Busoni 41-190 - il portale di "rodoni.ch"

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Le lettere
LETTERA I1
Bologna,2 29 A[vril] 1914
Cher et très-honoré ami,
c’etait très-agréable de recevoir une belle serie epistolaire3 de votre main, les livres4 ensuite et les bonnes nouvelles sur le marché.
Vous ne pensez que à faire du bien.
C’est une manière d’agir qui contient en elle même la recompense.
Quoique celle-ci n’arrive que rarement de dehors, soyez neammoins assuré que vous
n’avez pas à faire avec un indifferent.
Vous n’êtes donc pas encore à Mentone,5 comme vous annonciez?
Ça me fait esperer que vous soyez parfaitement rétabli de votre indisposition, qui m’a
rendu bien triste.
Le programme projeté de vos éleves6 est beau à l’oreille du compositeur, mais celui-ci
demeure assez-objectif pour reconnaître l’abnegation qui l’inspire. J’en suis bien touché et
plein d’attente.7
Messieurs Br.[reitkopf] & H.[ärtel]8 ont reçu tout de suite mon ordre selon vos instructions,
mais est-ce qu’ils vous ont envoyé le Concerto,9 dont je vous ai fait adresser la partition?
Les deux premiers Concerts10 ici11 ont très bien reussi12. La Symphonie du Faust13 fut une
revelation pour la ville, qui c’était consacrée au rite Wagnerien,14 et qui fut bouleversée par
la decouverte de l’origine de plusieurs procedés du maitre preféré.15 L’arrangement du
theatre ‘Communale’ à salle de Concert presente un aspect de haute festivité et du meilleur
gout.
La scène est transformée en une seconde salle, qui complète, en parfaite unité architectonique, la prémiere; avec des colonnes massives et de galeries practiquables (1), dont toutes
les places etai[e]nt occupées. (Ça date encore du célèbre Bibbiena!16)
Je vous salue très-affectueusement et suis votre dévoué
F. Busoni
A Chantavoine17 et à Pierné18 milles choses. Rappelez moi à Mlle Rackemann.19
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Lettera autografa (New York, Public Library). – Philipp e Busoni si incontrarono nei mesi che
precedettero l’inizio dell’attività didattica a Bologna (cfr. PREFAZIONE): dal 16 al 26 gennaio 1914,
Busoni tenne infatti a Parigi (alla Salle Erard il 20 e il 26) cinque concerti, tra cui due nei quali
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
una parte, come qualche mese dopo a Bologna (cfr. nota n. 13) era dedicata a Liszt. Fece di
nuovo ritorno nella capitale francese il 29 marzo per un concerto dedicato a sue composizioni.
All’inizio di aprile si trasferì a Bologna, dove rimase fino alla fine di giugno.
Su Bologna, cfr. la lettera del 1º novembre 1915 all’amico ingegnere Emilio Anzoletti (cfr. nota n.
46 della PREFAZIONE e APPENDICE I), scritta a Basilea (si noti l’interesse, che percorre tutti i carteggi busoniani, per l’architettura: cfr. nota n. 137): «A Bologna il contrasto tra l’aspetto della popolazione e quello delle facciate signorili ed ecclesiastiche stona al mio occhio penibilmente. Il
Sabbato, i tranvai, i cinematografi, gli affissi delle elezioni e delle corse, poi, introducono nuovi
intervalli dissonanti al disaccordo. Perché disturbare la solenne quiete di quel scenario storico e
non far sorgere nuovi quartieri, fuori del centro, con tutta quella disgustosa modernità, come la
si comprende in Italia, che stabilisce, che tutto ciò che è nuovo, è per forza inferiore all’antico.
Grazie a Dio abbiamo superato alquanto tali umilianti e paralizzanti concetti, e come sappiamo,
che nulla è perfetto, sappiamo pure, che tutto è perfezionabile» (Bergamo, Archivio privato). Sui
fratelli Emilio e Augusto Anzoletti, cfr. nota n. 56 della PREFAZIONE e le APPENDICI I e IV.
Tra cui anche una lettera (senza data ma sicuramente del 1914) che contiene un amichevole biasimo per la scelta professionale decisa da Busoni: «Vous directeur d’un Conservatoire! Et surtout
de celui de Bologne, qui était une pétaudière du temps de [Marco Enrico] Bossi, à ce que m’a
raconté le pauvre Mugellini [collaboratore di Busoni per la Bach-Ausgabe, morto nel 1912]. Vous
Busoni, l’artiste libre, indépendant, l’ennemi des conventions et des préjugés de races ou de religions, vous directeur d’un Conservatoire! Je ne vois pas cela. Rappelez-vous ce que dit Swift:
‘Lorsqu’un homme de génie apparaît quelque part, on le reconnaît à ce signe: tous les cuistres
feront cause commune contre lui» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3786). Inutile dire che le perplessità di Philipp erano tutt’altro che infondate. Cfr. PREFAZIONE, p. xy.
Cfr. nota n. 142.
In francese Menton, località balneare sulla Costa Azzurra.
Su Philipp didatta, cfr. PREFAZIONE.
Il programma comprendeva soltanto composizioni di Busoni, tra cui le sette Elegie (cfr. nota n.
187); la Sonata n. 2 per pianoforte e violino (cfr. nota n. 274), la Fantasia nach J. S. Bach (cfr.
nota n. 220), la Fantasia indiana (cfr. nota n. 57) per due pianoforti (cfr. Mus.Nachl. F. Busoni
B II, 3767). Nel programma Philipp inserì anche l’audacissima Sonatina seconda, KiV 259 (composta nel 1912 ed eseguita per la prima volta, in un clima tempestoso, a Milano il 12 marzo
1913). Questa scelta dimostra le notevoli aperture in campo musicale di Isidor Philipp. Secondo
Roman Vlad, la Sonatina seconda, all’epoca, scavalcava, per modernità e audacia, tanto
Schoenberg quanto Webern (cfr. SERGIO SABLICH, Busoni, Torino, EDT, 1982, p. 173).
Breitkopf & Härtel: gli editori di Busoni residenti a Lipsia. Negli ultimi mesi di vita Busoni nutriva nei loro confronti un profondo risentimento poiché sentiva di essere stato «vergognosamente sfruttato e in gran parte derubato del guadagno di tutta la sua vita di lavoro» (cfr. Busoni, gli
ultimi mesi di vita. Diario di Gottfried Galston, a cura di MARTINA WEINDEL, trad. MATILDE DE
PASQUALE, Roma, ISMEZ, 2002, 18 IV 1924, p. 43). Cfr. anche EVA HANAU, Der Briefwechsel zwischen
Busoni und seinen Verlegern Breitkopf & Härtel, in Busoni in Berlin. Facetten eines kosmopolitischen Komponisten, hrsg. von ALBRECHT RIETHMÜLLER e HYESU SHIN, Wiesbaden, Franz Steiner
Verlag, 2004, pp. 35-45.
Si tratta del Concerto per pianoforte, coro maschile e orchestra, op. XXXIX, KiV 247 (=
Kindermann Verzeichnis: cfr. JÜRGEN KINDERMANN, Thematisch-chronologisches Verzeichnis der
musikalischen Werke von Ferruccio B. Busoni, Regensburg, Gustav Bosse, 1980, pp. 222-225).
Il Concerto fu portato a compimento il 3 agosto 1904 e pubblicato nel 1906. La prima esecuzione ebbe luogo il 10 dicembre 1904 a Berlino: Karl Muck (1859-1940) era sul podio e il compositore stesso alla tastiera. A questo proposito Isidor Philipp aveva scritto a Busoni il 6 giugno:
«Pierné (cfr. nota n. 18) voudrait donner de vous une œuvre importante. Œuvre symphonique
plutôt. Le Concerto lui paraît trop long pour le public turbulent du Châtelait» (Mus.Nachl. F.
Busoni B II, 3792).
Busoni aveva già ricoperto il ruolo di organizzatore di concerti: si tratta dei concerti sinfonici
dedicati a musiche contemporanee o poco note che ebbero luogo a Berlino tra il 1902 e il 1909.
Le lettere
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Cfr. A proposito dei «Concerti sinfonici», I (1902) e A proposito dei «Concerti sinfonici», II (1908),
in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 31-33 e 73-74; MARTINA WEINDEL, Busonis Berliner
Orchesterabende, in Busoni in Berlin, pp. 23-34; SABLICH, Busoni, p. 42 e APPENDICE I. – Nel 1906
già scriveva a Emilio Anzoletti: «Quasi tutte le città d’Italia mancano di concerti orchestrali sistematicamente organizzati. E di tutte nessuna mi soddisferebbe bastantemente per sceglierla sola
fra le altre. Perciò mi venne in mente il progetto d’un’orchestra italiana che provvedesse a tutte
le città principali, regolarmente, seguendo un sistema ben maturato. Una solida orchestra, ben
pagata, meglio del solito, anche per garantir la stabilità dei suoi elementi, ben preparata e fornita con dei programmi, senza pregiudizi di tempo né di nazionalità. Ci vuol poco. Del denaro
e un segretario intelligente ed attivo. Il resto và da sé. Bologna mi par propizia, Roma fornisce
un pubblico internazionale ed anche a Trieste sarei certo d’un successo. Firenze e Milano
dovrebbero associarsi, mentre lascerei Torino da parte, che ha già le sue tradizioni, fino a che
non mi desiderassero espressamente» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 35).
Il 22 e il 26 aprile. I concerti bolognesi furono complessivamente cinque: tre sinfonici (26 e 30
aprile; 6 maggio) e due sinfonico-vocali (22 aprile e 1º maggio). Furono eseguite composizioni
di Weber, Saint-Saëns; Liszt (la Faust-Symphonie e Mazeppa), Beethoven, Brahms, Mozart,
Berlioz, Bach e Busoni: di quest’ultimo la Suite da Die Brautwahl (La Sposa sorteggiata).
Orchestra bolognese della Società del Quartetto; Coro della Società Orfeonica; direttore d’orchestra: Ferruccio Busoni. Infine Egon Petri (cfr. nota n. 228) interpretò due Elegie di Busoni:
All’Italia e Turandots Frauengemach. Intermezzo (Elegie nn. 3 e 4 cfr. nota n. 187). A Philipp
Die Brautwahl piaceva molto: «J’ai relu Brautwahl. C’est toujours très-amusante. Hof[f]mann a
eu du génie... Mais ne vous figurez pas qu’on le connaît chez nous. Dans le temps, oui, on livrait
certains contes. Mais aujourd’hui!... Je crois qu’on serait intéressé par votre art. Ma conviction est
que si vous présentez vous[-]même votre oeuvre à Carré [cfr. nota n. 213; Carré era direttore
dell’Opéra comique], il y prendrait intérêt… Il a un cahier de charges horrible. Et nos compositeurs montrent toujours les dents lorsqu’on veut monter une oeuvre étrangère nouvelle
Rappelez[-]vous la levée de bouclier contre Puccini. Si vous aviez un éditeur puissant comme
Ricordi ou Sonzogno… cela serait un rude atout dans votre jeu» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3787). Quest’opera fu da alcuni, anche in tempi moderni, criticata perché conterrebbe elementi
antisemiti. Già nel 1898 Busoni respingeva l’infamante accusa di essere antisemita in una importante lettera all’impresario Wolff (cfr. ill. n. xy). – Busoni nutriva una ammirazione sconfinata per
Hoffmann: il suo monumentale ciclo di racconti Die Serapionsbrüder (I confratelli di San
Serapione) in cui è inserito anche il racconto Die Brautwahl fa parte dei 100 libri più belli secondo la visione letteraria di Busoni: cfr. MARTINA WEINDEL, `The hundred Best Books’. Eine unveröffentlichte Literaturliste aus dem Nachlaß Ferruccio Busonis, «Archiv für Musikwissenschaft», LIII,
1, 1996, p. 82 e STEVEN-PAUL SCHER, Eine Berlinische Geschichte: Hoffmanns Brautwahl in
Busonis Opernbuch?, in Busoni in Berlin, pp. 11-19. Nella sua biblioteca erano raccolte cinque
edizioni complete dello scrittore tedesco e oltre 50 volumi separati delle sue opere. Cfr. MAX
PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni. Versteigerungskatalog Antiquariat Max Perl (Auktion 96 am
30./31. März 1925), Berlin, Max Perl, 1925, pp. 49-53).
Molto critico il giudizio che l’allievo di Busoni Guido Guerrini espresse su questi concerti: i programmi furono da lui giudicati «ostici e indigesti» e Busoni produsse «un’impressione poco meno
che disastrosa» come direttore d’orchestra (cfr. GUIDO GUERRINI, Ferruccio Busoni. La vita, la
figura, l’opera, Firenze, Monsalvato, 1944, p. 128; cfr. anche BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, pp. 329-330, nota n. 1 e SABLICH, Busoni, p. 59). L’errore di Busoni, secondo
Sablich, consistette nel fatto che egli «volle elevare di colpo […] la vita musicale di una città italiana, e sia pure di una città all’avanguardia come Bologna, al livello della sua sensibilità e della
sua cultura di stampo europeo: cosa ovviamente improponibile» (pp. 54-55). Un parere diverso
rispetto a quello di Guerrini espresse Dino D. Poli: «Mi ricordo della sua Settima di Beethoven,
piena di estro dionisiaco; dei Concerti di Beethoven e di Brahms per violino, suonati dal violinista Serato; dei Concerti di Chopin e di Liszt per pianoforte, suonati magistralmente dal suo
allievo prediletto Egon Petri; degli incanti della Suite dalla sua Opera La sposa sorteggiata; del
grande poema sinfonico di Liszt, il Faust per coro, solo tenore e orchestra, solista il tenore bolo-
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
gnese Giuseppe Borgatti [...]. Indimenticabili serate per me, per Bologna e per l’Italia musicale.
[...] Certo le sue interpretazioni orchestrali potevano essere un po’ trascurate tecnicamente, ma
era indiscutibile lo stile e la penetrazione delle sue esecuzioni e il loro soffio magico. Non ho
mai veduto suonatori vibrare di tanto entrusiasmo come al suo sguardo, e la sua bacchetta, sebbene un po’ stanca, segnava il ritmo di un tempo sentito e trascinatore» (Pretesti musicali,
Edizioni del Milione, Milano, 1952, pp. 67-68).
Composizione di Franz Liszt per tenore, coro d’uomini e grande orchestra; essa risale al 1854 e
comprende tre ritratti orchestrali di altrettanti personaggi del Faust di Goethe: Faust stesso,
Margherita e Mefistofele. Come sottintende Busoni nella lettera a Philipp, la composizione contiene momenti arditamente innovatori che ebbero un potente influsso sulla Musikanschauung
wagneriana e (anche in misura minore) busoniana. Cfr. in APPENDICE IV le note di Busoni su Liszt
e in particolare sulla Faust-Symphonie).
A Bologna ebbe luogo il 1º novembre 1871 la prima rappresentazione italiana del Lohengrin. A
seguito del grande successo, il 31 maggio 1872 il Consiglio Comunale di Bologna decise di insignire Wagner della cittadinanza onoraria. L’anno successivo si rappresentò Tannhäuser, nel
1876 Rienzi, alla presenza del compositore stesso, e nel 1877 Il vascello fantasma. Busoni era
profondamente, a tratti rabbiosamente, anti-wagneriano. Cfr. la lettera a Hugo Leichtentritt (suo
primo biografo) del 12-13 novembre 1915 (FERRUCCIO BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg. Scelta e note di Antony Beaumont, edizione italiana riveduta e ampliata a cura di
SERGIO SABLICH. Traduzione di LAURA DALLAPICCOLA, Milano, Ricordi - Unicopli, 1988, n. 210, p. 306)
e ad Hans Reinhart il 15 aprile 1917 (ivi, n. 259, p. 359), scrisse, tra l’altro: «[…] sia il wagnerismo
sia il cristianesimo mi sono estranei […] Gli dèi di Wagner mi lasciano indifferente […]». Galston
annotò nel suo Diario (Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 31) che Busoni non poteva passare serata senza attaccare Wagner in modo furioso e sprezzante. Ma il 5 luglio 1924, a poche settimane
dalla morte, fu costretto ad ammettere che «di Wagner non ci si libera» e «continua a essere il coronamento e la conclusione di ogni conoscenza» (ivi, p. 132). In gioventù, alla fine degli anni
Novanta, il giudizio su Wagner non era così categoricamente negativo: «[Wagner] non trovò,
come fè Dante colla Divina Commedia, come riuscì a Goethe col Faust, il soggetto di contenuto universale, atto ad assorbire e concentrare tutte le qualità d’artista ch’esso aveva in sé; ma le
distribuì nei quattro lavori dell’ultimo periodo [Tristan, Ring, Meistersinger e Parsifal], la somma
dei quali ci rende completa la personalità del suo genio» (BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 381-382).
Cfr. le lettere a Hugo Leichtentritt del 12-13 febbraio 1916 (BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 221, pp. 319-320). Il 20 ottobre 1916, Busoni cita un brano di una lettera
di Wagner a von Bülow: «È vero che, da quando conosco Liszt, ho adottato un’armonia radicalmente diversa. Ma è proprio necessario farlo sapere al pubblico?» e chiosa: «Ma non soltanto l’armonia, anche i temi e gli ornamenti di Wagner cambiarono dopo che ebbe conosciuto Liszt. [...]
Ho coniato allora il seguente aforisma: Liszt sta a fondamento di tutti gli edifici musicali moderni e, in quanto fondamento, è sepolto sottoterra e rimane invisibile» (lettera a Vianna da Motta,
ivi, n. 249, p. 348-349). Cfr. anche BUSONI, Lo sguardo lieto, p. 351 (cfr. APPENDICE III). La scoperta di Liszt avvenne nel 1883: «Le opere di Liszt divennero le mie guide e mi aprirono a una conoscenza intima della sua arte straordinaria, dal suo ‘movimento’ costruii la mia ‘tecnica’» (GALSTON,
Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 85.) Busoni possedeva una formidabile collezione liztiana: 76
volumi, tutte edizioni originali: si trattava sicuramente della collezione più grande e importante
del mondo. Cfr. Le edizioni delle opere per pianoforte di Liszt, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp.
315-343; SABLICH, Busoni, pp. 93-96; LARRY SITSKY, Busoni and the Piano. The Work, the Writings,
and the Recordings, New York, Greenwood Press, 1986, pp. 207-241; BEAUMONT, Busoni the
Composer, London and Boston, Faber & Faber, 1985, pp. 342-343.
Si tratta di Antonio Bibbiena, o Bibiena (1700-1774) che progettò e realizzò il Teatro Comunale
di Bologna tra il 1756 e il 1763: cfr. il volume di CORRADO RICCI, I Bibiena Architetti Teatrali
(Milano, Alfieri & Lacroix, 1915) che Busoni possedeva (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni,
p. 8). Sull’interesse di Busoni per l’architettura, cfr. ivi, pp. 7-8 e nota n. 137.
Jean Chantavoine (1877-1952), musicologo francese; a partire dal 1906 cominciò a occuparsi di
Busoni, di cui fu grande estimatore, come si evince dalla seguente recensione citata in ISIDOR
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PHILIPP, Le virtuose pianiste Busoni, articolo senza data e indicazione di provenienza): «Le jeu de
M. Ferruccio Busoni est, je pense, à l’heure présente, ce que l’on peut entendre de plus complet
et de plus parfait. Et c’est une rare fortune que cette adéquation absolue d’un interprète aux
œuvres qu’il interprète. M. Busoni possède une incroyable richesse de nuances et de “touchers”;
il passe de l’un à l’autre avec une subtilité tout ensemble et une précision qui donnent à son jeu
une étendue de perspective dont ceux-là seuls ont l’dée qui viennent de l’entendre. [...] Cet artiste est celui qui, dans toute l’histoire de la musique, personnifie le mieux ledit instrument et cet
interprète domine peut-être (je dis “peut-être” pour ne désobliger personne) de haut tous ceux
de son époque; tout cela donne à un concert comme celui de M. Busoni une importance peu
commune et, du reste, une heure de perfection compte plus qu’un an de médiocrité». Cfr. inoltre MARC-ANDRÉ ROBERGE, Busoni et la France, «Revue de Musicologie», 82, 2, 1996, p. 277. Nel
1920 Chantavoine pubblicò un articolo su Busoni che ebbe grande risonanza, poiché fu tradotto in italiano, tedesco e inglese. (Cfr. MARC-ANDRÉ ROBERGE, Ferruccio Busoni, A BioBibliography, New York, Greenwood Press, 1991, p. 192.). Altri giudizi su Busoni interprete, in
ANTONIO LATANZA, Busoni pianista, in F. B. e il pianoforte del Novecento, a cura di MARCO
VINCENZI, Lucca, LIM, 2001 (Quaderni di Musica/Realtà, 50), pp. 129-141 (illuminante la testimonianza di Heinrich Neuhaus, pp. 132-139).
Gabriel Pierné (1863-1937), direttore d’orchestra e compositore. Fu chef président d’orchestre dal
1910 al 1932 dei celebri «Concerts Colonne». Grazie al suo carisma, poté coragfgiosamente proporre prime esecuzioni di compositori contemporanei: Claude Debussy, Maurice Ravel, Albert
Roussel, Igor Stravinski (di cui diresse la prima assoluta de L’uccello di fuoco). Aveva frequenti
contatti personali ed epistolari con Isidor Philipp in occasione dei Concerti busoniani a Parigi.
Philipp faceva da intermediario (o come egli stesso si definiva: «trait d’union») tra Pierné e
Busoni: per le date, i programmi, le partiture occorrenti, l’onorario...: «Dès que vous m’aurez
répondu, j’arrangerai tout. Il faudrait aussi savoir ce que vous voulez que l’on joue de vous chez
Pierné — et quelles sont vos conditions» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3852). «En tous les cas ne
vous préoccupez de rien pour Paris — j’arrangerai tout». Fu anche decisivo nel promuovere le
opere dell’amico nella capitale francese: «Dites-moi aussi si vous voulez que j’organize encore
un concert de vos œuvres chez Érard. Ce sera fait avec joie» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3863, 7
agosto 1920). Cfr. infine Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3858, 6 giugno 1920: «Mon très cher ami, ne
vous tracassez pas. Je ne comprends pas que l’on ose refuser quoi que ce soit à un Busoni» Si
tratta probabilmente dell’esecuzione della 4ª sinfonia di Sibelius. Perentoriamente il 20 luglio
1920 Philipp gli scrive: «Écrivez à Gaubert (cfr. nota n. 316) pour la 4ème Symphonie de Sibelius.
Votre demande sera prise en considération» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3860+a+b). Altrove scrive: «Usez de moi en tout, cher ami, vous savez avec quelle joie je le fais et combien je me rejouis
de vous revoir» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3887). Senza le pazienti mediazioni di Philipp, senza
la sua cortese ma ferma insistenza di fronte alle sfibranti esitazioni dell’amico, difficilmente
Busoni avrebbe avuto gli spazi musicali che Parigi gli ha sempre accordato. Non era certo facile
trattare con Busoni. Un piccolo sfogo di Philipp nel febbraio 1921, provocato dalla rinuncia di
Busoni ai concerti parigini (cfr. nota n. 425) lo dimostra: «Que de fatigue pour vous! Ici c’est une
déception générale. Toutefois avant tout votre santé» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3877+a+b+c).
Per i concerti del 1922, la storia si ripete. Busoni non risponde alle lettere di Philipp nell’autunno del 1921. Questa volta il paziente pedagogo si dimostra irritato: «Je vous avoue que je suis
très-très ennuyé de n’avoir pas de réponse au sujet de Pierné. Lello (cfr. nota n. 320) me dit qu’il
veut aller à Londres. Ne pourriez vous arranger de venir à Paris pour quelques jours et de jouer
au Châtelait? Vous l’avez promis — pour remplacer les Concerts annoncés l’année passée. Il
serait utile de venir à Paris […] Ce n’est pas par égoïsme que je vous le demande, quoique ma
joie de vous voir serait grande. Mais parce que je sais combien l’on est nerveux chez nous. Vous
avez joué l’an passé à Berlin, à Londres, à Rome, tous les journaux en ont parlé. Et vous allez
éviter Paris de nouveau! Ne le faites pas: écoutez le conseil de quelqu’un qui vous aime fraternellement» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3885+a+b). La risposta di Busoni giunge Finalmente il 3
dicembre (cfr. lettera LIII). Cfr. TAMARA LEVITZ, Teaching New Classicality – Ferruccio Busoni’s
Master Class in Composition, Frankfurt am Main, Peter Lang, 1996, pp. 47-48.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Non è stato possibile identificarla e stabilire che ruolo avesse nell’ambito dei rapporti tra i due
musicisti. Philipp la definì un’«amica molto devota» (15 marzo 1915) e ringraziò Busoni per avergliela fatta conoscere, poiché la sua natura era elitaria (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3766, s.d.). Il
27 luglio 1915 scrisse a Busoni: «Oui, Mlle Rackemann est une femme exceptionnelle: elle a pour
vous une admiration dévouée qui égale la mienne et cette admiration commune a cimenté nos
sympathies» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3799). Sicuramente era una musicista, forse una pianista,
perché in grado di giudicare un’opera alla lettura dello spartito: «Mlle Rackemann me [a Philipp]
que dit que c’est [le Variazioni Goldberg] un chef-d’œuvre...» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3798).
LETTERA II20
[carta intestata:
Grand Hôtel Baglioni21]
Bologna,22 22 Juin 1914
Très-Cher Ami et confrère,
enfin, par ma santé rétablie suffisamment et par mes “devoirs” accomplis, je suis prêt à partir.23
L’ange gardien de notre bibliotheque vint à moi et m’apporta le message…
J’étais dans un etat de fièvre, d’indolence et, surtout, d’indecision qui me defendaient de
Vous repondre d’une manière précise.
La fièvre a disparu, grâce a Dieu, l’indolence est mise de coté par le[s] preparatifs de voyage et le[s] cent petites affaires qui accompagnent le depart; mais l’indecision, qui regne au
sujet de mes projets, demeure.
Jamais, depuis que j’ai reussi à suivre une ligne droite24 dans le chemin de ma vie, je ne me
suis trouvé dans un pareil état d’initiative troublée.
Je ne me reconnais pas le droit de choisir selon mes intimes inclinations et j’ai horreur de
me fixer entre les alternatives qui se presentent. –
Ni l’Amerique,25 ni – helas! – l’Italie26 peuvent m’attirer (au fond de ma conscience) mais
elles menacent, en faisant valoir des raisons raisonnablement irrefutables, de prendre possession de moi.
Pour reprendre mon séjour à Berlin (ce que j’estime devenu presque indispensable) mes
exigences doivent s’accentuer, ne serait-il que pour justifier cette contradiction27 aux yeux
de ceux que je refuse,28 et aussi envers moi même.
Finalement, je n’arrive jamais à m’occuper de ce, que je contemple être le but de mon existence29 et j’ai peur de depasser le moment et de le perdre en des futilités.
Vous êtes en ce moment le seul de mes amis qui puisse m’écouter avec interet et me comprendre.30 [Pardonnez tout de même si j’ose vous inquiéter avec mes confidences.
Maintenant, que vous avez suivi les pensées qui me préoccupent et que vous vous aurez
formé (2) une idée de mon cas présent, vous deduirez avec plus d’indulgence, que vous
ne l’auriez fait sans cette préface plaintive, que les questions que vous m’avez soumises et
de lesquelles vous vous avez occupé (3) en ma faveur, n’entrent dans mes plans que par
un ordre secondaire.31
J’ai manqué, au commencement de cette lettre, de vous en remercier; je le fais de tout mon
cœur.
Du reste je me étonne que vous, dont j’ai admiré respectueusement et d’une façon croissante, la “renonçante” Filosofie en tout ce qui concerne vos propres aspirations,32 soyez
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animé d’une ferveur plus mondaine en ce qui regarde les intérêts de votre ami].
Et vous ne vous imaginez pas, au (4) quel point je me reconnaisse la présomption de vous
ressembler.33
Mais à la fin d’une longue et acharnée “saison” je me trouve fatigué d’un combat qui, même
à en sortant victorieux, n’a pas pour but que de faire ressortir ce que je dois répresenter et
non ce que je veux être.
Ainsi je suis plutôt content que M. Pierné34 refuse d’accepter mon Concerto, ma “pudeur”
se rebellant à l’idée d’assister à mon propre “depouillement publique” pendant la durée
d’une heure entière!
La Berceuse élegiaque35 et le Nocturne symphonique,36 deux pièces de dernière importance de style, pourraient bien être dignes d’être présentées aux publics parisiens; quoique je
ne sache pas au juste si celui des Concerts Colonne37 en soit le mieux choisi.38
[Elles sont “hardiment intimes” et délicates, et elles exigent de la concentration et de la foi
de la part de l’auditeur. Elles durent ensemble 15 minutes et sont éditées chez Breitkopf.
Voilà tout ce que je puis vous repondre pour le moment. J’espère que ma lettre prochaine
sera animée d’un tout autre esprit, puisque j’ai la certainté (5) de retrouver chez moi les
trois quarts de mon être,39 que je laisse toujours à la maison en me rendant en voyage;
comme on porte avec soi seulement les livres necessaires, et en les remplaçant, au retour,
dans la bibliothèque complète et immouvable (6).
J’ai été une fois bien prolixe et je me hâte de terminer.
Je vous prie d’adresser à Berlin. Je vous salue très affectueusement en me disant
votre reconnaissant et dévoué
F. Busoni]
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – L’anno scolastico si era concluso il giorno precedente. Busoni si affrettò a tornare a Berlino dove giunse alla fine del mese di giugno.
Ricoprì la carica di direttore del Conservatorio di Bologna dall’ottobre del 1913 al giugno dell’anno successivo. L’esperienza, che fu interrotta a causa della guerra, lo deluse profondamente
e non venne più ripresa. Cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, nn. 158-161, pp.
239-244 e n. 180, p. 266; cfr. inoltre alcune lettere a Gerda, in BUSONI, Lettere alla moglie, pp. 229
sg.; EDWARD J. DENT, Ferruccio Busoni – A Biography, London, Oxford University Press, 1933,
pp. 205 sg.; GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp. 123-131; SABLICH, Busoni, pp. 53-55; DELLA COULING,
Ferruccio Busoni. “A musical Ishmael”, Lanham, Maryland, Scarecrow Press, pp. 265-279.
Sorprendentemente, a due mesi dalla morte, il 20 maggio 1924, Busoni confidò a Galston di aver
nostalgia di Bologna, «città fantastica – relativamente incontaminata» e di desiderare ardentemente di tornare a viverci (cfr. GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 83).
Cfr. la lettera alla moglie del 13 giugno 1914: «Ieri, alle cinque, mi sono deciso, “su due piedi”, e
mi sono trasferito qui. Il soggiorno nella villa [che il Comune di Bologna gli aveva messo a
disposizione] da solo mi era impossibile, o almeno così difficilmente sopportabile, che aveva un
effetto dannoso sul mio morale e, di conseguenza, anche sul mio fisico. [...] Come sono andato
a letto contento ieri sera, come mi sono svegliato allegro oggi! Mi sento già quasi in viaggio» (cfr.
Lettere alla moglie, p. 239 e DENT, Ferruccio Busoni, pp. 218-219).
In una lettera al violinista Mario Corti (1882-1957), Busoni espose i motivi che lo spinsero a
lasciare la direzione del Liceo Musicale di Bologna: «Il Comune persistette a trattarmi da impiegato municipale (ancora dopo quella mia lettera abbastanza espressiva e indiscutibilmente leale)
e mi impose la data del 1º Aprile come limite del mio ritorno, per quanto fosse perfettamente
informato dell’impossibilità materiale di questa condizione. Considerai che questa formula equivaleva alla provocazione di un congedo e mi astenni dal rispondere oltre: non avendo io mai
domandato di venire, non era logico ch’io esprimessi il desiderio d’andarmene. Eccole i fatti
autentici, che aggiunti alla corrispondenza di cui Ella fu testimonio a Berlino, costituiscono la
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
verità su questo caso. Le sarò grato se Ella vorrà divulgarla. Cosa fa la Società del Quartetto?
L’orchestra stabile? La “pro aedificanda aula”? Io mantengo tuttora l’idea che l’unione di queste
tre organizzazioni potrebbe risultare a [sic] forte importanza non solo per Bologna, ma per una
buona parte dell’Italia. E non dispero ancora di questa possibilità. Se io fossi chiamato a dedicarmi a quest’impresa, indipendentemente dal Liceo, lo farei con sincera convinzione. Infine
conto di rivedere Bologna. Mi saluti tutti quelli che pensano un po’ di bene sul mio conto. Io
serbo a tutti un simpatico ricordo» (New York 17 aprile 1915; in GUSTAVO MARCHESI, Alcune lettere di Busoni, «La Scala. Rivista dell’opera», n. 101, aprile 1958, p. 62).
Scrisse a Gerda il 10 ottobre 1913: «Passare qui la primavera e l’autunno, viaggiare d’inverno e
stare un po’ a Berlino (Natale e gennaio). Ma il luglio e l’agosto [...] non sono sopportabili qui e
desidererei perciò molto di continuare il mio lavoro estivo a Berlino, e vorrei poter godere di
questa felicità, che mi è necessaria, prima di essere decrepito. Mi mantiene giovane, altrimenti
crollo prima del tempo. – Per far questo dobbiamo conservare un appartamento a Berlino.
Credo che tutto ciò sia fattibile e vorrei sentire la tua opinione» (Lettere alla moglie, p. 234).
Leitmotiv epistolare, soprattutto il suo contrario (la linea spezzata), riferito alla imminente, terribile esperienza della Grande Guerra e dell’esilio in terra elvetica, a Zurigo. Cfr. LAURETO RODONI,
L’esilio di Busoni a Zurigo (cfr. nota n. 30 della PREFAZIONE). Isidor Philipp era convinto che
dopo lo scoppio della guerra (il 1º agosto 1914), Busoni avrebbe fatto ritorno in Italia. Gli scrisse infatti il 5 dello stesso mese: «Je suppose que vous êtes retourné dans votre belle Italie et je
serai heureux d’avoir un mot de vous qui me rassure de votre sort. Aucune imagination ne peut
prévoir les misères, les deuils, les tristesses qui causera cette abominable guerre et on voudrait
être rassuré au moins au sujet de ceux qui l’on aime» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3793).
Busoni si era fatta nel tempo un’idea molto negativa degli Stati Uniti: cfr. BUSONI, Lettere con il
carteggio Busoni-Schönberg, nn. 204, 205, 235 e 287, rispettivamente pp. 299-300, 334 e 387. Il
6 agosto 1915 scrisse ad Harriet Lanier, ivi, n. 200, p. 291:«Ognuna delle cinque visite [1892-1894;
1904; 1910 e 1915] è stata una delusione, e ogni volta sono tornato con fede e aspettative rinnovate. Ho cercato di dare il meglio di me, ma l’hanno rifiutato pretendendo la mediocrità. Il
risultato [...] è stato insoddisfacente per ambedue le parti». Cfr. anche DENT, Ferruccio Busoni,
pp. 227-228. Torna sull’argomento “America” il 7 febbraio 1916 in una lettera a Emilio Anzoletti:
«Il disegno d’andare in America rappresenta a me, per chi lo concepisce, un atto di disperazione, fratello del suicidio. Confesso però volentieri – e ciò valga a raddolcire la brutta impressione del mio giudizio – che questa interpretazione non è imparziale ed è forse, anzi esagerata.
Ammetto pure senz’altro, che chi si occupa di macchine troverà più facilmente contatto con un
paese, che rifiuta tutto all’artista» (Bergamo, Archivio privato). Sorprendente la confessione fatta
a Galston il 4 giugno 1924: «Ah, accanto a tante cose ributtanti ci sono tante bellezze e grandezze indimenticabili. Una mattinata autunnale sull’Hudson in gioventù, paese giovane, verginale e
così forte nella sua energia al risveglio. – Le lacrime gli soffocavano la voce: era così commosso, sopraffatto dal ricordo più intimo della gioventù» (GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita,
p. 98). I soggiorni americani di Busoni sono stati mirabilmente ricostruiti da MARC-ANDRÉ
ROBERGE, Busoni and the United States, «American Music», XIII, 3, 1995, pp. 295-332.
Cfr. la lettera a Egon Petri, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 134, p. 217:
«È difficile concentrarsi sul futuro in un paese che deve ancora raggiungere il presente». – Il 16
giugno scrisse a Rosamond Ley (1883-1969; pianista e scrittrice di argomenti musicali, cfr. ILL. n.):
«As to Bologna, it is a dead point in the world and it depresses me to know that life and progress
are going on elsewhere, and that I am not attending to them. But all that horror ends in five days,
and a new period will begin. (I am still ready to begin again something…)» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni; Londra, British Museum).
Cfr. FIAMMA NICOLODI, Equivoci del nazionalismo musicale: Ferruccio Busoni e i musicisti italiani del suo tempo, in Gusti e tendenze del novecento musicale italiano, Firenze, Sansoni, 1982,
pp. 205-262; MARTINA WEINDEL, Ferruccio Busoni und der Nationalismus, in Italian music
during the fascist period, edited by ROBERTO ILLIANO, Turnhout, Brepols, 2004, pp. 283-299;
RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 27-35.
Probabilmente una carica didattica in Italia.
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Leitmotiv epistolare. La composizione era lo scopo principale della sua esistenza. Soltanto
durante l’estate a Berlino («nel mio ambiente»), Busoni poteva dedicarvisi intensamente, spesso
in solitudine, poiché Gerda non rinunciava mai a qualche settimana di vacanza: «Devo fare ancora un progetto per il futuro e, per farlo, devo essere a casa. – Se non altro per questa ragione
sospiro quel momento e sono curioso di vedere come riuscirà il consulto con me stesso, come
sarà il seguito, dove mi porterà il nuovo ‘scossone’» (BUSONI, Lettere alla moglie, 15 giugno 1914,
p. 240).
Il manoscritto autografo è incompleto in due punti (cfr. nota n. 38). Le righe mancanti sono tratte dalla copia della Staatsbibliothek zu Berlin (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 919a+b+c) e da quella
conservata a Cambridge (Rowe Music Library, King’s College, Dent Collection): si integra quindi il manoscritto autografo con il risultato della collazione delle copie, ponendo il testo che ne
risulta tra parentesi quadre.
Si tratta dell’organizzazione di concerti parigini nella primavera del 1915, che, a causa della guerra, non ebbero luogo.
Philipp ha dedicato gran parte della sua vita all’insegnamento, rinunciando alla carriera di solista.
Potrebbe alludere al fatto che farebbe volentieri a meno dei successi mondani come virtuoso o
direttore d’orchestra per dedicarsi interamente alla composizione, che, come detto, era lo scopo
supremo della sua vita.
Cfr. nota n. 18.
Berceuse élégiaque, op. 42, KiV 252a, composta in memoria della madre. Fu conclusa il 27 ottobre 1909. Si tratta della trascrizione dell’omonima composizione per pianoforte, la 7ª e ultima
Elegia (cfr. nota n. 187), di pochi mesi precedente (5 giugno 1909). Cfr. KINDERMANN,
Verzeichnis, pp. 237-238; SABLICH, Busoni, pp. 172-173; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp.
140-147; GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, pp. 111 e 112, nota n. 357; WILLIMANN, Facetten
des Unerreichbaren: Busonis sechs Elegien für Orchester, Busoni in Berlin, pp. 107-123.
Nocturne symphonique, op. 43, KiV 262, concluso il 6 luglio 1913. Si tratta di uno degli “Studi”
per il Doktor Faust (cfr. note nn. 188 e 389). Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 291-292;
BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 185-189; SABLICH, Busoni, pp. 179-180; BUSONI, Lettere con
il carteggio Busoni-Schönberg, n. 238, pp. 337-338). WILLIMANN, Busonis sechs Elegien für
Orchester, Busoni in Berlin, pp. 107-123. Cfr. nota n. 60.
Cfr. nota n. 18. Fondati da Édouard Colonne (1838-1910), direttore d’orchestra e violinista.
Sicuramente perché molto impegnativi all’ascolto per un pubblico medio. Cfr. le righe successive, non autografe, ma trascritte collazionando le copie di Berlino con quelle di Cambridge (cfr.
nota n. 30).
Leitmotiv epistolare. «Se sono a lungo in un posto, lontano da casa, ho la sensazione di esser lontano da me stesso e come se dovessi rientrare in me. Da ultimo nel posto estraneo sono solo col
corpo, che trascino a fatica» (BUSONI, Lettere alla moglie, 17 giugno 1914, p. 241.)
LETTERA III40
New York, [15 mai41] 191542
Ainsi, mon très-véneré Ami! –
Votre lettre du 4. Mars43 m’arrive aujourd’hui, le 15 Mai, accompagnée de quelques lignes
plus recentes. – Elle arrive au moment critique, saturé d’une indecision orageuse et opprimante44 – pour tous ceux, qui sentent et pensent. Il me semble que ces derniers sont dans
une minorité disproportionnée; que la majorité des gens[,] qui n’ont pas des interets
serieux dans la vie[,] éclate, que la manie micidiale, gardée secretement dans les temps
normaux, se presente effrontement en plein jour.
Que la serenité remplace l’hilarité, nous ne perderons rien.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Du reste j’ai soupçonné, que la plus triste realité, quand elle a l’empreinte de l’evenement,
soit préferable à l’odieuse indifference physiognomique de ce pays-ci.45
Il y a des livres d’Utopie qui décrivent le mond[e] dans un état parfait, et dont l’image m’a
toujours déconcerté. L’Amérique46 peut vanter quelques traits dans ce genre d’absurdité.
Mais il y a en elle, par surplus, la totale absence de certaines choses, et sans même qu’elle se doute de la possibilité de leur existence.
Néammoins je ne desespère pas. Votre grand David47 a passé par toutes les formes d’inquietude sociale et a sû toujours travailler, crier; pour les rois, les Empereurs, les Consuls;
en prison, en exil –!
C’est curieux à voir, et même surprennant, comment l’art ne se laisse abattre,48 et comment,
seule, elle survit les epoques historiques, qui – d’elle – prendent (7) leur nom! Ainsi la
Renaissance et l’Empire. – Et l’amitié, et l’amour, et l’avenir perpetuel – voilà qui ne cesse
jamais.
M.lle Rackemann, qui vous est une amie très-devouée, m’apporte vos nouvelles de temps
en temps.
Elles ont été reçues avec la plus chaude affection; imaginez donc l’accueil à votre lettre! Je
me suis attardé à mentionner le fait et à vous remercier de tout ce, qui m’est precieux en
Vous, et que je reconnais dans chaque mot que vous m’adressez.
– Moi, je travaille assez regulièrement et j’éspie (8) la probabilité de revenir en Europe.49
Esperons donc: Au revoir.
Votre très-devoué
Ferruccio Busoni
Hier, j’ai vu Saint-Saëns.50
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Durante l’estate del 1914 Busoni rimase
a Berlino, come sua abitudine, per attendere alla stesura di nuove composizioni e per lavorare
alla monumentale edizione delle opere di Bach. Solo nel corso del mese di settembre comprese la gravità di un evento (lo scoppio della Prima Guerra Mondiale) che avrebbe sconvolto la
sua vita. Busoni era accanitamente, a volte rabbiosamente, antimilitarista e considerava le guerre «orrori organizzati». Il suo animo fu lacerato dalla ripugnanza, dallo sdegno e dall’amara constatazione che artisti europei di primo piano sostenevano il diritto dei loro governi di schiacciare gli avversari. Qualche mese prima dello scoppio della guerra aveva programmato un viaggio
negli Stati Uniti. Per tutto l’autunno del 1914 non seppe che cosa fare. Prese infine la decisione
di partire, anche per avere il tempo di riflettere sul suo futuro: restare in Germania, trasferirsi in
Italia o esiliarsi in un paese non toccato dalla guerra. Cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo,
pp. 27-37; DENT, Ferruccio Busoni, pp. 220-225; SABLICH, Busoni, pp. 56-58; COULING, Ferruccio
Busoni, pp. 279-285.
La lettera è stata ricevuta il 15 maggio. La risposta potrebbe essere stata scritta il giorno stesso o
qualche giorno più tardi.
Molte lettere dall’America sono intrise di nostalgia, delusione, amarezza e dubbi: stati d’animo che
però non incrinarono nel compositore i saldi propositi di portare a compimento i suoi progetti
artistici. Cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 271-298. Le lettere di Isidor
Philipp (cfr. infra) non solo esprimono amarezza e disperazione, ma anche desiderio di morte.
Philipp gli scrisse il 4 marzo 1915: «[...] votre lettre a été une grande joie, un oasis dans ce désert
d’angoisses, de tristesses, de misères, de désespoir. Depuis le 2 Août [1914; il giorno prima era
scoppiata la guerra] combien de fois ma pensée a été près de vous, je ne saurais le dire... Jusqu’à
l’éruption de cet affreux cataclysme on pouvait affirmer que le cœur de l’homme est une ruche
d’in[n]ombrables soucis. Mais quoi que dire maintenant? On vit une vie factice — mais, en soi,
c’est la certitude pour les gens de notre âge, qu’il n’y a plus rien. — J’ai vu des choses abominables: le cœur me glace à y penser. Paris — ce Paris que vous aimez[,] a été noble, je vous assu-
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re, au delà de tout ce que l’on peut dire... [...] J’espère de tout cœur que les quelques mois que
vous devez rester en Amérique, ne seront pas trop pénibles. Vous souffrez de beaucoup de choses, plus que d’autres: vous êtes plus affiné. Rappelez[-]vous le[s] mots de Diderot: ‘Quand la
nature crée un homme de génie, elle lui secoue son flambeau sur la tête, et lui dit: Va, sois
malheureux.’ [...]» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3794). E il 10 maggio: «Il m’est difficile de vous
exprimer combien votre amitié m’est précieuse. Sont-ces temps tragiques[,] est-ce l’atmosphère
dans laquelle nous vivons, je suis encore plus sensible qu’avant à tant de démonstrations de sympathie et, je crois bien, que mon affection pour vous a augmenté, car je suis sûr que votre cœur
souffre comme le mien. Ces dix mois ont fait de moi un vieillard. Vous parlez d’une renaissance! Quand? Où? Comment? À côté de choses admirables[,] de sentiments altruistes si touchants,
d’acts d’héroïsme, de courage magnifique, de volonté, de dévouement, de bonté — que de
mesquineries, de ridicules ambitions[,] de petites lâchetés et de grandes aussi! Je parle là de ceux
qui ne se battent pas, hommes et femmes. Alors — les hommes resteront toujours les mêmes. Et
les artistes plus encore — car chez eux il faut compter avec le cabotinage. Quant à la guerre!...
Que diriez[-]vous, le latin aimant la tradition, les belles choses du Passé, vous l’Artiste à l’âme si
grande et belle, que diriez[-]vous si comme moi, vous aviez vu Reims, par exemple! De la vieille ville [,] de l’hostellerie du Lion d’or, détruite, en face de la Cathédrale presque détruite, au centre de cette cité de 13.000 habitant, vous pouvez voir la Campagne! Tout est saccagé, tout ce que
le temps a respecté. Renaissance! Non! Après la guerre ce sera la ruine pour tous, l’intolérance,
la réaction politique et religieuse, la ruée vers le plaisir — vers l’oubli d’un instant — la lutte de
ce ceux qui, étant d’âge à combattre et ne l’ayant pas fait voudront racheter par un patriotisme
exagéré, leur manque de courage... etc. Et que d’années perdues pour l’Art, pour la Civilisation.
Que de misères, que de deuils et avant tout quelles haines! Comme on haïra, comme on hait déjà!
Les hommes de notre âge ne verront plus de jours de paix véritable. Et Paris, par ce printemps
si doux, est si beau! Si vous voyiez, si vous pouviez admirer en ce moment la Seine, le Louvre,
la vue du Carrousel à l’Arc de Triomphe, tout cela baigne de lumière dans un air léger et pur,
vous auriez les larmes aux yeux. Le cœur s’ouvre un instant et puis se glace vite à voir les théories de blessés et de mutilés. Je voudrais ne plus exister» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3796).
Dove stabilirsi durante la Guerra? Questa la preoccupazione «tempestosa e opprimente» di
Busoni.
Leitmotiv epistolare. Cfr. nota n. 25. Busoni confida a Emile Blanchet il 17 marzo 1915 (cfr. nota
n. 87) di sentirsi un «esule» in America (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n.
188, p. 275). A Edith Andreae (1883-1945; sorella di Walter Rathenau, ministro degli esteri della
Repubblica di Weimar, assassinato a Berlino nel 1922) scrisse tre mesi dopo, il 23 giugno 1915:
«Non può immaginare quanto limitato e limitativo sia questo paese. Dover trovare sempre e soltanto in se stessi ogni stimolo, ogni bellezza, ogni umanità, produce una rabbia dolorosa, tutto
quel che ne vien fuori è grigio, non dissimile dalla “teoria”, senza vita e senza scopo. – [...]
Quando non si è più padroni dei propri movimenti, la vita non è più nulla. […] Non sono ancora abbastanza vecchio per rinunciare, non più abbastanza giovane per perdere le occasioni. –
Non mi rassegnerò mai a questa criminale amputazione della mia vita. – E quando La rivedrò,
sarò più vecchio» (ivi, n. 196, pp. 285-286).
Sull’America, Philipp risponde: «Je ne connais pas l’Amérique – mais je sens que vous n’êtes pas
fait pour ce pays. Toute supériorité est un exil. Pour un artiste aussi rare que vous cet axiome
est doublement vrai. Je disais l’année passée que vous me paraissez dans le pays du Piano une
sorte d’aristocrate affiné et raffiné – entouré de paysans brutaux et vulgaires: les autre pianistes.
Et c’est bien cela» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3797+a+b).
Jacques-Louis David (1748-1825), pittore francese. Fu tra i principali protagonisti del
Neoclassicismo europeo, in opposizione alle mollezze ed effeminatezze del Rococò. Molto
determinato nelle sue idee, artista dal forte temperamento, David partecipò alla Rivoluzione
Francese e fu attivo anche nel periodo napoleonico, dipingendo quadri storici che raffiguravano accadimenti a lui contemporanei, con contenuti di elevato appello civile. Dopo la Restaurazione, David trascorse l’ultima parte della sua vita a Bruxelles, dove si dedicò alla pittura di
soggetti mitologici, in cui però non cercava più finalità etiche.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
«Che cosa, se non l’arte, sopravvive a tutte le guerre?» (BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, n. 205, p. 300.)
«Darei 100 Stati Uniti in cambio di un vecchio angolino europeo» scrisse a Edith Andreae il 23
giugno 1915 (ivi, n. 196, p. 286).
Busoni e Saint-Saëns erano amici. Scrive Roberge: «Busoni semble avoir connu Saint-Saëns à
Bruxelles le 26 octobre 1900 lors d’une représentation de Samson et Dalila. […] Busoni avait
aussi joué le Concerto pour piano et orchestre n. 5, op. 103, de Saint-Saëns, et ce à quatre reprises à Paris (18 et 25 janvier 1914, 14 mars 1920, 12 mars 1922). Au lendemain de la troisième de
ces exécutions, dirigée par Philippe Gaubert (cfr. nota n. 316), Saint-Saëns écrivait à Busoni qu’il
n’était pas étonné de son triomphe au concert du Conservatoire; il voyait là une réponse à ceux
qui traitaient sa musique de ‘vieillerie démodée’» (ROBERGE, Busoni et la France, p. 288). Cfr. i
Ricordi su Saint-Saëns, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 403-405: «Sin da principio la fama di pianista fu di ostacolo al giovane Saint-Saëns nella sua carriera di compositore. Egli condivide questo destino con Liszt; ma mentre la fama di pianista sorpassa quella di Liszt compositore anche
al di là della tomba, la morte del maestro francese ci viene annunciata oggi come quella del
compositore Saint-Saëns. [...] A Saint-Saëns il talento naturale non faceva certamente difetto. Mi
è stato spesso raccontato a Parigi come egli scrivesse un nuovo lavoro direttamente in partitura
sostenendo allo stesso tempo un’animata conversazione con amici e ospiti; e la partitura riusciva calligraficamente pulita e pronta per la stampa. Sembrava che coltivasse la composizione
come un piacevole esercizio dello spirito; era un sereno sacerdote dell’arte. Dalla sua musica,
infatti, non si potrebbe dedurre se era d’animo buono, se era capace di amare o di soffrire. [...]
I giovani lo rinnegarono completamente ed egli si lamentava amaramente (ma senza pathos) di
essere considerato ormai niente più che un ferrovecchio. In lui non c’era niente di demoniaco
né di sacro. Non si librava al di sopra della terra. Ma su questa stava da gran signore: un aristocratico nel regno della musica. qui ripubblicati nell’APPENDICE III). In una lettera a Guido M. Gatti,
Busoni definì Saint-Saëns «l’ultimo maestro francese del Pianoforte» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 373, p. 491). Infine a Emile Blanchet (cfr. nota n. 87) scrisse il 17
marzo 1915 (ivi, n. 188, p. 275): «Philipp ed io ci siamo trovati d’accordo su una certa analogia
tra Saint-Saëns e A.[natole] France».
LETTERA IV51
New York, [27 mai52] 1915
Mon ami, M.me Frisch53 vous apportera (ou aura apporté) une lettre; je risque encore cetteci pour vous affirmer la votre, arrivée ce moment, le 27 Mai. Elle est triste et decourageante, mais comme elle vient de vous, je l’ai lûe et relûe. Je ne puis protester contre vos arguments, mais je m’efforce de me conserver mon reste de vie!54
Je ne vois pas les desastres de si près, mais [–] croyez-vous? [–] ça ne me rend que plus
inquiet.
Ainsi, je ne pense qu’à revenir en Europe, pour travailler aux fortifications artistiques,
autant qu’il m’est donné de le faire.
Or, la situation s’est aggravée pour moi, depuis que mon pays est entré en action.
Complication morale et pratique.55
J’aimerai bien connaître votre opinion sur cet incident. –56
Oui, j’ai travaillé et je travaille.
Je ne peux pas en faire moins, et au même temps ce continuel travail abstrait, “à l’azur”
(comme on dit en italien) m’exaspère.
Je souffre presque plus du lieu où je me trouve, que du temps où je vis.
Le lettere
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Fantaisie Indienne,57 Goldberg,58 Clavecin59 sont tous prêts. Et j’ai presque terminé un
“Rondeau Harlequinesque”60 pour orchestre, morceau qu’on pourrait appeller une “caricature serieuse”, comme l’est Don Quijotte61 ou sont les compositions de Goya.62 – J’ai vu une
fois en Italie et sur la scène un acteur representer le personnage d’Arlecchino,63 qui m’a laissé une grande impression, par la force presque tragique, (au moins heroïque) du caractère.
Sur ce souvenir, et avec l’aide de ma petite filosofie personnelle, j’ai bati un “libretto” en
un acte, dont ce morceau d’orchestre est une éspèce de Resumé. –
Avant de venir en Amerique j’ai composé un autre livret,64 qui sera la base de mon œuvre
la plus importante.
Enfin j’ai réussi à me faire construir un harmonium avec les tiers de ton.65 Je m’appliquerai
à en fonder un premier système, ce qui represente un travail encore indeterminé.
Tout ça resultera en un necrologue assez flatteux (9). – Pourtant je voudrais encore vivre
et je vous assure, que cette question assume journalment (10) une importance majeure. Je
n’ai eu presque aucune jeunesse!66 – Ne me depreciez pas pour ce sentiment.
Dieu merci, ma famille est réunie et intacte! C’est un grand privilège. – Mais mes ami[s] sont
lointains.
“Mon chant resonne pour la foule inconnue, dont les applaudissements me font géler le
cœur”, comme dit Goethe dans sa preface au Faust.67
(Il faut avoir beaucoup vecu pour comprendre les poetes. Ici, dans ce pays, on comprend
tout, et tout de suite!)
Comme j’ai envie de vous embrasser! Je vous aime beaucoup. – Au revoir.
Votre Ferruccio Busoni
Puisque je démenage, adressez s’il v.[ous] p.[laît], aux soins de Breitkopf et Haertel, 22
West, 38me rue, 38th Street.
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress).
La lettera di Philipp è arrivata in America il 27 maggio. Busoni potrebbe aver risposto lo stesso
giorno o nei giorni successivi.
Probabilmente si tratta della moglie dell’editore viennese Justinian Frisch (Frisch & Co. Verlag).
Philipp ricevette più tardi questa lettera. Nella riga seguente il verbo affirmer è usato in modo
scorretto al posto di “confirmer”. Ecco il senso della frase: “je risque encore celle-ci [lettre] pour
confirmer réception de la vôtre qui vient juste d’arriver, ce 27 Mai.”
Risponde Philipp l’8 giugno: «[...] Je comprends que vous ayez le désir de vivre. Vous avez pour
vous des dons si rares et si nombreux: un cœur noble, un cerveau magnifique, le génie musical!... Vous avez près de vous une femme admirable... Mais mon désespoir est compréhensible
aussi! — Seul ou presque seul toujours, je sens maintenant davantage tout ce qui me manque.
Et qui suis-je? Rien. L’appui dont on peut le moins se passer c’est l’appui que l’on trouve en soi[]même. Et je suis sans volonté, tant j’ai eu des tristesses autour de moi depuis dix mois. Pertes
d’êtres d’élite que j’aimais, trahisons viles d’autres êtres que j’aimais aussi et qui m’ont rendu le
mal pour le bien. Mais, quoi — ma philosophie me permet de pardonner à ceux[-]là — mais pour
les premiers, quel désespoir en moi, lorsque je me dit que jamais plus, je ne les verrai. Jamais
plus... Que ces deux petits mots font souffrir et ont fait souffrir!» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3797+a+b). Scrisse Bruno Goetz (1885-1954) nel Discorso commemorativo...: “L’essere a conoscenza dei tragici conflitti degli avvenimenti del mondo non lo paralizzava ma lo fortificava e lo
rendeva soltanto più coraggioso. Perfino la malinconia profonda che a volte lo assaliva, era
come uno scintillio nascosto in una pietra preziosa nera. E così brillante e sfavillante e spesso
esuberante era la sua allegria. Molto tenero e multiforme nei suoi sentimenti, penetrante e chiaro nel suo intelletto, rapido e agile nel suo temperamento, risoluto fino all’estremo in tutte le
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
avventure dello spirito: possedeva un istinto infallibile e un cuore inattaccabile quasi puro come
quello dei bambini. Tutte queste caratteristiche umane trovano la loro eco nella sua musica.
Infatti l’entrata in guerra dell’Italia il 25 maggio 1915 aveva complicato ulteriormente la situazione di Busoni. L’espressione «complication pratique» è spiegata da LEVITZ in Teaching New
Classicality, p. 46: «He had hoped to return to Germany, but when Italy entered the war in 1915
German authorities had prohibited him from returning. Parodoxically, the Italian authorities also
began to view him with distrust because he had spent most of his adult life as a resident of
Germany». Cfr. anche la lettera a Hugo Leichtentritt del 15 agosto 1915 in BUSONI, Lettere con il
carteggio Busoni-Schönberg, n. 202, p. 295: «Che io possa restare in America ora è escluso e
anche, come temo, che possa rientrare a Berlino».
Risponde Philipp: «Vous me demandez ce que je pense de l’entrée de l’Italie dans le cercle de la
mort et de la gloire... J’aime l’Italie et les Italiens — mon cœur se serre à la pensée du danger
qui menace toutes les merveilles que le Temps a su respecter pour la joie de l’Humanité — mais
je suis heureux qu’ils soient avec nous. Et peut-être leur collaboration fera-t-elle cesser plus tôt
ces boucheries» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3797+a+b).
Fantasia indiana per pianoforte e orchestra, op. 44 (KiV 264), conclusa nell’agosto del 1913, ma
più volte ripresa e modificata. La prima esecuzione ebbe luogo a Berlino il 12 marzo 1914. Fu
pubblicata per l’appunto nel 1915. Philipp così la giudicò il 24 febbraio 1920: «[...] votre fantaisie est un chef[-]d’œuvre. Je ne dis rien de votre écriture pianistique: à chaque lignes éclosent
des inventions rares et précieuses. Mais j’ai été ravi de cet orchestre original, pittoresque, coloré,
stupéfiant d’habileté» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3849). Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 294297; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 190-203; SABLICH, Busoni, p. 180; SITSKY, Busoni and
the piano, pp. 126-132). La trascrizione per due pianoforti fu opera di Egon Petri.
Aria con 30 Variazioni (Variazioni Goldberg) BWV 998, KiV B 35, terminata «in tempo di guerra» nell’agosto del 1914 e pubblicata nel 1916. Fu dedicata a Isidor Philipp e inserita nella BachBusoni Ausgabe, II, pp. 77-150. Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 426-427; SITSKY, Busoni and
the piano, pp. 192-194.
Il clavicembalo ben temperato, II, BWV 870-893, KiV B 25, concluso nell’aprile del 1915 e pubblicato l’anno seguente. Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 417-418; BUSONI, Introduzione al
“Clavicembalo ben temperato” di J. S. Bach, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 251-255;
Introduzione al II volume del “Clavicembalo ben temperato”, ivi, pp. 256-259; Conclusione al II
volume del “Clavicembalo ben temperato”, ivi, pp. 260-261; SITSKY, Busoni and Bach, in Busoni
and the piano, pp. 177-206. Cfr. il giudizio dell’insigne musicologo Paul Bekker nella
«Frankfurter Zeitung» dell’11 giugno 1921: «Per gli stimoli che offre nel campo tecnico, formale e
di critica stilistica, la nuova edizione di Busoni del Clavicembalo ben temperato non è solo un
arricchimento della letteratura didattica, degno della massima considerazione: è il primo lavoro,
primo perché radicale, che apra la strada al pianismo contemporaneo, la vera e unica ‘alta scuola’ del virtuosismo moderno. E, al di là dell’importanza che riveste per questo strumento, esso
investiga, sulla base di convinzioni profonde, i fondamenti spirituali e tecnici della musica tutta».
Rondò Arlecchinesco per orchestra e una voce di tenore, op. 46, KiV 266: «È la mia partitura più
matura» scrisse a Frederick Stock l’8 giugno 1915 (BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, n. 194, p. 282). Rispetto alla Sonatina seconda e al Nocturne symphonique, esso
appartiene al versante italiano, mediterraneo, luminoso ma tutt’altro che disimpegnato della
poetica di Busoni (cfr. SABLICH, Busoni, pp. 179-180); inoltre BEAUMONT, Busoni the Composer,
pp. 207-215; GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, pp. 25-26 e 60.
Busoni amava molto Cervantes, di cui possedeva le Sämtliche Werke [l’opera omnia] in 12 volumi (Quedlimburg 1825-1826) e 66 volumi singoli. Cfr. DENT, Ferruccio Busoni, pp. 151, 171 e
189). Cervantes lo cita a proposito del suo Arlecchino (lettera a Edith Andreae, n. 237, p. 337: «È
quel che gli antichi chiamavano “Intermezzo”, genere in cui Cervantes si è cimentato – otto volte
– con un comicità monumentale». In una lettera mai spedita a una Signora P. del 23 giugno 1908,
inserita nelle Lettere alla moglie, p. 123, Busoni nega di essere un uomo troppo serio per scrivere un’opera comica: «Io sento molta maggior serietà nell’umorismo che non nelle ‘sparate’ tragiche. Per me i ‘Maestri Cantori’ sono più seri della ‘Cavalleria’, ‘Figaro’ del ‘Profeta’; Leporello è
Le lettere
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la creazione di uno spirito più serio che Fides; ‘Don Chisciotte’ è più profondo che ‘Una lotta per
Roma’ [romanzo storico di Felix Dahn]. La mancanza di umorismo è indizio altrettanto grave
quanto la prevalenza del patetico, come si trova in V. Hugo. […] Aforisma: L’umorismo è il fiore
dell’albero della serietà. Lo si vede in Shakespeare e in Ibsen. Perciò mi sono posto un compito ben arduo, proponendomi di scrivere un’opera comica».
È probabile che Busoni conoscesse le pagine che Baudelaire dedicò a Goya caricaturista, poiché nella sua biblioteca vi erano, tra l’altro, le Oeuvres in 8 volumi dello scrittore francese, Parigi
1899-1901 (PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 11). Cfr. CHARLES BAUDELAIRE, Alcuni caricaturisti stranieri, in Opere, a cura di GIOVANNI RABONI e GIUSEPPE MONTESANO, Milano, Mondadori,
1996 (I Meridiani), pp. 1149-1153. Su Goya, Busoni possedeva il saggio illustrato di TRISTAN
LECLAIRE, Les caprices de Goya. Édition illustrée de 80 reproductions des eaux-fortes de
l’Academie Royal de Madrid [...], Paris, s.d. (PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 43.) Forse il
genere in cui Busoni colloca la sua opera Arlecchino (“capriccio teatrale”) deriva proprio da
Goya. Cfr. nota n. 108.
L’11 maggio 1912 Busoni assistette a Bologna a uno spettacolo di marionette rappresentato dalla
Compagnia di Armando De Rossi, che si proponeva di far rivivere il repertorio della Commedia
dell’arte del ’500 francese. La parte di Arlecchino era sostenuta dall’attore Emilio Picello, reputatissimo, la cui arte colpì Busoni. (Cfr. la lettera a Egon Petri del 3 maggio 1912, in BUSONI, Lettere
con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 134, pp. 216-217). Cfr. anche l’articolo La genesi dell’«Arlecchino», in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 181-185. Lo spettacolo di marionette visto a Bologna è
come un seme che germoglierà qualche anno dopo in America e fiorirà nel 1916 a Zurigo.
Si tratta del libretto del Doktor Faust (cfr. nota n. 162 e APPENDICE VI), scritto fra il 24 e il 31 dicembre del 1915, pochi giorni prima di salpare per l’America (cfr. il Diario del 2 gennaio 1915, in
BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 183, p. 270). Nel 1918 fu pubblicato per la
prima volta in una rivista svizzera (cfr. nota n. 163). Nel 1920 avvenne la pubblicazione definitiva presso l’editore Kiepenheuer su consiglio di Ludwig Rubiner in forma di libro, dedicato alla
Facoltà di Lettere dell’Università di Zurigo che un anno prima gli aveva conferito il dottorato
honoris causa in filosofia. Cfr. NANCY OTIS CHAMNESS, The Libretto as Literature. Doktor Faust by
Ferruccio Busoni, New York, Peter Lang, 2001. Cfr. nota n. 415.
L’acquisto è annunciato già nella lettera a Edith Andreae del 23 giugno 1915 (cfr. BUSONI, Lettere
con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 196, p. 286). Cfr. anche la lettera al Leichtentritt del 13
gennaio 1916 (BUSONI, ivi, n. 218, p. 316) e il saggio Relazione sui terzi di tono, in BUSONI, Lo
sguardo lieto, pp. 137-138. Inoltre: MARTINA WEINDEL, Ferruccio Busonis Ästhetik in seinen
Briefen und Schriften, Wilhelmshaven, Florian Noetzel (Verlag des Heinrichshofen-Bücher),
1996, pp. 106-109; GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, pp. 77-78 e le note nn. 242 e 244;
infine ANTONIO LATANZA, Ferruccio Busoni. Realtà e utopia strumentale, Roma, Antonio Pellicani
Editore, 2001, pp. 29-45.
Busoni lo ripeteva spesso, ricordando quegli anni febbrili, oscuri e angosciosi: «Mio padre, che
di pianoforte ne sapeva assai poco ed era anche malfermo nella ritmica, supplì a questi difetti
con una energia, una severità, una pedanteria indescrivibili [...]. Fece tanto e così bene che riusci a presentarmi al pubblico nell'autunno del 1873, allorquando contavo sette anni e mezzo o
quasi otto di età. E dopo altri due anni mi giudicò abbastanza maturo e meraviglioso per condurmi a Vienna nella qualità di pianista, compositore ed improvvisatore [...]. Fummo abbastanza fortunati d’incontrare là Rubinstein (cfr. appendice I), presso di cui mio padre trovò modo
d'introdurmi e di «farmi sentire» come si compiaceva di esprimersi. Quel «fargli sentire» mi suona
ancora all’orecchio, terribile [...] (Due frammenti autobiografici, in Busoni, Lo sguardo lieto, pp.
164-165). Cfr. anche Sablich, Busoni, pp. 13 sg. e l’appendice II).
Busoni cita forse a memoria i due versi. Non si tratta di chant (canto) ma di Leid (dolore): «Mein
Leid ertönt der unbekannten Menge, / Ihr Beifall selbst macht meinem Herzen Bang» [Il mio
dolore si espande verso una folla ignota; / persino il suo applauso opprime il mio cuore]. Inoltre
i due versi non sono tratti dalla Prefazione ma dalla Dedica.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA V68
New York, 5 Juillet 191569
Mon ami, j’ai rougi de honte d’avoir pû me plaindre devant vous, devant une tristesse
heroïque et de destinées tragiques.70 J’ai même peur, que la lettre remise à Mme Frisch71 ne
soit été (11) pas digne, et sans le besoin de la pardonner, si j’ai manqué de bon sens (ce
qui serait tout à fait à mon propre desavantage) ou peut-être même de tact, ce qui serait...
impardon[n]able.72
Le clavecin bien temperé73 est sous presse; je fais graver les planches ici à N.[ew] Y.[ork] et
<je> reste dans cette ville pour surveiller le procès. C’est mon seul interêt, et aussitôt terminée la besogne, je crois que je “filerai” et – en passant pour l’Italie je me rendrai en
Suisse. Quoique vos sentiments doivent être (justement) contraires à certaines sympathies,
vous pourrez tout de même comprendre, que je souffre de ne pouvoir revoir mon habitation, qui contient tout ce que j’ai ramassé pendant 20 ans de sejour à B.[erlin], de voir interrompre l’execution de projets bien initiés, qui represantaient le fruit d’un temps aussi
longue, on peut dire: le resultat d’un vie. – Les Variations de G.[oldberg]74 sont gravées mais
pas corrigées, puisque on n’a pas osé d’envoyer le manuscrit.
Le “Clavecin” se presente, dans la seconde partie, comme une espèce d’école de
Contrepoint. J’ai deposé dans ce volume une partie de ce que j’ai appris et decouvert sur
la Poliphonie.75 – Je continue à travailler, je mêne une vie d’un savant, mais cette application m’obsede, comme je crois d’avoir déjà dit. – J’ai terminé plusieurs “œuvres mineur[e]s”
et je pense beaucoup à une “majeur[e]” (pour la scène), dont le livret est prêt.76 – Le
Rondeau harlequinesque pour orchestre77 est aussi complété. Néammoins je sens le faux
de ma situation et j’eprouve un invincible besoin d’emotion d’un autre ordre. J’espère donc
fortement de revenir en Europe pour y trouver ce que mon âme cherche.
Hier soir M.lle Rackemann était chez nous. C’est une amie à toute épreuve. Je veux registrer
le fait, qu’une carte postale, envoyée d’Irkutsch78 a su me rejoindre à New York. Un prisonnier de guerre, ancienne connaissance, a trouvé un portrait de moi dans l’établissement
musical du pays, et c’est la seule chose qu’il possède.
Je vous prie de m’écrire. Mon amitié pour vous a grandi: elle est forte et mûre. Je vous
remercie de la vôtre! Au revoir.
Ferruccio Busoni
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Copia manoscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 922a+b+c).
Philipp gli risponde che, nonostante le lettere dall’America esprimano tristezza e rimpianti,
«votre énergie de grand producteur ne varie pas. Et c’est cela qu’il faut. Vous êtes un artiste unique, une gloire de votre pays — vous êtes nécessaire. Et c’est plutôt rare les hommes indispensables! Je comprends fort bien tout ce que vous me dites au sujet de vos regrets. Mais qui ne
perd pas dans cet affreux cataclysme où tout ce qui a été trouvé de bon, d’utile, de grand pour
le bien de l’humanité ne sert qu’à la martyrizer? D’ailleurs je crois qu’il est imposssible de juger
les sentiments d’un être par sa conduite dans un cas déterminé. Plus tard, lorsque le recul vous
permettra de juger votre nature, si sensible, votre âme, que je sens si belle[,] modifiera, je suis
sûr, vos idées actuelles» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3798).
Si tratta di un riferimento al secondo e terzo paragrafo della lettera precedente. Philipp assisteva impietrito agli eventi bellici, mentre Busoni se ne era allontanato, provando sensi di colpa per
essersi lamentato della sua situazione negli Stati Uniti, molto lontano dal «cataclysme». Cfr. nota
n. 43.
Cfr. nota n. 53.
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L’8 luglio Philipp gli scrive (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3798): «Je sais bien que vous souffrez des
affreux évènements qui bouleversent le monde. Mais vous me dites aussi que vous souffrez
davantage du lieu où vous êtes que du temps dans lequel vous vivez et que vous voudriez revenir dans nos pays. Vous ne savez pas, vous ne pouvez pas imaginer dans quelle atmosphère
angoissante nous vivons ici! Que nous réserve l’avenir? Qu’inventerons encore nos ennemis?
Quelle étrange monomanie les porte à faire une guerre dont la cynique cruauté dépasse tout ce
que les cerveaux moyenâgeux ont pu inventer. C’est une sorte de joie sauvage, de fureur sadique qui les incite à tout détruire... N’êtes[-]vous loin de ces abominations? Pour moi, après dix
mois de guerre je ne puis encore comprendre et mon cœur, mon cerveau sont si torturés que je
souhaite mourir de toutes mes forces. Et dire que je ne trouve pas le courage de mettre un point
final à une existence si inutile».
Cfr. nota n. 59.
Cfr. nota n. 58.
Nel dicembre 1923, Gottfried Galston solleva con Busoni il problema della mancanza di opere
didattiche per il circolo polifonico: «Due giorni dopo FB mi confermò per iscritto di avergli
messo una pulce nell’orecchio molto utile. E così sono nati i suoi Studien zur Förderung des
poliph.[onen] Spiels, la cui composizione sembrava dargli grande gioia» (GALSTON, Busoni: gli
ultimi mesi di vita, p. 11; fondamentale, a questo proposito, la nota n. 3, ibidem) Cfr. anche
KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 296-298.
Il Doktor Faust.
Cfr. nota n. 60.
Irkutz, località sul lago Baikal in Siberia.
LETTERA VI79
Regina Hotel
el Rebecchino
Restaurant Français
Milano, 19 Septembre 191580
Mon Ami, j’ai dû m’arracher de l’Amerique, qui me tuait; j’ai fait bon voyage, mais je suis
arrivé malade. (Enfin la reaction devait eclater; et encore elle est assez benigne et pas trop
acharnée.) On voudrait me faire Professeur de Piano à Rome81 – ce serait “el final de
Norma”82 comme disent les espagnols. –
Pour le moment je pense d’aller en Suisse et d’y rester un peu, d’abord pour conduir[e] à
bonne fin certaines publications, pour lesquelles tout est prêt.83
Je donnerai des Concerts à Rome84 et peut-être ailleurs, j’aimerais (quand je me sentirai frais
et libre) venir à Paris85 – incognito.
Je n’ai vraimant pas de projects; je ne co[n]naissais pas assez la situation pour en faire. (Du
rest[e], on n’est pas maître de ses decisions.)
(Voilà une semaine que j’attends mon passeport pour sortir de l’Italie!)
Je suis sûr que tout va se former naturellement.
Ecrivez à l’adresse des Gebrüder Hug86 à Bâle, ou de Blanchet87 à Lausanne où je m’arreterai d’abord.
Je vous embrasse de tout mon cœur.
Votre F. Busoni
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Il 21 luglio 1915 Philipp scrive a Busoni:
«Et l’ouvrage que vous deviez créer avec D’Annunzio?». Busoni non risponde, probabilmente perché irritato a causa della mancata collaborazione con il Vate. I due artisti si incontrarono per la
prima volta nell’agosto del 1912 (cfr. BUSONI, Lettere alla moglie, pp. 198-199). I documenti conservati al Vittoriale mettono in evidenza un’inconsueta frenesia da parte di Busoni, nonostante
avesse sempre dichiarato di non poter lavorare su libretti non suoi. Purtroppo la lettera più
importante, del 27 febbraio 1913, ci è pervenuta incompleta. Mancano infatti due fogli su cinque.
Quel che resta costituisce comunque un documento di notevole importanza. Eccone la trascrizione: «Illustre Maestro, il soggetto, il quale m’induce a prendermi l’ardire di scriverle, è per me
della massima importanza. Ed è perciò che La prego di sacrificarmi un quarto d’ora del di Lei preziosissimo tempo ed un po’ della di Lei attenzione, per ascoltarmi. Son dieci anni, da ché ho ripreso con energia i miei studj ed esperimenti di Composizione Musicale (che fù la mia prima vocazione) e son conscio d’aver ormai raggiunto la mia maturità d’artista, d’aver inoltre […]». Qui si
conclude il primo foglio; il secondo manca; il terzo inizia con «[…] e di soggetto eminentemente
italiano e d’un alto significato nazionale. Intento a rinforzare questo significato ed a raggiungere
l’altissima atmosfera artistica, atta a corrispondere al purissimo alito ed alla elevata concezione
dell’opera ideata, – / imploro la di Lei assistenza. / Se Ella me la accorda, io mi sento confidente
di poter regalare all’Italia un lavoro superiore a quelli che vedo sorgere intorno a me. Se Ella […]».
A questo punto termina il terzo foglio; manca il quarto e il quinto inizia con «[…] <imma>ginazione è: / Leonardo da Vinci / ed ho la certezza che un tal motivo, nella di Lei mente, prenderà
forme e proporzioni ideali ed ispiratrici. Inutile aggiungere quale importanza io attribuisco alla di
Lei risposta. […] Londra, 27 Febbraio 1913 […]». Il 14 giugno Busoni scrisse da Berlino una breve
lettera in cui ribadiva il desiderio di un colloquio con d’Annunzio. Il 22 giugno, da Parigi, inviò
un’altra missiva al Poeta: «Illustre Maestro, eccomi a Parigi. Ed anzitutto bramerei moltissimo assistere alla Pisanella [pièce teatrale di D’Annunzio con musiche di scena di Pizzetti], di cui un fine
conoscitore mi scrive esser “cosa colossale e meravigliosa”. Se Ella poi fosse in caso di accordarmi il colloquio sospirato (e per me decisivo), ciò renderebbe quieto in me ogni altro desiderio. È
l’unico scopo che mi conduce a Parigi ed il mio tempo è alla Sua disposizione». Gli incontri
avvennero probabilmente dal 22 al 26 giugno (cfr. ivi, pp. 214-218), ma non ebbero l’esito sperato da Busoni, che tuttavia manifestò ottimismo a questo riguardo: «Dai discorsi di D’Annunzio
mi nasce la convinzione che – non appena si mettesse a scrivere – la cosa potrebbe riuscire di
mia piena soddisfazione» (ivi, p. 218). Prima dell’ultimo incontro del 26 giugno, Busoni informò
d’Annunzio di non più poter prolungare il suo soggiorno a Parigi. Manifesta poi tristezza per il
«malessere» che ha colpito nel frattempo il Poeta: «[…] se non avessi temuto di rendermi inopportuno mi sarei presentato alla Sua dimora per raccogliere notizie, possibilmente confortanti
sulla Sua salute […]». Nel 1914, Busoni inviò tre telegrammi a d’Annunzio, ancora residente a
Parigi, per fissare un altro incontro, che probabilmente ebbe luogo all’inizio di aprile. Infatti il 5
aprile il musicista, da Bologna, scrisse a d’Annunzio, ringraziandolo «della serata ch’Ella volle
offrire alla mia Signora e a me, serata piena di emozioni e di promesse». Lo ringraziò anche ‘del
bell’impulso’ che lo condusse al suo concerto». Gli comunicò infine di essere «in attesa del prezioso manoscritto, e spero di trovarlo a Bologna, dove conto di arrivare l’8 di questo mese». Il 20
giugno informò Busoni informò il poeta che entro pochi giorni avrebbe dovuto lasciare Bologna
per ritirarsi a lavorare nella sua abitazione berlinese. «Mi prendo la libertà d’informarla di questo
trasloco sempre ancora sperando di ricevere un di Lei cenno». D’Annunzio non rispose, né inviò
manoscritti a Busoni. Il tentativo di collaborazione fallì sia per l’enorme diversità di temperamento, cultura, Weltanschauung, sia per la guerra che scoppiò un mese dopo.
Busoni lasciò gli Stati Uniti ai primi di settembre del 1915 insieme alla moglie Gerda e al secondogenito Raffaello (Benvenuto rimase invece in America). Sbarcò a Genova il 10 settembre sfinito e ammalato; si recò poi a Milano dove rimase due settimane in attesa del passaporto per
poter uscire dall’Italia.
L’offerta gli venne fatta dal Conte di San Martino, presidente dell’Accademia di Santa Cecilia. Sul
complesso significato di questo rifiuto, cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 36 e 43-44.
Nell’opera di Bellini, Norma, sacerdotessa dei Galli, accusa se stessa dinanzi ai guerrieri e ai
sacerdoti di aver avuto rapporti amorosi sacrileghi con il proconsole romano Pollione. Si getta
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poi nel rogo fatto erigere da lei stessa. Per Busoni quindi la nomina a Professore di pianoforte a
Roma, equivaleva a una sorta di suicidio artistico. In questa espressione non sembrano esserci
riferimenti alla novella El final de Norma (1855) dello scrittore spagnolo Pedro Antonio de
Alarcón (1833-1891), che pure Busoni conosceva sin dai tempi della gioventù.
Cfr. note nn. 57, 58, 59, 60.
Cfr. Lettera LI e nota 426.
«Ho ritrovato qui [a Parigi] la mia atmosfera e mi sembra di svegliarmi, o di essere scappato da un
ritrovo di maschere chiassose, bonariamente impertinenti e un tantino avvinazzate. Se questo mio
dire ti sembra duro, e forse ti suona irriconoscente, confido per certo, che l’amore, che mi porti,
cercherà le ragioni per giustificarlo e troverà la via per comprenderlo. Ho molto goduto da artista in Italia, ma come artista ho piuttosto sofferto e quasi mi sembra temerario di voler affrontare
nuove e certe sofferenze ora, che gli sforzi continuati di lunghi anni cominciavano ad agire con
minor resistenza ed a portare qualche primo frutto di ricompensa. Anche quel poco di filosofia,
che mi avevo accumulata, che è l’esito d’una penosa disciplina morale, in Italia, pare, non abbia
che un valore negativo, sia tenuta in poco conto ed interpretata piuttosto per un’ingenuità degna
di indulgenza e di cui si può favorevolmente approffittare. — Si fa gran caso d’ogni piccolezza,
d’ogni diceria e si forza anche chi vorrebbe rimanere indifferente e calmo a mescolarsi a molte
meschinità. Si giudica molto alla leggera, ma contemporaneamente con molta intensità; di modo
che una sconfitta morale preparata spensieratamente in cinque minuti[,] lascia delle tracce storiche e viene sfruttata da qualunque ne possa trarre vantaggio, o semplicemente si compiaccia a
farne un caso, anche senza vantaggio alcuno. In fondo li son temporali e naufragi in una goccia
d’acqua e piuttosto mere opportunità per sfogare un temperamento desideroso di discussioni e
spesso gonfio di cattiveria. Ma intanto ne va di mezzo, chi ha la sfortuna di intonare il tema a questo mediocre contrappunto. Il peggio è la tendenza di voler dare l’impronta di una cattiva azione
a ciò che era semplicemente una buona intenzione e di svisare così il fatto ed il carattere di chi
lo compie. – Correggimi, se ho sbagliato, che correggendomi mi conforterai; te ne sarò anzi
profondamente grato. Serbami la tua amorevole amicizia, che contraccambio di tutto cuore. Ieri
quì al concerto mi fu conferita la Légion d’honneur» (lettera scritta da Parigi, 16 maggio 1913 a
Emilio Anzoletti, in Bergamo, Archivio privato). Cfr. Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3784+a+b).
Hug: casa editrice musicale di Zurigo che ha conservato per anni una Glassharmonika (armonica a calici) appartenuta a Busoni.
Emile Blanchet (1877-1943), pianista e compositore svizzero. Studiò al Conservatorio di Colonia;
in seguito si perfezionò con Busoni a Weimar e a Berlino, dove debuttò come pianista nel 1902.
Tornò in patria nel 1904 e si stabilì a Losanna, dove fino al 1917 fu professore di pianoforte al
Conservatorio (dal 1905 al 1908 ne fu anche direttore). Compose, tra l’altro, oltre 500 pezzi per
pianoforte. Così Blanchet ricorda Busoni nel 1942 (Schweizer Radiozeitung, Nr. 45, Nov.[ember]
1942): «Es war 1898, in einer Stadt des Rheinlandes. “Verfehlen Sie nicht, heute Abend Busoni
zu hören; Sie erleben den ersten Pianisten unserer Zeit!” hatte mir ein Meister des Klavierspiel,
der mit seiner Freunschaft beehrte, gesagt. Ich hörte das Konzert in A von Liszt. Es war für mich
die Enthüllung eines Wunder. Busoni einen Rang, eine Nummer zumessen — ich fühlte auf den
ersten Anhieb, dass Busoni ausserhalb des Messbaren stand. Nichts an ihm, das sich vergleichen
liesse; weder sein Spiel, noch seine Hand. [...] Ich bin schliesslich sein Schühler geworden.
Während einer leider allzu kurzen Zeit hat er mir das Beste seiner selbst gegeben, mit einer
Freizügichkeit und Nachsicht, die mich seither immer mehr erstaunte». Philipp così giudica
Blanchet: «J’ai eu le très-grand plaisir d’avoir Blanchet pendant quelques jours: c’est un bel et
noble artiste et je ne puis vous dire à quel point il m’est sympathique». (Mus.Nachl. F. Busoni B
II, 3806). Nell’articolo citato, Blanchet fa anche una descrizione delle mani di Busoni: «Seine
Hand – sie hatte nichts gemein mit der typischen Hand des vollendeten Pianisten. Weder breit,
noch massiv; einfach ausdrucksvoll und intelligent. Lange, fast zerbrechlich zarte Finger. Eine
unglaubliche Spannweite zwischen Daumen und Zeigefinger, die sich bis zu einer völligen
Geraden auseinanderspreizen konnten. Ein Instrument, befähigt, abzuwägen und den
Widerstand einer Taste unendlich zu stufen, erschütterungslos von einer geometrisch genauen
Formung zur andern überzugehen. Das Geringste an Anstrengung, das Höchste an Ertrag».
60
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA
VII88
Zurich, 20 N.[ovembre] 191589
Cher inestimable,
je vous ai écrit deux lettres de la Suisse – la seconde assez longue et detaillée – c’est déplorable qu’elles ne vous soient parvenues.90 – Donc je résumerai. Arrivé de l’Amérique à
Gênes le 10 Septembre, très indisposé, j’ai employé 4 semaines à remettre ma santé (12).
De ce moment j’ai recommencé à vivre en reprenant mes habitudes de travail et d’activité.
– J’ai choisi Zurich pour mon séjour, la ville étant au présent la plus internationale de la
Suisse,91 et parcequ’elle m’offrait plusieur[e]s occasions artistiques, par exemple la direction
de la seconde moitié des Concerts d’Abonnements, pendant laquelle le chef d’orchestre
regulier est appelé à son service militaire. (Le D[octeu]r Andreae92 est commandeur (13) de
Bataillon.)
J’ai reçu et accepté un groupe d’invitations à Rome et à Milan,93 de façon que mon travail
se partagera entre la Suisse et l’Italie.
J’ai terminé, resumé et envoyé à l’éditeur des œuvres en manuscrit au nombre de six,94 et
préparé la pubblication d’une édition complète, revue et augmentée de mes essays sur
Bach,95 qui paraîtra en six volumes, y compris la seconde partie du Clavecin bien tempe-
ILL. X (a sinistra) – Il direttore d’orchestra e compositore svizzero Volkmar Andreae
che contribuì in modo determinante a rendere sopportabile l’esilio di Busoni a Zurigo
ILL. XI (a destra) – Albert Biolley, banchiere zurighese. Aiutò finanziariamente
Busoni durante l'esilio e gli fece anche da impresario
Le lettere
61
ré.96 – Hier, j’ai pu entendre97 la première lecture d’un “Rondeau harlequinesque” pour
orchestre.
Déjà à la fin de l’année précédente, j’avais achevé un texte98 qui servira à mon nouvel
opéra, dont je vais m’occuper tout de suite.99
Dans mon petit coffre je garde une série de languettes d’harmonium, accordées en tiers de
ton. La dessus je commencerai une étude expérimentale.100
Je suis bien fortuné (14) d’entendre, que ma Fantaisie indienne101 sera jouée par une de vos
excellentes élèves. Presentez à cette occasion, mes hommages à Pierné.102 Espérons que la
gallerie se montrera bienveillante......! Et remerciez la jeune Dame.103
Vous n’avez aucune raison de douter de mon affection, – de mon invariable attachement.
Vous êtes mon meilleur ami, – (permettez-moi de vous considérer ainsi) – que j’écoute
attentivement comme homme et comme artiste.104
Le voyage projeté à Paris présente malheureusement plus de difficultés que je m’attendais.
C’est possible, qu’au printemps je ne passerai en Espagne par la France.105
Je vous salue de tout mon cœur et me dis
Votre très devoué
F. Busoni
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90
Lettera pubblicata anche in RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp 87-88. Si tratta di una copia
dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 924a+b+c).
Ai primi di ottobre si trasferì a Zurigo, dove affittò un appartamento in Scheuchzerstrasse 36.
Zurigo, dopo lo scoppio della guerra, era diventata una delle più importanti città europee, centro di molte correnti intellettuali. Nei primi mesi dell’esilio Busoni si sforzò di uscire dall’isolamento e da una condizione di intimo dolore, approfondendo da una parte la conoscenza di persone che prima della guerra non appartenevano al suo Freundeskreis (Volkmar Andreae (cfr.
nota n. 92), Hans Huber e José Vianna Da Motta), dall’altra instaurando nuovi legami di amicizia, in particolare con il Marchese Silvio della Valle di Casanova e il musicista franco-spagnolo
Philipp Jarnach. Busoni conobbe Jarnach (1892-1982) nel dicembre del 1915: l’incontro fu molto
importante per la vita di entrambi i musicisti, sia sul piano umano, sia su quello artistico. Jarnach
divenne ben presto, nonostante la giovane età (nel 1915 aveva 23 anni) non solo un prezioso
assistente del compositore, ma anche una sorta di alter ego, sostituendo in questo ruolo il pianista Egon Petri, che abitava troppo lontano da Zurigo in quel periodo. Busoni fu subito colpito dall’intelligenza del suo giovane assistente e dalla facilità con cui si destreggiava nei meandri
delle sue composizioni.
Cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 15-16 e pp. 45-47; IDEM, Il carteggio tra Ferruccio
Busoni e Silvio della Valle Casanova, «Verbanus», n. 21, Intra-Pallanza, Alberti/Società dei
Verbanisti, 2000, pp. 23-33; VIRGILIO BERNARDONI, Jarnach e Busoni, in Ferruccio Busoni e la sua
scuola, a cura di GIANMARIO BORIO e MAURO CASADEI TURRONI MONTI, Lucca, LIM, 1999 (Una cosa
rara-Nuovi percorsi musicali, 3), pp. 37-48; infine per Volkmar Andreae: Der Briefwechsel zwischen Ferruccio Busoni und Volkmar Andreae, 1907-1923 [herausgegeben von JOSEPH
WILLIMANN], Zürich, Hug, 1994 (178. Neujahrsblatt der Allgemeinen Musikgesellschaft Zürich auf
das Jahr 1994). COULING, Ferruccio Busoni, pp. 289-325. Per Da Motta, cfr. nota n. 126.
In tempo di guerra, tutte le lettere erano «verificate per censura» e non di rado il ‘censore’ di turno
cancellava parole o intere frasi. Busoni ne era molto irritato, tanto che in una lettera al Serato
(del 20 dicembre 1916, in ANDREA DELLA CORTE, Arrigo Serato violinista, Siena, Ticci, 1950,
Appendice) si sentì costretto a rivolgersi direttamente all’impiegato doganale di turno: «Mi permetto di domandare alla rispettabile Censura il favore di far passare questa lettera, acciò non sorgano nuovi malintesi, più difficilmente rimediabili; e di questo favore La ringrazio». Arrigo Serato
(1877-1948) fu insigne violinista, allievo di Sarti e di Joachim. Dal 1895 al 1914 visse a Berlino.
Allo scoppio della Grande Guerra rientrò in patria, dove ottenne una cattedra di violino nel
Liceo di Santa Cecilia a Roma.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Lo scrittore franco-tedesco Yvan Goll, definì «aufregende Jahre» [anni eccitanti] e «eine grosse
bedeutende Zeit» [un’epoca estremamente significativa] (da una lettera dell’Archivio privato L.
Rodoni di Biasca) il periodo della Grande Guerra sulle rive della Limmat, mirabilmente rievocato da insigni testimoni, quali lo stesso Goll, Stefan Zweig, Leonhard Frank, Hans Richter, Hugo
Ball, Elias Canetti e Otto Luening. Se sono ben note le efficaci e commoventi pagine che Zweig,
amico di Busoni, dedicò a Zurigo, meno conosciute sono le testimonianze degli altri artisti citati. Tutti mettono in rilievo la relativa, ma per quei tempi eccezionale e quindi molto apprezzata,
libertà di parola e di azione di cui l’artista godeva a Zurigo. (Cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a
Zurigo, p. 39. Parte di questo saggio è incentrato sul rapporto conflittuale tra Busoni e la città
elvetica). Cfr. la lettera (Bergamo, Archivio privato) a Emilio Anzoletti del 25 ottobre 1915:
«Abbiamo scelto Zurigo, che fra le città svizzere offre più delle altre. Appunto adesso c’è un
movimento cosmopolita abbastanza forte: per istrada si sente parlare molto triestino, la città si
sviluppa in modo soddisfacente all’occhio; le nuove costruzioni sono di buon gusto. L’anno
scorso fu terminata la nuova università, che con tutti gli edifici adiacenti occupa un vasto quartiere. Giardini da pertutto, ordine ed agiatezza. — Molta coltura — consolante per chi viene
dall’America. I musicisti p. es. sono in gran parte buoni letterati; le loro lettere squisite ne forniscono la prova. — Gerda purtroppo rimpiange l’America. Comodità e danaro sono gran tentatori. Lo comprendo, ma ne soffro».
Volkmar Andreae nacque a Berna nel 1879. Dal 1906 diresse i concerti della Zürcher-TonhalleGesellschaft e dal 1914 (fino al ’39) fu direttore del Conservatorio di Zurigo. Era anche apprezzato compositore. Una ventina di notevoli lettere di Busoni ad Andreae sono state tradotte e
inserite nella citata edizione italiana delle lettere (cfr. l’elenco a p. 569). Colto e perspicace musicista, figlio di madre italiana ma di solida cultura germanica, Volkmar Andreae divenne subito
per Busoni un insostituibile punto di riferimento nella «città del rifugio» (la definizione è di
Busoni stesso) sia sul piano artistico e professionale, sia su quello umano. Egli, comprendendo
subito quale importante ruolo culturale avrebbe potuto svolgere l’insigne Kulturmensch (ma che
all’epoca era conosciuto e apprezzato soprattutto come sommo pianista) a Zurigo e nella
Svizzera intera, si diede subito da fare affinché l’esule si integrasse nella vita musicale cittadina
e potesse svolgere nelle condizioni migliori le sue molteplici attività culturali e artistiche.
Andreae fu una sorta di caparbio ma nel contempo discreto e paziente regista dell’attività di
Busoni a Zurigo e diresse con convinzione molte sue composizioni. I frequenti incontri in
Scheuchzerstrasse 36, dove Busoni abitava, nella villa dello stesso Andreae, nei ritrovi pubblici
della città, alla Tonhalle e nello Stadttheater, la leale collaborazione artistica e la stima reciproca fecero nascere un profondo rapporto di amicizia che le divergenze di opinione su questioni
musicali non riuscirono mai a incrinare (cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 41-43 e
WILLIMANN, Der Briefwechsel zwischen Ferruccio Busoni und Volkmar Andreae: una vera e propria miniera di informazioni sul periodo dell’esilio: cfr. in particolare l’introduzione, pp. 8-30 e i
testi biografici, storici e culturali che collegano le lettere (Chronik).
Tra febbraio e marzo del 1916, Busoni si recò a Roma per una serie di concerti. Fece ritorno a
Zurigo il 6 marzo, molto soddisfatto del soggiorno. Durante una breve permanenza a Milano, tra
il 17 e il 21 marzo, dove tenne due recital organizzati dalla Società del Quartetto, visitò lo studio
di Umberto Boccioni. Cfr. LAURETO RODONI, Tra futurismo e cultura mitteleuropea: l’incontro di
Boccioni e Busoni a Pallanza, Verbania-Intra, Alberti editore, 1988, pp. 46 [28]-47 [29].
I citati Rondò Arlecchinesco (cfr. nota n. 60); la Fantasia indiana (cfr. nota n. 57); il Gesang vom
Reigen der Geister, l’Indianisches Tagebuch, zweites Buch, op. 47, KiV 269, concluso il 30
dicembre 1915 e pubblicato nel 1916; la Sonatina ad usum infantis, KiV 268, terminata in
America e pubblicata nel 1916, le Variazioni Goldberg (cfr. nota n. 58) e l’Indianisches
Tagebuch. Erstes Buch für Pianoforte, KiV 267, concluso l’8 agosto 1915 e pubblicato nel 1916.
Cfr. nota n. 59
Cfr. nota. n. 59. Busoni scrisse a Felice Boghen (1869-1945, musicologo veneziano trasferitosi
per lavoro a Firenze) il 16 novembre 1915: «Io stesso, in questo frattempo, ampiamente mi
son’occupato di cose contrappuntistiche; fra le quali figura anche l’edizione (ora completa) del
Clavicembalo di Bach. L’ho aggravato di annotazioni e di esempj, di modo ché il testo prende
Le lettere
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sembianze d’un volume Dantesco (diciamo: dell’Inferno). Fra lavoretti minori intorno al Bach mi
permetto indicarle i Petits Préludes (per gli allievi) e quel squisito poemetto sinfonico per il clavicembalo, che porta il grazioso titolo: Capriccio sulla partenza del fratello dilettissimo.
Quest’ultimo è già pubblicato, gli altri lo saranno tra poco: ed Ella potrà facilmente farseli inviare dal Hug di Zurigo» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni). Su Boghen, cfr. Carteggio Ferruccio
Busoni-Felice Boghen, a cura di ELEONORA NEGRI, in Ferruccio Busoni e il pianoforte del
Novecento, pp. 145-163.
Volkmar Andreae fece eseguire all’orchestra della Tonhalle, di cui era direttore stabile, la nuova
composizione, per permettere a Busoni di affinarne l’orchestrazione. Un’altra prova ebbe luogo
il 3 dicembre.
Il libretto del Doktor Faust. Cfr. APPENDICE VI e nota n. 64.
In realtà iniziò a comporre la musica solo nell’estate del 1917. Cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a
Zurigo, pp. 56-57.
Cfr. nota n. 65.
Cfr. nota n. 57.
Cfr. nota n. 18.
Si tratta sicuramente di Marcelle Herrnschmidt, che viene nominata in molte lettere e a cui
Busoni dedicò le due cadenze del Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 di Mozart KV 467
(KiV B 13). La dedica era originariamente destinata a Philipp. Quest’ultimo però chiese a Busoni
di offrirla alla giovane pianista, per premiarne la bravura e la dedizione. Cfr. la lettera di Philipp
(Mus. ep. I. Philipp 78, Busoni-Nachlass).
«Per artista io intendo colui che incessantemente ambisce di portare le sue capacità alla più alta
perfezione e sviluppo e questo è ciò che coscientemente e per istinto io cerco di raggiungere»
(lettera al Marchese di Casanova del 26 ottobre 1918, cit. in RODONI, Il carteggio tra Ferruccio
Busoni e Silvio della Valle Casanova, p. 33). Cfr. anche MARTINA WEINDEL, L’artista creatore nella
visione busoniana, in F. B. e il pianoforte del Novecento, pp. 69-80.
Viaggio non intrapreso. Cfr. Lettera X e nota n. 121.
LETTERA VIII106
D’abord: je suis desolé de vous savoir souffrant!
Zurich, 4. Sept[em]bre 1916.107
Mon ami, oui, c’est vrai, il y a longtemps que je ne vous ecrivais pas.
J’ai negligé plusieures choses, agréables et importantes, en faveur de mon travail.
J’ai pu conduir[e] à une bonne fin mon operette Arlecchino108 et composer une
Improvvisation (sur un Chant choral de Bach) pour 2 Pianos,109 inspirée des Variations dans
ma Sonate de Violon.110
Puis, la guerre111 ne m’a pas epargné. Un excellent ami et peintre de genie a succombé à
33 ans, il n’y a
que dix jours! C’est le même Boccioni,112 dont le dernier travail a été mon portrait, fait à
Pallanza.113
Maintenant il faudra bien se preparer à organiser la “Saison” et je suis incliné à ne pas refuser l’offre de notre Mr Dandelot.114 Les trois conditions que je crois avoir le droit d’imposer,
seraient les suivantes:
1) Que la chose soit artistiquement digne et pas trop ennuyeuse.
2) Que le cachet soit le plus haut possible.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
3) Qu’on ne me fasse pas de difficultés inutiles aux frontières, ni des (15) voyages à zigzag.x) Ce dernier paragraphe je le considère très important.
J’aurai ensuite des Concerts en Italie et en Suisse. Du reste, je suis fier de le dire, on m’a
invite de tous les cotés et j’ai dû refuser des affaires brillantes et des voyages attrayants. –
Au dernier moment je fus empeché d’aller à Fribourg.115 On raconte, que Blanchet va s’établir en France…? – J’ai bien employé mon été. Je vous embrasse.
Votre ami dévoué
F. Busoni
x) quant à l’époque?
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Il 20 dicembre 1915 Busoni scrisse a
Emilio Anzoletti: «Un certo Marchese di Casanova di Pallanza mi venne a trovare quì per fare la
mia conoscenza. Egli si incaricò dei libri [provenienti dall’America] trovandosi al confine ed
essendo addentro nelle faccende. I libri mi sono un dolce fardello e soffro maggiormente della
loro assenza, che del loro peso. Ho avuto la bella soddisfazione di ricevere inviti e lettere cordiali da tutte le nazioni, persino da Vienna e Budapest [...]» (Bergamo, Archivio privato). –
Durante la primavera del 1916, appena tornato a Zurigo dall’Italia (cfr. nota n. 80) Busoni continuò la sua attività di concertista con esiti trionfali. Diresse anche l’orchestra della Tonhalle, in
sostituzione del maestro stabile Volkmar Andreae (cfr. nota n. 92), impegnato, come detto, nel
servizio militare. Nel tempo che gli rimaneva si occupava, tra l’altro, della seconda edizione
dell’Abbozzo di una nuova estetica della musica (dedicato all’amico Rainer Maria Rilke) e studiava le partiture di Mozart. Fino all’inizio di maggio era di ottimo umore. In seguito cominciò a
provare un senso di disagio per la situazione precaria in cui si trovava: i suoi progetti erano
ancora nebulosi e le circostanze per lui «indecifrabili». Da Pallanza (cfr. nota n. 109), Busoni
scrisse una lettera (non conservata) a Philipp analoga a molte altre scritte in quel periodo, in cui
manifestava «désespoir» e «découragement» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3804). Infatti Philipp gli
rispose: «Je viens de recevoir votre mot de Pallanza. Je suis heureux que vous soyez en ce beau
pays. Je ne puis vous exprimer ma peine de sentir entre les lignes de votre lettre tant de désespoir, tant de découragement. Ayez de l’énergie, il le faut. Vous êtes un artiste unique et un
homme comme vous est nécessaire. Gardez-vous». – Qualche giorno dopo gli scrive di nuovo:
«Le monde aura besoin de vous, mon cher ami. Votre talent génial ennoblit ceux qui vous entendent. Donc, ne refusez pas de jouer: en faisant ainsi, vous ferez du bien. Après cet affreux cataclysme, on aura besoin de beauté». Tornato a Zurigo alla fine di giugno, Busoni si dedicò soprattutto alla composizione, continuando la partitura di Arlecchino e l’Improvisation dedicata al
Marchese. Sulla sua scrivania vi erano anche, oltre alle bozze della citata nuova edizione della
sua breve Estetica musicale, lo spartito della Danse Macabre di Liszt (cfr. nota n. 215), prestatogli dal Marchese per essere pubblicato. – A metà agosto Boccioni morì cadendo da cavallo.
Busoni lo venne a sapere per caso leggendo il «Corriere della Sera» a Zurigo. Il dolore per la perdita di un amico che considerava un genio della pittura lo tormentò per tutto l’autunno del 1916.
A Emilio Anzoletti scrisse il 16 settembre 1916: «[…] anche tu del resto passi sopra un fatto spiccatamente criminale, e imperdonabile, come se fosse pane cotidiano. Di questa mansuetudine
generale mi dolgo più, che del fatto stesso: ed in questo senso mi sfogai un poco, ma non a
bastanza nelle colonne del principale giornale di Zurigo» (Bergamo, Archivio privato). L’articolo
menzionato fu pubblicato sulla «Neue Zürcher Zeitung» ed è trascritto con ampio commento e
con le citazioni in lingua originale di Boccioni in: RODONI, Tra futurismo e cultura europea, pp.
112-119. Cfr. anche BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 433-435).
Siccome a Zurigo viveva senza segretario e Konzertagent, nei primi tempi Busoni fu impresario
di se stesso; a partire dall’autunno del 1916, Albert Biolley (1857-1932), banchiere svizzero e
flautista dilettante, ricoprì questo ruolo con umiltà ed efficienza, senza pretendere nulla in cambio. Egli divenne l’organizzatore dei suoi recital pianistici nelle città svizzere, soprattutto nei cantoni francesi. Al termine dell’«Odyssée helvético-pianistique 1917-1918», il grande pianista rin-
Le lettere
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graziò l’amico per l’impegno profuso e, dopo averlo pregato di perdonargli le difficoltà e le seccature che gli aveva causato, concluse: «C’était une rude leçon de contrepoint que je Vous ai
donné! Je m’etonne que Vous n’avez pas pris la fuga (la fuite)» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 116).
Cfr. la lettera a Max Oppenheimer (Mopp) del 2 ottobre 1918 (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 913):
«Was dieses Argument [l’organizzazione dei suoi recital] betrifft, das mir persönlich nicht so am
Herzen liegt (das ich aber dennoch nicht abweise), so hat ein Mr. Albert Biolley in Zürich
(Witikonerstrasse 50) sich der Anordnung der Konzerte (zumal in der französ.[ischen] Schweiz)
aus Freundschaft angenommen» […] Infine la lettera del 23 agosto 1917 allo stesso Biolley:
«Puisque Vous avez etabli à Churw[alden] le bureau des Concerts [...] je continue en egoiste [...]
à decharger sur vos épaules le fastidieux fardeau [...]». Biolley fu anche un prezioso confidente
nei non rari momenti di depressione del musicista e il suo consulente finanziario in Svizzera. Egli
dimostrò verso Busoni un’ammirazione e un affetto sconfinati, colmandolo anche di regali molto
apprezzati (formaggio, prosciutto, vino, libri...). Il grande pianista fu spesso graditissimo ospite
dei Biolley nel loro appartamento zurighese. Il carteggio, ampio e interessante, fa parte del
Busoni-Nachlass B I e B II e comprende complessivamente 144 lettere: 119 di Busoni e 25 di
Biolley (RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 65-66).
Cfr. nota n. 60. Arlecchino fu terminato l’8 agosto. Su Arlecchino gli scrive Philipp: «Je viens de
terminer la lecture de l’Arlecchino. C’est un Busoni que je ne connaissait pas et c’est une révélation pour moi. Le livret est on ne peut plus original. Quant à la musique elle est vivante, légère, spirituelle – et l’orchestre doit être une merveille à en juger par les invitations que donne la
partition de piano» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3857). E qualche giorno dopo: «Plus je relis votre
Arlecchino plus je l’aime. C’est du Rossini à cent ans de distance - c’est génial. Que de trouvaille, quel rythme, quelle vie dans tout cela». Ne avrebbe parlato a Chantavoine e a due direttori di
teatro per farlo rappresentare (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3829a+b+c+d). Cfr. RODONI, L’esilio di
Busoni a Zurigo, pp. 54-56 e IDEM, Tra futurismo e cultura europea, p. 104; cfr. anche la lettera a Egon Petri dell’11 agosto 1916, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 239,
pp. 338-339 e infine la lettera del 30 novembre 1915 (Bergamo, Archivio privato) a Emilio
Anzoletti: «Ho definito la creazione artistica così: la maniera migliore di impiegare il tempo senza
compagnia. Intanto io ho redatto e spedito via un buon numero di lavori, cioè la messe di un
anno di esilio, ed ora mi accingo ad immortalizzare la furba ed ardita figura bergamasca. Il lavoro maggiore fu già preceduto da uno studietto orchestrale: Rondò Arlecchinesco (cfr. nota n. 60),
che si eseguirà per la prima volta all’Augusteo di Roma. La Commediola per musica abbraccia
un atto solo, l’azione si svolge dall’ora del tramonto a notte avanzata in una strada di Bergamo,
ed il tutto si intitola: “Arlecchino, tragedia da Marionette”. L’intreccio è di mia fantasia, il contenuto, oltre essere filosofico-burlesco, prende in ridicolo l’atteggiamento dell’opera teatrale.
Credo che questa operetta, se riesce secondo le mie intenzioni, la si dovrà prendere sul serio».
A Carlo Clausetti (cfr. nota n. 122). Busoni scrisse il 19 aprile 1917: «Arlecchino, un capriccio teatrale, contiene in una forma spigliata e grottesca un senso più profondo: la derisione del teatro
stesso ed uno sprezzo scherzoso di ciò che siamo abituati a considerare tragico nella vita. La
musica credo sia riuscita indipendente e perfettamente tessuta. – Spero certamente di veder qua
Lei, ed il Commendatore, e Toscanini» (Zentralbibliothek Zürich) – Su Arlecchino, KiV 270, cfr.
BUSONI, La genesi dell’Arlecchino, in Lo sguardo lieto, pp. 181-185; IDEM, Per la sua interpretazione, ivi, p. 186; IDEM, A proposito dell’Arlecchino, ivi, pp. 190-192; KINDEMANN, Verzeichnis, pp.
304-316; SABLICH, Busoni, pp. 208-216; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 219-237; CLAUDIA
FELDHEGE, Busoni als Librettist, Anif/Salzburg, Verlag Ursula Müller-Speiser, 1996, pp. 129 sg.;
RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 54-55; GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp. 282-301; GALSTON,
Busoni: gli ultimi mesi di vita, p. 26; DENT, Ferruccio Busoni, pp. 234 sg.; LEVITZ, Puppet Theater:
Arlecchino and Turandot, in Teaching New Classicality, pp. 143-148.
Improvisation über das Bachsche Chorallied “Wie wohl ist mir, o Freund der Seele” BWV 517,
per due pianoforti, KiV 271. Fu composta per ringraziare il Marchese di Casanova dell’ospitalità
nella sua villa di Pallanza, nel giugno 1916. Con questa dedica (orig. in tedesco): «I nuovi mezzi
di espressione e il cambiamento d’animo che 16 anni di vita nel frattempo trascorsi mi elargirono, fecero sì che quello che cominciò come un lavoro subordinato finì col prendere la forma di
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
una composizione completamente autonoma. Come tale la consegno a Lei e alla comunità». Cfr.
ALBRECHT RIETHMÜLLER, Ferruccio Busonis Poetik, Mainz, Schott, 1988, pp. 93-154; MARCO
VINCENZI, Rivisitazioni busoniane, in Ferruccio Busoni e la sua scuola, pp. 127-133; RODONI, Tra
futurismo e cultura europea, pp. 57-58 (=[39]-[40]); RODONI, Il carteggio tra Ferruccio Busoni e
Silvio della Valle Casanova. – In una lettera finora inedita a Emilio Anzoletti, del 7 giugno 1916
(Bergamo, Archivio privato) così Busoni parla del soggiorno a Pallanza: «Il tempo – argomento
principale, superiore a quello della guerra, nella vita di villeggiatura – non ci seconda, e il
Boccioni, che ha incominciato il ritratto all’aria aperta ne dipende completamente. Così siamo
qui sospesi ed io mi struggo, come tu mi conosci, e per l’assenza di avvenimenti, e per la mia
inettitudine al lavoro e per la graziosa forma di prigionia, in cui mi sono avventurato [...] Intanto
piove a secchie, si fa la vita del battello a vapore, si incontrano sempre quei passe[g]geri di prima
classe, s’attende l’ora della colazione, ci si riunisce nel salotto nella penombra, e fuori pioggia,
e le onde che battono e la terra par davvero lontana».
Il tema bachiano era già stato utilizzato nella Sonata n. 2 per pianoforte e violino, op. 36a, KiV
244. Cfr. nota n. 274.
Sulla guerra, Philipp scrisse il 6 giugno 1916: «La guerre sera longue encore. Les Allemands s’étant préparés formidablement à la guerre pendant de longues années, doivent leurs avantages à
l’insuffisance de préparations des alliés. La barbarie des méthodes de guerre allemands, oblige
les nations unies d’aller jusqu’au but... Cette guerre ne peut être comparée à nulle autre. Elle a
été provoquée, déchainée par une nation dont la prétention de dominer toutes les autres
nations, doit être brisée. Nous n’avons pas, nous autres hommes de 50 ans et plus, été assez prudents dans le choix de notre heure de naissance... Nous croyions à l’idéal, à la paix universelle,
à la civilisation – nous vivions dans un rêve et nous ne sentions pas la préparation latente de la
plus formidable catastrophe de l’histoire du monde. Quelle sera la vie après? Je n’ose pas y penser... Mais vous? Vous avez du génie. Vous pouvez encore beaucoup. Ayez du courage, de la
volonté. La vie sera belle encore pour vous» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3804). Cfr. anche la testimonianza di Bruno Goetz nella nota n. 54.
«Boccioni, you remember, is the same of whom – with the help of poor Miss Bruce – I bought
the “rising city” in London. He is “rising” himself splendidly, not so much in public estimation,
but in his own views and deeds. Now he is 33 [years] of age and decidedly the most gifted and
advanced painter in Italy. I hope much from his present work, otherwise I would not waste several weeks to contribute to its creation. Still he is struggling with problems, and his way is that of
suffering» (lettera a Rosamond Ley, 1 giugno 1916; Biasca, Archivio privato L. Rodoni e Londra,
British Library).
Boccioni pochi giorni prima di morire scrisse a Busoni dal luogo in cui prestava servizio militare: «Tutto questo periodo della mia vita è sotto la sua influenza e a Lei devo la pace e la calma
con le quali posso sopportare questa vita terribile. D’arte, da qui, non posso parlare. Da questa
vita uscirò con una specie di sprezzo per tutto ciò che non è arte. Nulla è più terribile dell’arte.
Tutto quanto vedo è giuoco in confronto ad una pennellata giusta ad un verso ad un accordo
giusti. Tutto è meccanico e facile e abitudinario. Pazienza e memoria. Non c’è che l’arte col suo
soffio inconoscibile e i suoi abissi inscrutabili. Tutto il resto è raggiungibile basta darsene la
pena» (Rodoni, L'incontro di Boccioni e Busoni a Pallanza, pp. 116-117).
La storia del “Ritratto del Maestro Busoni” è narrata con ampia documentazione in RODONI, Tra
futurismo e cultura mitteleuropea.
Alfred Dandelot, critico musicale e agente di concerti (Administration de Concerts A. Dandelot,
Paris, 83, Rue d’Amsterdam). Philipp scrisse a Busoni il 18 luglio 1916: «Cet aimable impresario
dont le nom fait songer aux doges de Venise, est désespéré de n’avoir pas de réponses de vous»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3808+a+b). Dandelot proponeva a Busoni 6/8 recitals a Madrid e 2
Concerti con orchestra. Inoltre 12/15 recital in altre città spagnole e portoghesi. Queste proposte non vennero prese in considerazione da Busoni, che non uscì dai confini svizzeri fino all’autunno del 1919. Cfr. lettera successiva.
Per ascoltare un recital di Blanchet (cfr. nota n. 87) e Mus ep. I. Philipp 59, Busoni-Nachlass B
II.
Le lettere
ILL. XII – Lettera manoscritta a Isidor Philipp (VIII)
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA IX116
Z[urich], 7 O[ctobre] 1916117
Mon cher, excellent ami, la condition suprême (qui decidera de mon voyage en Espagne)
est: d’avoir libre entrée et sortie aux frontières.118 Cela ne pourrait s’effectuer que par une
lettre d’une haute autorité, d’un ministre. Je ne supporterais pas d’être traité en délinquent
par des sbirres; je me connais, je sais, que facilement je me révolte contre tout procedé
indigne, et peut-être j’arriverais à me nuir[e] serieusement. Si Monsieur Dandelot est
capable de me satisfaire sur ce point, la question des dates et des cachets se resoudra simplement. – Le mois d’Avril serait probablement favorable à mes desseins.
Pardonnez, cette fois, le ton décidé de ma lettre: c’est le sujet qui en a la faute. – Je vous
embrasse.
Votre devoué
Ferruccio Busoni
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Lettera autografa (Biasca, Archivio privato L. Rodoni), già pubblicata in RODONI, L’esilio di
Busoni a Zurigo, p. 93. In una lettera del 14 settembre 1916, Philipp si lamentava per il fatto che
da ormai oltre due anni non vedeva Busoni e aveva scarse notizie sul suo stato d’animo e sulla
sua attività: «Quand connaîtrai-je toutes les belles choses que vous avez faites depuis 1914?
Quand vous entendrai-je à nouveau?» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3810). Gli ricordava poi che gli
aveva promesso «une séance au bénéfice d’une œuvre à Paris» e lo supplicava di non dimenticarsene.
Alla fine di settembre del 1916, Busoni confessò ad Hans Huber (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 246, p. 346) di mettersi al pianoforte sempre più malvolentieri per
tenersi in esercizio, poiché era concentrato sulla composizione del Doktor Faust. Le altre attività
lo distoglievano da ciò che definiva paradossalmente la sua “alba”. Cfr. RODONI, L’esilio di
Busoni a Zurigo, pp. 61-69. Durante il mese di ottobre del 1916, Busoni era ancora profondamente afflitto per la morte di Umberto Boccioni. Si confidò con Rosamond Ley: «Yes, I have finished the opera [Arlecchino] and done numerous things afterwards (a piece for 2 Pianos) – but
the portrait has been a success, but the painter is no more. They have killed him – the portrait
remains his last monumental work! Among many terrible things, that one has been almost too
much; the sacrifice was superfluous and deprived of sense… This, combined with another fatal
political event of my country, gave me a tremendous depression» (9 ottobre 1916, Biasca,
Archivio privato L. Rodoni; Londra, British Library). Il 16 settembre Philipp gli scrisse: «Les travaux forcés de l’existence, les incertitudes du sort, l’ingratitude d’êtres que l’on aime, les vaines
espoirs, autant de choses qui, ajoutées aux angoisses du moment terrible que traversera le
monde, vous tuent peu à peu... Comment rassembler tous les lambeaux des cœurs accrochés à
toutes les roues du chemin que nous a fait parcourir la destinée? Je comprends votre tristesse, je
vous assure et je sais ce qu’un cœur comme le vôtre peut souffrir... Mais, quoi, nous sommes
dans un engrenage. Le sort en est jeté. N’admirez[-]vous pas l’énergie, la beauté morale,
l’enthousiasme de la France, que vous aimez?» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3810).
Leitmotiv epistolare: per recarsi a Milano alla fine di marzo del 1917 (invito della Società del
Quartetto per un concerto), Busoni pose una condizione irrinunciabile: «[...] la garantie absolue
par lettre governative de ma libre entrée et sortie à la frontière» (lettera ad Albert Biolley del 2
marzo 1917: Mus.Nachl. F. Busoni B I, 88+a). Questo concerto venne infatti annullato. Anche a
Rosamond Ley comunica il 9 ottobre 1916: «I am sorry to say that my coming to England is out
of the question for this season. All plans are disturbed and my writing-table is the only firm
point, centre and base of my existence. Around it the mad world is whirling, is shaking at its
boards – and only when working is prosperous, I am able not to see and not to hear the storming dance» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni; Londra, British Library). La veemenza del con-
Le lettere
69
tenuto potrebbe essere spiegata con un evento sgradevole che gettò Busoni nello sconforto:
proprio nei giorni della scrittura di questa lettera il «Journal de Genève» pubblicò un articolo,
quasi sicuramente scritto dal musicologo belga Maurice Kufferath (1852-1919), in cui si insinuava che egli avesse suonato a Bruxelles per l’esercito germanico. La notizia era priva di ogni fondamento. Nonostante la rettifica dello stesso giornale, in Italia si parlò della vicenda come di uno
scandalo nazionale e Busoni ne fu profondamente ferito. Scrisse a Vianna Da Motta:
«Nell’autoeducazione che perseguo severamente (soprattutto da 15 anni a questa parte) il massimo risultato che ho conseguito è la mia integrità. Mi fa schifo che qualcuno osi toccarla con le
sue sudicie mani» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, p. 347.)
LETTERA X119
Zürich, 28 Jan.[vier] 1917120
Mon très-cher Ami,
j’ai pensé toujours à vous – mes fortes occupations ont coupé les pratiques de ma correspondence (16) amicale – ce qui ne saurait changer ni à mes sentiments, ni à nos bonnes
relations.
Du reste j’ai – pour le moment – renoncé à bien des choses (à tout voyage à l’étranger par
exemple)121 et me suis confiné moi-même à la table de travail.
Je suis en train d’achever mon troisième opéra.122 Un quatrième123 est déjà amplement projété. A mon édition de Bach j’ai pu ajouter un septième volume,124 qui n’est pas indifferent.
J’ai échangé quelques lettres avec Blanchet.125 Da Motta126 va se retirer en Portugal, son pays
de naissance. Ici j’ai introduit les Etudes d’Alkan.127
A Bâle je jouerai le 5e de Saint[-]Saëns;128 à Zurich, bientôt, il y aura un Concert d’Orchestre
avec les œuvres de Debussy, Chausson et d’autres illustres français. – J’ai tout de même la
nostalgie des grandes villes129 – la vie s’épuise en travail. Je n’ai pas le talent de l’organisation et peu d’espoir de cueillir les fruits de mes efforts. Cependant je demeure serène (17)
– Rappelez moi aux amis honorés MM. Blondel,130 Widor,131 Fauré,132 Chantavoine,133 et à
tous ce qui ont la bonté de me garder un souvenir. Je vous embrasse.
Votre affectionné et dévoué
Ferruccio Busoni
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121
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 926a+b+c).
Nei primi mesi del 1917, Hans Pfitzner (1869-1949) pubblicò un pamphlet per le edizioni dei
«Süddeutsche Monatshefte» di Monaco contro l’Abbozzo di una nuova estetica della musica di
Busoni, uscita, riveduta e ampliata, presso Insel Verlag nel 1916. Si intitola Pericolo futurista (A
proposito dell’estetica di Busoni) ed è pubblicato tradotto in italiano in SABLICH, Busoni, pp. 279302. Busoni rispose con una lettera aperta dai toni pacati e concilianti, benché fosse amareggiato dal carattere acceso della contestazione. Questa lettera, tra gli scritti di carattere teorico più
importanti di Busoni, è pubblicata in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 109-111.
Ai fratelli Emilio e Augusto Anzoletti (cfr. nota n. 56 della Prefazione) scrisse qualche mese più
tardi, precisamente il 5 luglio 1917: «Miei cari fratelli, l’assiduo lavoro e la necessità di dimostrare in un paese che rende possibili le trattative in varie direzioni (trattative che si dilungano, come
tutto in questo mondo, per chi non ha la visione della brevità della vita e del dovere di attingere al fondo di essa) lavoro e necessità, dunque, mi trattennero qui al di là delle mie intenzioni.
Ed ora non sò — considerando i tempi e la stagione — se riuscirò ancora a decidermi al trasporto della mia persona oltre un confine spinoso» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 56).
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Si tratta di Turandot, KiV 273 (cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 319-331). All’inizio di ottobre
del 1916, siccome lo Stadttheater di Zurigo considerava troppo breve Arlecchino per una serata
operistica (dura circa un’ora), Busoni prese «una decisione sbrigativa»: desiderando formare un
dittico che avesse validità per il futuro, sfruttò il materiale sinfonico della Turandot-Suite (KiV
248), musica di scena risalente al 1905 e destinata ad accompagnare la pièce teatrale omonima
di Gozzi, per comporre un’altra breve opera. Dal 13 ottobre al 13 novembre Busoni scrisse il
libretto e il piano musicale dell’opera. Poi, in breve tempo, adattò il testo alla musica di scena.
All’inizio di marzo, la partitura era quasi terminata. Il titolo che collega i due lavori teatrali è ‘La
nuova Commedia dell’arte’. A Carlo Clausetti, avvocato di Casa Ricordi, Busoni scrisse il 19 aprile 1917: «Turandot segue il concetto del Gozzi, concentrato in due soli atti e reso meno patetico. Ho cercato di mantenere il tono inverosimile della favola» (Zentralbibliothek Zürich) —. La
prima rappresentazione delle due opere ebbe luogo allo Stadttheater di Zurigo l’11 maggio 1917:
Busoni stesso era sul podio, il grande attore Alexander Moissi interpretava il ruolo parlato di
Arlecchino. Per approfondimenti, cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 53-57. Cfr. inoltre
BUSONI, Sulle musiche per Turandot, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 171-172; SABLICH, Busoni,
pp. 216-223; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 240-245; FELDHEGE, Busoni als Librettist, pp.
88-128; GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp. 302-308; SEBASTIAN KÄMMERER, Antiillusion als Spiel mit
gattungseigenen Konventionen – F. Busonis Oper Turandot, in Illusionismus und Ant-illusionismus im Musiktheater, Salzburg, Verlag Ursula-Müller Speiser, 1990, pp. 73-102; RODONI, Caro
e atroce Maestro, in Arlecchino di Ferruccio Busoni e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini,
Programma di Sala del Teatro di Messina, Stagione 1999/2000, pp. 7-15 (nell’articolo è contenuta una splendida lettera di Ermanno Wolf-Ferrari a Busoni, che costituisce una sorta di prima illuminante recensione di Arlecchino).
Doktor Faust. Cfr. APPENDICE VI. Sulla genesi di quest’opera, cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a
Zurigo, pp. 57-59 e SUSANNE FONTAINE, Busonis “Doktor Faust” und die Ästhetik des
Wunderbaren, Kassel, Bärenreiter Hochschul Schriften, 1998, pp. 60-71. Il 19 settembre 1922,
Busoni scrisse a Emilio Anzoletti a proposito del Faust: «Col Faust (ben inoltrato) mi prefiggo di
mostrarmi più severo. Gli è un problema difficile. E non ci vedo ancora chiaro. “Realismo” no,
“Espressionismo” neppure. Quì ci vorrebbe un uomo di genio e di originalità creativa. Chi sà,
che un tale non esista piuttosto in Italia? Sono talmente fuori della corrente, che perfino i nomi
di artisti nuovi mi rimangono sconosciuti. — Altra cosa è riguardo ai musicisti, che lavorano
tanto di gomito, da sapersi spingere sempre alla prima fila» (Bergamo, Archivio privato). Cfr.
BUSONI, Il flusso del tempo e Sui tempi che corrono, in Lo sgardo lieto, pp. 145-147 e 141-144.
Bearbeitungen, Übertragungen, Studien und Kompositionen, conclusi il 20 luglio 1918 e pubblicati da Breitkopf & Härtel nel 1920. Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, p. 466.
Cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, nn. 188 e 261, pp. 275-276 e 360-361.
José Vianna (Viana) Da Motta (1868-1948), pianista, compositore, musicografo portoghese. Fu
allievo di Franz Liszt a Weimar (1885) e di Hans von Bülow a Francoforte (1887). Nel 1915 fu
nominato direttore del Conservatorio di Ginevra, posto che occupò fino al 1917. Rientrato a
Lisbona, assunse la direzione del Conservatorio Nacional, mantenendola per vent’anni. Fu
amico e collaboratore di Busoni con il quale intrattenne una fitta corrispondenza. Undici lettere
di Busoni a Da Motta sono pubblicate in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg (cfr.
elenco a p. 574). Di recente è stato pubblicato il carteggio integrale: FERRUCCIO BUSONI-VIANNA DA
MOTTA, Briefwechsel 1898-1921 mit Anmerkungen und einem Vorwort herausgegeben von
Christine Wassermann Beirão, Wilhelmshaven, Florian Noetzel Verlag, 2004.
Charles Henry Valentin Alkan (1813-1888), pianista e compositore francese. Fanciullo prodigio
(a 17 anni era già pianista affermato), fu amico di Hugo, Liszt e Chopin. Egli sviluppò una scrittura pianistica virtuosistica sulle orme di Thalberg e di Liszt, che però volse a sperimentazioni
personali evocanti la poetica di Berlioz. Busoni tenne in grande considerazione Alkan, come
testimoniano appunti inediti, raccolti sotto il titolo Über Alkanaîné e conservati alla
Staatsbibliothek zu Berlin (cfr. GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 37, nota n. 93). Cfr.
anche la lettera a Emil Hertzka del 7 novembre 1910, in BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, p. 547. Busoni aveva in repertorio parecchie composizioni di Alkan, tra cui alcuni
Le lettere
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Etudes op. 35. Cfr. DENT, Ferruccio Busoni, p. 317 e ROBERGE, Busoni et la France, pp. 283-286:
«Le compositeur français du passé qui a le plus intéressé Busoni est sans aucun doute CharlesValentin Alkan. [...] il le considérait avec Chopin, Schumann, Liszt et Brahms comme l’un des
plus grands compositeurs pour le piano après Beethoven. [...] En 1922, Busoni parlait de sa
“période d’Alkanisme” et se souvenait d’avoir irrité bien des gens avec ses compositions qu’il
avait en haute estime». Les 12 Études dans tous les tons mineurs op. 39 furono composti nel 1857
ed esigono una tecnica straordinaria per superare delle terribili difficoltà, soprattutto nelle 25
variazioni che costituiscono il Festin d’Esope. Cfr. infine APPENDICE V, terzo brano su Franz Liszt.
Busoni fa riferimento al Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in fa maggiore, op. 103; su
Debussy (1862-1918) cfr. nota n. 209. Ernest Chausson (1855-1899), allievo di Massenet e
Franck, fu uno dei più importanti post-romantici francesi e un precursore di Debussy. Compose
tre opere teatrali, musica da camera e vocale, alcuni poemi sinfonici, una sinfonia e un poema
per violino e orchestra.
Leitmotiv epistolare che compare in quasi tutti i carteggi busoniani.
Discendente di Alphonse Philipp Blondel che nel 1869 fondò una manifattura di pianoforti (gli
Erard). Cfr. la lettera di Busoni a Kestenberg del 13 ottobre 1923: «Mr. Blondel [...] nähmlich der
Besitzer von ‘Erard’» (Mus.Nachl. F. Busoni BI, 737a+b). Cfr. anche DENT, Ferruccio Busoni, p.
270.
Charles-Marie Widor (1845-1937), organista e compositore francese. Fu concertista rinomato,
insigne interprete bachiano e straordinario improvvisatore. Grazie a Widor, Busoni ottenne nel
1913 la Croix de Chevalier de la Légion d’honneur (cfr. Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3783-3783a).
Gabriel Urbain Fauré (1845-1924), pianista e compositore francese, autore, tra l’altro, di un celeberrimo Requiem. Nel 1917 era direttore del Conservatorio di Parigi, di cui riformò radicalmente i programmi d’insegnamento e la gestione amministrativa. Busoni incluse Pelléas et
Mélisande, suite dalla musica di scena (l’8 novembre 1906) nella serie dei concerti berlinesi
(1902-1909): cfr. nota n. 10.
Cfr. nota n. 17.
LETTERA XI134
Zürich, 5 Avril 1917
Cher maître et ami,
je viens de recevoir la plaquette representante la tête du veneré Alkan135 et – à ma surprise
joyeuse – un beau livre de Goncourt.136
Avant la guerre j’avais commencé à faire collection des Goncourts et reussi à reunir une
dizaine de leurs œuvres en éditions originales. Tout ça est bien loin de moi. Cependant je
continue à collectionner. Justement je viens d’acquerir les deux dictionnaires
d’Architecture et du Mobilier par Viollet-le-Duc,137 ouvrages superieures et qui me réconfortent de ma vieille vocation manquée d’architecte;138 ensuite une édition savante des poésies de Florian139 et de B.[ernardin] de St. Pierre140 etc. – Nous avons ici maintenant un beau
dépot de Crès,141 qui me fournit ces livres.142 Mais j’oublie de vous remercier[,] ce, qui était
le premier but de ma lettre. Je le fais de tout mon cœur!
Blanchet m’a envoyé les variations.143 Elles sont interessantes et intelligentes, un peu
froides et démodés. Amusante à déchiffrer, elles demontrent une belle observation pianistique. Il y a enfin de la culture, une certaine independance et un progrès dans le petit
détail. Suis-je trop sevère?144 Je le regretterais parce que je me sens en sympatie avec les
intentions du pianiste=compositeur. (Ce mot dernier explique tout. B.[lanchet] ne serait
pas compositeur sans son piano.)
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Mes opéras sont prêts et vont être joués vers fin d’Avril ou debut de Mai.145 Serait-il trop fantastique de vous prier de vouloir assister à la Répetition génerale?146 –
Le jour où l’orchestre du Conservatoire a joué ici (avec éclat) j’étais au lit. – Je me suis permis d’envoyer au Maître Messager147 quelques mots d’excuses et d’hommage.
Je vous embrasse.
Votre très-devoué F. Busoni
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Copia manoscritta (Mus.Nachl. F. Busoni BI, 927a+b+c). Bruno Goetz, scrittore, poeta e drammaturgo svizzero dalla straordinaria memoria, ricordò Busoni ai tempi dell’esilio nel breve testo
il tavolo rotondo, pubblicato in APPENDICE I.
Cfr. nota n. 127. Philipp gli scrisse in questo periodo: «M. [Paul] Tiocca vous portera un médaillon d’Alkan, la seule image qui reste du vieux maître» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3812).
Cfr. nota n. 314.
Ecco i titoli precisi: Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XIe au XVe siècle
(1854 à 1868); Dictionnaire raisonné du mobilier français de l’époque carolingienne à la
Renaissance (1858 à 1870), in 6 volumi che Busoni possedeva nell’edizione parigina del 18581875. Cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 107. Del Dizionario di architettura, Busoni
aveva l’edizione in 10 volumi, Paris, B. Bance, 1858-1864 (“gesuchte Oktavausgabe”). Nella sua
biblioteca vi era inoltre l’Histoire d’une forteresse (Parigi, 1874). Eugène Emmanuel Viollet-leDuc (1814 – 1879) architetto, ingegnere, teorico dell’architettura francese, era conosciuto soprattutto per i suoi controversi restauri degli edifici Medioevali. I suoi studi sul Medioevo e sul
Rinascimento non si limitarono all’architettura; si interessò infatti anche ai mobili, all’abbigliamento, agli strumenti musicali, agli armamenti. A proposito di questo Dizionario, Busoni scrisse
a Biolley l’8 novembre 1916: «Ce livre m’est une consolation. Sa lecture suppléera en partie l’ardent désir de toute ma vie de m’occuper de la construction et de l’étude du style gothique. Si j’avais mes livres chez moi!» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 84). Cfr. BUSONI, Pensieri sull’espressione
nell’architettura, in Lo sguardo lieto, pp. 426-432.
Cfr. GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 28: «Mia madre aveva sperato di fare di me un
Triestino o un diplomatico. Io volevo diventare architetto. Ma […] i binari erano già posti e fissati e la ruota del mio destino girava sicura e inarrestabile in questa direzione» Cfr. anche ivi, p.
33, appunto del 3 aprile 1924. Cfr. infine l’inizio della lettera del 28 aprile 1913 a Emilio
Anzoletti (Bergamo, Archivio privato): «Ho ricevuto grandissime impressioni a Roma e a Napoli
(cfr. nota n. 2). Grazie a Dio, che faccio ancora progressi. Bisognerebbe essere molto grandi
per poter afferrare tutta la grandiosità, architettonica dell’una, naturale dell’altra città, e nessuno arriverebbe ad esaurirle. — Rimpetto a queste magnificenze mi parve meschino il dar dei
concerti sul pianoforte e a Roma mi trovai di pessimo umore, vale a dire umiliato. A Napoli,
però, la straordinaria foga del pubblico supplì a ciò che la mia arte poteva dare in proporzione all’ambiente».
Jean-Pierre Claris de Florian (1775-1794). Fu autore di romanzi pastorali in prosa, di romanzi a
sfondo storico, di opere teatrali. La sua fama è però legata alle Fables (Favole) in versi. Di questo scrittore Busoni possedeva le Oeuvres in 20 volumi nell’edizione parigina del 1820-1824 e le
Fables illustrées par Victor Adam (Parigi, 1838). Di sicuro Busoni fa riferimento a quest’opera,
“savante” perché conteneva un saggio sulla favola di Charles Nodier. Cfr. PERL, Bibliothek
Ferruccio Busoni, p. 35.
Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre (1737-1814): di questo scrittore influenzato dalle idee di
Rousseau, Busoni possedeva le Oeuvres complètes in 12 volumi nell’edizione parigina del 1818
e tre edizioni del romanzo breve, contenuto nel quarto volume degli Etudes de la Nature (1784),
Paul et Virginie. Cfr. ivi, p. 92.
Georges Crès, editore e libraio parigino.
Sull’amore di Busoni per i libri, cfr. la lettera a Volkmar Andreae del 26 maggio 1922, in BUSONI,
Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 363, p. 482: «Io vivo in mezzo ai miei libri, una collezione considerevole che riempie due grandi stanze. Ne ricavo gioie purissime». Cfr. anche
Le lettere
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GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 31, p. 78 e p. 86). Cfr. infine WEINDEL, The hundred
Best Books, pp. 65-85.
Cfr. nota n. 87. «[Blanchet] m’a fait entendre des variations qui sont une œuvre de tout premier
ordre. Vous aurez certainement une grande joie artistique lorsque vous prendrez connaissance
de ces pages vraiment magnifiques. Il les joue en grand maître» (Mus. Nachl. F. Busoni B II,
3806). Philipp ribadisce il suo giudizio il 14 settembre 1916: «Elles [les Variations] sont vraiment
d’un grand artiste. Mais vous les verrez puisque Ricordi les publie» (Mus. Nachl. F. Busoni B II,
3810).
Quando Philipp lesse il giudizio ben più severo di Busoni, concluse: «Pour Blanchet je crois bien
que vous avez raison» (Mus. Nachl. F. Busoni B II, 3816).
Arlecchino e Turandot furono rappresentate allo Stadtheater di Zurigo l’11 maggio 1917 sotto la
direzione del compositore stesso.
Non vi era Philipp alla prova generale, ma un altro testimone d’eccezione: Bruno Goetz (cfr.
APPENDICE I.
André-Charles-Prospère Messager (1853-1929), compositore e direttore d’orchestra francese. Fu
allievo di Saint-Saëns. Nel 1880 iniziò a Bruxelles una carriera direttoriale fino a diventare direttore stabile dell’Opéra-Comique nel 1898. Diresse la prima rappresentazione del Pelléas et
Mélisande di Debussy.
LETTERA XII148
[Zurich], 19 Aout 1917
Mon cher Ami,
Je viens de recevoir une Carte postale de Blanchet149 (en voyage de noces), dans la quelle
il parle de vous. Il dit que vous n’êtes pas gai, et je le comprend. L’idée m’est venu pour
vous, d’une petite excursion en Suisse, au mois de Septembre, qui ferait du bien à vous…
et à moi. Ne voudriez vous pas, vous y decider? Nous aurions milles sujets de conversation, tranquille et objective, qui vous presenterait les choses sous des aspects moins vehements et plus purement spirituels: une medicine de l’âme, dont nous sentons tous le
besoin!
Cette ville, en ce moment, est internationale; elle reunit plusieures gens de valeur et d’ésprit.150 Cette nuit j’ai rêvé d’un voyage à Paris. Mes pensées y reviennent toujours: j’ai la nostalgie des grandes villes, des voyages, de la liberté des mouvements.
En fait, je ne bouge pas: j’ecris beaucoup,151 je joue quelque fois, je suis bien seul – bien
seul152 – social[e]ment et moral[e]ment.
Venez, si vous voulez!
– Mon ami Da Motta153 a quitté Genève pour son pays natal. Encore une barrière, qui me
sépare d’un homme, que j’avais reussi à conquerir, et qui maintenant me comprend.
J’attende vos nouvelles et je vous embrasse.
Votre très affectionné
F. Busoni
148
Lettera autografa (New York, Public Library). — Innanzitutto Philipp gli scrive, il 17 luglio 1917,
una splendida lettera di appoggio morale: «Vous me dites que vous ne voulez pas m’ennuyer en
me racontant vos peines. Soyez assuré, mon cher ami, que peu de gens ont pour vous l’amitié
et l’admiration que j’ai et que je prends part de tout mon coeur à ce qui peut vous arriver d’heureux ou de triste» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3813). Il 13 luglio 1917 Busoni aveva composto la
74
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
prima pagina del Doktor Faust (lettera ad Albert Biolley del 12 dicembre 1921, Mus.Nachl. F.
Busoni B I, 190). — Un mese dopo, l’11 agosto 1917 scrisse all’amico banchiere: «Les socialistes
et les ouvriers italiens protesterons contre la continuation de la guerre avec une grève general[e],
si la garantie de la paix ne se prononce pas avant l’hiver. Je serai assez fier, si la lumière se faisait dans mon pays, et si l’Italie “marchait à la tête de la civilisation” comme disait Napoleon III.
— C’est, comme vous constaterez, la seule fois que je vous écrie Politique; c’est parce que un
petit frisson de patriotisme (justifié) m’a passé dans la nuque» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 97). Da
una lettera a Rosamond Ley del 16 luglio 1917 (Biasca, Archivio privato L. Rodoni; Londra,
British Library) veniamo a sapere che Busoni ha conosciuto personalmente James Joyce: «The
news from Switzerland are not very interesting. We had too much of German “bands”, once the
Parisian Orchestre du Conservatoire, and a few weeks of Italian opera season. Among the many
interesting strangers of all nations, there is here a certain James Joyce; an Irishman, who writes
English books, and whom I met personally». Cfr. RICHARD ELLMANN, James Joyce, Zürich, RheinVerlag, 1956, pp. 400-402 e 450. Sullo stato d’animo di Busoni tra la scrittura di questa lettera e
quella della successiva (autunno 1917), cfr. la struggente lettera a Jella Oppenheimer del settembre 1917 e quella a E. Petri del 5 ottobre (BUSONI, Lettere, nn. 271-272, pp. 370-371-372).
Cfr. nota n. 87.
Cfr. nota n. 89 e la lettera a Egon Petri del 10 agosto 1917, in BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 270, p. 369.
A Biolley aveva scritto l’11 agosto 1917: «Le travail n’avance qu’à petits pas, mais constamment:
du reste chaque nouveau commencement presente d’abord des difficultés, qui me semblent
insurmontables, et devant les quelles je me sent vraimant commençant. Ainsi, sans aucune intention systematique, mon petit môt, “Beginnt jedesmal, als ob Ihr nie begonnen hättet” devient
vrai. Une fois le chemin trouvé, les “pas” grandiront; on peut suivre ce procès même dans l’écriture de mes partitions. En general je travaille maintenant avec plus de facilité» (Mus.Nachl. F.
Busoni B I, 97).
Ecco la risposta di Philipp il 30 agosto 1917: «Votre lettre me touche infiniment. Vous dites que
vous êtes seul. C’est impossible. Partout où vous avez passé, vous avez laissé des amis, des
admirateurs. A votre magnifique cerveau, digne des beaux artistes du Quattrocento, ne joignez
vous pas votre génie d’interprête et une âme noble et généreuse. Qui peur résister à cela? = Je
suis sûr en tous les cas de ne pas exagérer, en disant qu’en moi vous avez un ami à toute épreuve et un admirateur compréhensif de votre art unique. [...] Je comprends votre état d’âme. Mais
quoi, vous avez du génie. Vous, vous pouvez surmonter bien de choses... Moi, je vis au milieu
du souci, des tristesses, des misères. Mais, les sauvages fureurs de l’infernal ennemi n’abattent
pas le cœur. Après la lutte horrible, ce sera l’éclatante et vivifiante victoire, je suis sûr. Mais,
après il faudra tout reconstituer et alors les artistes, tels que vous (ils sont si rares) seront nécessaires. Donc gardez vous pour nous tous. [...]» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3814).
Cfr. nota n. 126.
LETTERA XIII154
(Zurich,155 9 Janvier 1918)
Mon cher et honoré Ami, votre lettre et la bonne nouvelle de votre guérison m’ont réjoui.
Presque simultanément je viens de récevoir quelques lignes exquises de Mlle
Herrenschmidt, votre élève, qui m’ont donné un vrai plaisir. Il y a peu de semaines, j’<ai>
entendu (18) une autre de vos élèves, l’agréable Mlle de V.[almalète],156 envoyée par
Blanchet (avec le cantus firmus maternel). Ainsi je me suis trouvé dans votre cercle pendant un espace de temps. – J’ai bien terminé l’an 1917 avec un facit (19) de travail satisfaisant.
Le lettere
75
Parmi le quel je n’ai pas negligé l’education du pianiste en tributant (20) une “grande” édition de la Fantaisie sur Don Juan157 et un cahier d’exercises et Préludes,158 début d’une
œuvre qui voudrait devenir pianistiquement = encyclopedique. Ajoutez une quatrième
Sonatina (in diem nativitatis Christi)159 – bien autre chose, que la “Nuit de Noël”160 d’autrefois!
Je vous remercie de penser toujours au salut de mes petits morceaux et je suis bien fier de
votre approbation.
L’année 1918 s’est commencée en bonne santé (Te Deum laudamus!) mais avec peu d’élan laborieux; et voilà 8 jours qui se sont écoulès sans résultat. Dans telle situation on a
chaque fois la sensation d’un fallissement (21) spirituel.161
Je ne veux pas toucher au sujet du fallissement mondial; le bon Blanchet semble en avoir
perdu la tête: combinez le cas avec la lune de miel, à travers la quelle il vient de voyager,
et…!
Je vous embrasse avec toute mon affection
Votre très dévoué
9 Janvier 1917162
F. Busoni163
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Lettera autografa (New York, Public Library).
Sulla situazione a Zurigo dal 1918 al 1920, cfr. LEVITZ, Zurich 1818-1920, in Teaching New
Classicality, pp. 41-53. Il 15 gennaio scrisse a Petri: «Se questa guerra non avesse ottenuto altro
scopo che quello di separare le persone nello spazio e nell’anima, ciò sarebbe già sufficientemente diabolico. Ma io cerco di resistere anche a questo effetto, come ho resistito (con qualche
successo) a tutta la situazione. – Capisco che un atteggiamento del genere (già più che gravoso
per chi ne è al di fuori) è reso estremamente difficile a chi è coinvolto direttamente» (BUSONI,
Lettere con il Carteggio Busoni-Schönberg, n. 275, p. 374).
La Marchesa Madeleine de Valmalète (1899-1999), allieva di Joseph Morpain et Isidor Philipp. Le
prime registrazioni del Tombeau de Couperin di Ravel e dei Jeux d’eau sono già esemplari e di
sicuro non inferiori a quelle della venerata Marcelle Meyer.
Konzert-Fantasie über Motive aus Wolfgang Amadeus Mozarts “Don Giovanni” für Pianoforte
von Franz Liszt, für Pianoforte bearbeitet, KiV B 71; composizione dedicata al pianista svizzero
Ernst Lochbrunner. Conclusa il 9 giugno 1917 e pubblicata nel 1918 da Breitkopf & Härtel. Cfr.
nota n. 236.
Klavierübung 1. Teil, dedicata al Conservatorio di Basilea, il cui direttore era Hans Huber, intimo amico di Busoni. Fu conclusa 10 ottobre 1917 e pubblicata da Breitkopf & Härtel l’anno successivo. Cfr. nota n. 292.
Sonatina in diem nativitatis Christi 1917 per pianoforte, KiV 274, dedicata al figlio Benvenuto
(Benni, cfr. nota n. 223). Fu conclusa il 22 dicembre 1917 e pubblicata da Breitkopf & Härtel nel
1918. Cfr. ULRICH PRINZ, Ferruccio Busoni als Klavierkomponist, Inaugural-Dissertation zur
Erlagung der Doktorwürde der Philosophischen Fakultät der Universität Heidelberg,
Heidelberg, 1970 (dattiloscritto), pp. 269-274; SABLICH, Busoni, pp. 175-176; BEAUMONT, Busoni
the Composer, pp. 253-255; SITSKY, Busoni and the piano, pp. 80-81; HEINZ MEYER, Die
Klaviermusik Ferruccio Busonis, Zürich, Möseler Verlag Wolfenbüttel, 1969, pp. 214-219.
Philipp così la giudicò: «Quant à la Sonatina in diem Nativitatis, elle est d’une profonde et belle
expression», giudizio piuttosto freddo se paragonato ad altri (cfr. Mus.Nachlass F. Busoni B II,
3829a+b+c+d).
Nuit de Noël. Schizzo per pianoforte, KiV 251. Cfr. SITSKY, Busoni and the piano, p. 66; PRINZ,
Ferruccio Busoni als Klavierkomponist, pp. 206-209; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 112113; MEYER, Die Klaviermusik Ferruccio Busonis, p. pp. 214-219.
La stessa situazione si sarebbe ripetuta l’autunno successivo in forma più grave.
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163
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Evidentemente si tratta del 9 gennaio 1918. – «Nel corso di quest’anno, quando anche il testo del
Doktor Faust era completamente sconosciuto, Busoni invitò alcuni amici e discepoli per leggere egli stesso a loro il manoscritto. Si era in pieno tempo di guerra e chi si riuniva in quella modestissima casa a Zurigo, si sentiva oppresso da preoccupazioni personali e snervato in tutte le
fibre da quel che si sapeva succedere di ora in ora al di fuori dei confini, neutrali. Quando poi
– avendo ascoltate le “ottave rime”, i dialoghi, le scene fantastiche, il monologo finale nel quale
il maestro aveva palesato l’intimo suo essere come non mai prima – a tarda ora ci si separava
per scendere le strade notturne verso le nostre abitazioni in città, il mondo era cambiato. Le
nostre anime erano strapiene di poesia, commosse fino in fondo di avere assistito al primissimo
contatto del lavoro col mondo esteriore, esaltate dall’atmosfera che emanava da questa grande
figura. Avevamo dimenticato che in una distanza nebulosa c’era la guerra, la miseria, la degradazione umana» (GISELLA SELDEN-GOTH, Faust, in Ferruccio Busoni. Un profilo, Firenze. Olschki,
1964, pp. 96-97).
Il 15 gennaio 1918 Philipp risponde alla lettera precedente, augurandosi di poter ascoltare le
nuove opere elencate da Busoni. Infine evoca i tempi terribili in cui l’Europa è costretta a vivere: «Veuille la Providence permettre que finisse par une paix heureuse ce terrible bouleversement» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3816). Il 4 aprile Philipp gli scrive di nuovo: «Mon cher ami,
depuis trop longtemps je ne sais rien de vous. [...] Vous voyez: je vis encore, quoique je n’en vois
ni l’utilité et l’agrément. Obus et bombes m’ont épargné jusqu’ici. Les Boches [Les Allemands]
qui tuent avec joie les femmes et les enfants s’en prennent maintenant, après avoir détruit Reims
et Soissons[,] Arras et Albert et tant d’autres villes, à Paris. Il tuent les pierres. Belle et noble race.
On tremble pour les êtres qui nous sont chers... les nuits sont parfois infernales, angoissantes et
haletants, lorsque la pensée se fixe sur le grand et terrible drame qui se passe à cent kilomètres
d’ici. Donnez[-]moi signes de vie. Dites-moi que vous êtes bien portant et que vous supportez
sans trop faiblir, la triste vie actuelle» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3817). Philipp riceve la risposta di Busoni che non ci è pervenuta. Il 7 maggio Philipp commenta la lettera: «Mon cher ami,
votre lettre est digne du noble et génial artiste que vous êtes. Mais, vous vivez loin du crime...
Si, comme moi, vous aviez vu passer des réfugiés du Nord, si, comme moi, vous aviez vu emporter des pauvres petits cadavres déchiquelés par un obus aveugle et stupide, si vous aviez vu ces
désolations et ces cruautés dignes des temps barbares, comme moi, vous n’auriez que de la
haine» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3818). Il 15 novembre Philipp, a guerra conclusa, scrive di
nuovo: «Les prodigeux évènements auxquel nous assistons sont réconfortants. Lorsque l’on a vu
de près – comme moi – la misère humaine et de quelles abominations ont été capables des êtres
soi-disant civilisés, il faudrait avoir une âme de fer pour résister. Je n’ai pas résisté et de là des
années de souffrance...» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3819). Philipp gli spedisce altre due lettere
il 7 febbraio 1919 e il 16 marzo 1919, senza ottenere risposta fino al 18 luglio 1919.
LETTERA XIV164
Zurich, 18 Julliet 1919165
Mon très cher et très-honoré Ami,
vous aurez peut-être la fausse impression d’une infidelité envers vous, mais ce n’est pas le
cas. Mes travaux et mes soucis, dernièrement ont été nombreux et non faciles et il ne sont
pas terminés.166 – Je me trouve même dans un moment “critique”, devant plusieurs problèmes, dont la resolution se fait attendre. Mais je ne puis tarder davantage à vous écrire.
–
Vers la fin de Septembre je me renderai en Angleterre pour “recommencer” la vie interrompue.
La “tournée” s’accomplira dans les conditions exactes “d’avant la guerre”. De facto: rien n’a
Le lettere
77
changé; les hommes n’ont pas sû tirer un enseignement de la grande leçon. Comme dans
cette stupide forme de la Sonate classique, on revient, après un develo[p]pement mouvementé, paisiblement à la première tonalité, au beau thème, comme si rien ne se fusse (22)
passé! Et le tout se termine en des cadences conventionelles. (Ce n’est peut-être pas le
moment de le dire, mais ce n’est pas moins vrai.)
Or, pour aller en Angleterre, je passerai probablement Paris, un incident dont je me réjouis
vivement. Je le repasserai en revenant de Londres, et ainsi j’aurai deux fois le bonheur et
l’occasion de vous voir et de vous parler.167 Il me semble que j’ai tant de choses à vous dire
– mais, qui sait? – ma loquacité dependera de la façon dont l’athmosphère, à la quelle je
ne suis pas preparé, agira sur moi. – Il y a quatre ans, que je n’ai pas revu le monde! Il y a
cinq ans, que j’ai vecu en une intime hostilité envers ce monde eloigné et evité.
En le jugeant devenu sauvage, je suis peut-être devenu sauvage moi-même. – D’autre part
je crois, que mon art s’a subtilisé (23), et qu’il exprime tout ce qu’il reste de “bon” en moi.
(J’avais une forte inclination à la bonté...)
J’ai abordé une œuvre assez hardie, la partition d’un “opéra” (?)
Le Docteur Faust168
dont j’ai créé moi-même le sujet (presque entièrement independant du Faust traditionnel).
Au printemps j’ai joué quinze Concertos, Piano et Orchestre, en cinq soirées. On a executé toute une série de mes œuvres.169
Mais Zurich est “epuisé” et – la paix conclue – la ville re-entre dans son état normal, je vois
que, pour moi, il est temps d’en finir avec ses limites.
Croyez vous, que Paris voudra m’accueillir et avez vous un projet à me présenter? (Au
fond, vous êtes le seul en qui j’ai pleine confiance.– Ayez donc patience.)
[Di lato a sinistra]
Je vous salue avec mon invariable affection et ma profonde estime; je vous dis: au revoir
et suis votre ami très dévoué
F. Busoni
164
Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Il 7 maggio 1918, Philipp gli scrive:
«Lorsque je lis par hasard quelques relations d’un de vos Concerts – comme, par exemple, l’autre jour les quelques lignes de Comte, j’ai une furieuse envie de vous revoir et de vous réentendre. Dès que je regarde votre portait qui est là devant moi, je suis sûr d’avoir la perception nette
de votre dernier Concert à Paris. J’entends ces féeriques interpretations qui m’ont donné tant de
joie et je regrette, oui je regrette de tout mon coeur – pour cela et pour autre chose – que vous
n’ayez pas choisi Paris pour y vivre pendant cet affreux cataclysme» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3818). – Il 15 novembre 1918 Busoni comunica a Rosamond Ley (Biasca, Archivio privato L.
Rodoni; Londra, British Library): «Time seemed slow, and yet an enormous and irreparable
amount of it has elapsed – decidedly, I am not longer young; and I had still so many things to
accomplish! For the moment I am working at my fourth opera, which will be an independent
version of the Faust-Problem. It differs entirely from Marlowe’s and Goethe’s. The libretto (rather
a Poem) is already published; the music is approaching: – almost the half of it, I may say, is
done. Besides I have written a series of smaller works: – I was not idle. But for the last month
my energy has sunk; no wonder, considered that for all this time I had to stand alone continually
confined to my own resources». – Il 30 novembre 1918 scrive a Emilio Anzoletti: «Per 4 mesi, a
partire dal capo d’anno, io sarò ancora occupato a Zurigo; poi molto probabilmente mi recherò
in Inghilterra, per rivenire a Zurigo verso la fin di Giugno a prendere una risoluzione definitiva.
78
165
166
167
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Spero, che a quell’epoca Benni (cfr. nota n. 223) sarà con noi» (Bergamo, Archivio privato). E il
4 giugno 1919 allo stesso: «Dall’età dei ragazzi [27 anni Benvenuto, 19 Raffaello] m’accorgo della
mia vecchiezza […] Me ne accorgo pure dal modo, come i giovani mi trattano, specialmente
quelli del sesso maschio: intendo il loro atteggiamento rispettoso e distante. Anche i giornali
hanno assunto un altro tono: “le maître” – e tutte queste belle cose che sanno di agrodolce» (ivi)
– Nel febbraio dello stesso anno Philipp gli scrive lamentandosi di non ottenere risposte alle sue
lettere. Afferma che il mondo è «détraqué», ma che ancora più «détraquées» sono le comunicazioni postali.
Busoni trascorse il lungo periodo tra 9 gennaio 1918 e il 18 luglio 1919 (periodo in cui non scrisse lettere a Philipp, cfr. supra) a Zurigo o, per necessità legate alla sua attività di pianista, in altre
città svizzere. Scrisse molte lettere (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, nn.
275-298, pp. 374-398), il cui tono è quasi sempre scorato, ma la speranza in un radicale cambiamento della situazione non lo abbandonò mai e gli consentì di tenere recital, di comporre e
di frequentare il suo Freundeskreis. Continuò infatti la composizione del Doktor Faust: gran
parte del Vorspiel II fu messo in partitura nel primo semestre del 1918; di questo periodo è anche
il Lied des Mephistopheles, la cui musica verrà adattata a un altro testo (Dort war ein dummer
Herzog, pure cantato da Mefistofele, nel Zweites Bild del Doktor Faust. Nel settembre 1918
Busoni poté annunciare ad alcuni amici che metà dell’opera (1500 battute) era terminata. Nel
mese successivo venne pubblicato il libretto, con il finale suggerito da Rubiner, sulla rivista «Die
weissen Blätter», diretta dall’amico René Schickele. Tuttavia il 30 novembre 1918, scrisse all’amico Emilio Anzoletti: «È già da un mese e mezzo, che non mi riesce di lavorare! E non c’è di
che stupirsi. Gli ultimi precipitosi avvenimenti [la fine della guerra] e l’esaurimento, dopo tre
anni di una quasi isolazione, spiegano bastantemente il fenomeno. Non son troppo vecchio, ma
non sono più molto giovane. Infine non tutto è perduto e gli anni dell’esilio furono impiegati
diligentemente» (Bergamo, Archivio privato). All’inizio del 1919 comincia la composizione di
due pezzi per orchestra Sarabande und Cortège (cfr. nota n. 188).
Il 16 luglio 1919 Busoni elenca le preoccupazioni che lo assillano. Sceglie come interlocutore
Albert Biolley per la sua «sagesse amicale»: «[...] Je me trouve dans un moment compliqué: je
devrais avoir toute ma lucidité. —
— D’abord mon travail, dont je prevois une interruption prochaine, qui me donne la fièvre;
— Le démenagement à Septembre, pour se transporter on ne sait pas encore où;
— Au même mois de Septembre mon départ pour l’Angleterre, et milles choses à preparer — en
formes differentes;
— L’attente du retour de mon fils [Benvenuto dall’America], toujours indécis, emouvant et irritant;
— Une resolution definitive à prendre (dans un monde qui semble s’écrouler) pour sauver ce
qui reste a sauver de la vie et de la proprieté;
— Enfin une correspondance compliquée, pour répondre, accepter ou refuser toute une serie
d’invitations, qui couvre un terrain de la moitié occidentale d’Europe, jusqu’à l’Amerique du Sud.
Ajoutez des visites continuelles, imprevues, par des connaissances qui arrivent de toutes les
directions; qui me forcent à fuir ma maison pour gagner deux heures de recueillement. — Et surtout l’incertitude chronique, depuis cinq années presque sonnées et qui ne veut pas s’eclaircir!
Voilà mon état pratique et moral qui menace de desequilibrer une harmonie, que pourtant j’avais sû me conserver pendant la plus grande partie de ces scandaleux evenements».
Partì da Zurigo il 18 settembre. Fece tappa a Parigi, non per tenere dei concerti, ma per render
visita come promesso a Isidor Philipp. Il 26 settembre era sicuramente a Londra. Vi rimase fino
all’11 dicembre. Si recò poi a Milano tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 1920. All’inizio
di marzo partì da Zurigo per Parigi. Fece ritorno a Londra e vi rimase per tre settimane da metà
giugno all’inizio di luglio. L’accoglienza fu trionfale ovunque, tranne che a Milano, dove venne
anche insultato per non aver scelto la sua patria durante la guerra. Ritornò poi a Zurigo senza
aver ancora nulla deciso quanto alla sua destinazione futura. Cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a
Zurigo, pp. 48-53 e 68; inoltre le lettere a Jarnach nn. 304 e 318 in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 403 e 421-422.
Le lettere
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79
Il punto di domanda precedente sottintende la difficile collocazione del Doktor Faust busoniano in un genere musicale esistente. Il 15 giugno 1924 Busoni rivela a Galston di aver concepito
sin dal 1914 tutti i suoi lavori musicali solo come schizzo e preparazione del Doktor Faust
(GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 111.) — A Gisella Selden-Goth scrisse il 14 maggio
1920: «[…] Bisogna rendersi conto che durante il progredire della composizione, il testo ogni
tanto viene a spostarsi; il poeta deve dar retta al musicista, altre volte questo assistere quello, ed
ecco la ragione perché io sono il mio proprio librettista (cfr. nota n. 64). Mi propongo di scrivere al “Dottor Faust” una prefazione che mi sembra indispensabile. Ma non posso dargliela, né
ultimarla in tempo, Le “ottave rime” del poeta agli spettatori spiegano come mi sentii attratto dall’argomento, ma intimidito dal monumento goethiano, e come venni a ritornare al teatro di
burattini. Lo schema di tale teatrino — ne vidi uno qui due mesi fa — lo sto seguendo abbastanza fedelmente nei due Preludi e nelle scene di Parma. L’intermezzo è di mia invenzione. La
duchessa mi serve per iniziare una originale sequenza di idee, e con questo abbandono i burattini. Il fanciullo diventa il simbolo che inizia e rende possibile una soluzione al di fuori dei limiti della commedia e quasi conciliante. Questo essere è generato da un impulso schietto che pone
il fondamento del perpetuarsi spirituale dell’individuo, dell’”Eterno Volere”, come Faust stesso
ultimamente si definisce. Nulla di tutto questo è voluto filosoficamente; l’azione nacque in me
da puri concetti poetici. Affidando la parte della guardia di notte a Mefistofele eliminai il
“Kasperle” (che regge la parte nel teatrino) come in un primo tempo stavo considerando. La
scena nell’osteria e degli studenti è assolutamente di mia idea. L’apparizione di Elena si svolge
nel medesimo ambiente anche nel racconto popolare; io la rappresentai come ideale irraggiungibile che Mefistofele fa vedere a Faust per distrarlo dalla importanza significativa insita nel fanciullo. La brevità era necessaria per la musica, perché essa richiede in media tre volte altrettanto tempo quanto il testo parlato. Anche le lacune del poema sono previste per lasciare alla musica dello spazio per riempirle. Un dramma perfetto in sé stesso non richiede la musica... La musica è ancora in corso di creazione […]. Quel che c’è mi sembra riuscito… L’impresa mi onora e
mi rallegra oltremodo» (SELDEN-GOTH, Faust, pp. 193-199). Nell’APPENDICE IV è trascritta la traduzione inedita del Doktor Faust di Augusto Anzoletti. Cfr. FERRUCCIO BUSONI, Abbozzo di un’introduzione alla partitura del Dottor Faust con alcune considerazioni sulle possibilità dell’opera, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 116-132; KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 365-402; BEAUMONT,
Busoni the Composer, pp. 311-354; SABLICH, Busoni, pp. 223-251; GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp.
339-334; PAOLO FRAGAPANE, Il Dottor Faust di Ferruccio Busoni, Firenze, Monsalvato, 1942; DENT,
Ferruccio Busoni, pp. 290-313; HEINZ STUCKENSCHMIDT, Ferruccio Busoni – Zeittafel eines
Europäers, Zürich und Freiburg i. Br., Atlantis Verlag, 1967, pp. 98-103; FONTAINE, Busonis
“Doktor Faust”; GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, passim; RODONI, L’esilio di Busoni a
Zurigo, pp. 56-59; PIERO SANTI, Il Faust di Busoni, in Ferruccio Busoni e la sua scuola, pp. 141153. Cfr. infine la seconda parte del volume Il flusso del tempo: Ferruccio Busoni e il Doktor
Faust, pp. 267-350, con saggi di Fedele D’Amico, Céléstin Deliège, Umberto Artioli, Paul Op De
Coul, Eero Tarasti, Giacomo Manzoni, David Osmond-Smith e Antony Beaumont. – Isidor
Philipp, nelle sue lettere a Busoni, chiede regolarmente informazioni sui progressi compiuti
nella composizione dell’opera.
Memorabile fu il ciclo di cinque “Concerti popolari”, diretti da Volkmar Andreae (cfr. nota n. 92),
che avevano lo scopo di illustrare la storia e lo sviluppo del Concerto per pianoforte (cfr.
SABLICH, Busoni, p. 62). Complessivamente nell’arco di circa due mesi, Busoni eseguì 15 diversi
concerti per pianoforte: vi comparvero tutti i capisaldi del genere e altre opere che Busoni stimava più degne di essere affiancate ad essi. Il conferimento del dottorato h.c. in filosofia da
parte dell’Università di Zurigo (cfr. nota n. 171) è certo da mettere in relazione anche con questo straordinario avvenimento artistico (cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, p. 67).
80
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
ILL. XIII – Attorno a questa statua all'imbocco della Bahnhofstrasse davano appuntamento
gli intellettuali riuniti a Zurigo durante la Grande Guerra. Qui Busoni incontrava Ludwig Rubiner,
il pittore Max Oppenheimer, i Dadaisti... Qui il sanbernardo Giotto, come racconta Dent,
faceva irritare i poliziotti zurighesi che mal tolleravano le sue immersioni nella fontana
ILL. XIV – La Tonhalle di Zurigo dove Busoni si esibì
sia come solista sia come direttore d'orchestra
Le lettere
ILL. XIV – La Tonhalle di Zurigo dove Busoni si esibì
sia come solista sia come direttore d'orchestra
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XV170
(Zurich, Septembre 1919)
Très-cher Ami,
ce sera dans la seconde moitié de Septembre (la date est difficile à préciser) que je passerai par Paris: pas avant le 16. et pas après le 24., comme j’estime en ce moment. Je compte sur Votre presence et me réjouis bien de cœur.
Votre très affectionné
et devoué
F. Busoni
On m’a nommé Docteur en filosofie à l’Université de Z.[urich]171
170
171
Lettera autografa (Washington, Library of Congress), senza data, ma il contenuto non lascia
dubbi: è stata scritta nei primi giorni di settembre del 1919. – Philipp ricevette la lettera di
Busoni: «Mon cher et grand ami, il m’est difficile de vous dire comment j’ai été heureux d’avoir
enfin une lettre de vous. Il est vrai que je ne plains que les vivants, parce que j’en suis. Si la guerre était douloureuse, la paix qui nous faisait voir le résultat du cataclysme, l’était encore plus. Le
monde sera changé – mais l’humanité!…» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3822+a+b). Il 3 agosto 1917
Busoni scrisse a Emilio Anzoletti da Zurigo: «Grazie della lettera e dei sentimenti a mio riguardo;
vorrei tanto poterti soddisfare e io stesso ho una grande nostalgia dei viaggi, dell’Italia e di te,
del resto il progetto di questa corsa a Milano è tuttora discusso, e certamente si sarebbe già realizzato, se io non fossi stato forzato per certi antichi obblighi, anteriormente contratti, di cedere
le mie nuove opere al mio consueto editore. – Il Serato (cfr. nota n. 90) mi perseguita da qualche tempo per una sua piccola idea d’una serata di violino e pianoforte alla Società del
Quartetto, alla quale egli attacca un’importanza, che a me sembra esagerata. Se non gli risposi
ancora, lo è per la ragione, ch’io mi decido assai difficilmente a spostarmi in questi tempi, e
assoggettarmi a delle cerimonie umilianti ai consolati ed ai confini. […] Non vedo che mi rimanga gran cosa per il resto della mia vita, ma a questo mi sono rassegnato a patto che l’energia del
lavoro non mi venga meno, e ch’io riesca al compito prefisso. Purtroppo anche per me la “sbornia” rimane esclusa, e deploro la mia recente avversione contro il vino. In mulieribus – pausa. –
Le mie opere [Arlecchino e Turandot] ebbero successo e si ridaranno. L’andare incontro ad un
terzo inverno svizzero è però cosa scoraggiante, tanto più, che il paese ed io ci siamo esauriti a
vicenda» (Bergamo, Archivio privato). Cfr. le lettere nn. 301-306 (7 settembre - 14 ottobre 1919),
in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 400-406 che aiutano a contestualizzare le lettere londinesi indirizzate a Philipp.
Conferitogli dalla Facoltà di Filosofia dell’Università di Zurigo. Louis Gauchat, rettore
dell’Università, così si espresse a proposito del conferimento del prestigioso titolo: «Busoni war
eine wieder lebendig gewordene Renaissancefigur, der eine Kunstform zur Darstellung der Idee
nicht mehr genügte. So gewaltigem Wirken durfte die Universität nicht teilnahmlos zuschauen».
Busoni esibì sempre con orgoglio questo titolo, nonostante detestasse le onorificenze: in moltissime lettere a partire dall’agosto del 1919 si firmava infatti «Dr. F. Busoni». Cfr. DENT, Ferruccio
Busoni, pp. 248-249; GERDA BUSONI, Erinnerungen an Ferruccio Busoni, herausgegeben von
FRIEDRICH SCHNAPP, Berlin, Arfas, 1958, p. 22 e WILLIMANN, Der Briefwechsel zwischen Ferruccio
Busoni und Volkmar Andreae, pp. 86-89. Come ringraziamento, Busoni offerse la seconda edizione del libretto del Doktor Faust (la prima era uscita nel 1918 sui Weisse Blätter): Gustav
Kiepenheuer, Postdam, 1920: «An die philosophische Fakultät der Universität Zürich, Ihr tief und
dankbar ergebener Doktor Honoris Causa F. B. Zürich, den 30. Juli 1919». Cfr. APPENDICE VI.
Le lettere
83
LETTERA XVI172
17 O.[ctobre] [19]19
Londres173
West Wing
Outer Circle,
Regent’s Park. N.W.
Mon Ami, je viens de recevoir votre lettre à la quelle je veux répondre “per filo e per segno”.
D’abord – c’est curieux – j’avais eu déja l’idée moi-même de vous offrir de “transmettre” la
dedicace des Cadences a Mlle Herrenschmidt;174 et je suis bien content, que nous nous rencontrons dans cette intention. Donc j’éspère que Marcella acceptera gracieusement mon
petit hommage.
Jouera-t-elle seulement le I. mouvement du Concerto? Alors vous n’avez pas besoin d’une
Cadence pour le Finale? Tout-de-même je ne laisserai pas mon petit travail inachevé, et j’en
vous enverrai la Conclusion. Ecoutez. Pour le Finale il faut une petite cadence introductoire avant la première Entrée du Piano. Ensuite: je vous demande votre opinion sur ce
petit problème. Etes-vous d’accord avec moi que le thème du Finale commence sur la
deuxième mesure, c’est à dire: que le morceau ouvre par une mesure vide idéelle (24)? De
façon, que chaque reprise du thème doit s’effectuer une mesure plus tard, pour ainsi dire.
[esempio musicale]
Ce principe est prouvé clairment par l’Entrée du dernier Tutti, après la cadence
[esempio musicale]
Ou, est-ce que je me trompe?175
– Comme je suis heureux de la bonne impression que vous avez reçu de mon
Arlecchino176!
(C’est mon œuvre favorite.)
Mais je tiens beaucoup à la Sonatine in diem Nativitatis.177
– Et le Concertino pour Clarinette,178 l’avez vous?
– Avant-hier j’ai donné mon I Recital à Londres, qui a produit une grande impression.
L’acceuil a été fort-touchant.179 (Les Concerts en Province sont dégoutants.)
Nous parlerons des Programmes à l’occasion de mon passage à Paris. Votre disposition
générale a mon approbation: mais je la modifierai dans quelques détails. J’étais moralment
forcé de vous présenter Miss Fisher,180 que je ne connais pas. C’est la fille d’une grande
famille avec des hautes relations.
Mme Busoni a reçu votre lettre avec un profond plaisir. J’en vous remercie. – De Milan181
pas de réponse encore.
Voulez vous vous donner encore une fois la peine de me faire une tabelle complète et
chronologique des Concerts à Paris au mois de Mars? (Avec vos projets des Programmes.)
Excusez.
Vous me demandez, si je suis “content”. Je vous confesse, que non.
– Le recommencement de cette existence de saltimbanque est une humiliation – à mon age
et au point moral et artistique que j’ai atteint – insupportable.
Et j’en vois pas la fin!!
84
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
– Maintenant je ne peux pas travailler à mon D[okto]r Faust, ce qui me rend encore plus
mécontent. – Et j’ai peur de ne pouvoir le reprendre que très peniblement…
Je vous embrasse.
Votre très dévoué
F. Busoni
172
173
174
Lettera autografa di proprietà della Signora Milena Benedetti di Firenze. – Il 21 settembre Busoni
comunica alla moglie di aver incontrato Philipp: «Oggi pranzeremo insieme e ricapitoleremo la
nostra conversazione di ieri. – La sua idea fissa è che d’ora in avanti il mio posto è in Italia. – Mi
ha persino raccomandato di tornare a – – Bologna!» (cfr. DENT, Ferruccio Busoni, p. 241, ma
soprattutto la nota 3 e la p. xy della PREFAZIONE, in cui Philipp sembra addirittura dileggiare
Busoni per aver accettato l’incarico di direttore del Liceo musicale di Bologna). Continua Busoni:
«Qui si ha un’idea feroce di Zurigo. Non la capisco bene. – È certo che Philipp mi vuol bene e
ha un’altissima opinione di me. – Comincia a somigliare a un ‘Clemenceau benevolo’. Ha sofferto atrocemente della guerra; raccontando ha pianto più di una volta. – Sono ben contento di
aver evitato i paesi belligeranti durante la guerra. Chissà a che punto sarei oggi spiritualmente
[…]». Il 4 ottobre scrive di nuovo alla moglie su Philipp e Parigi: «Philipp, che si dà sempre tanto
da fare, mi ha scritto ieri che si sta organizzando un concerto orchestrale di musica mia. Dunque
a Parigi il mese di marzo promette bene. – Quasi un mezzo anno fino allora: il mondo avrà forse
cambiato un po’ aspetto, ma in che direzione? Proprio a Parigi mi pareva che tutto si stesse
ammassando per un’esplosione...» (BUSONI, Lettere alla moglie, pp. 258 e 262).
Sul soggiorno londinese, Busoni scrisse a Ettore Cosomati il 30 settembre 1919 (N. Mus. ep.
1739): «Il mondo presenta un brutto aspetto e l’avvenire è minaccioso. La disobbedienza, la
superficialità divengono generali: le fisionomie mostrano un non so ché d’insolente e d’indifferente, che fà male a vedersi: lo si può osservare tanto quì, che a Parigi; con la differenza dei temperamenti; ciò che imprime al pubblico latino, qualche ché di più aggressivo ed inquieto. Lo
sciopero in Inghilterra è ben altra cosa, che la diffilata di qualche migliaio di giovinastri a
Z.[urigo]. Esso qui suscita una impressione atroce e tragica; e si sente bene, che non si tratta
d’una messa in scena in una commediola. I diritti dell’umanità gridano da sotterra. Mi pare ridicolo e meschino recarsi quì per suonare il Pianoforte. L’argomento, di portare sollievo ai migliori mediante l’arte, mi appare vano. Nessuno trova la capacità di concentrarsi e d’astrarsi dalle
miserie che lo circondano, che lo seguono ad ogni passo della vita giornaliera. E poi, il pianoforte, come lo s’intende in Inghilterra, non è arte. È semplicemente una delle parti della serata. [...] Ma dall’altro canto c’è molto d’interessante ad osservare, Londra è sempre unicamente
grande e variata, e i pochi amici che ho ritrovato mi accolgono fraternamente». Nella lettera successiva a Cosomati continua il suo amaro discorso (15 ottobre 1919, N. Mus. ep. 1740): «[...] il
gusto, anziché elevarsi o approfondirsi, è andato piuttosto giù o almeno non ha progredito. Quì,
noi musicisti, facciamo la parte di buffoni girovaghi, quasi di saltimbanchi». Alla moglie scrive il
24 settembre 1919: «L’Inghilterra che era, fino a prima della guerra, il paese più democratico, è
ora – senza esser cambiata – il paese più aristocratico, in confronto agli altri. Che educazione
regna qui! La gente – nonostante la fretta e l’ingombro – è talmente gentile e individualmente
piena di riguardo!» (BUSONI, Lettere alla moglie, pp. 258-259). Ettore Cosomati (1873-1960), pittore napoletano, si recò all’estero in giovane età. Soggiornò a Parigi, in Germania, in Inghilterra.
Durante il periodo della Grande Guerra, visse a Zurigo, dove realizzò i primi saggi grafici. Fece
alcuni disegni per il Doktor Faust, che tuttavia non furono mai usati per un allestimento scenico. Si stabilì in seguito a Londra. La passione per il colore lo portò alla pittura, soprattutto di paesaggio. Cfr. infine BUSONI, Lettere alla moglie, pp. 258-259 e 271.
Busoni scrive alla moglie: «Philipp mi ha pregato di dedicare le cadenze alla sua vecchia beniamina M.lle Marcelle Herrenschmidt. L’avevo già conosciuta anni fa e l’ho vista ultimamente a
Parigi: è molto simpatica. Ho ricevuto oggi da lei una bella lettera di ringraziamento, piena di
felicità» (BUSONI, Lettere alla moglie, 23 ottobre 1919, p. 269). In questa lettera Busoni italianizza
il nome della giovane pianista.
Le lettere
175
176
177
178
179
180
181
85
Risponde Philipp: «Je fais toujours faire une courte cadence (8 mesures) avant la première entrée
du finale dans le Concerto en do. Mais que faites vous dans certains Concertos, comme celui en
mi b[émol] par exemple, où il y a des vides incompréhensibles. Je suppose que Mozart improvisait quelques traits... Il faudra que je vous parle de cela» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3829a+b+c+d). Cfr. nota n. 185.
Cfr. nota n. 108 e APPENDICE II.
Cfr. nota n. 159.
Concertino per clarinetto e piccola orchestra, op. 48, KiV 276. Composto e pubblicato nel 1918.
Dedicato a Edmondo Allegra, primo clarinetto dell’orchestra della Tonhalle di Zurigo (cfr. nota
n. 232). Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 332-334; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 255257; RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 59-60; SABLICH, Busoni, p. 185.
Cfr. le lettere 303-314 in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 402-417.
Esther Fisher. Cfr. l’articolo Busoni and Philipp («Recorded Sound», 1, 8, 1962) in parte trascritto nella nota n. 4 della Prefazione: in esso la pianista neozelandese «recalls a series of seven concerts given by Busoni in Paris in 1920. Singles out his recordings of Liszt’s Hungarian Rhapsody
No. 13 as the “nearest approach to what I remember of his wonderful playing”» (ROBERGE,
Ferruccio Busoni, A Bio-Bibliography, p. 231).
Nel 1919 Busoni non programmò una tournée in Italia, anche perché il Marchese di Casanova
gliel’aveva sconsigliata: «Se Ella venisse [...] non potrebbe più ripartire; tutti i permessi essendo
rigorosamente vietati per periodo indefinito» [comunicazione contenuta in una lettera di Busoni
al pittore Ettore Cosomati del 9 settembre 1919 (N. Mus. ep. 1738)]. Questo il commento di
Busoni: «Non si capisce più niente».
ILL. XVI (a sinistra) – Frontespizio dello spartito per canto e pianoforte del capriccio teatrale
"Arlecchino" (1ª edizione). La riduzione fu opera di Philipp Jarnach, compositore franco-spagnolo,
allievo, assistente e amico di Busoni nel periodo dell'esilio zurighese.
ILL. XVII (a destra) – Copertina del libretto originale di Arlecchino e Turandot distribuito alla sera
della prima l'11 maggio 1917 (cfr. ILL. n.xy)
86
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XVII182
Londres, 23 Oct[obre] 1919
Cher Philipp, c’est assez remarquables comment nos idées se rencontrent. Justement je
m’occupais du Concerto en Mi b[émol] (Mozart),183 lorsque votre lettre arriva. Eh bien, je
compte de faire toute une petite histoire à propos du Rondeau final.184 Ça pourrait devenir
un morceau de “concours” très-brillant et favori. C’est vrai, qu’il y a partout des trous.185
C’est mon intention de les remplir, au risque de me prendre quelques “libertés”.186 – J’ai
reçu une lettre exquise de la part de Mlle Marcelle. C’est la seconde qu’elle m’écrit et je n’ai
pas encore repondu à la première. Je me sens humilié. – Saluez-là avec beaucoup d’affection et de reconnaissance. Vos paroles à propos de mon Arlecchino m’ont fait beaucoup
de bien: j’en suis touché, honoré et encouragé. – Avec les dates pour Paris, grâce à votre
amitié et activité, sont fixées (25). Ce sera une tâche très-forte pour moi, mais j’espère d’en
sortir avec honneur. Nous causerons des programmes definitifs, si vous voulez bien vous
y interesser. (Je crois que je ne jouerai pas les Elegies187 au Concert d’Orchestre et que le
programme ne pourra debuter par la Sarabande.188 Elle sera peut-être precedé par une petite Ouverture. – Je vous enverrai bientôt mon édition du Rondeau en mi b[émol],189 et vous
m’en direz votre opinion. Je vous remercie de tout et vous salue avec affection et estime.
Votre très devoué
F. Busoni
182
183
184
185
186
187
Copia manoscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 930a+b+c). Cfr. le lettere nn. 307-309 (14 ottobre
– 28 ottobre 1919), in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 405-410 che aiutano a contestualizzare le lettere londinesi indirizzate a Philipp.
Concerto per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore KV 482 (cfr. Lettera XIX).
Rondò concertante dal Finale del Concerto per pianoforte e orchestra n. 22 in mi bemolle maggiore, KiV B 87. Composto a Londra e a Zurigo nel dicembre del 1919 e pubblicato nel 1922:
«Ieri – per trovarmi un’occupazione – ho rielaborato il Rondò di quel “Concerto” di Mozart che
devo suonare a Zurigo. È pieno di passi non lavorati, evidentemente scritto in gran fretta, innocuo ma brillante; e penso che adesso ha acquistato più splendore. Mi ha dato da fare dalla mattina presto fino alle 5 e 1/2» (BUSONI, Lettere alla moglie, 25 ottobre 1919, p. 270).
Cfr. anche la lettera successiva. Probabilmente si tratta delle corone poste alla fine di una frase
o di un periodo musicale che richiedono al solista una breve improvvisazione di passaggio
(“Übergangsimprovisation”) con funzione di collegamento con la frase o il periodo seguenti. Cfr.
nota n. 175.
«L’unico frutto di questo tempo è la rielaborazione del “Concerto in mi bemolle maggiore” di
Mozart (finito l’altro ieri) e ancora le piccole cadenze per quello in do maggiore...» (ivi, 31 ottobre 1919, p. 271.)
Le Elegie (KiV 249) furono composte nel 1907 e pubblicate l’anno successivo. Nell’ambito della
produzione busoniana rappresentano una sorta di rivoluzione sul piano stilistico. In origine
erano cinque; successivamente Busoni ne accrebbe il numero a sette, premettendo un
“Preludio”, dal titolo inequivocabile Nach der Wendung. Recueillement [Dopo la svolta.
Raccoglimento], concluso il 1º gennaio 1908; aggiunse poi la versione pianistica della Berceuse
élégiaque per orchestra (cfr. nota n. 35) op. 42, KiV 252a composta in memoria della madre Anna
(deceduta il 3 ottobre 1909) e conclusa il 27 ottobre dello stesso anno. Questa versione fu pubblicata nel 1910. La Berceuse per pianoforte (KiV 252) fu portata a termine il 5 giugno 1909 e
pubblicata lo stesso anno, separatamente rispetto alle altre Elegie. Furono riunite da Breitkopf &
Härtel soltanto nel 1947. Cfr. la lettera a Galston del 16 ottobre 1907, in Ferruccio Busoni –
Briefwechsel mit Gottfried Galston, mit Anmerkungen und einem Vorwort herausgegeben von
Le lettere
188
87
MARTINA WEINDEL, Wilhelmshaven, Florian Noetzel, Verlag der Heinrichshofen-Bücher, 1999
(Taschenbücher zur Musikwissenschft, 128) p. 19; KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 231-234;
SABLICH, Busoni, pp. 162-166; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 101-112; PRINZ, Ferruccio
Busoni als Klavierkomponist, pp. 189 ss.; SITSKY, Busoni and the piano, pp. 61-65; MEYER, Die
Klaviermusik Ferruccio Busonis, pp. 121-134 e GALSTON, Busoni, gli ultimi mesi di vita, p. 55,
nota n. 161.
All’inizio del 1919 (secondo Dent a partire dalla fine del 1918) comincia la composizione di due
pezzi per orchestra Sarabande und Cortège (op. 51, KiV 282), sottotitolati Studien zu Doktor
Faust e dedicati a Volkmar Andreae (cfr. nota n. 92): la Sarabande, infatti, costituirà, leggermente abbreviata, il secondo intermezzo dell’opera; nel Cortège sono già presenti quasi tutti i
temi che introducono la scena alla corte di Parma. Busoni considerava la Sarabande come «la
mia migliore ispirazione e la più accurata fattura. [...] La lettura dello spartito dovrebbe – a mio
parere – dissipare i dubbj [...]. Nell’ultimo mio modo di scrivere, la mancanza di SENSUALITÀ
colpisce l’uditore in una forma che non gli è famigliare. Accanto alle insistenze spasmodiche e
brutali d’un Wagner (alle quali i nostri Italianissimi si sono arresi senz’altro!) i miei suoni devono necessariamente sembrare astratti, “inafferrabili” come Lei dice, ma non “spasmodici”: anzi
piuttosto riflessivi e riservati. È uno dei miei conscii ideali di arrivare all’illimitato nella espressione musicale mantenendo una forma perfettamente concreta e costruttiva, e sono ancora ben
lontano dall’averlo raggiunto! – La mia opera Il dottor Faust tenta di avvicinarsi maggiormente
alla meta prescritta e aspirarla. Purtroppo la Composizione fù interrotta per sei mesi (!) in causa
d’un mio malessere, di cui ancora sono convalescente» (lettera a Mario Corti, Berlino, marzo
1923, in MARCHESI, Alcune lettere di Busoni, pp. 64-65). Cfr. anche BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 288, p. 388. Su Sarabande und Cortège, cfr. KINDERMANN, Verzeichnis,
pp. 340-341; SABLICH, Busoni, pp. 181-182; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 259-264.
ILL. LIV
– Busoni nel suo studio a Berlino (primi anni del Novecento)
LETTERA XVIII190
Londres, 4. Nov.[embre] [19]19.
West Wing
Outer Circle,
Regent’s Park. N. W
Cher et très honoré Ami, je suis heureux de la bonne impression, que la lecture de
Turandot vous a donné, et je garderai votre lettre191 comme un temoignage precieux de
votre estime.
Je confesse que j’ai peu gouté les allusions aux exploits de Don Basilio.192
– Ces demi-mots ne me vont pas. Il faut me dire qui est, qui m’accuse et de quoi il m’accuse; non pas pour me défendre – ce qui serait avouer la possibilité que je sois coupable
– mais pour y voir clair et savoir la direction, la mésure et le sujet des calomnies sur mon
compte.
– Parmi les hommes, dont les noms sont plus ou moins en evidence, il y en a peut-être
trois, qui se sont comporté (26) aussi proprement, que moi, pendant les enormités de cinq
ans.193
– Je vous prie donc de me fournir les details, pour que je puisse envisager nettement la
situation.
88
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
– Je ne comprends du reste pas, en quoi tout ça ait à faire avec la valeur musicale, scenique
ou “pratique” (!) de mes partitions. Mais puisque la mentalité des gens, qui disposent des
destinées, semble être regrettablement derangée, il faut au moins, qu’elles s’expriment
aussi précisement et directement, que leur état leur permet. – Ne croyez vous pas?
– J’ai fait bon travail sur le Rondo de Mozart. Je pense qu’il aura votre approbation.
Vous avez raison, de y constater des “trous”,194 que je me suis permis de remplir avec
quelques libertés.
– Je commencerai mes Concert[s] par celui que vous trouverez bon de fixer.
Je vous remercie. Racontez-moi de Mlle Herrenschmidt,195 après la bataille. (Et saluez la de
ma part.) Je Vous embrasse.
Votre toujours devoué
F. Busoni
189
190
191
192
193
194
195
Cfr. nota n. 184.
Lettera autografa (Parigi, Bibliotèque Nationale, Fondo Mahler). – Cfr. le Lettere nn. 310-314 (19
novembre – 2 dicembre 1919), in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 410417, che aiutano a contestualizzare le missive indirizzate a Philipp da Londra. Dalle Lettere alla
moglie scritte in quei giorni risulta che Busoni era in stretti contatti con lo scrittore George
Bernard Shaw. Cfr. anche DENT, Ferruccio Busoni, p. 246, COULING, Ferruccio Busoni, p. 316.
Non è conservata la lettera in cui Philipp parla di Turandot.
Don Basilio è qui un’antonomasia e indica i calunniatori in genere (cfr. Il Barbiere di Siviglia di
Rossini). Dei Don Basilio Philipp parla nella citata lettera non conservata e in questa: «[...] je parle
de Don Basilio, parce que ce sont des bruits que l’on fait courir — sans se découvrir. On ne peut
citer personne. Un Italien m’a dit que “Busoni méprise l’Italie”. “On m’a dit que toutes les sympathies de Busoni sont pour les Allemands”... Et cela suffit, là dessus l’on brode. Le monde du
théâtre est un drôle de monde. Chacals et hyènes... Dès que l’on parle d’un compositeur nouveau voulant prendre une place, si petite soit-elle, sur l’affiche, tous, amis et ennemis, montrent
les crocs. Ne vous en faites pas. Pensez aux amis dévouées et fidèles qui vous aiment et vous
admirent. La mentalité des gens est méprisable et les temps sont pénibles, c’est certain... Mon
affection pour Busoni, l’homme et l’artiste, me fait peut-être exagérer des craints de cabale pour
plus tard et — je répète — parce que je connais les gens qui touchent aux théâtres — les opérateurs comiques — le titre officiel de directeur du Conservatoire de Milan fera taire bien des
envieux» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3830).
Dal 1915 al 1920, gli anni dell’esilio busoniano che hanno fortemente compromesso la sua salute psico-fisica. Cfr. la lettera a Philipp Jarnach del 20 aprile 1921, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 344, p. 456: «Zurigo! Città del rifugio! […] Mi ci son voluti sei mesi
per riprendermi. (Mi dicono che sono ringiovanito dei cinque anni di cui ero invecchiato là)».
Cfr. note nn. 175 e 185. Si tratta del Rondò concertante, su cui cfr. nota n. 184. L’ammirazione
per Mozart fu risvegliata dal suo maestro Wilhelm Mayer (alias W. A. Remy). «Siamo tutti dei
poveri spazzacamini di fronte a Il ratto dal serraglio Mozart.» (GALSTON, Gli ultimi mesi di vita,
p. 82, 20.5.1924). Ad Hans Reinhart scrisse il 13.10.1918: «[...] durch meine selbsterziehung an
Mozart gelehnt, durch Abstammung ein “Lateiner”, wendet sich mein Geschmack von einer ganzen Epoche der deutschen Musik ab, die leider gerade die war, die während meines eigenen
Lebens herrschte. Das ich das wort “herrschen” in der Vergangenheitsform anwende, geschieht
bewusst. Ich hoffe und glaube, dass diese Episode überwunden ist [...]» (Mus. Nachl. F. Busoni
B I, 1000). Cfr. BUSONI, Su Mozart, in Lo Sguardo lieto, pp. 275-300; SABLICH, Busoni, p. 97; SITSKY,
Busoni and the piano, pp. 242-267.
Cfr. nota n. 103.
Le lettere
89
LETTERA XIX 196
Londres, 8 Nov.[embre] 1919
Cher ami et très honoré Confrère, je viens de lire votre lettre de “Jeudi” qui se donne une
aimable peine d’être réconciliante et dont je vous remercie de tout mon cœur. La réponse
à mon explosion (pour laquelle vous m’avez pardonné...) est du reste telle, que je m’attendais. Mais – vous le savez – si j’étais directeur à Milan, ou le roi d’Italie lui-même, les
Don Basilios197 trouveraient facilement des autres arguments pour m’attaquer. Le patriotisme198 est aujourd’hui le plus sûr, plus tard on en inventera des moraux, d’intimes, ou directement des accuses artistiques...
Sans poser à l’imitateur de Liszt, je dois dire avec lui: Je peux attendre.199
En attendant, je suis doublement touché et plein de réconnaissance pour ceux, qui me sont
amis, et qui – guidés par l’amour – ont la bonne volonté de m’apprecier. Entre eux, vous
êtes un des premiers, au cœur et à l’esprit, par culture et confraternité, pareillement élevée. – Soyez beni. – L’article, qui peut-être vous interessera, me prouve, que vous n’êtes
pas le seul à penser et dire bien de moi... Connaissez-vous cet Edward Dent?200 Le Rondo
de Mozart en Mi b (Köchel 482) exige – dans ma redaction – une partition nouvelle et complète. Je trouverai le temps de l’apprêter et – plus tard – je la publierai sous le titre de
“Rondo Concertante”.201 – Je le répète, qu’elle promets (27) de devenir un morceau favori
aux classes de Piano. Et j’espère de pouvoir vous l’apporter à mon passage par Paris. (Ma
dernière date ici est le six decembre: donc je compte de vous revoir vers le 10.) – Pour le
Concerto en Mi b[émol] j’ai fait – independemment du Rondo Concertante – les cadences
necessaires au I et III mouvement.202 – Il y a encore l’Andantino de l’autre Concerto en Mi
b[émol]203 – transcript par moi pour piano seul. Un morceau très beau. Est ce que vous
l’avez? Je vous embrasse, votre profondement devoué F. Busoni
Saluts à Mlle Marcelle.
196
197
198
199
200
201
202
Copia manoscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 931a+b+c).
Cfr. nota n. 192.
Cfr. Lettera XXXVII e nota n. 324.
Cfr. Lettera LXXII.
Edward Joseph Dent (1876-1957), musicologo inglese, grande amico ed estimatore di Busoni.
Studiò al King’s College di Cambridge, dove fu insegnante a partire dal 1902. Nel 1922 fondò la
Società internazionale di Musica Contemporanea (S.I.M.C.), di cui rimase presidente fino al 1938.
Fu autore, fra l’altro, della seconda, fondamentale biografia di Busoni (cfr. nota n. 20) pubblicata nel 1933 (la prima fu redatta da Hugo Leichtentritt nel 1916, quando il musicista era ancora in
vita). Di Busoni fu grande amico ed estimatore. In BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, 12, tutte in italiano, sono indirizzate a Dent (cfr. l’elenco a p. 570). Isidor Philipp così
risponde (il 10 novembre 1919) a proposito di Dent: «Je ne connais pas Edward Dent; mais il
juge avec clairvoyance et intelligence —. Cependant un professionnel seul, peut se rendre
compte de ce que vous êtes pour notre Art» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3831+a+b).
Cfr. nota n. 184.
Il giorno dopo Busoni scrive a Gerda una lettera in cui cita brevi brani di una lettera di Philipp
riguardanti queste cadenze: «Delle cadenze che in un primo momento aveva trovate “charmantes” – Philipp mi dice questa volta: “J’ai vu de près maintenant vos deux Cadences pour le
Concerto en ut. Ce sont deux petits chefs d’œuvres d’esprit et de finesse. Comme l’auteur de la
Sonatina ‘in Diem nativitatis Christi’ [cfr. nota n. 159], peut-il écrire les spirituelles broderies de ces
cadences, c’est le secret du génie”» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3830). Si tratta delle Drei Kadenzen
90
203
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
zu W. A. Mozarts Klavierkonzert n. 24 in c-Moll, KV 491, composte nel 1918 e pubblicate nel
1919. Il brano di Philipp è trascritto nella lettera del 10 novembre 1919 alla moglie (p. 275).
Andantino dal Concerto per pianoforte e orchestra n. 9 in mi bemolle maggiore KV 271, rielaborato per pianoforte, KiV B 84. Quando ne riceve una copia, Philipp ringrazia Busoni: «Merci
pour l’andante de Mozart, Votre transcription est un chef d’oeuvre d’habileté; la cadence est
charmante» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3767, s.d.).
LETTERA XX204
Londres, 10 Nov.[embre] 1919205
Cher ami Philipp, il faut que vous usez de votre patience, si – cette fois – je viens vous
importuner pour un fait qui ne peut vous êtres que d’un interêt relatif. – Je me suis offert
moi-même de vous deranger pour être agréable à mon hôtesse Miss Maud Allan,206 qui me
regale ici d’une belle hospitalité. – C’était avant la guerre, que Cl.[aude] Debussy écrit pour
elle la Musique à une scène dansante, qui n’a été jamais produite.207 Miss Allan, decidée de
mettre son ancien projet en éxecution, s’est adressée – suivant mon conseil – aux Editeurs
Messieurs Durand et fils, en leur proposant l’idée pour Paris. – Ils repondent à la proposition en engageant Miss A.[llan] à se mettre en rapport avec Mr Gheusi,208 directeur du
Theâtre du Vaudeville. Avant d’agir de la façon suggerée par Durand, Miss A.[llan] aimerait avoir des informations sur l’importance et la réputation du Theâtre mentionné, vû
qu’elle tient beaucoup à que la réputation originale de l’œuvre de Debussy et de la sienne soit aussi digne et artistique que possible. – Il faudrait savoir aussi, quel[le] est la qualité et quel le nombre de l’orchestre du Theâtre du V.[audeville], puisque la partition de
Debussy est très riche e[t] compliquée (– inutilement209 à mon avis! –) et interessante
comme instrumentation du type néo-wagnerien. (Je crains qu’elle soit destinée à vieillir
rapidement, donc il ne faudra pas perdre du temps.) Voilà la raison et le sujet de mon
enquète importune, que vous excuserez avec votre bonté et indulgence prouvée. Dieu me
pardonnera, c’est son métier dit H.[einrich] Heine210 en mourant. – Je vous remercie (aussi
au nom de l’aimable Maud) et vous salue avec affection.
Votre toujours devoué F. Busoni
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205
206
Copia manoscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 932a+b+c). Ultima lettera scritta da Londra a
Philipp. Un mese dopo Busoni si trasferì a Parigi per poi rientrare, come al solito, a Zurigo per
il Natale e il Capodanno (cfr. Dent, Ferruccio Busoni, pp. 243-244).
Lo stesso giorno scrisse alla moglie: «Il concerto di ieri è stato un po’ più decente di quelli in provincia. L’Albert Hall era pieno! Bisogna prima farsi un’idea di cosa vuol dire 8-10 mila persone;
e quale può essere la qualità di una massa simile, la domenica! […] Suono ora con grande disinvoltura, senza fatica e senza nervosismo. – E suonare così mi fa anche piacere. […] Sto benissimo, sebbene la giornata abbia l’aspetto di “autunno moltiplicato per Londra” […] In questo
momento mi sono successe due cose deliziose: ho fatto la conoscenza di un piccolo “Concerto”
(in fa maggiore) di Mozart, che comincia come un giuoco e si fa via via più complicato; ma sempre grazioso e vivace; – e ho ricevuto per posta il pacco che contiene il “Federico II” di Carlyle:
un regalo di Rosamond [Ley]» (BUSONI, Lettere alla moglie, p. 276). Per Carlyle, cfr. PEARL,
Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 18; THOMAS CARLYLE, History of Friedrich II of Prussia, called
Frederick the Great, 6 vol., London, Chapman and Hall, 1858-1865.
Maud Allan (1883-1956), celebre danzatrice. Da ragazza studiò musica a San Francisco, poi pianoforte con Busoni a Weimar nel 1900. Spinta dall’interesse verso l’arte greca, decise di diven-
Le lettere
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208
209
210
91
tare ballerina, cercando di riportare in auge l’antica danza ellenica. Si esibiva soprattutto scalza
indossando una tunica. Busoni fu spesso suo ospite a Londra, in mezzo al Regent’s Park (lettera a Philipp Jarnach, 5 ottobre 1919, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 304,
pp. 403-404). Isidor Philipp gli risponde allegando una lettera confidenziale per Maud Allan che
purtroppo non ci è pervenuta. Disponiamo per contro di una lettera dattiloscritta di Dandelot
indirizzata a Busoni, in cui l’indefesso impresario gli propone concerti in Spagna, Portogallo e,
addirittura, nel Sud America: «D’autre part j’ai à vous offrir pour l’Amérique du Sud, 30 à 40 concerts entre Mai et Septembre, ou Juin à Octobre, 1920-21 ou 1922 à votre choix, tous voyages
payés, aller et retour, et également dans l’Amérique» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3833a).
Cfr. la lettera del 2 dicembre 1919 a Jarnach (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg,
n. 314, pp. 415-417). Si tratta del «balletto Khamma, composto nel 1911-12 e orchestrato da
Charles Koechlin (1867-1950) nel 1913. Fu eseguito per la prima volta il 15 novembre 1924,
come pezzo da concerto». Cfr. BUSONI, ivi, p. 417, note 1 e 2.
Pierre-Barthélemy Gheusi (1865-1943) fu per breve tempo direttore del Théâtre Lyrique du
Vaudeville (1919-1920) e più tardi dell’Opéra-Comique.
Su Debussy, cfr. BUSONI, Autorecensione in Lo sguardo lieto, pp. 175-176, integralmente pubblicata nell’APPENDICE IV. Cfr. anche SABLICH, Busoni, pp. 172-173.
Scrittore tedesco (1797-1856). In una lettera del 15 giugno 1921 a Volkmar Andreae, Busoni cita
questa frase di Heine: «Andrei volentieri in Inghilterra, se non vi fossero gli inglesi» e chiosa: «e
così è – cum grano salis – per ogni paese (esclusa ovviamente la Svizzera)»: BUSONI, Lettere con
il carteggio Busoni-Schönberg, n. 350, p. 466. Nella sua biblioteca Busoni aveva moltissimi libri
di Heine, tra cui l’opera completa in tedesco (14 volumi) e in francese (16 volumi): cfr. PERL,
Bibliothek Ferruccio Busoni, pp. 47-48.
ILL. XVIII – Da sinistra a destra: Isidor Philipp, Ferruccio Busoni e Charles Widor
nel marzo del 1914 a Parigi Isabelle Chapuis Starr
92
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XXI211
Grand Hotel Paris
12, Boulevard des Capucins, 12
Paris, 13 Dec.[embre] 1919
Cher Ami Philipp, je dois vous exprimer tout le plaisir, toute la reconnaissance et la joie
des belles impressions que j’ai éprouvé[es] par vous, envers vous, et grâce à l’atmosphère
(purifiée) de Paris.212 J’en suis heureux et encouragé, et plein de belles attentes.
La visite chez Carré213 a resultée (28) précisement comme j’avais prévu. Au départ, Mr le
directeur dit à Maud Allan: “Je suis charmé et flatté, Mademoiselle, de vous serrer la main
(etc.)” – à moi il dit (en passant) Bonsoir Monsieur. Probablement il m’a pris pour un
“interprète” du Grand Hotel. – Je ne me pardonne pas d’avoir fait ce pas. – La Malle m’a
été rendue. Imaginez qu’on avait déjà initié una accusation contre moi: ...à la fin on m’a
presenté des excuses. Je crois qu’il faudrait rectifier en quelque sens ma visite chez Carré.
Je suis très-humilié et je n’en vois ni la nécessité ni la raison.
Je vous embrasse. Votre très affectionné et très-devoué F. Busoni
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213
Copia dattiloscritta e manoscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 933a+b+c).
Su Parigi scrisse al figlio secondogenito Raffaello (1900-1962) il 25 novembre 1920: «C’est une
ville extraordinaire, en tous les sens, qui Vous rend ou très-solitaire ou très-mondaine. On n’arrive jamais à la maîtriser: on doit se tenir à certains groupes; le total vous échappe continuellement. Ce qui Vous rend excité dans la jeunesse, et philosophe dans l’âge: admis que Vous soyez
“serieux”, ce, que, à Paris est une etiquette spéciale, respectée — mais un peu extravagante» (N.
Mus. Nachlass 4, 148).
L’episodio è raccontato anche dal DENT, Ferruccio Busoni, p. 243.
LETTERA XXII214
Zurich, 21. D.[écembre] 1919
Cher Ami Philipp,
j’ai reçu la visite de Mlle de Valmalète, dont j’ai dû manquer le Concert, par un malentendu regrettable.
Mlle de V.[almalète] a pris avec soi la Danse Macabre,215 qui vient de paraître. – On m’annonce la publication des Cadence de Mozart216 et du VII Volume Bach = B.[usoni],217 qui
arriveront cette semaine.
J’etais plus fatigué, que je ne m’attendais de l’être, après le voyage; et incapable d’action
jusqu’ici. De là vient, que je ne me suis rendu pas encore chez Hug.
Mais j’ai fait la nouvelle partition du Rondo Concertante218 d’après Mozart: – je l’ai jouée tant
bien que mal à quelques amis, qui en furent satisfaits.
Le programme de mes petites choses pianistiques est très-bien; je me réjouis (29) enormement de l’entendre jouer par vos élèves, qui – à ce qu’il me semble – sont toutes des
“artistes”, et pianistes consommées: – elevées au dessus du pur pianisme, grâce à l’education estethique, et au souffle de bonté, qui proviennent de Vous. 219 –
La Fantasia d’après Bach220 se trouve dans le IV volumes221 de mon édition collective, que
vous me dites de posseder.
Le lettere
93
Ce Tauber222 est bien gentil. Merci de tout. – Un de ces jours je m’appliquerais à la rédaction des programmes pour Mars.
J’ai trouvé ici tant de choses à arranger, qu’au premier moment j’en etais consterné et
decouragé au point, de ne rien faire du tout (je n’aime pas les choses “necessaires”…)
Mais j’ai retrouvé aussi les Miens en bon étât de Santé, et assez equilibrés et harmonieux.
L’ainé223 a passé par une succession de tristes experiences, dans une isolation presque
absolue, et il est revenu une espece de Kaspar Hauser,224 comme sortant d’une chambre
sombre. C’est un garçon doué et honnête, mais en ce moment un convalescent…
A bientôt, et mille affection[s].
Votre F. Busoni
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress).
Totentanz. Fantasie für Pianoforte und Orchester von Franz Liszt (KiV B 72), conclusa il 21 ottobre 1918. L’autografo, di proprietà della Famiglia del Marchese di Casanova, fu venduto all’asta
(Stargardt, Berlin, 2001) a un privato. A Vianna Da Motta (cfr. nota n. 126) Busoni scrisse:
«Hervorragend ist eine Abschrift des Todtentanzes (Partit.[ur]) im Besitze des Marquis Casanova.
Zu dieser gehören 28 Seiten beilagen von Liszt’s eigener Hand, die Zusätze und Änderungen
enthalten, die mit Ziffern und Zeichen in der Partitur korrespondieren» (31 gennaio 1917; cfr.
WASSERMANN BEIRÃO, Busoni-Da Motta, Briefwechsel 1898-1921, p. 105). Busoni conobbe il marchese di Casanova nel dicembre del 1915. I motivi dell’interesse di Busoni per la figura del
Marchese: la sua raffinata cultura mitteleuropea (era inoltre musicista, allievo di Liszt) e la sua
notevole collezione lisztiana: egli possedeva infatti gli autografi della Sonata in si minore e, come
detto, della prima versione della Danse macabre molto importanti per Busoni che stava curando
una raccolta completa delle opere pianistiche del compositore ungherese. Cfr. nota n. 15.
Kadenz und Coda zu Wolfgang Amadeus Mozart Klavierkonzert Nr. 23 in A-Dur, KV 488 (KiV
B 9) e le Drei Kadenzen già menzionate. Cfr. nota n. 202.
Cfr. nota n. 124.
Cfr. nota n. 184.
Lusinghiera attestazione di stima da parte di un musicista (Busoni) a quel tempo celeberrimo e
autorevolissimo per Isidor Philipp, la cui «Filosofie renonçante» gli ha fatto preferire l’insegnamento alla carriera solistica.
Fantasia nach J. S. Bach per pianoforte, KiV 253. Conclusa l’8 giugno 1909 e dedicata alla
memoria del padre Ferdinando, spentosi il 12 maggio 1909. Fu pubblicata nel 1916.
Cfr. Kindermann Verzeichnis, p. 466.
Cfr. nota n. 315.
Benvenuto o Benni, nato a Boston nel 1892 e morto a Berlino nel 1976 (cfr. anche note nn. 80,
159, 164, 636, 668 e l’APPENDICE XY.
Il 26 Maggio 1828 la polizia di Norimberga fermò un ragazzo vestito da contadino e dall’aria spaurita che passeggiava senza meta per le strade della città e che portava con sé due lettere, indirizzate al capitano del reggimento di cavalleria. Sconosciuto il mittente delle lettere, in cui si pregava di arruolare il ragazzo. Il giovane parlava in modo confuso, affermando di aver vissuto per
lungo tempo in un luogo buio e di essersi cibato soltanto di pane e acqua. Il caso suscitò interesse in tutta l’Europa. Preso sotto la protezione di un educatore, Kaspar rivelò subito una vivace
intelligenza ed una notevole capacità di apprendimento. Nel 1829 scrisse addirittura una sua
autobiografia che però non aggiunse nulla alle notizie fornite durante il suo ritrovamento.
Stranamente, nello stesso anno, ebbero inizio una serie di attentati alla sua vita, fino a quando,
nel 1833, Kaspar Hauser venne ritrovato agonizzante per una violenta coltellata al cuore. Dopo
tre giorni di agonia, morì, portandosi dentro il suo segreto. Forse Busoni conosceva i due testi di
Julius Meyer: Caspar Hauser. Hinterlassenes Manuscript von Joseph Hickel (1881) e Authentische
Mitteilungen über Kaspar Hauser (1913). Di sicuro aveva letto Caspar Hauser oder Die Trägheit
des Herzens (1908) di Jakob Wassermann, suo intimo amico, a cui dedicò il volume di saggi Von
der Einheit der Musik (cfr. nota n. 561).
94
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XXIII225
(Zurich, 30 Décembre 1919)
Cher Ami Philipp, je vous ai envoyé par la poste les cadences à Mozart et mon édition de
la Fantaisie sur Don Juan;226 par Mlle de Valmalète, la Danse macabre, par l’éditeur Huni,227
un Almanach musical de la Suisse, qui contient un bel article sur votre ami devoué.
J’espere vous completer la collection.
Or, j’ai pensé mes programmes pour Paris (ce sera, je crois, la plus belle chose depuis la
guerre pour moi!) et je trouve que mon travail est bien fatigant. – Je voulais vous demander, si vous aviez un pianiste capable et desireux de jouer la partie de Piano dans mon
Concerto, que je dirigerais moi-même. J’aimerais m’exempter du pianisme pour cette soirée. Si vous ne trouvez pas, ou ne désirez pas un tel arrangement, je voudrais vous demander encore, comment vous envisageriez l’idée d’inviter mon élève Petri228 (Egon Petri est
hollandais, quelle misère de devoir l’ajouter! –)229 à jouer le Concerto. Ce qui, du reste, ne
sera pas pratiquement facile, puisqu’il habite Zakopane, en Pologne.
– Ou vous proposerez autre chose, ou vous insisterez sur le projet original: dans tous les
cas j’ecouterai votre conseil.
J’ai beaucoup à faire. Pardonnez donc cette fois ma concision un peu abrupte.
Je vous embrasse. Votre très affectionné F. Busoni
Zurich, 30 Dec.[embre] 1919.
225
226
227
228
229
Mus.Nachlass F. Busoni B I, 935a+b+c. – Il giorno dopo scrive a Rosamond Ley: «At present I am
earnestly considering the idea of a second part to Arlecchino. The words are written already; it
is more philosophy in them and much of individual points: and because I never thought of the
stage and not at all of ther Music when I wrote down the three scenes, the work may prove surprising when performed and adapted to Music. The continuation of A[rlecchino] makes it necessary to give a new companion to Turandot, which cannot remain single. And there is Dr Faust.
Plenty of projects and enough of ideas – give me only time, strength and peace» (Biasca,
Archivio privato L. Rodoni; Londra, British Library).
Cfr. nota n. 157.
Hubert Niebuhr (HU-NI), editore tedesco.
Egon Petri (1881-1962), pianista tedesco (il padre Henri era olandese). Studiò dapprima violino
con il padre. Si dedicò poi al pianoforte e divenne ben presto l’allievo prediletto di Busoni. Fu
professore di pianoforte a Manchester, Zakopane (Polonia), Basilea, Berlino e, dal 1939, a
Oakland negli Stati Uniti. Alternò l’attività didattica a una brillante carriera di solista. Fu ben presto considerato il massimo interprete di Busoni e l’erede del suo magistero pianistico. Oltre
cento lettere di Busoni a Petri sono state inserite nella citata silloge curata da Beaumont e Sablich
(se ne veda l’elenco a p. 573). Tutte le lettere nella lingua originale (il tedesco) di Busoni a Egon,
comprese quelle ai genitori Henri e Kathi, sono state pubblicate, con introduzione e ampio commento, in FERRUCCIO BUSONI, Briefe an Henri, Katharina und Egon Petri, mit Anmerkungen und
einem Vorwort herausgegeben von MARTINA WEINDEL, Wilhelmshaven, Florian Noetzel, 1999
(Taschenbücher zur Musikwissenschaft, 129).
Sul cosmopolitismo di Busoni, cfr. la lettera a Mario Corti del marzo 1923, pubblicata in
MARCHESI, Alcune lettere di Busoni, p. 65: «Lei sa (o non sa) che il mio soggiorno a Berlino fù ed
è una lotta continuata contro il gusto tedesco: con ciò ho sempre affermato il mio sentimento
latino e mi son creato degli avversarj tanto quì, che in Italia. Pur non potendo negare i miei istinti innati verso il gusto italiano, sono e rimango perfettamente estraneo ai trasporti patriottici. Ho
percorso ripetutamente varie parti del mondo e dappertutto scorgo “uomini” deboli e forti,
Le lettere
95
buoni e cattivi, stupidi e intelligenti. Un Cervantes, un Goethe, uno Shakespeare, mi valgono
quanto il Dante, e – secondo i momenti e lo stato d’animo – talvolta anche di più. Ho – grazie a
Dio – degli amici devoti in tutti i luoghi. Non vedo differenza fra le nazioni; riconosco invece
distintamente la eguaglianza nelle classi. […]». Inoltre: «Vivo nel sentimento dell’esilio e tutto mi
conforta quando proviene dalla mia gran patria: l’Europa. Poichè questa guerra mi ha aperto gli
occhi e riconosco nell’Europa una sola nazione, da cui ho attinto quel poco che so e per la quale
nutro tutto l’affetto di cui sono capace. Non posso altrimenti definire il mio sentimento, che spiega la mia attitudine e che Lei forse, meglio d’un altro, comprenderà. La mia collezione di libri
(cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni) commenta e specchia questa mia affermazione ed è,
come Ella sa, cosmopolita ed imparziale. Per quanto ammiratore e discepolo dei grandi maestri
tedeschi Lei ha avuto occasione di constatare da vicino lo stato di opposizione in cui mi trovo
(e mi esercito) contro le opinioni e le interpretazioni germanico-musicali. Nell’animo sono rimasto latino e un istinto di coscienza e di parentela durante la mia vita ed a più riprese mi ha
costantemente respinto verso l’Italia, dove credetti dover scorgere il compito supremo dei miei
tentativi artistici. L’ultimo esperimento fu un’amara disillusione e di ciò mi dolgo per i Bolognesi»
(lettera a Mario Corti, scritta a New York, del 17 aprile 1915, ivi, p. 62). Cfr. anche la lettera a
Harriet Lanier del 18 luglio 1915, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 198, p.
288, in cui, tra l’altro, afferma di sentirsi «europeo e (Dio sia lodato) più uomo tra gli uomini che
virtuoso di professione». Inoltre: HEINZ STUCKENSCHMIDT, Der Europäer, in Ferruccio Busoni, pp.
163-171; LEVITZ, Italianità, in Teaching New Classicality, pp. 247-250. Cfr. infine Isidor Philipp:
«Tout en vous est latin – votre personne et votre art et votre cerveau si magnifique…».
LETTERA XXIV230
Zurich, 9 J.[anvier] 1920
Cher Ami Philipp, hier je vous ai envoyé une ancienne copie (retrouvée) des petits Préludes
de Bach231. Le cahier contient ces extraordinaires “Duetti”, qui sont trop peu connus. – L’ami
Allegra232 pensera aux partitions de piano du Concertino;233 elles ne sont pas encore
publiées, mais sous presse. – Les émotions de mon voyage, auxquelles je m’avais deshabitué, ont interrompu fatalement le fil de mon travail: je le reprends avec difficulté. – Puis – je
l’ai dit – je me suis trop occupé de Mozart. Vous (peut-être vous seul) comprendrez, si je
vous confesse, qu’il ne contient plus de mystères pour moi; excepté le mystère fondamental de son inspiration inépuisable.234 – Ensuite: il y a tant de choses “administratives” à faire.
L’idée des voyages à venir me paralise. Les programmes pour Paris vont être rédigés. Vos
télégrammes (de vous et de Marcelle) m’ont procuré une pure joie. J’en vous remercie de
tout mon cœur et vous embrasse (elle aussi!). Votre très affectionné
profondément dévoué
F. Busoni
230
231
232
233
Lettera autografa (University of Louisville).
Cfr. la lettera a Hermann W. Draber, del 13 giugno 1914, in BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 175, p. 260. Lo stesso giorno informa la moglie della piacevole scoperta
(cfr. BUSONI, Lettere alla moglie, p. 239). I Quattro Duetti (BWV 802-805) e i 18 piccoli Preludi
per pianoforte (cfr. l’elenco in SABLICH, Busoni, p. 349) furono pubblicati nella Busoni-Ausgabe,
III volume, nel 1916.
Edmondo Allegra era il primo clarinetto dell’orchestra della Tonhalle, dedicatario di alcuni lavori busoniani, tra cui il Concertino per clarinetto e piccola orchestra.
Cfr. nota n. 178.
96
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
«Con la mia autoeducazione mi basavo su Mozart, con le mie origini ero un ‘Latino’, il mio gusto
si allontanò da un’intera epoca della musica tedesca, che purtroppo era esattamente quella che
dominò durante la mia vita. Uso la parola ‘dominare’ nella forma passata coscientemente. Spero
e credo che quest’epoca sia superata – cosa che non m’impedisce di provare obiettivamente il
rispetto dovuto a tanta bravura e seria aspirazione» (lettera del 13 ottobre 1918 allo scrittore e
industriale svizzero Hans Reinhart [1880-1963], Rychenberg Stiftung, citata in GALSTON, Busoni
gli ultimi mesi di vita, p. 18, nota n. 29) Cfr. anche la lettera a Philipp Jarnach del 1º dicembre
1919, BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 313, pp. 413-414.). Per Busoni e
Mozart, cfr. nota n. 194.
234
LETTERA XXV235
[Zurich], 13 Ja[nvier] 1920
Cher Ami Philipp,
Ces dates-ci, sont elles justes?
Mars 5 - Recital Erard236
“
12 - Recital Erard237
“
14 - Société du C.[onservatoire]238
“
18 - Association avec Orchestre239
“
21 - Société du C.[onservatoire]240
“
23 Recital pour l’Assoc[iation]241
Aujourd’hui je fais les programmes. Je vous les esquisse (Droit d’alterations reservé)
I.
Recital
1) Bach Variations Goldberg
2) Busoni, 2 Sonatines et pièces indiennes
3) Beethoven op. 106
Recital
1) Bach, Capriccio La partenza
2) Chopin, 4 Ballades
3) Liszt, 2 Legendes
Recital
Liszt,
II.
III.
1. Variations sur Bach
Sonate
2. 6 Etudes de Paganini
3. Don Juan (est-ce assez?)
S[ocié]té du C.[onservatoire] I 5me [Concert pour piano et orchestre de] Beethoven
5me [Concert pour piano et orchestre de] Saint- Saëns.
S[ocié]té du C.[onservatoire]
Fantaisie indienne
II
Mozart Mi b [KV 482]
Concert d’Orchestre (Busoni) I Ouverture à une comédie
Concertino de Clarinette
Sarabande et Cortège
II
Concerto (est-ce trop?)
Le lettere
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Eliminez ou proposez les changements, qui vous semblent bons. Et – je vous prie – repondez tout de suite. – A quand mes repetitions? Et combien pour ma soirée de Compositeur?
– Je suis desolé de vous donner tant de peine, mais vous m’avez gâté! Je compte, que le
Conservatoire aura la musique nécessarie pour ses programmes (je ne l’ai pas). – Je devrais
donc apporter seulement les partitions et les parties pour mon Concert de Composition...
Est-ce que tout cela se comprend? – Excusez encore. Et grand merci. (J’ai tant à faire, que
je n’arrive à rien...) Votre affectueusement devoué F. Busoni
Le Monde Musical242 devrait publier un petit cahier des six programmes complets.
235
236
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238
239
240
241
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 938a+b).
In realtà il concerto ebbe luogo il 4 marzo con un programma interamente lisztiano: Variazioni
su un tema di Bach; Sonata in si minore; Sei Studi da Paganini e Fantasia sul Don Giovanni. Su
quest’ultima composizione, cfr. Il Don Giovanni di Mozart e la Fantasia sul Don Giovanni di
Liszt, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 345-350.
Busoni interpretò le Variazioni Goldberg di Bach; la Sonatina ad usum infantis (cfr. nota n. 94);
la Sonatina in Diem Nativitatis Christi (cfr. nota n. 159); la Sonata op. 106 di Beethoven.
Concerto sinfonico diretto da Philippe Gaubert (cfr. nota n. 316): Sinfonia inedita di Haydn;
Concerto in mi bemolle maggiore di Beethoven (Busoni al pianoforte), Émotions di Georges
Hues; 5º Concerto per pianoforte e orchestra di Saint-Saëns (Busoni al pianoforte); Fantaisie en
ré di Guy Rompartz.
In realtà il recital ebbe luogo il 19 marzo. Busoni interpretò il Capriccio sopra la lontananza del
fratello dilettissimo di Bach; la Sonata op. 53 di Beethoven; le quattro Ballate di Chopin e le
Deux Légendes di Liszt.
Sotto la direzione di Philippe Gaubert vennero eseguiti il 21 marzo: la Scozzese di Mendelssohn,
il Concerto in mi bemole maggiore per pianoforte di Mozart (Busoni al pianoforte); La
Procession nocturne di Henri Rabaud (cfr. nota n. 273); la Fantasia indiana di Busoni (cfr. nota
n. 57) con il compositore stesso al pianoforte; infine l’Ouverture al Vascello fantasma. Il giorno
seguente vi fu una «Audition de quelques Œuvres de Ferruccio Busoni», interpretate da Nathalie
Radisse, Madeleine de Valmalète, Marcelle Herrenschmidt, Madeleine Peltier, Renée Gouin et
Jeanne Marie Darré. Vennero eseguiti l’Improvvisazione per 2 pianoforti (cfr. nota n. 109); il
Diario indiano (cfr. nota n. 253); il Preludio-Corale e Turandots Frauengemach. Intermezzo
(Elegia n. 4, cfr. nota n. 187); la Fantasia nach Bach (cfr. nota n. 220); il Capriccio paganinesco (An die Jugend n. 4: Introduzione, Capriccio (Paganinesco) & Epilogo, KiV 254 — composta e pubblicata da J. H. Zimmermann di Lipsia nel 1909; All’Italia (dalle Elegie); la Sonatina ad
usum infantis; la Fantaisie d’après Liszt (Nozze di Figaro) [KiV B 66]; Ballade finlandaise [KiV
227]; Mélancolie; Gaité.
Sulle composizioni citate, cfr. note nn. 236, 237, 239, 238, 241 e 248. In realtà il concerto si tenne
il 24: Sarabande e Cortège (cfr. nota n. 188); Fantasia indiana (cfr. nota n. 57); Concertino per
clarinetto e piccola orchestra (Edmondo Allegra, solista, cfr. note nn. 178 e 232) di Busoni.
Infine di Liszt-Busoni la Rhapsodie Espagnole per pianoforte e orchestra. Al pianoforte Busoni
stesso. Ecco la recensione di Maurice Léna: «Dans la salle de l’ancien Conservatoire, qui n’avait
pas vu, de longue date, un pareil déchaînement d’enthousiasme – l’assistance entière, debout,
acclamant, rappelant sans fin le triomphateur – a eu lieu un nouveau concert où le maître Busoni
s’est présenté sous le triple aspect du virtuose, du compositeur et du chef d’orchestre. Virtuose,
une fois de plus il a déployé, dans la Rhapsodie espagnole et dans une des Rhapsodies hongroises de Liszt, ainsi que dans l’exécution d’une de ses œuvres personnelles, ses dons souverains de fascination, d’émouvante autorité, cette magie stupéfiante d’un doigté miraculeux dont
la puissance jamais n’écrase l’instrument et qui, dans les demi-teintes, semble cueillir au jardin
du clavier la fleur même des sons. C’est le Dieu, vraiment, des sonorités pianistiques. Credo in
unum Deum omnipotentem. Son piano, quand il n’est pas l’orchestre, c’est la voix humaine, tour
98
242
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
à tour, ou la flûte, l’orgue, la harpe, le cor: virtuosité, d’ailleurs, qui, d’être à ce point transcendante, devient quasi cérébrale et n’est plus, chez un tel maître, que l’esclave de son intelligence
et de son rêve. – Chef d’orchestre – Busoni le fut quelques années professionnellement – il ne
s’exalte pas, comme il arrive outre-Rhin, en gestes excessifs. Il conduit moins, pour ainsi dire,
de son bâton que de son attitude, de sa physionomie, de sa pensée. C’est de cette façon très
noblement intellectuelle qu’il a dirigé l’autre soir deux fragments de son Faust encore inachevé,
le Cortège et cette belle Sarabande où s’annonce, mystique, la mort prochaine du héros-philosophe, où, parmi le murmure d’une immatérielle péroraison, se pressent déjà l’ascension d’une
âme libérée de la terre et qui s’éloigne, sereine, aux profondeurs mystérieuses de l’infini. Dans
la richesse d’une instrumentation audacieuse, colorée mais sans violence de tons, avec d’étranges effets d’orchestration contenue, sa Fantaisie Indienne évoqua, sur des thèmes locaux, la vie,
les chevauchées, les danses, les tristesses des Peaux-Rouges. Excellemment interprétée par M.
Allegra, ce fut enfin la grâce délicate et méditative d’un Concertino pour clarinettes. Trois
œuvres, on le voit, de caractère très distinct, applaudies longuement, comme nous l’avons dit,
par un auditoire qui s’honora de saluer, chez ce grand artiste, l’absolue noblesse de la pensée et
du talent» (tratto da un ritaglio di giornale non identificato; Maurice Léna era amico di Philipp:
Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3851+a+b+c).
Cfr. nota n. 504. Alla fine del Programma sopraelencato per “concerto” si intende ovviamente il
monumentale Concerto per pianoforte e coro d’uomini e orchestra, op. XXXIX di Busoni stesso.
LETTERA XXVI243
(Zurich, 9 Fevrier 1920)
Cher Ami, avant hier je suis revenu d’Italie,244 où j’etais malade tout le temps – – – – (et aussi
physiquement.....)
Je dois commencer, d’aujourd’hui, à travailler pour Paris et espère que les programmes ne
changeront plus,245 ce qui me rendrait nerveux.
Je déteste assez de cœur le Concerto en Ut mineur de Beethoven246 (qui a une bien
méchante cadence) et je ne me promets aucune impression de ce début; mais si la Société
le désire, je le jouerais pour lui être agréable. (Il y a un Repertoire de Piano, qu’on devrair
commencer à mettre de coté, si non on n’en sortira jamais...)
Je regrette que les clarinettistes soient souffrants, l’un de maladie et l’autre d’un voyage
pour l’Italie.
Voilà une desillusion! – Ça ferait du mauvais sang d’apporter mon petit Allegra,247 auquel
le Concertino est dédié?
Probablement... vu le pays latin... Alors, renonçons.
L’ouverture est très inoffensive “pour une Comédie”:248 elle ne “remplace” pas le Concertino; c’est un peu “du Mozart”, comme le public l’entend.
Je vous remercie de tant de rompicapo que vous vous donnez pour votre indigne mais
reconnaissant
F. Busoni
9 Fevrier 1920
Je ne serai pas à Paris avant le 1[er] Mars. – Maud Allan249 a disparu; mais Mme Busoni
compte venir.
Le lettere
243
244
245
246
247
248
99
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 939a+b). Il 7 febbraio del 1920 Busoni pubblicò
sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung» la lettera aperta al musicologo Paul Bekker, intitolata
Junge Klassizität (Nuova Classicità), uno dei testi teorici più importanti di tutto il primo
Novecento musicale. La lettera è tradotta in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 112-115. I concetti
esposti sono poi ripresi in una lettera al figlio Raffaello scritta il 18 giugno 1921: BUSONI, Lettere
con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 351, pp. 467-468.
Cfr. la lettera ad Arrigo Serato (cfr. nota n. 90) del 2 febbraio 1920 scritta a Milano: «È vero, che
sono arrivato qui con la febbre, e ciò influenza forse lo stato d’animo. Ma anche la prima accoglienza al “Quartetto” non fu simpatica; ed oggi il “Secolo” ricomincia di nuovo con degli insulti, ai quali, col mio nome e, purtroppo, con la mia età, non voglio più espormi volontariamente. […]».
I numerosi cambiamenti rispetto ai programmi proposti da Busoni, mettono in evidenza (e le lettere di Isidor Philipp lo confermano) che le trattative furono estremamente laboriose.
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do maggiore op. 37.
Cfr. nota n. 232.
Lustspielouvertüre per orchestra, op. 38, KiV 245. Composta nel 1897; rielaborata e pubblicata
nel 1904.
LETTERA XXVII250
L’Italie fut mechante!
[Zurich], 13 Fev.[rier] 1920
Cher Philipp, reste alors le 5me de Beeth.[oven],251 l’ouverture (au lieu du morceau pour
Clarinette)252 et nous omettons les pièces indiennes,253 pour ne pas repeter. J’ai lu et relu
votre dernière lettre avec les reflexions arabes,254 qui m’ont produit un effet desolant.
Que c’est qu’il vous arrive, mon très-cher Ami?
Vous, aimé, active, en plein Paris – (que vous appelez un désert!) – vous, filosofe et harmonieux, modeste par intelligence, superieur enfin, – je n’en reviens pas!
Je voudrais tant vous parler, vous serrer chaudement la main! –
A bientôt donc et croyez moi votre
affectueusement devoué
F. Busoni
249
250
251
252
253
254
Cfr. nota n. 206.
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 940a+b). Prima di luogo e data Busoni scrive
«L’Italie fut mechante». Una lettera coeva a Serato chiarisce questa espressione negativa nei confronti della patria istituzionale: cfr. nota n. 260.
Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 (“L’Imperatore”) in mi bemolle maggiore op. 73.
Il Concertino fu, nonostante le difficoltà, eseguito.
L’Indianisches Tagebuch. Erstes Buch für Pianoforte [Diario indiano. Primo libro per pianoforte], KiV 267.
Philipp gli scrisse all’inizio di marzo del 1920 (la lettera è senza data): «Je suis déprimé, découragé, dégouté. Les Arabes disent qu’il vaut mieux être assis que debout, couché qu’assis, mort
que couché. J’aujoute qu’il vaut mieux de ne pas naître. Triste présent que la vie!... Enfin le mois
de Mars sera un oasis dans le désert» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3840).
100
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XXVIII255
Merci du programme de Musique de chambre. Saluez Marcelle256
Zürich, 20 F.[évrier] [19]20
Cher ami Philipp, j’ai tardé a Vous répondre: j’avais vraiment beaucoup à faire, excusez.
Hier je vous ai envoyé un telegramme, qui vous annonce la decision de M. Allegra257 de se
rendre à Paris, et qui reconstruit le programme original pour le 27 Mars.258
J’ai beaucoup souffert pour vous: ce n’est pas une consolation, mais je vous assure que la
vie est ruinée partout,259 en formes differentes, mais également graves et tristes. Et nous
n’assisterons pas à la reconstruction – quoique elle aura lieu. Mes “Impressions d’Italie”260
furent décourageantes! Elle ne sera bientôt qu’une curiosité historique. Donc, je ne vois
pas un grande intérêt à renouveller de telles expériences ailleurs, par exemple en Portugal.
– (J’écrirai à Da Motta,261 qui est devenu un excellent ami.)
Je ne pourrais rien faire avec un “piano droit” (on ne devrait pas en fabriquer). Deux
chambres seront necessaires; avec deux lits, une femme et un piano.....! x)
C’est tout pour aujourd’hui. C’est assez pour Vous déranger. Excusez encore. Merci, et
toute mon affection devouée
F. Busoni
x) et nous préférerions un des Hôtels en Ville.
255
256
257
258
259
260
261
Lettera autografa (New York, Public Library).
Cfr. nota n. 103.
Cfr. nota n. 232.
Secondo il programma ufficiale, il 24 marzo, non il 27. Cfr. nota n. 241. Sul Concerto scrisse a
Biolley: «Le Concert du 24 fut pour moi un évènement et reussit dans tous les sens. Éxécution et
accueil furent au plus haut degré imaginable. Quel orchestre! – Inoubliable. Et plein de bonne
volonté et de respect; enfin “artistes”» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 170).
Cfr. nota n. 173.
All’inizio del 1920, Busoni si recò per breve tempo in Italia. Viaggio deludente come scrisse nella
lettera a Isidor Philipp, alludendo ad una celeberrima (all’epoca) composizione orchestrale di
Gustave Charpentier (1860-1956). Si sfogò con Serato il 2 febbraio 1920: «Mi ero tanto rallegrato di
rivenire in Italia, ed ora ti confesso, che non mi ci trovo bene. […] Per me l’ora è decisiva; e mi
bisogna risolvere il problema della mia esistenza, o piuttosto di ciò che ne rimane. Ed in questo
tu potresti aiutarmi (se non fosse altrimenti, almeno per via d’eliminazione) e levarmi dalla testa
l’idea di sta benedetta Italia, a cui, puramente per troppa coscienza morale tuttora mi attacco»
(BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 316. pp. 418-419). Cfr. anche DENT,
Ferruccio Busoni, p. 245. Philipp lo consola in una lettera del 24 febbraio: «Mon cher ami, Vous
m’avez fait une vraie peine avec votre lettre si triste. Comment voulez[-]vous qu’un art aussi original et précieux que le vôtre soit compris de suite par la foule? Où sont les grands artistes qui furent
compris par tous? [...] Vous, vous êtes un si grand artiste et votre art pianistique est si peu ce que
nous appelons la virtuosité[;] c’est tellement plus haut, plus noble, plus immatériel, si je puis dire,
que ce que font les autres ou ce qu’on fait les autres, que cela seul doit vous préserver du découragement. Et puis dites-vous que lorsque vous êtes au piano vous contribuez au bien[-]être de vos
semblables, vous élevez leur esprit, vous les ennoblissez. Quant à vos œuvres vous pouvez attendre: leur heure viendra. Aujourd’hui même une jeune artiste m’a joué la fantaisie (à la mémoire
de votre père) et elle était si émotionnée qu’elle avait des larmes dans les yeux. Rappelez vous
Liszt, Franck, S. Saëns et bien d’autres. Et puis y a-t-il un objet plus étrange et plus difficile à pénétrer à la raison que ce qu’on appelle le public?» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3849). Cfr. nota n. 291.
Josè Viana Da Motta (cfr. nota n. 126).
Le lettere
101
LETTERA XXIX262
(Zurich, 23 Février 1920)
Cher Ami Philipp, j’ai reçu aujourd’hui le petit cahier des Programmes, qui m’a un peu
animé. Il faut pardonner ma dernière lettre; quoique elle soit vraie, ce n’est pas à vous,
qu’elle devait être adressé: vous ne méritez pas de servir comme récepteur de ma méchante humeur. Tolerez l’épître comme signe de mon intime confiance; c’est tout ce que je
peux dire pour me justifier.
J’espère encore de réussir en quelque chose de ma vie, j’ai repris mon vieux courage: –
j’essayerai de faire de mon mieux à Paris, et ne croyez pas que je ne sache pas estimer
l’honneur et l’intérêt qu’on me prodigue chez vous.
Soyez donc remercié et salué avec toute mon affection et ma profonde reconnaissance.
Votre ami devoué F. Busoni
Zurich, 23 F.[évrier] 1920
262
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 942a+b).
LETTERA XXX263
(Zurich), 27 F.[évrier] 1920
Mon cher Ami, votre lettre (du 24)264 fut très bonne, je vous en remercie. Moi-même j’en
vous avait écrit une posterieure, plus conciliante. Et hier un telegramme est parti à votre
adresse. – Les parties d’orchestre sont arrivées. – Vous avez beaucoup de patience, ainsi je
me permets d’ajouter un petit dernier mot. Je me suis mal exprimé: ce n’est pas le succès
que je regrette. C’est la possibilité de travailler en tranquillité pendant que je depense mes
forces et mes années fuyantes pour une chose qui m’a été toujours secondaire. Voilà.
Alors S.[aint-]Saëns265 vous écrit – d’où? – quelle est la contrée, qui lui266 donne une telle
envie de jouer le piano? (Ce serait très-important pour moi de le savoir!)
Remerciez chaudement Mr Tauber de tant d’attention, j’en suis vraiment touché.
Je tacherai de trouver la fantaisie chromatique pour V[iolon]celle.267
Enfin je vous dis au revoir de tout cœur; j’espère donc vous embrasser Mardi matin.
Votre affectueusement devoué
F. Busoni
Zurich.
Ma femme, qui n’est pas sortie de Suisse depuis la fin de 1915,268 se rejouit bien de venir à
Paris.269 (Malheureusement la belle joie ancienne, éclatante, sereine, insoucieuse..... n’est
plus.)
263
264
265
266
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 943a+b).
Cfr. nota n. 260.
Saint-Saëns aveva scritto a Philipp il giorno precedente (23 febbraio) che suonare il pianoforte
gli procurava ancora gioia e che aveva programmato tre concerti.
Nel dattiloscritto si trova «vous», preceduto da una cancellatura sotto cui potrebbe esserci «lui»
102
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268
269
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
che dà senso alla frase. Infatti è Saint-Saëns (e non Philipp) che prova ancora piacere a suonare il pianoforte. La «contrée» è l’Algeria dove Saint-Saëns trascorse gli ultimi anni della sua vita.
La domanda di Busoni è ovviamente sarcastica.
Si tratta della trascrizione per violoncello e pianoforte della Fantasia cromatica e fuga, KIV B 38,
composta nel 1915 e pubblicata nel 1917. Fu dedicata ad Hans Kindler. Cfr. BUSONI, Sul valore
della trascrizione, in Lo sguardo lieto, pp. 217-220 e LEVITZ, Living classical Works:
Transcription, in Teaching New Classicality, pp. 135-140; SERGIO SABLICH, Valore della trascrizione, in La trascrizione Bach e Busoni, a cura di Talia Pecker Berio, Firenze, Olschki, 1987, pp.
183-189.
Cfr. Busoni dimentica il periodo trascorso a Pallanza, ospite del Marchese di Casanova (cfr. nota
n. 109).
Il 29 febbraio 1920 Busoni scrisse a Ettore Cosomati, a proposito dell’imminente viaggio a Parigi:
«Caro professore, in Francia – si dice – c’è lo sciopero generale delle ferrovie; ma ormai un impedimento di più o di meno: non son cose da scoraggiare un viaggiatore dell’anno 1920, anno in
cui appunto Le scrivo queste righe, il giorno 29 Febbraio, alla vigilia della mia partenza per
Parigi. In tempi migliori, da Parigi a Londra era un salto: – ed i Signori di Londra passavano –
oltre al canale – la domenica in Francia; non tanto così viceversa però, perché i Parigini si godono la loro Domenica a casa loro. Difatti in sette ore si andava dall’una all’altra città, senza passaporti e senza bagaglio. Anch’io l’ho fatto questo scherzo, quando il tempo garantiva una traversata senza sofferenze. Quella traversata l’ho compiuta un centinaio di volte! Quanto tempo
perduto, quanta distrazione nociva al raccoglimento, quanti mille continui incomodi – imparassimo un po’ più dal Goethe l’economia della vita!» (N. Mus. Ep. 1743).
LETTERA XXXI270
Paris, 9 Mars 1920
48, rue di Villejust271
Cher Ami Philipp, une Influenza qui m’a pris à Milan,272 et à laquelle (depuis) je reviens
chaque semaine (par ‘affection’), m’envoye directement au lit, et je me sens incapable de
resister. Si je n’avais à répondre de six Concerts en peu de jours, je braverais l’indisposition, pour écouter le Quatuor de Rabaud273 et l’interpretation belle, juste, artistique et capable de ma Sonate274 par Marcelle et sa consœur “debout”.275
Remerciez et felicitez de ma part les jeunes artistes.
Je ne manquerai pas le Recital de mes œuvres de piano, je l’espère bien!276
J’ai lû avec beaucoup d’interêt ce que le Prof. Emmanuel277 dit et pense de Berlioz.278 Je suis
presque completement de son avis… D’autant plus j’apprecie l’honneur qu’il veut me rendre d’une “note importante” sur moi. – Malheureusement je n’ai pas trouvé aujourd’hui
l’intérêt necessaire à m’occuper de moi-même; et je n’ai pu rédiger les dates. J’essayerai
demain de recapituler ce passé, qui ne me regarde que très-relativement.
Par dates vous entendez aussi des faits et un catalogue resumé des œuvres: ou moins que
ça, ou bien autre chose? – Dites-le, s’il V.[ous] p.[lait], à Mme Busoni, qui vous apporte mes
saluts et mes excuses.
Votre affectueusement devoué
F. Busoni
270
Lettera autografa (New York, Public Library). A Philipp Jarnach aveva scritto qualche giorno
prima, il 4 marzo: «Sono alloggiato in un appartamento principesco [Villa Majestic], a due passi
dall’Arco di Trionfo, ed è precisamente l’ora del caffe nero, dopo pranzo. […] I miei concerti
registrano il “tutto esaurito” […]. Tutto ciò suona molto bene, non trova? – La verità è che ho un
Le lettere
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103
lavoro enorme, e che faccio fatica a venirne a capo. […] Non vedo l’ora di aver finito» (BUSONI,
Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 317, p. 420). E il giorno dopo, il 10 marzo: «Le ho
scritto dall’albergo. Ora sono ospite dell’albergatore [Leonhard Tauber, cfr. nota n. 315] nella sua
abitazione privata. […] Il mio primo concerto, che ha avuto luogo dopo la lettera che Le ho scritto, è stato vibrante ed emozionante. Non lo dimenticherò mai. Non come virtuoso, ma come
uomo, l’irrefrenabile entusiasmo di un pubblico che non mi conosceva, in una metropoli viziata e provata, mi ha fatto l’impressione di qualcosa di fenomenale. Gli applausi non sono mai cessati per tutta la serata tra la fine di un pezzo e l’inizio del successivo: e durante i pezzi, il più religioso silenzio. I biglietti sono già esauriti per tutti i concerti, e sono già fissati due recital supplementari (il 26 e il 27)» (BUSONI, ivi, n. 318, pp. 421-422).
Philipp scrive dalla dimora di Mr. Tauber (cfr. nota n. 315), suo vecchio amico e «roi des hôteliers», come amava ripetere, vicina all’Arco di Trionfo.
Cfr. Lettera XXVI. Qualche giorno dopo, il 18 febbraio, Busoni torna sull’argomento in una lettera a Ettore Cosomati: «L’Italia è la stessa e temo che vada peggiorando. L’inerzia, che non si
risveglia che per istinto d’ostilità, l’indifferenza straffottente, l’ignoranza parziale (ed il voler
saperne troppo, dall’altro canto) gl’interessi predominanti economico-sociali che si sfogano in
discussioni e dimostrazioni e servono di nuova scusa a mostrarsi indifferenti alle cose della
mente – tutto ciò si accentua continuamente e rende il paese meno simpatico. Una mentalità
curiosa induce gli animi a tener poco conto di tutto ciò che d’italiano è contemporaneo, e d’inchinarsi stupidamente dinnanzi alle mediocrità estere; – oggigiorno specialmente le tedesche e
le russe. Queste sono impressioni colte a volo, istintivamente piuttosto, e forse ingiuste. [...]
L’accoglienza fu convenzionale ed in parte anche cattiva. Ma Milano non è l’Italia intera: – il
cuore italiano (dove sia mai andato a ficcarsi?) non “vibra”, come dicono da noi, – colla bocca.
– Curiosa gente. Il Mediterraneo sarà ben presto un Atlante, che si osserverà curiosamente dagli
aeroplani, come già si fa della Grecia» (N. Mus. ep. 1742).
Henry Rabaud (1873-1949), compositore e direttore d’orchestra francese. Il quartetto qui citato
fu scritto nel 1898. Una composizione per orchestra di Rabaud, La Procession nocturne, venne
eseguita nell’ambito dei Concerti parigini (cfr. nota n. 240).
Sonata per pianoforte e violino n. 2 in mi minore, op. 36a, KiV 244, composta nel 1898 e pubblicata nel 1901. Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 219-220; SABLICH, Busoni, pp. 155-156; SITSKY,
Busoni and the piano, pp. 59-60 (per un confronto con l’Improvisation per due pianoforti, cfr.
nota n. 109); RIETHMÜLLER, Ferruccio Busonis Poetik, pp. 31-78.
Marcelle Herrenschmidt al pianoforte e al violino «une certaine demoiselle Lorain» (ROBERGE,
Busoni et la France, p. 296).
Cfr. nota n. 240.
Maurice (Marie François) Emmanuel, compositore e musicologo francese (1862-1938). Fu autore di una consistente produzione orchestrale, vocale e strumentale. I suoi studi musicologici
rispecchiano la sua grande simpatia per l’antica civiltà greca. Tra il 1895 e il 1925 compose sei
Sonatine per pianoforte, di cui la 4ª, basata su modi Hindu, suscitò l’interesse di Busoni. Cfr.
DENT, Ferruccio Busoni, pp. 245-246: «[...] none of French musicians attracted him more than
Maurice Emmanuel, whose immense learning, sensitive musicianship, and keen philosophical
intelligence made him a man thorougly after Busoni’s own heart». (Cfr. inoltre ROBERGE, Busoni
et la France, p. 302: «Maurice Emmanuel […] a dédié à Busoni sa Sonatine sur des modes hindous (1923). Le compositeur français, en juillet 1923, confiait à Busoni qu’il avait écrit cette sonatine pour lui. Il voyait dans les oeuvres de Busoni, qui sont caractérisées par toutes sortes d’incursions dans le domaine modal, une confirmation de ses goûts personnels. Il semble avoir eu
une admiration particulière pour la Grosse Fuge dont il avait obtenu, par l’intermédiaire de
Philipp, un exemplaire (probablement le dernier) de l’édition originale au tirage limité à cent
exemplaires»). Cfr. infine Philipp (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3917): «Maurice Emmanuel doit
vous envoyer les Sonatines, dont une — la plus importante — vous est dédiée».
Sulla stima che Busoni nutriva per Berlioz, cfr. le lettere a Jarnach del 2 dicembre 1919 e del 7
giugno 1920, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, nn. 314 e 324, pp. 415-416 e
430. Inoltre: WEINDEL, Ferruccio Busoni Ästhetik, pp. 56-57.
104
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
ILL. XIX – Philippe Gaubert dirige Busoni nel concerto in mi bemolle di Beethoven
e nel 5º conceroa di Saint-Saëns. Sulla stessa locandina il programma del recital tenuto
da Busoni a Parigi nel marzo 1920
Le lettere
105
LETTERA XXXII279
Paris, 3 Avril 1920
Cher Philipp,
Voilà les programmes projetés:280
1.
I. Liszt,281 “Ad nos[,] ad salutarem undam”
II. Liszt, Italie (et Venezia et Napoli)
2.
I. Liszt: 6 Etudes
II. Busoni: 6 Elegies (y compris Berceuse) 282
III. Liszt: 6 Etudes
3. Weber: Sonate
Chopin283 24 Préludes
Alkan 2 Etudes (le Tambour bat aux champs
Capriccio alla Soldatesca)284
4. On pourrait faire tout un recital de Bach pour la Société des Concerts:
5. Mozart & Saint[-]Saëns
6. Busoni Concerto (Symphonie Italienne)285
F. B.
279
280
281
282
283
284
285
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 945a+b). Sul periodo parigino, cfr. anche le lettere nn. 318-320, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 421-425.
Nella lettera dell’11 febbraio 1920, Philipp elenca a Busoni le date per 6 Concerti da tenere nella
primavera del 1921. Questi concerti saranno annullati a causa delle precarie condizioni psicofisiche di Busoni. Cfr. Lettera L.
Cfr. nota n. 13.
Cfr. nota n. 187.
Cfr. nota n. 511.
Cfr. nota n. 127.
Cfr. nota n. 9.
106
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XXXIII286
Zurich, 7 A[vril] 1920
Cher Ami, j’ai laissé derrière moi une collection de Musique de piano, pour la simple raison, que je n’avais plus de place. – Entre autre vos cahiers, et les Sonates éditées par
Moszkowski.287 – J’espère de recevoir le paquet, si vous trouvez un moyen, pas trop incommode, de me le faire parvenir.
Hier soir j’ai terminé la lecture de l’Abbé Tigrane:288 un roman sans femmes! Cest bien assez
extraordinaire. – La vie ici apparaît plus que simple. Je me rejette dans le travail, pour m’en
apercevoir moins. Je vois du reste surgir un second printemps, et je suis content d’assister
encore une fois à ce procès réconstructeur de la Nature.
– Le séjour de Paris est un rêve terminé. (La vie consiste en souvenirs et attentes.) – Le rêve
fut très beau.
C’est à vous, à l’Orchestre, et à Mr Tauber que je le dois.289
– Je n’oublie pas le charme et la bonté des Sœurs Herrenschmidt, qui m’a touché intimement. Je vous remercie tous!!
Votre ami très affectionné et devoué
F. Busoni
Gerda vous salue chèrement. – A Chantavoine mes respectueuses affections. – A Mr
Blondel290 mon admiration reconnaissante. A Mr Emmanuel ma considération amicale.
286
287
288
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 946a+b). In una lettera a Jarnach da Parigi, Busoni
aveva confrontato la città dell’esilio con la capitale francese: «Dopo la vita da sanatorio di Zurigo,
Parigi ha un effetto liberatorio. Come ho scritto a [Volkmar] Andreae (cfr. nota n. 92), lo stile di
vita libero e signorile è per me come un ritorno a casa, tanto mi è familiare e tanto a lungo mi
è mancato. Qui non si tien conto di quanti anni ha una persona, né di quanto spende, né se è
visto in compagnia di una signora, né se sale in automobile. Io sono stato allevato in questo stile
da gran signore, e non ho mai potuto assuefarmi all’idea che sia biasimevole, come pretendono
gli zurighesi. Sin da piccolo mi è stato insegnato a non dar mai a vedere se fossi ricco o povero.
(Ero povero e mi ritenevo ricco). E questo calcolare fino al centesimo quanto uno possiede e
come si comporta nella vita pubblica e privata, è estremamente offensivo. È una prassi normale in Svizzera, persino ufficiale» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 318, pp.
421-422).
Moritz Moszkowski (1854-1925), pianista, compositore e didatta. Dal 1873 svolse un’intensa e
brillante attività concertistica in tutta Europa. Ebbe larga notorietà anche come autore di composizioni eleganti e salottiere di ispirazione romantica. Nel 1899 fu nominato membro della
Berliner Akademie der Künste. A Moszkowski Busoni dedicò la sua rielaborazione della
Fantasia, Adagio e Fuga di Bach, BWV 906 e 968, KiV B 37 (1915).
L’Abbé Tigrane, candidat à la papauté. Romanzo di Ferdinand Fabre, scrittore francese (18271898), autore di una vasta produzione ammirata da Sainte-Beuve. Ispirata in parte a motivi autobiografici, essa rappresenta soprattutto l’ambiente e la vita delle Cevennes. L’azione dell’Abbé
Tigrane (1873), che si svolge dal 1866 al 1870, s’inizia nel Seminario con un conflitto tra il
Superiore di questo e il Vescovo, conflitto che si protrae per tutto il romanzo e che assume talvolta aspetti drammatici. Cfr. La lettera ad Albert Biolley del 22 maggio 1922 (Mus.Nachl F. Busoni
B I, 194): «[...] il y a deux jours mon rélieur a reçu six volumes de Fabre. Connaissez-vous ce
magnifique: l’Abbé Tigrane? C’est un chef-d’œuvre (1874)». Stranamente questi sei volumi non
sono registrati nel catalogo PERL e il romanzo non fa parte degli hundred Best Books secondo
Busoni (cfr. nota n. 11). – Philipp il 14 aprile gli scrive a proposito di questo romanzo: «Je suis ravi
Le lettere
289
290
107
que l’Abbé Tigrane, roman sans femmes, vous ait tant intéressé. Je tâcherai de trouver Lucifer,
histoire d’un prêtre révolté, aussi forte que “L’Abbé tigrane”» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3852).
Busoni ricevette la seguente lettera da parte della Société des Concerts du Conservatoire al suo
rientro a Zurigo: «Cher Maître, à la suite de cette série inoubliable de Concerts au cours desquels
assistants et exécutants ont acclamé votre maîtrise sans pareille – avec la surprise d’avoir à constater que le virtuose se doublait d’un créateur, d’un évocateur de formes nouvelles, étranges
parfois, toujours nobles et satisfaisantes – mes collègues du Comité et de la Société tiennent, à
l’instant où vous venez de repasser notre frontière, à vous saluer une fois encore, à vous dire
pour eux, pour ce Paris qui vous admire et vous aime: “Merci, Merci... “» (lettera trascritta in altra
lettera indirizzata l’8 aprile 1920 ad Albert Biolley: Mus.Nachl. F. Busoni B I, 171).
Cfr. nota n. 130.
LETTERA XXXIV291
[Zurich], 24 Avr.[il] 1920
Cher Ami Philipp, il y a longtemps il me semble, que je ne vous ai pas ecrit; et pas plus
longtemps, dès que je vous embrassais à la gare.
– En vérité il y a trois semaines dès ça. Je ne les ai pas mal employé[es]; j’ai joué trois fois,
terminé un cahier d’exercices (“Lo Staccato”)292 et une transformation (abregée) de la
Sarabande293 pour servir d’Interlude à la pièce de théatre. Aujourd’hui j’examinerai l’état de
ma Partition que mes voyages ont interrompue: peut-être à l’avantage de l’œuvre.294 – Je
me sens bien disposé à ce travail pourvu que je ne trompe pas et ne m’aperçoive de l’erreur. Cette confiance en la réussite me soutient; puisque pour le reste je me sens découragé. Je ne vois encore aucune lueur au bout du chemin, qui me conduise. Et le temps presse. En Septembre je dois quitter cette habitation! Où aller? Même ici on ne trouverait un
nouvel appartement...295
J’ai reçu et lû l’Etude de Chantavoine.296 Elle est belle et bien écrite. Je me reserve de m’expliquer à lui sur certains points.
Une des lettres que vous aviez la bonté de “faire suivre” est par un Mr Nodon,297 Docteur
es Sciences, Ingenieur, President e la Société Astronomique de Bordeaux, etc. et traite de
la construction d’instruments nouveaux, basée sur des lois physiques.
Connaissez-vous le nom de cet intéressant personnage? Le fortuné! Il habite un Château,
au Midi de la France...! (C’est l’Article de Chantavoine qui a causé l’epître.) – S.[aint-]Saëns
m’a écrit principalement au sujet des Concertos de Mozart. “Méfiez-vous de l’Edition
Breitkopf!”298 .....
Andreae299 a fait une allusion (à une troisième personne) qu’il désirait se conseiller avec
moi sur le programmes de la Saison prochaine. Si c’etait vrai, (et s’il ne change pas d’avis),
cela me donnerait l’occasion de lui parler de Marcelle. Si cette occasion ne vient pas à ma
rencontre, j’en chercherai une. –
Et voilà. –
Merci de votre nouvelle initiative. Nous en recauserons prochainement. Pour le moment...
enfin: je ne veux pas vous tourmenter. Votre fidèle et affectionné
F. Busoni
Avais-je vous dit, que l’orchestre du C[onservatoi]re m’avait adressée (30) une lettre bien
memorable?300 Je la garde precieusement.
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300
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 947a+b) – Lo stesso giorno, Busoni sente il bisogno di rievocare i tristi giorni milanesi (cfr. nota n. 260): «Caro Emilio, fra le diverse reminiscenze non troppo simpatiche del mio ultimo soggiorno a Milano, l’impressione del tuo allontanamento mi è una delle più penose. Indisposto di fisico e di morale, come mi trovasti allora, la consolazione di un amico mi sarebbe stata di grande aiuto, e perdippiù da parte dell’amico, opera
caritatevole e di dovere. Che sia mio sentimento, che le cause, azioni e conseguenze della guerra mi appaiano poco interessanti e punto edificanti (si tratta sempre da temporibus illis di
ammazzare e di intascare) non mi sembra questa una ragione proporzionata a la perdita di un’amicizia di ormai 20 anni. Non considero vantaggioso affare di dare in cambio d’un ciottolo una
verga d’oro. Il tuo silenzio mi prova la giustezza dei miei presentimenti. Ne ho il cuore grosso e
la lingua loquace. Mi perdonerai, se credi, ch’io t’abbia nuovamente offeso; non fu la mia intenzione né allora né oggi. Infine ti abbraccio. Tuo Ferruccio». Il primo maggio Busoni torna sull’argomento: «Purtroppo mi sono male espresso, e – grazie a Dio – mi sono sbagliato. Male
espresso sì, perché alludendo simbolicamente alla verga d’oro in cambio d’un ciottolo, voleva
accennare, a che tu ti privavi dell’oro dell’amicizia. Aveva fermamente creduto, che i miei sfoghi contro i bellicosi questa volta ti avessero offeso. Ora accostarsi a quelli ed alle loro convinzioni ed allontanarsi così dalla mia affezione mi pareva affare poco vantaggioso (credo, che questa fosse la mia frase) – l’interpretazione della tua Signora rimase lontanissima dal vero. Non ho
la fortuna di conoscerla; se fosse il caso la signora non mi avrebbe mai sospettato di una simile
contraddizione del mio stile e sentimento. Io ti credo senz’altro, e son felice di sinceramente credere. Ti ringrazio adunque di aver giudicato col cuore e di aver riconosciuto, che le mie parole
erano dettate dall’affetto (Bergamo, Archivio privato).
Fa parte della Klavierübung in fünf Teilen (1. Sechs Klavierübungen und Präludien; 2. Drei
Klavierübungen und Präludien; 3. Lo staccato; 4. Acht Etüden von Cramer; 5. Variationen.
Perpetuum mobile. Tonleitern), pubblicata tra il 1918 e il 1922. Cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp.
461-463 e nota n. 500. Sullo “staccato”, cfr. Lo Staccato, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 247-248.
Questa Sarabande accorciata costituisce il secondo Intermezzo (sinfonico per l’appunto) dell’opera Doktor Faust.
Il Doktor Faust.
Philipp lo conforta scrivendogli il 30 aprile: «Que de fois je pense à vous et à la détermination
que vous serez obligé de prendre. Puisse-t-elle être celle qui vous donnera finalement ce que
vous désirez» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3853).
Cfr. nota n. 17.
Potrebbe trattarsi di Albert Nodon (1862-1933), autore, tra l’altro, dell’Essai d’astrométéorologie
et ses applications à la prévision du temps, Paris, 1920. Egli fece evolvere in maniera determinante la comunità scientifica astronomica all’inizio del Novecento. Fu inoltre promotore di
parecchie iniziative in materia scientifica.
Busoni presentò il progetto di una edizione completa delle opere di Mozart nel giugno del 1922,
come attesta una lettera inviata a Breitkopf & Härtel in quel mese. Cfr. DENT, Ferruccio Busoni,
p. 276 e BUSONI, Briefe an Henri, Katharina und Egon Petri, n. 303, pp. 302-304 e n. 813, p. 335.
Cfr. nota n. 92.
Cfr. nota n. 289.
Le lettere
109
LETTERA XXXV301
(Zurich, 27 Avril 1920)
Cher Ami Philipp, il faut bien s’aider l’un l’autre.
Donc, il y a M. Schwarzkopf, dont vous avez apprecié les photographies,302 qui – originalment – est Sculpteur de talent, et maintenant dans une situation bien difficile. – Je lui ai
causé dernièrement, et l’idée me vint d’interesser peut-être M. Aranson303 au cas de son
compatriote et confrère.
– Croyez-vous à cette possibilité?
– Ce serait de la part de nous tous une bien bonne action.
Je vous salue très-affectueusement
Zurich, 27 Avr.[il] 1920
F. Busoni
Ce soir je parlerai à Andreae304 de M.[arcelle] H.[errenschmidt]
301
302
303
304
Lettera autografa (Washington, Library of Congress).
Michael Schwarzkopf, scultore e fotografo insigne, nacque nel 1884 in Russia. Si trasferì in tenera età a Monaco dove studiò scultura, ottenendo un premio artistico che gli consentì di continuare gli studi a Parigi. Subito dopo lo scoppio della guerra si stabilì a Zurigo dove sposò una
sua connazionale. A causa dei tempi difficili, decise di dedicarsi al ritratto fotografico, divenendo ben presto uno tra i più fotografi più richiesti da artisti ed intellettuali svizzeri e stranieri.
Probabilmente nell’autunno del 1916, in occasione di un concerto alla Tonhalle, Schwarzkopf
avvicinò Busoni e gli chiese se desiderasse farsi fotografare da lui. Dapprima il musicista rifiutò
cortesemente, ma quando Schwarzkopf gli mostrò i ritratti fotografici della futura moglie, fu così
entusiasta che accettò la proposta. È difficile datare con precisione le foto: sicuramente esse
sono state scattate tra l’autunno del 1916 e l’inizio del 1919. Sono tutte pubblicate in LAURETO
RODONI, Ferruccio Busoni. Zürich 1915-1920 (cfr. nota n. 7 della PREFAZIONE).
In realtà Aronson. Cfr. nota n. 306.
Cfr. nota n. 92.
LETTERA XXXVI305
[Zurich], 11 Mai 1920
Cher Philipp. Bravo Aaronsohn,306 je vais me mettre en relation avec Schwarzkopf, et tout
de suite.
Merci de votre peine pour Mr Le cuiller307 (Loeffler),308 dont je n’ai plus l’adresse.
Enfin encore merci de vous avoir occupé (31) de mes destiné[e]s avec Blondel!309
Maintenant la lumière se fait rapidement; mon plan est arreté dans ma tête: ésperons, qu’il
puisse se réaliser sans trop de diversions.
Je passerai par Paris vers la moitié de Juin; ma premiere date Londres étant le 19. Je ne
peux pas vous déterminer le jour en ce moment. – Votre lettre m’arriva hier soir; Blanchet
sera déjà parti, quand celle-ci vous parviendra. Mais j’aimerais tant avoir le Concerto de
S.[aint]-S.[aëns], qui – recommandé – pourra être transmis par la Poste. Il y a seulement 4
110
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
jours que j’ai reçu la lettre de Pierné310 (qui fut très sympathique) et, deux jours après, je lui
avais répondu. (Affirmativement.) – Par quel temps j’ai passé cette dernière demi-année!
La maladie menaçait de devenir incurable. Et ce n’est pas encore fini! Que j’ai écrit de
lettres! Vraiment, ma correspondence (16) fait une partie considerable de mes œuvres et,
souvent, elle les a – forcement! – substitué. – 311
Pardonnez donc, si je ne continue pas aujoud’hui.
Je vous salue avec ma persistante affection et reconnaissance.
Votre ami devoué.
F. Busoni
J’ai parlé de Marcelle, et j’en reparlerai. Quand sera-t-elle à Lausanne avec Nicati?312
305
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307
308
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310
311
312
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 948a+b). – Il 1º maggio scrisse a Emilio Anzoletti:
«Sarebbe almente “naturale” che io mi decidessi per l’Italia e che definitivamente mi vi stabilissi:
ma cosa vuoi fare con quei benedetti confratelli e compatriotti? Tutti mi desiderano e mi invitano e fanno a gara, senza esagerazione, a conquistarmi al loro paese, alla loro città – la sola Italia
non si muove; e là mi sono “offerto” a mia non poca umiliazione, mentre agli altri non ho mai
domandato nulla, e alle loro domande spesso mai risposto» (Bergamo, Archivio privato).
Cfr. «Aranson» nella LETTERA YX Si tratta evidentemente della stessa persona. Il nome corretto è
nella lettera di Isidor Philipp del maggio 1920: «Cher ami, j’ai vu Aronson. Si M.[ichael]
S.[chwarzkopf] veut lui écrire pour lui dire ce qu’il peut faire, il tâchera de lui être utile autant
qu’il le peut» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3854). Naoum Aronson nacque a Kievlavska (Russia)
nel 1873 (o nel 1872). Espose a Berlino Rêve d’Amour nel 1901 e nel 1905 il celebre busto di
Beethoven a Parigi. Questo busto era uno studio per un monumento eretto il 17 dicembre 1917
nel giardino della casa natale di Beethoven a Bonn. A Liegi ricevette la “Grande medaglia d’oro”,
ambito riconoscimento. Altre opere: Tête de Chopin, Têtes de Lenin, Buste de Louis Pasteur,
Salomé, Désespoir ecc. Morì nel 1943. Già nel 1911 uscì una biografia dello scultore scritta da
Danilowicz Aronson e intitolata Naoum Aronson, sculpteur. Aronson si occupò, su raccomandazione di Busoni, del pittore napoletano Ettore Cosomati (citato alcune volte in queste note,
cfr. nota n. 173) nell’autunno del 1921. Ma Philipp gli rispose che non aveva potuto far nulla per
lui. Il 30 aprile 1920 scrisse ancora: «J’ai reçu les photographies [de M. Schwarzkopf]. Milles
Merci! Aronson fera certainement tout ce qu’il pourra — car il se donne à tous ceux qui ont
besoin de lui. Mais que peut-il? Écrivez-lui!».
Buffo gioco linguistico sul nome di Loeffler: ‘cuiller’ come ‘cuillère’ significa ‘cucchiaio’: in tedesco ‘cucchiaio’ si dice ‘Löffel’, quasi identico fonicamente al nome del musicista.
Charles Martin Loeffler (1861-1935), compositore e violinista americano, di origine alsaziana. A
Berlino nel 1875 ebbe come insegnante di violino Joachim. Dal 1884 visse negli Stati Uniti, dove
suonò nell’Orchestra di Boston e fu attivo come didatta e compositore. A proposito di Loeffler,
Philipp scrisse nella stessa lettera: «J’ai envoyé la lettre de M. Loeffler à l’ancien chef du Cabinet
de Clémenceau [Georges, 1841-1927, senatore dal 1902 al 1920] qui fera tout ce qu’il pourra, je
suis sûr».
Cfr. nota n. 130 e la lettera di Philipp (cfr. supra): «J’ai vu Blondel. A nous deux nous avons encore tourné et retourné toutes les combinaisons possibles et tous deux nous vous disons[,] et cela
avec toute notre amitié, d’accepter la belle position qu’on vous offre».
Cfr. nota n. 18.
Durante l’esilio ne scrisse circa 5000: cfr. RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, p. 72.
Jules Nicati (?-?) insegnò al Conservatorio di Losanna dal 1903 al 1929 e ne fu direttore dal 1908
al 1920, succedendo a Émile Blanchet (cfr. nota n. 87) che abbandonò la carica per dedicarsi alla
carriera di pianista.
Le lettere
111
LETTERA XXXVII313
[Zurich], 28 Mai 1920
Cher Philipp, il faut bien que je vous écrive, puisque il y a plusieures choses à vous soumettre. Quelque fois je crains de vous ennuyer; et même de vous obliger à des réponses,
pour lesquelles vous n’avez que peu de temps et d’inclination. (Quelle parfaite introduction epistolaire: c’est la langue française, qui est si educative!)
Donc, tout d’abord, je dois vous remercier de votre lettre du 26. qui m’arriva le jour après.
J’avais bien raison avec le Goncourt;314 ce qui satisfait mon amour-propre litteraire et bibliophyle. – J’accepte avec plaisir et gratitude l’Hospitalité de Tauber (Mr Pigeonot).315 Je serai
à Paris vers le 12. Juin, mais vous aurez entre peu la date exacte. – J’espère que Gaubert
acceptera de bon cœur la dedicace, que je lui n’ai pas encore offerte, mais qui figure déjà
sur le frontispice de l’œuvrette.316 (Elle est jolie, et la flûte pas trop sacrifiée).
J’ai repris la lecture du Concerto de Saint[-]Saëns,317 et confirmé mon opinion, sur l’autonomie du premier mouvement. – J’ai écrit encore une fois à Andreae318 pour Marcella,319 et –
cette fois – en exigeant une réponse précise. – Mon fils320 se réjouie de vous être presenté,
de revoir Paris – où il avait passé un an de sa première jeunesse - et d’entrer à Londres.
Avec l’incertitude (toujours!) de mes projets pour l’automne, il m’est très difficile de
repondre affirmativement, aux deux lettres, que accompagnent la mienne. Je pensais, que
“nos” projets (dates, epoque, programmes), pourraient et devraient se rélier aux dessins de
Pierné321 et Dupuis.322 (Prenez vous la peine de me renvoyer ces documents et de me
conseiller sur la decision à prendre). L’invitation de Pierné est si cordiale et sympathique,
que je ne voudrais pas la manquer. x)
Bien autrement j’ai dû répondre aujourd’hui à une invitation de Milan, toujours pour un de
ces tristes recitals à portes fermées, de la Societé du Quatuor! Je leur ai dit franchement ma
manière de voir et de sentir, sur eux, sur l’Italie,323 et sur moi. – J’ai réfusé nettement;324 je
leur ai cité votre adorable Paris,325 où – comme je leur <ai> expliqué (32) – on s’a donné
une peine si bien reussi de ne me considerez l’etranger, que je suis en effet; tandis qu’en
Italie on refuse d’accueillir le compatriote, qui ne desirait rien de mieux, que de se dedier
entièrement à son pays!326 Ai-je bien fait? Je le crois, je le sens – mais il ne comprenderont
pas un môt…
Voilà enfin mon sac vidé,327 et son contenu eparpillé devant vous: armez vous encore de
patience et ramassez ce qui vous semblera moins depourvu d’interêt.
Je vous salue avec toute mon amitié, profonde éstime, et invariable reconnaisance.
Votre F. Busoni
x) Mais tout ça ne peut être definitif: selon vos vues, et celles de Blondel,328 je dois bien
compter avec Berlin.329 Je vous ecrirai le plan que j’ai dans ma tête, aussitôt que j’aurai certaines lettres, que j’attends de jour en jour.
313
Lettera autografa di proprietà della Signora Milena Benedetti di Firenze. — Il 22 febbraio 1920,
Philipp scrisse a Busoni che «Nicati veut faire engager Marcelle Herrenschmidt avec l’orchestre
Romand». E chiese a Busoni se poteva «dire un mot pour elle à [Volkmar] Andreae (cfr. nota n.
92). Ce serait une joie pour elle» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3848). Busoni ne avrebbe parlato la
sera del 27 aprile. – A Hugo Leichtentritt scrisse tre giorni prima, il 25 maggio: «[…] quel che mi
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
preoccupa di più è la difficoltà di decidere del mio destino: c’è stata una ridda diabolica di offerte allettanti di ogni genere» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 323, p. 429).
I fratelli Edmond (1822-1896) e Jules de Goncourt (1830-1870) furono con le loro opere letterarie preziosi testimoni della seconda metà dell’Ottocento. A loro nome fu intitolato un premio letterario ancora oggi rinomato. Nella sua biblioteca, Busoni aveva due opere di Edmond e otto di
Jules. Possedeva inoltre il Journal des Goncourt. Mémoires de la vie littéraire. 9 vol. Paris 1910
(cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 40). Busoni afferma di aver ragione per quanto riguarda il numero dei Journaux, che, Philipp lo conferma nella lettera del 26 maggio, sono nove.
Leonhard Tauber (1857-1944), albergatore di origine austriaca che dirigeva il rinomato Gran
Hotel Majestic di Parigi (cfr. lettera del 28 maggio 1920), era «passionately devoted to music and
the generous friend and host of all musicians» (DENT, Ferruccio Busoni, p. 246). Nella lettera vi
è un gioco di parole: «die Taube» in tedesco significa «piccione», così come «pigeon» in francese.
A Tauber Busoni dedicò la Sonatina super Carmen, KiV 284, «en souvenir d’estime et de reconnaissance […], Paris, Mars, 1920. Composée et écrite rue de Villejust, 48 […]». Fu pubblicata da
Breitkopf & Härtel nel 1921. Gli dedicò inoltre l’Exercice pour l’emploi de la troisième Pédale
(Prolongement – Sustaining Pedal), concluso il 13 novembre 1923. Queste composizioni confluirono nel nono dei 10 Büchern della Klavierübung (cfr. nota n. 665; ROBERGE, Busoni et la
France, p. 299; DENT, Ferruccio Busoni, p. 246).
Philippe Gaubert (1879-1941) era direttore d’orchestra, flautista e compositore francese. Si tratta della dedica del Divertimento per flauto e orchestra (cfr. nota n. 342). «En dédiant cette oeuvre a Gaubert, Busoni le remerciait probablement d’avoir présenté au public parisien plusieurs
de ses oeuvres. Busoni avait d’ailleurs joué trois fois sous sa direction» (ROBERGE, Busoni et la
France, p. 299).
Si tratta del Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 29.
Cfr. nota n. 92.
Herrenschmidt. Busoni italianizza qui il nome della ragazza, allora quindicenne, come nella LETTERA XVI.
Raffaello o Rafaello, diminutivo: Lello (1900-1962). Cfr. note nn. 381 e 391.
Cfr. nota n. 18.
Si tratta di Sylvain Dupuis (1856-1931), direttore dell’orchestra e compositore di Liegi. Nel 1886,
dopo aver compiuto viaggi in Italia, Francia e Germania, venne nominato Professore di Armonia
al Conservatorio di Liegi, di cui divenne direttore nel 1911. Fu anche direttore del Théâtre de la
Monnaie (a Bruxelles), dove si esibì anche come direttore d’orchestra nell’ambito dei «Concerts
Populaires». Ebbe un importante ruolo nella diffusione delle opere di Wagner, Debussy, Richard
Strauss. Cfr. la lettera di Isidor Philipp del 24 luglio 1922, Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3900: «Ne
pourriez-vous faire envoyer par Breitkopf le matériel du Capriccio arlecchinesco [titolo corretto:
Rondò arlecchinesco] à Sylvain Dupuis à Liège? Son orchestre est excellent et il serait heureux
de vous jouer».
L’11 maggio 1924 Busoni, amareggiato e depresso, osservò: «‘Io ho organizzato tutta la mia vita
con consapevolezza e soddisfazione, tutto è andato nella direzione – che io ho voluto. Solo il
rapporto con l’Italia è andato male...’» (GALSTON, Busoni gli ultimi mesi di vita, p. 68).
Cfr. la lettera ad Arrigo Serato del 27 giugno 1920 (BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, n. 327, pp. 433-434).
Cfr. nota n. 212.
Cfr. le note nn. 260 e 272.
Il sacco è vuotato anche, in maniera ancor più amara e veemente, nella lettera citata nella nota
n. 324.
Cfr. nota n. 130.
Berlino lo allettava anche perché gran parte degli intellettuali voleva che facesse ritorno nella
capitale degli sconfitti, affinché contribuisse a stimolarne, con il suo carisma, il suo spessore
etico e la sua incommensurabile cultura, il rinascimento artistico (non solo musicale, quindi).
Ecco, per esempio un appello della «Neue Musikgesellschaft»: «An Ferruccio Busoni! In dankbarem Gedenken an die zwei Jahrzehnte umfassende Künstlerische Arbeit in unserer Stadt, und in
Le lettere
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der Überzeugung, dass die Bande nicht zu lösen sind, welche das musikalische und kulturelle
Berlin, wie Deutschland überhaupt mit Ihnen verknüpfen, bitten wir Sie, hochverehrter Meister
Busoni, Ihre ideale, selbstlose Tätigkeit in unserer Mitte wieder aufzunehmen. I.[n] A.[ftrag] der
Neuen Musikgefellschaft: Wolfgang Gurlitt; I.[n]A.[uftrag] der Redaktion: Hermann Scherchen»
— Sulla situazione politica e culturale a Berlino tra il 1918 e il 1920, cfr. LEVITZ, Berlin 19181920, in Teaching New Classicality, pp. 35-41.
ILL. XX – Foto scattata a Londra nella pausa delle registrazioni acustiche che Busoni fece
senza entusiasmo con il solo scopo di ottenere il pagamento in valuta pregiata
114
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA XXXVIII330
The Mandeville Hotel
Mandeville Place, W. 1
[Londres, juin 1920]
où j’habite comme un cochon civilisé.
Cher – le piano hier331 a triomphé:332 j’en etais très-heureux. Aujourd’hui j’ai écrit à
Jaernfelt.333 – La première répetition d’orchestre (vendredi) fut très-reussie. (La corporation
est de prémier ordre.)334 – On a publié une belle Etude sur moi dans le Daily Telegraph335
de Samedi 12 Juin.
Enfin, tout est plutôt favorable.336
Je vous embrasse
Votre fidèle
F. Busoni
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Lettera autografa (Parigi, Bibliothèque Nationale, Fondo Mahler).
La lettera non è datata, ma il contenuto e l’indicazione «Sabato 12» consentono di stabilire con
certezza che si tratta di uno scritto del giugno 1920, posteriore al 12 e anteriore al 20 (cfr.
Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3859+a, in cui Philipp ringrazia Busoni di aver scritto a Jaernfelt). Non
è menzionato il contenuto della missiva, ma verosimilmente è connesso a un concerto con una
sua composizione oppure alla richiesta di dirigere un concerto a Parigi. Cfr. nota n. 333. Allegato
a questa lettera un articolo di George Louis Garnier, in cui si annuncia la pubblicazione su «Il
Pianoforte» di «une remarquable étude [di Chantavoine] sur Ferruccio Busoni, pianiste, compositeur, écrivain, philosophe. Son admiration est une chaude lumière qui met largement en valeur
la grande figure et l’œuvre du magnifique artiste».
