bozza_cover bis
Transcription
bozza_cover bis
bozza_cover bis 18-03-2011 12:39 Pagina 1 ORGANO UFFICIALE ORTEC ASSOCIAZIONE TECNICI ORTODONTISTI ITALIANI SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE AL 70% FILIALE DI PERUGIA ISSN 2036-508X IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE ALL’UFFICIO POSTALE A.P. DI PERUGIA ORTEC SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA E-mail: [email protected] PERIODICO QUADRIMESTRALE Anno XX - NUMERO 1 - marzo 2011 Or todonzia Tecnica 1 Duemilaundici 150! augur i Italia www .or tec.it pubblicità ortec 20-06-2008 9:25 Pagina 1 Sommario 12-07-2011 16:17 Pagina 3 SOMMARIO todonzia nica Editoriale 2011: un anno ricco di incontri ............pag. 5 Stefano Della Vecchia ISSN 2036-508X International Standard Serial Number DIRETTORE SCIENTIFICO Stefano Della Vecchia DIRETTORE RESPONSABILE Dario Lanzani REDAZIONE Roberto Accorsi (Modena) Gianni Caria (Sassari) Enzo Ciocci (Ancona) Patrizio Evangelista (Roma) Roberto Giammarini (Ascoli Piceno) Giuseppe Grimaldi (Salerno) Marco Melegari (Parma) Stefano Negrini (Ferrara GRAFICA E REDAZIONE Ariesdue srl Via Airoldi 11 22060 Carimate (CO) Tel. 031 792135 - Fax 031 790743 www.ariesdue.it Cristina Calchera [email protected] STAMPATORE Litograf Editor srl Città di Castello (Pg) Edito da OR-TEC Club - Perugia Autorizzazione Tribunale di Perugia N. 3/95 del 28/2/92 - ROC n. 16146 Ortodonzia tecnica è un periodico tecnico - scientifico edito da OR-TEC Club Associazione Tecnici Ortodontisti Italiani Pubblicità e abbonamenti OR-TEC Abbonamento annuo: 3 numeri 40 euro c/c postale 97852032 indicando nome, cognome, indirizzo e numero telefonico a Segreteria OR-TEC Strada Santa Lucia, 50/A 06125 Perugia Tel. e fax 075 5055033 Questo numero è stato tirato in 3000 copie Tutti gli articoli pubblicati sono redatti sotto la responsabilità degli autori. La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’editore Articoli Storia dell’ortodonzia ........................pag. 6 L. Montagna, A. Piras, F. Montagna, N. Lambini Disfunzione della lingua, dispositivi correlati, costruzione dell’E.LI.BA. ......pag. 15 V. Evangelista Ortec informa Opera postuma inconpiuta di Aurelio Levrini ................................pag. 21 Volontariato in Kenya: adotta un dentista a distanza ......................pag. 22 ORTEC Congresso di Firenze novembre 2010 ..................................pag. 23 Percorso formativo pratico sulla tecnica ortodontica ....................pag. 26 il dentista di famiglia? Una proposta ..pag. 26 Corso sulla placca funzionale Bracco Bologna, 8-9 aprile 2011 ........pag. 27 XVIII Convegno Ortec Rimini, 16-18 giugno ..........................pag. 28 La qualità tedesca parla italiano ........pag. 31 2011 appuntamenti da non perdere ....pag. 31 Numero 1/2011 3 Domanda d’Iscrizione all’ORTEC CLUB Cognome e Nome Residente in Indirizzo Tel. e-mail FOTO Firmare in modo leggibile il retro della foto Provincia Cap Fax codice fiscale Desidero ricevere la corrispondenza a questo indirizzo si no Ragione Sociale e Domicilio Fiscale del Laboratorio Indirizzo P.Iva Tel. e-mail www.ortec.it [email protected] Provincia Cap Fax Desidero ricevere la corrispondenza a questo indirizzo Qualifica odontotecnica il si no Presso Maturità odontotecnica il Presso Descrizione attività professionale (Allegare documentazione) Tecniche ortodontiche prevalentemente utilizzate o conosciute Corsi frequentati, data e luogo Autore di pubblicazioni si no Se si quali (allegare documentazione ) Iscritto C.C.I.A.A. di Nr. Iscritto Associazione Sindacale di Catagoria si no Quale? Iscritto ad altre Associazioni Culturali del settore si no Quali? Data / / Cognome Cognome il Richiedente Allegare: PRESENTATO DAI SOCI ORDINARI ORTEC Nome Firma Nome Firma Firma 1) copia diploma qualifica odontotecnica 2) certificato iscrizione C.C.I.A.A. in carta semplice 3) una foto in formato tessera + immagine in file jpeg 4) copia del versamento di € 30,00 effettuato tramite bonifico bancario presso Banca delle Marche Agenzia di Perugia – IBAN: IT 11 I 06055 03001 000000003524 5) consenso al trattamento dei dati (legge sulla privacy) LA DOMANDA SARA’ ESAMINATA SOLO SE CORREDATA DA QUANTO RICHIESTO E SE CORRETTAMENTE COMPILATA IN OGNI SUA PARTE SPAZIO RISERVATO ALLA SEGRETERIA Domanda d’iscrizione arrivata il / / esaminata il / / accettata il Segreteria ORTEC CLUB Strada Santa Lucia, 50/A - 06125 PERUGIA Tel./Fax 075.5055033 / / Editoriale 12-07-2011 16:11 Pagina 5 todonzia nica EDITORIALE Stefano Della Vecchia TECNICI ORTODONTISTI ITALIANI PRESIDENTE Stefano Della Vecchia Via A. Checchi, 35 00137 Roma VICE PRESIDENTE Roberto Accorsi Via Indipendenza, 5 41122 Modena TESORIERE Gianni Caria Corso Angioi, 25/L 07100 Sassari SEGRETARIO Patrizio Evangelista Via della Piramide Cestia, 1 00153 Roma RESPONSABILE CULTURALE Stefano Negrini Via M. Tassini, 4 44100 Ferrara CONSIGLIERi Roberto Giammarini (Ascoli Piceno) Marco Melegari (Parma) Enzo Ciocci (Ancona) Giuseppe Grimaldi (Salerno) 2011: un anno ricco di incontri Cari associati, il 2011 si presenta come un anno denso di incontri. Inizieremo l’8 e 9 aprile con il corso del professor Pietro Bracco, che ha voluto onorarci con un incontro dedicato sia ai medici che ai tecnici ortodontisti: due giorni di full immersion, ospiti dell’azienda Dentaurum Italia che offrirà gentilmente le colazioni di lavoro. Sarà quindi la volta del primo incontro del “Percorso Formativo Pratico”, novità che Or-Tec si accinge a presentare per la prima volta. Abbiamo voluto impostare ciascun incontro come i capitoli di un libro, per creare così un Vademecum della Tecnica Ortodontica come fosse un testo specialistico “sfogliabile”, che toccherà tutti gli argomenti che affrontiamo nel quotidiano, dedicato non solo ai neofiti ma anche a colui che sente la necessità di qualche chiarimento operativo. Ogni incontro sarà svolto in due sedi, una al nord e una al centro-sud. Saranno necessari dei posti di lavoro per la pratica e sarà ancora la Dentaurum, al nord, ad ospitarci. L’originalità di una sede scolastica (IPSIA “A. Trani” di Salerno), ci farà tornare indietro nel tempo, sui banchi dove ognuno di noi si è formato. Il nostro convegno, il 16, 17, 18 giugno sempre a Rimini, sarà gremito di bei nomi e alcune new entry, nonché relazioni a contenuto particolarmente didattico; seguirà l’ormai immancabile angolo poster e il conviviale aperitivo “pre-dinner”. Questi appuntamenti, non dimentichiamolo, saranno gratuiti per tutti noi soci. A novembre con SIDO a Roma, nella spettacolare cornice dell’hotel Cavalieri Hilton, il nostro congresso, anch’esso con personaggi al top, chiuderà l’anno culturale Or-Tec. Ce n’è davvero per tutti i gusti, anche per chi volesse subentrare nella prossima presidenza di questa emblematica associazione ormai considerata da tutti la massima espressione della tecnica ortodontica. Nella speranza che non si voglia ridurla in piccole e frammentate entità capitanate da gente di poco ingegno e scarsa originalità, che persegue soltanto il raggiungimento di una poltrona. “La forza dell’ingegno cresce con il crescere dei compiti” diceva Tacito e allora forza! facciamoci coraggio, l’impegno è grande ma ancora più grande sarà la soddisfazione di essere i portabandiera di questa meravigliosa Or-Tec. Plasmarla, migliorarla, farla a propria immagine come hanno fatto coloro che ci hanno preceduto, darà il valore al tuo humus. Numero 1/2011 5 art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 6 todonzia nica Storia dell’ortodonzia L . M o n t a g n a * , A . P i r a s * , F. M o n t a g n a * , N . L a m b i n i * * *Scuola di Specializzazione in Ortodonzia, Università degli Studi di Cagliari, Direttore professor V. Piras ** Tecnico ortodontista, Padova – Socio Ordinario Ortec INTRODUZIONE Lo sviluppo dell’ortodonzia come disciplina autonoma è recente, in quanto, sino alla seconda metà del XIX secolo, era considerata parte della protesi e la trattazione rientrava nell’odontoiatria generale (1, 19). La prima opera interamente dedicata fu The natural History of the human teeth describing the proper mode of treatment to prevent irregularities of the teeth di Joseph Fox (1814, Londra). Il termine ortodonzia comparve per la prima volta nel Dictionary of dental science di C. Harris (1849, New York), in precedenza era stata nominata come orthodontosie, orthopedie dentaire, orthopedie dento-faciale e in seguito come ortopedia maxillo-facciale, gnato-ortopedia, ortognatodonzia. Tra le prime trattazioni dedicate negli Stati Uniti vi fu il Treatise on oral deformities as a branch of mechanical surgery di Norman W. Kingsley (1880), considerato il padre dell’ortodonzia americana. La prima scuola di odontoiatria con corsi regolari, il College of dental surgery, nacque nel 1840 a Baltimora, ma la nascita dell’ortodonzia come vera e propria specialità fu opera di Edward Hartley Angle (1855-1930). Egli introdusse il termine di malocclusione in Malocclusion of the teeth (1887) e trasformò la materia in disciplina autono- 6 Numero 1/2011 ma, ottenendone l’ufficializzazione con la fondazione della prima scuola Angle School of Orthodontia (1900, St Louis) e dell’American Society of Orthodontists nel 1901 (12, 13). LE ORIGINI DELL’ORTODONZIA La terapia delle singole malposizioni nell’antichità e nel medio evo, fino a tutto il rinascimento, si limitava a limature e a estrazioni (fig. 1), come risulta nelle opere di Plinio il Vecchio (79 d.C.) Abulcasis (936), Girolamo Fabrizio d’Aquapendente (15371619), Gerolamo Cardano (1530-1606). «… Se i denti soprannumerari…causano un’irregolarità delle arcate dentarie, si possono limare se sono molto fermi oppure estrarli…» (da De medicina di Paolo d’Egina, 620-680). Utilizzata fu anche l’estrazione dei decidui per favorire la dentizione permanente: Aulo Cornelio Celso (De re medica, I sec. d.C.) sostenne l’opportunità di estrarre i decidui, per direzionare l’eruzione di permanenti ectopici con la pressione ripetuta del