Mediconadir Anno 2 n. 7

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Mediconadir Anno 2 n. 7
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Argentina : una Cooperativa ha recuperato un’impresa di ceramiche.
“Fasinpat - Fabbrica sin patron ” (alla lettera: Fabbrica senza padrone).
Nella provincia di Neuquèn, nella Patagonia
argentina, una fabbrica di ceramiche, la Zanon,
che aveva prosperato durante gli anni della
dittatura e del governo Menem, minacciava di
licenziare la metà dei suoi operai per evitare la
chiusura definitiva dovuta alla crisi imperante nel
Paese. L’azione di picchettaggio (maggio 2001)
dopo 7 mesi portò all’occupazione della fabbrica,
infatti nell’ottobre del 2001, quando gli operai
molto coraggiosamente occuparono la fabbrica in
risposta alla serrata per insolvenza di Zanon (poi
condannata dalla magistratura), si ritrovarono in
uno
stabilimento
semiabbandonato,
con
macchinari impolverati e alle spalle un passato
industriale di primo piano (produceva un milione
di metri quadri mensili) del quale non si vedeva
più traccia. In quattro anni quei 250 sono riuscito
a conservare il loro posto di lavoro (utilizzando
solo il 15% della capacità produttiva), ma sono
diventati 470. Hanno rimesso in funzione le
macchine, portando la produzione a 320 mila
metri quadri mensili. «Ora siamo al 30% della
capacità produttiva», spiega Moya, aggiungendo
con fierezza che il tasso d’infortuni sul lavoro è
diminuito del 95%: «Prima si verificavano 300
incidenti e 14 morti all’anno; adesso soffriamo
principalmente delle malattie respiratorie che
abbiamo ereditato dalla gestione passata». Il
salario medio (e d’ingresso) s’aggira attorno agli
800 pesos: circa cento in più rispetto alla media
dell’industria argentina.
Anche il modo di lavorare è cambiato. «Forse –
ammette Moya – è più difficile che in passato. Io
lavoro alla Zanon da 9 anni e mi sono reso conto
che la produzione collettiva si arena ogni volta che
emergono gli individualismi. Però andiamo avanti,
non indietro». La fabbrica è gestita da
coordinatori: ce n’è uno per ogni segmento
(produzione, amministrazione, cucina ecc.). Sono
loro a stabilire i carichi di lavoro giorno per giorno.
Le decisioni più importanti, come bilancio e
assegnazione dei salari, vengono discusse in
assemblea plenaria. Insomma una cooperativa
orizzontale
a
tutti
gli
effetti.
La comunità locale poi – racconta ancora Moya –
l’appoggia fino in fondo: nonostante il diktat di
Zanon,
i
fornitori
hanno
ripreso
ad
approvvigionare dell’indispensabile materia prima
la fabbrica, che ridistribuisce parte degli utili tra la
cittadinanza. Ricevendo in cambio una difesa
anche materiale, com’è accaduto durante tutti i
tentativi di sgombero deliberati dalla magistratura
e falliti per l’opposizione di migliaia di persone. Gli
operai, inoltre, avevano stretto un accordo con la
comunità Mapuche per lo sfruttamento dell’argilla
sul territorio dei nativi. Poi il governo provinciale
ha trasformato la zona in riserva naturale e
l’intesa è andata in fumo. Ma i Mapuche sono
ancora dentro alla fabbrica: nelle fantasie ricalcate
sulle ceramiche, infatti, i soldati romani prediletti
da Zanon sono stati rimpiazzati dai disegni
dell’arte indigena.
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La situazione non pare risultare particolarmente
gradita al potere politico che sta cercando di
eliminare questo tipo di esperienze in quanto a
tutt’oggi
in Argentina si contano circa 100
fabbriche che stanno seguendo l’esempio di lotta
orientata alla salvaguardia del lavoro messa in
atto
da
questi
coraggiosi
operai.
Nel novembre 2005 si è costituita una
cooperativa, la Fasinpat, orientata a proseguire il
lavoro con l’obiettivo di passare al Governo la
proprietà della fabbrica pur mantenendone la
gestione. Risulta chiaro come esempi del genere
possano risultare pericolosi e/o sospetti per il
neoliberismo imperante e forse per questo motivo
gli operai sono sotto costante minaccia di
sgombero, malgrado lo scorso 6 luglio la
Corte d’Appello di Neuquén abbia annullato il
“cram down” che rappresenta una procedura
fallimentare agevolata in quanto porterebbe alla
possibile acquisizione della Zanon ceramiche da
parte di una società imprenditoriale a un costo
inadeguato assumendone i debiti. Gli operai sono
sempre stati contrari al “cram down” in quanto
sembrerebbe un metodo orientato ad agevolare la
possibilità che il vecchio proprietario possa
rientrare in possesso dell’azienda senza pagarne i
debiti. In effetti già si era proposta per
l’acquisizione una società “Ocabamba S A” che
sembra celasse la figura della moglie dello stesso
Luigi
Zanon. Gli operai della Fasinpat
chiedono che la cooperativa che a tutt’oggi
gestisce la fabbrica e che dal novembre
2005 ha ottenuto un riconoscimento
temporaneo (1 anno) possa divenire
fabbrica di Stato gestita da loro stessi.
Si è aperta una campagna di solidarietà
internazionale a sostegno della cooperativa
Fasinpat e a questo scopo invitiamo tutti ad
aderire con una firma affinché questi anni di
lotta a salvaguardia del lavoro e della giustizia
possano essere riconosciuti dal Governo Argentino
e da tutta la Comunità Internazionale.
www.obrerosdezanon.org
Un esempio concreto della possibilità che i
lavoratori possano e riescano con il loro lavoro e il
senso di giustizia che li caratterizza lottare
pacificamente e costruttivamente con un obiettivo
chiaro e ben determinato: salvaguardare il posto
di lavoro al di là delle speculazioni individuali
supportate da un sistema sociale di chiara
impronta neoliberista.
“No tenemos frontera, nos une una sola bandera,
la de la clase trabajadora, en unidad y
coordinaciòn efectiva”.
Valoramos el gesto de solidaridad de miles de
compañeros trabajadores y luchadores que
seguramente nunca vamos a conocer, por eso
mismo el dìa que recibimos el micro en la fabrica,
reafirmamos nuestro compromiso para seguir
lichando por la expropiaciòn de la fabrica y estar a
disposiciòn de los que los trabajadores que luchan
internacionalmente”
Luisa Barbieri
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CAMPAÑA INTERNACIONAL
SOLIDARIDAD CON L@S OBRER@S DE ZANON
¡ZANON 4 AÑOS BAJO GESTIÓN OBRERA!
En un mensaje que nos ha llegado desde Neuquén l@s compañ@ de Zanon nos informan de la campaña que han iniciado tanto a nivel
nacional como internacional para conseguir la expropiación definitiva bajo control obrero de la fabrica
La lucha de Zanon ya dura 4 años, 4 años de lucha compartida con toda la clase trabajadora de Neuquén que han apoyado con su presencia
la resistencia a abandonar la fábrica y en los momentos más difíciles han conseguido fondos para mantener la lucha.
Hoy, con mucho orgullo y reconocimiento, l@s obre@s de Zanon nos explican que sus conquistas, empezado por la creación de 210
nuevos puestos de trabajo y la construcción de un Centro de Salud para la comunidad, son conquistas de toda la clase trabajadora, pero
también nos advierten que nada esta decidido y que sigue el peligro de ser desalojados.
Actualmente el juez del concurso reconoció temporalmente, solo durante un año, la gestión obrera de la fábrica mediante la cooperativa
FASINPAT, fábrica sin patrones. Según el auto del mismo juez el motivo principal para reconocer la cooperativa transitoriamente fue el
informe de la policía de Neuquén en el que se dice textualmente que: …
“HOY NO PODRÍA LLEVARSE ADELANTE EL DESALOJO PARA PROVOCAR EL REMATE Y LIQUIDACIÓN DE LA
FABRICA PRODUCTO DEL IMPACTO SOCIAL QUE ESTO IMPLICARÍA
Esta claro que el juez no ha ordenado el desalojo de la fábrica por miedo a la respuesta de los trabajadores y trabajadoras de Neuquén y que
después del plazo de un año en el que esta permitiendo el funcionamiento de la fábrica existe el peligro que en el mes de Octubre, fecha
que finaliza el plazo, el juez dicte su desalojo.
Ante esta situación se ha diseñado una campaña solidaria que ya ha empezado en Neuquén, y se ha de extender a todos los rincones del
planeta, que ha de servir para que:
SE RECONOZCA LA GESTIÓN OBRERA DE ZANON A TRAVÉS DE LA COOPERATIVA FASINPAT Y SE DICTE SU
EXPROPIACIÓN DEFINITIVA Y SE PUEDA PONER LA FABRICA AL SERVICIO DE LA COMUNIDAD, AL SERVICIO DE
UN PLAN DE OBRAS PUBLICAS PARA LA CONSTRUCCIÓN DE VIVIENDAS POPULARES, HOSPITALES, ESCUELAS,
ETC.
Esta campaña consiste en la recogida de firmas para exigir al gobierno argentino la expropiación de la fábrica y que esta siga bajo control
obrero
Esta previsto que l@s compañer@s entreguen el próximo 1º de mayo, en la legislatura provincial de Neuquén todas las firmas y apoyos
que les lleguen antes del 30 de abril
POR LA EXPROPIACIÓN Y ESTATIZACIÓN DE ZANON BAJO CONTROL
OBRERO ¡ZANON ES DEL PUEBLO – APOYA ESTA LUCHA
ENVÍA AL NÚMERO DE FAX DE FASINPAT EL APOYO DE TU SINDICATO U ORGANIZACIÓN
TELEFONO; 0054299-4413063
PETICIÓN POR LA EXPROPIACIÓN DE ZANON
El abajo firmante, en nombre de la organización que representamos, exigimos a la
Legislatura de Neuquén el tratamiento y sanción de la ley de expropiación de
Cerámica Zanon para que continúe bajo administración obrera.
NOMBRE.........................................
APELLIDOS.................................... ................................
ORGANIZACION..........................................................................................................................................
PAIS...........................................................
FIRMA Y/O SELLO
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Roberto Zappaterra: una storia
Alla data di oggi : 22 aprile 2006 si trova ancora
in custodia preventiva in un carcere di sicurezza in
incredibile!
attesa del processo. Di nascosto ci consegna le
Campagna a favore della
sue impressioni sul carcere scritte su foglietti di
carta.
salvaguardia dei diritti umani
sostenuta da N.A.Di.R.
Roberto Zappatera, autista di ambulanze, è stato
arrestato il 24 Febbraio 2006 al porto di
Igoumenitsa (Grecia), dove si stava imbarcando
per tornare in Italia dopo un periodo di vacanza.
Durante questo periodo aveva raccolto alcuni
frammenti e cocci di vasi antichi che intendeva
riportare a casa come ricordo per la fidanzata e gli
amici. Gli è stata contestata l'accusa di furto a
scopo di ricettazione e vendita. Rischia dai 2 ai 10
anni.
Inoltre nel camper su cui viaggiava sono state
trovate apparecchiature fotografiche e materiale
elettronico che Roberto, come appassionato,
aggiustava ed utilizzava durante le sue vacanze.
Tutto questo è stato messo in relazione con
l’accusa.
Dal 9 marzo 2006, dopo aver cambiato quattro
prigioni, si trova nel carcere di Anfissa subendo
tutte le restrizioni ed il trattamento riservato a
spacciatori, ladri ed assassini con cui condivide la
prigionia (leggi il Diario). Ad oggi gli è stata
negata la libertà su cauzione in attesa del
processo la cui data, secondo l’autorità Ellenica, è
indefinibile ed anche sull’esito del secondo ricorso
gli
avvocati
si
dicono
pessimisti.
E’ importante sottolineare che un fatto analogo
(ma sembra che ne avvengano diversi), ha
coinvolto anche due turisti tedeschi pochi mesi fa
che sono stati rilasciati dopo due giorni di fermo
ed il pagamento di 2.500 euro di cauzione.
Roberto, colpevole di aver commesso un ingenuità
ed una leggerezza è pronto ad affrontare il
processo, ma chiediamo che non debba essere
detenuto fino a quel momento e che possa godere
almeno
della
libertà
su
cauzione.
Roberto Zappaterra è incensurato, lavora
nell’ospedale del suo paese e svolge da anni
attività di volontariato con i disabili. per
richiederne la scarcerazione si sono esposte già
moltissime persone fra cui il Sindaco di
Castelnuovo (RE) che ha anche inviato una nota
al Presidente Ciampi.
Turista italiano in carcere da
40 giorni in Grecia
Mi chiamo Zappaterra Roberto, sono un cittadino
italiano,
fino
ad
oggi
incensurato. Sono detenuto nel carcere di Amfisa
in
Grecia
perché
accusato
di essere un trafficante di materiale archeologico.
Volevo
solo
portare
in
Italia come ricordo, alla fine di una vacanza,
alcuni
cocci
di
terracotta
di
5
cui
non
ne
conosco
neanche
il
valore.
Dal 23 febbraio, giorno dell'arresto a Igoumenitsa,
sono
stato
rinchiuso
in
cinque prigioni con celle spesso prive di ogni
norma
igienica,
costretto
a
dormire su coperte indecenti, andando in bagno
sempre
accompagnato
ed
ammanettato. Condividendo le celle con
trafficanti,
ladri
ed
assassini.
Tutto questo nella più assoluta mancanza di
rispetto
e
subendo
continue
umiliazioni.
Dall'inizio di questa storia ho avuto solo una
volta,
e
per
pochi
minuti,
la
possibilità di difendermi davanti ad un traduttore
improvvisato
e
senza
la
possibilità di leggere i verbali nella mia lingua.
Oggi non conosco per quanto durerà la mia
carcerazione
preventiva
ne'
quando ci sarà il processo, perché nessuno si
preoccupa
di
farmelo
sapere. La prima richiesta di uscita su cauzione e'
stata
respinta
e
sono
pessimista anche sull'esito della seconda.
Ho capito di avere commesso uno sbaglio ed un
ingenuità
,ma
non
credo
che
sia uno errore che meriti quanto sto passando.
Chiedo
solo
di
poter
uscire
su cauzione per poter dimostrare che non sono la
persona
che
le
Istituzioni
greche, che mi hanno rinchiuso qui dentro,
credono
che
io
sia.
Zappaterra Roberto
carcere
di
Amfissa,
25
marzo
classica dell’Appennino dove normalmente si vive
e
si
muore
nei
bar.
Ma questo strano elemento non frequentava locali
e rimaneva discretamente al di fuori dalla massa
“paesanotta”.
La vita porta a sorprese a volte amare e così sul
finire del 2001 mi sono rotto la schiena in un
incidente
alpinistico.
Dopo un medio/lungo calvario sono tornato a casa
con due ruote sotto il culo per il resto dei miei
giorni ed una vescica neurologica da imparare a
gestire.
Torno allo sport comperando subito una endy
bike, poi mia cognata mi dice che quello strano
individuo che viveva ancora in camper è istruttore
di subacquea per disabili e che se ne ho voglia mi
insegnerebbe
volentieri.
Non perdo tempo e lo incontro un giorno io sul
mio velocipede e lui su quel sgangherato camper.
Se qualcuno avesse seguito le poche parole che ci
siamo scambiati si sarebbe certamente chiesto chi
dei due fosse meno nella norma, del tipo: “ Ciao
sono Gabriele mi hanno detto che insegni ad
andare
sott’acqua
ai
disabili
“
“ Veramente ho questa specializzazione da poco
tempo
e
cercavo
una
cavia”
“ O.k. l’hai trovata, quanto mi costerà il tutto?”
“ Nulla ho sempre insegnato per passione”
“Quando cominciamo?”……
2006
Un giorno ho conosciuto Zappa….
Vedevo
da
tempo
questo
ragazzone,
perennemente cinto da una bandana colorata e
dallo sguardo un po’ allampanato, vivere su di un
camper obsoleto rosso e bianco, in sosta la notte
poco
distante
da
casa
mia.
Strano modo di vivere, pensavo, in una zona
E con questo impegno nasce anche un amicizia.
Mi fa iniziare con la piscina, andiamo insieme a
comperare l’attrezzatura, e via verso Bonassola
ma ormai fa freddo e dobbiamo rimandare le
prossime immersioni alla primavera seguente.
Così si riprendono le trasferte giornaliere e
durante il viaggio si parla di tutto, con le persone
con le quali sei subito in sintonia è un piacere
parlare, di viaggi, di motori, di subacquea, di
alpinismo, di disabilità, di passere ma soprattutto
di
cazzate
che
facciano
stare
sereni.
E dopo l’immersione, delle quali devo ringraziare
Robby per avermi insegnato di un “universo” dove
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non esistono barriere architettoniche ma solo
silenzi ed acquaticità, ci sono anche le cenette di
pesce al mare che non fanno mai male ma
consolidano un amicizia nata tra due “originali”.
Raggiungo così il primo brevetto Open e l’estate
seguente quello che mi permette di scendere oltre
i 18 metri, accompagno Zappa vicino a Firenze
per ritirare il nuovo camper col quale vuole andare
subito in ferie, prima a trovare dei parenti, poi in
Grecia dove è già stato l’anno precedente e della
quale
è
rimasto
entusiasta.
Rimaniamo così d’accordo che appena rientra
partiamo per una settimana sul Mar Rosso per
fare delle immersioni in un mare a detta di tutti
cristallino.
Fatto sta che io Robby lo devo ancora rivedere, è
riuscito una sola volta a telefonarmi dal carcere
abbiamo sparato cazzate per sentirci come se non
fosse
successo
nulla………..
Gabriele Colombani
Liberiamo Roberto
Ciao,
mi chiamo Silvia, insieme a Robbi e ai suoi fratelli
stiamo vivendo questa assurda avventura.
La qualità personale che caratterizza Roberto è la
sua continua ricerca, ricerca di libertà, giustizia,
pace.
Quindi questa vicenda lo ha colpito nel suo bene
più grosso la libertà, sarebbe come vietare la
corsa
ad
un
podista.
Roberto sa di aver commesso un errore, è pronto
a pagare per questo ma, come noi, chiede che la
pena sia proporzionata al danno causato.
E' un uomo buono che ama la natura in tutte le
sue espressioni, ha passione per la fotografia, le
videoriprese
e
l'osservazione
subacquea.
Le sue passioni lo hanno portato a specializzarsi
nell'insegnamento del nuoto e della subacquea a
ragazzi
con
difficoltà
motorie.
Il suo gruppo lo sta aspettando per continuare le
lezioni
in
piscina
e
uscire
in
mare.
Ciao Robbi un abbraccio e a presto, Silvia
Comunicato stampa presidente
Ciampi sul caso Zappaterra
(Castelnovo Monti, 20 aprile 2006) E’ arrivata
questa mattina al Sindaco Gianluca Marconi la
risposta alla lettera inviata ormai alcune settimane
fa al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi sul caso del sub castelnovese Roberto
Zappaterra, detenuto in carcere in Grecia dal 24
febbraio per aver raccolto nel corso di immersioni
subacquee alcuni frammenti vi antichi vasi greci.
A rispondere è stato il Direttore Generale per gli
italiani all’estero e le politiche migratorie del
Ministero degli Affari Esteri, Adriano Benedetti.
Scrive Benedetti: “Gentile Sindaco Marconi,
rispondo all’istanza da Lei rivolta al Capo dello
Stato il 15 marzo e relativa al Signor Roberto
Zappaterra, detenuto in Grecia nel carcere di
Amfissa. Devo purtroppo informarLa che il
competente Tribunale di Igoumenitsa ha
confermato per il Signor Zappaterra il regime di
carcerazione preventiva motivando tale decisione
con il sospetto che il connazionale possa altrimenti
rendersi contumace nel prossimo dibattito
processuale. Il provvedimento di carcerazione
adottato dalla Corte, che ai sensi della legislazione
greca può avere una durata non superiore ai
diciotto mesi, è soggetto a revisione ogni sei mesi.
Le assicuro che il caso del Signor Zappaterra
continua comunque ad essere seguito con la
massima attenzione da questo Ministero e dal
Consolato Generale ad Atene, che si mantiene in
costante contatto con i familiari e con il legale del
connazionale. Al momento si sta anche valutando
la possibilità di presentare una nuova istanza di
scarcerazione. Nell’auspicio che la vicenda
giudiziaria possa evolvere in senso favorevole al
Signor Zappaterra Le invio il più cordiale saluto”.
Afferma Marconi: “Ci fa piacere che il Ministero
degli Affari Esteri stia seguendo da vicino la
questione: anche da parte nostra prosegue
l’impegno diretto in azioni di sensibilizzazione sul
caso di Roberto Zappaterra. Siamo in contatto con
il Consolato, ed anche con associazioni umanitarie
come la Croce Rossa e Amnesty International che
sono al lavoro per la tutela dei diritti del nostro
concittadino. Certo non è molto consolante sapere
che la carcerazione preventiva in Grecia può
durare fino a 18 mesi: Zappaterra ha già sulle
spalle quasi due mesi di carcere, che appaiono
una punizione non commisurata all’errore che ha
commesso e che lui stesso tra l’altro ammette. A
questo punto auspichiamo che la data del
processo sia fissata al più presto”.
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ROBERTO RINGRAZIA DAL CARCERE
Con queste poche righe vorrei ringraziare di cuore
tutti coloro che (anche solo chiedendomi come
sto), mi sono vicini e cercano, come me, di capirci
qualcosa da questa assurda ed incredibile
vicenda. Se un giorno mi avessero detto: "tu
finirai in galera in Grecia", mi sarei fatto una
grossa risata. Ed invece eccomi qui. In una
prigione di un paese della Grecia che non so
neanche dove sia; circondato da trafficanti,
assassini, truffatori. Praticamente sono di
proprietà di un Governo che prima mi chiede
perché ho fatto una certa cosa, poi non mi crede
e infine non mi ascolta quando invoco spiegazioni.
E questa e' la parte più dura che si somma a tutte
le umiliazioni che devo subire ogni giorno.
Vorrei poter trasmettere le sensazioni che provo,
ma sono talmente forti, profonde e personali che
per quanto mi sforzi non riesco neanche a
scriverle. Se il rischio non fosse l'annientamento
completo della persona dentro ad un carcere,
sono sensazioni che bisognerebbe provare.
Questo paese (ma e' forse sarebbe la stessa cosa
in Italia), mi vuole insegnare che trafficare in
materiale archeologico e' sbagliato. La differenza
e' che non sono un trafficante, ma dal 23 febbraio
mi
trattano
come
tale.
Questa vicenda mi sta dando modo di vedere una
solidarietà anche da parte di persone che non mi
sarei mai aspettato. In questo momento vorrei
stringere la mano e guardare negli occhi ognuno
di Voi. Ovviamente la voglia di uscire e' tanta; i
motivi sono vari tra cui il poter concretizzare le
idee e i progetti con i disabili , il poter raccontare
tutto
ciò
che
ho
vissuto.
Vedendola in modo positivo potrei anche pensare
che più rimango qui e più cose avrò da
raccontare! Ma, come si dice, "quando la fatica
supera il gusto forse e' ora di smettere". In certi
momenti mi viene in mente il titolo di un libro di
Bruce Chatwin: "Che ci faccio qui?". Penso che la
risposta (perché ci deve essere una risposta non
posso credere il contrario), arriverà con il tempo.
Speriamo
presto.
A volte penso che io nella vita sono nato due
volte: nell'ottobre del 1961 e la seconda volta nel
1999 quando ho deciso di vivere nel camper. Può
darsi che alla fine di questa storia nasca un nuovo
Roberto Come diceva Troisi : "ricomincio da tre"
(dopo
però
basta)
.
Ho saputo che alcune persone hanno espresso
giudizi molto negativi su quanto sta succedendo e
che, in fondo "me la sono cercata". In un certo
senso hanno ragione ma sono persone che in
fondo non sanno niente di me e che quindi
sarebbe anche sprecato rispondergli. A queste
persone consiglo solo di guardare un po' oltre il
proprio naso prima di emettere giudizi su fatti e
persone
che
non
conoscono.
E' invece importante ringraziare tutti coloro che mi
sono vicini e non riuscirei a nominarli tutti. Vorrei
ringraziare il Sindaco di Castelnovo Dott. Marconi
e la Giunta comunale al completo, il Senatore
Giovannelli, i colleghi di lavoro (reparti e uffici), gli
amici di Castelnovo, di Bologna , i ragazzi di
Arcoiris e tutti coloro che pur non conoscendomi
mi stanno dimostrando il loro affetto. Vorrei
ringraziare i miei fratelli Danilo e Corrado inoltre
Silvia
e
Gabri.
Grazie ancora e, spero, a presto. Roberto
Zappaterra
I filmati relativi al caso Zappaterra li potete
trovare su www.arcoiris.tv
Il caso: Roberto Zappaterra. Turista italiano
in carcere da 40 giorni in Grecia
N.A.Di.R. informa: 7 aprile 2006 - Conferenza
stampa: Caso Roberto Zappaterra ”Mi chiamo
Zappaterra Roberto, sono un cittadino italiano,
fino ad oggi incensurato. Sono detenuto nel
carcere di Amfisa in Grecia perché accusato di
essere un trafficante di materiale archeologico.
Volevo solo portare in Italia come ricordo …”
(leggi
la
lettera)
Intervengono:
• Danilo Zappaterra
• Avv. Davide Bicocchi
Roberto Zappaterra: un caso di violazione
dei diritti umani ?
N.A.Di.R. informa: Roberto Zappaterra è stato
arrestato il 24 febbraio 2006 al porto di
Igoumenitsa (Grecia) ove si stava imbarcando
per l’Italia dopo avere trascorso una vacanza.
Nel corso di un’immersione aveva raccolto alcuni
frammenti di materiale considerato antico mosso
dalla ingenuità del turista che, attratto dai cocci
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e senza pensare affatto alla possibilità di
trafugare materiale considerato di valore
archeologico, voleva portare qualche ricordo agli
amici
e
alla
fidanzata.
Gli è stata contestata l’accusa di esportazione di
reperti archeologici e...dopo 2 mesi rimane in
attesa di giudizio rinchiuso in carcere ad
Anfissa (circa 200 Km. da Atene) in condizioni
disumane, considerato alla stregua di un
pericoloso
criminale.
In questi due mesi Roberto ha perso circa 10
chili di peso, si sente umiliato dalla condizione
nella quale è costretto a vivere, riconosce di
avere commesso un "crimine", pur senza
rendersene
minimamente
conto,
chiede
solamente di essere sottoposto a regolare
processo per “pagare” il suo debito con la
giustizia greca, ma … a tutt’oggi sembra che i
tempi non siano maturi e lui rimane un detenuto
in attesa di giudizio. La domanda che tutti noi ci
stiamo ponendo è: non è questa violazione dei
diritti dell’uomo ? non sarebbe forse il caso che
le autorità si ponessero nella condizione di farsi
carico di questo cittadino italiano sottoposto a
maltrattamenti e verificassero se sono stati
rispettati i sacrosanti diritti dell’uomo ?
Si propongono alcune testimonianze di chi
Roberto lo conosce bene: Gian Luca Marconi (il
Sindaco del Comune ove risiede - Castenovo né
Monti – R.E.), i suoi colleghi di lavoro, la sua
fidanzata Silvia, l’amico Gabriele che dopo avere
subito un grave incidente ed avere riportato
lesioni si trova ora su di una sedia a rotelle, ma
che , grazie a Roberto, ha riscoperto il piacere di
muoversi in acqua al pari di chi ha ancora l’uso
delle gambe. Vi invitiamo a leggere nella sezione
"lettere ad Arcoiris" le testimonianze scritte di
Roberto,
Silvia
e
Gabriele.
Visita il sito: www.robertozappaterra.com
Testimonianza di Roberto dal carcere di
Anfissa
N.A.Di.R. informa: "Se un giorno mi avessero
detto: "tu finirai in galera in Grecia", mi sarei
fatto una grossa risata. Ed invece eccomi qui.
In una prigione di un paese della Grecia che non
so neanche dove sia; circondato da trafficanti,
assassini, truffatori. Praticamente sono di
proprieta' di un Governo che prima mi chiede
perche' ho fatto una certa cosa, poi non mi
crede e infine non mi ascolta quando invoco
spiegazioni..."
Un giorno ho conosciuto Zappa..
N.A.Di.R. informa: ...e dopo l’immersione, delle
quali devo ringraziare Robby per avermi
insegnato di un "universo" dove non esistono
barriere architettoniche ma solo silenzi ed
acquaticità,
...fatto sta che io Robby lo devo ancora rivedere,
è riuscito una sola volta a telefonarmi dal carcere
abbiamo sparato cazzate per sentirci come se
non
fosse
successo
nulla...
"per loro è solo uno dei tanti in carcere, per noi è
un amico di cui abbiamo bisogno" - Gabriele
Sent: Monday, May 08, 2006 4:11 PM
Subject: Roberto Zappaterra libero da domani!
Roberto
libero
da
domani!
Andata a buon fine la terza richiesta di rilascio di
Zappaterra Roberto, dal 23 febbraio scorso
detenuto in un carcere della Grecia, il pubblico
ministero Ellenico non ha opposto alcuna
obiezione sulla domanda di rilascio su cauzione.
Roberto lascerà il carcere di Anfissa domani e
dovrebbe rientrare in Italia per dopodomani.
Non finiremo mai di ringraziare tutti coloro che in
un modo o nell'altro hanno seguito la vicenda, chi
si è dato da fare per divulgare la cosa, o chi
semplicemente si è interessato a quello che stava
succedendo a un suo connazionale. Pur non
potendo contare sulle autorità Italiane che della
cosa si sono dimostrate quasi del tutto
indifferenti, abbiamo potuto constatare invece un
grandissimo interesse da parte di persone che si
sono prese davvero a cuore la vicenda.
In attesa che Roberto giunga finalmente sul
suolo Italiano e possa scrivervi lui direttamente,
da parte di Danilo, Corrado, Silvia e soprattutto da
parte di Robby ancora grazie a tutti
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IL Bandeirante* in cammino nella ricerca della PACE
-Lo sforzo collettivo di rendere trasversale la tematica
della pace nel curricolo scolare e la trasformazione
delle lezioni dell’insegnamento religioso in spazi aperti
di dialogo degli alunni con i loro professori consiglieri;
-Il
processo
pedagogico
di
“programmazione
partecipativa” del calendario scolastico e dei progetti
educativi, così come
la creazione partecipativa delle
“Norme di convivenza” cercando di costruire consensi
per un patto di restare-insieme;
Questo processo è nato e si è sviluppato nella scuola
media statale Bandeirante di Guaporè (Rio Grande del
Sud ) dal 2001, ampliandosi gradatamente per seguire
i professori, funzionari, alunni e genitori della scuola,
oltre ad altri educatori di Guaporè e dei municipi di
questa
micro-regione
del versante superiore del nordest del Rio Grande del
Sud.
regione, con 78 anni di esistenza, che si occupa
approssimativamente di 1600 alunni, in tutti i livelli
della educazione di base e conta circa 90 educatori.
Lo sviluppo del processo si è avvalso, fin dal suo inizio,
dell’accompagnamento della ong. “Educatori di pace”,
con sede in Porto Alegre (RS) , coordinata da Pe.
Marcelo Rezende Guimarães e a partire dal 2003 con
l’appoggio del “SERPAZ” (servizio della pace) di Sao
Leopoldo (RS), coordinata da Ricardo Wangen.
Sono molti e preziosi i frutti maturati a partire da
questa semina nell’interno della scuola:
comportamentali
nelle
relazioni
interpersonali,coinvolgendo l’equipe direttiva ,gli organi
di gestione democratica, professori, alunni e funzionari,
contribuendo
alla
trasformazione
graduale
dell’ambiente scolastico in uno spazio di convivenza
etico-affettiva.
“EMPODERAMENTO”
(sviluppo
di
tutte
le
potenzialità) per il protagonismo degli educatori,alunni
e genitori nella creazione di iniziative e sviluppo di
azioni come la “ camminata per la pace” (2002,2003) o
“Manifesto per la pace” (contro la guerra degli Stati
Uniti nell’Iraq, che ha raccolto più di 3000 firme inviate
all’ONU), la raccolta di firme per il bando delle mine
terrestri in accordo con il trattato di Ottawa, il
movimento “bambini giocando in pace” rivolto alla
Il Bandierante è una scuola pubblica del sistema della
-Cambiamenti
-Il
riflessione e al superamento dei giochi violenti e alla
trasformazione delle armi da gioco in un monumento
alla Pace;
-Il rafforzamento del Protagonismo giovanile nello
sviluppo delle azioni rivolto alla valorizzazione e
coscientizzazione sull’importanza dell’ambiente come:
*il progetto svolto nel centro di Studi Costiero,
Limnologico e Marino (CECLIMAR) sviluppando ricerche
sulla flora e la fauna della costa litoranea del Rio
grande del sud e Santa Caterina. Questi progetti hanno
visto la partecipazione dei professori e degli alunni
della scuola Bandeirante avendo come obiettivo la
“ecologia partecipativa” e la sensibilizzazione per la
difesa dell’ambiente e della biodiversità nella ricerca di
un modello di civiltà autonomo, armonico, socialmente
giusto e ecologicamente sostenibile senza il quale non
sarà possibile conoscere una cultura di Pace;
*Il progetto “Educazione Ambientale e Cittadinanzavalorizzazione della vita”, realizzato dai professori e
10
alunni, focalizzando le questioni ambientali del nostro
Educare per la pace nella scuola Bandeirante
Municipio, come la percezione della interdipendenza tra
significa l’impegno collettivo nella promozione di
i differenti gruppi di esseri viventi, concludendo che gli
azioni
stessi
riscatto dei valori, interferendo nella realtà
sono
dell’ambiente,
imprescindibili
delle
speci
per
e
la
sopravvivenza
conseguentemente
dell’essere umano;
locale
pedagogiche
trasformatrici
rivolte
al
nella ricerca di rendere umane le
relazioni e per la giustizia sociale.
