SKAKKI NOSTRI novembre 2014

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SKAKKI NOSTRI novembre 2014
REDAZIONE
Lettera aperta
agli Scacchisti
Cari Scacchisti,
vista l’incongruenza nella sezione avrete sicuramente pensato ad un errore nell’impaginazione.
Quella di “trascurare” i giochi per questa lettera è
stata una decisione presa in virtù dei dubbi sorti e
delle critiche circa l’utilità e la serietà del giornale
(finiamola di usare il diminutivo) scolastico Skakkinostri e, in casi isolati, dei giudizi offensivi rivolti
ai singoli e ai membri della redazione. Teniamo a
sottolineare che con questo messaggio ci proponiamo non solo di rispondere a quanto detto prima ma
di venire incontro agli studenti che condividono i
medesimi dubbi e che invitiamo ad esprimersi. Il
nostro è un invito alla discussione, ad un dibattito regolato prima di tutto dal rispetto per se stessi, evitando approcci infantili e offensivi, e per il
lavoro altrui, cercando di essere costruttivi e non
distruttivi. Si perché, nel momento in cui affermate che “ il giornalino è inutile, poco serio, scarno” o che i membri della redazione o la ragazza
(1) sono degli “sfigati”, non fate altro, nella vostra
limitatissima lungimiranza e sorpassato classismo,
che demolire uno degli strumenti più importanti e
potenti tra le mani di noi studenti: la possibilità di
Dire, la possibilità di Esprimersi ed importantissima la possibilità di Denunciare. A meno che non
lo si faccia per “apparire” in tempo di elezioni,
criticare per cercare il miglioramento non Può né
Deve fermarsi ad evidenziare esclusivamente ciò
che non va, ma richiede l’impegno almeno di proporre e suggerire qualcosa di meglio. Sono secoli
che noi Italiani ci lamentiamo e aspettiamo, quanto
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tempo occorre ancora per capire che è con lo spirito d’iniziativa che si ottiene qualcosa? Così, fate
lo sforzo di impegnarvi personalmente e venite in
redazione a proporre e magari a scrivere direttamente un messaggio, qualsiasi cosa che possa innescare un ragionamento personale o collettivo. Del
resto, come detto in altro contesto, siamo pochi e
presi dagli impegni scolastici e non, ma nonostante
questo ci impegniamo per portare alla luce tematiche del momento che molti, magari per mancanza di tempo, non riescono a seguire. Il quantitativo
di articoli proposti è dovuto inoltre ad una scarsa
partecipazione: è chiaro che più siamo, più saranno le tematiche per soddisfare gli interessi di tutti.
Altra questione sollevata è stata quella del numero
di uscite del giornale. Il giornale è finanziato dalla
scuola in modo che possa uscire per un massimo di
volte 3 più lo speciale e, per quanto ci possa essere
un rapporto economico con l’Istituto, questo non
preclude la nostra indipendenza. Il giornale scolastico è una conquista ma questo non tutti sono
riusciti a coglierlo. Se la nostra scuola è conosciuta in tutta Italia è anche grazie allo Skakkinostri,
apprezzato appunto per l’impegno e l’ostinazione
di noi studenti che lo portiamo avanti imparando
ad organizzare un lavoro di gruppo, nonostante le
difficoltà. Quando lo deridete ricordatevi che state
ignorando un’ opportunità. Noi ci stiamo mettendo
la faccia.
Scacchisti dite la vostra, siete tutti coinvolti.
La Redazione
SOMMARIO
9
28
7
18
4-6
26-28
32
Siamo tornati
Film consigliati
Un’occhiata
al futuro
Redazione
7-18
Attualità
Gli avvenimenti
che hanno
interessato il 2014
Cinema
29
Musica
MTV EMA 2014
Glasgow
20-25
30-31
Uno sguardo
alla nostra libreria
Le ricette
bizzarre
Narrativa
Scacchi gnocchi
Oroscopo
34
Poesia
Figli condivisi
35
Scacchi Matti
3
EDITORIALE
siamo tornati
Editoriale
Andrea Neviera 5B
É la prima volta che mi ritrovo
a scrivere su questo giornalino,
anzi, forse è la prima volta che
mi ritrovo a scrivere qualcosa
che qualcuno leggerà. Impressione bella o brutta non importa, il
vero successo sta nel coraggio di
essermi comunque messo in gioco. La vita è fatta di prime volte;
il primo giorno di scuola, il primo sciopero, il primo bacio e...
insomma, la lista è lunga. Una
serie di avvenimenti che, positivi o negativi, lasciano comunque un segno nella nostra vita e
ci aiutano a crescere. Persino noi
di quinto, che quest’anno termineremo il nostro ciclo di studi al
liceo, stiamo per affrontare per
la prima volta un mondo tutto
nuovo, dove avremo bisogno di
tutte le esperienze che abbiamo
vissuto in questi cinque anni per
sopravvivere. Università, lavoro
e futuro. Tutte parole che spa-
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ventano e che un diciottenne non
vorrebbe neanche sentire, ma alla
fine dovremmo dar il benvenuto
a questa nuova vita. Devo ancor
decidere se il liceo mi mancherà,
l’unica cosa di cui sono sicuro
è che lascerò tra quelle quattro
mura una serie di ricordi che saranno ben difficili da cancellare
e penso che la stessa cosa valga
per voi. Sembra facile dire che il
liceo non ci mancherà, ma la vera
difficoltà starà nell’accettare questa conclusione.
Nessuno può permettersi di
affermare di aver passato questi
cinque anni in uno stato di tristezza perenne, non penso che
Leopardi si sia reincarnato diciotto anni fa nel corpo di un futuro scacchista. Per questo, cari
quintini, dovrete raccogliere tutti
i vostri ricordi positivi per finire
quest’ultimo anno col solito sorriso, senza preoccupazioni per
l’esame in vista o per l’eventuale
perdita delle varie amicizie del liceo. Il primo passo verso il futuro lo faremo insieme, per cui non
c’è nulla che possa preoccuparci.
Estote parati.
Sembra ieri che varcavo, impaurita, la soglia di quel portone un po’
vecchio, ma imponente, con il cuore
gonfio di speranze, sogni e obiettivi. Eppure sono passati due anni.
Sembrano pochi, ma in questi due
anni sono cambiata tanto, com’è
normale che sia. In primo, si pensa
al futuro come qualcosa che riserva
grandi sorprese, qualcosa di bellissimo. Si freme d’impazienza, si vuole
velocizzare il tutto per passare direttamente al quinto anno, a quando si
è “più grandi”, più responsabili, più
indipendenti. Sono continue emozioni che si susseguono, che palpitano in ogni fibra del nostro corpo,
tutto si vive al massimo e si ruba
ogni secondo. Poi però, cominci
a entrare nell’ottica e a capire che
Letizia Giannoccaro 2M
Salve scacchisti, eccoci di nuovo qui, dopo mesi e mesi di vacanze estive si ritorna alla solita vita.
Sveglia alle 7:30 del mattino, capelli disfatti per la fretta di entrare
in orario a scuola, le 5 o 6 ore in
cui si impazzisce, lo studio pomeridiano, le interrogazioni, i voti e le
solite ansie post-compito in classe.
meraviglia davanti alle cose che non
capiamo, ed essere curiosi per scoprirle. Solo in questo modo, il futuro
ci farà un po’ meno paura e saremo
pronti per affrontarlo. L’unica preoccupazione che si ha adesso, infatti, è vivere ogni giorno piano piano,
senza affrettare troppo le cose e
senza rammaricarsi per il passato.
I ricordi sono bellissimi - e chi non
vorrebbe tornare in primo? - ma bisogna crescere. Rimbocchiamoci le
maniche e rimaniamo coi piedi per
terra, concedendoci il lusso, di tanto
in tanto, di esprimere il lato più creativo della nostra anima. Mai avrei
pensato di poter cambiare così tanto
nel giro di due anni, eppure si cresce, si diventa - o almeno si prova
a diventare - maturi e responsabili.
Quest’anno si sta dimostrando particolarmente difficile, ma non mi scoraggio. Se ci scoraggiamo, è la fine!
Il futuro si teme, è normale, noi nel
frattempo possiamo solo impegnarci. Avanti, ce la possiamo fare!
Ma, in fondo, dopo tanti sacrifici
riusciamo sempre a raggiungere i
nostri obiettivi. Insomma, non dimentichiamoci di essere i ragazzi dello Scacchi, ragazzi pieni di
obiettivi nella vita e con mille idee
che cercano di condividere tra loro.
Mi presento. Mi chiamo Letizia
e questo, per me è il primo anno
che faccio parte della Redazione di
SkakkiNostri ma, in realtà, è anche
il mio primo anno in questa scuola
anche se frequento il secondo anno.
Vi starete sicuramente chiedendo
come faccia a trovarmi qui o se ma-
gari, mi ci abbiano portato gli alieni
ma vi do una notizia... non è così.
Sono arrivata quest’anno perché
ho cambiato scuola. A dir la verità
ho sempre desiderato essere alunna
del liceo scientifico A. Scacchi ma
per alcune scelte mi sono ritrovata
a passare il mio primo anno in una
scuola, per me, orribile. Ed ora, finalmente, sono qui. Nella scuola in
cui ho sempre desiderato essere. Ho
deciso di scrivere il giornalino perché mi è sembrato un bel modo di
collaborare tutti insieme, e inoltre,
il giornalino ci da la possibilità di
5
EDITORIALE
Maryam Boloyan 3E
non c’è fretta, il cambiamento può
partire da adesso, dal presente. Basta solo non pensare più al passato
e non anticiparsi il futuro. Bisogna
vivere il momento. E ogni giorno,
si fa un passo. Non è detto che questo passo si faccia sempre in avanti.
A volte ci si ferma, si torna indietro, si cade. Eppure è da questi stop
che impariamo. Sono quelli che ci
rimangono più impressi, perché già
quando ti stai fermando, capisci che
da quell’errore puoi uscirne in due
modi: superarlo e andare avanti, o
ripeterlo all’infinito. L’importante è che tu faccia del tuo meglio
per superarlo, solo in questo modo
avrai successo, indipendentemente
dall’esito. L’importante è provarci.
Infatti, è solo con la perseveranza
che si ottengono grandi risultati. E
questi risultati, diventeranno il tuo
bagaglio di esperienze, che porterai
sempre dietro di te. Saranno cose
dette e ridette, ma è così. Bisogna
appassionarsi alla bellezza, provare
EDITORIALE
parlare di attualità e di condividere
le nostre idee. I ragazzi della Redazione, fin da subito, si sono presentati come dei ragazzi a dir poco eccezionali. Hanno tutti la barzelletta
pronta per poter ridere insieme e
inoltre, per quanto mi riguarda, non
mi hanno mai fatta sentire esclusa
ma hanno accolto volentieri tutti i
nuovi ragazzi che quest’anno hanno deciso di far parte della Reda-
Luca Girardi 1C
Quando mi sono trovato davanti alla mia nuova scuola sono stato
felice di essere arrivato fino a quel
punto, ma anche impaurito e spaventato. Avevo paura di questo nuovo
mondo che ancora non conoscevo,
timore dei nuovi compagni e incertezze sui nuovi professori. Avevo
tanti pensieri nella testa e, per mandarli via, decisi di stringere amicizia
con alcuni dei miei nuovi compagni.
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zione. Quest’anno il nostro obiettivo è quello di far rendere davvero
interessante il giornalino e ci impegneremo in tutti i modi per poter riuscirci. Parlando un secondo
di attualità, proprio qualche giorno
fa, mi è capitato di leggere un articolo sul nostro liceo. Noi, studenti
del liceo scientifico A. Scacchi ci
troviamo tra le eccellenze d’Italia e
superiamo la media conseguita da
tutti i Paesi Europei. Non vi nego
che subito dopo aver letto l’articolo, che è stato anche riportato sul
nostro sito internet, mi sono sentita davvero fiera e orgogliosa di far
parte di questa scuola. Con questo,
mi sento in dovere di fare i complimenti a tutti gli studenti del nostro
liceo per la loro bravura e il loro impegno. Auguro a tutti voi un buon
anno scolastico, in bocca al lupo.
Subito mi sono sentito sollevato nel
conoscere qualcuno e non sentirmi
completamente estraneo. Intanto
iniziò l’appello delle classi. Udito
il mio nome avertii un brivido di
terrore e mi diressi all’interno della
scuola. Pian piano vedevo entrare i
miei nuovi compagni. Nell’aria si
percepiva quella paura e quell’imbarazzo tipico delle persone che non
si conoscono, ma sono vicine nello
spazio, come quando si è in ascensore con qualcuno, per esempio.
Non si udivano rumori se non quelli
esterni alla scuola. Quel silenzio fu
interrotto dalla professoressa che ci
disse di seguirla. Eravamo tutti an-
siosi di vedere la nostra nuova aula
ma, aperta la porta, abbiamo trovato
la classe piena di altri ragazzi. Difatti la professoressa si era sbagliata e
tra le risatine generali ci dirigemmo
verso la nostra vera aula. La nostra classe era molto alta, ma anche
stretta. I banchi erano 27, riuniti in
gruppi di 3. La giornata procedette
silenziosa, col solo parlare dei professori che ci diedero il benvenuto.
Fu strano riprendere la scuola, ma,
grazie all’amicizia che si instaurò rapidamente fra i vari compagni, sembrò una giornata tra amici. Uscito da
scuola ero ancora intimorito, ma ero
consapevole di essere un liceale.
ochi minuti fa la direttrice di “Skakki nostri”
mi ha chiesto di buttare
giù qualche riga sulla manifestazione di quest’oggi, senza pensarci due volte ho
accettato... non ho mai scritto
sul giornalino e forse è arrivata
l’ora di farlo! È doveroso, però,
fare una premessa per chi sta leggendo o leggerà questo articolo:
non sto macchiando d’inchiostro
una pagina del giornalino della
mia scuola per parlare in maniera “tecnica” dello sciopero del 10
Ottobre. In queste righe non troverete numeri, percentuali o cosa
è il “piano scuola” proposto dal
nostro Primo Ministro, troverete delle riflessioni di un 17enne
giunto al suo ultimo anno di scuola superiore. Ne ho viste tante in
questi anni allo Scacchi e ho vissuto a pieno la mia esperienza da
studente, da figlio ma soprattutto
da uomo. Ecco... questa parola
“uomo”. Teoricamente si entra
nel portone della propria scuola
da bambino pieno di incertezze,
di dubbi o anche di idee che uno
si aspetta che vengano consolida-
te negli anni, e si esce da uomini
e donne capaci di pensare autonomamente, di essere dei “sognatori
attivi” non degli automi. Bisogna
aspettare l’attimo fuggente, quel
momento o quella situazione che
ti farà crescere e che ti farà capire
più di una cosa. E proprio come
nel film “L’attimo fuggente” di
Peter Weir i professori hanno il
compito di educarci e non solo di
insegnare. Ti ricordo, caro lettore,
che i professori non sono coloro
che si dovrebbero limitare a dire
“Moscatelli hai studiato? Moscatelli apri il libro a pagina 251!”
bensì dovrebbero essere prima
degli educatori, persone che ci
insegnano il senso civico e il rispetto reciproco, che ci aprono
la mente e la riempiono di sogni,
speranza e anche di realtà per riportarci a terra se spicchiamo il
volo troppo presto. Ora, mio caro
lettore, dirai ma cosa c’entrano
queste riflessioni con il “piano
scuola” di Renzi? Con lo sciopero del 10 Ottobre? Centrano e
pure tanto. Come si può pretendere da un professore cinismo,
razionalità e buoni propositi se è
REDAZIONE
L’attimo
fuggente
P
in vigore una riforma della scuola
come la Riforma Gelmini? Come
si può pretendere che i professori ci capiscano e ci insegnino con
amore e passione il loro sapere
se avvengono tagli al personale,
tagli allo stipendio e quindi tagli
alla cultura come niente fosse?
Io non so dopo questa ennesima
riforma, disegno di legge, piano
scuola o come la vogliono chiamare la chiamino cosa succederà
alla scuola pubblica, cosa succederà all’intero sistema. Forse sarà
l’ennesimo pugno nello stomaco
o il decisivo colpo di grazia per
il sistema scolastico, fatto sta che
noi che possiamo portare la nostra voce nelle strade, sui giornali, alla televisione non staremo
con le mani in mano e non siamo
stati con le mani in mano neanche
oggi 10 Ottobre. È proprio vero
che uno studente aspetta “L’attimo fuggente” in questi 5 anni, ma
cosa ci si può realmente aspettare
da chi non ha più neanche la voglia di amare questa scuola perché oramai sfinito, stufo e arreso.
Stefano Moscatelli
7
ATTUALITÀ
Parliamo di
P
arliamo di quella donna
che per noi ha fatto di
tutto e che avrebbe continuato a farlo in eterno,
se avesse potuto. Parliamo di lei,
facciamolo veramente. Non sono
brava in queste cose, non sono
per niente capace, ma la Damasco
apparteneva a quella categoria di
persone che ti fanno venire voglia
di cambiare, di essere migliore.
Ti guardano in quel modo così intenso e penetrante, che senti quasi
il bisogno fisico di non deluderle,
di assecondarle in ogni cosa. Se te
lo chiedessero, parteciperesti ad
una maratona senza indossare le
scarpe e solo perché hanno creduto in te e lo hanno fatto davvero.
Guardandole negli occhi ti rendi
conto che potresti fare di tutto,
che ne saresti effettivamente capace. È una sensazione che non si
prova spesso, ma quando capita è
qualcosa di eccezionale, qualcosa
di cui ti ricordi per il resto della
tua vita: la prima volta in cui ti sei
reso conto di chi fossi veramente,
la prima volta in cui, osservandoti
8
Rossana
Damasco
allo specchio, sei riuscito ad andare oltre la superficie e hai iniziato a conoscerti. A me è successo a scuola, durante una della sue
lezioni. La ascoltavo parlare, più
o meno: più che sulle parole, mi
concentravo sui suoi movimenti,
sul modo in cui agitava le braccia, in cui camminava. Mi sembrava che il suo lavoro le piacesse
sul serio e mi chiedevo il perché.
Me lo chiedevo senza riuscire a
trovare una risposta, io, che non
avevo mai fatto nulla per una valida ragione, che non avevo mai
provato il desiderio di mettermi
alla prova. Spesso compiamo gesti senza un motivo, solo perché
possiamo. Lei non era così. La
Damasco sapeva, custodiva un
segreto che tutti conoscono, ma
che pochi riescono ad utilizzare:
la Damasco aveva capito che vivere non ha senso se non si vive
davvero, se non si riesce - anche
in minima parte - a far ruotare
un po’ la terra, a darle una spinta che, per quanto infinitesimale,
alla fine farà comunque la diffe-
renza. Al suo funerale c’erano
vecchi amici, colleghi, ma anche
studenti. E ascoltando ho scoperto quanto, effettivamente, quella
donna fosse riuscita a cambiare il
suo mondo. Quante persone avesse aiutato durante la sua vita, su
quante avesse lasciato un segno
indelebile, che la sua morte ha
poi trasformato in una cicatrice
profonda. Non ci sono dubbi sul
fatto che nessuno la dimenticherà
mai, e questa volta non è un modo
di dire, lo intendo sul serio. So…
sento che in un modo o in un altro riuscirà sempre a spronarci,
riuscirà sempre a farci sentire in
colpa per le nostre debolezze,
con quello sguardo che di severo
non aveva niente, ma che riusciva comunque a farci vergognare. Penso a lei ogni giorno, quasi
controvoglia: ormai è diventata
quella voce che non mi lascia in
pace, che non mi permette di rimanere ferma lasciando che il resto del mondo mi scorra intorno.
Rossana Signore
L’Uomo
Nero
ATTUALITÀ
Q
uella dell’uomo nero
è una leggenda da
sempre presente nel
folklore delle popolazioni occidentali. Tanti in
tenera età hanno avuto paura di
questa anonima figura dimenticata poi con il passare del tempo.
Eppure c’è chi ultimamente sta
riscoprendo questo antico timore che di infondato non ha nulla
e che sta segnando l’epoca in cui
viviamo: mi riferisco al terrorismo islamico, un cancro che ha
deteriorato il confronto con l’Oriente e che sta smuovendo gli
equilibri interni all’islam stesso.
Non è un caso l’analogia con la
bestia nera delle malattie perché
come questa si espande sempre
più generando una moltitudine di
idee che prepotenti influenzano
l’opinione pubblica. Paradossalmente sono i Grandi (del mondo),
ad essere minacciati dall’Uomo
Nero secondo una strategia raffinata che la grettezza delle bombe
non può contrastare. Al contrario
la giusta informazione, la giusta
discussione possono predisporre
il mondo ad affrontare il problema lavorando alla sua radice ed
escludendo inutili allarmismi.
Ma a questo punto vi starete
chiedendo perché ho usato l’immagine fanciullesca dell’uomo
nero per alludere all’ormai noto
Stato Islamico (Islamic State, ex
ISIS). In primis i membri arruolati in questa formazione terroristica (sbagliamo a considerare il
Califfato un’entità politica vista
che
terrorizza
l’Occidente
la sua illegittimità) sfoggiano
tuniche e passamontagna rigorosamente neri; secondo perché
attraverso una strategia di terrore
psicologico ben studiata vendono
il nero con le relative accezioni
negative che il progresso ha cancellato: la morte resa plateale e
violenta dalle decapitazioni diffuse sul web. Una voluta barbarie
medievale condivisa grazie ai so-
cial network al fine di amplificare
uno scandalo, sdegno garantiti. Il
nero inoltre è un colore che sin
da bambini associamo a qualcosa di negativo, pauroso e cattivo,
un “brand” conosciuto e che da
nell’occhio. L’ideale perché, carico di questo valore simbolico,
riesce ad imporsi e diffondersi
facilmente tra di noi: il tutto assomiglia ad una modalità virale di
9
ATTUALITÀ
10
fare pubblicità tipica del momento, alla stregua di un movimento
politico o anche di un bene industriale. Si, l’IS è “un’azienda”
al cui vertice c’è un Califfo con
i dipendenti occupati nel fornire
oltre a beni, diversi servizi. C’è
chi lavora alla propaganda e alla
diffusione del “brand”, chi si impegna ad emanare e far rispettare
i dettami della Sharia, chi gestisce l’assunzione (l’arruolamento) di nuovi operai e infine chi
causa materialmente il terrore. Il
paragone con un’azienda regge
commercio di petrolio a prezzi
concorrenziali con un occidente
in crisi economica. Il capitale poi
verrà investito nella produzione
di gadgets come la popolarissima bandiera nera, armi, terrore
e morte. L’obbiettivo principe è
diffondere il prodotto tra gli infedeli che non aderiscono all’islam anzi mi correggo, alla loro
visione di Islam. “È una multinazionale dell’orrore. Non pensano
come i mussulmani di qui e molti
di loro non parlano l’arabo. Sono
mercenari provenienti da tutto il mondo” dice Jean Jeanbart
vescovo cattolico di Aleppo.
Il punto è questo ovvero che
l’IS, paragone a parte, non è che
un organizzazione di bestie sostenitrici (attenzione) di una visione criminale di islam; e lo sta
facendo adottando un linguaggio
moderno, dal cinguettio di Twitter al post di Facebook, stupendo
chi immaginava di avere a che
fare con dei pastori ignoranti.
L’IS è a sua volta un prodotto
della nostra civiltà la quale ha
fatto tanto e nel modo sbagliato
per favorire il dialogo e l’integrazione di un islam demonizzato
ma che (per onestà intellettuale)
ha trovato in alcuni casi un ostacolo nei nostri usi laici e non.
Criticabili sono anche le continue politiche violente e volte magari al guadagno di pochi:
ad es. lo stanziamento di finanziamenti pubblici italiani per la
“ricostruzione” di infrastrutture
nei teatri bellici poi fatti sparire
sotto la legittimazione di questo buon proposito. In breve la
nostra presenza forzata nel Medioriente ha generato una rabbia e uno smarrimento politico
che ha trovato nei saldi propositi
estremisti una valvola di sfogo.
Insomma, l’uomo nero stava meglio quando stava peggio
e ora vuole farcela pagare. Per
iniziare a lavorare quindi sul
problema serve porsi semplici
domande: Cosa ha scatenato il
fenomeno? Su che piano combatterlo? Un inizio sarebbe un
uso onesto e più astuto dell’informazione. L’allarmismo, la paura
per il Nero, il capro espiatorio
dell’islam sono generati anche
da una stampa che informa non
per informare ma per vendere.
Gigantografie di attimi di
decollazione, titoloni in grassetto da panico e l’utilizzo di
un lessico roboante atto a coinvolgere in modo spropositato il lettore aiutano la vendita e diffusione del “brand” IS.
Ai ragazzi che sono arrivati
fin qui nella lettura dell’articolo suggerisco di avvicinarsi in
modo più approfondito all’argomento senza fermarsi ai vocioni dei tg sempre più banali.
Il mondo Is è complicato e va
discusso con coscienza e sensibilità perché sta diventando il cavallo da battaglia dei sostenitori
dello scontro tra civiltà, lo stesso
che gli “Uomini Neri” vogliono.
ATTUALITÀ
se pensiamo che effettivamente
l’IS dispone di un capitale ricavato dai finanziamenti di privati,
da un sistema di tassazione nelle
zone occupate ma soprattutto dal
Cristian Cannella
11
ATTUALITÀ
Pace o guerra?
“Non ho idea di quali armi serviranno
per combattere la terza guerra mondiale
ma la quarta sarà combattuta con i bastoni e le pietre”.
Q
uesto è ciò che pensa Albert Einstein,
famoso matematico,
sulla guerra. La frase
esprime tutta la potenza devastante della guerra: dopo un eventuale
terza guerra mondiale, sulla Terra non resterà più nulla, dovremo
tornare all’età del bronzo e non ci
rimarrà che combattere con le pietre. Si pensi per esempio a “Uomo
del mio tempo” di Salvatore Quasimodo. Nella poesia il poeta spiega che con lo sviluppo abbiamo
realizzato armi sempre più tecnologiche, strumenti di tortura e distruzione. Fino a che punto quindi
è utile il progresso tecnologico?
Come si può capire di aver oltrepassato la sottile linea che separa il
bene dal male? E soprattutto cos’è
la guerra? La guerra è da sempre,
la più grande finzione umana. La
guerra cela dietro motivi plausibili significati inaccettabili per l’umanità. La guerra è il massacro di
12
persone che non si conoscono, per
conto di persone che si conoscono ma non si massacrano. Ogni
guerra, passata presente o futura,
rappresenta la sconfitta dell’umanità, la sconfitta della diplomazia,
la sconfitta della ragione. Nelle
guerre non ci sono ne vincitori ne
vinti ed è stupido parlare di grandi
guerre perché non esistono grandi
guerre ma solo guerre che uccidono e distruggono sogni e speranze
di poveri innocenti. Mai pensare
che la guerra, anche se giustificata,
non sia un crimine. Viene spontaneo quindi pensare a tutti quei soldati che mettono a repentaglio la
propria vita per proteggerne delle
altre. Non so cosa li spinga a farlo.
Forse il senso del dovere, il desiderio di pace, di gloria o in alcuni
casi solo la disperazione. Ho avuto la possibilità di parlare con un
soldato israeliano, in inglese ovviamente, a cui ho chiesto perché
avesse scelto quella vita. Mi ha
risposto che al di là delle credenze
religiose, lo faceva per il proprio
paese e per la propria famiglia,
perché combattere in guerra per
loro ,gli dava la sensazione di fare
tutto il possibile per proteggerli,
per ottenere finalmente la pace.
Per quel che io sappia la guerra
esiste dalla Preistoria, dagli albori della nostra civiltà, come anche
l’amicizia d’altronde. La nostra
cordiale stretta di mano infatti,
deriva dalla necessità dell’uomo
primitivo di assicurarsi che l’altro non lo attaccasse: per evitare
attacchi a sorpresa l’uno teneva
ferma la mano dell’altro! Gli uomini sono da sempre “portati” alla
guerra. È molto più semplice fare
la guerra che la pace, ma come
diceva John Fitzgerald Kennedy:
L’umanità deve mettere fine alla
guerra, o la guerra metterà fine
all’umanità.
Ilaria Dituri
e più responsabilità
I
n questi ultimi anni, si sente parlare molto frequentemente del problema energetico. Certo non abbiamo
l’acqua alla gola, ma quasi. È
importante quindi trovare un ‘efficace alternativa al petrolio che,
secondo gli studiosi, entro 20-30
anni entrerà in zona risorsa. Qualora l’energia dovesse cominciare
a scarseggiare, i governi sarebbero costretti a un razionamento
rigoroso e la produzione delle
industrie tornerebbe pari a quella del ‘700. Insomma l’umanità
sarebbe nei guai. Effettivamente l’uomo abusa un po’ troppo
del petrolio, la maggiore risorsa
energetica, quasi fosse illimitata
e talvolta la sperpera inutilmente.
Gli scienziati sono impegnati
nella ricerca spasmodica di energie alternative, come quella solare, eolica, delle biomasse, geotermica, ma la maggior parte hanno
tali e tanti problemi tecnici da non
risultare ancora economicamente
concorrenziali. Attualmente buona parte dell’energia è importata
e proviene dalle centrali nucleari.
Purtroppo, un gravissimo problema è quello delle fughe radioattive. Le radiazioni emanate nell’area dai reattori nucleari avariati
provocano contaminazioni anche
gravi su tutte le forme di vita per
un raggio vastissimo, seminando
tumori negli organismi viventi
o facendo nascere delle specie
mostruose. Le radiazioni hanno
effetti devastanti sul DNA, riuscendo a modificare il nostro genoma. Inoltre, il problema dello
smaltimento delle scorie radioattive è probabilmente un po’ sottovalutato dalla gente ma è molto grave poiché spesso finiscono
per inquinare mari e fiumi. Non
esistono sistemi di sicurezza abbastanza efficienti da garantire la
totale mancanza di incidenti.
Per quanto meticolosi possano
essere i controlli, l’errore è sempre in agguato. E questi errori si
pagano troppo caro perché si possa correre il rischio. È importante
quindi studiare nuovi sistemi di
sicurezza che consentano margini di rischio meno ampi rispetto a
quelli che si corrono con le attuali
ATTUALITÀ
Meno sprechi
centrali nucleari. Io inoltre punterei sul sole e sul vento cercando
di migliorare le prestazioni degli
impianti eolici e solari. Sarebbe importante anche risparmiare
energia elettrica per evitare di
produrne tanta, iniziando dal quotidiano.
Se vogliamo avere ancora un
mondo bello e sano, tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa, sia
pure in piccolo.
Ad esempio scegliere la doccia al posto del bagno ,spegnere
le lampadine quando non servono e utilizzare con intelligenza i
termosifoni e i condizionatori. A
tutti piace stare al caldo d’inverno
e al fresco d’estate ma dobbiamo
pensare anche ai bisogni delle generazioni future.
Ilaria Dituri
13
Il nuovo volto
ATTUALITÀ
della pace:
Malala Yousafzai
I
l terrorismo è la nuova
forma della guerra, è il
modo di fare la guerra
degli ultimi sessant’anni:
contro le popolazioni, prima
ancora che tra eserciti o combattenti. La guerra che si può
fare con migliaia di tonnellate
di bombe o con l’embargo, con
lo strangolamento economico
o con i kamikaze sugli aerei o
sugli autobus. La guerra che
genera guerra, un terrorismo
contro l’altro, tanto a pagare
saranno poi civili inermi.
Gino Strada
Malala Yousafzai è la ragazza
afghana di 17 anni che i talebani
avevano cercato di uccidere il 9
ottobre 2012, e che il 10 ottobre
2014 ha ricevuto insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi
il premio nobel per la pace .«Mi
hanno sparato, hanno sparato anche alle mie amiche. Credevano
che quel proiettile ci avrebbe zittito. Ma hanno fallito - ha detto
Malala il giorno del suo sedicesimo compleanno alle Nazioni
14
Unite-. Dal silenzio, migliaia di
voci si sono sollevate. Quello
che hanno ottenuto? La debolezza, la paura, l’impotenza sono
morte. La forza, il potere, il coraggio sono emersi». Ed in seguito: «NON ODIO NESSUNO.
Sono qui a parlare per il diritto
all’istruzione per tutti i bambini.
Voglio un’istruzione per i figli
e le figlie dei talebani e di tutti i
terroristi e gli estremisti. Questo
è il sentimento di compassione
che ho imparato da Maometto,
il profeta della misericordia, da
Gesù Cristo e Buddha. Questa è
la spinta al cambiamento che ho
ereditato da Martin Luther King,
Nelson Mandela e Mohammed
Ali Jinnah. Questa è la filosofia
della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono
che ho imparato da mio padre e
da mia madre. Questo è ciò che
la mia anima mi dice: stai in pace
e ama tutti». È un informazione
importante che potrebbe davvero
cambiare il mondo se solo fossimo pronti ad attuarla. Perdona-
re ed amare tutti. Ma è davvero
possibile? Riusciremmo davvero,
se solo volessimo, ad amare il
prossimo come noi stessi? Molto
difficile ma non del tutto impossibile. “Gli estremisti hanno paura
dei libri e delle penne. Il potere
dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere
della voce delle donne li spaventa. Hanno paura del cambiamento
e dell’uguaglianza che porteremo
nella nostra società. L’Islam è
una religione di pace, umanità e
fratellanza. La pace è necessaria
per l’istruzione. In molte parti del
mondo, in particolare il Pakistan
e l’Afghanistan, il terrorismo, la
guerra e i conflitti impediscono ai
bambini di andare a scuola. Donne
e bambini soffrono in molti modi
in molte parti del mondo. La povertà, l’ignoranza, l’ingiustizia,
il razzismo e la privazione dei
diritti fondamentali sono i principali problemi che uomini e donne
devono affrontare.” Siamo tutti
d’accordo nell’affermare che il
diritto allo studio è uno dei nostri
diritti fondamentali. Come dice
il colore, e garantiscano invece libertà e uguaglianza per le donne
in modo che esse possano fiorire.
Noi non possiamo avere successo
se la metà del genere umano è tenuta indietro. Esortiamo le nostre
sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza
che hanno dentro e a esprimere il
loro pieno potenziale”. Il mondo
deve cambiare, la nostra mentalità deve cambiare ,iniziando dal
piccolo. Ammettiamolo, quanti di
voi ragazzi ancora credono che le
donne non siano capaci di giocare
a calcio, non sappiano parcheggiare e pensino solo allo shopping? Molto probabilmente la
maggior parte dei maschi che frequentano la nostra scuola. Beh,
mi dispiace dirvelo ma a calcio
sono sicuramente meglio di tanti
altri ragazzi, dalla patente di mia
madre non è stato tolto ancora
nessun punto e sullo shopping...
beh quello mi piace. Abbandoniamo i pregiudizi, lottiamo per
il diritto allo studio e facciamo in
modo che il rischio che ha corso
Malala sia servito a qualcosa.
Concludo con la fine del suo
discorso: “Cerchiamo quindi di
condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e
il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le
armi più potenti. Un bambino, un
insegnante, un libro e una penna
possono cambiare il mondo.
L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa. Grazie”.
ATTUALITÀ
Malala attraverso lo studio si può
combattere l’ignoranza ed evitare
un sacco di guerre. Noi ragazzi
fortunati, dovremmo batterci per
chi non ha voce in capitolo. Per
tutte quelle donne che sono costrette a non studiare e per tutti i
bambini che per sopravvivere devono andare in guerra o prostituirsi. Dobbiamo lottare anche per
i loro di diritti. Malala continua
così: “Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’istruzione
delle ragazze, perché sono quelle
che soffrono di più. Il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere
per se stesse. Quindi, cari fratelli
e sorelle, ora è il momento di alzare la voce. Accordi che vadano
contro i diritti delle donne sono
inaccettabili . Facciamo appello a tutte le comunità affinché
siano tolleranti, affinché rifiutino i pregiudizi basati
sulle casta, la fede, la setta,
Ilaria Dituri
15
ATTUALITÀ
Le Sentinelle
D
i questi tempi, è impossibile non averne
sentito parlare almeno una volta. Quello
delle Sentinelle in Piedi infatti, è
un movimento apartitico e aconfessionale che è nato - silenziosamente - nel 2013, ma che pian
piano è riuscito a raggiungere la
popolarità mediatica, all’inizio
attraverso i social e poi con i telegiornali. All’inizio del 2014 ha
raggiunto un considerevole numero di partecipanti, numero tuttora in crescita. Ma di cosa tratta,
precisamente, questo movimento? Le Sentinelle in Piedi sono
un gruppo di persone che professano di voler preservare il diritto
16
di libertà di espressione. Fin qui,
i conti tornano. Se non fosse che,
secondo loro, questa libertà di
espressione è tolta dall’immagine
di “normalità” che impongono,
ogni giorno, i media; una normalità di cui fanno parte anche gli
omosessuali. Si sentono minacciati da questa società che promuove l’omosessualità come se
fosse una cosa normale e sentono
la necessità di difendere l’uomo e
la civiltà. Così, queste Sentinelle
scendono nelle piazze, libro alla
mano, si dispongono a un metro
l’uno dall’altro, leggendo in silenzio, lottando per la propria libertà di espressione. Nessuno può
parlare con la stampa, a meno che
non sia un portavoce. Non vogliono essere definiti omofobi, anzi,
alcuni di loro dichiarano di avere
amici omosessuali, eppure insultano, e pesantemente, perché “gli
omosessuali vogliono distruggere
i valori della cristianità”. Si fanno
chiamare “i guardiani dei valori
cristiani”, eppure si definiscono aconfessionali. Le Sentinelle
sono anche contro la fecondazione eterologa e l’adozione, perché
pensano che un bambino debba
avere due figure di riferimento
di sesso opposto (nessuno studio
l’ha mai provato), ma quello che
più hanno a “cuore” è la questione
omosessuale. Ce l’hanno coi gay
perché pensano, che la società
lizzare la mia unione” . Gli omosessuali sono persone che amano,
come tutti noi, niente di più. Il
loro sentimento però, è banalmente ridotto a delle perversioni
sociali come la zoofilia, l’incesto
e la pedofilia. “Se non si definisce
bene cos’è l’amore, è legale anche sposarsi con il proprio cane”.
Le frasi qui riportate sono pericolose, perché educano all’avversità verso le persone. Se non si
educa un bambino alla tolleranza, come potrà mai capire che ci
possono essere realtà diverse da
quelle in cui vive? Queste persone non sanno che Dio non inneggia all’odio. Va bene pensarla
diversamente, ma perché insistere sulla libertà di espressione, se
sono i primi a impedirla e a rifiutare un dialogo? Siamo nel 2014,
è normale che le cose cambino.
E finalmente l’Italia si è svegliata. Ignazio Marino, sindaco di
Roma, ha trascritto 16 unioni gay,
ed è scoppiata una bufera, perché
in Italia non c’è ancora una legge
che le approvi. È vero che ultimamente si sta facendo troppa propaganda omosessuale, ma è bene
che venga fatta, perché ci sono
persone che continuano imperterrite a discriminare gli omosessuali. Questi “valori della cristianità”
di cui tanto si parla, non sono
nominati nella Bibbia, tranne nel
Levitico (anche se si parla di traduzioni sbagliate), in cui si dice
che l’omosessualità è un abominio, insieme a mangiare crostacei e indossare vestiti di tessuti
diversi. In questo caso, saremmo
tutti peccatori mortali. Qualcuno a proposito, ha fatto un passo
avanti. Prendiamo esempio da
Papa Francesco che ha affermato:
«Se uno è gay e cerca il Signore,
chi sono io per giudicarlo? Non si
devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche
il Catechismo. Il problema per la
Chiesa non è la tendenza. Sono
fratelli».
Chi siamo noi per giudicarli e
condannarli?
ATTUALITÀ
sia a loro favore, e che difenda
la loro sensibilità. Questo, per le
sentinelle, toglie la loro libertà.
Pensandoci però, è un paradosso.
Se tu vuoi difendere la tua libertà di opinione, non puoi togliere i
diritti agli altri, è un controsenso.
Finché ammettessero di essere
omofobi, andrebbe bene, ma no,
loro insistono sulla loro libertà,
ma la libertà di chi la pensa diversamente?
Una Sentinella ha dichiarato
che non esiste l’eterosessuale e
l’omosessuale, ma chi è normale e chi no. L’omosessuale non
è normale perché presenta un’anomalia patologica (secondo loro
dimostrata scientificamente). Chi
non è normale ha bisogno di farsi curare, e non può privare le
persone normali dei diritti che
gli spettano. Ma alla fine, queste
persone di quali diritti vengono
private? Le unioni omosessuali
non impongono che, ad esempio,
un uomo debba sposare un altro
uomo, no? Questo disegno di legge contro l’omofobia non priva di
nessun diritto, casomai aggiunge.
E allora di cosa stiamo parlando?
Le Sentinelle si professano contro l’istituzionalizzazione dell’omosessualità. Gli omosessuali
sono quindi liberi di fare quello
che voglio no in privato, ma non
possono avere il diritto all’unione civile, perché il loro “diritto”
è visto come un capriccio che va
a ledere un diritto “naturale”. E
vengono persino paragonati agli
zoofili: “Non è che se mi innamoro di un cavallo, devo istituziona-
Maryam Boloyan
17
ATTUALITÀ
Addio capitano
o mio capitano
Robin Williams, il triste clown dai mille volti.
Entri in The Legend of Zelda, “vivrà in un universo che ha sempre amato’’.
Morto Robin Williams, vola via l’eterno Peter Pan e ultimo tra tutti,
tratto dal mio film preferito: Addio “capitano o mio capitano”.
C
osì i fan, salutano per
l’ultima volta Robin Williams, morto suicida ll’11
agosto 2014 nella sua casa
a Tiburon. A trovare il cadavere è stata la sua assistente personale: aveva
la cintura attaccata al collo e ferite da
coltello al polso. Pochi giorni dopo
la scomparsa di Williams, l’ultima
moglie Susan Schneider ha rivelato
che l’attore aveva recentemente scoperto di essere affetto dal morbo di
Parkinson. Williams era stato ricoverato in un centro di riabilitazione
a causa della forte depressione. Gli
ultimi particolari che emergono
sulla vita dell’attore parlano di una
persona con problemi economici. Le
reazioni alla notizia della sua morte
sono state delle più svariate. Personalmente è stato un grande shock
poiché ero ben lontana dal pensare
che fosse tossicodipendente e depresso. In tutte le foto e le interviste
ci appare un robin williams solare,
divertente, oserei dire felice. Come
18
può uccidersi un uomo fonte inesauribile di sorrisi e felicità? Come può
un uomo così colto e gentile sperimentare l’oblio della depressione e
della droga? Beh, probabilmente il
fatto che un grande attore si uccida
ci meraviglia perché dimentichiamo
che un attore recita. Nel caso di Robin Williams è però estremamente
difficile separare la vera personalità
dell’attore dal suo ruolo nel mondo
dello spettacolo e le stesse persone
a lui vicine ce lo riportano come una
persona gentile ed affabile. Il primo
a ricordarlo è stato il presidente Usa,
Barack Obama: «Ci ha fatto ridere,
ci ha fatto piangere, ha donato il suo
incommensurabile talento a chi ne
aveva più bisogno». «Non ho mai
conosciuto una persona più dolce,
luminosa e premurosa di Robin. Il
suo impegno, come artista, di farci
ridere e renderci felici non è comparabile con quello di nessun altro.
Ci ha amati tutti e noi lo abbiamo
amato allo stesso modo». Parla così
John Travolta, riferendosi a Robin
Williams. «Penso alla sua gentilezza e alla sua generosità. A com’era
gentile con tutti quelli che volevano
entrare in contatto con lui. E non poteva fare a meno di essere divertente ogni momento». Ben Stiller che
aveva recitato con Robin Williams
nel film «Una notte al museo» afferma inoltre: «Avrebbe fatto qualsiasi
cosa pur di farti ridere. Ha fatto ridere tantissime troupe cinematografiche prima ancora del pubblico. Ha
avuto un grande impatto nel mondo». Ed è così che voglio ricordare anch’io Robin Williams come
il peter pan delle mie fiabe, il papà
tata Mrs. Doubtfire e il professore
di letteratura dell’Attimo fuggente
per tutte le cose che ha insegnato e
tutto il mondo può cambiare. Perciò
CARPE DIEM! Cogliete l’attimo
ragazzi! Perché parole ed idee possono cambiare il mondo”.
Ilaria Dituri
19
ATTUALITÀ
NARRATIVA
Parte n. 1
N
on era esattamente
così che me l’ero immaginato. Non mi
aspettavo di certo
valli fiorite e alberi carichi di frutti, ma neanche... questo.
Pensavo che la mia vita sarebbe stata più facile. Quando cresci
con la convinzione che il bene
porti al bene, nel novanta percento dei casi rimani deluso.
Nel dieci percento, invece,
muori prima che tu possa renderti
conto di ciò che ti è successo.
Racconto
a puntate
mente questo: siamo nati senza
scontrino, senza la possibilità di
tornare in dietro. Ci hanno spinti
fuori dal mondo a forza di spinte e di calci, ci hanno costretti ad
aprire gli occhi e poi hanno acceso la tv: il telegiornale ci ha mostrato guerre, carestie, malattie
incurabili. Per un attimo abbiamo
osservato le immagini in silenzio, intontiti, incapaci di reagire.
Poi sono scese le lacrime. E sono
uscite le urla. E abbiamo iniziato
ad agitarci, per ritornare nel luogo dal quale eravamo venuti, quel
posto tranquillo e pacifico.
Oh mio Dio! Cosa sono quelMa no, desolati: niente sconle macchie nere? Sono malato? trino, niente restituzione.
Com’è possibile? Sono una brava
persona, io, come mai...
I desideri della domenica non
sono cavolate, qualcuno li ascolBum. Morto.
ta davvero: il problema è che la
fila per il Centro Reclami è molto
Il mondo ha questo straordina- lunga e prima di te ci sono setrio potere di zittire i suoi nemici: te miliardi di persone in attesa.
la merce è scaduta? Danneggiata? E quando finalmente il tuo turRotta? Mi spiace, signore, non no arriva, allora hai rinunciato
possiamo rimborsarla senza una a cercare di cambiare qualcosa,
ricevuta. Ecco, il punto è esatta- hai abbandonato la fila e ti sei
20
diretto verso la Sala Ristorante.
Non è il cane il migliore amico
dell’uomo: è il cibo. E quindi sei
bloccato in una vita che sembra
non avere nessuno sbocco. Ti
sei reso conto che la giustizia è
un concetto astratto, un concetto
che una persona molto annoiata ha inventato in un pomeriggio d’autunno, mentre guardava
le foglie cadere e decideva che,
per punizione, allora sarebbero
dovute cadere anche le persone.
Persone che quelle foglie non le
avevano neanche toccate, che alla
fine non le avevano mai degnate
di uno sguardo, ma che parevano
troppo forti, troppo sicure per poter rimanere intatte. Non me l’ero
immaginata così, questa mia vita.
In realtà non me l’ero immaginata proprio: avevo sempre pensato
che “cogli l’attimo” fosse un’ottima filosofia di vita. I progetti non
servono a niente, perché nulla è
nelle nostre mani. Non possiamo
controllare davvero il nostro corpo, quindi figuriamoci se potremo
mai controllare la nostra vita. Mi
ero reso conto fin da piccolo che
NARRATIVA
ogni momento avrebbe dovuto
avere una certa importanza, che
l’esistere aspettando qualcosa mi
avrebbe solo privato di ciò che
davvero aveva valore: i ricordi.
Quei ricordi che spezzano il cuore, che fanno ardere le guance,
che annebbiano la mente. Quei
ricordi che vorresti dimenticare
e che eppure tieni stretti dietro i
tuoi occhi, avvolgendoli nella tua
memoria, proteggendoli dal tempo. A dodici anni mi era capitato
di sfogliare un album di fotografie e la mia anima aveva avuto un
sussulto.
Ci siamo.
Lo avevo capito con uno
sguardo; semplicemente, lo avevo riconosciuto: il mio destino
aveva bussato alla porta ed ero
corso ad aprire così velocemente
da perdere il fiato. A dodici anni
avevo deciso che sarebbe stato
quello il mio scopo; non scattare
foto, no, assolutamente: scattare brandelli di vita. Fissarli sulla carta, renderli indelebili. Così
avevo iniziato a fotografare ogni
momento, senza chiedere il permesso, senza dare nessun preavviso: non volevo pose, volevo
realtà. Non riguardavo mai i miei
lavori, mi sembrava sempre uno
spreco di tempo, tempo che avrei
potuto dedicare a fissare altri ricordi. Avevo una paura disperata
di non riuscire ad aggrapparmi
alla mia vita, di scivolare piano
piano e allontanarmi da ciò che
ero stato. Per questo volevo memorizzare tutto, assorbire ogni
dettaglio, berlo con avidità e inghiottirlo così in fretta da farmi
male alla gola: volevo che quelle
foto diventassero parte di me, lo
volevo con ogni fibra del mio essere. E alla fine non mi ero reso
conto che quel desiderio pazzo di
vita mi stava impedendo di vivere. L’ho capito adesso e la cosa mi
ha lasciato abbastanza indifferente: oramai non cambia nulla, ciò
che è stato è stato. Mi piacerebbe
ripercorrere tutto, soffermarmi su
ogni decisione presa e vagliare
bene le alternative. Mi piacerebbe
immaginare come avrebbe potuto
essere se, ma cerco di non farlo,
cerco di evitarmi ulteriori sofferenze. Guardo la vita degli altri
che passa, così come ho fatto per
tutta la mia, di vita, e ogni tanto
scatto qualche foto. Ogni scatto
mi fa sorridere, ogni click mi solleva il morale. Ma quando guardo
lo schermo e vedo tutto nero, il
sorriso si trasforma in una smorfia. Non posso più fare foto, lo so,
ma lo dimentico tutti i giorni, tutti
i minuti, tutti i secondi: è dura accettare una realtà che non ti piace. Credo che continuerò a negarla per sempre, spero che almeno
questo riuscirà a rendermi felice.
Credo che impiegherò gli anni a
fare l’esatto opposto di ciò che ho
fatto per tutto questo tempo, ovvero cancellare i miei ricordi.
Rossana Signore
21
NARRATIVA
Le donne
che leggono
sono pericolose
È
noto che la questione
femminile ha fatto la sua
comparsa nel mondo nel
momento in cui una donna ha imparato a leggere. Perché
la donna che legge si fa domande
e così facendo distrugge delle regole saldamente radicate. La lettura non solo mette in discussione i
progetti di vita, ma anche la priorità di istanze supreme come Dio,
il consorte, il governo, la chiesa.
La lettura mette le ali alla fantasia, e la fantasia porta fuori dal
presente, ma dove? Come se fosse
qualcosa di controllabile. E tutto
ciò che è incontrollabile incute
timore. Ecco che la lettura diviene pericolosa. Chi legge riflette, e
chi riflette si fa un’opinione, chi
ha una sua opinione si differenzia,
e chi si differenzia è un nemico.
Capite ora perché i libri sono stati a lungo temuti? Perché rivela-
22
no i pori sulla faccia della vita.
La gente comoda vuole soltanto
facce di luna piena, di cera, senza
pori, inespressive. Ma non le donne, loro leggono. E gli uomini le
temono, perché anche dopo aver
terminato un libro, esse pensano
ancora alle parole, alle frasi, alle
idee che hanno appena letto. È
proprio questo che gli uomini non
vedono volentieri nelle donne.
Ancora nel XVIII infatti, usavano
lasciare nella rilegatura di alcuni
romanzi l’ago e il filo, per ricordare alle donne quale fosse il loro
vero compito: non leggere, bensì
accudire le faccende domestiche.
Quello passato a leggere è tempo sprecato e chissà dove porta:
a coltivare idee proprie, alla rivoluzione, e quant’altro. Ma leggere
resta, forse, l’esperienza più emozionante della vita. Le donne sono
state lungo la storia le lettrici, le
Dimenticano tutto, mentre leggono, e si rifugiano in luoghi lontani
in cui è impossibile seguirle. Gli
altri le vedono lì, in poltrona, vicino la finestra, sul divano, sul letto,
in treno, ma loro non ci sono. Le
loro anime riposano in un luogo in
cui la mente diventa pienamente
fertile e può fare uso di tutte le sue
facoltà. E così dalla lettura scaturisce la fiducia in sé, dalla fiducia
in sé sboccia il coraggio di pensare
autonomamente. E gli uomini non
necessariamente amano le donne
che pensano. Questa fiducia in loro
stesse le rende forse pericolose?
Sembra di sì, poiché in essa risiede
la forza di plasmare il proprio destino. Ma se le donne che leggono
sono pericolose, lo sono soprattutto
per se stesse. Ci sarà un motivo se
la storia dell’umanità ha ritardato
la lettura alle donne: la natura sapeva che avrebbe complicato la loro
vita. Lettrici appassionate sono
facilmente, e fin troppo volentieri,
preda della tentazione di mettere
sullo stesso piano la lettura e la
vita. La lettura è stimolo alla vita,
scambiarla con la vita stessa significa privarla della sua virtù e fare
della passione una fonte di dolore.
NARRATIVA
piccole mosche che cadevano nella rete della parola scritta. Ancora
oggi cadono nella rete delle storie,
entusiaste, avide di passione per
le parole. In quella rete trovano
ciò di cui hanno bisogno, e si fanno volentieri intrappolare. Sono
esattamente come un bambino
che legge: prima la mamma vuole che lui se ne stia buono in un
angolino con il suo libro, ma poi
si rende conto che il bambino che
legge non è un semplice bambino
docile, ma un ribelle che si estranea dalla realtà circostante e vede
malvolentieri il mondo. Lo stesso
accade con le donne che leggono.
Annalisa Hajdari
23
NARRATIVA
“Colpa delle stelle”
“È nella natura delle stelle essere avverse, e Shakespeare
non si è mai sbagliato tanto come quando fece dire a Cassio
«La colpa caro Bruto, non è nelle nostre stelle / ma in noi stessi».
Facile a dirsi quando si è un romano patrizio (o Shakespeare!),
ma c’è invece colpa in abbondanza da trovare nelle nostre stelle.”
E
c’è colpa in abbondanza da trovare anche in
quelle dei due protagonisti del romanzo di John
Green che con queste parole rivela
la scelta del titolo, appunto, Colpa
delle stelle.
La voce narrante del libro è quella di Hazel Lancaster, sedicenne intelligente e cinica, dal grandissimo
senso dell’ironia e di viva schiettezza. La ragazza ha una fissa per
American Next Top Model, legge
e filosofeggia per ore, e ha il cancro. Questo le era stato diagnosticato a 13 anni. Era pronta a morire,
eppure il suo corpo, quando viene
il momento, non cede. Così i dottori la curano e le somministrano
un farmaco sperimentale, noto per
non funzionare. Su di lei funziona:
miracolo. Ed eccoci alla Hazel di
oggi, annoiata, con genitori iperprotettivi che scambiano la sua noia
per depressione e la costringono a
frequentare un gruppo di supporto, composto da “un cast mobile
di personaggi in vari stadi del malessere indotto dal tumore”. Ed è al
gruppo di supporto che conosce Augustus, reduce anche lui dal cancro.
24
Entrambi si trascinano pigramente
nella loro esistenza di malati-di-cancro (è un impegno a tempo pieno)
finché tra i due, dopo un gioco di
sguardi, si crea un legame. Hazel
però non vuole legami. Una granata
che potrebbe esplodere in qualsiasi
momento non può permettersi questo lusso. Non perché non voglia
essere ferita, ma perché non vuole
ferire, ancora. È già abbastanza crudele quello che sta facendo ai suoi
genitori, può permettersi di ferire
altre persone? Augustus le dà una
risposta, la sua. Spetta a Hazel scegliere come vivere la sua vita, anche
se ha il cancro e non lo può cambiare; e spetta sempre a lei scegliere chi
amare, chi, inevitabilmente, ferire.
Entrambi sanno che non potranno
mai avere una vita normale, lo accettano. Ma Augustus ha fatto la sua
scelta, ci prova lo stesso: fare un
pic-nic, guardare un film, viaggiare. Lo fa con la consapevolezza che
per loro è davvero “ora o mai più”,
perché domani potrebbe già essere
troppo tardi. La loro è una lotta continua contro se stessi e il loro istinto
di sopravvivenza, contro i genitori
felici e terrorizzati, contro il tempo
inclemente. Tuttavia limitarsi a questa prima facciata, due innamorati
malati di cancro che lottano eroicamente contro il mondo per la loro
storia d’amore, significa perdersi il
succo del libro, significa leggere la
quarta di copertina, piangere e chiudere il libro. John Green ci presenta
una storia con più livelli di lettura.
Il primo è sicuramente quello dell’amore impossibile, ma al secondo
livello troviamo anche l’approccio
di Hazel e Augustus verso la morte. Tutti sappiamo che moriremo,
ma diamo per scontato che questo
avverrà tra molti anni. Sapere, invece, di poter morire a momenti, come
Hazel, costringe obbligatoriamente
a guardare dentro se stessi, a capire
chi si è e cosa si vuole davvero dalla
vita. Il cancro di Hazel la spinge a
domandarsi quale sia il senso della
sua vita: a lei rimarrà per poco tempo, ma gli altri rimarranno solo per
qualche anno in più se si considera
il mondo nel suo insieme, e il mondo non si ricorderà mai di tutti. Qual
è la differenza tra la sua esistenza e
quella altrui allora, se a tutti noi non
spetta che l’oblio? E poi c’è la storia
di Anne, protagonista di Un’impe-
parla del cancro ma di una storia
dove il cancro è solo un elemento
della trama, mentre nel libro in cui
Hazel è protagonista, il cancro è l’elemento fondamentale e necessario
allo sviluppo della sua storia personale. Non a caso Green non si risparmia nel trattarlo, non lo ovatta. Allo
stesso tempo, però, il cancro non è
il protagonista perché Hazel si riap-
propria della sua vita prima che le
venga portata via. Colpa delle stelle
non è un libro sul cancro, è un libro
in cui la protagonista cresce grazie
al cancro. Ciò la porta ad essere più
consapevole delle proprie scelte, e a
rivendicarle. Mi piacciono [le mie
scelte] Augustus. Mi piacciono.
NARRATIVA
riale afflizione, di Peter Van Houten, libro ossessione di Hazel, in cui
aveva trovato tante risposte. Hazel,
stufa del solito sentimentalismo
sul cancro, apprezza questo libro
perché anche se la protagonista ne
è malata, non è un libro sul cancro
perché i libri sul cancro fanno schifo. È il gioco di John Green: Hazel
adora un libro sul cancro che non
Annalisa Hajdari
25
CINEMA
Si alza il vento
S
i apre così l’ultimo capolavoro del regista giapponese Hayao Miyazaki,
che ci propone un esorto
a non arrendersi mai e perseguire le proprie passioni. Messaggio
sottilmente espresso attraverso la
storia di un ragazzo giapponese:
Jiro Horikoshi, che fin da piccolo si
impegna assiduamente nello studio
con la speranza di diventare un giorno un progettista di aerei, sogno al
quale se ne intreccerà un altro ancora più dolce, quello di rincontrare la
ragazza che tanti anni prima aveva
conosciuto su di un treno durante un
terremoto e alla quale aveva offerto
il suo aiuto. Quella stessa ragazza la
ritroverà cresciuta e ormai donna,
anni dopo, nella città in cui si era
recato per alcuni studi di aeronautica. Entrambi scopriranno di essersi
cercati e amati dal giorno del loro
primo incontro ma le circostanze di
questo sogno di amore sono poco
favorevoli. Il tema più ricorrente
nel film infatti è proprio quello del
sogno, rappresentato attraverso sequenze oniriche che raccontano una
storia permeata di speranza, amore
e coraggio. Lo scenario di fondo a
questa avventura è però molto tragico, in quanto ambientato durante
la seconda guerra mondiale. Ed è
26
“ Le vent se lève, il faut tenter de vivre”:
“Il vento si alza, bisogna tentare di vivere”.
sogno in una macabra realtà. Lo
sfondo che ci è proposto dal regista
è ben diverso dai suoi precedenti lungometraggi, in cui venivamo
trascinati in un mondo magico,
come in: La città incantata. Qui
invece la visione fantastica è sostituita ad una più matura e cruda
della realtà; una scelta di Miyazaki
che ha suscitato non poche critiche
come anche per il precedente film:
Porco rosso, entrambi diretti ad un
pubblico più adulto per l’importanza dei contenuti. Vi è però un tema
fondamentale che viene portato in
scena anche questa volta: il rapporto tra Uomo e Natura, che in Si
alza il vento ritroviamo nell’uomo
e nell’aria, elemento molto caro a
Miyazaki, in quanto appassionato
di aerei. Questa fantastica opera
cinematografica, vincitrice del premio Oscar 2014 come miglior film
d’animazione, rappresenta il testamento di addio del regista prima
del suo ritiro definitivo dalla scena, ed è permeato infatti di molti
spunti e riflessioni che descrivono
il punto di vista del regista, offrendoci così una sorta di documento
autobiografico. Ciò è provato sia
dal periodo storico scelto, lo stesso
che Miyazaki visse durante la sua
infanzia e in cui divenne un grande
amante di aerei grazie alla professione del padre, dirigente di una
fabbrica specializzata nella fabbricazione dei caccia, sia per la figura, nel film, della donna amata da
Jiro, affetta da tubercolosi, la stessa
malattia che colpì sua madre molti
anni prima. All’interno di questo
tragico panorama di morte però si
scorge ancora il desiderio di ricerca della speranza e dell’amore per
la vita, messaggio che il regista ci
lascia in questo film che segna la
fine di un ciclo di produzioni cinematografiche che da sempre hanno affascinato uomini e donne di
tutte le età. E allora non mi resta
che lasciarvi con una domanda:
“Tra un mondo fatto di piramidi
e uno senza piramidi, quale scegliereste?”
CINEMA
proprio qui che il rapporto tra sogno e realtà si fa ancora più stretto,
una realtà angosciante che si concretizza nell’antitesi tra il ripudio
di Jiro per la violenza e la costruzione di strumenti da guerra quali
i caccia. Una scelta ben difficile
per il protagonista ormai divenuto
uomo, che deciderà di perseguire la
sua passione nonostante le avversità, catapultando il suo incantevole
Donatella Lobraico
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CINEMA
Tic-Toc:
It’s Hunger
Games time
È
la fiamma Carretta acceso il cuore della ribellione. È il calore che
infiamma gli animi di
passione. E la luce abbagliante del
coraggio e dell’intraprendenza. È
Katniss Everdeen, la ragazza in
fiamme, la nostra Ghiandaia Imitatrice, ed è proprio così che si chiama
l’ultimo capitolo della avvincente,
affascinante saga di Hunger Games: “Mockingjay, presto sul grande schermo con ancora una volta la
bellissima Jennifer Lawrence, che
veste i panni della protagonista e al
suo fianco Liam Hemsworth (Gale
Howthorn nel film) e l’affascinante
Josh Hutcherson (Peeta Mellark).
Con il nome italianizzato in “Il canto della rivolta”, la prima parte di
quest’ultimo capitolo, vedrà Katniss
e Gale fianco a fianco contro Capitol
City e combattendo per il ritorno del
buon Peeta, portato via dall’arena e
chiuso nella capitale dal presidente
Snow (Donald Sutherland).
Con straordinari colpi di scena, i
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ribelli affiancati dagli ormai ex tributi dei settantacinquesimi Hunger
Games, si rivolteranno contro i soprusi del presidente e la superficialità capitolina, con sempre più grandi
insurrezioni nei distretti e l’aiuto del
distretto 13, ristabilitosi dalla sua
distruzione avvenuta secoli prima,
nella precedente lotta alla capitale.
La colonna sonora del film sarà
della giovanissima cantante neozelandese Lorde, nome d’arte di Ella
Marija Lani Yelich - O’Connor, che
ha inciso a tal proposito il suo nuovo singolo “ Yellow Flicker Beat”.
Tratto dall’omonimo libro di
Suzenne Collins, Mockigjay è
adatto a tutti i ragazzi che vogliono
sognare, mettersi in gioco, vivere
avventure emozionanti, innamorarsi, combattere per la libertà e
“Possa la fortuna essere sempre a
vostro favore.”
Angela Carretta
MUSICA
MTV EMA 2014
I
n diretta su MTV MUSIC,
il 9 Novembre alle 21.00, ci
sarà lo show che premierà
gli artisti migliori del 2014
e quelli che hanno fatto la storia
della musica. Tra questi ultimi
c’è Ozzy Osborne, nato il 3 Dicembre 1948 a Birmingham, nel
Regno Unito.
Con i suoi 66 anni, arriverà
sul palco del SSE HYDRO di
Glasgow per ritirare il premio
Global Icon, premio in passato
rilasciato ad artisti dei livelli dei
Queen e di Whitney Houston.
L’artista Osborne sarà premiato per la sua importante carriera
musicale, nonostante le accuse di
messaggi subliminali, i suoi problemi di dislessia e balbuzie e gli
altri suoi deficit. Con il suo heavy
metal e il suo hard rock è stato in
grado di vincere dischi di platino
su dischi di platino, fino a quando il suo nome non è stato inciso
sulla ‘hall of fame’. Il premio ad
Ozzy, molto probabilmente, sarà
rilasciato dalla presentatrice principale, Niki Minaj, nonchè rapper
del Porto di Spagna; lei, oltre che
a presentare, sarà votata insieme
agli altri cantanti nominati. La
rapper Minaj è stata nomimata in
quattro categorie che sono: Best
female, best look, biggest fans e
best hip hop. Dopo due settimane
dagli EMA, uscirà il suo nuovo
disco ‘the pink print’, che conterrà il suo successo del 2014 ‘Anaconda’. L’altro successo di Niki è
‘Bang Bang’, cantato con Jessie
J e Ariana Grande, la quale è, al
momento, tra le più votate, grazie
anche all’aiuto di Iggy Azalea. In
testa alle classifiche con Ariana
c’è Katy Perry, artista californiana che, grazie al suo nuovo album
‘Prism’, è stata nominata in sette
categorie. Oltre queste notizie, gli
EMA sono una grande sorpresa
che molti ragazzi aspettano con
ansia.
Carla Gentile
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CUCINA
Skakki
Gnocchi
Benvenuti a tutti nella cucina di Skakki Gnocchi,
la nuova rubrica del nostro giornalino fatta per aiutare i maturandi
e gli studenti più impegnati.
Non avete tempo per preparare tutte le interrogazioni?
Non avete tempo per studiare per i compiti in classe?
Figuriamoci se avete tempo da perdere in cucina!
Ecco una ricetta testata per voi da due quintine dotate di grande fantasia
e capacità culinaria, cioè, ehm, noi.
INGREDIENTI
PREPARAZIONE
4 cucchiai di farina
1 - Mischia farina, zucchero e cacao.
2 cucchiai di zucchero
2 - Unire l’uovo ed amalgamare bene. Aggiungi il latte, il burro e le
gocce di cioccolato. Mischia bene ed infine aggiungi la vaniglia
o l’arancia o qualcosa di alcolico che magari ti aiuti a coprire il
sapore.
1 cucchiaio di cacao o nesquik
(in quel caso meno zucchero,
sennò diabete assicurato)
1 uovo
3 cucchiai di latte
3 cucchiai di burro fuso
1/4 di cucchiaino
di estratto di vaniglia
1 cucchiaio
di gocce di cioccolato
1 tazza grande
30
3 - Metti il tuo Frankestein nel microonde per 3 minuti al massimo
della potenza e aspetta che venga colpito da un fulmine.
4 - Allo scadere del tempo, toglilo e ritieniti soddisfatto. Urla “Si
può fare!” e siediti con non-chalance.
Noi l’abbiamo provata e quella specie di tortino ha preso vita e
ci ha picchiato con un cucchiaio di legno. Ma cosa pretendevate?
Avete scelto lo scientifico e tempo di cucinare non ne avete.
Se pensavate di trovare una ricetta seria sul giornalino scolasticBUAHAHAHAH…
2 fette di pan carrè (consiglio il SanCarlo ideale per i toast)
2 fette di salume a scelta (anche due salumi diversi)
formaggio a fette o spalmabile q.b.
CUCINA
INGREDIENTI
PREPARAZIONE
Se non si ha la fortuna di avere un tostapane, prendere una padel-
la, possibilmente non quella grande della spaghettata con le cozze ma
una un po’ più piccolina tipo quella della frittata, e metterla sul fuoco
con la fiamma alta per farla riscaldare. Prendere dalla dispensa due
fette di pancarrè a scelta e rimuovere con un coltello i bordi scuri.
Prendere dal frigorifero salume e formaggio e posizionare le fette su
una fetta di pane. Se il formaggio è spalmabile usare il coltello già
utilizzato in precedenza per spalmare questo e poi adagiarci sopra il
salume. Se il formaggio è da affettare utilizzare sempre il coltello di
prima per tagliarlo ma sta volta è meglio poggiarlo sopra il salume
così quando si scioglie fa da colla e il toast non si apre. Se prima il
coltello non lo si è preso, prenderlo se serve. Se siete molto pigri fate
comprare a vostra madre il formaggio già affettato dal salumiere.
Poggiare la seconda fetta di pane sul formaggio o sul salume e
adagiare il toast ormai completo e solo da cucinare sul fondo
della padella. Far abbrustolire leggermente il pancarrè e
quando assume un colorito dorato e risulta croccante al
tatto girare il toast ed effettuare lo stesso tipo di cottura
sull’altra fetta di pancarrè. Se avete la fortuna di possedere
un tostapane vi basterà inserire il toast composto e da cuo-
cere in una delle due griglie e scegliere il vostro tipo e tempo
di cottura. Una volta ben cotto togliere dal fuoco con atten-
zione, potrebbe raggiungere temperature ustionati, e poggiare in
un piatto. Per una migliore presentazione e facilità all’ingerimento è
preferibile tagliare il toast a metà.
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OROSCOPO
OROSCOPO
Ariete: Purtroppo per voi, con il passare dei secoli avete perso l’unica
utilità sociale in vostro possesso. Non siete più buoni manco a sfondare le porte. Migliorate le abilità di carisma e oratoria. Non avete più
alternative. Saturno concorda.
Toro: Un mese molto fortunato vi aspetta. Tutti gli astri sono dalla
vostra parte: l’amore e l’amicizia vi porteranno solo momenti felici
e di certo il denaro non vi mancherà per dare una svolta imprevista
alla vostra vita...Aaaah no! Questo valeva per il 2005, fa niente ormai
l’abbiamo scritto. Sognare non vi costa nulla.
Gemelli: Ci dispiace per voi ma dovrete sopportare il fardello di vostro fratello che si è preso una storta al piede, ciò vuol dire più lavoro
e meno relax, ma sorridete perché potrete sempre mandarlo al posto
vostro alle interrogazioni. Solo se siete omozigoti, eh.
Cancro: Al contrario di tutti gli altri segni, il vostro mese sarà pieno
di gioia e prosperità anche se resterete a casa tutto il mese a dormire,
è il caso di dirlo: chi dorme prende più pesci di chi resta sveglio, ed è
anche più riposato. Andate a vantarvi in giro dei fantastici 30 giorni
che state per trascorrere, e visto che non sarà certo il denaro a mancarvi, ricordatevi di noi due che vi stiamo preannunciando tutto questo.
Leone: Avete il segno più figo di tutti, questo vi basta per trascorrere
un altro mese pieno di successi e soddisfazioni, beati voi. State attenti
all’invidia di tutti gli altri segni...e ai lupi.
Vergine: Non fate troppo i santi, non vi crede nessuno. Potreste scatenare l’ira di tutti i pianeti. Bacco ha organizzato una festa epica nella
galassia accanto alla nostra ma voi non siete invitati.
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OROSCOPO
Bilancia: Se è vero che una rondine non fa primavera non arriveranno
soddisfazioni sul lavoro, il vostro amore è dietro l’angolo e grazie a
questo la vostra vita prenderà una piega migliore e avrete un motivo
per svegliarvi la mattina. Ah è vero, la terra è rotonda. Buona fortuna
per la ricerca del vostro angolo di paradiso.
Scorpione: In questo periodo dell’anno il Sole gira intorno alla Terra:
è il momento di agire! Se ci avete creduto anche solo per un attimo, vi
consigliamo di cambiare indirizzo scolastico.
Sagittario: Grazie all’aiuto della Luna che stranamente non sta litigando con il Sole, nel week-end vincerete al superenalotto con una
combinazione di numeri da 0 a 90. Questa combinazione è... la troverete nel prossimo numero.
Capricorno: Elemento: terra. Metallo: anche. Colore: verde (speranza mai si perde). Giorno fortunato: venerdì. Giorno sfortunato: sempre
venerdì, dipende dal giorno della settimana. Numero fortunato che vi
cambierà la vita per sempre: lim x^2 - 3x + 4
x --> 1 -------------
4x^2 - x -3
...Buona Fortuna.
Acquario: Plutone questo mese è contento perché è stato preso di
nuovo in considerazione dalla Nasa. È la notizia che stavate aspettando! Evitate collaborazioni con i Gemelli e ricordatevi di non mangiare
mele il martedì.
Pesci: Marte e Giove ce l’hanno con voi ma non temete, Ariel è dalla
vostra parte. Per quanto riguarda il campo lavorativo potete stare tranquilli, per le relazioni sociali dovrete aspettare l’estate: si sa, il mare è
più frequentato in quel periodo dell’anno. State lontani dagli Acquari,
è brutto vivere in cattività.
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POESIA
Figli
condivisi
Come un cielo senza stelle
Magari solo alcune, le più belle
Come la Germania senza birra
Come l’oro e l’incenso senza la mirra
Dal momento in cui è caduto l’albero maestro
Mi sento come un mancino senza il destro
Di tua moglie non vedrai più la donna
Ma i miei figli li porterò dal nonno o dalla nonna?
Sono una notte senza il giorno
Mi perdo in un bosco, senza la via del ritorno
Vivo questa vita che non mi assomiglia
In attesa di riavere la mia famiglia
Andrea Cuccovillo
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SCACCHI MATTI
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Disegnatori: Simona Vendemia,
Martina Milella, Donatella Lobraico,
Camilla Colella e Carla Gentile