RINVENIMENTI SOTTOMARINI.tif

Transcription

RINVENIMENTI SOTTOMARINI.tif
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
G. PURPURA
RINVENIMENTI SOTTOMARINI
NELLA SICILIA OCCIDENTALE
( I g86- I g8g)
Estratto da
ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
1993
ISTITUTO POLIGRAFICO E ZECCA DELLO STATO
LIBRERIA DELLO STATO
\
Gianfranco Purpura
Rinvenimenti sottomarini nella Sicilia
occidentale ( 1986-1989) *
\
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L'aggiornamento dei consuntivi relativi ai rinvenimenti sottomarini
delle coste italiane, iniziati a pubblicare nei Supplementi del Boll etti no
d 'Arte dedicati all'archeologia subacquea, appare, come il loro completamento, un obiettivo prioritario, in quanto consente non solo di
disporre di un quadro complessivo, ma anche di rendere note infi>rmazioni destinate sovente a restare inedite.
Non è stato semplice, né sicuramente esente da inesaltezze e da
lacune, offrire una sintesi d ci rinvcnimenti sottomarini nella Sicilia
occidentale sino al dicembre r g85, cioè di un territorio che si estende
da Cefalù a Selinunte e comprende le isole Egadi, Ustica, ma esclude
Pantelleria: lo è ancora meno oggi in quanto questo stesso territorio è
sottoposto alla competenza di un numero maggiore di soprintendenze
e vi si trovano vari musei e piccole collezioni, ave sono raccolti repe rti
sottomarini (Imera, Palermo, Us tica, Terrasini, Favignana, Trapani,
Selinunte) (1).
Attenendosi ai criteri prefissati nel preced ente articolo e accrescendo
con numeri nuovi la numerazione per località che lo corredava, si precederà in senso antiorario da Cefalù a Selinuntc proponendo un aggiornamento relati vo al quadricnnio 1g86- 1g8g (fig. 1). Il precedente catalogo
conteneva TOT segnalazioni (alle quali ci si riferirà facendole seguire
dall'indicazione «Cat.»). Pertanto, i numeri inclusi in tale cifra devono
intendersi come agbriornamenti di siti già esaminati; quelli successivi a 101
sono evidentemente relativi a scoperte effettuate in nuove località.
Cefalù
l
5 Cat.
In questo quadriennio non è iniziata l'auspicata attività
di rilevamento e di scavo d el sito della nave bizantina (metà del VI
sec. d . C. ) (2). Ci si è pertanto limitati a controll arlo raccogliendo o
ricoprendo quanto via via le mareggiate invernali andavano rivelando
(lìg. 2). Nonostante ciò, il materiale e le informazioni raccolte ri sultano
abbondanti ed alcuni reperti di non secondario interesse. È quindi
possibile presentare uno schizzo del sito con l' ubicazione approssimata
dei rinvenimenti (fìg. 3) . Nonostante le inesattezze derivanti dalla
difficoltà di effettuare con mezzi di fortuna un preciso rilievo senza
destare inopportuna curiosità, sembra possibile desumere dalla pian tina
alcune considerazioni.
Si constata innanzi tutto l'esistenza di una grande ancora bizantina
in ferro, lunga oltre due metri, a notevole distanza dal relitto in
direzione nord-est (fig. 4).
* Alla fine dd I989 inviavo al Bollettino
d 'A r te d el Ministero per i Beni Culturali e
Ambienta li per la prevista pubblica zione
nel Supplemen to «Archeologia subacquea
{» il presente articolo, r.he rimaneva int>dito
a causa della mancata apparizione del
suddetto volume. Se, a distanza òi tt>mpo.
esso risulta indubbiamente datato, come
rassegna sembra tuttavia ancora offrire
qualche util ità. Si preferisce allora darlo
alle stampe !asciandolo inalterato. Anche se
è
t rascorso
un
a ltro
quadrit"nnio
( I990-I 993), ben pochi rinvenimenti sono
stati nel frattempo ellettuati lun go le costt"
occidentali della Sicilia.
( 1) <_;. Purpura , Nin;Jem:mmti sottomarinz
nella Sicilia occidentale, A rcheologia Subacquea
3, supp l. ai nn. 37-3H clel Bda 19HG,
pp. I 39- I 60.
(2) G. Purpura, Il reliito bizantino di Cefalù,
in SicA .'i 1, 198:~, p p. <n-1 o_').
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Dissepolta da una mareggiata invernale che ha consentito la realizzazione di alcune foto, oggi appare isolata e del tutto ricoperta dalla
sabbia. Essa potrebbe indicare l'originario luogo di ormeggio della
grande imbarcazione, andata alla deriva sospinta da un vento del
settore ori entale fino ad un piccolo scoglio, emergente in prossimità
della costa. Posatasi la nave sul bassofondo, il carico si disperdeva
soprattutto nella medesima direzione. Un' altra ancora recuperata nei
pressi del tumulo (n. 2 piantina) probabilmente era rimasta di riserva
a bordo della nave.
Fig. 1 - Carta dei rinvenimenti archeologici
sottomarini nella Sicilia occidentale.
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Palermo
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Termini l.
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A poche decine di metri dal tumulo in direzione sud-est una
mareggiata ha scoperto un'ancora in legno (fig. 5). Completa di marre
e fusto in legno di quercia, un puntale in ferro e contromarra in piombo
(fig. 6), era priva del ceppo di piombo che, emergendo dal fondale
sarà stato forse recuperato in precedenza (3).
Essa oggi consente di apprezzare la facilità di smontaggio dell'ancora per effettuare delle riparazioni. Sfilando due mortase e quattro
tenoni bloccati da pezzetti di piombo inzeppati a viva forza , era
semplice svincolare le marre !ignee dal fusto c dalla contromarra. La
(3) Alquanto raro è il rinvenimento del
fu sto e delle marre di legno in buono stato
d i conservazione. Possono ricordarsi quelli
di Nemi, di Isola Lunga (Marsala), di La
Chrétienne C, di Haifa, dell' Isola d'Elba,
cfr. G. Kapitaen, On stone -stocked greek anchors
as Jound in Thracia Pontica, I, Sozopol 1979,
Sofia 19H2, pp. 290-300; Idem, Ancient anclwrs: teclmology and dassijication, in I] N A r g,
19B4, p. 40; A. Maggiani, in Archeologia
Subacquea I, suppl. 4 al Bda 1982, pp. 62-64.
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Fig 2 - Cefalù. Relitto bizantino. Madiere (foto
A. Purpura) .
Fig. 3 - Cefalù. Relitto bizm1tino. Schizzo del
sito con ubicazione approssimata dei rirwenimenti.
1 - Travi del relitto bizantino e pietrame. 2 Ancora ;pezzata. 3 - Spada. 4 - Zolfo. 5 Ancora. 6 - Mattoni. 7 - Fravi del relitto del
IOÒO. 8 - Bo;:.zello. 9 - lvfortaio. IO
Pietra
forata. 11 - Sa.ui rotondi. 12 - Anmra in legno.
13 - Piatti del 1600. 14 -Piatti e scodelle bizantine. '5 - Trave con tubo in ferro. di - Ancore in
pietra. 17 - Brocchetta graffita. 18 - Brocchetta
dipinta . 19 - MFM. 20 - Meta dì macina in
pietra lavica. 21 - Anjore Dressel 20. 22 -Pietre
micacee. 23 - Ancora a quattro marre. 24 - Catene
di ferro. 2_5 - Anfore Riley UlA 1 , jJiatti, IJTtJc che. 26 - T egame e pentola. 27 - Conci in calcare.
28 - Intonaco con grajjito latino ... USA ... 29 Zappa bidente. 30 - Accetta ed altri oggetti in
ferro. :P - Marra d'ancora. 32 - Due colli di
anfore Riley LR A 1. 33 - Spada um elsa. 31 Lingotto di rame. 35 - Spiedo. 36 Collo d'anfora Riley LRA r. 37 - Agugliotto in ferro. 38 Tubi in ferro. 39 -Collo d'arifora ScorjJart II K.
40 - Grm1ito, marmo, e pietre micacee. 41 - Pentole. 42 - Arifora a siluro bizantina di tipo non
identificato (cfr. fig . 13 a destra). 44 - Ciotola
invetriata del XVII sec. 45 - Marra d'ancora in
.ferro. 46 - Ancora bizantina spezzata (Disegno
di P. Todaro ).
Fig. 1 - Cejàlù. Ancora in ferro del relitto bizantino (foto A . Purpura) .
Fig. 5 - Cefalù. A ncora in legno (foto A.
PurfJUra ) .
Fig. 6 - Cefalù. Disegno dell'ancora in legno
( P. 1odaro) .
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foggia della spina del fusto era poi studiata per meglio resistere alle
sollecitazioni in uno rl~i punti più delicati. L'estremità del puntale in
ferro che ricopriva una marra appare appiattita come nel caso di un
puntalc in bronzo di un' ancora del m edesimo tipo esistente nell'Antiquarium di T~rrasini o di una provc~niente dal relitto di Porticello (4).
Se foss~ possibile dimostrare con certezza il collegarn~nlo con il relitto
distante pochi metri, verrebbe documentato uno dci più tardi impieghi
di un'ancora di questo tipo. La presenza però sui f(mdali dell'insenatura
di altre ancore sicuramente non appartenenti al relitto bizantino (nn.
16; 23 ; 45 della piantina) induce ad accantonart' questa ipotesi, ch e
pur avrebbe potuto essere risolta con un ' analisi del legno. Resta aperta
la questione della d eterminazione del periodo dell' abbandono dell'uso
di questo tipo di ancora (5).
L' ubicazion e dci reperti consente di avanzare un'altra ipotesi, che
solo lo scavo del sito consentirà di w rilìcare: l' estremità dello scafo
volta verso il mart> aperto potrebbe essere la parte poppicra, con la
cambusa cd i connessi depositi di utc:nsili. In questa zona (n. 6 piantina) infalli si rinvengono spessi malloni refrattari , aderenti ad un fondo
di malta impastata con cocciopcslo e minuscole pietre micacee, pure
pr~senli in grossi blocchi tra il pietrame di zavorra. Potrebbe tra ttarsi
di parte del focone di bordo. L'abbond anza ncll<J zona di utensili in
ft'rro e di framm enti eli rnipienti di uso domt'stico potrebbe rappresentare un'ulteriore conferma. l vi sono stati recuperati uno spiedo (n.
35 piantina), una zappa bidente (n. 29 piantina), un puntcruolo,
un'accetta da caqwnliere (n. 30 piantina) (6), un mortai o in grani to
grigio (n. 9 pianliua) (fig. 7). Altri oggeui di ferro ricoperti da concrezioni si trovano ancora sotto la sabbia (nn. 30 c 38 piantina ) (7).
Non sono invece pochi i li'ammenti, sicuramente bizantini, relativi
a tegami, grandi catini, pentole· (nn. 26-4 1 piantina), pialli, teglie in
sig-illata chiara e scodelle (n. 14 d ella piantin a) che> sono stati recupcrati
o che si trovano ancora sc:polLi sul fondo.
Due frammenti di ciotole di diffàc·nte misura recano all'interno,
come d ecorazione, di\'crsi pezzetti di lava incastonati nell'argill a ancora
fresca. Tra gli oggetti maggiormente indicativi vanno ricordati alcuni
bacili in sigillata chiara « D » decorala a stampo, databili alla prima
metà del VI sec. (fig. 8). Cno con decorazione centrale a rami di
palma, disposti a raggiera; un altro con colomba, croce latina e volto
umano sovrastato da una stella o rosc>tta (fig. g). Altri pialli d ella
medesima class~ recano al centro decorazioni meno ela borale (cerchietti
concentrici , una colomba, una croce-) (8).
La tipologia d elle anfore è di particolare interesse (fig. 10) . An che
se i contenitori predominanti , talvolta ancora chiusi d a opcrcoli in
sughero, sono del tipo Rilc"y LRA r - Scorpan V 111 B - British Bii
(inv. nn. 22-25, con tracce di scrittura in rosso e nero e d ecorazioni in
bianco ; 27-29; 36-42; 63 ; 75) (g), non mancano !'rammenti di anfore
di foggia assai varia, non frequenti in Sicilia (fig. rr ) ( ro). Oltre alla
classica anfora bizantina dd tipo c.d. per olio (Riley LRA 2 - British
Bi - Scorpan V l l /\) (inv. nn . r6-2o; 55) (fig . r6 , al centro), sia con
solcaturc relle, che ondulate da metà corpo sino all ' altezza delle anse,
t68
(4) C. Eiscman, The Portù·ello Shipwreck: a
M edilrmmffltl Merchanl Vessel qf 4J.'i~18.5 a. C.,
Dissertation, Univ. of Pennsylvania 1979
Ann Arbor rg8r ), p. 6g. Cfr. G. Kapitaen,
art. cit., p. 4 1, fig. 7·
(5 ) Com 'è noto, l'im piego cldl'aw.:ura d i
lego con il n·ppo in piombo, almeno da l I V
sn. a.C., è documentabilt' fino al Il sec.
d.C., vt'd. P. A. Gianfro t ta, Ancore "romane».
.ll'uwi malrriali per lo .1tudio dei traffici marittimi,
in AfanAmAc XXXVI, 1glln, pp. 103-r 16,
in partic. p. 100. Esempi datati rclati\·i
all'utiliuazionc di ancort' di ferro, in G.
K apitat'n, ari. cit., p. 42. In un papiro del
III sec. d.C. (Pap. /,ond. III , 1 1G4J, un'imbarcazioni" c.I'Egitto è dotata di ancort' di
ferro c- eli ancort' di pietra.
1ti Cfr. G. Purpura, art. ril. a uula 2,
figg. 8 H e g.
(7) Per a naloghi strumenti ed un mortaio
sul relitto di Ya.~si Ada, v. G. f. Bass-H .F.
van Doorninck Pl alii, Yas.1Ì Ada. A Sermth-Cmlul)' Byzantint Shipwreck, Tt'Xa.\ A&:\if
university 1-'ress ~~ll2 , pp. 230 e ss c 289 c ss.
(H) Da segnalare, inol tre, una brocchetta
g ra fli ta (n. 17 piantina ) con rracTt' d i
riparazione antica cd una , in a rgilla rosata,
dipinta con fiamme verde lenuo contornatt'
di nero. Per un confronto, vd. H. Robinson,
The Atheuùm Agora. Pottery of lhe Ruman
Period, V , Princcton-Nt'w jt'rsey 1959, pl.
:r~ M 3tio.
(g) Cfr. C . Purpura, art. cit. a nota 2, p .
102, fig. 1 1 ; J. A. Rilcy, Coarse pntltry. I n
Lloyd, J. /\ . (ed. ), Ax~·avations al Sidi Khrebi.~hi, B~n gh azi (Berenice) Il , suppl. a LibyaAnt
5, 197fl, pp. 2 12 e s~ .
( 10) Per un pa nora ma dd le a nfore bizantine in I talia, si rinvia, da ultimo, a P.
Arthur, Amphorae and lht B..Jizarztine W orld, in
Rrdurrhr.\ .1ur les Amphores GrfCqurs, U.- Y.
Empcrcur- Y. Garla n edd. , suppl. XI II al
TIC/l, 1 gllo, pp. 655-60; Idem, Asprrt.1 rif
Byzantine t•:ronnmy: an Evaluation of Amphora
Evidencefrom l taly, in Rrr.hrrrhe.r .1ur la céramique
byzantùu, (V. Di-rodte-J. M. Spiescr cdd .),
suppl. XVIII al TIC/l 19B9, pp. 79-93, con
ahhondante bibliografia.
9
8
IO
non sono rari i frammenti di anfore tipo Scorpan III-I, in argilla scura
con inclusi micacci c lisciature esterne a stecca (inv. nn. I4; I.); 2I; go;
43;) (fig. I2, a sinistra). Que>lc anfore, come quelle del tipo British Bii
Scorpan VIII B, sono costant~mentc impeciate. Un numero non
elevato di frammenti appartiene al tipo Rilcy LRA 10 ~ Scorpan V O
(inv. nn. 3 I ; 44; 6o-62 ). Il collo di un'anfi>ra del tipo Scorpan II K
reca sull'ingubbiatura esterna segni a carboncino a forma di reticolo
(inv. n. 17; altri frammenti del medesimo tipo nn. 45; 56). Quest'anfora
era certamente priva d'impeciatura, presente invece in un'anfora dalle
anse bifidi ed apicatc in argilla rosa con .inclusi !avici (inv. n. 18; altro
frammento del medesimo tipo: n. 49) (fig. I2, al centro). Somiglianti
Fi~. 7 - Mortaio di pietra rinvenuto nella zona
del relitto bizantino.
Fig. 8 - Frammenti di bacili e piatti dal relttto
bizantino (Cefalù).
Fig. 9 - Framm. di terra sigillata cl1iara D.
decorata a stampo ( Antiquarium di /mera).
Fig. I o Anfore dal relitto hù:.antino (Antiguarium di lmera) .
13
II
Fig.
rìum
Fig.
rium
Fig.
rùun
mvece ad una produzione radia di età avanzata sono frammenti che
recano all'interno tracce di impeciatura (in v. nn. 50; 5 I ). Non mancano
reperti relati vi ad anfore dd tipo c.d. Jpatheion (Scorpan X V l S =- Rilcy
LRA 8) (inv. n. 52) ~~ di un tipo di possibile origine egea, già segnalato
a Napoli (fig. r 3, a destra) (inv. nn. 35 e 59) ( I I).
Sovente le an.lòre recano graffiti o iscrizioni. 11 nome ll<.'REUS si
riscontra t,'Taflìto sul collo di un'anfè>ra di possibile origine egea (inv. n.
:15) (fig. 14 A). ln inchiostro nero è invece un titufus su tre linee di
difficile lettura, tracciato sul collo di un'anfora dalle anse apicate (inv.
n. 51 ) (fig-g. I 4 e I 7, al centro). La parola D I MES (indicazione di
misura?) è g-raffita sul collo di un'anfora del tipo Riley T,RA 1 (fig-. 14 D).
lJO
Anfore dal relitto bizantino ( Antiquadì lmera) .
12
A rifare dal relitto bizantino (A ntiquadi Imera) .
13 - Anfora dal relitto bizantino ( Antiquadi l mera) .
1I
(I I ) P. Arthur, Naples, notes on the econorrry
of a dark age ciry, Paper.r in ltalian Arclteology,
IV, BAR, I984, pp. 247-259, p!. I6, I. Per
gli spatheia, vd. D. Manacorda, in Ostia I V,
Studi M i.rcellanei 23, R oma 1977 pp. ~ 1 1- ~~ r
e 28I e s.; G. Volpe, Canosa : due anfore
tardo -imperiali con iscrizioni, in VeteraChr 22,
1986, pp. ~n 6 c ss.
A)
D)
B)
Al
1\J t(_
E)
Su di un'altra anlòra di tipo non identificato (inv. n. 54) sono graffite
(fig. 14 C). La parte finale di una parola (. .. NFS)
le lettere: A
è tracciata sul collo di un anfora del tipo Scorpan III-I (fig. 14 B). Il
graffito latino VINU ( M ) SIIY ANI è infine tracciato su un'anfora d i
tipo non identificato (fig. ro a destra e fig. 14 F ).
Nel cumulo di pietrame che marca il sito del naufragio si riconoscono talvolta pietre di natura particolare: oltre a schegge micacee è
possibile ritrovare frammenti di granito rosa e f(>rse scarti di lavorazione
in marmo bianco. Distaccati dal tumulo in direzione sud, si trovano
sul fondo numerosi grossi ciottoli bianchi perfettamente levigati. Non
sembrano far parte della zarorra ma, in quanto estranei alla natura
dd luogo, potrebbero costituire i proiettili di una catapulta lanciasassi
dell'imbarcazione. A tale macchina bellica potrebbe infaui rikrirsi una
pietra forata (n. ro piantina) di forma tronco-conica, che presenta due
incavi a ..croce sulle opposte estremità. Potrebbe trattarsi di una delle
ghiere di ritegno delle molle di torsione di una catapulta lanciasassi
(fig. rs ) ( 12 ) .
e r...
102 Cat. - A sud-est del relitto bizantino giace capovolto e sqJOlto
dalla sabbia lo scalò di un veliero del XVII sec. (fig. 1 6). La parte
dissepolta dalle mareggiate è lunga una quindicina di metri ed appare
in cattive condizioni. Restano alcune ordinate cd il paramezzale.
