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anno IV - numero 50 - luglio 2007 - poste italiane. spedizione in a.p. 70 % d.c. / d.c.i. torino - tassa pagata / taxe perçue / ordinario MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA larivista 50delcinema LUGLIO 2007 Berlino@Torino Gianni Canova per Traffic Torino Free Festival Berlino, sinfonia di una grande città Zu live al cinema Massimo Amleto si mette in affari Aki Kaurismäki a Torino Viaggio a Kandahar La storia del cinema afghano I segni del male Frammenti del nuovo horror americano Un giorno in Sud Africa Selezione del Festival Arcipelago 2007 La voce segreta delle parole “Mercoledì da leoni” di John Milius (1970) Il grande cinema in lingua originale My Blueberry Nights di Wong Kar Wai (2007) Angelo Frontoni: Mediterraneo Le due nuove mostre alla Mole Antonelliana Cannes 2007 tre lezioni di cinema di Alberto Barbera Sono almeno tre le lezioni che si possono trarre dall’ultima edizione del festival di Cannes. La prima riguarda la capacità di celebrare il sessantesimo anniversario con eleganza, efficacia ed apparente nonchalance. Un giorno solo di festa, affidata alla presenza di tanti registi che hanno fatto la storia di questa manifestazione e, soprattutto, la realizzazione di un film collettivo affidato a trentacinque autori diversi, ciascuno dei quali ha avuto a disposizione tre minuti (e 25.000 euro di budget) per raccontare in piena libertà il proprio rapporto con la sala cinematografica. Con pochissime eccezioni, se la sono cavata tutti bene (qualcuno molto bene), consegnando al produttore e alla storia del cinema altrettanti piccoli gioielli che sono un esempio di intelligenza, buon gusto e amore per la settima arte. Tra i migliori, in ordine alfabetico: Ethan e Joel Coen, Abbas Kiarostami, Takesi Kitano, Nanni Moretti, Tsai Ming-liang, Manoel de Oliveira, Roman Polanski, Walter Salles Lars Von Trier, Zhang Yimou. Nessun film collettivo in precedenza era riuscito altrettanto bene, nessun altro festival è riuscito a far meglio di Cannes nel rispettare l’impegno di una celebrazione dovuta e perciò potenzialmente rischiosa. Il merito dell’iniziativa va tutto a Gilles Jacob, da trent’anni al timone della manifestazione: uno che se si occupasse di politica anziché di cinema vorresti avere come premier di una compagine governativa, tanto sa amministrare con oculatezza, buon senso e rigore una macchina così delicata e complessa. La seconda non ha niente a che fare con il festival in sé: riguarda piuttosto il cattivo stato di salute della critica cinematografica, soprattutto di quella italiana. Vecchio discorso, questo, che ha stancato un po’ tutti, e forse anche inutile. Ma questa volta si è davvero passato il segno, se si pensa che la rubrica centrale di uno dei maggiori quotidiani nazionali era affidata ad una nota giornalista di costume, assente da Cannes perché costretta a letto da una recente frattura. (segue a pag. 9) larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio afferma Wenders - è stata un abbaglio, quasi un tradimento. Soprattuto per chi vive a est, che ora è ancora più povero”. Diagnosi drastica, ma con un fondo di verità: agli occhi del regista, la Berlino del dopo-Muro diventa lo sfondo inerte di un’angoscia diffusa e di un’alienazione pervasiva, in uno scenario dominato dalla violenza e dal sopruso. Come racconta, nel suo bianco e nero livido e spettrale, anche il film di Oskar Roehler Hanna Flanders (2000), dove il crollo del Muro corrisponde anche al crollo della protagonista, intellettuale leninista che critica la società dei consumi ma poi compra abiti firmati e sesso a pagamento. Il passato, di fatto, fa fatica a passare: lo dice chiaramente – quasi 15 anni dopo la caduta del Muro – Good Bye, Lenin! (2003) di Wolfgang Becker, ambientato in Germania Est nell’ottobre dell’89, con una mamma che va in coma quando ancora c’è la DDR e si risveglia otto mesi dopo, con il muro caduto e la Germania riunificata, e con un figlio che per evitarle lo shock del cambiamento allestisce nel loro appartamento una sorta di museo del socialismo reale. Gli incassi volano (5 milioni di spettatori, il film più visto nella storia tedesca), si ride amaro, e sugli schermi comincia a spopolare quel sentimento particolare che i tedeschi chiamano Ostalgie, la nostalgia dell’Est, della Deutsche Democratische Republik, dei bei tempi - si fa per dire - in cui la città era divisa in due. La si era già vista, l’Ostalgie, nei toni scanzonati e revivalistici di Sonnenallee (1999), diretto dal regista ossie Leander Haussmann, cresciuto nella Berlino Est degli anni Settanta: una sorta di Trainspotting est-berlinese, per narrare le disavventure di cinque teenagers che vivono all’ombra del Muro e imitano con metodi casalinghi gli stili di vita dei loro coetanei dell’Ovest capitalistico. Sesso, droga e rock’n roll in versione domestico-pauperistica, insomma: ma con tanta gioia di vivere e di trasgredire i noiosi obblighi imposti dal regime. Intanto, però comincia profilarsi anche un’altra Berlino: quella messa in scena da Hal Hartley nel secondo episodio di Flirt (1995), quasi un gioco combinatorio e sperimentale su tre diverse città (New York, Berlino e Tokyo) per saggiare l’influenza dei luoghi sulla chimica delle passioni. Oppure, ancora, quella in cui inizia il viaggio-calvario dei due protagonisti di L’amour, l’argent, l’amour (2000) di Philip Gröning, road movie gelido e innevato, sulle note di Calexico e Velvet Underground, a bordo di una Volvo scassata nei paesaggi metafisici e devastanti della nuova Germania unita. E, ancora, soprattutto, la città trendy e postmoderna che in Lola corre (1998) di Tom Tykwer fa da sfondo alle forsennate scorribande della protagonista (Franka Potente). Con i suoi capelli rosso fuoco, in canotta azzurro-madonna e pantaloni verdini, Lola attraversa per tre volte la città a passo di corsa, passando sotto i pilastri della sopraelevata, fiancheggiando i canali dalle acque grigie o saltando per gli innumerevoli cantieri aperti, in una sorta di videogame dai toni technopunk, immerso in una fantasmagoria cromatica dalle tinte molto accese che contrasta con la plumbea acromìa che il cinema aveva tradizionalmente associato all’immagine di Berlino. Forse, l’inversione di tendenza comincia proprio da lì. Nel bene e nel male. E sempre in bilico fra rimozione e nostalgia. La rassegna Berlino@Torino, curata da Gianni Canova e organizzata da Stefano Boni e Grazia Paganelli, è un progetto realizzato dal Museo Nazionale del Cinema e da Traffic Torino Free Festival con la collaborazione del Goethe-Institut Turin in occasione del festival rock gratuito che si terrà a Torino dall’11 al 14 luglio (www.trafficfestival.com). Ingresso libero a tutte le proiezioni. Berlino@Torino di Gianni Canova La manifestazione si inaugura martedì 10 luglio alle ore 21.30 (Cinema Massimo, sala Uno, ingr. libero) con il restauro di Berlino, sinfonia di una grande città di Walter Ruttmann (1927, 70’, copia del Bundesarchiv-Filmarchiv) sonorizzato dagli Zu. Lo spettacolo è stato presentato in prima mondiale al Tekfestival 2007 (Roma, 4-10 maggio). La serata è realizzata con il sostegno del Goethe-Institut Turin e in collaborazione con REVERSE Agency. www.rever-se.com / www.zuism.com Di là (a Berlino Est) gli ossies. Di qua (a Berlino Ovest) i Wessies. Di qua l’abbondanza, il feticismo delle merci, il culto dell’Occidente e della libertà. Di là il grigiore, il controllo poliziesco, il fantasma della penuria e della scarsità. In mezzo, incombente come un brutto ricordo, o come un vizio assurdo, il Muro. Con i Vopos (i militi della Volkspolizei, la “polizia del popolo”) pronti a imbracciare i loro kalashnikov per sparare a vista, dall’alto delle loro garitte con fotoelettriche, sui Mauerspringer (i “saltamuro”) disposti a tutto pur di provare a passare dall’altra parte. Per gran parte della seconda metà del secolo scorso Berlino è stata legata a questa immagine: città scissa, città spaccata, città ferita. Al contempo, città una e bina: tagliata in due da un’escrescenza di pietra, nello stesso tempo crepa e cicatrice, che non ha mai potuto dividere del tutto, ma che ha anche irrimediabilmente compromesso ogni vera, possibile unità. Il cinema – che pure aveva trovato in Berlino una delle grandi metropoli in cui celebrare il mito della modernità fin dai tempi di Berlino, sinfonia di una grande città (1927) di Walter Ruttmann – ha riflesso questa immagine come in uno specchio. E a volte ha dato l’impressione di non riuscire a pensare a Berlino se non come a quel paesaggio di macerie che era stato colto dallo sguardo attonito di Roberto Rossellini subito dopo la guerra (Germania anno zero, 1947) e che è stato di recente ricostruito, con un rigore in bilico tra la filologia e il vintage, da Steven Soderbergh in Intrigo a Berlino (2006), un film fatto non a caso di ombre e fantasmi, di volti scavati nel buio e di luci tremolanti, e poi di spirali di fumo e di mozziconi di sigaretta e di vetri sporchi e di specchi infranti, e di scale a chiocciola e poi ancora e sempre di macerie e di rovine. Dell’anima, oltre che della città che fu la capitale del defunto Terzo Reich. Dopo che negli anni della Guerra Fredda era stato soprattutto il cinema spionistico internazionale a trovare in Berlino il set ideale per raccontare storie di complotti e di tradimenti, di doppi giochi e di rese dei conti, è solo con gli anni Ottanta che Berlino – al contempo enigma e mito, oggetto del desiderio e amore perduto – torna a imporsi come luogo centrale per la coscienza e per lo sguardo dei cineasti tedeschi. Prima con un film come Punk Angels (1981) di Carl Schenkel, che documenta l’atteggiamento razzista nei confronti del punk nella Berlino Ovest dell’epoca, con un colonna sonora registrata nelle cantine e nei garages dei gruppi punk berlinesi, poi con il lavoro dei cineasti della generazione del cosiddetto “Nuovo Cinema Tedesco”. Se Rainer W. Fassbinder si ispira all’omonimo romanzo di Alfred Doblin per fare di Berlino la metafora centrale di una colossale radiografia dell’anima tedesca in un film girato per la Tv in 14 puntate e con una durata complessiva di quasi 16 ore (Berlin Alexanderplatz, 1980), è però Wim Wenders che ci offre il documento migliore per capire lo spirito e le trasformazioni della città attraverso il dittico che egli dedica a Berlino con due film girati rispettivamente poco prima della caduta del Muro (Il cielo sopra Berlino, 1987) e poco dopo la riunificazione tedesca (Così lontano, così vicino, 1994). Agli occhi dell’autore di Paris, Texas e di Fino alla fine del mondo, Berlino diventa la sintesi di tutte le frontiere fisiche e mentali, ma anche la metafora di tutto ciò che nel mondo è diviso, frantumato, inconciliabile: ma proprio per questo si configura come un luogo di inaudita e sofferta verità. Offesa dalla Storia, come abbandonata da Dio e consegnata alle incerte mani degli uomini, la Berlino di Wenders ha bisogno dello sguardo degli angeli che si prendano cura di lei: perché a Berlino sembra che la guerra non sia mai finita, se ne avvertono ancora le tracce e i segni incisi sulle architetture dei palazzi e sui muri dei quartieri. Ma Berlino – sulla scia di un’opera come Berlin di Lou Reed - appare a Wenders anche come il tentativo estremo di operare una sintesi impossibile fra le rovine del passato e la scandalosa modernità di cui la città sembra ammantarsi proprio per rimuovere i ricordi e la memoria di ciò che è stato. Inquadrati dal punto di vista degli angeli, i luoghi della città mostrati nel film -la Staatsbibliothek e la Anhalterbanhof, la “stazione dove si ferma la stazione”, il Palazzo dei Congressi e il grattacielo della Mercedes, l’angelo di marmo della Siegessaule e il “fantasma” della Postdammerplatz- acquistano un inedito rilievo fisico e sembrano vibrare all’unisono con lo sguardo che li attraversa, lasciando intravedere al fondo una luce di speranza e di struggente umanità. Come se la città stessa avvertisse che qualcosa sta per succedere. Che l’arrivo degli angeli porta con sé un annuncio di cambiamento e di trasformazione. Due anni dopo Il cielo sopra Berlino, infatti, crolla il Muro e la città viene riunificata. Ma i risultati del processo non sono proprio quelli sperati. Almeno agli occhi di Wenders: che torna sui luoghi del suo film precedente a sette anni di distanza per prendere atto di un sostanziale fallimento. All’inizio di Così lontano, così vicino l’angelo Cassiel (Otto Sander), seduto sulla spalla dorata dell’Angelo della Vittoria, osserva dall’alto la città e la vita frenetica dei suoi abitanti, ma quel che vede non è per nulla rasserenante. Così fa visita all’amico Damiel (Bruno Ganz), un tempo angelo come lui e ora padre di una bambina e proprietario di una pizzeria che si chiama, non a caso, “Casa dell’angelo”, poi incontra Mikhail Gorbaciov che medita sui destini dell’umanità citando Dostoevskij, quindi si aggira per le strade della città captando il disagio palpabile che affiora dai volti, dai pensieri e dalle parole dei berlinesi. “L’unificazione - ø crossroads 10-15 luglio BERLINO@TORINO •Wim Wenders Il cielo sopra Berlino Der Himmel über Berlin Germania 1987, 130’, b/n e col. un angelo. Ora è solo un ex che ha operato una scelta precisa, pronto a fare il Bene, amico degli esseri umani, pieno di speranza e fiducia, così come lo sono molti ex-angeli presenti ovunque nel nostro mondo, dei quali noi raramente avvertiamo la presenza e l’aiuto concreto. Così anche Damiel fa la sua scelta: rinuncia all’immortalità e nasce uomo, ai piedi del muro di Berlino. Sc.: Richard Reitinger; Fot.: Henri Alekan; Int.: Bruno Ganz, Peter Falk, Solveigh Dommartin. MER 11, h. 15.30, GIO 12, h. 20.00 •Wim Wenders Così lontano, così vicino In Weiter Ferne, so nah! Germania 1993, 147’, b/n e col. Dalla fine della seconda guerra mondiale, i due angeli Damiel e Cassiel svolgono la loro missione: si aggirano