CAVALLINO TREPORTI NELLA GRANDE GUERRA

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CAVALLINO TREPORTI NELLA GRANDE GUERRA
UNION LIDO CAMPING LODGING HOTEL
LO SFONDAMENTO DI CAPORETTO E LA GRANDE GUERRA SUL BASSO PIAVE
DIFENDERE VENEZIA
Mappe del Nord Italia e della zona costiera nella Prima Guerra Mondiale e le fasi dell’offensiva
austro-tedesca di Caporetto, seguita dall’occupazione del Veneto e il movimento del fronte terra lungo
il corso del fiume Piave, dall’autunno 1917 al Novembre 1918.
Karten Norditaliens und des Küstengebiets aus der Zeit des Ersten Weltkriegs während der Angriffe Österreichs und Deutschlands
auf Caporetto (Karfeit) sowie der anschließenden Besetzung Venetiens und der Verlagerung der Front zu Land an den Piave (Herbst
1917 bis November 1918)
Maps of Northern Italy and the coastal area from the First World War and the phases of the Austro-German
offensive of Caporetto, followed by the occupation of Veneto and the movement of the land front along the
course of the River Piave, from Autumn 1917 to November 1918.
VISITATORI ILLUSTRI
PITTORI-SOLDATO A CAVALLINO-TREPORTI
Nonostante fotografia e cinematografia fossero già da tempo
diffuse, ancora nel corso della Grande guerra si continuò
a documentare luoghi e fasi del conflitto mediante dipinti,
affidandoli all’interpretazione artistica di noti pittori. La pittura
sul fronte di guerra non fu un fenomeno che interessò la sola
Italia, ma si verificò anche nelle altre nazioni impegnate nel
conflitto, e le opere di questi pittori-soldato divennero una sorta di
reportage di guerra e al contempo diari delle esperienze personali
vissute al fronte. Nell’uniforme di panno grigioverde dell’Esercito
si mischiarono ai combattenti e, armati di sola tavolozza e
pennello, ritrassero luoghi, commilitoni, vicende belliche,
che li avevano visti protagonisti. Alcuni di questi famosissimi
artisti operarono a Cavallino-Treporti in quegli anni, e tra essi
ricordiamo in particolare Anselmo Bucci e Giulio Aristide Sartorio
che qui realizzarono molte delle loro opere, oggi conservate a
Roma nella pinacoteca del Museo Centrale del Risorgimento e al
palazzo della Farnesina.
Già agli inizi del secolo ‘900, in considerazione di un piano
generale di difesa di Venezia da possibili minacce provenienti
dal mare, fu decisa la costruzione di nuove batterie costiere
in grado di contrastare le flotte ormai dotate di navi sempre
più veloci e meglio armate. Tra i più accesi sostenitori vi era
lo stesso comandante la Piazzaforte di Venezia, l’Ammiraglio
Paolo Thaon di Revel, che con avvedutezza riteneva assai
probabile un futuro conflitto con l’Austria-Ungheria. Nel
1909 si avviò quindi l’ambizioso progetto che prevedeva di
fortificare tutti i litorali che proteggevano la città e in quello
di Cavallino, posizionato più verso oriente, cominciarono
i lavori per tre batterie costiere: la Vettor Pisani, la San
Marco e la Radaelli, cui si aggiungerà il cantiere dell’Amalfi
nel 1915. Tra il 1909 e il 1914 si approntarono le prime tre,
mentre per la più imponente Amalfi i lavori proseguirono
fino al maggio del 1917, quando il complesso superò
favorevolmente il collaudo divenendo pienamente operativa,
poco prima dello sfondamento di Caporetto. In un primo
momento furono bonificate delle vaste aree alluvionali e si
costruirono dei porti per lo scarico dei materiali, mentre
contestualmente fu migliorata la rete stradale e potenziata
quella dell’energia elettrica, costruito un sistema ferroviario
a scartamento ridotto (decauville) che si snodava pressoché
nell’intero litorale. Assieme alle fortificazioni vere e
proprie, si dovette contestualmente provvedere a tutta una
serie di edifici accessori quali comandi, corpi di guardia,
caserme, magazzini e depositi, polveriere e riservette, torri
telemetriche… Sostanzialmente, in quei primi anni del
Novecento, Cavallino-Treporti divenne un unico ed enorme
cantiere di lavoro composto da migliaia di operai edili,
impiantisti, tecnici militari e civili. Con l’entrata in guerra
dell’Italia nel maggio 1915, il nuovo sistema difensivo attorno
a Venezia era già pienamente operativo e rappresentò un
deterrente per la flotta austroungarica che, nonostante la
relativa vicinanza dei porti di Pola e Trieste, non osò mai
sfidare le potenti artiglierie costiere della Serenissima.
DIE KRIEGSMALER IN CAVALLINO-TREPORTI
Obwohl Fotografie und Film zur Zeit des Ersten Weltkriegs bereits relativ verbreitet
waren, wurde die Dokumentation von Kriegsschauplätzen und -etappen weiterhin
der künstlerischen Interpretation bekannter Maler überlassen. Dieser Zugang war
kein ausschließlich italienisches Phänomen – auch die anderen kriegsteilnehmenden
Länder nutzten die Dienste von Kriegsmalern. Ihre Werke waren gleichermaßen
eine Art Kriegsreportage wie auch Tagebuch über ihre persönlichen Erlebnisse an
der Front. In graugrünen Heeresuniformen mischten sie sich unter die kämpfenden
Soldaten und hielten, bewaffnet nur mit Palette und Pinsel, die Umgebung, ihre
Kameraden und das allgemeine Kriegsgeschehen fest. Einige dieser berühmten
Künstler waren damals auch in Cavallino-Treporti tätig, insbesondere Anselmo
Bucci und Giulio Aristide Sartorio, die hier zahlreiche Bilder malten. Heute finden
sich ihre Werke in Rom, in der Galerie des Museo Centrale del Risorgimento sowie
im Palazzo della Farnesina.
VENEDIGS VERTEIDIGUNGSSYSTEM
Bereits zu Beginn des 20. Jahrhunderts wurde im Zuge eines allgemeinen
Verteidigungsplans für Venedig zum Schutz gegen mögliche Angriffe vom Meer
der Bau neuer Küstenbatterien beschlossen. Sie sollten im Stande sein, auch die
inzwischen aus immer schnelleren und besser bewaffneten Schiffen bestehenden
modernen Flotten abzuwehren. Einer der glühendsten Befürworter dieses
Plans war der Kommandant der Festung Venedig, Admiral Paolo Thaon di
Revel, der einen künftigen Konflikt mit Österreich-Ungarn damals für sehr
wahrscheinlich hielt. Im Jahr 1909 startete somit das ehrgeizige Projekt, das
Befestigungsanlagen auf allen Küstenabschnitten vorsah, die Venedig Schutz
boten. An der Küste von Cavallino, dem östlichsten Punkt, begann man mit
den Arbeiten an drei Küstenbatterien: der Vettor Pisani, der San Marco
und der Radaelli. 1915 wurde darüber hinaus die Errichtung der Batterie
Amalfi in Angriff genommen. Die ersten drei wurden zwischen 1909 und
1914 schrittweise fertiggestellt, während die Arbeiten an der mächtigsten
Anlage, Amalfi, bis Mai 1917 andauerten. Der Militärkomplex bestand
alle technischen Kontrollen und kam erstmals kurz vor dem Durchbruch
bei Caporetto und von da an in vollem Umfang zum Einsatz. Für die
Errichtung der Anlagen wurden zuerst große Überschwemmungsgebiete
trocken gelegt und Häfen für die Versorgung mit Material gebaut.
Gleichzeitig wurden sowohl das Straßen- als auch das Stromnetz ausgebaut
und eine Schmalspurbahn (Feldbahn) angelegt, die beinahe das gesamte
Küstengebiet abdeckte. Parallel zu den eigentlichen Befestigungsanlagen
musste außerdem eine ganze Reihe zusätzlicher Bauten, wie Gebäude für
das Kommando und die Wachmannschaft, Kasernen, Lager und Depots,
Pulverkammern, Munitionslager, Messtürme und vieles mehr errichtet werden.
In Folge präsentierte sich Cavallino-Treporti Anfang des 20. Jahrhunderts
als eine einzige enorme Baustelle, auf der tausende von Bauarbeitern,
Anlagentechnikern und militärischen wie zivilen Fachkräften beschäftigt
waren. Zum Zeitpunkt des Eintritts Italiens in den Krieg im Mai 1915 war
das neue Verteidigungssystem rund um Venedig bereits in vollem Umfang
einsatzbereit. Es übte damit eine stark abschreckende Wirkung auf die
österreichisch-ungarische Flotte aus, die es trotz der relativen Nähe der Häfen
von Pola und Triest nie wagte, der mächtigen Küstenartillerie der Serenissima
die Stirn zu bieten.
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of Europe
40 CAMPEGGI TOP
IN 11 PAESI EUROPEI
®
Sono trascorsi cent’anni dal Primo conflitto
mondiale e l’Europa è cambiata moltissimo: popoli
un tempo in guerra si ritrovano oggi a trascorrere le
vacanze estive sulle tranquille spiagge di CavallinoTreporti, circondati dallo straordinario scenario di
Venezia e della sua Laguna. Per quanto incredibile
possa sembrare, queste stesse acque furono solcate
da navi da battaglia, e in questo territorio vennero
a confrontarsi gli eserciti delle potenze dell’Intesa
con quelli degli Imperi centrali. Nella pianura
veneta sono quasi del tutto scomparse le tracce
di quell’immane conflitto, ma il nostro litorale
conserva ancora ben evidenti le testimonianze del
suo passato bellico, costituite da un intero sistema
di forti, batterie costiere, caserme, polveriere,
torri telemetriche… Quando Furio Lazzarini ci
ha sottoposto il progetto della mappa storica,
immediatamente ne abbiamo colto le interessanti
potenzialità, trattandosi di un agile strumento
divulgativo destinato a chi vuole conoscere quella
pagina di Storia e, autonomamente, scoprire e
visitare le vestigia delle fortificazioni di CavallinoTreporti. Union Lido è strettamente legato alla sua
terra, dove opera da sessant’anni, e intende così
dare il proprio apporto alle celebrazioni europee per
il Centenario della Grande Guerra.
In attesa che le amministrazioni pubbliche coinvolte
creino finalmente le condizioni per rendere fruibile,
a residenti e turisti, un eccezionale circuito storicomuseale, ideale complemento alla ricettività
turistica dei campeggi.
Hundert Jahre sind seit dem Ersten Weltkrieg vergangen und
das Gesicht Europas hat sich seither grundlegend verändert.
Völker, die einander einst unerbittlich bekriegten, verbringen heute
gemeinsam ihren Sommerurlaub an den Stränden von CavallinoTreporti und genießen hier die bezaubernde Kulisse Venedigs und
der Lagune. Doch so unglaublich das heute auch scheinen mag – in
ebendiesen Gewässern trafen einst Kriegsschiffe aufeinander und
auf ebendiesem Boden kämpften die Streitkräfte der Entente
gegen jene der Mittelmächte. In der venezianischen Ebene sind die
3Spuren dieses ungeheuerlichen Konflikts inzwischen weitgehend
verschwunden. Im Küstengebiet finden sich hingegen nach wie
vor zahlreiche Zeugnisse aus der Zeit des Krieges, darunter ein
dichtes Netz an Befestigungsanlagen, Küstenbatterien, Kasernen,
Pulverkammern, Messtürmen und vielem mehr. Als Furio
Lazzarini uns sein Projekt für eine Geschichtskarte vorstellte,
erkannten wir daher sofort die spannenden Möglichkeiten, die diese
Idee bot. Ziel war die Erarbeitung eines allgemein verständlichen
Werks für alle, die mehr über dieses Kapitel der Geschichte
erfahren und die Überreste der Befestigungsanlagen von CavallinoTreporti auf eigene Faust erkunden möchten. Der Ferienpark
Union Lido ist der Region, in der er seit 60 Jahren beheimatet
ist, eng verbunden und möchte mit dem vorliegenden Projekt
seinen Beitrag zu den europäischen Gedenkfeiern anlässlich
des hundertsten Jahrestags seit Beginn des Ersten Weltkriegs
leisten. Bleibt die Hoffnung, dass nun auch die öffentliche
Verwaltung endlich die notwendigen Voraussetzungen schafft,
dieses außergewöhnliche „Museum unter freiem Himmel“ sowohl
für die lokale Bevölkerung als auch Touristen besser zugänglich
zu machen – stellt es doch eine interessante Ergänzung zum
Ferienangebot der Campingplätze vor Ort dar.
