Italiano - Art Nouveau Network
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2003 / 15 > 18 Ålesund Helsinki Glasgow Riga Bruxelles-Brussel Nancy Wien Budapest Ljubljana Provincia di Varese Terrassa Barcelona Reus 2 RÉSEAU ART NOUVEAU NETWORK 3 ÅLESUND . NORGE 4 BARCELONA . CATALUNYA 5 BRUXELLES - BRUSSEL . BELGIQUE - BELGIË 6 BUDAPEST . MAGYARORSZÀG 7 GLASGOW . SCOTLAND UK 8 HELSINKI . SUOMI 9 LJUBLJANA . SLOVENIJA 10 NANCY . FRANCE 11 REUS . CATALUNYA 12 RIGA . LATVIJA 13 TERRASSA . CATALUNYA 14 PROVINCIA DI VARESE . ITALIA 15 WIEN . ÖSTERREICH Art Nouveau Network Agli inizi del XX secolo si sviluppa in molte città d’Europa un fenomeno culturale: l’Art Nouveau. Questo movimento, che segna una rottura artistica e intellettuale no tempo stesso, ha sfruttato gli esiti della Rivoluzione industriale, pur conciliandoli con la perfezione del lavoro artigianale. Dovunque, in Europa, l’Art nouveau è spinta da una straordinaria aspirazione alla modernità, dal desiderio di migliorare la vita quotidiana nei centri urbani in sviluppo e dalla volontà di abolire la frontiera tra le Belle Arti e le Arti decorative. Questa corrente offre un’armonia perfetta del tenore di vita, mescolando abilmente l’architettura, la decorazione interna e il mobilio. Nel 1999, quattordici città europee si uniscono in una rete di cooperazione per studiare, salvaguardare e valorizzare il loro patrimonio Art nouveau. Questa rete è formata da persone che svolgono lavori diversi e hanno varie competenze: conservatori o direttori di musei, architetti, restauratori, storici dell’Arte. Questi ultimi realizzano documenti e attività per informare i professionisti e sensibilizzare il grande pubblico: l’edizione di un libro, la creazione di un sito Internet, l’organizzazione di un colloquio e di una mostra, la pubblicazione di un giornale per i liceali e di una rivista per i bambini… A questo scopo, la Rete riceve un sostegno finanziario dall’Unione europea (programma Cultura 2000). Le Réseau Art Nouveau Network À l’aube du XXe siècle, un phénomène culturel se développe dans plusieurs villes d’Europe : l’Art nouveau. Ce mouvement, qui marque à la fois une rupture artistique et intellectuelle, a exploité les nouveautés issues de la Révolution industrielle, tout en poursuivant la perfection du travail artisanal. Partout en Europe, l’Art nouveau est porté par une formidable aspiration à la modernité, par le désir d’embellir la vie quotidienne dans les grands centres urbains en développement et par la volonté d’abolir la frontière entre les Beaux-Arts et les Arts décoratifs. Ce courant offre une harmonie parfaite du cadre de vie, mêlant habilement l’architecture, la décoration intérieure et le mobilier. En 1999, quatorze villes d’Europe se regroupent au sein d’un réseau de coopération pour étudier, sauvegarder et mettre en valeur leur patrimoine Art nouveau. Ce réseau est constitué de personnes aux métiers et aux compétences variés : conservateurs ou directeurs de musées, architectes, restaurateurs, historiens de l’Art. Ces derniers conçoivent des documents et des activités pour informer les professionnels et sensibiliser le grand public : édition d’un livre, création d’un site Internet, organisation d’un colloque et d’une exposition, publication d’un journal pour les lycéens et d’une revue pour les enfants… Dans ce but, le Réseau reçoit un soutien financier de l’Union européenne (programme Culture 2000). 2 L’Art nouveau in Europa Verso la fine del XX secolo, una nuova corrente si sviluppa in un certo numero di città europee. Questo fenomeno culturale prende nomi diversi, Jugenstil, Liberty, Modern Style, Ecole de Nancy, Modernismo o ancora la Secessione. E’ notevolmente legato alle evoluzioni economiche dell’Europa del tempo. Iniziata alla fine del XVIII secolo in Gran Bretagna, diffusa in Europa, poi negli Stati Uniti nel XIX e nel XX secolo, la rivoluzione trasforma profondamente l’economia dei paesi toccati, la struttura delle società e la vita quotidiana delle persone. L’Europa passa così da un’economia dominata dall’agricoltura e dall’artigianato all’economia che si basa sulla macchina, la grande industria e lo sviluppo dei trasporti. L’industrializzazione dell’Europa è contraddistinta dall’utilizzo di nuove fonti d’energia, il carbone poi il petrolio e l’elettricità. E’ caratterizzata da una serie d’innovazioni tecniche che ne stabiliscono le tappe successive. La prima rivoluzione industriale è determinata dall’invenzione della macchina a vapore dello Scozzese James Watt, che determina l’uso del carbone, e che comporta la meccanizzazione dell’industria cotoniera e lo sviluppo della metallurgia per la costruzione delle macchine, degli utensili e delle rotaie. Alla fine del XIX secolo si avvia la seconda rivoluzione industriale che si associa alla scoperta dell’elettricità, all’uso del petrolio come fonte d’energia, all’espansione dell’industria chimica, all’invenzione dell’automobile e allo sviluppo delle telecomunicazioni. La rivoluzione industriale modifica dunque sensibilmente il modo di produrre: a poco a poco il lavoro artigianale è sostituito dalla produzione in serie, favorita dalle nuove tecniche di lavoro. Questa produzione in massa determina l’abbassamento dei prezzi, dunque la democratizzazione dei consumi. A poco a poco, la società europea diventa una società di consumi. La rivoluzione industriale porta dunque ad una vera rivoluzione commerciale: lo sviluppo dei mezzi di trasporto contribuisce alla formazione di un mercato mondiale. Sui mercati interni, la nascita dei grandi magazzini, i primi passi della pubblicità, allora chiamata “réclame”, lo sviluppo del credito, spingono i consumatori a moltiplicare i loro acquisti. La rivoluzione industriale modifica anche le strutture sociali. In effetti, nel XIX secolo, l’Europa del nord-ovest, poi quella del sud e dell’est, sono toccate dal cambiamento demografico, che alimenta un forte incremento naturale. Nel 1900, in Europa si trova un quarto della popolazione mondiale. Questa crescita demografica favorisce la crescita economica e determina un importante cambiamento nella distribuzione geografica delle persone, segnata in particolare dall’esodo rurale. Questa affluenza di persone richiede una nuova pianificazione delle città, poiché in Europa la struttura ereditata dai secoli passati non corrisponde più ai nuovi bisogni. Tutte le grandi città europee subiscono dunque delle trasformazioni allo scopo di migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Lo sviluppo economico trasforma dunque in modo durevole le strutture sociali. Le società tradizionali cedono il posto alla società industriale, segnata dall’urbanizzazione, dalla nascita di un’immensa classe operaia, dall’ascesa della borghesia e delle classi medie. In quel momento storico le classi dirigenti sono completamente rinnovate: il potere della nobiltà diminuisce, mentre gli imprenditori si arricchiscono rapidamente. Alle vecchie famiglie di commercianti e banchieri si aggiungono nuove dinastie, come i grandi proprietari di aziende siderurgiche, chiamati “padroni delle ferriere”, i grandi padroni delle ferrovie o del tessile e i pionieri dell’automobile. Questa borghesia dispone di tutte le forme di potere e ostenta con il suo modo di vivere la propria ricchezza e il proprio potere. Presta un’attenzione particolare alla manutenzione e all’arredamento della sua casa. In scala minore, le classi medie, per distinguersi dal mondo operaio, s’ispirano a questo modo di vivere. E’ così che si sviluppano le arti decorative in tutta l’Europa. L’art nouveau in Europa si sviluppa dunque in un contesto del tutto particolare. L’evoluzione artistica è indissociabile da quella economica e sociale. Gli artisti s’inseriscono subito nell’evoluzione economica e tecnologica. Artisti e industriali al tempo stesso, essi si appropriano dei nuovi materiali e delle tecniche derivate dalla rivoluzione industriale. Cercano anche di adattare l’arte alla produzione industriale: a fianco di pezzi unici fabbricati per ricchi committenti, sviluppano la produzione in serie destinata alla piccola borghesia e alle classi medie. Arrivano così ad abbattere la frontiera tra le arti maggiori (pittura, scultura) e le arti cosiddette minori, cioè le arti decorative. Anche gli oggetti più comuni d’uso quotidiano – portacenere, poltrone, sedie, stoviglie – riflettono lo “spirito nuovo”. Rompendo dunque con l’accademismo tradizionale, che consiste molto spesso nell’imitare gli stili del passato, gli artisti si lanciano alla ricerca di un linguaggio nuovo. Volendo essere funzionale e decorativa al tempo stesso, l’Art nouveau non esita a ricorrere a forme strabilianti, eliminando le linee diritte a vantaggio di curve e d’arabeschi. Questo stile, alla fine del XIX secolo, raggiunge l’architettura pubblica e privata, in particolare le stazioni, le banche e i grandi magazzini. Au tournant du XXe siècle, un nouveau courant artistique se développe dans un certain nombre de villes européennes. Ce phénomène culturel prend différentes appellations, Jugenstil, Modern Style, Ecole de Nancy, Modernisme ou encore la Sécession. Il est fortement lié aux évolutions économiques et sociales de l’Europe à l‘époque. Amorcée à la fin du XVIIIe siècle en Grande Bretagne, diffusée en Europe puis aux Etats-Unis tout au long du XIXe et du XXe siècles, la révolution industrielle transforme profondément l’économie des pays qu’elle a touchés, la structure des sociétés et l’existence quotidienne des hommes. L’Europe passe ainsi d’une économie dominée par l’agriculture et l’artisanat à une économie fondée sur la machine, la grande industrie et le développement des transports. L’industrialisation de l’Europe est marquée par l’utilisation de nouvelles sources d’énergie, le charbon puis le pétrole et l’électricité. Elle s’est nourrie d’une série d’innovations techniques qui en établissent les étapes successives. La première révolution industrielle est déterminée par l’invention de la machine à vapeur par l’Ecossais James Watt, ce qui nécessite l’utilisation du charbon, et qui entraîne la mécanisation de l’industrie cotonnière et le développement de la métallurgie pour la fabrication des machines, des outils et des rails. À la fin du XIXe siècle, s’amorce la seconde révolution industrielle qu’on associe à la découverte de l’électricité, à l’utilisation du pétrole comme source d’énergie, à l’essor de l’industrie chimique, à l’invention de l’automobile et au développement des télécommunications. La révolution industrielle modifie donc sensiblement la façon de produire : peu à peu, la travail artisanal est remplacé par la production en série, favorisée par les nouvelles techniques de travail. Cette production en masse provoque une baisse des prix, donc la démocratisation de la consommation. Petit à petit, la société européenne devient une société de consommation. La révolution industrielle entraîne donc une véritable révolution commerciale : le développement des moyens de transport contribue à la formation d’un marché mondial. Sur les marchés intérieurs, la naissance des grands magasins, les premiers pas de la publicité, alors appelée “réclame”, le développement du crédit, incitent les consommateurs à multiplier leurs achats. La révolution industrielle modifie également les structures sociales. En effet, au XIXe siècle, l’Europe du nord-ouest, puis celle du sud et de l’est, sont touchées par la transition démographique, qui alimente un fort accroissement naturel. En 1900, l’Europe regroupe ainsi le quart de la population mondiale. Cette croissance démographique favorise la croissance économique et entraîne une importante redistribution géographique des populations, illustrée en particulier par l’exode rural. Cet afflux de population exige un réaménagement des villes, car en Europe, la structure héritée des siècles passés ne correspond plus aux besoins nouveaux. Toutes les grandes cités européennes subissent donc des transformations, afin d’améliorer les conditions de vie des citadins. L’essor économique transforme donc durablement les structures sociales. Les sociétés traditionnelles, cèdent la place à la société industrielle, marquée par l’urbanisation, la création d’une immense classe ouvrière, l’ascension de la bourgeoisie et des classes moyennes. À cette époque, les classes dirigeantes sont totalement renouvelées : la puissance de la noblesse est en recul, alors les entrepreneurs s’enrichissent rapidement. Aux vieilles familles de négociants et banquiers viennent s’ajouter des dynasties nouvelles, comme les grands patrons de la sidérurgie, appelés les “maîtres des forges”, les grands patrons du chemin de fer ou du textile et les pionniers de l’automobile. Cette bourgeoisie cumule toutes les formes de pouvoir et mène un mode de vie ostentatoire, afin d’exposer sa richesse et son pouvoir. Elle prête une attention toute particulière à l’entretien et à la décoration de ses demeures. À une moindre échelle, les classes moyennes, pour se distinguer du monde ouvrier, s’inscrivent dans ce mode de vie. C’est ainsi que se développent les arts décoratifs à travers toute l’Europe. L’Art nouveau en Europe se développe donc dans un contexte tout à fait particulier. L’évolution artistique est ici indissociable de l’évolution économique et sociale. Les artistes s’inscrivent tout d’abord dans l’évolution économique et technologique. À la fois artistes et industriels, ils s’approprient les nouveaux matériaux et les techniques issues de la révolution industrielle. Ils cherchent aussi à adapter l’art à la fabrication industrielle : aussi, à côté des pièces uniques fabriquées pour de riches commanditaires, ils développent la production en série destinée à la petite bourgeoisie et aux classes moyennes. Ils parviennent ainsi à supprimer la frontière entre les arts majeurs (peinture, sculpture, architecture) et les arts dits mineurs, à savoir les arts décoratifs. Les objets les plus quotidiens – cendriers, fauteuils, chaises, vaisselle – reflètent ainsi “l’esprit nouveau”. Rompant alors avec l’académisme traditionnel, qui consiste le plus souvent à imiter les styles du passé, les artistes se lancent dans la recherche d’un langage neuf. Se voulant à la fois fonctionnel et décoratif, l’Art nouveau n’hésite pas à recourir à des formes étonnantes, supprimant les lignes droites au profit de courbes et d’arabesques. Ce style touche à la fin du XIXe siècle l’architecture privée et publique, notamment les gares, les banques et les grands magasins. Ålesund, Norge 3 1 Dalle ceneri all’Art nouveau La città di Alesund, tipica dell’Art nouveau, è la conseguenza d’un incendio catastrofico e di una ricostruzione notevolmente influenzata dall’architettura internazionale Art nouveau, chiamata Jugendstil. La notte del 23 gennaio 1904 una violenta tempesta provocò un incendio che distrusse tutta la città di Alesund in sole 15 ore. Contrariamente a quello che ci si aspettava, vi fu una sola vittima, ma più di 800 abitazioni furono distrutte e 10000 dei 12000 abitanti della città rimasero senza tetto. Un aiuto urgente fu inviato da tutta la Norvegia, da organizzazioni pubbliche o da donatori privati, ma anche da tutta l’Europa e dagli Stati Uniti. A Parigi vi fu uno spettacolo con Loïe Fuller e con Sarah Bernhardt per raccogliere fondi. Nonostante il pesante onere finanziario imposto a questo piccolo porto di pesca per la necessaria ricostruzione, questa fu terminata nel giro di tre anni, con la costruzione di più di 600 nuovi edifici. L’altro elemento fondamentale è la conquista dell’indipendenza della Norvegia nel 1905, un anno dopo quell’incendio. Il 7 giugno 1905, in pieno periodo di ricostruzione, la Norvegia ruppe la sua unione politica forzata con la Svezia. Dopo 400 anni di dominazione danese, seguita da 100 anni di quella svedese, la Norvegia era finalmente riuscita a riconquistare la sua indipendenza. Naturalmente, l’entusiasmo e l’esuberanza nazionale hanno lasciato la loro impronta sull’arte e l’architettura dell’epoca. Molti architetti che lavoravano ad Alesund hanno cercato di creare una nuova architettura completamente norvegese. Esempi simili si diffondono in Europa, come Gaudi a Barcellona o McIntosch a Glasgow. 2 Un’architettura moderna Il fallimento recente dell’industria edilizia delle due principali città della Norvegia fu molto vantaggioso per Alesund. In effetti, numerosi e validi architetti, carpentieri e artigiani vi si recarono con la speranza di trovare lavoro. Circa 50 architetti, metà dei quali di meno di 35 anni, e nati nel paese, parteciparono al progetto di ricostruzione. Essi si erano dovuti recare all’estero per i loro studi, poiché la Norvegia non ebbe una propria scuola di architettura fino al 1910. La maggior parte tornava dalla Germania, ma anche dall’Inghilterra o dalla Scozia. Questi architetti erano dunque orientati verso le tendenze internazionali e le espressioni contemporanee dell’Art nouveau. Henrik Nissen, un architetto di grande esperienza, fu incaricato della ricostruzione di Alesund. Era un fervido sostenitore di un’architettura semplice, che poggiava le sue radici nella tradizione norvegese. Egli ha più volte ripetuto che gli architetti erano responsabili della creazione della bellezza, con gli obiettivi più semplici, “permettendo all’arte di lasciare la sua impronta sulla nostra città”. Tutti questi architetti si sono proposti di non imitare più gli antichi stili ben radicati, e hanno cercato di creare uno stile moderno ispirato alle proprie tradizioni locali. Hagbart Schytte-Berg, che è sicuramente l’artista più dotato che abbia lavorato ad Alesund, scrisse: “Dapprima ho seguito lo stile gotico, ispirandomi poi al Rinascimento, ma più tardi, e in particolare ad Alesund, me ne sono liberato e ho cercato di dare al mio lavoro una direzione più personale e più nazionale, non solo in termini di decorazione, ma anche d’insieme”. 3 4 5 1 Hagbart Schytte-Berg, Devold Villa, 1906 2 Ålesund’s historic town center, built 1904-1907 3 Karl Norum, Rønnebergbua, Ålesund, 1906 4 Hagbart Schytte-Berg, Swan Pharmacy, Ålesund, 1907 5 From the diningroom in Hagbart Schytte-Berg ‘Pharmacy, Ålesund, 1907 Una costruzione esemplare “La farmacia del cigno”, Swaneapoteket, mostra come Schytte-Berg seppe associare le linee eleganti dell’Art nouveau con una decorazione ispirata all’arte Vichinga. L’architetto trovò un’ulteriore forte ispirazione ideando anche l’arredo della farmacia e alcune parti dell’alloggio dei proprietari. L’insieme è di rara armonia e bellezza. Occupando tutto lo spazio d’un isolato, l’immobile si eleva come una scultura dagli angoli arrotondati e dai passaggi perfetti. La varietà dei colori del rivestimento in pietra offre delicati contrasti decorativi. Maschere e dragoni, derivati dall’arte medievale e vichinga norvegese, sembrano danzare intorno alle numerose finestre di varie forme. Gli elementi di ferro battuto, la scala, i banchi, le modanature di stucco (rivestimento murale decorativo, fatto di gesso, colla e polvere di marmo o di gesso, che imita il marmo), i mobili e la disposizione della hall e della sala da pranzo hanno caratteristiche simili. Vetrate decorate di motivi stilizzati o astratti illuminano l’insieme. Fra aske til Art nouveau Art nouveau-byen Ålesund er et resultat av en bybrann, et nasjonalt merkeår og internasjonale påvirkninger fra den mangfoldige bevegelsen som på engelsk og fransk har fått navnet Art nouveau og på tysk jugendstil. Bybrannen En orkannatt i januar 1904 begynte brannen som på 15 timer la praktisk talt hele byen i aske. Det var den mest omfattende brannkatastrofen i Norges historie. Utrolig nok var det kun ett menneske som omkom, men over 800 hus strøk med, og 10 000 av byens om lag 12 000 innbyggere ble uten tak over hodet. Nødhjelp strømmet til fra flere land, foreninger og privatpersoner både i Europa og USA. I Paris ble det blant annet holdt en veldedighetsforestilling der blant annet Loïe Fuller og Sarah Bernhardt opptrådte. Tross tunge økonomiske løft for mange i den lille fiskerbyen, klarte man på tre år og reise en by med over 600 nye hus – og vel 300 av dem var jugendstilhus. Denne egenartede nye byen med sin tette konsentrasjon av bygninger fra en kort historisk epoke på et lite areal, samspillet mellom byen og fjord og hav og de nære fjellene, gjør Ålesund særpreget ikke bare i nasjonal sammenheng. Arkitektene Et hell i uhellet for Ålesund var at akkurat på den tiden byen brant hadde de to største byene i landet hatt et byggekrakk. Resultatet var at dyktige arbeidere, håndverkere og arkitekter fra hele landet strømmet til Ålesund i håp om arbeid. Om lag femti arkitekter var med på å sette sitt preg på byen etter brannen. Halvparten av dem var under 35 år. Alle var, med et par unntak, født og oppvokst i Norge. Siden det lille landet ikke hadde egen arkitektutdanning før fra 1910, var arkitektene imidlertid utdannet i utlandet. Først og fremst i Tyskland, men også i England og Skottland. Manglende hjemlig miljø gjorde norske arkitekter naturlig internasjonalt orienterte. Et nasjonalt merkeår og europeiske paralleller Midt i gjenoppbyggingsperioden for Ålesund – 7. juni 1905 – løsrev Norge seg fra unionen med Sverige. Etter fire hundre år som en del av Danmark og nesten 100 år i union med Sverige skulle Norge nå endelig stå på egne ben som selvstendig stat. Den nasjonale begeistring og glød som preget årene før unionsoppløsningen, satte naturligvis også preg på kunst og arkitektur på ulike måter. Mange av arkitektene i Ålesund hadde uttalte mål om å skape en arkitektur på nasjonal grunn. Denne måten å tenke på er helt parallell med det som skjedde andre steder i Europa, som for eksempel Gaudí i Barcelona eller Mackintosh i Glasgow. En ønsket blant annet ikke lenger å kopiere, men heller skape en moderne stil inspirert av hjemlige tradisjoner. Den kanskje mest talentfulle arkitekten som arbeidet i Ålesund, Hagbart Schytte-Berg, uttrykte seg på denne måten: «Først var jeg tilhenger av den gotiske stil, men i min praktiske virksomhet gikk jeg mer over til renessansen… senere, vesentlig i Ålesund, har jeg løsrevet meg mer og forsøkt å arbeide mer i personlig og nasjonal retning, så vel i helheten som i ornamentikken.» På besøk i et hus Hvordan Schytte-Berg forente jugendstilens elegante slyng med norsk dragestilornamentikk fra vikingkunsten til et eget personlig uttrykk, kan vi blant annet studere i Svaneapotek-bygningen. Her fikk arkitekten utfolde sitt talent også ved å tegne inventar til både apotekutsalget og deler av privatboligen til apotekerfamilien. Resultatet er et uvanlig helhetlig og vakkert hus. Det dekker nesten et kvartal og virker som en skulptur i byrommet med sine avrundede hjørner og glidende overganger. Huset er forblendet med norsk granitt der ulike farger i steinen gir dekorative kontraster. Drageformer og masker inspirert av norsk viking- og middelalderkunst danser i dekorasjonene rundt de mange og varierte vinduene, i smijernsarbeidet, i utskjæringene i dører, disker og trappehus, i gipslistene i taket og i møbler og inventar i spisestue og hall. Blyglassvinduene siler lyset gjennom mer kontinentale Art nouveaumotiver med stiliserte eller abstraherte naturbilder. Kunstens stempel på byen Dette huset representerer det Stephan Tschudi Madsen – tidligere norsk riksantikvar og pioner i forskningen omkring internasjonal Art nouveau – kaller den ålesundske symbiosen mellom dragestil og Art nouveauslyng. Han har også pekt på hvordan ulike inspirasjoner fra den nye europeiske arkitekturen gav nedslag i Ålesund. Fra østerrisk inspirerte småkvadrater, tysk-østerrikske jugendstil med elegante slyng, trekk fra middelalderens borgarkitektur og inspirasjon fra nasjonale ornamenter. Den erfarne arkitekten Henrik Nissen ble ansatt som bygningssjef etter brannen. Han ivret for en ærlig arkitektur som bygde på hjemlig tradisjon. Og han la stor vekt på arkitektenes ansvar for å skape skjønnhet ned til den enkleste form. «Sette kunstens stempel på byen,» som han uttrykte det. Da han avsluttet arbeidet i 1906, oppsummerte han sine inntrykk og fant at arkitektene hadde vist redelig vilje til å løsrive seg fra gammel, stivnet tenkning om arkitektur og hadde klart å skape resultater som kanskje kunne ha «blivende verdi for arkitekturen i vårt land». Barcelona, Catalunya 4 1 2 1&2 Lluís Domènech i Montaner, Palau de la Música Catalana, Barcelona, 1905-1908 Il rinascimento catalano La Catalogna è una piccola regione bagnata dal mar Mediterraneo, a nord-est della Penisola iberica e legata, dall’inizio del XVIII secolo, alla storia politica ed economica della Spagna. Dopo una guerra contro la Castiglia e la Francia, persa dalla Catalogna, la lingua e la cultura catalane sono state limitate all’ambito domestico o popolare. Il castigliano diventa dunque la lingua ufficiale. D’altra parte, le risorse naturali sono scarse e, dall’epoca medievale, il popolo catalano si dedica alla navigazione e al commercio. Tuttavia, la situazione economica cambia profondamente verso la metà del XIX secolo con la rivoluzione industriale, che trasforma il paese in un importante centro di produzione tessile, le comunicazioni si modernizzano ed il commercio con il resto della Spagna e con l’America consente di mantenere un ritmo di produzione elevato. Questo modifica notevolmente la società catalana: una nuova classe sociale, la borghesia, si sviluppa e consolida il suo potere, mentre i lavoratori vivono in condizioni difficili. E’ in questo contesto che nasce un movimento culturale di tipo romantico, la Renaixença, che valorizza la cultura autoctona e il catalano come lingua di cultura. L’insieme di questo processo culmina con l’allestimento, a Barcellona, nel 1888, di un’Esposizione Universale che sintetizza tutto questo movimento di modernizzazione dell’industria e della cultura catalana, e costituisce il punto di partenza del fenomeno culturale che si definisce come Modernismo catalano. La Renaixença catalana Catalunya és una regió petita situada a la riba del Mediterrani, al nord-est de la Península Ibèrica i vinculada, des del principi del segle XVIII, a la història política i econòmica d’Espanya. Després d’una guerra contra Castella i França que Catalunya va perdre, la llengua i la cultura catalanes van quedar restringides a l’àmbit domèstic o popular. El castellà es va convertir en la llengua oficial. A més, els seus recursos naturals són escassos i, des de l’època medieval, el poble català es consagra a la navegació i al comerç. Tanmateix, la situació econòmica es veu profundament modificada a mitjan segle XIX amb la revolució industrial que transforma el país en un centre important de producció tèxtil, les comunicacions es modernitzen i el comerç amb la resta d’Espanya i amb Amèrica li permet mantenir un ritme de producció sostingut. La societat catalana en resulta profundament modificada: una nova classe social, la burgesia, es desenvolupa i consolida el seu poder, mentre que els treballadors pateixen condicions de vida difícils. És en aquest context que es produeix la Renaixença, un moviment cultural de tipus romàntic que defensa el valor de la cultura autòctona i el català com a llengua de cultura. Tot aquest procés culmina el 1888 a Barcelona en una Exposició Universal que sintetitza tot el moviment de modernització de la indústria i de la cultura catalana, i que constitueix el punt de partida del fenomen cultural que entenem com a modernisme català. Il Modernismo catalano L’Art nouveau o lo Jugendstil si sviluppano per il desiderio di dare alla cultura europea modernità e spirito cosmopolita. La versione catalana, il Modernismo recepisce questi nuovi elementi, senza tuttavia rinunciare alle proprie radici: in effetti, la sua principale caratteristica è un equilibrio notevole tra la modernità e la tradizione. Nel Modernismo catalano, accanto alle linee sinuose e cosmopolite dell’Art nouveau internazionale, si trovano riferimenti al passato e alla propria storia che non si vuole dimenticare. In questo modo si recuperano i vecchi mestieri artigianali e si trovano un po’ dappertutto riferimenti simbolici alla storia e alle tradizioni: le quattro strisce della bandiera catalana, la leggenda di San Jordi, patrono della Catalogna, un gran repertorio iconografico, dispiegato sulle facciate architettoniche, che è motivo di altrettanti temi sviluppati dai pittori, dagli scultori, dai poeti e dai musicisti catalani. Tuttavia, di tutte le arti, l’architettura è quella che ha lo sviluppo più spettacolare. La nuova borghesia e le istituzioni civili diventano committenti e consentono l’impulso di uno stile architettonico che diventa l’immagine della modernità. La città di Barcellona, all’epoca in piena crescita e potendo perciò offrire enormi possibilità di costruire, è oggi uno straordinario esempio di quello che fu il Modernismo catalano, del quale si possono ancora vedere le opere dei tre architetti più caratteristici: Antonio Gaudì, Lluìs Domènech i Montaner e Josep Puig i Cadafalch. El modernisme català L’Art nouveau, o el Jugendstil, es van desenvolupar com un desig de dotar la cultura europea d’un sentit de modernitat i de cosmopolitisme. La versió catalana, el modernisme, integra aquestes noves dades, però sense renunciar a les arrels pròpies: en efecte, la seva característica més representativa és un equilibri particular entre la modernitat i la tradició. En el modernisme català, al costat de les línies sinuoses i cosmopolites de l’Art Nouveau internacional hi trobem referències al passat, a la pròpia història, que hom es nega a oblidar. D’aquesta manera es recuperen els antics oficis artesans i trobem, una mica pertot, referències simbòliques a la història i a les tradicions: les quatre barres de la senyera catalana, la llegenda de Sant Jordi, patró de Catalunya, tot un extens repertori iconogràfic, desplegat sobre les façanes arquitectòniques i que es multiplica en els temes desenvolupats pels pintors, escultors, poetes i músics catalans. Tanmateix, de totes les arts, l’arquitectura és la que té un desenvolupament més espectacular. La nova burgesia i les institucions civils ofereixen mecenatge i permeten impulsar un estil arquitectònic que esdevé la imatge de la modernitat. La ciutat de Barcelona, llavors en ple creixement i que oferia, per tant, enormes possibilitats de construcció, encara avui és un exemple excel·lent de què va ser el modernisme català, del qual hi podem veure les obres dels tres arquitectes més característics: Antoni Gaudí, Lluís Domènech i Montaner i Josep Puig i Cadafalch. Antoni Gaudì e i suoi contemporanei Antoni Gaudì è l’architetto più rappresentativo di questo movimento. Il suo genio sta nella sua capacità di portare agli estremi limiti costruttivi e strutturali le possibilità dell’architettura del suo tempo e di dotarla, al tempo stesso, di contenuti simbolici non equivoci. La Casa Batllò non è altro che un’allegoria del mito di San Jordi, mentre la Casa Milà o il Parco Guëll spingono all’estremo il contrasto tra l’opera d’arte, come creazione, e la natura. Tuttavia, è negli edifici religiosi che egli sviluppa al massimo il suo concetto dell’architettura. E’ proprio nella cripta della Colonia Guëll e nel tempio della Sagrada Familia, e soprattutto in quest’ultimo, che Gaudi sperimenta fino a limiti ancora insospettati le possibilità costruttive dei grandi templi gotici mentre scrive un poema allegorico dai sentimenti religiosi. Domènech i Montaner, da parte sua, unisce a una conoscenza molto profonda delle nuove tecnologie architettoniche l’uso abbondante e molto accurato della decorazione. Infine, è l’architetto, ma anche lo storico e l’uomo politico, Josep Ma Puig i Cadafalch che traduce al meglio il mito di un Medio Evo mai dimenticato. Antoni Gaudí i els seus contemporanis Antoni Gaudí és l’arquitecte més representatiu d’aquest moviment. La seva genialitat rau en la seva capacitat per portar fins als límits constructius i estructurals més extrems les possibilitats de l’arquitectura del seu temps i dotar-la, paral·lelament, de continguts simbòlics inequívocs. La Casa Batlló no és ni més ni menys que una al·legoria del mite de Sant Jordi, mentre que la Casa Milà o el Park Güell porten al límit l’oposició entre l’obra d’art, en tant que creació, i la natura. Tanmateix, és en els edificis religiosos que Gaudí desenvolupa al màxim el seu concepte de l’arquitectura. De fet, és en la cripta de la Colònia Güell i en el temple de la Sagrada Família, i molt especialment en aquest darrer, que experimenta fins a uns límits encara insospitats les possibilitats constructives dels grans temples gòtics i, al mateix temps, escriu un poema al·legòric als seus sentiments religiosos. Domènech i Montaner, d’altre banda, alia un coneixement extraordinàriament profund de les noves tecnologies arquitectòniques amb l’ús abundant i molt acurat de la decoració. Finalment, és l’arquitecte, però també l’historiador i l’home polític Josep Puig i Cadafalch qui tradueix millor el mite d’una Edat Mitjana mai oblidada. Bruxelles-Brussel, Belgique-België 5 1 Il contesto della nascita dell’Art nouveau Alla fine del XIX secolo, Bruxelles conosce una grande crescita economica e culturale. L’aumento della popolazione genera l’urbanizzazione della periferia e provoca una vera frenesia di costruire. Opponendosi alla corrente conservatrice di una parte della borghesia che preferisce l’arte tradizionale, alcuni artisti e intellettuali cercano d’imporsi. Hanno per la maggior parte contatti con artisti che hanno scelto la stessa via all’estero. Vogliono fare di Bruxelles una metropoli moderna la cui influenza vada ampiamente oltre le frontiere. Perciò, essi cercano una nuova estetica che riunisca tutte le espressioni artistiche, che chiamano arte globale. Per mezzo di riviste e di atelier d’artisti (“l’Arte Moderna”, nata nel 1881, il circolo di artisti “i XX” e “La Libera Estetica” sorti nel 1883), gli artisti diffondono una nuova corrente di pensiero. 2 Le grandi figure dell’Art nouveau a Bruxelles Questa nuova corrente artistica si sviluppa ad opera di architetti, artisti, pittori e ebanisti. Victor Horta è considerato il fondatore dell’Art nouveau. Nel 1893, costruisce l’hotel Tassel, comunemente considerato il primo esempio di stile Art nouveau. Con questo edificio Horta rompe completamente con l’architettura tradizionale e con l’arredamento tipo dello spazio interno, cioè la successione di stanze una dopo l’altra come i vagoni di un treno. Egli innova nell’organizzazione dello spazio: ogni stanza ha una funzione precisa pur essendo ampiamente aperta sugli altri spazi. Cupole, giardini d’inverno e grandi vetrate consentono alla luce naturale di penetrare nel cuore stesso dell’edificio. Per la prima volta il ferro è usato come elemento decorativo all’interno di una stanza. Horta curva il materiale e lo armonizza con la struttura della costruzione. Ogni dettaglio è in perfetta sintonia con l’insieme e la stessa armonia si trova anche nella composizione della facciata. Horta s’ispira al mondo vegetale, “del fiore, toglie il bocciolo e conserva il gambo”. E’ così che crea il suo stile tipico, il “colpo di frusta”, che segnerà le sue creazioni del periodo Art nouveau, capolavori che ispireranno molti architetti d’oltre frontiera. Nello stesso anno 1893, Paul Hankar costruisce la propria casa. Hangar sviluppa uno stile più sobrio e più strutturato di Horta. Le sue facciate formano un insieme coerente, dove brilla il suo senso del colore, del dettaglio e dei materiali. Nel 1897 è incaricato dell’arredamento del padiglione congolese, all’esposizione internazionale di Bruxelles, ed ottiene un riconoscimento generale presso il grande pubblico. Riceve numerosi incarichi per arredamenti di negozi. Le sue opere più rappresentative sono la casa Ciamberlani e la facciata dell’antico negozio di camicie Niguet. Henry van de Velde, agli inizi, si dedica rapidamente alle arti applicate e nel 1895 realizza la propria abitazione, la villa “Bloemenwerf”. Egli studia l’arredamento interno fin nei minimi dettagli, compresi l’argenteria e le stoviglie, e anche gli abiti della moglie: un vero capolavoro d’arte totale. Il suo stile è organico, si ispira alla natura, ma abbandona il famoso “colpo di frusta” caro a Victor Horta per un disegno più rigoroso. Gustave Serrurier-Bovylavora come ebanista e creatore di mobili. E’ in contatto con il movimento inglese “Arts and Crafts” (arti decorative). Crea mobili semplici e solidi, senza decorazioni eccessive, con i materiali del luogo. Serrurier-Bovy predilige il “mobile composito” che si presta a diverse funzioni e propone mobili economici che realizza egli stesso. Collabora con diversi architetti, tra i quali Henry Van de Velde, che d’altra parte si avvale dei suoi principi a proprio vantaggio. 