Volunia, il rivoluzionario motore di ricerca italiano

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Volunia, il rivoluzionario motore di ricerca italiano
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INDICE
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ATTORNO A NOI
Vladislav Facchini Rublev, Volunia, il rivoluzionario motore di ricerca
italiano
Matteo Gilberti, Nicholas Branchini e Luca Carnevali, PSN chiuso a causa
degli hacker
Luca Chaar, Mega Lock!
FERMI E DINTORNI
Autori vari, Venerdì 3 febbraio 2012: l’assemblea musicale più “figa” del
pianeta! (con fotografie di Alice Papotti e Lorenzo Perego)
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Matteo Lucchini, Stars in Sala mensa!
Matteo Lucchini, Hardcore, House e Minimal coi fantastici DJ Pare e Bellani
Riccardo Bruno, Un grande rock con gli Xkey
Simone Campagnole, Cosa vuol dire essere degli Xkey
Martina Battisti, Questo selvaggio e dolce blues-jazz
Edoardo Nodari, Grandi cover band in Sala Eros
2 fotografie dell’evento rap e hip-hop
Edoardo Boccalari, Che cosa ne hanno detto…
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Beatrice Bocchi, ¿Pizza o piè de limón?-intervista ad un teenager cileno
Edoardo Boccalari, Rinasce il CRIM con un nuovo Presidente
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A PROPOSITO DI
Alberto Lorenzini, Sulla vita: pensieri in libertà
Giorgia Ghirardini, Anoressia Una brutta bestia che ti consuma da dentro
Alice Girelli, Lo sport della pedata, croce e delizia di noi italioti
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ARTE E CULTURA
Valentina Corradini, Flowers (fotografie)
Alice Papotti, Movimenti nello spazio (fotografie)
Giorgia Ghirardini, Il miracolo della luce (fotografie)
Sara Zamboni, Lezioni di linguistica generale
Vittorio Cozzani, The Summer of Love e il mito della controcultura hippie
Valentina Meneghello, Alice Blackwood (racconto a puntate)
Giorgia Ghirardini, Gli strani casi della vita (racconto a puntate)
Sara Zamboni, Le lacrime di Nietzsche (recensione)
Simone Zavatta, L’amico ritrovato (recensione)
Matteo Andreoli, Iron Maiden, The final frontier (recensione)
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Giuseppe Miranda, Le meraviglie di Amalfi
Giorgia Ghirardini, I “primi passi” di Avril Lavigne
Disegni d’autore
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CUCINA E SALUTE
Nicolò Gavioli, Tra pentole e fornelli
Debora Toso, Nella mandorla bontà e salute
Giulia Lanzini e Greta Moschini, Ridere è bello buono e sano
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CURIOSITA’ ENIGMISTICA E DIVERTIMENTO
Nicholas Branchini, Luca Carnevali e Matteo Gilberti, La tecnologia 3D e il
nuovo mondo tridimensionale
Marco Rebecchi, La Play Station Vita sta per arrivare!
Matteo Diani e Tommaso Ferro (a cura di), Diamo un’occhiata al nostro
pazzo mondo
Emanuele Aliano (a cura di), Stranezze della vita
Nicola Latella (a cura di), Il Barzellettiere
E se i nostri profe fossero teachers come si chiamerebbero?
Rebus per tutti
L’indovinello del dirigente
E ora… qualche caricatura
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PILLOLE DI SPORT
Alessandro Guariglia (a cura di), Le sentenze del calciomercato invernale
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Copertina di Slava Facchini Rublev (con immagini di Alice Papotti e Lorenzo Perego)
Sito a cura di Slava Facchini Rublev (con la collaborazione di Alessandro Carlin)
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Attorno a noi
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Volunia, il rivoluzionario motore di ricerca italiano
Si chiama Volunia, ed è un motore di ricerca potenzialmente rivoluzionario.
Sviluppato da Massimo Marchiori, uno dei creatori dell’algoritmo di ricerca di
Google, Volunia ha come slogan “Seek & Meet” (cerca
ed incontra). Il nome è una fusione tra “Volo e “Luna”
perché vuole significare il balzo “lunare” che il dominio
garantisce. Il motore promette infatti diverse nuove
funzionalità rispetto a Google: una delle più importanti,
come suggerisce lo slogan, è proprio quella di poter
comunicare con le persone che visitano gli stessi siti.
In pratica se ci si connette ad un sito in tempo reale si
potranno vedere persone che lo stanno attualmente
Massimo Marchiori
frequentando, con le quali si potrà “chattare” e scambiare opinioni. Un'altra
funzione è quella di generare in automatico una mappa del sito che si sta
visitando, dove le varie pagine sono rappresentate come case, creando una
specie di città (foto) che facilita la navigazione. Oltre alle mappe, Volunia ha
anche la funzione di ordinare i contenuti multimediali,
in modo che questi siano facilmente accessibili e
comodi da consultare. Dopo i pregi, bisogna però
anche elencare alcuni difetti del nuovo motore.
Innanzitutto attualmente Volunia non ha la stessa
potenza di ricerca di Google e naviga in un numero
molto limitato di pagine online (il rapporto di pagine
trovate rispetto a Google è di 1/100). Volunia inoltre
Il Logo del Sito
non potrà visitare i siti più famosi presenti nel web come Facebook, Youtube
e lo stesso Google, dato che essi bloccano la tecnologia iframe, usata da
Volunia per aggiungere la chat ed i vari
menù. C’è bisogno di ricordare,
comunque, che il sito sarà presto
gratuito e non ci sarà bisogno di
registrazioni. Il dominio, facilmente
intuibile, è www.volunia.com e per ora
supporta 12 lingue tra cui ovviamente
l’Italiano. Non resta altro che provare
quest’innovativo motore di ricerca, un
mappa di un sito generata con Volunia
prodotto tutto “Made in Italy”.
Vladislav Facchini Rublev
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PSN chiuso a causa degli hacker
Cosa sta succedendo al PSN? È la domanda che
molti utenti si sono iniziati a porre lo scorso 17
aprile. La domanda ha avuto una risposta pochi
giorni dopo dalla stessa Sony che ha svelato
l’arcano: il PSN era stato “spento” dalla stessa
casa nipponica per evitare un ulteriore danno da
parte degli hacker. La Sony ha detto che era
l’unica soluzione percorribile e che stava
lavorando per tentare di risolvere la situazione.
Era evidente che l’attacco era di quelli pericolosi, legati soprattutto ai dati
degli utenti (soprattutto quelli delle carte di credito). I principali sospettati
erano gli Anonymous, un famoso gruppo di hacker, che però si sono
dichiarati innocenti nei confronti delle accuse
a loro poste.
In una conferenza stampa di alcuni giorni
dopo, la Sony ha detto che i server del PSN
rimarranno chiusi fino a data da destinarsi.
Una sola cosa era certa: i circa 70 milioni di
utenti si erano infuriati e, approfittando di
questa crisi della Sony, la Microsoft, casa
produttrice dell’Xbox, non ci ha pensato due
volte a proporre nuove offerte per rubare
clienti alla casa nipponica.
Nei giorni a seguire la situazione si era fatta sempre più calda: gli utenti che
fremevano per un ritorno dei server on line da una parte, i tecnici della Sony
che lavoravano giorno e notte per riparare i danni dall’altra. Il 27 aprile un
comunicato ufficiale della Sony diceva che l’attacco avrebbe sottratto agli
utenti nome, indirizzo, login e online ID di PSN, password ed e-mail ma
soprattutto i dati associati alla carta di credito. Era quest’ultimo elemento che,
naturalmente, spaventava di più gli utenti.
Dopo le rivelazioni sull’attacco hacker, la Sony si trovava in grosse difficoltà:
oltre ai tecnici che lavorano giorno e notte, anche i legali della multinazionale
avevano delle grosse gatte da pelare perché questa cosa avrebbe avuto delle
ripercussioni e questo punto tutti i giocatori Sony avrebbero potuto chiedere
un cospicuo risarcimento per violazione della privacy.
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Non tutto era comunque perduto. Dopo 10 giorni dall’attacco al PSN
arrivarono piccole (ma positive) notizie: lo storico dei download, la lista amici
e le impostazioni del network non sarebbero andate perdute, come anche i
trofei (grande notizia per tutti i collezionisti). Restava però il fatto che i server
erano ancora “spenti”.
Il 1° Maggio un altro comunicato ufficiale Sony ha lasciato intendere che al
massimo entro la fine della settimana successiva i due servizi sarebbero stati
ripristinati. Effettivamente questa volta Sony ha mantenuto la parola: dalla
mattina del 15 maggio 2011, ha iniziato la fase di riattivazione del PlayStation
Network, abilitando nuovamente le funzionalità di gioco online, PlayStation
Home e sincronizzazione trofei; al momento dell'accesso al PSN si è stati
però obbligati a cambiare la password d’accesso.
Dopo circa tre settimane di attesa, il 2 giugno 2011, il PlayStation Store è
tornato online, mentre il
programma
Welcome
Back
è
diventato
disponibile dal 3 giugno.
La Sony ha pensato di
fare un regalo agli utenti
per scusarsi dei disagi
durati quasi un mese e
mezzo (17 aprile – 3
giugno); e questa era la
lista:
Per PS3 erano: Little Big Planet, Infamous, Wipeout HD, Ranchet & Clank:
Alla Ricerca Del Tesoro e Dead Nation.
Per PSP erano: Little Big Planet, ModNation, Pusuit Force e Killzone
Liberation.
Per quanto riguarda gli abbonamenti: 30 giorni di iscrizione gratuita a PS
Plus per i non abbonati, 60 giorni di estensione dell'abbonamento per gli
iscritti a PS Plus e 30 giorni di estensione dell'abbonamento per gli iscritti
a Music Unlimited.
Sony non ha perso molto nel regalare agli utenti questi giochi perché non
erano giochi nuovissimi e molte persone ci avevano già giocato, però i giochi
che ha offerto non erano male e sono sempre meglio di niente!
Nicholas Branchini, Luca Carnevali e Matteo Gilberti
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Il 19 Gennaio 2012 è stato chiuso, dietro ordinaza dell’FBI in collaborazione
con il Dipartimento di Giustizia
Americano, il sito di file sharing
Megaupload.com. Oltre ad esso
sono stati chiusi anche diciotto siti
del gruppo, (come Megavideo),
utilizzati per la condivisione di file di
vario genere, fra cui musica, film e
software. I capi d’accusa: pirateria
digitale e ipotetico riciclaggio di
denaro.
Il sito era al 13° posto dei portali più
cliccati sul web con i suoi 50 milioni di visitatori al giorni che rappresentavano
il 4% del traffico complessivo della Rete. Megauplod (rinomato dall’accusa
“mega-conspiracy“) è accusato di aver diffuso materiale pirata guadagnando
150 milioni di euro in 5 anni di attività e causando al contempo un danno di
500 milioni di euro ai legali detentori dei diritti di copyright per il mancato
pagamento di questi ultimi. Inoltre
l’accusa sostiene che il sito ha incentivato
attivamente gli utenti a caricare simili
contenuti, spesso in cambio di diverse
migliaia di dollari, e sottolinea l’ipotesi di
riciclaggio di denaro (milioni di dollari)
elencando in modo minuzioso i conti
bancari incriminati.
Attualmente, le autorità hanno bloccato
tutti i server delle aziende (525 in Virginia,
630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il
mondo) e hanno arrestato quattro dei
sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim
Schmitz (in arte Kim Dotcom), arrestato in Nuova Zelanda.
L'operazione dell'Fbi arriva dopo il congelamento a Washington delle
proposte di legge SOPA (Stop Online Piracy Act) e PIPA (Protect IP Act ).
Queste due leggi sono attualmente in discussione ma, nel caso in cui
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venissero approvate, permetterebbero a chi detiene il copyright di prodotti
presenti in formato multimediale (film, musica, libri, ecc.) di agire
concretamente contro i siti che li diffondono in modo non autorizzato. Queste
leggi si estenderebbero non solo ai siti di streaming ma anche ai motori di
ricerca (es Google, Mozilla, ecc) e per questo motivo la Rete è insorta
dichiarando che era a rischio la propria
libertà.
La protesta si è estesa anche alla
chiusura
di
MegaUpload,
manifestandosi
sia
sui
social
network(Facebook, Twitter) da parte
degli utenti di quest’ultimi sia su siti di
importanza mondiale (es: Google,
Mozilla).
Ha fatto particolarmente scalpore la
reazione del collettivo Anonymous alla
avvenuta chiusura di Megaupload & co.
Il gruppo illegale anti governativo di
hacker che si identifica nella frase: "We are the voice of the voiceless. We are
the hope for the hopeless. Expect us", durante la notte a cavallo tra il 19 e il
20 Gennaio ha fatto cadere le homepage delle potenti case discografiche e
cinematografiche americane (Warner, Universal), del Dipartimento di
Giustizia e della stessa FBI.
Il braccio di ferro che si è avviato tra il Web e gli organi governativi americani
non si sa come finirà. Non si può percorrere né la strada di una
liberalizzazione totale sul web dei contenuti protetti da copyright né quella di
una censura forzata, che peggiorerebbe le cose e non terrebbe conto del
fatto che un'altissima percentuale degli utenti che scaricano o guardano film
in streaming non comprerebbero comunque quei prodotti.
Luca Chaar
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Fermi e dintorni
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Chi non c’era ha avuto torto. Organizzata in maniera impeccabile, divertente
e coinvolgente: questo è stata l’assemblea musicale di venerdì 3 febbraio.
E noi ve la raccontiamo evento per evento.
Stars in Sala mensa!
Chi non si è mai improvvisato “Ugola d’Oro” sotto la doccia? Chi non ha mai
cantato “Gli Anni” durante una passeggiata in montagna? Ebbene scagli la
prima pietra il bugiardone, perché l’evento “Karaoke” era la terapia d’urto che
faceva per lui!
Situato in posizione
strategica (accanto
al bar), un grande
palco con microfono
ed una tela sulla
quale
venivano
proiettati
i
testi
dominavano
la
scena: anche se al primo evento tenutosi alle 9 i ragazzi erano ancora timidi
ed impacciati, via via che la giornata proseguiva un numero sempre maggiore
decideva in gruppo di cimentarsi nel canto delle più grandi pietre miliari
italiane, dal popolaresco “Tanti Auguri” di Raffaella Carrà alle “Montagne
Verdi” di Marcella Bella (!). Tanto valeva mettersi alla prova e tentare! Al terzo
evento, grazie al via dato dalla 5BET
con “Ricominciamo” di Adriano
Pappalardo,
il
palco
si
è
incredibilmente popolato di cantanti,
tra i quali alcuni insegnanti e anche la
nostra
preside.
Sdoganato
completamente il principio per il quale
solo chi ha una bella voce può
cantare, tutti ci sentivamo tanti Max
Pezzali, Ligabue o Eros Ramazzotti.
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Non è mancato qualche piccolo intoppo del software, che spesso non
mostrava a video le parole delle canzoni; ma se la canzone la si conosce a
menadito leggerne il testo è superfluo se non denigrante, come ci ha
insegnato Alessandro, il personale ATA universalmente conosciuto in tutto
l’Istituto, che, risollevando le sorti dei cantanti sperduti sotto le note di “Laura
non c’è” di Nek, ha sguainato il microfono sfoderando una grande
performance canora protrattasi con la dura verità battistiana di “Dieci ragazze”
e quella un po’ più irriverente che botanica di “Ti raserò l’aiuola” di Gianluca
Grignani. A queste ultime canzoni nessuno era più seduto ed immusonito ma
saltava, batteva le mani e soprattutto vibrava le corde vocali, trascinato dal
ritmo e dalla semplicità dell’evento: altroché virtuosismi e complicati spartiti!
Bastano la voglia di cantare (e le voci più stonate sono le più accette!) e di
stare in compagnia, che l’allegria prende forma!
Matteo Lucchini
Hardcore, House e Minimal coi fantastici DJ Pare e Bellani
Vero e proprio bagno di folla per i
DJ Pare e Bellani, che durante i
tre eventi tenutisi alla palestra
triennio si sono alternati alla
consolle armati di portatile, cuffie e
immancabile valigetta dei cd,
mixando i brani minimal e house
più celebrati del momento. Ai
ragazzi non è certamente mancata la voglia di divertirsi con inarrestabili
trenini “conga” sotto lo scrosciare di suoni sintetici e melodie al caleidoscopio
e le virtuose manifestazioni di tecktonik dance, che serpeggiava veloce
incantando i presenti.
Matteo Lucchini
Un grande rock con gli Xkey
Quando siamo entrati eravamo impazienti di
sentirli suonare, non vedevamo l’ora. C’era il
pienone e quasi non si riusciva a passare, i posti
disponibili erano 150 e erano tutti esauriti.
Si notava chiaramente che prima di cominciare i
ragazzi della band erano un po’ tesi, il batterista
si allenava a tenere il tempo, il bassista e il
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chitarrista continuavano ad alzare e abbassare il volume degli strumenti per
trovare il livello adatto e il cantante si schiariva la voce.
Poi finalmente hanno iniziato, e, rotto il ghiaccio e la tensione iniziale, gli
Xkey si sono lasciati andare e suonavano in
maniera decisamente sciolta.
Erano
veramente gasati e hanno trasmesso la
stessa emozione anche a noi del pubblico,
tanto che alcuni si sono spinti sino a sotto il
palco, praticamente a un metro dal cantante.
E così abbiamo anche cantato in coro
qualche canzone che sapevamo, battendo le
mani e facendo anche del “pogo” (e siamo
anche stati ammoniti da quelli della security…). È stata un’ora di vero rock e
ci siamo divertiti davvero molto. Perché gli Xkey sono stati veramente bravi.
