Il tempo dei rinvii è scaduto - La Provincia del Sulcis Iglesiente

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Il tempo dei rinvii è scaduto - La Provincia del Sulcis Iglesiente
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CARBONIA
Anno XIX - N° 273
Cell. 329 4338541 - mail: [email protected]
31 Agosto 2014
Quindicinale di Informazione Politica, Economica e Sociale
Iscrizione Registro Stampa Tribunale di Cagliari n° 32/95 del 7/11/95 • Direttore Responsabile: Giampaolo Cirronis • Distribuzione gratuita
Nell’ormai prossimo autunno, Governo e Regione sono attesi alla prova per la soluzione delle tante vertenze aperte
Il tempo dei rinvii è scaduto
Alcoa, Eurallumina, ex Ila, sono solo la punta dell’emergenza lavoro-occupazione dell’area economicamente più depressa d’Europa.
L
a più anomala estate che
si ricordi si avvia al termine e, con l’arrivo dell’autunno, riparte la mobilitazione del Sulcis, l’area economicamente più depressa d’Europa, al centro di alcune delle
vertenze più difficili dell’intero
panorama nazionale: Alcoa, Eurallumina ed ex Ila.
La vertenza più avanzata al
momento è quella dell’Eurallumina, che pare destinata, a meno
di clamorosi colpi di scena, ad
una soluzione positiva forse già
entro la fine dell’anno. Decisamente più delicata appare la vertenza Alcoa, nella quale s’è inserito il definitivo disimpegno
della multinazionale statunitense ed entro metà settembre è atteso un pronunciamento ufficiale di Glencore, la multinazionale
svizzera interessata a rilevare lo
stabilimento e a rilanciare la produzione di alluminio primario.
Avanzata ed in attesa di un decreto della Giunta regionale per
il via libera all’installazione di un
mini parco eolico, è la trattativa
legata al rilancio produttivo dello stabilimento ex Ila, oggi Portal, rilevato ormai da oltre due
anni dal gruppo Deriu (350 dipendenti in servizio, 160 prossimi al rientro con la Portal e 120
previsti dal progetto del centro
termale Coquaddus).
Il Sulcis e gli imprenditori attendono risposte dalla politica in
tempi certi. La situazione è precipitata a tal punto, da non poter
più sopportare rinvii. Il problema principale resta quello delle
tariffe energetiche, al quale la
politica può e deve dare risposte,
da una parte con un accordo tra
Enel e nuova azienda per Alcoa,
dall’altra con una decisione immediata per il progetto del mini
impianto eolico del gruppo Deriu. In ballo, tra Eurallumina, Alcoa e Gruppo Deriu, ci sono alcune migliaia di posti di lavoro
(tra diretti e indiretti) ed il rilancio
del territorio.
Giampaolo Cirronis
Il presidio dei lavoratori all’ingresso dello stabilimento Alcoa.
ALL’INTERNO
Alcoa se ne va, ora si aspetta la Glencore
10 milioni per contrastare la disoccupazione
Sa Coia Maurreddina di Francesco e Valentina
«A famine, a peste, a bello, libera nos Domine»
Storia: la città di Iglesias e i suoi abitanti
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
Il 25 agosto la multinazionale ha annunciato la chiusura definitiva dello smelter di alluminio primario di Portovesme
Alcoa se ne va, ora si aspetta la Glencore
Il viceministro Claudio De Vincenti ed il governatore Francesco Pigliaru assicurano che la trattativa va avanti ma cresce la tensione tra i lavoratori.
L
a lunga vertenza Alcoa è
giunta alla svolta decisiva. Il
25 agosto scorso la multinazionale statunitesne ha annunciato che intende chiudere definitivamente il suo smelter di alluminio primario di Portovesme, che ha
stati limitati ormai da quasi due anni,
esattamente dal novembre 2012.
Nessun ripensamento, nessun passo
indietro, dunque, come d’altronde era
ampiamente previsto, ma probabilmente c’era ancora qualcuno che aveva continuato a sperare, magari in
cambio di un drastico taglio del prezzo dell’energia.
«La chiusura - si legge in una nota della multinazionale statunitense ridurrà la capacità di fusione globale di Alcoa da 150.000 tonnellate a
3,6 milioni di tonnellate metriche all’anno. Lo smelter di Portovesme è
stata ridotta nel 2012, perché era uno
dei più alti fonditori di costo nel sistema Alcoa e le prospettive aveva limitato per diventare competitiva.»
«Le ragioni fondamentali che hanno reso lo smelter di Portovesme non
competitiva, purtroppo, non sono cambiate - ha detto Bob Wilt, presidente
di Alcoa Primary Products globali -.
Continueremo a rispettare gli impegni assunti per i nostri dipendenti e i
nostri stakeholder, in buona fede, come abbiamo sempre fatto.»
La notizia era attesa ma merita
ugualmente grande attenzione, perché
pone le parti coinvolte nel tentativo
di salvataggio con passaggio ad altro
soggetto inprenditoriale, Regione e
Governo in testa, nella condizione di
dover stringere i tempi per dare risposte alle centinaia di lavoratori diretti, almeno altrettanti indiretti e ad un
intero territorio che chiedono la ripresa dell’attività produttiva, nel più
breve tempo possibile.
Nelle ultime settimane ha preso
piede l’ipotesi Glencore e, subito dopo la pausa estiva, fin dalla prossima
settimana, la trattativa dovrebbe decollare. Perché possa andare in porto, è cosa risaputa, è necessario e indispensabile lo scioglimento del nodo rappresentato dal costo dell’energia, perché senza tariffe agevolate né
la Glencore, né altri possibili acquirenti, sarebbero disponibili a chiudere
l’acquisto e a rilanciare la produzione
di alluminio primario a Portovesme.
Il governatore Francesco Pigliaru
è intervenuto sulla chiusura definitiva dello stabilimento di Portovesme
comunicata da Alcoa.
«È un annuncio che non ha alcuna conseguenza sulle trattative per
la cessione dello stabilimento» ha
detto Francesco Pigliaru, che già nei
giorni scorsi aveva acquisito la conferma che questo passaggio non avrà
implicazioni sull’impegno relativo alla vendita della fabbrica e, soprattut-
voce al governo di Matteo Renzi, che
tutto sembra, meno che interessato
ai problemi del Sulcis. E al premier,
invece, reitero l’appello a farsi vivo
nel nostro territorio, per toccare con
mano una realtà sempre più drammatica.»
«La comunicazione di Alcoa al
mercato - ha detto Francesco Sanna,
deputato e membro della Direzione
Nazionale del Partito Democratico -,
serve molto probabilmente alla corporation USA per poter scontare i costi della chiusura nel bilancio 2014 e
per confermare che essa non produrrà più di 3,6 milioni di tonnellate
finire chiaramente un quadro certo di
costi energetici che, insieme alla possibilità di un contratto di sviluppo per
favorire la ristrutturazione dello stabilimento, indichi la via del rilancio
nel sito.»
«Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, convochi una
seduta straordinaria del Consiglio
davanti alla fabbrica dell’Alcoa di
Portovesme», ha detto Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, che sollecita una battaglia straordinaria di tutte le forze politiche, per tentare il salvataggio dei
posti di lavoro.
interrogarsi sul futuro della fabbrica
e, soprattutto, sulle prospettive occupazionali dei lavoratori. Dobbiamo
condurre una battaglia unitaria per
far sì che non venga smantellata l’ennesima attività produttiva del Sulcis
Iglesiente.»
Nonostante la decisione ufficializzata dai vertici di Alcoa di chiudere definitivamente lo smelter di alluminio primario, considerato non più
competitivo, non abbia costituito una
sorpresa rispetto a quanto l’azienda
aveva detto e fatto negli ultimi due
anni, tra i lavoratori, alcune decine
dei quali presidiano lo stabilimento
I lavoratori hanno iniziato la protesta nel presidio quattro mesi fa.
Alcoa, uno stabilimento in vendita, tutti attendono l’arrivo di Glencore.
to, sugli impegni assunti per i lavoratori dello stabilimento sulcitano.
La stessa rassicurazione è arrivata ai
lavoratori e alle organizzazioni sindacali, da Claudio De Vincenti, viceministro dello Sviluppo economico,
ormai da un paio d’anni impegnato
per cercare di trovare una soluzione
alla vertenza Alcoa e a quella più complessiva del Sulcis.
Numerosi i commenti giunti alla
decisione di Alcoa.
«Ancora una volta - ha detto Ignazio Locci, consigliere regionale di
Forza Italia - sollecito la Giunta regionale ad assumersi le sue responsabilità e la invito a far sentire la propria
«La politica sorda e miope in questi anni non ha provveduto a creare
le condizioni perché il polo del Sulcis diventasse una piattaforma per le
lavorazioni, con costi accessibili. Si
abbia il coraggio di dire la verità agli
operai e la capacità di trovare soluzioni allo stallo. È ora che le diverse
istituzioni politiche battano un colpo. Il momento è davvero drammatico - ha concluso Gianluigi Rubiu - Il
polo dell’alluminio è stato per decenni un impianto strategico, con la
sicurezza economica garantita per tante famiglie, ora a forte rischio. Una
situazione che è precipitata. È inevitabile, dunque, che la politica debba
di alluminio primario in tutti i suoi
impianti nel mondo. Non influisce
sulle attività che Governo e Regione
Sardegna stanno ponendo in essere
per favorire la ricollocazione dell’unico impianto italiano di produzione
di alluminio primario. Nella sua dichiarazione Bob Wilt, il responsabile
mondiale Alcoa della produzione di
alluminio, trova però modo di confermare gli impegni della società, rimandando agli accordi presi con l’esecutivo ed il sindacato. Gli impianti,
dunque, verranno lasciati in condizione di essere avviati, i costi di riavvio saranno sostenuti dalla società e
questo consente al Governo di ride-
ormai da quasi quattro mesi a Portovesme, la preoccupazione per il futuro cresce ogni giorno di più. Ciò che
non è piaciuto a lavoratori e sindacati,
è la tempistica dell’annuncio, accompagnato dalla considerazione sulla non
competitività che potrebbe pesare sulle
trattative in corso per l’acquisizione
degli impianti da parte di un’altra multinazionale (l’ipotesi più accreditata è
quella che vede interessata la svizzera Glencore, con la quale è in corso
il confronto con Governo e Regione
Sardegna).
Anche l’atteso incontro svoltosi a
Portovesme tra azienda e sindacati, al
quale peraltro non si sono presentati
i massimi vertici di Alcoa, non ha portato novità, se non la conferma della
chiusura definitiva dello stabilimento. Quelli che si stanno vivendo, sono
giorni di attesa, come confermano Rino
Barca, segretario della FSM CISL e
Bruno Usai della FIOM CGIL, nel
presidio di Portovesme.
«Sia il vice ministro Claudio De
Vincenti, sia il governatore Francesco Pigliaru, ci hanno assicurato che
nulla è cambiato - ha detto Rino Barca - ma è chiaro che tra i lavoratori c’è
preoccupazione e bisognerà attendere metà settembre, per conoscere le
determinazioni cui è giunta la multinazionale Glencore sull’acquisizione
dello stabilimento.»
Il nodo da sciogliere è sempre lo
stesso: il costo dell’energia!
«Da questo punto di vista siamo
moderatamente fiduciosi - ha sottolineato da parte sua Bruno Usai - perché pare si stiano realizzando le precondizioni che fino a ieri erano sempre mancate.»
Le precondizioni sono un accordo con Enel per il riconoscimento alla Glencore di un prezzo favorevole,
sui 25-30 euro a MWh, indispensabile per rendere la produzione competitiva, considerato che i costi energetici incidono pesantemente sul bilancio complessivo del ciclo produttivo.
Dalle indiscrezioni emerse nelle ultime settimane, Enel sarebbe disponibile all’accordo ma resta da superare
il problema della durata. Enel sarebbe
disposta alla concessione per un periodo di 7 anni mentre la Glencore, dalle
indiscrezioni raccolte, chiederebbe almeno 10 anni.
Nell’attesa, i lavoratori mantengono la mobilitazione e nel presidio
di Portovesme, ci sono sempre, giorno e notte, almeno una ventina di lavoratori, mentre all’interno dello stabilimento operano 30 loro colleghi,
15 diretti e 15 delle imprese d’appalto, per garantire la manutenzione degli
impianti che sono tenuti nelle condizioni di poter riprendere la produzione in tempi molto brevi.
Giampaolo Cirronis
[email protected]
www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com
Il decreto legge sulla competitività penalizza le centrali sarde
La Regione ha presentato il bilancio della continuità territoriale
«L
L
«Regime di essenzialità anche nell’Isola»
a Regione Sardegna
auspica che il Governo nazionale prenda
in considerazione in
tempi rapidi il ripristino dell’essenzialità delle nostre centrali, almeno
sino alla messa a regime della metanizzazione. è necessario garantire
alle centrali elettriche sarde l’essenzialità energetica.»
Lo ha detto l’assessore regionale
dell’Industria, Maria Grazia Piras,
riferendosi al decreto legge competitività che al Senato, con un articolo,
ha escluso la Sardegna e le sue centrali dal regime di essenzialità, salvando invece la Sicilia.
«Lo scorso 13 maggio, con la de-
libera n. 17/14, la Giunta regionale
ha dato mandato al gruppo di lavoro
di monitorare ed accelerare i progetti di intervento di realizzazione delle reti di distribuzione del gas - ha
spiegato l’assessore dell’Industria e di avviare un confronto immediato
con il Governo per il mantenimento del regime di essenzialità energetica vigente in Sardegna, proprio in
vista del processo di metanizzazione dell’isola.»
L’esclusione delle centrali della
Sardegna dal regime di essenzialità
incide negativamente sul sistema socio economico.
«Non essendoci ancora fonti
energetiche alternative come il me-
tano - ha aggiunto Maria Grazia Piras - la Sardegna paga un costo complessivo, tra imprese e famiglie, eccessivo rispetto ai costi del resto della penisola. è evidente, dunque, che
servano sforzi da parte del Governo
nazionale per colmare questo ritardo ed evitare maggiori ed ulteriori
costi per la Sardegna».
«La prima occasione per ribadire con decisione l’importanza di
questa condizione per le centrali
dell’isola - ha concluso l’assessore
Piras - sarà l’incontro convocato per
l’8 settembre prossimo a Roma, al
ministero dello Sviluppo economico, per affrontare il tema di Ottana
Energia.»
Ignazio Locci (FI) fa una proposta che va oltre gli schieramenti
«Le bonifiche ex Sardamag a Tore Cherchi»
L
e bonifiche del sito ex Sardamag non decollano ed
Ignazio Locci, consigliere
regionale di Forza Italia, interviene con una proposta rivolta alla
Giunta regionale che va oltre gli
schieramenti politici.
«La Regione affidi al commissario per il Piano Sulcis, Salvatore
Cherchi, il fascicolo sulle bonifiche
nelle aree ex Sardamag di Sant’Antioco, unica strada percorribile per
sveltire il processo di conversione del
sito, indispensabile per il rilancio del
turismo portuale e residenziale del
Sulcis Iglesiente. Attendere pazientemente i tempi biblici della burocra-
Ignazio Locci (Forza Italia).
zia regionale - cui si aggiunge un evidente disinteresse della Giunta Pi-
gliaru - significa accettare che quelle aree restino il simbolo del mancato rilancio del territorio per chissà
quanto tempo ancora.»
«A questo punto - conclude il
consigliere regionale di Sant’Antioco - la soluzione più semplice è
affidare il fascicolo a un’unica figura, il commissario per l’attuazione del
Piano Sulcis, mettendolo nelle condizioni di operare affinché riparta
una volta per tutte un processo di
risanamento atteso dalla comunità
antiochense e dall’intero territorio
sulcitano.»
Ora Roma e Milano sono meno lontane
’assessore regionale dei
Trasporti, Massimo Deiana,
ha presentato il bilancio
della nuova continuità territoriale aerea.
Sono 33mila i posti in più messi
a disposizione fino ad ora da Meridiana ed Alitalia sulle rotte della continuità territoriale da giugno a settembre. Da Cagliari e da Olbia per
Milano e Roma e sulla Alghero-Linate si incrementano i voli e si mettono a disposizione aerei con maggiori capacità.
La novità riguarda il collegamento tra il capoluogo sardo e Fiumicino
operato da Alitalia dove per tutto il
mese di agosto e sino a metà settem-
bre, il venerdì e il sabato, sarà disponibile un Airbus A330 con 250
posti, aereo utilizzato generalmente
nelle rotte intercontinentali. E questi numeri potrebbero anche salire.
«La CT1 non è un impianto statico ma strutturato in modo tale da
essere costantemente migliorato e
potenziato - ha detto l’assessore Deiana -. I numeri parlano da soli, decine di migliaia di posti in più disponibili e l’upgrade con aerei come l’Airbus A330 rappresentano un importante passo in avanti - ha aggiunto
l’assessore Deiana - questa disponibilità, se da un lato soddisfa naturalmente le esigenze della domanda
turistica in crescita nei mesi estivi,
dall’altro protegge il diritto alla mobilità dei sardi anche nei periodi di
massima affluenza.»
L’incremento più significativo riguarda il collegamento Olbia-Linate
dove Meridiana ha aggiunto complessivamente 104 voli per 17.472
posti in più offerti a sardi e turisti.
Tredici voli in più, invece, sulla Olbia-Fiumicino operata sempre da Meridiana con 2.184 posti aggiuntivi.
Riguardo ad Alitalia saranno 18 i
voli aumentati su Cagliari-Linate e
24 gli upgrade con gli aerei più capienti per arrivare a quasi 5.000 posti
in più. Cagliari-Fiumicino conterà 16
voli in più, 40 up-grade e 7.299 posti
sommati a quelli già disponibili.
“Sardegna Obiettivo 6” contro l’autocertificazione delle bonifiche
Frongia: «Solleveremo il caso alla Consulta»
«L
’autocertificazione
delle bonifiche ed
una soglia più alta
per dichiarare inquinato un sito militare è l’ennesimo schiaffo ai sardi dato dal Governo che ha avuto la fiducia alla
Camera sul decreto Competitività:
siamo pronti ad andare anche davanti alla Corte Costituzionale.»
Lo scrive in una nota, Roberto
Frongia, coordinatore di Sardegna
Obiettivo 6.
«Il decreto - spiega Roberto Frongia, ex assessore regionale del Tu-
rismo ed ex vicesindaco di Iglesias - prevede nuove procedure sul-
Roberto Frongia.
le bonifiche con una autocertificazione di fatto da parte del privato
dello stato di inquinamento e silenzio/assenso degli enti sul piano
di caratterizzazione, senza alcuna
forma di trasparenza e partecipazione per i cittadini; prevede inoltre l’innalzamento dei limiti per la
contaminazione dei suoli nelle aree
militari. è evidente che risultano
due previsioni inaccettabili ed in conflitto con la tutela della salute e dell’ambiente. Per questo motivo - conclude Roberto Frongia - l’Associazione Sardegna Obiettivo 6 solleverà la questione di legittimità costituzionale.»
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Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
L’Esecutivo guidato da Francesco Pigliaru ha adottato un importante provvedimento in una fase di particolare emergenza sociale
10 milioni per contrastare crisi e disoccupazione
La delibera prevede, tra i vari interventi, la rimodulazione di fondi europei destinati ai PISL e ai POIC, “avanzati” dall’ultimo bando.
L
a crisi dilaga sempre più, la
disoccupazione ha raggiunto
livelli mai conosciuti negli ultimi anni e la politica è chiamata all’adozione di politiche innovative e risolutive per cercare di dare
risposte all’emergenza sociale venutasi a determinare in tutta la Sardegna
ma in particolare nel Sulcis Iglesiente,
l’area economicamente più depressa
d’Italia e d’Europa.
Per andare incontro alla crescente richiesta di aiuto, la Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru, la
scorsa settimana ha stanziato 10 milioni di euro per interventi contro la
crisi e la disoccupazione. Con una delibera presentata dall’assessore del Lavoro, Virginia Mura, sono state reperite altre risorse da destinare ai bandi
“Lunga Estate”, “Maciste”, ai corsi di
formazione professionale ed alle iniziative di flex security.