3 4 5 1 Paul Cauchie, private house, dining room, Bruxelles, 1905 2 Gustave Strauven, Saint-Cyr house, 1900-1903 3 Gustave Serrurier-Bovy dining room plan published in “L’Art décoratif”, november 1904 4 Adolphe Crespin, “Paul Hankar, architecte” bill, 1894 5 Paul Hankar, Niguet shirtmaker shop window, Bruxelles, 1896 Il graffito, una tecnica propria di Bruxelles L’Art nouveau a Bruxelles si distingue per l’impiego di graffiti. Questa tecnica è utilizzata per la decorazione murale: si applica, su un fondo di colore scuro, uno strato di malta bianca che si scava per far apparire in chiaro i motivi voluti. Si fa questo lavoro per dipingere le superfici. Il graffito raggiunge il suo apogeo nello stile Art nouveau. Questa tecnica decorativa è molto diffusa per il suo basso costo. Il graffito ravviva la facciata, in tutto o in parte, e si integra con gli altri materiali e le altre forme. Gli artisti di fama hanno firmato alcuni di questi lavori, specialmente Paul Hankar, altri sono stati realizzati da mani anonime o da artigiani che hanno mostrato la loro abilità. L’artista Paul Cauchie è il principale iniziatore e sviluppa questa tecnica in uno stile molto personale. Nel 1905, progetta la sua abitazione con il suo studio. La sua casa è costruita secondo un piano geometrico sobrio, ma si distingue per una decorazione incantevole di graffiti sia all’interno sia all’esterno. La facciata mostra delle figure femminili allegoriche che rappresentano le nove muse. Questa decorazione della facciata si estende fino al corridoio e alla sala da pranzo e diventa un vero marchio di fabbrica dell’artista. Le contexte de l’éclosion À la fin du XIXe siècle, Bruxelles connaît un plein essor économique et culturel. L’accroissement de la population engendre l’urbanisation des banlieues et déclenche une véritable frénésie de constructions. En réaction au courant conservateur d’une partie de la bourgeoisie qui préfère l’art traditionnel, des artistes et des intellectuels cherchent à s’imposer. La plupart ont des contacts avec des artistes ayant choisi la même voie à l’étranger. Ils veulent faire de Bruxelles une métropole moderne dont le rayonnement dépasserait largement les frontières. Ainsi, ils recherchent une nouvelle esthétique réunissant toutes les expressions artistiques, ce qu’ils appellent un art global. Par le biais de différentes revues et ateliers artistiques (“l’Art Moderne” créé en 1881, le cercle artistique “les XX” créé en 1883 auquel succède “La Libre Esthétique”), les artistes diffusent un nouveau courant de pensée. Les grandes figures de l’Art nouveau à Bruxelles Ce nouveau courant artistique se développe sous l’impulsion d’architectes, d’artistes peintres et d’ébénistes. Victor Horta est considéré comme le fondateur de l’Art nouveau. En 1893, il construit l’hôtel Tassel, communément considéré comme le premier exemple du style Art nouveau. Avec cet édifice il rompt totalement avec l’architecture traditionnelle et l’aménagement type de l’espace intérieur, à savoir la succession de pièces en enfilade comme les wagons d’un train. Horta innove dans l’organisation de l’espace : chaque pièce a une fonction précise tout en étant largement ouverte sur les autres espaces. Coupoles, jardins d’hiver et grandes baies vitrées invitent la lumière naturelle à pénétrer au cœur même du bâtiment. Pour la première fois le fer est utilisé comme élément décoratif à l’intérieur d’une habitation. Horta courbe le matériau et le fait vivre en harmonie avec la structure de la construction. Chaque détail est en accord parfait avec l’ensemble et cette harmonie se retrouve aussi dans la composition de la façade. Horta s’inspire du monde végétal, “de la fleur, il ôte le bouton et garde la tige”. C’est ainsi qu’il crée son style typique en “coup de fouet”, qui marquera ses créations de la période Art nouveau, chefs-d’oeuvre qui inspireront bien des architectes au-delà des frontières. Cette même année 1893, Paul Hankar construit sa propre maison. Il développe un style plus sobre et plus structuré que Victor Horta. Ses façades forment un ensemble cohérent où éclate son sens de la couleur, du détail et des matériaux. En 1897 il se voit chargé de l’aménagement du pavillon congolais à l’exposition internationale de Bruxelles, ce qui lui vaut une reconnaissance générale auprès du grand public. Il reçoit de nombreuses commandes pour des aménagements de magasins. Ses créations les plus flamboyantes sont la maison Ciamberlani et la devanture de l’ancien magasin de chemises Niguet. Henry van de Velde, artiste peintre à l’origine, se consacre rapidement aux arts appliqués et en 1895, réalise sa propre habitation, la villa “Bloemenwerf“. Il conçoit l’aménagement intérieur jusque dans les moindres détails, y compris l’argenterie et la vaisselle, et même les vêtements de sa femme : un véritable chef-d’œuvre d’art total. Son style est organique, il s’inspire de la nature, mais il abandonne le fameux “coup de fouet” cher à Victor Horta pour un dessin plus strict . Gustave Serrurier-Bovy travaille comme ébéniste et concepteur de mobilier. Il entretient des contacts avec le mouvement anglais des “Arts and Crafts” (les arts décoratifs). Il crée du mobilier simple et solide, sans décor excessif, dans des matériaux de la région. Il affectionne particulièrement le “meuble composite” qui réunit différentes fonctions et propose du mobilier bon marché à monter soi-même. Le sgraffite, une technique propre à Bruxelles L’Art nouveau bruxellois se distingue par l’utilisation de sgraffites. Cette technique est utilisée pour la décoration murale : on applique, sur un fond de couleur sombre, un enduit de mortier blanc que l’on creuse pour faire apparaître en clair les motifs voulus. Le travail se poursuit par la mise en peinture des surfaces. C'est dans le style art nouveau que le sgraffite atteint son apogée. Cette technique décorative est abondamment appliquée en raison de son faible coût. Le sgraffite anime la façade, en partie ou en totalité, et se conjugue aux autres matériaux et formes. Des artistes renommés ont signé certains de ces décors, notamment Adolphe Crespin ou Privat Livemont, d'autres ont été réalisés par des mains anonymes ou des artisans qui ont exprimé leur savoir-faire. L’artiste Paul Cauchie en est le principal initiateur et il développe cette technique dans un style très personnel. En 1905, il conçoit sa propre habitation avec atelier. Sa maison est construite selon un plan géométrique sobre, mais se distingue par un décor saisissant de sgraffites tant à l’intérieur qu’à l’extérieur. La façade montre des silhouettes féminines allégoriques représentant 9 muses. Ce décor de façade se prolonge jusqu’au corridor et dans la salle à manger et devient une véritable marque de fabrique pour l’artiste. Budapest, Magyarorszàg 6 1 2 3 4 5 1, 2, 3, 4 & 5 Ödön Lechner, Gyula Pártos Iparmıvészeti Múzeum, Budapest, 1893-1896 photo G. Barka Lo sviluppo urbano del XIX secolo Nel XIX secolo, la popolazione di Budapest passa da 30000 a un milione d’abitanti. Verso la fine del secolo Budapest diventa una vera metropoli industriale con una delle prime metropolitane sotterranee, treni in periferia ed enormi stazioni, che assicurano le comunicazioni tra le città e le campagne, ma anche tra l’Oriente e l’Occidente. Le case, le ville e i palazzi Art nouveau sono onnipresenti. Si costruisce in tutti i settori: abitazioni (case con o senza giardino, ville e abitazioni per gruppi di artisti), edifici e spazi pubblici (hotel, bagni, grandi magazzini, dormitori, teatri, banche, sale d’esposizione, giardino zoologico). A város fejlŒdése a XIX. században A XIX. század folyamán Budapest lakossága 30 ezerrŒl 1 millióra növekedett. A századfordulóra iparosodott világváros lett, a kontinens elsŒ földalattijával, helyiérdekı vonatokkal a környék nyaralóvároskáiba, hatalmas pályaudvarokkal, melyek nem csupán a várost és a vidéket, de Keletet és Nyugatot is összekapcsolták. A szecessziós házak, villák és paloták mindenütt jelen voltak. Az élet minden területén építettek: lakóházakat (kerttel vagy anélkül, villákat és mıvésztelepet), közösségi épületeket (szállodákat, fürdŒket, üzletházakat, mulatókat, színházakat, bankokat, mıvészeti galériát és állatkertet). Uno stile eclettico Pochi edifici Art nouveau di Budapest si possono identificare con le caratteristiche fondamentali dello stile. Infatti, se si studiano le costruzioni dell’Art nouveau, si rilevano una diversità delle planimetrie, delle proporzioni e dei dettagli degli edifici, ma sempre dei legami molto forti tra l’interno (il cuore dell’habitat) e l’esterno dell’edificio (la natura). Lo stile Art nouveau si è sviluppato, infatti, su appezzamenti che consentono costruzioni indipendenti le une dalle altre. Le case stesse sono formate da molti appartamenti realizzati in stili diversi. L’espansione dello stile non è solo la conseguenza dell’immigrazione di una popolazione numerosa che viene dalla campagna, ma anche dei bisogni di comodità della borghesia che aumenta, del gusto per gli spazi privati intimi e dell’infatuazione degli intellettuali per la cultura popolare e contadina. Le forme e le decorazioni medievali, regionali e popolari rappresentano la continuità storica, geografica e sociale dei nuovi abitanti della metropoli. L’architettura ungherese si avvale anche di forme orientali. Gli ungheresi conservano il mito delle loro origini orientali, rafforzato dalla presenza delle vestigia turche, testimonianze dell’occupazione ottomana del XVI secolo. Il tono della città, tipicamente orientaleggiante, si rivela nella policromia delle decorazioni e dei rivestimenti in ceramica, nell’ornamento delle facciate con cornici ondulate, e nelle decorazioni e nelle forme di copertura molto lavorate. Oltre a queste varianti specifiche dell’Art nouveau, esiste un altro stile architettonico, freddo ed elegante, ispirato al Rinascimento. Esso unisce le tecnologie e i nuovi materiali con quelli tradizionali, come il legno e la pietra su una struttura d’acciaio o di cemento armato. Talvolta, e soprattutto nei casi in cui si tratta di alloggi sociali, la necessità di rispondere a precisi bisogni segna già la nascita del Funzionalismo. Questa soluzione è opera di una generazione eccezionale di architetti, la cui formazione si basa sulla perfetta conoscenza degli stili storici e delle tecnologie moderne. I nuovi edifici, moltiplicandosi di giorno in giorno, e la vita frenetica della città, con lo sfruttamento di nuovi terreni, hanno posto il problema dell’arredo urbano. Architetti ungheresi e stranieri si occupano della vita e dell’avvenire della città anche in congressi internazionali. Egy különös stílus Budapest szecessziós épületei közül kevés azonosítható a stílus ismert alaptípusaival. Ha azonban tanulmányozzuk a szecessziós emlékeket, elmondhatjuk, hogy a változatos alaprajzok, a tömegelosztás és részletformák, valamint a belsŒ tér (a ház szíve) és a külsŒ (a természet) közötti erŒs kapcsolat most új gondolatként jelent meg. A szecesszió elsŒsorban a szabad beépítésı telkeken (villák, kertvárosok, lakótelepek) terjedt el, s még soklakásos házak esetében is, ahol a különféle lakástípusok kialakítása egy épületen belül különleges építészeti feladatot jelentett. A stílus elterjedését nem csupán a fŒvárosba vándorló paraszti népesség indokolta, de a felduzzadt középosztály otthonosságigénye is, az intim terek kedvelése, és – nem utolsósorban – az értelmiség vonzódása a paraszti kultúrához. Az olykor középkori, vidéki, paraszti épületformák és díszítmények a metropolis új lakóinak a történelmi, földrajzi, társadalmi folyamatosságot közvetítették. A magyar építészetben másrészt már megjelentek a keleti épületformák. Az orientalizmus a magyar szecesszióban összetett, hisz a honfoglalás millenniuma idején, azaz a századvégen élŒ volt a népesség keleti eredetének mítosza, amihez hozzájárultak a helyi török emlékek is. Mindezek sajátos keleti jelleget kölcsönöznek Budapestnek, ami színességében (kerámiaburkolatokban és -díszekben), a homlokzatok hullámos pártás lezárásában, szokatlan tetŒdíszekben és formákban mutatkozik meg. E sajátos szecesszióvariánsok mellett nem hiányzik az összképbŒl egy másik, a reneszánsz racionalitását követŒ, hıvös és elegáns építészeti stílus sem. Amint az anyagok és technológia tekintetében is együtt vannak a hagyományosak az újakkal, a fa, a terméskŒ az acélszerkezettel és vasbetonnal. Olykor, különösen a szociális építkezéseknél, a rendeltetésnek való megfelelés kizárólagossága a funkcionalizmus szemléletének kialakulását jelzi. Mindezek megvalósítása egy rendkívüli építészgenerációhoz fızŒdik, s egy olyan építészképzéshez, melyben a történelmi stílusok és a modern technológiák ismerete egyaránt követelmény volt. A gombamód szaporodó épületek, az építkezések számára megnyitott újabb és újabb területeken kívül a meglévŒk rendezésének kérdését is felvetették. Nemzetközi konferenciák, magyar és külföldi építészek javaslatai foglalkoztak a város életével és jövŒjével. Il Museo delle Arti Decorative costruito nel 1893-96 da Ödön Lechner e Gyula Pàrtos Verso il 1870 nasce il progetto del Museo Ungherese delle Arti Decorative. Il movimento che l’ha determinato si colloca dopo le due Esposizioni Universali di Londra del 1851 e del 1862. Esso si propone di trovare il giusto equilibrio tra l’artigianato, che produce oggetti di valore in piccola quantità, e i prodotti di qualità mediocre fabbricati in serie nelle fabbriche. Fino all’inizio degli anni ‘90 le collezioni del museo si arricchiscono benché esso non possegga un edificio proprio. Le sue esposizioni hanno dunque luogo presso altre istituzioni. In questi anni nasce l’esigenza di istituire una scuola speciale di arti decorative presso il museo. Nel 1890 il Ministero di Culto bandisce un concorso per la progettazione del museo e della scuola di arti decorative. Ödön Lechner e Gyula Pàrtos vincono il primo premio con il loro progetto il cui motto è: “A est, ungheresi!” Infine, nel 1893 le costruzioni incominciano e nel 1896 l’edificio è terminato. La sua inaugurazione è un avvenimento importante delle feste del millennio, che ricorda la nascita dell’Ungheria. Gli architetti vogliono creare un’architettura monumentale nazionale. Per questo, essi tengono conto delle origini orientali degli ungheresi. Essi applicano anche le nuove tecniche: il pirogranito (sorta di ceramica resistente alle intemperie) inventato dalla manifattura Zsolnay à Pécs, il cemento armato e l’associazione vetro- fusione -ferro per coprire la hall centrale. Le superfici interne sono riccamente coperte di dipinti decorativi, i cui motivi si estendono anche ai pannelli di vetro della copertura. Le forme degli archi di sostegno della hall centrale si integrano perfettamente con la decorazione. Gli spazi d’esposizione ricevono la luce dalla copertura di vetro. Az Iparmıvészeti Múzeum épült 1893-96 között, Lechner Ödön és Pártos Gyula tervei alapján Az 1870-es évek elején alakult meg az Országos Magyar Iparmıvészeti Múzeum. A mozgalom, mely létrehozta, az 1851-es elsŒ és az 1862-es második londoni világkiállítást követŒen indult meg Magyarországon. Célja az volt, hogy megtalálja a középutat az egyedi és ezért drága, kevesek számára elérhetŒ használati tárgyakat elŒállító kézmıipar és a gyenge minŒségı gyáripari tömegáruk között. Az 1890-es évek elejéig a múzeum gyıjteménye szépen gyarapodott, kiállításait azonban – saját épülete nem lévén – más intézmények vendégeként rendezte. Ezekben az években merült fel a múzeum mellett egy iparmıvészeti iskola megalapításának gondolata is. A pályázatot a kultuszminisztérium írta ki az épületre 1890-ben, immár tehát kettŒs programmal: múzeum- és iskolaépületre. A gyŒztes Lechner Ödön és Pártos Gyula “Keletre magyar!” jeligéjı terve lett. Az építkezés végül 1893-ban kezdŒdött, és az épületet 1896-ban, a Magyarország fennállásának ezer éves évfordulójára emlékezŒ millenniumi ünnepségek keretében adták át rendeltetésének. Az épület korszakalkotó nemcsak a magyar, hanem az európai építészet történetében is: az elsŒ olyan múzeumépület, amely nem történeti, historizáló stílusban épült. Lechner egy sajátos, nemzeti monumentális építészetet kívánt létrehozni. Ezért – a magyar nép keleti eredetét szem elŒtt tartva – az indiai és az asszír építészethez nyúlt vissza. Mindehhez a technika legmodernebb vívmányait és termékeit alkalmazta: a pécsi Zsolnay gyár szabadalmát, az idŒjárás viszontagságait kiválóan álló, kemény pirogránitot, a betonalapozást és a központi csarnok lefedésére a nagyvonalú és dekoratívan kialakított vas-üveg szerkezetet. A belsŒ falakat eredetileg gazdag díszítŒfestés borította, s a motívumok folytatódtak a tetŒ üvegtábláin. A központi csarnok vas tartóíveinek áttört mintái is ebbe a rendszerbe illeszkednek. A földszinti és emeleti, szintenként egybefüggŒ kiállítóterek mintegy körülölelik a csarnokot, s világításuk egy részét az üvegtetŒn át beáramló fény biztosítja. Glasgow, Scotland UK 7 1 La nascita dell’Art nouveau a Glasgow Alla vigilia della prima Guerra mondiale, la Scozia, toccata dalla Rivoluzione industriale, è uno dei paesi più ricchi del mondo. Questa prosperità le permette di svilupparsi e di conquistare una sicurezza che si manifesta attraverso la sua architettura. Glasgow è una città industriale, piena di energia e, benché nei decenni precedenti si sia attuato un congruo programma di costruzioni, la città è impaziente di ingrandirsi e di andare avanti. A Glasgow, l’Art nouveau è conosciuta con il nome di Stile di Glasgow. La Scuola d’Arte di Glasgow svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo nuovo stile. Nel 1885 è nominato un nuovo direttore, Francis Newbery. Eccellente professore e amministratore, applica metodi innovativi nella scuola, impiegando specialisti nelle varie discipline. Incoraggia allo stesso tempo gli studenti a sviluppare la loro individualità e a sfruttare i mezzi espressivi che prediligono. Sotto la sua direzione, la Scuola d’Arte di Glasgow ottiene un riconoscimento internazionale e la pittura, il disegno e la decorazione, attività specifiche del lavoro degli studenti, sono conosciuti in tutta l’Europa. 