per Berlino e ascoltano i pensieri lieti o tristi delle persone incontrate, che vedono, però, solo in bianco e nero. Ma Damiel, più partecipe dell’altro alle ansie degli umani, come alle loro infinite piccole gioie, sente fortemente l’attrazione esercitata dalla città, ancora sfregiata da enormi cicatrici, e dalla sua gente. Un giorno incontra Marion, una bellissima trapezista che è stata appena licenziata dal circo in cui lavorava, sconvolta dalla solitudine e da strani presagi di morte, e se ne innamora. Il posto di Damiel è ora accanto a lei, in un ruolo insolito, ma prudente e discreto nella sua tenerezza. Ne intuisce la presenza l’attore Peter Falk, impegnato sul set di un film sulla Germania nazista, perché anche lui, molto tempo prima, era 2 Dopo che l’angelo Damiel è diventato mortale, il suo amico Cassiel resta solo, invisibile e un po’ triste, seduto su di un’ala dell’Angelo della Vittoria. Il muro di Berlino è caduto: in un soffio molte cose hanno cambiato posto, molte si sono spezzate e ricomposte in nuove forme. Da dietro la spalla di Gorbaciov, Cassiel spia nei suoi pensieri. La sua ragazza-angelo Raphaela sente che la fiducia che li univa sta svanendo, che Cassiel non vuole più essere un angelo e che sta solo aspettando l’opportunità di raggiungere l’altra parte. Un giorno, la piccola Raissa perde l’equilibrio e cade da un balcone. Cassiel le resta accanto, la afferra e la salva dalla morte. In quel momento diventa umano, con tutto ciò che questo implica. Cassiel vaga per le strade di Berlino, è un uomo all’inizio della giovinezza, pieno di saggezza, sa qualsiasi cosa in ogni campo dello scibile, ma è assolutamente privo di esperienza di vita quotidiana. C’è qualcosa che getta un’ombra sulla sua vita terrena. Emit Flesti, che rappresenta larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio lo scorrere del tempo concesso alla sua vita, rivela a Raphaela che Cassiel non vivrà a lungo, dato che non era né previsto né legittimo che divenisse uomo. Sc.: Richard Reitinger, W. Wenders, Ulrich Zieger; Fot.: Jürgen Jürges; Int.: Otto Sander, Bruno Ganz, Nastassia Kinski. MER 11. h. 17.50, GIO 12, h. 22.15 •Oskar Roehler Berlino, sinfonia di una grande città è l’opera più famosa del regista Walter Ruttmann, artista, sperimentatore e nome fondamentale dell’avanguardia degli Anni Venti. Il film racconta, a suo modo, una giornata a Berlino, dalle prime luci dell’alba alla mezzanotte, alla scoperta della vita, del lavoro e del divertimento dei cittadini. Si tratta di schegge di vita quotidiana che la macchina da presa coglie nel filmare la gente, mentre le macchine sfrecciano sulle strade, i tram percorrono le rotaie, e le ciminiere delle fabbriche ci parlano di una città in continuo movimento e mutamento. Hanna Flanders sul mezzo la borsa con centomila marchi che deve consegnare al capo. Un barbone se ne appropria e sparisce. Disperato, Manni telefona a Lola: se non recupera la borsa entro venti minuti, gli scagnozzi del capo lo uccideranno. Lola invita Manni a mantenere la calma, e intanto pensa a come trovare centomila marchi. Allora si precipita fuori di casa e comincia a correre per le strade di Berlino. Non c’è tempo da perdere. Chiede al padre, ma questi la liquida con un secco rifiuto, intanto il fidanzato ha in mente di rapinare un supermercato. Die Unberuhrbare Germania 2000, 100’, b/n Sc.: T. Tykwer; Fot.: Frank Griebe; Int.: Franka Potente, Moritz Bleibrtreu, Herbert Knaup. Autunno 1989, la scrittrice di mezza età Hanna Flanders, vive a Monaco di Baviera. A dispetto dell’euforia generale, è molto preoccupata per la caduta del muro di Berlino, combattuta tra i suoi vecchi ideali di sinistra e la nuova realtà. Decide di stabilirsi a Berlino, determinata a ricostruirsi una nuova vita consolidando l’ambiguo rapporto con il suo editore, ma il confronto con una società sempre in evoluzione non le consente di sopportare i continui mutamenti. Sc.: O. Roehler; Fot.: Hagen Bogdanski; Int.: Hannelore Elsner, Vadim Glowna, Jasmin Tabatabai. MER 11, h. 20.30, VEN 13, h. 16.30 •Hal Hartley Flirt Usa 1995, 80’, col., v.o. sott. it. VEN 13, h. 22.30, SAB 14, h. 18.30 •Wolfgang Becker Good Bye, Lenin! Germania 2003, 121’, col. Gli Zu, “band strumentale per batteria, basso e sax baritono”, vantano più di ottocento concerti in tutto il mondo, tra Stati Uniti, Russia, Giappone, Europa, e Africa, e collaborazioni con musicisti del calibro di Mike Patton, Thurston Moore, Jim O’Rourke, Joe Lally, Mats Gustafsson, Eugene Chadbourne, Dälek, Nobukazu Takemura. Di loro John Zorn ha detto: “Gli Zu hanno creato una forma musicale potente ed espressiva che distrugge la maggior parte delle band contemporanee”. La band romana è composta da Jacopo Battaglia (batteria), Massimo Pupillo (basso), Luca Mei (sassofono). l’incarico perché spera di ritrovare Lena, la ragazza tedesca di cui è innamorato ma che ha perso di vista a causa della guerra. Durante il soggiorno di Jake in una città, ormai divisa in settori, un soldato americano viene trovato assassinato nella parte controllata dai russi. Il reporter ben presto si rende conto che l’ex marito di Lena potrebbe essere coinvolto nell’omicidio e inizia una rischiosa indagine che lo porterà a conoscenza di pericolosi intrighi internazionali. Film diviso in tre episodi ambientati tra New York, Berlino e Tokyo. Nel primo il giovane Bill è meso alle strette dalla fidanzata in partenza per Parigi. Prima che il suo volo decolli lei vuole da lui un impegno serio, altrimenti lo lascerà. Il secondo episodio, invece, vede protagonista il giovane americano Dwight, mantenuto di professione dal convivente anziano Johan. In partenza per New York, Johan chiede al giovane se per il loro rapporto vi sarà un futuro. Dwight chiede novanta minuti ma non farà in tempo a comunicare la sua risposta all’uomo. Nel terzo episodio Miho è una giovane studentessa di danza che Ozu, un coreografo insegnante nella scuola, bacia all’improvviso. Il fidanzato di Miho è in partenza per Los Angeles e le dà novanta minuti per una decisione sul loro amore. Neppure lei riuscirà ad arrivare in tempo. Sc.: H. Hartley; Fot.: Michael Spiller; Int.: Paul Austin, Robert John Burke, Martin Donovan. MER 11, h. 22.30, VEN 13, h. 18.30 •Steven Soderbergh Intrigo a Berlino The Good German Usa 2006, 105’, col. Germania, 1945. Il reporter americano Jake Geismar viene inviato a Berlino per seguire la conferenza di Potsdam. In realtà, Jake ha accettato “La tragedia della guerra era passata: bisognava evitare di essere poeta, e tutto ciò che abitualmente è un artista, e costringersi a guardare attorno in maniera strettamente realista” (R. Rossellini). Sc.: Carlo Lizzani, Max Colpet, R. Rossellini; Fot.: Robert Juillard; Int.: Edmund Moeschke, Franz Kruger, Barbara Hintz. GIO 12, h. 18.30, DOM 15, h. 22.30 •Philip Gröning L’amour, l’argent, l’amour Germania 2000, 134’, col., v.o. sott. it. David si è rotto un braccio e ha appena perso il suo lavoro da muratore. Girovagando per le strade di Berlino incontra Marie, che lavora per strada. Stanno insieme, si innamorano e decidono di fuggire dall’inverno freddo della città. David con un braccio ingessato e Marie con il suo cane Kurt, partono a bordo di una vecchia Jaguar. Ha così inizio un lungo viaggio attraverso la neve della exDDR fino al deserto di mare e sabbia sulla costa francese. Peepshow, hotel alla buona, villaggi vacanze abbandonati, violenza, mancanza di soldi, e ancora il corpo di Marie in vendita. Una fuga dalla rabbia e dal degrado in cerca di calore e di felicità, di un dolce approdo sotto un cielo di stelle. “I miei protagonisti arrivano da due vite completamente diverse, anche se un certo grado di disorientamento li accomuna entrambi. Lei è una prostituta, lui un perdigiorno, uno che non ha ancora bene in mente cosa fare della propria vita. Ma ciò che li salva è proprio questa deriva, non hanno niente da perdere, eppure, dopo molte rovine, riescono a costruire un amore importante” (P. Gröning). Sc.: P. Gröning, Michael Busch Fot.: Sophie Maintigneux, Max Jonathan Silberstein; Int.: Sabine Timoteo, Florian Stetter, Michael Schech. Sc.: Paul Attanasio; Fot.: S. Soderbergh; Int.: Gorge Clooney, Cate Blanchett, Toby Maguire. GIO 12, h. 16.30, DOM 15, h. 20.30 •Roberto Rossellini Germania anno zero Italia 1948, 78’, b/n Copia digitale realizzata da Cinecittà Holding In una Berlino frantumata dalla guerra, il piccolo Edmund avvelena il padre malato seguendo le farneticanti teorie naziste di un suo vecchio maestro che sostiene la necessità di eliminare i più deboli. Alla fine, il ragazzino, preso dal rimorso, si uccide gettandosi da una finestra di un palazzo bombardato. Il film fu dedicato dallo stesso Rossellini al figlio primogenito Romano, morto all’età di 9 anni. Rossellini preparò accuratamente la scena lasciando poi, volontariamente, all’aiutoregista Carlo Lizzani il compito di girare le ultime riprese inerenti al suicidio del piccolo Edmund. VEN 13, h. 20.00, SAB 14, h. 16.00 •Tom Tykwer Lola corre Lola Rennt Germania 1998, 81’, col. A Berlino, oggi, Lola e Manni sono innamorati e progettano un futuro insieme. Manni ha un lavoro certo alle dipendenze di un losco commerciante d’auto per il quale trasporta di nascosto ingenti somme di denaro. Ma all’improvviso nella routine di questo ‘incarico’ si inserisce un imprevisto: nel tentativo di sfuggire ai controllori sulla metropolitana, Manni dimentica 3 Germania dell’Est, ottobre 1989. La mamma di Alex, attivista per il progresso sociale e il miglioramento della vita nel regime socialista, cade in coma. Si risveglia otto mesi più tardi quando, nel frattempo, è stato abbattuto il muro di Berlino ed è stata abolita la divisione tra la Germania Est e Ovest. Alex non potrebbe essere più felice per il risveglio della madre ma ha un grande problema: deve evitarle lo shock visto che il suo cuore è ancora molto debole. Per non farle scoprire quello che è successo, trasforma l’appartamento in cui vivono in una sorta di museo socialista, in cui nulla sembra essere cambiato. Ma ben presto la mamma sente l’esigenza di vedere la televisione e di alzarsi dal letto. Sc.: Bern Lichtenberg, W. Becker; F ot.: Martin Kukula; Int.: Daniel Brühl, Katrin Sass, Chulpan Khamatova. SAB 14, h. 20.20, DOM 15, h. 16.30 •Carl Schenkel Punk Angels, i gladiatori del sabato sera Kalt Wie Eis Germania 1981, 86’, col. “Gelido come il ghiaccio” è il titolo originale tedesco di questo film che ci riporta immediatamente nel clima di una Berlino Ovest già nota e conosciuta da analoghi film intessuti di violenza, sesso e scontri tra bande rivali di punk. Il protagonista, Dave Balko, coinvolto in un traffico di motociclette rubate, finisce in carcere ma evade fingendo un suicidio. Ricercato dalla polizia, riesce a nascondersi grazie all’aiuto di un amico, Alf, e soprattutto della sua ragazza Corinna. Prima di venire definitivamente braccato dalla polizia, Dave ha ripetutamente modo di esibirsi e di fare la spalla ad un mondo giovanile di violenza, evidenziato anche dalla colonna sonora registrata nelle cantine e nei garage dei gruppi punk. Sc.: Berthold Sack; Fot.: Hors Knechtel; Int.: Hanns Zischler, Uschi Zech, Brigitte Wollner. SAB 14, h. 22.30, DOM 15, h. 18.45 MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio larivista delcinema Viaggio a Kandahar. La storia del cinema afghano di Grazia Paganelli Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo, dal 3 all’8 luglio, Viaggio a Kandahar, una rassegna di cinema afghano per ripercorrere, attraverso dodici film e sette cortometraggi, la storia del cinema in un paese dove il cinema ha dovuto lottare per trovare i suoi angusti spazi. Una storia fatta di diverse fortune e molte incertezze, restrizioni, strumentalizzazioni, censure che, tuttavia, non sono mai riuscite a cancellare la voglia di cinema. Al di là del Golfo, oltre alla fiorente industria cinematografica dell’Iran - nata negli anni Cinquanta e subito capace di produrre quasi cento film all’anno - si possono fare vere e proprie scoperte se si vanno a cercare le testimonianze vitali delle cinematografie di alcuni paesi, stretti fra Cina e India, dove la settima arte è diffusa fin quasi dalle sue origini. L’India, ad esempio, ha lasciato in Afghanistan (ma anche in Pakistan Nepal, Bhutan e Bangladesh) pesanti eredità culturali che tardano, ancora oggi, ad essere superate. Grazie anche alla sua posizione geografica, però, l’Afghanistan è il paese che risente in minor misura dell’influenza indiana, essendo maggiormente proiettato verso le Repubbliche asiatiche dell’ex Unione Sovietica. Qui non si realizzano film fino alla metà degli anni Quaranta, ma ci vogliono più di quindici anni perché la situazione acquisti continuità e coerenza produttiva (soprattutto grazie alla nazionalizzazione della produzione cinematografica avvenuta nel 1973). Fino ad allora il paese ha “prestato” il suo set ad alcune produzioni straniere. Co-prodotto dalla società indiana Huma Film, è, ad esempio, Ishq wa doste (Amore e amicizia) diretto nel 1946 da Reshid Latif, dove i ruoli principali maschili vengono affidati ad attori del teatro di Kabul, mentre si deve ricorrere ad attrici indiane per i ruoli femminili. Con John Frankenheimer lavora invece, nel 1973, l’afghano Toryali Shafaq sul set di The Horsemen (Cavalieri selvaggi), facendo di questa esperienza il punto di partenza della sua fortunata carriera, che lo porta ben presto a diventare una delle personalità di punta del panorama cinematografico locale. Il film collettivo Rabhi Balkhie (1974), che si ispira alla vita della principessa Rabhi, vissuta nel X secolo, è co-diretto anche da Toryali Shafaq, che lavora con regolarità fino all’invasione sovietica del dicembre 1979. Fino ad allora è autore, tra gli altri, di Mujasema ha Mekhandan (1975), Gholam-e eshq (1978) e Jenayat Karan (1979). Meritano un cenno anche Latif Ahmadi e Saeed Orokzai, autori di un cinema semplice e