TOPICS Magazin Numero 1/2014
Transcription
TOPICS Magazin Numero 1/2014
TOPICS MAGAZIN La rivista per gli assicuratori Fatti, mercati, posizioni Numero 1/2014 Costosa inattività Le catastrofi naturali possono avere ripercussioni sulla produzione a livello mondiale, ma le catene di fornitura stanno diventando sempre più robuste. PAGINA 26 RC prodotti Focus sulle protesi Mercati L’Italia si riavvia sul sentiero della crescita Assicurazione auto Il risanamento del portafoglio incrementa la redditività PREFAZIONE Cari lettori, in Giappone la terra trema e in Europa si fermano le fabbriche. Quali oneri finanziari possano derivare da un simile evento molte imprese dell’industria automobilistica ed elettronica lo hanno sperimentato direttamente nel 2011. E da allora non poche hanno analizzato le proprie catene di fornitura per individuarne i punti deboli ed elaborato piani di emergenza. La valutazione della gestione del rischio dell’impresa assicurata rappresenta anche nella sottoscrizione il momento cruciale per conciliare perfettamente la copertura CBI con il rischio residuo. Troverete maggiori informazioni su questo argomento a partire dalla pagina 26. L’Italia fa parte degli Stati europei che hanno maggiormente patito le conseguenze della crisi finanziaria globale. Lentamente si cominciano a intravedere segnali di ripresa e le previsioni dicono che nel 2014 il PIL tornerà finalmente a essere positivo. Se l’economia riprende a crescere, anche i privati e le imprese dovranno cominciare a chiudere il gap assicurativo. Ma questo non è l’unico fronte sui cui è necessario intervenire: in Italia si verificano frequentemente terremoti che mettono in pericolo anche i numerosi tesori architettonici del Paese, e poiché spesso mancano i fondi pubblici sufficienti per gli interventi di ripristino, servono nuove soluzioni, ad esempio una partnership pubblico-privato. Munich Re sta già lavorando a questa opzione insieme all’ANIA e ad altre imprese del settore. Per saperne di più vi invitiamo a leggere lo speciale mercato dalla pagina 12. Monaco di Baviera, gennaio 2014 Torsten Jeworrek Membro del consiglio di gestione di Munich Re e presidente del comitato per la riassicurazione NOT IF, BUT HOW Munich Re Topics Magazin 1/2014 1 Stabilimenti sommersi dall’acqua Durante le inondazioni in Thailandia del 2011 è stata allagata anche questa fabbrica nella provincia di Ayyuthaya. In quell’occasione molti stabilimenti in tutto il mondo dovettero sospendere la produzione a causa di questa catastrofe naturale. Nel frattempo imprese e assicuratori hanno fatto molto per ridurre il rischio di interruzione di attività a causa di un evento che abbia colpito i beni di fornitori e clienti. 2 Munich Re Topics Magazin 1/2014 26 Indice Il modello di auto riveste un ruolo centrale nella tariffazione dell’assicurazione auto. Ma sono il profilo del conducente e il suo comportamento al volante a decidere la redditività di un portafoglio. ASSICURAZIONE AUTO Il conducente: un rischio che non va perso di vista I criteri di tariffazione sono decisivi per un underwriting remunerativo. Dimmi che macchina hai e ti dirò chi sei Stefan Schulz parla delle attuali tendenze sul mercato auto. 6 6 Segnali di schiarita. Nel 2014 l’economia italiana tornerà a crescere. Allora anche i privati e le imprese dovranno chiudere la propria lacuna assicurativa. 12 CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION Maggiore trasparenza su tutti i fronti Le imprese hanno imparato molto, al pari delle compagnie di assicurazione e riassicurazione. 26 10 RC PRODOTTI Focus sulle protesi L’obiettivo è ripristinare la qualità della vita. Il rischio: sinistri in serie per miliardi 12 ASSICURAZIONE VITA Proposta accettata La cooperazione internazionale rende più facile assicurare le malattie rare. Dobbiamo trovare con urgenza soluzioni ai rischi terremoto Massimo Reina di Guy Carpenter parla del mercato assicurativo italiano. 16 INVESTIMENTI Alla ricerca delle rendite perdute Come trovare il giusto equilibrio tra rischio e rendimento. Piccole e medie imprese Di successo, ma sottoassicurate 20 Patrimonio artistico in un territorio sismico In pericolo l’eredità storica 22 Prefazione1 Notizie aziendali 4 Recensioni37 Rubrica46 Colophon Italia C’è luce all’orizzonte L’Italia si riavvia sul sentiero della crescita. E il gap da colmare sul fronte della previdenza privata è grande. Munich Re Topics Magazin 1/2014 30 38 42 3 NOTIZIE AZIENDALI social media NATHAN RISK SUITE SEMINARI PER I CLIENTI Vi aspettiamo in rete! Nuove zone globali a rischio di inondazione Knowledge in dialogue Già da diverso tempo è possibile commentare gli articoli di Topics Online sul nostro sito Web, ora avete a disposizione anche diversi social media per entrare in contatto con Munich Re: vi aspettiamo su Twitter, Facebook, Google+, YouTube, LinkedIn e Xing. Lavoriamo allo sviluppo costante di NATHAN Risk Suite affinché possa essere uno strumento ancora più prezioso per il vostro lavoro. Da fine 2013 il tool offre un report per l’analisi dei valori assicurati. A breve sarà disponibile una funzione finora unica sul mercato, che includerà inizialmente gli Stati Uniti, il Canada, l’America centrale e i Caraibi: la zonazione del rischio inondazione basata su un modello digitale del terreno con una risoluzione di 30 m; finora un’accuratezza di 90 m era il dato di riferimento per le osservazioni globali dei rischi naturali. Si tratta di aree modellizzate idraulicamente con un tempo di ritorno compreso tra 100 e 500 anni. A poco a poco saranno disponibili carte ad alta risoluzione anche per altre regioni del mondo. Anche nel 2014 Munich Re offre un accattivante programma di seminari e workshop disegnati su misura per le esigenze della clientela internazionale. Si può scegliere tra quasi 50 eventi di formazione e aggiornamento su temi assicurativi e riassicurativi nei rami vita e danni, ma anche nel campo della gestione dei rischi d’impresa delle compagnie assicuratrici. Seguiteci e vi terremo aggiornati sugli argomenti chiave del mondo assicurativo: articoli interessanti, video informativi o tweet in tempo reale di eventi aziendali o appuntamenti del settore. >> t witter.com/munichre >> facebook.com/munichre >> youtube.com/user/munichrevideo >> linkedin.com/company/munich-re >> xing.com/companies/munichre >> plus.google.com/ 115897201513788995727 Seminari e workshop si tengono a Monaco di Baviera e in diverse altre sedi della nostra organizzazione internazionale. Con il programma formativo intendiamo offrire ai nostri clienti un forum per condividere il sapere e fare rete. >> Se desiderate partecipare a un seminario contattate il vostro gestore clienti. Notizie in breve Negli ultimi tempi l’Europa ha assistito a numerosi scandali nel settore alimentare. E mentre noi gettiamo via il cibo senza troppe preoccupazioni, in molti Paesi del mondo ci sono persone che soffrono la fame. Eppure secondo gli esperti questa piaga non è una questione di quantità prodotte, bensì di distribuzione. Nei forum di dialogo della Fondazione Munich Re in programma per il 2014, personalità illustri del mondo scientifico, politico ed economico vi danno appuntamento in cinque serate per parlare del tema «morire di fame circondati dall’abbondanza?». Maggiori informazioni alla pagina: www.munichre-foundation.com/dialogforen2014 In autunno la rivista specializzata Reactions ha premiato Munich Re come migliore riassicuratore nella categoria «International (Non-US) Casualty/Liability», mentre il cat bond di Munich Re per il rischio terremoto in Turchia è stato eletto «best ILS deal» del 2013. 4 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Finalmente è stata pubblicata una nuova opera di riferimento in lingua tedesca dedicata al tema del diritto riassicurativo. Questo argomento complesso viene trattato in un unico volume che contiene articoli inerenti a tutte le questioni giuridiche della riassicurazione. Nel volume trovano ovviamente spazio anche gli aspetti internazionali. Il libro è stato pubblicato nel novembre 2013 dall’editore C. H. Beck di Monaco di Baviera a cura di Dieter W. Lüer e Andreas Schwepcke (ISBN 978-3-406-62975-4). Eberhard Witthoff e Tobias Büttner di Munich Re hanno collaborato alla stesura dell’opera. >> P er approfondire leggete l’intervista con Eberhard W itthoff in Topics Online: www.munichre.com/topics-online NOTIZIE AZIENDALI Quarant’anni di ricerca sui georischi Una conoscenza solida dei rischi naturali è il presupposto di numerose decisioni assuntive Quando Munich Re costituì l’unità Rischi naturali nel 1974, Gerhard Berz, il predecessore di Peter Höppe, fu il primo geoscienziato in Europa a lavorare per un’assicurazione. Topics: Signor Höppe, allora esisteva un motivo specifico per dare vita alla nuova unità Rischi naturali, diventata poi Ricerca georischi? Peter Höppe: Non c’era una ragione concreta ma già all’inizio degli anni Settanta il consiglio di gestione iniziò a stupirsi del fatto che le catastrofi naturali eccezionali erano sempre più frequenti e voleva capire meglio questi fenomeni. Nel 1974 venne quindi assunto il meteorologo Gerhard Berz, quattro anni più tardi il geofisico Anselm Smolka. Peter Höppe dirige da 10 anni il reparto Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale di Munich Re, che nel 2014 celebra un importante anniversario: 40 anni di analisi e ricerca nel campo dei georischi. Che cosa è cambiato da allora? Ma i temi chiave sono cambiati? All’inizio erano in due in azienda a occuparsi di rischi naturali, mentre oggi sono ca. 35 dipendenti. Si tratta di meteorologi, geofisici, geologi e idrologi. E da diverso tempo anche i geoinformatici rivestono un ruolo sempre più decisivo poiché hanno sviluppato dei tool, p. es. Nathan, che consentono agli underwriter e ai clienti di Munich Re di effettuare un’analisi completa dei propri portafogli dal punto di vista dei rischi naturali. La novità è che i rischi legati al tempo atmosferico stanno cambiando sempre più fortemente. In questo settore ci prefiggiamo di individuare il prima possibile le tendenze e comprendere se i processi che stiamo osservando siano riconducibili a cicli naturali o al mutamento del clima. A tal fine concentriamo i nostri sforzi sulla ricerca, ma collaboriamo assiduamente anche con scienziati esterni e istituti internazionali per non perdere la nostra posizione di leader. Significa che il compito principale è rimasto lo stesso? Il nostro know-how è richiesto anche all’esterno dell’azienda? Sì. Il nostro obiettivo è quello di stimare nel modo migliore possibile i valori della pericolosità derivante dagli eventi naturali nelle singole regioni e di analizzare i livelli di vulnerabilità. Queste informazioni confluiscono insieme ai dati sull’esposizione in modelli di rischio che vengono utilizzati dai sottoscrittori come punto di partenza per la stima del danno atteso. Per questa ragione la modellizzazione dei rischi naturali ha un influsso notevole sul nostro business. Senz’altro. Ad esempio nel Gruppo intergovernativo sul mutamento climatico siamo esperti ricercati e apprezzati. Gerhard Berz ha collaborato alla stesura del terzo e del quarto rapporto di valutazione, meritandosi così insieme all’IPCC e ad Al Gore il premio Nobel per la pace nel 2007. Il documento che testimonia l’assegnazione dell’onorificenza è esposto nei nostri uffici. Il nostro collega Eberhard Faust è impegnato come autore principale nella redazione del rapporto corrente. Quali sono i risultati più recenti della vostra attività? Poco tempo fa abbiamo pubblicato nel Journal della American Meteorological Society un articolo innovativo sugli eventi convettivi temporaleschi negli Stati Uniti. Inoltre, in Severe Weather in Eastern Asia, una nostra pubblicazione uscita nel novembre 2013, abbiamo dimostrato per la prima volta l’influenza di un ciclo climatico naturale sui danni causati dai tifoni. Da tanto si deduce p. es. che nei prossimi anni dovremo fare i conti con un aumento dei danni; forse la stagione dei tifoni 2013 con Haiyan era solo l’inizio. Munich Re continuerà quindi a svolgere il ruolo di Cassandra? Sì, vogliamo creare una maggiore consapevolezza dei pericoli legati al mutamento climatico, ma allo stesso tempo i nostri sforzi sono sempre più finalizzati a individuare soluzioni per la tutela del clima e le misure di adattamento, p. es. con il progetto per la produzione di energia elettrica nel deserto Dii o la Munich Climate Insurance Initiative (MCII). >> www.munichre.com/touch/naturgefahren >> www.climate-insurance.org Munich Re Topics Magazin 1/2014 5 ASSICURAZIONE AUTO Il conducente: un rischio che non va perso di vista Una gestione corretta del portafoglio è un presupposto fondamentale per una sottoscrizione remunerativa. A tal fine vanno individuati i criteri di tariffazione più idonei. Osservare gli altri mercati può risultare molto utile. José Antonio Sobrino Reineke La redditività di un portafoglio auto dipende notevolmente dal profilo dei clienti e dal loro comportamento al volante. L’età dell’assicurato e il tipo di veicolo sono stati per molto tempo i criteri decisivi in questo ramo, ma con la crescente liberalizzazione del mercato si presta sempre più attenzione alla figura del conducente. In passato l’interesse si concentrava sugli uomini classificati come «giovani automobilisti con poca esperienza al volante», poiché di norma la maggior parte dei danni e dei costi ricadono su questo gruppo, che rimane coinvolto in incidenti stradali dalle tre alle cinque volte in più rispetto a quello degli adulti più maturi. Ma con l’entrata in vigore della legge sulla parità di trattamento questo fattore di rischio non è più accettabile. Dal dicembre 2012 le assicurazioni non possono più offrire tariffe diverse in base al sesso dell’assicurante, di conseguenza l’attenzione va rivolta ad altri aspetti. I clienti a cui si chiede di valutare il proprio stile di guida forniscono immancabilmente una risposta del tipo: «Guido da x anni senza essere mai stato coinvolto in un incidente, il mio comportamento al volante è migliore della media.» Ma la verità è che persino gli automobilisti più capaci a volte si distraggono. Si pone quindi la questione di come quantificare il comportamento generale al volante quando solo di rado si verifica effettivamente un incidente. Gli assicuratori possono già fare molto per la gestione dei propri portafogli se affrontano la sottoscrizione con rigorosità e si pongono le domande corrette, p. es.: «Quale livello di rischio siamo disposti ad assicurare?» e «Come possiamo ridurre al minimo il numero di conducenti a rischio nel nostro portafoglio?» Una soluzione potrebbe consistere anche nel chiedere chi sono i conducenti del veicolo e quanta esperienza hanno al volante. Identificare le polizze a rischio elevato è il primo semplice passo della gestione del portafoglio; in una certa misura rientra già nella normale prassi per la maggior parte delle compagnie. Un’altra possibilità consiste nel ricorrere a lezioni mirate o a strumenti di controllo all’interno del veicolo per modificare lo stile di guida. Tuttavia l’effetto di misure di questo tipo è totalmente sproporzionato all’impiego di tempo e risorse che esse implicano. Sono ipotizzabili vari criteri di tariffazione Di recente uno studio spagnolo ha constatato che la classe di rischio dei giovani automobilisti presenta una differenza significativa al suo interno: da un lato ci sono i neopatentati che scelgono un veicolo piccolo ma in compenso nuovo e dall’altro quelli che preferiscono acquistare una vettura usata con un motore più potente o un modello meno comune, come un