2 3 1 The Lighthouse interior, Honeyman, Keppie and Mackintosh, 1893-1895, Page & Park, 1999 photo : Serge Brison 2 The Lighthouse, Honeyman, Keppie and Mackintosh, 1893-1895, Page & Park, 1999 photo : The Lighthouse 3 The Lighthouse chimney, Honeyman, Keppie and Mackintosh, 1893-1895, Page & Park, 1999 photo : The Lighthouse Charles Rennie Mackintosh e l’edificio dell’Herald Charles Rennie Mackintoshdiventa il più famoso architetto e designer dello stile di Glasgow. Nasce nei quartieri poveri, nella parte est della città, lascia la scuola a 16 anni per incominciare una sorta di apprendistato d’architetto e seguire un corso serale alla Scuola d’Arte di Glasgow. In seguito, lavora per la ditta Honeyman e Keppie e, in questa occasione, inizia il suo primo grande progetto. Nel 1893, il giornale “Glasgow Herald”, uno dei più vecchi del Regno Unito, desidera ingrandire i suoi locali nel centro della città, in una zona che conta già due edifici, Per questo progetto, del valore di 30000 libbre, si rivolge agli architetti John Honeyman e John Keppie. La struttura principale dell’edificio, progettato come deposito, è una grande torre, che contiene un serbatoio d’acqua di 8000 galloni (un gallone = 4,5 litri). Poiché il fuoco, all’epoca, costituisce una vera angoscia per gli immobili dei giornali, questo serbatoio d’acqua è veramente una parte integrante del progetto, costituendo un sistema di estinzione d’incendio immediato, che serve sia gli spazi interni del deposito sia l’esterno dell’immobile. I tre collaboratori si dividono le diverse fasi del progetto: Keppie ne è l’iniziatore, Honeyman si dedica alla forma e alla funzione, Mackintosh è il progettista e lavora all’aspetto della torre e ai dettagli scolpiti. Alla fine degli anni 1970, diventa sempre più difficile per il giornale lavorare in questo luogo: i metodi di produzione non sono cambiati all’Herald dal 1890, fino alla introduzione della pubblicazione affiancata dal computer. Il centro della città è anche molto intasato dal traffico automobilistico che causa ritardi nella distribuzione del giornale. Un nuovo edificio per la produzione della carta è dunque costruito nell’East End della città (quartieri est), dove la stampa del giornale è ormai trasferita. L’immobile dell’Herald resta vuoto, fino a quando Glasgow vince il concorso e diventa “città d’architettura e di design” del Regno Unito nel 1999. Viene messo a disposizione del denaro e il vecchio immobile dell’Herald diventa il luogo ideale per la creazione del Centro scozzese d’architettura, di design e di urbanistica. Si indice un concorso per scegliere un architetto che abbia l’incarico di sviluppare quel luogo. Il concorso è vinto dagli architetti Page e Park di Glasgow. Nel 1999, “the Lighthouse” (“la Casa della Luce”), il Faro, come la si chiama, è aperto al pubblico. Mackintosh non è solo un architetto, è anche un creatore e un artista. La sua notevole abilità in tutte le forme di espressione è ampiamente dimostrata, particolarmente nella casa Hills, Helensburg, che egli realizza per la famiglia Blackie, con tutto l’arredamento interno. Altri creatori e architetti Anche se Mackintosh è il più conosciuto degli artisti e degli architetti dello stile di Glasgow, ne esistono numerosi altri: Herbert MacNair, le sorelle Margaret e Frances Macdonald studiano alla Scuola d’Arte di Glasgow allo stesso tempo di Mackintosh. Newbery li mette in contatto. Divenuti amici, formano il gruppo “dei Quattro” e lavorano spesso insieme sui progetti. Herbert e France si sposano nel 1899, Charles e Margaret l’anno dopo. The birth of Art Nouveau in Glasgow By the eve of the First World War, Scotland, having experienced the Industrial Revolution, was among the richest countries of the world. This prosperity had allowed for development and a gaining of confidence which was expressed through its architecture. Glasgow was an industrial city, full of energy, and although previous decades had seen a substantial building programme, the city was impatient and eager to progress further. In Glasgow, Art Nouveau is known as the ‘Glasgow Style’. Glasgow School of Art played a fundamental role in the development of this new style. In 1885 a new director, Fra Newbery was appointed. An excellent teacher and administrator, he instigated a new practice at the school by employing specialists in each discipline. He encouraged each student to develop their own individuality and to adopt the means of expression most suited to them. Under his direction the Glasgow School of Art became internationally recognised, and the distinctive work of the students in painting and design were known throughout Europe. Charles Rennie Mackintosh and the Herald Building Charles Rennie Mackintosh became the most famous of the Glasgow Style architects and designers. Born in the East End of the city, he left school at 16 to begin an apprenticeship in an architect’s office and attended evening classes at the Glasgow School of Art. Later he worked for the firm Honeyman and Keppie, and it was while there that he worked on his first major project. In 1893, the Glasgow Herald newspaper, one of the oldest newspapers in the United Kingdom, wished to expand its premises in the city centre, on a site on which two other buildings already stood. For this project, which was worth £30,000, they appointed the architects John Honeyman and John Keppie. The main structure of the building, which was conceived as a warehouse, is a great tower containing water reservoir for 8000 gallons (1 gallon = 4.5 litres). As fire was a serious worry at that time for newspaper buildings, this water tower was an integral part of the project, forming a type of early fire-extinguisher system for use in the interior spaces of the warehouse as well as the exterior. The three collaborators committed themselves to different phases of the project: Keppie was the initiator, Honeyman came up with form and function, Mackintosh designed and worked on the elevation of the tower and the sculptural details. At the end of the 1970s, it was becoming increasingly difficult for the newspaper to operate on this site, the production methods at the Herald hadn’t changed since the 1890s, until the introduction of computerised publishing. The city centre was also congested with traffic which was responsible for delays in the deliveries of the paper. A new building for newspaper production was therefore built in the East End of the city where printing started on 20th July 1980. The Herald building remained empty until Glasgow won the competition to become the UK ‘City of Architecture and Design’ in 1999. Finance was provided to convert the Herald building into Scotland's Centre for Architecture, Design and the City. A competition was set up to find the right architect to convert the building. It was won by Page and Park Architects, a Glasgow firm. In 1999 ‘The Lighthouse’ as it is now known, opened to the public. Mackintosh was not only an architect, but also a designer and an artist. His remarkable gift in all fields of expression is demonstrated notably in The Hill House in Helensburgh, which he designed, including the complete interior, for the Blackie family. Other designers and architects Although Mackintosh is the most well-known of Glasgow Style architects and artists, there are a number of others: Herbert MacNair, and the Macdonald sisters Margaret and Frances all studied at Glasgow School of Art at the same time as Mackintosh. Newbery introduced them to one another. They became friends, and formed a group ‘The Four', and often worked together on projects. Herbert and Frances married in 1899, Charles and Margaret the following year. Helsinki, Suomi 8 1 Helsinki alla fine del XIX secolo Alla fine del XIX secolo, Helsinki è ancora una cittadina con case di legno. La città conosce tuttavia una progressiva espansione legata all’industrializzazione. La popolazione raddoppia, raggiungendo 100000 abitanti all’inizio del XX secolo, e questo pone il problema degli alloggi. Con il sorgere di nuove industrie e di nuovi mestieri, si costruiscono negozi, uffici e stazioni. Anche il litorale, finora non occupato, viene lottizzato. Il numero delle costruzioni realizzate tra la metà degli anni 1890 e la prima guerra mondiale, è straordinario. In questo periodo la Finlandia è un Granducato autonomo dell’Impero Russo. Essa cerca dunque di affermare la sua identità culturale locale attraverso la letteratura, la musica, l’arte, il design e l’architettura. Fra tradizione e modernità Alcuni simboli finlandesi tradizionali appaiono sulle facciate delle nuove costruzioni: animali selvaggi, scoiattoli, orsi o volpi, uniti a pigne delle foreste finlandesi ed altre figure familiari del folclore come le streghe che fanno le smorfie. Semplicità e austerità caratterizzano l’arte finlandese: i giovani architetti scoprono i principi della costruzione con il legno e i tronchi d’albero; usano anche il granito, materiale di gran valore, particolarmente apprezzato dagli istituti commerciali, come le banche o le compagnie d’assicurazione. L’architettura finlandese è influenzata anche dalle tendenze internazionali. Gli architetti finlandesi sono lettori assidui delle riviste artistiche e d’architettura straniere, viaggiano per il mondo ed alcuni di loro lavorano negli studi di architetti stranieri. Conoscono bene le ultime tendenze internazionali e le adottano nelle loro opere. Alcune costruzioni sorte negli Stati Uniti sono accuratamente studiate, specialmente l’architettura in pietra grezza (ruvida) di Henry Hobson Richardson, nonché il design dell’habitat americano con le sue semplici ville di periferia. L’Inghilterra ispira la creazione di appartamenti e di interni. Il design della casa si concentra sulla comodità, sulla funzionalità, lo sfruttamento dello spazio e le esigenze dei residenti. L’influenza più importante nell’Europa continentale è quella di Vienna, tradizionalmente visitata dagli architetti nei loro viaggi di studio. Gli scritti che illustrano il nuovo stile degli architetti viennesi, come Otto Wagner, suscitano grande ammirazione e sono una fonte fedelmente seguita. Tutti questi sforzi per raggiungere la modernità a partire dalle numerose fonti si compendiano in uno stile finnico estremamente vario, per il quale si può usare il termine di Art nouveau, anche si usano anche i termini di Jugendstil e di Romanticismo nazionale. Numerosi edifici Art nouveau conferiscono alle strade e ai quartieri un carattere particolare: siano edifici pubblici, come il Museo nazionale o la stazione ferroviaria di Helsinki, siano abitazioni, costruite in legno o in muratura. Le facciate degli edifici sono ritmate da torrette, da vetrate e balconi, che contribuiscono così a creare un nuovo paesaggio urbano molto vario. 2 3 4 1 Helsinki street view, 1907, photo : Signe Brander, Helsinki City Museum 2 Selim A. Linqvist, Suvilahti power station, 1908-1913 photo : Museum of Finnish Architecture 3 Herman Gesellius, Armas Lindgren, Eliel Saarinen, the National Museum of Finland, 1902-1912 photo : Helsinki City Museum 4 Herman Gesellius, Armas Lindgren, Eliel Saarinen, Ground floor plan, The National Museum of Finland, 1902-1912 Drawing the National Museum of Finland Il museo nazionale di Finlandia All’inizio del XX secolo, una nuova generazione di architetti del luogo, formatisi nel paese, ottiene numerosi incarichi grazie ai concorsi d’architettura. Un gruppo particolarmente brillante è formato da Herman Gesellius, Armas Lindgren ed Eliel Saarinen. Questo trio vince la gara per il progetto del museo nazionale di Finlandia nel 1902. L’obiettivo è di raggruppare le collezioni storiche, allora collocate in luoghi diversi, per presentarle in un museo nazionale, che avrebbe costituito una presentazione visiva della storia e dello sviluppo della nazione. Questo museo valorizza l’identità culturale della Finlandia. Il principio è di adattare l’architettura ai temi e agli oggetti esposti nel museo: così, gli oggetti medievali d’arte religiosa sono riuniti in uno spazio simile ad una chiesa medievale, decorata sul muro esterno con un motivo a forma di croce; da un’altra parte, le armi sono disposte in una stanza che sembra una torre rotonda di difesa del castello. Il percorso di visita è circolare, organizzato intorno a due cortili interni, da dove si dipartono le stanze. L’edificio, realizzato in granito grigio, è decorato con motivi scolpiti sui temi della natura e del Kalevala, epopea del folclore nazionale finlandese. I problemi finanziari ritardano fino al 1910 il completamento della costruzione e le collezioni non sono aperte al pubblico fino al 1916. Helsinki kasvaa kaupungiksi Helsinki oli 1800-luvun lopulla pikkukaupunki, jossa oli laajoja puutaloalueita. Noihin aikoihin Helsinki kuitenkin kasvoi, teollistui ja vaurastui. Kaupunkiin virtasi väkeä: asukasluku kaksinkertaistui ja 1900luvun alussa rikottiin 100 000 asukkaan raja. Asuntopula oli huutava, tarvittiin koteja, lastentarhoja ja kouluja. Syntyi uusia työpaikkoja ja teollisuutta, erilaisia liike-, liikenne- ja kulttuurirakennuksia. Helsingin autioille rannoille rakennettiin kaupunginosia. Rakentamisen määrä oli 1890-luvulta ensimmäisen maailmansodan puhkeamiseen asti suunnaton. Millaista on suomalaisuus? Suomi oli tuolloin Venäjän keisarikuntaan kuulunut autonominen suuriruhtinaskunta. Juuri vuosisadan vaihteessa Venäjä uhkasi suomalaisten itsemääräämisoikeutta. Tämä voimisti kansallisen kulttuurin kehittämistä. Kirjallisuuden, musiikin, kuvataiteen ja muotoilun keinoin haluttiin ilmaista suomalaisuuden ainutlaatuisuutta ja vahvistaa suomalaista identiteettiä. Samaan pyrittiin arkkitehtuurilla. Uusien rakennusten julkisivuihin ilmestyi perisuomalaisia symboleja: luonnoneläimiä - oravia, karhuja, kettuja - ja havumetsää käpyineen, kansanrunoudesta tuttuja hahmoja, irvisteleviä Pohjolan akkoja. Suomalaisena pidettiin myös vaatimattomuutta ja karuutta. Puu- ja hirsirakentamisen alkujuuret löytyivät nuorten arkkitehtien Itä-Karjalan matkoilta. Luonnonkivi, eritoten graniitti, viittasi maan järkähtämättömään peruskallioon. Arvokkaana rakennusaineena sitä suosivat liikelaitokset kuten pankit ja vakuutusyhtiöt. Toisaalta korostettiin kansallisia juuria, toisaalta kansainvälisiä vaikutteita ja ihanteita hyödynnettiin uutta suomalaista arkkitehtuuria luotaessa. Ulkomaiset vaikutteet tulivat Suomeen monia reittejä: suomalaisarkkitehdit lukivat ulkomaisia arkkitehtuuri- ja taidelehtiä, he matkustelivat eri puolille maailmaa ja jotkut työskentelivät ulkomaisissa arkkitehtitoimistoissa. Näin he olivat hyvin selvillä uusista kansainvälisistä virtauksista ja omaksuivat niitä töihinsä kotimaassa. Yhdysvalloissa tehtyjä suunnitelmia tutkittiin tarkoin ja etenkin Henry H. Richardsonin karkeapintainen luonnonkiviarkkitehtuuri kiinnosti suomalaisia. Englannista saatiin virikkeitä mm. asuintalojen arkkitehtuuriin ja sisustustaiteeseen. Asuntosuunnittelussa keskityttiin kodikkuuteen, käytännöllisyyteen, tilankäytön uudistamiseen ja asukkaiden persoonallisuuden ilmentämiseen kodin sisustuksessa myös kerrostaloasunnossa. Skotlannin Aberdeenin luonnonkiven käyttöön julkisivumateriaalina tutustuttiin paikan päällä. Manner-Euroopasta tärkeä vaikuttaja oli Wien, jonne arkkitehdit perinteisesti matkustivat opintomatkalle. Wieniläisarkkitehti Otto Wagnerin uutta tyyliä käsitteleviä kirjoituksia sekä hänen suunnittelemiaan vaaleita, pelkistetysti koristeltuja taloja ihailtiin Suomessa. Suomen kansallismuseo Suomessa toimi 1900-luvun alkaessa uusi, kotimaassa koulutettu arkkitehtisukupolvi. Nuoret suunnittelijat ylsivät tärkeisiin tehtäviin arkkitehtuurikilpailujen kautta. Poikkeuksellisen voittoisia olivat Herman Gesellius, Armas Lindgren ja Eliel Saarinen. Trio voitti Kansallismuseon suunnittelukilpailun vuonna 1902. Kansalliseen museoon haluttiin sijoittaa hajallaan sijainnut historiallinen esineistö ja luoda museo, joka olisi "kuvallinen esitys kansan historiasta ja kehityksestä". Myös museorakennuksen ajateltiin olevan Suomen historian rakennettu kuva, ei pelkkä tavaravarasto. Kansallismuseon tuli näyttää suomalaiselta ja opettaa suomalaisuudesta. Perusidea oli antaa museon jokaiselle osastolle sellainen muoto, jonka avulla osaston sisällön voisi tunnistaa, myös rakennuksen ulkopuolelta. Niinpä keskiaikaiset katoliset kirkkoesineet sijoitettiin tilaan, joka pelkistettynäkin muistuttaa keskiaikaista kirkkosalia ja jonka julkisivupäätyä koristaa harmaakivikirkoista tuttu ristikuvio. Aseet taas asetettiin Turun linnan pyöreää puolustustornia muistuttavaan huoneeseen. Eri rakennusosat ja yksilöllisesti muotoillut huoneet liitettiin toisiinsa joustavaa kiertokäyntiä ajatellen, ne kiertyvät kahden sisäpihan ympärille. Toinen on ns. linnapiha, jonne avautuu leijonaportti sakaraharjaisesta linnasiivestä. Julkisivuja leimaa karkeapintainen harmaa graniitti, jonka vastakohtana ovat lukuisat luonto- ja Kalevala-aiheiset yksityiskohdat erityisesti sisäänkäynneissä, pilareissa ja kulmien pikkutorneissa. Niistä suurimman osan veistivät taidekäsityöläiset graniitista tai vuolukivestä työmaalla. Painavissa pääovissa on kupariin taottu sarjakuva suomalaisista taiteilijoista, työntekijöistä ja luonnosta. Teräväkärkinen torni kokoaa moniosaisen rakennuksen. Museon maamerkiksi ja tunnukseksi vakiintuneen tornin läpi tullaan suureen keskushalliin, jonka kupolin freskoissa esiintyvät ankarailmeiset ja rotevat Kalevalan hahmot. AkseliGallen-Kallelan (1928) maalaamissa freskoissa Ilmarinen kyntää myrkyllisiä käärmeitä vilisevää peltoa sotavarusteissa, rakentaa avustajineen Sammon ja taistelee siitä varkaita vastaan - aiheita, jotka voi tulkita myös vuosisadan vaihteen itsenäisyystaisteluksi. Lasimaalausikkunat ja freskot antavat kuvan suunnittelijoiden tavoittelemasta sisätilojen koristeellisuudesta ja värimaailmasta, josta jouduttiin tinkimään rahapulassa. Talousvaikeudet viivyttivät talon valmistumista vuoteen 1910 ja yleisölle kokoelmat avattiin vuonna 1916. Kansallismuseon rakentamishanke oli korostetun suomalainen, mutta arkkitehtisuunnitelman aatteelliset lähtökohdat rakennusmateriaalien käytöstä tilojen vapaaseen sommitteluun ja yksilöllisesti vaihtelevaan muotoiluun asti liittyvät kansainväliseen art nouveau- liikkeeseen, jonka pyrkimyksiä arkkitehdit oivallisesti tulkitsivat luodessaan museon suomalaista arkkitehtuuria. Ljubljana, Slovenija 9 1 Il contesto storico Lubiana, capitale della Slovenia, conosce uno sviluppo accelerato nel corso del XX secolo. La sua stessa struttura è modellata dagli eventi. All’inizio del XX secolo, Lubiana è la capitale della sola Carniola, una delle numerose province dell’Impero austro-ungarico. Dopo la capitolazione dell’Impero al termine della Prima Guerra mondiale, la città diventa capitale della Slovenia, una delle province della Jugoslavia, federazione degli Slavi del sud creata nel 1918. 