La delibera prevede la rimodulazione di fondi europei destinati ai PISL
(Progetti Integrati per lo Sviluppo Locale) e ai POIC (Progetti Operativi per
l’Imprenditorialità Comunale). La
dotazione finanziaria originariamente
prevista per tali interventi, infatti, è
risultata sovrabbondante rispetto alle
esigenze di finanziamento per le doomande ritenute ammissibili (circa il
74% di quelle presentate, per oltre 40
milioni di euro).
L’immobilizzo delle somme eccedenti, pari a circa dieci milioni di
euro, avrebbe portato, allo scadere del
termine ultimo di ammissibilità della
spesa, fissato nel 31 dicembre 2015,
alla perdita certa di tali preziose risorse comunitarie.
Al fine di garantire il pieno utilizzo delle risorse 2007-2013, i quasi
dieci milioni di euro recuperati sono
L’assessore del Lavoro Virginia Mura.
stati destinati al finanziamento aggiuntivo di altre misure considerate
utili per lo stimolo dell’occupazione nel
territorio regionale.
In particolare, è stata incrementata la dotazione finanziaria del bando
2013 “Lunga Estate”, vale a dire gli
incentivi destinati alle imprese del
turismo che impiegano lavoratori
stagionali oltre il periodo canonico dei
mesi estivi; la delibera soddisfa l’intera copertura finanziaria degli interventi (2 milioni e 300mila euro).
«Con questo provvedimento, che
interessa 245 aziende per un totale di
1.500 lavoratori, - precisa l’assessore
Mura - si pone così rimedio all’inadeguatezza delle risorse stanziate dalla
precedente Giunta».
L’assessore del Lavoro, Virginia
Mura, e l’assessore del Turismo, Francesco Morandi, hanno annunciato che
presto incontreranno gli operatori del
settore per programmare gli interventi
per il prossimo bando.
Inoltre, con successive, imminenti
deliberazioni, 3 milioni e 185mila euro saranno destinati ai corsi di qualificazione per soddisfare la domanda
del mercato del lavoro, e 1 milione e
140mila euro ai corsi del bando
“Maciste”, relativo ad interventi
volti all’inserimento dei disoccupati
nei settori legati alle professioni del
mare, alla sostenibilità ambientale e
agli interventi sul territorio (150 corsisti).
«Attraverso il recupero di risorse
regionali pari a poco meno di 3 milioni e mezzo di euro - conclude l’assessore Mura - a breve saranno programmati nuovi interventi per le politiche di flex security», in linea con
le richieste già avanzate dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Copagri invita la Regione a dismettere il patrimonio agricolo
I sindaci del Sulcis hanno chiesto nuove risorse per la sanità
Arru: «La sanità del Sulcis deve cambiare»
N
on si placano le polemiche
sulla gestione della sanità
del Sulcis Iglesiente. Dopo le nuove richieste ricevute dai sindaci, l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha
annunciato che la Regione ha in cantiere un programma di interventi in
grado di porre rimedio «a tutte le
carenze causate dalla gestione della
precedente legislatura», ma, allo
stesso tempo, ha affermato che « le
risorse in bilancio per quel territorio erano assolutamente adeguate.
Siamo al lavoro sul futuro della sanità nel Sulcis, per un coerente sviluppo ed investimenti giusti ma una
cosa è certa: la gestione deve virare
di 180 gradi».
L’assessore Arru ha spiegato che
«dal 2009 ad oggi, ad un veramente notevolissimo aumento del finanziamento e della spesa regionale (con
il grave ben noto disavanzo creato),
non si è registrato un corrispondente
incremento dei servizi assistenziali».
Ai coordinatori dei distretti sanitari di Carbonia e Iglesias, i sindaci
di Villaperuccio e Villamassargia,
Franco Porcu ed Antonello Pirosu,
che chiedono fondi aggiuntivi per
25 milioni di euro entro il 31 agosto, l’assessore della Sanità ha ricordato che alla Asl di Carbonia «è
netta ed evidente la differenza rispetto alla gestione prima del 2009, pur
alle Aziende che sono chiamati a dirigere pro-tempore».
«In base a ciò - ha concluso Arru
- dovrebbero dimostrare adeguate
capacità gestionali per garantire gli
appropriati servizi socio-sanitari,
L’ospedale Santa Barbara di Iglesias.
avendo fondi in bilancio assolutamente adeguati alle esigenze del territorio. I manager, in generale, sono tenuti al rispetto degli indirizzi
della Regione, in particolare riguardo alle risorse finanziarie destinate
che in precedenza con tali risorse tarate in base a proiezioni nazionali e
vagliate anche dagli uffici regionali ben prima dell’insediamento a marzo di questa Giunta - sono stati garantiti».
La Giunta Pigliaru ha sbloccato le risorse anche per San Gavino
«I terreni pubblici ai giovani agricoltori»
287 milioni per ristrutturare gli ospedali
I
L
giovani non disdegnano il lavoro agricolo, ma per far crescere il settore occorre favorire il
loro ingresso sfruttando i tanti
incentivi esistenti, non ultimo l’assegnazione dei terreni pubblici disposta dal Governo. Assegnazione
dalla quale mancano i terreni sardi.
Se si vuole accrescere la competitività del settore - secondo Copagri Sardegna - occorre incentivare
al massimo la presenza dei giovani.
Le misure incentivanti non mancano. A livello europeo, il Psr ancora in attuazione e quello nuovo in
fase di negoziazione con Bruxelles,
prevedono misure per il loro ingresso.
Il Governo nazionale, con l’approvazione della recentissima legge 116
dello scorso 11 agosto, ha disposto
interessanti agevolazioni per l’acquisto e per l’affitto di fondi rustici, mutui a tasso zero per gli investimenti, garanzia Ismea ed abbattimento del costo della commissione
di garanzia. Con decreto ministeriale
pubblicato a fine luglio, sempre il
Governo italiano ha disposto la dismissione, per vendita o affitto, del
vasto patrimonio demaniale statale.
«Stupisce che in questi elenchi
non vi sia traccia di terreni ubicati
in Sardegna - ha affermato Ignazio
Cirronis, presidente regionale di Copagri Sardegna -. È necessario che
la Regione ne chiarisca le ragioni.
La Regione può comunque disporre, a favore dei giovani innanzi
tutto, la dismissione del vasto patrimonio agricolo facente capo al demanio regionale tra cui i terreni di
Surigheddu e Mamunthanas sui quali è da decenni che si dibatte senza
costrutto». «Agris Sardegna - aggiunge Cirronis - dispone di un patrimonio terriero di circa 1.700 ettari. Da
anni la Regione ha disposto la dismissione dei beni agricoli pubblici
non strettamente necessari ai loro fini istituzionali».
Il coordinatore regionale si Copagri, Pietro Tandeddu, aggiunge:
«I terreni agricoli devono essere lasciati all’agricoltura: negli ultimi 50
anni si è registrato in Italia un consumo di suolo agricolo di 8 mq al
secondo».
Finanziato il programma di ricerca decennale di Sotacarbo
Trenta milioni per l’energia pulita
è
stata firmata l’8 agosto la
intesa tra regione Sardegna, ministero dello Sviluppo Economico, Enea e
Sotacarbo, che prevede il finanziamento di 30 milioni di euro per avviare un programma di attività di ricerca decennale, per un centro d’eccellenza sull’energia pulita nel polo
tecnologico del Sulcis, nell’ambito
del Piano Sulcis.
Il centro di ricerca avrà rilevanza
a livello nazionale nel campo dell’innovazione tecnologica, e ha solide prospettive future. In Sardegna,
più precisamente nei laboratori e negli impianti della miniera di Serbariu a Carbonia, verrà resa operativa
una grande piattaforma tecnologica
nel settore delle energie pulite.
Le principali linee di attività sulle quali opererà il centro saranno le
tecnologie per l’uso sostenibile di
combustibili fossili, l’efficienza energetica nell’edilizia, lo sviluppo delle
fonti rinnovabili con sistemi di accumulo e la valorizzazione energetica
dei rifiuti e degli scarti della chimica
verde.
L’accordo prevede che i soggetti attuatori, Enea e Sotacarbo, effettuino le attività di ricerca presso le infrastrutture presenti a Carbonia, attivando sinergie in sede locale per
massimizzare le ricadute territoriali
delle conoscenze prodotte.
«L’intesa rappresenta un impor-
tante avanzamento attuativo del Piano Sulcis - ha commentato Salvatore Cherchi, coordinatore per l’attuazione del Piano Sulcis -. Diventa
così operativo un finanziamento statale di 30 milioni di euro (3 milioni
di euro per dieci anni) per i programmi di ricerca che si sommano ad 8,2
milioni di euro già assegnati a valere
Gli impianti del Centro ricerche.
sul quadro finanziario del Piano Sulcis.
Il programma di ricerca prevede
quattro linee di attività:
a) tecnologie pulite per i combustibili fossili;
b) efficienza energia in edilizia;
c) fonti rinnovabili con sintesi di
accumulo;
d) valorizzazione energetica dei
rifiuti e degli scarti della chimica
verde.
Si potrà lavorare in modo ordinato con una prospettiva decennale su
programmi che riguardano non solo il carbone ed i combustibili fossili ma, in una prospettiva più ampia,
anche gli altri comparti energetici.
Abbiamo sbloccato una parte molto importante del Piano Sulcis - ha
concluso Salvatore Cherchi - grazie
alla collaborazione delle istituzioni
coinvolte, Sotacarbo ha una grande
opportunità e dovrà corrispondere alle attese ed agli importanti finanziamenti assegnati.»
«La nascita di questo Polo tecnologico - ha detto Mario Porcu, presidente della Sotacarbo - rappresenta una grande opportunità per
la nostra Isola e per il Sulcis in particolare. Per questo sento il dovere
di ringraziare la Regione Sardegna
e il governo italiano per averlo voluto con molta determinazione.»
La sfida per il Polo di eccellenza italiano sulle Energie pulite - che
avrà sede a Carbonia nel Centro ricerche Sotacarbo, presso l’ex miniera di Serbariu - sarà innanzitutto
mostrarsi, da subito, capace di dare
risposta alla necessità di ricerca, innovazione e sviluppo di tecnologie
avanzate nel settore energetico. Una
ricerca che dovrà sempre più finalizzata all’applicazione industriale,
per poter dare risposta alle attese, di
imprese e cittadini, di veder avviato
un recupero occupazionale.
a Giunta regionale ha sbloccato 287 milioni di euro destinati alla ristrutturazione
degli ospedali sardi e per la
costruzione del nuovo ospedale di
San Gavino.
«È arrivato il momento in cui siamo riusciti a sbloccare questi 287
milioni per la sanità pubblica - ha
detto il presidente della Regione,
Francesco Pigliaru -. Si tratta di soldi in più per l’economia della Sardegna, cantieri che creano posti di
lavoro nell'edilizia e in tanti ambiti
collegati: 300 milioni sono tanti, sono pari all’1% del prodotto interno lordo della Sardegna e sono soldi che dovranno generare contratti
concreti con le imprese da subito,
entro dicembre del 2015.»
«Alcuni cantieri stanno già partendo e, dunque, sono nell'economia reale - ha aggiunto il presidente Pigliaru - naturalmente questi investimenti oltre a creare posti di lavoro di cui abbiamo enormemente
bisogno migliorano la sanità: avremo
ospedali che saranno decisamente
migliori, ospedali completamente
nuovi come a San Gavino, mentre a
Sassari e Cagliari le cliniche universitarie avranno la possibilità di
utilizzare rispettivamente 95 e 40 milioni. Avremo, dunque, strutture ospedaliere e sanitarie molto migliori di
prima, a dimostrazione che non
stiamo assolutamente pensando di
abbandonare o indebolire la sanità
pubblica, tutto il contrario. Quello di
oggi è il primo passo verso la nuova rete ospedaliera della Sardegna ha concluso Francesco Pigliaru - che
sarà molto rinnovata, più efficiente,
meno costosa e molto più in grado
di dare buona sanità ai nostri cittadini.»
Sulla delibera esprimerà parere
la commissione Sanità del Consiglio regionale. «È un passo avanti
importantissimo per la sanità della
nostra regione - ha assicurato l’assessore Luigi Arru - Stiamo lavorando per garantire ai sardi una sanità pubblica ad altissimo livello, e
questi importanti investimenti contribuiranno a farci raggiungere più
rapidamente l’obiettivo.»
Lettera aperta dei segretari di CGIL e CISL al governatore
«Giunta, devi cambiare marcia»
I
segretari generali della Cgil e
della Cisl del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu e Fabio Enne, hanno scritto una lettera aperta al governatore della Sardegna
Francesco Pigliaru. Il testo integrale.
Ill.mo Presidente,
da molti mesi sollecitiamo un
incontro formale col capo dell’Esecutivo regionale per ragionare ed
evidenziare le proposte dei sindacati
territoriali al fine di dare una sferzata
alla recessione economica e alla drammatica situazione occupazionale
nel Sulcis Iglesiente. Un confronto
parti sociali - Giunta regionale per
tramutare belle parole e buoni propositi in atti e fatti, in scelte politiche
e legislative che permettano l’avvio
di percorsi economici diversi.
Pur essendo strenui e fieri difensori del settore industriale, vorremmo/vogliamo poter ragionare sui temi di crisi del territorio e sulle non
poche opportunità di diversificazione
economica. Tra l’altro, richiamare
la Sua attenzione su alcuni progetti
che potrebbero essere pronti per essere realizzati senza interventi finanziari pubblici. Per Cgil e Cisl,
(la Uil è impegnata nei propri congressi), si tratta di opportunità di sviluppo, che renderebbero più agevole uno scenario di adeguamento sui
servizi, sulle infrastrutture, e inoltre
creerebbero sinergie e sistema con
l’agricoltura, l’artigianato, com-
mercio, turismo e sanitario.
Con educazione, le abbiamo provate tutte - Segretari particolari, Gabinetti, Assessori - per poter avere
un incontro col presidente Pigliaru.
Inutilmente.
Ci stiamo domandando se la convocazione dell’incontro richiesto, sul
quale Lei stesso si è dichiarato disponibile, debba dover sottostare alla
messa in atto di iniziative di mobilitazione, sit in, occupazioni di spazi
pubblici, etc. Sembra, infatti, che so-
Roberto Puddu e Fabio Enne.
lamente la voce rumorosa e plateale arrivi e sia ascoltata dai responsabili delle istituzioni. Situazioni che
accadono per le grandi vertenze industriali e “incomodi” che, per molti,
fanno di noi il sindacato affezionato
alle sole lotte per l’industria, quindi
poco moderno e lungimirante nelle
proposte.
Spesso è accaduto, in passato ma
anche in questi ultimi mesi, di vedere stupore fra le facce dei vari amministratori politici della Regione,
quando sotto i palazzi degli Assessorati si radunano lavoratori che di-
mostrano le proprie difficoltà quotidiane a causa delle irrisolte vertenze; dell’assenza del lavoro; perché sono da mesi senza ricevere lo
stipendio o l’indennità dell’ammortizzatore sociale.
Singolare ma molto evidente è
il senso di fastidio che procurano
rivendicazioni legittime che a volte
restano inascoltate fino a che, non
si è obbligati a quei “raduni”.
Nella maggior parte dei casi il
Sindacato dimostra cauti comportamenti e comprensione verso chi è
da poco al Governo della Regione.
Tuttavia se per una specifica vertenza industriale possiamo dare atto
dell’interessamento politico e una
concreta attività, non si riesce a capire perché, per altre situazioni di
stallo, sembra che l’interesse manchi
totalmente, compresa la vicenda inconclusa della Portal che vale una
lungaggine autorizzativa compromettendo il riavvio dello stabilimento.
Continuiamo a pensare ad un
approccio relazionale diverso, ad
un percorso condiviso e produttivo.
Ma se per avere il giusto confronto
risulta necessaria altra pratica, che
sta nelle nostre prerogative e nel nostro ruolo, è bene che si sappia che
per noi il tempo è già maturo per
dare programmazione alle iniziative!
Roberto Puddu - Fabio Enne
Segretari Generali CGIL-CISL
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La Provincia del Sulcis Iglesiente.
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
Si è rinnovata per la 46ª volta, nella Piazza Marconi di Santadi, la suggestiva cerimonia che coinvolge l’intera comunità
“Sa Coia Maurreddina” di Francesco e Valentina
La novità di quest’anno era rappresentata dalla presenza delle telecamere del canale televisivo Real Time, della piattaforma Sky.
F
esta grande, a Santadi, il 3
agosto scorso, per la 46ª edizione del Matrimonio Mauritano. I nuovi sposi, unitisi
secondo l’antico rito, sono due 27enni: Francesco Anedda di Santadi e
Valentina Marras di Decimomannu.
Si sono conosciuti sotto le armi, quando erano entrambi 19enni, arruolati
volontari di ferma breve annuale,
hanno iniziato a frequentarsi e poi
ad amarsi dopo aver smesso la divisa
e, dopo 8 anni, hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore nel tradizionale e suggestivo rito del Matrimonio Mauritano, organizzato dalla
Pro Loco di Santadi e dall’Amministrazione comunale di Santadi, con la
preziosa collaborazione del gruppo
Folk Sant’Agata di Santadi.
Francesco Anedda, oggi di professione giardiniere e bagnino a Porto Pino e Valentina Marras, oggi disoccupata, genitori di un bimbo di 5
anni, presente con i parenti alla cerimonia nuziale, sono stati uniti in matrimonio dal parroco di Santadi, don
Giampiero Marongiu, e da don Giuseppe Casti. La sposa in passato ha
fatto parte del gruppo folk del suo
paese e più volte ha sfilato con il
gruppo di Decimomannu al Matrimonio Mauritano, mentre la famiglia
di Fabrizio Anedda ha collaborato
in molte occasioni all’organizzazione dell’evento.
Il corteo nuziale è partito in leggero ritardo rispetto all’orario previsto, le 9.30, ed era composto da 21
gruppi, un coro, una settantina di cavalieri e 5 traccas, su una delle quali
c’erano il sindaco di Santadi ed il
sindaco di Decimomannu con le rispettive consorti. La cerimonia ha
avuto inizio poco dopo le 11.00.
La novità di quest’anno era rappresentata dalla presenza delle telecamere del canale televisivo Real
Time della piattaforma Sky che realizzerà un servizio speciale sulla sposa, nell’ambito del programma “Matrimonio all’italiana”. Le quattro spose in gara verranno seguite in ogni
momento della preparazione e del rito
e a Santadi erano presenti le altre tre
spose protagoniste, provenienti da
Puglie, Toscana e Lombardia. Le valutazioni della gara verteranno su location, menù, abbigliamento e festeggiamenti.
La cerimonia de “Sa Coia Maurreddina” coinvolge l’intera collettività; il paese partecipa alla festa in
modo molto sentito; il rito, infatti, rinnova lo spirito d’appartenenza alle
tradizioni antiche delle genti sulcitane, rafforza l’identità culturale del
popolo sardo che si arricchisce di
nuova consapevolezza.
Gli abiti degli sposi sono confezionati con dedizione e minuzia, con
le stoffe più pregiate, dagli anziani
del paese. Il vestito della sposa è realizzato con una preziosa seta o broccato di seta “sera a matas”, di diverse
tonalità di colore e con disegni floreali. L’abito si compone di: “su manteu”, lunga gonna a pieghe; “su gipponi”, giubbetto fermato ai polsi con
due o tre bottoni d’oro; “sa perr’e
sera”, fazzoletto di seta bianca ricamata, incrociato sul petto e chiuso da
una spilla d’oro; “su vantaliccu”,
grembiule di seta nera semplice, ricamato o impreziosito con pizzi fati a
mano; “sa scofia”, cuffia copricapo
di seta rossa dai lunghi nastri, su cui
si applica “su mucaroi biancu”, fazzoletto di tulle finemente ricamato
ad ago con disegni floreali; “sa mantillia”, mantillia di seta bianca o, in
alternativa, “su sciallinu ‘e sera” si
indossa sul fazzoletto di tulle. L’a-
Anche la scelta delle “traccas” ricopre molta attenzione: i buoi che
trainano i carri sono selezionati tra i
capi più belli della mandria, abbelliti da nastri e coccarde colorate. Le
“traccas” sono allestite con cura, addobbate con tappeti lavorati a mano,
preziosi tessuti ricamati, intrecci di
fiori, spighe di grano e rami di mirto. Alla vigilia le donne preparano il
pane tipico “is cocois” e “is murtuareddas”, che viene offerto ai presenti al termine della cerimonia nu-
Il momento dello scambio degli anelli tra Francesco Anedda e Valentina Marras.
bito si arricchisce de “is prendas”, i
gioielli realizzati in filigrana d’oro
(anelli, pendenti, spille, bottoni e la
collana). L’abito maschile da cerimonia (sa roba po si coiai) è realizzato con il lino o l’orbace; lo sposo
indossa “is cracionis de linu”, sottocalzoni di lino bianco; “is cracionis”, calzoni in orbace; “sa camisa”,
camicia di cotone finemente cucita
a mano, con ricami su polsini e colletto, su quest’ultimo vengono appli-
ziale.“Sa Coia Maurreddina” è un
rito cristiano, che vede i due giovani scambiarsi le promesse nuziali,
tra la gioia e l’emozione dei presenti che si rendono testimoni dell’evento.
Al termine della cerimonia è stato riproposto il suggestivo “Rito dell’acqua”: gli sposi si sono inginocchiati su un cuscino bianco e le madri a turno, quasi con dignità sacerdotale, hanno fatto il segno della cro-
“Sa Gratzia”.
cati due bottoni in filigrana d’oro o
d’argento; “su cossu”, gilet di lana
leggera con intarso posteriore di colore violetto/rosso, è chiuso sul petto
da due file di monetine d’argento;
“su turbanti”, fazzoletto di seta rossa fiorita da indossare legato su “sa
berritta”; “is craccias”, gambali di
orbace nero; “is crapitas”, scarpe nere a polacca spesso con tacco alto lavorato. In inverno l’abito correda de
“su serenicu”, cappotto di orbace
nero finemente tessuto ed abbellito
con intarsi di velluto rosso o/e bordeaux e con ricami eseguiti ad ago
utilizzando fili d’oro, fermato al collo da due alamari d’argento.
ce con un bicchiere colmo d’acqua,
simbolo degli arcani elementi della
vita stessa. Poi le madri hanno cosparso il capo dei figli con “Sa Gratzia”: chicchi di grano, petali di rose,
granellini di sale e alcune mo-netine; simbolo rispettivamente di abbondanza, felicità, saggezza, ricchezza. Dopodiché le madri hanno rotto
il piatto che conteneva “Sa Gratzia”,
in segno scaramantico.
Il rito si è concluso con la tradizionale consegna dei doni e la distribuzione del pane sardo benedetto ai parenti e ai presenti.
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Nuovo appello dei cittadini di Sirai all’Amministrazione comunale
Due km di strada ad altissimo rischio
N
uovo appello degli abitanti
di Sirai all’Amministrazione comunale di Carbonia perché intervenga ad
assicurare la sicurezza sul tratto di
strada statale 126 tra il km 16 e il
km 18.
«Gli abitanti della frazione di Sirai, soprattutto quelli le cui abitazioni si trovano adiacenti alla carreggiata - scrive Gianni Zicca, uno
dei residenti, in una lettera inviata al
nostro giornale - lamentano da tempo la pericolosità e la rumorosità rappresentata dal traffico intenso che
avviene su questa via. Le molteplici richieste per l’installazione di un
autovelox, di cartelli che imponessero il rispetto dei limiti di velocità,
di segnali luminosi indicanti al momento il superamento dei limiti, di
una presenza più costante delle forze
di polizia... che, in qualche modo,
rappresentassero un deterrente... sono cadute nel vuoto.»
Il cartello che invita a rallentare.
«Ma fra tanto “silenzio e indifferenza” - aggiunge Zicca - il “fai da
te” ha preso il sopravvento: un cittadino ha posizionato, esattamente al
km 16,900... - lo indica la pietra miliare in basso sulla sinistra della
foto - un cartello artigianale che invita gli automobilisti a rallentare...
Speriamo che questo invito, non
si limiti ad indurre gli automobilisti
a “rallentare” ma anche l’Amministrazione comunale di Carbonia ad
intervenire per la soluzione reale
del problema.»
«Un paradosso - conclude Gianni Zicca -: sul posto, sull’asfalto, hanno tracciato le strisce pedonali (decisione saggia!)... per l’attraversamento della statale... l’artigiano scoraggiato, il commerciante che assiste al
calare delle vendite... il pensionato
che non ha più risorse... il concessionario che vuole cambiare mestiere e vendere monopattini... potrebbero essere tentati ad attraversarle durante la notte...»
Il 21 agosto è ricorso il 50° anniversario della scomparsa
Carbonia “ricordi” Palmiro Togliatti
L
o scorso 21 agosto è ricorso
il cinquantesimo anniversario della morte di Palmiro Togliatti, avvenuta in
conseguenza di un ictus nel 1964 a
Jalta (o Yalta nella traslitterazione
anglossassone), città di 136.000 abitanti della Crimea, regione russofona dell’Ucraina, che, in seguito ad
un discutibile referendum, si è autoproclamata, recentemente ed unilateralmente, come Repubblica indipendente ma parte integrante della Federazione Russa, la cui sovranità della Russia, però, sulla penisola
crimeana non è riconosciuta sul piano internazionale, se non da pochi
Stati. Tenuto conto di questa importante ricorrenza appare, quindi, opportuno dedicare una strada o una
piazza di Carbonia ad un personaggio politico così prestigioso, come
Palmiro Togliatti, che ha avuto rapporti e frequenti contatti con la città di
Carbonia ed il suo territorio, meritevole di una simile dedicazione più
di qualche altro personaggio al quale inopportunamente è stata intitolata una strada cittadina. Quando ho
posto questa esigenza ad un noto politico locale, questi era convinto che
già esistesse a Carbonia una via dedicata a Palmiro Togliatti!
Palmiro Togliatti (nato a Genova il 26 marzo 1893) è stato un politico ed antifascista italiano, leader
storico del PCI (Partito Comunista
Italiano), che per le sue attività politiche, ricevette anche la cittadinanza sovietica. Fu uno dei membri fondatori del Partito Comunista d’Italia
e, dal 1927 fino alla morte, segretario e capo indiscusso del Partito Comunista Italiano, per le sue capacità
di mediatore fra le varie anime del
partito, del quale era stato il rappresentante più prestigioso all’interno
del Comintern (nota anche come Terza Internazionale Comunista, l’organizzazione mondiale dei partiti comunisti). Anche in questo organismo
Togliatti fu uno degli esponenti più
rappresentativi e, dopo che esso fu
sciolto nel 1943 e sostituito nel 1947
dal Cominform (Ufficio di Informazione dei Partiti Comunisti e Laburisti), rifiutò la carica di segretario
generale, offertagli direttamente da
Josif o Giuseppe Stalin, preferendo
di restare alla testa del partito in Italia. Dal 1944 al 1945 ricoprì la carica
di vice presidente del Consiglio dei
ministri e dal 1945 al 1946 quella di
Ministro di Grazie e Giustizia, nei
governi che ressero l’Italia nel dopoguerra, dove fu proprio Togliatti,
a seguito di una decisione collegiale
del Governo Italiano presa in nome
della riconciliazione nazionale tra
italiani, ad emanare una discussa amnistia per tutti coloro che dopo l’8
settembre si erano macchiati di reati
politici, compresi fascisti collaborazionisti dei nazisti tedeschi. Attivo componente dell’Assemblea Costituente, dopo le elezioni politiche
del 1948 guidò il partito comunista
all’opposizione rispetto ai vari governi che si succedettero sotto la guida della Democrazia Cristiana.
Il breve spazio per questo intervento-appello, rivolto alla cittadinanza carboniense, non consente di entrare nel dettaglio sulla sua controversa figura e personalità e, in parti-
colare, sulla sua politica condotta tramite la più grossa ed importante organizzazione di massa, un partito comunista che fu il più vasto ed il più
potente dell’Occidente, raggiungendo
nel 1947 i 2.252.446 iscritti, mantenuti per oltre 2 milioni di tesserati in
più di un decennio fino al 1956. Possiamo, comunque, soffermarci su due
episodi che riguardano Togliatti e
la città di Carbonia con il suo territorio, che rimangono ancora vivi nei
ricordi e nelle esperienze dei più
anziani di Carbonia e del Sulcis.
Il primo episodio riguarda l’attentato di Togliatti e le conseguenze immediate sulla nostra città e sulla sua
zona. Alle 11.30 del 14 luglio 1948,
presenza di circa 50.000 persone),
per presentare il candidato locale del
PCI, Pietro Cocco, che fu eletto alla
Assemblea regionale sarda con numerosi voti di preferenza. Queste
preziose informazioni le ho avuto
recentemente da Antonio Saba, già
sindaco comunista di Carbonia (dal
26 luglio 1963 al 21 novembre 1964),
che ringrazio pubblicamente.
La serata del comizio di Togliatti a Carbonia è documentata da numerose fotografie, compresa quella
del palco degli oratori, sistemato davanti all’ingresso principale del Palazzo municipale, dove si trovano il
segretario generale del PCI con Pietro Cocco, candidato regionale del
Palmiro Togliatti e Pietro Cocco durante il comizio in Piazza Roma.
Togliatti fu colpito da tre colpi di
una vecchia pistola calibro 38, sparati a distanza ravvicinata da un giovane esaltato, Antonio Pallante, studente di giurisprudenza e simpatizzante del movimento qualunquista,
mentre usciva da Montecitorio in
compagnia di Nilde Iotti (giovane
donna ed importante esponente del
PCI eletta alla Costituente). Immediatamente in tutta Italia ed anche a
Carbonia, si svolsero violente manifestazioni dirette soprattutto da comunisti e da esponenti progressisti.
In tutta la città e nella zona carbonifera si vissero veri momenti di panico e violenza, una manifestazione
non autorizzata dalla polizia sfociò
nella distruzione delle sedi del Movimento Sociale, delle Acli, dell’Azione Cattolica e del Partito Socialista, altri scontri si ebbero a Bacu Abis;
il sindaco Renato Mistroni e Antonio
Selliti, segretario della Camera del
Lavoro di Carbonia, accusati con
altri di istigazione a delinquere, espatriarono in Cecoslovacchia. Vi furono conseguenti dure repressioni contro dirigenti ed amministratori della sinistra per le manifestazioni seguite
all’attentato a Togliatti. Alla fine si
contarono 105 imputati, per un totale
di 218 anni di carcere. Oltre alle
condanne penali, la comunità di Carbonia subì un duro attacco dalla Carbosarda, che cominciò a licenziare
numerosi lavoratori carboniferi, incrementò il fitto delle case popolari,
dell’energia elettrica e del carbone
per uso familiare.
Il secondo episodio riguarda le
elezioni del primo Consiglio Regionale della Sardegna, svoltesi in data
8 maggio 1949, con un’affluenza
dell’85,1% dei partecipanti (oggi
quasi impensabile). In questa occasione venne a Carbonia Palmiro Togliatti, che tenne un comizio in una
gremitissima Piazza Roma (con una
territorio, ed altri dirigenti locali e
regionali del partito (2 belle fotografie si trovano nel libro di Fabio
Desogus su Pietro Cocco - Editore
Giampaolo Cirronis). C’è anche una
significativa fotografia, che colpisce
particolarmente, dove si vede, contrapposta al lato del Municipio, il
grande loggiato o porticato, dove oggi si trova la sede del Consiglio civico di Carbonia, il cui loggiato sarebbe opportuno dedicare all’architetto ed urbanista ebreo, Gustavo Pulitzer Finali, perseguitato dalle razziali fasciste, che lo progettò. Questo loggiato, nella foto gremito da
una folla inverosimile, fu ufficiosamente e retoricamente denominato
“Loggia o loggiato dell’Arengario” dalla stampa fascista. Visionando la foto, al lato del grande loggiato, si staglia la mole della Torre Civica (già “Littoria o dell’Arengario”),
nella facciata della quale, sulla sommità si trova una gigantesca forma
della Sardegna con sovrapposta una
gigantesca falce e martello, al lato
risulta ancora intatto il balconcino
esterno (pomposamente già definito
nel periodo fascista “la parlera”),
ancora intatto fino al 1949, dove Mussolini fece il discorso inaugurale su
Carbonia. Così come rimane ancora
non asportata anche la grande lastra
di marmo sul quale furono scolpite le
parole di quel discorso inaugurale.
Ci permettiamo, infine, di suggerire come Viale Palmiro Togliatti,
in località “Su Schisorgiu”, quello
che è attualmente il prolungamento
di Via Dalmazia (da Via Logudoro
a Via del Minatore), spero proprio
che questo modesto appello venga
accolto dalla cittadinanza culturalmente e politicamente più sensibile, e naturalmente dalla rappresentanza istituzionale nel Consiglio comunale di Carbonia.
Mauro Pistis
La Provincia del Sulcis Iglesiente
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Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Le grandi processioni rituali, durante e dopo le pesti, ebbero i loro Santi campioni della fede, l’unica medicina disponibile
«A famine, a peste, a bello, libera nos Domine»
Con la scomparsa di tante motivazioni a sfondo religioso, alimentare, bellico, è scomparsa anche l’ispirazione degli artisti religiosi.
C
onsideriamo insieme cinque
eventi: Sant’Antioco il 1°
agosto; il virus Ebola nell’Africa occidentale; la guerra in Crimea; la pala di Sant’Antioco
e San Rocco nella chiesa del Carmine a Cagliari; la peste nera del 134748; e vediamo se sono collegabili in
una riflessione coerente.
Le processioni seguite da folle devote, malate, povere, afflitte dalle guerre, erano l’unica cura contro il nemico
invisibile: la peste.
Tutto iniziò nel 1347.
Caffa era una colonia genovese in
Crimea. E, si sa, la Crimea è sempre
stata il centro d’affari commerciali del
Mar Nero. Oggi vi affluisce il gas di
Putin per l’Europa. Al tempo di Roma
imperiale vi affluiva il grano migliore
del mondo: quello delle grandi pianure
sarmate irrigate dal fiume Dniepr, e
che oggi chiamiamo Ucraina e Bielorussia. Ne è tutt’oggi testimone il nome della città di Sebastopoli, o Augustipolis, fondata da Augusto. E ancora
la città di Sebaste, da cui proveniva
Sant’Antioco di Sebaste, che ancora
ricorda nel nome l’imperatore Augusto. Ancora 1.200 anni prima di Augusto, quel mare interno, con i suoi porti
in Crimea, specializzati in commercio di cereali, suscitò le invidie dei popoli mediterranei, che scatenarono la
prima guerra mondiale della storia,
proprio per il controllo delle tratte commerciali per il Mar Nero: la guerra di
Troia.
Nell’alto e basso Medio Evo la Crimea continuò a dare grano all’Occidente. Le Repubbliche di Genova, Venezia, Amalfi e la città di Messina, vi
possedevano città fortificate e grandi
magazzini per lo stoccaggio del grano.
Più recentemente, nel 1854-56 il
Regno di Sardegna, alleato di Francia
ed Inghilterra, partecipò alla guerra di
Crimea proprio per strapparla ai russi
e restituirla all’impero Ottomano.
I francesi furono così impressio-
nati dal valore in campo dei sardi contro
la cavalleria ussara, che poi volentieri
sostennero le guerre di indipendenza
sarde. Anche in quel caso l’importanza
della Crimea stava nella sua centralità
commerciale nel Mar Nero.
Tutt’oggi quella penisola del Mar
Nero è abitata da discendenti di italiani: pugliesi, siculi, genovesi.
Nel 1300 vi fu una carestia che non
finiva mai. Aveva colpito gli stati europei, ma anche la Cina e l’India. I topi affamati, in specie il ratto nero dell’India, si misero in viaggio verso il
Mar Nero e la Crimea, in cerca di grano e portarono con sé le pulci, vettori
della peste.
ma erano moribondi o già morti per la
peste nera. Messina venne spopolata
dalla pestilenza, così pure Genova.
Attraverso le vie commerciali la peste si diffuse a tutta l’Italia. La racconta efficacemente Boccaccio nel
Decameron. Poi la peste si diffuse a
tutta l’Europa. Morirono in un anno
un terzo degli europei. Significa che
intere città si spopolarono. Si salvarono i campagnoli. Ma quando i cittadini scapparono in campagna, portarono con sé la peste.
I medici non erano in condizioni
di curare le altre malattie; figuriamoci la peste! Francesco Petrarca li odiò
per questo. Non seppero salvare l’a-
Sant’Antioco e San Rocco nel Polittico di Sant’Alberto (Chiesa del Carmine a Cagliari).
In cerca di grano, si misero in viaggio le orde armate mongole. In Crimea misero sotto assedio la città portuale di Caffa per svuotare i suoi magazzini pieni di grano ucraino. Il capo
mongolo, un pronipote di Gengis Kan,
stanco del lungo assedio e con l’esercito tormentato dalla peste portata dai
topi, ebbe l’idea geniale: la guerra batteriologica, raccolse cadaveri di morti
appestati e li catapultò oltre le mura di
Caffa. La peste si diffuse e sterminò gli
abitanti, navi siciliane e genovesi, cariche di grano, presero il mare per riparare in Italia. Gli equipaggi arrivarono ai loro porti, a Messina e Genova,
mata Laura De Sade. Ci aveva provato il chirurgo reale Guy de Chaulliac, ma senza successo. Il massimo
che poteva fare era incidere i bubboni
per farne uscire la materia peccans. Ma
questo non era un comune malum.
Era peius, peste.
Cosa restava da fare per guarire?
Si era diffusa la voce che un monaco provenzale, un tal Rocco, fosse capace di guarire la peste. In realtà era
un bravo cristiano che, arrivato a Roma in pellegrinaggio, si dette all’assistenza degli appestati. Ma non si ammalò né morì di peste. Segno evidente
della protezione divina. Da qui la no-
Nuova scoperta sulla festa religiosa più antica della Sardegna
Un documento ritrovato a Barcellona
riporta la Sagra di Sant’Antioco al 1358
S
i è celebrata il 1° agosto la
657ª Sagra di Sant’Antioco
Martire. Nei manifesti era
indicata come la 655ª edizione. Ma un documento inedito
datato 13 settembre 1358 ritrovato
da Antonello Secci, appassionato
studioso di Villaspeciosa della storia di Sant’Antioco Martire, negli
archivi della Corona d’Aragona a
Barcellona porta indietro nel tempo la più antica festa religiosa della
del 1360, alla cui scoperta aveva
contribuito lo stesso Secci, che
segna il numero degli anni della
sagra. Nel documento conservato
nel Registro 1033, volume 45, della Real Cancilleria della Corona
d’Aragona riporta un passo in latino la cui traduzione racconta:
«Che a seguito di denuncia presentata da Ramon Gileti, vescovo
di Sant’Antioco (1349-1359), re
Pietro il Cerimonioso invita il
Sant’Antioco Martire.
Un momento della processione.
Sardegna.
«Le mie ricerche mi hanno portato due mesi fa a Barcellona - racconta Antonello Secci - e nel consultare dei documenti trecenteschi
dell’Archivio della Corona d’Aragona, ho trovato un documento del
13 settembre 1358, di cui ho ottenuto copia, che in pratica riporta
indietro di altri due anni la celebrazione della festa.»
La ricerca fatta da Antonello
Secci negli archivi della Real Cancilleria di Pedro III El Cerimoniòs attesta quindi una datazione
più antica rispetto al documento
governatore di Cagliari e Gallura, Olfo de Procida, a indagare
sulle azioni compiute da Ramon
d’Impuriis ed eventualmente punirlo per il grave atto compiuto
nei confronti del vescovo sulcitano durante la celebrazione della
vigilia della festa di Sant’Antioco. Durante la celebrazione della
vigilia, infatti, Ramon ed i suoi
soldati armati erano penetrati a
forza nell’aula episcopale, avevano percosso il vescovo e i presbiteri presenti e li avrebbero certamente uccisi se i numerosi fedeli presenti durante la celebra-
mea di Santo. Negli anni successivi
l’effige di San Rocco, in ogni dove,
venne portata in processione, seguita
da folle disperate ed appestate.
Le grandi processioni rituali, durante e dopo le pesti, ebbero i loro
Santi campioni della fede. Era l’unica
medicina disponibile. E venne usata
con abbondanza. Da lì nacquero le
processioni dei Candelieri di Sassari e
Iglesias o quelle di San Rocco e Sant’Antioco in tutta le Sardegna. Ma si
facevano in tutta Italia. La più nota,
ad opera del Manzoni, è quella indetta
dal Cardinal Borromeo per fermare la
peste a Milano. La fede era enorme.
La processione, se non guariva, per lo
meno consolava.
Dal 1347 le epidemie di peste si
succedettero in Europa con una cadenza da 3 a 5 ogni secolo. I ratti neri, e le loro pulci, seguivano gli eserciti di ventura e diffondevano il batterio. Oppure era un virus? Non si sa
bene se la peste nera fosse dovuta all’infezione da Yersinia pestis o a un
virus Ebola. Certamente era una sindrome febbrile emorragica. Tutt’e due
gli agenti infettivi sono plausibili.
Nel 1900, con l’arrivo degli antibiotici, del benessere alimentare e, soprattutto, con la scomparsa del ratto
nero indiano, la peste è scomparsa dall’Europa. Oggi il nostro territorio è
dominato dal ratto marrone nord-europeo e dal ratto grigio. Questi hanno ucciso, per competizione alimentare, il ratto nero, e non ne hanno ereditato le pulci, o forse le pulci non hanno voluto abbandonare la folta pelliccia del ratto nero, dove vige un microclima ideale.
Poi la fame, derivata dalle carestie e
dalle guerre ha abbandonato l’Europa.
E col benessere sono scomparse le vere
processioni col Santo protettore e la
intensa fede.
Con la scomparsa di tante motivazioni a sfondo sanitario, alimentare,
bellico, è scomparsa anche l’ispirazione
degli artisti religiosi. Chi mai oggi dipingerebbe una pala d’altare raffigurante il Santo Antioco e San Rocco
protettori dalla peste? Vedi la pala d’altare nella chiesa del Carmine a Cagliari. Un altro polittico nella chiesa
della Purissima in via Lamarmora a
Cagliari rappresenta Sant’Antioco medico accompagnato dai Santi Cosma
e Damiano, anch’essi medici.
Chi mai oggi andrà in processione
dietro il Santo ad implorare «... a famine, a peste, a bello, libera nos Domine»?
Il primo agosto, si è celebrata la
festa estiva del Santo Antioco. La processione era formata da: numerosi gruppi folcloristici in testa; dalla banda mu-
rus si era già diffuso a molti altri villaggi, ed era entrato in Liberia.
Venti giorni fa in Guinea. Oggi i
telegiornali parlano di diffusione in
Nigeria. In due mesi si è passati da un
villaggio infetto a quattro nazioni. Cosa più preoccupante è che Barak Obama ne ha parlato per dire che non c’è
da preoccuparsi. Cameron idem.
Così pure Spagna, Francia, Inghilterra e Germania. Ma, soprattutto, l’Italia dichiara che il rischio di diffusione nel nostro territorio è remoto,
perché non abbiamo linee aeree dirette con quei paesi africani.
Anche l’Italia nel 1347 non aveva
linee aeree con la Crimea, eppure…
La processione di Antioco Martire lungo le strade di Sant’Antioco.
sicale; il simulacro del Santo; gli Stamenti della Chiesa; le Autorità civili
e militari. Dietro: nessuno. Ai lati del
percorso: lampi di flash, grida divertite, risate non contenute, strilli di ragazzine e bambini, bancarelle e musiche
ritmiche afroamericane.
Una folla in pantaloncini corti e
ciabatte, con telefonino in mano o all’orecchio.
Da alcune settimane i telegiornali internazionali riferiscono, senza allarmismi, su quanto sta avvenendo in
Africa Occidentale. Tre mesi fa un villaggio in Sierra Leone è stato sterminato dal virus Ebola. Un mese fa il vi-
Il problema non è piccolo. Non esiste nessun antibiotico né vaccino. Siamo senza protezione dal virus come gli
europei del 1347-48.
Per adesso ci rimane l’unica arma
di allora: la processione di Santo Antioco e San Rocco ed implorare: «A famine, a peste, a bello, libera nos Domine» e la gente si raccoglierà, numerosa, dietro il Santo. Dirà molte avemarie e paternoster... ed ai bordi del
percorso non ci sarà nessuno a guardare divertito. Saranno tutti, composti
ed in rispettoso raccoglimento, dietro
il Santo.
Mario Marroccu (medico)
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zione del rito non fossero intervenuti a difendere il presule e gli altri religiosi».
«Il testo latino cita il termine
“vigilia” - spiega Antonello Secci - che significa la giornata antecedente una festa dedicata a preparativi rituali o spirituali per la sua
celebrazione.»
Insomma, nessun dubbio sul fatto che si trattava della vigilia della festa di Sant’Antioco, con par-
LATINIA
tecipazione numerosa dei fedeli alla celebrazione del rito.
«Ciò dimostra che la festa appena celebrata nel 2014 è stata
la 657ª (non più la 655ª) e la prossima del 2015 sarà la 658ª - conclude Antonello Secci - salvo che,
nel frattempo, non spunti un documento ancora più antico.»
Adesso, alla luce di questa scoperta, sarà compito delle autorità
religiose e civili aggiornare la nuova datazione della sagra.
Tito Siddi
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dei vigneti ad alberello - antica vigna “Latina” del Basso Sulcis della Sardegna.
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
Iglesias, sede della Diocesi, nel 1762 contava circa 9.000 abitanti, gran parte dei quali vivevano in campagna, lontano dalle famiglie
La città di Iglesias e i suoi abitanti
In quello stesso anno, la città pullulava di preti, frati, monasteri, collegi, chiese ed oratori, ciascuno con la sua brava confraternita.
di Giuseppe Mura
Giuseppe Mura.
Attraverso la lettura ed interpretazione di alcuni documenti settecenteschi, è possibile, oggi, ricostruire,
con buona attendibilità, la situazione
sociale del Sulcis Iglesiente che, nella
metà del XVIII secolo, copriva approssimativamente, lo stesso territorio
delle due antiche curatorie, di origine
giudicale, del Cixerro e del Sulcis.
I documenti utilizzati sono:
a) Il codice cartaceo contenuto nel
faldone custodito presso l’Archivio di
Stato di Torino, che mi è stato gentilmente fornito in copia digitale dall’amico studioso Francesco Cherchi,
che ebbe modo di visionarlo e farne
copia qualche anno or sono, dal titolo:
Sardegna e Feudi - Isola di Sant’Antioco - Mazzo 21. Il Codice cartaceo
è stato già pubblicato, in gran parte,
negli Annali di Sant’Antioco, anno
2008, a cura del sig. Marco Massa, il
quale ha messo in luce, in particolare,
l’aspetto relativo al tentativo di impiantare una colonia di Greci nell’isola.
b) La prima visita pastorale di mons.
Falletti nel 1728, pubblicata dal padre
Filippo Pili nel 1999.
c) Lo Stato delle Anime o libro delle matricole dell’anno 1750, nei quinque libri della diocesi di Iglesias, in cui
il duomero (sacerdote addetto al duomo - parroco) della cattedrale di Santa
Chiara, annotò, raggruppandoli per contrada (via) i nomi di tutti coloro che
erano tenuti ad adempiere al precetto
pasquale, specificando i gradi di parentela che legavano i diversi membri delle
famiglie, (hijo, cunado, mujer) l’età,
la posizione nella famiglia, ad esempio servitori (mozzo) o serve (criara)
e la via dell’abituale residenza.
d) Un documento, inedito e di
grande interesse, redatto in italiano e
privo di firma, ma riconducibile dal
contesto, all’allora Vicario Capitolare,
poi vescovo di Ampurias diocesi di
Tempio, Arciprete, Canonico Michele Pes, che lo scrisse, con ogni probabilità, per consegnarlo al nuovo arcivescovo di Cagliari e vescovo di Iglesias, mons. Natta, in previsione della
prossima, imminente, visita pastorale.
Si tratta forse di una copia, scritta da
un segretario, che doveva poi essere
ricopiata e firmata prima della consegna, che ha come titolo, vergato su un
foglio utilizzato come copertina del
fascicoletto: Relazione dello stato della città e Diocesi d’Iglesias nell’anno
1762. Si trattava sicuramente di una
relazione strettamente confidenziale
riservata ai soli occhi dell’arcivescovo
Natta e che è giunta fino a noi mescolata alle carte del codice settecentesco
rintracciato anni fa dal padre Filippo
Pili.
Tutto il testo del lavoro seguente
è stato tratto dai documenti succitati.
Mentre eventuali altre fonti saranno,
quando opportuno, di volta in volta
richiamate.
Per la trattazione degli argomenti
si seguirà, in linea di massima, lo stesso
ordine utilizzato nella relazione scritta
dal Vicario.
La prima pagina è un elenco di città, paesi (ville) e piccoli agglomerati
detti “popolazione”:
«La diocesi d’Iglesias contiene:
Pmo La Città d’Iglesias
2° La Città di Carloforte nell’Isola di San Pietro
3° La Villa di Villamassargia
4° La Villa di Teulada
5° La Villa di Domusnovas
6° La Villa di Musei
7° La popolazione di Sant’Antioco
8° La Popolazione di Portoscuso.»
Come già è stato fatto notare in precedenti articoli, la chiesa, e quindi la
Curia, aveva abbastanza precisa cognizione, grazie ai parroci, cappellani e
regolari, presenti in ogni villaggio e città
della diocesi, del numero dei “feligresi” (fedeli, parrocchiani) e di come fosse distribuito, nel territorio, il gregge
affidato alle sue cure spirituali.
La città di Iglesias, sede della Diocesi, nel 1762 contava una popolazione di circa 9.000 persone, delle quali
più o meno 5.000 dimoravano in città,
mentre le altre erano disperse nei salti
e nelle campagne, lontano dalle famiglie per la maggior parte dell’anno, per
accudire al bestiame o alle coltivazioni
che costituivano la fonte principale di
reddito.
Osservando i rogiti notarili registrati nel cabreo dei Domenicani, che
prestavano denaro agli iglesienti ad un
interesse dell’otto percento, si può avere un censimento dei mestieri e professioni più comuni agli abitanti della città, delle ville e territori circostanti.
Naturalmente l’elenco rispecchia la situazione di coloro che possedevano
qualcosa da poter essere ipotecato, a
garanzia della somma prestata, fosse
anche solamente la modesta casa d’abitazione o l’orticello in campagna, e
non comprende l’esercito dei nulla
tenenti, braccianti giornalieri o servi-
stume contro cui tuonavano, in verità con poco effetto, i sacerdoti dai
pulpiti delle numerose chiese cittadine, per le coppie di fidanzati di convivere non appena scambiata la promessa di matrimonio; precorrendo quindi i tempi nell’istituire, con qualche
secolo di anticipo, un comportamento così frequente nei nostri anni, con
la differenza, non trascurabile, che
nel 1762, un tale comportamento era
considerato scandaloso e punito come reato. E se le carceri non erano
piene di giovani amanti, era solo perché ad Iglesias non erano utilizzabili
le Regie prigioni e si sentiva impellente il bisogno di costruire le carceri ecclesiastiche, affinché i Vari (funzionari dei tribunali curiali), potessero
arrestare immediatamente i reprobi e
quindi incarcerali a seguito delle condanne comminate dal foro ecclesiastico, così da rendere, i tribunali del
vescovo, autonomi dal braccio secolare. Infatti, da quando il Capitano di
Costume maschile iglesiente. Sullo sfondo gli impianti minerari di Monteponi.
tori.
Nelle vie e nelle botteghe della città svolgevano le proprie attività bottai,
sartori (sarti), maestri di carro (carpentieri costruttori di carri) e di muro
(muratori), calzolai, fabbri, macellai
(sic), ortolani e massai (contadini, agricoltori), che costituivano la categoria
più numerosa.
I notai erano legione poiché, in quegli anni, tutto passava attraverso rogiti notarili, transazioni, acquisti o cessioni di beni, ma anche matrimoni,
nascite e morti avevano una registrazione notarile. Pochissimi i medici
laureati, o forse semplicemente erano prudenti e non soliti prender prestiti ad interesse. Vi erano però i siruyani (chirurghi flebotomi), qualche
argentiere ed alcuni pastori di maiali.
Inaspettatamente pochi erano i minatori, mentre assai numerosi i nobili che prendevano e/o davano in pre-
Giustizia, don Emanuele Angioy, aveva rifiutato di detenere nella prigione
Regia «un certo promesso con una
servente di sua casa e non avere carceri la curia ecclesiastica (male che
abbisogna di rimedio), oggi ognuno
vive come vuole, non curandosi d’ubidire (sic) alle monisioni e minacce (sic)» certi com’erano i peccatori
di non subire le giuste punizioni per
un comportamento tanto abbietto.
Come già accennato in precedenti
pubblicazioni, Iglesias era nel ‘700,
poco più che un modesto paesone, tutto compreso all’interno della cinta muraria, ormai semi sgretolata e aperta in
più punti per permettere agli abitanti di
raggiungere più rapidamente ed agevolmente la campagna all’intorno.
Gli Iglesienti abitavano per lo più
in modestissime casette, delle quali
si può avere un esempio andando a
vedere la casupola d’angolo tra la via
Resti delle antiche mura, sul lato nord, rivolte verso il colle del Buoncammino.
stito notevoli somme di danaro. Si
contano anche diversi pastori di pecore, di capre e qualche bovaro.
Anche gli istituti di religiosi, come conventi e collegi, non disdegnavano di prestare o chiedere notevoli
somme di denaro, dimostrando che i
soldi, puzzeranno pure di zolfo, ma non
se ne può, comunque, fare a meno.
Dalla relazione del Vicario, e non
v’è motivo per non credergli, nella
città di Iglesias erano frequenti i furti
e di conseguenza era costume che il
derubato facesse giurare, propria authoritate, tutti coloro che erano sospettati di ladrocinio. Ma questo costume
favoriva il diffondersi dello spergiuro. Perché tutti erano pronti ad affermare il falso per salvare un amico o
un parente, aspettandosi poi che gli
venisse ricambiato il favore alla prima occasione.
Gli abitanti della città erano, sempre a detta del Vicario, abituali bestemmiatori e dotati di valori morali
piuttosto elastici. Vi era, infatti, il co-
Angioi e via delle carceri, ancora con
soglia ed architrave di ginepro, dotata, come ci fa notare Francesco Cherchi scrivendo della muredda de sezzi a quaddu, nel suo blog “notedarchivio”, una sorta di panca in pietra o
muretto, all’esterno accanto all’uscio,
per facilitare, al padrone di casa, il
montare in sella.
L’abitazione dei più era, spesso, tutta in una sola stanza che fungeva da cucina, camera da pranzo e, talvolta, stalla
o laboratorio tessile che ospitava l’arcaico telaio con il quale si tessevano i
tessuti per confezionare gli indumenti della famiglia. Nella notte, quell’unico locale diventava camera da letto,
nella quale tutti i familiari dormivano,
ammassati in un solo lettone di tavole
su cui veniva buttato un pagliericcio.
Cosa avveniva in “li letti grandi
della bassa gente” sui quali riposavano padre e madre, figli maschi e femmine senza maritare, e talvolta maritate, è facile immaginare. Per estirpare questo osceno costume, l’arci-
vescovo Falletti, nel 1728, «commandò (sic) che si facessero separazioni di
tavole o d’altra cosa solida, ma ahimè
da pochi è stato ubidito (sic)».
Lo stato di indigenza e quindi di
scarsissima cultura era generalizzato
e tutto questo faceva sì che gli Iglesienti venissero giudicati dagli stranieri e dallo stesso vicario capitolare:
«Rozzi in maniera che tutte le volte
vi vuol tempo per instruirli…»
Per quanto riguarda l’aspetto religioso, che era poi quello di maggior
peso nel giudizio del prelato, si faceva notare che erano molto rare le confessioni tranne quell’unica indispensabile per ottemperare al precetto pasquale. La qual cosa farebbe pensare che
si facesse mal volentieri anche quello, e solo per il controllo meticoloso che
parroci e cappellani facevano, nei villaggi ma anche andando a censire gli
abitanti dei furriadroxius più sperduti
nei salti.
Tutto questo nonostante la città
pullulasse di Canonici, sacerdoti diocesani, frati e monache distribuiti in
vari istituti religiosi.
Fatta l’elencazione di canonici e
beneficiati e descritti i loro vizi e virtù, monsignor Michele Pes, arciprete
e Vicario Capitolare, non mancò di
tracciare un severo quadro dei caratteri e comportamenti dei vari ecclesiastici.
Senza contare gli appartenenti al
capitolo ed i duomeri, sorta di viceparroci addetti alla cura delle anime
e ad amministrare i sacramenti ai fedeli, i sacerdoti secolari nella città
erano una quindicina, tutti poveri e
casti nei costumi; se privi di reddito
proprio, sbarcavano il lunario partecipando a qualche funerale o approfittando della prodigalità di qualche
devoto pietoso e partecipando, ogni
volta che si presentava l’occasione, ad
una delle frequenti feste tenute nelle
numerose chiese campestri, in occasione della ricorrenza del Santo Titolare.
Erano del resto in buona compagnia, perché tra i difetti degli iglesienti, vi era quello, praticato con entusiasmo, di gozzovigliare alle feste delle
chiese rurali, che erano numerose, disperse nei salti della diocesi.
Su tutti gli aspetti morali e teologici dei fedeli e del clero vigiliava, severo, il locale ufficio della Santa Inquisizione, separato ed autonomo rispetto a quello cagliaritano, composto
dal Vicario Generale, da un segretario, che nel 1762 era don Vincenzo
Massidda, da un promotore fiscale,
Gio’ Battista Manca, e da un avvocato fiscale nella persona del canonico Francesco Aquenza. Per svolgere
le sue finzioni, l’inquisizione diocesana si avvaleva di diversi collaboratori detti Vari Ecclesiali, i quali, per antica consuetudine godevano del privilegio del foro. Detto in altre parole, in
caso venissero accusati di qualsivoglia
reato, avevano il diritto di essere giudicati dai tribunali ecclesiastici che
erano in genere di manica larga nel
punire gli appartenenti al clero, con
buone probabilità di cavarsela con
pene miti e qualche ammonizione a
ben comportarsi per il futuro.
Tutto questo anche se la città, letteralmente, pullulava di preti, frati,
monasteri, collegi, chiese ed oratori,
ciascuno con la sua brava confraternita ed il nutrito gruppo di fedeli ed
appartenenti ai Gremi o corporazioni
di artigiani che vi avevano sede.
Nello stesso anno, il 1762, l’Arcidiacono don Diego Salazar, seconda
dignità del Capitolo, nominato Vicario Generale e visitatore delegato, dal
nuovo arcivescovo di Cagliari, e vescovo di Iglesias, mons. Natta, visitò
l’intero territorio della diocesi, inviandone relazione all’Arcivescovo,
in previsione di una prossima vista
pastorale del presule. Dalle notizie che
vi sono riportate e dal Cabreo delle
Baronie, una raccolta di mappe, fatte
redigere, su mandato del vescovo Porqueddu, nel 1794 dal cartografo piemontese Giuseppe Maina, per definire
con precisione i confini dei diversi feudi, allo scopo di poter meglio controllare la riscossione di decime e diritti
feudali, oltre che dal rapporto steso dal
Vicario Generale sono stati ricavati i
dati più sotto elencati:
- Il collegio dei Padri Domenica-
ni, fondato nel 1610, situato presso
l’attuale chiesa di San Domenico che,
a quel tempo estendeva la propria abside nell’area dell’odierna Via Eleonora, con un numero di religiosi tra i
16 e i 29.