incero, che si fa ritratto della vita quotidiana e dei problemi della piccola gente. La rassegna Viaggio a Kandahar. La storia del cinema afghano, a cura di Grazia Paganelli, è un’iniziativa del Museo Nazionale del Cinema, realizzata in occasione della mostra Afghanistan. I tesori ritrovati (Museo di Antichità, 25 maggio - 23 settembre 2007), ed è stata possibile grazie alla collaborazione con il Festival des 3 Continents di Nantes e con il sostegno della Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo. ø percorsi •Toryalai Shafaq, Khalek A’lil, Abbas Shaban 3-8 luglio Rabeia e Balkhi VIAGGIO A KANDAHAR. LA STORIA DEL CINEMA AFGHANO Rabia of Balkh Afghanistan 1974, 164’, b/n, v.o. sott. it. •Reshid Latifi Ishq Wa Dost Love and Friendship Afghanistan 1946, 44’, b/n, v.o. sott. it. Due amici, un vecchio generale e un giovane poeta, sono innamorati della stessa donna ma senza che l’uno sappia dell’altro. Quando scoprono la situazione, però, la giovane dichiara di ricambiare i sentimenti del poeta. Il vecchio generale, allora, accetta che i due si sposino ma alla condizione che i due lo considerino come un padre. Love and Friendship è di fatto il primo film che in assoluto sia stato prodotto e girato in Afghanistan. Sc.: Hero Ladolise; Int.: Abdul Mahra, Noor Ahmad, Naim Rasa. MAR 3, h. 16.30, VEN 6, h. 20.40 •Khalek A’lil Talebgar The Request Afghanistan 1969, 40’, b/n, v.o. sott. it. Rabia, la principessa del regno di Balkh, vive con il padre, re amato molto dai suoi sudditi, e con suo fratello Hares, uomo pigro e corrotto, con cui Rabia non ha nulla in comune. Da decenni Balkh è impegnato in una lunga guerra con il regno di Asheerodin fino a quando, durante una decisiva battaglia, il comandante viene ucciso. Prende il suo posto il coraggioso e audace Baktazh, che vince finalmente la guerra. Rabia si innamora di lui ma Hares si oppone al loro matrimonio. Dopo che Hares ha ucciso suo padre e ne ha preso il potere, Rabia, per proteggere il suo amore e il suo paese lo affronta e lo uccide. Sc.: Abdulah Shadan; Fot.: Sedik Aminzi; Int.: Abdulah Shadan, Sima Shadan, Daud Farani. MAR 3, h. 20.30, SAB 7, h. 16.00 •Latif Ahmadi Akhter Maskaneh Akhter the Joker Afghanistan 1981, 77’, b/n, v.o. sott. it. Akhter è un povero clown alcolizzato che spesso beve in compagnia di un ricco amico. Un giorno, però, Akhter gli confessa di essere innamorato di sua sorella Shala, notizia che fa molto arrabbiare l’uomo che caccia l’amico e lo fa picchiare dai componenti di tutta la famiglia. Il giorno dopo Akhter, per vendicarsi, ferisce con un coltello Shala e fugge, nascondendosi nel pollaio di casa sua. La polizia lo trova e lo porta in prigione. Fot.: Wahidulah Ramak; Int.: Fakir Nabbi, Asis Nasser, Ibrahimm Turian. MER 4, h. 16.00, SAB 7, h. 20.00 Storia di un giovane che si innamora follemente della bellissima Parwin. Lui, però, è molto povero mentre la ragazza appartiene alla buona borghesia cittadina. Frustrato per la situazione, un giorno il giovane entra in una gioielleria e, scelti un collier e un anello, li fa scivolare nella tasca di una cliente. Quando la donna esce dal negozio il ragazzo la insegue fingendosi un commesso e accusandola di furto. Riesce così ad avere i gioielli che intende regalare a Parwin per chiederla in moglie. Scoprirà troppo tardi, però, che la madre della giovane è proprio la donna di cui si è servita per commettere il furto. Int.: Kahn Aqasorur, Rasol Maimuna, Rafiq Sadek. •Wahed Nazari Lahzaha Moments Afghanistan 1983, 65’, b/n, v.o. sott.it. MAR 3, h. 17.20, VEN 6, h. 21.30 •Toryalai Shafaq Mujasema ha Mekhandan The Statues are Laughing Fakir raggiunge i mujaheddin per combattere contro le truppe governative, nonostante la madre abbia cercato di fermarlo. Durante un combattimento Fakir viene ferito dai nemici e preso in ostaggio e portato in ospedale dove trova le cure di cui ha bisogno. Una volta guarito riflette sul significato della sua lotta e decide di passare dalla parte dell’esercito governativo. Ritorna, così, sui campi di battaglia. Il suo desiderio è quello di far catturare il suo miglior amico per salvarlo, ma questi viene ucciso. Sc.: Wahid Nazari; Fot.: Sadik Aminzai; Int.: Abdulah Samadi, Kadir Faruk, Arifudin, Azizula Hadaf. MER 4, h. 17.20, SAB 7, h. 21.20 •Saeed Orokzai Mard Ha Ra Qaul Ast Ahmad, Nasrin e Shahla sono compagni di scuola. Mentre la famiglia di Nasrin è molto ricca, il padre di Ahmad è molto povero e per vivere realizza piccole statue su commissione. Un giorno Shahla va da Nasrin e gli rivela la situazione economica molto precaria del loro compagno. Il ragazzo è commosso e visibilmente colpito dalla notizia e decide di fare visita all’amico ma quando arriva viene cacciato via dai banditi cui Ahmad ha dovuto vendere le statue del padre. Inizia una colluttazione e Ahmad è ferito a morte da un colpo di pistola. Solo ora le statue iniziano a ridere. Fot.: Latif Ahmadi; Int.: Abdula Fatulah Parand, Zakia Kohzad, Saira Azam. Men Keep Their Promeses MAR 3, h. 18.15, VEN 6, h. 22.30 MER 4, h. 18.40, SAB 7, h. 22.30 Afghanistan 1984, 97’, col., v.o. sott.it. Sher è un giovane che costruisce aquiloni. Vive a Kabul, non lontano dalla zia materna e da sua figlia Tahra. Sher è innamorato di Tahra, ma quando la madre si rivolge alla famiglia della ragazza per proporre il matrimonio tra i due, il padre di Sahra si rifiuta perché ha in programma di darla in moglie ad un altro uomo. Sher medita di uccidersi ma poi accetta di partecipare alle nozze senza fare scenate. Sc.: Akram Osman; Fot.: Kader Tahrir; Int.: Saïd Warakzi, Amin Rahimi, Ahmad Fazel. 4 larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio •Latif Ahmadi ø percorsi Hamaseh Ishq The Epic of Love 9 luglio Un giorno in Sudafrica Afghanistan 1986, 159’, col., v.o. sott. it. Due squadre avversarie di Buskashi combattono regolarmente le une contro le altre, ma il capo della seconda squadra è geloso dei successi che consegue il capo della prima squadra. Quest’ultimo ha un figlio che è innamorato della figlia del capitano della squadra avversaria, ma la loro unione è osteggiata dal padre di lei al punto da uccidere freddamente la figlia, quindi convince il figlio del suo avversario a unirsi alla sua squadra e, durante un combattimento, uccide sia lui che il padre. Sc.: Ahmadi Latif; Fot.: Wahidulah Ramak; Asadulah Aram, Namad Arask, Fader Faruk. Il cinema sudafricano ha vissuto un’impressionante rinascita negli anni successivi alla fine dell’apartheid, grazie a una politica lungimirante del nuovo National Film and Video Foundation che, insieme agli investimenti del Department of Arts and Culture, ha permesso a giovani talenti di crescere ed esprimersi creativamente sulle questioni più attuali, come la storia recente della lotta contro l’apartheid. La rassegna Dumela, Sudafrica! Immagini dalla nazione arcobaleno è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, 3e-Media@ e Associazione Controluce, in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema, Cineteca di Bologna, Ente Mostra Internazionale Cinema Libero, Fondazione Cineteca Italiana, Associazione Maremetraggio, Associazione Cortoitaliacinema, con la partecipazione di National Film and Video Foundation of South Africa. MER 4, h. 20.30 •Noor Hashem Abir Ouruj The Ascent Afghanistan 1990, 128’, col., v.o. sott. it. si adatta a fare il domestico per una famiglia di bianchi, poi lavora in un garage e in un ristorante. Nel tempo libero si intrattiene con i compagni nelle bettole riservate ai neri dove circolano alcolici illegali e dove si discute vivacemente della segregazione razziale. La moglie e il figlio lo raggiungono nel sobborgo di Sophiatown, ma la speranza lascia presto il posto alla tragedia: mentre Zachariah è trattenuto dalla polizia, un teppista di colore, ancor più disgraziato di lui, irrompe nella squallida baracca dell’uomo e uccide sua moglie. Il film è stato girato in assoluta clandestinità dal regista americano Lionel Rogosin che si è sempre battuto contro l’Apartheid. Ian Gabriel Nella regione del Panchir, i mujaheddin combattono contro l’esercito sovietico. Abdel, uno dei soldati migliori, viene catturato e messo in prigione. Quando i sovietici attaccano e mettono a ferro e fuoco il suo villaggio, Abdel riprende a combattere, ma i nemici lo catturano e lo bruciano sul campo di battaglia. Sc.: Siddiq Barmak; Fot.: Saïd Majud Hosine; Int.: Homayoun Paeez, Walli Tallash, Assad Tajzai. Forgiveness Sud Africa 2004, 112’, col., v.o. sott.it. GIO 5, h. 16.15, DOM 8, h. 18.10 •Saeed Orokzai Khakestar Ashes Afghanistan 1991, 60’, col., v.o. sott. it. La storia di un uomo che perde se stesso e la sua dignità a causa della droga. Con lo stesso spirito autodistruttivo, però, finisce per nuocere alla sua stessa famiglia, senza neppure accorgersi della sofferenza che causa nel figlio. Uno dei film del regista Saeed Orokzai che ha contribuito, apartire dagli anni Ottanta, a far rifiorire il cinema afgano, nonostante la censura e le difficoltà economiche e culturali. Sc.: Bloke Molisane, Lewis Nkosi, L. Rogosin; Fot.: Ernest Artaria, Emil Knebel; Int.: Zachria Makeba, Mirian Makeba, Vinah Makeba. LUN 9, h. 20.30 GIO 5, h. 18.30, DOM 8, h. 20.30 Zola Maseko Drum •Mohsen Makhmalbaf Viaggio a Kandahar Usa/Sud Africa 2004, 94’, col., v.o. sott. it. Safar e’ Ghandehar Iran 2001, 85’, col. Dopo essere emigrata in Canada, dove lavora come giornalista, Nafas cerca di ritornare in Afghanistan per raggiungere la sorella minore che le ha scritto una lettera in cui dice di volersi suicidare prima dell’ultima eclissi di sole del Millennio. L’avvenimento è imminente e Nafas parte preoccupata. Giunta in Iran ha ancora tre giorni a disposizione per entrare in Afghanistan e raggiungere Kandahar. Il viaggio è lungo e pieno di rischi perché la donna deve nascondersi e cercare di passare inosservata agli occhi dei talebani. Lungo la strada incontra persone che la aiutano, come il piccolo Khak che, alla fine, le regala un anello, oppure Tabib, un finto medico ed ex soldato che si è dedicato alla ricerca di Dio e che lascia Nafas con un gruppo di donne in viaggio per partecipare ad una cerimonia di nozze. Come tutte le donne afghane, anche lei si nasconde dentro la gabbia del burqua che per lei, paradossalmente, potrebbe trasformarsi nella sua salvezza. Sc.: M. Makhmalbaf; Fot.: Ebraham Ghafouri; Int.: Niloufar Pazira, Hassan Tantai, Sadou Teymoury. Nella minuscola cittadina di Paternoster giunge Tertius Coetzee. È visibilmente malato, ha il viso stanco, gli occhi persi e segnati. L’uomo era un poliziotto ai tempi dell’Apartheid e ora che sono passati dieci anni dai processi di verità e riconciliazione non riesce a dimenticare le sue colpe. Coetzee, infatti, si è reso responsabile della tortura e dell’uccisione del giovane attivista nero Daniel Grootboom, e ora non riesce a trovare la pace. Si reca, così, dalla famiglia del giovane per ottenerne il perdono, ma trova, dapprima, grande ostilità da parte della sorella del giovane torturato e ucciso. La ragazza vuole vendetta e per ottenerla raggruppa attorno a sé alcuni attivisti. Sc.: Greg Latter; Fot.: Giulio Biccari; Int.: Arnold Vosloo, Quanta Adams, Christo Davids. GIO 5, h. 22.30 •Ahaad Zhowand De Kouso Sargardan The Tramp Afghanistan 1996, 115’, col., v.o. sott. it. LUN 9, h. 16.30 Tom Hooper Red Dust Gran Bratgna/Sud Africa 2004, 110’, col., v.o. sott.it. Nel Sudafrica post-apartheid, il poliziotto Dirk Hendricks, condannato per le sevizie sull’attivista politico Alex Mpondo e sul suo amico Steve Sizela, fa domanda di amnistia. Ma Mpondo, ora membro del Parlamento, si oppone alla richiesta e accusa Hendricks di essere responsabile anche della scomparsa di Sizela. A rappresentarlo nella sua battaglia legale sarà l’avvocato Sarah Barcant, di origini sudafricane ma fuggita dal paese molti anni prima. Sc.: Troy Kennedy-Martin, dal romanzo di Gillian Slovo; Fot.: Larry Smith; Int.: Jamie Bartlett, Hilary Swank, Chiwetel Ejiofor. Nell’Afghanistan sud occidentale Djamal, un giovane orfano, viene accolto dalla famiglia dei vicini di casa che lo alleva come un figlio. Djamal vaga attraverso i vicoli del villaggio e qui, a causa della sua distrazione, diventa il perfetto colpevole di un banale crimine di cui è, in realtà, solo un testimone. Non è la prima volta che Djamal si caccia nei guai, proprio a causa del suo modo svagato e disattento di gironzolare. Fortunatamente, però, è protetto dalla ricca Zarlachta che in molte occasioni lo difende dalle false accuse. Sc.: A. Ahad Jwand; Fot.: Mohamad Homayoun Marzi; Int.: Esmatollah Aryan, Switaa, Yahya Farid. LUN 9, h. 18.30 VEN 5, h. 16.15, DOM 8, h. 16.00 Lionel Rogosin Come Back, Africa •AA.VV. Antologia corti afghani Usa 1960, 95’, b/n, v.o. sott.it. Copia restaurata dalla Cineteca del Comune di Bologna Zachariah è uno zulu molto povero che si trasferisce a Johannesburg per trovare un lavoro e sostenere economicamente la famiglia. In città lo aspettano vari impieghi, tutti segnati dal razzismo imperante: scende in una miniera, Afghanistan 1990-2003, 125’, col., v.o. sott. it. Il programma comprende: Alam Nashresh - First Writings di Moosa Zakizade (2003, 15’), Qorbani - Victim di Homeicon Naseez (2002, 15’), Kabul Nendari - Kabul Cinema di Mirveis Rekab (2002, 23’), Gobipram The Kite di Razi Mohabi (2003, 14’), Destha Sabz - Green Hands di Zanemgira (2003, 13’), Saya - The Shadow di Nacir Al’Quas (1990, 23’), Shabnam - The Dew di Mohamed Heydari (2003, 16’). VEN 5, h. 16.15, DOM 8, h. 16.00 5 Johannesburg, anni Cinquanta. Henry Nxumalo, uno dei più importanti giornalisti sudafricani, decide di aprire un’indagine sulla condizione dei lavoratori agricoli nella zona della Transvaal. Per denunciare sfruttamenti, miseria e ingiustizie sociali si fa assumere come contadino in un’azienda dove i lavoratori vengono trattati come schiavi. In seguito si fa arrestare per provare le condizioni disumane dei carcerati nell’Africa. Il risultato di questa ricerca condotta in prima persona sono una serie di sferzanti réportage pubblicati sulla celebre rivista “Drum”, ma presto il giornale diventa fonte di imbarazzo per le autorità e quindi ridotta al silenzio. Sc.: Jason Filardi; Fot.: Lisa Rinzler; Int.: Taye Diggs, Tumisho Masha, Moshidi Motshegwa. LUN 9, h. 22.15 larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio ø cinema del presente 16-23 luglio I segni del male. Frammenti del nuovo horror americano •Christophe Gans •Tobe Hooper •Wes Craven Silent Hill Il custode Le colline hanno gli occhi II Usa 2005, 94’, col. Usa/Gran Bretagna 1985, 90’, col. Alcuni motociclisti in viaggio attraverso il deserto californiano, per raggiungere il circuito dove parteciperanno ad un’importante gara di motocross, si rendono conto di essere estremamente in ritardo e così prendono una deviazione. La scelta si rivelerà assai pericolosa tanto che molti di loro non raggiungeranno mai la meta. Sul loro percorso, infatti, incontreranno una famiglia selvaggia e cruenta, che li coinvolge in un macabro gioco. Sc.: Wes Craven; Fot.: David Lewis; Int.: Tamara Stafford, Kevin Spirtass, John Bloom. Francia/Giappone/Usa 2006, 120’, col. Mortuary The Hills Have Eyes Part II MER 18, h. 18.20, GIO 19, h. 22.20 •Alexander Aja Le colline hanno gli occhi The Hills Have Eyes A causa della malattia, apparentemente incurabile, che affligge sua figlia Sharon, Rose decide di portare la bambina a Silent Hill, una sperduta cittadina che la piccola evoca continuamente durante il sonno. Nonostante il dissenso del marito Christopher, madre e figlia si mettono in viaggio e, giunte nei pressi della città, si imbattono in una figura misteriosa. Per evitare uno scontro, l’auto sbanda e la donna sviene. Al suo risveglio la figlia è scomparsa e così Rose, con l’aiuto di Cybil Bennett, una risoluta poliziotta, inizia ad esplorare la città nel tentativo di ritrovarla. Nel corso delle ricerche, Rose viene a scoprire gli inquietanti avvenimenti che hanno trasformato Silent Hill in una città maledetta cui sua figlia Sharon sembra misteriosamente legata. Sc.: Roger Avary; Fot.: Dan Laustsen; Int.: Radha Mitchell, Laurie Holden, Sean Bean. LUN 16, h. 16.15, MAR 17, h. 20.15 •Iain Softley The Skeleton Key Usa 2005, 104’, col. La famiglia Doyle, composta da madre, figlio e figlia, si trasferisce in una cittadina rurale della California dove prende in gestione l’abbandonata attività dell’impresa funebre Fowler Brothers Funeral Home. Presto, però, la famiglia si rende conto che potrebbero rivelarsi fondate le voci secondo le quali il luogo dove sorge l’azienda di pompe funebri sarebbe infestato da oscure presenze. Di notte qualcosa si muove in giardino, e al mattino si rendono visibili i segni di una vita sconosciuta che potrebbe essere portatrice di non pochi guai. Sc.: Jace Anderson, Adam Gierasch; Fot.: Jaron Presant; Int.: Dan Byrd, Stephanie Patton, Denise Crosby. Usa 2006, 107’, col. Il detective di Cleveland Big Bob Carter e sua moglie Ethel hanno deciso di portare tutta la famiglia in vacanza in California per festeggiare il loro anniversario di matrimonio. Salgono così a bordo della loro Suburban, con la vecchia roulotte al traino in compagnia della figlia Lynn, del marito di lei Doug, dell’altra figlia Brenda e del figlio Bobby. Lungo il viaggio, ‘Big Bob’ decide di imboccare una via traversa e ben presto la famiglia Carter si ritrova in una desolata zona desertica. Una serie di disavventure ha inizio con un guasto all’auto che li lascia bloccati nel mezzo del deserto e la loro permanenza diventa estremamente pericolosa quando subiscono gli attacchi di una tribù composta da orribili mutanti. Sc.: A. Aja, Gregory Lavasseur; Fot.: Maxime Alexandre; Int.: Aaron Stanford, Ted Levine, Kathleen Quinland. MER 18, h. 20.30, GIO 19, h. 16.30 LUN 16, h. 20.30, MAR 17, h. 16.30 •Martin Weisz •Tobe Hooper The Hills Have Eyes II Le colline hanno gli occhi 2 La casa dei massacri Usa 2007, 89’, col. Toolbox Murders Usa 2004, 91’, col. Il Lusman Building, un fatiscente edificio nel cuore della vecchia Hollywood, nasconde qualcosa di misterioso. Non è un semplice palazzo in rovina, lontano dai fasti del passato, ma il rifugio di un oscuro segreto. Qualcosa di malvagio popola le sue stanze, qualcosa legato alla sua architettura e agli strani simboli esoterici che ne costellano le pareti, qualcosa che ha bisogno di uccidere per restare in vita. Quando Nell e suo marito Steven vi si trasferiscono, inizia per loro un viaggio da incubo che li porterà faccia a faccia con il puro orrore. Sc.: Jace Anderson, Adam Gierasch; Fot.: Steve Yedlin; Int.: Angela Bettis, Brent Roam, Juliet Landau. LUN 16, h. 22.15, MAR 18.15 •Wes Craven Le colline hanno gli occhi The Hills Have Eyes Usa 1977, 98’, col. Caroline ha venticinque anni e, dopo aver assistito alla morte di suo padre senza tentare di fare qualcosa per lui, ha lasciato il suo lavoro di manager rock e si è totalmente fatta assorbire da un altro tipo di impiego che consiste nel prendersi cura di persone che hanno subito danni o maltrattamenti, e di malati terminali. Caroline si trasferisce in Louisiana per occuparsi di Ben che, dopo un misterioso incidente, è rimasto semiparalizzato e non riesce più a parlare. La casa dove Ben vive con sua moglie Violet ha una strana atmosfera e Caroline ha la sensazione che tra le mura domestiche si nasconda qualche segreto. Infatti quando un giorno apre la porta di una stanza segreta, vi trova dei resti di sangue, capelli e altri accessori necessari per i riti voodoo. Violet si mostra sorpresa della scoperta, ma Caroline è sicura che il trauma di Ben sia nato in quella stanza. Sc.: Ehren Kruger; Fot.: Daniel Mindel; Int.: Kate Hudson, Gena Rowlands, Peter Sarsgaard. Bob ed Ethel Carter sono in viaggio verso la California con tutta la loro famiglia: Brenda, Bobby e Lynne con il marito Doug e la loro piccola Katy. Bob, poliziotto in pensione, desideroso di visitare una miniera d’argento abbandonata, lasciata l’autostrada, porta la tribù in un deserto collinoso e non desiste neppure dopo che il vecchio benzinaio Fred gli ha oscuramente preannunciato grossi pericoli. Le colline, infatti, sono popolate da una famiglia selvaggia, originata da Jupiter, deforme figlio di Fred. Organizzatissimi, i selvaggi figli del mostro intrappolano i visitatori, li uccidono e non rifuggono neppure da pasti cannibaleschi. Solo la giovane Ruby ha tentato di fuggire ed è stata per questo incatenata dai fratelli. Quando l’auto di Bob rimane immobilizzata nel deserto, Jupiter e i suoi iniziano gli attacchi: Bob, Ethel e Lynne vengono uccisi, Brenda viene violentata e Katy rapita. Sc.: W. Craven, Stephen King; Fot.: Eric Saarinen; Int.: Susan Lanier, Robert Houston, Martin Speer. Un plotone di reclute della Guardia Nazionale che sta effettuando una sessione di addestramento nel deserto, si imbatte nelle pericolose colline abitate dai misteriosi mutanti, più agguerriti che mai. Quarta incursione nel mondo distorto del deserto della California. Il film, prodotto da Wes Craven, che ha ideato i personaggi malvagi e cannibali della fatiscente cittadina contaminata dagli esperimenti radioattivi che hanno trasformato i pochi abitanti in mutanti violenti e assetati di vendetta. Sc.: Wes e Jonathan Craven; Fot.: Sam McCurdy; Int.: Michael McMilliam, Jessica Stroup, Daniella Alonso. LUN 16, h. 18.30, MAR 17, h. 22.30 MER 18, h. 16.30, GIO 19, h. 20.30 MER 18, h. 22.30, GIO 19, h. 18.30 6 larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio •David R. Ellis Snakes on a Plane Usa 2006, 105’, col. Lauren, Megan, Claire, Heather e Melissa vivono nell’ex-casa di Billy ma sentono un’oscura presenza. Ricevono spesso telefonate minacciose e un giorno, durante le vacanze di Natale, una di loro scompare. I sospetti cadono su Billy… le rispettive storie. L’incontro, però, finisce inevitabilmente tra i fumi dell’alcol e allora i quattro trovano l’ardore per spingersi fino al cimitero, a celebrare sulla tomba dell’amico. Quando trovano una misteriosa busta con una specie di sonetto ossianico, i tre sono talmente ubriachi da recitarlo e mettersi a ballare tra le tombe. Fanno, così, risvegliare gli spiriti che li perseguiteranno per un intero ciclo lunare, in maniera via via più insistente e pericolosa. Sc.: Brad Keenee, Chris Skinner; Fot.: David A. Armstrong; Int.: Dominic Purcell, Tchéky Karyo. DOM 22, h. 16.30, LUN 23, h. 20.30 •Brian Avenet-Bradley Dark Remains Usa 2005, 91’, col., v.o. sott. it. Emma, la figlia di Allen e Julie, viene ritrovata morta con la gola e i polsi tagliati. Julie non riesce a elaborare compiutamente il lutto e, sebbene accetti la proposta del marito di trasferirsi in una casa di montagna isolata, continua segretamente a dare la colpa ad Allen per la morte della bambina. Allen spera di trovare nella natura, fra boschi e montagne, la tranquillità necessaria per continuare il suo lavoro di scrittore di manuali tecnici e scientifici mentre la moglie riprende a fare fotografie, affascinata da una prigione non lontana e chiusa da tempo. Ben presto cominciano le apparizioni e gli strani incidenti, in un crescendo che rischia di portare i due alla follia. Quando Allen scoprirà che i precedenti inquilini della casa si sono tolti la vita e che ogni 22 maggio accade qualcosa di atroce nella zona, le cose per la coppia si complicheranno ulteriormente e i due dovranno combattere contro i fantasmi della mente e un nemico ben più tangibile. Sc.: B. Avenet-Bradley; Fot.: Laurence Avenet-Bradley; Int.: Cheri Christian, Greg Thompson, Scott Hodges. DOM 22, h. 18.15, LUN 23, h. 22.15 Sean Jones sta trascorrendo una tranquilla vacanza alle Hawaii quando assiste all’assassinio di un importante procuratore. Sean è l’unico testimone oculare, il solo a poter incastrare Eddie Kim, un pericoloso boss della malavita responsabile dell’omicidio. Nelville Flynn è l’agente dell’FBI incaricato di scortare Sean a Los Angeles per testimoniare. Nessuna precauzione viene trascurata e vengono prese tutte le misure di sicurezza. Ma mentre si trovano ad alta quota l’aereo viene invaso da numerosi serpenti velenosi che si infiltrano anche nello spazio piú angusto costringendo tutti i passeggeri ad una lotta disperata per la sopravvivenza. L’agente Flynn tenterà in ogni modo di proteggere il suo testimone e di portare l’aereo a terra. Sc.: Sebastian Gutierrez, John Heffernan; Fot.: Adam Greenberg; Int.: Samuel L. Jackson, Julianna Margulies, Nathan Philips. VEN 20, h. 16.30, SAB 21, h. 20.30 •Darrell James Roodt Prey – La caccia è aperta Usa/Sud Africa 2007, 92’, col. •Stephen Hopkins I segni del male The Reaping Sc.: G. Morgan; Fot.: Robert McLachlan; Int.: Katie Cassidy, Mary Elizabeth Winstead, Lacey Chabert. VEN 20, h. 20.30, SAB 21, h. 16.30 •Robert Clark Black Christmas – Un Natale rosso sangue Canada 1974, 98’, col. Alla vigilia di Natale, da un pensionato per ragazze scompare Claire Harrison. Nonostante nei dintorni sia stato intanto rinvenuto il cadavere di una tredicenne assassinata, la polizia non dà molta importanza all’improvvisa sparizione della giovane. Il cadavere di Claire resta perciò nella soffitta del pensionato, dove si aggiunge ben presto anche quello della signorina Maig, la proprietaria dello stabile che le tre ragazze rimaste credono partita per le vacanze, come le loro compagne. Decisa a far cessare le ignobili telefonate di un maniaco, Jessie chiede l’intervento della polizia, che mette sotto controllo il telefono del pensionato. Nel tempo occorrente al tenente Fuller per scoprire che il maniaco si annida all’interno, costui uccide sia Barbara che Phyllis. Quando infine gli agenti penetrano nel pensionato, scoprono il corpo di Peter, ucciso da Jessie, e quelli di tutte le sue vittime. Ma era proprio Peter il maniaco omicida? Sc.: Roy Moore; Fot.: Reginald H. Morris; Int.: Olivia Hussey, Keir Dullea, Margot Kidder. Usa 2006, 110’, col. Katherine Winter, un’ex missionaria, ha perso la fede dopo che la sua famiglia è stata barbaramente uccisa e da allora si è dedicata alla soluzione scientifica dei misteri religiosi. Tuttavia, quando viene chiamata a risolvere l’incomprensibile apparizione delle dieci piaghe bibliche in una cittadina della Louisiana, Katherine si trova costretta a recuperare la fede perduta così da sconfiggere le presenze maligne che stanno affliggendo gli abitanti del luogo. Sc.: Carey Hayes, Chad Hayes; Fot.: Peter Ievy Kohout; Int.: Hilary Swank, David Morrissey, Idris Elba. DOM 22, h. 20.30, LUN 23, h. 16.30 •Renny Harlin The Covenant Usa 2006, 97’, col. VEN 20, h. 22.30, SAB 21, h. 18.30 •Mike Mendez The Gravedancers Usa 2006, 95’, col., v.o. sott. it. Tom Newman si è da poco sposato in seconde nozze con Amy. La donna, però, non ha un buon rapporto con i figli che lui ha avuto dal suo precedente matrimonio: l’adolescente Jessica e il piccolo David. Intenzionato a far familiarizzare Amy e i ragazzi, Tom organizza una vacanza in Africa che prevede un safari spettacolare all’interno di una riserva di caccia. Condotti dalla guida Brian, Amy e i ragazzi partono per il safari a bordo di una jeep, ma lungo il percorso l’uomo propone una deviazione verso una strada non battuta che li porterà in mezzo ad un branco di leoni affamati e spietati. Sc.: Jeff Wadlow, Beau Bauman; Fot.: Michael Brierley Grauer; Int.: Bridget Moynahan, Peter Weller, Carly Schroeder. VEN 20, h. 18.30, SAB 21, h. 22.30 •Glen Morgan Black Christmas – Un Natale rosso sangue Usa/Canada 2006, 110’, col. Una donna uccide il marito e si rifà una famiglia con un nuovo compagno, dal quale ha una figlia. Billy, il figlio di primo letto, è invece stato rinchiuso in soffitta, odiato dalla madre. Un giorno Billy perde il controllo e uccide tutti. Molti anni dopo la casa è diventata di proprietà di una signora che ospita studentesse. Kelli, Dana, Mike Mendez, regista di due film di culto come Killers e The Convent, torna alla regia con un piccolo film indipendente