amo creare qualcosa
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10 LUGANO HOCKEY 11 LUGANO HOCKEY L’INTERVISTA AMO CREARE QUALCOSA DAL NULLA Ogni sportivo, ogni essere umano ha una sua identità e unicità. Lo stereotipo del giocatore di hockey è però abbastanza definito e passioni come l’arte, la letteratura, il cinema d’autore o il jazz non rientrano a pieno titolo nel cliché. di Luca Righetti – Foto Ti-Press, G. Putzu Chiacchierare con Eric Walsky è stato davvero un piacere. E non solo per l’apprezzato sottofondo jazz. Il personaggio è un ragazzo sensibile, con uno spiccato senso per l’estetica, sorridente, a tratti malinconico nello sguardo, aperto sul mondo e interessato alla vita, ai suoi piaceri, alla buona tavola, capace di riflettere sui grandi temi dell’esistenza. Eric e la sua affascinante compagna Naomi vivono dal mese di agosto in un’originale abitazione nella parte alta di Viganello. Una stalla riattata su tre piani. Il piano terreno con uscita sul giardinetto è adibito a cucina e all’atelier dove Eric dipinge, lavora diversi materiali e si rilassa. Il piano superiore, a soppalco, funge da soggiorno arredato con stile da un divano, due sgabelli in sasso e legno realizzati dallo stesso giocatore e un’asse a cavallo di una piccola finestrella con vista imperdibile sul lago di Lugano. “Ideale per sorseggiare l’aperitivo” ci ha detto Naomi. Il piano inferiore ospita la cosiddetta parte “notte”. Eric e Naomi si conoscono sin dall’età di 12 anni. Entrambi sono nati ad Anchorage in Alaska e le rispettive famiglie abitano a dieci minuti di distanza. La migliore amica d’infanzia di Naomi era “fidanzata” con il miglior amico d’infanzia di Eric e i due si vedevano quindi regolarmente, oltre ad avere frequentato per un periodo la stessa scuola. Le strade della vita li hanno poi allontanati, ma mai in modo definitivo. Eric ha lasciato l’Alaska a 22 anni per gli studi universitari nel Colorado e per cercare fortuna hockeistica ad alto livello. Naomi ha trascorso otto anni – e lo si capisce dal suo italiano fluente – a Roma dove ha lavorato nel mondo della moda, del turismo e infine per un esclusivo marchio che produce olio d’oliva. Quando nel 2010 Eric ha spalancato la porta sul mondo dell’hockey svizzero, quello che era un amore soprattutto a distanza è diventato finalmente una romantica sfida a due per una convivenza che procede a gonfie vele. Eric, quali sono il tuo status giuridico e il tuo legame affettivo con la Svizzera? “Mia mamma è di Basilea e possiede da sempre il passaporto rossocrociato. Quando avevo 4 o 5 anni, abbiamo trascorso un periodo nella città renana in quanto mio padre, attivo nel settore dell’edilizia, a quel tempo vi dirigeva un cantiere. Ho anche frequentato la scuola dell’infanzia e mi ricordo pure distintamente che per circa quattro mesi abbiamo vissuto in Ticino, a Vira Gambarogno. Successivamente siamo tornati quasi ogni estate in Svizzera e quindi devo dire che conosco piuttosto bene questo Paese”. Quali lingue si parlano allora all’interno della famiglia Walsky? “Mio padre è cresciuto nel Colorado e pertanto si è sempre rivolto a noi in inglese. Mia mamma alterna l’inglese con uno svizzero tedesco molto stretto. Quando ero ragazzo capivo meglio questo idioma ma poi, con l’assottigliarsi delle vacanze in Svizzera, l’ho un po’ perso”. Il tuo percorso hockeistico parte ovviamente da Anchorage. “In Alaska non manca ovviamente il ghiaccio. L’inverno è estremamente lungo e dunque sono stato il classico bambino che, al ritorno dalla scuola, si precipitava a prendere pattini e bastoni per disputare interminabili sfide sui laghetti. Quello che ricordo con grande piacere e anche una certa nostalgia è che, oltre a mio fratello minore Neil (2 partite con il Losanna nella stagione 2007/2008, n.d.r.) e ad altri ragazzini, prendevano parte attivamente a quei bei momenti anche persone di età decisamente maggiore. Era come un divertente rituale di aggregazione sociale”. Dopo due stagioni con la squadra universitaria di Anchorage, sei partito per il Colorado giocando comunque nel medesimo campionato (la NCAA). Come mai? “Può forse apparire strano. Ma se da una parte sono sempre stato orgoglioso di indossare la maglia della squadra universitaria della mia città e avrei quindi volentieri restituito attraverso l’hockey quello che la comunità di Anchorage mi ha regalato nella vita, dall’altra il college nel Colorado, stato d’origine di mio padre, era senz’altro di livello più alto. Sia per quanto ri- > 12 LUGANO HOCKEY LUGANO HOCKEY L’INTERVISTA 13 guarda lo studio universitario sia sul piano sportivo. Infatti, pur senza essere passato dalla via del draft, i Vancouver Canucks mi hanno notato e a 24 anni ho firmato con loro un contratto two-ways”. L’atteso debutto nella grande NHL non è tuttavia mai arrivato. “È vero, ho giocato più o meno due stagioni nel farm team dei Vancouver Canucks in AHL, i Manitoba Moose, ma non ho mai avuto la possibilità di calcare il ghiaccio della NHL. Dopo due anni, i dirigenti di Vancouver mi offrirono un nuovo contratto two-ways, ma a quel momento mi ero personalmente reso conto di non avere grandi chance di farcela. Con le « Sono sempre stato affascinato dalla storia e in particolare » da quella dell’Antica Roma mie caratteristiche di attaccante creativo o sarei riuscito a trovare spazio in una delle prime linee, ma onestamente non ero abbastanza forte, oppure non sono il tipo di giocatore da schierare nella NHL con compiti prevalentemente difensivi. Dopo la seconda stagione a Manitoba, sinceramente, mi sono sentito molto frustrato e ho riflettuto a lungo sul mio futuro hockeistico. Alcuni giocatori che avevano conosciuto il campionato elvetico, tra cui Corey Millen (già ad Ambrì tra il 1987 e il 1989 e a Lugano nella stagione 2002/2003, n.d.r.) che ha sposato una ragazza dell’Alaska, mi parlarono dell’hockey svizzero. Un’opportunità che, nonostante il passaporto di mia madre e i frequenti trascorsi da turista, mai avevo preso in considerazione. Diedi mandato al mio agente Gérald Metroz di sondare il mercato ed ecco che si presentò il Ginevra Servette di Chris Mc Sorley”. Torniamo allo studio. Con quali materie ti sei cimentato? “Ho conseguito il Bachelor in sociologia ma nel corso dei cinque anni in cui ho frequentato l’università, prima ad Anchorage e in seguito nel Colorado, mi sono interessato a diversi campi di studio tra cui l’economia, la filosofia e l’arte. Fin da bambino, inoltre, sono sempre stato affascinato dalla storia e in modo particolare dalla storia dell’Antica Roma. A scuola ho studiato anche gli autori illuministi come Rousseau, poi mi sono invece appassionato agli scrittori russi e cechi. In questo momento Naomi mi ha segnalato le opere di Italo Calvino. In linea generale preferisco i romanzi perché non raccontano solo fatti, sono più coinvolgenti e fanno riflettere”. Ma toglimi una curiosità. In quale lingua leggi libri tanto impegnativi? “Leggo in inglese però ad esempio amo la cinematografia italiana e in questo caso guardo i film in lingua italiana con i sottotitoli in inglese. Di cineasti come Federico Fellini o Rober- > LUGANO HOCKEY L’INTERVISTA to Rossellini mi piacciono proprio i dialoghi. Da ragazzo mio padre proponeva in famiglia sempre dei film europei che in un primo tempo ho detestato ma che in seguito mi hanno conquistato”. Pare di capire che apprezzi particolarmente la cultura italiana. “Assolutamente sì. Mi piace il carattere della gente, le abitudini, come si mangia – e vedersi servire un caffè espresso in casa di un americano non è scontato, n.d.r. – il modo di vivere, anche se non so se oggi mi troverei veramente a mio agio a trascorrere la vita in Italia. In questo senso sono fortunato, perché il Ticino è a metà strada. Ha l’organizzazione, la pulizia e la serietà della Svizzera ma si avvicina alle caratteristiche dell’Italia e della sua gente. Anche nell’ambito musicale mi piace soprattutto la musica lenta e melodiosa come il jazz. Ma anche qui l’Italia trova il suo spazio con au- 15 tori come Enrico Caruso e Paolo Conte che attualmente è il mio preferito”. Ich liebe es, aus dem Nichts etwas zu schaffen… La tua grande passione insieme all’hockey è comunque l’arte: la pittura, la scultura. “Come detto, mio padre lavorava nell’edilizia. Anche se era proprietario di un’azienda, ha sempre amato costruire qualcosa personalmente con le sue mani. Questa educazione è stata molto importante, mi ha istillato la mentalità del duro lavoro per arrivare a un risultato e soprattutto la bellezza nel riuscire a creare un oggetto dal nulla. Esattamente ciò che rappresenta la scultura. Da bambino mi sono dilettato nelle costruzioni, facevo rampe per le biciclette e pattini a rotelle. Più tardi mi sono evoluto verso la scultura. Oggi le mie sculture sono un misto di legno, cemento e metallo. Ma amo anche mettere insieme mobili e, ad esempio qui a Viganello, ho progettato e messo in piedi due librerie in legno. Mio Eine Begegnung der ganz besonderen Art, weitab von allen Clichés, die man sich unter einem Leben und den Interessen eines Eishockeyprofis vorstellt. Wir treffen Eric Walsky in seiner originellen Wohnung in Viganello. Bei Jazzklängen entdecken wir seine Interessen. Für Kunst, Literatur, das anspruchsvolle Kino und den Jazz. Eric und seine Partnerin Naomi kennen sich, seit sie zwölf Jahre alt sind. Beide wurden in Anchorage, in Alaska geboren und besuchten die gleiche Schule. Doch bald hat sie das Leben getrennt. Eric ging nach Colorado, um sein Glück als Eishockeyprofi zu suchen und Naomi ging nach Rom. Sie blieb dort acht Jahre und arbeitete in der Welt der Mode, des Tourismus > 16 LUGANO HOCKEY LUGANO HOCKEY L’INTERVISTA padre ci ha sempre portati a vedere musei ed esposizioni e a posteriori gliene sono molto grato, perché questo mi permette di guardare il mondo con altri occhi. Di interessarmi alle costruzioni di una grande città o a statue che si trovano nelle grandi piazze. La passione per la pittura è nata invece nel periodo del college. Mia zia, sorella di mio padre, è una pittrice e a casa sua ho cominciato a dilettarmi”. 17 und zum Schluss für eine exklusive OlivenölMarke. Erst als Eric 2010 in der Schweiz landete, verwandelte sich die Liebe auf Distanz in eine feste Bindung. Eric und die Schweiz “Meine Mutter stammt aus Basel. Als ich vierjährig war verbrachten wir einige Zeit dort, dann lebten wir vier Monate in Vira Gambarogno. Mein Vater arbeitete auf dem Bausektor, deshalb die vielen Reisen”. Eric und Eishocky L’influenza dei gusti del papà è stata quindi predominante? “Mah, credo di provenire da una famiglia poco convenzionale. Perlomeno negli Stati Uniti. Anche mia mamma ha una vena artistica perché ancora oggi si occupa di un’azienda di gioielli in Alaska. Io la ricordo però volentieri anche come nurse a Basilea. E poi devo dire che è stata mia mamma a capire che ero nato per diventare un giocatore di hockey. Non conosceva nulla di sport ma si rese conto che quella era davvero la mia strada e mi ha aiutato tantissimo”. “In Alaska sind die Winter enorm lang. Wir spielten jeden Tag auf den zugefrorenen Seen”. Nach dem Universitäts-Team von Anchorage spielte Eric bei einem College in Colorado, 24jährig unterschrieb er einen two-ways Vertrag mit den Canucks und spielte beim Farmteam, den Manitoba Moose”. Nach zwei Jahren wollte ich eine Veränderung und bat Gérald Metroz, für mich den Schweizer Markt zu sondieren. So landete ich bei Servette.” Eric und das Studium “Ich habe ein Bachelor in Soziologie, besuchte aber auch Kurse in Wirtschaft, I tuoi quadri sono di grandi dimensioni. “Non voglio dipingere oggetti concreti che non mi piacciono. La mia filosofia nella pittura è quella delle grandi superfici e dell’astratto. Sono piuttosto orientato sull’espressionismo e sui colori perché esprimono le emozioni e gli stati d’animo. Negli ultimi anni il mio colore predominante è il blu per la sua potenza visiva. Non mi piace che una persona entri in una stanza dove c’è un piccolo quadro e magari neppure si accorge della sua esistenza. Ritengo che un quadro deve imporsi nel locale dove si trova, venire verso di te, costringerti a guardarlo e a farti un’idea”. Philosophie und Kunstgeschichte. Ich studierte auch Rousseau, Italo Calvino, schätze die Filme von Fellini und Rosselini, in der Musik liebe ich Jazz oder Liedermacher wie Enrico Caruso oder Paolo Conte.” Eric und die Kunst, die Malerei “Mein Vater besass zwar eine Baufirma liebte es aber immer mit seinen Händen etwas zu schaffen. Er vermittelte mir diese Leidenschaft. Wir besuchten Museen, Ausstellungen. Die Malerei entdeckte ich während meiner College-Zeit. Meine Tante malte auch und meine Mutter führt noch heute eine Schmuckfabrik in Alaska. Ich male abstrakt, grossformatig, expressionistisch. Sappiamo che durante la tua permanenza a Ginevra hai potuto esporre i tuoi quadri in una vera esposizione. “Non dipingo per vendere ma perché mi piace. Però è stato bello esporre nove miei quadri per sette giorni e vedere come la gente reagiva nell’osservare la mia pittura. Alcuni sono stati acquistati, uno si trova ad esempio in un ospedale, quattro li conservo a Losanna in una galleria d’arte”. Meine bevorzugte Farbe ist blau. Wenn jemand einen Raum mit einem meiner Bilder betritt, muss ihm dies auffallen. Ich male nicht, um zu verkaufen, sondern weil es mir gefällt”. Eric und Eishocky “Trotz meiner vielen Interessen. Am meisten liebe ich Eishockey. Als ich in Genf wegen eines Kniebänderrisses lange Zeit ausfiel, dachte ich, ich könnte mich in der Rekonvaleszenzzeit der Kunst widmen. Aber Immagini un futuro da artista? “Difficile da dire. Una volta mi hanno chiesto di produrre un’opera di grandi dimensioni ma non ne avevo il tempo. Significa che probabilmente un mercato lo potrei trovare. ohne Eishockey fehlte mir die Leidenschaft. Ich will jeden Tag aufs Eis. Kreativ sein. Mit Stock und Puck. Die Kunst kann warten…” Noch mehr über den Künstler auf www.ericwalsky.com. > 18 LUGANO HOCKEY L’INTERVISTA HCL IN CIFRE Le vite sportive parallele di Patrick Fischer e Peter Andersson; insieme come giocatori nel 1997/99 si sono ritrovati lo scorso agosto, sulla panchina del Lugano. Aufgepasst auf die beiden: Die Statistiken von Patrick Fischer und Peter Andersson. Als Spieler. Und Trainer. Tuo papà è ebreo, tua mamma cattolica, che ruolo dai alla religione? “Mi piace studiarla dal punto di vista della sociologia e della politica. La mia tesi universitaria ha avuto quale tema