2 1&2 Maks Fabiani, Bamberg house, Ljubljana, 1906-1907 Il contesto urbanistico Nel 1895, quando tutte le capitali europee vedono apparire i primi esempid’architettura Art nouveau, Lubiana è devastata da un violento terremoto, il primo della sua storia. Sono numerose le case che crollano, o quelle che si devono abbattere perché i loro muri danneggiati minacciano di crollare. Le perdite umane sono abbastanza contenute. Gli abitanti cercano ripari di fortuna. La città devastata riceve la visita dell’imperatore Francesco Giuseppe, che promette di dare un aiuto. L’intervento del consigliere municipale Ivan Hribar, che intuisce che questa catastrofe può rappresentare un’occasione insperata per la città e per il suo sviluppo, è determinante. A Vienna chiede un aiuto materiale immediato e un’assistenza finanziaria senza contropartita, e l’esenzione dalle imposte per coloro che decidono di riparare gli immobili danneggiati o di sostituirli con nuovi. Tutte le sue richieste sono accolte. Ma per assicurare la congruità dei restauri e delle costruzioni nelle zone periferiche non ancora urbanizzate di Lubiana, non si dispone di alcun piano urbanistico. Eletto sindaco l’anno seguente, Hribar si mette in contatto con Camillo Sitte, l’urbanista più prestigioso di Vienna, che elabora un progetto. Ma nel frattempo un altro piano urbanistico è spontaneamente proposto da un certo Maks Fabiani, giovane architetto viennese, originario della Slovenia. Questi ha una buona conoscenza della città e vuole mostrare la sua abilità di urbanista moderno. Dopo una prima analisi scientifica della città, conclude che l’aspetto dominante del paesaggio urbano è il castello sulla sua collina scoscesa. Secondo lui, la città medievale, che circonda la collina, deve servire da punto di partenza per la creazione di una nuova zona urbana sull’altra riva del fiume e di un viale periferico che, come la Ringstrasse di Vienna, circondi la città. Oltre questo primo cerchio di sviluppo, si sviluppa una zona urbana completamente nuova: Bezigrad. I consiglieri municipali sono conquistati dal progetto di Fabiani. Per un anno preparano progetti molto dettagliati e nessuno è autorizzato a costruire. Poi iniziano i restauri e le costruzioni. Sfortunatamente, il viale periferico è costruito solo nella parte nord-ovest della città. Nel nucleo antico, dove le vecchie strade medievali sono larghe, e nelle nuove zone urbane, le costruzioni procedono bene. Tra i numerosi edifici nuovi, si annoverano un palazzo di giustizia, il primo negozio specializzato nella vendita di tessuti, un albergo di prestigio chiamato Grand Hotel Unione, banche, un edificio che ospita l’amministrazione provinciale e un palazzo per il governo, scuole e dormitori, immobili residenziali e uffici, un ospedale e tre nuove caserme militari. I viali e le strade fiancheggiate dagli alberi come i marciapiedi, rischiarati dalle lampade a gas, danno a questa vecchia città di provincia addormentata l’aspetto d’una città moderna. L’acqua corrente e un sistema d’allacciamento diretto alla fognatura sono in funzione. Dal 1905 un tram circola per le strade, mosso dalla prima centrale termoelettrica della città, che segna anche l’inizio di una rapida fornitura d’energia elettrica per la città. All’epoca a Lubiana non c’è l’università. La maggior parte degli Sloveni colti frequenta le università europee; per questo, Lubiana non dispone di un numero sufficiente di architetti. Per fronteggiare la situazione si fanno venire degli architetti esterni alla città. Ci si sarebbe potuti aspettare che questi architetti lavorassero essenzialmente nello stile Art nouveau, ma non fu così. La sola eccezione è la casa Krisper, all’angolo delle vie Miklosieva e Tavarjeva, nella quale si può agevolmente riconoscere un edificio Art Nouveau. La varietà o anche la mescolanza di stili è il risultato della tendenza moderna di accostare forme tradizionali a forme di nuova creazione. La scelta è una caratteristica dell’età moderna. L’inizio del XX secolo rappresenta un periodo unico nella storia dell’arte europea, poiché propone la più ampia scelta di stili. Questa varietà di stili è senza precedenti nella storia. Lubiana ne è un bell’esempio, per non parlare di Vienna o di Trieste. Zgodovinski kontekst Ob koncu 19. stoletja je bila Ljubljana malo provincialno sredi‰ãe Kranjske, ene izmed ‰tevilnih deÏel v avstro-ogrskem cesarstvu, in je imela komaj nekaj veã kot 30 000 prebivalcev. Tudi njen videz je bil do konca stoletja zelo podeÏelski. Pomembna prelomnica v njenem razvoju je bil katastrofalni potres leta 1895, ki je temeljito razmajal njene temelje. Veã kot 10 odstotkov stavb je bilo poru‰enih, skoraj vse druge so bile po‰kodovane. Takoj po potresu se je mestni svet lotil obnove mesta. ·e istega leta je obãinski svet navezal stik z najuglednej‰im dunajskim urbanistom Camillom Sittejem in mu naroãil izdelavo regulacijskega naãrta. Hkrati je sam od sebe predloÏil svoj predlog regulacijskega naãrta tudi Maks Fabiani, mlad dunajski arhitekt slovenskega rodu, ki je mesto dobro poznal in se je Ïelel izkazati za nadarjenega modernega urbanista. Skrbno je analiziral obstojeãe mesto in v njegovi zgradbi doloãil temeljne motive. Grad na strmem griãu in srednjeve‰ko mesto pod njim je izbral kot izhodi‰ãe za oblikovanje novih mestnih ãetrti na drugi strani reke Ljubljanice in kroÏnega bulvarja, ki naj bi po vzoru dunajskega Ringa tekel okrog njih. Fabianijev naãrt je prepriãal mestne svetnike in v uradnem regulacijskem naãrtu, ki je bil sprejet leta 1896, je bila potrjena veãina njegovih idej. Takoj po potresu se je zaãela intenzivna obnova in mesto je v naslednjih petnajstih letih temeljito spremenilo svojo podobo. ·tevilo hi‰ se je potrojilo in v novih mestnih ãetrtih so bile zgrajene nove tri-, ‰tiri- in celo petnadstropne javne palaãe in stanovanjske hi‰e. Med njimi omenimo samo sodno palaão, poslopje deÏelne uprave in vladno palaão, bolni‰nico, tri voja‰ke kasarne, ‰ole, prve veleblagovnice, prvi moderni hotel, banke itd. Avenije in ceste, zasajene z drevoredi, ter s plinskimi svetilkami razsvetljeni ploãniki so dali staremu in zaspanemu provincialnemu mestu videz moderne prestolnice. Napeljana je bila tekoãa voda in urejena kanalizacija. Leta 1901 je zaãel po ljubljanskih ulicah voziti tramvaj, ki ga je poganjala elektrika iz prve mestne termoelektrarne. Med tradicijo in moderno Podobno kot drugod v monarhiji so tudi v ljubljanski arhitekturi na koncu 19. stoletja prevladovali historiãni slogi. Skoraj vsa pomembna javna poslopja so bila zgrajena v neorenesanãnem slogu. Moderni slog ”nove umetnosti“ se je zaãel uveljavljati sorazmerno pozno, ‰ele v zaãetku 20. st., in ‰e tedaj so novosti teÏko in poãasi prodirale. Novi slog se je zlasti v arhitekturi razvijal pod vplivom dunajske razliãice ”nove umetnosti“, secesije, ki je bolj poudarjala racionalne geometrijske oblike; odtod tudi izraz secesija za oznaãevanje te umetnostne smeri v slovenski arhitekturi. Podobno kot v drugih negermanskih deÏelah monarhije je tudi slovenska umetnost na prelomu 19. stoletja v Ïelji po kulturni neodvisnosti iskala navdih v ljudski umetnosti in narodni motiviki. Nove stilistiãne prvine so v ljubljansko stavbarstvo uvajali predvsem tuji arhitekti, ki jih je mestna obãina povabila za posebne pomembne naloge, bolj pogosto pa so tuje vzore prevzemali domaãi stavbeniki kar iz knjig ali revij. Maks Fabiani in JoÏe Pleãnik Maks Fabiani in JoÏe Pleãnik sta osrednji osebnosti slovenske moderne arhitekture na prelomu iz 19. v 20. stoletje. Oba sta ‰tudirala in delala na Dunaju in bila tesno povezana z Ottom Wagnerjem. JoÏe Pleãnik je secesijsko obdobje preÏivel na Dunaju, kjer je zasnoval tudi znamenito Zacherlovo hi‰o, v ljubljanskem obdobju po prvi svetovni vojni pa se je od secesije Ïe povsem oddaljil. Zato pa je Maks Fabiani dal Ljubljani izjemen peãat kot urbanist in kot arhitekt. Njegov arhitekturni opus po kvaliteti daleã presega povpreãje tedanje slovenske arhitekture. Zgradil je vrsto stavb, ki kaÏejo razvoj njegove umetni‰ke poti od ãiste dekorativne secesije (Krisperjeva hi‰a) do strogega racionalizma, oropanega vsakega okrasja, ki pa vendar kaÏe moãno navezanost na lokalno tradicijo (Mladika, Bambergova hi‰a). Nancy, France 10 1 2 3 4 5 1 Émile Gallé, La Nuit japonaise, 1900 2 Eugène Vallin, Salle à manger Masson, 1903-1906 3 Émile Gallé, Coupe Noctuelles 4 Émile Gallé, Coupe Henry Hirsch, 1903 5 Émile Gallé, Coupe aux éphémères, 1900 Il contesto della nascita dell’Art nouveau Alla fine del XIX secolo l’Art nouveau si sviluppa a Nancy. Artisti e industriali, Emile Gallé, Louis Majorelle, Eugène Vallin, si uniscono in un’associazione, l’Alleanza Provinciale delle Industrie d’Arte, chiamata anche Scuola di Nancy. Questo movimento nasce in un contesto politico particolare. Infatti, alla fine della guerra del 1870, l’Alsazia e il nord della Lorrena sono annessi all’Impero tedesco. Così, una gran parte della popolazione dei territori occupati, per sfuggire alla dominazione tedesca, emigra verso la Francia, specialmente verso la Lorrena rimasta francese, che diventa una terra d’accoglienza. La città di Nancy conosce allora uno dei periodi più brillanti della sua storia. Dopo la perdita di Metz e di Strasburgo, essa è la sola grande città dell’est della Francia. Questa situazione si rivela determinante per lo sviluppo della città: Nancy accoglie numerosi abitanti delle province annesse, in particolare, una parte della borghesia di Metz e dell’Alsazia. Questa nuova popolazione è giovane, dinamica e lavoratrice. Lo sviluppo demografico s’accompagna a una notevole espansione industriale e commerciale: numerose imprese mosellane e alsaziane s’installano a Nancy e nei dintorni, appaiono e prosperano i grandi magazzini. Questa crescita economica consente l’emergere della borghesia locale. Queste famiglie hanno bisogni e desideri: possiedono una o più case che decorano in modo lussuoso, ciò che permette lo sviluppo delle arti decorative. Jean-Baptiste Eugène Corbin, principale mecenate della Scuola di Nancy, moltiplica gli incarichi e partecipa all’infatuazione per le arti decorative. Gli artisti beneficiano dell’accresciuta domanda di mobili e di oggetti legati alle “arti del focolare”. Le contexte d’éclosion À la fin du XIXe siècle, un Art nouveau se développe à Nancy. Des artistes et des industriels, tels Émile Gallé, Louis Majorelle, Eugène Vallin, se regroupent dans une association, l’Alliance Provinciale des Industries d’Art, appelée aussi l’École de Nancy. Ce mouvement voit le jour dans un contexte politique particulier. En effet, à l’issue de la guerre de 1870, l’Alsace et le nord de la Lorraine sont annexés par l’Empire allemand. Aussi, une grande partie de la population des territoires occupés, refusant la domination allemande, émigre vers la France, notamment vers la Lorraine restée française, qui devient une terre d’accueil. La ville de Nancy connaît alors l’une des périodes les plus brillantes de son histoire. Après la perte de Metz et de Strasbourg, elle demeure la seule grande ville de l’est de la France. Cette situation se révèle déterminante pour le développement de la ville : Nancy accueille de nombreux habitants des provinces annexées, en particulier, une partie de la bourgeoisie messine et alsacienne. Cette nouvelle population est jeune, dynamique et travailleuse. Le développement démographique s’accompagne d’un essor industriel et commercial considérable : de nombreuses entreprises mosellanes et alsaciennes s’installent à Nancy et dans les environs, les grands magasins apparaissent et prospèrent. Cet élan économique permet l’émergence d’une bourgeoise locale. Ces familles ont des besoins et des désirs : elles possèdent une ou plusieurs maisons qu’elles décorent de façon luxueuse, ce qui permet le développement des arts décoratifs. Jean-Baptiste Eugène Corbin, principal mécène de l’École de Nancy, multiplie les commandes et participe à l’engouement pour les arts décoratifs. Les artistes bénéficient alors d’une demande accrue de mobilier et d’objets liés aux “arts du foyer”. Le vetrerie d’Emile Gallé, dal pezzo unico alla serie Erede di un negozio di cristalli e di porcellane, Emile Gallé (18461904), crea, all’interno della sua attività a Nancy, un atelier d’ebanisteria nel 1884. Cinque anni dopo, al tempo dell’Esposizione Universale di Parigi, può mostrare le sue creazioni in tre sezioni, legno, vetro e terra. Al tempo di questa manifestazione, Emile Gallé espone, nella sezione vetreria, la coppa “Volo di efemere” che presenta una decorazione incisa di farfalle di tonalità rosa finemente incise, che si stagliano su un fondo verde che imita, nei suoi effetti, una pietra dura, l’agata. Questa coppa associa dunque una tecnica abbastanza raffinata ad una decorazione particolarmente curata e perfettamente adattata alla forma dell’opera. Acquisita l’anno seguente dal museo d’Arti Decorative di Parigi, la coppa ha una lunga discendenza: è ripetuta in numerosi esemplari. Quest’opera in vetro ha richiesto numerose prove prima di poter ottenere il pezzo desiderato. Quando un oggetto in vetro era perfettamente riuscito, Emile Gallé decideva di produrlo in quattro o cinque esemplari o anche di riprodurlo in una serie più copiosa ma in una versione semplificata. Così la coppa “Volo d’efemere” è adattata per un’altra coppa senza piede, dalla pancia liscia decorata di farfalle finemente incise e in tonalità meno delicate, ma di un costo di produzione più modesto e dunque meno caro per la vendita. Questa coppa ottiene un grande successo ed è ripetuta per molti anni. Nel 1903, Emile Gallé riprende questo modello per la coppa “Bisogna amare”, creata l’anno del matrimonio del suo amico, Henry Hirsch. Di qualità identica alla coppa “Volo d’efemere” ma con piccole differenze di dettaglio e di colore, questo pezzo ha una citazione incisa, estratta da un poema. L’aggiunta di questa citazione permette ad Emile Gallé di evidenziare la raffinatezza del volo delle farfalle, la preziosità e la trasparenza della materia, unite per creare un vero “poema di vetro”. Les verreries d'Émile Gallé, de la pièce unique à la série Héritier d'un commerce de cristaux et de porcelaines, Émile Gallé (18461904) crée, au sein de son entreprise à Nancy, un atelier d'ébénisterie en 1884. Cinq ans plus tard, il peut donc, lors de l'Exposition Universelle de Paris, montrer ses créations dans trois domaines : bois, verre et terre. Lors de cette manifestation, Émile Gallé expose dans la section verrerie, la coupe “Vol d'éphémères” qui présente un décor finement gravé de papillons aux tonalités roses, se détachant sur un fond vert imitant, dans ses effets, une pierre dure, l'agate. Cette coupe associe donc une technique assez raffinée à un décor particulièrement soigné et parfaitement adapté à la forme de l'œuvre. Acquise l'année suivante par le musée des Arts Décoratifs de Paris, la coupe connaît une grande postérité : elle est déclinée en de nombreux exemplaires. Cette œuvre de verre a nécessité de nombreux essais avant de pouvoir aboutir à la pièce désirée. Lorsqu'une verrerie se révélait parfaitement maîtrisée et réussie, Émile Gallé décidait de la produire en quatre ou cinq exemplaires ou même de l'éditer dans une série plus abondante mais dans une version simplifiée. Ainsi la coupe “Vol d'éphémères” est adaptée pour une autre coupe sans pied, à la panse lisse décorée de papillons moins finement gravés et dans des tonalités moins subtiles, mais d'un coût de fabrication plus modeste et donc moins chère à la vente. Cette œuvre connaît un grand succès et est éditée pendant de nombreuses années. En 1903, Émile Gallé reprend ce modèle pour la coupe “Il faut aimer“, créée l'année du mariage de son ami, Henry Hirsch. D'une qualité identique à la coupe “Vol d'éphémères” mais avec de petites différences de détail et de couleur, cette coupe présente également une citation gravée, extraite d'un poème. L'ajout de cette citation permet à Émile Gallé de souligner le raffinement du vol de papillons, la préciosité et la transparence de la matière, associés pour créer un véritable “poème de verre“. Il Giappone: fonte d’ispirazione della Scuola di Nancy Dal 1870, il Giappone diventa una delle principali fonti d’ispirazione per gli artisti di Nancy. Molto apprezzata verso la metà del XIX secolo, l’arte giapponese è diffusa dalle Esposizioni universali, dalle riviste, dai collezionisti e dai mercanti d’arte. La Scuola di Nancy s’interessa in modo particolare alla forma d’arte in cui la natura e la flora sono abbondantemente presenti, e artisti, decoratori e pittori di Nancy trovano un’eco alle proprie ricerche in questo campo. Al tempo stesso, l’arte decorativa giapponese offre agli artisti nuove forme e decorazioni. Nella prima parte della sua produzione di vetri e ceramiche, Emile Gallé è particolarmente incline e disposto a recepire quest’arte. Infatti applica su certi vasi delle decorazioni improntate alle stampe giapponesi ed illustra in più riprese la flora e l’iconografia tradizionale asiatica sui suoi vetri, sulle ceramiche e sui mobili. D’altra parte, gli artisti di Nancy hanno l’opportunità di frequentare Takashima Hokkai, un giapponese che soggiorna a Nancy dal 1885 al 1888. Il pittore Camille Martin e il decoratore Louis Hestaux sono molto attenti alle sue dimostrazioni ed apprezzano il carattere spontaneo e libero della decorazione artistica orientale. Se il Giappone è esplicitamente presente nelle prime produzioni della Scuola di Nancy, questo riferimento scompare progressivamente a vantaggio d’una ricerca più elaborata e più personale. Più del semplice decoro d’ispirazione giapponese, gli artisti di Nancy ne conservano il simbolismo e