Riccardo Bruno
Cosa vuol dire essere degli Xkey
"Ragazzi come si fa?", "Eddai regola il mixer!", "é tardi muovetevi a settare
tutto che ho allenamento!". "Che pezzi facciamo il 3?".
Tutto di solito parte così.
Alle prove ognuno arriva con più o meno voglia, distrutto dagli impegni
settimanali.
C'é chi é nervoso per il votaccio, chi é calmo e tranquillo perché ha appena
avuto una giornata liscia, chi ha appena avuto da dire con la propria ragazza
e chi ha assolutamente bisogno di pensare ad altro.
Tutto si trasforma quando la magia parte dalle corde di una chitarra e dai
tamburi percossi violentemente dalle bacchette.
In quell'esatto momento, non pensi ad altro.
Tu e gli altri diventate qualcosa di unico che
segue lo stesso battito cardiaco scandito
dalla batteria.Le vostre sensazioni si
possono sentire, aleggiano sospese in aria
e chiunque sia vicino le può percepire
volente o meno.
Magari chi sente può apprezzare, magari lo
può maledire candidamente per la quiete
interrotta del proprio pomeriggio e perché
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del tuo messaggio ne ha già le tasche piene.
Come é nata, la magia muore con la fine del pezzo. E si ritorna sul pratico.
Bisogna decidere i pezzi da suonare davanti alle persone a cui vuoi
trasmettere un messaggio, a cui vuoi trasmettere qualcosa che sia più di una
sensazione di un’ora.
Da quel momento esatto partono le polemiche per le cover migliori. Ciò che
piace ad uno, non piace all'altro e ciò che piace ad entrambi non piace al
pubblico. Potrebbe persino sembrare una legge di Murphy!
Così alla fine si trovano soluzioni che possono essere solo degli armistizi tra i
componenti del gruppo.
L'unico vero momento di accordo é quando si decide per suonare i propri
pezzi. Quelli per cui hai dato anima e cuore, per cui spesso lo sforzo con cui li
hai creati é paragonabile a quello di un parto, quei pezzi che spesso sono
solo il vero motivo per cui stai a suonare davanti alla gente.
Deciso il tutto dopo le numerose prove, si caricano finalmente come muli le
povere macchine e si parte alla volta del concerto.
Li é il momento della verità, il momento in cui scoprirai se tutti i tuoi sforzi,
anche quello di scaricare e caricare le macchine, sono valsi a qualcosa o a
niente.
Così, mentre pensi, senza rendertene conto, ti ritrovi già con la chitarra in
mano davanti a quei ragazzi come un incantatore sta col flauto davanti al
serpente.
Le tue dita toccano le corde e la magia inizia...
Simone Campagnola
Che cover band in Sala Eros!
Suona la campanella, il tempo che la lunga fila di persone prenda posto
all'interno e il concerto inizia. L'ambiente non è dispersivo e i ragazzi del
pubblico sono attenti. Ed eccoli: signore e signori,
i Three Times Renegades!
Il pubblico resta freddo per poco, perché la band
è in grado si scioglierlo in brevissimo tempo,
proponendo pezzi Post Grunge veramente
coinvolgenti. Bravi davvero, anche se i Three
Times Renegades sono un gruppo appena
formatosi, nel novembre 2011, grazie al talento di:
Matteo Fornasari (batteria), Alessandro Baraldi (basso), Pietro Bitasi e Enrico
Gobbetto (tutti e due alla chitarra) e Andrea Beninfanti (voce). Se ve li siete
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persi o volete comunque contattarli, potete trovarli cercando il loro nome su
FB o in MYSPACE.
Neanche mezzora per esprimere il loro talento che i Three Times cedono il
palco ai The Walking Cone, band davvero inusuale nel panorama mantovano
e per questo ancora più apprezzata da
quelli che come me amano la vecchia,
sana musica rock degli anni passati.
Infatti questi straordinari ragazzi, insieme
dal 2010, ci fanno passare il tempo
rimanente al suono dei Pink Floyd, non
facendo mancare neppure i suoni davvero
singolari della band di Roger Waters (il
rumore delle pale degli elicotteri, per esempio).
Ma andiamo ora ad elencare i personaggi che hanno avuto questa bella idea:
Edoardo Malaspina (Vocal e tastiera), Emiliano Masotto (Vocal e batteria),
Andrea Zanellini (Vocal e chitarra), Recusani (altra chitarra) e Savasi (basso).
Davvero notevole la scelta di non avere un cantante, ma di far cantare sia il
tastierista sia il chitarrista ma, soprattutto, anche il batterista (e vi posso
assicurare che suonare la batteria e cantare nello stesso momento non è una
cosa molto semplice).
Come sopra, per eventuali contatti potete trovarli su FB digitando il loro nome.
Edoardo Nodari
Questo selvaggio e dolce blues-jazz
Chi la ascolta non può che percepire la sua
natura: è musica selvaggia e dolce al tempo
stesso, come se fiamme e poesia potessero
convivere e duettare simultaneamente sulle
corde di un basso e di una chitarra elettrica.
Giorgio Signoretti e Michele Bianchi si
esibiscono sul modesto palco della sala
Eros, con una musica tutt’altro che modesta.
È il revival di un repertorio vasto e differenziato, che spazia da Dave
Matthews a Jimi Hendrix con le sue “Little Wing” e “All along the watchover”,
a Rufus Wainwright con “Hallelujah”, e ancora a Bob Marley nella tradizionale
“Three little birds”.
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Sono tanti i successi suonati e arrangiati su sfondo blues-jazz, un genere
piuttosto sconosciuto e poco apprezzato dalla nuova generazione, che
preferisce optare per i suoni forti e caotici del rock, quelli sintetici e amorfi
dell’house o quelli ritmici del rap. Eppure nel Novanta un tale, Frank Zappa,
diceva che “il jazz non è morto, ha solo un odore un po’ curioso”. Ed è forse
la curiosità che muove le gambe di queste persone e le porta proprio qui, in
Aula Magna.
Alla fine una cosa è certa: è stato inevitabile per il pubblico (nonostante
appartenesse alla sopra citata
‘nuova
generazione’)
restare
ammaliato e sospeso sulle note
trascinanti ed equilibrate di un
blues/jazz
classico
e
contemporaneamente rinnovato.
Alla fine abbiamo posto un paio di
domande alla coppia di artisti:
Il vostro gruppo ha un nome?- Beh, un vero e proprio nome non ce l'ha!
Come è nata e da quanto dura la vostra collaborazione?- E’ nata grazie ai
laboratori artistici, circa due anni fa. Tu Michele come ti sei avvicinato a
questo genere di musica? - Mi sono sempre piaciute le canzoni anni '70
perché trasmettono idee e sensazioni forti.
Martina Battisti
Per motivi tecnici non è arrivato in tempo il servizio sull’evento rap hiphop. Ce ne scusiamo, proponendo comunque un paio di immagini.
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Che cosa ne hanno detto…
la Preside
<<Do un buon giudizio sull'assemblea di oggi, ho visto una buona
organizzazione generale e quindi mi ritengo soddisfatta.
La pecca sembra essere stata, da ciò che mi hanno riferito gli insegnanti, il
volume della musica troppo alto soprattutto in sala Eros e nel corridoio del
Biennio.
Dai
Rappresentanti
d'Istituto mi aspetto che
continuino il loro lavoro nel
migliore dei modi ed avrei
piacere, come ho già detto
loro, che la prossima
assemblea riguardasse la
salute.
Dagli alunni invece spero
arrivino importanti osservazioni in modo da correggere e migliorare sempre
più le assemblee d'Istituto; voglio inoltre ricordare a tutti coloro che sono
rimasti a casa che le assemblee degli studenti sono comunque un giorno di
scuola dove è obbligatorio venire; anche se le lezioni sono organizzate dai
loro compagni.>>
il prof.Spazzini
<< Con i nuovi Rappresentanti mi trovo bene, abbiamo avuto modo di
conoscerci meglio durante l'organizzazione di quest'assemblea e sono sicuro
che lavoreremo sempre meglio.
L'assemblea ha rispecchiato le mie aspettative, è andata bene e ne sono
soddisfatto; d'altronde credo
che, dando responsabilità ai
ragazzi, i risultati ci siano
sempre.
Le difficoltà nell'organizzare
una giornata simile sono nella
tempistica, che non sempre è
dalla nostra parte, e nel fatto
che tutte le componenti della
scuola, compresi gli esterni, debbano essere coordinati perfettamente.
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L'unico difetto in questo caso specifico è stato il volume eccessivo, ma dopo
le prime due rotazioni l'abbiamo corretto ed è andato tutto per il meglio.
Mi aspetto sia dai Rappresentanti, che dagli alunni che da me stesso un
continuo miglioramento per offrire a tutti degli eventi ben fatti. Il “pubblico” è
giustamente sempre più esigente e dobbiamo lavorare per correggere anche
i più piccoli dettagli; è questo che significa continuare a crescere.
Il punto forte di queste assemblee è la certezza che chi partecipa, che sia
spettatore come gli alunni, organizzatore come i rappresentanti o controllore
come tutto il corpo docente o i ragazzi degli openday, svolge il suo dovere
con precisione e correttezza; è grazie a tutti che possiamo fare queste
assemblee.>>
i rappresentanti d'istituto
<<L'assemblea è stata veramente TANTA ROBA!! E chi è stato a casa se n'è
pentito.
Siamo soddisfatti di come è
andata, ci daremmo un 8 e
mezzo, è andata veramente
molto bene. Peccato per il
“pacco” di Dargen D'Amico ma
con 40 di febbre non poteva
certo venire da Milano.
Economicamente
è
stata
perfetta (si sono contati 1000 alunni presenti), abbiamo cancellato il debito
degli ex raps (460 €) e potremo scalare un po' i costi delle prossime
assemblee.
Per l'organizzazione è stata una faticaccia: è da novembre che ci stiamo
dietro, ci siamo dovuti dividere tutti i compiti per poi mettere tutto insieme,
meno male che c'è una buona intesa tra di noi.
Abbiamo sfruttato l'idea degli ex raps dell'assemblea musicale ma non
potevamo fare la stessa identica cosa, quindi abbiamo cambiato i generi e
abbiamo lanciato la scommessa del karaoke che crediamo sia stata vinta;
all'inizio c'era un po' di incertezza ma, soprattutto all'ultimo modulo (grazie
anche ad un certo “Pinguino”), si sono divertiti tutti quanti.
Per la prossima assemblea, come ci ha suggerito la preside, pensavamo di
trattare la salute mentre per le ultime due pensavamo a sport e cinema;
inoltre ora inizieremo anche a fare i gadget studenteschi.>>
Edoardo Boccalari
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¿Pizza o piè de limón?
intervista ad un teenager cileno
Nome: Mario Gustavo
Cognome: Valladares Carreño
Nazionalità: cileno
Vive a: Santiago del Cile
Grazie al progetto Intercultura, da circa 6 mesi, abbiamo
avuto la fortuna di ospitare nella nostra classe Mario Gustavo, che però
purtroppo fra pochi giorni tornerà a Santiago. Di certo non lo dimenticheremo
presto per la sua allegria e simpatia, e per tutto quello che ci ha raccontato,
facendoci sognare ad occhi aperti paesaggi naturali mozzafiato e metropoli
con grattacieli giganteschi.
Santiago del Cile
Vina del mar
Lago Pehoe
1. Mario, quali sono i motivi che ti hanno spinto a fare questa avventurosa
esperienza?
Ho deciso di fare questa esperienza grazie alla mia scuola, che ha supportato
questo progetti e grazie ai miei amici, che me l’hanno vivamente consigliata,
ma ciò che più mi ha spinto a venire è stata la voglia di conoscere un’altra
cultura. Credo che sia una esperienza che cambia completamente la vita, il
modo di vedere e di pensare. Ho imparato a vedere il mondo con uno
sguardo diverso, con meno pregiudizi: prima pensavo che la società europea
fosse totalmente diversa dalla nostra, in realtà è molto simile.
2. Perché hai scelto l’Italia e la nostra scuola?
Ho scelto l’Italia precisamente per per la sua cultura, ero molto curioso di
sapere com’era la vita qui. La scuola è stata scelta da Intercultura,
probabilmente hanno scelto questa perché il mio “volontario di afs”, Lorenzo
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Pirovano, frequentava questa scuola. Comunque credo che sia una scuola
bellissima.
3. Quali sono le differenze tra il nostro sistema scolastico e quello cileno?
Il nostro modello scolastico si basa molto sul sistema scolastico americano, ci
sono 3 anni di jardin infantil (scuola materna), poi seguono 8 anni di
educazione basica (elementari e medie), 4 di educazione media (superiori).
Poi per accedere all’università si deve sostenere un esame a livello nazionale,
la PSU. In base al punteggio di questo test si può accedere alle varie facoltà.
Il problema è che l’istruzione cilena è divisa tra pubblica e privata, e quella
privata è di ottima qualità e offre una buona preparazione all’esame della
PSU, ma costa molto. Quella pubblica invece, è gratuita, ma è di scarsa
qualità. Anche l’università ha costi molto elevati e chi non può permettersela
non ha la possibilità di accedervi.
E’ per questo motivo che in Cile ci sono state, e ci sono tuttora, proteste
contro i tagli all’istruzione. Studenti e insegnanti, chiedono una migliore
istruzione pubblica. Chi frequenta una scuola pubblica è svantaggiato per
l’esame della PSU, solo chi va in una scuola privata riesce ad ottenere buoni
risultati e quindi ad accedere all’università.
4. Che impressione hai avuto della nostra scuola?
L’impressione che ho della scuola è bellissima. Ci sono aspetti per cui
assomiglia molto alle scuole americane, ma ci sono anche delle cose molto
diverse. Ad esempio “le interrogazioni orali” da noi non esistono, perché
facciamo solo test scritti, abbiamo invece una materia dedicata
all’esposizione orale che si chiama Hablar en publico (parlare in pubblico).
Un altro esempio sono le squadre di scuola, da noi si pratica molto sport
come attività pomeridiana (insieme ad altri corsi come teatro, arte, eccetera)
e le squadre sportive sono molto importanti. Inoltre ci sono eventi come il
ballo di fine anno.
Comunque questa scuola mi è piaciuta tantissimo, soprattutto per la gente,
che è molto simpatica e divertente, anche i professori sono molto bravi, in
generale è una scuola bellissima.
Il Colegio San Ignacio di Santiago
20
5. Trovi che la vita di un teenager italiano sia uguale a quella di un
teenager cileno?
Secondo me no, è differente, il semplice fatto che non ci siano le squadre di
scuola cambia tantissimo, ad esempio noi facciamo tutti i giorni sport e
conosciamo persone attraverso le partite.
L’aspetto più diverso è il tempo libero che i
giovani italiani hanno. In generale un
ragazzo qua dopo scuola studia, oppure fa
qualche sport al di fuori della scuola. Da noi
un ragazzo dopo scuola esce con i suoi
amici, va dalla morosa oppure va a qualche
festa, tutti i giorno son cosi da noi.
Poi noi non andiamo a scuola il sabato, abbiamo il “fridays night” quindi la vita
sociale di un sudamericano è molto diversa.
6. Cosa ti ha colpito di più dell’Italia e di noi italiani?
Credo che quello che più mi ha colpito è la “separazione” che hanno gli
italiani tra di loro, tra quelli del sud e quelli del nord. Anche il fatto che la
gente qua è molto aperta e simpatica, ma solo con gente proveniente da
alcuni paesi, come l’America, mentre alcuni italiani hanno pregiudizi su
persone provenienti da altri paesi come l’Africa, ad esempio. Da noi è diverso,
forse perché il Cile è un paese multietnico in cui abitano persone provenienti
da tutti i continenti. In generale però l’Italia mi ha colpito in modo positivo per
la sua storia affascinante, le sue città antiche, per il cibo ottimo, e anche
perché ho conosciuto persone che non dimenticherò mai!
7. Piatto italiano preferito
La pizza!
8. Piatto cileno preferito
Piatto cileno…umhh… il “pie di limón” .
ingredienti: Per la pasta: 2 tazze di farina 1 uovo 125 grammi di burro 2
cucchiaini di lievito in polvere 3
cucchiai di zucchero Mescolare la
farina con il lievito, aggiungere il burro
fuso, l'uovo e lo zucchero per formare
un impasto morbido e liscio. Poi
stendere la pasta in uno stampo e
cuocere in forno preriscaldato per 10
21
minuti o fino a quando i bordi sono un po’ tostati. Per il ripieno: 1 lattina di
latte condensato 1 tazza di succo di limone 4 tuorli d'uovo Mescolare tutti gli
ingredienti in un liquido denso in modo uniforme. Versare sulla pasta calda e
cuocere per altri 10 minuti. Per la glassa: 4 albumi d'uovo 1 1/2 tazza di
zucchero a velo Sbattere gli albumi a neve e aggiungere lo zucchero. Coprire
il fondo con questo bitume e mettere 5 minuti nel forno. Servire freddo.
9. Una parola per descrivere questa esperienza:
Memorabile!
Non mi resta che ringraziarti per aver risposto alle domande. Spero che i
mesi trascorsi con noi siano stati piacevoli e divertenti, buon ritorno in Cile
Mario!
La 3C e Mario
Beatrice Bocchi
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Rinasce il CRIM con un nuovo Presidente
Lo scorso anno, grazie anche ai nostri ex raps, tutti i Rappresentanti d'Istituto
delle scuole di Mantova (a parte il Mantegna e lo Strozzi) si sono riuniti ed
hanno fondato il Comitato dei Rappresentanti d'Istituto di Mantova (CRIM).
Questo comitato è nato per difendere i diritti di ogni singolo studente, favorire
lo scambio di idee ed esperienze da una scuola all'altra e la promozione di
progetti comuni e non, lasciando comunque ogni Rappresentante libero di
fare ciò che desidera all'interno della propria scuola.
Lo scorso mercoledì 18 gennaio i nuovi Rappresentanti di otto delle dieci
scuole di Mantova (questa volta erano presenti anche Mantegna e Strozzi ma
non si sono fatti vivi quelli dello Scientifico Belfiore ed i nostri 4 del Fermi(!!!))
si sono ritrovati al Mantegna e all'unanimità hanno eletto il nuovo Presidente
che, a sua volta, ha nominato il nuovo Segretario.
E' così in qualità di Presidente Matteo Morandi del Virgilio è subentrato all'ex
Edoardo Boccalari, mentre Alessandro Boccalari del Mantegna sarà il
segretario.
Le proposte di collaborazione e le idee di progetti comuni non hanno tardato
ad arrivare e, rinato da appena una quindicina di giorni, il CRIM sta lavorando
su diversi fronti:
1_ valutazione delle proposte (da parte di Bambù e Vanità) per lo student
party di Pasqua;
2_ richiesta di regolamentare le tempistiche di elezione dei Rappresentanti
sul territorio mantovano;
3_ costituzione di un “fronte comune” per regolamentare le assemblee
d'Istituto, che molte scuole fanno, al teatro Ariston;
4_ valutazione di un possibile abbassamento dei costi dei gadget qualora
tutte le scuole ne comprassero uno stesso modello ma con diversa stampa in
base alla scuola; a questo proposito si sta contattando la stessa ditta che ha
lavorato con la nostra scuola l'anno scorso per gli annuari: la “SchoolTarget”.
Edoardo Boccalari
23
A proposito di…
Riflessioni a 360 gradi
24
Un qualsiasi scrittore non scrive mai un articolo su una cosa comune o su un
fatto ordinario come nessun regista crea un film su un accadimento
quotidiano, che si tratti di un livello come il mio, che si tratti di Italo Calvino o
Steven Spielberg, si scrive sempre qualcosa di straordinario, da ricordare,
appunto da raccontare.
Ma tutti i giorni noi ci svegliamo, andiamo a scuola o al lavoro e qualsiasi
cosa facciamo arriva comunque
la
fine
della
giornata,
indipendentemente da come si è
svolta la nostra quotidianità in
quel giorno, perché la vita non è
un film come tutti sperano che
sia, non è uno di quei libri che
parlano di magia o di delitti
irrisolti, che ci tengono attaccati
alla pagina e ci fanno sperare
che la storia non finisca mai; ma
alla fine finisce e non ci resta
niente in mano se non la
copertina posteriore del libro. La vita non è un racconto da leggere tutto d’un
fiato. E un film che non ci prende non speriamo che finisca il prima possibile.
E allora la vita? Perché non dovrebbe essere così? Perché non dovremmo
volere un po’ di pace se non ci prende?
Perché non lo so. E tutti dicono tante cose su queste domande ma la verità è
che nessuno lo sa.
Uno scopo che si dice potrebbe e dovrebbe avere la vita è quello di trovare la
felicità, il problema è che in realtà è introvabile, perché ciò che vogliamo non
lo possiamo avere e ciò che abbiamo non lo vogliamo, quindi noi passiamo la
nostra esistenza a cercare di ottenere qualcosa che non possiamo avere e se
per caso riusciamo ad ottenerlo non c’interessa più e vogliamo qualcos’altro.
Ma la fregatura non finisce qua, infatti ci si potrebbe accontentare di quello
25
che si ha, ma la verità è che
accontentarsi è solo una scusa per quelli
che si stancano di lottare e di voler
ottenere di più. Accontentarsi viene visto
dalla nostra mente come una sconfitta e
all’uomo non piace perdere, prova dolore
quando perde. Il che ci lascia due
possibilità nella vita: vivere nel dolore o
vivere nella noia dell’accontentarsi che è
comunque dolore. Prospettiva allettante!
In effetti c’è un escamotage per aggirare
questo pseudo-dilemma, ovvero le
emozioni: quando una persona prova
un’emozione forte non pensa ad altro, ha il cervello talmente pieno di
quell’emozione che non può sentire dolore, il problema è che dura poco
questo momento e abbiamo bisogno subito di un’altra emozione. Credo che
ci siano tanti modi utili per avere queste emozioni, il migliore e il più sano
penso siano le passioni: dedicarsi alle proprie passioni, trovare una qualsiasi
cosa anche stupida che ci faccia provare un’emozione, che ci renda vivi.
Ma sono tutte soluzioni non complete, l’unico vero modo di superare queste
problematiche alla fine di tutto è non pensarci.
Alberto Lorenzini
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Anoressia
Una brutta bestia che ti consuma da dentro
I disturbi dell’ alimentazione possono essere definiti come disturbi persistenti
del comportamento psicologico e alimentare di una persona.
Esistono varie forme di anoressia che colpiscono gli adolescenti: tra le più
gravi vi è l’anoressia nervosa: è
una progressiva perdita di
appetito e talvolta della sete, si
ha
una
preoccupazione
spasmodica per il peso: anche
se molto spesso il soggetto è
sottopeso,
si
vede
comunque“ grasso/a”.
I Sintomi principali sono :
-mantenimento attivo di peso
basso ;
- paura di ingrassare;
-amenorrea (mancanza di almeno tre cicli mestruali consecutivi) nelle
femmine.
La perdita di peso è principalmente dovuta alla dieta ferrea e fortemente
ipocalorica, alcuni per dimagrire si auto-producono il vomito o usano dei
lassativi o diuretici.
Fino a trent’anni fa, l’anoressia nervosa è stata considerata una malattia rara.
Oggi, invece, sembra colpire lo
0,28% delle adolescenti e delle
giovani donne adulte dei paesi
occidentali. Il 90% delle persone
colpite appartiene al sesso
femminile,
i
maschi
costituiscono una minoranza.
L’età dell’esordio del disturbo è
compresa fra i 12 e i 25 anni,
con un picco di maggiore
frequenza tra 14 e 18 anni.
Le cause non sono mai ben
27
note; possono essere legate alla bassa autostima, alla regolazione dell’umore,
ad esperienze famigliari (perdita di una persona cara, separazione dei
genitori).
I sintomi fisici possono essere così classificati:
 Eccessiva sensibilità al freddo;
mani e piedi freddi, ipotermia.
 Sintomi gastrointestinali (stipsi,
pienezza dopo aver mangiato,
digestione lunga e difficile).
 Capogiri e sincope;
 Sonno disturbato e risvegli
mattutini precoci.
 Emaciazione,
blocco
della
crescita e mancato sviluppo delle
mammelle (se l’insorgenza del
disturbo avviene in età puberale).
 Pelle secca, peluria fine sulla
schiena, avambracci e lati della
faccia;
 aritmie cardiache.
 Debolezza
dei
muscoli
prossimali (difficoltà ad alzarsi da una
posizione di accovaccia mento).
L’anoressia nervosa porta molto spesso alla morte ed uscire da questo
circolo vizioso è molto difficile; ci vuole un trattamento graduale da parte di
psicologi, nutrizionisti, parenti e amici.
Giorgia Ghirardini
28
Lo sport della pedata,
croce e delizia di noi italioti
Il giorno peggiore per una ragazza come me è il lunedì mattina, non solo
perché si torna a scuola dopo un giorno e mezzo di pausa, ma anche perché
si sa che si sarà sommerse dai discorsi sul calcio. Già, perché la domenica è
tempo di partite; e così il lunedì ….. l’arbitro era corrotto, ha dato un rigore
che non c’era, Pinco ha sbagliato un gol che nemmeno un bambino, Pallino
ha bisogno degli occhiali, non vede i passaggi e tutta una serie di frasi
criptiche, che per chi non se ne
intende, risultano essere al limite
della incomprensibilità.
Il calcio è il tipico sport italiano; ed
è, credo, proprio questo il
problema. Caparezza dice: “In tv
c’è più calcio che in una cura per
osteoporosi” ed io sono totalmente
d’accordo con lui. Il giornale non
offre mai una carrellata di
informazioni che riguardino tutti i vari sport, perché almeno una decina di
pagine riguardano il calcio e solo se per caso rimane posto, in un angolino
trovano spazio anche altre discipline sportive. Eppure abbiamo ad esempio
una delle migliori campionesse del mondo di nuoto, Federica Pellegrini, la
miglior squadra di pallavolo femminile, il Settebello vincitore del titolo
mondiale di pallanuoto ai campionati del mondo di Shangai. Ciò dimostra che
materiale d’ispirazione non manca. Ma c’è il calcio. E non solo quello giocato
del weekend, ma anche quello gossipparo di tutto il resto della settimana:
questo ha detto così, quello ha fatto cosà … e via dicendo all’infinito.
Del resto il calcio, soprattutto in Italia, muove una quantità di denaro folle. Tra
calcio mercato, premi, stipendi (e scommesse) c’è un giro di soldi immenso
dietro delle semplici partite di pallone, ed uno dei problemi più grandi è
proprio questo: più soldi si immettono nel circuito, più si avrà la tentazione di
aggiungerne e in questo modo si alimenta un vortice che peggiorerà sempre
più le cose. In questi giorni si parla tanto di calcio scommesse ed è la
dimostrazione del traffico di denaro (illecito) che porta a questo sport una
carenza di credibilità. Ciò che più preoccupa è il fatto che le scommesse sono
un fenomeno sempre in crescita e hanno come conseguenza la slealtà. E mi
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chiedo: i giovani che giocano a calcio solo per divertimento, si faranno
trasportare da questo trend?
La lealtà è uno dei primi valori che
insegnano i genitori, e gli allenatori ad
un bambino, ma questa viene meno
quando si vede la simulazione, che è
prevista solo dalle regole del calcio. A
mio parere è uno dei peggiori falli che
una persona può fare perché vuol dire
prendere in giro, prima di tutto l’arbitro
credulone, poi la squadra avversaria e
soprattutto i suoi tifosi.
Sicuramente il calcio ha anche dei lati
positivi, perché sviluppa i muscoli, la
concentrazione, e produce divertimento.
Ogni bambino dovrebbe fare qualche
sport, un po’ di movimento, e se è
anche divertente è il massimo. Anche il
fatto che sia un gioco di squadra determina un lato positivo, perché aiuta a
socializzare.
Dunque il calcio non è uno sport inutile, credo solo che sia stato considerato
e sviluppato in maniera non corretta, dando risalto non tanto alla parte della
partita, del gioco, della socializzazione, del buon esempio ma a quella del
contorno e quindi del risultato e dei soldi. Il mio pensiero è riassunto nei versi
di questa poesia di Umberto Saba, Goal:
La folla- unita ebrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Alice Girelli
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Arte e Cultura
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Valentina Corradini
Flowers
32
Alice Papotti
Movimenti nello spazio
33
34
Giorgia
Ghirardini
Il miracolo
della luce
35
Ecco una nuova rubrica del
Fermitutti. In queste “lezioni” ci
occuperemo di svelare i segreti
del linguaggio umano. Tutti noi
sappiamo
esprimerci,
comunicare, è una funzione
naturale e per alcuni questo
potrà sembrare un discorso
banale: cosa c’è di speciale nel
sapere parlare? Imparano tutti
nel giro di qualche anno. Bè,
qualcosa di speciale, in effetti,
c’è! Perché di fatto, solo gli esseri umani sanno parlare e molti di loro a volte
sono in difficoltà. Partiamo quindi con queste lezioni che vogliono soprattutto
mettervi a conoscenza del fatto che a volte le difficoltà nel parlare hanno
radici che vanno al di là della timidezza o del luogo comune che questi
problemi derivino da questioni sociali.
Qual è il rapporto tra linguaggio e mente umana?
Possiamo definire il linguaggio come un modulo cognitivo della nostra mente
che ci permette di avere una performance limitata alla nostra specie. Il
linguaggio è, infatti, inevitabilmente legato alla cultura di un popolo e
costituisce un elemento d’identità.
Le caratteristiche del linguaggio sono quelle di
produzione e ricezione; quando produco il
linguaggio trasformo il significato in suono e
quando ricevo, converto i suoni in significato. Ciò
che continua a stupire gli esperti è che
l’apprendimento del linguaggio è un processo
spontaneo. Un bambino impiega circa 5-6 anni per
acquisire questa abilità; ma proviamo a pensare
quale sforzo richiede imparare una lingua da adulti.
Ma ora continuiamo a parlare delle differenze tra
specie e scopriamo cosa ci rende veramente unici.
Sappiamo che il nostro Dna è diverso dell’2-3% da quello di uno scimpanzé e
36
sappiamo che una prima forma di linguaggio si è sviluppata già con l’uomo di
Neanderthal (l’evoluzione ha spostato la laringe più in basso) che è rimasta
per lo più gestuale. Si ritiene che dopo la fine dell’era glaciale l’uomo Sapiens
Sapiens abbia prevalso su quello di Neanderthal anche grazie a un più
sofisticato sistema di comunicazione.
In questa successione di
eventi però gli esperti si
dividono: che rapporto c’è
tra linguaggio e pensiero?
Esistono due ipotesi: a) la
prima afferma che abbiamo
il
linguaggio
perché
attraverso
il
pensiero
abbiamo forzato ed evoluto
le nostre capacità per
elaborare
sistemi
di
comunicazione; questa ipotesi presuppone un passaggio graduale da
pensiero a linguaggio. b) La seconda ipotesi afferma che la disponibilità di
linguaggio ha innescato lo sviluppo di capacità cognitive; si parla quindi di un
passaggio improvviso da linguaggio a pensiero.
Un importante studioso, M. Tommasello, elabora la teoria del pensiero prima
del linguaggio in un evento cognitivo graduale; per esempio mette a confronto
il linguaggio dei primati con quello umano
Primati L. verbale (urla,gesti, suoni)
 è istintivo, non mostra le
complicazioni del linguaggio umano

L. gestuale
 complesso, basato sul riconoscimento
dell’intenzionalità altrui;
 sembra tuttavia assente l’intenzionalità condivisa;
A differenza dei primati, negli uomini è presente l’intenzionalità condivisa.
Per chiarire meglio questo concetto sarà forse utile questo esempio:
ipotizziamo che ci sia un gruppo di primati e che a un certo punto uno di loro
si accorga che un carnivoro si sta avvicinando; in una situazione di pericolo il
primate inizia a saltare e urlare, mettendo in allarme tutto il gruppo. Questa è
una reazione comune di primati e umani; ma se nella stessa situazione di
pericolo vi poniamo un solo primate, noteremo una reazione estranea agli
umani. Il primate si metterà ad urlare e saltare, nonostante non ci sia
nessuno da avvisare. Questo ci fa concludere che nei primati manca
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l’intenzione di comunicare l’avvicinarsi di un pericolo, manca appunto
l’intenzionalità condivisa.
Le conclusioni di questa prima lezione sono che ad oggi non siamo ancora in
grado di capire in che modo sia nato e si sia sviluppato il linguaggio. Non
sappiamo ancora se esso derivi dallo sviluppo di facoltà cognitive della mente
o se sia stato proprio il linguaggio a dare origine al pensiero.
I linguisti hanno però capito che in tutte le lingue ci sono delle regole ricorrenti
e delle incongruenze apparentemente inspiegabili. Ci occuperemo di questi
“misteri” nel prossimo numero, parlando
anche di afasia e dislessia.
Voglio però lasciarvi con un esperimento
curioso, condotto dai linguisti: dopo aver
svuotato una scatola di cioccolatini, vi
poniamo un pupazzetto; dopo questa
operazione chiamiamo un bambino in età
prescolare (ignaro dello scambio) e gli
chiediamo cosa possa contenere la
scatola. Il bambino ovviamente risponderà
che la scatola contiene dei cioccolatini; a
quel punto la apriamo e gli facciamo
vedere che in realtà c’è un pupazzetto e
richiudiamo la scatola. Poniamo un’ultima
domanda al bambino; gli chiediamo, nel caso facessimo lo stesso gioco con
un altro bambino, cosa pensa che risponderà una volta mostrata la scatola di
cioccolatini. Voi cosa rispondereste? È naturale che se una persona ignara
dello scambio vede una scatola di cioccolatini, questa sia portato a dire che
nella scatola ci sono dei cioccolatini. Bene, il bambino vi dirà che sicuramente
l’altro bambino risponderà che la scatola contiene un pupazzetto.
Sara Zamboni
38
The Summer of Love
e il mito della controcultura hippie
Sono molteplici gli eventi che hanno formato gli anni 60 fino a farli esplodere
in milioni di stelle che ora possiamo solo ammirare: dai moti contro la guerra
in Vietnam alla nascita del mito degli Hell’s Angels, la banda di motociclisti
che mise in ginocchio uno Stato intero, dalla rivoluzione sessuale alla ricerca
del proprio “io interiore” mediante la cultura “Zen” orientale, dalla voce
graffiante dei Creedence Clearwater Revival al primo passo sulla Luna.
Negli anni Sessanta molti individui
distrussero le barriere che li ostacolavano
per vivere in sintonia e armonia con la
natura.
Questo
comportamento
fu
adottato da gran parte dei giovani sotto i
25 anni, in particolare dagli universitari di
Berkley, California, nel 1964, dove
presero il nome di “hippies”.
