Il mercato degli Stati Uniti
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Il mercato degli Stati Uniti
Il mercato degli Stati Uniti Introduzione Gli Stati Uniti rappresentano il principale partner commerciale dell’Italia al di fuori dei paesi dell’Ue e il terzo paese di destinazione delle esportazioni italiane, è quindi di primaria importanza per le imprese italiane guardare allo “stato di salute” dell’economia di questo grande paese. Come viene spesso sottolineato, il divario tra i tassi di crescita tra economie emergenti ed avanzate rimane ampio e in favore delle prime e i mercati più dinamici nei prossimi anni saranno rappresentati dalle economie emergenti; non va tuttavia trascurata l’importanza di un mercato “maturo” delle dimensioni degli Stati Uniti. Con la necessaria cautela che si impone in un contesto complesso come quello attuale, i primi indicatori diffusi durante quest’inizio di 2012, relativi soprattutto al mercato del lavoro, sembrerebbero mostrare segnali positivi di ripresa dell’attività produttiva nell’economia nordamericana. In questo approfondimento, dopo aver illustrato brevemente le principali caratteristiche dell’economia statunitense, verranno presi in esame i dati più recenti sulla situazione economica e sull’interscambio commerciale degli Stati Uniti con il resto del mondo e con particolare riferimento alla posizione dell’Italia. La popolazione statunitense incide per il 4,6 per cento su quella mondiale, mentre il Pil di tale paese rappresenta il 19,5 per cento di quello globale.1. Il Pil pro capite, dopo essersi ridotto per effetto della crisi economica al di sotto del livello del 2004 (41 mila dollari circa nel 2009) è in recupero e nel 2011 il suo valore stimato è pari a circa 42,5 mila dollari (grafico 1). Pil pro capite (valori in dollari a prezzi costanti) 44.000 43.744 42.629 42.468* 42.000 39.750 40.000 38.000 41.328 40.712 38.577 36.000 34.099 34.000 36.089 32.736 31.605 32.000 30.000 1991 1993 1995 1997 * Valore stimato Fonte: elaborazioni Ice su dati FMI 1 FMI, World Economic Outlook, settembre 2011. 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 La struttura produttiva del paese rispecchia le caratteristiche di un’economia avanzata: la produzione manifatturiera incide per appena l’11,7 per cento sul reddito totale, in larga misura determinato dalla produzione di servizi (13,6% la quota di quelli governativi, 20,7% quelli finanziari e assicurativi). Valore aggiunto per settori di attività Altro 33,0% Attività professionali 12,3% Servizi 80,4% Agricoltura, pesca e silvicoltura 1,1% Attività manifatturiere 11,7% Commercio e trasporti 14,4% Altro 6,8% Industria 18,5% Attività finanziarie e assicurative 20,7% Fonte: elaborazioni Ice su dati Bureau of Economics Analisys Come si vedrà più diffusamente nel successivo paragrafo dedicato all’interscambio commerciale degli Stati Uniti con il resto del mondo, il paese è al terzo posto tra i paesi esportatori e al primo posto tra gli importatori mondiali. Allo stesso tempo, esso rappresenta il primo esportatore -oltre che importatore- di servizi commerciali, voce in cui detiene un ampio saldo attivo. Gli Stati Uniti sono, inoltre, al primo posto nella graduatoria dei paesi d’origine e destinazione di investimenti diretti esteri. Nel 2010, dopo la netta flessione nel 2009, si è registrato un aumento sia degli Ide in entrata che in uscita. Secondo le anticipazioni diffuse dall’Unctad nel 2011 gli afflussi di Ide si sarebbero invece ridotti (da 228 a 211 miliardi di dollari2). 2 Unctad, Global Investment Trends Monitor, n. 8, 24 gennaio 2012. Non sono stati diffusi dati sugli Ide in uscita nel 2011. Investimenti diretti esteri in entrata (percentuale sul totale mondiale degli stock) 100% 0,0 0,3 0,8 2,4 24,9 25,0 23,3 23,4 31,1 80% 60% 3,6 25,9 29,6 24,4 37,4 18,0 40% 49,2 20% 45,0 49,8 47,3 2005 2010 38,5 0% 1990 1995 Economie sviluppate (ecc. Stati Uniti) 2000 Stati Uniti Paesi emergenti Economie in transizione Fonte: elaborazioni Ice su dati Unctad Investimenti diretti esteri in uscita (percentuale sul totale mondiale degli stock) 100% 0,0 0,1 0,3 1,2 6,9 9,1 10,8 10,3 2,3 15,3 80% 34,9 37,7 33,8 53,0 55,1 1995 2000 29,3 23,7 60% 40% 58,1 59,2 58,6 2005 2010 20% 0% 1990 Economie sviluppate (ecc. Stati Uniti) Fonte: elaborazioni Ice su dati Unctad Stati Uniti Paesi emergenti Economie in transizione Questo dato è strettamente connesso con i dati di commercio, poiché buona parte dei flussi d’interscambio vanno attribuiti all’attività delle imprese multinazionali. Le statistiche sui flussi commerciali attribuibili alle filiali di multinazionali (Fats, dalla definizione in inglese Foreign Affiliates Trade Statistics) indicano che gli scambi commerciali delle imprese multinazionali statunitensi sono stati pari a circa il 20 per cento delle esportazioni totali e al 14 per cento delle importazioni: in massima parte si tratta di scambi tra filiali e tra filiali e casa madre (scambi intrafirm). I rapporti commerciali delle imprese multinazionali sono rivolti prevalentemente ai paesi partner del Nafta e il principale settore interessato è quello dei mezzi di trasporto e, per quelli con i paesi del continente europeo, anche quello farmaceutico. Il commercio degli Stati Uniti attribuibile alle imprese multinazionali (Fats) (dati in milioni di dollari, riferiti al 2008) Esportazioni Importazioni Totali Fats 260.373 318.486 Manufatti 161.427 224.990 Intra firm 215.693 262.826 Intra firm manufatti Totale commercio 127.487 186.296 1.300.191 2.166.018 Fonte: elaborazioni Ice su dati Oecd L’economia statunitense continua a svolgere un ruolo di primo piano nell’innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica, lo rivela la posizione di primato in indicatori3 quali la spesa per ricerca e sviluppo (sia in termini assoluti che pro capite), il numero di ricercatori occupati a tempo pieno in rapporto al numero degli abitanti (in termini assoluti il paese è infatti stato superato dalla Cina solo da pochi anni) e il numero di brevetti nel settore dell’informatica e telecomunicazioni (ICT ). Spesa per R&D e numero dei ricercatori: Stati Uniti, Cina e Ue (tra parentesi variazione percentuale) Indicatori Stati Uniti Popolazione (2010) 309 Ricercatori (2007) 1.413 PIL (2009) 13.864 (-0,12) UE27 Cina Unità 501 1.341 numero in milioni 1.452 (2,47) 15.604 1.423 (12,0) 9.046 numero in migliaia Miliardi dollari (PPP) GERD*(2009) 402 Quota GERD su Pil 2,9 1,9 1,7 in percentuale GERD pro capite* 1.306 598 115 (dollari, PPP) (-0,5) 299 (1,9) 154 (27,6) Miliardi dollari (PPP) *GERD =Gross expenditure on research and development, spesa complessiva in ricerca e sviluppo Fonte: elaborazioni Ice su dati Oecd Dati congiunturali La stima diffusa sull’andamento del prodotto interno lordo degli Stati Uniti nel quarto trimestre del 20114 ha mostrato un’accelerazione nella crescita congiunturale, salita al 3 per cento rispetto all’1,8 per cento del trimestre precedente, grazie alla dinamica della spesa per consumi del settore privato e alla variazione della scorte. Il dato sulla crescita dell’intero 2011 è pari all’1,7 per cento, rispetto al 3 OCSE, Main Science and Technology Indicators, 2011/2. BEA (Bureau of Economic Analysis), US Department of Commerce. Si tratta della seconda stima sul quarto trimestre, rivista al rialzo rispetto a quella precedentemente diffusa. 