Mediconadir Anno 2 n. 7
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Mediconadir Anno 2 n. 7
1 Argentina : una Cooperativa ha recuperato un’impresa di ceramiche. “Fasinpat - Fabbrica sin patron ” (alla lettera: Fabbrica senza padrone). Nella provincia di Neuquèn, nella Patagonia argentina, una fabbrica di ceramiche, la Zanon, che aveva prosperato durante gli anni della dittatura e del governo Menem, minacciava di licenziare la metà dei suoi operai per evitare la chiusura definitiva dovuta alla crisi imperante nel Paese. L’azione di picchettaggio (maggio 2001) dopo 7 mesi portò all’occupazione della fabbrica, infatti nell’ottobre del 2001, quando gli operai molto coraggiosamente occuparono la fabbrica in risposta alla serrata per insolvenza di Zanon (poi condannata dalla magistratura), si ritrovarono in uno stabilimento semiabbandonato, con macchinari impolverati e alle spalle un passato industriale di primo piano (produceva un milione di metri quadri mensili) del quale non si vedeva più traccia. In quattro anni quei 250 sono riuscito a conservare il loro posto di lavoro (utilizzando solo il 15% della capacità produttiva), ma sono diventati 470. Hanno rimesso in funzione le macchine, portando la produzione a 320 mila metri quadri mensili. «Ora siamo al 30% della capacità produttiva», spiega Moya, aggiungendo con fierezza che il tasso d’infortuni sul lavoro è diminuito del 95%: «Prima si verificavano 300 incidenti e 14 morti all’anno; adesso soffriamo principalmente delle malattie respiratorie che abbiamo ereditato dalla gestione passata». Il salario medio (e d’ingresso) s’aggira attorno agli 800 pesos: circa cento in più rispetto alla media dell’industria argentina. Anche il modo di lavorare è cambiato. «Forse – ammette Moya – è più difficile che in passato. Io lavoro alla Zanon da 9 anni e mi sono reso conto che la produzione collettiva si arena ogni volta che emergono gli individualismi. Però andiamo avanti, non indietro». La fabbrica è gestita da coordinatori: ce n’è uno per ogni segmento (produzione, amministrazione, cucina ecc.). Sono loro a stabilire i carichi di lavoro giorno per giorno. Le decisioni più importanti, come bilancio e assegnazione dei salari, vengono discusse in assemblea plenaria. Insomma una cooperativa orizzontale a tutti gli effetti. La comunità locale poi – racconta ancora Moya – l’appoggia fino in fondo: nonostante il diktat di Zanon, i fornitori hanno ripreso ad approvvigionare dell’indispensabile materia prima la fabbrica, che ridistribuisce parte degli utili tra la cittadinanza. Ricevendo in cambio una difesa anche materiale, com’è accaduto durante tutti i tentativi di sgombero deliberati dalla magistratura e falliti per l’opposizione di migliaia di persone. Gli operai, inoltre, avevano stretto un accordo con la comunità Mapuche per lo sfruttamento dell’argilla sul territorio dei nativi. Poi il governo provinciale ha trasformato la zona in riserva naturale e l’intesa è andata in fumo. Ma i Mapuche sono ancora dentro alla fabbrica: nelle fantasie ricalcate sulle ceramiche, infatti, i soldati romani prediletti da Zanon sono stati rimpiazzati dai disegni dell’arte indigena. 2 La situazione non pare risultare particolarmente gradita al potere politico che sta cercando di eliminare questo tipo di esperienze in quanto a tutt’oggi in Argentina si contano circa 100 fabbriche che stanno seguendo l’esempio di lotta orientata alla salvaguardia del lavoro messa in atto da questi coraggiosi operai. Nel novembre 2005 si è costituita una cooperativa, la Fasinpat, orientata a proseguire il lavoro con l’obiettivo di passare al Governo la proprietà della fabbrica pur mantenendone la gestione. Risulta chiaro come esempi del genere possano risultare pericolosi e/o sospetti per il neoliberismo imperante e forse per questo motivo gli operai sono sotto costante minaccia di sgombero, malgrado lo scorso 6 luglio la Corte d’Appello di Neuquén abbia annullato il “cram down” che rappresenta una procedura fallimentare agevolata in quanto porterebbe alla possibile acquisizione della Zanon ceramiche da parte di una società imprenditoriale a un costo inadeguato assumendone i debiti. Gli operai sono sempre stati contrari al “cram down” in quanto sembrerebbe un metodo orientato ad agevolare la possibilità che il vecchio proprietario possa rientrare in possesso dell’azienda senza pagarne i debiti. In effetti già si era proposta per l’acquisizione una società “Ocabamba S A” che sembra celasse la figura della moglie dello stesso Luigi Zanon. Gli operai della Fasinpat chiedono che la cooperativa che a tutt’oggi gestisce la fabbrica e che dal novembre 2005 ha ottenuto un riconoscimento temporaneo (1 anno) possa divenire fabbrica di Stato gestita da loro stessi. Si è aperta una campagna di solidarietà internazionale a sostegno della cooperativa Fasinpat e a questo scopo invitiamo tutti ad aderire con una firma affinché questi anni di lotta a salvaguardia del lavoro e della giustizia possano essere riconosciuti dal Governo Argentino e da tutta la Comunità Internazionale. www.obrerosdezanon.org Un esempio concreto della possibilità che i lavoratori possano e riescano con il loro lavoro e il senso di giustizia che li caratterizza lottare pacificamente e costruttivamente con un obiettivo chiaro e ben determinato: salvaguardare il posto di lavoro al di là delle speculazioni individuali supportate da un sistema sociale di chiara impronta neoliberista. “No tenemos frontera, nos une una sola bandera, la de la clase trabajadora, en unidad y coordinaciòn efectiva”. Valoramos el gesto de solidaridad de miles de compañeros trabajadores y luchadores que seguramente nunca vamos a conocer, por eso mismo el dìa que recibimos el micro en la fabrica, reafirmamos nuestro compromiso para seguir lichando por la expropiaciòn de la fabrica y estar a disposiciòn de los que los trabajadores que luchan internacionalmente” Luisa Barbieri 3 CAMPAÑA INTERNACIONAL SOLIDARIDAD CON L@S OBRER@S DE ZANON ¡ZANON 4 AÑOS BAJO GESTIÓN OBRERA! En un mensaje que nos ha llegado desde Neuquén l@s compañ@ de Zanon nos informan de la campaña que han iniciado tanto a nivel nacional como internacional para conseguir la expropiación definitiva bajo control obrero de la fabrica La lucha de Zanon ya dura 4 años, 4 años de lucha compartida con toda la clase trabajadora de Neuquén que han apoyado con su presencia la resistencia a abandonar la fábrica y en los momentos más difíciles han conseguido fondos para mantener la lucha. Hoy, con mucho orgullo y reconocimiento, l@s obre@s de Zanon nos explican que sus conquistas, empezado por la creación de 210 nuevos puestos de trabajo y la construcción de un Centro de Salud para la comunidad, son conquistas de toda la clase trabajadora, pero también nos advierten que nada esta decidido y que sigue el peligro de ser desalojados. Actualmente el juez del concurso reconoció temporalmente, solo durante un año, la gestión obrera de la fábrica mediante la cooperativa FASINPAT, fábrica sin patrones. Según el auto del mismo juez el motivo principal para reconocer la cooperativa transitoriamente fue el informe de la policía de Neuquén en el que se dice textualmente que: … “HOY NO PODRÍA LLEVARSE ADELANTE EL DESALOJO PARA PROVOCAR EL REMATE Y LIQUIDACIÓN DE LA FABRICA PRODUCTO DEL IMPACTO SOCIAL QUE ESTO IMPLICARÍA Esta claro que el juez no ha ordenado el desalojo de la fábrica por miedo a la respuesta de los trabajadores y trabajadoras de Neuquén y que después del plazo de un año en el que esta permitiendo el funcionamiento de la fábrica existe el peligro que en el mes de Octubre, fecha que finaliza el plazo, el juez dicte su desalojo. Ante esta situación se ha diseñado una campaña solidaria que ya ha empezado en Neuquén, y se ha de extender a todos los rincones del planeta, que ha de servir para que: SE RECONOZCA LA GESTIÓN OBRERA DE ZANON A TRAVÉS DE LA COOPERATIVA FASINPAT Y SE DICTE SU EXPROPIACIÓN DEFINITIVA Y SE PUEDA PONER LA FABRICA AL SERVICIO DE LA COMUNIDAD, AL SERVICIO DE UN PLAN DE OBRAS PUBLICAS PARA LA CONSTRUCCIÓN DE VIVIENDAS POPULARES, HOSPITALES, ESCUELAS, ETC. Esta campaña consiste en la recogida de firmas para exigir al gobierno argentino la expropiación de la fábrica y que esta siga bajo control obrero Esta previsto que l@s compañer@s entreguen el próximo 1º de mayo, en la legislatura provincial de Neuquén todas las firmas y apoyos que les lleguen antes del 30 de abril POR LA EXPROPIACIÓN Y ESTATIZACIÓN DE ZANON BAJO CONTROL OBRERO ¡ZANON ES DEL PUEBLO – APOYA ESTA LUCHA ENVÍA AL NÚMERO DE FAX DE FASINPAT EL APOYO DE TU SINDICATO U ORGANIZACIÓN TELEFONO; 0054299-4413063 PETICIÓN POR LA EXPROPIACIÓN DE ZANON El abajo firmante, en nombre de la organización que representamos, exigimos a la Legislatura de Neuquén el tratamiento y sanción de la ley de expropiación de Cerámica Zanon para que continúe bajo administración obrera. NOMBRE......................................... APELLIDOS.................................... ................................ ORGANIZACION.......................................................................................................................................... PAIS........................................................... FIRMA Y/O SELLO 4 Roberto Zappaterra: una storia Alla data di oggi : 22 aprile 2006 si trova ancora in custodia preventiva in un carcere di sicurezza in incredibile! attesa del processo. Di nascosto ci consegna le Campagna a favore della sue impressioni sul carcere scritte su foglietti di carta. salvaguardia dei diritti umani sostenuta da N.A.Di.R. Roberto Zappatera, autista di ambulanze, è stato arrestato il 24 Febbraio 2006 al porto di Igoumenitsa (Grecia), dove si stava imbarcando per tornare in Italia dopo un periodo di vacanza. Durante questo periodo aveva raccolto alcuni frammenti e cocci di vasi antichi che intendeva riportare a casa come ricordo per la fidanzata e gli amici. Gli è stata contestata l'accusa di furto a scopo di ricettazione e vendita. Rischia dai 2 ai 10 anni. Inoltre nel camper su cui viaggiava sono state trovate apparecchiature fotografiche e materiale elettronico che Roberto, come appassionato, aggiustava ed utilizzava durante le sue vacanze. Tutto questo è stato messo in relazione con l’accusa. Dal 9 marzo 2006, dopo aver cambiato quattro prigioni, si trova nel carcere di Anfissa subendo tutte le restrizioni ed il trattamento riservato a spacciatori, ladri ed assassini con cui condivide la prigionia (leggi il Diario). Ad oggi gli è stata negata la libertà su cauzione in attesa del processo la cui data, secondo l’autorità Ellenica, è indefinibile ed anche sull’esito del secondo ricorso gli avvocati si dicono pessimisti. E’ importante sottolineare che un fatto analogo (ma sembra che ne avvengano diversi), ha coinvolto anche due turisti tedeschi pochi mesi fa che sono stati rilasciati dopo due giorni di fermo ed il pagamento di 2.500 euro di cauzione. Roberto, colpevole di aver commesso un ingenuità ed una leggerezza è pronto ad affrontare il processo, ma chiediamo che non debba essere detenuto fino a quel momento e che possa godere almeno della libertà su cauzione. Roberto Zappaterra è incensurato, lavora nell’ospedale del suo paese e svolge da anni attività di volontariato con i disabili. per richiederne la scarcerazione si sono esposte già moltissime persone fra cui il Sindaco di Castelnuovo (RE) che ha anche inviato una nota al Presidente Ciampi. Turista italiano in carcere da 40 giorni in Grecia Mi chiamo Zappaterra Roberto, sono un cittadino italiano, fino ad oggi incensurato. Sono detenuto nel carcere di Amfisa in Grecia perché accusato di essere un trafficante di materiale archeologico. Volevo solo portare in Italia come ricordo, alla fine di una vacanza, alcuni cocci di terracotta di 5 cui non ne conosco neanche il valore. Dal 23 febbraio, giorno dell'arresto a Igoumenitsa, sono stato rinchiuso in cinque prigioni con celle spesso prive di ogni norma igienica, costretto a dormire su coperte indecenti, andando in bagno sempre accompagnato ed ammanettato. Condividendo le celle con trafficanti, ladri ed assassini. Tutto questo nella più assoluta mancanza di rispetto e subendo continue umiliazioni. Dall'inizio di questa storia ho avuto solo una volta, e per pochi minuti, la possibilità di difendermi davanti ad un traduttore improvvisato e senza la possibilità di leggere i verbali nella mia lingua. Oggi non conosco per quanto durerà la mia carcerazione preventiva ne' quando ci sarà il processo, perché nessuno si preoccupa di farmelo sapere. La prima richiesta di uscita su cauzione e' stata respinta e sono pessimista anche sull'esito della seconda. Ho capito di avere commesso uno sbaglio ed un ingenuità ,ma non credo che sia uno errore che meriti quanto sto passando. Chiedo solo di poter uscire su cauzione per poter dimostrare che non sono la persona che le Istituzioni greche, che mi hanno rinchiuso qui dentro, credono che io sia. Zappaterra Roberto carcere di Amfissa, 25 marzo classica dell’Appennino dove normalmente si vive e si muore nei bar. Ma questo strano elemento non frequentava locali e rimaneva discretamente al di fuori dalla massa “paesanotta”. La vita porta a sorprese a volte amare e così sul finire del 2001 mi sono rotto la schiena in un incidente alpinistico. Dopo un medio/lungo calvario sono tornato a casa con due ruote sotto il culo per il resto dei miei giorni ed una vescica neurologica da imparare a gestire. Torno allo sport comperando subito una endy bike, poi mia cognata mi dice che quello strano individuo che viveva ancora in camper è istruttore di subacquea per disabili e che se ne ho voglia mi insegnerebbe volentieri. Non perdo tempo e lo incontro un giorno io sul mio velocipede e lui su quel sgangherato camper. Se qualcuno avesse seguito le poche parole che ci siamo scambiati si sarebbe certamente chiesto chi dei due fosse meno nella norma, del tipo: “ Ciao sono Gabriele mi hanno detto che insegni ad andare sott’acqua ai disabili “ “ Veramente ho questa specializzazione da poco tempo e cercavo una cavia” “ O.k. l’hai trovata, quanto mi costerà il tutto?” “ Nulla ho sempre insegnato per passione” “Quando cominciamo?”…… 2006 Un giorno ho conosciuto Zappa…. Vedevo da tempo questo ragazzone, perennemente cinto da una bandana colorata e dallo sguardo un po’ allampanato, vivere su di un camper obsoleto rosso e bianco, in sosta la notte poco distante da casa mia. Strano modo di vivere, pensavo, in una zona E con questo impegno nasce anche un amicizia. Mi fa iniziare con la piscina, andiamo insieme a comperare l’attrezzatura, e via verso Bonassola ma ormai fa freddo e dobbiamo rimandare le prossime immersioni alla primavera seguente. Così si riprendono le trasferte giornaliere e durante il viaggio si parla di tutto, con le persone con le quali sei subito in sintonia è un piacere parlare, di viaggi, di motori, di subacquea, di alpinismo, di disabilità, di passere ma soprattutto di cazzate che facciano stare sereni. E dopo l’immersione, delle quali devo ringraziare Robby per avermi insegnato di un “universo” dove 6 non esistono barriere architettoniche ma solo silenzi ed acquaticità, ci sono anche le cenette di pesce al mare che non fanno mai male ma consolidano un amicizia nata tra due “originali”. Raggiungo così il primo brevetto Open e l’estate seguente quello che mi permette di scendere oltre i 18 metri, accompagno Zappa vicino a Firenze per ritirare il nuovo camper col quale vuole andare subito in ferie, prima a trovare dei parenti, poi in Grecia dove è già stato l’anno precedente e della quale è rimasto entusiasta. Rimaniamo così d’accordo che appena rientra partiamo per una settimana sul Mar Rosso per fare delle immersioni in un mare a detta di tutti cristallino. Fatto sta che io Robby lo devo ancora rivedere, è riuscito una sola volta a telefonarmi dal carcere abbiamo sparato cazzate per sentirci come se non fosse successo nulla……….. Gabriele Colombani Liberiamo Roberto Ciao, mi chiamo Silvia, insieme a Robbi e ai suoi fratelli stiamo vivendo questa assurda avventura. La qualità personale che caratterizza Roberto è la sua continua ricerca, ricerca di libertà, giustizia, pace. Quindi questa vicenda lo ha colpito nel suo bene più grosso la libertà, sarebbe come vietare la corsa ad un podista. Roberto sa di aver commesso un errore, è pronto a pagare per questo ma, come noi, chiede che la pena sia proporzionata al danno causato. E' un uomo buono che ama la natura in tutte le sue espressioni, ha passione per la fotografia, le videoriprese e l'osservazione subacquea. Le sue passioni lo hanno portato a specializzarsi nell'insegnamento del nuoto e della subacquea a ragazzi con difficoltà motorie. Il suo gruppo lo sta aspettando per continuare le lezioni in piscina e uscire in mare. Ciao Robbi un abbraccio e a presto, Silvia Comunicato stampa presidente Ciampi sul caso Zappaterra (Castelnovo Monti, 20 aprile 2006) E’ arrivata questa mattina al Sindaco Gianluca Marconi la risposta alla lettera inviata ormai alcune settimane fa al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi sul caso del sub castelnovese Roberto Zappaterra, detenuto in carcere in Grecia dal 24 febbraio per aver raccolto nel corso di immersioni subacquee alcuni frammenti vi antichi vasi greci. A rispondere è stato il Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri, Adriano Benedetti. Scrive Benedetti: “Gentile Sindaco Marconi, rispondo all’istanza da Lei rivolta al Capo dello Stato il 15 marzo e relativa al Signor Roberto Zappaterra, detenuto in Grecia nel carcere di Amfissa. Devo purtroppo informarLa che il competente Tribunale di Igoumenitsa ha confermato per il Signor Zappaterra il regime di carcerazione preventiva motivando tale decisione con il sospetto che il connazionale possa altrimenti rendersi contumace nel prossimo dibattito processuale. Il provvedimento di carcerazione adottato dalla Corte, che ai sensi della legislazione greca può avere una durata non superiore ai diciotto mesi, è soggetto a revisione ogni sei mesi. Le assicuro che il caso del Signor Zappaterra continua comunque ad essere seguito con la massima attenzione da questo Ministero e dal Consolato Generale ad Atene, che si mantiene in costante contatto con i familiari e con il legale del connazionale. Al momento si sta anche valutando la possibilità di presentare una nuova istanza di scarcerazione. Nell’auspicio che la vicenda giudiziaria possa evolvere in senso favorevole al Signor Zappaterra Le invio il più cordiale saluto”. Afferma Marconi: “Ci fa piacere che il Ministero degli Affari Esteri stia seguendo da vicino la questione: anche da parte nostra prosegue l’impegno diretto in azioni di sensibilizzazione sul caso di Roberto Zappaterra. Siamo in contatto con il Consolato, ed anche con associazioni umanitarie come la Croce Rossa e Amnesty International che sono al lavoro per la tutela dei diritti del nostro concittadino. Certo non è molto consolante sapere che la carcerazione preventiva in Grecia può durare fino a 18 mesi: Zappaterra ha già sulle spalle quasi due mesi di carcere, che appaiono una punizione non commisurata all’errore che ha commesso e che lui stesso tra l’altro ammette. A questo punto auspichiamo che la data del processo sia fissata al più presto”. 7 ROBERTO RINGRAZIA DAL CARCERE Con queste poche righe vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che (anche solo chiedendomi come sto), mi sono vicini e cercano, come me, di capirci qualcosa da questa assurda ed incredibile vicenda. Se un giorno mi avessero detto: "tu finirai in galera in Grecia", mi sarei fatto una grossa risata. Ed invece eccomi qui. In una prigione di un paese della Grecia che non so neanche dove sia; circondato da trafficanti, assassini, truffatori. Praticamente sono di proprietà di un Governo che prima mi chiede perché ho fatto una certa cosa, poi non mi crede e infine non mi ascolta quando invoco spiegazioni. E questa e' la parte più dura che si somma a tutte le umiliazioni che devo subire ogni giorno. Vorrei poter trasmettere le sensazioni che provo, ma sono talmente forti, profonde e personali che per quanto mi sforzi non riesco neanche a scriverle. Se il rischio non fosse l'annientamento completo della persona dentro ad un carcere, sono sensazioni che bisognerebbe provare. Questo paese (ma e' forse sarebbe la stessa cosa in Italia), mi vuole insegnare che trafficare in materiale archeologico e' sbagliato. La differenza e' che non sono un trafficante, ma dal 23 febbraio mi trattano come tale. Questa vicenda mi sta dando modo di vedere una solidarietà anche da parte di persone che non mi sarei mai aspettato. In questo momento vorrei stringere la mano e guardare negli occhi ognuno di Voi. Ovviamente la voglia di uscire e' tanta; i motivi sono vari tra cui il poter concretizzare le idee e i progetti con i disabili , il poter raccontare tutto ciò che ho vissuto. Vedendola in modo positivo potrei anche pensare che più rimango qui e più cose avrò da raccontare! Ma, come si dice, "quando la fatica supera il gusto forse e' ora di smettere". In certi momenti mi viene in mente il titolo di un libro di Bruce Chatwin: "Che ci faccio qui?". Penso che la risposta (perché ci deve essere una risposta non posso credere il contrario), arriverà con il tempo. Speriamo presto. A volte penso che io nella vita sono nato due volte: nell'ottobre del 1961 e la seconda volta nel 1999 quando ho deciso di vivere nel camper. Può darsi che alla fine di questa storia nasca un nuovo Roberto Come diceva Troisi : "ricomincio da tre" (dopo però basta) . Ho saputo che alcune persone hanno espresso giudizi molto negativi su quanto sta succedendo e che, in fondo "me la sono cercata". In un certo senso hanno ragione ma sono persone che in fondo non sanno niente di me e che quindi sarebbe anche sprecato rispondergli. A queste persone consiglo solo di guardare un po' oltre il proprio naso prima di emettere giudizi su fatti e persone che non conoscono. E' invece importante ringraziare tutti coloro che mi sono vicini e non riuscirei a nominarli tutti. Vorrei ringraziare il Sindaco di Castelnovo Dott. Marconi e la Giunta comunale al completo, il Senatore Giovannelli, i colleghi di lavoro (reparti e uffici), gli amici di Castelnovo, di Bologna , i ragazzi di Arcoiris e tutti coloro che pur non conoscendomi mi stanno dimostrando il loro affetto. Vorrei ringraziare i miei fratelli Danilo e Corrado inoltre Silvia e Gabri. Grazie ancora e, spero, a presto. Roberto Zappaterra I filmati relativi al caso Zappaterra li potete trovare su www.arcoiris.tv Il caso: Roberto Zappaterra. Turista italiano in carcere da 40 giorni in Grecia N.A.Di.R. informa: 7 aprile 2006 - Conferenza stampa: Caso Roberto Zappaterra ”Mi chiamo Zappaterra Roberto, sono un cittadino italiano, fino ad oggi incensurato. Sono detenuto nel carcere di Amfisa in Grecia perché accusato di essere un trafficante di materiale archeologico. Volevo solo portare in Italia come ricordo …” (leggi la lettera) Intervengono: • Danilo Zappaterra • Avv. Davide Bicocchi Roberto Zappaterra: un caso di violazione dei diritti umani ? N.A.Di.R. informa: Roberto Zappaterra è stato arrestato il 24 febbraio 2006 al porto di Igoumenitsa (Grecia) ove si stava imbarcando per l’Italia dopo avere trascorso una vacanza. Nel corso di un’immersione aveva raccolto alcuni frammenti di materiale considerato antico mosso dalla ingenuità del turista che, attratto dai cocci 8 e senza pensare affatto alla possibilità di trafugare materiale considerato di valore archeologico, voleva portare qualche ricordo agli amici e alla fidanzata. Gli è stata contestata l’accusa di esportazione di reperti archeologici e...dopo 2 mesi rimane in attesa di giudizio rinchiuso in carcere ad Anfissa (circa 200 Km. da Atene) in condizioni disumane, considerato alla stregua di un pericoloso criminale. In questi due mesi Roberto ha perso circa 10 chili di peso, si sente umiliato dalla condizione nella quale è costretto a vivere, riconosce di avere commesso un "crimine", pur senza rendersene minimamente conto, chiede solamente di essere sottoposto a regolare processo per “pagare” il suo debito con la giustizia greca, ma … a tutt’oggi sembra che i tempi non siano maturi e lui rimane un detenuto in attesa di giudizio. La domanda che tutti noi ci stiamo ponendo è: non è questa violazione dei diritti dell’uomo ? non sarebbe forse il caso che le autorità si ponessero nella condizione di farsi carico di questo cittadino italiano sottoposto a maltrattamenti e verificassero se sono stati rispettati i sacrosanti diritti dell’uomo ? Si propongono alcune testimonianze di chi Roberto lo conosce bene: Gian Luca Marconi (il Sindaco del Comune ove risiede - Castenovo né Monti – R.E.), i suoi colleghi di lavoro, la sua fidanzata Silvia, l’amico Gabriele che dopo avere subito un grave incidente ed avere riportato lesioni si trova ora su di una sedia a rotelle, ma che , grazie a Roberto, ha riscoperto il piacere di muoversi in acqua al pari di chi ha ancora l’uso delle gambe. Vi invitiamo a leggere nella sezione "lettere ad Arcoiris" le testimonianze scritte di Roberto, Silvia e Gabriele. Visita il sito: www.robertozappaterra.com Testimonianza di Roberto dal carcere di Anfissa N.A.Di.R. informa: "Se un giorno mi avessero detto: "tu finirai in galera in Grecia", mi sarei fatto una grossa risata. Ed invece eccomi qui. In una prigione di un paese della Grecia che non so neanche dove sia; circondato da trafficanti, assassini, truffatori. Praticamente sono di proprieta' di un Governo che prima mi chiede perche' ho fatto una certa cosa, poi non mi crede e infine non mi ascolta quando invoco spiegazioni..." Un giorno ho conosciuto Zappa.. N.A.Di.R. informa: ...e dopo l’immersione, delle quali devo ringraziare Robby per avermi insegnato di un "universo" dove non esistono barriere architettoniche ma solo silenzi ed acquaticità, ...fatto sta che io Robby lo devo ancora rivedere, è riuscito una sola volta a telefonarmi dal carcere abbiamo sparato cazzate per sentirci come se non fosse successo nulla... "per loro è solo uno dei tanti in carcere, per noi è un amico di cui abbiamo bisogno" - Gabriele Sent: Monday, May 08, 2006 4:11 PM Subject: Roberto Zappaterra libero da domani! Roberto libero da domani! Andata a buon fine la terza richiesta di rilascio di Zappaterra Roberto, dal 23 febbraio scorso detenuto in un carcere della Grecia, il pubblico ministero Ellenico non ha opposto alcuna obiezione sulla domanda di rilascio su cauzione. Roberto lascerà il carcere di Anfissa domani e dovrebbe rientrare in Italia per dopodomani. Non finiremo mai di ringraziare tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno seguito la vicenda, chi si è dato da fare per divulgare la cosa, o chi semplicemente si è interessato a quello che stava succedendo a un suo connazionale. Pur non potendo contare sulle autorità Italiane che della cosa si sono dimostrate quasi del tutto indifferenti, abbiamo potuto constatare invece un grandissimo interesse da parte di persone che si sono prese davvero a cuore la vicenda. In attesa che Roberto giunga finalmente sul suolo Italiano e possa scrivervi lui direttamente, da parte di Danilo, Corrado, Silvia e soprattutto da parte di Robby ancora grazie a tutti 9 IL Bandeirante* in cammino nella ricerca della PACE -Lo sforzo collettivo di rendere trasversale la tematica della pace nel curricolo scolare e la trasformazione delle lezioni dell’insegnamento religioso in spazi aperti di dialogo degli alunni con i loro professori consiglieri; -Il processo pedagogico di “programmazione partecipativa” del calendario scolastico e dei progetti educativi, così come la creazione partecipativa delle “Norme di convivenza” cercando di costruire consensi per un patto di restare-insieme; Questo processo è nato e si è sviluppato nella scuola media statale Bandeirante di Guaporè (Rio Grande del Sud ) dal 2001, ampliandosi gradatamente per seguire i professori, funzionari, alunni e genitori della scuola, oltre ad altri educatori di Guaporè e dei municipi di questa micro-regione del versante superiore del nordest del Rio Grande del Sud. regione, con 78 anni di esistenza, che si occupa approssimativamente di 1600 alunni, in tutti i livelli della educazione di base e conta circa 90 educatori. Lo sviluppo del processo si è avvalso, fin dal suo inizio, dell’accompagnamento della ong. “Educatori di pace”, con sede in Porto Alegre (RS) , coordinata da Pe. Marcelo Rezende Guimarães e a partire dal 2003 con l’appoggio del “SERPAZ” (servizio della pace) di Sao Leopoldo (RS), coordinata da Ricardo Wangen. Sono molti e preziosi i frutti maturati a partire da questa semina nell’interno della scuola: comportamentali nelle relazioni interpersonali,coinvolgendo l’equipe direttiva ,gli organi di gestione democratica, professori, alunni e funzionari, contribuendo alla trasformazione graduale dell’ambiente scolastico in uno spazio di convivenza etico-affettiva. “EMPODERAMENTO” (sviluppo di tutte le potenzialità) per il protagonismo degli educatori,alunni e genitori nella creazione di iniziative e sviluppo di azioni come la “ camminata per la pace” (2002,2003) o “Manifesto per la pace” (contro la guerra degli Stati Uniti nell’Iraq, che ha raccolto più di 3000 firme inviate all’ONU), la raccolta di firme per il bando delle mine terrestri in accordo con il trattato di Ottawa, il movimento “bambini giocando in pace” rivolto alla Il Bandierante è una scuola pubblica del sistema della -Cambiamenti -Il riflessione e al superamento dei giochi violenti e alla trasformazione delle armi da gioco in un monumento alla Pace; -Il rafforzamento del Protagonismo giovanile nello sviluppo delle azioni rivolto alla valorizzazione e coscientizzazione sull’importanza dell’ambiente come: *il progetto svolto nel centro di Studi Costiero, Limnologico e Marino (CECLIMAR) sviluppando ricerche sulla flora e la fauna della costa litoranea del Rio grande del sud e Santa Caterina. Questi progetti hanno visto la partecipazione dei professori e degli alunni della scuola Bandeirante avendo come obiettivo la “ecologia partecipativa” e la sensibilizzazione per la difesa dell’ambiente e della biodiversità nella ricerca di un modello di civiltà autonomo, armonico, socialmente giusto e ecologicamente sostenibile senza il quale non sarà possibile conoscere una cultura di Pace; *Il progetto “Educazione Ambientale e Cittadinanzavalorizzazione della vita”, realizzato dai professori e 10 alunni, focalizzando le questioni ambientali del nostro Educare per la pace nella scuola Bandeirante Municipio, come la percezione della interdipendenza tra significa l’impegno collettivo nella promozione di i differenti gruppi di esseri viventi, concludendo che gli azioni stessi riscatto dei