Il movimento hippie richiamò a sé giovani
dall’animo romantico, puri sognatori i quali
volevano e cercavano di creare un mondo
nuovo semplicemente trasmettendo un
messaggio di pace e amore. Essi
fondarono una vera e propria società parallela a quella del mondo coevo,
basandosi su l’auto-sostentamento e su uno stile di vita privo di
modernizzazione che si avvicinava a quello delle tribù primitive. Era normale
vedere migliaia di ventenni equipaggiati di tende e sacchi a pelo attorno ad
uno scoppiettante falò sotto le note di musicisti altrettanto giovani e altrettanto
illuminati; e tutto questo rendeva la vita un passaggio colmo di passione e bei
ricordi. Molti impararono negli anni Sessanta che è possibile cambiare il
mondo solo cambiando se stessi.
L’intenzione di quei ragazzi fu quella di rivoluzionare il modo d’essere e
d’apparire degli esseri umani, e per farlo scelsero di regredire: rendendo
l’approccio tra individuo e individuo più spontaneo, basato su istinti che noi
tutti possediamo fin dalla nascita ma che perdiamo con l’educazione
occidentale.
39
Il bello è che loro ce l’avevano fatta, tutto il
mondo ne fu influenzato, la musica, i libri, la
TV non parlavano d’altro e negli occhi dei
giovani brillava la speranza di avere un luogo
adatto a loro, non ostacolato dalle leggi dei
vecchi politici conservatori. Hunter S.
Thompson (Louisville, 18 luglio 1937 –
Woody Creek, 20 febbraio 2005) giornalista,
scrittore americano e convinto componente
della generazione del LSD e dell’amore,
scrisse nella sua più grande opera, “Paura e
disgusto a Las Vegas”, pubblicata nel 1971
sulla mitica Rolling Stones, rivista americana
di musica, politica e cultura di massa: “C’era
follia in ogni direzione, a ogni ora. Se non
attraverso la Baia, allora sul Golden Gate o
giù sulla 101 per Los Altos o La Honda… Potevi sprizzare scintille dovunque.
C’era una fantastica universale impressione che qualsiasi cosa facessimo
fosse giusta, che si stesse vincendo. E quella, credo, era la nostra ragion
d’essere - quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del Vecchio o del
Male. Vittoria non in senso violento o militare: non ne avevamo bisogno. La
nostra energia avrebbe semplicemente prevalso. Non c’era lotta tra la nostra
parte e la loro. Avevamo tutto l’abbrivio noi; stavamo cavalcando un’onda
altissima e meravigliosa. Ora meno di cinque anni dopo, potevi andare su
una qualsiasi collina di Las Vegas e guardare verso ovest, e con gli occhi
adatti potevi quasi vedere il segno dell’alta
marea -quel punto in cui l’onda, alla fine, si è
spezzata per tornare indietro.
Indovinare cosa avesse ispirato un’intera
generazione ad agire in quel modo è
impossibile ma una cosa è certa, dalle ricche
esperienze affrontate dal 1947 al 1958 da
Jack Kerouac e dai suoi compagni di viaggio,
baldoria
e
meditazione,
qualcosa
sicuramente è nato. Jack Kerouac fu uno
scrittore e poeta americano del XX secolo;
nacque a Lowell il 12 marzo 1922 e morì a
St. Petersburg il 21 ottobre 1969, diventato
40
famoso per le opere come “I Vagabondi del Dharma” scritto e pubblicato nel
1958 e “On the road” scritto nel 1949 e pubblicato nel 1957. Queste opere
narrano le sue più grandi scorrazzate per il continente americano per mezzo
di autostop e treni merci che lo trasportarono per numerose volte dalla costa
Est alla costa Ovest, dove conobbe letterati e poeti di fama mondiale come:
William Burroughs (il quale fu uno degli autori che influenzò il leader dei
Doors Jim Morrison), il poeta Allen
Ginsberg e il poeta saggista Gary
Snyder.
Kerouac nei suoi viaggi, fatti
ovviamente con uno zaino in spalla,
un sacco a pelo e una bottiglia di
whiskey in mano (nel decennio
prima della diffusione hippie), si
dilettò nelle tecniche di meditazione
e fu l’anticipatore della ricerca del
Dharma ovvero della parte più vera
e profonda di noi stessi, che in seguito venne presa come una sorta di
“religione” dagli hippies (anche se è scorretto definirla religione quanto
piuttosto cultura –cultura Zen-).
“A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica
come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessavano, perché le
uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di
parole, di salvezza, i pazzi del tutto subito, quelli che non sbadigliano mai e
non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio
gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede
scoppiare la luce azzurra e tutti fanno – “Oooh”-.”
Fu con queste parole, scritte nel romanzo “On the
road”, che il giovane Jack Kerouac incantò una
generazione di adolescenti che poi crescendo
trasformarono per un determinato periodo parte
del mondo, soprattutto la California, in un posto
bello per vivere dove il sole e l’amore non
tramontavano mai.
“Aaaaw mama can this really be the end?”
[Aaaaw mamma può essere veramente la fine?]
Cantava Bob Dylan nella sua più allucinante
canzone “Stuck inside of mobile with Memphis
41
blues again”.
1975, la guerra in Vietnam
si concluse con il ritiro
delle truppe americane da
Saigon, le icone portanti
del
meraviglioso
movimento
giovanile
morirono una dopo l’altra
(Brian Jones fondatore dei
Rolling
Stones,
Janis
Joplin, Jimi Hendrix, Jim
Morrison), e l’ondata di
San Francisco dell’estate del 1967 meglio conosciuta come la grande estate
dell’amore, “The Summer of Love”, dove la controcultura hippie si manifestò
al grande pubblico con una folla senza precedenti di centomila ragazzi e una
miscela di musica, droghe psichedeliche, libertà sessuale, creatività
espressiva e impegno politico che assediò senza violenza il distretto di
Haight-Ashbury, si placò senza
riemergere.
Era
veramente
arrivata la fine? Era giunta l’ora
di calare il fastidioso sipario?
Ebbene sì. Negli anni a seguire
un esercito infinito di moralisti
gettò a turno un secchio d’acqua
su quel fuoco che fin dall’inizio si
pensava fosse implacabile e lo
spensero, ritraendo i ragazzi
hippie come un classico esempio di una gioventù bruciata ma dimenticando
che non puoi bruciare se non ti eri prima acceso”.
Vittorio Cozzani
42
(RACCONTO A PUNTATE)
Sesta ora. Per fortuna, anche l’ultima. Lezione= noia mortale. Anche se ormai
cominciavo ad abituarmi.
All’improvviso, come al solito, la voce della preside si diffuse dagli
altoparlanti: «Buongiorno, ragazzi, ho un annuncio importante da farvi…»
Notai che nella sua voce c’era una nota strana, quasi come se fosse
impaurita. La cosa che mi sorprese di
più fu sentire una voce maschile che le
sostituì e continuò così: «Stiamo
cercando
una
ragazza,
Alice
Blackwood,
ma
probabilmente
nessuno la conoscerà con questo
nome. Non sappiamo come sia,
perché cambia aspetto e nome molto
spesso; ma se ci stai ascoltando e se
ci tieni alla vita di questi ragazzi e a
tutti quelli che lavorano in questa
scuola, presentati in Presidenza
Alice!»
Sulle facce dei miei compagni
comparvero delle maschere di stupore
e di preoccupazione.
«E vi avverto» continuò la voce. «Ci sono i miei uomini davanti alla porte di
ogni classe su ogni piano, in ogni angolo e hanno il preciso ordine di sparare
a chiunque facesse qualche mossa azzardata, quindi il mio consiglio è che
restiate nelle vostre aule, seduti e tranquilli.»
Merda! Stavano facendo sul serio!
Approfittando della confusione che seguì in aula, lanciai delle occhiate dalla
finestre per controllare la situazione e vedere quanto fossimo in pericolo. Mi
trovavo al secondo piano, quindi era piuttosto difficile vedere bene l’entrata,
ma riuscii a contare quattro uomini armati piazzati nel parcheggio interno.
43
Smisi di fingermi impaurita e mi alzai in piedi di scatto, attirando così
l’attenzione di tutti i miei compagni ai quali feci segno di tacere. Presi il
pennarello della cattedra e scrissi sulla lavagna: “NON DITE UNA PAROLA,
NON FATE NIENTE, STATE AL VOSTRO POSTO E ANDRÀ TUTTO
BENE”.
Posai il pennarello e mi diressi
al mio banco, presi lo zaino, lo
svuotai dai libri e diedi un colpo
secco con il gomito allo
schienale dello zaino, che si
ruppe, rivelando una specie di
doppio fondo, nel quale tenevo
una pistola calibro 50 e un’altra
con silenziatore per ogni
evenienza.
Mi voltai e incrociai gli sguardi stupefatti dei compagni che continuavano a
guardare prima me, poi le pistole. Ma il viso su cui mi soffermai era quello del
mio migliore amico, quello a cui avevo raccontato il più possibile della vera
me, non della me copertura.
Tornai a prestare attenzione alle pistole ed allontanai qualsiasi pensiero al di
fuori della missione. Presi le forbici dal mio astuccio ed andai verso una
parete apparentemente spoglia, ma che, in realtà, nascondeva la due cose
che preferivo: un computer e il mio M16.
Trovai l’insenatura nel muro e, aiutandomi con le forbici, aprii il nascondiglio.
Tirai fuori il computer e lo accesi, poi presi anche il mio fucile. Finalmente mi
sentivo davvero me stessa.
44
“CHE COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO?” scrisse un mio compagno alla
lavagna. Quasi con dispiacere, risposi: “SE TE LO DICESSI, DOVREI
UCCIDERTI”. “MA ALLORA SEI TU ALICE BLACKWOOD?” domandò un
altro ragazzo scrivendo, ed io annuii e tornai al computer, mentre i due
cancellavano
le
loro
domande.
Mi collegai alla rete internet
della scuola e con qualche
giochetto che mi aveva
insegnato
un
amico
hacker, feci credere al
server
di
essere
l’amministratore ed ebbi
pieno accesso a qualunque
sito.
Nella barra del browser
digitai l’indirizzo IP di un computer-server che mi avrebbe collegato con
Steven, il mio amico hacker.
Mentre il computer lavorava, ne approfittai per cambiarmi, così obbligai tutti a
girarsi; si scoprì che ero più magra e più muscolosa di quello che facevo
vedere (perché appunto dovevo sembrare un’altra); mi levai anche la pelle
sintetica dal viso, anche se non cambiava più di tanto dal mio vero volto.
Lanciai un’occhiata allo schermo del computer e trovai la faccia soddisfatta di
Steven. Scossi la testa e mi vestii con degli abiti più comodi prelevati dallo
zaino, una canotta bianca e dei
pantaloni lunghi neri con un paio di
anfibi.
Indossai l’auricolare con il microfono e
lo collegai via Bluetooth al computer.
«La copertura alla fine è saltata» disse
Steven con un sorriso. «Non riuscivi
più ad indossare i panni della semplice
sedicenne?» mi prese in giro.
Io scossi la testa irritata e scrissi: “Non
posso parlare perché ci sono uomini armati ovunque. Entra nel sistema di
videosorveglianza e poi collegati via satellite al mio PDA, okay?”
«D’accordo» replicò Steven serio.
45
Dopo due minuti comparve la schermata della videosorveglianza della
scuola. «Quello è tutto ciò che si vede» mi disse Steven. «Ora mi connetto al
palmare, ci sentiamo lì.»
Scollegai l’auricolare dal computer e lo collegai al palmare. «Mi senti?»
“Forte e chiaro” gli scrissi.
«Perfetto allora io sarò i tuoi occhi.»
Diedi
un’occhiata
alla
videosorveglianza e contai ancora gli
uomini appostati all’esterno. Non avevo
sbagliato: erano proprio quattro.
Sospirai e mi preparai per fare al
meglio il mio lavoro. Richiusi il portatile
e lo misi nella nicchia, insieme ai vestiti
e alla valigetta che conteneva le
pistole, per poi richiudere tutto come
prima.
Andai spedita verso la lavagna e
scrissi: “SE QUALCUNO ENTRA E VI CHIEDE SE SAPETE CHI IO SIA,
DITEGLIELO, NON COPRITEMI E NON CERCATE DI FARE GLI EROI.
QUESTA GENTE NON SCHERZA E IO SO GESTIRE QUESTE
SITUAZIONI, VOI NO”.
Mi girai verso la classe e lo annuirono e cancellai subito quanto avevo scritto.
Controllai che le pistole fossero cariche, poi mi misi la cintura piena di
caricatori ed infilai la calibro 50 nel fodero e l’altra nella cintura dei pantaloni
dietro la schiena; il fucile, con mio grande dispiacere, fui costretta a rimetterlo
nella nicchia perché mi sarebbe stato d’intralcio.
Con cautela mi avvicinai alla porta e posai l’orecchio, ma non sentii alcun
rumore. Presi il PDA e scrissi a Steven: “Intercetta le loro radio se ce l’hanno
addosso e attraverso il satellite…”
«Identifica le loro posizioni» finì la frase Steve. «L’ho già fatto, Alice. Fuori
dalla porta ci sono due uomini.»
“Hai fatto in modo di non renderci intercettabili?”
«Guarda che comincio ad incazzarmi. Non stai mica parlando con un
principiante!»
“Lo prendo come un sì” risposi e misi via il palmare.
Tirai fuori la pistola con il silenziatore, mi accostai alla porta e, cercando di
non fare casino, la aprii lentamente. Guardai nella fessurina che avevo creato
e vidi i due uomini che mi aveva detto Steven. Erano armati fino ai denti.
46
Sperai di non beccarmi nessuna
pallottola quel giorno. Attesi fino a
quando si girarono di spalle e
colsi il momento per arrivare
dietro di loro e spaccare l’osso del
collo a uno e sparare alla testa
dell’altro.
Restai immobile per qualche
minuto, in ascolto se stesse
arrivando qualcuno. Quando fui
certa che fossimo al sicuro, lanciai un’occhiata alla mia classe, la quale mi
stava guardando con un misto di sorpresa, gratitudine e spavento. Sì, dopo
quello che avevo appena fatto, anche io li spaventavo. Mi avvicinai a loro e
d’istinto indietreggiarono per farmi passare.
«Ascoltatemi» dissi a bassa voce. «Lo so che quello che avete visto vi
spaventa un po’. È comprensibile: vedere un uomo morire non è mai facile.
Ma io sto dalla vostra parte, okay?»
Loro annuirono.
«Ora dovete farmi solo un piccolo favore: due di voi dovrebbero
accompagnarmi per rassicurare le classi del piano e controllare che non ci
siano feriti. Chi se la sente?»
Come mi sarei aspettata,
nessuno si offrì volontario,
così scelsi due a caso,
comportandomi un po’ da
egoista
non
volendo
scegliere il mio migliore
amico, perché volevo tenerlo
al sicuro. Loro non mi
guardarono neppure, ma li
capivo: era difficile accettare
il fatto che la persona di cui ti fidavi di più era in realtà quella che ti aveva
mentito più di tutti.
Silenziosamente entrammo in tutte le classi e fui contenta di trovare tutti sani
e salvi. Quando finimmo il giro, ebbi la strana sensazione di aver dimenticato
qualcosa…
I cecchini!
47
Ributtai dentro l’aula i miei due accompagnatori e misi in guardia tutti del
possibile pericolo. La cosa che non dovevano assolutamente fare era stare
vicino alle finestre.
Scesi silenziosamente la prima
rampa di scale e controllai che non
ci fosse nessuno, poi mi nascosi
sotto la finestra del pianerottolo dei
laboratori.
«Quanti?» chiesi sottovoce a
Steven.
«Sempre due»
Restai bassa e mi coricai sul primo
scalino per vedere attraverso la
ringhiera come gli uomini erano messi, quando sentii ancora la voce
dell’uomo.
«Alice! Non ho tutto il giorno e visto che ci sono altri innocenti davanti alla
scuola, ti do venti minuti per non condannarli a morte»
Merda! Avevo dimenticato che era l’ultima ora e perciò alcuni genitori erano
venuti a prendere i loro figli.
Questa cosa si doveva risolvere alla svelta perché stavo perdendo la
pazienza. Senza tante cerimonie, sparai ai due uomini al piano inferiore,
uccidendone uno e ferendo l’altro; lo raggiunsi prima che potesse comunicare
che mi aveva trovata.
«Per chi lavori?» gli chiesi puntandogli la pistola alla tempia.
«Vai in presidenza e lo scoprirai» replicò lui con un sorriso forzato.
Mi saltarono i nervi e gli torsi il collo. Peccato,
avrebbe potuto sopravvivere.
«Adesso mi sono rotta le palle. Quanti in mensa?»
«Lo vuoi davvero sapere?»
«Ti giuro che…»
«Sette» disse prima che finissi di minacciarlo.
«In presidenza?»
«Otto più Simon.»
Scesi le scale e impugnai anche la calibro 50,
pronta ad usare anche tutti i colpi se fosse stato
necessario. Arrivai alla stanza dove i tecnici si
occupavano del server della scuola e vi trovai un
uomo armato e gli sparai alla schiena uccidendolo. I
48
tecnici non dissero una parola, ancora sotto shock. Non mi persi in
chiacchiere e chiesi se c’era qualcuno ferito, ma loro mi fecero no con la
testa.
Bene. Ora mancava la mensa; e rimpiansi il mio fucile, ma almeno ero sicura
che le pallottole per quei bastardi erano abbastanza per fargli saltare la testa.
Uscii e mi diressi furtivamente verso la mensa, ma sentii caricare un fucile
alle mie spalle e una voce mi intimò di non muovermi. Altri due uomini di
Simon mi puntarono contro i loro fucili e mi ordinarono di alzare le mani.
Cacchio! Questo non era previsto!
Una cosa, però, mi andò bene: per fortuna alcune ciocche scappate alla coda
mi coprivano le orecchie e così non videro l’auricolare.
Avanzammo verso il centro della mensa, la quale non era mai stata così
silenziosa nonostante fosse piena di ragazzi e professori.
«Simon, l’abbiamo presa» comunicò l’uomo alla ricetrasmittente.
«D’accordo, ragazzi, l’abbiamo trovata» comunicò Simon all’intera scuola.
«Ora siete tutti invitati nella sala mensa a conoscere finalmente il vero volto di
Alice Blackwood!»
«No!» mi lasciai sfuggire e un uomo di Simon mi colpì con il fucile, facendomi
cadere a terra. «Zitta!» mi ordinò.
Mi rialzai mentre una fitta
alla
testa
mi
coglieva
impreparata e d’istinto mi
toccai e le dita si tinsero di
rosso. Ci mancava anche
questa.
Alzai lo sguardo sui ragazzi
che mi fissavano in cerca di
qualcuno che conoscevo e
trovai
molti
dei
miei
precedenti
compagni
di
classe e alcuni miei amici, i
quali mi guardavano ancora più stupiti.
Non ve lo sareste mai aspettato, né?, pensai con un sorriso triste.
Dopo pochi minuti si sentirono moltissimi passi sopraggiungere e la prima
faccia che vidi fu quella di Simon. Restammo a fissarci per un minuto buono,
poi lui ordinò ai suoi di far sedere tutti quanti ai tavoli e di mettere me sul
piccolo palco. Quando l’intera scuola si fu sistemata, Simon salì sul palco
accanto a me e mi accarezzò il viso. Io mi ritrassi con disgusto. Lui scoppiò a
49
ridere per poi rivolgersi agli spettatori: «Ragazzi, vi presento Alice Blackwood,
meglio nota a voi… come?» mi chiese, poi tornò a prestare attenzione agli
studenti: «Come?» ripeté e scelse un ragazzo a caso. «Tu la conosci?». Lui
scosse la testa.
«Chiara» dissi a voce alta
perché
tutti
potessero
sentirmi. «Il mio… Il nome
della mia copertura è Chiara
Masini»
Chiusi gli occhi per non
incrociare lo sguardo delle
persone a cui volevo bene.
«Quante persone ti hanno
conosciuta con il tuo vero
nome, Alice?»
«Nessuno» replicai. «Fino ad
ora»
«Perché non apri gli occhi e
osservi le facce sorprese di quelli che chiamavi amici? Perché non leggi il tuo
tradimento nei loro occhi?»
Per dispetto li aprii, ma evitai tutti gli sguardi tranne quello di Simon. Mi
concentrai sul suo viso, sui suoi lineamenti duri, sui suoi occhi azzurri, sui
suoi capelli biondi, il sorriso che non prometteva niente di buono e tutta la
bellezza dei suoi diciannove anni.
«Avanti» disse. «Perché non racconti la tua storia ai comuni mortali?»
Non risposi e continuai a fissarlo.
«Perché non dici una volta per tutte chi sei veramente?»
Ignorai ancora una volta la domanda, ma lui si mise a fare ciò che non avrei
mai pensato.
«D’accordo. Allora comincio io» disse e venne dietro di me per poi
abbracciarmi e baciarmi sul collo.
D’istinto andai con lo sguardo a dove sedeva il ragazzo della mia copertura,
quello che mi ero vietata di guardare, e lo vidi scattare in piedi.
«No!» gridai mentre un nostro amico lo obbligava a sedersi.
«Oh, ma allora c’è del tenero qua…» disse con un mezzo sorriso Simon.
«Credevo che tu fossi solo mia.»
«Io non sono mai stata tua, Simon» ribattei distogliendo lo sguardo dal
ragazzo a cui tenevo, per passarlo sul diciannovenne.
50
«Tu sei sempre mia» ripeté Simon severo.
«Che cosa vuoi?» gli chiesi allontanando la sua mano con uno schiaffo.
«Mi sembra così ovvio» replicò lui con un sorriso storto.
«Se tu vuoi qualcosa da me, lascia andare loro» dissi fredda, ma ebbi un
capogiro e dovetti fare uno sforzo enorme per non svenire. Mi portai una
mano alla ferita e sentii i capelli sporchi di sangue: stavo peggiorando, non
sarei resistita ancora per molto.
«Mmm… No» rispose. «Dopo verrebbero degli sbirri che sarei costretto ad
uccidere e oggi non sono in vena di uccisioni. Poi dovrei sbarazzarmi dei
corpi e bla bla bla… Io voglio solo quello che mi hai rubato, poi mi
volatilizzerò. Puf! Scomparso»
Mi avvicinai al suo orecchio. «Scordatelo» gli sussurrai e mi allontanai per
poterlo guardare in faccia. «Prima lasciali andare tutti» aggiunsi.
Lui rise amaramente. «Oh, tesoro, tu me lo dirai eccome, altrimenti farò un
bel buco nella tempia del tuo ragazzo!»
Quando vidi che un omone lo tirava su a forza e gli puntava una pistola alla
testa, mi sfuggì un gemito.
«Forse questo ti farà parlare o
sarà l’ennesima dimostrazione
per tutti i presenti di quanto
sia gelido il tuo cuore.»
Deglutii al ricordo della morte
di Tyler e di come io l’avevo
lasciato morire per degli
stupidi documenti.
«Così non fai altro che
ricordarmi perché io ti voglia
morto» dissi tra i denti.
«Certo, certo» replicò lui noncurante. «Ricordi? Eravamo in questa situazione
quando hai lasciato che gli sparassi» ricordò con un sorriso, avvicinandosi a
me. «Ricordi come eri decisa a non lasciare andare quello che volevo, di
come sei scappata e di come hai visto cadere con una pallottola nella fronte il
tuo amico Tyler?» aggiunse accarezzandomi il viso.
Avevo sentito abbastanza e avevo davvero perso tutta la calma che mi
restava: ora volevo solo vederlo morire.
Estrassi il coltellino che avevo nascosto nei pantaloni e lo puntai alla gola di
Simon.
«Buttate le armi!» ordinai ai suoi uomini.
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Loro rimasero immobili e puntai più a fondo il coltellino tagliando un po’ la
pelle di Simon.
«Ora!» intimai fuori di me.
Tutti gli uomini guardarono verso Simon, il quale annuì e loro ubbidirono.
«Adesso mettetevi qua davanti e lasciate andare tutti quanti» ordinai e poi
guardai l’uomo che mi aveva scoperta. «Tu» gli dissi. «Comunica a quelli di
fuori di mollare le armi e liberare tutti»
Prese la ricetrasmittente e obbedì.
Osservai uno ad uno i visi dei miei amici, i quali mi guardavano ancora
sorpresi, ma nei loro occhi potevo leggere anche gratitudine. Cercai di evitare
lo sguardo del “mio ragazzo”, ma non ci riuscii. Fui pervasa da una tristezza
infinita. Volevo farmi perdonare, volevo spiegarli come stavano davvero le
cose, volevo dirgli che (purtroppo) non gli avevo mai mentito su quello che
provavo per lui… ma non ce ne sarebbe mai stata l’occasione visto che non
l’avrei mai più rivisto.
Quando la mensa fu vuota, ordinai a tutti di precedermi perché volevo
controllare che se ne fossero andati tutti ed, infatti, quando fui fuori vidi il
parcheggio vuoto.
Ordinai a tutti di rientrare e di riconsegnarmi le armi.
«Ne conto trentadue, ci sono tutti?» domandai a Steven.
«No, ne manca ancora uno» replicò. «E si trova ancora in mensa»
«È solo?» domandai istintivamente.
«No» ribatté e fece una breve pausa prima di aggiungere. «Ma rintraccio due
cellulari»
Merda!!! Poteva avere due ostaggi e potermi ricattare o peggio ucciderli.
«Voi restate qua» ordinai agli uomini di Simon, lui lo spinsi avanti e scambiai
velocemente il coltellino con la pistola. «Tu, invece, vieni con me»
Facemmo la strada a ritroso verso la mensa e trovai un uomo che puntava la
pistola al fianco di uno scagnozzo di Simon.
Chi è l’uomo che riesce a tenere a bada un altro uomo armato fino ai denti? E
perché stava aiutando Alice? E poi si conoscevano? Ma chi è Simon? E che
cosa cerca da Alice? E Alice chi è veramente?
Tutto queste domande avranno (forse) una risposta nel prossimo numero di
Fermitutti. Leggetelo mi raccomando!!!!
Valentina Meneghello
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GLI STRANI CASI DELLA VITA
(RACCONTO A PUNTATE)
Capitolo Numero 2: Un respiro e coraggio..
La serata si trasformò in un vero e proprio delirio… L’indomani la sveglia fu
pesante per Marco dopo la bevuta della sera precedente; egli accese il
telefono e si ritrovò
un
messaggio
“ Sono stata bene
con te… “ lesse il
nome: Nina, Marco
era dubbioso su
chi fosse costei,
poi si ricordò di
quel vestito rosso,
era stata una delle
tante per lui.
Nina però si era
innamorata; quel
bacio inaspettato le aveva rubato il cuore; tutta la sera la passò a meditare
sulla bellezza di quel ragazzo dagli occhi azzurri e dai capelli neri; adorava
quei riccioli che scendevano sul suo orecchio. Decise perciò di fare un primo
passo mandandogli un messaggio. Ma non sapeva quello a cui andava
incontro…
Passò una settimana; le vacanze di Natale erano terminate e si ritornava sui
banchi di scuola. Il primo giorno era stato pesante. Quando Nina fece per
salire in corriera, vide Marco seduto accanto al finestrino e il suo cuore batté
a mille. I posti a sedere erano tutti occupati ma lei si diresse verso Marco, lo
salutò e a voce bassa chiese “Posso? Posso sedermi sulle tue
ginocchia?“ Marco annuì, poi si rimise le cuffiette, e lei ci rimase male per
quel comportamento.
L’indomani decise di fare un passo più lungo e fece sgritch da scuola per
incontrare Marco: appena lo vide alzò una mano per salutarlo, lui ricambiò
con un cenno; quando si fece vicino, Nina con tutto il fiato che aveva in corpo
gli gridò “Mi piaci, non so il perché ma provo più di un amicizia”. Marco
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imbarazzatissimo rispose “Per me è un brutto periodo questo; sono preso da
una ragazza che ho appena conosciuto.“
Capitolo numero 3: Tutto cambiò
Nina rimase molto amareggiata; le scese una lacrima sulla guancia, il mondo
le era caduto addosso. Da quel momento odiava vedere Marco ogni giorno in
autobus, le trafiggeva il cuore il pensiero che non potesse essere suo solo
perché c’era lei; avrebbe fatto di
tutto per essere al posto di quella
ragazza.
Marco l’aveva fatta innamorare più
di ogni altro, il motivo non lo
sapeva ma quegli occhi la
tormentavano ogni volta che si
addormentava.. ogni volta che
pensava
..qualsiasi
cosa
gli
ricordava il loro bacio.
Pensò di farla finita perché non
sopportava di vivere senza di lui,
non sopportava che stesse con
quella ragazza a dir poco perfetta,
bastava che le nominassero quel nome, Giulia, che faceva erompere in Nina
una ira tale da dare pugni al muro. La timidezza la bloccava, ma voleva
sentire il corpo di Marco vicino al suo per provare a sciogliere quel cuore di
ghiaccio. Si sentiva come in colpa … voleva la sua felicità ma prima di tutto
voleva stare insieme a lui.
Erano passati tre mesi dal loro ultimo incontro quando un giorno, terminata
una verifica, uscendo dall’aula per la ricreazione lo vide. Il cuore dentro di lei
smise quasi di battere, la sua faccia divenne rossa, sentiva le gambe tremare,
non sapeva che fare. Prese le cuffiette, accese una canzone a caso e
ricominciò a camminare facendo finta di nulla; non lo salutò nemmeno: ci
stava troppo male per quel peso sul suo fragile cuore.
Quando uscì da scuola lo stesso giorno fu costretta a prendere l’autobus di
Marco. Appena salì lo vide al suo solito posto con le cuffiette blu, si diresse
verso di lui senza sapere perché, e lui si tolse una cuffietta e disse “Se vuoi
siediti pure.” Nina prese tutto il coraggio che aveva in corpo e rispose
“ Grazie …” pochi pochi minuti prima della sua fermata.
Giorgia Ghirardini
54
Recensione
“Le lacrime di Nietzsche” di Irvin D. Yalom
1882. Joseph Breuer è un medico viennese, riconosciuto dal mondo
intellettuale dell’epoca per i suoi recenti studi sull’equilibrio. È passato alla
storia come il pioniere della psichiatria, in particolare, per l’adozione del
metodo dell’ipnosi nei suoi casi più difficili.
1882. Friedrich Nietzsche è un professore universitario della facoltà di
filosofia di Basilea; è un uomo riservato, solitario; i pochi conoscenti lo
definiscono un genio, un “filosofo postumo”, per il quale il mondo non è
ancora
pronto.
A
testimoniarlo sta il suo
ultimo capolavoro “Così
parlò Zarathustra” che
parla di un profeta
deciso ad illuminare
l’umanità ma che non
viene compreso. La
storia lo ricorda come
uno dei più grandi
filosofi di tutti i tempi per
la sua influenza sul
pensiero filosofico e
politico del Novecento.
Breuer e Nietzsche non
si sono mai incontrati …
perlomeno fino ad oggi!
In questo libro di Irvin D.
Yalom, una giovane è
richiamata dalla fama
del medico, al quale
chiederà aiuto per un
suo caro amico che si
trova in una situazione
disperata e sembra
pronto al suicidio: si
tratta di Nietzsche!
Così, tra bugie e sotterfugi, i due arriveranno ad incontrarsi nella speranza
che il medico possa dissuadere il nuovo paziente da un gesto tanto estremo
come il suicidio. Ben presto, però, il dottore si vedrà costretto a rivelare le sue
insicurezze e i ruoli si invertiranno: il padre della psichiatria si ritroverà
paziente del grande filosofo, il quale adotterà gli stessi metodi di Breuer e,
anzi, vi apporterà delle migliorie.
Tra i dialoghi incalzanti, in un mix di narrativa e filosofia, i protagonisti
affronteranno le loro ansie facendosi forza l’un l’altro. È un libro che si legge
d’un fiato per i numerosi riferimenti storici, come le comparsate di Freud,
all’epoca allievo di Breuer, e per gli spunti fantasiosi di un dialogo che, come
unico difetto, ha quello di non essere mai avvenuto!
Sara Zamboni
55
Recensione
La vicenda si svolge negli anni successivi al 1932/33.
Hans è un ragazzo di famiglia ebrea residente in
Germania
Konradin, ragazzino nobile e affascinante, arrivato
nella sua scuola a metà anno scolastico, resta senza
amici sino a quando Hans riesce a tutti i costi a
conquistarlo.
La marea nazista in Germania avanza, le
persecuzioni agli ebrei hanno inizio mentre Konradin,
la cui famiglia simpatizza per Hitler, non si fa più
trovare dall’amico Hans. Quest’ultimo viene spedito
in America dai propri genitori, prima che questi
muoiano suicidandosi.
Konradin, come gli aveva annunciato prima della sua partenza, aveva “tradito”
Hans dichiarando di essere a favore di Hitler … ma con il proseguire della
lettura le situazioni si stravolgono e Hans ritroverà l’amico in un modo che
non si sarebbe mai aspettato. Proprio per il colpo di scena questo libro mi ha
colpito in modo particolare.
Un’opera d’arte in miniatura.
Consigliatissimo, 92 pagine che restano scolpite dentro per tutta la vita.
Simone Zavatta
56
USCITA (Italia): 16 agosto 2010
Scrivere una recensione non è
mai facile quando si ha a che
fare con gli Iron Maiden. Essere
oggettivi
quando
si
deve
giudicare il gruppo che ha creato
il metal, o per lo meno ne ha distinto i caratteri dall' hard & heavy, è
veramente arduo.
Dopo il deludente “A matter of life and death” il gruppo britannico torna alla
ribalta con un album che cerca di dare una forma finale alle continue
sperimentazioni iniziate nel 1988 con “Seventh son of the seventh son”,
tentando da un lato di non perdere ciò che in passato ne ha reso i
componenti delle leggende viventi e, nello stesso tempo, dall’altro di
trasformarsi in qualcosa di nuovo.
Un cambiamento che influenza anche la copertina dell'album dove la storica
“mascotte” del gruppo
Eddie viene trasformata
in un gigantesco alieno
in putrefazione. Una
scelta , questa , che ha
lasciato scontenti molti
fan ( me compreso )
ormai affezionati alla
mascotte.
L'album è composto da
10 tracce e 11 brani:
Satellite 15: Una sorta di
overture. Un brano di
57
circa quattro minuti che introduce l'ambientazione fantascientifica dell'opera. I
continui bending e la relativamente semplice parte di batteria servono a
creare un'atmosfera cupa.
The Final Frontier: Canzone che dà il titolo all'album. Collegata a Satellite 15,
ha un riff accattivante e una struttura semplice ma efficace, che riescono a
descrivere perfettamente la serena rassegnazione del protagonista della
canzone: un astronauta che si è avvicinato troppo al sole e che certamente
morirà carbonizzato. Rivivendo mentalmente la sua vita, egli si accorge di
non pentirsi di nulla, solo vorrebbe poter rivedere la sua famiglia un'ultima
volta.
El Dorado: Brano mediocre, senza particolari interessanti. Richiama
leggermente le sonorità di “No prayers for the dying”. Una caduta di originalità
davvero notevole, se non fosse per il bridge davvero bello, accompagnato da
un mai deludente Nicko McBrian alla batteria; peccato che questa piccola
perla venga rovinata da un ritornello davvero discutibile. Si poteva fare di
meglio. Va detto che è una delle poche canzoni di critica degli Iron. In questa
canzone viene infatti denunciata l'avidità dell'uomo che ha condotto a una
gigantesca crisi economica.
Mother
of
Mercy:
Canzone interessante,
un tentativo più o meno
riuscito di unire le
strutture sperimentate
in “Brave New World”
con le sonorità di
“Dance of Death”. Uno
dei brani più energici
dell'album.
Coming Home: Alla
quinta traccia si ha un
testo
che
riesce
davvero
nell'obiettivo
dell'album: sintetizzare lo stile degli Iron Maiden. Coming Home riesce infatti
a dare un senso allo stile di “A matter of life and death” facendo però venire
alla mente le azzeccatissime strutture ideate nel 1992 in “Fear of the Dark”.
The Alchemist: Un vero e proprio ritorno al passato. In questa canzone si
rievocano le atmosfere di “Poweslave” (1984) e di “Piece of Mind” (1983)
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aggiungendo una buona dose di progressive che non guasta. Probabilmente
la canzone più dura dell'album.
Isle of Avalon: Brano forse tirato un po' troppo per le lunghe, ma veramente
bello. Un efficacie intro che ricorda le atmosfere di “Rime of the Ancient
Mariner” precede un’esplosione potente ed energetica. Finalmente l'utilizzo
delle tre chitarre dà i suoi frutti dopo 19 anni.
Starblind: Altro pezzo mediocre. Piacevole ma nulla di particolare, utile giusto
per amalgamare canzoni dagli stili molto diversi.
The Talisman: Una canzone che unisce gli Iron Maiden del passato con quelli
moderni, ma non li mischia. Il brano sembra infatti diviso in “compartimenti
stagni” dove si riconosco le varie influenze, che non subiscono innovazioni
particolari.
The Man Who Would Be
King: Dimostrazione che il
gruppo ha imparato dai
suoi errori rinnovando (e
migliorando) le strutture e
sonorità proprie di “Virtual
XI” (1998), un album
mediocre
che
aveva
lasciato
molti
fan
scontenti.
La
parte
centrale è del tutto
innovativa per il gruppo,
un inaspettato cambio di
ritmo e di riff rende la canzone veramente piacevole.
When The Wild Wind Blows: La classica ballad finale. Orecchiabile ma molto
ripetitiva. Sembra quasi che sia stata messa per preparare l'ascoltatore alla
fine dell'album e al silenzio che ne consegue.
Tirando le somme “The Final Frontier” è un album che vale comunque la
pena di ascoltare. Presenta un gruppo nuovo, che non suona più duro come
un tempo (l'età avanza…) ma che vuole rinnovarsi senza dimenticare il
proprio passato.
Il progressive si fa sempre più influente nello stile del gruppo rendendo ogni
album una continua sorpresa. Up the Irons!
Matteo Andreoli
59
Amalfi perla del Tirreno
Che bella l’Italia! Forse non tutti gli italiani la pensano così, visto i mille
problemi che ci affliggono. E anche quando si tratta di vacanze molti
preferiscono recarsi all’estero. Ma quanti di noi hanno visitato l’Italia prima di
fare questa scelta? Non son qui per contarli ma voglio presentarvi una
cittadina molto nota, sia nella storia che come meta di interesse turistico,
situata nel sud Italia, in provincia di Salerno: la piccola meravigliosa Amalfi.
Chi non l’ha sentita nominare? È stata una delle quattro repubbliche
marinare, assieme a Pisa, Genova e Venezia.
Oggi è una cittadina di poco più di 5000 abitanti che sorge alle pendici della
catena montuosa dei Monti Lattari (che divide la provincia di Napoli da quella
di Salerno) e si affaccia sul Mar Tirreno.
Sulla linea dell’orizzonte si può tra l’altro scorgere un ammasso montuoso
dove sorge Castellabate, il luogo della sceneggiatura del famoso film
“Benvenuti al sud”.
Comunque posso dirvi che il posto merita (in estate del resto Amalfi è
affollata di turisti). Vediamo insieme qualche foto originale del mio tour.
Discesa dal valico di Chiunzi (collega l’area
vesuviana all’area di Amalfi- -Minori-Maiori)
Veduta della costiera in direzione di Salerno.
(con una parte della cittadina di Maiori)
Il paese di Atrani (appena precedente Amalfi
venendo da Salerno)
Il Duomo di Amalfi
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Interno del Duomo di Amalfi
Fontana in piazza del Duomo
Giuseppe Miranda
I “primi passi” di Avril Lavigne
Canadese, bionda, occhi azzurri, un viso che
buca lo schermo: la carriera di Avril Lavigne
ha inizio in un paesino di solo 5000 anime
(Napanee), quando, a soli 10 anni, fa la sua
prima apparizione in concerto di Natale. Da
allora Avril sfrutta ogni occasione possibile per
far sentire la sua straordinaria voce, finché
viene ad ascoltarla un pezzo grosso di Arista
Records (Antonio 'L.A.' Reid) che decide di metterla immediatamente sotto
contratto.
Così a 17 anni si getta su un rock melodico ma nello stesso tempo graffiante.
Con un apprendimento autodidatta della chitarra e una gran voglia di iniziare
a scrivere i suoi testi, Avril dà sfogo alla sua creatività, ma solo quando si
trasferisce a Los Angeles le cose cominciano ad andare per il verso giusto:
qui incontra l’autore e produttore Cliff Magness, che è capace di affiancarla in
modo discreto, guidandola senza toglierle spazio.
Nel 2002 l’esordio col primo CD “Let Go”: 14 milioni di dischi venduti, 8
nomination ai Grammy Award e singoli che sbancano al Top 10 come
"Complicated" e "Sk8er Boi".
Dopo un lungo tour mondiale Avril pubblica “My world” (Novembre 2003), una
sorta di riassunto in formato DVD con foto, interviste, video musicali, e “dietro
le quinte”. Terminata la tournée si rimette al lavoro sul disco “Under My Skin",
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che esce nel 2004 e vanta collaborazioni di tutto
rispetto: con la cantautrice canadese Chantal Kreviazu,
che contribuisce alla composizione di molti brani, ma
anche con i producer Butch Walker, Raine Maida e
Don Gilmore (Linkin Park, Pearl Jam).
Nel frattempo Avril ha intrapreso anche la carriera di
modella e quella cinematografica (nel 2006 esordisce
come attrice dando la voce a uno dei personaggi del
film d'animazione "La Gang Del Bosco").
Poi è tempo di matrimonio: il 15 luglio 2006 sposa
Deryck Whibley, cantante/chitarrista del Sum 41. È proprio il neosposo a
coprodurre i terzo album ufficiale di Avril, "The Best Damn Thing".
Giorgia Ghirardini
Disegni d’autore
Elia Gandini
Federico Peroncini
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Salute e Cucina
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Tra Pentole e Fornelli
(Carnival Edition)
Hai in casa qualche uovo, un pugno di farina, mezza tazza di zucchero e non
sai cosa fare? Seguimi nel fantastico mondo della cucina!
La Classica: Lattughe
Mi sento in dovere di ringraziare di
cuore quei cuochi mantovani che, in un
lontanissimo passato, partendo da
pochi ingredienti e lavorando sodo,
sono riusciti a creare dolci tanto
semplici quanto deliziosi!
Ingredienti: 500 g di farina bianca, 5
uova, 5 cucchiai di zucchero, 5
cucchiai di olio, 1 cucchiaino di lievito e
1 cucchiaino di aceto bianco. Grappa a
piacere e olio per friggere.
Procedimento: Nulla di più semplice!
Setacciare la farina e il lievito, unire
tutti gli ingredienti e qualche cucchiaiata di grappa e impastare bene. Occhio:
più si impasta, più le lattughe saranno leggere e croccanti! Prendetevi pure
tre quarti d’ora abbondanti (o ancora meglio un’ora) … trascorso questo
tempo lasciate riposare l’impasto in un luogo fresco per 5-10 minuti,
dopodiché tiratene una sfoglia sottile e tagliatee dei rettangoli, incidendo al
centro alcuni tagli paralleli. Friggete le lattughe in olio ben caldo e, appena
inizieranno a raffreddarsi, spolverizzate con abbondante zucchero a velo.
Lo sapevi?
Il Carnevale in passato, precedendo la lunga e rigida Quaresima, era il
periodo degli eccessi e delle esagerazioni. In tutta Italia e in Europa era
d’obbligo festeggiare mangiando grandi quantità di cibi ricchi, saporiti e,
soprattutto, per quanto riguarda i dolci, fritti … è proprio per questo che in
molte città e regioni troviamo diverse varianti dello stesso piatto: le
chiacchiere lombarde (lattughe per i Mantovani) diventano cenci in Toscana,
sfrappole in Emilia, galani in Veneto, bugie in Piemonte, ecc.
L’inedita: Rosquillas all’arancia
Nel periodo di Carnevale anche in Spagna si danno da fare con pastella e
olio bollente! In queste ciambelline arancia, limone e anice si fondono per
dare origine ad un aroma molto particolare.
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Ingredienti: 250 g di farina, 1 cucchiaino di lievito vanigliato per dolci, 2 uova,
50 g di burro, 100 g di zucchero semolato, 1/4 di tazza di latte circa, scorza
grattugiata di 1 limone e 1 arancia,
qualche cucchiaiata di liquore
all’anice (sambuca) e un pizzico di
sale. Olio per friggere.
Procedimento: Lavare molto bene il
limone e l’arancia e grattugiarne le
scorze. Battere leggermente l’uovo,
unire il burro fuso, il latte, il liquore e
mescolare fino ad ottenere un
impasto omogeneo. Unire il lievito, lo
zucchero e le bucce degli agrumi. Incorporare a poco a poco la farina senza
smettere di mescolare, la pasta deve risultare liscia e non troppo compatta.
Prendere piccole porzioni, dar loro una forma cilindrica e unire le estremità
per formare le “rosquillas”. Friggerle in olio caldo finché siano dorate.
Toglierle, asciugarle su carta da cucina assorbente e quando sono fredde
spolverarle con zucchero a velo.
Lo Sapevi?
Un paese festaiolo come la Spagna non può certo ignorare il Carnevale! In
questo periodo dell’anno tre sono le città che, con le loro manifestazioni,
risaltano in tutto lo stato: a Tenerife, nelle Canarie, il Carnevale dura un’intera
settimana nella quale si elegge ufficialmente una “regina del carnevale” che
starà in carica tutto l’anno, a Cadice, antico porto spagnolo, gruppetti di
persone in maschera cantano per le strade canzoni provocatorie contro
politici e personaggi famosi e a Villanova i La Geltru, paesino piccolo ma
molto caratteristico, coppie di ogni età si sfidano nella Caramelada, una
battaglia a suon di…caramelle!
La Rapidissima: Frittelle di mele
Dolce tipico del Trentino ma diffuso un po’
ovunque, le frittelle di mele possono essere un
delizioso
fine-pasto
per
una
cena
“improvvisata” in qualche ora, soprattutto se
spolverizzate di cannella e accompagnate da
un ciuffo di panna montata o, ancor meglio, da
un po’ di cioccolato fuso.
Ingredienti: 2 o 3 mele, 150 g di farina bianca,
200 ml di latte, 150 g di zucchero, 2 uova, una
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bustina di vanillina, un pizzico di sale, succo di un limone e olio per friggere.
Procedimento: Sbattere i due tuorli con 100 g di zucchero, aggiungere il latte,
il sale, la farina setacciata e la vanillina. Una volta ottenuta una pastella liscia
e omogenea lasciarla a riposare per circa 15 minuti nel frigo. Trascorso
questo tempo montare a neve ben ferma gli albumi e incorporarli al composto.
Sbucciare le mele, privarle del torsolo e tagliarle a rondelle: passare ogni
rondella nel succo di limone, “impanarla” nei 50 g di zucchero rimasti,
inzupparla nella pastella e friggerla nell’olio ben caldo. Spolverizzare di
zucchero semolato o di cannella e servire ben calde.
Lo sapevi?
La mela, frutto comunissimo presente in tutto il
mondo, racchiude nella sua famiglia ben 7000
varietà diverse e, coincidenza o no, è uno dei
simboli più ricorrenti nella storia dell’uomo: dalla
terribile mela che, secondo la tradizione, costò ad
Adamo ed Eva il soggiorno nell’Eden alla celebre
mela di Newton che, colpendolo sulla testa, gli
diede la geniale intuizione della forza di gravità,
dalla mela d’oro destinata “alla più bella” che
scatenò l’ira degli dei, o meglio delle dee, dando
origine alla guerra di Troia alla intramontabile mela
di Biancaneve, dalla mela morsicata simbolo
(appunto) della Apple alla Grande Mela, “soprannome” della città di New York.
Nicolò Gavioli
Nella mandorla bontà e salute
Identikit della mandorla
La mandorla è il seme commestibile del mandorlo,
una pianta appartenente alla stessa famiglia del
pesco, le rosacee: la pianta è alta circa dieci metri
ed i suoi semi, le mandorle appunto, sono racchiusi
in un guscio legnoso a sua volta contenuto in un
nocciolo.
Generalmente le mandorle vengono consumate
secche durante tutto l'anno e si trovano fresche
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solamente in primavera.
Fino all'inizio del secolo scorso Agrigento rappresentava il primo produttore al
mondo di mandorle e nella sua provincia ne venivano coltivate più di 700
specie; purtroppo oggi le cose sono cambiate e sono drasticamente diminuite
le zone di coltivazione e anche numerose varietà di mandorle sono
scomparse.
Proprietà curative e benefici della mandorla
Alle mandorle, oltre alle proprietà altamente
energetiche, vengono attribuite proprietà
lassative; inoltre fin dai tempi più antichi il
latte di mandorle è considerato un ottimo
rimedio rinfrescante dell'intestino e della
vescica. Le mandorle sono indicate in caso di
denutrizione, perché, oltre che altamente
nutritive, sono anche un alimento molto
equilibrato, e il loro utilizzo viene consigliato
in determinati momenti in cui l'organismo ha
particolarmente bisogno di energia: gravidanze, convalescenze, attività
sportiva, superlavoro fisico ed intellettuale.
Molto importante è il ruolo della vitamina E che svolge un'azione
determinante nell'attenuazione del rischio di attacchi cardiaci; infatti insieme
ai grassi insaturi contribuisce a ridurre la crescita della placca aterosclerotica
nelle arterie.
Le mandorle possono quindi essere considerate un alimento completo:
meno grasse delle noci, ma in possesso di maggiori proprietà stimolanti e
curative.
Il latte di Mandorle
Bevanda altamente energetica, si prepara con
mandorle dolci, qualcuna amara e zucchero. E'
un alimento con un grande apporto calorico,
attenzione quindi a non esagerare con le dosi
(visto anche il suo gusto piacevole), infatti un
bicchiere di latte ha le stesse calorie di mezzo
etto di banana. Ha proprietà antidepressive,
antinfiammatorie, rinfrescanti e riequilibranti dell'umore.
Debora Toso
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Essere felici e ridere coinvolge e migliora tutti gli aspetti della vita, dal lavoro
alle relazioni interpersonali alla salute, in modo inconsapevole e naturale.
Secondo accurati studi scientifici, la risata migliora il nostro umore e il modo
di rapportarsi con le altre persone instaurando buoni rapporti sia lavorativi
che privati, favorendo il lavoro di squadra, aumentando l’autostima, aiutando
ad abbandonare atteggiamenti schivi e a
sciogliere il ghiaccio nelle situazioni critiche.
La risata è utile anche secondo gli psicologi
per curare la depressione lieve grazie al
senso di serenità che ridere infonde nella
mente umana e alla capacità di vedere la
realtà in modo più positivo.
Non solo a livello mentale ma anche per la
salute la risata si dimostra un ottima alleata.
Se ridessimo un’ora per tutti i giorni
dell’anno potremmo bruciare tante calorie
da poter perdere addirittura 5 chilogrammi,
l’equivalente di 30 minuti di sollevamento
pesi, ogni giorno dell’anno.
Inoltre ridere per un’ora brucia 100 calorie, tanto da potersi permettere un
peccato di gola come un sacchetto di patatine o un pezzetto di cioccolata
senza farsi assalire dai sensi di colpa.
La terapia della risata o comicoterapia, creata da Patch Adams, è indicata per
pazienti come bambini, anziani e malati
mentali, visto che alza la soglia del dolore,
rafforza il sistema immunitario stressato dalla
malattia, aiuta la rigenerazione dei muscoli e
tiene in allenamento il cuore; é usata anche
per indurre l’appetito nei soggetti con
mancanza di fame come gli anziani e
arricchisce il latte materno rendendo al
neonato più facile il dormire e l’evitare eritemi.
Regalare e regalarsi sorrisi fa veramente bene,
chi l’avrebbe mai potuto credere?
Un sorriso, tra l’altro, non solo fa bene alla
salute e alla mente ma ci rende di gran lunga più belli e più attraenti, per
questo è l’unico accessorio di cui non dovremmo mai fare a meno!
Giulia Lanzini e Greta Moschini
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Curiosità
Enigmistica
Divertimento
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La tecnologia 3D e il nuovo mondo tridimensionale
Il mondo dell'intrattenimento virtuale è sempre in continua evoluzione per
cercare di attrarre a sé un pubblico sempre più vasto di spettatori; e l'ultima
innovazione è naturalmente la visione 3D. Si trovano ormai film, consolle,
televisori e cellulari che utilizzano questa nuova
tecnologia.