Asportate dai marosi appaiono le tavole del fasciame e la chiglia. Sono
certamente relativi a questo scafo alcuni reperti che, in un'area delimitata, in parte si sovrappongono a IÌ'ammenti ceramici e bizantini. La
contiguità dci due scafi ha fatto sì che la parte estrema del giacimento
bizantino sia interessata da questo sconvolgimento. Alcune catene che
si estendono per il fondo c raggiungono la riva, il fusto di un' ancora,
un grosso bozzello di legno ed alcuni reperti ferrosi fortemente concrezionati sono relativi a questa più recente imbarcazione naufragata ( r3) .
F)
V IN V
Fig. 14 GraJJìti
( P. 1odaro) .
.HL
anjòre del relitto bizantino
(12) Cfr., ad es., E.W. Marsden, Greek
and Rnman Artillery, Historical De11elopment,
Oxford 1969, pp. 164 e ss.
I.'ec:c:essiva presenza di pietrame riscontrata nell'arca del g iacimento è evidentemente estranea alla zavorra ddl a nave. l.a
si potrebbe spiegare collegandola ad una
noti..:ia di G. M. Columba (l porti della
Sicilia, Roma H)o6, p. 69), secondo il quale
pare che agli inizi dd XVTTT secolo, <<quando era viceré di Sicilia Vittorio Emanuele
Filiberto, si sia ventilato il progetto di
costrui re qui un n1olo. Ma se questo seno
poteva offrire alle n a vi discreto riparo, esso
non era commercialmente utile, a causa
dell'altezza della riva>>. Il cumulo costituito
dal relitto clelia nave bizantina, disposto
perpendicolarmente alla costa, quasi a chiudere l'insenatura, potrebbe essere stato sfruttato per dare inizio alla gettata per il molo,
poi non po rtata a compimento. I materiali
rinvenuti in CJUest'area sono conservati in
parte nel Museo di Palermo, in parte
ndl' Antiquarium di l m era.
( 1 :)) Non è questa l'unica presenza contaminante nella zona, in quanto durante
l'ultima guerra, all'arrivo degli Americani
sono stati qui autoalTondati due barchini
esplosivi ( M'l'M ) di stanza a Cefalù, i cui
relitti sono stati poi p rogressivamente smembrati da parziali recuperi e dalle mareggiate.
'7'
Fig. 15 Ghiera di riùgrw in p~lra delle molle di
torsione di una catapulta (foto A. Purpura ) .
Fig. 1 fi Paramezza/e e madiere di un veliero del
XVII secolo (foto A. J>urpura ) .
J6
Il sito a settentrione dc:llo scafo del XVII sec. è caratterizzato da
un elevato numero di frammenti di piatti invctriati monocromi (fig.
I7). Oggi il colore di essi è grigio, dando l'illusione del peltro, ma in
origine era bianco sporco. In tre diverse misure (diametro cm 1 6,5,
19,5 e 23), hanno un umbonc centrale convesso per facilitare una
migliore presa. L'elevato numero di frammenti è riferibile a diverse
centinaia di piatti. Dai tre ai cinquecento pezzi erano rrrtamente
contenuti in più ceste o casse. ~: raro il rinvenimento di qualche piatto
siglato sul bordo in colore blu scuro. Si riscontrano div<:rse lrttere tra
due punti (.S.;.An. ;.C.) in qualche caso con scorrettczze ortografiche,
ad es., con lettere capovolte (una N, due CC, ecc. ) .
Sono rari i frammenti di ceramica di altro tipo: di una scodella
invetriata in giallo, di un bacino verde scuro c bruno, di un piatto con
invetriatura esterna dai riflessi argentei. È evidente che questi reperti
non dovevano far parte del carico, ma venivano utilizzati come oggetti
172
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ce n t 1m.
di uso quotidiano a bordo dell'imbarcazione naufragata. Pialli di questo
tipo dd X V 11 sec. sono stati ritrovati in Liguria ed è stata ipotizzata
un'origine siciliana, ma segnalando al contempo una fornace spagnola
(Manises), che ha restituito qualche piatto con sigle puntate identiche
a quelle ora ritrovate a Cefalù (.S. ) ( I4).
Fig-. 17
?iatti del XVll .1ewlo ( Cejì1lù).
I03 Cat. Nel lungomare di Cefalù, dinanzi all'Hotel Tourist,
tra gli scogli della riva sono stati rinvenuti dei frammenti fittili riferibili
ad età arcaica, ma non si può escludere una loro provenienza da
qualche stcrro cflettuato lungo il litorale.
I I Cat. ~el tratto di mare antistante i ruderi di un complesso
rurale romano interrato in località Settefrati-Trizzi i ruonna, oltre ai
frammenti di anfore romane di età repubblicana già segnalati, è stata
ritrovata in prossimità della riva la contromarra di un' ancora di medie
dimensioni. Nel medesimo luogo si riscontrano anche alcuni frammenti
di anfore grcco-italiche, di tegole, di mattoni, di dalia cd una grande
mola da frantoio.
Un centinaio di metri più al largo, alla profondit<i di circa quattro
metri , le mareggiate invernali hanno messo in evidenza dinanzi alla
punta di Trizzi i ruonna alcune travi !ignee e alcuni frammenti ceramici
( '4 ) (.2_.ucsti piatti sono ora conservati
presso l'A ntiquarium d i Imera. Vd. E.
R icca rdi , Ceramica da tavola per uso di bordo,
in Atti XV Corw. Intemaz. della ceramica,
Albisola 19B2, pp. 37-42.
1 73
relativi ad uno scalo naufragato forse in periodo medievale o moderno.
In questo sito sono stati ritrovati una brocchetta integra ed un piccolo
guttu.1 invetriato di colore arancio.
Solanto
r 04 Ca t.
In seguito ad una. segnalazione del nucleo sommozza.tori della Guardia di Finanza di Palermo f- stato identificato il relitto
di un'imbarcazione della fine d<'l XVlll- inizi del XIX sec., che trasportava tcrraglia smal tata di uso quotidiano (fig. r8 ).
Il cumulo del carico, di circa ven tisette metri di lunghezza c di
circa dicci metri di larghezza, si trova alla profondità di sci metri ed è
ricoperto da folta posidonia, su sabbia e fango, dinanzi al lido l'ondachcllo nella rada di Solanto. Un gran numero di pentole in varie misure,
tegami, padt>llt>, tt>glit> smaltate in ternamcnte in marrone, si rinviene
ancora impilato ( r5) . lJna lucerna smaltata in bianco ad allo piede faceva
forse parte della dotazione di bordo, come anche una piccola brocca.