roadster. Secondo lo studio sono i membri del Chi siede al volante? Per la sottoscrizione nel ramo auto è una domanda cruciale. Munich Re Topics Magazin 1/2014 7 ASSICURAZIONE AUTO Anche l’atteggiamento dell’assicurante in qualità di consumatore è un indizio utile. Secondo alcuni studi coloro che scelgono il pagamento a rate rappresentano un rischio più elevato rispetto ai clienti che saldano subito l’intero importo. A quanto pare anche i clienti per cui l’assicurazione deve essere in prima linea economica costituiscono un rischio superiore alla media. I clienti più consci delle proprie responsabilità e spesso proprietari di veicoli più costosi cercano invece un assicuratore affidabile in grado di offrire un buon servizio a un prezzo sostenibile. I clienti e il portafoglio vanno analizzati in maniera accurata L’analisi del rischio tiene in considerazione anche il tipo di automobile e il motore in dotazione. secondo gruppo, ovvero quelli che optano per più CV, a rappresentare i rischi più elevati. Per questa ragione alcune compagnie richiedono il pagamento di un sovrappremio per i veicoli usati (p. es. automobili di età superiore ai sei anni che vengono acquistate usate) o per i principianti. All’aumento della complessità delle tariffe corrispondono maggiori difficoltà nel risanamento del portafoglio. Gli assicuratori affrontano il problema con diversi approcci risolutivi: alcuni valutano i risultati, mentre altri effettuano analisi dettagliate per conoscere meglio le peculiarità dell’automobilista; ciò significa anche verificare il numero delle violazioni del codice della strada. In alcuni mercati, p. es. negli Stati Uniti e in Germania, è in vigore un sistema a punti che registra il numero e il tipo di infrazioni del titolare della patente di guida e che si è dimostrato un indice molto sintomatico del comportamento della persona al volante e della probabilità che in futuro rimanga coinvolta in un incidente. Riflettere sui tempi legati all’analisi dei clienti e del portafoglio è altrettanto importante. Se un’assicurazione non fa nessuna domanda, corre il rischio di attirare tutti i conducenti ad alto rischio che i concorrenti non vogliono più assicurare. Altre compagnie seguono una strategia molto semplice che consiste nel non prolungare le polizza in caso di sinistro, ma misure gestionali di questo tipo adottate a posteriori non possono sostituirsi in nessun caso a una pratica assuntiva in piena regola. Le assicurazioni capaci di adattare tariffe e prodotti differenziandoli in base al profilo dei clienti gestiscono la stipulazione dei contratti in maniera più efficace e sono meno esposti alla concorrenza delle compagnie che offrono prodotti a basso costo. Ma si tratta di un processo complesso che richiede un partner esperto. Grazie alla sua presenza globale Munich Re può attingere a varie esperienze in diversi mercati e sviluppare così strategie innovative e personalizzate per massimizzare la profittabilità del portafoglio dei propri clienti. Vi aspettiamo per parlarne insieme. In altri mercati non esiste una fonte attendibile in grado di fornire informazioni sulle precedenti violazioni del codice della strada da parte dell’automobilista, per cui può essere utile consultare le statistiche compilate dalla polizia per determinati quartieri cittadini. Un ulteriore aspetto collegato al comportamento al volante è l’affidabilità finanziaria: le fatture vengono saldate entro i termini previsti? La persona dispone di un reddito regolare? Apprezza la protezione finanziaria offerta da un’assicurazione? In una certa misura ciò può essere appurato mediante i credit scores, la cui verifica è ormai una procedura standard nell’assicurazione dei rischi personali negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. 8 Munich Re Topics Magazin 1/2014 IL NOSTRO ESPERTO: José Antonio Sobrino Reineke è consulente senior nell’unità di business Consulenza auto. [email protected] ASSICURAZIONE AUTO >> N ella nostra nuova pubblicazione Getting ready for pole position troverete altri argomenti relativi al mercato dell’auto. Per ottenere una copia rivolgetevi al vostro gestore clienti. Panoramica dei fattori di rischio Rischio conducente Rischio autoveicolo Fattori regionali −−Età del conducente −−Classe bonus-malus −−Professione −−Garage, chilometraggio −−Danni precedenti −−Altri fattori −−Motorizzazione/cilindrata −−Età del veicolo −−Tipo di carburante −−Tipo di veicolo −−Classe di rischio del modello −−Accessori, p. es. impianto d’allarme, ABS −−Altri fattori −−Stato −−Regione −−Città −−CAP −−Altri fattori Garanzia Assicurazione in base all’utilizzo dell’autoveicolo Altro −−Somma assicurata −−Franchigia −−Selezione prodotto −−Coperture aggiuntive: p. es. per gli accessori, detrazioni nuovo per vecchio, polizza gap, prestazioni di assistenza −−Altri fattori −−Numero di viaggi −−Tipi di strade utilizzate −−Durata dell’utilizzo −−Velocità relativa −−Altri fattori −−Canale di vendita −−Ufficio regionale −−Utilizzo del veicolo −−Struttura provvigionale Nella tariffazione dell’assicurazione auto si impiegano i criteri più disparati. In molti mercati, soprattutto quelli meno sviluppati, le tariffe si orientano soprattutto al rischio autoveicolo, tuttavia a essere decisivo è il rischio conducente. Fonte: Munich Re/Consulenza auto Munich Re Topics Magazin 1/2014 9 ASSICURAZIONE AUTO Dimmi che macchina hai e ti dirò chi sei Stefan Schulz, responsabile dell’unità di business Consulenza auto, parla degli ultimi sviluppi del mercato dell’auto e delle opzioni di consulenza offerte da Munich Re. Topics: Signor Schulz, quali tendenze si osservano al momento sul mercato dell’auto? Stefan Schulz: Già da tempo la situazione si è fatta difficile per le singole compagnie. Oggigiorno in molti mercati sviluppati il volume premi si trova più o meno allo stesso livello di 20 anni fa, sebbene il numero di veicoli in circolazione sia aumentato sostanzialmente. Ad esempio dei quasi 100 assicuratori attivi sul mercato tedesco solo pochi riescono a realizzare un profitto, mentre gli altri conseguono una combined ration superiore al 100%. In Gran Bretagna le differenze tra le compagnie redditizie e non sono addirittura ancora più marcate. Le numerose fusioni degli anni scorsi non hanno migliorato la situazione? Che cosa fanno di diverso le compagnie che riescono a generare degli utili? Già da diversi anni il numero degli attori presenti sul mercato va riducendosi sempre di più, eppure solo pochi di loro hanno tratto un reale vantaggio dall’ondata di fusioni. Ad esempio, nel corso degli anni una compagnia norvegese aveva assorbito ca. 18 concorrenti conquistando una quota di mercato superiore al 50%, tuttavia a 10 anni di distanza tale percentuale era scesa sotto al 20%. E con il progressivo processo di digitalizzazione questa tendenza non si arresterà di certo: secondo alcune stime indipendenti nei prossimi 10–15 anni scompariranno dal mercato mondiale dal 50 al 70% degli assicuratori auto. Gli assicuratori redditizi sono estremamente selettivi e gestiscono il proprio portafoglio in maniera assai più efficiente. Eseguono verifiche regolari e, se necessario, adattano rapidamente le proprie condizioni; alcuni sono in grado persino di modificare le tariffe giornalmente. Ovviamente ciò richiede in primo luogo un’infrastruttura informatica affidabile e flessibile. Troppe aziende non investono affatto in questo settore oppure in seguito a una fusione utilizzano parallelamente più sistemi IT che non sono in grado di comunicare tra loro o che lo fanno solo con un grande dispendio di risorse. In questo modo vanno perse molte informazioni che consentirebbero di analizzare il business in maniera più minuziosa. Riscontra questo fenomeno anche quando lavora come consulente? Sì, sfortunatamente la qualità dei dati è spesso insufficiente per eseguire un’analisi dettagliata: non è raro che sia impossibile assegnare i dati sul portafoglio ai rispettivi dati dei sinistri perché manca una numerazione clienti univoca. Così può succedere che un cliente assicurato già da 10 anni presso una compagnia acquisti una nuova automobile e venga classificato come nuovo cliente con un nuovo numero di polizza. In questo modo le informazioni sull’assicurato vanno perdute e non è più possibile analizzarne la storia assicurativa. Ciò va a scapito della base di dati che viene diluita. Già dalla motorizzazione o dal colore di un’auto si può dedurre molto sul suo proprietario. 10 Munich Re Topics Magazin 1/2014 ASSICURAZIONE AUTO Stefan Schulz è alla guida dell’unità di business Consulenza auto dal 2008. In che modo l’unità di business Consulenza auto supporta concretamente i suoi clienti? Siete in grado di quantificare anche il successo di una consulenza di questo tipo? Di norma la consulenza inizia con un «quick check» della durata di tre giorni presso il cliente. Due o tre collaboratori della nostra unità sono presenti in loco e parlano con tutti i reparti per farsi un’idea dei processi e individuare i punti deboli della struttura. In aggiunta ci vengono forniti tutti i dati di portafoglio e dei sinistri, che analizziamo in ca. sei settimane. Nella fase conclusiva presentiamo i nostri risultati e discutiamo insieme al cliente i possibili approcci risolutivi. La procedura può terminare qui ma abbiamo anche delle compagnie che si appoggiano alla nostra unità per diversi anni. Sì, il risultato di alcuni dei nostri clienti è migliorato fino al 25% in due anni grazie a nuovi criteri di tariffazione e al miglioramento della selezione dei rischi. Dove si può intervenire per migliorare la profittabilità? A prescindere dalla qualità dei dati di cui abbiamo già parlato, a volte constatiamo che alcuni clienti non hanno un quadro della clientela target oppure dispongono di tariffe e canali di vendita inadeguati ai clienti finali che desiderano raggiungere. In questo caso formuliamo delle proposte su come modificare il ventaglio di prodotti, con tariffe conformi ai gruppi target e la relativa offerta di servizi richiesti. Ai fini del risanamento spesso è necessario affinare nettamente la selezione dei rischi, un’operazione che a volte può influire anche sulla nuova produzione. A proposito di criteri di tariffazione: da poco più di un anno gli assicuratori europei non possono più utilizzare il sesso come criterio. È stato difficile affrontare questo cambiamento? In Germania no, perché molte compagnie non si servivano più di questo criterio già prima dell’entrata in vigore della normativa, ma in Gran Bretagna l’argomento è stato fonte di grandi polemiche. Oltremanica le differenze tra le tariffe erano di fatto molto più marcate e di conseguenza anche gli effetti della nuova legislazione. E se a livello europeo molti assicuratori hanno colto l’occasione per aumentare i premi di tutti gli assicurati, in altri Paesi la concorrenza si è ulteriormente inasprita. Ma in fondo il sesso non ha alcuna rilevanza ai fini della tariffazione, si possono applicare molti altri criteri. In Germania se ne contano attualmente una settantina. Oggi si può capire il tipo di persona dalla marca della sua automobile. Dopo l’introduzione della legge anti discriminazione ora si parla anche di vietare l’età come criterio di tariffazione. Quali sarebbero le conseguenze per una tariffazione commisurata al rischio? In questo caso le conseguenze sarebbero tangibili. Il grafico delle tariffe auto in base all’età è simile al profilo di una vasca da bagno: da un lato troviamo i conducenti molto giovani con tariffe molto elevate, poi il rapporto sinistri a premi e le tariffe rimangono a lungo stabili su un livello molto più basso e cominciano a risalire dai 70 anni in su, dunque l’età è senz’altro un criterio determinante per una tariffazione corretta. Prendiamo il gruppo dei conducenti da 18 a 25 anni: solo il 25% ca. causa danni talmente elevati da compromettere la profittabilità dell’intero segmento, quindi se è possibile estrapolare questa percentuale, anche gli altri automobilisti possono ricevere un’assicurazione adeguata. Munich Re Topics Magazin 1/2014 11 ItaliA C’è luce all’orizzonte Dopo una lunga recessione vi sono buone possibilità che l’Italia nel 2014 ritorni sul sentiero della crescita. La necessità di rafforzare la previdenza privata per la salute e la vecchiaia, ma anche per il rischio terremoti a fronte di una finanza pubblica messa a dura prova, dovrebbe fornire al settore assicurativo nuovo slancio. Paolo Ghirri L’Italia fa parte di quegli Stati europei che hanno maggiormente patito le conseguenze della crisi finanziaria globale. Mentre la congiuntura in alcune parti dell’Unione Europea ha invertito ben presto il segno, il Bel Paese si è ripreso solo debolmente, ricadendo nell’autunno 2011 addirittura in una nuova recessione. A differenza della crisi degli anni 2008–2009, caratterizzata da un arretramento del commercio mondiale, l’economia in questo caso ha patito principalmente il calo dei consumi privati e pubblici e la carenza di investimenti. Solo l’esportazione ha generato spinte alla crescita, per quanto modeste. Ad aggravare il quadro si è aggiunto il fatto che i mercati finanziari hanno cominciato a guardare con occhio sempre più critico lo sviluppo delle finanze pubbliche. Le conseguenze della perdita di fiducia si sono manifestate nella rapida crescita dei tassi di interesse dei titoli di Stato italiani, che alla fine del 2011 hanno raggiunto un livello superiore al 7%, facendo crescere i timori di una crisi del debito pubblico. Milano cambia volto: tra la stazione Garibaldi e Piazza della Repubblica è sorto un quartiere nuovissimo. Munich Re Topics Magazin 1/2014 13 Italia Fig. 1: Crescita reale del prodotto interno lordo (PIL) e dei premi dell’assicurazione diretta Stima 50 40 30 20 10 0 –10 –20 –30 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 L’Italia sta ritornando molto lentamente sul sentiero della crescita e anche i premi dell’assicurazione diretta dovrebbero riprendere ad aumentare. PIL reale (variazione in % annua) Premi vita, crescita reale (in % annua) Premi P&C, crescita reale (in % annua) Fonte: Munich Re, Ricerca economica Fig. 2: PIL pro capite in standard di potere d’acquisto* Solo un governo di transizione sotto la guida del professore di economia ed ex commissario UE Mario Monti è riuscito a stabilizzare le finanze pubbliche e a riguadagnare la fiducia dei mercati. Durante il suo mandato – il governo è rimasto in carica per un anno e mezzo fino all’aprile 2013 – Monti non solo ha imposto un programma di risparmi, ma ha avviato anche riforme di grande urgenza nell’ambito dell’amministrazione, delle pensioni, della giustizia e del mercato del lavoro. Ha inoltre intensificato la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale. I considerevoli progressi nel consolidamento del bilancio statale hanno mostrato i loro effetti: la UE ha chiuso il processo di infrazione per eccesso di deficit contro l’Italia nel maggio 2013. Secondo le valutazioni della Commissione Europea l’Italia si trova sulla giusta strada, ma dovrà mantenere la politica fiscale restrittiva e portare avanti le riforme. Già prima degli anni della crisi l’Italia ha dovuto combattere fin dall’introduzione dell’euro con un deficit strutturale della crescita. Il costo del lavoro in continua ascesa senza corrispondenti progressi nella produttività, che con il passaggio all’euro non ha più potuto essere compensato con le svalutazioni, ha indebolito la posizione del Paese sul piano della competitività internazionale. A ciò si aggiungono infrastrutture in alcune parti insufficienti che frenano lo sviluppo nel Centro e nel Sud d’Italia e quindi in regioni che dispongono del più alto potenziale di crescita. Un’altra zavorra è rappresentata dalla burocrazia poco amichevole nei confronti delle imprese, da una giustizia lenta e farraginosa e dall’emigrazione di risorse qualificate all’estero. Il divario Nord-Sud resta inalterato Salta agli occhi il divario che esiste tra il Nord, dall’economia ben sviluppata con alti standard di vita e disoccupazione bassa, e il Sud (vedi fig. 2). Nonostante tutti gli sforzi non è stato possibile ridurre questo divario, situazione che Enrico Letta, presidente del Consiglio dei Ministri dalla fine di aprile 2013, ha definito come conseguenza di un decennale fallimento nella gestione della politica. Letta ha preannunciato una lotta senza quartiere a corruzione e criminalità e ha messo al centro dell’azione politica la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. In ogni caso Letta non può semplicemente revocare la politica di risparmio del suo predecessore e deve quindi portare a termine una difficile operazione di equilibrio tra crescita e rigore di bilancio. * in % sulla media UE 27 Dalla cartina si riconosce agevolmente il divario nord-sud. < 125 100 – < 125 75 – < 100 50 – < 75 < 50 Fonte: Eurostat, Annuario regionale (2013) 14 Munich Re Topics Magazin 1/2014 I presupposti per ridare slancio alla crescita sono in realtà favorevoli: l’Italia fa parte delle grandi nazioni industrializzate dell’Occidente e occupa il quarto posto all’interno dell’UE dopo Germania, Francia e Gran Bretagna relativamente al prodotto interno lordo (PIL). A livello globale è l’ottava economia in ordine di grandezza. La struttura economica è articolata, con i settori della produzione di beni e dei servizi ben sviluppati; una moltitudine di piccole e medie industrie può segnare successi nell’esportazione attraverso prodotti di alta gamma (vedi l’articolo «Di successo, Italia Expo 2015 Corsa verso il cielo Dopo il 1906 Milano ospiterà di nuovo, il prossimo anno, un’Esposizione universale. L’Expo 2015 ha per tema «Nutrire il pianeta. Energia per la vita» e vuole individuare risposte per affrontare la sfida dell’alimentazione nel mondo. Una serie di grandi progetti sorti nel contesto di questa manifestazione stanno trasformando il volto della città. Tra la stazione Garibaldi e piazza della Repubblica il cuore di Milano è rapidamente cambiato in questi ultimi anni. Nello spazio lasciato da aree industriali dismesse è sorto un nuovo quartiere di 290.000 m2 con edifici residenziali, uffici, hotel e istituzioni culturali, immerso in una vasta area verde. Tra i numerosi nuovi grattacieli svetta la Torre Unicredit, che con 231 m d’altezza è l’edificio più alto d’Italia, record che deve però a una guglia di 84 m sul tetto. Considerando invece i piani calpestabili è superata da Palazzo Lombardia, sede della Regione, che con 161 m di altezza mette in ombra a sua volta i 127 m del grattacielo Pirelli, costruito negli anni Cinquanta in prossimità della stazione Centrale. Ma ci si sta spingendo ancora più in alto: sulla sede storica della Fiera Campionaria, al margine occidentale del centro cittadino, altri spettacolari fabbricati si slanciano verso il cielo. Nel mezzo dell’area riqualificata si trovano tre grattacieli di altezza tra 150 m e 202 m progettati dalle tre archistar Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind, e a causa delle loro forme peculiari soprannominati «il Dritto», «lo Storto» e «il Curvo». È stato possibile riconfigurare la superficie di ben 255.000 m2 grazie al trasferimento della Fiera fuori dalla città. L’insieme comprende anche un museo, un centro culturale e dei complessi residenziali. Milano cresce verso l’alto: con i suoi 231 m d’altezza oggi la Torre Unicredit è l’edificio più alto della metropoli lombarda e d’Italia. Il sito principale dell’Expo 2015 occuperà una super ficie di 1,1 mln m2 in prossimità della nuova Fiera di Milano, a nord-ovest della città tra i comuni di Rho e Pero. Realizzata come un’isola circondata da un canale, l’area dell’Expo sarà attraversata da un viale principale chiamato «World Avenue». Su questo decumano, lungo 1,5 km e largo 35 m, si affacceranno i padiglioni delle nazioni partecipanti. Perpendicolarmente scorrerà il cardo, un altro viale lungo 325 m e largo 30 m dove saranno presenti il padiglione italiano e quelli delle sue regioni. Nel punto di incrocio fra questi due assi, dove simbolicamente l’Italia incontra il mondo, sorgerà il punto nevralgico di Expo 2015, chiamato Piazza Italia. Gli investimenti in infrastrutture, ospitalità e spazi espositivi vorrebbero conferire a Milano un ruolo che ha sempre sentito proprio: quello di capitale ufficiosa ed economica d’Italia. Munich Re Topics Magazin 1/2014 15 ITALIA ma sottoassicurate» a p. 20). Con il 30% della produzione le esportazioni rappresentano una colonna portante dell’economia italiana, dove la Germania occupa il ruolo di maggior partner commerciale. Nonostante le riforme già introdotte l’OCSE continua a giudicare il mercato del lavoro troppo rigido. Lo stesso Ministero del Lavoro italiano vede nella perdita di produttività, soprattutto al confronto con la Germania, il maggior ostacolo a un miglioramento delle competitività. Confindustria ha ripetutamente presentato proposte per l’introduzione di contratti collettivi di lavoro su base regionale in sostituzione di quelli che tuttora hanno validità imposta su tutto il territorio nazionale, ma si scontra con la resistenza opposta dalle organizzazioni sindacali. Sul medio periodo l’evoluzione demografica del Paese è fonte di preoccupazione: un’aspettativa di vita elevata, un basso tasso di natalità e una struttura squilibrata delle generazioni nella popolazione rallenteranno la crescita nei prossimi decenni. Per questi motivi è tanto più importante per il Paese migliorare la competitività e mettere ordine nei conti dello Stato. Lo sviluppo demografico mostra criticità anche per il sistema sociale. Come contromisura è stato limitato l’adeguamento delle pensioni ed è stata innalzata l’età di pensionamento. E gli occupati dovranno inoltre rivolgersi in futuro con maggiore frequenza a strumenti di tutela privati. Dobbiamo trovare con urgenza soluzioni ai rischi terremoto Massimo Reina è presidente e CEO di Guy Carpenter S.r.l. a Milano. Ha parlato con Topics delle prospettive del mercato italiano delle assicurazioni. Topics: Come valuta dal punto di vista di un osservatore internazionale il potenziale del mercato italiano? Massimo Reina: L’Italia sta vivendo attualmente una delle fasi più difficili della sua storia: l’economia è in recessione da due anni, si abbassa il tenore di vita mentre la disoccupazione è alta soprattutto tra le giovani generazioni. Gli italiani d’altro canto hanno da sempre dimostrato una straordinaria capacità di reazione. Per questo motivo continuo a guardare con ottimismo al futuro. Nell’industria assicurativa la situazione è diversa: le compagnie italiane sono forti e solide e il mercato offre ancora un notevole potenziale di crescita. 16 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Con riferimento al prodotto interno lordo la spesa per le assicurazioni è a un livello così basso da non avere praticamente eguali in Europa. Ma ora che gli affari vita sembrano aver ripreso vigore, vi sono reali possibilità che il trend di crescita negativo si inverta sia nel ramo vita che nei rami danni. Massimo Reina, presidente e CEO di Guy Carpenter S.r.l. a Milano e responsabile di Guy Carpenter Fac. International a Londra. Il mercato assicurativo italiano è sempre più concentrato in pochi grandi gruppi che hanno una maggiore capacità di ritenzione, con la tendenza quindi a cedere meno alla riassicurazione. Quale futuro si può intravedere per la riassicurazione tradizionale, come dovrebbe cambiare o evolversi? La riassicurazione è uno strumento per la gestione del capitale e offre soluzioni innovative e ben costruite che vanno ben oltre la gestione dei singoli rischi o del portafoglio dei rischi. Le compagnie italiane sono clienti esigenti e come tali hanno già cambiato il loro atteggiamento. Un maggiore volume del conservato ha ITALIA Necessaria maggiore iniziativa personale nella previdenza Fig. 3: Indice di penetrazione assicurativa 2012 (in percentuale sul PIL) Regno Unito Francia Svizzera Spagna Germania Italia 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 Anche in altri ambiti del sistema sociale gli italiani si devono preparare a grandi trasformazioni; Aldo Minucci, presidente dell’ANIA, non lascia dubbi: è necessaria una maggiore iniziativa personale per assicurarsi un’adeguata assistenza sanitaria. Sollecita maggiore flessibilità nel considerare i diritti degli aderenti al sistema di welfare e un’attrattività fiscale decisamente più forte. La copertura del rischio di perdita dell’autosufficienza dovrebbe inoltre essere incentivata ed essere inglobata automaticamente nell’offerta dei fondi pensione. Vita Property e casualty Fonte: Munich Re, Ricerca economica in realtà prodotto un abbassamento dei costi complessivi, soprattutto perché la quota della riassicurazione proporzionale si è ridotta. D’altra parte si continuano a sviluppare nuovi prodotti e nuove soluzioni, situazione che presenta a riassicuratori e broker nuove e diverse opportunità. Con riferimento al maggiore conservato nei trattati in eccesso di sinistro vorrei far notare che alcuni dei maggiori clienti europei hanno già iniziato un processo strategico di ripensamento. Hanno fatto esperienza del fatto che da più elevati volumi di conservato non sempre consegue l’efficienza del capitale. I riassicuratori come possono sostenere il mercato italiano, che non solo deve combattere con problemi sul versante della domanda, ma anche su quello dell’offerta? L’offerta carente in Italia non è sicuramente una questione di quantità, dal momento che vi è grande disponibilità di capacità. Verosimilmente si tratta piuttosto di un problema di qualità nella misura in cui riassicuratori e broker dovrebbero concentrarsi sul confezionare prodotti nuovi e innovativi che vadano incontro alle sfide del presente. In questo senso abbiamo già fatto molto, ma come spesso accade ciò non basta. L’introduzione di Solvency II va per le lunghe. Come si predispongono le imprese italiane alle nuove linee guida? La vera e propria sfida consiste oggi nel creare capitale e ogni CEO ne fa oggetto di riflessione, indipendentemente dal fatto che oggi Solvency II sia alle porte o meno. La riassicurazione è in tal senso uno strumento flessibile, che può essere utilizzato sia per reperire ulteriore capitale, sia per abbassare il fabbisogno di capitale. Sono perciò convinto che alla riassicurazione continuerà a essere attribuito un ruolo di rilievo. Per quel che riguarda l’introduzione di Solvency II, credo che i ritardi possano mettere in difficoltà soprattutto i piccoli attori del mercato. Le grandi compagnie si stanno preparando già da tempo, perlomeno sotto certi aspetti. Hanno una governance sostanzialmente consolidata, che comprende anche la funzione di risk management in tutti i settori di attività. Anche se la maggior parte degli assicuratori italiani prevede di utilizzare la formula standard per determinare il requisito di capitale richiesto, almeno quattro gruppi assicurativi hanno già presentato la domanda di preautorizzazione all’utilizzo di mo delli interni. I recenti disastrosi terremoti hanno portato alla luce una serie di problemi nella prevenzione e nella gestione del rischio. Cosa si può fare in questo campo per migliorare la situazione? Che in Italia esista il rischio terremoto, non è un fatto nuovo. Le tremende catastrofi degli scorsi anni hanno tuttavia nuovamente mostrato quanto sia urgente e necessario trovare una soluzione per affrontare simili eventi. Sebbene il settore assicurativo lavori già da molto tempo a diverse opzioni, l’Italia continua a rimanere uno dei pochi Paesi industrializzati senza un programma di Stato e senza un programma integrato pubblico-privato. Tuttavia le più recenti iniziative del governo sembrano indicare una crescente sensibilità verso il problema. Per questo sono ottimista che presto ci sarà una soluzione. L’associazione italiana degli assicuratori ANIA ha già costituito un gruppo di lavoro che si avvale della partecipazione di rappresentanti di tutte le grandi compagnie del Paese, nonché di Munich Re e di Guy Carpenter. Munich Re Topics Magazin 1/2014 17 ItalIa Ma anche nell’ambito delle catastrofi naturali sono da attendersi grandi cambiamenti, qualora il governo non sia più in grado di affrontare con mezzi sufficienti i propri compiti di «assicuratore di ultima istanza». Altre soluzioni devono colmare le lacune che si allargano nel sistema (vedi l’intervista a Massimo Reina, p. 16). I terremoti degli anni scorsi nell’Emilia Romagna (2012) o a L’Aquila (2009) sono un’ulteriore conferma di quanto l’Italia sia esposta ai pericoli che derivano dalle catastrofi naturali. Nei rami danni invece il volume dei premi dovrebbe ancora una volta essere leggermente in calo, circostanza che è da attribuire soprattutto alla congiuntura di stagnazione. Mentre il calo nei rami non auto dovrebbe attestarsi ancora su valori relativamente moderati, i premi nei rami auto sono ancora sotto una fortissima pressione specialmente a causa del crollo delle nuove immatricolazioni. Complessivamente la raccolta premi del 2013 dovrebbe quindi raggiungere ca. 34 mld €, inferiore ai 35,4 mld € del 2012. L’industria assicurativa ha già manifestato la propria disponibilità a collaborare per costruire un sistema integrato pubblico-privato per coprire questi rischi. Secondo Tom Van den Brulle, CEO di Munich Re, Milano, una partecipazione più diretta comporterebbe una serie di vantaggi: alleggerimento del bilancio dello Stato, responsabilizzazione dei proprietari di edifici e appartamenti, più trasparenza e maggiore certezza sui tempi di liquidazione dei sinistri. Inversione della congiuntura nella raccolta premi Rami danni piuttosto fiacchi La necessità di spingere verso una maggiore prevenzione privata nell’ambito delle catastrofi naturali e della sicurezza sociale dovrebbe dare al mondo assicurativo nuovi impulsi. Con una raccolta premi lorda di 108 mld € nel 2012, il settore ha già un ruolo di tutto rispetto in Europa e si pone a ridosso di Gran Bretagna, Francia e Germania. La maggior parte dei premi si concentra però nel ramo vita. I rami danni, con l’eccezione della RCA, sono invece meno sviluppati in un confronto europeo (vedi anche fig. 4). Dopo due anni con una raccolta premi in calo, il 2013 segna un’inversione di tendenza. La somma dei premi contabilizzati (vita e danni) dovrebbe aggirarsi secondo le stime intorno ai 114 mld €. Il grosso dell’aumento proviene dal ramo vita che, dopo il crollo verticale del 2011 con un –18% e l’ulteriore calo nel 2012 (–5,5%), si trova ora in una congiuntura favorevole. Complessivamente il volume dei premi contabilizzati dovrebbe segnare un incremento del 15%, superando quindi la soglia degli 80 mld €. La crescita consegue da un più vasto e specifico portafoglio di prodotti nel ramo I, che vengono commercializzati dagli sportelli bancari, nonché dalla vendita nuovamente in aumento di polizze del ramo III, che dovrebbero approfittare della migliorata situazione dei mercati finanziari e delle borse. 