Ma vediamo più a fondo di cosa si tratta.
I primi passi nel mondo tridimensionale
La tecnologia 3D si divide in due categorie: il 3D
tramite l'uso di occhialini e il 3D senza occhialini.
Il 3D sviluppato tramite l'utilizzo di appositi
occhialini è la semplice evoluzione della
Primi passi nel mondo
stereoscopia inventata ancora nel 1832. Alla sua
tridimensionale
nascita questa tecnica utilizzava un gioco di lenti di diverse dimensioni e due
immagini in diverse posizioni per creare l'effetto tridimensionale.
Si è poi passati ad una tecnica chiamata anaglifo che permette la visione di
un’immagine in tre dimensioni grazie all'ausilio di occhialini con lenti
monocromatiche di colori diversi. Questo è possibile perché l'occhio umano
distingue i colori prima dell'immagine e quindi, grazie all'utilizzo di colori
diversi, le immagini vengono filtrate e separate in due fasci creando così la
visione di due immagini contemporaneamente e quindi un effetto
tridimensionale.
L'ultimo sviluppo in materia sono i nuovi occhialini che tutti noi vediamo nei
cinema e che avrete notato essere più grandi,
Occhialini monocromatici per la
"spessi" e pesanti dei classici occhialini a lenti
visualizzazione 3D tramite anaglifi
monocromatiche. Questi occhialini hanno al
loro interno un piccolo processore che
comanda due diversi display LCD all'interno
della lente che, sincronizzati con il monitor
della televisore o del cinema ecc., trasmettono
le immagini a due frequenze diverse; l’immagine cioè viene trasmessa prima
su un occhio e poi sull'altro ma ad una velocità tale che l'occhio umano non
riesce più a dividere le due immagini e quindi le invia al cervello
contemporaneamente creando un effetto 3D. Nei modelli più avanzati c’è
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anche un sensore di distanza dalla fonte (ovvero schermo del cinema, tv, ecc)
che varia la frequenza delle immagini in base alla distanza.
Occhialini con display LCD
Parliamo ora della tecnologia 3D senza occhialini che permette quindi una
visone tridimensionale senza l'utilizzo di
nessuno strumento particolare ma solo grazie
ai nostri occhi.
La tecnologia usata si chiama parallax barrier
o barriera di parallasse, che consiste in un
dispositivo inserito prima di una fonte di
immagini (esempio: schermo LCD) che alla
sua attivazione crea una specie di filtro che
Occhialini con display LCD
divide naturalmente i pixel in diversi gruppi in
modo che l'occhio sinistro veda solo la parte sinistra del gruppo e l'occhio
destro la parte destra; questo piccolo "trucchetto"
dà un grande effetto di profondità e quindi di
tridimensionalità, ma in realtà sfrutta semplicemente
il fenomeno fisico della parallasse.
Il vantaggio del 3D con l'ausilio di occhialini è che in
ogni punto o angolo l'immagine rimane nitida, chiara
parallax e con la stessa percezione di profondità; lo
barrier svantaggio è che ovviamente il supporto utilizzato
ha un costo più elevato ed una scomodità d'uso.
Il vantaggio invece della tridimensione senza
occhialini è la possibilità di visualizzare liberamente
un’immagine senza strumenti; inoltre la tecnologia
per creare l'effetto costa molto meno; gli svantaggi
però sono grandi perché questa tecnica prevede un
maggiore sforzo della vista per l'elaborazione dell'immagine e oltretutto
l'immagine ha un punto centrale (che può cambiare da persona a persona) in
cui il 3D risulta nitido e chiaro e punti in cui l'effetto è poco visibile o
addirittura sparisce.
Concludiamo dicendo che la tecnologia 3D è una tecnologia semplice e
relativamente nuova che permette di vivere esperienze virtuali sempre più
simili alla realtà che ci circonda. Ma vi lasciamo con una domanda: perché
l'uomo cerca di ricreare virtualmente il mondo che lo circonda? E sopratutto
che sbocchi potrà avere questa tecnologia? A voi la risposta...
Gilberti Matteo, Branchini Nicholas, Carnevali Luca
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Con l'arrivo dell'anno nuovo la Sony non smette di produrre e si prepara a
lanciare sul mercato la Play Station Vita Ultimo modello di PSP, annunciato
già nel gennaio 2011.
Uscirà il 22 febbraio 2012. E' caratterizzata da uno schermo touch da sedici
noni, con prestazioni e grafica superiori alle vecchie versioni. Dispone di
Wireless, Bluetooth, GPS e, inoltre, vi è la possibilità di installare il
3G.Saranno presenti anche due fotocamere, una anteriore ed una posteriore.
La PSV ha fatto il suo debutto in Giappone già da alcune settimane.
Benché le vendite nei primissimi giorni siano state molto positive, i rivenditori
hanno registrato un drastico calo delle PS Vita vendute già durante la
seconda settimana. Probabilmente il fascino delle piattaforme fisse come
PS3 e Xbox 360 ha causato questa diminuzione.
Non ci resta altro che aspettare e provare.
Marco Rebecchi
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Anno nuovo, vita nuova! Però ritorna alla carica questa rubrica con una sfilza
di nuove curiosità pescate dalla rete. In questo numero si parlerà di cannucce,
torri, costellazioni e molte altre “cose” insolite… Buona lettura!
Le costellazioni sono...
88. Questo numero è il risultato
dell'originario elenco tolemaico
formato da 48 costellazioni cui
se ne aggiunsero nei secoli altre
40, ad opera soprattutto di Bayer
e di Hevelius. Numerosi altri
tentativi di rimpinguare questo
numero fallirono miseramente,
come pure fallirono i tentativi di
rinominare
le
costellazioni
antiche con nomi di santi o di
eroi nazionali. Dal 1930 l'Unione
Astronomica Internazionale ha ufficialmente adottato il numero di 88
costellazioni e fino ad oggi non vi sono stati cambiamenti di sorta. All'inizio
del 2000 è stata avanzata l'ipotesi di modificare o addirittura cancellare
alcune costellazioni poco visibili come il Cancro e la Chioma di Berenice.
Stiamo seguendo l'evoluzione della cosa. E vi terremo naturalmente
informati.
Lunghezza massima di una cannuccia
Succhiando in una cannuccia, si elimina
l’aria in essa contenuta. Di conseguenza il
liquido sale, spinto dalla pressione
atmosferica che si esercita all’altra
estremità e che ha un valore di 1,033
chilogrammi per ogni centimetro quadrato
di superficie. Quindi, ogni cm2 di
superficie ha la capacità di equilibrare una
colonna d’acqua di tale peso. Dato che l’acqua ha una densità di 1 g per cm3,
si tratterebbe di una colonna alta 10,33 metri.
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Questa è anche la profondità massima (teorica) alla quale una pompa a
vuoto può estrarre acqua dal sottosuolo. In pratica, se si “succhia” una
bevanda di densità minore dell’acqua, la colonna di liquido potrebbe essere
un poco più alta; ma poiché è impossibile fare il vuoto assoluto in essa, di
fatto la “cannuccia” sarà lunga al massimo 7-8 metri.
Quante telefonate si scambiano nel mondo?
Si calcola che siano ben 13 miliardi le telefonate
che quotidianamente attraversano le reti mondiali.
Di queste, 160 milioni vengono effettuate in Italia
(circa 110 mila al minuto). Il maggior numero di
linee telefoniche pro capite si trova in
Scandinavia.
E quante lettere?
Secondo l’Universal postal union (Upu), le lettere
che ogni giorno vengono imbustate per i mercati
interni sono circa 1,2 miliardi, mentre per l’estero si spediscono quasi 17
milioni di lettere al giorno.
E messaggi di posta elettronica?
Secondo il Radicati Group, un istituto di
studi del settore comunicazioni istantanee
di Palo Alto in California, ogni anno
vengono spediti 32 miliardi di e-mail. Si
stima che nel 2002 ne siano state spedite,
a livello globale, qualcosa come 22 mila
miliardi all’anno.
Il 55 per cento del traffico è generato dagli Stati Uniti, il 23 per cento
dall’Europa, e il 12 per cento dall’Asia.
E messaggini?
La Gsm Association ha calcolato che il numero di sms scambiati sul solo
mercato europeo è di almeno 1 miliardo al mese.
Qual è l’orologio più preciso del mondo?
Quello
atomico-ottico
realizzato
dai
ricercatori del National Institute of Standards
and Technology degli Stati Uniti utilizzando
un singolo ione di mercurio, fibre ottiche non
lineari e un laser a impulsi di un
femtosecondo (un millesimo di milionesimo
di milionesimo di secondo). Questo orologio
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non sgarrerà neanche di 1 secondo nei prossimi 4,5 miliardi di anni, insomma
fino alla fine del mondo! Ad oggi gli orologi atomici più precisi, come
l’americano Nist F-1 al cesio, erano “garantiti” per soli 20 milioni di anni.
Femtobattiti. Il nuovo “Big Ben” atomico ha un solo difetto: misura unità di
tempo talmente brevi che è molto difficile tenerne il conto. Per questo sono
allo studio contatori superveloci che riescano a “scandire” i femtosecondi.
Che cos’è la torre bionica?
Al momento è solo un progetto. Ma nei
prossimi anni potrebbe diventare realtà. Si
tratta di una città verticale, alta 1.228 metri
(quasi il triplo dei più alti grattacieli), con
300 piani, 368 ascensori e capace di
accogliere 100 mila persone su 2 milioni di
metri quadrati. A idearla è stato l’architetto
spagnolo Javier Pioz, che vorrebbe
costruirla a Hong Kong o Shanghai (Cina).
Il nome della torre (bionica, appunto) è
dovuto al fatto che la sua struttura si ispira
alla natura: materiali membranosi e flessibili come in una pianta, tanto spazio
interno, pareti sottili, leggere e resistenti come le ossa degli uccelli e, per
ridurre gli effetti di un eventuale terremoto, un lago che ne circonda le
fondamenta. La torre, che ha la forma di un missile, costerà circa 15 miliardi
di euro e per innalzarla serviranno 15-20 anni. Ma già dopo i primi 2, a
differenza dei tradizionali grattacieli, il primo livello sarà abitabile (un po’
come un albero che cresce giorno dopo giorno). L’edificio, pensato per
risolvere i problemi di sovraffollamento delle metropoli, ospiterà uffici,
abitazioni, servizi e giardini.
Che cos’è il progetto lnternet2?
Internet2 è un consorzio, formato da oltre 180
università Usa, che collabora col governo e con
alcune aziende informatiche per sviluppare una
nuova rete mondiale superveloce. La rete è in
funzione dal 1997 e dovrebbe risolvere i
problemi di congestione e di lentezza che
affliggono Internet. Molti ricercatori, infatti,
lamentavano da tempo l’impossibilità di sfruttare
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appieno le potenzialità della rete, a causa dei troppi “colli di bottiglia” lungo i
cavi principali. Nacque così l’idea di realizzare una nuova rete dedicata alle
esigenze di scienziati e ricercatori.
Se vi è piaciuto seguiteci sul prossimo numero dove si parlerà di invenzioni e
fenomeni insoliti. Alla prossima!
Matteo Diani e Tommaso Ferro
Distribuiscono volantini “Vendesi Droga”
Sarà forse vero che la pubblicità è l’anima
del commercio, ma ci sono forse situazioni
in cui sarebbe meglio limitarsi ad una
pubblicità discreta. Non la pensava così,
evidentemente, un gruppo di spacciatori di
Portland, che per aumentare il giro di affari
ha pensato bene di mettersi a distribuire
volantini con sopra scritto “Eroina in
vendita”, l’indirizzo a cui rivolgersi e la
persona di cui chiedere.
Com’era prevedibile, un volantino è finito nelle mani della polizia, che ha
mandato degli increduli agenti all’indirizzo indicato, arrestando sei persone
(quattro uomini e due donne) e sequestrando una elevata quantità di diverse
droghe, oltre ad armi e contanti.
Dopo l’arresto, i vicini degli spacciatori sono corsi in strada ad abbracciare gli
agenti: infatti i sei avevano reso il quartiere quasi invivibile con li fatto che da
tempo facevano ben poco per nascondere la loro attività di spacciatori, anche
se prima che la polizia avesse il volantino (sembra consegnato da un abitante
del quartiere), non era riuscita a mettere insieme prove sufficienti per
arrestare i sei.
Baby autista
La piccola Ameleah Kegley, di Mansfield, Ohio, era appena tornata a casa
dall’asilo, ma quando è scesa dallo scuolabus ha avuto una brutta sorpresa:
a casa non c’era nessuno. Ameleah, nonostante abbia appena 5 anni, non si
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è persa d’animo e ha deciso di mettersi alla ricerca
della mamma, e per farlo non ha esitato a mettersi
a guidare la macchina. Le cosa non sono però
andate come la piccola sperava, perché è sì
riuscita a trovare le chiavi e mettere in moto la
vettura, ma comprensibilmente ha avuto difficoltà a
guidare ed è finita in retromarcia nel giardino della
casa di fronte, rimanendo bloccata. A questo punto,
Ameleah ha chiamato il 911 perché la aiutassero a rimettere a posto la
macchina “altrimenti la mamma si sarebbe arrabbiata”.
La bambina non ha ammesso con gli agenti di essersi messa alla guida,
rimanendo su un più vago “la macchina della mia mamma ha avuto un
incidente”. L’agente che è intervenuto ha poi raccontato che “aveva seguito
esattamente quello che la mamma faceva quando saliva in macchina: messo
le chiavi, girate, acceso le luci, ingranato la marcia”.
Gli agenti hanno rintracciato in breve tempo la madre: la donna si era
allontanata per accompagnare al pronto soccorso un parente, ed aveva
tentato di avvisare il padre della bambina (che non vive assieme a loro) di
andare a prenderla, ma l’uomo non aveva ricevuto il messaggio.
100 anni focosi
Il traguardo dei 100 anni va certamente festeggiato a
dovere, e Clare Ormiston non voleva certo il “solito”
regalo, del resto in cento anni di regali uno ne
accumula un bel po’. E così, quando la figlia le ha
chiesto cosa avrebbe voluto per il suo centesimo
compleanno, Clare ha scelto uno spogliarellista.
Le figlie e le nipoti non hanno voluto deludere la
richiesta ed hanno contattato uno spogliarellista che è
intervenuto alla festa ed ha realizzato il desiderio
dell’anziana nonnina che ha così potuto avere un giovanotto atletico che si
spogliava per lei. “È stato divertente. Mi ha fatto sorridere”, ha commentato
poi Clare. Anche Scorpion, lo spogliarellista, è rimasto soddisfatto: “È una
cosa piuttosto insolita, ma è stato molto divertente, credo che mi ricorderò a
lungo quest’esperienza”.
Emanuele Aliano
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IL BARZELLETTIERE
Geometria
Una piccola vecchia signora un giorno
andò alla Banca del Canada portando
con sé una borsa piena di denaro.
Insistette che doveva parlare con il
direttore della banca per aprire un
conto perché “E' un sacco di denaro!”.
Dopo un po' di ripensamenti, gli
impiegati la portarono nell'ufficio del
direttore (il cliente ha sempre ragione!).
Quest’ultimo le chiese quindi quanto
voleva versare e lei rispose "165.000 dollari" e buttò la borsa sulla sua
scrivania. Il direttore fu, chiaramente, curioso di sapere come aveva fatto ad
ottenere tutto quel contante, e glielo chiese: “Signora, sono sorpreso di
vedere che Lei si porta appresso tutto questo contante. Come ha fatto ad
ottenerlo?”.
La vecchia signora rispose: “Ho fatto delle scommesse”. "Scommesse? Che
tipo di scommesse?" La vecchia signora rispose: "Per esempio, scommetto
25.000 dollari che le sue palle sono quadrate" "Ah!" rise il direttore "E' una
scommessa stupida. Lei non potrà mai vincere una scommessa di questo
genere!" La vecchia signora lo sfidò:
"Allora, accetta la mia scommessa?"
"Certo! Scommetto 25.000 dollari che le
mie palle non sono quadrate!" Allora la
vecchia signora disse: "Dato che si tratta
di un mucchio di denaro, posso portare
con me il mio avvocato domattina alle 10
come testimone?" "Sicuramente!" disse il
fiducioso direttore.
Quella notte, il direttore era veramente
nervoso a causa della scommessa e
passò un sacco di tempo davanti allo
specchio a controllare i propri testicoli, girandosi a destra e a sinistra
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continuamente. Li controllò con attenzione finché non fu sicuro che non era
assolutamente possibile che fossero quadrati e che avrebbe vinto la
scommessa.
Il mattino dopo alle 10 precise, la vecchia signora fece la sua comparsa con il
suo avvocato nell'ufficio del direttore. Presentò l'avvocato al direttore e ripeté
la scommessa: “25.000 dollari che le palle del direttore sono quadrate." Il
direttore accettò di nuovo la scommessa e la vecchia signora gli chiese di
abbassare i pantaloni, così tutti avrebbero potuto vedere. Il direttore accettò.
La vecchia signora scrutò attentamente gli attributi del direttore e infine gli
chiese se poteva toccarli. "Va bene, in fondo 25.000 dollari sono un sacco di
soldi, quindi credo che lei debba essere assolutamente sicura." In quel
momento, il direttore notò che l'avvocato stava silenziosamente sbattendo la
testa contro il muro. Così chiese alla signora: "Che diavolo ha il suo
avvocato?" Ella rispose: "Niente, a parte il fatto che ho scommesso con lui
100.000 dollari che alle 10 di stamattina avrei avuto nelle mie mani le palle
del direttore della Banca del Canada".
Il telefonino
Un gruppo di uomini è nello spogliatoio di un club di golf.
Un cellulare su una panca squilla e uno dei membri del club
risponde attivando il vivavoce. Tutti gli altri si fermano ad
ascoltare.
LUI: "Pronto?"
LEI: "Tesoro, sono io. Sei al club?"
LUI: "Sì."
LEI: "Sono al centro commerciale e ho trovato una giacca di
pelle carinissima a soli 1000 euro. Sei d`accordo se la prendo?"
LUI: "Certo, comprala se proprio ti piace tanto."
LEI: "Sono passata prima all`autosalone della Mercedes e il gestore mi ha
mostrato la collezione del 2009. C’è un modello
che mi piace veramente..."
LUI: "Quanto?"
LEI: "90.000.”
LUI: "OK, ma per quel prezzo voglio anche tutti
gli optional."
LEI: "Fantastico! Ah, e ancora una cosa... la
casa che volevo l`anno scorso è di nuovo in
vendita. Chiedono 950.000."
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LUI: "Va bene, fagli un`offerta di 900.000. Probabilmente accetteranno.
Altrimenti gli daremo gli altri 50.000, per quel prezzo mi pare un bell`affare."
LEI: "OK. Ci vediamo più tardi! Ti amo da impazzire!!"
LUI: "Ciao, anch`io ti amo tanto."
L`uomo riattacca. Gli altri lo fissano increduli, senza parole.
A questo punto lui sorride e chiede: "Qualcuno sa di chi è questo cellulare?!?
La tartaruga
Una piccola tartaruga si arrampica su un
albero fino ad arrivare al primo ramo e poi si
butta atterrando di pancia su un mucchietto di
foglie secche.
Si rialza, torna ai piedi dell'albero e ricomincia
ad arrampicarsi: arriva al primo ramo e si
butta di pancia atterrando di nuovo sullo
stesso mucchietto di foglie.
La cosa si ripete più e più volte.
Su un ramo più alto una coppia di passeri
osserva la scena, e alla quinta volta lui dice a
lei: “Cara, sarà il caso di dirglielo che è stato adottato?!”
Manicomio
Al manicomio un pazzo disegna un cerchio per terra e
ci salta dentro. Il dottore insospettito gli chiede cosa
stia facendo.
"Faccio un salto in centro, ti serve qualche cosa?"
In Paradiso
Un uomo si presenta a S. Pietro alle porte del Paradiso. Questi gli dice:
"Dunque... vedo che hai condotto una vita senza infamia e senza lode... ma
non vedo atti di bontà tali da assicurarti l'entrata
in Paradiso...".
"Veramente ho salvato una donna dall'essere
scippata” risponde l’uomo, “C'erano due
giovinastri e io li ho affrontati dicendo loro
‘Perché ve la prendete con una donna... stronzi...
provate con uno grande e grosso come voi...’ e
così la donna ha potuto fuggire...”.
80
San Pietro è perplesso: "Strano... ma non vedo questo avvenimento scritto
nel libro della tua vita... quando sarebbe accaduto?".
“Circa 5 minuti fa!!”.
Calcio divino
In Purgatorio si sta svolgendo una
partita amichevole tra diavoli e angeli.
L'allenatore per i diavoli è LUCIFERO
e per gli angeli GESU'.
La partita va avanti con molta
monotonia e con continui rimpalli. Ad
un tratto, quasi allo scadere del
secondo tempo, San Gennaro stoppa
di petto e passa a San Filippo il quale,
ricevendo la palla, si ringalluzzisce e
inizia a dribblare tutti gli avversari,
arrivando solo
in area.
Di fronte a lui il portiere, un diavolaccio di prima
categoria, prova a fermarlo con tutti i mezzi più
indecenti e più subdoli, ma San Filippo, ormai
caricato dribbla anche quello, prende la mira, tira e...
palo! "Oh Mado***!" esclama San Filippo.
"San Filippo !" urla Gesù e con il sangue agli occhi si
avvicina a lui con fare minaccioso.
"Scusami, Gesù, non volevo offendere tua madre,
scusami, scusami..." implora San Filippo tutto
impaurito per la bestemmia che gli è uscita di bocca.
E Gesù tutto imbestialito: "Mia madre 'na sega! Come
hai fatto ha sbagliare quel gol ?"
Genesi
Un giorno Dio creò la terra e vide che era bella.
Poi creò la natura e vide che era bella.
Poi creò il regno animale e vide che era bello.
Poi creò la donna e disse: "Si truccherà!"
81
Sordità
Un uomo, abbastanza anziano,
telefona al proprio medico per fissare
un appuntamento per sua moglie.
La segretaria domanda: “Qual è il
problema di sua moglie?”
“Sordità. Non ci sente per niente”.
“Allora, mi faccia un favore, faccia così:
prima di portarla qui, le faccia un test
così da facilitare la diagnosi”. “Senza
guardarla, ad una certa distanza
cominci a parlarle in tono normale e poi si avvicini sempre di più fino a che
sarà sicuro che sua moglie la sta sentendo. Quando poi verrà qui dirà al
medico qual è la distanza da cui sua moglie comincia a sentirla
distintamente… Va bene?”.
“Ho capito”.
Alla sera, mentre la moglie prepara la cena,
il vecchietto comincia a fare il test. Misura
la distanza tra lui e la moglie e pensa
"Sono a circa 10 metri, comincio adesso.
“Maria, che cosa c'è da mangiare questa
sera?” Silenzio. Si avvicina a 7 metri:
“Maria, che cosa c'è da mangiare questa
sera?” Silenzio. Si mette ad una distanza di
3 metri: “Maria, che cosa c'è da mangiare
questa sera?” Silenzio.
Alla fine si mette alle spalle della moglie e
le rifà la domanda: “Maria, che cosa c'è da
mangiare questa sera?”
E la donna risponde: “Pollo arrosto, per la
miseria!... è la quarta volta che te lo dico !”
Nicola Latella
82
E se i nostri profe fossero teachers
come si chiamerebbero?
Ecco alcuni dei loro cognomi “tradotti” nella lingua anglosassone.
Sapresti riconoscerli?
NB: Per facilitarti, te li diamo secondo l’ordine alfabetico che hanno
nella lingua italiana
little blessed (plural)
little beautiful (plural)
gray (plural)
holes (Verona language)
sing of golds
hoods
cart
charles (plural)
(she) leaks red (plural)
little solaces
knock
of angel
of the eagles
little gifts
little porters
big porters
hawks
flour
big holes
crashes
throat
great (plural)
I wine
(she) throws them
padlocks
little primary school teachers
But-unsophisticated
but-ostriches
(you) blend
little men with black hair
little black men
solitary solitary black people
equal (plural)
Parma’s people or cheeses
of Parma (plural)
little pieces
bagpipe
nice little bagpipe
provincial (plural)
scratches mountains
(I) roll
(you) know
safe (plural)
wise
shaven (female)
insults
little fine lords
street cleaners
cue into the (female)
Trento’s people
three faces
(you) suffer
vallies
winning (plural)
voice
(you) hoe
83
Rebus per tutti
FI
AS
VA
NO
(11, 1, 3, 9)
NTI
(6, 2, 12)
L’indovinello del Dirigente
(pervenutoci da parte dall’ex dirigente del
Fermi prof. Riccardo Freddi)
LA FA VEDERE CON PIACERE: cos’è?
84
TUTTE LE SOLUZIONI NEL PROSSIMO NUMERO
E ora …
qualche caricatura
Babe e Slava
Il prof. Visentini
(anonimo)
85
Pillole di sport
86
Le sentenze del
calcio-mercato invernale
Il
calcio
mercato
con
i
seguenti
squadre di Serie A.
ATALANTA
ACQUISTI
Guglielmo Stendardo (d, Lazio)
Alessandro Carrozza (c, Varese)
Riccardo Cazzola (c, Juve Stabia)
invernale si è concluso
acquisti/cessioni
delle
CESSIONI
Leonardo Pettinari (c, Varese)
Matteo Ardemagni (a, Modena)
Fabio Caserta (c, Juve Stabia)
Simone Padoin (c, Juventus)
BOLOGNA
ACQUISTI
Matteo Rubin (d, Torino)
Frederik Sorensen (d, Juventus)
Muniru Abdulai (c, Nocerina)
Ishak Belfodil (a, Olympique Lione)
CESSIONI
Massimo Coda (a, Siracusa)
Riccardo Pasi (a, Siracusa)
Manuel Gavilan (a, Piacenza)
Federico Rodriguez (a, Piacenza)
CAGLIARI
ACQUISTI
Daniele Dessena (c, Sampdoria)
Nicolas Bovi (c, Reggiana)
Mauricio Pinilla (a, Palermo)
CESSIONI
Daniele Magliocchetti (c, Reggiana)
Davide Biondini (c, Genoa)
Salvatore Burrai (c, Latina)
CATANIA
ACQUISTI
Marco Motta (d, Juventus)
Juan Pablo Carrizo (p, Lazio)
Felipe Seymour (c, Genoa)
Giulio Ebagua (a, Torino)
Wellington Teixeira Dos Montes
(d, Uberaba)
CESSIONI
Sergio Gontan Gallardo "Keko" (a,
Grosseto)
Francesco Fabio Sciacca (c, Grosseto)
Pablo Martin Ledesma (c, Boca Juniors)
Mariano Gonzalo Andujar (p,
Estudiantese)
Maxi Lopez (a, Milan)
Gennaro Delvecchio (c, Lecce)
Pablo Sebastian Valeira Alvarez (d,
87
Saragozza)
CESENA
ACQUISTI
Vangelis Moras (d, Swansea)
Daniel Pudil (d, Granada)
Vincenzo Iaquinta (a, Juventus)
Simone Del Nero (c, Lazio)
Mario Alberto Santana (c, Napoli)
CHIEVO VERONA
ACQUISTI
Sebastiano Ferrari (a, Vicenza)
Dario Dainelli (d, Genoa)
Nikola Gulan (d, Fiorentina)
CESSIONI
David Meza Colli (a, Alvares)
Roope Riski (a, Honefoss)
Aldo Simoncini (p, Valenzana)
Citazins Martins Eder (a, Sampdoria)
Erjon Bogdani (a, Siena)
Abdelkader Ghezzal (a, Levante)
Antonio Candreva (c, Lazio)
CESSIONI
Marco Gallozzi (c, Empoli)
FIORENTINA
ACQUISTI
Ahmed Hegazy (d, Ismaily)
Amauri (a, Juventus)
Mounir El Hamdaoui (a, Ajax)
Ruben Olivera (c, Lecce)
Kenneth Zohore (a, Copenhagen)
CESSIONI
Alberto Gilardino (a, Genoa)
Santiago Martin Olivera Silva (a, Boca
Juniors)
Marco Augusto Romizi (c, Bari)
Haris Seferovic (a, Lecce)
Nikola Gulan (d, Chievo)
Khouma Babacar (a, Racing
Santander)
Gianni Munari (c, Sampdoria)
Marco Romizi (c, Bari)
88
GENOA
ACQUISTI
Alberto Gilardino (a, Fiorentina)
Davide Biondini (c, Cagliari)
Giuseppe Sculli (a, Lazio)
Fernando Daniel Belluschi (c, Porto)
Roger De Carvalho (d, Figuerense)
INTER
ACQUISTI
Juan Jesus (d, International)
Samuele Folla (c, Sacilese)
Fredy Guarin (c, Porto)
Angelo Palombo (c, Sampdoria)
CESSIONI
Andrea Caracciolo (a, Novara)
Sebastian Cesar Helios Ribas (a,
Sporting Lisbona)
Alexander Merkel (c, Milan)
Riccardo Meggiorini (a, Torino)
Felipe Seymour (c, Catania)
Aleksic (a, St Etienne)
Dario Dainelli (d, Chievo)
CESSIONI
Luca Caldirola (d, Brescia)
Emiliano Viviano (p, Palermo)
Jonathan (d, Parma)
Juan Jesus (d, Novara)
Coutinho Correia Philippe (c,
Espanyol)
Sulley Ali Muntary (c, Milan)
Thiago Motta (c, Paris Saing
Germain)
McDonald Mariga (c, Parma)
JUVENTUS
ACQUISTI
Marco Borriello (a, Roma)
F. Rossi (c, Vicenza)
Martin Caceres (c, Siviglia)
Simone Padoin (c, Atalanta)
Ouasim Bouy (c, Ajax)
CESSIONI
Filippo Boniperti (a, Carpi)
Frederik Sorensen (d, Bologna)
Cristian Pasquato (a, Torino)
Amauri (a, Fiorentina)
Marco Motta (d, Catania)
Vincenzo Iaquinta (a, Cesena)
Michele Pazienza (c, Udinese)
89
Luca Toni (a, Al Nasr)
LAZIO
ACQUISTI
Emiliano Alfaro Toscano (a,
Liverpool Montevideo)
Antonio Candreva (c, Cesena)
CESSIONI
Guglielmo Stendardo (d, Atalanta)
Giuseppe Sculli (a, Genoa)
Juan Pablo Carrizo (p, Catania)
Simone Del Nero (c, Cesena)
Djibril Cissè (a, QPR)
Luis Pedro Cavanda (d, Bari)
LECCE
ACQUISTI
Haris Seferovic (a, Fiorentina)
Marcelo Miglionico (d, Livorno)
Emanuele Blasi (c, Parma)
Gennaro Delvecchio (c, Catania)
Valeri Bojinov (a, Sporting Lisbona)
Luca Di Matteo (d, Palermo)
CESSIONI
Matteo Legittimo (d, Alto Adige)
Rodney Strasser (c, Milan)
Djamel Mesbah (c, Milan)
Cristian Pasquato (a, Torino)
Stefano Ferrario (d, Parma)
Bryan Bergougnoux (d, Omonia
Nicosia)
Ruben Olivera (c, Fiorentina)
MILAN
ACQUISTI
Alexander Merkel (c, Genoa)
Rodney Strasser (c, Lecce)
Djamel Mesbah (c, Lecce)
Maxi Lopez (a, Catania)
Sulley Ali Muntary (c, Inter)
Philipp Prosenik (a, Chelsea)
Lucas Roggia (a, Internacional Porto
Alegre)
CESSIONI
Taye Taiwo (d, Queens Park Rangers QPR)
90
NAPOLI
ACQUISTI
Eduardo Vargas (a, Universidad de
Chile)
Mehdi Kabine (a, Carpi)
CESSIONI
Leandro Rinaudo (d, Novara)
Giuseppe Mascara (a, Novara)
Mario Alberto Santana (c, Cesena)
NOVARA
ACQUISTI
Andrea Caracciolo (a, Fiorentina)
Leandro Rinaudo (d, Napoli)
Giuseppe Mascara (a, Napoli)
Daniel Monberg Jensen (c, svincolato)
Martin Ofosu Asiedu (a, Como)
Juan Jesus (d, Inter)
Gabriel Silva (d, Granada)
CESSIONI
Luigi Giorgi (c, Siena)
Carlos Labrin (d, Palermo)
Riccardo Meggiorini (a, Genoa)
Alex Pinardi (c, Vicenza)
PALERMO
ACQUISTI
Agon Mehmeti (a, Malmoe)
Franco Vazquez (c, Belgrano)
Milan Milanovic (d, Siena)
Emiliano Viviano (p, Inter)
Carlos Labrin (d, Novara)
Massimo Donati (c, Bari)
Nicolas Viola (c, Reggina)
CESSIONI
Mauricio Pinilla (a, Cagliari)
Francesco Benussi
(p, Torino)
Mauro Cetto (d, Lille)
Luca Di Matteo (d, Lecce)
Adam Simon (c, Bari)
PARMA
ACQUISTI
David Lofquist (c, Mjallby)
Mattia Sprocati (a, Pavia)
Michele Bentoglio (a, Sarnico)
Jonathan (d, Inter)
Stefano Chuka Okaka (a, Roma)
Stefano Ferrario (d, Lecce)
McDonald Mariga (c, Inter - Real
CESSIONI
Nwankwo Emeka Obiorah (c,
Gubbio)
Ze Eduardo - Jose Eduardo de
Araujo (c, Empoli)
Matteo Rubin (d, Bologna)
Emanuele Blasi (c, Lecce)
91
Sociedad)
ROMA
ACQUISTI
Nicolas Lopez (a, Nacional
Montevideo)
Marquinho (a, Fluminense)
Alexis Jonathan Ferrante (a,
Piacenza)
SIENA
ACQUISTI
Luigi Giorgi (c, Novara)
Erjon Bogdani (a, Cesena)
Francesco Esposito (c, Gracciano)
CESSIONI
Marco Borriello (a, Juventus)
Stefano Chuka Okaka (a, Parma)
David Marcelo Cortes Pizarro (c,
Manchester City)
Gianluca Caprari (a, Pescara)
CESSIONI
Gennaro Troianiello (c, Sassuolo)
Milan Milanovic (d, Palermo)
Mihail Ivanov (a, Piacenza)
Gabriele Angella (d, Reggina)
UDINESE
ACQUISTI
Jean-Alain Fanchone (d, svincolato)
Gelson Fernandes (c, Leicester City)
Matias Daniel Campos Toro (a,
Audax Italiano)
Bryan Carrasco (c, Audax Italiano)
Michele Pazienza (c, Juventus)
Matej Vydra (a, Bruges)
CESSIONI
Thierry Doubai (d, Sochaux)
Abdoul Wahlid Sissoko (c, Brest)
Emanuele Belardi (p, Reggina)
Sodinha (c, Ceara)
A cura di Alessandro Guariglia
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