100 years have passed since the First World War and
Europe has changed a great deal: people who were
once at war now spend their summer holidays on the
peaceful beaches of Cavallino-Treporti, surrounded
by the extraordinary scenery of Venice and its lagoon.
Although it may seem incredible, the same waters were
sailed by battle ships and the allied forces came here to
combat those of the central empires.
Almost all traces of this terrible conflict have
disappeared from the Veneto plain, but our coastline still
preserves clear symbols of its warlike past, made up of a
whole system of forts, coastal military batteries, barracks,
powder magazines and telemetry towers…
When Furio Lazzarini presented his project for a historic
map, we immediately saw it had interesting potential, as
a handy informative tool aimed at those who want to
know more about this chapter of history and discover
and visit the remains of the fortifications in CavallinoTreporti independently.
Union Lido is closely linked to the local area in which it
has worked for 60 years and intends to be a part of the
European celebrations of the World War I Centenary,
while waiting for the public administrations involved
to finally create the conditions to open an exceptional
circuit of museums and history - the ideal complement
to tourism and accommodation at the campsite - to
residents and tourists.
Maria Vok - Alessandro Sgaravatti
CAVALLINO-TREPORTI NELLA GRANDE GUERRA
CAVALLINO-TREPORTI ZUR ZEIT DES ERSTEN WELTKRIEGS
CAVALLINO-TREPORTI DURING THE FIRST WORLD WAR
Il 28 luglio 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, ma
sulle prime, il Regno d’Italia mantenne un atteggiamento
antinterventista. Nonostante le lusinghe austro-tedesche e relative
promesse di conseguire le proprie rivendicazioni territoriali, il 24
maggio 1915 l’Italia entrò ufficialmente nel conflitto a fianco degli
Alleati dell’Intesa, contro gli Imperi centrali. Quello che era forse
sembrato come un conflitto di breve durata, caratterizzato da una
guerra di movimento, tragicamente si trasformò in una statica e
logorante guerra di posizione, combattuta in trincea.
In Italia il fronte terrestre venne ad attestarsi dalle Alpi, alla
Carnia, all’Isonzo e Carso, raggiungendo l’Alto Adriatico, con
una lunga serie di battaglie che sortirono insignificanti conquiste
territoriali rispetto agli altissimi costi in termini di vite umane e
materiali.
E questo sostanzialmente fino al 1917 quando, nella notte del
24 ottobre, le Armate austro-tedesche sferrarono una violenta
offensiva sull’Isonzo, in quella che dagli italiani sarà poi ricordata
come la disfatta di Caporetto. Partendo dalla cittadina di Kobarid
(Caporetto) in Slovenia, la XIV^ Armata iniziò lo sfondamento del
fronte cui si unirono poi la X^ in Carnia, la V^ sul Carso, la IV^
dalle Dolomiti e la XI^ in Trentino.
Colte del tutto impreparate, le difese italiane ne rimasero travolte
e in pochi giorni l’intero Esercito fu costretto a ripiegare verso il
Veneto, raggiungendo il corso del fiume Piave. Sul Basso Piave
e fino alla costa adriatica, vennero a contrapporsi la III^ Armata
italiana Invitta comandata da Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta,
e la V^ Armata austroungarica Isonzo Armee del feldmaresciallo
Svetozar Borojević von Bojna.
Nei primi giorni di novembre, la Cavalleria austroungarica riuscì
a oltrepassare il fiume nella sua parte più orientale, raggiungendo
Caposile, Cavazuccherina (odierna Jesolo) e Cortellazzo,
attestandosi così lungo il corso della Piave Vecchia e del canale
Cavetta, minacciando direttamente Venezia.
In quei drammatici giorni e per un intero anno, il litorale
del Cavallino si trasformò nel principale punto di raccolta e
smistamento di uomini e materiali destinati alle prime linee
sul Basso Piave. Assai rischiosi i rifornimenti via mare, l’intero
traffico navale fu concentrato nella laguna dove vennero allestiti
diversi porti militari, il più avanzato quello prospiciente la piazza
di Cavallino. Il territorio, i molti edifici già a uso militare, quelli
commerciali e le abitazioni sgomberate dall’intera popolazione
civile, ma finanche le chiese di Cavallino, Treporti e altre frazioni,
divennero depositi per materiali, sedi di ospedali campali, luogo
di acquartieramento e riposo per i reparti che si avvicendavano.
Questo litorale costituì anche una formidabile postazione
di artiglieria grazie alla presenza delle batterie antinave, in
particolare della Radaelli, San Marco e Amalfi che da costiere
si trasformarono in artiglieria pesante, in ragione delle
torri corrazzate girevoli a 360° di cui erano dotate, e per la
ragguardevole gittata di tiro dei cannoni che le equipaggiavano.
Queste potenti bocche da fuoco batterono le prime linee
austroungariche, in particolare durante la Battaglia del Solstizio
(15-21 giugno 1918) e il successivo contrattacco italiano del 2-6
luglio, nella Battaglia tra le due Piavi. L’ultima grande offensiva
asburgica in Italia, denominata Operations Albrecht, prevedeva
un poderoso attacco da svilupparsi in più punti del fronte
terrestre, coinvolgendovi anche il Basso Piave e la linea costiera.
Preceduti da un pesante bombardamento e da lanci di gas
asfissianti, gli austroungarici passarono in forze la Piave
Nuova il 15 giugno, attaccando in profondità e alimentando le
preesistenti teste di ponte. L’imprevista piena del fiume, ma
ancor più la veemente reazione italiana nell’epica Battaglia del
Solstizio, vanificarono il piano approvato dall’Imperatore Karl che
prevedeva la presa di Venezia e l’occupazione dell’intera pianura
Padana. Respinto l’attacco, nei primi giorni di luglio l’Esercito
italiano passò alla controffensiva ricacciando definitivamente
il nemico oltre la Piave Nuova e riconquistando gli 86 kmq che
costituivano l’Isola della Piave, territorio compreso tra il corso dei
due fiumi Piave Nuova e Piave Vecchia.
Il favorevole esito della Battaglia dell’Isola della Piave fu
determinante per il morale dell’Esercito italiano ritornato alla
proiezione offensiva, per la prima volta dopo Caporetto, ma
anche per la stessa popolazione. Quel nemico che fino ad allora
era parso invincibile, aveva invece mostrato i propri limiti e un
irreversibile logoramento di uomini e materiali.
Di lì a qualche mese scatterà l’offensiva finale, che culminerà
il 4 novembre 1918 con la definitiva sconfitta dell’Impero
austroungarico.
Am 28. Juli 1914 kam es zum Ausbruch des Ersten Weltkriegs, aus dem sich das
Königreich Italien anfangs weitgehend herauszuhalten versuchte.
Trotz der werbenden Worte und Versprechungen von Seiten Österreichs und
Deutschlands bezüglich der von Italien angestrebten Gebietserweiterungen, trat
Italien am 24. Mai 1915 offiziell auf Seite der Entente in den Krieg gegen die
Mittelmächte ein. Was anfangs wie eine schnell zu gewinnende Auseinandersetzung
aussah und als dynamischer Bewegungskrieg begann, ging bald in einen langwierigen
und zermürbenden Stellungskrieg über, der vor allem in den Schützengräben
ausgetragen wurde. In Italien verlief die Front zu Land von den Alpen über
Karnien, den Isonzo und den Karst bis zur Oberen Adria.
Die zahlreichen hier ausgetragenen Schlachten brachten dabei nur unbedeutende
territoriale Gewinne mit sich, die jedoch hohe Verluste an Mensch und Material
forderten. Diese Situation setzte sich bis 1917 mehr oder minder unverändert fort,
bis in der Nacht des 24. Oktober den österreichisch-deutschen Truppen im Zuge
eines massiven Angriffs am Isonzo der Vorstoß gelang. Ein Erfolg, der in Italien
als die Niederlage von Caporetto in die Geschichte einging.
Ausgehend von der kleinen slowenischen Stadt Kobarid (dt.: Karfeit, ital.:
Caporetto) begann die 14. Armee, die italienische Frontlinie zu durchbrechen
und schloss sich im Karnischen Gebirge mit der 10., im Karst mit der 5., in den
Dolomiten mit der 4. und in Trient mit der 11. Armee zusammen.
Von dem Überraschungsangriff vollkommen überrumpelt sah sich das gesamte
Heer nach nur wenigen Tagen gezwungen, in Richtung Venetien bis an die Ufer des
Piave zurückzuweichen. An der neuen Frontlinie entlang des unteren Piave bis zur
Adriaküste trafen schließlich die 3. italienische Armee mit dem Beinamen Invitta
(die Ungeschlagene) unter dem Kommando von Emanuel Philibert von Savoyen,
Herzog von Aosta, und die 5. österreichisch-ungarische Isonzo-Armee unter
Feldmarschall Svetozar Boroević von Bojna aufeinander.
Anfang November gelang es der österreichisch-ungarischen Kavallerie, den Fluss an
seiner östlichsten Stelle zu überqueren. Sie erreichte Caposile, Cavazuccherina (heute
Jesolo) und Cortellazzo, bezog entlang des Piave Vecchia und des Kanals Cavetta
Stellung und wurde damit zur unmittelbaren Bedrohung für Venedig. In jenen
dramatischen Tagen und im Lauf des gesamten folgenden Jahres wurde die Küste
von Cavallino zu einem wichtigen Umschlagplatz für Personen und Waren, die für
die Front am unteren Piave bestimmt waren.
Die Versorgung über das Meer war dabei überaus riskant, weshalb sich der gesamte
Schiffsverkehr ab diesem Zeitpunkt auf die Lagune konzentrierte, wo mehrere
Militärhäfen errichtet wurden. Der modernste unter ihnen befand sich damals
unmittelbar vor der Piazza in Cavallino.
Die Zivilbevölkerung wurde evakuiert und das gesamte Land, die zahlreichen
Militärgebäude, Geschäftslokale sowie die nunmehr unbewohnten Häuser, aber
auch die Kirchen von Cavallino, Treporti und anderen Ortsteilen dienten fortan als
Materialdepots, Feldlazarette, Quartiere und Erholungsräume für die verschiedenen
Abteilungen. An der Küste wurde außerdem eine gewaltige Artilleriestellung
errichtet, die mehrere Batterien zur Abwehr von Angriffen aus dem Wasser
umfasste. Dazu zählten insbesondere die Batterien Radaelli, San Marco und
Amalfi, die von Küstenbatterien zu Stellungen mit schwerer Artillerie aufgerüstet
wurden und nunmehr über 360° drehbare Panzertürme mit Kanonen von
beträchtlicher Reichweite verfügten.
Diese mächtigen Geschütze waren es auch, die den österreichisch-ungarischen
Truppen schwere Niederlagen zufügten – insbesondere in der Zweiten Piaveschlacht
von 15. bis 21. Juni 1918 (in Italien: Schlacht zur Sonnenwende) wie auch im
darauf folgenden italienischen Gegenangriff von 2. bis 6. Juli (in Italien: Schlacht
zwischen den zwei Piaveflüssen).
Die letzte große Offensive der Habsburger in Italien, mit dem Namen Operation
Albrecht, sah einen Großangriff an mehreren Punkten der Front zu Land sowie
am unteren Piave und an der Küstenlinie vor.
Nach schweren Bombardierungen und dem gezielten Einsatz von Gas überquerten
die österreichisch-ungarischen Truppen am 15.
Juni schließlich den Piave Nuova und drangen tief in italienisches Gebiet vor, wo sie
bereits bestehende Brückenköpfe mit Nachschub versorgten.
Das unerwartete Hochwasser des Flusses und vielmehr noch die erbitterte Gegenwehr
Italiens in dieser geschichtsträchtigen Zweiten Schlacht am Piave vereitelten jedoch
die Pläne Kaisers Karl, Venedig einzunehmen und die gesamte Poebene zu besetzen.
Nach der erfolgreichen Abwehr dieses Angriffs ging das italienische Heer Anfang
Juli in die Gegenoffensive. Es gelang ihm, die feindlichen Truppen endgültig auf die
andere Seite des Piave Nuova zurück zu drängen und die 86 km² große Piave-Insel,
das Gebiet zwischen den beiden Flüssen Piave Nuova und Piave Vecchia, wieder zu
gewinnen. Der Sieg in dieser Schlacht um die Piave-Insel steigerte entscheidend die
Kampfmoral des italienischen Heers, das seit Caporetto nun erstmals wieder in die
Offensive ging. Dasselbe galt gleichermaßen für die Moral in der Bevölkerung.
Der Feind, der bisher als unbesiegbar erschienen war, hatte seine Grenzen erreicht
und war infolge der hohen Verluste an Mensch und Material unwiederbringlich
zerrüttet.
Nur wenige Monate später folgte schließlich die letzte Offensive, die am 4. November
1918 mit der endgültigen Niederlage von Österreich-Ungarn zu Ende ging.
The First World War began on 28th July 1914 but at first the Kingdom
of Italy adopted an anti-interventionist attitude.
Despite Austrian-German approaches and promises to follow up on
their territorial claims, on the 24th May 1915 Italy officially entered the
war, together with the Allies, against the Central Powers.
What initially seemed like a short conflict, characterised by movement
warfare, tragically transformed into static and tiresome positional
warfare, fought in the trenches. In Italy the land front was established
over the Alps, in Carnia, Isonzo and the Carso, stretching to the Upper
Adriatic, with a long series of battles that resulted in insignificant
territorial conquests, with extremely high costs in terms of human lives
and materials.
This continued until 1917 when, on the night of 24th October, the
Austrian-German armies unleashed a violent offensive on the Isonzo, in
what Italians remember as the Breakthrough of Caporetto.
tarting from the little town of Kobarid (Caporetto) in Slovenia, the 14th
Army began to break through the front, joined by the 10th in Carnia,
the 5th on the Carso, the 4th in the Dolomites and the 11th in Trentino.
Taken by surprise, the Italian defences were overcome and in a few
days the whole army was forced to retreat towards the Veneto, reaching
the River Piave. On the Lower Piave and as far as the Adriatic Coast,
the 3rd Italian Invitta Army, commanded by Emanuele Filiberto of
Savoy-Aosta, engaged in combat against the 5th Austro-Hungarian
Isonzo Armee Army led by Field Marshal Svetozar Borojević von
Bojna. In the early days of November, the Austro-Hungarian cavalry
managed to pass the easternmost part of the river, reaching Caposile,
Cavazuccherina (today Jesolo) and Cortellazzo, gaining a foothold along
the Piave Vecchia and the Cavetta Canal and directly threatening Venice.
In those dramatic days and for a whole year the Cavallino coastline
was transformed into the main collection and distribution point for
men and materials destined for the frontline along the Lower Piave.
Restocking supplies via sea was extremely risky and all naval traffic was
concentrated in the lagoon, where various military ports were set up, the
most advanced being that overlooking the square in Cavallino.
Many buildings in the area were already used for the military and the
entire civilian population was evacuated from homes and businesses,
while the churches of Cavallino,Treporti and other hamlets became
depots for materials, sites for field hospitals, quarters and places of rest
for the alternating troops.
The coastline also had a formidable artillery, thanks to the presence of
anti-surface batteries, in particular the Radaelli, San Marco and Amalfi,
which were transformed from coastal into heavy artillery, with their
360° rotating, armoured towers and the notable firing range of their
cannons. These powerful weapons defeated the Austro-Hungarian
frontline, especially during the Battle of the Solstice (15th – 21st June
1918) and the successive Italian counter-attack of the 2nd – 6th July, in
the Battle of the Two Piavi.
The last great Hapsburg offensive in Italy, known as Operation
Albrecht, involved a powerful attack on several land fronts, also
involving the Lower Piave and the coastline. Preceded by heavy
bombing and by the launch of toxic gas, the Austro-Hungarian troops
passed the Piave Nuova on 15th June, attacking deep into the lines and
increasing pre-existing bridgeheads.
The unexpected flood on the river, but even more the vehement
reaction of the Italians in the Battle of the Solstice, destroyed the plans
of Emperor Karl, which included taking Venice and occupying the
whole of the Po Valley. When the attack was countered in the early days
of July, the Italian Army began its counter-offensive and regained the 86
km² that made up the Piave Island, an area between the course of the
Piave Nuova and the Piave Vecchia. The success of the Battle of Piave
Island was decisive for the morale of the Italian Army, which returned
to the offensive for the first time after Caporetto, but also for the whole
population. The enemy that until then had seemed invincible, had
shown its limits and an irreversible decline in men and supplies. A few
months later saw the last offensive, which culminated on 4th November
1918 when the Austro-Hungarian Empire was finally defeated.
CAVALLINO TREPORTI NELLA GRANDE GUERRA - Storia, itinerari e luoghi di interesse
At the beginning of the 1900s, as part of a general plan to defend
Venice from possible threats from the sea, it was decided that
new coastal batteries would be built that would be able to combat
the now faster and better armed fleets. One of the most fervent
supporters was the Commander of the Piazzaforte di Venezia,
Admiral Paolo Thaon di Revel, who had the foresight to consider
a future conflict with the Austro-Hungarian Empire extremely
probable. 1909 saw the start of the ambitious project to fortify all
the coastline that protected the city and in Cavallino, positioned
further towards the east, work began on the three coastal batteries:
the Vettor Pisani, the San Marco and the Radaelli, joined by the
building site of the Amalfi in 1915. Between 1909 and 1914 the
first three were ready, while work on the more imposing Amalfi
continued until May 1917, when the complex successfully passed
its test and became fully operative, shortly after the breakthrough
of Caporetto. First the vast flood areas were reclaimed and ports
were built to unload material, while the road network was rebuilt
and the electricity network was strengthened. A decauville railway
was built that wound across virtually the whole coastline. Together
with these true fortifications, a whole series of other buildings
were constructed, such as command posts, guard posts, barracks,
warehouses and depots, powder magazines, munitions stores and
telemetry towers. Basically, in the early years of the 20th century
Cavallino-Treporti became one enormous building site made up
of thousands of home builders, plants, technical, military and
civil building works. When Italy entered the war in May 1915, the
new defensive system around Venice was fully operational and
was a deterrent for the Austro-Hungarian fleet which, despite the
relative proximity of the ports of Pola and Trieste, never dared to
challenge the powerful coastal artillery of the Venetian Republic.
ARTIST-SOLDIERS IN CAVALLINO-TREPORTI
Despite the fact that photography and cinema had long been
widespread, during the First World War places and phases of the
conflict continued to be portrayed in paintings by famous artists.
Paintings from the front were not only a phenomenon in Italy, but were
also produced by other nations involved in the conflict. Works by these
artist-soldiers became a kind of war report and, at the same time, a
diary of personal experiences at the front. With their grey-green army
uniform they mingled with the soldiers and, armed with only an easel
and paintbrush, they painted places, fellow soldiers and the events of
the war in which they took part. Some of these famous artists worked
in Cavallino-Treporti during the war years, especially Anselmo Bucci
and Giulio Aristide Sartorio, who produced many works here, which are
now kept in Rome at the Central Museum of the Risorgimento and at
the Farnesina Palace.
Nel corso della Grande Guerra il litorale del Cavallino venne a
ritrovarsi nelle immediate retrovie del fronte terrestre, costituendo
un ottimale e sicuro punto da dove osservare molto da vicino
gli eventi bellici. La costante presenza di reparti di Esercito e
Marina, posti a presidio delle quattro batterie e dell’intero sistema
difensivo costiero, rendevano Cavallino-Treporti abbastanza
protetto anche dopo lo sfondamento di Caporetto, quando la
5^ Armata austroungarica Isonzo Armee si attestò a pochi
chilometri di distanza. Tra i più illustri visitatori si ricorda in
particolare Vittorio Emanuele III Re d’Italia che, almeno in tre
distinte occasioni, sbarcò sul litorale per ispezionare il sistema
difensivo costiero e il cantiere di costruzione della Batteria
Amalfi, i cui lavori si conclusero nel maggio del 1917. Anche
l’ancor giovanissimo principe Umberto di Savoia, destinato
poi a succedere al padre come ultimo Re d’Italia col nome di
Umberto II, non si sottrasse a questa sorta di turismo di guerra,
visitando Cavallino-Treporti nel 1916, ma si ricordano altri
famosi personaggi quali l’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel,
Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, Costanzo Ciano, Leopoldo
III Re del Belgio, Gabriele D’Annunzio… Diverse delegazioni
militari e civili giunsero invece dai Paesi alleati per esaminare
uno dei fiori all’occhiello della tecnologia bellica italiana, allora
rappresentato dalla Batteria Amalfi. Tra queste commissioni
d’artiglieria e delegazioni di corrispondenti di guerra, restano ben
documentate quelle francesi, inglesi, belghe, americane… ma non
ne mancarono di assai più insolite, come quelle provenienti dalla
Russia zarista o dal lontanissimo Giappone.
Dal 1898
P
BERÜHMTE GÄSTE
Während der Zeit des Zweiten Weltkriegs befand sich die Küste von Cavallino
mehr oder minder unmittelbar hinter der Frontlinie zu Land und stellte damit einen
idealen und vor allem sicheren Ort dar, um die Kriegsgeschehnisse aus nächster
Nähe zu verfolgen. Die ständige Präsenz des Heers und der Marine, die sowohl die
vier Batterien wie auch das gesamte Verteidigungssystem der Küste kontrollierten,
garantierte Cavallino-Treporti auch dann noch ausreichenden Schutz, als die 5.
Armee Österreich-Ungarns, die Isonzo-Armee, nach dem Durchbruch bei Caporetto
nur wenige Kilometer entfernt Stellung bezog. Zu den berühmtesten Gästen
zählte insbesondere der italienische König Viktor Emanuel III., der mindestens
drei Mal in das Küstengebiet reiste, um das lokale Verteidigungssystem und die
Baustelle der Batterie Amalfi in Augenschein zu nehmen, die im Mai 1917
schließlich fertiggestellt wurde. Auch der damals noch blutjunge Prinz Umberto
von Savoyen, der später unter dem Namen Umberto II. seinem Vater als letzter
König Italiens nachfolgen sollte, ließ sich diese Art des Kriegstourismus nicht nehmen
und stattete Cavallino-Treporti im Jahr 1916 einen Besuch ab. Weitere berühmte
Persönlichkeiten, die in dieser Zeit an die Küste reisten, waren etwa Admiral Paolo
Thaon di Revel, Emanuel Philibert von Savoyen, Herzog von Aosta, Costanzo
Ciano, Leopold III König von Belgium, Gabriele D’Annunzio und viele mehr.
Hinzu kamen zahlreiche Zivil- und Militärdelegationen aus verbündeten Ländern,
die vor allem das damalige Aushängeschild der italienischen Kriegstechnologie, die
Batterie Amalfi, besichtigten. Von den Besuchen dieser Artilleriekommissionen
und Delegationen von Kriegskorrespondenten sind vor allem jene aus Ländern wie
Frankreich, England, Belgien und Amerika gut dokumentiert, doch gibt es auch
Belege von Gästen aus fremderen Gebieten, wie dem zaristischen Russland oder dem
fernen Japan.
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ILLUSTRIOUS VISITORS
PER CHI VUOL SAPERNE DI PIÙ
Sul sistema fortificato costiero di Cavallino-Treporti sono stati
pubblicati diversi articoli, studi su riviste specialistiche di
settore, tesi di laurea… ma esistono anche alcuni interessanti
libri che ne ricostruiscono la storia.
Il primo a trattare l’argomento, Gli Artigli del Leon (ISBN
88-859087-6) di F. Lazzarini e C.A. Clerici è stato pubblicato
da Ermanno Albertelli editore nel settembre 1997, seguito
dal libro-guida in tre lingue La Batteria Amalfi nella Grande
Guerra di F. Lazzarini edito dall’associazione storico-culturale
Forti e musei della costa nel luglio 2006. L’ultimo in ordine
di apparizione nel novembre 2008, è stato L’Amalfi racconta
(ISBN 978-88-87372-57-1) di F. Lazzarini pubblicato da
Ermanno Albertelli editore. Tali pubblicazioni si possono
ancora reperire nelle edicole e librerie in zona, ma anche
attraverso diversi cataloghi di vendita in Internet.
WEITERE INFORMATIONEN
Über die Befestigungsanlagen an der Küste von Cavallino-Treporti wurden
bis heute zahlreiche Aufsätze, Artikel in Fachzeitschriften, universitäre
Abschlussarbeiten und vieles mehr geschrieben.
Unter ihnen finden sich auch einige spannende Bücher, in denen die Ereignisse
von damals ausführlich behandelt werden. Das erste Werk, das sich mit diesem
Thema auseinandersetzte, Gli Artigli del Leon (ISBN 88-859087-6) von
F. Lazzarini und C.A. Clerici erschien im September 1997 bei Ermanno
Albertelli. Ihm folgte im Juli 2006 der dreisprachige Führer La Batteria Amalfi
nella Grande Guerra von F. Lazzarini, herausgegeben vom Geschichts- und
Kulturverband Forti e musei della costa, sowie zwei Jahre später, im November
2008, L’Amalfi racconta (ISBN 978-88-87372-57-1) von F. Lazzarini,
erschienen bei Ermanno Albertelli.
Alle drei Werke können im lokalen Zeitungs- und Buchhandel sowie über
diverse Bestellkataloge im Internet erworben werden.
IF YOU’D LIKE TO KNOW MORE
Various articles have been published on the Cavallino-Treporti
coastal fortifications, including studies in specialist magazines
and theses, but there are also interesting books that recount their
history. The first to deal with the subject, Gli Artigli del Leon (ISBN
88-859087-6) by F. Lazzarini and C.A. Clerici was published by
Ermanno Albertelli in September 1997, followed by the guidebook
in three languages entitled La Batteria Amalfi nella Grande Guerra
by F. Lazzarini published by the Forti e musei della costa historical
and cultural association in July 2006.
The last in order of appearance, from November 2008, was L’Amalfi
racconta (ISBN 978-88-87372-57-1) by F. Lazzarini, published
by Ermanno Albertelli. These publications can be found in local
newsagents and bookshops, but also in various sales catalogues on
the Internet.
During the First World War the Cavallino coastline was immediately
behind the land front and was an excellent and safe place from which
to observe the events of the war close up. The constant presence of
the army and navy corps, who presided over the four batteries and
the entire defensive system on the coast, rendered Cavallino-Treporti
fairly well protected, even after the breakthrough of Caporetto, when
the 5th Austro-Hungarian Army, the Isonzo Armee was just a few
kilometres away. Some of the most illustrious visitors included King
Victor Emanuel III of Italy, who came to the coastline on at least three
separate occasions to inspect the coastal defences and the building
site of the Amalfi Battery, where work ended in May 1917. The young
Prince Umberto of Savoy, destined to succeed his father as the last
king of Italy, with the name Umberto II, was also a part of this kind
of ‘war tourism’, visiting Cavallino-Treporti in 1916, as well as other
famous people like Admiral Paolo Thaon di Revel, Emanuele Filiberto
of Savoy-Aosta, Costanzo Ciano, Leopold III King of Belgium and
Gabriele D’Annunzio. Various military and civil delegations came from
allied countries to examine one of the jewels in the crown of Italian war
technology - the Amalfi Battery.
These artillery commissions, delegations and war correspondents
included the French, British, Belgians and Americans, together with
more unusual ones like those from Tsarist Russia and far-off Japan.
L’AMALFI, TRA STORIA E LEGGENDE
Certe leggende restano sempre dure a morire! Se chiedete ai più
anziani abitanti di Cavallino-Treporti, molti vi racconteranno con
enfasi come i precisi e potenti cannoni della Batteria Amalfi avessero
distrutto il ponte stradale che congiunge Musile con San Donà di
Piave. Altri vi meraviglieranno riportando che i due cannoni installati
sulla fortificazione erano stati ripescati dal relitto dell’incrociatore
corazzato Amalfi, affondato il 7 luglio 1915 dal sommergibile
austro-tedesco U26, e da cui la batteria costiera aveva d’altronde
preso il nome. Entrambe queste leggende sono inequivocabilmente
da sfatare: il ponte in oggetto (in linea d’aria distante 21.820 metri
dall’Amalfi, la cui gittata massima era invece limitata a 19.800 metri)
fu fatto brillare alle ore 11 di venerdì 9 novembre 1917 dalla 20^
Compagnia Minatori del Regio Esercito italiano, quando il nemico
stava ormai occupando i sobborghi di San Donà; i due cannoni
(mod.1914 nel calibro 381/40mm) prodotti dagli stabilimenti Vickers
di Terni, giunsero invece a Cavallino-Treporti soltanto il 12 febbraio
1917, né tali armi avevano mai equipaggiato la citata nave da guerra (i
cui massimi calibri erano invece di 254/45mm).
DIE AMALFI BATTERIE – GESCHICHTE UND LEGENDE
Manche Legenden sterben nie! Fragt man die älteren Bewohner Cavallino-Treportis nach
den damaligen Ereignissen, erzählen viele in bewegten Worten davon, wie die treffsicheren
und mächtigen Kanonen der Batterie Amalfi die Straßenbrücke zwischen Musile und
San Donà di Piave zerstörten. Andere wiederum berichten den erstaunten Zuhörern,
dass die beiden Kanonen der Befestigungsanlage aus dem Wrack des Panzerkreuzers
Amalfi geborgen worden waren, der am 7. Juli 1915 von dem österreichisch-deutschen
U-Boot U26 versenkt worden war und dessen Namen die Küstenbatterie in seinem
Gedenken trug. Beide Legenden können jedoch eindeutig widerlegt werden. Die
betreffende Brücke (21.820 Meter Luftlinie von der Amalfi entfernt, deren maximale
Schussweite damals 19.800 Meter betrug) wurde am Freitag, den 9. November 1917,
um 11 Uhr von der 20. Mineurkompanie des königlichen italienischen Heers gesprengt,
als der Feind bereits die Vororte San Donàs besetzt hielt. Die beiden Kanonen wiederum
(Mod. 1914, Kaliber 381/40 mm) wurden von den Vickers-Terni-Werken gefertigt
und kamen erst am 12. Februar 1917 nach Cavallino-Treporti. Auch war das besagte
Kriegsschiff nie mit dieser Art von Kanonen bestückt, sondern verfügte über maximal
254/45-mm-Kaliber.
STORIES AND LEGENDS OF THE AMALFI
Some legends endure…if you ask the oldest inhabitants of CavallinoTreporti, many will assure you that the precise, powerful cannons of the
Amalfi Battery destroyed the road bridge that linked Musile with San Donà
di Piave. Others will amaze you by telling you that the two cannons placed
on the fortification were fished out of the wreck of the battle cruiser
Amalfi, which was sunk on 7th July 1915 by the Austro-German U26
submarine, from which the coastal battery also took its name. However
both of these myths must be debunked: the bridge (which was 21,820
metres as the crow flies from the Amalfi, whose maximum firing range
was only 19,800 metres) was blown up at 11am on Friday 9th November
1917 by the 20th Mine Company of the Italian King’s Army, when the
enemy was occupying the suburbs of San Donà and the two cannons (1914
calibre 381/40mm) produced by the Vickers plant in Terni, only came
to Cavallino-Treporti on 12th February 1917 and had never been on the
warship (whose maximum calibre was 254/45mm).
srl
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SEDE:
Via Roma Dx. 227/A
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Tel. 0421 380050 - Fax 0421 381522
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L’HANGAR DI PUNTA SABBIONI
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IL FORTE TREPORTI
LA POLVERIERA BATTERIA AMALFI
LE TORRI TELEMETRICHE
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Edificato dagli austriaci tra il 1845 e il 1851 sui resti di un preesistente fortino
francese, per alcuni decenni Forte Treporti costituì la più importante opera
di difesa della bocca di porto di Punta Sabbioni-Lido.
Nel 1848 durante la Prima guerra d’indipendenza del Risorgimento italiano
e mentre ancora il complesso era in costruzione, vi accadde un curioso
episodio bellico: verso mezzogiorno del 21 ottobre, un’eterogenea flottiglia
proveniente da Venezia con burchi, bragozzi, caorline… e su cui erano
imbarcati cinquecento Cacciatori del Sile, col favore della nebbia sbarcò a
fianco delle postazioni presidiarie, assaltando il forte dalla laguna.
Colti di sorpresa, i difensori ripiegarono in tutta fretta verso Cavallino
mentre i Cacciatori del Sile occuparono il forte impadronendosi di cannoni,
armi e munizioni, ma nello stesso tempo approfittando del rancio ancora
fumante. Originariamente armato con 18 cannoni ad avancarica, verso i
primi del ‘900 ebbe in dotazione 6 obici a retrocarica da 240mm e 3 obici da
150mm costruiti dall’Ansaldo. Per assistere queste nuove artiglierie, sugli
spalti del forte furono innalzate due grandi torri telemetriche, tra cui una
dalla caratteristica forma cilindrica.
Ancora durante la Grande Guerra Forte Treporti, che localmente è assai più
noto come Forte vecchio, costituì un’importante base logistica in ragione
del suo porticciolo e degli ampi locali disponibili nel complesso.
Già dal 1914, la 252^ Squadriglia Idrovolanti ebbe una propria sezione
staccata a Punta Sabbioni, con tre aerei inizialmente del tipo FBA da
ricognizione e successivamente da altrettanti idro-caccia Macchi M.5. Per
questo piccolo idroscalo fu edificato un adeguato hangar, alcuni edifici
accessori, gli alloggi per il personale, una torre di controllo e lo scivolo in
cemento armato che si immergeva gradualmente in laguna, favorendo varo
e alesaggio dei velivoli. A questa sezione, dipendente dalla base idrovolanti
della Regia Marina sull’isola di Sant’Andrea, denominata Giuseppe
Miraglia, era stato originariamente affidato il pattugliamento dell’alto
Adriatico, ma dopo lo sfondamento di Caporetto fu particolarmente attiva
sul fronte terrestre del Basso Piave e lungo la costa. Alcune costruzioni
della Stazione Miraglia di Punta Sabbioni furono demolite dopo il Secondo
conflitto mondiale, mentre l’aviorimessa esiste tuttora seppur modificata,
contenendo oggi un ristorante e un’attività commerciale.
Das halbelliptische Gebäude aus Stahlbeton bestand aus zwei getrennten Räumen, von denen
einer als Depot für 192 Panzergranaten (381 mm) genutzt wurde, der andere zur Aufbewahrung
von 780 Schussladungen diente – der Munition der Batterie Amalfi. Aus Sicherheitsgründen
war das Gebäude in entsprechender Entfernung vom übrigen Militärkomplex errichtet worden
und stand neben der Provinzstraße im Umland der heutigen Ortschaft Ca’ Savio. Die
Versorgung mit Munition erfolgte über eine Schmalspurfeldbahn, die den Militärhafen am Kanal
Pordelio mit den verschiedenen Gebäuden verband. Neben der Pulverkammer, direkt an der Via
Fausta, befand sich außerdem ein Rohziegelbau mit einer Stube für die mit der Wache über die
Pulverkammer betrauten Soldaten sowie weiteren Zimmern für den befehlshabenden Offizier, die
Unteroffiziere und den bewaffneten Wachposten.
Das von den Österreichern zwischen 1845 und 1851 auf den Überresten eines französischen
Forts errichtete Forte Treporti stellte die bedeutendste Verteidigungsanlage der Hafenmündung
von Punta Sabbioni/Lido dar. Während des Ersten italienischen Unabhängigkeitskriegs im
Zuge des Risorgimento, als sich der Gebäudekomplex noch in Bau befand, kam es hier zu
einem ungewöhnlichen Kampf. Gegen Mittag des 21. Oktober 1848 landete eine aus Venedig
kommende, gemischte Flotte von traditionellen Segel- und Ruderbooten im Schutz des Nebels an
der Stellung. An Bord der Boote befanden sich fünfhundert Cacciatori del Sile (Jäger des Sile),
die umgehend zum Angriff auf die Befestigungsanlage übergingen.
Von der unerwarteten Offensive vollkommen überrumpelt sahen sich die Verteidiger zu einem
überstürzten Rückzug Richtung Cavallino gezwungen, während die Jäger Kanonen, Waffen und
Munition in Besitz nahmen. Auch das noch auf den Tischen dampfende Essen wurde nicht
verschmäht. Ursprünglich war die Befestigungsanlage mit 18 Vorderlader-Kanonen bestückt.
Anfang des 20. Jahrhunderts standen dort sechs 240-mm-Haubitzen mit Hinterladung sowie
drei 150-mm-Haubitzen aus dem italienischen Werk Ansaldo zur Verfügung. Im Sinne einer
optimalen Nutzung dieser neuen Artillerie wurden auf dem Festungswall zwei hohe Messtürme
errichtet, davon einer in typisch zylinderförmiger Bauweise. Noch während des Ersten Weltkriegs
stellte das Forte Treporti, lokal bekannter unter dem Namen Forte Vecchio, damit sowie vor
allem dank seines kleinen Hafens und der großflächigen Räumlichkeiten der Anlage einen
bedeutenden logistischen Stützpunkt dar.
In 1914, the 252th Seaplane Squadron already had its own separate section in
Punta Sabbioni, with three planes, initially FBA reconnaissance aircraft and then
other Macchi M.5 flying boats. An adequate hanger was built for this little seaplane
base, together with other buildings, accommodation for personnel, a control tower
and a concrete slide that submerged gradually into the lagoon, to make launching
and boring of the crafts easier. This section, which depended on the seaplane base
of the Royal Navy on the island of Sant’Andrea, known as Giuseppe Miraglia, was
originally entrusted with patrolling the Upper Adriatic, but after the breakthrough
at Caporetto it was particularly active on the land front in the Lower Piave and
along the coast. Some buildings of the Stazione Miraglia in Punta Sabbioni were
demolished during the Second World War, but the hanger, although it has been
altered, still exists and today houses a restaurant and business.
Built by the Austrians between 1845 and 1851 on the remains of a small, preexisting French fort, for several decades the Treporti Fort was the most important
defensive structure at the port mouth of Punta Sabbioni-Lido. During the first
war of independence of the Italian Risorgimento in 1848 and while the fort was
under construction, a curious event took place: towards midday on 21st October, a
mixed flotilla of traditional vessels from Venice, on which there were five hundred
Cacciatori del Sile, hidden by the fog, disembarked next to the guard posts, and
mounted an assault on the lagoon fort. Taken by surprise, the guards retreated
rapidly towards Cavallino while the Cacciatori del Sile occupied the fort, taking
control of the cannons, arms and munitions, but also taking advantage of the still
hot food in the mess. Originally armed with 18 front-loading cannons, in the early
1900s the fort had six 240mm rear-loading howitzers and three 150mm howitzers
built by Ansaldo. To assist the new artillery two large telemetry towers were built
on the battlements of the fort, including one with a characteristic cylindrical shape.
During the First World War the Treporti Fort, which is more commonly locally
known as the Old Fort, was an important logistics base, due to its little port and
the large spaces available in the building.
GPS 45° 26’ 59.13” N
12° 25’ 42.63” E
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In den dramatischen Tagen nach dem Durchbruch bei Caporetto wurde die gesamte
Zivilbevölkerung von Cavallino-Treporti in andere Regionen evakuiert. Die italienischen
Marinesoldaten und Soldaten besetzten in Folge alle Wohnungen sowie die Kirche Santa
Maria Elisabetta auf dem gleichnamigen Platz, deren Glockenturm als Beobachtungsposten
genutzt wurde. In den verschiedenen Gebäuden rund um den Platz wurden hingegen
Kommandoeinrichtungen, Schlafsäle, Erste-Hilfe-Stationen, Küchen und Mensen sowie
Lagerräume für das Kriegsmaterial eingerichtet. Für eine gewisse Zeit wurde darüber hinaus zum
Schutz des Platzes eine Feldkanonenbatterie positioniert und im angrenzenden Kanal Pordelio
ein Ponton verankert, über dem sich ein großer Drachenballon erhob. So konnten die Bewegungen
des Feindes auch aus der Luft beobachtet werden. Ab November 1917 bis Kriegsende war der
Militärhafen von Cavallino der wichtigste Umschlagplatz für Personal und Nachschub für die
auf den Inseln, Velme (Sandbänken) und Kanälen der östlichen Lagune verteilten Posten und
die Front auf Höhe des heutigen Jesolo.
Following the re-organisation of the Royal Imperial Austro-Hungarian army in
1917, the new 106th I.R. Infanterie Regiment was formed, with three Armys taken
from the 83rd and 76th regiments. This corps, made up of 50% Hungarians, 40%
Austrians and 10% Slovaks, operated in the Lower Piave at the Zenson bridge
head, during the Battle of the Solstice of 15th – 21st June 1918. It was led by
Colonel Anton Lehar, brother of the famous musician Ferenc (Franz) Lehar who
composed a march for the 106th regiment, also known as the Piavemarsch. It was
optimistically written in memory of the Albrecht offensive of June 1918 when
Austro-Hungarian strategists were virtually secure they would take Venice.
The distinctive feature of this unit was a symbol showing the double-headed eagle
grasping the lion of St. Mark. Its motto was shown in the languages of the two
main nationalities that made up the army: in German, it meant ‘courageous and
loyal’, while in Hungarian it was ‘courage and loyalty’. It was attached to the side
of a field beret or worn on the breast of a jacket.
GPS 45° 27’ 6.14” N
12° 27’ 5.51” E
In 1632 the Venetian Republic built a waterway for internal navigation
between the lagoon and the River Piave, later known as the Piave Vecchia
or Sile. It was called the “Cavallino Gateway” and included a little island
surrounded by two navigable canals, which could be closed by mobile
walls, and directly linked the Casson Canal with the River. The island had
a building that was originally a customs house and inn, while during the
First World War it was occupied by a branch of military engineer working
in defence and control. All the soldiers and materials destined for the
front sailed from the “Cavallino Gateway” on large transport ships,
crossing paths with ships full of the injured evacuated from war zones,
travelling to first aid points in the village of Cavallino, or more serious
cases heading towards hospitals in Venice.
GPS 45° 29’ 2.04” N
12° 33’ 2.63” E
LIO PICCOLO
@
Bereits im Jahr 1632 errichtete die Republik Venedig einen Wasserweg, um für
die Binnenschifffahrt eine Verbindung zwischen der Lagune und dem Piave zu
schaffen, die später den Namen Piave Vecchia/Sile erhalten sollte. Dieses System,
die so genannten „Tore von Cavallino“, bestand aus einer mittelgroßen Insel zwischen
zwei schiffbaren Kanälen, die mithilfe von Schiebern geschlossen werden konnten,
und verband den Kanal Casson direkt mit dem Fluss. Das auf der Insel befindliche
Gebäude diente dabei ursprünglich als Zollstation und Gasthaus, während der Zeit
des Ersten Weltkriegs wurde es jedoch von einer Pioniergruppe besetzt und als Wachund Kontrollstation genutzt. An diesen „Toren von Cavallino“ passierten damals auf
mächtigen Transportschiffen alle Soldaten und Kriegsmaterialien, die für die Front
bestimmt waren. Hier kreuzten sich ihre Wege mit jenen der Schiffe der Verletzten,
die aus den Kampfgebieten evakuiert und in die Erste-Hilfe-Posten in Cavallino oder
in schweren Fällen weiter bis in die Krankenhäuser von Venedig gebracht wurden.
In the dramatic days after the breakthrough of Caporetto, the whole civilian
population of Cavallino-Treporti was evacuated to other regions, while Italian
sailors and soldiers occupied all the houses and even the church dedicated to St.
Mary Elizabeth in the square of the same name, whose bell tower became an
observatory. The various buildings around the square were used as command
posts, dormitories, hospitals for first aid, kitchens, canteens and magazines for war
supplies. For some time the square was protected by a battery of artillery cannons,
while a pontoon was moored on the adjacent Pordelio Canal, from which a large
“drachen” tethered balloon was launched to observe enemy movements from on
high. From November 1917 until the end of the conflict, Cavallino was the main
military port for the daily movement of personnel and supplies destined for posts
on the islands, marshes and canals of the eastern lagoon, up to the front line
around present-day Jesolo.
Via di Lio Piccolo
C
Già nel 1632 la Serenissima Repubblica di Venezia costruì un
passaggio d’acqua per la navigazione interna tra la laguna e
il fiume Piave, poi Piave Vecchia o Sile. Denominato “Porte del
Cavallino”, questo sistema includeva un isolotto circondato da
due canali navigabili, chiudibili con paratie mobili, e metteva in
diretto collegamento il canale Casson col fiume. Sull’isolotto vi era
posto un edificio che in origine fungeva da stazione del dazio e
da locanda, mentre all’epoca della Grande Guerra fu occupato da
un reparto del Genio militare con funzioni di presidio e controllo.
Da queste “Porte del Cavallino”, imbarcato su capienti natanti da
trasporto, transitava l’intero traffico di soldati e materiali bellici
destinati al fronte, incrociandosi con le imbarcazioni cariche di
feriti evacuati dalle zone di combattimento, che raggiungevano i
posti di primo soccorso nel paese di Cavallino o proseguivano, per
i casi più gravi, verso gli ospedali veneziani.
Nei drammatici giorni dopo lo sfondamento di Caporetto, l’intera
popolazione civile di Cavallino-Treporti fu evacuata verso altre Regioni,
mentre marinai e soldati italiani occuparono tutte le abitazioni e la
stessa chiesa dedicata a Santa Maria Elisabetta nell’omonima piazza, il
cui campanile divenne un osservatorio. Nei vari edifici disposti attorno
alla piazza furono invece allestiti comandi, dormitori, ospedali di primo
soccorso, cucine e mense, magazzini per i materiali bellici. Per un certo
periodo, a protezione della piazza venne posizionata una batteria di
cannoni campali, mentre nell’adiacente Canale Pordelio fu ormeggiato
un pontone da cui si sollevava un grosso pallone frenato “drachen” per
osservare dall’alto i movimenti nemici. Dal novembre 1917 e fino alla
fine del conflitto, quello di Cavallino costituì il principale porto militare
per il quotidiano smistamento di personale e rifornimenti destinati alle
postazioni sparse tra isole, velme e canali della laguna orientale, e fino alla
prima linea attorno all’odierna Jesolo.
Im Zuge der Neuorganisation des kaiserlich und königlichen Heers Österreich-Ungarns wurde
im Jahr 1917 das neue 106. Infanterie-Regiment (I.R.) gegründet, in das drei Bataillone aus
dem 83. und 76. Regiment eingegliedert wurden. Das neugebildete Regiment bestand zu 50 %
aus Ungarn, zu 40% aus Österreichern und zu 10% aus Slowaken und war während der
Zweiten Piaveschlacht von 15. bis 21. Juni 1918 am unteren Piave am Brückenkopf von
Zenson im Einsatz. Kommandiert wurde es von Oberstleutnant Anton Lehár, dem Bruder des
berühmten Komponisten Franz (Ferenc) Lehár, der für das 106. Regiment den bekannten PiaveMarsch komponierte. Das in Erinnerung an die Offensive „Albrecht“ im Juni 1918 geprägte
Abzeichen der Einheit ist zugleich Zeugnis des damaligen Optimismus Österreich-Ungarns,
wo unter Kriegsstrategen die Einnahme Venedigs bereits als gesichert galt. Es bedient sich einer
klaren Symbolik und zeigt den Doppeladler im Angriff auf den Markuslöwen.
Die in den Sprachen der beiden wichtigsten Nationalitäten des Regiments verewigte Parole lautet
im Deutschen tapfer und treu, während der ungarische Wortlaut vielmehr Tapferkeit und Treue
bedeutet. Das Abzeichen wurde seitlich an der Feldmütze oder auf der linken Brustseite des
Rockes befestigt.
As there were no natural hills, it was inevitable that tall buildings had to be built,
up to seven storeys high, along the lagoon behind the batteries on the coast. As
they were visible on the flat lagoon landscape, the soldiers tried to camouflage
them as homes, creating pitched roofs, or placing other building next to them
designed to house personnel and equipment. From the summit of these towers,
known in military terms as goniometer or telemetry towers, they observed the
navy on the sea, selected targets by supplying the coordinates and directed and
corrected the range of the artillery. Each coastal battery received the firing range
coordinates from these towers, which were properly spaced, and from which the
distance to the target was calculated using trigonometry. Each tower had a large
opening towards the sea, from which optical instruments protruded, including
large telescopes and binoculars, precision telemetry. These towers located along
Via Pordelio, from Cavallino to Punta Sabbioni, were better known locally as
semaphores, due to the large coloured discs that the soldiers displayed on top as a
visual signalling system.
This semi-ellipsoidal concrete building was divided into two separate areas, one
for storing 192 armour piercing shots (381mm) and another one for 780 shots,
munitions for the Amalfi Battery. For safety reasons the building was separated
from the rest of the military complex and was positioned next to the provincial
road on the outskirts of the town centre of Ca’ Savio. Munitions transport to
Amalfi took place on the Decauville light railway that linked the various buildings
and the military port on the Pordelio Canal. Next to the Powder Magazine and
overlooking Via Fausta, there was a brick facade building with a domitory for
soldiers who guarded the Powder Magazine, other rooms for officials, sub-officials
and the picket.
LE PORTE DEL CAVALLINO
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Da die nähere Umgebung keine natürlichen Erhebungen aufwies, mussten zwangsläufig bis zu
sieben Stockwerke hohe Gebäude errichtet werden. Diese wurden entlang der Lagune, allerdings
ein gutes Stück hinter den direkt an der Küste gelegenen Batterien positioniert. Da diese Bauten
in der flachen Lagunenlandschaft dennoch von weithin sichtbar waren, versuchte das Militär,
sie als zivile Wohngebäude zu tarnen und setzte ihnen Schrägdächer auf oder errichtete
daneben weitere Gebäude zur Unterbringung von Personal und Ausrüstung. Von der Spitze
dieser Türme, beobachtete man die Bewegungen zu Wasser, erfasste mithilfe der entsprechenden
Koordinaten die Ziele und lenkte und regelte das Artilleriefeuer. Die Küstenbatterien erhielten
dazu von je drei ausreichend voneinander entfernten Türmen die entsprechenden Zielkoordinaten.
Auf Grundlage dieser Daten wurde anschließend mithilfe trigonometrischer Berechnungen die
tatsächliche Entfernung des Ziels errechnet. Jeder dieser Türme verfügte über eine breite, zum
Meer hin gerichtete Schießscharte für die optischen Instrumente, darunter imposante Monokulare
und Binokulare sowie Präzisions-Entfernungsmesser. In der lokalen Bevölkerung wurden
diese entlang der Via Pordelio von Cavallino bis Punta Sabbioni errichteten Türme hingegen
gemeinhin einfach Ampeln genannt. Grund dafür waren die an ihrer Spitze montierten großen
bunten Scheiben, die das Militär zur visuellen Signalgebung nutzte.
Edificio di forma semi ellissoidale, realizzato in cemento armato, era
internamente diviso in due distinti locali, uno per il deposito di 192 granate
perforanti (da 381mm) e un secondo destinato alla conservazione di 780
cariche di lancio, munizionamenti della Batteria Amalfi. Per ragioni di
sicurezza, l’edificio era stato opportunamente distanziato dal resto del
complesso militare, ed era posto accanto alla strada provinciale nella
periferia del centro urbano di Ca’ Savio. I trasporti all’Amalfi delle munizioni
avvenivano grazie alla rete ferroviaria decauville a scartamento ridotto che
collegava i vari edifici e il porto militare sul Canale Pordelio. Accanto alla
polveriera e prospicente Via Fausta, vi era un edificio in mattoni lavorati a
faccia a vista, dove erano allestite una camerata per i militari in servizio di
guardia alla polveriera, altre stanze per l’ufficiale in comando, sottufficiali e
la squadra del picchetto armato.
LA PIAZZA S. M. ELISABETTA A CAVALLINO
A seguito della riorganizzazione del Regio Imperial Esercito austroungarico
avvenuta nel 1917, fu costituito il nuovo 106° J.R. Jnfanterie Regiment,
con tre battaglioni recuperati dai reggimenti 83° e 76°. Questo reparto,
composto per il 50% da ungheresi e il 40% di austriaci e per il 10% da
slovacchi, operò sul Basso Piave alla testa di ponte di Zenson, durante la
Battaglia del Solstizio del 15-21 giugno 1918. Era comandato dal Colonnello
Anton Lehar, fratello del famoso musicista Ferenc (Franz) Lehar che per
il 106° Reggimento compose la marcia, anche nota come Piavemarsch.
Ottimisticamente coniato a ricordo dell’offensiva Albrecht del giugno 1918
quando gli strateghi austroungarici erano ormai sicuri di prendere Venezia,
il distintivo di questa unità presenta una manifesta simbologia raffigurando
l’aquila bicipite nell’atto di ghermire il Leone marciano. Riportato nelle
lingue delle due principali nazionalità dei componenti il reparto, in tedesco
il motto significa valoroso e fedele mentre la traduzione in ungherese
assume piuttosto il significato di valore e fedeltà. Veniva aggraffato sul
fianco del berretto da campo, oppure anche portato al petto della giubba.
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Bereits im Jahr 1914 verfügte die 252. Wasserflugzeug-Staffel über eine eigene Sektion in Punta
Sabbioni, die mit drei Aufklärungsflugzeugen des Typs FBA und später mit ebenso vielen
Wasserjagdflugzeugen des Typs Macchi M.5 ausgestattet war. Für diesen kleinen Wasserflughafen
wurde ein entsprechender Hangar gebaut sowie darüber hinaus einige Nebengebäude, Quartiere
für das Personal, ein Kontrollturm und eine sanft in die Lagune abfallende Sliprampe aus
Stahlbeton. Die Sektion unterstand der Wasserflugzeug-Basis der Königlichen Marine auf
Sant’Andrea Giuseppe Miraglia. Ihre ursprüngliche Aufgabe bestand in Patrouillenflügen
über der Oberen Adria, nach dem Durchbruch bei Caporetto war sie jedoch besonders über der
Landfront am unteren Piave und entlang der Küste im Einsatz. Einige der Bauten der Station
Miraglia von Punta Sabbioni wurden nach dem Zweiten Weltkrieg abgerissen, während der
Hangar, wenn auch in veränderter Form, erhalten blieb. Heute sind dort ein Restaurant und ein
Geschäftslokal untergebracht.
D
L’OTTIMISMO DEGLI AUSTROUNGARICI
Non essendovi rilievi naturali, si dovettero giocoforza realizzare degli
slanciati edifici, alti fino a sette piani, innalzati lungo la laguna e in
posizione arretrata rispetto alle batterie poste invece sulla costa. Essendo
piuttosto evidenti nel piatto ambiente lagunare, i militari cercarono di
mimetizzarli camuffandoli da civili abitazioni, realizzandovi dei tetti
a falde, o accostandovi altri edifici destinati a ospitare il personale e al
ricovero delle attrezzature. Dalla sommità di questi torrioni, militarmente
denominati Torri goniostadiometriche o telemetriche, si svolgeva l’attività
di osservazione del naviglio in mare, si inquadravano i bersagli fornendo
le relative coordinate, si dirigevano e aggiustavano i tiri delle artiglierie.
Ciascuna batteria costiera riceveva le coordinate di tiro da tre di queste
torri, opportunamente distanziate tra esse, e dalle quali si determinava
la distanza del bersaglio mediante trigonometria. Ogni torre era infatti
provvista di un’ampia feritoia aperta verso il mare, da cui sporgevano
gli strumenti ottici, tra cui grossi cannocchiali e biscopi, telemetri di
precisione. Queste torri distribuite lungo Via Pordelio, da Cavallino e fino a
Punta Sabbioni, erano localmente meglio note come semafori, per i grossi
dischi colorati che i militari vi esponevano alle sommità, come sistema di
segnalazione visiva.
GPS 45° 29’ 31.69” N
12° 34’ 36.06” E
GPS 45° 27’ 20.84” N
12° 26’ 16.79” E
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LAGUNA DI VENEZIA
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LAGUNA DI VENEZIA
MARE ADRIATICO
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UNA MEDAGLIA PER L’AMALFI
Porto di Piave
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LA BATTERIA AMALFI
LA BATTERIA VETTOR PISANI
GPS 45° 27’ 15.26” N
12° 28’ 56.16” E
LA BATTERIA SAN MARCO
GPS 45° 27’ 34.48” N
12° 30’ 35.53” E
LA BATTERIA RADAELLI
GPS 45° 27’ 49.08” N
12° 31’ 43.73” E
I GRUPPI ELETTROGENI E FOTOELETTRICI
GPS 45° 28’ 42.74” N
12° 34’ 59.56” E
BATTAGLIE ANCHE IN MARE
Venezia era sede del principale porto della Regia Marina nell’alto Adriatico
e inoltre dell’importante Arsenale che provvedeva alla costruzione di navi a
armamenti, relative manutenzioni e riparazioni. Le grandi navi da battaglia
a disposizione di entrambe le flotte, non ebbero mai modo di confrontarsi
direttamente in alto Adriatico, anche se un’imponente flotta della Regia
Imperial Marina da guerra austroungarica, comprendente le corazzate Wien
e Budapest e una rilevante scorta di naviglio minore, il 16 novembre 1917
bombardò la costa e l’abitato di Cortellazzo, ma dovette disimpegnarsi e
ritirarsi a Trieste quando entrarono in campo gli insidiosi e veloci MAS
comandati da Costanzo Ciano, salpati da Venezia e da Faro Piave Vecchia.
In precedenza vi erano già stati diversi altri scontri tra sommergibili e unità
navali, il più famoso quello dell’incrociatore corazzato Amalfi affondato dal
sommergibile austro-tedesco U26 il 7 luglio 1915. Ma già il 10 giugno 1915,
ad opera dell’austro-tedesco U11, era stato silurato il sommergibile italiano
Medusa, inabissatosi a sei miglia dalla foce di Piave Vecchia portando con
sé gran parte dell’equipaggio. Il relitto del Medusa fu ritrovato soltanto
nell’agosto del 1956, e successivamente sollevato dal fondale e trainato
a Punta Sabbioni dove venne arenato e smantellato, mentre alcuni cimeli
furono destinati al Museo Storico Navale di Venezia dove sono tuttora
esposti.
IL FARO DI PIAVE VECCHIA
Originariamente progettato per l’avvistamento del naviglio in transito, il
faro Cavallino posto alla foce di Piave Vecchia divenne presto un importante
punto di riferimento per la navigazione. Edificato nel 1846, presentava una
slanciata torre alta 45 metri, esternamente di forma conica, al cui interno si
snodava una scala a chiocciola con 243 gradini in pietra d’Istria. Sull’attico
fu posta una gabbia a struttura metallica, alta tre metri e mezzo, per la
lanterna alimentata ad acetilene e in seguito per incandescenza di vapori di
petrolio. Dal novembre del 1917, nella palazzina accanto al faro alloggiavano
gli equipaggi dei tre siluranti MAS della Base Faro Cavallino, ormeggiati
sull’antistante banchina. I MAS (Motoscafo Anti Sommergibili) armati di
siluri, cannoncini e mitragliere, divennero poi famosi per gli affondamenti
delle corazzate austriache Wien e Szent Istvan a opera del Tenente di
Vascello Luigi Rizzo. Sempre durante la Grande Guerra, all’interno del faro
fu allestita la colombaia principale della Terza Armata del Regio Esercito
italiano e qui, trasportati da piccioni viaggiatori, giungevano dalle prime
linee i Colombogramma, precursori dei più moderni fax.
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Il personale della Batteria Amalfi ebbe una propria medaglia
commemorativa, riservata ai militari e ai civili militarizzati in servizio
nella fortificazione. Prodotta dagli Stabilimenti Johnson di Milano e
distribuita nei primi mesi del 1918, fu coniata in bronzo per sottufficiali e
truppa, argento per gli ufficiali, e in un unico esemplare in oro destinato
al comandante. Sul verso raffigura la torre binata da 381/40 assieme a una
fronda di quercia a rappresentarne la forza, e l’anno d’entrata in servizio
(1917). Nel recto presenta gli scudi araldici delle città di Amalfi e di Venezia,
il motto in latino della batteria tra due nodi sabaudi, e infine l’ancora di tipo
ammiragliato simbolo della Regia Marina. Il motto Ex imo fluctuum contra
hostes resurgo (dagli abissi marini riemergo contro il nemico) riportato
anche sul frontone della batteria costiera, ricordava l’incrociatore Amalfi
affondato nel 1915, da cui la nuova base militare aveva ereditato il nome.
La batteria Amalfi entrò in servizio nel maggio del 1917 e costituì la più
importante opera di artiglieria costiera dell’intero Adriatico in ragione della
torre binata armata con due cannoni da 381mm in grado di sparare enormi
granate pesanti 875 kg a quasi 20 km di distanza, e con l’incredibile cadenza
di tiro di un colpo al minuto primo. Tale fortificazione si estendeva su un’area
di 195.000 mq e si articolava in 14 edifici. Progettata per difendere Venezia dal
mare, dopo lo sfondamento di Caporetto partecipò attivamente alle battaglie
che ebbero come scenario il Piave, grazie alla sua torre corazzata girevole a
360°. Da costiera l’Amalfi si trasformò in artiglieria pesante in appoggio alla
Terza Armata. I suoi precisi tiri si concentrarono in particolare sul Basso
Piave, colpendo trincee, edifici, passarelle e avamposti austroungarici nel
settore compreso tra Caposile e Musile di Piave, durante la Battaglia del
Solstizio e la Battaglia dell’Isola della Piave nell’estate del 1918.
Das Personal der Batterie Amalfi erhielt eine eigene Gedenkmedaille, die ausschließlich den in
der Befestigungsanlage tätigen Militärangehörigen und Zivilpersonen im Dienst des Militärs
vorbehalten war. Die Medaille wurde in den Johnson-Werken in Mailand geprägt und Anfang
1918 verliehen. Unteroffiziere und Truppe bekamen eine Ausführung in Bronze, Offiziere eine
Ausführung in Silber und der Kommandant das einzige Exemplar in Gold. Die Rückseite
zeigt den Turm mit den zwei 381/40-Kanonen, einen Eichenzweig als Symbol der Kraft sowie
das Jahr des Einsatzbeginns (1917). Auf der Vorderseite sind die Stadtwappen von Amalfi
und Venedig, der lateinische Leitsatz der Batterie zwischen zwei savoyischen Knoten sowie der
Admiralitätsanker, das Symbol der Königlichen Marine, zu sehen. Dieser Leitsatz Ex imo
fluctuum contra hostes resurgo (von den Tiefen des Meeres tauche ich auf, um den Feind zu
bekämpfen) fand sich auch auf dem Giebel der Küstenbatterie, im Gedenken an den im Jahr
1915 versenkten Kreuzer Amalfi, dessen Namen die neue Militärbasis übernommen hatte.
Die Batterie Amalfi stand ab Mai 1917 im Einsatz und stellte die wichtigste Artilleriestellung
der gesamten Adriaküste dar. Grund dafür war in erster Linie ihr mit zwei 381-mm-Kanonen
ausgestatteter Doppelturm, von dem 875 kg schwere Granaten bis zu 20 km weit und mit
einer unglaublichen Feuerrate von einem Schuss pro Minute abgefeuert werden konnten. Die
Befestigungsanlage erstreckte sich auf eine Gesamtfläche von 195.000 m² und umfasste 14
Gebäude. Ihre ursprüngliche Aufgabe war es, Venedig vor Angriffen aus dem Meer zu schützen,
doch nach dem Durchbruch bei Caporetto nahm die Batterie dank ihres 360° drehbaren
Panzerturms auch aktiv an den Piaveschlachten teil. Zur besseren Unterstützung der 3. Armee
wurde die Küstenbatterie Amalfi dazu mit schwerer Artillerie bestückt. Ihre präzisen Schüsse
konzentrierten sich vor allem auf das Gebiet des unteren Piave, wo während der Zweiten
Piaveschlacht sowie der Schlacht um die Piave-Insel im Sommer 1918 die Schützengräben,
Gebäude, Laufstege und Vorposten des österreichisch-ungarischen Heers im Sektor zwischen
Caposile und Musile di Piave getroffen wurden.
Staff of the Amalfi Battery had their own commemorative medal, reserved for
soldiers and militarised civilians working in the fortification. Produced by the
“Johnson Plant” in Milan and distributed in the early months of 1918, it was
produced in bronze for sub-officials and the troops, silver for officials and a sole
example in gold for the commander. The front shows the 381/40 twin turrets
together with a leafy oak branch to represent strength and the year it came into
service (1917). On the back are the heraldic shields of the cities of Amalfi and
Venice, the Latin motto of the battery, between the two figure of eight knots
and, finally, an Admiralty anchor, symbol of the Royal Navy. The motto Ex imo
fluctuum contra hostes resurgo (from the depths of the sea I re-emerge against
the enemy) on the pediment of the coastal battery, recalls the Amalfi cruiser, which
sank in 1915, from which the new military base took its name.
The Amalfi Battery began to be used in May 1917 and was the most important
coastal artillery post on the whole Adriatic, due to its twin turrets armed with two
381mm cannons that could shoot enormous grenades weighing 875 kg at almost
20 km, with an incredible firing cadence of a shot per minute. This fortification
covered 195,000 m² and had 14 buildings. It was designed to defend Venice from
the sea and after the Caporetto breakthrough it played an active part in the battles
on the Piave, thanks to its 360° rotating armoured tower. The Amalfi battery was
transformed from a coastal to a heavy artillery battery supporting the Third Army.
Its precise firing was especially concentrated on the “Basso Piave”, hitting AustroHungarian trenches, buildings, walkways and outposts in the area from Caposile
to Musile di Piave, during the Battle of the Solstice and the Battle of the Piave
Island in summer 1918.
CAVALLINO TREPORTI NELLA GRANDE GUERRA
So a
Costruita tra il 1909 e il 1912, la batteria Vettor Pisani era equipaggiata con sei
obici da 280mm montati su altrettante piazzole scoperte con affusto rotante
e brandeggio a 360° ma, in ragione della gittata massima limitata a 10.700
metri, non si poterono impiegare contro il fronte terrestre sul Basso Piave.
Inoltre gli obici a tiro curvo erano armi di concezione ancora ottocentesca,
poco efficaci contro le veloci unità navali che ormai dotavano le moderne
flotte. Questa fortificazione aveva preso il nome dal comandante supremo
veneziano Vettor Pisani che sconfisse la flotta genovese di Pietro Doria, nella
guerra di Chioggia del giugno 1380. Durante la Grande Guerra fu presidiata
da una Compagnia del 1° Reggimento Artiglieria da Fortezza del Regio
Esercito
Die in den Jahren 1909 bis 1912 errichtete Batterie Vettor Pisani war mit sechs 280-mmHaubitzen bestückt, die auf ebenso vielen freistehenden, drehbaren und 360° schwenkbaren
Lafetten montiert waren. Da die maximale Reichweite jedoch auf 10.700 Meter beschränkt
war, konnten diese nicht gegen die Front zu Land am unteren Piave eingesetzt werden. Davon
abgesehen stammte das Konzept der Steilfeuerhaubitzen noch aus dem 19. Jahrhundert, wodurch
diese nur wenig gegen die schnellen Schiffe moderner Flotten ausrichten konnten. Der Name
der Befestigungsanlage sollte an den venezianischen Oberkommandeur Vettor Pisani erinnern,
der im Chioggia-Krieg im Juni 1380 die genuesische Flotte Pietro Dorias schlug. Während des
Ersten Weltkriegs war hier die Batterie einer Kompanie des 1. Festungsartillerie-Regiments des
königlichen italienischen Heeres stationiert.
Built between 1909 and 1912, the Vettor Pisani Battery was equipped with six
280mm howitzers mounted on six open spaces with a 360° pivot and turn rotating
gun mount, but due to their maximum range of 10,700 metres, they could not
be used against the land front on the “Basso Piave”. Furthermore, curved range
howitzers were 19th century weapons that were ineffective against the fast ships
of modern fleets. This fortification took its name from the supreme Venetian
commander Vettor Pisani, who defeated the Genoese fleet of Pietro Doria in
the war of Chioggia in June 1380. During the First World War it was run by the
Company of the 1st Fortress Artillery Regiment of the King’s Army.
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Dedicata al Santo protettore di Venezia, la batteria costiera San Marco
fu costruita tra il 1909 e il 1912 e allo scoppio della Grande Guerra era
presidiata dai militari del 5° Reggimento Artiglieria da Fortezza del Regio
Esercito. Era equipaggiata con due cannoni da 305/50 modello 1912 posti in
altrettante torri corazzate girevoli a 360°. Assieme all’Amalfi e alla Radaelli,
la Batteria San Marco prese parte alle battaglie sul fronte terrestre nell’estate
del 1918, in ragione della sua gittata di tiro che raggiungeva i 18 km. Le
quattro granate da 305 mm e ciascuna del peso di 445 kg che oggigiorno
decorano il monumento ai caduti in Piazza S.M. Elisabetta a Cavallino,
originariamente appartenevano alle dotazioni della Batteria San Marco.
Attualmente l’edificio principale della fortificazione è inserito in un villaggio
turistico e i vani interni sono destinati ad attività commerciali.
Impostata ancora nel 1909, la batteria Radaelli entrò in servizio nel 1914 ed
era equipaggiata con quattro cannoni Vickers-Terni mod.1914 da 152mm,
posti in altrettante cupole corazzate. Queste moderne artiglierie, assai più
diffuse sul fronte terrestre, sull’area costiera rimasero esclusiva dotazione
della batteria Radaelli. I cannoni a tiro rapido del tipo 152/50 sparavano
granate pesanti 53 kg che raggiungevano la rilevante gittata massima di
18.500 metri. Essendo posta sull’area più orientale del Litorale del Cavallino,
la Radaelli fu particolarmente attiva nell’offensiva austroungarica dell’estate
1918 quando giunse a sparare oltre 250 colpi contro la terraferma. L’edificio
principale, oggi trasformato in locale servizi di un complesso turistico
balneare, al portale d’accesso presenta ancora un simbolico altorilievo
raffigurante dei giganti nell’atto di lanciare macigni contro il mare.
Die dem Schutzheiligen von Venedig gewidmete Batterie San Marco wurde in den Jahren 1909
bis 1912 gebaut und war bei Ausbruch des Ersten Weltkriegs Station des 5. FestungsartillerieRegiments des königlichen italienischen Heeres. Die Batterie war mit zwei Kanonen des Typs
305/50 Modell 1912 ausgestattet, die jeweils auf 360° drehbaren Panzertürmen montiert
waren. Zusammen mit den Batterien Amalfi und Radaelli nahm auch die Batterie San Marco
dank ihrer Schussweite von bis zu 18 km an den im Sommer 1918 ausgetragenen Kämpfen an
der Front zu Land teil. Vier der von der Batterie eingesetzten Granaten (305 mm, 445 kg) sind
heute noch am Gefallenendenkmal auf der Piazza S.M. Elisabetta in Cavallino zu sehen. Das
Hauptgebäude der Befestigungsanlage ist inzwischen hingegen Teil einer Feriensiedlung, seine
Innenräume wurden zu Geschäftslokalen umfunktioniert.
Die bereits im Jahr 1909 errichtete Batterie stand ab 1914 im Einsatz und war mit vier VickersTerni-Kanonen (Mod. 1914, 152 mm) bestückt, die auf ebenso vielen Panzerkuppeln montiert
waren. An der Landfront war diese moderne Artillerie damals stark verbreitet, im Küstengebiet
stand sie ausschließlich der Batterie Radaelli zur Verfügung. Diese Schnellfeuerkanonen des
Typs 152/50 feuerten 53 kg schwere Granaten und ermöglichten eine maximale Schussweite
von beeindruckenden 18.500 Metern. Aufgrund ihrer strategischen Position im östlichsten Teil
der Küste von Cavallino war die Batterie Radaelli vor allem im Rahmen der österreichischungarischen Offensive im Sommer 1918 stark im Einsatz und feuerte insgesamt über 250
Schüsse Richtung Festland. Heute ist das Hauptgebäude fester Bestandteil einer Ferienanlage am
Meer. Das symbolträchtige Hochrelief über dem Eingangstor ist allerdings bis heute erhalten und
zeigt Giganten, die Felsbrocken Richtung Meer werfen.
The San Marco coastal battery, dedicated to the patron saint of Venice, was built
between 1909 and 1912 and at the outbreak of the First World War was run by
soldiers from the 5th Fortress Artillery Regiment of the Royal Army.
It was equipped with two 1912 305/50 cannons placed on two armoured towers
that rotated 360°. Together with the Amalfi and the Radaelli, the San Marco
Battery took part in the battles on the land front in the summer of 1918, due to its
18 km range. The four 305 mm grenades and each of which, weighing 445 kg that
today decorate the war monument in Piazza S.M. Elisabetta in Cavallino, originally
belonged to the San Marco Battery.
The main building of the fortification is currently part of a tourist village and the
rooms inside are occupied by businesses.
Set up in 1909, the Radaelli Battery began operating in 1914 and was equipped
with four Vickers-Terni 1914 152mm cannons placed on four armoured cupolas.
This modern artillery, which was much more common on the land front, was
only found on the Radaelli Battery on the coast. The 152/50 rapid fire cannons
shot grenades weighing 53 kg with a maximum range of 18,500 metres. As it was
on the easternmost area of the Cavallino coastline, the Radaelli was particularly
active during the Austro-Hungarian offensive of summer 1918 when it shot over
250 times at the mainland. The main building, today the facilities area of a beach
tourism complex, still has a symbolic high relief showing giants launching boulders
towards the sea over its door.
Contestualmente alla realizzazione delle batterie costiere agli inizi del ‘900,
fu costruito uno specifico edificio destinato a contenere dei motori diesel
per produrre l’energia elettrica necessaria ad alimentare le altre strutture
militari, essendovi all’epoca una sola linea di limitata potenza sul litorale del
Cavallino. Nello stesso grande edificio, denominato “Forza elettrica”, allo
scoppio della Grande Guerra vi furono inoltre realizzate diverse postazioni
fotoelettriche con riflettori a lunga gittata, per illuminare gli obbiettivi in
mare e in cielo che minacciavano Venezia durante la notte. L’immobile è
stato restaurato e armonicamente inserito in uno dei grandi parchi acquatici
dell’Union Lido, e oggigiorno è utilizzato come locale servizi per l’Aqua
Park Mare e solarium e piscina del Marino Wellness Club.
Im Zuge der Errichtung der Küstenbatterien Anfang des 20. Jahrhunderts wurde auch ein
eigenes Gebäude zur Unterbringung der Dieselmotoren gebaut, mit denen der für die Versorgung
der Militärgebäude benötigte Strom erzeugt wurde. Dies war notwendig, da im Küstengebiet
von Cavallino damals nur eine einzige Leitung mit begrenzter Leistung existierte. In diesem
großen Gebäude, das „Forza elettrica“ (dt.: Elektrische Kraft) genannt wurde, installierte man
zu Beginn des Ersten Weltkriegs außerdem mehrere Scheinwerfer mit starken Reflektoren. Mit
ihnen wurden nachts für Venedig bedrohliche Elemente zu Wasser und zu Luft angeleuchtet,
um so der Abwehr gut sichtbare Ziele zu bieten. Inzwischen wurde das Gebäude renoviert und
harmonisch in einen der großen Wasservergnügungsparks des Union Lido integriert. Hier sind
heute die Stromerzeugungsaggregate des Aqua Park Mare sowie der Sonnenterrasse und des
Schwimmbeckens des Marino Wellness Club untergebracht.
At the same time as the creation of the coastal batteries, in the early 1900s, a
special building was constructed to contain the diesel motors needed to produce
electricity to power other military structures, as at the time there was only one line
with limited output along the Cavallino coastline. In the same large building known
as “Electrical Power”, several photoelectric positions were created with long-range
reflectors at the start of the First World War, to illuminate the targets on the sea and
in the sky that threatened Venice during the night. The building was restored and
harmoniously inserted into one of Union Lido’s large water parks and is today used
as the generator room for Aqua Park Mare and the sun terrace and swimming pool
of the Marino Wellness Club.
Venedig war der Sitz des wichtigsten Hafens der Königlichen Marine in der Oberen Adria.
Darüber hinaus befand sich hier das Arsenale, die mächtige Schiffswerft von Venedig, wo die
Schiffe und deren Bewaffnung gefertigt, gewartet und repariert wurden. Letzten Endes kam
es allerdings nie zu einer direkten Auseinandersetzung der Schlachtschiffe der beiden Flotten
in der Oberen Adria. Und das obwohl eine gewaltige Flotte der kaiserlich und königlichen
Kriegsmarine Österreich-Ungarns (der auch die beiden Panzerschiffe Wien und Budapest sowie
eine beachtliche Eskorte an kleineren Schiffen angehörte) am 16. November 1917 die Küste
und die Ortschaft Cortellazzo bombardierte. Als jedoch die gefährlichen und schnellen MASMotorboote unter dem Kommando von Costanzo Ciano aus Venedig und vom Leuchtturm am
Piave Vecchia eintrafen, sah sich die Flotte zum sofortigen Rückzug nach Triest gezwungen.
Zuvor war es bereits zu mehreren anderen Zusammenstößen zwischen U-Booten und Schiffen
gekommen. Berühmt wurde etwa der Fall des Panzerkreuzers Amalfi, der am 7. Juli 1915
vom österreichisch-deutschen U-Boot U26 versenkt wurde. In Wirklichkeit wurde jedoch bereits
am 10. Juni 1915 das italienische U-Boot Medusa vom österreichisch-deutschen U-Boot U11
torpediert und versank sechs Meilen vor der Mündung des Piave Vecchia, wobei der Großteil
der Besatzung ums Leben kam. Das Wrack der Medusa wurde erst im August 1956
wiedergefunden, vom Grund geborgen und nach Punta Sabbioni geschleppt, wo man es auflaufen
ließ und zerlegte. Einige Erinnerungsstücke des Schiffs wurden jedoch in das Marinemuseum von
Venedig gebracht, wo sie bis heute ausgestellt werden.
Venice was the main port of the Royal Navy in the Upper Adriatic and the home
of an important Arsenal that built ships and armaments, carried out maintenance
and repairs. The large battle ships of both fleets never met directly in the Upper
Adriatic, although an imposing war fleet of the Austro-Hungarian Royal Imperial
Navy including the battleships Wien and Budapest and a large escort of minor
vessels, bombarded the coast and town of Cortellazzo on 16th November 1917,
but was forced to disengage and retreat to Trieste when the fast and dangerous
MAS commanded by Costanzo Ciano, launched from Venice and the Piave Vecchia
lighthouse, entered the fray. There had previously been various conflicts between
submarines and naval units, the most famous being that of the battle cruiser Amalfi,
which was sunk by the Austro-German U26 on 7th July 1915. On the 10th June
1915 an Austro-German U11 torpedoed the Italian submarine Medusa, which sank
six miles from the mouth of Piave Vecchia, taking a large part of the crew with it.
The wreck of the Medusa was only discovered in August 1956. It was later raised
from the seabed and towed to Punta Sabbioni where it was brought ashore and
dismantled, while some relics went to the Naval History Museum in Venice where
they are still on display.
Der ursprünglich zur Überwachung der durchfahrenden Schiffe errichtete Leuchtturm von
Cavallino an der Mündung des Piave Vecchia wurde für die Schifffahrt bald zu einem wichtigen
Bezugspunkt. Der schlanke, 45 Meter hohe, kegelförmige Turm wurde 1846 errichtet. In seinem
Inneren befand sich eine Wendeltreppe mit 243 Stufen aus istrischem Kalkstein. An seiner Spitze
wurde ein 3,5 Meter hoher Gitterkäfig für die Laterne montiert, die anfangs mit Acetylen, später
mit Petroleum betrieben wurde. Ab November 1917 diente das Gebäude neben dem Leuchtturm
als Quartier für die Besatzung der drei Torpedoboote der Basis Leuchtturm Cavallino, die an der
Anlegestelle unmittelbar davor lagen. Diese MAS (Motoscafi Anti Sommergibili – Motorboote
zur U-Boot-Abwehr) waren mit Torpedos, Kanonen und Maschinengewehren bewaffnet.
Bekannt wurden sie vor allem für die erfolgreiche Zerstörung der österreichischen Panzerschiffe
Wien und Szent István unter der Leitung von Oberleutnant Luigi Rizzo. Ebenfalls zur Zeit des
Ersten Weltkriegs wurde im Leuchtturm außerdem der wichtigste Taubenschlag der 3. Armee
des königlichen italienischen Heers eingerichtet. Hier langte die Brieftaubenpost, der Vorgänger
moderner Faxnachrichten, von der Front ein.
Originally designed to spot ships in transit, the Cavallino Lighthouse at the mouth
of the Piave Vecchia was soon an important point of reference for navigation.
Built in 1846, it had a slender 45-metre tower, with an external conical shape and
inside was a spiral staircase with 243 steps in Istria stone. The attic had a metal
cage structure, three and a half metres high, for the acetylene lamp that was later
powered by incandescent petrol vapours. From November 1917, the building next
to the lighthouse housed the crew of three MAS torpedo ships of the Base Faro
Cavallino, moored on the quay in front. The MAS (Motoscafo Anti Sommergibili)
armed with torpedoes, small cannons and machine guns, later became famous for
the sinking of the Austrian Wien and Szent Istvan battleships by Lieutenant Luigi
Rizzo. Also during the First World War, the lighthouse held the main pigeon coop
of the Third Army of the Italian King’s Army, where the Colombogramma, a
forerunner of the modern fax, was transported by carrier pigeon.
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