*Il progetto “Educazione Ambientale nel contesto
scolare: Conoscere, Amare e Preservare” con il titolo”Il
mondo che abbiamo nelle nostre mani non ci fu donato
dai nostri padri. Ci fu imprestato per i nostri figli”,
favorendo dibattiti, incontri, conferenze, esposizioni di
lavori, ricerca e studi approfondendo il riciclaggio dei
rifiuti, la galvanoplastica, la raccolta delle pile e
lampade
al
fluoro,
permettendo
agli
alunni
la
constatazione “in loco” dei problemi che affliggono il
nostro ambiente e alcune azioni collettive che possono
impedire la violenza contro l’ambiente nel senso di
preservare la vita.
*Lo sviluppo di “ sentieri ecologici” nel Municipio e
nella Regione, relazionando il vivere e il convivere in
situazioni collettive, dove l’unione del gruppo fa la
differenza. Ognuno è responsabile per il benessere e la
sicurezza di tutti, sviluppando così , uno spirito di
accettazione e rispetto per sé e per l’altro, riscattando il
gusto del semplice, del naturale, stimolando una
cultura della cura;
EDUCARE PER LA PACE SIGNIFICA EDUCARE
PER LA CITTADINANZA DELLA FELICITA’ IN
RELAZIONE CON L’AMBIENTE, GLI ALTRI E SE
STESSI.
L’educazione per la Pace assunta dalla Gestione
Democratica della scuola Bandeirante vuole aiutare a
trasformare e a qualificare l’educazione pubblica in
un’ottica attenta ai problemi del nostro tempo.
*Ampio movimento della comunità scolare nello
spiegare alla popolazione riguardo la costruzione di una
Fossa Sanitaria e raccolta di firme per impedire
l’installazione della stessa in un luogo improprio perché
ciò provocherebbe il disquilibrio ambientale e la
contaminazione dell’ambiente.
*Sviluppo di una assistenza spirituale in collaborazione
con il monastero di Goias Velho (Goias) per la cura
delle pratiche educative degli insegnanti e degli
operatori della scuola al fine di sostenere un processo
che necessita di interiorità, relazionamento e fiducia
negli altri e nel futuro.
Progetto aiuta ad aumentare la pace
(Per la risoluzione non violenta dei conflitti e per
una scommessa sul protagonismo dei giovani)
Il progetto aiuta ad aumentare la pace (AAP) vuole
investire in forma significativa sulle capacità per la sua
attuazione concreta nel superamento della violenza e
11
per la promozione di una cultura di pace nel municipio
“oficinas”
di Guaporè.
partecipazione e discussioni in gruppo per aiutare a
utilizzano
attività
che
richiedono
la
costruire un clima di comunità, sviluppare le abilità
Si propone di incamminare la realizzazione di “oficinas”
interpersonali,
(laboratori )del programma AAP insieme alla scuola
contribuiscono alla violenza e visualizzare i passi che
Bandeirante e altre scuole e istituzioni che desiderano
possono portare a un mondo più giusto. Le attività
aderire
e
dentro la rete di lavoro AAP aiutano i partecipanti ad
articolazione sostenibile della rete di lavoro AAP in
assumere prese di posizioni per le trasformazioni
Guaporè e regione.
personali e sociali.
al
progetto,
mirando
alla
creazione
analizzare
le
forze
sociali
che
Si vuole così dare continuità al processo già in sviluppo
nella
scuola
dal
2001,rendendo
realizzazione di nuove “oficinas”
possibile
la
per rispondere alla
grande domanda degli studenti.
Il programma per il 2005 definisce le date e i locali del
progetto, rendendo chiare la disponibilità delle risorse
umane e i materiali per la sua realizzazione. A medio
termine si vogliono allargare le “oficinas” in altre scuole
e istituzioni che aderiranno al progetto con l’obiettivo di
rendere educatori e giovani agenti costruttori di pace e
protagonisti di azioni sociali, mirando a creare la rete
Aiuta ad Aumentare la pace in Guaporè e regione.
LA EPIDEMIA DELLA VIOLENZA
La violenza ha assunto proporzioni molto allarmanti ai
Che cos’è l’AAP?
“L’AAP è il processo che forma persone coscienti
perché possano fare scelte responsabili”
nostri giorni. Prima di arrivare ai 21 anni, molti giovani
già hanno perso amiche e amici, vicini, colleghi e
familiari vittime della violenza.
La violenza è una preoccupazione crescente per i
L’AAP è un programma dell’American Friends Service
Committee, che insegna il comportamento non violento
nella risoluzione dei conflitti e nella trasformazione
sociale.
Attraverso “oficinas” di 3 giorni e di attività di rinforzo, i
partecipanti imparano abilità per risolvere conflitti
senza violenza;analizzano l’effetto delle ingiustizie
sociali nella propria vita e in quella delle altre persone.
Lavorano
assumendo
azioni
per
il
cambiamento
positivo non violento, personale e sociale. Alle 3
“oficinas”di AAP (di base,avanzato e formazione per i
Facilitatori) occorre aggiungere i livelli di sviluppo delle
abilità.
I partecipanti hanno l’opportunità di completare questi
corsi e diventare a loro volta Facilitatori di AAP. Tutte le
giovani in tutte le parti del mondo. La violenza è
adesso un’epidemia. Non riguarda solo le grandi città
ma è una preoccupazione di grandi proporzioni per
tutte le comunità.
La gioventù sta usando sempre più la violenza come
soluzione per i propri problemi e pensa molto poco alle
conseguenze.
Le
statistiche
dimostrano
che
gli
adolescenti sono, in numero sempre più crescente
tanto le vittime quanto i perpetuatori di crimini violenti.
Le severe punizioni non risolvono le necessità più
profonde della gioventù e le radici delle cause della
violenza. I mass-media ci vogliono far credere che i
giovani sono catturati dalla cultura della violenza e
sono assassini dal sangue freddo.
12
Come
nota
il
professor
Phillip
Kay,
nella
sua
In questo contesto, in mancanza di opportunità, molte
introduzione al libro “Things Get Hectic:Teens Write
persone vendono sesso, droga e armi, sviluppando una
About theViolence that Surrounds Them” : Come
economia sotterranea che molte volte si autoregola
società, sembra che siamo soprattutto preoccupati con
attraverso la violenza.
i danni che gli adolescenti possono potenzialmente
Se il mondo nel quale i giovani crescono sembra senza
causarci.Ma se vogliamo fare qualcosa a proposito della
speranza,
violenza, dovremmo tentare di comprendere come ci si
cambiamenti
senta a 13 anni di età, circondato da bombe e armi da
Nonostante il gridare che i giovani di oggi sono apatici,
fuoco che esplodono al tuo intorno.
molti giovani si interessano delle proprie comunità e si
Dobbiamo coinvolgere i giovani in un dialogo sopra i
impegnano per cercare delle soluzioni. Nelle parole di
problemi e insieme creare soluzioni.
Wissa:”Così come gli adulti desiderano cambiamenti,
gli
stessi
e
giovani
incontrano
stanno
ragioni
di
chiedendo
speranza.
anche i giovani sono stanchi di vivere nella paura e
IL CONTESTO SOCIALE DELLA VIOLENZA
nella confusione e vogliono sapere ciò che possono
fare”.
Prima
di
intraprendere
qualsiasi
azione,
occorre
Giovani e adulti sono alla ricerca di alternative contro la
guardare da vicino il problema. Geoffrey Canada,un
violenza,cercando modelli positivi da seguire, identificando
attivista nella prevenzione della violenza e autore di
le radici delle cause dei problemi e riscontrando modi di
Fist Stick Knife Gun, individua l’aumento della violenza
cambiamento nelle proprie comunità. La violenza personale
tra i giovani nel contesto di un senso di COMUNITA’
avviene in un contesto sociale. Dobbiamo tentare di
in declino.
cambiare le condizioni che portano alla devastazione,
La perdita della comunità non è solo un problema
all’isolamento e alla sfiducia totale.
cittadino, anche nelle zone rurali i vicini sono sempre
Dobbiamo unire gli sforzi
più isolati gli uni dagli altri. Occorre perciò un
PERCHE’ IL PROGRAMMA AAP HA SUCCESSO?
maggiore coinvolgimento della comunità come
Il programma AAP unisce una riflessione seria e ben
un passo importante nei confronti della violenza e del
coordinata
preconcetto.
equilibrio che finisce per coinvolgere le persone. Comincia
Il quadro economico, per molte persone nel paese è
con le esperienze degli stessi partecipanti e insegna abilità
devastante e la situazione peggiora. Il baratro tra i
inserite nel contesto delle situazioni del mondo reale.
ricchi e i poveri si allarga e le imprese assumono
Forma una coscienza profonda tra i partecipanti sulla
sempre meno, lasciando i lavoratori senza impiego con
necessità di ridurre l’odio e costruire un sentire comune
abilità che non sono valorizzate.
tra i vari gruppi sociali.
Nelle aree povere, le scuole estremamente carenti di
Costruisce una comunità basata sul dialogo e incoraggia i
fondi producono gente diplomata in facoltà che
partecipanti a riconoscere tra di loro le capacità che
scoprono che i loro diplomi valgono zero nel mercato
risultano preziose per il cambiamento.Aiuta i partecipanti ad
del lavoro.
essere lideres e occuparsi dei problemi delle proprie
I lavori disponibili sono pagati con un salario minimo, in
comunità.AAP è un programma flessibile. E’ in costante
generale, che non è uno stipendio sufficiente per
evoluzione nella misura che i facilitatori rispondono alle
permettere ai lavoratori
necessità dei partecipanti e delle comunità in cui sono
di rispondere alle necessità
finanziarie di base e offrono pochissime opportunità di
miglioramento delle proprie condizioni.
per creare nuove scelte di vita.
con attività allegre di movimento creando un
inseriti.Ecco le parole di un facilitatore:
13
“AAP riguarda il cambiamento della persona stessa con lo
l’ingiustizia, non sono cose facili da fare. Richiedono
sviluppo di nuove abilità e intanto ci sfida ad andare oltre
abilità che occorre apprendere e allenare.Seguendo
noi stessi facendoci attivi partecipanti della comunità”
le piste lasciate dalla organizzazione “Children’s
FILOSOFIA AAP DELLA NON-VIOLENZA
Creative Response to Conflict” che è pioniera
AAP comincia
nell’insegnamento della risoluzione dei conflitti come
con 2 presupposti: primo, che il conflitto,
oltre ad essere una cosa naturale in tutte le interazioni
un processo per il cambiamento
umane, non è distruttivo per forza, ma può, questo sì,
AAP separa le abilità per la risoluzione dei conflitti in 4
stimolare un cambiamento positivo e un accrescimento.
blocchi costruttivi: Affermazione e Autostima;
Secondo , che è l’ingiustizia sociale ciò che giace alla radice
Cooperazione e presa di decisione in gruppo;
di molti conflitti violenti. Così, l’AAP, ha un approccio duplice
Comunicazione; Risoluzione dei conflitti.
in relazione alla violenza:
E ancora aggiunge: Riconoscere e sfidare l’ingiustizia.
cambiare atteggiamenti nei
confronti dei conflitti e orientarsi alle ingiustizie per cogliere
Attività di costruzioni di abilità sono inframmezzati con
la radice della violenza.La maggioranza dei bambini cresce
giochi
attorniata da violenza, e apprende a vedere la violenza e
formazione nel senso di realizzare una confidenza
l’abuso del potere come risposte normali ed efficaci per la
tra i partecipanti del gruppo e rinforzare l’idea che le
risoluzione dei conflitti.
altre persone sono molte volte la nostra maggiore
La violenza sembra essere l’unica opzione possibile in
possibilità per andare alle radici delle cause della
risposta al conflitto. Il lavoro maggiore dei facilitatori AAP è
violenza.
alzare il livello di coscientizzazione delle persone sulle molte
L’APPROCCIO
opzioni di cui si dispone in un conflitto. AAP insegna che i
SULL’INSEGNAMENTO E L’APPRENDIMENTO
conflitti non devono essere evitati per forza né occorre
AAP è stato influenzato da un certo numero di teorie
trattarli con violenza. Al contrario possono essere trattati
sull’educazione e i cambiamenti sociali.Seguendo le
direttamente e in modo costruttivo. Idealmente, i conflitti
idee dell’educatore John Holt, AAP si struttura in
possono essere risolti con soluzioni “ganha-ganha”(vinci -
modo tale che ogni partecipante si sente importante e
vinci), quelle nelle quali tutti escono con le proprie necessità
riconosciuto e gli interessi di tutti sono alla base
riconosciute.
dell’apprendimento.Poiché proviene da Programmi
La non-violenza non è solo uno stato mentale o
alternativi alla violenza PAV, i facilitatori di AAP
un’attitudine in relazione ad un conflitto. E’ un
riconoscono che la costruzione dell’autostima, la
compromesso per cercare attivamente di trasformare
compassione
le forze o le situazioni che degradano o opprimono le
importanti per il cambiamento personale e sociale.
persone. E’ un compromesso per andare direttamente
Altra influenza significativa è la teoria dell’educazione
alle radici della violenza. AAP insegna che il miglior
popolare, come fu articolata dall’educatore brasiliano
modo
nella
Paulo Freire, dall’educatore di Apalaches Myles
comunità e aiutarsi gli uni con gli altri in quanto
Horton, e da altri del centro The Highlander Research
forze per il cambiamento.Questo approccio di base
and Education Center, in Tennessee.
per
di
superare
togliere
cambiamento
l’ingiustizia
l’ingiustizia
è
possibile
è
unirsi
ci
dimostra
se
le
per
formare
comunità
e
CHE
e
la
tecniche
AAP
confidenza
sono
di
FA
aspetti
che
il
L’educazione popolare , anche chiamata partecipativa,
comunità
si
emancipata e democratica è usata nel mondo per
uniscono e che ogni persona ha un compito
promuovere
importante da svolgere in questo processo.
l’alfabetizzazione e lo sviluppo progressivo delle
Trovare soluzioni
comunità, e le trasformazioni sociali come sono
conflitti
e
“ganha-ganha” (vinci-vinci) nei
lavorare
in
comunità
per
togliere
delineati
nei
l’educazione
principi
di
degli
base
della
adulti,
teoria
14
dell’educazione di Paulo Freire. Nel loro specifico,
condividendo
queste filosofie portano ad un processo di educazione
implementare le idee dell’AAP nella propria vita ,
che
scambiando impressioni sulla capacità di facilitare e
rispetta
e
corrisponde
alle
necessità
dei
i
propri
pensieri
riguardo
a
come
partecipanti e che è apertamente compromesso con
altre cose in più.
l’obiettivo delle trasformazioni sociali progressive.
*Materiale divertente, come per esempio berretti,
RETE AIUTA ad AUMENTARE la PACE (RAAIP)
camicette, giacche,boccali decorati con il logo dell’AAP,
Trasformazioni reali a lungo termine richiedono
aiutano a dare ai partecipanti una sensazione di
rinforzo e appoggio continui.
appartenenza dentro la comunità AAP.
AAP non ha l’intenzione di costituirsi in una esperienza
2) SVILUPPO DELLE ABILITA’ e FORMAZIONE DI
unica, ristretta solo alle “oficinas” realizzate nelle
ESPERTI LIDERS
classi. Il suo percorso specifico di interazione porta i
In
giovani ad andare oltre.
permettono che gli esperti AAP pratichino attività di
L’obiettivo delle “oficinas”dell’AAP è montare la scena
facilitazione, facendo esperienze con nuove attività,
per le azioni e le riflessioni che seguiranno.
praticando altre abilità di conduzione come parlare in
Tenendo questo fine bene in vista, i coordinatori
pubblico e facilitare le riunioni.
dell’AAP
Esempi:
AIUTA
offrono programmi e attivitàdella RETE
ad
AUMENTARE
la
PACE-
RAAP.
questo
modello,
le
opportunità
della
RAAP
Ogni
*Il modello AAP, con l’opportunità di partecipare a livelli
coordinazione crea, insieme con i giovani un metodo
avanzati e diventare a sua volta dei facilitatori, è per se
proprio per sviluppare la RAAP, combinando un certo
stesso un metodo della RAAP:
•
numero di attività per raggiungere vari obiettivi.
Per
chiarire,
descriveremo
4
modelli
Con la stessa idea dei clubs, creare un club AAP
di
che si riunisce una volta alla settimana o al
programmazione della RAAP, ciascuno con obiettivi e
mese per creare attività che stimolano lo
attività distinte. In realtà, pochi programmi seguono
scambio di idee e per divertirsi.
solo un modello e le finalità dei modelli coincidono.
•
1)Allargando la comunità AAP
In questo modello le attività della RAAP forniscono
Conferenze con testimonianze di esperienze già
realizzate e ben riuscite;
•
“Ritiri spirituali “ di 1 o 2 giorni che consentano
modalità positive attraverso le quali gli esperti in AAP
di scambiare idee e valutazioni sui percorsi
possono mantenersi in comunicazione gli uni con gli
effettuati o da effettuare con il sostegno di
altri. Queste attività permettono che i partecipanti di
esperti permettendo una maggiore coesione del
tutte le “oficinas” dell’AAP si conoscano in modo da
gruppo e un coinvolgimento profondo nel
allargare la comunità AAP:
cammino dell’AAP
Esempi:
3) SERVIZI COMUNITARI
*eventi sociali , senza bevande alcoliche, realizzati nei
In questo modello i partecipanti sono incoraggiati ad
fine settimana;attività come balli che coinvolgono la
impegnarsi maggiormente nella comunità per mezzo
cittadinanza, escursioni feste e churrascos, offrono
del servizio volontario. In questo modo i partecipanti
una ottima opportunità perché i giovani interagiscano
partono dall’osservazione dei problemi della propria
in un ambiente sicuro.E se gli esperti AAP aiutano ad
comunità per scegliere un certo tipo di azione al
organizzare gli eventi ,sviluppano anche abilità di
riguardo.
organizzazione e lideranza
Esempi:
*Bollettini e pagine AAP in internet aiutano gli esperti a
* Alcuni coordinatori AAP
rimanere in contatto, conoscendo nuove opportunità,
gruppo di un giorno, ricevendo donazioni come alimenti,
hanno organizzato eventi di
15
cucinando e servendo una refezione in un riparo per i
sviluppano abilità nel rivolgersi al grande
senza tetto o partecipare a un giorno di pulizia nella
pubblico.
•
comunità.
Esperti AAP si sono uniti a molte campagne
Ciò può essere fatto con ritmi regolari come per
politiche come per esempio quella per un
esempio una volta al mese. Il servizio comunitario
miglior salario minimo, quella contro la
prestato puntualmente è una buona maniera per
disoccupazione, contro le pessime condizioni
introdurre i giovani in occasioni di servizio.
carcerarie, contro il militarismo contro la
Esistono innumerevoli opportunità per gli individui di
vendita indiscriminata delle armi da fuoco (23
impegnarsi nel servizio comunitario e i coordinatori AAP
ottobre
possono sviluppare una lista di attività volontarie che
protezione dell’ambiente.
2005),
contro
il
disarmo
e
la
possono essere svolte dai giovani. Diventare un
mediatore volontario nei programmi della scuola o della
comunità è un modo eccellente per i giovani di
sviluppare abilità AAP e nello stesso tempo prestare
servizio alla comunità entrando in contatto con le entità
locali.
•
Per incoraggiare il servizio comunitario i
coordinatori
AAP
possono
organizzare
cerimonie di premiazione o di riconoscimento
per celebrare le conquiste degli esperti AAP:
4) ORGANIZZAZIONE POLITICA
ORGANIZZAZIONE E NECESSITA’ DEL LAVORO
In questo modello, i partecipanti sono incoraggiati a
identificare una questione sociale che interessa e a
decidere qualche tipo di azione per una trasformazione
sociale non-violenta a lungo termine.Gli esperti AAP
partecipano e organizzano azioni che si dirigono alle
radici delle cause della violenza
e si compromettono
con azioni sociali non-violente.
Al
fine
di
incoraggiare
sviluppo. Il coordinamento è stato eletto nell’assemblea del
gennaio 2005 e così composta: 1)Professoressa Mercedes
Maria Celso, direttrice della scuola Bandeirante; 2) Prof,
Silvio
Antonio
Professoressa
e
dare
appoggio
all’organizzazione politica, i coordinatori AAP ascoltano
le preoccupazioni sollevate dal gruppo, aiutano a
riflettere e a prendere eventuali decisioni
come
petizioni, dimostrazioni, partecipazioni a progetti per la
difesa dell’ambiente.
Esempi:
•
Il progetto ha un coordinamento responsabile per il suo
Bedin;
Maria
3)
Prof.
Angelica
Claudio
Girotto
grando;
Lanzoni
4)
5)
Professoressa Ironi Guedes Parisotto 6) Studente Anderson
Tabaldi 7) Studente Jessica Guedes Parisotto 8) Studente
Marcos Felipe Maule Bedin 9) Studente Thaise Casagrande
10) Studente Daniel Zandonai
Oltre alla coordinazione e ai facilitatori delle “oficinas”, il
progetto prevede la liberazione di una persona indicata dal
le manifestazioni contro la violenza sono
connaturate all’AAP. Alcuni esperti AAP hanno
partecipato a marce o a dimostrazioni in
pubblico come “La settimana senza violenza”.
Partecipando in questo modo gli esperti
SERPAZ (Servizio della pace, ONG Costituita con questo
obiettivo di educare per la pace, attraverso la risoluzione
non-violenta dei conflitti, con sede in San Leopoldo) per
stimolare, articolare e accompagnare lo sviluppo di questo
lavoro insieme alla scuola e partendo da lì ampliarlo alle
scuole e istituzioni che vorranno aderire al progetto.
16
Il progetto prevede che la persona liberata disponga
-da una contribuzione spontanea dei partecipanti alle
dei mezzi per lavorare e mantenere un centro di
“oficinas” a titolo di una tassa minima di iscrizione.
comunicazione per l’articolazione del RAP. (Rete aiuta
ad aumentare la pace).
* Il “ Bandeirante “ è colui che porta la
bandiera.
Traduzione a cura di Zanoli Nara , insegnante
elementare . Cavezzo ( Modena)
La programmazione del lavoro sarà fatto in riunioni
della Coordinazione con il SERPAZ e con le persone
che facilitano le “oficine” oltre ai rappresentanti della
scuola, istituzioni e comunità interessate.
Queste riunioni saranno articolate via telefono, e-mail
ecc…dalla
persona
liberataper
il
centro
di
comunicazionela dovrà far circolare le informazioni e
le delibere delle riunioni.
La persona suddetta, sarà responsabile per creare e
mantenere un sito su Internet, facendo i contatti e
organizzando tecnicamente le “oficinas” mantenendo
la corrispondenza con le persone coinvolte.
Per essere realizzabile nel suo sviluppo, questo
progetto può essere sostenuto e appoggiato
-dalla Scuola Regionale dell’insegnamento medio
Bandeirante
che mette a disposizione il suo spazio
fisico e la struttura didattico-pedagogica per la
realizzazione delle “oficinas”;
-della equipe del SERPAZ che guida le “oficinas” per
mezzo dei suoi facilitatori, lavoro sviluppato con
dedicazione e generosità;
-dal contributo finanziario del Circolo dei genitori della
scuola
Bandeirante
che
ha
sussidiato
significativamente le “oficinas”;
-dalla partecipazione attiva dei genitori, professori e
alunni che , volontariamente si sono dedicati al
progetto;
17
LA SCUOLA BANDEIRANTE E LA PACE
a cura di Nara Zanoli
Mi chiamo Nara Zanoli e sono un’insegnante
elementare da anni sostenitrice di un interscambio
con amici e amiche brasiliani-e impegnati sui temi
della pace e spiritualità.
In questa linea, lo corso anno, nel mese di
novembre, ho partecipato all’esperienza dell’
“accampamento” della pace a Guaporè che è una
città di 20 000 abitanti, nel rio Grande del sud
(Brasile), fondata nel 1903 con l’arrivo dei primi
immigrati italiani.
A Guaporè la scuola pubblica Bandeirante ha
iniziato un percorso di educazione per la pace
coinvolgendo parte del personale insegnante,
genitori e ragazzi e ragazze frequentanti.
L’ “accampamento” è stata un’occasione unica per
me , di vivere in prima persona, momenti di
grande ricchezza emotiva e fortissima umanità.
Durante l’incontro si sono alternate dinamiche e
giochi specifici per la conoscenza reciproca;
riflessioni e scambi di esperienze di vita sulla
nostra spiritualità a partire da alcune frasi del
libro biblico del profeta Osea; un percorso
naturalistico a stretto contatto con la natura come
la “trilha”; la celebrazione del fuoco come
ringraziamento; canti con la chitarra, danze e
giochi per il divertimento di tutti e tutte.
L’accampamento si è svolto in una piccola fazenda
attraversata da un ruscello, con prati, zona di
“mato” (foresta), laghetti artificiali e animali allo
stato libero ed è durato un fine settimana.
In
questa
esperienza
mi
ha
colpito,
particolarmente, la “corporeità” che tutti e tutte
abbiamo condiviso nei gesti delle dinamiche, nei
movimenti dei giochi
e dei balli, nella
stimolazione dei sensi naturali quali il gusto per il
“churrasco” (tipica carne ai ferri); il tatto
nell’abbraccio di ciascuno-a per l’altro-a nelle
varie dinamiche, la vista dell’infinito nella natura e
negli sguardi fra i nostri occhi nonché l’ascolto
reciproco delle nostre esperienze di vita e delle
nostre aspirazioni.
Ho visitato personalmente la scuola Bandeirante e
ho conosciuto le persone che credono e operano
per questo progetto dall ‘anno 2001 con la
coordinazione del professor Silvio Bedin.
Naturalmente,
non
mancano
difficoltà,
incomprensioni perché non tutto il personale si
considera integrato al progetto.
Principalmente fra i nuovi professori che non
hanno condiviso il processo di formazione avviato,
c’è un piccolo gruppo che si mantiene contrario
per ragioni personali e di conflitto di relazioni
dentro la scuola.
Essi dicono costantemente che l’educazione per la
pace non può restare solo un discorso.
Ma la maggioranza del personale della scuola si
sente impegnata nel portare avanti questo
cammino.
L’equipe direttiva, per cercare di coinvolgere tutti,
ha espresso la necessità di un incontro con tutti
gli operatori per una valutazione molto profonda
che sottolinei le conquiste ma anche le sfide e le
difficoltà che permangono.
E’ forte, infatti il desiderio di capire come questo
percorso , possa continuare, migliorare allargarsi
e creare nuove possibilità anche in occasione della
ricorrenza degli 80 anni di esistenza della scuola,
proprio nel 2006.
Per
questo, l’equipe ha chiesto l’aiuto di
collaboratori esterni come fratel Celso Carpendo
e fratel Marcelo
Guimaraes del monastero
dell’Annunciazione di Goias
(Brasile)come
animatori di una spiritualità legata alla vita.
Vorrei, ora , chiarire meglio, il contesto sociale in
cui la scuola Bandeirante è inserita
e quello
nazionale brasiliano nell’ottica della risoluzione
non-violenta dei conflitti.
Il Bandeirante è una scuola pubblica che si occupa
di circa 1.600 alunni-e, in tutti i livelli della
18
educazione di base e conta circa 90 fra educatori
ed educatrici.
Lo sviluppo del percorso per una educazione alla
pace si è avvalso, fin dal suo inizio,
dell’accompagnamento delle O.N.G “Educatori di
pace” (educapaz.org.br ) con sede in Porto Alegre
e del SERPAZ (servizio della pace) di Sao
Leopoldo coordinata da Ricardo Wangen.
Gli obiettivi che ci si propone di raggiungere con
l’educazione alla pace e alla non-violenza sono:
-migliorare le relazioni interpersonali contribuendo
allo spazio di convivenza etico-affettiva;
-rendere trasversale la tematica della pace nel
curricolo scolare e la trasformazione delle lezioni
dell’insegnamento religioso in spazi aperti di
dialogo;
- rendere effettivo il processo pedagogico
di programmazione partecipativa del
calendario
scolastico,
dei
progetti
educativi e le norma di convivenza;
- sviluppare tutte le potenzialità per il
protagonismo degli educatori, dei giovani
in manifestazioni pubbliche come la
camminata per la pace, la raccolta di
firme per il bando delle mine
terrestri,azioni per la difesa dell’ambiente
e della biodiversità nella ricerca di un
modello di civiltà autonomo, armonico,
socialmente giusto ed ecologicamente
sostenibile senza il quale non sarà
possibile conoscere una cultura di pace;
sviluppare una spiritualità intesa come
cura della nostra interiorità che ci aiuti a
superare le nostre fragilità di fronte alle
difficili sfide educative del nostro tempo;
Questa azione pedagogica è quindi indispensabile
in un paese come il Brasile dove la violenza ha
assunto proporzioni allarmanti:
Prima di arrivare ai 21 anni molti giovani hanno
già perso amiche e amici vittime della violenza di
armi. (vedi articolo di Gigi Eusebi sulla rivista
Azione non-violenta gennaio-febbraio 2006)
Il quadro economico del paese evidenzia che il
baratro tra ricchi e poveri si allarga, le imprese
non assumono e i lavori disponibili sono pagati
con un salario minimo insufficiente per rispondere
alle necessità di base di una vita dignitosa.
In questo contesto, in mancanza di opportunità,
molti giovani vendono sesso, droga e armi,
sviluppando un’economia sotterranea che si
autoregola attraverso la violenza.
Ma i giovani stessi, sono anche alla ricerca di
alternative, cercando modelli positivi da seguire
per identificare la radici delle cause dei problemi e
cambiare le condizioni che portano alla
devastazione, all’isolamento, alla sfiducia totale.
Di fronte a tutto questo è evidente l’importanza
della scuola Bandeirante per formare una
coscienza profonda che riduca l’odio e costruisca
un sentire comune tra le persone.
E’ attraverso il cammino della non-violenza che si
intende assumere il conflitto come possibilità per
stimolare un cambiamento positivo e affrontare
l’ingiustizia sociale che giace alla radice di molti
conflitti violenti.
Solo l’educazione di una coscienza profonda , di
una personalità critica porterà le persone a fare
scelte responsabili e coraggiose.
Il senso della comunità, oggi in declino nel mondo
intero, vuole essere invece sostenuto e rafforzato
nel progetto di pace della scuola Bandeirante
perché ritenuto indispensabile antitodo nei
confronti della violenza e del preconcetto.
Unirsi nella comunità, aiutarsi reciprocamente,
lavorare perché le comunità si uniscano per
togliere le ingiustizie , ci dimostra che il
cambiamento è possibile e ogni persona nel
mondo intero, ha un compito importante da
svolgere in questo processo.
La scuola Bandeirante è una comunità in cammino
come tanti altri gruppi che anche in Italia e nel
mondo, operano per raggiungere gli stessi
obiettivi.
E’ possibile scambiarci le esperienze arricchendoci
reciprocamente con le caratteristiche e le novità
che ciascuno possiede?
Penso proprio di sì. Infatti la ricchezza delle
differenze non deve restare solo uno slogan se
crediamo davvero nell’educazione della pace.
19
N.A.Di.R. informa su Arcoiris Tv
www.arcoiris.tv
O Bandeirante na trilha em
busca da paz
N.A.Di.R. informa: il filmato ci propone il
progetto che si svolge nella scuola del
Bandeirante, progetto nato nel 2000 in Brasile a
Guaporé (Stato del Rio Grande del Sud) che si
pone quale obiettivo principe la diffusione di una
cultura
di
Pace.
Intervista al prof. Silvio
Antonio Bedin
Vista
il
sito:
www.mediconadir.it
Informazioni:
[email protected]
N.A.Di.R. informa: il prof. Bedin di Guaporé
dello Stato del Rio Grande del Sud (Brasile) si
occupa di formazione nella scuola media in
Guaporé e nell'Università di Passo Fundo, ha
creato un ponte di dialogo tra i due livelli di scuola
favorendo l'interscambio culturale a diversi livelli.
Dal 2000 a tutt'oggi è Ricercatore del Nucleo di
Studi "Educazione e gestione della cura" del
Programma di Post-graduazione della Facoltà di
Educazione dell'Università Federale del Rio Grande
del Sud. La ricerca applicata nella scuola del
Bandeirante è volta alla comprensione della scuola
focalizzando le qualità presenti nell'interrelazione.
Una scuola, secondo lui, può valorizzare l'umanità,
il calore umano, l'accoglienza, la solidarietà che
nasce dalle emozioni che un salutare ambiente di
convivenza può insegnare. Un progetto teso a
cambiare le relazioni interpersonali e l'ambiente
della scuola
20
La nuova costituzione, promulgata nel
1988, prevede l'uso sociale della terra.
Questa clausola permette ai contadini
organizzati di fare pressione sul governo
affinché espropri i latifondi inutilizzati e
ridistribuisca la terra. Il soggetto più attivo
in questa lotta per la giustizia sociale nelle
campagne è il Movimento Sem Terra (MST)
La nascita del movimento Sem Terra
Per comprendere al meglio il Movimento dei Sem
Terra occorre fare riferimento alla storia del
latifondo che opprime il Brasile dal 1500.
Il “Movimento dei Sem-Terra” (MST) è una forma
di organizzazione sociale dei senza-terra. I
contadini sono costretti a lavorare la terra per i
cosiddetti possidenti sotto le più differenti forme
come la mezzadria, l'affitto, come semplici
salariati.
La soluzione più adeguata per superare questa
tipologia oppressiva ed ingiusta di lavoro sarebbe
quella di ottenere una terra ove potere lavorare.
Il MST è nato dalla presa di coscienza e
dall’organizzazione degli agricoltori in gruppi che
hanno tentato di liberarsi dallo sfruttamento
latifondista (molto diffuso in Brasile) cercando di
prendere possesso di appezzamenti di terreno da
potere lavorare in libertà organizzandosi così una
vita dignitosa sia in riferimento al lavoro, sia in
riferimento alla salvaguardia delle loro famiglie.
Possedere un pezzo di terra significava avere
lavoro, cibo, reddito; vivere in una comunità
rurale significava poter creare dei servizi minimi
per una vita adeguata ed in sintonia con la dignità
dell’individuo.
Negli anni ’70 in Brasile iniziò un processo di
trasformazione dell’agricoltura, iniziò la cosiddetta
meccanizzazione, venne introdotta la coltivazione
della soia, soprattutto nelle zone del Rio Grande
del Sud e di Parana, vennero infine messe in atto
forti azioni di espulsione in massa della
popolazione agreste che si dirige verso le città
senza possibilità alcune di sbocco in quanto con la
crisi industriale degli anni ’80 erano scomparse le
prospettive di lavoro.
Ala fine degli anni ’70 presero avvio le lotte per la
riforma agraria e gli scioperi operai tesi alla
democratizzazione della società orientarono verso
un processo di cambiamento che in realtà era già
in atto.
Un fattore soggettivo fu il lavoro pastorale della
Chiesa Cattolica che era orientato a stimolare le
fasce deboli della popolazione a prendere
coscienza della loro condizione e ad uscire dallo
stato di sfruttamento nel quale il sistema
dittatoriale imperante li aveva confinati.
L’influenza del sindacalismo rurale e la lotta
sempre più cosciente orientata a democratizzare il
paese portò all’organizzazione nei villaggi, nelle
comunità rurali di gruppi di contadini. Fecero la
loro comparsa le riunioni clandestine, riunioni che
per lo più tentavano di affrontare l’ingiustizia della
concentrazione delle terre nelle mani di pochi e il
non utilizzo da parte dei latifondisti di grandi
appezzamenti di terreno.
Come
sempre
accade
nei
processi
di
coscientizzazione della società civile, si identificò il
problema prioritario ed si iniziarono ad
organizzare manifestazioni pubbliche a favore
della riforma agraria. Si facevano assemblee,
cortei e si cominciarono ad occupare le terre
incolte.
Nel gennaio del 1984 si costituì il Movimento dei
Senza Terra, movimento che si poneva come
obiettivi fondamentali la Riforma Agraria, la
giustizia sociale e l’istruzione dei lavoratori rurali.
Il 21-24 gennaio 1984 a Cascavel – Parana si
tenne il 1° incontro nazionale con 80
rappresentanti di 13 stati.
Alcuni momenti significativi della
storia del movimento.
•
•
1° Congresso 1985 - Curitiba - 1600
delegati - "L'occupazione è l'unica
soluzione" è lo slogan che domina in
questo periodo. Dopo il congresso c'è un
grande slancio verso le occupazioni.
5° Incontro 1989: "Occupare, resistere,
produrre". Con questo slogan si voleva
sottolineare l'idea che era importante far
nascere una società nuova negli
21
•
•
•
insediamenti, organizzare la produzione,
elaborare un modello per l'agricoltura.
"Speravamo allora che fosse eletto Lula" dice Stedile.
Il periodo di Collor (1990-1992) è
stato molto duro. "Abbiamo cercato di
rafforzarci per resistere. Abbiamo lavorato
molto al miglioramento degli insediamenti
e
alla
costruzione
del
sistema
cooperativo".
1995 - 3° Congresso (Brasilia, 5000
delegati). Dominante è la lotta contro il
neoliberalismo e il governo di FHC. La
riforma agraria dipende dai mutamenti del
modello economico e quindi per essere
realizzata ha bisogno dell'appoggio
dell'intera società."La riforma agraria è
una lotta di tutti", è quindi lo slogan.
2000 - 4° Congresso (Brasile più di
12.000 delegati). Il MST sta subendo una
dura repressione da parte del governo.
Denuncia il progetto neoliberale del
governo per l'agricoltura e rilancia l'azione
di massa ed una grande campagna di
formazione di militanti. Lo slogan è "Per
un Brasile senza latifondo".
6) Caratteristiche Del MST
•
•
È un movimento popolare nel quale tutti
possono entrare: non ci sono solo uomini
adulti, come è prevalentemente nel
sindacato, ma donne e anche ragazzi e
anziani. Vi possono entrare anche in Non
Contadini. Non si discrimina chi non
lavora la terra
Ha una componente sindacale. Le famiglie
lottano per conquistare un pezzo di terra.
•
•
•
Lottano per il credito, per le infrastrutture,
per i prezzi dei loro prodotti. Questi
aspetti interessano solo gli agricoltori. Ma
non vengono delegati ad altri movimenti.
La lotta corporativa è strettamente legata
nel MST a quella politica.
È un movimento politico anche se non ha
mai pensato di trasformarsi in partito. È
vicino al PT, la cui proposta di riforma
agraria è sempre stata molto simile a
quella del MST, ma autonomo.
Ha una direzione collegiale (se c'è un
presidente - dicono - o viene assassinato
o tradisce, cioè viene cooptato). La
direzione è composta da 21 persone. Le
proposte vengono dagli stati nei quali si
discute approfonditamente. Poi però
vanno votate in un incontro nazionale. I
candidati devono avere più del 50% dei
voti per essere nominati.
Da'
importanza
allo
studio,
alla
formazione dei quadri e alla lotta di
massa, ad un forte legame con la base
L'ideologia
Il MST si sente erede di 500 anni di lotte per la
terra nel proprio paese, e di molte lotte che ci
sono state in altre parti del mondo. "Non stiamo
inventando niente" - dicono. Non si sono però mai
proposti
di
copiare
altre
esperienze.
L'MST è strettamente legato alla realtà quotidiana.
"Usiamo le idee - dicono - che danno risultati qui
da noi, nella nostra esperienza". Si sentono
particolarmente
vicini
alla
teologia
della
liberazione (che mischia cristianesimo, marxismo
e latino-americanismo). Sono moltissimi gli
studiosi, i religiosi, i rivoluzionari brasiliani e non a
cui fanno riferimento. "Non ci interessa tanto
sapere a che partito fosse iscritto un certo
22
studioso, ma se ha detto qualcosa che ci può
servire".
Forme di lotta: occupazioni, accampamenti
temporanei e di lunga durata, marce.
L'occupazione è una forma di lotta che obbliga a
schierarsi. Il povero organizzato obbliga la società
a pronunciarsi. L'occupazione non è un grido
isolato. È importante che alla occupazione
partecipino intere famiglie perché si forma già uno
spirito comunitario. "L'occupazione è l'unica
soluzione" è uno degli slogan più antichi. Perché
la legge viene applicata solo lì dove c'è iniziativa
sociale. Anche Cardoso ha riconosciuto che senza
pressioni
non
ci
sono
risultati.
Ci sono stati due importanti successi negli ultimi
anni:
•
•
L'approvazione di una legge che obbliga,
nei processi di sgombero, a seguire una
certa procedura con la presenza del
Pubblico Ministero e del Giudice che
ascolta le parti (purtroppo i giudici,
spesso compromessi con il latifonco, non
fanno processi, non ascoltano i PM e
autorizzano in modo illegale molte
espulsioni).
È stato stabilito dal Supremo Tribunal di
Justiça di Brasilia (aprile 1997) durante un
processo ai dirigenti MST Diolinda e
Rainha che le occupazioni di massa,
promosse da movimenti sociali, con
l'obiettivo della R.A. non sono crimini, ma
rivendicazioni dell'attuazione di un diritto
costituzionale e non possono essere
giudicate alla luce del codice penale ma
alla luce della costituzione.
Violenza contro i Senza Terra.
I senza terra sono stati vittime nei loro 16 anni di
vita di molte violenze: denunce ingiustificate,
minacce, sgomberi e arresti arbitrari, torture,
omicidi, massacri. Famosi sono i massacri di
Corumbiara (1995) e di Eldorado dos Carajas
(1996). Soltanto durante l'anno 2000, 11 membri
del MST sono stati uccisi da pistoleiros o da
poliziotti.
Mostra di
Sebastião Salgado
Coltivatrice della terra
Vicino Tauá, al confine dello stato
del Ceará, la povertà ed il lavoro
duro sono scolpiti nel volto di
questa lavoratrice Sem Terra.
(Ceará, 1983)
http://www.mst.org.br.
www.comitatomst.it/
Un
bambino
nell'accampamento dei Senza
Terra nella fazenda Rosa do
Prado, dalla quale i contadini
sono stati espulsi dalla polizia
militare per 18 volte. Ora 500
famiglie
occupano
l'area
organizzati in cooperative di
produzione dove si stima
guadagneranno 350 dollari al
mese.
23
Scuola in un accampamento Sem Terra
L'educazione scolastica è uno degli obiettivi del
MST.
Un terzo dei contadini è analfabeta. Quasi la metà
non
ha
completato
l'insegnamento di 1° grado. L'8% ha completato il
1° grado e soltanto il 3% ha completato la scuola
secondaria.
La scuola, presente in ogni insediamento dei Sem
Terra, garantisce a tutti i bambini di studiare per
un minimo di 4 anni e in molti casi fino ad 8.
Oggi sono più di 2000 gli insegnanti che lavorano
con più di 40.000 bambini negli insediamenti e con
programmi di alfabetizzazione rivolti a giovani e
adulti. La quasi totalità degli insegnanti proviene
dagli stessi insediamenti.
in Brasile, conta 1600 alunni ed è impegnata in
diverse
attività:
cambiamenti nelle relazioni interpersonali,
trasformando l'ambiente scolastico in uno spazio
di
convivenza
etico-affetiva
rendere trasversale la tematica della pace
nei
programmi
scolastici
realizzare la programmazione partecipativa
dei progetti educativi e delle norme di convivenza
promuovere lo sviluppo di tutte le
potenzialità, genitori compresi, per azioni di pace
rafforzare il protagonismo giovanile nella
valorizzazione
dell'ambiente.
Significativo è il Progetto Aiuta ad Aumentare
la Pace (AAP) per la risoluzione nonviolenta dei
conflitti e per il coinvolgimento dei giovani. Il
Progetto AAP mira a costruire una comunità attiva
e responsabile in un contesto sociale fortemente
violento.
Una Scuola di Pace alle pendici del Monte
Cimone (MO), per cercare la pace con sè
stessi, la natura, gli altri ed il mondo. Una
rete di associazioni, scuole ed enti locali
per offrire alla popolazione e ai visitatori
luoghi ed eventi di pace
INTRODUZIONE
Gli obiettivi di Rocca di Pace sono costruire
luoghi ed esperienze di Pace per sviluppare la
Cultura della Pace, ricercare con le popolazioni
locali strumenti per vivere in pace con se' stessi,
la famiglia, la comunità, la natura.
Rocca di Pace intende offrire ai visitatori un
ambiente per sviluppare la pace interiore e la
propria capacità di essere operatori di pace.
Le modalità con le quali lavoriamo:
"Nessuno educa gli altri, nessuno educa sé stesso
ma ci si educa insieme" (P. Freire). Il metodo
dovrà essere coerente con il fine, quindi teso a
modalità partecipative, maieutiche e interattive.
Educare alla pace significa educare per la
cittadinanza
della
felicità
in relazione con l'ambiente, gli altri e se
stessi
introduzione e traduzione di Nara Zanoli
www.roccadipace.it
La scuola pubblica di base "Bandeirante" della
città di Guaporè, nello stato di Rio Grande del Sud
Particolare sensibilità per strumenti quali la
scultura la musica, il teatro, il cinema,...perché
l'arte è un linguaggio universale.
Rocca di Pace si prefigura come una rete locale
inserita in una rete provinciale e regionale.
Ricerca-formazione-azione sono il triangolo di
riferimento per lo sviluppo della cultura di pace.
Le attività previste sono:
24
* Musei della pace, mostre interattive, sentieri di
pace
* Convegni, corsi di formazione, attività culturali
con le biblioteche
* Percorsi didattici nelle scuole
* Spazi di mediazione sociale e familiare e di
trasformazione creativa dei conflitti
* Documentazione e informazione
I contenuti del nostro lavoro per la pace si
possono così riassumere:
* pace come bisogno universale
* sperimentare alternative alla violenza (diretta,
strutturale e culturale)
* trasformazione creativa dei conflitti
* pace con mezzi pacifici: la nonviolenza come
sfida ineludibile
* pace relazionale e mondiale a partire dalla pace
interiore
* pace con la natura
* ricerca e formazione per diventare operatori di
pace
Gli utenti ai quali ci rivolgiamo sono:
Scuole materne, elementari, medie e superiori del
territorio. Popolazione del territorio. Classi
scolastiche in gita. Turisti e sportivi. Studenti
universitari in corsi residenziali. Insegnanti,
educatori, genitori, formatori, operatori sociali e
del volontariato. Politici ed amministratori.
Obiettori di coscienza e giovani in Servizio Civile.
Caschi Bianchi, Corpi Civili di Pace Europei,
Brigate Internazionali della Pace. Parti in confitto.
Le nostre interazioni con il contesto più ampio:
A livello provinciale: Rocca di Pace si avvale della
collaborazione del Centro Universitario di Ricerca
sulle Culture della Pace e della Sostenibilità di
Modena e opera in sinergia con le altre Scuole di
Pace.
A livello regionale: si propone come Scuola di
Pace ai sensi della legge regionale 12/02
A livello nazionale e internazionale: in prospettiva
Rocca di Pace si candida come luogo di
formazione residenziale e di incontro tra i popoli.
Modalità di gestione: Rocca di Pace si
configura come una rete territoriale di Enti,
Associazioni, Scuole, gruppi e persone del
Frignano. Nella prima fase il Comune di Sestola
funge da Ente capofila di riferimento istituzionale
ed un Comitato si incarica della gestione. Entro il
2005 si costituirà in Associazione di enti. La sede:
il Castello di Sestola (MO) - Sestola, è dominata
da un castello, composto da una Rocca, da un
borgo e da un parco. La Rocca, di proprietà del
Comune di Sestola, è già stata ristrutturata ed
ospita mostre e musei. Il parco è stato
recentemente acquistato dal Comune di Sestola.
Gli edifici del borgo (alcuni medioevali, altri più
recenti) appartengono al Comune di Modena.
Alcuni
degli
edifici
medioevali
verranno
ristrutturati entro il 2005. Sono questi edifici che
ospiteranno la sede del progetto Rocca di Pace. In
prospettiva vi è anche la completa ristrutturazione
degli edifici della ex colonia per trasformarla in
Ostello. Si potrà così offrire un ambiente
accogliente e funzionale per attività di formazione
residenziali. Per le visite-laboratorio residenziali di
due o più giorni per classe o gruppi in
autogestione viene utilizzata la "Casa di
Francesco" delle suore Cappuccine di Fanano
(MO).
25
N.A.Di.R.
Associazione Medica destinata a contrastare
il disagio e le difficoltà di inserimento-integrazione nel contesto sociale. Programma socio-sanitario e
riabilitativo per le
persone che esprimono il disagio del rapportarsi
al contesto sociale esprimendo malessere e
difficoltà di carattere psico-fisico esprimentesi:Disturbi del Comportamento Alimentare, dipendenze in genere
da cibo, atteggiamenti autolesivi, alcool, disturbi depressivi, disturbi d’ansia, disturbi affettivi, attacchi di
panico, disturbi della sfera sessuale, difficoltà comunicative, integrazione interculturale
Si fa portavoce delle esigenze dei singoli e dei
gruppi, allargando il panorama informativo
allo scopo di:
rendere partecipi
passare conoscenze atte a responsabilizzare il
singolo e il gruppo nell’atto di acquisire la
libertà di essere ed esprimere sé stessi, nel
proprio ed altrui rispetto, dando quindi la
possibilità di avviare un processo di
integrazione adeguato e soddisfacente al
contesto sociale di cui sono parte.
chi sono gli usufruitori del servizio di
N.A.Di.R. ?
tutta la cittadinanza sensibile alla creazione di un
contesto sociale adeguato alle esigenze dell’uomo,
in particolar modo coloro che percepiscono il
disagio derivante dall’interazione con il contesto
sociale di appartenenza o verso il quale sono
orientati. Malessere espresso o mascherato da
sindromi più o meno gravi dal punto di vista
clinico, ma agente quale freno nella proposizione
sociale adeguata e soddisfacente (relazioni
affettive, professionali e sociali in genere
distoniche all’obiettivo originario e alla richiesta
del sociale stesso).
DCA:
approccio multidisciplinare
nel contenitore associativo
Associazione Medica N.A.Di.R.
(Nuova Associazione Disturbi di Relazione):
medici, psicologi e pazienti associati per affrontare
i disagi relazionali: una fascia di Pazienti scoperta
dalla struttura pubblica ed unicamente direzionata
al privato, in quanto non considerata MALATTIA
SOCIALE
Obiettivi del progetto
Lo scopo primario della nostra associazione è la
proposta dell’approccio MULTIDISCIPLINARE ai
DCA (inquadrabili nell’ambito dei DISTURBI di
RELAZIONE) nel contesto del CONTENITORE
associativo agente sul TERRITORIO
Che cosa permette il
contenitore associativo?
Il vissuto di PARTECIPAZIONE ATTIVA
La RESPONSABILIZZAZIONE del Paziente
L’ALLENAMENTO alla VITA e alle DINAMICHE del
GRUPPO
Imparare a riconoscere e ad esprimere le
EMOZIONI in un ambiente “protetto”
L’AMPLIAMENTO della visuale del singolo
Il passaggio di COGNIZIONI e ABILITA’
La possibilità di AGIRE SUL TERRITORIO
(prevenzione/cura)
Il rapporto con il mondo
esterno aiuta a :
Prendere coscienza dell’altro
Allargare il vissuto partecipativo
Sentirsi parte di un motore teso verso l’esterno
Raccogliere feed-back positivi derivanti anche solo
dal sentirsi partecipi
Riempire il mondo interno in termini costruttivi e
proiettivi verso l’esterno
Allontanamento dal vissuto narcisistico di
sofferenza caratterizzato dal pensiero ossessivo
(cibo/corpo)
L’evoluzione del nostro percorso
Ambiente ospedaliero (dal 1987 al ‘93)
Ambulatori privati (dal ’93 al 2001)
Associazione medica (dal 2001)
26
La sperimentazione in
AMBIENTE ASSOCIATIVO
Ambiente-contenitore accogliente proposto in
termini di COMUNITA’, più che di apparato clinico
(pur
mantenendo
fermi i supporti clinici
occorrenti)
Possibilità di contenere i costi di gestione
attraverso:
1.Le azioni di volontariato possono sostenere
l’enorme dispiego di forze operanti all’interno del
progetto
2.Supporti economici derivanti dalle donazioni dei
privati e/o degli Enti
Possibilità di accogliere una larga fascia di
interlocutori (prevenzione - trattamento) agendo
sul territorio (apertura di uno sportello di ascolto
c/o i quartieri)
Possibilità di interazione con gli altri apparati
associativi operanti nel territorio
chi sono i volontari che possono operare
all’interno di N.A.Di.R. ?
operatori tecnici quali medici, psicologi ed
educatori; i quali offrono la loro professionalità nel
contenitore associativo, rendendolo lo strumento
privilegiato ed esclusivo di un’organizzazione
di volontariato quale è N.A.Di.R. Supervisionano
costantemente le dinamiche che sostengono
l’operato agente nel contenitore e supportano,
attraverso l’utilizzo delle loro competenze cliniche,
il percorso integrativo di cui gli utenti necessitano
cittadini di buona volontà motivati e sensibili
alle problematiche di cui N.A.Di.R. si fa carico,
previa formazione
portatori di disagio che, previa valutazione
medico-psicologica,
possano
inserirsi
nel
programma
integrativo
nel
contenitore
associativo.
L’associazione diviene uno strumento funzionale
per il reinserimento agendo da potente strumento
di interazione critica col e nel sociale (una sorta di
palestra relazionale costantemente supervisionata
dai tecnici operativi)
pazienti che, dopo un percorso terapeutico
individuale e/o di gruppo, si avviano verso la
sperimentazione
relazionale
nel
contesto
associativo, quale primo step per una sana
proposizione nel sociale. In questo caso
l’associazione viene ad essere lo strumento
privilegiato ed esclusivo per un adeguato
reinserimento
Il VOLONTARIATO
Assume un triplice scopo:
1.Terapeutico
2.Collaborazione fattiva a feed-back positivo
3.Assunzione di competenze per futuri operatori
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
che rientrano nei DISTURBI di RELAZIONE
rappresentano
l’ESPRESSIONE SINTOMATOLOGICA
di un disagio che può essere conseguente ad una
spina irritativa (cambiamento, lutto, separazione)
agente su di un terreno strutturale predisposto .
La struttura di personalità che sottende
l’espressione sintomatologica può andare da
quella nevrotica al disturbo di personalità,
sino a debordare nella struttura francamente
psicotica in un crescendo di gravità.
La sintomatologia anoressica e bulimica è
nella maggior parte dei casi, sottesa alla
struttura di personalità borderline e
narcisistica. (DSM-IV 301.83 – 301.81)
Perché abbiamo inserito i DCA nei
DISTURBI di RELAZIONE ?
La difficile relazione intrapersonale si estende a
quella interpersonale, per cui il Paziente tende
all’isolamento, alla chiusura all’interno di un
mondo psichico ove domina un unico pensiero: la
DIPENDENZA DAL CIBO e/o dal CORPO
L’isolamento tende, in sintonia con il disturbo di
personalità
sottostante,
ad
assumere
la
connotazione manipolatoria con conseguenze
devastanti in ambito relazionale favorendo sempre
più la chiusura ad ogni stimolo costruttivo e vitale
(NARCISISMO)
La struttura predominante nelle sdr.
anoressica e bulimica
Essendo la struttura narcisistica dominata da un
falso sé, risulta essere facilmente condizionabile
(contesto sociale, richieste e/o aspettative da
parte di chi viene riconosciuto come modello).
L’espressione del falso sé condizionato assume
caratteristiche francamente manipolatorie, in
quanto, per aderire al modello precostituito, ha
bisogno di controllare/dominare l’ambiente, le
persone,
le
circostanze
27
Fasi della crescita
•
•
•
•
•
•
•
FASE ORALE dalla nascita ad 1 anno di
età
FASE ANALE da 1 anno a 2 anni
FASE GENITALE-EDIPICA intorno ai 3 anni
FASE di QUIESCIENZA o LATENZA
FASE dell’ADOLESCENZA
FASE ADULTA
Il ritrovamento fuori di sé degli oggetti
d’amore
Onnipotenza
2.INVIDIA
3.PAURA di non essere all’altezza
si culla in fantasie di:
BELLEZZA
RICCHEZZA
ONNIPOTENZA
NUCLEO DI UNA CONCEZIONE DEL SE’
GRANDIOSO
Quando subentra uno scontro grave con la
realtà (vecchiaia, lutto, separazione)
impotenza
Origi ne perso nalità futur a
La personalità narcisistica può entrare in una crisi
molto forte
Narcisismo
AMORE PER IL PROPRIO SE’
PORTATO AGLI ESTREMI
La nostra
immagine allo specchio è
oggetto del nostro amore più
grande
I vantaggi secondari della personalità
narcisistica nell’attuale contesto sociale:
1.Abilità nella manipolazione delle relazioni
interpersonali
2.Mancanza di legami di solidarietà sia a livello
personale che lavorativo
Risposta adeguata alla richiesta attuale del
sociale di MOBILITA’ e FLESSIBILITA’
Variazioni del RUOLO della famiglia
La persistenza del narcisismo
post-adolescenziale
Concetto molto elevato di sé
Bisogno sproporzionato di riconoscimento da
parte degli altri
1.Invidia
2.Idealizzazione
elevate aspettative di
gratificazione
3.Svalutazione degli individui da cui non ci si
aspetta nulla
IMMAGINE DI SE’ ESTREMAMENTE FORTE E
SICURA, MA IN REALTA’ VUOTA PERCHE’
AFFAMATA E NON NUTRITA A SUFFICIENZA
L’odierna personalità narcisistica
per stornare da sé:
1.COLLERA
Dal modeling al ruolo esclusivamente affettivo (in
passato la famiglia aveva a fianco del ruolo
affettivo, anche la caratteristica di
essere un
nucleo produttivo es: attività artigianale familiare,
grande famiglia contadina ponendosi in tal modo
come esclusivo modello di riferimento)
Un ruolo puramente affettivo non è sufficiente ai
figli per la loro identificazione psicologica coi
genitori (adulti)
Caduta del concetto di AUTORITA’ sostituito da
quello di COMPLICITA’ e PERMISSIVISMO
I genitori si pongono come fratelli e non come
autorità genitoriali
Desiderio del figlio di ottenere una
gratificazione orale = cibo + affetto
Risposta: cure materne intermittenti e confuse
(regali, divertimenti, giochi, …)
Risultato: il figlio resta vuoto ed affamato, ne
segue la COLLERA
28
La confusione tra ciò che il figlio può
fare da solo e ciò che invece fa la
madre:
Fa nascere la convinzione nel figlio di potere fare
tutto da solo
Il ruolo paterno, disinvestito di autorità,tende a
ricalcare il ruolo materno (quello che oggi viene
definito “mammo”)
I pazienti affetti da DCA nel nucleo
familiare
Un approccio multidisciplinare,
integrato ad un contesto
familiare “sofferente”
La famiglia
è, per ognuno, un contesto primario di
apprendimento e di esperienza, terreno dove si
sviluppano o dove falliscono sia i movimenti di
individuazione e di differenziazione, sia i processi
di acquisizione dell’identità, connessi comunque a
tali movimenti.
Nella famiglia dunque, possono più facilmente
instaurarsi quelle difficoltà relazionali, quelle
influenze emozionali che legano circolarmente il
paziente, ed il suo sintomo, al sistema familiare”
(Onnis, 2001)
Per quanto concerne i modelli interattivi all’interno
delle famiglie dei soggetti con DCA, gli studi di
Minuchin (1980) e di Onnis (1985, 1988, 1999),
hanno messo in evidenza 4 aspetti relazionali
tipici.
Le caratteristiche della famiglia
• L’invischiamento
• L’iperprotettività
• L’evitamento del conflitto
• La rigidità
L’invischiamento
Consiste nella tendenza di ciascun membro di
queste famiglie a manifestare intrusioni nei
pensieri, nei sentimenti, nelle azioni e nelle
comunicazioni degli altri.
I confini tra le generazioni e tra gli individui sono
molto labili, con una conseguente confusione di
funzioni e ruoli. L’autonomia e gli spazi personali
sono quasi inesistenti.
L’iperprotettività
Si rivela nell’alto grado di preoccupazione, di
sollecitudine e di interesse reciproco manifestato
da tutti i membri della famiglia.
Atteggiamenti di tipo protettivo sono
costantemente sollecitati ed offerti, in particolare,
quando il paziente mette in atto un
comportamento sintomatico, l’intera famiglia si
mobilita per curarlo e per proteggerlo; essa
nasconde spesso in questo movimento e in questo
processo, molti conflitti familiari.
Circolarmente, dunque, la malattia del paziente ha
una funzione protettiva sul sistema familiare.
L’evitamento del conflitto
Si manifesta attraverso la cooperazione di tutti i
membri della famiglia nel mettere in atto una
serie di meccanismi di evitamento, a nascondere il
disaccordo, in modo che rimanga latente e non
esploda mai apertamente. Ogni qualvolta la
tensione della famiglia sale e diviene minacciosa,
qualcuno dei membri, e spesso il paziente,
interviene, richiamando su di sé l’attenzione e la
preoccupazione degli altri.
La rigidità
È la caratteristica più tipica dei sistemi patologici e
si manifesta, come ridondanza, nella ripetizione
stereotipata degli stessi modelli di interazione.
Ma, in queste famiglie, essa si esprime più
specificamente nella tendenza tipica a presentarsi
come famiglie molto unite ed armoniose, in cui
non esistono altri problemi all’infuori della malattia
del paziente. Se qualche contrasto si manifesta tra
i genitori, esso riguarda sempre e soltanto la
gestione delle difficoltà alimentari della paziente
Che significato può avere, allora, il sintomo
anoressico-bulimico nell’ambito di queste
dinamiche relazionali che così
profondamente coinvolgono la paziente?
Esso assume la fisionomia di un’estrema protesta
che la paziente attua con la manipolazione del
cibo, nel tentativo disperato di ritagliare una sfera
di autonomia e di differenziazione in un sistema
familiare che non sembra permetterne altre.
Ma perché la protesta rimane muta?
Confinata nella sfera dell’implicito, del nondetto?
Non perché nella paziente non risuonino vibrazioni
emozionali, in quanto manca la capacità di
decodificarle;
Ma perché la paziente è costretta a conformarsi
ad un linguaggio familiare. Si potrebbe forse dire
al linguaggio di un “corpo familiare”, che censura
e interdice l’esplicitazione di ogni conflittualità.
Appare allora, con chiarezza, tutta l’ambivalenza
paradossale del sintomo: tentativo dolente e
spesso clamoroso di introdurre tensioni conflittuali
29
e provocatorie, in un sistema familiare che sembra
rigidamente impedirle.
Il sistema familiare, finisce esso stesso per relegare le
tensioni, attraverso un problema di nutrizione, in un
mondo infantile che è per tutti il più rassicurante e
protettivo.
Il guarire, il “crescere”.
Non comporta solo una crescita psico-fisica del
soggetto affetto da DCA.
Ma comporta una crescita dell’intero “corpo
familiare”;
una crescita non può avvenire senza l’altra.
È per questo motivo che è estremamente utile
poter lavorare con tutto il
“corpo familiare”.
Per poter preparare la famiglia ad accettare e
capire la spinta maturativa ed evoluzionistica del
membro affetto da DCA
Questo, non perché la famiglia non voglia la
guarigione.
Ma perché, per dinamiche inconsce, non è
abbastanza matura per rinunciare ad una
problematica che può avere la funzione di collante
per il “corpo familiare” stesso.
Quando il “corpo familiare” riesce a mettersi in
discussione, a capire ed a modificare i propri
comportamenti (inconsci); allora ci sono le
premesse per poter fare maturare il sintomo, il
paziente affetto da DCA e tutto il “corpo
familiare”.
I gruppi di consulenza psicologica destinati
ai genitori
Per aiutare la crescita del “corpo famigliare”
abbiamo istituito un gruppo di consulenza per i
genitori di Pazienti affetti da DCA, quale tentativo
di completamento e/o rinforzo della terapia
individuale dei Pazienti stessi
Caratteristiche del gruppo:
1.Spazio privilegiato di ascolto dei vissuti delle
famiglie
2.Possibilità di scambio di informazioni e di
esperienze
3.Condivisione delle problematiche famigliari
4.Rinforzo incrociato
La presa in carico
COGNIZIONE
SCELTA
RELAZIONE
1° incontro:
PRESENTAZIONE del programma
Iter diagnostico psichiatrico
valutazioni specialistiche
Colloquio strutturale
Incontro di staff
Somministrazione test di Rorschach
Gastroenterologica
Endocrinologica
Ginecologica
Cardiologica
Fisiatrica
Restituzione della diagnosi al
paziente con proposta terapeutica
Incontro di staff:
- definizione del programma operativo
- passaggio al Paziente dell’ipotesi
terapeutica
sulla base del seguente schema
1. ACCOGLIENZA DIURNA
2. RIEDUCAZIONE MEDICA associata in parallelo
PSICOTERAPIA PSICODINAMICA (individuale)
3. Consulenza SESSUOLOGICA
4. PSICOTERAPIA di GRUPPO
5. RIEDUCAZIONE MEDICA di GRUPPO
6. GRUPPI di LIBERA DISCUSSIONE supervisionati
dagli operatori
7. GRUPPI di SOSTEGNO destinati ai GENITORI
e/o ai PARTNERS
8. Ove necessario NUTRIZIONE PARENTERALE (
a bassi dosaggi calorici) associata a
rieducazione alimentare
9. VALUTAZIONI LABORATORISTICHE e/o
STRUMENTALI
10. CONSULENZE SPECIALISTICHE
11. AGOPUNTURA
12. TRAINING AUTOGENO
Trattamento rieducativo alimentare
NO ALLA DIETA ipo e/o ipercalorica IMPOSTA
Crea una sorta di gabbia che induce il rinforzo
della trasgressività
Non insegna a scegliere
Non responsabilizza
Alla sospensione il Paziente tende a cercare gli
alimenti
a cui forzatamente ha dovuto rinunciare e/o
subire
PRESA IN CARICO DEL PAZIENTE
da parte del
RIEDUCATORE MEDICO
LIBERTA’ di
2° incontro: ANAMNESI, ESAME OBIETTIVO
SVILUPPO della RELAZIONE
INTERPERSONALE
La
30
SI’ ALLA RIEDUCAZIONE ALIMENTARE
Si parte dalle modalità alimentari proprie del
Paziente e lo si coinvolge nel processo di
cambiamento atto ad acquisire un rapporto con gli
alimenti sintonico all’obiettivo: il RIEQUILIBRIO
DEL PESO CORPOREO
Perché è così difficile iniziare e/o
proseguire un programma di riequilibrio del
peso corporeo?
NEGAZIONE del PROBLEMA per scarsa fiducia
nelle proprie capacità di potere modificare il
rapporto con il cibo (bassa autostima – scarsa
cognizione delle proprie risorse)
STATO di DEPRESSIONE sottostante il
disequilibrato rapporto con il cibo
COMPULSIONE esprimentesi nell’utilizzo del cibo a
soluzione di problemi verso i quali ci si sente
impotenti
DIFFICOLTA’ OGGETTIVA DEL PROGRAMMA
proposto in relazione con le consolidate abitudini
di vita
INSUFFICIENTE o inadeguate MOTIVAZIONi
FATTORI CULTURALI E/O SOCIALI
cognizione
relazione
sperimentazione
Rappresentano in sintesi
il programma proposto per
tentare il riequilibrio del peso corporeo
La COGNIZIONE
La CONOSCENZA rappresenta l’unico strumento
che ci possa rendere LIBERI di SCEGLIERE
COSA
COME
QUANDO
MANGIARE
NO AL CONTROLLO
SI’ ALLA MODULAZIONE
La RELAZIONE
• con NOI STESSI: il nostro corpo, la nostra
immagine corporea, i nostri problemi, il
nostro piacere
• con il CIBO cercando di rivestirlo del
significato più adeguato al nostro
benessere
•
•
•
•
•
con GLI ALTRI a rinforzo della fatica che
ci stiamo accingendo ad affrontare;
dell’acquisizione dell’abilità a stare e
rimanere nel branco (aumento autostima)
con i CONDIZIONAMENTI SOCIALI che
spesso ci allontanano dai nostri reali
bisogni o li mascherano
con i PREGIUDIZI che ci fanno vedere la
realtà in maniera distorta con
conseguente allontanamento dalla
possibilità di interagire costruttivamente
per noi e per gli altri
con il NOSTRO AGIRE attraverso
l’acquisizione di una modalità
sperimentale di affrontare la vita (errori
non fallimentari, possibilità di cercare
alternative, verificabilità dell’agito)
con le NOSTRE EFFETTIVE MOTIVAZIONI
orientate al cambiamento
La SPERIMENTAZIONE
• È vitalità
• È un porsi un obiettivo cercando diverse
vie per riuscire a perseguirlo
• È tentativo orientato e motivato
• È evoluzione individuale e sociale
• È acquisizione del concetto di errore
evolutivo
Il metodo sperimentale viene applicato al
nostro programma medico rieducativo:
RICERCA DI ALTERNATIVE
FORZA DEL GRUPPO
Forza del gruppo
Appartenere ad un gruppo significa:
interagire con persone animate dal nostro stesso
obiettivo
e
bloccate
da
problematiche
sovrapponibili
CI DA’:
1. UN FORTE SENSO DI APPARTENENZA.
2.CI MOTIVA
3.RIDUCE LA FATICA
SI ATTIVANO:
1. La COMPLICITA’
2. La RESPONSABILITA’ reciproca
3. La CONDIVISIONE
4. L’APPARTENENZA attiva e non impositiva
Markers biologici per i DCA
(Blundell 1984)
Il modello esplicativo del sistema di regolazione
dell’appetito e della sazietà, prevede un sistema
organizzato su 3 livelli:
1.Eventi psicologici comprendenti sensazioni di
piacere, di fame, di desiderio per il cibo e i
31
comportamenti legati al cibo propriamente detti,
con relativi pasti, spuntini e conseguente
assunzione calorica
2.Eventi metabolici periferici (insulina,
glucocorticoidi, colecistochinina, somatostatina,
VIP)
3.il 3° livello (cervello, ipotalamo in particolare) è
rappresentato dalla sede dell’attività dei
neurotrasmettitori (dopamina, noradrenalina,
serotonina, oppioidi endogeni, peptide YY - PYY,
neuropeptide Y - NPY) e delle interazioni tra
questi e i segnali metabolici provenienti dalla
periferia
L’appetito e la sazietà sarebbero il risultato
della continua e sincrona interazione tra i 3
livelli
Sindrome anoressica
Il sintomo più evidente è
la RESTRIZIONE
dell’APPORTO di
ALIMENTI partendo
dalla selezione degli
stessi in base a
cognizioni (per lo più
errate) relative al loro
valore nutrizionale:
vengono prediletti gli
alimenti a basso
contenuto calorico
La restrizione alimentare
può debordare nella
NEGAZIONE pressoché
TOTALE del BISOGNO
PRIMARIO del nutrirsi
sino a sviluppare una
DIPENDENZA DALLA
NEGAZIONE del bisogno
di cibo
La negazione presto va a comprendere tutti (o
quasi) i bisogni primari
Si sviluppa un pensiero compulsivo, a
volte con sfumature deliranti, orientato
verso la forma del corpo
(DISMORFOFOBIA)
Contemporaneamente si pone in atto un
meccanismo di vanificazione della
percezione di abbandono affettivofamiliare (l’aspetto fisico emaciato provoca
attenzione e preoccupazione nella
famiglia)
Altri sintomi organici
da malnutrizione
EDEMI DECLIVI , a volte gonfiore al volto in
relazione alla diminuzione della pressione
oncogena da diminuzione del rapporto
albumine/globuline
ALTERAZIONI CUTANEE ed ANNESSI:
1.Pelle secca, rugosa, assottigliata, anelastica,
spesso desquamante
2.Talvolta pigmentazione di colorito giallo-arancio
localizzato ++ al palmo di mani e pianta dei piedi
3.Le unghie appaiono striate e fragili, spesso si
formano lesioni ragadiformi alla loro periferia che
possono provocare ascessi sottoungueali (deficit
sistema immunitario)
4.I capelli perdono la loro lucentezza, appaiono
fini, secchi e scarsamente vitali, spesso si osserva
una caduta importante
5.Comparsa di una pelosità anormale, chiamata
lanugo, localizzata sprt. a livello del labbro sup.,
delle guance e del dorso
ALTERAZIONI DENTARIE: alta frequenza di carie
, spesso gengiviti ricorrenti
FATTORE AGGRAVANTE della sdr.
anoressica
L’alternarsi della restrizione alimentare con episodi
rapportabili alla sdr. bulimica (ABBUFFATE)
seguite da interventi riparatori:
1. VOMITO AUTOINDOTTO
2. ABUSO DI LASSATIVI
3. IPERATTIVITA’
Clinica della malnutrizione da sdr.
anoressica
DIMAGRIMENTO che si instaura in un tempo di
durata variabile, anche se il più delle volte è
rapido. Si fa un confronto tra il peso corporeo
misurato e quello abituale e lo si pone in relazione
con il tempo intercorso nella variazione, in quanto
in relazione al tempo si può procedere in maniera
diversa e dal pto. di vista terapeutico e dal pto. di
vista diagnostico
Peso misurato
X 100 = % del peso
abituale
Peso abituale
AMENORREA è un sintomo costante,
determinata sia dallo stress psicofisico che
dalla riduzione del tessuto adiposo
ALTERAZIONE della CIRCOLAZIONE
PERIFERICA = le estremità sono fredde e
cianotiche, mentre i vasi superficiali sono in
stato di contrazione quasi permanente
IPOTENSIONE
ABBASSAMENTO della TEMPERATUTA
CORPOREA
32
ALTERAZIONI CENESTESICHE dell’APP.
GASTROENTERICO: i Pazienti lamentano senso di
ripienezza e di gonfiore all’ingestione di minime
quantità di cibo
ATONIA INTESTINALE e STIPSI
Parametri bioumorali nelle malnutrizioni
I test clinico-chimici di base:
1.Emocromo
2.Elettroliti ematici ed urinari
3.Glicemia
4.TGC + CS tot e fraz. HDL
5.Albuminemia
6.Cretininuria sulle urine delle 24 ore
7.Azoto ureico
8.Calcemia
9.Fosforemia
10.Protrombinemia
11.Transferrinemia
12.Transaminasi
Valutazioni endocrinologiche di base:
1.Funzionalità della tiroide
2.Funzionalità asse ipofisi-gonadi
Indagini immunologiche:
1.IgA, IgG, IgM
2.C3 e C4
3.Leucociti
4.Linfociti
Spesso le abbuffate vengono programmate
(relazione con le emozioni) e consumate in
solitudine e di nascosto
L’APPROCCIO TERAPEUTICO
NON deve puntare sul cibo, in quanto rischierebbe di
rinforzare il sintomo e/o allontanare il Paziente che,
utilizzando la manipolazione, tende a SFIDARE il
terapeuta:
1.Negazione del problema
2.Utilizzo di bugie
3.Richiesta di una “soluzione” immediata (fenomeno del
TUTTO o NULLA e SUBITO)
4.Competizione con il terapeuta: desiderio di attenzioni,
tentativo di dimostrare la superiorità esprimentesi nella
negazione dei bisogni primari, desiderio di
emancipazione
5.Chiusura nei confronti delle cognizioni che il terapeuta
tenta di passare
6.Isolamento sociale
L’atteggiamento bulimico
In maniera molto più evidente che nelle altre
sindromi DCA, la BULIMIA esprime la voracità
compulsiva in ambito relazionale
BULIMIA AFFETTIVA
I linfociti si ritengono
significativi di malnutrizione se
<1.500/mm 3
% linfociti/mm3 X GB/mm3
100
ABBUFFATA
Rappresenta il sintomo
principale della BULIMIA
Consiste nell’ingestione
di una enorme quantità
di cibo, in un periodo
molto breve di tempo e
con modalità particolari
(RITUALITA’)
Si avverte la sensazione
di non riuscire a
fermarsi, di perdere ogni
controllo che era stato
tanto faticosamente
ricercato in relazione al cibo
Vengono consumate in fretta grandi quantità di
cibo di tutti i tipi, passando dal dolce al salato,
senza riuscire a percepirne i sapori
Usualmente i cibi prediletti sono quelli ad elevato
contenuto calorico (quelli che di solito vengono
tenuti sotto controllo)
Seduzione compulsiva seguita da distruzione della
relazione affettiva (vomito affettivo)
Atteggiamenti comuni
•
•
•
•
•
Scarsa AUTOSTIMA debordante nella
DEPRESSIONE conclamata
ATTEGGIAMENTO RINUNCIATARIO,
scarsamente affidabile, MANIPOLATIVO
INQUINAMENTO delle già difficili relazioni
interpersonali
DIFFICOLTA’ a RICONOSCERE le proprie
EMOZIONI
UTILIZZO del SINTOMO ad espressione
del malessere che inonda il Paziente
Regolazione periferica dell’introito di cibo
1.SEGNALI NERVOSI (via vagale da
distensione gastrica)
La distensione gastrica aumenta la frequenza di
spikes vagali
La stimolazione delle afferenze vagali aumenta
l’attività del NVM (nucleo ventro mediale)
33
La vagotomia nel ratto riduce del 25-50% la
quantità di cibo ingerita per singolo pasto
La vagotomia per ulcera gastrica induce iporessia
e dimagrimento
2.SEGNALI CHIMICI
Il glucosio e.v. riduce l’introito di cibo, il 2deossiglucosio (non metabolizzato) stimola
l’assunzione di cibo: il segnale è forse
l’utilizzazione ?
L’inibizione del senso di fame si può ottenere
infondendo glucosio:
- nell’ipotalamo
-nella vena porta
-nel duodeno (ridotto o abolito da vagotomia)
3. SEGNALI ORMONALI
-Insulina per effetto indiretto
-Estrogeni: l’estro inibisce l’introito di cibo, mentre
nella fase post-estro aumenta, la castrazione
abolisce la ciclicità dell’introito nel ratto femmina
La somministrazione ciclica di estradiolo
diminuisce l’introduzione di cibo; l’impianto di
estradiolo nel NVM deprime l’introito di cibo
IPERFAGIA
Normopeso (BMI 18,5-24,9)
Sovrappeso (>25)
Pre-obesità (25-29,9)
Obesità di 1° (30-34,9)
Obesità di 2° (35-39,9)
Obesità di 3° (> 40)
Il BMI (indice di massa corporea) si
ricava dividendo il peso in chili per il
quadrato dell’altezza in metri
BMI = kg/m 2
Il SOVRAPPESO è definibile come un accumulo
eccessivo di grasso corporeo, al di sopra della
normale quantità, dovuto (nella quasi totalità dei
casi) ad un’alterazione del bilancio energetico
(rapporto tra l’energia introdotta con gli alimenti e
quella consumata dal nostro corpo per tutte le
attività volontarie e involontarie) che si mantiene
a lungo positivo (prevalenza delle entrate rispetto
alle uscite)
Etiopatogenesi del sovrappeso
MALATTIE ENDOCRINE
1.Sdr. di Cushing (disordine endocrino da alterata
funzionalità surrenalica, iperproduzione di
cortisolo)
2.Iperinsulinuismo
3.Sdr. di Stein- Leventhal (sdr. dell’ovaio
policistico caratterizzato da adiposità, irsutismo e
amenorrea)4.Ipotiroidismo
FORME GENETICHE
FORME IATROGENE (indotte da farmaci)
ESOGENE (l’eccesso di introiti calorici e il ridotto
consumo dei depositi di grasso accumulati con il
cibo determinano un disequilibrio del peso
corporeo)
Obesita’ androide
Obesita’ ginoide
Esame clinico del Paziente
in sovrappeso
IL MALATO IN PIEDI E
NUDO
1.La disposizione del grasso
(ginoide, androide, mista)
2.L’esistenza di lipodistrofie
3.La statica: colonna,
ginocchia e piedi
4.Il grado di rilassamento
muscolare e cutaneo
(grembiule addominale, seno pendulo, pieghe
brachiali…)
5.Lo stato della pelle (strie, lividi, acrocianosi,
xantomatosi, intertrigo delle pieghe)
6.Del sistema pilifero (triangolo pubico, ipertricosi:
virilismo, irsutismo)
7.Del sistema venoso (varici e turbe trofiche)
8.Valutazione P.A.
IL MALATO DISTESO
1.Valutazione del volume del fegato in decubito
dorsale dx e sn.
2.Esistenza di punti di Murphy e di Manson-Bahr
(sofferenza sigmoidea)
3.Esame dei polsi periferici (radiale, tibiale
posteriore, pedidio)
4.Auscultazione dei grossi vasi
5.Nella donna l’esame vaginale è indispensabile,
con studio del collo dell’utero
6.Valutazione P.A.
34
Complicanze del sovrappeso
Apparati:
CARDIOVASCOLARE:
Ipertensione arteriosa
Aterosclerosi
Varici arti inferiori
Tromboembolia
Morte improvvisa
RESPIRATORIO:
Difficoltà respiratorie
Sonnolenza
DERMATOLOGICO:
Aumento dei peli
Ulcere da stasi
ENDOCRINOLOGICO :
Diabete mellito
Ovaio policistico
Amenorrea
Tumore al seno e all’utero
GASTROENTERICO:
Calcolosi della colecisti
Steatosi epatica
Tumore dell’intestino
MUSCOLO-SCHELET.
Osteoartrosi
Gotta
Ernie (tutti i tipi)
Rapporto tra tasso di mortalità e BMI
•
Allargare il setting abbracciando ogni
attività svolta all’interno del contenitore
associativo
IL SETTING
Per il PAZIENTE rappresenta quello spazio fisico e
psichico ove sente di essere DENTRO la terapia
Per il TERAPEUTA rappresenta quella zona ove
mette in opera il programma terapeutico nel
rispetto delle regole che sostengono il suo
intervento
RELAZIONE TERAPEUTA/PAZIENTE
Oltre al DISEQUILIBRIO RELAZIONALE rivolto verso il
cibo, il proprio corpo e l’esterno, spesso questi disturbi
propongono gravissime alterazioni dei parametri vitali,
per cui:
risulta INDISPENSABILE un immediato supporto clinico
che DEVE essere proposto in termini COLLABORATIVI e
non impositivi (IMPORTANZA DELLA RELAZIONE
TERAPEUTICA)
•
•
•
Lo staff operativo DEVE:
Osservare individualmente un setting
preciso e codificato
Permettere la costante interazione
(supervisione incrociata) tra i suoi
componenti nel rispetto del setting
individuale inserito nel progetto
terapeutico multidisciplinare
Mostrarsi al Paziente in maniera compatta
e solida per impedire le inevitabili
manipolazioni messe in opera dalla
patologia
Il SETTING ALLARGATATO è rappresentato dal
contenitore associativo comprendente tutte le
attività svolte in esso, in sintonia con il
programma medico rieducativo di inserimento
proposto
Il setting allargato permette:
•
•
•
•
Una migliore osservazione del Paziente nel
processo di interazione
Facilita la diagnosi
Favorisce l’intervento terapeutico
Implica un impegno costante dello staff:
osservazione, supervisione, interrelazione con
il singolo e con il gruppo a proposito delle
dinamiche interattive e del singolo e del
gruppo
Il bacino di utenza potrebbe derivare da:
• Medici di base
• Strutture ospedaliere
• Poliambulatori privati e convenzionati
• Sportelli di ascolto presso i quartieri della
città
• Pazienti in trattamento o già trattati
35
Il contenitore
• Il programma necessita di
un’AMBIENTAZIONE SPECIFICA che
induca i Pazienti a vivere la COMUNITA’ e
non l’asetticità del contenitore medico
• Anche l’approccio prettamente internistico
(indispensabile) può essere proposto nel
rispetto della possibilità di rendere
partecipi i Pazienti, cercando di non fare
“subire” la terapia, rendendoli coscienti di
ciò che devono superare
MISSIONI SOCIO-SANITARIE di interscambio coi
paesi cosiddetti Terzi, in particolare ns/esperienza
con l’Africa (Burundi)
ELASTICITA’ del PROTOCOLLO
TERAPEUTICO
La nostra esperienza clinica ci porta a sostenere
l’importanza di proporre un programma medico
lontano dagli schemi rigidi ed unici che invece
vengono proposti per il disavvezzamento ad
esempio dalla tossicodipendenza .
Essendo i DCA una sindrome, abbisognano di una
proposizione che, pur mantenendosi adesa ad un
protocollo sperimentato, non risenta della rigidità
del protocollo unico per tutti i Pazienti.
Ogni Paziente rappresenta una unicità ed
una sperimentazione
Il
vissuto di partecipazione è orientato
prevalentemente verso azioni di tipo umanitario e
questo produce una netta sensazione di
benessere ed esalta l’importanza del singolo nel
gruppo
Gli STIMOLI
cosa significa “allargare il panorama
informativo” ?
•
•
Il nostro programma prevede
l’induzione di FORTI STIMOLI
orientati ad uscire da sé e/o arricchire il
sé
Gli stimoli sono di carattere culturale e/o
sociale (es. azioni di partecipazione
solidale)
Tentativo di avvicinamento
ai BISOGNI PRIMARI
La PARTECIPAZIONE ATTIVA
SALUTE & INFORMAZIONE:
Produzione di filmati riferentesi al
tessuto sociale nel quale viviamo
Cineforum + dibattito – Seminari
informativi
N.A.Di.R. propone un largo ventaglio di stimoli in
ambito sociale orientati ad allargare le
conoscenze; tende così a perseguire l’obiettivo
principe di sviluppare o risvegliare quel pensiero
critico
indispensabile
per
operare
scelte
autonome, per non cedere alla manipolazione
mediatica orientata alla globalizzazione omologata
ed omologante. Gli stimoli vengono proposti nel
rispetto del singolo, della cultura di appartenenza
ad integrazione ed arricchimento del gruppo e del
singolo. Arricchimento sostenuto dall’incontro con
la diversità che attraverso la conoscenza abbatte il
muro della paura spesso colpevole ed insidiosa
induttrice di pregiudizi devianti e responsabile
dell’insorgenza del malessere espresso. Attraverso
la conoscenza è possibile avviare il processo di
individuazione consapevole sempre più lontano
a causa dell’omologazione globale.
con quali modalità “N.A.Di.R. informa” ?
36
1. attraverso la produzione di filmati inediti
realizzati dagli operatori e volontari di N.A.Di.R. in
collaborazione con Arcoiris Tv, che opera
l‘immediata messa in onda on line e su satellite. I
filmati sono relativi ad eventi di rilievo e di
interesse culturale e sociale, nonché medico a
carattere divulgativo. I filmati sono visibili nella
sezione “Nadir informa” sul nostro sito
(www.mediconadir.it) oppure sul sito di Arcoiris
(www.arcoiris.tv)
2. Attraverso la redazione della rivista
“Mediconadir” La rivista viene interamente
redatta all’interno dell’associazione con l’ausilio di
tutti coloro che si rapportano all’associazione,
compresi i portatori di disagio che usufruiscono
del programma rieducativo. È stato istituito un
gruppo
di
redazione
responsabile
della
realizzazione e divulgazione della rivista, anche il
gruppo di redazione (come ogni gruppo di lavoro
agente
all’interno
di
N.A.Di.R.)
viene
costantemente supervisionato dagli operatori
tecnici in quanto la rivista rappresenta un ulteriore
canale di comunicazione
3. Cineforum con annesso dibattito condotto
da un operatore tecnico
4. Proposizione e realizzazione di seminari
tematici condotti dagli operatori di N.A.Di.R. e alla
presenza di esperti. I seminari vengono proposti
c/o la sede di N.A.Di.R. e/o presso altre strutture
(Istituzionali e non), allo scopo di informare e
prevenire i disagi di cui N.A.Di.R. si fa carico
5. Divulgazione alle mailing list tramite la
messa in rete con altri apparati associativi delle
reciproche iniziative promosse
6. Gruppo di lettura supervisionato da un
operatore che agisce da moderatore e stimolatore
della discussione
Massoterapia
Training autogeno
Aikido
Corso di EDUCAZIONE AL MOVIMENTO
• nell’ambito del programma medico
rieducativo il corso di educazione al
movimento, mettendo in azione il corpo,
implica non solo movimento fisico, ma
anche psichico (miglioramento delle
proprie abilità di coordinazione, di
proposizione, di espressione emotiva,
riequilibrio del peso corporeo associato ad
aumento del tono muscolare).
• il corso di educazione al movimento tende
ad identificarsi nella cosiddetta “ginnastica
funzionale”, ossia nella proposizione di un
insieme di esercizi che, utilizzando il
divertimento, formino la struttura del
movimento corporeo (schemi motori e
posturali)
Un individuo raggiunge la piena funzionalità dei
propri movimenti quando l’interazione tra impulso
neuro-cerebrale, movimento eseguito e spazio
intorno a sé sono completamente integrati
La ginnastica determina il condizionamento
muscolare che rappresenta la capacità di allenare
i propri muscoli ad un grado di contrazione
diversa da quella normale, ottenendo una migliore
risposta neuromuscolare (tono), una miglior
resistenza (endurance) ed un migliore stato
nutrizionale (trofismo).
La danza viene proposta quale mezzo per
acquisire
coordinazione
ed
armonia
nei
movimenti, per finalizzare la ginnastica e la fatica
verso un obiettivo divertente ed aggregante
all’interno del gruppo.
Attività rivolte ad acquisire un buon
rapporto con il corpo
Educazione al movimento
Preparazione alla danza
Yoga
rappresenta un allenamento
Lo stretching
finalizzato
all’estensibilità
muscolare
che,
sfruttando l’immobilità dell’esercizio, consente di
raggiungere benefici in termini di flessibilità e
prevenzione di infortuni muscolari.
Lo stretching abbinato al movimento aerobico
tende a fare risalire il recupero sfruttando quei
processi fisiologici che facilitano il regresso del
senso di stanchezza dovuto alla rigidità muscolare
transitoria conseguente all’allenamento.
37
ATTIVITA’ DI SOSTEGNO
1. SEMINARI a scopo DIVULAGATIVO e/o
TERAPEUTICO
2. CINEFORUM con dibattito condotto dagli
operatori
3. GRUPPO di LETTURA
4. GRUPPO di TEATRO
5. GRUPPO di PITTURA
6. GRUPPI atti ad acquisire e/o ampliare il
ventaglio di ABILITA’
• Gruppo di rieducazione
relazionale (studio di
usi, costumi e leggi
appartenenti
alla
cultura
italiana
supportato dall’azione
di interscambio con usi,
costumi e leggi di altre
culture
a
completamento
ed
arricchimento
individuale e di gruppo)
• Biblioteca
• Gruppi di acquisizioni di
abilità
(preparazione
uso
del
computer,
apprendimento lingua
italiana ed interscambio
linguistico, acquisizione
di abilità manuali a
richiesta
degli
interessati)
ATTIVITA’ LUDICHE E DI LAVORO
Attività ludiche e di lavoro ad
ampliamento delle capacità di interazione
all’interno di un gruppo “protetto”
• Corsi destinati ad ampliare le capacità
manuali gestiti in gruppo (corso di lingue,
organizzazione di feste e momenti di
incontro con altre realtà associative,
découpage, corso di taglio e cucito……..)
• Redazione della rivista “MEDICONADIR”
•
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N.A.Di.R. - Seminario
informativo
Comportamento Alimentare (anoressia, bulimia,
obesità), inquadrabili nei Disturbi di Relazione,
attraverso un'azione diretta sul territorio nazionale
con allargamento nel Sud del Mondo attraverso
Missioni
di
interscambio
socio-sanitario.
www.arcoiris.tv
N.A.Di.R. informa: lo staff medico-psicologico di
N.A.Di.R. propone un seminario informativo sulle
attività dell'associazione, sul progetto che la
sostiene. Il seminario, a carattere prettamente
divulgativo,
dal
titolo
"L'approccio
multidisciplionare ai Disturbi di Relazione nel
contenitore associativo: salute & informazionesalute & partecipazione" si è svolto c/o la Sala
Falcone Borsellino del Quartiere Reno di Bologna
in data 11 gennaio 2006. Nel corso dell'incontro i
Disturbi del Comportamento Alimentare
(DCA), quale argomento portante dell'incontro,
sono stati sviluppati dal punto di vista clinico,
rieducativo, psichiatrico (nella fattispecie si sono
valutate ed inquadrate le strutture di personalità
che soggiacciono più frequentemente le
espressioni
sintomatologiche),
psicologico
relazionale con particolare riferimento alle
dinamiche
famigliari
che
sottendono
la
problematica in questione. La diversificazione
delle aree trattate nella loro complessità
sanciscono
di
diritto
un
inquadramento
multidisciplinare necessario a comprendere le
motivazioni che inducono a considerare il
contenitore associativo con tutte le sue peculiarità
l'ambientazione al momento più adeguata ad un
reinserimento nel sociale dei soggetti portatori di
disagio
relazionale.
Ha aperto
Presidente
l'incontro:
Vincenzo
Q.re
Naldi Reno
sono
intervenuti:
Dott. Carlo Trecarichi Scavuzzo - Psicologo Vicepresidente
N.A.Di.R.
Dott. Paola Calzolari - Medico Psichiatra
Psicoterapeuta
Dott. Luisa Barbieri - Medico Rieducatore Responsabile
attività
scientifiche
N.A.Di.R
Associazione
Medica
N.A.Di.R.
Organizzazione di Volontariato - Onlus associazione a carattere socio-sanitario destinata
alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del
39
Reinserimento ed integrazione
Pregiudizi & Diversità
alla base della difficoltà di reinserire e/o integrare
a cura di Luisa Barbieri
Parlare di PREGIUDIZI sembra facile, facile è capirne il significato razionale:
UN CARICO DI EMOZIONI PER LO PIU’ NEGATIVE CHE NASCONO PRIMA DI OGNI VALUTAZIONE LONTANE
DA ESPERIENZE DIRETTE
GIUDIZI nei confronti di persone e/o situazioni che per lo più trovano le loro radici nella
INSODDISFAZIONE INDIVIDUALE o di GRUPPO
INSODDISFAZIONI derivanti per lo più da deprivazioni relative, ossia da vissuti non corrispondenti al reale
INSODDISFAZIONI
Rappresentano il frutto dell’immaginario sviluppato a difesa di sé e di ciò che viene percepito come proprietà
al di là dell’oggettività
Immaginario spesso indotto e condotto da un sistema mediatico fuorviante e manipolativo, orientato verso la
creazione guidata di un sistema omologato ed omologante lontanissimo dall’uomo e dalle sue necessità
La manipolazione mediatica
Una delle paure più profonde e difficili da contrastare che si annida in
ciascuno di noi è di NON ESSERE ACCETTATI
L’essere umano è per definizione un essere sociale, ma guai se il prezzo
da pagare per fare parte della società è la “morte” di noi stessi
La comunità
umana va intesa
come un insieme
di esseri liberi che mettono insieme i loro pensieri,
le loro capacità, le loro energie per costruire una
società solidale
La conquista è: ESSERE ED ESPRIMERE
SEMPLICEMENTE CIO’ CHE SI E’ al di là di ciò che si
presuppone che gli altri o il sociale pretenda da noi
Le multinazionali
si stanno impadronendo dell’economia mondiale
passando attraverso il condizionamento mediatico
Le Multinazionali sono imprese
produttive o finanziarie che
controllano altre società di
nazionalità estera
40
Unite le multinazionali sono 65.000 e controllano 850.000 società.
Hanno alle loro dipendenze 63 milioni di persone che sono responsabili del 30% della produzione mondiale,
che controllano il 70% del commercio internazionale
Confronto tra il fatturato di alcune multinazionali e il prodotto interno lordo di alcuni stati (2002)
Noi,prime vittime del denaro
La rovina del pianeta è strettamente collegata alla presa del potere da parte dei mercanti.
Oggi i mercanti si presentano sotto le sembianze di imprese industriali, commerciali, banche
e assicurazioni.
L’organizzazione economica trova l’essenza della sua filosofia nelle due idee che hanno
sconvolto il mondo:
La ricchezza si fonda sul denaro
L’obiettivo è di ottenerne sempre di più in una corsa senza fine
Ai mercanti non interessa solo spingere il prezzo verso l’alto, interessa loro anche allargare le
vendite
PIU’ VENDE, PIU’ GUADAGNA
Ecco perché la tendenza è orientata ad accrescere infinitamente la produzione in una spirale
che non conosce limiti, ecco perché noi siamo presi d’assalto dalla pubblicità e siamo indotti,
con ogni mezzo, a comprare sempre di più, sempre diverso
I mercanti si difendono dicendo che il loro fine è soddisfare i nostri bisogni, in realtà è una
corsa al creare nuovi bisogni con il risultato di farci sentire dei perenni insoddisfatti
Ripensare il benessere
Ci siamo adagiati nell’abbondanza e l’idea di essere meno ricchi ci spaventa, nel
nostro immaginario si affacciano fantasie di privazioni e di sofferenze.
È possibile vivere bene pur disponendo di meno ?
La risposta è SI’, anzi, consumando di meno a volte si vive meglio!
Forse è giunto il momento di FERMARCI a riflettere sul
CONCETTO di BENESSERE:
il sistema materialistico nel quale viviamo consiste esclusivamente nel POSSESSO di
OGGETTI.
Noi non siamo bidoni aspiratutto, siamo creature che, oltre alle esigenze del corpo,
hanno esigenze affettive, sociali, intellettuali, spirituali.
Solo se tutte queste esigenze sono soddisfatte in maniera armonica possiamo parlare
di benessere
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Rivoluzione degli stili di vita
Riscoprire la sobrietà
Riciclare e riparare
Usare invece di possedere
Raccorciare le distanze
Valorizzare l’autoproduzione
Rivoluzione della produzione
Produrre beni fatti per durare
Produrre su base locale
Coltivare in maniera biologica
Evitare produzioni inquinanti e pericolose
Limitare l’uso delle risorse non rinnovabili
Utilizzare per quanto possibile energia naturale
Valorizzare il lavoro umano
Rivoluzione dell’economia
Programmare
Garantire i bisogni fondamentali a tutti col contributo di tutti
Incoraggiare l’autoproduzione e lo scambio di lavoro su base locale
Regolamentare ed indirizzare l’attività delle imprese
Dividere equamente le risorse e gli spazi ambientali a livello mondiale
Regolamentare il commercio internazionale per garantire guadagni equi ai
produttori
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Un rapporto più distaccato
“L’atteggiamento del consumismo è quello dell’inghiottimento del mondo intero. Il
consumatore è un eterno lattante che strilla per avere il poppatoio”(Eric Fromm)
Il modo più sintonico al nostro benessere è quello di riuscire a guardare alle cose per
quello che sono:
DEI MEZZI PER SODDISFARE
I BISOGNI
Isola della solidarietà
Spese destinate agli armamenti: follia ??
Isola dell’avidità
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Le “armi” veramente efficaci di cui tutti noi possiamo disporre per tentare di migliorare la condizione del
Pianeta e della sua gente sono già in nostro possesso, basterebbe rendersene conto ed utilizzarle.
Queste sono le vere
“armi intelligenti”:
RAGIONE
LIBERTA’ AMORE
FIDUCIA TOLLERANZA
CONFRONTO DIALOGO CONDIVISIONE
GENEROSITA’
LE “ARMI” INTELLIGENTI
La CONOSCENZA fornisce la possibilità a tutti noi di operare delle scelte in
sintonia con ciò che noi siamo, ci svincola dal condizionamento, risveglia il
nostro pensiero critico, abbatte il muro della paura della diversità, ci offre
l’opportunità di acquisire la responsabilità di essere, volta alla conquista della
libertà individuale e di gruppo
Il DIALOGO ci offre la possibilità di confrontarci, di condividere, di dissentire
nel rispetto di noi stessi e dell’interlocutore, ci apre la porta della TOLLERANZA
quale espressione di libertà
La possibilità di offrire e di usufruire di ALTERNATIVE permette ad ognuno di
noi di operare scelte il più possibile vicine al nostro benessere
La mancanza di COGNIZIONI, VERIFICHE o CONFRONTI ci fanno scivolare
nella trappola dei PREGIUDIZI orientandoci a formulare solamente sterili
sentenze di accusa aprendo ostilità nei confronti di ciò che percepiamo DIVERSO
OSTILITA’ sostenuta dalla PAURA
paura della DIVERSITA’
…ma la diversità è ricchezza, è evoluzione, solo incontrando la diversità si può pensare di tendere alla
conquista della LIBERTA’
… ma… questo nostro contesto sociale vuole perseguire davvero
la libertà o … sta perseguendo un obiettivo di schiavitù ?
Ci hanno esonerati dall’esperienza diretta permettendoci solo di rapportarci alla rappresentazione degli
eventi, ma …
da chi e come questi eventi ci vengono rappresentati ?
Il sistema mediatico filtra ogni situazione, la modifica a suo piacimento ed induce un giudizio globale
omologato determinato da una sequela di comportamenti a risposta, comportamenti che pongono le loro
basi sulla virtualità e sulla manipolazione
È questo ciò che vogliamo ?
Ognuno di noi rappresenta ciò che, nell’ambito di una sorta di monologo collettivo, l’esperienza della
comunicazione globale induce senza alcuna possibilità di formulare valutazioni e giudizi sull’onda della
nostra personalità e
… della nostra esperienza diretta
Siamo preda del CROLLO della COMUNICAZIONE UMANA che è
naturalmente caratterizzata da contraddizioni, emozioni, verità e bugie,
perdendo in questo modo la responsabilità individuale identificabile nel
parlare a proprio nome
È la ricerca dell’ESPERIENZA DIRETTA la via per riscoprire il valore
intrinseco di ognuno di noi inserito nell’intreccio relazionale del sociale
44
La globalizzazione
così come è attualmente concepita, non è altro che imposizione e sfruttamento economico supportata dal
concetto di esclusività socio-culturale da parte del mondo ricco
Il sistema globale da un lato ha determinato l’allargamento del numero di relazioni interpersonali, dall’altro
ne ha ridotto il loro valore intrinseco assoluto, spersonalizzando gli interlocutori
È aumentato il numero delle reciproche dipendenze sempre e comunque in funzione di un solo obiettivo
globale: il profitto a tutti i costi!
OGNI NOSTRO AGIRE è RELATIVO ALL’UTILITA’ CHE NE RICAVA IL SISTEMA
Quanto ci appartiene l’agire finalizzato alla prestazione oggettiva imposta ?
L’individuo per affermarsi si trova costretto a limitarsi ad una sola tipologia di prestazioni relative a ciò che il
sistema pretende
Il sistema, dal canto suo, fissa e rende oggettiva l’azione sociale complessiva ed è solo da quella che ognuno
di noi è autorizzato ad esprimersi
Una sorta di normalità imposta e finalizzata
LIBERTA’
La LIBERTA’ ha perso la sua connotazione originale:
CONQUISTA DELL’INDIPENDENZA INTERIORE
Il concetto di libertà si è trasformato in :
NON-DIPENDENZA
Non siamo più gli attori protagonisti della nostra esistenza, ma lo sono gli intrecci delle nostre prestazioni in
funzione degli scopi prioritari imposti
La relazione interpersonale evita, come naturale conseguenza:
il contatto
l’intimità
l’emotività
Consegue la rinuncia alla nostra riservatezza con enormi difficoltà nel riconoscimento del nostro stesso
corredo emotivo.
La mia esperienza clinica nell’ambito dei Disturbi di Relazione mi suggerisce quotidianamente come questo
intrecciarsi di relazioni fittizie determini l’insorgenza di disagi sino a franche patologie a carattere
autodistruttivo
L’autodistruttività
È sostenuta dall’aggressività non espressa, coartata, ma presente ed esaltata dalla forzosa chiusura cui il
soggetto viene sottoposto
Riducendosi lo spazio espressivo, aumenta il ripiegamento su di se con conseguenti ripercussioni emotive
quando la funzione che all’individuo spetta come membro impersonale dell’organismo sociale entra in
collisione con quello che l’individuo aspira ad essere
Schiavitù tecnologica
crea
conflitto interiore
blocco emotivo
aggressività
paura
45
Salute & informazione
N.A.Di.R. in collaborazione con Arcoiris Tv sta cercando di
allargare il panorama informativo proponendo un largo
ventaglio di stimoli atti a fare informazione pulita da ogni
manipolazione ed orientata a fornire materiale cognitivo atto a
risvegliare il pensiero critico con conseguente acquisizione della
possibilità di
scegliere autonomamente
Gli stimoli proposti attraverso l’utilizzo delle immagini vengono sempre forniti nel totale rispetto del singolo,
della cultura di appartenenza ad integrazione ed arricchimento del singolo e del gruppo
L’incontro con la diversità, attraverso la conoscenza, abbatte il muro della paura pregiudizievole e
responsabile dell’insorgenza del malessere espresso
Viene data la parola alle realtà che lavorano nel e per il sociale dando voce autonoma alla gente, creando
una grande rete interattiva e consapevole del grande potere che una società civile e ben organizzata può
esprimere. Si avvia così quel processo di individuazione consapevole sempre più lontano a causa
dell’omologazione globale
Liberamente tratto da:
“Ai figli del pianeta”- scelte per un futuro vivibile – Centro per un nuovo modello di sviluppo(EMI ; 2001
Minori di età non significa minori diritti
ARCI Circolo "Macondo" Milazzo
Minori di età non significa minori diritti.
Progetto "Ludobus dei diritti" legge 285/97
Convegno svoltosi a Milazzo (ME) il 25 febbraio 2006 con la presenza di:
•
•
•
Marco Guerrieri - Associazione Mani Tese
Luisa Barbieri - Associazione Nadir
Riccardo Orioles
46
Il protagonista di Blade Runner, Rick
Deckard (Harrison Ford), è un ex poliziotto, che
viene
costretto
a
riprendere,
seppur
involontariamente, la sua professione. Egli sembra
connotarsi subito come un disadattato, un
emarginato,
rinchiuso in un’impenetrabile
solitudine, che continua la sua esistenza per
inerzia più che per una sua precisa e cosciente
volontà. Il suo sguardo assente, straniato
simboleggia proprio la sua mancata integrazione
sociale
Deckard riceve il compito di eliminare
cinque replicanti del tipo Nexus 6, capitanati da
Roy Batty (Rutger Hauer), fuggiti sulla Terra dalle
colonie extramondo per cercare il proprio Creatore
(Tyrrell). Questi esseri artificiali, prodotto della
genetica, vogliono ottenere la possibilità di avere
più vita di quella che è stata a loro concessa, 4
anni. Nel frattempo Deckard si innamora della
bellissima replicante Rachel (Sean Young), con la
quale fuggirà a fine film.
I replicanti, per essere riconosciuti tali,
vengono sottoposti ad un test oculare, detto Voigt
Kampff, in cui viene analizzato, osservato e
scrutato attentamente il loro occhio.
in-fine…BLADE RUNNER:
una visione psicologica e
sociologica.
a cura di Carlo Trecarichi
"Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste
immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al
largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi ß
balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia. È tempo di morire."
(Roy Battle)
Blade Runner è un celebre film di
fantascienza di Ridley Scott del 1982, ispirato dal
romanzo Ma gli androidi sognano pecore
elettriche? (Do Androids Dream of Electric
Sheep?) di Philip K. Dick, un importante scrittore
statunitense del XX secolo, nonché precursore del
filone cyberpunk. Del film circola anche una
versione director's cut (1991), con un finale
aperto diverso dal lieto fine imposto in origine
dalla produzione.
L’utilizzo di una sofisticata macchina
permette all’uomo di individuare sottili reazioni
della retina, causate da domande finalizzate a
provocare l’emotività degli interrogati.
Il confine tra naturale e artificiale sembra
essere identificata per la società di Blade Runner
con la capacità di provare emozioni, sentimenti;
sembra risiedere in un luogo, oscuro alla visione,
l’anima, che da sempre si presenta come
l’elemento misterioso e distintivo dell’uomo, che lo
innalza al di sopra delle altre creature
dell’universo.
Il regista, ci mostra i replicanti come
creature capaci di sviluppare una coscienza e dei
sentimenti, come esseri che non minacciano
l’esistenza dell’uomo anche se ne minano
involontariamente l’identità. Essi sono animati dal
desiderio
di
integrarsi
all’umanità,
sono
ossessionati dal bisogno di avere una vita
biologicamente indeterminata invece di una
geneticamente programmata.
Come sostiene Menarini “nel film non c’è
un solo momento nel quale gli androidi sembrino
spinti alla rivoluzione da una fame di giustizia
sociale. Non è la rivolta degli schiavi per una vita
migliore: è la rivolta dei condannati a morte per
avere più vita. “Vivere nel terrore” per essi
47
significa aspettare la morte. L’esigenza
sopravvivere oscura tutte le altre.”
di
speranza di una vita eterna, ha ben compreso la
madre di tutte le paure.
In Blade Runner l’uomo, con la sua fede nel
Voigt Kampff,
giustifica a se stesso lo
sfruttamento dei replicanti considerati come forza
lavoro, come oggetti privi d’identità, liberandosi
così dal peso di dubbi etici. Bryant, il capo della
polizia, li definisce in gergo “lavori in pelle” e la
loro morte è indicata come semplice “ritiro”,
legittimando l’orribile fine di Zhora a cui Deckard
ha crudelmente e freddamente sparato alle
spalle.
Proprio dal punto di vista biblico, sono
interessanti molti parallelismi che si riscontrano in
Blade Runner, tanto da poterne rileggere una
bibbia atea in versione post-moderna.
Ma come afferma Pris, rispondendo ad una
domanda del disegnatore genetico, “non siamo
computer, Sebastian, siamo fisici. Io penso,
Sebastian, quindi sono”.
L’uomo al contrario conduce, senza averne
la consapevolezza, un’esistenza meccanica: è un
prodotto della moderna società capitalistica da cui
è plasmato.
Mentre Deckard aderisce anche se
involontariamente al sistema, accettandone le
regole, i replicanti si pongono come antagonisti
nei confronti di una società che pretende di
decidere per loro, e rivendicano la loro libertà
d’arbitrio.
Blade Runner è incentrato sul tema del
tempo. Il tempo che finisce. Il tempo che non
basta mai.
Blade Runner si confronta con temi profondi
come l'umana paura di morire, l'anelito
all'immortalità, la nostra debolezza di fronte ad
eventi più grandi di noi.
L’immortalità, la fine della grande barriera
della morte su cui si basa l’immagine del tempo
come autentico ultimo giudizio. L’immortalità
come un non più fine, come speranza di superare
il termine della morte, l’immortalità come fantasia,
speranza e desiderio di superare la paura della
morte.
Paura della morte, la paura più antica e
angosciante dell’uomo, paura alla quale si
sopravive solo con l’amore (etimologia: greco:
alpha privativo “ a” – latino "mors- mortis “
more” s. f. , significa proprio assenza della morte,
privazione del concetto della morte)
alla
Anche la religione cattolica, che molto deve
sua diffusione, proprio alla promessa-
Come scrive Desser “come Adamo nel
giardino, Batty è stato creato da Dio (Tyrrel) per
vivere nel suo Eden, ovvero l’extra-mondo. Ma
Batty vuole più risposte alla propria esistenza. La
sua “caduta”... è paragonabile all’atto di cibarsi
all’albero della conoscenza del Bene e del Male”.
In tal modo si crea un ulteriore analogia tra
l’uomo ed il suo simulacro che si inserisce in
quella ricerca di equivalenza che anima l’intero
film.
Roy è caduto dall’Eden, le colonie
extramondo, all’inferno, la Los Angeles buia del
2020, priva della luce del sole, costantemente
bagnata dalla pioggia, simbolo del diluvio
universale, e in cui le fiamme dell’industria
s’innalzano fino al cielo. In Roy, figura più
complessa del film, si fondono due miti biblici: la
rivolta degli angeli e la creazione dell’uomo.
Come mai proprio Los Angeles? La città degli
angeli, gli Angeli caduti, cioè i demoni, i replicanti
"discepoli" del Messia Anticristo Roy Batty,
"caduti" dalle colonie sulla terra, cioè dall'Eden
alla dannazione. Poi la blasfema ascensione al
tempio e l'incontro tra il "Padre" Tyrell e il "Figliol
Prodigo" non pentito Roy Batty: il palazzo è
piramidale, la camera di Tyrell è una specie di
chiesa, piena di candele. Roy, dopo un bacio
(cosa ricorda?) uccide il Padre, cioè il Creatore, si
ribella e uccide forse il concetto stesso di realtà:
TYRELL sarebbe un anagramma occultato,
volutamente imperfetto, di REALITY. Uccisa la
Realtà, non è più possibile, quindi, scoprire cosa è
umano e cosa è replicante, la realtà non c'è, è
sfumata per sempre, come la fiducia nel Creatore,
quel Dio/Tyrell che aveva creato i figli a sua
somiglianza.
Lo stesso Roy muore denudato, con la
mano trafitta da un chiodo (cosa ricorda?). Muore
pronunziando parole che, continuando questo
gioco delle metafore, rimandano alle ultime parole
di Cristo sulla croce. D'altra parte, quando Roy
parla non lo ascoltano forse tutti come un Messia?
"…ho visto cose che voi umani…"; egli è
l'annunciatore messianico di realtà sconosciute e
"celesti", ma non parla per condividerle con gli
uomini, ormai non parla più per conto del Padre:
sono parole disperate, le sue, benché colme di
48
grande dignità. Poiché l'ha ucciso non c'è più un
"Padre" cui rimettere lo spirito…lo Spirito…
L'immagine dello Spirito Santo cristiano non è
forse la colomba bianca? Roy libera una colomba,
il suo spirito/Spirito esalato che sale al cielo in
forma di colomba, che in questo modo
preannunzia anche la fine del Diluvio Universale
(infatti per tutto il film non smette mai di piovere).
È la fine di un ordine di cose, la fine del Peccato
dei replicanti. La purificazione è finita, l'AntiMessia Roy Batty è morto e tutto il film si scopre
un Vangelo Ateo, la ribellione del Figlio al Padre,
la furia umana per la limitatezza della vita (4 anni
o 80 non cambia la sostanza, non siamo
immortali). Da immagine rovesciata di Cristo, Roy
può essere visto come il Figliol Prodigo Satana,
l'angelo più potente, la Creatura migliore, che
però
ha
rinnegato
il
Creatore.
Roy parte da immagine luciferina che cade dal
cielo dell'extra-mondo alle fiamme infernali della
Terra dannata, una Los Angeles fatta di fiamme e
pioggia da Diluvio Universale, per poi diventare un
Messia, e morire col chiodo nella mano, seminudo
e sotto la scritta al neon TDK, equivalente
blasfemo della sigla INRI: se INRI era Iesus
Nazarenus Rex Iudaeorum forse il logo
pubblicitario TDK è anche The Dark Killer? Il
Messia-Figlio Assassino del Padre? Dio-non-più-dio
ma solo più uomo, Suprema Creatura simbolo di
tutti gli uomini che hanno "ucciso Dio", disperati
perché senza risposte? Ma poiché Dio non può
uccidere sé stesso nella persona del Figlio…l'AntiMessia è appunto l'Anticristo Satana, il ribelle.
La sequenza finale rappresenta il culmine del
processo di umanizzazione dei replicanti. Roy alla
fine salva la vita a Deckard forse perché, come
quest’ultimo afferma, “in quel momento amava la
vita più di ogni altra cosa; non solo la sua vita, ma
la vita di tutti”; a testimonianza di ciò una
colomba bianca s’innalza in un cielo di un colore
così puro da risultare innaturale, ma dal chiaro
valore simbolico.
In effetti, la richiesta di Roy in una delle
sequenze finali, “tempo, il sufficiente!”, e la
preghiera che rivolge al suo creatore, il Dott.
Tyrrel (“io voglio vivere di più, padre!”), collocano
in questa disposizione di tempo l’ambizione del
replicante nella sua volontà di essere umano, più
che umano. E questa necessità di durare, di
superare quell’interruzione del tempo che è la
morte, così come la coscienza della morte come
destino inevitabile, è la chiave dell’umanità.
Sono molti i parallelismi con la storia
biblica…sono molti i vani tentativi di riuscire a non
giungere al termine della vita.
scribble.com
In Blade Runner sono molti gli spunti per una
lettura sia psicologica sia sociologica. Vorrei
accennare a quelli che più mi hanno colpito.
La società che si staglia da questo affresco
futuristico, è tendenzialmente schizofrenogena. Si
assiste ad una frammentazione dell’Io nei vari
personaggi. Il cacciatore di androidi, Rick
Deckard, finirà per chiedersi se per caso non sia
egli stesso un androide. Da cui si vede come, in
fondo, l'incertezza non riguardi la realtà esterna,
bensì quella interiore. I personaggi principali
stentano a trovare le coordinate del reale perché
hanno smarrito le proprie, e non riescono a
collocarle in un contesto percepito come ambiguo
e mutevole. E' dunque il loro Io che è andato
perduto.
Molto bello ed interessante è il peso del
fattore onirico, nella caratterizzazione psicologica
dei personaggi all’interno del film. Gli androidi
sognano, ed è nel sogno che la loro identità
disumana diventa individualità umanissima.
Colgono infatti brandelli di passati mai vissuti,
capaci di collegarli al mondo degli uomini, cui
sperano di appartenere, pur odiandolo. E' quindi
dall'inconscio
(potremo
dire
dall’inconscio
collettivo, ossia dai ricordi innestati) che prende
avvio la loro definizione personale; l'inconscio è
per definizione un non-luogo, una sabbia mobile
dai contorni cangianti, che solo il sogno può
rappresentare.
I rapporti tra i vari personaggi, sono sempre
contraddistinti da un movimento ambivalente di
avvicinamento e di allontanamento, quello che
potremo definire di amore e odio. Lo si osserva
49
bene nel rapporto tra i replicanti e gli umani, dove
entrambi odiano l’altro genere, ma allo stesso
tempo aspirano a divenire come gli altri. Gli umani
aspirano alla perfezione dei replicanti, gli altri
aspirano ad un processo di umanizzazione senza
una data di “scadenza” certa. Un altro rapporto
ambivalente è sicuramente quello tra Roy ed il
padre creatore Tyrrel. Vediamo come Tyrrel ha
creato un replicante dove poter riporre un
massiccio investimento dell’Io (come spesso si
osserva l’investimento dell’ideale dell’Io di un
genitore sul figlio unico). E per questo, quanta
sofferenza costa a Roy uccidere il padre, quanto
amore ha dovuto reprimere per fare emergere
l’odio. Valori completamente ribaltati quando alla
fine, Roy salva la vita a Rick… Per non parlare
della storia d’amore tra Rick e Rachel,
quest’ultima, tanto disprezzata per ciò che
rappresenta agli occhi dell’umano, tanto da essere
amata per quello a cui gli umani aspirano…la
perfezione.
Volendo fare un parallelismo tra gli umani ed i
replicanti, potremo dire che gli uni rappresentano
l’Io, gli altri l’ideale dell’Io, rapporto esattamente
speculare a seconda degli occhi che guardano
(umani o replicanti). Dove l’ideale dell’Io
rappresenta
il
compimento
della
metamorfosi…compimento che non potrà mai
avvenire, proprio perché ideale e grandioso, non
corrispondente alla realtà, e capace di generare
un falso sé grandioso ed onnipotente, ma
altrettanto fragile. L’identità dell’Io, infatti, è data
dal
Sé
integrato,
dall’insieme
delle
rappresentazioni
conflittuali
realistiche
ed
integrate tra loro.
Quando ciò non avviene, ci troviamo di fronte
a ciò che Turquet, studiando i gruppi, chiama
“sindrome di diffusione dell’ identità”
Turquet,1975,(
sindrome
di
diffusione
dell’identità) descrive la perdita dell’identità
avvertita dai singoli membri appartenenti ad un
gruppo: tra gli effetti che tale fenomeno produce,
Turquet rileva la mancanza di una comunicazione
adeguata, l’insorgere di rapporti interpersonali nei
quali è del tutto assente la capacità dell’ascolto: in
questi gruppi è impossibile la creazione di altri
sottogruppi e non si verifica la proiezione verso un
leader, perché diminuisce anche la capacità di
valutare l’effetto delle proprie azioni sugli altri,
quindi le loro relazioni di fronte al comportamento
altrui, e il fenomeno della proiezione fallisce.
Le
proiezioni
si
verificano,
quindi,
principalmente sul piano individuale, e non
essendo condivise si moltiplicano: ogni membro
desidera la propria soggettività ed esclusività e,
per differenziarsi dagli altri, manifesta qualche
caratteristica delle sua personalità che sia
chiaramente distintiva.
È in questa fase che possono manifestarsi i
comportamenti aggressivi, tesi a sopraffare l’altro
per il timore della pluralità a discapito della
singolarità.
L’aggressività, spesso, assume la forma
dell’invidia nei confronti del pensiero, della
razionalità, dell’emotività e dell’individualità altrui.
Kernberg, studiando il fenomeno del
narcisismo patologico, afferma che il Sé grandioso
che caratterizza le personalità narcisistiche si
manifesta soprattutto sull’esercizio del potere
primitivo sugli altri. Quindi, ciò che egli definisce
narcisismo “maligno”, si afferma nell’assoluta
negazione della dipendenza e delle relazioni
interpersonali, fino ad arrivare al desiderio di
potere e distruzione degli altri, basato proprio sul
sentimento dell’invidia. .L’invidia, è da intendersi
sia come desiderio di distruggere le qualità
positive riscontrate negli altri, sia come la
reazione di fronte ad un risultato deludente del
continuo confronto con gli altri, che rivela uno
stato di inferiorità: è la lotta, puramente psichica,
per possedere ciò che gli atri posseggono.
Quando questa lotta si esplica attraverso agiti,
sia per raggiungere l’ideale dell’Io, sia per cercare
di appropriarsi delle caratteristiche personali
dell’Altro, senza aver dato alcun risultato,
possiamo assistere a fenomeni depressivi rilevanti.
Ritornando all’analisi del film, possiamo dire
che tutto il film è imperniato sul concetto di
fine…soprattutto, fine intesa come morte. Non
traspare un ipotetico inizio dopo una fine, anche
se si osserva che non può che essere così. Rick
ricomincia a vivere, scappando con Rachel, solo
dopo la fine del suo “compito”. Compito finito solo
grazie al compimento del processo di
umanizzazione di Roy, compimento che arriva con
la sua morte. La fine della vita, mostra come
siamo tutti uguali, e come il tempo è circolare…e
nel quale, fine e inizio vengono a perdere una
precisa collocazione, proprio come nel cerchio,
dove non si distingue il punto di inizio o di fine. Vi
è un’indifferenziazione.
Proprio come la tesi centrale del film, ossia
l’indifferenziazione tra umano e replicante, come
se potessero rappresentare i due punti di quel
continuum indifferenziato che è contenuto
all’interno del cerchio, ossia l’inizio e la fine. Dove
50
umano e replicante rappresentano e racchiudono
in sé i due concetti temporali, e dove per
continuare ad esistere, entrambi necessitano
dell’altro, perché non vi può essere fine senza
inizio, e viceversa.
Uscendo dal concetto di circolarità del tempo,
e dal limite temporale, potremmo considerare il
limite alla vita come una delimitazione per porre
uno scopo alla vita stessa.
Contrapponendo gli umani ai replicanti,
osserviamo che i primi hanno un inizio, ma non
hanno una fine precisata, mentre i replicanti
hanno una fine certa, ma non hanno un inizio. In
quest’ottica, il problema dei replicanti, diventa
quello di non avere radici, di non avere un’origine.
Diventano allora ricercatori delle loro origini, dei
loro ricordi innestati (privi di senso senza le
origini)…del loro padre.
cine.publispain.com
Richiamando il pensiero ad una società
schizofrenogena,
come
ho
descritto
in
precedenza, parlando di origini, non posso fare a
meno di ricordare che nelle psicosi, il delirio di
onnipotenza si sviluppa proprio sulla mancanza
delle origini.
Se
i
replicanti
avessero
un’origine,
diventerebbero umani, e andrebbero incontro alla
morte…non più alla fine. Si può dunque ipotizzare
che per i replicanti non è problematico il tempo
(anche se avessero 100 anni…non basterebbero),
in loro mancano le origini e la possibilità di
procreare, l’unica possibilità di perdurare alla
morte, nella vita dei figli. Forse è proprio questo il
vero scopo della vita, scopo precluso ai replicanti,
vera vita preclusa fin dalla creazione. Infatti i
replicanti vengono creati…non originati. A nulla
servirà cercare le origini…non esistono, e inoltre,
anche se dovessero trovarle, non potrebbero
essere tramandate. Non potranno esserci
discendenti…tutto è destinato a finire. Questo è il
vero dramma dei replicanti.
Volendo concludere riprendendo il titolo del
film: Blade Runner, possiamo affermare che
entrambi (umani e replicanti) camminano sullo
stesso filo del rasoio (della lama, vorrebbe la
traduzione letterale), quello della morte, entrambi
sono coscienti del fatto che esiste, ed il vantaggio
(o l’onere) dell’uomo è solo che ignora la data di
scadenza. Ma sia l’uno che l’altro corrono la loro
vita lottando per prolungarla, addirittura per
superare la morte, la scadenza, che è l’anelito
umano: perdurare. Possibilità di perdurare nella
vita dei figli. Questo distingue veramente gli
umani dai replicanti.
www.madisonavenuejournal.com
www.maximumwall.com
51
Qualche considerazione sulle recenti elezioni e sulle donne elette
a cura di Ivana Bettini
La cosa che più mi ha infastidito di queste ultime
elezioni politiche, che a mia memoria sono state le
più astiose e livide di rancori, è stata l'impossibilità
di dare delle preferenze. Le preferenze le ho sempre
attribuite o a persone conosciute personalmente,
non solo quindi per ciò che viene detto nei comizi ,
o, se non conoscevo nessuno, a donne.
Attribuire la preferenza a donne mi dava
l'impressione, o forse solo l'illusione, che queste
avrebbero meglio compreso i problemi delle donne
nel lavoro, nella società, nella famiglia e che quindi
avrebbero favorito una maggiore partecipazione
delle donne alla società.
Basta guardarsi intorno per avere la conferma che
le donne non sono nella "stanza dei bottoni", come
si diceva un tempo. Non ci sono mai entrate! e
forse non ci entreranno mai ... Ma perché questa
esclusione dal potere?
Eppure, se partiamo dalla scuola, sono quelle che
socializzano meglio da bambine, studiano di più dei
maschi, si laureano, in percentuale di più e con voti
migliori. E allora? Che cosa succede poi?
Guardiamo l'Università: quante donne sono
cattedratici (percentualmente)? Eppure ci sono
tantissime insegnanti di scuola elementare o media.
Esiste un Rettore Universitario donna in Italia? Non
lo so, mi piacerebbe verificarlo e se si quanti sono.
Certamente a Bologna Rettori Universitari donna
recenti non ce ne sono stati.
Guardiamo la TV: è lo specchio perfetto della
società. Donne, sempre più discinte, ambiscono a
fare le "veline", ad essere un "grazioso contorno"
del programma televisivo, anziché conduttrici di un
programma
impegnativo
(salvo
pochissime
eccezioni: leggi
Milena
Gabanelli).
Guardiamo
la
politica: a parte
la
gaffe
di
Berlusconi che
ha definito le
donne
una
"categoria",
a
parte
lo
scandalo di non
aver
fatto
passare
al
Parlamento le
"quote rosa", a parte i commenti poco graziosi dei
vari esponenti della C.d.L. "... queste qui non
rompano le balle!", a parte tutto, nel nuovo
Parlamento appena eletto abbiamo il 18% di donne
alla Camera e il 13% al Senato ... e c'è chi ha avuto
il coraggio di dire che è andata bene perché nel
Parlamento precedente le percentuali erano
inferiori... Vorrei solo ricordare che le donne sono
più del 50% della popolazione! Dobbiamo essere
soddisfatte di un 18% o di un 13%?
A tirarmi su il morale ci sono le notizie dall'estero: in
Cile è stata eletta una donna Presidente della
Repubblica! E così in Liberia!
Ma sono paesi del terzo mondo!
Ebbene sì, siamo ad un livello di democrazia e di
libertà inferiore a molti paesi del terzo mondo.
Questa è l'amara verità della quale questo Paese
addormentato pare non rendersi conto, pago come
sembra essere di avere il telefonino o l'ultimo
modello di vestito firmato. O dalla chimera,
sventolata all'ultimo minuto, di non pagare le tasse,
o di pagarne meno.
52
Svegliamoci da questo incubo, svegliamoci anche da
chi ci vuole far dormire sonni ipnotici per meglio
derubarci!
Prendiamo coscienza che siamo noi che dobbiamo
impegnarci in prima persona, altrimenti ci
sorpasseranno non solo la Cina e l'India, ma anche
tutto il terzo ed il quarto mondo. Se non vogliamo
farlo per noi facciamolo per le nostre figlie o
comunque per chi verrà dopo di noi.
E' veramente deludente che a 20 anni dalla
"rivoluzione femminista" siamo ancora a questo
punto. Evidentemente qualcosa abbiamo sbagliato.
Come molte femministe, ho sempre pensato che
non si doveva fondare un "Partito Femminista"
perché si disperdevano voti a sinistra, ma a questo
punto probabilmente questo ragionamento era
sbagliato, perché sicuramente tutti i partiti
avrebbero ora un maggior rispetto e maggiore
considerazione delle donne.
Guardando anche ciò che avviene nella 3° Sez. della
Corte
di
Cassazione:
viene
considerata
un’attenuante per lo stupratore se una “bambina”
(una bambina perché all’epoca dei fatti aveva 14
anni e anche se molti giornali hanno scritto una
“donna”) viene violentata in un ambiente
“degradato” o se questa “bambina” non è più
vergine!
Non ci sono parole per commentare: è
semplicemente vergognoso! E anche complice! Sì,
bisogna cominciare a dire che certe sentenze
“orribili” sono complici! E chi le pronuncia “non è”
neppure un giudice!
E come si comportano i politici quando promuovono
leggi che riguardano le donne?
Prendiamo la legge sulla fecondazione assistita.
Sono arrivati a considerare l’embrione con la stessa
dignità dell’essere umano, ma ben poco gli importa
della dignità delle donne se sempre devono avere
un tutore, un consigliere, qualcuno comunque che
decida per loro se avere un figlio o abortire, ma in
ogni caso continuano a sostenere che nessuno
vuole toccare la legge sull’aborto, ma intanto gli
aborti clandestini riprendono ad aumentare: per le
minorenni e per le clandestine.
… continua
Ivana Bettini
53
Intervista a Rita Borsellino
Rielaborazione scritta di Silvia Nanni
sull’intervista effettuata da Luisa Barbieri
a Crevalcore (Bologna)
Le volevo fare tantissimi complimenti per la
vittoria straordinaria che ha commosso tutti,
vittoria che ha riportato in Sicilia alle
primarie dell’Unione. Tutto ciò dà la
sensazione, a noi cittadini, che si possa
essere sull’onda del cambiamento; è vero o
è un’illusione?
Mi ha commosso, è vero… non tanto perché si
trattava di un risultato aldilà delle mie aspettative,
in quanto avevo visto, andando in giro, durante la
campagna elettorale, che c’era una grande
mobilitazione ed una grande sensibilità, quanto
piuttosto per una concreta possibilità di cambiare.
Avevo avvertito che la fiducia cresceva sempre di
più, così come la speranza e quando poi ho visto
ciò concretizzarsi nei numeri del risultato, devo
ammettere di essermi commossa, dinnanzi
appunto di un grande senso di responsabilità.
Quindi si parla più di speranza che non di
paura che sta muovendo la Sicilia?
No, non c’è paura; c’è questa grande speranza
che questa volta sia davvero possibile cambiare e
questa grande voglia d’impegnarsi in prima
persona.
Lei ha affermato che esiste una Sicilia
diversa da quella dell’attuale presidente
Cuffaro, che il desiderio di vivere nella
legalità,
di
percepirsi
partecipi,
di
concorrere allo sviluppo della regione, è
palpabile nella comunità. Crede che la
società civile, supportata da una potente
guida, quale lei potrebbe rappresentare, ce
la possa fare a battere il sistema mafioso?
Cosa serve davvero alla Sicilia in questo
momento?
Serve proprio questa ritrovata capacità di sperare
che è il contrario della rassegnazione. Io credo,
infatti, che la rassegnazione, sia il male più grave
al quale ci si può abbandonare perché ti fa sentire
impotente, ti fa sentire incapace. La speranza, al
contrario, ti dà proprio la possibilità di andare
avanti ritrovando la fiducia in se stessi,
riprendendosi la propria dignità. Oggi io avverto
che tutto questo c’è, avverto che gran parte dei
Siciliani ha voglia di riprendersi la propria dignità e
ricominciare a sperare.
Sento che quasi un’onda, tipo tsunami, sta
in qualche modo inondando tutta la
penisola o sbaglio?
Sì, in qualche modo ed io credo non sia un caso
che tutto questo, ancora una volta, parta in
maniera forte dalla Sicilia. Ricordiamoci quello che
avvenne nel ’92, dopo le stragi; allora erano la
rabbia ed il dolore ad aver messo tutto questo in
movimento. Oggi è la consapevolezza, la forza, il
fatto di sentirsi parte di un processo di
rinnovamento e che parta dalla Sicilia è una cosa
molto bella.
La Sicilia è sempre stata, peraltro, un
cantiere politico molto importante. Lei, da
quello che ho saputo, ama moltissimo stare
a contatto con la gente, le piace molto
parlare, ascoltare, soprattutto tentare di
comprendere e questo è abbastanza
particolare come atteggiamento per un
politico. Ci lascia addirittura un po’ spiazzati
dal momento che, noi cittadini, siamo a
contatto, con personaggi politici, senza
generalizzare, nell’immaginario collettivo
vissuti come il tecnico, l’addetto ai lavori,
che tutto sommato ci fa sentire poco
partecipi, poco ascoltati. Lei ha invece
utilizzato come cardine della sua campagna
elettorale la partecipazione.
Sono tredici anni che sto in mezzo alla gente, ho
cominciato all’indomani delle stragi. Avevo
bisogno di stare in mezzo a loro, per percepire la
possibilità che un riscatto ci potesse davvero
essere ed ho imparato quanto importante sia
comunicare con le persone. Proprio questo stare
in mezzo alla gente, mi ha fatto capire le delusioni,
mi ha fatto capire cosa loro mancava ed il
distacco, sempre più forte nei confronti della
politica, risiedeva proprio nell’assenza di dialogo.
La politica era sentita come altro, come appunto
materia degli addetti ai lavori e questo l’aveva
gradatamente allontanata da un interesse
comunitario. Eppure quando mi sono resa conto
che ancora c’era questa voglia di cambiare, di
ottenere un riscatto, mi sono proposta perché
sapevo che i Siciliani mi conoscevano, avevano
fiducia in me, sentendomi una d loro. Avvertivo
questo rapporto basandomi sul fatto che avevamo
comunicato tanto. Non è pertanto un caso, una
volta messa a disposizione la mia candidatura, la
creazione intorno a me di questo movimento che
poi ha continuato a camminare con le sue gambe
diventando qualcosa che ognuno ha sentito come
proprio. Allora, a partire da ciò, ancora come una
volta, la politica ha recuperato il suo significato,
54
riassumendo il suo valore gratuito affinché
ognuno investa la propria volontà di riscatto.
La sensazione molto forte che si ha è che lei
sia diventata un sorta di simbolo di riscatto,
anche per i giovani, un simbolo non solo
della Sicilia, ma di tutto il paese supportato
dal fatto che lo percepiamo anche noi,
abitanti del centro- nord?
Mai identificarmi però solo come simbolo passivo
in quanto la sua importanza risiede
proprio nel radunare intorno a sé un
movimento concreto, un punto di
riferimento che sia atto a fare, a
costruire e a lavorare assieme. Ciò che
abbiamo del resto fatto a suo tempo,
inizialmente
come
movimento
di
volontariato che oggi si cala nella realtà
e diventa politica con la consapevolezza
e la percezione che tutto quello che si è
fatto fosse una sorta di premessa.
www.nove.firenze.it
Quanto lei crede sia importante per un
politico mostrare integrità ed osservanza
dell’etica morale, cosa alla quale noi
cittadini teniamo moltissimo?
Io ho proprio proposto questa mia candidatura nel
segno della discontinuità, ne ho parlato nei
confronti di un modo vecchio di fare politica, in
termini di perdita di un senso etico delle persone
e delle scelte..
Crede dunque anche lei che una sana
informazione mediatica e non manipolativa,
quale quella che stiamo continuamente
subendo in questa fase storica, possa
aiutare la gente e, quindi i sociale, a
crescere, ad acquisire quella grande forza
innovativa e progressista a cui, solo
attraverso un’autentica cognizione, si
potrebbe di nuovo dare vita?
Credo sia indispensabile, proprio come diceva lei,
una comunicazione non manipolata,volta a non
distorcere
il
messaggio
che
deve
conseguentemente
arrivare
pulito,
netto,
soprattutto alle nuove generazioni.
So
che
lei
è
presidente
onorario
dell’associazione “Libera”, dell’associazione
“Pier Acutino”, contro la talassemia, so che
state
costruendo
un
padiglione
di
ematologia a Palermo e, dunque, cosa ne
pensa della sanità in Sicilia?
Beh, si tratta di uno dei più grandi problemi, forse
il Problema perché assorbe il bilancio regionale
e,purtroppo, si tratta di una cattiva sanità,
sottoposta a numerose manipolazioni ed
infiltrazioni molto gravi. E’ ormai nella stragrande
maggioranza in mano al Privato ed in ciò non ci
sarebbe nulla di male se questo soggetto non ne
facesse un centro di potere, sottraendo fondi e
risorse al Pubblico, giunto ormai allo sfascio. Si
tratta di un Privato in cui le tariffe delle
convenzioni, riscontrabili dai documenti, si
stabiliscono nei retrobottega della mafia. E’
conseguentemente molto importante ricondurre il
tutto ad una dimensione etica, oltre che per
risanare un bilancio regionale, troppo condizionato
dalle cifre di un modello privato che
non permette al pubblico di funzionare.
In ultimo, non possiamo non citare
il pericolo che sta correndo la
legge Rognoni- La Torre che
attacca, da oltre vent’ anni, le
ricchezze che la mafia detiene nel
nostro paese. Se dovesse essere
approvato il disegno di legge che
consente al governo il riordino in
materia
disciplinare
e
di
destinazione dei beni sequestrati ad
organizzazioni criminali, tutti i beni
confiscati, quindi tutti questi terreni
coltivati da cooperative di giovani nonchè
gli immobili trasformati in sedi di servizi
sociali, finirebbero in una sorta di limbo, in
un a sorta di assoluta incertezza . Lei cosa
ne pensa?
Vede questo è un argomento che mi sta
particolarmente a cuore perché l’Associazione
Libera, di cui sono per l’appunto presidente
onorario, dieci anni fa riuscì a far approvare la
Legge. 109 del ’96 che rappresentava una
prosecuzione ideale di quella legge Rognoni- La
Torre che risaliva a più di vent’anni fa e che
prevedeva la sottrazione di beni confiscati alla
mafia. Indubbiamente una legge importantissima,
che costò la vita allo stesso La Torre e che
consente la confisca dei beni anche se dopo
lunghi iter giudiziari dal momento che bisogna
raggiungere l’ultimo stadio processuale per
decretarne la confisca vera e propria. Ne
consegue il fatto che spesso arrivavano in
completo degrado e si alimentava così la voce
che questi, in mano della mafia, risultavano
territori produttivi, ma che poi, in mano dello
Stato, e quindi della legalità, non producevano più.
Noi, con l’Associazione Libera, appena nata,
abbiamo raccolto, a livello nazionale, un milione di
firme per permettere l’uso sociale dei beni
confiscati alla mafia appunto prevedendo che, nel
giro di pochissimo tempo, essi vengano assegnati
ai comuni di appartenenza per farne un uso
sociale. Tutto questo, nonostante vari problemi
del caso, ha funzionato bene grazie alla nomina di
un emissario statale, incaricato di vigilarne il
funzionamento. Purtroppo però l’istituto di questo
55
emissario è stato eliminato; questi beni finivano
inevitabilmente in un calderone, gestito dal
demanio che, con tutto il rispetto, del circuito che
si occupava della gestione, era indubbiamente il
più fragile. Eppure, nonostante la sola gestione di
questo problema comporti ingenti sforzi, si erano
fatti numerosi passi avanti, a dimostrazione del
fatto che fruttavano anche i beni gestiti dalla
collettività ed esistono tanti esempi importanti a
tal proposito: dalla produzione di olio, della pasta,
del vino.
Oggigiorno, invece, si sta mettendo mano a
questa legge non per migliorarla, dati i buoni
risultati ottenuti, ma per creare un disastro
straordinario in quanto la nuova proposta
stabilisce che, chiunque abbia interessi a tornare
in possesso di questi beni, può chiedere la
revisione dei processi e quindi il ritorno ai
cosiddetti e presunti proprietari, senza limiti di
tempo. E dunque una cooperativa, cui viene
assegnato un bene, spesso in condizioni pessime,
deve renderlo produttivo scontrandosi con tutti i
problemi per accedere al credito in quanto non
proprietaria e, pur riuscendo nel suo intento, da
un momento all’altro può essere sottoposta a
confisca per via della riapertura di processi
obsoleti sulla base d’ inconsistenti rivendicazioni.
Allora, dopo tanti sforzi, chi s’imbatterebbe più in
una simile attività, considerando anche tutti i
rischi che essa comporta? Quindi è un segnale
devastante dal punto di vista morale oltre che un
dannosissimo segnale economico.
malgrado non potessero votarmi direttamente.
Questa
sera
è
l’ennesima,
bellissima
dimostrazione di questo percorso assieme;
commovente vedere centinaia di volti di persone
che mi vogliono e a cui voglio bene.
www.arcoiris.tv
Intervista a Rita Borsellino
N.A.Di.R.informa:
La sua straordinaria vittoria dimostra con chiarezza
che il cambiamento è possibile, non solo in Sicilia,
ma nell'intero Paese e questo altro non può che
confortarci, visti gli anni di malgoverno e di
malcostume che hanno caratterizzato la nostra
storia nazionale. Il riscatto dell'etica di cui si fa
portavoce sull'onda della sua stessa esperienza di
vita, dell'impegno rigorosissimo contro l'operato
della mafia che l'ha vista in prima fila negli ultimi
13 anni, l'hanno portata a rappresentare una sorta
di simbolo del riscatto etico sociale in Sicilia e ...
non solo.
Quali rischi per esempio hanno corso queste
cooperative?
Ci sono state intimidazioni, episodi in cui si è
bruciato il raccolto pronto, episodi in cui non si è
trovato chi potesse andare a trebbiare il grano già
pronto in quanto la mafia è sempre una presenza
incombente e questi giovani rischiano ogni giorno.
Nonostante tutto hanno perpetuato però il loro
compito, ricevendo tanti gesti di solidarietà da
parte anche di cooperative di sostegno
provenienti da diverse regioni italiane. Quindi
esistono prove concrete di appoggio e distruggere
tutto questo non può che essere letto come un
gesto criminale. “Libera” conta infatti 1500
associazioni coordinate e forse la nostra forza
risiede proprio nel numero e nella grande
diffusione territoriale, penetrata e non penetrante.
Posso chiederle il motivo di questa sua
graditissima visita a Bologna?
Sono cittadina onoraria da anni di Crevalcore e
sono venuta molte volte qui dove sento
un’appartenenza molto forte, scorgendo volti di
amici e persone che, in tredici anni di lotte
assieme, di fronte alla mia proposta di
candidatura, mi hanno abbracciato sostenendomi
http://www.ritapresidente.it/pagine/photogallery.ht
ml
56
Lettera aperta di Giovanni Impastato ai figli di Provenzano
20/04/2006 07:26
"Caro Angelo, caro
Francesco
Paolo,
sono stato anch'io
ragazzo come voi e,
ancora prima di me,
lo è stato mio fratello
Peppino,
che
ha
pagato con la vita la
sua scelta. Siamo
tutti figli partoriti
dalla stessa mafia.
Una
mafia
che
distrugge la vita,
sempre,
anche
quando non lo fa con
le armi o con le
bombe. Un mafia fatta di uomini che diventano padri
e dicono ai loro figli che sono vittime innocenti della
giustizia costretti a vivere nascosti come talpe. E la
confusione comincia pian piano ad insinuarsi nelle
nostre viscere più profonde, ci assorbe il cuore e la
mente e la ragione fa fatica a distinguere la verità
dalla
menzogna.
Sono sentimenti che hanno segnato a lungo la mia
esistenza, ancora prima quella di Peppino, e credo
attraversi
anche
la
vostra.
Quando morì mio padre provai un dolore atroce,
ricordo che il fazzoletto, grande come un tovagliolo
che mi diede mia madre, non riusciva a contenere le
lacrime ma contemporaneamente non riusciva
neppure a contenere quel senso di liberazione dal
vincolo di mafiosità che mi aveva lacerato fino a quel
momento. Due sentimenti uguali ed opposti che
provenivano uno dal cuore e l'altro dalla ragione.
Anch'io da ragazzino, avevo circa dieci anni, ho
conosciuto la latitanza seppure di riflesso. Mio padre
mi portava con sé quando andava a fare le iniezioni a
Luciano Liggio, malato, latitante nella tenuta di
nostro zio, il boss, Cesare Manzella a cui è succeduto
Tano Badalamenti, boss che ha provveduto anche
alla latitanza di vostro padre quando era qui a Cinisi
dove conobbe Saveria Palazzolo, divenuta poi vostra
madre. Ricordi che custodisco ancora ma che mi
sono lasciato alle spalle quando il mio sguardo ha
deciso di guardare avanti per fare di me stesso un
uomo libero dalla schiavitù mafiosa che vive e lavora
nel rispetto della legalità. E i miei figli per questo mi
amano, come io amavo mio padre, come voi amate
vostro padre, ma loro sono anche fieri di me e della
mia
scelta.
Per questo con delicatezza, con umiltà, senza la
spocchia di chi è riuscito a vincere dentro di sé e
fuori di sé la battaglia più difficile della sua vita mi
rivolgo a voi, ora che la fine della latitanza di vostro
padre apre un nuovo capitolo. A te Angelo, che tra
poco ti sposerai con una ragazza che mi dicono
essere graziosa e gentile, che diventerai, come ti
auguro, padre, chiedo di trovare la forza della verità
e il coraggio per sostenerla. Nessuno vuole,
tantomeno io, che rinneghi l'amore profondo che ti
lega
a
tuo
padre.
Ma tacere è condividere. Il tuo silenzio, il vostro
silenzio, vuol dire condividere, seppure non le
eserciterete mai, le sue azioni sanguinarie e quelle
dell'organizzazione di cui è il capo. Ecco perché il
giudizio deve necessariamente essere severo, chiaro,
netto anche se l'amore che nutri per lui non potrà
mai impedirti di stargli vicino nei momenti del
bisogno. Miei cari ragazzi, non ci sono strade
alternative: solo dicendo "no" a quella mafia che
vostro padre incarna come ha fatto mio fratello
potrete essere cittadini a tutti gli effetti di questo
Stato, parte di questa società pronta ad accogliervi
nella verità non nella doppiezza. Anche a te
Francesco che ti sei impegnato nello studio
laureandoti, vincendo una borsa di studio per
insegnare auguro di trovare la forza per esprimere
un giudizio chiaro. Maggiormente a te, che sei preso
dalla responsabilità di insegnare e, dunque, di
trasmettere dei valori autentici auguro di farlo libero
dall'infingimento e dalla suggestione negativa di un
codice d'onore che si fonda su dei disvalori.
Dimostrare a vostro padre, con i fatti, che c'è un
altro modo di vivere, diverso da quello incondivisibile
suo, l'unico che ha avuto la sventura di conoscere,
sarà un modo per amarlo ancora di più."
di Giovanni Impastato
57
Lettera aperta a Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Marra
Diocesi di Messina
Ill.ma Sua Eccellenza
Come Lei sicuramente saprà, visto che la notizia è ormai di dominio nazionale, domenica sera 8/05/06
durante la processione in onore di S. Francesco, compatrono della città di Milazzo, il prete (Padre Damiano)
ha preferito fare parlare a posto suo il Presidente della Regione Cuffaro affiancato da altri candidati del
centro destra e affidandogli addirittura il compito di pregare insieme ai fedeli da un balcone della città.
E’ inutile nascondersi dietro a un dito, in quella veste il Presidente Cuffaro non stava portando il saluto della
Regione Sicilia ma stava esercitando una volgarissima campagna elettorale in maniera strumentale e
prevaricante e questo riteniamo sia indecente e poco consono ai valori della Chiesa, della fede cristiana oltre
che poco rispettoso nei confronti dei fedeli.
La Chiesa di S. Francesco non è nuova a simpatie politiche, tutta la città ha potuto constatare il manifesto
affisso durante la campagna elettorale nazionale in cui si elogiava il Sen. “Mimmo” Nania ringraziandolo per
la promessa di finanziamenti per il restauro della Chiesa.
Tutto questo è mortificante e offensivo nei confronti dei fedeli e di tutti quei preti che hanno pagato con la
vita l’impegno per la difesa dei più deboli e degli emarginati della nostra società.
Riteniamo che la Chiesa non possa tollerare atteggiamenti simili né chiudere gli occhi, piuttosto crediamo
che tali comportamenti richiedano una attenta riflessione da parte Sua per chiedersi se fatti gravi come
questi aiutino o danneggino la Chiesa.
In attesa di una Sua gradita risposta Le porgiamo cordiali saluti.
Per conto di molti milazzesi che Le invieranno ulteriori lettere di protesta
Orazio Carnazzo
Rosa Maiorana
Milazzo lì, 10/05/06
www.ufficiofamigliame.it/ Sito/IMAGES/iniziati...
www.comune.milazzo.me.it
www.mmgallery.net
58
Un caso da riaprire. La cattura di Provenzano … il caso di Attilio Manca
Tindaro Bellinvia
Un caso da riaprire. La cattura di Bernardo
Provenzano ha avuto un'eco straordinaria tanto
da oscurare in parte anche l'esito al foto finish
delle elezioni politiche. Nella stessa edizione
straordinaria del tg1, realizzata a pochi minuti
dal lancio Ansa che rendeva noto il suo
arresto in un casolare delle campagne di
Corleone, nel servizio principale si ricordava che
la vicenda della lunga latitanza di "Zu
Binnu" e' arrivata a una svolta positiva per gli
inquirenti che cercavano di braccarlo con la
scoperta
dell'intervento
chirurgico
alla
prostata avvenuto a Marsiglia nel 2003. Ma per
coloro che avevano sentito parlare del caso del
dott. Attilio Manca non c'era bisogno di
questo particolare per collegare l'arresto del
super latitante con il caso dell'urologo di
Barcellona,
in
provincia
di
Messina.
del congiunto non verrà interamente a galla. La
signora Manca manifesta il suo rammarico e la
sua sete di giustizia: "delle indagini approfondite
non sono state mai condotte nonostante le
sollecitazioni del nostro avvocato Fabio Repici e
troppe incongruenze della vicenda non sono
state chiarite". "In più - aggiunge Angela Gentile
- dover subire anche la beffa con una telefonata
fatta la mattina dell'11 febbraio sul nostro
telefonino da Attilio che dapprima la polizia di
Viterbo conferma e successivamente invece non
compare nei tabulati". E' indignata per questo la
mamma di Attilio: "Se davvero questa telefonata
non l'avevo mai ricevuta e non trattandosi di
depistaggio, che bisogno c'era di ridicolizzarmi
con
certe
dichiarazioni?"
Dopo la richiesta, infatti, del loro legale di un
controllo sui tabulati telefonici ecco cosa scrivono
gli inquirenti rispetto a quella telefonata: "Errore
di data comprensibile, visto il dolore di una
madre, dovuta alla perdita di un figlio che può
facilmente confondere il giorno in cui l'ha sentito
per
l'ultima
volta".
"Una madre - insiste Angela Gentile - può mai
dimenticare l'ultima telefonata fatta dal proprio
figlio?" Inoltre il padre ricorda che un'altra
telefonata abbastanza lunga, questa volta fatta
dalla madre al figlio l'8 febbraio verso le 11, non
compare
nei
tabulati
telefonici.
www.chilhavisto.rai.it/.../ m/MancaAttilio2a.jpg
Abbiamo incontrato i genitori Gioacchino Manca
e Angela Gentile a una settimana dalla cattura di
colui, che secondo la pista da loro indicata
agli inquirenti finora senza risultati concreti,
potrebbe essere stato visitato e operato dal loro
figlio trovato morto il 12 febbraio del 2004
nell'appartamento di Viterbo dove viveva da solo.
Il padre e' chiaro: nonostante le intimidazioni
subite e gli "inviti" a desistere, loro non
molleranno fino a quando la verità sulla morte
Tra le strane coincidenze con il caso Provengano
c'e' il viaggio in Costa Azzurra dell'Ottobre del
2003
fatto
da
Attilio
all'insaputa
di
tutti i suoi colleghi e dei suoi amici. Durante una
telefonata lo stesso racconta al padre che non si
tratta di un viaggio di piacere ma di
lavoro finalizzato a effettuare una visita per un
intervento
chirurgico.
Attilio
Manca,
specializzatosi proprio in Francia, e' stato il primo
in Italia ad eseguire l'intervento alla prostata per
via laparoscopica. Ma perché il giovane Manca si
sarebbe trovato in contatto con certi ambienti?
Forse una parentela scomoda: il cugino Ugo
Manca infatti e' stato condannato dal Tribunale
di Barcellona a nove anni di reclusione per
traffico di stupefacenti. L'unica impronta,
presente nella casa in cui viene ritrovato il corpo
senza vita di Attilio, a cui gli inquirenti
hanno dato un nome e' proprio del cugino.
Il giovane viene trovato senza vita la mattina del
12 febbraio, quando i colleghi che lo aspettavano
in sala operatoria, dopo diverse ore di
59
ritardo, vanno a cercarlo a casa. Arrivati i
poliziotti e aperta la porta, lo spettacolo è
agghiacciante: il cadavere del giovane è
riverso sul letto, in una pozza di sangue, con il
volto schiacciato sul materasso e due buchi sul
polso sinistro. Lui, mancino, si sarebbe
iniettato un cocktail di sostanze letali con la
mano
destra.
www.poliziadistato.it/.../
Bernardo_big.jpg
Una cosa e' certa: secondo i genitori il giovane
urologo da diverso tempo non era più tranquillo
e varie volte aveva fatto capire che le sue
preoccupazioni erano legate alla sua professione.
Se, come anche il procuratore nazionale
Antimafia Pietro Grasso ha denunciato, ci sono
stati esponenti delle istituzioni e della politica
che, con la loro complicità, hanno permesso la
lunghissima latitanza di Provenzano, come
escludere che ci siano componenti deviate delle
istituzioni che hanno, dal 12 febbraio 2004 ad
oggi, cercato di insabbiare le indagini sul caso
Manca?
Tindaro Bellinvia
digilander.libero.it/
(*) La "Catena di San Libero" e' una e-zine
gratuita, indipendente e senza fini di lucro.
inmemoria/foto/capa1.jpg
E' possibile che la mafia barcellonese, quella
stessa mafia che ha fornito il detonatore per la
strage di Capaci, abbia procurato un medico
per il padrino di Corleone e che successivamente
questi sia divenuto troppo scomodo per ciò che
sapeva tanto da dover morire? Tale ipotesi
deve essere seriamente presa in considerazione.
La
mafia
uccidendo
Giovanni
Falcone
e
Paolo Borsellino, credette
di sconfiggere i suoi due più
pericolosi nemici, si sbagliò
perché ai loro funerali si unì
tutta l'Italia che si schierò definitivamente contro
di essa sconfiggendola
con il dolore.
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aggiornamenti.
60
Elezioni Regionali in Sicilia
Par Condicio … o Mafia Condicio ?
a cura di Luisa Barbieri
Siamo alla vigilia delle Elezioni della Presidenza
Regionale in Sicilia, siamo sottoposti alla “par
condicio”, conseguentemente … Borsellino è un
cognome da non nominare, ogni qual volta ci
si trovasse nella condizione di menzionare il nome
di Paolo Borsellino … fosse anche per chiedere
indicazioni su via/Piazza Paolo Borsellino, o ci si
trovasse nella condizione di, per fare un esempio,
organizzare un incontro pubblico presso la sala
Falcone-Borsellino (porto un esempio relativo al
quartiere di Bologna ove ha sede la nostra
associazione che porta appunto questo nome) …
si incorre nella gravissima condizione di violare la
par condicio!
Ricordare la strage di Capaci del 23 maggio 1992
ove persero la vita per mano della Mafia nella
cosiddetta “strage di Capaci” Giovanni Falcone, la
moglie Francesca Morvillo e tre poliziotti di scorta:
Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro …
quest’anno non si può, almeno pubblicamente.
RAI Uno aveva programmato a ricordo della
strage la messa in onda del film in due puntate
“Giovanni Falcone”, diretto da Antonio e Andrea
Frazzi, interpretato da Massimo Dapporto, nei
panni del Giudice Falcone, e da Elena Sofia Ricci
nei panni della moglie Francesca Morvillo.
Una storia che rappresenta un
pezzo della nostra Italia, un
evento che ha segnato la
coscienza di tutti noi ed anche
per questo ci appartiene. Il
film parte dal 1980, ossia
dall’inizio “dell’avventura” di
Giovanni Falcone quale giudice
istruttore a Palermo e si
conclude con la tragica strage
di Capaci del 1992. Una strage
che trova risposta nel fine che
intendeva perseguire, una finalità destinata a
rimarcare la potenza dell’organizzazione criminosa
dopo la sconfitta subita a seguito del maxiprocesso definito con irrevocabile sentenza di
condanna il 30 gennaio 1992.
Gli attentati conclusosi in stragi prima del giudice
Falcone poi del Giudice Borsellino oltre alla
eliminazione
di
due
nemici
storici
dell’organizzazione criminosa, hanno voluto
affermare il potere assoluto ed incontestabile di
“cosa nostra” … e se questa non è cosa che ci
riguarda?!
I responsabili della RAI, visto che le elezioni per la
presidenza regionale in Sicilia sono alle porte e
visto che tra i candidati si presenta Rita Borsellino,
sorella di Paolo, hanno optato in virtù
dell’osservazione
della
par
condicio,
di
rimaneggiare il palinsesto sostituendo il film
programmato con il film in quattro puntate “La
moglie cinese”. Il direttore di Rai Fiction dice che
“Falcone e Borsellino non sono morti invano” (e
meno male che lo dice!) – aggiungendo sempre in
riferimento alla messa in onda del film in
questione – “c’è una legge della par condicio da
rispettare. Nella fiction si parla anche di Borsellino
e la sorella è candidata in Sicilia alle regionali,
finché non si chiude la campagna elettorale,
dobbiamo rispettare le regole”.
Pur non nutrendo nessun tipo di risentimento nei
confronti del film in programmazione, trovo che la
61
mancata celebrazione di un evento significativo e
doloroso quale quello di cui si parla, poco abbia a
che spartire con il concetto di Democrazia.
Esprimo forte rammarico e colgo l’occasione per
unirmi allo sconcerto di Rita Borsellino che
afferma: "C'è da restare veramente sconcertati di
fronte a fatti di questo genere, utilizzare certe
vicende per fare propaganda politica. Sarebbe
come dire di oscurare i nomi di Falcone e
Borsellino
dalle
piazze,
dalle
scuole
o
dall'aeroporto, perché io sono candidata alla
presidenza della Regione. Tutto ciò mi sembra
una mancanza di rispetto verso quelle persone
assassinate dalla mafia che non meritano banalità
di questo genere".
Il consigliere d'amministrazione di viale Mazzini
Sandro Curzi apprende la notizia “con sorpresa e
stupore”, aggiungendo che "la par condicio, che
vieta la partecipazione dei candidati ai programmi
tv, non può assolutamente giustificare il mancato
rispetto di questo importante appuntamento della
storia civile del nostro Paese". "Mi impegno conclude Curzi - a battermi perché questo
omaggio alla memoria di Falcone e Borsellino non
venga mortificato e sacrificato sull'altare di piccole
e miserevoli convenienze di propaganda politica".
Il cda Nino Rizzo Nervo insiste domandandosi:
"Cosa c'entra l'omaggio a due eroi come Falcone e
Borsellino con le imminenti elezioni in Sicilia? Se la
fiction è pronta, è giusto e doveroso trasmetterla
nel giorno dell'anniversario della strage di
Capaci. Non posso credere che qualcuno abbia
invece deciso il rinvio perché la sorella di
Borsellino è candidata alla elezioni. Si tratterebbe
di una decisione arbitraria e purtroppo anche
ridicola".
corso e dalla difesa di sé medesimo al processo in
corso a Palermo che lo vede imputato per
favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e
violazione del segreto d'ufficio. A questo riguardo
vanta un notevole curriculum che comprende un
avviso di garanzia per concorso esterno in
associazione mafiosa.
Il “torto” a Totà Cuffaro impegnato in tutte queste
attività non lo si fa celebrando un anniversario
come quello in questione riferentesi alla strage di
Capaci, trasmettendo un film sull’argomento, lo si
fa nel momento stesso nel quale nemmeno un
inviato di telegiornale si presenta a Palermo,
assiste al processo e ne parla con chiarezza e
determinazione al fine di informare l’opinione
pubblica che rischia, poi, di farsene un’idea
“sbagliata”!
Per osservare la par condicio, per non dare la
parola, o, per meglio dire, percepire anche
solamente quale eco quel nome: “Borsellino”,
proporrei la messa in onda del documentario
proposto da Alberto Nerazzini e Stefano Maria
Bianchi
“La mafia è bianca” ove si può
percepire un altro nome: “Cuffaro”.
www.arcoiris.tv
Michele Santoro presenta: LA MAFIA È
BIANCA
N.A.Di.R. informa: 14 novembre 2005 - Teatro
Duse (Bologna) - Michele Santoro presenta "LA
MAFIA E' BIANCA", un film e un libro di Stefano
Maria Bianchi e Alberto Nerazzini (BURsenzafiltro).
Proiezione del film alla presenza degli autori e di
Michele Santoro - Introduzione di Angelo
Guglielmi
"La mafia ha cambiato volto. Ha cambiato sedi ed
interlocutori. Non fa più rumore. Non fa stragi.
Quasi non si sporca le mani di sangue, ma si
insinua silenziosa negli ospedali, nel mondo
imprenditoriale ed in quello politico-istituzionale"
Ci si impegna ad osservare la par condicio in virtù
di una legge che tende a difendere tutte le parti
impegnate in campagna elettorale: parità di
condizioni, se si parla di una parte poi si deve
obbligatoriamente parlare dell’altra … parliamone!
A proposito dell’attuale Presidente della Regione
Sicilia di cose da dire ce ne sono tantissime …
diciamole! Credo proprio che nessuno di noi voglia
fare torto al Presidente Salvatore Cuffaro, detto
Totò, così preso e dalla campagna elettorale in
Intervista ad Alberto Nerazzini
N.A.Di.R.
Nerazzini
informa:
Intervista
ad
Alberto
62
Alberto Nerazzini è autore, insieme a Stefano
Maria Bianchi, di "LA MAFIA E' BIANCA" film
inchiesta riferentesi ai rapporti tra mafia, politica e
sanità in Sicilia. "...ma nella Sicilia di Cuffaro c'è la
mafia che cresce dentro le pieghe del sistema,
una mafia nuova e sconosciuta di cui nessuno
parla. Intrighi, ambiguità, camaleontismi del
nuovo potere" (Michele Santoro). Il film è
supportato dal libro presentato da Michele
Santoro: "La mafia è bianca". Il lavoro di Nerazzini
e Bianchi indigna ed appassiona allo stesso
tempo, accende il pensiero critico, sa creare quel
vissuto di inquietudine sana e costruttiva che ogni
giornalista dovrebbe ritenere quale obiettivo
prioritario nel rispetto della Verità, di sé e di chi
ne diverrà l'usufruitore. È con forte senso di
gratitudine che tutti noi possiamo e forse
dobbiamo avvicinarci a questa tipologia di
professionisti dell'informazione per percepirci
parte attiva del contesto sociale al quale
apparteniamo e che, gioco forza, non possiamo
non amare.
L’auto guidata dal Giudice Giovanni Falcone
Il cratere causato dall'esplosione
digilander.libero.it/
inmemoria/strage_capaci.htm
“Sono le 17,48 quando su una pista
dell'aeroporto di Punta Raisi atterra un jet del
Sisde, un aereo dei servizi segreti partito
dall'aeroporto romano di Ciampino alle ore
16,40. Sopra c'è Giovanni Falcone con sua moglie
Francesca. E sulla pista ci sono tre auto che lo
aspettano. Una Croma marrone, una Croma
bianca, una Croma azzurra. E' la sua scorta, erano
stati raggruppati dal capo della mobile Arnaldo La
Barbera.
Una squadra affiatatissima che aveva il compito di
sorvegliare Falcone dopo il fallito attentato del
1989 davanti la villa del magistrato sul litorale
dell'Addaura. La solita scorta con Antonio,
Antonio Montinaro, agente scelto della squadra
mobile che, appena vede il "suo" giudice scendere
dalla scaletta, infila la mano destra sotto il
giubbotto
per
controllare
la
pistola.
Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene, alle
17,50 il corteo blindato che trasporta il direttore
generale degli Affari penali del ministero di Grazia
e giustizia è sull'autostrada che va verso Palermo.
Tutto sembra tranquillo, ma così non è.
Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in
Sicilia, qualcuno lo segue, qualcuno sa che
dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel
pezzo di autostrada vicino alle cementerie.
La Croma marrone è davanti. Guida Vito
Schifani, accanto c'è Antonio, dietro Rocco Di
Cillo. E corre, la Croma marrone corre seguita da
altre due Croma, quella bianca e quella azzurra.
Sulla prima c'è il giudice che guida, accanto c'è
Francesca Morvillo, sua moglie, anche lei
magistrato. Dietro l'autista giudiziario, Giuseppe
Costanza, dal 1984 con Falcone, che era solito
guidare soltanto quando viaggiava insieme alla
moglie. E altri tre sulla Croma azzurra, Paolo
Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.
Un minuto, due minuti, la campagna siciliana,
l'autostrada, l'aeroporto che si allontana, quattro
minuti,
cinque
minuti.
Ore 17,59, autostrada Trapani-Palermo. Investita
dall'esplosione la Croma marrone non c'è più.
La Croma bianca è seriamente danneggiata,
si salverà Giuseppe Costanza che sedeva sui
sedili posteriori. La terza, quella azzurra, è un
ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre
agenti sono vivi, feriti ma vivi. Feriti come altri
venti uomini e donne che erano dentro le
auto che passavano in quel momento fra lo
svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
Fu Buscetta a dirglielo: "L'avverto, signor
giudice. Dopo quest'interrogatorio lei
diventerà forse una celebrità, ma la sua vita
sarà segnata. Cercheranno di distruggerla
fisicamente e professionalmente. Non
dimentichi che il conto con Cosa Nostra non
si chiuderà mai. E' sempre del parere di
interrogarmi?".
Giovanni Falcone, "Cose di Cosa Nostra"
(Rizzoli, 1991): "Si muore generalmente
perché si è soli o perché si è entrati in un
gioco troppo grande".
63
Quanti voti nel momento in cui si presentò quale
candidato politico ! Ma … micca possiamo
incolpare lui, non è certo colpa sua se tanta gente
gli vuole mostrare quella gratitudine così rara
oramai da riscontrare nel nostro stesso contesto
sociale!
Certo è che, oltre all’accumulo di voti, il settore
della sanità si presta parecchio ad allargare il
ventaglio delle opportunità (consiglio la visione de
“La mafia è bianca”).
I funerali del 25 maggio 1992
L’allora
Presidente
della Camera Pier
Ferdinando Casini si
fece
garante
dell’onestà di Cuffaro:
"Mi
assumo
la
responsabilità
di
ritenere
Salvatore
Cuffaro una persona
onesta … è un
signore che fa politica
e che qualcuno ha
messo sotto processo
… del resto le principali accuse nei confronti del
Governatore della Sicilia sono già state smentite
nei fatti dai magistrati". Ce lo disse in tutta
franchezza al talk show “Mezz’ora” condotto da
Lucia Annunziata su RAI 3 il 5 febbraio 2006.
… ma perché tanto fervore nei confronti di colui
che vanta di avere distribuito a Raffadali (AG),
suo paese di nascita, 3000 baci nel corso della
campagna elettorale ? colui che meritatamente si
è guadagnato il titolo di: "Zì vasa vasa" ("Zio
bacia bacia") ?
Salvatore Cuffaro, il politico più amato e votato
della Sicilia, non è un “picciotto”, un killer, ma uno
stimato medico che ha intrapreso la carriera
politica in virtù di onorevoli principi, tra tutti
emerge quello che affonda le sue radici
sull’Amicizia.
Intorno a lui girano personaggi di spicco nel
contesto della borghesia siciliana: imprenditori,
medici, professionisti onorevoli, tanto quanto
affiliati.
Lui è prima di tutto, anche prima di essere un
politico di grande prestigio, un medico e quel
camice bianco gli ha permesso di entrare in
contatto con tantissima gente, gli ha permesso di
aiutarli: una ricetta, un consiglio, una
raccomandazione … quanti amici! Quante persone
che gli debbono gratitudine! … è il destino del
medico!!
Cuffaro, già in giovane età (si parla degli anni
’80), ne aveva fatta di strada nell’ambito della
sanità! I fatti parlano di manovre nell’ambito dei
concorsi ospedalieri, di accreditamenti mirati, poi
al di là dei fatti supportati dalle confessioni di
alcuni pentiti e dalle intercettazioni telefoniche ed
ambientali, che altro posso aggiungere ? Del resto
dallo stesso Totò Cuffaro tali eventi sono stati
abbondantemente minimizzati e supportati da
innumerevoli spiegazioni. Che ci poteva fare lui,
del resto, se tanta gente si rivolgeva a lui
credendo di potere godere di un qualche favore ?
Lui ammette con molta onestà di avere ricevuto
centinaia di medici ansiosi di potere usufruire della
carica di assistente ospedaliero. Lui ascoltava
tutti, che altro avrebbe potuto fare ?
Anche la sua amicizia con l’Ing. Michele Aiello
risultato protagonista di una serie di scandali
nell’ambito degli accreditamenti sanitari in Sicilia
… è forse reato essere amici ?
E se poi gli amici sono anche potenti e capaci
imprenditori tanto da guadagnarsi il titolo di “re
delle cliniche private” godendo di finanziamenti
pubblici, se riescono ad espandere le attività
64
sanitarie di una clinica, quale è Villa Santa Teresa
di Bagheria, è forse reato ?
Come del resto, è reato avere grandi capacità
imprenditoriali ? Il mondo va così! Se sei capace e
hai le amicizie giuste, al momento giusto …
nessun problema, funzioni nel e con il sistema … e
non solo in Sicilia!
Sempre in osservanza della par condicio, perché
proprio Rita Borsellino dovrebbe avere i numeri
per divenire Presidente della Regione Sicilia ? lei
stessa ha dichiarato: “fermiamo Cuffaro, se non ci
riusciamo mi ritiro e mi dedico ai miei nipoti”,
dichiarazione forte, ma da cosa è sostenuta ?
Forse, come dice lei, è sostenuta dalla
constatazione che: “C'è una Sicilia diversa da
quella di Cuffaro, io la conosco bene, e ovunque
c'è voglia di legalità, di partecipazione, di un
nuovo sviluppo. Soprattutto c'è voglia di
partecipazione. Era da tempo, forse da anni, che
ne parlavo con gli amici più cari, che mi sono stati
più vicini, con i quali condivido affetto prima
ancora che visioni politiche. Così dalle chiacchiere
informali, nel settembre scorso è arrivata la
domanda: ma perché non ci provi tu?”.
Quale programma a sostegno di quella Sicilia che
vuole allontanare quello che Rita stessa definisce
“cufarismo” ?
“non voglio fare un programma di tanti buoni
propositi e facili promesse. Sarebbe molto facile
buttare già qualche riga di un programma ideale,
scritto da qualche tecnico dentro le stanze di una
segreteria
politica.
Non è quello che mi interessa. Quel che mi
interessa … è ascoltare, camminare fra la gente e
con la società, capire i problemi e le loro origini
per provare a trovare le soluzioni nella legalità e
nello
sviluppo.
I cosiddetti "esperti" in questi anni hanno
dimostrato quanto la politica istituzionale e di
governo si sia allontanata dalla gente, hanno
dimostrato che molto spesso il loro essere
"esperti" serve solo a favorire interessi di parte o
addirittura
personali.
Credo che la prima parte di un programma
credibile sia e debba essere fatta con la storia dei
candidati: prendete la storia degli ultimi 13 anni
della mia vita e prendete la storia degli ultimi
tredici anni dell'impegno politico di Cuffaro: fate
voi il paragone.”
guia4rodas.abril.com.br/.../ sicilia.jpg
65
OGGETTO: la disabilita si può curare e recuperare, non fate chiudere la
Comunità Terapeutica N.A.Di.R
Mi chiamo Graziano Ida, e sono una disabile
psichica riconosciuta nell'anno 2004 dalla
Commissione Medica AUSL Bologna, come invalida
civile al 75% e portatrice di handicap considerato
grave nell'inserimento sociale in quanto da molti
anni soffrivo di una sintomatologia patologica che
mi invalidava il mio vivere quotidiano in ogni sfera
della mia esistenza ormai disperata, sintomi
consistenti in iperfagia con conseguente obesità
(pesavo 85 kg con un'altezza di 1,60), attacchi di
panico con conseguente auto isolamento,
depressione marcata, atti auto lesivi perché mi
sentivo emarginata e impossibilitata a vivere
inserita in questa società, questa sintomatologia si
esprime
in
DISTURBO
DI
RELAZIONE.
Dal lontano 1989 ero curata presso i Centri di
Salute Mentale dell'AUSL Bologna, ambienti dove
si viene esclusivamente medicalizzati e riempiti di
psicofarmaci, aspettando il tuo turno dove
spiccano e ti ci abitui a pareti fredde come il
freddo e la disperazione che vivi giorno dopo
giorno rendendoti conto che sei tagliato fuori dalla
società, perché la tua patologia che si esprime nel
DISTURBO DI RELAZIONE COL PROSSIMO non ti
da via di salvezza, l'alternativa potevano essere
Centri privati non accessibili a chi come me e
tantissimi altri non ne hanno i mezzi economici.
Ma nell'ottobre 2004 ho la fortuna di entrare nel
Programma Terapeutico dell'Associazione Medico
e Psicologica N.A.Di.R sita a Bologna, Centro
Medico
Specializzato
nei
DISTURBI
DI
RELAZIONE, che si esprimono come ho già detto
in sintomatologie come quelle che presentavo io e
altre come la BULIMIA, ANORESSIA ecc...,
andando a visitare il sito di tale associazione e
leggendosi il programma terapeutico proposto e il
perché della scelta della forma associativa si
scopre che lo Staff Medico e Psicologico ha da
sempre voluto rendere accessibile a cure
altamente specializzate anche i meno ambienti,
infatti il paziente paga solo le visite - sedute di cui
necessita per il resto usufruisce GRATUITAMENTE
di una Comunità, casa - ambiente famigliare con
ampi spazzi e ogni comfort per viverlo sempre
super visionato da terapeuti, io come altri
abbiamo usufruito anche per lunghi periodi
dell'accoglienza diurna terapeutica dalla mattina
alla sera gratuitamente, le attività terapeutiche
svolte sono tante e tutte finalizzate ad integrare il
percorso individuale con il proprio terapeuta o
rieducatore per farti superare la tua più o meno
disabilita se non arrivare a risolverla del tutto e
quindi acquisire le capacità di affrontare e inserirti
con
successo
in
questa
società.
Personalmente dal lontano ottobre 2004, data in
cui entrai nel programma N.A.Di.R, ho risolto
quasi del tutto la mia disabilita, sono riuscita ad
reinserirmi in società con successo, peso 54 kg (
contro i precedenti 85 kg), non sono più
iperfagica, non soffro ne di attacchi di panico ne
depressione ho invece all'interno dell'associazione
N.A.Di.R, affrontato una palestra di vita,
conosciuto tante persone superato le mie inabilità
e paure relazionali e acquisito la voglia di fare e
vivere e come me, tanti altri pazienti.
Oggi però sto scrivendo questa lettera appello con
la disperazione nel cuore e nell'anima perché
l'associazione sta per chiudere la SEDE, perché
nessuna Istituzione aiuta N.A.Di.R a rimanere
aperta, lo Staff Medico e Psicologico facendo in
questi anni pagare solo le visite e fornendo tutto il
resto gratuitamente ai pazienti si è strozzato
economicamente e non può più tenere aperta la
Comunità - Casa per i pazienti come luogo
altamente TERAPEUTICO perché curativo e di
reinserimento sociale in un'associazione perché
luogo elettivo come palestra di vita ma in
ambiente protetto e super visionato da medici e
psicologi le spese del locale sono tante e nessuna
Istituzione
aiuta
N.A.Di.R.
Con disperazione, e con la presente lettera
sicuramente non grammaticalmente corretta, ma
credo
comprensibile,
lancio
un
appello
all'Istituzioni tutte per fare rimanere aperta la
sede Comunità Terapeutica N.A.Di.R, e non
costringere a pazienti che hanno tante difficoltà a
ritrovarsi nuovamente soli e a dovere scegliere
gesti estremi, per denunciare e rendere visibile
cosa può accadere in una Città come Bologna, per
chi crede come me, nel diritto e la dignità di
volere essere curati da centri altamente
specialistici ed innovativi avendo pochi mezzi
economici, Vi prego non fate chiudere la sede
dell'associazione, tutti sanno quanto sono diffuse
le patologie di cui in questa lettera ho parlato e
che questo Centro Medico Associativo può e
potrebbe
curare.
Distinti Saluti.
Ida Graziano
66
AL PRESIDENTE DEL QUARTIERE RENO
AL SINDACO DI BOLOGNA
ALLA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA
OGGETTO: NON FATE MORIRE L’ASSOCIAZIONE NADIR.
Gentilissimi,
Vi disturbo con questa lettera perché oggi alla
N.A.Di.R. c’è una novità: deve chiudere, si deve
trasferire, forse, come locale, non riaprirà. La
Dott.ssa Barbieri me ne aveva accennato, ma non
volevo rendermene conto: devono vendere la
sede perché nessuno, Quartiere, Comune,
Provincia o Regione, ha i soldi (o la volontà) per
sovvenzionare l’Associazione.
L’Associazione è nata dalle esigenze di alcuni
malati e dalla sensibilità di (pochi) medici.
E’ nata con le sole forze delle persone che hanno
creduto
nell’associazione,
senza
chiedere
sovvenzioni a nessun Ente. Ora che la situazione è
diventata molto pesante, per il boicottaggio delle
Istituzioni e dei medici di base, l’Associazione,
proprietaria dei locali, si vede costretta a venderli:
anche perché se si può assottigliare il proprio
stipendio, le Banche non sono però disponibili a
vedere dilazionati i propri crediti.
Ora Voi Autorità locali (Quartiere, Comune,
Provincia e Regione) siete di fronte alle Vostre
proprie responsabilità! Volete proprio veder
chiudere una realtà come questa?
Chiediamoci perché. Perché, anziché mostrare
questa Associazione come un fiore all’occhiello
della Città la si vuole far chiudere lasciandola sola.
Eppure ci sono tante Associazioni: di pescatori, di
podisti, di cacciatori o di ballerini…
Per carità! Sono tutte benemerite! E servono a far
stare insieme le persone. E tutte sono
incoraggiate e sovvenzionate ( anche offrire i
locali è sovvenzionare) dagli Enti Locali.
Ma la N.A.Di.R. non è uguale a loro. E’ molto,
molto più importante.
E’ un’Associazione di medici! Di medici che si
sono messi insieme non per fare soldi! Di medici
che hanno lunghe esperienze (e quindi non sono
giovani alle prime armi)! Di medici capaci, quindi,
che vogliono aiutare i malati di “disturbi di
relazione – anoressia e bulimia” (malattie che
negli ultimi anni si sono tanto diffuse da essere
diventate “malattie sociali”). Medici che partono
dal presupposto che questi malati non sono il
granello di sabbia nell’ingranaggio della Società,
ma che è la “Società malata” che produce questi
disturbi.
Se dei medici così si mettono insieme anche chi
non ha molti soldi può sperare di curarsi, se dei
medici così si mettono insieme dimostrano che le
persone possono essere curate bene senza dover
spendere milioni su milioni, che siano di privati o
soldi pubblici, … se dei medici così si mettono
insieme possono fare paura a chi (Pubblico o
Privato) ritiene che, per trattare queste malattie,
servono miliardi… mentre bastano solo parole e
capacità di essere vicine alle persone.
Ma quali interessi vanno a toccare dei medici così?
Non so dare una risposta a questa domanda, ma
per capire vorrei partire dal mio “percorso di
malata.
Quando sono entrata alla N.A.Di.R. la prima volta
ero una persona distrutta: fatta a pezzi da una
situazione difficile della mia famiglia d’origine e da
una situazione lavorativa che ora sappiamo che si
chiama “mobbing”. Ero talmente a pezzi che
bastava che una persona mi guardasse in faccia e
mi fissasse per 5 secondi anziché 3 che scoppiavo
a piangere. Il mio disagio era così evidente che
tutte le persone che conoscevo mi dicevano:
“Cos’hai? Sei cambiata, non sei più tu”, oppure
evitavano di parlarmi: Eppure il mio medico non
se ne era accorto! E tutte le volte che andavo in
ambulatorio, mi rassicurava, con una certa
insofferenza, che non avevo nulla, di stare
tranquilla. Tranquilla…facile a dirlo! Venivo a casa
e piangevo. Andavo a lavorare e piangevo. Uno
strazio! Quando finalmente ho cambiato medico,
la dottoressa mi ha consigliato di andare alla
N.A.Di.R.
Con poca convinzione, ma tanta disperazione, ci
sono andata. La possibilità di parlare e di
raccontare quello che stavo vivendo, mi ha fatto
piano-piano uscire dall’incubo della depressione! A
poco a poco la loro sensibilità e disponibilità mi ha
portato verso una maggiore consapevolezza delle
mie potenzialità. Ora, grazie a questi medici,
posso dire che sto riprendendo una vita normale:
con più sorrisi che pianti! E mi sono anche resa
conto che se sulla carta il mobbing è stato
riconosciuto, stigmatizzato e bandito dai rapporti
di lavoro, nella realtà esiste ancora eccome! E
continua a mietere vittime assumendo di volta in
volta molteplici aspetti e nella realtà chi ne è
colpito non viene aiutato perché i medici di base
67
sono pressati a non dare mai più di 15 giorni di
malattia e se per curarti hai bisogno di più tempo
sono comunque affari tuoi!.
Ho raccontato tutto questo non perché pensi che
siate interessati a sentire la mia storia, ma perché
vorrei che tutti quelli che si trovano nella mia
situazione avessero la possibilità di curarsi all’
Associazione (curati quindi da medici capaci e con
grande esperienza) senza dover chiedere un
mutuo per pagare le parcelle: si pagano solo le
visite, ma tutto il resto (possibilità di stare insieme
insegnando o imparando dagli altri ogni piccola
abilità: cucito, ricamo, o computer, ma anche
ginnastica, yoga, training autogeno, come pure
lettura e film e commento agli stessi) tutto il resto
è gratis, tutto il resto è fatto di passione per il
proprio lavoro e di affetto verso i propri pazienti
che
traspare e diventa modo di vivere.
Non riesco quindi a comprendere come mai gli
Enti Locali non siano interessati a mostrare questa
esperienza così ricca, nata dalla sensibilità di
medici che, in una Società che mercifica tutto,
privilegiano la persona. Una esperienza che ha
sempre mantenuto la propria autonomia.
Eppure questi pazienti, che altrimenti dovrebbero
essere ospedalizzati o riempiti di farmaci, allo
Stato non costano nulla: solo raramente vengono
prescritti farmaci.
Una risorsa così, una realtà così proficua, sta per
chiudere! Non ci voglio ancora credere. Non ci
credo.
In questi giorni, frequentando l’Associazione, ho
visto le persone come hanno reagito a questa
notizia: chi si è messo a piangere, che come me
non ci vuole credere, chi ancora dice “Me ne vado
e non ritorno più”, perché è meno doloroso
abbandonare (medici, ma anche amicizie e affetti)
che essere abbandonati.
Anche se sappiamo che i medici ci continueranno
a seguire, sappiamo comunque che non sarà più
la stessa cosa: non avremo più un luogo dove
incontrarci tutti e fare attività, ci perderemo di
vista tra noi e questo ci strazia l’anima.
Vi chiedo di non lasciare che l’associazione chiuda,
Vi chiedo di aiutarci, Vi chiedo di avere fiducia in
questi medici ed in questi pazienti: sapranno
ripagarVi con i risultati, sapranno ripagarVi
rendendoVi orgogliosi che questo “Quartiere
Operaio” e una città come Bologna che è così
capace di innovare, siano riusciti a produrre
questa esperienza così nuova!
Se vogliamo ridare vigore alla legge 180, Sig.
Presidente del Quartiere, Sig. Sindaco, Sig.ra
Presidente della Provincia, Sig. Presidente della
Regione, perché non cominciare da qui?
Vi ringrazio per la pazienza e Vi saluto piena di
speranze
Ivana Bettini
Censuriamoci
La nostra associazione da sempre, come peraltro
credo lo stesso valga per tante altre realtà che
lavorano seriamente per e nel sociale, ha da
sempre incontrato enormi difficoltà. Difficoltà di
inserimento sul territorio, di interscambio con altre
realtà associative, di riconoscimento ufficiale,
economiche. Ha subito innumerevoli atti vandalici,
per fortuna di entità tollerabile, però pur sempre
dimostrativi di quell’ostilità che si evidenzia giorno
dopo giorno. Si partecipa ai bandi pubblici
proponendo progetti su progetti, ma … la risposta
è quasi scontata! Ha dovuto penare per più di 2
anni per potere essere riconosciuta a tutti gli
effetti “organizzazione di volontariato – onlus di
diritto”. Ora
sembra non poter godere
dell’accreditamento
istituzionale
in
ambito
sanitario, malgrado le innumerevoli dimostrazioni
su diversi livelli della validità scientifica del
progetto posto in essere da circa un ventennio.
Sembra esservi una sorta di “tappo” che
impedisce il defluire spontaneo di ciò che
facciamo da tanto, forse troppo tempo! Ho
l’impressione di non riuscire o di non essere
ancora riuscita a spiegare in maniera esaustiva il
perché un’associazione medica, una Comunità
aperta (come amo chiamarla io), possa
rappresentare un valido contributo a ciò che si fa
o si dovrebbe fare in ambito ospedaliero in
relazione ai Disturbi di Relazione, con particolare
riferimento ai DCA (disturbi del comportamento
alimentare), e come dal punto di vista clinico il
nostro staff operi. Non so spiegarmi ? Non riesco
a farmi ascoltare ? non interessa a nessuno ?
Eppure il problema sanitario in questione è di
grande spessore, vista oltretutto la casistica in
essere ed il dilagare delle sindromi in questione!
Mi è stato detto che il mio linguaggio è poco
compatibile con la burocrazia che agisce quale
forza motrice di ogni decisione in ambito
istituzionale, che il mio ribadire in termini clinici
non risulta favorevole in quanto solitamente nelle
sedi ove si svolgono i colloqui deputati
all’eventuale inserimento della nostra Comunità
nel piano sanitario di zona l’interlocutore non è un
tecnico e, per di più, è abituato ad utilizzare il
tempo in maniera verisimilmente differente da
come lo intendo io, però anche quando mi sono
trovata al cospetto di colleghi che seppur
impiegati in ambito amministrativo, pur sempre
medici sono, la difficoltà di comunicazione
68
persiste, addirittura sembra esasperarsi. Ho la
netta impressione di non volere essere ascoltata!
Solitamente non incontro difficoltà nell’utilizzo del
linguaggio, del resto è il mio mestiere da 20 anni
a questa parte, riesco ad essere compresa dai
Pazienti al punto da riuscire ad interagire più o
meno favorevolmente sul loro percorso teso al
riequilibrio, perché non riesco a creare un buon
canale di comunicazione con gli apparati
istituzionali ?
Sembra che gli obiettivi siano assolutamente
differenti e questa non è un’impressione dell’oggi
in quanto guardandomi indietro la ritrovo anche
nei ricordi risalenti alla mia avventura
professionale all’interno dell’Ospedale Maggiore.
Io credo che la figura del medico debba per
definizione ricoprire un ruolo carico di grande
responsabilità, debba accollarsi il gravoso rischio
della guarigione del Paziente, oppure senza volere
peccare di presunzione del miglioramento oppure
almeno della non lesività del trattamento
proposto. Il medico dovrebbe agire e proporsi
secondo modalità precise volte alla formazioneeducazione dell’individuo, soprattutto se gli
individui in questione propongono un corredo
sintomatologico sovrapponibile a quello che noi
stessi trattiamo, conseguentemente continua a
sfuggirmi il perché io rimanga per tanti versi così
dissonante dalla concezione della figura medica
accreditata comunemente, se non addirittura
volgarmente.
Come mai un’associazione medica che, pur
essendo di matrice privata, tende a consolidare il
concetto stesso di buona sanità alla portata di
tutti al di là dei poteri economici, quindi a
rinforzare in sostanza la forza e l’importanza del
pubblico nell’ambito sanitario, non riesce a
passare, per meglio dire:
fa fatica a farsi
comprendere dai responsabili del servizio
pubblico, mentre situazioni assolutamente private
(intendendo in senso stretto situazioni che
obbligatoriamente si debbono porre quale fine
prioritario il profitto) sembrano venire accolte con
maggiore facilità ? è forse la concezione comune
dell’associazionismo che crea il problema, ossia
associazione = promozione sociale, oppure
= scarsa professionalità, oppure = medicina
alternativa ? Ho idea che alla fine dei guai ciò che
davvero conta nel farsi ascoltare sia il potere, sia
esso politico e/o economico!
Del resto come meravigliarsi: il nostro sistema
sociale su quello si basa, secondo me purtroppo,
in quanto crea patologia andando ad oscurare
quelli che io ritengo essere i valori dell’individuo e
del branco di appartenenza. Quanto è importante
soprattutto con questi Pazienti fare loro
comprendere-ritrovare i pilastri portanti che
dovrebbero caratterizzare un sociale sano, scevro
da manipolazioni, distaccato dalla virtualità,
caratterizzato e supportato dalla semplicità di
essere liberi di esprimere ciò che si è senza la
paura di essere giudicati. La liberalizzazione del
pensiero,
il
ritrovamento
della
criticità
rappresentano, secondo la mia esperienza, una
potente arma contro ogni tentativo di
omologazione in grado di slatentizzare le
sintomatologie da noi considerate, ma per porre in
essere questo occorre, sempre secondo la mia
esperienza, porsi in una “scomodissima” quanto
essenziale posizione quali terapeuti: mettere in
discussione noi stessi, superare quella venina di
arroganza e di onnipotenza che ci caratterizza e
che ci insegnano (a mio avviso purtroppo)
durante il corso di laurea. A questo riguardo e per
esperienza mi piacerebbe tanto che i giovani neolaureati dovessero e potessero vivere il rapporto
con i Pazienti e con la Medicina per un qualche
tempo in Africa, per fare un esempio… lì davvero
si imparano a riconoscere i limiti di questa scienza
inesatta che si chiama Medicina, lì davvero si
impara come porsi nei confronti del Paziente!
L’ostracismo si mostra in maniera sempre più
evidente, pare essere una costante. Io continuo a
domandarmi il perché … forse è troppo forte il
messaggio teso alla liberalizzazione del pensiero
individuale e collettivo orientato a contrastare il
sistema sociale patogeno in cui tutti noi siamo
immersi ?
Anche quando si tratta di curare una malattia si
incappa nella censura sociale, se il trattamento
terapeutico si propone in maniera così potente da
arrivare o almeno tentare di arrivare a denunciare
il sistema dominante ecco che lo stop autoritario e
frustrante piomba sulla scienza, decapitandola.
Per quanto riguarda i trattamenti destinati al
riequilibrio dei disturbi del comportamento
alimentare sino a tutt’oggi acconsentiti si
evidenzia come solo una flebile vocina di denuncia
orientata a puntare l’indice accusatorio contro ciò
che con enorme potere schiaccia l’individuo, ma
occorre un udito molto raffinato per riuscire a
decodificare il messaggio. Una denuncia
contenuta che mira ad evidenziare solamente gli
aspetti più superficiali, quelli che in fondo sono
espressione del malessere profondo … si rimane
alla superficie proprio per non rischiare di minare
ciò che sta alla base: un genocidio psichico
globalizzato!
Si propone la sostituzione di un archetipo
patogeno di riferimento con un altro, a mio avviso
altrettanto patogeno, indotto a correzione del
primo; si by passa la conquista, corrispondente a
guarigione, della liberalizzazione del pensiero
critico.
69
La guarigione ha bisogno di scuotere, di
analizzare, scoprire, conoscere ciò che sostiene il
sistema. Il tentativo deve essere orientato a fare
nascere e/o risvegliare la capacità di assumersi la
responsabilità di scegliere conquistando così la
libertà di essere ed esprimere ciò che si è
davvero.
Lo scossone, la messa in discussione di ciò che
gioco forza ci schiaccia, il tentativo di fare
traballare le sue fondamenta può apparire e forse
divenire pericoloso per chi di questo sistema è
detentore assoluto.
Come può un’associazione come la nostra, un
programma clinico come il nostro essere
ascoltato? accreditato ? condiviso ? studiato da
una classe medica ancorata strettamente al
sistema dominante ?
Per ciò che sinora ho compreso io, la ricerca
scientifica si ferma dove chi detiene il potere
decide si debba fermare: “sino a lì vi potete
spingere, oltre non si va … almeno per il
momento”
(vedi
sperimentazione
energia
alternativa quale l’utilizzo dell’idrogeno, oppure
ricerca medica attraverso l’utilizzo delle cellule
staminali, ecc.)
La terapia destinata ai disturbi del comportamento
alimentare, che in definitiva altro non sono che
sindromi rientranti nel contenitore dei disturbi di
relazione (ma è già un po’ troppo azzardato
parlare chiaramente identificando con un nome
comprensibile questa tipologia di sindromi), non
smovendo, ma archetipizzando in alternativa (si
passa da una gabbia all’altra) altro non fa che
rinforzare le basi del sistema patogeno e delle
sindromi in discussione. Un esempio lampante (si
potrà
dire?!)
è
l’appiattimento
critico,
l’omologazione coartativa e frustrante che la
“liberalizzazione indotta e condotta” della politica
internazionale sta agendo sulle menti e
conseguentemente sui comportamenti degli
individui.
Puntare l’indice, smuovere, mostrare e agire su
quel qualcosa che in qualche modo influisce su
tutti fa paura ed è proprio con la paura che, da
che mondo è mondo, chi detiene il potere se lo
tiene ben stretto.
Siamo preda di uno schiavismo tecnologico, di una
visione del mondo virtuale e manipolata tanto da
impedirci di formulare un nostro pensiero critico
senza percepire un forte di senso di colpa, oppure
senza essere accusati di essere dei sovversivi.
Del resto il nostro programma clinico non nasce
da un delirio, ma da anni di ricerca scientifica e,
guarda un po’ il caso, ribadisce alla lettera ciò che
la Carta di Ottawa del 1998 prevede nell’ambito
della Promozione della Salute e che … anche qui,
guarda un po’ il caso, viene applicato in tutta
Europa, ovviamente fuori l’Italia che … della
ricerca non sa che farsene, a quanto pare!!
Il disgusto, la frustrazione, l’esaurimento delle
capacità reattive e le difficoltà economiche a volte
sembrano
prevalere,
ma
personalmente
desidererei evitare l’omologazione… non mi
piacciono le imposizioni (forse per questo non le
utilizzo nemmeno coi Pazienti), non mi piacciono
le gabbie, non mi piace nemmeno pronunciare la
parola “rassegnazione”.
Mi creano forte disagio gli atteggiamenti
opportunisti, la competizione a tutti i costi … sarò
una disadattata ?! può darsi, ma sinceramente
questa tipologia di disadattamento mi dà forza, e
soprattutto mi dà ragione in virtù della stupidità
imperante dalla quale mi sento circondata.
Nessuna relazione che non si avvalga del supporto
di un ritorno favorevole, nessun individuo che si
ponga nella posizione di dare o di essere solo in
funzione dell’idea che lo anima, sempre qualche
scopo individualista sostiene le relazioni … no,
grazie, preferisco farmi una bella passeggiata
respirando quella schifosa aria inquinata che
inonda il nostro pianeta!
Voglio correre il rischio di essere e mantenermi
viva, non posso e non voglio “avvalermi della
facoltà di non rispondere” di me stessa e quanto
basta per non rinunciare alla lotta semplicemente
orientata a svolgere una professione, quale è
quella del medico, che sicuramente non è scevra
né di responsabilità, né di rischi.
Non “mi paro il culo”, come si dice in gergo,
dinanzi ai miei Pazienti e nemmeno dinanzi alle
cosiddette autorità che di autorevolezza mi pare
esprimano “l’ingiusto”. Arroganza, presunzione,
pregiudizi, appiattimento sono le parole d’ordine e
questo ordine mi suona molto disordinato o
almeno disorganizzato e disorganizzante.
Siamo dominati da un sistema paramafioso ove
l’inciucio, il traffico intrigante tra nipote, zio,
amico, conoscente aprono le strade … quali
strade?
Partendo dall’etimologia stessa della parola
“mafia” quale “ma-hias” spacconeria, che appunto
si pone in relazione con la tracotanza degli affiliati
alla rea istituzione, qualcuno riesce a spiegarmi in
cosa differisce il nostro contesto sociale nella sua
interezza con l’organizzazione criminosa di cui
sopra ? Se sei affiliato, intruppato, omologato …
allora puoi proseguire, in altro modo viene
“soppresso”!
Organizzazioni criminose destinate a sostenere un
paese, un pianeta che non riescono a tenere in
alcun conto l’individuo nella sua splendida
diversità.
Luisa Barbieri
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N.A.Di.R. informa su Arcoiris Tv
Progetto Salute & Informazione
La terra ha gli anni contati - Maurizio Chierici intervista Margherita Hack
Venerdì 14 Aprile 2006 è stato conferito il premio
“Non solo parole” a Margherita Hack, una delle
menti più brillanti della comunità scientifica
italiana.
In occasione della consegna del riconoscimento,
Margherita Hack è stata intervistata da Maurizio
Chierici, giornalista de l'Unità.
Incontro con Guido Barbera: Cooperazione Internazionale quale potente arma
per una società civile
N.A.Di.R.informa:
Non possiamo più permetterci l'indifferenza,
sarebbe come perseverare nel vivere nell'illegalità
mancando a ciò che sancisce la Carta dei Diritti
dell'Uomo. Forse si dovrebbe affrontare il grave
problema dell'indifferenza di molti paesi e
soprattutto di molti governi che, pur parlando
moltissimo di solidarietà, di cooperazione, di aiuti,
in realtà sono orientati a trarre dalle relazioni
internazionali soprattutto profitti e, come diceva
Raoul Follerau: "Dove le persone si occupano di
difendere gli interessi non costruiscono civiltà"!
L'evoluzione del concetto di cooperazione
internazionale passa attraverso ciò che era dare
aiuto al condividere, non si tratta più di trasferire
le risorse, oggi occorre costruire insieme una
società civile, in altro modo crescerà solo il
malcontento che porterà inesorabilmente a quelle
tensioni sociali che altro non possono che sfociare
nelle guerre. La cooperazione è l'arma migliore
per prevenire i conflitti e l'errore strategico più
grave in cui incorrono i governi è finanziare le
guerre, invece di finanziare la cooperazione.
Sokos: un'associazione medica destinata al sostegno e alla cura degli
emarginati e degli immigrati
71
N.A.Di.R. informa: la solidarietà e la
compartecipazione sono alla base di ogni
relazione, come poteva un’associazione medica
come la nostra rimanere indifferente dinanzi alla
sgradevole situazione cui un gruppo di colleghi e
la loro associazione sono stati esposti ? atti
vandalici diretti contro chi svolge un lavoro, come
quello del medico, spinto e supportato dalla
passione
di
potere
prestare
aiuto!
Abbiamo scambiato due chiacchiere con il
Presidente della Sokos, il dott. Romeo Zendron,
che ci ha illustrato con semplicità e grande umiltà
che
cosa
caratterizza
l’associazione
che
rappresenta.
Convegno inaugurale Casa per la Pace
solidarietà sociale, dell'economia etica e solidale.
La casa per la Pace è affidata in gestione
all'Associazione "Percorsi di Pace" Onlus.
N.A.Di.R. informa:
L'Associazione Percorsi di Pace in collaborazione
con il Comune di Casalecchio di Reno ha
organizzato l'inaugurazione della Casa per la Pace
"La Filanda" a Casalecchio di Reno (Bo). La
manifestazione inaugurale ha contemplato
svariate iniziative, dal coinvolgimento di un
gruppo di associazioni accomunate da obiettivi
sovrapponibili per disquisire di pace e di
volontariato con i ragazzi di alcune scuole medie
superiori del Comune di Casalecchio di Reno, al
Convegno inaugurale il Teatro Testoni di
Casalecchio di Reno alla presenza di eminenti e
significativi personaggi di pace, al "taglio del
nastro" la neosede "La Filanda", via Canonici
Renani, 8 a Casalecchio di Reno.
La Casa per la Pace è un servizio del Comune di
Casalecchio di Reno finalizzato alla promozione
culturale, alla sensibilizzazione e
all'approfondimento sui temi della pace, della non
violenza, dei diritti, dell'intercultura, della
Hanno partecipato:
Simone Gamberini - Sindaco di Casalecchio di
Reno
Maurizio Sgarzi - Presidente di Percorsi di Pace
Vittorio Pallotti - Presidente del CDMPI
Alex Zanotelli - Missionario Comboniano
Peter Van Den Dungen - Coordinatore Rete
Internazionale Musei per la Pace
Maurizio Patelli - Assessore alla Pace, Diritti,
Partecipazione e Lavoro
Inaugurazione Casa per la Pace
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N.A.Di.R. informa: in un clima di festa si è
svolta l’inaugurazione della Casa per la Pace “La
Filanda”. Accolti dalla Banda “Cirkus Company” a
cura dell’Associazione “Oltre …” un folla si è
raccolta dinanzi alle autorità che hanno
inaugurato l’apertura di questa struttura che,
seguendo l’esempio di altri paesi nel mondo, vuole
rappresentare un fulcro d’azione, di confronto e di
incontro delle tante realtà associative che
lavorano per la promozione di una cultura di pace.
La Casa per la Pace “La Filanda” è affidata alla
gestione dell’Associazione “Percorsi di Pace”
onlus.
Hanno
partecipato:
Simone Gamberini – Sindaco di Casalecchio di
Reno
Alex Zanotelli – Missionario Comboniano
Vasco Errani – Presidente della Regione Emilia
Romagna
L'informazione libera e indipendente è possibile?
N.A.Di.R. informa: in occasione del decennale il periodico locale "L'Idea" (www.ideapianoro.org) con il
patrocinio del Comune di Pianoro ha organizzato un incontro pubblico con Milena Gabanelli, giornalista e
conduttrice della trasmissione Report-Rai 3
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Fai vincere i diritti contro i privilegi
N.A.Di.R. informa: manifestazione con Oliviero
Diliberto - Segretario Nazionale PdCI
con la partecipazione di:
Stefano Pieralli - Presidente del Comitato
Federale di Bologna PdCI
Giovanni Venturi - Segretario Provinciale PdCI
Donatella Bortolazzi - Consigliere Regionale,
Candidata alla Camera
Piero Mannini - Candidato indipendente al
Senato
Venerdì 31 Marzo 2006 - Centro Civico Lame Bologna
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Minori di età non significa minori diritti
ARCI Circolo "Macondo" Milazzo
Minori di età non significa minori diritti.
Progetto "Ludobus dei diritti" legge 285/97
Convegno svoltosi a Milazzo (ME) il 25 febbraio 2006 con la presenza di:
Marco Guerrieri - Associazione Mani Tese
Luisa Barbieri - Associazione Nadir
Riccardo Orioles – giornalista antimafia “La
catena di San Libero”
Ettore Masina ci ricorda il Cardinal Romero
XXI Convegno Nazionale Rete Radié Resch
N.A.Di.R. informa: Ettore Masina, fondatore della Rete Radié Resch che prese avvio dalla situazione
palestinese nel 1964, a tutt'oggi rappresenta il punto di riferimento per tutta la rete che comprende gruppi
attivi su tutto il territorio nazionale impegnati nella più svariate iniziative solidali verso e per il Sud del
Mondo. "Mi rendevo conto, visitandoli, che essi avevano volti, sorrisi, lacrime, malattie,
incapacità, virtù: non erano astrazioni. Erano creature e non si abituavano mai - come noi
borghesi amavamo credere - alla fame, agli stenti, alle ingiustizie. Soffrivano come avremmo
sofferto noi" (E.M.) Il lavoro della rete negli anni si è allargato comprendendo, oltre la Palestina, il Sud
America ed ora il Centrafrica. Rete Radié Resch: 40 anni di solidarietà internazionale!
Testimonianze dalla Repubblica Centrafricana, Haiti e Guatemala (2° parte)
XXI Convegno Nazionale Radiè Resch: Testimonianze dalla Repubblica Centrafricana, Haiti e Guatemala (2°
parte)
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N.A.Di.R. informa: la rete Radiè Resch ci informa circa le operazioni in corso in Guatemala, ad Haiti e nella
Repubblica Centrafricana
Operazione in Haiti: don Lorenzo Milani
Sostegno ad una scuola popolare (primaria e professionale)
Haiti
Elane Printemps "Dadoue"
Rete di Padova
[email protected]
Operazioen in Guatemala: Juan Gerardi
Vivaio per frutta e foresta di Agricoltura biologica a San Pedro
Jocopilas, Guatemala - Quiché
Guatemala
Carlos Tamup Canil
Rete di Verona
[email protected]
Operazione in Centrafrica: CEDIFOD - Centro Documentazione Informazione Formazione per lo Sviluppo
Sostegno al centro studi e formazione Repubblica Centrafricana Marc Karangaze - Gisele A. Ouande (Bangui)
Rete di Savona [email protected]
Dialogo tra Sud e Nord (1° parte)
XXI Convegno Nazionale Radiè Resch: "Dialogo tra Sud e Nord" (1° parte)
N.A.Di.R. informa: dopo il saluto della Segreteria della Rete Radiè Resch, Giovanna Ricoveri (giornalista)
e Mario Lill (rappresentante del Movimento Sem terra SEM, Brasile) ci introducono nei "percorsi per una
nuova politica" parlandoci del Brasile e del SEM. Coordina Gabriele Colleoni (giornalista) "Negli ultimi 10
anni, più di 1000 persone sono state uccise come risultato dei conflitti della terra in Brasile. Solo 53 dei
sospetti assassini sono stati presi e processati. Il Brasile è il 2° peggior distributore di terre nel mondo. E'
stimato che l'1% delle proprietà rurali rappresentano il 47% di tutte le terre agricole, e il 62% di tutti questi
grandi ranches sono improduttivi. Allo stesso tempo, 4,8 milioni di contadini non hanno accesso alle terre.
Come risultato di questa contraddizione il Movimento dei senza terra brasiliano (MST) è oggi il movimento
sociale più grande in America Latina. Fin dalla sua creazione nei primi anni '80, il SEM ha fatto pressioni sul
governo per far riconoscere queste terre a circa 150.000 famiglie. Oggi il movimento sostiene la lotta di oltre
57.000 famiglie che hanno occupato terre incoltivate in 23 stati. Queste famiglie stanno vivendo in circa 300
campi, sperando che il governo gli dia il riconoscimento di queste terre."
Dialogo tra Sud e Nord (2° parte)
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XXI Convegno Nazionale Radiè Resch: "Dialogo tra Sud e Nord" (2° parte)
N.A.Di.R. informa: Mario Lill ci parla di ciò che il Movimento sta facendo a sostegno alle attività della
"pastorale della terra", ai Sem Terra, alla sindacalizzazione in alcune zone, sia rurali che urbane, allo sviluppo
e alla cooperazione popolare, a centri di accoglienza di bambini di strada, ai movimenti delle donne e degli
afro-brasiliani, ai centri di difesa popolare e alla medicina popolare I contadini iniziarono ad organizzarsi nei
villaggi, nelle comunità rurali, creando gruppi di famiglie che si riunivano clandestinamente; in queste
riunioni si discuteva dell'ingiustizia della concentrazione della proprietà della terra e dell'esistenza di molte
terre non utilizzate dai latifondisti. Avendo così una visione delle cause dei loro problemi, iniziarono ad
organizzare manifestazioni pubbliche a favore della riforma agraria, facendo assemblee di massa, cortei ed
occupazioni di terre incolte. In termini storici, le prime lotte dei senza terra iniziarono negli anni '78-'79, ma
solo nel gennaio 1984 si costituì il Movimento dei Senza Terra a livello nazionale. Gli obiettivi fondamentali
dei sem-terra sono la Riforma Agraria, la giustizia sociale e l'istruzione dei lavoratori rurali.
Testimonianze dalla Repubblica Centrafricana, Haiti e Guatemala (1° parte)
N.A.Di.R. informa:
ci parla di ciò che il Movimento sta facendo a sostegno alle attività della "pastorale della terra", ai Sem Terra,
alla sindacalizzazione in alcune zone, sia rurali che urbane, allo sviluppo e alla cooperazione popolare, a
centri di accoglienza di bambini di strada, ai movimenti delle donne e degli afro-brasiliani, ai centri di difesa
popolare e alla medicina popolare la rete Radiè Resch ci informa circa le operazioni in corso in Guatemala,
ad Haiti e nella Repubblica Centrafricana
Elezioni politiche 2006: fattore sorpresa
N.A.Di.R. informa: le elezioni politiche 2006 hanno espresso un fattore sorpresa rappresentato dal voto
degli italiani residenti all’estero.
Ce ne parla il Consigliere Comunale Gruppo DS – Bologna - Leonardo Barcelò
Visita il sito: www.leonardobarcelo.it
Ernesto Buonaiuti, un profeta inascoltato nella Chiesa – a 60 anni dalla morte -
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N.A.Di.R. informa: Ernesto Buonaiuti è stato definito la personalità più originale del modernismo italiano.
Famose sono alcune suoi articoli su una delle più prestigiose riviste del movimento modernista denominata
"Studi religiosi". Tra gli scritti di Buonaiuti sono da segnalare "Lettere di un prete modernista" e "Nova et
vetera", che gli costarono la condanna dal Vaticano.
"Il nemico politico, il dissidente religioso, lo straniero etnico, sono, per noi, lebbrosi. E il baciarli è il dovere
cristiano" Ermesto Buonaiuti
Incontro organizzato da: Fondazione Romolo Murri, "Noi siamo Chiesa", Comunità cristiane di base, "Adista",
"Confronti", "Tempi di fraternità"
Interventi:
? Vittorio Bellavite - portavoce di "Noi siamo Chiesa"
? Don Lorenzo Tedeschi
? Rocco Cerrato - Fondazione Romolo Murri
? Franco Barbero - Comunità cristiane di base
? Sergio Ribet - Pastore valdese
Nord Uganda: fermiamo il genocidio
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N.A.Di.R. informa: Incontro organizzato dal Centro Studi "G.Donati" martedì 21 marzo 2006 c/o l'Aula di
Istologia - Università di Bologna - in collaborazione con: - GIM - Giovani Impegno Missionario - Good
Samaritan - Operazione Colomba - Ass. Papa Giovanni XXIII - Ass. Percorsi di Pace
19 anni di guerre, 25.000 bambini rapiti, 140.000 morti, 1.500.000 sfollati.
I ribelli terrorizzano il nord del paese: rapimenti, massacri e utilizzo diffuso e continuo di bambini come
guerriglieri. Le forze governative spesso sono un rimedio peggiore del male che dovrebbero curare.
Ciononostante esiste una società civile, esiste un'umanità cresciuta in mezzo al terrore, esistono donne e
uomini di buona volontà.
Ce ne parlano:
? Prisca Ojok Auma - Ugandese, Acholi - Ass. "Insieme si può"
? Sr. Dorina Tadiello - 20 anni a fianco degli Acholi
Vista il sito: www.mediconadir.it
Vista il sito: www.centrostudidonati.org
Senza giusta causa 1° parte mattino
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Dalla
Costituzione
allo
Statuto
dei
Lavoratori,
al
lavoro
nella
società
globalizzata
N.A.Di.R. informa: negli anni '50 e '60 in Italia
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480.000 lavoratori vennero licenziati senza giusta
causa, colpevoli di essere iscritti ai partiti di
sinistra e di lottare per la difesa dei loro diritti.
Convegno promosso da: Assoc. Licenziati per
Rappresaglia di Bologna, Torino, Napoli, Firenze,
Catanzaro, Prato e dall'Assoc. Paolo Pedrelli Archivio Storico della C.d.L.M. Col Patrocinio della
Provincia e del Comune di Bologna, del Q.re Santo
Stefano, della C.d.L.M., della CGIL Emilia
Romagna,
ANPI
Hanno partecipato:
? Elisabetta Perazzo - Assoc. P.Pedrelli Archivio Storico C.d.L.M.
? Ernesto Cevenini - Licenziati per
Rappresaglia di Bologna
? Fernando Bianchi - Licenziati per
Rappresaglia di Torino
? Adriano Ballone - Università di Torino
? Giancarlo Pasquini - Senatore DS
? Soluri ed Olivo - C.d.L. di Catanzaro Si
ringrazia per la collaborazione il Centro
Documentazione DON LORENZO MILANI E
SCUOLA DI BARBIANA
Vista il sito: www.mediconadir.it
Vista il sito: www.icareancora.it
Senza giusta causa 1° parte
pomeriggio
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Dalla
Costituzione
allo
Statuto
dei
Lavoratori,
al
lavoro
nella
società
globalizzata
N.A.Di.R. informa: Nella provincia di Bologna i
lavoratori che persero il lavoro furono circa 8.300,
soprattutto metalmeccanici. Una pagina di storia
che narra l'ingiustizia ed il dramma umano di una
disoccupazione imposta, la negazione delle
capacità professionali, il rifiuto del riconoscimento
di diritti elementari come la salute sul lavoro, la
possibilità di lottare per migliori condizioni ed una
retribuzione dignitosa, la libertà di esprimere il
proprio pensiero. Ma anche la volontà di lotta, il
coinvolgimento di un'intera comunità, il forte
legame di solidarietà fra uomini e donne, operai e
contadini, che ha segnato la storia del movimento
operaio bolognese e che vive ancora oggi.
Hanno partecipato:
? Elisabetta Perazzo - Assoc. P.Pedrelli Archivio Storico C.d.L.M.
? Antonio Pizzinato - Senatore DS
? Giuseppe Gregari - Assoc. per Lavoro e
Democrazia
? Mauro Passalacqua - Ex licenziato C.d.L. di
Genova
? Bruno Papigniani - Segretario Generale
FIOM CGIL Bologna
? Danilo Barbi - Segretario generale CGIL
Emilia Romagna Si ringrazia per la collaborazione
il Centro Documentazione DON LORENZO MILANI
E SCUOLA DI BARBIANA
Senza giusta causa 2° parte mattino
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L'Affermazione dei diritti in una società
globalizzata
N.A.Di.R. informa: le grandi trasformazioni
economiche, produttive e sociali hanno messo a
dura prova lo Statuto dei lavoratori. Siamo alla
mercé di un mercato del lavoro sempre più
deregolato, una presenza "strutturale" del
sommerso, una legislazione sull'immigrazione che
oggettivamente tende ad escludere gli stranieri
dalla fruizione dei medesimi diritti dei lavoratori
italiani, fanno dell'Italia uno dei Paesi in cui il
lavoro è più flessibile e meno tutelato della
Comunità
Europea.
Hanno partecipato:
? Renata Bortolotti - C.d.L.M. di Bologna
? Stefano Caliandro - Giurista
? Cesare Melloni - Segretario della C.d.L.M. di
Bologna
? Maurizio Zamboni - Assessore Comune di
Bologna Si ringrazia per la collaborazione il Centro
Documentazione DON LORENZO MILANI E
SCUOLA DI BARBIANA
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Senza giusta causa 2° parte
pomeriggio
<>
L'Affermazione dei diritti in una società
globalizzata
N.A.Di.R. informa: la necessità di rileggere lo
Statuto dei lavoratori alla luce della modernità,
non può essere intesa solo nell'ottica di una
riduzione delle tutele collettive, consegnando ai
singoli l'effettiva capacità di esigere il diritto. Deve
essere occasione di riflessione sui capisaldi della
nostra stessa Costituzione, che trovano nello
Statuto
concreta
attuazione.
Hanno partecipato:
? Renata Bortolotti - C.d.L.M. di Bologna
? Duccio Campagnoli - Assessore Regione
Emilia Romagna
? Andrea De Maria - Vicepresidente Provincia
di Bologna
? Paolo Nerozzi - Segreteria CGIL di Bologna
Si ringrazia per la collaborazione il Centro
Documentazione DON LORENZO MILANI E
SCUOLA DI BARBIANA
Roberto Zappaterra libero: ci rilascia
un'intervista
N.A.Di.R.
informa:
finalmente Roberto è tornato a casa, libero su
cauzione. Ci ha rilasciato un'intervista nel corso
della quale ci ha raccontato la sua avventura. Le
emozioni sono tante e fatica ancora ad
esprimerle: forse non si rende conto sino in
fondo di essere libero. I ringraziamenti per la
partecipazione di tutti noi alla sua vicenda si
mischiano alla commozione, commozione che
non può non coinvolgerci ancora una volta.
Rimaniamo in attesa del diario che presto
pubblicherà
sul
suo
sito
www.robertozappaterra.com
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Natural… mente Nadir
(a cura della dott. Cinzia Ferrari)
Il frutto e il seme
IL FRUTTO
Il frutto è tutto ciò che rimane del fiore dopo la
fecondazione”. Il frutto è costituito da una parte esterna
chiamata pericarpo che deriva dalla trasformazione di
tutti gli organi fiorali esclusi gli ovuli che dopo la
fecondazione diventano semi.
Il pericarpo è costituito da tre parti che partendo
dall’esterno verso l’interno sono rispettivamente
l’epicarpo, il mesocarpo e l’endocarpo: secondo lo
spessore, la consistenza e la succosità di queste tre
parti, i frutti si distinguono in carnosi e secchi.
I frutti carnosi sono in natura quelli più appetibili da
parte degli animali che nutrendosene consentono in
seguito la diffusione dei semi in essi contenuti.
sono sparsi numerosi semi: cetriolo, melone e anguria
ne sono tipici esempi. Un altro frutto carnoso è quello
tipico degli agrumi che hanno l’epicarpo sottile ricco di
ghiandole contenenti oli essenziali, il mesocarpo
bianco e leggermente fibroso che insieme all’epicarpo
forma la buccia e l’endocarpo suddiviso in spicchi che
a loro volta sono suddivisi in vescicole ripiene di un
succo agrodolce: il frutto appena descritto si chiama
esperidio (fig. 1d).
Il pomo è un frutto carnoso che deriva dalla
trasformazione anche di parte del talamo del fiore
perciò, da chi considera il frutto come la
trasformazione dell’ovario dopo la fecondazione, è
considerato un falso frutto. Il suo pericarpo è sottile e
curioso, il mesocarpo consistente che racchiude
l’endocarpo suddiviso in logge dette seminali che
contengono i semi; il pomo più famoso è la mela.
L’ultimo tipo di frutto carnoso, meno diffuso in natura,
è il sorosio caratteristico della mora e costituito dalla
trasformazione dei calici dei singoli fiorellini che
compongono l’infiorescenza.
I frutti secchi sono, come dice il nome, meno ricchi
d’acqua rispetto a quelli carnosi e, a seconda che
lascino o meno uscire i semi quando giungono a
maturità si suddividono rispettosamente in deiscenti ed
indeiscenti.
Figura 1- a. drupe, b. bacca, c. peponide, d. esperidio,
e. pomo
Tra i frutti carnosi c’è la drupa (fig. 1a) caratterizzata
da un epicarpo membranoso, da un mesocarpo carnoso
e succoso e da un endocarpo duro e legnoso chiamato
nocciolo. La drupa contiene un solo seme, tipici esempi
sono la ciliegia, la pesca e altri frutti delle piante
appartenenti alla famiglia delle drupacee. Un altro
frutto è la bacca in cui l’epicarpo è membranoso
mentre il mesocarpo e l’endocarpo sono fusi insieme e
i semi sono numerosi e immersi nella polpa come
nell’acino d’uva (fig. 1b) e nel pomodoro.
Il peponide (fig. 1c) presenta invece un epicarpo
coriaceo, un mesocarpo consistente ma comunque
molto ricco d’acqua e un endocarpo succoso in cui
Figura 2- frutti secchi deiscenti. a. capsula a deiscenza
poricida (1), trasversale (2), valvare (3). b. follicolo, c.
legume, d. siliqua.
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Tra i frutti secchi deiscenti (fig. 2) c’è la capsula che
varia di forma secondo la specie e che può avere
deiscenza poricida se lascia uscire i semi attraverso
piccoli forellini (come nel papavero), deiscenza
trasversale come nel giusquiamo quando si apre per
mezzo di un coperchietto superiore o deiscenza
valvare, come nella viola, quando il frutto si apre lungo
le nervature mediane della foglie carpellari.
Il follicolo è una capsula particolare che si apre lungo i
margini delle foglie carpellari.
Il legume è un frutto monocarpellare con deiscenza
lungo la nervatura mediana delle foglie carpellari
(fagiolo e pisello) mentre la siliqua è un frutto
bicarpellare in cui i semi sono inseriti su un setto
mediano e non su una delle due valve.
I frutti secchi indeiscenti (fig. 3) hanno generalmente
un pericarpo legnoso o curioso che deve essere
demolito affinché il seme possa essere liberato
nell’ambiente: agenti atmosferici provvedono in genere
a tale processo. Siccome sono semi meno appetibili
dalla fauna, la natura li ha spesso forniti di organi di
volo per poterne favorire la diffusione e
l’allontanamento dalla pianta madre.
Achenio: frutto secco indeiscente molto duro e
coriaceo al quale aderisce l’unico seme; spesso è
provvisto di organi piumosi detti “pappi” come
caratteristico del dente di leone.
Samara: è anch’esso un achenio provvisto però di
membrane (ali) che ne favoriscono il volo (frassino,
olmo, acero).
Cariosside: è un achenio in cui pericarpo e seme sono
concresciuti per cui non si distinguono l’uno dall’altro
tanto da essere considerati un frutto-seme. Le cariossidi
sono diffusissime in natura e tra esse ci sono i
fondamentali nell’alimentazione umana come riso,
frumento e granoturco.
Nucula o noce: ha un pericarpo legnoso o cuoioso un
seme che può occupare totalmente o in parte la cavità
interna (nocciole e castagna).
Figura 3- Frutti secchi indeiscenti: a. achenio con
pappo, b. samara, 1. olmo, 2.frassino, 3. acero, c.
cariosside, d. nucola o noce.
Antocarpi
Gli artocarpi sono formazioni tipiche delle conifere in
cui gli ovuli sono portati da squame fiorali e non
protetti all’interno dell’ovario. Dopo la fecondazione le
squame significano e il frutto coniforme è detto pigna.
I diversi tipi di artocarpi li vediamo illustrati in fig. 4.
Figura 4- Artocarpi: a. cono, b. galbulo, c.
pseudobacca del ginepro, d. arillo del tasso.
IL SEME
“Il seme è l’organo che deriva dalla trasformazione
dell’ovulo dopo la fecondazione”
Il seme (fig.5) è costituito da due membrane esterne
che si chiamano rispettivamente testa e tegmen e che
derivano dalle corrispondenti membrane esterne degli
ovuli, primina e secondina. Le membrane racchiudono
all’interno l’embrione che è formato dagli abbozzi
della radichetta, del fusticino, l’albume che è il tessuto
di nutrizione a disposizione dell’embrione ed è
fondamentalmente a riserva amilacea come nel
frumento o oleosa come nell’arachide. A far da tramite
tra albume ed embrione ci sono i cotiledoni che in
presenza d’acqua assorbono il nutrimento dal primo e
lo trasferiscono al secondo. Le angiosperme (piante
con seme) si suddividono in monocotiledoni e
dicotiledoni a seconda che ne contengano uno o due
all’interno del seme.
Figura 5- sezione del seme: a. radichetta, b. piumetta,
c. cotiledone, d. fusticino, e. albume, f. testa. g.
tegmen.
(Immagini tratte da “Il Mondo vegetale” di MazziStrigoli)
Direttore Responsabile
Iscritta all’Elenco speciale dei Giornalisti Prot. n. 2179
Dott. Luisa Barbieri
Iscrizione della Rivista Mediconadir c/o il Tribunale
di Bologna n° 7377 12/11/2003
Coordinatore Gruppo Redazione
Alessandra Mirabelli
L’associazione raggruppa persone di
varia estrazione ed orientamento unite
da scopi ed interessi comuni, ma di
eterogenea formazione, di varie
convinzioni politico-religiose, di ideali
talvolta differenti.
Pertanto le affermazioni contenute negli
articoli, anche per quanto esattezza e/o
originalità, rispecchiano esclusivamente
le opinioni personali dei singoli autori e
non rappresentano necessariamente le
idee o l’orientamento degli altri Soci,
dei Responsabili delle Attività o della
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Gruppo Redazione
Luisa Barbieri, Paola Calzolari, Carlo Trecarichi
Scavuzzo, Alessandra Mirabelli, Paola Ciacchini
Arianna Carena, Ida Graziano,
Paolo Mongiorgi, Silvia Nanni, A.Rita Pierantozzi
La posta delle Cicamiche della N.A.Di.R.
Saremmo molto lieti di ricevere le vostre lettere, i vostri commenti sul lavoro che stiamo cercando di fare, le
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Se volete inviare degli articoli lo potete fare e sicuramente verranno valutati dal nostro gruppo redazione
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Ai sensi dell’art. 10 comma 8 del D. L. 4/12/1997 n° 460 la presente assoc. in quanto
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cura e alla prevenzione dei Disturbi del Comportamento
alimentare (anoressia, bulimia, obesità), inquadrabili
nei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione
diretta sul territorio nazionale con allargamento
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“di diritto” in base a quanto disposto dall’art. 10, comma 8 del D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460.
Ai sensi dell'art. 15, comma 1, lett. i-bis) del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, le erogazioni liberali in denaro, per importo non
superiore a euro 2.065,83, effettuate a favore delle ONLUS, sono detraibili dall'IRPEF nella misura del 19 per cento. La medesima
agevolazione, entro i predetti limiti, è concessa anche per l’IRES dovuta dagli enti non commerciali (art. 147 del D.P.R. 917/86).
Ai sensi dell'art. 100, comma 2, lett. h) del medesimo decreto, per le imprese sono deducibili le erogazioni liberali in denaro per
importo non superiore a euro 2.065,83 o al 2 per cento del reddito d'impresa dichiarato.
--------------------------------------------------------------------------------------------------N.B. L'agevolazione spetta a condizione che il versamento venga eseguito tramite banca, ufficio postale, carta di credito, assegni
bancari o circolari, carta di debito prepagata.
Sommario:
Sezione “N.A.Di.R. per la Pace e la Partecipazione”
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pag. 1 –Argentina: una Cooperativa ha recuperato un’impresa di ceramiche– Luisa Barbieri
pag.3–Campagna Internazionale di sostegno: Peticiòn por la expropriaciòn de Zanon
pag. 4 – Roberto Zappaterra: una storia incredibile
pag. 9 – Il Bandeirante in cammino alla ricerca della Pace – Luisa Barbieri
pag. 17 – La scuola bandeirante e la Pace – Nara Zanoli
pag. 20 – MST: il Movimento dei Sem terra – Luisa Barbieri
Sezione Medico-Psicologica
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pag. 25 –Abstract seminario N.A.Di.R. - Luisa Barbieri, Carlo Trecarichi, Paola Calzolari
pag. 39 – Reinserimento ed Integrazione. Pregiudizi e diversità alla base di reinserire e/o integrare – Luisa Barbieri
pag. 46 – in-fine Blade Runner : una visione psicologica e sociologica – Carlo Trecarichi
Attualità
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pag. 51 – Donne e Elezioni – Ivana Bettini
pag. 53– Intervista a Rita Borsellino – rielaborazione a cura di Silvia Nanni
pag. 56 – Lettera aperta di Giovanni Impastato ai figli di Provenzano – divulgazione A.R.C.I. Milazzo
pag. 57 – Lettera aperta a Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Marra - Diocesi di Messina – Divulgazione A.R.C.I. Milazzo
pag. 58 – Un caso da riaprire. La cattura di Provenzano … il caso di Attilio Manca - Tindaro Bellinvia – Catena di San Libero
pag. 60 – Elezioni Regionali in Sicilia Par Condicio … o Mafia Condicio ? – Luisa Barbieri
Cicamica
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pag. 65 – Lettera alle Istituzioni: la disabilità si può curare e recuperare … - Ida Graziano
pag. 66 – Lettera alle Istituzioni: non fate morire l’Assoc. N.A.Di.R. – Ivana Bettini
pag. 67 – Censuriamoci – Luisa Barbieri
Salute & Informazione
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pag. 70 - N.A.Di.R. informa …. in collaborazione con Arcoiris Tv
Natural …mente N.A.Di.R
.
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pag. 79 – Il frutto – Cinzia Ferrari
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riferimento alla segreteria di N.A.Di.R.
dal lunedì al venerdì
dalle ore 10.30 alle ore 19.30
e/o BI-POP Carire; Ag. Bologna
266;
c/c n° 000000045454
CAB 02402
ABI 05437
CIN L
c/c postale n° 61014312
ABI 7601
CAB 02400
Assoc. Medica N.A.Di.R.
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40133 Bologna
Tel 051 381829
347 0617840
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