dito. Anche l’istituzione delle università (XII-XIV sec.) non comportò progressi significativi nell’ambito della medicina, che rimase ancorata alla dottrina degli umori di Galeno (126-219), basata su insegnamenti teorici e art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 7 todonzia nica Fig. 1 Pellicano e pinze per estrazioni e lussazioni a scopo ortodontico. con il divieto di eseguire dissezioni anatomiche. Nel 1562 G. Falloppia nelle Observationes anatomicae descrisse le malposizioni dentarie e alcune terapie in vigore all’epoca con fili, leve, molle e le lussazioni con pellicano a scopo ortodontico (fig. 1). XVII E XVIII SECOLO Con P. Fauchard (Parigi, 1675-1680) si indica convenzionalmente l’iniziò dell’odontoiatria come professione, che all’epoca comprendeva una modesta ortodonzia fissa, dedicata esclusivamente all’estetica dei denti anteriori. In Le chirurgien dentiste (1728) Fauchard riportò 72 casi ortodontici eseguiti con due tecniche: lo spostamento progressivo mediante attivazioni giornaliere di legature per una decina di giorni; la lussazione con pellicano, seguita da riposizionamento e fissazione sempre per una decina di giorni. La trazione poteva essere esercitata con filo comune in seta annodato sui denti, che si gonfiava e si accorciava con l’umidità orale (fig. 2); in alternativa il punto di trazione poteva essere una “bandelette” (lamina in oro, legno, avorio, osso). E. Bourdet (1757) allungò la lamina, predisponendo dei fori per il passaggio di fili (fig. 3); tra i primi consigliò l’estrazione di un premolare in presenza di un canino vestibolarizzato e del controlaterale per mantenere la simmetria d’arcata. R. Bunon individuò per primo l’importanza della terapia precoce nella fase di permuta e propose le estrazioni seriali (1743). J. Hunter, in Natural history of human teeth (Londra, 1771) e Practical treatise on the desease of teeth (1778), affermò che le malposizioni dentali erano la conseguenza di pressioni meccaniche; propose Fig. 2 Correzione di malposizione mediante filo di seta. Fig. 3 Bandelette di E. Bourdet (1757). un piano inclinato in argento ad appoggio mandibolare per la correzione del progenismo. R. Fox (1803) perfezionò la lamina vestibolare per protrudere gli incisivi superiori, aggiungendo due rialzi occlusali, nei casi di progenismo con sovramorso (fig. 4). Fig. 4 Apparecchio di Fox (1803) per morso inverso anteriore. Numero 1/2011 7 art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 8 todonzia nica Fig. 6 Mentoniera di Cellier (1803) e di Angle. ridurne i fastidi sull’area di appoggio cutanea. La diffusione in ortopedia fu attestata da A. Westcott nell’articolo Operation for correcting the under jaw (1841), in cui associava l’espansione mascellare superiore con la mentoniera. Fig. 5 Dispositivo di Catalan (1826) per morso inverso anteriore. Successivamente L.J. Catalan (1826) riprese l’idea del piano inclinato, costruito in oro e platino, sezionandolo e ancorandolo per elasticità all’arcata mandibolare (fig. 5). XIX SECOLO In questo secolo si registrarono rapidi progressi delle scienze e la nascita delle specializzazioni; nella seconda metà la Francia perse il proprio predominio culturale a vantaggio degli Stati Uniti. Mentoniere La prima mentoniera fu ideata per prevenire le emorragie postestrattive da F. Cellier nel 1803 (fig. 6). L’applicazione ortodontica fu proposta da K. Kneisel (1836), che realizzava lo spostamento degli incisivi palato-versi con piani inclinati in oro e un laccio occipito-mentoniero per mantenere l’azione durante il sonno. La mentoniera era utilizzata all’epoca di C. Tomes (1873), che la modificò con un cuscino d’aria per 8 Numero 1/2011 Ortodonzia mobile La scoperta della vulcanizzazione del caucciù mediante aggiunta di zolfo e trattamento termico (C. Goodyear, 1840) fornì un’alternativa all’oro e all’argento C.S. Brewster (1840) costruì la prima placca ortodontica in vulcanite e J.S. Ware costruì il primo apparecchio mobile simile agli attuali modelli. Il brevetto di un vulcanizzatore a uso odontoiatrico (N. Goodyear, 1956) semplificò le procedure di costruzione e rese accessibili in termini di costi la protesi mobile e l’ortodonzia a vaste fasce della popolazione. Comunque l’utilizzazione si diffuse al partire dal 1860, data di scadenza del brevetto della Goodyear, che inizialmente chiedeva il pagamento di una licenza d’uso. T. Evans nel 1867 descrisse il concetto di ancoraggio ortodontico e attestò la vasta diffusione del caucciù vulcanizzato. I primi sistemi di attivazione erano rappresentati da cunei di legno, fili, molle, viti di espansione in oro (binde, Jack screw). Per la ritenzione si utilizzarono fili in seta, sostituiti da ganci a filo in oro (gancio di Jackson, 1906) e in acciaio (Krupp, 1939), in diversi modelli sino al gancio lanceolato di Schwarz (1935) e al gancio di Adams (1950). Le resine acriliche furono introdotte come materiale da protesi nel 1922 (G. Stryker) e nel 1935 rappresentavano la quota predominante di mercato. art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 9 todonzia nica Fig. 7 Placca di espansione con viti e cric (Dwinelle, 1848). Espansione trasversale mascellare e mandibolare Le atresie mascellari furono trattate fino al XVIII secolo (Fauchard, Hunt) con le estrazioni e limature; il trattamento espansivo senza estrazioni fu introdotto da J.P. Lefoulon (1841), che combinava un arco linguale in oro (forza eccentrica) con uno vestibolare (forza concentrica). Nel 1848 W.E. Dwinelle costruì una placca sezionata di caucciù vulcanizzato, con una binda a vite (Jack screw), per espandere le arcate dentarie (fig. 7). La placca di Hickory (1860) consisteva in una placca in vulcanite sezionata in cui il meccanismo di espansione era rappresentato da un cuneo di legno che si espandeva con l’umidità orale (fig. 8). Il dispositivo più famoso per l’espansione mascellare Fig. 9 Placca di Coffin. Fig. 8 Placca di espansione con cuneo in legno di Hickory (1840-1860). dentoalveolare fu la placca di W. H. Coffin (1881), che si avvaleva di una molla a W ottenuta da corde armoniche in acciaio di pianoforte (fig. 9). Nell’espansore anteriore d’arcata con molla di Cecconi (1900), l’apertura a ventaglio era data da una molla a omega; mentre nella parte posteriore della placca sezionata vi era una placca metallica sostenuta da due rivetti con funzione di cardine (fig. 10). Successive modifiche permisero applicazioni estensive sia al mascellare, che alla mandibola (fig. 11) sino alle attuali placche di Schwarz del 1935 (14,17). L’espansore rapido della sutura palatina fu ideato da Emerson C. Angell (1860, S. Francisco); inizialmente si utilizzarono strutture fuse in oro secon- Fig. 10 Placca di Cecconi espansione trasversale a ventaglio. Numero 1/2011 9 art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 10 todonzia nica Fig. 11 Placca di Goddard (1885) per espansione sagittale. do Schroder-Benseler del 1904 o con valli in resina secondo Herbst nel 1910. Antecedenti degli dispositivi di espansione dell’arcata mandibolare furono la placca di Talbot e l’apparecchio di Goddon del 1989 (fig. 12). Trazioni elastiche intermascellari ed extraorali Le trazioni elastiche con caucciù comparvero nelle opere di C.J. Linderer (Berlino, 1837) e di J.M.A. Schange (1841); il primo propugnava l’uso di una placca in oro legata ai denti posteriori, a cui veniva fissata anteriormente una fascia in gomma per retrarre gli incisivi superiori. Per creare lo spazio e allineare i denti M.P.A. Grandhomme (New York, 1845) utilizzava delle striscie di caucciù posizionate tra i denti preparati e incappucciati con cappette ricavate da denti di ippopotamo. Succesivamente Tucker (1848) perfezionò le trazioni intramascellari, mentre Case e Baker introdussero le trazioni elastiche intermascellari (1893). Le trazioni extraorali furono introdotte da N. Kingsley (1829-1913), che costruì una doccia intraorale in oro, munita di bottoni esterni a cui era collegata una cuffia cervicale in cuoio (1866); a partire dal 1880 affrontò in modo sistematico la terapia del prognatismo, abbinando il saltamorso (jumping bite) con la headgear (fig. 13). J.N. Farrar (1839-1913) nel Treatise on irregularities of teeth; their correction (1888), descrisse circa un centinaio di dispositivi ortodontici, stabilendo la quantità di spostamento giornaliero (1/10 mm/die). 10 Numero 1/2011 Fig. 12 Espansore di Goddon per l’arcata inferiore (1889). Fig. 13 Trazione extraorale di N. Kingsley di tipo obliquo e verticale in senso anteroposteriore e trazione posteroanteriore. art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 11 todonzia nica Materiali dentali Materiali da impronta, articolatori, leghe metalliche e gomme furono oggetto di importanti cambiamenti nel corso del XIX secolo (10). P. Pfaff fu il primo a proporre la cera per rilevare le impronte dentali e ottenere il modello in gesso (1756, Prussia); precedentemente Fauchard misurava le arcate con compassi e costruiva sagome da provare in bocca. Successiva fu l’utilizzazione del gesso come materiale da impronta, che veniva portato con le mani, sino all’introduzione dei portaimpronte in legno (M. Desirabode, 1843) e in metallo (1847). Nel 1856 entrarono in uso la pasta Stents (C. Stents) a base di guttaperca e la godiva, composta di cera gialla, resina e guttaperca; l’agar-agar e gli alginati furono introdotti nel 1916 (Poller, Vienna), mentre gli idrocolloidi nel 1937. Per articolare i modelli si utilizzavano l’occlusore di J.B. Gariot (1805), gli occlusori rettificatori di D. Evans (1848) e l’articolatore di W.G.A. Bonwill (1855), che furono la base per l’articolatore O.A. Gysi (1908). L’arco facciale fu inventato nel 1898 da G.B. Snow. I primi metalli utilizzati in ortodonzia furono l’oro e l’argento in placche e fili, combinati con fili comuni (seta cruda), ossa, avorio (elefante, ippopotamo), legno, bambù (18, 20). Coffin (1881) costruì la propria molla con corde armoniche in acciaio di pianoforte; mentre in oro