Pittori tedeschi a Forio ea Sant`Angelo
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Pittori tedeschi a Forio ea Sant`Angelo
Alla ricerca di tracce Pittori tedeschi a Forio e a Sant’Angelo di Hans Dieter Eheim Traduzione di Nicola Luongo Ernst Bursche - Carciofi / Artischocken Da tempo ero alla ricerca di un bel quadro di fiori. In un grigio pomeriggio invernale scoprii in una galleria di Hannover gli acquarelli di oleandri, carciofi e anemoni che subito mi affascinarono. Era la galleria di Christoph Kühl, la cui origine a Dresda risale agli anni Venti del Novecento. Un periodo in cui “La mostra d’arte Kühl “ diventò una significativa istituzione per gli espressionisti del “Brücke” (il Ponte), in seguito per gli artisti del Realismo e della Nuova Oggettività. Compiaciuto per il mio spontaneo entusiasmo, il gallerista Christoph Kühl mi aiutò a farmi conoscere personalmente il pittore. Lo potevo incontrare a Ischia durante i mesi estivi, molto probabilmente a Forio. Così, più di venticinque anni fa, iniziò una storia che si concluse nel 2006 con una visita al ristorante “La Conchiglia” di Sant’Angelo. Auf Spurensuche Deutsche Maler in Forio und Sant’ Angelo von Hans Dieter Eheim Seit langem hatte ich für mich ein schönes Blumenbild gesucht. An einem grauen Winternachmittag entdeckte ich in einer Galerie in Hannover Aquarelle von Oleander, Artischocken und Anemonen, die mich sofort verzauberten. Es war die Galerie von Christoph Kühl, deren Ursprung im Dresden der 1920er Jahre liegt. Einer Zeit, als dort die „Kunstausstellung Kühl“ zu einer bedeutenden Institution für die „Brücke“ – Expressionisten wurde, später dann für Vertreter des Realismus und der Neuen Sachlichkeit. Erfreut über meine spontane Begeisterung half mir der Galerist , den mir unbekannten Maler der Blumenbilder persönlich kennen zu lernen. Auf Ischia könne ich ihn während der Sommermonate bis weit in den Herbst antreffen, sehr wahrscheinlich in Forio. So begann vor mehr als fünfundzwanzig Jahren eine Geschichte, die 2006 mit einem Besuch des Ristorante La Conchiglia in Sant`Angelo zu Ende ging. La Rassegna d’Ischia 3/2009 19 K. Schneider - Il porto di Sant'Angelo (Hafen in Sant'Angelo) Sant'Angelo - Photo Karl Schneider E. Bargheer - Forio: Maria e il Bar Internazionale (Bar Internazionale mit Maria) G. Helmholz - Strade di Sant'Angelo (Strassen in S. Angelo) H. Purrmann - Il porto d'Ischia (Hafen in Porto d'Ischia) E. Bursche - Veduta di Forio (Blick auf Forio) 20 La Rassegna d’Ischia 3/2009 Ernst Bursche – Un pittore degli uomini e della natura Durante i preparativi del mio viaggio all’Isola Verde avevo letto su una guida d’Ischia notizie sul Bar Maria di Forio, già luogo d’incontro di pittori e di compositori, di scrittori e di registi, che gustavano il vino o il cappuccino sotto un pergolato. Maria Senese, la proprietaria, era la dominatrice assoluta di quel popolo di artisti. Mi recai là appena dopo il mio arrivo nell’autunno del 1982. Un tassista, a cui domandai di Ernst Bursche, così si chiamava il pittore che cercavo, mi indicò la strada con un sorriso: «Sì, Sì, Don Ernesto, naturalmente lo conosco». Lo si poteva incontrare ogni sera al ristorante “Epomeo”. Già il giorno dopo trovai Don Ernesto. Con la schiena curva sedeva davanti a una parete di una stanza che dava sul retro del locale. Vicino al Bar Maria, come se volesse anche allora rivivere la vicinanza dei tempi andati. Bianchi erano i suoi lunghi capelli intorno a una faccia intensamente abbronzata, bianca la camicia ampiamente aperta. Era in piacevole attesa del filetto ordinato. Accanto a lui sua moglie in una distinta posizione eretta. Quando gli spiegai chi ero, da dove venivo, perché lo cercavo e di essere contento di averlo finalmente trovato, rise con una gioia irrefrenabile. «Ma questa è una cosa incredibile». Ripeté diverse volte queste parole, sottolineandole con le sue forti mani. Avevo incontrato Ernst Bursche - un pittore del circolo culturale di Dresda intorno a Otto Dix, di cui fu allievo e anche amico per molti anni. Dipingeva quadri di uomini, di fiori, di montagne frastagliate e gravide di miti, di profondi burroni e di paesaggi costieri. E un nero uccello rapace, precipitato al suolo da un cielo blu pallido. Un uccello morente con le larghe ali aperte, nel mezzo del distretto di caccia di questo mondo. Ernst Bursche, che - come mi raccontò una buona amica - si recava alla Ernst Bursche Ein Maler von Menschen und Natur Zur Vorbereitung meiner Reise auf die „grüne Insel“ hatte ich in einem Ischiaführer über die Bar Maria in Forio gelesen, einem früheren Treffpunkt von bildenden Künstlern und Komponisten, Schriftstellern und Regisseuren, die unter einer Laube ihren Wein oder Cappuchino genossen. Maria Senese, die Besitzerin der Bar, war die unbeschränkte Herrscherin des Künstlervolks. Dorthin begab ich mich kurz nach meiner Ankunft im späten Sommer 1982. Ein Taxifahrer, den ich nach Ernst Bursche, so der Name des von mir Gesuchten,fragte, wies mir mit einem Lächeln den Weg: „Sì,sì, Don Ernesto, naturalmente lo conosco“. Jeden Abend sei er im Ristorante "Epomeo" anzutreffen. Schon am nächsten Tag fand ich „Don Ernesto.“.Mit gebeugtem Rücken saß er vor einer Wand in den hinteren Räumen des Lokals. Nahe der Bar Maria, so, als wollte er die Nähe zu alten Zeiten auch jetzt noch erleben. Weiß war sein langes Haar um ein tief gebräuntes Gesicht, weiß das weit geöffnete Hemd. Er war in freudiger Erwartung auf das bestellte filetto. Neben ihm seine Frau in vornehm-aufrechter Haltung. Als ich ihm erzählte, wer ich bin, woher ich komme, warum ich ihn zu finden suchte und froh sei, ihn schließlich gefunden zu haben, lachte er in unbändiger Freude. „Das ist ja ein dolles sua spiaggia di Forio con una borsa, con dentro sempre una bottiglia di vino. Talvolta portava anche dei carciofi, che collocava sulla sabbia e dipingeva. Un uomo che amava soprattutto le rose, i fiori arancioni di melagrana, i fiori di cactus, di agavi e di oleandri. Spesso i colori dei suoi acquarelli sembravano esplodere. Quelle che trascorremmo insieme furono per me ore preziose. Un giorno mi invitò nella sua casa di campagna tra i vigneti di Forio, in via Chiena. All’ombra della terrazza bevemmo vino delle pendici dell’Epomeo. Guardammo i suoi quadri nell’atelier inondato di luce: con vedute su Forio – uno dei suoi ultimi lavori - e sul massiccio dell’Epomeo, sulle pittoresche insenature e le selvagge formazioni rocciose. E nature morte con grappoli d’uva. In una serena atmosfera parlammo dei suoi anni a Ischia. Talvolta diventava serio, guardava Forio che lontana si stendeva sotto di noi, guardava l’antica cittadina fino a Punta Caruso. Ding.“ Ein ums andere Mal wiederholte er diese Worte, sie mit seinen kräftigen Händen unterstreichend. Ernst Bursche war ich begegnet – einem Maler aus dem Dresdner Künstlerkreis um Otto Dix, dessen Meisterschüler und auch langjähriger Freund er war. Er malte Menschen, und Blumen, mythenträchtige, zerklüftete Berge und tiefe Schluchten und Küstenlandschaften. Und einen schwarzen Raubvogel, der aus einem blassblauen Himmel zu Boden gestürzt war. Ein toter Vogel mit weit ausgebreiteten Flügeln, inmitten des Jagdgeschreis dieser Welt. Ernst Bursche, der – wie mir später eine gute Freundin erzählte - an seinen Sandstrand nahe Forio stets mit einer Tasche, immer darin eine Weinflasche, kam. Gelegentlich brachte er auch Artischocken mit, die er in den Sand setzte und malte. Ein Mensch, der Rosen über alles liebte. Die orangefarbenen Blüten von Granatäpfeln, die Blüten von Kakteen, von Agaven und Oleander. Oft schienen die Farben seiner Aquarelle zu explodieren. Es waren für mich kostbare Stunden, die wir miteinander verbrachten. Eines Tages lud er mich in sein Landhaus in den Weinbergen über Forio, in der via Chiena, ein. Im Schatten einer Terrasse tranken wir Wein von den Epomeo-Hängen. Wir betrachteten seine Bilder in dem lichtdurchfluteten Atelier: mit Blick auf Forio – eine seiner letzten Arbeiten - und das Massiv des Epomeo, auf malerische Buchten und wilde Felsformationen. Und Stilleben mit Weintrauben. La Rassegna d’Ischia 3/2009 21 Una serata con Ernst Bursche che volentieri avrei rivissuta. Ma, quando l’anno successivo percorsi in fretta via Roma e via Cardinale Lavitrano e infine arrivai davanti alla sua casa, le persiane verdi erano chiuse. Karl Schneider, che sapeva prendere la vita per il verso giusto, a Sant’Angelo In uno dei miei primi viaggi a Ischia scoprii, a Casa Garibaldi, la mia pensione a Sant’Angelo, un acquarello, la cui leggerezza e freschezza di colori mi impressionarono. Pochi giorni dopo, in un mattino di primavera, incontrai l’autore del quadro, Karl Schneider, nel suo atelier. Tutto in quell’ambiente ben costruito mi sembrò spartano: i pochi posti a sedere per gli ospiti, il lungo tavolo marrone scuro, accanto al quale lavorava. L’unico ornamento erano gli acquarelli e i disegni a penna alle pareti bianche: vedute della sua casa e del giardino, il piccolo porto di Sant’Angelo e la Torre, il villaggio nella tempesta, i paesaggi dell’isola, una veduta di Santa Maria del Monte a Forio e il pittoresco porto di pe- scatori di Procida - una delle mete preferite del pittore. Quadri, sui quali talvolta con la penna abbozzava delle strutture, cioè delle ordinate trame e un riferimento per colori chiari, suggestivi; il che lasciava intuire la sua professione di architetto. Quello che non dimenticherò mai: la sua laconicità, la sua indifferenza verso possibili acquirenti; quell’uomo alto, di bell’aspetto, sembrava del tutto disinteressato a ciò. Per noi fu l’inizio di una lunga amicizia. Abitava con la sua famiglia in una casa singolare su un pendio ripido presso le Terme Aphrodite-Apollon. Costruita su suo progetto, ispirato all’antico stile architettonico ischitano, con spessi, protettivi muri di tufo, con cupole, archi e soffitti a In heiterer Stimmung sprachen wir über seine Jahre auf Ischia. Zuweilen wurde er ernst, schaute auf das tief unten liegende Forio, über das alte Städtchen hinweg bis zur Punta Caruso. Gern hätte ich mehr solcher Abend mit Ernst Bursche verbracht. Aber als ich im folgenden Jahr erneut die via Cardinale Lavitrano und die via Roma hinaufeilte und schließlich vor seinem Haus stand, waren dessen grüne Fensterläden verschlossen. Karl Schneider Ein Lebenskünstler in Sant`Angelo Bei einer meiner ersten Reisen nach Ischia entdeckte ich in der Casa Garibaldi, meiner Pension in Sant’ Angelo, ein Aquarell, dessen Leichtigkeit und Frische der Farben mich beeindruckten. Wenige Tage später, an einem Frühlingsmorgen, traf ich Karl Schneider, der das Bild gemalt hatte, in seinem Atelier. Alles wirkte spartanisch auf mich in dem Raum: die spärlich aufgestellten Sitzgelegenheiten für Gäste; der lange schmale, dunkelbraune Tisch, an dem er arbeitete. Einziger Schmuck waren Aquarelle und Federzeichnungen an den weißen Wänden: Ansichten seines Hauses und Gartens, der kleine Hafen von Sant` Angelo und der Torre, das Dorf im Sturm, Landschaften der Insel, ein Blick auf Santa Maria del Monte hoch über Forio und den pittoresken Fischerhafen von Procida - eines der Lieblingsziele des Malers. Bilder, auf denen er gelegentlich mit der Feder Strukturen andeutete, gleichsam ordnendes Gefüge und Orientierung für fließende, 22 La Rassegna d’Ischia 3/2009 volta che suscitano un senso di sereno equilibrio. Con terrazze su molteplici piani, collegate da una scalinata elegantemente arcuata. Incontrai un uomo, il cui pensiero era permeato dalla filosofia e dalla mistica dell’Estremo Oriente. Un architetto e un artista, un esteta che amava le donne, il vino e il tango. Un uomo che si creò una vita piena di sensualità e distaccata vicinanza. Spesso abbiamo ascoltato musica sino a tarda notte, discusso di “Dio e il mondo”. Immersi nel silenzio davanti al mare. Ogni tanto abbiamo bevuto anche un po’ troppo del suo ottimo vino rosso. Un uomo a cui restai legato per molti anni, fino alla sua morte. Vedo davanti a me il suo carissimo quadro “Sant’Angelo nella tempesta”, drammatico nella sua composizione, dai cupi colori sgargianti. Con questo dipinto si era liberato definitivamente – tale fu la mia impressione – della sua vita precedente di architetto. stimmungsvolle Farben. Sie ließen seinen Beruf als Architekt erkennen. Was ich niemals vergessen werde: seine Wortkargheit, seinen Gleichmut gegenüber möglichen Kaufabsichten; daran gänzlich desinteressiert schien der große, gutaussehende Mann. Für uns war es der Beginn einer tiefen Freundschaft. Zusammen mit seiner Familie bewohnte er ein einzigartiges Haus an einem Steilhang über der Terme Aphrodite Apollon. Gebaut nach eigenen Entwürfen, orientiert am alten, ischitanischen Baustil. Mit dicken, schützenden Mauern aus Tuffstein, mit Kuppeln und Bögen und gewölbten Decken, die ein Gefühl spannungsvoller Ausgewogenheit entstehen lassen. Mit Terrassen auf mehreren Ebenen, miteinander verbunden durch eine elegant geschwungene Treppe. Ich traf einen Menschen, dessen Denken mit fernöstlicher Philosophie und Mystik verbunden war. Einen Architekten und Künstler, einen Ästheten, der die Frauen liebte, den Wein und den Tango. Einen Mann, der sich ein Leben voller Sinnlichkeit und distanzierter Nähe schuf. Oft bis tief in die Nacht haben wir Musik gehört, über „Gott und die Welt“ diskutiert. Gemeinsam auf das Meer hinaus geschwiegen. Gelegentlich auch ziemlich viel von seinem köstlichen Rotwein getrunken. Ein Mann, mit dem ich über viele Jahre, bis zu seinem Tod, verbunden blieb. Dessen mir liebstes Aquarell „Sant Angelo im Sturm“ ich vor mir sehe: dramatisch in seiner Komposition, düster glühend in seinen Farben. Mit ihm hatte er sich – so mein Eindruck – endgültig von seinem früheren Leben als Architekt befreit. La casa di una donna amante dell’arte Nel frattempo conobbi anche una donna che negli anni Cinquanta lasciò Monaco, per iniziare una nuova vita, del tutto diversa a Sant’Angelo, per amore di un uomo di mare del posto. Mise su una pensione, “Casa Sofia”, che ben presto diventò un centro per ospiti di tutti i Paesi: membri di antiche famiglie nobili europee, diplomatici e giramondo, ma soprattutto scultori e pittori, amici dal tempo in cui lei viveva a Monaco. Dopo i miei primi incontri con artisti come Ernst Bursche e Karl Schneider, questa donna, Dolly Barricelli, mi aprì le porte per nuove scoperte nella mia ricerca di tracce per scrivere un libro sui pittori tedeschi a Ischia. Nella sua pensione, in una posizione stupenda su un pendio scosceso sulla spiaggia dei Maronti, con un’ampia veduta sul mare fino alla costa amalfitana e a Capri, ammirai acquarelli, alcuni dei quali in tecnica mista, e disegni. Spesso ci incontravamo per lunghi colloqui nel salone. Una stanza luminosa, aperta, con larghe invitanti panche. Pavimenti con motivi gialli e blu su fondo bianco. Una stufa azzurro-chiara di maiolica in un angolo. Candelabri antichi su librerie italiane, un comò barocco e quadri. Guardando insieme quei lavori, venni a sapere la storia dei pittori che li avevano realizzati molti anni prima. Scoprii quadri come “Pesce volante” e “Giorgio il pescatore”, che tendeva la rete da rattoppare ad un dito del piede. Acquarelli e litografie di Forio, già luogo d’incontro di artisti. Acquarelli della piazza di Sant’Angelo, della Torre e di un “Veliero al chiaro di luna”. Il villaggio alla luce tenue della primavera e a quella tremolante di un giorno d’estate. Coste rocciose che si ergevano brulle e che bruscamente s’interrompevano. Disegni a penna con il porticciolo e una tipica scena di Das Haus einer kunstliebenden Frau In der Zeit lernte ich auch eine Frau kennen, die in den 1950er Jahren München verließ, um aus Liebe zu einem einheimischen Seemann in Sant’ Angelo ein neues, gänzlich anderes Leben zu beginnen. Sie baute eine Pension - die Casa Sofia – auf, bald ein Zentrum für Gäste aus vielen Ländern : für Angehörige alter europäischer Adelsfamilien, für Diplomaten und Weltenbummler, vor allem aber für befreundete Bildhauer und Maler aus ihrer Münchner Zeit. Nach meinen ersten Begegnungen mit Künstlern wie Ernst Bursche und Karl Schneider öffnete mir diese Frau, Dolly Barricelli, auf meiner Suche nach Bildern für ein Buch über deutsche Maler auf Ischia weitere Türen. In ihrer herrlich gelegenen Pension an einem Steilhang über dem Maronti-Strand, mit weiten Blicken über das Meer bis zur Amalfitanischen Küste und nach Capri, sah ich viele Aquarelle, manche in Mischtechnik, und Zeichnungen. Oft trafen wir uns zu langen Gesprächen im Salone. Ein lichter, offener Raum mit einladenden, breiten Sitzbänken. Bodenfließen mit gelben und blauen Mustern auf weißem Grund. Ein blauweißer Fayenceofen in einer Ecke. Alte Leuchter auf italienischen Bücherschränken, eine bayerische Barockkommode und Gemälde. Beim gemeinsamen Betrachten der Arbeiten erfuhr ich Geschichten über die Künstler, die sie vor vielen Jahren geschaffen hatten. Ich entdeckte Bilder wie „ Fliegender Fisch“ und „Giorgio,der Fischer“, der die Netze beim Flicken zwischen strada dei tempi passati. Dolly Barricelli mi fece notare un particolare nel cosiddetto atelier della sua pensione: un armadio di legno con una decorazione affascinante, nel frattempo un po’ sbiadita, che raffigurava Gennaro, l’asinaio, Zio Giovanni, il pescatore, il cacciatore Crescenzo e la contadina Esterina. Ornavano la pensione opere di artisti che una volta erano vissuti nel villaggio di pescatori: Eduard Bargheer, Helmut Rentschler, Albert Ferenz, Thomas Niederreuther, Hugo Kiessling, Hans-Peter Kirchpfenning, Otto Niesmann, Wernhera Sertüner e Gertrude Helmoltz. Alcuni di questi furono anche ospiti di Casa Sofia. Tutti avevano trovato e raffigurato nelle loro opere la ricchezza d’Ischia: natura e uomini. Tracce sui monti Tra i pittori ce ne fu uno, il già menzionato Ernst Bursche, che avevo conosciuto di persona anni prima. I einen gespaltenen Zeh spannte. Aquarelle und Farblithos von Forio, dem früheren Künstlerort. Aquarelle von Sant‘ Angelos Piazza, dem Torre und einem „Segelschiff im Mondschein“. Das Dorf im milden Licht des Frühlings und im flimmernden Licht eines Sommertages. Sich kahl auftürmende, schroff abbrechende nahe Felsenküsten. Federzeichnungen, die den kleinen Hafen und eine typische Straßenszene aus vergangenen Zeiten zeigen. Auf eine Besonderheit wies mich Dolly Barricelli in dem sogenannten Atelier ihrer Pension hin: einen eingebauten Holzschrank mit einer reizvollen, inzwischen etwas verblichenen Bemalung .Dargestellt waren Gennaro, der Eseltreiber; Onkel Giovanni, der Fischer; der Jäger Crescenzo und die Bäuerin Esterina. Werke von Künstlern schmückten die Pension, die einmal in dem Fischerdorf gelebt hatten: Eduard Bargheer und Helmut Rentschler, Albert Ferenz und Thomas Niederreuther, Hugo Kiessling, Hans-Peter Kirchpfenning und Otto Niesmann, Wernhera Sertürner und Gertrude Helmholtz. Einige von ihnen waren auch Gast in der Casa Sofia. Sie alle hatten den Reichtum von Ischia - Natur und Menschen - gefunden und in ihren Werken dargestellt. Spurensuche in den Bergen Unter den Malern war einer, der schon erwähnte Ernst Bursche, den ich vor Jahren persönlich kennengelernt hatte. Seine Aquarelle und Zeichnungen von Landschaften der Insel und ihrer Bewohner wollte ich dort entdecken, wo er einmal La Rassegna d’Ischia 3/2009 23 suoi acquarelli e disegni di paesaggi dell’isola e dei suoi abitanti volevo scoprirli là dove egli aveva vissuto. Gli abitanti del luogo, a cui avevo chiesto informazioni, mi indicarono Salvatore Mattera che era stato amico dell’artista e abitava a Succhivo. Lo era sempre andato a prendere con il suo microtaxi alla stazione di Napoli in primavera. Spesso si erano recati insieme sulle alture. Poco dopo ci incontrammo al Bar Ponte a Sant’Angelo. Salvatore Mattera sembrava felice di potermi raccontare del periodo con il suo amico. Una mattina d’estate di buon’ora Salvatore col suo microtaxi mi accompagnò in contrade e osterie solitarie. Mi voleva mostrare dei luoghi che gli ricordavano in maniera particolare Ernst Bursche. Durante il tragitto scoprii un prospetto dell’ultima mostra del suo amico nel 1966 al Torrione di Forio. Salvatore teneva ancora infilato dietro il manubrio il catalogo dal tempo sbiadito. Mi riferì che naturalmente possedeva quadri di Bursche, “meravigliosi quadri di fiori”, come mi disse con orgoglio. Avrei potuto ammirarli pochi giorni dopo nella sua casa a Succhivo. Nelle immediate vicinanze, tra i vigneti, avevo fatto visita regolarmente anni prima nel suo atelier a Jürgen Hardtke che, come altri pittori tedeschi, trascorreva i mesi estivi a Ischia; berlinese di nascita, amava i colori delle case dell’antico villaggio di contadini di Panza: il bianco e il blu, il rosa, il giallo e il rosso pompeiano: colori sbiaditi, bruciati. In molti acquarelli ha fissato tali colori. Davanti a un bicchiere di vino parlammo della sua pittura, dei lavori eseguiti. Discutemmo delle composizioni figurative e della simbolistica dei colori. Un colorito sensibilmente distaccato accanto a composizioni ricche di contrasti, improntate ad un espressivo effetto coloristico. Un artista di cui ammirai la costante ricerca di nuove forme di comtrasto con la natura, la spontaneità e la generosità. Ricordi che si ravvivarono in occasione della mia visita a Succhivo. gelebt und gearbeitet hatte. Einheimische danach befragt, wiesen mich auf Salvatore Mattera hin, der in Succhivo wohnte. Er sei ein enger Freund des Künstlers gewesen. Mit seinem Microtaxi habe er diesen im Frühling immer am Bahnhof in Neapel abgeholt. Oft seien sie gemeinsam in die Berge gefahren. Wenig später trafen wir uns in der Bar Ponte in Sant` Angelo. Salvatore Mattera schien glücklich, mir von der Zeit mit seinem Freund erzählen zu können. An einem frühen Sommermorgen fuhr Salvatore mit mir in seinem Microtaxi zu einsam gelegenen Dörfern und Osterias. Orte wollte er mir zeigen, die ihn in besonderer Weise an Ernst Bursche erinnerten. Während der Fahrt entdeckte ich einen Prospekt zur letzten Ausstellung seines Freundes 1986 im Torrione von Forio. Salvatore hatte den längst verblichenen Katalog noch immer hinter das Lenkrad geklemmt. Er ließ mich wissen, dass er naturalmente Bilder von Ernst Bursche besitze „wunderschöne Blumenbilder“, wie er mir voller Stolz sagte. Wenige Tage später konnte ich sie in seinem Haus in Succhivo bewundern. Ganz in der Nähe, in Weinbergen gelegen, hatte ich Jahre zuvor regelmäßig Jürgen Hardtke in seinem Atelier besucht, der wie andere deutsche Maler die Sommermonate auf Ischia verbrachte. Der gebürtige Berliner liebte die Farben der Häuser im alten Bauerndorf Panza: das Weiß und Blau, das Rosa, Gelb und Pompejirot – verblichene, ausgebrannte Farben. In vielen Aquarellen hat er sie festgehalten. Bei einem Glas Wein sprachen wir über seine Malergebnisse vom vergangenen 24 La Rassegna d’Ischia 3/2009 Il Bar Ponte fu anche il luogo di un altro incontro con un uomo che finì a notte fonda a Panza. Dopo una poco piacevole telefonata a Berlino da una cabina telefonica -in quel tempo ancora l’unica possibilità che il Comune offriva ai suoi ospitisentii il bisogno di bere una grappa. Cominciai a parlare con una persona del posto che già dopo pochi minuti mi rese partecipe delle sue numerose avventure con le turiste, in prevalenza con quelle dei Paesi nordici. Per imprimere al discorso una svolta, gli parlai di Ernst Bursche che aveva vissuto a lungo a Ischia e vi era stato felice. Con mia sorpresa, l’uomo di bassa statura, di bell’aspetto, reagì subito: lo aveva conosciuto bene, talvolta lo aveva visto in un vecchio casale lontano da Sant’Angelo. E lui era in possesso di molti quadri appesi alle pareti della sua casa a Panza. Nel frattempo bevemmo parecchie grappe. E tuttavia decidemmo di recarci a casa sua. La visione dei quadri non consentiva alcun rinvio. Dopo un viaggio spericolato raggiungemmo Tag und über begonnene Arbeiten. Wir diskutierten über Bildkompositionen und die Symbolik von Farben. Sensibel abgestuftes Kolorit neben kontrastreichen Kompositionen, die sich an expressiver Farbgebung orientierten. Ein Künstler, dessen ständige Suche nach neuen Formen der Auseinandersetzung mit der Natur, dessen Spontaneität und Großzügigkeit ich bewunderte. Erinnerungen, die bei meinem Besuch in Succhivo wieder lebendig wurden... Die Bar Ponte war auch das Lokal für eine weitere Begegnung mit einem Mann, die tief in der Nacht oberhalb von Panza endete. Nach einem wenig erfreulichen Ferngespräch mit Berlin von der Telefonzelle aus - in der Zeit noch die einzige Möglichkeit, welche die Gemeinde ihren Gästen bot, hatte ich das Bedürfnis nach einem Grappa. Dabei kam ich mit einem Einheimischen ins Gespräch, der mich schon nach wenigen Minuten an seinen offenbar reichen Erfahrungen mit weiblichen Gästen, vornehmlich aus nördlichen Ländern, teilhaben ließ. Um der Unterhaltung eine andere Wendung zu geben, erzählte ich ihm von Ernst Bursche, der lange auf der Insel gelebt hatte und hier glücklich war. Zu meiner Überraschung reagierte der kleine, gutaussehende Mann sofort: Er habe ihn gut gekannt, manchmal habe er ihn in einem alten Bauernhaus fern von Sant` Angelo gesehen. Und er sei im Besitz vieler Bilder, die in seinem Haus in den Bergen oberhalb von Panza hingen. Inzwischen hatten wir beide mehrere Grappa getrunken. Und doch beschlossen wir, noch am späten Abend dorthin zu fahren. Die Besichti- la nostra meta. Ancora oggi ho davanti agli occhi i colori e i paesaggi di quegli acquarelli. Purtroppo - per colpa della grappa - i ricordi si sono un po’ sbiaditi. Anche della casa non rammento molto. L’Hotel Conte alla Torre – Una casa per artisti Durante le mie prime visite a Sant’Angelo trascorrevo la prima sera alla Torre per ammirare da lì il tramonto del sole. Un giorno scoprii opere di Ernst Bursche nell’Hotel ai piedi della Torre. Una larga parete all’estremità della sala da pranzo mi si illuminò davanti. Guardai vedute del villaggio, di morbide colline, di bizzarre cime di monti, di profondi burroni. Ma furono soprattutto i disegni a carbone di abitanti del posto che mi affascinarono immediatamente. Lessi i loro nomi che il pittore aveva fissati con una scrittura amorevolmente accurata alla base dei suoi fogli. Volevo conoscere il proprietario di quei quadri di valore. Il cameriere, a cui lo avevo domandato, pronunciò ad alta voce un nome in direzione della camera contigua. Udii un tranquillo, melodioso “Sì”. E alcuni minuti dopo sentii dei passi lenti. Un uomo leggermente curvo mi venne incontro: Michele Zunta, il proprietario dell’albergo. Con un sorriso gentile, ma distaccato, mi domandò che cosa volessi. Quando si rese conto che il mio desiderio era di saperne di più su quei quadri appesi alla parete di fronte, i suoi occhi cominciarono a brillare. Con passi rapidi mi accompagnò ai dipinti ad olio, agli acquarelli e ai disegni. Gli occhi della mia “guida alla mostra” diventarono ancora più scuri e brillarono in maniera radiosa, quando iniziò a raccontare. Ernst Bursche era stato un uomo meraviglioso, amato da tutti. Per qualche anno aveva vissuto a Sant’Angelo. Come altri pittori, nell’Hotel Conte, ma prevalentemente sulla Torre in una specie di abitazione trogloditica gung duldete keinen Aufschub. Nach einer wilden Fahrt im Microtaxi erreichten wir unser Ziel. Noch heute habe ich die Farben und Landschaften der Aquarelle vor Augen. Leider – grappabedingt – etwas verschwommen. Auch an das Haus kann ich mich kaum mehr erinnern. Hotel Conte am Torre Ein zu Hause für Künstler Während meiner ersten Besuche von Sant´Angelo verbrachte ich die frühen Abende oft auf dem Torre, um von dort die Sonnenuntergänge zu erleben. Dabei entdeckte ich eines Tages Werke von Ernst Bursche im Hotel Conte am Fuß des Torre. Eine breite Wand am Ende des Speisesaals leuchtete mir entgegen. Ich blickte auf Ansichten des Dorfes, von sanften Hügeln, bizarren Berggipfeln und tiefen Schluchten. Aber vor allem waren es Kohlestiftzeichnungen von Einheimischen, die mich unmittelbar faszinierten. Ich las ihre Namen, die der Maler in liebevoll–sorgfältiger Schrift am unteren Ende seiner Blätter festgehalten hatte. Den Eigentümer dieser Kostbarkeiten wollte ich kennenlernen. Der von mir befragte Kellner rief einen Namen in die angrenzenden Räume. Ich vernahm ein ruhiges, wohlklingendes Sì. Und einige Minuten später hörte ich langsame Schritte. Ein leicht gebeugter Mann kam auf mich zu: Michele Zunta, der Hotelbesitzer. Mit einem freundlich-distanzierten Lächeln fragte er mich, was ich denn wolle. Als er meinen Wunsch del contadino Francesco Del Deo, chiamato Ciubirro. Di sera si sedeva quasi sempre all’angolo del Ridente e beveva il suo vino rosso. Di tutti aveva fatto il disegno o il ritratto: pescatori e mulattieri e vignaioli: la gente appunto di Sant’Angelo e dei borghi vicini. E, mentre lo faceva, rideva molto. Ma Michele mi fece vedere altri quadri che per me potevano essere interessanti. Innanzitutto un ritratto del pittore svizzero Ulrich Schmid eseguito da Ulrich Neujahr di Berlino. Ambedue erano ospiti abituali del Conte nei mesi estivi ed erano amici. Mi mostrò delle xilografie dell’antico villaggio di pescatori incise dal berlinese e - particolarmente espressiva - quella di Stalino, il famoso proprietario all’ingresso di Cavascura. Anche acquarelli in colori a tempera che riflettevano tutto lo splendore mediterraneo dell’isola. Mentre eravamo seduti davanti all’albergo, sorseggiando un cappuccino, mi raccontò del pittore russo vernahm, über die Bilder an der Wand gegenüber mehr zu erfahren, begannen seine Augen zu strahlen. Mit raschen Schritten begleitete er mich zu den Ölbildern, Aquarellen und Zeichnungen. Die Augen meines „ Ausstellungsführers“ wurden noch dunkler. Und sie leuchteten in warmem Schmelz, als er zu erzählen begann. Ernst Bursche sei ein wunderbarer Mensch gewesen, den alle liebten. Für einige Jahre habe er in Sant` Angelo gelebt. Wie andere Künstler im Hotel Conte, überwiegend aber in einer Art Höhlenwohnung auf dem Torre beim Bauern Francesco del Deo, genannt Ciubirro. Abends habe er fast immer am Ridente-Eck gesessen und seinen Rotwein getrunken. Alle habe er gezeichnet und gemalt: die Fischer und Maultierführer und Weinbauern; die Menschen eben von Sant’ Angelo und den umliegenden Dörfern. Dabei habe er viel gelacht. Dann führte er mich zu anderen Bildern, die für mich interessant sein könnten. Zunächst zu einem Porträt des Schweizer Malers Ulrich Schmid, das von Ulrich Neujahr aus Berlin stammte. Beide waren während der Sommermonate regelmäßige Gäste im Conte und miteinander befreundet. Er zeigte mir Holzschnitte des Berliners vom alten Fischerdorf und – besonders eindrucksvoll - von Stalino, dem berühmten Tavernenbesitzer am Eingang zur Cava Scura. Auch Aquarelle in Temperafarben, die alle mediterrane Heiterkeit der Insel versprühten. Während wir bei einem Cappuccino vor dem Hotel saßen, erzählte er mir von dem russischen Maler Arkady Kusmin. La Rassegna d’Ischia 3/2009 25 Arkady Kusmin. Nato a Mosca, lasciò per sempre la sua patria dopo lo scoppio della Rivoluzione. A Parigi trascorse anni assai formativi sul piano artistico, che si conclusero bruscamente con lo scoppio della seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni Cinquana trovò a Sant’Angelo una nuova casa. Per due decenni abitò d’estate principalmente nella Conchiglia di Agnesina, poi dal capitano Valerio ai piedi della Torre. Di solito consumava la prima colazione nell’Hotel Conte. Insieme con sua moglie, la nota fotografa Regina Relang, sedeva sempre allo stesso angolo a destra dell’ingresso. Ogni mattina, insieme con il pane, il burro e la marmellata, metteva in un bicchiere anche tre uova sode. L’artista, all’apparenza piuttosto riservato, indossava sempre un foulard rosso e un berretto a larghe falde per proteggersi dal sole. Volli alla fine ancora sapere se lui, come altri, avesse dipinto prevalentemente nella piazza, sul mare, nei vicini dirupi o sulle colline circostanti. No, Kusmin aveva lavorato quasi sempre sulla grande terrazza del suo domicilio estivo. Lì erano state eseguite la maggior parte dei quadri. Purtroppo Michele non possedeva alcun originale, ma mi poté mostrare un piccolo catalogo, apparso alcun i anni dopo la morte di Kusmin nel 1974. Poche le raffigurazioni che vidi, ma la loro gioia di vivere tipica del Sud mi suscitò una forte impressione. Monti irradiati dal sole diventavano piramidi color arancio, le case blocchi di colori, il sole in Bar Ridente e ristorante Pescatore – Vita sulla piazza Dopo le mie visite in Casa Schneider, Casa Sofia e Hotel Conte, le mie tappe successive furono il bar Ridente e il ristorante Pescatore, due locali con una ricca storia. L’angolo del Ridente| Qui si sono seduti tutti: pittori e scultori, giornalisti e scrittori. Come Lothar Diez di Monaco, lo scultore col basco sulla piazza e con la paglietta sulla spiaggia. Pittori e altri artisti che avevano una corte come dei principi. Entrando nel bar mi guardava il leggendario pescatore, “Giovanni il grande pescatore", con un’espressione lievemente sardonica. Il donnaiolo, nella sua camicia di un blu sgargiante, le forti braccia conserte davanti al petto, i cui funerali molti anni fa “sarebbero stati degni di onorare un vescovo” - così una giornalista in un giornale della Germania meridionale. Il suo ritratto appeso alla parete sorvegliava fra i tavoli dei giocatori di carte. Quando chiesi a Peppino, il proprietario, il permesso di fotografare il dipinto, sul suo volto si manifestò Geboren in Moskau, verließ er nach Ausbruch der Revolution seine Heimat für immer. In Paris verbrachte er künstlerisch prägende Jahre, die mit dem Ausbruch des zweiten Weltkrieges jäh endeten. Anfang der 1950er Jahre fand er dann in Sant`Angelo eine neues zu Hause. Zwei Jahrzehnte lang wohnte er im Sommer zunächst bei Agnesina im Conchiglia, später dann beim Capitano Valerio direkt am Fuß des Torre. Zum Frühstück kam er gewöhnlich ins Conte. Gemeinsam mit seiner Frau, der bekannten Fotografin Regina Relang, saß er immer in derselben Ecke rechts neben dem Eingang. Zu einem Butterbrot mit Marmelade gehörte jeden Morgen auch ein Glas mit drei hartgekochten Eiern. Der eher verschlossen wirkende Künstler trug stets ein rotes Halstuch und zum Schutz gegen die Sonne einen breitkrempigen Hut. Ob er, wie andere, überwiegend auf der Piazza, am Meer, in den nahen Schluchten und auf den umliegenden Hügeln gemalt habe, wollte ich schließlich noch wissen. Nein, Kusmin habe fast immer auf der großen Terrasse seines sommerlichen Domizils gearbeitet. Dort seien die meisten Bilder entstanden. Leider besitze er selbst keine Originale. Aber er könne mir einen kleinen Katalog zeigen, der einige Jahre nach dem Tod von Kusmin 1974 erschienen sei. Wenige Abbildungen, die ich sah, doch ihre südliche Lebensfreude beeindruckte mich. Sonnenüberstrahlte Berge wurden zu orangefarbenen Pyramiden, die Häuser zu Farbblöcken, die Sonne in grünen oder lilafarbenen Himmeln. Und Stilleben mit Fischen, Vasen und Krügen. 26 La Rassegna d’Ischia 3/2009 cieli verdi o color lilla. E nature morte con pesci, vasi e brocche. Con molta gioia seguii il racconto di Michele Zunta. Alla fine l’uomo molto gentile mi sorprese con un libro degli ospiti riccamente decorato: storia dell’albergo, ma anche di Sant’Angelo come meta di artisti da lunghi anni. Quando, nel salutarci, mi diede la mano, percepii una netta sensazione: avevo incontrato un uomo che desideravo avere per amico. Voller Freude folgte ich der Erzählung von Michele Zunta. Zum Schluss überraschte mich der liebenswürdige Mann noch mit einem reich verzierten Gästebuch: Geschichte des Hotels, aber auch von Sant` Angelo als einem langjährigen Ziel für Künstler. Als er mir zum Abschied seine Hand gab, fühlte ich: Ich war einem Menschen begegnet, den ich zum Freund haben möchte. Bar Ridente und Ristorante Pescatore Leben auf der Piazza Nach meinen Besuchen in der Casa Schneider, der Casa Sofia und dem Hotel Conte waren meine nächsten Ziele die Bar Ridente und das Ristorante Pescatore, zwei Lokale mit reicher Geschichte. Die Ecke am Ridente! Hier haben sie alle gesessen: die Maler und Bildhauer, die Journalisten und Schriftsteller. Wie Lothar Dietz aus München, der Bildhauer mit der Baskenmütze auf der Piazza und mit dem Strohhut am Strand. Maler und andere Künstler, die Hof hielten wie Fürsten. Beim Betreten der Bar schaute mir der legendäre Fischer „Giovanni, il grande pescatore“ mit einem leicht verschmitzten Gesichtsausdruck entgegen. Der Frauenheld in leuchtend blauem Hemd, die kräftigen Arme vor der Brust verschränkt, dessen Begräbnis vor vielen Jahren „einem Bischof zur Ehre gereicht hätte“ – so eine Journalistin in einer süddeutschen Zeitung. Sein Porträt hing an der Wand zwischen den Tischen un lieve sorriso. Naturalmente lo potevo fare, meglio fuori al sole; le sedie davanti ai tavolini erano certamente un buon appoggio. Per compensare, per così dire, il mio sforzo fotografico per il grande pescatore, l’ultimo “senza motore”, Peppino mi invitò ad accompagnarlo alla sua abitazione privata situata sopra il bar. Mi voleva mostrare soprattutto un quadro che un ospite berlinese, un amico del pittore Werner Gilles, aveva dipinto molti decenni prima sulla piazza. Era Werner Schulz, cugino di una dottoressa di Berlino, la quale più di venticinque anni fa mi aveva raccomandato Sant’Angelo per le sue benefiche acque termali. Il bar Ridente di fronte al ristorante Pescatore. Qui Dolly Barricelli, come mi raccontò una volta, durante i suoi primi anni a Sant’Angelo aveva trascorso ore meravigliose. Alla luce delle candele e delle lampade a carburo dei pescatori di calamari e alla musica dei dischi del grammofono ballava il tango coi pescatori e i pittori fino notte inoltrata. Paolo, un figlio del proprietario del Pescatore, mi offrì subito il suo aiuto quando gli parlai della mia ricerca di quadri. Lui aveva un acquarello di Ernst Bursche. Amava Don Ernesto e collezionava i suoi quadri. Mentre serviva i clienti, osservai i dipinti alle pareti delle stanze alte e ben arredate. Quadri di Ernst Bursche e di altri pittori, ma anche foto di Werner Gilles, che sedeva su una scala fumando la pipa; e foto ingiallite dell’antico borgo di pescatori, della piazza di cinquant’anni prima e di persone mentre trasportavano botti di vino sulle loro navi, che in quel periodo arrivavano sino alla costa ligure. Poco dopo, i lavori di Ernst Bursche da me prescelti - Vedute del porto d’Ischia e del Castello Aragonese - furono staccati dalla parete e portati fuori. Mentre li fotografavo, essi brillavano nella luce meridiana autunnale nei toni blu, come li amo. Alla ricerca di un pittore del mitico Werner Gilles Nel frattempo, nella mia ricerca di artisti che avevano scoperto Sant’Angelo anni prima e che lasciarono con le loro opere testimonianze di un tempo passato, mi sono imbattuto spesso in situazioni sorprendenti. Ma ce ne fu uno in particolare, intorno alla cui vita e ai suoi quadri circolano molte storie: Werner Gilles, un pittore di temi mitologici, pieni di simbolismo e mistica. Uomini e natura dell’isola, soprattutto di Sant’Angelo con la Torre, non lo avevano mai lasciato in pace - così avevo letto su di lui. La mia ricerca dei suoi dipinti sfociò in un viaggio colmo di avventure e scoperte insospettate. Esso diventò un viaggio nel mondo enigmatico, appagante di questo artista. Da Dolly Barricelli, la mia sorprendente ospitante e amica, avevo sentito il der Kartenspieler. Als ich Peppino, den Besitzer, um Erlaubnis bat, das Gemälde fotografieren zu dürfen, zeigte sich in seinem Gesicht ein leichtes Lächeln. Natürlich könne ich dies tun, am Besten draußen in der Sonne, die Stühle vor den kleinen Tischen seien dafür sicher eine gute Stütze. Gleichsam als Lohn für mein fotografisches Bemühen um den großen Fischer, den letzten senza motore - mit einem Boot ohne Motor, lud er mich danach ein, ihn in seine über dem Cafe gelegene Privatwohnung zu begleiten. Er wolle mir noch ein Bild zeigen, welches ein Berliner Gast, ein Freund von Werner Gilles, vor langer Zeit auf der Piazza gemalt hatte. Es war Werner Schulz, der Vetter einer Berliner Ärztin, die mir vor mehr als fünfundzwanzig Jahren Sant’ Angelo wegen seiner heilbringenden Thermalbäder empfohlen hatte. Der Bar Ridente gegenüber das Ristorante Pescatore. Hier hatte Dolly Barricelli, wie sie mir einmal erzählte, während ihrer ersten Jahre in Sant`Angelo herrliche Stunden verbracht. Im Schein von Kerzen und Karbidlampen der Tintenfischer und nach der Musik von Grammofonplatten tanzte sie mit den Fischern und Malern Tango bis tief in die Nacht. Paolo, ein Sohn des Inhabers des Pescatore, bot mir sofort seine Hilfe an, als ich ihm von meiner Bildersuche, berichtete. Er habe Aquarelle von Ernst Bursche. Er liebe Don Ernesto, und er sammle seine Werke. Während Paolo noch Gäste bediente, betrachtete ich die Bilder an den Wänden der hohen, schön gestalteten Räume. Bilder von Ernst Bursche und anderen Malern, auch Aufnahmen von Werner Gilles, der Pfeife rauchend auf einer Treppe saß. Und vergilbte Fotos des alten Fischerdorfes, der Piazza vor fünfzig Jahren und der Einwohner beim Transport von Weinfässern auf ihre Schiffe, die in der Zeit bis zur ligurischen Küste fuhren. Wenig später waren die von mir ausgewählten Arbeiten von Ernst Bursche - Ansichten des Hafens von Porto und des Castello Aragonese in Ponte - von den Wänden abgehängt und nach draußen getragen. Während ich sie fotografierte, leuchteten sie in der herbstlichen Mittagssonne: in den Blautönen, wie ich sie liebe. Auf der Suche nach einem Maler des Mythischen - Werner Gilles Inzwischen war ich bei meiner Suche nach Künstlern, die vor vielen Jahren für sich Sant` Angelo entdeckt hatten und mit ihren Werken Zeugnisse einer vergangenen Zeit hinterließen, oft Überraschendem begegnet. Aber da war noch einer, um dessen Leben und Bilder sich viele Geschichten ranken: Werner Gilles. Ein Maler von mythologischen Themen, voller Symbolik und Mystik. Menschen und Natur der Insel, vor allem Sant‘ Angelo mit dem Torre, hätten ihn nie zur Ruhe kommen lassen - so hatte ich inzwischen über ihn gelesen. Meine Suche nach seinen Gemälden geriet zu einer Reise voller Abenteuer und unerwarteter Entdeckungen. Sie wurde zu einer Reise in die rätselhafte, beglückende Welt dieses Künstlers. Von Dolly Baricelli, meiner beeindruckenden Gastgeberin und Freundin, hatte ich zum ersten Mal seinen Namen gehört. Mit leiser Stimme und ernsten Augen hatte sie mir bei einem La Rassegna d’Ischia 3/2009 27 suo nome per la prima volta. A bassa voce e occhi seri mi parlò, in occasione di una mia visita nell’inverno 1997-98, del suo primo incontro con lui mezzo secolo prima. Con il pittore che spesso sedeva all’ “angolo di pietra” del Ridente beveva il suo vino e rivolgeva lo sguardo alla Torre. I ricordi di Dolly mi affascinavano. E di nuovo mi misi alla ricerca delle tracce. Parecchie persone del posto mi avevano nominato delle famiglie, che erano orgogliose della loro amicizia con l’artista e nelle cui case aveva vissuto nel corso di molti anni. La Villa Serena e i suoi proprietari venivano menzionati di continuo. Anche un certo Sergio, che certamente conoscevo, poiché s’incontra sempre sul posto, soprattutto sulla piazza. Qualche anno dopo, durante un nuovo soggiorno sul tardo inverno, mi riuscì finalmente di parlare con un componente della famiglia Serena, il figlio più grande. L’uomo stava su una scala, piegato su un muro, per ripararlo dai danni dell’inverno e delle ultime tempeste. La sua risposta fu deludente: no, la sua famiglia non possedeva alcun quadro di Werner Gilles. Li aveva già da tempo dati via o venduti. Non sapeva dove fossero andati a finire. E l’uomo continuò a mettere a posto il muro. Profondamente deluso dalla sua risposta ero in procinto di rassegnarmi. Ma il pensiero non mi lasciava in pace: una ricerca delle tracce senza aver trovato i quadri di quel pittore che in essi catturò Sant’Angelo come forse nessun altro? Raccontai a Michele Zunta delle mie ricerche fino allora vane. Dopo qualche indugio mi nominò Sergio, il proprietario del bar “La Brezza”, attaccato alla Torre. Un angolo sul mare, che è sempre impetuoso e naturale. Aveva sentito che Sergio possedeva alcuni originali del famoso pittore e che anche lui voleva finalmente vedere. Così ambedue ci mettemmo alla ricerca dell’uomo. Più volte ci fermammo davanti all’ingresso socchiuso del suo bar. Ma una sera la cosa si realizzò. Da un edificio illuminato Besuch im Winter 1997/98 von ihrer ersten Begegnung mit ihm in den 1950er Jahren erzählt. Mit dem Mann, der oft im „steinernen Winkel“ des Ridente saß, seinen Wein trank und auf den Torre blickte. Dollys Erinnerungen faszinierten mich. Und von Neuem begab ich mich auf Spurensuche. Mehrere Einheimische hatten mir Familien genannt, die stolz auf ihre Freundschaft mit dem Künstler waren, und in deren Häusern er im Laufe der vielen Jahre gelebt hatte. Die Villa Serena und ihre Besitzer wurden immer wieder erwähnt. Auch ein gewisser Sergio, den ich doch sicher kennen würde, da er ständig irgendwo im Dorf, vor allem auf der Piazza, anzutreffen sei. Einige Zeit danach, während eines neuerlichen Aufenthalts im späten Winter, gelang es mir schließlich, mit dem ältesten Sohn der Familie der Villa Serena zu sprechen. Der Mann stand auf einer Leiter, über eine Mauer gebeugt, um Schäden von den letzten, ungewöhnlich heftigen Stürmen auszubessern. Seine Antwort war ernüchternd: Nein, seine Familie habe keine Bilder von Werner Gilles. Alle habe sie bereits vor langer Zeit weggegeben oder verkauft. Er wisse auch nicht, wo im Ort welche zu finden seien. Dann fuhr der Mann fort, an der Mauer zu reparieren. Tief enttäuscht von seiner Antwort war ich dabei, zu resignieren. Doch der Gedanke ließ mich nicht zur Ruhe kommen. Eine Spurensuche, ohne Werke jenes Malers gefunden zu haben, der Sant’ Angelo in ihnen einfing, wie kaum ein anderer? Ich erzählte Michele Zunta von meinen bisher vergeblichen 28 La Rassegna d’Ischia 3/2009 fiocamente risuonò, dopo aver gridato più volte il suo nome, dapprima con un certo indugio, poi in maniera più forte, un “sì”. Qualche minuto dopo apparve finalmente Sergio, che aspettava con molta impazienza. Con un sorriso leggermente imbarazzato ci condusse nel suo domicilio serale. Invece di soffermarci prima al bar per una bibita, ci accompagnò subito per una ripida scala di legno sopra nelle sue “stanze private”, come ci tenne a dire. Alla fine potemmo spiegargli la nostra richiesta. E quell’uomo nel suo pullover giallo brillante e calzoni lunghi, blu scuri, che appariva all’inizio mezzo addormentato, all’improvviso sembrò sveglissimo. Sì, aveva quei quadri, anche nella sua casa al villaggio, di fronte alla pizzeria Pasquale. Naturalmente ce li avrebbe mostrati. In una delle successive sere sarebbe stato possibile. Ma ciò doveva avvenire prima del tramonto del sole, in modo che potessimo vedere i loro colori alla luce naturale. Bemühungen. Nach einigem Zögern nannte er den Namen von Sergio, dem Inhaber der Bar La Brezza, dicht am Torre gelegen. Einem Winkel am Meer, der noch immer wild und ursprünglich ist. Er habe gehört, dieser besitze einige Originale des berühmten Malers, auch er wolle sie endlich sehen. So begaben wir uns gemeinsam auf die Suche nach dem Mann. Mehrmals standen wir vor dem verschlossenen Eingang zu seiner Bar. Doch an einem Abend ereignete es sich: Aus einem der Räume des matt erleuchteten Gebäudes ertönte nach mehrfachem Rufen seines Namens zunächst zögerlich, dann kräftiger ein Si. Einige Minuten später tauchte endlich Sergio auf, der voller Ungeduld erwartete. Mit leicht verlegenem Lächeln führte er uns in seine abendliche Bleibe. Statt zunächst für ein Getränk an der Theke zu verweilen, bat er uns sofort über eine steile Holztreppe nach oben - in seine „privaten Räume“, wie er bemerkte. Endlich konnten wir ihm unser Anliegen erklären. Und plötzlich wurde der zunächst etwas verschlafen wirkende Mann in leuchtend-gelbem Pullover und langer, dunkelblauer Hose hellwach. Ja, er habe solche Bilder; auch in seinem Haus im Dorf, der Pizzeria Pasquale gegenüber. Natürlich werde er sie uns zeigen. An einem der nächsten Abende wäre es möglich. Aber es müsse noch vor Sonnenuntergang sein, damit wir ihre Farben bei natürlichem Licht sehen könnten. Hocherfreut verließen Michele Zunta und ich La Brezza. Soddisfattissimi, Michele Zunta ed io lasciammo “La Brezza”. Con impazienza crescente e in gioiosa attesa salimmo tre giorni dopo di nuovo le scale di legno nel bar. Sergio, con un sorriso molto eloquente, dispose su un tavolo velocemente liberato i suoi tesori. Una natura morta floreale di Kusmin, il pittore russo, in colori scuri, armonici. E poi quadri di Werner Gilles: li mostrò sul tavolo, che gli ultimi raggi del sole al tramonto sfiorava; dopo una composizione coloristica astrale, un acquarello di Sant’Angelo in una prospettiva insolita, abbastanza alterata e veduta sulla torre. Vista e dipinta durante uno dei voli di fantasia del pittore: questa era la supposizione di Sergio. Questi, durante la sua presentazione, era gioiosamente eccitato, continuava a guardarmi con i suoi occhi scuri. Ma sembrava sempre più irritato dal mio riserbo nel guardare i quadri. E quando ci accomiatammo in silenzio, sulla sua faccia non c’era più gioia né sorriso. Sulla strada per l’argine che conduce alla piazza, al mio amato angolo del “Ridente”, mi ricordai dei racconti di gente del luogo riguardanti le numerose falsificazioni dei quadri di Werner Gilles. E d’un tratto mi resi conto: la mia ricerca del misterioso artista si protrarrà ancora a lungo. La Villa Serena d’inverno, il bar La Brezza in primavera: tempi di speranza, di delusione. Era infine autunno, quando Dolly Barricelli aprì un’altra porta della mia perplessità. Dovevo recarmi in Casa Giuseppina e parlare con la proprietaria. La signora Iacono era da decenni un’appassionata collezionista di lavori di artisti che avevano vissuto una volta a Sant’Angelo. Si vociferava ogni tanto di un “cassone con un tesoro” che lei apriva soltanto dopo lunghe sollecitazioni e solo per amici del tutto particolari e fidati. In esso si trovavano anche opere di Werner Gilles, di ciò lei era sicurissima. Lo stesso giorno ancora, all’imbrunire, ero alla reception di Casa Celestino e domandai della signora. Con un misto di sorriso di routine Mit wachsender Ungeduld und voller Vorfreude kletterten wir drei Tage später erneut die Holztreppe in der Bar nach oben. Sergio breitete auf einem rasch frei geräumten Tisch mit vielsagendem Lächeln seine Schätze aus. Ein Stilleben mit Blumen von Kusmin, dem russischen Maler, in dunklen, harmonischen Farben. Und dann Bilder von Werner Gilles. Er zeigte sie auf dem Tisch, den letzte Strahlen der untergehenden Sonne streiften: nach einer abstrakten Farbkomposition ein Aquarell von Sant‘ Angelo in ungewöhnlicher, seltsam verzerrter Perspektive und Sicht auf die Erde. Während eines Fantasiefluges gesehen und gemalt – so die Vermutung von Sergio. Dieser war während seiner Präsentation zunächst freudig erregt, blickte mich immer wieder mit seinen dunklen Augen an. Doch zunehmend schien er irritiert von meiner Zurückhaltung beim Betrachten der Bilder. Und als wir uns schweigend verabschiedeten, war keine Freude, kein Lächeln mehr in seinem Gesicht. Auf dem Weg über den Damm zurück zur Piazza, zu meiner geliebten Ecke am Ridente, erinnerte ich mich an Erzählungen von Einheimischen über zahlreiche Fälschungen der Werke von Werner Gilles. Und mit einem Mal fühlte ich: Meine Suche nach den künstlerischen Spuren des geheimnisvollen Malers würde vielleicht noch lange weitergehen. Die Villa Sirena im Winter, die Bar La Brezza im Frühling: Zeiten der Hoffnung, der Enttäuschung. Es wurde schließlich Herbst, als Dolly Barricelli mir in meiner Ratlosigkeit e una leggera diffidenza, mi venne incontro una donna giovane, dai capelli neri. Insomma cosa volevo, la signora non c’era, stava nella sua casa a Succhivo. Io le spiegai che cercavo quadri di Werner Gilles. Degli amici mi avevano detto che la signora ne possedeva alcuni. Perciò ero lì, pieno di speranze, lei poteva aiutarmi. Furono necessari ulteriori e ripetuti chiarimenti, finché la donna alla fine ammise: sì, lì c’erano quei quadri e lei stessa ne possedeva i più belli della collezione. La sua confessione mi sbalordì, nel contempo la mia speranza crebbe. E nei miei occhi dovette apparire immediatamente un’espressione di grande nostalgia giacché la donna all’improvviso, senza perdere un’altra parola, si diresse in fretta sopra per ritornare un minuto dopo con un quadro sotto il braccio. Lo appoggiò alla spalliera di una poltrona nel foyer. Alla vista del quadro mi mancò il respiro. Sant’Angelo, La Torre, i monti, il mare: soluzione della percezione dell’artista, del vissuto in nuove forme e colori. In una eine weitere Tür öffnete. Ich solle doch zur Casa Celestino gehen und mit der Besitzerin sprechen. Signora Iacono sei seit Jahrzehnten eine passionierte Sammlerin der Arbeiten von Künstlern, die früher in Sant’ Angelo gelebt hätten. Von einer „Schatztruhe“ werde gelegentlich gemunkelt, die sie nur nach langem Bitten und nur für ganz besondere Freunde und Vertraute öffnen würde. In ihr befänden sich auch Gemälde von Werner Gilles, da sei sie sich ganz sicher. Noch am selben Tag stand ich gegen Abend an der Rezeption der Casa Celestino und fragte nach der Signora. Mit einer Mischung aus routinemäßigem Lächeln und leichtem Misstrauen kam mir eine junge, schwarzhaarige Frau entgegen. Die Signora sei nicht da, sie sei in ihrem Haus in Succhivo, was ich denn wolle Ich erklärte ihr, dass ich auf der Suche nach Bildern von Werner Gilles sei. Freunde hätten mir gesagt, in der Casa Celestino werde ich einige finden. Deshalb sei ich hier, voller Hoffnung, sie könne mir weiterhelfen. Wiederholte Erklärungen waren vonnöten, bis die Frau endlich zu erkennen gab: Ja, hier gebe es solche Bilder, und sie selbst sei die Eigentümerin des schönsten der Sammlung. Ihr Geständnis verblüffte mich, zugleich wuchs meine Hoffnung. Und in meinen Augen muss ein Ausdruck von großer Sehnsucht entstanden sein, denn die Frau eilte plötzlich - ohne ein weiteres Worte zu verlieren - nach oben, um Minuten später mit einem Bild unter dem Arm wiederzukehren. Sie stellte es an die Rückenlehne eines Sessels im Foyer. Und bei seinem Anblick stockte mir der Atem. Sant‘ Angelo, der Torre, La Rassegna d’Ischia 3/2009 29 E. Bursche - S. Angelo - Vista della Torre (Blick auf den Torre) K. Schneider - Rampa di scale a Casa Schneider (Treppenaufgang zur Casa Schneider) W. Sertürner - Maronti A. Ferenz - Barca a vela sotto la luna (Segelschifft im Mondschein) H. P. Kirchpfenning - Giorgio, il pescatore (der Fischer) 30 La Rassegna d’Ischia 3/2009 W. Gilles - Oriente I (das Morgenland I) nuova raffigurazione - la sua propria, inconfondibile interpretazione. Condensazione di tutto ciò che io amo, che sogno quando l’inverno a Berlino non vuole finire. Con soddisfazione la giovane donna, Carla, figlia di Celestino, si accorse della mia gioiosa reazione. Con orgoglio richiamò la mia attenzione sulla firma di Werner Gilles. E per dissipare ogni altro possibile dubbio sull’autenticità dell’acquarello, mi mostrò anche il retro dell’opera: in colori sbiaditi, in contorni provvisori il tema era abbozzato. Secondo la spiegazione della proprietaria, ciò era stato tipico per il pittore allora povero - una prova convincente, ulteriore del fatto che nessun altro aveva potuto dipingere quel quadro. Dopo aver fotografato il quadro, al tramonto lasciai Casa Celestino. Ero sicuro: finalmente avevo raggiunto la meta della mia lunga ricerca. Qualche giorno dopo conobbi la signora in persona: la scopritrice originaria, l’acquirente che conservava testimonianze di quegli anni d’oro per i pittori. Mi salutò con grande cortesia e signorile riservatezza. Ben pettinata ed elegante, l’ex insegnante elementare mi parlò dei suoi incontri con i pittori di quel tempo straordinario. Oltre a Eduard Bargheer e a Franz Markgraf, le drammatiche raffigurazioni del mare e del cielo dominavano l’ambiente accanto alla reception: era sempre Werner Gilles, il pittore del mitico, di cui lei, come Dolly Barricelli, continuava a parlare con un lieve sorriso e gli occhi seri. L’anziana signora mi aveva definitivamente persuaso a realizzare il mio desiderio di conoscere più a fondo questo artista affascinante. Per occuparmi ancora più intensamente della vita e dell’opera di Werner Gilles, dopo il mio ritorno a Berlino, mi incontrai con un amico esperto di arte. Con mia gioia mi dischiuse nuove fonti. Confermò anche le informazioni e i racconti della gente di Sant’Angelo. Mi fece notare l’ampia diffusione di quadri falsi di die Berge, das Meer: Auflösung des vom Künstler Wahrgenommenen, Erlebten in neue Formen und Farben, zu einer neuen Gestaltung – seiner ganz eigenen, unverwechselbaren Interpretation. Verdichtung all dessen, was ich liebe, wovon ich träume, wenn der Winter in Berlin nicht enden will. Mit Genugtuung vernahm die junge Frau, Signora Iaconos Tochter Carla, meine freudige Reaktion. Stolz verwies sie auf die Signatur von Werner Gilles. Und um mögliche letzte Zweifel an der Echtheit der Arbeit zu beseitigen, zeigte sie mir dann noch deren Rückseite: In matten Farben und flüchtigen Umrissen war das Thema skizziert. Nach der Erläuterung der Eigentümerin – dies sei typisch für den damals armen Maler gewesen – ein überzeugender, weiterer Beweis dafür, dass kein anderer als er selbst dies Werk gemalt haben konnte. Nachdem ich es noch fotografiert hatte, verließ ich bei Sonnenuntergang die Casa Celestino. Ich war mir sicher: Endlich hatte ich mein Ziel erreicht. Einige Tage später lernte ich dann noch die Signora selbst kennen, die ursprüngliche Entdeckerin, Käuferin und Bewahrerin von Zeugnissen jener goldenen Jahre. Sie begrüßte mich mit großer Höflichkeit und vornehmer Zurückhaltung. Sorgsam frisiert und elegant gekleidet, erzählte mir die ehemalige Volksschullehrerin von ihren Begegnungen mit den Malern jener außergewöhnlichen Zeit. Neben Eduard Bargheer und Franz Markgraf, dessen dramatische Darstellungen von Meer und Himmel einen Raum neben der Rezeption beherrschten, war es immer wieder Werner Gilles, der Maler des Mythischen, auf den sie – wie Dolly Barricelli - mit leisem Lächeln Gilles, che quasi nessuno era in grado di accertare. Anche i problemi giuridici riguardanti i diritti d’autore di una pubblicazione non dovevano essere sottovalutati; poteva trattarsi di molto denaro. Le osservazioni dell’amico suscitarono in me molti dubbi. Essi si annidarono nelle mie speranze. La mia ricerca di quadri in Casa Celestino, in apparenza conclusasi con un esito così felice, all’improvviso mi apparve in una nuova luce, piuttosto cupa. Oltre a verificare una probabile falsificazione, occorreva evidentemente anche essere in possesso di cognizioni giuridiche. Perciò, dovevo innanzitutto consultare gli eredi di Werner Gilles, così almeno mi disse un rinomato grafico di Berlino a cui avevo chiesto informazioni in merito. Così doveva incominciare un altro capitolo della mia ricerca dei dipinti del pittore, della mitologia della Torre, di Sant’Angelo, dei pescatori e dei dirupi all’interno dell’isola. Dopo aver formato l’attuale numero telefonico di un erede di Gilles, mi und ernsten Augen zu sprechen kam. Die alte Dame hatte meinen Wunsch verstärkt, diesem faszinierenden Künstler in seinen Werken näher zu kommen. Um mich noch intensiver mit dem Schaffen von Werner Gilles zu beschäftigen, traf ich mich nach meiner Rückkehr in Berlin mit einem kunsterfahrenen Freund. Zu meiner Freude erschloß er mir neue Quellen. Doch er bestätigte auch die Andeutungen und Erzählungen von Einheimischen in Sant’ Angelo. Er wies mich auf die weite Verbreitung gefälschter Bilder von Gilles hin, die kaum jemand wirklich nachweisen könne. Auch juristische Probleme beim Urheberrecht einer Veröffentlichung seien nicht zu übersehen, um sehr viel Geld könne es dabei gehen. Die Hinweise des Freundes ließen in mir neuerliche Zweifel entstehen. Sie nisteten sich in meine Hoffnungen ein. Meine Suche in der Casa Celestino, vermeintlich so glücklich beendet, erschien plötzlich in einem neuen, eher düsteren Licht. Neben der Prüfung einer möglichen Fälschung waren offensichtlich auch juristische Kenntnisse vonnöten. Daher müsse ich – so ein von mir ebenfalls zu Rate gezogener renommierter Berliner Grafiker - nun vor allem den Erben von Werner Gilles konsultieren. Damit sollte ein weiteres Kapitel in meiner Suche nach Gemälden des Malers der Mythologie des Torre, von Sant‘ Angelo, von Fischern und Schluchten im Inselinneren beginnen. Nach Erlangen der aktuellen Telefonnummer des Gilles - Erben klang mir eine distanzierte Stimme entgegen. Ja, er sei Dr. Kleinheisterkamp, was ich denn von ihm wolle. Ich La Rassegna d’Ischia 3/2009 31 rispose una voce distaccata. Sì, era il dottor Kleinheisterkamp, insomma che cosa volevo da lui. Gli spiegai la mia richiesta. Infine mi riuscì di superare il suo evidente scetticismo. Mi chiese se non volessi andare semplicemente a Krefeld per un colloquio personale, così si poteva vedere quanto fosse possibile fare. Quanto avevo sperato in quella proposta! Anche la sua richiesta di spedire una copia del quadro di Gilles in possesso di Casa Celestino, con mio sollievo, non causò una nuova distanza tra noi. Qualche giorno dopo, il dottor Kleinheisterkamp si fece sentire di nuovo. Aveva i suoi dubbi che si trattasse di un originale. Anche un gallerista di Düsseldorf da lui consultato condivideva il suo scetticismo. Io so molto bene in quale grande misura a Napoli e nel circondario vengono falsificate le opere d’arte. Il risultato del colloquio difficile, ma anche molto aperto, fu il desiderio comune di un incontro personale entro breve tempo. Per vivere ancora una volta il caldo e la luce del Sud nell’anno che volgeva al termine, anche per fare ancora qualche nuotata nel mare, andai di nuovo a Ischia per un paio di giorni. Appena dopo il mio arrivo, ebbi l’occasione di vedere un film su Werner Gilles. Dal berlinese KlausDieter Fröhlich, come me ospite di Ischia da lunghi anni. Lo aveva scoperto qualche tempo prima a Berlino e messo a disposizione degli “Amici di Sant’Angelo”. Così conobbe anche Maria, una figlia dei proprietari della mia pensione e membro lei stessa dell’associazione. Era un pomeriggio di autunno. La luce sulla terrazza della mia pensione e sul mare era diffusa, senza veri colori. Ma nel salone della famiglia, il luogo della prima del film, cominciò a un tratto a risplendere un altro mondo. Il video del dott. Carl Lampe “Il pittore di Orfeo, Werner Gilles” mostrava in immagini e sequenze tranquille e nel contempo drammatiche un artista silenzioso, sensibile, immerso nel suo mondo. Per tutta la vita un giramondo, che trovò a Ischia, a Sant’Angelo, la sua “casa”. Ischia, schilderte ihm mein Anliegen. Schließlich gelang es mir, seine offenkundige Skepsis zu überwinden. Ob ich nicht einfach mal nach Krefeld kommen wolle, zu einem persönlichen Gespräch, dann könnten wir weiter sehen. Wie sehr hatte ich auf diesen Vorschlag gehofft. Auch seine Bitte um Zusendung einer Aufnahme des von mir erwähnten Gilles-Bildes im Besitz der Casa Celestino schuf zu meiner Erleichterung keine neuerliche Distanz. Einige Tage später ließ Dr. Kleinheisterkamp wieder von sich hören. Er habe seine Zweifel, ob es sich dabei um ein Original handele. Auch ein von ihm konsultierter Galerist in Düsseldorf teile seine Zweifel. Mir sei doch sicher bekannt, in welchem Maße in Neapel und Umgebung gefälscht werde. Das Ergebnis des schwierigen, dabei aber auch sehr offenen Gesprächs war der gemeinsam bekräftigte Wunsch nach einem baldigen persönlichen Treffen. Um in dem zu Ende gehenden Jahr noch einmal südliche Wärme und Licht zu erleben und im Meer zu schwimmen, reiste ich für ein Paar Tage erneut nach Ischia. Kurz nach meiner Ankunft hatte ich Gelegenheit, ein Video über Werner Gilles zu sehen. Von dem Berliner Klaus-Dieter Fröhlich, wie ich langjähriger Gast auf Ischia, hatte ich von dem Film erfahren. Er hatte ihn einige Zeit vorher in Berlin entdeckt und den „Amici di Sant`Angelo“ eine Kopie zur Verfügung gestellt. So kam er auch zu Maria, einer Tochter meiner Pensionsfamilie und selbst Mitglied des Freundeskreises. Es war ein Nachmittag im Herbst. Das Licht über der Terras32 La Rassegna d’Ischia 3/2009 tale fu il suo puntuale commento, era per lui la “quintessenza della bellezza assoluta”. Nella natura, nelle bizzarre formazioni rocciose, nei profondi nascosti dirupi e nelle strade solitarie, negli uomini semplici, nei pescatori, trovò i suoi temi. In loro s’incontrarono poesia, musica e sogno. Nei quadri – non raffigurazioni ma simboli – che egli rappresentò con “l’occhio esterno e interno”: “Poesia nell’interpretazione della natura”. Werner Gilles, il pittore moderno di Orfeo! In una rappresentazione del famoso ciclo di Orfeo c’è il lamento di una donna per il cantore morto, mentre un uccello dei morti spalanca le sue ali. Con un suonatore di flauto, la cui melodia io finanche credetti di sentire veramente. Una scena che mi commosse in maniera particolare che Gilles mi mostrò al momento di lasciare il suo atelier a Sant’Angelo: un uomo chiaramente malato, che con passi stanchi attraversava la piazza. Il film, sebbene in bianco e nero, brillava nei colori di una vita che si riempiva durante i mesi estivi nel se meiner Pension und dem Meer war diffus, ohne wirkliche Farben. Aber im Salone der Familie, dem Ort der Vorführung, begann mit einem Mal eine andere Welt zu erstrahlen. Das Video von Dr. Carl Lampe „Der Maler des Orpheus - Werner Gilles“ zeigte in ruhigen, zugleich dramatischen Bildern und Sequenzen einen stillen, empfindsamen, in seine Welt versunkenen Künstler. Zeitlebens ein Wanderer, der in Ischia, in Sant`Angelo sein „zu Hause“ fand. Ischia, so der einfühlsame Kommentar, war für ihn „Inbegriff vollendeter Schönheit“. In der Natur – den bizarren Felsformationen, den verborgenen tiefen Schluchten und einsamen Stränden – und bei den einfachen Menschen, den Fischern, fand er seine Themen. In ihnen begegneten sich „Poesie, Musik und Traum“. In Bildern – keinen Abbildern sondern Sinnbildern - ,die er „mit dem äußeren und inneren Auge“ gestaltete: „Dichtungen über die Natur“. Werner Gilles, der moderne Maler des Orpheus! Auf einer Darstellung aus dem berühmten Orpheus –Zyklus die Klage einer Frau um den toten Sänger, während ein Totenvogel seine Schwingen ausbreitete. Mit einem Flötenspieler, dessen Klagemelodie ich förmlich zu hören glaubte. Mich besonders bewegend eine Szene, die Gilles beim Verlassen seines Ateliers in Sant`Angelo zeigte: einen offensichtlich kranken Mann, der mit langsamen, müden Schritten die Piazza überquerte. Der Film, obwohl in Schwarz-weiß, leuchtete in den Farben eines Lebens, das sich während der Sommermonate in dem piccolo borgo di pescatori e poi alla fine si svuotava. Con la suggestiva forza delle immagini, la lingua che le commentava, la musica diventò la ricchezza di una vita che si concluse in profonda solitudine. La conoscenza diretta di questo film rafforzò di più il mio desiderio di conoscere il più presto possibile il dottor Kleinheisterkamp. Un pomeriggio piovoso, un paio di settimane dopo, nell’autunno del 2003, in una città della regione della Ruhr, ero finalmente pervenuto nel mondo dei quadri di Werner Gilles. In un elegante quartiere di Krefeld, alle porte di un’imponente villa in un parco, incontrai l’erede del pittorepoeta. Vestito con sobria eleganza, il dottor Kleinheisterkamp mi accolse con squisita cortesia. Le successive due ore furono ricche di sorprese. Di fronte a una parete con quadri di suo zio, il mio ospite mi aveva offerto un posto “per il tè con un pasticcino”. Dopo alcuni convenevoli di cortesia, eravamo entrati subito in un mondo gremito di forme, figure e messaggi spesso enigmatici. Con colori che ardevano di luce e nel contempo sprigionavano solitudine. Il mio interlocutore, tale fu la mia impressione, diventò sempre più il nipote che ammirava ancora suo zio. Mi raccontò tante storie - talvolta interrotte da lunghi silenzi -. Io intanto osservavo affascinato i dipinti alle pareti. Già nel momento in cui entrai nella stanza, una particolarità aveva attratto la mia attenzione: “Pescatori con rete”, uno che gettava la rete con ampi movimenti, l’altro che remava chino sulla barca. C’era un acquarello di un “burrone rosso” e un “Ischia paesaggio” dalla cui forza misteriosa riuscii a distaccarmi a stento. Dopo un’altra tazza di tè il dottor Kleinheisterkamp mi accompagnò alle stanze del piano inferiore della sua casa. Mi mostrò caterve di studi di nudi e disegni di corpi di gente del Suditalia, di pescatori e contadini sulla costa amalfitana. Essi mi fecero pensare a famosi modelli, ad Albrecht kleinen Fischerdorf erfüllte und schließlich erschöpfte. Durch die suggestive Kraft der Bilder, die kommentierende Sprache, die Musik wurde der Reichtum eines Lebens fühlbar, das in tiefer Einsamkeit endete. Das Erlebnis dieses Filmes verstärkte noch meinen Wunsch, Dr. Kleinheisterkamp möglichst bald kennen zu lernen. Ein paar Wochen später, an einem regnerischen Nachmittag im Herbst 2003, war ich in einer Stadt im Ruhrgebiet endlich in der Welt von Werner Gilles ganz angekommen. In einem vornehmen Viertel Krefelds, an der Tür einer in einem kleinen Park gelegenen Villa, traf ich den Erben des Malerpoeten. Dezent-elegant gekleidet, mit ausgesuchter Höflichkeit empfing mich Dr. Kleinheisterkamp. Die nachfolgenden Stunden waren reich und voller Überraschungen. Einer Wand mit Bildern gegenüber hatte mir mein Gastgeber einen Platz „zum Tee mit kleinem Gebäck“ angeboten. Nach ein paar Höflichkeitsfloskeln waren wir rasch in einer Welt voller rätselhafter Formen und Gestalten und Botschaften angelangt. Mit Farben, die vor Leben glühten und gleichzeitig Einsamkeit ausstrahlten. Mein Gesprächspartner wurde, so mein Eindruck, zunehmend zu dem Neffen, der seinen Onkel noch immer bewunderte. So viele Geschichten wusste er zu erzählen – manchmal unterbrochen von längerem Schweigen. Dabei betrachtete ich fasziniert die Gemälde an den Wänden. Schon beim Betreten der Räume war mir eines aufgefallen: „Fischer mit Netzen“; der eine mit weiten Bewegungen das Netz auswerfend, der andere beim Rudern über das Boot gebeugt. Nun war es ein Dürer e a Leonardo da Vinci. Schizzi magistrali nascosti negli armadi. Verso la fine della mia visita il dottor Kleinheisterkamp mi mostrò quel film su Werner Gilles che mi aveva tanto colpito qualche settimana prima in una proiezione nella mia pensione a Sant’Angelo. Orgoglioso e compiaciuto, visibilmente emozionato, mi pregò di vedere il quadro insieme a lui. L’uomo che, col cappotto già indosso, mi faceva dimenticare sempre più la sua professione giuridica, mi accordò un onore particolare. Mi accompagnò nella stanza da letto della sua casa: mi voleva mostrare alcuni “quadri del tutto personali" di suo zio. Colpito da tanta fiducia, lasciai la casa e la città. Ora ne ero certo: la mia odissea era finalmente finita. Non avevo trovato nella Sant’Angelo inondata di luce le opere di Werner Gilles che aver compreso, forse come nessun altro, l’anima arcaica, complessa dell’antico borgo di pescatori. Ciò accadde in una triste città Aquarell von einer „Roten Schlucht“ und ein Ölbild „ Ischia – Landschaft“, deren geheimnisvoller Kraft ich mich kaum entziehen konnte. Nach einer weiteren Tasse Tee bat mich Dr. Kleinheisterkamp in die unteren Räume seines Hauses. Er zeigte mir Stapel von Aktstudien und Körperzeichnungen der Menschen in Süditalien, von Fischern und Bauern an der Amalfitanischen Küste. Sie ließen mich an berühmte Vorbilder, an Albrecht Dürer und Leonardo da Vinci, denken. Meisterliche Skizzen, die in Schränken verborgen waren. Gegen Ende meines Besuchs führte mir Dr. Kleinheisterkamp jenen Film über Werner Gilles vor, der mich ein paar Wochen zuvor im Salone meiner Pension in Sant’ Angelo so sehr berührt hatte. Voller Stolz und sichtlich bewegt, bat er mich, ihn mit ihm gemeinsam anzusehen. Schon im Mantel, ließ mir der Mann, der mich seine juristische Profession immer mehr vergessen machte, dann noch eine besondere Ehre zuteil werden. Er bat mich in das Schlafzimmer des Hauses: Er wolle mir noch einige „ ganz persönliche Bilder“ seines Onkels zeigen. Gerührt von so viel Vertrauen verließ ich das Haus und die Stadt. Ich war mir gewiss: Nun war meine Odyssee endlich beendet. Nicht im sonnenerfüllten Sant‘ Angelo hatte ich die Werke von Werner Gilles gefunden, der vielleicht wie kein anderer die archaische, vielschichtige Seele des alten Fischerdorfes begriffen hatte. Es war in einer tristen Industriestadt im Ruhrgebiet. Und auf dem Weg zum Bahnhof sah ich sie noch immer vor mir: ihr geheimnisvolles Leuchten, ihre La Rassegna d’Ischia 3/2009 33 industriale della regione della Ruhr. E sulla strada per la stazione la vedevo sempre davanti a me: la sua luce misteriosa, i suoi messaggi che portano in altri mondi. Vivi ricordi: Hotel Miramare e Hotel La Palma Dopo un lungo e grigio inverno a Berlino, il maggio successivo tornai sull’isola. Incoraggiato dalla mia visita al dottor Kleinheisterkamp, mi misi di nuovo alla ricerca di altri pittori tedeschi. Come seppi in seguito, tra essi ce n’erano alcuni – come Rudolph Levy, Hans Purrmann, Werner Gilles, Pfeiffer-Watenpfuhl, Eduard Bargheer ed Hermann Poll – che già prima della seconda guerra mondiale cercavano quella vita, quella luce che fissavano su tela e carta. e cortili interni. Sguardi nei locali, in Il rinomato Hotel Miramare di cui si ritrae la storia della Casa. Con Sant’Angelo, dal 1930 alloggio di acquarelli di Gertrude Heimholtz, molti ospiti illustri, fu la mia meta Karl Schneider e altri artisti. E di successiva. Spesso, durante una continuo quei ripetuti sguardi verso traversata con una barca-tassì dal l’esterno! Sul porticciolo, sulla Torporticciolo verso la spiaggia dei re, sull’estremità della spiaggia dei Maronti, avevo osservato lo straor- Maronti e la costa amalfitana. Ampi dinario impianto. Accompagnato da sguardi sul mare abbagliante fino a un giovane della reception, iniziò Capri. un’altra immaginifica esperienza. La mia ricerca di tracce a Sant’AnAnche lì c’erano da vedere dovunque gelo sarebbe stata impensabile senza tracce di pittori che avevano vissuto una visita all’Hotel La Palma, ricco a Sant’Angelo alcuni decenni prima. di tradizioni, nel cosiddetto quartiere Un giro per lunghi corridoi e scale arabo. Carlo Di Iorio, il proprietario, che collegano diversi piani, terrazze sembrò lieto di potermi aiutare nella Botschaften, die in andere Welten führen. Bewahren von Erinnerungen Hotel Miramare und Hotel La Palma Nach einem langen und grauen Winter in Berlin kehrte ich im darauffolgendenMai nach Ischia zurück. Ermutigt durch meinen Besuch bei Dr. Kleinheisterkamp, begab ich mich erneut auf die Suche nach Zeugnissen von weiteren deutschen Malern. Wie ich später erfahren sollte, waren unter ihnen manche - so Rudolf Levy, Hans Purrmann, Werner Gilles, Peiffer-Watenpfuhl, Eduard Bargheer und Herrmann Poll –, die schon vor dem zweiten Weltkrieg jenes Leben, jenes Licht suchten, das sie auf Leinwand und Papier festhielten. Das renommierte Hotel Miramare in Sant` Angelo, seit 1930 Herberge vieler illustrer Gäste, war mein nächstes Ziel. Oft hatte ich bei einer Überfahrt mit dem Taxiboot vom kleinen Hafen zum Marontistrand auf die beeindruckende Anlage geschaut. Begleitet von einem jungen Mann an der Rezeption, begann ein weiteres bilderreiches Erlebnis. Denn auch hier waren überall „Spuren“ von bildenden Künstlern zu sehen, die vor Jahrzehnten in dem Ort gelebt hatten. Eine Wanderung über lange Gänge und Treppen, die unterschiedliche Ebenen, Terrassen und Innenhöfe verbinden. Blicke in Räume, in denen sich die Geschichte des Hauses abbildet. Mit Aquarellen von Gertrude Helmholtz, Karl Schneider 34 La Rassegna d’Ischia 3/2009 ricerca. Con grande cortesia mi condusse attraverso le stanze disposte intorno al suo ufficio. Con quadri del pittore ischitano Mazzella - Brücke (Ponti) scintillanti di blu verso gli acquarelli di Gertrude Helmholtz. Anni prima avevo visto per la prima volta i suoi quadri a Casa Sofia, ma mi ero imbattuto occasionalmente in essi anche in altre case. E sempre mi chiedevo i motivi di quei colori che spesso sembravano sbiaditi. Era quella la maniera di dipingere di Gertrude Helmhotz? Era l’utilizzazione di colori particolarmente sensibili alla luce o l’effetto dannoso della luce stessa nel corso del tempo? Era forse la qualità probabilmente scadente della carta usata o l’approccio frettoloso e approssimativo agli acquarelli nella fase di montaggio delle cornici e al momento di appenderli alle pareti? Le spiegazioni pazienti e competenti del proprietario dell’albergo mi fecero dimenticare presto la mia domanda. C’era un quadro alla parete tra il suo ufficio e la sala da pranzo che egli osservava da tempo. “Questo und anderen Malern. Und immer von Neuem diese Blicke nach draußen! Zum kleinen Hafen, zum Torre, zum Ende des Marontistrandes und zur Amalfitanischen Küste. Weite Blicke über das gleißende Meer bis nach Capri. Meine Spurensuche in Sant` Angelo wäre undenkbar gewesen ohne einen Besuch des traditionsreichen Hotels La Palma im sogenannten arabischen Viertel. Carlo di Iorio, der Besitzer, schien erfreut, mir bei meinem Anliegen helfen zu können. Mit großer Liebenswürdigkeit führte er mich durch die um sein Büro gelegenen Räume. Mit Bildern des ischitanischen Malers Mazzella – blau-schimmernde Brücke zu den Aquarellen von Gertrude Helmholtz. Vor Jahren hatte ich in der Casa Sofia ihre Arbeiten zum ersten Mal gesehen, war ihnen gelegentlich auch in anderen Häusern des Dorfes begegnet. Dabei fragte ich mich immer wieder nach den Gründen für die oft verblasst scheinenden Farben. War es die Malweise von Gertrude Helmholtz? Waren es die Verwendung besonders lichtempfindlicher Farben und die schädliche Einwirkung des Lichts über lange Zeit? War es die möglicherweise mindere Qualität des verwendeten Papiers oder der allzu sorglose Umgang mit den Aquarellen beim Aufhängen an oft feuchten Wänden? Die geduldig-sachkundigen Erläuterungen des Hotelbesitzers ließen mich meine Fragen rasch vergessen. Es war ein Bild an der Wand zwischen seinem Büro und den Speiseräumen, das er lange betrachtete. „Dies Bild lieben wir besonders“, sagte er mit leichtem Lächeln. Nie zuvor hatte quadro noi lo amiamo particolarmente” mi disse con un lieve sorriso. Mai prima, in occasione di una mia visita, un proprietario d’albergo si era espresso in maniera così sommessa e convincente. Io mi trovavo davanti a un acquarello, del quale all’inizio non riuscivo a riconoscere il soggetto. Ma poi individuai il cielo, il mare, le colline circostanti, le vecchie case del villaggio in blu brillante chiaro e ocra e verde delicato. Vidi la luce tremolante di una giornata estiva, vidi il fondersi insieme di cielo, case, terra e mare. Come già era avvenuto per le mie visite in Casa Sofia, nell’Hotel Conte, nel bar Ridente e nel ristorante Il Pescatore, anche quell’ora trascorsa presso La Palma mi indusse a pensare che mi immergevo con la mente in un tempo ritenuto da tempo concluso. Era uno sguardo in un ambiente che collegava tra loro atrio e sala da pranzo. La storia del villaggio adornava le sue pareti. Fotografie storiche dell’antico villaggio di pescatori appena riconoscibile. La piazza, come una volta, con Werner Gilles accanto al capitano all’ingresso del Pescatore. Fotografie di altra gente del posto, soprattutto mulattieri, le cui facce si sono incise nei ricordi dei miei primi soggiorni. Scoprii anche foto della famosa fotografa Regina Relang: ritratti di una manniquin famosa in quel tempo sulla spiaggia dei Maronti. E foto di case, in cui una volta avevano vissuto pittori come Gilles, Bargheer, Bursche, Kusmin, Neujhar. Ritornai ancora agli acquarelli di Gertrude Heimholtz che mi avevano affascinato quella mattina. Come mi raccontò Carlo Di Iorio, per molti anni l’Hotel La Palma era stato per lei come una casa paterna. Così una foto mostra l’amica fidata in una cena insieme con tutta la famiglia. Parole giudiziose del proprietario dell’albergo, mentre mi allontanavo dalla sua Casa: "Quello era stato un tempo felice, con maggior senso per ciò che realmente è importante, essenziale. Non questa irrequieta, continua caccia al nuovo che non può donare pace". Uscendo nel sole autunnale, mi domandavo: “Dove continua a battere il vecchio cuore di Sant’Angelo? Sulla piazza, davanti a “Il Ridente”- l’amato luogo d’incontro di pittori di quel tempo o piuttosto qui, nel cosiddetto quartiere arabo? Con i suoi angoli silenziosi, incantati, nei quali la notte l’antico villaggio dei pescatori sembra che continui a vivere… A Forio Bar Maria, Ristorante Epomeo e la casa di Bargheer Le mie visite di case private, bar, ristoranti, pensioni e alberghi a Sant’Angelo resero più forte il mio desiderio di scoprire altri quadri forse presenti in altri luoghi dell’isola. Perciò Forio fu la mia meta successiva. Durante i primi viaggi a Ischia nella metà degli anni Ottanta, le mie escursioni per l’isola mi avevano portato spesso a questo antico paese di artisti. Sempre ad un cappuccino davanti al Bar Maria, all’ombra delle acacie vicino alla pittoresca fontana coperta di sich bei meinen Besuchen ein Eigentümer von Kunstwerken so leise, zugleich so offen und überzeugend geäußert. Ich stand vor dem Aquarell, auf dem ich zunächst kaum etwas erkennen konnte. Doch dann sah ich den Himmel, das Meer, die umliegenden Hügel, die alten Häuser des Dorfes in hell -strahlendem Blau und Ocker und sanftem Grün. Ich sah das flimmernde Licht eines Sommertages, sah das Verschmelzen von Himmel und Häusern und Erde und Meer. Wie schon meine Besuche in der Casa Sofia, im Hotel Conte, der Bar Ridente und dem Ristorante Pescatore, glich auch diese Stunde im La Palma einer Wanderung zurück in eine längst verloren geglaubte Zeit. Es war der Blick in einen Raum, der Eingangshalle und Speisesaal miteinander verband. Seine Wände schmückte die Geschichte von Sant`Angelo. Historische Fotografien vom alten, kaum mehr sichtbaren Fischerdorf. Die Piazza, wie sie einmal war, mit Werner Gilles neben dem Capitano am Eingang zum Pescatore. Fotografien von weiteren Einheimischen, vor allem den Mulatieri, deren Gesichter sich mir seit den ersten Aufenthalten in meine Erinnerung eingegraben haben. Auch Aufnahmen der Fotografin Regina Relang entdeckte ich: Porträts von zu jener Zeit berühmten Mannequins am Marontistrand. Und Aufnahmen von Häusern, in denen einmal Maler gelebt hatten wie Gilles, Bargheer, Bursche, Kusmin und Neujahr. Noch einmal kehrte ich zu den Aquarellen von Gertrude Helmholtz zurück, die mich an dem Morgen verzaubert hatten. Wie mir der Hotelbesitzer erzählte, war über viele Jahre La Palma für sie eine Heimat gewesen. So zeigte eine Fotografie die Freundin und Vertraute der Familie beim gemeinsamen Abendessen. Nachdenkliche Worte von Carlo di Iorio zum Abschied: „Es war eine glückliche Zeit, mit mehr Sinn für das Wichtige, Wesentliche. Nicht diese ruhelose Jagd hinter beständig Neuem, die keinen Frieden schenken kann“. Während ich durch die engen Gassen schlenderte, fragte ich mich: Wo schlägt noch immer das alte Herz von Sant’Angelo? Auf der Piazza, vor dem Pescatore, im Ridente-Eck - dem geliebten Treffpunkt der Maler jener Zeit? Oder doch eher hier, im sogenannten arabischen Viertel? Mit seinen stillen, verwunschenen Winkeln, in denen in der Nacht das frühere Fischerdorf noch immer zu leben scheint… In Forio - Bar Maria, Ristorante Epomeo und das Haus von Bargheer Meine Besuche von Privathäusern, Bars, Restaurants, Pensionen und Hotels in Sant’ Angelo ließen meinen Wunsch immer stärker werden, vielleicht auch Bilder an anderen Orten der Insel zu entdecken. Daher war Forio mein nächstes Ziel. Während meiner ersten Reisen nach Ischia Mitte der 1980er Jahre hatten mich meine Ausflügen über die Insel immer La Rassegna d’Ischia 3/2009 35 muschio. Occasionalmente anche a una cena nel vicino Ristorante Epomeo. Mete particolari alle quali devo il mio primo incontro con il pittore Ernst Bursche - nel contempo inizio della mia lunga ricerca di tracce -. Un violento temporale e una pioggia a dirotto mi avevano accompagnato nel mio viaggio in bus verso Forio. Entrando nel bar, mi accolse un insolito silenzio. C’era appena qualche cliente. Subito notai i cambiamenti rispetto al recente passato, evidente espressione del desiderio del nuovo proprietario di ricollegarsi al significato artistico del locale. Così all’entrata c’era una tabella coi nomi altisonanti degli ospiti del tempo in cui il Bar Maria era il cuore artistico di Forio. Luogo d’incontro di una bohème, il cui spirito libero, il cui senso della vita e la creatività li accumunava per un limitato, meraviglioso periodo. Foto mostravano Maria, la leggendaria locandiera, con Wystan Hugh Auden e altri visitatori di quegli anni. Ritratti mai visti prima del pittore ischitano Bolivar mi affascinarono. Un artista che, come Luigi De Angelis, Mario Mazzella e Luigi Coppa, aveva trovato una forma espressiva inconfondibile. Mi faceva piacere saperne di più su di lui. Quadri di Hans Purrmann, che durante il suo soggiorno sull’isola aveva abitato prevalentemente a Ischia Porto, conferivano al bar una luce particolare. I quadri mi fecero pensare a un piccolo libro che mi aveva regalato Dolly Barricelli anni prima, un testo che amavo molto. Edito nel 1963 col titolo “Estate a Ischia”, mostra delle riproduzioni di opere del pittore: il porto e le case sul porto, paesaggi e coste di Lacco Ameno, “Alberi di ulivo con muro” e una “Casa rossa con palma”. Dipinti che raccontano la bellezza mediterranea dell’isola. E quei colori! Il giallo luminoso, il rosso profondo, il blu puro e il verde tremolante. Quella sera al Bar Maria mi riuscì difficile staccarmi dalla vista delle opere originali di Purrmann. wieder zu diesem alten Künstlerstädtchen geführt. Stets auf einen Cappuccino vor der Bar Maria, im Schatten der Akazien am malerischen, moosüberwachsenen Brunnen. Gelegentlich auch zu einem Abendessen im nahegelegenen Ristorante Epomeo. Besondere Ziele, denen ich meine erste Begegnung mit dem Maler Ernst Bursche verdanke – zugleich Beginn meiner langen Spurensuche. Schwere Gewitter und strömender Regen hatten mich auf meiner Busfahrt nach Forio begleitet. Beim Betreten der Bar Maria, auch „Bar Internationale“ genannt, empfing mich eine ungewohnte Stille. Kaum mehr Gäste. Doch sofort bemerkte ich Veränderungen gegenüber früher - offensichtlicher Ausdruck für den Wunsch des Besitzers, an die künstlerische Bedeutung des Lokals zu erinnern. So entdeckte ich am Eingang eine Tafel mit klangvollen Namen von Gästen aus der Zeit, als die Bar Maria künstlerisches Herz von Forio war. Treffpunkt einer Boheme, deren offener Geist, deren Lebensgefühl und Kreativität sie für eine wundervolle, bemessene Zeit zusammenfinden ließen. Fotos zeigten Maria, die legendäre Wirtin, mit Wysten Hugh Auden und anderen berühmten Besuchern jener Jahre. Nie zuvor gesehene Portraits des ischitanischen Malers Bolivar faszinierten mich. Ein Künstler, der – wie Luigi de Angelis, Mario Mazzella und Luigi Coppa – eine unverwechselbare Ausdrucksform gefunden hatte. Gerne hätte ich mehr über ihn erfahren. Bilder von Hans Purrmann, der während seiner Inselaufenthalte überwiegend in Porto gewohnt hatte, gaben der Bar ein ganz eigenes Licht. Sie ließen mich an ein 36 La Rassegna d’Ischia 3/2009 Nella mia ricerca del pittore di nature morte floreali, che avevo scoperto in una galleria di Hannover più di venticinque anni prima, il conducente di un pittoresco microtaxi nel frattempo divenuto raro mi fu di prezioso aiuto. Lui mi indicò il ristorante Epomeo, dove potevo incontrare Ernst Bursche ogni sera. Così il mio percorso personale mi condusse lì. Acquarelli, litografie a colori di Eduard Bargheer, che aveva vissuto a Forio per molti anni, nella prima stanza. Particolarmente impressionante un’opera con veduta su un emblema della città: la più imponente e splendida torre di difesa ancora in piedi risalente al periodo degli assedi dei temuti Saraceni. Nel corridoio verso le camere interne notai un quadro di Ernst Bursche che avevo sempre ammirato nelle mie precedenti visite. Il proprietario Camillo Calise al solo menzionare il nome di Bursche si mostrò molto lieto. I suoi bei quadri di oleandro si trovavano invero nella kleines Buch denken, das mir Dolly Barricelli vor Jahren geschenkt hatte; eine Ausgabe, die ich besonders liebte. 1963 unter dem Titel „Sommer auf Ischia“ im Insel - Verlag erschienen, zeigt es Abbildungen von Werken des Malers: den Hafen und Häuser von Porto, Landschaften und Küsten um Lacco Ameno, „ Olivenbäume mit Mauer“ und ein „Rotes Haus mit Palme“. Gemälde, die von der mediterranen Schönheit der Insel erzählen. Und diese Farben! Das leuchtende Gelb, das tiefe Rot, das reine Blau und schimmernde Grün. An jenem Abend in der Bar Maria fiel es mir schwer, mich vom Anblick der Originale Purrmans wieder zu lösen. Auf meiner Suche nach dem Maler von Blumenbildern, die ich in einer Galerie in Hannover vor mehr als fünfundzwanzig Jahren entdeckt hatte, war mir bei meinem ersten Besuch der Insel 1982 der Fahrer eines der inzwischen selten gewordenen malerischen Mikrotaxis eine wertvolle Hilfe. Er wies mich auf das Ristorante Epomeo hin, wo ich Ernst Bursche jeden Abend antreffen könne. Dorthin führte mich nun mein Weg. Aquarelle und Farblithos von Eduard Bargheer, der viele Jahre in Forio gelebt hatte, im ersten Raum. Besonders beeindruckend ein Werk mit Blick auf ein Wahrzeichen der Stadt: den mächtigsten und prächtigsten der acht noch erhaltenen Wehrtürme aus der Zeit der Überfälle durch die gefürchteten Sarazenen. Am Durchgang zu den hinteren Räumen vermisste ich ein Blumenbild von Ernst Bursche, das ich bei früheren Besuchen immer wieder bewundert hatte. Camillo Calise, der Besitzer kam mir entgegen, zeigte sich schon bei der bloßen Erwähnung des Namens von Ernst Bursche sehr erfreut. Des- sua casa privata, fece sapere dispiaciuto. Ma volle mostrarmi un ritratto di suo zio Pasquale, l’ex proprietario, appeso alla parete sinistra accanto alla cucina. Mentre lo guardavo, cominciò a parlare del pittore, un cliente di vecchia data e amico della casa; vantò la sua umanità e generosità, la sua gioia di vivere, la predilezione per la buona tavola e il vino dell’isola. Aveva ccasionalmente pagato, come altri artisti, anche coi suoi quadri. Il ritratto magistrale di suo zio era un esempio del genere. Furono rivissuti quegli anni di Forio, quando artisti di molti Paesi vivevano nella suggestiva località. Mentre l’uomo dagli occhi scuri raccontava, credevo di rivedere davanti a me Ernst Bursche, come mi salutò ridendo al nostro primo incontro. L’ultima tappa della mia ricerca di tracce a Forio – la casa di Eduard Bargheer – fu preceduta, alla fine dell’inverno, da una mia seconda visita al dr. Klinheisterkamp a Krefeld: speravo in ulteriori informazioni sulla vita di Werner Gilles a Ischia. Qualche tempo dopo, poco prima di Pasqua del 2004, ricevetti da Ischia una sorprendente telefonata di Dirk Justus, uno degli eredi di Bargheer. Lui aveva saputo dal dr. Klinheisterkamp del mio progetto di scrivere un libro sui pittori tedeschi a Sant’Angelo. Anche Eduard Bargheer aveva fatto parte di quel circolo, come certamente conoscevo. Già alla fine degli anni Trenta lui aveva scoperto il villaggio di pescatori, Sant’Angelo, e alloggiava nell’Hotel Minderop. Erano in suo possesso quadri di quel periodo. Prendemmo un appuntamento per un incontro entro breve tempo a Forio. La luce della primavera permeava via Cardinale Lavitrano, l’antica strada che avevo già percorso molti anni prima per visitare Ernst Bursche nella sua dimora estiva. Alla fine mi trovai di fronte alla alta imbiancata facciata di una grande casa, alla ricerca dell’ingresso dell’ex domicilio dell’artista. Dopo aver suonato più volte, mi aprì un uomo di mezza età sen schöne Oleanderbilder befänden sich zur Zeit in seinem Privathaus, ließ er mich bedauernd wissen. Doch er wolle mir ein Portrait seines Onkels Pasquale, des früheren Inhabers, zeigen; es hänge an der Wand links neben der Küche. Beim gemeinsamen Betrachten begann er von dem Künstler, einem langjährigen Gast und Freund des Hauses, zu erzählen. Wie schon Michele Zunta, rühmte auch er seine Menschlichkeit und Großzügigkeit, seine Freude am Leben, an gutem Essen und den Weinen der Insel. Gelegentlich habe er, wie andere, mit seinen Arbeiten dafür bezahlt. Das meisterliche Portrait seines Onkels sei solch ein Beispiel. Nur kurz war unser Gespräch. Doch jene Jahre in Forio wurden dabei wieder lebendig, als Künstler aus vielen Ländern in dem malerischen Städtchen gelebt hatten. Während der Mann mit den dunklen Augen erzählte, glaubte ich, Ernst Bursche wieder vor mir zu sehen, wie er mich bei unserer ersten Begegnung lachend begrüßte. Der letzten Station meiner Spurensuche in Forio – dem Haus von Eduard Bargheer – war im zurückliegenden Winter ein zweiter Besuch von Dr. Kleinheisterkamp in Krefeld vorausgegangen: Ich hoffte auf weitere Informationen über das Leben von Werner Gilles in Ischia. Einige Zeit später, kurz vor Ostern 2004, bekam ich einen überraschenden Anruf aus Forio von Dirk Justus, einem der Erben Bargheers. Er habe durch Dr. Kleinheisterkamp von meinem Plan gehört, ein Buch über deutsche Maler in Sant` Angelo zu schreiben. Auch Eduard Bargheer habe zu diesem Kreis gehört, sicher sei mir dies bekannt. Bereits Ende der 1930iger Jahre habe er das damalige Fischerdorf für sich entdeckt und im Hotel vestito decorosamente, Dirk Justus, che mi salutò con anseatica gentilezza. Entrata con un corridoio pavimentato in legno. Salita al primo piano. Lunghi corridoi pavimentati con mattonelle ornamentali. Una ripida scala di legno conduceva alla terrazza sul tetto che il pittore amava particolarmente nelle serate dei caldissimi mesi estivi. Una terrazza con ampia vista sul groviglio di case, dove sono state eseguite molte raffigurazioni di Forio. Di nuovo giù; all’esterno in un giardino romantico e selvaggio con nicchie disposte sotto vecchi alberi dispensatori di ombra. Un mondo magico dietro alti muri. Con un’aria intrisa dei profumi inebrianti della tarda primavera. Soltanto pochi minuti trascorsi in quell’oasi di pace e di silenzio. Mi auguravo di trattenermi lì per lunghe ore. Passando velocemente per l’ampia casa, scoprii in una delle stanze per gli ospiti un acquarello: “Il padre di Luigi sulla spiaggia di Sant’Angelo”: Minderop gewohnt. Gemälde aus jener Zeit seien in seinem Besitz. Wir verabredeten uns für ein baldiges Treffen in Forio. Frühlingslicht lag über der via Cardinale Lavitrano, die an der Basilika und dem Konvent vorbei dem Epomeo entgegenführt. Es war derselbe Weg, den ich viele Jahre zuvor schon einmal gegangen war, um Ernst Bursche in seinem Sommerhaus zu besuchen. Schließlich stand ich an der via Roma vor der hohen, abweissenden Fassade eines großen Hauses, auf der Suche nach Einlass in das ehemalige Domizil von Eduard Bargheer. Nach mehrmaligem Klingeln öffnete mir ein Mann mittleren Alters – Dirk Justus, der mich mit hanseatischer Höflichkeit begrüßte. Eintreten in einen dielenartigen Torweg. Aufstieg ins Obergeschoß. Lange Flure, die mit ornamental geschmückten Fließen ausgelegt waren. Über eine steile Stiege hinauf zur Dachterrasse, die der Maler während der heißen Sommermonate an den Abenden besonders liebte. Eine Terrasse mit weitem Blick über das Häusergewirr, auf der viele Darstellungen von Forio entstanden sind. Wieder nach unten, nach draußen in einen wildromantischen Garten mit verwunschenen Nischen unter schattenspendenden alten Bäumen. Eine Zauberwelt hinter hohen Mauern. Mit einer Luft, erfüllt von den verführerischen Düften des späten Frühlings. Nur wenige Minuten verbrachte ich in dieser Oase der Ruhe und Stille. Ich wünschte mir, dort einmal eine lange Stunde zu verweilen. Beim raschen Gang durch das weitläufige Haus entdeckte ich in einem der Gästezimmer ein Aquarell: „Die Luigi Padre am Strand von S.Angelo“ – ein prachtvolles Segelschiff La Rassegna d’Ischia 3/2009 37 un magnifico veliero sotto un cielo tempestoso. Uno dei lavori dell’artista degli anni in cui visse lì. Infine ci sedemmo ancora in un’anticamera dell’ex atelier di Bargheer arredata con stile. Durante il nostro colloquio guardai con insistenza i quadri alle pareti, al cavalletto, alle cassette dei colori e agli altri utensili che erano rimasti sempre nella stanza in tutta la loro molteplicità e varietà. Ricordi preziosi di un luogo suggestivo, raro da vedere anche a Forio. Rivissi un tempo che mi sembrò essere ritornato. Una stanza grande scura rivolta a levante, ma rischiarata dalla luce, come potei desumere da un contributo in un vecchio catalogo. Mobilio sobrio, una mensola con libri. Un tavolo da lavoro con tubetti di colori e vasi pieni di pennelli. Un cavalletto, una tavolozza. Durante il colloquio con Dirk Justus continuavo a guardare gli utensili per la pittura che nella loro molteplicità erano rimasti ancora nell’atelier e i quadri alle pareti. In quel momento mi ricordai di una visita alla Galleria Del Monte alla periferia di Forio durante uno dei miei soggiorni negli anni Ottanta a Ischia. La mostra era dedicata a Eduard Bargheer con una selezione dei suoi lavori eseguiti sull’isola: pescatori che tiravano le reti, una processione del Corpus Domini e impressioni dell’amata Forio. La città del Sud in una luce tremolante, giardini con fiori subtropicali e piante, un giardino con palme. La vista dei quadri dapprima mi irritò, mi suscitò stupore con le loro forme geometriche come piante che si disponevano in mosaici splendenti. Non avevo mai visto prima una tal maniera di dipingere, in cui un artista aveva ritratto la natura come Malinconico commiato: la Conchiglia a Sant’Angelo Nella mia ricerca di tracce di opere di pittori tedeschi a Ischia, dopo il mio incontro con Ernst Bursche, mi ero limitato dapprima a Sant’Angelo. Dovetti alle mie visite a Forio altre preziose scoperte. Ma alla fine avvertii l’esigenza di ritornare in quel posto, la cui pittoresca piazza - all’entrata del Pescatore e nell’angolo pietroso del Ridente - molti anni prima fu uno dei punti d’incontro di quella piccola comunità di artisti. Nel mio primo viaggio (autunno del 1982) trascorsi alcune sere nel risto- unter stürmischem Himmel. Eine der Arbeiten des Künstlers aus den Jahren, in denen er dort gelebt hatte. Anschließend saßen wir noch in einem stilvoll eingerichteten Vorraum zum früheren Atelier von Bargheer. Ein großer, an dem Morgen abgedunkelter Raum –sonst von Licht durchstrahlt, wie ich einem Beitrag in einem älteren Katalog entnehmen konnte. Sparsame Möblierung, ein Bücherbord. Ein Arbeitstisch mit Aquarellfarbtöpfen, Farbtuben und Gefäßen voller Pinsel. Eine Staffelei, eine Palette. Während des Gesprächs mit Dirk Justus schaute ich immer wieder auf die Malutensilien, die in ihrer Vielfalt noch in dem Atelier verblieben waren - und auf die Bilder an den Wänden. In diesem Augenblick erinnerte ich mich an einen Besuch der am Rande von Forio gelegenen Galerie del Monte während eines meiner Aufenthalte in den 1980er Jahren in Ischia. Die Ausstellung war Eduard Bargheer gewidmet und zeigte eine Auswahl seiner auf der Insel entstandenen Arbeiten: Fischer beim Einholen der Netze, eine Prozession „Corpus Domini“ und Impressionen vom geliebten Forio. Die südliche Stadt in flimmerndem Licht, Gärten mit subtropischen Blumen und Pflanzen, ein Palmengarten. Der Anblick der Bilder irritierte mich zunächst, setzte mich in Erstaunen: mit ihren geometrischen, pflanzenartigen Formen, die sich zu schimmernden Mosaiken fügten. Nie zuvor war ich einer Malweise begegnet, in der ein Künstler die von ihm wahrgenommene Natur, eine Stadt und Landschaften so vermeintlich offen 38 La Rassegna d’Ischia 3/2009 la percepiva, una città e paesaggi così apparentemente aperti e trasparenti, ma nello stesso tempo così misteriosi e segreti. Un acquerello in particolare mi colpì. Era un giardino autunnale con alberi, cespugli e fiori in ricchi colori che brillavano scuri. Il loro ultimo fiorire, prima del definitivo spegnersi. Credo di vedere davanti a me ancora oggi quel quadro. Lasciando la casa di Bargheer ero consapevole di un cosa: avevo conosciuto con emozione un luogo con ricordi preziosi, come ce ne sono oggi ancora pochi anche a Forio. Avevo respirato un tempo che mi sembrò rivivere. und transparent, zugleich so geheimnisvoll, im Verborgenen ruhend „abgebildet“ hatte. Ein Aquarell der Ausstellung beeindruckte mich besonders. Es war ein herbstlicher Garten mit Bäumen, Büschen und Blumen in reichen, dunkel leuchtenden Farben. Ihr letztes Aufglühen vor dem endgültigen Erlöschen. Auch heute noch glaube ich, dies Bild vor mir zu sehen. Beim Verlassen des Bargheer – Hauses wurde mir bewusst: Ich hatte einen Ort mit kostbaren Erinnerungen erlebt, den es auch in Forio heute nur noch selten gibt. Ich hatte eine Zeit geatmet, die für mich wieder zu leben schien. Wehmütiger Abschied La Conchiglia in Sant`Angelo Auf meiner Spurensuche nach Werken deutscher Maler hatte ich mich nach meiner Begegnung mit Ernst Bursche zunächst auf Sant’Angelo beschränkt. Meinen Besuchen in Forio verdankte ich weitere wertvolle Entdeckungen. Doch schließlich empfand ich das Verlangen, zu dem Ort zurückzukehren, auf dessen kleiner malerischer Piazza – am Eingang zum Ristorante Pescatore und in der „steinernen Ecke“ der Bar Ridente – vor vielen Jahren einer der Treffpunkte jener Künstlergemeinde war. Bei meiner ersten Reise im Herbst 1982 verbrachte ich manche Abende im Ristorante La Conchiglia. Während um W. Gilles - Das Sommergewitter (Temporale d'estate) H. Purrmann - Weg mit Palme (Via con Palma) U. Neujaar - S. Angelo, Arabisches Viertel (Quartiere arabo)) E. Bargheer - Forio H. Kiessling - Sonntag (Domenica) in S. Angelo La Rassegna d’Ischia 3/2009 39 rante La Conchiglia. Mentre intorno all’antico villaggio di pescatori e alla Torre imperversavano i primi temporali d’autunno, trovai in quelle alte stanze calore e sostegno affettivo. A cena incontravo ospiti eccezionali, per lo più signore non più giovani e signori dei Paesi di lingua tedesca, ma anche provenienti dall’Inghilterra e dalla Francia. Con una bottiglia di vino sul tavolo, in piacevole attesa delle prelibatezze della cucina di Agnesina, la locandiera. Quando in un tardo mattino d’autunno del 2006 fui di nuovo davanti a La Conchiglia, sentii la lunga, mutevole storia della più vecchia Casa di Sant’Angelo - una tabella accanto all’entrata lo ricorda. Era un periodo con pittori, le cui opere avevo già scoperto in occasione della mia prima visita. Quadri alle pareti, l’uno sull’altro in parecchie file. Soltanto nella grande sala da pranzo dell’Hotel Conte avevo incontrato una volta, anni dopo, una tale profusione di quadri. Il mio desiderio di vedere le opere degli artisti mi aveva spinto a visitare quella Casa. Dopo un cortese scambio di saluti cercai di spiegare a Gennaro, l’attuale gestore del locale - un nipote di Agnesina defunta da molto tempo - la mia richiesta. Mi fece capire che “naturalmente” potevo osservare tutti i quadri alle pareti ed eventualmente anche fotografarli. Gli acquarelli ben conservati dello svizzero Ulrich Schmid, di Ernst Bursche e di Gertrud Helmholt, mi erano familiari da tempo: Sant’Angelo e la Torre immersi in colline e monti splendenti, nel verde e nel blu; l’antico villaggio di pescatori con le sue case inserite le une nelle altre come scatole e le viuzze dispensatrici di ombra; Ischia Ponte col Castello Aragonese. Notai la mancanza di alcuni quadri che conoscevo dalle mie precedenti visite. In compenso feci un‘interessante scoperta: un ritratto della precedente proprietaria dipinto da Ulrich Neujahr: Agnesina in un vestito blu chiaro, confezionato con raffinatezza, nella mano destra das alte Fischerdorf und den Torre frühe Herbststürme tobten, fand ich in den hohen Räumen Wärme und Geborgenheit. Beim Abendessen begegnete ich außergewöhnlichen Gästen. Vorwiegend älteren Damen und Herren aus deutschsprachigen Ländern, aber auch aus England und Frankreich: Mit einer Flasche Wein auf dem Tisch, in freudiger Erwartung der Köstlichkeiten aus der Küche von Agnesina, der Wirtin. Als ich an einem Herbstmorgen des Jahres 2006 wieder vor La Conchiglia stand, spürte ich die lange, wechselvolle Geschichte des ältesten Hauses von Sant’ Angelo - eine Tafel neben dem Eingang erinnert daran. Es war eine Zeit mit Malern, deren Arbeiten ich hier schon bei meinem ersten Aufenthalt immer wieder betrachtet hatte. Bilder an den Wänden, in mehreren Reihen übereinander. Nur im Speisesaal des Hotel Conte ist mir Jahre später eine solche Fülle noch einmal begegnet. In dies Haus führte mich nun mein Besuch. Nach einer freundlichen Begrüßung versuchte ich, Gennaro, dem jetzigen Betreiber des Lokals – einem Verwandten der längst verstorbenen Agnesina - mein Anliegen zu erklären. Er gab mir zu verstehen, dass ich naturalmente alle Bilder an den Wänden anschauen und sie gegebenenfalls auch fotografieren könne. Die gut erhaltenen Aquarelle des Schweizers Ulrich Schmid, von Ernst Bursche und Gertrude Helmholtz waren mir seit langem vertraut: Sant’Angelo und der Torre, eingebettet in grün und blau leuchtende Hügel und Berge; das alte Fischerdorf mit seinen ineinandergeschachtelten Häusern und 40 La Rassegna d’Ischia 3/2009 un mazzolino di fiori. Una giovane donna, quasi ancora una ragazza, con un viso dai lineamenti aggraziati e i capelli neri. Con occhi seri e un po’ tristi. Mentre guardavo il ritratto, pensai a Dolly Barricelli che qualche anno prima, d’inverno, mi aveva parlato dei ricordi personali di Agnesina. Pensavo anche a Michele Zunta, il mio amico, i cui genitori avevano alloggiato più di settantacinque anni rima i loro primi ospiti nelle stanze prese fittate da Agnesina. Mentre uscivo, un ultimo sguardo indagatore. Allora mi balzò agli occhi, di fronte all’entrata della cucina, proprio sotto l’alto soffitto arcuato, un altro quadro, i cui colori mi sembrarono familiari. Osservandoli più da vicino, mi fu chiaro: era un acquarello di Ernst Bursche. Presumibilmente dipinto dalle dirupate formazioni rocciose vicino a Punta Chiarito, un’ampia veduta sul mare sino a Sant’Angelo e alla Torre. Un acquarello nella luce del Sud, che l’artista amava. Dipinto nel suo blu schattenspendenden Gassen; Ponte mit dem Castello Aragonese. Ich vermisste einige Bilder, die ich aus früheren Besuchen kannte. Dafür machte ich eine interessante Entdeckung: ein Portrait der früheren Besitzerin, gemalt von Ulrich Neujahr. Agnesina in einem hellblauen, zart gemusterten Kleid, in der rechten Hand ein kleiner Blumenstrauß. Eine junge Frau, fast noch ein Mädchen, mit einem fein geschnittenen Gesicht und dunklem Haar. Mit Augen, die ernst und etwas traurig blickten. Ein reizvolles Portrait, das durch Stockflecken leider schon stark gelitten hatte. Bei seinem Betrachten dachte ich an Dolly Barricelli, die mir vor ein paar Jahren im Winter von ihren persönlichen Erinnerungen an Agnesina erzählt hatte. Auch dachte ich an Michele Zunta, meinen Freund, dessen Eltern ihre ersten Gäste vor mehr als fünfundsiebzig Jahren in gemieteten Räumen bei Agnesina untergebracht hatten. Im Hinausgehen ein letzter suchender Blick. Da fiel mir dem Eingang zur Küche gegenüber, dicht unter der hohen, gewölbten Decke - noch ein weiteres Bild auf, dessen Farben mir vertraut schienen. Bei näherem Hinsehen wurde mir klar: Es war ein Aquarell von Ernst Bursche. Vermutlich von den schroffen Felsformationen bei Punta di Chiarito aus gemalt, eine weite Sicht übers Meer bis nach Sant` Angelo und den Torre. Ein Aquarell im Licht des Südens, das der Künstler liebte. Gemalt in seinem für mich unverwechselbaren Blau, das wegen einer Staubschicht auf dem Glas eher zu ahnen war. Als ich La Conchiglia schließlich verließ, begleiteten mich per me inconfondibile che per uno strato di polvere sul vetro era piuttosto da intuire. Quando alla fine lasciai La Conchiglia, mi accompagnarono diversi pensieri e sentimenti. In nessun altro luogo, questa era la mia impressione, avevo vissuto storie così condensate e nel contempo così frammentate. Sentivo riconoscenza per la gran quantità di quadri che mi facevano vedere con gli occhi degli artisti uomini e paesaggi dell’isola. Riconoscenza anche per i molti incontri che talvolta diventarono amicizia, pur sempre con la debita distanza critica; sorse in me un nuovo, più profondo, legame con Ischia e i suoi abitanti. Sulla strada, alla luce autunnale la malinconia mi pervase. Sentivo che la mia ricerca di tracce di molti anni era alla fine. Ma restava un deside- unterschiedliche Gedanken und Gefühle. An keinem anderen Ort, so mein Eindruck, hatte ich Geschichte so verdichtet, zugleich so gebrochen erlebt. Ich empfand Dankbarkeit für die Vielfalt der Bilder, die mich Menschen und Landschaften der Insel mit den Augen der Künstler sehen ließen. Auch Dankbarkeit für die vielen Begegnungen, die manchmal zu Freundschaften wurden. Bei aller immer wieder erfahrenen kritischen Distanz entstand in mir eine neue, tiefere Verbindung mit Ischia und seinen Bewohnern. Auf dem Weg nach draußen in das herbstliche Licht war mir rio: l’esperienza preziosa di quei pittori doveva essere conservata per il futuro. Hans Dieter Eheim Le considerazioni su Ernst Bursche e Karl Schneider sono tratte in parte dal libro di Hans Dieter Eheim, apparso nel 2006 col titolo: “Der Ginsterberg - Leben in Sant’Angelo d’Ischia”. wehmütig zumute. Ich fühlte, daß meine Spurensuche über viele Jahre zu Ende war. Doch es blieb mir der Wunsch: Das kostbare Erbe dieser Maler werde für die Zukunft bewahrt. Hans Dieter Eheim Die Ausführungen über Ernst Bursche und Karl Schneider sind zum Teil dem 2006 erschienenen Buch von Hans Dieter Eheim„ Der Ginsterberg – Leben in Sant´ Angelo d´ Ischia“ entnommen. Verzeichnis der Maler. deren Bilder in dem Beitrag "Auf Spurensuche" besonders erwähnt werden Pittori i cui quadri sono particolarmente citati nell’articolo "Alla ricerca di tracce". Bargheer, Eduard (1901 – 1979 ) : Sant`Angelo und Forio: 1936-39, 1946-79 Bursche, Ernst ( 1907-1989) : Sant`Angelo und Forio: 1958, 1962-88 Ferenz, Albert ( 1907-1994) : Sant`Angelo: 1965-ca 1975 Gilles, Werner (1894-1961) : Sant`Angelo: 1931, 1936-41, 1949-61 Hardtke, Jürgen: Sant`Angelo und Succhivo : 1980er und `90er Jahre Helmholtz, Gertrude : Sant`Angelo: 1927-1966 Kiessling, Hugo (1910) : Sant`Angelo: 1950er und ´60er Jahre Kirchpfenning, Hans-Peter (1928-1996) : Sant´Angelo: 1950er und ´60er Jahre Kusmin, Arkady ( 1896-1971) : Sant`Angelo: 1951-71 Neujahr, Ulrich ( 1898-1977) : Sant`Angelo: 1931, ca 1949 -77 Niederreuther, Thomas (1909-1990) : Sant´Angelo: 1960-89 Purrmann, Hans (1880-1966) : Porto, Lacco Ameno, Forio: 1921-26, 1953-58 Sertürner, Wernhera (1913-2001) : Sant´Angelo: 1961-1976 Schneider, Karl (1908-1994) : Sant´Angelo: 1954-94 La Rassegna d’Ischia 3/2009 41