato in concorso a Venezia, dove nel 2013 ha presentato Why Don’t You Play in Hell. Nel 2011 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva. Nel 2014 vi ha fatto ritorno con Tokyo Tribe. Sion Sono (Toyokawa, Japan, 1961) is an internationally acclaimed Japanese filmmaker. His movies depict Japanese society in a provocative and violent way, amid a plethora of pop culture references. His most renown films include Suicide Club (2002), which is part of a trilogy on alienation along with Noriko’s Dinner Table (2005), winner of the “Berliner Zeitung” Jury Award, and Love Exposure (2008), winner of the FIPRESCI Award and the Caligari Film Award at the Berlinale. Love Exposure is also the first film of the “trilogy of hate,” which includes Cold Fish (2010) and Guilty of Romance (2011). He participated to the Venice Film Festival in 2011 with the feature Himizu, and in 2013 with Why Don’t You Play in Hell. The Torino Film Festival paid tribute to him with a retrospective in 2011. He made his come back in Torino with Tokyo Tribe. filmografia essenziale/ essential filmography The Room (1992), Suicide Club (2002), Noriko’s Dinner Table (2005), Strange Circus (2005), Hazard (2006), Exte: Hair Extensions (2007), Love Exposure (2008), Cold Fish (2010), Guilty of Romance (2011), Himizu (2011), Why Don’t You Play in Hell (2013), Tokyo Tribe (2014), Love & Peace (2015), Real Oni Gokko (TAG, 2015), Shinjuku suwan (Shinjuku Swan, 2015). AFTER HOURS henri steinmetz UNS GEHT ES GUT Germania/Germany, 2015, HD, 93’, col. Henri Steinmetz (Halle, Germania) ha studiato regia presso l’Accademia di belle arti di Vienna, dove è stato allievo di Michael Haneke, prima di lavorare come assistente al casting sul set di Il nastro bianco (2009). Come regista ha esordito nel 2005 con il cortometraggio Das Verhangene Bild, a cui sono seguiti il progetto scolastico collettivo Krankheit der Jugend (2007) e Bazgasht (2008). We Are Fine rappresenta il suo esordio nel lungometraggio. WE ARE FINE regia/director Henri Steinmetz sceneggiatura/screenplay Alan Smithee fotografia/cinematography Bernhard Keller montaggio/film editing Lorna Hoefler Steffen scenografia/ production design Beatrice Schultz costumi/costume design Andy Besuch suono/sound Gregor Bonse, Marc Meusinger interpreti e personaggi/ cast and characters Franz Rogowski (Tubbie), Maresi Riegner (Marie), Jonas Dassler (Tim), Emanuel Schiller (Jojo), Jordan Elliot Dwyer (Birdie), Denis Moschitto (Hüseyin), Angela Winkler (Ärztin) produttori/producers Andrea Schütte, Andreas Eicher, Stefan Arndt, Uwe Schott produzione/production X Filme Creative Pool coproduttori/coproducers Antonius Buchwieser, Frank Evers, Helge Neubronner coproduzione/coproduction Bayerischer Rundfunk, CinePlus Filmproduktion, Antonius Buchwieser Film ** contatti/contacts X-Filme Kristina Stelter [email protected] www.x-filme.de 108 SOMMARIO La vita di Tubbie, Tim, Jojo, Birdie e Marie ha preso una piega imprevedibile, come se le vacanze estive non fossero mai terminate. Stretti in un gruppo molto coeso, i cinque ragazzi si aggirano apparentemente senza uno scopo, come cani randagi, in una città anonima che non si cura di loro; nel caldo soffocante di una estate interminabile, vivono momenti di inattesa beatitudine. Ma ben presto questo gioco a nascondino con la realtà, questa fuga dal mondo mostrerà le sue conseguenze e le prime crepe inizieranno a minare l’unità del clan. «Il film non spiega perché esista un gruppo come quello di cui fanno parte i cinque protagonisti. Mi sembrava più interessante studiare e osservare cosa succede proprio a causa della sua esistenza. Che effetti ha l’appartenenza a questa vera e propria costellazione, sia per il gruppo nella sua totalità sia per il singolo? A quali cambiamenti vanno incontro i suoi membri? Come si comportano l’uno con l’altro, fino a dove riescono a spingersi e in quale momento l’unione si sfalderà?» ** The lives of Tubbie, Tim, Jojo, Birdie, and Marie took an unexpected twist, as if their summer vacation never ended. The five youths are a tightknit group of friends, wandering around like stray dogs in an anonymous city that pays them no heed, experiencing moments of unexpected bliss in the suffocating heat of an endless summer. But soon this game of hide-and-seek with reality, this escape from the world will start revealing its consequences, undermining the group’s unity. “We Are Fine does not explain why this group exists. It seemed more fascinating to me to observe and watch what happens because of its existence. What does this group constellation do to each and every one of them? What changes do they go through? How do they treat each other, how far can they go and at what moment does it all fall apart?” AFTER HOURS Henri Steinmetz (Halle, Germany) studied filmmaking under Michael Haneke at the Academy of Fine Arts in Vienna before working as casting assistant on the set of The White Ribbon (2009). He directed his first short, Das Verhangene Bild, in 2005, followed by the collective school project Krankheit der Jugend (2007) and Bazgasht (2008). We Are Fine marks his debut in feature films. filmografia/filmography Das Verhangene Bild (cm, 2005), Krankheit der Jugend (coregia/codirectors Henning Backhaus, Karl Bretschneider, Peter Brunner, Tobia Dörr, Alex Trejo, cm, 2007), Bazgasht (cm, 2008), Uns geht es gut (We Are Fine, 2015). AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI Augusto Tretti DI/BY LUCA PALLANCH Si ringrazia l’Archivio Nazionale Cinema Impresa d’Ivrea per la digitalizzazione delle clip di Malavita. 109 SOMMARIO Augusto Tretti, il più originale e stravagante regista italiano. La sua carriera, racchiusa in un pugno di film (tre e mezzo: La legge della tromba, 1962: Il potere, 1972; il film per la Provincia di Milano Alcool, 1980; e il cortometraggio per la Rai, Mediatori e carrozze, 1983), si dispiega in un lasso di tempo molto ampio, venticinque anni (e anche oltre, se consideriamo i progetti irrealizzati). Tutto ha inizio nel 1960, quando il giovane regista, con la copia del suo primo film in mano, La legge della tromba, cala a Roma e organizza una proiezione per la critica. Riceve giudizi per una volta unanimi, ovviamente negativi, ma per sua fortuna Moravia lo invita a far vedere il film ai registi, non ai critici. Grazie a questa intuizione dello scrittore esplode a Roma il caso Tretti, un marziano sceso dal Veneto (Tretti è nato a Verona nel 1924 ed è scomparso nel 2013) nel mondo dei cinematografi e subito adottato da Fellini, Flaiano, Antonioni, Tonino Guerra e molti altri, che si prodigano per consentirgli di girare un film con una struttura produttiva alle spalle. La Titanus addirittura, grazie a Goffredo Lombardo, che, dopo aver accettato di distribuire La legge della tromba («Questo film lo piglio io, lo mando a Milano e, se non vogliono, compro il locale»), fa firmare al regista un contratto per un nuovo film. Ha inizio da questo momento una delle più lunghe avventure produttive del cinema italiano, perché il secondo film di Tretti, Il potere, vedrà la luce solo dieci anni dopo, a causa del fallimento della Titanus e di altre vicissitudini, e verrà presentato alla Mostra di Venezia 1971. Inizio e fine di una carriera, ispirata da una passione sfrenata per il cinema e da un talento che solo i geni del cinema italiano hanno saputo veramente apprezzare. Per dirla con Ennio Flaiano: «Lo si può, volendo, liquidare con due definizioni: goliardico, naïf. Alcuni lo fanno. Ma sono definizioni sbagliate. I goliardi e i naïf non hanno rigore, si fermano alle prime osterie, si divertono, riempiono le domeniche. Tretti non si diverte, benché sia difficile non divertirsi anche, vedendo i suoi film.» AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI Augusto Tretti (born in 1924 and passed away in 2013) is the most original and whimsical Italian filmmaker. His career can be summed up in a handful of movies, three and a half to be precise: the features La legge della tromba (1962), and Il potere (1972), the documentary for the Milan Province Alcool (1980), and a short for RAI called Mediatori e carrozze (1983). His career spans across twenty-five years (or more if we include the projects left undone). It all began in 1960, when the young filmmaker from Verona went to Rome with a copy of his first movie and organized a screening for film critics. For once, the response was unanimous, but negatively so. Luckily, the writer Alberto Moravia took notice and invited him to show his work to other directors instead of critics. Thanks to the writer’s intuition, the Tretti phenomenon exploded in Rome: this Martian from the Veneto region had landed in the world of filmmakers. Fellini, Flaiano, Antonioni, Tonino Guerra, and many others took him under their wings immediately, ensuring he could make his movies with the support of a production company behind him. After accepting to distribute La legge della tromba (“I’m taking this movie, I’m sending it to Milan, and if they don’t want I will buy the whole place”), Goffredo Lombardo made the production company Titanus sign a contract with Tretti for another feature. And thus began one of the longest production adventures in Italian cinema: that second film, Il potere, saw the light only ten years later after a series of misadventures (including Titanus filing for bankruptcy), and was finally presented at the Venice Film Festival in 1971. From the beginning to the end of his career, he was inspired by an unbridled passion for cinema and a talent that only film prodigies were really able to appreciate. In the words of Ennio Flaiano, “You could sum him up in two words if you wanted: goliardic and naïf. Some do. But the description doesn’t quite fit the bill. Goliardic and naïf people don’t have rigor or structure, they stop at the first taverns, have fun, fill up their Sundays. But Tretti doesn’t have fun, even though it is hard not to when you are watching his movies. AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI augusto tretti LA LEGGE DELLA TROMBA Italia/Italy, 1962, 35mm, 85’, bn/bw THE LAW OF THE TRUMPET regia, soggetto, sceneggiatura/director, story, screenplay Augusto Tretti fotografia/cinematography Carlo Pozzi, Franco Bernetti montaggio/film editing Mario Serandei scenografia/ production design Josef Bassan musica/music Angelo Paccagnini, Eugenia Tretti Manzoni interpreti e personaggi/ cast and characters Angelo Paccagnini (Celestino), Eugenia Tretti (Marta), Maria Boto (il signor/Mr Liborio, la guardia/guard, il generale/general, il professore/professor), Guido Bassi (Dum Dum), Luciano Muzzi (il conte/Count), Giovanni Gusmeroli (il bimbo/child), Guido Olivetti, Massimo Capostrini, Afro Bassi, Angela Gui, Giuliana Carrovieri, Tito Tato, Diego Peres produzione/production Boto Film ** contatti/contacts Fondazione Cineteca Italiana [email protected] www.oberdan.cinetecamilano.it Celestino e i suoi amici sono arrestati per un tentativo di furto. Una volta evasi, tornano allo scoperto dopo un’amnistia generale e trovano lavoro, in nero, presso la fabbrica di trombe del potente signor Liborio. Nel frattempo Celestino s’innamora di Marta, ma Liborio, venuto a conoscenza dei possedimenti in Sud America del padre della ragazza, seduce Marta e si trasferisce con lei all’estero, spostando tutti i macchinari della fabbrica. Celestino e i suoi amici rimangono ancora una volta disoccupati. «Vedere un film come La legge della tromba andare al massacro fu per me un pugno nello stomaco. Le cose cominciarono ad andar male da un punto di vista commerciale; qualcuno si irritava, qualcun altro si alzava e se ne andava, e io ero spesso nascosto fra il pubblico per vedere le reazioni. Mi ricordo un signore che si alzò e disse: “Ho preso due grandi bidonate nella mia vita: ho visto L’eclisse di Antonioni e l’ultima è La legge della tromba. Di questo regista adesso vado a cercare il nome sull’elenco telefonico e lo vado a trovare a casa!” Io ero lì vicino…» ** Celestino and his friends were arrested for an attempted robbery. They break out of jail and, after a general amnesty, they re-emerge and start working off-the-books in a trumpet factory owned by the powerful Mr Liborio. In the meantime, Celestino falls in love with Marta. Liborio discovers that Marta’s father is a landowner in South America, so he seduces the girl and moves abroad with her along with all the factory equipment. Celestino and his friends are back on the streets of unemployment. “Seeing a movie like La legge della tromba being butchered was a real blow for me. Things started off on a bad foot from a commercial point of view; someone would get annoyed, someone else would get up and leave, and I would often hide in the audience just to see their reactions. I remember a man who stood up and exclaimed ‘I’ve been ripped off twice in my life: when I saw Antonioni’s L’eclisse, and now with La legge della tromba. I’ll find where this director lives in the phonebook and pay him a visit!’ I was just a few seats away…” 110 SOMMARIO AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI Augusto Tretti (Verona, 1924-2013) studia inizialmente giurisprudenza ma, esasperato dall’ambiente universitario, inizia a girare cortometraggi a tema antireligioso, purtroppo andati perduti. Trasferitosi a Roma negli anni Cinquanta, stringe amicizia con Fellini, con cui collabora a Il bidone (1955). Tra il 1958 e 1959 dirige il suo primo film, la Legge della tromba, affrontando insormontabili difficoltà produttive e distributive: poco apprezzato dalla critica, il film viene notato da Moravia e distribuito nel 1962 dalla Titanus. Sotto contratto con la Titanus, e grazie all’interessamento di registi come Fellini, Flaiano, Antonioni e Tonino Guerra, Tretti si mette al lavoro sul secondo film, Il potere, che vedrà però la luce dieci anni dopo, a causa del fallimento della Titanus e di altre vicissitudini. Presentato comunque a Venezia nel 1972, ottiene ottimi riscontri. Tretti dirigerà solamente altri due film, Alcool (1980), su commissione, e il cortometraggio per la Rai Mediatori e carrozze (1984), prima di abbandonare la carriera nel cinema. Augusto Tretti (Verona, Italy, 1924-2013) started off studying law but then, frustrated by the academic environment, he started making short anti-religion films, which were unfortunately lost. He moved to Rome in the 1950s and became friends with Fellini, with whom he collaborated on Il bidone (1955). He directed his first feature La legge della tromba in 1958-1959, overcoming incredible hurdles in its production and distribution: the critics didn’t appreciate it, but the film was noticed by Moravia and was distributed by Titanus. Thanks to the interested expressed by filmmakers the likes of Fellini, Flaiano, Antonioni, and Tonino Guerra, he started working on his second feature Il potere while still under contract with Titanus. The film, however, came out ten years later after a series of ordeals, including the production company’s failure. The feature was presented in Venice in 1972 and was very well received. Tretti directed just two more films before abandoning his career in cinema: Alcool (1980), done on commission, and the short Mediatori e carrozze (1984) for RAI. filmografia/filmography La legge della tromba (1962), Il potere (1972), Alcool (1980), Mediatori e carrozze (cm, 1984). AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI augusto tretti IL POTERE Italia/Italy, 1972, 35mm, 82’, bn/bw POWER regia, soggetto, sceneggiatura/director, story, screenplay Augusto Tretti fotografia/cinematography Ubaldo Marelli montaggio/film editing Giancarlo Rainieri musica/music Eugenia Tretti Manzoni suono/sound Giuseppe Donato interpreti/cast Paola Tosi, Massimo Campostrini, Ferruccio Maliga, Giovanni Moretto, Diego Peres, Augusto Tretti produttori/producers Federico Pantanella, Mario Fattori produzione/production Aquarius Audiovisual ** contatti/contacts Cineteca Nazionale Laura Argento [email protected] www.fondazionecsc.it Tre belve, un leone, una tigre e un leopardo, sedute sui loro troni e rappresentanti, rispettivamente, il potere militare, economico e agrario, commentano scene del presente e del passato in cui vengono descritte le dinamiche economiche e sociali che hanno portato alla suddivisione, nelle varie epoche storiche, tra umili e potenti. In un susseguirsi di sopraffazioni e soprusi, vanno in scena momenti di vita della preistoria, dell’antica Roma, della conquista del West da parte degli americani, fino al ventennio fascista e all’Italia consumista del secondo dopoguerra. A vincere sono sempre gli interessi della classe dominante, che spesso ammantandosi di nobili ideali e credenze religiose si autoconserva ai danni dei subalterni. «Ho avuto la sfortuna di vedere Il potere massacrato dalle televisioni private. Pur essendo modesto e pieno di difetti, io lo trovo un grande film perché è riuscito a dare fastidio a certa gente potente». ** Three animals sitting on thrones: a lion, a tiger, and a leopard representing military, economic, and agricultural power, respectively. They comment on scenes from the past and present depicting the socio-economic dynamics that led to the distinctions between the humble and the powerful throughout the ages. A series of scenes of defeats and abuses set in the Stone Age, in Ancient Rome, in the Wild West and the conquest of the American Frontier, leading up to Italy during the fascist regime and the post-war wave of consumerism. It’s always the dominant class that wins, often disguising its interests under a cloak of noble ideals and religious beliefs, preserving their power at the expense of everyone below them. “Unfortunately I saw Il potere butchered by private televisions. Even though it was modest and full of defects, I still think it was a great movie because it bothered certain powerful people.” Augusto Tretti (Verona, 1924-2013) studia inizialmente giurisprudenza ma, esasperato dall’ambiente universitario, inizia a girare cortometraggi a tema antireligioso, purtroppo andati perduti. Trasferitosi a Roma negli anni Cinquanta, stringe amicizia con Fellini, con cui collabora a Il bidone (1955). Tra il 1958 e 1959 dirige il suo primo film, la Legge della tromba, affrontando insormontabili difficoltà produttive e distributive: poco apprezzato dalla critica, il film viene notato da Moravia e distribuito nel 1962 dalla Titanus. Sotto contratto con la Titanus, e grazie all’interessamento di registi come Fellini, Flaiano, Antonioni e Tonino Guerra, Tretti si mette al lavoro sul secondo film, Il potere, che vedrà però la luce dieci anni dopo, a causa del fallimento della Titanus e di altre vicissitudini. Presentato comunque a Venezia nel 1972, ottiene ottimi riscontri. Tretti dirigerà solamente altri due film, Alcool (1980), su commissione, e il cortometraggio per la Rai Mediatori e carrozze (1984), prima di abbandonare la carriera nel cinema. Augusto Tretti (Verona, Italy, 1924-2013) started off studying law but then, frustrated by the academic environment, he started making short anti-religion films, which were unfortunately lost. He moved to Rome in the 1950s and became friends with Fellini, with whom he collaborated on Il bidone (1955). He directed his first feature La legge della tromba in 1958-1959, overcoming incredible hurdles in its production and distribution: the critics didn’t appreciate it, but the film was noticed by Moravia and was distributed by Titanus. Thanks to the interested expressed by filmmakers the likes of Fellini, Flaiano, Antonioni, and Tonino Guerra, he started working on his second feature Il potere while still under contract with Titanus. The film, however, came out ten years later after a series of ordeals, including the production company’s failure. The feature was presented in Venice in 1972 and was very well received. Tretti directed just two more films before abandoning his career in cinema: Alcool (1980), done on commission, and the short Mediatori e carrozze (1984) for RAI. filmografia/filmography La legge della tromba (1962), Il potere (1972), Alcool (1980), Mediatori e carrozze (cm, 1984). 111 SOMMARIO AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI maurizio zaccaro AUGUSTO TRETTI: UN RITRATTO Italia/Italy, 1985, 16mm, 30’, bn/bw-col. AUGUSTO TRETTI: A PORTRAIT regia/director Maurizio Zaccaro interprete/cast Augusto Tretti ** contatti/contacts Cineteca di Bologna Carmen Accaputo [email protected] www.cinetecadibologna.it Nel 1985, Maurizio Zaccaro incontra Augusto Tretti, maestro misconosciuto del cinema italiano, nella sua villa nei pressi del Lago di Garda. Con loro una studentessa universitaria che sta scrivendo la tesi proprio su Tretti e che accompagna il regista, ormai non più giovanissimo, in lunghe passeggiate nella campagna e in visite ai luoghi in cui sono conservati i cimeli dei suoi film. Tretti parla in modo schietto, spesso tagliente e spassoso, dei suoi film, di come sia arrivato per caso al cinema e delle innumerevoli traversie produttive che ha dovuto affrontare per portare a compimento La legge della tromba e Il potere, le sue opere più famose. «Augusto Tretti, più di sessant’anni. Intelligente, ironico, fantasioso, simpatico, pungente, autore di cinema forse troppo pungente, forse un po’ scomodo. Quattro film in tutto. Vive da solo nella sua casa sul Lago di Garda: quasi nessuno lo conosce. Eppure…» ** Maurizio Zaccaro met Augusto Tretti, little-known master of Italian cinema, in his villa by the Lago di Garda in 1985. With them, a university student who was writing a dissertation on Tretti; she would accompany the aging filmmaker on long walks in the countryside and visit the places where the keepsakes from his movies were stored. Tretti used to speak frankly, he was blunt and amusing when he discussed his films, how he got to the world of cinema by chance, and the countless production ordeals it took to complete his masterpieces La legge della tromba and Il potere. “Augusto Tretti, over sixty years old. Smart, ironic, imaginative, friendly, wry, maybe too wry as a filmmaker, maybe somewhat inconvenient too. He made four movies altogether. He lived alone in his home by the Lago di Garda: almost nobody knew him. And yet…” 112 SOMMARIO AFTER HOURS - AUGUSTO TRETTI Maurizio Zaccaro (Milano, 1952), diplomato alla Scuola del cinema di Milano, nel 1977 ha realizzato Overkill, vincitore a Oberhausen. La frequentazione del laboratorio di Ipotesi Cinema lo ha portato a realizzare nel 1988 In coda alla coda, mentre nel 1991 con Dove comincia la notte ha vinto un David di Donatello, premio ottenuto anche nel 1999 con Un uomo perbene. Dal 2000 al 2011 ha diretto fiction televisive e miniserie (Cuore, I ragazzi della via Pal, Le ragazze dello swing) e nel 2009 il documentario Il Piccolo, presentato a Venezia come il successivo Un foglio bianco (2011). Nel 2012 ha curato la direzione artistica del progetto di Ermanno Olmi Come voglio che sia IL MIO FUTURO, proiezione speciale a Venezia. Nel 2013 ha partecipato al Torino Film Festival con il documentario Adelante petroleros L’oro nero dell’Ecuador. Maurizio Zaccaro (Milan, Italy, 1952), after graduating from the Milan Film School in 1977, made the short film Overkill, receiving an award at Oberhausen. He then went to the film school Ipotesi Cinema, which brought him to making In coda alla coda in 1988. He won a David di Donatello in 1991 for Where the Night Begins, and second one in 1999 for Un uomo per bene. He directed many TV movies and miniseries from 2000 to 2011 (Cuore, I ragazzi della via Pal, Le ragazze dello swing), and the documentary film The Piccolo Theatre (2009), participating at the Venice Film Festival, just like Un foglio bianco (2011). In 2012 he worked as the artistic director for Ermanno Olmi’s project Come voglio che sia IL MIO FUTURO, which participated in Venice in the Special Screenings section. In 2013 he took part to the Torino Film Festival with the documentary Adelante petroleros - L’oro nero dell’Ecuador. filmografia essenziale/ essential filmography Overkill (cm, 1977), In coda della coda (1988), Dove comincia la notte (1990), Kalkstein - La valle di pietra (1992), L’articolo 2 (1993), Il carniere (1996), La missione (1997), Cristallo di rocca (1998), Un uomo perbene (1999), I ragazzi della via Pal (tv, 2002), Al di là delle frontiere (tv, 2003), Mafalda di Savoia (tv, 2005), ’O professore (tv, 2006), Lo smemorato di Collegno (tv, 2008), I nove semi (l’India di Vandana Shiva) (2009), Un foglio bianco (2011), A testa alta (2013), Adelante petroleros L’oro nero dell’Ecuador (doc., 2013), A testa alta: i martiri di Fiesole (tv, 2014). TFFDOC INTERNAZIONALE.DOC MARKO GRBA SINGH ABDUL & HAMZA | MAURO HERCE DEAD SLOW AHEAD | HASSEN FERHANI FI RASSI ROND-POINT | MARGARIDA LEITÃO GIPSOFILA | MIRANDA PENNELL THE HOST | LUO LI | CARMIT HARASH OÙ EST LA GUERRE | PIERRE MICHELON UN PETIT MORCEAU DE BOIS | JOAQUIM PINTO, NUNO LEONEL RABO DE PEIXE | KAMAL ALJAFARI RECOLLECTION | KRISTINA PAUSTIAN ZAPLYV - SWIMMERS LI WEN AT EAST LAKE I TA L I A N A . D O C | MARCO SANTARELLI DUSTUR | MARIA TILLI LA GENTE RESTA | | STEFANO GALLI LAMERICA | ANDREA ZAMBELLI RINO - LA MIA ASCIA DI GUERRA | ALESSIO RIGO DE RIGHI, MATTEO ZOPPIS IL SOLENGO | MATTIA EPIFANI IL SUCCESSORE | FABIO MOLLO VINCENZO DA MATTEO BELLIZZI A SUD DI PAVESE NICOLA GRIGNANI, VALERIA TESTAGROSSA, ANDREA ZAMBELLI IRRAWADDY MON AMOUR CROSIA MEDITERRANEO JOSÉ LUIS GUERÍN L’ACCADEMIA DELLE MUSE | LAMINE AMMAR-KHODJA BLA CINIMA | BEN RIVERS | THÉO DELIYANNIS EKLIPSI ANOFELOU FOTOS - ECLIPSE OF USELESS LIGHT | VLADIMIR TOMIÇ FLOTEL EUROPA | ANNA ROUSSILLON JE SUIS LE PEUPLE | GAËL TEICHER, FREDDY DENAËS JDP/JLG 1963-2012 | JEAN-DANIEL POLLET MÉDITERRANÉE | ANDREA DEAGLIO SHOW A DISTANT EPISODE ALL THIS TO THE WORLD EVENTI SPECIALI | HOME MOVIES MISS CINEMA - ARCHIVIO MOSSINA | CHANTAL AKERMAN LETTRE D’UN CINÉASTE | CHANTAL AKERMAN PAR CHANTAL AKERMAN RITHY PANH LA FRANCE EST NOTRE PATRIE SOMMARIO TFFDOC TFFdoc DI DAVIDE OBERTO Méditerranée (1963) «Questo oggetto inafferrabile, il Mediterraneo, il cui centro non è in nessun luogo e la circonferenza ovunque, costringeva a fare questo movimento di ritorno. È il Mediterraneo che fa girare a un ritmo musicale la macchina del film. E solo il montaggio circolare di questa macchina, di questo film, poteva mostrare l’oggetto inafferrabile, che è tuttavia lo specchio in cui l’Occidente contempla il suo mattino, che è il Mediterraneo». Così Pascal Bonitzer, critico e sceneggiatore francese, scrive di Méditerranée, il film che Jean-Daniel Pollet girò nel 1963. Al Mediterraneo dedica il suo focus TFFdoc e lo fa lasciandosi guidare (e perdere) dalla Méditerranée di Pollet. In un movimento circolare, come dice Bonitzer, da est (la Grecia originaria, alba dell’Occidente, già Eclipse of Useless Light) a ovest (il Marocco, il tramonto lisergico di A Distant Episode). Movimento non solo geografico, ma anche di forme. 114 SOMMARIO TFFDOC Forme dell’immagine, forme dei generi: documentario/finzione, maschile/femminile, memoria/invenzione, utopia/distopia. Decidere di attraversare il Mediterraneo alla ricerca dell’«oggetto inafferrabile» significa accettare la necessità di tracciare una mappa nuova che riscopra rotte dimenticate, metta in risalto la necessità di guardare al mare nostrum non solo nella sua angosciante attualità, ma anche come inesauribile luogo di creazione di immaginari e di relazioni millenarie. Dagli scogli di Ventimiglia (Show All This to the World) può nascere l’Accademia delle Muse. TFFDOC TFFdoc BY DAVIDE OBERTO L’Accademia delle Muse (2015) “This elusive object, the Mediterranean, whose center is nowhere and whose circumference is everywhere, compels this return movement. It is the Mediterranean which gives a musical rhythm to the movie machine. And only a circular editing of this machine, of this film, could show the elusive object, which is nonetheless the mirror in which the West contemplates its morning, which is the Mediterranean.” This is how Pascal Bonitzer, French critic and screenwriter, wrote about Méditerranée, the film which Jean-Daniel Pollet shot in 1963. TFFdoc dedicates its focus to the Mediterranean and it does so by letting itself be guided by (and losing itself in) Pollet’s Méditerranée. In a circular movement, as Bonitzer writes, from east (the Greece of our origins, the dawn of the West, as in Eclipse of Useless Light) to west (Morocco, the lysergic sunset of A Distant Episode). This movement isn’t only geographic, 115 SOMMARIO TFFDOC it also involves forms. Forms of images, forms of genres: documentary/fiction, male/female, memory/invention, utopia/dystopia. To cross the Mediterranean in search of the “elusive object” means to accept the need to trace a new map which rediscovers forgotten routes, which emphasizes the need to look at the Mare Nostrum not only in its distressing present situation but also as an inexhaustible source of imageries and millenary relations. The rocks of Ventimiglia (Show All This to the World) might be the birthplace of the Academy of the Muses. TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC marko grba singh ABDUL & HAMZA Serbia, 2015, HD, 49’, col. ABDUL & HAMZA regia/director Marko Grba Singh fotografia/cinematography Marko Milovanovic, Stasa Bukumirovic montaggio/film editing Jelena Maksimovic suono/sound Milan Andjelovic, Branko Topalovic interpreti/cast Abdul Akin, Hamza Amash produttore/producer Nevena Tomic produzione/production studAVP ** contatti/contacts Marko Grba Singh [email protected] Abdul e Hamza sono nascosti sulle montagne al confine tra Serbia e Romania, con un navigatore come unico mezzo per pianificare la loro fuga. Sono pieni di aspettative e si raccontano le rispettive storie familiari e le vicende dei loro parenti in Somalia. Attendono il momento propizio vivendo alla giornata in una casa abbandonata. Intanto, le guide del posto parlano di un castello nelle vicinanze dove si nascosero due partigiani della seconda guerra mondiale, mentre Milan racconta del conflitto in Jugoslavia. Dalle montagne provengono strani rumori di aerei militari. Abdul e Hamza esistono in un luogo a cui non appartengono, uno mangiando limoni, l’altro incidendo il proprio nome su una roccia. Quando giungerà il tempo di andare, andranno. ** Abdul and Hamza are hiding in the mountains on Serbo-Romanian border. Armed with a GPS, they are preparing their escape. Full of expectations, they exchange confidences about their families back in Somalia. As they await the right moment, they live hand to mouth in an abandoned house. Local tour guide talks about a castle nearby where two partisans were hiding in WWII. Milan is talking about Yugoslav wars on the bench. In the meantime weird sounds of military planes come from the mountain. Each man, Abdul and Hamza, exist in this place to which they don’t belong. Abdul eats lemons, Hamza is carving his name on a rock. And when it is time to go, they’ll disappear. 116 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Marko Grba Singh (Belgrado, Serbia, 1988) ha vissuto a Londra e sta frequentando un master in regia presso la facoltà di arti drammatiche di Belgrado. I suoi cortometraggi documentari At Least We’ve Met e Pale sono stati presentati in anteprima mondiale rispettivamente nel 2012 e nel 2013 a Visions du réel e sono stati poi proiettati in oltre quaranta festival in quattro continenti. Nel 2014 ha frequentato il campus del Fid di Marsiglia nel 2015, festival in cui Abdul & Hamza ha partecipato in concorso, ottenendo una menzione speciale della giuria nella competizione riservata ai registi esordienti. Dj in un club di musica rock di Belgrado, ha inoltre girato diversi video per band rock serbe. Marko Grba Singh (Belgrade, Serbia, 1988) has lived in London and is currently working on his master’s degree in film directing at the Faculty of Dramatic Arts, Belgrade. His short documentaries At Least We’ve Met and Pale had their world premiere in 2012 and 2013, respectively, at the Visions du réel, and have been screened at more than forty festivals on four continents. He attended the FID Campus in 2014 and Abdul & Hamza was in competition in the 2015 edition of FIDMarseille, winning a Special Mention in the first film competition. He has made several music videos for Serbian rock bands. He is a DJ at an alternative rock club in Belgrade. filmografia/filmography Kasno smo se sreli (At Least We’ve Met, cm, doc., 2012), Bledo (Pale, cm, doc., 2013), Snoopy (cm, 2014), If I Had It My Way I Would Never Leave (cm, doc., 2015), Abdul & Hamza (mm, doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC mauro herce DEAD SLOW AHEAD Spagna-Francia/Spain-France, 2015, HD, 74’, col. DEAD SLOW AHEAD regia, fotografia/ director, cinematography Mauro Herce soggetto/story Manuel Muñoz R., Mauro Herce montaggio/film editing Manuel Muñoz R. suono/sound Daniel Fernández, Alejandro Castillo, Manuel Muñoz R., Carlos E. García, José M. Berenguer produzione/production El Viaje Films, Nanouk Films, Bocalupo Films ** contatti/contacts Bocalupo Films [email protected] Un mercantile solca l’oceano con il movimento ipnotico generato dalla marcia inarrestabile dei motori. Indissolubilmente legato al loro funzionamento, come intrappolato in una dimensione dal sapore distopico, l’equipaggio ripete gli automatismi che hanno ormai cancellato l’antico mestiere del marinaio. Ma forse si tratta solo del relitto di una specie in via d’estinzione, ormai alla deriva… «Abbiamo immaginato di riprendere l’ultima nave rimasta: una nave a bordo della quale l’equipaggio non ha capito che il mondo è finito e continua perciò a ripetere i soliti gesti meccanici dettati dalle necessità del mostro in acciaio che tengono inconsapevolmente in vita. Dead Slow Ahead è il ritratto di un incubo mai così attuale, senza giudizi o spiegazioni sociologiche. Lo scopo è diverso, e cioè catturare le immagini più antiche e fondamentali del genere umano: la fucina in cui l’uomo è insignificante di fronte alla sentenza imposta da una macchina che straborda e lo sovrasta». ** A freighter crosses the ocean lulled by the hypnotic rhythm generated by its unstoppable machinery. The crew, inextricably linked to its functioning, seems trapped in a dimension with dystopian hues: they automatically do their work, repeating the same gestures at a time when machineries have destroyed the ancient job of the sailor. Or maybe it’s just the wreck of a species going extinct, already adrift… “We imagined we were on the last ship on Earth: the crew on board doesn’t know the world has ended so they keep repeating the usual automatic gestures dictated by the needs of the steel monster that they unknowingly keep alive. Dead Slow Ahead depicts a very topical nightmare, without trying to express judgment or sociological explanations. It has a different intention: it seeks to capture the most ancient and fundamental images of human kind, the forge where man becomes insignificant before the verdict imposed by the machinery that is looming over him.” 117 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Mauro Herce (Barcellona, Spagna, 1976), dopo aver studiato ingegneria presso il Politecnico della Catalogna e arte presso l’Università di Barcellona, si è iscritto alla scuole di cinema San Antonio de los Baños, a Cuba, e a Luis Lumière, Parigi. Terminato il percorso accademico, ha cominciato a lavorare come direttore della fotografia e sceneggiatore, collaborando a più di venti film, tra i quali Arrayanos (Eloy Enciso, 2012), presentato al Festival di Locarno, e O quinto evanxeo de Gaspar Hauser (Alberto Gracia, 2013), vincitore del premio Fipresci al Festival di Rotterdam. Dead Slow Ahead è il suo primo lungometraggio. Mauro Herce (Barcelona, Spain, 1976) studied engineering at the Polytechnic University of Catalonia and fine arts at the University of Barcelona. After graduating, he enrolled in film school at San Antonio de los Baños, in Cuba, followed by the École nationale supérieure Louis-Lumière in Paris. After completing his studies, he started working as a director of photography and screenwriter on more than twenty movies, including Arrayanos (Eloy Enciso, 2012), which was presented at the Locarno Film Festival, and O quinto evanxeo de Gaspar Hauser (Alberto Gracia, 2013), winner of the FIPRESCI Award at the Rotterdam Film Festival. Dead Slow Ahead is his first feature film as a director. filmografia/filmography Dead Slow Ahead (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC hassen ferhani FI RASSI ROND-POINT PREMIO CIPPUTI Algeria-Francia-Qatar-Libano-Paesi Bassi/ Algeria-France-Qatar-Lebanon-The Netherlands, 2015, HD, 100’, col. Hassen Ferhani (Algeri, Algeria, 1986) ha esordito nella regia nel 2006 con il cortometraggio Les Baies d’Alger, selezionato in numerosi festival internazionali. Ha poi diretto un altro corto, Le vol du 140 (2008), durante un workshop sul documentario organizzato da La Fémis. Dal 2009 lavora inoltre come assistente alla regia e nel 2010 ha diretto con Nabil Djedouani il documentario Afric Hotel, presentato al festival Vision du réel e al FidMarseille. Roundabout in My Head è il suo primo lungometraggio. ROUNDABOUT IN MY HEAD regia, fotografia/ director, cinematography Hassen Ferhani montaggio/film editing Narimane Mari, Hassen Ferhani, Myriam Acaguayer, Corentin Doucet suono/sound Djamel Kerkar produttori/producers Narimane Mari, Olivier Boischot produzione/production Centrale Electrique, Allers Retours Films ** contatti/contacts Pascale Ramonda [email protected] www.pascaleramonda.com Nel quartiere Ruisseau di Algeri il mattatoio è un teatro di vita: è qui che si dipanano le esistenze dei personaggi, alcuni di passaggio, altri fissi. Qui gli uomini lavorano, chiacchierano, seguono regole non scritte che regolano i rapporti interni e quelli con i macellai cui vendono la carne. Nel luogo dove si ferma la vita animale, continua, imperturbabile, quella umana. «Durante le riprese ho dato estrema importanza all’inserimento della troupe nel contesto del mattatoio. Ci siamo impegnati per creare un clima di fiducia e di rispetto reciproco, elementi vitali perché emergano forme di discussione vere e libere. Questo è un assunto fondamentale. Il mio approccio non è di tipo giornalistico e il mio rapporto con i personaggi non è gerarchico; non faccio interviste, apro luoghi di discussione, sollevo argomenti che innescano reazioni nelle persone che filmo e agevolo discussioni di gruppo senza farmi coinvolgere. Accetto anche volentieri l’impulso spontaneo che porta a guardare in camera: faccio un film con loro, non su di loro». ** The slaughterhouse in the Ruisseau district in Algiers is bustling with life: this is where the characters’ existences unfold, some are just in passing and some are regulars. This is where these men work, chat, follow unwritten rules that govern internal relations and external ones with the butchers to whom they sell the meat. In the place where animals’ lives come to an end, human life continues unabashed. “While shooting, I give central importance to anchoring the crew in the landscape of the slaughterhouse. We will collectively apply ourselves to install a climate of trust and mutual respect. This context is vital and necessary if the truest and freest forms of speech are to emerge. This concern is central. My approach is not journalistic in nature. My relationship with the characters is not a hierarchical one. I do not conduct interviews. I open avenues for discussion, throw around phrases that will trigger reactions from the men I am filming. I favor group discussions without being involved in them. I also welcome their spontaneous impulses when they are facing the camera. I am making a film with them, not about them.” 118 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Hassen Ferhani (Algeri, Algeria, 1986) directed in 2006 his first short film, Les Baies d’Alger, selected in official competition in many international festivals. In 2008, he participated in La Fémis documentary workshop where he directed the short film Le vol du 140. He has been working as assistant director while working on his personal projects since 2009. He codirected the documentary Afric Hotel in 2010, which was screened at Visions du réel and FIDMarseille. Roundabout in My Head is his first feature film. filmografia/filmography Les Baies d’Alger (cm, 2006), Le vol du 140 (cm, 2008), Afric Hotel (coregia/codirector Nabil Djedouani, cm, doc., 2010), Tarzan, Don Quixote and Us (cm, 2013), Fi rassi Rond-point (Roundabout in My Head, 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC margarida leitão GIPSOFILA Portogallo/Portugal, 2015, HD, 61’, col. GYPSOPHILA regia, sceneggiatura, fotografia, suono, produttore/ director, screenplay, cinematography, sound, producer Margarida Leitão montaggio/film editing Margarida Leitão, João Braz interpreti/cast Lourdes Albuquerque, Margarida Leitão ** Portugal Film [email protected] www.portugalfilm.org Una giovane donna decide di filmare le sue visite alla nonna. Nella tranquillità della casa, la videocamera coglie il rapporto speciale che lega le due donne, nonostante i cinquant’anni di differenza, e col passare dei giorni i confini tra film e vita diventano sempre più labili. «Tutto è partito dal desiderio di filmare una realtà intima e a me vicina, prima che il tempo la facesse cambiare per sempre: il rapporto con mia nonna. Da sempre tutti ci dicono che abbiamo una natura simile, nonostante i cinquant’anni che ci separano. Andavo a casa sua per filmare e presto mi sono resa conto che non potevo nascondermi dietro la videocamera, come ero abituata a fare. Dovevo abitare la casa e le inquadrature come faceva lei. Adesso siamo insieme in questa esperienza di vita e nel film stesso: lei sarà pronta? E io?» ** A woman decides to film her visits to her grandmother. In the quiet home, the camera captures the unique relation between these two women fifty years apart. With days passing by, the lines between film and life increasingly become blurred. “It all started with the urge to film a very intimate and close reality before time changes it forever: my relationship with my grandmother. We are told we have a similar nature, despite fifty years between us. I go to her home to shoot and soon I discover I cannot hide behind the camera, as I was used to. I have to inhabit the house and the frame as well as her. Now we are together to experience life and film. Is she ready? Am I?” 119 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Margarida Leitão (Lisbona, Portogallo), laureata in montaggio alla Scuola di teatro e cinema di Lisbona (Estc), ha diretto diversi cortometraggi di finzione e documentari, presentati in festival internazionali e trasmessi in televisione. Nel 2003 il suo cortometraggio A Ferida ha vinto il premio per il miglior cortometraggio all’Évora International Short Film Festival ed è stato poi distribuito nelle sale portoghesi, come il successivo Muitos Dias Tem o Mês (2009). Oltre a essere regista, lavora come montatrice e alla revisione di sceneggiature per il cinema. Attualmente sta terminando una laurea specialistica in drammaturgia e regia presso l’Estc. Margarida Leitão (Lisbon, Portugal) is graduated in editing in Theatre and Film School (ESTC) in Lisbon. She directed several short fiction films and documentaries that travelled through festivals worldwide and were broadcast on television. In 2003 her short film A Ferida won the Best Short Film at Évora International Short Film Festival. A Ferida and Muitos Dias Tem o Mês had theatrical release too. She also works regularly as editor and script supervisor. Currently is finishing a MA in dramaturgy and filmmaking in ESTC. filmografia/filmography Kilandukilu (doc., 1998), A Ferida (cm, 2003), Parte de Mim (cm, 2006), Muitos Dias Tem o Mês (doc., 2009), Matar o Tempo (cm, doc., 2009), Design Atrás das Grades (doc., 2011), Zoo (cm, 2011), Cara a cara (doc., 2013), Gipsofila (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC miranda pennell THE HOST Regno Unito/UK, 2015, HD, 60’, bn/bw-col. THE HOST regia, soggetto, interprete, produttore/ director, story, cast, producer Miranda Pennell montaggio/film editing John Smith suono/sound Miranda Pennell, John Smith ** contatti/contacts Miranda Pennell [email protected] www.mirandapennell.com Mentre sta compiendo ricerche sui legami tra la sua famiglia e la compagnia d’estrazione petrolifera BP, nata in epoca coloniale per volontà del governo britannico e di quello persiano, la regista Miranda Pennell trova alcune lettere di un geologo degli anni Trenta trasferitosi in Iran e impegnato a studiare le origini della nostra civiltà. Per una pura casualità, ricordi personali e avvenimenti storici s’intrecciano, svelando connessioni inattese. «Il punto di partenza per The Host è stato l’enorme e disordinata quantità di materiali rinvenuta negli archivi fotografici della BP: documenti sulle origini della compagnia in Iran che avevo intenzione di riportare in vita. Mi interessava il ruolo della BP e del governo britannico nella storia iraniana nel Novecento, un secolo molto traumatico per il Paese. L’incrocio tra il destino dell’impero britannico e la mia vita privata avrebbe aiutato a mediare fra l’astrazione dei grandi eventi storici e la lente dell’esperienza personale». ** Miranda Pennell is investigating her family’s involvement with BP, the oil company created by the British and the Iranian governments during the imperial century. The filmmaker finds some letters written in the 1930s by a geologist who moved to Iran to study the origins of our civilization. By chance, personal memories intertwine with historical events, revealing unexpected connections. “The starting point for The Host was a disorderly mass of materials drawn from BP’s visual archive documenting the company’s origins in Iran, which I wanted to bring to life. I was interested in the role of BP and the British government in Iran’s traumatic 20 century. It became apparent that the intersection of an Imperial history and a personal history would provide a way to mediate the abstractions of big historical events through living memory and the lens of personal experience.” TH 120 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Miranda Pennell ha studiato danza contemporanea e antropologia visiva. Videoartista, cineasta, documentarista, autrice di performance collettive, ha esposto le sue opere in alcune delle gallerie e delle istituzioni culturali più famose d’Europa: la Tate Britain e la Whitechapel Gallery di Londra, il Museo d’arte moderna di Vienna e la Kunsthaus di Zurigo. Nel 2011 ha ottenuto la Arts and Humanities Research Council Scholarship per effettuare ricerche nell’ambito degli archivi coloniali. The Host è il suo primo lungometraggio documentario. Miranda Pennell studied contemporary dance and visual anthropology. She currently works in video art, filmmaking, documentaries, collective performances, and has exhibited her work in some of the most prestigious art galleries in Europe: the Tate Britain and the Whitechapel Gallery in London, the Museum of Modern Art in Vienna, and the Kunsthaus in Zurich. In 2013 she received the Arts and Humanities Research Council Scholarship to research the colonial archives. The Host is her first feature documentary. filmografia/filmography Tattoo (cm, doc., 2001), Human Radio (cm, doc., 2002), Magnetic North (cm, doc., 2003), Fisticuffs (cm, doc., 2004), You Made Me Love You (cm, doc., 2005), Drum Room (cm, doc., 2007), Why Colonel Bunny Was Killed (cm, doc., 2010), The Host (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC luo li LI WEN AT EAST LAKE Cina/China, 2015, HD, 117’, col. LI WEN AT EAST LAKE regia, sceneggiatura, montaggio/director, screenplay, film editing Luo Li fotografia/ cinematography Ren Jie, Luo Li musica/music Yan Zi suono/sound Zi Jie interpreti/cast Li Wen, Zuo Yan, Xiao Tie, Wu Wei, Mai Dian, Li Juchuan, Yan Zi ** contatti/contacts Luo Li [email protected] East Lake è il lago su cui affaccia la città cinese di Wuhan. Negli ultimi anni è stato al centro di un’aspra controversia a causa del progetto di riconversione delle sue rive in parco divertimenti circondato da quartieri abitativi di lusso. In molti, infatti, osteggiano questa speculazione e provano a bloccare i lavori. E mentre infuriano le polemiche, un poliziotto conduce la ricerca solitaria di una persona con problemi mentali scomparsa nei pressi del lago. «“East Lake sta diventando sempre più piccolo, ma nei miei ricordi s’ingrandisce sempre di più”. Un amico mi ha scritto queste parole, quando ha saputo del progetto Oct, un’area molto estesa dedicata al tempo libero che sarebbe stata edificata vicino al lago. In quel posto ci è cresciuto, e quando si è trasferito in un’altra città non ha smesso di pensare al lago come punto di riferimento dell’infanzia e della giovinezza. Sentendo una forte affinità con le sue parole, ho provato con il mio film a rappresentare i legami di molte persone con l’East Lake». ** East Lake lies by the city of Wuhan, China. In recent years, it has been at the center of a bitter dispute over a requalification project along its banks that is turning the area into an amusement park surrounded by luxury condos. Many oppose the land speculation and try to stop the construction work. Amidst the growing controversy, a police officer is tracking down a man with mental health issues who disappeared near the lake. “‘East Lake is becoming smaller and smaller, but in my memory it is becoming larger and larger.’ A friend wrote these words upon hearing the news that the OCT project, a large leisure development, was being built by the lake. He grew up by the lake, and later after he moved to another city he often thought about the lake as a reference point of his childhood and young adulthood. With a strong affinity for the words he wrote, in this film I try to depict various people’s connections with East Lake.” 121 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Luo Li (Cina) ha studiato in Canada, dove ha conseguito un master in discipline artistiche, e nel 2004 ha esordito con il cortometraggio sperimentale Fly, a cui è seguito l’anno seguente Ornithology. Entrambe le opere sono state proiettate in diversi festival internazionali e in gallerie d’arte. Nel 2009 ha diretto il suo primo mediometraggio, I Went to the Zoo the Other Day, e nel 2010 ha debuttato nel documentario con Rivers and My Father, in cui mescola finzione e sguardo documentario. Con il lungometraggio Emperor Visits the Hell (2012), attualizzazione di un’antica fiaba cinese, ha partecipato al Festival di Rotterdam e successivamente ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo. Nell’estate 2015 la cineteca di Toronto ha dedicato una retrospettiva ai suoi lavori, dal titolo You Can’t Go Home Again - The Films of Luo Li. Luo Li (China) studied in Canada, where he received his MFA. He made his first experimental short films Fly in 2004, and Ornithology in 2005. They were both screened at several international festivals and art galleries. He directed his first middle-length feature I Went to the Zoo the Other Day in 2009, followed by his first documentary Rivers and My Father (2010), in which he combined fiction through the eyes of a documentary. He directed the feature film Emperor Visits the Hell (2012), a rendition of an ancient Chinese legend, which participated at the Rotterdam Film Festival and subsequently won several international awards. The Toronto Cinematheque dedicated their summer 2015 retrospective to him, screening his complete works in a program entitled You Can’t Go Home Again - The Films of Luo Li. filmografia/filmography Fly (cm, 2004), Ornithology (cm, 2005), Sleepy Species (cm, 2006), I Went to the Zoo the Other Day (mm, 2009), Rivers and My Father (doc., 2010), Tang huang you difu (Emperor Visits the Hell, 2012), Li Wen at East Lake (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC carmit harash OÙ EST LA GUERRE Francia/France, 2015, HD, 82’, bn/bw-col. Carmit Harash (Israele) si è laureata alla Scuola di cinema Sam Spiegel di Gerusalemme e ha lavorato come montatrice per la televisione. Nel 2000 ha lasciato il suo Paese per trasferirsi in Francia, dove vive tuttora. Film de guerre (2007), Demain (2010) e Trêve, che insieme compongono una trilogia sul rapporto fra Israele e la guerra, sono stati tutti presentati al Torino Film Festival. WHERE IS THE WAR regia, fotografia, montaggio/director, cinematography, film editing Carmit Harash ** contatti/contacts Carmit Harash [email protected] Nel maggio del 2012 cercare una guerra in Francia sembrava una follia, fantascienza pura. Ma dopo l’attacco alla redazione di «Charlie Hebdo» del 7 gennaio 2015, la ricerca è diventata un documentario. «Dietro la facciata parigina di monumenti storici, attrazioni turistiche e immagini romantiche, la terra sta bruciando. [...] Una situazione esplosiva ignorata dalla maggior parte dei francesi, che preferisce guardare altrove piuttosto che concentrarsi sui problemi della società. Questo film fa appello a un cambiamento in Francia. Esorta i francesi a lasciarsi alle spalle le vecchie tradizioni, a guardare i concittadini che non vogliono vedere e ad accettarli finalmente come parte della società. Où est la guerre è un film preveggente: anche se termina con l’attacco a “Charlie Hebdo”, non è uno sguardo a ritroso su quegli eventi. Avevo già iniziato a girare nel maggio del 2012, tre anni prima degli attentati che hanno sorpreso la Francia e il mondo intero. Questa è la prima parte di una trilogia, che proseguirà con Attack, a cui sto già lavorando, e con Christelle, che girerò nel 2017». ** In May 2012, looking for war in France seems to be a crazy idea, a science fiction. But after the attack on “Charlie Hebdo” newspaper in January 7, 2015, it becomes a documentary. “Below the Parisian facade of historic monuments, touristic attractions, and romantic images, the ground is burning. [...] This explosive situation is ignored by the majority of French, who prefer looking elsewhere over looking into problems that tear apart French society. This film calls for a change in France. It urges the French to leave behind old traditions, to look at fellow-citizens they don’t want to see, and to finally accept them as part of French society. Où est la guerre is a prescient film. While it ends on the ‘Charlie Hebdo’ attacks of January 2015, it wasn’t made ‘looking back’ to events. I had already started shooting the film in May 2012, three years before the attacks that surprised France and the world. This is the first part of a trilogy. The second part Attack is in progress and the third part Christelle will be shot in 2017.” 