- La chiesa dei padri gesuiti, presenti in città dal 1578, detta della Purissima, con annesso collegio che contava 17 o 18 tra sacerdoti e coadiutori.
I gesuiti gestivano le scuole inferiori
e tenevano lezioni di catechismo per
il popolo, sul sagrato della chiesa.
La chiesa di Sant’Apollonia, all’interno della cinta dell’antico castello
Salvaterra o di San Guantino, posto su
un colle a dominare il borgo, il cui titolo sostituiva forse quello della medioevale chiesetta di Sant’Eulalia
- la chiesa di San Nicola Vescovo,
situata nell’antica piazza del grano,
oggi piazza Lamarmora
- La chiesa di Santa Maria de las
gratias, in origine San Saturno (Sadorro) oggi Madonna delle Grazie,
- Nelle immediate vicinanze della
città erano numerose le chiese extra
moenia, le principali della quali erano:
- La chiesa di Nostra signora di
Valverde, con annesso monastero di
cappuccini, coeva della cattedrale di
santa Chiara
- La chiesa, extra muros, di Sant’Antonio Abate
- La chiesa, extra muros, di San
Sebastiano
- La chiesa di San Salvatore, di
impianto bizantino
- La chiesa rurale di San Lorenzo
- La chiesa di Santa Maria di Monserrato nel territorio detto di Bingiargia
Solo per citare le più note, situate
tutte al di fuori della cinta muraria ma
molto vicine alla città.
Vi erano poi gli oratori e le confraternite:
- La confraternita del Rosario, con
relativo oratorio annesso al collegio
dei Domenicani.
Frontespizio della relazione del Vicario. Le cancellature sono di don Gallus.
con annesso monastero delle Clarisse, fondato dal Canonico Cannavera
nel 1620, che ospitava allora 22 religiose, virtuose ed osservanti, che vivevano in comune, con l’assistenza di
un sacerdote nominato dal Vicario. All’occasione ospitavano ed educavano fanciulle, per lo più di illustri natali.
- La chiesa di San Francesco con
l’annesso convento dei minori conventuali, con 12 frati sacerdoti e fratelli laici. Sui frati francescani il giudizio del Vicario fu caustico: il padre
Lochi e il Padre Marras, furono individuati come soggetti esemplarissimi, ma i restanti monaci non potevano essere davvero presi come esempio di morigerata vita cristiana. Tra
le mura del convento si erano verificati, infatti, episodi che avevano più
del boccaccesco che di umiltà francescana. Era noto che, nel monastero
- La confraternita di San Giuseppe con il relativo oratorio annesso al
priorato di Santa Lucia.
- La confraternita di San Marcello
con l’omonimo oratorio situato nella
piazza della chiesa di San Francesco.
- La confraternita delle anime Sante del purgatorio, con annesso oratorio.
- La confraternita del SS. Sacramento, senza oratorio proprio.
- L’arciconfraternita del Sacro
Monte con l’oratorio di San Michele
che, tra glia altri compiti, aveva quello
di accompagnare e dare assistenza spirituale ai condannati a morte ed oggi
è l’unica rimasta delle numerose, anticamente, esistenti.
Dai documenti esaminati traspare
una società contraddittoria, come del
resto pieno di contrasti fu tutto il secolo XVII, il siglo de oro, per la potenza della Spagna e per le ricchezze
che provenivano dal Nuovo Mondo,
La prima pagina del volume dei “Quinque libri” a partire dall’anno 1676.
covavano, tra i confratelli, dissidi e
malumori.
Padre Maestro Longu, era stato
accusato dal alcuni frati, padre Zuddas, padre Spada, padre Mustellino
ed altri di mantenere rapporti equivoci con una donna, destando, tra i
fedeli molto scandalo e conseguenti
pettegolezzi e chiacchere a non finire. Il padre Zuddas venne, dall’Arcivescovo Falletti, allontanato dalla città per evitare che i parenti della donna lo aggredissero fisicamente.
Rientrato dopo qualche tempo,
quando le acque si erano calmate, vi fu
però un’altra tresca con un’altra donna, arrivata alle orecchie del Vicario
attraverso la confessione di altra donna iglesiente, Si arrivò fino alle schioppettate sparate da un confratello: padre
Candelargiu contro la finestra di frate
Zuddas: «Il padre Candelargiu, cervello torbido, si dice che tirò le archibugiate alla finestra di p. Zuddas…»
Fu, insomma, una storia poco edificante di sottane e intrighi.
ma anche il secolo dell’inquisizione e
della Controriforma con luci ed ombre, oscurantismo e repressione di ogni
pensiero ortodosso - che in Sardegna
proseguirono anche per buona parte
del secolo successivo.
Gli Iglesienti di quel lontano ‘700,
appaiono insomma, un insieme di protervia e di religiosità superstiziosa;
crapuloni e insieme ferventi partecipi
alla liturgia religiosa e, tanti di loro
lasciavano come ultima volontà il desiderio di essere sepolti con l’abito di
San Francesco o con quello bicolore
dei domenicani. Bestemmiatori in vita e poi pronti ad indebitarsi per procurare le somme necessarie ad assicurarsi il paradiso con centinaia di messe in suffragio ed accompagnamenti
sontuosi al loro funerale.
Erano, in definitiva, uomini del loro tempo, capaci insieme di commettere nefandezze e atti di generosità.
Che sono propri della natura umana,
in tutti i tempi e in tutti i luoghi.
(continua)
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
L’altopiano di Asiago ha ospitato due manifestazioni organizzate per ricordare i 218 caduti in combattimento nell’estate del 1916
Echeggiavano al tramonto i nomi dei “Sassarini”
La presenza del sindaco Mario Corongiu, ha sancito l’ufficialità dell’adesione di Sant’Antioco al Comitato dei comuni della Sardegna.
A
ccompagnati dalle note del
“Silenzio” i nomi dei 218
“Sassarini”, caduti in combattimento nell’estate del
1916, echeggiavano al tramonto tra
le piccole croci allineate sotto le abetaie di Monte Zebio, sull’altopiano dei
“Sette comuni”. Come ogni anno, la
sera dell’ultimo venerdì del mese di
luglio, la comunità di Asiago ha reso
omaggio ai caduti della Brigata “Sassari” presso il cimitero di guerra di
Casara Zebio, recuperato grazie al costante impegno della comunità locale e dei 131 comuni della Sardegna che,
riuniti nel comitato coordinato dal comune di Armungia (CA) - paese di
origine del leggendario capitano Emilio Lussu - hanno aderito al progetto di
recupero dei siti storici della Grande
Guerra legati alla presenza delle Unità sarde sull’altopiano dei “Sette comuni”. Riconoscente per il sacrificio
dei giovani sardi caduti per la libertà
di quelle terre lontane, la comunità
di Asiago ha donato l’area ai comuni sardi che hanno aderito all’iniziativa del recupero. Un lembo di Sardegna in Terra Veneta, a 1.600 metri
di quota, dove tutto l’anno sventolano, ai lati del Tricolore, la bandiera
sarda e quella veneta, quale segno di
amicizia e grande rispetto fra due regioni distanti tra loro ma accomunate
dai tragici eventi della Prima Guerra
Mondiale. La cerimonia, patrocinata
dal comune di Asiago e dal comitato
dei comuni della Sardegna, organizzata dalla “Schola Cantorum - Coro
San Matteo” di Asiago in concorso
con l’Associazione nazionale combattenti e reduci, l’Associazione nazionale del Fante - sezione Altopiano
dei “Sette comuni”, l’Associazione nazionale “Brigata Sassari” e l’Associazione culturale “Un Ponte fra Sardegna e Veneto”, si è svolta nel pomeriggio del 25 luglio scorso. Hanno
presenziato alla celebrazione l’assessore, professor Franco Sella, in rappresentanza del sindaco di Asiago,
avvocato Roberto Rigoni Stern, l’ingegner Mario Corongiu, sindaco del
comune di Sant’Antioco, la sottoscritta, dottoressa Elisa Sodde, presidente dell’associazione culturale “Un Ponte fra Sardegna e Veneto”. Importante, altresì, sottolineare la presenza delle bandiere delle locali sezioni delle
associazioni “Famiglie caduti e disper-
Pinna, consulente storico del progetto
di recupero, ha curato la rievocazione
storica dei fatti d’arme che si svolsero quasi un secolo fa tra le balze rocciose del Monte Zebio. Don Roberto
Bonomo, parroco del Duomo di Asiago, ha celebrato la Santa Messa accompagnata dai canti del coro “San
Matteo”. Sono stati quindi resi gli onori ai caduti, con la deposizione di un
cuscino di fiori bianchi e rossi, i colori della Sardegna e della sua leggen-
La deposizione di un cuscino di fiori.
si in guerra” e dell’Associazione nazionale del fante e, per espressa volontà del novantunenne presidente dell’Associazione nazionale combattenti
e reduci, commendator Gaetano Angius, il labaro del Consiglio direttivo
nazionale dell’A.N.C.R., con sede in
Roma, ed i labari delle Federazioni
provinciali combattenti e reduci di
Sassari e di Vicenza, tra loro gemellate nel comune ricordo dei combattenti sardi in Terra Veneta.
Dopo aver portato il saluto dell’ingegner Antonio Quartu, sindaco
di Armungia (CA), comune capofila
nel progetto, il Luog. (ris.) Antonio
deposto ai piedi della croce un mazzo
di fiori bianchi e rossi, quale omaggio
simbolico delle donne antiochensi verso il caduto della loro comunità. La
manifestazione è proseguita il giorno
successivo, 26 luglio, con la III edizione dell’escursione storica-culturale
sul Monte Zebio organizzata dall’Associazione culturale “Un ponte fra
Sardegna e Veneto”, sodalizio che
unisce due Regioni profondamente
legate dai tragici eventi della Primo
sentanza del sindaco, avvocato Roberto Rigoni Stern che, dopo aver porto
il saluto dell’Amministrazione comunale, ha illustrato la storia della comunità asiaghese e dell’antica “Spettabile Reggenza Veneta dei Sette comuni”, evidenziando i sentimenti di
grande stima e di amicizia fra la comunità dell’altopiano e la gente di Sardegna, accomunate nel ricordo del sacrificio dei giovani Sardi caduti per
la libertà delle loro terre. La giornata
Un altro momento della cerimonia commemorativa.
daria Brigata.
A sancire l’ufficialità dell’adesione
del comune di Sant’Antioco al succitato comitato dei 131 comuni della
Sardegna, nel corso della cerimonia,
l’assessore del comune di Asiago insieme al sindaco di Sant’Antioco hanno scoperto il Tricolore che avvolgeva la croce con la targa intitolata al
sold. del 151° Reggimento fanteria
Giuseppe Cau, nato a Sant’Antioco il
7 luglio 1893, caduto a Monte Zebio
l’8 luglio 1916, il giorno successivo
il compimento del suo 23° anno d’età. Con grande emozione, la professoressa Maria Antonietta Carrus ha
conflitto mondiale. La giornata, ricca
di appuntamenti, è iniziata con la visita al Palazzo municipale di Asiago,
dove la nostra associazione, il sindaco
di Sant’Antioco, ingegner Mario Corongiu, una rappresentanza di antiochensi provenienti da diverse località
del Centro-Nord della Penisola ed una
delegazione di sardi residenti nel Veneto guidata da Maurizio Solinas (presidente onorario dell’Associazione “S.
Satta” di Verona) e Gianni Denti (presidente dell’Associazione “Sardegna
Nostra” di Romano d’Ezzelino) sono
stati ufficialmente ricevuti dall’assessore, professor Franco Sella, in rappre-
è proseguita con la visita ai luoghi
della memoria presenti nel comprensorio del museo all’aperto di Monte
Zebio, in particolare lungo la dorsale
montana che da quota 1.706 di Casara Zebio scende per il cratere della
mina di Scalabron, verso il caposaldo
di quota 1.626 prospiciente le linee
all’epoca dei fatti tenute dalla Brigata “Sassari”, dove sono visibili i resti delle trincee, delle postazioni per
mitragliatrici, dei ricoveri in caverna,
delle mulattiere selciate, in cui migliaia
di sardi vissero per un intero anno i
tragici momenti della Grande Guerra
descritti da Emilio Lussu nelle pagine
del suo celebre libro. Con dovizia di
particolari storici e puntuali riferimenti alla memorialistica di guerra, il Lgt
Antonio Pinna - esperto conoscitore
dei luoghi e delle vicende della Brigata “Sassari” sulle Prealpi Vicentine - ha
illustrato gli eventi bellici svoltisi sull’Altopiano 98 anni orsono.
L’iniziativa, che si inserisce nel quadro degli eventi celebrativi del centenario della Grande Guerra, ha dato
spunto per la promozione di diversi
progetti didattico-culturali, comprendenti conferenze e lezioni di approfondimento per le scuole sarde e venete,
completate con visite guidate, a cura
del Luog. A. Pinna, nei luoghi della
memoria cari sia al popolo sardo che
a quello veneto. Silenziosa e discreta tra i partecipanti alla manifestazione, anche la senatrice sarda Manuela
Serra, che con attenzione e sensibilità per le vicende storiche della nostra
gente, ha preso parte alla giornata del
ricordo.
La visita si è conclusa al cimitero
di guerra della Brigata Sassari, perfettamente curato dal comitato dei comuni della Sardegna, attraverso la dedizione ed il costante impegno del luog.
Antonio Pinna e di Marco Ambrosini
e Giampaolo Strazzabosco di Asiago,
ai quali vanno i nostri sentimenti di
stima e riconoscenza per la loro infaticabile opera.
Sotto l’improvvisa pioggia battente, che rendeva ancor più suggestivo
ed intenso il momento di raccoglimento e di preghiera, ciascuno dei partecipanti ha deposto ai piedi di ognuna
delle 218 croci un mazzetto composto da ramoscelli di mirto, corbezzolo,
lentischio, leccio ed ulivo, tenuti insieme da un nastrino bianco-rosso: l’omaggio delle essenze e dei profumi della nostra terra verso coloro che un giorno partirono senza fare più ritorno.
Elisa Sodde
Si conclude il 7 settembre, alla Grande miniera di Serbariu, il festival promosso dall’Associazione Strada del Vino Carignano del Sulcis
Carignano Music Experience è una formula vincente
L
a produzione “Danze dal Mare 2.0”, ha aperto
il 3 agosto, a Calasetta, l’edizione 2014 di Carignano Music Experience, il festival musicale,
voluto per celebrare il rosso Carignano, vino “ambasciatore” del Sulcis Iglesiente, promosso dall’Associazione Strada del Vino Carignano del Sulcis, sotto la direzione artistica del maestro Fabio Furia.
Raccontare il sapore e i profumi intensi dei pregiati
vini Carignano DOC attraverso le note avvolgenti e travolgenti della musica più appassionata e toccante, è lo
spirito con il quale Carignano Music Experience anima
le caldi notti estive nelle cantine aderenti all’Associazione Strada del Vino Carignano del Sulcis, con spettacoli musicali accompagnati dal sapore dei migliori vini
Carignano, offerti in accompagnamento ad una portata della tradizione culinaria locale, preparata dallo chef Achille
Pinna.
“Danze dal Mare 2.0”, la nuova opera del regista e
coreografo Mvula Sungani e del compositore Mauro Palmas, è un percorso che unisce idealmente l’Italia, dal nord
al sud, dall’est all’ovest, raccontando i colori, gli usi, i
costumi, gli odori e i sapori tipici della nostra terra.
L’ingrediente principale dell’opera è la contaminazione
tra arti, epoche e stili, dove artisti di estrazione diversa
si uniscono per raccontare con voce armoniosa e univoca, la cultura del nostro Paese, dove da sempre il passato si
unisce al futuro. Le composizioni originali di Mauro Palmas, ispirate alle musiche popolari e trasfigurate dalla sua
personalissima scrittura, si uniscono e si fondono alle
trascrizioni delle danze di origine classica e popolare,
creando un rarefatto moto emotivo per tutto lo spettacolo.
La Cantina Sardus Pater ha ospitato la seconda tappa, con lo spettacolo “Francesca Corrias & Sunflower
Quartet”. Il quartetto è stato costituito nell’estate del
Strepitoso successo per Fabio Concato, domenica 17
agosto, nella 3ª tappa del festival, alla Cantina Santadi,
con oltre 1.600 spettatori, una partecipazione al di là di ogni
più rosea previsione.
Il cantautore milanese, con la sua band, composta da
Ornella Urbano agli arrangiamenti, piano e tastiere; Ste-
una splendida poesia romantica; “M’innamoro davvero”,
portata al successo con il grande Josè Feliciano; “Tienimi
dentro te”; “Guido piano”; “051 222525“, meglio nota
come la canzone del Telefono Azzurro; “Fiore di Maggio”, forse la sua canzone più conosciuta; “Rosalina”.
Il programma di “Carignano Music Experience 2014”,
La produzione “Danze sul mare 2.0” alla Cantina di Calasetta.
Il quartetto di Francesca Corrias alla Cantina Sardus Pater.
Fabio Concato ha incantato tutti alla Cantina Santadi.
2005, quasi per caso. A Sant’Antioco, in uno dei regni del
Carignano del Sulcis, ha presentato un repertorio fatto di
brani inediti in italiano, inglese e portoghese, scritti e
cantati dalla straordinaria voce di Francesca Corrias
(voce e flauto) ed arrangiati con i musicisti Sandro Mura
(piano), Filippo Mundula (contrabbasso) e Pierpaolo
Frailis (batteria).
fano Casali al basso; Larry Tomassini alle chitarre e Gabriele Palazzi alla batteria, ha proposto tutti i suoi più
straordinari successi, tra i quali “Ti ricordo ancora”,
“Domenica bestiale”, interpretata tra il pubblico, dopo
averla presentata come fosse un nuovo testo ancora da
pubblicare; “Gigi”, dedicata al padre, una delle canzoni alle quali tiene maggiormente, insieme a “Buonanotte a te”,
è proseguito il 30 agosto, con il concerto di “Rossana
Casale”, al borgo medievale di Tratalias, con degustazione dei vini della Cantina Mesa, e si concluderà domenica 7 settembre, alle ore 21.00, con lo spettacolo
“Tango Symphony”, alla Grande miniera di Serbariu, a
Carbonia, con degustazione dei vini delle cantine Calasetta, Sardus Pater, Santadi e Mesa.
L’assegnazione dei contributi per gli spettacoli, ha scatenato una durissima polemica tra la Giunta e gli operatori culturali
Claudia Firino: «A breve daremo attuazione alla nuova legge del settore culturale»
L
a settimana prima di Ferragosto l’assessorato regionale della Pubblica istruzione,
Beni culturali e Spettacolo
ha annunciato l’assegnazione agli organismi di spettacolo di 6.233.575,00
euro per la realizzazione, nel 2014,
di spettacoli dal vivo in Sardegna.
Ben 109 in totale gli organismi ammissibili al contributo, di cui 53 appartenenti al comparto musica, 48 al
comparto teatro e 8 al comparto danza. L’annuncio è arrivato con grave
ritardo, in un settore che da anni chiede maggiore attenzione, tempi rapidi
nella predisposizione dei programmi
di spesa e nella liquidazione delle ri-
sorse che quest’anno, peraltro, sono
state tagliate di circa il 30%, mettendo
in serio pericolo il futuro di molti festival, tra i quali “Narcao Blues”,
svoltosi ugualmente nell’ultimo fine
settimana di luglio, dopo aver subito lo slittamento ad agosto nel 2013,
nonostante la grave incertezza, solo
grazie agli sforzi ed ai rischi affrontati dall’associazione Progetto Evoluzione che lo organizza da quasi un
quarto di secolo.
La situazione è precipitata quest’anno con l’annullamento, dopo 29
anni, del Festival “Ai confini tra Sardegna e Jazz” in edizione estiva, ed il
suo slittamento al mese di dicembre,
deciso dall’associazione Punta Giara,
guidata dal presidente Basilio Sulis.