l’identità degli atei nella società americana con le relative discriminazioni. D’altra parte provengo da uno Stato, l’Alaska, molto conservatore nella politica e nella religione. Basta vedere Sarah Palin, ex governatrice dell’Alaska ed ex candidato vice-presidente degli Stati Uniti. Mi sembra evidente che sono lontano dalle sue idee…” L’ARTE DI ERIC WALSKY Il sito www.ericwalsky.com presenta con eleganza e buon gusto le opere artistiche del 29enne attaccante di passaporto canadese e svizzero. Attraverso immagini raffinate sono visibili l’intera collezione di dipinti di grandi dimensioni, le sculture e i mobili di vario genere realizzate da Eric nel corso degli anni. Sette contributi giornalistici svizzeri e canadesi completano l’offerta. 19 ATTENTI A QUEI DUE Anche alcuni compagni di squadra a Ginevra hanno manifestato interesse. Tony Salmelainen se ne è fatto soffiare uno di quelli esposti per pochi minuti….”. Ma con tutti questi interessi, scusa la provocazione, ti senti davvero un giocatore di hockey su ghiaccio? LUGANO HOCKEY di Marco Ortelli - foto Ti-Press/G Putzu “Nel modo più assoluto. Ti dirò una cosa. Quando a Ginevra sono stato fermo per lunghi mesi a causa di un serio infortunio – rottura dei legamenti crociati del ginocchio, n.d.r. – pensavo inizialmente di potere dedicare maggiore tempo a tutti i miei hobby extrasportivi. Nulla di più sbagliato. In quel periodo mi sono sentito completamente vuoto. Ho davvero capito molto di me stesso. Senza l’hockey mi mancava l’unica vera insostituibile passione. Mi mancavano completamente la voglia e la forza per dipingere o per modellare sculture. Forse un giorno farò l’artista. Ma oggi quello che voglio davvero è potere scendere ogni giorno sul ghiaccio. Essere sì creativo. Ma con il bastone e il puck!”. PATRICK FISCHER Stagione 1992-97 1997-99 1999-03 2003-06 2006-07 2007-08 2008-09 Squadra Zugo Lugano Davos Zugo Phoenix Coyotes San Antonio Rampage SKA S. Pietroburgo Zugo Zugo Lega Partite NLA 149 NLA 85 NLA 168 NLA 46 NHL 27 AHL 4 Russia 5 NLA 32 NLA 50 Carriera da ALLENATORE Stagione Squadra 2009-2010 Lugano 2010-2011 Lugano Lugano 2011-2012 Lugano Lugano 2012-2013 Lugano Categoria U17 Novizi élite U20 Juniores élite NLA NLA NLA NLA 2013-2014 NLA Lugano Reti Assist 41 59 26 45 57 87 50 73 4 6 0 1 0 1 10 11 19 27 Punti 100 71 144 123 10 1 1 21 46 Pim 94 111 284 206 24 6 22 62 70 Playoff Playoff Playoff Playoff Partite 40 23 37 21 Playoff Playoff | 7 10 Reti Assist 2 9 3 5 9 15 5 13 Punti 11 8 24 18 Pim 46 16 82 36 3 5 6 5 10 22 Reti Assist Punti Pim 3 0 Ruolo Assistant Coach Assistant Coach Assistant Coach Assistant Coach Head Coach Assistant Coach Assistant Coach della Nazionale U20 e della Nazionale maggiore Head Coach PETER ANDERSSON Stagione 1981-83 1983-89 1989-92 1992-93 1993-94 1994-96 1996-97 1997-01 2001-05 2008-09 Squadra Örebro IK Färjestad Malmö New York Rangers Binghamton Rangers New York Rangers Florida Panthers Malmö Düsseldorfer Düsseldorfer Lugano Malmö Kvalserien Malmö Allsvenskan Carriera da allenatore Stagione Squadra 2009-13 Örebro 2013-14 Lugano < Categoria Allsvenskan NLA Lega Partite Division 1 56 SHL 210 Division 1 107 NHL 31 AHL 27 NHL 8 NHL 8 SHL 54 EG DEL 5 EG DEL 45 NLA 153 SHL 172 SHL 18 2 0 Reti Assist 18 15 40 74 36 62 4 11 11 22 1 1 1 1 8 24 1 4 11 20 34 96 19 56 2 4 0 0 Punti 33 114 98 15 33 2 2 32 5 31 130 75 6 4 Pim 46 184 138 18 16 2 0 32 6 54 150 226 14 Partite Playoff Playoff 29 10 6 3 16 8 22 11 50 2 Playoff Playoff Playoff Playoff Playoff 3 9 13 4 48 5 5 4 1 10 0 0 6 1 45 2 5 10 2 55 2 16 8 0 71 4 Ruolo Head Coach (promozione nell’Elitserien 2013) Assistant Coach <