122 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Carmit Harash (Israel) graduated from the Sam Spiegel Film School in Jerusalem and worked as a film editor for television. In 2000 she left her country and moved to France, where she currently lives. Film de guerre (2007), Demain (2010) and Trêve form a trilogy about the connection between Israelis and war. The three films were presented at the Torino Film Festival. filmografia/filmography Le cercle de l’exil (mm, doc., 2003), Jeudi, batailles perdues (cm, 2006), Film de guerre (mm, doc., 2007), Demain (mm, doc., 2010), Trêve (doc., 2013), Où est la guerre (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC pierre michelon UN PETIT MORCEAU DE BOIS Francia/France, 2015, HD, 41’, col. A SMALL PIECE OF WOOD regia/director Pierre Michelon soggetto/story dall’«antibiografia»/ from the “anti-biography” Antimémoires di/by André Malraux montaggio/film editing Pierre Michelon, Olivier Marbœuf interpreti/cast Jean Mariema, David Legrand (voice over di Malraux/Malraux’s voice over), Allan Eraste produttore/producer Olivier Marbœuf ** contatti/contacts Lou Jomaron In una notte del 2013, a Caienna, nella Guyana francese, un corteo di studenti manifesta per le vie della città a favore della riforma universitaria. Le parole del giovane Alan, che chiede giustizia e rispetto, sembrano rispondere a quelle di un anziano che ricorda il passato. Ex insegnante e sindacalista, Jean Mariema, vede in questa nuova rivolta il fantasma delle lotte passate, quando si oppose ad André Malraux, giunto a Caienna per pronunciare un discorso nel 1958. Le voci della Storia e del presente si intrecciano e i corpi in lotta si uniscono intorno a una poesia o intorno a un piccolo pezzo di legno. [email protected] www.spectre-productions.com «Un petit morceau de bois è la prima pietra di una impalcatura teorica che vuole rivisitare la storia della Francia e la sua complessa relazione con le vecchie colonie e i territori d’oltremare. Un cinema che mescola lo stile dell’inchiesta rigorosa con l’arte del montaggio e della favola, dal quale emerge un senso nascosto, un mondo dove il balbettio della storia appare improvvisamente senza violenza». (Olivier Marbœuf, produttore) ** 2013. During a night in Cayenne, a cortege of striking students ride through the city, giving a call to demonstrate for a fully functioning university in Guiana. The words of the youth Alan, who asks for justice and respect, seem to answer those of an old man who remembers. A former teacher and unionist, Jean Mariema, sees in this new combat the specter of past struggles: those which set him in opposition to André Malraux, come to pronounce a speech in Cayenne in 1958. The voices of history and the present intertwine and soon fighting bodies unite, around a poem, around a small piece of wood. “Un petit morceau de bois is the first piece of a theoretical framework set to revisit the history of France and its complex relationship with its ancient colonies and overseas territories. A style of filmmaking that combines rigorous investigations with the art of editing and storytelling, creating a world where suddenly the story’s stutter no longer seems violent.” (Olivier Marbœuf, producer) 123 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Pierre Michelon (Nantes, Francia, 1984) ha studiato presso l’École supérieure nationale d’art di Nizza e all’École supérieure des beaux-arts di Nantes. I suoi lavori sono stati presentati in diverse gallerie e spazi espositivi, tra cui l’Istituto Goethe di Hanoi, il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce di Genova, la Friche Belle de mai di Marsiglia e il Restaurant municipal Pierre Landais di Nantes. La sua opera si concentra su una ricerca storica che verte soprattutto sul periodo coloniale e si articola in diverse forme d’arte, tra video, installazioni e performance. Membro della Fabrique Phantom, è inoltre dottorando in scienze della creazione artistica presso la facoltà di Scienze e lettere dell’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi. Pierre Michelon (Nantes, France, 1984) studied fine arts at the École supérieure nationale d’art in Nice and at the École supérieure des beaux-arts in Nantes. His work has been featured in several art galleries and exhibitions, including the Goethe Institut in Hanoi, the Museo d’arte contemporanea di Villa Croce in Genoa, the Friche Belle de mai in Marseille, and the Restaurant municipal Pierre Landais in Nantes. His work focuses on historical investigations of the colonial period and takes shape through different forms of art, from video, to installations, and performance art. He is member of the Fabrique Phantom and is currently enrolled in a postgraduate art program at the École nationale supérieure des beaux-arts in Paris. filmografia/filmography Nous célébrons aussi (mm, video, 2009-2012), Un terrain pour l’histoire (cm, 2010-2012), Pour l’instant, l’univers n’est qu’un projet (mm, 2010), Bokor (cm, 2012), Risacca non erra (mm, 2012), Un petit morceau de bois (mm, doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC joaquim pinto, nuno leonel RABO DE PEIXE Portogallo/Portugal, 2015, HD, 103’, col. FISH TAIL regia, montaggio, suono/directors, film editing, sound Joaquim Pinto, Nuno Leonel produzione/production Presente Lda ** contatti/contacts Presente [email protected] www.presente.pt Nuno Leonel (Lisbona, Portogallo), attivo nel cinema fin dai sedici anni, dal 1996 ha stretto un sodalizio artistico con Joaquim Pinto. La pesca industriale sta impoverendo su scala mondiale gli oceani. A Rabo de Peixe, un piccolo villaggio delle Azzorre, la pesca tradizionale, a lungo la principale attività economica, vive un momento di difficoltà. Il giovane capitano di peschereccio Pedro non trova una via d’uscita alla crisi, ma ogni giorno deve comunque affrontare i pericoli del mare. Girato fra il 1999 e il 2001, il film segue Pedro e il suo equipaggio nel corso di un anno, testimoniando la loro determinazione nel restare liberi e indipendenti. «All’epoca delle riprese avevamo ottenuto il sostegno della tv pubblica e di varie associazioni di pesca che volevano mantenere viva la memoria di mestieri artigianali in via di sparizione. Ma il nostro punto di vista non fu ben accolto: diverse scene furono tagliate e si produsse una versione di 55 minuti, trasmessa una sola volta dalla tv portoghese. Quattordici anni dopo, le tecniche industriali hanno rimpiazzato quelle tradizionali e il piccolo porto di pesca di Rabo de Peixe è stato distrutto, sostituito da una gigantesca struttura per accogliere le navi da pesca industriali, costruita con fondi europei». ** On a global scale, industrial fishing practices are depleting the oceans. Rabo de Peixe, a small town in the Azores, always relied financially on traditional fishing, but they are going though hard times lately. Pedro, the young captain of the fishing boat, can’t seems to find a way out of the crisis, but every day he still faces the perils of the open sea. The film was shot in 1999-2001, following a year in the lives of Pedro and his crew, showing their determination to remain free and independent. “We had the support of public tv when we were shooting, and the collaboration of several fishing associations that wanted to keep alive the memory of traditional jobs that are going extinct. But our perspective wasn’t well received: they cut many scenes from the film and produced a 55 minute version, which was only aired once on Portuguese tv. Fourteen years later, industrial fishing practices have replaced traditional ones. The little fishing harbor of Rabo de Peixe has been destroyed and replaced by a massive structure to accommodate industrial fishing vessels, paid for by European funds.” 124 SOMMARIO Joaquim Pinto (Porto, Portogallo, 1957), diplomatosi ingegnere del suono, dal 1979 al 1987 ha lavorato con cineasti come de Oliveira, Tanner e Monteiro. Nel 1987 ha esordito con Uma Pedra no Bolso, seguito da Onde Bate o Sol (1989), entrambi selezionati a Berlino. Nel 1992 Das Tripas Coração ha partecipato in concorso a Locarno ed è stato poi presentato nel 1999 nel corso della retrospettiva sul cinema portoghese del Torino Film Festival. Al Festival ha inoltre portato nel 2013 E Agora? Lembra-me. Con Nuno Leonel ha diretto diversi documentari e fondato una casa editrice. TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Joaquim Pinto (Porto, Portugal, 1957) studied sound engineering and from 1979 to 1987 worked with filmmakers like de Oliveira, Tanner, and Monteiro. In 1987 he directed his first film, Uma Pedra no Bolso, followed by Onde Bate o Sol (1989), both of which were selected at the Berlinale. Das Tripas Coração was in the competition section at the Locarno Festival in 1992. His films were also part of the 1999 retrospective on Portuguese cinema from the 17 Torino Film Festival, where he presented also in 2013 E Agora? Lembra-me. Aside from making documentaries, he also started with Nuno Leonel a publishing company. TH Nuno Leonel (Lisbon, Portugal) has been working in cinema since he was sixteen and has been collaborating artistically with Joaquim Pinto since 1996. filmografia essenziale/ essential filmography Joaquim Pinto, Nuno Leonel: Surfavela (mm, doc., 1996), Entrevista com (interview with) Yvonne Bezerra de Mello (mm, doc., 1998), Com Cuspe e com Jeito Se Bota no Cu do Sujeito (cm, doc., 1998), Rabo de Peixe (mm, doc., 2003), Segurança Maritima Passado, Presente e Futuro (cm, doc., 2006), Sol Menor (cm, 2007), Porca Miséria (cm, anim., 2007), E Agora? Lembra-me (doc., 2013), O Novo Testamento de Jesus Cristo Segundo Joao (doc., 2013), Fim de Citacao (doc., 2013), Rabo de Peixe (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC kamal aljafari RECOLLECTION Germania-Palestina/Germany-Palestine, 2015, 16mm-35mm, 70’, bn/bw-col. RECOLLECTION regia, fotografia, produttore/director, cinematography, producer Kamal Aljafari montaggio/film editing Kamal Aljafari, Daniel Franke suono/sound Jacob Kirkegaard, Gilles Benardeau ** contatti/contacts [email protected] www.kamalaljafari.com La città di Giaffa, in Palestina, vista attraverso i film israeliani e americane che l’hanno immortalata tra gli anni Sessanta e Novanta. Rimossi grazie al montaggio tutti i protagonisti delle riprese originali, il regista palestinese Kamal Aljafari cerca tra le comparse e i passanti la storia di un luogo che non esiste più, ma dal quale egli stesso proviene. «Ho passato parecchi anni a collezionare film di finzione israeliani e americani girati a Giaffa, gran parte dei quali appartenenti al cosiddetto filone dei “Burekas Films”, incentrati sul rapporto impossibile tra ashkenazi e mizrahi, cioè tra ebrei occidentali ed ebrei orientali, nei primi anni di vita di Israele. Nella maggior parte dei casi, Giaffa è il set più utilizzato per quel tipo di produzioni che, ironia del destino, sono le uniche a mostrare la città prima della distruzione. Al tempo stesso, però, ne sono anche state in qualche modo le artefici, dal momento che, film dopo film, quei grandi successi hanno contribuito a plasmare l’immaginario, non solo israeliano, ma anche americano». ** The town of Jaffa, Palestine, from the 1960s to the 1990s, captured on film in Israeli and American features. All the protagonists are edited out of the original footage; in the images of the extras and the people passing by, the Palestinian filmmaker Kamal Aljafari looks for the history of a place that no longer exists, but from which he came from. “I spent many years collecting the Israeli and American fiction films shot in Jaffa, most of them the so-called Israeli ‘Burekas Films’ on the impossible Ashkenazi/Mizrahi (Western/Oriental) relationship in Israel’s first decades. Jaffa is overwhelmingly the most present set for these. They are, ironically, the only films to document the city before its destruction – even while they were the actors of its destruction, film after film, box-office hits molding not only the Israeli, but also the US imaginary.” 125 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Kamal Aljafari (Ramallah, Palestina, 1972) si è laureato all’Accademia di arti visive di Colonia e vive tra la Germania e la Palestina. Il suo primo cortometraggio, Visit Iraq (2003), ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio del Sundance Documentary Fund e una nomination come miglior cortometraggio tedesco dell’anno. Il suo primo lungometraggio, The Roof (2006), è stato premiato all’Images Festival di Toronto e al Fid di Marsiglia, mentre nel 2010 ha partecipato al Torino Film Festival con Port of Memory (2009). Negli ultimi anni ha insegnato cinema presso la New School di New York dal 2011 al 2013 è stato responsabile del dipartimento di regia presso la Deutche und Fernsehakademie di Berlino. Kamal Aljafari (Ramallah, Palestine, 1972) graduated from the Academy of Media Arts in Cologne, and currently lives between Germany and Palestine. His first short film Visit Iraq (2003) received several awards, including the Sundance Documentary Fund Award and a nomination for Best German Short of the Year. His first feature film, The Roof (2006), won awards at the Images Festival in Toronto and at the FIDMarseille, and in 2010 he participated to the Torino Film Festival, presenting the documentary Port of Memory (2009). He has been teaching film studies at the New York New School in recent years, and he was head of the filmmaking department at the Deutche und Fernsehakademie in Berlin from 2011 to 2013. filmografia/filmography Visit Iraq (cm, doc., 2003), Alsateh (The Roof, doc., 2006), Minaa elzakira (Port of Memory, doc., 2009), Recollection (doc., 2015). TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC kristina paustian ZAPLYV Germania-Ungheria-Russia/ Germany-Hungary-Russia, 2015, HD, 77’, col. SWIMMERS regia, fotografia, montaggio, produttore/director, cinematography, film editing, producer Kristina Paustian musica/music Artem Bezukladnikov suono/sound Christian Obermaier, Kristina Kainer, Jochen Jezussek interpreti/cast Boris E. Zolotov, Ekaterina Vasilenko produzione/production Universität der Künste, Berlin ** contatti/contacts Kristina Paustian www.kristinapaustian.com [email protected] Alcune case fatiscenti in un luogo abbandonato nel Sud della Russia, sulle rive del Mar Nero. È qui che vive Boris Zolotov, noto e controverso fisico sovietico. A metà degli anni Ottanta, Zolotov ha lasciato il suo istituto di ricerca per seguire le proprie convinzioni, oggi rappresentate da nuotate rituali, conferenze simili a mantra e spettacoli teatrali notturni. Attorno a lui si è raccolto un gruppo di persone, tra cui Ekaterina, condotta in quel pezzetto di Russia da domande rimaste altrove senza risposta. «Il film racconta la vita di un ex scienziato, Zolotov, che condivide il suo credo con alcune persone. Per me questo gruppo è una ramificazione naturale, o forse la continuazione di un bisogno molto radicato nel mio Paese. La Russia crede molto nell’altruismo, ma al tempo stesso ha l’attitudine a mettersi nelle mani di una persona autoritaria e a seguirla nel suo percorso politico: un aspetto che fa parte di una mentalità condivisa e che può essere ricondotto alla sua storia. Nel film cerco di avvicinarmi a tale fenomeno per comprendere meglio la Russia di oggi». ** Run-down houses in an abandoned settlement in the southern corner of Russia, by the Black Sea. A well-known and controversial Soviet physicist, Boris Zolotov lives here. In the mid-1980s, Zolotov decided to leave his research institution to follow his own beliefs. Today these take the form of swimming rituals, mantra-like lectures and night-time theater performances. A group of people have collected around him. Like many in the group, the young Ekaterina was led here by the many questions which remained unanswered elsewhere. “The film shows the life of a former scientist, Boris Zolotov, who shares his believes with a group of people. For me, this particular group is a natural branching off or perhaps a continuation of a deeply-rooted Russian need. Indeed, it can be said that Russia has a strong relationship to altruistic beliefs, as well as that the feeling of putting trust in an authoritarian person and following him corresponds to a certain Russian mentality, which could be traced back to the Russian history. With Swimmers I aim to get a bit closer to this phenomena in order to understand the contemporary situation in Russia a bit better.” 126 SOMMARIO TFFDOC - INTERNAZIONALE.DOC Kristina Paustian (Omsk, Russia, 1985) ha studiato comunicazione in contesto economico e sociale e belle arti e media presso la Universität der Künste di Berlino. Ha poi lavorato come direttrice della fotografia e montatrice per video e installazioni d’arte. Dal 2012 i suoi lavori di videoarte sono stati accolti in festival e spazi espositivi internazionali, tra cui l’European Media Art Festival di Osnabrück, il Vkunst di Francoforte, l’Instant Video Festival di Marsiglia e il Goethe Institut di Berlino. Una delle sue opere è esposta nella collezione pubblica del Neuer Berliner Kunstverein. Swimmers è il suo primo lungometraggio documentario. Kristina Paustian (Omsk, Russia, 1985) studied communication in social and economic context and fine arts and media at the University of the Arts in Berlin. She was working as cinematographer and editor for video and installation artists. Since 2012 her video art is part of the international film and video festivals and exhibitions, like European Media Art Festival Osnabrück, VKUNST Frankfurt, Instant Video Festival Marseille and Goethe Institut Berlin. One of her works can be seen in the public collection of Neuer Berliner Kunstverein. Swimmers is her first documentary feature film. filmografia/filmography Zaplyv (Swimmers, doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C matteo bellizzi A SUD DI PAVESE Italia/Italy, 2015, HD, 56’, col. SOUTH OF PAVESE regia, montaggio/ director, film editing Matteo Bellizzi fotografia/cinematography Andrea Vaccari musica/music Andrea Gattico, Luca Biggio suono/sound Massimiliano Trevisan interpreti/cast Giovanna Rivetti, Vesna Dimitrova, Maria Marullo, Domenico Maressa, Candida Camopreco, Carmela Palermiti produttori/producers Elena Filippini, Stefano Tealdi, Edoardo Fracchia produzione/production Stefilm ** contatti/contacts Matteo Bellizzi [email protected] Un viaggio intimo alla ricerca dei fili che continuano a legare l’universo di Cesare Pavese al tempo presente. I luoghi simbolo di un immaginario poetico, dalle colline del Piemonte al mare calabrese del «confino», tra comunità macedoni che ripopolano le vigne e storie di chi resiste in territori difficili anche in nome della letteratura. «A Sud di Pavese prende le mosse da un ritorno, dopo più di dieci anni, nei luoghi in cui ho girato il mio primo documentario breve, Filari di vite: anche allora volevo cercare Pavese nel presente, tra gli ultimi contadini delle Langhe che sembravano usciti dalle pagine dei suoi romanzi. Quello fu l’incontro con il “mito” di cui parlava Pavese […] e segnò profondamente il mio sguardo. Tornare vuol dire percepire il tramonto di un mondo, vuol dire attraversare gli stessi riferimenti letterari per andare oltre e vedere cosa rimane. Pavese è diventato così la lente da utilizzare per rileggere la realtà, per cercare storie laddove lui ha trovato le sue, come se i luoghi fossero sorgenti ancora vive». ** An intimate journey in search of the threads that keep tying Cesare Pavese’s universe to today’s. The iconic places of the poetic imagery, from Piemonte’s hills to his “exile” by Calabria’s sea, among Macedonian communities repopulating the vineyards, and the stories of those who endure in difficult lands even for the sake of literature. “The idea for A Sud di Pavese came from my return, ten years later, to the places where I shot my first short documentary Filari di vite. Even then I was looking for Pavese in the present, searching among the last farmers in the Langhe, those who seem to have come from the pages of one of his novels. That was my encounter with the ‘myth’ that Pavese wrote about […] and it deeply influenced the way I look at things. Returning somewhere means perceiving the end of a world; it means going through the same literary references in order to go beyond and see what’s left. And so Pavese became the lens to reframe reality, to find stories where he found his, as if those places were still active springs.” 127 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Matteo Bellizzi (Vercelli, 1976) ha studiato presso la scuola per documentaristi I Cammelli ed esordito nel 2000 con il cortometraggio Filari di vite, presentato al Torino Film Festival. Quindi ha realizzato il documentario Sorriso amaro (2003), selezionato alla Mostra di Venezia, al MoMA di New York e trasmesso da Raitre. Ha diretto e supervisionato il progetto Piemonte Stories - Storie del Piemonte (2005), dodici corti documentari presentati durante le Olimpiadi invernali di Torino, e nel 2006 ha realizzato Mentre stai dormendo, reportage di un viaggio in Nepal al seguito dell’associazione umanitaria 12 Dicembre. Nel 2011 ha diretto il documentario Valledora e fondato la casa di produzione Doc in Progress. Nel 2012 ha poi collaborato alla serie per il web Radioferrante, realizzata all’interno di un carcere minorile. Matteo Bellizzi (Vercelli, Italy, 1976) studied at the documentary filmmaking school I Cammelli and debuted with the short Filari di vite in 2000, which he presented at the Torino Film Festival. He then made the documentary Sorriso amaro (2003), which was selected at the Venice Film Festival, at the MoMA in New York, and was aired by Raitre. He directed and supervised the project Piemonte Stories - Storie del Piemonte (2005), twelve shorts that were featured during Turin’s Winter Olympics. In 2006 he made Mentre stai dormendo, a coverage of his trip to Nepal following the humanitarian organization 12 Dicembre. He directed the documentary Valledora in 2011 and started the production company Doc in Progress. In 2012 he also worked on the web-series Radioferrante, which was made in a juvenile detention center. filmografia/filmography Filari di vite (cm, doc., 2000), Sorriso amaro (doc., 2003), Piemonte Stories Storie del Piemonte (serie/series, 2005), Mentre stai dormendo (doc., 2006), Valledora (doc., 2011), A Sud di Pavese (mm, doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C marco santarelli DUSTUR Italia/Italy, 2015, HD, 74’, col. COSTITUZIONE regia, fotografia, montaggio/director, cinematography, film editing Marco Santarelli produttore/producer Rino Sciarretta produzione/production Zivago Media, Ottofilmaker, Cinecittà Luce distribuzione/distribution Cinecittà Luce ** contatti/contacts Zivago Media [email protected] Nella biblioteca del carcere di Bologna, un gruppo di detenuti musulmani partecipa a un corso sulla Costituzione italiana organizzato da insegnanti e volontari. Un giovane arabo in attesa del fine pena è alle prese con gli «inverni e le primavere» della libertà e un futuro tutto da scrivere. Un viaggio dentro e fuori il carcere, per raccontare l’illusione e la speranza di chi ha sognato e continua a sognare un «mondo più giusto». «È nel 2011, durante le riprese del mio precedente documentario sul carcere (Milleunanotte), che ho conosciuto Ignazio e Samad, il volontario religioso e il giovane ex detenuto. Il monaco cristiano e il musulmano: due mondi solo apparentemente distanti. Ed è grazie alle loro storie e alla loro passione per un “mondo migliore” che nasce Dustur. Un viaggio dentro e fuori il carcere, dentro e fuori i confini della libertà. Un dentro e un fuori che solo alla fine si toccheranno. Un viaggio che comincia dietro le sbarre di una biblioteca, per concludersi sull’Appennino, in uno dei luoghi simbolo della Resistenza». ** In the library at the prison in Bologna, a group of Muslim inmates is taking part in a course about the Italian constitution that has been organized by teachers and volunteers. A young Arab almost at the end of his prison sentence is grappling with the “winters and springs” of freedom and a future waiting to be written. A journey inside and outside the prison, to show the illusion and hope of someone who has dreamt, and continues to dream, of a “fairer world.” “It was 2011, I was shooting my previous documentary about prisons (Milleunanotte) and that’s when I met Ignazio and Samad, the religious volunteer and the young former inmate. The Christian monk and the Muslim: two worlds which are only apparently distant. And it is thanks to their stories and their passion for a ‘better world’ that Dustur was born. A journey inside and outside the prison, inside and outside the confines of liberty. An inside and outside that will only touch at the end. A journey that begins behind the prison bars of a library and ends on the Apennines, in one of the places that is a symbol of the Italian Resistance.” 128 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Marco Santarelli (Roma), documentarista indipendente e regista televisivo per Rai e Sky, nel 2008 e nel 2009 ha girato i documentari Superluoghi. Viaggio in Italia e Storie di housing sociale. Viaggio in Europa. Nel 2009 ha presentato al Torino Film Festival Interporto, secondo film della trilogia dedicata al mondo dei trasporti inaugurata da GenovaTripoli (2009). Con Scuolamedia (2010) ha vinto il premio Ucca al Torino Film Festival, dove ha ricevuto la menzione speciale per il cortometraggio fantascientifico Un mondo meglio che niente. Il suo documentario Lettera al Presidente (2013), distribuito da Cinecittà-Luce, è stato poi presentato in concorso al Festival internazionale del film di Roma e al Festival di Rotterdam, ottenendo nel 2014 la menzione speciale ai Nastri d’argento. Marco Santarelli (Rome, Italy), independent documentary filmmaker and TV director for Rai and Sky, shot the documentaries Superluoghi. Viaggio in Italia and Storie di housing sociale. Viaggio in Europa in 2008 and 2009. In 2009, he presented Interporto at the Torino Film Festival; this is the second film of a trilogy dedicated to the world of transportation which began with the movie GenovaTripoli (2009). His film Scuolamedia (2010) won the UCCA Prize at the Torino Film Festival, where, two years later, he received a Special Mention for his Sci-Fi Short Un mondo meglio che niente. His documentary, Lettera al Presidente (2013), distributed by Cinecittà-Luce, was presented in competition at the Rome Film Festival and at the Rotterdam Film Festival, and in 2014 it received a Special Mention at the Nastri d’argento. filmografia/filmography Superluoghi. Viaggio in Italia (doc., 2008), Storie di housing sociale. Viaggio in Europa (doc., 2009), GenovaTripoli (doc., 2009), Interporto (doc., 2009), Scuolamedia (doc., 2010), Milleunanotte (doc., 2012), Un mondo meglio che niente (cm, 2012), Lettera al Presidente (doc., 2013), Dustur (doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C maria tilli LA GENTE RESTA PREMIO CIPPUTI Italia/Italy, 2015, HD, 62’, col. LA GENTE RESTA regia/director Maria Tilli soggetto/story Laura Grimaldi, Maria Tilli, Lea Dicursi sceneggiatura/screenplay Laura Grimaldi fotografia/cinematography Juri Fantigrossi montaggio/film editing Giuseppe Giudice, Ambrogio Nieddu musica/music Geremia Vinattieri suono/sound Fabio Fortunati interpreti/cast Giuseppe Resta, Tonino Resta, Cosimo Resta, Iris Resta, Kekko Resta produzione/production Fabrica coproduzione/coproduction Rai Cinema ** contatti/contacts Fabrica SPA Lisa Martelli [email protected] www.fabrica.it Tamburi, cioè il quartiere più inquinato d’Italia. Quello dove sorge l’Ilva di Taranto e dove da sempre vivono Cosimo, Tonino e Giuseppe, i tre fratelli Resta. Tre vite divise tra il mare e il lavoro in fabbrica, tra la paura per la salute messa a rischio dall’inquinamento e la voglia di restare lì, dove sono nati. «Ricordo la prima trasferta a Taranto. Di notte, dal buio, emergevano le luci gigantesche dell’Ilva […]. Ma più ancora di quel mastodontico animale d’acciaio, era presente il suo respiro: un odore acido, agrodolce che si appiccicava alla mia gola vergine. Per anni una polvere ha consumato e reso a loro volta polvere persone, case, terre, ulivi, frutti. Ma sotto tutta questa usura brillava qualcosa negli occhi dei Resta. Una forma di resistenza antropologica che affonda le radici in un passato per nulla recente, quasi atavico. A loro la storia ha lasciato il compito di ricominciare con l’unica cosa che rimane dopo sessant’anni di distruzione: il senso della comunità, una comunità quasi tribale, inossidata, sana». ** Tamburi, the most polluted district in Italy, where Taranto’s ILVA has been created and where Cosimo, Tonino and Giuseppe, Resta brothers, have always lived. Lives torn between seaside and factory work, between fear for health and endless love for the land where they were born. “I remember the first trip to Taranto. It was night. The enormous lights from ILVA shone in the darkness […]. But what was even more striking of the massive steel monster was its breath: that rancid, sweet-and-sour smell that got stuck in my virgin throat. The dust has been eroding for years the houses, the people, the lands, the olive groves, the fruit trees, turning everything into dust. But underneath it all, there is still a spark in the eyes of the Resta family. A form of anthropologic resistance that sinks its roots deep into an almost ancestral past. After sixty years of destruction, history assigned them the role of starting over with the only thing left: the sense of community, an almost tribal community, non-corrodible, healthy.” 129 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Maria Tilli (Lanciano, Chieti, 1987) si è laureata in lettere presso l’Università La Sapienza di Roma e nel 2011 ha esordito nel cortometraggio con Senza aggiunta di conservanti, grazie al quale è stata selezionata dal Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Nel 2013 ha diretto il mediometraggio The Work e con la produzione della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia ha realizzato tra il 2012 e il 2013 altri tre corti: La campagna tace, Senza guscio e Tutte le cose sono piene di lei. Dal 2013 ha lavorato come filmmaker per la casa di produzione Stand By Me e nel programma di Mtv 16 anni e incinta. Nel 2015, con altri studenti del Centro sperimentale, ha girato il documentario Al centro del cinema, presentato all’ultima Mostra di Venezia. Maria Tilli (Lanciano, Chieti, Italy, 1987), after receiving a degree in literature from the Università La Sapienza in Rome, made her first short Senza aggiunta di conservanti in 2011, which got her into Rome’s Centro sperimentale di cinematografia. In 2013 she directed her first short feature The Work, followed by the three shorts La campagna tace, Senza guscio, and Tutte le cose sono piene di lei, produced in 2012-2013 by the Fondazione Centro sperimentale di cinematografia. In 2013 she started working as a filmmaker for the production company Stand By Me and for the Italian production of MTV’s show 16 anni e incinta. She shot the documentary Al centro del cinema (2015) with a group of students from the Centro sperimentale and presented at Venice Film Festival. filmografia/filmography Senza aggiunta di conservanti (cm, doc., 2011), La campagna tace (cm, doc., 2012), The Work (mm, doc., 2013), Senza guscio (cm, doc., 2013), Tutte le cose sono piene di lei (cm, doc., 2014), Al centro del cinema (coregia/codirectors Gianadrea Caruso, Chiara Dainese, Davide Minotti, Bernardo Pellegrini, doc., 2015), La gente resta (doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C nicola grignani, valeria testagrossa, andrea zambelli IRRAWADDY MON AMOUR Italia/Italy, 2015, HD, 58’, col. IRRAWADDY MON AMOUR regia/directors Nicola Grignani, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli fotografia/cinematography Andrea Zambelli, Valeria Testagrossa montaggio/film editing Luca Gasparini musica/music Giulio Ciccia, Marco Offredi suono/sound Nicola Grignani, Salvatore Tagliavia produttore/producer Enrico Pacciani produzione/production Alkermes ** contatti/contacts Alkermes [email protected] www.alkermesfilms.com www.irrawaddymonamour.com Soe Ko e Saing Ko decidono di sposarsi, sostenuti dall’attivista Myo Nyunt. Si tratta della prima unione gay in Birmania: una scelta coraggiosa per affermare il diritto di amare in un Paese dove la libertà è ancora una chimera. «Come in ogni lotta, la dimensione collettiva nasce dal bisogno personale di qualcuno. Abbiamo sentito vicina a noi la scelta di Myo Nyunt, Soe Ko e Saing Ko di affermare se stessi, i propri sogni, e combattere per un futuro migliore in un contesto avverso. Ci è sembrato un grido di libertà in un Paese governato da oltre mezzo secolo da una élite militare. […] Volevamo raccontare questa storia con uno stile poetico e a tratti sospeso, convinti si trattasse del modo più appropriato per raccontare la delicatezza di questo amore. Usiamo la camera a mano per seguire i protagonisti, perché crediamo sia la modalità migliore per cogliere la repressione che aleggia e che si insinua nelle menti delle persone, pur rimanendo invisibile: una minaccia quasi impalpabile, ma non per questo meno angosciosa». ** Soe Ko and Saing Ko decide to get married, supported by the activist Myo Nyunt. That’s the first gay marriage in Burma. This is a courageous decision to affirm the right to love in a country where freedom is still a chimera. “Like every struggle, the collective dimension springs from someone’s personal need. We felt close to Myo Nyunt, Soe Ko and Saing Ko’s choice to affirm themselves, their dreams, and to fight for a better future in a difficult context. To us, it was like a shout of freedom in a country which has been governed by military elite for over fifty years. […] We wanted to recount this story with a poetic and sometimes suspended style, convinced that it was the best style for recounting the delicacy of this love. We used hand-held cameras to follow the protagonists because we believe it’s the best way to capture the repression that hovers and insinuates itself in the minds of people, even though it remains invisible. It’s an almost imperceptible, but nonetheless less distressing, threat.” 130 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Nicola Grignani nel 2002 ha fondato con Alberto Mussolini e Luca Scaffidi il collettivo Teleimmagini. Ha poi diretto con Filippo Ticozzi, per Marcopolo, la serie di documentari Il paese sottile (2007). Valeria Testagrossa ha studiato giornalismo alla Westminster University di Londra e lavorato per «The Guardian». Andrea Zambelli ha partecipato nel 2008 e 2009 ai festival di Torino e Toronto con Di madre in figlia. Ha collaborato con Davide Ferrario per Dopo mezzanotte (2003) e La strada di Levi (2005). Insieme con Alberto Mussolini e Luca Scaffidi, hanno diretto Striplife, vincitore nel 2013 del premio speciale della giuria, dei premi Avanti! e Gli occhiali di Gandhi a Torino. Nicola Grignani founded the collective Teleimmagini in 2002 with Alberto Mussolini and Luca Scaffidi. He and Filippo Ticozzi then directed, for Marcopolo, the series of documentaries Il paese sottile (2007). Valeria Testagrossa studied journalism at Westminster University in London and worked for “The Guardian.” Andrea Zambelli participated at the 2008 Torino Film Festival and in 2009 at the Toronto Film Festival with Di madre in figlia. He collaborated with Davide Ferrario on Dopo mezzanotte (2003) and La strada di Levi (2005). Along with Mussolini and Scaffidi, they directed Striplife, which won the Jury Special Prize, the Avanti! Award and the Gandhi Award at the 2013 Torino Film Festival. filmografia/filmography Nicola Grignani: Il paese sottile (coregia/codirector Filippo Ticozzi, doc., 2007), Historias de Guatemala (doc., 2008), Un pagamu, la tassa della paura (coregia/codirectors Claudio Metallo, Mico Meloni, doc., 2010). Andrea Zambelli: Farebbero tutti silenzio (cm, doc., 2001), Deheishe Refugees Camp (cm, doc., 2002), 052 (cm, 2002), Identità (mm, doc., 2003), MisuraXmisura (mm, doc., 2004), Nightshot (mm, videoclip, 2005), Mercancìa (cm, doc., 2006), Di madre in figlia (doc., 2008), Rino La mia ascia di guerra (doc., 2015). Grignani, Testagrossa, Zambelli: Striplife (coregia/codirectors Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, doc., 2013). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C stefano galli LAMERICA Usa, 2015, 16mm, 43’, col. Stefano Galli (Italia, 1980) ha studiato cinema all’Università di Torino e successivamente si è trasferito a Copenaghen, dove ha lavorato presso la casa di produzione di Lars von Trier Zentropa, proseguendo la sua formazione alla scuola d’arte e di fotografia Fatamorgana. Lamerica segna il suo debutto nella regia. LAMERICA regia, fotografia, montaggio, suono, produttore/ director, cinematography, film editing, sound, producer Stefano Galli ** contatti/contacts Stefano Galli [email protected] www.stefanogalli.com Un viaggio visivo nel cuore degli Stati Uniti, insieme al regista Stefano Galli che ha scelto una cinepresa 16mm come unica compagna di viaggio. Dalla Florida alla California, passando per il Texas, l’Ohio, il Minnesota e il Montana, attraverso una carrellata di personaggi unici incontrati casualmente lungo la strada e impressi sulla pellicola con i loro gesti e le loro espressioni. «Durante la mia infanzia in Italia ero influenzato da qualsiasi cosa fosse americana. Quando finalmente ho raggiunto gli Stati Uniti, ho scoperto una varietà di paesaggi e una moltitudine di personaggi mai incontrati nei film della mia giovinezza. Nel tentativo di capire un ambiente per me nuovo, ho organizzato un viaggio in solitaria. A motivarmi erano una curiosità inarrestabile e l’impulso a documentare le mie esperienze e gli incontri casuali, i panorami e i dettagli più piccoli della vita quotidiana. Sarò riuscito a catturare lo humor, la tristezza e lo sconforto che ho sperimentato nel bel mezzo degli Stati Uniti?» ** A visual narrative into the heart of the United States with the filmmaker Stefano Galli. His only companion throughout the journey: a 16mm camera. From Florida to California, passing through Texas, Ohio, Minnesota, Montana, coming across a series unique characters met by chance along the way and captured on film with their expressions and mannerisms. “As a child in Italy, I was influenced by everything American. When I finally moved to the States, what I discovered was a varied landscape and multitude of characters I hadn’t met in the films and TV of my youth. In an effort to process my new environment, I set out on a solo voyage across the US. I’m motivated by my restless curiosity and an impulse to document my experiences and chance encounters, landscapes and minute details of everyday life in America. Have I captured the humor and the sadness and disappointment that I encountered in middle America?” 131 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Stefano Galli (Italy, 1980) studied cinema at the University of Torino. He then moved to Copenhagen, where he worked with Lars Von Trier’s production company Zentropa while continuing his studies at the school of art and photography Fatamorgana. Lamerica marks his directorial debut. filmografia/filmography Lamerica (mm, doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C andrea zambelli RINO - LA MIA ASCIA DI GUERRA Italia/Italy, 2015, HD, 55’, bn/bw-col. RINO - MY HATCHET regia/director Andrea Zambelli soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay Andrea Zambelli, Chiara Cremaschi fotografia/cinematography Andrea Zambelli, Andrea Zanoli montaggio/film editing Ilaria Fraioli musica/music Giulio Ciccia suono/sound Vito Martinelli interpreti/cast Rino Bonalumi, Lina Ziliani produzione/production Metavisioni, Rossofuoco, Lab80film ** contatti/contacts Rossofuoco [email protected] www.rossofuocofilm.it Andrea da bambino aveva un eroe: Rino. Partigiano, comunista, diverso da tutti, Rino è stato il suo mentore. Da anni pensava di realizzare un film su di lui, ma oggi Rino non può raccontare nulla: il morbo di Alzheimer gli ha cancellato i ricordi. L’eroe di ieri oggi è un anziano da accudire: ma proprio per questo il processo filmico si fa più complesso, profondo e sofferto. «Rino è stato per me il nonno che non ho mai avuto. Insieme abbiamo iniziato questo film vent’anni fa, senza rendercene conto. Rino mi ha dato in mano la sua camera video8, e con quella ho cominciato a filmarlo, nella convinzione che fosse importante raccontare la sua storia. […] Quando due anni fa Rino ha perso la memoria mi sono deciso a terminare il film, recuperando tutto quello che avevamo girato insieme e ricercando in casa sua le vhs e i Super8 girati da lui. In quel materiale ho scoperto un Rino che non avevo mai conosciuto. Non l’eroe partigiano, ma un uomo tranquillo, che amava la natura e i cavalli, affascinato dal cinema. La prima persona che ha intuito che un giorno avrei raccontato delle storie». ** Andrea had a hero when he was a kid: Rino. He was a partisan, a communist, and he was different from everyone else. Rino was his mentor. For years, Andrea thought about making a movie about him, but Rino can’t tell any more stories these days: Alzheimer’s disease erased his memory. Yesterday’s hero is now an old man who needs to be looked after. Which will make this film project even more complex, profound, and painful. “Rino was the grandfather I never had. We started this film together, without realizing it, twenty years ago. Rino gave me his video8 camera and I started filming him with it, believing it was important to tell his story. […] When Rino lost his memory two years ago, I decided to finish the film, gathering everything we’d made together and looking through his things for the VHS and the Super8 videos he’d shot. What emerges isn’t the picture of the partisan hero, but of a placid man who enjoyed nature, horses, and cinema. He was the first person who sensed I would tell stories some day.” 132 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Andrea Zambelli (Bergamo, 1975) si è laureato nel 2001 al Dams di Bologna con una tesi sui modelli di produzione a basso costo nel cinema indipendente. Ha cominciato a realizzare cortometraggi nel 1999, lavorando poi come assistente alla regia in Dopo mezzanotte di Davide Ferrario (2003), con il quale ha collaborato anche per La strada di Levi (2006). Con il documentario Di madre in figlia (2008) ha partecipato al Festival di Toronto, mentre con Striplife (2013), girato nella striscia di Gaza con il collettivo Teleimmagini, ha vinto il premio speciale della giuria al Torino Film Festival, partecipando poi a numerosi festival internazionali. Andrea Zambelli (Bergamo, Italy, 1975) graduated from the DAMS in Bologna with a thesis on low-budget productions in independent cinema. He started making shorts in 1999, working then as assistant director to Davide Ferrario in Dopo mezzanotte (2003) and La strada di Levi (2006). He participated at the Toronto Film Festival with his documentary Di madre in figlia (2008). The film Striplife (2013), which he shot in the Gaza Strip with the collective Teleimmagini, won him the Special Jury Award at the Torino Film Festival and subsequently participated in many international film festivals. filmografia/filmography Stati di Natura (cm, 1999), Farebbero tutti silenzio (cm, doc., 2001), Spaceman (videoclip, cm, 2001), Deheishe Refugees Camp (cm, doc., 2002), 052 (cm, 2002), Identità (mm, doc., 2003), MisuraXmisura (mm, doc., 2004), Nightshot (mm, 2005), Mercancìa (cm, doc., 2006), Di madre in figlia (doc., 2008), Walls and Borders (ep. Antica sostanza per nuove forme, cm, 2009), Tekno Il respiro del mostro (doc., 2010), Milongueros (mm, doc., 2011), L’uomo che corre (mm, doc., 2012), Striplife (coregia/codirectors Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, doc., 2013), Rino - La mia ascia di guerra (mm, doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C alessio rigo de righi, matteo zoppis IL SOLENGO Italia/Italy, 2015, 16mm-HD, 70’, col. THE LONELY ONE regia/directors Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis fotografia/cinematography Simone D’Arcangelo montaggio/film editing Andres Pepe Estrada, Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis musica/music Vittorio Giampietro suono/sound Marcos Molina Jaime, Lorenzo Corvi interpreti/cast Bruno di Giovanni, Ercole Colnago, Giovanni Morichelli, Ugo Farnetti, Orso Pietrini, Renato Sterpa, Lanfranco Mazzaferri, Eccelsio Cassanelli, Enrico Pasquali produttore/producer Tommaso Bertani produzione/production Ring Film, Coda Rossa Film ** contatti/contacts Ring Film Tommaso Bertani [email protected] Gustavo Beck [email protected] In un rifugio di cacciatori, un gruppo di anziani del luogo rievoca la vita di Mario «de’ Marcella», un uomo vissuto per più di sessant’anni nel ritiro di una grotta di tufo. Non si sa bene cosa abbia portato questo personaggio dai modi bruschi ed eccentrici a condurre un’esistenza solitaria, forse un evento risalente all’infanzia, qualcosa di misterioso e tragico. Chi lo incontrava andando a caccia, lo chiamava semplicemente «il Solengo», come il maschio del cinghiale che vive isolato dal gruppo. «Usando rimasugli di 16mm, abbiamo prodotto un piccolo cortometraggio narrato da uno degli intervistati; e proprio durante questa operazione ci siamo resi conto che l’importante non era tanto la verità su Mario, quanto il mondo che lo circondava e dunque, in qualche modo, gli intervistati stessi. Quel gruppo di cacciatori nascondeva più autenticità di qualsiasi confessione e ci ha fatto riflettere su come la verità non sia l’unico né il principale ingrediente di una storia». ** In a hunting cabin, a group of elderly local men recall the life of Mario “de’ Marcella,” a man who for over sixty years lived a life of seclusion in a tufa cave. It isn’t clear what led this curt and eccentric man to lead such a solitary existence, perhaps something that had happened in his childhood, something mysterious and tragic. Whenever a hunter came upon the man, he would simply call him “il Solengo,” like the male boar which lives isolated from the herd. “By using scraps of 16mm film, we produced a small short narrated by one of the people being interviewed; and during this operation we realized that what was important wasn’t so much the truth about Mario as his surrounding world and thus, somehow, the people we interviewed. That group of hunters revealed more authenticity than any confession and it made us reflect on the way truth is neither the only nor the main ingredient of a story.” Alessio Rigo de Righi (Jackson, Mississippi, Usa, 1986) ha studiato cinema e letteratura a New York e Roma, per poi trasferirsi a Buenos Aires e realizzare i cortometraggi La gracia del mar (2010) e Marfil (2012). Con il documentario Catedral, girato a Madrid nel 2009 con Aliocha, aveva ottenuto numerosi premi internazionali. Matteo Zoppis (Roma, 1986) ha studiato giurisprudenza tra Roma e Parigi e poi regia a New York. Negli Stati Uniti ha cominciato a lavorare come direttore della fotografia, cameraman e montatore video. Ha realizzato diversi cortometraggi, tra cui All Tears Drop (2010) e My Wildest Dark (2011). La collaborazione con Alessio Rigo de Righi è cominciata nel 2013 con il corto documentario Belva nera, presentato alla Festa del cinema di Roma e poi premiato al Cinéma du réel di Parigi con il Fresnes Prisoners’ Award e con una menzione speciale nella sezione cortometraggi. Alessio Rigo de Righi (Jackson, MS, USA, 1986) studied film and literature in NY and Rome. Then he moved to Buenos Aires and made the shorts La gracia del mar (2010) and Marfil (2012). His documentary Catedral, shot in Madrid in 2009 with Aliocha, received numerous international awards. Matteo Zoppis (Rome, Italy, 1986) studied law in Rome and Paris, and then directing in NY. In the US he began to work as a director of photography, cameraman and video editor. He has made various shorts, including All Tears Drop (2010) and My Wildest Dark (2011). His collaboration with Alessio Rigo de Righi began in 2013 with the documentary short Belva nera, presented at the Rome Film Festival and which then received the Fresnes Prisoners’ Award and a special mention in the short film section at Cinéma du réel in Paris. filmografia/filmography Alessio Rigo de Righi: Catedral (coregia/codirector Aliocha, cm, doc., 2009), La gracia del mar (cm, 2010), Henry’s Love (cm, 2012), Marfil (cm, 2012). Matteo Zoppis: All Tears Drop (cm, 2010), My Wildest Dark (cm, 2011). Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis: Belva nera (cm, doc., 2013), Il Solengo (doc., 2015). 133 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C TFFDOC - I TA L I A N A . D O C mattia epifani IL SUCCESSORE PREMIO CIPPUTI Italia/Italy, 2015, HD, 52’, col. THE SUCCESSOR regia/director Mattia Epifani sceneggiatura/screenplay Francesco Lefons, Mattia Epifani fotografia/cinematography Giorgio Giannoccaro montaggio/film editing Mattia Soranzo musica/music Gabriele Panico suono/sound Gianluigi Gallo interpreti/cast Vito Alfieri Fontana, Nijaz Nemic, Senaid Abdihodeic, Rarija Besic produzione/production Apulia Film Commission ** contatti/contacts Mattia Epifani [email protected] Ingegnere ed ex proprietario della Tecnovar, azienda pugliese che progetta e vende mine antiuomo, Vito Alfieri Fontana attraversa una profonda crisi esistenziale, che lo porta a mettere in discussione se stesso, il suo lavoro e i rapporti con la famiglia, in particolar modo con il padre. Una domanda lo assilla: quante vittime avrà causato la Tecnovar? La risposta assume per l’ingegnere contorni inquietanti, ma è il punto di partenza di un viaggio verso gli ex teatri di guerra della Bosnia ed Erzegovina, dove sono ancora attive squadre di sminatori. «Nel suo viaggio oscuro, l’uomo diviso in due, prigioniero del conflitto tra dovere e coscienza, attraversa una Bosnia sfregiata dal dramma delle mine antiuomo, nella consapevolezza che il suo conflitto interiore rimarrà irrisolto. Quella di Vito Alfieri Fontana non è una classica parabola di redenzione, bensì il tragitto tormentato di un uomo che ha rinnegato se stesso per darsi una seconda possibilità, esercitando un lucido esercizio di autocontrollo, e tenere a bada quella parte assopita che vorrebbe ancora sedersi al tavolo da disegno». ** Vito Alfieri Fontana is an engineer and the former owner of Tecnovar, a company in Puglia that designs and sells landmines. He is going through a deep existential crisis, questioning himself, his work and his relationship with his family, in particular his father. One question haunts him: how many victims has Tecnovar caused? The answer takes on disturbing contours for the engineer, but it is also the starting point of a journey to the former war zones of Bosnia and Herzegovina, where squads of deminers are still at work. “In his dark journey, this man divided in two – a prisoner of the conflict between duty and conscience – crosses Bosnia, which has been disfigured by the drama of the landmines, fully realizing that his inner conflict will remain unresolved. The parabola of Vito Alfieri Fontana is not the classic one of redemption, but rather the tormented trip of a man who has repudiated himself in order to give himself a second chance, carrying out a lucid exercise in self-control to keep at bay that sleeping part of himself which would still like to sit down at the drawing table.” 134 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C Mattia Epifani (Lecce, 1985) lavora dal 2004 come regista, montatore e operatore. Nel 2008 è stato assistente alla regia per il lungometraggio Fine pena mai di Davide Barletti e Lorenzo Conte e nel 2010 ha diretto il documentario Rockman, con cui ha ottenuto riconoscimenti in festival come l’Immaginaria Film Festival, Visioni Fuori Raccordo e il Sole Luna Film Festival. Nel 2013 ha diretto e prodotto Ubu R1e, ambientato nella casa circondariale Borgo San Nicola di Lecce e interpretato dai detenuti della sezione R1. È inoltre socio della casa di produzione indipendente Muud Film e della compagnia di teatro-carcere Io Ci Provo. Mattia Epifani (Lecce, Italy, 1985) has been working as a director, film editor and cameraman since 2004. In 2008, he was assistant director of the feature film Life Sentence by Davide Barletti and Lorenzo Conte. In 2010, he directed the documentary Rockman, which received awards at festivals such as the Immaginaria Film Festival, Visioni Fuori Raccordo and the Sole Luna Film Festival. In 2013, he directed and produced Ubu R1e, set in the Borgo San Nicola correctional facility in Lecce and starring the inmates of the section R1. He is also a partner of the independent production company Muud Film and the theater-prison company Io Ci Provo. filmografia/filmography Rockman (mm, doc., 2010), Ubu R1e (mm, doc., 2013), The Best (mm, doc., 2015), Il successore (mm, doc., 2015). TFFDOC - I TA L I A N A . D O C fabio mollo VINCENZO DA CROSIA Italia/Italy, 2015, video-HD, 82’, col. VINCENZO FROM CROSIA regia/director Fabio Mollo montaggio/film editing Filippo Montemurro musica/music Rhò produzione/production Wildside, Boats ** contatti/contacts Wildside [email protected] www.wildside.it Il 23 maggio 1987 Vincenzo, un ragazzino di quattordici anni di Crosia, in Calabria, vede in una chiesa abbandonata una statua della Madonna lacrimare. All’inizio nessuno sembra credere a Vincenzo, ma qualche giorno dopo l’intero paese assiste alla prima apparizione della Vergine. Da quel momento in poi la vita del ragazzo non sarà più la stessa. «Quella di Vincenzo non è solo la storia di un veggente, delle sue estasi e dei suoi miracoli. È soprattutto la storia di un uomo a cui da bambino è stata tolta la possibilità di sognare e che, crescendo, ha lottato con tutto se stesso, attraverso il possibile e l’impossibile, per riconquistarla. Perché “l’unico vero peccato è l’assenza di amore”. E quell’amore è l’unico miracolo in cui credere». ** On May 23 , 1987 Vincenzo, a fourteen-year-old boy from Crosia, Calabria, sees in an abandoned church a statue of the Madonna weeping. None seems to believe him, until a few days later the whole village witnesses the first apparition of the Virgin Mary. From that moment on, Vincenzo’s life will never be the same. RD “Vincenzo’s story isn’t only the story of a clairvoyant, of his ecstasies and his miracles. It is, above all, the story of a man who had the possibility to dream taken away from him as a boy. As he grew up, he had to fight with all his being, through the possible and the impossible, to get it back. Because ‘the one true sin is the absence of love.’ And that love is the only miracle to believe in.” Fabio Mollo (Reggio Calabria, 1980) si è laureato in storia del cinema nel 2002 presso la University of East London e nel 2007 si è diplomato in regia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Dopo l’esordio nella regia con Troppo vento (2003), che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, ha scritto e diretto diversi cortometraggi e documentari, tra cui Giganti (2007), miglior cortometraggio al Torino Film Festival, menzione speciale ai Nastri d’argento e a Clermont-Ferrand e in concorso alla Berlinale. Nel 2005 è stato finalista del premio Solinas, mentre nel 2011 è stato selezionato all’Atelier della Cinéfondation del Festival di Cannes e al Talent Project Market della Berlinale. Il Sud è niente, suo primo lungometraggio, è stato presentato ai festival di Toronto, Roma e Torino e alla Berlinale, e gli ha fatto ottenere la candidatura come migliore regista esordiente ai Nastri d’argento e ai Globi d’oro. Fabio Mollo (Reggio Calabria, Italy, 1980) majored in film history from the University of East London in 2002, and in directing from the Centro sperimentale di cinematografia in Rome in 2007. His directorial debut, the short film Troppo vento (2003), received many awards. He has written and directed several documentary films, including Giganti (2007), which won the Best Short Film Award at the Torino Film Festival; it also reveived a Special Mention at the Nastri d’argento and at the Clermont-Ferrand Festival, and it competed in the Berlinale. He was a finalist for the Solinas Award in 2005. He was selected for the Atelier de la Cinéfondation of the Cannes Festival and for the Talent Project Market at the Berlinale in 2011. Il Sud è niente, his first feature film, premiered at the Toronto Film Festival and was screened at Berlinale, at the International Film Festival of Rome and at the 31 Torino Film Festival. He was nominated for the best debuting director awards at the Nastri d’argento and the Globi d’oro. ST filmografia/filmography Troppo vento (cm, 2003), Acqua (cm, 2004), Ogni piccola cosa (cm, 2004), Quello che sento (cm, 2004), Cuntami (cm, 2004), Carmilla (cm, 2005), Al buio (cm, 2005), Giganti (cm, 2007), Napoli 24 (coregia/codirectors aa.vv., cm, 2010), Il Sud è niente (2013), Vincenzo da Crosia (doc., 2015). 135 SOMMARIO TFFDOC - I TA L I A N A . D O C TFFDOC - MEDITERRANEO josé luis guerín L’ACCADEMIA DELLE MUSE Spagna/Spain, 2015, HD, 92’, col. THE ACADEMY OF MUSES regia, montaggio/ director, film editing José Luis Guerín suono/sound Amanda Villavieja, Jordi Monrós, Marisol Nievas interpreti/cast Raffaele Pinto, Emanuela Forgetta, Rosa Delor Muns, Mireia Iniesta produttori/producers José Luis Guerín, Nuria Esquerra, Federico Delpero produzione/production Los Films de Orfeo ** contatti/contacts Los Films de Orfeo Federico Delpero [email protected] Un professore di filologia, di ritorno da una lezione, viene interrogato in maniera serrata dalla moglie. La donna non condivide l’approccio pedagogico della sua Accademia delle Muse, che grazie al legame con la cultura classica dovrebbe rigenerare il mondo attraverso la poesia. Un progetto controverso, in grado di provocare un susseguirsi di situazioni in cui a dominare sono la parola e il desiderio. «Per fare En la ciudad de Sylvia sono partito da un’edizione della Vita nuova di Dante tradotta in modo meraviglioso da Raffaele Pinto. È così che ci siamo conosciuti. In quel film c’erano pochi dialoghi e la musa non era un personaggio vero e proprio. Forse in L’Accademia delle Muse, che si basa sulla parola e in cui prendono parte muse che sono donne in carne e ossa, si vede l’altro lato dello stesso concetto. Si tratta di qualcosa su cui devo ancora riflettere […]. Senza dubbio, però, alcuni dei concetti che in quel film circolavano senza parole, ora vengono discussi apertamente dai personaggi dell’Accademia delle Muse». ** A professor of philology, after returning home from a lesson, is closely interrogated by his wife. The woman doesn’t agree with the pedagogical approach of his Academy of the Muses, which, thanks to its ties with classical culture, is supposed to regenerate the world through poetry. A controversial project, which provokes a series of situations dominated by words and desire. “To make En la ciudad de Sylvia, I started with an edition of Dante’s Vita nuova, marvelously translated by Raffaele Pinto. This is how we became acquainted. There wasn’t much dialogue in that film and the muse wasn’t a real character. Maybe in L’Accademia delle Muse, which is based on words and in which the muses are flesh-and-blood women, the other side of the same concept can be seen. It’s something I still have to reflect on. […] But without a doubt, some of the concepts which circulated in the movie without words are now openly discussed by the characters of L’Accademia delle Muse.” 136 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO José Luis Guerín (Barcellona, Spagna, 1960) lavora come cineasta indipendente, esplorando i confini tra finzione e documentario attraverso film, video sperimentali e installazioni proiettati in festival, musei, gallerie ed esposizioni di tutto il mondo. Impegnato anche come insegnante di cinema e regia, ha girato alcuni film di grande importanza per il documentario contemporaneo, come Innisfree (1990) ed En construcción (2000), e nel 2007 e 2010 ha presentato alla Mostra di Venezia il film di finzione En la ciudad de Sylvia e il diario di viaggio Guest. José Luis Guerín (Barcelona, Spain, 1960) works as an independent filmmaker, exploring the boundary between fiction and documentary through films, experimental videos and installations projected in festivals, museums, galleries and exhibits throughout the world. He also teaches film and directing and has made films of great importance for the contemporary documentary, such as Innisfree (1990) and En construcción (2000). In 2007 and 2010, he presented the fiction film En la ciudad de Sylvia and the travel diary Guest at the Venice Film Festival. filmografia/filmography Los motivos de Berta (1983), Souvenir (cm, 1986), Innisfree (doc., 1990), Tren de sombras/El espectro de Le Thuit (1997), En construcción (doc., 2000), Unas fotos en la ciudad de Sylvia (mm, 2007), En la ciudad de Sylvia (2007), Guest (doc., 2010), Dos cartas a Ana (cm, doc., 2010), Correspondencias Jonas Mekas - J.L. Guerín (2011), Recuerdos de una mañana (cm, doc., 2011), Le Saphir de Saint-Louis (cm, doc., 2015), L’Accademia delle Muse (2015). TFFDOC - MEDITERRANEO lamine ammar-khodja BLA CINIMA Francia/France, 2014, HD, 82’, col. Lamine Ammar-Khodja (Bab Ezzouar, Algeria, 1983) si è trasferito nel 2013 a Parigi, dove ha studiato elettronica e informatica, per poi spostarsi a Grenoble a studiare cinema e regia documentaria. Dopo aver girato i cortometraggi Comment recadrer un hors-la-loi en tirant sur un fil, ’56 SUD e Alger moins que zéro, nel 2012 ha esordito nel lungometraggio con il documentario Demande à ton ombre, presentato al Fid di Marsiglia, dove ha vinto il premio per il miglior esordio. Nel 2013 ha partecipato al Torino Film Festival con Chroniques équivoques. STRAIGHT FROM THE STREET regia, suono/ director, sound Lamine Ammar-Khodja fotografia/cinematography Sylvie Petit montaggio/film editing Francine Lemaître produttori/producers Marie-Odile Gazin, Julie Nguyen Van Qui produzione/production The Kingdom ** contatti/contacts The Kingdom Appostato davanti al cinema Sierra Maestra di Algeri, ristrutturato dopo un glorioso passato ma ora completamente deserto, il regista Lamine Ammar-Khodja porge il microfono alle persone per parlare di cinema. Cosa devono mostrare i film perché gli spettatori vadano a vederli? Attraverso questa indagine e questi dialoghi spontanei, il regista dà la parola alla strada e a una realtà algerina poco nota. [email protected] «Il cinema è stato una porta d’ingresso per arrivare a parlare della vita di tutti i giorni. Volevo prendere il cinema e portarlo in strada, trasformando gente comune che passeggia in attori. Inoltre, la vera vita di Algeri la incontri per strada, e per me il cinema non è altro che vita. Mi piace citare spesso una frase di Henry Miller: “Ciò che non è in mezzo alla strada è falso, derivato, vale a dire: letteratura”». ** Standing in front of the Sierra Maestra cinema in Algiers, which was restructured after a glorious past but is completely deserted, the director Lamine Ammar-Khodja gives the microphone to passers-by to talk about cinema. What do films have to show in order to get people to go see them? Through this survey and these spontaneous conversations, the director lets the people on the street and a littleknown Algerian reality do the talking. “The cinema was a doorway to talk about everyday life. My idea was bringing cinema to the streets, transforming normal people passing by into actors. Moreover, it’s in the streets that you meet Algiers’ real life, and cinema for me is life. I often like to quote Henry Miller: ‘What is not in the open street is false, derived, that is to say, literature.’” 137 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Lamine Ammar-Khodja (Bab Ezzouar, Algeria, 1983) moved to Paris in 2013 to study electronics and computer science, after which he went to Grenoble to study film and documentary filmmaking. After making the shorts How to Reframe an Outlaw by Pulling at a Thread, ’56 South and Algiers Less Than Zero, he debuted in feature films in 2012 with the documentary Ask Your Shadow, which was selected for FIDMarseille and received the First Film Prize. In 2013 partecipated at the Torino Film Festival with Chroniques équivoques. filmografia/filmography Comment recadrer un hors-la-loi en tirant sur un fil (cm, 2010), ’56 SUD (cm, 2010), Alger moins que zéro (cm, 2010), Demande à ton ombre (doc., 2012), Chroniques équivoques (2013), Bla cinima (Straight from the Street, doc., 2014). TFFDOC - MEDITERRANEO ben rivers A DISTANT EPISODE Regno Unito/UK, 2015, 16mm, 18’, bn/bw A DISTANT EPISODE regia/director Ben Rivers produttore/producer Jacqui Davies produzione/production Artangel ** contatti/contacts Lux [email protected] www.lux.org.uk Girato sulle spiagge del Marocco, A Distant Episode – che prende il titolo da un racconto di Paul Bowles adattato da Rivers nel lungometraggio The Sky Trembles and the Earth Is Afraid and the Two Eyes Are Not Brothers – trasforma il backstage delle riprese di un film in un frammento onirico che mescola elementi di fantascienza e sguardo antropologico. «Inizialmente pensavo che il film dell’artista Shezad Dawood Towards the Possible avrebbe fatto da prologo a The Sky Trembles, e volevo coinvolgere nel progetto anche il narratore marocchino Mohammed Mrabet. Ci sono brevi filmati di lui seduto a fianco di Shakib, che è a sua volta il protagonista del film di Oliver Laxe di cui si vedono le riprese nella prima parte di The Sky Trembles. […] Ho provato a mettere insieme tutte queste cose in fase di montaggio, ma non ha funzionato... Sapevo però che avrei fatto un’installazione e che sarebbe stata molto più frammentaria, una versione esplosa dell’intero progetto. Quindi sì, c’è un dietro le quinte del film di Shezad, che ho chiamato confusamente A Distant Episode, anche se non ha nulla a che fare con il racconto di Bowles». ** Filmed on the beaches of Morocco, A Distant Episode – whose title is from a short story by Paul Bowles which Rivers adapted in the feature-length The Sky Trembles and the Earth Is Afraid and the Two Eyes Are Not Brothers – transforms the backstage of the shooting of a movie into a dreamlike fragment which blends elements of science fiction and an anthropological gaze. “Initially, I thought the movie by the artist Shezad Dawood Towards the Possible would be a prologue to The Sky Trembles and I wanted to involve the Moroccan narrator Mohammed Mrabet in the project as well. There are short clips of him sitting next to Shakib, who in turn starred in the film by Oliver Laxe, whose shots can be seen in the first part of The Sky Trembles. […] I tried to bring all these things together during editing but it didn’t work… But I knew that I would make an installation and that it would be much more fragmentary, an exploded version of the entire project. So, yes, there is a backstage to Shezad’s film, which I obscurely called A Distant Episode, even if it doesn’t have anything to do with A Distant Episode.” 138 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Ben Rivers ha studiato belle arti presso la Falmouth School of Art, interessandosi inizialmente alla scultura, per dedicarsi alla fotografia e alla produzione cinematografica, con un occhio di riguardo al documentario e alle contaminazioni con la finzione. Nel 1996 è stato tra i fondatori della Brighton Cinemateque. Ha ottenuto numerosi premi internazionali, tra cui, nel 2011, il premio Fipresci alla Mostra di Venezia per il suo primo lungometraggio, Two Years at Sea, e nel 2013 il premio per il miglior documentario al Torino Film Festival per A Spell to Ward Off the Darkness, diretto con Ben Russell. Ben Rivers studied fine arts at the Falmouth School of Art, initially focusing on sculpture and later shifting his interest to photography and film production, with a special eye on documentaries and their contamination with fiction. In 1996, he was one of the founders of the Brighton Cinemateque. He has received numerous international awards, including, in 2011, the FIPRESCI Award at the Venice Film Festival for his first feature film, Two Years at Sea, and in 2013 Best Documentary at the Torino Film Festival for A Spell to Ward Off the Darkness, which he directed with Ben Russell. filmografia essenziale/ essential filmography This Is My Land (cm, 2006), The Coming Race (cm, 2006), Ah, Liberty! (cm, 2008), I Know Where I’m Going (cm, 2009), Slow Action (cm, 2010), Two Years at Sea (2011), Phantoms of a Libertine (cm, 2012), A Spell to Ward Off the Darkness (coregia/codirector Ben Russell, 2013), Things (cm, doc., 2014), The Sky Trembles and the Earth Is Afraid and the Two Eyes Are Not Brothers (2015), A Distant Episode (cm, 2015). TFFDOC - MEDITERRANEO théo deliyannis EKLIPSI ANOFELOU FOTOS Grecia/Greece, 2015, 16mm, 15’, col., muto/silent Théo Deliyannis è un filmmaker francese di origine greca. Dal 2014 è socio del laboratorio LabA di Atene, uno spazio indipendente dedicato allo sviluppo e alla produzione di film. Attualmente vive a Parigi, dove lavora per la casa di distribuzione Collectif Jeune Cinéma e per il festival Different and Experimental Cinema. ECLIPSE OF USELESS LIGHT regia, sceneggiatura, montaggio, produttore/ director, screenplay, film editing, producer Théo Deliyannis fotografia/cinematography Vassily Bourikas, Théo Deliyannis interpreti/cast Léo Lacan, Nepheli Gambade produzione/production LabA ** Theo Deliyannis [email protected] Su un’isola deserta del Mar Egeo, colpita da un sortilegio, un giovane si aggira nudo. La sua esplorazione della natura incontaminata che lo circonda procede solitaria, inondata dalla luce abbacinante del sole estivo. Improvviso, l’incontro con un gruppo di turisti che si sta bagnando nel mare. La vista di una ragazza sembra destarlo dal desiderio di isolamento. «Questo film rappresenta la conclusione di un percorso di formazione svoltosi presso il LabA di Atene, un laboratorio dedicato allo sviluppo a mano della pellicola, fondato nel 2006 da Vassily Bourikas e Yannis Yaxas. È stato girato con un budget molto basso e con una troupe formata da due sole persone». ** A young man wanders around naked on an enchanted deserted island in the Aegean Sea. His solitary exploration of the pristine nature, inundated by the blinding light of the summer sun, continues until he suddenly comes upon a group of tourists swimming in the sea. The sight of a girl seems to awaken him from his desire for solitude. “This film is the conclusion of a learning process that took part in LabA (Athens, Greece), a place dedicated to hand-processing film, co-created by Vassily Bourikas and Yannis Yaxas in 2006. It was shot with a very small budget and a crew of two people.” 139 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Théo Deliyannis is a French filmmaker of Greek origin. Since 2014 he has been a partner of Athens’ LabA laboratory, an independent space dedicated to developing and producing films. At the moment he lives in Paris, where he works for the distribution company Collectif Jeune Cinéma and for the Different and Experimental Cinema Festival. filmografia/filmography Now Entire Earth Clings to You, Becomes Flesh of Your Flesh, and Cries Out of Chaos (cm, 2013), Eklipsi Anofelou Fotos (Eclipse of Useless Light, cm, 2015). TFFDOC - MEDITERRANEO vladimir tomić FLOTEL EUROPA Danimarca-Serbia/Denmark-Serbia, 2015, video, 70’, col. FLOTEL EUROPA regia, soggetto/ director, story Vladimir Tomić montaggio/film editing Srdjan Keca suono/sound Alex Pavlovic produttori/producers Srdjan Keca, Selma Jusufbegovic ** contatti/contacts Vladimir Tomić [email protected] www.vladimirtomic.com Nel 1992, un’ondata di profughi bosniaci in fuga dalla guerra raggiunge la Danimarca alla ricerca di asilo politico. Tra questi il dodicenne Vladimir, accompagnato dalla madre e dal fratello maggiore: i tre vengono alloggiati dalla Croce Rossa al Flotel Europa, un hotel galleggiante ancorato nel porto di Copenaghen. Vent’anni dopo Vladimir decide di mettere mano alle videocassette girate dalla sua famiglia e dagli altri residenti della struttura. «Durante la realizzazione di Flotel Europa mi è sembrato di rivivere un periodo della mia vita. Utilizzo la mia storia personale di ragazzino che cerca di trovare uno spazio e condurre una vita normale su una nave di rifugiati, nonostante intorno a lui ben poco sia normale. Allora mi trovai intrappolato in una zona incerta, come capita spesso ai profughi quando sono costretti a lasciare casa alla ricerca di una sistemazione più sicura. […] Attraverso questo piccolo racconto intimo ho cercato di narrare una storia ben più grande, ovvero come la Jugoslavia stesse cadendo a pezzi quando io iniziavo a masturbarmi». ** In 1992, a wave of Bosnian refugees fleeing from the war arrived in Denmark in search of political asylum. One of them was twelve-year-old Vladimir, accompanied by his mother and older brother; the Red Cross found accommodations for them at the Flotel Europa, a floating hotel anchored in Copenhagen’s port. Twenty years later, Vladimir decides to put his hand to the video cassettes shot by his family and other residents of the hotel. “Through the time of making Flotel Europa I felt as I relived that period of my life as I used my personal story of a kid who was trying to find his place and live a normal life on a refugee ship, when not much of what was around him was normal. I fell in to a space between time where refugees often find themselves when forced to leave their home in search of new stable ground. […] Through this small personal story I tried to tell a much bigger story, of how Yugoslavia fell apart while I was jerking off.” 140 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Vladimir Tomić (Sarajevo, Bosnia Erzegovina, 1980) vive e lavora a Copenaghen. Ha studiato presso l’Accademia reale danese delle belle arti, dove si è laureato nel 2009. Ha esordito nel 2003 con il cortometraggio Dead Nature and Movements, che insieme a The Pianist (2003) e The Mailman (2004) compone una trilogia. Successivamente ha prodotto altri corti e mediometraggi documentari, in cui combina videoarte e cinema della realtà. Il tema principale delle sue opere è la tensione, umana e universale, generata dai mutamenti delle strutture sociali. Vladimir Tomić (Sarajevo, Bosnia Herzegovina, 1980) lives and works in Copenhagen. He studied at the Royal Danish Academy of Fine Arts and graduated in 2009. He debuted in 2003 with the short Dead Nature and Movements, part of a trilogy along with The Pianist (2003) and The Mailman (2004). He then produced other short and medium-length films which combine video art and live filming. The principal theme of his work is the human and universal tension created by changes in social structures. filmografia/filmography Dead Nature and Movements (cm, doc., 2003), The Pianist (cm, doc., 2003), The Mailman (cm, doc., 2004), Echo (cm, doc., 2005), The Valley of Shadows (cm, doc., 2006), My Lost Generation (cm, doc., 2009), Unfinished Journeys (mm, doc., 2012), Flotel Europa (doc., 2015). TFFDOC - MEDITERRANEO anna roussillon JE SUIS LE PEUPLE I AM THE PEOPLE regia, fotografia/ director, cinematography Anna Roussillon montaggio/film editing Saskia Berthod, Chantal Piquet suono/sound Térence Meunier, Jean-Charles Bastion produttori/producers Karim Aitouna, Thomas Micoulet, Malik Menaï produzione/production Hautlesmains Productions, Narratio Films ** contatti/contacts Hautlesmains Productions Karim Aitouna, Thomas Micoulet [email protected] www.hautlesmainsproductions.fr La rivoluzione di piazza Tahrir vista attraverso gli occhi di Fahir, un contadino egiziano che abita nella valle del Nilo, vicino a Luxor. Gli schermi televisivi mandano in onda eventi di portata storica, vissuti e discussi in tutto il Paese: dalla deposizione di Mubarak alla caduta di Morsi, all’instaurazione del regime militare. Le speranze, le paure e la delusione di un’intera nazione sono raccontate attraverso la quotidianità di chi vive lontano dagli scontri di potere, ma vuole a suo modo cambiare la sorte del proprio popolo. «Il film mostra come un pensiero politico attecchisca in un’area rurale, dando il via a un dibattito a volte ai margini, a volte nel cuore della vita quotidiana. A poco a poco, si assiste a un risveglio delle coscienze nell’entroterra di un Paese in cui è scoppiata la scintilla della rivolta. Ho voluto distanziarmi dal “centro” degli eventi, dall’occhio del ciclone, per ottenere uno sguardo più ravvicinato all’entusiasmo, ai dubbi e ai cambiamenti che stavano nascendo, nel momento in cui la scossa della rivoluzione raggiungeva l’Egitto contadino». ** The Tahrir Square Revolution seen through the eyes of Fahir, an Egyptian farmer who lives in the Nile Valley near Luxor. The historic events that unfold on the television screens are experienced and discussed throughout the country: from the overthrow of Mubarak to the deposition of Morsi, to the instauration of the military regime. The film shows the hopes, fears, and disappointment of an entire nation through the everyday lives of those who are far from the clashes of power, but who still what to change their people’s destiny. “The film shows how political thinking takes root in a rural area, giving rise to debate – sometimes on the margins and sometimes in the heart of daily life. Little by little, a certain political awakening occurs, in the hinterlands of a country that sparked a revolution. I distanced myself from the ‘center’ of events, from the eye of the storm, to get a closer look at the enthusiasm, questioning, and reconfigurations that were occurring, as ripples from the revolution reached rural Egypt.” 141 SOMMARIO NARRATIO FILMS © HAUTLESMAINS PRODUCTIONS Francia/France, 2015, HD, 111’, col. TFFDOC - MEDITERRANEO Anna Roussillon (Beirut, Libano, 1980) è cresciuta al Cairo per trasferirsi successivamente a Parigi. Ha studiato filosofia, lingue, letteratura e cultura araba e regia documentaristica a Lussas. Diplomatasi in arabo, vive a Lione, dove lavora come insegnante e traduttrice di testi letterari, oltre a partecipare a programmi radiofonici. Je suis le peuple è il suo primo lungometraggio. Anna Roussillon (Beirut, Lebanon, 1980) grew up in Cairo before moving to Paris. She studied philosophy, languages, literature, Arabic studies, and documentary filmmaking in Lussas. She earned a degree in Arabic and lives in Lyon, where she teaches, translates works of literature, and participates to many radio shows. Je suis le peuple is her first feature film. filmografia/filmography Je suis le peuple (doc., 2015). TFFDOC - MEDITERRANEO gaël teicher, freddy denaës JDP/JLG 1963-2012 Francia/France, 2012, video-16mm, 28’, col. JDP/JLG 1963-2012 a cura di/edited by Gaël Teicher, Freddy Denaës cast/interprete Jean-Luc Godard ** contatti/contacts La Traverse Gaël Teicher [email protected] Un’intervista a Jean-Luc Godard sul suo legame con Méditerranée di Jean-Daniel Pollet, a cui dedicò una famosa e appassionata riflessione sui «Cahiers du cinéma» e di cui utilizzò frammenti in Film Socialisme. «Cosa sappiamo di noi stessi, all’infuori del fatto che siamo nati migliaia di anni fa… […] Di quell’attimo decisivo e naturale, Méditerranée ci consegna se non il mazzo completo, almeno le chiavi più importanti... e anche le più fragili… In questa ordinaria serie di immagini in 16mm sulle quali soffia lo straordinario spirito del 70mm, spetta adesso a noi saper trovare lo spazio che solo il cinema è capace di trasformare in tempo perduto… O piuttosto il contrario. Perché ecco piani levigati e curvi abbandonati sullo schermo come un ciottolo sulla riva… Poi, ogni montaggio, come un’onda, viene a imprimervi e a cancellare la parola ricordo, la parola felicità, la parola donna, la parola cielo…» (J.-L. Godard, «Cahiers du cinéma», febbraio 1967). ** An interview with Jean-Luc Godard about his bond with Méditerranée by Jean-Daniel Pollet, to which he dedicated a famous and passionate reflection in “Cahiers du cinéma” and clips of which he used in Film Socialisme. “What do we know about ourselves, except for the fact that we were born thousands of years ago… […] Of that decisive and natural instant, Méditerranée doesn’t consign us a full deck of cards, but at least the most important keys… and even the most fragile ones… In that ordinary series of images in 16mm, over which the extraordinary spirit of 70mm wafts, it is now up to us to find the space that only cinema is able to transform into lost time… Or rather the contrary. Because here are smoothed planes and curves abandoned on the screen like a pebble on the shore… Then, every editing, like a wave, comes to imprint and to cancel the word memory, the word happiness, the word woman, the word sky…” (J.-L. Godard, “Cahiers du cinéma,” February 1967). 142 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Jean-Luc Godard (Parigi, Francia, 1930) è tra i protagonisti assoluti della nouvelle vague, prima come critico militante dei «Cahiers du Cinéma» negli anni Cinquanta, poi come regista fin dall’esordio con Fino all’ultimo respiro (1960). Godard si è imposto in quasi cinquant’anni di carriera come uno dei più radicali e rigorosi innovatori del linguaggio cinematografico. Nel 2006 il Centre Pompidou di Parigi gli ha dedicato una retrospettiva completa. Jean-Daniel Pollet (La Madeleine, Francia, 1936 - Cadenet, Francia, 2004) ha deciso al liceo di fare il regista e da quel momento si è dedicato al cinema con alterne fortune: basti pensare a La ligne de mire (1960), mai mostrato al pubblico e attaccato dalla nouvelle vague, o al successo di Méditerranée, accolto come un capolavoro dai «Cahiers du cinéma». Il sodalizio artistico con Claude Melki, l’impegno durante il maggio francese, la frequentazione degli ambienti del Cinema Nôvo brasiliano sono tutti elementi che rientrano nel cinema di Pollet, scomparso nel 2004 dopo una lunga e proficua carriera. Nel 1998 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa. Jean-Luc Godard (Paris, France, 1930) is one of the absolute protagonists of the nouvelle vague, first as a militant film critic of “Cahiers du cinéma” during the 1950s, then as a director, right from his debut with À bout de souffle (1960). Over the course of an almost fifty-year career, Godard asserted himself as one of the most radical and rigorous innovators of the film language. In 2006 the Centre Pompidou in Paris dedicated a complete retrospective to him. Jean-Daniel Pollet (La Madelaine, France, 1936 - Cadenet, France, 2004) decided he would become a director in high school, and has dedicated his life to cinema ever since, with mixed success: La ligne de mire (1960), for instance, was never publicly released and was criticized by the Nouvelle Vague; Méditerranée was a resounding success, elevated as a masterpiece the “Cahiers du cinéma.” His creative partnership with Claude Melki, his role in France’s May 1968 protests, or in the circles of Brazilian Cinema Nôvo are all elements that resurface in Pollet’s cinema. He died in 2004 after a long and prolific career, to which the Torino Film Festival dedicated a complete retrospective in 1998. TFFDOC - MEDITERRANEO jean-daniel pollet MÉDITERRANÉE Francia/France, 1963, 35mm, 44’, col. MÉDITERRANÉE regia, fotografia, montaggio, produttore/director, cinematography, film editing, producer Jean-Daniel Pollet sceneggiatura/screenplay Philippe Sollers musica/music Antoine Duhamel ** contatti/contacts La Traverse Gaël Teicher [email protected] «Per Méditerranée ho viaggiato tre mesi e mezzo, percorrendo quindici Paesi del bacino del Mediterraneo, ma ho rifiutato da subito l’idea di fare un documentario. Avrei potuto indugiare girando sequenze di piramidi, di templi greci o di feste di paese, ma mi sono astenuto dall’entrare nei diversi soggetti. Ecco perché ho filmato un solo elemento per piano: per usarli poi nel montaggio come parole, come segni. Ho filmato manifestazioni di queste culture sepolte ma ancora capaci di parlarci. Volevo a tutti i costi che non venisse intaccata la presenza libera delle cose. Trovo più facile filmare le cose che le persone. Credo molto nel “partito preso delle cose” di Francis Ponge. La letteratura moderna ha dimostrato che l’ambiente nel quale viviamo ha la stessa importanza della vita stessa. Mi rifiuto di considerare l’ambiente come semplice scenario. Gli autori contemporanei sono spesso accusati di essere cerebrali e complessi. Ma non è vero; al contrario, vogliono avere uno sguardo vergine rispetto alle cose. Nulla di più semplice e di più onesto della loro attitudine». (J.-D. Pollet) ** “I traveled for three and a half months to make Méditerranée, through fifteen countries along the Mediterranean, but I refused from the get-go the idea of making a documentary. I could’ve dwelled upon pyramids, Greek temples, town fairs, but I refrained from delving into the various subjects. Which is why there’s only one element per shot: so I could them use them like words or signs once I sat at the editing table. I shot expressions of these buried cultures that still find a way to communicate with us. I wanted the presence of things to remain undisturbed. I find it easier to film things rather than people. I truly believe in Francis Ponge’s ‘voice of things.’ Modern literature proves that the environment surrounding us is just as important as life itself. I refuse to consider the environment like a simple backdrop. Contemporary authors are often criticized for being too cerebral and complex, but it isn’t so: they just want to have a fresh look on things. There is nothing simpler and more honest than their approach.” (J.-D. Pollet) 143 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Jean-Daniel Pollet (La Madeleine, Francia, 1936 - Cadenet, Francia, 2004), cineasta difficilmente assimilabile a una scuola o tendenza, ha deciso al liceo di fare il regista e da quel momento si è dedicato al cinema con alterne fortune: basti pensare a La ligne de mire (1960), mai mostrato al pubblico e pesantemente attaccato dalla nouvelle vague, o, al contrario, allo stesso Méditerranée, accolto al contrario come un capolavoro dai «Cahiers du cinéma». Il sodalizio artistico con Claude Melki, l’impegno durante il maggio francese, la frequentazione degli ambienti del Cinema Nôvo brasiliano, sono tutti elementi che rientrano nel cinema di Pollet, scomparso nel 2004 dopo una lunga e proficua carriera. Nel 1998 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa. Jean-Daniel Pollet (La Madelaine, France, 1936 - Cadenet, France, 2004) as a filmmaker can hardly be classified by a school of thought or trend. He decided he would become a director in high school, and has dedicated his life to cinema ever since, with mixed success: La ligne de mire (1960), for instance, was never publicly released and was severely criticized by the Nouvelle Vague; Méditerranée, on the other hand, was a resounding success, elevated as a masterpiece by the “Cahiers du Cinéma.” His creative partnership with Claude Melki, his role in France’s May 1968 protests, or in the circles of Brazilian Cinema Nôvo, are all elements that resurface in Pollet’s cinema. He died in 2004 after a long and prolific career, to which the Torino Film Festival dedicated a complete retrospective in 1998. filmografia essenziale/ essential filmography Bassae (cm, 1964), Une balle au cœur (1965), Le Horla (mm, 1966), La Femme au cent visages (cm, 1966), Les Morutiers (cm, 1966), Tu imagines Robinson (1967), L’amour c’est gai, l’amour c’est triste (1968), Le Maître du temps (1970), Le Sang (1972), L’Ordre (1973), L’Acrobate (1975), Pascale et Madi (cm, 1976), Pour mémoire (1980), Au père Lachaîse (cm, 1986), Contretemps (1988), Trois jours en Grèce (1990), Dieu sait quoi (1996). TFFDOC - MEDITERRANEO andrea deaglio SHOW ALL THIS TO THE WORLD Italia/Italy, 2015, HD, 55’, col. SHOW ALL THIS TO THE WORLD regia/director Andrea Deaglio montaggio/film editing Enrico Giovannone suono/sound Niccolò Bosio produzione/production Mu Film ** contatti/contacts Mu Produzioni Audiovisive [email protected] www.mufilm.it Giugno 2015. Frontiera tra Italia e Francia. Un gruppo di migranti africani, respinto al confine con la Francia, occupa gli scogli sul mare e chiede a gran voce la possibilità di proseguire il proprio viaggio verso i Paesi del Nord, diventando in poche ore il caso simbolo dell’emergenza profughi in Europa. «Questo film è il risultato di ventiquattro ore passate alla frontiera di Ventimiglia, dove ho liberamente registrato immagini e suoni di quello che stava accadendo davanti ai miei occhi. Rivedendo e riascoltando il materiale, una frase in particolare mi sembrava potesse diventare il filo attorno al quale arrotolare la matassa: “Take pictures, c’mon take pictures. Show all this to the world”. La pronuncia un ragazzo africano che assegna alla videocamera il ruolo di testimone. Migranti, giornalisti, fotografi, poliziotti, politici, cittadini, attivisti, turisti, volontari: tutti sugli scogli, tutti sul confine, ognuno alla ricerca del suo ruolo dentro lo “show”». ** June 2015. The border between Italy and France. A group of migrant Africans, turned back at the border by the French, occupies the rocks on the sea and loudly asks to be allowed to continue their journey toward northern Europe. In just a few hours they become the symbol of the refugee emergency in Europe. “This movie is the result of twenty-four hours spent on the border at Ventimiglia, where I freely recorded images and sounds of what was happening in front of my eyes. When I look at and listen to the material again, one phrase in particular seems to be the thread around which the entire problem can be wound: ‘Take pictures, c’mon take pictures. Show all this to the world.’ An African guy says this, making the video camera a witness. Migrants, journalists, photographers, police, citizens, activists, tourists, volunteers: everybody on the rocks, everybody at the border, everybody searching for their own role within the ‘show.’” 144 SOMMARIO TFFDOC - MEDITERRANEO Andrea Deaglio (Torino, 1979) ha compiuto studi cinematografici e con Mu Film realizza documentari e produzioni audiovisive. Nel 2007 ha diretto Nera - Not the Promised Land, grazie al quale ha partecipato al Festival del cinema africano di Milano, al Bellaria Film Festival e al festival CinemAmbiente di Torino. Il futuro del mondo passa da qui City Veins (2010) è stato presentato al Torino Film Festival e ha vinto il premio Joris Ivens per il miglior film d’esordio internazionale al Cinéma du réel di Parigi e il primo premio Docucity a Milano. Il film è diventato in seguito un progetto partecipato e una mostra itinerante, terminata con la pubblicazione di un libro fotografico collettivo. Andrea Deaglio (Turin, Italy, 1979) studied film and makes documentaries and audiovisual productions with Mu Film. In 2007, he directed Nera - Not the Promised Land, with which he participated at the Festival of African Cinema in Milan, the Bellaria Film Festival and the CinemAmbiente festival in Turin. Il futuro del mondo passa da qui - City Veins (2010) was presented at the Torino Film Festival and won the Joris Ivens Award for Best International Debut Film at the Cinéma du réel festival in Paris and the first prize at Docucity in Milan. The movie later became a participatory project and a traveling exhibit, which ended with the publication of a collective book of photographs. filmografia/filmography Nera - Not the Promised Land (cm, doc., 2007), Il futuro del mondo passa da qui - City Veins (doc., 2010), Storie di uomini e lupi (coregia/codirector Alessandro Abba Legnazzi, 2015), Show All This to the World (mm, doc., 2015). TFFDOC - EVENTI SPECIALI rithy panh LA FRANCE EST NOTRE PATRIE Francia-Cambogia/France-Cambodia, 2014, 35mm-HD, 75’, bn/bw-col. FRANCE IS OUR COUNTRY regia, fotografia, montaggio/director, cinematography, film editing Rithy Panh sceneggiatura/screenplay Christophe Bataille musica/music Marc Marder produzione/production CDP - Catherine Dussart Productions ** contatti/contacts CDP [email protected] www.cdpproductions.fr Una meditazione sognante sulla colonizzazione francese dell’Indocina, in cui filmati di repertorio risalenti alla prima parte del ventesimo secolo si mescolano a immagini di precedenti film di Rithy Panh, interviste, scenografie, disegni, musica e parole. Non un pamphlet anticolonialista, e nemmeno una rivendicazione identitaria, ma una riflessione sul tempo e la memoria. O forse la storia di un incontro mancato tra due culture, due sensibilità e due immaginari, che ha portato a un esito tragico e brutale, quando avrebbe potuto evitare guerre, caos e distruzione. «Il rapporto fra la Francia e le sue vecchie colonie è da sempre complicato. Non siamo in grado di guardare in modo sereno a questa storia collettiva». ** A dreamlike meditation on the French colonization of Indochina, in which archive film clips dating back to the first part of the 20 century alternate with images of earlier films by Rithy Panh, interviews, sets, drawings, music and words. Neither an anti-colonial pamphlet nor an identitary revendication, but rather a reflection on time and memory. Or perhaps the story of a missed encounter between two cultures, two sensitivities and two imaginations, which had tragic and brutal consequences when it might have avoided wars, chaos and destruction. TH “The relationship between France and its old colonies has always been complicated. We are unable to look at this collective history serenely.” 145 SOMMARIO TFFDOC - EVENTI SPECIALI Rithy Panh (Phnom Penh, Cambogia, 1964) dal 1975, per alcuni anni, è stato costretto a lavorare nei campi di lavoro dei Khmer rossi. Fuggito e rifugiatosi in Thailandia, nel 1980 si è trasferito a Parigi, dove si è laureato all’Idhec. Come regista è noto per i lavori documentari dedicati alla Cambogia, tra cui La terre des âmes errantes (1999), premiato al Cinéma du réel di Parigi, e S21, la machine de mort Khmère Rouge (2003), presentato a Cannes e al Torino Film Festival. Ha diretto anche lavori di finzione, come Rice People (1994) e Un soir après la guerre (1998), selezionato al Certain regard di Cannes, e Un barrage contre le Pacifique, presentato ai festival di Toronto e Roma. Nel 2013 ha vinto Un certain regard di Cannes con L’image manquante, presentato anche al Torino Film Festival. Rithy Panh (Phnom Penh, Cambodia, 1964), starting in 1975, was forced to work in labor camps by the Khmer Rouge. In 1979, he escaped to the refugee camp in Mairut, Thailand, and in 1980 moved to Paris, where he graduated from the IDHEC. As a director, he is best known for his documentaries about Cambodia, which include La terre des âmes errantes (1999), awarded at Cinéma du réel in Paris, and S 21, la machine de mort Khmère Rouge (2003), presented at Cannes and at Torino Film Festival. He has also directed fiction films, such as Rice People (1994) and Un soir après la guerre (1998), selected for Un certain regard at Cannes, and Un barrage contre le Pacifique, presented at the festivals in Toronto and Rome. In 2013 he won Un certain regard in Cannes with L’image manquante, then selected in Torino too. filmografia/filmography Site 2 (doc., 1989), Souleymane Cissé (doc., tv, 1990), Cambodge, entre guerre et paix (1992), Neak sre (Rice People, 1994), Bophana, une tragédie cambodgienne (doc., 1996), Un soir après la guerre (1997), La terre des âmes errantes (doc., 1999), Que la barque se brise, que la jonque s’entrouvre (tv, 2000), S 21, la machine de mort Khmère Rouge (doc., 2002), Les gens d’Angkor (doc., 2003), Les artistes du Théâtre Brûlé (doc., 2005), Le papier ne peut pas envelopper la braise (doc., 2007), Un barrage contre le Pacifique (2008), Gibier d’élevage (2011), L’image manquante (doc., 2013), La France est notre patrie (doc., 2014). TFFDOC - EVENTI SPECIALI MISS CINEMA ARCHIVIO MOSSINA Italia/Italy, 2015, 16mm, 50’, bn/bw. a cura/edited by Rinaldo Censi, Home Movies Archivio nazionale del film di famiglia ** contatti/contacts Home Movies Archivio Nazionale del Film di Famiglia [email protected] www.homemovies.it Un catalogo di provini 16mm (1942-1952) dall’Archivio di Home Movies (fondo Mossina). Ritratti di ragazze, aspiranti stelle del cinema perlopiù sconosciute e anonime che partecipano a concorsi di bellezza e casting per pellicole non identificate. Si ripetono alcune pose, piccole finzioni, giochi davanti alla macchina da presa: c’è chi legge una rivista, chi si finge segretaria. Come nei giochi d’infanzia: io sono questo, tu interpreti quello. Il disagio a volte è eloquente. Il gioco è scoperto fin dall’inizio. Gli screen test oscillano dunque tra affettazione e splendida nonchalanche. E proprio questa corda tesa o allentata tra l’obiettivo e la modella dice più di qualsiasi trattato sull’attore. O forse, semplicemente, la macchina da presa ama certi volti e ne rifiuta altri. L’immagine oscilla, viene mangiata da improvvisi flash, perde il fuoco, mostra le tracce di inizio e fine rullo. Abbiamo pensato di lasciare tutto (bellezza dell’errore: alcune pellicole sono state rifilmate, le immagini vi appaiono dunque sovrimpresse). In poche parole, consideriamo questi materiali alla stregua di documenti (per studi a venire). Ma, oltre a questo, ci piace pensarli come «materiale trovato» (piccolo bazar archeologico); esageriamo: una specie di ready-made filmico. Sono materiali filmici insoliti e inediti, testimonianze di un’epoca cruciale: il passaggio dal tempo della guerra alla repubblica di Miss Italia. Rinaldo Censi L’Archivio nazionale del film di famiglia è nato oltre dieci anni fa con l’obiettivo di salvare e trasmettere il cinema amatoriale e familiare, un patrimonio audiovisivo nascosto e inaccessibile. L’Archivio è stato fondato ed è tuttora gestito da Home Movies, l’associazione di un gruppo di ricerca formatosi all’inizio degli anni Duemila con l’intento di promuovere e organizzare lo studio, l’archiviazione e la valorizzazione del cinema amatoriale e familiare. Home Movies raccoglie dunque le pellicole cinematografiche conservate dalle famiglie italiane, con l’impegno di prendersi cura dei veri e propri archivi filmici che esse custodiscono. Col tempo il raggio d’interesse e azione di Home Movies si è allargato, includendo nell’attività di recupero gli archivi audiovisivi in possesso di soggetti diversi come imprese, scuole, parrocchie, associazioni, e altro. 146 SOMMARIO TFFDOC - EVENTI SPECIALI A catalog of 16mm screen tests (1942-1952) from the Home Movie Archive (Mossina Fund). Portraits of girls, aspiring movie stars, for the most part unknown and anonymous, as they participate in beauty contests and castings for unidentified movies. They repeat a few poses, small pretenses, games in front of the movie camera. Some read a magazine, others pretend to be secretaries. Like a children’s game: I’m this, you pretend to be that. Sometimes their embarrassment is eloquent. The game is revealed right from the start. The screen tests oscillate between affectation and splendid nonchalance. And this tightened or loosened cord between the lens and the model says more than any treatise about the actor. Or maybe the movie camera simply loves certain faces and rejects others. The image wavers, it is eaten by sudden flashes, it goes out of focus, it shows the traces of the beginning or the end of a reel. We thought we’d leave everything in (the beauty of error: some films were re-shot, the images thus seem superimposed). In other words, we consider this material just like documents (for future studies). But, besides this, we like to think of them as “found material” (a small archeological bazaar); we’re exaggerating, a sort of ready-made film. It is unusual and unreleased filmic material, which bears witness to a crucial era: the passage from the time of war to the republic of Miss Italia. Rinaldo Censi The Italy’s Amateur Film Archive was born over ten years ago with the mission to preserve and harness the amateur and family film, a still hidden and inaccessible audiovisual heritage. The Archive was founded and is managed by Home Movies Association, a research group involved, still 2002, in promoting and organizing the study, storage and enhancement of amateur and family film. Home Movies collects the films preserved by Italian families, with a aim to take care of the immense patrimony that they represent. Over time Home Movies’ range of interest and action widened, including the recovery of audiovisual archives in possession of different subjects such as companies, schools, parishes, associations, and more. TFFDOC - EVENTI SPECIALI chantal akerman LETTRE D’UN CINÉASTE: CHANTAL AKERMAN Francia/France, 1984, video, 8’, col. LETTRE D’UN CINÉASTE: CHANTAL AKERMAN regia/director Chantal Akerman montaggio/editing Patrick Mimouni interpreti/cast Aurore Clément, Chantal Akerman, Colleen Camp, Marilyn Watelet produttori/producers Anne Andreu, Michel Boujut, Claude Ventura ** contatti/contacts Ina [email protected] www.ina.fr «Per fare cinema, servono dei personaggi». In Lettre d’un cinéaste, il personaggio (doppio) è Aurore Clément, scelta letteralmente per il suo nome («aurora»: inizio che giunge dopo la notte dell’immagine vietata). «Per fare cinema, bisogna alzarsi». Una volta alzata, la cineasta si veste; una volta vestita, incontra delle persone; e, se l’incontro avviene intorno a un tavolo, allora mangia e beve. Ma cosa? È così che la cineasta passa dalla legge alla vita, dal proibito al lavoro, dal cielo vuoto alla città popolata di amici. ** “To make movies, you need characters.” In Lettre d’un cineaste, the (double) character is Aurore Clément, who was literally chosen for her name (“aurora”: a beginning that comes after the night of forbidden images). “To make movies, you have to get up.” After getting up, the filmmaker gets dressed; once she’s dressed, she encounters people; and if the encounter takes place around a table, she eats and drinks. But what? This is how the filmmaker passes from law to life, from prohibition to work, from the empty sky to the city crowded with friends. Chantal Akerman (Bruxelles, Belgio, 1950 - Parigi, Francia, 2015), una tra le più importanti registe della scena avanguardista e femminista degli anni Settanta, è arrivata al cinema a quindici anni, dopo aver visto Il bandito delle ore undici di Godard. Ha esordito nel 1968 con Saute ma ville, a cui hanno fatto seguito nel 1972 La chambre e Hôtel Monterey e nel 1974 Je, tu, il, elle. Trasferitasi a New York, ha conosciuto artisti come Jonas Mekas, Andy Warhol e Stan Brackage e ha diretto nel 1975 il suo film più conosciuto, Jeanne Dielman, 23, rue du Commerce, 1080 Bruxelles. Negli anni, ha attraversato Paesi e generi con film come Golden Eighties (1986), D’Est (1983), Un divano a New York (1996), La captive (2000, presentato al Torino Film Festival), La folie Almayer (2011). Il suo ultimo film, No Home Movie (2015), è stato presentato all’ultimo festival di Locarno. Chantal Akerman (Brussels, Belgium, 1950 - Paris, France, 2015), one of the most important avant-garde and feminist directors of the 1970s, got her start in film at fifteen years of age, after seeing Pierrot le Fou by Godard. She debuted in 1968 with Saute ma ville, which was followed in 1972 by La chambre and Hôtel Monterey and in 1974 by Je, tu, il, elle. She moved to New York, where she frequented artists such as Jonas Mekas, Andy Warhol and Stan Brackage. In 1975 she directed her best-known film, Jeanne Dielman, 23, rue du Commerce, 1080 Bruxelles. Over the years, she has traversed countries and genres with movies such as Golden Eighties (1986), D’Est (1983), Un divan à New York (1996), La Captive (2000, presented at the Torino Film Festival), and La folie Almayer (2011). Her final film, No Home Movie (2015), was presented at the last Locarno Film Festival. filmografia essenziale/ essential filmography Saute ma ville (cm, 1968), Je, tu, il, elle (1974), Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975), News from Home (doc., 1977), Toute une nuit (Tutta una notte, 1982), Les années 80 (doc., Gli anni 80, 1983), Letters Home (1986), Histoires d’Amérique (1989), Nuit et jour (Notte e giorno, 1991), Tous les garçons et les filles de leur âge... (tv, ep. Portrait d’une jeune fille de la fin des années 60 à Bruxelles, 1994), Sud (doc., 1999), De l’autre côté (doc., 2002), Demain on déménage (2004), Là-bas (doc., 2006), La folie Almayer (2011), No Home Movie (doc., 2015). 147 SOMMARIO TFFDOC - EVENTI SPECIALI TFFDOC - EVENTI SPECIALI chantal akerman CHANTAL AKERMAN PAR CHANTAL AKERMAN Francia/France, 1996, video, 64’, bn/bw-col. CHANTAL AKERMAN PAR CHANTAL AKERMAN regia/director Chantal Akerman fotografia/cinematography Raymond Fromont, Philippe Gilles montaggio/film editing Claire Atherton suono/sound Xavier Vauthrin produttori/producers Janine Bazin, André S. Labarthe ** contatti/contacts Ina [email protected] www.ina.fr Contattata per realizzare un episodio della serie Cinéastes de notre temps, Chantal Akerman propone diversi nomi di cineasti che apprezza. Ma, dal momento che tutti gli artisti indicati sono già stati presi, decide di proporsi come soggetto del suo stesso film. Nasce così un autoritratto fatto di monologhi sul proprio lavoro e il proprio pensiero e di montaggi da film della sua carriera, come Jeanne Dielman, Saute ma ville, Hôtel Monterey, Histoires d’Amerique, Toute une nuit, Portrait d’une jeune fille de la fin des années 60 à Bruxelles, Les années 80. «Mi sono detta: se io stessa sono una “regista del nostro tempo”, il film che farei su di me, regista del nostro tempo, sarebbe una sorta di autoritratto. E il modo migliore per fare un autoritratto sarebbe parlare dei miei film, trattarli come materiale grezzo da montare per realizzarne uno nuovo. Che sarebbe poi, per l’appunto, il mio autoritratto. Ne ho parlato con i responsabili della serie e mi hanno detto che andava bene, a patto che nel film comparissi pure io e parlassi di me. Ed è lì che sono iniziati i problemi». ** Contacted to make an episode of the series Cinéastes de notre temps, Chantal Akerman proposed the names of various filmmakers she admired: but all the directors she mentioned had already been taken, so she suggested herself as the subject of her own film. This is the genesis of a self-portrait made of monologues about her own work and philosophy, and of edited clips from films of hers, such as Jeanne Dielman, Saute ma ville, Hôtel Monterey, Histoires d’Amerique, Toute une nuit, Portrait d’une jeune fille de la fin des années 60 à Bruxelles and Les années 80. “I said to myself, ‘I’m a director of our times, I’ll make the movie about myself, a director of our times; it will be a sort of self-portrait.’ And the best way to make a self-portrait is to talk about my movies, to treat them like rushes to edit in order to make a new film. Which would be, in fact, my self-portrait. I talked about it with the directors of the series and they said yes, as long as I appeared in it myself and talked about myself. And that’s when the problems began.” 148 SOMMARIO TFFDOC - EVENTI SPECIALI Chantal Akerman (Bruxelles, Belgio, 1950 - Parigi, Francia, 2015), una tra le più importanti registe della scena avanguardista e femminista degli anni Settanta, è arrivata al cinema a quindici anni, dopo aver visto Il bandito delle ore undici di Godard. Ha esordito nel 1968 con Saute ma ville, a cui hanno fatto seguito nel 1972 La chambre e Hôtel Monterey e nel 1974 Je, tu, il, elle. Trasferitasi a New York, ha conosciuto artisti come Jonas Mekas, Andy Warhol e Stan Brackage e ha diretto nel 1975 il suo film più conosciuto, Jeanne Dielman, 23, rue du Commerce, 1080 Bruxelles. Negli anni, ha attraversato Paesi e generi con film come Golden Eighties (1986), D’Est (1983), Un divano a New York (1996), La captive (2000, presentato al Torino Film Festival), La folie Almayer (2011). Il suo ultimo film, No Home Movie (2015), è stato presentato all’ultimo festival di Locarno. Chantal Akerman (Brussels, Belgium, 1950 - Paris, France, 2015), one of the most important avant-garde and feminist directors of the 1970s, got her start in film at fifteen years of age, after seeing Pierrot le Fou by Godard. She debuted in 1968 with Saute ma ville, which was followed in 1972 by La chambre and Hôtel Monterey and in 1974 by Je, tu, il, elle. She moved to New York, where she frequented artists such as Jonas Mekas, Andy Warhol and Stan Brackage. In 1975 she directed her best-known film, Jeanne Dielman, 23, rue du Commerce, 1080 Bruxelles. Over the years, she has traversed countries and genres with movies such as Golden Eighties (1986), D’Est (1983), Un divan à New York (1996), La Captive (2000, presented at the Torino Film Festival), and La folie Almayer (2011). Her final film, No Home Movie (2015), was presented at the last Locarno Film Festival. filmografia essenziale/ essential filmography Saute ma ville (cm, 1968), Je, tu, il, elle (1974), Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975), News from Home (doc., 1977), Toute une nuit (Tutta una notte, 1982), Les années 80 (doc., Gli anni 80, 1983), Letters Home (1986), Histoires d’Amérique (1989), Nuit et jour (Notte e giorno, 1991), Tous les garçons et les filles de leur âge... (tv, ep. Portrait d’une jeune fille de la fin des années 60 à Bruxelles, 1994), Sud (doc., 1999), De l’autre côté (doc., 2002), Demain on déménage (2004), Là-bas (doc., 2006), La folie Almayer (2011), No Home Movie (doc., 2015). I TA L I A N A . C O R T I | PERLA SARDELLA COMFORT ZONE | GIULIO | ELISABETTA FALANGA LA DOLCE CASA | OLIVIA MOLNÀR LE DOSSIER DE MARI S. | SILVIA BELLOTTI IL FOGLIO | PHILIP CARTELLI, MARIANGELA CICCARELLO LAMPEDUSA | UGO ARSAC NEUF CORDES | ALESSIA ZAMPIERI RITE OF PASSAGE | FABIO SCACCHIOLI, VINCENZO CORE SCHERZO | PEDRO LINO IL SUO NOME FRANCESCO DONGIOVANNI ANAPESON SQUILLACCIOTTI LA DERNIÈRE IMAGE SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I francesco dongiovanni ANAPESON Italia/Italy, 2015, HD, 38’, col. Francesco Dongiovanni (1978) vive e lavora in Puglia. Da tempo affronta temi come l’etnografia, il paesaggio, l’archivio, la memoria e il cinema antropologico e lavora per la casa di produzione Murex, da lui fondata con altri collaboratori. Prima di Anapeson (2015) ha realizzato i mediometraggi Densamente spopolata è la felicità (2011), Elegie dall’inizio del mondo - Uomini e alberi (2013) e Giano (2014). SLEEPLESS regia, montaggio/ director, film editing Francesco Dongiovanni soggetto/story dal saggio/from the essay Viaggio nel Regno di Napoli di/by Carl Ulysses von Salis-Marshlins sceneggiatura/screenplay Marco Cardetta, Francesco Dongiovanni fotografia/cinematography Vincenzo Pastore musica/music Pino Basile suono/sound Salahaddin Roberto Re David, Graziano Cammisa interprete/cast Salvatore Marci produttori/producers Cristina Piscitelli, Giovanni Antelmi, Massimo Modugno produzione/production Apulia Film Commission ** contatti/contacts The Open Reel Cosimo Santoro [email protected] www.theopenreel.it Il conte Carl Ulysses von Salis-Marshlins è stato un botanico e naturalista svizzero che nella sua vita ha viaggiato molto, osservando e studiando i luoghi da lui visitati. Nel 1789 ha dedicato un resoconto di viaggio al Regno di Napoli, raccontandovi le visite al Casino del Duca a San Basilio, in Puglia. Anapeson descrive questi luoghi oggi, insonni e abbandonati nella modernità distratta. «Il Casino del Duca, un antico palazzo che è castello e masseria, situato a San Basilio, vicino a Taranto, è stato per più di due millenni il fulcro della vita di un’intera regione, nonché il punto focale del latifondo più importante della Puglia. E oggi non è nulla: deturpato, distrutto e dimenticato. Questo film è soprattutto uno sguardo sul tempo. Come lascito, come rovine. Attraverso il racconto del viaggiatore svizzero settecentesco si consuma il contrasto tra i fasti passati e il degrado attuale, frutto di una modernità dominata dal brutto. La Storia come vestigia e come morte». ** Count Carl Ulysses von Salis-Marshlins was a Swiss botanist and naturalist who travelled extensively throughout his life, observing and studying the places he visited. In 1789 he wrote about his trip to the Kingdom of Naples, describing his visits to the Casino del Duca in San Basilio, Puglia. Anapeson depicts these places as they are today, sleepless and abandoned within the distracted modernity. “The Casino del Duca is an ancient palazzo, a cross between a palace and a manor farm, located in San Basilio, near Taranto. For two thousand years it was the beating heart of an entire region, as well as the focal point of the most important estate in Apulia. And today it’s nothing: marred, destroyed, and forgotten. But above all, this film looks at time, at its legacies and ruins. The story of the Swiss traveler from the 18 century evinces the contrast between its past splendor and current decay, deriving from a distracted modernity dominated by ugliness. History as a vestige and as death.” TH 150 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Francesco Dongiovanni (1978) lives and works in Apulia (Italy). He has been interested in ethnology, landscapes, archive, memory and anthropological cinema for a long time. He works for the production company Murex, which he founded with his collaborators. He directed the short features Densamente spopolata è la felicità (2011), Elegie dall’inizio del mondo - Uomini e alberi (2013), Giano (2014), and Anapeson (2015). filmografia/filmography Densamente spopolata è la felicità (mm, 2011), Elegie dall’inizio del mondo - Uomini e alberi (mm, 2013), Giano (mm, 2014), Anapeson (mm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I perla sardella COMFORT ZONE Italia/Italy, 2015, HD, 13’, col. Perla Sardella (Jesi, Ancona, 1991) ha studiato dal 2010 al 2015 presso la Naba, la Nuova accademia di belle arti di Milano, laureandosi in media design e arti multimediali con una tesi sull’autoreferenzialità nel cinema documentario. Vive e lavora tra Marche e Lombardia, collaborando a produzioni audiovisive come autrice, operatrice e montatrice. Comfort Zone (2015) è il suo cortometraggio d’esordio. Al momento sta lavorando al suo primo mediometraggio documentario. COMFORT ZONE regia, fotografia, montaggio/director, cinematography, film editing Perla Sardella musica, suono/ music, sound Carlo Maria Amadio interpreti/cast Sona Hovhannisyan, Hafid F. produzione/production Naba ** contatti/contacts Perla Sardella [email protected] A Dubai, una giovane donna in una città straniera è alla ricerca di uno sconosciuto. Sa della sua esistenza grazie alle foto e ai video che riceve da lui, senza che questi ne sia a conoscenza. Attraverso gli indizi digitali che estrapola, la ragazza tenta di scovare il ladro. Presto però farà la sua apparizione un altro personaggio: la macchina da presa, che segue la ragazza ma è attratta dalla realtà circostante. «Il film è basato sugli scatti autentici di Hafid, un ragazzo che dopo aver rubato un telefono ha dimenticato di disattivare l’autosincronizzazione delle foto. Così facendo, ha permesso che la legittima proprietaria del telefono vedesse su computer tutte le foto che Hafid scattava. Da questa disavventura è nato un sito, che è una sorta di vendetta della proprietaria del telefono nei confronti del ladro. Il mio lavoro parte proprio da qui. Il film gioca con le caratteristiche proprie di fiction e documentario e crea un esperimento che riflette sugli spazi, reali e digitali, e la loro connessione con l’essere umano: visibile, nascosto dietro una macchina da presa, presente solo in foto». ** Dubai. A young woman in a foreign city looking for a stranger. She knows him through the photos and videos she receives from him without his knowledge. Through a series of digital clues, she tries to find her phone’s thief. But it turns out to be someone else: the camera itself, which is following the girl while enticed by the world around her. “The film is based on the original pictures taken by Hafid, a kid who stole a phone but forgot to deactivate the photos’ auto-sync. This way, the phone’s legitimate owner could see on her computer all the pictures that Hafid was taking with her phone. The misadventure turned into a website, a sort of personal revenge from the phone’s owner. And that’s where my work started. The film plays with the characteristics of fictions and documentaries, creating an experiment that reflects on spaces, real and digital, and their connection with the being human: visible, behind the camera, present only in the frame.” 151 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Perla Sardella (Jesi, Ancona, Italy, 1991) studied in Milan’s New Academy of Fine Arts (NABA) from 2010 to 2015, where she received a degree in media design and multimedia arts and presented her thesis on the selfcenteredness of documentary filmmaking. She lives and works between the regions of Marche and Lombardy, collaborating in several audiovisual productions as a writer, cameraman, and editor. She is currently working on her first short feature documentary. filmografia/filmography Comfort Zone (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I giulio squillacciotti LA DERNIÈRE IMAGE Italia/Italy, 2015, HD, 7’, col. Giulio Squillacciotti (Roma, 1982) ha studiato storia dell’arte medievale a Barcellona e a Roma. Ha poi conseguito un master in arti visive presso l’Università di Architettura Iuav di Venezia. Il suo lavoro di artista e regista oscilla tra l’indagine di possibili narrazioni, la sofisticazione di eventi reali e il documentario. Attualmente sta lavorando a un progetto di ricerca videoetnografico nel Sud dell’Iran, su riti di possessione e sciamanesimo. LAST IMAGE regia, sceneggiatura, produttore/director, screenplay, producer Giulio Squillacciotti fotografia/cinematography Lorenzo Pezzano musica/music Claudio Rocchetti interpreti/cast Maria Morganti, Gabrielle Coutronne (voce/voice) ** contatti/contacts Giulio Squillacciotti [email protected] Un museo deserto, all’apparenza abbandonato. La voce di una donna racconta vicende legate a un altro abbandono, quello di una persona con la quale ha condiviso tempo e spazi. Tra rapporto epistolare e autoriflessione, la narrazione si muove parallela al percorso visivo, generando un doppio binario tra la messa in scena e la storia. «Il piano sequenza di questo film è stato girato nel 2011 all’interno delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. In quel momento il museo era in fase di restauro e gli allestimenti di Carlo Scarpa, risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta, dovevano essere adattati a diverse necessità di fruizione. Il principio museografico che aveva guidato Scarpa è cambiato con l’aumento dei visitatori; allo scorrere del tempo si sono aggiunte necessità indipendenti dal contesto. Il girato è rimasto nel cassetto fino a ora. Quattro anni dopo, mi sembrava adatto per giustapporre la storia di un possibile abbandono vissuto da una donna agli ambienti del museo». ** An empty, seemingly abandoned museum. A woman’s voice narrating events connected to another abandonment, committed by a person with whom she shared time and spaces. The narration, halfway between an exchange of letters and a means of self-reflection, moves in parallel with the visual journey generating a double track between the set and the story. “We filmed the sequence shot for this movie in 2011 in the Gallerie dell’Accademia in Venice. The museum was being restored at the time, and Carlo Scarpa’s installations from the 1950s and 1960s had to be adapted to various needs. The museographic principle followed by Scarpa changed as the number of visitors increased; new necessities emerged over time, independent from the context. The footage remained in a drawer until now. Four years later, it seemed the right time to juxtapose the story of a possible abandonment experienced by a woman and the space of a museum.” 152 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Giulio Squillacciotti (Rome, Italy, 1982) studied medieval art history in Barcelona and Rome. He then completed a graduate degree in visual arts from the University of Architecture in Venice. His work as an artist and director sways between his search for possible stories, the sophistication of real events, and documentary. He is currently working on a videoethnographic research project in southern Iran on rites of possession and shamanism. filmografia/filmography Far, from Where We Came (cm, 2008), A Moveable Aesthetics (cm, 2009), Zimmerreise (cm, 2010), Casi la Mitad de la Historia (cm, 2011), RMHC 1989/1999 Hardcore a Roma (cm, 2012), La dernière image (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I elisabetta falanga LA DOLCE CASA Italia/Italy, 2015, HD, 18’, col. Elisabetta Falanga (Taormina, Messina, 1985) ha studiato tra Parma e Milano e si è laureata in chimica applicata al restauro e in arti visive e pittura. Con un percorso prevalentemente artistico, ha esposto in diversi spazi italiani e internazionali, partecipando a varie residenze per artisti. La dolce casa è il suo primo cortometraggio. SWEET HOME regia, soggetto/ director, story Elisabetta Falanga fotografia/cinematography Roberto Tenace, Riccardo Caruso, Elisabetta Falanga suono/sound Luigi Lombardi, Riccardo Caruso ** contatti/contacts Elisabetta Falanga [email protected] C’è una figlia alle prese con il senso di colpa e la memoria di un paese. Una ragazza che è portavoce di ciò che è stato. C’è un paese natìo, che nei suoi ricordi d’infanzia è scisso. I pezzi di sguardo respirano, sanciscono un profondo senso di non appartenenza. C’è l’assenza di un corpo, e una casa, svuotata e decadente, dove rientrare dopo più di vent’anni, senza dimenticare di avere sulle spalle tutta la violenza delle parole. Senza dimenticare ciò che era. «Giovanni è il matto del paese, un padre distante che non ha forma nei ricordi della figlia. Taormina è il punto di approdo, con le sue violenze verbali ricostruite da memorie di paese, senza filtro tra chi racconta (e non sa di essere osservato) e chi ascolta. La camera è un prolungamento del corpo, non sancisce distanza ma accentua ciò che non vediamo: paesaggi lontani, letti come luoghi di non appartenenza, particelle di memorie infantili. La casa d’infanzia e la tomba di un padre e di un matto, mai visto, forse neppure conosciuto, della cui faccia non si ha traccia, ma che tra quelle pareti ha vissuto gli ultimi momenti». ** A daughter is wracked with guilt and dealing with the memory of a country. A girl, spokesperson for what happened. In her childhood memories, her native country is divided. In the fragments of her glance there is a deep sense of not belonging. There is the absence of a body, and there is an empty, decaying home where she returns twenty years later, but she hasn’t forgotten that she is carrying on her shoulders all the violence of words. She hasn’t forgotten what has been. “Giovanni is the town fool; he is a distant father and a featureless form in her memories. Taormina is the landing place, with its verbal abuses, rebuilt by a country’s memory, without filters between the narrator that is unaware of being observed, and the listener. The camera is like an extension of the body, it doesn’t create distance, it accentuates what cannot be seen: distant landscapes, seen as places of non-belonging, particles of childhood memories. The home where she grew up, her father’s grave – a fool’s grave – that is never seen, maybe he is unknown, there are no traces of his face, but he lived his last happy moments between those walls.” 153 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Elisabetta Falanga (Taormina, Messina, Italy, 1985) studied in Parma and Milan and has degrees in chemistry applied to restoration, in visual arts and painting. She followed a predominantly artistic path, exhibiting her work in several venues in Italy and abroad, and participating to various artist residences. La dolce casa is her first short film. filmografia/filmography La dolce casa (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I olivia molnàr LE DOSSIER DE MARI S. Belgio/Belgium, 2015, HD, 28’, bn/bw-col. Olivia Molnàr, di madre italiana e padre ungherese, entrambi attori e drammaturghi, si è trovata immersa sin dall’infanzia nell’ambiente teatrale e artistico. Ha frequentato i primi tre anni di università a Venezia, studiando arti visive e dello spettacolo, e nel 2013 si è trasferita in Belgio, dove si è specializzata in narrazione e cinema d’animazione all’École de recherche graphique (Erg). Attualmente vive e lavora a Bruxelles. Le dossier de Mari S. è il suo primo cortometraggio, realizzato durante l’ultimo anno di studi. THE FILE OF MARI S. regia, sceneggiatura, interprete/director, screenplay, cast Olivia Molnàr montaggio/film editing Olivia Molnàr, Olivier Marbœuf suono/sound Thierry Bertomeu ** contatti/contacts Lou Jomaron [email protected] Molti anni dopo la Rivoluzione ungherese del 1956, Mari S. si ammala di Alzheimer. Sfogliando le pagine degli archivi segreti del regime socialista, la nipote cerca di ricostruire i suoi ricordi perduti. www.spectre-productions.com «Le dossier de Mari S. è nato in seguito a un viaggio a Budapest sulle tracce del passato della mia famiglia, immigrata in Italia a cavallo degli anni Sessanta. Ma da allora le strade hanno cambiato nome e la città sembra ansiosa di dimenticare la sua storia recente. Solo tra le pagine dell’archivio segreto del regime socialista ho ritrovato l’eco dei racconti che avevo ascoltato fin da bambina. Questo lavoro, che ripercorre le tappe della fuga della mia famiglia dall’Ungheria all’Italia, è diventato una riflessione sulle nozioni di eredità, memoria collettiva e oblio». ** Several years after the Hungarian Revolution of 1956, Mari S. is diagnosed with Alzheimer. Her granddaughter, flipping through the pages of the secret archive of the socialist regime, tries to reconstruct the memories she lost. “The idea for Le dossier de Mari S. came from a trip I took to Budapest in search of my family’s past, before they migrated to Italy in the early 1960s. Budapest has changed since then, the street names are different, the city seems anxious to forget its recent past. It was only in the pages of the socialist regime’s secret archive that I found the echo of the stories I’d been listening to ever since I was a little girl. As I traced back the steps of my family’s escape from Hungary to Italy, it turned into a reflection on the concepts of heritage, collective memory, and oblivion.” 154 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Olivia Molnàr has been surrounded by the world of theater and art since childhood: both her Italian mother and Hungarian father are actors and playwrights. She studied visual and performing arts in Venice for her first three years of university, then moved to Belgium in 2013 for a graduate degree in narration and animation at the École de recherche graphique (ERG). She currently lives and works in Brussels. Le dossier de Mari S. is her first short, which she made during this past school year. filmografia/filmography Le dossier de Mari S. (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I silvia bellotti IL FOGLIO Italia/Italy, 2015, HD, 18’, col. THE PAPER regia, fotografia, montaggio, voce/ director, cinematography, film editing, voice over Silvia Bellotti suono/sound Caterina Biasiucci, Claudia D’Angelo, Lea Dicursi, Margherita Panizon, Chiara Postiglione produzione/production Arci Movie, Filmap ** contatti/contacts Arci Movie, Filmap [email protected] www.centrofilmap.it È notte, la città è silenziosa e le saracinesche dei bar sono ancora abbassate. Ma in via Oberdan, a Napoli, cominciano ad arrivare persone che segnano il loro nome su un foglio attaccato al muro. Si tratta del preziosissimo elenco con il quale, in base all’ordine di arrivo, si entrerà negli uffici dell’Agenzia delle entrate. Con questo semplice atto di autorganizzazione, persone di ogni età, provenienza e situazione economica danno vita ogni giorno una vera e propria società democratica. Una società che si fonda su un foglio, dura lo spazio di poche ore e, come ogni associazione umana, è animata da conflitti, tensioni e solidarietà. «Volevo fare un film sulla burocrazia italiana dal punto di vista dei cittadini. Ho scelto allora di raccontare una delle possibili strategie di sopravvivenza che le persone mettono in atto per supplire a un’inefficienza dello Stato. Il foglio osserva la fila che si crea e si organizza autonomamente fuori da un ufficio pubblico, che è la conseguenza di quello che accade dentro e, al contempo, l’espressione di quel che accade fuori, nella società». ** It’s nighttime, the city is silent and the rolling shutters of the bars are still down. But in via Oberdan, in Naples, people begin to arrive and write their name on a piece of paper attached to the wall. This precious list sets the order – on the basis of their arrival – with which people will enter the offices of the Italian Revenue Agency. Every day, through this simple act of self-organization, people of every age, provenance and economic situation constitute a true democratic society. A society founded on a piece of paper, which lasts only a few hours and, like every human association, is animated by conflicts, tension and solidarity. “I wanted to make a movie about Italian bureaucracy from the citizens’ point of view. So I decided to recount one of the various survival strategies people put in motion to compensate for an inefficiency of the state. Il foglio observes the queue which forms and which organizes itself outside a public agency; it is the consequence of what happens inside and, at the same time, the expression of what happens outside, in society.” 155 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Silvia Bellotti (Roma, 1982), dopo essere diventata architetto, si è trasferita a Palermo per collaborare come videoreporter con alcuni quotidiani locali e con il sito del «Fatto Quotidiano». Nel 2012 ha vinto con l’inchiesta Trattativa? Niente sacciu, realizzata in collaborazione con Giuseppe Pipitone, il primo premio di Generazione reporter, concorso per giovani giornalisti ideato da Michele Santoro; nel 2013 è stata tra i finalisti del premio Morrione, sezione del premio Ilaria Alpi, con la videoinchiesta Che fine ha fatto la roba dei boss. Al momento sta lavorando a un mediometraggio documentario sull’ufficio dell’Istituto autonomo per le case popolari di Napoli, in collaborazione con Indigo Film, Milano Film Network e Filmap. Il foglio è il suo primo cortometraggio. Silvia Bellotti (Rome, Italy, 1982), after becoming an architect, moved to Palermo to collaborate as a video reporter with a number of local newspapers and with the website of “Il Fatto Quotidiano.” In 2012, her investigation Trattativa? Niente sacciu, which she made in collaboration with Giuseppe Pipitone, won the Generazione Reporter Award, a competition for young journalists, created by Michele Santoro. In 2013, she was a finalist for the Morrione Prize, a section of the Ilaria Alpi Award, with her video investigation Che fine ha fatto la roba dei boss. She is presently working on a medium-length documentary about the Naples offices of the Autonomous Institute for Council Housing, in collaboration with Indigo Film, Milano Film Network and FILMaP. Il foglio is her first short. filmografia/filmography Il foglio (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I philip cartelli, mariangela ciccarello LAMPEDUSA Italia-Usa-Francia/Italy-USA-France, 2015, HD-Super8, 14’, bn/bw-col. Philip Cartelli sta ultimando un dottorato presso il Sensory Ethnography Lab dell’Università di Harvard. Regista e scrittore, ha presentato i suoi film e le sue installazioni in Europa e negli Stati Uniti. LAMPEDUSA regia, fotografia, montaggio/directors, cinematography, film editing Philip Cartelli, Mariangela Ciccarello soggetto/story Mariangela Ciccarello suono/sound Philip Cartelli, Ernst Karel voci/voices Lucien Castaing-Taylor, Mariangela Ciccarello, Joris Lachaise, Carlo Signati ** contatti/contacts Nusquam Productions Mariangela Ciccarello [email protected] Nel 1831, un’eruzione vulcanica formò una piccola isola nel cuore del Mediterraneo, a sud della costa siciliana. Si scatenò una disputa internazionale, in cui diverse potenze europee rivendicarono il possesso del nuovo «territorio». Sei mesi dopo l’isola sprofondò, riducendosi a uno scoglio sommerso... «Il film è ispirato a un libro pubblicato in Francia nel 2013 da Mariangela Ciccarello: una raccolta di testi che, mescolando finzione e fonti storiche, ripercorre da vari punti di vista la vicenda dell’isola Ferdinandea. Quando abbiamo cominciato a lavorare al film, volevamo conservare la tensione tra vero e falso, soggettività e oggettività. Per questo abbiamo deciso di combinare l’alta definizione a colori con il Super8 in bianco e nero. Le riprese sono state effettuate in diverse località mediterranee. Viaggiando ci siamo confrontati col Mediterraneo di oggi, così lontano eppure così vicino a questa vicenda del diciannovesimo secolo. Ne è nata l’idea di costruire un’opera in bilico tra documentario e finzione, realtà e sogno, passato e presente». (P. Cartelli) ** In 1831, a volcanic island suddenly erupted from the sea off the Southern coast of Sicily. An international dispute ensued, during which a number of European powers laid claim to this newfound “land.” The island receded below sea level six months later, leaving only a rocky ledge under the sea... “The film is inspired by a 2013 publication by Mariangela Ciccarello, a collection of texts that, mixing fiction and historical sources, traced the story of the island of Ferdinandea from different points of view. When we started working on a film, we wanted to maintain a tension between true and false, subjectivity and objectivity. In part for this, we decided to combine the High-Definition color footage with Super 8mm black-and-white. The shooting took place in various Mediterranean locations. Traveling, we confronted the Mediterranean of today, so far and so close to this 19 century narrative. As a result we had the idea of constructing a work poised between documentary and fiction, reality and dream, past and present. TH 156 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Mariangela Ciccarello, dopo aver studiato filosofia e storia dell’arte, collabora come curatrice con gallerie e musei in Europa e Sudafrica. Ha inoltre realizzato alcuni cortometraggi e recentemente ottenuto una borsa presso l’UnionDocs Center for Documentary Art di Brooklyn. Lampedusa è la loro prima collaborazione. Philip Cartelli is a filmmaker, critic, researcher, and doctoral candidate in Harvard University’s Sensory Ethnography Lab. His film and video works have been shown in international festivals, conferences, and installation settings. Mariangela Ciccarello, after studies in philosophy and visual art, pursued a career as a curator in galleries and museums between Europe and South Africa. She has made a series of films over the past few years, most recently during a fellowship at the UnionDocs Center for Documentary Art in Brooklyn. Lampedusa is the first work they shoot together. filmografia/filmography Philip Cartelli: Three Ways to Cross a River (cm, 2010), Tour de France (cm, 2011), Promenade (cm, 2015). Mariangela Ciccarello: Autodéfense (cm, 2013), My Little Napoli (cm, 2015). Philip Cartelli, Mariangela Ciccarello: Lampedusa (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I ugo arsac NEUF CORDES Italia/Italy, 2015, HD, 20’, col. Ugo Arsac, appassionato di arte e di cinema, ha iniziato i suoi studi all’Accademia di belle arti di Parigi ed è poi stato ammesso all’Accademia di arti decorative nella stessa città. Neuf cordes è il suo primo lavoro per il cinema, scritto e diretto in maniera indipendente. Attualmente studia e prepara un nuovo progetto alla Scuola di cinema di Taipei, a Taiwan. NEUF CORDES regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio/ director, screenplay, cinematography, film editing Ugo Arsac musica/music Alice Goudon suono/sound Thomas Kuratli interpreti/cast Francesco Carnelutti, Valentina Carnelutti, Dima Yaroshenko, Amir Sassone, Christian Arsac, Ugo Arsac, Mario del Sarto produttori/producers Ugo Arsac, Valentina Carnelutti produzione/production Fiore Leone, Ensad ** contatti/contacts Ugo Arsac [email protected] Orfeo torna dagli Inferi senza Euridice. Si ritrova così nel mondo dei vivi. Un mondo dilaniato da sofferenze non diverse dalle sue. Un nuovo inferno, bianco e circondato da alte pareti scavate nel marmo. Orfeo sarà obbligato a confrontarsi con la natura, con i ricordi e con se stesso. Tra l’Ucraina e le cave di Carrara, s’intraprenderà quindi un viaggio nella mente dei protagonisti di questo mito moderno e dentro noi stessi. «Neuf cordes nasce dal tentativo di dare una dimensione atemporale al mito di Orfeo ed Euridice. Unendo documentario e scene di finzione, ho cercato di togliere Orfeo dal contesto mitologico per affrontare le questioni relative alla nostra epoca che il suo mito chiama in causa. […] Orfeo è qualcuno che cerca, che s’interroga, che vuole andare al di là dell’accessibile e del consentito; come Medea, osa affrontare la regola stabilita in onore di un principio etico e morale. Non si arrende di fronte alla perdita della felicità. Si ostina. E allo stesso modo, gli attori hanno interpretato il loro ruolo, il loro Orfeo». ** Orpheus makes his way back from the Underworld without Eurydice and thus finds himself in the world of the living. A place torn apart by sorrows similar to his own. A new hell, white, surrounded by tall walls carved into the marble. Orpheus will have to confront nature, his memories, and himself. His journey between Ukraine to the caves of Carrara will also be a journey into the minds of the protagonists of this modern myth and into our own. “Neuf cordes is an attempt to give a timeless dimension to the story of Orpheus and Eurydice. By combining scenes with fiction into a documentary, I tried to remove Orpheus from his mythological context in order to address the basic issues affecting our time, which the myth itself underscores […]. Orpheus is someone looking for something, for someone, asking himself questions; he wants to go beyond the inaccessible and what’s allowed. Like Medea, he dares to challenge the established rules to honor an ethical and moral principle. He doesn’t surrender when he loses his happiness, he digs in. Similarly, the actors interpreted their roles, their Orpheus.” 157 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Ugo Arsac, with his passion for art and cinema, was first accepted at the Academy of Fine Arts in Paris, and then at the Academy of Decorative Arts. Neuf cordes is his first work for film, independently written and directed. He is currently studying filmmaking and preparing a new project at the National Taiwan University of Arts. filmografia/filmography Neuf cordes (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I alessia zampieri RITE OF PASSAGE Italia/Italy, 2015, HD, 12’, col. Alessia Zampieri (Dolo, Venezia, 1988), trasferitasi a Milano nel 2007, si è laureata in media design e successivamente si è specializzata in film e nuovi media presso la Nuova accademia di belle arti (Naba). Nel 2013 ha realizzato Porno Machine, corto sviluppato durante un workshop con il regista Michelangelo Frammartino, e tra il 2013 e il 2014 i video SeeSTEAM (intro) e SeeSTEAM_Project. Rite of Passage è il suo progetto di tesi specialistica, seguito dalla regista Marianna Schivardi. RITE OF PASSAGE regia, soggetto, montaggio/director, story, film editing Alessia Zampieri musica, suono/ music, sound Giuseppe Bonifacio interpreti/cast Samuel Lewers, Simon Scherzinger, Artur Zdanowicz, Hjortur Svein Gretarsson, Ødin Røstum Stabell, Celine Chang, Hanae Marie Aoki (voce/voice) produzione/production Embodied Studio, Naba ** contatti/contacts Alessia Zampieri [email protected] Il 66° 33’ parallelo segna idealmente l’ingresso nel paesaggio artico. Superato il Circolo polare artico, alla perenne luce estiva si contrappone l’infinita notte invernale. La ricerca di una donna s’interseca con un ambiente inusuale, dove la luce del sole è quasi assente, un’assenza che conduce in una indefinitezza temporale. Un soffice bozzolo avvolgente. L’esperienza di diversi spazi e tempi conduce a un luogo sospeso, un deserto bianco immerso nell’oscurità, tra tempeste di neve e insoliti viaggiatori. «L’idea di questo corto nasce dalla lettura del libro A Woman in the Polar Night, scritto dalla pittrice austriaca Christiane Ritter nel 1934, durante l’anno passato a fianco del marito in una piccola capanna delle isole Svalbard, a nord della Norvegia. […] Per questo motivo ho voluto partire da sola per quelle terre e vivere il mese in cui dal buio si ritorna lentamente alla luce. Sono partita con lo stretto necessario per filmare qualcosa in divenire che solo una volta arrivata ho scoperto cosa fosse: un luogo di ricercatori». ** The 66° 33’ parallel technically marks the threshold to the artic landscapes. As you pass the Artic Circle, the perennial summer light is juxtaposed to the infinite winter night. The search of a women intersects with an unusual environment where the sunlight is almost completely absent, causing a sort of undefined sense of time. A soft and enveloping cocoon. The different times and spaces experienced lead to a suspended place, a white desert immersed in darkness, between snowstorms and unusual travelers. “The idea for this short came from reading the book A Woman in the Polar Night, written by the Austrian painter Christiane Ritter in 1934, the year she spent by her husband’s side in a small cabin in the Svalbard Islands in Northern Norway. […] That’s why I wanted to go visit those lands by myself and experience the month in which the complete darkness gradually starts to yield to the sunlight’s return. I left with the bare necessities to film something in progress, and I discovered what that something would be once I arrived there: it was a place of researchers.” 158 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Alessia Zampieri (Dolo, Venice, Italy, 1988) moved to Milan in 2007, where she got an undergraduate degree in media design and a master’s degree in film and new media from the New Academy of Fine Arts (NABA). She made the short Porno Machine in 2013 during a workshop with the filmmaker Michelangelo Frammartino. She then made SeeSTEAM (intro) and SeeSTEAM_Project between 2013 and 2014. Rite of Passage is her final graduate project, which she made with the director Marianna Schivardi as her thesis advisor. filmografia/filmography Porno Machine (cm, 2013), SeeSTEM (intro) (cm, 2013-2014), SeeSTEAM_Project (cm, 2013-2014), Rite of Passage (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I fabio scacchioli, vincenzo core SCHERZO Italia/Italy, 2015, HD, 5’, col. Fabio Scacchioli (Teramo, 1979) e Vincenzo Core (Giulianova, Teramo, 1979) lavorano con film, video, installazioni e live performance. La loro ricerca si concentra sulla relazione immagine-suono, sui concetti di audiovisione e cinema espanso e sul rapporto tra percezione e pensiero. I loro lavori hanno partecipato a festival di tutto il mondo, ottenendo numerosi riconoscimenti. Nel 2013 hanno presentato al Torino Film Festival No More Lonely Nights, che ha ricevuto il premio speciale della giuria. JOKE regia/directors Fabio Scacchioli, Vincenzo Core fotografia, montaggio/ cinematography, film editing Fabio Scacchioli musica/music Vincenzo Core ** contatti/contacts Fabio Scacchioli [email protected] www.fabioscacchioli.jimdo.com «O meraviglia! Quali creature mirabili! E come è bello l’umano genere! Oh dolce nuovo mondo, pieno di un tal popolo!» (William Shakespeare, La Tempesta) «Siamo qui di fronte a uno scherzo di cattivo gusto. E pessimo carattere. Dal momento che pretende la libertà dovuta al giullare e insieme d’esser preso terribilmente sul serio. Scherzate con questo film, addolcitelo, o v’inchioderà gli occhi». ** “O, wonder! How many goodly creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new world, That has such people in’t!” (William Shakespeare, The Tempest) “What we have before us is a bad joke. With a very bad temper. It demands the freedom of the jester, while also expecting to be taken extremely seriously. Play with this film, joke with it, sweeten it, or it will ensnare your gaze.” 159 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Fabio Scacchioli (Teramo, Italy, 1979) and Vincenzo Core (Giulianova, Teramo, Italy, 1979) make films, videos, art installations, and live performances. Their research is focused on the relation between image and sound, between perception and thought, and on the concepts of “audio-vision” and “expanded cinema.” They participated with their work in festivals worldwide and received several awards. In 2013 they presented No More Lonely Nights at the Torino Film Festival, winning the Special Jury Award. filmografia/filmography Dead Seequences (cm, 2009), Objets oubliés (cm, 2009), Da una terra di cenere e nebbia (cm, 2010), Miss Candace Hilligoss’ Flickering Halo (cm, 2011), Spettrografia di una battaglia (cm, 2012), No More Lonely Nights (cm, 2013), Scherzo (cm, 2015). I TA L I A N A . C O R T I pedro lino IL SUO NOME Italia-Portogallo-Regno Unito/Italy-Portugal-UK, 2015, HD, 19’, col. HER NAME regia/director Pedro Lino fotografia/cinematography Luca La Vopa suono/sound Richard Barnett produttori/producers Pablo Iraola, Pandora da Cunha Telles, Stefano Rabolli-Pansera produzione/production Beyond Entropy, Ukbar Filmes ** contatti/contacts Pedro Lino [email protected] www.pedrolino.me In Europa si trova un’isola. Su quell’isola, un uomo. Quest’uomo è un’isola. Gesuino, ottantotto anni, pastore. Non ha mai avuto una famiglia. Ha lasciato il mondo esterno fuori dalla porta di casa. Una casa piena di stanze e letti, «se mai ce ne fosse bisogno». Ma lontano da tutto e tutti, Gesuino ha conservato un’ultima passione... «Gesuino Nocco abita nello stesso posto dal 1966. Da solo. Una mattina si è aperto alle nostre domande, rispondendo sempre con sincerità, onestà e senso dell’umorismo disarmanti. Da questa storia di vita ho voluto costruire un ritratto semplice e schietto di Gesuino. La natura di una persona che rivede la sua vita senza vergogna, accettando errori, colpe e battute d’arresto che il destino ha posto sul suo cammino. Ho cercato di realizzare un film che possa diventare un oggetto di riflessione sull’isolamento e la solitudine dell’esistenza umana e sulle scelte che influenzano le nostre vite. Siamo di fronte a un carattere autentico e una storia onesta e commovente che, come ogni cosa nella vita, racchiude in sé qualche sorpresa». ** There is an island in Europe. And on the island is a man. This man is an island. His name is Gesuino, he is an eighty-eight-year-old shepherd. He never had a family. He left the world outside his door. His house is full of rooms and beds, “in case they are ever needed.” Gesuino, far from everyone and everything, still cherishes one last passion… “Gesuino Nocco has been living in the same place since 1966. By himself. One morning he opened up to our questions, answering with disarming sincerity, honesty, and sense of humor. From his life story I wanted to create a simple and direct portrait of Gesuino. Of a person who looks over his life without shame, accepting the mistakes, faults, and stops that destiny placed along his way. I tried to make a movie that could become a chance to reflect on the isolation and solitude of human existence and on the choices that affect our lives. We find ourselves in front of an authentic character with an honest and touching story and a few surprises.” 160 SOMMARIO I TA L I A N A . C O R T I Pedro Lino (Porto, Portogallo, 1980), cineasta portoghese trasferitosi a Londra, ha studiato arte e design e dal 2004 lavora come regista e produttore. Ha cominciato a lavorare nel cinema di animazione, settore in cui ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Nel 2013 è stato responsabile della realizzazione di video per il padiglione dell’Angola, vincitore del Leone d’oro alla Biennale di arte di Venezia. I suoi lavori sono stati esposti e selezionati in gallerie e manifestazioni di tutto il mondo, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il Festival di Londra e il Festival di cortometraggi di Rio de Janeiro. Pedro Lino (Porto, Portugal, 1980) is a Portuguese filmmaker who moved to London. He studied art and design, then in 2004 he moved on to directing and producing films, making animated shorts for which he received several awards. In 2013 he was in charge of the video productions for the Angola pavilion, winner of the Golden Lion at the Venice Biennale of art. His work has been exhibited and selected in galleries and exhibitions around the world, including among others the Centre Pompidou in Paris, the London Film Festival, and the Rio de Janeiro Short Film Festival. filmografia/filmography The Fat Girl (cm, 2004), A Film About Us (cm, 2005), The First King (cm, 2010), O Homem da Cabeça de Papelão (cm, 2010), Afonso Henriques, o Primeiro Rei (cm, 2011), Tiny Trips (cm, ep., 2011), The Tortoise (cm, 2011), Beyond Entropy Angola (cm, doc., 2012), O Cágado (cm, 2012), Luanda città enciclopedica (cm, doc., 2013), TERRA (cm, doc., 2013), The Real and Other Fictions (cm, doc., 2015), Il suo nome (cm, doc., 2015). ONDE I FILM DOMINGA SOTOMAYOR, DENIS CÔTÉ, GABRIEL ABRANTES, MARIE LOSIER AQUI, EM LISBOA | #1 - MEMORIES OF OVERDEVELOPMENT REDUX III | STEVE CHEN DREAM LAND | EUGÈNE GREEN FAIRE LA PAROLE | GOYO ANCHOU HETEROPHOBIA | IAN CLARK A MORNING LIGHT | MARTÍN MEJÍA RUGELES NACIMIENTO | JULIA PESCE NOSOTRAS. ELLAS | PAPPI CORSICATO POMPEI ETERNAL EMOTION | STEFANO CANAPA, CATHERINE LIBERT DES PROVINCES LOINTAINES | APICHATPONG WEERASETHAKUL RAK TI KHON KAEN - CEMETERY OF SPLENDOUR | LUCA FERRI, ENRICO MAZZI UNA SOCIETÀ DI SERVIZI | ROSS SUTHERLAND STAND BY FOR TAPE BACK-UP | ANGELOS FRANTZIS SYMPTOMA - SYMPTOM | MOSSA BILDNER, GLAUBER KIDLAT TAHIMIK BALIKBAYAN ROCHA A VIDA É ESTRANHA ARTRUM SOPHIA AL-MARIA CHOQUES | AGNIESZKA KURANT CUTAWAYS | JOHANNA BILLING PULHEIM JAM | JESPER JUST SERVITUDES - FILM 7 | ARASH NASSIRI TEHRAN-GELES | PIERRE HUYGHE UNTITLED (HUMAN MASK) SESSION SOMMARIO ONDE Onde DI MASSIMO CAUSO E ROBERTO MANASSERO Cemetery of Splendour (2015) La scommessa di una selezione è sempre quella di provare a controllare il potere prismatico del cinema, la sua capacità di scomporre la luce tra le attese che provengono dai mille mondi dello sguardo e le istanze che promanano dai mille modi del filmare. E il gioco di Onde nel cartellone del Torino Film Festival è ogni volta puntato sulla voglia di sbilanciare quel potere, esplorando territori disattesi, sfidando le punte estreme del dire filmico, coltivando discorsi autoriali liminari. Quest’anno il gioco si spinge in un intreccio di meridiani che toccano le zone identitarie più critiche della vecchia Europa (Portogallo, Paesi Baschi, Grecia, Scozia) tanto quanto le Americhe (tra Usa e Brasile, Argentina, Colombia) e i Sud asiatici (dalle Filippine alla Thailandia e Cambogia). E, in questo rimpallo di lingue e coordinate geografiche, c’è un intreccio di costanti sia espressive che tematiche in grado di tessere una tela che avvolge un cinema sempre attento alla memoria personale e collettiva. Ecco allora che, se il filippino Kidlat Tahimik (maestro poco noto dei vari Lav Diaz e Raya Martin) in Balikbayan #1 afferma l’identità tagalog a fronte di ogni storico imperialismo, l’ex americano Eugène Green, nel suo documentario bascofrancese Faire la parole, esalta dolcemente la rivoluzione identitaria combattuta dal logos. Allo stesso modo la memoria dei posti si impone sulla vita del presente nella Phnom Penh del cambogiano Dream Land di Steve 162 SOMMARIO ONDE Chen, film di luoghi e corpi dormienti e smemorati, che dialoga intensamente con la Thailandia fantasmatica raccontata da Apichatpong Weerasethakul in Cemetery of Splendour. A fare da specchio potrebbe esserci la Tokyo astratta da Luca Ferri nel folgorante cortometraggio Una società di servizi, o l’eternità degli scavi riattivata da Pappi Corsicato in Pompei Eternal Emotion, o magari pure i luoghi di una Lisbona ora solitaria, ora cacofonica e ora immaginaria raccontata da Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel Abrantes e Marie Losier nell’omnibus Aqui, em Lisboa. La sospensione sul tempo riverbera anche nel senso dell’attesa messo in opera dall’indipendente americano Ian Clark in A Morning Light, film di inquietudini che si riflettono perfettamente nell’intrigo di minacciose presenze messianiche e antiche tragedie familiari del greco Symptom di Angelos Frantzis. Ma l’attesa può anche essere il tempo liminare tra le stagioni dell’esistere: la morte e la nascita nel gineceo familiare raccontato dall’argentina Julia Pesce in Nosotras. Ellas, o anche l’incanto della nascita posto accanto al placido e difficoltoso splendore della vita nel colombiano Nacimiento di Martín Mejía Rugeles. E dal tormento di una rinascita che è psicologica e culturale nasce anche la parabola del protagonista di Heterophobia dell’argentino Goyo Anchou, ancora un film dall’universo queer che si impone all’attenzione di Onde per la forza espressiva e l’irruenza sperimentale del suo dire. Caratteristiche che impongono anche il sorprendente Stand By for Tape Back-Up dello scozzese Ross Sutherland, performance tra tempi della memoria personale e luoghi comuni dell’immaginario, condotta sulla traccia sbiadita di un vecchio nastro vhs rinvenuto in una soffitta. Dal vecchio 8mm girato in Marocco da Glauber Rocha e Mossa Bildner riemergono invece le schegge di Cinema Nôvo del sinora inedito A Vida É Estranha. Un frammento di cinema che sta nella vita, resistente e combattivo nella sua ricerca, proprio come quello italiano trovato da Catherine Libert e Stefano Canapa in Des provinces lointaines, secondo capitolo della loro ricerca sul nostro cinema, dedicato a Tonino De Bernardi e Alberto Momo. A chiudere il cerchio di una ricerca di storie, linguaggi, Storia e Autori, che in Onde ci piace più che mai tenere aperta. ONDE Onde BY MASSIMO CAUSO AND ROBERTO MANASSERO Dream Land (2015) The challenge in a selection always lies in trying to control the prismatic power of cinema, its ability to deconstruct light among the expectations rising from the thousands of ways of seeing things and the demands coming from the myriad of ways of filming them. Every year, the section Onde aims to throw off balance that power, exploring overlooked territories, challenging the extremes of filmic expression, and fostering art films that push the frontier of cinema, art, and documentary. This year, Onde’s game delves into a weave of meridians that cross areas with some of the most critical identities in ancient Europe (Portugal, the Basque Country, Greece, and Scotland), the Americas (USA, Brazil, Argentina, and Colombia), and South Asia (the Philippines, Thailand, and Cambodia). In this ricochet of languages and geographic coordinates, there is a weave of expressive and thematic constants that spin a web enveloping a form of cinema that is always attentive to personal and collective memory. And so we have Kidlat Tahimik from the Philippines (the little-known mentor of Lav Diaz and Raya Martin, among others), who affirms the Tagalog identity in the face of any imperialism in history in his film Balikbayan #1 - Memories of Overdeveloped Redux III; the formerly-American Eugène Green and his Basque-French documentary Faire la parole, tenderly exalting the identity revolution fought by the logos. The memory of places similarly imposes itself on present-day Phnom Penh in the Cambodian 163 SOMMARIO ONDE film Dream Land, by Steve Chen, as it explores dormant and forgetful places and bodies; or in the ghost-like Thailand portrayed by Apichatpong Weerasethakul in Cemetery of Splendour; or in the abstract Tokyo captured by Luca Ferri in his striking short Una società di servizi; or in the endlessly long excavation project restarted by Pappi Corsicato in Pompei Eternal Emotion, or maybe even in a Lisbon that is at times lonely, cacophonic, or imaginary in its depiction by Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel Abrantes, and Marie Losier in Aqui, em Lisboa. The stopping of time reverberates also in the film by the American independent filmmaker Ian Clark, A Morning Light, echoing fears that are also reflected in the intrigue of threatening messianic presences and ancient family tragedies portrayed in the Greek film Symptom, by Angelos Frantzis. The wait can also be interpreted as the time between the seasons of existence: death and birth in the gyneceum depicted in Nosotras. Ellas by the Argentine Julia Pesce, or in the miracle of birth next to the placid and challenging splendor that is life in the Colombian film Nacimiento, by Martín Mejía Rugeles. And then there is the torment of psychological and cultural rebirth experienced by the protagonist of the Argentine film Heterophobia, by Goyo Anchou, another movie on the queer universe that grabbed Onde’s attention for its expressive power and experimental impetuousness. These characteristics are also present in the surprising Scottish film Stand By for Tape Back-Up, by Ross Sutherland, a performance on personal memory and the common places of the imagination, conducted on the faded track of an old VHS tape found in the attic. There is the old 8mm footage shot in Morocco by Glauber Rocha and Mossa Bildner, from which we see emerge the fragments of Cinema Nôvo in the previously unreleased A Vida É Estranha. A fragment of cinema found in life, resilient and combative in its research, just like the one that Catherine Libert and Stefano Canapa found in their Italian film Des provinces lointaines, the second chapter on their research on Italian cinema and dedicated to Tonino De Bernardi and Alberto Momo. Completing the circle of this search for stories, languages, histories, and authors, a circle which Onde always enjoys keeping open-ended. ONDE dominga sotomayor, denis côté, gabriel abrantes, marie losier AQUI, EM LISBOA - EPISÓDIOS DA VIDA DE UMA CIDADE Portogallo-Canada-Cile-Francia-Svizzera/ Portugal-Canada-Chile-France-Switzerland, 2015, HD, 88’, col. HERE IN LISBON: EPISODES OF A CITY LOS BARCOS di/by Dominga Sotomayor EXCURSOES di/by Denis Côté FREUD UND FRIENDS di/by Gabriel Abrantes L’OISEAU DE LA NUIT di/by Marie Losier regia, sceneggiatura, coproduttori/directors, screenplay, coproducers Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel Abrantes, Marie Losier fotografia/cinematography André Santos, Diogo Costa Amarante, Jorge Quintela, Rui Xavier montaggio/film editing Nicolas Roy, Margarida Lucas, Marie Losier, Catherine Libert, Felipe Galvez, Dominga Sotomayor musica/music The Red Trio, Norberto Lobo suono/sound Marco Leão, Rafael Cardoso, Miguel Cabral interpreti/cast Francisca Castillo, João Canijo, Carloto Cotta, Gabriel Abrantes, Sónia Balacó, Fernando Santos, Deborah Krystall, Cláudia Leal, Martinho de Jesus, Joana de Verona, The Red Trio produzione/production IndieLisboa coproduzione/coproduction Cinestación Benvenuti a Lisbona, dove è normale avvistare sirene lungo le rive del fiume Tago e ammirare stormi di uccelli che planano sui tetti della città vecchia. Un luogo unico e affascinante, dove non sorprende che i pesci cantino per la gioia di qualche scienziato con le rotelle fuori posto, e i turisti e le loro guide si perdano in un dedalo di strade e palazzi, ammaliati dal suono di chitarre tristi che suonano il fado. Questa è Lisbona vista attraverso gli occhi di quattro registi, Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel Abrantes e Marie Losier, che con i loro cortometraggi cercano di descrivere lo spirito sarcastico, accogliente, surreale, poetico, in una parola «diverso», di una città che non smette mai di stupire chi la visita. Un collage di immagini e impressioni, realizzato per celebrare i dieci anni di IndieLisboa, il Festival Internacional de Cinema Independente. ** Welcome to Lisbon, where it’s normal to see mermaids along the banks of the Tagus River and admire flocks of birds gliding above the roofs of the old town. A unique and charming place, where you can hear fish singing for the joy of a few oddball scientists and where tourists and their tour guides lose their way in a maze of streets and palazzos, captivated by the sound of sad guitars playing fados. This is Lisbon, seen through the eyes of four directors: Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel Abrantes and Marie Losier, whose short films depict the sarcastic, welcoming, surreal and poetic – in a word, “different” – spirit of a city which never ceases to amaze its visitors. A collage of images and impressions, created to celebrate the tenth anniversary of IndieLisboa, Lisbon’s International Independent Film Festival. ** contatti/contacts IndieLisboa Rui Mendes [email protected] www.indielisboa.com 164 SOMMARIO ONDE Dominga Sotomayor (Santiago, Cile, 1985) ha esordito con De jueves a domingo (2012), presentato al Torino Film Festival. Nel 2015 ha partecipato al Forum della Berlinale con il lungometraggio Mar (2014). Denis Côté (Canada, 1973) nel 2005 ha vinto il Pardo d’oro nella sezione video di Locarno per Les états nordiques e nel 2008 il Pardo d’argento per Elle veut le chaos. Nel 2013, con Vic + Flo ont vu un ours, ha ottenuto l’Alfred Bauer Prize alla Berlinale. Gabriel Abrantes (Usa, 1984) ha scritto e diretto quattordici corti e mediometraggi, tra cui A History of Mutual Respect (2010, Pardino d’Oro a Locarno), Palácios de pena (2011) e Toprobana (2014), Prix Uip Berlin alla Berlinale. Marie Losier (Francia, 1972) ha realizzato diversi film dedicati a registi, compositori e musicisti d’avanguardia e diretto The Ballad of Genesis and Lady Jaye (2011), incentrato su Genesis P. Orridge e presentato al Torino Film Festival. Dominga Sotomayor (Santiago, Chile, 1985) debuted in feature films with De jueves a domingo (2012), which was presented at the Torino Film Festival. In 2015, she presented the feature film Mar (2014) at the Forum of the Berlin Film Festival. Denis Côté (Canada, 1973) won the Golden Leopard in 2005 at the Locarno Film Festival in the video section with Les états nordiques and the Silver Leopard in 2008 with Elle veut le chaos. In 2013 Vic + Flo ont vu un ours received the Alfred Bauer Prize at the 2013 Berlin Film Festival. Gabriel Abrantes (USA, 1984) has written and directed fourteen short and medium-length films, including A History of Mutual Respect (2010), which won the Golden Pardino in Locarno; Palácios de pena (2011); and Toprobana (2014), Prix UIP Berlin at the 2014 Berlin Film Festival. Marie Losier (France, 1972) has made various films dedicated to avant-garde directors, composers and musicians. She directed The Ballad of Genesis and Lady Jaye (2011), about Genesis P. Orridge, which was presented at the Torino Film Festival. ONDE kidlat tahimik BALIKBAYAN #1 - MEMORIES OF OVERDEVELOPMENT REDUX III Filippine/Philippines, 2015, 16mm-HD, 146’, col. BALIKBAYAN #1 - MEMORIES OF OVER DEVELOPMENT REDUX III regia, scenografia/ director, production design Kidlat Tahimik fotografia/cinematography Boy Yniguez, Lee Briones, Abi Lara, Santos Bayucca, Kidlat de Guia, Kawayan de Guia, Kidlat Tahimik montaggio/film editing Charlie Fugunt, Abi Lara, Chuck Gutierrez, Clang Sison, Malaya Camporedondo costumi/costume design Katrin de Guia musica/music Los Indios de Espana, Shanto suono/sound Ed de Guia interpreti/cast Kidlat Tahimik, George Steinberg, Kawayan de Guia, Wigs Tysman, Katrin de Guia, Kabunyan de Guia, Danny Orquico, Marlies V. Brevern, Mitos Benitez, Marita Manzanillo, Jeff Cohen, Craig Scharlin produzione/production Voyage Studios ** contatti/contacts Kidlat Tahimik [email protected] Schiavo di Ferdinando da Magellano, il filippino Enrique partecipò alla circumnavigazione del globo e fu forse il primo a portarla a termine, dopo la morte del suo padrone. Nel 1980 Kidlat Tahimik girò un film mai finito su Enrique (interpretandone anche il ruolo) e nel 2013 ha ripreso quelle immagini sia per vedere cosa ne era stato nel frattempo sia per tornare nella provincia di Ifugao, alla ricerca della verità su un personaggio storico dimenticato. Dalla sua ricerca è nato un film che è al tempo stesso un’epica, una riflessione sul colonialismo, un lavoro sulla memoria cinematografica e sull’identità di un popolo. «Quando nel 1979 ho iniziato a usare la mia 16mm Bolex Camera, pensavo di finire in quattro o cinque anni. Siccome ero abituato a filmare senza sceneggiatura, sapevo che la storia avrebbe avuto bisogno di tempo per evolvere. Sappiamo molto poco di Enrique, a parte sette frasi del diario di viaggio che lo descrivono come un interprete che parla la lingua degli isolani. Questo è in contrasto con i volumi accademici su Magellano, con i romanzi biografici... e forse anche con qualche oscuro film dimenticato». ** Enrique, a native of the Philippines enslaved by Ferdinand Magellan, participated to the circumnavigation of the world and was perhaps the first person to complete his master’s journey after his death. In 1980, Kidlat Tahimik started shooting a film (which he never completed) about Enrique, playing the role himself. He brought the project back to light in 2013 to see what had happened to those images in the meantime, and also to go back to the Ifugao province in search of the truth about a long-forgotten historical figure. The result of the research was a film that is both an epic, a reflection on colonialism, and a work on cinematographic memory and a population’s identity. “When I started churning my 16mm Bolex Camera in 1979, I expected completion within four or five years. Since I had gotten used to filming sans script, I knew it would take time for the story to evolve. We know very little about Enrique the slave aside from seven sentences in the journal of the voyage depicting him as an interpreter speaking the language of the islanders. This was in contrast to volumes about Master Magellan in academic write-ups and biographical novels... and perhaps in some obscure forgotten film.” 165 SOMMARIO ONDE Kidlat Tahimik (Baguio City, Filippine, 1942) tra il 1958 e il 1963 ha studiato prima ingegneria meccanica e poi comunicazione e arti teatrali presso l’Università delle Filippine. Negli anni Sessanta ha vissuto negli Stati Uniti, conseguendo un master in business administration alla Wharton School of Business dell’Università della Pennsylvania. Tra il 1968 e il 1972, ha lavorato a Parigi per l’Ocse e nei primi anni Settanta ha iniziato a scrivere. Dopo un soggiorno in Germania, dove ha collaborato anche con Werner Herzog, nel 1975 è tornato nelle Filippine, dove vive tuttora, e ha iniziato a lavorare al suo primo film, The Perfumed Nightmare (1977). È considerato uno dei padri artistici del cinema filippino contemporaneo. Kidlat Tahimik (Baguio City, Philippines, 1942) between 1958 and 1963, he first studied mechanical engineering, then speech communication and theatre arts at the University of the Philippines. In the 1960s, he lived in the United States, earning an MBA from the Wharton School of Business at the University of Pennsylvania. Between 1968 and 1972, Tahimik worked in Paris for the Organisation for Economic Cooperation and Development. In the early 1970s, he began writing. After a stay in Germany, where he collaborated with Werner Herzog, among other people, he returned to the Philippine, where he’s still living, in 1975 and began work on his first film, The Perfumed Nightmare (1977). He is considered one of the artistic master of modern Filipino cinema. filmografia/filmography Mababangong Bangungot (Perfumed Nightmare, 1977), Sinong Lumikha ng Yoyo? Sinong Lumikha ng Moon Buggy? (Who Invented the Yoyo? Who Invented the Moon Buggy?, 1979), Olympic Gold (1981), Yanki: Made in Hongkong (1982), Turumba (1983), Memories of Overdevelopment (1984), I Am Furious Yellow (1987), Takadera Mon Amour (1989), Orbit 50 (Letters to My Three Sons) (1992), Bakit Yellow ang Gitna ng Bahaghari? (Why Is Yellow Middle of Rainbow?, 1994), Our Bomb Mission to Hiroshima (1995), Bahag ko, Mahal ko (Japanese Summers of a Filipino Fundoshi, 1996), Banal-Kahoy (Holy Wood, 2000), Aqua Planet (2003), Some More Rice (2005), Tatlong Atang at Isang Pagnakaw (2005), Bubong (Roofs of the World! Unite!, 2007), Balikbayan #1 Memories of Overdevelopment Redux III (2015). ONDE steve chen DREAM LAND Cambogia-Usa/Cambodia-USA, 2015, HD, 90’, col. DREAM LAND regia, sceneggiatura, produttore/director, screenplay, producer Steve Chen fotografia/cinematography Douglas Seok montaggio/film editing J. Samson Lee musica/music Keiichi Sugimoto suono/sound Ezekiel Honig interpreti e personaggi/ cast and characters Lida Duch (Lida), Sokun Nhem (Sokun), Hak Kim (Hak), Kanitha Tith (Kanitha), Sambath Sem (Ya Ya) produzione/production Chen Office coproduzione/coproduction Anti-Archive ** contatti/contacts Steve Chen [email protected] Lida è una giovane agente immobiliare di Phnom Penh, che apre le porte di lussuosi appartamenti ai ricchi esponenti di una società in rapido cambiamento. Sebbene la vita lavorativa sia piena di soddisfazioni, sul piano affettivo Lida è profondamente in crisi. Per sfuggire a questa situazione si concede una vacanza nella cittadina balneare di Kep, un luogo in cui la modernizzazione non è ancora arrivata. Il passato, lì ancora tangibile, le si manifesterà in modo imprevisto. «Dream Land è stato girato con una troupe di dieci persone, in sedici giorni e con un budget di cinquantamila dollari, basandoci su indicazioni e appunti sulle relazioni fra i personaggi, sulle scenografie, sui movimenti di macchina, l’illuminazione e il suono. Queste “istantanee” imitano l’effetto fugace della fotografia, echeggiano la condizione di transitorietà che sta attraversando oggi la Cambogia. Questo approccio approssimativo ma condiviso ci ha permesso di realizzare uno tra i primi film d’essai cambogiani, che spero aiuti a dare lo slancio a una nuova era nel settore cinematografico e nella società del Paese». ** Lida is a young real estate agent in Phnom Penh, opening the doors of luxurious apartments for the wealthy elites of a society that is rapidly changing. Even though she finds great satisfaction in her professional life, her personal life is in crisis. To escape this situation, Lida books a holiday in Kep: a seaside resort still untouched by modernization, where the past is still tangible and unexpectedly manifests itself. “With only ten crew persons, sixteen days and a production budget under 50,000 dollars, Dream Land was directed from a loose set of directions and notes about the quality of the characters’ relationship, architecture, movement, light, and sound. These ‘snapshots’ mimic the fleeting moment of photography, echoing the same transience Cambodia is going through today. This loose and collaborative approach has led us to develop of one of the first Cambodian art house films – one I hope will help build momentum in the new era of Cambodian society and filmmaking.” 