Dal tumulo fuoriescono frammenti !ignei dH' !'onlermano la supposizione
dell'esistenza dello scafo sepolto. Tracce di bruciato sui legni c sulle
lerraglie inducono a credere che il naufragio del carico di terraglie locali,
esportato da uno dei centri costieri, produtlori nell'Ottocento di ceramica,
come ad esempio S. Stefano di Camastra, sia stato la conseguenza di un
incendio sviluppatosi a bordo, forse mentre l'imbarcazione era alla fonda
nella rada di Sol an to, so t t o la protezione del castello. In q ucst' epoca
l'adiacente tonnara era di proprietà regia. Il collo di uno spatheion, in
argilla arancio del V- V l sec. d.C., ed il puntuale di un'anf(>ra del tipo
«Africana grande» con tracce di resinatura all'interno, sono rept>rti intrusi
c forse n'lati vi alla frequentazione della rada ( 16) .
Cat.
Nei pressi dello scoglio Formica, ove sono ubicati
almeno altri due relitti già segnalati (nn. 20 e 21), sono stati rinvenuti
da subacquei palermitani i resti di un vascello del XVIII-XIX sec.
Alla profondità di quaranta metri a nord-ovest degli scogli emergenti
si rinvengono a lmeno einqut' !'annoni di ferro ed una grossa ancora
(fig. 19). Accanto a pezzi di dimensioni maggiori con cerchi di rinfùrzo
esistono cannoncini più piccoli, muniti di una forcella di supporto.
Un bozzello <~ numerosi frammenti di ceramica lasciano presumere
l'esistenza, probabilmente più in profondit;Ì e al di sotto di una spessa
coltre di st>dimenti, di parti più consistenti dello scafo.
105
ro6 Cat.
Due ceppi d 'ancora di piombo del tipo con cassetta
con perno fisso sono stati rinvenuti alla profondità di m 34 m un
declivio fangoso a sud-est di Capo Zallèrano ( q ) .
Pur essendo state ritrovate nei pressi altre ancore antiche (n. 27
Cat. ) sembra che la scoperta indichi questa volta qualcosa di più di
un semplice rinvenimento isolato e cioè si colleghi all'esistenza di un
giacimento omogeneo, segnalalo da cumuli di pietrame sul f(mdale.
Ciò sembra essere confermato dalla somigl ianza tra le dtH~ ancore.
1
74
( 15) Non si trovano, invece, tracce di
ancort> o di altri attrezzi nautici, ad eccc~ i onc dci frammenti concrezionati di una
piccola rate.na di ferro. Data la vicinanza
alla riva c la profondità assai scarsa, gli
oggetti di maggior valore potrebbero essere
stati agevolmente recuperati subito dopo
l'afTondarnenLo.
( 16) l materiali sono nmst'rvali nei magauini del Museo di Palermo.
( r 7) I ceppi sono custoditi nd Museo di
Palermo.
Fig . tll - Pentole e tegami da un relzllu dP
X VI!l-XIX w . da Casteldaccia ( Palermo..\f usto archeolo~ico ) .
Fig. 1 <} Solanlu, Smglio Formica. Ancora 'd un
cannone. ['n ucondo cannm1r in alto a smistra
(joto N . Ciulfrida) .
J8
107 Cat. Notizia del rinvenimento di piatti a vernice nera.
Località Capo Zafferano, oltre m 20 di profondità . lm·dito.
Mondello
108 Cat. - Notizia del rinvenimento di frammenti ceramici di
età ellenistica e mr.diocvale, insieme a resti ligrwi , dissabbiati da mareggiate nei pressi dello stabilimento balneare. - 2m . Museo di Pakrmo.
Isola delle Femmine
109 Cat. Antico stabilimento per la lavorazione del pesce di
età ellenistica, romana f" tardo-romana, ubicato sul versante orientale
1 75
dell'isolotto. Visibili i resti di oltre sette vascht>
un'antica costruzione d~ .
~""
diversi muretti di
11 Gal. - .Banchina portuali' scrnisommersa e strutture murarie
eli un insedianwnlo antico eli età •·omana, tardo romana e medievale,
svolgt>nle attività connesse co11 il mare in località Torre ~l olinazzo
Punta Rais. Forse resti di vasche rwr la lavorazione del pesce- {Ig).
'l àrasini
1 10 Cat.- Ceppo d'ancora in piombo imenzionalmente arcuato
m 1,35 . Casst>tla con perno di ritegno al lusto. Località Torre
Molinazzo. i\ntiquarium eli Terrasini (fig. 20).
( l.
Scopello
111 Cat.
Notizia dt>ll'esislenza eli un relitto romano eli età
repubblicana in località Guiclaloca. a m 10 di profondità. Inedito. È
segnalato inoltre nella rrH~desima località un giacimento eli colonne di
pietra rossa.
1 1\.1 Ca t. · Frarnmemi eli anfore « a carota» eli tradizione punica
(Il-T sec. a.C. ) (n. 20 Cat., fig. 5) a bassa profondità in località Scoglio
Fungia, dinanzi ad un piccolo insediamento antico di carattere marinaro, dotalo di fornace .
.'•). Vito lo Capo
13 Cat.
Nel g111gno del rg88 la Guardia di Finanza eli S.
Vito indi,·iclua\·a dinanzi alla propria staziorw sul lungoma re, a circa
un centinaio òi nwtri dalla riva ed alla pro1(mdità eli tre metri c
mezzo. alcuni n·perti ferrosi che fuoriusci,·ano dalla sabbia del fondo.
Il rccupcro, disposto eli concerto con la Soprintendenza, rivelava i
resti dd naufragio di una o più imbarcazioni del l.)OO, ricolme di
armi. Vf'nivano infatti rccupcrati un grosso cannone di krro (lungh.
cm 225; diam. cm \.17-36 ; diarn . inl. bocca cm 1o' , ancora chiuso
dall' opercolo di sughero utilizzato per proteggere in na vigazione l'arma dalle intemperie (fig. 2 r ) (20), ed undici pctricr<' da mascolo
(lungh. cm 130 ; diarn. est. cm 1,1; cliam. int. bocca cm 7), dotate di
forcella, sei cerc hi in krro e-d impugnatura per il brandeggio (fig.
'2'2' 21 . Appart engono al tipo S\\·1-6, sn·oudo una tipologia proposta
di recente 122 1. Otto eli esse presentavano il mascolo inserito c bloccato
dai cunei.
Venivano anche recuperati cinqu!' mascali, tutti del tipo CHI ,
appartenenti alle nwdesime armi 123 ), oltre a cinque archibugi (lungh.
oltrc m 1,20 1, uno spaclino spezzato lungh. m I ) con elsa in argt·nto
rafligurante un pf'gaso a sbalzo (fig. 23), un pugnale con f(><kro, una
grossa concrezione inglobante lll.trnnose palle eli ferro (diam. nn R,5 ),
originariamente contenute in un barile o bugliolo (fig. 24), del quale
I
( 18'1 Cfr. (;. Purpura, Pesca e stabilimmti
antichi per la lavora<;ionf rM jle\u in Siàlia: II Ilola delle Femmine ( Paler11111), l'unta M nlinauo
( Punta Rais) , Tmmara deL Cofano ( Trapani ),
S ..Yicola ( Favignana ), in SicA, 57·5B, 1985,
pp. ,')9-llG, in partic. 62 c ss.
( 19) G. Purpura, art. cii. alla nola precedente, pp. {ìll- 75·
l 2o1 Tn dt>posilo lt'rnporaneo presso la
ca$t'rrna Jella Guardia di Finanza di Trapan i.
21 , Questi u ltimi oggt'lti sono custoditi
nel Baglio Ànst'lmi a Marsala.
(22) I. Smith , Towrmf a new tipology jor
wrougltt iron ord71anct, in l]JI/A 1 7, 19H8,
pp. ;,- 16.
123 S ul relitto di l\1alamorco t- stata
rim·t'nuta una petriera del tipo SW '.l-5; il
maseolo è del medesimo ti po (CH 1) presente ~ San Vito, cfr. A. e P. Molino, A.
Socal. E. Turchetto, 1'. Zarwlli, Il relillo del
retro. Rtla;:;innP jmlimùwre, in Archeologia Subacquea g, cii., pp. 179-191 , in partic p. 186.
l't>r ultt'riori confronti, vd. t-..f. Gurrou1, E.
Rieth, J .-.\1. Gasscnd, R. Liou , Le navire
,t!,lnnis rle Villifranche. Un naufra~e de 15 di?
Archaeonaufi[a g, 19B9, pp. 1 e ss.
Fig. ·2o C'eppo di piombo da Torre Mnlina;;:.:o
( .~ J ntiquarium di 7 mwini).
Fig. 21 l ·n tappo di sughero chiude la borrn del
cannone recuperato a S. Vito ( 'lrapani, carerma
della (;d F) .
Fig. 22 Petriere da rrWitl!lo dal relitto del Xl'!
sa . di S. l 'itn ( .\farsa/a . Baglio Amelmi).
n:stavano evidenti le tracce delle doghe !ignee. Palle di ferro di varia
misura sono state rccuperate isolatam!'nte o appaiono ('Oncrezionatc
ad altri oggetti. Alcune (diam. cm 10) costituivano le munizioni del
g rosso cannone, altrc le palle delle pt>triere (diarn. cm 7), altre ancora
le pallottole (diarn. cm 4,5) degli archibugi. Tn piombo erano invc('e i
proiettili (diam. cm :),S) di armi di minore calibro. Una palla incatenata era evidentemente utilizzata per distruggere le manovre e la
vclatura delle imbarcazioni avversarie. Dello scafo sommerso veniva
individuato il paramczzale, lungo oltre otto metri e htrgo cm 8o, cd
una ('erniera di ferro ruotante intorno ad un perno. Potrebbe trattarsi
di un agugliotto, fissato sul dritto di poppa, c delle bande di ferro
(lungh. cm 115) , poggianti sulla miccia del timone ( ~1).
In seguito al rinvenimento di tu tti questi ogge tti, che apparivano
databili alla prima metà del 1 soo, tentavo di rintracciare la notizia di
qualc he episodio che avrebbe potuto giustifi('are la presenza di questo
giacimento nei pressi dd celchrt> santuario-fortt>zza di S. Vito, nwta di
devoti pdlt:grinaggi e venerato luogo di cui to.
Una lettera di Carlo V al viceré di Sicilia, il conte di Monteleone,
redatta a Granad a il ~o giugno del 1526 e registrata in Palermo il r6
novembre dello stesso anno, offre qualche inf(>rmazione utile per spiegare la vicenda (25). Sembra infatti che agli ini zi del 1500 il Santuario
e i suoi dintorni siano stati soggetti a ripetute incursioni barbaresche.
Nel 152li in particolare, diverse galeotte moresche approdate su l litorale
riuscivano a ripartire, dopo aver saccheggiato il santuario, nonostante
k difese della chiesa lossero già state rinforzate in seguito ;:td un
precedente attacco.
La prima incursione sembra sia stata determinata dall'occasionalc
naufragio di una ciu rma di mori e conclusasi con la cattura dei naufraghi, asserragliati nel santuario. Tn seguito a ci lÌ, con parte del
ricavato della vendita dei prigionieri, le porte abbattute della chiesa
erano state ripristinate, rinforzandolt' con ferro.
Anche la seconda incursione di poco anteriore al giugno del I s~6
non ebbe successo, poich(~ le navi predatrici furono respint(' sul litorale
da un vento, ben noto a chi cerca di allontanarsi a vela, in condizioni
avverse, dall'approdo di S. Vito. l .a partenza afhettata era stata
determinata infatti dal sopraggiungere del presidio di Monte S. G iuliano, l'attuale Eril'e, al quale era stato segnalato il pericolo. Anche
qut>sta volta i naufraghi, stretti dal mare avverso c dal sopraggiungente
esercito non ebbero al tro scampo che fuggire lungo la spiaggia sino ad
una antica torre, incautamente ab bandonata non dd tutto diruta, ed
ivi asserragliarsi (26).
Ma a nulla valse la resistenza olft>rta, poiché dopo hrevc tempo
anche costoro furo no catturati. Prendendo spunto dal ripetersi dcll 'cpi~odio che rivela l'inadeguatezza delle misure apprestate a difesa del
santuario, il conte d i ~1ontel eone sollecitava l'intervento diretto del re.
Con il provvedimento d el 30 g iugno 1526 Carlo V disponeva pertanto
la vendita dei prigionieri come schiavi e la rad icale ristruttura,ione
del santuario a mò eli fortezza, a utorizzando l'impiego di altre somme
necessarie, eccedenti il ricavato della vendita degli schiavi .
Fig. 23 l'e~aso a sbalzo sull'elsa ddlo ·'/'•
dal relitto del XVI sec. dr S. Vito ( M m
Baglio Anse/mi) .
(l! 1) Come sostegno per g li archi
poi rt>bbe essere stata usata qualch e
munita eli appoggio, ma non si ries
ricunosccrnc traccia tra i numerosi arnr
concrezionati senza l'ausi lio di radiogr
I reperti, perallro, sono sta ti a l•
nt!positati nel Baglio Ansdmi eli Ma
senza essen: sottoposti ad alcun tip
rrattarnento.
(l!_') ) E. Battaglia, Il sanl11ario di S.
Martire in S. Vito /,o Capn ( Trapani), Tr<.
l ~)7), pp. 24·26.
( 26 ) Era qut>sta una torre cilino
quattroct>ntesca, costruita nd porto e
più utilizzata, in quanto non coll t!gat
un ampio circuito di avvistamento css
ostacolata thtl l'altt>zza del Capo S. ·
Cfr. E. Battaglia, op. cit., p. 24. L'cpi
del 1511fi non è esattamente riff'rito d
Adragna, S. Vito Lo Capo, in Trapm
1!)5!) p. 17- Vd. anche, F. M aurici, Lt
dz guardia dtllr cm·te . .~iciliane al princip.
'/fiJO, in BCASic, V J-V III , r, '985-'87, 1
Questa vicenda, oltre a spiegare l'esistenza, singolare nel trapanese,
di un luogo di culto strutturato come una vera fortezza, con scarpa,
caditoi e torrette angolari, chiarisce forse la presenza dt>llc armi lungo
la vicina spiaggia. Non è facile stabilire a quale delle due incursioni
ricordate sia collegato il sito recentemente scoperto, ma è comunque
molto probabile che le vicende menzionate, svoltesi a breve distanza di
tempo l' una dell 'altra, abbiano dato luogo ad un giacimento assai
esteso.
Anche sulla scorta di tali considerazioni elkttuavo alcune im mersioni nella zona del relitto ch e risultava totalmente insabbiato.
In breve tempo, tuttavia, con l'ausilio di un r11cvatore di metalli
si registrava la presenza, a poca distanza l' uno dall'altro, di due rimi
di tercios spagnoli, che apparivano conservati in ottime condizioni.
Restava infatti in questi cabasset traccia della calotta di cuoio interna,
che serviva ad ammortizzare gli urti, ed i guanciali, a forma di ali di
drago, ripiegati in entrambi con cura all 'interno (fig. 25) (27) .
Nel corso di successivi sopralluoghi finalmente veniva rintracciato
il sito del naufragio di una imbarcazione cinquecentesca colma di
reperti ferrosi.
Il numero e la mole dei reperti erano tali da indurrr a differirne
il rilevamento ed il recupero, ad eccezione di due palle, una in krro,
l'altra in granito grigio, il cui diametro (cm ~w ) appariva superiore al
calibro dell'armamento fino ad allora rinvenuto. Venivano recuperatc,
inoltre, d ue forcelle di sostegno di colubrine, a prima vista per przzi di
differen te calibro, forse relative a petriere in precedenza recuperatt',
insieme a due concn::zioni ferrose.
Anche se i reperti depositati nel Baglio Anselmi, a M arsa! a, appaiono assai eterogenei c nessuno di essi, per quanto finora si intuisca
sotto la spessa coltre di concrezioni, sia attribuibile con certezza ai
barbareschi, appare probabile che essi, essendo databili alla prima metà
del 1 soo, come confermano i minuti frammenti ceramici rinvenuti,
siano connessi proprio alle vicende descritte che interessarono in quell'età la baia c furono determinanti per la costituzione del paese di S.
Vito e la trasformazione del santuario in f(>rtezza.
Fi g. 2 11 Palle di ferro con/mute in 1111 ba1ile
o bugliolo dal relitto dd XVI sec. di S. Vtlo
( Marsala. Baglio Amelmi) .
Fig. 2rl
Lo Capo.
-
Elmi del X VI .ruolo da S. Vito
27 ,\ . Petcrson, Arms and Armor in
Colonia/ America, H a rrisburg f()!j6, pp.
II I-I I3- TI metal-deteclor è stato gentilmente messo a dispusi:lione da M. Vincig uerra l della « l'oscid on » d i P alermo ),
che riugrazio.
179
;\ella mcd<'sima zona, in pros:;imità elci mate"riali cinquecenteschi si (: constatata la presenza di frammenti eli un'anfora ~ reca
arcaica, di un ' anfora romana d'età repubblicana, di ceramica bizantina c ntcditTalc. prubabilmcntc collc~ati alle atti,·itù di un
anti co ab itato, noto dalle fonti ma non ancora esatta m en te local izzato · 2B .
1 14 Cal.
\'asche di uno stabilimento antico per la la\·oral.ioiH'
del pesce di <'tà pu11i('a e romana. Localitù Tonnara dd Colano I2C) .
Cat.
:\otizia del rimTnimcnto di quattro monete romane
sul f(l!lclo di una cala nei pressi della torre di S. Cionlllni del Cofano,
a scarsa profo ndità. Fine del l s<'c. a.C. - prima età ll cl\·ia.
li ;)
2( )
J>mluoltllt' ton H,~lr r marrhi 111 cannodi lnon::.u ( Fm•ignnna. Pnla::wa /•fono) ( l•ì,.
lo . l l . J 'mngunra) .
Fig .
li/'
1 16 Ca t.
:\otizia r non controllata r del rinH·nimcnto eli alcuni
colli d ' anfora, d'ctit non meglio prPcisata, e di resti lip;nci ndk acque
di Cornino cfr. Giornale di Sicilia dd 27 H I~)H~) .
Fal'i,f!,nana
7 1 Cat.
.\!cune ,-aschc di uno stal>ilinlt'llto antico per la la,·ora.cione del pesce in località S. '\icola prl'sso le quali ~i è no tata 1<1
prl'senza di .1uspensurae per riscaldamento udk !as i eli hl\·orazio nc.
Adiacenti ambienti sca,·ati nel tufo nano adibiti forse a ,.i,·aio in un'ctit
fìnora non meglio precisa bile : 30 ..
117 Cat.
~ o tizia d<'l rimTnimcnto eli un c;mnmH' di bronzo
(lungh. m '.!,_1.~; diam. int. ho('('a ('111 (i • in loca lità l .ido Burro tH'. ~:
probabile che il rimTnim<'nto si ('ollcghi acl un relitto con altri ('annont
sepolto sotto la sabbia. Palazziti<1 fl orio • fìgg. •26 c '27 .
Fi l?;. 27
Parlir. dd/a houa dd rfllll/0/lf della
.fig. fnrmlmlr (juto .Il. J'wri~llfl ra J.
.\Irma/a
1 rH Cat.
:\'o tizi a del rtll\Tlltlll<'tllo di uno scafo. fo rse di ct;Ì
mcdioe,·ale o mode rna , ad una quarantina eli metri dalla costa <HTidentak dcii'I,ola Grande, a m eno eli due mctri di prolclltdità fig .
281. Lungo poco pi\t di di('iasst>tte metri c largo quattro. Sl' lllhra che
esso presenti 111ta tn·ntina di costole- fi ssa te alla ('higlia alla distanza
media di cm '2) l'una dctll'altra. Una conctTzion!' IIH'tallica è in
<'\'idcnza ad un'es tremi tà dello scale> •( :rr. Giornale eli Sicilia elc-I
2/ rr j igHH ì.
Hb Cat.
~ e lla
zona del relitto di t'là normann a l XII sec. ) sono
state ('!Jndottc cli,·crse campagne di S('a\·o , ma purtroppo finora c·ssc
non hanno dato lu ogo alla pubblicazione eli alcun resoconto sci<'ntifil'u.
Ritard o ancor più inquietante, se lo si confronta all ' itnportan~:a (ki
reperti rimTnuti • lig. 29 ed alla sollecitudine con la quale l'Oll meui
di fortuna ('i si na sf(Jrzati di darne prcliminamH·nte noti.ci a 3 1 .