valori, interferendo nella realtà sono dell’ambiente, imprescindibili delle speci per e la sopravvivenza conseguentemente dell’essere umano; locale pedagogiche trasformatrici rivolte al nella ricerca di rendere umane le relazioni e per la giustizia sociale. *Il progetto “Educazione Ambientale nel contesto scolare: Conoscere, Amare e Preservare” con il titolo”Il mondo che abbiamo nelle nostre mani non ci fu donato dai nostri padri. Ci fu imprestato per i nostri figli”, favorendo dibattiti, incontri, conferenze, esposizioni di lavori, ricerca e studi approfondendo il riciclaggio dei rifiuti, la galvanoplastica, la raccolta delle pile e lampade al fluoro, permettendo agli alunni la constatazione “in loco” dei problemi che affliggono il nostro ambiente e alcune azioni collettive che possono impedire la violenza contro l’ambiente nel senso di preservare la vita. *Lo sviluppo di “ sentieri ecologici” nel Municipio e nella Regione, relazionando il vivere e il convivere in situazioni collettive, dove l’unione del gruppo fa la differenza. Ognuno è responsabile per il benessere e la sicurezza di tutti, sviluppando così , uno spirito di accettazione e rispetto per sé e per l’altro, riscattando il gusto del semplice, del naturale, stimolando una cultura della cura; EDUCARE PER LA PACE SIGNIFICA EDUCARE PER LA CITTADINANZA DELLA FELICITA’ IN RELAZIONE CON L’AMBIENTE, GLI ALTRI E SE STESSI. L’educazione per la Pace assunta dalla Gestione Democratica della scuola Bandeirante vuole aiutare a trasformare e a qualificare l’educazione pubblica in un’ottica attenta ai problemi del nostro tempo. *Ampio movimento della comunità scolare nello spiegare alla popolazione riguardo la costruzione di una Fossa Sanitaria e raccolta di firme per impedire l’installazione della stessa in un luogo improprio perché ciò provocherebbe il disquilibrio ambientale e la contaminazione dell’ambiente. *Sviluppo di una assistenza spirituale in collaborazione con il monastero di Goias Velho (Goias) per la cura delle pratiche educative degli insegnanti e degli operatori della scuola al fine di sostenere un processo che necessita di interiorità, relazionamento e fiducia negli altri e nel futuro. Progetto aiuta ad aumentare la pace (Per la risoluzione non violenta dei conflitti e per una scommessa sul protagonismo dei giovani) Il progetto aiuta ad aumentare la pace (AAP) vuole investire in forma significativa sulle capacità per la sua attuazione concreta nel superamento della violenza e 11 per la promozione di una cultura di pace nel municipio “oficinas” di Guaporè. partecipazione e discussioni in gruppo per aiutare a utilizzano attività che richiedono la costruire un clima di comunità, sviluppare le abilità Si propone di incamminare la realizzazione di “oficinas” interpersonali, (laboratori )del programma AAP insieme alla scuola contribuiscono alla violenza e visualizzare i passi che Bandeirante e altre scuole e istituzioni che desiderano possono portare a un mondo più giusto. Le attività aderire e dentro la rete di lavoro AAP aiutano i partecipanti ad articolazione sostenibile della rete di lavoro AAP in assumere prese di posizioni per le trasformazioni Guaporè e regione. personali e sociali. al progetto, mirando alla creazione analizzare le forze sociali che Si vuole così dare continuità al processo già in sviluppo nella scuola dal 2001,rendendo realizzazione di nuove “oficinas” possibile la per rispondere alla grande domanda degli studenti. Il programma per il 2005 definisce le date e i locali del progetto, rendendo chiare la disponibilità delle risorse umane e i materiali per la sua realizzazione. A medio termine si vogliono allargare le “oficinas” in altre scuole e istituzioni che aderiranno al progetto con l’obiettivo di rendere educatori e giovani agenti costruttori di pace e protagonisti di azioni sociali, mirando a creare la rete Aiuta ad Aumentare la pace in Guaporè e regione. LA EPIDEMIA DELLA VIOLENZA La violenza ha assunto proporzioni molto allarmanti ai Che cos’è l’AAP? “L’AAP è il processo che forma persone coscienti perché possano fare scelte responsabili” nostri giorni. Prima di arrivare ai 21 anni, molti giovani già hanno perso amiche e amici, vicini, colleghi e familiari vittime della violenza. La violenza è una preoccupazione crescente per i L’AAP è un programma dell’American Friends Service Committee, che insegna il comportamento non violento nella risoluzione dei conflitti e nella trasformazione sociale. Attraverso “oficinas” di 3 giorni e di attività di rinforzo, i partecipanti imparano abilità per risolvere conflitti senza violenza;analizzano l’effetto delle ingiustizie sociali nella propria vita e in quella delle altre persone. Lavorano assumendo azioni per il cambiamento positivo non violento, personale e sociale. Alle 3 “oficinas”di AAP (di base,avanzato e formazione per i Facilitatori) occorre aggiungere i livelli di sviluppo delle abilità. I partecipanti hanno l’opportunità di completare questi corsi e diventare a loro volta Facilitatori di AAP. Tutte le giovani in tutte le parti del mondo. La violenza è adesso un’epidemia. Non riguarda solo le grandi città ma è una preoccupazione di grandi proporzioni per tutte le comunità. La gioventù sta usando sempre più la violenza come soluzione per i propri problemi e pensa molto poco alle conseguenze. Le statistiche dimostrano che gli adolescenti sono, in numero sempre più crescente tanto le vittime quanto i perpetuatori di crimini violenti. Le severe punizioni non risolvono le necessità più profonde della gioventù e le radici delle cause della violenza. I mass-media ci vogliono far credere che i giovani sono catturati dalla cultura della violenza e sono assassini dal sangue freddo. 12 Come nota il professor Phillip Kay, nella sua In questo contesto, in mancanza di opportunità, molte introduzione al libro “Things Get Hectic:Teens Write persone vendono sesso, droga e armi, sviluppando una About theViolence that Surrounds Them” : Come economia sotterranea che molte volte si autoregola società, sembra che siamo soprattutto preoccupati con attraverso la violenza. i danni che gli adolescenti possono potenzialmente Se il mondo nel quale i giovani crescono sembra senza causarci.Ma se vogliamo fare qualcosa a proposito della speranza, violenza, dovremmo tentare di comprendere come ci si cambiamenti senta a 13 anni di età, circondato da bombe e armi da Nonostante il gridare che i giovani di oggi sono apatici, fuoco che esplodono al tuo intorno. molti giovani si interessano delle proprie comunità e si Dobbiamo coinvolgere i giovani in un dialogo sopra i impegnano per cercare delle soluzioni. Nelle parole di problemi e insieme creare soluzioni. Wissa:”Così come gli adulti desiderano cambiamenti, gli stessi e giovani incontrano stanno ragioni di chiedendo speranza. anche i giovani sono stanchi di vivere nella paura e IL CONTESTO SOCIALE DELLA VIOLENZA nella confusione e vogliono sapere ciò che possono fare”. Prima di intraprendere qualsiasi azione, occorre Giovani e adulti sono alla ricerca di alternative contro la guardare da vicino il problema. Geoffrey Canada,un violenza,cercando modelli positivi da seguire, identificando attivista nella prevenzione della violenza e autore di le radici delle cause dei problemi e riscontrando modi di Fist Stick Knife Gun, individua l’aumento della violenza cambiamento nelle proprie comunità. La violenza personale tra i giovani nel contesto di un senso di COMUNITA’ avviene in un contesto sociale. Dobbiamo tentare di in declino. cambiare le condizioni che portano alla devastazione, La perdita della comunità non è solo un problema all’isolamento e alla sfiducia totale. cittadino, anche nelle zone rurali i vicini sono sempre Dobbiamo unire gli sforzi più isolati gli uni dagli altri. Occorre perciò un PERCHE’ IL PROGRAMMA AAP HA SUCCESSO? maggiore coinvolgimento della comunità come Il programma AAP unisce una riflessione seria e ben un passo importante nei confronti della violenza e del coordinata preconcetto. equilibrio che finisce per coinvolgere le persone. Comincia Il quadro economico, per molte persone nel paese è con le esperienze degli stessi partecipanti e insegna abilità devastante e la situazione peggiora. Il baratro tra i inserite nel contesto delle situazioni del mondo reale. ricchi e i poveri si allarga e le imprese assumono Forma una coscienza profonda tra i partecipanti sulla sempre meno, lasciando i lavoratori senza impiego con necessità di ridurre l’odio e costruire un sentire comune abilità che non sono valorizzate. tra i vari gruppi sociali. Nelle aree povere, le scuole estremamente carenti di Costruisce una comunità basata sul dialogo e incoraggia i fondi producono gente diplomata in facoltà che partecipanti a riconoscere tra di loro le capacità che scoprono che i loro diplomi valgono zero nel mercato risultano preziose per il cambiamento.Aiuta i partecipanti ad del lavoro. essere lideres e occuparsi dei problemi delle proprie I lavori disponibili sono pagati con un salario minimo, in comunità.AAP è un programma flessibile. E’ in costante generale, che non è uno stipendio sufficiente per evoluzione nella misura che i facilitatori rispondono alle permettere ai lavoratori necessità dei partecipanti e delle comunità in cui sono di rispondere alle necessità finanziarie di base e offrono pochissime opportunità di miglioramento delle proprie condizioni. per creare nuove scelte di vita. con attività allegre di movimento creando un inseriti.Ecco le parole di un facilitatore: 13 “AAP riguarda il cambiamento della persona stessa con lo l’ingiustizia, non sono cose facili da fare. Richiedono sviluppo di nuove abilità e intanto ci sfida ad andare oltre abilità che occorre apprendere e allenare.Seguendo noi stessi facendoci attivi partecipanti della comunità” le piste lasciate dalla organizzazione “Children’s FILOSOFIA AAP DELLA NON-VIOLENZA Creative Response to Conflict” che è pioniera AAP comincia nell’insegnamento della risoluzione dei conflitti come con 2 presupposti: primo, che il conflitto, oltre ad essere una cosa naturale in tutte le interazioni un processo per il cambiamento umane, non è distruttivo per forza, ma può, questo sì, AAP separa le abilità per la risoluzione dei conflitti in 4 stimolare un cambiamento positivo e un accrescimento. blocchi costruttivi: Affermazione e Autostima; Secondo , che è l’ingiustizia sociale ciò che giace alla radice Cooperazione e presa di decisione in gruppo; di molti conflitti violenti. Così, l’AAP, ha un approccio duplice Comunicazione; Risoluzione dei conflitti. in relazione alla violenza: E ancora aggiunge: Riconoscere e sfidare l’ingiustizia. cambiare atteggiamenti nei confronti dei conflitti e orientarsi alle ingiustizie per cogliere Attività di costruzioni di abilità sono inframmezzati con la radice della violenza.La maggioranza dei bambini cresce giochi attorniata da violenza, e apprende a vedere la violenza e formazione nel senso di realizzare una confidenza l’abuso del potere come risposte normali ed efficaci per la tra i partecipanti del gruppo e rinforzare l’idea che le risoluzione dei conflitti. altre persone sono molte volte la nostra maggiore La violenza sembra essere l’unica opzione possibile in possibilità per andare alle radici delle cause della risposta al conflitto. Il lavoro maggiore dei facilitatori AAP è violenza. alzare il livello di coscientizzazione delle persone sulle molte L’APPROCCIO opzioni di cui si dispone in un conflitto. AAP insegna che i SULL’INSEGNAMENTO E L’APPRENDIMENTO conflitti non devono essere evitati per forza né occorre AAP è stato influenzato da un certo numero di teorie trattarli con violenza. Al contrario possono essere trattati sull’educazione e i cambiamenti sociali.Seguendo le direttamente e in modo costruttivo. Idealmente, i conflitti idee dell’educatore John Holt, AAP si struttura in possono essere risolti con soluzioni “ganha-ganha”(vinci - modo tale che ogni partecipante si sente importante e vinci), quelle nelle quali tutti escono con le proprie necessità riconosciuto e gli interessi di tutti sono alla base riconosciute. dell’apprendimento.Poiché proviene da Programmi La non-violenza non è solo uno stato mentale o alternativi alla violenza PAV, i facilitatori di AAP un’attitudine in relazione ad un conflitto. E’ un riconoscono che la costruzione dell’autostima, la compromesso per cercare attivamente di trasformare compassione le forze o le situazioni che degradano o opprimono le importanti per il cambiamento personale e sociale. persone. E’ un compromesso per andare direttamente Altra influenza significativa è la teoria dell’educazione alle radici della violenza. AAP insegna che il miglior popolare, come fu articolata dall’educatore brasiliano modo nella Paulo Freire, dall’educatore di Apalaches Myles comunità e aiutarsi gli uni con gli altri in quanto Horton, e da altri del centro The Highlander Research forze per il cambiamento.Questo approccio di base and Education Center, in Tennessee. per di superare togliere cambiamento l’ingiustizia l’ingiustizia è possibile è unirsi ci dimostra se le per formare comunità e CHE e la tecniche AAP confidenza sono di FA aspetti che il L’educazione popolare , anche chiamata partecipativa, comunità si emancipata e democratica è usata nel mondo per uniscono e che ogni persona ha un compito promuovere importante da svolgere in questo processo. l’alfabetizzazione e lo sviluppo progressivo delle Trovare soluzioni comunità, e le trasformazioni sociali come sono conflitti e “ganha-ganha” (vinci-vinci) nei lavorare in comunità per togliere delineati nei l’educazione principi di degli base della adulti, teoria 14 dell’educazione di Paulo Freire. Nel loro specifico, condividendo queste filosofie portano ad un processo di educazione implementare le idee dell’AAP nella propria vita , che scambiando impressioni sulla capacità di facilitare e rispetta e corrisponde alle necessità dei i propri pensieri riguardo a come partecipanti e che è apertamente compromesso con altre cose in più. l’obiettivo delle trasformazioni sociali progressive. *Materiale divertente, come per esempio berretti, RETE AIUTA ad AUMENTARE la PACE (RAAIP) camicette, giacche,boccali decorati con il logo dell’AAP, Trasformazioni reali a lungo termine richiedono aiutano a dare ai partecipanti una sensazione di rinforzo e appoggio continui. appartenenza dentro la comunità AAP. AAP non ha l’intenzione di costituirsi in una esperienza 2) SVILUPPO DELLE ABILITA’ e FORMAZIONE DI unica, ristretta solo alle “oficinas” realizzate nelle ESPERTI LIDERS classi. Il suo percorso specifico di interazione porta i In giovani ad andare oltre. permettono che gli esperti AAP pratichino attività di L’obiettivo delle “oficinas”dell’AAP è montare la scena facilitazione, facendo esperienze con nuove attività, per le azioni e le riflessioni che seguiranno. praticando altre abilità di conduzione come parlare in Tenendo questo fine bene in vista, i coordinatori pubblico e facilitare le riunioni. dell’AAP Esempi: AIUTA offrono programmi e attivitàdella RETE ad AUMENTARE la PACE- RAAP. questo modello, le opportunità della RAAP Ogni *Il modello AAP, con l’opportunità di partecipare a livelli coordinazione crea, insieme con i giovani un metodo avanzati e diventare a sua volta dei facilitatori, è per se proprio per sviluppare la RAAP, combinando un certo stesso un metodo della RAAP: • numero di attività per raggiungere vari obiettivi. Per chiarire, descriveremo 4 modelli Con la stessa idea dei clubs, creare un club AAP di che si riunisce una volta alla settimana o al programmazione della RAAP, ciascuno con obiettivi e mese per creare attività che stimolano lo attività distinte. In realtà, pochi programmi seguono scambio di idee e per divertirsi. solo un modello e le finalità dei modelli coincidono. • 1)Allargando la comunità AAP In questo modello le attività della RAAP forniscono Conferenze con testimonianze di esperienze già realizzate e ben riuscite; • “Ritiri spirituali “ di 1 o 2 giorni che consentano modalità positive attraverso le quali gli esperti in AAP di scambiare idee e valutazioni sui percorsi possono mantenersi in comunicazione gli uni con gli effettuati o da effettuare con il sostegno di altri. Queste attività permettono che i partecipanti di esperti permettendo una maggiore coesione del tutte le “oficinas” dell’AAP si conoscano in modo da gruppo e un coinvolgimento profondo nel allargare la comunità AAP: cammino dell’AAP Esempi: 3) SERVIZI COMUNITARI *eventi sociali , senza bevande alcoliche, realizzati nei In questo modello i partecipanti sono incoraggiati ad fine settimana;attività come balli che coinvolgono la impegnarsi maggiormente nella comunità per mezzo cittadinanza, escursioni feste e churrascos, offrono del servizio volontario. In questo modo i partecipanti una ottima opportunità perché i giovani interagiscano partono dall’osservazione dei problemi della propria in un ambiente sicuro.E se gli esperti AAP aiutano ad comunità per scegliere un certo tipo di azione al organizzare gli eventi ,sviluppano anche abilità di riguardo. organizzazione e lideranza Esempi: *Bollettini e pagine AAP in internet aiutano gli esperti a * Alcuni coordinatori AAP rimanere in contatto, conoscendo nuove opportunità, gruppo di un giorno, ricevendo donazioni come alimenti, hanno organizzato eventi di 15 cucinando e servendo una refezione in un riparo per i sviluppano abilità nel rivolgersi al grande senza tetto o partecipare a un giorno di pulizia nella pubblico. • comunità. Esperti AAP si sono uniti a molte campagne Ciò può essere fatto con ritmi regolari come per politiche come per esempio quella per un esempio una volta al mese. Il servizio comunitario miglior salario minimo, quella contro la prestato puntualmente è una buona maniera per disoccupazione, contro le pessime condizioni introdurre i giovani in occasioni di servizio. carcerarie, contro il militarismo contro la Esistono innumerevoli opportunità per gli individui di vendita indiscriminata delle armi da fuoco (23 impegnarsi nel servizio comunitario e i coordinatori AAP ottobre possono sviluppare una lista di attività volontarie che protezione dell’ambiente. 2005), contro il disarmo e la possono essere svolte dai giovani. Diventare un mediatore volontario nei programmi della scuola o della comunità è un modo eccellente per i giovani di sviluppare abilità AAP e nello stesso tempo prestare servizio alla comunità entrando in contatto con le entità locali. • Per incoraggiare il servizio comunitario i coordinatori AAP possono organizzare cerimonie di premiazione o di riconoscimento per celebrare le conquiste degli esperti AAP: 4) ORGANIZZAZIONE POLITICA ORGANIZZAZIONE E NECESSITA’ DEL LAVORO In questo modello, i partecipanti sono incoraggiati a identificare una questione sociale che interessa e a decidere qualche tipo di azione per una trasformazione sociale non-violenta a lungo termine.Gli esperti AAP partecipano e organizzano azioni che si dirigono alle radici delle cause della violenza e si compromettono con azioni sociali non-violente. Al fine di incoraggiare sviluppo. Il coordinamento è stato eletto nell’assemblea del gennaio 2005 e così composta: 1)Professoressa Mercedes Maria Celso, direttrice della scuola Bandeirante; 2) Prof, Silvio Antonio Professoressa e dare appoggio all’organizzazione politica, i coordinatori AAP ascoltano le preoccupazioni sollevate dal gruppo, aiutano a riflettere e a prendere eventuali decisioni come petizioni, dimostrazioni, partecipazioni a progetti per la difesa dell’ambiente. Esempi: • Il progetto ha un coordinamento responsabile per il suo Bedin; Maria 3) Prof. Angelica Claudio Girotto grando; Lanzoni 4) 5) Professoressa Ironi Guedes Parisotto 6) Studente Anderson Tabaldi 7) Studente Jessica Guedes Parisotto 8) Studente Marcos Felipe Maule Bedin 9) Studente Thaise Casagrande 10) Studente Daniel Zandonai Oltre alla coordinazione e ai facilitatori delle “oficinas”, il progetto prevede la liberazione di una persona indicata dal le manifestazioni contro la violenza sono connaturate all’AAP. Alcuni esperti AAP hanno partecipato a marce o a dimostrazioni in pubblico come “La settimana senza violenza”. Partecipando in questo modo gli esperti SERPAZ (Servizio della pace, ONG Costituita con questo obiettivo di educare per la pace, attraverso la risoluzione non-violenta dei conflitti, con sede in San Leopoldo) per stimolare, articolare e accompagnare lo sviluppo di questo lavoro insieme alla scuola e partendo da lì ampliarlo alle scuole e istituzioni che vorranno aderire al progetto. 16 Il progetto prevede che la persona liberata disponga -da una contribuzione spontanea dei partecipanti alle dei mezzi per lavorare e mantenere un centro di “oficinas” a titolo di una tassa minima di iscrizione. comunicazione per l’articolazione del RAP. (Rete aiuta ad aumentare la pace). * Il “ Bandeirante “ è colui che porta la bandiera. Traduzione a cura di Zanoli Nara , insegnante elementare . Cavezzo ( Modena) La programmazione del lavoro sarà fatto in riunioni della Coordinazione con il SERPAZ e con le persone che facilitano le “oficine” oltre ai rappresentanti della scuola, istituzioni e comunità interessate. Queste riunioni saranno articolate via telefono, e-mail ecc…dalla persona liberataper il centro di comunicazionela dovrà far circolare le informazioni e le delibere delle riunioni. La persona suddetta, sarà responsabile per creare e mantenere un sito su Internet, facendo i contatti e organizzando tecnicamente le “oficinas” mantenendo la corrispondenza con le persone coinvolte. Per essere realizzabile nel suo sviluppo, questo progetto può essere sostenuto e appoggiato -dalla Scuola Regionale dell’insegnamento medio Bandeirante che mette a disposizione il suo spazio fisico e la struttura didattico-pedagogica per la realizzazione delle “oficinas”; -della equipe del SERPAZ che guida le “oficinas” per mezzo dei suoi facilitatori, lavoro sviluppato con dedicazione e generosità; -dal contributo finanziario del Circolo dei genitori della scuola Bandeirante che ha sussidiato significativamente le “oficinas”; -dalla partecipazione attiva dei genitori, professori e alunni che , volontariamente si sono dedicati al progetto; 17 LA SCUOLA BANDEIRANTE E LA PACE a cura di Nara Zanoli Mi chiamo Nara Zanoli e sono un’insegnante elementare da anni sostenitrice di un interscambio con amici e amiche brasiliani-e impegnati sui temi della pace e spiritualità. In questa linea, lo corso anno, nel mese di novembre, ho partecipato all’esperienza dell’ “accampamento” della pace a Guaporè che è una città di 20 000 abitanti, nel rio Grande del sud (Brasile), fondata nel 1903 con l’arrivo dei primi immigrati italiani. A Guaporè la scuola pubblica Bandeirante ha iniziato un percorso di educazione per la pace coinvolgendo parte del personale insegnante, genitori e ragazzi e ragazze frequentanti. L’ “accampamento” è stata un’occasione unica per me , di vivere in prima persona, momenti di grande ricchezza emotiva e fortissima umanità. Durante l’incontro si sono alternate dinamiche e giochi specifici per la conoscenza reciproca; riflessioni e scambi di esperienze di vita sulla nostra spiritualità a partire da alcune frasi del libro biblico del profeta Osea; un percorso naturalistico a stretto contatto con la natura come la “trilha”; la celebrazione del fuoco come ringraziamento; canti con la chitarra, danze e giochi per il divertimento di tutti e tutte. L’accampamento si è svolto in una piccola fazenda attraversata da un ruscello, con prati, zona di “mato” (foresta), laghetti artificiali e animali allo stato libero ed è durato un fine settimana. In questa esperienza mi ha colpito, particolarmente, la “corporeità” che tutti e tutte abbiamo condiviso nei gesti delle dinamiche, nei movimenti dei giochi e dei balli, nella stimolazione dei sensi naturali quali il gusto per il “churrasco” (tipica carne ai ferri); il tatto nell’abbraccio di ciascuno-a per l’altro-a nelle varie dinamiche, la vista dell’infinito nella natura e negli sguardi fra i nostri occhi nonché l’ascolto reciproco delle nostre esperienze di vita e delle nostre aspirazioni. Ho visitato personalmente la scuola Bandeirante e ho conosciuto le persone che credono e operano per questo progetto dall ‘anno 2001 con la coordinazione del professor Silvio Bedin. Naturalmente, non mancano difficoltà, incomprensioni perché non tutto il personale si considera integrato al progetto. Principalmente fra i nuovi professori che non hanno condiviso il processo di formazione avviato, c’è un piccolo gruppo che si mantiene contrario per ragioni personali e di conflitto di relazioni dentro la scuola. Essi dicono costantemente che l’educazione per la pace non può restare solo un discorso. Ma la maggioranza del personale della scuola si sente impegnata nel portare avanti questo cammino. L’equipe direttiva, per cercare di coinvolgere tutti, ha espresso la necessità di un incontro con tutti gli operatori per una valutazione molto profonda che sottolinei le conquiste ma anche le sfide e le difficoltà che permangono. E’ forte, infatti il desiderio di capire come questo percorso , possa continuare, migliorare allargarsi e creare nuove possibilità anche in occasione della ricorrenza degli 80 anni di esistenza della scuola, proprio nel 2006. Per questo, l’equipe ha chiesto l’aiuto di collaboratori esterni come fratel Celso Carpendo e fratel Marcelo Guimaraes del monastero dell’Annunciazione di Goias (Brasile)come animatori di una spiritualità legata alla vita. Vorrei, ora , chiarire meglio, il contesto sociale in cui la scuola Bandeirante è inserita e quello nazionale brasiliano nell’ottica della risoluzione non-violenta dei conflitti. Il Bandeirante è una scuola pubblica che si occupa di circa 1.600 alunni-e, in tutti i livelli della 18 educazione di base e conta circa 90 fra educatori ed educatrici. Lo sviluppo del percorso per una educazione alla pace si è avvalso, fin dal suo inizio, dell’accompagnamento delle O.N.G “Educatori di pace” (educapaz.org.br ) con sede in Porto Alegre e del SERPAZ (servizio della pace) di Sao Leopoldo coordinata da Ricardo Wangen. Gli obiettivi che ci si propone di raggiungere con l’educazione alla pace e alla non-violenza sono: -migliorare le relazioni interpersonali contribuendo allo spazio di convivenza etico-affettiva; -rendere trasversale la tematica della pace nel curricolo scolare e la trasformazione delle lezioni dell’insegnamento religioso in spazi aperti di dialogo; - rendere effettivo il processo pedagogico di programmazione partecipativa del calendario scolastico, dei progetti educativi e le norma di convivenza; - sviluppare tutte le potenzialità per il protagonismo degli educatori, dei giovani in manifestazioni pubbliche come la camminata per la pace, la raccolta di firme per il bando delle mine terrestri,azioni per la difesa dell’ambiente e della biodiversità nella ricerca di un modello di civiltà autonomo, armonico, socialmente giusto ed ecologicamente sostenibile senza il quale non sarà possibile conoscere una cultura di pace; sviluppare una spiritualità intesa come cura della nostra interiorità che ci aiuti a superare le nostre fragilità di fronte alle difficili sfide educative del nostro tempo; Questa azione pedagogica è quindi indispensabile in un paese come il Brasile dove la violenza ha assunto proporzioni allarmanti: Prima di arrivare ai 21 anni molti giovani hanno già perso amiche e amici vittime della violenza di armi. (vedi articolo di Gigi Eusebi sulla rivista Azione non-violenta gennaio-febbraio 2006) Il quadro economico del paese evidenzia che il baratro tra ricchi e poveri si allarga, le imprese non assumono e i lavori disponibili sono pagati con un salario minimo insufficiente per rispondere alle necessità di base di una vita dignitosa. In questo contesto, in mancanza di opportunità, molti giovani vendono sesso, droga e armi, sviluppando un’economia sotterranea che si autoregola attraverso la violenza. Ma i giovani stessi, sono anche alla ricerca di alternative, cercando modelli positivi da seguire per identificare la radici delle cause dei problemi e cambiare le condizioni che portano alla devastazione, all’isolamento, alla sfiducia totale. Di fronte a tutto questo è evidente l’importanza della scuola Bandeirante per formare una coscienza profonda che riduca l’odio e costruisca un sentire comune tra le persone. E’ attraverso il cammino della non-violenza che si intende assumere il conflitto come possibilità per stimolare un cambiamento positivo e affrontare l’ingiustizia sociale che giace alla radice di molti conflitti violenti. Solo l’educazione di una coscienza profonda , di una personalità critica porterà le persone a fare scelte responsabili e coraggiose. Il senso della comunità, oggi in declino nel mondo intero, vuole essere invece sostenuto e rafforzato nel progetto di pace della scuola Bandeirante perché ritenuto indispensabile antitodo nei confronti della violenza e del preconcetto. Unirsi nella comunità, aiutarsi reciprocamente, lavorare perché le comunità si uniscano per togliere le ingiustizie , ci dimostra che il cambiamento è possibile e ogni persona nel mondo intero, ha un compito importante da svolgere in questo processo. La scuola Bandeirante è una comunità in cammino come tanti altri gruppi che anche in Italia e nel mondo, operano per raggiungere gli stessi obiettivi. E’ possibile scambiarci le esperienze arricchendoci reciprocamente con le caratteristiche e le novità che ciascuno possiede? Penso proprio di sì. Infatti la ricchezza delle differenze non deve restare solo uno slogan se crediamo davvero nell’educazione della pace. 19 N.A.Di.R. informa su Arcoiris Tv www.arcoiris.tv O Bandeirante na trilha em busca da paz N.A.Di.R. informa: il filmato ci propone il progetto che si svolge nella scuola del Bandeirante, progetto nato nel 2000 in Brasile a Guaporé (Stato del Rio Grande del Sud) che si pone quale obiettivo principe la diffusione di una cultura di Pace. Intervista al prof. Silvio Antonio Bedin Vista il sito: www.mediconadir.it Informazioni: [email protected] N.A.Di.R. informa: il prof. Bedin di Guaporé dello Stato del Rio Grande del Sud (Brasile) si occupa di formazione nella scuola media in Guaporé e nell'Università di Passo Fundo, ha creato un ponte di dialogo tra i due livelli di scuola favorendo l'interscambio culturale a diversi livelli. Dal 2000 a tutt'oggi è Ricercatore del Nucleo di Studi "Educazione e gestione della cura" del Programma di Post-graduazione della Facoltà di Educazione dell'Università Federale del Rio Grande del Sud. La ricerca applicata nella scuola del Bandeirante è volta alla comprensione della scuola focalizzando le qualità presenti nell'interrelazione. Una scuola, secondo lui, può valorizzare l'umanità, il calore umano, l'accoglienza, la solidarietà che nasce dalle emozioni che un salutare ambiente di convivenza può insegnare. Un progetto teso a cambiare le relazioni interpersonali e l'ambiente della scuola 20 La nuova costituzione, promulgata nel 1988, prevede l'uso sociale della terra. Questa clausola permette ai contadini organizzati di fare pressione sul governo affinché espropri i latifondi inutilizzati e ridistribuisca la terra. Il soggetto più attivo in questa lotta per la giustizia sociale nelle campagne è il Movimento Sem Terra (MST) La nascita del movimento Sem Terra Per comprendere al meglio il Movimento dei Sem Terra occorre fare riferimento alla storia del latifondo che opprime il Brasile dal 1500. Il “Movimento dei Sem-Terra” (MST) è una forma di organizzazione sociale dei senza-terra. I contadini sono costretti a lavorare la terra per i cosiddetti possidenti sotto le più differenti forme come la mezzadria, l'affitto, come semplici salariati. La soluzione più adeguata per superare questa tipologia oppressiva ed ingiusta di lavoro sarebbe quella di ottenere una terra ove potere lavorare. Il MST è nato dalla presa di coscienza e dall’organizzazione degli agricoltori in gruppi che hanno tentato di liberarsi dallo sfruttamento latifondista (molto diffuso in Brasile) cercando di prendere possesso di appezzamenti di terreno da potere lavorare in libertà organizzandosi così una vita dignitosa sia in riferimento al lavoro, sia in riferimento alla salvaguardia delle loro famiglie. Possedere un pezzo di terra significava avere lavoro, cibo, reddito; vivere in una comunità rurale significava poter creare dei servizi minimi per una vita adeguata ed in sintonia con la dignità dell’individuo. Negli anni ’70 in Brasile iniziò un processo di trasformazione dell’agricoltura, iniziò la cosiddetta meccanizzazione, venne introdotta la coltivazione della soia, soprattutto nelle zone del Rio Grande del Sud e di Parana, vennero infine messe in atto forti azioni di espulsione in massa della popolazione agreste che si dirige verso le città senza possibilità alcune di sbocco in quanto con la crisi industriale degli anni ’80 erano scomparse le prospettive di lavoro. Ala fine degli anni ’70 presero avvio le lotte per la riforma agraria e gli scioperi operai tesi alla democratizzazione della società orientarono verso un processo di cambiamento che in realtà era già in atto. Un fattore soggettivo fu il lavoro pastorale della Chiesa Cattolica che era orientato a stimolare le fasce deboli della popolazione a prendere coscienza della loro condizione e ad uscire dallo stato di sfruttamento nel quale il sistema dittatoriale imperante li aveva confinati. L’influenza del sindacalismo rurale e la lotta sempre più cosciente orientata a democratizzare il paese portò all’organizzazione nei villaggi, nelle comunità rurali di gruppi di contadini. Fecero la loro comparsa le riunioni clandestine, riunioni che per lo più tentavano di affrontare l’ingiustizia della concentrazione delle terre nelle mani di pochi e il non utilizzo da parte dei latifondisti di grandi appezzamenti di terreno. Come sempre accade nei processi di coscientizzazione della società civile, si identificò il problema prioritario ed si iniziarono ad organizzare manifestazioni pubbliche a favore della riforma agraria. Si facevano assemblee, cortei e si cominciarono ad occupare le terre incolte. Nel gennaio del 1984 si costituì il Movimento dei Senza Terra, movimento che si poneva come obiettivi fondamentali la Riforma Agraria, la giustizia sociale e l’istruzione dei lavoratori rurali. Il 21-24 gennaio 1984 a Cascavel – Parana si tenne il 1° incontro nazionale con 80 rappresentanti di 13 stati. Alcuni momenti significativi della storia del movimento. • • 1° Congresso 1985 - Curitiba - 1600 delegati - "L'occupazione è l'unica soluzione" è lo slogan che domina in questo periodo. Dopo il congresso c'è un grande slancio verso le occupazioni. 