166 SOMMARIO ONDE Steve Chen (Chicago, Illinois, Usa, 1981) ha studiato architettura alla Princeton University e lavorato in svariati studi di design riconosciuti sul piano internazionale. È poi diventato direttore di Chen Office, una boutique, casa di produzione e studio di design multidisciplinare specializzata nel campo del design, dell’arte e del cinema. Con i registi Davy Chou e Kavich Neang ha inoltre fondato Anti-Archive, una piattaforma di produzione che offre possibilità di girare film indipendenti a giovani filmmaker cambogiani. Dream Land (2015) segna il suo esordio nel cinema. Attualmente vive a Orange County, dove sta lavorando a una nuova sceneggiatura intitolata Live, Laugh, Love. Steve Chen (Chicago, IL, USA, 1981) studied architecture at Princeton University and worked for a number of internationally recognized design offices. He operates Chen Office, a boutique, cross-disciplinary design and production house whose work spans across design, art, and cinema. With filmmakers Davy Chou and Kavich Neang he also founded Anti-Archive, which produces films by the next generation of Cambodian filmmakers and supports independent directors shooting in Cambodia. Dream Land (2015) is his first feature film. He currently lives in Orange County, where he’s developing his new screenplay, Live, Laugh, Love. filmografia/filmography Dream Land (2015). ONDE eugène green FAIRE LA PAROLE Francia/France, 2015, HD, 116’, col. FAIRE LA PAROLE regia, sceneggiatura/ director, screenplay Eugène Green fotografia/cinematography Raphaël O’Byrne montaggio/film editing Laurence Larre suono/sound Pablo Bevero Zabalo, Alazne Amestoi interpreti/cast Ugaitz Aguirre, Anna Imaz, Ortzi Murna Berra, Aitor Servier Etchechuri, Nora Arbelbide Lete, Thierry Biscary produttore/producer Nora Philippe produzione/production Les films de l’air ** contatti/contacts Les films de l’air Vincent Roullet [email protected] www.lesfilmsdelair.com Quattro ragazzi dei Paesi Baschi (nella zona compresa fra le province settentrionali di Navarra e Guipúzkoa) conoscono e raccontano il loro mondo e la loro cultura nella loro lingua antica e misteriosa. Cresciuti parlando e studiando il basco, i quattro adolescenti vivono da sempre in maniera serena le loro origini, mentre altri giovani che incontrano durante i loro continui spostamenti sono cresciuti in un contesto di violenza e dolore. Faire la parole (in basco hitza egin), accompagnato dalla voce del grande scrittore Joseba Sarrionandia e dai canti dei tradizionali bertso, affronta un viaggio fra le generazioni del popolo basco, attraversando una doppia frontiera: quella che corre fra il Sud e il Nord del Paese e quella che separa la materia dallo spirito. «Faire la parole è un tentativo di dare espressione, attraverso immagini, musica e parole, al popolo più antico d’Europa, e di utilizzare la poesia del cinema per evocare una situazione politica». Four teenagers from the Basque Country (specifically from the northern provinces of Navarre and Guipuzkoa) talk about their world and their culture in their ancient and mysterious language. They grew up speaking and studying in Basque, and they always experienced their origins serenely, unlike the other teenagers they meet along the way that grew up surrounded by violence and sorrow. Accompanied by the voice of the great writer Joseba Sarrionandia and traditional bertso songs, Faire la parole (or hitza egin in Basque) is a journey through the generations of the Basque population, and across two borders: the one between the country’s north and south, and the one separating matter and spirit. “Faire la parole is an attempt to give one of the most ancient populations in Europe a way to express themselves, through images, music, words, and to use the poetry of cinema to evoke a political situation.” 167 SOMMARIO ONDE Eugène Green (New York City, Usa, 1947) si è trasferito nel 1969 a Parigi, dove nel 1977 ha fondato il Théâtre de la Sapience, con cui ha messo in scena diverse pièce barocche e moderne, e nel 1995 ha creato il festival Le mai baroque. Ha esordito come regista con Toutes les nuits, grazie a cui ha ottenuto il Prix Delluc per la miglior opera prima nel 2001. Ha quindi diretto Le nom du feu, presentato a Locarno nel 2002 e distribuito in sala insieme a Le monde vivant, che ha partecipato nello stesso anno alla Quinzaine des réalisateurs. Con Correspondances si è aggiudicato nel 2007, insieme a Harun Farocki e Pedro Costa, il premio speciale della giuria a Locarno, dove è tornato in concorso due anni dopo con A Religiosa Portuguesa e nel 2014 con La sapienza. Nel 2011 il Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa. Eugène Green (New York City, NY, USA, 1947) moved to Paris in 1969. There, he founded the Théâtre de la Sapience, staging several baroque and modern plays, and he created the festival Le mai baroque in 1995. He made his directorial debut in cinema with Toutes les nuites, which received the Prix Delluc for Best First Film in 2001. He then made Le nom du feu, presented in Locarno in 2002 and distributed in movie theaters along with Le monde vivant, which participated to the Quinzaine des réalisateurs that same year. In 2007, he won the Special Jury Prize in Locarno for his short Correspondences along with Harun Farocki and Pedro Costa. He returned to the Locarno Film Festival two years later with the feature A Religiosa Portuguesa, and again in 2014 with La sapienza. The Festival dedicated a complete retrospective to him in 2011. filmografia/filmography Toutes les nuits (2001), Le nom du feu (cm, 2002), Le monde vivant (2003), Le pont des arts (2004), Les signes (mm, 2006), Digital Sam in Sam Saek 2007: Memories (ep. Corrispondences, mm, 2007), A Religiosa Portuguesa (2009), La sapienza (2014), Faire la parole (doc., 2015). ONDE goyo anchou HETEROPHOBIA Argentina, 2015, HD, 63’, col. HETEROPHOBIA regia, sceneggiatura, montaggio, produttore/ director, screenplay, film editing, producer Goyo Anchou fotografia/cinematography Goyo Anchou, Pepo Razzari, Martín Maisonave, Franco Tirri suono/sound Pepo Razzari interpreti/cast Mariano Molina, Marcelo Páez, Ariel Núñez, Mad Crampi, Dieguito Mostrix, Luciano Ricio, Lorena Damonte, Alejandro Berón Díaz, Salvador Haidar ** contatti/contacts The Open Reel Cosimo Santoro [email protected] www.theopenreel.com Mariano è un giovane gay attratto da un amico eterosessuale. Quando viene violentato e poi abbandonato da quest’ultimo, per lui inizia di una lenta discesa agli inferi, un viaggio sentimentale dai risvolti drammatici. L’odio e la repulsione intorno a lui rendono la sua condizione ancora più insostenibile: inizialmente afflitto dal senso di colpa, presto si sente pervaso da un desiderio di redenzione dai risvolti messianici. In un’altalena di emozioni che lo precipitano in un universo parallelo, orrorifico e psichedelico, dominato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta, Mariano sente dentro di sé che solo la castrazione lo può guarire. Ma capirà che esiste un’altra soluzione: combattere con la rivoluzione il patriarcato su cui si regge la nostra società. «Questo film è stato realizzato seguendo gli ideali libertari alla base dell’organizzazione Creative Commons». ** Mariano is a young gay man who is attracted to a heterosexual friend, who rapes and then abandons him. For Mariano, this is the beginning of a slow descent into hell, a sentimental journey with dramatic consequences. The hate and repulsion around him make his condition even more unbearable: initially afflicted by painful guilty feelings, he is soon pervaded by a strong desire for redemption, with a messianic aftermath. In a roller coaster of emotions which plunge him into a parallel, horrific and psychedelic universe, dominated by rage and a desire for revenge, Mariano senses that only castration can save him. But he understands that there is another solution: to take part in the revolution against the patriarchy which underpins our society. “This movie was made under the influence of the libertarian ideals of Creative Commons.” 168 SOMMARIO ONDE Goyo Anchou (Mar del Plata, Argentina, 1973) ha studiato presso la Universidad del cine di Buenos Aires. Autore di numerosi libri sulla storia del cinema argentino, nel 2003 ha diretto il lungometraggio Safo, remake in stile guerrilla film di una pellicola del 1943, considerata un classico in patria. Nel corso dei primi anni 2000 ha lavorato come programmatore per il Mar del Plata International Film Festival, occupandosi delle produzioni indipendenti nazionali. Tra i titoli da lui diretti, il cortometraggio sperimentale Del amor, según Stendhal (2010), il documentario La peli de Batato (2011, coregia di Peter Pank) e ancora il cortometraggio El nombre de los seres (2013). Goyo Anchou (Mar del Plata, Argentina, 1973) studied at the Universidad del cine in Buenos Aires. The author of numerous books about the history of Argentine cinema, in 2003 he directed the feature-length Safo, a guerilla-style remake of a movie from 1943, considered a classic in Argentina. During the early 2000s, he worked as a programmer for the Mar del Plata International Film Festival, overseeing Argentine independent productions. Films he has directed include the experimental short Del amor, según Stendhal (2010), the documentary La peli de Batato (2011, codirected with Peter Pank) and the short El nombre de los seres (2013). filmografia/filmography Safo (2003), Del amor, según Stendhal (cm, 2010), La peli de Batato (coregia/codirector Peter Pank, doc., 2011), El nombre de los seres (cm, 2013), Heterophobia (2015). ONDE ian clark A MORNING LIGHT Usa, 2015, HD, 82’, col. A MORNING LIGHT regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio/ director, screenplay, cinematography, film editing Ian Clark costumi/costume design Bronwyn Leslie musica/music Eleh suono/sound Brett Allen, Ian Clark interpreti/cast Zach Weintraub, Celia Rowlson-Hall, Austin Will, Dusty Decker produttori/producers Benjamin Wiessner, Jim Cummings, Ian Clark produzione/production Inc Productions ** contatti/contacts Ian Clark [email protected] Zach vive con il suo cane in una grande casa in mezzo alla foresta. È un tipo solitario e ama fare lunghe escursioni. Durante una di queste, incontra una vecchia amica, Ellyn, che si unisce a lui. Nei giorni successivi, nei due cresce la convinzione che qualcosa di strano si nasconda nei boschi, una presenza inusuale e inquietante che si manifesta attraverso fenomeni luminosi e sonori. A complicare il tutto, l’intrusione di due vicini di casa sospettosi. C’è davvero qualcosa di inusuale o è tutto frutto della loro immaginazione? «Come artista mi interessano la sottigliezza fenomenologica, le intersezioni tra ciò che è finto e la verità, e il modo in cui si fondono la tecnologia, il paesaggio e la bellezza». ** Zach lives with his dog in a big house in the middle of a forest. He is a somewhat of a loner who enjoys taking long hikes in the woods. During one of his walks, Zach runs into an old friend of his, Ellyn, who joins him. As the days go by, Zach and Ellyn become increasingly convinced something weird is hiding in the forest, an unusual and disconcerting presence that manifests itself through light and sound phenomena. The invasion of two suspicious neighbors complicates the matter further. Is there really something weird going on or is it just their imagination? “As an artist, I’m interested in phenomenological subtlety, intersections of construct and verité, and the way in which technology, landscape, and beauty coalesce.” 169 SOMMARIO ONDE Ian Clark (Usa) ha studiato digital art presso la University of Oregon. Videomaker, artista e programmer in vari festival, è stato inserito dalla rivista «Filmmaker Magazine» nella annuale lista delle 25 New Faces. Nel 2009 è stato tra i fondatori dell’Eastern Oregon Film Festival, dove si è occupato della programmazione, così come per Treefort Film Fest. Inoltre è tra gli ospiti dell’art space Ditch Projects. Fino a ora ha diretto i mediometraggi Pool Room (2009), Country Story (2011), MMXIII (2013) e il cortometraggio Searching for Yellow (2012). A Morning Light, che ha per protagonista il regista Zach Weintraub (al Torino Film Festival nel 2012 con The International Sign for Choking) segna il suo esordio nel lungometraggio. Ian Clark (USA) studied digital art at the University of Oregon. He was listed by “Filmmaker Magazine” as one of the year’s 25 New Faces for his work as a videomaker, an artist, and a programmer for several festivals. He was one of the founders of the Eastern Oregon Film Festival, which kicked off in 2009, and he is in charge of its programming as well as for the Treefort Film Fest. He is also one of the guests of the art space Ditch Projects. So far, he made the short features Pool Room (2009), Country Story (2011), MMXIII (2013), and the short film Searching for Yellow (2012). A Morning Light is his debut in full-length feature, starring the filmmaker Zach Weintraub (who participated to the 2012 Torino Film Festival with his film The International Sign for Choking). filmografia/filmography Pool Room (mm, 2009), Country Story (mm, 2011), Searchnig for Yellow (cm, 2012), MMXIII (mm, 2013), A Morning Light (2015). ONDE martín mejía rugeles NACIMIENTO Colombia, 2015, S16mm, 82’, col. Martín Mejía Rugeles (Colombia) ha studiato regia e teoria del cinema in Colombia e Canada e ottenuto un master in fotografia all’Università di Göteborg. Nel 2004 ha vinto il primo premio al Festival di Oberhausen con il suo film di laurea, Od-El Camino. Nel 2006 ha preso parte al talent campus della Berlinale. DELIVERY regia, sceneggiatura/ director, screenplay Martín Mejía Rugeles fotografia/cinematography Nicolas Canniccioni, David Gallego montaggio/film editing Carlos Cordero, Felipe Guerrero scenografia/ production design Marcela Gómez musica/music Daniel Velasco suono/sound Juan Mauricio Piñeros, Daniel Garcés interpreti e personaggi/ cast and characters Yuliana Ríos (Helena), Floresmira Restrepo (Sara), Víctor Vergara (Juan), Sebastián Vásquez (Ramiro), María Moyano (Ana), Hernando Naranjo (Daniel), Juan Daniel Gil (Otoniel) produttore/producer Cesar Patiño produzione/production Martín Mejía Rugeles & Yoreinaré Producciones coproduzione/coproduction Hangar Films ** contatti/contacts Martín Mejía Rugeles [email protected] Il bambino di Helena dovrebbe nascere all’inizio della stagione delle piogge. La madre adottiva e il fratello della ragazza raccolgono cibo e legno nella giungla per prepararsi alla maternità e alle settimane di pioggia. Altri abitanti del villaggio pescano e si occupano del raccolto e fra le loro azioni quotidiane emergono storie di dolore e solitudine, insieme ai sogni dei tempi andati. Helena e gli altri sono prigionieri dei ritmi di una natura bellissima e senza cuore. Nel giorno di riposo tutto il villaggio assiste al parto. La pioggia inizia a cadere e la vita continua. «Per me Nacimiento ruota attorno all’idea della creazione della vita come risultato di forze contrastanti. Nel film si assiste alla nascita di un bambino in una famiglia priva di legami biologici, in una comunità immaginaria e isolata dove tutti vivono la solitudine e il dolore; una comunità senza patriarchi, in cui persone ingenue cercano di condurre vite sulle quali non hanno alcuna influenza. L’arrivo di un neonato senza padre rappresenta l’inevitabilità della vita, ma offre anche uno spiraglio di speranza e redenzione». ** When the rainy season begins Helena’s baby shall be born. Her adoptive mother and brother collect food and wood in the jungle preparing for the coming weeks of rain and maternity. Other people fish and harvest, and in the midst of these ordinary actions emerge stories of pain and solitude, and also dreams from long-gone times. They all live imprisoned in the course of a beautiful and heartless nature. In the day of rest they all accompany the birth. The rain begins. Life continues. “Nacimiento for me waves around the idea of creation of life as the result of clashing forces. There’s the birth of a baby in a family with no genetic bonds, in a fictional isolated community where all persons go through solitude and pain. We are in a small society without patriarchs, where innocent people try to go on with their lives that they cannot influence. The arrival of the new-born without a father talks essentially about the inevitability of life. But it also gives a small light for redemption and hope.” 170 SOMMARIO ONDE Martín Mejía Rugeles (Colombia) studied filmmaking and film theory in Colombia and Canada, and did a Masters of Fine Arts in photography at the University of Gothenburg. In 2004, he was awarded the first prize at Oberhausen Film Festival, with his graduation film Od-El Camino. He took part in the Berlinale Talent Campus 2006. filmografia/filmography Od-El Camino (cm, 2003), Common Words (2007), A Story of Johan (2007), Nacimiento (2015). ONDE julia pesce NOSOTRAS. ELLAS Argentina, 2015, HD, 65’, col. Julia Pesce (Argentina) ha studiato cinema all’Università di Córdoba e nel 2009 ha lavorato come assistente alla regia per il lungometraggio Criada (Matías Herrera Córdoba), presentato lo stesso anno al Bafici e in diversi festival internazionali. Dal 2010 ha iniziato la carriera di scenografa per diversi progetti in ambito cinematografico e televisivo e, parallelamente, ha iniziato a lavorare a Nosotras. Ellas, suo primo film da regista. US WOMEN. THEM WOMEN regia, sceneggiatura/ director, screenplay Julia Pesce montaggio/film editing Lucía Torres suono/sound Federico Disandro produzione/production Cine El Calefón ** contatti/contacts Cine El Calefón Iván Zgaib [email protected] www.elcalefoncine.com.ar Nove donne. La casa è quella antica, di famiglia. Tra le pareti, le storie di quelle donne e di chi le ha precedute, in quella che forse sarà l’ultima estate a vederle tutte insieme. Il cambio generazionale sembra un’altra figura, sempre presente, a ricordare che i legami di quell’intimità non hanno nulla a che vedere con il mondo là fuori. «Di recente ho letto questa frase, che mi è rimasta dentro: “Siamo interessati all’approccio documentario, perché ripristina la nostra relazione con il mondo, con la storia e con il presente”. Pensare alla mia relazione con il mondo significa, tra le altre cose, guardarmi dentro e inevitabilmente guardare al mio nucleo e alla mia storia familiare. Ho osservato i legami che si creano fra nove donne che fanno parte della mia famiglia e appartengono a generazioni diverse: condividiamo un rapporto di confidenza e intimità molto forte, qualcosa che ci lega e che per molte persone può sembrare una cosa fuori dal comune. Un legame al quale nessun altro ha accesso». ** Nine women. The house is ancient, it has been in the family for generations. Between the walls, the stories of those women and the ones that came before them, during what is likely to be the last summer they will all be there together. The generational change seems like another character in the film, always present, always reminding us that the bonds of that intimacy have nothing to do with the outside world. “I recently read a quote that stuck with me. ‘We find the documentary approach interesting because it restores our relationship with the world, with history, and with the present.’ Thinking about my connection to the world means, among other things, looking inside myself and inevitably looking at my nucleus and my family history. I observed the bonds between the nine women in my family who belong to different generations: we share a very strong bond of confidence and intimacy, it’s something that ties us together and that many people might find unusual. It’s a connection no one else has access to.” 171 SOMMARIO ONDE Julia Pesce (Argentina) went to film school at the University of Córdoba. She worked as director’s assistant for the feature Criada (Matías Herrera Córdoba) in 2009, which was presented that year at Buenos Aires International Independent Film Festival (BAFICI) and in several international festivals. She started working as set designer for many different projects for film and television, while also working for the first time as a director on Nosotras. Ellas. filmografia/filmography Nosotras. Ellas (doc., 2015). ONDE pappi corsicato POMPEI ETERNAL EMOTION Italia/Italy, 2015, HD, 10’, col. POMPEI ETERNAL EMOTION regia/director Pappi Corsicato fotografia/cinematography Cesare Accetta montaggio/film editing Artemide Alfieri ** contatti/contacts Daniele Orlando [email protected] «Il documentario vuole evocare lo struggente e contraddittorio sentimento della vita e della morte che convive quando ci si trova a Pompei. I turisti che si sono prestati a partecipare sono immobilizzati in un istante di vita, come i calchi degli sfortunati abitanti dell’antica città sorpresi dall’eruzione sterminatrice del 79 dopo Cristo. La vitalità che avanza e la fissità più assoluta si incontrano nelle strade di Pompei, dove, all’ombra del Vesuvio, le rovine delle case, dei templi, dei teatri sembrano attendere nuova vita». ** “The documentary wants to evoke the heart-rending and contradictory feelings of life and death that coexist in Pompeii. The tourists that showed up to participate froze in an instant of life, like the plaster casts of the unfortunate victims of the eruption that destroyed the ancient city in the year 79 AD. Vitality meets absolute stillness in the streets of Pompeii, where the ruins of houses, temples, and theaters seem to be waiting for new life in the shade of Vesuvius.” Pappi Corsicato (Napoli, 1960), dopo aver studiato danza e coreografia alla Alvin Alley Dance School di New York e recitazione all’Accademia di arte drammatica, ha lavorato come assistente di Pedro Almodóvar per Légami! (1989) e nel 1993 ha esordito con Libera, collezione di tre cortometraggi presentata alla Berlinale e vincitrice del Nastro d’argento come miglior opera prima. Nel 1995 ha diretto I buchi neri, con Iaia Forte, e ha partecipato alla Mostra di Venezia. Nel 2001 ha realizzato Chimera e dopo sette anni ha firmato Il seme della discordia (2008), che ha partecipato in concorso a Venezia come il successivo Il volto di un’altra (2012). Ha inoltre girato videoclip, curato regie teatrali e realizzato documentari sull’arte contemporanea, oltre al ritratto Armando Testa - Povero ma moderno (2009), vincitore a Venezia del premio Pasinetti. Pappi Corsicato (Naples, Italy, 1960) studied dance and choreography at the Alvin Alley Dance School in New York, and acting at the Academy of Dramatic Arts. He then worked as Pedro Almodóvar’s assistant in the movie Átame! (1989), and made his directorial debut with Libera (1993), a series of three shorts presented at the Berlinale and winner of the Silver Ribbon for Best First Feature. He directed I buchi neri with Iaia Forte and participated at the Venice Film Festival in 1995, followed by Chimera in 2001. Il seme della discordia (2008) and Il volto di un’altra (2012) were both in the competition section in Venice. He has also made music videos, directed for theater, and made documentaries on contemporary art, besides Armando Testa - Povero ma moderno (2012), which won the Pasinetti Award in Venice. filmografia/filmography Libera (1993), I buchi neri (1995), I vesuviani (ep. La stirpe di Iana, cm, 1997), I colori della città celeste (cm, 1999), Chimera (2001), Diario di viaggio con fantasmi (doc., 2006), Il seme della discordia (2008), Ettore Spalletti (cm, doc., 2008), Questione di gusti (cm, tv, 2009), Armando Testa - Povero ma moderno (doc., 2009), Capo dio monte (cm, doc., 2010), Il volto di un’altra (2012), Pompei Eternal Emotion (cm, 2015). 172 SOMMARIO ONDE ONDE catherine libert, stefano canapa DES PROVINCES LONTAINES Italia-Francia/Italy-France, 2015, 16mm, 84’, col. DES PROVINCES LONTAINES regia/directors Catherine Libert, Stefano Canapa fotografia/cinematography Stefano Canapa montaggio/film editing Catherine Libert, Fred Piet suono/sound Catherine Libert interpreti/cast Enrico Ghezzi, Tonino De Bernardi, Alberto Momo produttore/producer Laurence Rebouillon produzione/production 529 Dragons ** contatti/contacts Stefano Canapa [email protected] Dalle vette innevate del Moncenisio alle colline di Casalborgone, passando per il presidio No Tav e i notturni sulle rive della Dora, i due cineasti piemontesi Tonino De Bernardi e Alberto Momo raccontano il loro incontro con il cinema e di come sia diventato la loro vita. Un road movie cinematografico che si avvale di un inedito Enrico Ghezzi nella veste di guida. «Dai Super8 degli anni Sessanta, in cui Tonino riprende i suoi amici, la moglie Mariella e le due figlie Giulietta e Veronica, ai film di Alberto in cui compaiono Giulietta e i loro tre bambini, ci troviamo di fronte allo stesso gesto d’amore. Un gesto in cui si leggono in filigrana i miti e le favole che si raccontano, i percorsi di questa famiglia fuori dal comune. Il gesto cinematografico visto come rito necessario e gioioso, un modo per aprirsi al mondo e condividere la vita che si fa cinema. In cui, con la stessa felicità, alcuni crescono, altri si occupano di film». ** From the snow-capped peaks of Moncenisio to the hills of Casalborgone, passing through the No TAV garrison and the night shots by the river Dora. Two filmmakers from Piedmont, Tonino De Bernardi and Alberto Momo, talk about their encounter with cinema and how it became their life. A cinematographic road movie guided by an unprecedented Enrico Ghezzi. “From the Super8 footage that Tonino shot in the 1960s of his friends, his wife Mariella, his two daughters Giulietta and Veronica, to Alberto’s movies with Giulietta and their three children: we find ourselves before the same act of love. Between the lines of that act of love we see the myths and fairytales they tell each other, and the paths of a family so out of the ordinary. The act of filming, seen as a necessary and joyous ritual, as a way to open onto the world and share the life that turns into cinema; and in that same happiness, some grow, while others make movies.” 173 SOMMARIO ONDE Catherine Libert (Liegi, Belgio, 1971), dopo aver studiato regia presso l’Insas di Bruxelles, ha esordito nel 2000 con il cortometraggio di finzione Dans le noir. I film realizzati in seguito, girati in 16mm e sviluppati artigianalmente, rispondono a un approccio sempre più indipendente, poetico e sperimentale. Nel 2012 si è laureata all’Accademia di Francia di Villa Medici, a Roma. Nel 2015 ha realizzato inoltre il film di finzione Phenix. Stefano Canapa (Torino, 1977) si è laureato nel 2001 in storia ed estetica del cinema al Dams di Torino. Trasferitosi in Francia, ha lavorato presso il laboratorio di ricerca L’abominable e in seguito ha contribuito a creare strutture dello stesso tipo (sperimentali, artigianali e autogestite) a Torino e Montevideo. Dal 1998 fa parte del collettivo francese di artisti Groupe Zur - Zona Utopicamente Reconstituita. Dal 2002 si dedica soprattutto a installazioni, performance, improvvisazioni multidisciplinari e opere teatrali. Catherine Libert (Liege, Belgium, 1971) studied filmmaking at the film school INSAS, in Brussels, and directed her first short fiction Dans le noir in 2000. She shot her following films in 16mm and developed them herself, following an increasingly independent, poetic, and experimental approach. She graduated in 2012 from the French Academy of Villa Medici in Rome. She recently directed her first fictional feature Phenix (2015). Stefano Canapa (Turin, Italy, 1977) graduated in 2001 in film history and Aesthetics from DAMS University in Turin. After moving to France, he worked with the research lab L’abominable, and contributed to creating similar kinds of structures (experimental, artisanal, self-managed) in Turin and Montevideo. He is part of the French artist collective Group ZUR since 1998. He has been increasingly involved in projects just like installations, performance art, multidisciplinary improvisations, and plays for theatre. filmografia/filmography Catherine Libert: Dans le noir (cm, 2000), Benjamin, portrait d’un depart (2002), Nul ne sait ce que peut un corps (2005), Phenix (2015). Stefano Canapa: Promenaux (cm, 2001), Appunti per un film d’amore (2005), Petrolio (2009), Split Second (2011), Wavelenght (2015). Catherine Libert, Stefano Canapa: Les champs brûlants (doc., 2010), Des provinces lontaines (doc., 2015). ONDE apichatpong weerasethakul RAK TI KHON KAEN Thailandia-Regno Unito-Francia-Germania-Malesia/ Thailand-UK-France-Germany-Malaysia, 2015, HD, 122’, col. CEMETERY OF SPLENDOUR regia, sceneggiatura/ director, screenplay Apichatpong Weerasethakul fotografia/cinematography Diego Garcia montaggio/film editing Lee Chatametikool scenografia/ production design Akekarat Homlaor costumi/costume design Phim U-mari suono/sound Akritchalerm Kalayanamitr interpreti e personaggi/ cast and characters Jenjira Pongpas Widner (Jen), Banlop Lomnoi (Itt), Jarinpattra Rueangram (Keng) produttori/producers Apichatpong Weerasethakul, Keith Griffiths, Simon Fields, Charles de Meaux, Michael Weber, Hans Geiβendörfer produzione/production Kick the Machine Films, Illumination Films coproduttori/coproducers Viola Fügen, Najwa Abu Bakar, Moisés Cosio Espinosa, Eric Vogel, Ingunn Sundelin, Joslyn Barnes, Caroleen Feeney, Danny Glover coproduzione/coproduction Astro Shaw, Asia Culture Center-Asian Arts Theatre, Detalle Films, Louverture Films, Tordenfilm ** contatti/contacts Match Factory Sergi Steegmann [email protected] www.the-match-factory.com 174 SOMMARIO Una misteriosa malattia, che costringe al sonno chi si ammala, ha colpito un plotone di soldati. Trasferiti in un ospedale allestito in una ex scuola a Khon Kaen, gli uomini sono vegliati da infermiere e volontarie, tra cui la casalinga Jen, che si prende cura di Itt accudendolo nel sonno e accompagnandolo in giro durante i suoi brevi risvegli. In un luogo dove i ricordi del passato vivono ancora e si confondono con il presente, Jen stringe amicizia con la medium Keng, che usa i suoi poteri psichici per comunicare con i malati. «Nel film vado alla ricerca degli spiriti antichi che ho incontrato da bambino. I miei genitori erano dottori e abitavamo in una casa all’interno di un ospedale. Il mio mondo si sviluppava tra i reparti dei pazienti dove mia madre lavorava, la nostra abitazione di legno, la scuola e il cinema. Il film è nato dall’unione di questi luoghi. Sono quasi vent’anni che non abito più nella mia città d’origine e nel frattempo quel luogo è molto cambiato. E quando vi ho fatto ritorno ho visto i miei ricordi sovrapposti alle nuove costruzioni». ** A mysterious illness, which forces people to fall asleep, has struck a platoon of soldiers. After being transferred to a hospital set up inside a former school at Khon Kaen, the men are watched over by nurses and volunteers, including the housewife Jen, who takes care of Itt, caring for him as he sleeps and accompanying him around during his brief waking moments. In a place where memories of the past still live on and blend with the present, Jen makes friends with the medium Keng, who uses her psychic powers to communicate with sick people. “The film is a search for the old spirits I knew as a child. My parents were doctors and we lived in one of the hospital housing units. My world was the patients’ ward where my mother worked, our wood house, a school, and a cinema. The film is a merging of these places. I haven’t lived in my home town for almost twenty years. The city has changed so much. But when I went back I only saw my old memories superimposed on the new buildings.” ONDE Apichatpong Weerasethakul (Bangkok, Thailandia) ha esordito nel 1994, per approdare alla videoarte nel 1998 e dirigere nel 2000 il suo primo lungometraggio, Mysterious Object at Noon, recentemente restaurato dalla Martin Scorsese’s World Cinema Foundation. Considerato una delle voci più interessanti e innovative del cinema contemporaneo, nel 2010 ha ottenuto con Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti la Palma d’oro al Festival di Cannes, dove aveva già vinto il gran premio della giuria nel 2004 con Tropical Malady e, nel 2002, la sezione Un certain regard con Blissfully Yours. Le sue installazioni sono state esposte in musei e gallerie di tutto il mondo, come la Tate Modern a Londra e la Fondation Louis Vuitton a Parigi. Apichatpong Weerasethakul (Bangkok, Thailand) debuted in 1994, became involved in video art in 1998 and in 2000 directed his first feature film, Mysterious Object at Noon, which was recently restored by Martin Scorsese’s World Cinema Foundation. Considered one of the most interesting and innovative voices of contemporary cinema, in 2010 his film Uncle Boonmee Who Can Recall His Previous Lives received the Golden Palm at the Cannes Film Festival, where he had already won the Grand Jury Prize in 2004 with Tropical Malady and, in 2002, the section Un certain regard with Blissfully Yours. His installations have been displayed in museums and galleries throughout the world, including the Tate Modern in London and the Fondation Louis Vuitton in Paris. filmografia essenziale/ essential filmography Dokfa hai meuman (Mysterious Object at Noon, 2000), Sud sanacha (Blissfully Yours, 2002), Hua jai tor ra nong (The Adventures of Iron Pussy, 2003), Sud Pralad (Tropical Malady, 2004), Sang sattawat (Syndromes and a Century, 2006), Loong Boonmee raleuk chat (Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, 2010), Rak ti Khon Kaen (Cemetery of Splendour, 2015). ONDE luca ferri, enrico mazzi UNA SOCIETA DI SERVIZI Italia/Italy, 2015, HD, 35’, col. A SOCIETY OF SERVICES regia/director Luca Ferri, in collaborazione con/ in cooperation with Enrico Mazzi fotografia/cinematography Luca Ferri montaggio/film editing Enrico Mazzi produttori/producers Luca Ferri, Enrico Mazzi ** contatti/contacts Luca Ferri [email protected] In un gigantesco spazio coperto si sviluppano reti di servizi e attività umane. Flussi di persone scorrono in una dimensione architettonica asettica come le relazioni di coloro che ci passano, che si muovono sulle note di musiche ambientali ripetitive e sedanti. «Per quanto mi riguarda, il film ha avuto un inizio e un successivo, calcolato e voluto abbandono. Dopo aver effettuato in totale solitudine le riprese e successivamente ridotto il materiale a una sottratta e coerente selezione restrittiva, ho deciso di coinvolgere Enrico chiedendo la sua disponibilità alla visione del materiale. Avevo la necessità di distaccarmi da queste immagini lasciando che entrassero in contatto con un’altra persona, di cui istintivamente mi fidavo, e che avrebbe potuto operare al montaggio senza nessun tipo di vincolo o pressioni da parte mia. Il risultato di questa inconsueta modalità lavorativa è stato un importante arricchimento umano e lavorativo». (L. Ferri) ** In a huge indoor space, networks of services and human activities take place. Streams of people flow in an architectural dimension as aseptic as the relationships of its people, moving on the notes of a recurring and sedating background music. “As far as I’m concerned, the film was started and then it was intentionally set aside. After shooting in complete solitude and reducing the amount of footage after a restrictive selection, I decided to ask Enrico if he’d be available to look over the material. I needed to take a step back from the images, let them get in touch with someone else whom I trusted instinctively and who could work on editing them without any constraint or pressure from me. The result of this unusual work process was an important and enriching experience, both on a human and professional level.” (L. Ferri) Luca Ferri si occupa di immagini e parole. Le sue opere, prodotte da Lab 80 Film e acquisite dal Circuito Nomadica, hanno partecipato a festival come il Torino Film Festival, la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, il Festival internacional de cine de Mar del Plata, il Kasselerdokfest, Dokumentart, Antimatter Media Art Canada, Experimenta, Bandits-mages. Il suo ultimo lavoro, Abacuc, presentato al Torino Film Festival 2014, è distribuito da Lab 80 Film. Enrico Mazzi (Modena, 1977) lavora nell’audiovisivo dal 2002, principalmente nel campo del video-design di scenografie teatrali e producendo corti e mediometraggi sperimentali. Nel 2007 ha vinto il premio San Fedele giovani registi e nel 2011 ha partecipato al Berlinale Talent Campus. Luca Ferri works with images and words. His movies, produced by Lab 80 and acquired by Circuito Nomadica, partecipated to such festivals as Torino Film Festival, Pesaro Film Festival, Festival internacional de cine de Mar del Plata, Kasselerdokfest, Dokumentart, Antimatter Media Art Canada, Experimenta, Bandits-mages. His last work, Abacuc, premiered at Torino, is distribuited by Lab 80. Enrico Mazzi (Modena, Italy, 1977) works with moving images since 2002. His activity is mainly in the field of projection design of theater sets, and the production of short and medium-length films of experimentation. He won the Prize San Fedele Young Directors in 2007. Italian selection at the Berlinale Talent Campus in 2011. filmografia/filmography Luca Ferri: Educere Movere Billiardo (mm, 2004), Anna vs Oliva (mm, 2004), Ergonomia culanda (mm, 2005), Scano Boa (mm, 2005), Fiori di Broca (mm, 2005), Dodoanimaleinettoal (2005), Di nuovo giggi e il rattan (cm, 2007), Magog [o epifania del barbagianni] (cm, 2011), Ecce Ubu (2012), Kaputt/Katastrophe (cm, 2012), Habitat [Piavoli] (coregia/codirector Claudio Casazza, 2013), Abacuc (2014). Enrico Mazzi: Tu Mordi l’Aria (cm, 2007), Filioque (mm, 2008), Mount A (mm, 2012). Luca Ferri, Enrico Mazzi: Una società di servizi (cm, 2015). 175 SOMMARIO ONDE ONDE ross sutherland STAND BY FOR TAPE BACK-UP Regno Unito/UK, 2015, video, 63’, bn/bw-col. Ross Sutherland (Edimburgo, Regno Unito, 1979) fa parte del collettivo letterario Aisle 16 e, fino a ora, ha pubblicato quattro raccolte di poesie. Autore di pièce teatrali, ha scritto, tra gli altri, The Three Stigmata of Pacman e lo spettacolo interattivo Comedian Dies in the Middle of a Joke. Come regista nel 2011 ha diretto il cortometraggio Every Rendition on a Broken Machine e nel 2015 ha esordito nel lungometraggio proprio con Stand By for Tape Back Up. STAND BY FOR TAPE BACK-UP regia, sceneggiatura, voce/director, screenplay, voice Ross Sutherland montaggio, produttori/ film editing, producers Ross Sutherland, Charlie Lyne ** contatti/contacts Charlie Lyne [email protected] www.charlielyne.com www.rosssutherland.co.uk Dopo la scomparsa del nonno, Ross Sutherland ritrova una vhs che erano soliti guardare insieme: incisi sul nastro, frammenti dal film Ghostbusters, dalla sitcom Willy, il principe di Bel Air, dal videoclip Thriller di Michael Jackson, da un reality anni Novanta e diverse altre cose. Immagini del passato che diventano lo sfondo sgranato per una riflessione sui ricordi, la morte e il concetto di ripetizione. «L’ispirazione per questo film deriva in gran parte dallo studio di OuLiPo, un movimento letterario francese degli anni Sessanta interessato alla trascrizione del subconscio con un approccio contrario a quello dei surrealisti. Se questi cercavano di rappresentare i loro sogni ed eliminare ogni legge dalla loro arte, OuLiPo alzava la posta in gioco cercando di sommergere le opere con il maggior numero possibile di regole. Lo scopo era perdere completamente il controllo di quello che stavano scrivendo, così che le parole iniziassero a fluire dai luoghi più reconditi dell’animo. Gli appartenenti a OuLiPo si definivano “topi che tentano la fuga da un labirinto da loro stessi costruito”». ** After his grandfather dies, Ross Sutherland finds a VHS cassette which they used to watch together. The tape has clips from the movie Ghostbusters, the sitcom The Fresh Prince of Bel-Air, Michael Jackson’s video clip Thriller, a reality show from the 1990s and various other things. Images of the past become the grainy background for a reflection on memories, death and the concept of repetition. “Much of the inspiration for this film came from reading about the OuLiPo: a French writing movement that began back in the 1960s. The OuLiPo were interested in writing from the subconscious, but they took an opposite approach to the surrealists. Whilst the surrealists were trying to paint their dreams and remove rules from their art, the OuLiPo were doubling-down and trying to flood their work with as many rules as possible. They forced so many additional rules onto their work that they would lose control of the piece, and instead the words would start to flow from somewhere deeper inside themselves. The OuLiPo called themselves ‘rats trying to escape a maze of our own construction.’” 176 SOMMARIO ONDE Ross Sutherland (Edinburg, UK, 1979) is a member of the literary collective Aisle 16 and to date he has published four collections of poetry. He is the author of theatrical plays, including The Three Stigmata of Pacman and the interactive show Comedian Dies in the Middle of a Joke. In 2011, he directed the short Every Rendition on a Broken Machine and in 2015 he debuted in feature films with Stand By for Tape Back Up. filmografia/filmography Every Rendition on a Broken Machine (cm, 2011), Stand By for Tape Back-Up (2015). ONDE angelos frantzis SYMPTOMA Grecia/Greece, 2015, HD, 87’, col. Angelos Frantzis (Atene, Grecia, 1970) ha studiato regia all’Insas di Bruxelles. Oltre a dirigere film si è dedicato a progetti artistici combinando installazioni e performance dal vivo. Ha lavorato inoltre come critico cinematografico. I suoi film sono stati proiettati nei maggiori festival internazionali, da quello di Rotterdam allo stesso Torino Film Festival, dove nel 2010 è stato presentato Into the Woods. La sua ultima installazione, Got to Be Real, ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2012. SYMPTOM regia/director Angelos Frantzis sceneggiatura/screenplay Konstantinos Antonopoulos, Angelos Frantzis fotografia/cinematography Ilias Adamis montaggio/film editing Tolis Apostolidis scenografia/ production design Daphne Koutra costumi/costume design Despina Chimona musica/music Coti K. suono/sound Nikos Triantafilou, Iraklis Vlachakis interpreti/cast Katia Goulioni, Constantine Markoulakis, Michele Valley, Eleni Vergeti, Yiannis Nikolaidis produzione/production The Gardens, Filmiki productions, 2/35 ** contatti/contacts Angelos Frantzis [email protected] Una creatura singolare appare su un’isola remota dove piove sempre: indossa una giacca di pelle, ha lo sguardo fisso, gli occhi che brillano nel buio e la testa di coniglio. Chi la incontra impazzisce. Gli abitanti dell’isola cercano aiuto in una ragazza, l’unica persona in grado di affrontare la creatura. La ragazza intraprende una caccia spietata, ma la ricerca metterà a dura prova la sua fede e rivelerà un legame inatteso con la creatura. «Symptom parla dei nostri demoni interiori. È un saggio poetico sul lato sconosciuto e oscuro dell’esistenza. Le sue radici affondano nel genere fantasy e l’aria che respira è quella del melodramma. Il film si immerge nell’inconscio di una donna, solo per rivelare il sintomo dell’eterna lotta tra istinto e morale». ** A peculiar, rabbit-headed creature appears on a remote, rainy island, wearing a leather jacket and staring with eyes that glow in the darkness. Whoever encounters it loses their mind. The island’s residents seek help from the only person who seems to posses the strength to confront the creature: a young girl. Embarking on a relentless hunt for the creature, the girl will put her faith on test and reveal her hidden relationship with the creature. “Symptom is a film about our own private devil. A poetic essay about the unfamiliar, dark side of existence. Rooted in the fantasy genre and breathing the air of melodrama, Symptom dives in the unconscious mind of a woman, only to reveal the symptom of the eternal battle between our instincts and our ethics.” 177 SOMMARIO ONDE Angelos Frantzis (Athens, Greece, 1970) studied film direction at INSAS in Brussels. Besides film directing, he has been involved in art projects with combined techniques (installation, performance) and has worked as a film critic. His films have been selected in major international film festivals: in 2010 both Rotterdam and Turin presented his experimental feature Into the Woods. His latest installation, Got to Be Real, partecipated in 2012 at the Biennale of Venice. filmografia/filmography Mikres istories me anthropous kai portokalia (Short Stories for People and Oranges, cm, 1992), Visions (cm, 1992), Who’s Afraid of the Big Bad Wolf ? (cm, 1993), Dekaennia (Nineteen, cm, 1995), Tripios kosmos (A Hole in the World, cm, 1997), O gamos (The Wedding, mm, 2001), Polaroid (2000), To oniro tou skylou (A Dog’s Dream, 2005), Mesa sto dasos (In the Woods, 2010), Wild Beast (cm, 2013), Symptoma (Symptom, 2015). ONDE mossa bildner, glauber rocha A VIDA É ESTRANHA Brasile/Brazil, 2015, 8mm, 39’, col. LIFE IS STRANGE regia, sceneggiatura, fotografia, interpreti/ directors, screenplay, cinematography, cast Mossa Bildner, Glauber Rocha scenografia/ production design Pedro Giongo suono/sound Alexandre Rogoski produttori/producers Aly Muritiba, William Biagioli ** contatti/contacts Grafo Audiovisual William Biagioli [email protected] www.grafoaudiovisual.com Un viaggio in Marocco, a Essaouira. Ritmi dilatati, da vacanza. Un uomo è con la sua fidanzata e ha con sé una cinepresa 8mm. Scorci di intimità nella vita di Glauber Rocha emergono dopo quarant’anni grazie alle immagini di Mossa Bildner. «In realtà, non mi considero una vera filmmaker. Per formazione e vocazione sono una musicista e una performer, anche se il tempo trascorso con Glauber ha allargato gli orizzonti della mia visione estetica. A Vida É Estranha è il titolo che avevamo dato a questo piccolo film in 8mm, girato a Essaouira. Nessuno dei due si aspettava che lo vedesse qualcuno, a parte i nostri amici. Era un film casalingo su una vacanza in famiglia, un soggiorno hippy nell’era “peace and love”. Dopo quarant’anni in cui il filmato è sopravvissuto attraverso quattro continenti, è stata una rivelazione vedere queste immagini straordinarie, portate in vita dalla magia della tecnologia. L’aggiunta di una colonna sonora, realizzata con i musicisti Gnawa, e delle mie improvvisazioni libere, lo ha reso una vera fusione sinergica tra le riprese di Glauber e la mia musica». (M. Bildner) ** A journey to Morocco, to Essaouira. A slow, vacation pace. A man is with his fiancée; he has an 8mm movie camera. Forty years later, glimpses of intimacy in the life of Glauber Rocha emerge thanks to the images of Mossa Bildner. “Actually, I don’t consider myself a ‘real’ filmmaker at all. By training and vocation I am a musician and performace artist, although the time I spent with Glauber widened the horizons of my aesthetic eye. Life Is Strange is the title Glauber and I gave to this little 8mm film, made in Essaouira. Neither one of us expected anyone to see it but our friends. Basically this was a ‘family vacation’ home movie. A hippy sojourn in the age of ‘peace and love.’ After forty years of hanging on to the footage while living in four different continents, it has been a revelation to see these amazing images brought to life again through the wizardy of technology. The addition of my soundtrack with music by Gnawa musicians and my own Voice and Free Improvisations has made this a true synergistic melding between Glauber’s camera work and my music.” (M. Bildner) 178 SOMMARIO ONDE Mossa Bildner (New York City, Usa) si è diplomata al Conservatorio Santa Cecilia di Roma nel 1983 e in seguito si è esibita all’Opera nazionale inglese, gallese e scozzese, a Marsiglia, Montecarlo, Bari, Vicenza, Verona, Vienna, Salisburgo e ha trascorso due anni come membro dell’Opera di Amburgo. Negli anni Settanta è stata compagna di Glauber Rocha, scomparso nel 1981 a soli quarantadue anni. Glauber Rocha (Vitória da Conquista, Brasile, 1939 - Rio de Janeiro, Brasile, 1981), tra i padri del Cinema Nôvo, con film come Il Dio nero e il diavolo biondo (1964), Terra in trance (1967) e Antonio das mortes (1968, Palma d’oro come miglior regista a Cannes) ha dato vita a un’opera connessa con i miti e le tradizioni del Brasile, fondendo ricerca espressiva e militanza. Negli anni Settanta viaggia e lavora fra l’Africa e l’Europa, collaborando anche con Carmelo Bene. Mossa Bildner (New York City, NY, USA) graduated from Conservatorio Santa Cecilia in Rome in 1983 in opera performance. She has performed at the English National Opera, Welsh National Opera, and Scottish National Opera, as well as in Marseilles, Monte Carlo, Bari, Vicenza, Verona, Vienna, Salzburg, and spent two years at the Augsburg Opera House as a member. In the 1970s she was the companion of Glauber Rocha. Glauber Rocha (Vitória da Conquista, Brazil, 1939 - Rio de Janeiro, Brazil, 1981) was one of the fathers of Cinema Nôvo. His opus includes features like Black God, White Devil (1964), Entranced Earth (1967), and Antonio das mortes (1968, Palm d’Or in Cannes for Best Director). His work was connected to the tales and traditions of Brazil, it was combined with his expressive research and his political activism. During the Seventies, he traveled and worked around Africa and Europe, collaborating also with Carmelo Bene. filmografia/filmography Mossa Bildner, Glauber Rocha: A Vida É Estranha (mm, 2015). ONDE - ARTRUM Onde artRUM Servitudes - Film 7 (2015) Tra il cinema e l’arte esiste uno scambio di linguaggi, e i due mondi, sempre più in contatto, vengono presentati nell’ambito del Torino Film Festival nella sezione Onde artRUM, curata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con Anna Lena Vaney Films. Con Onde artRUM si rinnova l’incontro tra il Torino Film Festival e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, centro per l’arte contemporanea sempre attento alla contaminazione tra le diverse discipline artistiche. La sezione propone una selezione di cortometraggi realizzati da artisti contemporanei affermati a livello mondiale: Choques di Sophia Al-Maria, Cutaways di Agnieszka Kurant, Pulheim Jam Session di Johanna Billing, Servitudes - Film 7 di Jesper Just, Theran-Geles di Arash Nassiri, Untitled (Human Mask) di Pierre Huyghe. Ricorre nei video selezionati il carattere fantasmatico di personaggi e situazioni, dal paesaggio distopico narrato da Pierre Huyghe, all’immaginazione cinefila di Agnieszka Kurant che ridà vita a personaggi tagliati da celebri film, allo scenario conturbante dell’ibrido corpo-macchina ritratto da Jesper Just. Lo spazio sociale si fa schermo per altre visioni e finzioni, fondendo culture e luoghi distanti, nel sogno urbano di Arash Nassiri e nelle mobilitazioni di massa riprese da Sophia Al-Maria. La dimensione collettiva è una questione di regole, ma anche di improvvisazione, di adattamento, come narra la poetica jam session nel traffico messa in scena da Johanna Billing. 179 SOMMARIO ONDE - ARTRUM There is a constant exchange of languages between cinema and art, so that both worlds are getting ever closer. This will be the subject of a presentation in conjunction with the Torino Film Festival, for the section Onde artRUM, curated by Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in collaboration with Anna Lena Vaney Films. Onde artRUM confirms the convergence between Torino Film Festival and Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a center for contemporary art that has always paid special attention to the contamination between different forms of art. The section presents a selection of short films by world-renowned contemporary artists: Choques by Sophia Al-Maria, Cutaways by Agnieszka Kurant, Pulheim Jam Session by Johanna Billing, Servitudes - Film 7 by Jesper Just, Theran-Geles by Arash Nassiri, Untitled (Human Mask) by Pierre Huyghe. The recurring theme of these videos is the ghostlike quality of both characters and situations, from the dystopian landscape depicted by Pierre Huyghe, to the cinema-centered imagination of Agnieszka Kurant, who brings back to life characters that have been cut from famous films, down to the disturbing, hybrid body-machine scenario portrayed by Jesper Just. In the urban dream of Arash Nassiri, and in the mass mobilization filmed by Sophia Al-Maria, social spaces turn into screens for other visions and fictions, which blend distant cultures and places. The collective sphere is a question of rules, but also of improvisation and adaptation, as is narrated by the poetic “traffic jam session” staged by Johanna Billing. ONDE - ARTRUM sophia al-maria CHOQUES Qatar, 2014, HD, 5’, col. Sophia Al-Maria, artista e scrittrice, attualmente vive e lavora a Londra. Il suo memoir The Girl Who Fell to Earth, uscito nel 2012 per la Harper Collins, è stato pubblicato nel 2015 in edizione araba dalla Bloomsbury Qatar. Destinataria di una borsa del Sundance Institute per il 2015, ha esposto i suoi lavori presso il New Museum Triennal di New York. L’anno prossimo presenterà la sua prima personale americana, con un’anteprima di nuovi video al Whitney Museum di New York. CHOQUES regia/director Sophia Al-Maria ** contatti/contacts Anna Lena Vaney Film [email protected] www.annalenafilms.com «Choque» è la parola stampata sugli scudi branditi dalla polizia brasiliana antisommossa. Immagini raccolte dai filmati delle proteste contro la Fifa a San Paolo nel 2014 e dai filmati girati a Doha, nella notte in cui al Qatar sono stati assegnati i Mondiali del 2022: questo è Choques, un esercizio in un contesto di rimozione. «La notte in cui la Fifa ha annunciato le nazioni ospiti della Coppa del mondo nel 2018 e nel 2022 ero a casa mia, a Doha, in Qatar. Sono uscita per strada per urlare: dappertutto c’era gioia. In quelle ore dopo l’annuncio, tutte le divisioni di classe e di sesso sembravano crollate. Ma allo stesso tempo ero consapevole della tenebre che ci stavano inghiottendo». ** “Choque” is the word stamped on the shields Brazilian riot police brandish. Culled from footage of São Paulo FIFA protests in 2014 and footage shot in Doha the night the Qatar 2022 bid was won. Choques is an exercise in context removal. “The night FIFA announced the 2018 and 2022 World Cup hosts, I was in my home town of Doha, Qatar. I went out into the streets to shoot. There was jubilation. The future for us very suddenly – If only momentarily – changed. Class, gender and other divides seemed suspended those hours after the announcement. But all the while I was aware of the encroaching darkness.” 180 SOMMARIO ONDE - ARTRUM Sophia Al-Maria is an artist and writer currently based in London. Her memoir, The Girl Who Fell to Earth (Harper Collins, 2012), was published in Arabic by Bloomsbury Qatar in 2015. She is the recipient of a 2015 Sundance Institute Fellowship and her work is included in the New Museum Triennial, New York. In 2016, she will present her first solo museum show in the USA with the premiere of a new series of videos at the Whitney Museum in New York. filmografia/filmography Choques (cm, 2014). © JANEK ZAMOYSKI ONDE - ARTRUM agnieszka kurant CUTAWAYS Usa, 2014, HD, 17’ col. CUTAWAYS regia/director Agnieszka Kurant, con la collaborazione di/ with the cooperation of Walter Murch sceneggiatura/screenplay Agnieszka Kurant, Manuel Cirauqui, John Menick fotografia/cinematography Michael Simmonds montaggio/film editing Timothy Sternberg musica/music Stefan Weglowski interpreti/cast Charlotte Rampling, Abe Vigoda, Dick Miller produttori/producers Anna Lena Vaney, Victorien Vaney produzione/production Anna Lena Vaney Films coproduzione/coproduction Sculpture Center, New York and Stroom den Haag, The Hague ** contatti/contacts Anna Lena Vaney Films [email protected] www.annalenafilms.com Che fine fanno i personaggi che, in fase di montaggio, vengono tagliati dal regista? Sono fantasmi la cui esistenza è legata solo alla memoria dei cinefili o alle note di produzione di un film? Alcuni esempi: Charlotte Rampling nella parte dell’autostoppista in Punto Zero di Richard C. Sarafian, Abe Vigoda nella parte dell’avvocato nella Conversazione di Francis Ford Coppola e Dick Miller proprietario dello sfasciacarrozze in Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Eppure per questi personaggi mancati sembra esistere una reale possibilità di vita, un limbo tra la pellicola e la memoria collettiva. Ma dove? «Come altri miei lavori, il film parla di quello che chiamo “il capitale fantasma”, ovvero i fantasmi che ossessionano l’economia capitalistica di oggi, basata su una forte presenza di beni e fenomeni immateriali, dal denaro virtuale al lavoro invisibile, dal mercato speculativo ai brevetti, il copyright, i crediti, i debiti... Sto cercando di attirare l’attenzione su come le speculazioni e le imprese del capitalismo spesso avvengano nel campo della finzione, come beni immateriali e fantasmi che influenzano l’andamento dell’economia e della politica». ** What happens to the characters whose scenes are cut during editing? Are they ghosts whose existence is linked simply to the memory of die-hard cinephiles or a movie’s production notes? A few examples: Charlotte Rampling as the hitchhiker in Vanishing Point by Sarafian; Abe Vigoda as the lawyer in The Conversation by Coppola; and Dick Miller as the owner of a wrecking yard in Pulp Fiction by Tarantino. And yet these lost characters seem to have a true possibility for life, a limbo between the film and the collective memory. But where? “Like many of my works Cutaways relates to what I call ‘phantom capital’ – the phantoms haunting contemporary capitalist economy which is based to a high degree on immaterial products and phenomena from the virtualization of money and immaterial and invisible labor to the speculative market of patents, copyrights, credits, debts etc. I am trying to draw attention to the fact that the speculations and exploits of contemporary capitalism often happen around fictions, immaterial entities and phantoms influencing the narratives of economy and politics.” 181 SOMMARIO ONDE - ARTRUM Agnieszka Kurant (Łodz, Polonia, 1978) vive e lavora a Varsavia. Artista visiva e multimediale, affronta il rapporto tra il mondo contemporaneo, anche dal punto di vista politico ed economico, e tutto ciò che viene considerato come finto, irreale, immateriale o poco attendibile (pettegolezzi, storie di fantasia, fenomeni paranormali). Le sue opere sono state esposte e proiettate in importanti istituzioni culturali, quali il Palais de Tokyo di Parigi nel 2004, la Tate Modern di Londra nel 2006, il Witte de With a Rotterdam nel 2011 e il MoMA PS1 a New York nel 2013. Nel 2010 ha rappresentato la Polonia nel padiglione polacco della Biennale di Venezia. Agnieszka Kurant (Łodz, Poland, 1978) lives and works in Warsaw. A visual and multimedia artist, she deals with the relationship between the contemporary world – also from a political and economic point of view – and everything that is considered fake, unreal, immaterial or unreliable (gossip, fantasy stories, paranormal phenomena). Her works have been exhibited and projected at important cultural institutions, including the Palais de Tokyo in Paris in 2004, the Tate Modern in London in 2006, the Witte de With in Rotterdam in 2011 and MoMA PS1 in New York in 2013. In 2010, she represented Poland at the Polish pavilion at the Venice Biennale. filmografia/filmography Cutaways (cm, 2014). ONDE - ARTRUM johanna billing PULHEIM JAM SESSION Germania-Svezia/Germany-Sweden, 2015, HD, 23’, col. regia, montaggio/ director, film editing Johanna Billing fotografia/cinematography Jan Höhe, Julia Franken, Kris Willner suono/sound C.A. Ramirez, Ephraim Wegner, Henrik Sunbring interprete/cast Edda Magnason produzione/production Cultural Department of the City of Pulheim ** contatti/contacts Hollybush Gardens Lisa Panting [email protected] www.hollybushgardens.co.uk © SIGRID MARIE LUISE LANGE PULHEIM JAM SESSION Pulheim è una città tedesca nata in tempi recenti dalla fusione di dodici villaggi di campagna, mal collegati dai trasporti pubblici. Ciò ha portato i residenti a «dipendere» dai propri autoveicoli anche per gli spostamenti più elementari, con conseguenti problemi di traffico. La regista svedese Johanna Billing ne ha stravolto i meccanismi, organizzando una jam session in cui sono coinvolte la pianista Edda Magnason e sessanta automobili, dando vita a un film-happening. «Il traffico è, in un certo senso, la peggior perdita di tempo a cui si può pensare, oltre a una situazione nella quale nessuno vorrebbe volontariamente infilarsi. Ma è stato stimolante pensare a come avremmo potuto trasformarlo in qualcosa che fosse, in fin dei conti, l’opposto, vale a dire una sfilata, magari una fiera placida e inattesa. Abbiamo messo in piedi un’organizzazione simile a quella di un festival musicale, con l’ambulanza della Croce Rossa, le toilette da campo e i volontari con le pettorine catarifrangenti. Non c’era però alcuna attività prefissata o tabella di marcia: solo ed esclusivamente le automobili». ** Pulheim is a German city that was recently created from the fusion of twelve villages in the countryside that were poorly connected by public transport. This led to the local population’s dependency on their own cars to get around, even for the smallest errands, which created traffic problems. The Swedish filmmaker Johanna Billing overturned the system, organizing a jam session with the pianist Edda Magnason and sixty cars, and creating a film-happening. “A traffic jam is in a way the most terrible and time-consuming thing you can think of and not something you would deliberately want to put yourself in. But it has been challenging to think about how one could turn it into something that is almost the opposite – like a parade, perhaps, a kind of a quiet and unexpected Volksfest. With a similar organisational structure to that of a music festival, involving the red cross safety van and outdoor toilets, volunteers in yellow jackets etc. – but without any other activity or ‘line-up’ than the cars themselves.” 182 SOMMARIO ONDE - ARTRUM Johanna Billing (Jönköping, Svezia, 1973) vive e lavora come videoartista a Stoccolma. Nelle sue opere, che sono state proiettate nei musei, nelle gallerie e nei festival di tutto il mondo, combina la performance art con il cinema sia documentario sia di finzione, dando molta importanza alla musica, al ritmo e al movimento. Al centro del suo lavoro c’è sempre l’individuo, visto come rappresentazione dei cambiamenti della società. Dal 1998 al 2010 ha guidato insieme al fratello Anders l’etichetta discografica Make It Happen, producendo dischi e organizzando concerti. Johanna Billing (Jönköping, Sweden, 1973) lives and works as a video artist in Stockholm. Her work combined performance art with cinema, documentary and fiction, giving a significant role to music, rhythm, and movement; her pieces have been screened in museums, art galleries, and festivals all over the world. At the center of her work there is always the individual, seen as a representation of society’s changes. She led the music label Make It Happen with her brother from 1998 to 2010, making records and organizing concerts. filmografia/filmography Graduate Show (cm, 1999), Project for a Revolution (cm, 2000), What Else Do You Do? (cm, 2001), Missing Out (cm, 2001), Where She Is at (cm, 2001), Look Out! (cm, 2003), You Don’t Love Me Yet (cm, 2003), Magic & Loss (cm, 2005), Magical World (cm, 2005), Another Album (cm, 2006), This Is How We Walk on the Moon (cm, 2007), I’m Lost without Your Rhythm (cm, 2009), I’m Gonna Live Anyhow until I Die (cm, 2012), Pulheim Jam Session (cm, 2015). ONDE - ARTRUM jesper just SERVITUDES - FILM 7 Francia-Usa/France-USA, 2015, HD, 9’, col. SERVITUDES FILM 7 regia/director Jesper Just fotografia/cinematography Kasper Tuxen montaggio/film editing Jesper Just, Xavier Sirven suono/sound Jakob Garfield, Cyril Holtz interprete/cast Dree Hemingway produttori/producers Anna Lena Vaney, Victorien Vaney produzione/production Anna Lena Vaney Films ** contatti/contacts Anna Lena Vaney Films [email protected] www.annalenafilms.com Una ragazza – figura ideale e insieme caricatura dei nostri desideri di spettatori – siede in un ufficio. È sola e mangia del mais. Le sue mani sono assicurate a dispositivi per il movimento passivo continuo, che la aiutano e al tempo stesso la ostacolano. La sua è una presenza in bilico tra apatia e seduzione, identità e prodotto, individuo e costrutti sociali. Soprattutto, è il segno dell’incapacità di trovare una sintonia. «La ragazza non è un individuo, ma un costrutto: le manca un’individualità, che è stata scardinata per sostituirla con un corpo e una persona fabbricati. Lei stessa non può creare, ma solo essere utilizzata per la creazione, come un atto di ri-creazione. E non può nemmeno criticare un sistema la cui esistenza genera la sua, di esistenza. Questa tensione è espressa nelle sue azioni, nel modo in cui mangia il mais e nei suoi gesti misurati. La pannocchia stessa si ricollega al sistema politico di un mondo di Ogm e di capitali guadagnati. Anche la ragazza è in qualche modo manipolata: una pedina in un gioco di potere nascosto ma trasparente». ** A young girl, an ideal figure and also a caricature of our desires as spectators. She is sitting in an office, by herself, eating corn. There are sensors on her hands registering continuous passive movements, which are both helping her and getting in her way. Her presence is on the brink of apathy and seduction, identity and product, individual and social constructs. But above all, it is indicative of the failure to find harmony. “The young girl is not an individual but a construct: she lacks selfhood, discarding her individuality in order to replace it with a manufactured body and persona; she herself cannot create, she can only to be used for creation in an act of recreation; she cannot criticize a system whose existence inherently begets her existence. This tension is expressed in her actions: as she eats the corn, her hands are restrained. Even the corn itself relates back to the political system, a world of GMOs and capital gain. She too is modified, manipulated, a pawn in a power play that is both hidden and transparent.” 183 SOMMARIO ONDE - ARTRUM Jesper Just (1974), artista di fama internazionale, si è laureato nel 2003 presso la Royal Danish Academy of Fine Arts di Copenhagen e nel 2013 ha rappresentato la Danimarca alla Biennale di Venezia. I suoi lavori, nei quali combina cinema e installazione, sono stati ospitati presso gallerie e spazi espositivi internazionali, come il Palais de Tokyo di Parigi, l’ARoS Aarhus Kunstmuseum di Copenaghen, il Portland Museum of Art, il Museo nazionale d’arte moderna e contemporanea di Seul e il Museum of Contemporary Art di Detroit. Ha inoltre partecipato a mostre collettive alla Tate Modern di Londra e al Guggenheim e al MoMA di New York. Jesper Just (1974) is an internationallyrenowned artist. He graduated in 2003 from the Royal Danish Academy of Fine Arts in Copenhagen and represented Denmark in the Venice Biennale in 2013. His works (which combine film technology and installation strategies) have been the subject of exhibitions at international institutions as the Palais de Tokyo in Paris, ARoS Aarhus Kunstmuseum in Copenhaguen, the Portland Art Museum, the National Museum of Modern and Contemporary Art in Seoul, and the Museum of Contemporary Art in Detroit. His work is included in public collections such as the Tate Modern in London, the Guggenheim and the MoMA in New York. filmografia/filmography Montag (2000), Victim as Hero (2001), Miss Lonelyheart (2002), Boys Keep Swinging (2002), The Man Who Strayed (2002), No Man Is an Island (cm, 2002), This Love Is Silent (cm, 2003), Invitation to Love (cm, 2003), No Man Is an Island II (cm, 2004), The Sweetest Embrace of All (cm, 2004), A Fine Romance (cm, 2004), Bliss and Heaven (cm, 2004), The Lonely Villa (cm, 2004), Something to Love (cm, 2005), It Will All End in Tears (cm, 2006), A Vicious Undertow (cm, 2007), Some Draughty Window (cm, 2007), A Question of Silence (cm, 2008), A Room of One’s Own (cm, 2008), A Voyage in Dwelling (cm, 2008), Romantic Delusions (cm, 2008), Sirens of Chrome (cm, 2010), This Nameless Spectacle (cm, 2011), This Is a Landscape of Desire (cm, 2013), Intercourses (cm, 5 ep., 2013), What a Feeling (cm, 2014), Servitudes - Film 7 (cm, 2015). ONDE - ARTRUM arash nassiri TEHRAN-GELES Francia/France, 2014, HD, 18’, col. TEHRAN-GELES regia, sceneggiatura, montaggio/director, screenplay, film editing Arash Nassiri fotografia/cinematography Yald-Fazel musica/music Flavien Berger suono/sound Margaux Priem, Raphael Henard produzione/production Le Fresnoy ** contatti/contacts Anna Lena Vaney Films [email protected] www.annalenafilms.com Una visione immaginaria di Teheran, all’interno del paesaggio urbano di Los Angeles. Attraverso un viaggio aereo, scopriamo una trasposizione architettonica delle due città. Mentre sorvoliamo i viali di Los Angeles, le testimonianze personali dei migranti evocano la storia collettiva della capitale iraniana. In città gli edifici sono saturi di insegne al neon pulsanti di voci, che ci conducono in un viaggio allucinatorio. Come nella fantascienza, dove il presente è proiettato nel futuro, il film trasporta il passato di Teheran nel presente dell’Occidente. Una vera e propria migrazione audiovisiva, in cui riprese aeree di Los Angeles si fondono con video girati a Teheran e con interviste registrate via Skype in diverse città del mondo. ** Tehran-Geles is a fictional vision of Tehran, set within the urban landscape of Los Angeles. Through an aerial journey, we discover an architectural transposition of the two cities. While flying over the LA boulevards, personal migrant testimonies echo the collective story of the Iranian capital. Downtown, the buildings are saturated with neon signs pulsating with voices that take us on a hallucinatory trip. Parallel to the science fictional genre where the present is projected into the future, this short film projects the past of Tehran into the Western present. A real audio-visual migration, where aerial shots of Los Angeles merge with videos filmed in Tehran, as well as interviews recorded via Skype in different cities around the world. 184 SOMMARIO ONDE - ARTRUM Arash Nassiri (Teheran, Iran, 1986) vive e lavora a Parigi, dove si è laureato nel 2012 presso l’École nationale supérieure des arts décoratifs. Nel 2014 si è diplomato a Le Fresnoy, dopo aver conseguito anche una laurea presso l’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi nel 2007 e aver frequentato l’Università delle arti di Berlino, città dove ha vissuto nel 2010. Le sue opere sono state presentate in spazi espositivi francesi e internazionali, tra cui la Galerie du Crous nel 2011, le mostre Panorama nel 2013 e 2014 e la Biennale di architettura di Venezia. Nel 2014 ha ricevuto il premio Côté Court de Pantin per la videoarte e il premio Les Amis du Fresnoy. Arash Nassiri (Tehran, Iran, 1986) works and lives in Paris. He graduated from the École nationale supérieure des arts décoratifs in 2012. He is also a 2014 graduate of Le Fresnoy. His academic achievements include courses at the Paris National School of Fine Arts in 2007, and at the University of the Arts in Berlin, where he lived in 2010. He has showcased his work in various exhibitions, both in France and abroad, including the 2011 Galerie du CROUS, the 2013 and 2014 Panorama exhibitions, the Venice Biennale of architecture. He has also been awarded the 2014 Côté Court Pantin Grand Prize for Video Art and the Les Amis du Fresnoy Prize. filmografia/filmography Voyage/Voyage (cm, 2009), Tunetracks (cm, 2010), Lovelock (cm, 2011), Masters (cm, 2012), Palais (cm, 2013), Tehran-Geles (cm, 2014). ONDE - ARTRUM pierre huyghe UNTITLED (HUMAN MASK) Francia/France, 2014, HD, 19’, col. UNTITLED (HUMAN MASK) regia/director Pierre Huyghe ** contatti/contacts Anna Lena Vaney Films [email protected] www.annalenafilms.com Quello che resta della città di Fukushima, semiabbandonata dopo l’incidente alla vicina centrale nucleare: una scimmia, con addosso una maschera umana, si aggira solitaria in un ristorante vuoto, dove lavora come cameriera. Un ambiente distopico, in cui non esiste più traccia di umanità: l’unico esemplare rimasto è proprio la scimmia, intrappolata in un falso ruolo che è costretta a vivere e ripetere all’infinito. Realtà (l’esperimento della scimmia-cameriera si è davvero tenuto) e finzione si mischiano, intrecciano e fondono. «Il film di Huyghe è perfettamente illuminato, girato e montato, e l’effetto è meditativo e convincente. Ma mentre l’artista ha ricreato uno scenario, aggiungendovi un significato e un tono, per la scimmia non c’è nulla di fittizio. Se sembra spaventata dagli strani rumori che sente, è perché lo è. La scimmia non è un’attrice, ma un animale addestrato a recitare. L’arte di Huyghe può essere bella, ma mai facile. E in questo caso il risultato è disturbante». (G. Murray Brown, «The Financial Times») ** What remains of the city of Fukushima, semi-abandoned after the accident at the nearby nuclear plant: a monkey, wearing a human mask, wanders around all alone in an empty restaurant, where it works as a waitress. A dystopic environment, without any trace of humanity. The only example left is the monkey, trapped in a false role which it is forced to endlessly relive and repeat. Reality (the experiment with the monkey-waitress really took place) and fiction mix, interweave and blend. “Huyghe’s film is skilfully lit, shot and edited, and the effect is both quietly medidative and compelling. But while the artist has contrived the scenario, and overlaid meaning and mood, for the monkey there is nothing fictional about it. If she seems scared by the rattling noises, that’s because she is. She is not an actor in a role but an animal trained to perform. Huyghe’s art may be beautiful but is never easy, and the result here is disturbing to watch.” (G. Murray Brown, “The Financial Times”) 185 SOMMARIO ONDE - ARTRUM Pierre Huyghe (Parigi, Francia, 1962) vive e lavora a Parigi, dove ha studiato presso l’École nationale supérieure des arts décoratifs. Le sue opere sono state esposte e proiettate in mostre e spazi museali di tutto il mondo. Una recente retrospettiva sulle sue ultime creazioni ha toccato il Centre Georges Pompidou di Parigi nel 2013, il Lacma di Los Angeles e il Museum Ludwig di Colonia nel 2014, mentre nell’aprile dello stesso anno il suo film The Host and the Cloud (2010) è stato proiettato presso il Museu d’art contemporani de Barcelona. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti da Huyghe nella sua lunga carriera, il premio speciale della Biennale di Venezia per il padiglione francese nel 2001, l’Hugo Boss Prize nel 2002, l’Haftmann Prize nel 2013 e il Think:Film Award alla Berlinale nel 2015, proprio con Untitled (Human Mask), presentato nella sezione Forum Expanded. Pierre Huyghe (Paris, France, 1962) lives and works in Paris. There he studied at École nationale supérieure des arts décoratifs. His works have been exhibited internationally. His recent solo presentations include a major touring retrospective at the Centre Georges Pompidou, Paris, in 2013 LACMA, Los Angeles, and Museum Ludwig, Cologne, in 2014, and an exhibition of screenings of the film The Host and the Cloud (2010) at Museu d’art Contemporani de Barcelona in Spain in April 2014. He won, among the many recognitions he was awarded with, the Special Prize at Biennale di Venezia for the French Pavillion in 2001, the Hugo Boss Prize in 2002, the Haftmann Prize in 2013, and the Think:Film Award at Berlinale in 2015, thanks to Untitled (Human Mask), selected in Forum Expanded section. filmografia/filmography The Host and the Cloud (2010), Untitled (Human Mask) (cm, 2014). SOMMARIO SPAZIO TORINO GABRIELE FALSETTA DUST - LA VITA CHE VORREI | MARCO AGOSTINELLI, ANDREA LIUZZA | LEONE BALDUZZI TRAM STORIES | BRUNO PANEBARCO LA MAGIA BIANCA DI EZIO GRIBAUDO L’ULTIMO BALCONE EVENTO SPECIALE DANIEL DAQUINO NEVE ROSSO SANGUE SOMMARIO SPAZIO TORINO gabriele falsetta DUST - LA VITA CHE VORREI Germania-Italia/Germany-Italy, 2015, HD, 21’, col. regia, montaggio/ director, film editing Gabriele Falsetta soggetto/story Gabriele Falsetta, Barbara Altissimo suono/sound Ivana Messina produttore/producer Giulio Baraldi produzione/production Kess Film DUST Seven men and a woman have been living at the Istituto Cottolengo for fifty years because of their physical and mental issues. Interrupted experiences that take the stage to share their stories. ** contatti/contacts Kess Film Berlin Giulio Baraldi [email protected] www.kessfilm.com Sette uomini e una donna che, a causa dei loro problemi psichici e fisici, da cinquant’anni vivono presso l’Istituto Cottolengo. Esistenze interrotte che riprendono la parola sul palco di un teatro per raccontare le loro storie. Gabriele Falsetta (Genoa, Italy, 1982) graduated from the acting school of the Piccolo Teatro di Milano in 2008. He started the production company Frömell Films with his brother Jacopo and their friend Alessandro Kinkela. Dust is his first film. filmografia/filmography Dust (cm, doc., 2015). Gabriele Falsetta (Genova, 1982) si è diplomato nel 2008 presso la scuola di recitazione del Piccolo Teatro di Milano. Nel 2013, insieme al fratello Jacopo e all’amico Alessandro Kinkela, ha fondato la casa di produzione Frömell Films. Dust è il suo film d’esordio. marco agostinelli, andrea liuzza LA MAGIA BIANCA DI EZIO GRIBAUDO Italia/Italy, 2015, HD, 30’, col. EZIO GRIBAUDO’S WHITE MAGIC regia/directors Marco Agostinelli, Andrea Liuzza sceneggiatura/screenplay Marco Agostinelli fotografia, montaggio/ cinematography, film editing Andrea Liuzza interprete/cast Ezio Gribaudo produzione/production MAAP_the art of filming art ** contatti/contacts Marco Agostinelli [email protected] The artist and publisher Ezio Gribaudo, winner of the 1966 Biennale of Venice, talks us through the most important parts his extraordinary life: from meeting Picasso to his friendship with De Chirico, from his trip to New York with Fontana to eating spaghetti with Fidel Castro, from the great art publications he published to his personal exhibitions around the world. Ezio Gribaudo, artista ed editore, vincitore della Biennale di Venezia del 1966, racconta le tappe fondamentali della sua straordinaria vita: dall’incontro con Picasso all’amicizia con De Chirico, dal viaggio a New York con Fontana alla «spaghettata» con Fidel Castro, dalle grandi edizioni d’arte da lui curate alle mostre personali in tutto il mondo. I videoartisti Marco Agostinelli e Andrea Liuzza collaborano dal 2013 al progetto MAAP_the art of filming art. 188 SOMMARIO SPAZIO TORINO The video artists Marco Agostinelli and Andrea Liuzza have been collaborating on the project “MAAP_the art of filming art” since 2013. filmografia essenziale/ essential filmography Marco Agostinelli, Andrea Liuzza: Age Cannot Wither Her (cm, 2014), La magia bianca di Ezio Gribaudo (mm, 2015). SPAZIO TORINO leone balduzzi TRAM STORIES Italia/Italy, 2015, HD, 5’, col. regia/director Leone Balduzzi sceneggiatura/screenplay Enrico Audenino fotografia/cinematography Alessandro Dominici montaggio/film editing Francesca Pavoni scenografia/ production design Amos Caparrotta costumi/costume design Sara Costantini suono/sound Marco Meazza interpreti/cast Wave, Federica Sacchi, Alberto Torquati, Ettore Scarpa, Sherif, Claudio Abbiati, Enrico Audenino, Umberto Zanotto produttori/producers K48, H-57, Cortology, Fondazione Cineteca Italiana ** contatti/contacts Leone Balduzzi [email protected] TRAM STORIES Failing to seize the moment doesn’t necessarily mean missing your opportunity. Love and public transportation in a sunny day in Turin. Leone Balduzzi, filmmaker and photographer, studied at IULM in Milan, and writes articles on cinema and music for specialized magazines. He started making music videos in 2001 and directing commercials in 2004, the year he founded the creative collective k48. Non cogliere l’attimo non vuol dire per forza aver perso la propria occasione. L’amore e i mezzi di trasporto in una soleggiata Torino. Leone Balduzzi, regista e fotografo, ha studiato allo Iulm di Milano, scrive di cinema e musica su riviste specializzate e nel 2001 ha cominciato a realizzare video musicali. Lavora come regista di spot pubblicitari dal 2004, anno in cui ha fondato il collettivo creativo k48. filmografia/filmography Cache-Cache (cm, 2009), A Wonderful Day (cm, 2006), Sul tram (cm, 2015), Once Upon a Time in Milan (serie web/web series, 2015), Tram Stories (cm, 2015). bruno panebarco L’ULTIMO BALCONE Italia/Italy, 2014, HD, 30’, col. regia, sceneggiatura, montaggio, suono, produttore/director, screenplay, film editing, sound, producer Bruno Panebarco fotografia/cinematography Lorenzo Aprà interpreti/cast Federico Sirianni, Twenty Strings, MCCS (Maksim Cristan, Daria Spada), Francesco Partipilo produzione/production Auroproduzione ** contatti/contacts Bruno Panebarco [email protected] THE LAST BALCONY This short film is the story of the “little concert from the little balcony,” an event involving an audience, musicians, poets, writers, and actors that would spontaneously get together in a courtyard in via Mercanti, in Turin’s city center. The gathering originated from an idea of the members of punkopera band MCCS: the author and musician Maksim Cristan and the opera singer Daria Spada. L’ultimo balcone racconta la storia del «concertino dal balconcino», evento di aggregazione spontanea di pubblico e musicisti, poeti, scrittori e teatranti in un cortile di via Mercanti, nel centro storico di Torino. L’idea è nata da un’ispirazione di Maksim Cristan, scrittore e musicista, e Daria Spada, cantante lirica, componenti del gruppo punk lirico degli MCCS. Bruno Panebarco, scrittore, musicista, fotografo, ha pubblicato quattro romanzi e un libro fotografico. 189 SOMMARIO SPAZIO TORINO Bruno Panebarco is a writer, musician, and photographer. He published four novels and a photography book. filmografia/filmography L’ultimo balcone (mm, 2015). SPAZIO TORINO - EVENTO SPECIALE daniel daquino NEVE ROSSO SANGUE Italia/Italy, 2015, HD, 36’, col. regia, soggetto, sceneggiatura/director, story, screenplay Daniel Daquino fotografia/cinematography Alessandro Dominici montaggio/film editing Enrico Giovannone suono/sound Mirko Guerra interpreti e personaggi/ cast and characters Eva Cischino (Caterina), Waldemara Lentini (Maria), Flavio Rebufatti (Ernesto), Igor Chierici (Giorgio) produzione/production A.N.P.I. Sez. di Verzuolo-Valle Varaita, Eurofilm, Babydoc Film, Appel d’air Films ** contatti/contacts Daniel Daquino [email protected] BabyDoc Film [email protected] 190 SOMMARIO Valmala, 1945. La guerra sta per finire e un gruppo di partigiani è accampato al santuario. La staffetta Caterina viene a sapere che gli alpini della Rsi intendono fare un rastrellamento, ma non riesce ad avvertire i partigiani, che la mattina del 6 marzo vengono attaccati. Daniel Daquino (Saluzzo, Cuneo, 1980) dal 2002 lavora come educatore e realizza laboratori video e di cinema nelle scuole elementari, medie e superiori. Dopo alcuni documentari sulla Resistenza, cortometraggi e videoclip, esordisce come professionista con Neve rosso sangue. SPAZIO TORINO - EVENTO SPECIALE BLOOD-RED SNOW Valmala, 1945. The war is about to end and a group of partisans is camped out at the sanctuary. Caterina, a courier, discovers that the Alpini of the Republic of Salò are going to carry out a rounding up operation. She is unable to warn the partisans, however, and they are attacked on the morning of March 6. Daniel Daquino (Saluzzo, Cuneo, Italy, 1980) works as health education specialist since 2012 and has been making video and cinema workshops for elementary, middle, and high schools. He directed a few documentaries on the Italian resistance movement, as well as some shorts and documentaries. Neve rosso sangue (“blood-red snow”) marks his professional debut in feature films. filmografia essenziale/ essential filmography L’eccidio di Ceretto (doc., 2003), Testimonianze partigiane (doc., 2005), In Hoc Signo (cm, 2006), Kirolos (cm, 2010), Neve Rosso sangue (mm, 2015). TORINOFILMLAB | YORGOS ZOIS INTERRUPTION | YAELLE KAYAM MOUNTAIN | - THE WAKHAN FRONT | OLMO OMERZU RODINNÝ FILM - FAMILY FILM | JONAS SELBERG AUGUSTSÉN SOPHELIKOPTERN - THE GARBAGE HELICOPTER | AVISHAI SIVAN TIKKUN | PENGFEI UNDERGROUND FRAGRANCE MARKO ŠKOP EVA NOVÁ CLÉMENT COGITORE NI LE CIEL NI LA TERRE SOMMARIO © LUKAS MILOTA TORINOFILMLAB marko škop EVA NOVÁ Slovacchia-Repubblica Ceca/ Slovakia-Czech Republic, 2015, HD, 106’, col. regia, sceneggiatura/ director, screenplay Marko Škop fotografia/cinematography Ján Meliš montaggio/film editing František Krähenbiel, Marina Andree Škop costumi/costume design Erika Gadus suono/sound Jan Čeněk interpreti e personaggi/ cast and characters Emília Vášáryová (Eva Nová), Milan Ondrík (Ďod’o), Anikó Vargová (Helena), Žofia Martišová (Manka), Michaela Melišová (Noemi), Alexander Lukáč (Palko), Gabriela Dolná (Jana), Ľubo Gregor (Laco), Dušan Jamrich (Peter), Valéria Fürješová (dottoressa/doctor) produttori/producers Marko Škop, Ján Meliš produzione/production Artileria, Sirius Films, Filmpark Production, Rozhlas a televizia Slovenska coproduttore/coproducer Alice Tabery ** contatti/contacts Loco Film Florencia Gil [email protected] www.loco-films.com © ENDOR FILM EVA NOVÁ Eva Nová ha sessantadue anni, si sta disintossicando e vive ormai di ricordi, dopo essere stata una celebre attrice in era comunista. Eva ha un figlio, Ďod’o, che anni prima affidò a sua sorella Manka e che ora vive in provincia, con la moglie, i figli e la zia ormai ammalata. Eva torna a far visita al figlio e alla sua famiglia, decisa a tutto pur di recuperare il tempo perduto. «La grandezza degli occhi, la forma delle mani o il timbro della voce… Li riceviamo dai genitori nel corredo genetico e li trasmettiamo ai nostri figli. Riproduciamo i nostri predecessori. E nostri figli ci replicheranno. Inoltre tramandiamo generazione dopo generazione collegamenti mentali, schemi comportamentali e codici spirituali. Trovo interessante la questione dei trasferimenti tra familiari, specialmente – nel bene e nel male – il senso di colpa ereditario. Ho cercato di immergermi nell’intimità di una famiglia. Sono convinto che, al di là di tutti gli errori, abbiamo ancora la possibilità di rimanere uniti, e poco importa quanto un abbraccio possa essere goffo. Perché solo l’amore, e lo dico senza inutili sentimentalismi, è in grado di salvarci». ** Eva Nová is a sixty-two-year-old woman fighting to stay sober and living off the memories of her glory days as a famous actress during the communist era. She left her son Ďod’o with her sister Manka when he was just a boy; he is now a grown man who lives in the countryside with his wife, children, and ailing aunt. Eva goes to visit her son and his family and will do anything to make up for all the lost time. “The size of the eyes, the shape of the hands or the timbre of the voice... We get them in the genes from our parents and we put them in our own children. We repeat our predecessors. And our children repeat us. From generation to generation, we also transfer mental connections, patterns of behaviour, a spiritual code. I am interested in the issue of family transfers, especially the topic of hereditary guilt. In good and in bad. I tried to get immersed in the intimacy of a family. I believe that, despite all the mistakes, we people still have the possibility to embrace, no matter how clumsy the hug may be. Because only love – without useless sentiment – is able to really redeem us.” 192 SOMMARIO TORINOFILMLAB Marko Škop (Prešov, Slovacchia, 1973) si è laureato in giornalismo nel 1996 presso l’Università Comenius di Bratislava; successivamente ha studiato regia presso l’Accademia d’arte di Bratislava e, nel 2005, ha concluso un dottorato in comunicazione. Nel 2006 ha esordito con il lungometraggio documentario Other Worlds, con cui ha vinto il premio del pubblico e la menzione speciale della giuria al Festival di Karlovy Vary, dove tre anni dopo ha ottenuto un altro premio per il migliore documentario, grazie a Osadné. Con Eva Nová ha vinto il premio Fipresci all’ultima edizione del Festival di Toronto. Marko Škop (Prešov, Slovakia, 1973) studied journalism at Comenius University in Bratislava in 1996. After going to film school at the Art Academy of Bratislava, he completed his doctorate in communication in 2005. He made his first feature documentary Other Worlds in 2006, winning the Audience Award and a Special Mention for Best Documentary at the Karlovy Vary Film Festival, which awarded him Best Documentary three years later for Osadné (2009). He participated at this year’s Toronto Film Festival with Eva Nová, winning the FIPRESCI Award. filmografia/filmography Iné svety (Other Worlds, 2006), Osadné (doc., 2009), Na terapiji (serie tv/tv series, 2013), Eva Nová (2015). TORINOFILMLAB yorgos zois INTERRUPTION Grecia-Francia-Croazia/Greece-France-Croatia, 2015, HD, 109’, col. INTERRUPTION regia/director Yorgos Zois sceneggiatura/screenplay Yorgos Zois, Vasilis Kyriakopoulos fotografia/cinematography Yannis Kanakis montaggio/film editing Yannis Chalkiadakis scenografia/ production design Spyros Laskaris costumi/costume design Zorana Meić, Eva Goulakou suono/sound Hrvoje Petek, Alexandros Sidiropoulos, Aris Louziotis, Hervé Buirette interpreti/cast Alexandros Vardaxoglou, Sofia Kokkali, Pavlos Iordanopoulos, Hristos Karteris, Romanna Lobats, Angeliki Margeti, Natassa Brouzioti, Aineias Tsamatis, Constantinos Voudouris, Maria Kallimani, Areti Seidaridou produttori/producers Maria Drandaki, Elie Meirovitz, Siniša Juričić produzione/production Pan Entertainment, EZ Films, JDP coproduttori/coproducers Theodora Valenti-Pikrou, David Danesi, Victoria Sankina, Filippos Marmoutas, Panos Papadopoulos, Jean-Yves Rousseaux, Sylvain Fage ** contatti/contacts EZ Festivals Ray Meirovitz [email protected] www.ez-films.com L’adattamento postmoderno di una tragedia greca sta per andare in scena in un teatro di Atene. Come tutte le sere gli spettatori hanno preso posto e attendono l’inizio dello spettacolo. Improvvisamente, si spengono le luci e il palcoscenico viene invaso da un gruppo di giovani vestiti di nero e armati. Si scusano per l’interruzione e invitano il pubblico a unirsi a loro nella rappresentazione. Chi sono queste persone? Fanno parte della messa in scena o c’è qualcosa di vero e inquietante nella loro irruzione? In un crescendo di tensioni e dubbi, la recita procederà capovolgendo i termini del discorso: al contrario del solito, sarà la vita a imitare l’arte. «Interruption è un film che parla di un rapimento diverso da tutti gli altri; non ci sono poliziotti, né negoziatori, né l’opinione pubblica che osserva in disparte. È un rapimento di cui nemmeno gli ostaggi si rendono conto. Dal mio punto di vista, una situazione simile alle nostre vite: tutti siamo infatti ostaggio di una messinscena che si svolge davanti ai nostri occhi». ** The postmodern adaptation of a Greek tragedy is about to be performed in a theater in Athens. Like every evening, the spectators have taken their seats and are waiting for the show to begin. Suddenly, the lights go out and the stage is invaded by a group of young people dressed in black and carrying weapons. They ask forgiveness for the interruption and invite the audience to join them in the performance. Who are these people? Are they part of the production or is there something real and disturbing about their invasion? In a crescendo of tension and doubts, the play continues, upending the terms of the discussion: this time, life is imitating art and not the other way round. “Interruption is a film about a hostage situation that differs from all the rest; there are no cops, no negotiations, no public opinion watching from the sidelines. It’s a hostage situation without the hostages realizing it. From my point of view, this situation resembles that of our own lives; we too are hostages of the spectacle in front of us.” 193 SOMMARIO TORINOFILMLAB Yorgos Zois (Atene, Grecia, 1982) vive e lavora ad Atene. Dopo aver studiato matematica applicata e fisica nucleare, ha cambiato ambito e si è specializzato in regia cinematografica. Ha esordito nel 2010 con il cortometraggio Casus Belli, con cui ha partecipato alla Mostra di Venezia e che in seguito ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello internazionale. A Venezia ha fatto ritorno anche con il successivo Titloi Telous, con cui ha vinto l’Efa Award, e con lo stesso Interruption, suo lungometraggio d’esordio, presentato nella sezione Orizzonti. Il film è stato realizzato con il supporto del TorinoFilmLab, oltre a essere stato selezionato dall’Atelier del Festival di Cannes nel 2012 e dal Venice Gap Financing Market nel 2014. Yorgos Zois (Athens, Greece, 1982) lives and works in Athens. After studying applied mathematics and nuclear physics, he changed milieu and specialized in film directing. He debuted in 2010 with the short Casus Belli, which participated at the Venice Film Festival and later obtained various international awards. He returned to Venice with his next films Titloi Telous, which won the EFA Award, and Interruption, his debut feature film, which was presented in the Orizzonti section. The film was made with the support of TorinoFilmLab, and was also selected by the Atelier of the 2012 Cannes Film Festival and the Venice Gap Financing Market in 2014. filmografia/filmography Casus Belli (cm, 2010), Titloi Telous (cm, 2012), Interruption (2015). TORINOFILMLAB yaelle kayam MOUNTAIN Israele-Danimarca/Israel-Denmark, 2015, HD, 83’, col. Yaelle Kayam ha studiato cinema al Vca di Melbourne e alla Scuola di cinema Sam Spiegel di Gerusalemme. Nel 2009 il suo primo cortometraggio Diploma ha vinto il terzo premio della Cinéfondation di Cannes ed è stato proiettato in diversi festival internazionali, vincendo quattordici premi. Mountain è il suo lungometraggio d’esordio ed è stato presentato nella sezione Orizzonti della scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia. MOUNTAIN regia, sceneggiatura/ director, screenplay Yaelle Kayam fotografia/cinematography Itay Marom montaggio/film editing Or Ben David scenografia/ production design Neta Dror costumi/costume design Hila Glick musica/music Ophir Leibovitch suono/sound Itzik Cohen interpreti e personaggi/ cast and characters Shani Klein (Tzvia), Avshalom Pollak (Reuven), Haitham Ibrahem (Omari-Abed) produttori/producers Eilon Ratzkovsky, Yochanan Kredo, Lisa Uzrad, Yossi Uzrad, Guy Jacoel ** contatti/contacts Films Distribution Sanam Madjedi [email protected] www.filmsdistribution.com A Gerusalemme una donna ebrea vive con la famiglia nel cimitero ebraico, sul Monte degli ulivi. Con il marito i rapporti sono freddi e la sua vita non contempla molte distrazioni, se non quella di fare lunghe passeggiate tra le tombe, quando di giorno rimane a casa sola. Una notte, però, si spinge nel cimitero nonostante il buio e con sorpresa vi trova una coppia che sta facendo sesso. Eccitata da questa visione, la donna comincia a esplorare un mondo nuovo e notturno, sempre più incapace di dissimulare l’attrazione per tutto ciò che la sua fede e la sua vita le impediscono. «Mi interessa esplorare i personaggi attraverso l’uso del paesaggio, collocandoli in ambienti estremi che ne limitino l’esistenza e rendano possibile una loro trasformazione. Nel cortometraggio Diploma […] avevo seguito i dilemmi e le battaglie di un ragazzo palestinese, all’interno della cornice unica della città di Hebron. Qui, invece, ho voluto esplorare la situazione fisica e spirituale di una donna in un luogo carico di significato, al crocevia delle tre grandi religioni del mondo». ** Jerusalem. An Orthodox woman lives with her family in the Jewish cemetery on the Mount of Olives. Her marriage is stale and she is left home alone all day; there aren’t many distractions in her life aside from her long walks among the tombstones. One night, she decides to go on one of her walks despite the darkness, and stumbles upon a couple having sex. Excited by this vision, the woman starts exploring this new nocturnal world, increasingly unable to stop the attraction for all those denied things. “I am interested in exploring characters through the use of landscape, and placing them in extreme settings that both limit them and enable their transformation. In my short film Diploma […] I followed the dilemmas and struggles of a Palestinian boy in the unique setting of the city Hebron. Here, I would like to explore the physical and spiritual predicament of a woman, in a tremendously charged location at the crossroads of the world’s three major religions.” 194 SOMMARIO TORINOFILMLAB Yaelle Kayam studied film at the VCA, Melbourne, Australia and at the Sam Spiegel Film School in Jerusalem. Her first short film Diploma won third place at the Cinéfondation, Cannes Film Festival 2009. Diploma was screened in festivals worldwide and won fourteen international awards. Mountain is her debut feature film and was selected in Orizzonti section at the last Venice Film Festival. filmografia/filmography Diploma (cm, 2009), Mountain (2015). TORINOFILMLAB clément cogitore NI LE CIEL NI LA TERRE Francia-Belgio/France-Belgium, 2015, HD, 100’, col. THE WAKHAN FRONT regia/director Clément Cogitore sceneggiatura/screenplay Clément Cogitore, Thomas Bidegain fotografia/cinematography Sylvain Verdet montaggio/film editing Isabelle Manquillet scenografia/ production design Olivier Meidinger musica/music Eric Bentz, François-Eudes Chanfrault suono/sound Fabrice Osinski, Julie Brenta, Vincent Cosson interpreti e personaggi/ cast and characters Jérémie Rénier (Antarès Bonassieu), Kévin Azaïs (William Dennis), Swann Arlaud (Jérémie Lernowski), Marc Robert (Jean-Baptiste Frering), Finnegan Oldfield (Patrick Mercier), Clément Bresson (Etienne Baxer), Sâm Mirhosseini (Khalil Khan) produttore/producer Jean-Christophe Reymond produzione/production Kazak Productions coproduttori/coproducers Joseph Rouschop, Valérie Bournonville-Tarantula ** contatti/contacts Indie Sales Martin Gondre [email protected] www.indiesales.eu Afghanistan, 2014. Avvicinandosi il ritiro delle truppe, il capitano dell’esercito francese Antarès Bonassieu e la sua squadra sono assegnati a una missione di controllo in una valle remota del confine Wakhan, alla frontiera con il Pakistan. Un’ordinaria operazione di pattugliamento e osservazione, niente di più. Ma presto alcuni soldati del contingente iniziano misteriosamente a scomparire nel nulla. «Ho scelto di ambientare il film in un contesto di guerra perché è là che gli uomini hanno un confronto diretto con la morte. Volevo raccontare com’è l’arte della guerra oggi, con le nuove tecnologie utilizzate per avere un controllo assoluto del corpo e del paesaggio, controllo che passa spesso attraverso l’immagine. Come è possibile scomparire se ci sono questi dispositivi in circolazione? Che tipo di questioni solleva tutto ciò? Il modo in cui facciamo la guerra racconta anche chi siamo». ** Afghanistan, 2014. As the withdrawal of the troops draws closer, the captain of the French Army Antarès Bonassieu and his team are assigned a patrol mission in a remote valley of Wakhan, on the border with Pakistan. A normal surveillance mission, nothing more. But suddenly his men start to mysteriously vanish one after the other. “I decided to set the film in a war context because that is where men face death directly. I wanted to represent the art of war nowadays and its new technologies used to gain absolute control over the body and the environment, a form of control that is often exercised through images. How is it possible to disappear with those devices in circulation? What kind of implications does it raise? The way we carry out wars also reveals who we are.” Clément Cogitore (Colmar, Francia, 1983) vive e lavora tra Parigi e Roma, dove nel 2012 ha vinto una residenza all’Accademia di Francia a Villa Medici, ed è rappresentato dalla galleria parigina Whiteprojects. Dopo aver studiato all’École supérieure des arts décoratifs di Strasburgo e a Le Fresnoy, ha cominciato a lavorare come regista e videoartista. I suoi film sono stati presentati alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, a Locarno, Lisbona, Montreal e al Torino Film Festival (dove lo scorso anno ha portato il corto Sans titre), ottenendo diversi riconoscimenti. Ha inoltre esposto al Palais de Tokyo e al Centre Pompidou di Parigi, al Museum of Fine Arts di Boston e al Mamcs di Strasburgo. Ni le ciel ni la terre, presentato alla Semaine de la critique di Cannes, è il suo primo lungometraggio. Clément Cogitore (Colmar, France, 1983) lives and works between Paris and Rome where he was a resident of the French Academy in Rome Villa Medici for the year 2012. He is represented by Gallery Whiteprojects, Paris. After studying at the École supérieure des arts décoratifs of Strasbourg, and at the Fresnoy-National Studio of Contemporary Arts, he developed an artistic practice halfway between cinema and contemporary art. His films have been selected for international festivals (Cannes Director’s Fortnight, Locarno, Lisbon, Montreal and Torino, where he presented in 2014 the short Sans titre) and won several awards. His work has also been presented at Palais de Tokyo and Centre Georges Pompidou in Paris, Museum of Fine Arts of Boston and MAMCS in Strasbourg. Ni le ciel ni la terre is his first feature film and was selected at the Semaine de la Critique in Cannes. filmografia/filmography Chroniques (cm, 2006), Visités (cm, 2007), Un archipel (cm, 2011), Parmi nous (mm, 2011), Bielutine - Dans le jardin du temps (doc., 2011), Sans titre (cm, 2014), Elegies (cm, 2014), Ni le ciel ni la terre (The Wakhan Front, 2015). 195 SOMMARIO TORINOFILMLAB TORINOFILMLAB olmo omerzu RODINNÝ FILM Repubblica Ceca-Germania-Slovenia-Francia-Slovacchia/ Czech Republic-Germany-Slovenia-France-Slovakia, 2015, HD, 100’, col. FAMILY FILM regia, soggetto/ director, story Olmo Omerzu sceneggiatura/screenplay Olmo Omerzu, Nebojša Pop-Tasić fotografia/cinematography Lukáš Milota montaggio/film editing Jana Vlčková scenografia/ production design Iva Němcová costumi/costume design Marjetka Kürner Kalous suono/sound Johannes Doberenz, Florian Marquardt interpreti e personaggi/ cast and character Karel Roden (Igor), Eliska Krenková (Kristýna), Vanda Hybnerová (Irena), Jenovéfa Boková (Anna), Martin Pechlát (Martin), Daniel Kadlec (Erik) produttore/producer Jiří Konečný produzione/production endorfilm coproduttori/coproducers Eike Goreczka, Christoph Kukula, Boštjan Ikovic, Nadia Turincev, Julie Gayet, Ivan Ostrochovsk coproduzione/coproduction 42film, Česká Televize, Arsmedia, Rouge International, Punkchart Films ** contatti/contacts Cercamon Film Sebastien Chesneau [email protected] www.cercamon.jimdo.com 196 SOMMARIO Marito e moglie, genitori di due adolescenti, decidono di attraversare l’oceano in barca a vela. Si lasciano dietro i due figli che, nella solitudine della loro abitazione vuota, sperimentano una nuova libertà. Più che i genitori, infatti, sono i due ragazzi a vivere una vera e propria avventura. Ma quando l’imbarcazione degli adulti affonda, anche la famiglia sembra sul punto di soccombere. L’unica speranza rimasta è un cane, abbandonato su un’isola deserta. «Il viaggio dei genitori rivela due mondi: il mondo dei giovani e quello degli adulti. Per raccontare il primo mi sono concentrato sul modo in cui fratello e sorella esprimono il loro conflitto e sul senso di libertà che, dopo l’euforia iniziale, si fa sempre più gravoso e vincolante. Fratello e sorella sono uguali: entrambi rappresentano ciò che è rimasto della famiglia. Più che il destino di ogni personaggio, mi interessava mostrare come la “famiglia” possa ricostruirsi da sola, senza la presenza della madre e del padre». ** A husband and wife, the parents of a boy and a girl, decide to cross the ocean in a sailboat. They leave behind the two siblings who, in the solitude of their empty home, experience a new freedom. In fact, more than the parents, it’s the kids who are living a true, personal adventure. But when the parents’ boat sinks, even the family seems to be on the point of succumbing. The only remaining hope is a dog, which has been abandoned on a desert island. “The parents’ trip exposes two worlds; the world of youth and the adult world. In the world of youth I concentrate on the manner in which the brother and sister express their conflict and the sense of freedom that after the initial euphoric period becomes ever more burdensome and binding. The brother and sister here are two equal characters – they both represent the remnants of the family. More than the fate of each individual character, I’m interested in how the ‘family’ reconstitutes itself without the presence of the mother and father.” TORINOFILMLAB Olmo Omerzu (Lubiana, Slovenia, 1984) ha esordito a soli tredici anni con il cortometraggio Almir, prodotto dall’emittente televisiva Rtv Slovenia, per dedicarsi successivamente al disegno e al fumetto. Nel 2004 si è iscritto alla scuola di cinema Famu di Praga, dirigendo parallelamente numerosi cortometraggi. Il suo lungometraggio di debutto, A Night Too Young (2012) ha partecipato al Forum della Berlinale ed è stato distribuito nelle sale di Repubblica Ceca, Germania, Slovacchia e Slovenia. Con Family Film, infine, ha partecipato al Festival di San Sebastián, nella sezione New Directors. Olmo Omerzu (Ljubljana, Slovenia, 1984) debuted at just thirteen years of age with the short Almir, produced by the TV broadcaster RTV Slovenia, and then dedicated himself to drawing and cartoons. In 2004, he enrolled at the FAMU Film School in Prague, and directed numerous shorts at the same time. His debut feature film, A Night Too Young (2012), participated in the Forum at the Berlin Film Festival and was distributed in cinemas in the Czech Republic, Germany, Slovakia and Slovenia. His movie Family Film participated at the Festival of San Sebastián, in the New Directors section. filmografia/filmography Almir (cm, 1998), Nic (cm, 2003), Ve ctyri odpoledne (cm, 2005), Masky (cm, 2005), Slzy (cm, doc., 2006), Laská (Love, cm, 2006), Druhé dejstvi (The Second Act, cm, 2008), Prilis mlada noc (A Night Too Young, 2012), Rodinný film (Family Film, 2015). © OSCAR LOVNÉR TORINOFILMLAB jonas selberg augustsén SOPHELIKOPTERN Svezia/Sweden, 2015, HD, 100’, bn/bw Jonas Selberg Augustsén ha scritto e diretto diversi cortometraggi, tra i quali Autumn Man (2010), vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali e candidato ai Pardi di domani al Festival di Locarno, oltre al documentario The Tree Lover (2008). The Garbage Helicopter rappresenta il suo esordio nel lungometraggio di finzione, ed è il terzo tassello di una serie di cinque film – di cui Autumn Man (2010) e un altro corto, Bogland (2011), sono i primi due – recitati nelle cinque lingue minori parlate in Svezia. THE GARBAGE HELICOPTER regia, sceneggiatura/ director, screenplay Jonas Selberg Augustsén fotografia/cinematography Anders Bohman montaggio/film editing Nils Moström costumi/costume design Viktoria Mattila musica/music Jan Sandström suono/sound Tony Österholm interpreti e personaggi/ cast and characters Christopher Burjanski (Baki), Daniel Szoppe (Saska), Jessica Szoppe (Enesa), Singoalla Millon (nonna/grandma Sirpa) produttore/producer Andreas Emanuelsson produzione/production Bob Film coproduzione/coproduction Filmpool Nord ** contatti/contacts Swedish Film Institute Almer Gunnar [email protected] www.sfi.se Un’anziana donna rom è inquieta: sente la mancanza del suo vecchio orologio da parete, da oltre un anno portato a riparare. L’unica soluzione è chiamare i tre nipoti, che abitano più di mille chilometri a nord, e far promettere loro di riportarle l’oggetto. Inizia così per i tre ragazzi un viaggio verso sud, lungo le interminabili e tortuose autostrade della Svezia. Nel frattempo un elicottero che trasporta immondizia lascia cadere il suo pesante carico al suolo. «Durante la lavorazione del film mi interessava vedere cosa sarebbe successo se, utilizzando i consueti strumenti della drammaturgia, avessi abbassato il livello drammatico al minimo. Non voglio dire con questo che la drammaturgia abbia un valore negativo e sia da rifiutare. Tutt’altro. La sceneggiatura è stata scritta con profonda attrazione e interesse per la nozione di racconto. Non il contrario. Quello che mi interessava è un paradosso dell’arte della narrazione: un dramma può contenere anche ciò che non viene raccontato». ** An elderly Roma woman is restless: she misses her old wall clock, which has been at the clockmaker’s for repairs for over a year. The only solution is to call her three grandchildren who live up north, over a thousand kilometres away, and make them promise they will bring her back her precious clock. So the three young men set off on a journey that will take them down Sweden’s long winding highways. Meanwhile, a helicopter carrying an enormous dumpster accidentally drops its load of garbage on the ground. “In working on the film I have been very interested to see what happens if you take the classic dramaturgical tools available and turn the dramatic levels down to an absolute minimum. I would like to point out that by that I do not mean that dramaturgy is bad and should be rejected. Far from it. The script has been written with a deep fascination and a genuine interest in the notion of dramaturgy. Not the other way around. I have been very interested in a paradox I’ve found in narrative art: what you tell, can also be about what you don’t tell.” 197 SOMMARIO TORINOFILMLAB Jonas Selberg Augustsén wrote and directed many short films, including Autumn Man (2010), winner of several international awards and nominated for the Pardi di domani Award at the Locarno Film Festival, and the documentary The Tree Lover (2008). The Garbage Helicopter marks his feature film debut, and is the third instalment of a series of five films based on Sweden’s five minority languages, of which the shorts Autumn Man (2010) and Bogland (2011) are the first two episodes. filmografia/filmography Kalven & friheten (The Freedom Calf, cm, 2006), Processen (The Process, cm, 2007), Trädälskaren (The Tree Lover, doc., 2008), Höstmannen (Autumn Man, cm, 2010), Myrlandet (Bogland, cm, 2011), Sophelikoptern (The Garbage Helicopter, 2015). TORINOFILMLAB avishai sivan TIKKUN Israele/Israel, 2015, HD, 120’, bn/bw TIKKUN regia, sceneggiatura/ director, screenplay Avishai Sivan fotografia/cinematography Shai Goldman montaggio/film editing Avishai Sivan, Nili Feller scenografia/ production design Amir Yaron costumi/costume design Malky Fogel suono/sound Aviv Aldema interpreti e personaggi/ cast and characters Aharon Traitel (Haim-Aaron), Khalifa Natour (il padre di HaimAaron/Haim-Aaron’s father), Riki Blich (la madre di Haim-Aaron/HaimAaron’s mother), Gur Sheinberg (Yanke), Omri Fuhrer (compagno di yeshiva/yeshiva colleague), Shani Ben Haim (la giovane autista/young female driver) produttori/producers Ronen Ben-Tal, Avishai Sivan, Moshe Edery, Leon Edery produzione/production The Mouth Agape, Plan B Productions, United King Films ** contatti/contacts Bleiberg Entertainment [email protected] www.bleibergent.com Haim-Aaron è un giovane studioso ultraortodosso di Gerusalemme, pieno di talento e molto devoto. Una sera, in seguito a un periodo di digiuno autoimposto, collassa e perde conoscenza. I paramedici lo dichiarano morto, ma il padre continua con la rianimazione e riesce, contro ogni aspettativa, a salvargli la vita. Dopo questo episodio, Haim-Aaron perde l’interesse per i suoi studi. Sente un improvviso risveglio sul piano fisico e pensa che Dio lo stia mettendo alla prova. Avendo notato il cambiamento, il padre cerca di perdonarlo, tormentato dal timore di aver commesso un atto blasfemo strappandolo alla morte. «Ho iniziato a scrivere Tikkun subito dopo aver presentato a Cannes il mio primo lungometraggio, Le vagabond. In un mese ho concluso il trattamento, che è stato accettato dal TorinoFilmLab. Ero sicuro di voler girare anche questo mio secondo film nella comunità ebraica ultraortodossa. Ancor prima di Le vagabond, infatti, la mia idea era dare vita a una trilogia su un giovane studente della yeshiva, il centro di studi ebraici, e sulla sua crisi di fede». ** Haim-Aaron is an ultra-Orthodox scholar from Jerusalem whose talent and devotion are envied by all. One evening, following a self-imposed fast, he collapses and loses consciousness. The paramedics announce his death, but his father takes over resuscitation efforts and, beyond all expectations, Haim-Aaron comes back to life. After the accident, the scholar remains apathetic to his studies. He suddenly feels a strange awakening in his body and suspects that God is testing him. When his father notices these changes in his son’s behavior, he tries to forgive him, tormented by the fear that he has crossed God’s will when he resuscitated him. “I started writing Tikkun immediately after the premiere of my first feature film, Le vagabond, at Cannes Film Festival. Within a month I had written a treatment that was accepted at TorinoFilmLab. I had no doubt that my next film would also be set in the Jewish ultra-Orthodox world. Even before I shot Le vagabond, my vision was to create a trilogy based on a yeshiva scholar and his crisis of faith.” 