a basso costo, una storia di fantasmi vendicativi che rifugge dalle mode correnti. Tre amici si ritrovano al funerale di un compagno di sbronze e ne approfittano per trascorrere un po’ di tempo insieme e raccontarsi 7 Strani avvenimenti accadono alla Spenser Academy, un collegio del New England destinato ad accogliere i rampolli delle famiglie più importanti della regione. Quattro studenti, discendenti delle prime famiglie stanziatesi nella colonia di Ipswich all’inizio del Seicento ai tempi dei processi alle streghe di Salem - hanno ereditato poteri straordinari dai loro antenati. Giunti alla soglia della maggiore età devono confrontarsi con la difficile gestione dei loro facoltà sovrannaturali e con la strenua battaglia contro una forza malvagia cercando, nel frattempo, di non svelare il segreto che le loro famiglie hanno tenuto nascosto per secoli. Sc.: J. S. Cardone; Fot.: Pierre Gill Shore; Int.: Steven Strait, Laura Ramsey, Taylor Kitsch. DOM 22, h. 22.30, LUN 23, h. 18.30 larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio ø i protagonisti 8 luglio Aki Kaurismäki a Torino Lo storico del cinema Peter Von Bagh ha pubblicato l’anno scorso, in occasione della retrospettiva completa dedicata ad Aki Kaurismäki dal Festival di Locarno, una preziosa monografia dedicata al regista finlandese. La Cineteca del Comune di Bologna, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, ha deciso di sostenerne la pubblicazione in Italia per i tipi di ISBN. Domenica 8 luglio, alle ore 20.30, Aki Kaurismäki e Peter Von Bagh incontreranno il pubblico torinese per presentare il libro e commentare le immagini di Amleto si mette in affari, una delle opere più geniali e meno note del grande cineasta nordico. •Aki Kaurismäki Amleto si mette in affari Hamlet liikemaailmassa Finlandia 1987, 86’, b/n, v.o. sott.it. Il perfido Klaus, amante di Gertrude, avvelena il marito di lei, direttore generale di un’importante industria finlandese, sperando di prendere il suo posto e completare una transazione con una delle maggiori industrie rivali. Alla morte di suo padre però, Amleto entra in possesso del cinquantuno per cento delle azioni dell’industria. Klaus decide di far fuori anche lui ma ogni tentativo sembra andare a vuoto e i protagonisti della vicenda muoiono uno ad uno per casi fortuiti. Polonius viene ucciso da una pallottola, Gertrude muore avvelenata da un pollo arrosto destinato a suo figlio, Ofelia muore nella sua vasca da bagno per overdose. Anche Klaus e il fido Lauri muoiono tentando di sopprimere Amleto. Quando però Amleto confessa al suo autista Simo di aver ucciso suo padre, anche per lui non ci sarà più scampo. Sc.: A. Kaurismäki, liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare; Fot.: Timo Salminen; Int.: Pirkka Pekka Petelius, Esko Salminem, Kati Outinen. DOM 8, h. 20.30 – Sala Uno (ingr. euro 3,50) Fotogrammi ø il cinema degli altri Cinema di Barriera Musei di celluloide La VI edizione di Cinema di Barriera, dopo la presentazione al Cinema Massimo in occasione dell’incontro con Vittorio De Seta, prosegue nella prima parte di luglio sul territorio di Barriera di Milano. Il 3 luglio, presso l’Auditorium Cascina Marchesa, Corso Vercelli 141/7, verrà presentato il programma “Cinema di quartiere”, con la proiezione del documentario Torino Terrona di Giovanni Petitti, del primo episodio della sit-com intitolata Banchi bianchi, interpretata e realizzata dagli operatori del mercato di Piazza Foroni, e di una serie di clip sui gusti cinematografici in città realizzati nell’ambito della manifestazione CINEMAINSTRADA. Il 4 luglio, sempre alla Cascina Marchesa, il programma “La memoria della città” prevede un trittico di documentari realizzati da Maurizio Orlandi, che raccontano alcune storie torinesi: Abbiamo perso solo ai calci di rigore, Quei ragazzi del borgo del fumo e Il bandito della barriera. Nella serata verrà presentato il romanzo di Alberto Davanzo Compagni a Quadrivio Zappata, che narra una vicenda di immigrazione operaia nella Torino degli anni ’70. Il 10 luglio l’appuntamento è alla Sala Polivalente di via Leoncavallo, 17, con la prima parte del programma “Culture e confini” in cui il regista Alessandro Cocito presenta Il popolo del balon, un documentario sulla storia e la cultura del pallone elastico. Nel corso della serata verrà presentata anche Un’antologia di immagini “di confine”, con alcuni estratti dell’ampia produzione di Cocito. L’11 luglio, infine, sempre alla Sala Polivalente, nella seconda parte di “Culture e confini” il regista Sandro Gastinelli propone tre dei suoi lavori incentrati sulle comunità di montagna, sulla cultura e la religiosità popolare: Marghè Marghìer, Piròt, en Fièt d’en Bot e Arriverà il sole. Tutte le proiezioni di Cinema di Barriera sono ad ingresso gratuito e prevedono l’incontro con gli autori delle opere presentate. Le sale sono dotate di aria condizionata. Curata da Umberto Mosca per AIACE Torino, la manifestazione è sostenuta dalla Circoscrizione 6 e dall’Assessorato alle Politiche per l’Integrazione. 2 luglio che lavora in un fast food frequentato dal ragazzo. La convivenza fa si che tra i due si instauri un rapporto di reciproca confidenza e quando per Amanda arriva il momento di tornare dal fidanzato delinquente e alla sua solita vita, lei si rende conto che le cose non sono più come prima. Sc.: D. Ferrario; Fot.: Dante Cecchin; Int.: Giorgio Pasotti, Francesca Inaudi, Fabio Troiano. LUN 2, h. 16.30 •Jon Jost Tutti i Vermeer a New York Una giornata di proiezioni speciali, lunedì 2 luglio, saluta l’uscita in libreria del volume Musei di celluloide, frutto della collaborazione tra il Coordinamento dei Servizi Museali della Città di Torino e Aiace Torino. Edita da Celid, l’agile monografia, curata da Sara Cortellazzo, segretario generale dell’Aiace, e da Vincenzo Simone, dirigente del Settore Educazione al patrimonio culturale della Città di Torino, esamina, attraverso una serie di brevi saggi scritti da diversi critici cinematografici (Stefano Boni, Mariolina Diana, Michele Marangi, Umberto Mosca, Massimo Quaglia, Dario Tomasi), l’istituzione “museo” sotto un profilo insolito e originale, ossia nelle sue relazioni e contaminazioni con il cinema, specchio delle progressive trasformazioni subite in questi anni dagli spazi espositivi. Oggi sempre più coinvolgenti e orientati a sperimentare nuove modalità di mediazione del patrimonio culturale e di fruizione da parte del pubblico, i musei sono stati spesso, sul grande schermo, scenario di incontri, di innamoramenti, di colpi di fulmine, di storie mozzafiato e di avventure da brivido, oltreché luoghi d’estasi, di riflessione, di scoperta. Set cinematografici naturalmente affascinanti, come dimostra anche il recente successo di Una notte al museo di Shawn Levy, hanno assunto in molti film un ruolo primario, diventandone i veri protagonisti. Casi esemplari sono, in questo senso, alcuni dei lungometraggi analizzati nel volume, che vengono proiettati per l’occasione al cinema Massimo. Ingresso: euro 2,50 (pr. pomeridiane), euro 3,50 (pr. serali). La voce segreta delle parole Si conclude a luglio al Cinema Massimo, in sala Due, il secondo ciclo della rassegna La voce segreta delle parole – Il grande cinema in lingua originale, che prevede la proiezione di film di grande successo, già usciti in sala, presentati in versione originale con sottotitoli in italiano. Il programma è in distribuzione presso la cassa del Cinema Massimo. Il terzo ciclo di La voce segreta delle parole – Il grande cinema in lingua originale avrà inizio giovedì 13 settembre e proseguirà fino alla fine dell’anno. Come sempre è possibile organizzare proiezioni mattutine per le scuole. Per informazioni: 011/8138516-517, e-mail: [email protected]. Il film di luglio •Davide Ferrario The Illusionist Dopo mezzanotte di Neil Burger (Usa/Rep. Ceca 2007, 125’), v.o. sott.it. Italia 2003, 90’, col. Martino lavora come custode notturno della Mole Antonelliana, dove ha sede il Museo del Cinema. Quando non lavora, passa le sue giornate a guardare vecchie film muti in una specie di abitazione che si è ricavato da un locale in disuso all’interno dell’edificio. Un giorno Martino offre riparo a una ragazza in fuga dalla polizia, Amanda, Giovedì 5 luglio, h. 20.15/22.30 A causa di un refuso, nello scorso numero della Rivista del Cinema il nome di Alejandro Jodorowsky è stato scritto, nel titolo, in modo errato. Ce ne scusiamo con i lettori. 8 Usa 1991, 87’, col. Ambientato nell’opulente mondo artistico e finanziario di New York, il film racconta la storia di Anna, attrice francese a Manhattan, che divide un lussuoso appartamento con altre due giovani donne, Felicity e Nicole. Anna è a turno timida, manipolatrice, adolescianziale e meditativa. Mentre sogna ad occhi aperti al Metropolitan Museum, incontra Mark, agente di cambio di Wall Street che cerca sollievo dallo stress della Borsa negli eterni capolavori di Vermeeer. Anna e Mark si danno appuntamento in un piccolo caffè, poi si incontrano nuovamente in cima al World Trade Center e più tardi nel luminoso loft di Mark. Un giorno, dopo una dura giornata di lavoro, Mark ritorna alla galleria dei Vermeer. Improvvisamente è colto da un malore, barcolla fino alla cabina telefonica e viene colpito da un’emorragia cerebrale. Mentre muore, Mark chiama Anna per dirle che la ama. Anna lo raggiunge al museo e scompare in un ritratto di Vermeer. Sc. e Fot.: J. Jost; Int.: Emmanuelle Chaulet, Katherine Bean, Stephen Lack. LUN 2, h. 18.15/22.15 •Aleksandr Sokurov Arca russa Germania/Russia 2001, 96’, col. Un viaggio nello splendore del palazzo dell’Hermitage di San Pietroburgo. Qui un regista si muove con l’aiuto di un aristocratico del diciannovesimo secolo attraverso la storia della Russia, dal settecento ad oggi. Vagabondando lungo gli splendidi corridoi e i saloni del palazzo,il Marchese e il cineasta sono testimoni di incredibili scene dell’epoca degli Zar: Pietro il Grande che frusta un suo generale, Caterina la Grande che corre a riposarsi durante la rappresentazione della sua pièce, la famiglia dell’ultimo zar che cena tranquillamente senza rendersi conto dell’imminente Rivoluzione. Assistono inoltre all’ultimo Gran Ballo Reale del 1913, con centinaia di invitati. La fine di un’epoca è vicina. Quando si conclude il loro viaggio nel tempo, i due uomini iniziano un’appassionata e divertente disputa verbale: il Marchese ha un rapporto di amore-odio con la Russia, mentre il cineasta polemizza sul difficile rapporto della sua patria con il passato e con l’Europa di oggi. In questo contesto l’Hermitage è visto come l’arca dell’anima russa. Sc.: Anatoli Nikiforov, Svetlana Proskurina, Boris Khaimsky, A. Sokurov; Fot.: Tilman Buttner; Int.: Sergei Dreiden, Mariya Kuznetsova, Leonid Mozgovoy. LUN 2, h. 20.30 MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio larivista delcinema Angelo Frontoni: Mediterraneo Mole Antonelliana 6 luglio – 9 settembre 2007 Un unico titolo per unire due mostre fotografiche che in comune hanno lo sguardo sapiente e coinvolgente del fotografo Angelo Frontoni, scomparso nel 2002 e il cui archivio è stato di recente acquisito dal Museo Nazionale del Cinema e dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Soprannominato “il fotografo delle dive” Frontoni ha descritto il dorato mondo del cinema e delle sue splendide attrici, riprendendole durante le pause di lavoro, oppure sul set, nel confronto con il regista e gli altri attori. Due mostre in una, dunque, Capri 1963: il disprezzo e Bellezze al bagno, in cui si dà ampio spazio alla versatilità di un artista che, con il suo obiettivo, è stato testimone della storia del cinema, della moda e del costume italiano, dagli anni della Dolce Vita fin quasi ai nostri giorni. Entrambe le mostre sono accompagnate da un catalogo in vendita presso il bookshop del Museo. Capri 1963: il disprezzo (a cura di Sergio Toffetti; quarantatre scatti esposti lungo la rampa elicoidale interna della Mole) ben rappresenta la capacità di Frontoni di entrare in un set cinematografico e interpretarlo. Le fotografie, scattate a Capri nell’estate del 1963, si concentrano sulla lavorazione del film Il disprezzo e ritraggono il regista Jean-Luc Godard intento dirigere gli attori e a studiare la composizione delle inquadrature. L’ambiente è quello di un luogo di lavoro in continua trasformazione: non solo il regista e gli interpreti (Brigitte Bardot, Michel Piccoli e Jack Palance), ma anche le comparse, i tecnici e gli strumenti del cinema, arricchiscono il campo visivo e attribuiscono all’immagine un senso di flagrante immediatezza. Bellezze al bagno (a cura di Sergio Toffetti, con la collaborazione di Dominique Paini; trenta scatti esposti lungo la cancellata esterna della Mole) raccoglie una selezione di ritratti di attrici, note e meno note, riprese in situazioni tipicamente estive, dove l’ambiente marino diventa la scenografia ideale in cui inserire le sue dive. Edwige Fenech, Ira Furstenberg, Liana Orfei, Elsa Martinelli, Romina Power, Catherine Spaak, Sylva Koscina, Stefania Sandrelli, Claudia Cardinale e molte altre, sono le protagoniste di un percorso che esalta, di volta in volta, la femminilità, la freschezza, il mistero delle sue protagoniste, sfruttando i giochi cromatici di un set tanto ricco di colori e variazioni luminose e trasformando ogni fotografia in un storia di complicità e seduzione. In occasione dell’inaugurazione della mostra, giovedì 5 luglio alle 20.30 il Cinema Massimo (Sala Tre) presenta Il disprezzo di Jean-Luc Godard, un film sul cinema ispirato all’omonimo romanzo di Alberto Moravia, in cui compare Fritz Lang nel ruolo del regista e lo stesso Godard nei panni del suo assistente. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Cannes 2007: tre lezioni di cinema (da pag. 1) sono anche molti film di autori cui Cannes sembra aver riservato quest’anno un posto privilegiato. Si tratta di opere caratterizzate da un ricorso radicale all’uso insistito del piano sequenza, alla contemplazione estenuante, alla durata abnorme di inquadrature la cui bellezza toglie il fiato e prolunga all’estremo il piacere dello sguardo, sino a mettere a dura prova la resistenza dello spettatore. Una tendenza che il critico di Libération ha definito monumentale e agonizzante, come se in essa si specchiasse null’altro se non “la richiesta prematura ad essere apprezzati come classici, il rischio (da parte di questi cineasti) di diventare sordi ai rumori del mondo”. Opinione discutibile, soprattutto di fronte alla riuscita e alla bellezza di opere come Alexandra di Alexandre Sokurov (che riflette a modo suo sulla disumanità della guerra cecena); o l’impressionante Stellet Licht di Carlos Reygadas (che, dopo Battaglia nel cielo, torna a mescolare sesso e religione in una sorta di lontano remake di Ordet di Dreyer); o, ancora, The Man from London che Bela Tarr ha tratto dall’omonimo romanzo di Simenon. Più comprensibili i dubbi riguardo all’esito non convincente del secondo film di Andrei Zviaguintsev (la rivelazione di Venezia di quattro anni fa, con Il ritorno), o di Import-Export di un Ulrich Seidl, che aveva fatto meglio con Canicola. Come ogni anno poi, mi sembra ci siano state a Cannes sopra e sottovalutazioni alquanto ingiustificate. Tra le prime, My Blueberry Night di Wong Kar-wai, ingiustamente accusato di rifare stancamente se stesso, mentre le novità del film sono molte e tutte belle: dal ricchissimo lavoro sulle immagini, agli splendidi personaggi che si raccontano, sino agli attori, tutti memorabili: David Strathaim, Natalie Portman, Jude Law e Rachel Weisz. Tra i film per i quali non condivido l’entusiasmo generale, metto senz’altro Auf der anderei seite (t.l.: Dall’altra parte) di Fatih Akin, la cui sceneggiatura (premiata dalla giuria) mi è apparsa un capolavoro di equilibrismi politically correct; e il coreano Secret Sunshine di Lee Chang-dong, in tutto e per tutto un film “medio” che neppure l’interprete femminile (giudicata anch’essa meritevole di un premio) riesce a riscattare fino in fondo. In Soom (t.l.: Respiro), Kim Ki-duk ribalta con l’imprevedibilità dei personaggi e l’originalità dei simboli l’insopportabile manierismo del precedente L’arco, senza riuscire ad essere del tutto convincente. Cosa che riesce invece al piccolo ma intenso e rigoroso film di Naomi Kawase, Mogari no mori (t.l. La foresta di Mogari), esigente racconto di due esseri umani (un vecchio e una giovane donna) che si perdono, letteralmente, in una foresta per ritrovare se stessi dopo il lutto che ha segnato le loro esistenze. Ma la vera scoperta di Cannes è quella del film che si è aggiudicato la Palma d’Oro. 3 mesi, due settimane e tre giorni di Cristian Mungiu riconsegna il cinema rumeno agli onori del mondo, dopo anni di agonia. I primi sentori si ebbero due anni fa, quando Cristi Puiu si affermò a Un certain regard con La morte di Dante Lazarescu. L’anno scorso era toccato a Corneliu Porumboiu, caméra d’Or con A Est di Bucarest. Risorto dalle ceneri della società comunista, passato attraverso l’anno zero della sua storia (nessun film è stato prodotto nel Paese dell’ex dittatore Ceausescu nel corso del 2000), il cinema rumeno è oggi una realtà artistica e culturale con cui fare felicemente i conti. Lo conferma anche l’altro film visto e premiato quest’anno a Un certain regard: l’opera prima California Dreamin’ di Cristian Nemescu, morto in un incidente d’auto a soli ventisette anni prima di poter completare la post-produzione del suo film. Una perdita che si farà rimpiangere: l’opera, ancorché non finita, rivela un grande talento di narratore, un cineasta intenso e originale, capace di sbozzare ritratti di personaggi indimenticabili, di fondere ironia e dramma in uno sguardo personale e innovatore. Quanto al film di Mungiu, sul quale bisognerà tornare al momento della sua uscita in sala, basti dire che si tratta di un film aspro e rigoroso, virtuoso sul piano della messa in scena come un film dei fratelli Dardenne e avvincente più dell’inchiesta di Zodiac. Solo che qui l’assassino non è il solito serial killer, e neppure il medico che pratica l’aborto clandestino in cambio di una prestazione sessuale, ma un sistema sociale abietto che costringe le donne a un calvario intriso di paura e umiliazione. Film di denuncia nel senso più pieno del termine, 3 mesi, due settimane e tre giorni è anche lo straordinario ritratto di una ragazza che non cede e non si arrende: l’eroina di una guerra esistenziale combattuta senza armi tradizionali. Si dice che il film sia il primo di una serie di “ritratti dell’epoca d’oro” - gli anni Ottanta che precedettero la caduta di Ceausescu. Era dai tempi dell’annuncio del Decalogo di Kieslowski che non capitava di provare un’emozione altrettanto forte. È questa, per finire, la terza lezione di Cannes. Finché ci saranno film come di quello di Mungiu da scoprire e premiare, non ha senso chiedersi quale funzione possa avere il festival. Tutti i dubbi, anche quelli apparentemente più legittimi, vengono meno di fronte alla necessità di un rito che si protrae da tanti anni, trovando in se stesso la forza per rinnovarsi. Peccato che la peraltro bravissima signora in questione fingesse di essere in loco, commentando film mai visti e accumulando, chissà perché, annotazioni fuorvianti sulle presunte sale disertate dai giornalisti (nessuna proiezione, anche quelle per la sola stampa, men che esaurita), sul malumore degli stessi (mai sentito nessuno lamentarsi così poco) e sulla pessima qualità dei film in concorso (erano anni che non si vedeva un panorama così omogeneo per qualità e quantità di film interessanti e riusciti). Insomma, dalla fin troppo vituperata critica di gusto siamo passati di colpo alla critica puramente “virtuale”: per parlare di un evento e dei film che lo compongono non sembra più necessario partecipare. Basta guardare ciò che passano i notiziari TV, o i lanci di agenzia, o forse internet, o qualche collega sentito frettolosamente al telefono. Al resto, provvedono la fantasia e l’umore del momento. Un tempo, esisteva ciò che si definisce la deontologia professionale: non è così fuori luogo chiedersi che fine abbia fatto. L’interrogativo è rivolto, ovviamente, ai direttori dei quotidiani, che sembrano preoccuparsi soprattutto del calo dei lettori e della pubblicità. Per tornare invece al festival, la buona notizia è che, per una volta, un’ottima giuria ha lavorato bene e seriamente, rilasciando un verdetto coraggioso e largamente condivisibile. Si potrà non essere d’accordo su tutto, ma bisogna riconoscere che non hanno prevalso, come spesso accade, i compromessi umilianti e le soluzioni astruse. Merito anche di una selezione omogenea, risoluta e per nulla incline alle facili concessioni: Michael Moore, non più demagogico del solito, era fuori concorso, come così lo spettacolare Ocean’s Thirteen di Soderbergh (peraltro assai divertente) e l’impegnato (in senso hollywoodiano) A Mighty Heart di Michael Winterbottom, con Angelina Jolie nel ruolo principale. Con buona pace dell’ossessione, tutta italiana, per i tappeti rossi e i film grand public, che sembra dominare e condizionare i destini di Roma e Venezia. Fuori concorso anche lo stupefacente U2 3D, registrazione di un concerto dal vivo della band degli U2, proiettato tridimensionalmente sfruttando le nuove potenzialità offerte dal digitale: una tempestiva dimostrazione di cosa ci attenderà nei prossimi mesi e anni, quando i lungometraggi di Tim Burton, Robert Zemeckis, James Cameron e soci approderanno in sale opportunamente attrezzate, per conferire nuovo lustro ad una tecnologia che sembrava relegata agli anni Sessanta e alla quale Hollywood affida oggi le speranze di contrastare la concorrenza di altre forme di spettacolo e di intrattenimento. In concorso, invece, opere austere, assai poco inclini alle concessioni del cosiddetto gusto medio, anzi non di rado difficili e rigorose. Con poche eccezioni, tra le quali spicca l’ultimo Tarantino: che però è a suo modo un film così estremo e radicale (molto più di Kill Bill) nel tentativo di ridar vita alla serie B degli anni Settanta, da risultare ostico non solo al palato dei critici paludati – che hanno in gran parte storto il naso – ma anche del grande pubblico americano, che si è tenuto alla larga dalle sale in cui era proiettato in doppio programma con il film di Rodriguez. Distribuito da solo, il film ci guadagna e risulta alla fine molto divertente, oltre che ben scritto e benissimo girato. A patto, beninteso, che si sia ben disposti nei confronti di un menù super-trash a base di sesso, violenza e velocità allo stato puro, senza neppure il condimento di una presa di distanza apertamente ironica o di una lettura di secondo grado. Si può discutere quanto “medi” siano i film dei fratelli Coen e di James Gray ma, al di là dei diversi risultati cui approdano le due opere (eccellente No Country for Old Men, solo in parte riuscito We Own the Night) non c’è dubbio che i due lavori si distinguono non poco dalla tendenze special-effettistiche e neo-conservatrici che caratterizzano il cinema hollywoodiano contemporaneo. Entrambi i film, pur senza rinunciare ai riferimenti di genere, si pongono infatti seri interrogativi morali sulla perdita dell’innocenza, la disseminazione inarrestabile della violenza, la corruzione del denaro e la degenerazione del sogno americano. Grandi soprattutto i Coen che, mettendo in scena uno splendido romanzo del mai troppo celebrato Cormac McCarthy, ritraggono con sapienza un impressionante affresco barocco, dominato da una radicale pulsione di morte e corroso dall’ironia feroce che era già di Fargo e del Grande Lebowski. L’ultimo degli americani di Cannes è il bel film di Gus Van Sant Paranoid Park, che chiude una sorta di trilogia iniziata con il clamore di Elephant e proseguita in maniera altrettanto sorprendente con Last Days. Il ritratto di un’adolescente inquieto aggiunge nuovi elementi alla riflessione del cineasta sulla fine dell’innocenza e l’inadeguatezza delle nostre certezze. Come negli altri film che lo precedono, anche questo rifugge da ogni moralismo e da qualsiasi tentazione di argomentazione sociologica, per concentrarsi sulla descrizione di comportamenti insondabili, di solitudini immense, di incomprensioni inevitabili, di conseguenze devastanti. Una gran bella lezione di cinema, al pari delle precedenti, di cui fare tesoro e sulla quale riflettere a lungo. A loro modo grandi lezioni di cinema, lontane dai canoni linguistici tradizionali cui siamo abituati, 9 MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma luglio larivista delcinema Notiziario Associazione Museo Nazionale del Cinema L’Associazione Museo Nazionale del Cinema non va in vacanza e prosegue nei suoi appuntamenti con due tra gli obiettivi che più la contraddistinguono: fiancheggiare tramite le sue attività la Fondazione Maria Adriana Prolo – Museo Nazionale del Cinema con la rassegna Un silenzio tra due pensieri e poi collaborare nuovamente con Piemonte Movie che, con Cineborgate 2007, dimostra sempre di essere una delle realtà più attente sia nel mantenere la memoria della cultura cinematografica del nostro territorio, sia nel diffondere il cinema negli spazi meno convenzionali. Il 24 maggio è stata inaugurata presso il Museo di Antichità di Torino l’unica tappa italiana della mostra AFGHANISTAN i tesori ritrovati; su queste pagine potrete leggere il notevole programma organizzato dal Museo Nazionale del Cinema (a cura di Grazia Paganelli) della rassegna Viaggio a Kahdahar che dal 3 al 7 luglio 2007 proporrà presso la sala 3 del cinema Massimo film inediti per il nostro paese. L’Associazione Museo Nazionale del Cinema con la collaborazione della Associazione Giovanni Secco Suardo e il sostegno della Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo ha organizzato la rassegna cinematografica a cura di Laura D’Amore e Vittorio Sclaverani Un silenzio tra due pensieri – rassegna cinematografica intorno all’Afghanistan che da venerdì 22 giugno proporrà un programma di nove titoli tra lungometraggi e documentari. Lo spazio scelto per le proiezioni è la suggestiva area adiacente al Museo di Antichità dove sorgono i resti del Teatro Romano; le proiezioni, ad ingresso libero, sono programmate il venerdì alle 21, 30 con una replica il martedì successivo alle 11,00 nella sala proiezioni interna al Museo di Antichità; il martedì l’ingresso alla mostra sarà gratuito fino alle ore 14,00. L’ingresso alle proiezioni e alla mostra è in Piazza San Giovanni (Duomo) angolo via XX Settembre. Venerdì 22 giugno la rassegna aprirà con un anteprima per la nostra città, il documentario Enemies of Happiness (2006, 58’) di Eva Mulvad e Anja Al Erhayem; il 29 giugno verrà proiettato Alle cinque della sera (2003, 105’) di Samira Makhmalbaf. La settimana successiva la rassegna si fermerà per lasciare spazio ai film programmati al cinema Massimo per poi riprendere il 13 luglio con il documentario musicale Breaking the Silence: Music in Afghanistan (2002, 60’) di Simon Broughton; il 20 luglio Cose di questo mondo (2002, 87’) di Michael Winterbottom; il 27 luglio Afghanistan: effetti collaterali (2002, 60’) di Fabrizio Lazzaretti e Alberto Vendemmiati realizzato per Emergency (il documentario sarà preceduto dal cortometraggio d’animazione Costruiamo la luce (costruiamo la pace) (2002, 15’) di Elisa Bertolotti). Il 3 agosto l’anteprima torinese del documentario Boccioli di rabbia (2007, 52’) di Michela Guberti, poi la rassegna si fermerà per qualche settimana per riprendere venerdì 24 agosto con il bellissimo film che da il titolo alla rassegna Silenzio tra due pensieri (2003, 95’) di Babak Payami; venerdì 31 agosto il documentario The Road to Guantanamo (2006, 95’) di Michael Winterbottom e Mat Whitecross. La rassegna al Teatro Romano si chiuderà il 7 settembre (con la replica mattutina