Un’intervista rilasciata su questi
temi dallo stesso Basilio Sulis alla
giornalista dell’Unione Sarda Stefania Piredda, ha provocato un acceso
dibattito, nel quale s’è inserita Claudia Firino, assessore regionale della
Pubblica Istruzione, Beni culturali e
Spettacolo.
«Esprimo il suo apprezzamento ha dichiarato l’assessore Claudia Firino - nei confronti degli operatori cuturali che, pur davanti alle innegabili difficoltà di questo momento, non
si arrendono ma portano avanti il
loro progetto anche trovando moda-
lità o tempi differenti.»
«Nessuna distrazione, né a proposito del festival jazz di Sant’Anna
Arresi né per ciò che concerne i centri culturali che hanno lanciato il loro
grido d’allarme - ha aggiunto Claudia
Firino -. Piuttosto, una grave ed innegabile mancanza di liquidità a cui
abbiamo posto rimedio alla prima
occasione utile. Un festival, un museo,
un polo culturale sono beni preziosi, da tutelare ed aiutare a crescere,
se possibile. Ma sono gocce nel più
vasto mare dell’emergenza che da anni attanaglia, in Sardegna ed in Italia, il settore culturale. Come sanno
bene gli operatori, con cui ci siamo
dati appuntamento subito dopo questo periodo estivo per condividere il
percorso, urge guardare oltre l’emergenza e definire il quadro e l’impostazione generale della politica
culturale regionale. In tal senso, abbiamo iniziato a lavorare con gli uffici per elaborare linee di riferimento
di ampio respiro; per trovare nuove
modalità di utilizzo e gestione degli
spazi; per riattivare l’osservatorio dello spettacolo; per stabilire criteri di
accesso ai contributi più opportuni
ed aderenti alla realtà e per affrontare tutte le questioni che da anni attendono una risposta, affinché la Sardegna possa valorizzare e fare tesoro
della creatività dei suoi artisti.»
«A breve, dunque, daremo attuazione alla legge del settore e proporremo l’aggiornamento delle parti
non corrispondenti alla situazione
attuale, anche alla luce delle più recenti modifiche del quadro nazionale. Inoltre, ci stiamo muovendo per
valutare la fattibilità di circuiti di
eventi locali, promuovere nuove forme di gestione degli spazi, agevolare
l’esportabilità delle esperienze nostrane e, unitamente all’assessore del
turismo - ha concluso l’assessore Firino - individuare proposte di turismo
culturale che facilitino la destagionalizzazione.»
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8
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
Tre aziende del territorio hanno creato una “rete d’imprese” per potenziare le loro capacità di innovazione ed essere più competitive
Un nuovo portale per la promozione turistica
La prima azienda si occuperà dell’immagine e del brand, le altre due della promozione territoriale e dello sviluppo del mercato turistico.
T
re aziende fortemente radicate nel territorio del Sulcis
Iglesiente, avvalendosi del
supporto consulenziale degli specialisti di Banca di Credito
Sardo, hanno scelto lo strumento della
“rete d’imprese” per potenziare la
loro capacità di innovazione ed essere più competitive e creano VisitSulcis: un unico portale di promozione, contenitore dell’offerta turistica
integrata del territorio.
Nella rete, che ha sede a Carbonia, le tre aziende aderenti hanno
individuato gli ambiti di collaborazione:
• Ideal’Mente Comunicazione &
Visual Srl si occuperà dell’immagine e del brand anche delle aziende
affiliate. Ideal’Mente Comunicazione & Visual, infatti, è un’agenzia di
Comunicazione e Marketing con sede a Carbonia, già operante sul territorio regionale e nazionale, con importanti e solide realtà pubbliche e
private. Lo sviluppo del brand e la
sua immagine verrà curata in ogni suo
aspetto: dal sito web alla grafica, dalle
campagne pubblicitarie tradizionali
al Social Media Marketing, agli allestimenti, scegliendo i mezzi più
idonei e moderni per comunicare e
promuovere azienda e prodotti, portarla alla conoscenza di un pubblico
più vasto perché l’aspetto esteriore non
fa la sua interezza, ma è il collante
di tutte le sue funzioni e la vetrina di
tutto il suo impegno.
• Planet Viaggi Tour Operator tratterà gli aspetti legati alla promozione
territoriale ed allo sviluppo del mercato turistico; l’ormai consolidato
marchio, attivo fin dal 2001 con sede
operativa a Carbonia, basa la propria
filosofia sulla qualità del prodotto offerto, su sistemi informatici all’avanguardia e su un efficace servizio di
assistenza ai clienti.
Grazie alle strategie messe in atto,
la società ha conquistato fette di mercato anche al di fuori della Sardegna,
confezionando i propri prodotti anche per agenzie di viaggio nazionali, europee ed extraeuropee e consolidando flussi costanti soprattutto verso il Sud-America, con l’acquisizione
di partnership esclusive del settore.
• Tredicilune Viaggi, che tratterà
gli aspetti legati alla promozione territoriale ed allo sviluppo del mercato
turistico, è un’agenzia giovane e di-
tibile e in Sardegna, in particolare nel
Sulcis Iglesiente, la storia, le antiche
tradizioni e popolazioni, così come la
morfologia del territorio hanno dato
vita ad attività stimolanti ed uniche.»
«Per questo VisitSulcis si propone come vetrina utile alla promozione di tutti gli operatori appartenenti alla filiera del turismo: strutture alberghiere e ricettive, agenzie
viaggi e tour operators, ma in particolare si rivela fondamentale nel
Carloforte.
namica, le cui competenze si sono
formate negli anni in altre realtà nazionali ed internazionali. Svolge la
sua attività principalmente nel territorio del Sulcis Iglesiente, in modo
specifico nell’Isola di Sant’Antioco.
Aperta alle collaborazioni, lavora con tutti gli operatori per un turismo ricettivo individuale e di gruppo. Già Tour Operator della Strada del
Vino Carignano, ha rappresentato negli ultimi anni il territorio nelle fiere.
«La vacanza non è più solo Relax&Resort - afferma Giuseppe Messina della Rete VisitSulcis - ma più
che mai significa esperienza irripe-
presentare ed incentivare tutte quelle proposte troppo spesso escluse dai
circuiti turistici tradizionali: pescherecci, scuole di parapendio e paracadutismo, esperti di trekking o di
mountain-bike, agriturismo, fattorie,
cantine e caseifici ad esempio, da
oggi - conclude Giuseppe Messina avranno il loro portale di riferimento per poter proporre efficacemente
la propria attività commerciale e i
loro percorsi, grazie ad offerte personalizzate sviluppate in base alle
esigenze aziendali e secondo quanto indicato dal lavoro dei nostri
esperti.»
Il Consiglio comunale di Carbonia ha approvato il regolamento
Tutte le azioni a contrasto della povertà
I
l Consiglio comunale di Carbonia ha approvato il nuovo regolamento comunale per gli interventi economici a contrasto
della povertà e per il sostegno al reddito delle famiglie di Carbonia che si
trovano in gravi difficoltà.
Il regolamento tiene conto delle
mutate condizioni socio-economiche
della città ed individua strumenti capaci di riconoscere il bisogno e rappresenta un passo avanti in termini
di equità e di giustizia sociale.
L’obiettivo è stato quello di inserire una misura così delicata e di
forte impatto, all’interno di un quadro
normativo preciso.
Attualmente, questo tipo di interventi riguarda circa 450 famiglie
che ricevono un sussidio di importo
variabile (da un minimo di 60 euro
a un massimo di 150 euro), per una
spesa totale che si aggira, per il comune di Carbonia, sui 43.000 euro
mensili. Cifre molto superiori rispetto
a quelle erogate da altri comuni sardi con popolazione anche superiore.
Le novità più importanti del nuovo regolamento (in linea con il Programma regionale di contrasto alle
povertà e di sostegno al reddito) prevedono: sussidi ordinari e straordinari per persone e famiglie in condizioni di accertata povertà, con progetti personalizzati di aiuto; contributi per far fronte al costo dei servizi essenziali; sussidi per lo svolgimento del servizio civico comunale attraverso gli inserimenti lavorativi e/o formativi. Vengono anche
disciplinati i sussidi per persone e
nuclei familiari in carico al Servizio
sociale nell’ambito di procedimen-
ti di tutela e per le spese funerarie.
Il nuovo approccio metodologico prevede la presa in carico del
nucleo familiare e l’individuazione
delle sue potenzialità, in modo che
al sostegno erogato corrisponda un
progetto personalizzato di aiuto. Nel
progetto saranno definiti: la durata
del contributo e gli impegni assunti
dal nucleo beneficiario, finalizzati al
raggiungimento degli obiettivi indicati nel progetto, che devono servire
a migliorare la qualità di vita e a trovare soluzioni per superare le cause
che determinano il perdurare dello
stato di bisogno. Questo, soprattutto,
per le famiglie e le persone che vivono in condizioni di povertà da lungo
tempo, le cui possibilità di inserimento nel mondo del lavoro sono molto ridotte e necessitano di interventi
sociali e sanitari di carattere intensivo.
Ai beneficiari potranno essere richiesti impegni come un’attività lavorativa, anche accompagnata da
appositi percorsi formativi; la permanenza o il rientro, nel sistema scolastico e formativo; l’educazione alla cura della persona, all’assistenza
sanitaria, al sostegno alle responsabilità familiari ed al recupero delle
morosità; il miglioramento dell’integrazione socio-relazionale, anche attraverso l’inserimento in attività di
aggregazione sociale e di volontariato. La mancata sottoscrizione del
progetto di aiuto o il mancato rispetto di uno o più clausole, comporta la
perdita del beneficio.
Applicando il principio in base
al quale non è giusto riscuotere diritti individuali a cui non corrispondono doveri di solidarietà, la presa
in carico da parte dei Servizi Sociali, consente di definire, con il nucleo familiare, un progetto finalizzato alla costruzione di percorsi di
uscita dalla condizione di povertà e
di responsabilizzazione a fronte del
contributo economico ricevuto.
Con il nuovo regolamento vengono disciplinati anche gli indicatori per la valutazione del bisogno,
al fine di valutare la condizione reale e complessiva del richiedente, con
l’attribuzione di un punteggio finalizzato a definire una graduatoria degli aventi diritto. Gli indicatori individuati sono: la situazione economica complessiva, la situazione familiare; la situazione personale del
richiedente (età, durata dello stato di
disoccupazione, inabilità lavorativa,
possibilità/difficoltà di inserimento
nel mercato del lavoro, ecc); l’alloggio; la situazione sanitaria e le spese sanitarie sostenute; la rete parentale di sostegno, il tenore di vita complessivo; la titolarità di altri interventi economici o di sostegno.
L’intervento non può avere una
durata superiore ai dodici mesi, ma
il contributo può essere eventualmente rinnovato in casi di persistente estremo disagio.
Le somme a disposizione provengono per la maggior parte dal Bilancio comunale, poiché la precedente Giunta regionale ha drasticamente ridotto i fondi trasferiti ai
Comuni da destinare alla lotta alla
povertà. Il comune di Carbonia ha
ricevuto appena 150.000 euro, a
fronte dei 453.000 euro che venivano trasferiti annualmente negli anni
passati.
Presa di posizione della sezione Italia Nostra di Sant’Antioco
«Troppi tralicci e radiazioni elettromagnetiche»
L
a sezione Italia Nostra di
Sant’Antioco prende posizione contro l’installazione
di «troppi tralicci e radiazioni elettromagnetiche vicino a scuole ed asili».
«Negli ultimi mesi nel centro
urbano di Sant’Antioco - si legge in
una nota di Graziano Bullegas - le
antenne per la telefonia mobile nascono come funghi. Un elevato traliccio di diverse decine di metri è
sorto poco prima dell’estate nell’area
della Cantina Sociale di Sant’Antioco e l’altro è in fase d’installazione a
fianco del cimitero comunale. I due
apparati hanno la caratteristica di
essere ubicati vicinissimo alle case
Perder peso mangiando in modo sano e gustoso
Soprintendenze per i Beni culturali
e paesaggistici ed al Servizio tutela
paesaggistica della Regione, chiedendo l’immediata revoca dell’autorizzazione all’installazione dell’impianto di telefonia mobile in Viale
dei Pini e la sospensione dell’operatività dell’impianto di telefonia
mobile installato nella Cantina Sociale di Sant’Antioco.
«L’Associazione - conclude la
nota - ha chiesto inoltre la revisione
e l’aggiornamento dell’intera “regolamentazione comunale per il corretto esercizio ed insediamento degli impianti di telefonia mobile”, affinché vengano corretti i macroscopici errori presenti.»
Un progetto dei Rotary Club di Cagliari, Carbonia e Iglesias
Sulcis Lab: antiche arti, progetti innovatori
V
c/o Conad, via della Rinascita, 46
Tel. 0781 800226 - 333 6212240 - SANT’ANTIOCO
di civile abitazione ed in prossimità
di scuole e luoghi di culto.»
«Fatto ancora più grave - aggiunge Graziano Bullegas - è che lo
scorso novembre il Consiglio comunale di Sant’Antioco ha approvato all’unanimità il “Regolamento
comunale per il corretto esercizio ed
insediamento degli impianti di telefonia mobile”, e che tale regolamento omette di inserire l’asilo “Carlo
Sanna” e la “Casa per l’Anziano” tra
le aree sensibili meritevoli di tutela,
oltre l’intera area archeologica ed
il Museo archeologico.»
La sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra ha inoltrato un esposto al
Comune, all’ARPA Sardegna, alle
enerdì 8 agosto, al Ghetto
degli Ebrei di Cagliari, i
Rotary Club di Cagliari,
Carbonia e Iglesias hanno
presentato il progetto “Sulcis Lab:
antiche arti, progetti innovatori”.
Al tavolo della conferenza erano presenti il presidente del Rotary
Club Cagliari, Mario Figus; l’assessore della Cultura del comune di
Cagliari, Enrica Puggioni; l’assessore della Cultura del comune di
Carbonia, Loriana Pitzalis. Sono intervenuti: il presidente del Rotary
Club Carbonia, Stefano Carbone; il
presidente dello scorso anno del Rotary Club Iglesias, Pier Giorgio Delrio; Olga Bachschmidt, curatrice del
Progetto; Annalisa Cocco Product
Designer IED Cagliari; e, infine, Marco Antonio Piras, sindaco del comune
di Tratalias.
Il presidente del Rotary Club
Cagliari, Mario Figus, ha esposto il
pannello del Progetto “Sulcis Lab:
antiche arti, progetti innovatori”, nel
quale vengono descritti gli scopi e
gli obiettivi, con l’esposizione di foto e descrizioni rappresentanti le pecularietà di servizio del Rotary e le
specificità formative dello IED. Ha
spiegato inoltre gli scopi e gli obiettivi prefissati che dovrebbero portare
La presentazione del progetto.
ad una rivitalizzazione del settore artigiano locale, con la creazione di un
brand e di una maggiore formazione
culturale per i giovani designer impegnati nel progetto.
è intervenuto poi il presidente
del Rotary Club Carbonia, Stefano
Carbone, che ha focalizzato il tema
sulla nuova creatività che dovrebbe
nascere attraverso questa collaborazione e, soprattutto, la possibilità
per gli artigiani di aggiornarsi alle
moderne esigenze di gusto e di arte
e non solo, ma soprattutto uscire dagli schemi dell’operare singolarmente ed invece aprirsi ad una collaborazione cooperativa per meglio affrontare le richieste di nuovo mercato. A tale scopo, nel progetto, sono
inseriti programmi di corsi di formazione imprenditoriale.
Il presidente dello scorso anno
del Rotary Club di Iglesias, Pier
Giorgio Delrio, ha evidenziato il ruolo del Rotary non solo come ideatore del progetto, ma anche come
partner attivo dello stesso, per quanto
riguarda formazione manageriale e
sviluppo della capacità autoimprenditoriale degli artigiani, sviluppo della cultura di distretto e come supporto per il marketing e lo sviluppo
del brand.
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Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Forte Su Pisu, a Sant’Antioco, ha ospitato la terza rassegna “Sardus in fabula” organizzata dall’associazione Agorà
I vecchi racconti tramandati dalle nostre nonne
Tra i testi più apprezzati quelli riguardanti la saggezza e la cultura popolare, il matrimonio ed alcuni caratterizzati da grande comicità.
L
a sera del 5 agosto, nell’incantevole location di Forte
Su Pisu, a Sant’Antioco, si
è svolta la terza edizione di
“Sardus in fabula”, rassegna organizzata dall’associazione culturale
Agorà, con il patrocinio del comune
di Sant’Antioco.
La lettura di vecchi racconti, tramandati dalle nonne del luogo, ha
divertito il numeroso pubblico che ha
regalato numerosi applausi.
L’evento è stato presentato da
Luigi Fusani.
La serata ha avuto inizio con la
lettura, da parte di Dario Siddi, di
una versione mediterranea della
fiaba di “Pelle d’asino”, conosciuta come “Su contu de Maria Sirboni”, tramandata da Mariannicca
Brau.
La lettura di “Il funerale del babbo morto”, “Il vino nero” e “Come
si cucina il pollo”, brevi racconti,
dove la prontezza di spirito e la velocità delle battute, appaiono come le
chiavi della comicità, è stata fatta da
Maria Cossu, nipote di Angelina Cossu che li ha tramandati nel tempo.
Non sono mancati i racconti dove ha spiccato la dabbenaggine dei
tonti, come in “Pregneddu”, tramandato da Giuseppa Sanna e letto da
Mariolina Foddis.
Testimonianza della cultura popolare il racconto tramandato da Angelina Cossu, “Le anime”, letto da
Rosella Locci. Altri di carattere religioso, all’insegna del buon senso,
come “Gesù Cristo, San Pietro e l’agnello” e “L’elemosina”, tramandati
da Margherita Salidu e letti da Bruna
Arangino.
La saggezza popolare con “La
storia di seculorum”, tramandata da
Angelina Cossu è stata letta da Gabriella Selis. Divertenti ed accattivanti anche “Le ciliegie di prete Mussu” ed “Un pranzo in paradiso”, tramandate da Angelina Cossu e lette
da Clara Murroni. Parole magiche che
sembrano uscite da formule magiche,
e che possono nascondere lo scherzo e la beffa, nel racconto “Inticcu
o intaccu” tramandato da Pasqualina
Loddo e letto da Clara Murroni.
Giorgio Canè ha invece letto “Luxia sa santa”, che non ha niente a
che fare con la santa vergine di Siracusa, protettrice degli occhi, tramandata da Doloretta Fadda. La comi-
cità, unita all’abilità del far di conto, ha divertito non poco con la lettura, da parte di Rosella Locci, del
racconto “Due amici”, di Angelina
Cossu.
Cesarina Demuro ha parlato di
matrimonio attraverso la lettura di
“Su sposu” e “La moglie scema”,
e di seguito “Sa sorti”, di Angelina
Cossu.
Al termine, “Quando i bambini
nascevano di notte”, letto da Salvatore Diana.
Prima della conclusione della serata, si è esibito, a sorpresa, il cantante lirico Dario Cossu. Subito dopo,
Si è svolta a Sant’Antioco una selezione italiana di Miss Gp World
Francesca Casula è Miss Happy Selfie
F
rancesca Casula, trentenne
dai bellissimi occhi verdi,
originaria di Capoterra, è Miss
Happy Selfie 2014. è stata
eletta a Sant’Antioco, nella cornice
dell’Hotel Costa Blu, dove il cast
internazionale di ragazze, selezionato da HC Service&Promotion in
collaborazione con Alex Design, ha
sfilato in abito da sera e con la nuova linea di costumi da bagno Hot
Cows, per contendersi la fascia di
miss e la possibilità di scendere in
griglia a fianco di uno dei campioni della MotoGP in una delle prossime gare europee.
Francesca Casula ha dedicato la
sua vita al settore della moda, sua
grande passione, sia come modella
ed indossatrice che come stilista,
Francesca Casula, Miss Happy Selfie.
sognando un futuro da showgirl.
Appassionata di motori sin da piccola, ha già in bacheca una nutrita
collezione di fasce da miss conquistate nei maggiori concorsi nazionali.
«Sono contentissima di questa
vittoria - ha detto Francesca Casula
- e sono orgogliosa di poter rappresentare la Sardegna in un evento di portata mondiale come la MotoGP. Sono molto emozionata, nonostante abbia una grande esperienza nel mondo della moda e delle
sfilate, perché andare in griglia di
partenza di una gara del Motomondiale sarà un’esperienza completamente diversa da quelle che
ho fatto finora.»
Soddisfazione per la buona riuscita dell’evento, è stata espressa
anche da Mario Corongiu, sindaco
di Sant’Antioco.
In libreria l’ultimo libro di Bruno Rombi, sardo residente a Genova
L’incantevole scenario di Forte Su Pisu in cui si è svolta la rassegna.
La rassegna “Sardus in fabula” ha riscosso anche quest’anno un notevole successo.
anche questi racconti tramandati da
Angelina Cossu. Sempre in tema di
sposi, Luisella Salis ha letto “La
moglie allegra” di Mariannicca Brai.
E ancora, di Angelina Cossu, il racconto “Il prete”, letto da Mariolina
Foddis. Rosella Argiolas ha letto
“Su pastori”, di Margherita Salidu,
le note della chitarra di Giovanni
Meloni hanno deliziato i presenti,
complice anche uno spettacolare cielo stellato di inizio agosto.
La serata si è conclusa allegramente, con “Pani, casu e binu a rasu”.
Nadia Pische
[email protected]
“L’acquiescenza del padre”, storia del ‘900
B
runo Rombi, sardo di nascita ma da anni residente
a Genova, poeta, scrittore,
critico letterario, giornalista pubblicista, nonché pittore, ritorna nelle librerie con il suo l’ultimo
romanzo intitolato “l’acquiescenza
del padre”. Edito da Condaghes per la
collana Narrativa Tascabile, costa 12
euro e si può trovare, oltre che nelle
librerie, anche su e-book.
Dopo i due romanzi ambientati
in Sardegna “Una donna donna di
carbone” e “Un oscuro amore” ed il
giallo surreale “Il labirinto del G8”,
adesso Bruno Rombi indaga con
“L’acquiescenza del padre” su un
ampio periodo della storia del ‘900
italiano. Una ricerca dei motivi che
sono alla base dell’incerta condizione
politica attuale. Rombi crea così un
personaggio: Ido, diventato uomo con
l’assillo dell’identificazione nel genitore mai avuto, mai recuperato a livello introspettivo.
Come emblema del disorientamento dei giovani cresciuti durante
l’ultima guerra mondiale senza una
guida paterna, sotto i bombardamenti,
le milizie tedesche e le truppe alleate.
La copertina del libro di Bruno Rombi.
«è una moderna divina commedia in prosa - spiega Bruno Rombi
tratteggiando il suo lavoro - dove c’è
inferno, limbo, purgatorio e pochissimo paradiso.»
Il romanzo è il ritratto impietoso
di un bambino: Ido che si può leggere in diversi modi come nome, al
contrario “odi” oppure Dio. Un personaggio alla ricerca continua di un
carattere che acquisirà soltanto quando
riuscirà a spostare il centro della
attenzione dal suo dramma a quello
di coloro che gli stanno attorno. Moglie e figli e, in modo particolare, su
quello del suo primogenito. Il testo,
elaboratissimo che si avvale, nel suo
intreccio, del filtro di notevoli brani
di opere storiche, letterarie e filosofiche che hanno costituito la cultura
del secolo scorso, assume il significato di una summa ideologica di tale
periodo storico. Con un interrogativo
di fondo: siamo fuori, nella dinamica
esistenziale odierna, dai condizionamenti delle varie ideologie passate o
corriamo il rischio di ripetere gli errori storici di fine’800?
Tito Siddi
[email protected]
è stata inaugurata con una mostra la sala della Vecchia Tonnara
Rita Carla Francesca Monticelli ha pubblicato “Il mentore”
N
D
“Estate in... Arte... Musica e Poesia” Dalla fantascienza al thriller
ell’ambito della mostra dei
pittori Gian Franco Cau e
Francesca Sanna e del
fotografo Ignazio Vacca,
l’evento “Estate in… Arte… Musica e Poesia” ha allietato la serata
del 12 agosto con la presentazione
dei libri di tre autrici, nello stabile
della Vecchia Tonnara, in località Su
Pranu, a Portoscuso. Una location
davvero straordinaria, nella quale, tra
quadri e fotografie, si è svolto il reading di Petula Farina, Eleonora Carta
e Susanna Montis.
Il pubblico, attento e partecipativo, ha avuto modo di ascoltare alcuni stralci del romanzo storico di
Petula Farina, intitolato “L’alba e il
tramonto” e del legal thriller di Eleonora Carta “La consistenza dell’acqua”, per poi dedicare ancora applausi alla poetessa Susanna Montis che ha
letto alcune poesie tratte dal suo libro
“Trasumanare” ed altre inedite.
Il romanzo storico di Petula Farina è ambientato nella prima metà
dell’Ottocento, negli anni del risorgimento italiano, la città dove si svolgono i fatti è Milano. Racconta la
storia di un giovane, Andrea, che durante gli studi a Parigi abbraccia i
principi dell’illuminismo francese.
Andrea è un giovane che non si ferma davanti a nulla, combatte per degli ideali e non si lascia intimidire sino a finire nei guai con la giustizia...
Con il legal thriller di Eleonora
Carta ci trasferiamo a Torino... tutto
ha inizio con il ritrovamento del ca-
davere di Elisa Giordano, nella cella frigorifero del museo delle scienze naturali. Su questo caso si ritrovano ad indagare il magistrato dell’accusa Giovanni Rizzo ed il commissario di polizia Cesare Sermonti. Intorno a loro, ci sono numerosi
personaggi, sicuramente di spicco
non all’inizio, come di consueto. I
temi, tra i più svariati, nascondono
spesso delle metafore. Tra le inedite,
lette durante la serata, di particolare
spessore una dedicata agli sbarchi dei
clandestini intitolata “La chimera”
ed una che regala speranza, dal titolo “Temporale d’estate”.
Ignazio Vacca introduce la serata nella splendida location della Vecchia Tonnara.
la figura dell’avvocato Anna Ferrari, alle prese con il suo primo caso
giudiziario. Inizialmente i sospetti
cadono sul padrone di casa di Elisa,
poi però si spostano nell’ambiente
della Torino bene....
Trasumanare, di Susanna Montis, è una raccolta di 32 liriche che
non osservano le rigide regole della
metrica poetica ed i titoli delle poesie
si trovano solo alla fine di ognuna e
L’evento ha riscosso parecchi
consensi tra le persone presenti che
non hanno risparmiato applausi, dedicati oltre che a Petula, Eleonora e
Susanna, anche a Gian Marco Cau
che, con le magiche melodie della sua
chitarra, ha reso la serata ancora più
gradevole, una serata dove arte, libri,
poesia e musica hanno realizzato uno
speciale carosello di emozioni.
N.P.
opo la fortunata serie di fantascienza “Deserto rosso”, ambientata su Marte, grazie
alla quale è stata indicata da Wired Magazine come una dei dieci migliori autori indipendenti italiani e che le è valsa la partecipazione come ospite al XXVIII Salone Internazionale del Libro
di Torino, Rita Carla Francesca Monticelli ritorna con
un nuovo romanzo, “Il mentore”. Il libro è disponibile in formato e-book dal 21 maggio 2014 sui principali retailer a partire da 2,69 euro e in edizione cartacea dal 17 giugno 2014 (7,99 euro).
Ambientato nella Londra odierna, “Il mentore” ha
come protagonista il quasi cinquantenne detective Eric
Shaw, caposquadra della sezione scientifica di Scotland Yard, che si trova ad affrontare un periodo cruciale della propria vita. L’eccessiva dedizione al lavoro
ha già causato il fallimento del suo matrimonio e l’ha
trasformato in un poliziotto pronto ad infrangere più di
una regola pur di soddisfare la sua ossessione di assicurare i criminali alla giustizia. Il suo già precario equilibrio viene minato da una criminologa della sua squadra, molto più giovane di lui, Adele Pennington, per
cui prova dei sentimenti che lui stesso considera inappropriati vista la differenza d’età, e da una serie di delitti sui quali indaga insieme alla figlioccia Miriam Leroux, detective della omicidi. Essi mostrano delle somiglianze con un caso irrisolto del 1994, nell’ambito del
quale lo stesso Eric aveva tratto in salvo da una scena
del crimine una bambina di sette anni, unica testimone
del massacro della propria famiglia.
“Il mentore” non è però un romanzo poliziesco con
lo scopo primario di individuare l’identità dell’assassino, bensì si concentra sull’osservare come il protagonista decide di reagire di fronte a tale scoperta. In
un gioco d’inganni in cui le informazioni in possesso
del protagonista e del lettore non corrispondono, quest’ultimo verrà catapultato nella Londra dei nostri giorni e finirà per chiedersi quale sia veramente il confine
tra il bene e il male.
Rita Carla Francesca Monticelli dal 2009 si occupa
di narrativa. Nel 2011 ha completato la scrittura del suo
primo romanzo originale di fantascienza, “L’isola di
Gaia”, e nel marzo 2012 ha pubblicato “La morte è
soltanto il principio”, romanzo fantasy di argomento
Il nuovo libro di Rita Carla Francesca Monticelli.
egiziano, ispirato al film “La Mummia”.
Tra il 2012 e il 2013 ha scritto la serie di fantascienza
“Deserto rosso”, costituita da quattro volumi.“Il mentore” è il suo sesto libro. Nel 2014 uscirà anche il suo
prossimo romanzo: “L’isola di Gaia” (fantascienza).
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
I comuni di Vallermosa, Portoscuso e Monastir, e le rispettive formazioni bandistiche, hanno ospitato la Banda municipale greca di Amfilochia
“Mediterraneo Music and Folk Festival 2014”
Nelle rispettive serate, in un clima di festa, la formazione ospite è stata accolta con un concerto itinerante da parte della banda locale.
M
editerraneo
Music and Folk Festival 2014 è un
progetto nato per
promuovere e difCinzia Crobu.
fondere la musica, la lingua e la
cultura sarda accostandola a valori
di altre realtà europee con culture
diverse - hanno dichiarato gli organizzatori, provenienti dalle fila della
Banda musicale di Monastir, i quali
hanno poi esportato tale progetto anche in altri comuni sardi. Un’occasione che ha portato a Portoscuso per la
prima volta assoluta un intreccio unico di danze e musiche di popoli che
si affacciano tutti nel Mediterraneo.
Il Circolo musicale Ennio Porrino di
Portoscuso, infatti, ha preso parte al
progetto ospitando per la serata del 23
agosto la Banda musicale della città
di Amfilochia, una delle più importanti realtà della tradizione bandistica
ellenica. Fondata nel 1968, la Banda
municipale della città di Amfilochia
è composta da 40 ragazzi di età compresa tra i 15 e 30 anni, conosciuta per
la sua attività dal vivo che spazia dai
concerti, alle manifestazioni civili e
religiose, sia in Grecia che fuori dall’Europa. Per l’occasione, si sono esibiti, oltre agli strumenti a fiato ed a
percussione, un cantante greco e quattro strumenti tradizionali greci: il bouzouki, la lyra, oud e baglama. L’intento principale è stato quello di proporre un esperienza unica, in grado di
favorire lo scambio culturale con la
comunità ellenica ed ha posto le basi
per poter organizzare un futuro gemellaggio.
In questa occasione il coinvolgimento di tre comuni dell’isola, mediante la collaborazione di alcune associazioni locali, è stato alquanto prezioso: una vera opportunità interessante per ampliare le maglie culturali, anche locali. Nelle rispettive serate
la formazione ospite è stata accolta con
un concerto itinerante da parte della
banda locale che ha accompagnato i
musicisti greci sino al punto in cui,
all’aperto, si sono esibiti - a loro volta - in un repertorio concertistico. La
parata musicale, è stata accompagnata inoltre dai gruppi folk che hanno
percorso unitamente alle bande sarde e
a quella ellenica, un breve tragitto che
li ha condotti al punto prescelto, dove si è tenuta l’esibizione degli ospiti.
Per i comuni di Monastir e Vallermosa ad accogliere la banda ospite è stata la Banda musicale di Monastir, sotto la guida del Maestro Alessandro Cabras, mentre a Portoscuso
le evento, unico per la storia del paese.
Il tour in Sardegna, come dicevamo, ha visto lo svolgersi di altre due
serate, oltre a quella del 23 agosto a
Portoscuso: il 22 agosto a Vallermosa
ed il 24 agosto a Monastir. Tre serate che hanno riscosso grande successo di pubblico, all’insegna della musica bandistica, del confronto e dell’interculturalità; a tal proposito mi sento di elogiare tali corpi bandistici per
l’organizzazione dell’iniziativa (mi sono soffermata con maggiore attenzione sulla data di Portoscuso, data la pertinenza con le tematiche e l’area di
maggior diffusione del giornale).
è stata la volta della banda locale Ennio Porrino, sotto la guida del Maestro Simone Floris; quest’ultimo, per
l’occasione, ha diretto, una sfilata che
ha consentito di visitare i siti storici
Sa Turri, Su Pranu e tutto il centro
storico del paese e che ha visto svolgersi, nella stessa serata, un proprio
concerto nella cornice del suggestivo
porticciolo turistico Lungomare Cristoforo Colombo.
Non è mancata la grande emozione del direttivo e del presidente della
banda Porrino - Tonino Mura - il quale
ha ringraziato, oltre i validissimi musicisti locali ed ospiti, il comune di
Portoscuso, la Pro Loco, le associazioni locali e tutti coloro che hanno
collaborato per la realizzazione di ta-
Chi conosce la vita di banda sa
bene quanto impegno sia necessario
durante tutto l’anno e senza scopo di
lucro (i fondi di sostegno sono veramente esigui): diverse prove settimanali, studio individuale, prove di sezione che forgiano dei veri “amatori”
della musica, capaci di migliorarsi,
per garantire delle esibizioni, anche
concertistiche, di livello. Per la mia
esperienza personale iniziative di questo tipo lasciano un segno indelebile:
il confronto, la creazione di rapporti
interpersonali con i ragazzi ellenici e viceversa - sono stati un importante
premio per l’impegno profuso.
Auguro lunga vita alla manifestazione.
Cinzia Crobu
Tre giornate di teatro sociale
D
Summer is Mine, 12 ore di musica
G
zazione dell’evento e tutto il pubblico che, oltre ad apprezzare il valore delle serate, ha anche collaborato alla sistemazione del Parco di
Villa Sulcis.
«Siamo assolutamente soddisfatti della riuscita dell’evento - ha
commentato l’assessore dello Spettacolo del comune di Carbonia, Fabio Desogus -. L’edizione di questo
anno ha confermato che un appuntamento simile va ripetuto e consolidato negli anni. L’organizzazione
di “Summer is Mine” è frutto della
professionalità e dell’entusiasmo
rande successo per il 2°
festival “Summer is Mine”, organizzato dall’Associazione culturale Lee Van
Cleef, con il patrocinio del comune
di Carbonia, svoltosi il 16 e il 17
agosto nel Parco di Villa Sulcis.
Circa 12 ore di musica hanno visto la partecipazione di numerosissimi giovani (e non solo), accorsi a
Carbonia da diverse parti dell’Isola
per assistere all’esibizione di alcune tra le più importanti formazioni
presenti nel panorama del rock sperimentale, folk, musica elettronica
koma, delle Lilies On Mars e di Arrogalla. Il giorno successivo è stata la
volta dei Pussy Stomp, degli Undisco Kidd, dei Junkfood, degli Zeus e
dei Plasma Expander. Nessuno degli artisti si è risparmiato, offrendo al
pubblico un concentrato di emozioni
ed ottima musica.
I componenti dell’Associazione
culturale Lee Van Cleef si sono definiti assolutamente soddisfatti dell’andamento dell’edizione 2014 e
di come il pubblico ha risposto, anche in considerazione delle novità
di quest’anno (il doppio palco e la
Uno dei musicisti della seconda serata.
Il festival si è svolto in un clima di grande entusiasmo.
e dream pop. A partire dalle 18.00,
sul palco “Eli Wallach” si sono alternati solisti e band che hanno avuto il compito di aprire le due serate:
Perry Frank, Nepomuceno Bolognini
ed il rap’n’blues di Donnie il 16 agosto e gli Split All The Shells, Baboons e Le Penetrazioni il 17 agosto.
Sabato 16 agosto, a partire dalle
19.30 sul palco principale, il “Lee
Van Cleef”, il pubblico ha apprezzato le performance di Youneedyourcoat, dei Diverting Duo, dei Ta-
durata dell’evento, che l’anno scorso era di un solo giorno). Il successo ottenuto conferma che “Summer
is Mine” ha tutte le carte in regola per
proseguire nei prossimi anni, conquistandosi il meritato titolo di importantissima rassegna di questo determinato settore musicale e di altrettanto importante laboratorio culturale. L’Associazione Lee Van Cleef,
infine, ha voluto ringraziare l’Amministrazione comunale e gli sponsor per aver contribuito alla realiz-
L’incontro in Piazza Municipio, a Portoscuso.
Dal 30/7 al 1/8 si è svolto il 3° “Sant’Anna Arresi Teatro”
al 30 luglio al 1 agosto si
è svolta la 3ª edizione di
Sant’Anna Arresi Teatro
2014, Festival per un Teatro sociale di tutti e per tutti, realizzata dal comune di Sant’Anna Arresi e La Cernita Teatro, in collaborazione con la gestione commissariale dell’ex Provincia di Carbonia
Iglesias ed il contributo della comunità di Sant’Anna Arresi, con una
grande partecipazione di pubblico e
la presenza degli artisti che per hanno risieduto a Sant’Anna Arresi per
tutta la durata del Festival.
Continua a crescere la rassegna organizzata al Parco di Villa Sulcis
Boy, Cinzia Crobu, giornalista, critico ed antropologa del Teatro, il Teatro di Strada con la partecipazione
dell’Associazione il Paese che Accarezza le Nuvole di Sant’Anna Arresi, la nuova produzione de La Cernita Teatro dalla Scuola... alla frutta!
con i giovani attori ed autori Gloria
Uccheddu e Riccardo Montanaro,
il progetto Corti a Teatro Migranti:
oggi e ieri con Alessandro Congeddu e Andrea Rosas, laboratori e incontri con gli artisti Monica Serra,
Franco Siddi, Alessandro Congeddu
ed Andrea Rosas intervistati da Cin-
Gerardo Ferrara. Foto Daniele Pau
Teatro di strada.
Il progetto, nato nel 2012 con
l’obiettivo di riprendere un grande
progetto di Teatro realizzato negli
anni ‘80, dal comune di Sant’Anna
Arresi e dal Cada Die Teatro, che aveva dato vita ad un festival importante,
anticipando i tempi con tendenze e
novità sulla scena nazionale teatrale, cresce di anno in anno con una
terza edizione di tre intere giornate,
dal mattino sino a tarda notte, che
ha ospitato artisti come Rita Atzeri de
Il Crogiuolo, Monica Serra di Micro
fratture Teatro, la storica Coop. Teatro Olata con la regia di Giuseppe
zia Crobu, giornalista, critico ed antropologa del Teatro.