198 SOMMARIO TORINOFILMLAB Avishai Sivan (Israele, 1977), cineasta, artista e scrittore, nel 2010 ha presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes il suo primo lungometraggio, Le Vagabond, con cui ha successivamente vinto il premio per il migliore lungometraggio al Jerusalem Film Festival. Negli anni si è anche dedicato al documentario, realizzando Soap Opera of a Frozen Filmmaker (2007) e The Uzbek Trilogy (2011). Nel 2013 ha poi diretto il lungo di finzione Visa e al momento sta sviluppando il suo prossimo lavoro, The Pirate, basato sul romanzo The Smell of Blue Light di Nir Hezroni. Avishai Sivan (Israel, 1977) is a filmmaker, visual artist and writer. His first feature film, Le vagabond, premiered in Cannes in the Quinzaine des réalisateurs in 2010 and earned him Best First Feature Film at the Jerusalem Film Festival. He also directed documentaries such as Soap Opera of a Frozen Filmmaker (2007) and The Uzbek Trilogy (2011). In 2013 he directed the feature Visa and is currently developing his next project, The Pirate, based on Nir Hezroni’s The Smell of Blue Light. filmografia/filmography Soap Opera of a Frozen Filmmaker (doc., 2007), Returnee (mm, 2010), Ha’Meshotet (Le vagabond, 2010), The Uzbek Trilogy (doc., 2011), Visa (2013), Tikkun (2015). TORINOFILMLAB pengfei UNDERGROUND FRAGRANCE Francia-Cina/France-China, 2015, HD, 75’, col. UNDERGROUND FRAGRANCE regia/director Pengfei sceneggiatura/screenplay Pengfei, Isabelle Mayor fotografia/cinematography Shu Chou montaggio/film editing Isabelle Mayor scenografia, costumi/ production design, costume design Wang Chaohui musica/music Jean-Christophe Onno suono/sound Tu Duu-chih, Tu Yi-ching, Li Minna interpreti e personaggi/ cast and characters Ying Ze (Xiao Yun), Luo Wenjie (Yong Le), Zhao Fuyu (il vecchio/ old Jin), Li Xiaohui (la moglie del vecchio Jin/old Jin’s wife) produttori/producers Vincent Wang, Ying Ze produzione/production House on Fire, Mishka Productions coproduttore/coproducer Ying Ze ** contatti/contacts Udi - Urban Distribution Int. Arnaud Belangeon-Bouaziz [email protected] www.urbandistrib.com Tre vite stimolate dal «sogno cinese». Yong Le, arrivato a Pechino dal Sud, vive in un vecchio rifugio antiaereo e recupera mobili da rivendere. Un giorno ha un incidente che lo lascia temporaneamente cieco e, aggrappatosi a una fune per cercare la via d’uscita, incontra Xiao Yun, un’altra immigrata accampata nel rifugio che cerca di lasciare il locale notturno in cui fa la pole dance. Il loro rapporto li aiuta a pensare con più ottimismo al futuro. Ma i problemi non esistono solo per chi vive sottoterra: anche in città la situazione non è facile, come sa bene il vecchio Jin, a cui vogliono demolire la casa, e che conta proprio su Yong Le per vendere i suoi mobili. «Demolizioni, trasferimenti ed esplosioni di case implicano una relazione con il territorio, con la Terra, forse l’elemento più importante per il popolo cinese. La Cina sta vivendo un momento di “transizione” e nell’idea di movimento implicita in questa parola, molti suoi abitanti devono costruire o ricostruire la propria casa. Il film non è altro che un riflesso della realtà, ma è ben lungi dall’averne la durezza». ** Three lives stimulated by the “Chinese dream.” Yong Le has moved to Beijing from the South; he lives in an old air raid shelter and salvages furniture he then resells. One day he has an accident which leaves him temporarily blind and as he clutches a rope to find his way out he encounters Xiao Yun, another immigrant who camps out in the shelter and is trying to leave the nightclub where she works as a pole dancer. Their relationship helps them look to the future with more optimism. But the problems don’t only exist for those who live underground: even in the city the situation is difficult, as old Jin well knows. His house is to be demolished and he counts on Yong Le to sell his furniture. “Demolitions, relocations and housing explosions imply a relation with the ground, the earth, the element that is maybe the most important for Chinese people. China is in ‘transition’ and in the movement which the word implies, many have to build or rebuild their habitat. The film is nothing but a reflection of reality, and it is far from having all the toughness of it.” 199 SOMMARIO TORINOFILMLAB Pengfei (Cina) è nato in una famiglia legata al mondo dell’opera di Pechino, cosa che ha avuto una forte influenza su di lui e gli ha fatto maturare un profondo attaccamento all’arte e alla cultura tradizionali cinesi. Dopo essersi diplomato in regia all’Institut international de l’image et du son di Parigi, nel 2008 ha iniziato a lavorare come assistente alla regia di Tsai Ming-liang, con cui ha collaborato per Visage. Underground Fragrance, presentato in anteprima alle Giornate degli autori di Venezia, rappresenta il suo debutto nel lungometraggio. Per il film ha ricevuto finanziamenti da CineMart Rotterdam, dal TorinoFilmLab, dal premio Cinereach del laboratorio di sceneggiatura del Sundance e dalla Cinéfondation di Cannes. Pengfei (China) was born in a family linked to the Beijing opera scene: it had a profound influence on him as a consequence and it made him acquire an undeniable attachment to traditional Chinese art and culture. After his diploma in film direction at the Institut international de l’image et du son in France, he began working from 2008 onwards as assistant director for the Taiwanese filmmaker Tsai Ming-liang. He was assistant director on the film Face. Underground Fragrance is his first feature film, and premiered at Venice Days 2015. It received development support from CineMart Rotterdam, the TorinoFilmLab, the Cinereach Award of Sundance Writer Lab and the Cinéfondation of the Cannes Film Festival. filmografia/filmography Ideal and Reality (cm, 2005), Luxury Article (cm, 2007), Underground Fragrance (2015). SOMMARIO C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A | BYRON HASKIN THE WAR OF THE WORLDS | RANALD MACDOUGALL THE WORLD, THE FLESH AND THE DEVIL | GEORGE PAL THE TIME MACHINE | VAL GUEST THE DAY THE EARTH CAUGHT FIRE | STEVE SEKELY THE DAY OF THE TRIFFIDS | STANLEY KUBRICK DR STRANGELOVE | UBALDO RAGONA L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA | JEAN-LUC GODARD ALPHAVILLE, UNE ÉTRANGE AVENTURE DE LEMMY CAUTION | ELIO PETRI LA DECIMA VITTIMA | KEVIN BROWNLOW, ANDREW MOLLO IT HAPPENED HERE | PETER WATKINS THE WAR GAME | FRANÇOIS TRUFFAUT FAHRENHEIT 451 | JAN SCHMIDT KONEC SRPNA V HOTELU OZON - THE END OF AUGUST AT THE HOTEL OZONE | PATER WATKINS PRIVILEGE | FRANKLIN J. SCHAFFNER PLANET OF THE APES | BARRY SHEAR WILD IN THE STREETS | MARCO FERRERI IL SEME DELL’UOMO | STANLEY KUBRICK A CLOCKWORK ORANGE | RICHARD FLEISCHER SOYLENT GREEN | MICHAEL CRICHTON WESTWORLD | PAUL BARTEL DEATH RACE 2000 | GEORGE MILLER MAD MAX | ANDREJ TARKOVSKIJ STALKER | RIDLEY SCOTT BLADE RUNNER | TERRY GILLIAM BRAZIL | GEOFF MURPHY THE QUIET EARTH | KATSUHIRO ÔTOMO AKIRA | KATHRYN BIGELOW STRANGE DAYS | DAVID CRONENBERG CRASH WILLIAM CAMERON MENZIES THINGS TO COME SOMMARIO C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A Cose che verranno. La terra vista dal cinema Accadde ieri DI EMANUELA MARTINI La vita futura (1936) Titolo e sottotitolo evocativi: «Cose che verranno», cioè la traduzione letterale di Things to Come (in italiano, La vita futura o il più catastrofico Nel 2000: guerra o pace?), che H.G. Wells adattò dal suo libro The Shape of Things to Come, nel quale ipotizzava cosa sarebbe avvenuto in una città immaginaria dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. E «La Terra vista dal cinema», che ovviamente fa risuonare Le voyage dans la lune di Méliès e il romanzo di Verne Dalla Terra alla Luna al quale si ispira (e sotterraneamente La Terra vista dalla Luna di Pier Paolo Pasolini, surreale, straccione futuro-presente): perciò, visioni futuribili, più o meno ironiche, più o meno fantasiose, più o meno scientifiche, dove il cinema diventa il cannocchiale che, con la sua distanza ravvicinata, può consentirci di ipotizzare quello che accadrà a due passi o a due secoli da noi. Ma c’è un terzo titolo, che è passato direttamente al libro che accompagna questa 202 SOMMARIO C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A retrospettiva: Pecore elettriche, che dovrebbe essere letto: «Ma gli umani sognano pecore elettriche?» Ovvia parafrasi del titolo originale del racconto di Philip K. Dick dal quale Ridley Scott trasse nel 1982 Blade Runner: Ma gli androidi sognano pecore elettriche? Non so cosa sognino gli androidi (o automi o replicanti o robot o cyborg o…), ma sono abbastanza convinta che gli uomini oggi sognino davvero le pecore elettriche; anzi, che abbiano (abbiamo) cominciato a sognarle molto tempo fa, sotto forma di macchine di varia specie e natura e poi di Doppelgänger fatti di carne e plastica e circuiti e di avatar virtuali. Sogniamo quello che non siamo; viviamo quello che non viviamo. E poi un giorno ci svegliamo e all’improvviso ci accorgiamo che siamo già immersi in pieno in quel (non) mondo e in quello che (non) abbiamo vissuto: che il futuro è ora, e che era già ora nel 1982, quando Ridley Scott raffigurava la Città (Los Angeles, come altre C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A metropoli a noi molto vicine, da Londra a Milano a Parigi a Berlino, per non parlare delle megalopoli orientali) come sarebbe diventata nel giro di pochissimi anni (alcuni decenni prima del 2019 in cui è ambientata la storia del film e del racconto); o che siamo rimbalzati in quegli anni Settanta futuribili dove Steven Shorter, giovane cantante pop, diventava il leader messianico della Gran Bretagna (Privilege, 1967), dove la rock star Max Frost, al grido di «Quattordici o guerra!» abbassava l’età del voto politico a quattordici anni ed era eletto presidente degli Stati Uniti (Quattordici o guerra, 1968), o dove Alex e i suoi Drughi battevano le strade della Londra suburbana con colonna sonora di Beethoven, Rossini e Singin’ in the Rain (Arancia meccanica, 1971). E che di Grandi Fratelli, dal 1948 (anno in cui George Orwell scrisse il capolavoro 1984) a oggi, è stato ed è pieno il mondo: divieti, censure, bandi di libri, film e opere di arte e comunicazione varia, genocidi, persecuzioni e interdizioni, controlli, tanto più pericolosi quanto più sotterranei e insinuanti, alterazioni costanti di testi, e perciò della realtà e della Storia (tutto ciò che passa nel web vive per sempre, ma è anche «impalpabile», modificabile e deperisce in fretta). Fino ad arrivare a quei fatidici 233 gradi ai quali la carta prende fuoco (variabili, in realtà, a seconda dello spessore della carta): cioè Fahrenheit 451 (1966), visione di un mondo futuro nel quale secondo Ray Bradbury e François Truffaut avere e leggere libri è un reato punibile con la morte, perché «Un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino». Roghi, più o meno metaforici, di libri ce ne sono stati tanti, nel secolo scorso; e continuano in questo secolo, in cui si abbattono anche statue e si distruggono metodicamente e propagandisticamente città d’arte e siti archeologici inestimabili (una distruzione che può essere violenta, ma anche lenta, dettata da incuria). Quindi, quel domani, quel Brave New World di Aldous Huxley nel quale si producono allegramente in provetta decine e centinaia di gemelli identici, metodicamente precondizionati a una specifica «classe» e lavoro e aspettativa di vita, è ora. Un giorno dello scorso gennaio, tanto grigio e umido da rimandare a quella frase, «Non può piovere per sempre!», con cui Il corvo di Alex Proyas (1994) rende omaggio alle atmosfere di Blade Runner, questo futuro-presente ha fatto 203 SOMMARIO C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A irruzione attraverso la tv e i giornali e il web nella vita di tutti: hanno ammazzato praticamente tutta la redazione di «Charlie Hebdo», colpevole di disegnare e scrivere satira. E molti si sono interrogati sui confini della satira (che, però, sono automaticamente anche i confini di qualsiasi forma espressiva). E questo (insieme ai meccanismi, i domini, le guerre che l’hanno originata e degli sviluppi successivi) è forse l’aspetto più sotterraneamente inquietante della tragedia parigina. L’idea della retrospettiva nasce dal senso di vuoto e nuova barbarie tecnologicamente avanzata e spettacolarizzata (Mad Max - Fury Road?) innescati da quell’evento, e dalla consapevolezza di essere arrivati alla fine di un ciclo storicoculturale, dalla percezione che in realtà il meccanismo della «fine del mondo» fosse in moto già da molto tempo. Michel Houellebecq, con Sottomissione, ha scritto un libro di Storia, non di fantapolitica. Accadde ieri, e la fantascienza l’aveva previsto. Ecco quindi, articolata in due anni, «Cose che verranno». A partire da Metropolis di Lang (1927) (caposaldo assente dalla retrospettiva, perché proiettato di recente, a più riprese, in tutto il mondo) e La vita futura di William Cameron Menzies (1936), un viaggio attraverso gli scenari futuri immaginati dal cinema di fantascienza e dagli autori che hanno descritto il mondo dei decenni a loro successivi: dagli anni Trenta al nuovo millennio, una carrellata su città brulicanti, asettiche o piovose, su alienazione, aggressività e dominio, su regimi totalitari o violenze consumistiche, su Bomba e dopo-Bomba, su universi paralleli nei quali i nazisti hanno invaso l’Inghilterra o Londra è stata rasa al suolo dall’atomica, su morte dell’erba e cannibalismo, atrofia dei sentimenti e giochi violenti per incanalare l’aggressività, rincorsa dell’eterna giovinezza che trasforma gli umani in robot e, all’inverso, progressiva umanizzazione degli esseri meccanici. Tutto questo attraverso lo sguardo spesso disperato e attonito, sempre lucidissimo, di grandi autori come Kubrick, Godard, Truffaut, Resnais, Ferreri, Scott, Gilliam, Cronenberg, Kathryn Bigelow, e nei molteplici esemplari di genere che, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, si sono allontanati dalle meraviglie del possibile per concentrarsi sugli orrori del probabile. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A Things to come. The Earth as seen by cinema It happened yesterday BY EMANUELA MARTINI Stalker (1980) The title and subtitle are evocative: “Things to Come,” which H.G. Wells adapted from his book The Shape of Things to Come, in which he hypothesized what might happen in an imaginary city after the outbreak of the WWII. And “The Earth as seen by cinema,” which obviously nods to Le voyage dans la lune by Méliès and the Jules Verne novel From the Earth to the Moon which inspired it (and, covertly, The Earth as Seen from the Moon by Pier Paolo Pasolini, surreal, a future-present tatterdemalion). And thus, future visions, ironical to varying degrees, imaginative to varying degrees, scientific to varying degrees, where cinema becomes the telescope which brings distances closer and allows us to hypothesize what will happen two steps or two centuries from now. But there is also a third title, which passed directly to the volume which accompanies this retrospective: “Electric Sheep,” which should be 204 SOMMARIO C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A read as: “Do humans dream of electric sheep?” This obviously paraphrases the original title of the short story by Philip K. Dick, Do Androids Dream of Electric Sheep?, on which Ridley Scott based his 1982 movie Blade Runner. I don’t know what androids (or robots or replicants or cyborgs or…) dream about, but I’m fairly convinced that humans really do dream about electric sheep. In fact, we started dreaming about them a long time ago, in the shape of various species and types of machines, and then as Doppelgänger made of flesh and plastic and circuits, and as virtual avatars. We dream about what we aren’t; we live what we cannot live. And then one day we wake up and suddenly realize that we are already completely submerged in that (non) world and in that which we have (not) lived: that the future is now, and it was already the future in 1982, when Ridley Scott depicted the City (Los C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A Angeles, like other nearby metropolises, from London to Milan, Paris and Berlin, not to mention the oriental megalopolises) as it would become in just a very few years (a few decades before that 2019 in which the film and the short story take place). Or that we have ricocheted into those future 1970s where Steven Shorter, a young pop singer, would become the Messianic leader of Great Britain (Privilege, 1967); where the rock star Max Frost, to the cry of “Fourteen or war!” would lower the voting age to fourteen and be elected President of the United States (Wild in the Streets, 1968); or where Alex and his droogs would prowl the streets of suburban London to a soundtrack of Beethoven, Rossini and Singin’ in the Rain (A Clockwork Orange, 1971). And that between 1948 (the year George Orwell wrote his masterpiece 1984) and today, the world has become full of Big Brothers: bans, censorship, prohibition of books, films, works of art and various communication forms, genocide, persecution, interdiction, controls, as dangerous as they are covert and insinuating, the constant alteration of texts, and thus of reality and History (everything that passes on the web lives forever, but it is also “impalpable,” modifiable, and quickly deteriorates). All the way to those prophetic 451 degrees at which paper catches fire (but the temperature actually depends on the thickness of the paper): Fahrenheit 451 (1966), a vision of a future world in which, according to Ray Bradbury and François Truffaut, to own and read books is punishable by death because “a book is a loaded gun in the house next door.” There have been many bonfires of books, more or less metaphorical, in the past century; and they continue to exist in this century, too, when we knock down statues and methodically and propagandistically destroy cities of art and priceless archeological sites (a destruction which can be violent, but also slow, caused by neglect). Thus, that tomorrow – that Brave New World of Aldous Huxley in which dozens and hundreds of identical twins are merrily produced in test tubes, methodically preconditioned to a specific “class” and work and life expectancy – is now. One day last January, so gray and damp it called to mind that sentence “It can’t rain forever!” with which The Crow by Alex Proyas (1994) pays tribute to the atmosphere of Blade Runner, this future-present burst into the lives 205 SOMMARIO C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A of all of us, on TV, in newspapers and on the web. Almost the entire editorial staff of “Charlie Hebdo” was killed, guilty of having drawn and written satire. Many people have pondered the boundaries of satire (which are automatically also the boundaries of any expressive form). And this (along with the mechanisms, the domains, the wars which sparked it and the later developments) is perhaps the most surreptitiously disturbing aspect of that tragedy in Paris. The idea for this retrospective came about from a feeling of emptiness and the new, technologically advanced barbarities that are turned into spectacle (Mad Max - Fury Road?) and were catalyzed by that event. Also, by the awareness that we have come to the end of a historical-cultural cycle, the perception that the mechanism of the “end of the world” has actually been in motion for a long time. Michel Houellebecq’s Submission is a book of history, not political fiction. It happened yesterday, and science fiction had foreseen it. So, over the course of the next two years: “The things to come.” Starting with Metropolis by Lang (1927) (a cornerstone which is missing from this retrospective because it has recently and frequently been screened throughout the world) and Things to Come by William Cameron Menzies (1936), a journey through future scenarios imagined by sci-fi movies and by the authors who have described the world as it would be in the decades to follow: from the 1930s to the new millennium, an overview of teeming, sterile or rainy cities, alienation, hostility and dominion, totalitarian regimes or consumer violence, the Bomb and the postBomb, parallel universes in which the Nazis have invaded England or London has been razed by an atomic bomb, the death of grass, cannibalism, atrophy of feelings and violent games to channel aggressiveness, a pursuit of eternal youth which transforms humans into robots and, inversely, the progressive humanization of mechanical beings. All this through the often desperate and shocked but always lucid gaze of filmmakers like Kubrick, Godard, Truffaut, Resnais, Ferreri, Scott, Gilliam, Cronenberg, Kathryn Bigelow, and in the many examples of genres which, in particular from the 1960s on, strayed from the marvels of the possible and concentrated on the horrors of the probable. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A william cameron menzies THINGS TO COME Regno Unito/UK, 1936, 35mm, 100’, bn/bw regia/director William Cameron Menzies soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay H.G. Wells, dal suo saggio Il pianeta ribelle/from his essay The Shape of Things to Come fotografia/cinematography Georges Périnal montaggio/film editing Charles Crichton musica/music Arthur Bliss interpreti e personaggi/ cast and characters Raymond Massey (John Cabal-Oswald Cabal), Edward Chapman (Pippa Passworthy, Raymond Passworthy), Ralph Richardson (The Boss), Margaretta Scott (Roxana, Rowena), Cedric Hardwicke (Theotocopulos) produttore/producer Alexander Korda produzione/production London Film Productions LA VITA FUTURA Sceneggiato da H.G. Wells da un suo saggio, un viaggio nel futuro dell’uomo tra il 1940 e il 2040: dalle rovine di una guerra mondiale tremenda, la nascita di un mondo nuovo e meraviglioso, altre discordie, tumulti e distruzioni, e finalmente l’unione universale nel segno della conquista dello spazio. Diretto da William Cameron Menzies, uno dei maggiori scenografi della storia del cinema, visivamente impressionante, un gioco a rimpiattino tra utopia e distopia. byron haskin THE WAR OF THE WORLDS SOMMARIO Usa, 1953, 35mm, 85’, bn/bw regia/director Byron Haskin soggetto/story dal romanzo La guerra dei mondi di/from the novel of the same title by H.G. Wells sceneggiatura/screenplay Barré Lyndon fotografia/cinematography George Barnes montaggio/film editing Everett Douglas musica/music Leith Stevens interpreti e personaggi/ cast and characters Gene Barry (Dr Clayton Forrester), Ann Robinson (Sylvia Van Buren), Les Tremayne (Gen. Mann), Robert Cornthwaite (Dr Pryor), Sandro Giglio (Dr Bilderbeck), Lewis Martin (Dr Matthew Collins) produttore/producer George Pal produzione/production Paramount Pictures 206 LA GUERRA DEI MONDI Tentacolari, coloratissimi, invincibili, i Marziani sbarcano in una tranquilla cittadina del Midwest e da lì cominciano la loro sistematica distruzione. Tratto dal romanzo più famoso di H.G. Wells, diretto e prodotto da due maghi degli effetti speciali (Byron Haskin e George Pal), un film di SF tipico degli anni della guerra fredda, divertente e spettacolare. Tempi stringati, trucchi ingegnosi e un po’ naif. Irresistibili gli inceneritori a proboscide che escono dai dischi volanti. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A THINGS TO COME Scripted by H.G. Wells from an essay of his, man’s journey into the future between 1940 and 2040: from the ruins of a horrific world war, the birth of a new and marvelous world, more conflicts, uprisings and destruction, and finally universal harmony through the conquest of outer space. Directed by William Cameron Menzies, one of the greatest screenwriters in film history, visually striking, a game of hide and seek between utopia and dystopia. filmografia essenziale/ essential filmography Drums in the Deep South (A sud rullano i tamburi, 1951), Always Goodbye (1931), The Spider (1931), Almost Married (1932), Chandu the Magician (1932), I Loved You Wednesday (1933), Things to Come (La vita futura, 1936), The Green Cockatoo (Al pappagallo verde, 1937), Wharf Angel (1934), Address Unknown (1944), The Marionette Mystery (tv, 1950), The Whip Hand (1951), The Adventures of Fu Manchu: The Zayat Kiss (tv, 1952), Invaders from Mars (Gli invasori spaziali, 1953), The Maze (Il labirinto, 1953). THE WAR OF THE WORLDS Tentacular, brightly colored, invincible, the Martians have landed in a tranquil Midwest town and begin their systematic destruction. Based on H.G. Wells’ most famous novel, directed and produced by two special effects wizards (Byron Haskin and George Pal), a typical sci-fi film from the Cold War era, fun and spectacular. Fast-paced, with ingenious and slightly naïve effects. The nozzle-equipped incinerators that come out of the flying saucers are irresistible. filmografia essenziale/ essential filmography Treasure Island (L’isola del tesoro, 1950), Denver and Rio Grande (1952), Long John Silver (Il ciclone dei Caraibi, 1954), The Naked Jungle (Furia bianca, 1954), Conquest of Space (La conquista dello spazio, 1955), The Boss (Sfida alla città, 1956), From the Earth to the Moon (Dalla terra alla luna, 1958), The Little Savage (1959), Jet Over the Atlantic (Il ritorno dell’assassino, 1959), September Storm (La ragazza dal bikini rosa, 1960), Captain Sindbad (Capitan Sinbad, 1963), Robinson Crusoe on Mars (S.O.S. Naufragio nello spazio, 1964), The Power (La forza invisibile, 1968). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A ranald macdougall THE WORLD, THE FLESH AND THE DEVIL Usa, 1959, 35mm, 95’, bn/bw regia, sceneggiatura/ director, screenplay Ranald MacDougall soggetto/story dal romanzo La nube purpurea di/from the novel The Purple Cloud by M.P. Shiel e dal racconto/and from the short story End of the World di/by Ferdinand Reyher fotografia/cinematography Harold J. Marzorati montaggio/film editing Harold F. Kress musica/music Miklós Rózsa interpreti e personaggi/ cast and characters Harry Belafonte (Ralph Burton), Inger Stevens (Sarah Crandall), Mel Ferrer (Benson Thacker) produttori/producers George Englund, Harry Belafonte produzione/production HarBel Productions THE WORLD, THE FLESH AND THE DEVIL A black miner is trapped for a few days underground. When he resurfaces he finds himself completely alone in a deserted New York: an atomic bomb has destroyed humanity. He organizes his life and searches for other survivors. The appearance of a blond girl and a white man renews racial tension. Based on the novel The Purple Cloud by Shiel, starring and produced by Harry Belafonte, a pamphlet against intolerance. The sequences in the deserted city are forceful. LA FINE DEL MONDO Un operaio di colore resta intrappolato per alcuni giorni nel sotterraneo nel quale sta lavorando. Quando ne riemerge si trova completamente solo in una New York spopolata: la bomba atomica ha distrutto l’umanità. Si organizza la vita, cerca altri superstiti. La comparsa di una ragazza bionda e di un uomo bianco rinnova fantasmi razziali. Da La nube purpurea di Shiel, interpretato e prodotto da Harry Belafonte, un pamphlet contro l’intolleranza. Efficacissime le sequenze nella città deserta. george pal THE TIME MACHINE SOMMARIO Usa, 1960, 35mm, 103’, col. regia, produttore/ director, producer George Pal soggetto/story dal romanzo La macchina del tempo di/from the novel of the same title by H.G. Wells sceneggiatura/screenplay David Duncan fotografia/cinematography Paul C. Vogel montaggio/film editing George Tomasini musica/music Russell Garcia interpreti e personaggi/ cast and characters Rod Taylor (H.G. Wells), Alan Young (David Filby-James Filby), Yvette Mimieux (Weena), Sebastian Cabot (Dr Philip Hillyer), Tom Helmore (Anthony Bridewell), Whit Bissell (Walter Kemp) produzione/production George Pal Productions, Galaxy Films 207 L’UOMO CHE VISSE NEL FUTURO Notte di capodanno del 1900: un inventore londinese, nonostante lo scetticismo di amici e finanziatori, decide di collaudare la sua macchina del tempo e svanisce nel nulla. Gli passano davanti agli occhi tre guerre mondiali (la terza, letale, nel 1966), finché approda nell’802.701, in una specie di Eden popolato di due razze: gli ingenui Eloi in superficie e i feroci Morlock nel sottosuolo. Soluzioni brillanti (gli abiti che cambiano sul manichino), per un’avventura vorticosa tratta da La macchina del tempo di Wells. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A filmografia/filmography Queen Bee (Ape regina, 1955), Man on Fire (Tormento di un’anima, 1957), The World, the Flesh and the Devil (La fine del mondo, 1959), The Subterraneans (La nostra vita comincia di notte, 1960), Go Naked in the World (Va nuda per il mondo, 1961), Cockeyed Cowboys of Calico County (1970). THE TIME MACHINE New Year’s Eve, 1900: despite the skepticism of his friends and financial backers, a London inventor decides to try his time machine and vanishes into thin air. Before his eyes pass three world wars (the third, lethal one takes place in 1966) until he arrives in the year 802,701, in a sort of Eden populated by two races: the naïve Eloi on the surface and the ferocious Morlocks underground. Brilliant solutions (the clothes changing on the manikin), for a dizzying adventure based on The Time Machine by Wells. filmografia essenziale/ essential filmography Sinbad (1936), Sky Pirates (1938), Tom Thumb (Le meravigliose avventure di Pollicino, 1958),The Time Machine (L’uomo che visse nel futuro, 1960), Atlantis, the Lost Continent (Atlantide continente perduto, 1961), The Wonderful World of the Brothers Grimm (Avventura nella fantasia, coregia/codirector Henry Levin, 1962), 7 Faces of Dr Lao (1964). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A val guest THE DAY THE EARTH CAUGHT FIRE Regno Unito/UK, 1961, 35mm, 98’, bn/bw regia, produttore/ director, producer Val Guest sceneggiatura/screenplay Val Guest, Wolf Mankowitz fotografia/cinematography Harry Waxman montaggio/film editing Bill Lenny scenografia/set design Anthony Masters costumi/costume design Beatrice Dawson musica/music Stanley Black interpreti e personaggi/ cast and characters Janet Munro (Jeannie Craig), Leo McKern (Bill Maguire), Edward Judd (Peter Stenning), Michael Goodliffe (Jacko), Bernard Braden (Dave), Reginald Beckwith (Harry), Gene Anderson (May), Renée Asherson (Angela) produzione/production Pax Films …E LA TERRA PRESE FUOCO Immagini inedite: Londra in preda alla siccità, file alle fontane per procurarsi l’acqua, incendi spontanei nei parchi, il Tamigi in secca. Accade quando due esperimenti nucleari contemporanei di Usa e Urss spostano l’asse della Terra, avvicinandola al Sole. La catastrofe prossima ventura, documentata passo passo da due giornalisti e una meteorologa londinesi in un piccolo classico della SF britannica diretto da Val Guest. Secco, febbrile, a volte ironico a volte disperato, come la vita vera. steve sekely THE DAY OF THE TRIFFIDS SOMMARIO Regno Unito/UK, 1963, 35mm, 93’, col. regia/director Steve Sekely soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by John Wyndham sceneggiatura/screenplay Bernard Gordon, Freddie Francis fotografia/cinematography Ted Moore montaggio/film editing Bill Lewthwaite musica/music Ron Goodwin interpreti e personaggi/ cast and characters Howard Keel (Bill Masen), Nicole Maurey (Christine Durrant), Janette Scott (Karen Goodwin), Kieron Moore (Tom Goodwin), Mervyn Johns (Mr Coker), Ewan Roberts (Dr Soames) produttore/producer George Pitcher produzione/production Allied Artists Pictures, Security Pictures 208 IL GIORNO DEI TRIFIDI Una notte tutta l’umanità punta gli occhi al cielo per vedere una straordinaria pioggia di meteoriti verdi. Il mattino dopo, tutti sono diventati ciechi, tranne le poche persone che, per qualche ragione, non hanno guardato lo spettacolo. Saccheggi, epidemie, fuga dalle città. Ma nei parchi e nei campi, un altro pericolo mortale: i trifidi, vegetali coltivati a scopo di speculazione alimentare, sono diventati giganteschi, camminano e uccidono. Dal bel romanzo di John Wyndham, un classico della serie B. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A THE DAY THE EARTH CAUGHT FIRE Unprecedented images: London in the thralls of a drought, lines of people standing at fountains for water, spontaneous combustion in the parks, the Thames dried up. This is the result when two nuclear experiments conducted at the same time by the USA and the USSR shift the Earth’s axis, bringing it closer to the Sun. A catastrophe in the near future, documented step-by-step by two journalists and a London meteorologist in a minor scifi classic from Britain, directed by Val Guest. Dry, feverish, sometimes ironic and sometimes desperate, just like real life. filmografia essenziale/ essential filmography Penny Princess (1952), The Men of Sherwood Forest (La spada di Robin Hood, 1954), Break in the Circle (Interpol agente Z 3, 1955), Dance, Little Lady (Il grido del sangue, 1955), The Quatermass Xperiment (L’astronave atomica del dottor Quatermass, 1955), The Weapon (L’arma del delitto, 1956), Quatermass 2 (I vampiri dello spazio, 1957), The Abominable Snowman (Il mostruoso uomo delle nevi, 1957), Yesterday’s Enemy (Nemici di ieri, 1959), Expresso Bongo (Espresso Bongo, 1959), Hell Is a City (L’assassino è alla porta, 1960). THE DAY OF THE TRIFFIDS One night, the whole world looks to the sky to watch an extraordinary shower of green meteorites. The next morning, everyone has gone blind, except for the few people who, for one reason or another, didn’t watch the spectacle. Ransacking, epidemics, people fleeing the cities. But another mortal danger lurks in the parks and fields: the triffids, vegetables cultivated for food, have become gigantic, they walk and kill. Based on the great novel by John Wyndham, a B movie classic. filmografia essenziale/ essential filmography A 111-es (Professor mistero, 1938), Behind Prison Walls (Muraglie infrante, 1943), Lady in the Death House (La casa della morte, 1944), Blonde Savage (Bionda selvaggia, 1947), Amazon Quest (Jungla tragica, 1949), Hollow Triumph (Jim lo sfregiato, 1948), Stronghold (1951), Furia roja (Furia rossa, 1951), Die Kaiserin von China (1953), The Missing Scientists (1955), Le avventure di Cartouche (1955), La peccatrice del deserto (1959), The Day of the Triffids (Il giorno dei trifidi, 1963), Kenner (1968). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A stanley kubrick DR STRANGELOVE Usa-Regno Unito/USA-UK, 1964, 35mm, 95’, bn/bw regia, produttore/ director, producer Stanley Kubrick soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel Red Alert by Peter George sceneggiatura/screenplay Stanley Kubrick, Terry Southern, Peter George fotografia/cinematography Gilbert Taylor montaggio/film editing Anthony Harvey musica/music Laurie Johnson interpreti e personaggi/ cast and characters Peter Sellers (Lionel Mandrake, Merkin Muffley, il dottor Stranamore/ Dr Strangelove), George C. Scott (Gen. Buck Turgidson), Sterling Hayden (Gen. Jack D. Ripper) produzione/production Columbia Pictures Corporation, Hawk Films IL DOTTOR STRANAMORE Chiusa tra la War Room del Pentagono, la Casa Bianca, una base aerea americana e l’abitacolo di un bombardiere in volo, la travolgente satira anti-Bomba, antimilitarista, anti-tutto con cui Kubrick affronta per la prima volta la SF. Un atto d’accusa grottesco, crudele e irresistibile nel quale ogni logica è spazzata via nell’insensato gioco di ruolo con cui il potere condanna se stesso e tutta l’umanità alla distruzione. We’ll Meet Again, e T.J. King Kong va giù con la Bomba. Con Peter Sellers in tre ruoli diversi e George C. Scott. DR STRANGELOVE OR: HOW I LEARNED TO STOP WORRYING AND LOVE THE BOMB Taking place in the Pentagon War Room, the White House, a US air base and the cockpit of a bomber in flight, a rousing anti-Bomb, anti-military, anti-everything satire in which Kubrick tries his hand at scifi for the first time. A grotesque, cruel and irresistible accusation, in which all logic has been swept away in an illogical role play, with Power condemning itself and all humanity to destruction. We’ll Meet Again… and T.J. King Kong goes down with the Bomb. Starring Peter Sellers in three different roles and George C. Scott. filmografia/filmography Day of the Fight (cm, doc., 1951), Flying Padre (cm, doc., 1951), Fear and Desire (mm, 1953), Killer’s Kiss (Il bacio dell’assassino, 1955), The Killing (Rapina a mano armata, 1956), Paths of Glory (Orizzonti di gloria, 1957), Spartacus (id., 1960), Lolita (id., 1962), Dr Strangelove (Il dottor Stranamore, 1964), 2001: A Space Odyssey (2001: Odissea nello spazio, 1968), A Clockwork Orange (Arancia meccanica, 1971), Barry Lyndon (id., 1975), The Shining (Shining, 1980), Full Metal Jacket (id., 1987), Eyes Wide Shut (id., 1999). ubaldo ragona L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA SOMMARIO Usa-Italia/USA-Italy, 1964, 35mm, 86’, bn/bw regia/director Ubaldo Ragona soggetto/story dal romanzo Io sono leggenda di/by the novel I Am Legend by Richard Matheson sceneggiatura/screenplay William F. Leicester, Ubaldo Ragona, Furio M. Monetti, Richard Matheson (come/ as Logan Swanson) fotografia/cinematography Franco Delli Colli montaggio/film editing Gene Ruggiero interpreti e personaggi/ cast and characters Vincent Price (Dr Robert Morgan), Franca Bettoia (Ruth Collins), Emma Danieli (Virginia Morgan) produttore/producer Robert L. Lippert produzione/production Produzioni La Regina, Associated Producers 209 THE LAST MAN ON EARTH L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA Il più bello di tutti gli adattamenti di Io sono leggenda di Matheson: Vincent Price, lo scienziato unico sopravvissuto a un’epidemia che ha trasformato gli uomini in vampiri, si aggira di giorno nella scenografia perfetta e deserta dell’Eur. Diretto nel 1963 da Ubaldo Ragona e ambientato nel 1968, un B movie inquietante e amaro che anticipa La notte dei morti viventi di Romero e introduce i temi classici dell’horror successivo. Trascurato all’epoca, oggi è considerato uno dei capolavori italiani della SF. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A The best adaptation of Matheson’s I Am Legend: by day, Vincent Price, a scientist and the sole survivor of an epidemic that has transformed humans into vampires, wanders around the perfect and deserted setting of EUR. Directed in 1963 by Ubaldo Ragona and set in 1968, a disturbing and bitter B movie that is a forerunner of Romero’s Night of the Living Dead and introduces the classic themes of the horror films to come. Neglected when it was released, today it is considered one of Italy’s sci-fi masterpieces. filmografia/filmography Il fiume dei faraoni (doc., 1955), Baldoria nei Caraibi (1961), L’ultimo uomo della Terra (1964), Una vergine per un bastardo (1966). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A jean-luc godard ALPHAVILLE, UNE ÉTRANGE AVENTURE DE LEMMY CAUTION Francia-Italia/France-Italy, 1965, 35mm, 99’, bn/bw regia, sceneggiatura/ director, screenplay Jean-Luc Godard soggetto/story dal poema/from the poem Capitale de la douleur di/by Paul Éluard fotografia/cinematography Raoul Coutard montaggio/film editing Agnès Guillemot musica/music Paul Misraki scenografia/ production design Pierre Guffroy interpreti e personaggi/ cast and characters Eddie Constantine (Lemmy Caution), Anna Karina (Natacha von Braun), Akim Tamiroff (Henri Dickson) produttore/producer André Michelin produzione/production Athos Films, Chaumiane, Filmstudio AGENTE LEMMY CAUTION, MISSIONE ALPHAVILLE Il noir incrocia la SF. In un futuro imprecisato, l’agente Lemmy Caution dei romanzi di Peter Cheyney (interpretato per l’ottava volta da Eddie Constantine) viene inviato in missione dal giornale «Figaro-Pravda» in una metropoli di un’altra galassia dove la vita è regolata dal computer Alpha 60, che bandisce ogni emozione. Si legge Alphaville ma si chiama Parigi: Godard gioca con i generi, con la politica e con la disumanizzazione, l’alienazione e la perdita di riferimenti culturali ed emotivi crescenti nei suoi nuovi, moderni quartieri parigini. ALPHAVILLE, A STRANGE ADVENTURE OF LEMMY CAUTION Noir overlaps with sci-fi: in an unspecified future, agent Lemmy Caution, from the novels by Peter Cheyney (played for the eighth time by Eddie Constantine), is sent on a mission by the newspaper “FigaroPravda” to a city in another galaxy where life is regulated by the computer Alpha 60, which has outlawed all emotion. The city’s name is Alphaville but it’s Paris: Godard plays with genres, politics, dehumanization, alienation and the growing loss of cultural and emotional reference points in Paris’ new, modern neighborhoods. filmografia essenziale/ essential filmography À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro, 1960), Une femme est une femme (La donna è donna, 1961), Vivre sa vie (Questa è la mia vita, 1962), Le mépris (Il disprezzo, 1963), Une femme mariée (Una donna sposata, 1964), Pierrot le fou (Il bandito delle undici, 1965), Made in USA (Una storia americana, 1966), La chinoise (La cinese, 1967), Passion (id., 1982), Prénom Carmen (id., 1983), Je vous salue, Marie (id., 1985), Histoire(s) du cinéma (tv, 1989-1998), Nouvelle vague (id., 1990), Hélas pour moi (1993), Notre musique (2004), Adieu au langage (2014). elio petri LA DECIMA VITTIMA SOMMARIO Italia-Francia/Italy-France, 1965, 35mm, 92’, col. regia/director Elio Petri soggetto/story dal racconto La settima vittima/from the short story The Seventh Victim di/by Robert Sheckley sceneggiatura/screenplay Tonino Guerra, Giorgio Salvioni, Ennio Flaiano, Elio Petri fotografia/cinematography Gianni Di Venanzo montaggio/film editing Ruggero Mastroianni musica/music Piero Piccioni interpreti e personaggi/ cast and characters Marcello Mastroianni (Marcello Poletti), Ursula Andress (Caroline Meredith), Elsa Martinelli (Olga), Salvo Randone (il professore/professor) produttore/producer Carlo Ponti produzione/production Compagnia Cinematografica Champion, Les Films Concordia 210 THE 10 TH VICTIM In the near future, in order to channel people’s violence and eliminate war, the Great Hunt has been invented: a Victim and a Hunter track each other down to kill each other and are tailed by cameras. Petri, Guerra and Flaiano adapt Robert Sheckley’s short story The Seventh Victim, transporting it to a future and lustrous Rome. Apathetic Marcello Mastroianni is the Victim; aggressive Ursula Andress is the Hunter. A sparkling vintage look, valorized by its restoration. LA DECIMA VITTIMA In un futuro prossimo, per incanalare la violenza individuale ed eliminare le guerre, è stata inventata la Grande caccia: una Vittima e un Cacciatore s’inseguono per uccidersi a vicenda, pedinati dalle telecamere. Petri, Guerra e Flaiano adattano il racconto La settima vittima di Robert Sheckley, trasportandolo in una Roma futuribile e lustra. L’indolente Marcello Mastroianni è la Vittima, l’aggressiva Ursula Andress il Cacciatore. Look d’epoca scintillante, valorizzato dal restauro. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A filmografia/filmography L’assassino (1961), I giorni contati (1962), Il maestro di Vigevano (1963), La decima vittima (1965) A ciascuno il suo (1967), Un tranquillo posto di campagna (1968), Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), La classe operaia va in paradiso (1971), La proprietà non è più un furto (1973), Todo modo (1976), Buone notizie (1979). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A kevin brownlow, andrew mollo IT HAPPENED HERE Regno Unito/UK, 1965, 16mm-35mm, 93’, bn/bw regia, soggetto, sceneggiatura, produttori/directors, story, screenplay, producers Kevin Brownlow, Andrew Mollo fotografia/cinematography Kevin Brownlow, Peter Suschitzky montaggio/film editing Kevin Brownlow costumi/costume design Andrew Mollo interpreti e personaggi/ cast and characters Pauline Murray (Pauline), Sebastian Shaw (Dr Richard Fletcher), Bart Allison (Skipworth), Reginald Marsh (l’ufficiale medico/medical officer), Frank Bennett (il leader politico/political leader) produzione/production Rath Films IT HAPPENED HERE Londra, 1944: un tipico bobby pedala sulla sua bicicletta, mentre di fianco a lui sfila un plotone tedesco. Cosa sarebbe successo se i nazisti avessero vinto la battaglia d’Inghilterra e occupato la capitale britannica? I due giovani autori, Kevin Brownlow (poi uno dei grandi storici del cinema) e Andrew Mollo partirono da questa domanda per la loro certosina ricostruzione (otto anni di lavoro): un capolavoro misconosciuto e solo di recente restaurato, efficacissimo e inquietante. peter watkins THE WAR GAME SOMMARIO Regno Unito/UK, 1965, 16mm, 48’, bn/bw regia, produttore/ director, producer Peter Watkins sceneggiatura/screenplay Peter Watkins, Michael Aspel fotografia/cinematography Peter Bartlett, Peter Suschitzky montaggio/film editing Michael Bradsell interpreti/cast Michael Aspel, Peter Graham (i commentatori/ commentators) costumi/costume design Vanessa Clarke produzione/production Bbc THE WAR GAME Terza guerra mondiale: l’Inghilterra viene colpita dalla bomba. Città distrutte, milioni di morti, panico dilagante. Uscito nel pieno delle campagne contro il nucleare, il capolavoro di Peter Watkins è un mockumentary di fantapolitica che ricostruisce il disastro con lo stile del reportage giornalistico e un montaggio angosciante. Girato nel Kent e commissionato dalla Bbc, fu giudicato troppo impressionante per la messa in onda, ebbe proiezioni private e vinse l’Oscar nel 1966. 211 C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A IT HAPPENED HERE London, 1944: a typical bobby rides his bicycle while a German platoon marches alongside. What would have happened if the Nazis had won the battle of England and occupied London? Two young authors, Kevin Brownlow (later a great film historian) and Andrew Mollo, use this question as the starting point for a painstaking reconstruction (eight years of work): a minor, misunderstood masterpiece which has only recently been restored, highly effective and disturbing. filmografia/filmography Kevin Brownlow: Nine, Dalmuir West (cm, doc., 1962), Ascot, a Race Against Time (cm, doc., 1961), Winstanley (1976), Abel Gance: The Charm of Dynamite (doc., 1968), Buster Keaton: A Hard Act to Follow (tv, doc., 1987), Universal Horror (tv, doc., 1998), Lon Chaney: A Thousand Faces (doc., 2000), Garbo (doc., 2005), The Tramp and the Dictator (doc., 2002), I’m King Kong!: The Exploits of Merian C. Cooper (doc., 2005), Lennons Winstanley (2015). Kevin Brownlow, Andrew Mollo: It Happened Here (1965) THE WAR GAME World War Three: England is struck by an atomic bomb. Cities are destroyed, millions die, panic spreads. Released during the anti-nuclear campaign, the masterpiece by Peter Watkins is a political fiction mockumentary which reconstructs the disaster with the terse style of journalistic reporting and disquieting editing. Shot in Kent and commissioned by the BBC, it was judged too shocking to go on the air, had private screenings and won an Oscar in 1966. filmografia/filmography The Web (cm, 1956), The Field of Red (cm, 1958), The Diary of an Unknown Soldier (cm, 1959), The Forgotten Faces (cm, 1961), The Controllers (cm, doc., 1963), Culloden (L’ultimo degli Stuart, tv, 1964), The War Game (1965), Privilege (1967), Gladiatorerna (1969), Punishment Park (1971), Edvard Munch (tv, 1974), 70’ernes Folk (tv, doc., 1975), Fällan (tv, 1975), Aftenlandet (1977), Resan (doc., 1987), The Media Project (doc., 1991), Fritänkaren (video, 1994), La commune (Paris, 1871) (2000). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A françois truffaut FAHRENHEIT 451 Regno Unito/UK, 1966, 35mm, 112’, col. regia/director François Truffaut soggetto/story dal romanzo Gli anni della Fenice di/from the novel of the same title by Ray Bradbury sceneggiatura/screenplay François Truffaut, Jean-Louis Richard fotografia/cinematography Nicolas Roeg montaggio/film editing Thom Noble musica/music Bernard Herrmann interpreti e personaggi/ cast and characters Julie Christie (Clarisse, Linda Montag), Oskar Werner (Guy Montag), Cyril Cusack (il Capitano/the Captain), Anton Diffring (Fabian) produttore/producer Lewis M. Allen produzione/production Anglo Enterprises, Vineyard Film FAHRENHEIT 451 Siamo tutti Montag. Nella società futura, razionale e dominata dai megaschermi che troneggiano nelle case, i libri sono banditi, i loro possessori perseguitati e squadre di pompieri devono trovarli e bruciarli. Ma nei boschi vive la setta degli uomini-libro, ognuno dei quali sa a memoria un capolavoro letterario. Da Gli anni della Fenice di Bradbury, un film accorato e tristissimo nel quale Truffaut ci mette in guardia contro la progressiva perdita di umanità e cultura. La splendida Julie Christie in due ruoli. jan schmidt KONEC SRPNA V HOTELU OZON SOMMARIO Cecoslovacchia/Czechoslovakia, 1967, 35mm, 87’, bn/bw regia/director Jan Schmidt soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay Pavel Jurácek fotografia/cinematography Jirí Macák montaggio/film editing Miroslav Hájek musica/music Jan Klusák scenografia/ production design Oldrich Bosák interpreti e personaggi/ cast and characters Jitka Horejsi (Martha), Vanda Kalinová (Judith), Alena Lippertová (Eva), Irina Lzicarová (Anna), Natalie Maslovová (Magdalen) produzione/production Ceskoslovenský armádní film 212 THE END OF AUGUST AT THE HOTEL OZONE Sono passati quindici anni dalla guerra atomica e il mondo è ridotto a un deserto. Tra campagne e foreste, un gruppo di sopravvissute va a caccia e cerca ripari dalla notte e dal freddo: sono otto ragazze guidate da una donna anziana, l’unica che ha conosciuto il mondo prima dell’Olocausto. Un giorno, nel cadente Hotel Ozon, incontrano finalmente un uomo, un vecchio. Diretto da Jan Schmidt, esponente della Nová Vlna praghese, un esemplare poetico, crudele e angosciante della fioritura della SF ceca. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A FAHRENHEIT 451 We are all Montag. In the society of the future, rational and dominated by giant-screen TVs in people’s homes, books are outlawed; anyone who owns them is persecuted and teams of firemen must find the books and burn them. But in the forest lives a sect of exiles, each one of whom has memorized a literary masterpiece. From Bradbury’s Fahrenheit 451, a fervent and very sad film, in which Truffaut warns us against the progressive loss of humanity and culture. Starring a splendid Julie Christie in two roles. filmografia essenziale/ essential filmography Les quatre cents coups (I quattrocento colpi, 1959), Tirez sur le pianiste (Tirate sul pianista, 1960), Jules et Jim (Jules e Jim, 1962), La mariée était en noir (La sposa in nero, 1968), La sirène du Mississipi (La mia droga si chiama Julie, 1969), Les deux anglaises et le continent (Le due inglesi, 1971), La nuit américaine (Effetto notte, 1973), L’histoire d’Adèle H. (Adele H., una storia d’amore, 1975), L’homme qui aimait les femmes (L’uomo che amava le donne, 1977), La chambre verte (La camera verde, 1978), Le dernier métro (L’ultimo metrò, 1980), Vivement dimanche! (Finalmente domenica!, 1983). THE END OF AUGUST AT THE HOTEL OZONE Fifteen years have passed since the atomic war and the world has been reduced to a desert. In fields and forests, a group of survivors hunts and seeks refuge from the night and the cold: eight girls led by an old woman, the only one who knew the world before the Holocaust. One day, in the broken-down Hotel Ozon, they finally come upon an old man. Directed by Jan Schmidt, a member of Prague’s Nová Vlna, a poetic, cruel and distressing example of the zenith of Czech sci-fi. filmografia essenziale/ essential filmography Cesta domu (cm, 1960), Cernobílá Sylva (Black and White Sylva, cm, 1961), Postava k podpírání (coregia/codirector Pavel Jurácek, cm, 1963), Kolonie Lanfieri (The Lanfier Colony, 1969), Luk královny Dorotky (1971), Vodník a Zuzana (tv, 1974), Siroty (tv, mm, 1974), Nevesta s nejkrásnejsíma ocima (The Bride with the Most Beautiful Eyes, 1978), Osada havranu (Settlement of Crows, 1978), Na veliké rece (1978), Volání rodu (1979), Koncert (1982) Smrt talentovaného sevce (The Death of a Talented Cobbler, 1983), Podfuk (1985), Vracenky (1991), Jak si zaslouzit princeznu (How to Deserve a Princess, 1995). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A peter watkins PRIVILEGE Regno Unito/UK, 1967, 35mm, 103’, col. regia/director Peter Watkins soggetto/story Johnny Speight sceneggiatura/screenplay Norman Bogner fotografia/cinematography Peter Suschitzky montaggio/film editing John Trumper musica/music Mike Leander costumi/costume design Vanessa Clarke interpreti e personaggi/ cast and characters Paul Jones (Steven Shorter), Jean Shrimpton (Vanessa Ritchie), Mark London (Alvin Kirsch), William Job (Andrew Butler) produttori/producers John Heyman, Peter Watkins, Albert Finney produzione/production John Heyman-Peter Watkins Production, World Film Services, Memorial Enterprises PRIVILEGE In un futuro vicinissimo (gli anni Settanta), l’Inghilterra è governata dalla dittatura di una coalizione di Laburisti e Conservatori: il conformismo totale è il fine ultimo, i media e lo star system i mezzi per conseguirlo. Un giovane cantante pop, manipolato da manager senza scrupoli e poi dalla Chiesa e dai politici, diventa un idolo delle folle e poi un leader messianico. Interpretato dal cantante Paul Jones e dalla modella Jean Shrimpton, il terzo film di Watkins è una satira grottesca e premonitrice. franklin j. schaffner PLANET OF THE APES SOMMARIO Usa, 1968, 35mm, 112’, col. regia/director Franklin J. Schaffner soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by Pierre Boulle sceneggiatura/screenplay Michael Wilson, Rod Serling fotografia/cinematography Leon Shamroy montaggio/film editing Hugh S. Fowler costumi/costume design Morton Haack musica/music Jerry Goldsmith interpreti e personaggi/ cast and characters Charlton Heston (George Taylor), Roddy McDowall (Cornelius), Kim Hunter (Zira), Maurice Evans (Dr Zaius), James Daly (Honorious) produttore/producer Arthur P. Jacobs produzione/production Apjac Productions, 20 Century Fox TH 213 IL PIANETA DELLE SCIMMIE Dal romanzo di Pierre Boulle, interpretato da Charlton Heston e sceneggiato da Rod Serling, l’originale, restaurato, capostipite della saga. Su un pianeta all’apparenza sconosciuto un uomo e una donna vengono catturati da una popolazione guerriera di scimmie evolutissime: i ruoli si sono ribaltati e gli uomini sono diventati animali schiavi. Ritmo serrato, trucchi notevoli e un finale sempre sorprendente per un apologo di fantasociologia umanistico e laico: su tutto aleggia lo spirito di Darwin. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A PRIVILEGE In the near future (the 1970s), England is governed by a dictatorship formed by a coalition of Laborites and Conservatives. Total conformism is the ultimate goal; the media and the star system are the means to accomplish it. A young pop singer, manipulated by an unscrupulous manager, the Church and politicians, becomes an idol of the masses and then a messianic leader. Starring the singer Paul Jones and the model Jean Shrimpton, Watkins’ third film is a grotesque and prophetic satire. filmografia/filmography The Web (cm, 1956), The Field of Red (cm, 1958), The Diary of an Unknown Soldier (cm, 1959), The Forgotten Faces (cm, 1961), The Controllers (cm, doc., 1963), Culloden (L’ultimo degli Stuart, tv, 1964), The War Game (1965), Privilege (1967), Gladiatorerna (1969), Punishment Park (1971), Edvard Munch (tv, 1974), 70’ernes Folk (tv, doc., 1975), Fällan (tv, 1975), Aftenlandet (1977), Resan (doc., 1987), The Media Project (doc., 1991), Fritänkaren (video, 1994), La commune (Paris, 1871) (2000). PLANET OF THE APES Based on the novel by Pierre Boulle, starring Charlton Heston and scripted by Rod Serling, this is the original, restored forefather of the series. On an apparently unfamiliar planet, a man and a woman are captured by a warlike population of highly-evolved apes. The roles have been reversed and the humans have become the enslaved animals. Tightly-paced, with remarkable effects and an eternally surprising finale, a humanistic and secular parable of social science fiction. The spirit of Darwin hovers. filmografia essenziale/ essential filmography The Good Years (1962), The Stripper (Donna d’estate, 1963), The Best Man (L’amaro sapore del potere, 1964), The War Lord (Il principe guerriero, 1965), The Double Man (Doppio bersaglio, 1967), Planet of the Apes (Il pianeta delle scimmie, 1968), Patton (Patton, generale d’acciaio, 1970), Nicholas and Alexandra (Nicola e Alessandra, 1971), Papillon (id., 1973), Islands in the Stream (Isole nella corrente, 1976), The Boys from Brazil (I ragazzi venuti dal Brasile, 1978), Sphinx (Sfinge, 1980), Yes, Giorgio (id., 1982), Lionheart (Cuor di leone, 1987), Welcome Home (Ritorno dalla morte, 1989). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A barry shear WILD IN THE STREETS Usa, 1968, 35mm, 94’, col. regia/director Barry Shear soggetto, sceneggiatura/ story, screenplay Robert Thom, dal suo racconto/from his short novel The Day It All Happened, Baby fotografia/cinematography Richard Moore montaggio/film editing Fred Feitshans, Eve Newman musica/music Les Baxter interpreti e personaggi/ cast and characters Shelley Winters (Mrs Daphne Flatow), Christopher Jones (Max Jacob «Frost» Flatow Jr.), Diane Varsi (Sally LeRoy), Hal Holbrook (sen. Johnny Fergus), Richard Pryor (Stanley X) produttori/producers Samuel Z. Arkoff, James H. Nicholson produzione/production American International Pictures QUATTORDICI O GUERRA «Quattordici o guerra!»: è il grido di battaglia con cui la rock star Max Frost chiama i suoi fan a una dimostrazione in favore dell’abbassamento a quattordici anni dell’età per votare. Ed è guerra, la protesta monta in tutti gli States, alle elezioni vincono i giovanissimi, Max si candida alla presidenza, gli over trentacinque vengono rieducati con la Lsd. Piccolo cult fantapolitico degli anni della controcultura, da un racconto di Robert Thom e interpretato da Christopher Jones e Shelley Winters (la mamma di Max), caotico e inventivo. marco ferreri IL SEME DELL’UOMO SOMMARIO Italia/Italy, 1969, 35mm, 113’, col. regia, soggetto/ director, story Marco Ferreri sceneggiatura/screenplay Sergio Bazzini fotografia/cinematography Mario Vulpiani montaggio/film editing Enzo Micarelli scenografia/ production design Luciana Vedovelli Levi costumi/costume design Lina Nerli Taviani musica/music Teo Usuelli interpreti e personaggi/ cast and characters Marzio Margine (Cino), Anne Wiazemsky (Dora), Annie Girardot (la straniera/ foreigner woman), Rada Rassimov, Milvia Deanna Frosini, Maria Teresa Piaggio produzione/production Polifilm 214 IL SEME DELL’UOMO Usciti in auto da una galleria, Cino e Dora scoprono di essere tra i pochi sopravvissuti a una catastrofe. Trovano una casa abbandonata in riva al mare e vagano sulla spiaggia alla ricerca di reperti del passato: Pepsi Cola giganti, una forma di parmigiano, elettrodomestici. Lui vorrebbe fare un figlio, lei rifiuta. Immerso in una luce bianca e astratta, un esemplare dello sconfinato pessimismo dell’autore rispetto alle possibilità di salvezza dell’umanità. Cameo di Ferreri, nella parte di un cadavere seduto. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A WILD IN THE STREETS “Fourteen or war!” is the battle cry with which rock star Max Frost calls his fans to a demonstration in favor of lowering the voting age to fourteen. And war it is, the protest mounts throughout the United States, the elections are won by the very young, Max runs for President, people over thirty-five are reeducated with LSD. A minor, political fiction cult movie from the years of the counterculture, based on a story by Robert Thom and starring Christopher Jones and Shelley Winters (Max’s mother), chaotic and inventive. filmografia essenziale/ essential filmography Kovacs on Music (tv, 1959), The Karate Killers (Gli assassini del karatè, 1967), The Todd Killings (L’idolo, 1971), Ellery Queen: Don’t Look Behind You (tv, 1971), Across 110TH Street (Rubare alla mafia è un suicidio, 1972), Jarrett (tv, 1973), The Deadly Trackers (La rossa ombra di Riata, 1973), Punch and Jody (tv, 1974), Crack File (Crack File - Dossier antidroga, tv, 1975), Rickles (tv, 1975), The San Pedro Bums (tv, 1977), Keefer (tv, 1978), SOS Miami Airport (tv, 1978), The Billion Dollar Threat (Minaccia da un miliardo di dollari, tv, 1979), Undercover with the KKK (tv, 1979), Power (tv, 1980). THE SEED OF MAN As they drive out of a tunnel, Cino and Dora discover they are among the few survivors of a mysterious catastrophe. They find an abandoned house on the coast and wander along the beach in search of artifacts from the past: gigantic Pepsi Cola bottles, a wheel of parmesan cheese, appliances. He would like to have a child with her; she refuses. Submerged in a white and abstract light, an example of the author’s infinite pessimism regarding the possibility of mankind’s salvation. With a cameo by Ferreri, as a sitting corpse. filmografia essenziale/ essential filmography El cochecito (La carrozzella, 1960), La donna scimmia (1964), Marcia nuziale (1965), L’harem (1967), Dillinger è morto (1969), Il seme dell’uomo (1969), Perché pagare per essere felici (doc., 1971), L’udienza (1971), La cagna (1972), La grande bouffe (La grande abbuffata, 1973), Non toccare la donna bianca (1974), L’ultima donna (1976), Ciao maschio (1978), Chiedo asilo (1979), Storie di ordinaria follia (1981), Storia di Piera (1983), Il futuro è donna (1984), I Love You (1986), Come sono buoni i bianchi (1988), La casa del sorriso (1991), La carne (1991), Diario di un vizio (1993). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A stanley kubrick A CLOCKWORK ORANGE Regno Unito-Usa/UK-USA, 1971, 35mm, 136’, col. regia, sceneggiatura, produttore/director, screenplay, producer Stanley Kubrick soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by Anthony Burgess fotografia/cinematography John Alcott montaggio/film editing Bill Butler scenografia/ production design John Barry costumi/costume design Milena Canonero interpreti e personaggi/ cast and characters Malcolm McDowell (Alex), Patrick Magee (Mr Alexander), Warren Clarke (Dim), Paul Farrell (Tramp), James Marcus (Georgie) produzione/production Warner Bros., Hawk Films ARANCIA MECCANICA Alex e i suoi Drughi marciano per le strade dei sobborghi londinesi: in bianco (più il nero delle bombette), con sottofondo di Rossini, Beethoven e Singin’ in the Rain, bevono latte anfetaminizzato al Korova Milk Bar, rubano, picchiano, violentano. Ma il potere costituito di una società prossimo-ventura è più violento di loro. Scioccante oggi come allora, sincopato come un balletto di mostri quotidiani, provocatorio, anticipatore, il capolavoro di Kubrick tratto dal romanzo di Anthony Burgess. richard fleischer SOYLENT GREEN SOMMARIO Usa, 1973, 35mm, 97’, col. regia/director Richard Fleischer soggetto/story dal romanzo Largo! Largo! di/from the novel Make Room! Make Room! by Harry Harrison sceneggiatura/screenplay Stanley R. Greenberg fotografia/cinematography Richard H. Kline montaggio/film editing Samuel E. Beetley musica/music Fred Myrow interpreti e personaggi/ cast and characters Charlton Heston (det. Thorn), Leigh Taylor-Young (Shirl), Chuck Connors (Tab Fielding), Joseph Cotten (William R. Simonson), Edward G. Robinson (Sol Roth) produttori/producers Walter Seltzer, Russell Thacher produzione/production Metro-Goldwyn-Mayer 215 2022: I SOPRAVVISSUTI Nel 2022, la Terra è irrimediabilmente inquinata e sovrappopolata, esiste solo l’estate, il cibo scarseggia, il suicidio è promosso e assistito. A New York vivono quaranta milioni di persone, divise in rigide caste, i rari padroni, i servi privilegiati, i milioni di poveri che dormono per strada e in auto e mangiano le gallette fornite dallo stato. Da Largo! Largo! di Harry Harrison, un campione distopico di Fleischer, fumoso, disperato, con notevoli interpretazioni di Charlton Heston ed Edward G. Robinson. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A A CLOCKWORK ORANGE Alex and his droogs march along the streets of suburban London: they are dressed in white (plus the black of their bowler hats) and Rossini, Beethoven and Singin’ in the Rain are playing in the background; they drink amphetaminelaced milk in the Korova Milk Bar and steal, punch and rape. But the powers that be in a society in the near future are more violent than they are. As shocking now as it was then, syncopated like a ballet of everyday monsters, provocative, ahead of its times, Kubrick’s masterpiece is based on the novel by Anthony Burgess. filmografia/filmography Day of the Fight (cm, doc., 1951), Flying Padre (cm, doc., 1951), Fear and Desire (mm, 1953), Killer’s Kiss (Il bacio dell’assassino, 1955), The Killing (Rapina a mano armata, 1956), Paths of Glory (Orizzonti di gloria, 1957), Spartacus (id., 1960), Lolita (id., 1962), Dr Strangelove (Il dottor Stranamore, 1964), 2001: A Space Odyssey (2001: Odissea nello spazio, 1968), A Clockwork Orange (Arancia meccanica, 1971), Barry Lyndon (id., 1975), The Shining (Shining, 1980), Full Metal Jacket (id., 1987), Eyes Wide Shut (id., 1999). SOYLENT GREEN In 2022, the Earth is hopelessly polluted and overpopulated; the only season is summer, food is scarce, suicide is encouraged and assisted. Forty million people live in New York, divided into rigid castes, with a few masters, privileged servants, and millions of poor people who sleep on the streets and in cars and eat biscuits provided by the state. Based on Make Room! Make Room! by Harry Harrison, Fleischer presents a dystopic sample, hazy and desperate, with remarkable performances by Charlton Heston and Edward G. Robinson. filmografia essenziale/ essential filmography Armored Car Robbery (Sterminate la gang!, 1950), His Kind of Woman (Il suo tipo di donna, 1951), Violent Saturday (Sabato tragico, 1955), The Girl in the Red Velvet Swing (L’altalena di velluto rosso, 1955), The Vikings (I Vichinghi, 1958), Compulsion (Frenesia del delitto, 1959), The Boston Strangler (Lo strangolatore di Boston, 1968), Che! (id., 1969), Tora! Tora! Tora! (id., 1970), 10 Rillington Place (L’assassino di Rillington Place n. 10, 1971), Blind Terror (Terrore cieco, 1971), The Spikes Gang (La banda di Harry Spikes, 1974). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A michael crichton WESTWORLD Usa, 1973, 35mm, 88’, col. regia, sceneggiatura/ director, screenplay Michael Crichton fotografia/cinematography Gene Polito montaggio/film editing David Bretherton musica/music Fred Karlin interpreti e personaggi/ cast and characters Yul Brynner (Gunslinger), Richard Benjamin (Peter Martin), James Brolin (John Blane), Norman Bartold (il cavaliere medievale/ medieval knight), Alan Oppenheimer (il supervisore/ chief supervisor), Victoria Shaw (la regina medievale/ medieval queen), Dick Van Patten (il banchiere/banker) produttore/producer Paul Lazarus III produzione/production Metro-Goldwyn-Mayer SOMMARIO WESTWORLD IL MONDO DEI ROBOT Un pistolero vestito di nero come il capo dei Magnifici sette insegue la sua preda dal West al Medioevo a Roma Antica: sono i tre mondi del parco giochi Delos, nel quale i cittadini del futuro vanno a rilassarsi, scaricando gli istinti violenti in scontri contro i robot. Non c’è nessun pericolo, finché i robot, guidati da Yul Brynner, non si ribellano. Esordio nella regia di Crichton, con un tema allora inedito nel cinema di SF, che poi dilagherà. Con un sequel e una serie Hbo in arrivo nel 2016. filmografia/filmography Pursuit (tv, 1972), Westworld (Il mondo dei robot, 1973), Coma (Coma profondo, 1978), The Great Train Robbery (1855 La prima grande rapina al treno, 1979), Looker (Troppo belle per vivere, 1981), Runaway (id., 1984), Physical Evidence (Il corpo del reato, 1989). paul bartel DEATH RACE 2000 DEATH RACE Usa, 1975, 35mm, 80’, col. regia/director Paul Bartel soggetto/story dal racconto/from the short story The Racer di/by Ib Melchior sceneggiatura/screenplay Robert Thom, Charles Griffith fotografia/cinematography Tina Hirsch montaggio/film editing Tak Fujimoto musica/music Paul Chihara interpreti e personaggi/ cast and characters David Carradine (Frankenstein), Simone Griffeth (Annie Smith), Sylvester Stallone («Machine Gun» Joe Viterbo), Mary Woronov (Calamity Jane), Roberta Collins (Matilda the Hun) produttore/producer Roger Corman produzione/production New World Pictures, Columbia Associates 216 A gunslinger dressed in black like the leader of the Magnificent Seven stalks his prey from the Wild West to the Middle Ages and Ancient Rome: these are the three worlds of the Delos amusement park, where the citizens of the future can relax by unleashing their violent instincts and fighting with robots. There’s no danger, until the robots, led by Yul Brynner, rebel. The directing debut of author Michael Crichton, the theme was new to sci-fi movies at the time but then caught on. With a sequel and an HBO series to be released in 2016. ANNO 2000 - LA CORSA DELLA MORTE Nel 2000 le guerre non esistono più e, per dar sfogo alla violenza dei cittadini, il governo delle Province Unite d’America organizza ogni anno la Transcontinental Road Race, una corsa automobilistica nella quale si vince ai punti, investendo e uccidendo i passanti. Sfidanti più quotati: Frankenstein e «Machine Gun» Joe Viterbo. Diretto da un indipendente pieno di humor, un tipico B movie della Corman Factory, provocatorio e fracassone, con David Carradine e Sylvester Stallone. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A 2000 In 2000, war no longer exists and, to let citizens release their pent-up violence, every year the government of the United Provinces of America organizes the Transcontinental Road Race, in which contestants run down and kill pedestrians to gain points. The top-ranked challengers: Frankenstein and “Machine Gun” Joe Viterbo. Directed by Paul Bartel, an indie director with a sense of humor, a typical B movie from the Corman Factory, provocative and raucous, starring David Carradine and Sylvester Stallone. filmografia/filmography The Secret Cinema (cm, 1968), Naughty Nurse (1969), Private Parts (Bambole e sangue, 1972), Death Race 2000 (Anno 2000 - La corsa della morte, 1975), Cannonball! (id., 1976), Eating Raoul (1982), Not For Publication (Corruzione a New York, 1984), Lust in the Dust (1985), The Longshot (Una scommessa impossibile, 1986), Amazing Stories (Storie incredibili, serie tv/tv series, 2 ep., 1986-1987), Scenes from the Class Struggle in Beverly Hills (Scene di lotta di classe a Beverly Hills, 1989), Shelf Life (Demonella, 1993), Clueless (serie tv/tv series, ep. 2, 1996). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A george miller MAD MAX Australia, 1979, 35mm, 88’, col. regia/director George Miller soggetto/story George Miller, Byron Kennedy sceneggiatura/screenplay George Miller, James McCausland fotografia/cinematography David Eggby montaggio/film editing Cliff Hayes, Tony Paterson costumi/costume design Clare Griffin musica/music Brian May interpreti e personaggi/ cast and characters Mel Gibson (Max), Joanne Samuel (Jessie), Steve Bisley (Jim Goose), Tim Burns (Johnny the Boy), Roger Ward (Fifi), David Bracks (Mudguts) produttore/producer Bill Miller produzione/production Kennedy Miller Productions, Crossroads, Mad Max Films INTERCEPTOR In un futuro prossimo, le strade sono invase da bande di criminali psicopatici che uccidono, devastano e combattono contro i pochi poliziotti di una squadra speciale. Uno di questi è Max, moglie e figlio piccolo, in cerca di pace. Nasce Mad Max, interpretato da Mel Gibson e inventato dall’esordiente George Miller: duecentomila dollari di costo, circa cento milioni di dollari d’incasso, una saga sempre attuale. L’Interceptor del titolo italiano è l’auto speciale usata da Max, costruita su una Ford Falcon XB GT. andrej tarkovskij STALKER SOMMARIO Urss/USSR, 1980, 35mm, 163’, col. regia/director Andrej Tarkovskij soggetto/story dal romanzo Picnic sul ciglio della strada di/from the novel Roadside Picnic by Arkadij Strugackij, Boris Strugackij sceneggiatura/screenplay Arkadij Strugackij, Boris Strugackij, Andrej Tarkovskij fotografia/cinematography Aleksandr Kniazhinskij montaggio/film editing Lijudmila Feyginova musica/music Eduard Artemev interpreti e personaggi/ cast and characters Alisa Freijndlikh (Zhena Stalkera), Aleksandr Kaydanovskij (stalker), Anatolj Solonitsijn (Pisatel), Nikolaij Grinko (il professore/professor) produzione/production Mosfilm 217 STALKER Per cause ignote, forse la caduta di meteoriti, in certe aree del pianeta le leggi fisiche sono sconvolte: sono le «Zone», proibite e isolate da cordoni di sicurezza. Uno scrittore e un professore decidono di entrare nella Zona, guidati da uno «stalker», una guida illegale, alla ricerca della stanza nella quale pare si esaudiscano tutti i desideri. Tarkovskij affronta la SF distopica e filosofica, ispirandosi a Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Strugackij e costruisce un universo labirintico e avvolgente. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A MAD MAX In the near future, Australia’s streets are invaded by gangs of psychopathic criminals who kill, destroy, and fight the few policemen of a special squad. One of these is Max, who has a wife and small son and is in search of illusive peace. Mad Max, played by Mel Gibson and invented by newcomer George Miller: it cost two hundred thousand dollars to make, it brought in about one hundred million dollars, and the saga is still up-to-date. The “Interceptor” in the Italian title is the special car Max drives, a modified Ford Falcon XB GT. filmografia essenziale/ essential filmography Mad Max (Interceptor, 1979), Mad Max 2 (Interceptor - Il guerriero della strada, 1981), Twilight Zone: The Movie (Ai confini della realtà, ep. 4, 1983), The Last Bastion (serie tv/tv series, 1984), Mad Max Beyond Thunderdome (Mad Max Oltre la sfera del tuono, 1985), The Witches of Eastwick (Le streghe di Eastwick, 1987), Lorenzo’s Oil (L’olio di Lorenzo, 1992), 40,000 Years of Dreaming (doc., 1997), Babe: Pig in the City (Babe va in città, 1998), Happy Feet (id., 2006), Happy Feet 2 (id., 2011), Mad Max: Fury Road (id., 2015). STALKER For unknown reasons, perhaps caused by a meteorite fall, the laws of physics have been disrupted in certain parts of the planet. Called the “Zones,” these areas are prohibited and cordoned off. A writer and a professor decide to enter a Zone, led by a “stalker,” an illegal guide, in search of the room where it seems wishes come true. Tarkovsky takes on dystopic and philosophical sci-fi, basing his film on the story Roadside Picnic by the Strugatsky brothers to construct a labyrinthine and captivating universe. filmografia/filmography Ubijtsy (Gli uccisori, coregia/codirector Alexander Gordon, Marika Beiku, cm, 1958), Segodnja uvolnenija ne budet (Non cadranno foglie stasera, coregia/codirector Alexander Gordon, cm, 1959), Katok i Skripka (Il rullo compressore e il violino, cm, 1960), Ivanovo detstvo (L’infanzia di Ivan, 1962), Andrej Rublëv (id., 1966), Soljaris (Solaris, 1972), Zerkalo (Lo specchio, 1975), Stalker (id., 1979), Tempo di viaggio (coregia/codirector Tonino Guerra, 1983), Nostalghia (id., 1983), Offret (Sacrificio, 1986). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A ridley scott BLADE RUNNER Usa-Hong Kong-Regno Unito/ USA-Hong Kong-UK, 1982, 35mm, 117’, col. regia/director Ridley Scott soggetto/story dal romanzo Il cacciatore di androidi di/from the novel Do Androids Dream of Electric Sheep? by Philip K. Dick sceneggiatura/screenplay Hampton Fancher, David Webb Peoples fotografia/cinematography Jordan Cronenweth montaggio/film editing Marsha Nakashima, Terry Rawlings musica/music Vangelis interpreti e personaggi/ cast and characters Harrison Ford (Rick Deckard), Rutger Hauer (Roy Batty), Sean Young (Rachael), Daryl Hannah (Pris), Edward James Olmos (Gaff) produzione/production The Ladd Company, Shaw Brothers, Warner Bros., Blade Runner Partnership BLADE RUNNER Piove sempre nella Los Angeles del 2019 e nelle strade si ammassano razze, lingue, cibi, uomini e replicanti. Ispirato a Il cacciatore di androidi di Dick, il film che ha cambiato la faccia della SF, una ragnatela noir nella quale umani e non umani si dibattono ugualmente disperati. Preveggente, malinconico e pessimista, una combinazione perfetta di elementi: il tema di Vangelis, gli effetti di Trumbull, lo scontro tra i titani sconfitti Harrison Ford e Rutger Hauer. Nelle due versioni: l’originale, con la struggente voce off, e il director’s cut, con finale più cupo. terry gilliam BRAZIL SOMMARIO Regno Unito/UK, 1985, 35mm, 132’, col. regia/director Terry Gilliam sceneggiatura/screenplay Terry Gilliam, Tom Stoppard, Charles McKeown fotografia/cinematography Roger Pratt montaggio/film editing Julian Doyle scenografia/ production design Norman Garwood musica/music Michael Kamen interpreti e personaggi/ cast and characters Jonathan Pryce (Sam Lowry), Robert De Niro (Harry Tuttle), Katherine Helmond (Mrs Ida Lowry), Ian Holm (Mr Kurtzmann), Bob Hoskins (Spoor), Michael Palin (Jack Lint), Ian Richardson (Mr Warrenn) produttore/producer Arnon Milchan produzione/production Embassy International Pictures 218 BRAZIL In un futuro orwelliano (anche se il film non è esplicitamente tratto da 1984), un mite impiegato che lavora per il Ministero dell’Informazione incontra la ragazza che da tempo vede nei suoi sogni. Potrebbe essere un angelo o una terrorista, ma a Sam non importa. Schiacciata da scenografie barocche e labirintiche, immersa nell’incubo paranoico del controllo e della mostruosità consumistica, una delle rappresentazioni più visionarie del nostro futuro, dove lo humor surreale dei Python e dei disegni di Gilliam s’intreccia con una malinconia disperata. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A BLADE RUNNER It rains all the time in Los Angeles in 2019 and the teeming streets are filled with races, languages, food, humans and replicants. Inspired by Do Androids Dream of Electric Sheep? by Dick, the movie that changed the face of sci-fi is a noir web in which equally desperate humans and non-humans struggle. Architecturally prescient, melancholy and pessimistic, it is a perfect combination of elements: Vangelis’ soundtrack, Trumbull’s effects, the clash between the defeated titans Harrison Ford and Rutger Hauer. In two versions: the original one, with the heart-wrenching voice off, and the director’s cut, with the darker finale. filmografia essenziale/ essential filmography The Duellists (I duellanti, 1977), Alien (id., 1979), Black Rain (Black Rain - Pioggia sporca, 1989), Thelma & Louise (id., 1991), Gladiator (Il gladiatore, 2000), Hannibal (id., 2001), Matchstick Men (Il genio della truffa, 2001), Kingdom of Heaven (Le crociate, 2005), A Good Year (Un’ottima annata), American Gangster (id., 2007), Prometheus (id., 2012), The Counselor (The Counselor - Il procuratore, 2013), Exodus: Gods and Kings (Exodus - Dei e re, 2014), The Martian (Sopravvissuto, 2015). BRAZIL In a very Orwellian future (even if the film isn’t explicitly based on 1984), a mildmannered employee who works for the police-like Ministry of Information really does meet the girl he has been dreaming about for a while. She could be an angel or a terrorist, but Sam doesn’t care. Crushed by baroque and labyrinthine sets, submerged in the paranoid nightmare of control and consumeristic monstrosity, one of the most deeply visionary representations of our future, where the surreal humor of Monty Python and Gilliam’s drawings interweave with a desperate sadness. filmografia essenziale/ essential filmography Jabberwocky (id., 1977), Time Bandits (I banditi del tempo, 1981), The Adventures of Baron Munchausen (Le avventure del Barone di Munchausen, 1988), The Fisher King (La leggenda del re pescatore, 1991), 12 Monkeys (L’esercito delle 12 scimmie, 1995), Fear and Loathing in Las Vegas (Paura e delirio a Las Vegas, 1998), Tideland (Tideland - Il mondo capovolto, 2005), The Imaginarium of Doctor Parnassus (Parnassus - L’uomo che voleva ingannare il diavolo, 2009), The Zero Theorem (id., 2013). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A geoff murphy THE QUIET EARTH Nuova Zelanda/New Zeland, 1985, 35mm, 91’, col. regia/director Geoff Murphy soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by Craig Harrison sceneggiatura/screenplay Bill Baer, Bruno Lawrence, Sam Pillsbury fotografia/cinematography James Bartle montaggio/film editing Michael Horton musica/music John Charles interpreti e personaggi/ cast and characters Bruno Lawrence (Zac Hobson), Alison Routledge (Joanne), Pete Smith (Api), Norman Fletcher (Perrin), Tom Hyde (lo scienziato/scientist) produttori/producers Sam Pillsbury, Don Reynolds produzione/production Cinepro, Mr Yellowbeard Productions Limited & Company LA TERRA SILENZIOSA Zac, uno scienziato neozelandese, si sveglia una mattina e scopre di essere rimasto solo sulla Terra, a causa di un esperimento nel quale lui stesso era coinvolto. Scivola verso la pazzia, poi tenta di tornare a una vita normale e incontra altri due sopravvissuti: una ragazza e un maori. Diretto dall’autore di Utu, cult anni Ottanta ispirato a un romanzo di Craig Harrison e a The World, the Flesh and the Devil, del quale riprende il tema antirazzista. Le riprese delle città e delle campagne deserte e l’interpretazione di Bruno Lawrence tolgono il fiato. katsuhiro ôtomo AKIRA SOMMARIO Giappone/Japan, 1988, 35mm, 124’, col., anim. regia/director Katsuhiro Ôtomo soggetto/story Katsuhiro Ôtomo, dal suo manga omonimo/from his manga of the same title sceneggiatura/screenplay Katsuhiro Ôtomo, Izô Hashimoto fotografia/cinematography Katsuji Misawa montaggio/film editing Takeshi Seyama scenografia/ production design Kazuo Ebisawa, Yuji Ikehata, Koji Ono musica/music Shôji Yamashiro voci/voices Mitsuo Iwata (Kaneda), Nozomu Sasaki (Tetsuo), Mami Koyama (Kei), Tesshô Genda (Ryu) produttori/producers Shunzo Kato, Ryôhei Suzuki produzione/production Tms Entertainment 219 AKIRA Dopo la terza guerra mondiale, nel 2019, la metropoli di Neo-Tokyo è territorio di violenti scontri tra bande di motociclisti e tra polizia e civili. Scritto e diretto da Katsuhiro Ôtomo sulla base del suo manga omonimo, e frutto della collaborazione tra dieci compagnie di produzione giapponesi, è il film che ha reso popolari le anime in Occidente. Strabordante, affascinante e sontuoso, un cult al cui remake live pare stia lavorando Christopher Nolan. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A THE QUIET EARTH Zac, a New Zealand scientist, wakes up one morning and discovers he is the only person left on Earth because of an experiment he participated in. He slips toward madness, then tries to return to a normal life and meets two other survivors: a girl and a Maori. Directed by the director of Utu, a 1980s cult movie based on a novel by Craig Harrison, and The World, the Flesh and the Devil, whose anti-racist theme it mirrors. The shots of the cities and the deserted fields and Bruno Lawrence’s performance are breathtaking. filmografia essenziale/ essential filmography Wild Man (1977), Dagg Day Afternoon (cm, 1977), Goodbye Pork Pie (1981), Utu (Il massacro dei Maori, 1983), Never Say Die (1988), Red King, White Knight (1989), Young Guns II (Young Guns II - La leggenda di Billy the Kid, 1990), Freejack (Freejack - In fuga dal futuro, 1992), Blind Side (Oltre il ricatto, tv, 1993), Under Siege 2: Dark Territory (Trappola sulle montagne rocciose, 1995), Fortress 2 (La fortezza Segregati nello spazio, 1999), Race Against Time (Corsa contro il tempo, tv, 2000), Blerta Revisited (doc., 2001), Spooked (2004), Utu Redux (2013). AKIRA After World War Three, in 2019, the metropolis Neo-Tokyo is the scene of violent clashes between motorcycle gangs, and between police and civilians. Written and directed by Katsuhiro Ôtomo and based on his homonymous manga, ten Japanese production companies collaborated on the film, which popularized anime in the West. Overwhelming, fascinating and sumptuous, Christopher Nolan is said to be working on a live remake of this cult movie. filmografia/filmography Jiyû o warera ni (Give Me a Gun Give Me Freedom, 1982), Robotto kânibaru (Robot Carnival, 2 ep., video, 1987), Meikyû monogatari (Manie-Manie I racconti del labirinto, ep. Kôji chûshi meirei, Interrompete i lavori, 1987), Akira (id., 1988), Wârudo apâtomento horâ (World Apartment Horror, 1991), Memories (ep. Cannon Fodder, mm, 1995), Gondora (cm, 1998), Steamboy (id., 2004), Mushishi (Bugmaster, 2006), Hi no yôjin (Combustible, cm, 2012), Short Peace (2013). C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A kathryn bigelow STRANGE DAYS Usa, 1995, 35mm, 145’, col. regia/director Kathryn Bigelow soggetto/story James Cameron sceneggiatura/screenplay James Cameron, Jay Cocks fotografia/cinematography Matthew F. Leonetti montaggio/film editing Howard E. Smith, James Cameron musica/music Graeme Revell interpreti e personaggi/ cast and characters Ralph Fiennes (Lenny Nero), Angela Bassett (Lornette «Mace» Mason), Juliette Lewis (Faith Justin), Tom Sizemore (Max Peltier), Michael Wincott (Philo Gant), Vincent D’Onofrio (Burton Steckler) produttori/producers James Cameron, Steven-Charles Jaffe produzione/production Lightstorm Entertainment STRANGE DAYS Ultimi due giorni del 1999: in una Los Angeles caotica e violenta, i potenti circolano nelle limousine corazzate e le bande governano la città. La moda del momento è lo Squid, un trasmettitore cerebrale che fa vivere esperienze di altri. Meglio se violente. Anche l’ex poliziotto Lenny Nero lo usa, soprattutto per tornare ai giorni in cui era felice, ma incappa in un dischetto pericoloso. Sulla sceneggiatura di James Cameron, Kathryn Bigelow dà la forma di noir distopico a un’inquietante riflessione sul voyeurismo e la realtà virtuale. david cronenberg CRASH SOMMARIO Canada-Regno Unito/Canada-UK, 1996, 35mm, 100’, col. regia, sceneggiatura, produttore/director, screenplay, producer David Cronenberg soggetto/story dall’omonimo romanzo di/ from the novel of the same title by J.G. Ballard fotografia/cinematography Peter Suschitzky montaggio/film editing Ronald Sanders musica/music Howard Shore interpreti e personaggi/ cast and characters James Spader (James Ballard), Holly Hunter (Helen Remington), Elias Koteas (Vaughan), Deborah Kara Unger (Catherine Ballard), Rosanna Arquette (Gabrielle) produzione/production Alliance Communications Corporation, The Movie Network, Recorded Picture Company, Téléfilm Canada 220 CRASH Dopo un grave incidente, un regista pubblicitario comincia a collegare il piacere sessuale con il pericolo e le mutilazioni legate all’automobile, incontra altre vittime di incidenti e feticisti. Cronenberg, cantore della contaminazione tra macchine e corpi, realizza uno dei rari adattamenti cinematografici delle inquietanti distorsioni del maestro del «futuro contemporaneo», J.G. Ballard, osservatore di un presente invaso da beni di consumo e da proiezioni inanimate di libido e desideri. Ritratto sinuoso e lucido di un mondo avviato all’autodistruzione. C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A STRANGE DAYS The final two days of 1999: in a chaotic and violent Los Angeles, the powerful drive around in armored limousines and gangs rule the city. The fad of the moment is the Squid, a brain transmitter which lets the wearer live the experiences of others. The more violent the better. Even the former policeman Lenny Nero uses it, above all to return to the days when he was happy, but he comes upon a dangerous disc. Scripted by James Cameron, Kathryn Bigelow gives the shape of a dystopic noir to a disturbing reflection on voyeurism and virtual reality. filmografia/filmography The Set-Up (cm, 1978), The Loveless (id., 1981), Near Dark (Il buio si avvicina, 1987), Blue Steel (Blue Steel - Bersaglio mortale, 1989), New Order: Touched by the Hand of God (videoclip, 1989), Point Break (Point Break - Punto di rottura, 1991), Wild Palms (serie tv/tv series, 1 ep., 1993), Strange Days (id., 1995), Homicide, Life on the Street (serie tv/tv series, 3 ep., 1998-1999), The Weight of Water (Il mistero dell’acqua, 2000), K-19 (id., 2002), Karen Sisco (serie tv/tv series, 1 ep., 2004), Mission Zero (cm, 2007), The Hurt Locker (id., 2008), The Miraculous Year (tv, 2011), Zero Dark Thirty (id., 2012), Last Days (cm, 2014). CRASH After a serious accident, an ad filmmaker begins to associate sexual pleasure with car-related danger and mutilations and he encounters other victims of accidents and fetishists. Cronenberg, a poet of the contamination between machines and mutant bodies, makes one of the few film adaptations of the disturbing distortions of the maestro of the “contemporary future,” J.G. Ballard, a clear-eyed observer of a present invaded by consumer goods and inanimate projections of the libido and desires. The result is a sinuous and lucid portrait of a world set on self-destruction. filmografia essenziale/ essential filmography Shivers (Il demone sotto la pelle, 1975), Rabid (Rabid - Sete di sangue, 1977), The Brood (Brood, covata malefica, 1979), Scanners (id., 1981), Videodrome (id., 1983), The Dead Zone (La zona morta, 1983), The Fly (La mosca, 1986), Dead Ringers (Inseparabili, 1988), The Naked Lunch (Il pasto nudo, 1991), M. Butterfly (id., 1993), Crash (id., 1996), eXistenZ (id., 1999), Spider (id., 2002), A History of Violence (id., 2005), Eastern Promises (La promessa dell’assassino, 2007), A Dangerous Method (id., 2011), Cosmopolis (id., 2012), Maps to the Stars (id., 2014). INDICI/INDEX SOMMARIO Indice dei film/ Index to films 222 Indice dei registi/ Index to directors 225 Indice dei film per nazione/ Index to films by countries 228 Indice dei film/ Index to films A Abdul & Hamza, 116 L’Accademia delle Muse, 136 Akira, 219 Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution, 210 Anapeson, 150 Antonia., 28 Aqui, em Lisboa, 164 A sud di Pavese, 127 Augusto Tretti: un ritratto, 112 B Balikbayan #1 - Memories of Overdevelopment Redux III, 165 Bambini nel tempo, 29 Bella e perduta, 30 La belle et la bête, 84 Bla cinima, 137 Blade Runner, 218 Bølgen - The Wave, 92 Borsalino City, 31 Brazil, 218 Brooklyn, 32 Burnt, 33 C Chantal Akerman par Chantal Akerman, 148 Choques, 180 Citizen Kane, 72 A Clockwork Orange, 215 Colpa di comunismo, 2 Coma, 3 Comfort Zone, 151 Comoara - Treasure, 34 Coup de chaud, 4 Crash, 220 Cutaways, 181 D The Day of the Triffids, 208 The Day the Earth Caught Fire, 208 Dead Slow Ahead, 117 Death Race 2000, 216 La decima vittima, 210 La dernière image, 152 222 SOMMARIO INDICI/ INDEX The Devil’s Candy, 93 A Distant Episode, 138 Distant Voices, Still Lives, 21 La dolce casa, 153 Le dossier de Mari S., 154 The Dressmaker, 35 Dr Strangelove, 209 Dream Land, 166 Dust - La vita che vorrei, 188 Dustur, 128 E The Ecstasy of Wilko Johnson, 82 Eklipsi Anofelou Fotos - Eclipse of the Useless Light, 139 Eva Nová, 192 Evolution, 94 F Fahrenheit 451, 212 Faire la parole, 167 February, 95 La felicità è un sistema complesso, 36 The Final Girls, 96 Fi rassi Rond-point, 118 Flotel Europa, 140 Il foglio, 155 The Forbidden Room, 97 La France est notre patrie, 145 G La gente resta, 129 Gipsofila, 119 The Girl in the Photographs, 98 Giulietta degli spiriti, 37 God Bless the Child, 5 Guldkysten - Gold Coast, 38 H The Hallow, 99 Hamlet, 68 Hellions, 100 Hello, My Name Is Doris, 39 Heterophobia, 168 High-Rise, 40 Hoeng gong saam bou kuk Hong Kong Trilogy: Preschooled Preoccupied Preposterous, 41 The Host, 120 I Idealisten - The Idealist, 6 In fabbrica, 76 Interruption, 193 Iona, 42 Irrawaddy mon amour, 130 It Happened Here, 211 J JDP/JLG 1963-2012, 142 Je suis le peuple, 141 John From, 7 Just Jim, 43 K K, 77 Keeper, 8 Kilo Two Bravo, 101 Konec srpna v Hotelu Ozon - The End of August at the Hotel Ozone, 212 L Lace Crater, 102 The Lady in the Van, 44 Lamb, 45 Lamerica, 131 Lampedusa, 156 La legge della tromba, 110 Les loups, 9 Lettre d’un cinéaste, 147 Lin Wen at East Lake, 121 London Road, 46 Lo scambio, 13 Love & Peace, 103 Luce mia, 47 M Mad Max, 217 La magia bianca di Ezio Gribaudo, 188 A Matter of Life and Death, 83 Me and Earl and the Dying Girl, 48 Méditerranée, 143 Mia madre fa l’attrice, 10 As Mil e uma Noites - Volume 1, o 223 SOMMARIO INDICI/ INDEX Inquieto, 49 As Mil e uma Noites - Volume 2, o Desolado, 50 As Mil e uma Noites - Volume 3, o Encantado, 51 Miss Cinema - Archivio Mossina, 146 Moonwalkers, 104 Morituri, 69 A Morning Light, 169 Mountain, 194 Mr Arkadin, 73 N Nacimiento, 170 Nasty Baby, 52 Neuf cordes, 157 Neve rosso sangue, 190 Nie Yinniang - The Assassin, 53 The Nightmare, 105 Ni le ciel ni la terre - The Wakhan Front, 195 Nosotras. Ellas, 171 Nuove terre (Cascina Carlo Alberto; Orto dei ragazzi; Tenuta della mistica), 75 O Oggi insieme domani anche, 54 Oil City Confidential, 87 Où est la guerre, 122 P La patota - Paulina, 11 Un petit morceau de bois, 123 Phantom Boy, 55 Planet of the Apes, 213 Pod electricheskimi oblakami - Under Electric Clouds, 56 Pompei Eternal Emotion, 172 Il potere, 111 Prima che la vita cambi noi, 57 Privilege, 213 Des provinces lointaines, 173 Pulheim Jam Session, 182 Q The Quiet Earth, 219 R Rabo de peixe, 124 I racconti dell’orso, 12 Rak ti khon kaen - Cemetery of Splendour, 174 Real Oni Gokko - TAG, 106 Recollection, 125 La résistance de l’air, 58 Rino - La mia ascia di guerra, 132 Rite of Passage, 158 Ritorno a Spoon River, 59 Rodinný Film - Family Film, 196 S Sayat Nova - Il colore del melograno, 85 Scherzo, 159 Il seme dell’uomo, 214 Servitudes - Film 7, 183 Sexxx, 70 Shinjuku Suwan, 107 Show All This to the World, 144 Det sjunde inseglet - Il settimo sigillo, 86 A Simple Goodbye, 14 Una società di servizi, 175 Il Solengo, 133 Sophelikoptern - The Garbage Helicopter, 197 Sopladora de hojas, 15 Soylent Green, 215 Stage Door, 71 Stalker, 217 Stand By for Tape Back-Up, 176 Stinking Heaven, 60 Strange Days, 220 Il successore, 134 Suffragette, 61 Sunset Song, 20 Il suo nome, 160 Symptoma - Symptom, 177 T Tangerine, 62 Tehran-Geles, 184 Te prometo anarquía, 63 Terrore nello spazio, 64 Things to Come, 206 Tikkun, 198 The Time Machine, 207 Together, 78 Touch of Evil, 74 Tragica alba a Dongo, 65 Tram Stories, 189 224 SOMMARIO INDICI/ INDEX U L’ultimo balcone, 189 L’ultimo uomo della terra, 209 Underground Fragrance, 199 Uns Geht es Gut - We Are Fine, 108 Untitled (Human Mask), 185 V A Vida É Estranha, 178 Vincenzo da Crosia, 135 W The Waiting Room, 16 The War Game, 211 The War of the Worlds, 206 West and Soda, 66 Westworld, 216 Wild in the Streets, 214 The World, the Flesh and the Devil, 207 Y Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67 Z Zaplyv - Swimmers, 126 Indice dei registi/ Index to directors A Gabriel Abrantes, 164 Hany Abu-Assad, 67 Chantal Akerman, 147-148 Kamal Aljafari, 125 Sophia Al-Maria, 180 Olmo Amato, 12 Lamine Ammar-Khodja, 137 Goyo Anchou, 168 Ugo Arsac, 157 Rodney Ascher, 105 Harrison Atkins, 102 D Daniel Daquino, 190 Terence Davies, 20-21 Andrea Deaglio, 144 Antonietta De Lillo, 54 Théo Deliyannis, 139 Freddy Denaës, 142 Daniel Dencik, 38 Sophie Deraspe, 9 Francesco Dongiovanni, 150 Christopher Doyle, 41 Igor Drljača, 16 B Sean Baker, 62 Leone Balduzzi, 189 Mario Balsamo, 10 Antoine Bardou-Jacquet, 104 Paul Bartel, 216 Mario Bava, 64 Matteo Bellizzi, 127 Silvia Bellotti, 155 Ingmar Bergman, 86 Kathryn Bigelow, 220 Mossa Bildner, 178 Johanna Billing, 182 Kevin Brownlow, 211 Sean Byrne, 93 E Mattia Epifani, 134 C William Cameron Menzies, 206 Stefano Canapa, 173 Philip Cartelli, 156 Steve Chen, 166 Mariangela Ciccarello, 156 Ferdinando Cito Filomarino, 28 Ian Clark, 169 Jean Cocteau, 84 Francesca Comencini, 75-76 Francesco Conversano, 59 Clément Cogitore, 195 Vincenzo Core, 159 Pappi Corsicato, 172 Denis Côté, 164 Michael Crichton, 216 David Cronenberg, 220 John Crowley, 32 Vittorio Crucillà, 65 Salvo Cuccia, 13 225 SOMMARIO INDICI/ INDEX F Roberto Faenza, 29 Elisabetta Falanga, 153 Gabriele Falsetta, 188 Sara Fattahi, 3 Jean-Loup Felicioli, 55 Federico Fellini, 37 Hassen Ferhani, 118 Davide Ferrario, 70 Marco Ferreri, 214 Luca Ferri, 175 Richard Fleischer, 215 Angelos Frantzis, 177 G Alain Gagnol, 55 Stefano Galli, 131 Sarah Gavron, 61 Aleksej German Jr., 56 Terry Gilliam, 218 Jean-Luc Godard, 210 Miguel Gomes, 49-51 Alfonso Gomez-Rejon, 48 Scott Graham, 42 Marko Grba Singh, 116 Eugène Green, 167 Nene Grignaffini, 59 Nicola Grignani, 130 Fred Grivois, 58 José Luis Guerín, 136 Val Guest, 208 H Lucile Hadžihalilović, 94 Carmit Harash, 122 Corin Hardy, 99 Byron Haskin, 206 Mauro Herce, 117 Julio Hernández Cordón, 63 Hou Hsiao-Hsien, 53 Pierre Huyghe, 185 Nicholas Hytner, 44 I Alejandro Iglesias, 15 Raphaël Jacoulot, 4 Evan Johnson, 97 Jesper Just, 183 K Paul Katis, 101 Yaelle Kayam, 193 Stanley Kubrick 209, 215 Agnieszka Kurant, 181 L Gregory La Cava, 71 Margarida Leitão, 119 Nuno Leonel, 124 Luo Li, 121 Catherine Libert, 173 Pedro Lino, 160 Marie Losier, 164 M Filippo Macelloni, 29 Robert Machoian, 5 Guy Maddin, 97 Pietro Marcello, 30 Lorenza Mazzetti, 77-78 Enrico Mazzi, 175 Bruce McDonald, 100 Renald McDougall, 207 Martín Mejía Rugeles, 170 Pierre Michelon, 123 George Miller, 217 Santiago Mitre, 11 Andrew Mollo, 211 Fabio Mollo, 135 Olivia Molnar, 154 Jocelyn Moorhouse, 35 Geoff Murphy, 219 226 SOMMARIO INDICI/ INDEX N Arash Nassiri, 184 João Nicolau, 7 Rufus Norris, 46 O Rodrigo Ojeda-Beck, 5 Olmo Omerzu, 196 Katshuiro Ôtomo, 219 P George Pal, 207 Rithy Panh, 145 Sergej Paradžanov, 85 Ross Partridge, 45 Kristina Paustian, 126 Pengfei, 199 Miranda Pennell, 120 Osgood Perkins, 95 Julia Pesce, 171 Felice Pesoli, 57 Elio Petri, 210 Joaquim Pinto, 124 Jean-Daniel Pollet, 143 Corneliu Porumboiu, 34 Michael Powell, 83 Emeric Pressburger, 83 R Ubaldo Ragona, 209 Alessio Rigo de Righi, 133 Ben Rivers, 138 Craig Roberts, 43 Glauber Rocha, 178 Christina Rosendahl, 6 Anna Roussillon, 141 S Marco Santarelli, 128 Perla Sardella, 151 Fabio Scacchioli, 159 Franklin J. Schaffner, 213 Jan Schmidt, 212 Ridley Scott, 218 Daniele Segre, 69 Steve Sekely, 208 Jonas Selberg Augustsén, 197 Guillaume Senez, 8 Samuele Sestieri, 12 Elisabetta Sgarbi, 2 Barry Shear, 214 Michael Showalter, 39 Marko Škop, 192 Sebastián Silva, 52 Nathan Silver, 60 Nick Simon, 98 Avishai Sivan, 198 Sion Sono, 103, 106-107 Dominga Sotomayor, 164 Giulio Squillacciotti, 152 Henri Steinmetz, 108 Todd Strauss-Schulson, 96 Ross Sutherland, 176 T Kidlat Tahimik, 165 Andrej Tarkovskij, 217 Gaël Teicher, 142 Julien Temple, 82, 87 Valeria Testagrossa, 130 Maria Tilli, 129 Vladimir Tomić, 140 Augusto Tretti, 110-111 François Truffaut, 212 Lyndsey Turner, 68 U Roar Uthaug, 92 V Lucio Viglierchio, 47 Enrica Viola, 31 W Peter Watkins, 211, 213 Apichatpong Weerasethakul, 174 Orson Welles, 72-74 John Wells, 33 Ben Wheatley, 40 Y Degena Yun, 14 Z Maurizio Zaccaro, 112 Andrea Zambelli, 130, 132 Alessia Zampieri, 158 Gianni Zanasi, 36 Yorgos Zois, 194 Matteo Zoppis, 133 227 SOMMARIO INDICI/ INDEX Indice dei film per nazione/ Index to films by countries Algeria Bla cinima, 137 Fi rassi Rond-point, 118 Li Wen at East Lake, 121 Nie Yinniang - The Assassin, 53 Underground Fragrance, 199 Argentina Heterophobia, 168 Nosotras. Ellas, 171 La patota - Paulina, 11 Colombia Nacimiento, 170 Australia The Dressmaker, 35 Mad Max, 217 Belgio/Belgium Le dossier de Mari S., 154 Keeper, 8 Ni le ciel ni la terre - The Wakhan Front, 195 Phantom Boy, 55 La résistance de l’air, 58 Rite of Passage, 158 Brasile/Brazil A Vida É Estranha, 178 La patota - Paulina, 11 Cambogia/Cambodia Dream Land, 166 La France est notre patrie, 145 Canada Brooklyn, 32 Crash, 220 February, 95 The Forbidden Room, 97 Hellions, 100 Li Wen Man You Dong Hu - Li Wen at East Lake, 121 Les loups, 9 The Waiting Room, 16 Cecoslovacchia/Czechoslovakia Konec srpna v Hotelu Ozon - The End of August at the Hotel Ozone, 212 Cina/China A Simple Goodbye, 14 228 SOMMARIO INDICI/ INDEX Croazia/Croatia Interruption, 193 The Waiting Room, 16 Danimarca/Denmark Flotel Europa, 140 Guldkysten - Gold Coast, 38 Idealisten - The Idealist, 6 Mountain, 194 Servitudes - Film 7, 183 Emirati Arabi Uniti/United Arab Emirates Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67 Filippine/Philippines Balikbayan #1 - Memories of Overdevelopment Redux III, 165 Francia/France Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution, 210 As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto, 49 As Mil e uma Noites - Volume 2, o Desolado, 50 As Mil e uma Noites - Volume 3, o Encantado, 51 La belle et la bête, 84 Chantal Akerman par Chantal Akerman, 148 Comoara - Treasure, 34 Coup de chaud, 4 Dead Slow Ahead, 117 La decima vittima, 210 Des provinces lointaines, 173 Le dossier de Mari S., 154 Evolution, 94 Faire la parole, 167 Fi rassi Rond-point, 118 La France est notre patrie, 145 Giulietta degli spiriti, 37 JDP/JLG 1963-2012, 142 Je suis le peuple, 141 Keeper, 8 Interruption, 193 Lettre d’un cinéaste, 147 Les loups, 9 Méditerranée, 143 Moonwalkers, 104 Mr Arkadin, 73 Ni le ciel ni la terre - The Wakhan Front, 195 La patota - Paulina, 11 Où est la guerre, 122 Rak ti khon kaen - Cemetery of Splendour, 174 La résistance de l’air, 58 Rodinný film - Family Film, 196 Tehran-Geles, 184 Underground Fragrance, 199 Un petit morceau de bois, 123 Untitled (Human Mask), 185 Germania/Germany As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto, 49 As Mil e uma Noites - Volume 2, o Desolado, 50 As Mil e uma Noites - Volume 3, o Encantado, 51 Dust - La vita che vorrei, 188 Rak ti khon kaen - Cemetery of Splendour, 174 Recollection, 125 Rodinný film - Family Film, 196 Te prometo anarquía, 63 Uns Geht es Gut - We Are Fine, 108 Zaplyv - Swimmers, 126 Ghana Guldkysten - Gold Coast, 38 Giappone/Japan Akira, 219 Love & Peace, 103 Real Oni Gokko - TAG, 106 Shinjuku Suwan, 107 Grecia/Greece Eklipsi Anofelou Fotos - Eclipse of the Light, 139 Interruption, 193 Symptoma - Symptom, 177 229 SOMMARIO INDICI/ INDEX Hong Kong Blade Runner, 218 Hoeng gong saam bou kuk - Hong Kong Trilogy: Preschooled Preoccupied Preposterous, 41 Nie Yinniang - The Assassin, 53 Irlanda/Ireland Brooklyn, 32 Israele/Israel Mountain, 194 Tikkun, 198 Italia/Italy A sud di Pavese, 127 Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution, 210 Anapeson, 150 Antonia., 28 Augusto Tretti: un ritratto, 112 Bambini nel tempo, 29 Bella e perduta, 30 Borsalino City, 31 Colpa di comunismo, 2 Comfort Zone, 151 La decima vittima, 210 La dernière image, 152 La dolce casa, 153 Dust - La vita che vorrei, 188 Dustur, 128 La felicità è un sistema complesso, 36 Il foglio, 155 La gente resta, 129 Giulietta degli spiriti, 37 In fabbrica, 76 Irrawaddy mon amour, 130 Lampedusa, 156 La legge della tromba, 110 Lo scambio, 13 Luce mia, 47 La magia bianca di Ezio Gribaudo, 188 Mia madre fa l’attrice, 10 Miss Cinema - Archivio Mossina, 146 Morituri, 69 Neuf cordes, 157 Neve rosso sangue, 190 Nuove terre (Cascina Carlo Alberto; Orto dei ragazzi; Tenuta della mistica), 75 Oggi insieme domani anche, 54 Pompei Eternal Emotion, 172 Il potere, 111 Prima che la vita cambi noi, 57 Des provinces lointaines, 173 I racconti dell’orso, 12 Rino - La mia ascia di guerra, 132 Ritorno a Spoon River, 59 Scherzo, 159 Il seme dell’uomo, 214 Sexxx, 70 Show All This to the World, 144 Il Solengo, 133 Il successore, 134 Il suo nome, 160 Terrore nello spazio, 64 Tragica alba a Dongo, 65 Tram Stories, 189 L’ultimo balcone, 189 L’ultimo uomo della terra, 209 Una società di servizi, 175 Vincenzo da Crosia, 135 West and Soda, 66 Portogallo/Portugal Aqui, em Lisboa, 164 As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto, 49 As Mil e uma Noites - Volume 2, o Desolado, 50 As Mil e uma Noites - Volume 3, o Encantado, 51 John From, 7 Neuf cordes, 157 Gipsofila, 119 Rabo de peixe, 124 Libano/Lebanon Coma, 3 Regno Unito/UK Blade Runner, 218 Brazil, 218 Brooklyn, 32 A Clockwork Orange, 215 Crash, 220 The Day of the Triffids, 208 The Day the Earth Caught Fire, 208 A Distant Episode, 138 Distant Voices, Still Lives, 21 Dr Strangelove, 209 The Ecstasy of Wilko Johnson, 82 Fahrenheit 451, 212 The Hallow, 99 Hamlet, 68 High-Rise, 40 The Host, 120 Iona, 42 It Happened Here, 211 Just Jim, 43 K, 77 Kilo Two Bravo, 101 The Lady in the Van, 44 London Road, 46 A Matter of Life and Death, 83 Neuf cordes, 157 Oil City Confidential, 87 Privilege, 213 Pulheim Jam Session, 182 Rak ti khon kaen - Cemetery of Splendour, 174 Lussemburgo/Luxembourg Sunset Song, 20 Malesia/Malaysia Rak ti khon kaen - Cemetery of Splendour, 174 Messico/Mexico Sopladora de hojas, 15 Te prometo anarquía, 63 Norvegia/Norway Bølgen - The Wave, 92 Nuova Zelanda/New Zeland The Quiet Earth, 219 Olanda/The Netherlands Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67 Fi rassi Rond-point, 118 Palestina/Palestine Recollection, 125 Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67 Polonia/Poland Pod electricheskimi oblakami - Under Electric Clouds, 56 230 SOMMARIO INDICI/ INDEX Qatar Choques, 180 Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67 Repubblica Ceca/Czeck Republic Rodinný film - Family Film, 196 Stand By for Tape Back-Up, 176 Suffragette, 61 Sunset Song, 20 Together, 78 The War Game, 211 Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67 Ucraina/Ukraina Pod electricheskimi oblakami - Under Electric Clouds, 56 Romania Comoara - Treasure, 34 Ungheria/Hungary Zaplyv - Swimmers, 126 Russia Pod electricheskimi oblakami - Under Electric Clouds, 56 Zaplyv - Swimmers, 126 Urss Sayat Nova - Il colore del melograno, 85 Stalker, 217 Serbia Abdul & Hamza, 116 Flotel Europa, 140 Siria/Syria Coma, 3 Slovacchia/Slovakia Eva Nová, 192 Rodinný film - Family Film, 196 Slovenia Rodinný film - Family Film, 196 Spagna/Spain L’Accademia delle Muse, 136 Dead Slow Ahead, 117 Evolution, 94 Mr Arkadin, 73 Terrore nello spazio, 64 Svezia/Sweden Sophelikoptern - The Garbage Helicopter, 197 Det sjunde inseglet - Il settimo sigillo, 86 Svizzera/Switzerland As Mil e uma Noites - Volume 1, o Inquieto, 49 As Mil e uma Noites - Volume 2, o Desolado, 50 As Mil e uma Noites - Volume 3, o Encantado, 51 Keeper, 8 Mr Arkadin, 73 Thailandia/Thailand Rak ti khon kaen - Cemetery of Splendour, 174 231 SOMMARIO INDICI/ INDEX Taiwan Nie Yinniang - The Assassin, 53 Usa Blade Runner, 218 Burnt, 33 Citizen Kane, 72 A Clockwork Orange, 215 Cutaways, 181 Death Race 2000, 216 The Devil’s Candy, 93 Dr Strangelove, 209 Dream Land, 166 Evolution, 94 February, 95 The Final Girls, 96 The Girl in the Photographs, 98 God Bless the Child, 5 L’ultimo uomo della terra, 209 Lace Crater, 102 Lamb, 45 Lamerica, 131 Lampedusa, 156 Me and Earl and the Dying Girl, 48 A Morning Light, 169 The Nightmare, 105 Nasty Baby, 52 Planet of the Apes, 210 Soylent Green, 215 Stage Door, 71 Stinking Heaven, 60 Strange Days, 220 Tangerine, 62 The Time Machine, 207 Touch of Evil, 74 The War of the Worlds, 206 Westworld, 216 Wild in the Streets, 214 The World, the Flesh and the Devil, 207
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