5° Incontro 1989: "Occupare, resistere, produrre". Con questo slogan si voleva sottolineare l'idea che era importante far nascere una società nuova negli 21 • • • insediamenti, organizzare la produzione, elaborare un modello per l'agricoltura. "Speravamo allora che fosse eletto Lula" dice Stedile. Il periodo di Collor (1990-1992) è stato molto duro. "Abbiamo cercato di rafforzarci per resistere. Abbiamo lavorato molto al miglioramento degli insediamenti e alla costruzione del sistema cooperativo". 1995 - 3° Congresso (Brasilia, 5000 delegati). Dominante è la lotta contro il neoliberalismo e il governo di FHC. La riforma agraria dipende dai mutamenti del modello economico e quindi per essere realizzata ha bisogno dell'appoggio dell'intera società."La riforma agraria è una lotta di tutti", è quindi lo slogan. 2000 - 4° Congresso (Brasile più di 12.000 delegati). Il MST sta subendo una dura repressione da parte del governo. Denuncia il progetto neoliberale del governo per l'agricoltura e rilancia l'azione di massa ed una grande campagna di formazione di militanti. Lo slogan è "Per un Brasile senza latifondo". 6) Caratteristiche Del MST • • È un movimento popolare nel quale tutti possono entrare: non ci sono solo uomini adulti, come è prevalentemente nel sindacato, ma donne e anche ragazzi e anziani. Vi possono entrare anche in Non Contadini. Non si discrimina chi non lavora la terra Ha una componente sindacale. Le famiglie lottano per conquistare un pezzo di terra. • • • Lottano per il credito, per le infrastrutture, per i prezzi dei loro prodotti. Questi aspetti interessano solo gli agricoltori. Ma non vengono delegati ad altri movimenti. La lotta corporativa è strettamente legata nel MST a quella politica. È un movimento politico anche se non ha mai pensato di trasformarsi in partito. È vicino al PT, la cui proposta di riforma agraria è sempre stata molto simile a quella del MST, ma autonomo. Ha una direzione collegiale (se c'è un presidente - dicono - o viene assassinato o tradisce, cioè viene cooptato). La direzione è composta da 21 persone. Le proposte vengono dagli stati nei quali si discute approfonditamente. Poi però vanno votate in un incontro nazionale. I candidati devono avere più del 50% dei voti per essere nominati. Da' importanza allo studio, alla formazione dei quadri e alla lotta di massa, ad un forte legame con la base L'ideologia Il MST si sente erede di 500 anni di lotte per la terra nel proprio paese, e di molte lotte che ci sono state in altre parti del mondo. "Non stiamo inventando niente" - dicono. Non si sono però mai proposti di copiare altre esperienze. L'MST è strettamente legato alla realtà quotidiana. "Usiamo le idee - dicono - che danno risultati qui da noi, nella nostra esperienza". Si sentono particolarmente vicini alla teologia della liberazione (che mischia cristianesimo, marxismo e latino-americanismo). Sono moltissimi gli studiosi, i religiosi, i rivoluzionari brasiliani e non a cui fanno riferimento. "Non ci interessa tanto sapere a che partito fosse iscritto un certo 22 studioso, ma se ha detto qualcosa che ci può servire". Forme di lotta: occupazioni, accampamenti temporanei e di lunga durata, marce. L'occupazione è una forma di lotta che obbliga a schierarsi. Il povero organizzato obbliga la società a pronunciarsi. L'occupazione non è un grido isolato. È importante che alla occupazione partecipino intere famiglie perché si forma già uno spirito comunitario. "L'occupazione è l'unica soluzione" è uno degli slogan più antichi. Perché la legge viene applicata solo lì dove c'è iniziativa sociale. Anche Cardoso ha riconosciuto che senza pressioni non ci sono risultati. Ci sono stati due importanti successi negli ultimi anni: • • L'approvazione di una legge che obbliga, nei processi di sgombero, a seguire una certa procedura con la presenza del Pubblico Ministero e del Giudice che ascolta le parti (purtroppo i giudici, spesso compromessi con il latifonco, non fanno processi, non ascoltano i PM e autorizzano in modo illegale molte espulsioni). È stato stabilito dal Supremo Tribunal di Justiça di Brasilia (aprile 1997) durante un processo ai dirigenti MST Diolinda e Rainha che le occupazioni di massa, promosse da movimenti sociali, con l'obiettivo della R.A. non sono crimini, ma rivendicazioni dell'attuazione di un diritto costituzionale e non possono essere giudicate alla luce del codice penale ma alla luce della costituzione. Violenza contro i Senza Terra. I senza terra sono stati vittime nei loro 16 anni di vita di molte violenze: denunce ingiustificate, minacce, sgomberi e arresti arbitrari, torture, omicidi, massacri. Famosi sono i massacri di Corumbiara (1995) e di Eldorado dos Carajas (1996). Soltanto durante l'anno 2000, 11 membri del MST sono stati uccisi da pistoleiros o da poliziotti. Mostra di Sebastião Salgado Coltivatrice della terra Vicino Tauá, al confine dello stato del Ceará, la povertà ed il lavoro duro sono scolpiti nel volto di questa lavoratrice Sem Terra. (Ceará, 1983) http://www.mst.org.br. www.comitatomst.it/ Un bambino nell'accampamento dei Senza Terra nella fazenda Rosa do Prado, dalla quale i contadini sono stati espulsi dalla polizia militare per 18 volte. Ora 500 famiglie occupano l'area organizzati in cooperative di produzione dove si stima guadagneranno 350 dollari al mese. 23 Scuola in un accampamento Sem Terra L'educazione scolastica è uno degli obiettivi del MST. Un terzo dei contadini è analfabeta. Quasi la metà non ha completato l'insegnamento di 1° grado. L'8% ha completato il 1° grado e soltanto il 3% ha completato la scuola secondaria. La scuola, presente in ogni insediamento dei Sem Terra, garantisce a tutti i bambini di studiare per un minimo di 4 anni e in molti casi fino ad 8. Oggi sono più di 2000 gli insegnanti che lavorano con più di 40.000 bambini negli insediamenti e con programmi di alfabetizzazione rivolti a giovani e adulti. La quasi totalità degli insegnanti proviene dagli stessi insediamenti. in Brasile, conta 1600 alunni ed è impegnata in diverse attività: cambiamenti nelle relazioni interpersonali, trasformando l'ambiente scolastico in uno spazio di convivenza etico-affetiva rendere trasversale la tematica della pace nei programmi scolastici realizzare la programmazione partecipativa dei progetti educativi e delle norme di convivenza promuovere lo sviluppo di tutte le potenzialità, genitori compresi, per azioni di pace rafforzare il protagonismo giovanile nella valorizzazione dell'ambiente. Significativo è il Progetto Aiuta ad Aumentare la Pace (AAP) per la risoluzione nonviolenta dei conflitti e per il coinvolgimento dei giovani. Il Progetto AAP mira a costruire una comunità attiva e responsabile in un contesto sociale fortemente violento. Una Scuola di Pace alle pendici del Monte Cimone (MO), per cercare la pace con sè stessi, la natura, gli altri ed il mondo. Una rete di associazioni, scuole ed enti locali per offrire alla popolazione e ai visitatori luoghi ed eventi di pace INTRODUZIONE Gli obiettivi di Rocca di Pace sono costruire luoghi ed esperienze di Pace per sviluppare la Cultura della Pace, ricercare con le popolazioni locali strumenti per vivere in pace con se' stessi, la famiglia, la comunità, la natura. Rocca di Pace intende offrire ai visitatori un ambiente per sviluppare la pace interiore e la propria capacità di essere operatori di pace. Le modalità con le quali lavoriamo: "Nessuno educa gli altri, nessuno educa sé stesso ma ci si educa insieme" (P. Freire). Il metodo dovrà essere coerente con il fine, quindi teso a modalità partecipative, maieutiche e interattive. Educare alla pace significa educare per la cittadinanza della felicità in relazione con l'ambiente, gli altri e se stessi introduzione e traduzione di Nara Zanoli www.roccadipace.it La scuola pubblica di base "Bandeirante" della città di Guaporè, nello stato di Rio Grande del Sud Particolare sensibilità per strumenti quali la scultura la musica, il teatro, il cinema,...perché l'arte è un linguaggio universale. Rocca di Pace si prefigura come una rete locale inserita in una rete provinciale e regionale. Ricerca-formazione-azione sono il triangolo di riferimento per lo sviluppo della cultura di pace. Le attività previste sono: 24 * Musei della pace, mostre interattive, sentieri di pace * Convegni, corsi di formazione, attività culturali con le biblioteche * Percorsi didattici nelle scuole * Spazi di mediazione sociale e familiare e di trasformazione creativa dei conflitti * Documentazione e informazione I contenuti del nostro lavoro per la pace si possono così riassumere: * pace come bisogno universale * sperimentare alternative alla violenza (diretta, strutturale e culturale) * trasformazione creativa dei conflitti * pace con mezzi pacifici: la nonviolenza come sfida ineludibile * pace relazionale e mondiale a partire dalla pace interiore * pace con la natura * ricerca e formazione per diventare operatori di pace Gli utenti ai quali ci rivolgiamo sono: Scuole materne, elementari, medie e superiori del territorio. Popolazione del territorio. Classi scolastiche in gita. Turisti e sportivi. Studenti universitari in corsi residenziali. Insegnanti, educatori, genitori, formatori, operatori sociali e del volontariato. Politici ed amministratori. Obiettori di coscienza e giovani in Servizio Civile. Caschi Bianchi, Corpi Civili di Pace Europei, Brigate Internazionali della Pace. Parti in confitto. Le nostre interazioni con il contesto più ampio: A livello provinciale: Rocca di Pace si avvale della collaborazione del Centro Universitario di Ricerca sulle Culture della Pace e della Sostenibilità di Modena e opera in sinergia con le altre Scuole di Pace. A livello regionale: si propone come Scuola di Pace ai sensi della legge regionale 12/02 A livello nazionale e internazionale: in prospettiva Rocca di Pace si candida come luogo di formazione residenziale e di incontro tra i popoli. Modalità di gestione: Rocca di Pace si configura come una rete territoriale di Enti, Associazioni, Scuole, gruppi e persone del Frignano. Nella prima fase il Comune di Sestola funge da Ente capofila di riferimento istituzionale ed un Comitato si incarica della gestione. Entro il 2005 si costituirà in Associazione di enti. La sede: il Castello di Sestola (MO) - Sestola, è dominata da un castello, composto da una Rocca, da un borgo e da un parco. La Rocca, di proprietà del Comune di Sestola, è già stata ristrutturata ed ospita mostre e musei. Il parco è stato recentemente acquistato dal Comune di Sestola. Gli edifici del borgo (alcuni medioevali, altri più recenti) appartengono al Comune di Modena. Alcuni degli edifici medioevali verranno ristrutturati entro il 2005. Sono questi edifici che ospiteranno la sede del progetto Rocca di Pace. In prospettiva vi è anche la completa ristrutturazione degli edifici della ex colonia per trasformarla in Ostello. Si potrà così offrire un ambiente accogliente e funzionale per attività di formazione residenziali. Per le visite-laboratorio residenziali di due o più giorni per classe o gruppi in autogestione viene utilizzata la "Casa di Francesco" delle suore Cappuccine di Fanano (MO). 25 N.A.Di.R. Associazione Medica destinata a contrastare il disagio e le difficoltà di inserimento-integrazione nel contesto sociale. Programma socio-sanitario e riabilitativo per le persone che esprimono il disagio del rapportarsi al contesto sociale esprimendo malessere e difficoltà di carattere psico-fisico esprimentesi:Disturbi del Comportamento Alimentare, dipendenze in genere da cibo, atteggiamenti autolesivi, alcool, disturbi depressivi, disturbi d’ansia, disturbi affettivi, attacchi di panico, disturbi della sfera sessuale, difficoltà comunicative, integrazione interculturale Si fa portavoce delle esigenze dei singoli e dei gruppi, allargando il panorama informativo allo scopo di: rendere partecipi passare conoscenze atte a responsabilizzare il singolo e il gruppo nell’atto di acquisire la libertà di essere ed esprimere sé stessi, nel proprio ed altrui rispetto, dando quindi la possibilità di avviare un processo di integrazione adeguato e soddisfacente al contesto sociale di cui sono parte. chi sono gli usufruitori del servizio di N.A.Di.R. ? tutta la cittadinanza sensibile alla creazione di un contesto sociale adeguato alle esigenze dell’uomo, in particolar modo coloro che percepiscono il disagio derivante dall’interazione con il contesto sociale di appartenenza o verso il quale sono orientati. Malessere espresso o mascherato da sindromi più o meno gravi dal punto di vista clinico, ma agente quale freno nella proposizione sociale adeguata e soddisfacente (relazioni affettive, professionali e sociali in genere distoniche all’obiettivo originario e alla richiesta del sociale stesso). DCA: approccio multidisciplinare nel contenitore associativo Associazione Medica N.A.Di.R. (Nuova Associazione Disturbi di Relazione): medici, psicologi e pazienti associati per affrontare i disagi relazionali: una fascia di Pazienti scoperta dalla struttura pubblica ed unicamente direzionata al privato, in quanto non considerata MALATTIA SOCIALE Obiettivi del progetto Lo scopo primario della nostra associazione è la proposta dell’approccio MULTIDISCIPLINARE ai DCA (inquadrabili nell’ambito dei DISTURBI di RELAZIONE) nel contesto del CONTENITORE associativo agente sul TERRITORIO Che cosa permette il contenitore associativo? Il vissuto di PARTECIPAZIONE ATTIVA La RESPONSABILIZZAZIONE del Paziente L’ALLENAMENTO alla VITA e alle DINAMICHE del GRUPPO Imparare a riconoscere e ad esprimere le EMOZIONI in un ambiente “protetto” L’AMPLIAMENTO della visuale del singolo Il passaggio di COGNIZIONI e ABILITA’ La possibilità di AGIRE SUL TERRITORIO (prevenzione/cura) Il rapporto con il mondo esterno aiuta a : Prendere coscienza dell’altro Allargare il vissuto partecipativo Sentirsi parte di un motore teso verso l’esterno Raccogliere feed-back positivi derivanti anche solo dal sentirsi partecipi Riempire il mondo interno in termini costruttivi e proiettivi verso l’esterno Allontanamento dal vissuto narcisistico di sofferenza caratterizzato dal pensiero ossessivo (cibo/corpo) L’evoluzione del nostro percorso Ambiente ospedaliero (dal 1987 al ‘93) Ambulatori privati (dal ’93 al 2001) Associazione medica (dal 2001) 26 La sperimentazione in AMBIENTE ASSOCIATIVO Ambiente-contenitore accogliente proposto in termini di COMUNITA’, più che di apparato clinico (pur mantenendo fermi i supporti clinici occorrenti) Possibilità di contenere i costi di gestione attraverso: 1.Le azioni di volontariato possono sostenere l’enorme dispiego di forze operanti all’interno del progetto 2.Supporti economici derivanti dalle donazioni dei privati e/o degli Enti Possibilità di accogliere una larga fascia di interlocutori (prevenzione - trattamento) agendo sul territorio (apertura di uno sportello di ascolto c/o i quartieri) Possibilità di interazione con gli altri apparati associativi operanti nel territorio chi sono i volontari che possono operare all’interno di N.A.Di.R. ? operatori tecnici quali medici, psicologi ed educatori; i quali offrono la loro professionalità nel contenitore associativo, rendendolo lo strumento privilegiato ed esclusivo di un’organizzazione di volontariato quale è N.A.Di.R. Supervisionano costantemente le dinamiche che sostengono l’operato agente nel contenitore e supportano, attraverso l’utilizzo delle loro competenze cliniche, il percorso integrativo di cui gli utenti necessitano cittadini di buona volontà motivati e sensibili alle problematiche di cui N.A.Di.R. si fa carico, previa formazione portatori di disagio che, previa valutazione medico-psicologica, possano inserirsi nel programma integrativo nel contenitore associativo. L’associazione diviene uno strumento funzionale per il reinserimento agendo da potente strumento di interazione critica col e nel sociale (una sorta di palestra relazionale costantemente supervisionata dai tecnici operativi) pazienti che, dopo un percorso terapeutico individuale e/o di gruppo, si avviano verso la sperimentazione relazionale nel contesto associativo, quale primo step per una sana proposizione nel sociale. In questo caso l’associazione viene ad essere lo strumento privilegiato ed esclusivo per un adeguato reinserimento Il VOLONTARIATO Assume un triplice scopo: 1.Terapeutico 2.Collaborazione fattiva a feed-back positivo 3.Assunzione di competenze per futuri operatori I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE che rientrano nei DISTURBI di RELAZIONE rappresentano l’ESPRESSIONE SINTOMATOLOGICA di un disagio che può essere conseguente ad una spina irritativa (cambiamento, lutto, separazione) agente su di un terreno strutturale predisposto . La struttura di personalità che sottende l’espressione sintomatologica può andare da quella nevrotica al disturbo di personalità, sino a debordare nella struttura francamente psicotica in un crescendo di gravità. La sintomatologia anoressica e bulimica è nella maggior parte dei casi, sottesa alla struttura di personalità borderline e narcisistica. (DSM-IV 301.83 – 301.81) Perché abbiamo inserito i DCA nei DISTURBI di RELAZIONE ? La difficile relazione intrapersonale si estende a quella interpersonale, per cui il Paziente tende all’isolamento, alla chiusura all’interno di un mondo psichico ove domina un unico pensiero: la DIPENDENZA DAL CIBO e/o dal CORPO L’isolamento tende, in sintonia con il disturbo di personalità sottostante, ad assumere la connotazione manipolatoria con conseguenze devastanti in ambito relazionale favorendo sempre più la chiusura ad ogni stimolo costruttivo e vitale (NARCISISMO) La struttura predominante nelle sdr. anoressica e bulimica Essendo la struttura narcisistica dominata da un falso sé, risulta essere facilmente condizionabile (contesto sociale, richieste e/o aspettative da parte di chi viene riconosciuto come modello). L’espressione del falso sé condizionato assume caratteristiche francamente manipolatorie, in quanto, per aderire al modello precostituito, ha bisogno di controllare/dominare l’ambiente, le persone, le circostanze 27 Fasi della crescita • • • • • • • FASE ORALE dalla nascita ad 1 anno di età FASE ANALE da 1 anno a 2 anni FASE GENITALE-EDIPICA intorno ai 3 anni FASE di QUIESCIENZA o LATENZA FASE dell’ADOLESCENZA FASE ADULTA Il ritrovamento fuori di sé degli oggetti d’amore Onnipotenza 2.INVIDIA 3.PAURA di non essere all’altezza si culla in fantasie di: BELLEZZA RICCHEZZA ONNIPOTENZA NUCLEO DI UNA CONCEZIONE DEL SE’ GRANDIOSO Quando subentra uno scontro grave con la realtà (vecchiaia, lutto, separazione) impotenza Origi ne perso nalità futur a La personalità narcisistica può entrare in una crisi molto forte Narcisismo AMORE PER IL PROPRIO SE’ PORTATO AGLI ESTREMI La nostra immagine allo specchio è oggetto del nostro amore più grande I vantaggi secondari della personalità narcisistica nell’attuale contesto sociale: 1.Abilità nella manipolazione delle relazioni interpersonali 2.Mancanza di legami di solidarietà sia a livello personale che lavorativo Risposta adeguata alla richiesta attuale del sociale di MOBILITA’ e FLESSIBILITA’ Variazioni del RUOLO della famiglia La persistenza del narcisismo post-adolescenziale Concetto molto elevato di sé Bisogno sproporzionato di riconoscimento da parte degli altri 1.Invidia 2.Idealizzazione elevate aspettative di gratificazione 3.Svalutazione degli individui da cui non ci si aspetta nulla IMMAGINE DI SE’ ESTREMAMENTE FORTE E SICURA, MA IN REALTA’ VUOTA PERCHE’ AFFAMATA E NON NUTRITA A SUFFICIENZA L’odierna personalità narcisistica per stornare da sé: 1.COLLERA Dal modeling al ruolo esclusivamente affettivo (in passato la famiglia aveva a fianco del ruolo affettivo, anche la caratteristica di essere un nucleo produttivo es: attività artigianale familiare, grande famiglia contadina ponendosi in tal modo come esclusivo modello di riferimento) Un ruolo puramente affettivo non è sufficiente ai figli per la loro identificazione psicologica coi genitori (adulti) Caduta del concetto di AUTORITA’ sostituito da quello di COMPLICITA’ e PERMISSIVISMO I genitori si pongono come fratelli e non come autorità genitoriali Desiderio del figlio di ottenere una gratificazione orale = cibo + affetto Risposta: cure materne intermittenti e confuse (regali, divertimenti, giochi, …) Risultato: il figlio resta vuoto ed affamato, ne segue la COLLERA 28 La confusione tra ciò che il figlio può fare da solo e ciò che invece fa la madre: Fa nascere la convinzione nel figlio di potere fare tutto da solo Il ruolo paterno, disinvestito di autorità,tende a ricalcare il ruolo materno (quello che oggi viene definito “mammo”) I pazienti affetti da DCA nel nucleo familiare Un approccio multidisciplinare, integrato ad un contesto familiare “sofferente” La famiglia è, per ognuno, un contesto primario di apprendimento e di esperienza, terreno dove si sviluppano o dove falliscono sia i movimenti di individuazione e di differenziazione, sia i processi di acquisizione dell’identità, connessi comunque a tali movimenti. Nella famiglia dunque, possono più facilmente instaurarsi quelle difficoltà relazionali, quelle influenze emozionali che legano circolarmente il paziente, ed il suo sintomo, al sistema familiare” (Onnis, 2001) Per quanto concerne i modelli interattivi all’interno delle famiglie dei soggetti con DCA, gli studi di Minuchin (1980) e di Onnis (1985, 1988, 1999), hanno messo in evidenza 4 aspetti relazionali tipici. Le caratteristiche della famiglia • L’invischiamento • L’iperprotettività • L’evitamento del conflitto • La rigidità L’invischiamento Consiste nella tendenza di ciascun membro di queste famiglie a manifestare intrusioni nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni e nelle comunicazioni degli altri. I confini tra le generazioni e tra gli individui sono molto labili, con una conseguente confusione di funzioni e ruoli. L’autonomia e gli spazi personali sono quasi inesistenti. L’iperprotettività Si rivela nell’alto grado di preoccupazione, di sollecitudine e di interesse reciproco manifestato da tutti i membri della famiglia. Atteggiamenti di tipo protettivo sono costantemente sollecitati ed offerti, in particolare, quando il paziente mette in atto un comportamento sintomatico, l’intera famiglia si mobilita per curarlo e per proteggerlo; essa nasconde spesso in questo movimento e in questo processo, molti conflitti familiari. Circolarmente, dunque, la malattia del paziente ha una funzione protettiva sul sistema familiare. L’evitamento del conflitto Si manifesta attraverso la cooperazione di tutti i membri della famiglia nel mettere in atto una serie di meccanismi di evitamento, a nascondere il disaccordo, in modo che rimanga latente e non esploda mai apertamente. Ogni qualvolta la tensione della famiglia sale e diviene minacciosa, qualcuno dei membri, e spesso il paziente, interviene, richiamando su di sé l’attenzione e la preoccupazione degli altri. La rigidità È la caratteristica più tipica dei sistemi patologici e si manifesta, come ridondanza, nella ripetizione stereotipata degli stessi modelli di interazione. Ma, in queste famiglie, essa si esprime più specificamente nella tendenza tipica a presentarsi come famiglie molto unite ed armoniose, in cui non esistono altri problemi all’infuori della malattia del paziente. Se qualche contrasto si manifesta tra i genitori, esso riguarda sempre e soltanto la gestione delle difficoltà alimentari della paziente Che significato può avere, allora, il sintomo anoressico-bulimico nell’ambito di queste dinamiche relazionali che così profondamente coinvolgono la paziente? Esso assume la fisionomia di un’estrema protesta che la paziente attua con la manipolazione del cibo, nel tentativo disperato di ritagliare una sfera di autonomia e di differenziazione in un sistema familiare che non sembra permetterne altre. Ma perché la protesta rimane muta? Confinata nella sfera dell’implicito, del nondetto? Non perché nella paziente non risuonino vibrazioni emozionali, in quanto manca la capacità di decodificarle; Ma perché la paziente è costretta a conformarsi ad un linguaggio familiare. Si potrebbe forse dire al linguaggio di un “corpo familiare”, che censura e interdice l’esplicitazione di ogni conflittualità. Appare allora, con chiarezza, tutta l’ambivalenza paradossale del sintomo: tentativo dolente e spesso clamoroso di introdurre tensioni conflittuali 29 e provocatorie, in un sistema familiare che sembra rigidamente impedirle. Il sistema familiare, finisce esso stesso per relegare le tensioni, attraverso un problema di nutrizione, in un mondo infantile che è per tutti il più rassicurante e protettivo. Il guarire, il “crescere”. Non comporta solo una crescita psico-fisica del soggetto affetto da DCA. Ma comporta una crescita dell’intero “corpo familiare”; una crescita non può avvenire senza l’altra. È per questo motivo che è estremamente utile poter lavorare con tutto il “corpo familiare”. Per poter preparare la famiglia ad accettare e capire la spinta maturativa ed evoluzionistica del membro affetto da DCA Questo, non perché la famiglia non voglia la guarigione. Ma perché, per dinamiche inconsce, non è abbastanza matura per rinunciare ad una problematica che può avere la funzione di collante per il “corpo familiare” stesso. Quando il “corpo familiare” riesce a mettersi in discussione, a capire ed a modificare i propri comportamenti (inconsci); allora ci sono le premesse per poter fare maturare il sintomo, il paziente affetto da DCA e tutto il “corpo familiare”. I gruppi di consulenza psicologica destinati ai genitori Per aiutare la crescita del “corpo famigliare” abbiamo istituito un gruppo di consulenza per i genitori di Pazienti affetti da DCA, quale tentativo di completamento e/o rinforzo della terapia individuale dei Pazienti stessi Caratteristiche del gruppo: 1.Spazio privilegiato di ascolto dei vissuti delle famiglie 2.Possibilità di scambio di informazioni e di esperienze 3.Condivisione delle problematiche famigliari 4.Rinforzo incrociato La presa in carico COGNIZIONE SCELTA RELAZIONE 1° incontro: PRESENTAZIONE del programma Iter diagnostico psichiatrico valutazioni specialistiche Colloquio strutturale Incontro di staff Somministrazione test di Rorschach Gastroenterologica Endocrinologica Ginecologica Cardiologica Fisiatrica Restituzione della diagnosi al paziente con proposta terapeutica Incontro di staff: - definizione del programma operativo - passaggio al Paziente dell’ipotesi terapeutica sulla base del seguente schema 1. ACCOGLIENZA DIURNA 2. RIEDUCAZIONE MEDICA associata in parallelo PSICOTERAPIA PSICODINAMICA (individuale) 3. Consulenza SESSUOLOGICA 4. PSICOTERAPIA di GRUPPO 5. RIEDUCAZIONE MEDICA di GRUPPO 6. GRUPPI di LIBERA DISCUSSIONE supervisionati dagli operatori 7. GRUPPI di SOSTEGNO destinati ai GENITORI e/o ai PARTNERS 8. Ove necessario NUTRIZIONE PARENTERALE ( a bassi dosaggi calorici) associata a rieducazione alimentare 9. VALUTAZIONI LABORATORISTICHE e/o STRUMENTALI 10. CONSULENZE SPECIALISTICHE 11. AGOPUNTURA 12. TRAINING AUTOGENO Trattamento rieducativo alimentare NO ALLA DIETA ipo e/o ipercalorica IMPOSTA Crea una sorta di gabbia che induce il rinforzo della trasgressività Non insegna a scegliere Non responsabilizza Alla sospensione il Paziente tende a cercare gli alimenti a cui forzatamente ha dovuto rinunciare e/o subire PRESA IN CARICO DEL PAZIENTE da parte del RIEDUCATORE MEDICO LIBERTA’ di 2° incontro: ANAMNESI, ESAME OBIETTIVO SVILUPPO della RELAZIONE INTERPERSONALE La 30 SI’ ALLA RIEDUCAZIONE ALIMENTARE Si parte dalle modalità alimentari proprie del Paziente e lo si coinvolge nel processo di cambiamento atto ad acquisire un rapporto con gli alimenti sintonico all’obiettivo: il RIEQUILIBRIO DEL PESO CORPOREO Perché è così difficile iniziare e/o proseguire un programma di riequilibrio del peso corporeo? NEGAZIONE del PROBLEMA per scarsa fiducia nelle proprie capacità di potere modificare il rapporto con il cibo (bassa autostima – scarsa cognizione delle proprie risorse) STATO di DEPRESSIONE sottostante il disequilibrato rapporto con il cibo COMPULSIONE esprimentesi nell’utilizzo del cibo a soluzione di problemi verso i quali ci si sente impotenti DIFFICOLTA’ OGGETTIVA DEL PROGRAMMA proposto in relazione con le consolidate abitudini di vita INSUFFICIENTE o inadeguate MOTIVAZIONi FATTORI CULTURALI E/O SOCIALI cognizione relazione sperimentazione Rappresentano in sintesi il programma proposto per tentare il riequilibrio del peso corporeo La COGNIZIONE La CONOSCENZA rappresenta l’unico strumento che ci possa rendere LIBERI di SCEGLIERE COSA COME QUANDO MANGIARE NO AL CONTROLLO SI’ ALLA MODULAZIONE La RELAZIONE • con NOI STESSI: il nostro corpo, la nostra immagine corporea, i nostri problemi, il nostro piacere • con il CIBO cercando di rivestirlo del significato più adeguato al nostro benessere • • • • • con GLI ALTRI a rinforzo della fatica che ci stiamo accingendo ad affrontare; dell’acquisizione dell’abilità a stare e rimanere nel branco (aumento autostima) con i CONDIZIONAMENTI SOCIALI che spesso ci allontanano dai nostri reali bisogni o li mascherano con i PREGIUDIZI che ci fanno vedere la realtà in maniera distorta con conseguente allontanamento dalla possibilità di interagire costruttivamente per noi e per gli altri con il NOSTRO AGIRE attraverso l’acquisizione di una modalità sperimentale di affrontare la vita (errori non fallimentari, possibilità di cercare alternative, verificabilità dell’agito) con le NOSTRE EFFETTIVE MOTIVAZIONI orientate al cambiamento La SPERIMENTAZIONE • È vitalità • È un porsi un obiettivo cercando diverse vie per riuscire a perseguirlo • È tentativo orientato e motivato • È evoluzione individuale e sociale • È acquisizione del concetto di errore evolutivo Il metodo sperimentale viene applicato al nostro programma medico rieducativo: RICERCA DI ALTERNATIVE FORZA DEL GRUPPO Forza del gruppo Appartenere ad un gruppo significa: interagire con persone animate dal nostro stesso obiettivo e bloccate da problematiche sovrapponibili CI DA’: 1. UN FORTE SENSO DI APPARTENENZA. 