dell’11 settembre nella sala del museo) con Clown in Kabul (2002, 60’) di Enzo Balestrieri e Stefano Moser mentre la mostra AFGHANISTAN i tesori ritrovati proseguirà fino a domenica 23 settembre 2007 (per maggiori informazioni www.fondazionearte.it ). L’Associazione Piemonte Movie con la collaborazione dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema organizza dal 21 giugno al 31 luglio a Moncalieri, CINEBORGATE 2007 - IV edizione - Il cinema di ieri e di oggi itinerante e all’aperto in frazioni e quartieri di Moncalieri. CINEBORGATE tutte le estati riporta il cinema nelle borgate ormai orfane delle sale di quartiere; da giovedì 21 giugno a martedì 31 luglio, il proiettore si accenderà per 13 appuntamenti nei diversi angoli di Moncalieri, con una programmazione a tutto tondo. L’inaugurazione della rassegna 2007 avverrà giovedì 21 giugno presso il Giardino delle Rose, piazza Baden Baden di Moncalieri con la proiezione di Uomini contro di Francesco Rosi preceduto dal cinegiornale sul centenario dell’unità d’Italia a Torino. Per “Totò e i piemontesi” verranno riproposti cinque film, con i quali si esplorerà il rapporto tra il Piemonte e il principe della risata che, pur vantando chiare origini napoletane, non solo recitò più volte a fianco del torinese Macario e asserì di essere uomo di mondo e di aver fatto tre anni di militare a Cuneo. Per “Totò e i piemontesi” le proiezioni avverranno presso la Multisala Ugc Ciné Cité – 45° Nord, via Postiglione, frazione Vadò, il martedì con inizio alle ore 21,15. Tutti gli appuntamenti saranno preceduti da una lezionedegustazione cinematografica con noti personaggi del cinema torinese, tra i quali Davide Ferrario, Daniele Gaglianone, Dario Migliardi e Massimo Scaglione. Si inizia martedì 3 luglio con Totò al Giro d’Italia di Mario Mattoli, il 10 luglio Totò contro Maciste di Fernando Cerchio, il 17 luglio Totò e Cleopatra di Fernando Cerchio, il 24 luglio I due orfanelli di Mario Mattoli e il 31 luglio con Totò contro i quattro di Steno. Per “SpazioDoc” l’appuntamento è sempre il giovedì alle 21,15 presso l’Informagiovani di Moncalieri in via Real Collegio 44; si parte giovedì 5 luglio con Porca miseria. Un viaggio nelle nuove povertà, di Armando Ceste alla presenza del regista; il 12 luglio Crossing the bridge: the sound of Istanbul, di Fatih Akin; il 19 luglio Alice è in paradiso di Guido Chiesa e Checosamanca, firmato da più registi, il 26 luglio. In cartellone per “Schermi di borgata” ci saranno alcuni film di successo dell’ultima stagione cinematografica. Giovedì 28 giugno presso la Parrocchia Nostra Signora delle Vittorie, via Maroncelli 11, borgo San Pietro verrà proiettato The Departed, di Martin Scorsese; lunedì 2 luglio presso la Parrocchia Santa Maria Goretti, via Tetti Piatti 82, frazione Tagliaferro Asterix e i vichinghi, di Stefan Fjeldmark e Jesper Møller, mercoledì 11 luglio nel Parco del Castello, frazione Revigliasco N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì. Gli appuntamenti iniziano sempre alle 21,15. Prima di ogni proiezione all’aperto si potrà assistere alla visione di Piemonte Stories, 12 documentari inediti sul Piemonte della durata di 8 minuti l’uno. Gli ingressi a tutte le proiezioni sono sempre liberi, ad eccezione della rassegna Totò e i piemontesi (ingresso 2 Euro). CINEBORGATE 2007 è un evento organizzato dall’Associazione Piemonte Movie e dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e dell’Informagiovani della Città di Moncalieri e con la collaborazione della Film Commission Torino Piemonte, del Museo Nazionale del Cinema, del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e dell’Ugc Ciné Cité. Per maggiori informazioni: [email protected] www.piemontemovie.it Per maggiori informazioni www.amnc.it Per chi volesse essere inserito nella mailing list dell’AMNC scriva a: [email protected] DISCO del MESE In ascolto, tra un film e l’altro, nelle tre sale del Cinema Massimo Manituana – A Soundtrack è in distribuzione gratuitamente e senza DRM dalla sezione ‘suoni’ del sito www.manituana.com e da NEWSONICA, la videonewsletter di Casasonica (www.casasonica.info/mailing/?p=subscribe&id=1). 10 www.casasonica.it luglio 2007 larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA PAROLE & IMMAGINI libri, riviste&dvd luglio MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA PAROLE & IMMAGINI libri, riviste&dvd luglio a cura di Silvio Alovisio e Micaela Veronesi I LIBRI DEL MESE Veronica Pravadelli La grande Hollywood Venezia, Marsilio, 2007, 287 p., 24 euro. Veronica Pravadelli, in questo volume frutto di una ricerca durata molti anni, interroga l’opacità che si nasconde dietro la presunta trasparenza del cinema classico e ne mette in luce l’interna eterogeneità, legata non solo alle tecniche narrative, ai modi della messa in scena, ma anche alle figure dell’immaginario, alle logiche del desiderio, alle dinamiche cognitive ed emotive della ricezione, agli stili di vita di cui il cinema di Hollywood si fa interprete se non addirittura artefice. Il cinema hollywoodiano, tra il 1930 e il 1960, forma lo spettatore, per il quale struttura “modelli esistenziali e percorsi possibili della propria identità”. Partendo da questa convinzione, Pravadelli ripensa il concetto teorico di cinema classico in termini storici e prova a individuare alcuni processi di trasformazione. Se la seconda metà degli anni Trenta segna l’apogeo della scrittura classica, con la messa a punto di una “messa in scena trasparente, razionale e funzionale al racconto”, negli anni quaranta emergono le dinamiche psichiche, l’egemonia del mondo narrato lascia il passo ai processi soggettivi e il soggetto non esprime più la sua entità nell’azione, scisso com’è tra esperienza conscia e inconscia (il fenomeno è ben visibile nel noir e nel woman’s film). Nel cinema degli anni Cinquanta, invece, e in particolare nel suo genere più rappresentativo (il family melodrama), emergono invece, nelle forme dell’eccesso, la sessualità e il corpo, così come il conflitto tra la potenza delle pulsioni libidiche e la repressione della morale borghese. Il solido sforzo di storicizzazione di Pravadelli verifica queste ipotesi di periodizzazione attraverso un’indagine ad ampio raggio, in cui si confrontano considerazioni sul contesto socio-culturale, riflessioni sui modi di produzione, analisi narrative e stilistiche di film di grande popolarità e in cui sopratutto si esprime una lodevole sensibilità verso le differenti dinamiche di ricezione del pubblico femminile rispetto a quello maschile. Pravadelli, animata non solo da una passione che non compromette la distanza rispetto al suo oggetto ma arricchisce ulteriormente la qualità della scrittura, e anche da una conoscenza profonda della sterminata bibliografia angloamericana dedicata all’argomento, firma un volume che si candida a diventare uno dei più importanti studi europei sul cinema hollywoodiano. Giampiero Frasca C’era una volta il western. Immagini di una nazione Torino, Utet, 2007, 347 pp. + Dvd, 23,00 euro. Il fascino del western si è ormai affievolito, ci dice Frasca nella sua prefazione, è divenuto oggi oggetto larivista delcinema Mensile del Museo Nazionale del Cinema Anno V - Numero 50-luglio 2007 Reg. Trib. Torino n. 5560 del 17/12/2001 Direttore Responsabile Alberto Barbera Resp. Programmazione e Coord. Redazionale Stefano Boni con la collaborazione di Grazia Paganelli del ricordo nostalgico di generazioni ormai adulte. Il cowboy e l’indiano non colpiscono più l’immaginario dei giovani, e il cinema contemporaneo produce ormai solo sporadicamente opere ascrivibili a questo genere. Eppure, ci dice l’autore, il western rimane un genere fondativo per la storia del cinema americano, “talmente importante da essere talvolta confuso tout court con esso”. Dell’infinito numero di testi filmici prodotti secondo i clichè del genere è stato scritto e detto molto; il libro di Frasca, tuttavia, non si presenta come l’ennesimo contributo sull’argomento, l’intento dell’autore è quello di “penetrare all’interno del genere” seguendo percorsi meno consueti, lasciando da parte le riflessioni sul contenuto delle pellicole e focalizzando l’attenzione sul linguaggio: “osservare e registrare la peculiarità delle figure filmiche del western…” indagandone i meccanismi di reiterazione che hanno agevolato il loro riconoscimento da parte degli spettatori, quel riconoscimento necessario e peculiare che ha reso possibile l’attestazione del genere all’interno dell’immaginario collettivo, perché - ci spiega l’autore - è attraverso il linguaggio cinematografico che la macchina produttiva hollywoodiana ha edificato quel complesso sistema di trasmissione dei valori che ha influito prepotentemente sulla società, plasmandone l’ideologia dominante. Opera ambiziosa, da cui emerge la complessità del lavoro di ricerca e di analisi dei testi, ma anche l’entusiasmo e la passione per l’argomento, non ha la pretesa di essere definitiva (manca ad esempio un discorso approfondito sulle figure femminili che popolano l’universo western), ma tende all’esaustività. Inoltre, inerpicandosi su sentieri poco battuti – o addirittura non ancora tracciati – come gli antichi pionieri, Frasca apre nuove frontiere, in alcuni casi sposta i confini e rilancia l’attenzione sul western e sul suo sistema complesso di segni, simboli e significati. Nel Dvd allegato, un ricco menu di sequenze suddivise per capitolo che agevolano la lettura e arricchiscono ulteriormente l’opera. Per tutti i nostalgici e per i neofiti curiosi. L’INTROVABILE DEL MESE RARITÀ DALLA BIBLIOTECA DEL MUSEO Almanacco sonoro e cantato del Guerin Meschino 1930 Milano, 1929, 144 p. “Il film sonoro e parlato è la grande novità e la gran moda cinematografica”, così esordisce nel 1930 il vivace almanacco annuale del Guerin Meschino, noto settimanale satirico milanese, una delle riviste più popolari e più importanti per ricostruire il costume e la società dell’Italia dei primi del Novecento (la rivista uscì per la prima volta in edicola il 12 febbraio 1882 e continuò le pubblicazioni fino al 1943, mentre gli almanacchi escono continuativamente dal 1923 al 1939). A seguire, come una sorta di introduzione per l’anno che verrà, un “piccolo vademecum dello spettatore cinematografico”, perché – leggiamo – la visione di un film è un avvenimento “artistico, mondano, sportivo, finanziario e terapeutico” e, come tale, va vissuto con le dovute accortezze. Naturalmente l’elenco di tali “accortezze” è spassoso e va letto direttamente dalle pagine della nostra rarità, per assaporarne al meglio l’ironia e la satira di costume, per nulla datate. Ci limiteremo qui a darvi alcuni piccoli particolari: andare al cinema è un evento sportivo perché nei momenti di maggiore affluenza implica “un vero e proprio sistema di ginnastica razionale, atta a far giungere lo sguardo fino allo schermo e al tempo stesso a sviluppare tutte le membra”; seguono poi le indicazioni per una sequenza di esercizi ginnici da eseguire e da “ripetere da cinque a quaranta volte seguendo i movimenti dello spettatore che sta davanti…”. L’evento, inoltre, è mondano, e come tale “richiede abiti di confezione particolare, specialmente per le signorine che hanno un fidanzato geloso: questi abiti sono consigliati abitualmente con una elegante fodera ortopedica, in amianto o lamiera”. A questo buffo prontuario si affiancano, nelle pagine successive, vignette irriverenti sulla vita al cinematografo, poemetti scherzosi e tante note di costume di un’epoca ormai lontana. Dietro la cinepresa. Dieci conversazioni sui mestieri del cinema Torino, Lindau, 2007, 240 p., 16 euro Da alcuni anni il Dams di Torino e la Mediateca del Cinema Indipendente Italiano organizzano per gli studenti cicli di incontri in cui i professionisti del cinema e dell’audiovisivo sono invitati a raccontare agli studenti i segreti del proprio mestiere. Il volume Dietro la cinepresa, curato da Domenico De Gaetano, Nello Rassu e Franco Prono, raccoglie in dieci testimonianze l’esito, in alcuni casi rivisto e aggiornato, di questi incontri. Il risultato è un viaggio, non solo appassionante ma anche didatticamente utile, condotto dall’interno e dentro la complessità tecnica, gestionale ed economica della macchinacinema. Gli aneddoti, le curiosità e i vissuti biografici si mescolano alle indicazioni tecniche e alle delucidazioni relative anche (e soprattutto) ai mestieri meno noti e studiati del settore (il direttore di produzione, l’assistente operatore, il macchinista…). Una lettura a tratti illuminante (si legga, ad esempio, la testimonianza di Roberto Buttafarro sulla genesi di Santa Maradona e sulle logiche della produzione italiana), e in molti casi più produttiva di un arido manuale teorico sulle professioni del cinema. Hanno collaborato a questo numero Silvio Alovisio, Gianni Canova, Micaela Veronesi Ricerche Iconografiche Grazia Paganelli con la collaborazione di Silvio Alovisio, Antonella Angelini, Sonia Del Secco (Biblioteca Internazionale di cinema e fotografia “Mario Gromo”) Promozione e Comunicazione Maria Grazia Girotto LA RIVISTA DEL MESE Il Falcone Maltese Genova, 1974-1976 “Ci scusiamo con i lettori per non avere ancora visto e stroncato La proprietà non è più un furto di Elio Petri. Se avremo il coraggio di vederlo, lo faremo in un prossimo numero”. Con queste parole si chiude il numero zero del “Falcone Maltese”, mitica fanzine genovese fondata da un Ghezzi poco più che ventenne, e uscita in nove fascicoli tra il 1974 e 1976. La rivista, completamente auto-finanziata dai suoi giovani collaboratori (tra cui Marco Giusti e Teo Mora), nasce dalla volontà di smuovere le acque, dalla necessità di “rompere con gli schemi e con le pastoie della critica attuale in Italia”, nella Redazione Via Montebello 22 - 10124 Torino Tel. 011.81.38.520 - Fax 011.81.38.530 [email protected] Museo Nazionale del Cinema Fondazione Maria Adriana Prolo Archivi di cinema, fotografia