i grandi principi della composizione. L’interesse per il Giappone non scompare tuttavia dalla Scuola di Nancy. Emile Gallé realizza nel 1900 il vaso Notte giapponese, omaggio a questo paese e a questa cultura che lo affascinano. Le Japon : source d'inspiration de l'École de Nancy Dès les années 1870, le Japon devient l'une des premières sources d'inspiration pour les artistes nancéiens. Fortement prisé en Europe vers le milieu du XIXe siècle, l'art japonais est diffusé par les Expositions Universelles, les revues, les collectionneurs et les marchands d'art. L'École de Nancy s'intéresse tout particulièrement à cette forme d'art où la nature et la flore sont abondamment présentes et trouvent un écho aux propres recherches des artistes décorateurs et peintres nancéiens dans ce même domaine. De même, l'art décoratif japonais offre aux artistes de nouvelles formes et de nouveaux décors. Dans la première partie de sa production verrière et céramique, Émile Gallé est particulièrement sensible et réceptif à cet art. Il applique en effet sur certains vases des décors empruntés à l'estampe japonaise et illustre à plusieurs reprises la flore et l'iconographie traditionnelle asiatiques sur ses verreries, céramiques et meubles. Par ailleurs, les artistes nancéiens ont la chance de fréquenter Takashima Hokkai, un Japonais qui séjourne à Nancy de 1885 à 1888. Le peintre Camille Martin et le décorateur Louis Hestaux sont très attentifs à ses démonstrations et apprécient le caractère spontané et libre de la création artistique orientale. Si le Japon est explicitement présent dans les premières productions de l'École de Nancy, cette référence disparaît progressivement au profit d'une recherche plus élaborée et plus personnelle. Plus que le simple décor d'inspiration japonaise, les artistes nancéiens en retiennent la symbolique et les grands principes de composition. L'intérêt pour le Japon ne disparaît pas cependant de l'École de Nancy. Émile Gallé réalise en 1900 le vase Nuit japonaise, hommage à ce pays et à cette culture qui le passionnent durablement. Reus, Catalunya 11 1 Un contesto commerciale favorevole Nel XVIII secolo la città di Reus raggiunge una notevole importanza nel commercio internazionale di noci, d’alcool e d’acquavite. Essa diventa uno dei principali centri d’esportazione. Nel corso del XIX secolo Reus comincia ad assumere l’aspetto della città con la costruzione del Centro di Lettura (1859), della banca (1863), del Teatro Fortuny (1882), del Mattatoio comunale, e con l’arrivo del treno che collega la città con gli altri centri di produzione. E’ costruito un sistema fognario, le strade sono lastricate e sono presentati altri progetti, tra i quali un canale navigabile che collega la città con la costa, allo scopo di migliorare il trasporto commerciale. L’importanza del commercio attira nella città numerose famiglie di commercianti e industriali che, dalla fine del XIX e dall’inizio del XX secolo, contribuiscono alla trasformazione urbanistica di Reus. La borghesia della città fa costruire case che rispecchiano il suo stato sociale, portando sulla facciata il suo alto livello di vita, incorporando le tecniche più recenti come l’illuminazione elettrica. In numerosi casi, solo le facciate delle case sono trasformate, con stili che i membri di queste famiglie hanno scoperto durante i loro viaggi attraverso l’Europa. Altri cittadini di Reus scelgono lo stile architettonico di moda all’epoca a Barcellona – il Modernismo o Art nouveau. 2 L’architettura modernista L’arrivo del Modernismo a Reus è segnato dalla costruzione dell’Istituto Pere Mata. Nel 1896, un gruppo di ricchi abitanti di Reus, guidato da Pau Font de Rubinat, decide di finanziare il progetto della costruzione di un istituto psichiatrico moderno ideato dal Dottor Emili Briansò, un giovane dottore medico legale in città. Essi affidano la realizzazione di questo progetto a Lluìs Domènech i Montaner che è assistito dall’architetto della città, Pere Caselles Tarrats. Questo progetto grandioso, un ospedale psichiatrico concepito come una piccola città, consente a Domènech i Montaner di sperimentare delle idee che sfrutta in seguito nell’ospedale Santa Creu i Sant Pau costruito poco dopo a Barcellona. Le camere dell’ospedale sono distribuite razionalmente in vari padiglioni in mezzo a un giardino. Alcuni di questi padiglioni sono riservati ai pazienti, altri sono destinati ai servizi comuni. Il padiglione n. 6, detto il Padiglione dei distinti, concepito per accogliere i pazienti più fortunati, è dotato di tutti i migliori comfort possibili a quell’epoca. L’arrivo di Domènech i Montaner a Reus ha gramde influenza sul gusto della borghesia e sullo stile di Pere Caselles, l’architetto incaricato della maggior parte dei progetti privati di Reus. E’ così che s’instaura l’architettura modernista nel centro urbano che noi troviamo oggi. Domènech i Montaner lavora anche con molti artigiani e costruttori della città, iniziandoli ai nuovi concetti dell’architettura. Oltre all’Istituto Pere Mata, riceve incarichi privati, come la Casa Rull (1900), la Casa Navàs (1901), la cappella della famiglia Margenat (1905), la Casa Gasull, il negozio Llopis (1911) e lavori di restauro per la casa Llopis e la biblioteca Font de Rubinat (1910). Allo stesso tempo, Antoni Gaudì i Cornet (nato nel 1852 a Reus), pur essendosi stabilito definitivamente a Barcellona dove prosegue gli studi, mantiene i contatti con la sua città natale e ottiene l’incarico del restauro del santuario di Misericordia, santa patrona della città. Sfortunatamente, questo progetto è abbandonato, soprattutto a causa dei contrasti con i vicini del santuario. Oggi, è rimasto solo qualche schizzo di questo progetto, esposto nel museo della Città. Tuttavia, due dei più stretti collaboratori di Gaudì, anch’essi nati a Reus, lavorano attivamente in città: Joan Rubiò Bellver con la casa Serra (1924), lo chalet Serra (1911) e il dispensario antitubercolare (11926) e Domènec Sugranes Gras con la casa di campagna Llevat (1924). 3 4 1 Lluís Domènech i Montaner, Casa Navàs, 1901-1907 2 Pere Caselles I Tarrats, Casa Tomàs Jordi, 1910 3 Lluís Domènech i Montaner, Institut Pere Mata, billiard room, 1906 4 Lluís Domènech i Montaner, Institut Pere Mata, water tower, 1898-1899 Le altre espressioni artistiche Lo stile modernista non si limita all’architettura. Lo troviamo in città anche in altre espressioni artistiche. In ambito letterario, per esempio, il Gruppo Modernista di Reus è molto importante. I suoi membri si riuniscono nella libreria di Josep Aladem, La Regional. La pittura è rappresentata da Tomàs Bergadà, Hortensi Güell e Joaquim Mir. Quest’ultimo, artista di Barcellona, che fu per un po’ di tempo come paziente all’Istituto Pere Mata, lo rappresenta in alcuni suoi dipinti. In seguito, vivendo nella città vicina di l’Aleixar, dipinge paesaggi e ritratti degli abitanti dei dintorni. Le forme moderniste influenzano ogni aspetto della creazione. La tipografia e la pubblicità sono buoni esempi, che si possono scoprire attraverso il lavoro di Ramon Casals i Vernis, attraverso i materiali di costruzione prodotti in gran quantità dalla fabbrica di ceramica Hipnlit Monseny, come attraverso i mosaici della casa Llevat, il lavoro del carpentiere Oliva e i graffiti di Ramon Frbregas Prmies. Un context comercial favorable La ciutat de Reus, durant el segle XVIII, aconseguí una gran importància en el comerç internacional de fruits secs, alcohol i aiguardents, esdevenint un dels centres exportadors més importants del moment, fins al punt que la llotja de Reus marcava el preu de l’alcohol juntament amb les de París i Londres. Al segle XIX Reus va agafant imatge de ciutat, amb la construcció d’equipaments importants com el Teatre Fortuny (1882) i l’escorxador municipal (1889-1894); l’arribada del tren que unia la ciutat amb altres centres productors; el naixement d’entitats com el Banc de Reus (1863), El Círcol (1852) o el Centre de Lectura (1859), la construcció del clavegueram i pavimentació de carrers, o l’estudi de projectes no completats com per exemple el d’unir la ciutat amb la costa, a través d’un canal navegable que havia d’ajudar el comerç. Aquesta importància comercial comportà un enriquiment de les famílies de comerciants i industrials que, a finals del segle XIX i inicis del XX facilità una transformació de la fisonomia urbana de Reus. La burgesia reusenca es construí cases que demostraven el seu estatus social, exterioritzant el seu alt nivell de vida i incorporant noves mostres de confortabilitat, com per exemple la il·luminació elèctrica. Per a portar a terme aquestes transformacions, que en molts casos es restringien a la reforma de les façanes de les seves antigues vivendes, els reusencs, d’acord amb els models europeus que alguns dels seus membres coneixien gràcies als viatges de negocis, i els exemples més propers de Barcelona, escolliren el llenguatge arquitectònic del moment, el modernisme. L’arquitectura modernista Hi ha un fet que marcà de manera determinant l’entrada del modernisme a la ciutat, la construcció de l’Institut Pere Mata. L’any 1896 un grup de reusencs adinerats presidit per Pau Font de Rubinat, decidí recolzar econòmicament el projecte del Dr. Emili Briansó, un jove metge titular de la plaça de forense municipal, de construir un modern institut psiquiàtric. Per portar a terme aquest projecte s’escollí l’arquitecte Lluís Domènech i Montaner, que comptà amb la col·laboració de Pere Caselles Tarrats, l’arquitecte municipal. Es tracta d’un projecte de grans dimensions, un hospital psiquiàtric concebut com una petita ciutat, que serví a Domènech i Montaner com a camp d’experimentació per a l’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau que tot seguit construí a Barcelona. Les dependències de l’hospital es distribueixen racionalment en una sèrie de pavellons rodejats de jardins, alguns destinats a serveis comuns, i altres a residència dels interns. En destaca el número 6, conegut amb el nom de “dels distingits“ destinat a acollir els malalts d’alt poder econòmic i dotat dels màxims nivells de confort de l’època. Aquesta vinguda de Domènech a Reus marcà fortament el gust arquitectònic de la burgesia reusenca i la forma de treballar de Pere Caselles, l’arquitecte que rebé la major part dels encàrrecs privats provinents de la societat reusenca, definint així la imatge de conjunt del casc urbà, el que avui coneixem com a escenari modernista. També cal recordar que Domènech col·laborà amb diversos artesans de la ciutat, i contractistes d’obres, posant-los en contacte d’aquesta manera amb les noves formes arquitectòniques. A partir de la vinculació de Domènech i Montaner amb l’Institut Pere Mata, aquest rebé alguns encàrrecs privats, com per exemple la casa Rull (1900), la casa Navàs (1901), la capella de la família Margenat (1905), la casa Gasull (1911) i els magatzems Llopis (1911), o reformes com la de la casa Llopis o la decoració de la biblioteca Font de Rubinat (1910). Paral·lelament a aquest procés, Antoni Gaudí i Cornet, nascut a Reus l’any 1852, i que havia marxat a Barcelona per estudiar arquitectura, on es va establir definitivament, mantingué la relació amb la seva ciutat natal, fins al punt que se li encarregà la reforma del Santuari de Misericòrdia, patrona de la ciutat. Malauradament, a causa de desavinences amb veïns del Santuari, i altres inconvenients, aquest projecte quedà avortat, i sols ens en queden els petits esbossos conservats al Museu de la ciutat. Però sí que treballaren a la ciutat dos dels seus col·laboradors més propers, també reusencs, Joan Rubió Bellver (Casa Serra (1924), Xalet Serra (1911) i Dispensari Antituberculós (1926)) i Domènec Sugrañes Gras (Mas Llevat (1924). Les altres manifestacions artístiques El gust modernista no es restringí únicament a l’arquitectura, també el trobem present en altres manifestacions artístiques de la ciutat. En la literatura representat pel Grup Modernista de Reus, els membres del qual es reunien a la llibreria La Regional de Josep Aladern; en la pintura trobem l’obra dels reusencs Tomàs Bergadà i Hortensi Güell, i la del barceloní Joaquim Mir, que per motius de salut va estar ingressat un temps a l’Institut Pere Mata, representant-lo en alguns dels seus quadres. Mir visqué uns anys després a la població veïna de l’Aleixar, des d’on pintà paisatges i personatges de l’entorn. Les formes modernistes van envair la totalitat de les manifestacions ciutadanes: els dissenys tipogràfics; els anuncis publicitaris, amb bones mostres de Ramon Casals i Vernis; la fabricació seriada de materials de construcció, amb mostres com la producció ceràmica d’Hipòlit Monseny o els mosaics de la casa Llevat; els treballs de l’ebenista Oliva; o els esgrafiats de Ramon Fàbregas Pàmies. R¥ga, Latvija 12 1 Riga, la città più dinamica del Baltico Riga, capitale della Lettonia, è una città Art nouveau per eccellenza. Il suo centro storico è stato incluso nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1997. In città si trova uno dei più begli agglomerati di costruzioni Art nouveau d’Europa. La qualità dell’architettura Jugendstil non ha equivalenti altrove al mondo. L’Art nouveau s’ispira essenzialmente all’architettura tedesca e finlandese. In questo periodo la città ha una crescita straordinaria. All’inizio del XX secolo, diventa uno dei maggiori centri commerciali e culturali della regione baltica (costa Est del Mar Baltico). Il movimento degli scambi nel porto di Riga è il più importante dell’Impero russo. A Riga si produce di tutto, dal semplice ago alle automobili e ai vagoni ferroviari. Le derrate, il tessile e le industrie elettromeccaniche sono molto sviluppati. La popolazione passa da 280.000 abitanti nel 1897 a più di 500.000 alla vigilia della prima Guerra Mondiale. La costruzione inizia in questo periodo una vera espansione. Tra il 1910 e il 1913, sorgono da 300 a 500 edifici ogni anno. La metà è costituita da immobili residenziali di 5 o 6 piani. Queste costruzioni in muratura sono situate soprattutto nei quartieri centrali dove, secondo i regolamenti del 1904, era vietato costruire in legno. All’inizio del XX secolo, lavorano a Riga soprattutto architetti del luogo, la maggior parte dei quali sono diplomati della facoltà di architettura dell’Istituto Politecnico di Riga, sorta nel 1869. 2 Uno stile eclettico, ispirato alle correnti europee Le particolarità locali tipiche della città sono ereditate dalle tendenze più disparate dell’Art nouveau europea. Il romanticismo nazionale, che fiorisce tra il 1905 e il 1911, è molto caratteristico da questo punto di vista. Esso riflette gli sforzi degli architetti lettoni di creare un’architettura particolare nel contesto urbano dell’epoca. Il romanticismo nazionale ha le sue origini nel linguaggio dell’architettura tradizionale in legno e negli elementi del folclore. L’uso dei motivi tradizionali tipici della regione si trasforma generalmente secondo il gusto personale di ogni architetto. Si cercava soprattutto di utilizzare materiali di costruzione naturali e di evitare ogni imitazione. Le costruzioni del romanticismo nazionale sono dominanti in certi quartieri di Riga. Tra le costruzioni più caratteristiche e più belle del romanticismo nazionale, si possono citare una scuola e alcuni immobili degli architetti Ei?ens Laube, Konstantins Pek?ens, Aleksandrs Vanags ed Ernests Pole. Queste costruzioni sono caratterizzate da alte e potenti torrette d’angolo di forma cubica che ricordano gli antichi castelli lettoni, anticipando lo stile Art nouveau. Un altro stile architettonico dell’inizio del XX secolo a Riga è chiamato “Art nouveau perpendicolare”. Le costruzioni di questo tipo sono contraddistinte da una composizione verticale delle facciate, accentuata nelle aperture e negli ornamenti. La maggior parte delle costruzioni Art nouveau perpendicolari è stata progettata dagli architetti Janis Alksnis, Ei?ens Laube, Konstantins Pek?ens e Janis Gailis. Un certo numero di queste fu costruito da un architetto del luogo, ebreo, Paul Mandelstamm e da alcuni residenti tedeschi o, come si chiamavano essi stessi, dai Tedeschi baltici (Deutschbalten), come Bernhard Bielenstein, Rudolph Dohnberg ed altri. Numerosi luoghi del centro di Riga, come Antonijas, Brivibas, Aleksandra Caka, Gertrudes, Matisa, Stabu ed altre strade, evidenziano come l’Art nouveau perpendicolare ha potuto completamente determinare il carattere dell’ambiente urbano. 3 4 In breve Lo stile di Riga è dunque molto eclettico. Le architetture, realizzate con molto rigore, presentano tuttavia delle decorazioni talvolta estreme, esuberanti e strabilianti al tempo stesso. La via Alberta e le sue immediate vicinanze, realizzata dall’ingegnere dei lavori pubblici Mikhail Eisenstein, è un esempio che colpisce. Questa strada è una delle maggiori attrattive turistiche della città. 1 Apartment House with shops, LÇcplï‰a street 51, 1909, architect EiÏens Laube, – artistic synthesis of National Romanticism and Perpendicular Art Nouveau. 2 Apartment House with shops, Br¥v¥bas street 47, 1908, architect EiÏens Laube, – one of Art Nouveau National Romanticism trend symbols in Riga. 3 Apartment House, Alberta street 11, 1908, architect EiÏens Laube. 4 Apartment Houses, Alberta street 8, 6, 4, 1903-1904, architect Michael Eisenstein, – richly decorated early Art Nouveau buildings. R¥ga – dinamiskÇkÇ Baltijas pilsïta Latvijas galvaspilsïta R¥ga ir izcila jgendstila pilsïta. TÇs vïsturiskais centrs 1997. gadÇ tika iek∫auts UNESCO Pasaules kultras mantojuma sarakstÇ. Pilsïta ir viena no lielÇkajÇm jgendstila bvju koncentrÇcijas vietÇm EiropÇ. R¥gas jgendstila kvalitÇtei nekur citur pasaulï nav l¥dz¥gas. R¥gas jgendstilu ietekmïja vÇcu, austrie‰u un somu arhitektra. ·ajÇ laikmetÇ pilsïta piedz¥voja nepieredzïtu izaugsmi. 20. gadsimta sÇkumÇ tÇ k∫uva par vienu no lielÇkajiem raÏo‰anas, tirdzniec¥bas un kultras centriem Baltijas reÆionÇ. Kravu apgroz¥jums R¥gas ostÇ bija lielÇkais Krievijas ImpïrijÇ. R¥gÇ tika raÏots viss, sÇkot no naglas l¥dz automa‰¥nÇm un vilcienu vagoniem. PilsïtÇ bija att¥st¥ta pÇrtikas rpniec¥ba, tekstilrpniec¥ba un elektromehÇniskÇ rpniec¥ba. Iedz¥votÇju skaits pieauga no 280 tksto‰iem 1897. gadÇ l¥dz vairÇk nekÇ 500 tksto‰iem PirmÇ pasaules kara priek‰vakarÇ. Bvniec¥ba gadsimtu mijÇ piedz¥voja nebiju‰u uzplaukumu. Starp 1910. un 1913. gadu katru gadu tika uzbvïtas 300 – 500 ïkas. LielÇkÇ da∫a no tÇm bija 5 – 6 stÇvu dz¥vojamie ¥res nami. ·¥s ïkas pÇrsvarÇ atradÇs pilsïtas centrÇlajÇ da∫Ç, kur saska¿Ç ar 1904. gada bvnoteikumiem vairs nebija ∫auts celt jaunas koka ïkas. 20. gadsimta sÇkumÇ R¥gÇ pÇrsvarÇ projektïja vietïjie arhitekti, lielÇkÇ da∫a no kuriem bija R¥gas PolitehniskÇ institta Arhitektras noda∫as absolventi. ·¥ arhitektras skola tika izveidota 1869. gadÇ. Starptautisko ietekmju lokalizÇcija Pilsïtas jgendstila vaibstus iespaidoja daÏÇdas Eiropas jgendstila tendences. πoti rakstur¥gs bija nacionÇlais romantisms, kas izplat¥jÇs 1905. – 1911. gadÇ. Tas atspogu∫o latvie‰u arhitektu meklïjumus rad¥t jaunu arhitektru atbilsto‰i laikmeta pilsïtbvnieciskajam kontekstam. TÇ saknes meklïjamas tradicionÇlajÇ koka arhitektrÇ un folklorÇ. ReÆionam tipiskos ornamentus katrs arhitekts individuÇli, atbilsto‰i savai mÇkslinieciskajai izjtai pielÇgoja savÇm celtnïm. ±pa‰a uzman¥ba tika pievïrsta dabisko materiÇlu izmantojumam un tam, lai izvair¥tos no imitÇcijÇm. DaÏÇs vietÇs R¥gÇ nacionÇlÇ romantisma bves dominï visÇ pilsïttelpÇ. Starp rakstur¥gÇkajiem un skaistÇkajiem nacionÇlÇ romantisma ïku piemïriem var minït µeni¿a skolu un dz¥vojamos namus, ko projektïjis EiÏens Laube, Konstant¥ns Pïk‰ïns, Aleksandrs Vanags un Ernests Pole. VairÇkÇm no ‰¥m celtnïm ir rakstur¥gi augsti un vareni kubiskas formas stru tor¿i, kas atsauc atmi¿Ç senlatvie‰u pilis, nezaudïjot saikni ar jgendstilu. Otrs 20. gadsimta sÇkumam rakstur¥gs arhitektras novirziens R¥gÇ bija stateniskais jgendstils. Tam rakstur¥ga vertikÇla fasÇÏu kompoz¥cija, ko izce∫ atbilsto‰as formas ailas un ornaments. LielÇko da∫u stateniskÇ jgendstila ïku projektïju‰i JÇnis Alksnis, EiÏens Laube, Konstant¥ns Pïk‰ïns un JÇnis Gailis. Da∫u no tÇm projektïjis ar¥ ebreju izcelsmes r¥dzinieks arhitekts Pauls Mandel‰tams (Paul Mandelstamm), kÇ ar¥ vietïjie baltvÇcu arhitekti Bernhards B¥len‰teins (Bernhard Bielenstein), Rdolfs Donbergs (Rudolph Dohnberg) un citi. VairÇkÇs vietÇs R¥gas centrÇ – Antonijas, Aleksandra âaka, ˛ertrdes, Mat¥sa, Stabu un citÇs ielÇs – stateniskais jgendstils piln¥bÇ determinï pilsïtvides raksturu. Noslïgums R¥gas jgendstils ir ∫oti daudzveid¥gs. Prec¥zi veidotÇ arhitek-tras vidï ir sastopamas ar¥ greznas un pÇrsteidzo‰as kompoz¥cijas un fasÇÏu plastikas risinÇjumi. Alberta iela un tÇs apkÇrtne, kur daudzus namus projektïjis inÏenieris Mihails Eizen‰teins (Mikhail Eisenstein), ir rakstur¥gs piemïrs. ·¥ iela ‰odien ir ∫oti iecien¥ts trisma objekts R¥gÇ. Terrassa, Catalunya 13 1 2 3 1 . Lluís Muncunill Parellada, Masia Freixa, 1905-1910 2 . Lluís Muncunill Parellada, Vapor Aymerich, Amat i Jover, 1907 3 . Joaquim Vancells Vieta, Confiteria Vídua Carné , 1908 Terrassa l’industriale Le origini della trasformazione industriale di Terrassa risalgono alla prima parte del XIX secolo sono legate soprattutto all’espansione dell’industria laniera. L’arrivo della macchina per maglieria (1832) e della macchina a vapore (1833) portano notevoli miglioramenti tecnici. Nel 1845 i primi telai fanno la loro apparizione e favoriscono una rapida crescita dell’industria tessile. Questa espansione è facilitata dal miglioramento delle comunicazioni: la costruzione della grande strada di Barcellona, nel 1845, e soprattutto l’arrivo della ferrovia dal nord, nel 1856, che unisce Terrassa a Barcellona, Manresa e Zaragoza (Saragozza). Questa nuova via di comunicazione permette di facilitare e di rendere regolari le consegne di materiali grezzi, come il carbone e la lana, e la distribuzione dei prodotti tessili finiti sui mercati catalani e spagnoli. Nello stesso tempo, la popolazione aumenta, la città si sviluppa, e questo provoca dei cambiamenti sociali. La città di Terrassa s’ingrandisce oltre la sua struttura medievale, in direzione dell’Estació del Nord e, cosa ancora più importante, supera i confini tradizionali naturali delle valli del Riera del Palau e del Torrente di Vallparadís. Le costruzioni più notevoli integrano i nuovi processi industriali. Nel caso dell’industria tessile, queste costruzioni comprendono ciminiere, officine per la produzione di vapore, mulini e depositi. Terrassa ha conservato notevolmente la sua eredità industriale tessile. Questa eredità comprende costruzioni nuove che fanno parte dello sviluppo della città pur adattandosi al centro urbano medievale. Questa coesistenza si riflette nella pianta delle strade e nella disposizione degli edifici: costruzioni industriali (officine per il vapore, mulini, depositi), abitazioni dei lavoratori, servizi (stazione, banche, negozi, rete elettrica, ospedale, caserme dei pompieri, mercati, alberghi e scuole) e luoghi dedicati agli svaghi (club, auditori o cinema e teatri). Ciò è visibile anche in certe sistemazioni delle strade (arredo urbano, pavimentazioni e lastricature, lampadari e altre apparecchiature elettriche). Molte di queste attrezzature industriali sono state conservate a Terrassa. Certe hanno un interesse in sé, ma è soprattutto come insieme che esse costituiscono una delle raccolte più straordinarie dell’eredità industriale catalana. Terrassa la industrial Els orígens de la transformació industrial de Terrassa es remunten a la primera meitat del segle XIX i tenen a veure, principalment, amb l’expansió de la indústria de la llana. Els avenços tècnics es produeixen amb l’arribada de la màquina de filar (1832) i la màquina de vapor (1833). El 1845, apareixen els primers telers Jacquard que permeten un ràpid creixement de la indústria tèxtil. Aquesta expansió es veu facilitada per la millora de les comunicacions, amb la construcció de la carretera general de Barcelona, el 1845, i sobretot l’arribada del ferrocarril pel nord, el 1856, que enllaçava Terrassa amb Barcelona, Manresa i Saragossa. Aquesta nova via de comunicació facilita i fa periòdics els lliuraments de materials crus, com ara el carbó i la llana, i la distribució dels productes tèxtils acabats en els mercats catalans i espanyols. Paral·lelament, la població augmenta i la ciutat es desenvolupa, cosa que provoca canvis socials. La ciutat de Terrassa s’estén més enllà de la seva estructura medieval, en direcció a l’Estació del Nord i, allò que encara és més important, ultrapassa els límits tradicionals naturals de les valls de la Riera del Palau i del Torrent de Vallparadís. Les construccions més notables integren els nous procediments industrials. En el cas de la indústria tèxtil, són les xemeneies, els vapors, les fàbriques i els magatzems. Terrassa ha conservat molt bé el seu patrimoni industrial tèxtil. Aquest patrimoni comprèn construccions noves que participen en el desenvolupament de la ciutat tot adaptant-se al centre urbà medieval. Aquesta associació es reflecteix en el plànol dels carrers i en la localització dels edificis: construccions industrials (vapors, fàbriques, magatzems), cases per als treballadors, serveis (estació, bancs, botigues, xarxa elèctrica, hospital, parc de bombers, mercats, hotels i escoles) i locals destinats al lleure (clubs, auditoris, o cinemes i teatres). Això també es pot veure en el mobiliari urbà i en els mateixos carrers amb llambordes, en les voreres de lloses, en fanals i altres aparells elèctrics. A Terrassa s’han conservat moltes d’aquestes particularitats industrials. Algunes són interessants en elles mateixes, però és sobretot en tant que conjunt que constitueixen una de les col·leccions més extraordinàries del patrimoni industrial català. Il Modernismo architettonico a Terrassa Il Modernismo architettonico si caratterizza per la prevalenza di linee curve su quelle diritte, l’abbondanza dei dettagli della decorazione, l’uso frequente di motivi vegetali e il dinamismo delle forme. I materiali usati sono il mattone a vista, lo stucco, la pietra, la ceramica ornamentale, il ferro battuto. Questi elementi generali sono usati in una prospettiva pratica: negli immobili, la decorazione esterna è spesso austera, mentre gli interni sono finemente decorati (fregi di ceramica servono a proteggere i muri, le vetrate, il lavoro del legno e del metallo). Una mostra al Real Collegio Terrasense nel 1883 segna l’inizio del rinascimento delle arti plastiche a Terrassa. L’entusiasmo iniziale facilita l’introduzione delle nuove tendenze dell’arte – Art nouveau e stile Moderno – che giungono a Barcellona da tutta l’Europa. Il punto culminante del nuovo stile Modernista nella città è rivelato al momento dell’esposizione del Palau delle Industrie (oggi Escola Industrial) nel 1904, dove le arti applicate sono particolarmente valorizzate. L’artista originario di Terrassa Joaquim Vancells e Alexandre de Riquer di Barcellona danno un contributo decisivo alla diffusione della pittura e della decorazione ornamentale a Terrassa. L’esplosione dello stile Modernista nella città è tuttavia opera degli architetti Lluís Muncunill e Josep M. Coll i Bacardí, e in minor misura, quella di Melcior Viñals e d’Antoni Pascual i Carretero. Questi uomini, con i costruttori ed alcuni abili artigiani, trasformano il volto della città progettando e costruendo costruzioni pubbliche, officine e case private. Questa trasformazione arriva pressappoco con la crescita industriale e l’interesse crescente della borghesia per la cultura e l’estetica. Tra le prime opere Moderniste di Terrassa, il progetto della Hall dell’Istituto Industriale, con gli affreschi d’Alexandre de Riquer (1901), completati da Joaquim Vancells (1904), è particolarmente interessante per la sua qualità artistica e il suo stile. La decorazione di Vancells è rimasta all’Istituto, mentre il dipinto centrale di de Riquer si trova oggi nella sala da pranzo della Casa Alegre de Sagrera. Altri lavori notevoli, di Joaquim Vancells, comprendono opere diverse nello stesso stile: la sala da pranzo e i mobili da ufficio di Masia Freixa, i dipinti della tromba delle scale della Casa Alegre de Sagrera, e il progetto d’insieme della Confiteria Vídua Carné. El modernisme arquitectònic a Terrassa El modernisme arquitectònic es caracteritza pel predomini de les línies corbes respecte de les línies rectes – arcs parabòlics i el·líptics, la volta catalana i els cantells arrodonits – , per l’abundància dels detalls de decoració, per l’ús freqüent de motius vegetals i pel dinamisme de les formes. Els materials utilitzats són el maó vist, l’estucat, la pedra, la ceràmica ornamental i el ferro forjat. Aquests elements generals són utilitzats en el marc d’una perspectiva pràctica: així, en els immobles, sovint la decoració exterior és austera, mentre que els interiors estan delicadament decorats (frisos de ceràmica per protegir les parets, vitralls, obra de fusta i de metall). Una exposició presentada al Real Colegio Terrasense el 1883 marca l’inici de la renovació de les arts plàstiques a Terrassa. Aquest impuls inicial facilita la introducció de les noves tendències de l’art – Art Nouveau i Modern Style – que arriben a Barcelona de tota Europa. El punt culminant del nou estil modernista, a la ciutat, es fa palès amb ocasió de l’exposició del Palau d’Indústries (actualment, Escola Industrial) el 1904, en la qual es valoren especialment les arts aplicades. L’artista, originari de Terrassa, Joaquim Vancells i el barceloní Alexandre de Riquer fan una contribució decisiva a la difusió de la pintura i de l’ornamentació a Terrassa. Tanmateix, l’eclosió de l’estil modernista a la ciutat és obra dels arquitectes Lluís Muncunill i Josep M. Coll i Bacardí i, en menys grau, de Melcior Viñals i d’Antoni Pascual i Carretero. Aquests homes, juntament amb constructors i artesans de talent, transformen la fisonomia de la ciutat en concebre i construir edificis públics, factories i cases de particulars. Aquesta transformació arriba gairebé al mateix temps que el creixement industrial i que l’interès cada vegada més gran de la burgesia per la cultura i l’estètica. Entre les primeres obres modernistes de Terrassa, és particularment interessant, per la seva qualitat artística i el seu estil, el projecte de la sala d’actes de l’Institut Industrial, amb pintures murals d’Alexandre de Riquer (1901) completades per Joaquim Vancells (1904). La decoració de Vancells s’ha quedat a l’Institut, mentre que la pintura central de Riquer actualment es troba al menjador de la Casa Alegre de Sagrera. Altres obres notables, que devem a Joaquim Vancells, comprenen peces diverses que segueixen el mateix estil: el menjador i el mobiliari de despatx de la Masia Freixa, les pintures de l’ull de l’escala de la Casa Alegre de Sagrera, i el projecte de conjunt de la Confiteria Vídua Carné. Provincia di Varese, Italia 14 1 Varèse, une cité au cœur de la Lombardie Varèse est une des neuf provinces de Lombardie, région du nord de l’Italie. La plaine lombarde associe de riches cultures à un élevage intensif et constitue surtout un grand foyer industriel (métallurgie, textile, chimie). La ville est située au pied des Alpes entre le lac Majeur et le lac de Côme, à la jonction des vallées suisses et est coupée au nord par la ligne des montagnes du Campo dei Fiori. Le développement d’une civilisation de loisirs à Varèse Ce cadre naturel extraordinaire, favorise le tourisme et attire une population aisée, constituée de l’ancienne noblesse et de la bourgeoisie naissante. Des complexes hôteliers et de majestueuses villas, disséminés dans le paysage sont édifiés dans un style homogène. Une classe moyenne dynamique et tournée vers l’avenir fait des projets de constructions dans la ville. Les usines en périphérie, les grands hôtels, les grandes et petites villas tirent parti du réseau ferré et de trams soigneusement planifié. Tout cet ensemble favorise la démocratisation du tourisme et des loisirs permettant à la classe moyenne de s’offrir des instants de vie raffinée. Le style Liberty En ce début de XXe siècle, un groupe d’architectes, Sommaruga, Stacchini et Gambini, développent un style résolument moderne, appelé le Liberty. Dans une approche typiquement Art nouveau, ils marient magistralement les éléments locaux et traditionnels aux nouvelles technologies. Ils construisent des immeubles en pierre locale, associée à la brique, s’inspirant des traditions anciennes en accord avec la modernité. Ils conçoivent les nombreux édifices urbains construits à Varèse et dans la région. Ainsi, dans le cadre montagneux du Campo dei Fiori, se dresse le village médiéval de Santa Maria del Monte. L’architecte milanais Guiseppe Sommaruga y réalise entre 1910 et 1912 le Grand Hôtel Campo dei Fiori pour La compagnie Grand Hôtel. Cet exemple du Liberty italien s’intègre parfaitement dans le cadre montagneux sans troubler son rythme. Appelé à Varèse vers la fin du XIXe siècle, Sommaruga lance un style nouveau et international, contrastant avec le style éclectique, qui s’inspire de l’art roman, gothique et renaissant et qui prospère après l’unification italienne, en 1870. Un autre artiste, Giovanni Chini, sculpteur et ingénieur, est l’interprète dynamique et novateur de cette période. Il invente la pierre artificielle et l’utilise pour des ornements, des décors, des cheminées, des encadrements de portes et de fenêtres, des porches d’entrée, qui étaient auparavant réalisés en marbre ou en pierre. Parallèlement à l’architecture, le style Liberty concerne aussi aux Arts décoratifs. Il est un des derniers mouvements artistiques épanouis sur le plan international et marque le choix d’une orientation vers des temps nouveaux. Les artistes abandonnent le passé et se tournent vers les arts appliqués qui sont au centre de toutes les attentions. Jusqu’alors, les objets usuels étaient anonymes et de qualité médiocre ; avec le Liberty, des objets nouveaux et différents sont proposés, élégants et raffinés. La Fabrique de céramiques italiennes de Laveno en fut le protagoniste principal. 2 3 Les artistes du Liberty Silvio Gambini (1877-1948) Dans la première décennie du siècle, il collabore avec de nombreuses revues d’architecture, remportant le prix à l’exposition agricole, industrielle et artistique d’Oleggio en 1906. Entre 1906 et 1908, il collabore avec Sommaruga. Il publie, en 1911, 35 dessins pour des portes et des balcons dans l’article “Ferronneries modernes. Idées et esquisses”. 4 Alessandro Mazzucotelli (1865-1938) Après avoir travaillé dans l’atelier de maréchal-ferrant de son père , Mazzucotelli commence à étudier le dessin et l’architecture. En raisons d’un revers de fortune familial, il doit abandonner ses études, et ouvre à Milan son propre atelier. Suiveur convaincu de l’art nouveau, il est récompensé d’un prix à l’exposition de Turin en 1902. Il collabore principalement avec Sommaruga. Il est professeur à Milan, à l’école Umanitaria, à partir de 1903. 