2.CI MOTIVA 3.RIDUCE LA FATICA SI ATTIVANO: 1. La COMPLICITA’ 2. La RESPONSABILITA’ reciproca 3. La CONDIVISIONE 4. L’APPARTENENZA attiva e non impositiva Markers biologici per i DCA (Blundell 1984) Il modello esplicativo del sistema di regolazione dell’appetito e della sazietà, prevede un sistema organizzato su 3 livelli: 1.Eventi psicologici comprendenti sensazioni di piacere, di fame, di desiderio per il cibo e i 31 comportamenti legati al cibo propriamente detti, con relativi pasti, spuntini e conseguente assunzione calorica 2.Eventi metabolici periferici (insulina, glucocorticoidi, colecistochinina, somatostatina, VIP) 3.il 3° livello (cervello, ipotalamo in particolare) è rappresentato dalla sede dell’attività dei neurotrasmettitori (dopamina, noradrenalina, serotonina, oppioidi endogeni, peptide YY - PYY, neuropeptide Y - NPY) e delle interazioni tra questi e i segnali metabolici provenienti dalla periferia L’appetito e la sazietà sarebbero il risultato della continua e sincrona interazione tra i 3 livelli Sindrome anoressica Il sintomo più evidente è la RESTRIZIONE dell’APPORTO di ALIMENTI partendo dalla selezione degli stessi in base a cognizioni (per lo più errate) relative al loro valore nutrizionale: vengono prediletti gli alimenti a basso contenuto calorico La restrizione alimentare può debordare nella NEGAZIONE pressoché TOTALE del BISOGNO PRIMARIO del nutrirsi sino a sviluppare una DIPENDENZA DALLA NEGAZIONE del bisogno di cibo La negazione presto va a comprendere tutti (o quasi) i bisogni primari Si sviluppa un pensiero compulsivo, a volte con sfumature deliranti, orientato verso la forma del corpo (DISMORFOFOBIA) Contemporaneamente si pone in atto un meccanismo di vanificazione della percezione di abbandono affettivofamiliare (l’aspetto fisico emaciato provoca attenzione e preoccupazione nella famiglia) Altri sintomi organici da malnutrizione EDEMI DECLIVI , a volte gonfiore al volto in relazione alla diminuzione della pressione oncogena da diminuzione del rapporto albumine/globuline ALTERAZIONI CUTANEE ed ANNESSI: 1.Pelle secca, rugosa, assottigliata, anelastica, spesso desquamante 2.Talvolta pigmentazione di colorito giallo-arancio localizzato ++ al palmo di mani e pianta dei piedi 3.Le unghie appaiono striate e fragili, spesso si formano lesioni ragadiformi alla loro periferia che possono provocare ascessi sottoungueali (deficit sistema immunitario) 4.I capelli perdono la loro lucentezza, appaiono fini, secchi e scarsamente vitali, spesso si osserva una caduta importante 5.Comparsa di una pelosità anormale, chiamata lanugo, localizzata sprt. a livello del labbro sup., delle guance e del dorso ALTERAZIONI DENTARIE: alta frequenza di carie , spesso gengiviti ricorrenti FATTORE AGGRAVANTE della sdr. anoressica L’alternarsi della restrizione alimentare con episodi rapportabili alla sdr. bulimica (ABBUFFATE) seguite da interventi riparatori: 1. VOMITO AUTOINDOTTO 2. ABUSO DI LASSATIVI 3. IPERATTIVITA’ Clinica della malnutrizione da sdr. anoressica DIMAGRIMENTO che si instaura in un tempo di durata variabile, anche se il più delle volte è rapido. Si fa un confronto tra il peso corporeo misurato e quello abituale e lo si pone in relazione con il tempo intercorso nella variazione, in quanto in relazione al tempo si può procedere in maniera diversa e dal pto. di vista terapeutico e dal pto. di vista diagnostico Peso misurato X 100 = % del peso abituale Peso abituale AMENORREA è un sintomo costante, determinata sia dallo stress psicofisico che dalla riduzione del tessuto adiposo ALTERAZIONE della CIRCOLAZIONE PERIFERICA = le estremità sono fredde e cianotiche, mentre i vasi superficiali sono in stato di contrazione quasi permanente IPOTENSIONE ABBASSAMENTO della TEMPERATUTA CORPOREA 32 ALTERAZIONI CENESTESICHE dell’APP. GASTROENTERICO: i Pazienti lamentano senso di ripienezza e di gonfiore all’ingestione di minime quantità di cibo ATONIA INTESTINALE e STIPSI Parametri bioumorali nelle malnutrizioni I test clinico-chimici di base: 1.Emocromo 2.Elettroliti ematici ed urinari 3.Glicemia 4.TGC + CS tot e fraz. HDL 5.Albuminemia 6.Cretininuria sulle urine delle 24 ore 7.Azoto ureico 8.Calcemia 9.Fosforemia 10.Protrombinemia 11.Transferrinemia 12.Transaminasi Valutazioni endocrinologiche di base: 1.Funzionalità della tiroide 2.Funzionalità asse ipofisi-gonadi Indagini immunologiche: 1.IgA, IgG, IgM 2.C3 e C4 3.Leucociti 4.Linfociti Spesso le abbuffate vengono programmate (relazione con le emozioni) e consumate in solitudine e di nascosto L’APPROCCIO TERAPEUTICO NON deve puntare sul cibo, in quanto rischierebbe di rinforzare il sintomo e/o allontanare il Paziente che, utilizzando la manipolazione, tende a SFIDARE il terapeuta: 1.Negazione del problema 2.Utilizzo di bugie 3.Richiesta di una “soluzione” immediata (fenomeno del TUTTO o NULLA e SUBITO) 4.Competizione con il terapeuta: desiderio di attenzioni, tentativo di dimostrare la superiorità esprimentesi nella negazione dei bisogni primari, desiderio di emancipazione 5.Chiusura nei confronti delle cognizioni che il terapeuta tenta di passare 6.Isolamento sociale L’atteggiamento bulimico In maniera molto più evidente che nelle altre sindromi DCA, la BULIMIA esprime la voracità compulsiva in ambito relazionale BULIMIA AFFETTIVA I linfociti si ritengono significativi di malnutrizione se <1.500/mm 3 % linfociti/mm3 X GB/mm3 100 ABBUFFATA Rappresenta il sintomo principale della BULIMIA Consiste nell’ingestione di una enorme quantità di cibo, in un periodo molto breve di tempo e con modalità particolari (RITUALITA’) Si avverte la sensazione di non riuscire a fermarsi, di perdere ogni controllo che era stato tanto faticosamente ricercato in relazione al cibo Vengono consumate in fretta grandi quantità di cibo di tutti i tipi, passando dal dolce al salato, senza riuscire a percepirne i sapori Usualmente i cibi prediletti sono quelli ad elevato contenuto calorico (quelli che di solito vengono tenuti sotto controllo) Seduzione compulsiva seguita da distruzione della relazione affettiva (vomito affettivo) Atteggiamenti comuni • • • • • Scarsa AUTOSTIMA debordante nella DEPRESSIONE conclamata ATTEGGIAMENTO RINUNCIATARIO, scarsamente affidabile, MANIPOLATIVO INQUINAMENTO delle già difficili relazioni interpersonali DIFFICOLTA’ a RICONOSCERE le proprie EMOZIONI UTILIZZO del SINTOMO ad espressione del malessere che inonda il Paziente Regolazione periferica dell’introito di cibo 1.SEGNALI NERVOSI (via vagale da distensione gastrica) La distensione gastrica aumenta la frequenza di spikes vagali La stimolazione delle afferenze vagali aumenta l’attività del NVM (nucleo ventro mediale) 33 La vagotomia nel ratto riduce del 25-50% la quantità di cibo ingerita per singolo pasto La vagotomia per ulcera gastrica induce iporessia e dimagrimento 2.SEGNALI CHIMICI Il glucosio e.v. riduce l’introito di cibo, il 2deossiglucosio (non metabolizzato) stimola l’assunzione di cibo: il segnale è forse l’utilizzazione ? L’inibizione del senso di fame si può ottenere infondendo glucosio: - nell’ipotalamo -nella vena porta -nel duodeno (ridotto o abolito da vagotomia) 3. SEGNALI ORMONALI -Insulina per effetto indiretto -Estrogeni: l’estro inibisce l’introito di cibo, mentre nella fase post-estro aumenta, la castrazione abolisce la ciclicità dell’introito nel ratto femmina La somministrazione ciclica di estradiolo diminuisce l’introduzione di cibo; l’impianto di estradiolo nel NVM deprime l’introito di cibo IPERFAGIA Normopeso (BMI 18,5-24,9) Sovrappeso (>25) Pre-obesità (25-29,9) Obesità di 1° (30-34,9) Obesità di 2° (35-39,9) Obesità di 3° (> 40) Il BMI (indice di massa corporea) si ricava dividendo il peso in chili per il quadrato dell’altezza in metri BMI = kg/m 2 Il SOVRAPPESO è definibile come un accumulo eccessivo di grasso corporeo, al di sopra della normale quantità, dovuto (nella quasi totalità dei casi) ad un’alterazione del bilancio energetico (rapporto tra l’energia introdotta con gli alimenti e quella consumata dal nostro corpo per tutte le attività volontarie e involontarie) che si mantiene a lungo positivo (prevalenza delle entrate rispetto alle uscite) Etiopatogenesi del sovrappeso MALATTIE ENDOCRINE 1.Sdr. di Cushing (disordine endocrino da alterata funzionalità surrenalica, iperproduzione di cortisolo) 2.Iperinsulinuismo 3.Sdr. di Stein- Leventhal (sdr. dell’ovaio policistico caratterizzato da adiposità, irsutismo e amenorrea)4.Ipotiroidismo FORME GENETICHE FORME IATROGENE (indotte da farmaci) ESOGENE (l’eccesso di introiti calorici e il ridotto consumo dei depositi di grasso accumulati con il cibo determinano un disequilibrio del peso corporeo) Obesita’ androide Obesita’ ginoide Esame clinico del Paziente in sovrappeso IL MALATO IN PIEDI E NUDO 1.La disposizione del grasso (ginoide, androide, mista) 2.L’esistenza di lipodistrofie 3.La statica: colonna, ginocchia e piedi 4.Il grado di rilassamento muscolare e cutaneo (grembiule addominale, seno pendulo, pieghe brachiali…) 5.Lo stato della pelle (strie, lividi, acrocianosi, xantomatosi, intertrigo delle pieghe) 6.Del sistema pilifero (triangolo pubico, ipertricosi: virilismo, irsutismo) 7.Del sistema venoso (varici e turbe trofiche) 8.Valutazione P.A. IL MALATO DISTESO 1.Valutazione del volume del fegato in decubito dorsale dx e sn. 2.Esistenza di punti di Murphy e di Manson-Bahr (sofferenza sigmoidea) 3.Esame dei polsi periferici (radiale, tibiale posteriore, pedidio) 4.Auscultazione dei grossi vasi 5.Nella donna l’esame vaginale è indispensabile, con studio del collo dell’utero 6.Valutazione P.A. 34 Complicanze del sovrappeso Apparati: CARDIOVASCOLARE: Ipertensione arteriosa Aterosclerosi Varici arti inferiori Tromboembolia Morte improvvisa RESPIRATORIO: Difficoltà respiratorie Sonnolenza DERMATOLOGICO: Aumento dei peli Ulcere da stasi ENDOCRINOLOGICO : Diabete mellito Ovaio policistico Amenorrea Tumore al seno e all’utero GASTROENTERICO: Calcolosi della colecisti Steatosi epatica Tumore dell’intestino MUSCOLO-SCHELET. Osteoartrosi Gotta Ernie (tutti i tipi) Rapporto tra tasso di mortalità e BMI • Allargare il setting abbracciando ogni attività svolta all’interno del contenitore associativo IL SETTING Per il PAZIENTE rappresenta quello spazio fisico e psichico ove sente di essere DENTRO la terapia Per il TERAPEUTA rappresenta quella zona ove mette in opera il programma terapeutico nel rispetto delle regole che sostengono il suo intervento RELAZIONE TERAPEUTA/PAZIENTE Oltre al DISEQUILIBRIO RELAZIONALE rivolto verso il cibo, il proprio corpo e l’esterno, spesso questi disturbi propongono gravissime alterazioni dei parametri vitali, per cui: risulta INDISPENSABILE un immediato supporto clinico che DEVE essere proposto in termini COLLABORATIVI e non impositivi (IMPORTANZA DELLA RELAZIONE TERAPEUTICA) • • • Lo staff operativo DEVE: Osservare individualmente un setting preciso e codificato Permettere la costante interazione (supervisione incrociata) tra i suoi componenti nel rispetto del setting individuale inserito nel progetto terapeutico multidisciplinare Mostrarsi al Paziente in maniera compatta e solida per impedire le inevitabili manipolazioni messe in opera dalla patologia Il SETTING ALLARGATATO è rappresentato dal contenitore associativo comprendente tutte le attività svolte in esso, in sintonia con il programma medico rieducativo di inserimento proposto Il setting allargato permette: • • • • Una migliore osservazione del Paziente nel processo di interazione Facilita la diagnosi Favorisce l’intervento terapeutico Implica un impegno costante dello staff: osservazione, supervisione, interrelazione con il singolo e con il gruppo a proposito delle dinamiche interattive e del singolo e del gruppo Il bacino di utenza potrebbe derivare da: • Medici di base • Strutture ospedaliere • Poliambulatori privati e convenzionati • Sportelli di ascolto presso i quartieri della città • Pazienti in trattamento o già trattati 35 Il contenitore • Il programma necessita di un’AMBIENTAZIONE SPECIFICA che induca i Pazienti a vivere la COMUNITA’ e non l’asetticità del contenitore medico • Anche l’approccio prettamente internistico (indispensabile) può essere proposto nel rispetto della possibilità di rendere partecipi i Pazienti, cercando di non fare “subire” la terapia, rendendoli coscienti di ciò che devono superare MISSIONI SOCIO-SANITARIE di interscambio coi paesi cosiddetti Terzi, in particolare ns/esperienza con l’Africa (Burundi) ELASTICITA’ del PROTOCOLLO TERAPEUTICO La nostra esperienza clinica ci porta a sostenere l’importanza di proporre un programma medico lontano dagli schemi rigidi ed unici che invece vengono proposti per il disavvezzamento ad esempio dalla tossicodipendenza . Essendo i DCA una sindrome, abbisognano di una proposizione che, pur mantenendosi adesa ad un protocollo sperimentato, non risenta della rigidità del protocollo unico per tutti i Pazienti. Ogni Paziente rappresenta una unicità ed una sperimentazione Il vissuto di partecipazione è orientato prevalentemente verso azioni di tipo umanitario e questo produce una netta sensazione di benessere ed esalta l’importanza del singolo nel gruppo Gli STIMOLI cosa significa “allargare il panorama informativo” ? • • Il nostro programma prevede l’induzione di FORTI STIMOLI orientati ad uscire da sé e/o arricchire il sé Gli stimoli sono di carattere culturale e/o sociale (es. azioni di partecipazione solidale) Tentativo di avvicinamento ai BISOGNI PRIMARI La PARTECIPAZIONE ATTIVA SALUTE & INFORMAZIONE: Produzione di filmati riferentesi al tessuto sociale nel quale viviamo Cineforum + dibattito – Seminari informativi N.A.Di.R. propone un largo ventaglio di stimoli in ambito sociale orientati ad allargare le conoscenze; tende così a perseguire l’obiettivo principe di sviluppare o risvegliare quel pensiero critico indispensabile per operare scelte autonome, per non cedere alla manipolazione mediatica orientata alla globalizzazione omologata ed omologante. Gli stimoli vengono proposti nel rispetto del singolo, della cultura di appartenenza ad integrazione ed arricchimento del gruppo e del singolo. Arricchimento sostenuto dall’incontro con la diversità che attraverso la conoscenza abbatte il muro della paura spesso colpevole ed insidiosa induttrice di pregiudizi devianti e responsabile dell’insorgenza del malessere espresso. Attraverso la conoscenza è possibile avviare il processo di individuazione consapevole sempre più lontano a causa dell’omologazione globale. con quali modalità “N.A.Di.R. informa” ? 36 1. attraverso la produzione di filmati inediti realizzati dagli operatori e volontari di N.A.Di.R. in collaborazione con Arcoiris Tv, che opera l‘immediata messa in onda on line e su satellite. I filmati sono relativi ad eventi di rilievo e di interesse culturale e sociale, nonché medico a carattere divulgativo. I filmati sono visibili nella sezione “Nadir informa” sul nostro sito (www.mediconadir.it) oppure sul sito di Arcoiris (www.arcoiris.tv) 2. Attraverso la redazione della rivista “Mediconadir” La rivista viene interamente redatta all’interno dell’associazione con l’ausilio di tutti coloro che si rapportano all’associazione, compresi i portatori di disagio che usufruiscono del programma rieducativo. È stato istituito un gruppo di redazione responsabile della realizzazione e divulgazione della rivista, anche il gruppo di redazione (come ogni gruppo di lavoro agente all’interno di N.A.Di.R.) viene costantemente supervisionato dagli operatori tecnici in quanto la rivista rappresenta un ulteriore canale di comunicazione 3. Cineforum con annesso dibattito condotto da un operatore tecnico 4. Proposizione e realizzazione di seminari tematici condotti dagli operatori di N.A.Di.R. e alla presenza di esperti. I seminari vengono proposti c/o la sede di N.A.Di.R. e/o presso altre strutture (Istituzionali e non), allo scopo di informare e prevenire i disagi di cui N.A.Di.R. si fa carico 5. Divulgazione alle mailing list tramite la messa in rete con altri apparati associativi delle reciproche iniziative promosse 6. Gruppo di lettura supervisionato da un operatore che agisce da moderatore e stimolatore della discussione Massoterapia Training autogeno Aikido Corso di EDUCAZIONE AL MOVIMENTO • nell’ambito del programma medico rieducativo il corso di educazione al movimento, mettendo in azione il corpo, implica non solo movimento fisico, ma anche psichico (miglioramento delle proprie abilità di coordinazione, di proposizione, di espressione emotiva, riequilibrio del peso corporeo associato ad aumento del tono muscolare). • il corso di educazione al movimento tende ad identificarsi nella cosiddetta “ginnastica funzionale”, ossia nella proposizione di un insieme di esercizi che, utilizzando il divertimento, formino la struttura del movimento corporeo (schemi motori e posturali) Un individuo raggiunge la piena funzionalità dei propri movimenti quando l’interazione tra impulso neuro-cerebrale, movimento eseguito e spazio intorno a sé sono completamente integrati La ginnastica determina il condizionamento muscolare che rappresenta la capacità di allenare i propri muscoli ad un grado di contrazione diversa da quella normale, ottenendo una migliore risposta neuromuscolare (tono), una miglior resistenza (endurance) ed un migliore stato nutrizionale (trofismo). La danza viene proposta quale mezzo per acquisire coordinazione ed armonia nei movimenti, per finalizzare la ginnastica e la fatica verso un obiettivo divertente ed aggregante all’interno del gruppo. Attività rivolte ad acquisire un buon rapporto con il corpo Educazione al movimento Preparazione alla danza Yoga rappresenta un allenamento Lo stretching finalizzato all’estensibilità muscolare che, sfruttando l’immobilità dell’esercizio, consente di raggiungere benefici in termini di flessibilità e prevenzione di infortuni muscolari. Lo stretching abbinato al movimento aerobico tende a fare risalire il recupero sfruttando quei processi fisiologici che facilitano il regresso del senso di stanchezza dovuto alla rigidità muscolare transitoria conseguente all’allenamento. 37 ATTIVITA’ DI SOSTEGNO 1. SEMINARI a scopo DIVULAGATIVO e/o TERAPEUTICO 2. CINEFORUM con dibattito condotto dagli operatori 3. GRUPPO di LETTURA 4. GRUPPO di TEATRO 5. GRUPPO di PITTURA 6. GRUPPI atti ad acquisire e/o ampliare il ventaglio di ABILITA’ • Gruppo di rieducazione relazionale (studio di usi, costumi e leggi appartenenti alla cultura italiana supportato dall’azione di interscambio con usi, costumi e leggi di altre culture a completamento ed arricchimento individuale e di gruppo) • Biblioteca • Gruppi di acquisizioni di abilità (preparazione uso del computer, apprendimento lingua italiana ed interscambio linguistico, acquisizione di abilità manuali a richiesta degli interessati) ATTIVITA’ LUDICHE E DI LAVORO Attività ludiche e di lavoro ad ampliamento delle capacità di interazione all’interno di un gruppo “protetto” • Corsi destinati ad ampliare le capacità manuali gestiti in gruppo (corso di lingue, organizzazione di feste e momenti di incontro con altre realtà associative, découpage, corso di taglio e cucito……..) • Redazione della rivista “MEDICONADIR” • 38 N.A.Di.R. - Seminario informativo Comportamento Alimentare (anoressia, bulimia, obesità), inquadrabili nei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione diretta sul territorio nazionale con allargamento nel Sud del Mondo attraverso Missioni di interscambio socio-sanitario. www.arcoiris.tv N.A.Di.R. informa: lo staff medico-psicologico di N.A.Di.R. propone un seminario informativo sulle attività dell'associazione, sul progetto che la sostiene. Il seminario, a carattere prettamente divulgativo, dal titolo "L'approccio multidisciplionare ai Disturbi di Relazione nel contenitore associativo: salute & informazionesalute & partecipazione" si è svolto c/o la Sala Falcone Borsellino del Quartiere Reno di Bologna in data 11 gennaio 2006. Nel corso dell'incontro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), quale argomento portante dell'incontro, sono stati sviluppati dal punto di vista clinico, rieducativo, psichiatrico (nella fattispecie si sono valutate ed inquadrate le strutture di personalità che soggiacciono più frequentemente le espressioni sintomatologiche), psicologico relazionale con particolare riferimento alle dinamiche famigliari che sottendono la problematica in questione. La diversificazione delle aree trattate nella loro complessità sanciscono di diritto un inquadramento multidisciplinare necessario a comprendere le motivazioni che inducono a considerare il contenitore associativo con tutte le sue peculiarità l'ambientazione al momento più adeguata ad un reinserimento nel sociale dei soggetti portatori di disagio relazionale. Ha aperto Presidente l'incontro: Vincenzo Q.re Naldi Reno sono intervenuti: Dott. Carlo Trecarichi Scavuzzo - Psicologo Vicepresidente N.A.Di.R. Dott. Paola Calzolari - Medico Psichiatra Psicoterapeuta Dott. Luisa Barbieri - Medico Rieducatore Responsabile attività scientifiche N.A.Di.R Associazione Medica N.A.Di.R. Organizzazione di Volontariato - Onlus associazione a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del 39 Reinserimento ed integrazione Pregiudizi & Diversità alla base della difficoltà di reinserire e/o integrare a cura di Luisa Barbieri Parlare di PREGIUDIZI sembra facile, facile è capirne il significato razionale: UN CARICO DI EMOZIONI PER LO PIU’ NEGATIVE CHE NASCONO PRIMA DI OGNI VALUTAZIONE LONTANE DA ESPERIENZE DIRETTE GIUDIZI nei confronti di persone e/o situazioni che per lo più trovano le loro radici nella INSODDISFAZIONE INDIVIDUALE o di GRUPPO INSODDISFAZIONI derivanti per lo più da deprivazioni relative, ossia da vissuti non corrispondenti al reale INSODDISFAZIONI Rappresentano il frutto dell’immaginario sviluppato a difesa di sé e di ciò che viene percepito come proprietà al di là dell’oggettività Immaginario spesso indotto e condotto da un sistema mediatico fuorviante e manipolativo, orientato verso la creazione guidata di un sistema omologato ed omologante lontanissimo dall’uomo e dalle sue necessità La manipolazione mediatica Una delle paure più profonde e difficili da contrastare che si annida in ciascuno di noi è di NON ESSERE ACCETTATI L’essere umano è per definizione un essere sociale, ma guai se il prezzo da pagare per fare parte della società è la “morte” di noi stessi La comunità umana va intesa come un insieme di esseri liberi che mettono insieme i loro pensieri, le loro capacità, le loro energie per costruire una società solidale La conquista è: ESSERE ED ESPRIMERE SEMPLICEMENTE CIO’ CHE SI E’ al di là di ciò che si presuppone che gli altri o il sociale pretenda da noi Le multinazionali si stanno impadronendo dell’economia mondiale passando attraverso il condizionamento mediatico Le Multinazionali sono imprese produttive o finanziarie che controllano altre società di nazionalità estera 40 Unite le multinazionali sono 65.000 e controllano 850.000 società. Hanno alle loro dipendenze 63 milioni di persone che sono responsabili del 30% della produzione mondiale, che controllano il 70% del commercio internazionale Confronto tra il fatturato di alcune multinazionali e il prodotto interno lordo di alcuni stati (2002) Noi,prime vittime del denaro La rovina del pianeta è strettamente collegata alla presa del potere da parte dei mercanti. Oggi i mercanti si presentano sotto le sembianze di imprese industriali, commerciali, banche e assicurazioni. L’organizzazione economica trova l’essenza della sua filosofia nelle due idee che hanno sconvolto il mondo: La ricchezza si fonda sul denaro L’obiettivo è di ottenerne sempre di più in una corsa senza fine Ai mercanti non interessa solo spingere il prezzo verso l’alto, interessa loro anche allargare le vendite PIU’ VENDE, PIU’ GUADAGNA Ecco perché la tendenza è orientata ad accrescere infinitamente la produzione in una spirale che non conosce limiti, ecco perché noi siamo presi d’assalto dalla pubblicità e siamo indotti, con ogni mezzo, a comprare sempre di più, sempre diverso I mercanti si difendono dicendo che il loro fine è soddisfare i nostri bisogni, in realtà è una corsa al creare nuovi bisogni con il risultato di farci sentire dei perenni insoddisfatti Ripensare il benessere Ci siamo adagiati nell’abbondanza e l’idea di essere meno ricchi ci spaventa, nel nostro immaginario si affacciano fantasie di privazioni e di sofferenze. È possibile vivere bene pur disponendo di meno ? La risposta è SI’, anzi, consumando di meno a volte si vive meglio! Forse è giunto il momento di FERMARCI a riflettere sul CONCETTO di BENESSERE: il sistema materialistico nel quale viviamo consiste esclusivamente nel POSSESSO di OGGETTI. Noi non siamo bidoni aspiratutto, siamo creature che, oltre alle esigenze del corpo, hanno esigenze affettive, sociali, intellettuali, spirituali. Solo se tutte queste esigenze sono soddisfatte in maniera armonica possiamo parlare di benessere 41 Rivoluzione degli stili di vita Riscoprire la sobrietà Riciclare e riparare Usare invece di possedere Raccorciare le distanze Valorizzare l’autoproduzione Rivoluzione della produzione Produrre beni fatti per durare Produrre su base locale Coltivare in maniera biologica Evitare produzioni inquinanti e pericolose Limitare l’uso delle risorse non rinnovabili Utilizzare per quanto possibile energia naturale Valorizzare il lavoro umano Rivoluzione dell’economia Programmare Garantire i bisogni fondamentali a tutti col contributo di tutti Incoraggiare l’autoproduzione e lo scambio di lavoro su base locale Regolamentare ed indirizzare l’attività delle imprese Dividere equamente le risorse e gli spazi ambientali a livello mondiale Regolamentare il commercio internazionale per garantire guadagni equi ai produttori 42 Un rapporto più distaccato “L’atteggiamento del consumismo è quello dell’inghiottimento del mondo intero. Il consumatore è un eterno lattante che strilla per avere il poppatoio”(Eric Fromm) Il modo più sintonico al nostro benessere è quello di riuscire a guardare alle cose per quello che sono: DEI MEZZI PER SODDISFARE I BISOGNI Isola della solidarietà Spese destinate agli armamenti: follia ?? Isola dell’avidità 43 Le “armi” veramente efficaci di cui tutti noi possiamo disporre per tentare di migliorare la condizione del Pianeta e della sua gente sono già in nostro possesso, basterebbe rendersene conto ed utilizzarle. Queste sono le vere “armi intelligenti”: RAGIONE LIBERTA’ AMORE FIDUCIA TOLLERANZA CONFRONTO DIALOGO CONDIVISIONE GENEROSITA’ LE “ARMI” INTELLIGENTI La CONOSCENZA fornisce la possibilità a tutti noi di operare delle scelte in sintonia con ciò che noi siamo, ci svincola dal condizionamento, risveglia il nostro pensiero critico, abbatte il muro della paura della diversità, ci offre l’opportunità di acquisire la responsabilità di essere, volta alla conquista della libertà individuale e di gruppo Il DIALOGO ci offre la possibilità di confrontarci, di condividere, di dissentire nel rispetto di noi stessi e dell’interlocutore, ci apre la porta della TOLLERANZA quale espressione di libertà La possibilità di offrire e di usufruire di ALTERNATIVE permette ad ognuno di noi di operare scelte il più possibile vicine al nostro benessere La mancanza di COGNIZIONI, VERIFICHE o CONFRONTI ci fanno scivolare nella trappola dei PREGIUDIZI orientandoci a formulare solamente sterili sentenze di accusa aprendo ostilità nei confronti di ciò che percepiamo DIVERSO OSTILITA’ sostenuta dalla PAURA paura della DIVERSITA’ …ma la diversità è ricchezza, è evoluzione, solo incontrando la diversità si può pensare di tendere alla conquista della LIBERTA’ … ma… questo nostro contesto sociale vuole perseguire davvero la libertà o … sta perseguendo un obiettivo di schiavitù ? Ci hanno esonerati dall’esperienza diretta permettendoci solo di rapportarci alla rappresentazione degli eventi, ma … da chi e come questi eventi ci vengono rappresentati ? Il sistema mediatico filtra ogni situazione, la modifica a suo piacimento ed induce un giudizio globale omologato determinato da una sequela di comportamenti a risposta, comportamenti che pongono le loro basi sulla virtualità e sulla manipolazione È questo ciò che vogliamo ? Ognuno di noi rappresenta ciò che, nell’ambito di una sorta di monologo collettivo, l’esperienza della comunicazione globale induce senza alcuna possibilità di formulare valutazioni e giudizi sull’onda della nostra personalità e … della nostra esperienza diretta Siamo preda del CROLLO della COMUNICAZIONE UMANA che è naturalmente caratterizzata da contraddizioni, emozioni, verità e bugie, perdendo in questo modo la responsabilità individuale identificabile nel parlare a proprio nome È la ricerca dell’ESPERIENZA DIRETTA la via per riscoprire il valore intrinseco di ognuno di noi inserito nell’intreccio relazionale del sociale 44 La globalizzazione così come è attualmente concepita, non è altro che imposizione e sfruttamento economico supportata dal concetto di esclusività socio-culturale da parte del mondo ricco Il sistema globale da un lato ha determinato l’allargamento del numero di relazioni interpersonali, dall’altro ne ha ridotto il loro valore intrinseco assoluto, spersonalizzando gli interlocutori È aumentato il numero delle reciproche dipendenze sempre e comunque in funzione di un solo obiettivo globale: il profitto a tutti i costi! OGNI NOSTRO AGIRE è RELATIVO ALL’UTILITA’ CHE NE RICAVA IL SISTEMA Quanto ci appartiene l’agire finalizzato alla prestazione oggettiva imposta ? L’individuo per affermarsi si trova costretto a limitarsi ad una sola tipologia di prestazioni relative a ciò che il sistema pretende Il sistema, dal canto suo, fissa e rende oggettiva l’azione sociale complessiva ed è solo da quella che ognuno di noi è autorizzato ad esprimersi Una sorta di normalità imposta e finalizzata LIBERTA’ La LIBERTA’ ha perso la sua connotazione originale: CONQUISTA DELL’INDIPENDENZA INTERIORE Il concetto di libertà si è trasformato in : NON-DIPENDENZA Non siamo più gli attori protagonisti della nostra esistenza, ma lo sono gli intrecci delle nostre prestazioni in funzione degli scopi prioritari imposti La relazione interpersonale evita, come naturale conseguenza: il contatto l’intimità l’emotività Consegue la rinuncia alla nostra riservatezza con enormi difficoltà nel riconoscimento del nostro stesso corredo emotivo. La mia esperienza clinica nell’ambito dei Disturbi di Relazione mi suggerisce quotidianamente come questo intrecciarsi di relazioni fittizie determini l’insorgenza di disagi sino a franche patologie a carattere autodistruttivo L’autodistruttività È sostenuta dall’aggressività non espressa, coartata, ma presente ed esaltata dalla forzosa chiusura cui il soggetto viene sottoposto Riducendosi lo spazio espressivo, aumenta il ripiegamento su di se con conseguenti ripercussioni emotive quando la funzione che all’individuo spetta come membro impersonale dell’organismo sociale entra in collisione con quello che l’individuo aspira ad essere Schiavitù tecnologica crea conflitto interiore blocco emotivo aggressività paura 45 Salute & informazione N.A.Di.R. in collaborazione con Arcoiris Tv sta cercando di allargare il panorama informativo proponendo un largo ventaglio di stimoli atti a fare informazione pulita da ogni manipolazione ed orientata a fornire materiale cognitivo atto a risvegliare il pensiero critico con conseguente acquisizione della possibilità di scegliere autonomamente Gli stimoli proposti attraverso l’utilizzo delle immagini vengono sempre forniti nel totale rispetto del singolo, della cultura di appartenenza ad integrazione ed arricchimento del singolo e del gruppo L’incontro con la diversità, attraverso la conoscenza, abbatte il muro della paura pregiudizievole e responsabile dell’insorgenza del malessere espresso Viene data la parola alle realtà che lavorano nel e per il sociale dando voce autonoma alla gente, creando una grande rete interattiva e consapevole del grande potere che una società civile e ben organizzata può esprimere. Si avvia così quel processo di individuazione consapevole sempre più lontano a causa dell’omologazione globale Liberamente tratto da: “Ai figli del pianeta”- scelte per un futuro vivibile – Centro per un nuovo modello di sviluppo(EMI ; 2001 Minori di età non significa minori diritti ARCI Circolo "Macondo" Milazzo Minori di età non significa minori diritti. Progetto "Ludobus dei diritti" legge 285/97 Convegno svoltosi a Milazzo (ME) il 25 febbraio 2006 con la presenza di: • • • Marco Guerrieri - Associazione Mani Tese Luisa Barbieri - Associazione Nadir Riccardo Orioles 46 Il protagonista di Blade Runner, Rick Deckard (Harrison Ford), è un ex poliziotto, che viene costretto a riprendere, seppur involontariamente, la sua professione. Egli sembra connotarsi subito come un disadattato, un emarginato, rinchiuso in un’impenetrabile solitudine, che continua la sua esistenza per inerzia più che per una sua precisa e cosciente volontà. Il suo sguardo assente, straniato simboleggia proprio la sua mancata integrazione sociale Deckard riceve il compito di eliminare cinque replicanti del tipo Nexus 6, capitanati da Roy Batty (Rutger Hauer), fuggiti sulla Terra dalle colonie extramondo per cercare il proprio Creatore (Tyrrell). Questi esseri artificiali, prodotto della genetica, vogliono ottenere la possibilità di avere più vita di quella che è stata a loro concessa, 4 anni. Nel frattempo Deckard si innamora della bellissima replicante Rachel (Sean Young), con la quale fuggirà a fine film. I replicanti, per essere riconosciuti tali, vengono sottoposti ad un test oculare, detto Voigt Kampff, in cui viene analizzato, osservato e scrutato attentamente il loro occhio. in-fine…BLADE RUNNER: una visione psicologica e sociologica. a cura di Carlo Trecarichi "Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi ß balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire." (Roy Battle) Blade Runner è un celebre film di fantascienza di Ridley Scott del 1982, ispirato dal romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick, un importante scrittore statunitense del XX secolo, nonché precursore del filone cyberpunk. Del film circola anche una versione director's cut (1991), con un finale aperto diverso dal lieto fine imposto in origine dalla produzione. L’utilizzo di una sofisticata macchina permette all’uomo di individuare sottili reazioni della retina, causate da domande finalizzate a provocare l’emotività degli interrogati. Il confine tra naturale e artificiale sembra essere identificata per la società di Blade Runner con la capacità di provare emozioni, sentimenti; sembra risiedere in un luogo, oscuro alla visione, l’anima, che da sempre si presenta come l’elemento misterioso e distintivo dell’uomo, che lo innalza al di sopra delle altre creature dell’universo. Il regista, ci mostra i replicanti come creature capaci di sviluppare una coscienza e dei sentimenti, come esseri che non minacciano l’esistenza dell’uomo anche se ne minano involontariamente l’identità. Essi sono animati dal desiderio di integrarsi all’umanità, sono ossessionati dal bisogno di avere una vita biologicamente indeterminata invece di una geneticamente programmata. Come sostiene Menarini “nel film non c’è un solo momento nel quale gli androidi sembrino spinti alla rivoluzione da una fame di giustizia sociale. Non è la rivolta degli schiavi per una vita migliore: è la rivolta dei condannati a morte per avere più vita. “Vivere nel terrore” per essi 47 significa aspettare la morte. L’esigenza sopravvivere oscura tutte le altre.” di speranza di una vita eterna, ha ben compreso la madre di tutte le paure. In Blade Runner l’uomo, con la sua fede nel Voigt Kampff, giustifica a se stesso lo sfruttamento dei replicanti considerati come forza lavoro, come oggetti privi d’identità, liberandosi così dal peso di dubbi etici. Bryant, il capo della polizia, li definisce in gergo “lavori in pelle” e la loro morte è indicata come semplice “ritiro”, legittimando l’orribile fine di Zhora a cui Deckard ha crudelmente e freddamente sparato alle spalle. Proprio dal punto di vista biblico, sono interessanti molti parallelismi che si riscontrano in Blade Runner, tanto da poterne rileggere una bibbia atea in versione post-moderna. Ma come afferma Pris, rispondendo ad una domanda del disegnatore genetico, “non siamo computer, Sebastian, siamo fisici. Io penso, Sebastian, quindi sono”. L’uomo al contrario conduce, senza averne la consapevolezza, un’esistenza meccanica: è un prodotto della moderna società capitalistica da cui è plasmato. Mentre Deckard aderisce anche se involontariamente al sistema, accettandone le regole, i replicanti si pongono come antagonisti nei confronti di una società che pretende di decidere per loro, e rivendicano la loro libertà d’arbitrio. Blade Runner è incentrato sul tema del tempo. Il tempo che finisce. Il tempo che non basta mai. Blade Runner si confronta con temi profondi come l'umana paura di morire, l'anelito all'immortalità, la nostra debolezza di fronte ad eventi più grandi di noi. L’immortalità, la fine della grande barriera della morte su cui si basa l’immagine del tempo come autentico ultimo giudizio. L’immortalità come un non più fine, come speranza di superare il termine della morte, l’immortalità come fantasia, speranza e desiderio di superare la paura della morte. Paura della morte, la paura più antica e angosciante dell’uomo, paura alla quale si sopravive solo con l’amore (etimologia: greco: alpha privativo “ a” – latino "mors- mortis “ more” s. f. , significa proprio assenza della morte, privazione del concetto della morte) alla Anche la religione cattolica, che molto deve sua diffusione, proprio alla promessa- Come scrive Desser “come Adamo nel giardino, Batty è stato creato da Dio (Tyrrel) per vivere nel suo Eden, ovvero l’extra-mondo. Ma Batty vuole più risposte alla propria esistenza. La sua “caduta”... è paragonabile all’atto di cibarsi all’albero della conoscenza del Bene e del Male”. In tal modo si crea un ulteriore analogia tra l’uomo ed il suo simulacro che si inserisce in quella ricerca di equivalenza che anima l’intero film. Roy è caduto dall’Eden, le colonie extramondo, all’inferno, la Los Angeles buia del 2020, priva della luce del sole, costantemente bagnata dalla pioggia, simbolo del diluvio universale, e in cui le fiamme dell’industria s’innalzano fino al cielo. In Roy, figura più complessa del film, si fondono due miti biblici: la rivolta degli angeli e la creazione dell’uomo. Come mai proprio Los Angeles? La città degli angeli, gli Angeli caduti, cioè i demoni, i replicanti "discepoli" del Messia Anticristo Roy Batty, "caduti" dalle colonie sulla terra, cioè dall'Eden alla dannazione. Poi la blasfema ascensione al tempio e l'incontro tra il "Padre" Tyrell e il "Figliol Prodigo" non pentito Roy Batty: il palazzo è piramidale, la camera di Tyrell è una specie di chiesa, piena di candele. Roy, dopo un bacio (cosa ricorda?) uccide il Padre, cioè il Creatore, si ribella e uccide forse il concetto stesso di realtà: TYRELL sarebbe un anagramma occultato, volutamente imperfetto, di REALITY. Uccisa la Realtà, non è più possibile, quindi, scoprire cosa è umano e cosa è replicante, la realtà non c'è, è sfumata per sempre, come la fiducia nel Creatore, quel Dio/Tyrell che aveva creato i figli a sua somiglianza. Lo stesso Roy muore denudato, con la mano trafitta da un chiodo (cosa ricorda?). Muore pronunziando parole che, continuando questo gioco delle metafore, rimandano alle ultime parole di Cristo sulla croce. D'altra parte, quando Roy parla non lo ascoltano forse tutti come un Messia? "…ho visto cose che voi umani…"; egli è l'annunciatore messianico di realtà sconosciute e "celesti", ma non parla per condividerle con gli uomini, ormai non parla più per conto del Padre: sono parole disperate, le sue, benché colme di 48 grande dignità. Poiché l'ha ucciso non c'è più un "Padre" cui rimettere lo spirito…lo Spirito… L'immagine dello Spirito Santo cristiano non è forse la colomba bianca? Roy libera una colomba, il suo spirito/Spirito esalato che sale al cielo in forma di colomba, che in questo modo preannunzia anche la fine del Diluvio Universale (infatti per tutto il film non smette mai di piovere). È la fine di un ordine di cose, la fine del Peccato dei replicanti. La purificazione è finita, l'AntiMessia Roy Batty è morto e tutto il film si scopre un Vangelo Ateo, la ribellione del Figlio al Padre, la furia umana per la limitatezza della vita (4 anni o 80 non cambia la sostanza, non siamo immortali). Da immagine rovesciata di Cristo, Roy può essere visto come il Figliol Prodigo Satana, l'angelo più potente, la Creatura migliore, che però ha rinnegato il Creatore. Roy parte da immagine luciferina che cade dal cielo dell'extra-mondo alle fiamme infernali della Terra dannata, una Los Angeles fatta di fiamme e pioggia da Diluvio Universale, per poi diventare un Messia, e morire col chiodo nella mano, seminudo e sotto la scritta al neon TDK, equivalente blasfemo della sigla INRI: se INRI era Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum forse il logo pubblicitario TDK è anche The Dark Killer? Il Messia-Figlio Assassino del Padre? Dio-non-più-dio ma solo più uomo, Suprema Creatura simbolo di tutti gli uomini che hanno "ucciso Dio", disperati perché senza risposte? Ma poiché Dio non può uccidere sé stesso nella persona del Figlio…l'AntiMessia è appunto l'Anticristo Satana, il ribelle. La sequenza finale rappresenta il culmine del processo di umanizzazione dei replicanti. Roy alla fine salva la vita a Deckard forse perché, come quest’ultimo afferma, “in quel momento amava la vita più di ogni altra cosa; non solo la sua vita, ma la vita di tutti”; a testimonianza di ciò una colomba bianca s’innalza in un cielo di un colore così puro da risultare innaturale, ma dal chiaro valore simbolico. In effetti, la richiesta di Roy in una delle sequenze finali, “tempo, il sufficiente!”, e la preghiera che rivolge al suo creatore, il Dott. Tyrrel (“io voglio vivere di più, padre!”), collocano in questa disposizione di tempo l’ambizione del replicante nella sua volontà di essere umano, più che umano. E questa necessità di durare, di superare quell’interruzione del tempo che è la morte, così come la coscienza della morte come destino inevitabile, è la chiave dell’umanità. Sono molti i parallelismi con la storia biblica…sono molti i vani tentativi di riuscire a non giungere al termine della vita. scribble.com In Blade Runner sono molti gli spunti per una lettura sia psicologica sia sociologica. Vorrei accennare a quelli che più mi hanno colpito. La società che si staglia da questo affresco futuristico, è tendenzialmente schizofrenogena. Si assiste ad una frammentazione dell’Io nei vari personaggi. Il cacciatore di androidi, Rick Deckard, finirà per chiedersi se per caso non sia egli stesso un androide. Da cui si vede come, in fondo, l'incertezza non riguardi la realtà esterna, bensì quella interiore. I personaggi principali stentano a trovare le coordinate del reale perché hanno smarrito le proprie, e non riescono a collocarle in un contesto percepito come ambiguo e mutevole. E' dunque il loro Io che è andato perduto. Molto bello ed interessante è il peso del fattore onirico, nella caratterizzazione psicologica dei personaggi all’interno del film. Gli androidi sognano, ed è nel sogno che la loro identità disumana diventa individualità umanissima. Colgono infatti brandelli di passati mai vissuti, capaci di collegarli al mondo degli uomini, cui sperano di appartenere, pur odiandolo. E' quindi dall'inconscio (potremo dire dall’inconscio collettivo, ossia dai ricordi innestati) che prende avvio la loro definizione personale; l'inconscio è per definizione un non-luogo, una sabbia mobile dai contorni cangianti, che solo il sogno può rappresentare. I rapporti tra i vari personaggi, sono sempre contraddistinti da un movimento ambivalente di avvicinamento e di allontanamento, quello che potremo definire di amore e odio. Lo si osserva 49 bene nel rapporto tra i replicanti e gli umani, dove entrambi odiano l’altro genere, ma allo stesso tempo aspirano a divenire come gli altri. Gli umani aspirano alla perfezione dei replicanti, gli altri aspirano ad un processo di umanizzazione senza una data di “scadenza” certa. Un altro rapporto ambivalente è sicuramente quello tra Roy ed il padre creatore Tyrrel. Vediamo come Tyrrel ha creato un replicante dove poter riporre un massiccio investimento dell’Io (come spesso si osserva l’investimento dell’ideale dell’Io di un genitore sul figlio unico). E per questo, quanta sofferenza costa a Roy uccidere il padre, quanto amore ha dovuto reprimere per fare emergere l’odio. Valori completamente ribaltati quando alla fine, Roy salva la vita a Rick… Per non parlare della storia d’amore tra Rick e Rachel, quest’ultima, tanto disprezzata per ciò che rappresenta agli occhi dell’umano, tanto da essere amata per quello a cui gli umani aspirano…la perfezione. Volendo fare un parallelismo tra gli umani ed i replicanti, potremo dire che gli uni rappresentano l’Io, gli altri l’ideale dell’Io, rapporto esattamente speculare a seconda degli occhi che guardano (umani o replicanti). Dove l’ideale dell’Io rappresenta il compimento della metamorfosi…compimento che non potrà mai avvenire, proprio perché ideale e grandioso, non corrispondente alla realtà, e capace di generare un falso sé grandioso ed onnipotente, ma altrettanto fragile. L’identità dell’Io, infatti, è data dal Sé integrato, dall’insieme delle rappresentazioni conflittuali realistiche ed integrate tra loro. Quando ciò non avviene, ci troviamo di fronte a ciò che Turquet, studiando i gruppi, chiama “sindrome di diffusione dell’ identità” Turquet,1975,( sindrome di diffusione dell’identità) descrive la perdita dell’identità avvertita dai singoli membri appartenenti ad un gruppo: tra gli effetti che tale fenomeno produce, Turquet rileva la mancanza di una comunicazione adeguata, l’insorgere di rapporti interpersonali nei quali è del tutto assente la capacità dell’ascolto: in questi gruppi è impossibile la creazione di altri sottogruppi e non si verifica la proiezione verso un leader, perché diminuisce anche la capacità di valutare l’effetto delle proprie azioni sugli altri, quindi le loro relazioni di fronte al comportamento altrui, e il fenomeno della proiezione fallisce. Le proiezioni si verificano, quindi, principalmente sul piano individuale, e non essendo condivise si moltiplicano: ogni membro desidera la propria soggettività ed esclusività e, per differenziarsi dagli altri, manifesta qualche caratteristica delle sua personalità che sia chiaramente distintiva. È in questa fase che possono manifestarsi i comportamenti aggressivi, tesi a sopraffare l’altro per il timore della pluralità a discapito della singolarità. L’aggressività, spesso, assume la forma dell’invidia nei confronti del pensiero, della razionalità, dell’emotività e dell’individualità altrui. Kernberg, studiando il fenomeno del narcisismo patologico, afferma che il Sé grandioso che caratterizza le personalità narcisistiche si manifesta soprattutto sull’esercizio del potere primitivo sugli altri. Quindi, ciò che egli definisce narcisismo “maligno”, si afferma nell’assoluta negazione della dipendenza e delle relazioni interpersonali, fino ad arrivare al desiderio di potere e distruzione degli altri, basato proprio sul sentimento dell’invidia. .L’invidia, è da intendersi sia come desiderio di distruggere le qualità positive riscontrate negli altri, sia come la reazione di fronte ad un risultato deludente del continuo confronto con gli altri, che rivela uno stato di inferiorità: è la lotta, puramente psichica, per possedere ciò che gli atri posseggono. Quando questa lotta si esplica attraverso agiti, sia per raggiungere l’ideale dell’Io, sia per cercare di appropriarsi delle caratteristiche personali dell’Altro, senza aver dato alcun risultato, possiamo assistere a fenomeni depressivi rilevanti. Ritornando all’analisi del film, possiamo dire che tutto il film è imperniato sul concetto di fine…soprattutto, fine intesa come morte. Non traspare un ipotetico inizio dopo una fine, anche se si osserva che non può che essere così. Rick ricomincia a vivere, scappando con Rachel, solo dopo la fine del suo “compito”. Compito finito solo grazie al compimento del processo di umanizzazione di Roy, compimento che arriva con la sua morte. La fine della vita, mostra come siamo tutti uguali, e come il tempo è circolare…e nel quale, fine e inizio vengono a perdere una precisa collocazione, proprio come nel cerchio, dove non si distingue il punto di inizio o di fine. Vi è un’indifferenziazione. Proprio come la tesi centrale del film, ossia l’indifferenziazione tra umano e replicante, come se potessero rappresentare i due punti di quel continuum indifferenziato che è contenuto all’interno del cerchio, ossia l’inizio e la fine. Dove 50 umano e replicante rappresentano e racchiudono in sé i due concetti temporali, e dove per continuare ad esistere, entrambi necessitano dell’altro, perché non vi può essere fine senza inizio, e viceversa. Uscendo dal concetto di circolarità del tempo, e dal limite temporale, potremmo considerare il limite alla vita come una delimitazione per porre uno scopo alla vita stessa. Contrapponendo gli umani ai replicanti, osserviamo che i primi hanno un inizio, ma non hanno una fine precisata, mentre i replicanti hanno una fine certa, ma non hanno un inizio. In quest’ottica, il problema dei replicanti, diventa quello di non avere radici, di non avere un’origine. Diventano allora ricercatori delle loro origini, dei loro ricordi innestati (privi di senso senza le origini)…del loro padre. cine.publispain.com Richiamando il pensiero ad una società schizofrenogena, come ho descritto in precedenza, parlando di origini, non posso fare a meno di ricordare che nelle psicosi, il delirio di onnipotenza si sviluppa proprio sulla mancanza delle origini. Se i replicanti avessero un’origine, diventerebbero umani, e andrebbero incontro alla morte…non più alla fine. Si può dunque ipotizzare che per i replicanti non è problematico il tempo (anche se avessero 100 anni…non basterebbero), in loro mancano le origini e la possibilità di procreare, l’unica possibilità di perdurare alla morte, nella vita dei figli. Forse è proprio questo il vero scopo della vita, scopo precluso ai replicanti, vera vita preclusa fin dalla creazione. Infatti i replicanti vengono creati…non originati. A nulla servirà cercare le origini…non esistono, e inoltre, anche se dovessero trovarle, non potrebbero essere tramandate. Non potranno esserci discendenti…tutto è destinato a finire. Questo è il vero dramma dei replicanti. Volendo concludere riprendendo il titolo del film: Blade Runner, possiamo affermare che entrambi (umani e replicanti) camminano sullo stesso filo del rasoio (della lama, vorrebbe la traduzione letterale), quello della morte, entrambi sono coscienti del fatto che esiste, ed il vantaggio (o l’onere) dell’uomo è solo che ignora la data di scadenza. Ma sia l’uno che l’altro corrono la loro vita lottando per prolungarla, addirittura per superare la morte, la scadenza, che è l’anelito umano: perdurare. Possibilità di perdurare nella vita dei figli. Questo distingue veramente gli umani dai replicanti. www.madisonavenuejournal.com www.maximumwall.com 51 Qualche considerazione sulle recenti elezioni e sulle donne elette a cura di Ivana Bettini La cosa che più mi ha infastidito di queste ultime elezioni politiche, che a mia memoria sono state le più astiose e livide di rancori, è stata l'impossibilità di dare delle preferenze. Le preferenze le ho sempre attribuite o a persone conosciute personalmente, non solo quindi per ciò che viene detto nei comizi , o, se non conoscevo nessuno, a donne. Attribuire la preferenza a donne mi dava l'impressione, o forse solo l'illusione, che queste avrebbero meglio compreso i problemi delle donne nel lavoro, nella società, nella famiglia e che quindi avrebbero favorito una maggiore partecipazione delle donne alla società. Basta guardarsi intorno per avere la conferma che le donne non sono nella "stanza dei bottoni", come si diceva un tempo. Non ci sono mai entrate! e forse non ci entreranno mai ... Ma perché questa esclusione dal potere? Eppure, se partiamo dalla scuola, sono quelle che socializzano meglio da bambine, studiano di più dei maschi, si laureano, in percentuale di più e con voti migliori. E allora? Che cosa succede poi? Guardiamo l'Università: quante donne sono cattedratici (percentualmente)? Eppure ci sono tantissime insegnanti di scuola elementare o media. Esiste un Rettore Universitario donna in Italia? Non lo so, mi piacerebbe verificarlo e se si quanti sono. Certamente a Bologna Rettori Universitari donna recenti non ce ne sono stati. Guardiamo la TV: è lo specchio perfetto della società. Donne, sempre più discinte, ambiscono a fare le "veline", ad essere un "grazioso contorno" del programma televisivo, anziché conduttrici di un programma impegnativo (salvo pochissime eccezioni: leggi Milena Gabanelli). Guardiamo la politica: a parte la gaffe di Berlusconi che ha definito le donne una "categoria", a parte lo scandalo di non aver fatto passare al Parlamento le "quote rosa", a parte i commenti poco graziosi dei vari esponenti della C.d.L. "... queste qui non rompano le balle!", a parte tutto, nel nuovo Parlamento appena eletto abbiamo il 18% di donne alla Camera e il 13% al Senato ... e c'è chi ha avuto il coraggio di dire che è andata bene perché nel Parlamento precedente le percentuali erano inferiori... Vorrei solo ricordare che le donne sono più del 50% della popolazione! Dobbiamo essere soddisfatte di un 18% o di un 13%? A tirarmi su il morale ci sono le notizie dall'estero: in Cile è stata eletta una donna Presidente della Repubblica! E così in Liberia! Ma sono paesi del terzo mondo! Ebbene sì, siamo ad un livello di democrazia e di libertà inferiore a molti paesi del terzo mondo. Questa è l'amara verità della quale questo Paese addormentato pare non rendersi conto, pago come sembra essere di avere il telefonino o l'ultimo modello di vestito firmato. O dalla chimera, sventolata all'ultimo minuto, di non pagare le tasse, o di pagarne meno. 52 Svegliamoci da questo incubo, svegliamoci anche da chi ci vuole far dormire sonni ipnotici per meglio derubarci! Prendiamo coscienza che siamo noi che dobbiamo impegnarci in prima persona, altrimenti ci sorpasseranno non solo la Cina e l'India, ma anche tutto il terzo ed il quarto mondo. Se non vogliamo farlo per noi facciamolo per le nostre figlie o comunque per chi verrà dopo di noi. E' veramente deludente che a 20 anni dalla "rivoluzione femminista" siamo ancora a questo punto. Evidentemente qualcosa abbiamo sbagliato. Come molte femministe, ho sempre pensato che non si doveva fondare un "Partito Femminista" perché si disperdevano voti a sinistra, ma a questo punto probabilmente questo ragionamento era sbagliato, perché sicuramente tutti i partiti avrebbero ora un maggior rispetto e maggiore considerazione delle donne. Guardando anche ciò che avviene nella 3° Sez. della Corte di Cassazione: viene considerata un’attenuante per lo stupratore se una “bambina” (una bambina perché all’epoca dei fatti aveva 14 anni e anche se molti giornali hanno scritto una “donna”) viene violentata in un ambiente “degradato” o se questa “bambina” non è più vergine! Non ci sono parole per commentare: è semplicemente vergognoso! E anche complice! Sì, bisogna cominciare a dire che certe sentenze “orribili” sono complici! E chi le pronuncia “non è” neppure un giudice! E come si comportano i politici quando promuovono leggi che riguardano le donne? Prendiamo la legge sulla fecondazione assistita. Sono arrivati a considerare l’embrione con la stessa dignità dell’essere umano, ma ben poco gli importa della dignità delle donne se sempre devono avere un tutore, un consigliere, qualcuno comunque che decida per loro se avere un figlio o abortire, ma in ogni caso continuano a sostenere che nessuno vuole toccare la legge sull’aborto, ma intanto gli aborti clandestini riprendono ad aumentare: per le minorenni e per le clandestine. … continua Ivana Bettini 53 Intervista a Rita Borsellino Rielaborazione scritta di Silvia Nanni sull’intervista effettuata da Luisa Barbieri a Crevalcore (Bologna) Le volevo fare tantissimi complimenti per la vittoria straordinaria che ha commosso tutti, vittoria che ha riportato in Sicilia alle primarie dell’Unione. Tutto ciò dà la sensazione, a noi cittadini, che si possa essere sull’onda del cambiamento; è vero o è un’illusione? Mi ha commosso, è vero… non tanto perché si trattava di un risultato aldilà delle mie aspettative, in quanto avevo visto, andando in giro, durante la campagna elettorale, che c’era una grande mobilitazione ed una grande sensibilità, quanto piuttosto per una concreta possibilità di cambiare. Avevo avvertito che la fiducia cresceva sempre di più, così come la speranza e quando poi ho visto ciò concretizzarsi nei numeri del risultato, devo ammettere di essermi commossa, dinnanzi appunto di un grande senso di responsabilità. Quindi si parla più di speranza che non di paura che sta muovendo la Sicilia? No, non c’è paura; c’è questa grande speranza che questa volta sia davvero possibile cambiare e questa grande voglia d’impegnarsi in prima persona. Lei ha affermato che esiste una Sicilia diversa da quella dell’attuale presidente Cuffaro, che il desiderio di vivere nella legalità, di percepirsi partecipi, di concorrere allo sviluppo della regione, è palpabile nella comunità. Crede che la società civile, supportata da una potente guida, quale lei potrebbe rappresentare, ce la possa fare a battere il sistema mafioso? Cosa serve davvero alla Sicilia in questo momento? Serve proprio questa ritrovata capacità di sperare che è il contrario della rassegnazione. Io credo, infatti, che la rassegnazione, sia il male più grave al quale ci si può abbandonare perché ti fa sentire impotente, ti fa sentire incapace. La speranza, al contrario, ti dà proprio la possibilità di andare avanti ritrovando la fiducia in se stessi, riprendendosi la propria dignità. Oggi io avverto che tutto questo c’è, avverto che gran parte dei Siciliani ha voglia di riprendersi la propria dignità e ricominciare a sperare. Sento che quasi un’onda, tipo tsunami, sta in qualche modo inondando tutta la penisola o sbaglio? Sì, in qualche modo ed io credo non sia un caso che tutto questo, ancora una volta, parta in maniera forte dalla Sicilia. Ricordiamoci quello che avvenne nel ’92, dopo le stragi; allora erano la rabbia ed il dolore ad aver messo tutto questo in movimento. Oggi è la consapevolezza, la forza, il fatto di sentirsi parte di un processo di rinnovamento e che parta dalla Sicilia è una cosa molto bella. La Sicilia è sempre stata, peraltro, un cantiere politico molto importante. Lei, da quello che ho saputo, ama moltissimo stare a contatto con la gente, le piace molto parlare, ascoltare, soprattutto tentare di comprendere e questo è abbastanza particolare come atteggiamento per un politico. Ci lascia addirittura un po’ spiazzati dal momento che, noi cittadini, siamo a contatto, con personaggi politici, senza generalizzare, nell’immaginario collettivo vissuti come il tecnico, l’addetto ai lavori, che tutto sommato ci fa sentire poco partecipi, poco ascoltati. Lei ha invece utilizzato come cardine della sua campagna elettorale la partecipazione. Sono tredici anni che sto in mezzo alla gente, ho cominciato all’indomani delle stragi. Avevo bisogno di stare in mezzo a loro, per percepire la possibilità che un riscatto ci potesse davvero essere ed ho imparato quanto importante sia comunicare con le persone. Proprio questo stare in mezzo alla gente, mi ha fatto capire le delusioni, mi ha fatto capire cosa loro mancava ed il distacco, sempre più forte nei confronti della politica, risiedeva proprio nell’assenza di dialogo. La politica era sentita come altro, come appunto materia degli addetti ai lavori e questo l’aveva gradatamente allontanata da un interesse comunitario. Eppure quando mi sono resa conto che ancora c’era questa voglia di cambiare, di ottenere un riscatto, mi sono proposta perché sapevo che i Siciliani mi conoscevano, avevano fiducia in me, sentendomi una d loro. Avvertivo questo rapporto basandomi sul fatto che avevamo comunicato tanto. Non è pertanto un caso, una volta messa a disposizione la mia candidatura, la creazione intorno a me di questo movimento che poi ha continuato a camminare con le sue gambe diventando qualcosa che ognuno ha sentito come proprio. Allora, a partire da ciò, ancora come una volta, la politica ha recuperato il suo significato, 54 riassumendo il suo valore gratuito affinché ognuno investa la propria volontà di riscatto. La sensazione molto forte che si ha è che lei sia diventata un sorta di simbolo di riscatto, anche per i giovani, un simbolo non solo della Sicilia, ma di tutto il paese supportato dal fatto che lo percepiamo anche noi, abitanti del centro- nord? Mai identificarmi però solo come simbolo passivo in quanto la sua importanza risiede proprio nel radunare intorno a sé un movimento concreto, un punto di riferimento che sia atto a fare, a costruire e a lavorare assieme. Ciò che abbiamo del resto fatto a suo tempo, inizialmente come movimento di volontariato che oggi si cala nella realtà e diventa politica con la consapevolezza e la percezione che tutto quello che si è fatto fosse una sorta di premessa. www.nove.firenze.it Quanto lei crede sia importante per un politico mostrare integrità ed osservanza dell’etica morale, cosa alla quale noi cittadini teniamo moltissimo? Io ho proprio proposto questa mia candidatura nel segno della discontinuità, ne ho parlato nei confronti di un modo vecchio di fare politica, in termini di perdita di un senso etico delle persone e delle scelte.. Crede dunque anche lei che una sana informazione mediatica e non manipolativa, quale quella che stiamo continuamente subendo in questa fase storica, possa aiutare la gente e, quindi i sociale, a crescere, ad acquisire quella grande forza innovativa e progressista a cui, solo attraverso un’autentica cognizione, si potrebbe di nuovo dare vita? Credo sia indispensabile, proprio come diceva lei, una comunicazione non manipolata,volta a non distorcere il messaggio che deve conseguentemente arrivare pulito, netto, soprattutto alle nuove generazioni. So che lei è presidente onorario dell’associazione “Libera”, dell’associazione “Pier Acutino”, contro la talassemia, so che state costruendo un padiglione di ematologia a Palermo e, dunque, cosa ne pensa della sanità in Sicilia? Beh, si tratta di uno dei più grandi problemi, forse il Problema perché assorbe il bilancio regionale e,purtroppo, si tratta di una cattiva sanità, sottoposta a numerose manipolazioni ed infiltrazioni molto gravi. E’ ormai nella stragrande maggioranza in mano al Privato ed in ciò non ci sarebbe nulla di male se questo soggetto non ne facesse un centro di potere, sottraendo fondi e risorse al Pubblico, giunto ormai allo sfascio. Si tratta di un Privato in cui le tariffe delle convenzioni, riscontrabili dai documenti, si stabiliscono nei retrobottega della mafia. E’ conseguentemente molto importante ricondurre il tutto ad una dimensione etica, oltre che per risanare un bilancio regionale, troppo condizionato dalle cifre di un modello privato che non permette al pubblico di funzionare. In ultimo, non possiamo non citare il pericolo che sta correndo la legge Rognoni- La Torre che attacca, da oltre vent’ anni, le ricchezze che la mafia detiene nel nostro paese. Se dovesse essere approvato il disegno di legge che consente al governo il riordino in materia disciplinare e di destinazione dei beni sequestrati ad organizzazioni criminali, tutti i beni confiscati, quindi tutti questi terreni coltivati da cooperative di giovani nonchè gli immobili trasformati in sedi di servizi sociali, finirebbero in una sorta di limbo, in un a sorta di assoluta incertezza . Lei cosa ne pensa? Vede questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore perché l’Associazione Libera, di cui sono per l’appunto presidente onorario, dieci anni fa riuscì a far approvare la Legge. 109 del ’96 che rappresentava una prosecuzione ideale di quella legge Rognoni- La Torre che risaliva a più di vent’anni fa e che prevedeva la sottrazione di beni confiscati alla mafia. Indubbiamente una legge importantissima, che costò la vita allo stesso La Torre e che consente la confisca dei beni anche se dopo lunghi iter giudiziari dal momento che bisogna raggiungere l’ultimo stadio processuale per decretarne la confisca vera e propria. Ne consegue il fatto che spesso arrivavano in completo degrado e si alimentava così la voce che questi, in mano della mafia, risultavano territori produttivi, ma che poi, in mano dello Stato, e quindi della legalità, non producevano più. Noi, con l’Associazione Libera, appena nata, abbiamo raccolto, a livello nazionale, un milione di firme per permettere l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia appunto prevedendo che, nel giro di pochissimo tempo, essi vengano assegnati ai comuni di appartenenza per farne un uso sociale. Tutto questo, nonostante vari problemi del caso, ha funzionato bene grazie alla nomina di un emissario statale, incaricato di vigilarne il funzionamento. Purtroppo però l’istituto di questo 55 emissario è stato eliminato; questi beni finivano inevitabilmente in un calderone, gestito dal demanio che, con tutto il rispetto, del circuito che si occupava della gestione, era indubbiamente il più fragile. Eppure, nonostante la sola gestione di questo problema comporti ingenti sforzi, si erano fatti numerosi passi avanti, a dimostrazione del fatto che fruttavano anche i beni gestiti dalla collettività ed esistono tanti esempi importanti a tal proposito: dalla produzione di olio, della pasta, del vino. Oggigiorno, invece, si sta mettendo mano a questa legge non per migliorarla, dati i buoni risultati ottenuti, ma per creare un disastro straordinario in quanto la nuova proposta stabilisce che, chiunque abbia interessi a tornare in possesso di questi beni, può chiedere la revisione dei processi e quindi il ritorno ai cosiddetti e presunti proprietari, senza limiti di tempo. E dunque una cooperativa, cui viene assegnato un bene, spesso in condizioni pessime, deve renderlo produttivo scontrandosi con tutti i problemi per accedere al credito in quanto non proprietaria e, pur riuscendo nel suo intento, da un momento all’altro può essere sottoposta a confisca per via della riapertura di processi obsoleti sulla base d’ inconsistenti rivendicazioni. Allora, dopo tanti sforzi, chi s’imbatterebbe più in una simile attività, considerando anche tutti i rischi che essa comporta? Quindi è un segnale devastante dal punto di vista morale oltre che un dannosissimo segnale economico. malgrado non potessero votarmi direttamente. Questa sera è l’ennesima, bellissima dimostrazione di questo percorso assieme; commovente vedere centinaia di volti di persone che mi vogliono e a cui voglio bene. www.arcoiris.tv Intervista a Rita Borsellino N.A.Di.R.informa: La sua straordinaria vittoria dimostra con chiarezza che il cambiamento è possibile, non solo in Sicilia, ma nell'intero Paese e questo altro non può che confortarci, visti gli anni di malgoverno e di malcostume che hanno caratterizzato la nostra storia nazionale. Il riscatto dell'etica di cui si fa portavoce sull'onda della sua stessa esperienza di vita, dell'impegno rigorosissimo contro l'operato della mafia che l'ha vista in prima fila negli ultimi 13 anni, l'hanno portata a rappresentare una sorta di simbolo del riscatto etico sociale in Sicilia e ... non solo. Quali rischi per esempio hanno corso queste cooperative? Ci sono state intimidazioni, episodi in cui si è bruciato il raccolto pronto, episodi in cui non si è trovato chi potesse andare a trebbiare il grano già pronto in quanto la mafia è sempre una presenza incombente e questi giovani rischiano ogni giorno. Nonostante tutto hanno perpetuato però il loro compito, ricevendo tanti gesti di solidarietà da parte anche di cooperative di sostegno provenienti da diverse regioni italiane. Quindi esistono prove concrete di appoggio e distruggere tutto questo non può che essere letto come un gesto criminale. “Libera” conta infatti 1500 associazioni coordinate e forse la nostra forza risiede proprio nel numero e nella grande diffusione territoriale, penetrata e non penetrante. Posso chiederle il motivo di questa sua graditissima visita a Bologna? Sono cittadina onoraria da anni di Crevalcore e sono venuta molte volte qui dove sento un’appartenenza molto forte, scorgendo volti di amici e persone che, in tredici anni di lotte assieme, di fronte alla mia proposta di candidatura, mi hanno abbracciato sostenendomi http://www.ritapresidente.it/pagine/photogallery.ht ml 56 Lettera aperta di Giovanni Impastato ai figli di Provenzano 20/04/2006 07:26 "Caro Angelo, caro Francesco Paolo, sono stato anch'io ragazzo come voi e, ancora prima di me, lo è stato mio fratello Peppino, che ha pagato con la vita la sua scelta. Siamo tutti figli partoriti dalla stessa mafia. Una mafia che distrugge la vita, sempre, anche quando non lo fa con le armi o con le bombe. Un mafia fatta di uomini che diventano padri e dicono ai loro figli che sono vittime innocenti della giustizia costretti a vivere nascosti come talpe. E la confusione comincia pian piano ad insinuarsi nelle nostre viscere più profonde, ci assorbe il cuore e la mente e la ragione fa fatica a distinguere la verità dalla menzogna. Sono sentimenti che hanno segnato a lungo la mia esistenza, ancora prima quella di Peppino, e credo attraversi anche la vostra. Quando morì mio padre provai un dolore atroce, ricordo che il fazzoletto, grande come un tovagliolo che mi diede mia madre, non riusciva a contenere le lacrime ma contemporaneamente non riusciva neppure a contenere quel senso di liberazione dal vincolo di mafiosità che mi aveva lacerato fino a quel momento. Due sentimenti uguali ed opposti che provenivano uno dal cuore e l'altro dalla ragione. Anch'io da ragazzino, avevo circa dieci anni, ho conosciuto la latitanza seppure di riflesso. Mio padre mi portava con sé quando andava a fare le iniezioni a Luciano Liggio, malato, latitante nella tenuta di nostro zio, il boss, Cesare Manzella a cui è succeduto Tano Badalamenti, boss che ha provveduto anche alla latitanza di vostro padre quando era qui a Cinisi dove conobbe Saveria Palazzolo, divenuta poi vostra madre. Ricordi che custodisco ancora ma che mi sono lasciato alle spalle quando il mio sguardo ha deciso di guardare avanti per fare di me stesso un uomo libero dalla schiavitù mafiosa che vive e lavora nel rispetto della legalità. E i miei figli per questo mi amano, come io amavo mio padre, come voi amate vostro padre, ma loro sono anche fieri di me e della mia scelta. Per questo con delicatezza, con umiltà, senza la spocchia di chi è riuscito a vincere dentro di sé e fuori di sé la battaglia più difficile della sua vita mi rivolgo a voi, ora che la fine della latitanza di vostro padre apre un nuovo capitolo. A te Angelo, che tra poco ti sposerai con una ragazza che mi dicono essere graziosa e gentile, che diventerai, come ti auguro, padre, chiedo di trovare la forza della verità e il coraggio per sostenerla. Nessuno vuole, tantomeno io, che rinneghi l'amore profondo che ti lega a tuo padre. Ma tacere è condividere. Il tuo silenzio, il vostro silenzio, vuol dire condividere, seppure non le eserciterete mai, le sue azioni sanguinarie e quelle dell'organizzazione di cui è il capo. Ecco perché il giudizio deve necessariamente essere severo, chiaro, netto anche se l'amore che nutri per lui non potrà mai impedirti di stargli vicino nei momenti del bisogno. Miei cari ragazzi, non ci sono strade alternative: solo dicendo "no" a quella mafia che vostro padre incarna come ha fatto mio fratello potrete essere cittadini a tutti gli effetti di questo Stato, parte di questa società pronta ad accogliervi nella verità non nella doppiezza. Anche a te Francesco che ti sei impegnato nello studio laureandoti, vincendo una borsa di studio per insegnare auguro di trovare la forza per esprimere un giudizio chiaro. Maggiormente a te, che sei preso dalla responsabilità di insegnare e, dunque, di trasmettere dei valori autentici auguro di farlo libero dall'infingimento e dalla suggestione negativa di un codice d'onore che si fonda su dei disvalori. Dimostrare a vostro padre, con i fatti, che c'è un altro modo di vivere, diverso da quello incondivisibile suo, l'unico che ha avuto la sventura di conoscere, sarà un modo per amarlo ancora di più." di Giovanni Impastato 57 Lettera aperta a Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Marra Diocesi di Messina Ill.ma Sua Eccellenza Come Lei sicuramente saprà, visto che la notizia è ormai di dominio nazionale, domenica sera 8/05/06 durante la processione in onore di S. Francesco, compatrono della città di Milazzo, il prete (Padre Damiano) ha preferito fare parlare a posto suo il Presidente della Regione Cuffaro affiancato da altri candidati del centro destra e affidandogli addirittura il compito di pregare insieme ai fedeli da un balcone della città. E’ inutile nascondersi dietro a un dito, in quella veste il Presidente Cuffaro non stava portando il saluto della Regione Sicilia ma stava esercitando una volgarissima campagna elettorale in maniera strumentale e prevaricante e questo riteniamo sia indecente e poco consono ai valori della Chiesa, della fede cristiana oltre che poco rispettoso nei confronti dei fedeli. La Chiesa di S. Francesco non è nuova a simpatie politiche, tutta la città ha potuto constatare il manifesto affisso durante la campagna elettorale nazionale in cui si elogiava il Sen. “Mimmo” Nania ringraziandolo per la promessa di finanziamenti per il restauro della Chiesa. Tutto questo è mortificante e offensivo nei confronti dei fedeli e di tutti quei preti che hanno pagato con la vita l’impegno per la difesa dei più deboli e degli emarginati della nostra società. Riteniamo che la Chiesa non possa tollerare atteggiamenti simili né chiudere gli occhi, piuttosto crediamo che tali comportamenti richiedano una attenta riflessione da parte Sua per chiedersi se fatti gravi come questi aiutino o danneggino la Chiesa. In attesa di una Sua gradita risposta Le porgiamo cordiali saluti. Per conto di molti milazzesi che Le invieranno ulteriori lettere di protesta Orazio Carnazzo Rosa Maiorana Milazzo lì, 10/05/06 www.ufficiofamigliame.it/ Sito/IMAGES/iniziati... www.comune.milazzo.me.it www.mmgallery.net 58 Un caso da riaprire. La cattura di Provenzano … il caso di Attilio Manca Tindaro Bellinvia Un caso da riaprire. La cattura di Bernardo Provenzano ha avuto un'eco straordinaria tanto da oscurare in parte anche l'esito al foto finish delle elezioni politiche. Nella stessa edizione straordinaria del tg1, realizzata a pochi minuti dal lancio Ansa che rendeva noto il suo arresto in un casolare delle campagne di Corleone, nel servizio principale si ricordava che la vicenda della lunga latitanza di "Zu Binnu" e' arrivata a una svolta positiva per gli inquirenti che cercavano di braccarlo con la scoperta dell'intervento chirurgico alla prostata avvenuto a Marsiglia nel 2003. Ma per coloro che avevano sentito parlare del caso del dott. Attilio Manca non c'era bisogno di questo particolare per collegare l'arresto del super latitante con il caso dell'urologo di Barcellona, in provincia di Messina. del congiunto non verrà interamente a galla. La signora Manca manifesta il suo rammarico e la sua sete di giustizia: "delle indagini approfondite non sono state mai condotte nonostante le sollecitazioni del nostro avvocato Fabio Repici e troppe incongruenze della vicenda non sono state chiarite". "In più - aggiunge Angela Gentile - dover subire anche la beffa con una telefonata fatta la mattina dell'11 febbraio sul nostro telefonino da Attilio che dapprima la polizia di Viterbo conferma e successivamente invece non compare nei tabulati". E' indignata per questo la mamma di Attilio: "Se davvero questa telefonata non l'avevo mai ricevuta e non trattandosi di depistaggio, che bisogno c'era di ridicolizzarmi con certe dichiarazioni?" Dopo la richiesta, infatti, del loro legale di un controllo sui tabulati telefonici ecco cosa scrivono gli inquirenti rispetto a quella telefonata: "Errore di data comprensibile, visto il dolore di una madre, dovuta alla perdita di un figlio che può facilmente confondere il giorno in cui l'ha sentito per l'ultima volta". "Una madre - insiste Angela Gentile - può mai dimenticare l'ultima telefonata fatta dal proprio figlio?" Inoltre il padre ricorda che un'altra telefonata abbastanza lunga, questa volta fatta dalla madre al figlio l'8 febbraio verso le 11, non compare nei tabulati telefonici. www.chilhavisto.rai.it/.../ m/MancaAttilio2a.jpg Abbiamo incontrato i genitori Gioacchino Manca e Angela Gentile a una settimana dalla cattura di colui, che secondo la pista da loro indicata agli inquirenti finora senza risultati concreti, potrebbe essere stato visitato e operato dal loro figlio trovato morto il 12 febbraio del 2004 nell'appartamento di Viterbo dove viveva da solo. Il padre e' chiaro: nonostante le intimidazioni subite e gli "inviti" a desistere, loro non molleranno fino a quando la verità sulla morte Tra le strane coincidenze con il caso Provengano c'e' il viaggio in Costa Azzurra dell'Ottobre del 2003 fatto da Attilio all'insaputa di tutti i suoi colleghi e dei suoi amici. Durante una telefonata lo stesso racconta al padre che non si tratta di un viaggio di piacere ma di lavoro finalizzato a effettuare una visita per un intervento chirurgico. Attilio Manca, specializzatosi proprio in Francia, e' stato il primo in Italia ad eseguire l'intervento alla prostata per via laparoscopica. Ma perché il giovane Manca si sarebbe trovato in contatto con certi ambienti? Forse una parentela scomoda: il cugino Ugo Manca infatti e' stato condannato dal Tribunale di Barcellona a nove anni di reclusione per traffico di stupefacenti. L'unica impronta, presente nella casa in cui viene ritrovato il corpo senza vita di Attilio, a cui gli inquirenti hanno dato un nome e' proprio del cugino. Il giovane viene trovato senza vita la mattina del 12 febbraio, quando i colleghi che lo aspettavano in sala operatoria, dopo diverse ore di 59 ritardo, vanno a cercarlo a casa. Arrivati i poliziotti e aperta la porta, lo spettacolo è agghiacciante: il cadavere del giovane è riverso sul letto, in una pozza di sangue, con il volto schiacciato sul materasso e due buchi sul polso sinistro. Lui, mancino, si sarebbe iniettato un cocktail di sostanze letali con la mano destra. www.poliziadistato.it/.../ Bernardo_big.jpg Una cosa e' certa: secondo i genitori il giovane urologo da diverso tempo non era più tranquillo e varie volte aveva fatto capire che le sue preoccupazioni erano legate alla sua professione. Se, come anche il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso ha denunciato, ci sono stati esponenti delle istituzioni e della politica che, con la loro complicità, hanno permesso la lunghissima latitanza di Provenzano, come escludere che ci siano componenti deviate delle istituzioni che hanno, dal 12 febbraio 2004 ad oggi, cercato di insabbiare le indagini sul caso Manca? Tindaro Bellinvia digilander.libero.it/ (*) La "Catena di San Libero" e' una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro. inmemoria/foto/capa1.jpg E' possibile che la mafia barcellonese, quella stessa mafia che ha fornito il detonatore per la strage di Capaci, abbia procurato un medico per il padrino di Corleone e che successivamente questi sia divenuto troppo scomodo per ciò che sapeva tanto da dover morire? Tale ipotesi deve essere seriamente presa in considerazione. La mafia uccidendo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, credette di sconfiggere i suoi due più pericolosi nemici, si sbagliò perché ai loro funerali si unì tutta l'Italia che si schierò definitivamente contro di essa sconfiggendola con il dolore. www.tuttocasarano.it/ falcone_e_borsellino.JPG www.adnkronos.com/Assets/ Imgs/G/grasso_piero_... Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: [email protected]. La "Catena" non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. Esce dal 1999. L'autore e' un giornalista professionista indipendente. Puoi riprenderla su web, mail, volantini, giornali ecc, purché non a fini di lucro. Puoi forwardarla ai tuoi amici. Se hai un sito o un blog puoi montarci la "Catena" e i successivi aggiornamenti. 60 Elezioni Regionali in Sicilia Par Condicio … o Mafia Condicio ? a cura di Luisa Barbieri Siamo alla vigilia delle Elezioni della Presidenza Regionale in Sicilia, siamo sottoposti alla “par condicio”, conseguentemente … Borsellino è un cognome da non nominare, ogni qual volta ci si trovasse nella condizione di menzionare il nome di Paolo Borsellino … fosse anche per chiedere indicazioni su via/Piazza Paolo Borsellino, o ci si trovasse nella condizione di, per fare un esempio, organizzare un incontro pubblico presso la sala Falcone-Borsellino (porto un esempio relativo al quartiere di Bologna ove ha sede la nostra associazione che porta appunto questo nome) … si incorre nella gravissima condizione di violare la par condicio! Ricordare la strage di Capaci del 23 maggio 1992 ove persero la vita per mano della Mafia nella cosiddetta “strage di Capaci” Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre poliziotti di scorta: Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro … quest’anno non si può, almeno pubblicamente. RAI Uno aveva programmato a ricordo della strage la messa in onda del film in due puntate “Giovanni Falcone”, diretto da Antonio e Andrea Frazzi, interpretato da Massimo Dapporto, nei panni del Giudice Falcone, e da Elena Sofia Ricci nei panni della moglie Francesca Morvillo. Una storia che rappresenta un pezzo della nostra Italia, un evento che ha segnato la coscienza di tutti noi ed anche per questo ci appartiene. Il film parte dal 1980, ossia dall’inizio “dell’avventura” di Giovanni Falcone quale giudice istruttore a Palermo e si conclude con la tragica strage di Capaci del 1992. Una strage che trova risposta nel fine che intendeva perseguire, una finalità destinata a rimarcare la potenza dell’organizzazione criminosa dopo la sconfitta subita a seguito del maxiprocesso definito con irrevocabile sentenza di condanna il 30 gennaio 1992. Gli attentati conclusosi in stragi prima del giudice Falcone poi del Giudice Borsellino oltre alla eliminazione di due nemici storici dell’organizzazione criminosa, hanno voluto affermare il potere assoluto ed incontestabile di “cosa nostra” … e se questa non è cosa che ci riguarda?! I responsabili della RAI, visto che le elezioni per la presidenza regionale in Sicilia sono alle porte e visto che tra i candidati si presenta Rita Borsellino, sorella di Paolo, hanno optato in virtù dell’osservazione della par condicio, di rimaneggiare il palinsesto sostituendo il film programmato con il film in quattro puntate “La moglie cinese”. Il direttore di Rai Fiction dice che “Falcone e Borsellino non sono morti invano” (e meno male che lo dice!) – aggiungendo sempre in riferimento alla messa in onda del film in questione – “c’è una legge della par condicio da rispettare. Nella fiction si parla anche di Borsellino e la sorella è candidata in Sicilia alle regionali, finché non si chiude la campagna elettorale, dobbiamo rispettare le regole”. Pur non nutrendo nessun tipo di risentimento nei confronti del film in programmazione, trovo che la 61 mancata celebrazione di un evento significativo e doloroso quale quello di cui si parla, poco abbia a che spartire con il concetto di Democrazia. Esprimo forte rammarico e colgo l’occasione per unirmi allo sconcerto di Rita Borsellino che afferma: "C'è da restare veramente sconcertati di fronte a fatti di questo genere, utilizzare certe vicende per fare propaganda politica. Sarebbe come dire di oscurare i nomi di Falcone e Borsellino dalle piazze, dalle scuole o dall'aeroporto, perché io sono candidata alla presidenza della Regione. Tutto ciò mi sembra una mancanza di rispetto verso quelle persone assassinate dalla mafia che non meritano banalità di questo genere". Il consigliere d'amministrazione di viale Mazzini Sandro Curzi apprende la notizia “con sorpresa e stupore”, aggiungendo che "la par condicio, che vieta la partecipazione dei candidati ai programmi tv, non può assolutamente giustificare il mancato rispetto di questo importante appuntamento della storia civile del nostro Paese". "Mi impegno conclude Curzi - a battermi perché questo omaggio alla memoria di Falcone e Borsellino non venga mortificato e sacrificato sull'altare di piccole e miserevoli convenienze di propaganda politica". Il cda Nino Rizzo Nervo insiste domandandosi: "Cosa c'entra l'omaggio a due eroi come Falcone e Borsellino con le imminenti elezioni in Sicilia? Se la fiction è pronta, è giusto e doveroso trasmetterla nel giorno dell'anniversario della strage di Capaci. Non posso credere che qualcuno abbia invece deciso il rinvio perché la sorella di Borsellino è candidata alla elezioni. Si tratterebbe di una decisione arbitraria e purtroppo anche ridicola". corso e dalla difesa di sé medesimo al processo in corso a Palermo che lo vede imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e violazione del segreto d'ufficio. A questo riguardo vanta un notevole curriculum che comprende un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Il “torto” a Totà Cuffaro impegnato in tutte queste attività non lo si fa celebrando un anniversario come quello in questione riferentesi alla strage di Capaci, trasmettendo un film sull’argomento, lo si fa nel momento stesso nel quale nemmeno un inviato di telegiornale si presenta a Palermo, assiste al processo e ne parla con chiarezza e determinazione al fine di informare l’opinione pubblica che rischia, poi, di farsene un’idea “sbagliata”! Per osservare la par condicio, per non dare la parola, o, per meglio dire, percepire anche solamente quale eco quel nome: “Borsellino”, proporrei la messa in onda del documentario proposto da Alberto Nerazzini e Stefano Maria Bianchi “La mafia è bianca” ove si può percepire un altro nome: “Cuffaro”. www.arcoiris.tv Michele Santoro presenta: LA MAFIA È BIANCA N.A.Di.R. informa: 14 novembre 2005 - Teatro Duse (Bologna) - Michele Santoro presenta "LA MAFIA E' BIANCA", un film e un libro di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini (BURsenzafiltro). Proiezione del film alla presenza degli autori e di Michele Santoro - Introduzione di Angelo Guglielmi "La mafia ha cambiato volto. Ha cambiato sedi ed interlocutori. Non fa più rumore. Non fa stragi. Quasi non si sporca le mani di sangue, ma si insinua silenziosa negli ospedali, nel mondo imprenditoriale ed in quello politico-istituzionale" Ci si impegna ad osservare la par condicio in virtù di una legge che tende a difendere tutte le parti impegnate in campagna elettorale: parità di condizioni, se si parla di una parte poi si deve obbligatoriamente parlare dell’altra … parliamone! A proposito dell’attuale Presidente della Regione Sicilia di cose da dire ce ne sono tantissime … diciamole! Credo proprio che nessuno di noi voglia fare torto al Presidente Salvatore Cuffaro, detto Totò, così preso e dalla campagna elettorale in Intervista ad Alberto Nerazzini N.A.Di.R. Nerazzini informa: Intervista ad Alberto 62 Alberto Nerazzini è autore, insieme a Stefano Maria Bianchi, di "LA MAFIA E' BIANCA" film inchiesta riferentesi ai rapporti tra mafia, politica e sanità in Sicilia. "...ma nella Sicilia di Cuffaro c'è la mafia che cresce dentro le pieghe del sistema, una mafia nuova e sconosciuta di cui nessuno parla. Intrighi, ambiguità, camaleontismi del nuovo potere" (Michele Santoro). Il film è supportato dal libro presentato da Michele Santoro: "La mafia è bianca". Il lavoro di Nerazzini e Bianchi indigna ed appassiona allo stesso tempo, accende il pensiero critico, sa creare quel vissuto di inquietudine sana e costruttiva che ogni giornalista dovrebbe ritenere quale obiettivo prioritario nel rispetto della Verità, di sé e di chi ne diverrà l'usufruitore. È con forte senso di gratitudine che tutti noi possiamo e forse dobbiamo avvicinarci a questa tipologia di professionisti dell'informazione per percepirci parte attiva del contesto sociale al quale apparteniamo e che, gioco forza, non possiamo non amare. L’auto guidata dal Giudice Giovanni Falcone Il cratere causato dall'esplosione digilander.libero.it/ inmemoria/strage_capaci.htm “Sono le 17,48 quando su una pista dell'aeroporto di Punta Raisi atterra un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall'aeroporto romano di Ciampino alle ore 16,40. Sopra c'è Giovanni Falcone con sua moglie Francesca. E sulla pista ci sono tre auto che lo aspettano. Una Croma marrone, una Croma bianca, una Croma azzurra. E' la sua scorta, erano stati raggruppati dal capo della mobile Arnaldo La Barbera. Una squadra affiatatissima che aveva il compito di sorvegliare Falcone dopo il fallito attentato del 1989 davanti la villa del magistrato sul litorale dell'Addaura. La solita scorta con Antonio, Antonio Montinaro, agente scelto della squadra mobile che, appena vede il "suo" giudice scendere dalla scaletta, infila la mano destra sotto il giubbotto per controllare la pistola. Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene, alle 17,50 il corteo blindato che trasporta il direttore generale degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia è sull'autostrada che va verso Palermo. Tutto sembra tranquillo, ma così non è. Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia, qualcuno lo segue, qualcuno sa che dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie. La Croma marrone è davanti. Guida Vito Schifani, accanto c'è Antonio, dietro Rocco Di Cillo. E corre, la Croma marrone corre seguita da altre due Croma, quella bianca e quella azzurra. Sulla prima c'è il giudice che guida, accanto c'è Francesca Morvillo, sua moglie, anche lei magistrato. Dietro l'autista giudiziario, Giuseppe Costanza, dal 1984 con Falcone, che era solito guidare soltanto quando viaggiava insieme alla moglie. E altri tre sulla Croma azzurra, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Un minuto, due minuti, la campagna siciliana, l'autostrada, l'aeroporto che si allontana, quattro minuti, cinque minuti. Ore 17,59, autostrada Trapani-Palermo. Investita dall'esplosione la Croma marrone non c'è più. La Croma bianca è seriamente danneggiata, si salverà Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Feriti come altri venti uomini e donne che erano dentro le auto che passavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine. Fu Buscetta a dirglielo: "L'avverto, signor giudice. Dopo quest'interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vita sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E' sempre del parere di interrogarmi?". Giovanni Falcone, "Cose di Cosa Nostra" (Rizzoli, 1991): "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande". 63 Quanti voti nel momento in cui si presentò quale candidato politico ! Ma … micca possiamo incolpare lui, non è certo colpa sua se tanta gente gli vuole mostrare quella gratitudine così rara oramai da riscontrare nel nostro stesso contesto sociale! Certo è che, oltre all’accumulo di voti, il settore della sanità si presta parecchio ad allargare il ventaglio delle opportunità (consiglio la visione de “La mafia è bianca”). I funerali del 25 maggio 1992 L’allora Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini si fece garante dell’onestà di Cuffaro: "Mi assumo la responsabilità di ritenere Salvatore Cuffaro una persona onesta … è un signore che fa politica e che qualcuno ha messo sotto processo … del resto le principali accuse nei confronti del Governatore della Sicilia sono già state smentite nei fatti dai magistrati". Ce lo disse in tutta franchezza al talk show “Mezz’ora” condotto da Lucia Annunziata su RAI 3 il 5 febbraio 2006. … ma perché tanto fervore nei confronti di colui che vanta di avere distribuito a Raffadali (AG), suo paese di nascita, 3000 baci nel corso della campagna elettorale ? colui che meritatamente si è guadagnato il titolo di: "Zì vasa vasa" ("Zio bacia bacia") ? Salvatore Cuffaro, il politico più amato e votato della Sicilia, non è un “picciotto”, un killer, ma uno stimato medico che ha intrapreso la carriera politica in virtù di onorevoli principi, tra tutti emerge quello che affonda le sue radici sull’Amicizia. Intorno a lui girano personaggi di spicco nel contesto della borghesia siciliana: imprenditori, medici, professionisti onorevoli, tanto quanto affiliati. Lui è prima di tutto, anche prima di essere un politico di grande prestigio, un medico e quel camice bianco gli ha permesso di entrare in contatto con tantissima gente, gli ha permesso di aiutarli: una ricetta, un consiglio, una raccomandazione … quanti amici! Quante persone che gli debbono gratitudine! … è il destino del medico!! Cuffaro, già in giovane età (si parla degli anni ’80), ne aveva fatta di strada nell’ambito della sanità! I fatti parlano di manovre nell’ambito dei concorsi ospedalieri, di accreditamenti mirati, poi al di là dei fatti supportati dalle confessioni di alcuni pentiti e dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, che altro posso aggiungere ? Del resto dallo stesso Totò Cuffaro tali eventi sono stati abbondantemente minimizzati e supportati da innumerevoli spiegazioni. Che ci poteva fare lui, del resto, se tanta gente si rivolgeva a lui credendo di potere godere di un qualche favore ? Lui ammette con molta onestà di avere ricevuto centinaia di medici ansiosi di potere usufruire della carica di assistente ospedaliero. Lui ascoltava tutti, che altro avrebbe potuto fare ? Anche la sua amicizia con l’Ing. Michele Aiello risultato protagonista di una serie di scandali nell’ambito degli accreditamenti sanitari in Sicilia … è forse reato essere amici ? E se poi gli amici sono anche potenti e capaci imprenditori tanto da guadagnarsi il titolo di “re delle cliniche private” godendo di finanziamenti pubblici, se riescono ad espandere le attività 64 sanitarie di una clinica, quale è Villa Santa Teresa di Bagheria, è forse reato ? Come del resto, è reato avere grandi capacità imprenditoriali ? Il mondo va così! Se sei capace e hai le amicizie giuste, al momento giusto … nessun problema, funzioni nel e con il sistema … e non solo in Sicilia! Sempre in osservanza della par condicio, perché proprio Rita Borsellino dovrebbe avere i numeri per divenire Presidente della Regione Sicilia ? lei stessa ha dichiarato: “fermiamo Cuffaro, se non ci riusciamo mi ritiro e mi dedico ai miei nipoti”, dichiarazione forte, ma da cosa è sostenuta ? Forse, come dice lei, è sostenuta dalla constatazione che: “C'è una Sicilia diversa da quella di Cuffaro, io la conosco bene, e ovunque c'è voglia di legalità, di partecipazione, di un nuovo sviluppo. Soprattutto c'è voglia di partecipazione. Era da tempo, forse da anni, che ne parlavo con gli amici più cari, che mi sono stati più vicini, con i quali condivido affetto prima ancora che visioni politiche. Così dalle chiacchiere informali, nel settembre scorso è arrivata la domanda: ma perché non ci provi tu?”. Quale programma a sostegno di quella Sicilia che vuole allontanare quello che Rita stessa definisce “cufarismo” ? “non voglio fare un programma di tanti buoni propositi e facili promesse. Sarebbe molto facile buttare già qualche riga di un programma ideale, scritto da qualche tecnico dentro le stanze di una segreteria politica. Non è quello che mi interessa. Quel che mi interessa … è ascoltare, camminare fra la gente e con la società, capire i problemi e le loro origini per provare a trovare le soluzioni nella legalità e nello sviluppo. I cosiddetti "esperti" in questi anni hanno dimostrato quanto la politica istituzionale e di governo si sia allontanata dalla gente, hanno dimostrato che molto spesso il loro essere "esperti" serve solo a favorire interessi di parte o addirittura personali. Credo che la prima parte di un programma credibile sia e debba essere fatta con la storia dei candidati: prendete la storia degli ultimi 13 anni della mia vita e prendete la storia degli ultimi tredici anni dell'impegno politico di Cuffaro: fate voi il paragone.” guia4rodas.abril.com.br/.../ sicilia.jpg 65 OGGETTO: la disabilita si può curare e recuperare, non fate chiudere la Comunità Terapeutica N.A.Di.R Mi chiamo Graziano Ida, e sono una disabile psichica riconosciuta nell'anno 2004 dalla Commissione Medica AUSL Bologna, come invalida civile al 75% e portatrice di handicap considerato grave nell'inserimento sociale in quanto da molti anni soffrivo di una sintomatologia patologica che mi invalidava il mio vivere quotidiano in ogni sfera della mia esistenza ormai disperata, sintomi consistenti in iperfagia con conseguente obesità (pesavo 85 kg con un'altezza di 1,60), attacchi di panico con conseguente auto isolamento, depressione marcata, atti auto lesivi perché mi sentivo emarginata e impossibilitata a vivere inserita in questa società, questa sintomatologia si esprime in DISTURBO DI RELAZIONE. Dal lontano 1989 ero curata presso i Centri di Salute Mentale dell'AUSL Bologna, ambienti dove si viene esclusivamente medicalizzati e riempiti di psicofarmaci, aspettando il tuo turno dove spiccano e ti ci abitui a pareti fredde come il freddo e la disperazione che vivi giorno dopo giorno rendendoti conto che sei tagliato fuori dalla società, perché la tua patologia che si esprime nel DISTURBO DI RELAZIONE COL PROSSIMO non ti da via di salvezza, l'alternativa potevano essere Centri privati non accessibili a chi come me e tantissimi altri non ne hanno i mezzi economici. Ma nell'ottobre 2004 ho la fortuna di entrare nel Programma Terapeutico dell'Associazione Medico e Psicologica N.A.Di.R sita a Bologna, Centro Medico Specializzato nei DISTURBI DI RELAZIONE, che si esprimono come ho già detto in sintomatologie come quelle che presentavo io e altre come la BULIMIA, ANORESSIA ecc..., andando a visitare il sito di tale associazione e leggendosi il programma terapeutico proposto e il perché della scelta della forma associativa si scopre che lo Staff Medico e Psicologico ha da sempre voluto rendere accessibile a cure altamente specializzate anche i meno ambienti, infatti il paziente paga solo le visite - sedute di cui necessita per il resto usufruisce GRATUITAMENTE di una Comunità, casa - ambiente famigliare con ampi spazzi e ogni comfort per viverlo sempre super visionato da terapeuti, io come altri abbiamo usufruito anche per lunghi periodi dell'accoglienza diurna terapeutica dalla mattina alla sera gratuitamente, le attività terapeutiche svolte sono tante e tutte finalizzate ad integrare il percorso individuale con il proprio terapeuta o rieducatore per farti superare la tua più o meno disabilita se non arrivare a risolverla del tutto e quindi acquisire le capacità di affrontare e inserirti con successo in questa società. Personalmente dal lontano ottobre 2004, data in cui entrai nel programma N.A.Di.R, ho risolto quasi del tutto la mia disabilita, sono riuscita ad reinserirmi in società con successo, peso 54 kg ( contro i precedenti 85 kg), non sono più iperfagica, non soffro ne di attacchi di panico ne depressione ho invece all'interno dell'associazione N.A.Di.R, affrontato una palestra di vita, conosciuto tante persone superato le mie inabilità e paure relazionali e acquisito la voglia di fare e vivere e come me, tanti altri pazienti. Oggi però sto scrivendo questa lettera appello con la disperazione nel cuore e nell'anima perché l'associazione sta per chiudere la SEDE, perché nessuna Istituzione aiuta N.A.Di.R a rimanere aperta, lo Staff Medico e Psicologico facendo in questi anni pagare solo le visite e fornendo tutto il resto gratuitamente ai pazienti si è strozzato economicamente e non può più tenere aperta la Comunità - Casa per i pazienti come luogo altamente TERAPEUTICO perché curativo e di reinserimento sociale in un'associazione perché luogo elettivo come palestra di vita ma in ambiente protetto e super visionato da medici e psicologi le spese del locale sono tante e nessuna Istituzione aiuta N.A.Di.R. Con disperazione, e con la presente lettera sicuramente non grammaticalmente corretta, ma credo comprensibile, lancio un appello all'Istituzioni tutte per fare rimanere aperta la sede Comunità Terapeutica N.A.Di.R, e non costringere a pazienti che hanno tante difficoltà a ritrovarsi nuovamente soli e a dovere scegliere gesti estremi, per denunciare e rendere visibile cosa può accadere in una Città come Bologna, per chi crede come me, nel diritto e la dignità di volere essere curati da centri altamente specialistici ed innovativi avendo pochi mezzi economici, Vi prego non fate chiudere la sede dell'associazione, tutti sanno quanto sono diffuse le patologie di cui in questa lettera ho parlato e che questo Centro Medico Associativo può e potrebbe curare. Distinti Saluti. Ida Graziano 66 AL PRESIDENTE DEL QUARTIERE RENO AL SINDACO DI BOLOGNA ALLA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA OGGETTO: NON FATE MORIRE L’ASSOCIAZIONE NADIR. Gentilissimi, Vi disturbo con questa lettera perché oggi alla N.A.Di.R. c’è una novità: deve chiudere, si deve trasferire, forse, come locale, non riaprirà. La Dott.ssa Barbieri me ne aveva accennato, ma non volevo rendermene conto: devono vendere la sede perché nessuno, Quartiere, Comune, Provincia o Regione, ha i soldi (o la volontà) per sovvenzionare l’Associazione. L’Associazione è nata dalle esigenze di alcuni malati e dalla sensibilità di (pochi) medici. E’ nata con le sole forze delle persone che hanno creduto nell’associazione, senza chiedere sovvenzioni a nessun Ente. Ora che la situazione è diventata molto pesante, per il boicottaggio delle Istituzioni e dei medici di base, l’Associazione, proprietaria dei locali, si vede costretta a venderli: anche perché se si può assottigliare il proprio stipendio, le Banche non sono però disponibili a vedere dilazionati i propri crediti. Ora Voi Autorità locali (Quartiere, Comune, Provincia e Regione) siete di fronte alle Vostre proprie responsabilità! Volete proprio veder chiudere una realtà come questa? Chiediamoci perché. Perché, anziché mostrare questa Associazione come un fiore all’occhiello della Città la si vuole far chiudere lasciandola sola. Eppure ci sono tante Associazioni: di pescatori, di podisti, di cacciatori o di ballerini… Per carità! Sono tutte benemerite! E servono a far stare insieme le persone. E tutte sono incoraggiate e sovvenzionate ( anche offrire i locali è sovvenzionare) dagli Enti Locali. Ma la N.A.Di.R. non è uguale a loro. E’ molto, molto più importante. E’ un’Associazione di medici! Di medici che si sono messi insieme non per fare soldi! Di medici che hanno lunghe esperienze (e quindi non sono giovani alle prime armi)! Di medici capaci, quindi, che vogliono aiutare i malati di “disturbi di relazione – anoressia e bulimia” (malattie che negli ultimi anni si sono tanto diffuse da essere diventate “malattie sociali”). Medici che partono dal presupposto che questi malati non sono il granello di sabbia nell’ingranaggio della Società, ma che è la “Società malata” che produce questi disturbi. Se dei medici così si mettono insieme anche chi non ha molti soldi può sperare di curarsi, se dei medici così si mettono insieme dimostrano che le persone possono essere curate bene senza dover spendere milioni su milioni, che siano di privati o soldi pubblici, … se dei medici così si mettono insieme possono fare paura a chi (Pubblico o Privato) ritiene che, per trattare queste malattie, servono miliardi… mentre bastano solo parole e capacità di essere vicine alle persone. Ma quali interessi vanno a toccare dei medici così? Non so dare una risposta a questa domanda, ma per capire vorrei partire dal mio “percorso di malata. Quando sono entrata alla N.A.Di.R. la prima volta ero una persona distrutta: fatta a pezzi da una situazione difficile della mia famiglia d’origine e da una situazione lavorativa che ora sappiamo che si chiama “mobbing”. Ero talmente a pezzi che bastava che una persona mi guardasse in faccia e mi fissasse per 5 secondi anziché 3 che scoppiavo a piangere. Il mio disagio era così evidente che tutte le persone che conoscevo mi dicevano: “Cos’hai? Sei cambiata, non sei più tu”, oppure evitavano di parlarmi: Eppure il mio medico non se ne era accorto! E tutte le volte che andavo in ambulatorio, mi rassicurava, con una certa insofferenza, che non avevo nulla, di stare tranquilla. Tranquilla…facile a dirlo! Venivo a casa e piangevo. Andavo a lavorare e piangevo. Uno strazio! Quando finalmente ho cambiato medico, la dottoressa mi ha consigliato di andare alla N.A.Di.R. Con poca convinzione, ma tanta disperazione, ci sono andata. La possibilità di parlare e di raccontare quello che stavo vivendo, mi ha fatto piano-piano uscire dall’incubo della depressione! A poco a poco la loro sensibilità e disponibilità mi ha portato verso una maggiore consapevolezza delle mie potenzialità. Ora, grazie a questi medici, posso dire che sto riprendendo una vita normale: con più sorrisi che pianti! E mi sono anche resa conto che se sulla carta il mobbing è stato riconosciuto, stigmatizzato e bandito dai rapporti di lavoro, nella realtà esiste ancora eccome! E continua a mietere vittime assumendo di volta in volta molteplici aspetti e nella realtà chi ne è colpito non viene aiutato perché i medici di base 67 sono pressati a non dare mai più di 15 giorni di malattia e se per curarti hai bisogno di più tempo sono comunque affari tuoi!. Ho raccontato tutto questo non perché pensi che siate interessati a sentire la mia storia, ma perché vorrei che tutti quelli che si trovano nella mia situazione avessero la possibilità di curarsi all’ Associazione (curati quindi da medici capaci e con grande esperienza) senza dover chiedere un mutuo per pagare le parcelle: si pagano solo le visite, ma tutto il resto (possibilità di stare insieme insegnando o imparando dagli altri ogni piccola abilità: cucito, ricamo, o computer, ma anche ginnastica, yoga, training autogeno, come pure lettura e film e commento agli stessi) tutto il resto è gratis, tutto il resto è fatto di passione per il proprio lavoro e di affetto verso i propri pazienti che traspare e diventa modo di vivere. Non riesco quindi a comprendere come mai gli Enti Locali non siano interessati a mostrare questa esperienza così ricca, nata dalla sensibilità di medici che, in una Società che mercifica tutto, privilegiano la persona. Una esperienza che ha sempre mantenuto la propria autonomia. Eppure questi pazienti, che altrimenti dovrebbero essere ospedalizzati o riempiti di farmaci, allo Stato non costano nulla: solo raramente vengono prescritti farmaci. Una risorsa così, una realtà così proficua, sta per chiudere! Non ci voglio ancora credere. Non ci credo. In questi giorni, frequentando l’Associazione, ho visto le persone come hanno reagito a questa notizia: chi si è messo a piangere, che come me non ci vuole credere, chi ancora dice “Me ne vado e non ritorno più”, perché è meno doloroso abbandonare (medici, ma anche amicizie e affetti) che essere abbandonati. Anche se sappiamo che i medici ci continueranno a seguire, sappiamo comunque che non sarà più la stessa cosa: non avremo più un luogo dove incontrarci tutti e fare attività, ci perderemo di vista tra noi e questo ci strazia l’anima. Vi chiedo di non lasciare che l’associazione chiuda, Vi chiedo di aiutarci, Vi chiedo di avere fiducia in questi medici ed in questi pazienti: sapranno ripagarVi con i risultati, sapranno ripagarVi rendendoVi orgogliosi che questo “Quartiere Operaio” e una città come Bologna che è così capace di innovare, siano riusciti a produrre questa esperienza così nuova! Se vogliamo ridare vigore alla legge 180, Sig. Presidente del Quartiere, Sig. Sindaco, Sig.ra Presidente della Provincia, Sig. Presidente della Regione, perché non cominciare da qui? Vi ringrazio per la pazienza e Vi saluto piena di speranze Ivana Bettini Censuriamoci La nostra associazione da sempre, come peraltro credo lo stesso valga per tante altre realtà che lavorano seriamente per e nel sociale, ha da sempre incontrato enormi difficoltà. Difficoltà di inserimento sul territorio, di interscambio con altre realtà associative, di riconoscimento ufficiale, economiche. Ha subito innumerevoli atti vandalici, per fortuna di entità tollerabile, però pur sempre dimostrativi di quell’ostilità che si evidenzia giorno dopo giorno. Si partecipa ai bandi pubblici proponendo progetti su progetti, ma … la risposta è quasi scontata! Ha dovuto penare per più di 2 anni per potere essere riconosciuta a tutti gli effetti “organizzazione di volontariato – onlus di diritto”. Ora sembra non poter godere dell’accreditamento istituzionale in ambito sanitario, malgrado le innumerevoli dimostrazioni su diversi livelli della validità scientifica del progetto posto in essere da circa un ventennio. Sembra esservi una sorta di “tappo” che impedisce il defluire spontaneo di ciò che facciamo da tanto, forse troppo tempo! Ho l’impressione di non riuscire o di non essere ancora riuscita a spiegare in maniera esaustiva il perché un’associazione medica, una Comunità aperta (come amo chiamarla io), possa rappresentare un valido contributo a ciò che si fa o si dovrebbe fare in ambito ospedaliero in relazione ai Disturbi di Relazione, con particolare riferimento ai DCA (disturbi del comportamento alimentare), e come dal punto di vista clinico il nostro staff operi. Non so spiegarmi ? Non riesco a farmi ascoltare ? non interessa a nessuno ? Eppure il problema sanitario in questione è di grande spessore, vista oltretutto la casistica in essere ed il dilagare delle sindromi in questione! Mi è stato detto che il mio linguaggio è poco compatibile con la burocrazia che agisce quale forza motrice di ogni decisione in ambito istituzionale, che il mio ribadire in termini clinici non risulta favorevole in quanto solitamente nelle sedi ove si svolgono i colloqui deputati all’eventuale inserimento della nostra Comunità nel piano sanitario di zona l’interlocutore non è un tecnico e, per di più, è abituato ad utilizzare il tempo in maniera verisimilmente differente da come lo intendo io, però anche quando mi sono trovata al cospetto di colleghi che seppur impiegati in ambito amministrativo, pur sempre medici sono, la difficoltà di comunicazione 68 persiste, addirittura sembra esasperarsi. Ho la netta impressione di non volere essere ascoltata! Solitamente non incontro difficoltà nell’utilizzo del linguaggio, del resto è il mio mestiere da 20 anni a questa parte, riesco ad essere compresa dai Pazienti al punto da riuscire ad interagire più o meno favorevolmente sul loro percorso teso al riequilibrio, perché non riesco a creare un buon canale di comunicazione con gli apparati istituzionali ? Sembra che gli obiettivi siano assolutamente differenti e questa non è un’impressione dell’oggi in quanto guardandomi indietro la ritrovo anche nei ricordi risalenti alla mia avventura professionale all’interno dell’Ospedale Maggiore. Io credo che la figura del medico debba per definizione ricoprire un ruolo carico di grande responsabilità, debba accollarsi il gravoso rischio della guarigione del Paziente, oppure senza volere peccare di presunzione del miglioramento oppure almeno della non lesività del trattamento proposto. Il medico dovrebbe agire e proporsi secondo modalità precise volte alla formazioneeducazione dell’individuo, soprattutto se gli individui in questione propongono un corredo sintomatologico sovrapponibile a quello che noi stessi trattiamo, conseguentemente continua a sfuggirmi il perché io rimanga per tanti versi così dissonante dalla concezione della figura medica accreditata comunemente, se non addirittura volgarmente. Come mai un’associazione medica che, pur essendo di matrice privata, tende a consolidare il concetto stesso di buona sanità alla portata di tutti al di là dei poteri economici, quindi a rinforzare in sostanza la forza e l’importanza del pubblico nell’ambito sanitario, non riesce a passare, per meglio dire: fa fatica a farsi comprendere dai responsabili del servizio pubblico, mentre situazioni assolutamente private (intendendo in senso stretto situazioni che obbligatoriamente si debbono porre quale fine prioritario il profitto) sembrano venire accolte con maggiore facilità ? è forse la concezione comune dell’associazionismo che crea il problema, ossia associazione = promozione sociale, oppure = scarsa professionalità, oppure = medicina alternativa ? Ho idea che alla fine dei guai ciò che davvero conta nel farsi ascoltare sia il potere, sia esso politico e/o economico! Del resto come meravigliarsi: il nostro sistema sociale su quello si basa, secondo me purtroppo, in quanto crea patologia andando ad oscurare quelli che io ritengo essere i valori dell’individuo e del branco di appartenenza. Quanto è importante soprattutto con questi Pazienti fare loro comprendere-ritrovare i pilastri portanti che dovrebbero caratterizzare un sociale sano, scevro da manipolazioni, distaccato dalla virtualità, caratterizzato e supportato dalla semplicità di essere liberi di esprimere ciò che si è senza la paura di essere giudicati. La liberalizzazione del pensiero, il ritrovamento della criticità rappresentano, secondo la mia esperienza, una potente arma contro ogni tentativo di omologazione in grado di slatentizzare le sintomatologie da noi considerate, ma per porre in essere questo occorre, sempre secondo la mia esperienza, porsi in una “scomodissima” quanto essenziale posizione quali terapeuti: mettere in discussione noi stessi, superare quella venina di arroganza e di onnipotenza che ci caratterizza e che ci insegnano (a mio avviso purtroppo) durante il corso di laurea. A questo riguardo e per esperienza mi piacerebbe tanto che i giovani neolaureati dovessero e potessero vivere il rapporto con i Pazienti e con la Medicina per un qualche tempo in Africa, per fare un esempio… lì davvero si imparano a riconoscere i limiti di questa scienza inesatta che si chiama Medicina, lì davvero si impara come porsi nei confronti del Paziente! L’ostracismo si mostra in maniera sempre più evidente, pare essere una costante. Io continuo a domandarmi il perché … forse è troppo forte il messaggio teso alla liberalizzazione del pensiero individuale e collettivo orientato a contrastare il sistema sociale patogeno in cui tutti noi siamo immersi ? Anche quando si tratta di curare una malattia si incappa nella censura sociale, se il trattamento terapeutico si propone in maniera così potente da arrivare o almeno tentare di arrivare a denunciare il sistema dominante ecco che lo stop autoritario e frustrante piomba sulla scienza, decapitandola. Per quanto riguarda i trattamenti destinati al riequilibrio dei disturbi del comportamento alimentare sino a tutt’oggi acconsentiti si evidenzia come solo una flebile vocina di denuncia orientata a puntare l’indice accusatorio contro ciò che con enorme potere schiaccia l’individuo, ma occorre un udito molto raffinato per riuscire a decodificare il messaggio. Una denuncia contenuta che mira ad evidenziare solamente gli aspetti più superficiali, quelli che in fondo sono espressione del malessere profondo … si rimane alla superficie proprio per non rischiare di minare ciò che sta alla base: un genocidio psichico globalizzato! Si propone la sostituzione di un archetipo patogeno di riferimento con un altro, a mio avviso altrettanto patogeno, indotto a correzione del primo; si by passa la conquista, corrispondente a guarigione, della liberalizzazione del pensiero critico. 69 La guarigione ha bisogno di scuotere, di analizzare, scoprire, conoscere ciò che sostiene il sistema. Il tentativo deve essere orientato a fare nascere e/o risvegliare la capacità di assumersi la responsabilità di scegliere conquistando così la libertà di essere ed esprimere ciò che si è davvero. Lo scossone, la messa in discussione di ciò che gioco forza ci schiaccia, il tentativo di fare traballare le sue fondamenta può apparire e forse divenire pericoloso per chi di questo sistema è detentore assoluto. Come può un’associazione come la nostra, un programma clinico come il nostro essere ascoltato? accreditato ? condiviso ? studiato da una classe medica ancorata strettamente al sistema dominante ? Per ciò che sinora ho compreso io, la ricerca scientifica si ferma dove chi detiene il potere decide si debba fermare: “sino a lì vi potete spingere, oltre non si va … almeno per il momento” (vedi sperimentazione energia alternativa quale l’utilizzo dell’idrogeno, oppure ricerca medica attraverso l’utilizzo delle cellule staminali, ecc.) La terapia destinata ai disturbi del comportamento alimentare, che in definitiva altro non sono che sindromi rientranti nel contenitore dei disturbi di relazione (ma è già un po’ troppo azzardato parlare chiaramente identificando con un nome comprensibile questa tipologia di sindromi), non smovendo, ma archetipizzando in alternativa (si passa da una gabbia all’altra) altro non fa che rinforzare le basi del sistema patogeno e delle sindromi in discussione. Un esempio lampante (si potrà dire?!) è l’appiattimento critico, l’omologazione coartativa e frustrante che la “liberalizzazione indotta e condotta” della politica internazionale sta agendo sulle menti e conseguentemente sui comportamenti degli individui. Puntare l’indice, smuovere, mostrare e agire su quel qualcosa che in qualche modo influisce su tutti fa paura ed è proprio con la paura che, da che mondo è mondo, chi detiene il potere se lo tiene ben stretto. Siamo preda di uno schiavismo tecnologico, di una visione del mondo virtuale e manipolata tanto da impedirci di formulare un nostro pensiero critico senza percepire un forte di senso di colpa, oppure senza essere accusati di essere dei sovversivi. Del resto il nostro programma clinico non nasce da un delirio, ma da anni di ricerca scientifica e, guarda un po’ il caso, ribadisce alla lettera ciò che la Carta di Ottawa del 1998 prevede nell’ambito della Promozione della Salute e che … anche qui, guarda un po’ il caso, viene applicato in tutta Europa, ovviamente fuori l’Italia che … della ricerca non sa che farsene, a quanto pare!! Il disgusto, la frustrazione, l’esaurimento delle capacità reattive e le difficoltà economiche a volte sembrano prevalere, ma personalmente desidererei evitare l’omologazione… non mi piacciono le imposizioni (forse per questo non le utilizzo nemmeno coi Pazienti), non mi piacciono le gabbie, non mi piace nemmeno pronunciare la parola “rassegnazione”. Mi creano forte disagio gli atteggiamenti opportunisti, la competizione a tutti i costi … sarò una disadattata ?! può darsi, ma sinceramente questa tipologia di disadattamento mi dà forza, e soprattutto mi dà ragione in virtù della stupidità imperante dalla quale mi sento circondata. Nessuna relazione che non si avvalga del supporto di un ritorno favorevole, nessun individuo che si ponga nella posizione di dare o di essere solo in funzione dell’idea che lo anima, sempre qualche scopo individualista sostiene le relazioni … no, grazie, preferisco farmi una bella passeggiata respirando quella schifosa aria inquinata che inonda il nostro pianeta! Voglio correre il rischio di essere e mantenermi viva, non posso e non voglio “avvalermi della facoltà di non rispondere” di me stessa e quanto basta per non rinunciare alla lotta semplicemente orientata a svolgere una professione, quale è quella del medico, che sicuramente non è scevra né di responsabilità, né di rischi. Non “mi paro il culo”, come si dice in gergo, dinanzi ai miei Pazienti e nemmeno dinanzi alle cosiddette autorità che di autorevolezza mi pare esprimano “l’ingiusto”. Arroganza, presunzione, pregiudizi, appiattimento sono le parole d’ordine e questo ordine mi suona molto disordinato o almeno disorganizzato e disorganizzante. Siamo dominati da un sistema paramafioso ove l’inciucio, il traffico intrigante tra nipote, zio, amico, conoscente aprono le strade … quali strade? Partendo dall’etimologia stessa della parola “mafia” quale “ma-hias” spacconeria, che appunto si pone in relazione con la tracotanza degli affiliati alla rea istituzione, qualcuno riesce a spiegarmi in cosa differisce il nostro contesto sociale nella sua interezza con l’organizzazione criminosa di cui sopra ? Se sei affiliato, intruppato, omologato … allora puoi proseguire, in altro modo viene “soppresso”! Organizzazioni criminose destinate a sostenere un paese, un pianeta che non riescono a tenere in alcun conto l’individuo nella sua splendida diversità. Luisa Barbieri 70 N.A.Di.R. informa su Arcoiris Tv Progetto Salute & Informazione La terra ha gli anni contati - Maurizio Chierici intervista Margherita Hack Venerdì 14 Aprile 2006 è stato conferito il premio “Non solo parole” a Margherita Hack, una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. In occasione della consegna del riconoscimento, Margherita Hack è stata intervistata da Maurizio Chierici, giornalista de l'Unità. Incontro con Guido Barbera: Cooperazione Internazionale quale potente arma per una società civile N.A.Di.R.informa: Non possiamo più permetterci l'indifferenza, sarebbe come perseverare nel vivere nell'illegalità mancando a ciò che sancisce la Carta dei Diritti dell'Uomo. Forse si dovrebbe affrontare il grave problema dell'indifferenza di molti paesi e soprattutto di molti governi che, pur parlando moltissimo di solidarietà, di cooperazione, di aiuti, in realtà sono orientati a trarre dalle relazioni internazionali soprattutto profitti e, come diceva Raoul Follerau: "Dove le persone si occupano di difendere gli interessi non costruiscono civiltà"! L'evoluzione del concetto di cooperazione internazionale passa attraverso ciò che era dare aiuto al condividere, non si tratta più di trasferire le risorse, oggi occorre costruire insieme una società civile, in altro modo crescerà solo il malcontento che porterà inesorabilmente a quelle tensioni sociali che altro non possono che sfociare nelle guerre. La cooperazione è l'arma migliore per prevenire i conflitti e l'errore strategico più grave in cui incorrono i governi è finanziare le guerre, invece di finanziare la cooperazione. Sokos: un'associazione medica destinata al sostegno e alla cura degli emarginati e degli immigrati 71 N.A.Di.R. informa: la solidarietà e la compartecipazione sono alla base di ogni relazione, come poteva un’associazione medica come la nostra rimanere indifferente dinanzi alla sgradevole situazione cui un gruppo di colleghi e la loro associazione sono stati esposti ? atti vandalici diretti contro chi svolge un lavoro, come quello del medico, spinto e supportato dalla passione di potere prestare aiuto! Abbiamo scambiato due chiacchiere con il Presidente della Sokos, il dott. Romeo Zendron, che ci ha illustrato con semplicità e grande umiltà che cosa caratterizza l’associazione che rappresenta. Convegno inaugurale Casa per la Pace solidarietà sociale, dell'economia etica e solidale. La casa per la Pace è affidata in gestione all'Associazione "Percorsi di Pace" Onlus. N.A.Di.R. informa: L'Associazione Percorsi di Pace in collaborazione con il Comune di Casalecchio di Reno ha organizzato l'inaugurazione della Casa per la Pace "La Filanda" a Casalecchio di Reno (Bo). La manifestazione inaugurale ha contemplato svariate iniziative, dal coinvolgimento di un gruppo di associazioni accomunate da obiettivi sovrapponibili per disquisire di pace e di volontariato con i ragazzi di alcune scuole medie superiori del Comune di Casalecchio di Reno, al Convegno inaugurale il Teatro Testoni di Casalecchio di Reno alla presenza di eminenti e significativi personaggi di pace, al "taglio del nastro" la neosede "La Filanda", via Canonici Renani, 8 a Casalecchio di Reno. La Casa per la Pace è un servizio del Comune di Casalecchio di Reno finalizzato alla promozione culturale, alla sensibilizzazione e all'approfondimento sui temi della pace, della non violenza, dei diritti, dell'intercultura, della Hanno partecipato: Simone Gamberini - Sindaco di Casalecchio di Reno Maurizio Sgarzi - Presidente di Percorsi di Pace Vittorio Pallotti - Presidente del CDMPI Alex Zanotelli - Missionario Comboniano Peter Van Den Dungen - Coordinatore Rete Internazionale Musei per la Pace Maurizio Patelli - Assessore alla Pace, Diritti, Partecipazione e Lavoro Inaugurazione Casa per la Pace 72 N.A.Di.R. informa: in un clima di festa si è svolta l’inaugurazione della Casa per la Pace “La Filanda”. Accolti dalla Banda “Cirkus Company” a cura dell’Associazione “Oltre …” un folla si è raccolta dinanzi alle autorità che hanno inaugurato l’apertura di questa struttura che, seguendo l’esempio di altri paesi nel mondo, vuole rappresentare un fulcro d’azione, di confronto e di incontro delle tante realtà associative che lavorano per la promozione di una cultura di pace. La Casa per la Pace “La Filanda” è affidata alla gestione dell’Associazione “Percorsi di Pace” onlus. Hanno partecipato: Simone Gamberini – Sindaco di Casalecchio di Reno Alex Zanotelli – Missionario Comboniano Vasco Errani – Presidente della Regione Emilia Romagna L'informazione libera e indipendente è possibile? N.A.Di.R. informa: in occasione del decennale il periodico locale "L'Idea" (www.ideapianoro.org) con il patrocinio del Comune di Pianoro ha organizzato un incontro pubblico con Milena Gabanelli, giornalista e conduttrice della trasmissione Report-Rai 3 73 Fai vincere i diritti contro i privilegi N.A.Di.R. informa: manifestazione con Oliviero Diliberto - Segretario Nazionale PdCI con la partecipazione di: Stefano Pieralli - Presidente del Comitato Federale di Bologna PdCI Giovanni Venturi - Segretario Provinciale PdCI Donatella Bortolazzi - Consigliere Regionale, Candidata alla Camera Piero Mannini - Candidato indipendente al Senato Venerdì 31 Marzo 2006 - Centro Civico Lame Bologna 74 Minori di età non significa minori diritti ARCI Circolo "Macondo" Milazzo Minori di età non significa minori diritti. Progetto "Ludobus dei diritti" legge 285/97 Convegno svoltosi a Milazzo (ME) il 25 febbraio 2006 con la presenza di: Marco Guerrieri - Associazione Mani Tese Luisa Barbieri - Associazione Nadir Riccardo Orioles – giornalista antimafia “La catena di San Libero” Ettore Masina ci ricorda il Cardinal Romero XXI Convegno Nazionale Rete Radié Resch N.A.Di.R. informa: Ettore Masina, fondatore della Rete Radié Resch che prese avvio dalla situazione palestinese nel 1964, a tutt'oggi rappresenta il punto di riferimento per tutta la rete che comprende gruppi attivi su tutto il territorio nazionale impegnati nella più svariate iniziative solidali verso e per il Sud del Mondo. "Mi rendevo conto, visitandoli, che essi avevano volti, sorrisi, lacrime, malattie, incapacità, virtù: non erano astrazioni. Erano creature e non si abituavano mai - come noi borghesi amavamo credere - alla fame, agli stenti, alle ingiustizie. Soffrivano come avremmo sofferto noi" (E.M.) Il lavoro della rete negli anni si è allargato comprendendo, oltre la Palestina, il Sud America ed ora il Centrafrica. Rete Radié Resch: 40 anni di solidarietà internazionale! Testimonianze dalla Repubblica Centrafricana, Haiti e Guatemala (2° parte) XXI Convegno Nazionale Radiè Resch: Testimonianze dalla Repubblica Centrafricana, Haiti e Guatemala (2° parte) 75 N.A.Di.R. informa: la rete Radiè Resch ci informa circa le operazioni in corso in Guatemala, ad Haiti e nella Repubblica Centrafricana Operazione in Haiti: don Lorenzo Milani Sostegno ad una scuola popolare (primaria e professionale) Haiti Elane Printemps "Dadoue" Rete di Padova [email protected] Operazioen in Guatemala: Juan Gerardi Vivaio per frutta e foresta di Agricoltura biologica a San Pedro Jocopilas, Guatemala - Quiché Guatemala Carlos Tamup Canil Rete di Verona [email protected] Operazione in Centrafrica: CEDIFOD - Centro Documentazione Informazione Formazione per lo Sviluppo Sostegno al centro studi e formazione Repubblica Centrafricana Marc Karangaze - Gisele A. Ouande (Bangui) Rete di Savona [email protected] Dialogo tra Sud e Nord (1° parte) XXI Convegno Nazionale Radiè Resch: "Dialogo tra Sud e Nord" (1° parte) N.A.Di.R. informa: dopo il saluto della Segreteria della Rete Radiè Resch, Giovanna Ricoveri (giornalista) e Mario Lill (rappresentante del Movimento Sem terra SEM, Brasile) ci introducono nei "percorsi per una nuova politica" parlandoci del Brasile e del SEM. Coordina Gabriele Colleoni (giornalista) "Negli ultimi 10 anni, più di 1000 persone sono state uccise come risultato dei conflitti della terra in Brasile. Solo 53 dei sospetti assassini sono stati presi e processati. Il Brasile è il 2° peggior distributore di terre nel mondo. E' stimato che l'1% delle proprietà rurali rappresentano il 47% di tutte le terre agricole, e il 62% di tutti questi grandi ranches sono improduttivi. Allo stesso tempo, 4,8 milioni di contadini non hanno accesso alle terre. Come risultato di questa contraddizione il Movimento dei senza terra brasiliano (MST) è oggi il movimento sociale più grande in America Latina. Fin dalla sua creazione nei primi anni '80, il SEM ha fatto pressioni sul governo per far riconoscere queste terre a circa 150.000 famiglie. Oggi il movimento sostiene la lotta di oltre 57.000 famiglie che hanno occupato terre incoltivate in 23 stati. Queste famiglie stanno vivendo in circa 300 campi, sperando che il governo gli dia il riconoscimento di queste terre." Dialogo tra Sud e Nord (2° parte) 76 XXI Convegno Nazionale Radiè Resch: "Dialogo tra Sud e Nord" (2° parte) N.A.Di.R. informa: Mario Lill ci parla di ciò che il Movimento sta facendo a sostegno alle attività della "pastorale della terra", ai Sem Terra, alla sindacalizzazione in alcune zone, sia rurali che urbane, allo sviluppo e alla cooperazione popolare, a centri di accoglienza di bambini di strada, ai movimenti delle donne e degli afro-brasiliani, ai centri di difesa popolare e alla medicina popolare I contadini iniziarono ad organizzarsi nei villaggi, nelle comunità rurali, creando gruppi di famiglie che si riunivano clandestinamente; in queste riunioni si discuteva dell'ingiustizia della concentrazione della proprietà della terra e dell'esistenza di molte terre non utilizzate dai latifondisti. Avendo così una visione delle cause dei loro problemi, iniziarono ad organizzare manifestazioni pubbliche a favore della riforma agraria, facendo assemblee di massa, cortei ed occupazioni di terre incolte. In termini storici, le prime lotte dei senza terra iniziarono negli anni '78-'79, ma solo nel gennaio 1984 si costituì il Movimento dei Senza Terra a livello nazionale. Gli obiettivi fondamentali dei sem-terra sono la Riforma Agraria, la giustizia sociale e l'istruzione dei lavoratori rurali. Testimonianze dalla Repubblica Centrafricana, Haiti e Guatemala (1° parte) N.A.Di.R. informa: ci parla di ciò che il Movimento sta facendo a sostegno alle attività della "pastorale della terra", ai Sem Terra, alla sindacalizzazione in alcune zone, sia rurali che urbane, allo sviluppo e alla cooperazione popolare, a centri di accoglienza di bambini di strada, ai movimenti delle donne e degli afro-brasiliani, ai centri di difesa popolare e alla medicina popolare la rete Radiè Resch ci informa circa le operazioni in corso in Guatemala, ad Haiti e nella Repubblica Centrafricana Elezioni politiche 2006: fattore sorpresa N.A.Di.R. informa: le elezioni politiche 2006 hanno espresso un fattore sorpresa rappresentato dal voto degli italiani residenti all’estero. Ce ne parla il Consigliere Comunale Gruppo DS – Bologna - Leonardo Barcelò Visita il sito: www.leonardobarcelo.it Ernesto Buonaiuti, un profeta inascoltato nella Chiesa – a 60 anni dalla morte - 77 <> N.A.Di.R. informa: Ernesto Buonaiuti è stato definito la personalità più originale del modernismo italiano. Famose sono alcune suoi articoli su una delle più prestigiose riviste del movimento modernista denominata "Studi religiosi". Tra gli scritti di Buonaiuti sono da segnalare "Lettere di un prete modernista" e "Nova et vetera", che gli costarono la condanna dal Vaticano. "Il nemico politico, il dissidente religioso, lo straniero etnico, sono, per noi, lebbrosi. E il baciarli è il dovere cristiano" Ermesto Buonaiuti Incontro organizzato da: Fondazione Romolo Murri, "Noi siamo Chiesa", Comunità cristiane di base, "Adista", "Confronti", "Tempi di fraternità" Interventi: ? Vittorio Bellavite - portavoce di "Noi siamo Chiesa" ? Don Lorenzo Tedeschi ? Rocco Cerrato - Fondazione Romolo Murri ? Franco Barbero - Comunità cristiane di base ? Sergio Ribet - Pastore valdese Nord Uganda: fermiamo il genocidio <> N.A.Di.R. informa: Incontro organizzato dal Centro Studi "G.Donati" martedì 21 marzo 2006 c/o l'Aula di Istologia - Università di Bologna - in collaborazione con: - GIM - Giovani Impegno Missionario - Good Samaritan - Operazione Colomba - Ass. Papa Giovanni XXIII - Ass. Percorsi di Pace 19 anni di guerre, 25.000 bambini rapiti, 140.000 morti, 1.500.000 sfollati. I ribelli terrorizzano il nord del paese: rapimenti, massacri e utilizzo diffuso e continuo di bambini come guerriglieri. Le forze governative spesso sono un rimedio peggiore del male che dovrebbero curare. Ciononostante esiste una società civile, esiste un'umanità cresciuta in mezzo al terrore, esistono donne e uomini di buona volontà. Ce ne parlano: ? Prisca Ojok Auma - Ugandese, Acholi - Ass. "Insieme si può" ? Sr. Dorina Tadiello - 20 anni a fianco degli Acholi Vista il sito: www.mediconadir.it Vista il sito: www.centrostudidonati.org Senza giusta causa 1° parte mattino <> Dalla Costituzione allo Statuto dei Lavoratori, al lavoro nella società globalizzata N.A.Di.R. informa: negli anni '50 e '60 in Italia 78 480.000 lavoratori vennero licenziati senza giusta causa, colpevoli di essere iscritti ai partiti di sinistra e di lottare per la difesa dei loro diritti. Convegno promosso da: Assoc. Licenziati per Rappresaglia di Bologna, Torino, Napoli, Firenze, Catanzaro, Prato e dall'Assoc. Paolo Pedrelli Archivio Storico della C.d.L.M. Col Patrocinio della Provincia e del Comune di Bologna, del Q.re Santo Stefano, della C.d.L.M., della CGIL Emilia Romagna, ANPI Hanno partecipato: ? Elisabetta Perazzo - Assoc. P.Pedrelli Archivio Storico C.d.L.M. ? Ernesto Cevenini - Licenziati per Rappresaglia di Bologna ? Fernando Bianchi - Licenziati per Rappresaglia di Torino ? Adriano Ballone - Università di Torino ? Giancarlo Pasquini - Senatore DS ? Soluri ed Olivo - C.d.L. di Catanzaro Si ringrazia per la collaborazione il Centro Documentazione DON LORENZO MILANI E SCUOLA DI BARBIANA Vista il sito: www.mediconadir.it Vista il sito: www.icareancora.it Senza giusta causa 1° parte pomeriggio <> Dalla Costituzione allo Statuto dei Lavoratori, al lavoro nella società globalizzata N.A.Di.R. informa: Nella provincia di Bologna i lavoratori che persero il lavoro furono circa 8.300, soprattutto metalmeccanici. Una pagina di storia che narra l'ingiustizia ed il dramma umano di una disoccupazione imposta, la negazione delle capacità professionali, il rifiuto del riconoscimento di diritti elementari come la salute sul lavoro, la possibilità di lottare per migliori condizioni ed una retribuzione dignitosa, la libertà di esprimere il proprio pensiero. Ma anche la volontà di lotta, il coinvolgimento di un'intera comunità, il forte legame di solidarietà fra uomini e donne, operai e contadini, che ha segnato la storia del movimento operaio bolognese e che vive ancora oggi. Hanno partecipato: ? Elisabetta Perazzo - Assoc. P.Pedrelli Archivio Storico C.d.L.M. ? Antonio Pizzinato - Senatore DS ? Giuseppe Gregari - Assoc. per Lavoro e Democrazia ? Mauro Passalacqua - Ex licenziato C.d.L. di Genova ? Bruno Papigniani - Segretario Generale FIOM CGIL Bologna ? Danilo Barbi - Segretario generale CGIL Emilia Romagna Si ringrazia per la collaborazione il Centro Documentazione DON LORENZO MILANI E SCUOLA DI BARBIANA Senza giusta causa 2° parte mattino <> L'Affermazione dei diritti in una società globalizzata N.A.Di.R. informa: le grandi trasformazioni economiche, produttive e sociali hanno messo a dura prova lo Statuto dei lavoratori. Siamo alla mercé di un mercato del lavoro sempre più deregolato, una presenza "strutturale" del sommerso, una legislazione sull'immigrazione che oggettivamente tende ad escludere gli stranieri dalla fruizione dei medesimi diritti dei lavoratori italiani, fanno dell'Italia uno dei Paesi in cui il lavoro è più flessibile e meno tutelato della Comunità Europea. Hanno partecipato: ? Renata Bortolotti - C.d.L.M. di Bologna ? Stefano Caliandro - Giurista ? Cesare Melloni - Segretario della C.d.L.M. di Bologna ? Maurizio Zamboni - Assessore Comune di Bologna Si ringrazia per la collaborazione il Centro Documentazione DON LORENZO MILANI E SCUOLA DI BARBIANA 79 Senza giusta causa 2° parte pomeriggio <> L'Affermazione dei diritti in una società globalizzata N.A.Di.R. informa: la necessità di rileggere lo Statuto dei lavoratori alla luce della modernità, non può essere intesa solo nell'ottica di una riduzione delle tutele collettive, consegnando ai singoli l'effettiva capacità di esigere il diritto. Deve essere occasione di riflessione sui capisaldi della nostra stessa Costituzione, che trovano nello Statuto concreta attuazione. Hanno partecipato: ? Renata Bortolotti - C.d.L.M. di Bologna ? Duccio Campagnoli - Assessore Regione Emilia Romagna ? Andrea De Maria - Vicepresidente Provincia di Bologna ? Paolo Nerozzi - Segreteria CGIL di Bologna Si ringrazia per la collaborazione il Centro Documentazione DON LORENZO MILANI E SCUOLA DI BARBIANA Roberto Zappaterra libero: ci rilascia un'intervista N.A.Di.R. informa: finalmente Roberto è tornato a casa, libero su cauzione. Ci ha rilasciato un'intervista nel corso della quale ci ha raccontato la sua avventura. Le emozioni sono tante e fatica ancora ad esprimerle: forse non si rende conto sino in fondo di essere libero. I ringraziamenti per la partecipazione di tutti noi alla sua vicenda si mischiano alla commozione, commozione che non può non coinvolgerci ancora una volta. Rimaniamo in attesa del diario che presto pubblicherà sul suo sito www.robertozappaterra.com 79 Natural… mente Nadir (a cura della dott. Cinzia Ferrari) Il frutto e il seme IL FRUTTO Il frutto è tutto ciò che rimane del fiore dopo la fecondazione”. Il frutto è costituito da una parte esterna chiamata pericarpo che deriva dalla trasformazione di tutti gli organi fiorali esclusi gli ovuli che dopo la fecondazione diventano semi. Il pericarpo è costituito da tre parti che partendo dall’esterno verso l’interno sono rispettivamente l’epicarpo, il mesocarpo e l’endocarpo: secondo lo spessore, la consistenza e la succosità di queste tre parti, i frutti si distinguono in carnosi e secchi. I frutti carnosi sono in natura quelli più appetibili da parte degli animali che nutrendosene consentono in seguito la diffusione dei semi in essi contenuti. sono sparsi numerosi semi: cetriolo, melone e anguria ne sono tipici esempi. Un altro frutto carnoso è quello tipico degli agrumi che hanno l’epicarpo sottile ricco di ghiandole contenenti oli essenziali, il mesocarpo bianco e leggermente fibroso che insieme all’epicarpo forma la buccia e l’endocarpo suddiviso in spicchi che a loro volta sono suddivisi in vescicole ripiene di un succo agrodolce: il frutto appena descritto si chiama esperidio (fig. 1d). Il pomo è un frutto carnoso che deriva dalla trasformazione anche di parte del talamo del fiore perciò, da chi considera il frutto come la trasformazione dell’ovario dopo la fecondazione, è considerato un falso frutto. Il suo pericarpo è sottile e curioso, il mesocarpo consistente che racchiude l’endocarpo suddiviso in logge dette seminali che contengono i semi; il pomo più famoso è la mela. L’ultimo tipo di frutto carnoso, meno diffuso in natura, è il sorosio caratteristico della mora e costituito dalla trasformazione dei calici dei singoli fiorellini che compongono l’infiorescenza. I frutti secchi sono, come dice il nome, meno ricchi d’acqua rispetto a quelli carnosi e, a seconda che lascino o meno uscire i semi quando giungono a maturità si suddividono rispettosamente in deiscenti ed indeiscenti. Figura 1- a. drupe, b. bacca, c. peponide, d. esperidio, e. pomo Tra i frutti carnosi c’è la drupa (fig. 1a) caratterizzata da un epicarpo membranoso, da un mesocarpo carnoso e succoso e da un endocarpo duro e legnoso chiamato nocciolo. La drupa contiene un solo seme, tipici esempi sono la ciliegia, la pesca e altri frutti delle piante appartenenti alla famiglia delle drupacee. Un altro frutto è la bacca in cui l’epicarpo è membranoso mentre il mesocarpo e l’endocarpo sono fusi insieme e i semi sono numerosi e immersi nella polpa come nell’acino d’uva (fig. 1b) e nel pomodoro. Il peponide (fig. 1c) presenta invece un epicarpo coriaceo, un mesocarpo consistente ma comunque molto ricco d’acqua e un endocarpo succoso in cui Figura 2- frutti secchi deiscenti. a. capsula a deiscenza poricida (1), trasversale (2), valvare (3). b. follicolo, c. legume, d. siliqua. 80 Tra i frutti secchi deiscenti (fig. 2) c’è la capsula che varia di forma secondo la specie e che può avere deiscenza poricida se lascia uscire i semi attraverso piccoli forellini (come nel papavero), deiscenza trasversale come nel giusquiamo quando si apre per mezzo di un coperchietto superiore o deiscenza valvare, come nella viola, quando il frutto si apre lungo le nervature mediane della foglie carpellari. Il follicolo è una capsula particolare che si apre lungo i margini delle foglie carpellari. Il legume è un frutto monocarpellare con deiscenza lungo la nervatura mediana delle foglie carpellari (fagiolo e pisello) mentre la siliqua è un frutto bicarpellare in cui i semi sono inseriti su un setto mediano e non su una delle due valve. I frutti secchi indeiscenti (fig. 3) hanno generalmente un pericarpo legnoso o curioso che deve essere demolito affinché il seme possa essere liberato nell’ambiente: agenti atmosferici provvedono in genere a tale processo. Siccome sono semi meno appetibili dalla fauna, la natura li ha spesso forniti di organi di volo per poterne favorire la diffusione e l’allontanamento dalla pianta madre. Achenio: frutto secco indeiscente molto duro e coriaceo al quale aderisce l’unico seme; spesso è provvisto di organi piumosi detti “pappi” come caratteristico del dente di leone. Samara: è anch’esso un achenio provvisto però di membrane (ali) che ne favoriscono il volo (frassino, olmo, acero). Cariosside: è un achenio in cui pericarpo e seme sono concresciuti per cui non si distinguono l’uno dall’altro tanto da essere considerati un frutto-seme. Le cariossidi sono diffusissime in natura e tra esse ci sono i fondamentali nell’alimentazione umana come riso, frumento e granoturco. Nucula o noce: ha un pericarpo legnoso o cuoioso un seme che può occupare totalmente o in parte la cavità interna (nocciole e castagna). Figura 3- Frutti secchi indeiscenti: a. achenio con pappo, b. samara, 1. olmo, 2.frassino, 3. acero, c. cariosside, d. nucola o noce. Antocarpi Gli artocarpi sono formazioni tipiche delle conifere in cui gli ovuli sono portati da squame fiorali e non protetti all’interno dell’ovario. Dopo la fecondazione le squame significano e il frutto coniforme è detto pigna. I diversi tipi di artocarpi li vediamo illustrati in fig. 4. Figura 4- Artocarpi: a. cono, b. galbulo, c. pseudobacca del ginepro, d. arillo del tasso. IL SEME “Il seme è l’organo che deriva dalla trasformazione dell’ovulo dopo la fecondazione” Il seme (fig.5) è costituito da due membrane esterne che si chiamano rispettivamente testa e tegmen e che derivano dalle corrispondenti membrane esterne degli ovuli, primina e secondina. Le membrane racchiudono all’interno l’embrione che è formato dagli abbozzi della radichetta, del fusticino, l’albume che è il tessuto di nutrizione a disposizione dell’embrione ed è fondamentalmente a riserva amilacea come nel frumento o oleosa come nell’arachide. A far da tramite tra albume ed embrione ci sono i cotiledoni che in presenza d’acqua assorbono il nutrimento dal primo e lo trasferiscono al secondo. Le angiosperme (piante con seme) si suddividono in monocotiledoni e dicotiledoni a seconda che ne contengano uno o due all’interno del seme. Figura 5- sezione del seme: a. radichetta, b. piumetta, c. cotiledone, d. fusticino, e. albume, f. testa. g. tegmen. (Immagini tratte da “Il Mondo vegetale” di MazziStrigoli) Direttore Responsabile Iscritta all’Elenco speciale dei Giornalisti Prot. n. 2179 Dott. Luisa Barbieri Iscrizione della Rivista Mediconadir c/o il Tribunale di Bologna n° 7377 12/11/2003 Coordinatore Gruppo Redazione Alessandra Mirabelli L’associazione raggruppa persone di varia estrazione ed orientamento unite da scopi ed interessi comuni, ma di eterogenea formazione, di varie convinzioni politico-religiose, di ideali talvolta differenti. Pertanto le affermazioni contenute negli articoli, anche per quanto esattezza e/o originalità, rispecchiano esclusivamente le opinioni personali dei singoli autori e non rappresentano necessariamente le idee o l’orientamento degli altri Soci, dei Responsabili delle Attività o della Redazione Gruppo Redazione Luisa Barbieri, Paola Calzolari, Carlo Trecarichi Scavuzzo, Alessandra Mirabelli, Paola Ciacchini Arianna Carena, Ida Graziano, Paolo Mongiorgi, Silvia Nanni, A.Rita Pierantozzi La posta delle Cicamiche della N.A.Di.R. Saremmo molto lieti di ricevere le vostre lettere, i vostri commenti sul lavoro che stiamo cercando di fare, le vostre domande alle quali il nostro staff operativo cercherà di dare adeguata risposta. Se volete inviare degli articoli lo potete fare e sicuramente verranno valutati dal nostro gruppo redazione per eventuale pubblicazione sulla nostra rivista e/o sul nostro sito web (www.mediconadir.it) Il nostro indirizzo: Assoc. N.A.Di.R. via Decumana, 50/F 40.133 – Bologna E-mail: [email protected] Associazione N.A.Di.R. Organizzazione di volontariato Ai sensi dell’art. 10 comma 8 del D. L. 4/12/1997 n° 460 la presente assoc. in quanto organizzazione di volontariato ai sensi delle L.11/08/1991 n°266 e onlus di diritto "associazione a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del Comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità), inquadrabili nei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione diretta sul territorio nazionale con allargamento nel Sud del Mondo attraverso missioni di interscambio" via Decumana, 50/F 40133 Bologna Tel. 051381829 C.F. 91206510371 [email protected] www.mediconadir.it L’Associazione N.A.Di.R., quale Organizzazione di volontariato costituita ai sensi della L. 11 agosto 1991, n. 266 ed iscritta nella sezione provinciale del registro regionale del volontariato, istituito ai sensi dell’art. 2 della L.R. 2 settembre 1996, n. 37, è ONLUS “di diritto” in base a quanto disposto dall’art. 10, comma 8 del D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460. Ai sensi dell'art. 15, comma 1, lett. i-bis) del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, le erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a euro 2.065,83, effettuate a favore delle ONLUS, sono detraibili dall'IRPEF nella misura del 19 per cento. La medesima agevolazione, entro i predetti limiti, è concessa anche per l’IRES dovuta dagli enti non commerciali (art. 147 del D.P.R. 917/86). Ai sensi dell'art. 100, comma 2, lett. h) del medesimo decreto, per le imprese sono deducibili le erogazioni liberali in denaro per importo non superiore a euro 2.065,83 o al 2 per cento del reddito d'impresa dichiarato. --------------------------------------------------------------------------------------------------N.B. L'agevolazione spetta a condizione che il versamento venga eseguito tramite banca, ufficio postale, carta di credito, assegni bancari o circolari, carta di debito prepagata. Sommario: Sezione “N.A.Di.R. per la Pace e la Partecipazione” • • • • • • pag. 1 –Argentina: una Cooperativa ha recuperato un’impresa di ceramiche– Luisa Barbieri pag.3–Campagna Internazionale di sostegno: Peticiòn por la expropriaciòn de Zanon pag. 4 – Roberto Zappaterra: una storia incredibile pag. 9 – Il Bandeirante in cammino alla ricerca della Pace – Luisa Barbieri pag. 17 – La scuola bandeirante e la Pace – Nara Zanoli pag. 20 – MST: il Movimento dei Sem terra – Luisa Barbieri Sezione Medico-Psicologica • • • pag. 25 –Abstract seminario N.A.Di.R. - Luisa Barbieri, Carlo Trecarichi, Paola Calzolari pag. 39 – Reinserimento ed Integrazione. Pregiudizi e diversità alla base di reinserire e/o integrare – Luisa Barbieri pag. 46 – in-fine Blade Runner : una visione psicologica e sociologica – Carlo Trecarichi Attualità • • • • • • pag. 51 – Donne e Elezioni – Ivana Bettini pag. 53– Intervista a Rita Borsellino – rielaborazione a cura di Silvia Nanni pag. 56 – Lettera aperta di Giovanni Impastato ai figli di Provenzano – divulgazione A.R.C.I. Milazzo pag. 57 – Lettera aperta a Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Marra - Diocesi di Messina – Divulgazione A.R.C.I. Milazzo pag. 58 – Un caso da riaprire. La cattura di Provenzano … il caso di Attilio Manca - Tindaro Bellinvia – Catena di San Libero pag. 60 – Elezioni Regionali in Sicilia Par Condicio … o Mafia Condicio ? – Luisa Barbieri Cicamica • • • pag. 65 – Lettera alle Istituzioni: la disabilità si può curare e recuperare … - Ida Graziano pag. 66 – Lettera alle Istituzioni: non fate morire l’Assoc. N.A.Di.R. – Ivana Bettini pag. 67 – Censuriamoci – Luisa Barbieri Salute & Informazione • pag. 70 - N.A.Di.R. informa …. in collaborazione con Arcoiris Tv Natural …mente N.A.Di.R . • pag. 79 – Il frutto – Cinzia Ferrari AIUTATECI AD AIUTARVI Per le vostre donazioni potete fare riferimento alla segreteria di N.A.Di.R. dal lunedì al venerdì dalle ore 10.30 alle ore 19.30 e/o BI-POP Carire; Ag. Bologna 266; c/c n° 000000045454 CAB 02402 ABI 05437 CIN L c/c postale n° 61014312 ABI 7601 CAB 02400 Assoc. Medica N.A.Di.R. Via Decumana, 50/F 40133 Bologna Tel 051 381829 347 0617840 [email protected] www.mediconadir.it