Newsletter - Comune di Valenza
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Osservatorio di Distretto di Valenza Newsletter Numero Due - Settembre 2008 Comune di Valenza Assessorato Urbanistica, Economia, Lavoro, Commercio, Promozione Territoriale. Università degli Studi del Piemonte Orientale – sede Alessandria. Dipartimento di Ricerca Sociale. Comune di Valenza Assessorato Urbanistica, Economia, Lavoro, Commercio, Promozione Territoriale. Università degli Studi del Piemonte Orientale – sede Alessandria. Dipartimento di Ricerca Sociale. Newsletter dell’Osservatorio di Distretto di Valenza Numero Due Settembre 2008 Indice 1. I mutamenti nelle catene del valore dell’oreficeria negli USA e a livello globale e le conseguenze di questi per il distretto orafo di Valenza. 1. Le principali tendenze globali nella filiera e nel mercato del gioiello in oro 2. I Mutamenti nelle dinamiche nelle catene del valore del gioiello in oro negli USA 3. Impatti sulle esportazioni italiane di gioielleria 4. Implicazioni strategiche per il distretto orafo Valenzano 2. L’industria alessandrina della gioielleria: il commercio internazionale 1. Focus sulla Provincia di Alessandria e benchmarking internazionale 2. Import ed export per la Provincia di Alessandria e benchmarking nazionale 2.1. Export Export. Focus sui principali Paesi 2.2. Import Focus su Svizzera e Belgio Focus: la Svizzera In sintesi 3. L’industria alessandrina della gioielleria: i principali indicatori 4.. Una ricerca sul campo: i risultati del questionario. 5. La presentazione alla stampa dell’Osservatorio on line. Pag.1 Pag.1 Pag. 4 Pag. 6 Pag.8 pag. 10 pag. 11 pag. 16 pag. 16 pag. 21 pag. 22 pag. 26 pag. 28 pag. 30 pag. 32 pag. 34 pag. 40 A cura dell’Osservatorio di Distretto di Valenza. Staff: Prof. Paolo Perulli (coordinatore scientifico), Prof. Giancarlo Corò, Prof. Gary Gereffi, dott, Luca Garavaglia, dott. Rocco Paradiso, Sindaco Gianni Raselli, Assessore Massimo Mensi, dott. Massimo Temporin, Nelda Caniggia. La presentazione alla stampa dell’Osservatorio on line. In aprile l’Osservatorio ha presentato in aprile la versione on line alla Stampa: sul sito web del Comune di Valenza www.comune.valenza.al.it/oidvalenza sono consultabili l’analisi dei principali indicatori, i risultati delle indagini sul campo, le prospettive di lavoro. Di seguito inseriamo una breve rassegna stampa. Da del 4 aprile 2008. Da del 4 aprile 2008. Da del 4 e del 5 aprile 2008. A cura di Rocco Paradiso Osservatorio di Distretto di Valenza [email protected] I mutamenti nelle catene del valore dell’oreficeria negli USA e a livello globale e le conseguenze di questi per il distretto ora fo di Valenza Gary Gereffi e Joonkoo Lee Duke University, Department of Sociology Durham, NC 27708-0088 6 ottobre 2008 Introduzione Il mercato globale dell’oreficeria ha at traversato grandi cambiamenti nell’ultimo decen nio. Ci sono stati cali significativi nel volume delle produzioni, mentre è cresciuto il valore dei pro dotti in oro e dei gioielli a causa degli aumenti del prezzo dell’oro. Nonostante il recente recupero di competitività da parte dei distretti orafi italiani, nuovi fornitori dall’India, dalla Cina e da altre e conomie emergenti sono ora con evidenza i nuo vi leader mondiali della produzione. India e Cina sono anche i principali fornitori del mercato sta tunitense, con l’Italia che nel 2007 è caduta in ter za posizione. Il declino delle esportazioni italiane verso gli USA, tuttavia, è stato compensato dalle aumentate esportazioni verso altri mercati, quali quelli del medio oriente. Sul mercato statunitense gli esportatori italiani devono affrontare non solo l’accresciuta competizione esercitata dai paesi a minor costo del lavoro, ma anche le nuove ten denze del settore della vendita al dettaglio di gioielli negli USA: un aumento delle acquisizioni e dell’integrazione verticale, una diversificazione dei canali di vendita e la scomparsa del “mercato mediano” per il gioiello. Queste tendenze hanno effetti significativi sulla competitività dei prodotti di oreficeria e gioielleria italiani nelle catene del valore globali, ma hanno un differente impatto sui tre principali distretti orafi italiani: Valenza, Arezzo e Vicenza. Sulla base delle teorie sulle Catene Glo bali del Valore (CGV), questo articolo analizza le principali tendenze nelle filiere globali del gioiello in oro e i nuovi scenari di mercato nel settore del la vendita al dettaglio negli Stati Uniti. Verrà quindi analizzato l’impatto di questi fat tori sull’industria orafa italiana, e in particolare sul distretto orafo di Valenza, e quali implicazioni possono essere tratte da queste dinamiche relati vamente allo sviluppo del distretto. 1. Le principali tendenze globali nella filiera e nel mercato del gioiello in oro La produzione mondiale di oreficeria è descesciuta in volume nel corso degli ultimi cin que anni, ma è cresciuta in termini di valore. La domanda di oro da impiegare per la produzione di gioielli è decresciuta del 24% (figura 1). La domanda rilevata per il 2006 è stata inferiore del 31% a quella di dieci anni prima (GFMS 2008). Queste tendenze sono state fortemente influenza te dal rallentamento dell’economia e dalla ascesa dei prezzi dell’oro, in particolare negli ultimi due anni. Il prezzo dell’oro è cresciuto del 168% in Dollari USA e del 93% in Euro tra il luglio del 2003 e il luglio del 2008 (World Gold Council 2008). A causa dell’aumento dei prezzi dell’oro, la produzione di gioielli in oro in termini di valore è cresciuta fino a raggiungere nel 2005 i 79 miliardi di dollari, un dato superiore del 39% a quello rile vato nel 2001 (GJEPC-KPMG 2006). -1 st Figure 2: quote di mercato nella pro duzione di gioielli in oro, anni 2000 e 3,50 0 3,00 0 2,50 To 0 n 2,00 0 Ton 1,50 0 1,00 0 50 0 0 Figura1: domanda mondiale per prodotti di gioielleria, 2000-2006 3,196 Ton Resto Del mon do U.S Ci. Turna chia Ita lia In dia 4,000 2,711 Ton 3,500 46 % 6 % 6 % 6 % 16 % 15 % 47 % Resto del mondo 5 5 % % 9 % 10 % U.S Ci . Tur na chia Ita lia In dia 23 % 3,000 2,500 2,000 1,500 1,000 50 0 0 200 Note: "il dato per la Cina include Hong 0 Kong Fonte: GFMS, Gold Survey 2006 (2007), 200 5 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: GFMS Gold Survey 2007 (2008) , Nel frattempo, è continuato uno spo stamento dei luoghi della produzione verso I pae si in via di sviluppo, quali l’India, la Cina e la Tur chia. I fornitori da queste economie in crescita hanno aumentato in maniera significativa le loro quote di presenza sia nella produzione che nelle esportazioni globali, minacciando leadership ita liana nei mercati mondiali. La presenza italiana nella produzione globale è scesa del 6% nel peri odo 2000-2005, mentre quella dell’India è aumen tata dal 20 al 23% (figura 2). Complessivamente, nello stesso periodo, le quote di mercato occupa te complessivamente da India, Cina e Turchia so no passate dal 33% al 38% stata significativamente erosa nel corso degli ul timi cinque anni. Sono molteplici i fattori che possono contribuire a spiegare la crescita dei nuovi paesi esportatori di gioielli in oro: L’alto prezzo dell’oro e la stagnazione della domanda nei paesi sviluppati hanno generato sui mercati pressioni nel senso della riduzione dei costi, che hanno fa vorito paesi dove il costo del lavoro è minore. Al lo stesso tempo, i nuovi paesi esportatori stanno rispondendo anche a espansioni nella domanda di gioielleria, in quanto le classi medie in molte na zioni sono diventate importanti consumatrici di gioielli e di altri oggetti di lusso. I mercati del gio iello in varie nazioni in via di sviluppo sono cre sciuti più velocemente che nei paesi sviluppati (figura 4). I mercati domestici di Messico, India e Cina hanno registrato tassi di crescita annuale va riabili tra il 50% e il 200%, e ci si aspetta che que sti trend di crescita non rallentino nei prossimi anni. In contrasto, i tassi di crescita del mercato in Italia e negli altri paesi sviluppati restano asse stati tra il 5% e il 6% Questi mutamenti di tendenza nella pro duzione di gioielli in oro sono confermati anche dai dati sul commercio internazionale. Tra il 2000 e il 2007 le esportazioni di gioielli in oro dall’India sono quadruplicate, e quelle cinesi (in cludendo Hong Kong) sono raddoppiate, mentre l’export italiano ha avuto un periodo di stagna zione fino a una recente ripresa (figura 3). Il mag giore valore aggiunto dei prodotti esportati dall’Italia rispetto ai prodotti dei paesi concorren ti pare aver moderato il calo delle esportazioni in termini di valore, comparato ad un declino più e videnziato nei volumi esportati. Nonostante ciò, è chiaro che la posizione italiana come grande e sportatore di oreficeria è Figura 3: esportazioni in oro nei mercati mondiali, anni 2000-2007 7,00 0 Cina (+ Hong Kon In- g) dia Italia Turchia 6,00 0 5,00 Milio-0 ni di 4,00 USD0 Ci na/HK Italia India 3,00 0 Turchia 2,00 0 1,00 0 200 0 200 1 200 2 200 3 200 4 Mercato dell’oro (HS2002-7113.19), incluso il platino (I dati per il 2007 in IndiaUN nonComtrade sono disponibili ) Fonte: database -2 200 5 200 6 200 7 Figura 4: indice di crescita dei mercati del gio iello, anni 2000-2007 40 0 2,50 0 35 0 Mexico In- India 30 0 dia Cina Sud Africa Messico Brazile I- 25 0 Utaly S 20 0 Sud Africa Brasile Italia 10 0 5 0 In dia Cina (+ Hong IKong) 2,00 0 In dia taly Tur chia Thailan dia 1,50 Milioni 0 di USD 1,00 0 Cina 15 0 Figura 5: esportazioni di gioielli in oro verso il mercato USA, anni, 2000 Cina/HK Ita lia Thailandia 50 0 U S Tur chia 0 200 0 200 1 200 2 200 3 200 4 200 5 2006 F 200 0 2007 F 200 1 200 2 200 3 200 4 200 5 200 6 200 7 HTS : Gioielleria in oro e in altri metalli preziosi, eccettuato 7113.19the U.S. J l’argento Fonte: International Trade Commission (USITC) Dataweb Nota: include artengo e latri materiali preziosi Fonte: Euromonitor International (2008) Global Market Informa tion Database Nonostante il calo delle quote occupate dalle esportazioni italiane nel mercato USA sia principalmente attribuibile alla competizione con paesi a minor costo del lavoro sui mercati globali, anche altri fattori paiono avere rivestito un ruolo in queste dinamiche. Il forte Euro e il dollaro de bole degli ultimi anni hanno danneggiato i pro duttori di gioielli in oro del Made In Italy nella competizione con i concorrenti non europei. Gli svantaggi commerciali sono stati ulteriormente intensificati dal Sistema Generalizzato delle Pre ferenze (“Generalized System of Preference”, o GSP), il sistema tariffario che favorisce le impor tazioni negli USA da parte delle nazioni in via di sviluppo. Nel 2006 quasi il 100% dei prodotti di oreficeria sono stati importati negli Stati Uniti da India e Turchia in assenza di tariffe per effetto delle disposizioni GSP. Il governo USA ha revo cato i privilegi disposti dal GSP per i prodotti di oreficeria provenienti dall’India nel luglio 20007, e i gioielli indiani ora sono soggetti a una tariffa del 5,5%. In conseguenza di ciò, le percentuale di esportazioni indiane è caduta de 62% rispetto al periodo in cui il GSP era in vigore. Nel 2007 le esportazioni indiane verso gli Stati Uniti hanno mostrato, per la prima volta in dieci anni, una tendenza alla riduzione, ad indicare come la revo ca del GSP abbia eroso il vantaggio di prezzo dei prodotti di oreficeria sul mercato USA. Questo, però, non garantisce che l’Italia possa recuperare il terreno perso nel mercato sta tunitense. Altri concorrenti come la Turchia, la Nonostante l’espansione dei mercati e mergenti, quello statunitense è ancora uno dei mercati più vasti del mondo per i gioielli in oro, raccogliendo il 18% delle vendite complessive mondiali nel 2005, una percentuale superiore a quella dell’India (17%) e del medio oriente (8%) (GJEPC-KPMG 2006). L’importanza del merca to USA è espressa dai dati che mostrano come esso rappresenti nel 2007 la destinazione del 46% delle esportazioni dei gioielli in oro indiane e del 39% di quelle cinesi. Fino al 2002, quando nuovi fornitori dall’India, dalla Cina e dalla Turchia ini ziarono a minacciarne la posizione, l’Italia era il più grande esportatore di gioielli in oro verso gli Stati Uniti. Le quote di export italiano verso il mercato USA si sono però ridotte in maniera più marcata di quelle verso gli altri mercati (figura 5). Nel periodo 2000-2007, le esportazioni italiane verso gli USA sono crollate del 46%, nonostante le esportazioni complessive di gioielli in oro ita liane sui mercati mondiali abbiano registrato degli incrementi, seppur limitati (si veda la figura 3). In contrasto, nello stesso periodo (2000-2007) le e sportazioni indiane verso gli Stati Uniti sono più che triplicate da 636 milioni di dollari a 2.2 mi liardi, e quelle cinesi (includendo i dati relativi ad Hong Kong) sono quasi raddoppiate, da 734 mi lioni di dollari a 1.3 miliardi. Questi due paesi hanno notevolmente accresciuto le distanze ri spetto alle esportazioni italiane, dopo averle sor passate nel 2004. -3 Thailandia e il Messico beneficiano ancora del GSP. Inoltre, la crescita delle esportazioni cinesi è avvenuta in assenza di tali benefici. E, ancora più significativamente, la difficile situazione che gli esportatori italiani stanno affrontando appare di pendere anche da dinamiche emergenti nelle ca tene del valore del gioiello in oro negli USA, che saranno esaminate nel prossimo capitolo. Figura 6: la catena del valore del gioiello in oro negli USA Materie prime Produzione Distribuzione Vendita Gioiellerie indipendenti Design del gioiello Recupero degli scarti dell’estrazione Fabbricazione di Gioielli Catene di gioielleria (per es: Zale, Kay) Produttori/ Distributori (per es: Richline) Mercati finali 2. I Mutamenti nelle dinamiche nelle catene del valore del gioiello in oro negli USA L’analisi delle Catene Globali del Valore (CGV) esamina come attività di produzione di sperse in luoghi appartenenti a diverse nazioni siano funzionalmente integrate da alcune imprese guida di quella specifica filiera. Identificando le imprese guida e le modalità con cui queste gover nano le catene del valore, l’analisi delle CGV produce una raffigurazione di come le recenti tendenze nel mercato globale e i mutamenti delle dinamiche di consumo influenzino le opportunità o marchino dei confini all’azione dei produttori locali, e come questi effetti varino da nei differen ti stati e nei differenti sistemi locali (Bair 2005; Gereffi 2005). In questo paragrafo esamineremo come i cambiamenti nella produzione e nel commercio globale di gioielli in oro siano correla ti alla ristrutturazione delle catene del valore del gioiello in oro negli USA, e come questi due fat tori influenzino le performance dei distretti orafi italiani, in particolare con riferimento alla situa zione valenzana. Nella figura 6 viene presentata una tipica catena del valore del gioiello in oro, riferita al mercato USA. La fabbricazione dei gioielli è sempre più effettuata in paesi in via di sviluppo. I gioielli in oro sono importati negli Stati Uniti at traverso vari canali: direttamente dai venditori, tramite importatori o da produttori-distributori (quali, per esempio, il Richline Group) che non solo importano gioiellieri da oltremare ma pos seggono le loro proprie fabbriche sia nel territo rio statunitense che all’estero. Estrazione dell’oro Department Stores (per es:JC Penny,Sears) (per es: Italia) Venditori di massa Materie prime (per es:Wal Mart,target) Venditori senza negozio (per es: Blue Nile) Fonte: diagramma a cura dell’autore Ci sono cinque differenti categorie di dettaglianti nel mercato del gioiello USA. Le gioiel lerie indipendenti detengono ancora la parte più rile vante delle vendite di gioielli in oro, anche se le loro quote sono in diminuzione. Si tratta solita mente di negozi locali di piccole dimensioni, a ge stione familiare. Le catene di gioielleria sono rappre sentate da un numero limitato di grosse catene nazionali specializzate nel gioiello, quali Zales, Kay eFriedman’s, che hanno un marchio di rile vanza nazionale e una catena di punti vendita. Gli altri tipi di catene operanti nel settore sono picco li marchi regionali, quali Ben Bridge e Fortunoff. I Department stores, quali JC Penny e Sears, sono ancora luoghi d’acquisto di gioielleria per molti consumatori. Essi sono però minacciati dai vendi tori di massa, quali Wal-Mart e Target, che stanno progressivamente diventando più attrattivi nei confronti dei consumatori a basso budget. Infine, come per altri settori di vendita al dettaglio, una quota crescente di gioielleria viene venduta attra verso venditori privi di negozio, quali Blue Nile, il più grande venditore online, o QVC e HSN,TV, sta zioni televisive dedicate allo shopping. I trend emergenti nella catena del valore del gioiello in oro negli USA negli anni recenti possono essere riassunti come segue: (1) aumento della concentrazione; (2) integrazione verticale dei fornitori e dei venditori; (3) diversificazione dei -4 canali di vendita e (4) polarizzazione della do manda. Aumento delle concentrazioni: l’aumento del prezzo dell’oro, l’indolenza della domanda, e la stretta del credito negli anni recenti hanno inten sificato le pressioni verso le concentrazioni. Men tre tale dinamica appare rilevante in particolare per le gioiellerie indipendenti locali, dotate di li mitate risorse finanziarie, la maggior parte dei venditori negli USA –grandi o piccoli, locali o na zionali, ha avvertito questa pressione. Il numero di gioiellerie specializzate negli USA è diminuito del 6,4% (da 25.000 a 23.500) tra il 2000 e il 2007. Alcune gioiellerie indipendenti semplicemente hanno cessato le loro attività, mentre le catene di gioiellerie sono state soggette a fusioni ed acqui sizioni miranti ad incrementarne il controllo sul mercato e la situazione finanziaria. Bel-Oro e Au rafin, due tra i maggiori produttori/distributori di gioielli in oro, hanno guidato queste consolida zioni e si sono recentemente fusi tra loro per dare vita al Richline Group sotto Berkshire Hathaway, nel 2007. Le difficoltà finanziarie affrontate dalle gioiellerie di scala locale o regionale hanno inoltre attratto i fondi di investimento privati nel settore della vendita di gioielli. Integrazione verticale dei fornitori e dei venditori: la necessità di dare una veloce risposta ai veloci mutamenti di mercato ha portato a un’integrazione verticale tra i fornitori e i vendi tori. L’acquisizione da parte del produttore di gioielli con diamanti indiano Gitanjali Gem della catena di gioiellerie statunitense Samueles Jewe lers nel 2006 è un esempio di integrazione verti cale attuata dal lato del fornitore. Per motivazioni simili, i venditori stanno incrementando le pro prie strutture in-house dedicate alla produzione. Tiffany&Co., uno dei principali marchi di vendi tori di gioielleria, realizza ora i due terzi della propria produzione in fabbriche di sua proprietà, nel tentativo di garantirsi controllo sulle forniture. Un altro percorso di concentrazione verticale è quello relativo all’integrazione dei propri fornito ri, motivato dalla volontà di rafforzare la collabo razione tra la produzione e il marketing, come è mostrato dall’acquisizione da parte di Bulgari, di Crova, il suo abituale fornitore valenzano, nel 2005. Diversificazione dei canali di vendita: oltre alla concentrazione, I canali di vendita sono inoltre stati diversificati. Questa tendenza è sostenuta da una crescente presenza di catene di vendita non specializzate esclusivamente nel gioiello, quali Wal-Mart e Target, così come da quella di vendi tori privi di negozio, quali i canali televisivi dedi cati allo shopping e le gioiellerie online (figura 7). In particolare, le vendite di gioielleria online sono aumentate regolarmente negli ultimi cinque anni sul mercato USA. Le percentuali di vendite di prodotti di gioielleria effettuate online sul totale sono salite dal 3,5% al 7,4% nel periodo 2002 2007. Nuovi tipi di venditori, quali i grandi su permercati di massa e i venditori privi di negozio, sono diventati grandi acquirenti di gioielleria in grado di influenzare le dinamiche della produzio ne per tutti i tipi di gioielli, inclusi quelli realizzati in oro, anche se i consumatori statunitensi ancora preferiscono acquistare gioielli in oro dai vendito ri di tipo tradizionale, quali le gioiellerie specializ zate e i department stores. Nel 2006, le gioiellerie specializzate e i department stores hanno contato rispettivamente per il 49% e il 19% delle vendite di gioielli in oro negli USA, e per il 48% e l’11% delle vendite totali di gioielleria. In contrasto, il 23% della oreficeria è stato venduto da venditori di massa, che hanno invece raccolto il 25% di tut te le vendite di gioielli, inclusi i diamanti, le perle e gli orologi (Gassman 2007). -5 Figura 7. preferenze dei consumatori USA relativamente ai canali di vendita della goielleria, anno 2007 Department store 23.1 % Catene nazionali di gioielle ria Piccoli rivendi tori Indipendeni di gioielleria 20.1 % 19.6 % Negozi di massa 15.2 % Catenee regionali di gioielle ria 5.9 % Shopping club 3. Impatti sulle esportazioni italiane di gioiel leria I recenti dati sulle esportazioni italiane di gioielli in oro e le divergenti performance dei tre principali distratti orafi –Valenza, Arezzo e Vi cenza- mostrano come l’Italia abbia subito l’impatto dei cambiamenti nelle catene del valore del gioiello in oro negli USA e a livello globale. Gli Stati Uniti non sono più il principale importa tore di gioielli in oro italiani. La percentuale di mercato delle esportazioni italiane negli USA si è ridotta dal 33% al 14% tra il 2000 e il 2007. Nel 2007 gli USA sono il secondo principale importa tore di gioielli italiani dopo l’Arabia Saudita (figu ra 8). In effetti, il recupero delle esportazioni ita liane di gioielli in oro che ha avuto luogo dal 2003 è stato guidato dal successo dei prodotti italiani su altri mercati, quali il medio oriente, la Turchia e l’Europa (Svizzera e Francia). 1.8 % al tro 14.4 % 0 % 5 % 10 % 15 % 20 % scia superiore è stata assistita da una crescente percezione del gioiello come un oggetto legato alla moda. I consumatori statunitensi comprano gioielli in oro non come investimento, ma come strumenti di distinzione, e tendono quindi a favo rire oggetti di marca e di design unico piuttosto che prodotti di massa (Gassman 2008). 25 % "altro” include artigiani locali, punti vendita delle forze armate, bacnhi dei pegni: non include I venditori privi di Fonte: Jewelry Consumer Opinion Council (2007) “la scomparsa del mercato mediano”: la cre scente attrattività dei nuovi canali di vendita è in parte associata con la polarizzazione del consumo di gioielleria negli USA. I recenti trend di consu mo di gioielleria negli USA mostrano una cre scente polarizzazione tra gli oggetti di lusso di al ta fascia e la gioielleria di basso livello, destinata ai mercati di massa (GJEPC-KPMG 2006). Per e sempio, la gioielleria d’oro a 14 carati è tradizio nalmente la più popolare tra i consumatori statu nitensi. Eppure, I prodotti a 10 carati stanno gua dagnando popolarità tra i consumatori attenti al prezzo che effettuano i loro acquisti nei centri commerciali e nei negozi non specializzati in gio ielleria. Allo stesso tempo, l’oro a 18 carati, tradi zionalmente considerato come oggetto per il mercato di lusso, è oggi più utilizzato che mai per la gioielleria. In una ricerca effettuata nel 2004 tra i consumatori relativamente alle spese effettuate annualmente per la gioielleria, la porzione più ampia del campione (25%) ha risposto di spende re ogni anno oltre $500 in acquisti di gioielli, mentre il secondo gruppo più numeroso era quel lo che spendeva meno di $100 l’anno. I consuma tori “medi”, quelli che si attestano tra i $100 e i $500, sono meno comuni di queste due categorie (Jewelry Consumer Opinion Council 2004).Il re cente rallentamento dell’economia ha ulterior mente favorito i prodotti di fascia alta, in quanto ha colpito anche le vendite di gioiellerie di fascia inferiore. La crescita del mercato di gioielli di fa Figura 8: Destinazione delle e sportazione di oreficeria, anni 1,80 0 1,60 0 1,40 0 1,20 Milioni0 Di USD 1,00 0 80 0 60 0 UA E US A Sviz zera Fran cia U K Tur chia Ci na 40 0 20 0 0 200 200 Export 0 1 italiani (miliardi 4.7 4.3 4.2 4.2 4.7 200 2 4.2 5.4 200 3 3.8 200 4 200 5 200 6 200 7 Fonte: UN Comtrade (dati per i gioielli in oro, incluso platino.) Questi mutamenti nella composizione dei mercati d’esportazione per la oreficeria italiana sono validi per tutti e tre i distretti. La percentua -6 le di esportazioni per tutti e tre i distretti è dimi nuita fortemente nel 2006-2007 (tabella 1). Le e sportazioni di Valenza verso gli USA sono crolla te del 17,2%, nonostante il distretto abbia riporta to un aumento del 30,2% nelle esportazioni totali nel periodo 2006-2007. Le esportazioni verso gli USA sono calato del 21,8% per Arezzo, dove l’aumento totale delle esportazioni è stato del 5,7%. Il mercato statunitense resta quello più im portante per la gioielleria vicentina (18,5% del to tale delle esportazioni del distretto), ma le espor tazioni di questa verso gli USA sono scese del 26% nel 2007, mentre il distretto ha avuto un aumento delle esportazioni limitato al 3%. per prodotti di fascia alta hanno avuto un impatto differente sulle performance di ciascun distretto nei mercati statunitensi. Comparando le esporta zioni di ciascun distretto verso gli Stati Uniti nel 2002 e nel 2007 si evidenzia come Valenza, che nel 2007 dirigeva solo il 10% delle sue esporta zioni verso il mercato USA, abbia aumentato il totale delle sue esportazioni da 417 a 649 milioni di Euro. Vicenza, il distretto con la più marcata presenza nel mercato USA, è stato quella più du ramente colpito in quanto le sue esportazioni to tali sono scese da 2,1 miliardi di Euro a 1,4 mi liardi. Le esportazioni aretine sono anch’esse di minuite, ma meno fortemente, da 1,7 miliardi a 1,4 miliardi. La crescita di Valenza e le perdite degli altri due distretti sono collegate alla compo sizione del valore delle relative esportazioni. Il di stretto di Valenza è caratterizzato da una produ zione artigiana che garantisce un alto valore ag giunto, ed è stata meno danneggiata dalla compe tizione sui prezzi esercitata dai paesi a basso co sto del lavoro come India e Cina rispetto ad A rezzo, in cui le produzioni meccanizzate e di mas sa sono dominanti, e a Vicenza, in cui è presente un misto di produzioni artigiane e industriali (The Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry 2004; Gaggio 2007). Inoltre, il mercato mediano si ritrova stretto tra gli aumenti di quote di mercato dei prodotti di lusso d’alta fascia e di quelli di massa a basso prezzo, e questa dinamica ha influenzato più duramente Vicenza rispetto agli altri due di stretti, specializzati in produzioni dedicate ai due estremi dello spettro dell’offerta: Arezzo all’estremità inferiore e Valenza a quella superio re. A partire dal 2003, quando è iniziata la ripresa delle esportazioni, Arezzo e Vicenza hanno au mentato le proprie esportazioni totali rispettiva mente del 12% e del 10%, mentre le esportazioni vicentine sono crollate di un ulteriore 19%. Arez zo ha avuto particolare successo nei mercati del medio oriente, quali gli Emirati Arabi e la Tur chia, segnando un incremento superiore al 40% nelle sue esportazioni verso questi paesi nel peri odo 2006-2007 (tabella 1). Tabella 1. esportazioni di oreficeria nei di stretti industriali italiani, anno 2007 Valenza Svizzera Francia Stati Uniti Regno Unito Spagna Altri Totale Arezzo Emirati Arabi Stati Uniti Turchia Francia Regno unito Altri Totale Vicenza Stati Uniti Emirati Arabi Hong Kong Francia Polonia Altri Totale 2007 E xport (EUR Mil lion) 2007 quote Variazioni nell’ Export dal 2006 170.4 76.6 65.1 64.9 40.9 231.8 649.7 26.2% 11.8% 10.0% 10.0% 6.3% 35.7% 100.0% 48.5% 24.8% -17.2% 104.5% 73.9% 22.6% 30.2% 355.8 171.1 109.7 84.8 80.5 618.3 1420.2 25.1% 12.0% 7.7% 6.0% 5.7% 43.5% 100.0% 40.5% -21.8% 46.7% -0.6% -12.3% -0.2% 5.7% 265.9 190.4 91.1 76.8 73.7 736.7 1434.6 18.5% 13.3% 6.4% 5.4% 5.1% 51.4% 100.0% -25.9% 15.9% 22.8% 10.2% 45.0% 8.1% 2.5% Fonte: Elaborazioni Osservatorio su dati Coeweb di ISTAT (2007) Mentre tutti e tre i distretti orafi italiani hanno recentemente sofferto sui mercati USA, l’emergere di venditori per il mercato di massa, di polarizzazioni nel consumo di gioielleria in ter mini di prezzo e le preferenze dei consumatori -7 4. Implicazioni strategiche per il distretto o rafo Valenzano tati nel migliorare la qualità mantenendo prezzi bassi. Terzo, le politiche di branding e di marke ting nei mercati finali sono una delle chiavi con le quali sostenere le proprie produzioni. Come mo strato dalle strategie preventive attuate da uno dei principali marchi del distretto valenzano, Casa Damiani, stabilire un accesso diretto ai principali mercati esteri con il proprio marchio e con nego zi di proprietà può aumentare la visibilità e la re putazione delle linee di prodotti dell’impresa nei confronti degli oggetti di lusso di alta fascia. Inol tre, tali strategie possono aiutare le imprese del distretto a raccogliere in maniera più diretta dai mercati, segnali quali cambiamenti nelle preferen ze dei consumatori e altre informazioni di merca to, permettendo di rispondere a tali mutazioni in maniera più veloce. Quarto, mentre i principali marchi valen zani quali Crova/Bulgari, Casa Damiani,e Pasqua le Bruni sono ben conosciuti a livello internazio nale per l’alta qualità delle loro lavorazioni e del loro design, molti dei produttori orafi valenzani sono piccoli ed “invisibili” internazionalmente, in quanto i più prestigiosi marchi di gioielleria euro pei e statunitensi che comprano i propri prodotti a Valenza non rivelano da dove questi provenga no. Quindi, Valenza potrebbe aumentare la pro pria reputazione per quanto riguarda le produzio ni orafe di alta qualità, favorendo il riconoscimen to del distretto come un centro del design inno vativo con la partecipazione collettiva alle princi pali fiere internazionali e con una migliore attività di marketing incentrata sul distretto nel suo com plesso. Quinto, l’aumentata integrazione negli Stati Uniti e in altri mercati della gioielleria sta co stringendo i produttori del distretto a soddisfare le specifiche richieste di grosse alleanze di acqui renti. Questi marchi dominanti tendono a preferi re un coordinamento stretto delle filiere, canali diretti di fornitura, produzioni di grandi volumi e contemporaneamente linee di prodotto diversifi cate dalla fascia più bassa a quella più alta. Queste richieste danno dei vantaggi ai grandi produttori su quelli piccoli quali quelli valenzani. Per le im prese più piccole, l’azione collettiva può essere Le catene del valore dell’oreficeria negli Stati Uniti e nel mondo hanno affrontato signifi cativi cambiamenti a partire dall’inizio del XXI secolo. Questi includono la ricollocazione geogra fica della produzione, la crescita della domanda di consumo nei paesi in via di sviluppo, l’intensificazione dei legami di filiera tra la forni tura e la commercializzazione, la concentrazione tra i venditori, la polarizzazione dei consumi. I noltre, le previsioni indicano che questi trend continueranno nell’immediato futuro. Quali indi cazioni strategiche può trarre Valenza da questi cambiamenti nelle catene del valore orafe negli Stati Uniti e a livello globale? In primo luogo, occorre porre una mag giore attenzione ai mercati di fascia alta dei paesi non-occidentali. Il mercato statunitense e quello europeo restano importanti per Valenza, data la loro forza nella gioielleria di fascia alta, che tende ad essere consumata nei mercati dei paesi più svi luppati. Nonostante ciò, il distretto è stato in gra do di afferrare le occasioni presentate dai nuovi mercati di consumo, quali gli Emirati Arabi, la Russia, il Brasile, il Messico, la Cina e Hong Kong. Le previsioni indicano che queste nazioni cresceranno a ritmi molto più sostenuti delle altre nel prossimo futuro, (si veda la figura 4). Inoltre, in quanto le classi medie prosperano e tendono ad aumentare i propri consumi, la gioielleria di alta fascia potrà diventare sempre più popolare in queste economie emergenti. In secondo luogo, il recente successo del distretto valenzano relativamente alle performan ce di Arezzo e Vicenza non rappresenta una ga ranzia per il futuro. La prevalenza di Valenza nell’oreficeria di fascia alta può rendere il distretto meno vulnerabile alla competizione sui prezzi e sercitata da produttori in paesi in via di sviluppo di India, Cina e Turchia rispetto agli analoghi di stretti italiani, ma queste nazioni stanno sforzan dosi duramente per migliorare la qualità delle loro produzioni e posizionarle in mercati ad alto valo re aggiunto e, come è successo per altri settori manifatturieri, esse tendono ad avere buoni risul -8 The Handbook of Economic Sociology, edited by N. J. Smelser and R. Swedberg. Princeton, N.J.: Prince ton University Press; New York: Russell Sage Foundation. GFMS. 2007. Gold Survey 2006: GFMS Limited. ______. 2008. Gold Survey 2007: GFMS Limited. GJEPC-KPMG. 2006. The Global Gems and Jewellery Industry Vision 2015: Transforming for Growth: The Gem and Jewellery Export Promotion Council of India (GJEPC). Jewelry Consumer Opinion Council. 2004. "Industry Study: Shopping Preferences." Disponibile all'indirizzo http://jcoc.info/ec_product_details.php?id=50. ______. 2008. Monthly Buying Trend Report. Available at http://jcoc.info/ec_view_category.php?id=2. Osservatorio Internazionale Distretto di Valenza Po e del settore orafo, Elaborazioni statistiche di dati di sponibili all'indirizzo http://www.coeweb.it. The Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry. 2004. The Gem & Jewellery Sectors of India & Italy: A Clusters Perspective. Mumbai, India: The Indo-Italian Chamber of Commerce & Industry. World Gold Council. 2008. Gold Research and Statistics: Monthly Gold Prices. Disponibile all'indirizzo http://www.research.gold.org/prices/monthly/. una soluzione grazie alla quale soddisfare queste stringenti richieste dei grandi acquirenti. Essa può abbassare i costi necessari a procurarsi le necessa rie infrastrutture, e può inoltre facilitare la defini zione di un portfolio di prodotti più diversificato. Unendo le proprie linee di prodotto sotto un uni co marchio, quale il marchio di distretto “Di Va lenza” presentato nel 2007, potrebbe aiutare le imprese più piccole a raccogliere ordini dai grandi acquirenti. Però, se su tali progetti si raccoglie so lo la partecipazione delle imprese più piccole, questo approccio difficilmente potrà avere suc cesso, in quanto sarà certamente difficile combi nare la qualità e la quantità delle produzioni che sono richieste senza un qualche grado di leadership esercitata dai marchi maggiori del di stretto. Al fine di mantenere la sua posizione in nicchie alte delle attuali catene del valore della o reficeria, Valenza troverà beneficio nell’attuazione di strategie che supportino sia le sue imprese arti giane che i suoi marchi più grandi, in quanto cia scuno di questi contribuisce in maniera differente ma importante al successo del distretto. Però, per poter avere un peso contrattuale in questi grandi mercati internazionali nei quali gli acquirenti si sono concentrati in grandi gruppi, al fine di in crementare la presenza internazionale del distret to sarà probabilmente necessario un maggiore li vello di integrazione tra i produttori orafi valen zani. Bibliografia Bair, Jennifer. 2005. "Global Capitalism and Commodity Chains: Looking Back, Going Forward." Competi tion & Change 9:153-180. Euromonitor International. 2008. Global Market Information Database. Disponibile all'indirizzo http://www.euromonitor.com/. Gaggio, Dario. 2007. In Gold We Trust: Social Capital and Economic Change in the Italian Jewelry Towns. Prince ton: Princeton University Press. Gassman, Ken. 2007. "Specialty Jewelers at the End of the Rainbow." IDEX Online Research, June 27, 2007 ______. 2008. "State of the Jewelry Industry - 2008 Jewelry Demand." IDEX Online Research, January 28, 2008 Gereffi, Gary. 2005. "The Global Economy: Organization, Governance, and Development." Pp. 160-182 in -9 L’industria Alessandrina della gioielleria: il commercio internazionale. La ricerca che presentiamo aggiorna i dati pubblicati sui numeri precedenti della Newsletter di distretto circa il commercio internazionale di gioielli e articoli di orefice ria. Per Valenza segnali positivi dalle esportazioni specialmente verso l’area Europea; gli altri distretti italiani “arretrano” negli ultimi anni. Il testo sarà arricchito di grafici di immediata in terpretazione che spesso risultano più eloquenti di tante pagine fitte di spiegazioni. La ricerca che presentiamo vuole aggiornare i dati analizzati nei numeri precedenti della Newsletter, arricchire il database che stiamo creando sul commercio internazionale e fare un’operazione di benchmarking con gli altri distretti italiani orafi e con il distretto della moda e design di Milano. Abbiamo introdotto questo elemento di novità – il capoluogo lombardo - poichè una delle proposte iniziali del progetto che l’Amministrazione Comunale di Valenza e il Di partimento di Ricerca Sociale dell’Università del Piemonte Orientale stanno portando avanti è proprio l’integrazione tra distretto orafo e mondo del design e della moda: Valenza guarda a Milano e al suo distretto del design1, le cui imprese e show-rooms, luoghi espositivi e riviste ne fanno cit tà-leader mondiale. Figura 2. Luxury Design alla Triennale di Milano. Figura 1. Un gioiello esposto alla Triennale di Milano. 1 Importanti rapporti tra imprese orafe valenzane e designer “milanesi” sono attualmente in corso: imprese orafe e designer hanno esposto gioielli affermati e nuovi prototipi di gioiello alla Triennale di Milano nell’aprile 2007 all’interno della mostra ”Luxury Design”, curata dal designer di fama internazionale Denis Santachiara . Sul sito internet della Triennale, www.triennale.it, potrete trovare una breve introduzione alla mostra “Luxury Design. Neocodici del lusso & design del gioiello”. - 10 1. Focus sulla Provincia di Alessandria e benchmarking nazionale. 1.000 dollari l’oncia sui mercati internazionali. Il feno meno non è imputabile a difficoltà produttive che limitano l’offerta. Tra le spiegazioni addotte per spiegare questa “corsa all’oro” si trova la crisi finanziaria che, in questa fase, caratterizza i mercati internazionali alimentando una richiesta di beni rifugio a scapito degli investimenti tradizionali, quali azioni e obbligazioni. Il forte sposta mento di investimenti verso le commodities ha già contri buito ai rialzi dei prezzi delle materie prime nei mesi scor si. Tuttavia, la scelta dell’oro come bene rifugio potrebbe essere motivata anche dalla diffusa incertezza che caratte rizza i mercati azionari3”. Tale spinta verso il rialzo dell’oro dovrebbe trovare freno per via della congiuntura non positiva causata in parte dalla “caduta americana” che in prospettiva futura farà scendere il tasso di crescita dei Paesi Sviluppati. “La minore forza dell’economia mondiale ridurrà la spin ta sui prezzi delle materie prime con l’eccezione del petrolio (su cui il rapporto non si pronuncia) e soprattutto sui me talli legati alla produzione industriale4”. Il settore orafo nazionale, secondo l’indagine del Club degli Orafi e dell’Ufficio Studi di Intesa San Paolo2, sta attraversando un periodo poco felice: nel 2007 il fatturato globale è diminu ito del 7,2% rispetto al 2006 (che ha fatto regi strare un calo del 6,4% rispetto al 2005). Il dato relativo all’export è in controtendenza (+4%), da to comunque inferiore alla media nazionale com plessiva (+8%) e dovuto in primo luogo all’aumento del prezzo delle materie prime. La ri cerca del Club degli Orafi e di Intesa San Paolo non va oltre le medie nazionali. Noi, come potre te leggere nell’articolo, abbiamo voluto completa re la ricerca analizzando le peculiarità e l’andamento del commercio internazionale dei principali distretti orafi italiani negli ultimi dieci anni. Il settore orafo italiano 6514 6098 4034 2005 4509 2006 Fatturato 5659 4691 2007 Esportazioni Grafico 1. Il settore orafo italiano. Dati in Ml di euro. Fonte: Indagine Club dei Distretti e Ufficio Studi di Intesa San Paolo Grafico 2. Prezzo dell’oro e del petrolio. Elaborazioni Os servatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati EIA e Deutsche Bundesbank. Come accennato, lo scenario internazionale vede un forte aumento, specie negli ultimi cinque anni, del prezzo dell’oro e del petrolio. A fine marzo 2008 infatti “l’oro ha raggiunto la quotazione record di 3 Osservatorio Prezzi. A cura del Dipartimento per la rego lazione del mercato, Direzione Generale per la Concorren za e i Consumatori (Ministero dello Sviluppo Economico – IPI Istituto per la Promozione Industriale www.osservatorioprezzi.it). 4 Mario Deaglio, “2008. Ecco come sarà l’economia mondiale”. www.quadrantefuturo.it 2 Le informazioni sono tratte dall’articolo di Marcella Gab biano, L’oro italiano luccica un po’ meno, LaRepubblica, Affari e Finanza, 26 maggio 2008. - 11 Stesso discorso vale per un’altra materia prima fondamentale: il diamante. “Negli ultimi 15 anni, per fare un esempio, le quotazioni del diamante hanno su perato sia l'oro che il tasso di inflazione. In termini reali, quindi, ha assolto a pieno alla sua funzione di bene rifu gio. (…) Uno studio della Rapaport5 (…) mostra, che un’ipotetica cifra di mille dollari spesa nell’acquisto di pie tre da 3 carati il primo gennaio 1996 avrebbe fruttato, dieci anni dopo, 373 dollari6” . Nel grafico sottostante si è inserito anche la me dia mobile su base quadriennale7. È evidente, sovrapponendo i grafici 2 e 4, che l’aumento delle materie prime abbia inciso note volmente sull’andamento del commercio interna zionale. Provincia di Alessandria Commercio Internazionale del settore orafo € 1.200 € 1.000 L’andamento del commercio internazionale di gioielli e articoli di oreficeria nell’ultimo anno conferma il trend in atto nell’ultimo periodo: dopo la contrazione avuta negli anni successivi al 2000, il 2003 rappresenta il “punto di rottura” a partire dal quale si ha una nuova espansione (i tassi di crescita sono di circa il 30% tra il 2005 e il 2006 e tra il 2006 e il 2007). Grazie anche al ritrovato sviluppo, il settore orafo pesa nel 2007 ben il 22% sul commercio internazionale complessivo della Provincia di Alessandria. € 800 € 600 € 400 € 200 €0 1993 1997 1999 2001 2003 2005 2007 Commercio Internazionale Grafico 4. Il commercio Internazionale del settore orafo. Provincia di Alessandria. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Il commercio internazionale della Provincia di Al. 2007 Aumenta quindi il costo delle materie prime prin cipali del settore, crescono i costi variabili della produzione e il valore della merce importata a pa rità di quantità, ma quanto aumenta, se aumenta, il valore della merce prodotta e esportata? I conti con l’estero “tengono” o la bilancia commerciale è ora, visto l’aumento delle materie prime, in ros so? Negli ultimi dieci anni i conti con l’estero conti nuano a tenere, anzi raggiungono nel 2007 il mas simo storico in valori assoluti (+ 198,2 Ml di eu ro) facendo registrare un aumento di quasi il 50% rispetto al valore del 2006. Come è ben noto, perchè possa essere “solido” questo dato dovrà essere confermato nelle prossime rilevazioni. Tra il 2000 e il 2006 si nota un deterioramento costante (si passa da circa 180 Ml di euro a 130 22% 78% Settore Orafo 1995 Media mobile Altri Grafico 3. Il commercio Internazionale del settore orafo. Provincia di Alessandria. Peso % sul totale provinciale. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Rapaport Diamond Report, New York, bollettino di rife rimento internazionale per i prezzi di diamanti. 6 Vito Lops, L’economia della trasparenza, IlSole24ore 10 gen naio 2008. 5 7 La media mobile è l’indicatore statistico più utilizzato che rende equilibrate le fluttuazioni incluse nei dati e che per mette una rappresentazione più chiara della tendenza - 12 Mil di euro) segno tangibile di un “rallentamento” della competitività globale del distretto orafo an che per la presenza di nuovi competitori mondiali molto agguerriti come India8 e Cina. Il grafico della media mobile dimostra quanto stiamo af fermando: i risultati del 2003 ad oggi non sono ancora stati raggiunti. L’indicatore evidenzia come la Provincia di Ales sandria vede decrescere dal 2003 il valore di rife rimento per poi crescere solo nell’ultima rileva zione. Una possibile spiegazione delle difficoltà della bilancia dei pagamenti e del saldo normaliz zato potrebbe essere questa: le imprese valenzane utilizzano largamente materiali di grande valore, soprattutto pietre preziose, la cui incidenza sull’interscambio complessivo è molto alta. Come già affermato da Dario Gaggio10 e poi da Gary Gereffi, membro dello staff dell’Osservatorio In ternazionale di Valenza, la peculiarità del distretto valenzano è proprio quella di avere un tipo di produzione di carattere per lo più artigianale e soprattutto lavorare pezzi singoli di grande valore (questa considerazione potrebbe essere avvalorata dal fatto che il Belgio11 è il primo Paese per im portazioni dalla Provincia di Alessandria con 151 Ml di euro di gioielli e articoli di oreficeria e circa il 33% sul totale). Provincia di Alessandria. La bilancia dei pagamenti con l'estero. € 250 € 200 € 150 € 100 € 50 €0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Media mobile Valore Ass. Grafico 5. La bilancia dei pagamenti con l’estero. Provincia di Alessandria. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Provincia di Alessandria. Il saldo normalizzato. 30 Un ulteriore metodo statistico che vogliamo pro porre per meglio comprendere il posizionamento di Valenza è il saldo normalizzato9. 25 20 15 8 Per fare un esempio di quanto sia prorompente la poten zialità di questi Paesi, il business del taglio dei diamanti ha ormai abbandonato il Belgio per localizzarsi in India. Nelle regioni di Jaipur e Surat si contano decine di migliaia di ar tigiani che lavorano a prezzi di saldo per gli operatori occi dentali. 9 Il saldo normalizzato “è dato dal rapporto percentuale tra il saldo corrente e la somma di esportazioni e importazioni. Il suo valore varia tra -100, nel caso in cui il Paese (la Provincia) sia unicamente importatore e +100 nel caso in cui sia unicamente esportatore; se la bilancia è in pareggio il saldo normalizzato è pari a 0” (ISTAT, 2006). Di conseguenza valori prossimi a +100 indicano una elevata specializzazione dell’area di riferimento poiché il prodotto viene più esportato che importato; valori vicini a 100 indicano invece una forte dipendenza dall’estero poiché il prodotto viene importato più di quanto venga esportato. Saldo normalizzato = 10 5 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Saldo normalizzato 2004 2005 2006 2007 Media mobile Grafico 6. Il saldo normalizzato. Provincia di Alessandria. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Dario Gaggio, In Gold We Trust: Social Capital and Economic Chamge in the Italian Jewelry Towns (Princeton University Press, 2007). 11 Anversa detiene attualmente la leadership del commercio mondiale di diamanti: qui passano 7 su 10 dei diamanti comprati e venduti nel mondo. 10 Export – Import --------------------- x 100 Export + Import - 13 L’andamento del saldo è determinato quindi dall’aumento del peso relativo delle importazioni sulle esportazioni e ciò determina, a parità di condizioni, una riduzione dei margini di profitto. Benchmarking. La bilancia dei pagamenti 2007 € 1.500 € 1.000 Grazie a un’operazione di benchmarking na zionale, notiamo che, seppur Arezzo e Vicenza abbiano valori più alti in termini assoluti, Milano e Alessandria stanno recuperando terreno. So prattutto la Provincia di Alessandria mostra un trend davvero notevole negli ultimi anni al con trario proprio delle Province di Vicenza e Arezzo che sembrano ripiegarsi su se stesse mostrando valori molto simili a dieci anni fa, segno evidente di una difficoltà a imporsi sui mercati internazio nali. L’evoluzione negli ultimi dieci anni ci conferma come la Provincia di Alessandria mostri i tassi di crescita più elevati. € 500 €0 Alessandria Vicenza Arezzo Milano Grafico 8. Benchmarking. La bilancia dei pagamenti 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. La Provincia di Alessandria al 2007 è l’ultima del le quattro prese in considerazione per il saldo commerciale (+200 Ml di euro ca in termini asso luti contro circa 1,4 Ml di euro di Vicenza). I dati riportati fino ad ora circa il commercio interna zionale possono farci ipotizzare come vi sia ¾ una differente organizzazione del lavoro (probabilmente più legata al “locale” quel la di Arezzo e Vicenza e più “internazio nale quella Valenzana”); ¾ una commercializzazione di prodotti pro fondamente diversi: l’evoluzione negli ul timi dieci anni del commercio interna zionale ci vuole dimostrare che in pro spettiva le “produzioni meccanizzate di grande volume” di Arezzo e la “produ zione industriale e artigiana” di Vicenza faticheranno più delle produzioni a più al to valore aggiunto di Alessandria e Milano a imporsi nel mercato internazionale? ¾ un differente posizionamento, parafra sando Gereffi, nella catena del valore in ternazionale. Benchmarking. Il commercio internazionale € 2.000 € 1.500 € 1.000 € 500 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Alessandria Vicenza Arezzo Milano Grafico 7. Benchmarking. Il commercio internazionale. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Scomponiamo i dati e calcoliamo il valore della bilancia dei pagamenti relativa al 2007 per le quat tro Province. Il saldo normalizzato ci permette di conoscere quale sia il confronto tra le quattro Province con siderate senza tenere conto dei valori assoluti dell’interscambio commerciale. - 14 Come facile prevedere le Province che presenta no il saldo normalizzato maggiore sono quelle di Arezzo e Vicenza per lo scarso peso delle import sul complessivo del commercio internazionale; Milano e soprattutto Alessandria hanno i valori minori Tra il 1998 e il 2007 l’unica Provincia che vede aumentare il saldo normalizzato è quella di Ales sandria, seppur vi sia un calo evidente negli ultimi cinque anni (da 28 a 18). stiamo scrivendo si traduce in una buona tenuta della Provincia sui mercati globali. Var % 1998 - 2007 200 150 100 50 0 Benchmarking. Il saldo normalizzato -50 Import 100 Export Comm Int Bil Pag Alessandria Vicenza Arezzo Milano 80 1998 2003 2007 60 40 20 Grafico 10. Benchmarking. Variazioni % 1998 – 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. 0 Alessandria Vicenza Arezzo Abbiamo analizzato ora quali sono le variazioni percentuali di Export ed Import per le Province considerate nel corso dell’ultimo decennio. Pro poniamo una tabella relativa ai valori assoluti. Nel prossimo paragrafo ci proponiamo di andare oltre l’analisi dei dati del 2007, la “fotografia dell’oggi” poiché dallo studio del passato sarà possibile tracciare degli scenari futuri. Milano Grafico 9. Benchmarking. Il saldo normalizzato. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Come già accennato, dai dati sul commercio in ternazionale sembra che solo la Provincia di Ales sandria riesca a mantenere una certa vitalità a li vello internazionale raggiungendo il suo massimo storico nel saldo della bilancia dei pagamenti con l’estero per il settore orafo (200 Ml di euro nel 2007) e vedendo accrescere percentualmente tutti gli altri indicatori considerati negli ultimi dieci an ni: import, export e conseguentemente commer cio internazionale. Il grafico numero 7 evidenzia ciò che stiamo affermando: se da un lato il valore delle import è maggiore per diversi motivi (il prezzo delle materie prime in costante aumento, una diversa divisione dell’organizzazione del la voro su scala globale), le export non arretrano. Solo la Provincia di Alessandria riesce ad aumen tare più che proporzionalmente il valore delle e xport rispetto alle import e vede più che raddop piare il saldo della bilancia dei pagamenti negli ul timi dieci anni. A livello internazionale quanto Export % Import % Alessandria 650 14 452 33 Vicenza 1.435 31 214 16 Arezzo 1.420 30 45 3 Milano 565 12 262 19 Tot. 4 Prov 4.070 87 973 72 Tot. Italia 4.690 100 1.358 100 Tabella 1. I dati sono relativi al 2007 e si riferiscono al valore della merce commercializzata. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. - 15 2. Import ed export per la Provincia di Ales sandria e benchmarking nazionale. Export Provincia di Alessandria 1998-2007 € 700 € 600 € 500 € 400 € 300 € 200 € 100 €0 2.1 Export. Nel 2007 l’Italia ha esportato complessi vamente 4,7 Ml di euro di gioielli e articoli di ore ficeria in tutto il mondo, di cui il 93% imputabile a sole sei Province: Vicenza, Arezzo, Alessandria, Milano, Treviso e Roma. 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Export AL Export nazionali. 2007 3% 3% 7% Media mobile Grafico 12. Export Provincia di Alessandria 1998 – 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT 14% 12% 31% 30% AL VI AR MI RM TR Altre Grafico 11. Export nazionali 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. La Provincia di Alessandria accresce negli ultimi dieci anni, e specialmente tra il 2003 e il 2007, il peso delle proprie export a livello nazionale, pas sando dall’8% del 1998 al 9% del 2003 e a ben il 14% dell’ultima rilevazione. I valori maggiori fatti registrare dalla Provincia in oggetto sono proprio quelli relativi all’ultimo an no, mentre le altre Province fanno registrare il “picco” nel 2000 – 2001, anni di grande “ottimi smo a livello globale” in cui la globalizzazione di mercato sembrava irreversibile. AL VI AR MI TOT ITA 1998 326 1.439 1.456 507 3.727 4.158 1999 383 1.772 1.459 487 4.100 4.628 2000 490 1.901 2.108 569 5.069 5.695 2001 456 1.941 1.748 567 4.712 5.393 2002 391 1.860 1.614 506 4.371 5.028 2003 368 1.373 1.202 408 3.350 3.941 2004 399 1.412 1.131 434 3.377 3.973 2005 2006 2007 400 498 1.256 1.481 1.435 1.279 1.343 1.420 485 502 566 3.421 3.824 4.070 4.034 4.509 4.691 650 Tab. 2. Export nazionale. Dati in Ml di euro. Fonte ISTAT . Soltanto Milano mostra ad oggi valori simili a quegli anni. Vicenza e soprattutto Arezzo vedono contrarre da quel massimo storico i valori da 1.9 e 2.1 Miliardi di merce esportata a 1.4 Md di euro con riduzioni percentuali rispettivamente del 33 e del 26%. - 16 Continente con il 17%, seguita dalle Americhe. Residuali i valori per Africa e Oceania. Benchmarking. Export € 2.500 Prov. Al. - Export per continente € 2.000 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 € 1.500 € 1.000 € 500 €0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Alessandria Vicenza Arezzo Milano Grafico 13. Benchmarking. Export. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Europa 0% 12% Europa Africa 70% Americhe Asia Asia Oceania e altri territori Rispetto alla precedente rilevazione del 2006, le variazioni maggiori risultano essere proprio con il Vecchio Continente: + 155 Ml di euro in valore assoluto il che equivale a + 52% in termini relati vi. Risultano in crescita anche Africa, Oceania e soprattutto Asia, mentre si fa sentire la crisi che ha colpito gli Stati Uniti d’America (è l’unico va lore negativo) così come l’effetto del “super eu ro” e del dollaro che “scende troppo12” . Rispetto ai precedenti numeri della Newsletter, facciamo una operazione ulteriore: scomponiamo il valore complessivo dell’export e, successiva mente dell’import, per i Continenti di destinazio ne non solo per la Provincia di Alessandria, ma Export Provincia di Alessandria 2007 1% Americhe Grafico 15. Export Provincia di AL 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Viste queste considerazioni di carattere generale, comprendiamo meglio dove sono indirizzate le esportazioni della Provincia di Alessandria e delle altre Province aggiornando i dati già acquisiti e commentati nei precedenti numeri della presenti sul sito e scaricabili dal sito internet www.comune.valenza.al.it/oidvalenza. 17% Africa Oceania et al 12 “Soprattutto, però, la quotazione della moneta americana si è inde bolita sotto la soglia psicologica di 1,5 dollari per un euro con un ri basso a velocità crescente: in cinque anni il «biglietto verde» ha perso oltre il 30 per cento del suo valore rispetto alla moneta europea e metà di questa perdita è concentrata negli ultimi mesi. Il dollaro scende nei confronti non soltanto dell’euro ma, sia pure in maniera attenuata, anche dello yen, della sterlina e delle altre monete più importanti. E se un euro che sale troppo è un problema dei soli europei, un dollaro che scende troppo diventa un problema per il mondo intero”. Mario Deaglio, “Addio pilastro verde”, LaStampa, 28/2/2008. Grafico 14. Export provincia di AL 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. L’interscambio commerciale maggiore nel 2007 resta quello con l’Europa che assorbe il 70% del totale, mentre si conferma l’Asia come secondo - 17 anche per le altre Province per comprenderne meglio le differenze sostanziali. Composizione % export per aree interessate. Anno 2007 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Provincia di Alessandria Export. Variazioni % 2006 - 2007 60 50 40 30 20 10 0 -10 -20 Africa Americhe Asia 33 35 24 20 2 3 39 38 32 9 42 MI Europa 17 17 VI AR 12 1 69 AL EUROPA AFRICA AMERICA ASIA Oceania et al Grafico 17. Composizione % export per aree interessate. Anno 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Grafico 16. Provincia di Alessandria. Export. Variazioni % 2006 - 2007 Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Le considerazioni che si potrebbero fare sono le seguenti: ¾ la Provincia di Alessandria è quella che esporta in termini relativi più nell’Unione Europea con ben 70% del valore della merce (contro mediamente il 40% delle altre tre) ed è quella che meno esporta nelle Americhe (solo il 12%); ¾ la Provincia di Milano è quella che espor ta più nell’America (32% di merce espor tata), mentre ha lo stesso livello di export verso l’Asia della Provincia di Alessandria (17%) contro valori più elevati di Vicenza e Arezzo (33 e 35%), segno evidente di un diverso tipo di produzione che con sente una maggiore apertura verso questi mercati. Dato interessante è quello che vede Milano esportare ben il 9% della merce verso l’Africa. Vicenza, Arezzo e Alessandria mostrano invece valori residuali (tra il 1% e il 2%). Nel 2007 il principale Paese verso cui esporta la Provincia di Alessandria è la Svizzera, confer mando il primato del 2006 con 128,4 ml di euro di merce esportata (il 20% del totale), seguita da Francia (9%) e Regno Unito (8%) che registra un notevole balzo in avanti rispetto alle rilevazioni di un anno fa. Seguono gli Stati Uniti (7%) che, co me già accennato, mostrano una notevole contra zione di export (-30 Ml di euro). Da segnalare allo stesso modo l’incremento note vole della Germania (che raddoppia i valori del 2006), Spagna e Israele. In contrazione rispetto al 2006 oltre agli Stati U niti anche gli Emirati Arabi e la Francia con va riazioni negative rispettivamente del 24% e dell’8%. - 18 Provincia di Alessandria - Export 1998 Ml € 2007 Ml € USA 67,5 Svizzera 128,4 Svizzera 60 Francia 56,4 UK 30 UK 53,4 Germania 26,2 USA 48,3 Francia 16,5 Spagna 28,5 Giappone 14,7 Hong Kong 23,2 Spagna 13,9 Germania 17,1 Belgio 11,4 Israele 15,1 Em. Arabi 7,9 Em. Arabi 13,6 Hong Kong 5,4 Belgio 13,1 Kuwait 4,2 Giappone 9 Ar. Saudita 3,2 Fed Russa 8,6 Brasile 3,2 Ucraina 6,2 Provincia di Alessandria. Var % Export 2006- 2007 120 100 80 60 40 11,9 20 0 -20 -40 -60 Svi 100,9 68,2 21,1 16,7 0 -8,1 Fra -38,6 UK USA Spa 0 -24,1 HK Ger Isr Em.Ar. Bel Grafico 18. Provincia di Alessandria. Var. % Export 2006 – 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Tabella 3. Export 1998-2007 Provincia di Alessandria. Principali Paesi Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Grazie alla prossima tabella potremo fare un inte ressante operazione di benchmarking naziona le e verificare quale siano i principali mercati di sbocco per le aree considerate. In prospettiva potrebbe essere davvero importan te il dato che riguarda la Federazione Russa e l’Ucraina che si impongono alla nostra attenzione poiché qui è diretto export per 8,6 e 6,2 Ml di eu ro. Riprendendo un articolo scritto da Giovanni Ajassa13, “il 40% del maggiore costo del petrolio e gas, ritorna all’Italia sotto forma di maggiore esportazione ver so quei paesi. (…) per ogni 100 euro pagati in più dall’Italia, 190 euro sono tornati in Italia dalla Russia”. Intercettare il reimpiego del surplus è proprio uno dei punti su cui puntare per fare sì che i conti con l’estero italiani tengano in futuro e, per torna re al gioiello, una delle chiavi su cui il distretto va lenzano potrà fare leva per lo sviluppo nei pros simi anni. Prov Milano USA 133 Germania 38,4 Israele 33 Francia 29,8 Algeria 29,2 Turchia 29 Spagna 24 Giappone 14,7 Grecia 13,1 HK 12,1 Prov Vicenza USA 265,9 Em. Ar 190,4 HK 91 Francia 76,8 Polonia 73,7 UK 63,1 Giordania 61 Cina 53 Svizzera 52,9 Fed Rus 49,9 Prov Arezzo Em Ar 355,8 USA 171,1 Turchia 109,7 Francia 84,8 UK 80,5 Spagna 69,7 HK 54,3 Panama 46,5 Ger 45,8 Tunisia 27,5 Tabella 4. Export 2007 Principali Province. Principali Paesi Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Giovanni Ajassa, Responsabile Servizio Studi BNL Gruppo BNP Paribas, Opec – Usa – Efta: i tre assi dell’export, Affari e Finanza, LaRepubblica, 5 maggio 2008. 13 - 19 Gli Stati Uniti d’America sono per due aree su tre il principale Paese per livelli di export. È partico larmente importante per la Provincia di Milano poiché assorbono circa ¼ delle esportazioni mondiali. La Provincia di Arezzo è stata capace di entrare prepotentemente nel mercato arabo: gli Emirati Arabi valgono da soli ¼ delle export, proprio la rilevanza degli USA per Milano. È in teressante notare come, mentre la Svizzera risulta essere prima per export della Provincia di Ales sandria, tale Paese abbia un ruolo marginale per le altre tre Province. Non compare tra i primi dieci posti di Arezzo e Milano, mentre è il nono per la Provincia di Vicenza con 53 Ml di euro di merce e il 3,7% sul totale. Grazie ai dati raccolti è possi bile verificare come complessivamente per le quattro Province considerate, sono gli Stati Uniti d’America ad avere un ruolo di primo piano nel 2007 con circa 620 Ml di euro, seguiti dagli Emi rati Arabi con circa 562 Ml di euro. Proprio gli Emirati Arabi e, in genere il Medio Oriente, sono una notevole opportunità che deve essere sfrutta ta. “A spingere i consumi e la voglia di shopping è ovvia mente il prezzo del petrolio che, se per noi è una spada di Damocle, per chi vive a Dubai è una manna dal cielo14”. La Francia, secondo Paese per la Provincia di A lessandria per livello di export, si conferma im portante per l’intero settore e si assesta alla terza posizione generale con circa 250 Ml di euro, se guita dalla Gran Bretagna e la Turchia. Il mercato britannico è poco sviluppato per la Provincia di Milano (non compare nei primi dieci posti), così come quello turco per la Provincia di Vicenza e Alessandria. Sono inoltre da notare ancora altre peculiarità dei mercati delle singole Province: ¾ tra i primi dieci Paesi per Milano e Arezzo compaiono due Nazioni del Nord Africa, Continente fino ad ora poco considerato: per la Provincia di Milano l’Algeria è ad dirittura il quinto Paese con 29 Ml di euro di merce esportata e più del 5% del com plessivo, mentre la Tunisia assorbe 27,5 Ml di euro e il 2% sul totale per la Pro vincia di Arezzo; ¾ la Provincia di Vicenza è quella che più di altre ha saputo esportare ad “Est”: la Po lonia è il quinto Paese per export con 74 Ml di euro, la federazione Russa è decima con circa 50 Ml di euro. Ancora più a Est troviamo la Cina con 53 Ml di euro e cir ca il 4%. Sarà l’unica volta in cui parlere mo di Cina per le quattro Province consi derate, segno che, ad oggi, il colosso cine se non è ancora così redditizio per il set tore orafo italiano o, ancor più grave, non è ancora stato abbastanza “scoperto”. Importante inoltre è il ruolo della Gior dania con 61 Ml di euro; ¾ l’altra particolarità per la Provincia di A rezzo è la presenza di Panama all’ottavo posto, con 46,5 Ml di euro e il 3,3% in termini relativi. Export complessivo 2007. Principali Province orafe italiane. € 800 618,3 € 600 561,6 € 400 247,8 206 178 Francia UK Turchia € 200 €0 USA Em Ar Grafico 19. Export complessivo 2007. Principali Province orafe italiane. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. 14 Renata Fontanelli, Il lusso in Medio Oriente un mercato senza crisi, Affari e Finanza, LaRepubblica, 12 maggio 2008 - 20 Export. Focus sui Principali Paesi. dipendere dalla “caduta americana”, dall’altra parte è altrettanto vero che si dovrà parlare di perdita di appeal dei prodotti italiani visto l’andamento complessivo delle esportazioni verso gli USA di gioielli e articoli di oreficeria. Nel comparto orafo il crollo dei livelli di export “nostrani” verso gli USA è quasi verticale: si pas sa da circa 1,8 Miliardi di euro nel 2000 a quasi 1/3 nel 2007 (635 Ml di euro). Ci è sembrato opportuno effettuare una ulteriore operazione e verificare negli ultimi dieci anni l’andamento complessivo delle esportazioni per i principali Paesi. Export primi cinque Paesi. Principali Province 2.000 1.500 Figure 4. 1.000 2000 Esportazioni di oro e gioielli nel mercato USA, 1996-2005 Cina/Hong Kong 1800 500 1600 India 1400 M ili o n i d i U S D 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Stati Uniti Emirati Arabi Uniti Francia Regno Unito Turchia 1200 1000 800 Italia 600 Grafico 20. Export Primi cinque Paesi. Principali Province orafe italiane. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. 400 Turchia 200 0 1996 Anche se gli Stati Uniti d’America sono ancora nel 2007 il principale Paese verso cui le quattro Province in oggetto esportano gioielli e articoli di oreficeria, è evidente un calo vertiginoso a partire dal 2000. Gli USA stanno attraversando un peri odo difficile tanto che il Sole24Ore del 14 maggio titola: “Siamo a una svolta nella globalizzazione?” So no diversi gli economisti autorevoli, tra cui La wrence Summers (già segretario al Tesoro duran te l’amministrazione Clinton), che stanno critica mente riconsiderando quali siano stati i vantaggi dell’integrazione e commerciale di nuovi Paesi come la Cina15. Se da un lato è vero che la dimi nuzione delle esportazioni italiane può in parte 1997 1998 Fonte: UN Comtrade database HS code: oro gioielli (7113.19), incluso il platino 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 14 Grafico 21. Esportazioni di oro e gioielli nel mercato USA. 1996 – 2005. Fonte: UNContrade Database. Il grafico 16 che il Prof. Gereffi ha mostrato a Valenza nello scorso giugno durante il suo inter vento in occasione della presentazione del pro getto “Dal Distretto alla catena del valore allun gata” mette in evidenza le difficoltà delle export italiane a fronte di una crescita esponenziale di Cina/Hong Kong e India (appunto). Importanti inoltre per le esportazioni italiane del settore orafo gli Emirati Arabi Uniti (di cui parle remo più approfonditamente), che in Italia nel 2007 da soli valgono il 14% del totale delle e xport. Francia e Regno Unito hanno valori piuttosto e levati (grafico 15) anche se, dopo la contrazione del commercio internazionale avvenuta a cavallo del nuovo millennio, solamente negli ultimi anni 15 Giangiacomo Nardozzi, “Quale globalizzazione. L’economia aperta e i suoi nuovi nemici”, IlSole24Ore, 14 maggio 2008. La tesi di Nardozzi è che a fronte della concorrenza dei nuovi Paesi emergenti, l’economia americana non ha accresciuto la propria competitività. Non è avvenuta una riorganizza zione produttiva che ha portato alla specializzazione in prodotti di qualità superiore per contrastare la concorrenza. Tale ritardo “ha avuto conseguenze molto negative”. - 21 mostrano un tasso di crescita positivo. Partico larmente positivo il dato che riguarda il Regno Unito: tra il 2004 e il 2007 triplica quasi il valore dell’export passando da circa 65 Ml di euro a 180 Ml di euro. 2.2 Import. Complessivamente nel 20007 l’Italia ha importato 1,4 Ml di euro di gioielli e articoli di oreficeria da tutto il mondo, il 72% dalle quattro Province prese in considerazione. Considerata anche Roma, la percentuale sale a 84% poiché importa merce per 170 Ml di euro circa. Import nazionali 2007 16% 34% 12% 19% 3% 16% AL VI AR MI RM Altre Grafico 22. Import nazionali 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Tra le Province considerate è quella alessandrina che detiene il primato per valore di merce impor tata con bel il 34% del totale, mentre è quella vi centina l’unica che si avvicina alla alessandrina per tasso di crescita negli ultimi anni. L’andamento delle importazioni per la Provincia di Alessandria fa segnare un valore positivo negli ultimi cinque anni (+150%) passando da 206 a 452 Ml di euro importati; anche Vicenza raddop pia passando dai 103 Ml di euro nel 1998 ai 214 nel 2007. Va da sé che l’incremento di import di gioielli e articoli di oreficeria intacca il saldo della bilancia commerciale, ma di questo già abbiamo ampiamente discusso in precedenza. - 22 Nel 2007 la Provincia Alessandrina ha importato gioielli e articoli di oreficeria per lo più dall’Europa (68%) e in misura minore dall’Asia (25%) (gli altri continenti, America compresa, hanno un peso residuale). Abbiamo già fatto alcune considerazioni nel pre cedente numero della Newsletter16 intorno al concetto di “globalizzazione arcipelago”, che sembra davvero spiegare la composizione del commercio internazionale del settore orafo per Alessandria. Import Provincia di Alessandria 1998 - 2007 500 400 300 200 100 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Import AL Media mobile Import Provincia di Alessandria 2007 Grafico 23. Import Provincia di Aessandria 1998 - 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. 25% Anche in questo caso i valori più alti sono a ca vallo del nuovo millennio e, come per le esporta zioni, l’incremento è notevole negli ultimi anni (tra il 2006 e il 2007 si registra un + 24%). 1% 3% 3% Benchmarking. Import 68% Europa Africa America Asia Oceania € 500 Grafico 25. Import Provincia di Alessandria 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. € 400 € 300 Nel grafico 19 possiamo osservare l’evoluzione negli ultimi 10 anni delle importazioni per la Pro vincia di Alessandria. È evidente il notevole in cremento dopo il 2003 specialmente per l’Europa, e negli ultimi due anni per l’Asia. Una crescita comunque meno che proporzionale ri spetto all’Europa tanto che il peso delle import dell’Asia passa dal 28% sul totale delle import nel 2006, al 25% nel 2007, mentre il “vecchio Conti nente” dal 67% al 68%. L’aggiornamento dei dati prosegue e ci porta a verificare tra il 2006 e il 2007 quali siano state le variazioni percentuali per Continente. In questo caso il dato interessante da rilevare è che innanzitutto nessuno dei cinque Continenti € 200 € 100 €0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Alessandria Vicenza Arezzo Milano Grafico 24. Benchmarking. Import. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. È un dato di fatto che nel 2007, complici gli au menti delle materie prime principali, tutte e quat tro le Province mostrino i massimi valori. 16 - 23 Newsletter OIDValenza, num. 1, pag.2. vede diminuire le importazioni tra il 2006 e il 2007. Provincia di Alessandria. Import. Variazioni % 2006 - 2007 440,1 500 Prov. Al. Import per continente 400 300 400 200 300 100 200 0 Europa 100 0 Africa America Asia 16,1 Africa America Asia 78,6 Oceania Grafico 27. Import Provincia di Alessandria. Import. Variazioni % 2006 – 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati Istat. 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Europa 42,3 30,9 Oceania Composizione % import per aree di interesse. Anno 2007 Grafico 26. Import Provincia di AL serie storica.Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. 100% In secondo luogo che l’Africa e l’Oceania (i con tinenti con il valore assoluto minore) fanno regi strare i maggiori incrementi percentuali. Quadru plicando i valori, l’Africa sale al 3% del livello complessivo delle importazioni, ma tale dato do vrà essere confermato nei prossimi aggiornamenti perché non rimanga un exploit di un solo anno dovuto a particolari condizioni congiunturali. In termini assoluti sono di rilievo gli incrementi di Europa e Asia (+ 73 Ml di euro e +15 Ml di euro). Rispetto alle altre Province, Alessandria è quella che in termini relativi importa maggiormente dall’Europa gioielli e articoli di oreficeria (68%), contro valori intorno al 60% per Milano e Vicen za e solamente il 22% di Arezzo. I valori della provincia toscana sono meno significativi degli altri in quanto il livello di import è molto basso (solo 45 Ml di euro). Allo stesso tempo la Provin cia Alessandrina è quella che meno di altre impor ta gioielli e articoli di oreficeria dall’Asia (25%) contro il 35 % circa di Milano e Vicenza e il 50% Arezzo, per cui vale la considerazione di poc’anzi. 80% 60% 40% 36 37 05 14 57 58 20% 0% 25 50 33 4 23 68 22 Milano EUROPA Vicenza AFRICA Arezzo AMERICA Alessandria ASIA Grafico 28. Composizione % import per aree di interesse. Anno 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Sarà utile scendere ancora nel dettaglio e verifica re quali siano le Nazioni principali prima per la Provincia di Alessandria e poi per le altre consi derate. Dalla tabella, è evidente che le principali importazioni della Provincia di Alessandria av vengano principalmente da soli due Paesi, Belgio e Svizzera, che assorbono il 57% complessivo. Fermo restando l’importanza di Israele, che ac cresce il valore delle import di circa 10 Ml di eu - 24 ro, è un dato interessante l’incremento rispetto a dieci anni fa di quattro su cinque Paesi asiatici che occupano i primi posti tra i principali importatori. La Turchia è una nazione decisamente importan te per Milano, Vicenza e Arezzo mentre non compare tra i principali Paesi da cui importa la Provincia di Alessandria. Provincia di Alessandria - Import 1998 Ml € 2007 Ml € Belgio 138,3 Belgio 151,1 Israele 22,9 Svizzera 146,1 UK 14,9 Israele 32,2 Svizzera 14,6 India 26,5 India 11,2 Sudafrica 14,8 Jap 9,7 HongKong 13,2 Thailandia 8,3 Thailandia 11,4 USA 5,5 JAP 7,4 Em. Arabi 4,6 Cina 9,1 USA 7,7 Prov Milano Belgio Prov Vicenza Prov Arezzo 51,8 Polonia 57 Tunisia 9,9 6,7 Francia 38 Thailandia 25,3 Giordania Turchia 28,5 Belgio 17,5 Turchia 4,1 India 23,1 Turchia 17 HK 3,9 Israele 17 HK 15,5 Cina 2,7 Germania 16,5 Svizzera 13,7 Thailandia 2,4 HK 15 Cina 11,4 Israele 1,9 Cina 13 Filippine 7,6 India 1,8 USA 13 USA 7,6 Indonesia 1,7 Svizzera 9,8 Emirati Arabi 5,9 USA 1,5 Tabella 6. Import 2007. Principali Province. Principali Paesi Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Tabella 5. Import 1998-2007 Provincia di Alessandria. Principali Paesi. Dati ISTAT. Le presenze delle nazioni restano stabili nel corso del tempo: rispetto al 1998, si registrano due dif ferenze: UK ed Emirati Arabi scompaiono dai primi posti mentre si affacciano la Cina e gli U SA. Rispetto al 2006, la variazione più rilevante riguarda la Svizzera che in un solo anno aumenta del doppio i valori passando da 63 a 146 Ml di euro. Importanti anche gli incrementi per i Paesi dell’est: India, Hong Kong, Thailandia, Giappone e Cina. Nel 2007 inoltre, il Sudafrica assorbe da solo 15 Ml circa dell’import alessandrino di gioiel li e articoli di oreficeria. Import complessivo 2007. Principali Province orafe italiane. 250 221,7 200 169,9 150 100 58,0 50,6 45,7 Polonia Turchia Francia 50 0 In una nuova operazione di benchmarking, ve rifichiamo le differenze di import di gioielli e arti coli di oreficeria con le altre Province considerate. La Nazione che ha valori assoluti maggiori tra le altre tre Province è la Polonia che conferma una “via privilegiata” per il commercio con Vicenza di gioielleria e articoli di oreficeria visti anche gli alti valori di export (74 Ml di euro) già descritti in precedenza. Segue il Belgio che, per Milano, è il principale Pa ese importatore con 52 Ml di euro, e la Francia, terzo Paese per valore di merce importata per le tre Province con 38 Ml di euro. Belgio Svizzera Grafico 29. Import complessivo 2007. Principali Province orafe italiane. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Dai dati che abbiamo ottenuto è facile ottenere il prossimo grafico per la Provincia di Alessandria: - 25 la bilancia dei pagamenti dei principali17 Stati per “gioielli e articoli di oreficeria”. È interessante notare come il saldo maggiormente negativo si ha per il Belgio (-140 Ml di euro). Con il segno meno anche i valori di Israele, India e Svizzera. La Provincia di Alessandria mostra invece il mag giore surplus commerciale con diversi Stati euro pei come UK, Francia, Spagna e Germania e con gli USA. Focus su Svizzera e Belgio. Il dato più evidente del confronto tra la Alessandria e le Province di Vicenza, Arezzo e Milano è il ruolo di due nazioni in particolare, Belgio e Svizzera. Complessivamente la Provincia di Alessandria as sorbe circa i 2/3 del commercio “verso e da” questi due Paesi sul totale degli scambi con i di stretti orafi italiani. Bilancia dei pagamenti. Prov AL 2007 Questa è una “anomalia alessandrina” (leggasi va lenzana): in nessuna delle altre tre Province si trova tale riscontro. Belgio Peso % del commercio con Belgio e Svizzera India Svizzera Israele 36% Hong Kong Germania Spagna 64% USA Francia UK -140 -120 -100 -80 -60 -40 -20 Alessandria 0 20 40 Altre Province 60 Grafico 31. Peso % del commercio con Belgio e Svizzera. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Grafico. 30. Bilancia dei pagamenti. Prov di AL 2007. Principali Paesi. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Le Province considerate commercializzano in va lore assoluto 688 Ml di euro, 434 dei quali impu tabili solo ad Alessandria. Dall’analisi dei grafici che riguardano import ed export si nota come Alessandria ha in questo momento una “via preferenziale” per il commer cio sia in entrata che in uscita con Svizzera (e non può essere solamente frutto dei vantaggi del si stema fiscale elvetico) e Belgio, per quanto ri guarda le importazioni. 17 Abbiamo considerato i Paesi che hanno con la Provincia di Alessandria un interscambio commerciale di almeno cir ca 20 Ml di euro. - 26 Focus. Belgio e Svizzera Focus: Export 2007 140 120 100 80 60 40 20 0 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Belgio Svizzera Alessandria Milano Vicenza Arezzo Grafico 32. Focus: Export 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Belgio Svizzera Milano Vicenza Svizzera Grafico 34. Focus Belgio e Svizzera.. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Focus: Import 2007 Alessandria import export import export Belgio Si può invece iniziare a pensare come sia proprio attraverso questi Paesi che passino le reti lunghe valenzane, per lo meno relativamente ad alcune funzioni o filiere. Tali rapporti risultano un van taggio competitivo nei confronti delle altre Pro vince nazionali e un importante dato di posizio namento. 160 140 120 100 80 60 40 20 0 Altre Alessandria Arezzo Grafico 33. Focus: Export 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. - 27 Focus: la Svizzera. mercato del lavoro flessibile con tassi di disoccupazione bassi, per la presenza di servizi finanziari di qualità. Pur non appartenendo all’Unione Europea, ha firmato negli ultimi anni numerosi accordi bilate rali (è del 2005 quello di Schengen che, stipulato tra 28 Stati, tra gli obiettivi prevede l’abolizione dei controlli sistematici delle persone alle frontie re interne dello spazio Schengen) che le hanno permesso un maggiore livello di competitività, consentendole di uscire dall’isolamento e di aprir si al cambiamento. La Svizzera può contare su numerosi partner commerciali consolidati nel tempo. L’Italia è il secondo Paese fornitore dopo la Germania e il terzo Paese cliente dopo Germania e USA. L’interscambio commerciale con il nostro Paese è in cresci ta negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda le esportazioni italiane che interessano beni come i medicinali e altri prodotti farmaceutici, le calzature, gli autoveicoli che nel 2006 hanno raggiunto un valore superiore a 12 mi liardi di euro. Le importazioni italiane, invece, interessano principalmente preparati farmaceutici, metalli preziosi e semilavorati; energia elettrice, orologi e prodotti chimici di base per un valore che nel 2006 ha superato i 19 miliardi di euro19. Carta tematica 1: la Svizzera. Fonte: www.quadrantefuturo.it La Svizzera è prima per export e seconda per import di gioielli e articoli di oreficeria per la Provincia di Alessandria: approfondiamo la no stra conoscenza di questo Paese apparentemente isolato tra i ghiacci, multiculturale ma molto “ric co” tanto da far parlare alcuni economisti di “mi racolo svizzero”. La Svizzera è ¾ una delle più importanti basi della finan za mondiale: fin dalla fine del 1700 la Svizzera è stata un “rifugio accogliente18” per i denari internazionali; ¾ luogo di passaggio in cui transitano merci provenienti da tutta Europa: Basilea rap presenta la “porta verso il Nord” e Lu gano la “porta del Sud”; ¾ sede di multinazionali di diversi settori: alimentare, farmaceutico, banche; orolo geria; ¾ una delle nazioni con più elevata qualità della vita, per la stabilità politica, per il Fabrizio Rindi, Presidente della Camera di Com mercio Svizzera in Italia20, espone i punti di forza del contesto: - un sistema fiscale snello e incenti vante; - normative chiare; - rapporti semplici e diretti con l’amministrazione pubblica; - strutture locali molto efficienti; 19 Testo a cura di CRIBIS.it, CRIF Business Information, Svizzera: verso la liberizzazione del mercato, www.cobrand.ilsole24ore.com 20 Sul sito della Camera di Commercio www.ccsi.it sono presenti informazioni sulle opportunità di investimento in Svizzera e una Guida Informativa Legale che consente di conoscere maggiormente il contesto in cui si potrebbe an dare a operare. 18 Mario Deaglio, Svizzera, il difficile “Paradiso tra i ghiacci”, www.quadrantefuturo.it - 28 - formazione professionale di alto livello; alta produttività; alta qualità del lavoro; vicinanza geografica e culturale con l’Italia. Export Svizzera 180 160 140 120 Ginevra è una delle sedi principali del mercato del lusso a livello europeo e mondiale: in maggio ad esempio Sotheby21 e Christie’s hanno organizzato aste che hanno fruttato rispettivamente 60 e 50 milioni di franchi svizzeri. 100 80 60 40 20 0 In Svizzera il settore della gioielleria, che si occupa sia del la fabbricazione che del commercio di oggetti preziosi, com prende da un lato la vendita al dettaglio nei negozi, legata o meno ad atelier artigianali e alla creazione di pezzi unici nella tradizione dell’oreficeria, e dall’altro la produzione industriale di preziosi, destinati specialmente all’orologeria e all’argenteria. La fabbricazione di carattere artistico - artigianale è diffu sa in tutta la Svizzera, mentre le ditte industriali sono attive specialmente nelle regioni di tradizione orologiera, tra Bienne e Ginevra. Fin dall’inizio, la produzione di gioielli si è orientata prevalentemente verso il mercato in terno, alimentato in particolare dal turismo; a differenza di quanto avviene nel settore orologiero, infatti, il valore delle importazioni corrisponde approssimativamente a quello delle esportazioni22. 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Alessandria Milano Vicenza Arezzo Roma Grafico 35. Export Svizzera. Gioielli e articoli di oreficeria. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Alessandria è il principale fornitore italiano di gioielli e articoli di oreficeria, primato che si è consolidato negli ultimi anni (solamente Roma nel 2005 ha esportato di più). Proprio Alessandria e Roma sono riuscite a ero dere quote di mercato a Milano, che nel 1998 era il principale fornitore di gioielli. Proiettando i dati attuali nel futuro, possiamo af fermare come le prospettive di crescita delle e sportazioni alessandrine del settore orafo siano buone: negli ultimi cinque anni esse sono rad doppiate e la Svizzera è diventata la nazione prin cipale per le esportazioni orafe alessandrine. A Basilea si tiene ogni anno uno dei principali sa loni mondiali in cui si incontra l’industria della orologeria e della gioielleria, pietre preziose e set tori affini, BaselWorld. La superficie espositiva è di oltre 160.000 mq e ogni primavera più di 100.000 visitatori prove nienti da tutto il mondo si recano a Basilea per assistere alle presentazioni delle nuove tendenze e per ammirare le ultime creazioni. Export 2007 Gioielli e articoli di oreficeria in Svizzera Alessandria 170,4 Roma 91,6 Vicenza 52,9 Milano 51,5 Arezzo 26,9 21 Nelle aste di maggio 2008, secondo gli organizzatori, sarebbe stato inoltre stabilito un nuovo record mondiale per quanto riguarda il prezzo pagato per un carato. Un diamante blu di 3,73 carati è stato infatti assegnato per 5,2 milioni di franchi, ossia 1'401615 franchi al carato. www.swissinfo.ch 22 Tratto da www.ticinomanagement.ch Tabella 7. Export 2007 di gioielli e articoli di oreficeria. Dati in Ml euro. Fonte: ISTAT. - 29 In sintesi. ¾ Nel 2007 in linea generale valgono le con siderazioni già fatte nel numero Uno della Newsletter in merito alla “globalizzazione arcipelogo”: circa i 2/3 del commercio globale per la Provincia alessandrina av viene in realtà all’interno dell’isola euro pea (è il valore % più elevato rispetto alle altre Province); di conseguenza la Provin cia di Alessandria è quella che mostra i valori più bassi per Asia e Americhe; ¾ Composizione % del commercio internazionale per le Province. 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 1 23 2 3 33 36 22 20 2 4 24 6 47 MI 1 20 41 VI 8 2 ¾ 69 38 AR AL EUROPA AFRICA AMERICA ASIA OCEANIA ¾ Grafico 36. Composizione % del commercio internazionale. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. ¾ vista la precedente considerazione, i principali Paesi verso cui esporta la Provincia di Alessandria sono princi palmente europei (tra i primi Svizzera, Francia e Gran Bretagna), mentre per le altre tre Province il principale Paese è extraeuropeo (USA per Milano e Vicenza ed Emirati Arabi per Arez zo); ¾ Alessandria e Milano sono le Provin ce più “vitali” per ciò che concerne il commercio internazionale poiché ac crescono i valori nell’arco degli ultimi ¾ - 30 dieci anni, al contrario delle altre; in teressante ricordare come, mentre i valori di export di Vicenza e Arezzo nel 2007 siano di molto lontani dai massimi storici del 2000 - 2001, Mila no li abbia ormai raggiunti, mentre Alessandria ha un valore di circa + 50% rispetto al 2000; nel focus sull’export, abbiamo verifica to come gli USA seppur restino il principale mercato di sbocco per le export italiane, abbiano visto contrar re considerevolmente i valori negli ul timi anni passando da circa 1,8 Mi liardi di euro nel 2000 a 635 Ml di eu ro nel 2007; al contrario gli Emirati Arabi sono un mercato in notevole espansione (la Provincia di Alessan dria sta avendo in questi ultimi anni difficoltà a imporsi su questo merca to: si registra una riduzione di circa il 24% tra il 2006 e il 2007) ; tra le Province considerate è Alessan dria ad avere il primato per valore del la merce importata con ben il 34% del totale nazionale, mentre è quella vi centina quella che si avvicina alla ales sandrina per il tasso di crescita negli ultimi anni; i principali Paesi da cui le Province principali orafe importano gioielli e articoli di oreficeria sono europei: Belgio e Svizzera, seguiti da Polonia (il 95% delle importazioni polacche dipendono da Vicenza), Turchia e Francia; la Svizzera è divenuto il principale mercato di sbocco delle esportazioni alessandrine di gioielli e articoli di o reficeria e le prospettive di sviluppo del settore in questo mercato sembra no promettenti (Alessandria è il prin cipale fornitore italiano del settore e ha visto raddoppiare le esportazioni orafe negli ultimi cinque anni); ¾ Alessandria rispetto alle altre conside rate ha una via commerciale privile giata verso due Paesi in particolar modo: Svizzera (per quanto concerne che sia import che export) e Belgio (specie per le import); ¾ l’aumento del prezzo di materie prime come gas e petrolio se da un lato è “una spada di Damocle” per i consuma tori italiani (e non soltanto), dall’altro favorisce l’emergere di nuovi mercati potenzialmente molto estesi: il Medio Oriente e i Paesi dell’Est soprattutto. Sarà cruciale nei prossimi anni che il reimpiego del surplus possa essere in tercettato: il lusso in Medio Oriente, visto lo stato attuale delle cose, è un mercato senza crisi e molto dinamico, a meno che non accadano catastrofi politiche; ¾ lo scenario che la globalizzazione di mercato ha aperto, come abbiamo vi sto, non favorisce produzioni in grande quantità a prezzi bassi poiché c’è chi riesce (si legga Cina in primis) a vendere a prezzi stracciati avvalendosi di costi di produzione vantaggiosi. La sfida che il distretto valenzano e l’intero comparto orafo nazionale de vono affrontare deve avere come focus la creatività, la qualità del design, la cura dei particolari, un management ca pace di avere una vision di medio lun go periodo e che sappia ideare strate gie distributive, comunicative e pro duttive adeguate e che sappia quali siano i mercati più favorevoli da “at taccare”. Il lavoro dell’Osservatorio a fianco delle imprese vuole dare un contributo in questo senso. Rocco Paradiso Osservatorio di Distretto di Valenza [email protected] - 31 L’industria Alessandrina della gioielleria: i principali indicatori. Bene produzione e fatturato, specialmente rispetto agli altri distretti italiani e alla media del settore, l’occupazione mostra un trend negativo nel confronto tra il 2006 e il 2005. In quest’articolo vogliamo mettere in luce quale sia la dinamica di alcuni degli indicatori principali per il distretto orafo: ¾ produzione industriale; ¾ fatturato; ¾ occupazione Settori Alimentare, bevande e tabacco Chimica, gomma e Plastica Metalmeccanico Gioielleria Altre industrie manifatturiere Totale I II III IV Med 0,7 2,0 1,0 -0,6 0,8 4,8 2,5 3,3 5,3 4,0 4,1 2,7 3,0 7,0 4,2 1,9 11,6 -2,1 2,2 3,4 -1,0 -0,1 -1,8 3,1 0,1 2,1 2,4 1,2 4,4 2,5 Settori Alimentare, bevande e Tabacco Chimica, gomma e Plastica Metalmeccanico Gioielleria Altre industrie manifatturiere Totale I II III IV Med. -5,1 4,6 -3,2 21,9 4,5 8,0 3,3 -3,0 4,4 3,2 -0,8 3,1 -7,7 5,9 0,1 -0,7 4,0 -12,5 37,6 7,1 -0,5 6,6 -6,4 3,6 0,8 0,1 4,3 -5,8 10,1 2,2 Tab. 2. Produzione industriale congiunturale24 per settori. Diversi trimestri. Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. Allo stesso modo, si hanno riscontri positivi se verifichiamo la variazione del fatturato tendenzia le (4,7% rispetto al 2005) e di quello congiuntura le (+10,8%). Tab. 1. Produzione industriale tendenziale23 per settori. Diversi trimestri. Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. Il comparto orafo alessandrino, che conta circa 1.400 imprese attive, mostra un andamento com plessivamente soddisfacente se prendiamo come indicatore la produzione industriale: in entrambi i casi il valore è positivo e sopra la media degli altri settori (specialmente la variazione della produ zione industriale congiunturale). Settori I II III IV Med. Alimentare, bevande e tabacco 2,5 2,9 2,0 0,4 2,0 Chimica, gomma e plastica 10,7 7,8 8,1 7,9 8,6 Metalmeccanico -4,1 8,9 1,2 9,1 3,8 Gioielleria 6,0 10,9 -2,4 4,5 4,7 Altre industrie manifatturiere -1,5 1,9 0,5 4,5 1,4 Totale 0,5 5,9 2,2 6,4 3,8 Tab. 3. Fatturato tendenziale per settori. Diversi trimestri. Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. 23 24 Per variazione tendenziale si intende la variazione sullo stesso trimestre dell’anno precedente. Per variazione congiunturale si intende la variazione sul trimestre precedente. - 32 Settori I II III IV Med Alimentare, bevande e tabacco Chimica, gomma e plastica -1,3 0,2 -1,0 46,1 11,0 15,8 6,3 0,7 -4,2 4,7 Metalmeccanico -27,3 28,3 -5,8 17,0 3,1 Gioielleria -3,7 0,9 -11,4 57,3 10,8 Altre industrie manifatturiere Totale -0,1 5,3 -6,1 0,4 -0,1 -7,5 11,9 -4,0 15,5 4,0 flette una problematica reale del distretto, poco capace di attrarre nuovi lavoratori da un lato e dall’altro probabilmente incapace di creare nuova occupazione. Si tratterà inoltre di approfondire il ruolo giocato dalla crescita di produttività del la voro nella contrazione dell’occupazione che si è realizzata nel periodo considerato. Settore orafo. Variazioni % 2005 - 2006 Tab. 4 Fatturato congiunturale per settori. Diversi trimestri. Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. 70 60 50 L’unico dato in controtendenza per il comparto orafo riguarda la dinamica occupazionale: sono tutti negativi i segni delle variazioni per l’anno 2006. Settori I 40 II 30 III 20 I II III IV Med 10 Alimentare, bevande e tabacco Chimica, gomma e plastica -1,8 0,1 5,3 -22,5 -4,7 0 -0,3 1,3 -0,1 0,0 0,2 -10 Metalmeccanico -0,7 0,1 -0,6 0,5 -0,2 -20 Gioielleria Altre industrie Manifatturiere Totale -2,9 -1,2 -4,8 -1,6 -2,6 0,4 -1,8 -0,4 -0,8 -0,6 -0,8 -0,3 -0,3 -2,2 -0,9 Tab. 5 Dinamica occupazionale25 per settori. Variazione sul trimestre precedente. Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. In un unico grafico ho sintetizzato le informazio ni relative al settore orafo per la Provincia di A lessandria. Se i valori di produzione e fatturato sono “drogati” dall’aumento delle materie prime, ma comunque al di sopra della media nazionale del settore orafo26, la dinamica occupazionale ri IV Med. Produzione industriale tendenziale Produzione industriale congiunturale Fatturato tendenziale Fatturato congiunturale Occupazione Grafico 1. Settore orafo. Provincia di Alessandria. Variazioni trimestrali % 2005 – 2006. Fonte: Unioncamere Piemonte. Rocco Paradiso Osservatorio di Distretto di Valenza [email protected] Si veda l’articolo sul commercio internazionale e in parti colare: Focus sulla Provincia di Alessandria e benchmarking nazionale. 26 - 33 Una ricerca sul campo: i risultati del questionario. Continua il lavoro a fianco delle imprese: in quest’articolo i risultati di una ricerca effet tuata tra aprile e giugno 2008 e resa possibile grazie alle risposte degli attori locali. I se gnali sono incoraggianti anche se nell’ultimo anno c’è stato un rallentamento generale. Nei precedenti articoli l’Osservatorio ha analizzato principalmente i dati aggregati forniti da Coeweb.it di ISTAT, sistema informativo completamente dedicato alle statistiche del com mercio con l'estero, e da Unioncamere Piemonte. Focalizzando la nostra attenzione sul commercio internazionale, per il settore orafo italiano il trend è contrastante: se per Valenza e Milano i dati so no incoraggianti, per i maggiori distretti esporta tori Vicenza e Arezzo è evidente un rallentamen to specie negli ultimi anni. Tali considerazioni sono confermate dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa San Paolo “Monitor dei Distretti27” che parla di segnali incoraggianti del sistema moda, con particolare riferimento al di stretto valenzano. La tabella sull’andamento delle esportazioni dei principali distretti italiani mostra come quelle valenzane hanno nel periodo consi derato (tra il 2004 e marzo 2008) un andamento molto positivo. Nella fattispecie tra il 2005 e il 2006 l’aumento sui valori nominali del periodo precedente è +24,4% (il 3° aumento più alto tra tutti i distretti principali), tra il 2006 e il 2007 + 30,2% (il 1°), e tra Aprile 2007 - Marzo 2008 + 22,4% (ancora una volta il 1°). Negli ultimi mesi il segno resta positivo anche se si nota un lieve ral lentamento. Complessivamente negli ultimi quat tro anni Valenza risulta essere uno dei distretti che a livello nazionale è stato maggiormente ca pace di esportare i propri prodotti all’estero. Se dunque l’export è in crescita28 e Valenza acquisi sce maggiore rilevanza a livello internazionale, da dove possono venire i problemi? “Il problema, semmai, come sostiene Marco Fortis29, sta nella do manda interna che resta stagnante30”. I dati citati dovrebbero essere confrontati però con gli imprenditori locali affinchè la conoscenza tacita31 di chi “fa impresa” possa essere valorizza ta e integrata con i risultati delle ricerche effettua te da noi e da altri centri di ricerca. Quali sono quindi le percezioni “all’interno del distretto?”. Abbiamo avuto modo nei mesi scorsi di dialogare con diversi imprenditori che si sono detti compiaciuti, ma sorpresi delle statistiche che abbiamo mostrato loro. Lo staff dell’Osservatorio ha così deciso di somministrare un questionario con lo scopo di coinvolgere gli imprenditori nel lavoro di ricerca-azione e avere un quadro della situazione per cercare di progettare insieme alla amministrazione comunale e all’Assessore Mensi servizi “dedicati” e iniziative utili allo sviluppo territoriale. Tali servizi dovranno essere poi ridi- 27 Intesa San Paolo, Servizio Studi e Ricerche, Monitor del Distretti, Trimestrale – Luglio 2008. 28 Si veda anche Made in Italy / E’ tutto export quel che ri luce, articolo scritto il 21 aprile 2008 da Teresa Potenza, - 34 tratto da Il blog di Economy, Il business Magazine di Mon dadori. Si legge: (…) anche se la congiuntura non è favorevole per le imprese orafe, per colpa dei prezzi delle materie prime e del supereuro, gli imprenditori reagiscono con forza: e per fermare la concorrenza a basso costo, che come in altri casi parte da Cina, India e Turchia, la strategia più efficace è conquistare le nicchie di mercato a più alto valo re aggiunto (…). 29 Marco Fortis è vice Presidente della Fondazione Edison e Docente di Economia Industriale e Commercio estero presso l’Università Cattolica di Milano. 30 Si veda l’articolo L’Italia che resiste alla crisi internazionale, di Emanuele Scarci, tratto da Il Sole 24Ore dell’11 agosto 2008. 31 Per il concetto di conoscenza tacita si vedano in partico lare di Michael Polanyi The tacit dimension (1966) e di Nonaka e Takeuchi, The Knowledge Creating Company (1995). • rendano possibili nuove combinazioni tra diversi livelli e attori del governo e della società civile e • aumentino il grado di libertà degli attori territo riali nel proporre futuri possibili32. scussi con le stesse aziende per poter davvero in contrare l’interesse delle stesse ed essere efficaci. Abbiamo scelto il questionario perché è uno strumento di rilevazione dati che permette l’ottenimento di informazioni di natura pretta mente quantitativa, analizzabili dal punto di vista statistico. La partecipazione e la cooperazione tra gli attori isti tuzionali, economici e sociali di diversi livelli è il principale fattore di successo di un progetto di innovazione territoria le33 quale vuole essere quello che stiamo portando avanti. Le informazioni che potremmo trarre dal questionario saranno utili per accrescere la cono scenza del distretto e ridurre la “distanza” tra im presa e amministrazione per la costruzione di una “visione condivisa” del distretto. L’Osservatorio ha cercato di rendere il questionario di più sem plice interpretazione possibile e facilmente com pilabile dagli interessati. Esso è diviso in tre parti e intende approfondire 1) l’impresa che si sta andando ad analizzare distinguendo tra impresa di produzione e impresa di servizi; 2) l’andamento della produzione e del fattu rato negli ultimi cinque anni; 3) il segmento di mercato che serve. Figura. 1. Due membri dell’Osservatorio: l’Assessore Massimo Mensi con il Prof. Gary Gereffi Fonte: www.massimomensi.wordpress.com Il questionario è stato somministrato via e-mail e/o a mezzo postale a 30 imprese valenzane, scel te dall’Assessore Mensi e dal suo staff in accordo con il comitato scientifico del progetto. Si è cer cato di considerare imprese ritenute più significa tive per provare a cogliere l’evoluzione imprendi toriale nel sistema locale indagato. Il numero di imprese raggiunte dal questionario rispetto al to tale delle imprese distrettuale può risultare non elevato, ma la scarsezza di risorse non ci ha per messo di andare oltre. Nei prossimi mesi la ricer ca potrà essere ampliata. Va da sé che ci dovrà essere un interesse di fondo dei soggetti interessa ti ad indagare il distretto e la propria attività nell’ottica di poter usufruire di politiche pubbli che maggiormente “dedicate”. Il nostro sforzo – già in atto da diversi anni - vuole andare nella di rezione di permettere un passaggio da forme unila terali di governo a forme di cooperazione multilaterale pubblico – pubblico e pubblico – privato che Su 30 imprese, 17 (ben il 57% del totale) hanno risposto positivamente alle sollecitazioni prove nienti dai membri dello staff dell’Osservatorio re stituendo il documento compilato, anche se in al cuni casi parzialmente. Questo è un primo dato di cui tenere conto: la buona rispondenza degli im prenditori che in altre ricerche effettuate seguen do questa metodologia di indagine è stata decisa mente inferiore. Due imprese su tre sono imprese di produzione e di queste la metà svolge al proprio interno le fasi di progettazione e design di prodotto; il restante terzo è composto da imprese di servizi. Paolo Perulli, Il Nuovo Piano Territoriale Regionale e la speri mentazione di nuove procedure per la formazione e l’approvazione degli strumenti urbanistici – Il livello strategico nel piano territoriale, dalla presentazione tratta dal sito internet ufficiale della Re gione Piemonte www.regione.piemonte.it/sit. 33 Ibidem. 32 - 35 cesso di produzione e del prodotto, dei materiali, delle tecniche di disegno, di progettazione, delle problematiche relative alla producibilità del gioiel lo; conosce le fonti sulle tendenze dello stile e della moda, degli aspetti comunicativi, delle pro blematiche di marketing; conosce e utilizza i mo delli e le applicazioni informatiche CAD (Com puter Aided Design) CAM (Computer Aided Ma chining) e spesso l’uso delle lingue per poter dia logare con clienti stranieri. Tipologia di impresa Impresa di servizi Impresa di produzione Grafico 1. La tipologia delle imprese. Elaborazioni OIDValenza su dati Questionario 2008 Solo 1/3 delle imprese intervistate svolge al pro prio interno una delle fasi più delicate dell’intero ciclo produttivo: la progettazione del gioiello. Perché? Capiamolo insieme. Figura 3. “Traduzione” del disegno artistico in disegno tecnico35. La seconda sezione del questionario – come ac cennato - ha come obiettivo quello di conoscere l’evoluzione delle imprese negli ultimi anni. La prima informazione che traiamo dalle risposte ri guardanti il livello di fatturato annuo è che sola mente due delle imprese intervistate non sono piccole imprese, bensì medie, secondo i criteri36 ufficiali. Figura 2. Il tavolo di lavoro di un creativo valenzano. Tratto da: Tecnologia CAD CAM: la trasformazione della fab brica orafa – I vantaggi del CAD CAM raccontati da un produttore orafo, di Maria Grazia Malagoli – StilnovoSrl, San Salvatore Monferrato. 36 La Gazzetta Ufficiale n. 238 del 12 ottobre 2005 pubbli ca il Decreto del Ministero Attività Produttive del 18 aprile 2005, che recepisce la raccomandazione della Commissione Europea n. 361 del 6 maggio relativa ai nuovi parametri dimensionali per la definizione delle Piccole e Medie Im prese: si possono definire “piccole” quelle imprese con meno di 50 addetti e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore ai 10 milioni di Euro. 35 Il progettista e il designer sono figure professio nali molto “complesse” e ricercate nel distretto valenzano34 e spesso si accomunano in un'unica persona. Il progettista / designer conosce il pro 34 Dipartimento Economia e Sviluppo, Servizio Formazio ne Professionale, La valutazione dei fabbisogni formativi nella Provincia di Alessandria, ricerca prodotta da CERVAP, di cembre 2006. - 36 Per le imprese intervistate, gli ultimi cinque anni sono stati anni tendenzialmente positivi: 3 su 4 hanno visto aumentare il fatturato per lo più di un valore compreso tra l’1 e il 20% (solo una ha fatto registrare un trend ancora superiore). Nell’ultimo anno – e lo confermano le statistiche ISTAT che riguardano il commercio internazio nale – c’è stato un calo: la metà delle imprese in tervistate mostra un segno negativo. prodotto fornito è un semilavorato che viene a sua volta assemblato in un prodotto più comples so da una azienda “industriale”: Business to Busi ness). Passando ai mercati di riferimento abbiamo la conferma di come il mercato distrettuale e in ge nerale quello italiano sia quello maggiormente appetibile per le imprese più “piccole” che non hanno ancora raggiunto una struttura e organiz zazione tale da consentire di mettere in atto una strategia di internazionalizzazione. È interessante notare che tra le regioni italiane citate ci siano la Lombardia e la Campania. Fatturato negli ultim i 5 anni. 25% 75% In aumento In diminuzione Grafico 2. Andamento del fatturato negli ultimi 5 anni. Elaborazioni OIDValenza su dati Questionario 2008. Il segmento di mercato servito dalle imprese in tervistate è per lo più fascia medio – alta (va in questa direzione il 75% delle risposte), mentre si dividono il restante 25% le risposte “di fascia medio – bassa” e di “fascia alta”. Sommando le risposte quindi circa il 90% delle imprese ha una clientela “di ottimo livello”, che deve essere ten denzialmente accontentata con prodotti di alta gamma, livello qualitativo eccellente e “unici”. I 3/4 delle imprese servono tendenzialmente clienti finali (è il caso in cui il prodotto fornito è un prodotto finito o un semilavorato avanzato che viene venduto a una azienda commerciale che si occupa della commercializzazione del prodotto o viene direttamente venduto al cliente finale: Bu siness to consumer37) – mentre il restante 1/4 serve per lo più clienti “industriali” (è il caso in cui il Figura 4. Il Tarì. Fonte: www.gioiellandojewels.it La prima ha in Milano il centro del “florido” di stretto della moda e il luogo di incontro di designer e architetti di livello mondiale con cui è auspicabile uno stretto legame per lo sviluppo di sinergie virtuose. La seconda ha visto nascere e svilupparsi il Tarì38 a Marcianise, situato nell’area 38 Il consorzio Tarì prende il nome di un'antica moneta au rea napoletana ed è composto da 370 imprese (Fonte: www.iltari.it). La "città dell'oro", la prima del Centro-Sud, è sorta nel 1996 per iniziativa di un gruppo di imprenditori che (già a parti re dal 1987) volevano delocalizzarsi dal centro storico di Napoli (dal quartiere che si irradia intorno a piazza Orefici), per dotarsi di locali più ampi, servizi adeguati e per migliorare i sistemi di sicurezza. L'e stensione del Tarì è di 130 mila metri quadrati e qui ha sede anche - 37 industriale di Caserta a pochi chilometri da Napo li. Dall’analisi dei Paesi più citati dagli imprenditori è interessante rilevare come siano quelli europei i principali destinatari delle export (in particolare Belgio, Spagna, Inghilterra e Grecia), mentre è in teressante notare come manchi la Svizzera, data da Coeweb di ISTAT come una tra le principali nazioni per interscambio commerciale di gioielli e articoli di oreficeria dalla Provincia di Alessan dria. I paesi extra – UE più citati sono in questo caso USA, Emirati Arabi, Estremo Oriente (in particolare Giappone, Hong Kong e Thailandia) e l’area ex URSS. Sono stati nominati anche Paesi fino ad ora poco considerati come il Bahrein, il Canada, il Brasile e la Repubblica Ceca di cui sa rebbe utile approfondire la conoscenza nel pros simo numero della Newsletter di Distretto. Rocco Paradiso Osservatorio di Distretto di Valenza [email protected] un avanzato centro di ricerca e una scuola per orafi frequentata da oltre 200 giovani (Fonte: www.aaster.it). - 38