ed immagine Via Montebello 22 - 10124 Torino Tel. 011.81.38.511 - Fax 011.81.38.558 convinzione che “il cinema è altrettanto poco serio di Nixon e Fanfani, ma anche altrettanto pericoloso”. La sua linea editoriale è radicalmente cinefila, e proprio per questo, come dimostra la citazione di apertura, orgogliosamente schierata e aggressiva (si legga il duro attacco al gruppo di “Cinema Nuovo”, accusato di immobilismo sia nella scelte che nei metodi di analisi). Le risorse economiche sono minime, e non mancano improvvisazioni e contraddizioni (l’editoriale del primo numero dichiara guerra alla politica degli autori, ma i contenuti di molte recensioni vanno in una direzione opposta), ma pur con questi limiti organizzativi e programmatici il “Falcone Maltese” resta una delle più innovative e influenti riviste cinematografiche degli anni Settanta. Da questa “bottega artigiana” prendono sostanza nuovi orientamenti, linguaggi critici e piani di lavoro che avranno poi un largo sviluppo nei decenni successivi: si veda la predilezione non solo per certo cinema americano (Siegel, Peckinpah, Fleischer, Corman, Altman, alcune cose della nuova Hollywood) ma soprattutto per il cinema di genere (fino a quel momento rimosso dalla critica italiana) e il cinema periferico, escluso dalla distribuzione ufficiale (si legga il lungo saggio sul Giappone di Kato e Wakamatsu). Memorabile il numero monografico su Vincent Price, un rarissimo esempio, ancora oggi fondamentale, di analisi dei film dal punto di vista della recitazione. IL DVD DEL MESE French cancan Jean Renoir, Italia, 1954 Ripley’s Home video, 2007 2 Dvd Il film del ritorno in Francia di Renoir, dopo quindici anni: ispirandosi alla vita del fondatore del Moulin Rouge, “le “patron” sviluppa una riflessione giocosa e sensuale sullo spettacolo popolare e sulla sua messa in scena, ridando vita a un mondo, quello di Montmartre nella Belle Epoque, ormai perduto. Memorabile la sequenza finale del ballo, dove Renoir ricrea con il movimento dei corpi e delle gonne colorate l’astrazione cromatica e plastica tipica della pittura di Toulouse-Lautrec. Il doppio DVD propone il film nella versione francese e in quella italiana: nell’edizione francese sono presenti alcune scene che la censura italiana fece eliminare ritenendole troppo audaci, ma nella versione italiana è presente una sequenza in più di 4 minuti. Da non perdere il contenuto speciale, il raro cortometraggio La direction d’acteur par Jean Renoir, di Gisèle Braunberger (1968): una straordinaria testimonianza del lavoro condotto da Renoir su una giovane attrice (la stessa Braunberger) per arrivare alla scoperta del personaggio che la donna dovrà interpretare. La pubblicazione è realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema (Promozione per la Cultura Cinematografica) Si ringrazia REAR per il contributo alle attività del Museo Asja.biz Clean Planet annulla le emissioni di CO2 prodotte dalla Mole Antonelliana Ufficio Stampa Veronica Geraci www.museocinema.it Progetto grafico Atelier abc Presidente Alessandro Casazza Ringraziamenti 2001 Distribuzione, Torino • 3E-Media, Roma • A.I.A.C.E., Torino • Amerigo Cadeddu, Torino • Arcipelago Festival, Roma • Arco Film, Torino • Bavaria Film, München • Bundesarchiv-Filmarchiv, Berlin • Gianni Canova, Milano • Casasonica, Torino • Cineteca del Comune di Bologna • Cineteca Nordica, Roma • Festival des 3 Continents, Nantes Goethe-Institut, Torino • K3, Torino • Aki Kaurismäki, Helsinki • MultiServizi, Torino • NeonVideo, Borgo d’Ale (VC) • N.I.P., Torino • Reverse Agency, Torino • Sony Pictures Releasing Italia, Roma • Surf Film, Roma • Traffic Torino Free Festival • Universal Pictures, Milano • Ventana Film, Bologna • Peter Von Bagh, Helsinki • Zu, Roma Stampa Canale Direttore Alberto Barbera Cineteca del Museo Nazionale del Cinema / Personale della Multisala Massimo Un ringraziamento particolare a La Stampa – Torino Sette per il contributo alla diffusione della rivista. 11 larivista delcinema MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA IL CALENDARIO DEI FILM programma luglio •SABATO 30 GIUGNO E DOMENICA 1 LUGLIO •LUNEDÌ 9 LUGLIO •MERCOLEDÌ 18 LUGLIO h. 16.00/18.10/20.20/22.30 Red Road di A. Arnold (Gb 2005, 113’) h. 16.30 Forgiveness di I. Gabriel (SudAfr 2004, 112’, v.o. sott.it.) h. 18.30 Red Dust di T. Hooper (SudAfr/Gb 2004, 110’, v.o. sott.it.) h. 16.30 Le colline hanno gli occhi di W. Craven (Usa 1977, 98’) h. 18.20 Le colline hanno gli occhi II di W. Craven (Usa/Gb 1985, 90’) * •LUNEDÌ 2 LUGLIO h. 20.30 Come Back, Africa di L. Rogosin (Usa 1960, 95’, v.o. sott.it.) h. 22.15 Drum di Z. Maseko (SudAfr/Usa 2004, 94’, v.o. sott.it.) h. 20.30 Le colline hanno gli occhi di A. Aja (Usa 2006, 107’) h. 22.30 Le colline hanno gli occhi 2 di M. Weisz (Usa 2007, 89’) •MARTEDÌ 10 LUGLIO •GIOVEDÌ 19 LUGLIO h. 21.30 Berlino, sinfonia di una grande città di W. Ruttmann (G 1927, 70’) ° Sonorizzazione eseguita dal vivo dagli Zu h. 16.30 Le colline hanno gli occhi di A. Aja (Usa 2006, 107’) h. 18.30 Le colline hanno gli occhi 2 di M. Weisz (Usa 2007, 89’) •MERCOLEDÌ 11 LUGLIO h. 20.30 Le colline hanno gli occhi di W. Craven (Usa 1977, 98’) h. 22.20 Le colline hanno gli occhi II di W. Craven (Usa/Gb 1985, 90’) * h. 15.30 Il cielo sopra Berlino di W. Wenders (Rft/F 1987, 130’) ° h. 17.50 Così lontano così vicino di W. Wenders (G 1993, 147’) ° •VENERDÌ 20 LUGLIO h. 20.30 Hanna Flanders di O. Roehler (G 2000, 100’) ° h. 22.30 Flirt di H. Hartley (Usa 1995, 80’, v.o. sott.it.) ° h. 16.30 Snakes on a Plane di D.R. Ellis (Usa 2006, 105’) h. 18.30 Prey – La caccia è aperta di D.J. Roodt (Usa/SudAfr 2007, 92’) •GIOVEDÌ 12 LUGLIO h. 20.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di G. Morgan (Usa/Can 2006, 110’) h. 16.30 Intrigo a Berlino di S. Soderbergh (Usa 2006, 105’) ° h. 18.30 Germania anno zero di R. Rossellini (I 1947, 75’) ° h. 22.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di R. Clark (Can 1974, 98’) h. 20.00 Il cielo sopra Berlino di W. Wenders (Rft/F 1987, 130’) ° h. 22.15 Così lontano così vicino di W. Wenders (G 1993, 147’) ° •SABATO 21 LUGLIO •VENERDÌ 13 LUGLIO h. 16.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di G. Morgan (Usa/Can 2006, 110’) h. 16.30 Hanna Flanders di O. Roehler (G 2000, 100’) ° h. 18.30 Flirt di H. Hartley (Usa 1995, 80’, v.o. sott.it.) ° h. 18.30 Black Christmas – Un Natale rosso sangue di R. Clark (Can 1974, 98’) h. 20.00 L’amour, l’argent, l’amour di P. Gröning (G/Ch/F 2000, 137’, v.o. sott.it.) ° h. 20.30 Snakes on a Plane di D.R. Ellis (Usa 2006, 105’) h. 22.30 Prey – La caccia è aperta di D.J. Roodt (Usa/SudAfr 2007, 92’) h. 16.30 Dopo mezzanotte di D. Ferrario (I 2004, 92’) * h. 18.15 Tutti i Vermeer a New York di J. Jost (Usa 1990, 87’) * h. 20.30 Arca russa di A. Sokurov (Ru/G 2002, 96’) § h. 22.15 Tutti i Vermeer a New York di J. Jost (Usa 1990, 87’) •MARTEDÌ 3 LUGLIO h. 16.30 Love and Friendship di R. Latifi (Afg 1946, 44’, v.o. sott.it.) segue The Request di K. A’lil (Afg 1969, 40’, v.o. sott.it.) h. 18.15 The Statues Are Laughing di T. Shafaq (Afg 1976, 79’, v.o. sott.it.) h. 20.30 Rabia of Balkh di AA.VV. (Afg 1974, 164’, v.o. sott.it.) •MERCOLEDÌ 4 LUGLIO h. 16.00 Akhter the Joker di L. Ahmedi (Afg 1981, 77’, v.o. sott.it.) segue Moments di W. Nazari (Afg 1983, 65’, v.o. sott.it.) h. 18.40 Men Keep Their Promises di S. Orokzai (Afg 1984, 97’, v.o. sott.it.) h. 20.30 The Epic of Love di L. Ahmedi (Afg 1986, 159’, v.o. sott.it.) •GIOVEDÌ 5 LUGLIO h. 16.15 The Ascent di N. Hashem Abir (Afg 1990, 128’, v.o. sott.it.) h. 18.30 Ashes di S. Orokzai (Afg 1990, 60’, v.o. sott.it.) h. 20.30 Il disprezzo di J-L. Godard (F/I 1963, 103’, v.o. sott.it.) ° h. 22.30 Viaggio a Kandahar di M. Makhmalbaf (Ir 2001, 85’) h. 20.15/22.30 – Sala Due The Illusionist di N. Burger (Usa 2007, 125’, v.o. sott.it.) h. 22.30 Lola corre di T. Tykwer (G 1998, 81’) ° •DOMENICA 22 LUGLIO •SABATO 14 LUGLIO •VENERDÌ 6 LUGLIO h. 16.15 The Tramp di A. Zhowand (Afg 1996, 115’, v.o. sott.it.) h. 18.20 Antologia cortometraggi afghani di AA.VV. (Afg 1990-2003, 125’, v.o. sott.it.) h. 20.40 Love and Friendship di R. Latifi (Afg 1946, 44’, v.o. sott.it.) segue The Request di K. A’lil (Afg 1969, 40’, v.o. sott.it.) h. 22.30 The Statues Are Laughing di T. Shafaq (Afg 1976, 79’, v.o. sott.it.) h. 16.00 L’amour, l’argent, l’amour di P. Gröning (G/Ch/F 2000, 137’, v.o. sott.it.) ° h. 18.30 Lola corre di T. Tykwer (G 1998, 81’) ° h. 20.20 Good Bye, Lenin! di W. Becker (G 2003, 121’) ° h. 22.30 Punk Angels, i gladiatori del sabato sera di C. Schenkel (Rft 1981, 86’) ° •DOMENICA 15 LUGLIO •SABATO 7 LUGLIO h. 16.00 h. 20.00 segue h. 22.30 Rabia of Balkh di AA.VV. (Afg 1974, 164’, v.o. sott.it.) Akhter the Joker di L. Ahmedi (Afg 1981, 77’, v.o. sott.it.) Moments di W. Nazari (Afg 1983, 65’, v.o. sott.it.) Men Keep Their Promises di S. Orokzai (Afg 1984, 97’, v.o. sott.it.) h. 16.30 Good Bye, Lenin! di W. Becker (G 2003, 121’) ° h. 18.45 Punk Angels, i gladiatori del sabato sera di C. Schenkel (Rft 1981, 86’) ° h. 20.30 Intrigo a Berlino di S. Soderbergh (Usa 2006, 105’) ° h. 22.30 Germania anno zero di R. Rossellini (I 1947, 75’) ° •DOMENICA 8 LUGLIO •LUNEDÌ 16 LUGLIO h. 16.00 h. 18.10 h. 20.30 h. 21.45 h. 16.15 h. 18.30 h. 20.30 h. 22.15 The Tramp di A. Zhowand (Afg 1996, 115’, v.o. sott.it.) The Ascent di N. Hashem Abir (Afg 1990, 128’, v.o. sott.it.) Ashes di S. Orokzai (Afg 1990, 60’, v.o. sott.it.) Antologia cortometraggi afghani di AA.VV. (Afg 1990-2003, 125’, v.o. sott.it.) Silent Hill di C. Gans (Usa/F/J 2006, 120’) The Skeleton Key di I. Softley (Usa 2005, 104’) Il custode di T. Hooper (Usa 2005, 94’) La casa dei massacri di T. Hooper (Usa 2004, 91’) * •MARTEDÌ 17 LUGLIO h. 20.30 – Sala Uno Amleto si mette in affari di A. Kaurismäki (Fin 1987, 86’, v.o. sott.it.) § Prima del film incontro con Aki Kaurismäki e Peter von Bagh h. 16.30 Il custode di T. Hooper (Usa 2005, 94’) h. 18.15 La casa dei massacri di T. Hooper (Usa 2004, 91’) * h. 20.15 Silent Hill di C. Gans (Usa/F/J 2006, 120’) h. 22.30 The Skeleton Key di I. Softley (Usa 2005, 104’) Gli Eventi del Mese Info INCONTRO CON AKI KAURISMÄKI Domenica 8 luglio, h. 20.30 Sala Uno – Ingresso euro 3,50 MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA Mole Antonelliana Via Montebello 20, Torino - Tel 011.81.38.511 mar.mer.gio.ven.dom. 9.00 - 20.00 sab. 9.00 - 23.00, lun. chiuso IL RESTAURO DI COME BACK, AFRICA Lunedì 9 luglio, h. 20.30 Sala Tre – Ingresso euro 5,00/3,50/2,50 ZU VS. BERLINO, SINFONIA DI UNA GRANDE CITTÀ Martedì 10 luglio, h. 21.30 Sala Uno – Ingresso libero intero euro 5,20 / ridotto euro 4,20 gratuito per Abbonamento Musei, Torino + Piemonte Card e bambini fino a 10 anni Week-end al Museo Visite guidate senza prenotazione Tutti i sabati, ore 15.00; ore 17.00 visita alle mostre temporanee. h. 16.30 h. 18.15 h. 20.30 h. 22.30 The Gravedancers di M. Mendez (Usa 2006, 95’, v.o. sott.it.) * Dark Remains di B. Avenet-Bradley (Usa 2005, 91’, v.o. sott.it.) * I segni del male di S. Hopkins (Usa 2006, 110’) The Covenant di R. Harlin (Usa 2006, 97’) •LUNEDÌ 23 LUGLIO h. 16.30 h. 18.30 h. 20.30 h. 22.15 I segni del male di S. Hopkins (Usa 2006, 110’) The Covenant di R. Harlin (Usa 2006, 97’) The Gravedancers di M. Mendez (Usa 2006, 95’, v.o. sott.it.) * Dark Remains di B. Avenet-Bradley (Usa 2005, 91’, v.o. sott.it.) * ° ingresso libero * ingresso euro 2,50 § ingresso euro 3,50 LA MULTISALA MASSIMO SARÀ CHIUSA PER FERIE DA MARTEDÌ 24 LUGLIO A GIOVEDÌ 23 AGOSTO COMPRESO Visite guidate su prenotazione Gruppi (max 25 pers.): Visita in italiano: euro 70,00 + biglietto di ingresso Visita guidata in inglese, francese, tedesco e spagnolo: euro 80,00 + biglietto di ingresso Prenotazione obbligatoria: Tel. 011.81.38.564/565 Orario: mar.-gio.: 9.00 - 16.30, lun. e ven.: 9.00 - 14.00 Museo + Ascensore Panoramico Intero euro 6,80 / ridotto euro 5,20 Gratuito per Torino + Piemonte Card e bambini fino a 10 anni. CINEMA MASSIMO Via Verdi 18 - Torino - Tel. 011 81.38.574 Tutte le domeniche ore 16.00; euro 3,00 a persona + ingresso ridotto. Sale 1 e 2 Intero euro 6,50 Ridotto Aiace, CineFreeCard, militari, under 18 e studenti universitari euro 4,50 Anziani over 60 euro 3,00 Abbonamento sale 1 e 2 (5 ingr.) euro 20,00 Sala 3 Intero euro 5,00 Ridotto Aiace, CineFreeCard, militari, under 18 e studenti universitari (spett. serali) euro 3,50 Anziani over 60 e studenti universitari (spett. pomeridiani) euro 2,50 Abbonamento sala 3 (10 ingr.) euro 30,00 BIBLIOTECA Via San Pietro in Vincoli 28 - Torino Tel. 011 81.38.590-591-592 Fax 011 52.14.784 [email protected] Orari di apertura: lun./ven. 9.00 - 13.00 mar./gio. 9.00 - 13.00, 13.30 - 17.30 mer. chiuso MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA Fondazione Maria Adriana Prolo Archivi di cinema, fotografia ed immagine Via Montebello 22 - 10124 Torino Tel. 011 81.38.511 - Fax 011 81.38.558 [email protected] Volete ricevere via mail o per posta informazioni e inviti alle serate organizzate dal Museo Nazionale del Cinema? Compilate questo modulo e consegnatelo alla cassa del Cinema Massimo oppure speditelo a Museo Nazionale del Cinema – Programmazione, via Montebello 22, 10124 Torino. Nome e cognome: Io sottoscritto, estensore della presente richiesta, dichiaro di prendere atto dell’informativa fornitami dalla Fondazione ai sensi dell’art.10 della Legge 675/1996 ed acconsento liberamente, ai fini e per gli effetti di quanto previsto dall’art.11, comma 1° della Legge 675/1996 al trattamento dei dati forniti alla Fondazione, alla comunicazione e diffusione degli stessi ai sensi ed effetti di quanto disposto dall’art.20 della Legge 675/1996, per lo svolgimento di tutte le operazioni connesse alla preparazione e spedizione del programma. Dichiaro altresì di essere a conoscenza dei diritti riconosciutomi dall’art.13 della Legge 675/1996. Indirizzo (via, città, provincia, c.a.p.): Data e firma: E-mail: Età e professione: