SKAKKI NOSTRI novembre 2014
Transcription
SKAKKI NOSTRI novembre 2014
REDAZIONE Lettera aperta agli Scacchisti Cari Scacchisti, vista l’incongruenza nella sezione avrete sicuramente pensato ad un errore nell’impaginazione. Quella di “trascurare” i giochi per questa lettera è stata una decisione presa in virtù dei dubbi sorti e delle critiche circa l’utilità e la serietà del giornale (finiamola di usare il diminutivo) scolastico Skakkinostri e, in casi isolati, dei giudizi offensivi rivolti ai singoli e ai membri della redazione. Teniamo a sottolineare che con questo messaggio ci proponiamo non solo di rispondere a quanto detto prima ma di venire incontro agli studenti che condividono i medesimi dubbi e che invitiamo ad esprimersi. Il nostro è un invito alla discussione, ad un dibattito regolato prima di tutto dal rispetto per se stessi, evitando approcci infantili e offensivi, e per il lavoro altrui, cercando di essere costruttivi e non distruttivi. Si perché, nel momento in cui affermate che “ il giornalino è inutile, poco serio, scarno” o che i membri della redazione o la ragazza (1) sono degli “sfigati”, non fate altro, nella vostra limitatissima lungimiranza e sorpassato classismo, che demolire uno degli strumenti più importanti e potenti tra le mani di noi studenti: la possibilità di Dire, la possibilità di Esprimersi ed importantissima la possibilità di Denunciare. A meno che non lo si faccia per “apparire” in tempo di elezioni, criticare per cercare il miglioramento non Può né Deve fermarsi ad evidenziare esclusivamente ciò che non va, ma richiede l’impegno almeno di proporre e suggerire qualcosa di meglio. Sono secoli che noi Italiani ci lamentiamo e aspettiamo, quanto 2 tempo occorre ancora per capire che è con lo spirito d’iniziativa che si ottiene qualcosa? Così, fate lo sforzo di impegnarvi personalmente e venite in redazione a proporre e magari a scrivere direttamente un messaggio, qualsiasi cosa che possa innescare un ragionamento personale o collettivo. Del resto, come detto in altro contesto, siamo pochi e presi dagli impegni scolastici e non, ma nonostante questo ci impegniamo per portare alla luce tematiche del momento che molti, magari per mancanza di tempo, non riescono a seguire. Il quantitativo di articoli proposti è dovuto inoltre ad una scarsa partecipazione: è chiaro che più siamo, più saranno le tematiche per soddisfare gli interessi di tutti. Altra questione sollevata è stata quella del numero di uscite del giornale. Il giornale è finanziato dalla scuola in modo che possa uscire per un massimo di volte 3 più lo speciale e, per quanto ci possa essere un rapporto economico con l’Istituto, questo non preclude la nostra indipendenza. Il giornale scolastico è una conquista ma questo non tutti sono riusciti a coglierlo. Se la nostra scuola è conosciuta in tutta Italia è anche grazie allo Skakkinostri, apprezzato appunto per l’impegno e l’ostinazione di noi studenti che lo portiamo avanti imparando ad organizzare un lavoro di gruppo, nonostante le difficoltà. Quando lo deridete ricordatevi che state ignorando un’ opportunità. Noi ci stiamo mettendo la faccia. Scacchisti dite la vostra, siete tutti coinvolti. La Redazione SOMMARIO 9 28 7 18 4-6 26-28 32 Siamo tornati Film consigliati Un’occhiata al futuro Redazione 7-18 Attualità Gli avvenimenti che hanno interessato il 2014 Cinema 29 Musica MTV EMA 2014 Glasgow 20-25 30-31 Uno sguardo alla nostra libreria Le ricette bizzarre Narrativa Scacchi gnocchi Oroscopo 34 Poesia Figli condivisi 35 Scacchi Matti 3 EDITORIALE siamo tornati Editoriale Andrea Neviera 5B É la prima volta che mi ritrovo a scrivere su questo giornalino, anzi, forse è la prima volta che mi ritrovo a scrivere qualcosa che qualcuno leggerà. Impressione bella o brutta non importa, il vero successo sta nel coraggio di essermi comunque messo in gioco. La vita è fatta di prime volte; il primo giorno di scuola, il primo sciopero, il primo bacio e... insomma, la lista è lunga. Una serie di avvenimenti che, positivi o negativi, lasciano comunque un segno nella nostra vita e ci aiutano a crescere. Persino noi di quinto, che quest’anno termineremo il nostro ciclo di studi al liceo, stiamo per affrontare per la prima volta un mondo tutto nuovo, dove avremo bisogno di tutte le esperienze che abbiamo vissuto in questi cinque anni per sopravvivere. Università, lavoro e futuro. Tutte parole che spa- 4 ventano e che un diciottenne non vorrebbe neanche sentire, ma alla fine dovremmo dar il benvenuto a questa nuova vita. Devo ancor decidere se il liceo mi mancherà, l’unica cosa di cui sono sicuro è che lascerò tra quelle quattro mura una serie di ricordi che saranno ben difficili da cancellare e penso che la stessa cosa valga per voi. Sembra facile dire che il liceo non ci mancherà, ma la vera difficoltà starà nell’accettare questa conclusione. Nessuno può permettersi di affermare di aver passato questi cinque anni in uno stato di tristezza perenne, non penso che Leopardi si sia reincarnato diciotto anni fa nel corpo di un futuro scacchista. Per questo, cari quintini, dovrete raccogliere tutti i vostri ricordi positivi per finire quest’ultimo anno col solito sorriso, senza preoccupazioni per l’esame in vista o per l’eventuale perdita delle varie amicizie del liceo. Il primo passo verso il futuro lo faremo insieme, per cui non c’è nulla che possa preoccuparci. Estote parati. Sembra ieri che varcavo, impaurita, la soglia di quel portone un po’ vecchio, ma imponente, con il cuore gonfio di speranze, sogni e obiettivi. Eppure sono passati due anni. Sembrano pochi, ma in questi due anni sono cambiata tanto, com’è normale che sia. In primo, si pensa al futuro come qualcosa che riserva grandi sorprese, qualcosa di bellissimo. Si freme d’impazienza, si vuole velocizzare il tutto per passare direttamente al quinto anno, a quando si è “più grandi”, più responsabili, più indipendenti. Sono continue emozioni che si susseguono, che palpitano in ogni fibra del nostro corpo, tutto si vive al massimo e si ruba ogni secondo. Poi però, cominci a entrare nell’ottica e a capire che Letizia Giannoccaro 2M Salve scacchisti, eccoci di nuovo qui, dopo mesi e mesi di vacanze estive si ritorna alla solita vita. Sveglia alle 7:30 del mattino, capelli disfatti per la fretta di entrare in orario a scuola, le 5 o 6 ore in cui si impazzisce, lo studio pomeridiano, le interrogazioni, i voti e le solite ansie post-compito in classe. meraviglia davanti alle cose che non capiamo, ed essere curiosi per scoprirle. Solo in questo modo, il futuro ci farà un po’ meno paura e saremo pronti per affrontarlo. L’unica preoccupazione che si ha adesso, infatti, è vivere ogni giorno piano piano, senza affrettare troppo le cose e senza rammaricarsi per il passato. I ricordi sono bellissimi - e chi non vorrebbe tornare in primo? - ma bisogna crescere. Rimbocchiamoci le maniche e rimaniamo coi piedi per terra, concedendoci il lusso, di tanto in tanto, di esprimere il lato più creativo della nostra anima. Mai avrei pensato di poter cambiare così tanto nel giro di due anni, eppure si cresce, si diventa - o almeno si prova a diventare - maturi e responsabili. Quest’anno si sta dimostrando particolarmente difficile, ma non mi scoraggio. Se ci scoraggiamo, è la fine! Il futuro si teme, è normale, noi nel frattempo possiamo solo impegnarci. Avanti, ce la possiamo fare! Ma, in fondo, dopo tanti sacrifici riusciamo sempre a raggiungere i nostri obiettivi. Insomma, non dimentichiamoci di essere i ragazzi dello Scacchi, ragazzi pieni di obiettivi nella vita e con mille idee che cercano di condividere tra loro. Mi presento. Mi chiamo Letizia e questo, per me è il primo anno che faccio parte della Redazione di SkakkiNostri ma, in realtà, è anche il mio primo anno in questa scuola anche se frequento il secondo anno. Vi starete sicuramente chiedendo come faccia a trovarmi qui o se ma- gari, mi ci abbiano portato gli alieni ma vi do una notizia... non è così. Sono arrivata quest’anno perché ho cambiato scuola. A dir la verità ho sempre desiderato essere alunna del liceo scientifico A. Scacchi ma per alcune scelte mi sono ritrovata a passare il mio primo anno in una scuola, per me, orribile. Ed ora, finalmente, sono qui. Nella scuola in cui ho sempre desiderato essere. Ho deciso di scrivere il giornalino perché mi è sembrato un bel modo di collaborare tutti insieme, e inoltre, il giornalino ci da la possibilità di 5 EDITORIALE Maryam Boloyan 3E non c’è fretta, il cambiamento può partire da adesso, dal presente. Basta solo non pensare più al passato e non anticiparsi il futuro. Bisogna vivere il momento. E ogni giorno, si fa un passo. Non è detto che questo passo si faccia sempre in avanti. A volte ci si ferma, si torna indietro, si cade. Eppure è da questi stop che impariamo. Sono quelli che ci rimangono più impressi, perché già quando ti stai fermando, capisci che da quell’errore puoi uscirne in due modi: superarlo e andare avanti, o ripeterlo all’infinito. L’importante è che tu faccia del tuo meglio per superarlo, solo in questo modo avrai successo, indipendentemente dall’esito. L’importante è provarci. Infatti, è solo con la perseveranza che si ottengono grandi risultati. E questi risultati, diventeranno il tuo bagaglio di esperienze, che porterai sempre dietro di te. Saranno cose dette e ridette, ma è così. Bisogna appassionarsi alla bellezza, provare EDITORIALE parlare di attualità e di condividere le nostre idee. I ragazzi della Redazione, fin da subito, si sono presentati come dei ragazzi a dir poco eccezionali. Hanno tutti la barzelletta pronta per poter ridere insieme e inoltre, per quanto mi riguarda, non mi hanno mai fatta sentire esclusa ma hanno accolto volentieri tutti i nuovi ragazzi che quest’anno hanno deciso di far parte della Reda- Luca Girardi 1C Quando mi sono trovato davanti alla mia nuova scuola sono stato felice di essere arrivato fino a quel punto, ma anche impaurito e spaventato. Avevo paura di questo nuovo mondo che ancora non conoscevo, timore dei nuovi compagni e incertezze sui nuovi professori. Avevo tanti pensieri nella testa e, per mandarli via, decisi di stringere amicizia con alcuni dei miei nuovi compagni. 6 zione. Quest’anno il nostro obiettivo è quello di far rendere davvero interessante il giornalino e ci impegneremo in tutti i modi per poter riuscirci. Parlando un secondo di attualità, proprio qualche giorno fa, mi è capitato di leggere un articolo sul nostro liceo. Noi, studenti del liceo scientifico A. Scacchi ci troviamo tra le eccellenze d’Italia e superiamo la media conseguita da tutti i Paesi Europei. Non vi nego che subito dopo aver letto l’articolo, che è stato anche riportato sul nostro sito internet, mi sono sentita davvero fiera e orgogliosa di far parte di questa scuola. Con questo, mi sento in dovere di fare i complimenti a tutti gli studenti del nostro liceo per la loro bravura e il loro impegno. Auguro a tutti voi un buon anno scolastico, in bocca al lupo. Subito mi sono sentito sollevato nel conoscere qualcuno e non sentirmi completamente estraneo. Intanto iniziò l’appello delle classi. Udito il mio nome avertii un brivido di terrore e mi diressi all’interno della scuola. Pian piano vedevo entrare i miei nuovi compagni. Nell’aria si percepiva quella paura e quell’imbarazzo tipico delle persone che non si conoscono, ma sono vicine nello spazio, come quando si è in ascensore con qualcuno, per esempio. Non si udivano rumori se non quelli esterni alla scuola. Quel silenzio fu interrotto dalla professoressa che ci disse di seguirla. Eravamo tutti an- siosi di vedere la nostra nuova aula ma, aperta la porta, abbiamo trovato la classe piena di altri ragazzi. Difatti la professoressa si era sbagliata e tra le risatine generali ci dirigemmo verso la nostra vera aula. La nostra classe era molto alta, ma anche stretta. I banchi erano 27, riuniti in gruppi di 3. La giornata procedette silenziosa, col solo parlare dei professori che ci diedero il benvenuto. Fu strano riprendere la scuola, ma, grazie all’amicizia che si instaurò rapidamente fra i vari compagni, sembrò una giornata tra amici. Uscito da scuola ero ancora intimorito, ma ero consapevole di essere un liceale. ochi minuti fa la direttrice di “Skakki nostri” mi ha chiesto di buttare giù qualche riga sulla manifestazione di quest’oggi, senza pensarci due volte ho accettato... non ho mai scritto sul giornalino e forse è arrivata l’ora di farlo! È doveroso, però, fare una premessa per chi sta leggendo o leggerà questo articolo: non sto macchiando d’inchiostro una pagina del giornalino della mia scuola per parlare in maniera “tecnica” dello sciopero del 10 Ottobre. In queste righe non troverete numeri, percentuali o cosa è il “piano scuola” proposto dal nostro Primo Ministro, troverete delle riflessioni di un 17enne giunto al suo ultimo anno di scuola superiore. Ne ho viste tante in questi anni allo Scacchi e ho vissuto a pieno la mia esperienza da studente, da figlio ma soprattutto da uomo. Ecco... questa parola “uomo”. Teoricamente si entra nel portone della propria scuola da bambino pieno di incertezze, di dubbi o anche di idee che uno si aspetta che vengano consolida- te negli anni, e si esce da uomini e donne capaci di pensare autonomamente, di essere dei “sognatori attivi” non degli automi. Bisogna aspettare l’attimo fuggente, quel momento o quella situazione che ti farà crescere e che ti farà capire più di una cosa. E proprio come nel film “L’attimo fuggente” di Peter Weir i professori hanno il compito di educarci e non solo di insegnare. Ti ricordo, caro lettore, che i professori non sono coloro che si dovrebbero limitare a dire “Moscatelli hai studiato? Moscatelli apri il libro a pagina 251!” bensì dovrebbero essere prima degli educatori, persone che ci insegnano il senso civico e il rispetto reciproco, che ci aprono la mente e la riempiono di sogni, speranza e anche di realtà per riportarci a terra se spicchiamo il volo troppo presto. Ora, mio caro lettore, dirai ma cosa c’entrano queste riflessioni con il “piano scuola” di Renzi? Con lo sciopero del 10 Ottobre? Centrano e pure tanto. Come si può pretendere da un professore cinismo, razionalità e buoni propositi se è REDAZIONE L’attimo fuggente P in vigore una riforma della scuola come la Riforma Gelmini? Come si può pretendere che i professori ci capiscano e ci insegnino con amore e passione il loro sapere se avvengono tagli al personale, tagli allo stipendio e quindi tagli alla cultura come niente fosse? Io non so dopo questa ennesima riforma, disegno di legge, piano scuola o come la vogliono chiamare la chiamino cosa succederà alla scuola pubblica, cosa succederà all’intero sistema. Forse sarà l’ennesimo pugno nello stomaco o il decisivo colpo di grazia per il sistema scolastico, fatto sta che noi che possiamo portare la nostra voce nelle strade, sui giornali, alla televisione non staremo con le mani in mano e non siamo stati con le mani in mano neanche oggi 10 Ottobre. È proprio vero che uno studente aspetta “L’attimo fuggente” in questi 5 anni, ma cosa ci si può realmente aspettare da chi non ha più neanche la voglia di amare questa scuola perché oramai sfinito, stufo e arreso. Stefano Moscatelli 7 ATTUALITÀ Parliamo di P arliamo di quella donna che per noi ha fatto di tutto e che avrebbe continuato a farlo in eterno, se avesse potuto. Parliamo di lei, facciamolo veramente. Non sono brava in queste cose, non sono per niente capace, ma la Damasco apparteneva a quella categoria di persone che ti fanno venire voglia di cambiare, di essere migliore. Ti guardano in quel modo così intenso e penetrante, che senti quasi il bisogno fisico di non deluderle, di assecondarle in ogni cosa. Se te lo chiedessero, parteciperesti ad una maratona senza indossare le scarpe e solo perché hanno creduto in te e lo hanno fatto davvero. Guardandole negli occhi ti rendi conto che potresti fare di tutto, che ne saresti effettivamente capace. È una sensazione che non si prova spesso, ma quando capita è qualcosa di eccezionale, qualcosa di cui ti ricordi per il resto della tua vita: la prima volta in cui ti sei reso conto di chi fossi veramente, la prima volta in cui, osservandoti 8 Rossana Damasco allo specchio, sei riuscito ad andare oltre la superficie e hai iniziato a conoscerti. A me è successo a scuola, durante una della sue lezioni. La ascoltavo parlare, più o meno: più che sulle parole, mi concentravo sui suoi movimenti, sul modo in cui agitava le braccia, in cui camminava. Mi sembrava che il suo lavoro le piacesse sul serio e mi chiedevo il perché. Me lo chiedevo senza riuscire a trovare una risposta, io, che non avevo mai fatto nulla per una valida ragione, che non avevo mai provato il desiderio di mettermi alla prova. Spesso compiamo gesti senza un motivo, solo perché possiamo. Lei non era così. La Damasco sapeva, custodiva un segreto che tutti conoscono, ma che pochi riescono ad utilizzare: la Damasco aveva capito che vivere non ha senso se non si vive davvero, se non si riesce - anche in minima parte - a far ruotare un po’ la terra, a darle una spinta che, per quanto infinitesimale, alla fine farà comunque la diffe- renza. Al suo funerale c’erano vecchi amici, colleghi, ma anche studenti. E ascoltando ho scoperto quanto, effettivamente, quella donna fosse riuscita a cambiare il suo mondo. Quante persone avesse aiutato durante la sua vita, su quante avesse lasciato un segno indelebile, che la sua morte ha poi trasformato in una cicatrice profonda. Non ci sono dubbi sul fatto che nessuno la dimenticherà mai, e questa volta non è un modo di dire, lo intendo sul serio. So… sento che in un modo o in un altro riuscirà sempre a spronarci, riuscirà sempre a farci sentire in colpa per le nostre debolezze, con quello sguardo che di severo non aveva niente, ma che riusciva comunque a farci vergognare. Penso a lei ogni giorno, quasi controvoglia: ormai è diventata quella voce che non mi lascia in pace, che non mi permette di rimanere ferma lasciando che il resto del mondo mi scorra intorno. Rossana Signore L’Uomo Nero ATTUALITÀ Q uella dell’uomo nero è una leggenda da sempre presente nel folklore delle popolazioni occidentali. Tanti in tenera età hanno avuto paura di questa anonima figura dimenticata poi con il passare del tempo. Eppure c’è chi ultimamente sta riscoprendo questo antico timore che di infondato non ha nulla e che sta segnando l’epoca in cui viviamo: mi riferisco al terrorismo islamico, un cancro che ha deteriorato il confronto con l’Oriente e che sta smuovendo gli equilibri interni all’islam stesso. Non è un caso l’analogia con la bestia nera delle malattie perché come questa si espande sempre più generando una moltitudine di idee che prepotenti influenzano l’opinione pubblica. Paradossalmente sono i Grandi (del mondo), ad essere minacciati dall’Uomo Nero secondo una strategia raffinata che la grettezza delle bombe non può contrastare. Al contrario la giusta informazione, la giusta discussione possono predisporre il mondo ad affrontare il problema lavorando alla sua radice ed escludendo inutili allarmismi. Ma a questo punto vi starete chiedendo perché ho usato l’immagine fanciullesca dell’uomo nero per alludere all’ormai noto Stato Islamico (Islamic State, ex ISIS). In primis i membri arruolati in questa formazione terroristica (sbagliamo a considerare il Califfato un’entità politica vista che terrorizza l’Occidente la sua illegittimità) sfoggiano tuniche e passamontagna rigorosamente neri; secondo perché attraverso una strategia di terrore psicologico ben studiata vendono il nero con le relative accezioni negative che il progresso ha cancellato: la morte resa plateale e violenta dalle decapitazioni diffuse sul web. Una voluta barbarie medievale condivisa grazie ai so- cial network al fine di amplificare uno scandalo, sdegno garantiti. Il nero inoltre è un colore che sin da bambini associamo a qualcosa di negativo, pauroso e cattivo, un “brand” conosciuto e che da nell’occhio. L’ideale perché, carico di questo valore simbolico, riesce ad imporsi e diffondersi facilmente tra di noi: il tutto assomiglia ad una modalità virale di 9 ATTUALITÀ 10 fare pubblicità tipica del momento, alla stregua di un movimento politico o anche di un bene industriale. Si, l’IS è “un’azienda” al cui vertice c’è un Califfo con i dipendenti occupati nel fornire oltre a beni, diversi servizi. C’è chi lavora alla propaganda e alla diffusione del “brand”, chi si impegna ad emanare e far rispettare i dettami della Sharia, chi gestisce l’assunzione (l’arruolamento) di nuovi operai e infine chi causa materialmente il terrore. Il paragone con un’azienda regge commercio di petrolio a prezzi concorrenziali con un occidente in crisi economica. Il capitale poi verrà investito nella produzione di gadgets come la popolarissima bandiera nera, armi, terrore e morte. L’obbiettivo principe è diffondere il prodotto tra gli infedeli che non aderiscono all’islam anzi mi correggo, alla loro visione di Islam. “È una multinazionale dell’orrore. Non pensano come i mussulmani di qui e molti di loro non parlano l’arabo. Sono mercenari provenienti da tutto il mondo” dice Jean Jeanbart vescovo cattolico di Aleppo. Il punto è questo ovvero che l’IS, paragone a parte, non è che un organizzazione di bestie sostenitrici (attenzione) di una visione criminale di islam; e lo sta facendo adottando un linguaggio moderno, dal cinguettio di Twitter al post di Facebook, stupendo chi immaginava di avere a che fare con dei pastori ignoranti. L’IS è a sua volta un prodotto della nostra civiltà la quale ha fatto tanto e nel modo sbagliato per favorire il dialogo e l’integrazione di un islam demonizzato ma che (per onestà intellettuale) ha trovato in alcuni casi un ostacolo nei nostri usi laici e non. Criticabili sono anche le continue politiche violente e volte magari al guadagno di pochi: ad es. lo stanziamento di finanziamenti pubblici italiani per la “ricostruzione” di infrastrutture nei teatri bellici poi fatti sparire sotto la legittimazione di questo buon proposito. In breve la nostra presenza forzata nel Medioriente ha generato una rabbia e uno smarrimento politico che ha trovato nei saldi propositi estremisti una valvola di sfogo. Insomma, l’uomo nero stava meglio quando stava peggio e ora vuole farcela pagare. Per iniziare a lavorare quindi sul problema serve porsi semplici domande: Cosa ha scatenato il fenomeno? Su che piano combatterlo? Un inizio sarebbe un uso onesto e più astuto dell’informazione. L’allarmismo, la paura per il Nero, il capro espiatorio dell’islam sono generati anche da una stampa che informa non per informare ma per vendere. Gigantografie di attimi di decollazione, titoloni in grassetto da panico e l’utilizzo di un lessico roboante atto a coinvolgere in modo spropositato il lettore aiutano la vendita e diffusione del “brand” IS. Ai ragazzi che sono arrivati fin qui nella lettura dell’articolo suggerisco di avvicinarsi in modo più approfondito all’argomento senza fermarsi ai vocioni dei tg sempre più banali. Il mondo Is è complicato e va discusso con coscienza e sensibilità perché sta diventando il cavallo da battaglia dei sostenitori dello scontro tra civiltà, lo stesso che gli “Uomini Neri” vogliono. ATTUALITÀ se pensiamo che effettivamente l’IS dispone di un capitale ricavato dai finanziamenti di privati, da un sistema di tassazione nelle zone occupate ma soprattutto dal Cristian Cannella 11 ATTUALITÀ Pace o guerra? “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza guerra mondiale ma la quarta sarà combattuta con i bastoni e le pietre”. Q uesto è ciò che pensa Albert Einstein, famoso matematico, sulla guerra. La frase esprime tutta la potenza devastante della guerra: dopo un eventuale terza guerra mondiale, sulla Terra non resterà più nulla, dovremo tornare all’età del bronzo e non ci rimarrà che combattere con le pietre. Si pensi per esempio a “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo. Nella poesia il poeta spiega che con lo sviluppo abbiamo realizzato armi sempre più tecnologiche, strumenti di tortura e distruzione. Fino a che punto quindi è utile il progresso tecnologico? Come si può capire di aver oltrepassato la sottile linea che separa il bene dal male? E soprattutto cos’è la guerra? La guerra è da sempre, la più grande finzione umana. La guerra cela dietro motivi plausibili significati inaccettabili per l’umanità. La guerra è il massacro di 12 persone che non si conoscono, per conto di persone che si conoscono ma non si massacrano. Ogni guerra, passata presente o futura, rappresenta la sconfitta dell’umanità, la sconfitta della diplomazia, la sconfitta della ragione. Nelle guerre non ci sono ne vincitori ne vinti ed è stupido parlare di grandi guerre perché non esistono grandi guerre ma solo guerre che uccidono e distruggono sogni e speranze di poveri innocenti. Mai pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine. Viene spontaneo quindi pensare a tutti quei soldati che mettono a repentaglio la propria vita per proteggerne delle altre. Non so cosa li spinga a farlo. Forse il senso del dovere, il desiderio di pace, di gloria o in alcuni casi solo la disperazione. Ho avuto la possibilità di parlare con un soldato israeliano, in inglese ovviamente, a cui ho chiesto perché avesse scelto quella vita. Mi ha risposto che al di là delle credenze religiose, lo faceva per il proprio paese e per la propria famiglia, perché combattere in guerra per loro ,gli dava la sensazione di fare tutto il possibile per proteggerli, per ottenere finalmente la pace. Per quel che io sappia la guerra esiste dalla Preistoria, dagli albori della nostra civiltà, come anche l’amicizia d’altronde. La nostra cordiale stretta di mano infatti, deriva dalla necessità dell’uomo primitivo di assicurarsi che l’altro non lo attaccasse: per evitare attacchi a sorpresa l’uno teneva ferma la mano dell’altro! Gli uomini sono da sempre “portati” alla guerra. È molto più semplice fare la guerra che la pace, ma come diceva John Fitzgerald Kennedy: L’umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità. Ilaria Dituri e più responsabilità I n questi ultimi anni, si sente parlare molto frequentemente del problema energetico. Certo non abbiamo l’acqua alla gola, ma quasi. È importante quindi trovare un ‘efficace alternativa al petrolio che, secondo gli studiosi, entro 20-30 anni entrerà in zona risorsa. Qualora l’energia dovesse cominciare a scarseggiare, i governi sarebbero costretti a un razionamento rigoroso e la produzione delle industrie tornerebbe pari a quella del ‘700. Insomma l’umanità sarebbe nei guai. Effettivamente l’uomo abusa un po’ troppo del petrolio, la maggiore risorsa energetica, quasi fosse illimitata e talvolta la sperpera inutilmente. Gli scienziati sono impegnati nella ricerca spasmodica di energie alternative, come quella solare, eolica, delle biomasse, geotermica, ma la maggior parte hanno tali e tanti problemi tecnici da non risultare ancora economicamente concorrenziali. Attualmente buona parte dell’energia è importata e proviene dalle centrali nucleari. Purtroppo, un gravissimo problema è quello delle fughe radioattive. Le radiazioni emanate nell’area dai reattori nucleari avariati provocano contaminazioni anche gravi su tutte le forme di vita per un raggio vastissimo, seminando tumori negli organismi viventi o facendo nascere delle specie mostruose. Le radiazioni hanno effetti devastanti sul DNA, riuscendo a modificare il nostro genoma. Inoltre, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive è probabilmente un po’ sottovalutato dalla gente ma è molto grave poiché spesso finiscono per inquinare mari e fiumi. Non esistono sistemi di sicurezza abbastanza efficienti da garantire la totale mancanza di incidenti. Per quanto meticolosi possano essere i controlli, l’errore è sempre in agguato. E questi errori si pagano troppo caro perché si possa correre il rischio. È importante quindi studiare nuovi sistemi di sicurezza che consentano margini di rischio meno ampi rispetto a quelli che si corrono con le attuali ATTUALITÀ Meno sprechi centrali nucleari. Io inoltre punterei sul sole e sul vento cercando di migliorare le prestazioni degli impianti eolici e solari. Sarebbe importante anche risparmiare energia elettrica per evitare di produrne tanta, iniziando dal quotidiano. Se vogliamo avere ancora un mondo bello e sano, tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa, sia pure in piccolo. Ad esempio scegliere la doccia al posto del bagno ,spegnere le lampadine quando non servono e utilizzare con intelligenza i termosifoni e i condizionatori. A tutti piace stare al caldo d’inverno e al fresco d’estate ma dobbiamo pensare anche ai bisogni delle generazioni future. Ilaria Dituri 13 Il nuovo volto ATTUALITÀ della pace: Malala Yousafzai I l terrorismo è la nuova forma della guerra, è il modo di fare la guerra degli ultimi sessant’anni: contro le popolazioni, prima ancora che tra eserciti o combattenti. La guerra che si può fare con migliaia di tonnellate di bombe o con l’embargo, con lo strangolamento economico o con i kamikaze sugli aerei o sugli autobus. La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l’altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi. Gino Strada Malala Yousafzai è la ragazza afghana di 17 anni che i talebani avevano cercato di uccidere il 9 ottobre 2012, e che il 10 ottobre 2014 ha ricevuto insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi il premio nobel per la pace .«Mi hanno sparato, hanno sparato anche alle mie amiche. Credevano che quel proiettile ci avrebbe zittito. Ma hanno fallito - ha detto Malala il giorno del suo sedicesimo compleanno alle Nazioni 14 Unite-. Dal silenzio, migliaia di voci si sono sollevate. Quello che hanno ottenuto? La debolezza, la paura, l’impotenza sono morte. La forza, il potere, il coraggio sono emersi». Ed in seguito: «NON ODIO NESSUNO. Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti». È un informazione importante che potrebbe davvero cambiare il mondo se solo fossimo pronti ad attuarla. Perdona- re ed amare tutti. Ma è davvero possibile? Riusciremmo davvero, se solo volessimo, ad amare il prossimo come noi stessi? Molto difficile ma non del tutto impossibile. “Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società. L’Islam è una religione di pace, umanità e fratellanza. La pace è necessaria per l’istruzione. In molte parti del mondo, in particolare il Pakistan e l’Afghanistan, il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Donne e bambini soffrono in molti modi in molte parti del mondo. La povertà, l’ignoranza, l’ingiustizia, il razzismo e la privazione dei diritti fondamentali sono i principali problemi che uomini e donne devono affrontare.” Siamo tutti d’accordo nell’affermare che il diritto allo studio è uno dei nostri diritti fondamentali. Come dice il colore, e garantiscano invece libertà e uguaglianza per le donne in modo che esse possano fiorire. Noi non possiamo avere successo se la metà del genere umano è tenuta indietro. Esortiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza che hanno dentro e a esprimere il loro pieno potenziale”. Il mondo deve cambiare, la nostra mentalità deve cambiare ,iniziando dal piccolo. Ammettiamolo, quanti di voi ragazzi ancora credono che le donne non siano capaci di giocare a calcio, non sappiano parcheggiare e pensino solo allo shopping? Molto probabilmente la maggior parte dei maschi che frequentano la nostra scuola. Beh, mi dispiace dirvelo ma a calcio sono sicuramente meglio di tanti altri ragazzi, dalla patente di mia madre non è stato tolto ancora nessun punto e sullo shopping... beh quello mi piace. Abbandoniamo i pregiudizi, lottiamo per il diritto allo studio e facciamo in modo che il rischio che ha corso Malala sia servito a qualcosa. Concludo con la fine del suo discorso: “Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa. Grazie”. ATTUALITÀ Malala attraverso lo studio si può combattere l’ignoranza ed evitare un sacco di guerre. Noi ragazzi fortunati, dovremmo batterci per chi non ha voce in capitolo. Per tutte quelle donne che sono costrette a non studiare e per tutti i bambini che per sopravvivere devono andare in guerra o prostituirsi. Dobbiamo lottare anche per i loro di diritti. Malala continua così: “Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. Il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere per se stesse. Quindi, cari fratelli e sorelle, ora è il momento di alzare la voce. Accordi che vadano contro i diritti delle donne sono inaccettabili . Facciamo appello a tutte le comunità affinché siano tolleranti, affinché rifiutino i pregiudizi basati sulle casta, la fede, la setta, Ilaria Dituri 15 ATTUALITÀ Le Sentinelle D i questi tempi, è impossibile non averne sentito parlare almeno una volta. Quello delle Sentinelle in Piedi infatti, è un movimento apartitico e aconfessionale che è nato - silenziosamente - nel 2013, ma che pian piano è riuscito a raggiungere la popolarità mediatica, all’inizio attraverso i social e poi con i telegiornali. All’inizio del 2014 ha raggiunto un considerevole numero di partecipanti, numero tuttora in crescita. Ma di cosa tratta, precisamente, questo movimento? Le Sentinelle in Piedi sono un gruppo di persone che professano di voler preservare il diritto 16 di libertà di espressione. Fin qui, i conti tornano. Se non fosse che, secondo loro, questa libertà di espressione è tolta dall’immagine di “normalità” che impongono, ogni giorno, i media; una normalità di cui fanno parte anche gli omosessuali. Si sentono minacciati da questa società che promuove l’omosessualità come se fosse una cosa normale e sentono la necessità di difendere l’uomo e la civiltà. Così, queste Sentinelle scendono nelle piazze, libro alla mano, si dispongono a un metro l’uno dall’altro, leggendo in silenzio, lottando per la propria libertà di espressione. Nessuno può parlare con la stampa, a meno che non sia un portavoce. Non vogliono essere definiti omofobi, anzi, alcuni di loro dichiarano di avere amici omosessuali, eppure insultano, e pesantemente, perché “gli omosessuali vogliono distruggere i valori della cristianità”. Si fanno chiamare “i guardiani dei valori cristiani”, eppure si definiscono aconfessionali. Le Sentinelle sono anche contro la fecondazione eterologa e l’adozione, perché pensano che un bambino debba avere due figure di riferimento di sesso opposto (nessuno studio l’ha mai provato), ma quello che più hanno a “cuore” è la questione omosessuale. Ce l’hanno coi gay perché pensano, che la società lizzare la mia unione” . Gli omosessuali sono persone che amano, come tutti noi, niente di più. Il loro sentimento però, è banalmente ridotto a delle perversioni sociali come la zoofilia, l’incesto e la pedofilia. “Se non si definisce bene cos’è l’amore, è legale anche sposarsi con il proprio cane”. Le frasi qui riportate sono pericolose, perché educano all’avversità verso le persone. Se non si educa un bambino alla tolleranza, come potrà mai capire che ci possono essere realtà diverse da quelle in cui vive? Queste persone non sanno che Dio non inneggia all’odio. Va bene pensarla diversamente, ma perché insistere sulla libertà di espressione, se sono i primi a impedirla e a rifiutare un dialogo? Siamo nel 2014, è normale che le cose cambino. E finalmente l’Italia si è svegliata. Ignazio Marino, sindaco di Roma, ha trascritto 16 unioni gay, ed è scoppiata una bufera, perché in Italia non c’è ancora una legge che le approvi. È vero che ultimamente si sta facendo troppa propaganda omosessuale, ma è bene che venga fatta, perché ci sono persone che continuano imperterrite a discriminare gli omosessuali. Questi “valori della cristianità” di cui tanto si parla, non sono nominati nella Bibbia, tranne nel Levitico (anche se si parla di traduzioni sbagliate), in cui si dice che l’omosessualità è un abominio, insieme a mangiare crostacei e indossare vestiti di tessuti diversi. In questo caso, saremmo tutti peccatori mortali. Qualcuno a proposito, ha fatto un passo avanti. Prendiamo esempio da Papa Francesco che ha affermato: «Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli». Chi siamo noi per giudicarli e condannarli? ATTUALITÀ sia a loro favore, e che difenda la loro sensibilità. Questo, per le sentinelle, toglie la loro libertà. Pensandoci però, è un paradosso. Se tu vuoi difendere la tua libertà di opinione, non puoi togliere i diritti agli altri, è un controsenso. Finché ammettessero di essere omofobi, andrebbe bene, ma no, loro insistono sulla loro libertà, ma la libertà di chi la pensa diversamente? Una Sentinella ha dichiarato che non esiste l’eterosessuale e l’omosessuale, ma chi è normale e chi no. L’omosessuale non è normale perché presenta un’anomalia patologica (secondo loro dimostrata scientificamente). Chi non è normale ha bisogno di farsi curare, e non può privare le persone normali dei diritti che gli spettano. Ma alla fine, queste persone di quali diritti vengono private? Le unioni omosessuali non impongono che, ad esempio, un uomo debba sposare un altro uomo, no? Questo disegno di legge contro l’omofobia non priva di nessun diritto, casomai aggiunge. E allora di cosa stiamo parlando? Le Sentinelle si professano contro l’istituzionalizzazione dell’omosessualità. Gli omosessuali sono quindi liberi di fare quello che voglio no in privato, ma non possono avere il diritto all’unione civile, perché il loro “diritto” è visto come un capriccio che va a ledere un diritto “naturale”. E vengono persino paragonati agli zoofili: “Non è che se mi innamoro di un cavallo, devo istituziona- Maryam Boloyan 17 ATTUALITÀ Addio capitano o mio capitano Robin Williams, il triste clown dai mille volti. Entri in The Legend of Zelda, “vivrà in un universo che ha sempre amato’’. Morto Robin Williams, vola via l’eterno Peter Pan e ultimo tra tutti, tratto dal mio film preferito: Addio “capitano o mio capitano”. C osì i fan, salutano per l’ultima volta Robin Williams, morto suicida ll’11 agosto 2014 nella sua casa a Tiburon. A trovare il cadavere è stata la sua assistente personale: aveva la cintura attaccata al collo e ferite da coltello al polso. Pochi giorni dopo la scomparsa di Williams, l’ultima moglie Susan Schneider ha rivelato che l’attore aveva recentemente scoperto di essere affetto dal morbo di Parkinson. Williams era stato ricoverato in un centro di riabilitazione a causa della forte depressione. Gli ultimi particolari che emergono sulla vita dell’attore parlano di una persona con problemi economici. Le reazioni alla notizia della sua morte sono state delle più svariate. Personalmente è stato un grande shock poiché ero ben lontana dal pensare che fosse tossicodipendente e depresso. In tutte le foto e le interviste ci appare un robin williams solare, divertente, oserei dire felice. Come 18 può uccidersi un uomo fonte inesauribile di sorrisi e felicità? Come può un uomo così colto e gentile sperimentare l’oblio della depressione e della droga? Beh, probabilmente il fatto che un grande attore si uccida ci meraviglia perché dimentichiamo che un attore recita. Nel caso di Robin Williams è però estremamente difficile separare la vera personalità dell’attore dal suo ruolo nel mondo dello spettacolo e le stesse persone a lui vicine ce lo riportano come una persona gentile ed affabile. Il primo a ricordarlo è stato il presidente Usa, Barack Obama: «Ci ha fatto ridere, ci ha fatto piangere, ha donato il suo incommensurabile talento a chi ne aveva più bisogno». «Non ho mai conosciuto una persona più dolce, luminosa e premurosa di Robin. Il suo impegno, come artista, di farci ridere e renderci felici non è comparabile con quello di nessun altro. Ci ha amati tutti e noi lo abbiamo amato allo stesso modo». Parla così John Travolta, riferendosi a Robin Williams. «Penso alla sua gentilezza e alla sua generosità. A com’era gentile con tutti quelli che volevano entrare in contatto con lui. E non poteva fare a meno di essere divertente ogni momento». Ben Stiller che aveva recitato con Robin Williams nel film «Una notte al museo» afferma inoltre: «Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farti ridere. Ha fatto ridere tantissime troupe cinematografiche prima ancora del pubblico. Ha avuto un grande impatto nel mondo». Ed è così che voglio ricordare anch’io Robin Williams come il peter pan delle mie fiabe, il papà tata Mrs. Doubtfire e il professore di letteratura dell’Attimo fuggente per tutte le cose che ha insegnato e tutto il mondo può cambiare. Perciò CARPE DIEM! Cogliete l’attimo ragazzi! Perché parole ed idee possono cambiare il mondo”. Ilaria Dituri 19 ATTUALITÀ NARRATIVA Parte n. 1 N on era esattamente così che me l’ero immaginato. Non mi aspettavo di certo valli fiorite e alberi carichi di frutti, ma neanche... questo. Pensavo che la mia vita sarebbe stata più facile. Quando cresci con la convinzione che il bene porti al bene, nel novanta percento dei casi rimani deluso. Nel dieci percento, invece, muori prima che tu possa renderti conto di ciò che ti è successo. Racconto a puntate mente questo: siamo nati senza scontrino, senza la possibilità di tornare in dietro. Ci hanno spinti fuori dal mondo a forza di spinte e di calci, ci hanno costretti ad aprire gli occhi e poi hanno acceso la tv: il telegiornale ci ha mostrato guerre, carestie, malattie incurabili. Per un attimo abbiamo osservato le immagini in silenzio, intontiti, incapaci di reagire. Poi sono scese le lacrime. E sono uscite le urla. E abbiamo iniziato ad agitarci, per ritornare nel luogo dal quale eravamo venuti, quel posto tranquillo e pacifico. Oh mio Dio! Cosa sono quelMa no, desolati: niente sconle macchie nere? Sono malato? trino, niente restituzione. Com’è possibile? Sono una brava persona, io, come mai... I desideri della domenica non sono cavolate, qualcuno li ascolBum. Morto. ta davvero: il problema è che la fila per il Centro Reclami è molto Il mondo ha questo straordina- lunga e prima di te ci sono setrio potere di zittire i suoi nemici: te miliardi di persone in attesa. la merce è scaduta? Danneggiata? E quando finalmente il tuo turRotta? Mi spiace, signore, non no arriva, allora hai rinunciato possiamo rimborsarla senza una a cercare di cambiare qualcosa, ricevuta. Ecco, il punto è esatta- hai abbandonato la fila e ti sei 20 diretto verso la Sala Ristorante. Non è il cane il migliore amico dell’uomo: è il cibo. E quindi sei bloccato in una vita che sembra non avere nessuno sbocco. Ti sei reso conto che la giustizia è un concetto astratto, un concetto che una persona molto annoiata ha inventato in un pomeriggio d’autunno, mentre guardava le foglie cadere e decideva che, per punizione, allora sarebbero dovute cadere anche le persone. Persone che quelle foglie non le avevano neanche toccate, che alla fine non le avevano mai degnate di uno sguardo, ma che parevano troppo forti, troppo sicure per poter rimanere intatte. Non me l’ero immaginata così, questa mia vita. In realtà non me l’ero immaginata proprio: avevo sempre pensato che “cogli l’attimo” fosse un’ottima filosofia di vita. I progetti non servono a niente, perché nulla è nelle nostre mani. Non possiamo controllare davvero il nostro corpo, quindi figuriamoci se potremo mai controllare la nostra vita. Mi ero reso conto fin da piccolo che NARRATIVA ogni momento avrebbe dovuto avere una certa importanza, che l’esistere aspettando qualcosa mi avrebbe solo privato di ciò che davvero aveva valore: i ricordi. Quei ricordi che spezzano il cuore, che fanno ardere le guance, che annebbiano la mente. Quei ricordi che vorresti dimenticare e che eppure tieni stretti dietro i tuoi occhi, avvolgendoli nella tua memoria, proteggendoli dal tempo. A dodici anni mi era capitato di sfogliare un album di fotografie e la mia anima aveva avuto un sussulto. Ci siamo. Lo avevo capito con uno sguardo; semplicemente, lo avevo riconosciuto: il mio destino aveva bussato alla porta ed ero corso ad aprire così velocemente da perdere il fiato. A dodici anni avevo deciso che sarebbe stato quello il mio scopo; non scattare foto, no, assolutamente: scattare brandelli di vita. Fissarli sulla carta, renderli indelebili. Così avevo iniziato a fotografare ogni momento, senza chiedere il permesso, senza dare nessun preavviso: non volevo pose, volevo realtà. Non riguardavo mai i miei lavori, mi sembrava sempre uno spreco di tempo, tempo che avrei potuto dedicare a fissare altri ricordi. Avevo una paura disperata di non riuscire ad aggrapparmi alla mia vita, di scivolare piano piano e allontanarmi da ciò che ero stato. Per questo volevo memorizzare tutto, assorbire ogni dettaglio, berlo con avidità e inghiottirlo così in fretta da farmi male alla gola: volevo che quelle foto diventassero parte di me, lo volevo con ogni fibra del mio essere. E alla fine non mi ero reso conto che quel desiderio pazzo di vita mi stava impedendo di vivere. L’ho capito adesso e la cosa mi ha lasciato abbastanza indifferente: oramai non cambia nulla, ciò che è stato è stato. Mi piacerebbe ripercorrere tutto, soffermarmi su ogni decisione presa e vagliare bene le alternative. Mi piacerebbe immaginare come avrebbe potuto essere se, ma cerco di non farlo, cerco di evitarmi ulteriori sofferenze. Guardo la vita degli altri che passa, così come ho fatto per tutta la mia, di vita, e ogni tanto scatto qualche foto. Ogni scatto mi fa sorridere, ogni click mi solleva il morale. Ma quando guardo lo schermo e vedo tutto nero, il sorriso si trasforma in una smorfia. Non posso più fare foto, lo so, ma lo dimentico tutti i giorni, tutti i minuti, tutti i secondi: è dura accettare una realtà che non ti piace. Credo che continuerò a negarla per sempre, spero che almeno questo riuscirà a rendermi felice. Credo che impiegherò gli anni a fare l’esatto opposto di ciò che ho fatto per tutto questo tempo, ovvero cancellare i miei ricordi. Rossana Signore 21 NARRATIVA Le donne che leggono sono pericolose È noto che la questione femminile ha fatto la sua comparsa nel mondo nel momento in cui una donna ha imparato a leggere. Perché la donna che legge si fa domande e così facendo distrugge delle regole saldamente radicate. La lettura non solo mette in discussione i progetti di vita, ma anche la priorità di istanze supreme come Dio, il consorte, il governo, la chiesa. La lettura mette le ali alla fantasia, e la fantasia porta fuori dal presente, ma dove? Come se fosse qualcosa di controllabile. E tutto ciò che è incontrollabile incute timore. Ecco che la lettura diviene pericolosa. Chi legge riflette, e chi riflette si fa un’opinione, chi ha una sua opinione si differenzia, e chi si differenzia è un nemico. Capite ora perché i libri sono stati a lungo temuti? Perché rivela- 22 no i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, senza pori, inespressive. Ma non le donne, loro leggono. E gli uomini le temono, perché anche dopo aver terminato un libro, esse pensano ancora alle parole, alle frasi, alle idee che hanno appena letto. È proprio questo che gli uomini non vedono volentieri nelle donne. Ancora nel XVIII infatti, usavano lasciare nella rilegatura di alcuni romanzi l’ago e il filo, per ricordare alle donne quale fosse il loro vero compito: non leggere, bensì accudire le faccende domestiche. Quello passato a leggere è tempo sprecato e chissà dove porta: a coltivare idee proprie, alla rivoluzione, e quant’altro. Ma leggere resta, forse, l’esperienza più emozionante della vita. Le donne sono state lungo la storia le lettrici, le Dimenticano tutto, mentre leggono, e si rifugiano in luoghi lontani in cui è impossibile seguirle. Gli altri le vedono lì, in poltrona, vicino la finestra, sul divano, sul letto, in treno, ma loro non ci sono. Le loro anime riposano in un luogo in cui la mente diventa pienamente fertile e può fare uso di tutte le sue facoltà. E così dalla lettura scaturisce la fiducia in sé, dalla fiducia in sé sboccia il coraggio di pensare autonomamente. E gli uomini non necessariamente amano le donne che pensano. Questa fiducia in loro stesse le rende forse pericolose? Sembra di sì, poiché in essa risiede la forza di plasmare il proprio destino. Ma se le donne che leggono sono pericolose, lo sono soprattutto per se stesse. Ci sarà un motivo se la storia dell’umanità ha ritardato la lettura alle donne: la natura sapeva che avrebbe complicato la loro vita. Lettrici appassionate sono facilmente, e fin troppo volentieri, preda della tentazione di mettere sullo stesso piano la lettura e la vita. La lettura è stimolo alla vita, scambiarla con la vita stessa significa privarla della sua virtù e fare della passione una fonte di dolore. NARRATIVA piccole mosche che cadevano nella rete della parola scritta. Ancora oggi cadono nella rete delle storie, entusiaste, avide di passione per le parole. In quella rete trovano ciò di cui hanno bisogno, e si fanno volentieri intrappolare. Sono esattamente come un bambino che legge: prima la mamma vuole che lui se ne stia buono in un angolino con il suo libro, ma poi si rende conto che il bambino che legge non è un semplice bambino docile, ma un ribelle che si estranea dalla realtà circostante e vede malvolentieri il mondo. Lo stesso accade con le donne che leggono. Annalisa Hajdari 23 NARRATIVA “Colpa delle stelle” “È nella natura delle stelle essere avverse, e Shakespeare non si è mai sbagliato tanto come quando fece dire a Cassio «La colpa caro Bruto, non è nelle nostre stelle / ma in noi stessi». Facile a dirsi quando si è un romano patrizio (o Shakespeare!), ma c’è invece colpa in abbondanza da trovare nelle nostre stelle.” E c’è colpa in abbondanza da trovare anche in quelle dei due protagonisti del romanzo di John Green che con queste parole rivela la scelta del titolo, appunto, Colpa delle stelle. La voce narrante del libro è quella di Hazel Lancaster, sedicenne intelligente e cinica, dal grandissimo senso dell’ironia e di viva schiettezza. La ragazza ha una fissa per American Next Top Model, legge e filosofeggia per ore, e ha il cancro. Questo le era stato diagnosticato a 13 anni. Era pronta a morire, eppure il suo corpo, quando viene il momento, non cede. Così i dottori la curano e le somministrano un farmaco sperimentale, noto per non funzionare. Su di lei funziona: miracolo. Ed eccoci alla Hazel di oggi, annoiata, con genitori iperprotettivi che scambiano la sua noia per depressione e la costringono a frequentare un gruppo di supporto, composto da “un cast mobile di personaggi in vari stadi del malessere indotto dal tumore”. Ed è al gruppo di supporto che conosce Augustus, reduce anche lui dal cancro. 24 Entrambi si trascinano pigramente nella loro esistenza di malati-di-cancro (è un impegno a tempo pieno) finché tra i due, dopo un gioco di sguardi, si crea un legame. Hazel però non vuole legami. Una granata che potrebbe esplodere in qualsiasi momento non può permettersi questo lusso. Non perché non voglia essere ferita, ma perché non vuole ferire, ancora. È già abbastanza crudele quello che sta facendo ai suoi genitori, può permettersi di ferire altre persone? Augustus le dà una risposta, la sua. Spetta a Hazel scegliere come vivere la sua vita, anche se ha il cancro e non lo può cambiare; e spetta sempre a lei scegliere chi amare, chi, inevitabilmente, ferire. Entrambi sanno che non potranno mai avere una vita normale, lo accettano. Ma Augustus ha fatto la sua scelta, ci prova lo stesso: fare un pic-nic, guardare un film, viaggiare. Lo fa con la consapevolezza che per loro è davvero “ora o mai più”, perché domani potrebbe già essere troppo tardi. La loro è una lotta continua contro se stessi e il loro istinto di sopravvivenza, contro i genitori felici e terrorizzati, contro il tempo inclemente. Tuttavia limitarsi a questa prima facciata, due innamorati malati di cancro che lottano eroicamente contro il mondo per la loro storia d’amore, significa perdersi il succo del libro, significa leggere la quarta di copertina, piangere e chiudere il libro. John Green ci presenta una storia con più livelli di lettura. Il primo è sicuramente quello dell’amore impossibile, ma al secondo livello troviamo anche l’approccio di Hazel e Augustus verso la morte. Tutti sappiamo che moriremo, ma diamo per scontato che questo avverrà tra molti anni. Sapere, invece, di poter morire a momenti, come Hazel, costringe obbligatoriamente a guardare dentro se stessi, a capire chi si è e cosa si vuole davvero dalla vita. Il cancro di Hazel la spinge a domandarsi quale sia il senso della sua vita: a lei rimarrà per poco tempo, ma gli altri rimarranno solo per qualche anno in più se si considera il mondo nel suo insieme, e il mondo non si ricorderà mai di tutti. Qual è la differenza tra la sua esistenza e quella altrui allora, se a tutti noi non spetta che l’oblio? E poi c’è la storia di Anne, protagonista di Un’impe- parla del cancro ma di una storia dove il cancro è solo un elemento della trama, mentre nel libro in cui Hazel è protagonista, il cancro è l’elemento fondamentale e necessario allo sviluppo della sua storia personale. Non a caso Green non si risparmia nel trattarlo, non lo ovatta. Allo stesso tempo, però, il cancro non è il protagonista perché Hazel si riap- propria della sua vita prima che le venga portata via. Colpa delle stelle non è un libro sul cancro, è un libro in cui la protagonista cresce grazie al cancro. Ciò la porta ad essere più consapevole delle proprie scelte, e a rivendicarle. Mi piacciono [le mie scelte] Augustus. Mi piacciono. NARRATIVA riale afflizione, di Peter Van Houten, libro ossessione di Hazel, in cui aveva trovato tante risposte. Hazel, stufa del solito sentimentalismo sul cancro, apprezza questo libro perché anche se la protagonista ne è malata, non è un libro sul cancro perché i libri sul cancro fanno schifo. È il gioco di John Green: Hazel adora un libro sul cancro che non Annalisa Hajdari 25 CINEMA Si alza il vento S i apre così l’ultimo capolavoro del regista giapponese Hayao Miyazaki, che ci propone un esorto a non arrendersi mai e perseguire le proprie passioni. Messaggio sottilmente espresso attraverso la storia di un ragazzo giapponese: Jiro Horikoshi, che fin da piccolo si impegna assiduamente nello studio con la speranza di diventare un giorno un progettista di aerei, sogno al quale se ne intreccerà un altro ancora più dolce, quello di rincontrare la ragazza che tanti anni prima aveva conosciuto su di un treno durante un terremoto e alla quale aveva offerto il suo aiuto. Quella stessa ragazza la ritroverà cresciuta e ormai donna, anni dopo, nella città in cui si era recato per alcuni studi di aeronautica. Entrambi scopriranno di essersi cercati e amati dal giorno del loro primo incontro ma le circostanze di questo sogno di amore sono poco favorevoli. Il tema più ricorrente nel film infatti è proprio quello del sogno, rappresentato attraverso sequenze oniriche che raccontano una storia permeata di speranza, amore e coraggio. Lo scenario di fondo a questa avventura è però molto tragico, in quanto ambientato durante la seconda guerra mondiale. Ed è 26 “ Le vent se lève, il faut tenter de vivre”: “Il vento si alza, bisogna tentare di vivere”. sogno in una macabra realtà. Lo sfondo che ci è proposto dal regista è ben diverso dai suoi precedenti lungometraggi, in cui venivamo trascinati in un mondo magico, come in: La città incantata. Qui invece la visione fantastica è sostituita ad una più matura e cruda della realtà; una scelta di Miyazaki che ha suscitato non poche critiche come anche per il precedente film: Porco rosso, entrambi diretti ad un pubblico più adulto per l’importanza dei contenuti. Vi è però un tema fondamentale che viene portato in scena anche questa volta: il rapporto tra Uomo e Natura, che in Si alza il vento ritroviamo nell’uomo e nell’aria, elemento molto caro a Miyazaki, in quanto appassionato di aerei. Questa fantastica opera cinematografica, vincitrice del premio Oscar 2014 come miglior film d’animazione, rappresenta il testamento di addio del regista prima del suo ritiro definitivo dalla scena, ed è permeato infatti di molti spunti e riflessioni che descrivono il punto di vista del regista, offrendoci così una sorta di documento autobiografico. Ciò è provato sia dal periodo storico scelto, lo stesso che Miyazaki visse durante la sua infanzia e in cui divenne un grande amante di aerei grazie alla professione del padre, dirigente di una fabbrica specializzata nella fabbricazione dei caccia, sia per la figura, nel film, della donna amata da Jiro, affetta da tubercolosi, la stessa malattia che colpì sua madre molti anni prima. All’interno di questo tragico panorama di morte però si scorge ancora il desiderio di ricerca della speranza e dell’amore per la vita, messaggio che il regista ci lascia in questo film che segna la fine di un ciclo di produzioni cinematografiche che da sempre hanno affascinato uomini e donne di tutte le età. E allora non mi resta che lasciarvi con una domanda: “Tra un mondo fatto di piramidi e uno senza piramidi, quale scegliereste?” CINEMA proprio qui che il rapporto tra sogno e realtà si fa ancora più stretto, una realtà angosciante che si concretizza nell’antitesi tra il ripudio di Jiro per la violenza e la costruzione di strumenti da guerra quali i caccia. Una scelta ben difficile per il protagonista ormai divenuto uomo, che deciderà di perseguire la sua passione nonostante le avversità, catapultando il suo incantevole Donatella Lobraico 27 CINEMA Tic-Toc: It’s Hunger Games time È la fiamma Carretta acceso il cuore della ribellione. È il calore che infiamma gli animi di passione. E la luce abbagliante del coraggio e dell’intraprendenza. È Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme, la nostra Ghiandaia Imitatrice, ed è proprio così che si chiama l’ultimo capitolo della avvincente, affascinante saga di Hunger Games: “Mockingjay, presto sul grande schermo con ancora una volta la bellissima Jennifer Lawrence, che veste i panni della protagonista e al suo fianco Liam Hemsworth (Gale Howthorn nel film) e l’affascinante Josh Hutcherson (Peeta Mellark). Con il nome italianizzato in “Il canto della rivolta”, la prima parte di quest’ultimo capitolo, vedrà Katniss e Gale fianco a fianco contro Capitol City e combattendo per il ritorno del buon Peeta, portato via dall’arena e chiuso nella capitale dal presidente Snow (Donald Sutherland). Con straordinari colpi di scena, i 28 ribelli affiancati dagli ormai ex tributi dei settantacinquesimi Hunger Games, si rivolteranno contro i soprusi del presidente e la superficialità capitolina, con sempre più grandi insurrezioni nei distretti e l’aiuto del distretto 13, ristabilitosi dalla sua distruzione avvenuta secoli prima, nella precedente lotta alla capitale. La colonna sonora del film sarà della giovanissima cantante neozelandese Lorde, nome d’arte di Ella Marija Lani Yelich - O’Connor, che ha inciso a tal proposito il suo nuovo singolo “ Yellow Flicker Beat”. Tratto dall’omonimo libro di Suzenne Collins, Mockigjay è adatto a tutti i ragazzi che vogliono sognare, mettersi in gioco, vivere avventure emozionanti, innamorarsi, combattere per la libertà e “Possa la fortuna essere sempre a vostro favore.” Angela Carretta MUSICA MTV EMA 2014 I n diretta su MTV MUSIC, il 9 Novembre alle 21.00, ci sarà lo show che premierà gli artisti migliori del 2014 e quelli che hanno fatto la storia della musica. Tra questi ultimi c’è Ozzy Osborne, nato il 3 Dicembre 1948 a Birmingham, nel Regno Unito. Con i suoi 66 anni, arriverà sul palco del SSE HYDRO di Glasgow per ritirare il premio Global Icon, premio in passato rilasciato ad artisti dei livelli dei Queen e di Whitney Houston. L’artista Osborne sarà premiato per la sua importante carriera musicale, nonostante le accuse di messaggi subliminali, i suoi problemi di dislessia e balbuzie e gli altri suoi deficit. Con il suo heavy metal e il suo hard rock è stato in grado di vincere dischi di platino su dischi di platino, fino a quando il suo nome non è stato inciso sulla ‘hall of fame’. Il premio ad Ozzy, molto probabilmente, sarà rilasciato dalla presentatrice principale, Niki Minaj, nonchè rapper del Porto di Spagna; lei, oltre che a presentare, sarà votata insieme agli altri cantanti nominati. La rapper Minaj è stata nomimata in quattro categorie che sono: Best female, best look, biggest fans e best hip hop. Dopo due settimane dagli EMA, uscirà il suo nuovo disco ‘the pink print’, che conterrà il suo successo del 2014 ‘Anaconda’. L’altro successo di Niki è ‘Bang Bang’, cantato con Jessie J e Ariana Grande, la quale è, al momento, tra le più votate, grazie anche all’aiuto di Iggy Azalea. In testa alle classifiche con Ariana c’è Katy Perry, artista californiana che, grazie al suo nuovo album ‘Prism’, è stata nominata in sette categorie. Oltre queste notizie, gli EMA sono una grande sorpresa che molti ragazzi aspettano con ansia. Carla Gentile 29 CUCINA Skakki Gnocchi Benvenuti a tutti nella cucina di Skakki Gnocchi, la nuova rubrica del nostro giornalino fatta per aiutare i maturandi e gli studenti più impegnati. Non avete tempo per preparare tutte le interrogazioni? Non avete tempo per studiare per i compiti in classe? Figuriamoci se avete tempo da perdere in cucina! Ecco una ricetta testata per voi da due quintine dotate di grande fantasia e capacità culinaria, cioè, ehm, noi. INGREDIENTI PREPARAZIONE 4 cucchiai di farina 1 - Mischia farina, zucchero e cacao. 2 cucchiai di zucchero 2 - Unire l’uovo ed amalgamare bene. Aggiungi il latte, il burro e le gocce di cioccolato. Mischia bene ed infine aggiungi la vaniglia o l’arancia o qualcosa di alcolico che magari ti aiuti a coprire il sapore. 1 cucchiaio di cacao o nesquik (in quel caso meno zucchero, sennò diabete assicurato) 1 uovo 3 cucchiai di latte 3 cucchiai di burro fuso 1/4 di cucchiaino di estratto di vaniglia 1 cucchiaio di gocce di cioccolato 1 tazza grande 30 3 - Metti il tuo Frankestein nel microonde per 3 minuti al massimo della potenza e aspetta che venga colpito da un fulmine. 4 - Allo scadere del tempo, toglilo e ritieniti soddisfatto. Urla “Si può fare!” e siediti con non-chalance. Noi l’abbiamo provata e quella specie di tortino ha preso vita e ci ha picchiato con un cucchiaio di legno. Ma cosa pretendevate? Avete scelto lo scientifico e tempo di cucinare non ne avete. Se pensavate di trovare una ricetta seria sul giornalino scolasticBUAHAHAHAH… 2 fette di pan carrè (consiglio il SanCarlo ideale per i toast) 2 fette di salume a scelta (anche due salumi diversi) formaggio a fette o spalmabile q.b. CUCINA INGREDIENTI PREPARAZIONE Se non si ha la fortuna di avere un tostapane, prendere una padel- la, possibilmente non quella grande della spaghettata con le cozze ma una un po’ più piccolina tipo quella della frittata, e metterla sul fuoco con la fiamma alta per farla riscaldare. Prendere dalla dispensa due fette di pancarrè a scelta e rimuovere con un coltello i bordi scuri. Prendere dal frigorifero salume e formaggio e posizionare le fette su una fetta di pane. Se il formaggio è spalmabile usare il coltello già utilizzato in precedenza per spalmare questo e poi adagiarci sopra il salume. Se il formaggio è da affettare utilizzare sempre il coltello di prima per tagliarlo ma sta volta è meglio poggiarlo sopra il salume così quando si scioglie fa da colla e il toast non si apre. Se prima il coltello non lo si è preso, prenderlo se serve. Se siete molto pigri fate comprare a vostra madre il formaggio già affettato dal salumiere. Poggiare la seconda fetta di pane sul formaggio o sul salume e adagiare il toast ormai completo e solo da cucinare sul fondo della padella. Far abbrustolire leggermente il pancarrè e quando assume un colorito dorato e risulta croccante al tatto girare il toast ed effettuare lo stesso tipo di cottura sull’altra fetta di pancarrè. Se avete la fortuna di possedere un tostapane vi basterà inserire il toast composto e da cuo- cere in una delle due griglie e scegliere il vostro tipo e tempo di cottura. Una volta ben cotto togliere dal fuoco con atten- zione, potrebbe raggiungere temperature ustionati, e poggiare in un piatto. Per una migliore presentazione e facilità all’ingerimento è preferibile tagliare il toast a metà. 31 OROSCOPO OROSCOPO Ariete: Purtroppo per voi, con il passare dei secoli avete perso l’unica utilità sociale in vostro possesso. Non siete più buoni manco a sfondare le porte. Migliorate le abilità di carisma e oratoria. Non avete più alternative. Saturno concorda. Toro: Un mese molto fortunato vi aspetta. Tutti gli astri sono dalla vostra parte: l’amore e l’amicizia vi porteranno solo momenti felici e di certo il denaro non vi mancherà per dare una svolta imprevista alla vostra vita...Aaaah no! Questo valeva per il 2005, fa niente ormai l’abbiamo scritto. Sognare non vi costa nulla. Gemelli: Ci dispiace per voi ma dovrete sopportare il fardello di vostro fratello che si è preso una storta al piede, ciò vuol dire più lavoro e meno relax, ma sorridete perché potrete sempre mandarlo al posto vostro alle interrogazioni. Solo se siete omozigoti, eh. Cancro: Al contrario di tutti gli altri segni, il vostro mese sarà pieno di gioia e prosperità anche se resterete a casa tutto il mese a dormire, è il caso di dirlo: chi dorme prende più pesci di chi resta sveglio, ed è anche più riposato. Andate a vantarvi in giro dei fantastici 30 giorni che state per trascorrere, e visto che non sarà certo il denaro a mancarvi, ricordatevi di noi due che vi stiamo preannunciando tutto questo. Leone: Avete il segno più figo di tutti, questo vi basta per trascorrere un altro mese pieno di successi e soddisfazioni, beati voi. State attenti all’invidia di tutti gli altri segni...e ai lupi. Vergine: Non fate troppo i santi, non vi crede nessuno. Potreste scatenare l’ira di tutti i pianeti. Bacco ha organizzato una festa epica nella galassia accanto alla nostra ma voi non siete invitati. 32 OROSCOPO Bilancia: Se è vero che una rondine non fa primavera non arriveranno soddisfazioni sul lavoro, il vostro amore è dietro l’angolo e grazie a questo la vostra vita prenderà una piega migliore e avrete un motivo per svegliarvi la mattina. Ah è vero, la terra è rotonda. Buona fortuna per la ricerca del vostro angolo di paradiso. Scorpione: In questo periodo dell’anno il Sole gira intorno alla Terra: è il momento di agire! Se ci avete creduto anche solo per un attimo, vi consigliamo di cambiare indirizzo scolastico. Sagittario: Grazie all’aiuto della Luna che stranamente non sta litigando con il Sole, nel week-end vincerete al superenalotto con una combinazione di numeri da 0 a 90. Questa combinazione è... la troverete nel prossimo numero. Capricorno: Elemento: terra. Metallo: anche. Colore: verde (speranza mai si perde). Giorno fortunato: venerdì. Giorno sfortunato: sempre venerdì, dipende dal giorno della settimana. Numero fortunato che vi cambierà la vita per sempre: lim x^2 - 3x + 4 x --> 1 ------------- 4x^2 - x -3 ...Buona Fortuna. Acquario: Plutone questo mese è contento perché è stato preso di nuovo in considerazione dalla Nasa. È la notizia che stavate aspettando! Evitate collaborazioni con i Gemelli e ricordatevi di non mangiare mele il martedì. Pesci: Marte e Giove ce l’hanno con voi ma non temete, Ariel è dalla vostra parte. Per quanto riguarda il campo lavorativo potete stare tranquilli, per le relazioni sociali dovrete aspettare l’estate: si sa, il mare è più frequentato in quel periodo dell’anno. State lontani dagli Acquari, è brutto vivere in cattività. 33 POESIA Figli condivisi Come un cielo senza stelle Magari solo alcune, le più belle Come la Germania senza birra Come l’oro e l’incenso senza la mirra Dal momento in cui è caduto l’albero maestro Mi sento come un mancino senza il destro Di tua moglie non vedrai più la donna Ma i miei figli li porterò dal nonno o dalla nonna? Sono una notte senza il giorno Mi perdo in un bosco, senza la via del ritorno Vivo questa vita che non mi assomiglia In attesa di riavere la mia famiglia Andrea Cuccovillo 34 35 SCACCHI MATTI Giornalino sfogliabile online su “SkakkiNostri” , ideale per pc, tablet e smartphone! Disegnatori: Simona Vendemia, Martina Milella, Donatella Lobraico, Camilla Colella e Carla Gentile