rimasero sino ai primi decenni del XX secolo bande e fili ortodontici e alcuni apparecchi mobili (Crozat, 1919). Il maillechor o argentone, era una lega composta da rame, zinco e nichel; fu ideata da Maillard e Chorier (operai in Lione, 1859, da cui l’acronimo); fu utilizzato per la costruzione di protesi e archi ortodontici e sostituito dall’oro platinato nel 1911. L’oro platinato fu sostituito dall’acciaio, brevettato dalla ditta Krupp nel 1912 e commercializzato in odontoiatria col marchio Wipla dal 1929. Successive modifiche dell’acciaio inossidabile portarono attorno al 1960 alla formulazione delle leghe in cobalto-cromo-nickel (Elgiloy). Nei primi anni del 1970 fu commercializzato il beta-titanio o TMA (titanium-molibdenum alloy) e il nitinol, acronimo dei componenti (nichel, titanio) e del laboratorio di realizzazione (Naval Ordnance Laboratory). IL XX SECOLO Nel XX secolo lo sviluppo della tecnologia accelerò l’evoluzione della disciplina verso gli attuali standard (5, 6, 11, 15, 16). I raggi X furono scoperti da C. Roentgen (1895) e la prima applicazione odontoiatrica fu fatta da C.E. Kell (1986) che mori di cancro indotto dalle radiazioni alla mano destra. La radiologia si impose lentamente negli anni successivi, Ketcham ed Ellis attestano l’uso della radiografia facciale nella professione nel 1919 (2). J. Carrea (1922) fissò la distanza tra fuoco e oggetto (2 m) e per ridurre la deformazione da ingrandimento applicava un sottile filo di piombo sulla cute, per evidenziare il profilo facciale; inoltre perfezionò i dati cefalometrici. A.J. Pacini definì i principali punti cranici in Roentgen ray anthropometry of the skull (1922). H.B. Broadbent introdusse il primo cefalostato (1931) e studiò gli effetti dei trattamenti ortodontici mediante sovrapposizioni sul piano di Francoforte e della base cranica anteriore, per evidenziare le variazioni scheletriche apportate dai trattamenti ortodontici. I successivi studi utilizzarono ampiamente le teleradiografie laterali del cranio: P. Bolton (1926) iniziò gli studi sulla crescita facciale; M. Hellman giunse alla conclusione che le malocclusioni dipendevano da disturbi della crescita (1927); A. Bjork (9) raccolse i risultati delle ricerca in Facial growth in man studied with the aid of metallic implant (1947). C. Sandstedt (1904, Svezia) scoprì la relazione tra forza e riassorbimento dentale mediante esperimenti sui cani; sulla sua scia A. Oppenheim (1911) scoprì i danni generati da forze eccessive, raccomandando l’impiego di forze leggere e intermittenti. Ortodonzia fissa Una delle prime applicazioni fu suggerita da C.F. Delabarre (1815), che introdusse una novità per la derotazione dentaria, che permetteva di superare la tecnica di Fauchard lenta (mediante cunei di legno e legature) o estemporanea con lussazione. Si trattava di cappucci metallici costruiti su misura provvisti di cannula, nella quale veniva fatto passare un filo d’oro, che era fissato con un gancio a un dente di ancoraggio. Le legature con filo, all’epoca utilizzate in protesi Numero 1/2011 11 art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 12 todonzia nica Fig. 15 Arco prefabbricato di Patrick con accessori inseribili (1882). Fig. 14 Uncini di Maury per il controllo del dislocamento sottogengivale dei fili (1848). fissa e ortodonzia, presentavano il difetto di causare lesioni parodontali e carie; motivo per cui Maury (1848) propose dei piccoli ganci ad appoggio occlusale per evitare il dislocamento gengivale delle legature in seta (fig. 14). A partire dal 1840 furono proposti diversi tipi di anelli (bande) costruite in oro, individualmente e brunite sui denti; l’introduzione del cemento all’ossifosfato di zinco ne permise la fissazione (Mogill, 1871). Fig. 17, 18 Apparecchiature fisse di Angle prima dell’introduzione degli attacchi standardizzati. 12 Numero 1/2011 Fig. 16 Placca di G.S. Perry (1889) con arco vestibolare in oro attivato da vite e madrevite per retrudere gli incisivi. I primi apparecchi moderni ad ancoraggio molare e arco vestibolare comparvero con J.M.A. Schange (1841), e C. Harris (1842): erano costituiti da archi ausiliari vestibolari legati ai molari con fili. I dispositivi dell’epoca risultavano di difficile costruzione e gestione, come per esempio l’arco di Patrick (1882) (fig. 15), su cui si inserivano accessori scorrevoli per i singoli denti, o la placca di G.S. Perry (1889) in vulcanite, il cui elemento attivo era rappresentato da un arco vestibolare con vite e madrevite per retrudere il gruppo frontale (fig. 16). Per necessità di semplificazione e standardizzazione E.H. Angle progettò una serie di bande prefabbricate (1885) munite di bottoni per l’ancoraggio di elastici e fili; l’arco poteva anche essere attivato con un sistema di vite e madrevite (fig. 17, 18). Nel 1895 fissò alle bande prefabbricate i primi slot, costituiti da una scanalatura verticale priva di informazioni, in cui veniva inserito un arco diritto o edgewise (fig. 19). Nel 1927 brevettò un attacco con uno slot a tre pareti, delle dimensioni 0,022x 0,028 pollici, in cui introdurre un filo rettangolare in oro con tre ordini di pieghe: in-out, tip, torque (fig. 20). art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 13 todonzia nica Contemporaneamente si svilupparono diversi tipi di dispositivi fissi rimovibili (fig. 21, 22). La successiva evoluzione fu opera dei seguenti autori. ● 1930, C. Tweed sostenne la teoria estrattiva per ridurre le recidive, inserì i concetti di forze direzionali e di controllo tridimensionale dei denti. ● 1930, S. Aktinson combinò la tecnica lightwire con l’edgewise. ● 1940, R. Begg sostenne l’utilizzo di forze leggere e inserì ausiliari per movimenti di 2° e 3° ordine. ● 1960, R. Holdaway fu il primo a puntare l’attacco sulla banda con l’angolazione. ● 1960, R. Jarabak ideò il primo attacco parzialmente programmato con torque e tip. ● 1960, R. Ricketts introdusse la terapia bioprogressiva e inserì negli attacchi di canini e incisivi informazioni di 2° e 3° ordine. ● 1972, L.F. Andrews definì le chiavi dell’occlusione, ideò gli attacchi interamente programmati e iniziò lo straightwire. ● 1980, R.H. Roth, collaborò con Andrews, perfezionò il concetto di occlusione ottimale funzionale e sviluppò la tecnica straightwire (3). Ortodonzia funzionale I presupposti dell’ortodonzia funzionale derivarono dagli studi: di W. Roux che, in accordo con le teorie di C. Darwin, formulò la teoria dell’adattamento funzionale (1888); di J. Wolff, secondo cui la capacità di adattamento delle ossa consente loro di assumere la forma più opportuna alla funzione richiesta in base alla legge di trasformazione delle ossa, formulata nel 1892 (8). N. Kingsley a partire dal 1880 affrontò in modo ampio il problema del prognatismo, sia introducendo il concetto di avanzamento mandibolare e retrazione del gruppo incisivo superiore (saltamorso o jumping the bite) sia retraendo il mascellare e introducendo la trazione extraorale. Il saltamorso era dotato di un piano inclinato per l’avanzamento mandibolare e legature in filo per retrarre il gruppo incisivo, che veniva solidarizzato a una lamella in oro modellata sulla superficie vestibolare. Pierre Robin (1867-1950) descrisse un monoblocco (monobloc) in vulcanite per la correzione delle retrusioni mandibolari (1902) e facilitare la respirazione e lo sviluppo corporeo, aprendo lo spazio faringeo (glossoptosi, confluente vitale). Il mono- Fig. 19 Primi brackets con slot verticale del 1895. Fig. 20 Copie originali dell’ufficio brevetti USA con i progetti di nuovi brackets di Angle del 1927. Fig. 21, 22 Apparecchiatura fissa di Ainsworth costruita su misura (1904). Numero 1/2011 13 art_lambini correggo 12-07-2011 16:19 Pagina 14 todonzia nica blocco veniva portato di notte e alternato di giorno con una placca mandibolare, detta masticateur; Robin raccolse i suoi scritti in Eumorphia (1922). V. Andresen (1870-1950), ignaro dei lavori di P. Robin, iniziò a sperimentare a partire dal 1908 il proprio attivatore e, dopo una lunga collaborazione con K. Haupl (1929-1960), raccolse i risultati della scuola norvegese nel libro Funktionskieferorthopadie (1936). E. Herbst (1842-1917) presentò un apparecchio fisso a pistoni per l’avanzamento mandibolare (Scharnier, 1909). In Germania la diffusione degli apparecchi funzionali fu favorita dal divieto di utilizzare oro (1939) e dalle politiche sanitarie socialiste nella Germania Federale (1945), che richiedevano cure economiche estese ad ampie fasce della popolazione. Di seguito si riporta la cronologia dei dispositivi più famosi. ● 1949, modellatore elastico mascellare di H. P. Bimler. ● 1950, bionator di W. Balters. ● 1953, kinetor di H. Stockfish. ● 1960, regolatore di funzione di R. Frankel. ● 1960, attivatore aperto elastico di G. Klammer. ● 1960, equiplan e placche di P. Planas. ● 1970, placca funzionale di Cervera. ● 1971, attivatore verticale di Harvold-Woodside. ● 1977, twin block di W..J. Clark. ● 1979, attivatore a molla e doppia placca di avanzamento di F.G. Sander. ● 1989, ascenseur lingual di J. M. Salagnac. ● 1982, apparecchio di N. Bass. ● 1985, berliner reaktivator di R. R. Miethke. Contemporaneamente la terapia miofunzionale ispirò: A.P Rogers (Myofunctional therapy, 1913); A. F Macary (ecarteur bimaxillaire integrato con esercizi di ginnastica, 1953); R.H Barrett e M. L. Hanson (Oral myofunctional disorders, 1974); D, Garliner (Myofunctional therapy in dental practice, 1982). Gli studi che permisero di comprendere appieno i meccanismi di azione della terapia funzionale furono: ● la teoria delle “matrice funzionale” di M. L. Moss (1960); 14 Numero 1/2011 ● ● ● la teoria del “servosistema” di A. Petrovic (1967) e gli studi sulla crescita della cartilagine condilare (4); la teoria dei fattori genetici intrinseci-epigenetici-ambientali estrinseci” di J. Van Limborgh (1972); gli studi elettromiografici di J.Ahlgren (1960, Malmo). BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. Ackerman MB. The