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sommario:sommario 17.05.10 10:07 Pagina 1 TRIBUNA MEDICA TICINESE TMT Mensile organo ufficiale Ordine dei medici del Cantone Ticino Corrispondenza OMCT, Via Cantonale, Stabile Qi – CH-6805 Mezzovico [email protected] Tel. +41 91 930 63 00 - fax +41 91 930 63 01 Direttore responsabile Dr. Med. Vincenzo Liguori 6915 Pambio-Noranco Tel. +41 91 993 21 10 - fax +41 91 993 21 32 [email protected] Comitato redazionale scientifico Sezione scientifica TMT Agnese Bonetti Pissarello, Segretaria Istituto cantonale di patologia, 6601 Locarno Tel. +41 91 816 07 16/11 [email protected] Responsabile Prof. Dr. Med. Luca Mazzucchelli [email protected] Dr. Med. Ignazio Cassis Dr. Med. Fabio Cattaneo Prof. Dr. Med. Augusto Gallino Dr. Med. Mauro Capoferri Fotocomposizione-stampa e spedizione Tipografia Poncioni SA, Via Mezzana 26 - CH-6616 Losone ([email protected]) Tel. +41 91 785 11 00 - fax +41 91 785 11 01 Pubblicità Axel Springer Schweiz AG Fachmedien Yvette Guggenheim Postfach 3374, CH-8021 Zürich ([email protected]) Tel. +41 43 444 51 04 - fax +41 43 444 51 01 Abbonamento annuale Fr. 144.– (11 numeri) Medici Assistenti Fr. 48.– SOMMARIO TACCUINO SEZIONE SCIENTIFICA Le mielodisplasie nel 2010: cosa sono? Quando trattare? P. Servida Displasia della mucosa ghiandolare del tratto gastrointestinale J. Barizzi, L. Mazzucchelli Ambrosia: un pericolo pneumoallergene, S. Bach, A .J. Bircher, K. Scherer, B. Wüthrich Diverticolo cardiaco: fait divers?, M. G. de Baets Patologia in pillole, L. Mazzucchelli, S. Pianca, F. Reichlin 171 181 187 191 195 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT Date da ricordare Offerte e domande d’impiego Conferenze formative IOSI Presentazione casi clinici medicina e chirurgia, Ospedale La Carità Corsi di formazione interna, Reparto Medicina, Ospedale Regionale di Locarno Formazione del Reparto di Medicina Interna dell’OBV Colloqui di formazione del Dipartimento di Chirurgia dell’EOC Formazione post-graduata del Servizio di Medicina Interna Circolo di qualità Semine Bellinzona medici/farmacisti Corso di perfezionamento in medicina psicosomatica e psicosociale 2010-2012 RASSEGNA DELLA STAMPA 75 MAGGIO 2010 199 199 200 200 200 200 201 201 201 203 205 TRIBUNA MEDICA TICINESE taccuino:taccuino 17.05.10 14:22 Pagina 167 TACCUINO Assemblea Ordinaria OMCT, 21 aprile 2010 Relazione presidenziale Care Colleghe, Cari Colleghi, Il tempo è passato veloce ed eccoci di nuovo qui dopo la nostra prima Assemblea del 2010. Con voi desidero, in primo luogo, fare la retrospettiva degli obiettivi raggiunti nel corso del 2009. In previsione delle importanti e difficili sfide che ci attendono a breve-medio termine, di primaria importanza era per l’UP/CdG, una piccola ristrutturazione amministrativa dell’OMCT. Questo obiettivo è stato raggiunto con la creazione di una squadra che, sotto la guida dell’ufficio presidenziale sta, già in questi primi mesi di rodaggio, dimostrando la sua efficacia. Il team si compone di volti “vecchi e nuovi”, di personale fisso – 2.5 unità – e di 2 consulenti esterni che insieme coniugano una serie di preziose competenze: giuridica, tecnica specifica al settore socio-sanitario, analitica, comunicazionale, linguistica, ordinistica. Proprio all’inizio di aprile, la nostra squadra è stata completata da un “nuovo membro del team”: il signor Bruno Cereghetti che sicuramente tanti di noi già conoscono come creatore dell’Ufficio dell’Assicurazione Malattia del cantone Ticino. Sarà lui che, grazie alla sua esperienza, potrà allestire ricerche e analisi atte a consigliarci al meglio nell’elaborazione della nostra linea politica per i prossimi anni. La nuova veste del nostro sito è l’evidente dimostrazione dell’orientamento snello e aderente all’evoluzione della realtà sanitaria che intendiamo dare al nostro operato. Anche la nuova sede a Mezzovico rispecchia, nella sua elegante semplicità, l’immagine di trasparenza del “nostro agire” che intendiamo proiettare verso l’esterno: quella di un corpo medico non certo arroccato su una vecchia posizione corporativa, ma parte integrante della realtà socioeconomica del paese in cui viviamo e operiamo e di cui intendiamo essere attori di primo piano, apportando il nostro contributo, sia in veste di cittadini sia in qualità di operatori principali della sanità, ai quali la società civile affida un ruolo di primaria importanza come la salvaguardia della salute del cittadino-paziente. Nell’ottica di una comunicazione più ampia e coinvolgente, negli ultimi mesi siamo stati presenti sulla stampa scritta e non e abbiamo preso posizione su diverse tematiche che, da sempre, stanno a cuore all’OMCT e a tutta la classe medica. In particolare, abbiamo deciso di rispondere in modo chiaro, gentile e fermo – attraverso le colonne del maggior quotidiano ticinese – alla polemica (ormai vecchia come il mondo e che, di tanto in tanto riaffiora) avviata da un domenicale ticinese e relativa agli errori medici. Sempre in questo campo, siamo stati ospiti particolari dell’Organo ufficiale dell’Associazione dei Consumatori/Consumatrici della Svizzera Italiana ed abbiamo potuto illustrare nel dettaglio le vie che si aprono al paziente che si ritenesse vittima di un tale errore ed abbiamo pure preso parte alla conferenza stampa di presentazione della nuova attività dell’ACSI a favore dei pazienti – cogliendo così l’occasione di far passare la nostra risposta anche attraverso i giornali radio e televisivi. In questi mesi poi, abbiamo aperto un dialogo con due associazioni professionali che svolgono un ruolo di primo piano nel tessuto socio-economico ticinese: gli Impresari Costruttori e gli Industriali Ticinesi (SSIC e AITI). Fondamentalmente, queste due associazioni hanno ancora una visione della classe medica che oserei definire “un po’ datata”. Grazie a un aperto confronto delle nostre differenti razionalità, abbiamo raggiunto l’obiettivo non solo di sfatare questo mito, ma anche di individuare dove sta il vero problema di una categoria padronale che impiega il 60% circa di frontalieri: il medico d’oltre confine, che non fa la differenza tra infortunio professionale e malattia e che valuta in modo completamente diverso dal nostro l’esigibilità lavorativa del paziente (es. 40 giorni di inabilità lavorativa per una meniscetomia artroscopia). Con gli Impresari Costruttori abbiamo divulgato un comunicato stampa congiunto e abbiamo pubblicato un lungo articolo nella loro pagina web e sul loro giornale sociale “Il Metrocubo”. Con gli Industriali il discorso è agli inizi ma, con tutte e due le associazioni stiamo parlando di una revisione o, meglio detto, di un completamento del certificato medico che abbia anche una componente di “job description” che permetta un più facile reinserimento professionale del lavoratore colpito da incapacità lavorativa. Alcuni obiettivi raggiunti nel corso dell’ultimo semestre confermano il nuovo corso della politica ordinistica. In questo ambito penso in particolare alla collaborazione con gli enti del Dipartimento della Sanità per la pandemia, alla conclusione di una convenzione con la Polizia Cantonale per regolare gli interventi dei medici in casi particolari, alla nostra partecipazione alla redazione del decreto esecutivo relativo alla Moratoria e della nostra proposta di “job sharing” (splitting), nonché alle convenzioni per l’eventuale impiego del medico libero professionista in strutture pubbliche. 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 167 taccuino:taccuino 17.05.10 14:22 Pagina 168 TACCUINO Quando, il 5 febbraio l’Ufficio federale della Sanità ha decretato la fine della pandemia in Svizzera, i dati relativi all’influenza Suina potevano essere riassunti così: 1 milione di malati di cui 270'000 hanno fatto ricorso a cure mediche e 556 hanno dovuto essere ricoverati, 18 i decessi. In Ticino, i ricoveri sono stati 33. Ora, a livello svizzero, rimangono 11 milioni di dosi di vaccino per un investimento totale di 70 milioni di CHF. In Ticino, secondo le indicazioni del farmacista cantonale, i medicamenti verranno ripresi dal farmacista di fiducia del singolo medico e, a fine raccolta, il Cantone procederà al pagamento delle nostre prestazioni: a questo proposito, abbiamo sollecitato il farmacista cantonale ad accelerare il più possibile i tempi di realizzazione. Analizzando l’evento Pandemia, possiamo chiederci: “Ma a noi, in Ticino, aldilà delle facili polemiche del senno di poi, cosa concretamente rimane”? Sicuramente un’immagine profilata, chiara e affidabile del corpo medico ticinese nei confronti dei vari attori dell’esercizio Pandemia, in particolare degli enti come il Dipartimento della Sanità, l’Ufficio del Medico Cantonale, della protezione civile della Federazione Cantonale Ticinese Servizio autoambulanze e, non da ultimo, dei cittadini-pazienti. La disponibilità incondizionata, dimostrata da tutte le specialità del corpo medico nel far fronte all’evoluzione della pandemia, ha posto l’Ordine – in qualità di suo rappresentante – in una posizione di “auctoritas”, permettendogli di intervenire attivamente nello sviluppo dei vari scenari legati alla prevenzione, al contenimento e alla cura di questa nuova influenza. Come sapete dalle nostre “info”, abbiamo lanciato la “Saniticard”. Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione fra il nostro Ordine e l’Ordine dei Farmacisti che permette di verificare online i medicamenti prescritti al paziente da tutti i medici. La Saniticard è, non solo una prima a livello svizzero, ma anche un buon esempio di come si possano sfruttare i mezzi informatici per supportare quella visione integrata delle cure di cui tutti parlano e che tutti gli attori del sistema sanitario riconoscono come uno degli elementi base per la revisione di tutto il “progetto sanità”. Sempre in un’ottica di collaborazione con i vari enti statali, rammento la convenzione con la Polizia Cantonale che ha il merito di mettere in sinergia il dicastero della Sanità, quello di Giustizia e Polizia e la classe medica per mano del suo rappresentante l’OMCT. Sono chiaramente cosciente che non si tratta di un punto di arrivo, ma di una soluzione in divenire che sulla base delle esperienze che faremo nei prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda le problematiche relative all’ope- 168 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 rato dei colleghi psichiatri, dovrà poi essere adeguata. Per il momento però, abbiamo una base di lavoro che come detto, ha il merito di coinvolgere non solo il dipartimento di Giustizia e Polizia ma anche quello della Sanità, cosa che dà la garanzia al medico, che interviene su mandato della Polizia cantonale per pazienti senza assicurazione di una giusta copertura della prestazione anche nei casi in cui non riesca a incassare il suo onorario. Una base di lavoro che, mi piace rammentarlo, giunge dopo ben 3 anni di lunghe e trattative e disquisizioni squisitamente legali che spesso hanno messo a dura prova la nostra razionalità di medici abituati a intervenire in tempi molto brevi. Ancora collaborazione, con l’apporto che siamo stati chiamati a dare nella stesura del Decreto Esecutivo sull’applicazione della Moratoria. Ben 10 delle 12 proposte fatte da OMCT sono state accolte, permettendo così alla classe medica ticinese di partecipare alla determinazione dei criteri di valutazione che serviranno al rilascio del nulla osta per l’apertura di nuovi studi medici specialistici e ambulatoriali ospedalieri. In sintesi, si tratta di criteri di qualità fondati sulla formazione, il perfezionamento, la pratica recente dell’attività professionale e la conoscenza del nostro sistema sanitario. Un lato certamente interessante del nuovo regolamento, è la possibilità di “ job-sharing” (splitting). Una formula di lavoro a tempo parziale proposta dall’OMCT che viene incontro alle esigenze di parecchi medici, siano esse colleghe che desiderano privilegiare il ruolo di mamma oltre a quello di dottoresse, siano essi colleghi che, giunti alla soglia dell’età canonica della pensione, desiderano diminuire gradualmente il carico di lavoro offrendo in contemporanea la possibilità a un giovane collega di inserirsi, altrettanto gradualmente, nella realtà quotidiana della professione. FMH e KKA Desidero ora darvi alcune informazioni relative alle attività attuali con la FMH e con la KKA. I temi principali che occupano entrambi i consessi sono riconducibili a due linee principali: quella economica, legata in particolare alle problematiche tariffali (vedasi interpretazioni della normativa che regola il laboratorio nello studio medico e del forfait per l’incomodo per le visite che continuerà almeno fino a marzo 2011) e quella politica. Rammento la discussione, ora in corso, tra la FMH e l’Ufficio Federale della Sanità per l’applicazione della “tassa di presenza”. Nell’interpretazione del UFSP la tassa può essere applicata taccuino:taccuino 17.05.10 14:22 Pagina 169 TACCUINO solo se il medico “vede” il paziente il giorno stesso in cui sono state fatte le analisi. A questo proposito, FMH ha inviato una lettera nella quale si spiega la posizione del corpo medico e, soprattutto, si evidenziano i maggiori costi causati dalla nuova interpretazione, domandando di intavolare una discussione nel merito. Le tematiche eminentemente politiche si riconducono a 5 argomenti fondamentali: i modelli di Managed Care, la Cassa Malati - unica, proposta nuovamente dal partito socialista e non più legata al reddito imponibile, il progetto di cassa malati unica regionale (allo studio nei cantoni della Svizzera Occidentale), l’iniziativa popolare dell’Ordine dei Medici di Ginevra (intesa a separare in modo chiaro l’Assicurazione Malattia di Base dalle complementari affinché non si possano più effettuare compensazioni a scapito dell’assicurazione di base) e, da ultimo, le trattative per il valore del punto cantonale. Le trattative per la determinazione del valore del punto, si svolgono – come consuetudine, sulla base del contratto quadro LeiKov e sono condizionate, tra l’altro, dal fatto che l’assicurazione malattia ASSURA non fornisce più i suoi dati a Santésuisse. Ora, la scomparsa dei dati ASSURA dalla base dati di Santésuisse ci presenterà costi più elevati poiché scompaiono i buoni rischi e, in Ticino, ASSURA ha circa il 7% di assicurati. Per cui vi esorto affinché facciate pervenire all’OMCT le vostre statistiche attraverso il nostro delegato, affinché possiamo ricostruire in modo preciso il nostro volume di fatturazione. Soltanto così avremo gli strumenti assolutamente indispensabili, compresi i dati ROKO, per la discussione del futuro valore del punto che potrà essere necessaria a seconda di come andranno le trattative tra la KKA e Santésuisse svizzera. Da tempo però FMH si batte per una revisione totale del modello di valutazione dei costi, che prenda in considerazione 20 gruppi di costo (uno per specialità medica) ognuno comprendente 10 posizioni principali. Inoltre, questa revisione deve essere fondata su diversi indici fra cui uno per noi medici irrinunciabile: una giusta compensazione dei rischi. Santésuisse non desidera entrare in discussione su quest’ultimo e fondamentale tema poiché, dal suo punto di vista, considera superflua la revisione del modello dei costi e propone un congelamento degli stessi fino al 2012. Per quanto attiene il Managed Care, i progetti, attualmente in discussione alle Camere dovrebbero concretizzarsi e, nell’ottica del nuovo Consigliere Federale Didier Burkhalter, vedere la luce, possibilmente nel 2011 – ne parleremo dunque in modo approfondito nel corso dell’Assemblea autunnale, quando forse sapremo con quali modelli saremo confrontati. Anche sulla seconda tematica politica, quella della cassa malati unica, non mi dilungo poiché l’iniziativa verrà presentata ufficialmente solo nell’ottobre prossimo. Segnalo invece che nella Svizzera Occidentale si sta studiando l’eventualità di proporre un modello di Cassa Malati Unica Regionale (lanciato dal Canton Glarona), il cui studio di fattibilità dovrebbe terminare nel 2011. Questo progetto, verosimilmente, non trova insensibile il nostro DSS dopo l’accantonamento del progetto ticinese di Cassa Malati Unica Cantonale. Anche se, secondo il nostro immaginario, potremmo vederci più vicini alla Svizzera francofona (per fattori culturali, “consumo di medicina”, valore del punto simile) che non – come invece vediamo in altri progetti – ai Grigioni o ai Cantoni Primitivi che hanno un punto tariffale più basso (0.82) ma con la Selbstdispensation. Da parte nostra riteniamo che il Ticino debba essere considerato regione a sé stante (vista la barriera geografica delle Alpi, quella culturale e quella linguistica) ma per poter essere considerati una regione autonoma, ci manca l’ospedale di livello universitario. In questo senso speriamo di venire coinvolti al più presto nel progetto Facoltà di Medicina in Ticino, a supporto del quale potremmo portare la nostra razionalità di medici in prima linea che fanno della qualità della medicina ambulatoriale una perla del sistema sanitario ticinese. Come potete notare, le prospettive di lavoro per l’anno in corso sono praticamente già delineate. Da un canto dobbiamo continuare a profilarci come partner autorevole e affidabile in materia di sanità, poiché vogliamo divenire il primo interlocutore istituzionale per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, si trovano a parlare non solo di salvaguardia della salute – e ci mancherebbe che i medici non fossero coinvolti – ma anche per tutte quelle forze politico-economico-sociali che nei prossimi anni si occuperanno di tracciare le strategie future del nostro sistema sanitario. All’interno dell’Ordine, vi sono tutte le diverse esperienze pratiche e competenze specifiche possibili che possono dare il loro apporto alla ricerca di soluzioni sostenibili, sia per la società che per i pazienti che per noi medici. Tematiche politiche Veniamo ora ai temi eminentemente politici che sono, in parte eredità del “decennio Couchepin” e in parte frutto del nuovo corso al Dipartimento federale della Sanità. Vi è poi la problematica dell’armonizzazione del punto a livello federale e della parificazione tra ambulatoriale e stazionario. Per fare un esempio, il Ticino è l’unico cantone, con Gine- 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 169 taccuino:taccuino 17.05.10 14:22 Pagina 170 TACCUINO vra, ad avere il punto ambulatoriale più alto di quello stazionario (0.76 per l’ospedale, 0.95 per l’ambulatoriale). In questo ambito sarà determinante sensibilizzare la classe politica (evidentemente parlo qui a livello cantonale e federale) in modo da far comprendere che l’armonizzazione del punto al livello più basso, penalizzerebbe soprattutto quei cantoni che come il Ticino, non solo non prevedono la possibilità di dispensare medicamenti, ma anche che attualmente provvedono, grazie alle enormi riserve accumulate dalle casse malati, a compensare i deficit degli altri cantoni. Ecco quindi la necessità di costituire una base dati solida sulla quale fondare le nostre analisi per dimostrare in modo chiaro e inattaccabile come le nostre proposte nei diversi ambiti – penso qui in particolare alla battaglia che da anni conduciamo con Santésuisse sull’economicità delle cure – nascano non solo dalla “creatività e dall’intuito” ma da dati seri e certi. In conclusione, ritengo di poter riassumere quanto sopraesposto condensandolo nel motto dell’Ordine dei Medici: “un’unica voce - un'unica casa”. Su questa via ci siamo incamminati in questi 4 anni e ringrazio ancora una volta i colleghi dell’ufficio presidenziale, del consiglio direttivo e il segretariato OMCT per avermi accompagnato e sorretto lungo questo cammino – e grazie anche a tutti voi per la fiducia che ci avete accordato. Proprio perché il cammino è iniziato, ma non siamo ancora giunti alla meta, come già preannunciato al Consiglio Direttivo, dichiaro già fin d’ora la mia disponibilità a proseguire il mandato ricandidandomi per un ulteriore quadriennio alla presidenza dell’OMCT e invitandovi a partecipare numerosi alla prossima assemblea ordinaria che si terrà il 27 ottobre 2010 e nel corso della quale si svolgeranno le votazioni per il rinnovo della struttura dirigenziale dell’OMCT. Franco Denti, Presidente OMCT 170 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 171 SEZIONE SCIENTIFICA LE MIELODISPLASIE NEL 2010: COSA SONO? QUANDO TRATTARE? P. Servida Le sindromi mielodisplastiche o mielodisplasie (MDS) sono un gruppo eterogeneo di alterazioni non reversibili delle cellule staminali del midollo osseo, caratterizzate da citopenie croniche dovute a produzione displastica e inefficace delle cellule del sangue e da un rischio variabile di trasformazione in leucemia acuta. Possono presentarsi “de novo” oppure insorgere anni dopo l’esposizione ad agenti mutageni (radiazioni, chemioterapia). La prima classificazione è degli anni ’70, ma il primo riconoscimento di queste condizioni risale al 1938, quando vennero descritti 100 pazienti affetti da anemia definita “refrattaria”, il 60% dei quali non avevano altre patologie che giustificassero la loro condizione (Rhoades, 1938). Successivamente, venne usato il termine “anemia preleucemica” per descrivere casi di anemia refrattaria presentatisi prima dello sviluppo di una leucemia acuta mieloide (AML), mentre il termine “preleucemia” venne coniato nel 1953 per descrivere un gruppo di pazienti con citopenie refrattarie che successivamente mostrarono un’evoluzione in AML (Block, 1953). Nel 1976, il gruppo Cooperativo Franco-Americano-Britannico (FAB) definì per la prima volta l’anemia refrattaria con eccesso di blasti (AREB) e la leucemia mielomonocitica cronica (CMML) come condizioni preleucemiche. Sei anni dopo, lo stesso gruppo FAB aggiunse altre tre categorie alla classificazione e adottò il termine attuale di sindromi mielodisplastiche (Tabella 1). Negli ultimi dieci anni queste condizioni sono state riclassificate dalla WHO (World Health Organization), e questa classificazione WHO (Tabella 2) è quella attualmente in uso. cito attendersi tra dieci e quindici nuovi casi ogni anno. Il rischio inoltre aumenta con l’età, e l’incidenza annuale arriva ad essere fino a 90/100.000 nei pazienti con più di 80 anni. Molto più raramente, le mielodisplasie possono presentarsi anche in età pediatrica, dove si osservano principalmente la leucemia mielomonocitica giovanile e la sindrome da monosomia del cromosoma 7, con caratteristiche cliniche simili alla leucemia mielomonocitica cronica dell’adulto. Presentazione clinica Le manifestazioni di esordio sono aspecifiche. Molti pazienti sono asintomatici, e la diagnosi viene posta per caso, successivamente ad esami ematochimici. Altre volte la sintomatologia è legata all’anemizzazione (stanchezza, intolleranza all’attività fisica, vertigini, malessere, disturbi cardiologici). Altre volte ancora la prima manifestazione è rappresentata dalle infezioni, dovute alla neutropenia in quanto tale o alla disfunzione dei neutrofili (per disturbi nella chemiotassi o nel killing dei batteri). Predominano le infezioni batteriche, e le infezioni rimangono la principale causa di morte. In una discreta percentuale di pazienti (fino al 30%) possono essere presenti anche manifestazioni autoimmuni. Le mielodisplasie stanno diventando entità osservate sempre più frequentemente, sia per il miglioramento delle tecniche diagnostiche, sia per il generale allungamento di vita della popolazione. Sono infatti patologie caratteristiche dell’anziano. L’età media dei pazienti è generalmente superiore a 65 anni, e l’esordio prima dei 50 anni è raro, con l’eccezione delle mielodisplasie secondarie a precedenti trattamenti. La loro incidenza precisa non è conosciuta, ma verosimilmente nell’anziano supera quella delle AML. Negli USA sono state riportate incidenze annuali rispettivamente di 4/100.000 nelle MDS e 2/100.000 nelle AML. Se rapportiamo queste stime al Canton Ticino, è leTipo RA RARS RAEB CMML RAEB-T percentuale percentuale di di blasti blasti nel midollari sangue periferico <5 <5 5-20 ≤ 20 21-30 Corpi di Auer Monociti > 1000/µl Sideroblasti ad anello, > 15% delle cellule eritroidi nucleate NO NO NO NO ± NO NO NO SI ± NO SI ± ± ± ≤1 ≤1 <5 <5 ≥5 RA = anemia refrattaria RARS = anemia refrattaria con sideroblasti ad anello RAEB = anemia refrattaria con eccesso di blasti CMML = leucemia mielomonocitica cronica RAEB-T = anemia refrattaria con eccesso di blasti in trasformazione Tab. 1: Mielodisplasie: classificazione FAB 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 171 mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 172 SEZIONE SCIENTIFICA Patologia Sangue periferico Midollo Anemia Refrattaria (RA) Anemia Blasti assenti o rari Solo displasia eritroide blasti <5 % sideroblasti ad anello < 15% Anemia Refrattaria con sideroblasti ad anello (RARS) Anemia Blasti assenti Solo displasia eritroide blasti <5 % sideroblasti ad anello 15% Citopenia Refrattaria con displasia multilineare (RCMD) Bi- o pancitopenia Blasti assenti o rari Assenza di corpi di Auer Monociti <1,000/µL Displasia in 10% delle cellule in 2 o piu’ linee mieloidi blasti <5 % Assenza di corpi di Auer sideroblasti ad anello < 15% Citopenia Refrattaria con sideroblasti ad anello (RCMD-RS) Bi- o pancitopenia 10% delle cellule Blasti assenti o rari Assenza di corpi di Auer Monociti <1,000/µL Displasia in displasia multilineare e in 2 o più linee mieloidi blasti <5% Assenza di corpi di Auer sideroblasti ad anello ≥15% Anemia refrattaria con eccesso di Blasti – 1 (RAEB-1) Citopenie blasti <5% Assenza di corpi di Auer Monociti <1,000/µL Displasia unilineare o multilineare blasti = 5-9% Assenza di corpi di Auer Anemia refrattaria con eccesso di Blasti – 2 (RAEB-2) Citopenie blasti 5 - 19 % Corpi di Auer ± Monociti <1,000/µL Displasia unilineare o multilineare blasti = 10-19% Corpi di Auer ± MDS non classificate (MDS-U) Citopenie Displasia unilineare in granulociti o megacariociti Blasti < 5% Corpi di Auer assenti Blasti assenti o rari Corpi di Auer assenti Mielodisplasia con del(5q) “sindrome 5q-“ Anemia Blasti < 5% Piastrine solitamente normali o aumentate Megacariociti normali o aumentati con nuclei ipolobati Blasti < 5% Corpi di Auer assenti Anomalia citogenetica isolata: del (5q) NB: la classificazione WHO considera il sottogruppo FAB AREB-T (blasti midollari ≥ 20%) come Leucemie Mieloidi Acute con Mielodisplasia Tab. 2: Mielodisplasie: classificazione WHO Alterazioni nell’esame obiettivo Generalmente non ci sono rilievi particolari, se non i segni legati all’anemia (pallore) o eventualmente alla 172 TRIBUNA MEDICA TICINESE piastrinopenia (petecchie). Le organomegalie sono molto rare, con l’eccezione della leucemia mielomonocitica cronica, in cui si osserva un’im- 75 MAGGIO 2010 portante splenomegalia nel 25% dei pazienti, spesso accompagnata da epatomegalia, adenopatie e infiltrati sottocutanei. Alterazioni di laboratorio Le analisi di laboratorio documentano principalmente alterazioni quantitative di uno o più degli elementi cellulati del sangue, e questo serve per l’inquadramento nell’originale classificazione FAB. Inoltre alcune anomalie cromosomiche possono essere associate a specifici sottotipi o caratteristiche clinico patologiche. L’anemia è quasi sempre presente, generalmente associata ad un numero di reticolociti inappropriatamente basso. Il 50% dei pazienti mostra una pancitopenia già alla diagnosi, ma l’anemia è la più frequente citopenia isolata. La morfologia eritrocitaria è normalmente normocitica o macrocitica, anche se i pazienti con anemia sideroblastica con sideroblasti ad anello possono presentare una microcitosi. La leucopenia, generalmente dovuta ad una neutropenia assoluta, si trova alla diagnosi nel 50% circa di pazienti. Nel sangue periferico si può osservare una piccola quota di forme immature. I granulociti sono frequentemente iposegmentati; questa alterazione viene definita anomalia pseudoPelger, e spesso è accompagnata da ridotta o assente granulazione. I granulociti mostrano generalmente difetti nella loro funzione, come alterata fagocitosi o attività battericida, e alterate proprietà di adesione e movimento. Queste disfunzioni motivano l’aumentata suscettibilità ad infezioni, soprattutto batteriche. È possibile documentare una piccola percentuale di blasti circolanti. Questo non significa necessariamente che ci si trova già di fronte ad una leucemia, ma questo sospetto deve essere invece posto se al loro interno viene osservata la presenza di corpi di Auer. mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 173 SEZIONE SCIENTIFICA In categorie FAB diverse dalla CMML sono frequenti modeste alterazioni nel numero dei monociti. La CMML è invece caratterizzata da una monocitosi assoluta (cioè > 1000/µl), spesso associata ad un’agranulocitosi, e con molti monociti che mostrano caratteristiche citologiche atipiche. In questi pazienti il midollo è uniformemente ipercellulare, con cellule mononucleate che mostrano caratteristiche intermedie tra mielociti e monociti, chiamate cellule paramieloidi. In questa situazione, nel sangue e nelle urine si può documentare un aumento del lisozima, che riflette un’incrementata monocitopoiesi e turnover cellulare. Nel 25% dei pazienti con mielodisplasie si osservano vari gradi di piastrinopenia, che però non è una frequente manifestazione iniziale, diversamente dall’anemia. Paradossalmente, anche la trombocitosi può essere una caratteristica delle mielodisplasie, se pur meno frequente della trombocitopenia, ed è stata descritta in particolare nella cosiddetta “sindrome del 5q-“: in questa situazione la trombocitosi si presenta in associazione ad un’anomalia specifica, la delezione interstiziale del braccio lungo del cromosoma 5. Alterazioni morfologiche midollari Il midollo osseo nelle mielodisplasie è generalmente ipercellulare e accompagnato da displasia di una o più linee. La presenza di una pancitopenia periferica a fronte di un midollo ipercellulare riflette la perdita prematura di cellule dovuta a morte intramidollare (apoptosi). L’ipocellularità è invece meno comune, e si trova più frequentemente nelle mielodisplasie successive a precedenti terapie. Le cellule midollari in questa situazione sono morfologicamente e spesso anche citogeneticamente anormali, facilitando così la distinzione dall’anemia aplastica. Per alterazioni “displastiche” midollari si intendono cambiamenti morfologici di singole popolazioni cellulari. Nella serie mieloide si possono osservare asincronie di maturazione e alterazioni nella granulazione, generalmente con cellule ipogranulate. La serie eritroide è caratterizzata da cellule solitamente di dimensioni superiori al normale e con alterazioni nucleari (eritroblasti con due nuclei, ponti internucleari, nuclei allungati e non rotondi). I megacariociti possono essere di piccole dimensioni (micromegacariociti), talvolta mononucleati o con nuclei multipli e dispersi. I megacariociti non lobulati o mononucleati si possono osservare soprattutto nella sindrome del 5q-. Nella biopsia midollare si può osservare con metodi di impregnazione argentica un incremento anormale nel numero e nello spessore delle fibre reticoliniche, indicativo di una fibrosi. Una fibrosi da lieve a moderata si trova fino al 50% dei pazienti con mielodisplasie, e una fibrosi grave nel 1015%. La fibrosi midollare si può avere in tutti i sottotipi di mielodisplasie, ma è più frequente in quelle secondarie a precedenti terapie. I pazienti con fibrosi molto aumentata sono spesso pancitopenici, con displasia trilineare, proliferazione atipica dei megacariociti e cattiva prognosi. Si pensa che l’intensa proliferazione fibroblastica sia il risultato della liberazione di citochine (tGFbeta e PDGF) dai megacariociti displastici. La diagnosi morfologica può essere migliorata dall’uso di colorazioni citochimiche e studi di citometria a flusso, che permettono di valutare l’entità dei sideroblasti ad anello, di colorare gli eritroblasti per documentare la diseritropoiesi, e di confermare la natura mieloide dei blasti e distinguere forme granulocitarie e monocitarie anormali. Alterazioni citogenetiche L’esecuzione dell’aspirato midollare deve essere sempre accompagnata dall’invio di un campione per la citogenetica. Infatti proprio la presenza di eventuali alterazioni citogenetiche 75 MAGGIO 2010 può confermare la diagnosi e permettere di inquadrare la condizione sotto l’aspetto prognostico. Le alterazioni citogenetiche più comuni sono a carico dei cromosomi 5, 7, 8, 20. Le delezioni del braccio lungo del cromosoma 5 o 20 si accompagnano generalmente ad una prognosi relativamente favorevole. Invece sono accompagnate ad una prognosi sfavorevole le alterazioni a carico del cromosoma 7 o 8, o la presenza di cariotipi complessi. Classificazione Basandosi sulle caratteristiche del sangue periferico e midollare, il gruppo FAB originariamente ha distinto 5 sottotipi morfologici di MDS (Tabella 1). Questa lista si è poi evoluta con l’adozione della classificazione WHO, che include le seguenti condizioni (si rimanda alla Tabella 2 per i dettagli): Anemia refrattaria: blasti midollari < 5%, e blasti nel sangue periferico ≤ 1%. Assenza di monocitosi, assenza di sideroblasti ad anello e di corpi di Auer. Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello: criteri analoghi all’anemia refrattaria, ma percentuale di sideroblasti ad anello > 15%. Citopenia refrattaria con displasia multilineare: blasti midollari inferiori al 5% ma grave displasia in due o più linee cellulari. Citopenia refrattaria con displasia multilineare e sideroblasti ad anello Anemia refrattaria con eccesso di blasti: percentuale di blasti midollare variabile dal 5 al 19%. Distinta in 2 ulteriori categorie (AREB-1 e AREB-2) a seconda che il numero dei blasti sia inferiore o superiore a 10%, o che siano presenti corpi di Auer. MDS non classificabili MDS con delezione del braccio lungo del cromosoma 5 (“Sindrome 5q-“): La presenza di una delezione interstiziale del braccio lungo del cromosoma 5 in alcuni pazienti con TRIBUNA MEDICA TICINESE 173 mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 174 SEZIONE SCIENTIFICA MDS ha condotto alla definizione di questo sottotipo particolare, caratterizzato generalmente da anemia dipendente da trasfusioni, bassa incidenza di neutropenia, piastrinopenia, infezioni e sanguinamenti. Le piastrine sono normali o aumentate, contemporaneamente a iperplasia midollare di micromegacariociti ipolobulati. L’incidenza di trasformazione in leucemia acuta è relativamente bassa (16%). Caratteristica di questa variante è la possibilità di rispondere bene al trattamento con lenalidomide. La classificazione WHO invece non considera più mielodisplasie le seguenti due condizioni: Leucemia mielomonocitica cronica: È considerata attualmente una malattia “mielodisplastica/mieloproliferativa”, poiché ha caratteristiche di entrambe le condizioni. Si può associare ad una percentuale di blasti nel midollo fino al 20% e nel sangue inferiori al 5% e da un numero di monociti nel sangue > 1000/µl. I corpi di Auer sono assenti e i sideroblasti ad anello possono o no essere presenti. Anemia refrattaria con eccesso di blasti in trasformazione: quando la percentuale di blasti è superiore al 20%, la condizione viene attualmente considerata una leucemia acuta. Diagnosi differenziale La diagnosi di mielodisplasia dovrebbe essere considerata in ogni paziente (soprattutto se anziano), con citopenia inspiegata o monocitosi. È necessario esaminare con attenzione lo striscio di sangue periferico e l’aspirato midollare per documentare le caratteristiche displastiche a cui si è accennato precedentemente. È contemporaneamente importante valutare lo stato nutrizionale e possibili deficit di vitamine (in particolare folati e vitamine del gruppo B), l’esposizione precedente ad agenti tossici o radiazioni, e come già sottolineato l’esame del midollo deve prevedere 174 TRIBUNA MEDICA TICINESE sempre l’analisi citogenetica e la biopsia ossea. Le analisi immunofenotipiche in citometria a flusso e immunoistochimiche possono essere utili nell’identificare con precisione la percentuale di cellule più immature. Un certo numero di condizioni può infatti essere confuso con le sindromi mielodisplastiche, e alcune delle caratteristiche delle mielodisplasie possono mescolarsi con quelle di altre condizioni ben descritte. Vengono qui accennate di seguito. Leucemia mielomonocitica cronica (CMML): questa condizione, che la classificazione FAB considerava una mielodisplasia, attualmente viene considerata una forma “di transizione” con le sindromi mieloproliferative. Anemia megaloblastica: in questa condizione gli eritrociti sono di grosse dimensioni, ma i neutrofili sono generalmente ipersegmentati e non iposegmentati. Fondamentale in questo caso il dosaggio della vitamina B12 e dei folati. Anemia aplastica verso MDS ipocellulare: sebbene la maggior parte dei pazienti con mielodisplasia abbia una cellularità normale o aumentata, una percentuale variabile dall’8 al 28 ha una cellularità midollare inferiore al 25% o comunque inferiore a quanto ci si aspetterebbe basandosi sull’età del paziente. La distinzione tra anemia aplastica e mielodisplasia ipocellulare è importante poiché il decorso clinico e il trattamento di queste due condizioni sono differenti. La presenza di un’anomalia clonale (per esempio 5q- o monosomia del 7) conferma la diagnosi di mielodisplasia. Al contrario, la valutazione dell’espressione del recettore per il TNF sulle cellule staminali midollari può aiutare a discriminare le aplasie midollari, che mostrano un’espressione nettamente maggiore rispetto alle mielodisplasie. 75 MAGGIO 2010 Mielofibrosi: l’assenza di splenomegalia e il decorso generalmente rapidamente progressivo distinguono le mielodisplasie dalla mielofibrosi primaria. In alcuni pazienti, tuttavia, è difficile distinguere una variante mielodisplastica con fibrosi midollare da altre condizioni come la mielofibrosi primaria, la fase accelerata della leucemia mieloide cronica o la leucemia acuta megacariocitica (FAB M7). A questo riguardo, può essere di aiuto la presenza della mutazione JAK2V617F, presente nel 50% delle mielofibrosi. Questa mutazione è invece rara nelle mieloproliferative atipiche e presente solo nel 5% delle mielodisplasie. Infezione da HIV: un’ematopoiesi displastica e vari gradi di citopenia sono comuni in associazione all’infezione da HIV. Tra le più comuni alterazioni midollari si osservano l’ipercellularità, le alterazioni displastiche, un’ematopoiesi megaloblastica, la fibrosi, la presenza di aggregati linfocitici e di granulomi. La displasia ematopoietica in questi pazienti può derivare dai farmaci, da infezioni opportunistiche o dall’effetto diretto dell’HIV sui progenitori ematopoietici. Per questo motivo, è utile effettuare uno screening sierologico per HIV nei pazienti con citopenia inspiegata o mielodisplasia. Farmaci: numerosi farmaci possono essere causa di alterazioni displastiche midollari: tra tutti, quelli più frequentemente in causa sono l’acido valproico, il micofenolato, il ganciclovir, l’alemtuzumab. Inoltre note displastiche possono essere dovute a carenza di sali minerali, come rame o zinco. Prognosi e linee guida per il trattamento Le problematiche legate al trattamento delle sindromi mielodisplastiche sono molteplici, in primo luogo legate alla loro eterogeneità e alla tuttora scarsa comprensione dei loro mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 175 SEZIONE SCIENTIFICA meccanismi eziopatogenetici. Inoltre le opportunità di trattamento sono limitate dall’età dei pazienti, spesso affetti da comorbidità che riducono o impediscono la possibilità di un approccio chemioterapico, peraltro di per sé poco efficace in queste condizioni. Il trattamento può porsi l’obiettivo di guarire la condizione, oppure di limitare la probabilità di trasformazione in leucemia acuta, oppure di migliorare i sintomi e la qualità di vita. Fino a pochi anni fa, le opportunità di trattamento erano sostanzialmente rappresentate dal solo supporto tra- sfusionale. Negli ultimi anni negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato l’uso di azacitidina, decitabina (non disponibile in Svizzera) e lenalidomide. Questi farmaci sono in grado di ridurre l’entità del supporto trasfusionale e ridurre la probabilità di trasformazione in una leucemia acuta. La trasformazione in AML è generalmente una causa di morte meno frequente rispetto all’insufficienza midollare, ma quando si presenta è scarsamente responsiva ai trattamenti chemioterapici standard per le leucemie mieloidi acute. Variabile blasti midollari (%) Cariotipo* Citopenie • 0/1 Score 0 0.5 1.0 1.5 2.0 <5 Good 5-10 Intermediate Poor 11-20 - 21-30 - 2/3 - - - Gruppo di rischio Low Intermediate-1 Intermediate-2 High Cariotipo non valutabile IPSS score 0 0.5-1.0 1.5-2.0 2.5-3.5 (non assegnabile) Sistema di calcolo: 1) Determinare uno “score” da 0 a 2 per ciascuna delle tre variabili. 2) Sommare i tre valori per ottenere lo “score” IPSS. Esempio: un paziente con blasti midollari = 12% (score 1.5), alterazioni complesse del cariotipo (cariotipo “poor” = score 1.0), neutrofili assoluti = 1000/µL, e piastrine = 50,000/µL (2 citopenie = score 0.5) avrà un IPSS globale di 3.0 (= alto rischio). *Definizioni di cariotipo: Good: Normale; -Y; del(5q); del(20q) Poor: Alterazioni complesse ( 3 anormalità); alterazioni del cromosoma 7 Intermediate: tutte le altre Non valutabile: ≤ 6 metafasi valutabili • Definizioni di citopenia: Linea eritroide: Emoglobina <10 g/dL (100 g/L) Linea mieloide: Neutrofili assoluti <1800/µL Piastrine: Platelet count <100,000/µL Adattata da Greenberg P, et al. Blood 1997; 89:2079. Erratum in Blood 1998; 91:1100. Tab. 3: Classificazione IPSS (International prognosis scoring system) nelle sindromi mielodisplastiche 75 MAGGIO 2010 L’unico trattamento potenzialmente curativo è il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche, che però reca con sé una mortalità significativa e la cui applicazione in pazienti con età superiore ai 60-65 anni è difficoltosa. L’impostazione di un adeguato trattamento attualmente non può prescindere da una diagnosi precisa e dalla valutazione della prognosi. A quest’ultimo scopo è estremamente utile considerare lo score IPSS. IPSS (International Prognostic Scoring System) Le classificazioni FAB e WHO sono utili per un inquadramento diagnostico, ma non danno informazioni sulla prognosi. Sono quindi state prese in considerazione altre variabili (età, sesso, condizioni cliniche, numero delle citopenie, anormalità citogenetiche), arrivando nel 1997 a sviluppare l’IPSS, in cui vengono distinti quattro gruppi di rischio (relativamente a sopravvivenza generale e probabilità di sviluppare una AML), definiti in base a percentuale di blasti midollari, presenza di alterazioni citogenetiche e numero di citopenie. Queste tre variabili vengono combinate così da ottenere dei punteggi di “score”, a cui corrispondono i quattro gruppi di rischio (Low-risk, Intermediate-1, Intermediate-2, High-risk). Nelle Tabelle 3 e 4 è rispettivamente indicato come calcolare lo score IPSS e la sopravvivenza media relativamente allo score. La Tabella 5 mostra le curve di sopravvivenza relative alle diverse categorie di score IPSS. Trattamento Come già accennato, il trattamento delle mielodisplasie ha diversi obiettivi: controllare i sintomi legati alle citopenie, migliorare la qualità di vita, minimizzando la tossicità della terapia, e migliorare la sopravvivenza globale, riducendo la progressione in AML. TRIBUNA MEDICA TICINESE 175 mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 176 SEZIONE SCIENTIFICA IPSS SCORE Sopravvivenza media low-risk 0 5.7 anni INT-1 0.5 - 1.0 3.5 anni INT-2 1.5 - 2.0 1.2 anni High risk 2.5 - 3.5 0.4 anni Tab. 4: IPSS - Prognosi A motivo dell’età avanzata della maggior parte dei pazienti, della cronicità della condizione, e delle contemporanee morbidità, le cure di supporto sono una componente centrale del trattamento. La più frequente misura di supporto è rappresentata dalla trasfusione di globuli rossi. Inoltre i pazienti devono ricevere tempestivamente terapie antibiotiche per le infezioni, ed eventualmente supporto trasfusionale con concentrati di piastrine per sanguinamenti dovuti a piastrinopenia. Tab. 5: IPSS e curve di sopravvivenza/evoluzione in AML Il NCCN (National Cancer Comprehensive Network) suggerisce di impostare la terapia in base ad età, performance status (PS), e rischio IPSS. 1) Nei pazienti di età inferiore a 60 anni, con PS buono e IPSS Intermediate2 o alto (sopravvivenza mediana attesa inferiore a 2 anni) è suggerito di impostare terapie definite “ad alta intensità” (chemioterapie antileucemiche, trapianto allogenico). 2) Nei pazienti di età inferiore a 60 anni, con PS buono e IPSS basso o Int1, è suggerito di utilizzare terapie “a bassa intensità” o solo terapie di supporto. 3) Nei pazienti di età superiore a 60 anni con PS buono e IPSS Int-2 o alto, in cui la sopravvivenza è attorno a 6 mesi-1 anno, viene suggerito di utilizzare terapie “a bassa intensità”, tranne che in pazienti selezionati. 176 TRIBUNA MEDICA TICINESE Trasfusioni di eritrociti e chelazione del ferro Nelle mielodisplasie è generalmente necessaria una terapia trasfusionale di lunga durata, che sembra avere un impatto negativo sulla sopravvivenza. Non è completamente chiaro perché il supporto trasfusionale si associ negativamente alla sopravvivenza, ma l’accumulo di ferro può giocare un ruolo. Quando si ritiene che i pazienti avranno necessità di un supporto trasfusionale prolungato (più di 2030 trasfusioni) o quando si osserva o si attende una ferritina > 2500 µg/L, è opportuno prendere in considerazione un trattamento chelante profilattico o terapeutico, soprattutto nei pazienti con IPSS basso o intermedio1. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ottenere e mantenere una ferritina inferiore almeno a 1000 µg/L. Il beneficio a lungo termine della terapia chelante nei pazienti ad alto rischio è invece verosimilmente basso, poiché la sopravvivenza è già di per sé ridot- 75 MAGGIO 2010 ta, e l’accumulo di ferro non ha il tempo di causare danni ulteriori. Diverse linee guida suggeriscono l’uso di agenti ferro-chelanti nei pazienti con MDS e sovraccarico di ferro. Diversamente da quanto documentato nella talassemia, non esiste però evidenza da studi randomizzati che la chelazione del ferro nelle MDS possa migliorare un danno d’organo, ridurre la mortalità e prolungare la sopravvivenza. Al momento attuale sono disponibili solo informazioni aneddotiche da studi non randomizzati. Gli agenti chelanti attualmente a disposizione sono la Deferoxamina (Desferal®) e il Deferasirox (Exjade®). La Deferoxamina, chelante del ferro “storico”, è purtroppo somministrabile solo per via endovenosa o sottocutanea. La sua somministrazione è scomoda, richiede pompe per l’infusione continua e spesso è mal tollerata dai pazienti. In alternativa, da pochissimi anni è a disposizione il Deferasirox, un chelante del ferro somministrabile per via orale, la cui formulazione semplifica di molto la terapia. Il costo, di per sé molto elevato, viene in parte bilanciato dalla minore necessità di impegno infermieristico e dalla non necessità di usare le costose pompe per l’infusione della Deferoxamina. Fattori di crescita emopoietici Nelle mielodisplasie è possibile utilizzare fattori di crescita ricombinanti quali G-CSF, GM-CSF o eritropoietina (EPO), per tentare di migliorare i valori numerici dei leucociti o l’anemia. Purtroppo si osserva una ridotta risposta alla loro somministrazione, dovuta alla ridotta proliferazione dei precursori ematopoietici nel midollo displastico. La risposta dei pazienti con mielodisplasie alla somministrazione di GMCSF o al G-CSF da soli è stata sconfortante, e le linee guida del NCCN non ne raccomandano l’uso, se non in situazioni del tutto limitate, per miglio- mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 177 SEZIONE SCIENTIFICA rare nell’immediato le condizioni di pazienti neutropenici e febbrili. Per quanto riguarda l’eritropoietina, studi iniziali hanno documentato che dal 20 al 55% dei pazienti con mielodisplasie possono rispondere al trattamento con EPO, generalmente ad alte dosi. Con qualsiasi prodotto, le risposte erano più probabili se i livelli endogeni di eritropoietina erano < 100 o 200 mU/ml, e anche più probabili nei pazienti con bassa necessità trasfusionale. La somministrazione di eritropoietina può essere tentata fino a valori di EPO endogena < 500 mU/ml. Al di sopra di questi valori è del tutto inutile. La sua somministrazione dovrebbe inoltre essere sospesa se nei 2-3 mesi successivi all’inizio della terapia non si osserva un miglioramento spontaneo della emoglobina, o una riduzione del supporto trasfusionale. Per quanto riguarda la terapia di associazione tra EPO e G-CSF, un paio di studi retrospettivi sembravano avere suggerito un miglioramento nella sopravvivenza. In realtà, nessuno studio prospettico ha successivamente documentato che il loro uso combinato possa migliorare la sopravvivenza o ridurre il rischio di trasformazione in leucemia acuta. Farmaci immunosoppressori Una sottopopolazione di pazienti con mielodisplasia può presentarsi con un midollo ipocellulare, con caratteristiche simili a quelle di un’anemia aplastica, e forse il meccanismo eziologico è simile. Tra i pazienti con IPSS basso o Int-1, quelli con mielodisplasie ipocellulari hanno una prognosi complessiva migliore di quelli con midollo normocellulare o ipercellulare, e hanno la minore probabilità di trasformarsi in leucemia acuta. Una certa proporzione di questi pazienti può rispondere alla somministrazione di siero antilinfocitario, con o senza l’aggiunta di ciclosporina. Un altro studio ha utilizzato la ciclosporina da sola. Talidomide e lenalidomide Si è osservato che agenti immunomodulatori e antivascolari come la talidomide e la lenalidomide hanno una certa attività nei pazienti con mielodisplasie. La talidomide ha di per sé un’efficacia relativamente bassa e limitata a pazienti con mielodisplasie a basso rischio. Inoltre la sua attività è limitata dagli effetti collaterali. La lenalidomide invece, un derivato della talidomide con minore tossicità, ha mostrato buona attività nel ridurre il supporto trasfusionale in pazienti con mielodisplasie a basso rischio, particolarmente in quelli affetti da “sindrome del 5q-“. Nei pazienti con “sindrome del 5q-“ a rischio basso o intermedio, la lenalidomide a basse dosi è in grado di ridurre significativamente il supporto trasfusionale, nonché di ottenere una risposta citogenetica completa e una normalizzazione delle note displastiche midollari in più del 30% dei pazienti, dopo 2 anni di trattamento (List, 2006). La lenalidomide si è invece rivelata meno efficace in pazienti con sindrome del 5q- a rischio Int-2 o alto, in cui la remissione ematologica si è osservata solo nel 15% dei casi (Ades, 2009). Una certa efficacia della lenalidomide, sempre in termini di riduzione delle necessità trasfusionali, è stata osservata anche in cariotipi differenti dal 5q-, e può giustificare il suo uso anche in queste situazioni. Chemioterapia ad intensità bassa o intermedia L’utilizzazione di chemioterapie a “bassa intensità” è suggerito in pazienti con IPSS intermedio o alto, non candidati a terapie più impegnative. Le tre opzioni a disposizione sono rappresentate dall’Ara-C, dall’Azacitidina, e dalla Decitabina (quest’ultima non disponibile in Svizzera). L’Ara-C a basse dosi è il farmaco storicamente più studiato, ma con rispo- 75 MAGGIO 2010 ste inferiori al 20%, nessun beneficio clinico significativo, ed effetti collaterali in una discreta percentuale di pazienti. Non c’è ormai più motivo di utilizzarlo. L’Azacitidina (Vidaza®) è l’unica “novità” farmacologica di questi ultimi anni nel trattamento delle mielodisplasie. Si ritiene che eserciti il suo effetto antineoplastico sia mediante una ipometilazione del DNA che mediante un effetto citotossico diretto sulle cellule midollari. Ha il vantaggio di poter essere somministrata per via sottocutanea, in ambito ambulatoriale, e viene considerata una terapia a “bassa” intensità, cioè poco tossica e con scarsissimi effetti collaterali. Nell’ultimo anno sono stati pubblicati dati da uno studio randomizzato di fase III, in cui i pazienti trattati con azacitidina hanno migliori risposte ematologiche, più lenta progressione in leucemia acuta, migliore sopravvivenza e migliore qualità di vita rispetto a quelli trattati con Ara-C a basse dosi (Fenaux 2009, 2010). È quindi la migliore opzione da tenere a disposizione per pazienti non candidati a terapie più impegnative. L’azacitidina viene somministrata giornalmente per 5 o 7 giorni di seguito, ogni mese. È necessario comunque tenere presente che almeno dopo i primi cicli è possibile osservare un peggioramento della pancitopenia, e che le necessità trasfusionali e i rischi infettivi possono inizialmente incrementare. I pazienti devono quindi essere comunque strettamente monitorati. La terapia nell’arco di qualche mese può essere in grado di migliorare i valori periferici delle cellule ematiche, e se si osserva una risposta, la terapia andrebbe proseguita fino a mantenimento della risposta stessa. Chemioterapia antileucemica ad alta intensità Una chemioterapia aggressiva antileucemica nei pazienti con MDS non TRIBUNA MEDICA TICINESE 177 mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 178 SEZIONE SCIENTIFICA è generalmente efficace come nei pazienti con leucemia acuta mieloide. Questo riflette l’età avanzata e la citogenetica ad alto rischio, e forse anche un effetto sfavorevole dovuto di per sé alla presenza della mielodisplasia. I pazienti con blasti midollari > 10 % dovrebbero comunque essere considerati per terapia antileucemica se sono relativamente giovani (< 60 anni), e con un buon PS. Uno studio multicentrico ormai di quasi 10 anni fa ha esplorato l’effetto di chemioterapia anti-AML seguita da trapianto allogenico o autologo in quasi 200 pazienti di età < 60 anni e buon PS, con MDS a rischio intermedio-2 o alto. L’entità di remissione completa è arrivata al 54%, con una mortalità del 15% durante l’induzione. La sopravvivenza mediana è stata di poco superiore ad 1 anno, e la probabilità di sopravvivenza a 4 anni di poco inferiore al 25%. (De Witte et al,) Trapianto di cellule staminali ematopoietiche Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche è l’unica terapia potenzialmente curativa nelle mielodisplasie. Purtroppo, la sua applicabilità è limitata dalla disponibilità di un donatore e dall’età avanzata della maggior parte dei pazienti. Il miglioramento delle tecniche e delle cure di supporto, e l’introduzione di regimi di condizionamento ad intensità ridotta ha permesso però negli ultimi anni di elevare l’età limite fino a 70 anni. Inoltre, il miglioramento della tipizzazione HLA e delle tecniche di trapianto sta facendo divenire i risultati ottenuti con i donatori non consanguinei simili a quanto osservato con i consanguinei, permettendo di estendere ulteriormente l’applicabilità di questa procedura. Il trapianto allogenico dovrebbe essere preso in considerazione in pazienti di età inferiore a 70 anni, con un’attesa di vita così corta da giustificare i rischi associati al trapianto. La deci- 178 TRIBUNA MEDICA TICINESE sione di proseguire su una strada trapiantologica dipende poi da molti fattori, oltre allo score di rischio IPSS e al rischio di progressione della malattia, considerando principalmente la presenza di infezioni sottostanti e le comorbidità. Sebbene vi sia una significativa possibilità di cura dopo il trapianto allogenico nei pazienti a rischio basso o intermedio (rispettivamente il 60 e il 40%), la mortalità da trapianto e la probabilità di recidivare possono arrivare al 40%. Un recentissimo articolo pubblicato su più di 1300 pazienti di età compresa tra 50 e 74 anni trattati in Europa, dimostra una sopravvivenza globale del 31%, una mortalità dovuta al trapianto del 36% e una probabilità di recidivare attorno al 40%. Il fattore prognostico più negativo si è dimostrato essere lo stadio di malattia al momento del trapianto, più importante dell’età o del tipo di regime di preparazione al trapianto (Lim et al, JCO 2010). Peraltro, non esiste ancora accordo se sia più vantaggioso effettuare un trapianto allogenico “upfront”, cioè come prima linea di approccio terapeutico nei pazienti che ne hanno indicazione, oppure farlo precedere da un ciclo di chemioterapia di induzione, come è invece lo standard nelle leucemie acute “de novo” Per quanto riguarda quando effettuare il trapianto nei pazienti che ne possono avere indicazione, in assenza di dati da studi randomizzati si possono fare le seguenti raccomandazioni: 1) nei pazienti con IPSS basso o int-1, la scelta migliore è verosimilmente quella di effettuare un trapianto “ritardato”, in occasione dello sviluppo di una nuova anomalia citogenetica, o la comparsa di una nuova citopenia, o la progressione ad un gruppo IPSS più alto. In questi casi è verosimilmente opportuno individuare un possibile donatore già alla diagnosi, e sono forse questi i casi in cui il tra- 75 MAGGIO 2010 pianto potrebbe essere fatto come prima linea di trattamento. 2) nei pazienti con IPSS Int-2 o alto, con sopravvivenza scarsa indipendentemente dall’età: la scelta migliore è invece verosimilmente il trapianto fatto al momento della diagnosi, e in questi casi si può valutare l’opportunità di farlo precedere da una chemioterapia di induzione. Per concludere, le mielodisplasie sono un’entità di osservazione sempre più frequente soprattutto in pazienti anziani. È importante pensarci in situazioni di citopenia delle cellule ematiche, ed è fondamentale effettuare una valutazione midollare completa, che comprenda anche la citogenetica, senza la quale la diagnosi e la prognosi sono “monche” e non è possibile impostare un’adeguata proposta terapeutica. Le opportunità terapeutiche, purtroppo ancora scarse, non sono però nulle, e rispetto alla realtà di una decina di anni fa permettono di offrire a pazienti selezionati opzioni di trattamento non solo palliative. La recente introduzione di nuovi farmaci quali lenalidomide e azacitidina offre opportunità di trattamento scarsamente tossiche, che permettono di prolungare la sopravvivenza e ridurre le necessità trasfusionali, ed è importante considerare che l’opzione del trapianto allogenico, l’unica curativa in queste patologie, non è preclusa anche a pazienti anziani. Paolo Servida, Oncologia IOSI mielodisplasie:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:15 Pagina 179 SEZIONE SCIENTIFICA Bibliografia 1 Rhoades et al. Refractory anemia: an analysis of one hundred cases. JAMA 1938; 110: 794. 2 Block et al: Preleukemic acute human leukemia. JAMA 1953; 152: 1018 3 List et al: Lenalidomide in the myelodysplastic syndrome with chromosome 5q deletion. N Engl J Med 2006; 355:1456. 4 Ades et al: Efficacy and safety of lenalidomide in intermediate-2 or high risk myelodysplastic syndromes with 5q deletion: results of a phase 2 study. Blood 2009; 113: 3947. 5 Fenaux et al: Efficacy of azacytidine compared with that of conventional care regimens in the treatment of higher-risk myelodysplastic syndromes: a randomised, open label, phase III study. Lancet Oncol 2009; 10:223. 6 Fenaux et al: Prolonged survival with improved tolerability in higher-risk myelodysplastic syndromes: azacitidine compared with low dose ara-C. Br.J.Haematol 2010, February 5 (e-pub ahead of print) 7 De Witte et al: Intensive chemotherapy followed by allogeneic or autologous stem cell transplantation for patients with myelodysplastic syndromes (MDSs) and acute myeloid leukemia following MDS. Blood 2001; 98:2326) 8 Lim et al: Allogeneic hematopoietic stemcell transplantation for patients 50 years or older with myelodysplastic syndromes or secondary acute myeloid leukemia. J Clin Oncol 2010, 28: 405 Inoltre, per approfondire l’argomento, si rimanda al sito Uptodate (http://www.uptodateonline.com/online/index.do), e a quello per le linee guida del NCCN (National Cancer Comprehensive Network), (http://www.nccn.org/professionals/physician_gls/f_guidelines.asp) da cui molte informazioni di questo articolo sono state tratte. 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 179 displasia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:16 Pagina 181 SEZIONE SCIENTIFICA DISPLASIA DELLA MUCOSA GHIANDOLARE DEL TRATTO GASTROINTESTINALE J. Barizzi, L. Mazzucchelli Definizioni ed introduzione Il termine displasia epiteliale comprende delle alterazioni morfologiche identificabili all’esame istologico che testimoniano un processo neoplastico in atto ma ancora ad uno stadio precoce, non invasivo. Tali lesioni costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo di un carcinoma invasivo. La displasia è sia un precursore, lesione suscettibile di evolvere verso un carcinoma, sia un indicatore in quanto in presenza di displasia è ben conosciuto il rischio di lesioni neoplastiche invasive sincrone in un altro segmento del tratto digestivo. Ad esempio, la displasia di alto grado del colon è associata nel 40% dei casi a adenocarcinoma sincrono in un altro segmento colico. A fronte di una displasia ghiandolare del tratto gastrointestinale si pongono essenzialmente due problemi che consistono nell’identificazione e valutazione riproducibile della severità di tale lesione nonché nell’utilizzo di una terminologia comprensibile mondialmente che permetta di standardizzare il follow-up ed il trattamento dei pazienti. Identificazione e valutazione di una lesione displastica La diagnosi di una lesione displastica dell’epitelio ghiandolare del tratto ga- strointestinale si basa sull’analisi istomorfologica. Anche se progressi dell’esame endoscopico permettono oggi campionamenti mirati di zone sospette, è probabile che la valutazione istologica rimarrà per lungo tempo ancora il “gold standard” della diagnosi. Le alterazioni morfologiche riflettono anomalie della proliferazione e della differenziazione cellulare. A livello strutturale si riscontra disordine ghiandolare con aumento del numero di ghiandole che appaiono di taglia variabile e formano strutture complesse con epitelio pseudo- o pluristratificato. A livello cellulare si osservano anomalie citonucleari caratterizzate da rapporto nucleo-citoplasma aumentato, nuclei ingranditi e irregolari e presenza di nucleolo prominente. Aspetti molto tipici per una lesione displastica sono inoltre la perdita della polarità cellulare con presenza di nuclei in sede apicale anziché basale, perdita di differenziazione cellulare con diminuzione della mucosecrezione e aumento della proliferazione cellulare indicato dall’incremento di figure mitotiche e dall’espansione della zona di proliferazione epiteliale agli aspetti superficiali della mucosa. In sintesi, nelle lesioni displastiche esiste una rottura dell’equilibrio tra proliferazione e differenziazione cellulare. Mentre in tessuto normale la cellula epiteliale arresta la fase proliferativa a favore del processo di differenziazione necessario per acquisire struttura e funzione definitiva, nel tessuto displastico la proliferazione prevale a discapito della maturazione e differenziazione cellulare. I problemi diagnostici L’esame anatomo-patologico di una lesione displastica deve in primo luogo evitare di confondere una lesione rigenerativa atipica o distrofica con una lesione displastica di basso grado e secondariamente, in caso di displasia, valutarne la severità e distinguerla da una neoplasia invasiva. Come per le lesioni displastiche, an- 75 MAGGIO 2010 che le lesioni rigenerative di tipo infiammatorio o metaplastico sono caratterizzate da aumento della proliferazione cellulare e di conseguenza da aumento del numero di cellule in stadio precoce di differenziazione. In queste situazioni esiste un allargamento del compartimento epiteliale proliferativo alla base delle cripte della mucosa che tuttavia non coinvolge mai l’epitelio di superficie che per contro è caratterizzato da maturazione completa. A volte non è possibile distinguere con sicurezza una lesione reattiva dalla displasia ghiandolare. In queste situazioni è importante una buona correlazione clinico-patologica e quindi seguire l’evoluzione della lesione nel tempo effettuando nuovi prelievi dopo trattamento antiflogistico per ridurre eventuali artefatti dovuti ad un processo di riparazione. L’anatomo-patologo può anche ricorrere ad esami immunoistochimici per sostenere la diagnosi di displasia: ad esempio l’indice di proliferazione Ki67 è utile per confermare la presenza di cellule proliferative nella parte superiore delle ghiandole e nell’epitelio di superficie e l’accumulo nucleare di proteina p53 è un segno supplementare a favore della natura neoplastica della lesione. Tuttavia, benché in certe circostanze molto utili, queste analisi ancillari devono sempre essere interpretate con cautela e correlate agli aspetti istomorfologici della lesione. Più la displasia è importante più il rischio di evoluzione verso una forma invasiva è elevato e più corto è il lasso di tempo per lo sviluppo di un carcinoma invasivo. La severità della displasia condiziona la sorveglianza ed il trattamento del paziente. Il compito del patologo è quindi di valutarne correttamente il grado di severità sulla base di criteri morfologici. In questo contesto è importante ricordare che le frontiere tra i diversi gradi di displasia sono sovente arbitrari e non riflettono la progressione continua di una lesione displastica. TRIBUNA MEDICA TICINESE 181 displasia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:16 Pagina 182 SEZIONE SCIENTIFICA Distinguere una lesione displastica da un carcinoma invasivo è estremamente importante, perché, contrariamente alle lesioni invasive, la displasia rimane confinata al compartimento intraepiteliale e quindi non presenta alcun rischio di disseminazione metastatica. Una lesione per essere considerata invasiva deve mostrare cellule neoplastiche che oltrepassino la membrana basale. La ricerca di queste cellule neoplastiche risulta spesso difficile in quanto tale fenomeno può essere focale e coinvolgere solo poche cellule. L’anatomo-patologo è quindi tenuto ad effettuare sezioni seriate alla ricerca di una possibile invasione, soprattutto a fronte di displasie di alto grado. Classificazione delle lesioni displastiche delle mucose ghiandolari La classificazione delle lesioni displastiche delle mucose ghiandolari deve proporre criteri diagnostici riproducibili, limitare errori di sotto- o sopravalutazione, tenere conto di localizzazione, presentazione clinica e contesto d’insorgenza e quindi avere delle implicazioni terapeutiche. Le prime classificazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 1970-1980, separavano le lesioni displastiche in base alla severità delle atipie citologiche e strutturali in displasie lievi, moderate ed importanti. Questo sistema benché ancora utilizzato presenta importanti svantaggi dovuti alla scarsa riproducibilità e alle limitate conseguenze terapeutiche, soprattutto per la categoria di lesioni con displasia moderata. Per questi motivi venne successivamente proposto un sistema costituito da due sole categorie comprendenti la displasia di basso grado, inglobante lesioni con displasia lieve e moderata e la displasia di alto grado riservata per lesioni con displasia importante. Negli anni ’80 fino all’inizio degli anni ’90 si sviluppano a questo proposito scuole di pensiero differenti. La classificazione di Vienna, concepita nel 1998 e pubbli- 182 TRIBUNA MEDICA TICINESE cata nel 2000, rappresenta una pietra miliare nell’evoluzione del concetto di displasia e rappresenta oggi la base sulla quale sono state elaborate raccomandazioni e linee guida nazionali ed internazionali per il trattamento di lesioni displastiche ghiandolari di tutto il tratto gastrointestinale. La classificazione di Vienna delle lesioni neoplastiche epiteliali gastrointestinali La classificazione di Vienna è un com- Categoria 1 Categoria 2 Categoria 3 Categoria 4 Categoria 5 promesso di diverse scuole di pensiero e propone una terminologia unificata a livello mondiale per la classificazione istologica delle lesioni displastiche/neoplastiche del tratto gastrointestinale (Tabella1). I principi di base, oltre alla standardizzazione della terminologia, consistono nel proporre un unico modello per tutte le lesioni del tratto gastrointestinale e la definizione di criteri diagnostici affidabili e riproducibili. La categoria 1 è riservata a tutte le lesioni epiteliali per le quali è possibile Assenza di neoplasia/displasia Lesione indeterminata per neoplasia/displasia Neoplasia intramucosa di basso grado (adenoma/displasia di basso grado) Neoplasia intramucosa di alto grado: 4.1: adenoma /displasia di alto grado 4.2: carcinoma non-invasivo (carcinoma in situ) 4.3: sospetto di carcinoma invasivo 4.4: carcinoma intramucoso (*) Carcinoma con invasione della sottomucosa (*): invasione della mucosa senza oltrepassare la muscolaris mucosae. Tab. 1: La classificazione di Vienna rivista nel 2000 Criteri Basso grado Alto grado Ghiandole e cripte di forma irregolare Aumento della densità delle ghiandole Aspetto di fusione delle ghiandole Ponti intraepiteliali Aspetto cribriforme delle ghiandole Aspetto villoso o papillare +/+ +/- ++ ++ ++ +/+/+/- Aumento del rapporto nucleocitoplasma Basofilia del citoplasma Pseudo-stratificazione nucleare Pluristratificazione epiteliale Nuclei vescicolosi e nucleoli prominenti Perdita della polarità cellulare Anomalie della differenziazione Mitosi Mitosi atipiche + +/+/+ + - ++ ++ + +/+/+/++ ++ + Anomalie architetturali Anomalie citologiche Tab. 2: Criteri di distinzione tra displasia di basso e alto grado 75 MAGGIO 2010 displasia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:17 Pagina 183 SEZIONE SCIENTIFICA A B C D Fig. 1: Paziente di 16 anni con colite ulcerosa idiopatica da 4 anni. A: Importante infiammazione cronica attiva con atipie importanti, a sinistra di incerto significato in presenza di flogosi attiva (categoria 2) a destra compatibili con displasia di alto grado (categoria 4). B: Zona di displasia di alto grado. C: Analisi immunoistochimica che evidenzia espressione nucleare di TP53 a sostegno della natura displastica della lesione. D: Proliferazione cellulare evidenziata dall’espressione di ki67 presente fino alla superficie della mucosa. A B Fig. 2: Paziente di 52 anni con adenoma colico con displasia di basso grado: A: Nuclei lievemente ingranditi, basali, ad orientamento parallelo, evidenziabili anche negli aspetti superficiali della lesione. B: Atipie più marcate nelle cripte, senza tuttavia perdita della polarità cellulare. stabilire con certezza la natura non neoplastica; essa comprende tra l’altro tutte le lesioni con atipie di tipo rigenerativo ed infiammatorio. La categoria 2 include tutte le lesioni con atipie di incerto significato, ossia dove non è possibile dirimere con certezza tra atipie di tipo reattivo e lesioni francamente neoplastiche (Figura 1). La categoria 3 comprende tutte lesioni neoplastiche non invasive con displasia di basso grado (Figura 2). Quest’ultima 75 MAGGIO 2010 comprende le displasie epiteliali lievi e moderate; viene definita in numerose pubblicazioni da anomalie strutturali e citologiche tra le quali vanno citate la forma e la densità delle cripte, aspetti villosi oppure cribriformi nonché la grandezza dei nuclei in rapporto al citoplasma, il numero di figure mitotiche oppure la perdita della polarità dell’epitelio e la mancanza di maturazione epiteliale in superficie (Tabella 2). La categoria 4 comprende tutte le lesioni neoplastiche non invasive di alto grado (Figura 3) e permette di includere nello stesso gruppo lesioni “borderline” per le quali non è possibile stabilire con certezza la natura invasiva. I vantaggi di accorpare nella stessa categoria lesioni non invasive e lesioni sospette di invasione consistono nell’aumentare la riproducibilità diagnostica dei patologi e di proporre un unico approccio terapeutico. Infine la categoria 5 raggruppa tutte le lesioni neoplastiche invasive. Chiaramente, come specificato sopra, la suddivisione in categorie è arbitraria e non rispecchia la progressione biologica di una lesione displastica che è continua e graduale. L’anatomo-patologo nella valutazione quotidiana di biopsie gastrointestinali si trova pertanto inevitabilmente confrontato con lesioni di difficile interpretazione ragione per cui la riproducibilità diagnostica, soprattutto in casi di displasia di basso grado, risulta spesso scarsa. Peculiarità delle lesioni displastiche in funzione della localizzazione Displasia in esofago di Barrett Si tratta di lesioni piatte difficili da diagnosticare in quanto insorgono in mucosa ghiandolare metaplastica spesso in presenza di fenomeni flogistici che complicano ulteriormente la valutazione endoscopica ed istomorfologica. È particolarmente importante che le atipie epiteliali siano evidenziabili su tutto lo spessore della mucosa coinvolgendo anche l’epitelio di superficie. Un campionamento esteso e rappresentativo TRIBUNA MEDICA TICINESE 183 displasia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:17 Pagina 184 SEZIONE SCIENTIFICA dal momento che le alterazioni osservate possono risultare meno gravi di quelle effettivamente presenti negli aspetti profondi della lesione. La presenza di alterazioni polipose o villose sono da considerare sospette per un carcinoma invasivo ed implicano un esteso campionamento e stretti controlli endoscopici in caso di resezione endoscopica non completa. Alla luce delle obiettive difficoltà nel dirimere tra alterazioni reattive e displastiche e delle conseguenze cliniche che a seconda della situazione possono comprendere follow-up ad intervalli variabili oppure interventi chirurgici complicati (resezione dell’esofago distale), viene richiesto che la diagnosi di displasia sia confermata indipendentemente da almeno due patologi. A B C Fig. 3: A e B: Paziente di 77 anni con esiti di resezione colica per adenocarcinoma. La coloscopia di controllo, 5 anni dopo l’intervento, evidenzia lesione piatta, lievemente rilevata. Si nota transizione netta da epitelio colico normale a zona di displasia di alto grado con marcate atipie citonucleari. C: Paziente di 60 anni con adenoma colico con displasia di alto grado. Rispetto alla figura 2B si notano nuclei ingranditi, perdita della polarità delle cellule epiteliali e numerose figure mitotiche di tutto un segmento esofageo con mucosa di Barrett è essenziale in quanto zone di displasia possono essere focali. Inoltre, biopsie di mucosa troppo superficiali possono essere fuorvianti 184 TRIBUNA MEDICA TICINESE Displasia della mucosa gastrica La displasia piatta della mucosa gastrica insorge nel contesto di cosiddette “precancerosi” tra le quali citiamo la gastrite cronica associata ad Helicobacter pylori, la gastrite cronica autoimmune, la gastrite del moncone gastrico in esiti di gastrectomia parziale e la gastrite perifocale nel contesto di ulcera gastrica cronica. La diagnosi istopatologica di displasia gastrica è spesso problematica. Alterazioni epiteliali di tipo reattivo/rigenerativo possono presentarsi con atipie epiteliali e strutturali importanti (categoria 2 secondo la classificazione di Vienna) difficilmente distinguibili da lesioni neoplastiche di basso o alto grado (categorie 4 e 5). Inoltre una lesione displastica può insorgere in mucosa di tipo metaplastico (metaplasia intestinale), in mucosa atrofica, in mucosa con importante infiammazione cronica o in mucosa “rigenerativa” ai margini di perdita di sostanza. Le conseguenze per il paziente di una diagnosi di displasia gastrica sono importanti in quanto implicano sorveglianza con follow-up endoscopico oppure resezione in toto della lesione. Nel primo caso l’identificazione della lesione da parte dell’endoscopista può 75 MAGGIO 2010 essere molto difficile se non addirittura impossibile ragione per la quale è spesso necessario un campionamento esteso. Nel secondo caso, trattandosi di lesioni piatte, la resezione può comportare gastrectomie parziali oppure interventi endoscopici praticati solo in pochi centri di riferimento (mucosectomia). Rispetto alla displasia piatta la displasia in lesioni gastriche polipose è più rara. Generalmente si tratta di adenomi sporadici oppure nel contesto di adenomatosi su predisposizione genetica. Raramente una displasia può insorgere in polipi iperplastici, amartomi oppure in polipi di ghiandole fundiche di pazienti con adenomatosi famigliare del colon. Displasia della mucosa duodenale La displasia della mucosa duodenale insorge quasi esclusivamente nel contesto di adenomi peduncolati o sessili che spesso si situano nella regione della papilla di Vater. Le lesioni sono in genere facilmente identificabili all’esame endoscopico. È tuttavia importante ricordare che una biopsia superficiale può sottostimare la gravità di una lesione: in particolare una displasia di alto grado nella regione della papilla duodenale è associata ad adenocarcinoma dell’ampolla oppure della testa pancreatica fino nel 40% dei casi. Displasia della mucosa colica Lesioni displastiche del colon sono parte integrante degli adenomi che di fatto corrispondono ad una proliferazione clonale displastica dell’epitelio colico; molto più raramente una displasia insorge nel contesto di malattie infiammatorie croniche quali la colite ulcerosa idiopatica e la malattia di Crohn. Gli adenomi, di regola facilmente visibili all’esame endoscopico, possono avere base d’impianto peduncolata oppure sessile. Gli adenomi piatti sono invece lesioni di piccola taglia e di spessore solo lievemente aumentato rispetto alla mucosa normale e pertanto non vengono facilmente identificati all’esame displasia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:17 Pagina 185 SEZIONE SCIENTIFICA endoscopico oppure all’ispezione macroscopica di un pezzo operatorio. La classificazione degli adenomi esula dagli scopi di questo articolo. Ricordiamo tuttavia che nelle linee guida per la gestione di pazienti con adenomi del colon, la severità della displasia epiteliale rappresenta un importante criterio per stabilire il rischio di recidiva o progressione della lesione neoplastica e che in questo contesto viene raccomandata l’applicazione della classificazione di Vienna che separa la displasia di basso grado con atipie epiteliali lievi e moderate dalla displasia di alto grado caratterizzata da atipie epiteliali importanti (Tabella 3). La displasia epiteliale associata ad infiammazione cronica dell’intestino rappresenta un’importante sfida diagnostica per l’endoscopista che non riconosce lesioni sospette e deve quindi procedere ad esteso campionamento della mucosa colica e per l’anatomopatologo che in un contesto di flogosi cronica importante deve dirimere tra lesioni reattive e neoplastiche. Raramente una lesione displastica in pa- ziente con colite ulcerosa idiopatica si presenta con masserella lievemente rilevata rispetto alla superficie colica (DALM, dysplasia-associated lesion or mass). I meccanismi molecolari alla base di queste lesioni si differenziano da quelli descritti negli adenomi colici sporadici con i quali non devono essere confusi: infatti mentre un adenoma sporadico in pazienti con colite ulcerosa può essere trattato e sorvegliato come in pazienti senza colite, a fronte di una lesione tipo “DALM” si deve considerare l’eventualità di una colectomia in quanto il rischio di adenocarcinoma sincrono oppure metacrono in questi pazienti è molto elevato. Conclusioni La displasia di epiteli ghiandolari del tratto gastrointestinale è per definizione un processo neoplastico confinato allo strato epiteliale senza superamento della membrana basale. Si tratta di lesioni di origine e aspetto diverso che vanno interpretate e trattate nel contesto clinico appropriato. La suddivisione in displasia di basso e alto grado è preferibile ad una suddivisione in tre gradi (lieve, moderato e importante) in quanto più riproducibile in termini di diagnostica istomorfologica e quindi più utile clinicamente per la presa a carico del paziente. Displasia della mucosa alla giunzione anorettale Essa insorge raramente e quasi esclusivamente nel contesto di adenomi. In questa regione sono per contro molto più frequenti alterazioni di tipo reattivo/infiammatorio (categoria 1 nella classificazione di Vienna) nel contesto di nodi emorroidali o di prolasso mucosale (cosiddetto polipo cloacogeno). J. Barizzi, L. Mazzucchelli Istituto cantonale di Patologia, Locarno Caratteristiche del polipo Intervallo di sorveglianza per coloscopia dopo polipectomia Intervallo di controllo dopo coloscopia senza polipi Adenoma tubulare: -1-2 polipi - ≤ 1 cm di diametro - senza displasia di alto grado - anamnesi familiare negativa (familiarità di 1° grado) 5 anni Nessuna sorveglianza Adenoma tubulare: - > 2 polipi o - > 1 cm di diametro o - componente villosa o - displasia di alto grado o - anamnesi familiare positiva (familiarità di 1° grado) 3 anni Adenoma (tubulo-)villoso: - qualsiasi sia il numero dei polipi ed il diametro, - tutti i gradi di displasia 3 anni Bibliografia Scoazec J-Y. Dysplasie en muqueuses glandulaires digestives: nouvelles terminologies, nouvelles classifications. Ann Pathol 2007; 27: 398-416. Anca A., Frei A., Ali-El-Wafa A., Kessler-Brondolo V., Dorta G. Dépistage du cancer colorectal: surveillance après résection de polypes comique ou d’un cancer colorectal. Rev Med Suisse 2008; 4: 224-229. Lieberman David A. Screening for Colorectal Cancer. N Engl J Med 2009; 361: 1179-1187. Fenoglio-Preiser Cecilia M. Gastrointestinal Pathology. Third Edition, 2008. Lippincott Williams and Wilkins. Hamilton Stanley R., Aaltonen Lauri A. WHO Classification Tumours of Digestive System. Lyon 2000. 5 anni Rosai J. and Ackermann. Surgical Pathology. Ninth Edition, 2004. Mosby. Iacobuzio-Donahue Christine A., Montgomery Elisabeth A. Gastrointestinal and Liver Patology. Series editor: GoldblumJohn R. 5 anni Fletcher Christofer D. M. Diagnostic Histopathology of Tumors. Third Edition, 2007. Churchill Livingstone Edition. Tab. 3: Raccomandazioni per la sorveglianza post polipectomia (coloscopia completa con ablazione completa e recupero completo dei polipi resecati per esame istologico). Modificata da www.sggssg.ch 75 MAGGIO 2010 Odze Robert D., Goldblum John R. Surgical Pathology of the GI Tract, Liver, Biliary Tract and Pancreas. Second Edition, 2009. Sauders Elsevier Edition. TRIBUNA MEDICA TICINESE 185 Ambrosia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:18 Pagina 187 SEZIONE SCIENTIFICA AMBROSIA: UN PERICOLO PNEUMOALLERGENE S. Bach, A. J. Bircher, K. Scherer, B. Wüthrich Introduzione L’ambrosia artemisifolia (Figura 1) è una pianta della famiglia delle Asteraceae, originaria del Nord America. È stata involontariamente importata in Europa a metà del XX secolo, dopo la seconda guerra mondiale. I semi di Ambrosia infatti contaminavano le derrate di grano e di semi di girasole che giungevano ai grandi porti navali. Per questo motivo inizialmente l’Ambrosia arriva in Francia entrando da Marsiglia, mentre si trova in Ungheria con il piano Marshall di ricostruzione del paese dopo la guerra. Nei decenni seguenti si assiste all’infestazione del Nord Italia, della Croazia, della Bulgaria e della Polonia. In Svizzera è presente soprattutto a Ginevra nella regione del Lago Lemano ed in Ticino nella regione del Sottoceneri come si vede dalla Figura 2. Nel nostro Cantone l’Ambrosia si trova in una fase di espansione, con un numero di focolai in crescita, la cui densità tuttavia è prevalentemente in diminuzione dal 2003 al 2008 (dati del Servizio di Fitosorveglianza del Dipartimento del Territorio). Nella vicina Italia del Nord, invece, l’Ambrosia infesta i campi incolti, i cantieri edili, i terreni lungo le vie autostradali e le zone aeroportuali. A fine estate, in agosto e Fig. 1: Ambrosia artemisifolia Famiglia: Compositae (=Asteraceae), Genere: Ambrosia, Spesie: 40 conosciute Pianta annuale, ciclo vegetativo tardo estivo, Altezza: 20-90 cm Stelo peloso e ramificato superiormente Foglie vellutate, frastagliate, colore uniforme Fonte: aha!news 2/2004, S. 22 [1] settembre, in corrispondenza con il periodo di pollinazione, si assiste ad una vera e propria „epidemia“ di allergie respiratorie (rinite allergica ed asma bronchiale allergica). Nell’America del Nord, dove l’Ambrosia è ormai diffusa, fino al 50% dei casi di pollinosi sono causati da questa pianta con enormi costi di salute pubblica. 75 MAGGIO 2010 La difficoltà della lotta all’Ambrosia è legata sia alla tenacia dei suoi semi che possono sopravvivere fino a 40 anni e poi attecchire in suoli aridi, sia al grande numero di semi che una singola pianta produce (3000-10000 semi). L’Ambrosia è quindi una minaccia per la biodiversità ed i suoi pollini rappresentano un nuovo potente pneumoal- TRIBUNA MEDICA TICINESE 187 Ambrosia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:18 Pagina 188 SEZIONE SCIENTIFICA Fig. 2: Dipartimento del Territorio, Monitoraggio Ambrosia, Canton Ticin: in rosso focolai di Ambrosia nel Sottoceneri dal 2003 al 2008 . Fonte: Rapporto del 2008 Ringraziamento a Maria Cristina Mola, Coordinatrice Ambrosia Ticino lergene, che potrebbe protrarre la stagione di pollinosi fino alla fine dell’estate per i pazienti allergici. Infatti, a differenza del polline di graminacee che in genere provoca sintomi respiratori allergici a partire da una concentrazione di 20-50/m3, all’Ambrosia ne bastano 5-10/m3. Epidemiologia La crescente diffusione dell’Ambrosia in Europa correla con la crescita della prevalenza di sensibilizzazione a questo pneumoallergene nei pazienti con allergie respiratorie. La prevalenza della sensibilizzazione all’Ambrosia negli atopici in Europa varia dal 30 al 90%. Nel Nord Italia l’incidenza della sensibilizzazione all’Ambrosia nei pazienti allergici varia dal 25 al 90% con un netto aumento dalla fine degli anni 80 come riferito dalla dr.ssa A.Tosi nella sua presentazione „Allergia all’Ambrosia: la situazione nella vicina Italia“ al Sim- 188 TRIBUNA MEDICA TICINESE posio del GAILL 2009 a Lugano. Simili risultati sono riportati anche da altri studi italiani: Mandrioli pubblica nel 1998 nella rivista „Aerobiologia“ e Corsico nel 2000 sul „Journal of Investigational Allergology and Clinical Immunology“. Si nota inoltre che tra i pazienti allergici all’Ambrosia vi è un costante aumento di persone che soffrono di asma bronchiale. Fin dal 1993 si osserva un aumento della concentrazione di pollini di Ambrosia anche in Svizzera. Maggiormente interessate sono le regioni del Lago Lemano ed il Sottoceneri a causa dell’espansione della pianta in queste zone, ma anche della loro vicinanza geografica con aree infestate. Il polline di Ambrosia infatti è anemofilo e grazie al vento può coprire distanze superiori a 200 km: in condizioni di vento proveniente dalla Pianura Padana o da Lione la concentrazione di polline di Ambrosia nel Sottoceneri, 75 MAGGIO 2010 rispettivamente a Ginevra aumenta. Negli ultimi anni in Ticino sono state raggiunte concentrazioni polliniche sufficienti a provocare reazioni allergiche in soggetti predisposti (11 pollini/ m3) (Figura 3). Tuttavia nel nostro paese sono rari i casi di sensibilizzazione clinicamente rilevante all’Ambrosia. Lo studio SAPALDIA ha registrato nel 1991 e nel 2002 la prevalenza della predisposizione atopica nella popolazione svizzera, misurando la presenza di anticorpi di tipo IgE nel siero per gli allergeni respiratori più frequenti (Phadiatop). Il test era positivo nel 29.3% dei casi nel 1991, rispettivamente 30.3% nel 2002. Nel 2002 7.9% dei pazienti dello studio aveva IgE specifiche per l’Ambrosia. Nel gruppo di pazienti di Lugano e Ginevra gli anticorpi specifici per l’Ambrosia sono stati misurati in entrambi gli anni ed erano 9.4% nel 1991 e 6.6% nel 2002. Nell’arco degli 11 anni trascorsi, 14 persone (1.4%) si sono sensibilizzate al polline di Ambrosia, tuttavia 44 (4%) hanno „perso“ la sensibilizzazione. Di conseguenza la prevalenza di sensibilizzazione all’Ambrosia non è significativamente mutata dal primo studio SAPALDIA del 1991 al secondo del 2002: né in Svizzera, né a Lugano né a Ginevra. Reazione allergica incrociata: polline di ambrosia e artemisia A causa della parentela botanica si osservano spesso delle reazioni immunologiche incrociate tra i pollini di piante appartenenti alla stessa famiglia. Diversi studi nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato che Ambrosia e Artemisia hanno epitopi comuni che sono responsabili di reazioni immunologiche incrociate nei test sierologici e cutanei. La rilevanza clinica di questa sensibilizzazione incrociata non è ancora stata studiata in Europa, ma potrebbe assumere un significato importante per i pazienti allergici alle Compositae qualora esposti al polline di Ambrosia. Ambrosia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:18 Pagina 189 SEZIONE SCIENTIFICA di Artemisia, nessuno al polline di Ambrosia. Questi risultati (sensibilizzazione 83% al test di prick) dimostrano una reazione allergica incrociata tra i pollini di queste due Asteraceae, senza rilevanza clinica per la sensibilizzazione all’Ambrosia in questo gruppo di pazienti. Indagini diagnostiche in vitro (IgE specifiche) Wopfner e altri hanno indagato la struttura molecolare dell’allergene maggiore dell’Ambrosia chiamato Amb a1 e dell’Artemisia Art v1, senza riscontrare una reattività incrociata tra i due. Miscela di proteine O (allergeni maggiori e minori) Fig. 3: Carico pollinico (Ambrosia) in Ticino nel 2008 Fonte: Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera All’Ospedale Universitario di Basilea uno studio epidemiologico prospettivo ha raccolto i dati sulla prevalenza della sensibilizzazione all’Ambrosia in tutti i pazienti che avevano consultato il Policlinico di Allergologia dall’aprile 2005 al marzo 2006. Successivamente sono state indagate le reazioni allergiche incrociate e le co-sensibilizzazioni a pollini di piante appartenenti alla stessa famiglia botanica tramite indagini sierologiche ed ulteriori test cutanei. Infine la rilevanza clinica di queste reazioni incrociate è stata approfondita tramite test di provocazione congiuntivale con estratti di polline di Ambrosia e Artemisia. 787 pazienti non selezionati hanno consultato il Policlinico nel periodo menzionato (451 donne, 336 uomini, età media 38 anni, estremi 3-86 anni). 501 pazienti (63.3%) sono risultati atopici, definiti come tali in quanto sensibilizzati ad almeno un pneumoallergene al test di prick. Di questi 501 pazienti 35 (6.9%) sono risultati sensibilizzati al polline di Ambrosia, ma non al polline di Artemisia, 29 (5.8%) ad entrambi i pollini e 30 (5.9%) solo al polline di Artemisia. In questo collettivo di pazienti, 12.8% risultavano quindi sensibilizzati all’Ambrosia, 11.8% all’Artemisia. Come paragone 43.5% erano sensibilizzati alla betulla (217/501). Dei 64 pazienti sensibilizzati all’Ambrosia solo 24 hanno accettato di approfondire le indagini: 20 (83.3%) erano positivi ad entrambi i pollini di Ambrosia e Artemisia, 4 (16.6%) solo all’Ambrosia. Tutti i 24 pazienti, eccetto uno, avevano reazioni positive ad altre Asteraceae al test di prick. Solo 2 dei 24 pazienti riferivano di soffrire di allergie respiratorie in tarda estate, 21 avevano malattie di tipo allergico in altri periodi dell’anno e 3 erano asintomatici. 14 pazienti avevano IgE specifiche (sIgE) per Ambrosia e Artemisia, 2 solo per Ambrosia. Tuttavia solo 7 pazienti avevavo un tasso di sIgE elevato (>0.7 kU/l,CAP-classe2 o maggiore) per entrambi i pollini (29%), 2 solo per Artemisia (8%), e 3 solo per Ambrosia (12%). Al test di provocazione congiuntivale, 9 pazienti hanno sviluppato una reazione positiva al polline 75 MAGGIO 2010 • Amb a 1 = antigene E: allergene maggiore (95%pazienti) Pectate Lyase • Amb a 2 = antigene K • Amb a 3 = antigene E: allergene minore (30-50%pazienti) • Amb a 5 = antigene minore • Amb a 8 = profilina (omologa Art v 4) • Amb a 9 = polcalcina (omologa Bet v 4 e Art v 6) Tab. 1: Allergeni nel polline di Ambrosia Tuttavia entrambi i pollini di Ambrosia e Artemisia contengono il panallergene Profilina e la Polcalcina, probabilmente responsabili delle reazioni incrociate nei test di prick e nella misurazione di IgE specifiche. Ambrosia e reazioni allergiche incrociate con alimenti I pazienti allergici all’Ambrosia possono manifestare allergie alimentari incrociate alla banana, melone, anguria, zucca e zucchine. Si tratta della prima allergia alimentare incrociata osservata nei pazienti allergici all’Ambrosia negli anni 70 negli USA e più tardi in Ungheria. TRIBUNA MEDICA TICINESE 189 Ambrosia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:18 Pagina 190 SEZIONE SCIENTIFICA Dr. Silvy Bach-Bizzozero Unità di Allergologia e Immunologia clinica Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli CH-6500 Bellinzona Tel: +41-91-811-89-46 Mail: [email protected] Bibliografia 1 Asero R et al. Artemisia and Ambrosia hypersensitivity: co-sensitization or corecognition? Clin Exp Allergy 2006; 36(5):658-65 2 Zanon P, Choidini E, Berra D.: Allergy to ragweed in northern Italy and prevention strategies. Monaldi Arch Chest Dis 2002; 2:144–146. Fig. 4: Grano di polline di Ambrosia Fonte: Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera Cambiamenti climatici ed espansione dell’Ambrosia in Svizzera Secondo Barbara Köhler e Bernard Clot di MeteoSvizzera il riscaldamento climatico potrebbe favorire l’espansione dell’Ambrosia nel nostro paese. La fioritura tardiva dell’Ambrosia in agosto e settembre significherebbe un prolungamento della stagione di pollinosi per gli allergici. Degli studi americani hanno mostrato che l’aumento della temperatura del pianeta anticiperebbe e prolungherebbe il periodo di fioritura dell’Ambrosia, accelererebbe il tempo di maturazione dei semi, mentre l’elevata concentrazione di CO2 stimolerebbe la produzione di polline. Osservazioni a lungo termine in Austria ed Italia del Nord hanno mostrato che la prevalenza della sensibilizzazione all’Ambrosia è correlata alla concentrazione di polline nell’aria e quindi alla quantità di allergene inalato e che l’allergia respiratoria si manifesta solo diversi anni dopo la sensibilizzazione. Ambrosia: „nettare degli dei“ Perché mai una pianta infestante e dal polline fortemente allergenizzante è associata al nettare degli dei? La storia mitologica racconta del dio Bacco (Dioniso) (Figura 5), figlio di Zeus, allevato dalla Ninfa Ambrosia con il miele. 190 TRIBUNA MEDICA TICINESE Fig. 5: Bacco Quando la Ninfa Ambrosia viene uccisa da re Licurgo che voleva catturare Bacco, questa si trasforma in vite. Forse da qui il legame tra Bacco, il vino, il miele, il nettare degli dei ed Ambrosia? Ma proseguendo le ricerche si scopre che gli indiani d’America conoscevano l’Ambrosia e le sue proprietà medicinali: il decotto veniva utilizzato per combattere i parassiti intestinali. Probabilmente il decotto poco aveva in comune con il nettare degli dei. Infine Linneo botanico del XVIII secolo avrebbe bevuto il liquido residuo dalla pulitura degli arni che si trovavano in un campo di Ambrosia. Il miele fermentato aveva prodotto un liquore dal sapore dolciastro: l’antico e dimenticato idromele, la bevanda alcolica più antica... e avrebbe esclamato „ quest’Ambrosia è nettare degli dei“... S. Bach⌠, A. J. Bircher *, K. Scherer * , Brunello Wüthrich⌡ ⌠Unità di Allergologia e Immunologia clinica, ORBV, Bellinzona *Abteilung Allergologie, Klinik für Dermatologie, Universitätsspital Basel ⌡FMH Allergologia e Immunologia clinica, FMH Dermatologia, Zollikerberg 75 MAGGIO 2010 3 Oberhuber C et al. Prevalence of IgE- Binding to Art v 1, Art v4 and Amb a 1 in mugwortallergic patients. Int Arch Allergy Immunol 2008; 145(2):94-101 4 Ackermann-Liebrich U et al. Sensitization to Ambrosia in Switzerland: a public health threat on the wait. SMWSwiss Med Wkly. 2009;139(5-6):70-5. 5 Wopfner N et al. The spectrum of allergens in ragweed and mugwort pollen; Int Arch Allergy Immunol 2005; 138(5):337-46 6 Jäger S. Ragweed (Ambrosia) sensitization rates correlate with the amount of inhaled airborne pollen. A 14 year study in Vienna, Austria. Aerobiologia 2000; 16:149–532. 7 Rybnicek O, Jäger S. Ambrosia (ragweed) in Europe. ACI International. 2001; 13:60-6. 8 Asero R. The changing pattern of ragweed allergy in the area of Milan, Italy. Allergy. 2007 Sep;62(9):1097-9 9 Martin B et al. SAPALDIA: Methods and participation in the cross-sectional part of the Swiss Study on Air Pollution and Lung Diseases in Adults. Soz Präventivmedizin 1997: 42, 67–84. 10 Corsico R et al. An epidemiological survey on the importance of some emerging pollens in Italy. J Invest Allergol Clin Immunol 2000;10:155-61. 11 Mandrioli P et al. Ragweed pollen: the aeroallergen is spreading in Italy. Aerobiologia 1998; 14:13-20 12 Tosi A. Allergia all’ Ambrosia: la situazione nella vicina Italia (Legnano). Update in Allergologia e Pneumologia. Simposio GAILL 2009, Lugano, 9 mai 2009. flash radiologia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:21 Pagina 191 SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di radiologia DIVERTICOLO CARDIACO: FAIT DIVERS? M. G. de Baets Morfologia I diverticoli vengono definiti come appendici o estroflessioni della parete di un organo cavo. Si localizzano anche a livello cardiaco, soprattutto in corrispondenza dell’atrio sinistro e del ventricolo sinistro ed in particolare in sede perivalvolare, primariamente sotto la valvola mitralica. Possono essere sia congeniti che acquisiti; in quest’ultimo caso vengono definititi aneurismi o pseudo-aneurismi. Per definizione un diverticolo congenito possiede una parete muscolare normale disposta in modo circonferenziale ed è connesso alla cavità cardiaca attraverso un collo. Nella fase diastolica (Figura 1B) l’impacco muscolare di un diverticolo comprende metà dello spessore muscolare del miocardio adiacente. Durante la sistole (Figura 2) si registra una contrazione sincrona con il resto del miocardio. In alcuni casi il diverticolo scompare nella fase terminale della contrazione. Non si osservano al suo interno delle trabecolazioni e il suo contorno esterno risulta liscio (Figura 3A/B). I diverticoli congeniti del ventricolo sinistro sono ubicati soprattutto in sede apicale e antero-settale. Quando un diverticolo è localizzato a A B Fig. 1A: fase diastolica (80%) – outlet view del ventricolo sinistro – diverticolo disteso della parete inferiore del ventricolo sinistro in regione sub-mitralica Fig. 1B: fase diastolica – vista di due camere – diverticolo con massima distensione 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 191 flash radiologia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:21 Pagina 192 SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di radiologia Fig. 2: fase sistolica (asse lungo ventricolare 2 chamber view): contrazione del diverticolo livello medio-settale interventricolare, questi viene considerato l’esito di una chiusura spontanea di un mini-difetto settale ventricolare (VSD). Nel 60% dei casi i diverticoli sono singoli. Quelli multipli sono presenti nella stessa regione, talvolta composti di un gruppo di due o tre unità. Nel 60% dei casi possiedono un collo stretto con apertura inferiore a un cm e sono caratterizzati da un aspetto digitiforme. Prevalenza I diverticoli cardiaci non sono rari e vengono segnalati con frequenza differente nell’ambito delle diverse metodiche radiologiche impiegate: con l’eco-cardiografia viene riportata una frequenza di 0,04%, con l’angiografia di 0,21%. 192 TRIBUNA MEDICA TICINESE Dal riscontro autoptico in studi di coorte selezionati per pazienti cardiopatici si è constatata una frequenza di 0,4%. Con l’introduzione della TAC 64 detettori e dual-source CT la visualizzazione è drasticamente aumentata e sale in media a 2,2% per i diverticoli del ventricolo sinistro e addirittura a più del 20% per i diverticoli e le auricole accessorie dall’atrio sinistro. Significato clinico Negli adulti la maggior parte dei diverticoli costituisce un riscontro occasionale durante indagini radiologiche effettuate per altri motivi. Spesso questi soggetti sono asintomatici. Nei neonati i diverticoli in sede apicale rientrano nell’ambito di gravi malformazioni e possono presentarsi come masse pulsanti a livello ombelicale. 75 MAGGIO 2010 Ben conosciuta è la sindrome (pentalogia) di Cantrell che consiste in difetti della parete toraco-addominale anteriore (diastasi, omfalocele, ernia ombelicale, sterno, diaframma) combinati con anomala posizione del cuore (destro o mesocardia) e anomalie cardiache come tetralogia di Fallot, VSD, atresia della valvola tricuspide, anomalie cono-troncali. Diverticoli congeniti non apicali invece sono malformazioni isolate, ma possono assumere dimensioni considerevoli rassomigliando ad una doppia camera cardiaca. Diverticoli in sede sub-mitralica causano quasi sempre incompetenza valvolare con rigurgito e spesso ridotta funzionalità del cuore sinistro. I diverticoli congeniti vengono comunque sospettati di essere la causa di aritmie sopraventricolari (interferenza con il sistema di conduzione cardiaco), embolie (da stasi o discinesia) o pericarditi (in seguito a frizioni) quando non esistono ulteriori spiegazioni a tali patologie. È descritto anche un caso di fibrillazioni focali provenienti di un diverticolo atriale unico con un ritmo basale delle altre camere e un altro caso di fallimento di ablazione delle vene polmonari per fibrillazione atriale in mancanza di estensione della procedura di ablazione nel diverticolo stesso. Nel gruppo pediatrico sono illustrati dei casi di morte in seguito a rottura improvvisa o nel contesto di tachiaritmie. Diagnosi differenziale La diagnosi differenziale tra aneurismi veri o pseudo-aneurismi è relativamente facile ma importante. Argomenti a favore di un aneurisma sono assottigliamento della parete del miocardio che può essere l’esito di un infarto (classicamente “late enhancement” sull’MRI), calcificazioni semilunari parietali con associate contrazioni paradossali o schiette discinesie visibili sulla cine-MRI oppure durante l’eco- flash radiologia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:21 Pagina 193 SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di radiologia A B Fig. 3A/B: viste 3D con volume rendering 75 MAGGIO 2010 cardiografia e una distribuzione nel territorio del LAD in sede anteriore o apicale. Il rischio di rottura di un aneurisma cardiaco è limitato una volta superato l’immediato periodo post-infarto. Aneurismi congeniti sono anche documentati nel gruppo pediatrico senza concomitante difetto intra- o extracardiaco, tuttavia sono caratterizzati da una prognosi riservata e spesso sintomatici (palpitazioni, angina, tromboembolie, congestione polmonare). La variante intra-pericardica si sviluppa in seguito ad una displasia parietale preferenzialmente a livello dell’auricola dell’atrio sinistro. La variante extra-pericardica sporge attraverso un difetto nella copertura pericardica e predispone ad una compressione eccentrica sulle strutture cardio-polmonari. Gli pseudo-aneurismi con assenza dei tre strati muscolari sono sempre delle complicanze serie che necessitano di un intervento chirurgico rapido. Essi si formano dopo una rottura transmurale, trattenuta da aderenze pericardiche e rapida coagulazione. Questi falsi aneurismi sono localizzati in corrispondenza della parete inferiore o infero-laterale del ventricolo sinistro e contengono virtualmente sempre dei coaguli. Inoltre mostrano un collo più ristretto rispetto ai veri aneurismi, i quali mantengono almeno una parte della parete muscolare danneggiata. La captazione tardiva del gadolinio sulla MRI è tipicamente estesa e interessa anche il pericardio remoto nei casi di pseudo-aneurisma. In diagnosi differenziale entrano in considerazione diverse entità patologiche come ad es.: aneurismi del setto interatriale, Takotsubo cardiomiopatia (ballooning apicale o midventricolare), ARVD (displasia aritmogena del ventricolo destro), aneurismi del ventricolo sinistro sotto la valvola mitralica, assenza congenita dell’apice del ventricolo sinistro ed infine cardiomiopatia restrittiva con bulging focale degli atri (sarcoidosi, amiloido- TRIBUNA MEDICA TICINESE 193 flash radiologia:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 17.05.10 10:21 Pagina 194 SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di radiologia si, emosiderosi, ipereosinofilia etc…). Ad ulteriore complicazione sono state segnalati in letteratura anche casi di diverticoli con parete puramente fibrosa non appartenenti alla classificazione sopraccitata e non inseribili in nessuna della entità note… affaire à suivre. Dr. Med. Marc de Baets Istituto Radiologico Collegiata Viale Stazione 8A 6500 Bellinzona Ringraziamenti L’autore ringrazia Sig. G. Giacomini e Sig. G. Mantillan per assistenza editoriale Bibliografia 1 Eli Konen, Naeem Merchant, Carlos Gutierrez. True versus false left ventricular aneurysm: Differentiation with MR imaging – Initial Experience. Radiology 2005;236: 65-70. 2 Mecit Kantarci, Hasin Olgun, Cihan Duran. Is it ventricular diverticulum or closed muscular ventricular septal defect? American Journal of Roentgenology 2008;190:W374-375 3 Basak Kumbasar, Katherine C. Wu, Ihab R. Kamel. Left ventricular true aneurysm: Diagnosis of myocardial viability shown on MR imaging. American Journal of Radiology 2002;179:472-474 4 Eloi Marijon, Phalla Ou, Laurent Fermont. Diagnosis and outcome in congenital ventricular diverticulum and aneurysm. Journal of Thoracic and Cardiovascular surgery 2006; 131:433-437. 5 Suhny Abbara, Jorge A. Mundo-Sagardia, Udo Hoffmann. Cardiac CT Assessment of Left Atrial Accessory Appendages and Diverticula. American Journal of Radiology 2009; 193:807-812. 6 Yoav Paz, Eduard Fridman, Fayez M. Shakalia. Repair of an isolated huge congenital left ventricular diverticulum. Journal of Thoracic and Cardiovascular surgery 2004;128: 313-314. 194 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 7 Edouard Gerbaud, Michel Montaudon, Lional Leroux. MRI for the diagnosis of left ventricular apical ballooning syndrome (LVABS). European Radiology 2008;18:947-954. 8 Pairoj Rerkpattanapipat, Wojciech Mazur, Kerry M. Link. Detection of pseudo aneurysm of the left ventricle by fast imaging employing steady-state acquisition (FIESTA) magnetic resonance imaging. Journal of Cardiovascular Magnetic Resonance 2003;5:399-402. Patologia 49:Patologia 4.qxd 17.05.10 10:23 Pagina 195 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 49 L. Mazzucchelli, S. Pianca, F. Reichlin Storia clinica Presentiamo il caso di uomo di 64 anni che giunge al servizio di nefrologia dopo essere stato sottoposto ad allotrapianto renale dieci settimane prima a Zurigo. Il decorso presso il centro universitario è stato complicato da rigetto acuto e da insufficienza dell’anastomosi tra l’arteria iliaca esterna sinistra e l’arteria del rene trapiantato con conseguente emorragia retroperitoneale e shock ipovolemico. Tali complicanze hanno richiesto espianto del rene trapiantato alla settima settimana di ricovero. Durante la seconda fase post-operatoria il paziente ha sviluppato polmonite con versamento pleurico a destra, per la quale si è iniziato trattamento antibiotico. Al momento del trasferimento nel servizio di nefrologia del nostro ospedale persiste sindrome infiammatoria (PCR 222 mg/l) e stato subfebbrile. Le emoculture, la toracentesi e il lavaggio bronchiale non evidenziano agenti patogeni (batteriologia generale, Legionella, Tbc, miceti, Pneumocystis). L’esame citologico del versamento pleurico non evidenzia cellule maligne. L’indagine TAC toracica e PET mostrano rispettivamente un addensamento a destra ed un aumento dell’attività gluco-ossidativa in sede interlobare a destra (Figura 1). Per il forte sospetto di empiema, si pone l’indicazione a toracoscopia diagnostico/terapeutica che tuttavia non porta a un drenaggio soddisfacente a causa della sepimentazione già organizzatasi nel contesto della saccatura. Il paziente viene quindi sottoposto a toracotomia con evacuazione dell’empiema, decorticazione pleurica ed exeresi di lesione polmonare riscontrata intrao- peratoriamente. La valutazione istologica della lesione polmonare evidenzia una broncopolmonite cronica granulomatosa necrotizzante (Figura 2a) nonché ife fungine suggestive di aspergillosi nel contesto di microscessi (Figure 2b, 2c) e di granulomi epitelioidi (Figura 2d). Fig. 1 Fig. 2 A Fig. 2 B Fig. 2 C Fig. 2 D Indica la diagnosi corretta: 75 MAGGIO 2010 a Aspergilloma (micetoma) b Polmonite da Aspergillo c Aspergillosi allergica broncopolmonare d Aspergillosi polmonare con infiammazione granulomatosa e necrotizzante (aspergillosi semi-invasiva) e Aspergillosi con tracheobronchite necrotizzante (tracheobronchite pseudomembranosa) TRIBUNA MEDICA TICINESE 195 Patologia 49:Patologia 4.qxd 17.05.10 10:23 Pagina 196 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Aspergillosi polmonare con infiammazione granulomatosa e necrotizzante (aspergillosi semi-invasiva) Commento L’aspergillosi polmonare è un’infezione generalmente causata da A. fumigatus, A. flavus oppure A. niger. L’aspergillo è un miceto comune distribuito mondialmente. Le spore di Aspergillo vengono inalate da tutti gli individui con conseguente colonizzazione delle vie respiratorie, soprattutto se l’esposizione è massiccia. L’aspergillosi polmonare può presentarsi in diverse forme delle quali la più comune è la colonizzazione di cavità preesistenti con formazione di micetomi. Altre manifestazioni di aspergillosi includono forme caratterizzate da crescita invasiva di ife fungine oppure reazioni di tipo allergico (Tabella 1). L’aspergilloma insorge in cavità secondarie a tubercolosi, bronchiectasie, sarcoidosi, ascessi polmonari cronici, carcinomi oppure infarti polmonari cavitati; a volte si associa ad aspergillosi angioinvasiva che occlude rami periferici dell’arteria polmonare. La manifestazione clinica di un micetoma spazia da scoperte casuali in pazienti asintomatici fino a emottisi grave e potenzialmente pericolosa per la vita, verosimilmente dovuta ad erosione di grossi vasi nella parete della cavità. In genere la diagnosi si fonda su immagini radiologiche integrate dal quadro clinico, dalla storia del paziente e dagli esami sierologici. La polmonite da Aspergillo è la forma più comune di aspergillosi invasiva al punto tale che le due definizioni vengono utilizzate come sinonimi. Trattasi di un’infezione grave che viene diagnosticata quasi esclusivamente in pazienti in scadenti condizioni generali o immunocompromessi. Particolarmente suscettibili sono pazienti con leucemia acuta durante 196 TRIBUNA MEDICA TICINESE Infezione saprofitica (colonizzazione, aspergillosi non invasiva) Micetoma (Aspergilloma) Aspergillosi invasiva Polmonite da Aspergillo Tracheobronchite necrotizzante Infiammazione granulomatosa e necrotizzante (aspergillosi semi-invasiva) Aspergillosi cronica e necrotizzante Reazione allergica Aspergillosi allergica broncopolmonare Tab.1: forme di aspergillosi polmonare fasi di granulocitopenia. A rischio sono anche pazienti con broncopatia cronica ostruttiva, cirrosi o in trattamento steroideo. L’incidenza di aspergillosi invasiva in pazienti con AIDS sembrerebbe in aumento. La mortalità di una polmonite da aspergillo è molto alta. Clinicamente i pazienti lamentano sintomi simili a quelli di una polmonite acuta batterica: tosse non produttiva, febbre alta, dolori toracici e pleurici, raramente emottisi. La diagnosi può essere difficoltosa in quanto le colture di materiale espettorato sono usualmente negative o possono solo essere l’espressione di colonizzazione saprofitica delle vie respiratorie. Test sierologici oppure di biologia molecolare (PCR) eseguiti su liquido ottenuto da lavaggio bronchioloalveolare possono essere utili per stabilire la diagnosi. È tuttavia importante sottolineare la non rara potenzialità di coinfezione con altri organismi batterici o fungini. Il quadro istologico della polmonite da Aspergillo è caratterizzato da infarto emorragico con infiltrati leucocitari sparsi. Le ife fungine invadono pareti vascolari e gli alveoli; il lume di grossi vasi può essere completamente obliterato da aggregati fungini. Le ife di Aspergillo possono essere evidenziate istologicamente 75 MAGGIO 2010 con colorazione standard (eosinaematossilinia) oppure con impregnazioni all’argento. Si tratta di miceti settati orientati in parallelo oppure a raggiera dal centro della lesione con ramificazione dicotoma ad angolo acuto di circa 45°. Benché l’aspetto istologico sia abbastanza caratteristico è prudente rimandare la tipizzazione definitiva dei funghi al risultato di esami microbiologici tramite cultura oppure tecniche si biologia molecolare (PCR). Artefatti degenerativi possono infatti causare importante rigonfiamento delle ife fungine, le quali possono pertanto essere confuse con altre specie quali ad esempio gli zygomiceti. Le altre tre forme di aspergillosi invasiva sono meno comuni. L’infiammazione granulomatosa e necrotizzante, come osservata nel paziente di questo caso, è rara e rappresenta una forma con crescita invasiva limitata (semi-invasiva). Lesioni di questo tipo vengono osservate non solo in pazienti immunocompromessi ma anche in individui senza disturbi del sistema immunologico. Tra i primi vanno citati pazienti in trattamento con corticosteroidi oppure pazienti che hanno beneficiato di un allotrapianto. Morfologicamente le ife fungine sono contenute in microascessi Patologia 49:Patologia 4.qxd 17.05.10 10:23 Pagina 197 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole necrotizzanti e associati a reazione granulomatosa; altre volte vengono identificate in granulomi ben formati simili a quelli osservabili in casi di tubercolosi. La distribuzione delle lesioni è tipicamente broncocentrica. La prognosi è buona ma il trattamento prevede il ricorso ad antimicotici sistemici. La tracheobronchite necrotizzante e l’aspergillosi cronica necrotizzante sono le forme più rare di aspergillosi invasiva; anche queste forme vengono osservate quasi esclusivamente in pazienti immunocompromessi. In particolare la prima è caratterizzata da estese ulcere tracheo-bronchiali colonizzate da ife fungine (pseudomembrane) che invadono parzialmente la parete delle vie respiratorie coinvolte; la seconda presenta decorso indolente, sintomi che possono mimare una tubercolosi ed un quadro istologico poco caratterizzato. Contrariamente alle infezioni invasive e non invasive, l’aspergillosi broncopolmonare allergica consiste in una reazione di tipo allergico su forme fungine saprofite presenti nelle vie respiratorie. Si tratta di pazienti atopici o asmatici che possono peraltro beneficiare di trattamento con corticosteroidi piuttosto che con antimicotici. In questi pazienti si osserva produzione di muco denso e brunastro (mucina allergica) che può ostruire le vie respiratorie. A volte la manifestazione clinica si limita al coinvolgimento delle cavità paranasali (sinusite fungina allergica). cole nodularità a carico del polmone destro sospette per aspergillosi. Si instaura pertanto terapia con antimicotici orali. Il miglioramento è lento e complicato da numerose altre coinfezioni di origine batterica e virale. L. Mazzucchelli, Istituto cantonale di patologia, Locarno S. Pianca, F. Reichlin, Servizio di nefrologia, Ospedale Civico, Lugano Bibliografia Katzenstein and Askin’s Surgical Pathology of Non-Neoplastic Lung Disease. 4th Edition Saunders Elsevier, 2006 (ISBN-13: 978-0-721660041-3) Nagata G Sueishi K et al. Pulmonary aspergillosis with broncocentric granulomas. Am J Surg Pathol 1990, 14:485 Non-Neoplastic Disorders of the Lower Respiratory Tract, Atlas of Nontumor Pathology, First series, Fascicle 2, American Registry of Pathology and the Armed Forces Institute of Pathology, Washington DC, 2002 (ISBN: 1881041-79-4) Decorso A conferma del risultato dell’esame istologico si richiedono esami di biologia molecolare sul materiale d’exeresi polmonare fissato in formalina ed incluso in paraffina che confermano la presenza di infezione con A. fumigatus. Al contrario ulteriori esami condotti su materiale espettorato o su versamento pleurico risultano negativi. Una TAC toracica evidenzia 3 pic- 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 197 attività :attività 17.05.10 10:24 Pagina 199 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT DATE DA RICORDARE OFFERTE E DOMANDE D’IMPIEGO Consultare anche www.aggiornati.ch 2.06.2010 3° aggiornamento muscolo-scheletrico Bellinzona – Ospedale San Giovanni – Stabile F Sala conferenze – Info: Dr. Petri, tel. 091 811 89 21 [email protected] 6-9.10.2010 8° Corso di aggiornamento per il medico di base Giubiasco – Mercato Coperto Info: Signora Marchetti Renata, tel. 091 811 80 23 14.10.2010 Traumatologia: evidenza ed esperienza – Il trauma del bacino Lugano – Ospedale Civico – Aula Magna – 14.30-18.00 Info: Servizio Chirurgia: tel. 091 811 61 17 20.10.2010 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 27.10.2010 Assemblea ordinaria generale autunnale Manno – sala Aragonite – 20.00 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 11.11.2010 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 15.12.2010 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel 091 930 63 00 [email protected] 20.01.2011 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel 091 930 63 00 [email protected] 16.02.2011 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel 091 930 63 00 [email protected] 17.03.2011 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel 091 930 63 00 [email protected] 20.04.2011 Corso di aggiornamento OMCT Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel 091 930 63 00 [email protected] MUTAZIONI OMCT Nuovi membri – – – – – – Saccomanno Giacinto, Lugano Polari Andrea, Australia Borella Paola, Mendrisio Lago Paolo, Cassina d’Agno Cauzza Elena, Bellinzona Momcilovic Nikolina, Bellinzona Effettivo membri OMCT al 15.05.2010: 1082 APPRENDISTA ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO cerca posto di lavoro. Interessati telefonare 079 589 07 82 ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO con esperienza cerca occupazione al 100%. Buona attitudine al lavoro indipendente e in team. Ottime conoscenze professionali. Interessati chiamare lo 079 920 26 07 ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO diplomata nel 2006, disponibile da subito cerca impiego 20-50% zona Bellinzonese-Locarnese. Dinamica, socievole, con esperienza in medicina generale, medicina interna e pronto soccorso. Interessati chiamare lo 076 414 22 47 ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO (48) con pluriennale esperienza cerca posto di lavoro zona Luganese all’80% per data da convenire (certificato di radioprotezione, certificato di tirocinio, ECG, labor, RX, Tarmed-WinMed, Vitodata, ricezione, stesura rapporti, medicazioni, assistenza piccoli interventi...). Interessati scrivere a cifra 53, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO con pluriennale esperienza cerca posto di lavoro zona Luganese al 40% per data da convenire. Interessati scrivere a cifra 31, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO con pluriennale esperienza cerca posto di lavoro zona Luganese all’80% per data da convenire. Interessati scrivere a cifra 31a, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO con esami finali in giugno 2010, disponibile dal 1.10.2010 o data da convenire, cerca impiego all’80-100% in zona Mendrisiotto o Luganese. Buona attitudine al lavoro, dinamica e socievole, con esperienza in medicina interna (laboratorio, ECG, radiologia, segretariato, fatturazione e piccoli interventi). Interessati telefonare allo 076 393 16 46 oppure allo 091 649 61 62 ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO cerca impiego al 20-40% e sostituzioni nel Luganese. Interessati telefonare allo 076 448 65 44 INFERMIERA diplomata CRS con esperienza a domicilio e in studio medico cerca lavoro al 50%, preferibilmente al mattino. Interessati telefonare allo 079 518 55 30 STUDIO MEDICO di oftalmologia a Lugano cerca, con data da convenire, assistente di studio medico a tempo pieno o parziale. Si richiede conoscenza della lingua tedesca. Interessate inviare CV a cifra 56, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO specialistico a Lugano cerca assistente di studio medico diplomata, 80-100% a partire dall’estate 2010. Interessate telefonare allo 091 923 63 84 o inviare CV a studio dr. F. Pelloni, Via Frasca 10, 6900 Lugano STUDIO MEDICO di medicina generale FMH nel Mendrisiotto cerca assistente di studio medico (anche da poco diplomata) per data da convenire. La candidata deve possedere una buona conoscenza per l’espletazione in modo autonomo delle normali funzioni legate a questo carico in uno studio medico generico. Le interessate sono pregate di inviare domanda accompagnata da curriculum vitae ed eventuali certificati di lavoro a cifra 50, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO specialistico a Lugano, cerca per data da convenire assistente di studio medico al 80-100%. Indispensabile capacità al lavoro indipendente. Le interessate possono inviare la propria candidatura alla cifra 51, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 199 attività :attività 17.05.10 10:24 Pagina 200 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT STUDIO MEDICO medicina interna a Lugano cerca per data da convenire assistente di studio medico all’80-100%. Le interessate sono pregate di inviare il curriculum alla cifra 52, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO di medicina estetica in centro Lugano cerca assistente di studio medico estetista. Possibilità anche di lavoro indipendente. Profilo: diploma, esperienza, personalità solare e intraprendente, bella presenza. Interessate chiamare lo 079 407 59 48 STUDIO MEDICO nel Luganese cerca assistente di studio medico al 50% a partire da luglio. Si richiede flessibilità e esperienza. Interessate scrivere a cifra 57, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO specialistico nel Luganese cerca, per data da convenire, assistente di studio medico diplomata, a tempio parziale da inserire nel proprio organico. Richiesta buona conoscenza del tedesco, esperienza di laboratorio, fatturazione Tarmed. Interessate inviare candidatura corredata da CV a cifra 54, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico VARIE MEDICO FMH medicina generale con studio ben avviato ed attrezzato (Labor, RX, ecc.) con numerosi posteggi a Bellinzona cerca collega specialista (ortopedia, neurologia, psichiatria, agopuntura, ecc.) o medico di base per condivisione locali e spese generali. Ev. job sarin. Interessati scrivere a cifra 55, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico VENDO a fr. 50.00 annata 2009 di Medical Letter – edizione francese. Interessati telefonare allo 079 436 85 99 AFFITTASI nuovo appartamento per studio medico a Losone, in Via Locarno 47, al 1° piano, 4½ locali, 130 mq. Interessati contattare il Sig. Cioffi Giuseppe, tel. 078 707 15 00 CONFERENZE FORMATIVE IOSI Inizio: ore 12.30 Luogo: IOSI, Ospedale Regionale Bellinzona e Valli stabile E, sala riunioni, 3° piano 16 giugno How to cope with work-related stress in oncology? Dr. Friedrich Stiefel, Service de Psychiatrie de Liason, CHUV, Lausanne Informazioni: IOSI, tel. 091 811 86 66 [email protected] – www.iosi.ch Presentazione casi clinici medicina e chirurgia Ospedale La Carità Giovedì 27 maggio 2010 Giovedì 24 giugno 2010 Giovedì 30 settembre 2010 Corsi di formazione interna metà aprile - luglio 2010 Reparto di medicina, Ospedale Regionale di Locarno Luogo: Ala Est, Aula 2A, 2° piano Mercoledì 12.00-13.00 26.05.2010 Quadri dermatologici di rilevanza internistica Dr S. Gilardi Mercoledì 12.00-13.00 02.06.2010 Le neoplasie mieloproliferative, cosa c’è di nuovo? Dr.ssa L. Leoncini-Franscini Giovedì 18.00-19.00 10.06.2010 La nutrizione in ospedale (con i chirurghi) Dr A. Ogna/dietiste Mercoledì 12.00-13.00 23.06.2010 Basi dell’emodialisi / emofiltrazione / plasmaferesi, PD Dr L. Gabutti Mercoledì 17.00-19.00 30.06.2010 Corso di etica (per tutti gli assistenti) Dr R. Malacrida, Dr.ssa R. Monotti Giovedì 18.00-19.00 08.07.2010 Il dolore (con i chirurghi), Dr P. Sanna Giovedì 18.00-19.00 15.07.2010 Anticoagulazione orale (con i chirurghi) PD Dr G. Mombelli I corsi sono riconosciuti (1 h) per la formazione postgraduata e continua dalle SSMI e SSMG. Informazioni: Signora Pia Gafner, [email protected] FORMAZIONE DEL REPARTO DI MEDICINA INTERNA DELL’OBV - 2010 Sede e orario: Ospedale Beata Vergine, Auditorio -1 – dalle 12.30 alle 13.30 Informazioni: Dr. med. B. Balestra, Primario medicina OBV, tel. 091 811 32 27 Martedì 1. giugno: 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 17 giugno: 12.30 - 13.30 Ictus cerebri e fibrillazione atriale: nuove prospettive? Dr med. C. Cereda Dalle 18.30 alle 19.30, Ospedale Ala Est, aula 2, 2° piano Per informazioni telefonare allo 091 811 47 16 200 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 Formazioni accreditate dalla Società FMH di Medicina Interna (SSMI) e di Medicina Generale (STIMEG) attività :attività 17.05.10 10:24 Pagina 201 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT COLLOQUI DI FORMAZIONE DEL DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA DELL’EOC Collegamento in videoconferenza con gli Ospedali Regionali di: Bellinzona: biblioteca medici Locarno: aula videoconferenza (3° piano) – Lugano sede Civico: aula 2 o aula magna (-1) – Mendrisio: biblioteca medici Ore 8.15-09.00 PROGRAMMA 14.06.2010 Chirurgia delle paratiroidi – Dr. F. Fasolini, primario chirurgia, OBV 28.06.2010 Indicazioni attuali della colostomia di protezione – Dr. D. Brasola, capo