«Paris, Londres, Rome, Berlin — partout vous avez des triomphes en votre triple qualité de compositeur, de chef d’orchestre et de virtuose. Mais, ce que je pense de tout mon cœur c’est que,
quels que soient ces succès, ils ne seront jamais ceux qui mérite votre génie» (Mus.Nachl. F.
Busoni B II, 3860+a+b).
Arnas Jaernfelt (1869-1958), direttore d’orchestra e compositore finlandese. Tra il 1887 e il 1890
fu allievo di Busoni e Wegelius. Philipp ringrazia Busoni per avergli scritto (Mus.Nachl. F.
Busoni B II, 3859+a): probabilmente Philipp desiderava far eseguire a Parigi un’opera di
Jaernfelt e voleva che Busoni facesse da intermediario.
«La soirée d’orchestre fût un très-grand succès: on a dû bisser le Finale de la Fantaisie Indienne.
L’orchestre excellent et très respectueux, à la fin tout-à-fait dévoué et amical» (lettera ad Albert
Biolley: Mus.Nachl. F. Busoni BI, 175+175a).
Si tratta di un lungo articolo di Edward Dent (cfr. nota n. 200), intitolato Busoni. Pianist as composer.
Anche Londra gli appare sotto una luce un po’ diversa: «Londres regagne un peu sa physiognomie originale, mais pas completement. Les moeurs, par exemple, sont ouvertement libres, de
faits et de mots: on s’en fiche de “respectability”; la vie apparait moins certaine et plus jouissable qu’avant la guerre. L’esprit est plus léger, et par consequence plus superficiel; ce qui est pire.
On prend difficilement les choses au sérieux. Un artiste de mon type a à lutter davantage. Les
artistes (écrivains) se retirent, ou changent de goût dans leur manifestations: rien de bon, de
grand et de propre» (lettera ad Albert Biolley: Mus.Nachl. F. Busoni B I, 175).
Le lettere
115
LETTERA XXXIX337
[Zurich], 18 Juillet 1920338
Cher Ami (et toujours plus-Ami) et très honoré Confrère.
J’ai tout oublié de ce que je voulais vous dire à Paris.
J’étais fatigué. – Ayez la patience de m’écouter.
1) On ne croit pas que la serie du Journal des Goncourt soit terminée avec le 9me volume.339
On en exige davantage. Je ne peux pas le fournir. Votre renseignement, etait-il definitif?
2) Je voulais parler à Durand d’un Compositeur Hollander,340 qui demeure à Londres. J’ai
manqué de le faire.
3) Je voulais parler à Gaubert341 de la 4me [Symphonie] de Sibelius et de la possibilité d’une
exécution de mon divertissement pour la flûte342...
4) Quant aux Concerts à Paris (Société du Conservatoire, Pierné,343 et autres) j’ai encore
manqué de vous dire, que j’y tiens beaucoup.
5) En ce moment on a des projets semblables à Londres et – ne tombez pas! – à Rome.
J’attends un Monsieur du Ministère de l’Instruction publique de Berlin pour conférer sur
les probabilités en cette ville. (?)344
Enfin: Paris et Londres
Berlin et Rome
Voilà mon plan! – A la fin du mois j’espère pouvoir vous donner des nouvelles concluantes.
Aujourd’hui j’ai reussi à terminer le troisième cahier de mon “Exercise”, qui traite exclusivement du “Staccato”.345
Je me sens encore et toujours incertain et pas assez recueilli pour travailler selon mon inclination. – Patience! C’est le mérite de l’âne!
Je vous embrasse (par force ou par amour) et me dis
votre très affectionné et devoué
F. Busoni
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 950a+b).
Lo stesso giorno scrisse ad Albert Biolley (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 176) : «Je souffre des interruptions que ma vie errante, nouvellement reprise impose à ma tranquille activité. Du reste je
ne peux pas me plaindre. Paris et Londres me furent très favorables. Ma situation dans le Monde
musical est retablie, confirmée et même accrue».
Cfr. nota n. 314.
Bernard van Dieren (1884-1936), compositore olandese; era stato in stretto contatto con Busoni
a Berlino prima dello scoppio della guerra. Nel 1919 si stabilì a Londra e successivamente prese
la cittadinanza inglese. «Hollander» è termine inglese. Ironicamente van Dieren veniva chiamato
da Busoni «Mr. Vampyren» (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 152, p.
233). Durand è un editore parigino.
Cfr. nota n. 316.
Divertimento per flauto e orchestra op. 52, KiV 285, concluso a Zurigo il 20 maggio 1920 e pubblicato nel 1922. Dedicato a «Mr le Professeur Gaubert» (cfr. nota n. 316). Al flautista dilettante
Albert Biolley Busoni scrisse il 23 maggio 1920 su questa composizione: «C’est un “pendant” au
Concertino de clarinette (cfr. nota n. 178); plus fantastique peut-être, peut-être aussi plus viril,
et “une idée” plus court (probablement par “l’idée” qui m’a manqué)» (Mus.Nachl. F. Busoni B
I, 172). Su questa composizione, cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, p. 343); BEAUMONT, Busoni the
Composer, pp. 266-268 RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, p. 59 (nota n. 151).
Cfr. nota n. 18.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Si tratta di Leo Kestenberg (1882-1962), pianista e didatta di origine ungherese. Fu allievo di
Busoni. Nel 1918 divenne presidente del dipartimento musicale del Ministero prussiano della
Scienza, della Cultura e dell’Educazione e si dedicò alla ristrutturazione del sistema educativo.
Cfr. LEO KESTENBERG, Bewegte Zeiten, Wolfenbüttel und Zürich, Möseler Verlag, 1961, pp. 52-53,
citato in LAURETO RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, p. 105. – Il 29 maggio Busoni ricevette una
calorosissima lettera del musicologo Georg Schünemann che lo invitava a tornare a Berlino:
«Adesso mi dicono che altre importanti istituzioni sono in contatto con Lei e allora vorrei anch’io
presentarmi con una piccola richiesta, anzi, con un profondo desiderio: così lo scrivo, anche se
so che non è così facilmente realizzabile: “ritorni da noi!” Rivedrebbe intorno a sé i fedeli al completo, con le Sue opere troverebbe da noi un terreno fertile, mieterebbe gioia, amore e gratitudine» (cfr. LATANZA, Ferruccio Busoni. Realtà e utopia strumentale, p. 30). Busoni gli rispose il
primo giugno: «Dunque per me è una gioia poterLe dire per il momento che le mie decisioni
inclinano verso Berlino, verso la quale effettivamente molto mi lega e mi attira. Spero che i progetti che sono ora avviati mi riportino a Lei. E tutto questo si deciderà nel prossimo futuro. Se
poi io possa diventare e essere ciò che Lei si aspetta con fiducia, non lo so con certezza. Nel frattempo è accaduto qualcosa in me che potrebbe sorprenderla o deluderla ... Così è fatta la vita:
la linea retta [leitmotiv epistolare] che noi ci sforziamo di mantenere si piega a curva e – ben presto – il cerchio si chiude» (ivi, p. 31).
Cfr. nota n. 292.
ILL. XXI
Le lettere
117
LETTERA XL346
Zurich,347 31 Juillet 1920
Mon cher ami Philipp,
maintenant c’est decidé, j’irai à Berlin348 – Voilà d’abord les raisons:
– mon habitation est menacée, si je ne me montre pas présent –
– je dois assister aux répétitions de mes opéras349 –
– je suis débiteur d’une visite personnelle et artistique –
– j’ai accepté la classe de maîtrise en composition à l’Academie de l’Etat:350 donc, j’y vais, je
suis obligé d’y aller; mais je considère l’entreprise toujours comme experiment (33),
(presque une épreuve) et déjà j’envisage la tragique possibilité d’un nouveau déménagement.351
Je me suis reservé la liberté de six mois, – du 1[er] Janvier jusqu’à la fin de Juin – pour mes
projets de Paris, Londres et Rome.
J’aimerais fixer d’abord Paris, comme point de depart. Je vous prierai donc d’avoir la grande bonté et patience de vous occuper des dates. Je pense que les deux concerts à la Société
du Conservatoire, les deux avec Pierné352 et deux ou 3 récitals formeront une série plus que
suffisante – si ce n’est déjà trop.
Ces jours ont été assez énervants, avec ses conferences et discussions, les doutes et les
décisions. –
Jeté hors de toute possibilité de concentration, je suis incapable de travailler. Il faut vite en
finir, pour – – – – – – recommencer,353 et ainsi da Capo al fine...
Nommez-moi les morceaux proposés aux concerts d’orchestre, je les ai oubliés.
Je vous souhaite un bon repos à St. Bernard. Embrassez-moi Marcelle (si elle est là) comme
je vous embrasse (par amour ou par force).
Votre affectueusement devoué
F. Busoni
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 951a+b). – Pubblicata anche in RODONI, L’esilio di
Busoni a Zurigo, pp. 105-106. – Il 27 luglio scrive a Rosamond Ley: «The London weeks were most
enjoyable and they gave me many satisfactions. I have the impression that my situation has changed altogether, there and in Paris. There is much talk and writing about me in Germany, for and
against. The newest is that Italy also begins to take me into consideration. The present PrémierMinister is the old “Pacifist” Giolitti, and now the men known as “pacifists” are rising. It seems I
am among them. – Foolish world!» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni; Londra, British Library).
Per Emilio Anzoletti traccia un bilancio del soggiorno zurighese (lettera del 28 luglio 1920;
Bergamo, Archivio privato): «Sono a Zurigo, da dove probabilissimanente me ne vado col
Settembre. Finis Elvetiae. – Da quando sono stato quì non fui mai solo per le vacanze e soffersi
un po’ di una casa relativamente ristretta, nella quale siamo ora in cinque e sei col cane. Però
Gerda è stata più che buona, paziente e dignitosa, e gli anni non furono perduti – in certo senso
guadagnati – e, ormai sarebbero passati, come anche fossero stati! Dall’Italia ultimamente mi pervengono notizie, che provano un cangiamento nella considerazione, che mi si porta. Mi si dice,
che le riviste si occupano molto di me, e da Roma ho avuto delle belle proposte, che spero si
realizzeranno. Parigi in Marzo e Londra in Giugno furono cordialissime per me: la mia situazione è non solo ristabilita, ma di molto accresciuta per i successi riportati come compositore e direttore d’orchestra. Tutto ciò ti racconto, non per vantarmi, non per accusare l’Italia, ma perché so,
che tu amichevolmente partecipi alle mie vicende. Io spero molto di poter rivenire in Italia, per
lo meno ad intervalli regolari, se anche non per istarci, ciò che mi sarebbe stato desiderabilissi-
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
mo, e più ancora scopo e sogno della mia vita. Faccio un ultimo tentativo a Berlino, dove mi
attende la mia abitazione, sia per dimorarvi, sia per liquidarla (ed in ambi i casi richiede la mia
presenza), dove sono moralmente debitore almeno d’una visita artistica, dove infine, promosso
ad alta posizione, passerò l’Inverno. Se il soggiorno mi riuscisse insopportabile (e chi lo sa) vorrei e dovrei in seguito rimanere in Italia e definitivamente. Così stanno le mie cose, che come
vedi son tutte ancora questioni da risolvere! E il tempo passa». Nella stessa lettera si augura di trascorrere una parte dell’anno a Roma: «L’accademia dello stato [Akademie der Künste] a Berlino,
di cui farò parte, possiede una villa (Falconieri) nei dintorni di Roma, ed io sto trattando per ottenere il diritto d’abitarvi una parte breve dell’anno, trascinando con me i miei allievi. Una tale
situazione “neutrale” a Roma, dove potrei spiegare un’attività artistica, mi pare desiderabile».
Cfr. LEVITZ, Teaching New Classicality, Introduction, p. 15; EADEM, From Zurich to Berlin, ivi, pp.
36 e 40: «When he assumed office on 1 December 1918, Leo Kestenberg [consultant on musical
affairs for the Prussian Ministerium für Kunst] faced the formidable task of reconstructing
Germanys musical life after years of disruption, disorientation, and decline caused by war and
revolution. Nominally only an advisor (Referent), Kestenberg actually had tremendous responsibility, power, and influence» (p. 36). Inoltre: «Kestenberg saw Busoni as a symbol of the spirit
of ideal socialism (Idealsozialismus) and thought he was just the right person to renew Berlin
morally and artistically. Having heard that Busoni was not doing well in Swiss exile and eager
to bring him back to Germany, he nominated him to lead one of the master classes». L’incarico
alla Akademie der Künste era molto prestigioso. Cfr. anche ANNA FICARELLA, Busonis Rückkehr
nach Berlin im Zeichen der Jungen Klassizität: ‘Verkleidungen’ einer Idee, Busoni in Berlin,
pp. 177-192.
Arlecchino e Turandot che vennero rappresentate il 19 maggio 1921.
L’Akademie der Künste. Molte voci di amici ed estimatori, come detto, si levarono per convincerlo ad accettare l’incarico, tra cui quelle di Hermann Scherchen e Manfred Gurlitt. Cfr. RODONI,
L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 79-82.
«Come Lei sà – scrisse a Ettore Cosomati il 27 agosto 1920, pochi giorni prima di partire per
Berlino – io soffro di tutti i cambiamenti pratici, del troncare le abitudini, della confusione e dell’inquietudine imposte dal trasloco! – Fosse almeno definitivo! Ma anche l’idea d’un contratto a
vita ed immutabile m’opprimerebbe... Mi si ha qualche volta rimproverato una mia “Fantastische
Natur”; che in fondo non intende altro, che un uomo non contento di quello che hà, e che si
strugge per afferrare le cose distanti. [...] A me il cangiamento d’ambiente non influisce punto
favorevolmente sulla vena creatrice, né sull’energia attiva del lavoro» (N. Mus. 1745).
Cfr. nota n. 18.
Leitmotiv epistolare. I 6 trattini indicano quanto penosa sia questa parola per Busoni. – Alla fine
della lettera si menziona la località di St. Bernard: si tratta di Menthon-Saint-Bernard (cfr. nota n.
5), un comune francese situato nel dipartimento dell’Alta Savoia. Prende il nome da uno dei suoi
cittadini più illustri San Bernardo di Mentone.
LETTERA XLI354
(Mauvaise Lettre!)
[Zurich], 5 Août 1920
Cher, je viens d’écrire à Gaubert pour la dédicace et pour Sibelius.355
De moi je n’ai pas parlé, je voulais m’entendre avec vous d’abord. J’avais compté sur le
mois de Mars et colloqué Paris entre Londres (Février) et Rome (Avril). Le Janvier j’ai dû le
réserver pour Berlin. – – Les programmes me plaisent médiocrement: ils ont l’empreinte
d’une chose mal reflechie: mais on peut bâtir la-dessus. –
Le lettere
119
Je ne sais encore rien de ce que je vais proposer à Mr Pierné,356 encore moins de ce que
regarde le cachet.
(Le mot exprime très-bien une chose honteuse qui se cache).357 Je vous laisse faire. Cher ami
Philipp, c’est ma sixième lettre ce matin, que j’écris; pardonnez, si je ne peux plus continuer. A Marcelle et Andrée358 mes remerciments, – hier j’ai envoyé un petit mot à Elzette.
Affections et merci.
Votre F. Busoni
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 952a+b). – Il giorno prima aveva scritto a Emilio
Anzoletti: «Io stesso non verrei in Italia prima della prossima primavera, se le trattative con Roma
conducessero ad un intendimento. – Sopporterei più serenamente discussioni, critiche (ed amarezze) sul mio conto, quando almeno ci si occupassse di me. Ma questa situazione sta preparandosi» (Bergamo, Archivio privato).
Cfr. la lettera precedente. Sui rapporti tra Busoni e Sibelius, cfr. FERRUCCIO TAMMARO, Jean
Sibelius, Roma, ERI, 1984, pp. 24-28; pp. 213-216. Su Gaubert, cfr. nota n. 316.
Cfr. nota n. 18.
Busoni detestava il denaro, anche se, ovviamente, comprendeva che nel tipo di società in cui
viveva era necessario. Non fu mai in grado di gestirlo razionalmente e quando il banchiere
Biolley gli propose un piano di risparmio nell’arco di una decina d’anni per diventare milionario e vivere di rendita, gli rispose con una lunga lettera di inusitata durezza, servendosi per la
prima volta della lingua tedesca anziché del francese (per poter esprimere al meglio il suo pensiero, come ammise egli stesso). Questa superba lettera, tra le più elevate spiritualmente che
Busoni abbia mai scritto, è pubblicata e annotata in RODONI, L’esilio di Busoni a Zurigo, pp. 99101. Cfr. anche la lettera a Harriet Lanier del 18 agosto 1915 (BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 203, pp. 296-298: «L’artista deve venire aiutato e non può fare a meno di
un’esistenza tranquilla; ma non vuole diventare milionario, e nemmeno ricco: cosa fatale anziché utile alla sua attività. […] Per guadagnare debbo prostituirmi [...]. Ella si lamenta per la mancanza di danaro. Ma Le assicuro che un vero artista non lo richiede affatto, se è sicuro di ottenere altre cose, migliori». – Il 21 marzo 1921 scrive ancora a Biolley: «[...] l’argent est une erreur,
une illusion et [...] – de fait – il existe autant que les couleurs, qui ne sont créées que par le mécanisme de notre vue. Vous considererez tout ça des réflections primitives d’un littérateur et d’un
musicien (pah!) — mais vous savez, que les enfants, quelques fois, disent des vérités, dont les
sages s’étonnent.....!» (Mus.Nachl F. Busoni B I, 185). In questa lettera Busoni cita un lungo brano
contro il danaro di Huysmans, tratto dal romanzo Là-bas; un brano che, scrive Busoni, rappresenta «mieux mes opinions, que je ne pourrais faire moi-même».
Sorella di Marcelle e di Elzette.
LETTERA XLII359
(Zurich, 26.08.1920)
Cher et excellent Ami, vous avez deviné juste: je n’ai pas écrit par trop d’occupation
d’abord; ensuite parce-que je voulais attendre de pouvoir vous donner les dates definitives; enfin: parceque je me sens agité et un peu derouté dans la vie journalière; ni ci ni là,
ni bon travailleur, ni homme pratique resolu à agir. Mais ce n’est que la transition et tout
retournera à sa place. (Peut-être même moi.) – J’ai reussi à adresser quelques lignes à
Chantavoine sur la partition que j’avais reçue avec immense plaisir. J’ai commencé une
Toccata360 en trois mouvement pour Piano (Prélude – Fantaisie – Chaconne) que j’ai dû
mettre de côté sans la terminer. (Mais elle est presque complète déjà, et nullement parfai-
120
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
te encore.) – Samedi dernier nous avons eu une répetition d’orchestre pour le divertissement de flûte,361 auquel je n’ai trouvé rien à modifier.
Justement je viens de recevoir une lettre très-bonne de M. Gaubert,362 chef d’orchestre à
l’opéra. – J’ai voulu faire un catalogue = resumé de mes 1000 volumes363 avant de les emballer. – Herkomer,364 le grand artiste, me disait un jour: ne faites jamais des choses, qu’un
autre pourrait faire pour vous aussi bien.365
(C’est très-sensé, mais presque impossible à mettre en exécution!) – J’ajouterais: “qu’un
autre pourrait faire même mieux que vous”, parce que tout ce qu’on fait par pure necessité et sans enthousiasme, n’est fait qu’à demi! –
Zurich est tellement depouillée de tout ce qui la rendait supportable pendant le “bon”366
temps de la guerre, que les Adieux se font sans regret. Un pâle automne est descendu sur
la ville: ce serait bien triste que de devoir rester...367
Cependant c’est toujours une opération douloureuse que de quitter!368 (C’est ce, que j’ai fait
toute ma vie.)
Je vous écrirai encore avant de partir.
Je vous embrasse, ainsi que les trois sœurs-amies-nièces, en demeurant votre
très affectueusement dévoué
F. Busoni
Souvenir respectueux à Mme La Tante des demoiselles Herrenschmidt.
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress).
Toccata: ‘Preludio’ – ‘Fantasia’ – ‘Ciaccona’ per pianoforte, KiV 287, conclusa il 21 settembre 1920
(ma cfr. la lettera a Isidor Philipp del 17 settembre 1920) e «nata tra sofferenze ed emozioni varie»
(BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 337, p. 445). Scrisse Sablich: «Non si potrebbe immaginare per l’opera pianistica di Busoni conclusione più degna di questa pagina poderosa e muscolosa, solenne come una musica d’organo e arditamente proiettata verso nuove acquisizioni compositive, prefigurazione di uno stile pianistico atipico nel suo stesso virtuosismo trascendentale, eretto a dimensioni gigantesche e permeato di lucida razionalità e di appassionata
carica fantastica». (SABLICH, Busoni, p. 177). Sulla Toccata, cfr. inoltre KINDERMANN, Verzeichnis,
pp. 244-246; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 282-287; PRINZ, Ferruccio Busoni als
Klavierkomponist, pp. 290-296.; SITSKY, Busoni and the piano, p. 67; MEYER, Die Klaviermusik
Ferruccio Busonis, pp. 221-224 e GALSTON, Busoni gli ultimi mesi di vita, pp. 125 e 148.
Cfr. nota n. 342.
Cfr. nota n. 316. A Gaubert fu dedicato il Divertimento per flauto e orchestra.
Volumi acquistati a Zurigo. Cfr. le lettere a Isidor Philipp del 5 aprile 1917 (XI) e del 17 settembre 1920 (XLIV).
Sir Hubert von Herkomer (1849-1914) pittore, incisore, scultore tedesco naturalizzato inglese.
Dipinse per lo più paesaggi, ritratti, eventi storici. Fu pittore molto rinomato e, ancora oggi, può
essere considerato uno dei migliori ritrattisti del suo tempo.
Philipp, il 29 agosto 1920, gli scrisse (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3865): «Si Herkomer vous a dit
qu’il ne faut jamais faire des choses qu’un autre pourrait faire aussi bien que vous — la sagesse
des nations dit: “Sers[-]toi toi-même et tu sera bien servi.” Et je vois bien que, comme moi, vous
êtes de l’avis de la sagesse des nations. Faire le catalogue de 1000 volumes est un travail de
bénédectin...».
Per la presenza di numerosi artisti e intellettuali che si erano rifugiati in Svizzera a causa della
guerra.
Nei confronti della Svizzera Busoni fu spesso polemico e ironico. Tuttavia, quando decise di
lasciare per sempre Zurigo, seppe riconoscere con onestà intellettuale il ruolo che questa nazione ebbe sulla sua attività di Kulturmensch. Cfr. la lettera a Volkmar Andreae del 23 giugno 1920
(cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 325, p. 431).
Cfr. nota n. 377.
Le lettere
121
LETTERA XLIII369
Zurich, 7 Sept.[embre] 1920
Cher Ami,
il m’est impossible de terminer la Toccata en les conditions dans les quelles je me trouve.
J’ai dans le dos deux caisses de livres comme appui, et tout autour d’autres caisses, qui forment de ruelles entre de blocs. Il y a de la paille parsemée par terre, qui fait la joie et le
suprême comfort de mon chien. Il faut le voir, comme il se promène, nouveau Gulliver à
Liliput,370 entre les caisses, en traversant les étroites ruelles, pour aboutir à une place – qui
est assez vaste pour lui servir de lit. Là il ronfle. Et me regarde de bas en haut, et disant de
son œil: ce n’est pas ma place, mais tu ne me chasseras pas…? Pauvre Giotto371 – je ne peux
presque pas supporter son regard: il semble savoir.
Le quatuor372 fut ecrit avec 21 ans. Il est bien.
Pierné373 donnera ce que vous lui proposerez. – J’ai le cœur gros. – Je laisse mes fils. – Je
vais – à 54 ans – dans l’inconnu.
Je vous embrasse.
Ferruccio.
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371
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373
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 954a+b).
Busoni possedeva una copia in francese dei Viaggi di Gulliver, in particolare l’edizione illustrata da Grandville, Parigi, 1838 (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni p. 99).
Il sanbernardo Giotto è stato per Busoni un compagno inseparabile durante l’esilio. Cfr. RODONI,
Ferruccio Busoni. Zürich 1915-1920 (cfr. nota n. 7 della PREFAZIONE), p. 43 e e l’ILL. n. xy.
Quartetto per archi in re minore, op. 26, KiV 225, concluso nel 1887 e pubblicato due anni più
tardi.
Cfr. nota n. 18.
LETTERA XLIV374
Berlin375 W 30,
Viktoria Luise Platz 11
le 17 Sept[em]bre 1920
Mon cher Ami, je viens – en ce moment – de donner un coup d’œil resumant à la Toccata,
que j’ai terminé hier. Vous aurez le manuscrit aussitôt que j’en aurai tiré une copie. Selon
mon habitude, je vous enverrai les esquisses; qui vous demontreront comment j’ai dû
renoncer à bien des choses, pour l’Amour de l’unité: ces esquisses conti[e]nnent une
bonne demi-douzaine de motifs, qui ne furent pas employés . – Le morceau se compose
d’un Prélude, d’une Fantaisie et d’une Chaconne. Il est sevère et pas trop agréable. Il
compte dix pages de Manuscrit. Serré. – 376
– Me voilà donc à Berlin, depuis six jours!377 La ville a bien changé.378 Mais le ton aussi: on
est plus humain. Je ne sais pas encore si je pourrais la supporter… Mais c’était indispensable de la visiter, de reprendre possession de mes choses – qui (34), du reste, j’ai retrouvées toutes à leur place; comme si je les avais quittées hier.379 C’était une consolation. La
122
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
bibliothèque, à laquelle je vais ajouter les milles volumes de Zurich, e[s]t en état parfait et
représente, ainsi completée, une collection respectable.380 – J’ai dû quitter mes fils, qui
poursuivent leur chemin et – mon chien! Je compte de travailler beaucoup, et je m’en
réjouis. Mon fils cadet Lello381 – un garçon agréable et très éveillé – se permettera de se presenter à Vous: il a decidé de faire un séjour d’études à Paris. Je l’envie. Il a vingt ans! Je
vous le recommande paternellement, et vous prie de ne pas le perdre de vue. Bompart le
connaît de Bâle382; il y a neuf ans, que nous habitions tous la même maison, y compris la
belle et brillante Emilienne. – Benni,383 l’ainé, rest à Zurich: par opposition, je crains; nous
l’avons installé avec une partie du mobilier Zurichois, dans un joli Atelier, près du lac. – Et
voilà encore un volume du livre de ma vie terminé, relié, et rangé dans la bibliothèque de
l’histoire! – Au revoir, mon très bon ami.
Votre Ferruccio B.
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 955a+b). – La partenza di Busoni da Zurigo lasciò
un vuoto difficile da colmare. Cfr. la testimonianza di Sulzberger: «[...] on sent avec [...] intensité
combien Vous nous manquez, toujours et partout: votre musique, votre parole, votre figure, et
l’atmosphère inspirée de votre maison. – Ceux qui furent autour de vous – à vous aimer et vénérer — Jarnach, Laquai etc. se retrouvent de temps en temps ensemble. Mais ce ne sont que des
tentatives. Le cercle s’est désarticulé et le charme est brisé. D’autant plus fort nous le sentons: ce
que vous nous avez donné nous reste, non pas comme un souvenir précieux, mais comme le
printemps d’une vie nouvelle, ample et rayonnante. Et dans l’atroce lutte où je suis engagé, elle
reste une lumière» (Mus. ep. M. H. S. Sulzberger 2, B.-N., B II). E Busoni a Sulzberger (21 ottobre 1920, Sulzberger-Nachlass, Zürich, Zentralbibliothek): «Ich selbst bin damit in ein neues
Kapitel meines Lebens getreten und finde mich noch nicht ganz zurecht. Die Trennung von meinen Jungen, von fünfjähriger Umgebung, der Sprung in’s Ungewisse: dies Alles, mit über 50
Jahren vollführt, muss mich zuerst in Urtheil und Äusserung über Dinge u. Zustände zurückhaltend machen».
LEVITZ, Berlin 1918-1920, in Teaching New Classicality, pp. 35-40; Musical life in Berlin around
1920, in ivi, pp. 55-62; Busoni place in Berlin’s musical life, in ivi, pp. 62-74. Sulla situazione
culturale a Berlino nei primi anni Venti e il ruolo di Busoni in quel contesto storico, cfr. SILVIA
SCHLENSTEDT, Il paesaggio letterario nella Berlino dei primi anni ’20, in Il flusso del tempo, pp.
17-30 (testo originale in tedesco alle pp. 31-44); LUIGI FORTE, Paesaggio eroico e anni Venti: una
passeggiata col giovane Brecht, ivi, pp. 58-70; HANS RUDOLF ZELLER, Busoni e l’avanguardia
musicale verso il 1920, ivi, pp. 81-92 (testo originale in tedesco alle pp. 93-104); KLAUS
KROPFINGER, L’utopia musicale di Busoni e la Berlino degli anni Venti, ivi, pp. 174-189 (testo in
tedesco alle pp. 190-206); ENZO COLLOTTI, Politica e cultura negli anni di Weimar: aspetti di un
rapporto conflittuale, ivi, pp. 136-158; PIERO SANTI, Un osservatorio da Berlino: Busoni e la cultura musicale italiana negli anni Venti, ivi, pp. 159-173. Cfr. inoltre PETER GAY, La cultura di
Weimar, Bari, Dedalo Libri, 1978; WALTER LAQUEUR, La Repubblica di Weimar, Milano, Rizzoli,
1996; SABLICH, Busoni, pp. 65-73, DENT, Ferruccio Busoni, pp. 250-289; COULING, Ferruccio
Busoni, 327-356.
Cfr. nota n. 360.
Cfr. la lettera ad Albert Biolley del 1° ottobre 1920 (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 181): «Aujourd’hui,
curieux à dire, il y a deja trois semaines que je quittai Zurich. Justement je viens de terminer la
lecture du Criminel Bonnard par A.[natole] France. Vers la fin du livre je trouve ces mots, que je
vous reproduis: “Tous les changements, même les plus souhaités[,] ont leur mélancolie, car ce
que nous quittons, c’est une partie de nous-mêmes; il faut mourir à une vie pour enter dans une
autre”. – Et cette fois j’ai dû quitter bien de choses! [...] Ma maison est plus belle que le souvenir
que j’en avais gardé; la ville... moins. Du reste: je me suis tenu enfermé dans la première (la
belle) comme un moine; je n’ai pas répondu à la sonnette et je me suis enivré de solitude en
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découvrant les détails de mon artistique et vaste appartement». Busoni fece ritorno a Berlino l’11
settembre 1920: il clima era del tutto cambiato e segnato dalle ferite della guerra, «che Busoni
aveva vissuto in uno stato di prostrazione e di velleitaria neutralità, lui italiano trapiantato in
Germania e autoesiliatosi in Svizzera. Busoni attese invano segnali di richiamo dall’Italia […] o
forse, meglio, finse di non sentirli, nella convinzione che troppe cose lo legassero nonostante
tutto alla nazione sconfitta, ma sopravvissuta e scossa da nuovi aneliti» (SABLICH, Berlino, 27
luglio 1924: Busoni ist tot, in Il flusso del tempo, p. 49).
Cfr. la lettera a Ettore Cosomati del 21 ottobre 1920 (N. Mus. ep. 1746): «La città non è più quella... ed io sempre più divengo solitario ed assiduo». Philipp gli scrive il 21 settembre 1920
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3866): «On me dit que la vie à Berlin est insupportable et je pense
constamment à vous». Cfr. inoltre SABLICH, Berlino, 27 luglio 1924: Busoni ist tot, in Il flusso del
tempo, pp. 49-50: «La caduta del Reich, il nuovo corso politico nato sulle ceneri della disfatta, la
crisi economica e un diffuso stato di incertezza in ogni campo avevano sì apportato radicali
rivolgimenti anche nell’ambiente della cultura e dell’arte, ma avevano anche favorito, sia pur
disordinatamente, la rinascita di nuove iniziative e di nuovi movimenti. […] Senza dubbio
Busoni si riteneva parte di quella cerchia di spiriti eletti e colti a cui finalmente veniva ridata
libertà di parola. La decisione di far ritorno in Germania significava anche dare il proprio contributo a questo nuovo inizio e intenderlo nel senso di quella continuità col passato che da sempre era stata una delle fedi più salde di Busoni uomo e artista».
Cfr. però la lettera a Ettore Cosomati del 21 ottobre 1920 (N. Mus. ep. 1746): «Ho ritrovato la mia
abitazione in perfetto stato. Purtroppo l’unico oggetto, che avevo dato in custodia fuor di casa,
è sparito... Cioè quel grandioso dipinto del Boccioni «la ville qui monte» che, credo, Le avevo
descritto e esaltato. Il caso non è ben chiaro, né ancora risolto. Ne sono addolorato. Ho ripreso
subito il lavoro, sotto buoni auspicj». Cfr. però Lettera XLVI.
La sua biblioteca comprendeva 5000 volumi, quasi tutti ben scelti, come amava ripetere ai suoi
amici.
«Lello [...] è intelligentissimo, grande e robusto, onesto e aperto. Riconosco in lui una natura
essenzialmente pratica (l’opposto del fratello) – una mente analitica –: ma invece vuol fare l’artista, il pittore (ha molta facilità) — ed io ne dubito un pochino. Sta ancora formandosi» (lettera a Emilio Anzoletti del 4 giugno 1919, scritta a Zurigo; Bergamo, Archivio privato). Cfr. le considerazioni di Isidor Philipp su Lello: «Lello est un charmant garçon que nous aimons tous ici et
il est un vrai artiste. Il vient de faire un portait d’Andrée [Herrenschmidt, sorella di Marcelle] mais
je n’ai pas pu encore le voir. Il a trouvé en tous les cas chez les Herrenschmidt une maison où
il est chez lui» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3763, s.d., ma sicuramente del 1920). Nel settembre
del 1920 Philipp dà ancora notizie di Raffaello: «Votre Lello plait à tous ceux qui le voient ...». Il
1º novembre scrive: «Nous aimons tous beaucoup votre Lello qui se fera vite des amis ici. J’ai
dîné hier soir avec lui chez les Herrenschmidt. Il m’a montré les desseins, qui sont d’un homme
de talent. Il se développera vite» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3869). E il 17 giugno 1922: «Pour
Lello, vous ne pensez pas un seul instant que je lui en veuille! Je comprends qu’il reprenne contact avec la vie là-bas et que son travail l’occupe et préoccupe» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3898).
Potrebbe trattarsi del pittore francese Maurice Bompart (1857-1936), di cui Busoni divenne
amico. Notevoli le sue vedute di Venezia e i risplendenti paesaggi algerini. Cfr. WEINDEL, Briefe
an Henri, Katarina und Egon Petri, p. 130 e p. 351, nota n. 367. Busoni fa chiaro riferimento
alla Meisterklasse che tenne nell’agosto del 1910 a Basilea. Cfr. APPENDICE II con i ricordi di
Rosamond Ley.
Sul figlio primogenito Benni (Benvenuto), Busoni scrisse a Ettore Cosomati, da Londra, il 15
ottobre 1919. «[...] questi è un ‘benedetto ragazzo’, e non si sa mai la direzione o la scelta delle
sue amicizie. Da quanto Gerda mi riferisce è – come fù sempre – un miscuglio d’onestà e di
testardaggine; ad onta della sua bella intelligenza, lento nello sviluppo: buono e irrascibile, soggetto a molte influenze e pure sdegnoso d’accettare l’opinione d’un altro, quando s’accorge che
lo si usa in suo favore. Ci vorrà del tempo – e la vita non permette tanti indugj». A Biolley: «Il est
intelligent et honnête et beau ...» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 131). Magda von Hattingberg definì
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Benni «di una bellezza raggiante» (cfr. APPENDICE II). Il fatto che Benni fosse rimasto in America
affliggeva molto Busoni. Su questo suo cruccio, scrisse a Emilio Anzoletti il 3 agosto 1917: «Benni
– nella tua cara America – è trattato rozzamente, arruolato nelle gloriose liste dei difensori della
civiltà. Capirai, che ne rimasi male e che sto attendendo ansiosamente lo svolgimento. Intanto
le notizie son scarse e l’ultima, che lessi, data del 5 Giugno. A questi bei termini siam giunti felicemente, grazie alla bontà ed alla accortezza degli uomini» (Bergamo, Archivio privato). Soltanto
il 4 giugno 1919 Busoni può scrivere all’amico bergamasco: «Benni è finalmente libero, ma tuttora in America, e noi lavoriamo continuamente e in tutti i sensi per farlo entrare in Isvizzera: ciò
che dipende da persone sconosciute, ma divine, a giudicare dal potere che esercitano e dall’invisibilità e inaccostabilità in cui si inviluppano» (ibidem). A pochi mesi dalla morte, il 25 marzo
1924 Busoni scrisse amaramente a Philipp Jarnach: «L’ironia è il più miserevole dei mezzi educativi: me ne sono dovuto convincere, troppo tardi, a proposito del mio Benni» (BUSONI, Lettere
con il carteggio Busoni-Schönberg n. 397, p. 515). Cfr. APPENDICE XY.
LETTERA XLV384
Berlin, 4. Octobre 1920
Cher Ami, merci de votre lettre. Oui, c’est supportable385 (mais pas encore definitif). – Je
suis quelquechose entre Don Quichotte386 et le Juif errant.387 – J’ai une courte carte postale
de Lello. Il est à Paris, enthousiaste. Avoir vingt ans et être à Paris, c’est certainement plus
agréable que… le contraire. – Hier (pour me reposer) j’ai parcouru au piano le 3me388 de
Saint[-]Saëns. C’est fatal (comme facture et pour l’oreille) que à la fin des pages 11, 12, 13,
14 (de la partie imprimée) on arrive 4 fois à la dominante de Re…!
Est-ce que le Maître voudrait proposer une coupure dans le finale? – Ou: trouveriez vous
une telle question blessante pour Saint[-]Saëns? – Avant-hier j’ai terminé la partition d’une
Valse viennoise pour orchestre.389 (Cette fois pour m’amuser.) Je crois de l’avoir dit déjà. –
La Toccata, je l’ai joué[e] hier à ma femme pour la première fois. Elle lui a produite (35)
une forte impression. (Ça ne ressemble pas à une Valse viennoise.) – La lettre de Marcelle
fut touchante. J’en ai eu tant de plaisir! –
Excusez la brieveté et secheresse. J’attends justement mes meubles et mes livres de Zurich.
Votre très affectionné et devoué
F. Busoni
384
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 956a+b). – Busoni informa Jarnach sul suo stato
d’animo e sulle condizioni della sua città: «Un po’ alla volta comincio a scrivere agli amici. Per
tutto il tempo che Gerda non era ancora qui [si trovava ancora a Zurigo], mi sono chiuso in un
ermetico isolamento morale e sociale; mi godevo la solitudine e andavo su e giù per il mio
appartamento in cui riscoprivo cose dimenticate, risalutavo le cose presenti alla memoria, e
non mi mancavano le occupazioni. […] Le mie condizioni intellettuali sembrano quindi essere
normali. Ben diverso è invece il mio stato d’animo, che sembra strano a me stesso e non del
tutto comprensibile. Divento molto solitario e mi meraviglio che gli altri non si accorgano della
strada che è stata percorsa in questo lasso di tempo. Le singole persone e l’intera città. – La
maggior parte delle prime sono rimaste al punto dove le avevo lasciate. […] Di sera Berlino è
tetra. Nessuno esce per proprio piacere. Alle dieci di sera, quando un tempo “incominciava il
bello”, ora tutto è morto. […] Se si guarda alle cifre, i prezzi sono fantastici. In realtà, però, io
vivo ancora dei 500 franchi che ho portato con me e che a Zurigo sarebbero già finiti da un
pezzo. […] Eppure non riesco a liberarmi dalla malinconia. Devo ricominciare a combattere,
conservare il mio livello e mantenere la mia sicurezza di giudizio e il mio senso dell’umorismo.
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Sono le rudi fatiche che non si notano dall’esterno. È un’autodisciplina che consuma gran parte
delle forze. […] Mi sembra assolutamente impossibile che un uomo solo possa risollevare tutto
quel che è sprofondato; e sono estremamente riluttante ad accettare la realtà. Quali saranno i
miei pensieri e i miei sentimenti alla fine della stagione? Intanto è già arrivato il furgone dei
mobili: il suo contenuto, scaricato in casa, mi lega ancor più strettamente a Berlino» (Lettera a
Philipp Jarnach, 2-3 ottobre 1920, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, pp. 445446.
«C’est un aigle en effet, mais un aigle blessé qui, en 1920, reprend possession de son appartement de Berlin après avoir hésité à faire de Londres ou de Paris sa résidence. [...] Un sentiment
d’irrépressible angoisse l’étreignit lorsqu’il rentra dans la ville où il devait mourir quatre ans plus
tard: les conséquences de la guerre s’y faisaient partout sentir, le cours de la monnaie s’était
effondré, la vie musicale était entièrement désorganisée, sa propre santé était compromise. […]
Toute l’oeuvre des dernières années, pourtant entreprise avec un regain d’énergie créatrice, sera
dominée par cette angoisse dont Busoni ne cherche pas à se défendre, et qui transparaît dans
toute la partition du Doktor Faust» (PAUL-GILBERT LANGEVIN, Ferruccio Busoni et son oeuvre
symphonique, «Disclub», 22/23, IV, settembre- dicembre 1966, p. 14).
Cfr. Lettera LVIII.
Il personaggio di una storia che si tramanda da secoli, costretto a peregrinare in eterno, senza
mai fermarsi e senza poter godere della pace nella morte. Su questo misterioso personaggio,
Busoni scrisse alla moglie il 12 agosto 1912 (p. 199): «Ho comperato ieri qualche cosa di molto
raro, di quasi sconosciuto e molto bello per 25 franchi, cioè le 12 composizioni di Doré per la
leggenda dell’Ebreo errante, in edizione originale. Sono molto potenti e anche insolite come
silografie (dapprincipio le avevo prese per litografie). Sono uscite nel 1862 […]» (cfr. anche PERL,
Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 31).
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in mi bemolle maggiore op. 29 di Camille Saint-Saëns.
Tanzwalzer per orchestra, op. 53, KiV 288, terminato il 2 ottobre 1920 e pubblicato nel 1922. È
da considerare, come molte altre composizioni busoniane, come uno “Studio” per il Doktor
Faust. Infatti parte del suo contenuto confluì rielaborato nella musica da balletto del ‘Quadro
principale’ (di Parma). Cfr. BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 287-288.
LETTERA XLVI390
Berlin, 14 Oct.[obre] 1920.
Cher Ami Philipp, je viens de lire votre lettre et une de mon fils Lello, qui est fasciné de
votre bonté et sagesse. – Je vous enverrai bientôt la Toccata,391 dont j’ai terminé la copie:
seul[e]ment, puisque elle va être publiée dans une revue musicale,392 je ne voudrais pas me
défaire des deux manuscrits à la fois: attendez donc le retour du manuscrit de l’imprimerie – – et permettez-moi de vous dédier cette œuvre, qui me semble digne de porter votre
nom…393 Les esquisses que j’ai réunies, en sont nombreuses: à ce morceau j’ai travaillé
encore plus sévèrement que d’ordinaire. –
Je me394suis procuré la partie de Piano du 3me de S.[aint]-Saëns. Mais je ne possède rien du
4me, dont la partition d’orchestre serait bien necessaire; vû, que je ne j’ai jamais joué le
Concerto. – Je redigerai les programmes pour Pierné395 et lui ferai envoyer des partitions.
Mais – pardonnez!! – tout ce déménagement et tant d’émotions m’ont jeté hors de ma ligne
droite,396 et je ne sais (encore une fois!) quels etaient nos projets pour les programmes
Piano – Orchestre! Soyez bon…
On m’a volé une belle peinture, le tableau les plus grand et le plus important du futuriste
126
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Boccioni. (trois mêtres de largeur!)397 – J’en suis indigné. L’histoire n’est pas claire, et j’aurai encore à combattre et à avaler du fiel. –
Enfin, la vie n’est pas gaie. Pourquoi m’avez vous repoussé de Paris? Je n’aurais fait aucun
mal à personne...!
Je vous embrasse
Votre
ami dévoué
F. Busoni
[Sul lato sinistro del foglio:]
Reflexion politico-sociale: je crains qu’il soit assez dangereux que de maltraiter un chien
affamé…398
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Lettera autografa di proprietà della Signora Milena Benedetti di Firenze. – Cfr. la lettera a Philipp
Jarnach, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 337, pp. 445-446.
Cfr. note nn. 360 e 407. «Nata [a Zurigo] tra sofferenze ed emozioni varie, ha trovato qui [a
Berlino] la sua conclusione».
Pubblicata nel «Notenbeilage zu Musikblätter des Anbruch. Sonderheft Ferruccio Busoni, Jänner
1921». Fu poi ripubblicata nel corso dello stesso anno dalla Universal Edition di Vienna.
Cfr. note nn. 360 e 406.
Concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore op. 44.
Cfr. nota n. 18.
Leitmotiv epistolare, cfr. nota n. 24.
Si tratta del capolavoro futurista di Boccioni La città che sale (cm. 200 x 290.5). Fu dipinta nel
1910 e acquistata da Busoni nel 1912. Campeggiava nello studio berlinese del Maestro. L’assenza
della gigantesca opera fu breve: dopo poco tempo infatti Busoni ne ritornò in possesso. Forse
durante il conflitto fu messa in salvo da un suo amico, Ludwig Rubiner, che abitò nell’appartamento di Busoni nel 1919. Fu venduto nel 1958 dagli eredi di Busoni al Museum of Modern Art
di New York (MOMA). Sulla storia di questo dipinto, cfr. RODONI, Tra futurismo e cultura mitteleuropea, pp. 39 [21]-42 [24] e [72]. Cfr. infine nota n. 379.
E Philipp risponde: «Votre réflection politico-sociale est la reproduction fidèle de ma pensée»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3867).
LETTERA XLVII399
Berlin, 5 Decembre 1920400
Cher Philipp, vos lettres me furent un grand comfort; elles me donnent un point d’appui,
au moment ou je ne pouvais pas concentrer mes pensées sur des choses distantes et administratives. Je suivrai donc les esquisses. Quant au choix de mes Compositions d’orchestre:
comment faire?
Attendre l’impression de mes deux soirées de Berlin en Janvier401 pour decider, serait probablement trop tard pour Mr Pierné;402 qui a eu déjà beaucoup de patience – au quel je presente mes excuses.
Toutefois il serait bien utile de savoir le cadre dans le quel mes pièces figureront, et la
durée du temps qu’il peut consacrer à leur execution. Le même désir se presente pour les
concerts du Conservatoire; si Mr Gaubert eût (37) jamais l’intention de produire quelque
Le lettere
127
chose de ma plume et imagination. – (Je vous moleste, je le sais, j’en suis honteux!) Pour
resumer: peut-on avoir les quatres programmes dans les quels je “opererai” comme “pianiste-virtuose”,403 en y indiquant l’endroit laissé ouvert pour le Compositeur?
[testo scritto sulla sin. del foglio]
Les préparatifs pour mes trois soirées en Janvier me donnent beaucoup à faire. La troisième sera dédiée à mes choses de Piano-Orchestre, que je jouerai en personne. Les deux
recitals du 18. et 20. Novembre ont été pleins de responsabilité et d’émotions.404 Environs
six milles personnes y furent presentes. Le nouveau journal “Anbruch”405 a preparé tout un
numero consacré à mon “être”, au quel numero j’ai contribué avec des articles et avec
notre406 Toccata (que vous receverez à Nöel.) J’ai envoyé le livret du D[oktor]r Faust à
Chantavoine, qui m’a repondu en des termes un peu vagues. (Est-ce que Vous le tenez
deja? Pas Chantavoine, mais le livret…)407 – Enfin je travaille assiduement à la partition. –
J’ai eu déjà quelques conferences sur la représentation de mes opéras. En dix jours il y aura
une fête – Beethoven au Théâtre (l’orchestre en est très-bon). En Février je serai en
Angleterre, en Avril probablement à Rome. Je souffre dejà à l’idee de l’interruption...
– J’ai dû negliger ma correspondence (16), quoique j’écrive de trois à six lettres par jour.
Et puis je suis assiegé par les amis, et autres personnes (36) qui voudraient le devenir.408
Quelle lettre! Il faut invoquer la clemence de “Saint Flaubert”.409 S’il ne pardonnera pas, je
compte que votre affection sera moins sevère envers celui qui vous aime et respecte, et
vous doit toute sa reconnaisance. – Et merci de l’admirable et interessantissime Henselt410Philipp!
Votre Ami F. Busoni
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Il 25 novembre Busoni aveva scritto una
lettera a Emilio Anzoletti che si era lamentato per il silenzio epistolare di Busoni: «Hai ben ragione di lagnarti. Ma lo spostamento, le molte emozioni, il gran daffare, tutto mi portò a trascurare
la corrispondenza, gli amici, le cose care. Berlino è ben diversa – i conoscenti invece sono i
medesimi, e rari quelli, che hanno saputo approffittare della gran lezione. Ricevetti a suo tempo
le strofe italiane d’Arlecchino per cura del dr. Augusto, e ne rimasi soddisfattissimo (cfr.
APPENDICE IV). [È probabile che questa traduzione non sia stata conservata]. Ringrazialo e scusami intanto presso di lui, che fu sì premuroso col cuore e con lo spirito. Se potessi avere una cartolina, che rappresenta l’interno del S. Stefano a Bologna, mi sarebbe caro e utile con riguardo
allo scenario del “Faust”, di cui invio una copia ad Augusto: “l’autore riconoscente”; si tratta del
secondo quadro: “antichissima capella”. Sono ansioso di conoscere l’impressione, che vi farà il
libretto» (Bergamo, Archivio privato). [Augusto Anzoletti tradusse il Doktor Faust in italiano; nell’archivio di chi scrive ne è conservato il dattiloscritto originale, pubblicato per la prima vola
tnell’APPENDICE IV di questo volume].
Il 18 e il 20 novembre Busoni tenne a Berlino due recital (suonò, tra l’altro, i Preludi di Chopin,
la Sonata op. 106 di Beethoven e i sei Studi da Paganini di Liszt) che ebbero esito trionfale: «La
sala della filarmonica era zeppa (di circa 3000 persone) e l’atmosfera piena, direi, d’una grave
festività. Seguirono, in gennaio, tre serate di composizioni (con orchestra) ed alla primavera
Turandot e Arlecchino» (lettera a Ettore Cosomati, 23 novembre 1920, N. Mus. ep. 1749). Cfr.
DENT, Ferruccio Busoni, p. 253.
Il 7, 13 e 27 gennaio ebbero luogo i concerti cosiddetti dell’«Anbruch», interamente dedicati a
lavori orchestrali di Busoni; i primi due furono diretti dal compositore. Vennero eseguiti:
Lustspielouvertüre (cfr. nota n. 248); Berceuse élégiaque (cfr. nota n. 35); Nocturne symphonique
(cfr. nota n. 36); Rondò arlecchinesco (cfr. nota n. 60); Concerto per violino e orchestra (cfr. nota
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
n. 477); ‘Suite’ da Die Brautwahl [cfr. nota n. 11]. Nel secondo concerto: Turandot-Suite (cfr.
nota n. 122); Sarabande und Cortège (cfr. nota n. 188); Concertino per clarinetto (cfr. nota n.
178); Gesang vom Reigen der Geister (cfr. nota n. 94); Divertimento per flauto e orchestra (cfr.
no. 335); Tanzwalzer (cfr. no. 382). Nel terzo, sotto la direzione di Gustav Brecher, Busoni
interpretò Konzertstück (cfr. nota n. 434) la Fantasia indiana (cfr. nota n. 57) e il Concerto per
pianoforte, coro maschile e orchestra (cfr. nota n. 9). Cfr. DENT, Ferruccio Busoni, p. 255.
Cfr. nota n. 18.
È la prima volta che Busoni usa il termine «virtuose» riferito a se stesso (cfr. Il virtuoso, in BUSONI,
Lo sguardo lieto, pp. 245-246 e Il genio pianistico, ivi, pp. 243-244; cfr. anche BRUNO CANINO,
L’evoluzione del concetto di virtuosismo da Busoni alla Nuova Musica, in Ferruccio Busoni e il
pianoforte del Novecento, pp. 263-269; ADOLF WEISSMANN, Busoni, in Der Virtuose, Berlin, Verlag
Paul Cassirer, 1918, pp. 135-150; STUCKENSCHMIDT, Virtuose wider Willen, in Ferruccio Busoni,
pp. 54-74; cfr. infine la lettera a Kestenberg, del 3 marzo 1922, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 358, pp. 476-477 e la nota n. 25 della Prefazione.
Cfr. nota n. 400.
«Musikblätter des Anbruch. Sonderheft Ferruccio Busoni», Wien, III, nn. 1-2, 1-15, gennaio 1921.
Busoni ha pubblicato i seguenti saggi raccolti sotto il titolo Aufzeichnungen und
Tagebuchblätter, pp. 19-27 (se ne indicano soltanto i titoli in italiano e la collocazione nel volume di BUSONI, Lo sguardo lieto: Alla gioventù (p. 81); Aforismi mozartiani nel 150º anniversario dalla nascita di Mozart (pp. 295-297); Sui libretti di Mozart (p. 299); Appunto sul concetto
di melodia (pp. 131-132, parr. 1-2); Nelle edizioni delle opere di Poe (p. 132, 2º par.); Matinée
schönberghiana (pp. 389-390); In ogni epoca risuona l’allarme (p. 132, 3º par.); Il cammino
della storia della musica (p. 132, 4º par.); Autorecensione (pp. 173-176); Nuova classicità (pp.
112-115). Per il Sommario completo, cfr. SABLICH, Busoni, p. 368.
«Notre» perché dedicata a Isidor Philipp. Ecco le prime impressioni del dedicatario (24 dicembre
1920): «Votre Toccata, pour laquelle je vous remercie encore, est un magnifique morceau –
d’une belle unité de pensée et de facture. Il n’y a que vous qui pourrait produire une œuvre de
cette envergure...» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3875). E ancora: «Votre Toccata me semble cependant une des œuvres les plus significatives de ce temps. Tout y est nouveau et cependant c’est
de l’art classique» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3889). Cfr. nota n. 360.
Il 21 gennaio 1921 Philipp gli scrive: «Quant au Faust, je l’ai lu attentivement et avec la déférente admiration que mérite votre oeuvre. Nous en causerons. Je l’ai donné a Lello» (Mus.Nachl. F.
Busoni B II, 3876). – Se, come afferma Rilke, la via dell’artista consiste anche nel gettare un
ponte dietro l’altro sopra gli ostacoli, il gigantesco ponte che collegò il «prangendes Berlin» [la
splendente Berlino] del ’14 al «finsteres Berlin» [la tetra Berlino] del ’20, scavalcando idealmente
gli ostacoli della guerra e dell’esilio, fu proprio il monumentale progetto del Doktor Faust.
L’America dapprima, ma soprattutto la Svizzera, Zurigo, l’appartamento in Scheuchzerstrasse 36,
i ritrovi pubblici della città furono i luoghi che portarono definitivamente alla luce una profonda crisi di identità, di cui l’aspetto più evidente fu, come detto, il ritrovarsi senza patria («heimatlos»), e che dovettero sostituire l’insostituibile: l’Europa intera (le metropoli, il viaggio), la
Germania, Berlino, l’appartamento in Viktoria-Luise-Platz 11, il Musikzimmer, la biblioteca). Per
questo gli Zücherjahre [gli anni zurighesi] divennero Passions-Jahre [anni di tormento], in cui il
disprezzo per il luogo dell’esilio si alternava all’indifferenza, all’ironia, al sarcasmo, ma anche,
come sempre paradossalmente, alla gratitudine e alla riconoscenza. Tratto da: RODONI, L’esilio di
Busoni a Zurigo, p. 82 con lievi modifiche e senza note).
Nella sua autobiografia Alois Hába racconta: «Una volta alla settimana – credo tra le 15 e le 16 –
qualsiasi musicista poteva andare a casa sua a prendere il tè e a intrattenersi con lui e con gli
ospiti presenti. Fu in occasione di questi tè che nella primavera del 1923 feci la conoscenza sua
e di altri musicisti. Col suo modo di fare cordiale mi chiamava “Ali Babà” invece di Alois Hába:
ciò divertiva gli ospiti e mi procurò simpatie. […]» (cit. in BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, p. 485).
Cfr. la lettera a Jarnach del 1 dicembre 1919, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg,
n. 313, p. 414: «Del resto – come Flaubert insegnava, un tempo, al suo allievo Maupassant a con-
Le lettere
410
129
densare una descrizione di due pagine in un’unica frase – così bisognerebbe far arrivare l’allievo
di composizione a ridurre una partitura di 30 righi a 18 righi (e anche meno). (Lo stesso vale, analogamente, per lunghe sezioni di sviluppo, modulazioni e transizioni – in cui Wagner ha perso
ogni misura ...). Potremmo parlare a lungo di tutto ciò e lo faremo presto, almeno lo spero».
Adolf von Henselt (1814-1889), pianista, didatta e compositore tedesco. Studiò il pianoforte
sotto la guida di Hummel e composizione con Sechter. Iniziò la carriera concertistica nel 1836.
Dal 1838 e per 40 anni fu a San Pietroburgo, dove ebbe numerosi riconoscimenti. Fu un ottimo
insegnante e lasciò in Russia un’intera generazione di pianisti. Cfr. GALSTON, Busoni gli ultimi
mesi di vita, p. 45, appunto del 20 aprile 1924: «Henselt, che realmente con acutezza e grandiosità ha creato una tecnica pianistica nuova – 80 anni fa! – è sparito e dimenticato. […]». La tecnica pianistica nuova si fondava principalmente sul suono legato che univa il virtuosismo tecnico
a una sonorità più espressiva. Cfr. Lettera LXXXV.
LETTERA XLVIII411
[Berlin], 21 D[écembre] 1920
Mon excellent ami,
Vous recevez de moi Carte sur Carte, et c’est vous qui en aurez bientôt assez. Le changement des dates nous prouve, que les concerts – et par consequent les programmes – ne
sont pas rigorosement (38) annoncés – donc prenons les avec calme. Je ferai comme vous
voudrez, quoique je regrette de ne pas être deux fois avec Pierné,412 au quel je vous prie
de vouloir presenter mes salutations empressées.
Je vous ai, hier, expliqué la situation du morceau de flûte,413 existant en un unique exemplaire manuscrit.
Je vous écrivais, que je ne le pourrais envoyer que après l’execution de Berlin (le 13.
Janvier) et que ce serait toujours deux mois avant celle de Paris. – Pauvre Gaubert, quelles
fatigues! – Et vous m’envoyez un Americain? Ah, méchant!
– Votre interêt pour Lello me touche chaque fois; vous êtes trop bon. (Et, tantôt, vous etiez
“mechant”). – Vous ne me dites pas, si vous avez le “Faust”,414 et si vous le desirez. (Je vous
ai écrit que Chantavoine en parla très-vaguement). Le dernier numero d’un bon journal
‘The Athenaeum’415 donne à ses lecteurs une adroite description de mon petit poème.
Nota a sinistra:
Pro diem nativitatis Christi je souhaite à Vous (et aux chères sœurs Herrenschmidt) tout le
bonheur... Votre F. Busoni
411
Lettera autografa (New York, Public Library). – Una settimana prima, il 14 dicembre, Busoni
aveva scritto ad Augusto ed Emilio Anzoletti: «O Amici, il successo del Faust [Busoni fa riferimento
al libretto pubblicato in quel periodo da Kiepenheuer, cfr. nota n. 415] mi incoraggiò moltissimo.
Il testo sta in proporzione della musica, come la pianta architettonica alle costruzione dell’edificio» (Bergamo, Archivio privato). Cfr. nota n. 165. Sul periodo dicembre 1920 – gennaio 1921, in
cui vengono scritte e spedite le Lettere XLVIII-L, cfr. lettere nn. 339-341, in BUSONI, Lettere con il
carteggio Busoni-Schönberg, pp. 448-452. Il 28 dicembre Busoni scrisse a Volkmar Andreae (cfr.
nota n. 92): «Mentre prima della guerra per i giovani e i giovanissimi era difficile farsi valere, anzi
farsi ascoltare, oggi è impossibile farli tacere. Una musica di pessima fattura, che è una mescolanza di Schönberg e di Strauss, viene ora alla ribalta e trova approvazione. Penso alle Sue opere
giovanili (e anche alle mie) e mi vergogno per la generazione attuale...» (ivi, p. 451).
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412
413
414
415
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Cfr. nota n. 18.
Cfr. nota n. 342. Il manoscritto a cui fa riferimento Busoni è conservato alla Staatsbibliothek zu
Berlin (cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, p. 343).
Si riferisce al libretto del Doktor Faust, pubblicato tra il 1919 e il 1920 dalla casa editrice Gustav
Kiepenheuer di Postdam e dedicato alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Zurigo come ringraziamento per aver ricevuto il dottorato honoris causa il 30 luglio 1919. Questa pubblicazione fu fortemente voluta da Ludwig Rubiner che nel 1919 ebbe il privilegio di abitare nell’appartamento di Busoni, in Viktoria-Luise-Platz 11. Su Chantavoine, cfr. nota n. 17.
Si tratta dell’articolo di Edward Dent, Letters from Germany: III. The Return of Busoni, «The
Athenaeum», 17 dicembre 1920, pp. 844-845, tradotto successivamente in italiano (Busoni a
Berlino e il Dottor Faust, «Il Pianoforte», 2, n. 6, giugno 1921) e in tedesco. Cfr. ROBERGE,
Ferruccio Busoni. A Bio-Bibliography, p. 192: «Provides a detailed summary of the plot of Doktor
Faust, BV 303. Eventually expanded to form the final chapter of Dent’s biography» (ibidem). Su
Dent, cfr. nota n. 200.
LETTERA XLIX416
[Berlin], 19 Jan.[vier] 1921
Cher Philipp, aujourd’hui je vous envoie la partition du Rondeau Arlequinesque417 pour
Pierné.418 “Berceuse élégiaque”419 suit. Je crois que ces deux choses iraient bien. Vous n’écrivez pas d’avoir reçu le cahier qui contient la Toccata420 (imprimée) comme supplément. Je
reviens de Hambourg421 où j’ai joué du piano. Votre ami dévoué. 19 Jan. 1921 F. Busoni
(verso)
Nous avons reçu avec plaisir et gratitude les lettres et les portraits des trois sœurs H.[errenschmidt]. Le tout fut extrêmement sympathique et touchant. Merci. Saluez. Embrassez.
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421
Cartolina postale autografa (University of Louisville).
Cfr. nota n. 60.
Cfr. nota n. 18.
Cfr. nota n. 35.
Cfr. nota n. 360.
Cfr. DENT, Ferruccio Busoni, pp. 254-255.
LETTERA L422
[Berlin], 24 Janvier 1921
Cher Ami Philipp. Cette-ci sera une lettre que vous jugerez “serieuse”. Ne me croyez ni fou,
ni malade, ni épuisé – : mais, j’ai travaillé comme un ours (ou un saint ou un idiot) et quand
j’aurai terminé Berlin, je commencerai une absurde423 serie de concerts et voyages en
Angleterre.424 Je ne me sens ni l’energie, ni l’interêt (ni moralment le devoir) de m’appliquer
de nouveau à étudier des programmes, à les executer à certaines dates convenues et irremouvables (39)! Quelle perte pour moi, et à quel point je la regrette…! Mais, je dois forcement renoncer à Paris, pour cette saison.425
Je sais, que vous m’éstimerez un criminel. Je vous supplie de vouloir essayer de me com-
Le lettere
131
prendre. Je vous assure, que je n’en peux plus! – Si vous voulez être bon et indulgent, je
vous bénirai. Autrement vous me renderez malheureux. Ecrivez-moi avant la fin de ce
mois, après le quel je quitte Berlin pour me rendre à Londres. – Vraiment la vie est trop
courte.
Affectueusement
votre dévoué
F. Busoni
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425
426
Lettera autografa (New York, Public Library).
A questo proposito scrisse a Biolley il 24 febbraio: «Or à Londres vous comptez peut[-]être 10
milles personnes qui s’occupent d’art contre huit Millions d’indifferents. C’est une goutte de whisky dans un litre d’eau; ça n’excite pas, ne compte pas. Les huit Millions ont exactement trois
interets: Business — Society — Sport. Tout le reste (politique, religion etc) entre indirectement
dans une, ou dans plusieurs des trois rubriques. Par exemple la guerre: elle est business pour le
gouvernement et sport pour le soldat. Religion: combinaison de Business e Society. Université:
comprend les trois categories» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 184).
Precedentemente, il 7 febbraio Busoni aveva scritto all’amico banchiere: «J’ai travaillé, presque
trop, pendant trois mois de Berlin; et ici, où l’energie de l’interêt est moins intense, mon physique s’aperçoit de la tension à laquelle mon esprit et les circonstances l’ont forcement entrainé.
Bien que maintes forces amies soient à l’œuvre pour me rendre Berlin désirable; néanmoins c’est
la lutte. [...] Restent, de mon côté, les anciens amis (personnels ou inconnus) [...]. Donc, après
avoir joué, composé, dirigé et publié pendant trois mois sonnés (en y employant une concentration extrême) vous comprenderez mon état, maintenant, que la “traversée” s’est accomplie... [...]
j’ai dû interrompre mon travail intime. Commis voyageur dans la province anglaise, la probabilité de tenir le fil est presque nulle. Il faut se resigner et toujours esperer de le pouvoir reprendre.
C’est le destin de Sysiphos et la souffrance de Tantalos» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 183).
Philipp gli rispose, malcelando un certo disappunto: «Je comprends votre lutte et cependant je
voudrais vous voir à Paris pour quelque temps» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3879, s.d.). In un’altra lettera pure non datata, Philipp è più esplicito: «Je comprends votre fatigue mais je déplore
que nous soyons privés de vous, lorque Berlin et Londres auront la chance de vous posséder.
Je vais écrire dès demain [...] à Pierné, à Blondel et a Dandelot. Je dirai que vous êtes extrèmement fatigué et obligé de remettre vos concerts. Ce sera une grande déception pour tous ——
— et tout le monde m’en voudra à moi. Mais avant tout votre santé et votre tranquillité»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3771, s.d.).
Lettera autografa (New York, Public Library). – Busoni non rinuncia però ai Concerti romani: «Ici
je donne six Concerts en 2 semaines, à trois jours l’un de l’autre. [In realtà ne tenne solo cinque:
il 17, 20, 24, 27 aprile e il 1º maggio: quattro da solista, l’ultimo come direttore]. Un jour pour me
preparer, un pour les répétitions d’orchestre, un devant le publique. L’accueil en est impetueusement enthousiaste. [...] [Busoni informa Biolley che Jarnach è in procinto di lasciare Zurigo]. Toute
ma vie, je n’ai fait autre chose, que de prendre congé. C’est un des gracieux ornement de la vie
errante. — En une dizaine de jours je passerai encore une fois par cette torture, en quittant Rome
(qui me coûte 6 semaines d’interruption)» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 187). In seguito ai clamorosi successi ottenuti, Busoni fu insignito del titolo di Commendatore della Corona d’Italia e la rivista «Il Pianoforte» gli dedicò un numero speciale. Tuttavia ebbe l’impressione di essere stato accolto come un artista straniero e non come un compatriota costretto all’esilio. Cfr. la lettera a Philipp
Jarnach del 20 aprile 1921: «Mi sento sempre più estraneo a questa situazione, soprattutto in Italia,
a Roma, dove l’artista è considerato il trastullo del pubblico e quasi una sua proprietà» (BUSONI,
Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 344, p. 456). Isidor Philipp si congratula con Busoni
dopo aver letto «Il Pianoforte»: «J’avais lu dans le Pianoforte votre nomination de Commandeur et
je suis réjoui d’apprendre votre nomination à l’Académie [Senatore dell’Accademia di Stato].
Doubles félicitations pour ces honneurs si mérités» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3760).
132
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA LI426
[Berlin], 20 Mai 1921
Cher Ami, un fort succès signala la soirée du 19., qui fut dû, en partie à une admirable exécution!427 Je l’avais prevue; mais fus surpris par l’exactitude d’une représentation, qui
depend d’une masse inégale de 300 à 400 personnes! – Enfin me voilà de nouveau reduit
à m’appliquer au travail suivant (dont on parle déjà au theâtre de l’Opéra comme d’un fait
accompli): – car toute réalisation terminée est une petite mort, chaque re-commencement
une nouvelle naissance. Je me sens toujours triste devant une chose complète. L’éspoir,
ressort de l’horlogerie psychique, s’affaibli[t] et ne fonctionne plus: – il faut continuellement le remonter par des frais efforts. – Al lavoro! Le 25 aura lieu mon introduction officielle à l’Academie428 (où on m’appelle “Senateur”!).
Je vous serre la main
Votre très affectionné F. B.
427
428
Il 19 maggio, alla Staatsoper furono infatti rappresentati per la prima volta in Germania, con
notevole successo di pubblico e di critica, Arlecchino e Turandot, sotto la direzione di Leo Blech
(1871-1958). L’allestimento fu pregevole e Busoni volle ringraziare tutti gli artefici del successo
con una lettera aperta pubblicata sul n. 238 della «Vossische Zeitung» del 13 maggio 1921. La traduzione di questo articolo con il titolo I collaboratori dell’artista si trova in BUSONI, Lo sguardo
lieto, pp. 187-189.
Sugli esordi dell’insegnamento all’Akademie der Künste (in realtà i corsi si tenevano a casa sua
in Viktoria-Luise-Platz 11, per mancanza di aule all’Accademia), cfr. LEVITZ, New Classicality, in
Teaching New Classicality pp. 74-82 ed EADEM, Introduction to New Classicality: The Master
Class, 1 Juli to 31 December 1921, in ivi, pp. 103-179. Cfr. anche STUCKENSCHMIDT, Der Lehrer, in
Ferruccio Busoni, pp. 156-162. Sull’importanza dell’insegnamento berlinese di Busoni, scrisse
Sablich: «Finché lo stato della sua salute glielo consentì, tenne regolarmente le lezioni di composizione, riunendo intorno a sé allievi provenienti da tutta Europa, alcuni dei quali sarebbero
poi diventati personalità di primo piano nella musica del nostro secolo: fra questi Walther
Geiser, Luc Balmer, Kurt Weill, Heinz Joachim, Dimitri Mitropulos e Wladimir Vogel, l’allievo
prediletto, allora poco più che ventenne. Ricorda Vogel: “Come insegnante, Busoni non era un
dogmatico o un pedagogo alla maniera di Hindemith o di Schönberg. Non ha mai imposto uno
stile o una corrente, non ha mai decantato come esemplari le proprie composizioni e solo in
poche occasioni, prima di un pubblico concerto, ha suonato qualche sua opera, a casa sua, in
una specie di prova generale, eseguendola lui stesso o insieme con Egon Petri o Michael Zadora.
La letteratura, da Dante, attraverso Hoffmann, fino ad Anatole France, la pittura fino a Boccioni
gli offrivano ricchi e svariati argomenti di conversazione. Forse è anche per questo che i compositori usciti dalla sua scuola hanno battuto vie così diverse, han potuto sviluppare la propria
personalità e oggi non portano alcun marchio busoniano né appartengono a una particolare corrente, a un ‘ismo’ musicale. Ma a ciascuno di essi Busoni diede, come base, un’inconfondibile
eticità di fronte alla musica”» (SABLICH, Busoni ist tot, Il flusso del tempo, p. 54). Così lo ricorda
Guerrini, allievo a Bologna: «Tutti [i suoi allievi] conservano il marchio della sua scuola. Se pianisti: l’amore per Mozart, l’ammirazione per Liszt, l’adorazione per Bach, il gusto dei programmi insoliti e solidi. Se compositori: la logica della costruzione, la esperienza e il gusto contrappuntistico, la ricerca armonica e timbrica. Egli aveva la divina facoltà di rendere “incandescente” tutto ciò che passava attraverso il suo spirito. I problemi più ardui o i soggetti anche puramente tecnici, trattati da lui, divenivano cosa viva e affascinante. Perfino le regole di contrappunto severo […] divenivano, in mano sua, saporito lievito di grande arte. Anzi: uno dei lati più
interessanti del suo cervello era appunto questa facoltà di affrontare e risolvere i problemi tecnici più aridi, per rinverdirli, e farli ingemmare e fiorire. E tanto più meccanico appariva il gioco
Le lettere
133
armonico o contrappuntistico che ci si proponeva, tanto più egli, e noi con lui, si ostinava a trasformarlo in cosa d’arte» (GUIDO GUERRINI, Ferruccio Busoni maestro, «La Rassegna Musicale», XIII,
1, gennaio 1940, pp. 51-52). Cfr. infine GIANMARIO BORIO, Sul concetto di scuola nella musica del
Novecento e sulla scuola di Busoni in particolare, in Ferruccio Busoni e la sua scuola, pp. 318; CARLO PICCARDI, Wladimir Vogel: La cifra politica berlinese oltre l’insegnamento di Busoni,
in ivi, pp. 69-111; PIETRO CAVALLOTTI, A scuola di Nuova Classicità. Weill allievo di Busoni, in ivi,
pp. 49-68; ANNA FICARELLA, Busonis Rückkehr nach Berlin im Zeichen der Jungen Klassizität:
“Verkleidungen” einer Idee, in Busoni in Berlin, pp. 177-192.
LETTERA LII429
(Berlin, 20. Juni 1921)
Cher Ami Philipp,
j’ai eu un reflet lointain de votre sympathique personne projeté dans une lettre de
Boghen,430 datée de Florence. Il me dit que vous vous y renderez au mois prochain. (Il fera
très chaud.) Je suis curieux de vos impressions là-bas, surtout dans le cercle (ou plutôt
triangle) musico-pianistique.
Je suis devenu plus bon ami avec Casella431 (qui est très adroit dans la conversation, mais
pas au point de ne pas s’en apercevoir), mais qui au fond – ne serait pas méchant (je l’ai
vû avec sa mère et ça m’a reconcilié)432 s’il n’était (40) pas d’un amour propre tellement
intense. – Il s’occupe trop de la réussite mondaine (et se consume) au lieu de se renfermer
dans le sanctuaire de l’ideal honnête. Il a su gagner ma sympathie, mais pas encore entièrement ma confiance (surtout artistique). J’aime mieux pourtant, de voir les bons côtés
dans les hommes, au lieu des contraires.
Je viens de presque terminer un morceau pour piano et orchestre,433 qui pourra être joué
comme continuation et fin du “Konzertstück”,434 aussi bien que singlement (41). – J’ai
ajouté deux feuilles nouvelles à l’ancien “Albumblatt”435 et je publie ensemble les trois.
Puis, j’ai commencé une transformation (pas transcription) de la Fantasia contrappuntistica pour deux pianos,436 et je suis arrivé jusqu’à la première fugue. – Enfin j’ai fait les cadences pour le Concerto <en> Fa de Mozart437... (que j’aime beaucoup).
Comme une rivière souterraine audible mais invisible – mugit et coule continuellement la
Musique pour Faust, dans les profondités de mes aspirations; et je commence à voir le
moment ou elle va apparaître à la surface. 438
Je vous embrasse de tout mon cœur. Saluez les trois sœurs. – (Lello passe à travers une
crise de doute, mais il avance dans l’esprit.) Votre affectionné et devoué
F. Busoni
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431
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 961a+b). — Il 27 maggio 1921 Busoni aveva scritto al marchese di Casanova: «Da quando sono rientrato qui alla fine di settembre, la mia vita si
è molto trasformata e fortemente consolidata. La posizione in vista che mi conferisce la qualità
di Professore alla Accademia dello Stato fa sì che mi arrivino proposte dalle parti più lontane:
molte richieste mi giungono ogni giorno» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n.
346, p. 459). – Cfr. anche la lettera a Edith Andreae scritta il 13 giugno (ivi, n. 349, p. 463).
Cfr. la lettera di Felice Boghen a Busoni del 19 agosto 1921: «Alla fine di settembre (circa il 20)
sarò a Parigi (pensi Lei che chiacchierata col buon Philipp [...]» (NEGRI, Carteggio Busoni-Boghen,
pp. 290-291).
Philipp gli risponde: «Vous jugez Casella admirablement. Je déplore qu’il ne sache pas résister à
134
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
certains cabotinages... Mais, je suis certain, qu’il a pour vous l’amitié et l’admiration que vous
méritez» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3762). Cfr. la lettera di Busoni a Casella del 28 giugno 1921
(Archivio Casella), cit. in NICOLODI, Gusti e tendenze del Novecento musicale italiano, p. 235:
«Sono certo che Voi mi stimate sincero; ma per provarvi palpabilmente la mia simpatia, mi permetto di offrirvi oggi la dedica d’un mio nuovissimo pezzo per pianoforte e orchestra (Romanza
e Scherzoso, cfr. nota n. 433) che terminai il 21 di questo mese. È, come credo, la cosa la meno
imperfetta, ch’io abbia fatto in questo genere. Accordandomi il permesso di porre in testa alla
Composizione il Vostro buon nome, mi procurereste una soddisfazione artisticamente e umanamente serena; tanto più che il fatto compiuto mi significherebbe un passo avanti nel mio riavvicinamento all’Italia [...]. E il 24 aprile 1921: «[...] Lo Scherzoso si lusinga di dispiegare alquanto
della leggerezza e trasparenza Rossiniana: atmosfera e qualità, alle quali mi accosto vieppiù
strettamente; se non con lo spirito (che non riescirebbe a emularle) almeno certamente col
cuore, ed anche per massima. Dallo stesso Scherzoso ho potuto trarre un «Moto perpetuo» (cfr.
nota n. 466) per Piano Solo, che — così credo — non manca d’interesse pianistico e formale. Lo
avrà a suo tempo». Busoni invitò Casella a Berlino, affinché si esibisse in alcuni recital e in concerti orchestrali al suo fianco. Il 6 maggio 1922 Busoni scrisse a Louise Wolff, proprietaria di una
delle agenzie di concerti più importanti del tempo (dopo la morte del marito Hermann, Louise
Wolff assunse la direzione dei concerti e il ruolo di impresario per quel che riguarda gli impegni artistici di Busoni): «[...] ich habe den Auftrag und auch den Wunsch, Sie mit meinem italienischen Kollegen und Freunde Prof. Alfredo Casella bekannt zu machen, der als Klavierspieler
u.[nd] Komponist eigentlich schon überall genannt ist. Er will nächster Saison auch in Berlin sich
bekannt machen, durch Klavier Ab[en]de u.[nd] Mitwirkung in Orchester-Konzert, und ich bitte,
dass Sie sich darum interessieren» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni) – Isidor Philipp stimava
Casella da molti anni: quando fu nominato professore di pianoforte a Roma nel luglio del 1915,
scrisse infatti a Busoni: «[Casella] vient d’être nommé en remplacement de Sgambati à Rome.
C’est un musicien de premier ordre – et c’est un choix intelligent qu’à fait la direction»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3798).
Busoni era sensibilissimo all’amor filiale: il 2 febbraio 1920 confessò ad Arrigo Serato: «Non ho
mai vinto il dolore che provai alla perdita di mia Madre. Credo che rimarrà l’avvenimento il più
profondo nella mia vita». A Casella scrisse: «L’amor filiale, la devozione all’arte: ecco i due punti
che mi legano a Lei» (ALFREDO CASELLA, I segreti della giara, Firenze, Sansoni, 1939, p. 183; cfr.
anche RODONI, Tra futurismo e cultura europea, pp. 46 [28] – 48 [30]).
Romanza e scherzoso per pianoforte e orchestra op. 54, KiV 290 furono terminati il 21 giugno
1921. Per suggellare un’amicizia ritrovata, Busoni li dedicò, come detto, ad Alfredo Casella.
Secondo il compositore questo dittico poteva essere considerato come il completamento di una
precedente composizione giovanile: Introduzione e Allegro, che formano il Konzertstück (cfr.
nota seguente). La prima versione e la posteriore aggiunta furono pubblicate nel 1922, con il
titolo di Concertino (cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 350-351; SABLICH, Busoni, p. 152;
BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 290-291; SITSKY, Busoni and the piano, pp. 133-136; cfr.
infine nota n. 431).
Konzertstück per pianoforte e orchestra, op. 31a, KiV 236, concluso nel giugno 1890 e pubblicato nel 1892. Con questa composizione (e con altre due per pianoforte) Busoni vinse nel 1890
il prestigioso premio Rubinstein a Mosca (cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 208-209; SABLICH,
Busoni, pp. 151-152; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 46-48; SITSKY, Busoni and the piano,
pp. 119-126; DENT, Ferruccio Busoni, p. 94).
Drei Albumblätter per pianoforte, KiV 289. Il primo, composto a Zurigo nel 1916, Busoni lo
dedicò al suo mecenate Albert Biolley. Fu pubblicato separatamente nel 1918 (KiV 272a). Esso
è la trascrizione di un Albumblatt in mi minore per flauto (o violino) e pianoforte, composto nel
1916 e pubblicato nel 1917, pure dedicato a Biolley che era flautista dilettante («J’ai fait une jolie
transcription pour piano seul de notre Feuille d’album, qui va bientôt paraître (toujours avec
votre cher nom) et qui – comme j’espère – vous fera un peu de plaisir» (Mus.Nachl. F. Busoni B
I, 103). Il secondo e il terzo, composti a Roma e a Berlino nel 1921, furono dedicati al pianista
Francesco Ticciati (1893-1949), allievo di Busoni a Zurigo, e a Felice Boghen (cfr. nota n. 96).
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La Fantasia contrappuntistica per due pianoforti, «trasformazione» della Fantasia contrappuntistica, KiV 256 (giugno 1910) fu composta nel 1921 e pubblicata l’anno successivo. Dedica: «An
das Künstler- und Freundespaar Kwast-Hodapp» (Cfr. SABLICH, Busoni, p. 170; BEAUMONT, Busoni
the Composer, pp. 160-177; SITSKY, Busoni and the piano, pp. 152-162; PRINZ, Ferruccio Busoni
als Klavierkomponist, pp. 226-250; MEYER, Die Klaviermusik Ferruccio Busonis, pp. 168-194).
Inoltre Autorecensione, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 173-176: «La Fantasia contrappuntistica
non è pensata per pianoforte, né per organo, né per orchestra. È musica. I mezzi sonori che
comunicano questa musica all’ascoltatore sono di secondaria importanza» (p. 175). Il testo integrale dell’Autorecensione è ripubblicato nell’APPENDICE x.
Due Cadenze per il Concerto per pianoforte e orchestra in fa maggiore, KV 459, di Mozart, concluse rispettivamente il 22 e il 25 dicembre 1920 e pubblicate nel 1922. Commenta Philipp:
«Comment faites-vous pour tant travailler? Quelle magnifique existence que la vôtre, malgré tout
– doutes, hésitations, anxiétés, colères...» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3762).
Il Doktor Faust è pubblicato in traduzione italiana nell’APPENDICE VI. Cfr. note nn. 64, 123, 171.
LETTERA LIII439
[Berlin], 3 D[é]c[em]br[e] 1921440
Cher Ami, Vous êtes – comme toujours – un ange (avec les ailes de l’intelligence).
Puisque je joue à Bradford le 2. Février, qui est un vendredi, je ne pourrais jouer à Paris
que le samedi premier de Mars. Je n’ai pas encore de réponse de Londres; et je ne sais pas,
si les dates ont encore leur validité originale, car j’ai negligé les relations à tel point, que je
me méfie qu’elles soient soutenables...
(En toute confiance: je fus assez malade, et j’ai dû le cacher, même devant ma femme, pour
ne pas nous tourmenter l’un l’autre. C’etait un petit tour de force (ou de faiblesse) dont je
suis sorti relativement victorieux, mais pas sans m’en apercevoir!)
N’en parlez pas. N’en ecrivez pas. – Vous ne me donnez pas l’adresse de Chantavoine à
Wiesbaden. – J’aimerais bien jouer à Paris un Mozart et ma nouvelle pièce piano-orchestre.
– Le 14 et le 16 Décembre j’aurai ici une audition de six441 Concertos de Mozart, desquels
on pourra choisir. – Ma parenthèse vous explique ma conduite envers Mlle Guller;442 que
je regrette de tout mon cœur. Je n’ai répondu ni à lettres, ni à telegrammes pendant deux
mois.
Le curieux c’est, que j’ai prèsque toujours travaillé. – Nous penserons à la Soirée sur le 2
Pianos avec Petri,443 que je veux essayer aussi à Londres. –
Je vous embrasse et suis votre
profondement devoué
F. Busoni
439
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 962a+b). – Più di 5 mesi separano questa lettera
dalla precedente che porta la data del 20 giugno. – Senza dubbio il Festival di Donaueschingen
fu uno degli eventi più importanti di quel periodo di silenzio epistolare. Il 31 luglio 1921 ebbe
luogo il primo concerto delle “Donaueschinger Kammermusikaufführungen zur Förderung zeitgenössischer Tonkunst”: esso gettò le fondamenta non solo del Festival di Donaueschingen, ma
anche di altri Festival imperniati sulla musica e sulla cultura in genere. I compositori rappresentati al primo Festival furono, tra gli altri: Paul Hindemith, Alban Berg, Alois Hába, Ernst K_enek,
Phillipp Jarnach. (cfr. la lettera a Philipp Jarnach del 22 agosto 1921, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 354, p. 471).
136
440
441
442
443
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Nella lettera del 12 settembre 1921, Isidor Philipp si lamenta del silenzio epistolare di Busoni (da
giugno a dicembre): «Je suis désolé d’être sans réponse de vous. Pourquoi? M’en voulez vous
pour quelques choses? J’espère que non» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3882). – Il 21 settembre
1921 Philipp chiede informazioni sulla partitura del Faust: «Vous êtes un producteur comme les
plus grand de nos maîtres: le travail matériel seul est déja admirable – mais, qu’est-ce lorsque
l’on pense au travail préalable du cerveau?» Nella stessa lettera mette al corrente l’amico del suo
stato di salute psichico debilitato: «J’ai été extrêmement souffrant ces temps derniers – et je suis
encore assez déprimé. Les ennuis qui éclosent à chaque instant dans la vie sont si pénibles que
la nature devrait être assez clémente pour nous épargner d’être malade» (Mus.Nachl. F. Busoni
B II, 3883). È probabile che Busoni non rispondesse alle lettere di Philipp poiché era molto
occupato: stava infatti applicando con determinazione il ricchissimo «Piano di lavoro per l’estate 1921» (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, p. 464): «Nuovo catalogo –
Edizione Liszt-Busoni – Edizione Mozart-Busoni – Revisione e nuova edizione delle opere pianistiche – Esempi di strumentazione tratti dalle mie opere – Raccolta in volume dei libretti (cfr.
nota n. 501) – Introduzione al Faust – Fantasia contrappuntistica per 2 pianof. (integrazione dei
due preludi) (cfr. nota n. 436) – Valzer per pf., o 2 pf. – Completare Paganini-Liszt – Edizione
critica del Concerto in do minore di Mozart – Correzione di bozze – Riordinare i libri —— Gioco
d’ombre in Turandot – Doktor Faust, continuare e finire. —— Das Wandbild, come scena del
Faust ——— Ciclo mozartiano in autunno […] I grandi gruppi. —— L’orchestrazione lineare. —
— Costruire gli esempi mancanti». Sulla strumentazione Busoni si espresse in un articolo per la
rivista «Die Musik» del novembre 1905, ora ripubblicato col titolo Qualche appunto sulla strumentazione, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 34-37. – Si appassionò inoltre allo studio delle partiture di Monteverdi, che collocava sullo stesso piano di Bach e Mozart (BUSONI, Lettere con il
carteggio Busoni-Schönberg, nn. 348 e 350, pp. 462 e 466). Infine il 1º luglio iniziò le lezioni
all’Akademie der Künste (ivi, n. 353, pp. 469-470). Il 28 agosto 1921 scrisse a Jarnach: «Sono
molto stanco di tre mesi di lavoro ininterrotto» (ivi, n. 354, p. 471). Il 12 settembre 1921 comunicò a Edith Andreae di aver intensamente lavorato al Doktor Faust «senza interruzione da giugno a settembre» (ivi, n. 355, p. 472). Durante l’autunno preparò le rappresentazioni berlinesi di
Arlecchino e Turandot, pubblicò sulla rivista «Faust» l’Abbozzo di una introduzione alla partitura del “Doktor Faust” […] (cfr. nota n. 165), si esibì in concerto con Egon Petri ed eseguì sei
Concerti mozartiani (cfr. note nn. 194 e 298). — Nonostante il lungo silenzio, i rapporti di amicizia tra Busoni e Philipp non si erano per nulla incrinati. – Tra le altre lettere scritte fra il giugno e il dicembre 1921, spicca quella del 18 giugno (BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, n. 351, pp. 467-468), indirizzata al figlio Raffaello; importantissima perché chiarisce
il contenuto della lettera aperta a Paul Bekker (1920), sul concetto di «nuova classicità» (Junge
Klassizität), tradotta in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 112-115. Cfr. nota n. 243.
KV 491 in do minore; KV 453 in sol maggiore, KV 482 in mi bemolle maggiore; KV 466 in re
minore; KV 488 in la maggiore e KV 467 in do maggiore. Vennero eseguiti in due serate nel
dicembre del 1921 alla Philharmonie di Berlino (direttore Otto Marienhagen) e ripetuti alla
Staatsoper sotto la direzione di Leo Blech.
Youra Guller (1895-1980). Nata a Parigi da genitori russo-romeni, fu enfant prodige dai 5 ai 9
anni. Si perfezionò con Theodor Leschetizki. Studiò poi con Isidor Philipp. A partire dal 1955 si
esibì sporadicamente, con lunghe interruzioni per malattia. Dopo un prolungato ritiro, debuttò
a New York nel 1971, allorché divenne una figura leggendaria dell’arte pianistica. Il 31 agosto
1921 Philipp chiese a Busoni di raccomandarla all’Associazione degli Amici della Musica, alla
Società del Quartetto, alla Filarmonica fiorentina e alla Reale Accademia Filarmonica Romana
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3881).
Cfr. nota n. 228.
Le lettere
137
LETTERA LIV444
[Berlin], 22 D.[écembre] 1921
Très cher Ami. Je remercie Vous et Mr Pierné445 de votre bonne amitié et Confiance. –
J’accepte la date et le programme du 4 Mars. La mort du Maître S.[aint]-Saëns446 me renouvelle l’envie de jouer son Concerto en Mi b[émol].447 Mais je ne pourrais me dedier avec
conviction qu’au premier mouvement, que je considère une œuvre complète en soimême.448
J’ai horreur de me répeter, et renoncerais volontiers au “cinquième”.449
Je vous embrasse.
Votre très devoué
F. Busoni
Il y aurait la Soirée avec Petri. Je suis honoré d’accepter La Soc[ie]té du Conserv.[atoire]
444
445
446
447
448
449
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 963+b).
Cfr. nota n. 18.
Saint-Saëns era morto ad Algeri il 16 dicembre 1921 (cfr. nota n. 50).
Si tratta del Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in mi bemolle maggiore op. 29.
Cfr. Lettera XXXVII.
Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in fa maggiore op. 103.
LETTERA LV450
[Berlin], 18 J[anuar] 1922
Cher Ami,
je compte donc sur le fait que vous tenez le material de tous les concertos de Mozart, de
celui de S.[aint-]Saëns et de La Rhapsodie Espagnole.451
J’<ai> transformé (42) ma bibliothèque, et ne trouve plus le 5me de S.[aint]-Saëns; donc je
vous prierais de me faire envoyer la partie de piano à Londres. (Mais surement!) (Et bientôt!)
Je fais envoyer à Vous (aujourd’hui même) tout le material de mes choses d’orchestre par
Br.[eitkof] &H[artel].
Merci 10000 fois!
Votre très devoué
F. Busoni
450
451
Lettera autografa, appartenuta al pianista Arthur Rubinstein, ora nell’Archivio privato L. Rodoni
di Biasca. – Il 16 gennaio Busoni aveva spedito a Volkmar Andreae (cfr. nota n. 92) un’interessante lettera sul culto di Mozart che aumentava e sul dominio di Wagner che diminuiva a poco
a poco. Scrisse inoltre: «Si va lentamente facendo piazza pulita anche delle abborracciature e
imposture espressioniste» (cfr. nota n. 550) (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg,
n. 356, pp. 473-474).
Rhapsodie Espagnole di Franz Liszt, rielaborata da Busoni per pianoforte e orchestra, KiV B 58,
pubblicata nel 1894.
138
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA LVI452
Langham Hotel
London453
29. Jan.[vier] [19]22
Mon cher Ami,
je viens vous prier d’une faveur amicale. Voulez vous donner à Lello454 la somme d’argent
qu’il necessite, et que je vous renderai à Paris, tout-de-suite[?]
Vous me faciliteriez la pratique de cette affaire, qui – autrement – me procurerait des complications ennuyeuses.
Si vous trouvez la demande irraiso[n]nable, ayez la bonté de me telegraphier.
En tous cas: pardonnez moi. – Et merci! –
– On m’a reçu hier splendidement à “Queen’s Hall”. – Je me réjouis de venir à Paris, de
vous revoir.
Je suis votre
affectionné et devoué
F. Busoni
452
453
454
Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Due giorni dopo, il 20 gennaio arrivò a
Londra. In una lettera scritta quel giorno informò la moglie che 13 scellini inglesi equivalevano
a 650 marchi. Il crollo spaventoso del marco era ormai iniziato (cfr. note nn. 546, 645 e 650).
Gerda giunse a Londra alcuni giorni dopo e ripartì per Parigi intorno al 20 febbraio, anticipando di una decina di giorni il marito.
«Londra è bella: ieri sera al crepuscolo, affascinante, ieri l’altro di prima mattina (al mio ritorno
da Glasgow), colma di segrete promesse per la giornata che stava sorgendo» (lettera a Egon Petri
del 10 febbraio 1922, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 357, p. 476). Scopo
principale della tournée: guadagnare un po’ di danaro che non fosse quello svalutatissimo dall’inflazione tedesca, «pour fortifier ma santé financière», scrisse ad Albert Biolley (Mus.Nachl. F.
Busoni B I, 190). Altro scopo era quello di presentare al suo fianco al pubblico inglese l’allievo
Egon Petri (cfr. nota n. 228), rendendosi conto che ormai la sua carriera era agli sgoccioli: cfr.
DENT, Ferruccio Busoni, p. 266.
Cfr. note nn. 320 e 381.
LETTERA LVII455
Langham Hotel,
London, 11 Fevr.[ier] 1922
Cher Philipp,
merci de vos bonnes paroles pour la Toccata.456 (Elle fut un très-grand succès dans la Salle,
et Petri – lorsqu’il la joua à Berlin, a dû la répéter.) Est[-]il necessaire d’avoir un piano chez
Tauber? Il a tant d’instruments! (Je crois: un ‘Erard’457 aussi). Nous aurons, (P.[etri] et moi)
le Recital sur 2 Pianos ici, le 18 fevrier.
Voilà le programme,458 qui vaut aussi pour Paris:
Mozart[-]Busoni, Fantaisie pour une orgue mechanique459
Busoni, Improvisation460
Le lettere
139
Mozart-Busoni, Duettino Concertante461
Busoni – Fant.[asia] Contrappunt.[istica]462
Je me suis composé le programme, et crois avoir simplifié et amelioré l’écriture pour deux
pianos.
La Fantasia Contrappuntistica est plutôt une nouvelle version, qu’une transcription.
J’espère avoir reussi à lui donner la forme definitive. (Les premiers travaux datent de 1910!)
Possedez-vous la publication originale (et privée) de la “grande fugue”463 faite à New York?
Elle fut tirée en 100 exemplaires numerotés sur papier de Hollande; et j’ai decouvert dernièrement qu’il me restait encore un Ex.[emplaire], dont je puis disposer).464 – La Fantaisie
de Mozart465 fut mon dernier travail, avant de quitter Berlin. Quel Morceau! Introduction –
Fugue – Andante angélique – La fugue enrichie: le tout entre enfer et ciel.)
J’ai écrit encore un perpetuum mobile466 pour Piano. –
Je dois terminer. J’ai à 3 heures un Recital à jouer. –
Je vous salue de tout cœur.
Votre affectueusement devoué
F. Busoni
Avez vous lû mes petites lignes en Souvenir de S.[aint]-Saëns?467
455
456
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458
459
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464
465
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 964a+b). – Cfr. la lettera a Egon Petri del 10 febbraio 1922, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 357, pp. 475-476. «Quanto
più sale la mia fama di pianista (e sembra che salga ancora), tanto più ingiustamente vengo giudicato come compositore. Tentando di aiutarmi, lavoro contro i miei interessi. Dovrei essere una
specie di ermafrodita, in quel senso eroico-fantastico in cui lo presenta Voltaire ne “La Pulzella”:
uomo di giorno, donna di notte, e tutt’e due con lo stesso impeto... Sono davvero qualcosa del
genere, solo che non si crede all’altro mio lato. […] Su questo periodo londinese, cfr. DENT, pp.
265-266 e COULING, Ferruccio Busoni, pp. 334-335.
Cfr. note nn. 360 e 406.
Busoni era affascinato dalla morbidezza di suono dei nuovi Érard (cfr. Lettera LXIII e DENT,
Ferruccio Busoni – A Biography, p. 270).
Dopo questo concerto il pubblico parigino poté completare la conoscenza dell’opera pianistica
busoniana (cfr. ROBERGE, Busoni et la France, pp. 277 sg.).
Fantasia per un organo meccanico in fa minore di W. A. Mozart (KV 608), rielaborata per due
pianoforti, KiV B91. Terminata il 23 gennaio 1922, fu dedicata a Gottfried Galston, «dem
‘Inspirator’ dieser kleinen Arbeit, mit Dank für das verschaffte Vergnügen».
Cfr. nota n. 109.
Duettino concertante dal “Finale” del Concerto per pianoforte e orchestra in fa maggiore, KV
459, di Mozart, rielaborato per due pianoforti, KiV B 88. Concluso il giorno di Natale del 1919
e pubblicato nel 1921.
Cfr. note nn. 436 e 487.
Si tratta della Grosse Fuge. Kontrapuntistische Fantasie über die Kunst der Fuge von J. S. Bach,
BWV 1080, per pianoforte, KiV 255. Composta tra gennaio e il 1º marzo 1910 a New Orleans e
pubblicata in quello stesso anno a New York da Schirmer, in 100 esemplari numerati (cfr.
KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 244-245).
E lo regala a Philipp: «Mon très cher ami, je ne saurais assez vous remercier pour l’envoi de votre
nouvelle oeuvre. J’ai été frappé d’étonnement et d’admiration à la lecture de cette superbe
fugue. Quel art, quelle science, quelle puissance! C’est un monument d’éloquence magnifique,
d’une belle sincérité. — Quel dommage que le tirage restreint ne permette pas au public de connaître une oeuvre si grandiose!» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3781). Si tratta di una lettera con la
sola indicazione del giorno: 27 giugno (probabilmente 1922).
Cfr. nota n. 459.
140
466
467
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Perpetuum mobile per pianoforte, KiV 293, basato sul secondo movimento del Concertino op.
54 (cfr. nota n. 433). Dedicato a Cella Delavrancea (cfr. nota n. 505) e pubblicato nel 1922. Fu
inserita anche nella 5ª parte della Klavierübung (cfr. nota n. 292).
Cfr. nota n. 50.
LETTERA LVIII468
Langham Hotel, London
(12 Février 1922)
Cher, Philipp,
Encore une lettre; encore un dérangement! C’est votre faute d’être si bon; vous provoquez
d’abuser de cette bonté.
Pourrait-on arranger un Recital pour Petri?469
J’y ai réussi à Londres, je le souhaiterais pour Paris. Petri joue en maître, en ce moment, et
je desirerais qu’il ne figurait (43) pas seulement au deuxième rang.
Il sera ici pour le 18. (comme je vous ai rapporté) et ce serait bien opportun de pouvoir lui
donner une information à cette époque.
Ayez la condescendence de me répondre.
Merci, et au revoir.
Votre profondement devoué
F. Busoni
12 F.[évrier] 1922
468
469
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 965a+b).
Cfr. nota n. 228.
LETTERA LIX470
16 Fevr.[ier] 1922
Langham Hotel,
Portland Place
London, W. 1.
Cher – il semble que la question du materiel va se regler. Vous m’avez fait chaud, – et je
confesse que je dispose de très peu d’énergie pour toutes ces choses pratiques, lesquelles
– du reste – vous avez eu la grande bonté de me faciliter amplement!
Alors, pas de Valse du Faust?471 (J’en fais un petit cas personnel, mais ça n’a pas d’importance).
Petri, arrivé hier soir, vous écrit, et je vous remercie pour lui. La Salle Erard n’est donc pas
libre?
Alors mettons au programme:
Le lettere
141
Busoni (3 Feuilles d’Album472
(Toccata473
(Carmen474
et Chopin dernier. Ça vous va mieux? Ici tout a bien marché jusqu’ici.475 J’ai encore 3 fois à
jouer, dont deux en province. – Szigeti476 (violoniste), qui joue parfaitement bien mon
Concerto[,]477 se trouve à Paris et aimerait beaucoup pouvoir saisir une occasion de faire
entendre l’œuvre. Voyez donc, comme je vous tourmente!! Pardonnez cette lettre mal écrite. Je suis un peu distrait par d’autres soucis (qui regardent mon fils aîné)478 et par la fièvre
de reprendre mon travail. Puis je me traine avec ma petite grippe depuis 10 jours.
Je vous salue de tout cœur.
Votre affectueusement devoué
F. Busoni
J’ai reçu reconnaissat le Concerto de S.[aint]-S.[aëns].
J’<ai> proposé à Petri de commencer le premier des deux programmes par – C.[ésar]
Franck (comme hommage aux Français) – et Petri lui-même prédilège (45) un numero
final de de cinq transcriptions de Schubert-Liszt (Lieder).
Voudriez-vous le conseiller, et decider la question?
Encore une fois merci.
F.B.
470
471
472
473
474
475
476
477
478
Copia dattiloscritta (Mus. Nachl. F. Busoni B I, 966a+b).
Cfr. nota n. 389.
Cfr. nota n. 435.
Cfr. nota n. 360.
Sonatina super Carmen. Kammer-Fantasie nach G. Bizet opéra comique +”Carmen” per pianoforte, KiV 284. «Composée et écrite rue Villejust, 48, Mars 1920, Paris». Conclusa il 20 marzo.
«En Souvenir d’estime et de reconnaissance à Monsieur Tauber» (cfr. nota n. 315). Pubblicata nel
1921.
Busoni non confessa a Philipp il disagio che prova durante queste settimane inglesi: «Sono spaventato dalla consapevolezza di come si resta eternamente estranei in questo paese; come la
gente accetta qui tutto con disinvoltura, per non dar nulla in cambio se non il loro “onorario”. –
Le due o tre persone inoffensive, che sono fedeli disinteressatamente, non sono in grado di cambiare il volto della nazione. – Che forza in questa difensiva! Ma si spezzerà col tempo, e questo
tempo è incominciato. L’India e l’Irlanda si sollevano, e nell’interno dell’isola si affaccia minaccioso l’orrido spettro della rivolta degli operai. – E sono stati proprio questi stolti di genio a
inventare lo sciopero! Ho una gran nostalgia del mio studio. (E di un porto sul Mediterraneo). A
Parigi ho molto da fare» (BUSONI, Lettere alla moglie, 20 febbraio 1922, pp. 297-298).
Cfr. nota n. 611.
Concerto per violino e orchestra, op. 35a, KiV 243. Composto nel 1896-1897, pubblicato nel 1899
e dedicato al padre di Egon Petri, il violinista Henri.
Raffaello (Lello): cfr. nota n. 381.
142
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA LX479
20 F.[évrier] [19]22
Langham Hotel
Portland Place
London,480 W. I.
(Le voilà encore!)
Cher Ami Philipp, ne croyez-Vous pas, qu’il serait plus à propos de jouer le Liszt au premier Concert de Pierné;481 d’abord, parce que j’ai encore à apprendre mon “petit machin”;482
ensuite, parceque on ne se fie pas de moi comme auteur...? 483
Dites!
Votre F. Busoni
479
480
481
482
483
Lettera autografa (Washington, Library of Congress).
Il 27 febbraio Busoni registrò a Londra per la Columbia Records i pezzi che seguono: Bach:
Preludio e fuga n. 1 in do maggiore (dal primo libro del Clavicembalo ben temperato); BachBusoni: Preludio Corale “Nun freut euch, lieben Christen”; Beethoven-Busoni: Ecossaises;
Chopin: Preludio in la maggiore, op. 28 n. 7, Studio in sol bemolle maggiore, op. 10 n. 5,
Notturno in fa diesis maggiore, op. 15 n. 2, Studio in mi minore, op. 25 n. 5; Liszt: Rapsodia
Ungherese n. 13. Avrebbe rinunciato volentieri a questo impegno, ma la sua situazione finanziaria non glielo permetteva. Cfr. la lettera a Leo Kestenberg del 3 marzo 1922, in BUSONI, Lettere
con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 358, p. 477: «Purtroppo le case discografiche provvedono
a che le generazioni future possano criticare anche i virtuosi. Ultimamente mi sono esposto a
questo rischio suonando per un fonografo! È un’invenzione diabolica, priva della nuance demoniaca».
Cfr. nota n. 18.
Si tratta probabilmente della Fantaisie di Mozart, su cui scrive nella lettera dell’11 febbraio 1922
(cfr. nota n. 459).
Sui concerti parigini cfr. DENT, Ferruccio Busoni, pp. 266-267.
LETTERA LXI484
(Paris, 15 Mars 1922)485
Très cher Ami Philipp,486
puisque, quand je vous parle avec quelque émotion, vous ne me laissez pas terminer, il
faudra bien que vous vous donniez (46) la peine de lire ces lignes. – Je veux simplement
vous remercier.487
C’est dit en peu de mots, et ils sont plus vite lûs, que écrits.
Votre estime m’est un fort soutien, votre amitié – d’une bonté relevée par l’intelligence –
un phare au voyage de ma vie: il me réassure et m’indique la direction. Ce que vous avez
fait (tout seul!) pour moi et à Paris, je ne pourrais jamais assez apprecier, ni repayer: il ne
fusse (47) que par mon attachement et l’effort continuel de m’en rendre digne.
Le premier se fait naturellement; le second restera toujours mon aspiration, à la réalisation
de laquelle je ne cesserai pas de travailler. – Soyez donc beni.
Le lettere
143
J’ai reçu le grand Littré,488 qui figurera fièrement dans ma bonne bibliothèque. Quel travail!
On se sent bien modeste, vis-à-vis d’un tel ouvrage! –
Au revoir, et bien souvent.
Votre profondement devoué
Ferruccio B.
Paris, 15 Mars, 1922
484
485
486
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 968a+b). – Il 3 marzo, Busoni scrisse sorprendentemente a Kestenberg che Parigi è «la città in cui sono meno di casa e dove non conosco nessuno». Ma «mi si tratta molto bene. Tanto bene che in 10 giorni devo eseguire 5 programmi differenti, tra cui mi sono richiesti ben 6 Concerti per pianoforte da suonare in tre sole serate. Tutti i
programmi contengono inoltre un certo numero di lavori miei» (BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 358, pp. 476-477). Ecco il calendario dei concerti parigini di Busoni appena conclusi: 4 marzo (Concert Colonne): Concerto in do minore K. 491 di Mozart e Concertino
per clarinetto e orchestra (cfr. nota n. 178) di Busoni (prima esecuzione in Francia), direttore
Gabriel Pierné; 5 marzo (Concert Colonne): Concerto in do maggiore K. 467 di Mozart, Berceuse
élégiaque (cfr. nota n. 35) e Rondò Arlecchinesco (cfr. nota n. 60) di Busoni, Concerto n. 2 in la
maggiore di Liszt, direttore Gabriel Pierné; 8 marzo, concerto a due pianoforti con Egon Petri:
Mozart-Busoni, Fantasie für eine Orgelwalze (cfr. nota n. 459); Busoni, Improvvisazione su “Wie
wohl ist mir” (cfr. nota n. 109), Duettino concertante (cfr. nota n. 461) da Mozart e Fantasia
contrappuntistica (cfr. nota n. 436). In pratica, quasi tutta la musica per due pianoforti di Busoni;
12 marzo (Société des Concerts du Conservatoire): Concerto in sol maggiore K. 453 di Mozart,
Sarabande et Cortège op. 51 (cfr. nota n. 188) e Concerto n. 5 in fa maggiore di Saint-Saëns,
direttore Philippe Gaubert; 15 marzo (recital alla Salle Érard): musiche di Bach, Beethoven,
Busoni, Chopin. Il critico francese Jean Lobrot, 13 anni dopo, scrisse una recensione al concerto del 4 marzo (Mozart), che dimostra come tra i critici non ci fosse unanimità di consensi nei
confronti di Busoni-pianista: «Je suis très embarrassé pour vous parler de cet artiste. Il fut applaudi à tout rompre et rappelé avec tant d’enthousiasme par une salle frénétique, que, si je dis ce
que j’en pense, je soulèverai sans doute de véhémentes protestations. Ayons cependant ce courage, M. Busoni est un excellent pianiste. Ses traits sont perlés, sa sénestre d’une vigueur incomparable; mais nous avons en France dix virtuoses qui jouent au moins aussi bien le Mozart et
auxquels on ne fait pas de semblables succès. Y a-t-il dans son cas un peu de snobisme, ou estce courtoisie pour la patrie qui l’a vu naître? Je ne sais, mais il m’est impossible de partager l’emballement général» (cit. in ROBERGE, Busoni et la France, p. 277).
Alla fine dei Concerti parigini, Busoni inviò questa lettera di ringraziamento a Philipp, il quale
rispose il 1º aprile, giorno in cui Busoni compiva 56 anni: «Votre art a été un moment d’idéal
dans l’imbécile vie qu’on est obligé de mener pour gagner sa vie» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3895). Furono questi gli ultimi concerti di Busoni a Parigi. Complessivamente «Busoni a joué treize fois à la salle Érard, dix fois aux concerts de la Société du Conservatoire, trois fois aux
Concerts Colonne, deux fois aux Concerts Sechiari et à la Nouvelle Société philharmonique, une
fois à la salle Gaveau et au Nouveau-Théâtre; on retrouve enfin deux concerts dans des salles
non identifiées. Il a joué sous la direction de Philippe Gaubert, auquel il dédia en 1920 son
Divertimento pour flûte et orchestre, BV 285 (cinq fois); de Gabriel Pierné et d’André Messager
(deux fois); et d’Édouard Colonne et d’Otto Lohse, le chef de l’Opéra de Cologne qui était l’invité des Concerts Sechiari (une fois). Enfin, il n’a pas été possible d’identifier les chefs dans trois
cas. Busoni a aussi dirigé lui-même à deux reprises. Le 29 mars 1914, il présentait un concert
consacré à ses oeuvres lors d’un des Concerts Sechiari; puis, le 24 mars 1920, à la Société des
concerts du Conservatoire, il tenait la partie de piano d’une de ses oeuvres et dirigeait les autres
24» (ROBERGE, Busoni et la France, p. 275).
Guerrini, in Ferruccio Busoni, pp. 159-160, narra alcuni episodi, (la fonte è Isidor Philipp stesso) di questo periodo. «Il primo ci dà prova della eccezionale memoria del Maestro il quale, invitato a suonare con l’orchestra il Concerto di Mendelssohn, che egli non eseguiva da venticinque
144
487
488
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
anni, se ne fece prestare una copia da Philipp, tanto per rinfrescarsi la memoria sulle entrate, e,
dopo soli tre giorni, lo eseguì in pubblico e, s’intende, senza musica. (Questo spiega come egli
potesse avere a memoria un repertorio che comprendeva quasi tutta la più importante letteratura pianistica e come, assistendo a concorsi internazionali o dando lezioni a concertisti di tutti
i Paesi, potesse eseguire a memoria ogni composizione presentata da candidati o da allievi, e
sempre discutendone nelle varie lingue degli interessati). In altra occasione, parlando con
Philipp di pezzi da eseguirsi in caso di bis, Busoni gli suonò lo Scherzo in do diesis minore di
Chopin. Ma lo eseguì alla meglio, come la memoria glielo suggeriva dopo decenni che non lo
aveva più avuto sottomano. Più che una esecuzione, ne uscì una specie di improvvisazione, di
ricostruzione, con la quale il Busoni riesprimeva a se stesso la composizione chopiniana.
Ebbene: il Philipp, che pure non aveva mai approvato il modo con cui Busoni interpretava
Chopin, afferma di essere rimasto, quella volta, affascinato dalla poesia e dalla profondità di
pensiero trasfusi dal Maestro in quell’opera ch’egli ricordava appena. Ma conclude però: quando, dopo alcuni giorni, il pezzo fu dal Busoni eseguito in concerto, dopo essere stato ristudiato
e messo a punto, «la magica impressione era sfumata; la composizione appariva contraffatta e
distorta dalla super-intellettualizzazione. Egli ci aveva pensato su». Cfr. gli stessi episodi raccontati dal DENT, Ferruccio Busoni, p. 267. A proposito dell’esecuzione del concerto di
Mendelssohn, scrisse Maurice Léna: «[…] ce fut alors, dans le Concerto en sol mineur de
Mendelssohn, qu’on nous donne bien rarement, une féerie de sonorités tendres comme le rêve
d’un lied ou légères comme la danse, parmi la clairière à peine effleurée, d’un essaim d’elfes
diaphanes» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3851+a+b+c). Cfr. anche APPENDICE II.
Busoni era molto grato a Philipp sia per l’organizzazione di concerti comprendenti musiche sue,
sia per la recensione al concerto che includeva le sue composizioni per due pianoforti: «Le génial
pianiste a donné, avec son élève Petri, un concert à deux pianos. [...] Formant un contraste frappant avec Mozart, la noble et pure Improvisation, d’après Bach (cfr. nota n. 109), a été aussi longuement applaudie. Ce poème a produit une impression profonde par la simplicité mystique,
ses pénétrantes harmonies, sa poésie et sa science. [...] La pièce la plus imposante, jouée par le
grand artiste et son élève avec un art consommé, la Fantasia contrappuntistica, ne peut être
jugée en quelques lignes. On peut en admirer, dès la première audition, la magistrale ordonnance, la belle écriture, le style pur. C’était, d’ailleurs, merveille de voir toute la salle immobile,
écoutant avec la plus vive attention, cette œuvre magnifique» (cit. in ROBERGE, Busoni et la
France, p. 282). Sul concerto del 4 marzo Henry Prunière scrisse nella «Revue musicale», III, 1
aprile 1922: «Le public éprouve quelque peine à s’imaginer que ce merveilleux pianiste puisse
être l’un des meilleurs compositeurs d’Europe. [...] L’écriture en est savoureuse et témoigne
d’une science, d’une habileté de main extraordinnaires». E Nadia Boulanger: «Il semble tout à fait
inutile de discuter les détails de telles exécutions; l’homme qui possède une puissance attractive aussi formidable est parfois possédé lui-même, et ce qui importe c’est la force émotive qu’il
dégage. Ce qu’on peut dire du pianiste s’applique au compositeur, qui n’a jamais cessé d’évoluer et s’exprime aujourd’hui dans un langage ultra-moderne; sa technique contrapontique et
orchestrale lui permet d’user de tels procédés que sa pensée réclame. On a seulement parfois
l’impression que l’intelligence et la volonté s’imposent à la sensibilité et il en résulte parfois, malgré une grande habileté, une sorte de tension. La Berceuse élégiaque (cfr. nota n. 35) [...] contient une substance émotive qui se dégage du procédé et qui atteint le vrai domaine de la musique intérieure» (cit. in ROBERGE, Busoni et la France, p. 281). Roberge conclude che, sulla base
dei brani critici citati nel suo articolo, «les critiques soulignaient la compétence technique, donc
la science du compositeur. Toutefois, le résultat pouvait faire en sorte que, pour reprendre les
mots de Nadia Boulanger, «l’intelligence et la volonté s’imposent à la sensibilité», en d’autres termes qu’il peut y avoir déséquilibre entre la forme et le fond ou absence de corrélation entre le
contenant et le contenu» (ivi, p. 283).
Émile Littré (1801-1881), insigne lessicografo e filosofo francese, trascorse gran parte della sua
vita in occupazioni scientifiche e letterarie. Come ben immaginava Busoni, soprattutto quando
era impegnato nella redazione del Dictionnaire de la langue française, dal 1841 al 1859, il suo
tempo era assorbito da questo imponente lavoro (la besogne di cui parla nella lettera). In quel
Le lettere
145
periodo, dalla residenza di campagna a Mesnil-le-Roi, dove erano conservate le migliaia di schede del dizionario, scrisse infatti a un amico: «[...] je vous ai toujours dit que, d’ici à quelques
années, je n’étais disponible pour quoi que ce soit; et il est vrai que la besogne dans la quelle je
me suis engagé m’occupe, me préoccupe, m’accable de plus en plus. [...]» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni).
LETTERA LXII489
Hotel Esplanade
Hamburg,490 25 Mars 1922
Très cher Ami,
je pense à vous et me rejouie de beaux souvenirs.
Je croyais pouvoir recommencer mon travail où je l’avais laissé: ce n’est pas si simple. C’est
comme une automobile qui est restée trop de temps à la même place. Il faut descendre et
remonter la machine, pour pouvoir reprendre la route.
J’ai ici un concert (secondaire mais agréable).
Programme:
Mozart[-]Busoni
Suite Idomeneo491
Mozart, Concerto Ut min.[eur]492
Busoni, Sarabande et Cortège
Romanza et scherzoso493
Berlioz, Carnaval romain
(Excepté le Carn.[aval] Romain vous co[n]naissez tout!) Mais je me sens fatigué et une grippe continuelle et obstinée (basso continuo e ostinato) avec q.[uel]q.[ues] Variations ne veut
pas me quitter.
Ce sont les vieux amours, desquels on ne se debarasse jamais. – Mais j’ai bonne confiance, e[t] ma volonté e[s]t en la saison qui s’approche. (Moins vite, du reste, que chez vous.)
Je garde le sens de l’Erard sous mes doigts. Je fais le projet de developper mon jeu494 en
quelque forme, pas encore bien définie. N’en riez pas. (Au moins: pas trop tôt.) – On ne
peut ni prouver ni nier les miracles; ni les forcer, ni les supprimer.
Hamburg n’est pas gai, mais fort. Il a surpassé son million d’habitants. – Dès mon retour
en Allemagne j’ai constaté une énorme ascension des prix.495 Ça ne change pas grande
chose. Mais l’issue me paraît possiblement fatale. Personne n’en profitera. –
L’histoire est comme l’Océan, qui tend incessamment à regagner l’état de calme, sans y
parvenir complètement.
Veuillez me rappeler bien de cœur aux amis (et amies). Je vous embrasse. Votre affectueusement devoué F. Busoni
489
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 969a+b). – Dopo Parigi, Busoni si recò a Roma,
dove tenne un ciclo di sei concerti, 5 all’Augusteo e uno in un’Aula dello Studio Romano per gli
studenti universitari. Guerrini (Ferruccio Busoni, p. 161, nota n. 2) afferma di aver saputo che in
quella occasione venne offerta a Busoni la direzione del Conservatorio di Firenze: «Nessun
documento abbiamo potuto rintracciare su queste interessanti trattative che, con ogni probabi-
146
490
491
492
493
494
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
lità, si svolsero verbalmente durante il soggiorno romano di Busoni». La notizia è dubbia, poiché
solo nel tardo 1923 a Busoni fu offerta questa importante carica: cfr. le due lettere di Boghen del
30 dicembre 1923; dapprima quella ufficiale: «Illustre Maestro, il 2° Congresso musicale italiano
testé chiusosi ha approvato per acclamazione un voto esprimente il desiderio di tutta l’Italia
musicale perché il Mº Comm. Ferruccio Busoni vanto e gloria dell’arte nostra e di tutto il mondo
ritorni in patria e vi diffonda la luce del suo genio e della sua incomparabile esperienza. […] F.
Boghen». – Nella lettera personale Boghen scrive: «[…] la notizia portatami dalla di Lei buona
amica ed ammiratrice [Gisella Selden-Goth, cfr. nota n. 667] riguardo la possibilità di un di Lei
rimpatrio e della scelta di Firenze a sua sede ha riempito il mio animo di gran gioia. E mi sono
accinto alla ricerca del villino rispondente alle condizioni indicatemi. […] Ella può comprendere con quanta ansia io attenda una sua risposta dalla quale può dipendere a mio parere tanta
parte della vita musicale d’Italia. E attendo dunque con il cuore in mano […]». Il 2 giugno 1924:
«Venga a dirigere il nostro Istituto. Venga venga! – Venga per la fortuna dell’arte italiana e per
rendere Firenze invidiata, anche per la musica, da tutte le città del mondo». Infine qualche giorno dopo: «Le riscrivo per dirle la mia speranza che Lei accetti di venire a dirigere il nostro
Conservatorio. Non è sola la mia speranza che deve giungere a Lei ma l’eco di quella di tutti i
musicisti italiani che vogliono rivedere il nostro e loro Maestro, udirne la parola illuminata,
saperlo di ritorno in patria a rigodere il sole nostro e a spargere su tutti la luce del suo genio.
Caro Maestro, se in tempo, accetti, ed avrà in noi non dei sottoposti ma dei figli, degli adoratori» (NEGRI, Carteggio Busoni-Boghen, pp. 314-317). Busoni si limitò mestamente a rispondere:
«Spero poter venire in Italia alla buona stagione. La nostalgia del mio paese assume un’importanza quasi eroica nella mia tarda esistenza» (11 marzo 1924). E due mesi dopo: «Sapete, che mi
fu proposta la direzione del vostro istituto Musicale? Immaginate me vostro superiore! Ed altre
consolazioni!» (ivi).
Prima di far ritorno a Berlino, Busoni tenne un recital ad Amburgo.
Konzertsuite aus W. A. Mozarts Oper “Idomeneo”, KV 366, für Orchester zusammengestellt und
bearbeitet. Composta nel 1918, pubblicata nel 1919 e dedicata al compositore svizzero Othmar
Schoeck (1886-1957).
Cfr. note nn. 441 e 484.
Cfr. note nn. 188, 431 e 433.
Philipp gli rispose: «Mais, mon ami, on ne peut aller au delà… et j’ai envie de citer les vers de
Regnard: “Sistimus hic tandem, nobis ubi defuit orbis. [Nous nous sommes arrêtés quand la terre
nous a manqué]. Non, non, il n’y a pas moyen d’aller plus loin encore pour un magicien tel que
vous» (17 aprile 1922; Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3896). Ma Busoni ebbe a confidare a Philipp
nell’ottobre del 1923: « Quando Busoni, già seriamente ammalato, venne a Parigi nel Novembre
del 1923, per passarvi qualche mese, mi disse, un giorno: «Quando sarò guarito da questa indisposizione [...] ricomincerò lo studio pianoforte su nuove basi. [...] Voi sapete come me, mi rispose, che il talento è il risultato di un lavoro ininterrotto, costante, spossante, quasi sovrumano. E
quando si è vinta la passività dello strumento, quando si sono resi morbidi e pronti muscoli e
pensiero, bisogna, per vincere l’apatia del pubblico, mantenersi intatti e forti non soltanto, ma
progredire continuamente. Nell’esecuzione al pianoforte ogni più piccolo dettaglio è importante. Un accordo sbagliato, una nota incerta, possono menomare l’impressione che può produrre
una bella interpretazione. Il vero grande pianista si riconosce dalla perfezione dei dettagli. Pare
a me che in generale si trascuri di ascoltarsi. Bisogna giudicare severamente ogni suono durante il periodo preparatorio del lavoro. Quanti allievi e quanti artisti perdono un tempo prezioso
lavorando meccanicamente; intendo dire senza intervento del pensiero! Essi non fanno attenzione al suono più di quanto farebbe un sordo-muto. Durante un concerto nessuno mi può
ascoltare più attentamente di quanto non faccia io stesso. Io cerco di ascoltare, di giudicare ogni
nota. La mia attenzione è così tesa e concentrata che riesco ad isolarmi completamente, e sono
incapace di pensare a qualsiasi altra cosa. Cerco di dare l’interpretazione più fedele unita alla
mia concezione peronale dell’opera che eseguo. Scopro sempre nuove bellezze e spesso mi
avviene di trovare lì per lì dei dettagli d’interpretazione ai quali non avevo mai pensato prima.
Ma, per ritornare a un nuovo sistema di studio, intendiamoci: pare a me che ogni mano, ogni
Le lettere
495
147
braccio, ogni corpo, ogni cervello, essendo diversi, esigano un diverso studio. Da questo fatto
trae origine l’infinita quantità di opere tecniche che pure presentano grande interesse sotto
diversi punti di vista. Bisogna imparare a conoscere se stessi e le qualità che ci mancano. Allora
soltanto si può scegliere da queste opere ciò che ci sembra difficile e che può esserci utile. Non
perder tempo, ecco l’essenziale. Io non lascio nessuna occasione per progredire, per quanto mi
sia parsa perfetta una esecuzione. Quante volte, dopo un concerto, sono ritornato preso dall’idea del progresso, e mi sono rimesso al pianoforte per ristudiare certi passaggi che mi erano
parsi degni di un lavoro speciale! Aspiro a qualche cosa di nuovo: ma troverò modo di realizzare questa aspirazione?» (ISIDOR PHILIPP, Qualche ricordo su Busoni, “L’arte pianistica”, Napoli,
giugno-luglio 1925, anno XII, nn. 6-7, p. 5.)
Cfr. note nn. 546, 645 e 650.
LETTERA LXIII496
[Berlin], 7 Juin 1922497
Mon Ami,
il y a longtemps que j’ai reçu une votre lettre que – j’ai honte de le confesser – je ne réussis pas à retrouver! Mais je me souviens qu’il y était question de quelques voyages d’exploration dans des pays éloignés.
J’ai decidé assez définitivement de ne plus quitter l’Europe498 (au moins comme artiste).
L’Angleterre me rend amplement le nécessaire; j’aime Londres,499 les trajets à travers la
contrée y sont courts et com[m]odes, et on ne se sent pas comme un forçat travaillant aux
colonies. – Paris me représente un plaisir et un honneur; je puis encore, sans trop d’effort,
me rendre en Italie en passant par la Suisse. Mais, en général, mon programme est:
Londres – Paris – Berlin – Rome.
Ça a du dessin et de la dignité. Croyez-vous qu’il soit à propos de revenir à Paris cette fois?
(Vous savez que j’ai repris un fort intérêt au “piano” que je travaille, et que je pense d’arriver encore à quelque endroit nouveau pour moi.) –
Je viens de terminer la Klavierübung500 qui sera complète en cinq cahiers. (L’œuvre entière comprend environ 200 pages). J’étudie le quatrième de Saint-Saëns, et le grand Concerto
en Ut de Mozart ([KV] 503). Il faudra encore fabriquer des cadences… Mais alors cette série
aussi sera conduite à fin. – On va publier un volume des mes libretti, qui sont au nombre
de 9.501
Je suis en train de rediger un catalogue des mes œuvres musicales502 – – et puisqu’il y a toujours “le Docteur”...
Enfin, j’ai assez de fers au feu, et il faut avoir l’œil un peu sur tout. –
Il y a une semaine, que j’ai dû me plier aux désirs de l’orchestre philharmonique, et leur
jouer le Concerto en Mi b[émol] de Beeth[oven]...!503
Le resultat fut curieux. On était surpris d’un côté, scandalisé d’un autre. (Moi, je ne m’aperçois pas de la difference, et reste toujours interdit…)
Le Monde musical504 m’apprend que Delavrancea505 a très bien joué, saluez, felicitez-la.
Pardonnez mon longue silence. Il <y> a tant de lettres à écrire, qui ne sont pas plus importantes, mais qui me donnent l’air de l’être. J’espère vous lire bientôt.
Je vous serre fortement la main et suis en affectueuse amitié.
Votre très devoué
Ferruccio B.
148
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Bons saluts aux dames Herrenschmidt. – J’espère pouvoir jouer à Londres le piano Erard.506
Mais, si on ne pouvait l’obtenir pour la province, je serais obligé – à mon très grand regret
– d’y renoncer! (Vous voyez: personne ne me donnerait son piano pour la province, si je
ne l’use également à Londres.)
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 970 a+b).
Rientrato da Amburgo a Berlino alla fine di marzo, dopo le logoranti tournées a Londra e a
Parigi, Busoni trascorse i rimanenti mesi del 1922 nella metropoli germanica.
Busoni fa indiretto riferimento a una proposta dell’Ambasciatore argentino, estremamente vantaggiosa sul piano finanziario, di recarsi in Sud-America, per una tournée. Nonostante avesse
carta bianca su tutto, dal compenso, ai programmi, alle città in cui esibirsi, e Philipp cercasse in
tutti i modi di convincerlo ad accettare, Busoni rifiutò categoricamente l’offerta. Cfr. DENT,
Ferruccio Busoni, p. 268. Philipp infine cedette: «Je comprends très-bien votre résolution de ne
plus quitter l’Europe. Mais j’ai dû vous soumettre ce que l’on vous proposait... Paris, Londres,
Berlin, Rome... Aquila non capit muscas...» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3897).
Cfr. GALSTON, Busoni gli ultimi mesi di vita, pp. 74-75.
I cinque quaderni furono pubblicati tra il 1918 e il 1922 (cfr. nota n. 292). Un anno dopo la morte
venne pubblicata una seconda edizione rielaborata e arricchita in 10 libri (cfr. nota n. 665). Nella
riga seguente Busoni menziona il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in do minore di SaintSaëns.
A quell’epoca 8 libretti erano pubblicati separatamente: Der mächtige Zauberer; Die Brautwahl;
Das Geheimnis; Arlecchino oder die Fenster; Die Götterbraut; Turandot; Das Wandbild; Doktor
Faust. Busoni voleva pubblicare anche Der Arlecchineide Fortsetzung und Ende (cfr. GALSTON,
Busoni gli ultimi mesi di vita, p. 12, nota n. 4. e FELDHEGE, Busoni als Librettist, pp. 229-230). Il
28 giugno 1922, Busoni informò Hans Heinz Ewers, scrittore tedesco, di voler pubblicare in
volume 10 libretti. Ai precedenti, si aggiunga Frau Potiphar. Questo progetto non andò in porto.
– Il 31 luglio 1922 Busoni scrisse ad Augusto Anzoletti: «Io non ho ambizioni letterarie, ma sono
costretto di fabbricarmi i miei libretti per ragioni di struttura musicale. Perché, nel corso della
composizione, io devo (e posso così) aggiungere e togliere, spostare e modificare parole e ritmi,
secondo le esigenze della forma musicale. Una linea, un pensiero, una metafora d’un altro
poeta, mi sarebbero all’occasione d’impedimento; prenderebbero in certi momenti una direzione opposta al mio sentire; e come potrei io prescrivere ogni passo a chi avessi professato la mia
fiducia? Il mio concetto dell’opera è, poi, talmente diverso da quello generalmente concepito!»
(Mus.Nachl. F. Busoni B I, 30).
Mai pubblicato. Nel 1908 abbozzò delle Osservazioni sulla successione dei numeri d’opus nelle
mie composizioni (cfr. BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 168-170). Dopo due trattini lunghi che indicano, come quasi sempre capita, esitazione, turbamento, emozione, Busoni torna di nuovo sul
tema della grande opera incompiuta. La traduzione parziale del titolo in francese sembra suggerire al lettore che l’opera, se finita, potrebbe avere le stesse capacità terapeutiche di un “Docteur”,
parola molto usata nel carteggio con Philipp, a causa dello stato di salute sempre più precario di
Busoni. Quanto al “Docteur” si tratta evidentemente del Doktor Faust (cfr. APPENDICE VI)
Il 29 maggio 1922 Busoni suonò nella Sala della Philharmonie a Berlino il Concerto in mi bemolle di Beethoven «abbondando in stravaganze e licenze, sembra, oltre il limite accettabile e a lui
consueto: fu quella l’ultima apparizione di Busoni pianista. L’esito: opacissimo: molti pensarono che fosse finito, ma ebbero il tatto di non scriverlo o dirlo apertamente» (SABLICH, Busoni, p.
67). Cfr. inoltre nota n. 507 e l’APPENDICE II con una testimonianza di Friedrich Schnapp).
Isidor Philipp lo chiamava spregiativamente «L’Immonde Musical». In una lettera non datata, ma
con l’indicazione «13 settembre», Philipp scrive a Busoni: «Vous lisez Le Monde musical!
L’Immonde musical comme nous l’appelons ici! Quelle horreur… Mangeot [André Louis, 18831970, violinista e impresario inglese di origini francesi] est intelligent, brave parfois, bon par
momento — mais il est vraiement trop domestiqué par Cortot — qui lui — Mais, non, je ne veux
pas parler politique» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3761). E rispondendo a questa lettera di Busoni
Le lettere
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(l’11 giugno 1922): «Je m’aperçois, en relisant votre lettre, que vous me parlez de l’im-monde
musical. Vous trouvez le temps de lire cette agglomération de couillonades!! Mangeot est le plat
valet de Cortot. Pour lui il a insulté Rosenthal [Moriz, 1862-1946, pianista americano di origini
austro-ungariche] et il vous aurait fait insulter aussi si je n’avais eu l’idée de vous présenter le
jeune Ceillier… [Laurent, 1887-1925, compositore e saggista, autore, tra l’altro, di un libro su
Alfred Cortot e la letteratura pianistica d’inizio Novecento]. Enfin tout cela est le Paris d’après
guerre» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3897).
M.me Cella Delavrancea (1887-1991), pianista. Nel 1922 Busoni dedicò a lei il Perpetuum mobile (cfr. nota n. 466) per pianoforte. Fu artista attiva anche al di fuori della musica ed ebbe contatti con il poeta romeno Luca Caragiale. Dopo una vita assai intensa, pubblicò nel 1987
Souvenirs d’un siècle de vie (Bucarest, Editions Eminescu). Di lei scrisse Isidor Philipp nel 1920
(12 maggio): «Elle a donné deux Concerts et l’on peut affirmer qu’il y a peu de talents aussi complets que le sien» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3855).
«Blondel fera pour l’Angleterre tout ce que vous désirez» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3897).
LETTERA LXIV507
Berlin, 15 Juin 1922
Amatissimo Amico,
donc vous croyez “à propos” que je revienne à Paris? – Je ne voudrais pas risquer un
decrescendo fino al fine; mais votre confiance m’encourage.
Les dates dependeront de l’Angleterre, avec la quelle je suis en correspondence (16).
Probablement ce sera toujours Mars pour Paris. Avec orchestre je jouerais le Concerto en
Ut min. de S.[aint]-Saëns508 et le grand en Ut maj.[eur] de Mozart ([KV] 503): tous les deux
des ‘nouveautés’ pour moi. La Cadence est fabriquée,509 et “on” la dit reussie. Moi aussi, je
la trouve peut-être meilleure que les precedentes. (Mais on prefère toujours le dernierné…!). – Le piano m’interesse à travailler. Mais il y a une barrière. C’est comme accumuler
de l’argent, sans avoir le moyen ni l’idée de son emploi. Je veux dire, que je ne sais pas
quoi
choisir comme répertoire nouveau!
L’instrument m’interesse, mais pas ses compositions. Conseillez moi un peu. – Je me suis
déjà presque trop occupé de Bach – de Mozart – et de Liszt. J’aimerais plutôt m’en emanciper. Schumann ne me va pas. Beethoven510 avec effort et choix seulement. Chopin511 m’a
attiré et repoussé toute ma vie, et je l’ai entendu trop souvent; prostitué, familiarisé, devenu lieu commun. – – C’est comme une eau qui monte continuellement autour de son ilôt,
et déjà il ne reste plus de prominent, que ses deux ou trois sommets: les Etudes, les
Préludes et disons encore les Ballades. Impossible les Danses, impossible la plus grande
partie des Nocturnes, avec leur cantilenes dans le faible régistre et cette division impitoyable des deux mains! Voyez, l’autre jour j’ai essayé de rendre pour orchestre le Nocturne
en Mi b[émol] (le dernier, qui est beau, mais qui ne “sonne” pas) et j’ai dû m’arreter à demichemin, et lacher le travail. Il n’y avait aucun interêt à continuer; les premières 16 mésures
etablies, le reste ne presente pas le moindre problème. Au lieu de grandir avec l’orchestre,
il diminuirait; la conception ne supporte pas des moyens amplifiés. – Et encore c’est une
pièce qui a une certaine allure de grandiosité. Voilà un aigle qui attrape des mouches!
– On traite mal les instruments en Italie; et on en est jaloux au point, qu’on refuse de les
envoyer dans une autre ville. –
150
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Je crains, que la bonne intention de Mr Blondel512 en envoyant une de ses merveilles dans
mon pays, ne soit pas bien calculée. Mai[s] je lui en sais grand gré. Pour l’Angleterre (je le
repète) ce serait indispensable de pouvoir disposer des “Erard” en province. Autrement je
resterais à sec, hors de Londres.
Je regrette enormement les souffrances de Mme Cella,513 le triste interieur des
Herrenschmidt.
Ne pensez pas trop mal de Lello. Il a dû, en arrivant ici, se reconstruir son milieu, terminer
un travail pour un editeur, s’occuper serieusement de son etât artistique et moral, et –
soyons indulgen[t]s! – jouir aussi un peu de la vie et de sa jeunesse. Renouveller des
antiques amitiés, faire des fraiches connaissances. C’est l’homme du “présent”, et Paris lui
semble eloigné. Mais de vous et des H.[errenschidt] il garde un affectueux souvenir, des
bons sentiments. –
– Avec Breitkopf j’ai toutes mes peines. Le jeune chef de la Maison514 a passé d’abord sa
jeunesse comme etudiant et jurisprudent; ensuite cinq ans sonnés dans les
“Schützengraben”.515 Il revient au moment où son père quitte la terre, et se trouve devant
une tache enorme et inconnue; il assume même des charges nouvelles, honoraires qui lui
volent le temps precieux et necessaire; il en perd un peu la tête... Voilà.
[sul lato sinistro del foglio]
Merci des jolies fotographies. Le beau soleil! Les sympathiques figures! La vision latente de
Paris les circondant (47)! L’effet en est presque nostalgique. –
Je vous serre la main avec toute mon affection
Votre ami Ferruccio B.
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Lettera autografa di proprietà della Signora Milena Benedetti di Firenze. – A proposito dei trascorsi concerti parigini e del modo di interpretare Beethoven da parte di Busoni, Philipp scrive:
«Que l’on ait été étonné de votre façon d’interpréter le 5eme de Beethoven me semble tout naturel. Un artiste tel que vous voit tout d’une façon différente des autres. Votre concentration donne
une rigueur nouvelle à l’idée musicale et du relief à chaque note. Il me semble toujours que
votre art est comme la mer et que l’on n’en voit pas les bords. Vos auditeurs là-bas — tout en
étant musicalement plus intelligents que les nôtres — ne vous comprennent pas davantage»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3897).
Si tratta del n. 4. Cfr. la Lettera precedente.
Cfr. note nn. 186 e 202.
Busoni scrisse a Egon Petri il 6 dicembre 1915: «A me, personalmente, fa bene al cuore quella
qualità latina che fa trattare l’arte con distaccata serenità, dando la preferenza alla forma esterna. La verità è che soltanto per opera di Beethoven la musica è andata a finire in queste acque
tempestose, ha adottato quell’espressione da fronte aggrottata che è naturale in lui ma che forse
dovrebbe rimanere la “sua” scelta solitaria (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n.
211, p. 309). Cfr. anche la lettera al Leichtentritt del 5 gennaio 1919, ivi, n. 289, pp. 388-390;
GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, p. 18, nota n. 29; Beethoven, Che cosa ci ha dato
Beethoven? e Beethoven e l’umorismo musicale, in BUSONI, Lo sguardo lieto, rispettivamente pp.
303-304, 305-309 e 310-312.
Cfr. il saggio Chopin, in ivi, pp. 396-397 e la lettera ad Hans Huber del 17 settembre 1910, in
BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 99, p. 173.
Cfr. nota n. 130.
Cfr. nota n. 505. Successivamente menziona le tre sorelle Herrenschmidt e il figlio Raffaello.
Helmuth von Hase (1891-1979).
Vocabolo tedesco che significa ‘trincee’.
Le lettere
151
LETTERA LXV516
[Berlin], 20 Giugno 192[2]
Cher Philipp, c’etait vraiment gentil d’avoir voulu vous prendre la peine da me construir
des Programmes de Recital. Seulement je me suis mal exprimé. Je voulais dire que, si je
m’interesse à reprendre l’étude du Piano, je ne vois pas à quel résultat ça puisse conduir[e],
puisque je ne pourrais pas nourrir
un nouvel interêt
pour des choses vieilles.
Si j’arrive vraiment à decouvrir ou à resoudre quelques nouveaux problèmes:
Sur quoi les adopter?
La question est là: c’est la barrière, dont je parlais. Or, je voulais savoir de Vous, s’il y avait
des choses inconnues à moi, et assez importantes pour y dedier mon temps, ma memoire
et mes forces. –
Vous voyez: j’ai choisi le nouveau Mozart et le vieux Saint-Saëns parce qu’ils me presentent une fraiche tache. Je compose des cadences, parce qu’elles m’offrent des nouvelles
combinaisons!
Mais, explorer encore les “possibilités” de l’instrument pour aboutir à la Sonate op. 53 et
aux variations Brahms-Händel – (il n’y a plus des problèmes la dedans!) – cela ne serait
pas proportionné, ni très sage de ma part. – Je me suis donné pas mal de peine à parcourir la literature dite “moderne”. Il y a des choses très-compliquées à lire, mais qui ne
“contiennent” rien en proportion.
Generalment je sens, que je pourrais faire moi-même du mieux… Et alors, pourquoi m’accourcir la vie?517 Les seules pièces homogènes de Debussy sont (pour moi) les trois premières “pour le piano”.518 Recommandez vous Ravel? Scriabine? Quoi de Alkan?519 <Y>-a-til autre chose, des autres auteurs?
Gardez le début du Nocturne. Cela n’est pas fait pour l’orchestre, vous avez raison; mais le
mal est, que ce n’est fait pour le piano non plus!520
Croyez vous qu’on pourrait trouver (ou demander) un volume d’A.[natole] France521 avec
son inscription autographe? (J’ai dans ma collection 26 volumes522 de lui, mais les œuvres
ne sont pas complètes. Manque une demi-douzaine.) J’ai eu un enorme plaisir à lire le
Theâtre de Clara Gazul de Mérimée.523 A quand une nouvelle édition de ce genial écrivain,524 dont les livres sont introuvables? Je vous remercie de votre idée pour Pasdeloup.525
Je l’accepte en principe. – Je vous serre la main: votre profondement devoué
Ferruccio B.
516
517
518
Lettera autografa (New York, Public Library).
Risponde Philipp: «Cher ami, vous n’avez pas remarqué “l’ironie de mon sourire”. Je vous ai
donné des programmes en plaisantant… Car quoi trouver de nouveau pour quelqu’un qui est
“au dessous de tout”? […] Que trouver parmi les modernes?» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3899).
Cfr. nota n. 519.
Composizione del 1901: “Prélude” – “Sarabande” – “Toccata”. Lo stile impiegato riprende il clavicembalismo francese pre-classico, da Couperin a Rameau. Su Debussy scrisse il 2 dicembre
1919 a Jarnach: BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 314, p. 415: «[...] ho utilizzato il giorno di riposo che avevo ieri per esaminare una partitura inedita (cfr. nota n. 207) di
Debussy, che egli ha approntato, fabbricato, confezionato, messo insieme su commissione di
Maud [Allan]. [...] Sono arrivato alla constatazione che la strumentazione di Debussy è, alla fin
152
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522
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525
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
fine, una continuazione di quella di Wagner, invece di essere – com’egli credeva – una reazione a questa. [...] Secondo me [...] la musica scritta dalla morte di Wagner (1883?) fino, di sicuro,
a circa il 1923, sarà chiamata semplicemente post-wagneriana o neo-wagneriana, Stravinsky e
Schonberg compresi; così come Tintoretto e Tiepolo appartengono ancora all’arte tizianesca».
Nella lettera del 22 giugno, Philipp gli proponeva, per rinnovare il suo repertorio, Scriabin,
Alkan (Feu d’artifice) Debussy (Les Reflets dans l’eau) e Ravel (Les Miroirs). Cfr. DENT, Ferruccio
Busoni, pp. 271-272). Su Scriabin, cfr. la lettera successiva; su Alkan, cfr. note nn. 127 e 135.
Cfr. Lettera precedente, fine par. 1 e par. 2, dove Busoni disquisisce sul Notturno di Chopin.
Anatole France (1884-1924), scrittore francese che Busoni amava particolarmente per i suoi racconti fantastici e utopistici. Cfr. GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita: «Una sola riga di France
meglio di 10 capitoli di Dostojewsky» (p. 67, 11 maggio 1924). E qualche giorno dopo: «‘Qualche
volta è bello come Mozart’» (ivi, p. 75). Anche Isidor Philipp nutriva grande ammirazione per A.
France: «Dites-moi si vous avez lu le Lys rouge d’Anatole France. C’est un merveilleux chef d’œuvre de style et de charme dont l’action se passe à Florence. Sinon je l’enverrai de suite»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3776 – 3776a-3776b).
L’11 maggio 1924, Busoni afferma di possedere 37 volumi (cfr. GALSTON, Busoni gli ultimi mesi
di vita, p. 67). Il catalogo PERL ne menziona soltanto 6 (cfr. pp. 36-37).
Nel 1825 Mérimée, appassionato di teatro spagnolo, pubblicò une serie di articoli anonimi su «Le
Globe». In seguito volle mettere in atto una mistificazione: si inventò una commediografa spagnola di nome Clara Gazul, di cui un immaginario M. Joseph Lestrange avrebbe appena tradotto le opere. Lesse o fece leggere da Delécluze sei pièces che pubblicò con il titolo di Théâtre de
Clara Gazul. Esse rivelarono uno spirito brillante, nel contempo estroso e umoristico. Molte riviste caddero nel tranello, ma «Le Globe» rivelò ben presto la mistificazione. – Prosper Mérimée
(1803-1870) fu scrittore, storico e archeologo francese. La sua narrativa, espressa in uno stile limpido, lucido e fermo, di chiara impronta settecentesca, denota uno spiccato interesse per il
mondo delle passioni, per l’indagine psicologica, per certo esotismo tipicamente romantico. Fu
amico di Stendhal, di cui è considerato uno dei discepoli più originali e indipendenti. Delle
Lettres à une inconnue (1873), Busoni possedeva l’edizione Calmann Lévy, Parigi 1880, in due
volumi. Cfr. le Lettere LXVI, LXVIII, LXXVIII.
Il 21 aprile 1924, secondo la testimonianza di Galston, Busoni «parlò molto e con affetto di
P.[rosper] Mérimée uomo e artista, un miracolo poliglotta, cosiddetto di ghiaccio che nascondeva come un martire il suo fervore. Un’esperienza giovanile, Mérimée un padre! ecc. ecc.»
(GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, p. 49).
Jules Étienne Pasdeloup (1819-1887). Fu l’organizzatore di concerti (‘Concerts populairs de
musique classique’), che dettero grande stimolo alla vita musicale parigina. Nell’ambito del
repertorio sinfonico, egli promosse la diffusione della cultura musicale romantica tedesca.
LETTERA LXVI526
[Berlin], 24 Juin 1922
Bravo, bravissimo...!
[esempio musicale]527
in verità!
Justement, avant-hier, j’ai “parcouru” les 12 Études op. 8 de Scriabine,528 consciencieusement, da Capo al fine; et toute l’athmosphère de Moscou 1890, s’eleva autour de moi, triste, legendaire, superficielle, mechante; avec les bravades d’octaves des elèves de ce temps
et de ce pays encore dans mes oreilles, et tout ce qui est vicieux dans mon souvenir… Les
“professeurs” venaient au Conservatoire en retard de 2 heures, directement de la table
verte à la quelle ils avaient passé la nuit; verts eux-même à faire pitié, mais toujours d’une
tenue digne et diplomatique, autocrate; à la quelle même l’eternelle cigarette ne fasait que
ajouter de la pompe.
Le lettere
153
L’orgueilleux Safonoff529 tyrannisait tout le monde, et citait ses gens à son cabinet comme
un chef de police.
Scriabine etait alors un élève de 18 ans. Ses Etudes sont une indigestion de Chopin. Je crois
qu’il a fait de mieux avec ses dernières “Sonates. – – – –
De Alkan j’ai joué plusieures autres choses dans ma vie et en publique (48): 4-5 études
majeur[e]s, le Tambour bat au champ, Capriccio alla Soldatesca, Etude pour la main gauche
seule (cette fois-là avec quelques notes manquées!). J’ai eu ma periode d’Alkanisme,530 et
irrité bien des gens avec ses compositions (que j’estime hautement). (Les “prières”!!) – Da
Motta531 joua (inspiré par moi) le premier mouv[emen]t du “Concerto”. –
Merci: 1) du beau programme F.[erruccio] B.[usoni]
2) à Tauber!
3) de la dedicace d’A.[natole] France
Plus important[:] <ce> qui me manque (49) de Merimée sont les celèbres Lettres à une
inconnue,532 que je n’ai jamais vues. – Le Fabre533 est relié uniformement en 6 volumes. – Je
consulte souvent le Littré.
Je vous écrie une lettre=circulaire pour cette “benedetta” Guller. Je ne connais aucune des
societés534 que vous enumerez, mais j’y suis connu, je pense.
Je vous embrasse
Votre affectueusement
devoué Ferruccio B.
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532
Lettera autografa (Washington, Library of Congress). — Due giorni prima aveva iniziato il secondo anno di insegnamento all’Akademie der Künste: cfr. LEVITZ, Disruption of the Program of New
Classicality: The Master Class, 22 June to 31 December 1922, in Teaching New Classicality, pp.
181-233. – Proprio il 24 giugno venne ucciso a revolverate da giovani militanti di destra, il
Ministro degli esteri della Repubblica di Weimar, Walter Rathenau. Lo stesso giorno, Busoni
inviò una lettera di condoglianze all’amica Edith Andreae, sorella del Ministro.
Busoni cita un celeberrimo spezzone dell’aria di Figaro “Largo al factotum della città” tratta dal
Il Barbiere di Siviglia di Rossini.
Alexander Nikolayevich Scriabin (1872-1915), pianista e compositore russo, fu allievo del
Conservatorio di Mosca, in cui insegnò dal 1898 al 1903. Dal 1904 al 1910 fu impegnato in acclamatissime tournées nelle quali presentò la sua musica pianistica. La sua figura di compositore si
colloca a cavallo fra tardo-romanticismo e sperimentazione novecentesca. I 12 Studi op. 8 furono composti nel 1894-1895 e, pur essendo fortemente influenzati da quelli di Chopin, segnano
una tappa importante nell’evoluzione del suo linguaggio armonico. Per «ultime Sonate» Busoni
intende probabilmente quelle a partire dalla n. 5: composta nel 1907, essa rompe infatti definitivamente con la forma in movimenti separati, trasformando la sonata in una sorta di poema pianistico di ascendenza lisztiana.
Vassili Safonov, direttore del Conservatorio di Mosca nel periodo in cui Busoni era Professore di
pianoforte. Cfr. DENT, Ferruccio Busoni – A Biography, p. 94, Cfr. anche p. 112: «At Moscow in
1895 Safonov had said to him, ‘Your playing is a revelation; I said good-bye to you as a young
man, and you back a great artist’». Pure DENT (pp. 271-272) racconta lo spassoso episodio della
lettera.
Cfr. note nn. 127 e 135.
Per José Vianna Da Motta cfr. nota n. 126.
Un’ammiratrice sconosciuta, che si presenta con uno pseudonimo, spedisce a Mérimée alcune
lettere. Sotto lo pseudonimo si cela la figlia di un notaio di Boulogne, Jenny Dacquin (1811-
154
533
534
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
1895). Mérimée le risponde con una freschezza ed una libertà di temi (gli scandali politici, l’amicizia e l’amore, i viaggi e i ricordi…) e di linguaggio (dal gergo alla moda al linguaggio letterario) che neppure gli intimi avrebbero immaginato. Si incontrano per la prima volta nel dicembre 1832 à Boulogne-sur-Mer. Nonostante una separazione durata dieci anni, continuano a scriversi. Nel 1842 Jenny si stabilisce a Parigi. La relazione con Mérimée, che non è soltanto un’amicizia, riprende e dura fino alla morte dello scrittore. Complessivamente furono pubblicate 331
lettere, dal 1832 al 1870, l’ultima fu scritta il giorno stesso della morte dell’autore. Cfr. Lettera LXIII.
Cfr. nota n. 288. Quanto al successivo Littré, cfr. nota n. 488.
Cfr. nota n. 442.
LETTERA LXVII535
Berlin, 3 J[ui]ll[et] 1922
Cherissime,
je viens de recevoir les volumes, et trois au lieu de deux! Et j’ai déjà lu – (avec un sentiment mixte) – la solide préface de Taine.536 Que vous ayez fait ça pour moi, durant ce jour
accablant[!] C’est plus que je ne pouvais m’attendre. Mais, justement, un tel évènement
nous donne la responsabilité de ne rien retarder de ce qu’on voudrait accomplir; puisque
la vie nous apparaît soudain si désespérement incertaine, fugitive et brêve. Les pauvres
sœurs! Elles vont se sentir abandonnées! –
Heureusement vous êtes là...! Embrassez-les pour moi. –
————————J’avais, un de ces jours, l’occasion de parcourir un volume – 1887 – de la Neue Zeitschrift
für Musik, qui contient une série de mes articles; j’ai rencontré votre nom comme correspondant de Paris, à deux reprises. C’est vous vraiment? Donc, alors, nous étions déjà liés
inconsciemment.
Je vous serre la main avec toute mon amitié.
F. Busoni
( Et je ne vous ai pas remercié!!)
535
536
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 973a+b).
Hippolyte-Adolphe Taine (1828-1893). Fu collaboratore della «Revue des deux mondes» e del
«Journal des débats» con articoli di critica e studi letterari. Ben presto, nonostante le critiche del
mondo letterario ufficiale, ottenne larga rinomanza per la novità delle sue vedute, lo spessore
della sua cultura e l’eleganza dello stile.
LETTERA LXVIII537
[Berlin], 7 Juillet 1922
En lisant “Les lettres à une inconnue”538 j’ai une impression qui diffère de tout ce que l’histoire littéraire nous enseigne sur le compte de cette œuvre. Mérimée aimait souvent à se
“déguiser” comme auteur. Et je tiens, que “l’Inconnue” soit plutôt un nouveau masque;
cette fois appliqué à l’héroïne, et non à soi-même. Il me semble, que Mérimée ait conçu
Le lettere
155
une forme indépendante de roman “en lettres” et essayé (avec succès) de peindre le portrait vivant d’une femme, sans la décrire et sans la faire parler. C’est un tour de force hardi
et réussi. Mais – on veut même savoir le vrai nom de l’Inconnue, à laquelle les lettres sont
adressée, et moi, je reste simplement l’interprète fantaisiste d’une affaire réelle et prouvée.
Ça m’arrive quelques fois.
Maintenant on me fait l’honneur (immérité) de m’appeler Faust; autrefois j’ai subi le tort
(mérité?) d’être comparé à Don Quijote.539 Les lettres sont belles et certainement meilleures
que l’introduction de Taine540 qui pose en Président de Jury sur tout ce qui a passé par les
souffrances et les visions d’un grand écrivain. – Il y a des chiens beaux et intelligents et
presque-humains, mais au fond ils sont toujours des chiens. C’est ainsi avec les critiques
d’art. J’ai lu tout ce qui est à ma disposition sur Mérimée. Le dictionnaire de Meyer541 dit de
ses nouvelles qu’elles sont “von klassischer Schönheit und marmorner Kälte”: ce qui n’est
pas vrai. Le meilleur article se trouve dans la “Encyclopaedia britannica”.542 –
J’avais écrit ces lignes il y a deux jours, et comptais continuer – en les faisant faire partie
d’une lettre qui vous était destinée; lorsque – avant hier – j’ai passé par une “attaque”, qui
a tout interrompu et sérieusement compromis la normalité de mon existence. Justement
j’avais donné congé à mon ami Zadora543 en lui disant: on ne sait jamais ce que l’instant
suivant vous apportera (au diable les lieux communs!) et – voilà, patata – que “l’instant
suivant” se tourne contre moi, son critique. Du reste: rien de grave, ni d’organique, ni de
persistant: ...nervi carissimi544 – qui me jouent un moto perpetuo en Carillon. Mais c’est
génant – – –.
Avez-vous reçu une lettre pour Guller,545 in italiano? Etait-ce la forme, que vous désiriez?
Au revoir, cher Ami Philipp, a tempi più gaj.
Votre devoué
et très affectionné
F. Busoni
( Silence!!)
s.v.p.
537
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 974a+b). – Manca l’apertura, ma la presenza di
luogo e data dovrebbero attestare che la lettera è completa. – Alla fine di luglio Gerda si reca al
posto del marito al Festival di Donaueschingen. Busoni «had been consulted […] about the
Festival […]. Despite all his severe criticism of the younger composers, he was sincerely desirous
of furthering their interests. […] He was unable to go to Donaueschingen himself, but he sent
his wife to represent him, and her presence added both charm and dignity to those enthusiastic
little gatherings, at which Hindemith, K_enek, van Dieren, and others received acknowledgement almost for the first time. When the news was brought to him of the International Society’s
inauguration he at once said that as soon as his health permitted it would give him the greatest
pleasure to serve the society in any way possible, as pianist, as conductor, or as member of the
International Jury» (DENT, Ferruccio Busoni – A Biography, pp. 274-275.) — Ad Augusto
Anzoletti, scrive Busoni il 29 luglio 1922: «[…] In questo momento Gerda prende congedo e si
reca (per tre giorni) a Donaueschingen, proprietà d’un Principe Fürstenberg, ch’egli per questi
tre giorni mette a disposizione dei giovani compositori, dando alla sua ospitalità la forma d’un
piccolo festival musicale. Due miei scolari ivi fanno il primo passo davanti al pubblico [si tratta
dei due compositori svizzeri Reinhold Laquai (1884-1957) e Luc Balmer (1898-1996)]: l’anno
scorso, alla identica occasione, un altro mio allievo [Philipp Jarnach (1892-1982); cfr. nota n. 90]
si meritò la palma. Gerda si sacrifica per ragioni “rappresentative”, essendo io del Comitato onorario; ma – presentemente – superstizioso d’interrompere il mio lavoro, che tende a prendere un
156
538
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544
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
andamento non solo favorevole, ma forse definitivo. – Nel parco di Donaueschingen scatura la
sorgente del Danubio. Il palazzo contiene una biblioteca di oltre 100 mila volumi, più 70 mila
incisioni d’autore» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 30).
Cfr. nota n. 532 e Lettera LXIII.
Cfr. Lettere XLV e LVIII.
Cfr. nota n. 536.
JOSEPH MEYER (1796-1856), Das grosse Conversationslexicon für die gebildete Stände. 44 Bde.
Hildburghausen 1840-1855, si tratta della prima edizione che Busoni conservava nella sua
biblioteca (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 71).
Busoni aveva l’edizione in 25 volumi, Edimburgo 1875-1889 (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio
Busoni, p. 33).
Michael von Zadora (1882-1946), pseudonimo Pietro Amadis, pianista polacco-americano.
Studiò al Conservatorio di Parigi. Fu poi allievo di Leschetizcky a Vienna e di Busoni a Berlino.
Iniziò la carriera concertistica come bambino prodigio. Nel 1911-12 tenne una cattedra al
Conservatorio di Leopoli e nel 1913-14 all’Istituto of Musical Art di New York. Busoni gli dedicò
la quarta (Turandot’s Frauengemach. Intermezzo) delle 7 Elegie, KiV 249 (cfr. nota n. 187).
Dopo la morte del Maestro, collaborò con Petri alla riduzione per canto e pianoforte del Doktor
Faust, pubblicata nel 1926.
«Ah, questi benedetti nervi strapazzati dalla guerra! Ognuno ne è tocco, secondo la sua indole.
Fra i miei amici uno, a quarant’anni, ha abbandonato la sua professione di musicista e si dedica
all’acquarello — un altro si è fatto psicoanalitico; il poeta Rilke, che fu da me una settimana fa,
non ha scritto neanche un verso durante questi cinque anni; il romanziere Wassermann, che vidi
ierl’altro, è inaccessibile al punto da far pena a chi lo ascolta; pur essendo rimasto attivo e lucido» (Mus. ep. F. B. 1737, lettera dell’8 agosto 1919). Per Cosomati cfr. nota n. 173.
Cfr. nota n. 442.
LETTERA LXIX546
[Berlin], 18 Août 1922
Mon Ami,
merci mille fois de votre zèle affectueux – et encore je vous fais attendre: perdonnez-moi.
Un reste de grippe m’a tourmenté en formes diverses et facheuses, mais sans réussir à
m’abattre.
Des trois forts volumes, dont se composera la partition du Docteur Faust, deux sont terminés; (et presque la moitié du troisième.) Enfin je commence à voir le jour à la fin d’un
long tunnel. Mais tout ce qui reste à faire, semble plus difficile que tout ce qui est accompli:547 il y a des moment ou ça semble “inarrivable” – . Indisposé et laborieux comme je fus,
j’ai donc manqué de vous répondre plus promptement. J’ai interrompu le travail au piano.
Mais je viens de recevoir les dernières épreuves de mes Exercises, qui – ensemble – constitueront un volume de 200 pages, en cinq cahiers.548
J’ai été – dans une de mes lettres – un peu arrogant à propos de Taine, et de son introduction aux lettres de Mérimée. Vous n’avez pas réagi. – Etes-vous mécontent de moi? –
Alors, plutôt, corrigez-moi; et dites votre opinion que je respecterai.
Ma classe de composition fait bonne campagne contre les ambitions puériles de certains
groupes de compositeurs (?)549 “up to date”. Le public lui-même commence à en ‘avoir
assez’ des formules ‘expressionistes’,550 des ‘vaches en aéroplan’551 et stultitiis similibus.552 Un
petit jour se fait lentement (on joue beaucoup Mozart!) –
Le lettere
157
Arriverai-je à voir une novelle aurore? – Point d’interrogation (très chéri par les écrivains
français, quand ils évitent d’aller au fond d’un argument.) –
Mais j’aurais toujours, en me congédant, la bonne conscience d’avoir voulu le bon et le vrai
(autant qu’ils me sont accessibles).
Je ne tiens pas grande chose de l’adagio “in magnis voluisse sat est”; c’est une façon de
dire, qui invite à la paresse.
Ce dimanche l’Opéra recommence à jouer.
C’est la fin de l’été! – Enfin, je n’ai pas perdu mon temps. –
Je vous espère remis de vos fatigues. Ça passe et ça revient; on n’est pas encore vieux, mais
on n’est plus jeune. Le mal n’est pas de vieillir, mais de ne pouvoir pas l’admettre. – On
s’en aperçoit en se heurtant contre les indifferents. –
Je vous embrasse.
Votre ami très devoué
Ferruccio B.
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 975a+b). — Qualche giorno dopo scrisse a
Rosamond Ley: «The depression in Berlin is rapidly increasing, owing to the humiliation and
economic catastrophy. If I see a book which tempts me and come the next day again to buy it,
it costs already twice as much as it did the day before! Often I was longing to spend a week at
the “Langham”, but one pound meant 5000 Marks and more. Today such a little trip would
represent a million or so. — Men are merciless and shortsighted, life is too short for such little
fun. Of the three volumes which will constitute the score of Dr Faust, two are finished and
bound. The third volume ought to follow soon… we will hope the utmost! I have put the word
“End” to my series of piano Exercises in five books (200 pages). I am working at the big C major
Concerto by Mozart (which is not known, or almost so) and have provided the necessary
Cadenza. We had many visitors from everywhere. My composition Class is proceeding satisfactorily with its seven young men on every Thursday afternoon» (Biasca, Archivio privato L.
Rodoni; Londra, British Library).
L’angoscia provocata dalle continue interruzioni della composizione del Doktor Faust emerge
dalle seguenti righe spedite a Felice Boghen il 7 settembre 1922: «Ecco come stanno le cose (al
rischio di ripetermi). Io non mi muovo da Berlino fino a Capod’anno. Il Gennaio ed il Febbraio
sono dedicati all’Inghilterra, il Marzo (probabilmente) a Parigi. Un mese di preparativi, un altro
per rincasare, per riprendere i lavori interrotti: son cinque mesi sparpagliati ai quattro venti,
dopo aver (a quell’epoca) sorpassato il mio 57mo anno d’età!! — E il Faust sarà, temo, ancora
incompleto; io sarò distratto e affaticato. Abbia la bontà (già che ne ha tanta per mé) d’impersonarsi per un minuto di raccoglimento in questi miei casi e sentimenti! La partitura terminata, i
scrupoli spariscono, io mi sento libero, intraprendente, illimitato (già, relativamente); ma avanti il fatto compiuto non mi azzardo. L’interruzione mi è fatale, le molte impressioni di viaggio mi
scompigliano, la mia salute si risente delle emozioni e degli sforzi» (NEGRI, Carteggio BusoniBoghen, p. 301).
Cfr. nota n. 292.
Il punto di domanda è evidentemente ironico. Busoni mette in dubbio che alcuni musicisti up
to date possano definirsi «compositori». Cfr. nota n. 550 e BUSONI, “Sui tempi che corrono”, Lo
sguardo lieto, pp. 142: «I modernissimi si ingannano anche quando credono di poter rompere o
di aver rotto con tutto ciò ch’è stato prima: non è così, nonostante la loro incrollabile persuasione, perché ogni bambino ha una madre alla quale anche dopo la nascita è collegato dall’ombelico. Questi modernissimi sono in realtà meno originali di quanto pensino. D’altro canto
è innegabile che l’uomo ha gli occhi messi in tal modo da costringerlo a guardare in avanti; e
che la sua esistenza è passabilmente giustificata soltanto se contribuisce a creare il presente.
Triste destino è perciò vivere in tempi confusi, non chiaramente delineati e fluttuanti; i creatori
condannati a caderci dentro ne risentono._Perciò è dovere e compito di chi ha una visione chia-
158
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
ra, se non è d’animo gretto, di far luce nella situazione, di distinguere e offrire sostegno dove c’è
oscurità, groviglio e vacillamento.»
Cfr. Sui tempi che corrono, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 141-143:«[…] già nel 1920 (a quel
tempo ero a Zurigo) previdi la fine dell’espressionismo, allora allo zenit della sua importanza.
Dall’espressionismo abbiamo guadagnato alcune possibilità che con gratitudine vogliamo
aggiungere ai mezzi utilizzabili, e di cui all’occasione vogliamo servirci. Ogni movimento di una
certa ampiezza nasce da un granello di verità, l’errore consiste nell’accentuarlo in modo da pensare e agire su un piano esclusivo ed esagerato, intollerante e caricaturale. […] la “tendenza”
rimane un segno transitorio del tempo in cui è sorta[…]». Cfr. anche Il flusso del tempo, considerazioni musicali, ivi, pp. 145-147. Cfr. ancora la lettera del 4 agosto 1920 a Gisella SeldenGoth, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 332, p. 439 e la lettera aperta a
Fritz Windisch del 17 gennaio 1922, in BUSONI, Lo sguardo lieto, pp. 133-136, su cui SABLICH,
Busoni, pp. 123-124.
Potrebbe essere un’allusione sarcastica a Le boeuf sur le toit di Milhaud, (imitatio cum variatione), cfr. Lettera LXXXII e nota n. 646.
Cfr. LEVITZ, Isolation and Opposition, in Teaching New Classicality, pp. 224 sg.
LETTERA LXX553
[Berlin], 15 O.[ctobre] 1922
Cher Ami,
il semble que j’étais assez malade, et que la convalescence durera… Très-mal-à-propos, et
plusieurs “affaires” compromises. – Je tenterai avec toute ma bonne volonté de vous servir avec deux exercices (possiblement “originaux”) sur les Arpèges. (Pourvu qu’il n’en
resulte des Asperges…!).
Voulez vous des Etudes, ou des Exercices? Chameau ou Dromadaire? – Voilà qui est important.
Nous avons ici Casella.554 Je ne l’ai pas encore vu, puisque je n’étais pas en état de “recevoir”. Une lettre précieuse d’Emmanuel555 m’a comforté. J’espère que le Maître soit remis de
sa maladie. – Le cahier en honneur de G.[abriel] Fauré (Revue mus.[icale]) contient une
série de compositions-hommages, qui font honneur aux compositeurs, à Fauré et à la
France.
Elles sont bien jolies.556
L’épître de Jean-Pierre nous a très sympathiquement rejoui. – Maintenant j’attends
L’INSPIRATION
Pour les asperges, sauce-Pédale.
Je vous embrasse con affetto
Votre Ferruccio B.
Si, à l’occasion, vous rencontrez des éditions originales de Jules Verne, faites les reserver
(ou envoyer) pour moi, s’i[l] v.[ous] p[laît]...! Et plus précisement: Les 500 millions – Les
Indes noires – Le secret de W. Storitz.557
553
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 976a+b). «A new interest was given him in the
autumn of 1922 by the foundation at Salzburg of the International Society for Contemporary
Music. He [Busoni] had been consulted in 1921 about the Festival of Contemporary Music organized at Donaueschingen under the patronage of Prince Furstenberg». (Cfr. DENT, Ferruccio
Le lettere
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557
159
Busoni, p. 274.) Come detto (cfr. nota n. 537), nonostante fosse critico nei confronti dei compositori della nuova generazione, era sinceramente desideroso di sostenere le loro aspirazioni».
(Cfr. note nn. 585, 599, 635 e 642.)
Cfr. Lettera LII e nota n. 431.
Cfr. Lettera XXXI e nota n. 277.
Numéro Spécial de la Revue Musicale — GABRIEL FAURÉ — Édition de la Nouvelle Revue française, Paris, 1922: articoli di Fauré stesso, Émile Vuillermoz, Maurice Ravel, René Chalupt, Charles
Koeklin, Florent Schmitt, Jean Roger-Ducasse, Alfred Cortot e Nadia Boulanger. Cfr. nota n. 132.
– Dalla Lettera LXXI si evince che Jean-Pierre, citato nella riga successiva, è un caro amico comune che si occupa di far pervenire i libri d’antiquariato a Busoni. Cfr. nota n. 619.
Busoni possedeva Les cinq cent millions de la Bégune nell’edizione Hetzel (Paris) del 1879; Les
Indes noires (Hetzel 1877), illustrata da Jules-Descartes Férat e con incisioni di Charles Barbant
(cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 105). Per contro nella sua biblioteca non vi era Le
secret de W. Storitz. Complessivamente possedeva 18 volumi di Jules Verne (PERL, ivi, pp. 105106). Jules Verne (1828-1905), scrittore francese, viene considerato assieme a Herbert George
Wells (autore pure molto apprezzato da Busoni) come uno dei padri fondatori della fantascienza. La critica letteraria ignorò per molto tempo i suoi romanzi, poiché si pensava che fossero
indirizzati a un pubblico giovanile. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale la sua opera fu analizzata in modo più attento e approfondito e si è giunti alla conclusione che i suoi viaggi si svolgono sì in uno spazio geografico, ma anche, e soprattutto, nello spazio del sapere: infatti il viaggiatore è normalmente guidato da uno scienziato o è scienziato egli stesso e i viaggi sono nel
contempo percorsi conoscitivi e iniziatici, ricerca della propria identità e itinerari mistici. Busoni
fu, anche in questo campo, una sorta di precursore, poiché apprezzava la sua narrativa.
LETTERA LXXI558
[Berlin], 19 D.[écembre] 1922
Cher Philipp, vos lettres – parfaites et agréables – ont le défaut d’être trop courtes. (Les
miennes vous semblent trop rares…) Sincèrement: je vais mieux; plus sincèrement: je ne
vais pas encore bien. C’est une bien longue affaire, qui date originalement de… de… enfin
de très longtemps; probablement d’avant mon retour à Berlin. Mais il semble, que la crise
soit supérée, que la nature n’ait qu’à travailler à la ‘restitution’ et qu’avec la patience et la
constance on pourra vaincre et briser définitivement le mal.
Ce qui me ‘restituera’ vraiment ma tranquilité d’esprit (dont mon état normal) sera la capacité de travailler. Depuis quatre mois!!!!! je me fais rien. – (Pas même des Arpèges). – On
vient de publier le 4me et 5me Cahier de la ‘Clavier-Uebung’ contenant 8 Etudes posthumes de Cramer,559 et: – Variations et Variantes – Perpetuum mobile – Gammes.
Et on va publier la Transcription à 2 Pos[itions] de la Fantaisie de Mozart (Für eine
Orgelwalze).560
Ajouter: Une grande Cadence pour le Concerto en Ut (le dernier) du sudit maître (de chapelle).
[schizzo non riprodotto]
Ce n’est pas tout. Il y aura encore un volume de mes petits écrits (350 pages),561 et un catalogue soigné de mes œuvres.
– Il resto tace.
(pour le moment)
160
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Nous avons salué et reçu Mlle Guller.562 Elle est toujours la même (et ainsi, elle pensera de
moi); cette fois pourtant je crois m’avoir donné de la peine pour mieux la comprendre et
éviter toute injustice. (La faiblesse physique me rend si doux de caractère.)
Après cet effort bienveillant, je crains de n’avoir pas grande chose à modifier dans mon
opinion sur la charmante Consœur. Elle m’a joué un morceau d’Albeniz, lequel – s’il a
quelquechose à faire avec l’Espagne – ça ne pourrait être que l’Inquisition!563 Elle (l’artiste
au piano) en ce moment-là, rappelait, evoquait “La vierge aux épines de fer”,564 si cherie
aux fidèles du “grand” Philippe.
(Ah, le bon vieux temps!)
– Par la bonté de Jean[-]Pierre j’ai reçu les livres désirés. Je le remercie beaucoup (he is a
dear – ). C’était pendant la maladie que les livres apparurent, et moi – je ne pouvais pas
remuer. C’est une chance que ces livres n’allèrent pas perdus. De l’Angleterre des paquets
ont disparu chemin faisant.
J’aimerais avoir des nouvelles du maître Emmanuel.
J’espère qu’il soit guéri. – – – –
Souhaitez-moi que je puisse me remettre au travail.
A vous je souhaite tout ce qu’un ami peut désirer pour l’autre.
Au trois Sœurs les plus affectueuses souvenirs.
Je vous serre la main.
Votre devoué
Ferruccio B.
558
559
Copia dattiloscritta (Mus. Nachl. F. Busoni BI, 977a+b). — Un mese prima aveva scritto a Biolley:
«[...] Pendant ce temps d’attente la vie a continué à s’écouler, et une maladie bien dessinée et joliment prononcée vint diviser la mienne en deux parties, dont la seconde semble vouloir (lentement) se former à travers une constante convalescence. Cette-ci est une des premières lettres
que j’essaie d’écrir. Tout travail fut interrompu, et ce fait fut peut-être ma plus grande souffrance! Enfin, les forces se retrouvent. Avant-hier j’ai pu assister à un Concert, et aujourd’hui j’étais
capable de jouer consecutivement pendant une heure et demie... C’est modeste [...] mais je quitte la prison. L’humiliation morale est le pire, et je supporte difficilement une telle situation. Au
Concert le publique entier, à mon entrée, s’est levé debout: je n’y m’attendais point, et en fus
très-ému. Quand j’aurai terminé mon D.[oktor] F.[aust] je serai plus libre et pourrai prendre les
choses plus aisement» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 195). — Nello stesso periodo gli scrive Boghen:
«Ma, santo cielo!, venga a riposarsi qui... sopprimerò tutti i pianoforti d’Italia, se Lei vuole, e tutta
la carta da musica! Andremo per i colli fiesolani in cerca d’aria buona e di cielo sereno. È ora di
impedire che il freddo di Berlino e sia pure la gran vita musicale ci seguiti a rubare il nostro più
gran talento d’arte dei giorni nostri! Sotto questo solo punto di vista odio tutti i paesi che hanno
la fortuna di ospitarla, all’infuori di quello ove possa trovarmi anch’io... con Lei. E si abbia le
maggiori cure possibili anche a costo dei maggiori sacrifici. […] abbasso, abbasso tutto quello
che può nuocere alla più preziosa salute del mondo. Lei ha dei doveri che noi, poveri artisti, non
abbiamo. E mi scusi lo sfogo perché è dovuto all’amore, di quello buono bene inteso» (NEGRI,
Carteggio Busoni-Boghen, p. 305).
Johann Baptist Cramer (1771-1858), allievo di Clementi. La sua attività come compositore, pianista e insegnante fu decisiva durante mezzo secolo per lo sviluppo dell’esecuzione al pianoforte. Tra le sue composizioni spiccano gli Studi, soprattutto gli 84 della Grossen-praktischen
Klavierschule [Grande scuola pratica di pianoforte] op. 50 e i 16 Studi op. 81 che, un po’ come
le opere didattiche di Czerny, rivestono ancora oggi un ruolo di primo piano nella formazione
pianistica. Le due raccolte rappresentano un importante stadio preliminare per i Lieder ohne
Worte [Lieder senza parole] di Mendelssohn Bartholdy (1809-1847). Tra il 1896 e il 1897 Busoni
ne rielaborò 8 dell’opera 81 per pianoforte (cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, p. 435), poi ripresi nel
Le lettere
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1921 anche nella sua opera didattica Die Klavierübung (per maggiori informazioni cfr. ivi, pp.
461-463).
Cfr. nota n. 459.
FERRUCCIO BUSONI, Von der Einheit der Musik, Verstreute Aufzeichnungen, Berlin, Max Esses
Verlag, 1922. Dedica: «An Jakob Wassermann / dem Meister bescheiden diese Versuche / dem
Freunde vertrauensvoll diese Bekentnisse widmet Ferruccio Busoni im Jahre 1922». Philipp fu
tra i primi a riceverne una copia e il 12 febbraio scrisse a Busoni: «J’ai lu d’un bout à l’autre ces
350 pages dans une langue qui ne m’est plus très-familière, sans un instant de fatigue — tant les
idées justes et originales abondent, tant il y a là de l’esprit, de la finesse, de la profondeur. Selbst
Recension [cfr. BUSONI, Lo sguardo lieto, p. 173-176.], par exemple, est un chef[-]d’œuvre»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3909). Cfr. LEVITZ, Von der Einheit der Musik: The End of the Second
Master Class, in Teaching New Classicality, pp. 232-233. Di questa silloge busoniana è stata
recentemente pubblicata un’edizione critica: FERRUCCIO BUSONI, Von der Einheit der Musik.
Kritische und kommentierte Neuausgabe herausgegeben von MARTINA WEINDEL, Wilhelmshaven,
Florian Noetzel Verlag, 2004 [2006].
Cfr. nota n. 442.
«[…] il curioso è che i compositori spagnoli seguono le orme di quelli francesi nei loro sforzi
nazionali (invece di obbedire alla propria natura). Così ha fatto un certo Albeniz, che ha scritto
una serie di pezzi per pianoforte intitolata “Iberia”. Come G.[ranados], egli non possiede il senso
delle proporzioni tra le innocue melodie popolari e una elaborazione sovraccarica; per non parlare della loro prolissità» (lettera ad Harriet Lanier del 4 maggio 1915, in BUSONI, Lettere con il
carteggio Busoni-Schönberg, n. 191, p. 279).
Si tratta forse di un’allusione ironica all’artista stessa che assomiglia (nel modo di suonare rigido) a una «eiserne Jungfrau» (modo di dire inglese e tedesco: «an iron maiden»), a una «bas-bleu»
(come ironicamente era chiamata «Jeanne d’Arc aux bûchers»). O, forse, la corona di spine evoca
la «vergine di ferro», la paurosa bara con i chiodi nella quale Busoni si sentirebbe rinchiuso ascoltando musiche di Albeniz, compositore che detestava. Ecco spiegata «l’Inquisition», le «grand
Philippe» e la musica che… tortura.
LETTERA LXXII565
[Berlin], 26.XII.1922
Cher Ami Philipp,
le jour de Noël fut beau; j’ai reçu des belles choses, je me sentais decidément mieux, j’ai
même conçu un nouveau projet de travail: tout ça m’a fortifié / et me fait croire encore à
des possibilités dans la vie. L’important est de “croire”, et – pour le moment – j’y suis. –
Votre bonne lettre de “Jeudi” (?) m’a fait aussi beaucoup de bien. En soyez remercié.
– Postérieurement je me suis aperçu, que ma derniére lettre contenait quelques traits de
gaîté, mais aussi une jolie série de fautes françaises. Que-voulez-Vous? Ma tête n’etait pas
encore au point: espérons mieux pour aujourd’hui. Si vous n’écrivez pas longuement, c’est
Vous qui êtes occupé (à ma grande humiliation) et je comprends Votre Concision epistolaire.
Je crains vraiment,
–– o Philipp! ––566
que je ne serai pas capable de jouer à Paris. J’ai dû suspendre les Concerts de Janvier en
Angleterre; je garde encore les dates de Février. Au nouvel an le Docteur me dira sa décision à propos de mon activité publique. Pourriez-vous attendre encore cette semaine? –
Mais les Arpèges567 viendront: ils figurent sur le programme de mes travaux. – Evviva
162
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Bibericco!! Vive l’attente!568 (Br.[eitkopf] et H.[ärtel] sont réduits… après 200 ans d’existence, après avoir survecu la guerre de 7 ans, les troubles Napoléoniens, la Révolution de
1848, la guerre de 1870 – cette fois ils sont près à succomber: indulgence!) – La Cadence
en Ut569 va paraître bientôt. Je n’ai ni copie ni épreuve. Voilà un an qu’elle fut écrite! (C’est
la plus importante de me[s] Cadences.)
J’ai reçu avec humble gratitude les volumes de Gebhardt.570 J’ai feuilleté, je n’ai pas encore
lû. Combien de choses sont restées en arrière!
Je commence à croire, qu[e] j’étais bien malade…
De Jules Verne j’aurais bien desiré
–
Le 500 Millions de la Begume,571
–
Les Indes noires
–
Le secret de William Storitz;572
Mais seulement des éditions originales, qui sont encore acceptables, si non belles, et au
moins – authentiques. S’adresser à Hetzel?573 Je n’en crois rien. Les éditeurs à Paris sont si
peu gentils…! Je n’oublierai jamais ma visite chez Choudens.574
De Faust il m’en rest un
– Sixiéme –
à faire. J’espère avec confiance.
Buon Capo d’anno
de tout mon cœur
votre très-devoué
Ferruccio B.
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Lettera autografa, di proprietà di Antonio Latanza, Roma. — Il 22 dicembre Busoni scrisse a
Volkmar Andreae (cfr. nota n. 92) per comunicargli la decisione di non eseguire in pubblico a
Zurigo Sarabande und Cortège (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 369,
p. 487). L’esito mediocre dell’esecuzione dei due capolavori diretti da Furtwängler nel 1921 ebbe
certamente un peso determinante nel convincere Busoni alla rinuncia.
Si noti l’uso espressivo del trattino lungo che racchiude una straziante invocazione a uno degli
amici più cari, a cui deve comunicare la notizia che la sua carriera di pianista è ormai finita per
motivi di salute.
Il Prélude et Etude en Arpèges furono composti tra il 29 gennaio e il 21 febbraio 1923. Questi
pezzi erano destinati originariamente a una Ecole d’Arpeggio di Philipp.
Per Carlo Vitali, interpellato da chi scrive, non vi è dubbio che Busoni da Empoli, scrivendo in
italiano, toscaneggiasse per burla e, dovendo dire «Biebrich», dicesse «Bibericco». In toscano, il
fenomeno del raddoppiamento delle parole tronche straniere con aggiunta di finale eufonica è
noto da secoli. «Biebrich» è il nome di una cittadina tedesca presso Wiesbaden dove Wagner si
ritirò a comporre I Maestri Cantori. Da notare che Wagner compose L’Attente su testo di Hugo,
ma si tratta di un’opera giovanile ed è poco probabile che vi sia un nesso con la lettera busoniana. «Biebrich» è anche il nome di uno dei generali della dinastia di Nassau-Biebrich. Busoni
poteva ben conoscere per esperienza contemporanea Adolf, nato a Biebrich nel 1817. Perduto
il trono ducale dopo la guerra austro-prussiana del 1866, nel 1890 ottenne quello granducale di
Lussemburgo, e là morì nel 1905. Cioè: dopo 24 anni di attesa e a 73 anni di età il BiebrichBibericco fu promosso da duca, granduca. «Vive l’attente!». Valeva la pena di aspettare... Tale è
appunto il significato, anche ironico, dell’espressione ancora molto usata nei paesi francofoni.
Fatte queste premesse, non vi è dubbio che Busoni facesse riferimento a Theodor Biebrich
(1876-1954), figura leggendaria della casa editrice Breitkopf & Härtel, i cui ritardi nel pubblicare le partiture suscitarono l’ironica rassegnazione di Busoni.
Cfr. note nn. 186 e 202.
Gebhart: antiquario librario.
Le lettere
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Busoni entrò in possesso di questo romanzo soltanto il 3 luglio 1924, poche settimane prima
della morte (cfr. GALSTON, Busoni gli ultimi mesi di vita, p. 131 e la nota n. 557).
Cfr. nota n. 557.
Pierre-Jules Hetzel (1814-1891), editore parigino che pubblicò l’opera completa di Jules Verne:
dopo aver dato alle stampe il suo primo volume di racconti (Cinque settimane in pallone, del
1863), Hetzel ne pubblicò tre all’anno, consentendo allo scrittore di abbandonare il suo impiego di agente di cambio e dedicarsi completamente alle sue opere.
Choudens, casa editrice fondata a Parigi nel 1845 da Antoine de Choudens. La sua prima pubblicazione fu una raccolta di oltre 200 canti apparsi sotto il titolo I Canti d’Italia. La ricca produzione comprende la maggior parte delle opere di Gounod e molte di Berlioz, Saint-Saëns, Lalo
e altri.
LETTERA LXXIII575
[Berlin], 5. Janv.[ier] 1923
Filippe Amicissime!576
Jusqu’ici je n’ai fait pas des fautes de date, j’ai écrit 1923, et non 1922:577 j’en suis fier. Mais
ma pensée se porte déjà à 1924, et même plus loin… Le fait est que je tiens calcul de mon
temps, qui s’enfuit
sans fruit:
et il y a de ça déjà 5 mois! – Voilà qui est pénible. – Et hier mon docteur (qui est le troisième, après vingt ans que j’ai su les éviter) eh bien, mon docteur m’a assuré, que, au mois
de Mars, je pourrais réprendre toutes mes habitudes, qu’il se charge de la responsabilité;
mais qu’il me conseille sévèrement de m’abstenir de tout effort, avant. Le même jour j’ai
dû écrire dans ce sens à Londres. (Ce qui me fait renoncer à 30 millions de monnaie allemande.578) Ecco. Mais ce fut une belle journée. Vos livres sont arrivés. J’étais préparé au
Bossuet579 (j’avais découvert l’avis sur l’enveloppe), quoique la beauté de l’édition, de la
reliure, m’ait surpris; mais je ne m’attendais pas au Dictionnaire de Pougin,580 et moins
encore à la possibilité d’un Anatole France signé…! Remerciez les trois sœurs, auxquelles
je vais écrire en peu de temps. Et soyez vous-même remercié de tout mon cœur bibliophile, catholique et musicien.
Gratias agimus Tibi; propter magnitudinem Tuam…
(Excusez de vous tutoyer – c’est le latin qui en est coupable.) – – –
Qu’est ce qu’on pense en France de mon illustre compatriote “chemise-noire”?581 (Digne
continuation de Paderewsky,582 Gabriele583 et Comp.[agnie] –) Je m’étonne qu’on ne m’ait
pas nommé Président de la République de S. Marino.584 (Mais c’est trop prétendre!)
Je vous serre les mains.
Votre ami devoué
Ferruccio B.
575
Copia dattiloscritta (Mus. Nachl. F. Busoni B I, 978a+b). – Il 2 gennaio 1923 aveva scritto a
Rosamond Ley: «Today, already the second day of the new year; I have the fatal feeling, that
Christmas is approaching again. I am jealous of the time, and very unhappy not to be able to
behave avaricious with it. Four months of my late life went entirely fruitless; not enough with
that: they went destroying; and it will require a good deal of Time to build up again what has
been lost of strength and labour. Therefore, I am afraid, I will not be able to play in London. My
doctor will give me his opinion tomorrow; whereafter it will be transmitted to Mr Tillett. [...] My
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581
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
health is improving, but — oh! — so slowly. I should say: every 24 hours it is one minute better. But it is ascending…on Christmas-day I could play again for one hour, without interruption.
And yesterday I did the same thing satisfactorily. I was already quite restored when I had to go
to Dresden to attend a rehearsal of Arlecchino. This was too much for a new beginning, and it
brought me back for the worse. Life, thy name is fragility! For two months or more I have not
written any letters. So you will understand that none of my news have reached you during that
period. My affection is rather increasing and I wish for you the happiest events; most of all: to
see you again, with our little chats and meals. Be blessed» (Biasca, Archivio privato L. Rodoni;
Londra, British Library). – Due giorni prima scrisse a sua cugina Ersilia Grusovin: «Gerda, Benni,
Lello son tutti riuniti a Berlino (città impoverita e umiliata) e stanno bene, grazie e Dio» (BUSONI,
Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 370, p. 488).
La distorsione del cognome che diventa nome sembra quasi una timida ‘avance’ per passare dal
«Vous» al «Tu». Cfr. l’apertura della lettera del 30 agosto 1923: «Carissimo Amico»; e del 13 gennaio 1923: «Mon cher Philippe». All’interno della stessa lettera scrive: «Gratias agimus Tibi; propter magnitudinem Tuam… / (Excusez de vous tutoyer — c’est le latin qui en est coupable.) – –
– » I tre trattini finali sembrano evocare una riflessione su questo argomento. In due casi il cognome «Philipp», diventa nome di battesimo.
Cfr. nota n. 162.
Cfr. note nn. 645 e 650.
JACQUES BÉNIGNE BOSSUET, Discours sur l’histoire universelle précédé d’une notice littéraire par
M. Tissot. 2 Vols., Paris, Curmer, 1839 (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 15). Nel
Discorso sulla storia universale (Discours sur l’histoire universelle, 1681) Bossuet (1627-1704),
vescovo e teologo francese, auspicò l’unione delle chiese. Egli rappresentò l’ortodossia contro
tutto ciò che poteva minacciare l’autorità del re e della chiesa cattolica e a favore di una pace
religiosa fondata sulla supremazia della chiesa gallicana.
ARTHUR POUGIN, Dictionnaire historique et pittoresque du théâtre et des arts qui s’y attachent.
Ouvrage illustré de 350 gravures et de 8 chromolithographies. Paris, Didot, 1885 (cfr. PERL,
Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 86).
Probabile allusione ad Arturo Toscanini, anche se la candidatura a Milano con Mussolini non
ancora fascista, ma socialista, risale al 1919: «Agli inizi del 1919, [Toscanini] partecipò a un raduno politico tenuto a Milano da Mussolini, il quale propugnava allora una piattaforma politica
parabolscevica. […] Toscanini riportò un’impressione positiva di questo programma vigoroso
[…]. Quando […] Mussolini decise di presentare a Milano una lista di candidati per le elezioni
parlamentari del novembre 1919, vi incluse anche il nome di Toscanini. […]. I nuovi fasci di
combattimento ottennero meno di 5000 voti, in contrasto con i 170.000 voti per i socialisti milanesi. Nemmeno Mussolini fu eletto […]» (HARVEY SACHS, Musica e regime, Milano, Il Saggiatore,
1995, pp. 272-273; cfr. inoltre Nel mio cuore troppo d’assoluto. Le lettere di Arturo Toscanini, a
cura di HARVEY SACHS, Milano, Garzanti, 2003, p. 151). Busoni scrisse al riguardo: «Mi arriva direttamente da Milano la notizia che Toscanini si è portato candidato alle elezioni [...]; Paderewsky
è presidente della Polonia, un tempo data per spacciata dai medici della politica. D’Annunzio
Condottiere — ... come mi sembra insignificante la mia quieta attività, quanto poco chiara la mia
visione storica!» (lettera del 19 novembre 1919 a Volkmar Andreae, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 310, pp. 410-411). Forse Busoni vide la fotografia, scattata nell’aprile del 1923, in cui Mussolini si fece fotografare con tutto il personale della Scala, compreso
Toscanini. Ma a quell’epoca il direttore d’orchestra odiava a tal punto il Duce da desiderarne la
morte. — Nel dattiloscritto di Cambridge compaiono scritti a macchina due nomi seguiti dal
punto di domanda: Mussolini e Casella. In matita quello di Toscanini (cfr. nota n. 590). Quanto
al fascismo nascente in Italia, Busoni scrisse in una lettera a Emilio Anzoletti del 23 aprile 1923:
«Oggi, finalmente, in una rivista politica tedesca, ho potuto leggere un articolo esteso sul fascismo, le sue origini ed aspirazioni. Quest’ultime non appaiono ben definite, anzi un po’ incerte.
Speriamo, che si consolidino e che Roma ridivenga Roma. — M’ha dispiaciuto l’aver letto, che
il Supremo [D’Annunzio] predichi il culto di Wagner (se pur anche in parentesi); il che mi pare
punto nazionale, anzi eterogeneo al sentimento italiano, in opposizione alla “musica” (sensua-
Le lettere
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lismo) e contrario alla miserabile marcetta, che non ha né giovinezza né bellezza, né slancio, né
cuore, né entusiasmo e nemmeno due accordi in regola. (Parlo da musicista e nient’altro). Dove
si nascose Bellini, l’ammirabile Cimarosa, il geniale Monteverdi, il degno Palestrina? Sono sorgenti pure e fortificanti. Ad esse varrebbe a accennare! — Vedi anch’io so essere “nazionale”. Lo
sono piuttosto troppo; e perciò non compreso né quà ne là». E a Felice Boghen aveva scritto il
5 agosto 1920: «Io sono un avversario delle aspirazioni nazionali in Musica, e sempre le ho combattute. Però faccio un eccezione con la nostra amatissima Italia, che — in Musica — troppo si
è allontanata dalla sorgente, per attingere a fonti rimote, che le guastano il sangue. — È fatale
cosa il voler propagare contro l’istinto innato, legittimo, sincero. Creda, Bach e Wagner non
fanno per “noi”. Beethoven, evidentemente, non riesce ad essere “popolare”. Le son cose giustificabili, anzi giustissime, ma la ragione – da noi – (se ragione si può chiamare) – si ribella contro il buon senso o a la natura, che furono sempre la nostra forza» (NEGRI, Carteggio BusoniBoghen, pp. 290-291). E tre anni dopo (p. 309): «Il qui pro quo è grazioso; inquanto ché io sono
l’italiano all’estero, e loro sono i tedeschi in Italia. Così il malinteso dura per tutta la mia vita. –
Ed in questo sono d’accordo col Mussolini, che anch’io vorrei somministrare varie porzioni d’olio di ricino, cominciando dall’Imperatore Augusto di Roma. (Trasformare l’Augusteo per tre
giorni consecutivi in un unica ed immensa cacatoja, ecco un progetto degno delle proporzioni
antiche. Restituirlo poi alla sua destinazione, con una solenne esecuzione d’un Palestrina, o d’un
Monteverdi (presente il Papa): che buona lezione! Le pare?».
Ignacy Jan Paderewsky (1860-1941), pianista, compositore e politico polacco, studiò dapprima
pianoforte al conservatorio di Varsavia, quindi composizione a Berlino, dove fu anche aiutato
da Anton Rubinstein. Dal 1884 al 1887 fu l’allievo preferito di Leschetizky a Vienna, città nella
quale Busoni lo aveva conosciuto (cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, p. 70).
Da lì nel 1887 iniziò la sua carriera di concertista e ben presto fu considerato uno dei migliori
pianisti del tempo. Cfr. nota precedente.
Dopo la Grande Guerra, d’Annunzio (1863-1938) fu l’ideatore e il comandante della marcia da
Ronchi a Fiume: occupò Fiume dal 1919 al 1921, con un manipolo di volontari, proclamandovi
una sua reggenza. Fu scacciato dalle truppe italiche.
Il 1º gennaio 1919 Busoni scrisse a Volkmar Andreae: «Nel frattempo sono stato eletto presidente della Repubblica di San Marino. La governo dalla Scheuchzerstrasse [al nº 36 di questa via
zurighese Busoni abitò dall’ottobre del 1915 al settembre del 1920]: cavi elettrici collegati con i
tasti del pianoforte trasmettono i miei ordini al mio regno ad ogni tocco. Il mio discorso inaugurale è stato l’Intermezzo di Mascagni: un po’ alla volta passerò anche a tocchi personali.
Dapprincipio il popolo deve essere avviato diatonicamente» (BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 288, p. 388). Ovviamente sarcastico è il tono nei confronti dei musicisti
che si sono dedicati alla politica.
LETTERA LXXIV585
[Berlin], 13 Janvier [19]23
Mon cher Philippe,
quoique mes forces fassent mine de vouloir revenir, comme des enfants prodigues (l’enfant prodigue, en français, je le confonds toujours avec Pierrot!), elles ne seront pas encore suffisamment reconsolidées avant le printemps, dit le docteur.
Je me fais, donc, un devoir de vous avertir, en vous confiant le regrettable fait, dont je
souffre moralement, après m’être tourmenté physiquement…
Le signal de cette débacle passegère me fut donné au dernier Récital de Paris, que je tiens
en mauvais souvenir en ce qui me concerne personellement. J’etais epuisé. –
De ça il y a bientôt un an. Un an de ma vie, enterré dans le lit et dans l’oisiveté!! Mais ce
166
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
répos forcé etait indispensable. Esperons donc en un Rinascimento / qui me mette en étât
de payer mes dettes envers l’art et la vie.
La convalescence serait douce, sans l’hiver qui envahit la terre, la politique et le moral. A
la tête de l’Europe: des tigres, des imbecils et des aventuriers…! (Après Paderewski et
D’Annunzio) – Connaissez-vous (pour réspirer un peu d’oxygèn[e] pur) notre poète
Giuseppe Giusti?).586 C’est un Béranger587 italien, moins lyrique et plus mordant que le sympathique Français. Cette espèce de penseurs ont raisons à travers toutes les époques.
– S’il vous manque encore quelque chose de mes œuvres de Piano, dites-le. Bientôt vous
aurez un catalogue authentique de tout mon œuvre, qui vous guidera. –
– Je goûte ma bibliothèque. (Je ne trouve pas le môt pour le “godère” italien.) Elle est petite, mais belle et – surtout – vivante. Toujours en mouvement. –
– La nouvelle d’un A.[natole] France signé a fait danser mon cœur bibliophile et litteraire.
– Je vous remercie, vous serre la main, vous professe mon affectueux devouément.
Votre Ferruccio B.
Les 3 sœurs ne sont pas oubliées.
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Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Nell’agosto del 1922, dopo il successo del
Festival internazionale di musica da camera a Salisburgo, venne l’idea di fondare una Società
Internazionale di Musica Contemporanea, con lo scopo di riprendere i contatti spirituali che la
guerra aveva dolorosamente interrotto. Busoni aveva approvato con entusiasmo la nascita della
S.I.M.C., promettendo aiuti e sforzi in suo sostegno, come pianista, come direttore d’orchestra o
come membro della Giuria. La Società fu fondata a Londra nel gennaio 1923 sotto la presidenza
di Edward J. Dent (cfr. nota n. 200) e Busoni era stato nominato membro (cfr. FIAMMA NICOLODI,
Su alcuni aspetti dei Festivals tra le due guerre, in Musica italiana del primo Novecento. “La
generazione dell’80”, a cura di FIAMMA NICOLODI, Firenze, Olschki, 1981 (Historie Musicae
Cultores, Biblioteca, XXXV), pp. 143 sg. (cfr. nota nn. 599 e 642).
Giuseppe Giusti (1809-1850), scrittore italiano, fu un perspicace testimone del suo tempo. Le sue
opere sono spesso caratterizzate da un umorismo pungente e da una sottile malinconia. Come
cornice hanno la piccola provincia toscana, di cui riflettono fedelmente lo spirito. Di Giusti,
Busoni aveva, nella sua biblioteca, Scritti vari in prosa e in verso, [...] Firenze, 1868 e Poesie.
Illustrate con vignette da Adolfo Matarelli (Mata), [...] Firenze, 1868 (cfr. PERL, Bibliothek
Ferruccio Busoni, p. 39).
Pierre Jean de Béranger (1780-1857), poeta francese assai amato ai suoi tempi, la cui eco si
avverte in molta poesia popolare italiana, da Giusti a Stecchetti. Nella biblioteca di Busoni c’erano, tra l’altro, due edizioni delle Oeuvres complètes, l’«édition unique» curata dall’autore stesso, ornata di «104 vignettes en tailledouce, dessinées par les peintre, les plus célèbres», Parigi,
Perrotin, 1834 e l’edizione illustrata da Grandville, Bruxelle, 1844. Cfr. ivi, p. 12.
LETTERA LXXV588
[Berlin], 23 Janv.[ier] 1923
Cher Ami, vrai Ami,
Je voulais d’abord attendre l’arrivée des livres pour vous répondre mais ils tardent à se
montrer. A la sonnette de chaque poste[,] je me précipite à les recevoir: comme ils seront
festivement accueillis! Quelle superbe surprise et quel magnifique choix! Il me reste encore la curiosité des éditions, de leur époque, format, reliure, types; enfin: un banquet biblio-
Le lettere
167
phile! Que je vous suis bien, bien reconnaissant! C’est ma seule distraction, en ce moment,
et vous en êtes l’originateur. J’espère que l’envoi soit bien fait.
On m’a expedié un Collins589 complet de Londres, qui n’est jamais arrivé! Avec ce contrepoint… carré dans la symphonie cacophone du pays, la poste fonctionne d’une façon
intermittente: peu de forme, point de beauté dans cette musique odieuse. Patience?
Confiance? “Nous” la professons au chef d’orchestre en chemisette noire, l’homme aux
yeux d’éclair:590 arrière petit-fils du cher Miguel Cervantes de Saavedra.591
Je reviens à votre lettre. C’est toujours une joie d’en voir arriver une. Elles contiennent
régulièrement des choses agréables.
Le programme projeté va bien, très bien.592 Grand merci.
Je connais un peu Charles Nodier.593
J’ai l’impression (plutôt vague) qu’il soit d’une certaine façon ce qui fut Courbet594 dans la
peinture: L’originateur eclipsé d’une école brillante. Est-il ainsi?595
Je ne connais pas encore Condillac.596 Mais je sais qu’il représente la filosofie de la pensée...
(?) Justement je m’étais occupé de Pirron597 (distingué par Goethe dans le West-Oestlicher
Divan), auquel dernièrement un certain Franz Blei598 a dédié un chapitre littéraire. – Je vais
(très lentement) mieux. J’ai eu une rechute plus grave, suivie de deux autres plus légères;
ce qui me fait perdre du temps, je suis ridiculement sensible à chaque irregularité.
Enfin je regagne courage. Je vous embrasse.
Votre très devoué Ferruccio Busoni
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Copia dattiloscritta (Mus. Nachl. F. Busoni B I, 981a+b). – Il giorno prima scrisse a Emilio
Anzoletti: «Vo meglio, adagiosissimo (come dice il Bach), ma abbastanza in linea dritta. – Non è
affare del tabacco… basta, ché non c’è nulla di brutto, né di organico» (Bergamo, Archivio privato).
WILKIE COLLINS, Novels. 23 vols. London, 1893-1921 (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 27).
Collins (1824-1889), scrittore londinese, è considerato il padre del racconto e del romanzo poliziesco, ma la sua produzione migliore è quella fantastica. Fu amico e collaboratore di Charles
Dickens. Gilbert Keith Chesterton scrisse riferendosi a Dickens e Collins: «Erano due uomini che
nessuno può superare nello scrivere storie di fantasmi» (cfr. DENT, Ferruccio Busoni – A
Biography, p. 276). Annota Galston il 18 marzo 1924: «[FB] continua a leggere i romanzi inglesi
di Wilkie Collins, che stima e ama molto (da un anno). Ha appena finito di leggere Man & Wife
e ora legge con grande soddisfazione No Name» (GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, p. 23;
cfr. anche p. 30)
Dent, o chi per lui ha ricopiato le lettere di Busoni a Philipp, ipotizza che si tratti di Toscanini.
(Dent Collection, Rowe Music Library, King’s College, Cambridge).
Cfr. nota n. 61.
Il programma, suggerito da Philipp per la stagione 1924 e mai eseguito per le pessime condizioni fisiche di Busoni, comprendeva la Sonata per pianoforte e violino n. 2, una Sonatina,
l’Elegia ‘All’Italia’; il Capriccio paganiniano; un pezzo di Mozart per due pianoforti, l’Elegia
‘Turandot’ e il Konzertstück (cfr. nota n. 434). Cfr. lettera del 29 gennaio 1923, Mus.Nachl. F.
Busoni B II, 3907.
Di Charles Nodier (1780-1844), Busoni possedeva un libro di racconti (Contes), nell’edizione
Lecou et Hetzel, Paris, 1852 (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 81). Nodier ebbe vasti
interessi: fu infatti entomologo, bibliofilo, filologo, giornalista, critico. Fondò il “Primo Cenacolo
Romantico” a cui presero parte tutti i futuri grandi nomi della letteratura romantica francese e in
cui fu sempre un punto di riferimento umano e culturale. Nelle fiabe come La fata delle briciole (La fée aux miettes, 1832), Inès de Las Sierras (1837), La novena della Candelora (La neuvaine de la Chandeleur, 1838) che Busoni possedeva, Nodier diede un importante contributo
alla letteratura fantastica, intrisa però di elementi drammatici e ambigui.
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Gustave Courbet (1819-1877) fu il pittore francese che per primo si servì del realismo pittorico
in funzione polemica verso la società del tempo.
«Nodier est un auteur de second ordre. Mais il y a de charmantes choses dans les nouvelles, entre
autre une petite nouvelle à la manière italienne, Soeur Béatrix [Les quatre talismans et la légende de Sœur Béatrix (1838)] (Mus. ep. I. Philipp 159, Busoni-Nachl. BII).
Infatti nella sua biblioteca non vi erano libri di Étienne Bonnot de Condillac, filosofo francese
(1715-1780).
È probabile che si tratti di un errore di scrittura. Il riferimento è infatti quasi sicuramente a Aléxis
Piron (1689-1773), poeta e commediografo francese, epigrammista mordente e arguto specialmente contro i letterati del tempo (tra cui anche Voltaire). In questa veste Goethe lo difende
nelle “Note” della sua traduzione dell’opera di Diderot Rameaus Neffe [Il nipote di Rameau] La
sua commedia più conosciuta e apprezzata è La mania del poetare (La métromanie, 1738).
Nella sua biblioteca Busoni aveva le Oeuvres choisies, précédées d’une notice historique sur sa
vie et des jugements de nos plus célèbres critiques. 2 vols. Paris, 1823 (cfr. PERL, Bibliothek
Ferruccio Busoni, p. 84). In Goethe non si trova nel West-Oestlicher Divan, di cui Busoni aveva
l’edizione del 1819, cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, p. 41, ma nel Libro III di Poesia e verità
(Dichtung und Wahrheit), cfr. GOETHE, Opere, vol. I, a cura di LAVINIA MAZZUCCHETTI, Firenze,
Sansoni, 1956, p. 674 e GERO VON WILPERT, Goethe Lexicon, Stuttgart, Alfred Kröner Verlag, 1998,
p. 826.
Scrittore austriaco (1871-1942). Lasciò la patria nel 1933 e si stabilì in America. Cattolico, comunista, fondatore di varie riviste letterarie, traduttore di Gide e Claudel e amico di Musil, Blei fu
apprezzato narratore, ma ebbe più successo come critico e saggista. Il suo testo più conosciuto
è senza dubbio Das grosse Bestiarium der Literatur (Il grande bestiario della letteratura, 19201924).
LETTERA LXXVI599
(Berlin, 20 Février 1923)
Cher Ami, votre lettre II600 du 14. Fév.[rier] me place dans une situation in-esperée. J’avais
bien flairé, que les Etudes ne vous allaient pas. La deuxieme est terminée, copiée de ma
main et prête pour la gravure. Elle est superieure à l’autre comme composition, et doit la
préceder. (Elle contient aussi un joli problème d’arpège.) Maintenant tout est à refaire, et
j’avais crû vous offrir quelque chose de décent...601
Mon très-cher Philipp, que-c’est-que vous dites de Breitkopf!! Ils ne font rien. Ils ne repondent même plus à mes lettres. Dans ce pays réduit aux extremis, où il n’y a presque plus
rien, on ne lance que des entreprises passagères, on est isolé, nettement separé du reste
du monde.602
Et moi, je me trouve ici, sans issue, puisque je suis encore malade (je viens de retomber
depuis 4 jours) et plus solitaire que jamais. Que voulez-vous? On m’a refusé en Italie,603 à
Paris – la Suisse etait epuisée (spirituellement); il ne resterait que l’Angleterre, où on me
reçoit à bras ouverts (c’est vrai) mais qui d’abord est un pays contre l’art – et puis: comment bouger avec mes collections, et ma richesse très-relative?
Donc (pour révenir aux Etudes) j’avais pensé de fournir un petit supplement musical à
votre cahier d’éxercises; j’avais imaginé de faire une édition separée française du “Prélude
et Etude”, avec la condition de les incorporer dans votre ouvrage.604 (Ricordi n’en veut pas.)
Quel est votre éditeur? Est[-]il raisonnable et de bonne volonté? Voudriez-vous, voudrait-il
consentir à une telle proposition? – Si tout ça vous fusse (51) “contre-cœur”, retournez s’il
Le lettere
169
vous plait le manuscrit, qui est le seul existant, qui puisse servir à la publication. Autrement
c’est moi, qui vous enverrai les pages complementaires. Repondez vite: la vie se précipite.
––––
Je suis bien touché de votre envoi “Senancour”,605 que j’ai reçu aujourd’hui et parcouru
avec interêt; quoique j’envisage une interprétation plus droite, simple et qui rend plus heureux de l’existence: servir à l’art, et accepter reconnaissant les milles petits bonheur de la
terre. (Par exemple, le livre lui-même.) Ne vous donnez pas trop de peine pour Jules
Verne. Je suis bien content de ma collection, qui compte 18 volumes.606
C’est justement à propos de Don Giovanni que je m’informais sur Gazzaniga.607 Hier j’ai eu
occasion de lire le libretto italien (en un acte unique!), qui a servi à l’astuce litteraire du Da
Ponte, et lui a servi à merveille! – Impossible d’en retrouver la musique. Mais elle se retrouve perfectionnée dans Mozart (j’en suis sûr) – et c’est injuste....
Il sera également difficile de denicher l’edition Cervantienne avec l’introduction de
Merimée.608
Une chose curieuse (et reussie), entre mes choses pour violoncelle, est la transcription de
la fantaisie chromatique de Bach.609 Je chercherai les autres bagatelles:610 – mais voilà encore une des difficultés, caracteristiques pour l’étât de ce pays, que d’acheter mes propres travaux!! – (Vous n’avez pas l’idée, à quel point nous nous trouvons.) – Je suis content du succès de Szigeti.611 Il joue mon concerto de violon en maître. –––
Quant à mon voyage… il faut attendre la meilleure saison. J’éspère, que Tauber aura reçu
mon livre. Un exemplaire pour Chantavoine fut envoyé à Wiesbaden. – Ecco, comme vous
dites, le resumé un peu désagréable des mes pensées. Tolérez en Ami.
Je reste le votre
Ferruccio B.
[Berlin], 20 février 1923
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Lettera autografa. Library of Congress, Washington. – Busoni era stato nominato membro del
comitato della Società Internazionale di Musica Contemporanea (S.I.M.C), fondata nel gennaio del
1923. Edward Dent ne era presidente. Il 14 febbraio, Busoni gli scrisse, in italiano: «[…] in risposta alla Nomina ufficiale risposi (in italiano) e pregai d’informarmi quali fossero i miei doveri, ma
anche i miei diritti come membro del Comitato d’onore in questa nuova nostra Società. Temo che
i miei diritti saranno anch’essi puramente “onorarj” cioè, that I have to hold my tongue. […]»
(BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 371, p. 489.) Sulla S.I.M.C. cfr. nota n. 587.
Forse si tratta di un riferimento alla precedente lettera del 12 febbraio. Del 14 febbraio è stata
conservata una sola lettera.
Si tratta di Prélude et Étude en Arpège per pianoforte, KiV 297. Conclusi il 29 gennaio 1923, furono pubblicati lo stesso anno e dedicati a Isidor Philipp. Il 14 febbraio Philipp gli aveva scritto a
proposito della nuova composizione: «Je suis très perplexe au sujet des Etudes que vous voulez
bien m’offrir. Elles sont trop importantes pour mon petit ouvrage sur les arpèges —. Vous avez
besoin de ces études, je suis sûr, et c’est par amitié que vous voulez me les laisser. Or, trois ou
quatre petits problèmes techniques en arpège suffiront amplement [...]» (Mus.Nachl. F. Busoni B
II, 3910). Busoni gli risponde piccato in questa lettera. E Philipp subito dopo: «Mon cher et bon
ami. Vous vous trompez absolument. C’est une joie pour moi d’avoir vos Etudes. Elles feront
quelque chose de mon opuscule. — Mais je ne voulais pas vous priver d’une rente de votre
œuvre. Je verrai Heugel au sujet de ce que vous demandez. Envoyez-moi le Prélude et soyez
assuré de ma reconnaissance» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3911).
Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Philipp scrive il 24 febbraio 1923: «[...] la
vie devient de plus en plus affreuse chez nous aussi. C’est la règle de la laideur, de l’égoïsme et
de la fourberie» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3911).
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
Cfr. la lettera di Felice Boghen a Busoni del 9 febbraio 1923 (NEGRI, Carteggio Busoni-Boghen,
p. 307): «La musica deve essere di autori italiani, dunque Ferruccio Busoni è il primo “che come
aquila vola”. Vuole mandarci un pezzo Suo? O posso scrivere al Philipp [Isidor] (Filippo!) per
combinare qualcosa in merito a quello che Lei gli ha mandato? Prego prego prego risponda subito. Tutto è sospeso in attesa di quanto Lei ci comunicherà. Vuole fissare una cifra, per cessione?
O debbo fare io? Bacio col pensiero le nobilissime mani che scriveranno la risposta, qualunque
essa sia per essere. E sarà questa una buona occasione per smetterla con questa cretina – merdosa – schifosa e interessata leggenda che Lei non sia il primo e più grande vivente compositore italiano. Italiano d’opere, per Dio! e non a chiacchiere come fanno tanti! È ben vero che anche
Lei si unisce a noi nell’infischiarsene dei farabutti, ma una buona lezione sarà ben data — e sarò
lieto d’essere io a darla!»
Il 15 febbraio scrisse a Boghen (ivi, p. 308): «Però questo febbraio un barlume di Estro riprese a
battere le ali. Mi sento però timido e – diffidente verso me stesso – per tema che un autocritica
indebolita non voglia (se così fosse) farmi qualche brutto tiro. Frutto dei nuovi Saggi furono un
Prélude e una Etude che formano un [sic] opera sola di circa 10 o 12 pagine stampate. Ma il lavoro fu tentato per soddisfare a un desiderio dell’Amico Philipp che se ne servirà per un suo fascicolo didattico; e lui solo può disporne presentemente. [...]».
Cfr. nota n. 620.
Effettivamente erano 18 i volumi di Jules Verne, secondo il catalogo di PERL, Bibliothek Ferruccio
Busoni, pp. 105-106. Cfr. nota n. 557.
Giuseppe Gazzaniga (1743-1818), compositore italiano. Nel 1787 riscosse grande successo con
la sua opera Don Giovanni Tenorio o sia Il Convitato di Pietra su testo di Giovanni Bertati a cui
Lorenzo Da Ponte si ispirò per il suo libretto Don Giovanni. Non si sa per contro se Mozart
conoscesse la musica di Gazzaniga. Philipp rispose a Busoni di aver letto il testo di Bertati.
Busoni possedeva una cinquantina di edizioni del Don Chisciotte, ma non quella introdotta da
Mérimée (cfr. PERL, Bibliothek Ferruccio Busoni, pp. 20-24).
La Fantasia Cromatica (e Fuga) di Bach BWV 903, originariamente per Clavicembalo, fu trascritta per violoncello e pianoforte in America nel 1915 e pubblicata nel 1917. Nel 1920 confluì
nell’edizione Bach-Busoni.
Il vocabolo «bagatelles» potrebbe riferirsi ad altre composizioni minori oppure alle Quattro
Bagatelle per violino e pianoforte, op. 28, KiV 229, composte e pubblicate nel 1888 e dedicate
a Egon Petri che a quell’epoca (allora aveva sei anni) studiava ancora il violino.
Josef Szigeti (1892-1973), violinista americano di origine ungherese. Philipp scrisse a Busoni il
12 febbraio 1923: «Szigeti, que j’ai fait engager chez [Rhené]-Baton [primo direttore stabile dell’orchestra Pasdeloup], sachant combien vous vous interessez à lui, a eu un très-grand succès
parfaitement mérité. Il a joué le Concerto de Beethoven, en artiste de tout premier plan»
(Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3909). Cfr. Lettera LIX.
LETTERA LXXVII612
[Berlin], 7 Mars 1923
Cher Philipp, j’accepte naturellement, – mon indécision était idiote – et j’attends au plus tôt
les épreuves. (Faites vites.) Mes trois petits morceaux sont bien reussis (pour servir au jeu
polyphone): supplément idéal à la Klavieruebung.
Cadence au dernier Concerto en Ut613 et Fantaisie sur 2 Pianos pour une orgue mecanique614
(Mozart) ont parûs (51).
Ma santé est satisfaisante; ça marche tranquillement sur le chemin de la convalescence, je
n’ai ni douleurs, ni organes gatés; mais je n’ai le courage d’asseoir615 ni d’entreprendre
aucune chose, et les forces sont encore réduites.
Le lettere
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J’ai commencé une version à 2 Pianos de ma Tanzwalzer;616 écrit une lettre aux trois sœurs,
dont je regrette intimement de savoir l’une souffrante. J’ai reçu la dépêche et une carte de
Florence, mais pas les livres. J’en vous suis profondement reconnaissant. – J’espère, que le
Docteur, qui arrivera Lundi après ses vacances de Pâque, me permettera de venir à Paris.
Ça me donne le frisson que d’y penser!
Votre ami devoué
Ferruccio B.
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 983a+b).
Cfr. note nn. 186 e 202.
Cfr. nota n. 459.
Frase vacillante sul piano sintattico. Probabilmente Busoni voleva dire: «[…] je n’ai <ni> le courage de m’asseoir [nel senso – e il brano successivo inviato a Tagliapietra lo confermerebbe –
‘sedersi alla tastiera’], ni […]». A Tagliapietra scrive: «Spero – un di questi giorni – potermi azzardare alla tastiera. – Sarà il mio primo compito di famigliarizzarmi con i tuoi Concetti»
(Mus.Nachl. F. Busoni B I, 1141). Gino Tagliapietra 1887-1954) fu pianista, didatta e compositore. Studiò a Vienna con Epstein e si perfezionò a Berlino con Busoni. Cfr. il profilo di Maria
Girardi a http://www.rodoni.ch/busoni/tagliapietra.pdf
Cfr. nota n. 389.
LETTERA LXXVIII617
[Berlin], 17 Mars 1923
Mon Ami, si je vous écris encore aujourd’hui, c’est plutôt pour le plaisir de causer avec
vous. – J’étais rassuré de lire votre reçu du Prélude. C’était bon de votre part de l’annoncer. Vous etiez pressé de vous rendre à Bruxelles (dont je vous espère revenu) et vous avez
eu la delicatesse de “survoler” le manuscrit, de répondre à mes questions.
Tout ça c’est de l’Amitié. – C’est du même avec votre projet envers Heugel.618
– Vendredi passé j’ai eu encore une légère crise; à peine gueri d’un refroidissement, qui
m’avait rejété au lit. De là[,] nouvelle interruption du travail, qui promettait bien pendant
le mois de Février. (Le temps et les temps sont abominables.) J’espère le reprendre, mais
je n’ose affirmer plus rien, tant je suis intimidé. – Le seigneur de Roubaix m’a écrit deux
fois; les Jules Verne sont arrivés; en lui écrivant pour le rémercier j’ai vanté votre “voyage
extraordinaire”, dont je fus très-touché.619
J’ai parcouru et gouté les Contes de Nodier et feuilleté davantage les pages sur
Senancour;620 j’accepte avec “Hand Kuss”621 les informations sur l’Inconnue de Merimée,622
avec le quel j’ai fait plus etroite connaissance.
Je le trouve impeccable et complet.
(Je n’ai jamais reussi ainsi avec Th.[éophile] Gautier,623 qui me lasse et m’est difficile à lire.)
–
Or, je suis assez curieux d’apprendre la destinée de mes deux petits morceaux. Votre école
d’arpèges, est elle prête? A quand?
Je sais que vous êtes surchargé d’occupations et guidé par mille interêts, que je n’ai pas le
droit de vous en détourner en faveur de mes petites affaires; mais cette fois je suis effronté, et vous prie de ne retarder pas la décision. – Ponderez, que je suis malade, emprisonné en plusieurs sens, dans un pays en dissolution, negligé par mon éditeur624 – je ne crois
172
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
pas avoir merité tout ça – enfin vous allez comprendre et pardonner mon insistance. –
Votre affectueusement dévoué
F. Busoni
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624
Lettera autografa (Parigi, Bibliotèque Nationale, Fondo Mahler), pubblicata, tradotta in italiano,
in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 372, p. 490. Le copie dattiloscritte di
Berlino e Cambridge riportano erroneamente la data: 15 maggio. – Il 12 marzo aveva scritto a
Emilio Anzoletti: «Durante questa mia lunga convalescenza divenni doppiamente sensibile ad
ogni manifestazione (anche a quelle contrarie): soffro e godo più intensamente. L’apparecchio
si è perfezionato: di ciò mi sento soddisfatto, quantunque l’assottigliarsi dei sensi non procuri
sempre delle commozioni piacevoli. A proposito di libri, e siccome per cinque mesi essi furono
quasi la mia unica consolazione, io ti pregherei tanto, all’occasione, se tu inciampi in qualche
scartafaccio di poco prezzo, d’inviarmene due o tre, per esempio roba sul teatro, sia come
costruzione, sia come istrumento d’arte. [...] Qui lo stato delle cose non presenta un aspetto
ridente. A forza di centinaia di migliaia [di marchi] tutto si può acquistare, e fino a che il destino
mi permette di viaggiare all’estero i mezzi non mi mancheranno. Per quest’anno, intanto, ho
dovuto sospendere tutto. Vo ricuperando le forze con estrema lentezza, gli organi sono intatti e
presentemente non ho sofferenze, fuor della debolezza. Ecco per il momento le condizioni, in
cui io vivo. La mia abitazione arricchita e anche più estesa mi compensa di tante altre privazioni [...]. Per il momento non mi azzardo d’espormi agli incidenti imprevvisti d’un viaggio, che
oggigiorno significa un’avventura. Ma tanto il medico, che noi tutti contiamo sulla bella stagione, che riuscirà, speriamo, a sprigionarmi. Eccoti, caro Emilio, la cronaca in succinto. Io sono
atteso un po’ dappertutto. Perfino gli sconosciuti mi hanno indirizzato termini di premuroso
affetto: io non sapevo di essere un soggetto tanto interessante, e di godere tante simpatie. – Di
questo sono gratissimo» (Bergamo, Archivio privato).
Jacques-Paul Heugel (1890-1979) che diresse dal 1919 l’omonima casa editrice francese fondata
nel 1812 a Parigi. Cfr. Lettera LXXV e nota n. 601. Si tratta del Prélude en arpège per pianoforte
(cfr. nota n. 601), destinato in origine a far parte di un testo didattico (École des Arpeggios) di
Philipp. Fu invece pubblicato da Heugel nel 1923. Poiché Busoni si trovava in difficoltà finanziarie, con questa pubblicazione poté guadagnare una modesta somma in valuta pregiata.
Il Seigneur di Roubaix potrebbe essere la stessa persona menzionata nelle lettere LXX e LXXI con
il nome di Jean-Pierre. Quanto al ‘voyage extraordinaire’, Philipp si era recato personalmente a
Roubaix, dove aveva scovato due volumi di Jules Verne e un testo sull’Inconnue di Mérimée per
Busoni, come si evince dalla lettera del 24 febbraio 1923 (cfr. Mus. ep. I. Philipp 163).
Cfr. nota n. 593. Busoni scrive Sénancourt, grafia che del resto è attestata. Dello scrittore francese Étienne Pivert de Senancour (1770-1846), Busoni possedeva il capolavoro Obermann
(scritto nel 1804), prefazione di George Sand, Paris, Charpentier, 1840. Si tratta di un romanzo
velatamente autobiografico, una sorta di diario intimo in forma epistolare, ricco di meditazioni
filosofiche e morali. Su Senancourt vi era nella sua biblioteca il saggio di GUSTAVE MICHAUT,
Senancourt, ses amis et ses ennemis, Paris, Études et documents, 1909 (cfr. PERL, Bibliothek
Ferruccio Busoni, p. 95).
Espressione tedesca che significa «Baciamano».
Cfr. note nn. 523, 524 e 532 per l’Inconnue.
Théophile Gautier (1811-1872), poeta, romanziere, critico e giornalista francese. Nella biblioteca di Busoni vi era soltanto l’opera in due volumi Les grotesques (1a edizione: 1844), Paris,
Desessart, 1845 (2a edizione). In essa Gautier raccoglie i profili dei più originali scrittori del ’600
già apparsi su «France Littéraire».
«I miei Signori di Lipsia [...] sono ridotti a zero di attività. Non si prendono neanche la cura di
rispondere...» (lettera a Gino Tagliapietra del 20 marzo 1923, Mus.Nachl. F. Busoni B I, 1141).
Cfr. nota n. 568 e 615 per Tagliapietra.
Le lettere
173
LETTERA LXXIX625
(Berlin, 28 Mars 1923)
Enfin j’ai pu travailler.
J’ai dû recommencer par des études, Contrepoint, chant, instrumentation. Trois pétits morceaux pour servir au jeu polyphone sur le piano.626 – Deux œuvres pour chant et orchestre.
Tout terminé et mis en partition.
Mon systeme etait sage. Je me sens maintenant prêt à continuer mon œuvre, à la quelle je
n’ai pas encore osé toucher!627 – J’ai une nostalgie des voyages, et je ne puis pas me hazarder à les tenter. Un souffle froid de vent me rejette en bas. Or le trajet à Paris est encombré d’obstacles;628 Autrement je serais déja à rue de Villejust!629
– A bientôt, cher Philipp.
– Je vous remercie encore de tout. (Et je n’ai pas encore écrit aux trois sœurs!! Indulgence.)
Votre très affectueusement dévoué
28 Mars 1923
Ferruccio B.
Saluez et remerciez Jeanne-Marie, Marcelle et Madeleine.
625
626
627
628
629
Lettera autografa (New York, Public Library). – Di questa lettera si è conservata solo l’ultima
pagina. Purtroppo né a Berlino, né a Cambridge vi sono copie per sostituire la/le pagina/e mancanti. Difficile immaginare che Busoni abbia scritto una lettera senza apertura.
«Ho scritto una serie di piccoli pezzi per pianoforte, frutto della convalescenza», tra cui «Tre piccoli pezzi, per esercitare il pianista ad eseguire musica polifonica: a) Andante; b) Molto tranquillo; c) Allegro» (lettera a Egon Petri del 29 maggio 1923, in BUSONI, Lettere con il carteggio BusoniSchönberg, n. 377, p. 495). Si tratta dei nn. 1, 2, 3 Fünf kurze Stucke zur Pflege des polyphonen
Spieles auf dem Klavier, KiV 296, composti tra il marzo e il maggio 1923. L’indicazione di tempo
del n. 1 fu modificata più tardi in Sostenuto (cfr. KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 357-359).
Il Doktor Faust.
Non si dimentichi che Busoni insegnava alla Akademie der Künste: «[...] ho da badare alle sorti
dei miei allievj. Ne nascono nuove cure, nuove disillusioni; più la famiglia s’accresce. Ed anche
quì osservo, come ad alcuni di loro tutto vada “liscio”, mentre altri (spesso i più meritevoli) si
struggono nella lotta accanita» (lettera a Gino Tagliapietra, Mus.Nachl. F. Busoni B I, 1141). Su
Tagliapietra, cfr. nota n. 615.
Da Monsieur Tauber, a Parigi (cfr. nota n. 315).
LETTERA LXXX630
(Berlin, 15 Avril 1923)
Cher, je tacherai de vous “faire” envoyer
a) Cadence Ut631
b) Fantaisie à 2 Pos.[itions]632
c) Polonaise de Liszt
d) Fantaisie Chromatique p.[our] Violoncelle633
Je “descends”, mais je ne “sors” (52) pas, ainsi je suis forcé de donner des ordres, au lieu
174
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
d’agir personnellement. Je me réjouis des épreuves. Le travail semble se montrer condéscendent. Le docteur est plutôt contraire au voyage, vu encore la nécessité d’une assistance médicale.634 Il confie absolument en la science française, mais il craint le traitement d’un
médecin, qui ne me connaît pas, ni le cours de mon indisposition. Il faut avoir patience,
toujours, et se résigner: c’est le médicament le plus amer! Il y a des mois, que je ne joue
pas. Et moi, qui projetais des nouveaux systèmes…! Ecco. Mais je vous dis au revoir.
Votre affectueusement dévoué
15 Avril 1923
F. Busoni
630
631
632
633
634
Lettera autografa (University of Louisville).
Cadenza per il Concerto in do maggiore di Mozart, KiV B 18 (cfr. note nn. 186 e 202).
KiV B 91 (cfr. nota n. 459).
KiV B 38 (cfr. nota n. 267.
«Comme je suis désolé de penser, mon cher ami, que vous n’êtes pas encore bien pour voyager!
Ce serait une si grande joie de vous avoir ici, et vous trouveriez en mon ami Maurice de Fleury,
un médecin-ami en qui vous pourriez avoir la plus absolue confiance… Mais, il vaut mieux ne
commettre aucune imprudence» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3916).
LETTERA LXXXI635
[Berlin], 28 Mai 1923636
Cher Philipp, j’ai lu avec intérêt l’article637 de Chant.[avoine],638 qui démontre bonté et...
intelligence. Mais, dites, est-il toujours indispensable de s’occuper de Wagner, quand on
écrit sur la Musique?!! Pendant toute ma vie j’ai eu la fatalité d’être suivi à chaque pas par
ce Bandinelli639 de la musique!
Aveuglé, qu’il est, Chant.[avoine], lui[,] l’historien français[,] de ne voir pas quel trésor, quel
‘contre-poids’ vous avez en Berlioz;640 l’œuvre duquel laisse encore d’innombrables possibilités ouverte à des genérations. – Pourquoi, (quant il s’occupe de moi) me jeter dans la
figure, que je suis un insecte en comparaison de cet hyppopotame qu’il adore? Pourquoi
appeler “improvisations” les résultats de 35 ans de méditation? Pourquoi insister sur un
“système”? On voit, où le système a conduit notre Bandinelli!
Excusez cette fougue, mais j’en ai assez une fois. Ici on lache prise (insensiblement, mais
on s’en aperçoit) et Bandinelli (je sens une telle aversion à citer son vrai nom!) commence à n’être qu’une question, qui regard e[t] des pauvres vieux et des nouveaux riches. Et ce
même historien parle avec une affectueuse vénération de Mozart! C’est inconcevable. –
Vous me tacherez d’ingrat. Je devrais être bien content, qu’un homme illustre parle de moi
avec indulgence, et même déférence. Mais mon indignation n’est pas du tout personnelle.
C’est, pour moi, un argument de dernière importance esthétique et un problème de la
“psychologie des foules” comme dit Lebon.641
Et un historien d’un tel rang ne devrait pas s’assimiler aux foules.
Voilà, c’est dit, et je me sens un peu allegé. – Ne vous taisez pas, mon ami; dites moi (sans
diplomatie, ni envers moi, ni envers le reste) si j’ai tellement tort. – Et pardonnez encore
une fois cette explosion, que vous ne méritez pas, et que, du reste ne vous est pas adressée. – Je vous serre la main.
Votre devoué Busoni
Le lettere
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Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni BI, 986a+b). – Cfr. la lettera a Volkmar Andreae del 25
aprile 1923: «Ho passato un inverno lungo e privo di avvenimenti. Ma tante cose sono penetrate in casa dall’esterno. La “nuova giovinezza” e le attività della nuova Società Internazionale di
Musica [Contemporanea – S.I.M.C.] mi hanno toccato interiormente ed esteriormente. Sulla prima
ho scritto un articolo sul “Borsen Courier” (del 1º aprile), che ha avuto l’approvazione dei più
anziani e dei giovanissimi. Con la seconda sono in contatto ufficiale; soprattutto per il mio rapporto di amicizia con Edward Dent, uno dei suoi fondatori» (BUSONI, Lettere con il carteggio
Busoni-Schönberg, n. 375, pp. 492-493). Cfr. nota n. 553.
Da Berlino scrive a Emilio Anzoletti il 24 maggio: «Qui fa freddo, e da Parigi m’intrattengono d’orrori metereologici. E il medico non desidera ancora ch’io faccia delle scappate, o delle irregolarità. Intanto la stagione ritarda continuamente la mia convalescenza (di cui comincio a dubitare)
e mi confina categoricamente nella mia biblioteca con una stufetta a petrolio accanto. Non mi
mancano, che il gatto sullo scrittoio ed una perpetua, che mi abbia ai suoi ordini! – Oggi Benni
[Benvenuto, il figlio primogenito, cfr. note nn. 223 e 383] compie i suoi 31 anni d’età. È rimasto
là, dove lo lasciai avanti la guerra, con la sola aggiunta di una inutile moglie […] Con tutto ciò gli
voglio sempre bene (per quanto lui non mi faciliti questo compito) ed oggi a tavola spero renderlo e vederlo allegro. Giorni fa incontrai un certo Moratti, che a torto o a ragione si è tenuto a
galla per vent’anni a Berlino. Ora ritorna a Bergamo direttore d’una scuola di musica, con diversi progetti nel suo cervellino: fra gli altri, quello di far conoscere colà i Lieder tedeschi. Come se
noi avessimo bisogno! Abbiamo il mattino di bellezza, che serve a tutto. Quasi però lo invidio
quel Moratti. La nostalgia del Mezzogiorno s’accresce giornalmente in me, e l’idea d’una attività
tranquilla e d’una contentezza borghese (così vista da lontano) mi fascina: (io sono fascinista).
Probabilmente scapperei il terzo giorno. Dal Febbraio in poi lavorai frescamente fino al 9 di
Maggio: quindici giorni di tregua, o per essere sincero di impotenza creatrice, m’hanno di nuovo
avvilito. Se vedessi il sole, se anche non ringiovanisse, almeno mi conforterebbe. Pregai Brugnoli
di acquistarmi un libro d’architettura, che figurava in un catalogo di Firenze. Ora i librai hanno
messo su il sistema di vendere all’asta pubblica, e non c’é più mezzo di mettere la mano su un
libro all’estero. La sola Inghilterra si tiene al vecchio sistema; là ho credito e posso ordinare e ricevere ciò che mi gusta. Con la restrizione, che una lira equivale a 200.000 marchi tedeschi [cfr.
note nn. 645 e 650]. Capirai. In generale la vita qui è divenuta triste e brutta: ce se ne accorge
anche senza uscire. Ed io mi accorgo, che ad onta della mia ottima intenzione di scriverti una lettera piacevole, l’ho ridotta cammin facendo ad una geremiade poco simpatica. Te ne chiedo
scusa, tu saprai comprendere e tollerare» (Bergamo, Archivio privato).
«Philipp sent him an article by a French critic about himself. Busoni replied with a torrent of indignation [...] Only a Tuscan could realize the full force of that grotesque insult. Busoni was amazed that a Frenchman of such eminent intelligence should still be venerating an idol which in
Germany had been handed over at last to the pauvres vieux and nouveaux riches» (DENT,
Ferruccio Busoni – A Biography, p. 280).
Cfr. nota n. 17.
Baccio Bandinelli (1487-1570), scultore e pittore. Fu allievo del Rustici e subì ben presto l’influenza determinante di Michelangelo, di cui divenne imitatore e rivale. Le opere nelle quali l’emulazione risulta più palese sono caratterizzate da un gigantismo enfatico ma debole sul piano
strutturale. Subì le stroncature di Benvenuto Cellini, che lo nomina spesso nelle sue Memorie.
Interessante, a questo proposito, la citazione di una frase di John Addington Symonds, da parte
di DENT (p. 280): «Posterity has confirmed Cellini’s opinion of Bandinelli as an artist; for his works
are coarse, pretentious, and incapable of giving pleasure to any person of refined intelligence».
Cfr. nota n. 278.
Gustave Lebon o Le Bon (1841-1931). Intellettuale eclettico, si interessò dapprima di fisiologia e
di anatomia, poi di archeologia e antropologia. Concluse i suoi studi in ambito sociologico e psicologico. Nella Psychologie des foules, Paris 1863, opera a cui Busoni fa riferimento, Lebon nota
nella folla un fenomeno di enorme suggestionabilità reciproca, in cui tutte le emozioni e i sentimenti vengono esasperati: paure, aggressività, coraggio... Nel nostro caso l’entusiasmo per la
musica di Bandinelli-Wagner.
176
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
LETTERA LXXXII642
(Berlin, 5 Août 1923)643
Mon Cher Ami Philipp,
j’écrirai un de ces jour au Maître Emmanuel,644 qui a bien voulu me dédier et m’envoyer de
ses Sonatines. – J’en ai éprouve un vif plaisir. –
Ici nous sommes reduits presque aux extrèmes. Je ne vois pas d’issue. Retenus au pays par
des lois presque insurmontables, nous ne pouvons bouger et devons nous assujeter à la
triste destinée commune. Ma brave femme a à lutter chaque jour pour trouver du beurre à
300.000 mark la livre!
(Le reste en proportion.) Souvent on ne le trouve pas. – Même en quittant le lieu: où aller?
où trouver une habitation? Comment recommencer?
Du reste je ne serais pas en état de me charger de fatigues et d’émotions nouvelles. –
À Paris je n’aurais fait aucun mal à personne!
Je n’aurais pas demandé, qu’on me fasse du bien! –
Pour le moment nous ne souffrons pas, nous ne manquons pas du necessaire.
Mais on doit s’attendre à tout...!
Une crise véhémente est proche, presque imminente.645
Puis, on perd la mesure des valeurs, on abrutie sans s’en apercevoir, on risque de devenir
mesquin.
Comme tout-ça est laid! méchant! inhumaine!
Les masques tombent. On ne découvre que les deformités, qu’on avait en la pudeur de
cacher...
Comme ça résonne bien dans l’art moderne! Les beufs646 sur le toit et le[s] cochons dans la
cave.
Encore une explosion!
Ayez patience.
Votre Busoni
5 Août 1923
642
Lettera autografa (Parigi, Bibliotèque National, Fondo Mahler). – Busoni non informa Philipp sui
dissidi suoi con la Società Internazionale di Musica Contemporanea (S.I.M.C.) e sulla vivace polemica con Casella. Se fino al maggio del 1923, i rapporti di Busoni con i musicisti italiani si potevano definire buoni, nonostante delle discrepanze dovute più che altro a equivoci, nel giugno
la situazione divenne incandescente. I musicisti italiani si lagnarono per essere stati poco rappresentati (da Malipiero, Castelnuovo Tedesco e Busoni) nel programma del primo Festival
organizzato dalla S.I.M.C. a Salisburgo. Busoni il 17 giugno venne a sapere che la sezione italiana al completo (tra cui Alfano, Casella, Pizzetti, Malipiero e Respighi) aveva inoltrato le dimissioni, con lettera pubblicata su tutti i maggiori giornali italiani. Inoltre Malipiero e Castelnuovo
Tedesco avevano ritirato le loro composizioni dal Festival. Busoni, non informato, fu colto di
sorpresa e si sentì profondamente offeso. A peggiorare la situazione fu la traduzione in tedesco
della citata lettera di dimissioni fatta recapitare da Casella a Busoni, che si sentì escluso dalle
fila del rinnovamento musicale italiano. È probabile che Casella lo avesse fatto soltanto per
rispetto alla forma, in quanto si rivolgeva a Busoni come al Presidente della Sezione Tedesca
della Società. Contemporaneamente, e privatamente, gli aveva scritto in italiano. Nonostante ciò
l’effetto fu disastroso e la reazione violenta, segno che il suo equilibrio psichico cominciava a
diventare precario. «Busoni rispose, in italiano, che prima di accusare i musicisti esteri gli italiani dovrebbero pensare alle loro colpe e avere fra loro un maggior senso di solidarietà, anziché
Le lettere
ILL. XXII – Lettera
LXXXV
del 14 ottobre 1923
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Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
dir male l’uno dell’altro. D’altra parte, proseguiva, «una scuola puramente italiana, oggi, in
Musica, non esiste. Uno imita Strauss, un altro Debussy, un terzo si gingilla con Strawinsky, e
Wagner rimane il Dalaj-Lama. Naturalmente gli altri Paesi preferiscono gli originali a queste sbiadite copie» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, p. 498). Seguirono altre polemiche finché alla fine di luglio tutto si chiarì e si pacificò. Cfr. ivi, Lettere nn. 379-383, pp. 497-502;
NICOLODI, Gusti e tendenze del gusto musicale in Italia, in Equivoci del nazionalismo musicale, pp. 141-157 e 180-185; DENT, Ferruccio Busoni – A Biography, pp. 274-275; SABLICH, Busoni,
pp. 69-70, GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp. 167-168. Sulla S.I.M.C. cfr. anche nota nn. 585 e 599.
A Emilio Anzoletti aveva scritto il 12 giugno 1923: «Non mancava che la Sicilia per completare
la mia nostalgia di paesi, viaggi, sole, e libertà di movimento! Nella canzoncina [riferimento sarcastico all’inno fascista, divenuto ufficiale nel 1925, Giovinezza], tanto di scusa, mi manca il
senso della proporzione. Un tale straccio, vuole essere simbolo di una antica e illustre nazione.
Una simile foglia secca d’autunno avanzato esulta la giovinezza e la primavera. Schiere di uomini coperti di ferro e muniti di armi da fuoco cariche si esprimono in suoni confacenti piuttosto
ad una gita domenicale d’una scuola elementare. L’artista in me esige la proporzione. È la mia
debolezza e la mia forza di giudicare tutto da artista e non da patriotta. Ed è perciò, che in Italia
di me, come artista, non ne vogliono sapere. Tanto buono e caro il tuo invito: te ne sono grato
cordialmente. Non dico di no in massima, ma ecco che in questi giorni, mi trovo meno bene di
nuovo.Vedremo: intanto ti ringrazio» (Bergamo, Archivio privato). – E il 27 luglio, allo stesso:
«Grazie delle tue premure per i libri, e grazie ancora della tua preoccupazione per le mia salute.
Il medico sembra contento, ed io non mi sento male. – Pare però, che la repubblica non mi confaccia, come non mi confà nulla di decretato. Proibito il bestemmiare. Eppure è un bello sfogo,
che non nuoce a nessuno, che anzi, forse, previene delle brutte azioni. Un uomo colto sostituisce l’ironia alla bestemmia: ma questa è un sollievo più perfetto. L’olio di ricino purifichi il corpo
e la bestemmia l’animo: Sono due purgativi. – A dir il vero, poco mi occupo di ciò che succede
all’infuori della mia casa. Ma per le fessure filtra la malaria dell’atmosfera, che la contorna. Ed è
ben probabile, ch’io ne sia affetto, senza esserne conscio. – Dunque sarebbe la fine dell’architettura italiana? Ne hanno distrutti i libri? – Però con un buon decreto governativo, e con l’aiuto
di alcune baionette la si rifarà lestamente, non ne dubitiamo. – Intanto la primavera di bellezza
va sul mezzogiorno. Ah, ogni volta che mi sveglio, ho l’immagine della sera dinanzi a me e mi
vedo di già tornato a letto. Ogni qualvolta incomincio “caro Emilio” scorgo la firma a fondo dell’epistola. E questa è la storia dell’umanità: historia historiarum. – Quanto si pecchi ebbi una fresca prova recentemente: la mi provenne dai miei egregi confratelli... (cfr. nota precedente) e altri
Capelli...! Forse un’altra volta ti racconterò» (Bergamo, Archivio privato).
Cfr. nota n. 277.
«Nel 1923 la febbre si trasformò in delirio e a metà novembre il valore ufficiale di un dollaro era
nientemeno che di 4.200.000.000.000 marchi. Poi la moneta fu stabilizzata di punto in bianco,
letteralmente, con un’operazione che nel complesso si poté considerare riuscita. Il problema era
non tanto economico quanto psicologico, perché una volta che il pubblico giunse alla conclusione che un’ulteriore caduta era impossibile, fu giocoforza che la nuova moneta trovasse credibilità esistessero o non esistessero coperture che la garantivano. Il periodo inflazionistico e la
grande depressione sono due tra le pietre miliari più cospicue nella storia sociale della repubblica di Weimar, non solo, ma ebbero un’importanza non minore nella sua storia politica e culturale. Si ripercossero immediatamente su tutti quelli che vivevano allora in Germania, sul loro
stato d’animo, sulla loro visione del futuro, sul problema quotidiano di riuscire a mangiare a sufficienza, di poter pagare la pigione, di avere la possibilità di comperare il carbone per riscaldare la casa» (LAQUEUR, La Repubblica di Weimar, pp. 33-34).
Ironica allusione al balletto che Darius Milhaud (1892-1974) compose nel 1919 con il titolo Le
Boeuf sur le toit. La prima rappresentazione ebbe luogo a Parigi il 21 febbraio 1920. Non è quindi da escludere che Busoni, arrivato a Parigi il 3 marzo 1920, abbia assistito a una replica. Cfr.
nota n. 551.
Le lettere
179
LETTERA LXXXIII647
(Berlin, 22 Août 1923)
Cher Ami, je n’ai jamais douté de votre amitié, qui m’est précieuse, et un grand appui dans
la vie.
Ici nous continuons de baisser de jour en jour.648
On va supprimer le ‘tramway’;649 un million vaut autant qu’un mark d’avant-guerre.650 – Rien
n’entre dans le pays, rien est permis d’en sortir. Les crimes abondent. La mentalité en
souffre. J’attends mon medecin de retour dimanche prochain, pour le consulter sur mon
voyage. – Je reviens justement de Weimar, où il y avait une fête de l’écoles des beaux arts,
et deux concerts, au[x]quels j’ai assisté.
Petri a joué de mes nouvelles choses de piano. C’est un pianiste qui monte encore. (Il n’a
pas de chance.) Il y avait ensuite un petit morceau de Stravinsky sur le théâtre: “L’histoire
du soldat”,651 qui m’a fait une impression très-directe. Une représentation de foire, avec un
petit orchestre sur la scène. De la musique de village; – et le diable, et la princesse, et un
violon, qui est l’âme du soldat; on était redevenu enfant: on oubliait musique et littérature, on était ému. Voilà une chose réussie!
Gardons-nous de l’imiter!
– Vous êtes malade! J’en suis très triste, mais la chaleur est un bon médecin, quoique vous
en souffrez. Si je viens à Paris, je vous retrouverai. Il faut beaucoup de courage et de
patience!
J’en ai une nouvelle preuve maintenant, que je recommence à travailler le clavier!!652
Toujours recommencer…
Votre affectueusement devoué
Busoni
22 Août 1923
647
648
649
650
Copia dattiloscritta (Mus. Nachl. F. Busoni B I, 987a+b).
Cfr. la lettera alla cugina Ersilia Grusovin, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg,
n. 390, p. 507: «Le condizioni sono – è vero – assai scoraggianti, mancano i viveri, e se ci sono
manca il denaro per acquistarli; e la rivolta minaccia oscuramente. Senza aver visto né primavera, né estate, siamo di nuovo all’autunno: Manca il carbone. Siamo come in una trappola. Io mi
son rimesso discretamente (se non completamente); ma grazie al Cielo non manchiamo del
necessario; e i molti interessi che mi legano alla vita valgono a farmi dimenticare lo squallore
che mi circonda. [...] Gerda è intrepida e paziente, ma naturalmente nervosa. Dover stare in processione una mezz’ora per accapa[r]rarsi una libbra di burro (a 2 milioni la libbra!) – non le son
cose liete o divertenti. – Se potessi, sgombrerei. Ma – ! Tutto ciò non lo dico per lagnarmi, o
accusare. Rispondo semplicemente alle tue questioni. – Moralmente e artisticamente la mia posizione è accreditatissima. Ho lavorato e lavoro bene e con buon esito. La mia paga è di centinaia
di milioni al mese, ciò che non significa gran cosa».
«The financial chaos of Berlin was growing worse. The trams had ceased running and the mark,
normally equal to a shilling, stood at the billionth part of its value. In September came the avalance of the inflaction» (DENT, Ferruccio Busoni – A Biography, p. 283).
Sull’inflazione nella Repubblica di Weimar, cfr. GAY, La cultura di Weimar, pp. 201-205: «Alla
fine di aprile del 1921 gli alleati avevano fatto sapere che il pagamento del risarcimento da parte
dei tedeschi, anche se consistente, era però molto in arretrato e ne fissarono l’ammontare complessivo a centotrentadue bilioni di marchi oro. […] L’inflazione nel frattempo […] divenne
preoccupante. […] Alla fine di dicembre del 1922, la commissione per il risarcimento dei danni
di guerra dichiarò ufficialmente insolvente la Germania e l’undici gennaio 1923 un contingente
180
651
652
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
franco-belga occupò la Ruhr per sfruttarne le miniere e le industrie a vantaggio delle potenze
vincitrici. [...] La Reichsbank cercò di provvedere, ma le sue riserve erano ormai prossime all’esaurimento e nell’aprile 1923 la diga crollò. Il valore della moneta diminuì paurosamente da un
giorno all’altro e l’inflazione raggiunse dimensioni fantastiche. Nell’ottobre del 1923 occorrevano non milioni o bilioni, ma trilioni di marchi per comprare una pagnotta o spedire una lettera.
[...] In novembre, sotto la direzione di Hjalmar Schacht, il governo iniziò un corso economico di
stretta austerità, e introdusse una nuova moneta, il Rentenmark, ‘garantito’ dalla totalità delle
risorse della Germania. Schacht fu ricompensato con la nomina a presidente della Reichsbank,
mentre ritornava la stabilità, per quanto le difficoltà non fossero finite» Cfr. anche LAQUEUR, La
Repubblica di Weimar, pp. 33-34 e 37-38.
A proposito di questa esecuzione dell’Histoire du soldat, Busoni scrisse alla moglie, il 28 luglio
1923, una lettera (l’ultima) stranamente polemica: «Nell’ultimo numero dell’Anbruch, Bekker
[Paul, cfr. note nn. 59, 243, 440] si mette tutto dalla parte dei giovani... ha paura di ‘invecchiare’? Ma la contraddizione rimane, se sostiene, come fa, l’Histoire du Soldat di Stravinski e si rifiuta di afferrate il concetto dell’unità della musica». Cfr. anche LEVITZ, A Last Revelation: Bauhaus,
in Teaching New Classicality, pp. 260-264.
L’ultimo concerto pubblico risale al 29 maggio 1922 (cfr. Lettera LXIII e SABLICH, Busoni, p. 67).
LETTERA LXXXIV653
(Berlin, 30 Août 1923)
Carissimo Amico,
J’ai découvert – – –
J’ai découvert, que vous êtes né le 2 Sept[em]b.[re] 1863, et mon âme s’en rejouit. Pour le
jour de fête à venir, je vous donnerais mon cœur, si vous ne le possédiez déjà. Gardez-le
pour le reste de votre vie, que je souhaite longue et heureuse. Et espérons qu’elle me rapproche de plus en plus étroitement à vous.
Pour commencer je compte de venir à Paris654 et de vous revoir le plus tôt possible; et c’est
sur ce sujet que je vous prie de me dire quelles sont les constellations et possibilités qui
m’attendent; soit à rue Villejust,655 soit ailleurs.
Je vous embrasse avec mon affectueuse dévotion.
Votre Busoni
30 Août 1923
653
654
655
Copia dattiloscritta (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 988a+b). Cfr. la lettera del 27 agosto 1923 a Robert
Freund, in BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 387, p. 504: «Io sono ancora convalescente di una malattia durata quasi un anno. È la prima volta nella mia vita che sono colpito
da qualcosa di simile, così come la guerra ci ha colpito dopo una pace lunga una vita intera. L’una
e l’altra cosa mi sembrano ancora adesso inverosimili, ma dalle tracce rimaste ci rendiamo conto
con piena coscienza della realtà di questi eventi funesti. Soprattutto la Germania ne deve sopportare le conseguenze, come nessun altro, e la mia malattia dipende in parte dal logorio del mio
animo a causa della guerra. Ciononostante sono rimasto quasi ininterrottamente attivo, eccettuato mezzo anno di interruzione: una umiliazione per me e una tortura morale. Adesso sono intento a portare a compimento il Faust e a completare una “Klavierübung” di circa 250 pagine a stampa. Questa è la cronaca abbreviata del lungo dolore: ne ometto i dettagli più diversi».
Busoni si recò a Parigi verso la metà di settembre (e non in ottobre come afferma il DENT,
Ferruccio Busoni – A Biography, p. 283: cfr. BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg,
n. 391, p. 508) e vi rimase per circa due mesi (non sei settimane come viene scritto di solito).
Cfr. ivi, Lettera n. 394, p. 512, indirizzata a Hugo Leichtentritt.
Cfr. nota n. 271.
Le lettere
181
LETTERA LXXXV656
Paris,657 14 O.[ctobre] 1923
Cher ami, grand MERCI du beau et important cadeau de ce Dimanche.658 J’ai joué (si bien
que mal; mais plutôt mal) le Concerto de Vivaldi-Bach-Philipp... Reuchsel.659 Je regrette de
devoir reconnaître, que le jeune homme est un menteur. Quant il m’annonçait un Concerto
en la min.[eur],660 je lui ai demandé si c’était celui qui constitue la belle melodie
(esempio musicale da trascrivere)
Il dit que non. Ce qui prouve qu’il n’a jamais parcouru le III mouvement du Concerto, et il
s’est borné à la connaissance du premier. (Moi, au fait, je connaissais la pièce). Ensuite il
proclama, que la transcription était la sienne. Aujourd’hui j’ai pu verifier qu’il n’a pas alteré une note de votre version! C’est triste.
Encore une fois merci de tout, et bons saluts.
Votre affectueusement devoué
Busoni
656
657
658
659
Lettera autografa (Biasca, Archivio privato L. Rodoni).
«Eccomi finalmente fuor di Berlino, che mi fù doppiamente prigione; e per la malattia, che mi
tenne recluso, e per le circostanze del paese, che opprimono il morale... Ma devo ritornarvi!»
(NEGRI, Carteggio Busoni-Boghen, p. 314). Busoni «vuol visitare gli amici, Gerda desidera far visitare da un medico il marito. Impresa [...] non facile e per la quale la signora ha a sostegno prezioso [Isidor] Philipp. Purtroppo lo specialista consultato confida a Philipp che Busoni è condannato. Potrebbe forse prolungare la sua vita di qualche mese cessando immediatamente e in
modo assoluto l’uso del vino e del tabacco, ma non vi è speranza alcuna che la sua fibra, ormai
logorata dal male e dalle fatiche, possa riprendersi» (GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp. 168-169.
Cfr. anche DENT, Ferruccio Busoni – A Biography, pp. 283-284). Busoni forse comprende la
verità, e, come per reazione, si dedica più intensamente al lavoro, non trascurando nemmeno lo
studio del pianoforte. Ma si rende ben presto conto che sta perdendo ogni facoltà tattile nei polpastrelli delle dita. Inevitabile che lo stato dei suoi nervi si aggravi «e che la sua ipersensibilità
divenga quasi esasperazione di tutti i sensi. [...] In lui, sovrastanti sugli altri, due pensieri: terminare il Faust; raggiungere l’Italia per andarvi a morire. Quest’ultimo pensiero, anzi, gli diviene assillo. A mano a mano che vede accorciarsi il termine di esistenza assegnatagli, egli si sente
più irresistibilrente risospinto verso la sua Terra. [...] E gli risovviene Leonardo (cfr. nota n. 79) e
“lo scheletro con una torcia accesa in luogo del teschio”: “Io penso che anche un corpo morto
può ancora gettare luce verso l’alto”» (GUERRINI, Ferruccio Busoni, pp. 168-169). Cfr. SABLICH,
Busoni, p. 72 e LEVITZ, Busoni’s Convalescence: Paris, November 1923, in Teaching New
Classicality, pp. 264-268.
Le lettere conservate di Philipp non consentono di stabilire il tipo di regalo. Probabilmente,
come era già avvenuto, si trattava di un libro prezioso, che il bibliofilo Busoni apprezzava moltissimo. Cfr. una lettera di Isidor Philipp spedita probabilmente nell’aprile del 1916: «Le hasard
m’a fait trouver dans ma bibliothèque le volume que je vous adresse aujourd’hui dans un paquet
recommandé. Ce sont des partitions amusants de Monsigny dans une magnifique reliure qui
vous fera plaisir» (Mus.Nachl. F. Busoni B II, 3800). Potrebbe anche trattarsi della trascrizione
bachiana-vivaldiana di Philipp, di cui si parla nelle righe successive.
Difficile stabilire di quale dei Reuchsel si tratti: potrebbe essere Maurice (Louis Joseph) Reuchsel
(1880-1968), organista, violinista e compositore o di Amédée (pseudonimo Guy d’Arlande; 18751931). Busoni però lo definisce «jeune homme»: nel 1923 Maurice aveva 43 anni; Amédée 48. Il
182
660
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
più giovane dei Reuchsel è Eugène (1900-1988), all’epoca ventitreene, figlio di Amédée, organista, pianista e compositore lionese. Alberto Basso, interpellato da chi scrive, propende per
quest’ultima identificazione.
Secondo Luigi Ferdinando Tagliavini, che ringrazio per la preziosa testimonianza, «la “belle
mélodie” di cui è questione nello scambio di lettere tra Busoni e Isidor Philipp si trova nel terzo
ed ultimo movimento del concerto in la minore per due violini e archi n. 8 dell’opus III (L’Estro
armonico), per precisione alle battute 84-114. Si tratta d’uno dei tre concerti vivaldiani trascritti
per organo da Bach (BWV 593, assieme al n. 11 in re minore dello stesso opus III, BWW 596, e
al concerto per violino in re maggiore “Grosso Mogul”, RyomV 208, da lui trasposto in do maggiore, BWV 594). Si noti che nella prefazione (datata 1932) all’edizione del concerto op. III n. 8
di Vivaldi nella partitura tascabile Eulenburg, Alfred Einstein (certo senza conoscere lo scritto di
Busoni) parla di quella “belle mélodie” come “einer der grössten Einfälle Vivaldis - und nicht nur
Vivaldis” (mentre al contrario Hermann Keller, nella sua monografia Die Orgelweke Bachs,
Lipsia 1948, p. 67, considera l’ultimo movimento del concerto «äusserst schwach in der
Erfindung»). Vivaldi è stato ed è tuttora oggetto di divergenze di giudizi, di malintesi e di “appropriazioni indebite”, come quella di Reuchsel».
LETTERA LXXXVI661
(Berlin, 9 Février 1924)662
Cher Philipp, j’ai crû mieux faire de ne pas toucher à votre douleur.663 Je vous remercie de
m’avoir écrit le prémier. Or, nous voilà reunis de nouveau, grâce à vous, d’abord. (La vie
tend toujours à diviser.)
Je suis retombé malade encore deux fois; je souffre de l’inactivité, je suis un vieux chéval
de cirque – maintenant je le sais.664 J’ai réformé ma “Clavierübung”, qui est dévenue un
ouvrage de 280 pages imprimé[es] et divisé[es] systematiquement en 10 livres.665 – Je recommence! On a donné mon Arlecchino666 à Weimar, Erfurt, Lübeck. On le donnera à Leipsic
et Hamburg, prochainement. – La vie à Berlin est supportable. Ma “Sehnsucht”667 est illimitée...
9 Février 1924668
Soyez content. Je Vous embrasse.
Votre F. Busoni669
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662
663
Lettera autografa (Washington, Library of Congress). – Nel dicembre 1923 Busoni aveva concluso l’insegnamento all’Akademie der Künste, ma tre studenti della Masterclass (Weill, Vogel e
Hirsch) continuarono a rendergli visita. Cfr. LEVITZ, The final Months, in Teaching New
Classicality, p. 269.
Galston scrive un breve appunto che riguarda il febbraio del 1924: «Portai a FB il messaggio e
l’omaggio di W[alter] Klemm da Weimar. Le litografie a colori per l’Arlecchino lo rallegrarono
moltissimo» (GALSTON, Busoni: gli ultimi mesi di vita, p. 12). Busoni voleva pubblicare anche la
continuazione di Arlecchino (Der Arlecchineide Fortsetzung und Ende, cfr. nota n. 501) in una
nuova edizione illustrata. Il progetto non andò in porto poiché le litografie stampate successivamente non corrispondevano a ciò che Busoni si aspettava (cfr. ivi, appunto del 9 maggio 1924,
no. 4, p. 64.
Non ci è pervenuta una lettera (forse non è stata conservata da Busoni stesso o da Gerda proprio perché troppo personale), in cui Philipp parli di un suo dolore. Ma la risposta a questa lettera non lascia dubbi sulla gravità dell’evento: cfr. nota n. 667.
Le lettere
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183
L’ultima volta che Busoni uscì di casa (se si eccettuano due brevi viaggi in macchina per le vie
di Berlino) fu il 13 gennaio, per assistere alla rappresentazione dell’Histoire du Soldat di
Stravinsky, sotto la direzione di Hermann Scherchen. Ne ebbe un’impressione molto positiva,
come si evince da alcuni documenti, tra cui una lettera a Edith Andreae del 26 aprile 1924, in cui
definisce lo spettacolo «molto ben riuscito ed eccitante, un’opera d’arte totale in piccolo»
(BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 398, p. 516). Galston annotò qualche
mese dopo, quando la malattia era ormai in una fase molto grave: «È sempre stato abituato a
vivere ‘contro la natura’, a non dare attenzione al corpo, a non tener conto dei segnali della macchina fisica. Ora non la capisce più. Impotente si lamenta della sorte ‘ingiusta e terribile’. ‘Questo
davvero non me lo son meritato. Chi mi punisce con tanta violenza e cattiveria??!’» (GALSTON,
Busoni gli ultimi mesi di vita, 15 giugno 1924, p. 114). Cfr. inoltre ivi, pp. 116-117.
Si tratta della Klavierübung in zehn Büchern von Ferruccio Busoni. Zweite umgestaltete und
bereicherte Ausgabe, pubblicata postuma nel 1925 da Breitkopf & Härtel. Una «Bearbeitete
Neuauflage» curata da Franzpeter Goebels uscì nel 1968 presso la stessa casa editrice (cfr.
KINDERMANN, Verzeichnis, pp. 463-464). Cfr. inoltre: MEYER, Die Klaviermusik Ferruccio Busonis,
pp. 246-260; PRINZ, Ferruccio Busoni als Klavierkomponist, pp. 19-32; SABLICH, Busoni, pp. 74108; ANNA FICARELLA, La Klavierübung di Busoni e la letteratura didattica per pianoforte del XX
secolo, in Ferruccio Busoni e il pianoforte, pp. 81-102; EADEM, Die Kategorie des Spätstils in der
Klaviermusik des 19. und 20. Jahrhunderts: Studien zur «Klavierübung» von Ferruccio Busoni,
Kassel, Gustav Bosse Verlag, 1999; BEAUMONT, Busoni the Composer, pp. 295-307.
Cfr. nota n. 108.
«La mia nostalgia»: anche per l’Italia, come scrisse a Jella Oppenheimer il 5 marzo 1924: «Ho
anche nostalgia dell’Italia; voglio tentare in ogni modo di rivederla presto; speriamo che possa
essere in grado di realizzarlo» (BUSONI, Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, n. 395, p. 513).
Philipp gli rispose amaramente: «Je ne sais pas ce que veut dire votre «Sehnsucht»; la mienne,
illimitée aussi, est d’aller rejoindre le plus vite possible ma mère» (Mus.Nachl. F. Busoni B II,
3921). – Il 23 novembre 1922, sempre a proposito della “Sehnsucht”, aveva scritto a Gino
Tagliapietra: «[...] ho una gran nostalgia verso l’Italia e [...] conto sul serio di farle una visitina,
“incognito”. – Senza Concerti, questa volta, e senza il Pianoforte; son tanti anni che desidero
poter godermi un viaggio, sbarazzato da pensieri, e dal mestiere (sopratutto). Godermi l’ammosfera, il cibo, escursioni bibliofile, conversazioni amichevoli, libertà, processioni fasciste, quà e
là un po’ di musica seguita da un buon bicchiere di vino (meglio ancora: accompagnata...). Se
venissi per suonare (è per ora fisicamente escluso) proporrei una serata su due pianoforti col
Maestro Gino...!» (Mus.Nachl. F. Busoni B I, 1139). – Cfr. anche GISELLA SELDEN-GOTH, L’amico dei
giovani, «L’Approdo Musicale», 22, 1966, Torino, ERI, p. 136: Lo vidi l’ultima volta nel settembre
del 1923, volendo salutarlo prima di partire io stessa per l’Italia. […] Mi disse: «La invidio; ora che
sta per partire verso Firenze, se trova là una casa per me – una casa simpatica, forse nella zona
di Settignano, con una grande sala per la mia biblioteca, una sala dalla quale si possa uscire
direttamente in un giardino ombreggiato, ma bisogna davvero, che ci sia l’ombra! – me lo faccia
sapere. Forse potrò ancora tornare in Italia, e terminare là il Doktor Faust». – Busoni, come detto,
era al corrente che l’Italia musicale lo supplicava di tornare in patria: cfr. nota n. 489. Il fatto che
Boghen gli scrivesse una breve lettera nel corso del mese di luglio con la frase: «il prolungato
silenzio mi fa temere della Sua salute che auguro perfetta» (NEGRI, Carteggio Busoni-Boghen, p.
318), dimostra che fuori Berlino non si conoscesse la triste realtà della sua devastante e inesorabile malattia.
Il 4 marzo 1924 Busoni scrisse a Emilio Anzoletti: «Ho gran voglia di essere in comunicazione
con voi, gran bisogno d’affezione e d’amicizia, dacché divengo sempre più isolato, la mia casa
meno frequentata: tutta colpa di questo benedetto male, che non mi lascia ed interroppe la mia
attività. Intanto vi avverto, che Lello ha la ferma intenzione di rendervi una visita (beato lui) probabilmente già nel corso di questo mese. Sarà accompagnato dalla sua fidanzata, che è del
Giappone, ragazza onesta e tranquilla, ma non di mia scelta. – Benni abita dai genitori di sua
moglie a Zurigo (a loro carico, mi sembra) e si allontana apparentemente da noi. Avrà fra poco
32 anni ed tuttora inconscio di responsabilità. Lello è invece intraprendente, se pure per un arti-
184
669
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
sta un po’ industriale, ma buon ragazzo e ben equilibrato. A me, almeno per il momento, non
rimangono che i libri, il lavoro, la mia eccellente Gerda. – I libri aumentano, il lavoro è soddisfacente; Gerda si sacrifica; ma avanza in età e le desidererei una vita un po’ meno monotona,
più gaia e con meno preoccupazione. Se l’avrebbe ben meritata. L’inverno fu qui accanito, luce
e calore mancano ed io non sono in istato d’arrischiare un viaggio con tutti i suoi incidenti.
Speriamo tutti nella primavera liberatrice e nel benefico meridione. La nostalgia dell’Italia si
accresce, e la vorrei ben rivedere, anche al rischio d’incontrare un signore, che mena alla catena un leoncino (sarà forse un can barbone mascherato da bestia selvaggia)» (Bergamo, Archivio
privato). A proposito del «can barbone» Carlo Vitali sostiene che la data del 4 marzo 1924 possa
rimandare alla recente nomina del leonino e selvaggio Respighi a direttore di Santa Cecilia
(novembre 1923), dove era già da tempo insegnante malpagato. Il ministro dell’epoca (Giovanni
Gentile) gli fece ponti d’oro per trasformarlo in «can barbone» al servizio del nuovo regime. Altre
ipotesi, ma meno sostenute: il Signore potrebbe essere Mussolini; lo pseudo-leoncino
D’Annunzio o Toscanini (cfr. nota n. 481). Curiosamente, nel secondo dei due Frammenti autobiografici redatto in italiano (Lo sguardo lieto, p. 163) Busoni aveva descritto l’improvviso incontro (aveva allora 6 anni) con il padre, ritornato inaspettatamente in famiglia: il fanciullo fu colpito da «un docilissimo e grazioso cane barbone» che il padre teneva legato «ad una catena d’acciaio, come che fosse una belva [...]».
L’ultima lettera a Emilio Anzoletti risale al 24 marzo: «Fui ben felice della tua amichevolissima lettera. Mi ridrizzò alquanto, anche intorno alla mia salute. Già l’Augusto dottore (cfr. nota n. 60
della PREFAZIONE) aveva predetto saggiamente la lungaggine del male. Ecco la seconda primavera in cui si spera. – Godo della simpatia che Lello seppe acquistarsi. In quanto alla sua sposa è
buona e distinta, ma d’una monotonia orientale... 1001 notti mi sarebbero troppe!» (Bergamo,
Archivio privato) – Il calvario busoniano, dal 9 marzo alla morte, avvenuta il 27 luglio, è raccontato con amara acribia e venerazione da Gottfried Galston nel Diario più volte citato. Si tratta di un documento forse unico nel suo genere, a volte molto crudo, soprattutto nella descrizione del decadimento fisico di Busoni, tuttavia prezioso perché getta nuova luce su alcuni aspetti della personalità del grande Kulturmensch.
Le lettere
185
ILL. XXIII – Qualche giorno dopo, il 26 ottobre, la città di Costanza emetteva questo Gutschein
("buono"): una sorta di banconota ma dal valore limitato nel tempo, come si legge chiaramente
(4 settimane). La crisi finanziaria aveva ormai raggiunto il culmine.
186
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
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Note linguistiche e lessicali
1) practiquables: influenzato probabilmente dallo spagnolo practicable e dal francese pratique, Busoni scrive in modo errato il vocabolo: la forma corretta è praticables.
2) vous vous aurez formé: i verbi riflessivi come se former si coniugano con l’ausiliare être:
vous vous serez formé. Potrebbe trattarsi di interferenza del tedesco, che forma i tempi
composti dei verbi riflessivi con l’ausiliare haben (“avere”).
3) les questions de lesquelles vous vous avez occupé: come in 2). In questo caso occorre
inoltre far concordare il participio passato con il vocabolo questions precedente: vous vous
êtes occupées. Anche de lesquelles è errato. Forma corretta: dont.
4) au quel point: forma corretta: à quel point. Busoni ha forse confuso questa struttura
interrogativa diretta o indiretta con altre simili pure introdotte da au, per esempio jusqu’au
point o au point qu’il est.
5) certainté: forma ortograficamente scorretta del lessema *certaineté, non attestato in
francese, per certitude. È sicuramente un calco sull’l’inglese certainty.
6) immouvable: mutuato dall’inglese immovable. L’aggettivo corretto è immuable.
7) prendent: corretto prennent. Si tratta evidentemente di calco sul verbo italiano corrispondente ‘prendono’.
8) j’éspie sta per j’épie, letteralmente “spio” (da “spiare”) qui nel senso di “aspettare con
attenzione”, “stare in agguato per cogliere”.
9) un necrologue assez flatteux: Busoni intende une nécrologie. “Nécrologue” è l’autore di
necrologio. Inoltre la forma più comune dell’aggettivo che accompagna il vocabolo precedente è flatteur (“lusinghiero”). Flatteux non è attestato.
10) journalment: forma non attestata in francese (oltre che morfologicamente scorretta) al
poszo di journellement. Casi analoghi di avverbi formati a partire dall’aggettivo maschile e
non dal femminile: seulment (XLVI) per seulement...
11) ne soit été pas digne: italianismo morfologico (“non sia stato degno”). L’ausiliare del
verbo être in francese è avoir: n’ait pas été digne.
188
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
12) à remettre ma santé: corretto: à me remettre.
13) commandeur de Bataillon: commandeur è termine errato in questo contesto, poiché
significa “commendatore”. La forma corretta è commandant.
14) fortuné: palese italianismo usato al posto di chanceux / heureux. Ai tempi di Busoni
e ai nostri giorni significa piuttosto “ricco”, “agiato”. Cfr. anche Lettera XXXIV.
15) Qu’on ne me fasse pas de difficultés inutiles aux frontières, ni des voyages à zig-zag:
oscillazione de / des pur avendo le due particelle lo stesso valore partitivo. Questo il senso
della seconda parte della frase, traballante sul piano sintattico: ni <qu’on m’impose> de
voyages en zigzag.
16) ma correspondence: scritto all’inglese, con anche l’influsso dell’italiano “corrispondenza”. Corretto: correspondance.
17) serène: vocabolo inesistente in francese. Interferenza dell’italiano “sereno”. Forma corretta: serein.
18) La lezione dell’autografo è que j’entendue: Busoni omette l’ausiliare avoir e fa concordare erroneamente il participio passato con un complemento oggetto (une) che vien dopo
il verbo. La congiunzione que è infine sintatticamente inutile.
19) facit: vocabolo non attestato né in francese né nelle altre lingue neolatine.. È sicuramente la 3ª persona singolare del verbo latino “facere”, qui con il significato che si desume
dal contesto di “insieme di cose fatte”: facit de travail equivale quindi a “lavori portati a
termine”.
20) en tributant: Il verbo tributer non è attestato. Forme corrette: en le gratifiant de (“le”,
cioè il pianista), oppure en le pourvoyant de, oppure ancora en lui dédiant.
21) fallissement: forma ortograficamente scorretta di faillissement, voce peraltro non attestata. I vocaboli in uso per questo significato sono échec o débâcle (“fallimento esistenziale,
spirituale”. La forma fallissement è stata sicuramente suggerita a Busoni dall’italiano “fallimento”. Ma va detto anche che il vocabolo esiste in svedese (che Busoni conosceva, lingua madre della moglie Gerda), in tedesco e in olandese.
22) comme si rien ne se fusse passé: subordinata al congiuntivo trapassato prossimo con la
forma errata del congiuntivo imperfetto (fusse è la prima persona; la terza è fût). Nel
francese corrente il congiuntivo imperfetto fût è sostituito dall’indicativo imperfetto était:
comme si rien ne s’était passé.
23) s’a subtilisé: usato transitivamente, il verbo subtiliser significa “sottrarre”, “trafugare”,
“rubare” Il riflessivo se subtiliser non esiste. Circa l’uso errato dell’ausiliare avoir cfr. .
24) idéelle: l’aggettivo idéel attestato a partire dal XVII secolo, significa “(nell’ambito) dell’idea, delle idee”. Qui si intende idéale.
Note linguistiche e lessicali
189
25) Avec les dates pour Paris, grâce à votre amitié et activité, sont fixées: frase sintatticamente scorretta, senza soggetto, con avec da eliminare.
26) Busoni aveva scritto se soient comporter, cioè l’infinito (comporter) al posto del participio passato concordato comportés. La forma corretta dell’ausiliare è l’indicativo presente
sont anziché il congiuntivo soient.
27) qu’elle promets: tra le anomalie morfologiche, ricorre spesso nel francese di Busoni
l’uso della ‘s’ alla terza persona singolare dell’indicativo presente. Corretto: promet.
28) La visite [...] a resultée: il participio passato con l’ausiliare avoir rimane invariato.
Corretto: a résulté.
29) Busoni aveva scritto je me rejoue, forma anomala ortograficamente e morfologicamente.
30) l’orchestre [...] m’avait adressée une lettre: erronea concordanza del participio passato
di adresser con lettre. Forma corretta: adressé.
31) merci de vous avoir occupé: il verbo riflessivo s’occuper esige l’ausiliare être: merci de
vous être occupé. Cfr. 2)
32) comme je leur explique: il testo è al passato prossimo, dunque non si giustifica un presente in questo contesto: comme je leur ai expliqué.
33) experiment: vocabolo inesistente in francese. Palese l’influsso dell’identica forma
inglese “experiment”, ma soprattutto dell’italiano “esperimento”.
34) [...] mes choses, qui, du reste, j’ai retrouvées toutes à leur place: uso errato del pronome
relativo “qui” con valore di complemento oggetto. Corretto: que.
35) Elle lui a produite une forte impression: il participio deve qui essere privo di accordo:
produit. È chiara l’interferenza dell’italiano in *elle lui a produit. Forma corretta: Elle a produit sur lui.
36) Busoni aveva scritto personnent, confondendo la desinenza dei nomi con quella dei
verbi.
37) Busoni aveva scritto eusse che è la prima persona dell’imperfetto congiuntivo, usata
erroneamente al posto della terza (eût).
38) rigorosement: cfr. l’italiano “rigorosamente”. Forma corretta: rigoureusement.
39) irremouvables: aggettivo inesistente in francese. Cfr. l’italiano “irremovibile” e l’inglese
“irremovable”. Corretto: inébranlable.
40) Busoni aveva scritto (il) ne serait pas méchant [...] s’il ne fusse pas d’un amour propre
tellement intense, commettendo due errori in un solo verbo: “fusse” è la prima persona dell’imperfetto congiuntivo; la terza è “fût” (cfr. 20). Ma qui Busoni avrebbe dovuto usare
l’indicativo: s’il n’était.
190
Ferruccio Busoni. Lettere a Isidor Philipp
41) singlement: avverbio inesistente nella lingua francese, proveniente forse dall’incrocio
tra l’inglese “single” e l’italiano “singolo” con il suffisso avverbiale francese. La forma corretta è singulièrement, ma non nel contesto della lettera che esige l’avverbio séparéme o
individuellement.
42) Busoni aveva scritto: Je transformé, omettendo l’ausiliare avoir.
43) et je desirerais qu’il ne figurait: uso errato dell’imperfetto indicativo. Corretto: qu’il ne
figure (congiuntivo presente).
44) Petri [...] prédilège...: altra invenzione lessicale busoniana calcata sull’italiano predilige.
Corretto: privilégie oppure préfère. Inoltre dal contesto si deduce che numero (ma con
accento acuto: numéro) sta per nombre.
45) Busoni usa l’indicativo donnez al posto del congiuntivo donniez.
46) Ce que vous avez fait [...] pour moi [...], je ne pourrais jamais assez apprecier, ni repayer: il ne fusse que par mon attachement [...]: l’espressione sottolineata è un calco dell’italiano “non fosse che per”. Quanto a “fusse”, cfr. 22). Recte: ne fût-ce-que par. Alla voce
apprécier manca l’accento acuto. Inoltre, pure il verbo repayer, qui nel significato di
récompenser, è un italianismo.
47) La vision latente de Paris les circondant: circonder è un calco sull’italiano “circondare”. [...] les entourant è la forma corretta.
48) en publique: corretto en public.
49) Plus important[:] <ce> qui me manque: Nel manoscritto autografo la frase, dopo una
lunga rientranza, inizia con Ce [qui me manque…] poi chiaramente cancellato. Prima di
questa cancellatura, nella citata rientranza, Busoni scrive minuscolo plus important. Ecco
quindi come appare il manoscritto: plus important Ce qui me manque... È sembrato
opportuno proporre l’emendatio di cui sopra, per rendere più chiaro il testo.
50) *Si tout ça vous fusse “contre-cœur”, retournez s’il vous *plait le manuscrit: La prima
parte è una struttura italiana, tradotta letteralmente in francese (“Se tutto questo vi
fosse...”). Su fusse al posto di fût, cfr. 22). Contre-coeur esiste solo nella locuzione à contre-coeur. Plaire, alla terza persona singolare dell’indicativo presente, fa plaît: s’il vous
plaît.
51) Cadence [...] et Fantaisie [...] ont parûs: participio passato senza accento circonflesso
e senza accordo col soggetto: ont paru.
52) Je “descends”, mais je ne sorte” pas. Forma verbale corretta sors.