4 3 per cento registrato nel 2010: il rallentamento è da ascrivere alla flessione mostrata dalle scorte e, soprattutto, al contributo negativo dei consumi di parte pubblica (il peggiore dal 1971), compensati dagli andamenti positivi delle esportazioni nette (negative però nell’ultimo trimestre per una ripresa delle importazioni) e degli investimenti. Previsioni macroeconomiche 2009 2010 2011 2012 2013 -3,5 3,0 1,7 2,0 2,5 Disoccupazione (% della forza lavoro) 9,3 9,6 9,0 8,9 8,6 Inflazione (var. %) 0,5 1,8 2,5 1,9 1,5 -376,6 -470,9 -455,4 -463,0 -519,0 -2,7 -3,2 -3,0 -2,9 -3,2 Esportazioni di beni e servizi (in volume, var. %) -9,4 11,3 6,7 5,1 6,6 Importazioni di beni e servizi (in volume, var.%) -13,6 12,5 4,7 3,8 6,3 Pil (var. %) Saldo delle partite correnti (miliardi di dollari) Saldo della partite correnti (% del Pil) Fonte: elaborazioni Ice su dati Oecd I prezzi al consumo nella parte finale del 2011 sono aumentati a un tasso più moderato (0,8% nel quarto trimestre rispetto al 2% del trimestre precedente5), mentre nel primo mese del 2012 l’incremento dei prezzi dell’energia ha portato a un nuovo rialzo che rischia di essere aggravato dalle tensioni politiche in Siria e in Iran. Secondo le più recenti previsioni il prodotto interno lordo statunitense potrebbe mantenere nel 2012 un tasso di crescita invariato o di poco superiore a quello del 2011 (1,8-2%). Lo scenario previsivo è ancora soggetto a brusche oscillazioni e presenta aspetti contraddittori: alcuni dati conferiscono elementi di ottimismo, altri sono indicatori di un peggioramento delle aspettative di breve termine. Tra i primi vanno citati i dati più recenti sul mercato del lavoro: infatti, il tasso di disoccupazione è rimasto, secondo l’ultimo dato relativo al mese di febbraio 2012, all’8,3 per cento. Aumenti netti dei posti di lavoro di oltre 200.000 unità mensili si sono registrati continuativamente negli ultimi quattro mesi. I ritmi di crescita del numero degli occupati restano, comunque, insufficienti a colmare la pesante caduta che ha fatto seguito alla recessione. Anche i dati sulla bilancia dei pagamenti di parte corrente, disponibili al terzo trimestre del 2011, mostrano che il disavanzo delle partite correnti è diminuito rispetto al trimestre precedente (da 124,7 a 110,3 miliardi di dollari), portandosi al 2,9 per cento rispetto al Pil (dal 3,3%) grazie alla flessione del disavanzo commerciale cui si è aggiunto un modesto incremento del surplus di servizi e redditi. Sono contrastanti anche i segnali che provengono dai recenti dati sul mercato immobiliare, il più pesantemente colpito dalla crisi finanziaria con ripercussioni sulla domanda delle famiglie: da una parte le vendite di case sono in aumento, dall’altra i prezzi degli immobili hanno ancora un andamento cedente. Le tensioni in Medio Oriente, legate alla situazione in Iran e in Siria, preoccupano oltre che per il diretto coinvolgimento degli Usa, anche per i riflessi sui corsi del petrolio. 5 BEA, Gross Domestic Purchases Index, febbraio 2012. Andamento del tasso di cambio Dollaro - Euro 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 feb-12 ott-11 dic-11 giu-11 ago-11 feb-11 apr-11 ott-10 dic-10 ago-10 giu-10 feb-10 apr-10 ott-09 dic-09 giu-09 ago-09 feb-09 apr-09 ott-08 dic-08 giu-08 ago-08 feb-08 apr-08 ott-07 dic-07 giu-07 ago-07 feb-07 apr-07 ott-06 dic-06 giu-06 ago-06 feb-06 apr-06 1,1 Fonte: elaborazioni Ice su dati Banca d'Italia L’attuale indebolimento dell’euro anche nei confronti della divisa americana è spiegato dalle perduranti difficoltà finanziarie dell’area della moneta unica. Esso può rendere le esportazioni dai paesi europei più competitive, ma d’altro canto incide sui prezzi di beni ed input importati. Infatti, il 24 per cento delle esportazioni italiane (dati Istat riferiti al 2010) viene fatturato in dollari6 e la quota giunge al 61 per cento per le esportazioni verso gli Stati Uniti. È superiore la quota delle importazioni italiane che viene fatturata in dollari: essa è pari nel complesso al 48 per cento ma sale al 71,1 per cento per gli acquisti italiani dagli Stati Uniti. 6 Si veda Annuario Ice –Istat 2010 “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, tavola 2.1.12-2.1-13. Andamento del commercio con l’estero Interscambio commerciale Usa - Mondo (valori in miliardi di dollari) 2.500 Esportazioni Importazioni Saldo 2.000 1.500 1.000 500 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 -500 -1.000 Fonte: elaborazioni Ice su dati Eurostat e Istituti nazionali di statistica Guardando ai dati del 2011, si può notare come gli scambi commerciali degli Stati Uniti abbiano ripreso un vigore tale da riportarsi ai livelli pre-crisi. Il deficit commerciale, cresciuto fino al 2008, ha mostrato una battuta d’arresto l’anno seguente, come conseguenza dell’impatto della prima fase della crisi finanziaria. Difatti, nell’anno immediatamente successivo alla crisi sia le importazioni che le esportazioni avevano fatto registrare un brusco calo, le prime in misura maggiore rispetto alle seconde. Interscambio commerciale degli Stati Uniti: principali paesi e settori (valori in milioni di dollari, quote e variazioni in percentuale) Esportazioni Importazioni 2011 var% 10-11 quota 2011 Canada 280.764 13,1 19,0 Messico 197.544 21,0 13,3 8,2 Canada Cina 103.879 13,1 7,0 18,8 Messico Giappone 66.168 9,3 4,5 Regno Unito 55.964 15,4 Germania 49.134 MONDO Paesi Settori Macchinari e apparecchiature Computer e prodotti di elettronica e ottica Prodotti chimici Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Coke e prodotti petroliferi raffinati Totale var% 10-11 quota 2011 tcma 02-11 399.335 9,4 18,1 13,8 316.511 14,5 14,3 4,6 263.106 14,6 11,9 7,7 2,8 Giappone 128.811 7,0 5,8 0,7 3,8 6,0 Germania 98.401 19,0 4,5 5,2 1,9 3,3 7,0 Corea del Sud 56.636 15,9 2,6 5,3 1.480.552 15,9 100,0 2.206.929 15,4 100,0 7,4 2011 var% 10-11 quota 2011 2011 var% 10-11 quota 2011 tcma 02-11 179.576 14,5 12,1 313.540 7,7 14,2 6,8 174.153 5,4 11,8 215.677 12,0 9,8 2,1 155.116 13,7 10,5 182.993 17,2 8,3 6,5 118.837 18,4 8,0 114.931 19,3 5,2 8,3 101.483 65,7 6,9 100.954 30,7 4,6 12,6 1.480.552 15,9 100,0 2.206.929 15,4 100,0 7,4 Fonte: elaborazioni Ice su dati Eurostat e Istituti nazionali di statistica tcma Paesi 02-11 6,4 Cina 8,8 MONDO tcma Settori 02-11 Computer e prodotti di 6,9 elettronica e ottica Autoveicoli, rimorchi e 4,4 semirimorchi Macchinari e 10,7 apparecchiature 6,2 Prodotti chimici 32,3 Prodotti della metallurgia 8,8 Totale 2011 Dal lato delle importazioni l’incremento è avvenuto grazie, in particolare, al contributo degli acquisti di beni da Cina, Messico, Germania e Corea del Sud mentre, dal punto di vista settoriale, i rialzi di maggior rilievo hanno riguardato autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+42,3% tra il 2009 e il 2010 e ulteriore +12% nel 2011), coke e prodotti petroliferi raffinati (rispettivamente +28,7% e +17,2%) e prodotti della metallurgia (rispettivamente +42,4% e +30,7%). Guardando alle esportazioni si può notare uno sviluppo piuttosto rilevante delle vendite in Messico, Cina, Brasile e Corea del Sud, con una forte crescita dell’export nel settore degli autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+42,3% tra 2009 e 2010 e +18,4 nel 2011), macchinari e apparecchiature (rispettivamente +19,2% e +14,5%) e dei prodotti chimici (+25,5% e +13,7%). Alla luce di queste dinamiche, quello cinese è rimasto, sebbene con una lieve perdita di quote durante i primi dieci mesi del 2011, il più importante mercato di approvvigionamento per gli Stati Uniti, seguito da quello canadese, che tuttavia ha mostrato una perdita di quota costante nell’arco degli ultimi dieci anni, e da quello messicano. Anche le esportazioni degli Stati Uniti riguardano, per una buona parte, i tre paesi appena enunciati: il Canada, sebbene con una quota in calo, rimane il primo paese di sbocco degli Stati Uniti (il 19% nel 2011), seguito dal Messico (13,3%) e dalla Cina (7%), la cui quota sul totale delle esportazioni statunitensi è quasi triplicata negli ultimi dieci anni. Quote di mercato sulle esportazioni mondiali di merci 12 2001 2006 2010 10 8 6 4 2 0 Cina Germania Stati Uniti Giappone Paesi Bassi Francia Corea del Sud Canada Italia Nota: Paesi ordinati in base alla quota di export del 2010 Fonte: elaborazioni Ice su dati Eurostat e Istituti nazionali di statistica La crescente forza economica cinese si mostra in maniera ancor più prorompente se si guarda all’andamento della quota di mercato sulle esportazioni mondiali di merci nell’arco dell’ultimo decennio. I risultati della Cina sono stati tali da portarla al primo posto tra i paesi esportatori, superando sia la Germania che gli Stati Uniti, la cui quota ha subito un calo evidente nel periodo in questione. Anche dal lato delle importazioni gli Stati Uniti sono stati sopravanzati dalla Cina, che si è imposta come principale paese importatore sullo scenario mondiale. L’interscambio con l’Italia Interscambio commerciale Italia - Stati Uniti (valori in milioni di euro) 30.000 Export Import Saldo 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011* * Dati provvisori Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat Gli ottimi rapporti tra Italia e Stati Uniti si evidenziano, dal punto di vista commerciale, con un interscambio intenso: gli Stati Uniti risultano essere, infatti, malgrado la distanza geografica, il terzo mercato più importante per i prodotti italiani, dopo quelli tedesco e francese. L’Italia ha con gli Stati Uniti un avanzo commerciale consistente (9,8 miliardi di euro nel 2011) grazie ad un valore delle esportazioni (22,9 miliardi, il 6,1% delle esportazioni totali) quasi doppio rispetto a quello delle importazioni (11,1 miliardi). Malgrado ciò, negli ultimi anni la concorrenza sul mercato statunitense (in particolare da parte della Cina) si è fatta più accesa, provocando una contrazione notevole della quota di mercato italiana nel paese nordamericano, passata dal 2,1 per cento del 2001 all’1,5 per cento del 2011. I principali clienti e fornitori dell'Italia (valori in milioni di euro) Clienti 2002 2006 2009 2010 2011* var% 10-11 quota 2011 Germania 37.256 43.936 36.942 43.867 49.326 12,4 13,1 Francia 33.069 39.121 33.985 39.237 43.637 11,2 11,6 Stati Uniti Paesi 25.802 24.541 17.099 20.329 22.857 12,4 6,1 Svizzera 9.362 12.623 13.563 15.823 20.655 30,5 5,5 Spagna 17.354 24.471 16.680 19.595 19.870 1,4 5,3 Regno Unito 18.780 20.171 14.953 17.576 17.539 -0,2 4,7 Cina 4.017 5.686 6.629 8.609 10.000 16,2 2,7 Belgio 8.293 9.558 8.032 8.678 9.738 12,2 2,6 Turchia 4.078 6.760 5.652 8.029 9.628 19,9 2,6 Polonia 4.278 7.132 7.922 8.553 9.405 10,0 2,5 269.064 332.013 291.733 337.346 375.719 11,4 100,0 MONDO Fornitori 2002 2006 2009 2010 2011* var% 10-11 quota 2011 Germania 46.837 59.104 49.701 58.986 62.325 5,7 15,6 Francia 29.895 32.739 26.353 32.171 33.352 3,7 8,3 8.307 17.911 19.334 28.789 29.302 1,8 7,3 15.433 19.729 16.918 19.965 20.845 4,4 5,2 Russia 7.914 13.592 12.142 14.633 18.042 23,3 4,5 Spagna 12.102 15.010 13.141 16.737 17.741 6,0 4,4 Belgio 11.451 14.863 11.955 13.359 14.580 9,1 3,6 Stati Uniti 12.548 10.710 9.463 11.139 13.033 17,0 3,3 9.730 10.330 10.427 10.203 11.364 11,4 2,8 13.390 12.633 9.817 10.012 10.694 6,8 2,7 261.226 352.465 297.609 367.390 400.052 8,9 100,0 Paesi Cina Paesi Bassi Svizzera Regno Unito MONDO *Dati provvisori Variazione media annua delle importazioni statunitensi di manufatti, tra il 2002 e il 2011 Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat Quote di mercato dell'Italia sulle importazioni di manufatti degli Stati Uniti 20 2,0 Coke e petroliferi raffinati 16 12 Prodotti farmaceutici Metalli di base e prodotti in metallo Computer, apparecchi elettronici e ottici Macchinari e apparecchiature Prodotti chimici 8 6,3 Tessili e abbigliamento Gomma e materie plastiche 0 Autoveicoli, rimorchi e semiricmorchi 1,0 Prodotti in legno, carta e stampa -4 Prodotti in pelle Mobili 4 -1,0 Alimentari, bevande e tabacco Altri mezzi di trasporto 3,0 5,0 7,0 Quota di mercato delle esportazioni italiane La dimensione dei cerchi rappresenta il peso medio del settore sulle importazioni statunitensi nel periodo 2002-2011; cerchi di colore rosso (verde) individuano settori in cui la quota dell'Italia è diminuita (aumentata) tra il 2002 e il 2011. Fonte: elaborazioni Ice su dati Eurostat e Istituti nazionali di statistica Negli ultimi dieci anni la quota delle esportazioni italiane ha mostrato una flessione generalizzata che non ha risparmiato neanche i comparti considerati di punta dal sistema italiano, ovvero quelli del Made in Italy. Dal punto di vista merceologico, le esportazioni italiane sono concentrate in cinque settori principali, che da soli coprono oltre il 60 per cento del totale. Tra questi, con una quota del 19,4 per cento sul totale dell’export italiano, spiccano macchinari e apparecchiature, le cui vendite negli Stati Uniti nel 2011 hanno mostrato una crescita tendenziale del 32,7 per cento e un valore di oltre 4,4 miliardi di euro. All’interno di tale settore, particolarmente rilevanti sono state le vendite di macchine di impiego generale, di cui l’Italia, con una quota del 4,4%, è divenuta, dal 2008, il sesto fornitore degli Stati Uniti, scavalcando il Regno Unito, benché molto distante da Messico (15,4%), Cina (14,9%) e Giappone (14,9%). Esportazioni italiane verso gli Stati Uniti: i principali settori (anno 2011) Altro 18,7% Macchine ed apparecchi 19,4% Prodotti farmaceutici 4,4% Prodotti chimici 5,0% Mezzi di trasporto 17,7% Articoli in gomma e materie plastiche 5,0% Metalli di base e prodotti in metallo 7,7% Prodotti alimentari, bevande e tabacco Nota: i dati utilizzati sono provvisori 10,8% Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat Prodotti tessili, abbigliamento e prodotti in pelle 11,3% Notevole è stata anche la performance delle vendite di mezzi di trasporto che, con un incremento tendenziale del 25,3 per cento nel 2011, hanno ragiunto il valore di 4 miliardi di euro, con una quota del 17,7 per cento sul totale delle esportazioni italiane. Assumono particolare rilevanza, in questo comparto, le esportazioni italiane di aeromobili e veicoli spaziali, di cui il nostro paese risulta essere il sesto fornitore, con una quota del 3,5 per cento nel 2011, alle spalle della Germania. Il terzo settore per valore delle esportazioni è quello dei prodotti tessili, abbigliamento e prodotti in pelle che nel 2011 ha mostrato un progresso tendenziale del 15,8 per cento, raggiungendo i 2,6 miliardi di euro. All’interno di tale settore spicca la voce relativa ai prodotti di pelletteria che nel corso del 2011 ha fatto segnare una crescita tendenziale del 32,9 per cento. L’Italia rappresenta il secondo mercato di approvvigionamento di questi prodotti alle spalle della Cina, che tuttavia mantiene un valore delle esportazioni pari a quasi nove volte quello mostrato dal nostro paese. Le migliori performance italiane negli Stati Uniti (valori in milioni di euro, pesi e variazioni in percentuale) Macchine di impiego generale Paese 1 2 3 4 5 6 Messico Cina Giappone Germania Canada Italia Aeromobili e veicoli spaziali 2011 var% 10-11 quota Paese 2011 9.108 16,5 15,4 8.797 31,2 14,9 8.775 21,3 14,9 7.096 33,4 12,0 5.016 23,1 8,5 2.599 35,5 4,4 2011 var% 10-11 Pelletteria quota 2011 Francia Canada Regno Unito Giappone Germania Italia 8.532 -3,4 24,3 7.145 12,0 20,3 3.921 7,4 11,1 3.839 25,6 10,9 2.953 1.235 36,8 10,4 8,4 3,5 2011 var% 10-11 quota 2011 1.495 18,7 31,1 1.258 24,2 26,1 557 -8,6 11,6 343 26,5 7,1 299 12,2 6,2 Vino Paese 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 6 var% 10-11 2011 Cina Italia Francia Vietnam India quota Paese 2011 7.200 9,4 70,1 821 32,9 8,0 436 15,6 4,2 343 40,6 3,3 234 19,8 2,3 1 2 3 4 5 Italia Francia Australia Argentina Spagna Fonte: elaborazioni Ice su dati Eurostat e Istituti nazionali di statistica Nel settore dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, con esportazioni in crescita tendenziale dell’10,4 per cento nel 2011, una performance notevole è stata mostrata dai vini, prodotto in relazione al quale l’Italia risulta il principale paese d’approvvigionamento per il mercato statunitense (seguita dalla Francia), con una quota del 31,1 per cento. Il quinto settore in questa graduatoria è quello dei metalli di base e prodotti in metalli, con 1,7 miliardi di euro di esportazioni nel 2011, che ha registrato una buona performance nel corso dell’anno (+17,3%). Importazioni italiane dagli Stati Uniti: i principali settori (anno 2011) Altro 14,8% Prodotti farmaceutici, 23,1% Legno carta e stampa 5,7% Metalli di base e prodotti in metallo 5,9% Mezzi di trasporto 13,9% Prodotti chimici 7,5% Coke e prodotti petroliferi raffinati 8,8% Nota: i dati utilizzati sono provvisori Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat Computer, apparecchi elettronici e ottici 9,2% Macchine ed apparecchi 11,0% Come mercato di approvvigionamento dell’Italia, d’altro canto, gli Stati Uniti si sono posizionati, nel 2011, all’ottavo posto con una crescita tendenziale del 17 per cento degli acquisti di prodotti, con un conseguente incremento della quota di tale paese, arrivata al 3,3 per cento delle importazioni italiane totali. Con riferimento all’import, il settore dei prodotti farmaceutici risulta di gran lunga il più rilevante, con un valore di 2,5 miliardi di euro, pari al 23,1 per cento del totale delle importazioni italiane nel 2011, grazie anche ad una crescita tendenziale del 25,9 per cento in tale periodo che ha permesso agli Stati Uniti di raggiungere il secondo posto tra i fornitori dell’Italia (alle spalle della Svizzera), scavalcando Germania e Belgio. Risultano particolarmente rilevanti anche le importazioni di mezzi di trasporto, con un valore di 1,5 miliardi nel 2011, periodo in cui si è registrato un incremento dell’import del 46,2 per cento. Un calo delle importazioni in tale periodo si è osservato invece nel settore della produzione di macchinari e apparecchiature (-4,5%), i cui acquisti in valore sono stati pari a 1,2 miliardi di euro, l’11 per cento del totale dell’import italiano dagli Stati Uniti. Ulteriore decremento rilevante si è potuto osservare nelle importazioni di computer, apparecchi elettronici e ottici (14,4%), che nel 2011 hanno solo sfiorato il miliardo di euro in valore, con una quota del 9,2 per cento sulle importazioni italiane totali di provenienza statunitense. Quota di mercato delle regioni italiane sulle esportazioni verso gli Stati Uniti (media 2001 - 2010) Lombardia -2,7 Veneto -4,2 Emilia-Romagna -1,8 Toscana -7,5 Piemonte -0,8 Lazio 2,1 Campania -1,0 Sicilia 0,5 Puglia -6,2 Marche -8,9 Trentino Alto Adige 4,3 Friuli-Venezia Giulia -5,7 Abruzzo 3,5 Liguria 5,5 Sardegna 0,1 Umbria -3,4 Basilicata -27,2 Molise -7,3 Calabria 3,1 Valle d'Aosta -2,4 0 5 10 15 20 25 Il numero accanto alla barra indica il tasso di crescita media annua delle esportazioni della regione verso gli Stati Uniti tra il 2001 e il 2010. Barre rosse (blu) individuano regioni la cui quota di esportazioni verso gli Stati Uniti è diminuita (aumentata) tra il 2001 e il 2010. Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono concentrate anche dal punto di vista territoriale, dal momento che oltre la metà dell’export oltreoceano nei primi nove mesi del 2011 è riconducibile a tre sole regioni, ovvero Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Le esportazioni della Lombardia hanno fatto registrare una buona performance tra gennaio e settembre del 2011, mostrando una crescita del 9,3 per cento, dovuta principalmente all’incremento delle vendite di macchinari e apparecchiature (+30%), che rappresentano il principale settore di esportazione verso gli Stati Uniti. Un buon risultato nel medesimo arco temporale è stato anche registrato nel settore dei prodotti farmaceutici (+19,9%) e degli articoli di abbigliamento (+12,3%). Altrettanto non si può dire del risultato del Veneto che ha mostrato, nei primi nove mesi del 2011, una variazione negativa del 5,4 per cento, ma in questo caso la flessione è dovuta principalmente al crollo delle esportazioni di altri mezzi di trasporto (-95,9%), insufficientemente controbilanciata dal progresso di macchinari e apparecchiature (+34,6%). Di contro i dati relativi alle esportazioni dell’Emilia Romagna verso gli Stati Uniti mostrano nei primi nove mesi del 2011 un incremento del 16,4 per cento, grazie alla performance di settori come macchinari e apparecchiature (+25,3%) e autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+8,3%), che da soli contribuiscono a generare quasi il 60 per cento delle esportazioni. Infine vanno menzionate tre regioni che, sebbene con una quota di export ridotta, hanno fatto segnare un progresso delle proprie esportazioni negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni, ovvero Liguria, Trentino Alto Adige e Abruzzo.
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