myth of Janus: Orthodontic progress faces orthodontic history. Am J Orthod Dentofacial Orthop 2003;123(6):594-6. Cavezian R, Pasquet G. Imagery and orthodontics: trends, present and future. Orthod Fr 2008;79(1):3-12. epub 2008 mar 27. Fortini A, Lupoli M. Ortodonzia contemporanea. Milano: Quintessenza ed.; 2009. p.6-25. Gasson N. Alexandre Petrovic: the life of a great scientist, devoted to research. World J Orthod 2005;6(3):311-4. Gelbier S. 125 years of developments in dentistry, 1880-2005. Part 4:clinical dentistry. Br Dent J 2005 Nov 12;199(9):615-9. Goyal S. The history of orthodontics. Am J Orthod Dentofacial Orthop 2006;130(6):696-7. Kerr WJ. The rise and fall of the removable orthodontic appliance. Dent Hist 2001;(38):3-12. Kesling CK. History of functional appliances. Am J Orthod Dentofacial Orthop 2006;130(2):127. Kuftinec M. Thank you, Vince and Bjorn. Am J Orthod Dentofacial Orthop 2008;134(6):827-30. Kusy RP. Orthodontic biomaterials: from the past to the present. Angle Orthod 2002;72(6):201-12. Meikle MC, Northcroft Memorial Lecture 2007. A Century of progress: advances in orthodontics since the foundation of the British Society for the Study of Orthodontics. J Orthod 2008;35(3):176-90. Peck S. The students of Edward Hartley Angle, the first specialist in orthodontics: a definitive compilation. J Hist Dent 2006;54(2):70-6. Peck S. The Contributions of Edward H. Angle to dental public health. Community Dent Health 2009;26(3):130-1. Peck S. So what’s new? Arch expansion, again. Angle Orthod 2008;78(3):574-5. Persin LS, Alimova Mla. History of orthodontics: education, publications, professional organizations in the first half of the XX century. Stomatologia (Mosk) 2004;83(5):62-7. Philip C. History of orthodontics. Am J Orthod Dentofacial Ortho 2006;130(2):126. Philippe J. The origin of treatment expansion. Am J Orthod Dentofacial Orthop 2007; 131(4):446. Philippe J, Guedon P. Evolution of orthodontic appliances from 1728 to 2007. Inaugural Conference of the 78th Scientific Meeting of the SFODF at Versailles, 31 May 2007. Orthod Fr 2007; 78(4):295-302. Philippe J. The evolution of orthodontic thought from 1728 to 2004, Orthod Fr 2005; 76(1):7-11. Storey E, The evolution of orthodontics. 1962, Aust Orthod J 2000;16(3):145-9. Wahl N. Orthodontics in 3 millennia. Am J Orthod Dentofacial Orthop 2008. Indirizzo autore: [email protected] art_evangelista 12-07-2011 16:21 Pagina 15 todonzia nica Disfunzione della lingua, dispositivi correlati, costruzione dell’E.LI.BA. Vittorio Evangelista Socio straordinario Ortec INTRODUZIONE: LA DEGLUTIZIONE La deglutizione, è un meccanismo complesso finalizzato a portare il bolo alimentare, così come la saliva o altri liquidi, dalla bocca allo stomaco. È un evento funzionale indispensabile per la vita, ripetibile e sempre uguale a se stesso e può avvenire volontariamente durante l’assunzione di cibo e involontariamente quando questa è stimolata dalla secrezione salivare. Si tratta di una funzione che si ripete moltissime volte nell’arco delle ventiquattro ore (all’incirca da 1500 a 2000), dura alcuni secondi e si compone di quattro fasi, due consapevoli e volontarie, che sono la fase di preparazione e deglutizione orale, e due involontarie (una volta iniziata, non si può più fermare) chiamate fasi faringee ed esofagee. Caratteristica principale della deglutizione orale è che le arcate dentarie vengano a stretto contatto in massima intercuspidazione per dare stabilità alla mandibola e, quindi, la possibilità alla lingua di compiere un movimento sempre uguale. Una volta ottenuto il contatto dentario, l’unico elemento muscolare attivo è quello della lingua, mentre tutti i muscoli periorali sono passivi. Il movimento della muscolatura linguale e di quella faringea dà luogo alla comparsa di una pressione aerea negativa a livello della faringe che spinge il bolo verso l’interno. La funzione della deglutizione sottoforma di riflesso involontario compare già durante la vita intrauterina e perdura per sempre, subendo adattamenti dovuti allo sviluppo neuromuscolare, all’eruzione degli elementi dentari, alla fonazione, al passaggio alla posizione eretta del capo e al passaggio da un’alimentazione liquida a una solida. Quindi da una deglutizione infantile, durante la permuta dei denti decidui, si passa man mano a una deglutizione permanente. Alcuni autori sostengono che il passaggio da una deglutizione di tipo infantile a un’adulta dovrebbe avvenire già dal ventesimo mese di vita, quando si ha una dentatura decidua completa. In realtà non si assiste mai a un passaggio netto e ben definito, ma a un periodo intermedio chiamato di transizione in cui si ha una riduzione progressiva degli atti deglutitori di tipo infantile a favore di una normale. Tale passaggio diviene totale nella maggior parte dei casi al completamento della permuta dentale e alla maturazione neuromuscolare. Sono stati impiegati termini separati per classificare e identificare le diverse fasi biologiche di maturazione della deglutizione, distinte in deglutizione fetale, deglutizione neonatale, deglutizione mista, deglutizione matura o di tipo adulto. Numero 1/2011 15 art_evangelista 12-07-2011 16:21 Pagina 16 todonzia nica Motore della deglutizione è la lingua. La sua struttura è costituita da uno scheletro fibroso sul quale s’inseriscono due gruppi muscolari: intrinseci ed estrinseci. La distinzione tra i due gruppi muscolari è di grande interesse poiché la loro attività è diversa. Gli intrinseci regolano la forma, gli estrinseci la posizione. La lingua è collegata a diverse strutture mobili adiacenti quali l’osso ioide, l’epiglottide, la faringe e il velo palatino. Il muscolo stiloideo inoltre la pone in connessione con la base del cranio. Svolge un’importante azione nell’adattamento biomeccanico facciale e agisce in funzione del suo volume, della sua posizione e del suo comportamento. Per quanto riguarda i suoi movimenti, i muscoli della lingua sono controllati dal nervo ipoglosso, mentre la sensibilità è a carico dei nervi glosso-faringeo e vago. Nel periodo dello sviluppo essa occupa un posto preponderante come massa muscolare che, all’interno del cavo orale, partecipa, oltre alla deglutizione, anche alle principali attività funzionali come la masticazione, la fonazione e la respirazione. Inoltre la posizione che la lingua assume durante tali funzioni può avere ripercussioni sullo sviluppo dei mascellari e possono far variare l’assetto facciale. Composta di diciassette muscoli che hanno in sostanza una sola inserzione, svolge durante la deglutizione un ruolo caratteristico nel rimodellamento della volta palatina, nell’allargamento dei processi alveolari del mascellare e della mandibola, nel determinare le curve di Spee e Wilson e nella realizzazione dello spazio libero fisiologico. Altro elemento fondamentale della lingua è la sua postura in posizione di riposo che assume un ruolo fondamentale nell’equilibrio dell’apparato stomatognatico. Essa deve essere contenuta all’interno delle arcate dentarie, con la porzione anteriore della faccia dorsale a contatto con il terzo anteriore della volta palatina. Per la postura della punta esistono variazioni individuali. Nella situazione più frequente la punta della lingua si appoggia sul palato duro, in corrispondenza della papilla subito dietro gli incisivi superiori. Ricapitolando, le caratteristiche principali della deglutizione fisiologica sono: ● contatto dentario in massima intercuspidazione; ● attivazione della muscolatura della lingua; ● passivazione della muscolatura periorale; ● pressione endo-faringea negativa. Un qualunque schema motore differente da quello 16 Numero 1/2011 caratteristico della deglutizione, contraddistingue un quadro funzionale anomalo, creando una disfunzione definita deglutizione atipica o scorretta. Gli effetti di quest’anomalia possono produrre sull’apparato stomatognatico malocclusioni come il morso aperto, profondo, affollamento dentario, deficit-trasverso del palato. Un’altra importante ripercussione è quella che si ha sull’equilibrio posturale, perché la posizione della lingua è in grado di influenzare sia l’atteggiamento della colonna vertebrale che dell’appoggio plantare attraverso un meccanismo riflesso. Trattamento di elezione per il ripristino di una deglutizione corretta è rappresentato dalla terapia mio funzionale, che consta di una serie di esercizi da far fare al paziente allo scopo di eliminare gli schemi motori scorretti e fissare nuovi schemi neuromuscolari. In associazione oppure in sostituzione delle tecniche di rieducazione neuromuscolare, nella pratica ortodontica sono spesso utilizzati alcuni dispositivi che avrebbero la funzione di modificare stabilmente il comportamento dell’apparato stomatognatico, con atti compiuti al di fuori della propria volontà. Questi sono descritti come stimolatori orali e classificati in: ● costrittori, che hanno un’unica funzione, quella di ostacolare la lingua. Non hanno nessuna funzione stimolante o rieducativa e la loro azione anche se efficace è limitata all’uso dei dispositivi stessi; ● e stimolatori, la cui funzione è di creare punti di richiamo o di disturbo in zone prestabilite del palato, inducendo la lingua ad assumere una nuova posizione e a svolgere la sua attività muscolare in maniera fisiologica. Sia i costrittori che gli stimolatori possono essere rimovibili o fissi inoltre in base al loro meccanismo di azione, possono agire nel vestibolo, soprattutto sulla muscolature periorale, oppure all’interno del cavo orale sulla muscolatura della lingua. Tra i dispositivi più usati troviamo: ● le griglie, dispositivo realizzabile sia mobile che fisso caratterizzato da una serie di anse a filo in numero e dimensione variabile, le quali hanno il compito di bloccare la lingua. Viene costruita prevalentemente superiormente, ma può essere costruita anche inferiormente, per consentire il rimodellamento della volta palatina da parte della lingua; ● i pungilingua, la cui funzione è simile alla griglia, ma si differenzia dalla presenza di punte acuminate che, provocando dolore, dovrebbero modi- art_evangelista 12-07-2011 16:21 Pagina 17 todonzia nica ficare il comportamento neuromuscolare errato; la perla di Tucat, una perla in resina, libera di ruotare intorno ad un supporto metallico e può essere applicata sia su placche mobili sia su dispositivi fissi come la barra palatina secondo Petit. È posta di solito all’altezza della papilla retroincisiva, ma diversi autori, tra cui lo stesso Petit, ritengono indispensabile porre la perla in una posizione molto arretrata per garantire che la lingua durante il trattamento non inclini vestibolarmente gli incisivi e dopo il trattamento conservi e non anteriorizzi il punto di repere ricercato; ● la placca patinata forata, caratterizzata da un piccolo foro a livello della papilla retroincisiva che attira per via riflessa la punta della lingua e la costringe automaticamente a svolgere un’attività muscolare in una posizione diversa da quella abituale. Siccome l’efficacia del foro è limitata nel tempo, perché la lingua si abitua presto, il clinico aumenterà l’ampiezza del foro e la forma facendolo diventare sempre più grande al di sopra e posteriormente la papilla per creare un nuovo stimolo sensoriale. Altri dispositivi sono stati realizzati da diversi autori per rispondere all’esigenza di dare una posizione corretta alla lingua e tra questi, c’è l’E.LI.BA (Elevatore Linguale Balercia). ● PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DELL’E.LI.BA. L’E.LI.BA è nato dall’esigenza di realizzare per il paziente un mezzo che stimolasse la lingua a raggiungere naturalmente la zona della papilla interincisiva durante l’atto della deglutizione. L’intuizione è stata del professor Luigi Balercia che dalla definizione di occlusione neuro-mio-posturale, occlusione legata all’armonia del movimento in statica e dinamica, ha studiato e testato clinicamente su pazienti, vari apparecchi finalizzati a stimolare correttamente l’atto deglutitorio fino a ideare gli elementi costitutivi, l’Elevatore. Dispositivo che ancora oggi è oggetto di studio e modifiche grazie alla I.A.P.N.O.R (International Academy of Posture and NeuroMuscolar Occlusion Research). L’utilizzo dell’E.LI.BA avviene in campo ortodontico durante il trattamento e in protesi nella riabilitazione delle disfunzioni ATM, quindi, in tutti i casi in cui ci sia una deglutizione scorretta, indifferentemente dal- Fig. 1 Fig. 2 l’età del paziente. La costruzione dell’E.LI.BA inizia con una fase clinica, in cui il medico, dopo aver applicato sul paziente il Myo-Monitor, attraverso la T.E.N.S. (Transcutaneous Electrical Nervous Stimulation) registra direttamente in bocca la forma anatomica della zona sub-linguale mediante una resina autopolimerizzabile (Myo-Print). Caratteristica dell’E.LI.BA è avere un’impronta rilevata in dinamica (fig. 1). Sempre il clinico evidenzia poi le parti da prendere in considerazione e le zone in eccesso da asportare e invia il Myo-Print in laboratorio con la massima attenzione, allegando le impronte o i modelli superiore e inferiore, la cera di occlusione insieme alla prescrizione del dispositivo da realizzare (fig. 2). Con l’ausilio di una fresa per resine e a basso numero di giri si asportano le parti in eccesso facendo attenzione a non compromettere l’anatoNumero 1/2011 17 art_evangelista 12-07-2011 16:21 Pagina 18 todonzia nica Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6 mia del Myo-Print (fig. 3). Il Myo-Print è una resina che ha come caratteristica quella di rimanere per alcuni minuti in una fase plastica e quindi capace di copiare molto fedelmente i particolari anatomici dei tessuti molli. Non è possibile però utilizzarla per realizzare il dispositivo, poiché dopo poco tempo a contatto con i liquidi della bocca assume cattivo odore. Da qui la necessità di duplicare il Myo-print con resina acrilica (fig. 4). Uno dei problemi affrontati con grande impegno è quello dell’ancoraggio, considerando che l’E.LI.BA è rivolto a una vasta fascia di pazienti. Può essere realizzato sui primi molari, ma è anche possibile estenderlo o realizzarlo su altri elementi come i premolari e canini. La scelta tecnica del tipo di gancio è fatta in base al sottosquadro che si ha a disposi- 18 Numero 1/2011 zione e si possono usare ganci Adams, a filo, a palla, Jackson, ecc. In alcuni casi, se il medico lo ritiene necessario, si può realizzare con delle bande e renderlo un dispositivo fisso. Anche queste possono essere collocate sia sui primi molari sia sui premolari (fig. 5). L’E.LI.BA può essere quindi un dispositivo sia mobile sia fisso (fig. 6). La fase di duplicazione può essere eseguita in due modi: ● con il sistema della muffola; ● realizzando una mascherina in silicone. Se si decide di usare la muffola, s’inizia riempiendo la base della stessa con del gesso duro lasciando una cavità al centro. In questa cavità è messo del materiale siliconico (di solito quello che si usa per art_evangelista 12-07-2011 16:21 Pagina 19 todonzia nica Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9 Fig. 10 ribasare le impronte in protesi fissa) e immergendo nello stesso il Myo-Print facendo attenzione a inserirlo con la parte dove sono impresse le forme linguali degli incisivi verso il basso. Si realizzano poi il controstampo e, di seguito, la zeppatura con resina acrilica. Per la polimerizzazione si usa la pentola a pressione o il polimerizzatore, facendo attenzione a usare acqua molto calda (fig. 7). Il secondo sistema è quello della mascherina, usando per questa del silicone duro da laboratorio e realizzando un’impronta dell’E.LI.BA direttamente sul modello (fig. 8). Una volta indurito, si rifinisce con un taglierino e si praticano due aperture sulla parte posteriore, in modo da dare poi alla resina il modo di fuoriuscire durante la zeppatura (fig. 9). Dopo aver completato questo passaggio (fig. 10), l’elevatore è rimosso dal modello di lavoro e rifinito con le classiche frese da resina che usiamo in laboratorio. La rifinitura deve essere più leggera possibile per non compromettere la forma anatomica dell’elevatore. Durante la rifinitura inoltre bisogna far attenzione a non lasciare angoli vivi e cercare di rendere il più confortevole possibile la parte distale dell’elevatore affinché la lingua si abitui velocemente alla sua presenza (fig. 11). Si passa alla fase della lucidatura usando prima spazzola e pomice, sempre in maniera molto legNumero 1/2011 19 art_evangelista 12-07-2011 16:21 Pagina 20 todonzia nica Fig. 11 Fig. 12 Fig. 13 Fig. 14 gera, e di seguito pasta lucidante con spazzole di cotone. Vengono effettuati gli ultimi controlli d’inserzione e, se è il caso, si attivano i ganci di ancoraggio (fig. 12). L’E.LI.BA, essendo disegnato dai muscoli stimolati, assume forme sempre diverse da paziente a paziente, che devono essere rispettate fedelmente. A volte è delimitato solo nella zona anteriore, ma capita spesso che esso si possa estendere fino alla zona dei molari. Lo stesso vale per l’estensione in altezza; può arrivare subito sotto il bordo incisale degli incisivi oppure superarlo. Fatti, gli ultimi controlli viene inviato a studio (fig. 13). Inserito in bocca al paziente, il medico baderà a 20 Numero 1/2011 testarlo clinicamente con i mezzi necessari e consiglierà al paziente l’utilizzo diurno e notturno (fig. 14). BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. Balercia L. Occlusione neuro-mio-posturale. Futura Publishing Society; 1997 Rivista I.A.P.N.O.R. 2002;2 e 2008;1. Or-Tec. Manuale di Tecnica Ortodontica. Bologna: Ed Martina; 1993. Levrini A. Terapia Miofunzionale - Rieducazione neuromuscolare integrata. Milano: Masson; 1997. Levrini A, Caproglio D, Gandolfini M, Fedi M, Levrini L. Stimolatori orali, una rassegna critica. Mondo Ortodontico 1994;2. Testa M, Comparelli U, Kratzenberg G. Tecniche ortodontiche - Guida alla costruzione e all’utilizzo di dispositivi terapeutici. Milano: Masson; 2003. Indirizzo autore: [email protected] notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 21 todonzia nica I n f o r m A OPERA POSTUMA INCONPIUTA DI AURELIO LEVRINI dall’introduzione dell’autore erché pubblicare un libro sul metodo introdotto da Balters il secolo scorso, attorno agli anni cinquanta? Durante il primo momento della mia attività professionale, l’ortodonzia era guidata da principi funzionalistici strettamente correlati alla crescita scheletrica. In quel periodo, nella scuola del Prof. Oscar Hoffer a Milano, la terapia funzionale veniva affidata prevalentemente all’utilizzo dell’Attivatore di Andresen insieme alle tecniche di rieducazione neuromuscolare della Mioterapia Funzionale Orofacciale (MFT). Il Bionator era da me usato solo nel trattamento delle Terze Classi, in quanto ho sempre considerato il tradizionale Attivatore inadeguato alla terapia funzionale di queste dismorfosi. L’Attivatore ha comunque sempre soddisfatto le mie aspettative e dimostrato la sua validità in tutti i casi di Prima e Seconda Classe, particolarmente in quelli caratterizzati da anomalie sul piano verticale e da necessità di controllo del movimento dentale funzionale. Nel corso degli anni successivi, sono emersi progressivamente alcuni fatti che mi hanno spinto a considerare con maggiore attenzione questo dispositivo. Il primo è legato alla collaborazione del paziente. Con il passare del tempo, in rapporto ai cambiamenti dello stile di vita ed al manifestarsi di nuove esigenze comportamentali di tipo sociale, è progressivamente diminuita la capacità di collaborazione del paziente. Il numero di ore di applicazione del dispositivo di Andresen, per poterlo rendere efficace da un punto di vista terapeutico, è considerato oggi troppo elevato a causa della sua invasività. Una accurata valutazione della struttura del Bionator e del suo meccanismo d’azione mi hanno permesso di apprezzare meglio tutte le sue qualità e le numerose possibilità terapeutiche derivanti da un suo corretto utilizzo. Progressivamente