Parma oltre Parma - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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Parma oltre Parma - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
la Rivista Anno 101 - n. 6 - Giugno 2010 Parma oltre Parma E Editoriale di Giangi Cretti ell’immaginario collettivo gode, con giusta ragione, di un rango di prestigio. Al suo nome si associa, senza tentennamenti o distinguo, l’espressione concreta e virtuosa della provincia laboriosa: dove i capisaldi della storia e della tradizione si coniugano con lo spirito imprenditoriale, e dove i risultati si misurano nei brillanti riscontri economici e nel benessere che si percepisce diffuso. Conferma che non è frutto del’illusione se nelle classifiche che valutano reddito e qualità della vita la troviamo puntualmente ai primi posti. È Parma, città che immediatamente (anche lontano dai pasti) sollecita gustose sensazioni: alla sapidità del parmigiano e di alcuni salumi corrispondono la dolcezza del prosciutto o la ricercata eleganza del culatello; alla morbidezza delle paste ripiene si affianca la generosità dei condimenti. Conosciuta nel mondo come la food valley italiana: non deve questa fama ad un fatto meramente amministrativo. Sul suo territorio si concentrano alcuni fra i consorzi e le imprese alimentari che contribuiscono a mantenere solido, al di fuori degli italici confini, l’unanime apprezzamento che si è meritatamente guadagnata la nostra gastronomia. Se il distretto agroalimentare costituisce la punta di diamante dell’economia locale, da questa discende anche un forte sviluppo dell’industria meccanica, finalizzata al ciclo produttivo che, l’inclinazione all’anglofilia (che, anche nell’Emilia che non è ancora Romagna, ha fatto breccia) definisce oggi come processing food. La tipicità dei prodotti, utilizzata alla stregua di porta d’ingresso, introduce gradevolmente alla scoperta di una città e della sua provincia, in cui anche lo spirito e lo stile di vita sono ingredienti di seduzione. Luogo deputato a soddisfare il piacere (va da sé, non solo fisico) del gourmet, declinato all’insegna della qualità che rinnova la tradizione, la città, con il suo raccolto centro storico, induce effettivamente alla liturgia della lentezza: non solo a tavola, ma anche di fronte alle testimonianze dei fasti di un passato, che rivive nel recupero intelligente e funzionale, nell’eleganza e nella possanza di palazzi, monumenti e piazze, nell’autenticità di molti angoli nascosti. Una delle caratteristiche della città è quella di essere a misura di bicicletta. Mezzo di trasporto che i più ardimentosi potrebbero usare persino per un’escursione fuori le mura. Raggiungere la prima campagna e le dolci colline parmigiane, non è impresa impossibile. In ogni caso, qualsiasi sia il mezzo di trasporto che si predilige, tra una degustazione e un passaggio in caseifici, aziende per la stagionatura di salumi, aziende agricole e vitivinicole (sorprenderà l’eccellenza di alcuni prodotti), diventa naturale cedere, ciascuno secondo propria inclinazione, al richiamo di innumerevoli borghi, castelli, pievi, abbazie e chiese che costellano il territorio. Magari spingendosi fino sulle rive delle Grande Fiume, qui navigabile, calandosi in uno scenario che, sulla colonna sonora di arie rigorosamente verdiane, ripropone a colori le immagini in bianco e nero che la cinematografia anni cinquanta aveva prestato alle opere di Giovannino Guareschi. N [email protected] la Rivista n. 6 - Giugno 2010 1 S Sommario Editoriale PRIMO PIANO 1 Mare pulito, premiata la Liguria ma la Sardegna protesta I riconoscimenti assegnati dalla Federazione per l’educazione ambientale 15 Passaporto biometrico: fase due in dirittura di arrivo 16 Tempi lunghi per gli italiani all’estero 15 Dolce vita alla Zürifäscht 2010 Dal 2 al 4 luglio a Zurigo 19 Parma Oltre Parma 23 A due passi dal centro storico il Barilla Center Alma una straordinaria esperienza formativa INCONTRI 23 CULTURA 32 Ai confini del mondo: tre giorni in Valsesia 29 Andermatt diventa un po’ più cosmopolita 32 Switzerland’s Best Workplaces 2010 Sulla base del tasso di gradimento del proprio ambiente di lavoro 34 Non scendo a compromessi Donne in carriera: Barbara De Rossi 45 L’eruzione del Tambora e l’anno senza estate (1816) Divagazione storica sulle ceneri dell’Eyjafjallajökull 49 La Scuola Mosaicisti del Friuli all’Università di Basilea 54 Carlo Domeniconi: 100 acqueforti 55 Rubens e i suoi epigoni In mostra a Villa Olmo 56 I 10 anni di una bella avventura Alp-Info: Una realtà transfrontaliera 58 RUBRICHE 54 2 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 In breve Italiche Europee Internazionali Oltrefrontiera Benchmark Burocratiche Angolo Fiscale Angolo legale 4 7 9 11 13 35 36 38 41 Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Sequenze Diapason Convivio Motori Starbene 42 47 53 61 63 73 77 80 In copertina: Parma: Uno scorcio notturno del Palazzo della Pilotta. Situato tra Piazzale della Pace e il Lungoparma deve il suo nome al gioco della pelota basca, praticato dai soldati spagnoli nel cortile del Guazzatoio, originariamente detto appunto della pelota. DOLCE VITA Apre sulla Limmat il Gran Café Motta Qualità e tipicità I Vini del Trentino 65 67 La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera in missione al Vinitaly 2010 71 L’Italia non mangia più carne 73 Evento a Interlaken Fiat Group Automobiles Switzerland SA 78 IL MONDO Il business delle rinnovabili si fa in fiera IN FIE RA ZeroEmission Rome 2010: Fiera di Roma, 7 - 10 settembre 84 Salone Internazionale della Casa MACEF 2010 Fieramilano 9 - 12 settembre 85 MICAM shoevent: Fieramilano Rho, 19 - 22 settembre Si rinnova l’appuntamento con le calzature di gamma alta e medio alta 86 Fiera internazionale specializzata per la produzione, conservazione e commercializzazione della mela 87 65 67 INTERPOMA 2010: Bolzano, 4 – 6 novembre 2010 IL MONDO IN CAMERA Olive Oil Award 2010 Premiate le aziende proposte dalla CCIS 90 Premiate 18 CCIE europee Alla Fiera di Hannover 91 73 Ducati Day a Zurigo 20 giugno 2010 Giovani stilisti crescono Fashion Talk presso la sede della CCIS 92 Vini d’Italia 2010 93 Contatti commerciali 94 Servizi camerali 96 Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS 84 Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico, stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 - Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it la Rivista n. 6 - Giugno 2010 3 In breve Assemblea generale GMS SMJ Riprendono i collegamenti con Lamezia Terme Il nostro collaboratore Graziano Guerra riconfermato nel direttivo Con i voli open Jaw alla riscoperta del Sud Italia Nel corso della 34.ma assemblea generale dell’associazione Giornalisti Motori Svizzeri (GMS SMJ), il presidente Erwin Kartnaller e il direttivo, Jörg Petersen, Stefano Pescia, JeanLouis Vidal, Dave Schneider e Graziano Guerra, sono stati rieletti per un anno. All’assemblea generale dell’associazione Giornalisti Motori Svizzeri, Andreas Burgener direttore di Auto Suisse, ha tenuto una conferenza su diversi aspetti del mondo dell’automobile, ricordando, fra l’altro, che da gennaio a marzo la rete dei concessionari svizzeri ha immatricolato 85.612 unità, con un incremento pari all’11%. Rimane bassa la percentuale dei motori diesel rispetto al resto d’Europa, alta invece la quota delle automobili con trazione 4x4. I veicoli a propulsione alternativa, ibrida e elettrica, con 900 unità, rappresentano il 2% del mercato. orniti per l’occasione anche i dati relativi al tasso di utilizzo dei carburanti: Diesel 29.1%. 4x4 trazione integrale 26.3%. Alternativi 2.0 %, di cui: 900 ibridi, 229 CNG, 99 bioetanolo, 25 elettriche (14 Tesla Roadster), 2 LPG. Nei mesi di luglio e agosto 2010 Helvetic Airways riprenderà ad offrire i nostri voli verso l’amata Lamezia Terme due volte la settimana. Ce n’è per tutti i gusti. Scoprite le montagne quasi incontaminate con i loro angoli di quiete ed ombra o seguite i corsi dei torrenti inoltrandovi in boschi e foreste in mountainbike. Helvetic Airways offre così l’opportunità di volare nonstop da Zurigo verso l’estremità inferiore dello stivale italiano in soli 90 minuti. Se avete in programma un tour, su www.helvetic.com potrete inoltre prenotare un volo con biglietto open jaw. Ad esempio potete volare da Zurigo a Lamezia Terme (il martedì e il venerdì) prenotando il ritorno da Brindisi a Zurigo (il giovedì e la domenica). In questo modo il Vostro soggiorno sarà ancora più vario. Prenotazione e ulteriori informazioni oltre che su www.helvetic.com, presso il nostro Service Center al numero +41 44 270 85 00. Maserati Svizzera, Austria e Germania Nuovo incarico per Lorenzo Dal Vi Lorenzo Dal Vi è anche il nuovo direttore marketing di Maserati Deutschland GmbH. L’apprezzato responsabile dell‘ufficio stampa e del marketing attivo sinora presso Maserati Suisse SA è subentrato a Ragnar Schulte, il quale ha lasciato di sua spontanea iniziativa l’azienda per perseguire nuovi obiettivi professionali. Con il nuovo incarico, Lorenzo Dal Vi (36 annio), oltre all’incarico in Svizzera ha assunto la dirigenza del mercato tedesco e austriaco per il nobile Marchio italiano. Assumendo questa nuova funzione riferisce direttamente a Thomas Hajek (Managing Director Central Northern Europe). Dopo gli studi in economia e commercio, Dal Vi, oltre che nell‘industria automobilistica, ha operato per sette anni nel marketing e consulting. 4 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Libera circolazione delle persone La SECO: ha sostenuto consumi e investimenti Se la crisi si è fatta sentire meno in Svizzera rispetto ai paesi vicini, ciò è dovuto anche all’immigrazione, che ha sostenuto i consumi e gli investimenti nel settore delle costruzioni. È quanto si legge nel sesto rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e UE della Segreteria di Stato dell’economia. Il bilancio dell’accordo sulla libera circolazione delle persone resta quindi positivo, tanto più che col rallentamento economico nel 2009 il saldo migratorio è calato di un quarto rispetto all’anno precedente, quello dei cittadini dell’UE/AELS addirittura di un terzo. La maggior parte degli stranieri con una buona formazione non ha impedito agli svizzeri di trovare un lavoro. Pure sul piano salariale non sono stati rilevati effetti negativi riconducibili all’immigrazione. In particolare sulle classi di reddito basse, mentre si è invece leggermente indebolita la crescita salariale per i lavoratori più qualificati. La ripresa svizzera più rapida del previsto Secondo l’OCSE, la ripresa dell’economia svizzera è più rapida delle attese. L’Organizzazione ha riveduto verso l’alto le previsioni per quest’anno: il Prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe salire dell’1,8% rispetto allo 0,9% pronosticato in novembre. Nel 2011 si verificherà un’accelerazione, con una progressione del 2,2%. L’evoluzione è dovuta sia a una robusta dinamica delle esportazioni sia alla crescita della domanda interna. In particolare sono in ripresa gli investimenti privati e la domanda di consumo. L’anno prossimo il numero dei disoccupati dovrebbe scendere. L’OCSE si aspetta tuttavia solo una riduzione lenta, dato che ancora molte persone lavorano a orario ridotto. Il clima degli affari è tuttora offuscato nel settore finanziario svizzero. Occorre ridurre ulteriormente il pericolo di una bancarotta bancaria, in particolare imponendo requisiti più severi per quanto riguarda il capitale di UBS e Credit Suisse. D’altro canto, l’OCSE osserva che anche la forza del franco è motivo di preoccupazione: un ulteriore apprezzamento potrebbe indebolire l’export. Banche estere in Svizzera: nel 2009 utili in diminuzione Lo ha reso noto l’Associazione delle banche estere in Svizzera (ABES), che segnala per il 2009 una flessione degli utili del 38% a 1,95 miliardi di franchi. Sui risultati hanno inciso ammortamenti e minori ricavi delle operazioni su interesse e delle commissioni. I patrimoni in gestione in dicembre erano pari a 980 miliardi di franchi, contro 940 di dodici mesi prima. Complessivamente è stato registrato un deflusso netto di 10 miliardi di fondi della clientela. Nella classifica non ci sono stati cambiamenti. Dal profilo dei patrimoni in gestione la graduatoria è guidata dalla HSBC Private Bank (Svizzera) con 181,6 miliardi di franchi che precede la Sarasin & Cie con 93,7 miliardi e il gruppo BSI con 78,1 miliardi. Seguono la Deutsche Bank (Svizzera), il Crédit Agricole (Svizzera) e la RBS Coutts Bank. Per la prima volta la LGT Bank (Svizzera) è entrata a far parte delle prime dieci. Dell’associazione fanno parte 155 istituti. Il numero dei dipendenti è diminuito dell’8% a quasi 20.000. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 5 www.maserati.com Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7) Categoria d’efficienza energetica G I Emissioni di CO2 di tutte le vetture in vendita in Svizzera: 204 g/km THE NEW MASERATI QUATTROPORTE OPERA D’ARTE PER INTENDITORI. Maserati Quattroporte S 4,7 litri da 430 CV e Maserati Quattroporte 4,2 litri da 400 CV. Motore V8, design Pininfarina. La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel, s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG, (INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA, ,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00 ITALICHE di Corrado Bianchi Porro Tanti rumors per nulla? In media, la zona euro ha un deficit pubblico del 6,9% del Pil e un debito in rapporto al Prodotto interno lordo dell’84%. Cifre rilevanti, ma non è migliore la situazione americana, britannica o giapponese. Eppure la zona euro è sotto attacco speculativo mentre lo yen, per fare un esempio, è premiato dai mercati valutari, pur essendo “la Grecia d’Oriente” con un deficit pari al 9% e un debito a tre cifre e in continua crescita. Ma la faccenda è che il 93% del debito pubblico nipponico è detenuto dai giapponesi (gli stranieri posseggono solo il 5,8% dei bond) e per questo i mercati internazionali non se ne curano. Essi prendono invece di mira le posizioni di quei Paesi, come Grecia, Portogallo o Spagna, più dipendenti dalle emissioni estere. Questo spiega il fatto che la crisi abbia colpito i mercati pubblici di Portogallo, Grecia e Spagna che hanno risentito profondamente della crisi, mentre l’Italia ne è risultata in buona parte immune, proprio in virtù dell’elevata quota di risparmio interno. L’Italia è oggi l’economia più solida del fronte meridionale. I suoi bilanci sono infatti rimasti in ordine grazie alla disciplina imposta dal ministro Tremonti e riconfermata anche dell’analisi compiuta al riguardo da Morgan Stanley. Le malattie dell’Italia restano legate a un difetto di competitività e ad una pubblica amministrazione ipertrofica, anche se vi sono numerosi gruppi che eccellono a livello mondiale, come conferma Brady Dougan, Ceo del Credit Suisse Group. Certo, in una situazione di crisi continentale, lo spazio di manovra si riduce ed occorre varare riforme a costo zero, partendo dalla Pubblica amministrazione e dalle liberalizzazioni. Secondo Pietro Soldini, attivo da quattro anni a Dublino nel ramo degli Hedge Fund in Irlanda, e da decenni nel campo degli investimenti, l’Inghilterra è oggi il Paese più indebitato al mondo, forse solo dopo il Giappone. Nella lista delle prossime “incognite”, spiega, Londra potrebbe essere al primo posto, perché il Giappone ha il debito più altro, ma ha un risparmio interno fenomenale, cosa che invece l’Inghilterra non ha. Stessa cosa per l’Italia, dove il debito è al 117% del Pil secondo le stime del FMI, ma anche in questo caso l’onere è con i residenti. Inoltre, la coalizione governativa della Penisola rimane stabile, come riconfermato dalle recenti elezioni regionali e questo, per i mercati, rappresenta un ulteriore punto di conforto e solidità. Ben diversa la situazione londinese, che deve affrontare le incognite di un cambiamento di governo, mentre anche Francia e Germania sono sottoposte a pressioni elettorali. In effetti, i rumors durante la crisi della prima metà di maggio, secondo cui sembrava che la Spagna non avesse più fondi per pagare gli stipendi, allorché in una sola mattina Madrid perse il 6%, arrivavano da Londra. Ricordiamoci – nota Soldini - a chi fanno riferimento le agenzie di rating: al mondo anglosassone. Le agenzie di rating si sono in effetti mosse in modo assurdo durante la crisi di maggio, moltiplicando l’effetto devastante. Risulta piuttosto incomprensibile ad esempio perché l’agenzia di rating consideri ancora l’Inghilterra con una tripla A e invece la Germania a rischio, perché potrebbe potenzialmente assumere delle garanzie relative al salvataggio europeo. C’è evidentemente un problema politico importante all’interno delle agenzie di rating. Posso immaginare che con questo attacco da parte dell’Inghilterra si cerchi di spostare l’attenzione sulle problematiche di tipo europeo, piuttosto che guardare in casa propria. L’Italia, conclude Pietro Soldini, credo abbia invece fatto passi importanti. Si usa dire che l’Italia sia rimasta fuori dal grosso pasticcio dei subprime vuoi per avversione al rischio o per relativa poca competenza o per molti motivi complessi, tra cui il fatto che solo due sono le grandi banche italiane, mentre le altre sono molto più piccole, per cui anche le professionalità all’interno del sistema non sono allo stesso livello di quanto si possono trovare in Germania o in Inghilterra. Può essere, ma detto questo, bisogna sottolineare che il Governo italiano ha fatto dei passi notevolissimi in termini di stabilizzazione del debito ed è impegnato a ridurlo. Hanno un problema alle spalle, ma anche un grosso risparmio interno. Credo che dei problemi sull’Italia siano davvero – come le autorità affermano – assolutamente fuori discussione. Certo, se ci dovesse essere un effetto domino dall’Inghilterra, Grecia, Spagna, l’Italia non potrà non esserne toccata. Soprattutto perché il servizio del debito potrebbe diventare molto più oneroso. Ed essendo il debito così importante, questo avrebbe una ripercussione sul deficit. Ma non è certamente oggi uno dei problemi più importanti. Commenti analoghi anche all’Advisors Forum, il convegno internazionale promosso dalla Banca del Ceresio, che si è svolto al Principe di Savoia di Milano. Il mondo oggi soffre della deflazione per l’aumento dei conti pubblici da smaltire. Ma domani, proprio per questo motivo, il problema potrà essere l’inflazione. Non a caso Olivier Blanchard, economista capo del FMI, ha proposto di consentire in Europa un’inflazione del 4% che permetterebbe di alleggerire il peso del debito pubblico. Sembra comunque preziosa la nota di Machiavelli sulla Svizzera, da applicare agli Stati europei. “i Svizzeri, dice, è facile vincerli fuori casa dove ei non possono mandare più che un 30 o 40 mila uomini; ma vincergli in casa, dove ei ne possono raccozzare centomila, è difficilissimo” (capitolo XII: se è meglio, temendo di essere assaltato, inferire o aspettare la guerra). Restare uniti, è la carta vincente per tutti. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 7 EUROPEE di Philippe Bernasconi Euro a rischio sopravvivenza L’euro è salvo, viva l’euro. Sembrava tutto maledettamente troppo facile. Eppure per un giorno il maxi piano di salvataggio ideato da Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale sembrava reggere. Ma poi, nemmeno 24 ore dopo, la dura realtà ha preso il posto dell’illusione. E ora l’euro (e con lui l’intero castello europeo) sembra davvero a rischio sopravvivenza. Il piano salva euro messo a punto dalle istituzioni europee in un drammatico week end di inizio maggio sembrava poter funzionare. Le borse lo hanno accolto con balzi in avanti da record. Il pacchetto di aiuti di 720 miliardi di euro (750 se si aggiunge un possibile contributo straordinario dell’FMI) si suddivide in tre punti. La Commissione europea è pronta ad utilizzare 60 miliardi del bilancio comunitario teoricamente destinati ad interventi di solidarietà in caso di catastrofi naturali o eventi che vanno al di là delle possibilità dei singoli Stati (e la crisi da debito, che oltre a Grecia potrebbe travolgere altri Paesi del Vecchio continente, sembra proprio essere uno di questi eventi). Gli Stati membri dell’Unione europea sono dal canto loro disposti a mettere a disposizione fino a 440 miliardi in prestiti agli Stati in difficoltà, qualora ve ne fosse bisogno. Infine l’FMI si è impegnato a mettere sul tavolo almeno la metà di quanto verserà l’Europa, fino a 220 miliardi, anche in questo caso sotto forma di prestiti, che, come detto, potrebbero salire a 250. In cambio, i Paesi interessati devono impegnarsi a varare misure di risanamento di bilancio. Misure che rischiano di essere dolorosissime per la popolazione, e in particolare per i ceti più bassi. Ma tant’è, è un sacrificio che può valere la sopravvivenza stessa della moneta unica. Così hanno pensato gli strateghi di Bruxelles. E così hanno interpretato gli operatori di borsa all’apertura dei mercati l’indomani mattina. Ma la festa è durata neanche 24 ore. Che cosa è successo in quel breve periodo che è passato dall’euforia alla disperazione? Semplicemente ci si è ben presto resi conto che i problemi sono tanti e tali e riguardano non solo la Grecia, che non basta un piano da quasi 800 miliardi di dollari per risolverli. Il debito pubblico è salito alle stelle (ben oltre i parametri di Maastricht e da più anni, senza che i meccanismi del Trattato vi ponessero freno), non solo in Grecia (dove i conti pubblici sono, in parte, anche stati taroccati per poter adempiere ai criteri di adesione all’Unione monetaria), ma anche in altri, più nobili, Stati. A cominciare dalla Spagna (fino a qualche mese fa invidiata per il suo strepitoso boom economico) e dal Portogallo, per finire all’Italia, e addirittura alla Gran Bretagna (che ha però un piccolo vantaggio, quello di aver conservato la sterlina e quindi di non dover rendere conto a nessuno dello stato dei suoi conti). Un effetto domino devastante. Ma non solo. Ci si è ben presto resi conto che per risolvere alla radice il problema (al di là dei cerotti rappresentati dal piano di salvataggio messo a punto da Bruxelles) ci vorrebbero dei piani di austerità enormi. Tagli su tagli. Che se da una parte provocherebbero una durissima reazione sociale (e si sa quanto nei paesi del Mediterraneo contino i sindacati), dall’altra bloccherebbero chissà per quanto tempo ancora quella flebile ripresa economica che sul finire dell’anno scorso sembrava aver portato l’Europa al riparo dalla crisi finanziaria scoppiata tra il 2007 e il 2008. E sta qui il punto. Se l’economia dovesse bloccarsi nuovamente si finirebbe in un pericoloso buco nero dal quale sarebbe ancora più difficile risollevarsi. Ed è questo il segnale che le borse hanno lanciato. I nodi stanno insomma venendo al pettine. E i nodi sono sempre gli stessi, quelli di cui gli osservatori vanno parlando da mesi, se non da anni. L’Unione monetaria europea è appunto un’unione monetaria. Non ha dunque nessun poter in materia di fiscalità e – più in generale – di politica economica. E così ogni Stato fa di testa sua, senza che un’autorità centrale possa imporre delle misure di budget per poter mantenere le finanze pubbliche sotto controllo e per poter – di conseguenza – garantire una certa stabilità alla moneta unica. Nell’Unione europea non c’è un sistema di mutuo soccorso, come potrebbe essere l’FMI a livello internazionale. E quindi lo stanziamento di aiuti per far fronte a crisi locali, regionali o anche continentali deve sottostare a lunghissimi e faticosissimi negoziati tra i singoli governi (con interessi a volte diametralmente opposti) che non sempre danno esiti positivi. La zona euro è cresciuta in fretta e in modo poco equilibrato. Vi fanno parte Paesi con economie che hanno velocità di crociera profondamente diverse e che non possono coesistere in un sistema unico. Pena il fallimento dell’intero sistema. Come sciogliere tutti questi nodi? È questo il dilemma. La soluzione forse ci sarebbe, ma metterla in atto potrebbe significare la fine stessa dell’idea di un grande sistema economico e monetario europeo. Bisognerebbe fare un passo a ritroso di alcuni decenni, limitando l’euro ad un numero ristretto di Paesi economicamente forti (Germania, Benelux, Francia e pochi altri) e poi allargandolo agli altri Stati, a poco a poco, e solo quando i candidati adempiono a determinati criteri. Si passerebbe – perlomeno transitoriamente - a un’Unione europea di serie A e a una di serie B. Ma perlomeno si potrebbe ancora parlare di Unione europea. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 9 INTERNAZIONALI di Michele Caracciolo di Brienza Sessant’anni fa l’Italia entrava in guerra Uno di quegli anniversari tondi che alla fin fine è meglio non ricordare. L’entrata in guerra dell’Italia fascista contro Francia e Gran Bretagna ha rappresentato uno spettacolare fallimento e il frutto del più scellerato opportunismo di una persona: Benito Mussolini. Per questo motivo le dittature risultano così odiose: il volere di una persona s’impose allora su 40 milioni d’italiani, portando il paese alla rovina. La megalomania e la continua esaltazione delle virtù guerriere da parte del fondatore del regime non avrebbero potuto risparmiare all’Italia l’umiliazione della sconfitta e la tragedia di tanti morti. Il 10 giugno ’40 Mussolini arringava così la folla dal balcone di Palazzo Venezia: “Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L’ora delle decisioni irrevocabili (...) scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, (...) La parola d’ordine è una sola, categorica, e impegnativa per tutti: vincere!”. La “discesa in campo”, di infausta memoria, proietta un’eco inquietante sul presente, ma a parte questa linguistica coincidenza, la tracotanza propagandistica del regime rispecchiava perfettamente quella del suo inventore. Galeazzo Ciano, allora ministro degli Esteri e genero dello stesso Mussolini annotò nel suo celebre diario: “Mussolini parla dal balcone di Palazzo Venezia. La notizia della guerra non sorprende nessuno e non desta eccessivi entusiasmi. Io sono triste: molto triste. L’avventura comincia. Che Dio assista l’Italia”. La decisione non sorprese nessuno e allora da dove arrivava? Il maggior storico del fascismo, Renzo De Felice, afferma che a partire dal 1939 ciò che ossessionò Mussolini, al punto di condizionarne ogni decisione, fu il rapporto con la Germania; o meglio, il posto che l’Italia avrebbe occupato nel “nuovo ordine” mondiale che la potenza delle armate tedesche stava realizzando in tempi molto rapidi. Il problema principale, più che la guerra, sembrò dunque essere costituito dal suo “dopo”. In questo senso prese presto piede la convinzione in Mussolini che l’Italia avesse bisogno di condurre una “guerra parallela” al fianco dell’alleato tedesco. “Ho bisogno di alcune migliaia di morti (...)” Così esordì Mussolini con Italo Balbo e Pietro Badoglio. La frase è riportata dallo stesso Badoglio nel suo libro edito da Mondadori nel 1946 dal titolo L’Italia nella seconda guerra mondiale. Entrambi rimasero allibiti. Badoglio gli fece presente l’assoluta impreparazione militare, tuttavia Mussolini era del tutto convinto che la guerra sarebbe durata solo fino al settembre dello stesso anno e l’Italia doveva parteciparvi per non essere esclusa dal tavolo della pace. Otto milioni di baionette? Allo scoppio della guerra, l’Esercito italiano mobilitò 2,8 milioni di uomini. Anche se la propaganda aveva a lungo affermato di poter disporre del doppio dei soldati e Mussolini fosse giunto addirittura a vantare 8 milioni di baionette al servizio del regime, l’Esercito raggiunse il massimo contingente nel 1943 con 3,7 milioni di effettivi. L’impreparazione militare dell’Italia va comunque individuata in primo luogo nel ritardo accumulato dalla produzione bellica nazionale rispetto a quella tedesca, inglese e francese. Le imprese in Etiopia e Spagna del 1936, per quanto importanti per il prestigio internazionale, avevano fortemente gravato sul bilancio statale, sottraendo risorse all’ammodernamento delle dotazioni. L’opportunismo e la veemenza erano tipiche di questo dittatore. Le sue trovate propagandistiche erano degne del miglior copywriter e, come abbiamo visto, sono state persino riprese negli anni successivi. Tuttavia, una totale mancanza di comprensione degli orrori razziali del regime nazista e del suo senso di dominio, e una sottovalutazione del potenziale industriale e demografico degli Stati Uniti e dell’Impero Britannico fanno sì che Mussolini si sia rivelato alla lunga per quello che era: un rivoluzionario provinciale e non uno statista. “Popolo italiano, corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!” con queste parole cominciava il discorso dal balcone di Palazzo Venezia. Come suonano lontane queste parole così cariche di violenza, ma grazie a loro e alla tragedia che ne seguì nella Costituzione Italiana è stato sancito all’art.11 il ripudio del ricorso alla guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Il danno della sconfitta non fu solo militare, ma la beffa è di aver lasciato degli strascichi sul senso di consapevolezza del Paese. La presidenza Ciampi ha cercato di rilanciare l’immagine del paese affidandosi al mito risorgimentale. Possibile che non ci sia altro su cui basare l’orgoglio italiano se non delle imprese militari ottocentesche? Non si potrebbe casomai ricordare più sovente la tradizione millenaria di un paese che con la sua profonda cultura, fonte d’ispirazione per tanti, non è per niente una semplice espressione geografica? Chissà che il prossimo anno con le celebrazioni dell’Unità d’Italia non si riesca a proiettare il paese verso una consapevolezza della propria grandezza artistica e intellettuale, le cui radici vanno ben aldilà del Risorgimento. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 11 5500 CINQUANT’ANNI CON TE Con te, abbiamo compiuto 50 anni. Con te cliente di ieri e di domani. Con te che scegli noi, perché sai riconoscere il valore di chi crede nelle cose belle e investe ogni giorno nel vero Made in Italy: italiano nella produzione ma anche nell’idea, nella creatività, nel design. Con te Natuzzi continuerà a scrivere la storia dello stile italiano. NATUZZI STORES: DIETIKON • DÜBENDORF • ZÜRICH ETOY •address LAUSANNE Address address address addreess Address• address addreess Address address 0 OLTREFRONTIERA di Fabrizio Macrì Il primo personal computer della storia era italiano Visitando Ivrea e le splendide colline che circondano la romana Eporedia (nome latino della città) in questa estrema fetta settentrionale del Piemonte al confine con la Val d’Aosta ed il massiccio del Gran Paradiso, non si apprezzano solo le verdi colline, i pendii pre-alpini e i gustosi prodotti alimentari artigianali della zona; non si gode solo della cortese ospitalità dei locali, no c’è di più. In questo angolo di provincia italiana si respira aria di grandezza. Quella grandezza che ti regalano città come Roma, Firenze, Atene dove cose grandi sono accadute, uomini grandi hanno calpestato le strade, commosso gli animi modificato gli eventi. Ad Ivrea gli Eporediesi portano con sé lo spirito di Olivetti. Adriano Olivetti, figlio di Camillo, socialista piemontese che il 29 ottobre del 1908, fondò ad Ivrea la “Ing. Olivetti & Co., prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere”. Adriano è stato per questa terra non solo un industriale di spicco, ma anche un riferimento ideale e morale e un leader politico. La storia della Olivetti è affascinante ed allo stesso tempo tragica, è la storia di un capitalismo familiare italiano assolutamente sui generis. La famiglia Olivetti di origine ebraica e di fede politica socialista e progressista gestisce sin dagli inizi del secolo la piccola officina di Ivrea all’insegna del rischio e dell’innovazione; gli Olivetti lontani dalla concezione più tradizionale ed autoritaria dei capitalisti italiani di quegli anni, con i viaggi di Camillo negli Stati Uniti e quelli di Adriano nel dopoguerra, coniugano i modelli di organizzazione ed innovazione importati dagli USA con l’inventiva e la creatività del personale assunto ad Ivrea. Lo spirito però che ha lasciato il segno nel Canavese è quello di Adriano, con il suo ideale democratico e progressista di ”riscatto dell’uomo” e di ruolo sociale dell’impresa. Ecco una frase che lo riassume bene, pronunciata nel 1955, davanti agli operai della fabbrica Olivetti di Pozzuoli: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica? C’e un fine nella nostra azione di tutti i giorni a Ivrea come a Pozzuoli. il fine è la realizzazione di un’impresa di tipo nuovo al di là del socialismo e del capitalismo…la nostra Società crede nei valori spirituali nei valori della scienza, dell’arte, della cultura, crede infine che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto”. Questa visione plasma e motiva gli uomini e negli anni 60 fa dell’Olivetti una delle prime multinazionali produttrici di macchine da scrivere del mondo, all’avanguardia nell’innovazione e autrice di modelli che fecero la storia per de- sign e funzionalità. Nel 1965 il salto nell’era dell’elettronica con la produzione ed esposizione alla fiera di New York del primo personal computer del pianeta (il Programma 101). Poi negli anni ’70 l’apertura dell’Olivetti Advanced Technology Center di Cupertino in California, fino ad arrivare ai PC ed alle stampanti degli anni ’80 ed agli ultimi modelli di PC portatile prodotti negli anni ’90, prima che l’azienda venisse smembrata: 80.000 dipendenti in tutto il mondo, 30.000 in Italia con fabbriche, centri di ricerca, uffici commerciali ed operazioni di acquisizione di aziende estere, un’azienda che ha trainato l’Italia sul fronte dell’innovazione nel settore dell’elettronica e dell’IT proprio fino alla soglia del boom della New Economy, quando incredibilmente venne lasciata svanire. I circa 1.300 dipendenti della sede di Ivrea sono tutto quello che rimane dell’epopea olivettiana. La piccola Olivetti Spa appartiene ora al Gruppo Telecom e riesce ancora a produrre qualche avanzatissimo modello di Notebook di design, prodotti di nicchia, ormai fuori dai grandi flussi commerciali del settore IT internazionale, intercettati da colossi americani ed asiatici che hanno occupato lo spazio lasciato libero dall’Olivetti. L’eredità di Olivetti lasciata al territorio è enorme: l’architettura, con le residenze per gli impiegati, palazzi, uffici belli e funzionali, residence sotterranei per ospitare tecnici, ricercatori, manager e uomini di cultura provenienti da tutto il mondo e di cui Adriano amava circondarsi, centri sportivi che ora sopravvivono grazie al volontariato delle “spille d’oro Olivetti” (i dipendenti ricevevano una spilla d’oro al 25mo anno di attività), ma soprattutto la passione, l’orgoglio, e la nostalgia per quello che è stato che conservano con grande dignità gli abitanti di Ivrea e del Canavese. Emanuela, figlia di dipendenti Olivetti, ora attiva all’interno di un consorzio di promozione turistica locale mi dice: ”avevamo mense, vacanze organizzate e colonie, l’assistenza sanitaria gratuita…chi era in condizioni di difficoltà riceveva dall’azienda i regali di Natale per i propri bambini, l’Olivetti è stata un esperienza di vita, un modello di sviluppo sociale prima ancora che una fabbrica”. L’ironia di questo Paese incomprensibile (che si svena per salvare vuoti ed improduttivi baracconi di Stato e si lascia scappare un gioiello del genere) sta in questa incredibile frase di Valletta, allora membro di Mediobanca pronunciata nel lontano 1964: “la società di Ivrea è strutturalmente solida, potrà superare senza grosse difficoltà il momento critico: sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare, l’essersi inserita nel settore elettronico per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare”. Sì, avete letto bene: “un neo da estirpare”. Di lì ad un anno Olivetti lanciò sul mercato americano il primo personal computer della storia: era italiano. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 13 I riconoscimenti assegnati dalla Federazione per l’educazione ambientale Mare pulito, premiata la Liguria ma la Sardegna protesta Con 17 località è in testa alla classifica. Due quelle segnalate per l’isola. Gli assessori sardi: «Giudizi falsati» D ove si fanno i tuffi migliori nel mare italiano? Acque limpide e, una volta superata la battigia, i migliori servizi amici dell’ambiente: questo il binomio del mare a “cinque stelle” per l’edizione 2010 di cui la Liguria è la regina con 17 località e dove la siciliana Menfi, in provincia di Agrigento, detiene il record per 13 bandiere ottenute di fila ogni anno dal 1998, per un totale di 14 vessilli (il primo nel ‘92). Ma le sole due Bandiere Blu nella classifica generale assegnate alla Sardegna fanno insorgere la Regione: contesta i criteri utilizzati dalla Fondazione per l’educazione ambientale (Fee), sottolinea che l’appeal turistico dell’Isola «è assolutamente fuori discussione» e ricorda che su 560 spiagge sarde quelle accessibili da tutti sono 143. Vanno all’attacco gli assessori regionali dell’Ambiente e del Turismo, Giuliano Uras e Sebastiano Sannitu, esprimendo «stupore ma anche disincanto verso un’iniziativa - spiegano - che ogni anno si ripete con un copione già scritto» e della quale disconoscono «l’autorevolezza e la scientificità delle scelte in quanto - dicono - non basata su criteri oggettivi». Per l’edizione 2010 la Liguria è la regina. La suddivisione geografica delle 117 Bandiere Blu vede in testa il Sud con 39, poi il Centro con 37, il Nord con 35 e le Isole con 6. Da Jesolo, in Veneto, a Pollica, in Campania, dalla new-entry Anzio nel Lazio, l’unica in provincia di Roma, al rientro storico dopo 18 anni di Loano (Savona), le spiagge doc di questa estate sono 231, 4 in più rispetto all’anno scorso, rappresentative di 117 comuni (115 rivieraschi e 2 lacustri) pari a circa il 10% di quelle premiate a livello internazionale. Mentre gli approdi turistici premiati sono 61. In particolare, la Liguria con 17 località (una in più dello scorso anno) guida la speciale classifica regionale. A pari merito con 16, seguono Marche e Toscana, che si distaccano dall’Abruzzo, quarto classificato con 13 bandiere. Stabile a quota 12 la Campania, che conferma le località della precedente edizione; molto bene la Puglia, ne guadagna una arrivando così ad eguagliare a quota 8 l’Emilia-Romagna. La riviera ligure con 17 “bandiere blu” è la costa con il maggior numero di riconoscimenti. Nessuna novità per il Veneto (6), mentre il Lazio arriva a quota 5 con l’ingresso di Anzio che, dice il sindaco Luciano Bruschini, è «frutto di sacrifici, di un mare pulitissimo, dei depuratori che funzionano, del verde pubblico e dei servizi. Questo tanto per rispondere a Legambiente che qualche mese fa voleva darci la bandiera nera». Il Lazio supera così in classifica la Sicilia e la Calabria che sono stabili a 4; il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna riconfermano le 2 dell’anno scorso, e vengono raggiunte dal Piemonte, che giunge a quota 2 bandiere (ma per i laghi); per finire con Molise e Basilicata, con una sola. Tra le 117 località premiate, ce ne sono 15 a “cinque stelle”: si tratta di vere e proprie eccellenze dove l’educazione ambientale, la raccolta differenziata e la qualità delle spiagge, le piste ciclabili, l’accessibilità per tutti, e la comunicazione e informazione sono all’ordine del giorno. I tuffi d’autore si potranno fare a Jesolo (Ve), seguita da Celle Ligure e Varazze (Sv), Moneglia (Ge), e Lerici. Poi Cesenatico (Fo), Cecina, Bibbona, Castagneto Carducci (Li), Castiglione della Pescaia (Gr), Potenza Picena e Civitanova Marche (Mc), Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto (Ap), Pollica (Sa). Le spiagge che vincono la speciale classifica “lo stabilimento” sono a Varazze, Savona, Bibbione, Ostuni, Grosseto, Viareggio e Finale Ligure. Tra le Bandiere Blu storiche ci sono Grado e Lignano Sabbiadoro, Santa Teresa di Gallura, Cesenatico, Gabbicce mare, Forte dei Marmi. E anche un rientro importante dopo 18 anni, Loano (Savona). la Rivista n. 6 - Giugno 2010 15 Passaporto biometrico: fase due in dirittura di arrivo Accrescere il livello di sicurezza nei controlli. È questo lo scopo del nuovo passaporto biometrico che sostituisce definitivamente il vecchio documento È fissata al 28 giugno 2010 la data della scadenza per la definitiva messa a punto, in Italia e all’estero, delle apparecchiature e del know-how necessari per l’emissione del nuovo passaporto biometrico, così come voluto dal Regolamento dell’Unione Europea 2252 del 2004. Il nuovo documento, che mantiene le stesse caratteristiche di forma e di colore di quello rilasciato fino ad oggi, contiene uno speciale microchip dove verranno registrate, oltre all’immagine del volto, anche le impronte digitali del titolare. Sul piano operativo è ormai in fase di ultimazione il piano di installazione della nuova procedura di emissione del passaporto elettronico. La Rete degli Uffici consolari dovrebbe essere stata completata entro il 19 maggio, mentre quella degli Uffici emittenti in Italia (Questure e Commissariati) verrà ultimata il 24 giugno, consentendo così all’Italia di onorare l’impegno preso in sede comunitaria. Saranno sempre 48 pagine Lo scorso 20 maggio, inoltre, sono entrati in distribuzione i nuovi modelli di passaporto ordinario a formato unico a 48 pagine, che andrà a sostituire i libretti a 32 e a 48 pagine attualmente in uso, ed il passaporto temporaneo, previsto per i casi di impossibilità temporanea alla rilevazione delle impronte digitali. Si è optato per un modello unico a 48 pagine in considerazione dell’intensificarsi degli spostamenti legati a esigenze professionali o personali dei viaggiatori italiani: il maggior numero di pagine consente, infatti, una più agevole gestione dei visti nel periodo decennale di validità del documento. Passaporto temporaneo e per minori Il passaporto temporaneo, invece, costituisce un’assoluta novità per il nostro Paese ed è stato concepito come documento di viaggio di emergenza: esso potrà essere rilasciato solo in circostanze motivate, di necessità ed urgenza per le quali lo stesso possa costituire l’unico strumento per garantire la sicurezza, TEMPI LUNGHI PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO È un passo obbligato: la sicurezza lo esige. Se può fare a meno? Sì se non si circola al di fuori dello Spazio Schengen. Diversamente: no. È il passaporto biometrico: ci consentirà di evitare il fastidioso iter dei visti, ma, allo stato attuale, non è detto che il suo rilascio sia più rapido. Anzi. È ormai in fase operativa la cosiddetta ristrutturazione della rete consolare, che, nei Paesi dove più forte è la presenza dei concittadini italiani, si concretizza nella chiusura di alcune sedi. Molto spesso lasciando perplessi per i tempi e i modi. Sarà sicuramente dotata di senso, almeno per chi l’ha decisa, ma certamente sfugge alla comprensione del comune utente, la chiusura dell’agenzia di Coira e la conseguente concentrazione di tutte le pratiche relative ai connazionali che vivono fra Tirano e il lago di Costanza sul Conso- 16 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 lato di San Gallo. Di altrettanto difficile comprensione, va da sé anche in questo caso per l’utente comune, la paventata (e per ora congelata?) chiusura di Losanna, con servizio da dirottarsi, per tutti coloro che risiedono fra il Passo della Novena e l’aeroporto di Cointrin, sul consolato di Ginevra. Tant’è, e il disappunto per la geografia ignorata (addomesticata?) al pari della protesta per il servizio, verosimilmente, penalizzato sembrano ormai ridotte al rango di mera testimonianza e di atto dovuto. A questo si aggiunga che si sta affermando la prassi di ridurre il personale presso le sedi che rimangono, attraverso la mancata sostituzione de gli operatori che rientrano. Se questo è il quadro d’insieme, l’introduzione del passaporto biometrico - che, per via delle impronte la salute o gli interessi economici dei connazionali. La circostanza di necessità, che dovrà concorrere con quella dell’urgenza, potrà essere ricondotta, oltre che alla obiettiva e certificata impossibilità contingente alla rilevazione delle impronte (ad esempio, in caso di fratture o ferite o inconvenienti simili), ad altre cause di impedimento non addebitabili alla responsabilità dell’interessato. Ciò potrà determinarsi, ad esempio, nel caso in cui quest’ultimo si trovi momentaneamente bloccato in luoghi da cui non possa muoversi (per detenzione o in degenza per malattia grave, o altro). L’introduzione del nuovo libretto non incide sulla validità dei passaporti attualmente in corso che resteranno validi fino alla prevista data di scadenza. Ulteriore novità è quella che ha visto entrare in vigore lo scorso 25 novembre le modifiche alla legge sui passaporti relative all’introduzione del passaporto individuale per i minori. Le nuove norme, volute sempre a livello comunitario (Regolamento UE n. 444/2009) per garantire una maggiore individuabilità e quindi sicurezza per i minori che viaggiano, prevedono l’obbligatorietà del passaporto individuale per questi ultimi, e dunque l’eliminazione della possibilità di iscrizione sul passaporto del genitore (o tutore o altra persona delegata ad accompagnarli), e una durata temporale differenziata dello stesso al fine di poterne aggiornare la fotografia in relazione al mutamento delle sembianze degli aventi diritto. Dallo scorso 25 novembre, dunque, il passaporto ha una validità di tre anni per i minori da zero a tre anni e una validità di cinque anni per i minori di età compresa tra i tre e i diciotto anni. A partire dallo scorso 20 maggio è previsto, sempre a maggiore tutela del minore, che sui nuovi libretti di passaporto vengano inseriti, nella pagina riservata alle autorità, i nominativi dei genitori. Il funzionario itinerante Altra importante novità è l’istituzione, da parte del Ministero degli Affari Esteri, del “funzionario itinerante”. L’obiettivo è attenuare almeno parzialmente il disagio delle concentrazioni di connazionali resi- digitali impone al cittadino interessato di presentarsi di persona presso i consolati abilitati e al personale di seguire nuove modalità e di acquisire nuove competenze – comporta ulteriori problemi. Come molti sanno, malgrado gli oggettivi miglioramenti degli ultimi anni, l’anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero (Aire), aggiornata dal Ministero degli Esteri (Mae), tramite i Consolati, differisce da quella in possesso del Ministero degli Interni (Min), cui compete l’allestimento delle liste elettorali, approntata sui dati forniti dai comuni italiani di residenza. Una situazione - il cui senso, a chi non indugia nella malizia, anche in questo caso appare sfuggente – causa di disagi, specie, ma non solo, in occasione di scadenze elettorali: lo si è detto e ripetuto in lungo e in largo. Per quanto riguarda il passaporto biometri- denti in località particolarmente lontane dall’Ufficio consolare di riferimento o in Paesi dai difficili collegamenti logistici, che fino ad oggi si sono servite del servizio postale e della Rete consolare onoraria per le proprie pratiche di rilascio di passaporto e che, con l’avvio della fase II del progetto di passaporto elettronico, sono tenute a recarsi di persona presso l’Ufficio consolare per l’apposizione delle impronte digitali. Si tratta, in pratica, di un dipendente dell’Ufficio consolare che, munito di una postazione mobile, si recherà, previa adeguata informativa all’utenza, una o più volte all’anno, a seconda delle necessità, delle distanze e delle concentrazioni di connazionali, in viaggio di servizio presso un determinato luogo (Consolati onorari, Sedi di corrispondenti consolari o di Associazioni italiane presenti nella Circoscrizione di competenza) per rilevare le impronte digitali di coloro che abbiano una pratica di rilascio di passaporto in corso per poi rientrare all’Ufficio consolare per il completamento della procedura e la stampa del documento che, una volta emesso, potrà essere spedito all’interessato. Data la scarsità delle risorse finanziarie a disposizione, tale modello operativo è stato pensato specificamente per quei Paesi caratterizzati da notevoli distanze, inefficienza dei mezzi di trasporto e consistenti concentrazioni di connazionali distanti dal Consolato di riferimento. In Europa, invece, le distanze relativamente contenute e l’efficienza dei mezzi di trasporto dovrebbero consentire ai connazionali di recarsi personalmente presso le Rappresentanze diplomatico-consolari con un disagio ridotto, considerata anche la durata decennale del passaporto. Per le Sedi interessate dal programma di ristrutturazione della Rete consolare, è prevista l’installazione di una postazione di captazione delle impronte presso lo Sportello consolare permanente, che raccoglierà le domande e i dati biometrici e li trasmetterà al Consolato di riferimento, il quale rimane l’unico abilitato ad emettere il passaporto. Ciò vale ovviamente anche per gli Sportelli consolari attualmente esistenti. co questo dualismo fra Mae e Min, è foriero di ulteriori problemi. Il Min, infatti, è il depositario della lista dei ricercati. Lista che custodisce gelosamente e non intende fornire al Mae. Ne deriva che siccome per il rilascio del passaporto è necessaria la verifica che il richiedente non figuri sulla famigerata lista, i Consolati non sono in grado di procedere direttamente e devono coinvolgere le Questure, le quali, è lecito pensarlo, non hanno fra le loro priorità quello di rispondere tempestivamente alle richieste che giungono dall’universo mondo: via mail, laddove si è attrezzati, o via fax nel caso in cui l’elettronica sia ancora allo stadio di buona intenzione. Le conseguenze? Ai postulanti il passaporto la tutt’altro che ardua sentenza. Giangi Cretti la Rivista n. 6 - Giugno 2010 17 Dal 2 al 4 luglio a Zurigo Dolce vita alla Zürifäscht 2010 Convivialità italiana alla più grande festa popolare svizzera Un’iniziativa della Camera di Commercio italiana per la Svizzera con il sostegno di numerose aziende Il conto alla rovescia continua e fra poco si potrà di nuovo festeggiare La Züri Fäscht (Festa di Zurigo) è un grande evento zurighese, che si svolge ogni tre anni nel centro della città nella zona del lungolago. Vanta numeri che lo consentono di essere considerata la più grande festa popolare svizzera: la scorsa edizione del 2007, dal 6 all’8 luglio sull’arco di 3 giorni ha attratto quasi 3 milioni di persone, quasi un milione quelle che si sono godute lo spettacolo, davvero impareggiabile dei fuochi d’artificio il venerdì e il sabato sera. La prossima edizione, in programma fra meno di un mese, si svolgerà dal 2 al 4 luglio. Storicamente l’origine dello Züri Fäscht, sfogliando gli archivi storici, la si può far risalire al 26 giugno 1932 data in cui si svolse la prima fiera automobilistica di Zurigo. Dalla sua nascita fino agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, è stata organizzata in modo irregolare sotto il nome di Seenachtsfest (festa notturna del lago). Dal 1939 al 1951 scompare dal calendario per ritornarvi, proprio nel 1951 in occasione del 600esimo anniversario dell’entrata di Zurigo nella Confederazione, con il nuovo nome di Züri Fäscht, ma senza fuochi d’artificio. A partire dal 1951 la Züri Fäscht è diventato uno degli eventi più importanti della città. Tre anni dopo, il 28 Agosto 1954, ha luogo la seconda edizione della Züri Fäscht che, fino al 1976 si è ripetuta in modo non regolare, in cui anche la presenza dei fuochi d’artificio è stata saltuaria. Nel 1976, l’allora direttore dei trasporti di Zurigo Erich Gerber, per rendere regolare il suo svolgimento, fissò ufficialmente tale evento nel calendario delle festività della città. Nelle sue successive edizioni del 1976, 1979, 1982, 1985 e 1988 si sono susseguiti nutriti festeggiamenti composti da numerosi spettacoli ed attrazioni, che si concludevano sempre con spettacolari fuochi d’artificio. In particolare, nel 1986 quando si celebrarono i 200 anni della città di Zurigo. In occasione del 700° anniversario della Confederazione Elvetica, nel 1991, si costituì anche l’attuale Associazione promotrice della Züri Fäscht. Da allora, questa Associazione è responsabile per il festival di Zurigo, che si ripete a scadenza triennale. Il leone, simbolo di Zurigo sghignazza (ruggisce) sventolando sulla Zürifäscht. Non solo fuochi d’artificio Il festival di quest’anno offre ai partecipanti non solo fuochi d’artificio a ritmo di musica (che rappresentano il non plus ultra dell’intera manifestazione), ma anche un gran numero di eventi, tra i quali: dimostrazioni aeree di trapezisti e giocolieri; attrazioni in acqua con gare di dragon boat, salti dal trampolino da diverse altezze (10-15-20 metri) e sci d’acqua con acrobazie freestyle; svariati spettacoli nelle piazze e nelle strade interessate dall’evento, in cui si potranno gustare delizie gastronomiche provenienti da ogni parte del mondo grazie alla massiccia presenza, da Bürkliplatz fino a Bellevue e non solo, di numerosi stand, fiere, bancarelle (ne sono previste oltre 100), esercizi commerciali presenti (più di 200). A seconda dei gusti, i visitatori potranno godersi numerosi e diversificati spettacoli: da concerti musicali dal vivo (allestiti oltre 60 palchi con musica live o con animati da famosi DJ), ad esibizioni di gruppi Hip-Hop; da spettacoli di motociclisti freestyle, ai parchi giochi adibiti per i più piccoli, nonché passeggiate sul lungolago. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 19 I fuochi d’artificio offriranno uno spettacolo impareggiabile. Nell’edizione che prenderà il via il prossimo 2 luglio, una delle maggiori attrazioni sarà la presenza del famoso Festival Caliente dei Carabi che, con i suoi ritmi sudamericani, terrà compagnia e divertirà il pubblico festante. Un giro d’affari di 100 milioni Un Festival di tali dimensioni richiede, per far sì che abbia successo, un budget adeguato. Nel complesso, la Züri Fäscht comporta un bilancio PARTNER DELLA CCIS PER IL PROGETTO “DOLCE VITA“ ALLA ZÜRI FÄSCHT 2010 - Divina Food AG, Dietikon - Cecchetto Import AG, Bülach - Brand Ramazzotti – Pernod Ricard SA, Carouge - Italian Motor Village, Zurigo - BPS (Suisse) Banca Popolare di Sondrio (Suisse), Zurigo - Enea Collezione AG, Rapperswil-Jona - Sony Center Zürich – Graziano Multimedia AG, Zurigo La CCIS è a disposizione nel valutare l’acquisizione di altri sponsor per il progetto Züri Fäscht 2010 Per informazioni rivolgersi a: Luigi Palma, CCIS Tel. 044/289 23 29 e-mail: [email protected] 20 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 di circa 5,5 milioni di franchi. Esso è finanziato prevalentemente da commercianti, ambulanti del mercato, imprenditori e da fornitori di bevande. Naturalmente anche il Comune di Zurigo ed il Cantone, insieme a società private, sponsor ed imprese di economia, parteciperanno al finanziamento. Il giro d’affari attorno al Züri Fäscht è di circa 100 milioni di franchi (nel 2007 ha fatturato un utile di circa 200.000 franchi). Il Presidente dell’Associazione del Festival di Zurigo è il Dott. Robert Käser che, insieme al Vice-Presidente Ralph Kühne, agli altri organizzatori e agli oltre 50 membri dell’Associazione, avrà il compito di supervisionare e coordinare il buon andamento dell’evento. Per agevolare il godimento dello spettacolo tutte, le strade centrali della città saranno chiuse al traffico ma, contemporaneamente, per favorire lo spostamento dei festanti sarà rafforzata la presenza dei mezzi pubblici con oltre 450 treni straordinari e circa 1000 tra autobus e tram che garantiranno anche un servizio notturno notturni (dalle ore 0.30 alle 05.00). Infine, nel rispetto dell’ambiente e per mantenere pulita la città, verranno impiegati circa 300 servizi igienici mobili. La città si prepara a vivere un evento che, come nelle passate edizioni, regalerà a tutti i partecipanti un momento di sano e contagioso divertimento. Atmosfera italica Ci penserà la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) ad apportare alla festa quel tocco Lo stand Dolce Vita, sul lungolago nei pressi di Bürkliplatz (riproduzione grafica). di “italienisches Flair”, di ospitalità e divertimento secondo la tradizione e lo stile mediterranei. La CCIS sarà infatti presenti nel cuore della festa con lo Stand, esplicitamente denominato Dolce Vita, situato su General-Guisan Quai: ben 650 mq coperti interamente dedicati al Made in Italy ed alle eccellenze italiane. Tanti modi di conoscere il Bel Paese aspettano i visitatori della Zürifaescht, basterà visitare il padiglione: presso il ristorante si potranno gustare i piatti tipici della tradizione italiana, tra cui la pizza, la pasta, il gelato, sorseggiare un bicchiere di vino o semplicemente bere un buon caffé. Secondo la migliore tradizione della Dolce Vita, sarà anche possibile prendere l’aperitivo in uno dei due bar-lounge allestiti in una cornice esclusiva, godendo della splendida vista sul lago di Zurigo e sulla città o magari visitando gli spazi espositivi dello stand. Dolce Vita è anche divertimento: perché non partecipare allora ad un party e ballare a ritmo di DJ o assistere agli spettacoli e alla musica dal vivo? Non ci sono scuse per restare a casa, neanche quella dei Mondiali di calcio: meglio tifare in compagnia, guardando la partita da uno dei nostri maxi-schermi. Tutto questo è reso possibile dalla collaborazione e dall’ottimo legame che lega la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera agli organizzatori svizzeri della manifestazione e alle impre- se attive sul territorio.Il viaggio nella Dolce Vita inizia venerdì 2 Luglio alle ore 17. È IL MARCHIO CHE DISTINGUE LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA. CERCATELO E TROVERETE ACCOGLIENZA DI QUALITÀ. Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia. Per saperne di più cliccate su www.10q.it la Rivista n. 6 - Giugno 2010 21 Parma oltre Parma P arma è una città dallo spirito allegro e socievole, con una forte tradizione artistica e culturale, tra cui spiccano nomi di rilievo: Benedetto Antelami cui si devono il Duomo e il Battistero, in marmo rosa di Verona, Correggio, che lavorò alla Camera di San Paolo, in San Giovanni Evangelista e in Duomo e Parmigianino che affrescò la chiesa di Santa Maria della Steccata e parti di San Giovanni. La Galleria Nazionale, posta all’interno del Palazzo della Pilotta, ospita opere di Parmigianino, Canova, Tiepolo e Leonardo da Vinci. Anche l’architettura moderna a Parma ha un suo spazio: le opere di Renzo Piano, l’Auditorium Paganini e il Barilla Center (vedi riquadro in pag. 26), il meraviglioso Piazzale della Pace antistante la Pilotta, trasformato in un’incantevole area verde dall’architetto ticinese Mario Botta e la futura stazione di Bohigas sono solo alcuni degli esempi più celebri. Ma Parma è soprattutto città della musica e del teatro. Questa passione, ben oltre il binomio Parma-Verdi, si manifesta nella varietà di proposte e nelle strutture ad essa dedicate: l’Auditorium Paganini, la Casa della Musica, la Casa natale e museo Arturo Toscanini, la Casa del suono e non ultimo il Teatro Regio, che voluto da Maria Luigia e inaugurato nel 1829, resta ancora oggi uno IL TEATRO FARNESE Capolavoro ligneo realizzato nel 1619 per volontà di Ranuccio I, duca di Parma e Piacenza, il Teatro Farnese, situato all’interno del Palazzo della Pilotta, venne inaugurato solo nel 1628, in occasione delle nozze tra Margherita de’ Medici e il duca Odoardo Il progetto di questo splendido teatro si deve all’architetto Giovan Battista Aleotti, detto l’Argenta. Il Teatro Farnese apparve subito come un tesoro talmente prezioso da tutelare innanzitutto come opera d’arte, tale da precluderne un usuale utilizzo: basti pensare che durante la sua lunga vita ospitò solo 9 spettacoli, in occasione di matrimoni ducali o importanti visite di stato. Segue un lento declino che culmina nel 1944 quando A spasso per il centro storico. una bomba lo colpì in pieno. Nel 1956 viene completamente ricostruito secondo il disegno originario, le parti lignee, però, vengono lasciate grezze, a differenziarle dalle poche superstiti, finemente decorate. La struttura è imponente e unica nel suo genere: la cavea, con pianta ad U, è costituita da quattordici gradoni che potevano ospitare fino a tremila spettatori e l’impianto scenico è mobile. Un ingegnoso sistema consentiva l’allagamento della cavea in modo da poter mettere in scena naumachie. Il palcoscenico è lungo 40 metri e ha un’apertura di 12. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 23 dei teatri più rinomati al mondo. Nella provincia sorgono numerosi castelli, eredità delle diverse signorie che tra Tre e Quattrocento si imposero a Parma: gli Scaligeri, i Visconti e alla fine gli Sforza. I più importanti sono: la Castello di Bardi, il Castello di Torrechiara, la Rocca di Fontanellato e la Reggia di Colorno sede della scuola internazionale di cucina (vedi riquadro su queste pagine). A spasso con la natura A Parma, a conferma di quell’attenzione per l’ambiente e la natura che contraddistingue la città e i suoi cittadini, vi sono numerosi spazi verdi. Oltre al Piazzale della Pace, sempre in centro storico ha sede l’Orto Botanico, un giardino di 11.000 mq che ospita collezioni di piante acquatiche, insettivore, succulente, oltre a rose e bonsai. Parchi di rilevanza storica sono il Parco Ducale, con ampi viali pedonali fiancheggiati da alberi secolari, la Cittadella, un’antica fortezza oggi trasformata in parco pubblico, e il Giardino di San Paolo, nell’omonimo monastero. Numerosi sono infine gli spazi verdi attrezzati con giochi per bambini, aree riservate ai cani, percorsi salute. Le Greenways, tre itinerari a piedi, con la guida di un lettore mp3, permettono di scoprire questi luoghi e tanti altri, passeggiando in pieno relax a contatto con la natura. La provincia è anch’essa ricca di parchi e aree protette dotati di musei, centri visite, strutture ricettive e didattiche. Tra i più importanti vi sono il Parco dei Cento Laghi, nell’alta Val Parma e Cedra, il Parco regionale dei Boschi di Carrega, a Sala Baganza, l’Oasi faunistica Monte Fuso. Itinerari attraverso la storia, le tradizioni, alla ricerca di luoghi di spiritualità o di oasi di piacere Lungo il Po antiche fattorie ristrutturate si propongono come confortevoli agriturismi. per il palato: qualsiasi siano i vostri interessi e il vostro mezzo di trasporto, Parma non vi deluderà. Le strade dei vini e dei sapori Nel territorio della provincia di Parma si snodano tre itinerari enogastronomici: le Strade dei Vini e dei Sapori, percorsi che permettono di scoprire ciò che la natura ha creato e l’uomo sapientemente modificato.La Strada del Culatello di Zibello costeggia il Po nella Bassa Parmense, terra d’origine del Culatello, della Fortana, della Spalla ALMA: SCUOLA INTERNAZIONALE DI CUCINA ITALIANA FORMARSI UNA REGGIA Verosimilmente non è un acronimo: Alma rimanda all’originario significato latino (colei che nutre) solitamente associato, va ad sé tutt’altro che casualmente, al termine mater, in compagni del quale definisce un’università Vanta un rettore di chiara fama: Gualtiero Marchesi, uno di quei ristoratori italiani da cui è lecito aspettarsi l’affermazione che “L’esempio è la più alta forma di insegnamento”. Gode fama di essere il più autorevole centro di formazione della Cucina Italiana a livello internazionale. Dispone delle più aggiornate attrezzature didattiche di cucina, pasticceria e sommellerie. Forma cuochi, pasticceri e sommelier provenienti da ogni Paese per farne veri professionisti. Che i hanno il privilegio di ncontrare i grandi Maestri della Cucina, della Pasticceria e 24 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 del Mondo del Vino, di prendere parte alle loro lezioni emozionarsi di fronte alle loro esperienze, ammirare la loro genialità. Semplicemente attraverso un’esperienza formativa che si basa sulle tecniche più evolute e sulla sapienza delle tradizioni, sull’attività pratica e sulla cultura del cibo, sulla conoscenza delle materie prime e dei territori dell’enogastronomia italiana. Ha sede in una splendida Reggia attrezzata con le più moderne tecnologie. La Scuola Internazionale di Cucina Italiana è infatti ospitata all’interno dello splendido Palazzo Ducale di Colorno, situato all’interno di un parco con un bellissimo giardino del 1700: si trova a 10 km da Parma, cuore della Food Valley italiana, che dal 2003 è sede dell’Authority Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). ALMA dispone di una superficie di 3500 mq e di aule completamente attrezzate per la formazione di professionisti cha abbiano come valore il rispetto del territorio e dell’arte culinaria italiana, della pasticceria e del- di storia e di tradizioni, dove la misura del tempo è affidata alla natura e ai suoi prodotti celebrati nelle numerose sagre. Tre percorsi nati sotto il segno del gusto, in un territorio la cui gastronomia è rinomata in tutto il mondo e che anche grazie a questa “tradizione” ospita l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. I prodotti tipici sono valorizzati anche grazie alla istituzione dei Musei del Cibo: il Museo del Parmigiano-Reggiano ha sede a Soragna nella bassa parmense e il Museo del Prosciutto e dei Salumi di Parma a Langhirano nella zona collinare eletta per la stagionatura. Nell’antico Castello di Felino si trova il Museo del Salame, dedicato al più rinomato dei salami italiani. Cotta di San Secondo. Lungo la fascia pedemontana e collinare si sviluppa invece la Strada del Prosciutto e dei Vini, che offre la possibilità di assaggiare diversi prodotti tipici come il Parmigiano-Reggiano, il Salame di Felino, il Prosciutto di Parma e i Vini dei Colli, che sorprenderà anche i più scettici e fare ricrede i più snob. A queste si aggiunge, neonata, la Strada del Fungo Porcino che porta alla scoperta dell’alta Val Taro, la Val Baganza e la Val Ceno, zone ricche la sommellerie: Collaborano con Alma alcune tra le più importanti Aziende direttamente o indirettamente collegate al mondo della Cucina e dell’alimentazione, tutte caratterizzate dall’altissima qualità dei loro prodotti. Il supporto di queste aziende, sia nella qualità sponsor che come fornitori accreditati è un’ulteriore conferma del ruolo di Alma nel panorama della Cucina Italiana. ALMA promuove un intenso e stimolante rapporto con gli istituti alberghieri, i centri di formazione professionale e le scuole di cucina del nostro Paese. E crea progetti su misura per studenti e insegnanti delle scuole di questo settore. Attraverso un protocollo di intesa con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) è accreditata come centro per l’aggiornamento dei docenti degli istituti alberghieri. E’ protagonista della progettazione, realizzazione e giuria di importanti concorsi rivolti ai giovani talenti della ristorazione italiana, e promuove ogni anno la “Sum- Non di solo pane (e companatico) Parma è una città culturalmente vivace, nota per le sue tradizioni musicali e teatrali fin dai tempi dei Farnese, una città che, come abbiamo visto, ha dato i natali e richiamato a sè artisti del calibro di Parmigianino e Correggio, ma anche scrittori come Giovannino Guareschi o musicisti come Verdi e Toscanini. Personaggi che ancora oggi alimentano la città con i frutti del loro genio, mentre manifestazioni ed eventi di alto livello animano ogni anno i teatri, le piazze ed i luoghi più originali e suggestivi del territorio. La passione per il teatro è coltivata da sempre e coinvolge grandi e piccini: numerosi sono gli spazi dedicati all’arte drammatica e tante le stagioni proposte dai vari teatri. Che a Parma la musica sia la regina non è certo una novità: i parmigiani sono grandi appassionati e cultori della materia e non perdono occasione mer School” una settimana premio dedicata ai migliori studenti di cucina, sala e ricevimento. ALMA accoglie su prenotazione visite guidate nella propria sede per far conoscere più direttamente la realtà della Scuola Internazionale di Cucina italiana. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 25 per sostenerla e tutelarla. Molti sono i luoghi ad essa dedicati e numerose le rassegne che si rincorrono durante l’anno. Sicuramente protagonista è la lirica del Teatro Regio: Parma custodisce nel suo centro questo palcoscenico tra i più famosi d’Italia e i suoi loggionisti sono tra i più temuti dai cantanti lirici. Se poi ad andare in scena è un’opera verdiana, come durante l’atteso Festival Verdi, da queste parti vi garantiscono che le serate possono diventare davvero sorprendenti. Anche la sinfonica ha il suo luogo deputato: l’Auditorium Niccolò Paganini, splendido esempio di recupero architettonico, edificato su progetto di Renzo Piano, che ospita ogni anno la principale Stagione concertistica. Eccellente luogo di studio, di ricerca e di divulgazione, oltre naturalmente al Conservatorio cittadino, è la Casa della Musica, la cui attività è legata ad importanti manifestazioni come le Domeniche in musica e I Concerti della Casa. Tante le rassegne e manifestazioni organizzate dal Comune in collaborazione con enti e associazioni cittadine. Mentre l’estate si propone con gli eventi di Sotto il cielo di Parma, nel cortile del I vigneti attorno all’Azienda vinicola Monte delle Vigne, il loro Nabucco farà ricredere i più scettici e sorprenderà gli snob. Palazzo della Pilotta, i concerti sotto le stelle e tanto altro ancora, in ottobre torna al Teatro Regio l’annuale appuntamento per celebrare il Maestro di Roncole di Busseto Giuseppe Verdi. ACADEMIA BARILLA L’arte della gastronomia italiana Il Barilla Center si trova a due passi dal centro storico di Parma, nell’area che ha ospitato dal 1910 lo storico Pastifico Barilla. Un’area di 50000 mq. che è stata restituita alla città e recuperata grazie al Programma di Riqualificazione Urbana realizzato tra il 2001 e il 2003. Il project design dell’intervento, concepito dal celebre architetto Renzo Piano, comprende anche l’ex zuccherificio Eridania e rappresenta una delle esperienze più innovative di recupero di archeologia industriale. Il Barilla Center è un complesso polifunzionale che estende il percorso commerciale e di intrattenimento del centro della città di Parma e al suo interno ospita, tra l’altro: l’Istituto Culinario Academia Barilla, il Grand Hotel de la Ville - unico albergo a cinque stelle della città, il, l’Auditorium Paganini nell’ex area industriale Eridania il Warner Village Cinemas, un agalleria commerciale, ristoranti, pizzerie, bar e caffetterie. Inaugurata nel maggio del 2004, l’Academia Barilla si propone di: difendere e tutelare i prodotti alimentari italiani dalle contraffazioni delle denominazioni e dei marchi originali; promuovere e diffondere la conoscenza dei prodotti e della cucina italiana tradizionale e regionale; sviluppare e sostenere la gastronomia Italiana con investimenti nel settore della ristorazione; ricercare e sviluppare standard qualitativi altissimi; favorire l’educazione del gusto attraverso i corsi di cucina, i gourmet tour e la linea di prodotti AB. Academia Barilla seleziona le migliori materie prime 26 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 e ne promuove l’artigianalità, le peculiarità regionali e le innovazioni nel segno della tradizione più genuina. Realizza progetti di Formazione a tutto campo: gli Chef di Academia Barilla sono al servizio degli appassionati e dei professionisti della gastronomia per un approccio esaustivo alla Cucina Italiana. Offre un pacchetto di servizi esclusivi e di consulenza alle imprese modellati sulle esigenze della ristorazione moderna. Ospita al suo interno la Biblioteca Gastronomica. Aperta al pubblico, mette a disposizione di studiosi e appassionati con oltre 8.500 volumi a tema gastronomico e alimentare. È accessibile anche online per fornire un viaggio nell’editoria alimentare che spazia tra ricettari generali o tematici, la storia e la cultura del cibo. Contatti e informazioni +39 0521-264060 - [email protected] www.academiabarilla.it “Ogni attività di Private Banking richiede un elevato livello di confidenzialità e fiducia. Crediamo fermamente nelle potenzialità del sistema di gestione bancario Ambit Apsys di SunGard per assicuralo “ con la massima efficienza. Christine Ehrat, lic.oec.publ. Membro della direzione MediBank AG Zug Ambit Apsys – per banche con più di 500 utenti AMBIT APSYS The Well Managed Bank Helping Banks better manage their customers SunGard ha progettato il sistema Ambit Private banking facendo leva sui suoi principali punti di forza: compliance ed efficienza. Inoltre, il sistema Ambit è stato integrato con funzionalità CRM che facilitano una più efficace interazione tra consulenti e clienti. Ad oggi, più di 70 banche private utilizzano questo software, che si è rivelato essere molto flessibile ed affidabile, riuscendo a soddisfare un sempre crescente numero e una complessità di richieste da parte dei loro clienti. Migrate su Ambit Apsys entro pochi mesi. Parliamone insieme. Telefono 022 929 83 00. www.sungard.com/apsys © 2010 SunGard Trademark information: SunGard, the SunGard logo, and Ambit Apsys are trademarks or registered trademarks of SunGard Data Systems Inc. or its subsidiaries in the U.S. and other countries. All other trade names are trademarks or registered trademarks of their respective holders. Ai confini del mondo: tre giorni in Valsesia La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), su mandato dell’ASCOM di Vercelli, ha organizzato L’Educational Tour Valsesia 2010 (16-18 aprile). Accompagnato dal Segretario Generale Dr. Andrea Lotti, un gruppo scelto di giornalisti è stato introdotto alle meraviglie della valle piemontese al confine con la Svizzera. Tre giorni all’insegna dell’arte, della natura e del mangiar bene che hanno convinto in pieno tutti i presenti di Mattia Lento Ci sono luoghi che, agli occhi del visitatore disattento, non svelano a pieno la propria bellezza e la Valsesia è uno di questi. Una terra incantevole che certamente colpisce di primo acchito grazie ad una natura pressoché intatta e panorami mozzafiato, ma che esprime tutto il fascino soltanto se si è disposti a concederle tempo, pazienza e, soprattutto, curiosità. Questo perché la Valsesia riserva continue sorprese e una pluralità di realtà da scoprire che lasciano esterrefatto il turista non conscio di tale ricchezza La valle più verde d’Italia A poco più di un centinaio di chilometri da Milano e da Torino, a nord-est della regione Piemonte, scorre un fiume, il Sesia, che nel corso dei millenni ha scavato un territorio popolato di gente laboriosa e fiera. Una valle principale, La Val Grande, e alcune vallate minori laterali, anch’esse solcate da alcuni torrenti affluenti del Sesia, compongono quest’area geografica, appartenente quasi esclusivamente alla Provincia di Vercelli, che si estende dal Monte Rosa fino al comune novarese di Romagnano Sesia. A differenza della vicina Valla d’Aosta, essa è caratterizzata da pareti montuose molto ripide che ne hanno reso difficile antropizzazione e sviluppo, tanto che oggi la Valsesia può vantarsi di essere la valle più verde d’Italia. Nonostante queste difficoltà, la presenza dell’uomo in valle, sebbene non numerosa, è da sempre stata molto significativa e documentata sin dai tempi preistorici. In epoca romana, le popolazioni di ceppo ligure stanziatesi anni prima caddero sotto l’avanzata inarrestabile degli eserciti consolari e il territorio fu inglobato nella provincia della Gallia Transpadana. In epoca tardo-antica, la Valsesia cedette alle lusinghe del Cristianesimo e allontanò le diffuse permanenze paganeggianti della penisola. Dopo l’infelice dominazione longobarda, la valle fu posta dapprima sotto il dominio franco Una valle alle falde l Monte Rosa. e, in seguito, fu contesa ripetutamente dagli arcivescovadi di Novara e Vercelli che, infine, infeudarono il territorio ad alcune famiglie nobili che governarono per qualche secolo, garantendo una certa stabilità politica. L’epoca dei comuni permise ai centri cittadini della valle di conquistare una certa indipendenza rispetto al potere centrale e di liberarsi dal giogo feudale: risale al XIV secolo la costituzione dell’Università dei Comuni di Valse- la Rivista n. 6 - Giugno 2010 29 Tuttora meta di pellegrinaggi e patrimonio artistico sottoposto a tutela Unesco: il Sacro Monte. sia, l’organo di controllo del territorio che riuniva in un’unica federazione i principali comuni della zona. Durante questo periodo, abbiamo anche la calata pacifica dei Walser dal cantone svizzero Vallese, l’esperienza eretica di Fra Dolcino e la crescita d’importanza del centro di Varallo Sesia. Questo comune divenne in breve tempo il punto di riferimento di tutta la valle e rimarrà tale fino ai giorni nostri. Il Sacro Monte La sua fama è dovuta, in particolare, a una vera e propria meraviglia dell’arte devozionale occidentale, tuttora meta di pellegrinaggi e patrimonio artistico sottoposto a tutela Unesco: il Sacro Monte. Unico nel suo genere, amato e analizzato con acume critico dal grande scrittore Giovanni Testori, oggetto di molti studi da parte di ricercatori di fama internazionale, il Sacro Monte fu costruito a seguito della conquista della Terra Santa da parte dell’impero ottomano. Infatti, l’idea di costruire questo complesso monumentale fu del frate francescano Bernardino Caimi, il quale desiderava riprodurre i luoghi sacri di Gerusalemme oramai divenuti inaccessibili ai Cristiani a causa dell’occupazione turca. Sul finire del XV secolo, Caimi ricevette il beneplacito del Moro e iniziò la costruzione del Sacro Monte; in breve tempo vennero edificate la chiesa di Santa Maria delle Grazie e le prime cappelle devozionali. Alla morte del Caimi, il pittore Gaudenzio Ferrari si assunse la responsabilità di continuare l’impresa e il suo lascito fu di assoluta importanza per tutti gli artisti che si susseguirono nei cantieri: l’ultima cappella fu costruita addirittura nel 1724 ma con l’abbandono dei lavori da parte di Gaudenzio la fisionomia del Sacro Monte era oramai definita. Testori ha definito questo complesso come un “gran teatro montano”, ed è stato proprio lui a restituire di- 30 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 gnità all’opera gaudenziana, fino a quel momento considerata alla stregua di un triviale esempio di arte popolaresca. Si tratta di una forma artistica che abbraccia canoni estetici altri rispetto a quelli aurei della cultura umanistica, divenendo poesia per cuori semplici, ma pur sempre poesia. All’interno della Cappella della Crocifissione, forse la più rilevante, si può osservare con tutta facilità l’intento gaudenziano di coinvolgere lo spettatore all’interno della rappresentazione, di non permettergli quel distacco contemplativo tipico del fruitore dell’arte cosiddetta alta: un insieme di statue ai piedi delle tre croci, dai marcati tratti espressionisti, sembra riprodurre fedelmente la realtà sociale del tempo. Queste sculture avvolgono a semicerchio lo spettatore e si fondono perfettamente con gli affreschi che chiudono il cerchio figurativo che lo circonda. Dal punto di vista artistico, Varallo non è soltanto il Sacro Monte. Lo stesso Gaudenzio si è impegnato anche nella decorazione del tramezzo della bellissima Santa Maria delle Grazie, confermando il proprio valore d’artista anche nell’ambito di un’arte non destinata esclusivamente alla devozione popolare. Santa Maria delle Grazie e altre chiese costellano il territorio di Varallo (famosa anche per la prestigiosissima pinacoteca civica) e quello di tutta la Valsesia. Non solo arte L’arte non è il solo punto di forza valsesiano. La cucina di questa zona contribuisce a tenere alto il nome del Piemonte: formaggi caprini e bovini, salumi e risotti sono le pietanze principali e i vini, tutti ottenuti da uve Nebbiolo, sono perfetti nell’accompagnare i piatti tipici. Inoltre, il Sesia è anche generoso nell’offrire pesce di fiume che completa l’offerta culinaria della regione. Questo fiume, sulle cui sponde si trovano case bel- Formaggi caprini e bovini, salumi costituiscono il companatico principale per gustosi spuntini. lissime, spesso abbandonate e in attesa di acquirenti, arricchisce le attrattive della valle. Sulle sue rapide è possibile, infatti, praticare uno degli sport fluviali più eccitanti, il rafting, nonché la pesca sportiva, che viene però regolata da rigidi disciplinari a tutela dell’ecosistema sesiano. Le montagne offrono a tutti gli appassionati la possibilità di sciare e il massiccio del Monte Rosa, che domina il panorama della Valle, è facilmente raggiungibile dagli amanti dell’escursionismo d’alta quota. Negli ultimi tempi, la Valsesia si è anche attrezzata e ha migliorato molto la qualità delle strutture ricettive, coinvolgendo buona parte della popolazione nel settore del turismo. In particolare, gli enti locali hanno cercato di favorire l’economia e la tutela delle popolazioni Walser, un vero e proprio patrimonio antropologico della nostra penisola, che da secoli risiede in valle. Questa etnia, che fino agli anni Settanta del Novecento parlava una lingua di derivazione alemanna, si è stabilita nelle valli laterali valsesiane più selvagge e ha mantenuto intatti usi e costumi antichi di un tempo. I Walser nel corso dei secoli hanno lottato contro il freddo, la fame e, soprattutto, il disinteresse delle istituzioni. Il comune di Rimella, piccolo villaggio situato a mille metri di altezza sul versante meridionale del Monte Rosa, è uno dei centri più importanti della comunità Walser. Situato nell’aspra Valmastellone, Rimella è raggiungibile soltanto da pochi anni attraverso una strada carrabile. La sensazione è davvero quella di sentirsi ai confini del mondo: oltre questa valle ci sono soltanto montagne impervie e ghiacciai imperiosi e ci si chiede continuamente come delle persone abbiano potuto resistere all’isolamento e al rigore degli inverni. I Walser rimasti, non tantissimi ma in ogni caso in numero sufficiente per costituirsi ancora in comunità, possiedono uno spirito d’accoglienza atipico tra le popolazioni d’alta montagna. Essi rappresentano la risposta più efficace rispetto alla perdita di alcuni valori che sembrano oramai dimenticati: attaccamento alla terra, accoglienza e dedizione nei confronti dei lavori più antichi. Essi sono le ultime forme di vita umana che s’incontrano prima d’imbattersi nelle vette maestose delle Alpi, custodi di una valle splendida, vere e proprie aristocrazie dello spirito. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 31 Andermatt diventa un po’ più cosmopolita Testo: DAVE HERTIG & CRAIG CRANDALL Fotografie: WILLY SPILLER Un paesino di montagna diventa resort. Reinout van Lennep di ABN AMRO vuole saperne di più e incontra Samih Sawiris. Per l’imprenditore, Andermatt è una questione di cuore oltre che di business C atene montuose impareggiabili, paesaggi alpini meravigliosi e un centro ricco di storia: Andermatt è un gioiello nel cuore dell’Europa. Con i suoi 1300 abitanti, il paese si trova sulla linea del Gottardo, il principale collegamento alpino tra Nord e Sud, a due ore da Milano e a un’ora e mezza da Zurigo. Reinout van Lennep vive e lavora a Zurigo. Da Zurigo il Managing Director Private Clients di ABN AMRO parte per il mondo intero per offrire consulenza alle persone facoltose. Oggi però resta in Svizzera e dedica la sua attenzione ad Andermatt, il villaggio montano pronto a trasformarsi in un dinamico resort di fama mondiale. Nei prossimi cinque-dieci anni disporrà di 3000 nuovi posti letto. Reinout van Lennep intravede opportunità di 32 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 business per la sua clientela e dato che predilige le informazioni di prima mano, si dirige verso Altdorf, capitale del Canton Uri dove si trova Andermatt. Una giornata di primavera, una pioggerella fine e l’incontro con Samih Sawiris, l’imprenditore che ha sviluppato – e che sta concretizzando – la visione per il resort. Menti lucide per grandi idee In auto, i due iniziano a chiacchierare. Samih Sawiris afferma con entusiasmo: «La Svizzera ha sempre potuto contare su braccia forti, menti lucide e la volontà di lavorare duro. Ecco come è riuscita a diventare uno dei Paesi più straordinari, stabili ed efficienti al mondo.» Un complimento pieno di rispetto, importante, giacché l’imprenditore egiziano alle parole fa seguire i fatti. La sua Orascom Development Holding ha iniziato l’espansione in Europa proprio da Andermatt, trasferendo il domicilio in Svizzera e facendo il suo ingresso sulla borsa elvetica. Ma Samih Sawiris, ideatore di resort di prim’ordine come El Gouna sul Mar Rosso è molto concreto ed esprime anche le sue Andermatt diventa un resort internazionale. I prati sullo sfondo si trasformeranno presto in un campo da golf alpino. critiche verso quelle peculiarità elvetiche che lo hanno inizialmente ostacolato, le lungaggini per ottenere i permessi di costruzione ad esempio, oppure la nobile reticenza nei confronti di grandi progetti visionari. Reinout van Lennep sorride compiaciuto. Nel 1995 il banchiere internazionale si è trasferito da Londra per costruire, in Svizzera, l’Offshore Private Banking globale di ABN AMRO. Grazie alle esperienze maturate a New York, Hong Kong, Taiwan e Amsterdam, la vita a Zurigo gli è sembrata, di primo acchito, estremamente calma e tranquilla. Reinout van Lennep ha però ben presto dovuto constatare che gli svizzeri non curano soltanto lo stile di vita, ma pure gli affari. Un mix che piace anche a Samih Sawiris. La Svizzera non si è però mai profilata come il mercato dai facili guadagni – nemmeno in ambito immobiliare – afferma. «In questo Paese, gli investitori cercano soprattutto stabilità e un porto sicuro.» Il timing perfetto quindi per coinvolgerli nel progetto Andermatt, afferma Reinout van Lennep pensando ai mercati finanziari. «Assolutamente sì», risponde Sawiris. «Mai come ora gli immobili svizzeri sono stati allettanti; il Paese può dare nuovamente prova delle sue qualità di porto sicuro.» Reinout van Lennep constata una controtendenza: «Finora i miei clienti hanno considerato Londra, Parigi, Francia meridionale e Spagna per i loro investimenti immobiliari europei ma adesso stanno rivalutando la Svizzera.» Un uomo che si affida al suo istinto Per il banchiere, Samih Sawiris è comunque un uomo coraggioso con obiettivi estremamente am- biziosi: Andermatt, che finora ha attirato amanti degli sport invernali e delle escursioni estive, deve diventare una meta alpina scelta tutto l’anno. «Vuole davvero creare una destinazione neutra in termini climatici?» chiede meravigliato Reinout van Lennep. Sawiris conosce bene questa espressione. «So come creare un resort vitale e un ambiente incantevole. Mi creda.» «Un uomo in armonia con se stesso e il suo naturale istinto per gli affari», spiega Reinout van Lennep a un suo cliente, incontrato il giorno dopo per un pranzo a Londra. Come detto, Andermatt si sta creando un nome tra gli investitori internazionali. E pensare che Samih Sawiris non ha ancora lanciato la sua campagna informativa ufficiale! A pag. 32: Reinout van Lennep e Samih Sawiris ad Altdorf davanti alla bandiera con l’emblema del Canton Uri. ABN AMRO Bank Reinout van Lennep Managing Director Private Clients [email protected] Beethovenstrasse 33 CH-8022 Zurigo, Svizzera Tel. +41 (0)44 631 41 11 www.abnamro.ch Samih Sawiris www.andermattresort.com www.orascomdh.com la Rivista n. 6 - Giugno 2010 33 Sulla base del tasso di gradimento del proprio ambiente di lavoro Switzerland’s Best Workplaces 2010 G reat Place To Work® ha reso nota la lista di quelli che, attraverso un’indagine condotta a cavallo fra il 2009 e il 2010, risultano essere in Svizzera i cosiddetti Best Workplaces. In versione nostrana: i posti di lavoro dove più gradevole è il clima lavorativo. È la seconda volta che l’istituto pubblica questa particolare classifica, stilata in seguito ad un’indagine condotta all’interno di quelle aziende che sono intenzionate a misurare il tasso di gradimento nel proprio ambiente di lavoro. A tal fine, si procede verificando la percezione che i dipendenti hanno dell’ambiente i cui sono attivi e valutando le pratiche di gestione manageriali. Il concetto di fondo è semplice: per consolidare all’interno dell’azienda stessa la fiducia tra manager e dipendenti, è necessario instaurare buone relazioni tra i dipendenti e il management, premessa indispensabile di un clima sereno e positivo tra i colleghi di lavoro, condizione fondamentale per evitare situazioni di conflitto tra gli stessi. Obiettivo implicito: creare all’interno dei luoghi di lavoro una comunità, al cui interno i dipendenti si sentono orgogliosi del proprio lavoro e della loro azienda, sono fieri del successo dei loro pari e si sentono parte integrante dell’organizzazione. In tal modo, si favorisce l’apprezzamento per il lavoro svolto e si diffonde la convinzione che si possa crescere di pari passo con e dentro l’azienda. Il ruolo fondamentale di Great Place to Work è SWITZERLAND’S BEST WORKPLACES LIST 2010 1 NetApp Switzerland, Wallisellen (55 dipendenti) 2 Cisco Systems, Zurich (229) 3 Hilti AG, Schaan (1897) 4 Novozymes Switzerland AG, Dittingen (55) 5 Microsoft Switzerland Ltd Liab. Co, Wallisellen (422) 6 Novo Nordisk, Zurich (157) 7 Federal Express Europe Inc., Meyrin (426) 8 Abbott, Baar and Beringen (395) 9 Biogen Idec International, Zug (149) 10 Philips AG Schweiz, Zurich (218) 11 Medtronic Schweiz, Münchenbuchsee (100) 12 Janssen-Cilag AG, Baar (110) 13 Mars Schweiz AG, Zug (108) 14 McDonald‘s, Crissier (3796) 15 Phoenix Contact AG, Tagelswangen (72) 34 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Manager e collaboratori della NetApp Switzerland, che nella classifica figura al primo posto, in posa per la rituale foto di gruppo. quello di essere di ausilio alle aziende in Europa e nel mondo di tutti i settori per conseguire miglioramenti nei luoghi di lavoro, creando e misurando la sintonia tra i manager e i dipendenti. Sviluppare un eccellente clima nei luoghi di lavoro è oggi un tema attuale e fortemente sentito dalle principali aziende. Il luogo di lavoro rappresenta l’ambiente dove le persone concentrano la maggior parte del loro tempo durante la giornata. Facile comprendere come lavorare in un cattivo ambiente di lavoro possa comportare nel lungo periodo alcune problematiche come stress, deterioramento della salute mentale e fisica con conseguenze che influiscono in modo negativo sulla produttività del singolo dipendente. Al contrario, un’azienda, che può contare su un ambiente di lavoro sano, dove i dipendenti hanno confidenza e fiducia nel management può verificare come ciò contribuisca a migliorarne la produttività. Un concetto questo che ben si coniuga con l’obiettivo primario dell’azienda di fare business ed incrementare i propri profitti. Great Place to Work® Institute Switzerland, operativa Zurigo dal 2008, è affiliata ad un istituto di ricerca e consulenza manageriale internazionale attivo sin dalla fine degli ’80, e oggi presente in 40 Paesi, per ognuno dei quali rende nota ogni anno una graduatoria dei migliori ‘Place to work’. INFORMAZIONI DETTAGLIATE Antonino Borgese Managing Partner aborgese@ greatplacetowork.ch +41 (0)43 8176567 BENCHMARK di Nico Tanzi Il libraio e i bazooka, ovvero: l’inarrestabile ascesa dell’e-book (con tutto ciò che ne segue) Provate a pensare alla libreria dietro l’angolo. Sì, quel luogo piccolo e tranquillo, in vetrina pochi titoli ma scelti con cura, il libraio simpatico che sa sempre cosa consigliarvi e ha già letto l’ultimo romanzo del vostro autore preferito. Ecco: adesso voltatevi verso il palazzo di fronte. Li vedete, quei tipi affacciati alla finestra, con i loro bazooka puntati proprio contro la libreria, pronti a far fuoco? Lo so, voi non li vedete. Ma lui, il libraio, è un po’ che li osserva. E sa bene chi sono. Sa che quando premeranno il grilletto per lui non ci sarà molto da fare, e della sua libreria coltivata amorevolmente negli anni non resterà che un mucchio di macerie. A qualcuno dei suoi colleghi è già successo, e prima o poi toccherà a lui. È solo questione di tempo. Alcuni di quei tipacci sono lì già da un po’. Il primo sembrava il più pericoloso, ma c’è chi dice che alla fine non abbia fatto poi troppi danni. Il suo nome è televisione: per molti la causa principale della scarsa propensione della gente per la lettura, per i libri. Altri sono slanciati e hanno l’aria elegante, la loro faccia sembrerebbe ispirare fiducia; ma in realtà sono molto, molto più pericolosi del primo. Si chiamano catene commerciali, hanno l’hobby di divorare i concorrenti più piccoli e meno solidi: le piccole librerie di quartiere sono state le loro prime vittime. Ma il più potente di tutti è appena arrivato. Ha gli occhi di ghiaccio e uno sguardo impenetrabile. Ha aperto la sua valigetta e sta montando la sua arma. Lentamente, con molta cura. Nessuno sa cosa succederà davvero quando premerà il grilletto. Di certo, quando ciò avverrà, niente sarà più come prima. È l’e-book: il libro elettronico. Ci ha messo un po’ per diventare adulto: anni di tentativi, sempre con il dubbio di fondo: ma la gente avrà davvero voglia di leggere sullo schermo di un pc, che affatica la vista così in fretta? Sullo schermo dei telefonini, poi? Ma va, non scherziamo. Finché a un signore di nome Jeff Bezos non è venuto in mente di fare sul serio. La sua ditta, Amazon, era diventata in pochi anni leader del commercio di libri (e non solo) su internet. Amazon è uno schiacciasassi. La sua politica è: guadagnare poco, ma vendere il più possibile, fino a diventare i più grandi. Nella libreria dell’angolo l’ultimo thriller di Stephen King costa 25 dollari? Su Amazon lo trovi per 16. Che vanno a coprire, oltre ai diritti d’autore, i costi di produzione, di trasporto, di deposito: insomma, tutto ciò che il commercio di oggetti “fisici” come i libri comporta. Tutte spese che improvvisamente non ci sarebbero più se i libri non fossero più oggetti fisici, ma “virtuali”. E-books, appunto. Come rendere interessanti per il pubblico libri virtuali? Offrendo a prezzi ragionevoli un lettore (e-book reader) che renda la lettura un’esperienza più simile a quella del libro “tradizionale” che a una seduta di lavoro davanti al pc. Così, nel 2007, Amazon presentò il “suo” e-book reader: Kindle. Una tavoletta dotata di un “inchiostro elettronico” che non ha bisogno di lampadine accese (i pixel degli schermi pc) per essere letto, quindi non stanca gli occhi, e con cui in pochi secondi e un paio di clic è possibile comprare e scaricare un libro fra le decine di migliaia che Amazon rende disponibili. È più che comprensibile, il terrore del nostro amico libraio all’idea dell’arma che quel tipo, l’ultimo arrivato, sta puntando contro di lui. Cosa ci vai a fare in libreria, se per comprare un libro ti basta fare clic su una tavoletta? Con il vantaggio poi – se per caso sei fra quelli che con i libri ci lavorano – di poter sottolineare, selezionare, prendere appunti con grande facilità, senza pasticci sui margini e senza problemi di spazio per le annotazioni. È vero: tutti i suoi amici, e sono tanti, passano in libreria, ogni giorno, a rassicurarlo: dai, non preoccuparti, vedrai che è tutto un bluff. Non sparerà davvero. Chi vuoi che rinunci al piacere di maneggiare un volume, di accarezzarne la carta, di sfogliarne le pagine, di gustare il profumo dell’inchiostro sui fogli… E poi, quanti saranno mai quelli che accetteranno di spendere dei soldi per non avere niente di materiale, di fisico, in cambio? Il libro è un oggetto. Per un sacco di gente un oggetto di culto, un oggetto del desiderio. Un desiderio tutto sommato a buon mercato, anche se c’è chi si lamenta dei prezzi troppo alti (ma questa, va detto, è una caratteristica del mercato italiano, dove i prezzi sono di un bel po’ superiori a quelli medi nel resto del mondo: un romanzo in Italia costa l’11,9% più che in Francia, il 18,8% più che in Germania, il 17,1% più che in Inghilterra e quasi il doppio rispetto al suo prezzo negli USA. D’altronde, se una famiglia italiana acquista in media non più di tre libri l’anno, un motivo ci sarà pure). Tutti lì a consolarlo, i suoi amici. Passerà anche questa, gli dicono, con una pacca sulla spalla. Ma il libraio non è così convinto. E ne ha tutti i motivi. (continua nel prossimo numero). la Rivista n. 6 - Giugno 2010 35 BUROCRATICHE di Luigi Cortese Sanzionare l’immigrazione clandestina Circolare senza copertura assicurativa Stretta sui controlli territoriali contro l’immigrazione clandestina. Lo straniero che non esibisce il documento al posto di blocco incorre nella sanzione penale sancita dalla Bossi-Fini anche se, essendo irregolare, non è in possesso di validi documenti. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 34068, ha annullato con rinvio l’assoluzione di un senegalese che non aveva mostrato i documenti a un blocco giustificandosi che non ne aveva di validi. Ma a parere della seconda sezione penale della Cassazione questo non è un buon motivo per evitare la sanzione prevista dalla Bossi-Fini. Di diverso avviso era stato il Tribunale di Venezia secondo cui «la contravvenzione prevista dall‘art. 6 del dlgs 286 del 1998 intende sanzionare la mancata esibizione dei documenti di identificazione personale da parte di chi soggiorna regolarmente nel territorio dello Stato, per favorire i controlli degli immigrati regolari, mentre sarebbe stato incongruo e contraddittorio sanzionare penalmente la mancata esibizione di un documento d‘identità da parte di immigrati clandestini essendo interesse precipuo dello Stato provvedere alla loro immediata espulsione». Con questa decisione la Procura di Venezia ha fatto ricorso in Cassazione e lo ha vinto nel merito, anche se l’immigrato non sconterà la pena perché salvato dalla prescrizione. Le strisce blu non perdonano neppure i disabili. Infatti, devono pagare il ticket se vi parcheggiano perché non hanno trovato posto negli spazi loro riservati. A far tramontare la comodità per gli invalidi di avere almeno i parcheggi gratuiti è stata la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 21271, ha respinto il ricorso di un uomo che, nonostante avesse esposto un valido contrassegno, era stato multato per non aver pagato il ticket. Non c’è una norma che prevede l’esenzione, hanno spiegato i giudici della seconda sezione civile, e quindi anche i disabili devono pagare per sostare all’interno dei parcheggi a pagamento. E le circolari amministrative che invece prevedono il beneficio, secondo i giudici, passano in secondo. «In particolare», hanno motivato, «gli articoli 188 e 11 del codice della strada prevedono per i titolari del contrassegno l‘esonero, rispettivamente, dai limiti di tempo nelle aree di parcheggio a tempo determinato e dai divieti e limitazioni della sosta disposti dall‘autorità competente». Ma l’obbligo di pagare il ticket, hanno aggiunto, è una cosa diversa. «Né ha fondamento 36 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 invocare a sostengo di una diversa interpretazione l‘esigenza di favorire la mobilità delle persone disabili. Dalla gratuità della sosta deriva infatti un vantaggio meramente economico, non un vantaggio in termini di mobilità, la quale è favorita dalla concreta disponibilità (piuttosto che dalla gratuità) del posto dove sostare». Quindi, anche in caso di indisponibilità dei posti riservati «non vi è ragione di consentire, in mancanza di una previsione normativa, la sosta gratuita della persona disabile che non abbia trovato posto negli stalli a pagamento». Alticci al volante L’automobilista che alza troppo il gomito non può pretendere l’annullamento della misura punitiva se la Polizia Stradale omette di compilare il verbale stradale. Trattandosi di fattispecie penale, infatti, non è necessario contestare l’infrazione utilizzando i normali modelli previsti per l’accertamento delle multe. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, sez. II civ., con la sentenza n. 19880. Un utente stradale è stato pizzicato dalla Polizia Stradale con troppo alcol nel sangue rispetto al limite previsto dalla legge. Contro la conseguente sanzione penale prevista dall’art. 186 del codice della strada l’interessato ha proposto ricorso al magistrato onorario che ha annullato l’accertamento per mancata compilazione del classico bollettino delle multe da parte della Polizia. La Cassazione ha però bacchettato il Giudice di Pace confermando l’operato della Polizia. In materia di infrazioni stradali comportanti l’applicazione di misure punitive penali non vi è infatti alcun obbligo di redazione dei tradizionali modelli di verbale. Per questo vale l’accertamento effettuato con l’etilometro dagli organi di vigilanza. Se si incappa in un controllo stradale dopo aver bevuto troppo o sotto l’effetto di droghe si rischia la confisca definitiva del veicolo. E questa misura estrema scatterà anche se il mezzo è intestato ad una persona giuridica ma l’autista alterato è il legale rappresentante dell’impresa. Lo ha evidenziato il Tribunale di Vicenza con l’ordinanza di convalida del sequestro preventivo di un veicolo depositato l’11 agosto 2009. Il codice stradale prevede la confisca del veicolo di proprietà del conducente che guida troppo alterato dall’alcol, dopo aver assunto droga o che rifiuta l’accertamento strumentale. Nel caso esaminato dal Gip la Polizia Stradale ha indagato il conducente di un’autovettura che è stato trovato alla guida con un tasso alcolico superiore a 1,5 g/l, procedendo anche al sequestro preventivo del mezzo, intestato ad una società avente personalità giuridica. Il Tribunale vicentino ha avallato questa scelta convalidando il sequestro stante la particolare qualifica rivestita dall’autista, legale rappresentante della società proprietaria del veicolo. Pur essendo l’auto intestata a persona giuridica, specifica infatti l’ordinanza, «la qualifica di legale rappresentante della stessa, ricoperta dall’indagato, fa si che vi sia sostanziale coincidenza tra utilizzatore e titolare, nel senso che è il legale rappresentante che stabilisce chi possa usare l’auto cosicché la designazione di se medesimo quale conducente rende l’ente, rappresentato, non estraneo al reato». Questa previsione non è però allineata con le più recenti indicazioni operative. Secondo la giurisprudenza, specifica per esempio la Procura di Milano con una circolare diramata a primavera dalla Polizia locale meneghina con la nota numero 6/2009, «il veicolo è confiscabile se è di proprietà del conducente ebbro/drogato/rifiutatesi, ovvero in comproprietà con altri. Resta escluso il solo caso in cui esso sia di proprietà esclusiva di terzi, siano esse persone fisiche o giuridiche». In pratica secondo le indicazioni della Procura milanese sono sempre sequestrabili i veicoli di proprietà anche parziale del trasgressore mentre restano esclusi da questa misura i mezzi intestati a persone giuridiche. E in effetti la diversa interpretazione vicentina sembra forzare il dato letterale che dispone il sequestro finalizzato alla confisca «salvo che il veicolo appartenga a persona estranea al reato». La Prefettura non può tardare troppo a confermare la multa elevata dalla Polizia al trasgressore negligente che circola senza copertura assicurativa perché altrimenti tutta la procedura sanzionatoria è annullata. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, sez. II civ., con la sentenza n. 21254 del 5 ottobre 2009. Un autista ha circolato senza la prescritta copertura assicurativa e per questo la Polizia Stradale, a seguito di un riscontro formale, gli ha notificato una multa molto salata, mai pagata dal trasgressore, senza sequestro del veicolo. Contro la conseguente ordinanza ingiunzione elevata dalla Prefettura l’interessato ha proposto ricorso al Giudice di Pace che ha annullato l’intero procedimento sanzionatorio stante la tardività della determinazione prefettizia intervenuta oltre un anno dopo al rapporto della Polizia. La Cassazione ha confermato questa decisione. L’istruttoria della pratica sanzionatoria ha valicato ogni limite procedurale. Il codice stradale ammette un termine di 120 giorni per l’esito del procedimento, unitamente ai 60 giorni disponibili per l’invio degli atti da parte del Comando alla Prefettura. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 37 ANGOLO FISCALE di Tiziana Marenco L’impatto fiscale della pianificazione del Consiglio federale in materia di “Too big to fail” Durante la sessione estiva il Parlamento svizzero sarà chiamato ad esprimersi sulla ratificazione dell’accordo tra la Svizzera e gli Stati Uniti in materia di trasmissione di dati riguardanti 4450 clienti americani dell’UBS (“Accordo UBS”). All’inizio di quest’anno il Tribunale federale amministrativo aveva infatti bloccato la trasmissione dei dati poiché l’Accordo UBS, che, contrariamente alla Convenzione sulla doppia imposizione in vigore al momento dei fatti, prevede la trasmissione non solo in caso di frode fiscale ma anche in quelli di evasione fiscale continuata o aggravata, in mancanza di ratificazione dell’organo legislativo supremo non costituiva una base legale sufficiente a giustificare il treaty overriding Il contesto politico Il momento politico per chiedere la ratificazione dell’Accordo UBS alle Camere federali non poteva essere meno favorevole, vista la bufera causata dalle assemblee generali di UBS e CS in concomitanza con le risoluzioni riguardanti il discarico degli amministratori per gli anni che hanno immediatamente preceduto la crisi finanziaria e le rimunerazioni del management. I partiti politici, soprattutto la sinistra, ne hanno prontamente approfittato per far dipendere la ratificazione dell’Accordo UBS dal decreto di un programma vincolante volto a limitare i rischi economici connessi agli istituti finanziari di rilevanza sistemica per l’economia svizzera. Come tali vengono definiti gli istituti finanziari la cui insolvenza creerebbe un notevole danno al sistema finanziario e all’economia svizzera, per esempio perché gli altri operatori sul mercato non sarebbe in grado di offrire tempestivamente le medesime prestazioni colmando così la lacuna, ragion per cui 38 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 lo Stato si vede di fatto costretto a garantirne l’esistenza (“Too big to fail”), proprio come era stato il caso per UBS. Accade così che tra le rivendicazioni presentate al Consiglio federale per la ratificazione dell’Accordo UBS vi siano anche misure di carattere fiscale. Raramente negli ultimi anni è stata partorita in Svizzera normativa tributaria più singolare per genesi, giustificazione e collocazione sistematica. Il messaggio del Consiglio federale Con il Messaggio di decreto pubblicato il 12 maggio u.s. il Consiglio federale intende definire in modo vincolante le misure atte a limitare i rischi economici dovuti alle grandi imprese. Il decreto prevede in primo luogo che con modifica della Legge svizzera sulle banche siano introdotte per banche di rilevanza sistemica misure più severe in materia di fondi propri, liquidità, ripartizione dei rischi e organizzazione. Per queste misure lo scadenziario prevede la deliberazione delle Camere federali nella primavera del 2011 e l’entrata in vigore delle nuove norme il 1° gennaio 2012. Nello stesso decreto il Consiglio federale ha stabilito che nell’autunno 2010 sottoporrà all’Assemblea federale un avamprogetto – sulla limitazione delle rimunerazioni variabili versate da istituti che beneficiano di sussidi statali – e sulla riqualifica (in primo luogo fiscale) da salario in utile distribuito di versamenti effettuati a titolo di “componenti variabili di rimunerazione stabilite in funzione degli utili delle imprese”. Addirittura non più nel decreto, bensì solamente nel testo del Messaggio relativo al decreto, il Consiglio federale si è visto costretto a confermare, come peraltro preannunciato il 28 aprile u.s., che nel corso del maggio 2010 verrà presentato alle commissioni parlamentari un progetto di modifica di imposizione delle opzioni per i collaboratori secondo il quale tali opzioni in futuro non saranno più tassate al momento della loro assegnazione bensì al momento dell’esercizio. Imposizione delle componenti variabili di salario quale utile Attualmente i salari costituiscono per le imprese un elemento di costo fiscalmente deducibile. La riqualificazione delle rimunerazioni variabili stabilite in funzione degli utili aziendali da costi salariali deducibili a distribuzione di utili non deducibili è problematica per diversi motivi. Innanzitutto non va a colpire il management, per il quale la rimunerazione resta imponibile secondo regole pressoché identiche indipendentemente dalla sua riqualificazione a livello aziendale. Secondariamente, se applicata unicamente agli istituti di rilevanza sistemica, la misura si rivela discriminatoria. Inoltre non si vede come un’imposizione degli utili, che, per persone morali, varia tra il 10% e il 24%, possa costringere le aziende a rivedere le rimunerazioni del management. Semmai causerà piuttosto un trasferimento di sede in cantoni a tassazione più favorevole allo scopo di compensare l’effetto negativo dell’imposizione dei costi riqualificati in utile. Senza dimenticare infine che per qualche anno ancora i risultati negativi degli anni della crisi permetteranno alle aziende di neutralizzare fiscalmente gli utili imponibili compensandoli con le perdite. Vi è inoltre da sperare che il nostro massimo organo legislativo non dimentichi di regolare in modo identico le conseguenze sociali della riqualificazione, esonerando quindi l’utile, prima salario, dai contributi sociali, salvo che così facendo le aziende compenseranno l’ulteriore imposta sull’utile con un risparmio di almeno il 5.05% sui contributi sociali. Una riflessione più approfondita meriterebbe anche la questione delle competenze societarie: mentre una distribuzione di utili rientra nelle competenze dell’assemblea generale di una società di capitali, la competenza in materia di salari spetta alla direzione. Una riqualificazione potrebbe perciò dare luogo a un conflitto di competenze. Ci sembra quindi legittimo concludere che se questa normativa riuscirà a superare gli ostacoli parlamentari, sarà solamente grazie alla costellazione politica dell’Accordo UBS. Imposizione delle opzioni per collaboratori L’imposizione delle opzioni per collaboratori non è attualmente regolata da una legge, ma solo dalle circolari dell’Amministrazione Federale delle Contribuzioni (AFC) e da quelle degli Uffici tassazione cantonali che possono ulteriormente precisare ma non contraddire le regole stabilite dall’autorità federale. In linea di principio è possibile calcolare matematicamente il valore parametrico di un’opzione, a meno che questa non sia provvista di un periodo di blocco e/o di condizioni individuali specifiche che impediscono la determinazione di un valore statisticamente adeguato. Sinora i piani di opzioni potevano quindi essere formulati in modo da permettere un’imposizione al momento dell’assegnazione (grant) piuttosto che in quello dell’esercizio (exercice) dell’opzione, fermo restando che opzioni con clausule di vesting solitamente non sono imponibili prima dello scadere del periodo di vesting e periodi di blocco superiori a 10 anni impediscono secondo le direttive emanate dall’AFC la determinazione del valore al momento del grant, dando luogo così ad un’imposizione al momento dell’exercice. L’imposizione al momento del grant è particolarmente favorevole se il valore dell’impresa o il corso di borsa dell’azione che sta alla base dell’opzione aumentano sensibilmente tra il grant e l’exercice. Ipoteticamente il sistema di imposizione al momento del grant potrebbe quindi incitare il management a contabilizzare approvvigionamenti eccessivi al momento dell’emanazione di un nuovo piano di opzioni di collaboratori, abbassando così il valore dell’opzione al momento del grant, per poi in seguito massimizzare l’aumento di valore sino all’exercice. Di per sé, tuttavia, l’imposizione al momento del grant o all’exercice sono di connotazione fiscale equivalente, quindi entrambe sostenibili. Qualora nel piano di opzioni vengano inserite componenti variabili che tengono conto sia del bonus che del malus, come richiesto dall’opinione pubblica ma non coerentemente imposto dalla FINMA, la tassazione potrebbe avvenire già secondo le regole attuali al momento dell’exercice, poiché solo in questo momento il collaboratore acquisisce definitivamente il diritto alla rimunerazione. Sulla base delle norme attuali e del mercato fino a quest’anno in crescita, tuttavia, nessuna impresa, né tantomeno il management, nutriva interesse particolare a richiedere una tale imposizione. Con l’introduzione generale di un metodo di imposizione al momento dell’exercice il Consiglio federale ritiene forse di poter tranciare definitivamente la questione introducendo un principio che meglio si sposa con gli obiettivi di ridurre momenti speculativi e falsi incentivi. Anche se l’opportunità della misura legislativa non è del tutto chiara, il cambiamento sistematico non viola a prima vista alcun principio costituzionale ed è quindi sostenibile. [email protected] la Rivista n. 6 - Giugno 2010 39 ANGOLO LEGALE di Massimo Calderan Il contratto di garanzia in Svizzera (1a parte) Il contratto di garanzia ha una grande importanza per il commercio internazionale ed è diffuso in ambito svizzero, dove nella prassi svolge un ruolo importante. Il contratto di garanzia non esiste come figura tipicamente disciplinata nel diritto. Esso è accostato alla fideiussione, contratto espressamente disciplinato nel Codice delle Obbligazioni e sulla base del quale un soggetto assume un impegno personale di grande rilevanza. Egli presta garanzia personale per il soddisfacimento di un debito nei confronti di un creditore (denominato creditore principale) in favore del debitore. Il tipico caso è dato dal padre che garantisce personalmente, con il proprio patrimonio per intero, per il figlio che richiede credito presso un istituto bancario per l’acquisto di una casa. Il fideiussore e il debitore sono responsabili insieme, in via solidale, dell’adempimento dell’impegno preso. L’istituto bancario potrà rivolgersi a entrambi o direttamente al fideiussore, il padre, per ottenere il soddisfacimento del proprio credito. La fideiussione si basa su un principio di accessorietà, ovvero l’obbligazione, l’impegno del fideiussore, esiste fintantoché esiste l’obbligazione del debitore per il cui adempimento si garantisce. Ha il medesimo contenuto, non può eccedere ciò che è dovuto dal debitore. Il contratto di garanzia è soltanto simile in quanto allo scopo, ma è completamente distinto nel contenuto. Esso non è ordinato secondo il principio di accessorietà e questo ha delle implicazioni di grandissimo rilievo dal punto di vista della regolamentazione che viene data al caso. Di fatto il contratto di garanzia ha prevalentemente, ma non necessariamente, un legame funzionale con un altro contratto. Ma, e qui sta la differenza essenziale con la fideiussione, esso è pienamente autonomo rispetto al contratto principale, le prestazioni di debitore e garante sono disomogenee, non è riscontrabile quel legame che sussiste nella fideiussione. Essendo i destini dei due contratti completamente indipendenti l’uno dall’altro il garante non ha nessun potere di sollevare eccezioni relative alla validità del contratto principale al fine di difendere la propria posizione, qualora gli sia richiesto di fare quanto aveva garantito su basi invalide ed oggettivamente ingiuste. Tenendo presente questa fondamentale differenza è bene affrontare la figura nello specifico, essa viene giuridicamente inquadrata nella promessa di prestazione di terzo. Il contratto di garanzia può essere denominato come “garanzia simile alla fideiussione” quasi a sottolinearne la pericolosa somiglianza cui bisogna prestare attenzione, nel caso in cui vi sia il riferimento all’impegno del soggetto per cui si garantisce. Il garante si obbliga a soddisfare il beneficiario della garanzia –promettendo una precisa prestazione di un terzo- indipendentemente dalla validità e dalle modifiche in seguito apportate al contratto da cui sorge l’obbligazione che si garantisce. Si parla di un’obbligazione di garanzia autonoma ed astratta. Se richiesta nei modi previsti dal contratto il garante deve limitarsi ad eseguire. I contratti di garanzia vanno distinti dalle cosiddette lettere di patronage che hanno una valenza particolare in ambito societario e nell’ambito di gruppi di società e joint venture. Le lettere di patronage hanno lo scopo di costituire un titolo giuridico per i creditori di società che fanno parte di un gruppo a rivalersi sulla società capogruppo. Esse costituiscono una garanzia dal punto di vista giuridico ed una garanzia di efficienza e stabilità che di fatto può aiutare “le piccole” del gruppo ad ottenere la fiducia delle controparti ed insieme favorire il business del gruppo. Alcuni casi emblematici del contratto di garanzia: viene data garanzia per la prestazione di una somma di denaro specifica in relazione ad un contratto d’appalto, precisamente per garantire l’esatto adempimento dell’appaltatore (ad esempio nell’edilizia, in particolare quando si tratta di opere di una certa importanza), oppure è l’ipotesi di una ditta che distribuisce una determinata tipologia di beni e si impegna a che una terza ditta metta a disposizione un macchinario specifico all’impresa beneficiaria con cui essa ha interesse a concludere affari duraturi (ad esempio nell’importazione e esportazione di macchinari o materie prime). La ditta garante in quest’ultimo caso ha l’interesse a farlo perché in tal modo potrà intrecciare relazioni commerciali con l’impresa beneficiaria. Una ragione economica di questo tipo sta frequentemente alla base della maggior parte di questi contratti di garanzia. Un fenomeno di grandi proporzioni in Svizzera è quello legato ai contratti di garanzia conclusi da una banca. Nel prossimo articolo analizzeremo più nello specifico gli aspetti legati al contratto di garanzia concluso da una banca ed il fenomeno delle letters of credit insieme alla casistica giurisprudenziale. [email protected] la Rivista n. 6 - Giugno 2010 41 CONVENZIONI INTERNAZIONALI di Paolo Comuzzi Tax information exchange agreements: una panoramica È facile notare, solo che si guardi all’elenco posto sotto e preso da un sito fiscale canadese come il tema della negoziazione “ … for a tax information exchange agreement …” abbia una importanza fondamentale nell’attuale situazione fiscale ed economica di molti paesi. Noi in questa sede ci siamo battuti per anni (diciamo in numerosi interventi e contributi) sostenendo che forse prima ancora di altre clausole il tema dello scambio delle informazioni aveva un’importanza fondamentale e secondo chi scrive queste notizie provenienti da uno dei paesi maggiormente industrializzati dimostra pienamente questa tesi Una situazione interessante Il Canada indica di avere nella condizione di “ Tax Information Agreements under negotiation …” almeno i seguenti: 1) Anguilla: Negotiations for a tax information exchange agreement with Anguilla commenced on August 24, 2009; 2) Aruba: Negotiations for a tax information exchange agreement with Aruba commenced on May 25, 2009; 3) Bahamas: Negotiations for a tax information exchange agreement with the Bahamas commenced on May 18, 2009; 4) Bahrain: Negotiations for a tax information exchange agreement with Bahrain commenced on June 29, 2009; 5) Bermuda: Negotiations for a tax information exchange agreement with Bermuda commenced on April 30, 2009; 6) British Virgin Islands: Negotiations for a tax information exchange agreement with the British Virgin Islands commenced on December 6, 2005; 7) Cayman Islands: Negotiations for a tax information exchange agreement with the Cayman Islands commenced on June 9, 2009; 8)Dominica: Negotiations for a tax information exchange agreement with the Commonwealth of Dominica commenced 42 42 Rivista Rivista la la n. 6 - Giugno 2010 n. 6 - Giugno 2010 on March 11, 2010; 9) Gibraltar: Negotiations for a tax information exchange agreement with Gibraltar commenced on May 14, 2009; 10) Guernsey: Negotiations for a tax information exchange agreement with Guernsey commenced on May 4, 2009; 11)Isle of Man: Negotiations for a tax information exchange agreement with the Isle of Man commenced on October 12, 2005; 12) Jersey: Negotiations for a tax information exchange agreement with Jersey commenced on October 17, 2005; 13) Saint Kitts and Nevis: Negotiations for a tax information exchange agreement with Saint Kitts and Nevis commenced on March 30, 2009; 14) Saint Lucia: Negotiations for a tax information exchange agreement with Saint Lucia commenced on April 2, 2009; 15) Saint Vincent and the Grenadines: Negotiations for a tax information exchange agreement with Saint Vincent and the Grenadines commenced on February 18, 2010; 16) San Marino: Negotiations for a tax information exchange agreement with San Marino commenced on September 30, 2009; 17) Turks and Caicos Islands: Negotiations for a tax information exchange agreement with the Turks and Caicos Islands commenced on June 25, 2009. Va posto in evidenza come nel 2009 e nel 2010 sia aumentato il numero delle negoziazioni. A questo si aggiunge un accordo firmato con le Antille Olandesi e sul quale la Amministrazione Canadese afferma che “ … A tax information exchange agreement between the Government of Canada and the Government of the Kingdom of the Netherlands in respect of the Netherlands Antilles was signed on August 29, 2009. The Agreement shall enter into force on the first day of the third month after each country has notified the other that the internal procedures required by that country for the entry into force of the Agreement have been complied with. Consistent with Canada’s international efforts to promote transparency and effective exchange of tax information, the Agreement contains the Organisation for Economic Cooperation and Development internationally agreed standard on exchange of tax information. This Agreement will enable Canadian tax authorities to obtain information relevant to Canadian tax matters that is within the possession of, or can be obtained by, the Netherlands Antilles authorities, in order to better enforce and administer Canadian taxation laws and to prevent fiscal evasion …”. Siamo in presenza di un accordo (comunque non ancora vigente) che si allinea agli standard OCSE su questa materia. Nello specifico l’accordo fissa un principio interessante ovvero afferma che “ … The competent authorities of the Contracting Parties shall provide assistance through exchange of information that is foreseeably relevant to the administration and enforcement of the domestic laws in the Contracting Parties concerning taxes covered by this Agreement. Such information shall include information that is foreseeably relevant to the determination, assessment and collection of such taxes, the recovery and enforcement of tax claims, or the investigation or prosecution of tax matters. Information shall be exchanged in accordance with the provisions of the Agreement and shall be treated as confidential in the manner provided in Article 8 …”. Abbiamo un paradiso fiscale che accetto uno scambio di informazioni che è ragionevole prevedere siano rilevanti (non è certo che siano tali ma si può ipotizzare che lo siano). Certamente l’accordo mette delle limitazioni nell’utilizzo di queste informazioni ed infatti si legge nello stesso che “ … Any information received by a Contracting Party under this Agreement shall be treated as confidential and may be disclosed only to persons or authorities (including courts and administrative bodies) in the jurisdiction of the Contracting Party concerned with the assessment or collection of, the enforcement or prosecution in respect of, or the determination of appeals in relation to, taxes in that jurisdiction …”. Di fatto la garanzia che si cerca di dare alla persona indagata è che le suddette informazioni non siano atte a dare fondamento ad un procedimento penale nei suoi confronti (giusto o sbagliato che sia questo modo di fare dobbiamo sempre vedere il bicchiere mezzo pieno e quindi fare plauso al fatto che in ogni caso un accordo esista). Sono questi gli accordi che devono essere materializzati (unitamente alla spinta verso un aumento dello scambio spontaneo delle informazioni) in quanto è solo vincendo la opacità che gli Stati possono difendersi da coloro che agiscono nel cono di ombra, diciamo che la difesa da coloro che “ … come piccole volpi entrano di soppiatto negli orti del signore …” richiede una attenzione verso i luoghi gli stessi partono per dare fuoco alle polveri che li portano poi ad infiammare determinate economie. In aggiunta si deve considerare sempre che “ …The Contracting Parties shall enact any legislation necessary to comply with, and give effect to, the terms of the Agreement …” e questo è un principio molto importante ben potendo la normativa interna frustrare l’accordo e la sua efficienza e quindi si deve procedere con la rimozione di qualsiasi ostacolo sia esso legislativo e / o burocratico. Questa rimozione è necessaria in quanto esiste un’esigenza superiore connessa al fatto che l’ordine economico non può essere messo a rischio da chi opera nascosto al riparo di stati che accettano una qualsiasi forma di opacità informative ed in questo modo possono consentire di falsare una concorrenza (e questo a maggior ragione quanto tra qualcuno dei suddetti Stati e altri non esiste neppure una linea di confine che possa consentire un controllo fisico delle entrate e delle uscite). Conclusione Fa piacere notare che anche uno Stato importante come il Canada ha scelto la strada di forzare nella stipula di questi accordi e fa molto pensare la accettazione da parte di stati che sono notoriamente chiusi ad ogni accordo di quella che è una negoziazione su tematiche molto importanti per gli Stati industrializzati. Possiamo dire che la paura dell’isolamento e della non accettazione nella normale comunità degli Stati forse consente di raggiungere obiettivi che fino a qualche anno addietro non si potevano certo prevedere. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 43 Cio’ che pratichiamo dal 1958 ha oggi un nome: Fair-Relationship-Banking. Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro dell’attenzione»: cosa signica concretamente questa frase? E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione», fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna? Da più di 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza molto rilevante. Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere diverso il Private Banking. Per ulteriori informazioni > www.finter.ch Fair-Relationship-Banking Sede centrale: Finter Bank Zürich S.A. Claridenstrasse 35 CH-8002 Zurigo Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein di Ingeborg Wedel Donne in carriera: Barbara De Rossi Non scendo a compromessi B arbara è nata il 9 agosto 1961. Era una bellissima bambina e – a soli 15 anni, mentre frequentava il liceo scientifico – è stata notata dal regista Lattuada che l’ha subito scritturata. Così è iniziata la sua carriera artistica a fianco di Marcello Mastroianni con il film del 1976 Così come sei, seguito nel 1977 da Cicale, entrambe per la regia di Lattuada. Da allora è stata protagonista, nei 18 film girati con i migliori registi italiani, ma anche sulla scena teatrale. La Televisione ha assorbito molti dei suoi lavori di prestigio che l’hanno vista impegnata nei ruoli più disparati in 38 fiction, dirette da diversi registi di chiara fama, sia per la televisione pubblica che privata. Per la RAI ha partecipato anche ad alcuni spettacoli di intrattenimento. Recente e particolarmente apprezzata la sua partecipazione a Ballando fra le stelle. Una carriera coronata da riconoscimenti: fra Telegatti, Maschera d’argento, Grolla d’oro e altri, sono complessivamente 33. Nonostante i suoi pressanti impegni, da diversi anni è impegnata nel sociale come Presidente dell’Associazione Diritti civili che, appunto, difende i diritti civili di donne e bambini. Abbiamo avuto modo di intervistarla, si è concessa alle nostre domande rispondendo con arguzia e cortesia. Alla nostra rituale richiesta di conoscere il suo parere su cosa significhi essere donna piuttosto che uomo in carriera, ci ha risposto ricordando il suo inizio irto di difficoltà. Era ancora una bambina, molto bella, e in quel periodo e forse ancora oggi, essere belle significava essere anche oca, quasi fosse impossibile abbinare la bellezza ad una vivace intelligenza. Le abbiamo chiesto quanto tempo le sia stato necessario per farsi apprezzare come attrice. Barbara ha precisato che non si può indicare un lasso di tempo, ma, nella sua professione, è molto importante, anzi essenziale, trovare un regista che ti proponga un ruolo perfettamente adatto alla tua personalità di donna. Infatti, quando ha iniziato la sua carriera, gli autori scrivevano maggiormente trame e dialoghi per gli uomini. Oggi, per esempio, le piacerebbe interpretare un ruolo intrigante di “cattiva”. Le difficoltà da affrontare nel mondo del lavoro, specialmente per le donne, sono innumerevoli. Bisogna sapersi porre con intelligenza: chi ha capacità, grande volontà e perseveranza le supera, le altre, pur di riuscire, accettano i compromessi che vengono a loro offerti. Barbara asserisce altresì che nei suoi confronti non ha mai sentito nessuna forma di diffidenza. Ciò non toglie che gli ostacoli nella sua carriera siano stati tantissimi, anche perché – come tiene a ribadire – lei non è mai scesa a compromessi, e di certo non ha mai dato qualcosa in cambio di una parte. I vantaggi offerti dall’attività di attrice sono certamente le gratificazioni personali, i viaggi, la conoscenza e l’approfondimento di tante problematiche legate alle sue interpretazioni. Gli svantaggi sono purtroppo una vita privata molto ridotta e una certa diffidenza verso chi si avvicina alla sua famiglia come amico. Quindi Barbara ha ritenuto nel tempo di fare un’attenta selezione per essere sicura di contornarsi di poche, ma sincere persone, e dare loro l’amicizia che meritano. I privilegi per la donna in carriera sono l’agiatezza e quindi la possibilità di potersi permettere qualche cosa in più per sé e la propria famiglia. Barbara ci conferma che le intuizioni femminili, per l’innata sensibilità della donna, sono certamente superiori a quelle maschili. L’arte della seduzione, secondo la nostra donna in carriera, anche allo stato inconscio, deve essere usata al momento giusto e con molta cautela. “La mia più grande soddisfazione nell’ambito del lavoro“ ci ha confidato ”è incrociare lo sguardo del regista e leggervi anche la sua di soddisfazione, felice di essermi affidata a lui in piena fiducia. “Le rinunce” – prosegue Barbara – “per sfondare nel mondo maschile e affermarsi nella propria professione sono notevoli. Amo il mio lavoro, ma qualche volta è duro godere della vita privata, del piacere di stare in famiglia”. “Ho ormai pochissimi hobby: amo tanto la natura, fare passeggiate a cavallo e pratico ginnastica per potenziare la muscolatura con un personal trainer e, dopo la positiva esperienza di Ballando fra le stelle, continuo a ballare. Quando è possibile coinvolgo anche mia figlia (di 14 anni - ndr). Insieme, visitiamo mostre d’arte e ascoltiamo buona musica”. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 45 Lucasdesign.ch BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 FIDUCIA E PASSIONE. È BSI. BSI AG Schützengasse 31 CH-8021 Zürich tel. + 41 058 809 81 11 fax + 41 058 809 83 68 www.bsibank.com BSI si prende cura di voi e del vostro patrimonio ogni giorno. Con la competenza di un esperto e la sensibilità di un amico. A company of the Generali Group L di Vittoria Cesari Lusso 1 L’ Elefante invisibile La rivoluzione della “pillola” compie cinquant’anni! In genere chiamiamo rivoluzioni quelle sostanziali e radicali trasformazioni della società che cambiano profondamente la vita di noi esseri umani. Seguendo questa definizione c’è un fenomeno che merita sicuramente l’aggettivo di rivoluzionario: l’arrivo sul mercato della pillola anticoncezionale! È nel maggio del 1960, ovvero esattamente cinquant’anni fa, che la rivista Time pubblicò un articolo per annunciare al mondo l’arrivo della pillola che “libera il sesso”, grazie alla scoperta del biologo americano Gregory Pincus. Mezzo secolo ci separa dunque da quella “presa della Bastiglia” che avrebbe liberato parte del gentil sesso (ma non solo) da ataviche e affliggenti paure: di rimanere incinta, di perdere l’onore, di avere troppe bocche da sfamare. Gli anniversari delle rivoluzioni vengono non di rado celebrati con feste nazionali che fanno del giorno X un simbolo da onorare. Per ricordare il passato, per riflettere sulle ripercussioni dei mutamenti, per trasmettere alle giovani generazioni lo spessore storico del presente. Ovviamente non è il caso di dedicare alla pillola anticoncezionale solenni commemorazioni annuali. Ma un po’ di attenzione la ricorrenza del cinquantennio direi proprio che la merita. Se non altro per porci alcune domande fondamentali su cosa è cambiato e cosa no. Con la pillola è iniziata l’epoca in cui la sessualità può infine essere efficacemente dissociata dalla procreazione. Il desiderio di controllare le nascite esiste dalla notte dei tempi. Si racconta che nell’antico Egitto le donne che non volevano rimanere gravide introducessero in vagina escrementi di coccodrillo, che essendo acidi avevano (pare…) un effetto spermicida. Per secoli l’umanità si è ingegnata a sabotare in vari modi l’istinto fecondatore degli spermatozoi. Alcuni efficaci, ma scomodi, altri puramente fantasiosi. Con l’apparizione della pillola si è verificato un vero cambiamento epocale: un metodo sicuro e semplice per scegliere liberamente quando praticare la sessualità per il piacere dell’intimità fisica e amorosa tra un uomo e una donna, e quando invece finalizzarla anche alla creazione di una nuova vita. Come viene vissuta tale nuova libertà dal mondo femminile? E da quello maschile? Come influisce sulla qualità delle relazioni affettive? Cosa cambia per gli adolescenti? Le ragazze sono oggi più consapevoli e libere, o solo più precocemente disponibili? Inoltre, come mai, nonostante il fatto incontestabile che l’esplosione demografica nelle aree sottosviluppate rappresenti una drammatica ipoteca sul presente e sul futuro dell’intero pianeta, la pillola è così poco diffusa in quei Paesi? Ecc…Ecc… Se negli Stati Uniti la pillola compie cinquant’anni, in Europa è un po’ più giovane. In Italia ad esempio ne ha 39 se si tiene conto che la Corte costituzionale abrogò soltanto nel 1971 l’ar- ticolo del codice penale di sapore fascista che, considerando la contraccezione una sorta di reato contro la stirpe, recitava “Chiunque pubblicamente incita a pratiche contro la procreazione e fa propaganda a favore di esse è punito con la reclusione”. Ne ha 35 se si prende come riferimento la data di apertura dei consultori. Ma la diffusione nella penisola non è stata né rapida, né generalizzata. Ancora oggi l’Italia è agli ultimi posti in Europa nell’utilizzo della contraccezione orale, con una percentuale del 16% contro il 50% dell’Olanda e della Svizzera, il 40% della Francia e della Svezia. Ovviamente il dato italiano non è omogeneo e va declinato per regioni. La Sardegna e la Valle d’Aosta hanno percentuali vicine a quelle francesi, mentre in Campania e Basilicata si scende al meno del 7%. Come spiegare tali differenze? (Quali elefanti più o meno invisibili?) In primo luogo va ricordato che ancora nel 1990 Papa Wojtyla non solo continuava come il suo predecessore a bocciare il “vergognoso farmaco”, ma tuonava persino contro i cosiddetti metodi naturali. Schiere di ligie e osservanti donne cattoliche continuano così a utilizzare complicati e spesso inefficaci sistemi di calcolo dei giorni fecondi, oppure a sperare nei pronti riflessi di ritirata del partner, oppure ancora a ricorrere alla tattica dell’emicrania. Vi sono poi le donne ultrafemministe che, per principio e per ideologia, si rifiutano di ricorrere a un metodo che fa ricadere la contraccezione unicamente sulle spalle delle donne, deresponsabilizzando gli uomini. (Personalmente fatico molto a capirle. È la donna che da sempre rischia molto di più in caso di gravidanze indesiderate, sicché mi pare un vantaggio non da poco poter avere oggi il controllo sulla propria fecondità! Vantaggio che, tra l’altro, è talvolta usato per rendere padre, a sua insaputa, il partner sessuale del momento). Inoltre, vi è l’ignoranza. Tanta ignoranza e imprevidenza. Da recenti inchieste emerge che ci sono ragazze convinte che basti lavarsi con la Coca-Cola oppure fare pipì subito dopo l’amplesso! Oppure ragazze che rifiutano la pillola per timore di ingrassare, di puzzare, di diventare sterili, ecc… Ciò spiega tra l’altro come in Italia negli ultimi anni sia aumentata la “contraccezione di emergenza”. La rivoluzione della pillola ha regalato nuovi possibili spazi di libertà. Ma in questo “regalo” non è compresa la capacità e la responsabilità di farne buon uso. Questo contributo stimola la vostra voglia di reagire? Allora non esitate a condividere i vostri commenti con l’autrice: [email protected] 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… la Rivista n. 6 - Giugno 2010 47 Scegliete chi sa scegliere. Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Paradiso, Bellinzona, Biasca, Locarno, San Gallo, Basilea, Berna, Zurigo, St. Moritz, Celerina, Poschiavo, Castasegna, Pontresina, Coira, Davos, MC-Monaco Abbiamo scelto la trasparenza, la prudenza, la qualità del servizio. Fate anche voi la scelta giusta: scegliete BPS(SUISSE). Anche in tempi difficili. Call Center 00800 800 767 76 www.bps-suisse.ch Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La Banca che parla con te. Divagazione storica sulle ceneri dell’Eyjafjallajökull L’eruzione del Tambora e l’anno senza estate (1816) di Tindaro Gatani Non è la prima volta e non sarà l’ultima. L’eruzione del vulcano islandese dal nome impronunciabile, ci mette a confronto ancora una volta con l’insondabilità della Natura. Un fenomeno di cui ora tutti parlano, preoccupati soprattutto di sapere se gli spazi aerei chiuderanno oppure no, hanno una miriade di precedenti. In alcune occasioni hanno contribuito ad accelerare l’evoluzione della specie umana «Il milleottocentosedici — scrive William Martin — fu [per la Svizzera] un anno terribile. Nessun mese senza neve; inondazioni dappertutto. Ogni coltivazione fu rovinata; il grano, il fieno, le patate, i legumi, la frutta, il vino. Nel corso dell’inverno, il prezzo del pane aumentò dell’800%. A Glarona, le persone si nutrivano di rifiuti. Nell’Appenzello, metà della popolazione rimase a carico dell’assistenza pubblica. A San Gallo, il numero dei decessi fu il doppio delle nascite» (W. Martin, Storia della Svizzera, Bellinzona 1980, p. 209). La grande carestia del 1816 Mentre al Congresso di Vienna si discuteva ancora sulla sorte dei popoli e sul futuro assetto dell’Europa dopo Napoleone, il governo grigione inviava propri emissari a comprare cereali in Piemonte e persino in Egitto. A causa delle strade pressoché impraticabili, i grani comprati, sostenendo grandi sacrifici finanziari, marcirono durante il trasporto. Per tutto l’anno l’intera Svizzera fu dunque stretta nella morsa delle intemperie e quindi della fame. Una massa di «nuova povertà» si era così aggiunta alla vecchia «povertà ereditaria» tanto che c’era anche chi cercava di ostacolare i «matrimoni di patate», come venivano chiamati le unioni tra bisognosi di assistenza, considerati «alambicchi» in cui si distillava «la povertà» dalla quale sgorgava «un sempre più vasto fiume di povera gente». Per i benpensanti bisognava perciò «fare in modo che per i poveri sposarsi» fosse reso «il più difficile pos- La spettacolare visione notturna dell’eruzione dell’Eyjafjallajökull. sibile» (Georg Kreis, Cento anni della nostra storia. La Svizzera nell’Ottocento, Locarno, p. 57). Diverse testimonianze delle intemperie e della dura carestia che colpì la Svizzera in quel fatidico 1816 ci sono state tramandate anche da alcuni uomini di cultura che si erano recati nel Castello di Coppet, ospiti di Madame di Staël, per discutere, in concomitanza con il Congresso di Vienna, il futuro assetto culturale del Continente e lanciare il manifesto del Romanticismo (vedi La Rivista di aprile). Molti scrittori e poeti furono, infatti, costretti dagli eventi a prolungare il loro soggiorno nella Confederazione in attesa di tempi migliori. La loro forzata permanenza sul suolo elvetico non fu tuttavia infruttuosa, anzi fu foriera di nuove opere che, in certo qual modo, si ispiravano alla gravità del momento e all’orrore che aleggiava intorno a loro. Freddo e neve d’estate Le intemperie non avevano colpito solo la Svizzera. In Austria, in Italia, in Germania, in Francia dappertutto piogge, inondazioni, frane, carestie, poveri che morivano per denutrizione. Non anda- la Rivista n. 6 - Giugno 2010 49 Sul Rigi il primo Albergo alpino. va meglio nell’Europa settentrionale e nell’America del Nord, dove in pieno agosto nevicava e in Pennsylvania si ghiacciarono addirittura diversi fiumi e laghi. Mentre in Ungheria si assisteva alla caduta di «neve sporca» e in Italia di «neve rossa», tutta l’Europa soffriva per la penuria di cibo. Ci furono violente rivolte di popolo per fame in Gran Bretagna e in Francia, dove i magazzini di grano vennero saccheggiati. In Svizzera, il Governo fu addirittura costretto a dichiarare lo stato di calamità e di emergenza nazionale. Quei terribili eventi sono ricordati come «l’ultima grande crisi di sopravvivenza nel mondo occidentale». La cronaca degli USA sintetizza così quei terribili avvenimenti: dopo alcuni giorni con temperature massime che raggiunsero anche i +27°C, all’improvviso, mercoledì 5 giugno un’ondata di freddo intenso accompagnata da nevicate investì tutto il Quebec e la parte nord-orientale degli USA, facendo scendere il termometro nella zona di Boston ad appena +4°C. E così continuò in luglio e in agosto, peggiorando ulteriormente a settembre quando il freddo micidiale fece perdere ogni speranza di salvare in qualche modo almeno parte dei prodotti della terra. L’inverno fu affrontato grazie alle scorte di grano che giacevano nei magazzini, da dove sarebbero dovute essere esportate in Europa. Gli storici considerano fondata l’ipotesi di John D. Post della Northeastern University di Boston che il freddo e le intemperie che colpirono in quell’anno anche l’Asia furono responsabili della prima pandemia di colera, una malattia fino ad allora circoscritta alla sola zona del Gange, che si diffuse rapidamente dal Bengala all’Afganistan, al Nepal, al Mar Caspio, al Mar Baltico al Medio Oriente, marciando poi lentamente verso l’Europa occidentale. ‘Colpa’ dei vulcani Oggi sappiamo che quel disastro era stato causato dalle gigantesche eruzioni concomitanti di diversi vulcani, che avevano fatto accumulare nella parte superiore dell’atmosfera immense masse di polveri che avvolsero la Terra in un manto che filtrava i raggi solari provocando gli effetti di una piccola era glaciale. Nel 1812 c’era stata la violenta eruzione del vulcano Soufrière nell’isola di Saint Vin- 50 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 cent nei Caraibi, nel 1814 quella del Mavon nelle Filippine, ma a dare il colpo di grazia fu l’eruzione del Tambora, nell’isola di Sumbawa (Indonesia), iniziata il 15 aprile 1815 e proseguita poi per mesi. A partire dal 1817 la situazione cominciò lentamente a normalizzarsi. La paura aleggiò tuttavia di nuovo sull’Europa quando nel dicembre 1821 iniziò l’eruzione di un vulcano sotto il ghiacciaio Eyjafjallajökull, in Islanda, lo stesso che tanti danni ha adesso provocato al traffico aereo. La situazione fu seguita con particolare apprensione in Gran Bretagna, dove nel 1783 una nube tossica emessa dal vulcano islandese Laki aveva prodotto 23 mila morti. Saggi provvedimenti Agli inizi del 1817, la miseria nella Svizzera nordorientale era tale che lo zar Alessandro I di Russia mise a disposizione 100.000 rubli per l’acquisto di granaglie nel suo Paese da far giungere nella Confederazione. Si procedette allora al varo di tutta una serie di provvedimenti che avrebbero cambiato il modo di vivere della popolazione. Intere zone furono tolte al pascolo per essere destinate all’agricoltura, ma fu contestualmente aumentato il numero dei capi di bestiame, favorendo l’uso di stalle che permettevano di poter raccogliere meglio il letame da usare come fertilizzante. E, infatti, così «ci fu letame a profusione» e «i campi si misero a produrre ogni anno di più; (...) e il bestiame si moltiplicò, soprattutto le mucche (...). Con le mucche aumentò il latte» e quindi la produzione di formaggi (Jeremias Gotthelf, da Die Käserei in der Vehfreude, 1850). In tutta la Svizzera vennero fondate «le società di pubblica utilità e le associazioni di beneficenza si diedero da fare per venire a capo del problema della povertà» (G. Kreis, op. cit., p. 56). Furono fondati ospizi, si approntarono i primi insediamenti per la grande massa di Heimatlose, apolidi nomadi, che si aggiravano a migliaia senza fissa dimora. Nascevano così miriadi di villaggi satelliti delle città che ospitarono questa gente. Ma soprattutto si approntarono delle iniziative che dessero lavoro con vasti progetti di bonifica, di correzione dei fiumi e di sistemazione dei territori compromessi dalle intemperie di quegli anni. Il primo albergo alpino Sempre nel 1816, per creare un punto di riferimento ai tanti visitatori stranieri che, a causa del maltempo, erano stati costretti a un più lungo soggiorno nella Confederazione, nasceva il primo albergo alpino svizzero, quello sulla vetta del Rigi, che in quell’anno contò 294 presenze di cui più di un terzo inglesi. Nel 1827 i turisti sul Righi sarebbero stati 1.489 e nel 1870 oltre 40.000. Per migliorare la situazione economica fu favorito anche lo spirito associativo a tutti livelli: sia a scopi ricreativi che commerciali e finanziari. Per non trovarsi impreparati in caso di una nuova carestia furono allora costituite le riserve di viveri che sarebbero state accantonate e rinnovate di anno in anno. Ma lo sforzo maggiore fu quello della costruzione di nuove strade nazionali e internazionali per l’importazione celere di generi alimentari nel caso che se ne presentasse il bisogno. In questo contesto va inquadrata anche la realizzazione della strada del San Bernardino, un’arteria destinata a svolgere un importante ruolo anche negli scambi commerciali tra Europa centrale e gli Stati italiani. Fu in seguito a quella carestia, infatti, che finalmente si diede seguito ai desideri del Regno di Sardegna di rendere carrozzabile quella via, che avrebbe permesso di collegare Genova, via Intra, con la Germania meridionale, senza attraversare i territori sotto il dominio asburgico del Lombardo-Veneto. Tutte le opposizioni fomentate dall’Austria alla realizzazione di quella strada caddero, infatti, di fronte all’idea che in caso di crisi alimentare proprio da Genova sarebbero potuti arrivare i soccorsi. Dalla bicicletta al Far West In Francia le calamità del 1816 avevano portato a una forte diminuzione dei cavalli, prima decimati dagli eventi bellici e poi vittime di morie o di macellazioni per sfamare il popolo. Fu per sopperire alla carenza di quello che era stato da sempre il classico animale da trasporto che il barone tedesco von Drais di Sauerbrun inventò una specie di cavallo meccanico, una macchina a due ruote, con sella e manubrio, da lui presentata poi a Parigi, dove dal suo nome, questa antenata della bicicletta, ancora senza pedali, fu chiamata Draisienne. Anche in Italia venne varato un vasto programma di miglioramenti dell’agricoltura, aumentando le superficie coltivate a riso e a frumento. Ma i cambiamenti più sensibili si sarebbero avuti negli USA. Le rigide temperature che avevano colpito la parte orientale non avevano toccato invece la parte centrale e occidentale del grande Paese. Fu allora che si misero in marcia le prime carovane verso l’Ovest. Gli storici fanno infatti risalire alla carestia del 1816, «l’anno senza estate», uno dei principali motivi per la partenza in massa di pionieri «alla conquista» del Midwest e quindi del Far West, che avrebbe richiamato oltreoceano milioni e milioni di europei. Il primato della Natura Mentre stiamo scrivendo le ceneri dell’Eyjafjallajökull hanno raggiunto lo spazio aereo italiano. Gli esperti dicono di stare tranquilli e non abbiamo motivi per non crederci, ma resta comunque il fatto che, ancora una volta, la natura sta dimostrando di essere più forte degli uomini e della scienza. Di fronte a simili sconvolgenti fenomeni naturali, mentre l’illuminista Voltaire arrivava a mettere in dubbio la stessa «provvidenza divina», il filosofo tedesco Immanuel Kant, padre del razionalismo moderno, metteva in guardia contro i peccati di orgoglio. Illuminismo e Razionalismo sarebbero stati però sotterrati dal travolgente Romanticismo uscito dalle Assise di Coppet. Non per questo dobbiamo tuttavia rassegnarci al fatalismo e non fare nulla. Ma, dopo aver analizzato i fatti e le conseguenze, bisognerebbe correre ai ripari come hanno fatto i nostri antenati in quel lontano 1816. Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, ci ricorda che «tutto rientra nella storia e nell’evoluzione della Terra e bisogna rendersi conto che i fenomeni della natura coesistono con la vita dell’uomo, il quale deve esserne consapevole. L’uomo e la natura sono due realtà parallele che convivono». «La nostra fragilità — aggiunge Rubbia — è resa ancora più palese dalle conseguenze che questa eruzione vulcanica potrebbe avere per il cambiamento climatico». A questo punto non sappiamo ancora se e quali conseguenze ci saranno sulla nostra vita quotidiana. Dal vulcano islandese ci è arrivato comunque il monito che tutti siamo uguali di fronte alle catastrofi naturali, senza distinzione di stato sociale, religione, colore della pelle, passaporto, e il messaggio che solo l’unione e la solidarietà possono concorrere a trovare soluzioni sostenibili, nello spirito di attuazione del terzo pilastro della Rivoluzione francese, quello che, dopo la libertà e l’uguaglianza, ha proclamato la fratellanza. Gli storici fanno risalire alla carestia del 1816, «l’anno senza estate», uno dei principali motivi per la partenza in massa di pionieri «alla conquista» del Midwest e quindi del Far West.. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 51 G ET NOTICED. Bernie’s Donna & Uomo: Zürich Glattzentrum Sihlcity Zollikon Bern Locarno Lugano St. Gallen St. Moritz www.bernies.ch Scaffale di Liber Ruggero Cappuccio Fabio Geda Flavio Soriga Fuoco su Napoli Nel mare ci sono i coccodrilli Baldini Castoldi Dalai editore Il cuore dei Briganti Feltrinelli pp: 256 €16 Napoli non sarà più la stessa. I Campi Flegrei stanno per esplodere e la città sarà presto invasa dall’acqua e dal fuoco. Nessuno ne è al corrente, tranne Diego Ventre – avvocato, affascinante e raffinato affabulatore, amico di politici potenti e di boss della camorra. Trenta giorni non sono molti, ma a Ventre sono sufficienti per progettare l’affare del secolo: vendere e comprare immobili strategici. Una volta superata l’emergenza, i profitti saranno eccezionali. Napoli sarà un’altra città, sarà la Las Vegas del Mediterraneo. Diego Ventre si muove con agilità, convince imprenditori, camorristi e affaristi, ridisegna il piano regolatore e determina il futuro di Napoli. Ricatta, ammalia, seduce, e trova il tempo per corteggiare la bellissima Luce, figlia di nobili decaduti e attratta da quest’uomo sicuro di sé e colto, che dice sempre le cose giuste e sa sorprenderla regalandole un libro rarissimo o facendo aprire per lei le residenze più inaccessibili. Ma Diego Ventre è anche la coscienza della città: ama Napoli e la vuole vedere in cenere, distrutta e purificata, liberata finalmente dall’ingordigia umana e dalla violenza estetica che per secoli l’ha devastata. Intorno a Diego e Luce, ruotano personaggi che sembrano interiorizzare le ombre che tra poco copriranno la città. Donne in cerca di affetto ma che trovano corpi che sublimano questo bisogno con il sesso, capiclan alla resa dei conti, pittori che tentano un ultimo assalto all’immortalità inseguendo sfumature impossibili. E poi c’è il silenzio, c’è il prima e il dopo. Ruggero Cappuccio (Torre del Greco 1964) è scrittore e regista di cinema e teatro. Firma più volte regie liriche per la direzione di Riccardo Muti. Ha pubblicato Edipo a Colono (Einaudi 2001), Shakespea Re di Napoli (Einaudi 2002) e La notte dei due silenzi (Sellerio 2007). pp: 160 € 16,00 Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l’incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un’odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l’ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia. Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino, dove vive. Si occupa di disagio minorile e animazione culturale. Scrive su «linus» e su «La Stampa» circa i temi del crescere e dell’educare. Collabora stabilmente con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Ha pubblicato i romanzi Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (vincitore del Premio Marisa Rusconi e, in Francia, del Prix Jean Monnet des Jeunes Européens) e L’esatta sequenza dei gesti (Premio dei Lettori di Lucca). Bompiani pp: 294 € 18,50 il vento della storia che soffia imperioso come un cavallo moresco lanciato al galoppo e i ritratti dei nobili di Spagna e le promesse d’amore eterno e l’arroganza dei baroni e il sorriso nei tuoi occhi di strega e la paura di un soldato in battaglia e la gelosia che è una furia di demone e la vita che corre e travolge i destini Cavaliere errante, brigante di passo, filosofo innamorato degli ideali di libertà che sconvolgono il “secolo dei lumi”, Aurelio Cabrè di Rosacroce è nato nobile, ma adesso corre l’Isola di Hermosa a raddrizzare i torti e punire l’arroganza dei baroni. Tra gelosie invincibili, amori traditi, traffici di contrabbando, attacchi dei pirati, intrighi di palazzo e battaglie contro l’invasore, Aurelio vive, corre, lotta, desideroso di costruirsi un destino e farsi giustiziere, sulla scorta delle attese utopiche innestate dalla Rivoluzione francese. Flavio Soriga ripropone la magia del romanzo storico e di quello picaresco, connettendosi all’immaginario avventuroso che si annida in tutti noi, e che viene da lontano, dal profondo favoleggiare della narrativa moderna, e ci consegna un piccolo gioiello narrativo, un libro tutto racchiuso in una lingua ricca e fantastica e in uno stile nervoso e scattante. Una grande avventura fuori dal tempo, un variopinto, trascinante atto d’amore alla forza inarrestabile della storia e della ragione. Flavio Soriga è nato a Uta nel 1975. Vive a Roma. Ha esordito nel 2000 con la raccolta di racconti Diavoli di Nuraiò (Il Maestrale, Premio Italo Calvino). Per Bompiani ha pubblicato: Sardinia Blues (Premio Mondello città di Palermo), L’amore a Londra e in altri luoghi (Premio Piero Chiara), Neropioggia (Premio Grazia Deledda giovani; di prossima uscita nei Tascabili). È direttore artistico del festival “Settembre dei poeti” di Seneghe. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 53 La Scuola Mosaicisti del Friuli all’Università di Basilea di Giovanni Izzo Mandi! In occasione del 50esimo anniversario di fondazione del Fogolâr furlan di Basilea, ed in coincidenza con il centenario dell'emigrazione dei friulani nella città renana, sono state programmate diverse manifestazioni lungo tutto il 2010. Oltre che da incontri conviviali e cerimonie ufficiali il giubileo è stato impreziosito da una mostra, che si è chiusa lo scorso 21 maggio, di mosaici romani, bizantini e moderni rappresentativa del percorso didattico-formativo della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. Qui gli allievi (provenienti da 22 nazionalità differenti), sotto l'egida di grandi maestri quali Basaglia, Celiberti, Ciussi, Dorazio, Finzi, Licata, Pizzicato e Zigaina hanno la possibilità di sconfinare negli universi artistici più attuali, di porsi a confronto con le problematiche della luce e del colore, con le trame strutturali sottese a ogni singolo bozzetto, per riproporle in una nuova (veste e) dimensione musiva. L'uso di martelline, ceppi e taglioli, tuttora adoperati dai mosaicisti e dai terrazzieri non ostacola quell'intenso sodalizio tra il mantenimento della tradizione da un lato, e la ricerca, la sperimentazione e l'innovazione dall'altro, in cui l'Istituto di Spilimbergo, attraverso nuove soluzioni, riesce a confrontarsi sempre con maggior successo e competenza in nuovi settori: dall'arredo urbano a quello degli interni; dall'architettura al design; dall'arte contemporanea al restauro. Si sono così potuti ammirare i capolavori di questa Scuola che dal 1922, anno della sua fondazione, ad oggi rappresenta una delle eccellenze del Friuli Venezia Giulia nel campo della lavorazione del mosaico e del terrazzo comprovata dall'esportazione delle sue opere d'arte in tutto il mondo (da New York a Pechino, da Tokio a Mosca). Consolidando, nel corso degli anni, la sensibilità di un mestiere rimasta incontaminata nel corso della sua storia, oggi la Scuola si nutre di nuovi stimoli e, grazie ad un buon rapporto con la committenza e all'incontro con artisti, progettisti e designers, collabora alla realizzazione di opere uniche disseminate in tutto il mondo: dalla "Saetta iridescente" per la nuova stazione metropolitana di Ground Zero di New York, alle realizzazioni musive del Monastero di Sant'Irene (1000 mq.); dal Kawakyu Hotel in Giappone (1600 mq.), ai lavori di restauro dei mosaici del Foro Italico in Roma; dal rivestimento musivo della cupola del Santo Sepolcro a Gerusalemme (345 mq.), al restauro dei preziosi mosaici del Santuario di Lourdes in Francia e della cupola "Maison Simons" in Quebec, Canada. L'esposizione 54 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 di queste opere musive di così grande pregio è stata possibile grazie al concreto sostegno e supporto del Presidente dell'Ente Friuli nel Mondo, onorevole Giorgio Santuz; del Presidente della Provincia di Udine, onorevole Pietro Fontanini e del Rettore dell'Università di Basilea Prof. Antonio Loprieno, che, con squisita sensibilità, ha messo a disposizione della mostra la prestigiosa sede centrale dell'Università di Basilea proprio nell'anno in Silvana Cenni (1922) cui quest'ultima festeg- omaggio a Felice Casorati gerà i suoi 550 anni di tecnica diretta fondazione (avvenuta corso terzo, a.s. 2005-2006 nel 1460 ad opera di Enea Silvio Piccolomini, futuro Papa Pio II). L'intento di questa significativa esposizione era duplice: da un lato esprimere la vicinanza dell'Italia e del Friuli Venezia Giulia al Cantone di Basilea; dall'altro dare il meritato lustro al Fogolâr furlan di Basilea, che si presenta come la prima associazione regionale italiana fondata in Svizzera e la seconda in Europa, in grado di rappresentare ancora oggi un importante punto di riferimento per tutti gli emigranti friulani. L’esposizione ha offerto, non solo un'opportunità di arricchimento culturale e di solidale compartecipazione, ma anche la possibilità di ammirare opere che rappresentano un patrimonio importante della storia e della maestria friulana conosciuta in tutto il mondo. In tal senso, la manifestazione non va intesa come una mera celebrazione, bensì come un intimo momento di riflessione rivolto soprattutto a quelle nuove generazioni che, figlie di quegli emigranti che 50 anni fa lasciarono il Belpaese, oggi devono integrarsi in un'Europa che si vorrebbe sempre più comune. In questo modo, pur confermando la necessità di proiettare lo sguardo verso l'avvenire, viene ribadita l'importanza delle radici che permettono di ritrovare quell'anima originale, carica di cultura e di personalità, finemente acclarata dall'assioma friulano: "Ereditât: radîs e alis". Carlo Domeniconi: 100 acqueforti La Galleria sam scherrer contemporary a Zurigo Seefeld espone cento acqueforti dell’artista Carlo Domeniconi, prodotte tra il 1980 e il 2010. In esposizione fino al 26 giugno 2010 N el 1977 Domeniconi apre insieme a Bruno Ritter il primo laboratorio d’incisione su rame. Si manifesta sin da allora il suo forte interesse per le tecniche grafiche di stampa che lo accompagna in seguito nella sua produzione artistica. La Galleria sam scherrer contemporary espone 100 acqueforti dell’artista di Sciaffusa, ripercorrendo così 30 anni della sua produzione artistica. Anche nel suo lavoro con diverse tecniche dell’acquaforte, Domeniconi segue la sua tendenza all’astrazione. Che, fatto molto importante per l’artista deve essere frutto di un processo di creazione artistica e non conseguenza di un concetto intellettuale. Come plastica espressione di tale contrasto troviamo figure umane, piante e soprattutto teste. Infatti, un gran numero di opere degli anni ’80 e ’90 consiste per lo più in disposizioni di teste umane, le quali già allora non hanno caratteristiche individuali, formate secondo degli schemi, solo a tratti riconoscibili o poste invece in modo geometrico. Le teste esprimono stati d’animo, sentimenti e momenti di riflessione. A volte partono da queste strisce colorate a significare i pensieri, sottili linee come flussi di ragionamento o linee intrecciate che collegano le teste l’una con l’altra. Tale tessuto di linee rappresenta il punto di partenza per i successivi e costanti tentativi di astrazione, finché nel 2006 Domeniconi si stacca radicalmente dal figurativo; uno sviluppo che si ritrova anche nelle sue acqueforti. Carlo Domeniconi, nato a Sciaffusa nel 1951, riceve nel 1988 il Premio artistico Manor, nel 1997 il Premio Georg-Fischer e nel 2008 il UBS-Kulturfenster-Preis (Premio Vetrina UBS), Sciaffusa. I suoi lavori sono stati e continuano ad essere ammirati in un gran numero di esposizioni in Svizzera, Germania, Austria, Spagna, Francia, Italia e negli USA. La sua ricca produzione si avvale delle tecniche della pittura, della grafica, del disegno, della scultura e degli oggetti. La Galleria sam scherrer contemporary si trova negli ex magazzini al numero 16 della Kleinstrasse 16 a Zurigo. La Galleria promuove l’arte contemporanea e ha particolare vocazione per il campo della pittura astratta e concettuale, del disegno e dell’arte mediatica della produzione artistica svizzera e internazionale. Fino al 26 giugno orari: giovedì e venerdì dalle 14:00 alle 18:00 e il sabato dalle 12:00 alle 16:00 previo appuntamento. sam scherme contemporary Kleinstrasse 16, 8008 Zürich Tel. 044 260 44 33 www.samscherrer.ch SANDRO PERTINI RICORDATO A BASILEA La Fopras di Basilea, con il patrocinio del Consolato Generale di Basilea, in collaborazione con il Comites e l’Unitre locali, in occasione del ventennale della scomparsa, organizza una conferenza dal titolo: Sandro Pertini un uomo che ha attraversato la storia d’Italia. Relatore: l’on. Ugo Intini. L’appuntamento è fissato per Giovedì 10 giugno alle ore 18:30, presso l’Università di Basilea (Petersplatz 1). Ugo Intini (Milano, 30 giugno 1941) è un politico italiano, esponente storico del Partito Socialista Italiano, poi dirigente nazionale dei Socialisti Democratici Italiani, confluiti nel Partito Socialista. Ha ricoperto inca- richi di sottosegretario agli affari esteri nel periodo 20002001 e di vice ministro agli affari esteri durante gli anni 2006 2008. Ultimamente ha pubblicato Il libro Un bambino e la storia che traccia attraverso i flash della memoria di un bambino nato nel 1941, i racconti dei suoi genitori e dei leader storici conosciuti da adulto, il percorso storico che ha visto la distruzione e poi la rinascita del nostro Paese. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 55 In mostra a Villa Olmo Rubens e i suoi epigoni di Giovanni Izzo L e sale della settecentesca Villa Olmo di Como si aprono, fino al 25 luglio 2010, al genio di Pieter Paul Rubens, maestro del barocco fiammingo. "Rubens e i fiamminghi", settima grande mostra organizzata da Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como e da Renate Trnek, direttrice della Gemäldegalerie dell'Accademia di Belle Arti di Vienna, si propone di allestire una delle più importanti mostre dedicate in Italia, negli ultimi vent’anni, a Rubens, con 25 opere pittoriche del maestro, provenienti dalla Gemäldegalerie dell'Accademia di Belle Arti, dal Liechtenstein Museum e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Accanto a questi capolavori si possono ammirare anche 40 tele realizzate dai pittori del Seicento fiammingo della sua cerchia, in particolare di Anton Van Dyck, amico del maestro e certamente l’allievo di maggior talento, oltre che opere di Jacob Jordaens, Gaspar de Crayer, Pieter Boel, Cornelis de Vos e Theodor Thulden. Il percorso espositivo attraverso le nove splendide sale di Villa Olmo, già di per sé opere d'arte architettonica del Settecento, si snoda cadenzato dai temi caratteristici della pittura di Rubens, come i soggetti sacri e i riferimenti alla storia e al mito, contemplando alcuni dei maggiori capolavori del maestro fiammingo, tra i quali l’elegante Tre Grazie (1620-24), vero manifesto dell’ideale bellezza femminile del suo tempo, lo straordinario Borea rapisce Orizia (1615), l’imponente Satiro sognante (1610-12), La circoncisione di Cristo (1605), la Madonna della Vallicella (1608), Il giudizio di Paride (1605-1608), nonché le due grandi tele Vittoria e Virtù e Il trofeo di armi (1616-1617). La ricerca della perfezione nell’esperienza rubensiana passa dall’analisi accurata della fisicità dei suoi soggetti, dove le sue composizioni assumono una propria armonia. Le pennellate fluide e morbide riescono a fondere in un unico indissolubile sia le figure che l'ambiente che le circonda; le sue composizioni 56 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 La facciata di Villa Olmo su cui campeggia il manifesto della mostra. mostrano un intenso dinamismo e sembrano vibrare e dilatarsi verso lo spazio circostante (anticipando così soluzioni che saranno adottate dalla successiva pittura barocca). Sono sempre presenti contrasti luministici molto accentuati, di parziale ascendenza caravaggesca, con figure michelangiolesche disposte in gruppi poco simmetrici e in atteggiamenti vari e compressi. Il suo stile, a partire dai primi anni del Seicento, cambia - probabilmente anche in rapporto con le coeve istanze della Controriforma Cattolica – così che le sue composizioni appaiono più chiare e vicine a toni cromatici più freddi, con un equilibrio più marcato e una scansione maggiormente simmetrica dei personaggi, distribuiti in modo più armonioso e dotati di un forte risalto plastico sull'esempio delle statue ellenistiche che Rubens aveva studiato nei suoi soggiorni a Roma e nelle altre città italiane. Ma la principale originalità dell'artista la si può riscontrare nella sua capacità di mescolare le linee classicheggianti con quelle barocche di dilatazione delle forme, di ritmo infinito, di fastosità e di bellezze decorative, dove uno sfondo di realismo fa da scenario alla trasfigurazione dei sensi. Rubens, con la sua arte, è sempre contemporaneo, perché fissa nel tempo l'infinita bellezza del mondo e riesce a infondere la vita alle sue creazioni attraverso la luce e il colore. La sua pittura è una festa per l’anima e per gli occhi: le opere esposte nel capoluogo lariano (che è oramai diventato uno dei punti di riferimento del circuito espositivo italiano) raccontano l'inesauribile gusto per la vita del grande artista e la prodigiosa forza di seduzione che nasce dalle sue visioni. Lo spettatore, attraverso un viaggio appassionante nell'epoca d'oro della pittura fiamminga del Seicento, può ammirare la genialità e la modernità di uno dei maestri assoluti della pittura e dei suoi epigoni che, a distanza di quattrocento anni, continuano a sorprendere e ad affascinare. PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Villa Olmo, Via Cantoni 1, 22100 Como (CO) PRENOTAZIONI tel. +39 031 57 19 79 / +39 02 54 916 www.grandimostrecomo.it @kYk]-+,+5 DkYdaY-,mgda ]kkaeYfYda Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como, curatore della mostra (foto: Alessandra Casalinuovo). Basilea Zurigo Rimini Olbia Napoli Bari Lamezia Palermo Terme Catania CH_274_CHLR_210x145_0103.indd 1 10.02.2010 10:41:05 Uhr la Rivista n. 6 - Giugno 2010 57 Alp-Info: Una realtà transfrontaliera I 10 anni di una bella avventura di Marco Patruno* Alp-Info è una piattaforma telematica che pubblica in tempo reale notizie suscettibile di interessare il pubblico che vive a cavallo delle frontiere svizzero-italiane-francese. A dieci anni dalla sua creazione, che verranno festeggiati a Martigny il prossimo 7 giugno, il direttore ne ripercorre le tappe, illustrando le ragioni che presiedono alla realizzazione di questo progetto di informazione trasnfrontaliera P resentare Alp-Info in occasione del suo primo decennale, è per noi non solo un motivo di legittimo orgoglio, ma soprattutto un’opportunità per far conoscere questa realtà transfrontaliera ad un vasto pubblico che potrà beneficiare dei servizi che questa piattaforma d’informazione transfrontaliera offre in diversi settori del vivere sociale. L’azione inizia nel lontano 1998, su un’idea di François Dayer Capo, redattore del più importante quotidiano del Cantone Vallese: Le Nouvelliste. Il noto giornalista vallesano fu il primo a capire l’importanza del ruolo di Internet per veicolare l’informazione oltre-frontiera e per rilanciare in tal modo un’idea di comunicazione e di cooperazione transfrontaliera. Va ricordato, che dopo l’evento dei tunnel del San Bernardo e Monte Bianco, che permisero notevoli interscambi transfrontalieri tra i paesi confinanti per un certo periodo, ma che purtroppo si esaurirono nel tempo per diverse ragioni legate a un certo ripiegamento su interessi nazionali. Era dunque venuto il momento, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, di ridare lustro a questa visione avanguardista di scambi internazionali. Breve cenno storico Non basterebbero diversi volumi per raccontare l’intensa attività ed i molteplici risultati ottenuti da Alp-info nel corso di 10 anni. Ci accontenteremo pertanto in questa sede di evocarne i momenti topici. In primo luogo la mia presenza nell’azione è dovuta al fatto che nel 1998 mi ero posto una nuova sfida nella mia attività di comunicatore e quando fui contattato per sviluppare questa idea accettai da subito e con grande entusiasmo di dedicarmi al progetto Alpinfo, poiché corrispondeva perfettamente ai miei 58 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Marco Patruno al tavolo di lavoro. ideali internazionali. Il concetto venne sviluppato all’Istituto Universitario Kurt Bösch di Sion anche grazie alla collaborazione di esperti della comunicazione e della politica provenienti dall’Italia e dalla Francia. Dopo mesi di intenso lavoro, prese forma un soggetto pubblico-privato di grande interesse, non esente però da molteplici difficoltà dovendo coin- volgere territori appartenenti a tre diversi Paesi (Francia,Svizzera e Italia). Per superare gli ostacoli, si decise di adottare la formula “a geometria variabile” che consiste nel rispettare ogni soggetto nazionale nelle sue diversità istituzionali, con le sue leggi ed i suoi principi, ma uniti dall’interesse comune. Fu l’uovo di Colombo che permise la realizzazione del progetto. Un percorso travagliato Sebbene il percorso, fosse irto di difficoltà, il 30 maggio del 2000 nacque Alp-Info. Il progetto Interreg permise di coinvolgere la Regione Valle d’Aosta e il Cantone del Vallese i quali fornirono le risorse necessarie per concretizzare l’iniziativa. Fu l’inizio di una febbrile attività di comunicazione transfrontaliera a tutto campo. Nel contempo, prendeva anche corpo la vera filosofia di Alp-Info che, oltre ad informare gli utenti grazie al suo giornale elettronico italo-francese, si dedicava anche a tradurre queste notizie virtuali in azioni concrete sul territorio. Tali iniziative hanno permesso di coinvolgere diversi settori: culturali, sportivi, turistici, sociali e soprattutto economici. Numerosi sono stati gli obbiettivi raggiunti destando nel pubblico e nelle autorità un interesse sempre maggiore sulla capacità d’intermediazione di Alp-info nelle relazioni transfrontaliere. Obbiettivo: l’intercomunicazione È molto importante sapere che questa Associazione si sia data, sin dall’inizio, una missione d’utilità pubblica. Essa ha infatti, tra le sue priorità, quella di coinvolgere i giovani e le loro Istituzioni in questa iniziativa di ampio respiro internazionale. Testimonianza di ciò è stata la “Carta di scambi transfrontalieri” che prevede frequenti contatti tra i responsabili dei licei italiani, francesi e svizzeri, al fine di creare le premesse per realizzare: incontri, mostre, scambi linguistici, conferenze, viaggi di studio ed altre attività di comune interesse. Oggi questa piattaforma di comunicazione internazionale conta tra i suoi partner più rappresentativi: la Regione Piemonte, la Regione Autonoma della Valle d’Aosta, la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, la Savoia ed il Cantone del Vallese. Una trentina di partner pubblici e privati completano l’assetto di quest’associazione prima ed unica in Europa. In questi 10 anni l’obiettivo principale è stato di mantenere saldi nel tempo, con la stessa passione e determinazione, “i valori fondanti” che sono quelli di sormontare le diversità, e d’unire le affinità tra questi popoli confinanti grazie alla comunicazione. Un mezzo che permette lo scambio delle idee e che arricchisce reciprocamente. Valori che possono agire sulla coscienza dei giovani e risvegliare in loro la consapevolezza di essere cittadini transfrontalieri, permettono di offrire nuove opportunità alle popolazioni dell’arco alpino. Un travaso di valori aggiunti che contribuiran- no senz’altro al progresso comune nel rispetto del territorio e dell’ambiente. Il tutto in un clima d’amicizia tra popoli diversi, ma di grandi affinità storiche e culturali. In effetti, Alp-Info, non fa altro che mettere in pratica la legge delle tre “C”: Comunicazione=Contatti=Co ntratti, il tutto nell’ambito di un armonioso vivere sociale. *Direttore di Alp-Info SEDE SOCIALE Martigny, Rue des Alpes 1 Telefono: +41 27 565.62.76 Fax: +41 27 565.62.86 [email protected] - www.alp-info.ch Il Victoria Albergo Romano di primissima classe • costruito nel 1899 • Ristrutturato rispettando stile e opere d’arte • Situazione calma nel centro storico, di fronte al Parco di Villa Borghese a due passi dalle vie più famose per lo «shopping» • Rinomato per il suo ristorante italiano classico, il BELISARIO • Il VIC’S-BAR come punto d’incontro • Roof-garden romantico per cocktails e cene estive • Sale conferenze funzionali • Garage 24 ore • Servizio tempestivo, cortese e multilingue • R.H. Wirth - H. 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Il film diretto da Mike Newell (Harry Potter e il calice di Fuoco) è tratto da una popolare serie di videogiochi, la cui prima uscita risale al 1989. E si vede: nella pellicola magia e avventura ben si fondono. La trama invece difetta: forse il pubblico infantile a digiuno del videogioco rimarrà a bocca aperta di fronte alla rivelazione del cattivo che si cela dietro l’attacco ad Alamut, ma lo spettatore adulto intuisce sin dalle prime battute l’identità dell’antagonista della vicenda. Sopperisce all’ingenuità (voluta?) un buon ritmo cadenzato sulla giusta dose di azione, effetti speciali, humor e amore. Prossimo ai suoi 18 anni Benjamin parte per Buenos Aires alla ricerca del fratello Angelo (che tutti conoscono come Tetro). Dopo aver tagliato i ponti con la famiglia per via di un rapporto conflittuale con il padre Carlo (musicista di fama mondiale) Tetro ora vive con Miranda, e sbarca il lunario come tecnico delle luci in un teatrino locale e scrivendo testi che non piacciono ad Alone, la più importante e potente critica letteraria del Paese. L’incontro tra i due è teso: Tetro non intende tornare sui suoi passi. Benjamin si aspetta che tenga fede alla promessa fatta all’epoca della fuga in una lettera in cui scriveva che sarebbe tornato a prenderlo per portarlo via con sé e proteggerlo. Francis Ford Coppola realizza il terzo lungometraggio completamente suo (nel senso che ne ha scritto anche soggetto e sceneggiatura). Fin dalla prima inquadratura in uno splendido bianco e nero, si percepisce, che in questo film c’è la voglia da parte del regista di guardare dentro se stesso e la propria vita. È quello che fa quasi con spudoratezza, dichiarando il suo amore per un cinema che ha alle proprie radici il melodramma classico. VIDEOCRACY di Erik Gandini Erik Gandini, bergamasco di origine, vive in Svezia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che dura ormai da trenta anni. Con uno sguardo straniante passa in rassegna il bestiario del telecomando, entrando dentro la televisione in maniera del tutto originale e inedita. Lele Mora, Simona Ventura, Flavio Briatore, Fabrizio Corona, aspiranti veline e tronisti sono i protagonisti di un affresco spietato. In una videocrazia la chiave del potere è l’immagine. In Italia un solo uomo ha dominato le immagini per più di tre decenni. Silvio Berlusconi ha creato un binomio perfetto caratterizzato da politica e intrattenimento televisivo. Videocracy è un ritratto impietoso dell’Italia contemporanea, un Paese fatto più da telespettatori che da cittadini. Un popolo pronto a tutto per uno scampolo di notorietà catodica. Va detto che se per il pubblico italiano non c’è nulla di nuovo sotto il sole, fuori dai confini nazionali contribuirà ad animare un dibattito sulla situazione italiana che da anni sembra specchiarsi in uno schermo deformato. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 61 Diapason di Luca D’Alessandro Finley - Fuori! (EMI) Non è soltanto un nominativo irlandese, ma anche quello del noto gruppo rock milanese. I Finley sono tre musicisti, un batterista un bassista e un chitarrista, intorno ad un cantante: Marco (Pedro) Pedretti. Hanno studiato all’Accademia di Musica di Milano e rappresentano un rock duro che non accetta compromessi. Nel loro terzo disco da studio Fuori! propongono testi semplici e autentici, offensivi e vigorosi. Riproducono un genere che piace soprattutto ad un pubblico giovane: non stupisce che il loro video Tutto è possibile, nel 2007 sia stato uno dei clip più richiesti su MTV Italia e il gruppo sia stato designato dagli «MTV Europe Music Awards» come migliore gruppo rock italiano proposto. Con questa premessa e con il nuovo album Fuori!, grazie anche alle loro esperienze di palco, i quattro ragazzi continueranno questo percorso che promette tanti successi. Artisti vari - The Italian Job (EMI) I jazzisti italiani stanno facendo un ottimo lavoro – «they are doing a great job, an Italian job!» Giusto per elencare alcuni nomi: Stefano di Battista, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu o gli High Five, che hanno collaborato con Mario Biondi. Danno prova di una tradizione jazzistica favolosa: ricca di idee, fluida nei suoni, sviluppata nelle grandi città, dove il star bene viene celebrato non solo d’estate, ma anche fuori stagione nelle osterie. Era pertanto doveroso lanciare una compilation che raduni l’opera di questi musicisti, nonostante la panoramica imperfetta: il disco si limita ai jazzisti che hanno concluso un contratto con la Blue Note EMI. La compilation propone un jazz ritmicamente intenso, con esplorazioni che vanno dal latinoamericano, attraversando l’afroamericano per giungere allo stile europeo. I brani si ispirano all’easy listening degli anni sessanta, al cinema affettivo, al bel canto di Ella Fitzgerald, alle armonie empiriche, che comunque rimangono accessibili ad ogni ascoltatore. Barrio Jazz Gang - 2 (Funky Juice Records) Un jazz da lounge club, uno stile che si muove tra lo smooth e l’afro jazz, studiato nei quartieri di Roma, proposto dal produttore Steve Micarelli e da Roby Colella, fondatore dell’etichetta indipendente Funky Juice Records. 2 s’intitola il loro album, «un numero emblematico sinonimo di coppia, dualità, parità, confronto o ying e yang, poli opposti, linee parallele, suono stereofonico, ritmi binari e via dicendo», spiega Roby sulla sua pagina web. Micarelli e Colella vivono un sound originale con melodie avvincenti, si servono di strumenti etnici come il sitar, le tablas e la tampoura. Con questi elementi le loro produzioni divengono vitali, ottengono un carattere – se vogliamo dirlo così – tipicamente latino. I brani fanno ballare e divertire il pubblico di tutto il mondo. I produttori hanno capito i meccanismi del mercato della musica internazionale, non per nulla i loro brani e i remix appaiono su differenti compilation di tutto il mondo. Ligabue - Arrivederci, mostro! (Warner) L’annuncio di Luciano Ligabue di qualche mese fa, con il quale diceva di essere al lavoro per pubblicare un nuovo album di inediti, non era un pesce d’aprile. Anche se la copertina con la foto di Erik Johansson «Fishy Island» poteva suggerire proprio questo. L’album è diventato realtà. Il lancio è avvenuto l’11 maggio scorso, stesso giorno in cui vent’anni prima uscì il primo album Ligabue. Arrivederci, mostro! s’intitola il disco che si riferisce ai mostri che abitano tutti noi, «ai propri fantasmi che si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti», spiega il cantante. «Alcuni di loro li ho affrontati in questo album ma era solamente per fargli sapere che li stavo salutando. Loro come tutti gli altri. So benissimo che sarebbe fin troppo bello che fosse un saluto definitivo. Infatti, non mi sono permesso di dire: “Addio, mostro!” ma un più prudente e realistico: “Arrivederci, mostro!”» la Rivista n. 6 - Giugno 2010 63 Apre sulla Limmat il Gran Café Motta (MaLen) - Dopo un completo rinnovo degli interni, in quella che è stata la sede di uno dei più frequentati caffè zurighesi, sotto l’insegna Gran Café Motta ha aperto in battenti sulle sponde della Limmat un locale che costituirà una tappa obbligatoria per tutti gli amanti della pausa all’italiana. Il noto architetto Tilla Theus non ha tradito le aspettative ed è riuscita a conciliare modernità e tradizione. La professionista svizzera ha disegnato, con rigore quasi puritano, arredi dalle linee semplici ed eleganti, senza però conferire all’ambiente quell’atmosfera asettica che rende inospitali e respingenti alcuni locali zurighesi di gusto minimal-modernista. La dominante lignea dei materiali utilizzati e le cromie scure di quest’ultimi mantengono intatto il principio tutto italico dell’accoglienza. A rompere gli equilibri, e nello stesso tempo a rinforzarli, ci pensano i lampadari in canna di bambù, che padroneggiano al di sopra del bancone e attirano subitaneamente lo sguardo degli avventori. Nel corso della conferenza stampa, l’architetto, senza indugiare in falsa modestia, non ha nascosto il proprio apporto innovativo in un contesto che ha comunque richiesto forti elementi di continuità con il passato. Tilla Theus avrebbe potuto optare, infatti, per soluzioni un po’ vintage, buone solo per palati semplici; al contrario, ha voluto mantenere, pur nei richiami al passato, la propria cifra stilistica, evitando abusati cliché. L’apertura del locale è stata salutata con soddisfazione dai molti presenti all’inaugurazione del 5 maggio. Il Gran Café Motta, di proprietà di Autogrill S.p.a., ha potuto fare sfoggio, non solo del recente maquillage, ma anche della nuova filosofia che lo contraddistingue: il ritrovo sul Limmatquai non si rivolgerà soltanto a coloro che amano gustare espressi, cappuccini e leccornie della pasticceria italiana; infatti, esso è destinato a diventare anche un ritrovo per amanti dell’aperitivo alla milanese, oppure per chi, pur in pausa lavoro, non voglia rinunciare alla qualità. E Gran Café Motta significa pure cura dei dettagli, contro l’incultura del bicchiere di cartone e del consumo mordi e fuggi, o peggio ancora, al di fuori del locale. La dimensione rituale della pausa è d’obbligo, per chiunque voglia rilassarsi tra le pareti della rinnovata caffetteria e ad accompagnare la consumazione troviamo solo tazze di fine porcellana, cucchiai d’argento ed eleganti bicchieri per tutti i tipi di consumazione. Autogrill, per buona parte appartenente al gruppo Benetton, punta molto sul marchio Motta, poiché esso costituisce un patrimonio d’immagine d’inestimabile valore. Si tratta di uno tra più importanti marchi veicolati dal colosso milanese, tra i più forti dal punto di vista della tradizione. Attraverso questo restyling Autogrill, presente in oltre 42 paesi nel mondo, ha voluto riconfermare l’attenzione nei confronti di un contesto fondamentale come quello svizzero che si prospetta sempre più florido di prospettive per il futuro. La città di Zurigo si arricchisce di un ulteriore tassello di italianità. A noi non resta che approfittarne. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 65 SSSSSSssst! Il riposo fa bene al sapore. Stagionato da 9 a 15 mesi Stagionato oltre 16 mesi Stagionato oltre 20 mesi La sua pasta già granulosa ha un gusto delicato: ecco il Grana Padano D.O.P. più giovane, il formaggio da pasto per eccellenza. Formaggio da grattugia o da tavola? Il Grana Padano D.O.P. oltre 16 mesi risolve ogni dubbio, con il suo gusto pieno, pronunciato ma mai piccante. Grana Padano RISERVA: la stagionatura prolungata lo rende di assoluta eccellenza. Perfettamente idoneo tanto al consumo da pasto che da grattugia, è una scelta da veri intenditori. Grana Padano, tre stagionature, tre sapori. I Vini del Trentino Qualità e tipicità Quasi 10’000 ettari di vigna (poco meno di 2/3 con vitigni per vino bianco e poco più di 1/3 con uve a bacca rossa) suddivisi fra una miriade di piccole aziende (solamente lo 0,8% delle aziende è proprietaria di una superficie vitata superiore ai 10 ettari), per una produzione che si aggira attorno ai 900mila ettolitri. Una realtà vitivicola in costante espansione e sempre più apprezzata, che ha fatto della qualità e della tipicità la propria cifra produttiva. Accanto ai vitigni cosiddetti internazionali (chardonnay e sauvignon fra i bianchi, cabernet sauvignon e merlot fra i rossi) che pure in questa regione consentono risultati di prestigio (si pensi ad esempio al Trentodoc) vi sono alcuni vitigni autoctoni, che da tempo ormai immemore hanno eletto in queste vallate all’ombra delle Dolomiti il loro habitat ideale. In rapida rassegna forniamo un quadro essenziale dei principali vini che di questi vitigni sono la naturale e pregiata mutazione I l Trentino è una regione (più appropriato forse sarebbe dire: una provincia, l’altra è l’Alto Adige), dove si incrociano diverse caratteristiche climatiche: dalla submediterranea, alla continentale, all’alpino, in grado diterminare una variabilità ambientale dalle innumerevoli sfumature. Se a questo sommiamo una marcata varietà geologica dei suoli, otteniamo combinazioni che offrono la possibilità di presentare al mercato diverse tipologie di prodotti vinicoli, frutto di una perfetta combinazione fra vitigno e area territoriale. Teroldego, Marzemino, Nosiola sono i più noti vitigni autoctoni di questa regione. Ad essi si aggiunge il Müller Thurgau, che pur non essendo un autoctono ha trovato in quelle valli un habitat ideale. Da essi si ottengono vini pregiati, apprezzati in Italia e all'estero. Trentodoc Spicca fra questi lo spumante Trentodoc metodo classico, che ovviamente non è una varietà, ma il prodotto prestigioso della vinificazione di uve Chardonnay e Pinot (bianco e/o nero). Frutto del talento, della ricerca e della passione delle aziende locali, merita un’attenzione particolare, in quanto testimone apprezzato in tutto il mondo della vitivinicoltura provinciale. È considerato, ha giusta ragione il capolavoro della vitivinicoltura trentina, Ha un colore cristallino, giallo paglierino con riflessi dorati; un perlage fitto, e, come si usa dire in questi casi: fine e persistente. Al naso, presenta Nell’entrata di Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca provinciale del Trentino, troviamo in bellavista i campioni del Trentodoc. fragranze fruttate e floreali, con sentore di pane appena sfornato, lievito, cui si aggiungono note di albicocca, pesca, frutta esotica, vagamente speziate, e aromi che spaziano dalla freschezza della mela golden al cioccolato bianco. Secco, fresco, pieno nell'impatto, si espande risoluto. Rotondo, equilibrato nell' inconfondibile bilanciamento dolce/acidulo; sapido, con sensazioni che si affinano in tutta la sua lunga ed elegante persistenza finale. Va servito fresco (attorno agli 8°), mai ghiacciato. Il Trentodoc è un vino completo, che può benissimo accompagnare tutto il pasto, abbinandosi a la Rivista n. 6 - Giugno 2010 67 Numerose, perché priccole (la stragrande maggioranza non possiede più di un ettaro) sono le aziende. Nelle sale dell’Enoteca provinciale è possibile un approccio consapevole ed evoluto al mondo del vino nel rispetto e nella tutela delle identità enologiche locali. tantissime pietanze della cucina mediterranea e di quella regionale - quanto mai variegata - e rispettosa delle tradizioni gastronomiche locali. Si trova in buona compagnia con formaggi leggermente stagionati. Un 'matrimonio', insolito quanto gustoso, lo vuole in virtuoso accoppiamento con i salumi trentini. Nelle versioni demi-sec, si abbina con torte di frutta fresca o pasticceria secca. Con il 35% circa della produzione nazionale il Trentino è uno dei maggiori produttori italiani di base spumante. Sono quasi otto milioni le bottiglie che escono dalle cantine della provincia di Trento. Trentodoc costituisce un punto di riferimento ormai irrinunciabile nel settore degli spumanti metodo classico. Chardonnay, Pinot bianco e/o nero, accuratamente vinificati e seguiti da una prolungata maturazione a contatto di lieviti selezionati fanno di ogni bottiglia un’esperienza unica. Alta qualità delle uve, un severo disciplinare di produzione, controlli rigorosi in tutte le fasi del processo sono gli ingredienti di un successo che è motivo di giusto vanto per le aziende che lo producono. TRENTODOC, prima denominazione di origine controllata in Italia degli spumanti classici e seconda al mondo dopo la Champagne, è il frutto della passione e della competenza enologica di 27 aziende costantemente impegnate nello sforzo di coniugare innovazione e tradizione per ottenere sempre un prodotto dalle caratteristiche elevate, un autorevole rappresentante della migliore tradizione enologica locale. Trentino DOC Nosiola Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, si distingue per i profumi delicati con leggere sfumature di fiori bianchi e frutta acerba. Al palato è secco piacevolmente fresco, fruttato ed armonico con retrogusto leggermente ammandorlato. Servito fresco (attorno ai 10°) è ottimo come aperitivo, si abbina con eleganza al pesce di lago o di fiume, ai salumi non affumicati. È un vino , e del pari un vitigno, legato a doppio filo con il terri- 68 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 torio. Talmente ancorato alla tradizione enologica trentina che è al centro di una simpatica diatriba campanilistica: "la" Nosiola vanto prioritario della Valle dei Laghi? – disseminata di otto splendidi laghi alpini, incastonati fra Trento, la Valle del Sarca, le Dolomiti di Brenta e il Garda – oppure "il" Nosiola, vitigno stanziale delle colline di Lavis, verso la Valle di Cembra? E ancora: per quale ragione anche la Vallagarina vanta antichi legami viticoli con questa varietà di vite a bacca bianca? Differenze di colture, diversità di adattamento al territorio, distinte vinificazioni. Stile, carattere, interpretazione, orgoglio contadino. Consuetudini e strategie di sviluppo che non possono prescindere dalle specificità territoriali. Pena la banalizzazione del vino, che invece deve restare simbolo di determinati usi, costumi, saperi. Non dimentichiamo che proprio con le uve Nosiola – ma solo in Valle dei Laghi – si produce anche il raro ed esclusivo Vino Santo Trentino, il ’passito dei passiti’, unico nel suo genere in tutto il panorama enologico internazionale. Per ottenerlo, le uve Nosiola sono vendemmiate al culmine della maturazione, fatte poi appassire su appositi graticci – chiamati ‘aréle’ – e quindi pigiate solo nei giorni che precedono la Pasqua; la trasformazione del mosto in Vino Santo avviene lentissimamente, dopo almeno sei anni di paziente riposo in piccole botti di legno. Trentino DOC Müller Thurgau Altro vitigno, che, pur non essendo autoctono, trova in Trentino uan delle regioni in cui riesce a dare il meglio di sé. Il vino che ne deriva ha un colore giallo scarico con riflessi verdolini, Al naso si manifesta con una nitida fragranza aromatica, con profumi netti e leggermente speziati che richiamano il fiore della stessa vite. Al palato è secco, giustamente acidulo, sapido, con sapori lievemente moscatati. Servito fresco (10°), di pronta beva, è ideale come aperitivo, adatto sia per i piatti tipici della cucina montanara, come gnocchi di verdura e trota di lago, che per quelli di mare, con pietanze fritte, molluschi e crostacei alla brace. Il Müller Thurgau è un vitigno che nasce tra il 1882 e il 1891 a Geisenheim dall’incrocio di Riesling renano e Madaleine Royal, per opera del prof. Hermann Müller, originario del Turgovia. Fatto che ne spiega il nome. In Trentino ha trovato il suo habitat ideale in Val di Cembra. Trentino DOC Marzemino Ed eccoci approdati nel regno dei rossi. Il Marzemino è di colore rosso rubino, scuro, con riflessi sconfinano sul granato nelle produzioni più mature. Ha fragranze marcate di frutti di bosco e richiami floreali, in cui si intrufolano note leggermente speziate. Secco, abbastanza morbido, al palato ripropone le fragranze avvertite nell’impatto olfattivo. Di carattere, si offre facile e armonico. Servito poco sotto la temperatura media d’ambinete (18°), La piana Rotaliana, di origine alluvionale, poco a Nord di Trento, alla confluenza del Noce e dell’Adige, è la zona in cui il Teroldego dà il meglio di sé. secondo la tradizione trentina si abbina ai tanti “piatti di mezzo” ovvero pietanze morbide, non troppo speziate. L’accostamento ritenuto insuperabile (“la sua morte”, per usare un’espressione gergale) è con la polenta di mais e funghi, ma anche con arrosti di maiale, salumi cotti, verdure, brasati di manzo o vitello, pollame nobile allo spiedo. Ottimo anche con baccalà non disdegna di accoppiarsi con formaggi nostrani, meglio se stagionati. Il Marzemino è senz’altro una delle varietà più interessanti della vitivinicoltura trentina. Si trovano antiche tracce della sua provenienza asiatica in antichi registri commerciali ritrovati a Cipro. In Trentino giunse dalla costa dalmata o – si pensa – dalla Serenissima, quando Venezia dominava i commerci in tutto l’Adriatico. Trova nei territori della Vallagarina, nei suggestivi agglomerati rurali intorno a Rovereto ed, in particolare, nella zona di Isera e dei Ziresi il suo habitat perfetto. Non a caso è lì che nasce il Trentino D.O.C. Superiore Marzemino, un vino che risponde a standard qualitativi più elevati rispetto a quelli del Trentino D.O.C. Ne attesta la fama anche Mozart che, ai tempi ospite dei Lodron per uno dei suoi primi concerti in Italia, rende onore al vino trentino citandolo nel Don Giovanni : “ …versa il vino, l’eccellente Marzemino!”. Teroldego rotaliano DOC Rosso carico, profondo, ricco, in età assume riflessi granati. Al naso seduce con fragranze di frutta matura, che richiamano la mora selvatica, mirtillo e lampone, con il classico esclusivo sentore di terra, tartufo nero e cuoio, che si avvertono specialmente nelle selezioni destinate all’invecchiamento. Al palato è fine quanto possente, in sorprendente equilibrio, avvolgente nella struttura. Se consumato ancora giovane (attorno ai 18°), si beve in occasioni gioviali, con pietanze rustiche, spunti a base di salumi nostrani, minestre o piatti di mezzo. Se opportunamente invecchiato è ottimo per banchetti di cacciagione, carni arrostite o con formaggi di malga lungamente stagionati. Si può sorseggiare come vino da meditazione. Considerato vino principe del Trentino, la sua presenza è attestata nella Piana Rotaliana fin dal 1300. Il Concilio di Trento (1545-1563) fu la prima occasione in cui il Teroldego acquisì fama internazionale. Oggi è il vino simbolo della provincia: prima D.O.C. varietale riconosciuta in Trentino con l'appellativo “rotaliano” (1971) e vanto indiscusso per il comparto vitivinicolo locale. La tradizione racconta che la vite 'Terodol', citata in antichi manoscritti, sia giunta in Trentino in un passato immemorabile assieme al gelso (pianta per secoli usata come sostegno della vite), portata da popolazioni migranti, attirate dal flusso delle acque impetuose dell'Adige e dalla fertilità delle terre del fondovalle. Qui in condizioni climatiche miti e favorevoli il vitigno trovò l'ambiente propizio per la sua diffusione e col tempo divenne una varietà autoctona del Trentino. Oggi il Teroldego è un vitigno in forte espansione per il notevole interesse che desta nel consumatore attento. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 69 ,OEHQHVVHUHLQWXWWDODVXDERQWj U n evento a “tutta G”. La g è quella di Garanzia offerta dalla Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), il massimo riconoscimento qualitativo assegnato ai vini italiani. Un’eccellenza dimostrata dai numeri: in Italia vi sono oltre 300 vini doc ma solo 44 Docg. La “numero 44” è il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, cui sarà dedicato Vino in Villa, Festival internazionale di questo spumante italiano inimitabile. Per festeggiare la nuova identità, e promuovere la conoscenza della sigla docg, il Consorzio per la Tutela del Conegliano Valdobbiadene ha deciso di chiamare i 43 ‘colleghi’. In una sola sede, i visitatori potranno immergersi in questo e degustare i vini delle 44 docg d’Italia! L’evento offrirà momenti dedicati ad ogni visitatore. Per i giornalisti vi sarà la presentazione della nuova annata e il convegno dedicato al valore delle Docg in Italia, ma anche gli incontri a tavola curati da Alma, Scuola Internazionale di Cucina Italiana, che vede rettore Gualtiero Marchesi. Per gli “addetti ai lavori” sempre Alma realizzerà il lunedì riservato ai ristoratori, enotecari e operatori del settore. Per l’occasione presenterà l’Atto Unico, ovvero il modo moderno di intendere il pranzo, sempre più spesso costituito da un piatto unico. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, d’altro canto, è il vino moderno per eccellenza, poiché unisce finezza, eleganza e vitalità, ad una moderata alcolicità, che gli consentono di divenire partner perfetto a tavola, durante la serata importante così come nella pausa pranzo. A fare da cornice a Vino in Villa sarà, come sempre, il castello di San Salvatore, borgo del XIII secolo immerso nell’area del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, un nome difficile come faticoso è coltivare la vite in queste colline ripide quanto spettacolari. Una bellezza che, nei secoli, si è mantenuta intatta, come dimostra la pittura di un maestro del Cinquecento, Cima da Conegliano. Proprio al Cima sarà dedicata la più grande mostra mai realizzata, organizzata da Artematica a Palazzo Sarcinelli a Conegliano. Cima: Poeta del paesaggio - 67.000 km per un ritorno alle origini sarà lo slogan dell’evento che, da febbraio a giugno, ospiterà opere provenienti da ogni parte del mondo, da Londra a New York, da Parigi a San Pietroburgo. Degustare un vino, ammirare un’opera d’arte saranno, quindi, la terza proposta di Vino in Villa, rivolta ai consumatori. Cima da Conegliano è considerato un padre del paesaggismo assieme al Bellini e al Tiziano e proprio le colline del Prosecco Superiore furono uno dei suoi soggetti preferiti. Molti dei luoghi dipinti dal Cima si sono mantenuti integri attraverso i secoli, grazie alla viticoltura e il paesaggio è il modo migliore per spiegare l’inimitabilità del Prosecco, prodotto a Conegliano Valdobbiadene. Attraverso la collaborazione con Artematica, Vino in Villa darà la possibilità di conoscere, in un unico giorno, un artista importante e un vino unico. Un legame che sarà dimostrato, anzitutto, dalla sede di Vino in Villa. Il Castello di San Salvatore, infatti, è immortalato in una delle opere più belle, la Madonna dell’Arancio. Vino in Villa, quindi, consentirà ai visitatori di confrontare i luoghi del Cima com’erano nel Cinquecento e come sono oggi, visitando prima la mostra e poi l’evento ma anche attraverso le escursioni nei luoghi del Cima, dove una guida spiegherà, opere d’arte alla mano, come è cambiato nei secoli l’ambiente delle colline del Prosecco Superiore. Si tratterà, quindi, di un’originale esperienza interattiva. /DSDVWD%DULOOD,QWHJUDOHqIRQWHGLILEUHQDWXUDOLFRVuSXRL YLYHUHRJQLJLRUQRLOWXRHTXLOLEULRFRQLOPDVVLPRGHOJXVWR La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera in missione al Vinitaly 2010 N ella splendida cornice della città di Verona si è svolta la 44a edizione di Vinitaly, la fiera enologica internazionale più importante e più famosa al mondo. Il 2010 è stato l’anno della consacrazione definitiva di quello che è oramai un evento irrinunciabile per gli addetti del settore e per i numerosissimi appassionati del nettare di bacco. Durante questa edizione, gli organizzatori della fiera hanno registrato un incremento del 4,4% del numero di operatori esteri provenienti da più di 110 paesi e hanno visto salire a 152.000 il computo delle presenze complessive. I giornalisti accreditati erano più di 2500, arrivati in Veneto da paesi sparsi in tutti e cinque i continenti. Numeri a parte, l’avvenimento legato alla fiera che più di altri occorre segnalare è certamente quello della visita del Presidente della Repubblica Napolitano, per la prima volta presente nei padiglioni veronesi in veste ufficiale. Non è stata una semplice passerella: il Quirinale ha preso accordi precisi con gli organizzatori veronesi al fine di poter inserire alcuni momenti della prossima edizione all’interno delle celebrazioni per il 150° anniversario della nostra giovane Italia. Un chiaro segnale di riconoscenza delle istituzioni nei confronti di un’esposizione che a partire dal 1967, anno della sua fondazione, non ha mai smesso di crescere, quantitativamente e qualitativamente. Il Presidente di Veronafiere, Ettore Riello, si è detto soddisfatto per la visita del Presidente Napolitano ma anche per l’accresciuta rilevanza internazionale di Vinitaly; Giovanni Martinotti, il Direttore Generale dell’ente fieristico, ha sottolineato i grandi sforzi di marketing che Vinitaly ha sostenuto nei principali mercati esteri. Commenti positivi anche da parte dei produttori storici che dal primo anno di vita dalla manifestazione non hanno mai mancato l’appuntamento con Vinitaly: Francesco Zonin, Lamberto Vallario Gancia, Andrea Sartori e Jacopo Biondi Santi hanno posto l’accento sulla grande partecipazione straniera di quest’anno. Anche la Camera di Commercio per la Svizzera (CCIS) ha collaborato con l’ente fieristico per accrescerne fama e prestigio in un mercato come quello svizzero che è tra i più importanti del mondo per il nostro vino. Accompagnati da Simona Ninni (CCIS), gli 11 operatori svizzeri hanno avuto un bel da fare: 150 gli incontri, organizzati da Veronafiere, in cui hanno partecipato Regione Sardegna, la Sicilia, l’Abruzzo, la Campania, le Marche, la Puglia, la Lombardia, il Trentino, il Piemonte e la Calabria. Spazio anche alle cene di gala, accompagnate dal vino dei migliori produttori presenti a Verona, con i rappresentanti della Regione Sardegna, delle Camere di Commercio di Cosenza e Reggio Calabria e, ovviamente, degli instancabili responsabili di Verona fiere. Soddisfatti tutti gli acquirenti elvetici che si sono detti pronti a rinnovare l’impegno di mantenere il vino italiano al primo posto tra quelli importati dalla Confederazione. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 71 Aperto a Vevey Il 17esimo Ristorante Molino (GioIz) -Il Gruppo Molino ha inaugurato, lo scorso 16 aprile, il suo 17esimo ristorante nell'amena cittadina di Vevey, ribadendo così l'intenzione di intensificare la sua presenza sulla riva orientale del lago di Ginevra. Secondo il delegato del consiglio di amministrazione del Gruppo, Alfred Steiner, i motivi che hanno portato all'apertura di un loro ristorante in Rue du Simplon 45 (sede che prima ospitava il Café du Simplon), concernono non solo la sua posizione strategica, quale punto di passaggio obbligatorio per tutti coloro che si dirigono dal nord verso il sud della Svizzera e viceversa, ma anche perché esso riesce bene ad abbinarsi con la storia e la cultura della città stessa. Dopo 4 mesi di lavoro ed un investimento di 3 milioni di franchi, Molino AG è orgoglioso di questo nuovo ristorante la cui direzione è stata affidata a Salvatore Iorio che, insieme ad un team di 15 collaboratori qualificati e diplomati presso scuole gastronomiche, è riuscito, con arte e professionalità, a conquistare la fiducia dei clienti, deliziando i loro occhi ed il loro palato, offrendo loro un servizio di elevata qualità usufruibile 365 giorni l'anno, dal primo caffè della mattina fino a tarda serata. Anche l'ambiente ha la sua importanza e non solo per la sua capienza (100 posti all'interno e 80 in terrazza). L'architettura del luogo rispecchia l'ita- 72 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 lianità e ciò si evince dai dipinti sulle pareti che, rappresentando gli idilliaci paesaggi toscani, permettono agli ospiti di rivivere un'atmosfera unica in cui riescono a godere di quella parte dell'Italia così tanto amata dal popolo svizzero. I ristoranti Molino in Svizzera, nel corso degli anni sono riusciti a conquistare un'invidiabile reputazione grazie alle loro valide ricette, alla qualità dei loro prodotti freschi, all'offerta di un'ampia gamma di piatti a base di carne e di pescato, nonché di un'eccellente carta dei vini. Anche per quanto riguarda i dolci, l'assortimento proposto è di indubbio successo, basandosi sui gelati dell'azienda italiana "Antica Gelateria del Corso". Un occhio di riguardo è per i più piccoli per i quali sono stati pensati appositi menu con varie leccornie in grado di stuzzicare il loro appetito. Molino si rivolge ad una larga clientela, dalle famiglie, alle persone di ogni età ed estrazione sociale ma tutti accomunati dal desiderio di assaporare quei gusti tipici della vera cucina italiana. PER INFORMAZIONI Molino Vevey 45 Rue du Simplon - 1800 Vevey per riservare: 021 925 95 45 www.molino.ch C di Domenico Consentino Convivio L’Italia non mangia più carne A ddio Chianina, morbida, saporita Costata alla fiorentina. Addio Ossobuco,Tagliata al rosmarino di Fassone delle Langhe, dal colore rosa, dal sapore delicato, succosa e particolarmente tenera, per mancanza di tessuto adiposo intracellulare. Addio Salsiccia e patate, Brasato al barolo e filetto di manzo alle cipolle rosse. Ciao Ciao Arista di Maiale, Pollo alla diavola, Scaloppine di Vitello, Saltimbocca alla romana, Petto di Anatra, Rollata di Coniglio, Capretto al forno, cosciotto d’agnello. Gulasch e succulenti Bolliti misti, a non più rivederci! A voler credere a quanto riportato nel mese di aprile scorso dai maggiori quotidiani italiani, dalle TV pubbliche e private, sei milioni d’italiani - secondo un’indagine della “AC Nielsen e rielaborata dall’Eurispress - che in questo 2010 dovrebbero diventare sette, non mangiano più carne, hanno scelto: sono vegetariani. Una cifra record per il continente europeo. “Il Paese più vegetariano d’Europa”, è stato definito. Una galassia composita che raccoglie gruppi diversi. Con motivazioni differenti: dalla salute al rispetto per gli animali. Latto-vegetariani, latte-ovo-vegetariani, ovo-vegetariani e vegani E si fa presto a dire vegetariani, dico io! Volendo approfondire, studiando a fondo il fenomeno, in questo universo, in questa galassia di sette milioni d’italiani (il 70% sono donne), il viaggiatore goloso – che ancora non si è “convertito”, mangia meno carne di prima, ma non può fare a meno di un succulento “Bollito Misto” o di una teglia di “Capretto al forno con patate e carciofi” – ha scoperto che ci sono i Latto-vegetariani che mangiano solo latte e i suoi derivati, escludendo – oltre alla carne – anche uova e derivati. Ci sono i Latte-ovo-vegetariani che escludono carne, pesce, molluschi e crostacei e si cibano di latte, uova e qualunque tipo vegetale. Ci sono gli Ovo-vegetariani che mangiano solo uova e vegetali ed escludono tutti i prodotti di derivazione animale. Ci sono i Vegani che assieme a carne e pesce rinunciano anche a latte e uova e mangiano solo frutta e vegetali. Infine ci sono i Crudisti che mangiano solo alimenti vegetali non sottoposti a trattamenti termici. Colpa del frigorifero e della mucca pazza Le cause per le quali questo popolo (quasi tutti giovani professionisti che in passato mangiavano carne) è diventato vegetariano sono diverse. A sentire l’amico Roberto, giovane avvocato, coordinatore regionale della Società Vegetariana Calabrese, che ha rinunciato alla Fiorentina, ma, grazie a Dio, mangia ancora il Pesce (quando viene a pranzo o a cena nella mia casa di Pietragrande a Roberto basta una “Pasta e broccoli, qualche hamburger di lenticchie, delle polpette di melanzane o una parmigiana la Rivista n. 6 - Giugno 2010 73 Il verde: spinaci, piselli fave. di pesce azzurro per essere soddisfatto), la colpa è stata del suo frigorifero: “Troppo illuminato!” – mi ha raccontato quando l’ ho incontrato per la prima volta – “ogni volta che l’aprivo, vedevo le bistecche rosse, il prosciutto, il pollo… Prima erano solo prodotti comprati al supermercato, dopo la “Mucca pazza”, la “Peste Suina” e l’aviaria, ho capito che il mio frigo era pieno di animali allevati in condizioni inumane, uccisi e fatti a pezzi per diventare il mio cibo quotidiano. Sono passati diversi anni, ormai. Quasi un colpo di fulmine. Da allora sono diventato vegetariano. A dirla tutta – aveva concluso Roberto – pensavo anche prima alle sofferenze degli animali. Ma non riuscivo a decidermi. Poi ho pensato di farmi un regalo di compleanno: nutrirmi senza provocare sofferenze. E ho scoperto che oltre a mangiar sano, così vivo anche meglio”. storanti, negozi alimentari sono invitati ad offrire “un’alternativa verde” il primo giorno della settimana. Dunque vegetariani un giorno alla settimana. Il Veggie Day, giorno vegetariano, lanciato e fortemente voluto dal consigliere comunale Sophie Maxwel, fa della città del Golden Gate la prima degli Stati Uniti a lanciare un appello anti-carne. Appello che – secondo la Maxwell – oltre a combattere l’obesità, ha in primo luogo l’obbiettivo di diminuire le emissioni inquinanti causate per il 18% dagli allevamenti di bestiame: anche l’Onu, attraverso la sua agenzia per l’alimentazione, la Fao, se ne è fatto di recente portavoce. “L’idea di San Francisco è di incoraggiare i cittadini a trovare alternative a base di frutta, legumi e verdura per proteggere l’ambiente e la propria salute”, ha spiegato Maxwell dopo il voto del consiglio dei supervisori. In un mondo extra-large Se in Italia i vegetariani sono 7 milioni, negli Stati Uniti d’America, oggi, sono 22 milioni coloro che seguono una dieta tendenzialmente vegetariana. Così non era, quando, vent’anni fa, arrivai per la prima volta negli Stati Uniti. In nessun altro Paese avevo visto tante persone così grasse. Donne adipose, bambini obesi e uomini sovrappeso. E poi tanto cibo: nei parchi, per le strade, nei ristoranti, nei chioschi, nei supermercati, ovunque si cucinava e si mangiava. Per non parlare dei programmi televisivi che tutto il giorno mandavano in onda cuochi che cucinavano arrosti, hamburger, affettavano enormi tacchini appena tolti dal forno (in special modo nel giorno del ringraziamento “Thanksgiving”), polli e condivano pesci, insalate e verdure. L’Obesity, - come gli americani la chiamano – la vedevi e la toccavi ovunque. Specialmente nei negozi di biancheria intima sia per donne che per uomini, dove mutande, reggiseni, gonne, ma anche pantaloni, giacche, camicie e T-Shirt erano di dimensioni immaginabili per noi europei, Extra, Extra-large! Mangiare carne è una follia? A dir la verità, prima di San Francisco, a lanciare l’appello contro l’eccessivo consumo di carne, in Europa, e fare da apripista era stata già l’anno scorso la città universitaria di Gand in Belgio. Prima di Gand e di San Francisco, a mio avviso, aveva provveduto la Chiesa Cattolica, già tanti e tanti anni fa, invitando i fedeli a digiunare (non mangiare carne!) “Il venerdì e nei giorni proibiti”. E a ricordare agli italiani che “Mangiare Carne è una follia” dalle pagine del settimanale l’Espresso, ci ha provato anche l’oncologo Umberto Veronesi. Prendendo spunto da “Se niente importa. Perché Mangiamo animali”, appassionato libro che già in America aveva suscitato violente polemiche, il prof Veronesi spiega perché “mangiare carne è una follia”. Il libro dello scrittore americano Jonathan Safran Foer è uscito in Italia nel mese di aprile. Secondo il grande oncologo, Safran Foer fa un’inchiesta sul mondo semisconosciuto degli allevamenti di animali da carne, dove la violenza di un modello di profitto (formalmente legale) cancella in qualche modo l’idea di umanità. Tutto diventa una macchina per far soldi, dove all’industria della carne non importa svuotare le prospettive di sopravvivenza del nostro pianeta. “Io – scrive ancora il Prof Veronesi- cresciuto in una cascina dove vedevo pulcini e vitellini e non mi sapevo adattare all’idea che poi venissero uccisi, sono vegetariano per scelta etica, e non posso impedirmi di vedere dietro una bistecca o una salsiccia le sofferenze e la morte di creature viventi. E c’è dell’altro, nella nonfiction di Safran Foer, in realtà una superba inchiesta sul campo che mostra tutti gli orrori degli allevamenti e delle macellazioni: gli americani consumano ogni anno quattro milioni di chili di antibiotici, mentre per trattare gli animali da macello ne vengono impiegati trentotto milioni di chili, Vegetariani per un giorno Per dare un contributo alla battaglia contro l’obesità - un problema che negli Usa interessa ampie fasce della popolazione adulta e giovanile e contro il quale la stessa first lady, Michelle Obama, si è schierata con una nuova campagna - il consiglio dei supervisori di San Francisco (California), dopo aver trasformato la piazza del municipio in un orto: lattuga, pomodori, insalata, erbette sono state piantate dal primo cittadino, ha fatto un altro passo avanti: ha invitato i cittadini a mangiare più verdura, approvando una risoluzione che invita i cittadini a fare a meno della carne ogni lunedì. Mense scolastiche, ri- 74 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 A pag 73 nella foto: Il Rosso e giallo peperoni, melanzane e pomodori, ideali per una caponata. LA RICETTA TORTINO DI MELANZANE ALLA COSY Ingredienti per 4 persone: 2 melanzane, 400 g di mozzarella fior di latte, 400 g di polpa di pomodoro, 40 gr di parmigiano grattugiato grosso, 40-50 gr di olio extravergine d’oliva, 3 spicchi d’aglio, basilico, origano, sale. Come lo preparo: Lavo le melanzane, rimuovo i gambi e taglio a fette dello spessore di circa 1 cm; dispongo su una placca e le faccio appassire al forno a 160 °C per 20 minuti. Nel frattempo taglio a fette le mozzarelle, sbuccio e taglio finemente 3 spicchi d’aglio. Sforno le melanzane e comincio a comporre i miei tortini, alternando le fette di melanzana alle fette di mozzarella e condisco via via con un pizzico di origano, una cucchiaiata di pomodoro, un po’ di aglio tritato ed una foglia di basilico. Copro l’ultima fetta di melanzana con la polpa di pomodoro e spolvero con un pizzico di sale e di origano. Una volta pronti, adagio i miei tortini in una teglia, li irroro con dell’olio d’oliva e rimetto al forno sempre a 160 gradi. Sforno appena la mozzarella comincerà a sciogliersi, trasferisco i tortini in singoli piatti e ricopro con abbondante parmigiano grattugiato a scaglie. Decoro con un ciuffo di basilico e condisco ancora con dell’olio extravergine d’oliva prima di portare a tavola. Il Vino: Ischia Rosso DOC LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA il che significa in pratica, per la legge della catena alimentare, che si consuma carne inzeppata di antibiotici, con quali risultati per la salute umana è facile immaginarlo, a partire dalla selezione di ceppi di germi resistenti agli antibiotici stessi. Chiudo con un’annotazione – ha concluso il Professore - il loro nome è animali, ma noi non gli riconosciamo l’anima, qualunque cosa essa sia. Riconosciamogli almeno la capacità di esseri “senzienti”. Essere vivi e palpitanti, che sentono il disagio, il dolore, la paura, l’angoscia. Non facciamoli nascere per farne delle cose.” Viva Italia Cucina tradizionale! Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini selezionati da tutte le regioni italiane. «Buon appetito!» Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»! Nei 17 Ristoranti MOLINO in Svizzera, Lei è un ospite sempre gradito durante tutti i 365 giorni dell’anno: MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna Telefono 031/ 311 21 71 MOLINO Vevey Rue du Simplon 45 1800 Vevey Telefono 021/ 925 95 45 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon Telefono 044 / 740 14 18 MOLINO Wallisellen Glattzentrum 8304 Wallisellen Telefono 044 / 830 65 36 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo Telefono 026 / 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur Telefono 052 / 213 02 27 MOLINO Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra Telefono 022 / 307 99 88 MOLINO Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo Telefono 044 / 261 01 17 MOLINO Ginevra Centre La Praille 1227 Carouge Telefono 022 / 307 84 44 MOLINO Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo Telefono 044 / 240 20 40 LE LACUSTRE Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra Telefono 022 / 317 40 00 FRASCATI Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo Telefono 043 / 443 06 06 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux Telefono 021/ 965 13 34 SEILERHAUS MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt Telefono 027 / 966 81 81 MOLINO S. Gallo Bohl 1 9000 S. Gallo Telefono 071/ 223 45 03 MOLINO Thônex 106, Rue de Genève 1226 Thônex Telefono 022 / 860 88 88 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster Telefono 044 / 940 18 48 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 www.molino.ch 75 M di Graziano Guerra Motori Gilera Fuoco 500ie Bello da vedere e da guidare L o scooter a tre ruote con un’anima molto sportiva. Il potente motore è abbinato alla tecnologia della doppia ruota anteriore, coadiuvata da una rivoluzionaria sospensione anteriore a quadrilatero articolato, in grado di assicurare sicurezza e gran divertimento. Il look di Gilera Fuoco 500 i.e. è innovativo dalle forme decise, che esprimono forza e carattere. Il frontale appare molto aggressivo, per la doppia ruota e la struttura paracolpi in tubi di acciaio con inserti in rete metallica. La struttura protegge il pilota e la meccanica, ma consente anche di ammirare la tecnologia della sospensione anteriore. Completa il robusto quadro un manubrio nudo di metallo e cerchi neri a dieci razze. Il gruppo ottico è a cinque elementi, i due maggiori hanno protezioni di derivazione off-road. Il cupolino, con la carena, assolve bene le funzioni protettive: dal vento e dalla pioggia. Confortevole la pedana. Il codone, dalle linee minimaliste, si chiude con un utile portapacchi. La sella ha un disegno ergonomico efficace, con un minimo di dislivello fra le sedute è comoda e confortevole, sia per il pilota sia per chi viaggia con lui. Il propulsore della serie Master, 4 tempi a doppia accensione, ha tecnica multi valvole e raffreddamento a liquido, con l’incremento della cubatura a 492cc è stato potenziato a 40 CV, la coppia massima è di 42 Nm a 5.500 giri/minuto, può raggiungere i 150 Km/h (145 Km/h nella versione A limitata, 33 CV e 41 Nm). Il sistema a doppia candela migliora la combustione interna, riduce l’inquinamento acustico e contribuisce all’abbattimento delle emissioni nocive. Il motore elastico, dalla piacevole risposta ai medi e ai bassi regimi, sempre pronto, in grado di regalare grandi soddisfazioni. Rispetta le norme Euro 3, grazie all’avanzato impianto di iniezione “closed loop” dotato di sonda lambda allo scarico e catalizzatore a 3 vie. In sella Gilera Fuoco esprime una marcata personalità, in particolare per le prestazioni da big scooter, ben assecondate da una buona ciclistica, rivoluzionaria e in grado di raggiungere doti dinamiche eccellenti. In sella al tre ruote si possono affrontare con tranquillità sia i tornanti dei percorsi alpini sia lunghi e duri viaggi in autostrada. Si corre con buona sicurezza, grazie alle due ruote anteriori comandate dalla sospensione anteriore a quadrilatero articolato. Questo tipo di sospensione permette al veicolo un’aderenza e una tenuta esemplare in ogni condizione e stabilità. La frenata è all’altezza delle prestazioni. Si guida come un normale mezzo a due ruote, ma con la solidità e la sicurezza che la doppia ruota anteriore sa garantire. Fuoco è equipaggiato di serie con il sistema di blocco elettro-idraulico della sospensione anteriore, è in grado di sostenersi anche senza il classico cavalletto centrale. Questo permette di parcheggiarlo con estrema facilità e di evitare di appoggiare il piede a terra nelle brevi soste al semaforo. La ruota posteriore da 14” è generosamente gommata con uno pneumatico da 140/70, mentre i 3 freni a disco da 240 mm con pinze a doppio pistoncino garantiscono decelerazioni efficaci. In Svizzera è in vendita da CHF 11'695.-, nei colori rosso e nero. DATI TECNICI Motore: Monocilindrico, doppia accensione, 4 tempi Cilindrata: 492,7 cc Carburante: Benzina senza piombo N.O.R. min. 95 Distribuzione: Monoalbero a camme in testa (SOHC) a 4 valvole, iniezione elettronica Avviamento: Elettrico Cambio: Variatore automatico di velocità CVT Stazionamento: Meccanico, agente su asse posteriore Freno anteriore: Doppio disco di acciaio inox Ø240mm, pinza a doppio pistoncino Freno posteriore: Disco in acciaio inox Ø240mm, pinza flottante a doppio pistoncino Dimensioni (mm): Lung. 2160, larg. 775, passo 1.550 Altezza sella: 785 mm Peso a secco: 244 kg Capacità serbatoio: 12 litri (di cui 1,8 di riserva) Velocità max: 150 Km/h la Rivista n. 6 - Giugno 2010 77 Evento a Interlaken Fiat Group Automobiles Switzerland SA Emozioni, successo e sostenibilità ambientale con il nuovo sistema stop&go e i sorprendenti motori multiair A lexander Bleuel, direttore di Fiat Group Automobiles Switzerland SA ha invitato, a maggio, la stampa nazionale svizzera a Interlaken, per un viaggio, attraverso e con i Marchi del Gruppo: Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Abarth e Fiat Professional. Anticipando i prossimi sviluppi riguardanti Lancia e Chrysler, il direttore ha comunicato i risultati di Fiat Group in Svizzera. Negli ultimi anni, nella Confederazione, i marchi italiani della Casa torinese hanno registrato un importante incremento nelle vendite, in special modo grazie alla 500. Se nel 2005, in Svizzera, Fiat deteneva una quota mercato del 2,8% nel 2009 la stessa si fissa al 4,2%. A proposito del matrimonio Lancia-Chrysler, Bleuel ha ricordato il previsto lancio di Lancia Delta sul mercato Usa, con il label Chrysler, e l’arrivo di alcuni modelli Chrysler in Europa con il marchio Lancia, con molta probabilità nel 2011, sicuramente dal 2012. Di sicuro, l'anno prossimo arriverà la nuova Ypsilon. Per i mercati con guida a sinistra (Gran Bretagna per esempio) non è ancora dato sapere quali saranno le vetture Lancia, poiché non esistono ancora modelli con la guida a sinistra. Per quanto concerne la rete di distribuzione in Svizzera, secondo il parere di chi scrive, per i concessionari Chrysler/Dodge, meno per quelli di Fiat/Lancia/Alfa, non sono da escludere ristrutturazioni. Il marchio Jeep, fiore all’occhiello del gruppo statunitense, dovrebbe poter mantenere l’attuale struttura distributiva. Emozioni indimenticabili, in particolare con la 8C Competizione, venuta appositamente da Balocco e guidata dell’ex Campione svizzero 2005 di F3, Antonino Sinopoli, e con l’Alfa Romeo Giulietta, in prima dinamica svizzera. Diversi percorsi, sulla pista dell'aeroporto militare di Interlaken riservata per l’evento, c’era anche un piccolo circuito racing dedicato alle Abarth (Appassionante la 500 in versione rally), hanno permesso di provare la gamma del Gruppo. Interessante l'esperienza con i modelli di Fiat Professional, sotto la guida di esperti istruttori TCS, con una tonnellata di carico a bordo hanno dimostrato le loro capacità di tenuta e frenata sul bagnato. Miss Svizzera, Linda Fäh si è convinta di quanto sia facile posteggiare con il nuovo sistema di parcheggio automatico della Lancia Delta. 78 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Alexander Bleuel, direttore di Fiat Group Automobiles Switzerland SA. Sopra: Appassionante la 500 Abarth in versione rally. l E ING ,EAS ENTI M A I Z NAN A AND DOM AGG VANT I ZIOD ,gINI IONE SS A P UNA I A sinistra: Linda Fäh si è convinta di quanto sia facile posteggiare con il nuovo sistema di parcheggio automatico della Lancia Delta. )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH la Rivista n. 6 - Giugno 2010 79 Starbene Dormire poco fa male. Dormire troppo non fa bene Nel mondo ogni minuto una donna muore ancora di parto Dormire poco, cioè meno di 6 ore a notte per molti anni, aumenterebbe il rischio di morte prematura del 12% nell’arco di 25 anni. D’altra parte, anche indugiare troppo fra le braccia di Morfeo (più di 9 ore a notte con continuità) parrebbe legato a una maggior frequenza di malattie. A queste conclusioni è giunto un team guidato dall’italiano Francesco Cappuccio, direttore dello «Sleep, Health and Society Programme» (Programma Sonno, Salute e Società) dell’Università di Warwick, in Gran Bratagna, insieme a ricercatori dell’università Federico II di Napoli. Lo studio, in realtà, è una metanalisi, cioè la revisione sistematica di 16 lavori condotti in diversi Paesi del mondo su un totale di 1,3 milioni di persone. Secondo quanto riferito sulla rivista Sleep, dove è stata pubblicata la ricerca, emerge l’ipotesi che dormire poco a lungo termine causi malattie (cioè che ci sia una relazione di causa-effetto tra poco sonno e malattie) e che invece dormire troppo sia piuttosto un indicatore di un cattivo stato di salute, un campanello d’allarme, quindi, non una causa. Gli studiosi confermano la nozione diffusa che l’ideale sarebbe dormire 6-8 ore a notte. La società moderna ha visto una graduale diminuzione della media di ore dormite per notte e questi comportamenti sono molto comuni tra i lavoratori. Questo suggerisce una particolare pressione sociale a lavorare sempre più a lungo. Ma, dall’altra part,e il deterioramento del nostro stato di salute è spesso accompagnato da un prolungamento delle ore di sonno. In ogni caso, serviranno ulteriori studi per capire come mai il sonno sembri essere così importante per una buona salute. Ogni minuto, nel mondo, una donna muore per le complicazioni legate alla gravidanza e al parto e per ogni donna che muore 20 sono vittime di infermità; ogni giorno quasi 29 mila bambini muoiono prima di aver compiuto i 5 anni, nella maggioranza dei casi per cause che facilmente si possono prevenire; ogni anno tubercolosi, Aids e malaria uccidono oltre 5 milioni di persone, con un costo di milioni di dollari per le economie di Paesi già poverissimi. È il drammatico scenario che emerge dal «IV Rapporto 2010, conto alla rovescia per gli obiettivi di sviluppo del Millennio per la salute», a 5 anni dallo scadere del termine fissato per il raggiungimento degli impegni assunti nel 2000 dai leader mondiali. Il rapporto, stilato da azione per la salute globale, network europeo di Ong impegnato nella tutela della salute e dei diritti umani, contiene la richiesta ai governi dei Paesi europei di «rispettare le promesse fatte» e di «destinare lo 0,1% del Pil alle azioni per il miglioramento delle condizioni di salute nei Paesi in via di sviluppo». L’Europa è il maggior donatore al mondo per quanto riguarda la spesa complessiva per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, ma è ancora in ritardo per la percentuale destinata alla salute. Nessun donatore europeo raggiunge l’obiettivo minimo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e neppure vi si avvicina lontanamente. Nella graduatoria dei paesi donatori è la Gran Bretagna ad avvicinarsi maggiormente all’obiettivo, con lo 0,058% del Pil, mentre l’Italia è la più lontana, con lo 0,025%. Sesso: in Italia 300mila adolescenti lo imparano in televisione La tv è la fonte di informazione più qualificata sulla sessualità per oltre 300 mila teenager italiani. Secondo una recente indagine internazionale è infatti ritenuta il punto di riferimento da ben il 10% di essi, la stessa percentuale di chi si rivolge in primo luogo a insegnanti, fratelli o sorelle. Ed è il primato europeo. Una responsabilità educativa che grava su conduttori, speaker e volti noti, spesso impreparati ad affrontare con competenza questi temi. Quando si toccano argomenti che riguardano l’educazione sessuale vanno utilizzate grandi prudenza e professionalità. Nel nostro Paese le esperienze sono a macchia di leopardo e probabilmente richiedono una strategia illuminata. Nelle scuole non viene sempre insegnata, 80 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 anche se il 64% degli studenti lo chiede e il 44% auspica più dialogo su questi temi a casa. In mancanza di punti di riferimento gli adolescenti si rivolgono a Internet, radio e piccolo schermo: gli idoli dello spettacolo possono quindi influenzarli con comportamenti e messaggi. Situazione aggravata se pensiamo che l’Italia è il fanalino di coda del continente anche sulla contraccezione oggi il grado di conoscenza sui metodi disponibili è in Italia il più basso in Europa, a pari merito con la Turchia. Come è possibile invertire questa tendenza? Attraverso un confronto aperto, progetti condivisi e, se serve, veri e propri corsi in cui i medici insegnino a presentatori e deejay come trasmettere contenuti chiave per vivere una sessualità responsabile e serena. Questa la proposta lanciata oggi dalla Sigo durante il Convegno nazionale Adolescenti, sessualità e media promosso a Roma. Mondiali a rischio infarto Tintarella artificiale vietata ai minori di 18 anni Tifare la propria nazionale è normale; chi non si fa coinvolgere, specialmente se appassionato di calcio? Ma, attenzione, troppa passione, emozione, potrebbe essere fatale. Si rischia l’infarto. A mettere sull’avviso sono i medici della Germania, i quali hanno studiato se vi fosse, e quale fosse, il collegamento tra attacchi di cuore e la Coppa del Mondo di calcio. Per stabilire questo i ricercatori hanno analizzato i casi di 4.279 attacchi di cuore verificatisi in Germania dopo i Mondiali del 2006. Hanno così stabilito che non è solo il risultato della partita a provocare stress, ma anche la partita stessa. E ci sono ben 90 minuti di stress continuo in attesa del gol decisivo. Una situazione che può mettere a dura prova il sistema cardiovascolare, specialmente se questo non è dei più efficienti. La notizia dello studio è stata riportata dal quotidiano britannico Daily Star a corredo di un servizio sugli imminenti mondiali di calcio che si terranno in invitando tutti i tifosi a tenere sotto controllo almeno la propria dieta. Tintarella artificiale off limits per i minorenni: gli under 18 che vorranno farsi la lampada abbronzante dovranno avere il permesso di mamma e papà. La pelle dei giovani, infatti, è più delicata e il rischio di gravi danni futuri viene considerato dagli esperti troppo alto. Chi non è maggiorenne, in ogni caso, non dovrebbe superare la dose massima di tre-quattro lettini solari all’anno. Lo stabiliscono le prime linee guida italiane sull’utilizzo dei lettini solari, che sono state presentate a Rimini al Congresso Nazionale della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST). Le linee guida riguardano non pochi giovanissimi: si stima infatti che circa un milione e mezzo di ragazzi fra i 14 e i 18 anni faccia uso di lampade solari. Di questi 300mila ricorrono ai lettini tre-quattro volte l’anno, altri 500mila fanno la lampada due-tre volte ogni tre mesi, mentre 700mila sono veri e propri ‘’dipendenti’’ dell’abbronzatura in ogni stagione e fanno la lampada piu’ di una volta al mese. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 81 Dall’apprezzatissimo furgone Daily al peso massimo Stralis: Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuovissima gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche, dalla convenienza ideale, per ogni incarico di trasporto. IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, tel. 044 804 73 73 Il programma completo di Iveco: conveniente su tutta la linea. www.iveco.ch Il Mondo in fiera ZeroEmission Rome 2010: Fiera di Roma, 7 - 10 settembre Il business delle rinnovabili si fa in fiera MACEF 2010: Fieramilano 9 - 12 settembre Salone Internazionale della Casa MICAM shoevent: Fieramilano Rho, 19 - 22 settembre Si rinnova l’appuntamento con le calzature di gamma alta e medio alta INTERPOMA 2010: Bolzano, 4 – 6 novembre 2010 Fiera internazionale specializzata per la produzione, conservazione e commercializzazione della mela FIERE ZeroEmission Rome 2010: Fiera di Roma, 7 - 10 settembre Il business delle rinnovabili si fa in fiera In tutto il mondo le energie rinnovabili crescono, creano occupazione e nuove prospettive di sviluppo compatibili con l’ambiente. Offrono, inoltre, una concreta opportunità per uscire dalla crisi economica e investire sul nostro futuro e su quello dei nostri figli. Il nostro Paese ha tutte le caratteristiche per vincere la sfida delle rinnovabili: condizioni climatiche, tecnologia, know-how, filiera industriale. Eppure, si rischia di perdere una grande opportunità di crescita economica. In un momento in cui bisognerebbe investire con decisione su queste tecnologie, in Italia mancano programmi politici di sviluppo e regole certe. Questo ritardo porta, come conseguenza, lo spostamento degli investimenti di molte aziende, che preferiscono puntare su Paesi con politiche più incisive in materia, come quelli del Nord e Centro Europa - ma anche la penisola iberica, soprattutto per quanto riguarda l’eolico e il termosolare a concentrazione - e sui nuovi mercati che guardano con sempre maggiore attenzione alle energie rinnovabili: Turchia, Egitto, India. A questo si aggiungono l’attenzione e gli investimenti dedicati, invece, all’energia nucleare che, come emerge da diversi studi, non consente risparmi significativi, lascia irrisolto il problema delle scorie radioattive, non è a emissioni zero, ci rende dipendenti da altri Paesi e richiede un lungo periodo di tempo prima di poterne beneficiare (se oggi si autorizzasse la costruzione di una centrale nucleare, il primo kWh sarebbe prodotto solo dopo ben 15 anni). Eppure l’alternativa delle energie rinnovabili è sotto gli occhi di tutti: economica, a emissioni zero, in crescita in tutto il mondo. L’esperienza di molti Paesi lo dimostra. La Germania, ad esempio, che può contare su un irraggiamento molto inferiore rispetto all’Italia, ha fatto del settore fotovoltaico uno dei punti di forza della sua economia. E tutti, a destra come a sinistra - a cominciare da Angela Merkel - lavorano per realizzare politiche in grado di favorire un ulteriore sviluppo delle rinnovabili, consci di quanto questo sia importante per il futuro economico e ambientale del Paese. Ma è così anche altrove tanto che, secondo un recente studio realizzato da Pricewatehouse Coopers, già nel 2050 in Europa si potrebbe arrivare a soddisfare il 100% del fabbisogno energetico con le energie rinnovabili. Anche fuori dall’Europa le energie rinnovabili sono diventate una priorità per i principali Paesi e conquistano nuovi mercati. Per fare il punto sulla situazione torna, dal 7 al 10 settembre, alla Fiera di Roma, ZeroEmission Rome. 84 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Forte della grande crescita della precedente edizione che ha registrato numeri record, ZeroEmission Rome è la manifestazione B2B in grado di offrire uno sguardo a 360 gradi sul mondo delle soluzioni per la produzione di energia pulita e rinnovabile. Si inizia il 7 settembre con l’ottava edizione di Eolica Expo Mediterranean, il salone internazionale per l’elettricità dal vento, che prosegue fino al 9 settembre. Per numero di espositori e visitatori la manifestazione è al terzo posto in Europa, al quinto nel mondo e al primo nell’area del Mediterraneo. Dall’8 al 10 settembre 2010 ZeroEmission Rome mette poi in campo altri sei saloni tematici: PV Rome Mediterranean, Salone internazionale delle tecnologie fotovoltaiche per il Mediterraneo. CSP Expo, Salone internazionale delle tecnologie e dell’industria degli impianti solari termodinamici. Geoenergy Expo, Salone dell’industria geotermica per il Mediterraneo. CO2 Expo, Salone internazionale sui cambiamenti climatici, riduzione co2 e mercato dei crediti di carbonio. CCS Expo, Salone internazionale dedicato al carbon capture and storage. EcoHouse, la vetrina dedicata alla casa che produce e risparmia energia. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch MACEF 2010 Fieramilano 9 - 12 settembre Salone Internazionale della Casa La fiera è giunta alla 2° edizione con l‘obiettivo di rappresentare l‘intera offerta di servizi e prodotti che tutte le aziende utilizzano per le proprie attività di marketing e di comunicazione La prossima edizione si terrà quindi dal 9 al 12 settembre e, soprattutto, dal giovedì alla domenica; una nuova cadenza che consente di poter finalmente collocare il Salone Internazionale della Casa in una situazione fortemente vantaggiosa, allontanandolo dal mese di agosto e sottraendolo dalla sovrapposizione con altre importanti fiere europee. La chiusura di domenica dovrebbe favorire in modo particolare i dettaglianti, che sono la principale categoria di operatori in visita a Macef mentre due giorni feriali consecutivi, giovedì e venerdì, sono stati pensati per favorire la visita dei buyer, specialmente quelli esteri, che solitamente non visitano le fiere durante il weekend e che hanno sempre espresso la richiesta di poter disporre di più tempo per le loro trattative d’affari. Alta decorazione, Tavola, Argenti & Cucina, Oggetti da regalo, Trade & Big volume, Bijoux, oro, moda & accessorisono i settori espositivi tradizionali, che occuperanno quasi per intero la grande area monoplanare di fieramilano. L’edizione 2010 di Macef Autunno consentirà poi alla mostra di allargare il suo tradizionale scenario espositivo a Outdoor, Gardening e Pet (cioè la vita all’aperto e il tempo trascorso in compagnia dei piccoli amici del regno animale), nuovi settori espositivi che troveranno posto nel padiglione 4. Il calendario degli eventi è in via di formazione. Al momento sono stati riconfermati il progetto di Creazioni - in collaborazione con Artex, Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana - e Creazioni Designer entrambi dedicati all’innovazione e all’artigianato di qualità (padiglione 5); Art & Flowers by Macef (padiglione 4), esibizione/concorso internazionale dedicato ai floral designer e l’area Art, Arti della Tavola e del Regalo (padiglione 3) con proposte dedicate al mondo della distribuzione e allo sviluppo della cultura di prodotto di questo importante settore di Macef. In elaborazione sono poi altri due progetti: La fabbrica delle idee, dedicato al sostegno dell’innovazione, e il concorso The Best of Bijoux, destinato a promuovere la creatività e la fantasia dei produttori di bigiotteria. La promozione della mostra milanese ha preso il via attraverso il nuovo sito internet (www.macef.it) dove i visitatori potranno preregistrarsi e acquistare i biglietti d’ingresso a prezzi scontati, e due progetti dedicati al contatto con i visitatori: Macef in road show e Progetto invito Italia. Macef in evoluzione, quindi; seguendo le indicazioni e le tendenze del mercato, mai come in questi anni ricco di difficoltà ma anche di nuove opportunità per chi sappia e voglia guardarsi attorno con curiosità e disponibilità verso il nuovo. Spunti preziosi, infatti, stanno nascendo per il mondo della produzione e della distribuzione dalla commistione di tradizioni diverse portate dal melting pot che anche in Italia si sta arricchendo delle tradizioni di tanti paesi differenti: un mix di stili ancora tutto da esplorare, di cui la manifestazione si propone come avanguardia e precursore. Macef si conferma piattaforma per il business, a disposizione delle piccole imprese in cerca di un canale privilegiato per lanciarsi, per le medie aziende a caccia di nuovi mercati e per i grandi marchi che possono trovare in Macef un osservatorio di eccellenza sul loro settore. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch la Rivista n. 6 - Giugno 2010 85 MICAM shoevent: Fieramilano Rho, 19 - 22 settembre Si rinnova l’appuntamento con le calzature di gamma alta e medio alta In mostra i modelli della collezione moda primavera/estate 2011, che potranno essere visionati dai buyer di tutto il mondo Si tratta di un appuntamento imprescindibile per coloro che si occupano delle fasce più alte del mercato delle calzature in Italia e nel mondo. L’evento ha infatti via via acquisito un rilievo sempre maggiore e si configura oggi come punto di riferimento indiscusso per il settore, anche a livello internazionale. MICAM Shoevent è per tutti la vetrina delle migliori scarpe, e in lavorazione d’eccellenza e design innovativo. Diversi sono i fattori che contribuiscono al successo della manifestazione, primo fra tutti la capacità di rispondere alle effettive esigenze del mercato. L’ultima edizione, che si è svolta a marzo, ha registrato un buon risultato non solo per l’affluenza di visitatori, ma anche per il numero di trattative commerciali avviate. Inoltre, carattere distintivo della manifestazione è la selettività delle calzature esposte, primo fattore di successo di MICAM Shoevent. Dalla prossima edizione inoltre verrà effettuata una riorganizzazione nella distribuzione di alcune tipologie di prodotto e relativi padiglioni espositivi. Sarà scambiata tra loro la collocazione degli espositori del Pad. 4 (calzature donna trendy) che unitamente al Pad. 2 registra il maggior numero di visite con gli espositori del Pad. 5 (calzature uomo/donna) che unitamente al Pad. 7 risulta essere il più penalizzato. Tale operazione si rende necessaria per garantire a tutti i partecipanti alla fiera, pur con le diverse caratteristiche, una più equilibrata ed omogenea opportunità di beneficiare della presenza dei visitatori in tutta l’area espositiva che MICAM occupa. 86 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 L’edizione di settembre si presenta quindi come un’importante occasione di business, sia per le aziende, che avranno modo di esporre i propri modelli nella più prestigiosa delle vetrine, sia per i buyer che potranno pianificare gli ordini per la futura stagione. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch INTERPOMA 2010: Bolzano, 4 – 6 novembre 2010 Fiera internazionale specializzata per la produzione, conservazione e commercializzazione della mela Nei meleti altoatesini si avvicina l’estate. La stagione si concluderà con “Interpoma”, Fiera internazionale specializzata per la produzione, conservazione e commercializzazione della mela, in programma dal 4 al 6 novembre 2010. Considerato che vi parteciperanno le aziende più significative del settore, c‘è grande attesa per le novità presentate per l‘occasione. A metà marzo nei meleti che coprono 18.500 ettari di aree coltivabili sono comparsi i primi boccioli; il Centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg ha constatato che gli alberi della qualità Golden Delicious sono germogliati una settimana più tardi in confronto allo scorso anno e con quattro giorni di ritardo rispetto al 21 marzo, data presa a media per anni. Per quel che concerne la commercializzazione della mela, negli ultimi due anni, ovvero da quando si è tenuta l‘ultima edizione di Interpoma (nel 2008) l‘economia melicola altoatesina ha registrato significativi cambiamenti e grandi novità. Tutto ciò è avvenuto soprattutto all‘insegna del rinnovo delle strutture di commercializzazione e di nuove alleanze in risposta ad un commercio alimentare al dettaglio che acquista giorno dopo giorno sempre maggiore importanza. Le sette cooperative ortofrutticole della Val Venosta, riunite nell‘Associazione Vi.P, che vendono circa un terzo del raccolto locale, dal 2008 commercializzano la loro produzione tramite un unico punto di vendita. Da quest‘anno collaboreranno in stretta sinergia anche le 18 cooperative riunite nel VOG, Consorzio delle Cooperative Ortofrutticole dell’Alto Adige, che commercializzano la loro produzione, circa due terzi del raccolto di mele altoatesine, tramite quattro Pool. Collaborazione interregionale e una presentazione comune sui mercati dell’Est sono invece alla base della neonata FROM, l'organizzazione a cui aderiscono VOG e Vi.P in sinergia con entrambe le associazioni di produttori del vicino Trentino e l’azienda di trasformazione e commercializzazione di frutta VOG Products. In questi anni in Alto Adige i raccolti record si susseguono senza soluzione di continuità. Numerosi addetti ai lavori ritengono, però, che il settore della frutticoltura abbia oramai raggiunto i massimi livelli: per quel che concerne questa stagione, gli esperti si dichiarano comunque fiduciosi. In base alle osservazioni del Centro di consulenza per la frutti- e viticoltura, nonostante il raccolto record di 1,1 milioni di tonnellate si assiste ad una nuova, buona fioritura. Nel settore della coltivazione si avverte una certa necessità di cambiamento. I produttori altoatesini di frutta dimostrano coraggio nel rinnovare le varietà di mele. Se un paio di anni orsono ci si orientava a coltivare qualità note, attualmente la scelta cade su varietà nuove tipo Modí® (CIV G198), Kanzi® (Nicoter) e Jazz® (Scifresh), nella speranza che in futuro tali varietà aprano interessanti prospettive economiche. Resta invariato, invece, l‘interesse per la varietà Pink Lady®. Come già avviene in tutti gli altri settori economici, anche in agricoltura è fondamentale essere molto bene informati se si desidera operare con successo. Interpoma rappresenta una formidabile occasione di aggiornamento ed informazione per tutti coloro che operano nel settore. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch la Rivista n. 6 - Giugno 2010 87 Ernst & Young, il vostro partner competente per: Assurance Tax Legal Transactions Advisory www.ey.com/ch Il Mondo in Camera Olive Oil Award 2010 Premiate le aziende proposte dalla CCIS Premiate 18 CCIE europee Alla Fiera di Hannover Ducati Day a Zurigo 20 giugno 2010 Giovani stilisti crescono Fashion Talk presso la sede della CCIS Vini d’Italia 2010 Il mondo in camera I migliori oli d’oliva del mondo in gara per l’Olive Oil Award 2010 Riconoscimenti per le aziende rappresentate dalla CCIS Il 15 aprile 2010 presso l’Hochschule für Angewandte Wissenschften (ZHAW) di Wädenswil, una cittadina appartenente al Cantone di Zurigo, si è tenuto il Nono International Olive Congress. Produttori, importatori ed esportatori, provenienti da più di tredici nazioni, quest’anno si sono incontrati tutti in territorio svizzero. Questo appuntamento, vetrina irrinunciabile per alcuni tra gli operatori del settore più prestigiosi al mondo, è stato accompagnato dalla consueta premiazione degli oli extravergine d’oliva che si sono contraddistinti in termini di qualità e di gusto. Durante una solenne cerimonia e in presenza di numerosi giornalisti, sono stati aggiudicati i premi suddivisi in tre categorie: Il Premio Oliva d’Oro, il Premio Oliva d’Argento e la menzione speciale “Award” per gli oli dalle eccellenti qualità sensoriali. La giuria del concorso ha avuto un bel da fare dal momento che gli oli in gara sono stati più di 118. L’arduo compito è stato svolto al meglio e, crediamo, senza troppa fatica, date le prelibatezze presenti in gara; il gruppo di esperti svizzero ha deciso di premiare 19 dei prodotti presenti sulla base di nove parametri degustativi, definiti a suo tempo dall’International Olive Council. Le sfumature del fruttato, l’acidità, le note amare e la rotondità, la complessità delle componenti sensoriali e il loro equilibrio: nulla è sfuggito ai palati e ai nasi ben educati della commissione. Oltre ai 19 oli insigniti del Premio Oliva d’Oro, altri 8 si sono visti assegnare il Premio Oliva d’Argento e 7 quello relativo alle qualità sensoriali. A fare la parte del leone, come sempre, è stata l’eccellenza italiana, che si è aggiudicata più di un terzo dei premi; bene anche la Spagna e la Grecia, posizionatesi rispettivamente al secondo e al terzo posto. La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), come sempre attenta a valorizzare il Made in Italy, ha curato la partecipazione di due aziende pugliesi d’eccellenza. AGROLIO Srl di Andria era in gara con l’Olio Extra Vergine di Oliva La Vecchia Macina e con l’Olio Extra Vergine di Oliva Agresti, e a quest’ultimo è andato il Premio Oliva d’Argento 2010. La PUGLIA ALIMENTARE Srl di Martina Franca si presentava invece con l’Olio Extra Vergine di Oliva Biologico La Casa di Caroli e con l’Olio Extra Vergine di Oliva Gusto Fruttato. L’olio Gusto Fruttato ha ricevuto la menzione speciale “Award” grazie alle eccellenti qualità sensoriali, riconfermando la Puglia tra le migliori zone italiane in fatto di produzioni olearie. Luigi Palma, in rappresentanza della Camera di Commercio, si è detto molto soddisfatto dei risultati ottenuti e nel futuro ha dichiarato di volersi impegnare 90 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Luigi Palma (CCIS) ritira il Premio Oliva d’Argento 2010 per l’azienda Agrolio di Andria. Stefano Caroli (Puglia alimentare) ritira la menzione speciale attribuita all’Olio Extra Vergine di Oliva Gusto Fruttato. ancora per sostenere l’eccellenza enogastronomica del Belpaese. A lui e a tutto lo staff della Camera di Commercio Italiana sono andati i ringraziamenti degli imprenditori pugliesi che si sono visti riconoscere anni di duri sacrifici e la grande passione nei confronti della qualità e della tradizione alimentari. Alla Fiera di Hannover Premiate 18 CCIE europee Si è conclusa venerdì 23 aprile 2010 l’edizione 2010 della Fiera di Hannover (Hannover Messe), con la partecipazione dell’Italia come Paese Partner. La sede del Salone ha fatto da collettore per 8 fiere leader internazionali (Industrial Automation, Digital Factory, Industrial Supply, Coil Technica, Micronanotec, Mobilitec, Research & Technology, Energy e Power Plant Technology), e per l’evento b2fair Matchmaking Event, la borsa trasversale della cooperazione volta a creare incontri professionali multisettoriali tra le pmi, in modo efficace, rapido ed economico. All’interno dell’imponente complesso fieristico di Hannover, che si estende su una superficie espositiva di 224.800 mq, gli spazi dedicati all’evento b2fair sono stati: la hall Research & Technology, dedicata alla ricerca tecnologica e all’innovazione, e nella Hall 27, Global Business & Markets. Le Camere di Commercio italiane di Amsterdam, Barcellona, Belgrado, Bruxelles, Francoforte, Lione, Lisbona, Londra, Lussemburgo, Madrid, Marsiglia, Monaco di Baviera, Parigi, Salonicco, Sofia, Stoccolma, Vienna e Zurigo consapevoli dell’importanza di dare il proprio contributo alla presenza ufficiale italiana alla Fiera di Hannover, avevano aderito nel gennaio 2010 a tale azione di promozione di matchmaking e di assistenza alle imprese italiane espositrici o in visita all’Hannover Messe, nell’ambito del progetto Sostenibilità Ambientale di cui è capofila la Camera di Commercio di Francoforte. Il coordinamento dell’inziativa b2fair Matchmaking Event è stato svolto dalla Camera di Commercio Italo-Lussemburghese e, grazie alla sinergia con 18 Camere Italiane in Europa, circa 80 aziende italiane iscritte alla borsa trasversale hanno potuto scegliere partner commerciali tra le 350 imprese internazionali che si sono registrate per ottenere un’agenda personalizzata di incontri d’affari. La partnership innovativa con la rete delle 18 Camere di Commercio Italiane in Europa, che si è aggiunta alla rete dei partner di Enterprise European Network, è risultata particolarmente efficace ed apprezzata dagli organizzatori che hanno assegnato al network camerale europeo il b2fair Business Award, in qualità di miglior partner dell’evento. DUCATI DAY – 20 GIUGNO 2010 Anche quest’anno la Mohag-Gruppe e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) ripetono l’avventura in sella alle nuove Ducati, però quest’anno SI VA IN MONTAGNA! (iscrizione entro l’11 giugno 2010) Percorso abbastanza impegnativo, in ogni caso senza grandi difficoltà: Da Zurigo ci sposteremo velocemente sull’autostrada per uscire dall’agglomerato zurighese, quindi saliremo lungo strade cantonali e secondarie verso il passo del Ricken, da lì scenderemo nel Toggenburg, visita breve a un sito, forse due, interessante e quindi ripartenza. Destinazione Hemberg dove Angelo al Ristorante Krone ci aspetterà per un pranzetto all’italiana (CHF 50.- circa). Poi viaggeremo nel Cantone Appenzello in direzione di Schwägalp (se ci sarà il tempo, chi vorrà potrà salire in teleferica sulla cima del Säntis). Ripartenza verso Zurigo con una tappa intermedia, “da qualche parte”, per un caffè o un gelato. Roadbook approssimativo: 09.15 Partenza da Zurigo – Mohag-Gruppe, Bernerstrasse Nord 202, 8048 Zürich 10.30 Arrivo nel Toggenburg 12.00 Ristorante Krone da Angelo Arconzo e consorte 14.30 Arrivo a Schwägalp 15.30 Partenza per il ritorno da Schwägalp (Decideremo sul posto la via del rientro con le varianti “veloce” o “turistica”) 17.00 / 18.00 Arrivo a Zurigo – Mohag-Gruppe Per informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera - Lara Francesca Cucinotta - Tel. 044 289 23 23 - Mail [email protected] la Rivista n. 6 - Giugno 2010 91 di Mattia Lento Giovani stilisti crescono Fashion Talk alla Camera di Commercio Italiana di Zurigo (CCIS) dei giovani che vogliano intraprendere la carriera della moda: spesso vengono risucchiati nel vortice delle false promesse, nella bolgia di intermediari senza scrupoli, oppure, non sapendo come muoversi, si ritrovano a disperdere energie creative o, peggio, a dover abbandonare l’agognata professione, anche a fronte di un talento promettente. Dal canto loro, i tre giovani stilisti presenti hanno confermato tutte le considerazioni della Caccia e hanno mostrato di aderire, al di là delle convenienze, ad un progetto che percepiscono come fondamentale per poter esprimere al meglio, e far conoscere quanto prima, creatività e talento. Angela Saez, Manuela Soldati e Massimiliano Latte, questi i nomi dei tre stiI due rappresentanti della Camera svizzera della moda, Natasha Caccia e Ivan Sugar, e i tre giovani stilisti: Manuela Soldati, Massimiliano Latte e Angela Saez. listi, operano rispettivamente nella svizzera tedesca, in quella Giovedì 29 aprile presso la sede della Camera di Comfrancese e in Italia e hanno elogiato pubblicamente le fimercio Italiana per la Svizzera (CCIS) si è svolta un’imnalità della Camera Nazionale della Moda Svizzera, che portante conferenza che ha portato al centro del diattraverso il supporto ai giovani intende costruire un battito il mondo della moda svizzero. Scopo dell’inconvero e proprio sistema della moda elvetico. I presenti tro è stato quello di presentare al pubblico presente, in sala hanno mostrato un vivo interesse nei confronti composto da giornalisti e da addetti ai lavori operanti a dell’argomento. Oltre ai consueti interventi da parte dei Zurigo, le attività e gli obiettivi della Camera Nazionale giornalisti anche stilisti, imprenditori del tessile e opedella Moda Svizzera. ratori del settore della Svizzera tedesca hanno posto Questo ente, nato due anni fa grazie all’iniziativa di aldelle domande, dimostrando che il progetto partito da cuni giovani dinamici e volenterosi, si propone come Lugano ha davvero una valenza e un rilievo di carattere obiettivo prioritario quello di promuovere l’attività di nazionale e non è semplicemente confinato al contesto talenti emergenti della moda dentro e fuori il contesto ticinese. Il Ticino, ha certo una posizione strategica dosvizzero. I soci della neonata camera possono usufruvuta alla vicinanza con Milano e, inoltre, ha dalla sua una ire di tutto il supporto organizzativo, promozionale e forte presenza turistica che potrebbe favorire l’aumenlegislativo di questo organismo che, pur avendo sede to di popolarità di alcuni eventi internazionali legati alla a Lugano, si propone di diventare in breve tempo un moda. Inoltre, potrebbe diventare, in un breve volgere punto di riferimento per tutta la Svizzera. Ad aprire gli di tempo, una valida alternativa per tanti stilisti che non interventi è stato uno dei rappresentanti della Camera trovano spazio o condizioni ideali nel difficile contesto della moda, Ivan Sugar, che ha illustrato brevemente milanese. In attesa che il progetto s’ingrandisca semle attività della CNMS. A seguire, Natasha Caccia ha pre di più, verifichiamo comunque i primi progressi di parlato dell’urgenza di un tale progetto in un contesto un ente innovativo che in soli due anni e con poche come quello svizzero in cui non esiste una forte trarisorse a disposizione ha già conquistato la stima e la dizione nel settore della moda. La cofondatrice della fiducia di tutti quelli che credono in un futuro più roseo Camera della moda ha descritto, inoltre, le difficoltà per la moda e lo stile svizzeri. 92 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Vini d’Italia 2010 Der umfassendste und bedeutendste Einkaufsführer für italienische Weine – kompetent recherchiert und top-aktuell Vini d´Italia ist das unangefochtene Standardwerk zum italienischen Wein. Das Buch wird jährlich komplett neu recherchiert und geschrieben und gibt Ihnen einen einzigartigen Überblick über die italienische Weinwelt. Auch für diese Ausgabe bewertete eine unabhängige Jury über 18.000 der besten Weine, von denen 391 mit den begehrten Drei Gläsern, der höchsten Auszeichnung für italienischen Qualitätswein, prämiert wurden. Kurzportraits von etwa 2.250 Produzenten geben Informationen zu deren Erzeugnissen, interessante Einblikke in das Winzerhandwerk und machen Lust, auch die Auswahl hervorragender Zwei- und Ein-Gläser-Weine zu entdecken. Neben den profunden Bewertungen, der gewohnten Vielzahl an Hintergrundinformationen sowie den umfangreichen Verzeichnissen aller Weine und Produzenten präsentiert der Vini d´Italia erstmals die Drei Grünen Gläser: Weine, die auf traditionelle und umweltbewusste Weise entstanden sind. Damit ist Vini dItalia 2010 unverzichtbar für alle Weinliebhaber. Gambero Rosso® Vini d’Italia 2010 Hallwag Verlag München 992 Seiten Integralbindung (Flexcover) € 29,90 CHF 50.90 GfK Switzerland DETAILHANDEL SCHWEIZ 2010 Aktuelle Informationen über mehr als 70 der wichtigsten Organisationen im Schweizer Detail- und Fachhandel, Food und Nonfood, inkl. Firmenadressen und Kontaktpersonenverzeichnis. Bestellen Sie direkt Telefon +41 (0)41 632 95 15 Telefax +41 (0)41 632 25 15 E-Mail [email protected] GfK Switzerland AG, Obermattweg 9, CH-6052 Hergiswil BESTELLEN SIE JETZT DIE STUDIE DETAILHAN DEL SCHWEIZ 2010 SCHW EIZER HAND EL EXPAN SIONS PLÄNE IM IM ÜBERB LICK ALLE SHOPP INGCE NTER EL RER IM DETAI LHAND GEWIN NER UND VERLIE GfK SWIT ZERL AND , HER GISW IL SCH WEIZ . MAR KETI NG-F ORU M Mehr Informationen finden Sie auch unter www.gfk.ch la Rivista n. 6 - Giugno 2010 93 Contatti Commerciali DAL MERCATO ITALIANO Offerte di merci e servizi Sistemi per termoidraulica Hold Pipe srl Via Torricelli 28 Z. I. I – 33080 Porcia PN Tel. 0039/0434 593935 Fax 0039/0434 593930 E-mail: [email protected] www.holdpipe.net Acqua minerale Monteforte srl Via Lazzari,110 I - 41050 Montese (MO) Tel. 0039 059-980056 Fax 0039 059-980057 E-mail: [email protected] www.monteforte.it Prodotti zootecnici SGDA srl Via Mellana 4 I - 15033 Casale Monferrato AL Tel: 0039/0142453439 Fax 0039/0142417451 E-mail: [email protected] www.sgda.it Organizzazione di eventi Eventifuturi sas Via Fabroni 9 I - 50134 Firenze Tel: +39 393 8665105 E-mail: [email protected] www.eventifuturi.com Pasta Pasta Rossini srl Via Via Modena, 340 I - 34034 Cassana FE Tel. 0039/0532824477 Fax 0039/0532824476 E-mail: [email protected] www.pastarossini.it Abbigliamento e moda Teddy Spa Via Coriano 58 - Grosrimini - Blocco 97 I – 47900 Rimini Tel. 0039/0541 301480 Fax 0039/0541 383430 [email protected] - www.teddy.it 94 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Prodotti da forno ORO.PAN C/da San Giuliano-zona P.I.P. 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Cognome ....................................................................................... Indirizzo ........................................................................................ Tel. .................................... e-mail ............................................. Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo (11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro) Data e firma .................................................................................. la Rivista n. 6 - Giugno 2010 95 ATTIVITÀ E SERVIZI Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: - Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera - Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. (disponibili on-line in giornata) - Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti - Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri - Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato - Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali PUBBLICAZIONI - La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) Calendario delle Fiere italiane Annuario Soci Indicatori utili Italia-Svizzera Agevolazioni speciali per i Soci Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel. ++41 44 289 23 23, Fax ++41 44 201 53 57 http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 - Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche - Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale - Assistenza e consulenza in materia doganale - Informazioni statistiche ed import/esport - Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere - Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti - Azioni promozionali e di direct marketing - Arbitrato internazionale - Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia - Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità - Traduzioni - Viaggi di Studio - Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma - Swiss Desk Porti italiani - La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere - Recupero crediti in Svizzera - Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS - Compra-vendita di beni immobili in Italia - Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia - Il nuovo diritto societario italiano - Servizi camerali Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel. ++41 22 906 85 95, Fax ++41 22 906 85 99 e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 RECUPERO IVA ITALIANA RECUPERO IVA SVIZZERA Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara; • fornisce assistenza legale La CCIS: • fornisce un servizio di informazione e prima consulenza; • diventa il Vostro rappresentate fiscale; • esamina la completezza della Vostra documentazione; • invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter della vostra pratica. Informazioni più dettagliate contattare la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera +41 (0)44 289 23 23 RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI 96 la Rivista n. 6 - Giugno 2010 Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected]