TOPICS Magazin Numero 1/2014

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TOPICS Magazin Numero 1/2014
TOPICS
MAGAZIN
La rivista per gli assicuratori
Fatti, mercati, posizioni
Numero 1/2014
Costosa inattività
Le catastrofi naturali possono avere ripercussioni
sulla produzione a livello mondiale, ma le catene di
fornitura stanno diventando sempre più robuste.
PAGINA 26
RC prodotti
Focus sulle protesi
Mercati
L’Italia si riavvia sul
sentiero della crescita
Assicurazione auto
Il risanamento del
portafoglio incrementa
la redditività
PREFAZIONE
Cari lettori,
in Giappone la terra trema e in Europa si fermano le fabbriche. Quali
oneri finanziari possano derivare da un simile evento molte imprese
dell’industria automobilistica ed elettronica lo hanno sperimentato
direttamente nel 2011. E da allora non poche hanno analizzato le
proprie catene di fornitura per individuarne i punti deboli ed elaborato
piani di emergenza. La valutazione della gestione del rischio dell’impresa assicurata rappresenta anche nella sottoscrizione il momento
cruciale per conciliare perfettamente la copertura CBI con il rischio
residuo. Troverete maggiori informazioni su questo argomento a
partire dalla pagina 26.
L’Italia fa parte degli Stati europei che hanno maggiormente patito le
conseguenze della crisi finanziaria globale. Lentamente si cominciano
a intravedere segnali di ripresa e le previsioni dicono che nel 2014 il
PIL tornerà finalmente a essere positivo. Se l’economia riprende a
crescere, anche i privati e le imprese dovranno cominciare a chiudere
il gap assicurativo.
Ma questo non è l’unico fronte sui cui è necessario intervenire: in Italia
si verificano frequentemente terremoti che mettono in pericolo anche
i numerosi tesori architettonici del Paese, e poiché spesso mancano i
fondi pubblici sufficienti per gli interventi di ripristino, servono nuove
soluzioni, ad esempio una partnership pubblico-privato. Munich Re sta
già lavorando a questa opzione insieme all’ANIA e ad altre imprese del
settore. Per saperne di più vi invitiamo a leggere lo speciale mercato
dalla pagina 12.
Monaco di Baviera, gennaio 2014
Torsten Jeworrek
Membro del consiglio di gestione di Munich Re
e presidente del comitato per la riassicurazione
NOT IF, BUT HOW
Munich Re Topics Magazin 1/2014
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Stabilimenti sommersi dall’acqua
Durante le inondazioni in Thailandia del 2011 è stata allagata anche questa fabbrica nella provincia di Ayyuthaya.
In quell’occasione molti stabilimenti in tutto il mondo
dovettero sospendere la produzione a causa di questa
catastrofe naturale. Nel frattempo imprese e assicuratori
hanno fatto molto per ridurre il rischio di interruzione di
attività a causa di un evento che abbia colpito i beni di
fornitori e clienti.
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Indice
Il modello di auto riveste un ruolo centrale
nella tariffazione dell’assicurazione auto.
Ma sono il profilo del conducente e il suo
comportamento al volante a decidere la
redditività di un portafoglio.
ASSICURAZIONE AUTO
Il conducente: un rischio che non va perso di vista
I criteri di tariffazione sono decisivi
per un underwriting remunerativo.
Dimmi che macchina hai e ti dirò chi sei
Stefan Schulz parla delle attuali tendenze
sul mercato auto.
6
6
Segnali di schiarita. Nel 2014 l’economia
italiana tornerà a crescere. Allora anche i
privati e le imprese dovranno chiudere la
propria lacuna assicurativa.
12
CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION
Maggiore trasparenza su tutti i fronti
Le imprese hanno imparato molto, al pari delle
compagnie di assicurazione e riassicurazione.
26
10
RC PRODOTTI
Focus sulle protesi
L’obiettivo è ripristinare la qualità della vita.
Il rischio: sinistri in serie per miliardi
12
ASSICURAZIONE VITA
Proposta accettata
La cooperazione internazionale rende più facile
assicurare le malattie rare.
Dobbiamo trovare con urgenza soluzioni ai rischi terremoto
Massimo Reina di Guy Carpenter parla del
mercato assicurativo italiano.
16
INVESTIMENTI
Alla ricerca delle rendite perdute
Come trovare il giusto equilibrio tra rischio
e rendimento.
Piccole e medie imprese
Di successo, ma sottoassicurate
20
Patrimonio artistico in un territorio sismico
In pericolo l’eredità storica
22
Prefazione1
Notizie aziendali
4
Recensioni37
Rubrica46
Colophon
Italia
C’è luce all’orizzonte
L’Italia si riavvia sul sentiero della crescita.
E il gap da colmare sul fronte della previdenza
privata è grande.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
30
38
42
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NOTIZIE AZIENDALI
social media
NATHAN RISK SUITE
SEMINARI PER I CLIENTI
Vi aspettiamo in rete!
Nuove zone globali a rischio
di inondazione
Knowledge in dialogue
Già da diverso tempo è possibile
commentare gli articoli di Topics
Online sul nostro sito Web, ora avete
a disposizione anche diversi social
media per entrare in contatto con
Munich Re: vi aspettiamo su Twitter,
Facebook, Google+, YouTube,
LinkedIn e Xing.
Lavoriamo allo sviluppo costante di
NATHAN Risk Suite affinché possa
essere uno strumento ancora più prezioso per il vostro lavoro. Da fine
2013 il tool offre un report per l’analisi dei valori assicurati. A breve sarà
disponibile una funzione finora unica
sul mercato, che includerà inizialmente gli Stati Uniti, il Canada,
l’America centrale e i Caraibi: la
zonazione del rischio inondazione
basata su un modello digitale del terreno con una risoluzione di 30 m;
finora un’accuratezza di 90 m era il
dato di riferimento per le osservazioni globali dei rischi naturali. Si
tratta di aree modellizzate idraulicamente con un tempo di ritorno compreso tra 100 e 500 anni. A poco a
poco saranno disponibili carte ad
alta risoluzione anche per altre
regioni del mondo.
Anche nel 2014 Munich Re offre un
accattivante programma di seminari
e workshop disegnati su misura per
le esigenze della clientela internazionale. Si può scegliere tra quasi 50
eventi di formazione e aggiornamento su temi assicurativi e riassicurativi nei rami vita e danni, ma anche
nel campo della gestione dei rischi
d’impresa delle compagnie assicuratrici.
Seguiteci e vi terremo aggiornati
sugli argomenti chiave del mondo
assicurativo: articoli interessanti,
video informativi o tweet in tempo
reale di eventi aziendali o appuntamenti del settore.
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115897201513788995727
Seminari e workshop si tengono a
Monaco di Baviera e in diverse altre
sedi della nostra organizzazione
internazionale. Con il programma
formativo intendiamo offrire ai nostri
clienti un forum per condividere il
sapere e fare rete.
>> Se desiderate partecipare a un seminario
contattate il vostro gestore clienti.
Notizie in breve
Negli ultimi tempi l’Europa ha assistito a numerosi ­scandali
nel settore alimentare. E mentre noi gettiamo via il cibo senza
troppe preoccupazioni, in molti Paesi del mondo ci sono persone che soffrono la fame. Eppure secondo gli esperti questa piaga non è una questione di quantità prodotte, bensì di
distribuzione. Nei forum di ­dialogo della Fondazione
Munich Re in programma per il 2014, personalità illustri del
mondo scientifico, politico ed economico vi danno appuntamento in cinque serate per parlare del tema «morire di fame
circondati dall’abbondanza?». Maggiori informazioni alla
pagina: www.munichre-foundation.com/dialogforen2014
In autunno la rivista specializzata Reactions ha premiato
Munich Re come migliore riassicuratore nella categoria
«International (Non-US) Casualty/Liability», mentre il cat
bond di Munich Re per il rischio terremoto in Turchia è
stato eletto «best ILS deal» del 2013.
4
Munich Re Topics Magazin 1/2014
Finalmente è stata pubblicata una nuova opera di riferimento in lingua tedesca dedicata al tema del diritto riassicurativo. Questo argomento complesso viene trattato
in un unico volume che contiene articoli inerenti a tutte le
questioni giuridiche della riassicurazione. Nel volume
trovano ovviamente spazio anche gli aspetti internazionali. Il libro è stato pubblicato nel novembre 2013 dall’editore C. H. Beck di Monaco di Baviera a cura di Dieter W.
Lüer e Andreas Schwepcke (ISBN 978-3-406-62975-4).
Eberhard Witthoff e Tobias Büttner di Munich Re hanno
collaborato alla stesura dell’opera.
>> P
er approfondire leggete l’intervista
con Eberhard W
­ itthoff in Topics Online:
www.munichre.com/topics-online
NOTIZIE AZIENDALI
Quarant’anni di ricerca sui georischi
Una conoscenza solida dei rischi naturali
è il presupposto di numerose decisioni assuntive
Quando Munich Re costituì l’unità
Rischi naturali nel 1974, Gerhard
Berz, il predecessore di Peter Höppe,
fu il primo geoscienziato in Europa a
lavorare per un’assicurazione.
Topics: Signor Höppe, allora esisteva
un motivo specifico per dare vita alla
nuova unità Rischi naturali, diventata
poi Ricerca georischi?
Peter Höppe: Non c’era una ragione
concreta ma già all’inizio degli anni
Settanta il consiglio di gestione
­iniziò a stupirsi del fatto che le
­catastrofi naturali eccezionali erano
sempre più frequenti e voleva capire
meglio questi fenomeni. Nel 1974
venne quindi assunto il meteorologo
Gerhard Berz, quattro anni più tardi
il geofisico Anselm Smolka.
Peter Höppe dirige da 10 anni il reparto
Ricerca georischi/Centro climatologico
aziendale di Munich Re, che nel 2014 celebra un importante anniversario: 40 anni di
analisi e ricerca nel campo dei georischi.
Che cosa è cambiato da allora?
Ma i temi chiave sono cambiati?
All’inizio erano in due in azienda a
occuparsi di rischi naturali, mentre
oggi sono ca. 35 dipendenti. Si tratta
di meteorologi, geofisici, geologi e
idrologi. E da diverso tempo anche i
geoinformatici rivestono un ruolo
sempre più decisivo poiché hanno
sviluppato dei tool, p. es. Nathan, che
consentono agli underwriter e ai
clienti di Munich Re di effettuare
un’analisi completa dei propri portafogli dal punto di vista dei rischi
naturali.
La novità è che i rischi legati al tempo
atmosferico stanno cambiando sempre più fortemente. In questo settore
ci prefiggiamo di individuare il prima
possibile le tendenze e comprendere
se i processi che stiamo osservando
siano riconducibili a cicli naturali o al
mutamento del clima. A tal fine concentriamo i nostri sforzi sulla ricerca,
ma collaboriamo assiduamente anche
con scienziati esterni e istituti internazionali per non perdere la nostra posizione di leader.
Significa che il compito principale è
rimasto lo stesso?
Il nostro know-how è richiesto anche
all’esterno dell’azienda?
Sì. Il nostro obiettivo è quello di stimare nel modo migliore possibile i
valori della pericolosità derivante
dagli eventi naturali nelle singole
regioni e di analizzare i livelli di vulnerabilità. Queste informazioni confluiscono insieme ai dati sull’esposizione in modelli di rischio che
vengono utilizzati dai sottoscrittori
come punto di partenza per la stima
del danno atteso. Per questa ragione
la modellizzazione dei rischi naturali
ha un influsso notevole sul nostro
business.
Senz’altro. Ad esempio nel Gruppo
intergovernativo sul mutamento climatico siamo esperti ricercati e
apprezzati. Gerhard Berz ha collaborato alla stesura del terzo e del
quarto rapporto di valutazione, meritandosi così insieme all’IPCC e ad
Al Gore il premio Nobel per la pace
nel 2007. Il documento che testimonia l’assegnazione dell’onorificenza
è esposto nei nostri uffici. Il nostro
collega Eberhard Faust è impegnato
come autore principale nella redazione del rapporto corrente.
Quali sono i risultati più recenti della
vostra attività?
Poco tempo fa abbiamo pubblicato nel
Journal della American Meteorological
Society un articolo innovativo sugli
eventi convettivi temporaleschi negli
Stati Uniti. Inoltre, in Severe Weather
in Eastern Asia, una nostra pubblicazione uscita nel novembre 2013,
abbiamo dimostrato per la prima volta
l’influenza di un ciclo climatico naturale
sui danni causati dai tifoni. Da tanto si
deduce p. es. che nei prossimi anni
dovremo fare i conti con un aumento
dei danni; forse la stagione dei tifoni
2013 con Haiyan era solo l’inizio.
Munich Re continuerà quindi a
­svolgere il ruolo di Cassandra?
Sì, vogliamo creare una maggiore
­consapevolezza dei pericoli legati al
mutamento climatico, ma allo stesso
tempo i nostri sforzi sono sempre più
finalizzati a individuare soluzioni per
la tutela del clima e le misure di adattamento, p. es. con il progetto per la
produzione di energia elettrica nel
deserto Dii o la Munich Climate Insurance Initiative (MCII).
>> www.munichre.com/touch/naturgefahren
>> www.climate-insurance.org
Munich Re Topics Magazin 1/2014
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ASSICURAZIONE AUTO
Il conducente: un rischio
che non va perso di vista
Una gestione corretta del portafoglio è un presupposto
fondamentale per una sottoscrizione remunerativa.
A tal fine vanno individuati i criteri di tariffazione più idonei. Osservare gli altri mercati può risultare molto utile.
José Antonio Sobrino Reineke
La redditività di un portafoglio auto dipende notevolmente dal profilo dei clienti e dal loro comportamento
al volante. L’età dell’assicurato e il tipo di veicolo sono
stati per molto tempo i criteri decisivi in questo ramo,
ma con la crescente liberalizzazione del mercato si
presta sempre più attenzione alla figura del conducente. In passato l’interesse si concentrava sugli
uomini classificati come «giovani automobilisti con
poca esperienza al volante», poiché di norma la maggior parte dei danni e dei costi ricadono su questo
gruppo, che rimane coinvolto in incidenti stradali
dalle tre alle cinque volte in più rispetto a quello degli
adulti più maturi. Ma con l’entrata in vigore della
legge sulla parità di trattamento questo fattore di
rischio non è più accettabile. Dal dicembre 2012 le
assicurazioni non possono più offrire tariffe diverse in
base al sesso dell’assicurante, di conseguenza l’attenzione va rivolta ad altri aspetti.
I clienti a cui si chiede di valutare il proprio stile di
guida forniscono immancabilmente una risposta del
tipo: «Guido da x anni senza essere mai stato coinvolto in un incidente, il mio comportamento al volante
è migliore della media.» Ma la verità è che persino gli
automobilisti più capaci a volte si distraggono. Si
pone quindi la questione di come quantificare il comportamento generale al volante quando solo di rado si
verifica effettivamente un incidente. Gli assicuratori
possono già fare molto per la gestione dei propri portafogli se affrontano la sottoscrizione con rigorosità
e si pongono le domande corrette, p. es.: «Quale livello
di rischio siamo disposti ad assicurare?» e «Come
possiamo ridurre al minimo il numero di conducenti
a rischio nel nostro portafoglio?» Una soluzione
potrebbe consistere anche nel chiedere chi sono i
conducenti del veicolo e quanta esperienza hanno al
volante.
Identificare le polizze a rischio elevato è il primo semplice passo della gestione del portafoglio; in una certa
misura rientra già nella normale prassi per la maggior
parte delle compagnie. Un’altra possibilità consiste
nel ricorrere a lezioni mirate o a strumenti di controllo
all’interno del veicolo per modificare lo stile di guida.
Tuttavia l’effetto di misure di questo tipo è totalmente
sproporzionato all’impiego di tempo e risorse che
esse implicano.
Sono ipotizzabili vari criteri di tariffazione
Di recente uno studio spagnolo ha constatato che la
classe di rischio dei giovani automobilisti presenta
una differenza significativa al suo interno: da un lato
ci sono i neopatentati che scelgono un veicolo piccolo
ma in compenso nuovo e dall’altro quelli che preferiscono acquistare una vettura usata con un motore
più potente o un modello meno comune, come un
roadster. Secondo lo studio sono i membri del
Chi siede al volante? Per la sottoscrizione nel
ramo auto è una domanda cruciale.
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ASSICURAZIONE AUTO
Anche l’atteggiamento dell’assicurante in qualità di
consumatore è un indizio utile. Secondo alcuni studi
coloro che scelgono il pagamento a rate rappresentano un rischio più elevato rispetto ai clienti che
saldano subito l’intero importo. A quanto pare anche
i clienti per cui l’assicurazione deve essere in prima
linea economica costituiscono un rischio superiore
alla media. I clienti più consci delle proprie responsabilità e spesso proprietari di veicoli più costosi cercano invece un assicuratore affidabile in grado di
offrire un buon servizio a un prezzo sostenibile.
I clienti e il portafoglio vanno analizzati in maniera
accurata
L’analisi del rischio tiene in considerazione anche
il tipo di automobile e il motore in dotazione.
secondo gruppo, ovvero quelli che optano per più CV,
a rappresentare i rischi più elevati. Per questa ragione
alcune compagnie richiedono il pagamento di un
sovrappremio per i veicoli usati (p. es. automobili di
età superiore ai sei anni che vengono acquistate
usate) o per i principianti.
All’aumento della complessità delle tariffe corrispondono maggiori difficoltà nel risanamento del portafoglio. Gli assicuratori affrontano il problema con diversi
approcci risolutivi: alcuni valutano i risultati, mentre
altri effettuano analisi dettagliate per conoscere
meglio le peculiarità dell’automobilista; ciò significa
anche verificare il numero delle violazioni del codice
della strada. In alcuni mercati, p. es. negli Stati Uniti
e in Germania, è in vigore un sistema a punti che registra il numero e il tipo di infrazioni del titolare della
patente di guida e che si è dimostrato un indice molto
sintomatico del comportamento della persona al
volante e della probabilità che in futuro rimanga coinvolta in un incidente.
Riflettere sui tempi legati all’analisi dei clienti e del
portafoglio è altrettanto importante. Se un’assicurazione non fa nessuna domanda, corre il rischio di attirare tutti i conducenti ad alto rischio che i concorrenti
non vogliono più assicurare. Altre compagnie seguono
una strategia molto semplice che consiste nel non
prolungare le polizza in caso di sinistro, ma misure
gestionali di questo tipo adottate a posteriori non
possono sostituirsi in nessun caso a una pratica
assuntiva in piena regola. Le assicurazioni capaci di
adattare tariffe e prodotti differenziandoli in base al
profilo dei clienti gestiscono la stipulazione dei contratti in maniera più efficace e sono meno esposti alla
concorrenza delle compagnie che offrono prodotti
a basso costo. Ma si tratta di un processo complesso
che richiede un partner esperto. Grazie alla sua presenza globale Munich Re può attingere a varie esperienze in diversi mercati e sviluppare così strategie
innovative e personalizzate per massimizzare la
profittabilità del portafoglio dei propri clienti.
Vi aspettiamo per parlarne insieme.
In altri mercati non esiste una fonte attendibile in grado
di fornire informazioni sulle precedenti violazioni del
codice della strada da parte dell’automobilista, per cui
può essere utile consultare le statistiche compilate dalla
polizia per determinati quartieri cittadini.
Un ulteriore aspetto collegato al comportamento al
volante è l’affidabilità finanziaria: le fatture vengono
saldate entro i termini previsti? La persona dispone di
un reddito regolare? Apprezza la protezione finanziaria
offerta da un’assicurazione? In una certa misura ciò può
essere appurato mediante i credit scores, la cui verifica è ormai una procedura standard nell’assicurazione dei rischi personali negli Stati Uniti e nell’Unione
Europea.
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
IL NOSTRO ESPERTO:
José Antonio Sobrino Reineke è consulente senior nell’unità di business
Consulenza auto.
[email protected]
ASSICURAZIONE AUTO
>> N
ella nostra nuova pubblicazione Getting ready for pole
position troverete altri argomenti relativi al mercato
dell’auto. Per ottenere una
copia rivolgetevi al vostro
gestore clienti.
Panoramica dei fattori di rischio
Rischio conducente
Rischio autoveicolo
Fattori regionali
−−Età del conducente
−−Classe bonus-malus
−−Professione
−−Garage, chilometraggio
−−Danni precedenti
−−Altri fattori
−−Motorizzazione/cilindrata
−−Età del veicolo
−−Tipo di carburante
−−Tipo di veicolo
−−Classe di rischio del modello
−−Accessori, p. es. impianto
d’allarme, ABS
−−Altri fattori
−−Stato
−−Regione
−−Città
−−CAP
−−Altri fattori
Garanzia
Assicurazione in base all’utilizzo
dell’autoveicolo
Altro
−−Somma assicurata
−−Franchigia
−−Selezione prodotto
−−Coperture aggiuntive: p. es. per
gli accessori, detrazioni nuovo
per vecchio, polizza gap, prestazioni di assistenza
−−Altri fattori
−−Numero di viaggi
−−Tipi di strade utilizzate
−−Durata dell’utilizzo
−−Velocità relativa
−−Altri fattori
−−Canale di vendita
−−Ufficio regionale
−−Utilizzo del veicolo
−−Struttura provvigionale
Nella tariffazione dell’assicurazione auto si
impiegano i criteri più disparati. In molti
mercati, soprattutto quelli meno sviluppati,
le tariffe si orientano soprattutto al rischio
autoveicolo, tuttavia a essere decisivo è il
rischio conducente.
Fonte: Munich Re/Consulenza auto
Munich Re Topics Magazin 1/2014
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ASSICURAZIONE AUTO
Dimmi che macchina hai
e ti dirò chi sei
Stefan Schulz, responsabile dell’unità di business
­Consulenza auto, parla degli ultimi sviluppi del mercato
dell’auto e delle opzioni di consulenza offerte da Munich Re.
Topics: Signor Schulz, quali tendenze si osservano al momento sul
mercato dell’auto?
Stefan Schulz: Già da tempo la situazione si è fatta difficile per le singole
compagnie. Oggigiorno in molti mercati sviluppati il volume premi si trova
più o meno allo stesso livello di 20
anni fa, sebbene il numero di veicoli
in circolazione sia aumentato sostanzialmente. Ad esempio dei quasi 100
assicuratori attivi sul mercato tedesco solo pochi riescono a realizzare
un profitto, mentre gli altri conseguono una combined ration superiore
al 100%. In Gran Bretagna le differenze tra le compagnie redditizie
e non sono addirittura ancora più
marcate.
Le numerose fusioni degli anni scorsi
non hanno migliorato la situazione?
Che cosa fanno di diverso le compagnie che riescono a generare degli utili?
Già da diversi anni il numero degli
attori presenti sul mercato va riducendosi sempre di più, eppure solo
pochi di loro hanno tratto un reale
vantaggio dall’ondata di fusioni. Ad
esempio, nel corso degli anni una
compagnia norvegese aveva assorbito
ca. 18 concorrenti conquistando una
quota di mercato superiore al 50%,
tuttavia a 10 anni di distanza tale percentuale era scesa sotto al 20%. E con
il progressivo processo di digitalizzazione questa tendenza non si arresterà di certo: secondo alcune stime
indipendenti nei prossimi 10–15 anni
scompariranno dal mercato mondiale
dal 50 al 70% degli assicuratori auto.
Gli assicuratori redditizi sono estremamente selettivi e gestiscono il proprio portafoglio in maniera assai più
efficiente. Eseguono verifiche regolari
e, se necessario, adattano rapidamente le proprie condizioni; alcuni
sono in grado persino di modificare le
tariffe giornalmente. Ovviamente ciò
richiede in primo luogo un’infrastruttura informatica affidabile e flessibile.
Troppe aziende non investono affatto
in questo settore oppure in seguito a
una fusione utilizzano parallelamente
più sistemi IT che non sono in grado
di comunicare tra loro o che lo fanno
solo con un grande dispendio di
risorse. In questo modo vanno perse
molte informazioni che consentirebbero di analizzare il business in
maniera più minuziosa.
Riscontra questo fenomeno anche
quando lavora come consulente?
Sì, sfortunatamente la qualità dei dati
è spesso insufficiente per eseguire
un’analisi dettagliata: non è raro che
sia impossibile assegnare i dati sul
portafoglio ai rispettivi dati dei sinistri perché manca una numerazione
clienti univoca. Così può succedere
che un cliente assicurato già da 10
anni presso una compagnia acquisti
una nuova automobile e venga classificato come nuovo cliente con un
nuovo numero di polizza. In questo
modo le informazioni sull’assicurato
vanno perdute e non è più possibile
analizzarne la storia assicurativa. Ciò
va a scapito della base di dati che
viene diluita.
Già dalla motorizzazione o dal colore di
un’auto si può dedurre molto sul suo
­proprietario.
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
ASSICURAZIONE AUTO
Stefan Schulz è alla guida dell’unità di
business Consulenza auto dal 2008.
In che modo l’unità di business
Consulenza auto supporta concretamente i suoi clienti?
Siete in grado di quantificare anche il
successo di una consulenza di questo
tipo?
Di norma la consulenza inizia con un
«quick check» della durata di tre
giorni presso il cliente. Due o tre
­collaboratori della nostra unità sono
presenti in loco e parlano con tutti i
reparti per farsi un’idea dei processi
e individuare i punti deboli della
struttura. In aggiunta ci vengono
­forniti tutti i dati di portafoglio e dei
sinistri, che analizziamo in ca. sei
­settimane. Nella fase conclusiva
­presentiamo i nostri risultati e discutiamo insieme al cliente i possibili
approcci risolutivi. La procedura può
terminare qui ma abbiamo anche
delle compagnie che si appoggiano
alla nostra unità per diversi anni.
Sì, il risultato di alcuni dei nostri
clienti è migliorato fino al 25% in due
anni grazie a nuovi criteri di tariffazione e al miglioramento della selezione dei rischi.
Dove si può intervenire per migliorare
la profittabilità?
A prescindere dalla qualità dei dati di
cui abbiamo già parlato, a volte constatiamo che alcuni clienti non hanno
un quadro della clientela target
oppure dispongono di tariffe e canali
di vendita inadeguati ai clienti finali
che desiderano raggiungere. In questo caso formuliamo delle proposte
su come modificare il ventaglio di
prodotti, con tariffe conformi ai
gruppi target e la relativa offerta di
servizi richiesti. Ai fini del risanamento spesso è necessario affinare
nettamente la selezione dei rischi,
un’operazione che a volte può influire
anche sulla nuova produzione.
A proposito di criteri di tariffazione:
da poco più di un anno gli assicuratori
europei non possono più utilizzare il
sesso come criterio. È stato difficile
affrontare questo cambiamento?
In Germania no, perché molte compagnie non si servivano più di questo
criterio già prima dell’entrata in
vigore della normativa, ma in Gran
Bretagna l’argomento è stato fonte di
grandi polemiche. Oltremanica le differenze tra le tariffe erano di fatto
molto più marcate e di conseguenza
anche gli effetti della nuova legislazione. E se a livello europeo molti
assicuratori hanno colto l’occasione
per aumentare i premi di tutti gli assicurati, in altri Paesi la concorrenza si
è ulteriormente inasprita. Ma in fondo
il sesso non ha alcuna rilevanza ai fini
della tariffazione, si possono applicare molti altri criteri. In Germania se
ne contano attualmente una settantina. Oggi si può capire il tipo di
persona dalla marca della sua automobile.
Dopo l’introduzione della legge anti­
discriminazione ora si parla anche
di vietare l’età come criterio di tariffazione. Quali sarebbero le conseguenze per una tariffazione commisurata al rischio?
In questo caso le conseguenze sarebbero tangibili. Il grafico delle tariffe
auto in base all’età è simile al profilo
di una vasca da bagno: da un lato troviamo i conducenti molto giovani con
tariffe molto elevate, poi il rapporto
sinistri a premi e le tariffe rimangono
a lungo stabili su un livello molto più
basso e cominciano a risalire dai 70
anni in su, dunque l’età è senz’altro un
criterio determinante per una tariffazione corretta. Prendiamo il gruppo
dei conducenti da 18 a 25 anni: solo il
25% ca. causa danni talmente elevati
da compromettere la profittabilità
dell’intero segmento, quindi se è possibile estrapolare questa percentuale,
anche gli altri automobilisti possono
ricevere un’assicurazione adeguata.
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ItaliA
C’è luce
­all’orizzonte
Dopo una lunga recessione vi sono
buone possibilità che l’Italia nel 2014
ritorni sul sentiero della crescita. La
necessità di rafforzare la previdenza
­privata per la salute e la vecchiaia,
ma anche per il rischio terremoti a
fronte di una finanza pubblica messa
a dura prova, dovrebbe fornire al settore
assicurativo nuovo slancio.
Paolo Ghirri
L’Italia fa parte di quegli Stati europei che hanno
maggiormente patito le conseguenze della crisi finanziaria globale. Mentre la congiuntura in alcune parti
dell’Unione Europea ha invertito ben presto il segno,
il Bel Paese si è ripreso solo debolmente, ricadendo
nell’autunno 2011 addirittura in una nuova recessione.
A differenza della crisi degli anni 2008–2009, caratterizzata da un arretramento del commercio mondiale,
l’economia in questo caso ha patito principalmente
il calo dei consumi privati e pubblici e la carenza di
investimenti. Solo l’esportazione ha generato spinte
alla crescita, per quanto modeste.
Ad aggravare il quadro si è aggiunto il fatto che i
­mercati finanziari hanno cominciato a guardare con
occhio sempre più critico lo sviluppo delle finanze
pubbliche. Le conseguenze della perdita di fiducia si
sono manifestate nella rapida crescita dei tassi di
interesse dei titoli di Stato italiani, che alla fine del 2011
hanno raggiunto un livello superiore al 7%, facendo
crescere i timori di una crisi del debito pubblico.
Milano cambia volto: tra la stazione Garibaldi
e Piazza della Repubblica è sorto un quartiere
nuovissimo.
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Italia
Fig. 1: Crescita reale del prodotto interno lordo (PIL) e dei
premi dell’assicurazione diretta
Stima
50
40
30
20
10
0
–10
–20
–30
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
L’Italia sta ritornando molto lentamente sul
sentiero della crescita e anche i premi dell’assicurazione diretta dovrebbero riprendere ad
aumentare.
PIL reale (variazione in % annua)
Premi vita, crescita reale (in % annua)
Premi P&C, crescita reale (in % annua)
Fonte: Munich Re, Ricerca economica
Fig. 2: PIL pro capite in standard di potere d’acquisto*
Solo un governo di transizione sotto la guida del professore di economia ed ex commissario UE Mario
Monti è riuscito a stabilizzare le finanze pubbliche e
a riguadagnare la fiducia dei mercati. Durante il suo
mandato – il governo è rimasto in carica per un anno e
mezzo fino all’aprile 2013 – Monti non solo ha imposto
un programma di risparmi, ma ha avviato anche
riforme di grande urgenza nell’ambito dell’amministrazione, delle pensioni, della giustizia e del mercato
del lavoro. Ha inoltre intensificato la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale. I considerevoli progressi
nel consolidamento del bilancio statale hanno
mostrato i loro effetti: la UE ha chiuso il processo di
infrazione per eccesso di deficit contro l’Italia nel
maggio 2013. Secondo le valutazioni della Commissione Europea l’Italia si trova sulla giusta strada, ma
dovrà mantenere la politica fiscale restrittiva e portare avanti le riforme.
Già prima degli anni della crisi l’Italia ha dovuto combattere fin dall’introduzione dell’euro con un deficit
strutturale della crescita. Il costo del lavoro in continua ascesa senza corrispondenti progressi nella produttività, che con il passaggio all’euro non ha più
potuto essere compensato con le svalutazioni, ha
indebolito la posizione del Paese sul piano della competitività internazionale. A ciò si aggiungono infrastrutture in alcune parti insufficienti che frenano lo
sviluppo nel Centro e nel Sud d’Italia e quindi in
regioni che dispongono del più alto potenziale di crescita. Un’altra zavorra è rappresentata dalla burocrazia poco amichevole nei confronti delle imprese, da
una giustizia lenta e farraginosa e dall’emigrazione di
risorse qualificate all’estero.
Il divario Nord-Sud resta inalterato
Salta agli occhi il divario che esiste tra il Nord,
­dall’economia ben sviluppata con alti standard di vita
e disoccupazione bassa, e il Sud (vedi fig. 2). Nonostante tutti gli sforzi non è stato possibile ridurre questo divario, situazione che Enrico Letta, presidente del
Consiglio dei Ministri dalla fine di aprile 2013, ha definito come conseguenza di un decennale fallimento
nella gestione della politica. Letta ha preannunciato
una lotta senza quartiere a corruzione e criminalità e
ha messo al centro dell’azione politica la crescita e la
creazione di nuovi posti di lavoro. In ogni caso Letta
non può semplicemente revocare la politica di risparmio del suo predecessore e deve quindi portare a termine una difficile operazione di equilibrio tra crescita
e rigore di bilancio.
* in % sulla media UE 27
Dalla cartina si riconosce agevolmente il divario
nord-sud.
< 125
100 – < 125
75 – < 100
50 – < 75
< 50
Fonte: Eurostat, Annuario regionale (2013)
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
I presupposti per ridare slancio alla crescita sono in
realtà favorevoli: l’Italia fa parte delle grandi nazioni
industrializzate dell’Occidente e occupa il quarto
posto all’interno dell’UE dopo Germania, Francia e
Gran Bretagna relativamente al prodotto interno lordo
(PIL). A livello globale è l’ottava economia in ordine di
grandezza. La struttura economica è articolata, con i
settori della produzione di beni e dei servizi ben sviluppati; una moltitudine di piccole e medie industrie
può segnare successi nell’esportazione attraverso
prodotti di alta gamma (vedi l’articolo «Di successo,
Italia
Expo 2015
Corsa verso il cielo
Dopo il 1906 Milano ospiterà di nuovo, il prossimo
anno, un’Esposizione universale. L’Expo 2015 ha per
tema «Nutrire il pianeta. Energia per la vita» e vuole
individuare risposte per affrontare la sfida dell’alimentazione nel mondo. Una serie di grandi progetti
sorti nel contesto di questa manifestazione stanno
trasformando il volto della città.
Tra la stazione Garibaldi e piazza della Repubblica il
cuore di Milano è rapidamente cambiato in questi
ultimi anni. Nello spazio lasciato da aree industriali
dismesse è sorto un nuovo quartiere di 290.000 m2
con edifici residenziali, uffici, hotel e istituzioni culturali, immerso in una vasta area verde. Tra i numerosi
nuovi grattacieli svetta la Torre Unicredit, che con 231
m d’altezza è l’edificio più alto d’Italia, record che deve
però a una guglia di 84 m sul tetto. Considerando
invece i piani calpestabili è superata da Palazzo
Lombardia, sede della Regione, che con 161 m di
altezza mette in ombra a sua volta i 127 m del grattacielo Pirelli, costruito negli anni Cinquanta in prossimità della stazione Centrale.
Ma ci si sta spingendo ancora più in alto: sulla sede
storica della Fiera Campionaria, al margine occidentale del centro cittadino, altri spettacolari fabbricati si
slanciano verso il cielo. Nel mezzo dell’area riqualificata si trovano tre grattacieli di altezza tra 150 m e
202 m progettati dalle tre archistar Arata Isozaki,
Zaha Hadid e Daniel Libeskind, e a causa delle loro
forme peculiari soprannominati «il Dritto», «lo Storto»
e «il Curvo». È stato possibile riconfigurare la superficie di ben 255.000 m2 grazie al trasferimento della
Fiera fuori dalla città. L’insieme comprende anche
un museo, un centro culturale e dei complessi residenziali.
Milano cresce verso l’alto: con i suoi 231 m
­d’altezza oggi la Torre Unicredit è l’edificio più
alto della metropoli lombarda e d’Italia.
Il sito principale dell’Expo 2015 occuperà una super­
ficie di 1,1 mln m2 in prossimità della nuova Fiera di
Milano, a nord-ovest della città tra i comuni di Rho
e Pero. Realizzata come un’isola circondata da un
canale, l’area dell’Expo sarà attraversata da un viale
principale chiamato «World Avenue». Su questo
decumano, lungo 1,5 km e largo 35 m, si affacceranno
i padiglioni delle nazioni partecipanti. Perpendicolarmente scorrerà il cardo, un altro viale lungo 325 m
e largo 30 m dove saranno presenti il padiglione italiano e quelli delle sue regioni. Nel punto di incrocio
fra questi due assi, dove simbolicamente l’Italia
incontra il mondo, sorgerà il punto nevralgico di
Expo 2015, chiamato Piazza Italia.
Gli investimenti in infrastrutture, ospitalità e spazi
espositivi vorrebbero conferire a Milano un ruolo che
ha sempre sentito proprio: quello di capitale ufficiosa
ed economica d’Italia.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
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ITALIA
ma sottoassicurate» a p. 20). Con il 30% della produzione le esportazioni rappresentano una colonna portante dell’economia italiana, dove la Germania occupa
il ruolo di maggior partner commerciale.
Nonostante le riforme già introdotte l’OCSE continua
a giudicare il mercato del lavoro troppo rigido. Lo
stesso Ministero del Lavoro italiano vede nella perdita
di produttività, soprattutto al confronto con la Germania, il maggior ostacolo a un miglioramento delle
competitività. Confindustria ha ripetutamente presentato proposte per l’introduzione di contratti collettivi di lavoro su base regionale in sostituzione di quelli
che tuttora hanno validità imposta su tutto il territorio
nazionale, ma si scontra con la resistenza opposta
dalle organizzazioni sindacali.
­
Sul medio periodo l’evoluzione demografica del Paese
è fonte di preoccupazione: un’aspettativa di vita elevata, un basso tasso di natalità e una struttura squilibrata delle generazioni nella popolazione rallenteranno la crescita nei prossimi decenni. Per questi
motivi è tanto più importante per il Paese migliorare
la competitività e mettere ordine nei conti dello Stato.
Lo sviluppo demografico mostra criticità anche per il
sistema sociale. Come contromisura è stato limitato
l’adeguamento delle pensioni ed è stata innalzata l’età
di pensionamento. E gli occupati dovranno inoltre
rivolgersi in futuro con maggiore frequenza a strumenti di tutela privati.
Dobbiamo trovare con urgenza
soluzioni ai rischi terremoto
Massimo Reina è presidente e CEO di
Guy Carpenter S.r.l. a Milano. Ha parlato
con Topics delle prospettive del mercato
italiano delle assicurazioni.
Topics: Come valuta dal punto di
vista di un osservatore internazionale
il potenziale del mercato italiano?
Massimo Reina: L’Italia sta vivendo
attualmente una delle fasi più difficili
della sua storia: l’economia è in
recessione da due anni, si abbassa il
tenore di vita mentre la disoccupazione è alta soprattutto tra le giovani
generazioni. Gli italiani d’altro canto
hanno da sempre dimostrato una
straordinaria capacità di reazione.
Per questo motivo continuo a guardare con ottimismo al futuro. Nell’industria assicurativa la situazione è
diversa: le compagnie italiane sono
forti e solide e il mercato offre ancora
un notevole potenziale di crescita.
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
Con riferimento al prodotto interno
lordo la spesa per le assicurazioni è
a un livello così basso da non avere
praticamente eguali in Europa. Ma
ora che gli affari vita sembrano aver
ripreso vigore, vi sono reali possibilità che il trend di crescita negativo si
inverta sia nel ramo vita che nei rami
danni.
Massimo Reina, presidente e CEO
di Guy Carpenter S.r.l. a Milano
e responsabile di Guy Carpenter
Fac. International a Londra.
Il mercato assicurativo italiano è
sempre più concentrato in pochi
grandi gruppi che hanno una maggiore capacità di ritenzione, con la
tendenza quindi a cedere meno alla
riassicurazione. Quale futuro si può
intravedere per la riassicurazione tradizionale, come dovrebbe cambiare
o evolversi?
La riassicurazione è uno strumento
per la gestione del capitale e offre
soluzioni innovative e ben costruite
che vanno ben oltre la gestione dei
singoli rischi o del portafoglio dei
rischi. Le compagnie italiane sono
clienti esigenti e come tali hanno già
cambiato il loro atteggiamento. Un
maggiore volume del conservato ha
ITALIA
Necessaria maggiore iniziativa personale nella
previdenza
Fig. 3: Indice di penetrazione assicurativa 2012
(in percentuale sul PIL)
Regno Unito
Francia
Svizzera
Spagna
Germania
Italia
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
Anche in altri ambiti del sistema sociale gli italiani
si devono preparare a grandi trasformazioni; Aldo
Minucci, presidente dell’ANIA, non lascia dubbi: è
necessaria una maggiore iniziativa personale per assicurarsi un’adeguata assistenza sanitaria. Sollecita
maggiore flessibilità nel considerare i diritti degli aderenti al sistema di welfare e un’attrattività fiscale decisamente più forte. La copertura del rischio di perdita
dell’autosufficienza dovrebbe inoltre essere incentivata ed essere inglobata automaticamente nell’offerta
dei fondi pensione.
Vita
Property e casualty
Fonte: Munich Re, Ricerca economica
in realtà prodotto un abbassamento
dei costi complessivi, soprattutto
perché la quota della riassicurazione
proporzionale si è ridotta. D’altra
parte si continuano a sviluppare
nuovi prodotti e nuove soluzioni,
situazione che presenta a riassicuratori e broker nuove e diverse opportunità. Con riferimento al maggiore
conservato nei trattati in eccesso di
sinistro vorrei far notare che alcuni
dei maggiori clienti europei hanno
già iniziato un processo strategico
di ripensamento. Hanno fatto esperienza del fatto che da più elevati
volumi di conservato non sempre
consegue l’efficienza del capitale.
I riassicuratori come possono sostenere il mercato italiano, che non solo
deve combattere con problemi sul
versante della domanda, ma anche
su quello dell’offerta?
L’offerta carente in Italia non è sicuramente una questione di quantità,
dal momento che vi è grande disponibilità di capacità. Verosimilmente
si tratta piuttosto di un problema di
qualità nella misura in cui riassicuratori e broker dovrebbero concentrarsi
sul confezionare prodotti nuovi e
innovativi che vadano incontro alle
sfide del presente. In questo senso
abbiamo già fatto molto, ma come
spesso accade ciò non basta.
L’introduzione di Solvency II va per le
lunghe. Come si predispongono le
imprese italiane alle nuove linee
guida?
La vera e propria sfida consiste oggi
nel creare capitale e ogni CEO ne fa
oggetto di riflessione, indipendentemente dal fatto che oggi Solvency II
sia alle porte o meno. La riassicurazione è in tal senso uno strumento
flessibile, che può essere utilizzato
sia per reperire ulteriore capitale, sia
per abbassare il fabbisogno di capitale. Sono perciò convinto che alla
riassicurazione continuerà a essere
attribuito un ruolo di rilievo. Per quel
che riguarda l’introduzione di Solvency II, credo che i ritardi possano
mettere in difficoltà soprattutto i piccoli attori del mercato. Le grandi
compagnie si stanno preparando già
da tempo, perlomeno sotto certi
aspetti. Hanno una governance
sostanzialmente consolidata, che
comprende anche la funzione di risk
management in tutti i settori di attività. Anche se la maggior parte degli
assicuratori italiani prevede di utilizzare la formula standard per determinare il requisito di capitale richiesto,
almeno quattro gruppi assicurativi
hanno già presentato la domanda di
preautorizzazione all’utilizzo di mo­­
delli interni.
I recenti disastrosi terremoti hanno
portato alla luce una serie di problemi nella prevenzione e nella
gestione del rischio. Cosa si può fare
in questo campo per migliorare la
situazione?
Che in Italia esista il rischio terremoto, non è un fatto nuovo. Le tremende catastrofi degli scorsi anni
hanno tuttavia nuovamente mostrato
quanto sia urgente e necessario trovare una soluzione per affrontare
simili eventi. Sebbene il settore assicurativo lavori già da molto tempo a
diverse opzioni, l’Italia continua a
rimanere uno dei pochi Paesi industrializzati senza un programma di
Stato e senza un programma integrato pubblico-privato. Tuttavia le più
recenti iniziative del governo sembrano indicare una crescente sensibilità verso il problema. Per questo sono
ottimista che presto ci sarà una soluzione. L’associazione italiana degli
assicuratori ANIA ha già costituito un
gruppo di lavoro che si avvale della
partecipazione di rappresentanti di
tutte le grandi compagnie del Paese,
nonché di Munich Re e di Guy
Carpenter.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
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ItalIa
Ma anche nell’ambito delle catastrofi naturali sono da
attendersi grandi cambiamenti, qualora il governo non
sia più in grado di affrontare con mezzi sufficienti i
propri compiti di «assicuratore di ultima istanza».
Altre soluzioni devono colmare le lacune che si allargano nel sistema (vedi l’intervista a Massimo Reina,
p. 16). I terremoti degli anni scorsi nell’Emilia Romagna (2012) o a L’Aquila (2009) sono un’ulteriore conferma di quanto l’Italia sia esposta ai pericoli che derivano dalle catastrofi naturali.
Nei rami danni invece il volume dei premi dovrebbe
ancora una volta essere leggermente in calo, circostanza che è da attribuire soprattutto alla congiuntura
di stagnazione. Mentre il calo nei rami non auto
dovrebbe attestarsi ancora su valori relativamente
moderati, i premi nei rami auto sono ancora sotto una
fortissima pressione specialmente a causa del crollo
delle nuove immatricolazioni. Complessivamente la
raccolta premi del 2013 dovrebbe quindi raggiungere
ca. 34 mld €, inferiore ai 35,4 mld € del 2012.
L’industria assicurativa ha già manifestato la propria
disponibilità a collaborare per costruire un sistema
integrato pubblico-privato per coprire questi rischi.
Secondo Tom Van den Brulle, CEO di Munich Re,
Milano, una partecipazione più diretta comporterebbe
una serie di vantaggi: alleggerimento del bilancio dello
Stato, responsabilizzazione dei proprietari di edifici
e appartamenti, più trasparenza e maggiore certezza
sui tempi di liquidazione dei sinistri.
Inversione della congiuntura nella raccolta premi
Rami danni piuttosto fiacchi
La necessità di spingere verso una maggiore prevenzione privata nell’ambito delle catastrofi naturali e
della sicurezza sociale dovrebbe dare al mondo assicurativo nuovi impulsi. Con una raccolta premi lorda
di 108 mld € nel 2012, il settore ha già un ruolo di
tutto rispetto in Europa e si pone a ridosso di Gran
Bretagna, Francia e Germania. La maggior parte dei
premi si concentra però nel ramo vita. I rami danni,
con l’eccezione della RCA, sono invece meno sviluppati in un confronto europeo (vedi anche fig. 4).
Dopo due anni con una raccolta premi in calo, il 2013
segna un’inversione di tendenza. La somma dei premi
contabilizzati (vita e danni) dovrebbe aggirarsi
secondo le stime intorno ai 114 mld €. Il grosso dell’aumento proviene dal ramo vita che, dopo il crollo verticale del 2011 con un –18% e l’ulteriore calo nel 2012
(–5,5%), si trova ora in una congiuntura favorevole.
Complessivamente il volume dei premi contabilizzati
dovrebbe segnare un incremento del 15%, superando
quindi la soglia degli 80 mld €. La crescita consegue
da un più vasto e specifico portafoglio di prodotti nel
ramo I, che vengono commercializzati dagli sportelli
bancari, nonché dalla vendita nuovamente in
aumento di polizze del ramo III, che dovrebbero
approfittare della migliorata situazione dei mercati
finanziari e delle borse.
18
Munich Re Topics Magazin 1/2014
Grazie all’aumento della raccolta premi, imputabile
soprattutto al comparto vita, come già indicato,
dovrebbe crescere anche la redditività delle compagnie di assicurazione. Già nel 2012 si era interrotto il
trend negativo dei due anni precedenti. Gli assicuratori hanno conseguito nel 2012 un utile dopo le imposte di 5,8 mld € e hanno potuto così ampiamente
compensare le perdite di 4,4 mld € dei due esercizi
precedenti. I rami danni arrancano però, con un utile
di 0,6 mld €, a grande distanza dal ramo vita che ha
segnato un utile di 5,1 mld €.
Fig. 4: Suddivisione dei premi nei rami danni, 2012
Con il 50% ca. del mercato danni, la
RCA prevale nettamente sugli altri
rami. Ci sono quindi ancora margini
di crescita.
RCA: 49,6%
Infortuni e malattia: 14,4%
Property: 13,9%
Trasporti: 9,0%
RCG: 8,3%
Credito e cauzione: 1,3%
Altri Rami: 3,4%
Fonte: aNIa, luglio 2013
ITALIA
Negli ultimi tempi l’Italia ha dovuto contrastare
difficoltà sul mercato dei capitali. Nonostante
tutto è l’ottava economia in ordine di grandezza
a livello globale e questo è un fattore significativo.
Anche la dotazione di capitale delle imprese è migliorata. A fine 2012 gli assicuratori italiani disponevano
di un margine di solvibilità pari a 50,4 mld €, dunque
con un +11% rispetto all’esercizio precedente; con tale
risultato hanno raggiunto un valore più che doppio
rispetto ai requisiti minimi di legge. Nel comparto vita
il margine di solvibilità si è attestato a 31,8 mld €,
quindi raddoppiando i requisiti minimi, mentre nel
comparto danni il margine di 18,6 mld € corrisponde a
2,76 volte i requisiti minimi.
Dopo anni di crisi l’Italia ha creato le basi per riprendere la rotta verso la crescita. I cambiamenti in
ambito sociale ed economico che attendono il Paese
nei prossimi anni aprono nuovi potenziali al mercato
assicurativo, dal momento che gli italiani, rispetto ad
altri Paesi europei, sono sottoassicurati in molti settori. Mentre il comparto vita mostra già un alto grado
di saturazione, nel segmento danni vi è ancora un
grande gap da colmare. I player hanno in tale contesto
buone opportunità di farsi notare con prodotti innovativi che siano tagliati su misura per le esigenze peculiari della clientela privata e delle aziende.
IL NOSTRO ESPERTO:
Paolo Ghirri è gestore clienti e responsabile di reparto in Munich Re, Milano.
[email protected]
Munich Re Topics Magazin 1/2014
19
Italia
Piccole e medie imprese
Di successo, ma sottoassicurate
Che si tratti di maglieria o di mobili di design: le piccole e medie imprese
sono la spina dorsale dell’economia e le protagoniste della creazione di
valore in Italia. Molte aziende tuttavia mancano di un’adeguata copertura
assicurativa.
Basta una cifra a illustrare il grande spirito imprenditoriale italiano: a oggi sono registrate 3,9 mln di
aziende, ca. il 20% in più della Germania. Prevalgono
con 3,8 mln le piccole e medie imprese (PMI) fino a
250 addetti, ma quasi il 95% di esse conta in realtà
meno di 10 collaboratori. Si tratta della proporzione
più alta di microimprese all’interno dell’Unione Europea. Quasi il 94% delle PMI italiane sviluppa un
volume d’affari annuo inferiore a un milione di euro.
Nel complesso queste aziende forniscono almeno
l’80% dei posti di lavoro e sono quindi essenziali per
la vitalità e la dinamicità dell’economia italiana.
La grande maggioranza delle PMI, che sono ben radicate localmente, ma altrettanto capaci di adattamento, ha stabilimento in Nord Italia. Che si tratti di
maglieria o parti di macchinari, gioielli o mobili di
design, cinturini per orologi o climatizzatori, in
quest’area geografica si trova praticamente ogni
genere di prodotto artigianale. L’enorme forza economica dell’area si manifesta anche nel PIL pro capite,
che in Friuli Venezia Giulia, luogo di elezione delle
PMI italiane, è pari a 29.500 € e supera nettamente
i 25.100 € della media UE 27.
Le imprese ben tutelate contro i rischi hanno
accesso facilitato al credito
Recentemente Confindustria ha però lanciato un
allarme. La crisi del debito pubblico con i relativi tagli
e l’aumento delle imposte determina drastici effetti
per le PMI, minacciando l’esistenza stessa delle
aziende. Gravi ripercussioni sono venute anche dalla
pesantissima stretta creditizia, le cui conseguenze
sono state sottolineate anche dalla Banca d’Italia;
l’accesso al credito è infatti decisivo per la crescita
e lo sviluppo delle PMI. Presupposto importante per
facilitare l’accesso al finanziamento di capitali presso
le banche è un’efficiente gestione del rischio. Le assicurazioni rappresentano un’opportunità in questo
senso, come indicato da uno studio ANIA-IRSA: le
imprese ben tutelate contro i rischi hanno accesso
facilitato al credito.
Solo una parte delle PMI è adeguatamente assicurata, anche nel raffronto con l’estero, e una protezione
adeguata sarebbe auspicabile anche tenuto conto del
fatto che le PMI, dotate in genere di scarso capitale e
con un accesso limitato ai mercati finanziari, sono più
vulnerabili di fronte ai fenomeni esterni. Nello specifico si riscontra che il 14% delle imprese non ha
Percentuale di occupati in base alle dimensioni dell’azienda
In Italia «piccolo è bello»: la grande maggioranza degli occupati in Italia lavora in piccole
o medie aziende. Un record rispetto agli altri
Paesi europei.
Italia
Polonia
oltre 250 dipendenti
fino a 250 dipendenti
UE 27
Francia
Fonte: Deutsche Bank Research
Germania
USA
0%
20
25%
50%
Munich Re Topics Magazin 1/2014
75%
100%
Italia
alcuna copertura contro l’incendio e altri danni materiali, cioè i rischi più frequentemente assicurati. La
disponibilità a tutelarsi in tal senso aumenta di pari
passo con la dimensione dell’azienda. Il 31% non ha
copertura contro il furto, il 33% contro i rischi da RC
e ca. il 90% non ha alcuna protezione contro i danni
ambientali. La grande maggioranza delle imprese ha
motivato la mancanza di copertura assicurativa con
la convinzione che il rischio cui sono esposte non sia
sufficientemente elevato; tuttavia a quasi un’azienda
su 10 determinate polizze assicurative non sono mai
state offerte e quindi queste imprese non ne conoscevano nemmeno l’esistenza.
Le aziende che invece hanno stipulato delle assicurazioni si sono in maggioranza dichiarate soddisfatte.
Su una scala da 1 a 10, l’80% di esse valuta le proprie
polizze con un voto pari o superiore a 7, solo il 2%
assegna un voto inferiore a 5.
Lo studio ANIA-IRSA ha evidenziato inoltre il rapporto
tra assicurazione e prevenzione del rischio. Le im­pre­
­se che hanno stipulato delle polizze si impegnano
maggiormente nella riduzione dei relativi rischi, p. es.
installando un allarme antincendio o attuando provvedimenti di prevenzione di possibili danni. Si evidenzia
inoltre che gli imprenditori sono maggiormente dispo­
sti a sottoscrivere polizze per l’azienda se anche nella
propria vita privata hanno tutelato se stessi e la propria famiglia.
La moda italiana è richiesta in tutto il mondo.
Ecco il reparto in cui le giacche appena confezionate vengono stirate prima di lasciare il
­laboratorio.
Il comparto assicurativo può rivestire un ruolo rilevante nella crescita delle PMI, aiutandole a raggiungere una maggiore stabilità, a migliorare la competitività e ad affrontare l’incognita rappresentata da nuovi
mercati. Con l’introduzione di Basilea III l’accesso al
credito e i relativi costi sono correlati più direttamente
al profilo di rischio del creditore. Quanto più completa
sarà la copertura assicurativa dell’azienda, tanto più
facilmente troverà accesso al credito e potrà inoltre
pagare interessi inferiori.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
21
ITALIA
Patrimonio artistico in un territorio sismico
Un mercato dal grande
potenziale
L’Italia non ha eguali per quanto riguarda la
ricchez­za di tesori artistici e culturali, ma molti
monumenti sono esposti al rischio sismico.
Testimone di questo grande patrimonio è il lungo
elenco di beni culturali ammessi alla tutela da parte
dell’UNESCO. Con 49 siti protetti e altri 41 in fase di
valutazione, l’Italia è rappresentata più di qualunque
altra nazione. Perché un bene venga ammesso alla
lista sono essenziali l’universalità del suo valore e l’unicità per il patrimonio mondiale. Le incisioni rupestri
della Valcamonica, una delle più vaste raccolte di
petroglifi preistorici, rientrano in questa categoria e
nel 1979 sono stati il primo patrimonio culturale italiano riconosciuto dall’UNESCO. Tra le ammissioni
più recenti troviamo le città di Mantova e Sabbioneta,
in quanto esempi d’eccellenza di progettazione urbanistica rinascimentale. Nell’elenco sono presenti
anche siti di grande notorietà, come le Cinque Terre,
la chiesa di Santa Maria delle Grazie con l’Ultima
Cena di Leonardo da Vinci o il centro storico di
Firenze con gli Uffizi.
Alcuni anni fa il Ministero dei Beni Culturali ha preso
l’iniziativa di inventariare il patrimonio culturale del­
l’Italia. L’Istituto centrale per il restauro e l’Ufficio centrale per i beni architettonici, archeologici, artistici e
storici hanno redatto una mappa dei rischi, che classifica 57.000 beni culturali, di cui 5.000 archeologici e
52.000 architettonici. Ottocento di essi, situati nelle
sole città di Roma, Napoli, Torino e Ravenna, sono
stati sottoposti a un’analisi dei rischi a titolo sperimentale. Tre fattori si sono dimostrati particolarmente determinanti: l’inquinamento ambientale, la
pericolosità di natura antropogenica – si pensi all’aumento della popolazione, agli atti vandalici o ai furti –
e quella legata ai pericoli di derivazione statico-strutturale a causa di eventi naturali come terremoti o
inondazioni.
di Collemaggio e la monumentale basilica di San
Bernardino da Siena del XVI secolo. Anche i sismi
più recenti nella pianura Padana del maggio e giugno
2012 hanno rimarcato la vulnerabilità del Bel Paese:
i danni agli edifici storici ammontano a ca. 1,1 mld €,
mentre il danno economico complessivo è di 13 mld €.
Potenzialità milionarie nella raccolta premi
Dal punto di vista assicurativo merita un approfondimento il mercato «fine art». Ammettendo una definizione ampia di bene artistico, il potenziale volume
premi complessivo, quantificato sulla base dell’attuale
tariffazione di mercato, può essere stimato in
40–45 mln € all’anno. Nella vasta categoria dell’arte
troviamo oltre a dipinti, sculture, mobili antichi, affreschi, beni archeologici e gioielli anche libri antichi,
collezioni di francobolli e monete e installazioni d’arte
A seguito del terremoto nel 1996 la cupola del duomo di Noto
crollò nel presbiterio perché non erano state riparate tempestivamente alcune crepe.
I terremoti mettono in pericolo il 60% del
­patrimonio storico
Il 60% di tutti i monumenti ed edifici di rilevanza storica nel Paese sono a rischio sismico, come rilevato
dal Ministero dei Beni Culturali. Più di 150.000 edifici
storici si trovano in zone a elevata sismicità, con conseguenze devastanti, come si è visto nel caso del terremoto che ha colpito L’Aquila nel 2009, danneggiando ca. 11.000 edifici. Dei complessivi 1.219 tesori
architettonici della regione, 713 non sono più agibili
o lo sono solo in parte. Molti non hanno retto alle
scosse e hanno subito danni irreparabili. Le più colpite sono state la duecentesca chiesa di Santa Maria
22
Munich Re Topics Magazin 1/2014
Noto: la cattedrale è stata ricostruita con grande impiego di
mezzi. Qui un’immagine del 2013.
ITALIA
Ai margini della placca
tettonica
Il pericolo terremoti è in Italia più
­elevato che in qualsiasi altro Stato
dell’Europa: quasi tutto il territorio si
trova ai margini di una placca tettonica, dal momento che proprio qui la
placca africana preme da sud contro
il continente europeo. La lista dei
forti sismi è quindi comprensibilmente lunga. Un estratto:
Febbraio 62 d.C.: un violento terremoto scuote la città di Pompei ai
piedi del Vesuvio. Nel 79 d.C. la
città viene sepolta da un’eruzione
del vulcano.
Dicembre 1456: un sisma
distrugge Napoli; si contano tra
30.000 e 40.000 morti.
Gennaio 1693: un forte terremoto
in Sicilia e Calabria provoca ca.
80.000 vittime.
Dicembre 1908: la terra trema a
Messina e provoca anche un’onda
anomala. Il numero dei morti
oscilla a seconda delle fonti tra
72.000 e 110.000. La magnitudo
indicata è 7,5.
Gennaio 1915: un grave terremoto
di magnitudo 7,5 in provincia
dell’Aquila costa la vita a 30.000
persone.
Maggio 1976: a seguito di un
sisma di magnitudo pari a 6,5
della scala Richter in Friuli muoiono ca. 970 persone e gli sfollati
sono 70.000.
Settembre 1997: un terremoto di
magnitudo 5,7 nelle aree appenniniche di Umbria e Marche danneggia ca. 9.000 edifici in 77 località,
provocando in totale 12 morti. An­­
che la basilica di San Francesco
d’Assisi, in cui si trovano i celebri
affreschi di Giotto e Cimabue,
subisce gravi lesioni strutturali.
I danni complessivi del sisma convertiti in valuta attuale sono stati
quantificati in almeno 2,56 mld €.
La pericolosità sismica in Italia (giallo = bassa,
arancione = media, rosso = elevata)
Fonte: Dipartimento della Protezione Civile,
www.protezionecivile.gov.it
Ottobre 2002: a seguito di un
­terremoto di magnitudo 5,3 muoiono a San Giuliano di Puglia
(Molise) 30 persone, di cui 26
bambini sepolti dalle rovine
­dell’edificio pericolante della loro
scuola.
Aprile 2009: la terra trema in
Abruzzo intorno a L’Aquila. Le
diverse misurazioni indicano una
magnitudo tra 5,8 e 6,3 della scala
Richter. Oltre 290 persone perdono la vita, mentre gli sfollati
sono ca. 17.000.
Maggio 2012: un sisma di magnitudo 6,0 fa tremare l’Emilia-Romagna; l’epicentro viene individuato
nei pressi di Camposanto. Muoiono molte persone e gli sfollati
sono diverse migliaia. Si tratta del
terremoto più grave degli ultimi
500 anni in questa regione, che
non rientra tra le aree a elevato
rischio sismico in Italia.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
23
ItalIa
L’Aquila nell’aprile 2009: un vigile del fuoco è
impegnato a mettere al riparo alcuni dipinti provenienti dalla Basilica di Collemaggio.
contemporanea; ma anche le collezioni in quanto tali
(fumetti, modellismo ecc.), le fotografie, gli strumenti
musicali, gli oggetti di design, le automobili storiche
e i vini pregiati sono da includere tra i beni artistici.
La raccolta premi stimata si compone per il 60% di
polizze temporanee (mostre, eventi, trasporti, polizze
in abbonamento o individuali) e per il restante 40%
di polizze rinnovabili (collezioni private e di aziende,
musei, istituzioni, restauratori, liutai, orchestre).
Ecco dunque che se nella valutazione del potenziale
mercato assicurativo delle opere d’arte venissero
inclusi anche i collezionisti di cui sopra, il residuo
di enti e le istituzioni pubbliche e private che attualmente, per varie ragioni, non sono ancora assicurati,
la raccolta premi in Italia potrebbe raggiungere
i 55 mln €.
Solo 5 collezionisti su 10 sono assicurati
Particolare attenzione merita la percentuale dei beni
assicurati, che nel caso delle esposizioni raggiunge il
100%, ma si riduce alla metà per le collezioni private.
Ciò significa che 5 collezionisti su 10 non sono assicurati, forse per il fatto che molti non sono per nulla consapevoli del valore delle opere che posseggono, ma
sicuramente anche a causa della marcata diffidenza
nel comunicare a una compagnia di assicurazioni dati
sensibili di questo tipo. Non da ultimo i costi di una
polizza arte vengono spesso stimati erroneamente,
basandosi sulle quotazioni dei rami incendio e furto.
I tassi di premio in realtà sono ben inferiori rispetto a
quelli delle polizze dei rami elementari.
24
Munich Re Topics Magazin 1/2014
>> Un approfondimento sulla
pericolosità sismica in Italia
è disponibile in Topics Geo
2012.
Siete aggiornati sulla gestione
dei sinistri da catastrofi naturali?
Il cambiamento dei rischi meteorologici ha notevoli effetti sul comparto
assicurativo, che deve trovare risposte in grado di agevolare la gestione dei
grandi sinistri e di accelerare la successiva ripresa. Due nuove pubblicazioni
della nostra collana Knowledge Series offrono un valido supporto in tal senso.
In Claims management following natural catastrophes analizziamo le grandi
catastrofi naturali, anche di origine meteorologica, del recente passato e
ne ricaviamo conoscenze che sostengono gli assicuratori nella prevenzione
e nella gestione dei sinistri.
Severe weather in Eastern Asia approfondisce il tema delle mutate condizioni
di rischio nell’Asia orientale.
Potrete ricevere le due pubblicazioni in lingua inglese scaricandole dal nostro
portale per i clienti connect.munichre.com o rivolgendovi al vostro gestore
clienti.
Per ulteriori informazioni contattate il vostro gestore clienti.
not if, but how
Munich Re Topics Magazin 1/2014
25
CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION
Maggiore trasparenza su tutti i fronti
Il terremoto in Giappone e le inondazioni in Thailandia nel 2011 hanno
messo in luce l’enorme potenziale di cumulo dell’interruzione delle
catene di fornitura. Le aziende ora cercano di sfrondare sistematicamente i propri processi produttivi dai componenti critici.
I rifornimenti arriveranno in tempo? Al giorno
d’oggi i prodotti finiti consistono di componenti
che giungono da tutto il mondo.
26
Munich Re Topics Magazin 1/2014
CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION
Christian Wegner
Gli eventi del 2011 hanno sconvolto a tal punto l’eco­
nomia che ormai molte aziende considerano le inter­
ruzioni della catena di fornitura uno dei pericoli
principali a cui sono esposte. La crescente spe­­­cia­
lizzazione e il minor grado di integrazione verticale
della produzione che caratterizzano l’economia globa­
lizzata fanno aumentare il rischio di un arresto forzato
della produzione. Per incrementare l’efficienza, invece
di produrre in proprio le imprese preferiscono ricor­
rere a prodotti upstream di ditte terze che da tempo
non forniscono più solo «just in time», ma con il «just
in sequence» si preoccupano addirittura che i compo­
nenti vengano conferiti nel giusto ordine. E dato che
i costi di trasporto sono divenuti sempre meno rile­
vanti, le catene di ­fornitura hanno continuato ad allun­
garsi. Tuttavia si è spesso dimenticato che in una
catena ogni anello è essenziale per il sistema se non
è rimpiazzabile in tempi abbastanza brevi.
Ciò diventa un problema per l’industria assicurativa
nel momento in cui viene meno un fornitore chiave
per un intero comparto industriale, contagiando a
macchia d’olio altre aziende e mettendole in difficoltà.
Nei casi più gravi vi è il rischio di un «effetto domino»
a livello globale che genera danni da interruzione della
catena di fornitura in un gran numero di imprese
dislocate nelle regioni più disparate. I cd. danni con­
seguenti all’interruzione di attività di fornitori e clienti
sono spesso assicurati con polizze CBI (Contingent
Business Interruption). L’industria automobilistica e
quella elettronica sono particolarmente esposte a
questa tipologia di rischi a causa delle loro strutture,
come testimonia l’analisi dei 45 sinistri da CBI verifi­
catisi nel 2011 in cui Munich Re è stata coinvolta in
qualità di riassicuratore (vedi fig. 1).
La concentrazione geografica dei produttori
aggrava la situazione
Il problema si acuisce quando un fornitore o un
gruppo esiguo di fornitori altamente specializzati ali­
mentano comparti diversi oppure quando si concen­
trano in una zona ristretta e vengono colpiti nella
stessa misura da un evento dannoso. I 45 sinistri da
CBI presi in esame da Munich Re sono imputabili
quasi esclusivamente a danni materiali causati dal
terremoto in Giappone e dalle inondazioni in Thailan­
dia. I fornitori colpiti erano soprattutto produttori di
computer, di apparecchiature elettriche ed elettroni­
che e di semiconduttori. La mappa alla pagina se­­­
guen­te mostra p. es. quanti produttori di semicondut­
tori di importanza critica per l’industria mondiale si
sono stabiliti in Giappone e a Taiwan, Paesi entrambi
soggetti a elevati rischi naturali.
Fig. 1: Suddivisione dei danni da CBI per settore produttivo
Produzione di computer,
apparecchiature elettriche ed
elettroniche: 51% (14 casi)
Produzione automobilistica:
36% (17 casi)
Altro: 8% (11 casi)
Produzione di semiconduttori:
5% (3 casi)
Sono stati esaminati 45 casi di sinistro da CBI
relativi al 2011 che hanno coinvolto Munich Re:
oltre la metà dei danni complessivi da CBI era a
carico dell’industria informatica.
Fonte: Munich Re
Quando la produzione è costretta a fermarsi, le
imprese colpite devono mettere in conto un danno
che non si limita alla perdita economica diretta. La
fuga di clienti e una reputazione compromessa pos­
sono danneggiare il marchio, mentre sul mercato dei
capitali c’è il rischio di un calo di fiducia degli investi­
tori. Per ­irrobustire le catene di fornitura è consiglia­
bile un approccio che esamini l’esposizione globale e
l’intera catena di creazione del valore e vada oltre la
semplice copertura dei danni da CBI. Si tratta in
fondo di partire dall’analisi del maggior numero possi­
bile di fornitori e dei loro siti di produzione per identi­
ficarne i punti deboli. Quindi andrebbero verificati i
piani di emergenza di tali aziende e, se possibile, anche
quelli dei loro subfornitori.
Se si riscontrano criticità tra gli elementi della catena
di produzione e possibili interdipendenze dei fornitori,
il passo successivo è quello di individuare delle alter­
native. Una possibilità consiste nel diversificare i rap­
porti di fornitura anziché affidarsi a un unico o a pochi
produttori, anche se tale operazione comporta mag­
giori costi. Una catena più robusta si raggiunge anche
stoccando un certo numero di componenti critici nei
propri magazzini. Qualora si verifichi un’interruzione
di attività, è stata dimostrata l’utilità di un piano di
continuità aziendale come parte integrante della
gestione del rischio, che richiede una stretta coopera­
zione tra i risk manager e la direzione dell’impresa.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
27
CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION
Siti produttivi
Zona 0: MM* V e inferiore
Zona 1: MM VI
Zona 2: MM VII
Zona 3: MM VIII
Zona 4: MM IX e superiore
Tifone
* Scala Mercalli M
­ odificata
Fonte: Munich Re
In Giappone i produttori di semiconduttori si affol­
lano in un’area ristretta. La mappa indica la loro
esposizione ai rischi naturali (terremoti e tifoni).
Specialmente le grandi aziende si erano preparate già
5 2013 12:53:37
PM. a possibili difficoltà di approvvigionamento
in passato
approntando dei piani di emergenza. Gli eventi del
2011 hanno però messo in luce le debolezze del si­­
stema. Ciò ha indotto alcune imprese industriali, p. es.
nel comparto automobilistico, a verificare e adeguare
di conseguenza le proprie procedure. Munich Re
plaude a queste iniziative poiché una maggiore soli­
dità delle catene di fornitura è diventata una delle
principali priorità dopo gli eventi in Asia.
Le sfide per l’industria assicurativa
Dal momento che un arresto della catena di fornitura
può provocare rapidamente oneri finanziari enormi,
anche il mondo delle assicurazioni ha dovuto cam­
biare mentalità. Soprattutto i cumuli di esposizioni
sconosciuti, e per questo motivo incontrollabili, che
spesso sono connessi all’interruzione della filiera di
fornitura hanno messo in allarme i responsabili. Solo
un controllo efficace del rischio di accumulazione può
garantire che le promesse di valore possano essere
onorate in modo affidabile.
Un’ampia conoscenza del rischio e un risk manage­
ment scrupoloso permettono in linea di massima di
acquisire anche rischi complessi e sistemici. Per que­
sta ragione negli ultimi due anni Munich Re e diversi
assicuratori diretti hanno analizzato in profondità i
rischi di interruzione di esercizio e fornitura, sottopo­
nendoli a una nuova valutazione. Oggi sappiamo pre­
cisamente dove si celano i rischi delle cedenti e quale
sia la consistenza della nostra esposizione. Per un
controllo più efficace del portafoglio, molte polizze
CBI sono ormai ­vincolate alla clausola che impone
all’assicurante di presentare una valutazione di
rischio dettagliata e documentata della catena di for­
nitura e una quantificazione del danno patrimoniale
massimo.
28
Munich Re Topics Magazin 1/2014
La complessità e la continua evoluzione delle catene
di fornitura rendono comunque la sottoscrizione sem­
pre molto impegnativa. Alcuni fattori di rischio riman­
gono di difficile interpretazione, p. es. quando si parla
della flessibilità del processo produttivo o della qua­
lità del risk management del contraente. In questi casi
il sottoscrittore deve fare affidamento su informazioni
che in genere sono scarsamente standardizzate e che
il cliente considera «sensibili». Anche la nascita di
nuovi parchi industriali nei Paesi emergenti, come sul
delta del Fiume delle Perle o nei pressi di Shanghai in
Cina, è un fattore che può favorire nuovi rischi di
cumulo.
Finché tutte le informazioni essenziali per la valuta­
zione del rischio non saranno disponibili, sia per la
scarsa propensione a fornirle sia per la mancanza di
opportunità di raccogliere i dati, l’industria assicura­
tiva continuerà a chiedere maggiore trasparenza.
Infatti solo così si potrà centrare l’obiettivo di mettere
a disposizione soluzioni CBI a condizioni adeguate e
con limiti di garanzia appropriati. Anche Munich Re
è costretta a formulare in modo restrittivo condizioni
e limiti dove non è possibile stimare con sufficiente
precisione il rischio e il cumulo di esposizioni che ne
deriva. Ma se è garantita una sufficiente trasparenza
e i premi sono adeguati, possiamo offrire ai nostri
clienti coperture adeguate. Per un riassicuratore
attivo sul mercato mondiale la sfida peculiare consi­
ste nel mantenere sotto controllo il cumulo di esposi­
zioni da CBI nella riassicurazione obbligatoria, dal
momento che sono pochi riassicuratori a sostenere
gran parte dei danni da interruzione di esercizio a
livello mondiale in seguito a catastrofi naturali.
CONTINGENT BUSINESS INTERRUPTION
Fig. 2: A differenti comparti industriali corrispondono
­differenti profili di rischio
Industria automobilistica
Industria dei semiconduttori
Oltre 100.000
produttori di
semiconduttori
15–30
produttori
di automobili
500–1.000
­clienti diretti
500–1.000
fornitori chiave
80–120
produttori
di wafer
30.000–100.000
fornitori di com­
ponentistica
generica
Il numero delle imprese assicurate che presen­
tano elementi di criticità è relativamente basso,
ma le rispettive somme assicurate sono elevate.
Il numero delle imprese assicurate che presentano
elementi di criticità è difficilmente controllabile,
ma le rispettive somme assicurate sono minori.
Anche se non possiamo esimerci dall’accettare l’im­
possibilità di rilevare in maniera completa i rischi di
CBI, specialmente con riguardo alla riassicurazione
obbligatoria, puntiamo a mantenere sotto controllo
perlomeno gli scenari più critici. Essi sono caratteriz­
zati da tre fattori: dopo una catastrofe naturale in una
determinata regione si prevedono danni ingenti anche
senza tener conto dell’interruzione di attività di forni­
tori e clienti; a causa di interdipendenze critiche con
somme assicurate elevate i settori assicurati sono for­
temente soggetti a danni da CBI; infine esiste un
grande rischio di cumulo dal momento che la perico­
losità da evento naturale riguarda i siti produttivi di
fornitori chiave. Sulla base di queste caratteristiche si
delineano scenari critici p. es. per Taiwan o per alcune
regioni statunitensi. In questi casi dobbiamo indagare
quale sia l’esposizione da CBI degli assicuratori diretti
in relazione ai fornitori.
La gestione del rischio come approccio fondamentale
Per offrire in futuro coperture più mirate ai clienti
dell’industria e allo stesso tempo limitare le incertezze
sul versante della sottoscrizione, si dovrebbe ripensare
l’approccio delle assicurazioni che coprono l’interruzione
delle catene di fornitura. Il punto di partenza è la
gestione del rischio del contraente, che identifica i
possibili punti deboli nel processo produttivo, ivi com­
prese le dipendenze critiche dai fornitori. Nell’ambito
del risk management è già possibile ridurre notevol­
mente i pericoli in una prima fase organizzando di con­
seguenza i processi e i collegamenti di produzione.
Assicurare il rischio residuo è l’operazione che va a
coprire in modo mirato solo i componenti riconosciuti
come critici, e precisamente in presenza di informa­
zioni di buona qualità e a un prezzo adeguato. Questo
approccio avrebbe il vantaggio di creare maggiore tra­
sparenza sui rischi di cumulo riducendo la comples­
sità e quindi di stabilire una migliore interazione tra il
risk management e il prodotto assicurativo.
Conclusioni
La tematica dell’interruzione delle catene di fornitura
offre ancora ampi margini di miglioramento su tutti i
fronti. Le imprese industriali possono fare ricorso al
know-how di esperti esterni che sono in grado di iden­
tificare le fonti di pericolo specifiche e offrire soluzioni
adatte. Gli assicuratori, grazie alla loro vasta compe­
tenza sui rischi, sono senz’altro interlocutori privile­
giati. Negli ultimi due anni Munich Re ha avuto nume­
rose occasioni di dialogare con assicuratori diretti,
broker e imprese del settore automobilistico e dei
semiconduttori, un’iniziativa che vogliamo proseguire
per poter apprendere dalle vicendevoli esperienze e
individuare le soluzioni più consone alle reali esi­
genze. Le misure finora intraprese a vantaggio di una
migliore visione d’insieme vanno nella giusta dire­
zione e fanno sperare di poter conseguire in futuro
ulteriori progressi nell’ambito delle garanzie CBI.
IL NOSTRO ESPERTO:
Christian Wegner è sottoscrittore
­aziendale senior presso Munich Re.
[email protected]
Munich Re Topics Magazin 1/2014
29
RC PRODOTTI
Focus sulle protesi
Le protesi dovrebbero eliminare il dolore e ripristinare la qualità della
vita. Ma se il prodotto è difettoso, non ci sono conseguenze spiacevoli
soltanto per i pazienti. I sinistri in serie possono arrivare a nove cifre.
È quindi d’obbligo la massima attenzione in fase di sottoscrizione.
Un chirurgo mostra una protesi artificiale
d’anca, il cui stelo viene inserito in profondità
nel femore del paziente. La superficie ruvida
aderisce saldamente al tessuto osseo e si fonde
con esso nell’arco di sei–otto settimane.
30
Munich Re Topics Magazin 1/2014
RC PRODOTTI
Ulrike Kienzle, Wolfgang Lanzner e Alfred Sattler
Le richieste di risarcimento per cifre elevate a seguito
di protesi difettose popolano regolarmente i titoli dei
media. Negli anni Novanta del secolo scorso alcune
società dovettero pagare risarcimenti nell’ordine di
diversi miliardi di dollari a causa della rottura di protesi mammarie in silicone.
I costi per richieste di risarcimento o ritiro di prodotti
per deterioramento precoce possono superare in
simili casi la soglia dei 100 mln US$.
Nel 2010 la ditta Medtronic sborsò 268 mln US$ a
titolo di risarcimento per chiudere 8.000 azioni legali
per un defibrillatore impiantabile difettoso, un dispositivo in grado di impedire un arresto cardiaco attraverso l’erogazione mirata di shock elettrici.
Dal punto di vista normativo le protesi non vengono
classificate come medicinali, ma come prodotti medicali e quindi sono soggette ad altre disposizioni di
autorizzazione all’immissione in commercio. Spesso
non sono richiesti test clinici per questa categoria di
prodotti. Normalmente i prodotti medicali vengono
distinti nelle classi di rischio I, II o III. La classe I comprende i prodotti a basso rischio. Tra questi figurano il
materiale per medicazione, gli ausili per la deambulazione e le sedie a rotelle. I prodotti di classe II sono
considerati a medio rischio. Nella classe III si trovano
prodotti con il massimo grado di rischio come le artroprotesi d’anca o di ginocchio, i pacemaker e le protesi
mammarie.
Soltanto pochi mesi fa un tribunale di Los Angeles ha
deciso la prima di 10.750 azioni di risarcimento contro
la società DePuy, produttrice di protesi d’anca. All’ex
guardia carceraria Loran Kransky, originario del Montana, sono stati riconosciuti 8,3 mln US$ essendo
stato accertato che l’origine dei suoi disturbi era una
protesi d’anca della DePuy. Nel 2010 la società, appartenente al gruppo Johnson & Johnson, dovette ritirare
dal mercato oltre 90.000 protesi di questo tipo. Finora
sono stati spesi centinaia di milioni di dollari per l’azione di richiamo. L’ondata di azioni legali, commentano gli analisti, potrebbe costare miliardi al produttore.
Mercato delle protesi in espansione
Nella sola Germania vengono impiantate ogni anno
circa 400.000 protesi d’anca e di ginocchio. Altri
100.000 pazienti ricevono un pacemaker o un defibrillatore. La continua evoluzione dei materiali e delle
tecniche chirurgiche, il trend demografico e l’aumento
delle malattie della civilizzazione, come l’obesità,
faranno incrementare ancora questo genere di interventi. L’impiego di protesi è un grande progresso per
migliorare la qualità della vita, soprattutto in età avanzata. Ma stanno vivendo un’escalation anche gli interventi per motivi puramente estetici. Ogni anno vengono effettuati negli Stati Uniti oltre 400.000
interventi di mastoplastica, compresi quelli di sostituzione delle protesi; solo il 20% è destinato alla ricostruzione del seno a seguito di malattia o di danno
fisico.
Non tutti gli interventi riescono senza complicazioni
e garantiscono un futuro senza disturbi a lungo termine. Accanto agli inevitabili rischi connessi a un’operazione chirurgica, è l’impianto di prodotti difettosi
a causare regolarmente dolori, ulteriori cure invasive
o addirittura la sostituzione anticipata della protesi.
Le protesi si posizionano nella massima classe di
rischio
Una protesi medica è un prodotto artificiale che sostituisce una parte del corpo umano o supporta una
struttura o una funzione danneggiata. Viene impiantata nel corpo umano e vi subentra nelle corrispondenti funzioni fino al termine del ciclo di vita.
Definizione: Munich Re, Consulenza rischi casualty
La qualità delle procedure di autorizzazione
e certificazione è sufficiente?
Un sensazionale caso di truffa con protesi mammarie
prodotte in modo illegale ha acceso nuovamente le
discussioni sul processo di certificazione dei prodotti
medicali in Europa. Per anni il produttore francese
Poly Implant Prothése PIP ha realizzato protesi mammarie impiegando il meno costoso silicone per uso
industriale. La truffa venne scoperta nel 2009 in
seguito a un aumento sospetto di casi di fessurazione
della protesi. Nel marzo 2010 le autorità francesi proibirono la commercializzazione delle protesi e la PIP
dovette dichiarare fallimento.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
31
RC PRODOTTI
Fig. 1: Interventi di artroprotesi d’anca nel 2009
Fig. 2: Interventi di artroprotesi di ginocchio nel 2009
Germania
Svizzera
Belgio
Austria
Danimarca
Norvegia
Francia
Lussemburgo
Svezia
Paesi Bassi
Slovenia
Regno Unito
Finlandia
USA
Islanda
Repubblica Ceca
Australia
OCSE
Italia
Nuova Zelanda
Grecia
Canada
Irlanda
Ungheria
Spagna
Portogallo
Estonia
Slovacchia
Israele
Polonia
Cile
Corea
Messico
Germania
USA
Svizzera
Austria
Finlandia
Danimarca
Belgio
Lussemburgo
Australia
Canada
Regno Unito
Islanda
Svezia
Paesi Bassi
Francia
OCSE
Repubblica Ceca
Spagna
Nuova Zelanda
Italia
Corea
Slovenia
Norvegia
Portogallo
Israele
Ungheria
Irlanda
Cile
Messico
0
Fonte: OECD Health Data 2011
0 50 100150200250
ogni 100.000 persone
50 100 150 200 250300
ogni 100.000 persone
La certificazione prescritta in Europa per la commercializzazione di prodotti medicali era stata rilasciata
all’azienda transalpina dalla tedesca TÜV Rheinland,
che era stata evidentemente ingannata con documentazione falsa. Dopo l’accaduto fu criticato il fatto che
le date dei controlli erano state sempre rese note in
anticipo cosicché c’era stato tempo sufficiente per
«truccare» la documentazione prima dell’audit.
Secondo quanto riportato dalla stampa, la TÜV
Rheinland verificava unicamente la documentazione,
e mai il prodotto. In base alle dichiarazioni della
società di certificazione questa procedura corrisponde alle normative. Le stime parlano di circa
500.000 donne nel mondo colpite da questa vicenda
scandalosa.
Ogni anno in Germania viene
impiantato il numero più elevato
di protesi d’anca in rapporto alla
popolazione: quasi 240.000.
Negli Stati Uniti circa 700.000
persone all’anno si sottopongono
a protesizzazione del ginocchio.
Sono in aumento gli interventi in
persone sotto i 60 anni d’età.
La certificazione in Europa
Gli organismi competenti per il sistema di certificazione in Europa sono decentrati e organizzati a livello
privato. Un produttore può scegliere tra quasi 80
organismi di controllo in tutta Europa quello a cui affidare la certificazione CE del proprio prodotto. Visto
che tali organismi hanno un notevole interesse economico a fidelizzare il cliente a lungo termine, viene criticato il fatto che le verifiche potrebbero essere troppo
indulgenti. Spesso non sono previsti studi clinici, né
test dei prodotti sugli esseri umani. Come dimostra il
caso PIP, ci si focalizza essenzialmente sulla documentazione e non è sempre necessario prendere
visione del prodotto.
Fig. 3: Evoluzione degli impianti primari di artroprotesi di ginocchio
ogni 100.000 persone
200
150
100
50
USA
Svizzera
Danimarca
Israele
OCSE (21)
Fonte: OECD Health Data 2011
0
20002001 2002 20032004 2005 20062007 2008 2009
32
Tra il 2000 e il 2009 gli impianti primari di artroprotesi di ginocchio ogni
100.000 persone sono quasi raddoppiati in Europa e negli Stati Uniti.
I costi per intervento si collocano tra
i 10.000 e i 15.000 US$.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
RC PRODOTTI
Le protesi e i loro rischi
La maggiore esposizione riguarda le protesi che sono
destinate a rimanere quanto più a lungo possibile nel
corpo del paziente. Ecco una panoramica di importanti
prodotti protetici e dei rispettivi rischi RC prodotti:
Prodotto
Indicazione
Principali rischi
Rischio
Lenti intraoculari (IOL)
Opacamento del cristallino, perdita della vista
Basso rischio di infezione ed emorragia, cataratta secondaria o distacco della retina
Impianto dentale
Sostituzione di denti alternativa
a ponti o protesi
Allentamento prematuro per integrazione incompleta dell’impianto nell’osso.
Infezione con possibilità di osteoatrofia e
perdita dell’impianto
Protesi di spalla
Usura dell’articolazione
Sostituzione anticipata. Articolazione con modesto carico
Pacemaker
Disturbi del ritmo cardiaco, bradicardia
Riduzione di funzionalità degli apparecchi per scaricamento anticipato delle batterie.
Elettrodi difettosi
Defibrillatore impiantabile
Erogazione difettosa o mancata erogazione di shock elettrico. Elettrodi difettosi
Disturbi del ritmo cardiaco, fibrillazioni ventricolari
Stent
Stenosi coronarica
Formazione di coaguli, ulteriore intervento in caso di recidiva della stenosi. Non chiaro
vantaggio clinico sul lungo periodo degli stent
di nuova produzione
Protesi mammaria
Mastoplastica additiva, mastectomia
Indurimento del seno, cicatrici, rottura della protesi
Protesi della
colonna vertebrale
Modifiche degenerative della colonna vertebrale o dei dischi intervertebrali
Rischio di infiammazione e lesione del midollo spinale con paralisi permanente
Protesi d’anca
Usura dell’articolazione
Rottura e necessità di una sostituzione anticipata. Concentrazioni ematiche di ioni metallici.
Articolazione con elevato carico.
Protesi di ginocchio
Usura dell’articolazione
Sostituzione anticipata. Articolazione con elevato carico.
= basso
= medio
= alto
>> I nformazioni più dettagliate su
diversi tipi di protesi permanenti
e sui relativi rischi sono disponibili
sul nostro portale clienti:
www.connect.munichre.com
> Information Centre > Documents &
Policies > Casualty Documents
Munich Re Topics Magazin 1/2014
33
RC PRODOTTI
Autorizzazione all’immissione in commercio negli
Stati Uniti
La procedura per l’autorizzazione all’immissione in
commercio di prodotti medicali negli Stati Uniti è di
competenza federale ed è regolamentata in modo
centralizzato dalla Food and Drug Administration
(FDA), che distingue sostanzialmente tra due procedure: la «Premarket Approval», in sigla PMA, e la «Premarket Notification», detta anche «procedura 510(k)».
Per i prodotti della classe di rischio più alta, la III, a cui
appartengono anche le protesi di ginocchio e d’anca,
è necessaria una PMA. Similmente a quanto avviene
per i medicinali, il presupposto per l’autorizzazione è
la dimostrazione della sicurezza e dell’efficacia attraverso test clinici. Una tale autorizzazione rappresenta,
secondo la giurisprudenza di massima istanza, una
sorta di «marchio di qualità» e riduce il rischio per il
produttore di essere oggetto di azioni legali per
responsabilità civile prodotti.
Una scappatoia per aggirare gli studi clinici
La procedura 510(k), prevista per i prodotti medicali
con livelli di rischio inferiori e sensibilmente meno
dispendiosa, richiede di norma solo la prova che un
prodotto nuovo corrisponda in gran parte al prodotto
predecessore. Non sono richiesti test clinici. Attraverso disposizioni normative transitorie questa procedura semplificata viene tuttavia applicata anche ad
alcuni prodotti della massima classe di rischio, la III.
Tale circostanza ha permesso in definitiva che alcuni
produttori facessero riferimento a un prodotto «capostipite» ante 1976 per il quale non era mai stato
necessario addurre la prova della sua sicurezza ed
efficacia. In particolare per i prodotti di classe III si è
generata così una sorta di scappatoia per aggirare
costosi studi clinici e immettere sul mercato senza
sufficienti dimostrazioni della loro sicurezza anche
prodotti ad alto rischio. I produttori di protesi che
hanno seguito la procedura 510(k) vanno incontro a
un rischio chiaramente maggiore di essere coinvolti in
azioni legali per RC prodotti dato che non dispongono
del «marchio di qualità PMA» della FDA. Anche le
protesi d’anca ritirate dalla DePuy erano state
immesse sul mercato con una procedura 510(k).
Per garantire la massima trasparenza e sicurezza possibili per i pazienti, sarebbero auspicabili procedure di
autorizzazione delle protesi centralizzate e indipendenti, che comprendano anche test clinici, come
quella in uso per l’immissione in commercio dei medicinali.
Aspetti generali e aspetti puntuali dell’analisi del rischio
Aspetti generali
Aspetti puntuali
Inerenza
· Tipo di protesi
· Materiale
· Tempo
Garanzia
·R
C prodotti
· Ritiro prodotti
Assicurazione
· Esperienza sinistri
· Somma assicurata, struttura
Rischio
· Identificazione
· Valutazione
Analisi del
rischio
Obiettivo dell’analisi del rischio
· Prodotto
· Produzione
Analisi
· Contraente
Analisi del
rischio
Danno
· Probabilità di
occorrenza
· Ammontare del
danno
Nell’esame degli aspetti generali va tenuto conto
anche del fatto che l’analisi del rischio è stata condotta dal produttore stesso.
34
Munich Re Topics Magazin 1/2014
Utilizzatore
· Clienti
· Paziente
In generale
· Classificazione
· Autorizzazione
Produzione
· Analisi dei rischi
· Dati
Prodotto
· Tracciabilità
· Qualità
Protesi
· Probabilità di
difetti
· Interazione con
altri materiali
Nell’analisi puntuale del rischio tutto ruota attorno al
prodotto, al processo di produzione, al chirurgo operatore e al paziente.
RC PRODOTTI
Gestione della qualità e del rischio
Il fattore centrale per ridurre il rischio di RC prodotti
nelle protesi è una gestione professionale della qualità e del rischio da parte del produttore. Ambedue le
procedure possono essere regolamentate per legge.
La gestione della qualità non deve tenere conto solo
dei requisiti di prodotto che sono rilevanti per la sicurezza. La verifica della sicurezza è infatti ben più della
verifica della qualità in quanto valuta anche la vulnerabilità agli errori, i suoi effetti e la sicurezza intrinseca. Tali aspetti della gestione del rischio rivestono
quindi una notevole rilevanza nell’assicurazione RC
prodotti e si dovrebbe assolutamente tenerne conto in
fase di sottoscrizione. Un’errata valutazione dei rischi
del prodotto può diventare molto costosa per l’assicuratore mentre può significare addirittura l’insolvenza
per il produttore.
Una linea guida per la gestione del rischio è offerta
dalla norma internazionale ISO 14971 per i prodotti
medicali. Essa contiene infatti, oltre a una descrizione
dei requisiti essenziali, anche tutti gli aspetti rilevanti
del risk management, quali analisi del rischio, valutazione del rischio, controllo del rischio, accettazione
del rischio residuo e reporting. Il sottoscrittore
dovrebbe disporre di una corrispondente documentazione per una verifica accurata, e nei casi dubbi non si
dovrebbe affidare unicamente a tale documentazione,
ma prendere anche in considerazione un’analisi del
rischio sul posto.
Nell’analisi del rischio bisogna distinguere tra gli
aspetti generali, che comprendono piuttosto le condizioni generali di riferimento, e l’analisi puntuale, che
ha come obiettivo più preciso il prodotto stesso, il processo produttivo e le condizioni di impiego.
Aspetti generali dell’analisi del rischio
In una prima fase il sottoscrittore dovrebbe accertare
se si tratta di un’assicurazione RC prodotti a copertura dei danni a persona e a cose o di una polizza per
la copertura dei costi di ritiro del prodotto o di ambedue le cose.
La documentazione del produttore dovrebbe identificare e valutare i rischi nonché indicare quali misure
sono state adottate per eliminare o ridurre al minimo
i rischi. Il sottoscrittore dovrebbe soprattutto prendere in considerazione le protesi, i processi di produzione con la più alta probabilità di sinistro, il massimo
valore di danno e il rischio più elevato (ottenuto moltiplicando probabilità e valore di danno).
In sede di sottoscrizione sono inoltre fattori determinanti per la valutazione le fonti dell’analisi del rischio,
ossia il produttore stesso oppure un terzo, l’esperienza sinistri, il massimale messo a disposizione e
un’eventuale soluzione riassicurativa.
Aspetti puntuali dell’analisi del rischio
Nell’analisi puntuale del rischio assumono particolare
rilievo il prodotto stesso, il processo di produzione, il
paziente e le istruzioni del chirurgo operatore. In questo
contesto si dovrebbero porre le seguenti domande:
−−Di quale tipo di protesi si tratta (rischio RC basso/
medio/alto)?
−−Quali rischi intrinsechi al prodotto possono derivare
dal materiale? La protesi si compone di ossa, pelle o
altro materiale organico? O è fatta di metallo, materiali sintetici, ceramica o un mix di materiali diversi?
−−La protesi viene impiantata in modo permanente o
solo per un determinato periodo di tempo?
−−Quali rischi sono legati ai clienti del produttore,
ovvero ospedali e chirurghi? Un’errata descrizione
del prodotto può causare ad esempio un utilizzo
sbagliato o errori operatori.
−−Quali complicanze possono subentrare nel paziente
ad esempio a causa della sua costituzione fisica?
−−Quali vizi del prodotto sono ipotizzabili? La protesi
può spostarsi o rompersi all’interno del corpo? Si
può verificare per un qualche motivo la mobilizzazione o la fuoriuscita di componenti della protesi?
La protesi può essere soggetta a indurimento o rammollimento?
−−È possibile tracciare l’iter del prodotto e dei processi
di produzione in modo completo, ossia risalire fino
al fornitore di materie prime o componenti oppure
arrivare fino a ogni singolo paziente partendo dal
produttore della protesi? In caso di ritiro si potrebbero così facilmente identificare i prodotti interessati e informare tempestivamente i pazienti.
−−I processi di produzione rilevanti ai fini della sicurezza vengono adeguatamente analizzati e monitorati onde evitare vizi occulti e/o limitare i loro
effetti?
−−Con quali volumi vengono normalmente effettuati
acquisto, produzione e fornitura? Quanti pezzi vengono prodotti alle medesime condizioni di produzione?
Munich Re Topics Magazin 1/2014
35
RC PRODOTTI
−−Una delle questioni centrali dovrebbe riguardare il
fatto se, dopo eventuali interruzioni, siano state
ripristinate e sottoposte a nuova validazione le condizioni di produzione originarie per continuare a
garantire la produzione di protesi sicure e conformi
alle condizioni di autorizzazione all’immissione in
commercio.
I NOSTRI ESPERTI:
La Dr. Ulrike Kienzle è medico e lavora
come consulente nella sezione Consulenza rischi casualty di Munich Re.
[email protected]
Un prodotto che è fonte potenziale di danni gravi
Le protesi occupano una particolare posizione nella
RC prodotti. Sono infatti potenziali generatori di
danni gravi e devono quindi soddisfare requisiti di
qualità particolarmente elevati. Oltre ai grandi produttori multinazionali, devono fare i conti con i rischi
che abbiamo citato anche moltissime società piccole
e medie che operano in questo settore.
−−La costante ottimizzazione del prodotto, l’impiego
di nuovi materiali e l’obiettivo di creare soluzioni
quanto più possibile ad hoc per il paziente implicano un elevato rischio di sviluppo.
−−Talvolta è difficile in caso di sinistro fare una distinzione tra RC prodotti e RC professionale del chirurgo operatore: il prodotto è realmente difettoso
o è possibile che ci sia stata negligenza da parte
dell’operatore? L’operatore è stato sufficientemente
informato dal produttore della protesi?
−−L’espianto di una protesi a seguito del ritiro dal mercato comporta per il paziente altre gravose degenze
in ospedale ed è normalmente connesso a costi
­sensibilmente più elevati rispetto al tipico caso di
richiamo e smontaggio di componenti difettosi ad
esempio nell’industria automobilistica. Richieste di
risarcimento elevate possono diventare un onere
difficilmente calcolabile per il produttore.
L’analisi del rischio di Munich Re
I nostri esperti seguono con grande attenzione l’evoluzione dei rischi relativi alle protesi e attraverso i
gestori clienti trasmettono ai clienti in tutto il mondo
il loro bagaglio d’esperienza. In occasione di diversi
eventi Munich Re fornisce dati sugli sviluppi più
recenti e indicazioni preziose per una sottoscrizione
commisurata al rischio, che in questi casi è assolutamente indispensabile. Il tema delle protesi continuerà
a tenere occupato il comparto assicurativo perché
anche in futuro si può prevedere il verificarsi di grandi
sinistri.
36
Munich Re Topics Magazin 1/2014
Il Dr. Wolfgang Lanzner è farmacista
e lavora come consulente nella
­sezione Consulenza rischi casualty di
Munich Re.
[email protected]
Alfred Sattler è ingegnere e lavora
come consulente nella sezione Consulenza rischi casualty di Munich Re,
dove si occupa di valutazione dei
rischi RC.
[email protected]
LETTURE
Dove nascono le grandi idee
Zoran Andrić
Le grandi idee dentro gli uffici sono rare, di certo molto più rare delle
riunioni, e sono più che solitari colpi di genio o illuminazioni momentanee. Steven Johnson, giornalista scientifico americano, nella sua storia delle innovazioni mostra come la maggior parte delle invenzioni
non nasca in silenziose stanzette, ma piuttosto attraverso l’interrelazione e le reti di condivisione. Secondo Johnson gli abitanti di una città
sono più innovativi di quelli di un villaggio perché la varietà sociale
genera un maggior numero di possibilità di collegamenti e di occasioni.
In sette capitoli l’autore presenta altrettanti modelli consolidati per
idee innovative. Un altro modello è la predisposizione a prendersi il
tempo di seguire interrogativi simili in ambiti differenti. Le idee non
nascono dal nulla, ma dall’insieme della loro raccolta. I pensieri vengono non di rado estratti e isolati in maniera eccessiva, ma solo il loro
intersecarsi rende possibile l’innovazione. Spesso le grandi idee non
nascono nell’ambito del mercato, dei traffici o della concorrenza, bensì
in un contesto non commerciale in cui molte persone si sono scambiate
informazioni.
Sebbene non si tratti di un manuale, con il suo libro Steven Johnson
fornisce indicazioni divertenti e intelligenti sugli ambienti in cui possono generarsi idee innovative.
Steven Johnson.
Dove nascono le grandi idee –
Storia naturale dell’innovazione
Traduzione dall’inglese americano di
Elena Cantoni. Milano, RCS Libri
(BUR Rizzoli), 2011. 322 p.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
37
ASSICURAZIONE VITA
Proposta accettata
Anche i proponenti che soffrono di malattie rare ricevono sempre più
spesso questa buona notizia. La rete internazionale di esperti di
Munich Re consente infatti ai clienti di tutto il mondo di accedere
­localmente al know-how medico globale e quindi di valutare per la
prima volta il rischio di tali malattie, ampliandone l’assicurabilità.
Alban Senn
Sudafrica, autunno 2013: un 31enne presenta una
proposta di assicurazione sulla vita. Il capitale assicurato prescelto per il caso morte ammonta a 2 ml ZAR,
ovvero ca. 140.000 €. La polizza serve al proponente
per garantire un mutuo per la costruzione di una casa
per sé e la famiglia. In realtà si tratta di una situazione
piuttosto comune: nella maggioranza dei casi gli assicurandi di questa età e con un reddito fisso ottengono
rapidamente la copertura assicurativa desiderata
anche se hanno problemi di salute, seppure in tal caso
sia prevista la corresponsione di un sovrappremio in
base al tipo e alla gravità dell’alterazione dello stato di
salute. L’esempio qui descritto si è dimostrato tuttavia
assai più complesso.
Come si rende calcolabile l’incognito?
«Proposta temporaneamente rinviata, è richiesta una
valutazione medico-sanitaria individuale»: questo è il
responso fornito da MIRA, il programma di valutazione dei rischi di Munich Re. Lo strumento online
supporta i sottoscrittori del ramo vita fornendo proposte di tariffazione commisurate al rischio che si
basano su evidenze mediche e statistiche. Dunque
grazie a MIRA la maggior parte di tutte le proposte
che contengono dati sullo stato di salute rilevanti agli
effetti del rischio può essere finalizzata in poco
tempo. Il caso del 31enne rappresenta tuttavia un’eccezione perché si tratta di una delle poche migliaia di
persone al mondo che vivono con un cuore trapiantato.
L’antefatto: il proponente soffre dalla nascita di una
rara malformazione cardiaca irreparabile. La sua
unica possibilità di sopravvivere è trovare un donatore
per il trapianto. L’attesa si conclude nel 1995: la
rischiosa operazione ha successo e da quasi 18 anni
l’uomo vive un’esistenza relativamente normale.
Affinché il suo corpo non rigetti il cuore trapiantato
38
Munich Re Topics Magazin 1/2014
Al giorno d’oggi molti organi umani possono essere trapiantati con successo.
Anche l’assicurabilità è aumentata grazie
alla cooperazione internazionale.
12mm Abstand
Munich Re Topics Magazin 1/2014
39
ASSICURAZIONE VITA
Fig. 1: Trapianti cardiaci registrati su scala mondiale dal
1982 al 2011
5.000
Nei primi anni si è osservato un rapido
incremento del numero delle operazioni. Oggi vengono eseguiti ca. 4.000
trapianti cardiaci all’anno su scala globale.
4.500
4.000
3.500
3.000
Fonte: International Society for Heart
and Lung Transplantation (ISHLT)
2.500
2.000
1.500
1.000
500
il 31enne deve tuttavia seguire per tutta la vita una
terapia con farmaci immunosoppressori che inibiscono in gran parte la reazione del sistema immunitario, esponendo l’organismo a malattie di qualsiasi tipo.
È questo il motivo per cui molti dei ca. 100.000
pazienti a cui fino a oggi è stato impiantato un cuore
nuovo sono deceduti poco dopo l’intervento, soprattutto agli albori della medicina dei trapianti.
Oggi le possibilità di sopravvivenza sono molto maggiori grazie al progresso medico e anche l’aspettativa
di vita media dopo un intervento è in costante
aumento. Valutare quest’ultimo parametro nel modo
più preciso e fondato possibile rappresenta il presupposto per l’elaborazione di una proposta di assicurazione corretta e commisurata al rischio e allo stesso
tempo è una sfida con molte incognite. Di fatto, diversamente dalle patologie sociali come l’ipertensione,
le conoscenze e i dati comprovati sulle malattie rare,
gravi o complesse sono davvero scarsi. Si prenda l’esempio dei trapianti di cuore: nel 1982, a 15 anni dal
primo intervento, nel mondo non si contavano più di
200 operazioni di questo genere. In seguito il loro
numero è cresciuto notevolmente e oggi si attesta a
ca. 4.000 interventi l’anno, però rimane sempre molto
basso rispetto ad altre operazioni o malattie, se considerato a livello globale (cfr. fig. 1).
40
Munich Re Topics Magazin 1/2014
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1989
1988
1987
1986
1985
1984
1983
1982
0
Il consolidamento dei casi semplifica l’analisi del
rischio
A fronte di una casistica così limitata i sottoscrittori
e i medici degli assicuratori vita locali si occupano
raramente di proponenti con operazioni o quadri clinici di questo tipo. Eppure sono proprio questi i casi
che richiedono un know-how specifico e l’accesso alle
informazioni mediche più recenti. Forte di queste
conoscenze, negli anni scorsi il team di Munich Re ha
sviluppato delle tecniche di modellizzazione matematica che permettono di elaborare prognosi del rischio
plausibili e scientificamente comprovate per casi individuali concreti, anche se i dati a disposizione sono
scarsi.
Se sommate, le malattie rare rappresentano un
fenomeno di massa
L’esempio del 31enne sudafricano dimostra l’importanza di questo bagaglio di informazioni ed esperienze anche per i diretti interessati. Come indicato da
MIRA, il sottoscrittore dell’impresa assicuratrice ha
inoltrato la proposta per la valutazione individuale ai
consulenti medici di Munich Re, che hanno eseguito
un’analisi dettagliata della mortalità sulla base dei
dati medici più recenti. Il risultato: nonostante il trapianto di cuore l’assicuratore vita è stato in grado di
offrire al cliente la polizza sulla base di un profilo di
rischio personalizzato; la copertura ha una durata
limitata a 15 anni e prevede il pagamento di un
sovrappremio adeguato. Il cliente ha accettato l’offerta e la banca gli ha concesso il prestito di cui aveva
bisogno.
ASSICURAZIONE VITA
Fig. 2: Un team globale di esperti – una banca dati
Toronto/
Atlanta
Cedenti
Monaco di
Baviera
Tokyo
Parigi
Cedenti
Pechino
Piattaforma della conoscenza «The Gate»
Londra
Cedenti
Madrid
«The Gate» mette in contatto i sottoscrittori medici di Munich Re attivi in
tutto il mondo rendendo possibile la
valutazione commisurata al rischio di
patologie rare e complesse.
Fonte: Munich Re
Singapore
Mumbai
Sydney
Johannes­
burg
Cedenti
Cedenti
In questo modo Munich Re contribuisce all’ampliamento dell’assicurabilità dei casi individuali e consente agli assicuratori diretti di creare nuovo business. Ma questo impegno ha delle implicazioni ancora
più importanti a livello sociale e comunitario perché
«le malattie rare sono rare, ma le persone che ne sono
affette sono tante». Orphanet, l’associazione di pazienti
con patologia rara leader in Europa, ha scelto questo
slogan per fare chiarezza sulle dimensioni reali del
problema. Alcuni dati per capire meglio il fenomeno:
secondo la definizione dell’Unione Europea sono «rare»
le malattie con meno di 5 casi su 10.000 abitanti. Le
patologie rare finora note al mondo scientifico sono
6.000–7.000 e quasi ogni mese se ne aggiunge una
nuova. Sommandole si ottiene un numero di malati
assai elevato a livello globale. Secondo alcune stime,
solo nell’Unione Europea il 6–8% della popolazione
soffre di una malattia rara, ovvero tra i 27 e i 36 milioni
di persone. Per molte di queste patologie non esistono
attività di ricerca. Un po’ ovunque la politica ha riconosciuto la necessità di intervenire e promuove la creazione di una rete più radicata e il consolidamento del
sapere medico sulle malattie rare in idonee strutture.
piattaforma interna della conoscenza, chiamata
The Gate (Get Access To ­Medical Expertise). Essa
contiene una documentazione anonima e dettagliata
di tutti i casi individuali esaminati, come quello del
31enne sudafricano, che include l’anamnesi personale, gli esiti delle visite mediche, la decisione presa e
le evidenze mediche e statistiche consultate a tal fine.
Il vantaggio: se un potenziale cliente con problemi di
salute simili avanza una proposta di assicurazione in
un altro punto del globo, gli esperti medici di Munich Re
possono accedere al bagaglio di esperienze dell’intera
comunità medica in maniera ancora più efficiente.
The Gate promuove quindi lo scambio globale delle
conoscenze e semplifica la valutazione medico-sanitaria individuale senza standardizzarla. Infatti per
fornire un’analisi del rischio corretta e basata sull’evidenza scientifica, soprattutto per le malattie rare e
complesse, è necessario tenere conto delle informazioni più aggiornate, del rischio individuale e delle
condizioni quadro specifiche del mercato.
The Gate: know-how globale al servizio della valutazione medico-sanitaria del rischio
Condivisione e trasferimento del sapere: già da diversi
anni Munich Re persegue questo obiettivo attraverso
il suo centro di competenza, che vanta un team di
esperti attivo a livello globale (cfr. fig. 2) e specializzato nella valutazione medico-sanitaria individuale
delle malattie rare e complesse. Solo a Monaco di
Baviera i consulenti medici evadono ogni anno
ca. 4.000 domande di assicuratori diretti provenienti
da tutto il mondo. Per ogni singola richiesta viene fornita una decisione conforme alla legge e corredata di
motivazioni chiare, che si basa sulle conoscenze più
aggiornate. Per ampliare sistematicamente questo
know-how e migliorare costantemente l’efficienza
della valutazione medico-sanitaria del rischio, il centro di competenza di Monaco di Baviera ha creato una
IL NOSTRO ESPERTO:
Il dottor Alban Senn è laureato in
medicina e lavora come medico
consulente presso il Centro di
Competenza Valutazione medicosanitaria e consulenza sinistri.
[email protected]
Munich Re Topics Magazin 1/2014
41
INVESTIMENTI
Alla ricerca delle rendite
perdute
I tassi d’interesse costantemente bassi mettono gli assicuratori di
fronte a un compito difficile: individuare il corretto rapporto tra rendimenti sufficientemente alti e un’adeguata sicurezza degli investimenti.
Cercasi rendimenti disperatamente!
Gli attuali tassi d’interesse spesso non
­arrivano a compensare l’inflazione.
42
Munich Re Topics Magazin 1/2014
INVESTIMENTI
Philipp Waldstein
I bassi tassi d’interesse sottopongono gli investimenti
delle compagnie di assicurazione a grandi sfide.
Soprattutto nelle assicurazioni vita e malattia che
devono garantire un tasso fisso minimo, i rendimenti
dei titoli di stato sicuri non sono sufficientemente elevati. Alla ricerca di una migliore remunerazione, qualche investitore potrebbe ridurre i propri requisiti di
sicurezza, ma non è facile trovare in tale contesto la
giusta via di mezzo tra rendimenti abbastanza alti e
sicurezza adeguata dell’investimento. Le linee guida
che seguono dovrebbero offrire un orientamento agli
investitori del mercato assicurativo.
sempre una correlazione possibilmente perfetta tra il
profilo del portafoglio e le obbligazioni di pagamento
derivanti dal core business. Questo significa che gli
investimenti dovrebbero essere selezionati in modo
da interagire in sintonia con le passività. Al centro
dell’attenzione vi sono normalmente i rischi d’interesse, di cambio e d’inflazione. Questa strategia di
gestione integrata delle attività e passività è finalizzata ad esempio a minimizzare il rischio di non poter
pagare gli interessi concordati nelle polizze in coincidenza con una lunga congiuntura di bassi tassi di rendimento.
La sicurezza ormai raramente ripaga
Conoscere i rischi
Per l’industria assicurativa è prioritaria la sicurezza
accanto alla redditività. Ma i titoli di stato tedeschi
e quelli statunitensi hanno raggiunto nel frattempo
anche sulle durate decennali rendimenti tali da non
poter sostenere le esigenze delle assicurazioni di persone. Ambedue i Paesi non sono inoltre più in grado di
offrire quella sicurezza sopra ogni dubbio che davano
in passato. In Germania sussiste il rischio che nell’ambito dell’Unione Monetaria Europea si possa giungere
prima o poi a una responsabilità solidale, mentre negli
Stati Uniti non si è approdati fino a oggi a un consolidamento convincente del debito pubblico. Il mondo è
stanco di dover sopportare il carosello tra «fiscal cliff»
e «shutdown». Per gli investitori la crescita apparentemente senza limiti dell’indebitamento dello Stato è
un’impresa rischiosa.
A chi non basta però avere un rendimento (ancora
relativamente) sicuro, non resta che un’unica strada:
assumersi un rischio maggiore. Ciò si traduce principalmente in una questione di disponibilità ad accettare dei rischi di credito in senso lato. Quindi la
domanda è: vale la pena correre un rischio maggiore
per ottenere un rendimento più elevato? Certamente
non vale la pena assumere rischi che non siano del
tutto trasparenti, e ce ne sono tanti. Alla larga, dunque! Nel caso delle imprese assicuratrici va tenuto in
considerazione che a questi rischi di credito aggiuntivi, diversamente dal rischio d’interesse o dal rischio
di cambio, non corrisponde alcuna passività di bilancio. Investimenti e rischi devono quindi essere perspicui, analizzabili e catalogabili secondo il profilo di
rischio, in modo tale da non mettere a repentaglio la
capacità dell’assicuratore di sostenere il rischio in
un’ottica di asset-liability management di lungo termine. Non appare quindi compatibile con tali obiettivi
acquisire un investimento solo perché viene offerta in
bella mostra una remunerazione sufficientemente
attraente e corrispondente alle necessità. Si tratta
piuttosto di verificare se la promessa di rendimento
potrà essere mantenuta per l’intera durata dell’investimento e a quale volatilità sia esposto quell’investimento lungo tutto il suo orizzonte temporale.
Concentrarsi sulla diversificazione
L’impostazione tradizionale nella gestione degli investimenti si orienta a un portafoglio sicuro attraverso il
quale si possano coprire ampiamente le obbligazioni
di pagamento e al quale possano essere affiancati
investimenti rischiosi a seconda della propensione al
rischio e degli utili dell’investitore. Se non esistono
più investimenti sicuri in senso assoluto, allora la
migliore ancora di salvezza è un portafoglio ben diversificato. L’effetto equilibrante, e quindi di incremento
della sicurezza, prodotto dalla diversificazione può
essere incredibilmente alto, a condizione, naturalmente, che vengano sempre rispettate le regole della
diversificazione, anche nel tempo. Gli investimenti di
capitale devono essere accompagnati in modo stringente da un efficiente controllo del rischio. In caso di
evoluzioni negative si devono prendere contromisure
con rapidità e determinazione.
Investimenti orientati alle passività
L’evoluzione dei mercati di capitale degli ultimi anni
dimostra che sul fronte degli investimenti le compagnie di assicurazione non si possono comportare
come classici gestori di fondi. Gli investitori affidano
a questi ultimi il loro patrimonio per ottenere un rendimento migliore rispetto a un benchmark predefinito. Le compagnie di assicurazione dovrebbero
invece investire il loro patrimonio in modo che vi sia
Questioni di liquidità
Prima della crisi finanziaria esistevano molti titoli dei
quali si dava per scontata la liquidità senza farne un’analisi approfondita. Già quando era esplosa la bolla
delle dot-com all’inizio del nuovo millennio, era
apparso chiaro come un’alta frequenza di negoziazione in fase di rialzo delle quotazioni corrisponda
spesso solo a una liquidità apparente. La vera liquidità assume un’importanza ancora maggiore se si
guarda alla capacità dell’investitore di reagire alle turbative esterne. Le decisioni politiche sono diventate
più determinanti per le dinamiche dei mercati di capitale e le condizionano in modo talora quasi imprevedibile. Un’adeguata quota di investimenti a elevata
liquidità è utile in quanto assicura flessibilità, ossia la
capacità di ammortizzare o evitare i rischi sfruttando
al contempo le opportunità.
Munich Re Topics Magazin 1/2014
43
INVESTIMENTI
Fig. 1: Andamento delle obbligazioni dal 2008 a oggi
(valori nominali)
5,5%
Malgrado il recente lieve rialzo, le
­previsioni dicono che i tassi d’interesse resteranno bassi ancora a lungo.
5,0%
4,5%
Decennale statunitense
Decennale tedesco
4,0%
3,5%
Fonte: Thomson Datastream
3,0%
2,5%
2,0%
1,5%
1,0%
0,5%
0,0%
22.10.2008
22.10.2009
22.10.2010
22.10.2011
La grande importanza del risk management
A livello dell’intero portafoglio è importante che vi sia
una rigorosa gestione del rischio. Si tratta di individuare tempestivamente eventuali violazioni di limiti,
ad esempio se è richiesto un tasso di rendimento
minimo, in modo da poter adottare le misure correttive più adeguate. Se i mercati di capitale evolvono in
direzione contraria alla propria posizione, si deve procedere a una correzione tanto tempestiva da garantire
in ogni momento la capacità di agire. Bisogna inoltre
verificare costantemente se, a fronte delle evoluzioni
interne o di influssi esterni, gli investimenti in essere
soddisfino ancora i rigorosi criteri di qualità di un
investitore orientato alla sicurezza: sono passati i
tempi in cui bastava seguire una semplice strategia di
«buy and hold». Alla luce dei sempre più brevi termini
di scadimento della qualità, la conoscenza, il monitoraggio e la verifica dei rischi dei diversi titoli in dossier
sono indispensabili non solo prima, ma anche, e
soprattutto, dopo l’acquisto.
22.10.2012
22.10.2013
Avere dei principi d’investimento ben definiti è determinante, indipendentemente dalle mode o dalle tendenze.
Non è un compito facile investire il proprio patrimonio
in sicurezza e conseguire una buona remunerazione
sul lungo periodo. L’investitore deve essere consapevole del fatto che evitare un rischio può averne un
altro come conseguenza. A volte si tratta di scegliere
il minore tra due mali, una decisione per nulla semplice. Anche nell’attuale fase di mercato è evidente
che il triangolo magico liquidità–rendimento–rischio/
solvibilità mantiene inalterata la sua valenza. Chi in
tale contesto voglia ottenere un’evoluzione dei valori
costante e positiva, deve monitorare le opportunità
offerte dai mercati e rivolgersi ad asset manager professionisti, fedele al motto: conosci i tuoi rischi e
cerca di massimizzare i ricavi attraverso obiettivi
­d’investimento chiaramente definiti.
Fissare i propri obiettivi
Negli investimenti di capitale sono sempre determinanti gli obiettivi dell’investitore, che devono essere
formulati in modo chiaro e univoco. A dispetto del
fatto di essere menzionati solo alla fine della presente
trattazione, gli obiettivi d’investimento individuali
costituiscono sempre il punto di partenza per tutte le
riflessioni sugli investimenti di capitale. Coerentemente con tali obiettivi vengono sviluppate le strategie d’investimento e verificate le opportunità in base
alla loro compatibilità. Chi ad esempio punta alla conservazione del capitale, deve amministrare con
grande cautela il budget di rischio e deve limitare la
propria esposizione. Se non si fissano gli obiettivi, si
può facilmente commettere l’errore di correre dietro al
mercato. Un comportamento passivo prociclico è
spesso alla base di cattivi risultati negli investimenti.
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
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RUBRICA
L’economia attraverso la lente del rischio
Le «tigri del Baltico»
puntano all’euro
Michael Menhart, capo economista di Munich Re
[email protected]
Dall’inizio della crisi del debito pubblico nel 2010 molti economisti
erano convinti che l’eurozona non
avrebbe potuto resistere a lungo con
16 Stati membri. I problemi di natura
economica avrebbero spinto singoli
Paesi, volontariamente o meno, a
uscire dall’euro. Quello che pochissimi potevano immaginare è che la
UEM si sarebbe addirittura ampliata
proprio nel mezzo della crisi
dell’euro. L’Estonia ne è entrata a far
parte nel 2011, il 1° gennaio 2014 sarà
la volta della Lettonia ad aderire alla
valuta comunitaria e la Lituania
seguirà a un anno di distanza.
È questa una prova del fatto che l’eurozona ha superato il parossismo
della crisi? Oppure si stanno ripetendo in qualche modo proprio oggi
gli errori del passato? Perché i due
Stati baltici, che poco tempo fa si trovavano a loro volta in una profonda
recessione, vogliono aderire a un’unione monetaria zoppicante? E perché proprio ora gli Stati dell’eurozona
hanno approvato l’allargamento alla
Lettonia, un Paese che nel 2008
dovette combattere una bolla speculativa immobiliare, un forte disavanzo
delle partite correnti e un alto incremento dei prezzi, problemi che
costrinsero il governo a ricorrere a un
pacchetto di aiuti dell’UE, dell’FMI e
di altri finanziatori?
In realtà ci sono dei buoni motivi.
Dall’introduzione dell’euro la Lettonia
si aspetta effetti positivi simili a
quelli che ha già sperimentato
l’Estonia: spera in tassi di interesse
più bassi e in un migliore rating
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Munich Re Topics Magazin 1/2014
nonché in un afflusso più vigoroso di
investimenti dall’estero e un’ulteriore
spinta alla crescita. Ma l’adesione
all’UEM ha anche un rilievo dal punto
di vista della politica di sicurezza per
entrambe le parti. Data la posizione
geopolitica marginale del Baltico
l’euro rappresenta infatti per la
Lettonia «maggiore integrazione
nell’Europa e conseguentemente un
minor isolamento», come si è
espresso il ministro della difesa lettone. Viceversa anche l’eurozona può
approfittare di un più stretto legame
del Baltico con la «famiglia europea».
I lettoni guardano tuttavia all’introduzione della nuova valuta con un certo
scetticismo: meno del 40% della
popolazione è favorevole all’euro; le
conseguenze negative delle riforme
che si sono rese necessarie per
rispettare i criteri di Maastricht si
fanno ancora sentire.
Dal punto di vista dell’UEM vi sono
argomenti pro e contro l’ampliamento. Contro depone il fatto che lo
sviluppo economico della Lettonia è
ancora relativamente distante da
quello degli altri Paesi di Eurolandia.
Il reddito pro capite lettone ammonta
a ca. 10.000 euro, ossia a pressappoco un terzo della media dell’area
euro. Ciò significa che la Lettonia è
a rischio inflazione a causa degli adeguamenti economici. Anche l’alta
incidenza del commercio estero
rende il Paese soggetto alle variazioni dei prezzi sui mercati internazionali. Per quanto possa vantare
prezzi stabili dal 2012, le oscillazioni
negli anni precedenti sono state considerevoli. Un ulteriore svantaggio:
analogamente alla situazione di
Cipro, una buona metà dei depositi
bancari in Lettonia proviene da
clienti esteri, soprattutto russi. La
volatilità di tali depositi può far
aumentare fortemente sul breve termine l’indebitamento estero.
D’altro canto il Paese rispetta i criteri
di convergenza: l’inflazione si attesta
intorno al 2%, il debito pubblico si
aggira sul 40% e il deficit di bilancio
segna l’1,3%. Come la Lituania, la
Lettonia ha superato con successo la
propria crisi economica negli ultimi
cinque anni attraverso riforme strutturali e duri provvedimenti di consolidamento. Con grande celerità ed efficacia ha introdotto un nuovo sistema
fiscale per ottimizzare le entrate,
intrapreso sforzi per risparmiare sulla
spesa pubblica e avviato riforme sul
mercato del lavoro che da un lato
hanno di fatto prodotto l’abbassamento dei salari, ma dall’altro hanno
condotto a una più elevata produttività e competitività attraverso l’apertura e la flessibilizzazione. La Lettonia è riuscita a realizzare un processo
di risanamento veloce e radicale
senza svalutare la propria moneta,
dal momento che il lat è agganciato
all’euro già dal 2004. In questo modo
– e questo è senz’altro l’argomento
decisivo a favore dell’adesione all’eurozona – la Lettonia rappresenta un
modello per aver superato con successo la crisi e va a rafforzare verosimilmente il gruppo dei Paesi orientati al consolidamento. Benvenute
«tigri del Baltico»!
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Chiusura della redazione
4. 12. 2013
Illustrazioni
Copertina, p. 3 a destra, 24: Getty Images
p. 1: Robert Brembeck
p. 2: picture alliance/dpa
p. 3 a sinistra: Getty Images/Caiaimage
p. 5: Munich Re
p. 6: plainpicture/Maskot
p. 8 in alt., 12/13: Getty Images/Flickr RF
p. 8 in bs., 11, 29, 36, 41: Foto Meinen
p. 10, 42: plainpicture/Cultura
p. 15: picture alliance/Bildagentur-o
p. 16: Guy Carpenter
p. 19 in alt.: Stringer/Italy/Reuters/Corbis
p. 19 in bs.: Munich Re, Milano
p. 21: Floris Leeuwenberg/Corbis
p. 22 in alt.: Comune di Noto
p. 22 in bs.: Karl Ruppert
p. 26: Getty Images/Vetta
p. 30: picture alliance/landov
p. 38/39: Image Source/Corbis
p. 44: MEAG
p. 45: Shutterstock
p. 46: Kevin Sprouls
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