ho usato sempre più questo dispositivo in tutti i casi in cui mi sembrava clinicamente applicabile, sostituendolo vantaggiosamente all’attivatore. Nel corso degli anni mi sono convinto che si tratti di un apparecchio funzionale “quasi” completo per merito della sua struttura, che utilizza nel modo migliore la maggior parte degli “stimoli funzionali” oggi conosciuti, in modo particolare lo spazio dinamico della cavità orale. Ho potuto in pratica verificare la P Aurelio Levrini Il Bionator di Balters e l’arrampicalingua (incompiuta) Editore Ariesdue Srl sua attualità, in quanto più facilmente impiegabile e con buoni risultati perché scarsamente invasivo, nel contesto di uno stile di vita moderno, dove gli impegni sociali anche dei soggetti più giovani rendono complicata l’applicazione dell’apparecchio per un numero minimo di ore terapeuticamente sufficienti. Un altro argomento, che mi ha spinto a considerare con maggiore attenzione il dispositivo di Balters, è rappresentato dall’evoluzione delle tecniche ortodontiche con apparecchiature fisse. L’ortopedia funzionale è uno strumento che non può mancare in una moderna gestione di casi clinici di tipo diverso. A volte può essere superflua, ma altre indispensabile, ed altre ancora utilizzabile come semplice terapia di supporto e completamento di altre tecniche. In questo ambito, il Bionator, con la possibilità di variazioni strutturali che lo contraddistingue, si presta agevolmente ad un utilizzo combinato, come terapia precoce, come terapia unica, combinata o di mantenimento. Aurelio Levrini Numero 1/2011 21 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 22 todonzia nica I n f o r m A VOLONTARIATO IN KENYA: ADOTTA UN DENTISTA A DISTANZA Samuel Kogii Nganga è un giovane oral health officer del distretto di Muranga Town, laureato in discipline dentali presso l’Oral Health Center dell’Università di Nairobi, che lavora presso il dispensario di Giakaibej (gestito dalle suore cappuccine di madre Rubatto di Genova) dove APA (onlus Amici Per l’Africa) ha allestito un nuovo studio dentistico che serve l’intera area rurale. Parliamo dell’altopiano africano, a pochi chilometri dalla Rift Valley, in un’area salubre e lussureggiante alle pendici monte Kenya, a 2700 m di altezza, tra dolci declivi e sterminate piantagioni di tè. Analogamente ai progetti di Nkubu, Kaawa, Sagana ed Embul-Bul, oggi perfettamente funzionanti, autonomi e interamente africanizzati con dentista e personale locali, anche per la nuova realtà di Giakaibej sono stati identificati alcuni oral health officers (dentisti locali) e inseriti in un progetto di acquisizione degli strumenti per la pratica di una odontoiatria di comunità e in linea con le richieste di prestazioni del territorio. Si tratta di un altro tassello del progetto chiamato “Adotta un dentista a distanza”, che, iniziato più di cinque anni fa, sostituisce il lavoro dei volontari che, per quanto armati di buona volontà, non sempre riuscivano a dare un servizio reale alle strutture sanitarie locali, con una miriade di progetti iniziati e poi interrotti. D’intesa con la controparte missionaria, con l’Università di Nairobi, con gli organi direttivi di APA è stato creato un programma che prevede l’allestimento sul territorio degli ambulatori e di eventuali laboratori dentistici a totale carico di APA e il mantenimento per due anni del Dino Azzalin, Antonella Silvestri e Raffaele Casanova dentista locale che percepisce 13 mensilità con regolare contratto di lavoro. Dopo questo periodo di incremento e crescita dello studio, le autorità governative del Department of Development and Oral Health, garantiranno il mantenimento della struttura. In questo modo il compito dei volontari non è più quello di lavorare, bensì di formare e assistere i giovani professionisti e affiancarli, due o tre volte l’anno, per offrire un continuo e moderno training formativo. Lo hanno constatato nell’ultima missione i volontari APA che hanno seguito il dottor Dino Azzalin di Varese, già presidente d’Albo degli odontoiatri e tra i fondatori dell’associazione, affiancato dall’igienista Antonella Silvestri (Castellanza) e dall’ingegner Raffaele Casanova (addetto alla logistica e alla programmazione degli interventi odontoiatrici in Kenya). È interessante il dato segnalato sulle prestazioni del centro, i cui costi sono puramente simbolici: la maggioranza degli interventi è di tipo estrattivo, seguito da scaling e levigature delle radici, otturazioni in amalgama e composito con un minuscolo picco di crescita per devitalizzazioni e trattamenti canalari, apparecchi ortodontici e protesi mobili. Molto lavoro però deve essere ancora fatto sul piano della prevenzione e dell’educazione all’igiene orale ed è proprio ciò che APA vuole perseguire. Dino Azzalin Per informazioni: www.amiciperafrica.it 22 Numero 1/2011 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 23 todonzia nica I n f o r m A ORTEC CONGRESSO DI FIRENZE NOVEMBRE 2010 O rganizzare un congresso non è cosa da poco, sopratutto dovendo mantenere un elevato standard sia per qualità culturale che organizzativa in generale. Pertanto vorremmo ripercorrere insieme, per sommi capi, gli steps con i quali è stato possibile organizzare un evento all'altezza dell'ORTEC e del suo prestigio. A seguito di un colloquio informale con la dottoressa Carmela Savastano, presidente SIDO, al Collegio dei Docenti di Roma un il consiglio ORTEC la platea anno fa, in cui ella aveva espresso l’interesse della SIDO a proseguire il cammino intrapreso con ORTEC, il nostro presidente Stefano della Vecchia si attivò immediatamente per perfezionare l'accordo. Molti dei nostri associati avevano manifestato il desiderio di condividere la stessa unità logistica della SIDO, dato che i due congressi si sarebbero organizzati nella stessa città: Firenze. E affin- ché non ci venisse assegnato il defilato e freddo edificio delle passate edizioni, la dottoressa Savastano ha tenuto a riservarci una bella e confacente sala nel cuore dell'edificio congressuale. Abbiamo quindi iniziato a lavorare sui contenuti, in primis la relazione che il dottor William Clark avrebbe tenuto grazie anche alla storica collaborazione con l'amico Carlo Soldi, titolare dell’azienda Target. la presidente SIDO, Carmela Savastano Poi, dato che agli Orthodontic Days di Parma, a gennaio 2010, avevamo assistito ad una splendida relazione di Giorgio Borin, abbiamo pensato di riproporla al Numero 1/2011 23 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 24 todonzia nica I n f o r m A Stefano della Vecchia con William Clark e Maria Giacinta Paolone congresso; parimenti i soci Tassarelli e Paoletto si erano proposti con relazioni di livello unitamente ai loro clinici di riferimento. Inoltre, abbiamo pensato alla professoressa Paola Cozza, esponente della ricerca ortodontica italiana, unitamente al professor Lorenzo Franchi che, grazie alla perfetta sinergia con SIDO, siamo riusciti a inserire nel nostro programma. La presidenza attuale da quando è in carica ha sempre manifestato l'intenzione di far riscoprire, in particolar modo ai nuovi associati, il potenziale dei nostri soci storici e quindi nella sua città natale; è facilmente intuibile, quindi, che il collega Fabrizio Fanfani non poteva mancare. Merita, poi, un capitolo a parte il il dottor Attilio Molino, sia per il suo porsi in sintonia nell'ambito di quel cammino che potremmo intitolare “alla scoperta della funzione”, sia in quanto folgorati dalla sua verve comunicativa, dal suo eloquio chiaro, nonché dalla vastità della sua preparazione. A questo punto, con location, date e interventi stabiliti, non rimaneva altro che incaricare i presidenti di seduta e concludere il 24 Numero 1/2011 percorso organizFabrizio Fanfani Paola Cozza zativo, quindi: Sandro Segù e Lorenzo Franchi depliants, ECM, diplomi, alberghi eccetera. Il congresso poteva cominciare. Il dottor Clark non ha deluso le aspettative e ci ha illustrato le modifiche per rendere no-compliance il suo rodatissimo twin block. A seguire la splendida relazione di Giorgio Borin, nostri maestri, Fabrizio Fanfani che ha condiviso con noi le fonha presentato un intervento ricco damentali informazioni occlusoe brioso, anche se la presenza posturali necessarie alla progettazione di un bite professionale; da Attilio Molino qui il suo riequilibratore occlusoposturale. Di seguito il socio Amedeo Tassarelli insieme al dottor Pascal Scheen ci hanno illustrato un originalissimo protocollo per la diagnosi delle III Classi e il conseguente approccio terapeutico con apparecchiature funzionalmente corrette e correttamente progettate a partire dallo studio dei modelli di lavoro. In linea con la nostra storia ed i notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 25 todonzia nica I n f o r m A Pascal Scheen, Stefano della Vecchia e Amedeo Tassarelli dei figli (Alessio e a dottoressa Barbara) in sala lo ha un po' emozionato. Il suo intervento si è incentrato sulla tradizione Cervera-Bracco, twin block. Il socio Emanuele Paoletto, se mai ce ne fosse stato bisogno, ha confermato ancora una volta il suo elevatissimo potenziale comunicativo associato al clinico di riferimento la dottoressa Silvia Allegrini. Si è, infatti, reso protagonista di una impeccabile relazione ricca di riferimenti dalla letteratura in merito al trasferimento indiretto dei bracket. Si chiudeva così la prima giornata congressuale; l'interesse si misurava dalla manifesta voglia di interagire con i relatori anche se il tempo, sottratto dalla successiva assemblea, si rivelava esiguo. Silvia Allegrini ed Emanuele Paoletto Come non concludere se non parlando della Giorgio Borin ed Emanuela Tromba cucina toscana? Non potevamo farci mancare una riabilitazione neuro-occlusale luculliana cena tra amici alla secondo le teorie del professor “Taverna de’ Golosi”. Pedro Planas, grazie ad una relaTra i presenti, una cinquantina, zione avvincente e convincente c'era anche il professor Pietro sui perché della validità dei protocolli funzionali per il recupero Bracco (che sarà relatore lal prosdella centrica spontanea e fisiolosimo corso ORTEC nei giorni 8 e gica, tenendo inoltre sempre pre9 di aprile 2011 riguardante le sente il concetto di salute come apparecchiature funzionali). vero obiettivo del clinico. La mattina seguente l'apertura dei Concludeva la sua relazione lavori congressuali spettava al davanti a una platea ammirata professor Lorenzo Franchi , un che gli tributava un generoso chiaro esempio dell’eccellenza applauso, oltre ai complimenti dei dei nostri ricercatori (teniamoceli dottori Gianluigi Fiorillo e stretti). Nella sua relazione ha illuAntonio Di Giacomo. strato un originalissimo protocollo, Il congresso, coordinato egregiabasato sull'analisi dello sviluppo mente dal nostro presidente vertebrale, per la scelta del Stefano Della Vecchia, era cosi miglior timing nel trattamento ortoconcluso. Insieme ai dottori dontico. Gianluigi Fiorillo e Antonio Di Logica conseguenza del Giacomo tra i presidenti di sedusuo lavoro la relazione ta vi erano, Riccardo Riatti, della professoressa Massimo Cicatiello, Efisio Paola Cozza, che ci ha Defraia, Emanuela Tromba, Pietro guidati nella scelta Driussi e ancora la dottoressa ragionata dei dispositivi Giuseppina Laganà con la proutilizzati esponendo i fessoressa Cristina Grippaudo, perché di alcune prefel’amico Dario Lanzani, Sandro renze esposte nel suo Segù e l’impeccabile traduttrice lavoro di ricerca. del dottor Clark, la dottoressa Dopo la pausa il dottor Maria Giacinta Paolone. Attilio Molino ci ha guiMassimo Cicatiello dati nel mondo della Numero 1/2011 25 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 26 todonzia nica I n f o r m A PERCORSO FORMATIVO PRATICO SULLA TECNICA ORTODONTICA L ’associazione dei tecnici ortodontisti italiani ORTEC ha avuto, da sempre nella sua ultraquarantennale esperienza, uno spiccato senso dell’insegnamento per i suoi innumerevoli soci che si sono succeduti nella sua longeva e brillante vita. Essa ha contribuito alla formazione di eccellenti professionisti che, posti sul panorama ortodontico nazionale ed internazionale, hanno lasciato, e lasciano tuttora, un’impronta significativa della figura del tecnico ortodontista. Orbene, in questo biennio 2011-2012 ci accingeremo a svolgere un compito ancora più impegnativo e stimolante: la creazione, mediante linee guida, di un corso professionale oggettivo unificato, impostato come i capitoli di un libro, per creare un Vademecum della Tecnica Ortodontica, magari visto come un testo specialistico “sfogliabile” che, capitolo dopo capitolo, tocchi tutti gli argomenti che affrontiamo nel nostro quotidiano impegno professionale. Il primo step sarà dedicato all’ortodonzia mobile. Questo “capitolo” tratterà l’argomento dall’accettazione e progettazione del lavoro, al confezionamento ed alla certificazione dello stesso, facendo capolino nelle norme comunitarie (93/42) e protocollando tutte le fasi di realizzazione, dalla colatura ai vari sistemi di squadratura, piegatura, resinatura e quant’altro. La destinazione di tutto ciò non vuole essere appannaggio esclusivo dei neofiti della professione, ma ha la pretesa di essere utile anche a coloro che desiderano rinnovare o modernizzare un sistema statico creduto fino ad oggi invariabile. Seguiranno altri “capitoli” inerenti i temi della tecnica ortognatodontica: dall’ortodonzia intercettiva agli attivatori ortopedico-funzionali a stimolo neuromuscolare; dalla progettazione di apparecchiature fisse, ai presidi occlusali prechirurgici, nonché ai dispositivi legati alle risoluzioni delle problematiche dell’articolazione temporomandibolare, allo scopo di interagire con i vari livelli di preparazione di tutti i soci. Gli insegnanti, relatori dei vari incontri, opereranno in totale sinergia e a titolo assolutamente gratuito, come gratuito sarà l’incontro per i soci in regola con la quota associativa, secondo il nostro stile, lo stile che ci hanno trasmesso gli intramontabili fondatori e che anima la nostra ORTEC da quarantadue anni. Stefano della Vecchia IL DENTISTA DI FAMIGLIA? UNA PROPOSTA D opo il medico e il pediatra, ecco l'odontoiatra di famiglia: l'idea è in una proposta di legge presentata poco più di un mese fa alla Camera, primo firmatario il deputato del Pd Erminio Quartiani. Lo scopo del provvedimento (numero 3975, per chi volesse andare a consultarlo sul sito della Camera) è quello di allargare l'accesso alle cure odontoiatriche attraverso l'istituzione del "dentista" di fiducia, convenzionato con il Ssn e pagato per quota capitaria come già avviene per Mmg e Pls. Nel suo studio gli assistiti usufruirebbero delle stesse prestazioni erogate dalle strutture odontoiatriche pubbliche (con pagamento dello stesso ticket, la cui entità varia da una Regione all'altra) e riceverebbero protesi o apparecchiature ortodontiche a tariffe agevolate, concordate in convenzione. Certo, in un momento in cui neanche sui Lea ci sono certezze riesce difficile pensare che ci siano risorse per infilare sotto la coperta del Ssn le cure odontoiatriche. La proposta di legge tuttavia ha una risposta pure a questo: il finanziamento della quota capitaria, infatti, arriverà da un fondo regionale alimentato dagli assistiti che decideranno di avvalersi dell'odontoiatra di famiglia, tramite il 5 per mille dell'imposta sul reddito più 24 euro annui per ciascun familiare a carico di età superiore a sei anni. Questa, si legge nella relazione con cui i fimatari accompagnano il disegno di legge «è la soluzione che consente a tutti di avere uno specialista di riferimento a costo sostenibile senza oneri aggiuntivi per il Ssn o per le Regioni». (da doctor news del 28 gennaio 2011) 26 Numero 1/2011 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 27 todonzia nica I n f o r m A CORSO SULLA PLACCA FUNZIONALE BRACCO BOLOGNA, 8-9 APRILE 2011 Questo corso è stato concepito in modo da poter illustrare un’apparecchiatura ortodontica in tutti i suoi aspetti, partendo dalle caratteristiche del dispositivo in rapporto ai risultati clinici che si vogliono ottenere quando si mette in atto un trattamento ortodontico in cui sia indicata la placca funzionale. Il corso è tenuto dall’ideatore dell’apparecchiatura in persona, il professor Bracco. È sbagliato credere che un’apparecchiatura funzionale, in questo caso “funzionalizzante”, sia qualche cosa che si può costruire con pressapochismo: la precisione necessaria nel rapporto tra i fili da inserire dentro la fessura di un attacco ortodontico rende l’idea di quanto debba essere precisa l’esecuzione anche delle apparecchiature funzionalizzanti, se si devono ottenere certi risultati. È importante, quindi, conoscere teoria e pratica relative alla PFBFGB, perché esistono una commistione e un rapporto ben precisi, che vanno naturalmente individuati e spiegati, con logica consequenzialità. Data la particolare didatticità, il corso è rivolto sia agli esperti che ai neofiti: ai primi è utile per chiarire qualche equivoco e ai neofiti per evitare di crearsene. Ecco il programma. LE Indicazioni secondo i principi della crescita Enlow. Indicazioni secondo i principi ortognatologici C. Stuart, P.K. Thomas, R. Lee, R. Slavicek. LE il professor Bracco APPARECCHIATURE ORTOPEDICHE FUNZIONALIZZANTI Classificazione secondo la rosa dei venti Indicazioni secondo i principi della crescita Enlow Indicazioni secondo i principi ortognatologici C. Stuart, P.K. Thomas, R. Lee, R. Slavicek Curva Di Spee Curva Di Wilson LA PLACCA FUNZIONALE BRACCO Movimenti limite della mandibola Cicli masticatori della mandibola e PFB Le dissimmetrie del cranio e loro recupero Postura COSTRUZIONE DELLA PFB - PLACCA FUNZIONALE BRACCO Le componenti in filo - esercitazione L’arco vestibolare I passanti vestibolo-palatini Le molle di espansione ◗ Le componenti in resina - esercitazione ◗ Gli scudi vestibolari destro e sinistro Il bottone palatino I bottoni vestibolari anteriori ◗ Gli optional - esercitazione PR scudi di protrusiva Dx+ scudo spessorato dx Sx+ scudo spessorato sx GR griglia PI piano inclinato ScV scudi vestibolari tipo lip-bumper II-III ScL scudi linguali dx-sx mx mollette per proinclinare, mesializzare, distalizzare, vestibolarizzare, rest, abbraccio AZIONI ED EFFETTI DELLA PFB SU Tessuti molli Articolazioni temporo-mandibolari Basi ossee e osso alveolare Denti Angolo intermascellare (SpP^GoGn) Occlusione APPARECCHIATURE FUNZIONALIZZANTI Classificazione secondo la rosa dei venti. Numero 1/2011 27 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 28 todonzia nica I n f o r m A XVIII CONVEGNO ORTEC RIMINI, 16-18 GIUGNO In queste pagine troverete gli abstract delle relazioni che avremo il piacere di presentarvi al nostro prossimo convegno che si terrà a Rimini dal 16 al 18 giugno. Sappiamo bene che ORTEC aveva in passato ritenuto che il convegno dovesse avere una connotazione itinerante per essere vicino ai soci su tutto il territorio nazionale, mentre con questo direttivo il prossimo sarà il terzo convegno che si terrà a Rimini. La spiegazione è che Rimini negli ultimi anni è diventata una cruciale location per tutto il mondo odontoiatrico, e quindi anche per ORTEC; inoltre, grazie alla sua centralità geografica, è comodamente raggiungibile più o meno da tutti, offre una ricettività alberghiera invidiabile che dispone di sistemazioni alberghiere a buon mercato, e questo tra l'altro ci consente di contenere i costi organizzativi, così da mantenere gratuito il convegno per i soci; infine a giugno è molto più accattivante lavorare di fronte al mare che non in città afose. Per questo sperando che condividiate le nostre riflessioni vi aspettiamo in forza. Stefano Della Vecchia e Patrizio Evangelista Espansore rapido del palato: l’evoluzione della specie L’espansore rapido del palato è uno dei dispositivi ortodontici più utilizzati e allo stesso tempo quello che negli ultimi anni si è evoluto meno. In altri ambiti, come l’ancoraggio scheletrico, nell’ultimo ventennio si sono avuti innumerevoli cambiamenti, per non parlare poi degli attacchi ortodontici. I relatori presenteranno l’ultima novità nel campo degli espansori rapidi: una vite che è ridotta all’essenziale nelle sue dimensioni e può quindi essere montata nella zona più profonda di qualsiasi palato. Inoltre questo espansore ha un sistema rivoluzionario che permette di ricaricare la vite nei casi in cui serve la “doppia espansione”. Daniele Modoni e Marco Valle Trattamento delle deviazioni mandibolari nel paziente in crescita: dispositivi e metodi clinici Le deviazioni mandibolari sono malocclusioni di frequente riscontro in dentatura decidua e mista. Tendono a non correggersi spontaneamente e, se non trattate, possono portare allo sviluppo di asimmetria craniofacciale. Intervenire precocemente è auspicabile, al fine di ottenere una normalizzazione della funzione ed evitare trattamenti complessi in dentatura permanente. In dentatura decidua può essere effettuato un trattamento con piani occlusali in composito e molaggio selettivo per ripristinare i corretti rapporti trasversali e ricentrare la mandibola al fine di favorire la masticazione dal lato non deviato. In dentatura mista tardiva il solo utilizzo di piani occlusali in composito e molaggio selettivo è spesso insufficiente nella correzione della malocclusione, per cui possono essere utilizzate apparecchiature rimovibili unitamente ai presidi succitati. Si rende necessario quindi un lavoro di squadra tra ortodontista e odontotecnico al fine di aumentare l’efficacia delle apparecchiature atte alla correzione delle deviazioni mandibolari. Luca Giuseppe Russo 28 Numero 1/2011 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 29 todonzia nica I n f o r m A Dispositivi per ortopedia dei mascellari Fornire un aggiornamento professionale di “salute dentale” con particolare riguardo all’ortodonzia, l’ortopedia funzionale dei mascellari e la pedodonzia. Permettere, inoltre, il miglioramento delle conoscenze necessarie per la promozione della prevenzione orale, con l’intercettazione e il trattamento dei disturbi cranio-mandibolari tramite approccio funzionale sul sistema masticatorio nei bambini e negli adolescenti/adulti, sfruttando le forze naturali della crescita, dello sviluppo e dell’eruzione dentale, nonché degli altri movimenti mandibolari. Marcos Gribel Il rapporto tra ortodontista e tecnico, alla luce delle nuove filosofie La relazione vuole prendere in esame il rapporto tra odontotecnico e ortognatodontista nella nuova era ortodontica. L'analisi partirà da un breve esame di quelle che sono state le interfacce tra le due discipline in circa 150 anni di rapporti continuativi. Esiste ancora un'unità ortognatodontica? O le nuove acquisizioni diagnostico-terapeutiche allontanano ed allontaneranno sempre di più lo studio dal laboratorio? I dispositivi fissi prima, e le apparecchiature rimovibili di ultima generazione poi, apparentemente hanno allontanato i due protagonisti di più di un secolo di diagnosi e terapia. Ma in verità da un'analisi più approfondita, il rapporto sembra essere ancora più profondo di un tempo, anche perché più consapevole. La parola chiave del presente (che è già futuro) è "alta qualità". Ed il matrimonio è tutt'altro che in crisi... Daniele Vanni Bite multistrato-multifunzione Sulla base dell'esperienza maturata nell'ambito della terapia occlusale con differenti metodiche, gli ideatori (dottor Claudio Lanteri e odontotecnico Nicola Daniele) hanno messo a punto un nuovo tipo di bite, realizzato con l’ormai nota tecnica del termostampaggio, che presenta la caratteristica di essere costruito a più strati sovrapposti individualizzabili di differente spessore e con caratteristiche di elasticità decrescente. Nicola Daniele C.M. Crozat modificato l’utilizzo di apparecchi estetici intraorali per l’allineamento delle arcate dentarie Una tecnica collaudata ed efficace consente di allineare le arcate dentarie senza l’applicazione di bracket. Si basa sull’utilizzo di apparecchi ortodontici chiamati C.M. (Crozat Modificato) seguiti, qualora fosse necessario, da alcune mascherine termoplastiche realizzate su set-up progressivo. Questi dispositivi estetici e poco ingombranti, essendo rimovibili, permettono una migliore igiene orale rispetto all’ortodonzia fissa. Il relatore illustrerà diversi tipi di C.M. con vari accessori, indicazioni per il loro utilizzo e attivazione. Una completa serie di immagini mostrerà le varie sequenze per la realizzazione del dispositivo. Ugo Belussi Numero 1/2011 29 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 30 todonzia nica I n f o r m A Il laser: la necessità di una saldatura laser In questa relazione si spiega che cos'è e come funziona il laser e le sue capacità tecniche. Soffermandoci nel descrivere perché lo si deve utilizzare, come si esegue una saldatura, i fattori che la influenzano e i vantaggi che determina nell'uso quotidiano sia protesico che ortodontico. Alessio Fanfani Archi linguali a inserzione verticale PD System: caratteristiche tecniche e aspetti clinici Nella relazione viene illustrata l'applicazione biomeccanica di una serie di archi ausiliari, linguali e palatali, particolarmente versatili per la loro inserzione verticale mediante il "PD System". Vengono esaminate le diverse caratteristiche innovative presentate dal sistema che partendo dall'aspetto merceologico hanno una notevole ricaduta nell'ambito clinico. Gioacchino Pellegrino e Pasquale De Simone Ruolo del tecnico ortodontico “tradizionale” nel contesto di sempre più incalzanti nuove metodologie La figura del tecnico ortodontico svolge da sempre un ruolo chiave nell’equipe multidisciplinare che accompagna il paziente nelle varie fasi della terapia. L’introduzione di apparecchiature standardizzate prodotte industrialmente o personalizzate ma confezionate su larga scala, il sempre più frequente ricorso a tecnologie d’imaging 3D e lo sviluppo di scanner intraorali stanno rivoluzionando la fase di pianificazione del trattamento ortodontico e determinano il crescente sviluppo di nuovi macchinari. In questo contesto assumono grande importanza gli accorgimenti e le procedure che il tecnico ortodontico può attuare per continuare a rivestire il ruolo chiave che da sempre svolge accanto all’ortodontista per la cura e la tutela del paziente. Lo scopo di questa presentazione consiste nel presentare i protocolli in uso presso la Scuola di Milano, che enfatizzano la necessità di apparecchiature individualizzate e di una stretta collaborazione fra tecnico ortodontico e clinico. Giampietro Farronato Terapia dell'open-bite anteriore: timing, individualizzazione dei protocolli terapeutici, stabilità La gestione di un morso aperto dentale risulta più semplice rispetto a quello di tipo scheletrico. Nei primi mesi del trattamento il morso aperto dentale può essere corretto eliminando le cause ambientali locali. Superato il picco di crescita, un morso aperto dentale può essere trattato con l'estrusione dei denti anteriori. Il controllo della dimensione verticale, evitando l'espulsione di entrambi i molari mascellari e mandibolari, è fondamentale: ciò può essere ottenuto da diversi dispositivi, come trazioni alte, chin cup, multiloop Edgewise Arch Wire (MEAW), bite-blocks, Rapid Molar Intruder (RMI) e miniplacche. Daniel Celli 30 Numero 1/2011 notiziariodefinitivo 12-07-2011 16:23 Pagina 31 todonzia nica I n f o r m A LA QUALITÀ TEDESCA PARLA ITALIANO M ai come in questo periodo, le viti Forestadent sono alla reale portata di ogni laboratorio ortotecnico italiano. Motivo? il lavoro sul campo di ForestaDental srl, braccio italiano di Forestadent - ma a capitale interamente italiano - e la stretta collaborazione con ORTEC. Una rete di agenti, specialmente al centro-nord, e una di distributori, specialmente al centro-sud, rende disponibile la qualità tedesca a prezzi italiani, adattandosi sempre alle esigenze del cliente, dai tempi di consegna alle formule di acquisto tagliate su misura. La sede di Foresta-Dental, comodamente raggiungibile dall'autostrada per Como, è in costante contatto con la Germania, cuore tecnologico del Gruppo Forestadent, e quindi può fornire ogni informazione senza lungaggini e intermediari. Il ruolo di Foresta-Dental srl, per la sede tedesca, è di massimo rilievo, basti pensare che siamo i maggiori consumatori di viti (di espansione, per esempio) in rapporto alla popolazione e che saremmo comunque secondi solo agli USA in termini assoluti. Grazie alla rilevanza commerciale, Foresta-Dental è partner attiva nei progetti Forestadent, fra i quali ricordiamo l'entrata nel termostampaggio di qualità (linea Track) e la validazione di numerosi prodotti (avanzatori mandibolari, miniviti) sempre e necessariamente attraverso "coppie" di ricerca tecnico-clinico. Per concludere, l'angolo delle vanità e i progetti per il futuro. La nostra maggiore soddisfazio- ne? Essere l'azienda di riferimento dei tecnici ortodontici degli Opinion Leader delle multinazionali ortodontiche statunitensi. Il futuro dietro l'angolo si chiama 3D, e non potrebbe essere altrimenti. È chiaro che le tecnologie tedesche, dai sistemi di progettazione alle realizzazioni di micro-componenti sinterizzate, costituiscono la piattaforma ideale per ulteriori sviluppi. Riteniamo che la visione di campo italiana sia un valido contributo a questo scopo. Foresta-Dental Srl 2011 APPUNTAMENTI DA NON PERDERE 13-17 maggio Chicago (USA) AAO Congress [email protected] 26-28 maggio Rimini Amici di Brugg [email protected] 16-18 giugno Rimini Convegno ORTEC [email protected] 19-23 giugno Istanbul (Turchia) 87° EOS Congress [email protected] Congresso ORTEC [email protected] 10-12 novembre Roma Numero 1/2011 31 GOLD STANDARD.pdf C M Y CM MY CY CMY K 1 10/02/11 18:22
Similar documents
Ortodonzia Tecnica
sua versione originaria (Fig.17), evitando così l’impiego di alette di arresto ripiegabili come per la CVU ed anche l’impiego dei doppi perni come invece si basa il meccanismo di Brunson e Wilson. ...
More information