«Questa terza edizione - spiega
il direttore artistico Monica Porcedda - ha valorizzato gli spazi di
Sant’Anna Arresi, oltre l’Anfiteatro di
Piazza del Nuraghe, la strada ed
altri spazi non convenzionali molto
suggestivi come il Parco del Municipio. Sant’Anna Arresi per tre giornate intere si è trasformata in uno
spazio aperto alla produzione teatrale, alla ricerca, all’incontro e confronto con professionisti del settore,
alla partecipazione di associazioni del
paese impegnate nel Teatro di Strada e degli allievi di Sant’Anna Arresi, Bacu Abis e di tutto il Sulcis Iglesiente che partecipano ai laboratori teatrali diretti dalla Cernita e che
anche quest’anno sono stati presenti
come protagonisti di nuovi lavori,
al coinvolgimento della Comunità
e dei numerosi turisti che ogni anno
scelgono Sant’Anna Arresi come meta. Per un teatro da fare e non solo
da vedere, un teatro della partecipazione prima ancora che della visione. Un Festival che offre uno spazio a progetti in fase di ricerca e
sperimentazione che trovano nel festival una tappa importante per uno
sguardo sulle contraddizioni dell’era post-industriale: dal consumismo
sfrenato al discorso sulla biodiversità, l’auto sviluppo ed alla visione
del concetto di libertà oggi, dall’emigrazione come attuale fenomeno
politico e sociale all'emarginazione, fino all’esigenza di recuperare
antiche tradizioni, linguaggi, saperi
e modi di vivere che accomunano il
passato con il presente, l’uomo con
la natura e l’ambiente che lo circonda.»
dei giovani della città, che, a loro volta, hanno chiesto il contributo di altri giovani concittadini. Ringrazio
l’Associazione Lee Van Cleef per aver
organizzato il festival musicale e per
aver contribuito a valorizzare il Parco di Villa Sulcis. A tal proposito un
ringraziamento alla Cooperativa Mediterranea ed al Parco Geominerario per aver messo a disposizione la
location e mantenuto aperto il Museo durante l’orario della manifestazione.»
Interesse per la mostra di Toni Cirronis e Maria Grazia Spiga
Fotografie e dipinti di Calasetta
è
stata inaugurata il 14 agosto, in Piazza Belly, a Calasetta, la mostra fotografica di Toni Cirronis “Calasetta come la guardo io” e pittorica di
Maria Grazia Spiga “Origini di un
amore”.
Sin dai primi giorni, l’evento ha
registrato un successo di pubblico,
che ha potuto ammirare uno spaccato di Calasetta attraverso alcune
versioni fotografiche notturne dell’attento obiettivo di Toni Cirronis
ed alcuni dipinti abilmente realizzati
dall’artista Maria Grazia Spiga.
«“Calasetta come la guardo io” spiega Toni Cirronis - nasce come
un progetto che umilmente propongo perché Calasetta continua a regalarmi emozioni che neppure se
nascessi altre dieci volte potrei ricompensare... allora mi pare quasi
un dovere cogliere quei momenti...»
Cambi di colore e di luci catturati in modo che, a tutti gli sguardi attenti dei visitatori, possa arrivare lo
stesso brivido d’emozione che prova egli stesso, ogni volta che di notte si apposta paziente ad aspettare i
doni, che solo la natura sa dare... nonostante sia continuamente violentata dalle mani dell’uomo. Una nebbia sembra avvolgere questi scorci di
mare, quasi a sottolineare metaforicamente una sorta di indifferenza
per la salvaguardia della nostra terra
che trema sempre più davanti agli
abusi umani.
“Origini di un amore” è come
una finestra che Maria Grazia Spiga
apre con estrema delicatezza e sensibilità, che la porta a ritrarre figure
umane, ora con pennelli, ora con spatole; volti che comunicano ricordi:
come nel caso del ritratto del suo papà,
con a fianco lei bambina, o voglia di
libertà velata da malinconia, come
quella che appare osservando il viso
di una bellissima donna di colore.
Pittrice per passione, Maria Grazia Spiga ha voluto esporre a Calasetta, perché suo paese d’origine.
Nella vita si occupa di persone di-
L’evento, così come si evince dal
registro delle firme, ha regalato forti
emozioni... preludio questo, affinché
possa ripetersi nei prossimi anni, con
nuovi scatti e pennellate...
Una delle fotografie notturne di Toni Cirronis.
Un dipinto di Maria Grazia Spiga.
versamente abili che ha voluto coinvolgere con successo nell’arte della
pittura e della ceramica, come espressione di se stessi e dei propri desideri più nascosti.
“Calasetta come la guardo io”
potrà essere visitata sino al 7 settembre, “Origini di un amore” chiude il
31 agosto.
Nadia Pische
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Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
CANALE 40
IN ONDA IL FUTURO
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Intervista a Giorgio Melis, il 56enne tecnico di Carbonia da quasi dieci anni alla guida delle squadre giovanili del Cagliari
«Sto bene con i giovani ma il sogno resta la serie A»
Quattro anni fa Massimo Cellino gli affidò la panchina della prima squadra nelle ultime 5 giornate, dopo l’esonero di Massimiliano Allegri.
O
rmai da oltre un decennio
si prende cura dei giovani
talenti del vivaio del Cagliari, preparandoli passo
dopo passo e con minuziosa attenzione
all’approdo in prima squadra. Quasi
una vocazione per Giorgio Melis, tecnico carboniense, classe 1958: «In tutti
questi anni non mi ha mai sfiorato l’idea di allenare una prima squadra ammette il tecnico di Carbonia - mi
piace troppo lavorare con i giovani».
Da Pisano a Murru, passando per
Sau e Del Fabro, in tanti sono passati sotto la sua attenta guida e tanti altri ancora ne passeranno. Da giocatore ha vestito la maglia rossoblù in
8 occasioni, provando anche la gioia
dell’esordio in Serie A nella stagione
1979/80 (Cagliari-Perugia 1-2, con doppietta decisiva di Salvatore Bagni).
Un’emozione riprovata trent’anni dopo da allenatore, quando Massimo Cellino lo ha scelto per traghettare il Cagliari nel finale di campionato 2009/2010. In mezzo, Giorgio Melis si è
dedicato all’altra sua grande passione,
il Carbonia Calcio, formazione con
la quale ha militato negli anni felici
della C2 (168 presenze e 3 reti) e che
continua a seguire tutt’ora, ogni qualvolta gli impegni con i giovanissimi
nazionali del Cagliari glielo consentono.
Con la nuova stagione che sta per
prendere il via, abbiamo fatto una
chiacchierata con lui, tra Zeman, giovani talenti e calcio sulcitano in crisi.
Mister, a Cagliari è arrivato Zdenek Zeman: l’entusiasmo è tornato,
arriveranno anche i risultati?
«Lo speriamo tutti. La squadra però è nuova ed avrà inevitabilmente
Giorgio Melis.
bisogno di tempo per trovare la giusta amalgama.»
Il 4-3-3 zemaniano è un sistema forse integralista, ma allo stesso tempo
affascinante. Si tratta di una filosofia
di gioco esportabile anche nelle formazioni giovanili rossoblù?
«Il nostro lavoro va al di là di un
semplice modulo di gioco. L’obiettivo
primario è formare i calciatori. Insegnamo ai ragazzi tutti i sistemi di gioco, e cerchiamo di dare loro gli strumenti necessari per poter poi affrontare il calcio professionistico.»
Ha già avuto modo di discutere con
Zeman?
«è stato a bordo campo a seguire qualche allenamento, ma sinceramente non ho ancora avuto modo di
parlare con lui. è arrivato da poco e
ha avuto parecchio da fare, così come
noi del resto. Ci sarà senz’altro occasione in futuro.»
Due dei ragazzi più interessanti del
settore giovanile rossoblù sono Nicolò Barella e Marco Piredda. Il primo
è stato aggregato alla prima squadra
per buona parte della preparazione,
mentre il secondo è andato in prestito
alla Ternana. Lei li conosce entrambi
molto bene.
«Barella è un giocatore di grandi
prospettive, il più giovane del gruppo.
Deve cercare di imparare, ma sono
convinto che il tempo gli darà ragione. Ha tutte le carte in regola per raggiungere il grande calcio. Piredda,
invece, ha risentito di alcuni problemi fisici, la scorsa stagione a Como
non è riuscito ad ambientarsi, mentre
quest’anno, a Terni sembra essere partito col piede giusto. Ha fatto un’ottima preparazione con la prima squadra,
e credo riuscirà a ritargliarsi degli
Nella B1 di volley Sant’Antioco ha cambiato completamente volto
La VBA/Olimpia riparte con il coach Pasquali
L
a dirigenza della VBA/Olimpia Sant’Antioco ha
concluso la campagna acquisti per l’allestimento della squadra che parteciperà al prossimo campionato di B1 di volley maschile, al via il 18 ottobre.
Il presidente Rolando Serra e il
direttore sportivo Pierpaolo Lai
hanno lavorato anche nella settimana ferragostana per avere il 27 agosto, data di inizio della preparazione, la rosa al completo a disposizione del nuovo coach Adrian Pablo
Pasquali, 42 anni, alla seconda esperienza in Sardegna dopo quella vissuta due stagioni fa a Cagliari. Enrico Pintus, libero, è l’unico giocatore confermato dalla passata stagione; Simone Gabbanelli, 23 anni,
libero, proveniente dal Loreto, società di A2, è giunto a Sant’Antioco su indicazione del nuovo coach.
Altri due rinforzi della nuova
VBA Olimpia arrivano da due squadre lombarde, Bergamo e Milano, e
rappresentano due ritorni: Luca
Genna, schiacciatore 194 cm, nelle
ultime due stagioni a Bergamo, in
B1. 24 anni, romano di nascita ma
antiochense di adozione (dal 2009
al 2012 ha giocato a Sant’Antioco)
torna in Sardegna nella squadra che
lo ha lanciato titolare in B1. Antiochense verace è Fabio Longu, palleggiatore 187 cm, proveniente dal
Gonzaga Milano, società di B, che
rientra nella squadra del suo cuore
che ha seguito da quando è nato, che
aveva lasciato nel 2006 per trasferirsi alla Sparkling Milano. Fabio
Longu è cresciuto in una famiglia di
pallavolisti. Lo zio Graziano, anche
egli palleggiatore, ha portato l’Olimpia per la prima volta in A2.
Al fianco di Luca Genna, completeranno il reparto degli schiacciatori Vincenzo Sarpong, 194 cm,
23 anni, di Palermo nel 1991, proveniente dal Martina Franca, società di B1. Dal 2006 al 2011 ha militato nelle giovanili di Macerata, con
cui ha esordito addirittura in Cham-
pions League. Stefano Thiaw, 195 cm,
nato a Chieti nel 1995, giovanissimo ha cominciato in Abruzzo nella Teate volley, per poi trasferirsi in
Calabria, alla Tonno Callipo, passando dalla B2 alla prima squadra in
A1, lo scorso anno.
Il nuovo opposto è un giovane,
Giuliano Tataru, 21 anni, arriva dal
Reggio Emilia di Luca Cantagalli,
squadra che ha dominato il campionato di B1 dello scorso anno, approdando in A2.
Chiuso il discorso liberi e schiacciatori, è stato completato il reparto
palleggiatori con Lorenzo Piazza,
182 cm, nato a Pescara nel 1992.
Alla ricerca di un elemento che
potesse ricoprire più ruoli, la società non è dovuta andare tanto lontano anzi è rimasta nell’ambito isolano. Arriva ed è un piacevolissimo ritorno sul taraflex che aveva abbandonato nel 2010 per un problema
fisico poi risolto, Francesco (Gesco)
Granara, 190 cm, nato a Cagliari nel
1981, ma calasettano DOC. Giocatore molto duttile, universale, ha giocato in tutti i ruoli, arrivando ad essere titolare in B1 da palleggiatore.
La sua presenza ed il suo carisma saranno un esempio per i tanti giovani nel prossimo campionato.
La VBA/Olimpia inizierà il nuo-
spazi importanti in Serie B.»
Alle loro spalle chi c’è?
«Antonio Loi: un grande talento.
Zeman lo ha preso subito in grossa
considerazione, tant’è vero che lo ha
schierato anche nelle amichevoli con
la prima squadra. Ora è infortunato,
ma appena si riprenderà sono certo
la Primavera di Vittorio Pusceddu giocano Luca Rubiu e Giovanni Congiu,
figlio di Floriano, vecchia gloria del
Carbonia.»
Facciamo un passo indietro: il 13
aprile 2010 sostituisce Massimiliano
Allegri e diventa allenatore del Cagliari. Cosa ricorda di quei giorni?
Il Sulcis produce talenti da Cuccheddu ha militato nelle fila del
esportazione: Fabio Cuccheddu, Siliqua di Titti Podda nel torneo di
centrocampista di CarboPromozione regionale,
nia, classe 1997, è un nuomettendosi in luce con
vo giocatore del Monza.
una serie di buone preIl giovane ha sottoscritto
stazioni. Si fa particolarun accordo biennale con
mente corposa, dunque,
la società biancorossa e
la colonia sarda in Brianza,
farà parte della formazioche oltre a Gallo e Cucchedne Berretti, dove sarà
du annovera anche l’ex
compagno di Antonio
Modena Salvatore BurGallo, altro giovane sardo Fabio Cuccheddu.
rai ed il bomber di Ozieri
acquistato dal direttore
Francesco Virdis, a segno
sportivo brianzolo Mauro Ulizio.
39 volte nelle ultime due stagioni con
Cresciuto nel settore giovanile del la maglia del Savona di Ninni Corda.
Cagliari, nell’ultima stagione Fabio
R.R.
che mostrerà tutto il suo potenziale.»
Anche il Sulcis continua a rivelarsi un buon serbatoio per la cantera
rossoblù.
«Vero. Tra i giovanissimi nazionali abbiamo Fabrizio Casu, Kevin
Congiu, Luca Atzori ed Aly Nader, un
ragazzo di Barbusi. Negli allievi c'è
Daniele Manca di Narcao, mentre con
«Si è trattato di una grande soddisfazione professionale. Sedere su una
panchina di Serie A è l’obiettivo di
tutti coloro che fanno il mio mestiere,
anche se forse questa fortuna è arrivata in un momento non proprio fortunato. Spero che prima o poi possa
accadere di nuovo.»
Quattro pareggi ed una sconfitta:
l’unico, piccolo rimpianto di quell’esperienza è quello di non essere riuscito a provare la gioia dei tre punti.
«Avrei voluto chiudere con una
vittoria, è normale, però l’obiettivo
era quello di portare la squadra alla
salvezza. Mancavano pochi punti, ma
era un momento molto particolare
della stagione. Essere riuscito a raggiungere l’obiettivo prefissato dalla
società è stata per me, comunque, una
bella soddisfazione.»
Il calcio sulcitano non se la passa
bene. L’unico aspetto positivo è la rinnovata attenzione verso i giovani. Più
una necessità che una scelta, forse.
«Sì, questo è vero. Purtoppo il calcio rispecchia l’andamento economico della nostra zona. Vedi le difficoltà del Carbonia, oppure quelle dell’Atletico Narcao. C’è disperazione ed
anche lo sport ne risente.»
Insomma, sarà difficile, a breve,
rivedere un Carbonia come quello che
la vedeva in campo negli anni ‘80?
«Io mi auguro che il Carbonia torni a quei livelli, così come mi auguro, un giorno, di poterlo allenare. è
sempre stato un mio desiderio, ma non
si sono mai verificate le condizioni
perché ciò si avverasse. Peccato. Ora
sto benissimo nel settore giovanile del
Cagliari e non ho alcuna intenzione
di muovermi. Ma un giorno, chissà...
Roberto Rubiu
Oltre seicento atleti hanno partecipato alla terza edizione
Boi e Cauli hanno vinto la “Palmas Corre 2014”
G
iovanni Boi dell’Atletica
Santadi e Giuseppina Cauli
della Valore Salute, Forti
e Veloci, hanno vinto la
terza edizione della Palmas Corre,
1ª tappa del Grand Prix del Sulcis,
inserita nel programma degli eventi dell’Estate di Palmas 2014. La gara, organizzata dall’Associazione Culturale Palmas Vecchio, in collaborazione con la Fidal Sardegna e la
Amministrazione comunale di San
Giovanni Suergiu, ha registrato la partecipazione di circa 600 atleti, 161
tesserati Fidal (126 uomini e 35 donne) e circa 450 non tesserati.
Il nuovo percorso di circa 7 km,
si è sviluppato con partenza ed arrivo nella Piazza Villaggio Palmas
Suergiu. Giovanni Boi ha chiuso la
gara in 24’13”, precedendo di 4”
Massimiliano Nocco della Zitto e
Corri Master Team Carbonia e di 15”
Antonio Cogoni dell’Atletica Iglesias; Giuseppina Cauli ha percorso
i 7 km in 28’43”, precedendo di
1’36” Marisa Cau del Gruppo Pol.
Dil. Assemini e di 1’57” Anna Rita
Zanda dell’Atletica Cortoghiana.
Al termine della gara sono state
effettuate le premiazioni di tutte le
Curreli; del principale sponsor della manifestazione, Giuseppe Carrus,
titolare del supermercato Conad di
Sant’Antioco e del presidente del-
Damiano Boi.
Giuseppina Cauli.
categorie, con la partecipazione del
sindaco Federico Palmas, del vicesindaco Mauro Trullu, degli assessori Valentina Solinas e Sandro Madeddu; dell’ex maratoneta Gianluigi
l’Auser di San Giovanni Suergiu, Sergio Madeddu. Sono stati premiati anche gli atleti più anziani: Luigi Serra
e Rosa Massaiu.
G.P.C.
Massimiliano Corda s’è imposto nel trofeo “Città di Portoscuso”
Adrian Pablo Pasquali.
Luca Genna.
Arriva dal Pescara, formazione di
B2, ha al suo attivo una medaglia
d’oro ai campionati italiani universitari quando militava nelle fila della Roma volley. I due centrali sono
conosciuti nell'ambiente, in quanto
lo scorso anno hanno giocato nel
Volley Iglesias: Valeriano Usai e
Biagio Pasciuta. Valeriano Usai, nonostante il cognome, non è sardo,
essendo nato nel 1987 a Mola di Bari,
198 cm, ha giocato a Tuscania, Gaeta e Molfetta prima di arrivare in
Sardegna; Biagio Pasciuta, 197 cm,
nato a Villingen (D) nel 1977, ha
una lunga carriera sui campi di B1.
Molto potente in battuta al salto, è
giocatore di forte personalità.
vo campionato tra le mura amiche,
sabato 18 ottobre, alle 15.30, contro
la neopromossa Emma Villas Chiusi, una delle più accreditate pretendenti alla promozione in A2. I derby
con il Cagliari Volley e l’Iglesias
Volley, ripescato, che esordirà il 19
ottobre, alle 15.30, sul campo dei
Lupi di Santa Croce Pisa, sono in
programma alla 4ª e alla 6ª giornata,
entrambi in trasferta. Le altre squadre inserite nel girone a 12 sono:
Benassi Alba Cuneo, Sant’Anna Tomcar Torino, Volley Parella Torino,
Pallavolo Saronno, Caloni Agnelli
Bergamo, Bruno Rent Mondovì Cuneo e Volley Segrate 1978 Milano.
Giampaolo Cirronis
A Cattani e Fara il torneo “Città di Carbonia”
S
i è conclusa domenica 10
agosto il 6° torneo di tennis
“Città di Carbonia”, riservato alla terza e alla quarta
categoria maschile e femminile, disputatosi sui campi del Tennis Club
Carbonia, nel centro polivalente di
Via Balilla.
Ad aggiudicarsi il torneo di terza categoria è stato il giovane Riccardo Cattani, portacolori del Tennis Club Su Pranu di Cagliari che ha
superato in finale Davide Piludu con
il punteggio di 6-4, 6-7, 6-2.
Nella finale del torneo riservato
alla quarta categoria, Francesco Fara,
portacolori del Tennis Club Carbonia, ha avuto la meglio nel derby cittadino su Massimiliano Corda, del-
Riccardo Cattani e Davide Piludu.
l’ASD TC Ospedalieri Carbonia, con
il punteggio di 6-3, 3-6, 6-3.
Marco Urru, del Tennis Club Carbonia, si è aggiudicato, in soli due set,
con un netto 6-1, 6-0 su Marco Ardu,
la finale della quarta categoria per
non classificati.
Nelle finali femminili, la bravissima Giulia Bentivegna si è aggiudicata sia la finale della terza categoria con Alba Damele, per 6-0, 6-1,
sia quella di quarta categoria, contro Stella Bianchi, per 6-2, 7-5.
Massimiliano Corda si è aggiudicato il 2° Trofeo “Città di Portoscuso” valido per la categoria 4 NC
e 4.1 maschile, superando in finale
Francesco Fara per 1-6, 6-2, 6-2.
Fabio Murru
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Anno XIX • N° 273 • 31 Agosto 2014
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