18 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Grazie all’aumento della raccolta premi, imputabile soprattutto al comparto vita, come già indicato, dovrebbe crescere anche la redditività delle compagnie di assicurazione. Già nel 2012 si era interrotto il trend negativo dei due anni precedenti. Gli assicuratori hanno conseguito nel 2012 un utile dopo le imposte di 5,8 mld € e hanno potuto così ampiamente compensare le perdite di 4,4 mld € dei due esercizi precedenti. I rami danni arrancano però, con un utile di 0,6 mld €, a grande distanza dal ramo vita che ha segnato un utile di 5,1 mld €. Fig. 4: Suddivisione dei premi nei rami danni, 2012 Con il 50% ca. del mercato danni, la RCA prevale nettamente sugli altri rami. Ci sono quindi ancora margini di crescita. RCA: 49,6% Infortuni e malattia: 14,4% Property: 13,9% Trasporti: 9,0% RCG: 8,3% Credito e cauzione: 1,3% Altri Rami: 3,4% Fonte: aNIa, luglio 2013 ITALIA Negli ultimi tempi l’Italia ha dovuto contrastare difficoltà sul mercato dei capitali. Nonostante tutto è l’ottava economia in ordine di grandezza a livello globale e questo è un fattore significativo. Anche la dotazione di capitale delle imprese è migliorata. A fine 2012 gli assicuratori italiani disponevano di un margine di solvibilità pari a 50,4 mld €, dunque con un +11% rispetto all’esercizio precedente; con tale risultato hanno raggiunto un valore più che doppio rispetto ai requisiti minimi di legge. Nel comparto vita il margine di solvibilità si è attestato a 31,8 mld €, quindi raddoppiando i requisiti minimi, mentre nel comparto danni il margine di 18,6 mld € corrisponde a 2,76 volte i requisiti minimi. Dopo anni di crisi l’Italia ha creato le basi per riprendere la rotta verso la crescita. I cambiamenti in ambito sociale ed economico che attendono il Paese nei prossimi anni aprono nuovi potenziali al mercato assicurativo, dal momento che gli italiani, rispetto ad altri Paesi europei, sono sottoassicurati in molti settori. Mentre il comparto vita mostra già un alto grado di saturazione, nel segmento danni vi è ancora un grande gap da colmare. I player hanno in tale contesto buone opportunità di farsi notare con prodotti innovativi che siano tagliati su misura per le esigenze peculiari della clientela privata e delle aziende. IL NOSTRO ESPERTO: Paolo Ghirri è gestore clienti e responsabile di reparto in Munich Re, Milano. [email protected] Munich Re Topics Magazin 1/2014 19 Italia Piccole e medie imprese Di successo, ma sottoassicurate Che si tratti di maglieria o di mobili di design: le piccole e medie imprese sono la spina dorsale dell’economia e le protagoniste della creazione di valore in Italia. Molte aziende tuttavia mancano di un’adeguata copertura assicurativa. Basta una cifra a illustrare il grande spirito imprenditoriale italiano: a oggi sono registrate 3,9 mln di aziende, ca. il 20% in più della Germania. Prevalgono con 3,8 mln le piccole e medie imprese (PMI) fino a 250 addetti, ma quasi il 95% di esse conta in realtà meno di 10 collaboratori. Si tratta della proporzione più alta di microimprese all’interno dell’Unione Europea. Quasi il 94% delle PMI italiane sviluppa un volume d’affari annuo inferiore a un milione di euro. Nel complesso queste aziende forniscono almeno l’80% dei posti di lavoro e sono quindi essenziali per la vitalità e la dinamicità dell’economia italiana. La grande maggioranza delle PMI, che sono ben radicate localmente, ma altrettanto capaci di adattamento, ha stabilimento in Nord Italia. Che si tratti di maglieria o parti di macchinari, gioielli o mobili di design, cinturini per orologi o climatizzatori, in quest’area geografica si trova praticamente ogni genere di prodotto artigianale. L’enorme forza economica dell’area si manifesta anche nel PIL pro capite, che in Friuli Venezia Giulia, luogo di elezione delle PMI italiane, è pari a 29.500 € e supera nettamente i 25.100 € della media UE 27. Le imprese ben tutelate contro i rischi hanno accesso facilitato al credito Recentemente Confindustria ha però lanciato un allarme. La crisi del debito pubblico con i relativi tagli e l’aumento delle imposte determina drastici effetti per le PMI, minacciando l’esistenza stessa delle aziende. Gravi ripercussioni sono venute anche dalla pesantissima stretta creditizia, le cui conseguenze sono state sottolineate anche dalla Banca d’Italia; l’accesso al credito è infatti decisivo per la crescita e lo sviluppo delle PMI. Presupposto importante per facilitare l’accesso al finanziamento di capitali presso le banche è un’efficiente gestione del rischio. Le assicurazioni rappresentano un’opportunità in questo senso, come indicato da uno studio ANIA-IRSA: le imprese ben tutelate contro i rischi hanno accesso facilitato al credito. Solo una parte delle PMI è adeguatamente assicurata, anche nel raffronto con l’estero, e una protezione adeguata sarebbe auspicabile anche tenuto conto del fatto che le PMI, dotate in genere di scarso capitale e con un accesso limitato ai mercati finanziari, sono più vulnerabili di fronte ai fenomeni esterni. Nello specifico si riscontra che il 14% delle imprese non ha Percentuale di occupati in base alle dimensioni dell’azienda In Italia «piccolo è bello»: la grande maggioranza degli occupati in Italia lavora in piccole o medie aziende. Un record rispetto agli altri Paesi europei. Italia Polonia oltre 250 dipendenti fino a 250 dipendenti UE 27 Francia Fonte: Deutsche Bank Research Germania USA 0% 20 25% 50% Munich Re Topics Magazin 1/2014 75% 100% Italia alcuna copertura contro l’incendio e altri danni materiali, cioè i rischi più frequentemente assicurati. La disponibilità a tutelarsi in tal senso aumenta di pari passo con la dimensione dell’azienda. Il 31% non ha copertura contro il furto, il 33% contro i rischi da RC e ca. il 90% non ha alcuna protezione contro i danni ambientali. La grande maggioranza delle imprese ha motivato la mancanza di copertura assicurativa con la convinzione che il rischio cui sono esposte non sia sufficientemente elevato; tuttavia a quasi un’azienda su 10 determinate polizze assicurative non sono mai state offerte e quindi queste imprese non ne conoscevano nemmeno l’esistenza. Le aziende che invece hanno stipulato delle assicurazioni si sono in maggioranza dichiarate soddisfatte. Su una scala da 1 a 10, l’80% di esse valuta le proprie polizze con un voto pari o superiore a 7, solo il 2% assegna un voto inferiore a 5. Lo studio ANIA-IRSA ha evidenziato inoltre il rapporto tra assicurazione e prevenzione del rischio. Le impre se che hanno stipulato delle polizze si impegnano maggiormente nella riduzione dei relativi rischi, p. es. installando un allarme antincendio o attuando provvedimenti di prevenzione di possibili danni. Si evidenzia inoltre che gli imprenditori sono maggiormente dispo sti a sottoscrivere polizze per l’azienda se anche nella propria vita privata hanno tutelato se stessi e la propria famiglia. La moda italiana è richiesta in tutto il mondo. Ecco il reparto in cui le giacche appena confezionate vengono stirate prima di lasciare il laboratorio. Il comparto assicurativo può rivestire un ruolo rilevante nella crescita delle PMI, aiutandole a raggiungere una maggiore stabilità, a migliorare la competitività e ad affrontare l’incognita rappresentata da nuovi mercati. Con l’introduzione di Basilea III l’accesso al credito e i relativi costi sono correlati più direttamente al profilo di rischio del creditore. Quanto più completa sarà la copertura assicurativa dell’azienda, tanto più facilmente troverà accesso al credito e potrà inoltre pagare interessi inferiori. Munich Re Topics Magazin 1/2014 21 ITALIA Patrimonio artistico in un territorio sismico Un mercato dal grande potenziale L’Italia non ha eguali per quanto riguarda la ricchezza di tesori artistici e culturali, ma molti monumenti sono esposti al rischio sismico. Testimone di questo grande patrimonio è il lungo elenco di beni culturali ammessi alla tutela da parte dell’UNESCO. Con 49 siti protetti e altri 41 in fase di valutazione, l’Italia è rappresentata più di qualunque altra nazione. Perché un bene venga ammesso alla lista sono essenziali l’universalità del suo valore e l’unicità per il patrimonio mondiale. Le incisioni rupestri della Valcamonica, una delle più vaste raccolte di petroglifi preistorici, rientrano in questa categoria e nel 1979 sono stati il primo patrimonio culturale italiano riconosciuto dall’UNESCO. Tra le ammissioni più recenti troviamo le città di Mantova e Sabbioneta, in quanto esempi d’eccellenza di progettazione urbanistica rinascimentale. Nell’elenco sono presenti anche siti di grande notorietà, come le Cinque Terre, la chiesa di Santa Maria delle Grazie con l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci o il centro storico di Firenze con gli Uffizi. Alcuni anni fa il Ministero dei Beni Culturali ha preso l’iniziativa di inventariare il patrimonio culturale del l’Italia. L’Istituto centrale per il restauro e l’Ufficio centrale per i beni architettonici, archeologici, artistici e storici hanno redatto una mappa dei rischi, che classifica 57.000 beni culturali, di cui 5.000 archeologici e 52.000 architettonici. Ottocento di essi, situati nelle sole città di Roma, Napoli, Torino e Ravenna, sono stati sottoposti a un’analisi dei rischi a titolo sperimentale. Tre fattori si sono dimostrati particolarmente determinanti: l’inquinamento ambientale, la pericolosità di natura antropogenica – si pensi all’aumento della popolazione, agli atti vandalici o ai furti – e quella legata ai pericoli di derivazione statico-strutturale a causa di eventi naturali come terremoti o inondazioni. di Collemaggio e la monumentale basilica di San Bernardino da Siena del XVI secolo. Anche i sismi più recenti nella pianura Padana del maggio e giugno 2012 hanno rimarcato la vulnerabilità del Bel Paese: i danni agli edifici storici ammontano a ca. 1,1 mld €, mentre il danno economico complessivo è di 13 mld €. Potenzialità milionarie nella raccolta premi Dal punto di vista assicurativo merita un approfondimento il mercato «fine art». Ammettendo una definizione ampia di bene artistico, il potenziale volume premi complessivo, quantificato sulla base dell’attuale tariffazione di mercato, può essere stimato in 40–45 mln € all’anno. Nella vasta categoria dell’arte troviamo oltre a dipinti, sculture, mobili antichi, affreschi, beni archeologici e gioielli anche libri antichi, collezioni di francobolli e monete e installazioni d’arte A seguito del terremoto nel 1996 la cupola del duomo di Noto crollò nel presbiterio perché non erano state riparate tempestivamente alcune crepe. I terremoti mettono in pericolo il 60% del patrimonio storico Il 60% di tutti i monumenti ed edifici di rilevanza storica nel Paese sono a rischio sismico, come rilevato dal Ministero dei Beni Culturali. Più di 150.000 edifici storici si trovano in zone a elevata sismicità, con conseguenze devastanti, come si è visto nel caso del terremoto che ha colpito L’Aquila nel 2009, danneggiando ca. 11.000 edifici. Dei complessivi 1.219 tesori architettonici della regione, 713 non sono più agibili o lo sono solo in parte. Molti non hanno retto alle scosse e hanno subito danni irreparabili. Le più colpite sono state la duecentesca chiesa di Santa Maria 22 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Noto: la cattedrale è stata ricostruita con grande impiego di mezzi. Qui un’immagine del 2013. ITALIA Ai margini della placca tettonica Il pericolo terremoti è in Italia più elevato che in qualsiasi altro Stato dell’Europa: quasi tutto il territorio si trova ai margini di una placca tettonica, dal momento che proprio qui la placca africana preme da sud contro il continente europeo. La lista dei forti sismi è quindi comprensibilmente lunga. Un estratto: Febbraio 62 d.C.: un violento terremoto scuote la città di Pompei ai piedi del Vesuvio. Nel 79 d.C. la città viene sepolta da un’eruzione del vulcano. Dicembre 1456: un sisma distrugge Napoli; si contano tra 30.000 e 40.000 morti. Gennaio 1693: un forte terremoto in Sicilia e Calabria provoca ca. 80.000 vittime. Dicembre 1908: la terra trema a Messina e provoca anche un’onda anomala. Il numero dei morti oscilla a seconda delle fonti tra 72.000 e 110.000. La magnitudo indicata è 7,5. Gennaio 1915: un grave terremoto di magnitudo 7,5 in provincia dell’Aquila costa la vita a 30.000 persone. Maggio 1976: a seguito di un sisma di magnitudo pari a 6,5 della scala Richter in Friuli muoiono ca. 970 persone e gli sfollati sono 70.000. Settembre 1997: un terremoto di magnitudo 5,7 nelle aree appenniniche di Umbria e Marche danneggia ca. 9.000 edifici in 77 località, provocando in totale 12 morti. An che la basilica di San Francesco d’Assisi, in cui si trovano i celebri affreschi di Giotto e Cimabue, subisce gravi lesioni strutturali. I danni complessivi del sisma convertiti in valuta attuale sono stati quantificati in almeno 2,56 mld €. La pericolosità sismica in Italia (giallo = bassa, arancione = media, rosso = elevata) Fonte: Dipartimento della Protezione Civile, www.protezionecivile.gov.it Ottobre 2002: a seguito di un terremoto di magnitudo 5,3 muoiono a San Giuliano di Puglia (Molise) 30 persone, di cui 26 bambini sepolti dalle rovine dell’edificio pericolante della loro scuola. Aprile 2009: la terra trema in Abruzzo intorno a L’Aquila. Le diverse misurazioni indicano una magnitudo tra 5,8 e 6,3 della scala Richter. Oltre 290 persone perdono la vita, mentre gli sfollati sono ca. 17.000. Maggio 2012: un sisma di magnitudo 6,0 fa tremare l’Emilia-Romagna; l’epicentro viene individuato nei pressi di Camposanto. Muoiono molte persone e gli sfollati sono diverse migliaia. Si tratta del terremoto più grave degli ultimi 500 anni in questa regione, che non rientra tra le aree a elevato rischio sismico in Italia. Munich Re Topics Magazin 1/2014 23 ItalIa L’Aquila nell’aprile 2009: un vigile del fuoco è impegnato a mettere al riparo alcuni dipinti provenienti dalla Basilica di Collemaggio. contemporanea; ma anche le collezioni in quanto tali (fumetti, modellismo ecc.), le fotografie, gli strumenti musicali, gli oggetti di design, le automobili storiche e i vini pregiati sono da includere tra i beni artistici. La raccolta premi stimata si compone per il 60% di polizze temporanee (mostre, eventi, trasporti, polizze in abbonamento o individuali) e per il restante 40% di polizze rinnovabili (collezioni private e di aziende, musei, istituzioni, restauratori, liutai, orchestre). Ecco dunque che se nella valutazione del potenziale mercato assicurativo delle opere d’arte venissero inclusi anche i collezionisti di cui sopra, il residuo di enti e le istituzioni pubbliche e private che attualmente, per varie ragioni, non sono ancora assicurati, la raccolta premi in Italia potrebbe raggiungere i 55 mln €. Solo 5 collezionisti su 10 sono assicurati Particolare attenzione merita la percentuale dei beni assicurati, che nel caso delle esposizioni raggiunge il 100%, ma si riduce alla metà per le collezioni private. Ciò significa che 5 collezionisti su 10 non sono assicurati, forse per il fatto che molti non sono per nulla consapevoli del valore delle opere che posseggono, ma sicuramente anche a causa della marcata diffidenza nel comunicare a una compagnia di assicurazioni dati sensibili di questo tipo. Non da ultimo i costi di una polizza arte vengono spesso stimati erroneamente, basandosi sulle quotazioni dei rami incendio e furto. I tassi di premio in realtà sono ben inferiori rispetto a quelli delle polizze dei rami elementari. 24 Munich Re Topics Magazin 1/2014 >> Un approfondimento sulla pericolosità sismica in Italia è disponibile in Topics Geo 2012. Siete aggiornati sulla gestione dei sinistri da catastrofi naturali? Il cambiamento dei rischi meteorologici ha notevoli effetti sul comparto assicurativo, che deve trovare risposte in grado di agevolare la gestione dei grandi sinistri e di accelerare la successiva ripresa. Due nuove pubblicazioni della nostra collana Knowledge Series offrono un valido supporto in tal senso. In Claims management following natural catastrophes analizziamo le grandi catastrofi naturali, anche di origine meteorologica, del recente passato e ne ricaviamo conoscenze che sostengono gli assicuratori nella prevenzione e nella gestione dei sinistri. Severe weather in Eastern Asia approfondisce il tema delle mutate condizioni di rischio nell’Asia orientale. Potrete ricevere le due pubblicazioni in lingua inglese scaricandole dal nostro portale per i clienti connect.munichre.com o rivolgendovi al vostro gestore clienti. Per ulteriori informazioni contattate il vostro gestore clienti. not if, but how Munich Re Topics Magazin 1/2014 25 CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION Maggiore trasparenza su tutti i fronti Il terremoto in Giappone e le inondazioni in Thailandia nel 2011 hanno messo in luce l’enorme potenziale di cumulo dell’interruzione delle catene di fornitura. Le aziende ora cercano di sfrondare sistematicamente i propri processi produttivi dai componenti critici. I rifornimenti arriveranno in tempo? Al giorno d’oggi i prodotti finiti consistono di componenti che giungono da tutto il mondo. 26 Munich Re Topics Magazin 1/2014 CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION Christian Wegner Gli eventi del 2011 hanno sconvolto a tal punto l’eco nomia che ormai molte aziende considerano le inter ruzioni della catena di fornitura uno dei pericoli principali a cui sono esposte. La crescente specia lizzazione e il minor grado di integrazione verticale della produzione che caratterizzano l’economia globa lizzata fanno aumentare il rischio di un arresto forzato della produzione. Per incrementare l’efficienza, invece di produrre in proprio le imprese preferiscono ricor rere a prodotti upstream di ditte terze che da tempo non forniscono più solo «just in time», ma con il «just in sequence» si preoccupano addirittura che i compo nenti vengano conferiti nel giusto ordine. E dato che i costi di trasporto sono divenuti sempre meno rile vanti, le catene di fornitura hanno continuato ad allun garsi. Tuttavia si è spesso dimenticato che in una catena ogni anello è essenziale per il sistema se non è rimpiazzabile in tempi abbastanza brevi. Ciò diventa un problema per l’industria assicurativa nel momento in cui viene meno un fornitore chiave per un intero comparto industriale, contagiando a macchia d’olio altre aziende e mettendole in difficoltà. Nei casi più gravi vi è il rischio di un «effetto domino» a livello globale che genera danni da interruzione della catena di fornitura in un gran numero di imprese dislocate nelle regioni più disparate. I cd. danni con seguenti all’interruzione di attività di fornitori e clienti sono spesso assicurati con polizze CBI (Contingent Business Interruption). L’industria automobilistica e quella elettronica sono particolarmente esposte a questa tipologia di rischi a causa delle loro strutture, come testimonia l’analisi dei 45 sinistri da CBI verifi catisi nel 2011 in cui Munich Re è stata coinvolta in qualità di riassicuratore (vedi fig. 1). La concentrazione geografica dei produttori aggrava la situazione Il problema si acuisce quando un fornitore o un gruppo esiguo di fornitori altamente specializzati ali mentano comparti diversi oppure quando si concen trano in una zona ristretta e vengono colpiti nella stessa misura da un evento dannoso. I 45 sinistri da CBI presi in esame da Munich Re sono imputabili quasi esclusivamente a danni materiali causati dal terremoto in Giappone e dalle inondazioni in Thailan dia. I fornitori colpiti erano soprattutto produttori di computer, di apparecchiature elettriche ed elettroni che e di semiconduttori. La mappa alla pagina se guente mostra p. es. quanti produttori di semicondut tori di importanza critica per l’industria mondiale si sono stabiliti in Giappone e a Taiwan, Paesi entrambi soggetti a elevati rischi naturali. Fig. 1: Suddivisione dei danni da CBI per settore produttivo Produzione di computer, apparecchiature elettriche ed elettroniche: 51% (14 casi) Produzione automobilistica: 36% (17 casi) Altro: 8% (11 casi) Produzione di semiconduttori: 5% (3 casi) Sono stati esaminati 45 casi di sinistro da CBI relativi al 2011 che hanno coinvolto Munich Re: oltre la metà dei danni complessivi da CBI era a carico dell’industria informatica. Fonte: Munich Re Quando la produzione è costretta a fermarsi, le imprese colpite devono mettere in conto un danno che non si limita alla perdita economica diretta. La fuga di clienti e una reputazione compromessa pos sono danneggiare il marchio, mentre sul mercato dei capitali c’è il rischio di un calo di fiducia degli investi tori. Per irrobustire le catene di fornitura è consiglia bile un approccio che esamini l’esposizione globale e l’intera catena di creazione del valore e vada oltre la semplice copertura dei danni da CBI. Si tratta in fondo di partire dall’analisi del maggior numero possi bile di fornitori e dei loro siti di produzione per identi ficarne i punti deboli. Quindi andrebbero verificati i piani di emergenza di tali aziende e, se possibile, anche quelli dei loro subfornitori. Se si riscontrano criticità tra gli elementi della catena di produzione e possibili interdipendenze dei fornitori, il passo successivo è quello di individuare delle alter native. Una possibilità consiste nel diversificare i rap porti di fornitura anziché affidarsi a un unico o a pochi produttori, anche se tale operazione comporta mag giori costi. Una catena più robusta si raggiunge anche stoccando un certo numero di componenti critici nei propri magazzini. Qualora si verifichi un’interruzione di attività, è stata dimostrata l’utilità di un piano di continuità aziendale come parte integrante della gestione del rischio, che richiede una stretta coopera zione tra i risk manager e la direzione dell’impresa. Munich Re Topics Magazin 1/2014 27 CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION Siti produttivi Zona 0: MM* V e inferiore Zona 1: MM VI Zona 2: MM VII Zona 3: MM VIII Zona 4: MM IX e superiore Tifone * Scala Mercalli M odificata Fonte: Munich Re In Giappone i produttori di semiconduttori si affol lano in un’area ristretta. La mappa indica la loro esposizione ai rischi naturali (terremoti e tifoni). Specialmente le grandi aziende si erano preparate già 5 2013 12:53:37 PM. a possibili difficoltà di approvvigionamento in passato approntando dei piani di emergenza. Gli eventi del 2011 hanno però messo in luce le debolezze del si stema. Ciò ha indotto alcune imprese industriali, p. es. nel comparto automobilistico, a verificare e adeguare di conseguenza le proprie procedure. Munich Re plaude a queste iniziative poiché una maggiore soli dità delle catene di fornitura è diventata una delle principali priorità dopo gli eventi in Asia. Le sfide per l’industria assicurativa Dal momento che un arresto della catena di fornitura può provocare rapidamente oneri finanziari enormi, anche il mondo delle assicurazioni ha dovuto cam biare mentalità. Soprattutto i cumuli di esposizioni sconosciuti, e per questo motivo incontrollabili, che spesso sono connessi all’interruzione della filiera di fornitura hanno messo in allarme i responsabili. Solo un controllo efficace del rischio di accumulazione può garantire che le promesse di valore possano essere onorate in modo affidabile. Un’ampia conoscenza del rischio e un risk manage ment scrupoloso permettono in linea di massima di acquisire anche rischi complessi e sistemici. Per que sta ragione negli ultimi due anni Munich Re e diversi assicuratori diretti hanno analizzato in profondità i rischi di interruzione di esercizio e fornitura, sottopo nendoli a una nuova valutazione. Oggi sappiamo pre cisamente dove si celano i rischi delle cedenti e quale sia la consistenza della nostra esposizione. Per un controllo più efficace del portafoglio, molte polizze CBI sono ormai vincolate alla clausola che impone all’assicurante di presentare una valutazione di rischio dettagliata e documentata della catena di for nitura e una quantificazione del danno patrimoniale massimo. 28 Munich Re Topics Magazin 1/2014 La complessità e la continua evoluzione delle catene di fornitura rendono comunque la sottoscrizione sem pre molto impegnativa. Alcuni fattori di rischio riman gono di difficile interpretazione, p. es. quando si parla della flessibilità del processo produttivo o della qua lità del risk management del contraente. In questi casi il sottoscrittore deve fare affidamento su informazioni che in genere sono scarsamente standardizzate e che il cliente considera «sensibili». Anche la nascita di nuovi parchi industriali nei Paesi emergenti, come sul delta del Fiume delle Perle o nei pressi di Shanghai in Cina, è un fattore che può favorire nuovi rischi di cumulo. Finché tutte le informazioni essenziali per la valuta zione del rischio non saranno disponibili, sia per la scarsa propensione a fornirle sia per la mancanza di opportunità di raccogliere i dati, l’industria assicura tiva continuerà a chiedere maggiore trasparenza. Infatti solo così si potrà centrare l’obiettivo di mettere a disposizione soluzioni CBI a condizioni adeguate e con limiti di garanzia appropriati. Anche Munich Re è costretta a formulare in modo restrittivo condizioni e limiti dove non è possibile stimare con sufficiente precisione il rischio e il cumulo di esposizioni che ne deriva. Ma se è garantita una sufficiente trasparenza e i premi sono adeguati, possiamo offrire ai nostri clienti coperture adeguate. Per un riassicuratore attivo sul mercato mondiale la sfida peculiare consi ste nel mantenere sotto controllo il cumulo di esposi zioni da CBI nella riassicurazione obbligatoria, dal momento che sono pochi riassicuratori a sostenere gran parte dei danni da interruzione di esercizio a livello mondiale in seguito a catastrofi naturali. CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION Fig. 2: A differenti comparti industriali corrispondono differenti profili di rischio Industria automobilistica Industria dei semiconduttori Oltre 100.000 produttori di semiconduttori 15–30 produttori di automobili 500–1.000 clienti diretti 500–1.000 fornitori chiave 80–120 produttori di wafer 30.000–100.000 fornitori di com ponentistica generica Il numero delle imprese assicurate che presen tano elementi di criticità è relativamente basso, ma le rispettive somme assicurate sono elevate. Il numero delle imprese assicurate che presentano elementi di criticità è difficilmente controllabile, ma le rispettive somme assicurate sono minori. Anche se non possiamo esimerci dall’accettare l’im possibilità di rilevare in maniera completa i rischi di CBI, specialmente con riguardo alla riassicurazione obbligatoria, puntiamo a mantenere sotto controllo perlomeno gli scenari più critici. Essi sono caratteriz zati da tre fattori: dopo una catastrofe naturale in una determinata regione si prevedono danni ingenti anche senza tener conto dell’interruzione di attività di forni tori e clienti; a causa di interdipendenze critiche con somme assicurate elevate i settori assicurati sono for temente soggetti a danni da CBI; infine esiste un grande rischio di cumulo dal momento che la perico losità da evento naturale riguarda i siti produttivi di fornitori chiave. Sulla base di queste caratteristiche si delineano scenari critici p. es. per Taiwan o per alcune regioni statunitensi. In questi casi dobbiamo indagare quale sia l’esposizione da CBI degli assicuratori diretti in relazione ai fornitori. La gestione del rischio come approccio fondamentale Per offrire in futuro coperture più mirate ai clienti dell’industria e allo stesso tempo limitare le incertezze sul versante della sottoscrizione, si dovrebbe ripensare l’approccio delle assicurazioni che coprono l’interruzione delle catene di fornitura. Il punto di partenza è la gestione del rischio del contraente, che identifica i possibili punti deboli nel processo produttivo, ivi com prese le dipendenze critiche dai fornitori. Nell’ambito del risk management è già possibile ridurre notevol mente i pericoli in una prima fase organizzando di con seguenza i processi e i collegamenti di produzione. Assicurare il rischio residuo è l’operazione che va a coprire in modo mirato solo i componenti riconosciuti come critici, e precisamente in presenza di informa zioni di buona qualità e a un prezzo adeguato. Questo approccio avrebbe il vantaggio di creare maggiore tra sparenza sui rischi di cumulo riducendo la comples sità e quindi di stabilire una migliore interazione tra il risk management e il prodotto assicurativo. Conclusioni La tematica dell’interruzione delle catene di fornitura offre ancora ampi margini di miglioramento su tutti i fronti. Le imprese industriali possono fare ricorso al know-how di esperti esterni che sono in grado di iden tificare le fonti di pericolo specifiche e offrire soluzioni adatte. Gli assicuratori, grazie alla loro vasta compe tenza sui rischi, sono senz’altro interlocutori privile giati. Negli ultimi due anni Munich Re ha avuto nume rose occasioni di dialogare con assicuratori diretti, broker e imprese del settore automobilistico e dei semiconduttori, un’iniziativa che vogliamo proseguire per poter apprendere dalle vicendevoli esperienze e individuare le soluzioni più consone alle reali esi genze. Le misure finora intraprese a vantaggio di una migliore visione d’insieme vanno nella giusta dire zione e fanno sperare di poter conseguire in futuro ulteriori progressi nell’ambito delle garanzie CBI. IL NOSTRO ESPERTO: Christian Wegner è sottoscrittore aziendale senior presso Munich Re. [email protected] Munich Re Topics Magazin 1/2014 29 RC PRODOTTI Focus sulle protesi Le protesi dovrebbero eliminare il dolore e ripristinare la qualità della vita. Ma se il prodotto è difettoso, non ci sono conseguenze spiacevoli soltanto per i pazienti. I sinistri in serie possono arrivare a nove cifre. È quindi d’obbligo la massima attenzione in fase di sottoscrizione. Un chirurgo mostra una protesi artificiale d’anca, il cui stelo viene inserito in profondità nel femore del paziente. La superficie ruvida aderisce saldamente al tessuto osseo e si fonde con esso nell’arco di sei–otto settimane. 30 Munich Re Topics Magazin 1/2014 RC PRODOTTI Ulrike Kienzle, Wolfgang Lanzner e Alfred Sattler Le richieste di risarcimento per cifre elevate a seguito di protesi difettose popolano regolarmente i titoli dei media. Negli anni Novanta del secolo scorso alcune società dovettero pagare risarcimenti nell’ordine di diversi miliardi di dollari a causa della rottura di protesi mammarie in silicone. I costi per richieste di risarcimento o ritiro di prodotti per deterioramento precoce possono superare in simili casi la soglia dei 100 mln US$. Nel 2010 la ditta Medtronic sborsò 268 mln US$ a titolo di risarcimento per chiudere 8.000 azioni legali per un defibrillatore impiantabile difettoso, un dispositivo in grado di impedire un arresto cardiaco attraverso l’erogazione mirata di shock elettrici. Dal punto di vista normativo le protesi non vengono classificate come medicinali, ma come prodotti medicali e quindi sono soggette ad altre disposizioni di autorizzazione all’immissione in commercio. Spesso non sono richiesti test clinici per questa categoria di prodotti. Normalmente i prodotti medicali vengono distinti nelle classi di rischio I, II o III. La classe I comprende i prodotti a basso rischio. Tra questi figurano il materiale per medicazione, gli ausili per la deambulazione e le sedie a rotelle. I prodotti di classe II sono considerati a medio rischio. Nella classe III si trovano prodotti con il massimo grado di rischio come le artroprotesi d’anca o di ginocchio, i pacemaker e le protesi mammarie. Soltanto pochi mesi fa un tribunale di Los Angeles ha deciso la prima di 10.750 azioni di risarcimento contro la società DePuy, produttrice di protesi d’anca. All’ex guardia carceraria Loran Kransky, originario del Montana, sono stati riconosciuti 8,3 mln US$ essendo stato accertato che l’origine dei suoi disturbi era una protesi d’anca della DePuy. Nel 2010 la società, appartenente al gruppo Johnson & Johnson, dovette ritirare dal mercato oltre 90.000 protesi di questo tipo. Finora sono stati spesi centinaia di milioni di dollari per l’azione di richiamo. L’ondata di azioni legali, commentano gli analisti, potrebbe costare miliardi al produttore. Mercato delle protesi in espansione Nella sola Germania vengono impiantate ogni anno circa 400.000 protesi d’anca e di ginocchio. Altri 100.000 pazienti ricevono un pacemaker o un defibrillatore. La continua evoluzione dei materiali e delle tecniche chirurgiche, il trend demografico e l’aumento delle malattie della civilizzazione, come l’obesità, faranno incrementare ancora questo genere di interventi. L’impiego di protesi è un grande progresso per migliorare la qualità della vita, soprattutto in età avanzata. Ma stanno vivendo un’escalation anche gli interventi per motivi puramente estetici. Ogni anno vengono effettuati negli Stati Uniti oltre 400.000 interventi di mastoplastica, compresi quelli di sostituzione delle protesi; solo il 20% è destinato alla ricostruzione del seno a seguito di malattia o di danno fisico. Non tutti gli interventi riescono senza complicazioni e garantiscono un futuro senza disturbi a lungo termine. Accanto agli inevitabili rischi connessi a un’operazione chirurgica, è l’impianto di prodotti difettosi a causare regolarmente dolori, ulteriori cure invasive o addirittura la sostituzione anticipata della protesi. Le protesi si posizionano nella massima classe di rischio Una protesi medica è un prodotto artificiale che sostituisce una parte del corpo umano o supporta una struttura o una funzione danneggiata. Viene impiantata nel corpo umano e vi subentra nelle corrispondenti funzioni fino al termine del ciclo di vita. Definizione: Munich Re, Consulenza rischi casualty La qualità delle procedure di autorizzazione e certificazione è sufficiente? Un sensazionale caso di truffa con protesi mammarie prodotte in modo illegale ha acceso nuovamente le discussioni sul processo di certificazione dei prodotti medicali in Europa. Per anni il produttore francese Poly Implant Prothése PIP ha realizzato protesi mammarie impiegando il meno costoso silicone per uso industriale. La truffa venne scoperta nel 2009 in seguito a un aumento sospetto di casi di fessurazione della protesi. Nel marzo 2010 le autorità francesi proibirono la commercializzazione delle protesi e la PIP dovette dichiarare fallimento. Munich Re Topics Magazin 1/2014 31 RC PRODOTTI Fig. 1: Interventi di artroprotesi d’anca nel 2009 Fig. 2: Interventi di artroprotesi di ginocchio nel 2009 Germania Svizzera Belgio Austria Danimarca Norvegia Francia Lussemburgo Svezia Paesi Bassi Slovenia Regno Unito Finlandia USA Islanda Repubblica Ceca Australia OCSE Italia Nuova Zelanda Grecia Canada Irlanda Ungheria Spagna Portogallo Estonia Slovacchia Israele Polonia Cile Corea Messico Germania USA Svizzera Austria Finlandia Danimarca Belgio Lussemburgo Australia Canada Regno Unito Islanda Svezia Paesi Bassi Francia OCSE Repubblica Ceca Spagna Nuova Zelanda Italia Corea Slovenia Norvegia Portogallo Israele Ungheria Irlanda Cile Messico 0 Fonte: OECD Health Data 2011 0 50 100150200250 ogni 100.000 persone 50 100 150 200 250300 ogni 100.000 persone La certificazione prescritta in Europa per la commercializzazione di prodotti medicali era stata rilasciata all’azienda transalpina dalla tedesca TÜV Rheinland, che era stata evidentemente ingannata con documentazione falsa. Dopo l’accaduto fu criticato il fatto che le date dei controlli erano state sempre rese note in anticipo cosicché c’era stato tempo sufficiente per «truccare» la documentazione prima dell’audit. Secondo quanto riportato dalla stampa, la TÜV Rheinland verificava unicamente la documentazione, e mai il prodotto. In base alle dichiarazioni della società di certificazione questa procedura corrisponde alle normative. Le stime parlano di circa 500.000 donne nel mondo colpite da questa vicenda scandalosa. Ogni anno in Germania viene impiantato il numero più elevato di protesi d’anca in rapporto alla popolazione: quasi 240.000. Negli Stati Uniti circa 700.000 persone all’anno si sottopongono a protesizzazione del ginocchio. Sono in aumento gli interventi in persone sotto i 60 anni d’età. La certificazione in Europa Gli organismi competenti per il sistema di certificazione in Europa sono decentrati e organizzati a livello privato. Un produttore può scegliere tra quasi 80 organismi di controllo in tutta Europa quello a cui affidare la certificazione CE del proprio prodotto. Visto che tali organismi hanno un notevole interesse economico a fidelizzare il cliente a lungo termine, viene criticato il fatto che le verifiche potrebbero essere troppo indulgenti. Spesso non sono previsti studi clinici, né test dei prodotti sugli esseri umani. Come dimostra il caso PIP, ci si focalizza essenzialmente sulla documentazione e non è sempre necessario prendere visione del prodotto. Fig. 3: Evoluzione degli impianti primari di artroprotesi di ginocchio ogni 100.000 persone 200 150 100 50 USA Svizzera Danimarca Israele OCSE (21) Fonte: OECD Health Data 2011 0 20002001 2002 20032004 2005 20062007 2008 2009 32 Tra il 2000 e il 2009 gli impianti primari di artroprotesi di ginocchio ogni 100.000 persone sono quasi raddoppiati in Europa e negli Stati Uniti. I costi per intervento si collocano tra i 10.000 e i 15.000 US$. Munich Re Topics Magazin 1/2014 RC PRODOTTI Le protesi e i loro rischi La maggiore esposizione riguarda le protesi che sono destinate a rimanere quanto più a lungo possibile nel corpo del paziente. Ecco una panoramica di importanti prodotti protetici e dei rispettivi rischi RC prodotti: Prodotto Indicazione Principali rischi Rischio Lenti intraoculari (IOL) Opacamento del cristallino, perdita della vista Basso rischio di infezione ed emorragia, cataratta secondaria o distacco della retina Impianto dentale Sostituzione di denti alternativa a ponti o protesi Allentamento prematuro per integrazione incompleta dell’impianto nell’osso. Infezione con possibilità di osteoatrofia e perdita dell’impianto Protesi di spalla Usura dell’articolazione Sostituzione anticipata. Articolazione con modesto carico Pacemaker Disturbi del ritmo cardiaco, bradicardia Riduzione di funzionalità degli apparecchi per scaricamento anticipato delle batterie. Elettrodi difettosi Defibrillatore impiantabile Erogazione difettosa o mancata erogazione di shock elettrico. Elettrodi difettosi Disturbi del ritmo cardiaco, fibrillazioni ventricolari Stent Stenosi coronarica Formazione di coaguli, ulteriore intervento in caso di recidiva della stenosi. Non chiaro vantaggio clinico sul lungo periodo degli stent di nuova produzione Protesi mammaria Mastoplastica additiva, mastectomia Indurimento del seno, cicatrici, rottura della protesi Protesi della colonna vertebrale Modifiche degenerative della colonna vertebrale o dei dischi intervertebrali Rischio di infiammazione e lesione del midollo spinale con paralisi permanente Protesi d’anca Usura dell’articolazione Rottura e necessità di una sostituzione anticipata. Concentrazioni ematiche di ioni metallici. Articolazione con elevato carico. Protesi di ginocchio Usura dell’articolazione Sostituzione anticipata. Articolazione con elevato carico. = basso = medio = alto >> I nformazioni più dettagliate su diversi tipi di protesi permanenti e sui relativi rischi sono disponibili sul nostro portale clienti: www.connect.munichre.com > Information Centre > Documents & Policies > Casualty Documents Munich Re Topics Magazin 1/2014 33 RC PRODOTTI Autorizzazione all’immissione in commercio negli Stati Uniti La procedura per l’autorizzazione all’immissione in commercio di prodotti medicali negli Stati Uniti è di competenza federale ed è regolamentata in modo centralizzato dalla Food and Drug Administration (FDA), che distingue sostanzialmente tra due procedure: la «Premarket Approval», in sigla PMA, e la «Premarket Notification», detta anche «procedura 510(k)». Per i prodotti della classe di rischio più alta, la III, a cui appartengono anche le protesi di ginocchio e d’anca, è necessaria una PMA. Similmente a quanto avviene per i medicinali, il presupposto per l’autorizzazione è la dimostrazione della sicurezza e dell’efficacia attraverso test clinici. Una tale autorizzazione rappresenta, secondo la giurisprudenza di massima istanza, una sorta di «marchio di qualità» e riduce il rischio per il produttore di essere oggetto di azioni legali per responsabilità civile prodotti. Una scappatoia per aggirare gli studi clinici La procedura 510(k), prevista per i prodotti medicali con livelli di rischio inferiori e sensibilmente meno dispendiosa, richiede di norma solo la prova che un prodotto nuovo corrisponda in gran parte al prodotto predecessore. Non sono richiesti test clinici. Attraverso disposizioni normative transitorie questa procedura semplificata viene tuttavia applicata anche ad alcuni prodotti della massima classe di rischio, la III. Tale circostanza ha permesso in definitiva che alcuni produttori facessero riferimento a un prodotto «capostipite» ante 1976 per il quale non era mai stato necessario addurre la prova della sua sicurezza ed efficacia. In particolare per i prodotti di classe III si è generata così una sorta di scappatoia per aggirare costosi studi clinici e immettere sul mercato senza sufficienti dimostrazioni della loro sicurezza anche prodotti ad alto rischio. I produttori di protesi che hanno seguito la procedura 510(k) vanno incontro a un rischio chiaramente maggiore di essere coinvolti in azioni legali per RC prodotti dato che non dispongono del «marchio di qualità PMA» della FDA. Anche le protesi d’anca ritirate dalla DePuy erano state immesse sul mercato con una procedura 510(k). Per garantire la massima trasparenza e sicurezza possibili per i pazienti, sarebbero auspicabili procedure di autorizzazione delle protesi centralizzate e indipendenti, che comprendano anche test clinici, come quella in uso per l’immissione in commercio dei medicinali. Aspetti generali e aspetti puntuali dell’analisi del rischio Aspetti generali Aspetti puntuali Inerenza · Tipo di protesi · Materiale · Tempo Garanzia ·R C prodotti · Ritiro prodotti Assicurazione · Esperienza sinistri · Somma assicurata, struttura Rischio · Identificazione · Valutazione Analisi del rischio Obiettivo dell’analisi del rischio · Prodotto · Produzione Analisi · Contraente Analisi del rischio Danno · Probabilità di occorrenza · Ammontare del danno Nell’esame degli aspetti generali va tenuto conto anche del fatto che l’analisi del rischio è stata condotta dal produttore stesso. 34 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Utilizzatore · Clienti · Paziente In generale · Classificazione · Autorizzazione Produzione · Analisi dei rischi · Dati Prodotto · Tracciabilità · Qualità Protesi · Probabilità di difetti · Interazione con altri materiali Nell’analisi puntuale del rischio tutto ruota attorno al prodotto, al processo di produzione, al chirurgo operatore e al paziente. RC PRODOTTI Gestione della qualità e del rischio Il fattore centrale per ridurre il rischio di RC prodotti nelle protesi è una gestione professionale della qualità e del rischio da parte del produttore. Ambedue le procedure possono essere regolamentate per legge. La gestione della qualità non deve tenere conto solo dei requisiti di prodotto che sono rilevanti per la sicurezza. La verifica della sicurezza è infatti ben più della verifica della qualità in quanto valuta anche la vulnerabilità agli errori, i suoi effetti e la sicurezza intrinseca. Tali aspetti della gestione del rischio rivestono quindi una notevole rilevanza nell’assicurazione RC prodotti e si dovrebbe assolutamente tenerne conto in fase di sottoscrizione. Un’errata valutazione dei rischi del prodotto può diventare molto costosa per l’assicuratore mentre può significare addirittura l’insolvenza per il produttore. Una linea guida per la gestione del rischio è offerta dalla norma internazionale ISO 14971 per i prodotti medicali. Essa contiene infatti, oltre a una descrizione dei requisiti essenziali, anche tutti gli aspetti rilevanti del risk management, quali analisi del rischio, valutazione del rischio, controllo del rischio, accettazione del rischio residuo e reporting. Il sottoscrittore dovrebbe disporre di una corrispondente documentazione per una verifica accurata, e nei casi dubbi non si dovrebbe affidare unicamente a tale documentazione, ma prendere anche in considerazione un’analisi del rischio sul posto. Nell’analisi del rischio bisogna distinguere tra gli aspetti generali, che comprendono piuttosto le condizioni generali di riferimento, e l’analisi puntuale, che ha come obiettivo più preciso il prodotto stesso, il processo produttivo e le condizioni di impiego. Aspetti generali dell’analisi del rischio In una prima fase il sottoscrittore dovrebbe accertare se si tratta di un’assicurazione RC prodotti a copertura dei danni a persona e a cose o di una polizza per la copertura dei costi di ritiro del prodotto o di ambedue le cose. La documentazione del produttore dovrebbe identificare e valutare i rischi nonché indicare quali misure sono state adottate per eliminare o ridurre al minimo i rischi. Il sottoscrittore dovrebbe soprattutto prendere in considerazione le protesi, i processi di produzione con la più alta probabilità di sinistro, il massimo valore di danno e il rischio più elevato (ottenuto moltiplicando probabilità e valore di danno). In sede di sottoscrizione sono inoltre fattori determinanti per la valutazione le fonti dell’analisi del rischio, ossia il produttore stesso oppure un terzo, l’esperienza sinistri, il massimale messo a disposizione e un’eventuale soluzione riassicurativa. Aspetti puntuali dell’analisi del rischio Nell’analisi puntuale del rischio assumono particolare rilievo il prodotto stesso, il processo di produzione, il paziente e le istruzioni del chirurgo operatore. In questo contesto si dovrebbero porre le seguenti domande: −−Di quale tipo di protesi si tratta (rischio RC basso/ medio/alto)? −−Quali rischi intrinsechi al prodotto possono derivare dal materiale? La protesi si compone di ossa, pelle o altro materiale organico? O è fatta di metallo, materiali sintetici, ceramica o un mix di materiali diversi? −−La protesi viene impiantata in modo permanente o solo per un determinato periodo di tempo? −−Quali rischi sono legati ai clienti del produttore, ovvero ospedali e chirurghi? Un’errata descrizione del prodotto può causare ad esempio un utilizzo sbagliato o errori operatori. −−Quali complicanze possono subentrare nel paziente ad esempio a causa della sua costituzione fisica? −−Quali vizi del prodotto sono ipotizzabili? La protesi può spostarsi o rompersi all’interno del corpo? Si può verificare per un qualche motivo la mobilizzazione o la fuoriuscita di componenti della protesi? La protesi può essere soggetta a indurimento o rammollimento? −−È possibile tracciare l’iter del prodotto e dei processi di produzione in modo completo, ossia risalire fino al fornitore di materie prime o componenti oppure arrivare fino a ogni singolo paziente partendo dal produttore della protesi? In caso di ritiro si potrebbero così facilmente identificare i prodotti interessati e informare tempestivamente i pazienti. −−I processi di produzione rilevanti ai fini della sicurezza vengono adeguatamente analizzati e monitorati onde evitare vizi occulti e/o limitare i loro effetti? −−Con quali volumi vengono normalmente effettuati acquisto, produzione e fornitura? Quanti pezzi vengono prodotti alle medesime condizioni di produzione? Munich Re Topics Magazin 1/2014 35 RC PRODOTTI −−Una delle questioni centrali dovrebbe riguardare il fatto se, dopo eventuali interruzioni, siano state ripristinate e sottoposte a nuova validazione le condizioni di produzione originarie per continuare a garantire la produzione di protesi sicure e conformi alle condizioni di autorizzazione all’immissione in commercio. I NOSTRI ESPERTI: La Dr. Ulrike Kienzle è medico e lavora come consulente nella sezione Consulenza rischi casualty di Munich Re. [email protected] Un prodotto che è fonte potenziale di danni gravi Le protesi occupano una particolare posizione nella RC prodotti. Sono infatti potenziali generatori di danni gravi e devono quindi soddisfare requisiti di qualità particolarmente elevati. Oltre ai grandi produttori multinazionali, devono fare i conti con i rischi che abbiamo citato anche moltissime società piccole e medie che operano in questo settore. −−La costante ottimizzazione del prodotto, l’impiego di nuovi materiali e l’obiettivo di creare soluzioni quanto più possibile ad hoc per il paziente implicano un elevato rischio di sviluppo. −−Talvolta è difficile in caso di sinistro fare una distinzione tra RC prodotti e RC professionale del chirurgo operatore: il prodotto è realmente difettoso o è possibile che ci sia stata negligenza da parte dell’operatore? L’operatore è stato sufficientemente informato dal produttore della protesi? −−L’espianto di una protesi a seguito del ritiro dal mercato comporta per il paziente altre gravose degenze in ospedale ed è normalmente connesso a costi sensibilmente più elevati rispetto al tipico caso di richiamo e smontaggio di componenti difettosi ad esempio nell’industria automobilistica. Richieste di risarcimento elevate possono diventare un onere difficilmente calcolabile per il produttore. L’analisi del rischio di Munich Re I nostri esperti seguono con grande attenzione l’evoluzione dei rischi relativi alle protesi e attraverso i gestori clienti trasmettono ai clienti in tutto il mondo il loro bagaglio d’esperienza. In occasione di diversi eventi Munich Re fornisce dati sugli sviluppi più recenti e indicazioni preziose per una sottoscrizione commisurata al rischio, che in questi casi è assolutamente indispensabile. Il tema delle protesi continuerà a tenere occupato il comparto assicurativo perché anche in futuro si può prevedere il verificarsi di grandi sinistri. 36 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Il Dr. Wolfgang Lanzner è farmacista e lavora come consulente nella sezione Consulenza rischi casualty di Munich Re. [email protected] Alfred Sattler è ingegnere e lavora come consulente nella sezione Consulenza rischi casualty di Munich Re, dove si occupa di valutazione dei rischi RC. [email protected] LETTURE Dove nascono le grandi idee Zoran Andrić Le grandi idee dentro gli uffici sono rare, di certo molto più rare delle riunioni, e sono più che solitari colpi di genio o illuminazioni momentanee. Steven Johnson, giornalista scientifico americano, nella sua storia delle innovazioni mostra come la maggior parte delle invenzioni non nasca in silenziose stanzette, ma piuttosto attraverso l’interrelazione e le reti di condivisione. Secondo Johnson gli abitanti di una città sono più innovativi di quelli di un villaggio perché la varietà sociale genera un maggior numero di possibilità di collegamenti e di occasioni. In sette capitoli l’autore presenta altrettanti modelli consolidati per idee innovative. Un altro modello è la predisposizione a prendersi il tempo di seguire interrogativi simili in ambiti differenti. Le idee non nascono dal nulla, ma dall’insieme della loro raccolta. I pensieri vengono non di rado estratti e isolati in maniera eccessiva, ma solo il loro intersecarsi rende possibile l’innovazione. Spesso le grandi idee non nascono nell’ambito del mercato, dei traffici o della concorrenza, bensì in un contesto non commerciale in cui molte persone si sono scambiate informazioni. Sebbene non si tratti di un manuale, con il suo libro Steven Johnson fornisce indicazioni divertenti e intelligenti sugli ambienti in cui possono generarsi idee innovative. Steven Johnson. Dove nascono le grandi idee – Storia naturale dell’innovazione Traduzione dall’inglese americano di Elena Cantoni. Milano, RCS Libri (BUR Rizzoli), 2011. 322 p. Munich Re Topics Magazin 1/2014 37 ASSICURAZIONE VITA Proposta accettata Anche i proponenti che soffrono di malattie rare ricevono sempre più spesso questa buona notizia. La rete internazionale di esperti di Munich Re consente infatti ai clienti di tutto il mondo di accedere localmente al know-how medico globale e quindi di valutare per la prima volta il rischio di tali malattie, ampliandone l’assicurabilità. Alban Senn Sudafrica, autunno 2013: un 31enne presenta una proposta di assicurazione sulla vita. Il capitale assicurato prescelto per il caso morte ammonta a 2 ml ZAR, ovvero ca. 140.000 €. La polizza serve al proponente per garantire un mutuo per la costruzione di una casa per sé e la famiglia. In realtà si tratta di una situazione piuttosto comune: nella maggioranza dei casi gli assicurandi di questa età e con un reddito fisso ottengono rapidamente la copertura assicurativa desiderata anche se hanno problemi di salute, seppure in tal caso sia prevista la corresponsione di un sovrappremio in base al tipo e alla gravità dell’alterazione dello stato di salute. L’esempio qui descritto si è dimostrato tuttavia assai più complesso. Come si rende calcolabile l’incognito? «Proposta temporaneamente rinviata, è richiesta una valutazione medico-sanitaria individuale»: questo è il responso fornito da MIRA, il programma di valutazione dei rischi di Munich Re. Lo strumento online supporta i sottoscrittori del ramo vita fornendo proposte di tariffazione commisurate al rischio che si basano su evidenze mediche e statistiche. Dunque grazie a MIRA la maggior parte di tutte le proposte che contengono dati sullo stato di salute rilevanti agli effetti del rischio può essere finalizzata in poco tempo. Il caso del 31enne rappresenta tuttavia un’eccezione perché si tratta di una delle poche migliaia di persone al mondo che vivono con un cuore trapiantato. L’antefatto: il proponente soffre dalla nascita di una rara malformazione cardiaca irreparabile. La sua unica possibilità di sopravvivere è trovare un donatore per il trapianto. L’attesa si conclude nel 1995: la rischiosa operazione ha successo e da quasi 18 anni l’uomo vive un’esistenza relativamente normale. Affinché il suo corpo non rigetti il cuore trapiantato 38 Munich Re Topics Magazin 1/2014 Al giorno d’oggi molti organi umani possono essere trapiantati con successo. Anche l’assicurabilità è aumentata grazie alla cooperazione internazionale. 12mm Abstand Munich Re Topics Magazin 1/2014 39 ASSICURAZIONE VITA Fig. 1: Trapianti cardiaci registrati su scala mondiale dal 1982 al 2011 5.000 Nei primi anni si è osservato un rapido incremento del numero delle operazioni. Oggi vengono eseguiti ca. 4.000 trapianti cardiaci all’anno su scala globale. 4.500 4.000 3.500 3.000 Fonte: International Society for Heart and Lung Transplantation (ISHLT) 2.500 2.000 1.500 1.000 500 il 31enne deve tuttavia seguire per tutta la vita una terapia con farmaci immunosoppressori che inibiscono in gran parte la reazione del sistema immunitario, esponendo l’organismo a malattie di qualsiasi tipo. È questo il motivo per cui molti dei ca. 100.000 pazienti a cui fino a oggi è stato impiantato un cuore nuovo sono deceduti poco dopo l’intervento, soprattutto agli albori della medicina dei trapianti. Oggi le possibilità di sopravvivenza sono molto maggiori grazie al progresso medico e anche l’aspettativa di vita media dopo un intervento è in costante aumento. Valutare quest’ultimo parametro nel modo più preciso e fondato possibile rappresenta il presupposto per l’elaborazione di una proposta di assicurazione corretta e commisurata al rischio e allo stesso tempo è una sfida con molte incognite. Di fatto, diversamente dalle patologie sociali come l’ipertensione, le conoscenze e i dati comprovati sulle malattie rare, gravi o complesse sono davvero scarsi. Si prenda l’esempio dei trapianti di cuore: nel 1982, a 15 anni dal primo intervento, nel mondo non si contavano più di 200 operazioni di questo genere. In seguito il loro numero è cresciuto notevolmente e oggi si attesta a ca. 4.000 interventi l’anno, però rimane sempre molto basso rispetto ad altre operazioni o malattie, se considerato a livello globale (cfr. fig. 1). 40 Munich Re Topics Magazin 1/2014 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991 1990 1989 1988 1987 1986 1985 1984 1983 1982 0 Il consolidamento dei casi semplifica l’analisi del rischio A fronte di una casistica così limitata i sottoscrittori e i medici degli assicuratori vita locali si occupano raramente di proponenti con operazioni o quadri clinici di questo tipo. Eppure sono proprio questi i casi che richiedono un know-how specifico e l’accesso alle informazioni mediche più recenti. Forte di queste conoscenze, negli anni scorsi il team di Munich Re ha sviluppato delle tecniche di modellizzazione matematica che permettono di elaborare prognosi del rischio plausibili e scientificamente comprovate per casi individuali concreti, anche se i dati a disposizione sono scarsi. Se sommate, le malattie rare rappresentano un fenomeno di massa L’esempio del 31enne sudafricano dimostra l’importanza di questo bagaglio di informazioni ed esperienze anche per i diretti interessati. Come indicato da MIRA, il sottoscrittore dell’impresa assicuratrice ha inoltrato la proposta per la valutazione individuale ai consulenti medici di Munich Re, che hanno eseguito un’analisi dettagliata della mortalità sulla base dei dati medici più recenti. Il risultato: nonostante il trapianto di cuore l’assicuratore vita è stato in grado di offrire al cliente la polizza sulla base di un profilo di rischio personalizzato; la copertura ha una durata limitata a 15 anni e prevede il pagamento di un sovrappremio adeguato. Il cliente ha accettato l’offerta e la banca gli ha concesso il prestito di cui aveva bisogno. ASSICURAZIONE VITA Fig. 2: Un team globale di esperti – una banca dati Toronto/ Atlanta Cedenti Monaco di Baviera Tokyo Parigi Cedenti Pechino Piattaforma della conoscenza «The Gate» Londra Cedenti Madrid «The Gate» mette in contatto i sottoscrittori medici di Munich Re attivi in tutto il mondo rendendo possibile la valutazione commisurata al rischio di patologie rare e complesse. Fonte: Munich Re Singapore Mumbai Sydney Johannes burg Cedenti Cedenti In questo modo Munich Re contribuisce all’ampliamento dell’assicurabilità dei casi individuali e consente agli assicuratori diretti di creare nuovo business. Ma questo impegno ha delle implicazioni ancora più importanti a livello sociale e comunitario perché «le malattie rare sono rare, ma le persone che ne sono affette sono tante». Orphanet, l’associazione di pazienti con patologia rara leader in Europa, ha scelto questo slogan per fare chiarezza sulle dimensioni reali del problema. Alcuni dati per capire meglio il fenomeno: secondo la definizione dell’Unione Europea sono «rare» le malattie con meno di 5 casi su 10.000 abitanti. Le patologie rare finora note al mondo scientifico sono 6.000–7.000 e quasi ogni mese se ne aggiunge una nuova. Sommandole si ottiene un numero di malati assai elevato a livello globale. Secondo alcune stime, solo nell’Unione Europea il 6–8% della popolazione soffre di una malattia rara, ovvero tra i 27 e i 36 milioni di persone. Per molte di queste patologie non esistono attività di ricerca. Un po’ ovunque la politica ha riconosciuto la necessità di intervenire e promuove la creazione di una rete più radicata e il consolidamento del sapere medico sulle malattie rare in idonee strutture. piattaforma interna della conoscenza, chiamata The Gate (Get Access To Medical Expertise). Essa contiene una documentazione anonima e dettagliata di tutti i casi individuali esaminati, come quello del 31enne sudafricano, che include l’anamnesi personale, gli esiti delle visite mediche, la decisione presa e le evidenze mediche e statistiche consultate a tal fine. Il vantaggio: se un potenziale cliente con problemi di salute simili avanza una proposta di assicurazione in un altro punto del globo, gli esperti medici di Munich Re possono accedere al bagaglio di esperienze dell’intera comunità medica in maniera ancora più efficiente. The Gate promuove quindi lo scambio globale delle conoscenze e semplifica la valutazione medico-sanitaria individuale senza standardizzarla. Infatti per fornire un’analisi del rischio corretta e basata sull’evidenza scientifica, soprattutto per le malattie rare e complesse, è necessario tenere conto delle informazioni più aggiornate, del rischio individuale e delle condizioni quadro specifiche del mercato. The Gate: know-how globale al servizio della valutazione medico-sanitaria del rischio Condivisione e trasferimento del sapere: già da diversi anni Munich Re persegue questo obiettivo attraverso il suo centro di competenza, che vanta un team di esperti attivo a livello globale (cfr. fig. 2) e specializzato nella valutazione medico-sanitaria individuale delle malattie rare e complesse. Solo a Monaco di Baviera i consulenti medici evadono ogni anno ca. 4.000 domande di assicuratori diretti provenienti da tutto il mondo. Per ogni singola richiesta viene fornita una decisione conforme alla legge e corredata di motivazioni chiare, che si basa sulle conoscenze più aggiornate. Per ampliare sistematicamente questo know-how e migliorare costantemente l’efficienza della valutazione medico-sanitaria del rischio, il centro di competenza di Monaco di Baviera ha creato una IL NOSTRO ESPERTO: Il dottor Alban Senn è laureato in medicina e lavora come medico consulente presso il Centro di Competenza Valutazione medicosanitaria e consulenza sinistri. [email protected] Munich Re Topics Magazin 1/2014 41 INVESTIMENTI Alla ricerca delle rendite perdute I tassi d’interesse costantemente bassi mettono gli assicuratori di fronte a un compito difficile: individuare il corretto rapporto tra rendimenti sufficientemente alti e un’adeguata sicurezza degli investimenti. Cercasi rendimenti disperatamente! Gli attuali tassi d’interesse spesso non arrivano a compensare l’inflazione. 42 Munich Re Topics Magazin 1/2014 INVESTIMENTI Philipp Waldstein I bassi tassi d’interesse sottopongono gli investimenti delle compagnie di assicurazione a grandi sfide. Soprattutto nelle assicurazioni vita e malattia che devono garantire un tasso fisso minimo, i rendimenti dei titoli di stato sicuri non sono sufficientemente elevati. Alla ricerca di una migliore remunerazione, qualche investitore potrebbe ridurre i propri requisiti di sicurezza, ma non è facile trovare in tale contesto la giusta via di mezzo tra rendimenti abbastanza alti e sicurezza adeguata dell’investimento. Le linee guida che seguono dovrebbero offrire un orientamento agli investitori del mercato assicurativo. sempre una correlazione possibilmente perfetta tra il profilo del portafoglio e le obbligazioni di pagamento derivanti dal core business. Questo significa che gli investimenti dovrebbero essere selezionati in modo da interagire in sintonia con le passività. Al centro dell’attenzione vi sono normalmente i rischi d’interesse, di cambio e d’inflazione. Questa strategia di gestione integrata delle attività e passività è finalizzata ad esempio a minimizzare il rischio di non poter pagare gli interessi concordati nelle polizze in coincidenza con una lunga congiuntura di bassi tassi di rendimento. La sicurezza ormai raramente ripaga Conoscere i rischi Per l’industria assicurativa è prioritaria la sicurezza accanto alla redditività. Ma i titoli di stato tedeschi e quelli statunitensi hanno raggiunto nel frattempo anche sulle durate decennali rendimenti tali da non poter sostenere le esigenze delle assicurazioni di persone. Ambedue i Paesi non sono inoltre più in grado di offrire quella sicurezza sopra ogni dubbio che davano in passato. In Germania sussiste il rischio che nell’ambito dell’Unione Monetaria Europea si possa giungere prima o poi a una responsabilità solidale, mentre negli Stati Uniti non si è approdati fino a oggi a un consolidamento convincente del debito pubblico. Il mondo è stanco di dover sopportare il carosello tra «fiscal cliff» e «shutdown». Per gli investitori la crescita apparentemente senza limiti dell’indebitamento dello Stato è un’impresa rischiosa. A chi non basta però avere un rendimento (ancora relativamente) sicuro, non resta che un’unica strada: assumersi un rischio maggiore. Ciò si traduce principalmente in una questione di disponibilità ad accettare dei rischi di credito in senso lato. Quindi la domanda è: vale la pena correre un rischio maggiore per ottenere un rendimento più elevato? Certamente non vale la pena assumere rischi che non siano del tutto trasparenti, e ce ne sono tanti. Alla larga, dunque! Nel caso delle imprese assicuratrici va tenuto in considerazione che a questi rischi di credito aggiuntivi, diversamente dal rischio d’interesse o dal rischio di cambio, non corrisponde alcuna passività di bilancio. Investimenti e rischi devono quindi essere perspicui, analizzabili e catalogabili secondo il profilo di rischio, in modo tale da non mettere a repentaglio la capacità dell’assicuratore di sostenere il rischio in un’ottica di asset-liability management di lungo termine. Non appare quindi compatibile con tali obiettivi acquisire un investimento solo perché viene offerta in bella mostra una remunerazione sufficientemente attraente e corrispondente alle necessità. Si tratta piuttosto di verificare se la promessa di rendimento potrà essere mantenuta per l’intera durata dell’investimento e a quale volatilità sia esposto quell’investimento lungo tutto il suo orizzonte temporale. Concentrarsi sulla diversificazione L’impostazione tradizionale nella gestione degli investimenti si orienta a un portafoglio sicuro attraverso il quale si possano coprire ampiamente le obbligazioni di pagamento e al quale possano essere affiancati investimenti rischiosi a seconda della propensione al rischio e degli utili dell’investitore. Se non esistono più investimenti sicuri in senso assoluto, allora la migliore ancora di salvezza è un portafoglio ben diversificato. L’effetto equilibrante, e quindi di incremento della sicurezza, prodotto dalla diversificazione può essere incredibilmente alto, a condizione, naturalmente, che vengano sempre rispettate le regole della diversificazione, anche nel tempo. Gli investimenti di capitale devono essere accompagnati in modo stringente da un efficiente controllo del rischio. In caso di evoluzioni negative si devono prendere contromisure con rapidità e determinazione. Investimenti orientati alle passività L’evoluzione dei mercati di capitale degli ultimi anni dimostra che sul fronte degli investimenti le compagnie di assicurazione non si possono comportare come classici gestori di fondi. Gli investitori affidano a questi ultimi il loro patrimonio per ottenere un rendimento migliore rispetto a un benchmark predefinito. Le compagnie di assicurazione dovrebbero invece investire il loro patrimonio in modo che vi sia Questioni di liquidità Prima della crisi finanziaria esistevano molti titoli dei quali si dava per scontata la liquidità senza farne un’analisi approfondita. Già quando era esplosa la bolla delle dot-com all’inizio del nuovo millennio, era apparso chiaro come un’alta frequenza di negoziazione in fase di rialzo delle quotazioni corrisponda spesso solo a una liquidità apparente. La vera liquidità assume un’importanza ancora maggiore se si guarda alla capacità dell’investitore di reagire alle turbative esterne. Le decisioni politiche sono diventate più determinanti per le dinamiche dei mercati di capitale e le condizionano in modo talora quasi imprevedibile. Un’adeguata quota di investimenti a elevata liquidità è utile in quanto assicura flessibilità, ossia la capacità di ammortizzare o evitare i rischi sfruttando al contempo le opportunità. Munich Re Topics Magazin 1/2014 43 INVESTIMENTI Fig. 1: Andamento delle obbligazioni dal 2008 a oggi (valori nominali) 5,5% Malgrado il recente lieve rialzo, le previsioni dicono che i tassi d’interesse resteranno bassi ancora a lungo. 5,0% 4,5% Decennale statunitense Decennale tedesco 4,0% 3,5% Fonte: Thomson Datastream 3,0% 2,5% 2,0% 1,5% 1,0% 0,5% 0,0% 22.10.2008 22.10.2009 22.10.2010 22.10.2011 La grande importanza del risk management A livello dell’intero portafoglio è importante che vi sia una rigorosa gestione del rischio. Si tratta di individuare tempestivamente eventuali violazioni di limiti, ad esempio se è richiesto un tasso di rendimento minimo, in modo da poter adottare le misure correttive più adeguate. Se i mercati di capitale evolvono in direzione contraria alla propria posizione, si deve procedere a una correzione tanto tempestiva da garantire in ogni momento la capacità di agire. Bisogna inoltre verificare costantemente se, a fronte delle evoluzioni interne o di influssi esterni, gli investimenti in essere soddisfino ancora i rigorosi criteri di qualità di un investitore orientato alla sicurezza: sono passati i tempi in cui bastava seguire una semplice strategia di «buy and hold». Alla luce dei sempre più brevi termini di scadimento della qualità, la conoscenza, il monitoraggio e la verifica dei rischi dei diversi titoli in dossier sono indispensabili non solo prima, ma anche, e soprattutto, dopo l’acquisto. 22.10.2012 22.10.2013 Avere dei principi d’investimento ben definiti è determinante, indipendentemente dalle mode o dalle tendenze. Non è un compito facile investire il proprio patrimonio in sicurezza e conseguire una buona remunerazione sul lungo periodo. L’investitore deve essere consapevole del fatto che evitare un rischio può averne un altro come conseguenza. A volte si tratta di scegliere il minore tra due mali, una decisione per nulla semplice. Anche nell’attuale fase di mercato è evidente che il triangolo magico liquidità–rendimento–rischio/ solvibilità mantiene inalterata la sua valenza. Chi in tale contesto voglia ottenere un’evoluzione dei valori costante e positiva, deve monitorare le opportunità offerte dai mercati e rivolgersi ad asset manager professionisti, fedele al motto: conosci i tuoi rischi e cerca di massimizzare i ricavi attraverso obiettivi d’investimento chiaramente definiti. Fissare i propri obiettivi Negli investimenti di capitale sono sempre determinanti gli obiettivi dell’investitore, che devono essere formulati in modo chiaro e univoco. A dispetto del fatto di essere menzionati solo alla fine della presente trattazione, gli obiettivi d’investimento individuali costituiscono sempre il punto di partenza per tutte le riflessioni sugli investimenti di capitale. Coerentemente con tali obiettivi vengono sviluppate le strategie d’investimento e verificate le opportunità in base alla loro compatibilità. Chi ad esempio punta alla conservazione del capitale, deve amministrare con grande cautela il budget di rischio e deve limitare la propria esposizione. Se non si fissano gli obiettivi, si può facilmente commettere l’errore di correre dietro al mercato. Un comportamento passivo prociclico è spesso alla base di cattivi risultati negli investimenti. 44 Munich Re Topics Magazin 1/2014 IL NOSTRO ESPERTO: Philipp Waldstein è direttore di MEAG e responsabile del settore Gestione portafoglio titoli, liquidi e valute. [email protected] Cosa c’è di così emozionante nella riassicurazione? In TOPICS ONLINE troverete le risposte. La nostra rivista elettronica per il mondo dell’assicurazione getta uno sguardo dietro le quinte di Munich Re e mostra quali sono le passioni da cui ci facciamo coinvolgere. Vi presentiamo personalità interessanti, trattiamo temi d’attualità del panorama assicurativo e finanziario, illustriamo tendenze e proponiamo le soluzioni e i servizi più attuali. E voi partecipate attivamente: attraverso una funzione di commento è possibile infatti stimolare interessanti discussioni con noi, mentre sondaggi interattivi riflettono le vostre opinioni. www.munichre.com/en/topicsonline not if, but how Munich Re Topics Magazin 1/2014 45 RUBRICA L’economia attraverso la lente del rischio Le «tigri del Baltico» puntano all’euro Michael Menhart, capo economista di Munich Re [email protected] Dall’inizio della crisi del debito pubblico nel 2010 molti economisti erano convinti che l’eurozona non avrebbe potuto resistere a lungo con 16 Stati membri. I problemi di natura economica avrebbero spinto singoli Paesi, volontariamente o meno, a uscire dall’euro. Quello che pochissimi potevano immaginare è che la UEM si sarebbe addirittura ampliata proprio nel mezzo della crisi dell’euro. L’Estonia ne è entrata a far parte nel 2011, il 1° gennaio 2014 sarà la volta della Lettonia ad aderire alla valuta comunitaria e la Lituania seguirà a un anno di distanza. È questa una prova del fatto che l’eurozona ha superato il parossismo della crisi? Oppure si stanno ripetendo in qualche modo proprio oggi gli errori del passato? Perché i due Stati baltici, che poco tempo fa si trovavano a loro volta in una profonda recessione, vogliono aderire a un’unione monetaria zoppicante? E perché proprio ora gli Stati dell’eurozona hanno approvato l’allargamento alla Lettonia, un Paese che nel 2008 dovette combattere una bolla speculativa immobiliare, un forte disavanzo delle partite correnti e un alto incremento dei prezzi, problemi che costrinsero il governo a ricorrere a un pacchetto di aiuti dell’UE, dell’FMI e di altri finanziatori? In realtà ci sono dei buoni motivi. Dall’introduzione dell’euro la Lettonia si aspetta effetti positivi simili a quelli che ha già sperimentato l’Estonia: spera in tassi di interesse più bassi e in un migliore rating 46 Munich Re Topics Magazin 1/2014 nonché in un afflusso più vigoroso di investimenti dall’estero e un’ulteriore spinta alla crescita. Ma l’adesione all’UEM ha anche un rilievo dal punto di vista della politica di sicurezza per entrambe le parti. Data la posizione geopolitica marginale del Baltico l’euro rappresenta infatti per la Lettonia «maggiore integrazione nell’Europa e conseguentemente un minor isolamento», come si è espresso il ministro della difesa lettone. Viceversa anche l’eurozona può approfittare di un più stretto legame del Baltico con la «famiglia europea». I lettoni guardano tuttavia all’introduzione della nuova valuta con un certo scetticismo: meno del 40% della popolazione è favorevole all’euro; le conseguenze negative delle riforme che si sono rese necessarie per rispettare i criteri di Maastricht si fanno ancora sentire. Dal punto di vista dell’UEM vi sono argomenti pro e contro l’ampliamento. Contro depone il fatto che lo sviluppo economico della Lettonia è ancora relativamente distante da quello degli altri Paesi di Eurolandia. Il reddito pro capite lettone ammonta a ca. 10.000 euro, ossia a pressappoco un terzo della media dell’area euro. Ciò significa che la Lettonia è a rischio inflazione a causa degli adeguamenti economici. Anche l’alta incidenza del commercio estero rende il Paese soggetto alle variazioni dei prezzi sui mercati internazionali. Per quanto possa vantare prezzi stabili dal 2012, le oscillazioni negli anni precedenti sono state considerevoli. Un ulteriore svantaggio: analogamente alla situazione di Cipro, una buona metà dei depositi bancari in Lettonia proviene da clienti esteri, soprattutto russi. La volatilità di tali depositi può far aumentare fortemente sul breve termine l’indebitamento estero. D’altro canto il Paese rispetta i criteri di convergenza: l’inflazione si attesta intorno al 2%, il debito pubblico si aggira sul 40% e il deficit di bilancio segna l’1,3%. Come la Lituania, la Lettonia ha superato con successo la propria crisi economica negli ultimi cinque anni attraverso riforme strutturali e duri provvedimenti di consolidamento. Con grande celerità ed efficacia ha introdotto un nuovo sistema fiscale per ottimizzare le entrate, intrapreso sforzi per risparmiare sulla spesa pubblica e avviato riforme sul mercato del lavoro che da un lato hanno di fatto prodotto l’abbassamento dei salari, ma dall’altro hanno condotto a una più elevata produttività e competitività attraverso l’apertura e la flessibilizzazione. La Lettonia è riuscita a realizzare un processo di risanamento veloce e radicale senza svalutare la propria moneta, dal momento che il lat è agganciato all’euro già dal 2004. In questo modo – e questo è senz’altro l’argomento decisivo a favore dell’adesione all’eurozona – la Lettonia rappresenta un modello per aver superato con successo la crisi e va a rafforzare verosimilmente il gruppo dei Paesi orientati al consolidamento. Benvenute «tigri del Baltico»! © 2014 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107 80802 München Germania Telefono: +49 89 38 91-0 Fax: +49 89 39 90 56 www.munichre.com Responsabili per il contenuto Comunicazione del Gruppo Redazione Beate Brix Comunicazione del Gruppo (indirizzo come sopra) Telefono: +49 89 38 91-38 36 Fax: +49 89 38 91-7 38 36 [email protected] Chiusura della redazione 4. 12. 2013 Illustrazioni Copertina, p. 3 a destra, 24: Getty Images p. 1: Robert Brembeck p. 2: picture alliance/dpa p. 3 a sinistra: Getty Images/Caiaimage p. 5: Munich Re p. 6: plainpicture/Maskot p. 8 in alt., 12/13: Getty Images/Flickr RF p. 8 in bs., 11, 29, 36, 41: Foto Meinen p. 10, 42: plainpicture/Cultura p. 15: picture alliance/Bildagentur-o p. 16: Guy Carpenter p. 19 in alt.: Stringer/Italy/Reuters/Corbis p. 19 in bs.: Munich Re, Milano p. 21: Floris Leeuwenberg/Corbis p. 22 in alt.: Comune di Noto p. 22 in bs.: Karl Ruppert p. 26: Getty Images/Vetta p. 30: picture alliance/landov p. 38/39: Image Source/Corbis p. 44: MEAG p. 45: Shutterstock p. 46: Kevin Sprouls Prodotto con impatto neutro sulle emissioni di CO2 e stampato su carta certificata FSC. >> Leggere Topics Magazin ovunque vi troviate: registratevi sul nostro sito alla newsletter gratuita e riceverete la nostra rivista Topics Magazin (in inglese o tedesco) in formato elettronico nel giorno della pubblicazione. www.munichre.com/en/topics Ci trovate anche su: twitter.com/munichre facebook.com/munichre plus.google.com/115897201513788995727 youtube.com/user/munichrevideo linkedin.com/company/munich-re xing.com/companies/munichre © 2014 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107, 80802 München, Germania Numero d’ordinazione 302-08136 NOT IF, BUT HOW