1 Birreria Poretti, Induno O 2 Railings of the terrace of the Grand Hotel Campo dei fiori, 1909 3 Molini Marzoli Massari, Busto A., 1910-1920 4 Giuseppe Sommaruga, Grand Hotel Campo dei fiori, Varese, 1909 photos : Paolo Zanzi Giuseppe Sommaruga (1867-1917) Élève de Camillo Boito, à la Brera, éduqué dans le style éclectique de son maître, il s’en distancie, choisissant le modernisme. Parmi ses chefd’œuvres : le Palais Castiglioni de Milan (1901-1903), le Grand Hôtel Campo dei Fiori à Varèse (1908), la Villa Faccanoni à Sarnico (1907) et de nombreux édifices funéraires. Ulisse Stacchini (1871-1947) Il présente un projet pour réaliser la gare de chemin de fer de Milan Central, ce qui donne lieu à de nombreux débats et à des discussions incessantes de 1906 à 1912. Il gagne malgré tout le concours mais son projet n’est mis en pratique qu’en 1931. Varese, una provincia di confine Varese è una delle nove province della Lombardia, regione del nord dell'Italia. Nella pianura lombarda si praticano la cultura e l'allevamento intensivo, ma è soprattutto sede di numerose industrie (metallurgiche, tessili, chimiche). La città è situata ai piedi delle Alpi tra il lago Maggiore e il lago di Como, all'innesto delle valli svizzere ed è tagliata a nord dalla linea della montagna del Campo dei Fiori. Lo sviluppo d’infrastrutture per il “relax” a Varese Questo scenario naturale straordinario favorisce il turismo e attira una popolazione agiata, formata dall'antica nobiltà e dalla borghesia nascente. Complessi alberghieri e ville maestose, disseminate nel paesaggio, sono costruiti in uno stile omogeneo. Una classe media dinamica e proiettata verso il futuro fa progettare palazzi in città. Le fabbriche in periferia, i grandi alberghi, ville e villette sparse su tutta la provincia servite da un’efficiente rete ferroviaria e tranviaria. Questo insieme favorisce la democratizzazione del turismo e degli svaghi, consentendo alla classe media di concedersi momenti di vita raffinata. Lo stile Liberty All'inizio del XX secolo, un gruppo di architetti, Sommaruga, Stacchini e Gambini, sviluppano uno stile decisamente moderno, chiamato Liberty. Con un approccio tipicamente Art nouveau, essi fondono magistralmente gli elementi locali e tradizionali con le nuove tecnologie. Costruiscono gli immobili in pietra locale, unita ai mattoni, ispirandosi alle tradizioni antiche, associandole alla modernità. Essi progettano i numerosi edifici costruiti a Varese e nella provincia. Nell'ambiente montuoso del Campo dei Fiori l'architetto milanese Giuseppe Sommaruga realizza tra il 1910 e il 1912 il Grand Hotel Campo dei Fiori per la Società dei Grandi Alberghi. Questo esempio di Liberty si integra perfettamente nel contesto montuoso senza forzarne il ritmo. Chiamato a Varese verso la fine del XIX secolo, Sommaruga propone uno stile nuovo e internazionale in contrappunto con lo stile eclettico, che s'ispira all'arte romana, gotica e rinascimentale e che era nato dopo l'Unità d'Italia, nel 1870. Questo gruppo di architetti con vari artisti, come Giovanni Chini, sono inventori dinamici e innovativi di questo periodo. Infatti inventano la pietra artificiale e la utilizzano per gli ornati, o decori, i camini, stipiti e architravi di porte e finestre, che erano prima realizzati in marmo o in pietra. Oltre l'architettura, lo stile Liberty interessa anche le Arti decorative. E' uno degli ultimi movimenti artistici a diffusione internazionale e segna la scelta di un orientamento verso i tempi nuovi. Gli artisti abbandonano il passato e si dedicano alle arti applicate che sono al centro di tutte le attenzioni. Gli oggetti d'uso quotidiano, fino allora anonimi e di qualità mediocre, con il Liberty diventano nuovi e diversi, eleganti e raffinati. La Società di Ceramica italiana di Laveno ne fu grande protagonista. Gli artisti del Liberty Silvio Gambini (1877-1948) Collabora nel primo decennio del secolo con numerose riviste di architettura, vincendo un premio all'esposizione agricola, industriale e artistica di Oleggio nel 1906. Tra il 1906 e il 1908, collabora con Sommaruga. Nel 1911 pubblica 35 disegni per cancelli ed inferriate nell'articolo “Ferri moderni. Idee e schizzi“. Alessandro Mazzucotelli (1865-1938) Dopo aver lavorato nella bottega del padre fabbro ferraio, comincia a studiare disegno e architettura. A causa di traversie familiari, deve abbandonare gli studi e apre la sua bottega a Milano. Assertore convinto dell'Art nouveau, ottiene un premio all'esposizione di Torino nel 1902. Collabora specialmente con Sommaruga. Insegna a Milano, alla scuola Umanitaria, dal 1903. Giuseppe Sommaruga (1867-1917) Allievo di Camillo Boito, a Brera, educato nello stile eclettico del maestro, si separa da lui, scegliendo il modernismo. Tra i suoi capolavori: il Palazzo Castiglioni di Milano (1901-1903), il Grand Hotel Campo dei Fiori a Varese (1908), la Villa Faccanoni a Sarnico (1907) e numerose edicole funerarie. Ulisse Stacchini (1871-1947) Presenta un progetto per la stazione ferroviaria di Milano Centrale, che è fonte di numerosi dibattiti e discussioni infinite dal 1906 al 1912. Nonostante tutto vince il concorso, ma il suo progetto è messo in opera solo nel 1931. Wien, Österreich 15 1 Il contesto politico ed economico Nel 1867, Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria, accetta un compromesso politico che sfocia nella creazione dell’Impero AustroUngarico. Questo compromesso è la risposta alle rivendicazioni degli Ungheresi che, dal 1848, chiedono il riconoscimento della loro identità in seno all’Impero. L’Ungheria, fino allora provincia sottoposta all’Austria, diventa uno Stato autonomo all’interno dell’Impero. Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria, è anche re d’Ungheria. Da questa data, l’Impero ha due capitali: Vienna per l’Austria, e Budapest per l’Ungheria. Nonostante i disordini politici, Vienna riesce ad avere la stessa vitalità economica delle altre capitali europee. La costruzione di un viale circolare, il “ring”, fa di Vienna una metropoli europea. Tuttavia, con l’affluenza massiccia di nuovi arrivi, la città deve affrontare il problema della sovrappopolazione, soprattutto quello della mancanza di alloggi. Si assiste al sorgere di una società a due velocità: una parte della popolazione si impoverisce, mentre la borghesia, conformista e conservatrice, continua ad avere fiducia nel progresso. Molte persone colgono l’esistenza di un vuoto intellettuale in seno alla società. Gli artisti non pensano di poter cambiare questa situazione, ma sono convinti di essere in grado di creare un luogo a parte, dove la bellezza, l’arte e la spiritualità possono far parte del quotidiano. 2 Il movimento della secessione Negli ultimi anni del XIX secolo, diciannove artisti – pittori, disegnatori, scultori e architetti – decidono che è tempo per loro di creare qualche cosa di veramente nuovo. Gustave Klimt, Koloman Moser, Joseph Hoffman, Joseph-Marie Olbrich esprimono il loro disaccordo nei confronti delle accademie, delle associazioni d’artisti e del gusto conservatore dei committenti (i clienti). Questi giovani artisti pensano che l’arte troppo a lungo si è ispirata agli esempi del passato, nel quale non trovano più alcun interesse. Per loro, l’arte deve essere nuova, diversa e moderna. Questi artisti cercano o trovano la loro ispirazione in tutto ciò che considerano reale, naturale e conservato: la natura, il mondo dei miti, l’arte delle culture straniere, l’arte popolare e i lavori dei giovani colleghi d’altre capitali europee che seguono la stessa corrente di pensiero. Ecco perché questi diciannove artisti lasciano con fragore l’antica scuola d’arte e l’associazione degli artisti austriaci per fondarne una propria, la Secessione. La versione viennese del movimento internazionale Art nouveau e una costruzione di Vienna hanno preso questo nome. Per le esposizioni secessioniste, l’architetto Joseph-Marie Olbrich progetta una costruzione rivoluzionaria, completamente bianca, e incoronata da una cupola forgiata, dorata di foglie d’alloro e di bacche. Il nuovo edificio secessionista è presto oggetto di discussione e anche di scandalo, perché il suo progetto non ne indica la destinazione. Si tratta allo stesso tempo di un immobile che illustra i valori simbolici del movimento e di un atrio d’esposizione senza finestre, ma con grandi e alti muri bianchi, che ricordano i templi o le camere funerarie. L’iscrizione sopra l’entrata recita: “Al tempo, la sua arte; All’arte, la sua libertà”. Il movimento della Secessione pubblica anche una rivista chiamata Ver Sacrum, Primavera Sacra. Questo movimento riunisce esempi dell’arte contemporanea europea, perché tutta l’Europa è alla ricerca di novità. I giovani artisti europei sono particolarmente attratti dalle arti dell’Estremo Oriente, soprattutto del Giappone. Il lavoro dei colleghi scozzesi è particolarmente importante per la Secessione viennese. Una mostra delle opere di Charles Rennie Mcintosch di Glasgow fa una tale impressione, che spinge tutta la progettazione degli artisti viennesi verso l’uso di forme semplici, a scapito delle forme curve e della decorazione con fiori e piante utilizzati fino allora. 3 4 5 1 Restorer cleaning a metal work of the church at Steinhof Hospital, Otto Wagner, 1903-1907 2 Joseph Maria Olbrich, Secession, exhibition hall in Vienna, 1897-1898, 3 Otto Wagner, Postal Saving Bank, Wien, 1904-1906 4 Karl Adalbert Fischl residential building, 1905 5 Julius and Wunibald Deininger, School building, 1908-1910 Gli artisti della Secessione Lo stile scozzese esercita un’influenza particolare sul disegno e l’architettura. Così, Joseph Hoffman progetta un mobile geometrico e lineare di eccellente qualità artigianale. Egli fonda i Wiener Wekstätte (atelier Viennesi), specializzati nella progettazione di oggetti quotidiani di alta qualità. Otto Wagner è il nuovo architetto di questo periodo. Utilizza tecnologie recentissime, come le costruzioni in ferro e cemento, e materiali nuovi, come il ferro, il vetro, la ceramica e l’alluminio. Per il suo interesse per le tecnologie che diverranno in seguito le basi dell’urbanistica moderna, egli va ben oltre l’Art nouveau. Costruisce ospedali, banche, immobili d’abitazione e le stazioni sotterranee della metropolitana di Vienna. Nei loro dipinti e nei loro disegni, Gustave Klimt e Egon Schiele dipingono figure umane dalla nudità sensuale, senza i costumi storici o mitologici tradizionali, e provocano numerosi scandali rompendo questo tabù. La psicanalisi di Sigmund Freud, che rivela l’esistenza e il ruolo dell’inconscio, ha preparato il terreno a queste opere d’arte problematiche, ma anche liberatrici. Molti artisti hanno subito l’influenza di questo movimento artistico e vi si sono associati. Alcuni sono stati formati da Otto Wagner, come lo sloveno Joze Plecnik o il ceco Jan Kotera. Essi consentono così alla nuova arte di penetrare in altri paesi. Gli oppositori stessi dello stile della Secessione, come l’architetto e designer Adolph Loos, traggono profitto dai nuovi principi di design. Die politischen und wirtschaftlichen Zusammenhänge Im Jahr 1867 kommt es unter Kaiser Franz Joseph I. zu einem politischen Ausgleich, der in der Gründung der Doppelmonarchie Österreich-Ungarn mündet. Mit diesem Ausgleich kommt man den Forderungen der Ungarn nach, die seit 1848 die Gleichberechtigung ihrer Nationalität innerhalb des Reiches verlangen. Trotz politischer Turbulenzen erlebt Wien damals denselben wirtschaftlichen Aufschwung wie die übrigen Hauptstädte Europas. Durch einen massiven Zuwanderungsstrom sieht sich die Stadt jedoch mit den daraus resultierenden Problemen, besonders mit dem einer Wohnungsnot, konfrontiert. Die Bewegung der Secession In den letzten Jahren des 19. Jahrhunderts finden neunzehn junge Künstler - Maler, Grafiker, Bildhauer und Architekten - , dass es an der Zeit wäre, endlich einmal etwas wirklich Neues zu machen. Gustav Klimt, Kolo Moser, Josef Hoffmann, Joseph Maria Olbrich und weitere Maler, Architekten und Bildhauer, die meisten im Alter zwischen 25 und 35 Jahren, haben genug von der Bevormundung durch die Akademien und die Künstlervereine und vom konservativen Geschmack der Auftraggeber. Ihrer Meinung nach hat die Kunst schon viel zu lange Vorbilder aus ihrer eigenen Vergangenheit wiederholt. Ihre Vorbilder suchen und finden die Künstler in allem, was sie für echt, ursprünglich und unverbraucht halten: in der Natur, in der Welt der Mythen, in der Kunst außereuropäischer Kulturen und in der Volkskunst - und nicht zuletzt in den Arbeiten der jungen Kollegen in den anderen europäischen Hauptstädten, die ebenso fühlen wie sie. Die neunzehn jungen Künstler verlassen also unter Protest das altehrwürdige Künstlerhaus und gründen ihren eigenen Verein, die Secession, was soviel wie Abtrennung bedeutet. Nach dieser Künstlergruppe und ihrem Gebäude, das ebenfalls Secession heißt, ist die Wiener Variante des internationalen Phänomens Jugendstil benannt. Die neue Künstlervereinigung macht bald durch ein neues Haus von sich reden. Der Architekt Joseph Maria Olbrich entwirft für die Ausstellungen der Secession ein Gebäude, wie man es noch nie gesehen hat: blendend weiß, von einer Kuppel aus vergoldetem Laubwerk bekrönt. Das Gebäude ist ein Skandal, schon deshalb, weil seine Form keinen Hinweis auf seine Funktion gibt. Halb Repräsentationsbau mit Symbolwert, halb Ausstellungshalle, fast fensterlos und von weiten, glatten, weißen Flächen begrenzt, erinnert es an Tempel und Grabbauten. Über dem Eingang steht "Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit". Die Secession gibt auch eine eigene Zeitschrift mit der Titel Ver Sacrum (Heiliger Frühling) heraus. In der Secession wird zeitgenössische Kunst aus ganz Europa gezeigt, denn die jungen Künstler haben fast überall den Aufbruch in eine neue Zeit ausgerufen. Es gibt aber auch außereuropäische Kunst zu sehen; vor allem die exotische Kunst Asiens, insbesondere Japans mit ihrer flächigen Gestaltung faszinierte die Europäer. Besonders wichtig wurde für die Wiener Secession die Leistung der schottischen Kollegen. Eine Ausstellung mit Arbeiten von Charles Rennie Mackintosh aus Glasgow hat einen so tiefen Eindruck hinterlassen, dass die Wiener Künstler danach die ebenso eleganten wie einfachen Formen des Schotten den bis dahin modernen, geschwungenen Formen mit Blumen- und Pflanzendekor vorziehen. Die Künstler der Secession Der schottische Stil übt einen besonderen Einfluss auf Design und Architektur aus. So entwirft Josef Hoffmann geometrische und geradlinige Möbel in bester handwerklicher Ausführung und gründet die "Wiener Werkstätte", die sich auf besonders schöne, handgefertigte Gebrauchsgegenstände spezialisiert. Der Stararchitekt der Zeit ist Otto Wagner. Er verwendet ganz neue Technologien, wie den Eisenbetonbau, und neue Materialien, wie Eisen, Glas, Keramik und Aluminium. Mit seinem Einsatz für neue Technologien, die zur Grundlage eines wirklich modernen, großstädtischen Lebens werden sollten, geht er über den Jugendstil bereits weit hinaus. In Wien baut er Spitäler, Banken, Mietshäuser und eine moderne Stadtbahn. Gustav Klimt und Egon Schiele stellen in Malerei und Grafik die nackte, sinnliche menschliche Figur ohne historische oder mythologische Verkleidung dar und verursachen mit ihren Tabubrüchen mehrere Kunstskandale. Den Weg für diese ebenso problematischen wie befreienden Darstellungen haben die gleichzeitig entstandene Psychoanalyse des Sigmund Freud, die verschiedenen LebensreformBewegungen und eine freizügige Literatur, wie z.B. die Texte Arthur Schnitzlers, vorbereitet. Viele Künstler werden von der damals herrschenden künstlerischen Aufbruchsstimmung mitgerissen oder beeinflusst. Dazu gehören die jungen Architekten, die von Otto Wagner ausgebildet werden, wie z.B. der Slowene Joze Plecnik oder der Tscheche Jan Kotéra. Sie tragen die neue Kunst in andere Länder weiter. Sogar die Gegner der Secession, wie der Architekt und Designer Adolf Loos, profitieren von der Auseinandersetzung mit den neuen Gestaltungsprinzipien. Informazioni pratiche Il progetto dell’Art nouveau, una mostra itinerante Il patrimonio dell’Art nouveau, come noi lo conosciamo oggi, è il risultato di numerose vicende. Accanto alle grandi testimonianze dell’architettura o delle arti applicate di questo periodo, ormai protette nelle città e nei musei, esiste una moltitudine di progetti mai realizzati, o effimeri, d’opere distrutte, o di edifici dimenticati che, in certi casi, ricevono attualmente nuove destinazioni. E’ a questo tema inedito che la mostra è dedicata. Itinerario della mostra With the support of the Culture 2000 Programme of the European Union / Avec le soutien du Programme Culture 2000 de l’Union européenne Terrassa Bruxelles Provincia di Varese Barcelona Nancy Glasgow Alesund Helsinski Riga Wien Budapest Ljubljana Avignon 9.5.2003 10.7.2003 6.11.2003 29.1.2004 22.4.2004 4.11.2004 15.7.2004 17.2.2005 12.5.2005 4.8.2005 21.10.2005 19.1.2006 13.4.2006 > > > > > > > > > > > > > 22.6.2003 12.10.2003 4.1.2004 28.3.2004 20.6.2004 23.1.2005 10.10.2004 17.4.2005 10.7.2005 2.10.2005 18.12.2005 19.3.2006 25.6.2006 Programma delle manifestazioni dell’Art nouveau Mesi di studio dell’Art nouveau (maggio 2003 e maggio 2004) Al fine di promuovere la conoscenza dell’Art nouveau tra i giovani in età scolare, ogni città partner della Rete organizza per un mese eventi specifici come pubblicazioni, animazioni e visite guidate. In collaboration with the European Route of Modernism / En collaboration avec la Route européenne du Modernisme With the participation of / Avec la participation de Pubblicazioni della Rete Art nouveau L’Art nouveau in Europa oggi. Stato dei luoghi – 2000 Quest’opera, illustrata da fotografie inedite, offre un’analisi critica della situazione del patrimonio Art nouveau nelle città partner della Rete, nonché una serie di suggerimenti rivolti a migliorare le politiche di tutela e di valorizzazione di questo patrimonio in Europa. Il libro è stato pubblicato in inglese e in francese. Atti del convegno: “Il progetto Art nouveau”, Vienna, ottobre 2002 Questa pubblicazione riprende l’insieme delle conferenze del convegno che hanno presentato per ogni città partner progetti mai realizzati, dimenticati o scomparsi. L’insieme dei testi è stato pubblicato in una versione bilingue, in inglese e in francese. Giornale dell’Art nouveau – 2003 www.artnouveau-net.com www.ecole-de-nancy.com publication’s coordination / coordination de la publication : Béatrice Hanin-Rochais, Céline L’Huillier et Nathalie Vergès, Nancy coordination office / bureau de coordination : Réseau Art Nouveau Network Elisabeth Horth, Sam Plompen et Manoëlle Wasseige, Bruxelles graphic design and making off / conception graphique et réalisation : Ithaque design graphique, Nancy Questo giornale destinato ai giovani tra i 15 e i 18 anni presenta un panorama dell’Art nouveau in Europa: il contesto della sua diffusione, le sue caratteristiche, i suoi artisti e le loro realizzazioni nelle diverse città partner. Il giornale è distribuito nel mese di maggio nell’ambito del Mese di studio dell’Art nouveau. Carnet delle attività - 2003 Una serie di giochi e di esercizi invita gli allievi più giovani della scuola primaria ad un viaggio europeo attraverso il patrimonio Art nouveau di tutte le città partner. Il carnet delle attività è distribuito nel mese di maggio nell’ambito del Mese di studio dell’Art nouveau. Il progetto Art nouveau – 2003 L’opera segue la mostra presentando gli studi delle vicende di alcuni progetti esposti nella mostra. Il libro è stato pubblicato in una versione unica bilingue, in inglese e in francese. Un libro-manifesto che riprende gli elementi più ludici della mostra è stato realizzato per i giovani visitatori.
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