clinica chirurgia, ODL 5.07.2010 Trasferimento fuori cantone in urgenza o in elettivo: indicazione e regole da rispettare – Dr. G. Merlani, medico cantonale (in collegamento da Bellinzona) 12.07.2010 Summerlecture – Dr. S. Schlunke, vice primario chirurgia, ODL Informazioni: Prof. Dr. med. Raffaele Rosso, tel. 091 811 61 22 – [email protected] CIRCOLO DI QUALITÀ SEMINE BELLINZONA MEDICI/FARMACISTI 16.06.2010 Antiaggreganti, eparine / 15.09.2010 Sistema respiratorio / 24.11.2010 Antidemenza Le serate si terranno alla Casa Anziani Greina di Bellinzona dalle 18.30 alle 20.00. Per informazioni: Signora Francesca Celio, tel. 091 825 25 35 FORMAZIONE POST-GRADUATA DEL SERVIZIO DI MEDICINA INTERNA - 2° parte Clinical problem solving, colloquio di pneumologia, medicina di laboratorio, etica nella medicina giovedì, 12h30-13h45 c/o aula magna (OCL), aula 2 (OCL), sala ovest (OIL) 10.6.10 aula magna Colloquio di pneumologia 12.30-13.30 Dr M. Pons 17.6.10 aula 2 Formazione medicina di laboratorio 12.15-13.45 M. Niosi 9.9.10 aula magna Colloquio di pneumologia 12.30-13.30 Dr M. Pons 16.9.10 aula magna Medicina d’urgenza | Rianimazione cardiopolmonare Dr. R. Sieber 23.9.10 aula 2 Formazione medicina di laboratorio M. Niosi 30.9.10 aula magna Gastroenterologia - M. Crohn / colite ulcerosa PD Dr. F. Delcò 7.10.10 aula magna Colloquio di pneumologia Dr M. Pons 14.10.10 aula magna Infettivologia / HIV/AIDS 21.10.10 aula 2 Formazione medicina di laboratorio 28.10.10 aula magna Ematologia / Anemie 11.11.10 aula magna Colloquio di pneumologia 12.30-13.30 Dr M. Pons 18.11.10 aula 2 Formazione medicina di laboratorio 12.15-13.45 M. Niosi 25.11.10 aula magna Neurologia / Malattie cerebrovascolari 2 o 9.12.10 aula magna Colloquio di pneumologia 16.12.10 Epatologia / Epatiti aula magna 12.15-13.45 12.30-13.30 PD Dr. E. Bernasconi 12.15-13.45 M. Niosi Dr. S. Regazzoni Dr. C. Staedler 12.30-13.30 Dr M. Pons Dr. F. Bihl Per informazioni: [email protected] 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 201 attività :attività 17.05.10 10:24 Pagina 203 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT Corso di perfezionamento in medicina psicosomatica e psicosociale 2010 - 2012 Organizzato da: Istituto Ticinese di Formazione in Medicina Psicosomatica e Psicosociale IsTIPsiso In collaborazione con: TI-PSISO, Gruppo Regionale dell’Accademia Svizzera di Medicina Psicosomatica e Psicosociale Reparto di Medicina Psicosomatica del Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Basilea L’Istituto Ticinese di formazione in Medicina Psico-somatica e Psicosociale IsTIPsiso ha organizzato dal 2001 tre corsi biennali, completi e impegnativi, che hanno formato 52 medici e 5 professionisti paramedici della Svizzera italiana in medicina psicosomatica e psicosociale. Nel periodo 2010-2012 offre ora il quarto corso biennale che potrà portare all’ottenimento dell’attestato di capacità in Medicina Psicosomatica e Psicosociale. L’IsTIPsiso è un istituto di formazione riconosciuto dall’Accademia Svizzera di Medicina Psiocosomatica e Psicosociale (ASMPP), con sede a Basilea. L’ASMPP organizza e sorveglia la formazione in medicina psicosomatica per medici su incarico dell’FMH. Concetto del corso La medicina psicosomatica e psicosociale ha come obiettivo l’integrazione di aspetti biologici e psico-sociali nella comprensione della persona malata. La premessa di fondo su cui si basa lo sviluppo di una medicina psicosomatica e psicosociale è che mente e corpo non sono due entità separate operanti indipendentemente, bensì due aspetti distinti, ma integrati di una persona. Questa integrazione è particolarmente indicata nelle situazioni in cui gli aspetti psicosociali sono riconoscibili nell’insorgenza e nel decorso della malattia, oppure quando malattie somatiche hanno un influsso sulla situazione psicosociale del malato. La comunicazione medico-paziente assume quindi un ruolo determinante per permettere di conoscere e comprendere i vissuti, le aspettative dell’altro e soprattutto gli schemi interpretativi che danno un significato ai segni scambiati nella relazione e ai sintomi del corpo. Condizioni di ammissione Sono richiesti almeno due anni di attività clinica in ospedale o in studio medico. Si richiede la disponibilità alla videoregistrazione di colloqui con pazienti e la raggiungibilità tramite e-mail. Struttura e durata del corso Il corso, che durerà da novembre 2010 a dicembre 2012, è costituito da: – Giornate di formazione con teoria, esercizi di gruppo, giochi di ruolo – – – – Gruppi di supervisione Protocolli di colloqui con pazienti Videoregistrazioni di colloqui con pazienti Valutazione della qualità del corso stesso Informazioni Dr.med. Martin Zogg, coordinatore dell’Istituto, Via Reali 5, 6965 Cadro, 091 943 46 36 [email protected] Obiettivi I partecipanti conseguiranno competenze specifiche nel riconoscere e trattare disturbi e malattie psicosomatiche e psicosociali che richiedono conoscenze e capacità che vanno al di là delle abituali conoscenze del medico di base. In particolare il partecipante al termine del corso: – conoscerà differenti teorie di medicina psicosomatica e psicosociale – saprà differenziare vari tipi di approccio terapeutico – saprà eseguire una terapia stabilizzante, regolare e a lungo termine – saprà coinvolgere il paziente come co-esperto per la sua malattia e la sua salute – saprà riconoscere e valutare le proprie emozioni di interazione col paziente – saprà rispettare i propri limiti e trovare le modalità adeguate nella collaborazione con vari specialisti – saprà utilizzare le risorse e le competenze della rete psicosociale ticinese – saprà riconoscere disturbi somatoformi Corso e attestato Il corso è organizzato in modo da essere compatibile con l’Attestato di perfezionamento in Medicina Psicosomatica e Psicosociale, come proposto dall’Accademia Svizzera di Medicina Psicosomatica e Psicosociale (ASMPP). I contenuti del curriculum formativo sono composti da: – teoria e conoscenze – acquisizione ed esercizio di competenze – supervisione ed esperienza personale. Il partecipante avrà totalizzato, dopo il corso biennale, 250 ore sulle 360 ore richieste dall’ASMPP per l’ottenimento dell’Attestato di perfezionamento. Le ore rimanenti potranno essere completate frequentando altre formazioni riconosciute dall’ASMPP, in particolare gli aggiornamenti di TI-PSISO, il Congresso della stessa ASMPP, come pure i gruppi di supervisione che continueranno anche dopo la fine del corso. 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 203 stampa:stampa 17.05.10 10:26 Pagina 205 RASSEGNA DELLA STAMPA Al voto sulla medicina di famiglia Depositate 200 mila firme per l’iniziativa popolare a favore dei medici generici Gli iniziativisti chiedono di ancorare nella Costituzione l’obbligo per Confederazione e Cantoni di promuovere la medicina di base e la figura del medico di famiglia, migliorandone le condizioni di lavoro e di formazione BERNA Il popolo sarà chiamato a votare sull'iniziativa popolare “SÌ alla medicina di famiglia”. Poco più di 200 mila firme sono state infatti depositate ieri presso la Cancelleria federale, di queste oltre 5000 raccolte in Ticino. Un vero e proprio exploit se si pensa che l'iniziativa è stata lanciata solo lo scorso ottobre e le firme raccolte in meno di 24 settimane. “Ciò dimostra un forte ancoramento della medicina di famiglia nella popolazione, che non intende rinunciare a un'assistenza medica di base di qualità”, ha commentato ieri Peter Tschudi, presidente del comitato d'iniziativa. Il testo chiede di rendere nuovamente attrattiva la professione del medico generico, anche per garantirne il ricambio generazionale. L'età media dei medici di famiglia oggi è infatti di 57 anni, e considerando che solo il 10% degli studenti di medicina s'indirizza verso questa strada, è presto fatto calcolare che già nei prossimi anni vi sarà un'importante penuria di medici generici. Secondo una ricerca dell'università di Basilea già nel 2016 la metà dei medici di famiglia attualmente attivi andrà in pensione e nel 2020 questa percentuale raggiungerà il 75%, ha ricordato François Héritier, vicepresidente dell'Associazione dei medici di famiglia e dell'infanzia svizzera, fondata nel settembre dello scorso anno. La professione, che una volta era considerata il pilastro del nostro sistema sanitario ha perso la sua attrattiva a causa delle politiche scellerate degli ultimi 10 anni, ha aggiunto Franco Denti, presidente dell'Ordine dei medici del Canton Ticino e vicepresidente del comitato d'iniziativa. Già oggi il rapporto fra medici di famiglia e specialisti è di 4 a 6, quando invece in una struttura sanitaria “sana” dovrebbe essere esattamente l'opposto, ovvero 60% di medici generici e 40% di specialisti. È dal 2006 che i medici di famiglia portano avanti un'azione politica per rivendicare migliori condizioni di lavoro e di formazione, organizzando poi ogni 1. aprile dell'anno una manifestazione di piazza di fronte a Palazzo federale. “Ma non siamo stati ascoltati, l'iniziativa popolare era l'unica via rimastaci per far pressione sulla politica federale”, ha commentato Tschudi. Da parte sua Héritier ha poi però riconosciuto che i cambiamenti alla testa del Dipartimento dell'interno e dell'Ufficio federale della sanità “hanno portato segnali di apertura”. “Didier Burkhalter si è dimostrato decisamente più sensibile alle nostre rivendicazioni”, ha aggiunto. Concretamente l'iniziativa chiede di ancorare nella Costituzione l'obbligo per Confederazione e Cantoni di promuovere la medicina di base e la figura del medico di famiglia. In particolare gli iniziativisti chiedono che siano create le condizioni per garantire un'equilibrata distribuzione regionale dei medici di famiglia, un'adeguata remunerazione delle prestazioni della medicina di base, il riconoscimento delle attività di consulenza dei pazienti, e un perfezionamento professionale e una ricerca clinica nell'ambito della medicina di famiglia. Davide Vignati (“Corriere del Ticino” 02.04.2010) Franco Denti, vicepresidente del Comitato d’iniziativa “La Costituzione deve definire il ruolo del medico di famiglia” Perché è necessario un nuovo articolo costituzionale per rilanciare la figura del medico di famiglia? “Perché contrariamente ad altri Paesi, noi non abbiamo un articolo che specifica gli obiettivi in ambito sanitario. Il medico di famiglia è la porta d'entrata per il paziente nel sistema sanitario, ne è sempre stato il pilastro, ma da diversi anni non è stato fatto più nulla per incentivare la professione e assicurarne l'attrattività, e di conseguenza ci troviamo alle prese con una penuria senza precedenti. L'articolo costituzionale deve dunque definire meglio qual è il ruolo del medico di famiglia. È l'unico mezzo per cercare di invertire la rotta”. In che modo Confederazione e Cantoni dovrebbero promuovere Ia medicina di base? “Come prima cosa favorendo la formazione dei medici generici a livello universitario. Poi bisogna dare ai nuovi medici la possibilità di fare esperienza sul territorio, Confederazione e Cantoni devono cooperare meglio per creare posti di stage negli ambulatori. E una volta che i medici generici sono formati, bisogna rendere più attrattiva la professione e promuovere la sua diffusione su tutto il territorio”. Con la fine della moratoria per gli studi dei generalisti, i medici deIl'UE potrebbero sopperire alIa penuria in Svizzera? “Noi ci opponiamo a questo scenario, per il semplice fatto che i medici dell'UE hanno una formazione post universitaria di soli 2 o 3 anni, contro i 5 degli svizzeri. Ciò abbasserebbe la qualità della medicina di base. Ma il rischio che a breve termine i medici UE imbocchino la strada della Svizzera è reale, ragion per cui chiediamo una formazione minima di 5 anni, con eventualmente l'obbligo per chi viene dall'UE di seguire d.v. del corsi specifici”. (“Corriere del Ticino” 02.04.2010) Camici bianchi a un anno dallo sciopero Franco Denti: niente tagli nei laboratori medici, ma minori chance per i giovani Il 1. aprile dell'anno scorso i medici ticinesi, per la prima volta, scendevano in piazza per protestare contro la riduzione delle tariffe di Iaboratorio decisa daII'allora ministro della Salute Pascal Couchepin. Una riforma che suscitò azioni di pro- 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 205 stampa:stampa 17.05.10 10:26 Pagina 206 RASSEGNA DELLA STAMPA testa in tutta la Svizzera. Esattamente un anno dopo, oggi l'Ordine del medici ticinese (OMCT) è a Berna con una delegazione per consegnare le firme dell’iniziativa federale “Sì alla medicina di famiglia”. Nel frattempo Couchepin è uscito di scena. Abbiamo tracciato un bilancio con Franco Denti, presidente dell'OMCT, che parla dei disagi dei medici di famiglia e della necessità di difendere Ia categoria e fa il punto della riforma dei laboratori. Dottor Denti, quale bilancio si può tracciare ad un anno daIl'azione di protesta? “Si può parlare di un bilancio in chiaroscuro. Di positivo vi è la maggiore sensibilità della popolazione per le problematiche che riguardano la medicina di famiglia. La gente è cosciente dell'importanza del ruolo che il medico di famiglia detiene all'interno del sistema sanitario e sa che il tentativo di ridurne le capacità diagnostiche e di cura – per esempio togliendo agli studi medici la possibilità di avere un proprio laboratorio di analisi – altro non è se non una strategia degli assicuratori per imporre iI loro controllo sulla medicina di base. Peccato, perché, con misure spesso per noi impopolari (come la continua richiesta di giustificazioni sull'operato del medico da parte delle casse malati), si finisce per mettere in pericolo il segreto professionale e indebolire quella fiducia che sta alla base del rapporto medico paziente. È importante che la classe medica – e in particolare i medici di famiglia – con il sostegno dei cittadini pazienti, continui a esercitare pressione sulle istanze politiche federali, per impedire lo smantellamento del sistema sanitario svizzero, il migliore, il più efficiente, il più efficace e il più equo al mondo”. In qualità di presidente delI'OMCT, sollecitò a più riprese le dimissioni di Couchepin, che, in effetti, furono annunciate qualche mese più tardi. Con il senno di poi, avrebbe detto che sarebbe andata così? “Come diceva un mio maestro: chiedere è lecito, rispondere è cortesia, ma non oso pensare che il ministro Cou-chepin abbia deciso di esaudire i miei desideri... Scherzi a parte, a mio avviso, il bilancio di 10 anni di gestione Cou-chepin della politica sanitaria è da considerare fallimentare: si pensi alla perversa spirale dell'aumento dei premi di cassa malati in rapporto alla crescita contenuta (3-4% annuo) dei costi della salute. Suppongo che chi oggi traccia un quadro positivo del “decennio sanitario Couchepin” non abbia esperienza diretta delle difficoltà in cui versano tante famiglie ticinesi che vedono il loro bilancio messo in crisi dalla voce cassa malati obbligatoria”. Di tariffe di Iaboratorio, dope lo sciopero, si è parlato poco. Prima, tuttavia, si paventavano Iicenziamenti di personale e disagi per i pazienti. Un comprovato grido d'allarme o un pretesto per esprimere un malcontento più profondo? “Grazie al senso di responsabilità dei medici ticinesi, almeno negli studi questo scenario non si è verificato. Tuttavia, partenze e pensionamenti non hanno portato a sostituzioni, per cui, comunque, sono venute meno possibilità d'impiego, in particolare per i giovani che desiderano seguire la formazione di assistente di studio medico. Una figura, quella della “si- 206 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 gnorina del dottore” che solo il sistema sanitario svizzero conosce. L'appello che rivolgo a chi detiene le competenze decisionali è di non dimenticare questo aspetto, che tocca sia la qualità delle cure che il futuro dei giovani”. Intanto, il 1. Iuglio scorso la riforma è entrata in vigore. Cos'è cambiato concretamente per i medici e per i pazienti? “Gli esami di laboratorio effettuati in studio devono essere seguiti, nella stessa giornata, dalla visita medica. Altrimenti vi è il rischio che le assicurazioni non rimborsino i costi al paziente. In questo modo, il medico sarà sempre più costretto a rivolgersi a un laboratorio esterno. Le conseguenze per i cittadini pazienti sono l'allungamento dei tempi per le diagnosi e per l'inizio di una terapia adeguata. Questa riforma, unitamente al nuovo tariffario federale TARMed, mette in discussione la sopravvivenza stessa della nostra categoria professionale e della medicina di prossimità tanto cara ai cittadini svizzeri”. Oggi sarete a Berna per consegnare le firme per I’niziativa federale “Sì alla medicina di famiglia”. Una data che non può essere stata scelta a caso. “Il 1. aprile 2006, 10-12.000 camici bianchi hanno manifestato per la prima volta a Berna sulla Piazza federale: da allora questo giorno non è solo quello “del pesce” ma anche quello del medico di famiglia. Oggi a Palazzo federale consegnamo 201.300 firme, raccolte in soli 5 mesi dei 15 a disposizione. L'iniziativa federale è frutto della situazione in cui versa la medicina di famiglia: la popolazione l'avverte, i medici ne soffrono. Occorre un correttivo urgente. Nella Costituzione svizzera, diversamente da altri Paesi, non esiste un articolo di base sulla sanità, né si pongono priorità o obiettivi da raggiungere in campo sanitario. Oggi il legislatore è abbastanza libero nell'organizzare la sanità: lo può fare in modo liberale, interventistico o protezionistico. Le esperienze dell'ultimo decennio ci hanno insegnato come I'ampio potere politico sia stato vanificato dalla forte lobby degli assicuratori malattia e dalle multinazionali dei farmaci. Con l'iniziativa vogliamo fissare obiettivi, assegnare compiti e determinare condizioni quadro per una medicina liberale, di qualità ed efficace per tutti”. Resta però il nodo del ricambio generazionale. Perché fare il medico di famiglia oggi non è piü attrattivo come una volta? “Oggi l'età media del medici di famiglia è di 57 anni e le giovani leve mancano. I motivi di questo disinteresse sono da ricercare sia nella perdita degli strumenti diagnostici, che nella svalutazione della prestazione intellettuale. Dopo 6 anni di formazione e almeno 5 di post-formazione si è posti in una situazione di svantaggio rispetto a parecchi altri percorsi acRomina Lara cademici”. (“Corriere del Ticino” 01.04.2010) stampa:stampa 17.05.10 10:26 Pagina 207 RASSEGNA DELLA STAMPA Sanità, il PPD dà la sua ricetta INFLUENZA A H1N1 - Calcolati i primi costi a carico del Cantone Cinque grandi regioni per la pianificazione razionale delle cure Passata la pandemia, resta una fattura da 1 milione Per il finanziamento, il PPD propone che in futuro i Cantoni si facciano carico del 30% di tutte le prestazioni dispensate, sia dagli ospedali che dagli studi privati BERNA Cinque grandi regioni per la pianificazione delle cure sanitarie, ripartizione identica dei costi sia per le cure ambulatoriali che per quelle ospedaliere, maggiore controllo sui rimborsi delle prestazioni e maggior ricorso alle cure palliative invece dell'accanimento terapeutico. È questa in sintesi la ricetta presentata ieri dal Partito popolare democratico svizzero per contenere l'esplosione dei costi della salute. La nuova risoluzione del partito per correggere il sistema sanitario elvetico sarà sottoposta all'assemblea dei delegati che si terrà a Coira il prossimo 24 aprile. Anche il PPD, dunque, torna a profilarsi su questo spinoso dossier dopo che solo tre settimane fa i socialisti avevano rilanciato la battaglia per la cassa malattia unica presentando una nuova iniziativa. Per il presidente Darbellay è necessario agire adesso, tenuto conto dell'incremento continuo dei costi sanitari, il cui peso incomincia a diventare insostenibile soprattutto per il ceto medio. L'ideale sarebbe che l'incremento annuale dei costi risultasse inferiore a quello del PIL, “ma purtroppo negli ultimi anni si è verificato il contrario”. Nelle intenzioni del PPD, c'è la costituzione di 5 regioni – i cui contorni sono ancora tutti da definire – che obbligherà i Cantoni a coordinare maggiormente l'offerta sanitaria. In ogni regione ci sarà un centro ospedaliero che offrirà la medicina di punta, collegato a nosocomi che offriranno prestazioni di base come la medicina interna, le cure di pronto soccorso, anestesia o radiologia. Gli studi medici privati dovrebbero cedere il passo a centri della salute per le cure di base. Questo standard, che permetterebbe anche di offrire prestazioni nelle periferie, dovrebbe essere ancorato nella legge e dare diritto a riduzioni dei premi. Sul finanziamento delle cure, in futuro i Cantoni dovrebbero coprire a livello del 30% tutte le prestazioni: quelle dispensate dai nosocomi – stazionarie e ambuiatoriali – e quelle fatturate dagli studi privati. Con l'attuale sistema – i Cantoni pagano il 50% dei costi stazionari degli ospedali; il resto incombe agli assicuratori – vi è il rischio che i pazienti non ricevano cure appropriate. Nel documento figura il rafforzamento dell'esame periodico del catalogo delle prestazioni in base ai criteri previsti per legge, come l'economicità e l'efficacia. (“Corriere del Ticino” 10.04.2010) Per assicurare al Ticino mascherine, medicamenti, materiale di pulizia e quant’altro sono stati spesi almeno 944.357 franchi. Merlani, medico cantonale: “Non si è trattato di sperpero”. II Cantone Ticino ha speso almeno 1 milione di franchi per far fronte alla pandemia di influenza A H1N1. Febbre che, lo ricordiamo, secondo i dati ufficiali forniti dal Dipartimento sanità e socialità (DSS) ha ospedalizzato in tutto 33 persone. Questi costi a carico delle finanze cantonali sono visibili nel conto consuntivo 2009, alle pagine 69 e 70, là dove sono citati i “sorpassi di spesa” dei vari dipartimenti rispetto al conto preventivo. La radiografia del milione È sfogliando queste tabelle che si apprende – per esempio – che per rendere operativi 12 Centri di pandemia/vaccinazione, il 21 agosto 2009 il Governo ha autorizzato un “esborso” di 80mila franchi. O che per acquistare – citiamo – “mascherine protezione per il dispositivo pandemia” e “materiale protettivo”, il 22 settembre 2009 il Consiglio di Stato ha stanziato nell'ordine 238mila e 327mila franchi. Ed è sempre guardando queste tabelle che si nota come l'Esecutivo ha poi “aperto il portafogli” in altre 5 occasioni: 107mila e 53mila franchi se ne sono “andati” il 20 maggio 2009 e il 18 agosto 2009 per un non precisato “acquisto di materiale”; 45mila franchi solo stati versati per comprare il 13 ottobre 2009 “materiale per pulizia e protettivo per i ristoranti scolastici”, 62.357 franchi sono stati utilizzati il 22 settembre 2009 per la “gestione hotline telefonica pandemia” e altri 32 mila franchi sono andati a colmare il 13 ottobre 2009 i “supplenti orari del personale attribuito presso i ristoranti scolastici”. Merlani: “Non è sperpero” Totale della fattura: 944.357 franchi. Tanto? Poco? Difficile rispondere. Anche perché, ci dice il Medico cantonale Giorgio Merlani, buona parte del materiale acquistato è materiale utile per la protezione della popolazione e senza una scadenza. Tradotto: anche se mascherine, cerotti e quant'altro non sono stati utillzzati per la pandemia di “suina”, sono andati comunque a “rimpolpare” le scorte per gli anni a venire. Ecco perché, secondo Merlani, in tutti i casi non si può parlare di “sperpero”. Presto un report completo Le cifre riguardanti la pandemia riportate nelle tabelle dei “sorpassi di spesa” del conto consuntivo 2009, annota poi il Medico cantonale, saranno in ogni caso approfondite “in un rapporto dettagliato che, mi auguro, entro la fine di maggio, sarà consegnato al Gran Consiglio”. Realizzato dallo speciale “gruppo di lavoro pandemia”, il documento – segnala Merlani – saprà fornire ai deputati tutte le informazioni importanti relative al dispositivo pandemico messo in atto in Ticino. Andrea Bertagni (“Giornale del Popolo” 14.04.2010) 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 207 stampa:stampa 17.05.10 10:26 Pagina 208 RASSEGNA DELLA STAMPA Medici, no al suicidio assistito L’OMCT: “Più accompagnamento del malato e cure palliative” Il Consiglio direttivo dell’Ordine ha preso posizione sulla modifica del codice penale messa in consultazione da Berna, sostenendo la variante che punisce l’atto. “Non spetta a noi proporre questo genere di assistenza” I medici ticinesi si schierano contro il suicidio assistito. Mo tivo: non lo considerano un loro compito e non vogliono che questo venga assimilato ad un'attività medica. “Il medico è piuttosto tenuto ad alleviare le sofferenze che potrebbero generare intenti suicidari. Per questo, come medici dobbiamo ribadire e insistere sulla necessità di un maggior sviluppo delle cure palliative e dell'assistenza ai malati terminali”, scrive il Consiglio direttivo dell'OMCT, prendendo posizione sulle proposte di revisione del codice penale e del codice militare messe in consultazione a fine ottobre dal Consiglio federale. La revisione contempla due varianti. La prima àncora al Codice penale chiari obblighi di diligenza per i collaboratori delle organizzazioni d'aiuto al suicidio, quali Exit e Dignitas. Solo gli ammalati incurabili potrebbero usufruire delle loro prestazioni, mentre quelli cronici (affetti da patologie che non portano alla morte) e quelli psichici ne sarebbero esclusi. Queste condizioni tuttavia, secondo l'OMCT, legittimano le organizzazioni di aiuto al suicidio e ne fanno un'attività medica “giuridicamente complessa e problematica nell'interpretazione e nell'applicazione”. Il fatto di coinvolgere le organizzazioni tipo Dignitas o Exit, inoltre, finirebbe per dare una connotazione amministrativa ad un rapporto tra medico e paziente che per contro deve essere basato sulla conoscenza approfondita e sulla fiducia personale. L'Ordine cantonale è favorevole per contro alla seconda variante, che di fatto proibisce le organizzazioni di assistenza e recita: “Chiunque, per motivi egoistici o nell'ambito di un'organizzazione di aiuto al suicidio istiga qualcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è consumato o tentato, con un una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”. Questa formulazione è considerata dai medici “semplice, chiara e facilmente applicabile”. L'OMCT ritiene che non sia compito del medico proporre un'assistenza organizzata a chi intende togliersi la vita. Il principio di autonomia invocato per decidere della propria morte non è considerato assoluto. Il suicidio assistito, secondo i medici ticinesi, implica per definizione la partecipazione di altre persone con inevitabili ripercussioni sociali, quali l'esempio e l'emulazione. “La tutela delle persone che compongono la comunità, specialmente quelle più deboli e bisognose di protezione, deve prevalere su una presunta autodeterminazione dell'individuo. Una protezione in questo senso da parte dello Stato, attraverso la proibizione delle organizzazioni di assistenza, è ritenuta opportuna e necessaria. Alle associazioni viene inoltre rimproverato di fungere da fattore stimolante al passo estremo, nei confronti di persone in situazioni di fragi- 208 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 lità psicologica e fisica. In base alla loro esperienza, i medici sostengono che la richiesta di assistenza al suicidio non emerge quale bisogno dei malati terminali e che bisogna insistere sull'accompagnamento di queste persone e sull'applicazione sempre più capillare delle cure palliative. Qualunque soluzione venga applicata in futuro, conclude l'OMCT, il Governo dovrà vigilare affinché il dramma di una persona sofferente che decide di togliersi la vita non venga “medicalizzato” e che non venga facilitata l'esecuzione di questa assistenza in istituti di cura, reparti di oncologia, servizi di Hospice e cure Giovanni Galli palliative. (“Corriere del Ticino” 23.04.2010) Suicidio assistito: l’OMCT fa finta di non capire Com'è noto, in Svizzera da quasi 100 anni l’assistenza al suicidio non è punibile, purché non venga prestata per motivi egoistici o disonorevoli. Recentemente alcuni casi di stranieri venuti da noi per quello che viene chiamato il turismo della morte, hanno scatenato una serie di polemiche sul ruolo delle organizzazioni d'assistenza al suicidio, quali Exit e Dignitas. II Consiglio Federale ha quindi messo in consultazione due proposte: la prima prevede diversi obblighi di diligenza per i collaboratori di queste organizzazioni, la seconda in pratica le proibisce. Molto probabilmente non se ne farà però niente, in quanto sin qui la maggior parte delle risposte alla consultazione hanno rimandato al mittente le due proposte, asserendo che con entrambe si limiterebbe in modo inaccettabile l'autonomia individuale. Ben diversa invece è la posizione ora espressa dal Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici Ticinesi (OMCT), che prende risolutamente posizione per la seconda variante, che di fatto proibisce le organizzazioni d'assistenza al suicidio (CdT 23.4.2010). Ciò che più sorprende però è che nell'argomentazione l'OMCT dimostra di avere o una totale incomprensione del problema o allora dei paraocchi ideologici inaccettabili. In questa argomentazione si parla p.es. di “presunta autodeterminazione dell'individuo”, del pericolo di “emulazione”, si afferma che “l'assistenza al suicidio non emerge quale bisogno dei malati terminali”, si riscopre la ormai trita e ritrita alternativa tra il suicidio assistito e le cure palliative, asserendo che lo sviluppo di quest'ultime semplicemente risolverebbe il problema. La soluzione è un'altra In realtà, non solo l'esperienza, ma anche una serie di studi dimostrano che, anche con le migliori cure palliative, rimane pur sempre un certo numero di pazienti cronici e/o terminali, che giudicano la loro situazione soggettiva ed oggettiva come ormai non più tollerabile e che richiedono che qualcuno li aiuti a por fine alle loro sofferenze. Oltre che probabilmente su retroscena di tipo confessionale, la posizione dell'OMCT parte dal dogma che l'assistenza al suicidio non può mai es- stampa:stampa 17.05.10 10:26 Pagina 209 RASSEGNA DELLA STAMPA sere un atto medico. E perché mai? Forse perché l'ha detto Ippocrate 4.000 anni fa? Ma allora l'aspettativa di vita era di poco superiore ai 30 anni, quasi tutti morivano di infezioni o di altre malattie acute e le affezioni croniche praticamente non esistevano. Oggi sono le malattie croniche a dominare ed il paziente ha quindi tutto il tempo per decidere a quali condizioni vuole ancora continuare a vivere e quando invece considererà le sofferenze o la mancanza di un minimo di qualità di vita come inaccettabili. In passato, i medici hanno quasi sempre delegato ai religiosi il compito d'occuparsi del malati terminali: oggi, e giustamente, siamo anche noi ad occuparcene e spesso intensamente. Ma se io ho seguito, magari per anni, un ammalato cronico, se lo sto seguendo anche quando ormai la fine s'avvicina: perché mai dovrei penò, se me lo chiede insistentemente, rifiutarmi di scrivergli la ricetta, con la quale potrà comperare la pozione letale, che egli poi berrà, quando lo riterrà più opportuno e quando sarà veramente deciso a morire? Questa è in pratica l'assistenza al suicidio: o preferiamo che i pazienti disperati debbano buttarsi sotto il treno o gettarsi dal 4. piano? Se, oltre che ad essere legale, quest'assistenza al suicidio verrà ufficialmente riconosciuta come un possibile atto medico (al quale naturalmente nessun medico potrà mai essere obbligato) allora saremmo vicini ad una soluzione, che sarà molto migliore della situazione attuale. A quel punto sarà più facile convincere gli ospedali (per intanto è stato solo il CHUV di Losanna a fare questo passo) a permettere, a condizioni da definire chiaramente, il suicidio assistito. Oggi gli ospedali non lo permettono, non perché si tratti di qualcosa di illegale, ma bensi per ragioni politiche e di immagine: non si vuole diventare un posto “dove la gente va a morire”. Il giorno in cui ciò sarà possibile, il giorno in cui noi medici potremo veramente seguire sino alla fine il paziente che vuole morire, quel giorno non avremo più bisogno né di Exit, né di Dignitas: saranno semplicemente diventate inutili. Questa è la soluzione a cui dobbiamo lavorare: e non a tornare indietro di 100 anni. Franco Cavalli Professore di oncologia, direttore lOSI, già presidente dell'Unione internazionale contro il cancro L’OMCT non rinnega Ippocrate Prendo lo spunto da una recente presa di posizione dell'Ordine dei medici del Canton Ticino, che (rispondendo alla procedura di consultazione promossa dal Dipartimento federale giustizia e polizia) appoggia la “variante 2”di modifica del codice penale federale. Questa variante proibirebbe le attività di associazioni di assistenza al suicidio quali Exit e Dignitas. Il Professor Franco Cavalli ha già manifestato su questo giornale il suo disappunto per tale presa di posizione. Un malato che sta talmente male da voler morire e chiede al suo medico di aiutarlo a suicidarsi, di che cosa ha bisogno? Che cosa sta veramente chiedendo? Se non proviamo a rispondere a questa domanda, tutto il dibattito sul suicidio assi- stito (e sulle varianti legislative attualmente discusse) rischia di finire in un battibecco, oltretutto anche noioso. In una indagine dello psichiatra Chochinov su 200 pazienti malati terminali, i pochi che esprimevano ripetutamente un desiderio di morte erano in una situazione di depressione, scarso supporto familiare e dolori fisici. Quindi la domanda di suicidio è spesso domanda di vicinanza umana e migliori cure (del dolore fisico, della depressione). Offrire un accesso ben regolamentato al suicidio assistito risponde forse a questa domanda? Ma oltre ai dati scientifici, ripensando ai pazienti che ho seguito negli ultimi tempi della loro malattia (e ai miei genitori, morti entrambi di cancro) quello che più mi ha colpito è la domanda di un significato di ciò che stava succedendo e nello stesso tempo la testimonianza di una maggiore intensità nel vivere tutte le cose. Un collega mi ha poi raccontato di Angelo, un paziente di 45 anni che era ricoverato in ospedale per forti dolori dovuti alle metastasi di un carcinoma polmonare. Aveva il terrore che i medici “lo imbottissero di morfina” e aveva chiesto un appuntamento con Exit. I medici del reparto avevano interpellato un anestesista, specialista nelle terapie del dolore. Anche a lui Angelo chiedeva di essere “suicidato” ma l'anestesista era stato molto chiaro: non l'avrebbe aiutato a morire, ma si sarebbe preso cura di lui di persona. Angelo aveva accettato, i dolori erano migliorati e aveva potuto rientrare a casa. Il medico aveva mantenuto la sua promessa: andava a trovarlo ogni sera, si occupava dei farmaci antidolore con l'aiuto di un'infermiera a domicilio coinvolgendo nelle cure l'amica e la sorella. A un certo punto Angelo aveva sorpreso tutti: “Mangiare per me è una pena, ho anche altri problemi. Ma tutto questo è sopportabile. Non ho paura di morire. Quello che è difficile è lasciare i miei e le persone che amo... non poter più vivere, perché la vita è bella. Non l'ho mai capito bene come adesso. Ogni risveglio è un dono inestimabile. Tutto questo l'avrei perso se avessi seguito l'idea del suicidio. Ma non giudico le persone che fanno quella scelta, può essere che siano soli, senza una famiglia che Ii aiuti oppure male informati. lo invece ho avuto molte possibilità. lo sono piuttosto ateo, sono portato a credere che non ci sia più niente dopo. Ma sarei molto felice d scoprire il mistero dell'aldilà. Se potessi ritrovare mia madre morta circa 16 anni fa sarebbe favoloso, no?” Ogni storia personale è differente, ma quella di Angelo è emblematica: la decisione che un malato in fase terminale prende è determinata dal tipo di risposta umana che incontra. Il curante può decidere di “rispettare la sua autonomia” limitarsi a organizzare il necessario per il suicidio: questo stronca ogni altra possibilità. Oppure posso condividere con la persona ammalata la mia umanità, che è fatta di desiderio di bene dentro ogni circostanza: allora proporrò altro che non un bicchiere con i dieci grammi di barbiturici e forse diventerà possibile un'esperienza come quella che ha fatto Angelo. Tanto di cappello all'OMCT, che si è schierato da questa parte. Non è una posizione confessionale, ma uno sguardo più vero sulla realtà: cerca di salvare una possibilità di positivo anche dentro le situazioni più difficili. PS: Ippocrate è vissuto 2.400 anni fa. Mi aiuta di più nel mio lavoro la chiarezza del suo famoso giuramento, che chiedeva ai 75 MAGGIO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 209 stampa:stampa 17.05.10 10:26 Pagina 210 RASSEGNA DELLA STAMPA suoi colleghi e discepoli di schierarsi sempre per la vita, che non la mentalità relativista che invade silenziosamente il nostro tempo: nessuno si azzardi a giudicare più cosa è bene e cosa è male, ognuno scelga per sé quello che vuole, e così le persone sono sempre più sole e disorientate. Fabiano Cattaneo, Medico Associazione Medicina e Persona (“Corriere del Ticino” 05.04.2010) Un milione di risarcimento per Sandro Pelloni Un milione di franchi: questo il risarcimento concesso dalla Camera ricorsi penali al gastroenterologo luganese Sandro Pelloni, assolto dopo un lungo percorso giudiziario dalle accuse di “atti sessuali con persona incapace di discernimento o inetta a resistere”, e di “tentata coazione sessuale”. Fatti, si ricorderà, che gli erano stati contestati nell'ambito della sua attività medica. Come riferito ieri dal “Quotidiano” della Rsi, il risarcimento ammonta a 820.155 franchi più un interesse del 5% a partire dal gennaio del 2005, che porta il totale a più di un milione. Si tratta del risarcimento più alto mai concesso in Ticino. La sentenza della Camera dei ricorsi penali risale allo scorso 9 aprile, è stata intimata ieri alle parti. Nel commisurare il risarcimento la Crp ha ridotto del 40% l'importo inizialmente considerato, a causa della concolpa di Pelloni che violò i suoi obblighi deontologici. Il medico luganese da parte sua aveva richiesto un risarcimento di oltre 7 milioni di franchi. Dopo due processi (il primo nell'aprile del 2001, il secondo nell'ottobre del 2002) Sandro Pelloni venne prosciolto dall'accusa dal Tribunale federale nel 2004. (“La Regione” 16.04.2010) IL FENOMENO Scoppia la violenza in corsia i pazienti sono meno pazienti Malati aggressivi ed esigenti, un trend che preoccupa i medici Intollerante, insofferente, pretenzioso, nervoso, aggressivo e violento. Di ogni eta, sesso ed estrazione sociale. È l'identikit del paziente che in questa fine decade del terzo millennio circola negli studi medici e nei pronto soccorso ticinesi. Un fenomeno che preoccupa medici e infermieri – presi non solo a male parole ma spesso anche strattonati violentemente – e che ha fatto scattare numerose misure preventive all'interno degli ospedali: formazione del personale, corsi per la gestione dei conflitti, protocolli vari, video sorveglianza, pulsanti d'allarme, fino alla presenza di un agente e all'allestimento di veri e propri piani d'evacuazione. E se negli avamposti dei nosocomi cantonali si assiste ad un incremento di violenza, 210 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 MAGGIO 2010 spesso con danni anche a materiale e strumentazioni sanitarie, non va meglio negli studi medici. “Siamo una società sempre più agggressiva”, conferma Franco Denti, presidente dell'Ordine dei medici del canton Ticino. E aggiunge: “Poco rispetto e tante pretese. Pago la cassa malati e voglio essere visitato immediatamente è il leit motiv”. E proprio l'esosità dei premi mensili di cassa malati, che di anno in anno si fanno sempre più “pesanti” per il borsellino del cittadino paziente, si conferma la principale molla che fa scattare prepotenza e irruenza. “Con quello che pago di cassa malati!”, s'è infatti sentita più volte gridare in faccia la dottoressa Valeria Maurer, capoclinica del pronto soccorso di pediatria di Bellinzona, confrontata più che altro con l'impazienza di tante mamme che pretendono visita, esami e diagnosi ipso facto per il loro pargoletto. Non solo. Il rifiuto del medico di fare un esame giudicato inutile innesca delle frustrazioni che conducono certuni a perdere la ragione. Lo conferma uno studio pubblicato sulla rivista della Società vodese di medicina che ha messo in luce le difficoltà alle quali il personale sanitario è confrontato quotidianamente. Comportamenti violenti che s'allargano macchia di leopardo e che non risparmiano nemmeno i dottori che si recano a domicilio. Come racconta un medico generalista vodese, la cui testimonianza è stata riportata sulle colonne de Le Matin. Chiamato da una coppia si è ritrovato faccia a faccia con una donna che gli ha puntato un grosso coltello alla gola. Se quest'ultima è sicuramente una situazione limite sta di fatto che non pochi infermieri e medici del pronto soccorso vengono malmenati. Alla base, secondo la dottoressa Maurer, una malinterpretazione di quello che è il pronto soccorso, “dove si va solo per le urgenze e non per un semplice mal d'orecchi perché il proprio medico è assente”. Mentre il responsabile del pronto soccorso degli ospedali Civico e Italiano di Lugano, dottor Robert Sieber, individua in una pseudo conoscenza dell'arte medica l'insistenza di certi pazienti nel voler a tutti i costi determinati esami. “Telefilm e serie tv fanno più danno che altro – spiega –. Permettono sì qualche conoscenza in più, a volte anche utile, ma se nella finzione per un mal di testa si finisce sotto la tac, il paziente lo pretende anche nella realtà lo stesso trattamento”. Il trend è sotto la lente degli addetti ai lavori dal 2007. “Un monitoraggio costante. L'obiettivo è riuscire a gestire sempre meglio i conflitti tra medico e paziente”, conclude ottimista Patrizia Guenzi Sieber. (“Il Caffè” 04.04.2010)