Jflo
2H .-\ conc-lusione d i qucslc prelimina ri
ind agini si pron·dn·a a l lola le insahbialllt'lllo dt'll'arca per prni <'RR~' d a . in a llt'sa
d i pott'r i111raprt'nderc un'adeguata r ampa·
g n a di 1:1\·onl, dopo a ver vis lo a \'\·iato a
soluzione il problt-m a della consnvazionc c
del tT<,tauro drl malcria lt' g-iit r t'cnpt' r alo .
2()
G. Purpura. ari. cii. a no la 1H,
pp. l"l -81.
30 C fr. G. Purpura, art. cit. il nola i!\.
pp. H1 e ss.
:l' G. Purpura. l 'n re/ilio di t/n 1101'11lflllll/l
n .\lana/a. iu .~ldteologia Suhacqum :!, suppl.
al n. 29 del Ilda 1 t)H~. pp. l'lC)-t3G. lnsiem<'
:z8
r 19 Cat.
~ unHTose anfore sequestrate cd Llll cratere in tnracotta giallastra d ' epoca moderna sono stati d epositati a Raglio .\ nsdmi
a Marsala. I.c diverse prm-cnienze non sono prccisahili c ci si limita a
segnalare' qualche contf'ni torc insolito cmne un'anfora a bariletto d ì·.
11. 6o cat. 1 • un frammento di un·anlora punica dd \ "1 sec. a .C. , alcuni
esempl ari r·omani , tardo romani. bizanti11i (' mcdioc' <di, che non si
rimTn gono di l"rcqucntc in Sicilia. Desta una certa curiosit à 1111a , ·inaria
italica del I st'L a.C. , dclilwratamcntc c ripctutamcntt' l(>r<lla per
un 'ut ilizzaziont' non fa cilmente intuibile.
Fig . ~H
Hl'lil/o 11<'1 /11<'111 tld/" l mlri !.unga.
.\ /nrwla !.fitto N . . llat:JJnJ.
l' i~ . 2<)
SJIIIIII JIJ /"{/11/1' (01/ {.\{l/::./{/1/{ j,fl/1111({{
tl11l tthlln di e/rì 11011111/lllltl ( .\lana/a. H11glw
. lmrlmi l .
Jfazam rlfl Vallo
r 2 0 Cat.
Frammenti ceramici di Yana rt?t dinanzi all' Hotel
Tl opps a Mazara. Ln ane ll o di piombo, parte di una piccola manna,
resti !ig nei e fra mmenti di anfore bi;,an ti nc e m edion·ali a m '2 di
profoncl i Là.
1 2 1 Cat.
:'\otizi a del rin\'enimcnto di due cannon i di b ronzo a
circa 300 m etri dalla costa e a m 6 di profo11dit;Ì, nei prt'ssi di \l azara .
Un cannone l lungh. 111 1 , 70, cliam . bocca Clll 22 1 è ~tato n·nrJKrato
con la collaborazione della Capitane-ria eli Porto di \la zara C:lì·.
Giornak di Sicilia, crona ca di Trapani. de l 22/B/ 1989).
12 2 Cat.
l\ulllcrosi frammenti cnamici di varia e tà sono stau
consegnaLi a Ra g lio Ansdmi, indi cando la pro\-cnicnza da una zona a
bassa profondi tà nei pn·ssi d i Capo Feto. :\[a;,ara. Si tratta eli !i·am mcnti etcrogt>IICi di anrort' puniche dt>l tipo \[aùà D , grcco-ital iciH',
vinaric italiche- c bizantine ~ o11 mancano li·ammcnti d i pi<~tti del J()oo.
Un grosso perno cii bro nzo era utilizza to di solito per connettere le
travi dell a chig lia.
a d :Jn cn iT d i \ aria c p nca, .u·ca nl o a l relitto
i· 'l<lto p oi ri m cnu\<1 1111 senmdn scafi). più
JHrrolo . Pot re h lw t r .11 t.ll·, j d 1 1111 ljlll ih.
un "im ha iTat.ionc :1 rimorchio. Tra i nume·
ro~ i ~'«'J H Tt i tncri t<\. d o po on n(t i ,-ari a nni
dall a ' <'"Jll"ll a. d i c"CIT m n11.io n ata u n a
' i tula in ra m e r ima, la i n nl iLt con un" i,rri·
/. Ì O IH' i,Ja m ira int orno a li" orlo
fi g. ·2~ ) 1.
3•
FiK. 30
CajJitello corir1;:io rla Caf)(} Granitola
( Selinunte) .
FiK. 3 1
Capitelli iunià da CajJo Granitola
( Selinunte) .
Fig. 32 Abaco in marmo bianco rla Capo Granitola ( Selinunte ) .
123 Cat.
Un capitello corinzio (fig. 30), due ionici (fig. 31 ) tre
basi di colonne in marmo bianco (fig. 32) sono stati rccuperati a bassa
profondità in prossimità della costa tra Capo Granitola c Tre Fontane.
Probabilmente si tratta di una importazione asiatica in inoltrata età
imperiale. TI marmo è all ' apparenza assai simile a quello del carico
naufragato in località Triscina (n. 8g Ca t. ) c riconosciuto proveniente
da una cava dell'Isola del Mar di Marmara. Lo stato di corrosione dei
reperti indica che essi, ricoperti dalla sabbia, sono stati in alcuni periodi
occasionalmente dissepolti. Non è escluso che altri resti del naufragio,
profondamente insabbiati, si trovino ancora in situ.
Fig. :i3 Cannone mfmo del XVIII-XIX secolo
da Capo Granitola ( Selinunte,
Raglio
Florio) .
stati
Due
1go;
(fig.
121 Cat.
Quattro cannoni in ferro del XVIII-XIX sec. sono
recupcrati in località Pozzitello, Tre Fontane, a bassa profondità.
sono depositati a Baglio Anselmi a Marsala lungh. cm ~~5 e
diam . bocca cm 18 e 15); gli altri due, identici, a Selinunte
~3 ) ·
Nella zona era stata rin vt>nuta in precedenza una testa di argano
di un veliero e frammenti di lamina di rame, utilizzata per rivestire
gli scafi. Un con te n i tore cilindrico pieno di carbone, rimasto in situ,
potrebbe essere stato una stufa o cucina di bordo. 11 6 gennaio 1804
una imbarcazioJJc' clelia Marina britannica (Ravt'n ), armata di diciollo cannoni, al comando del capitano Spelman Swaine, naufragò
in questa zona (:{:.! ) .
Selinunle
125 Cal. - Un collo d'anfora spagnola di forma Dressel 7-1 1 del
I sec. d.C. è stato rinvenuto, appena dissepolto, a m 2 di profondità,
insieme ad una curiosa concrezione ferrosa, in località Triscina.
La recentr pubblicazione di reperti analoghi, ritrovati in Francia
ed interpretati come cerchion i di ferro di botti romane (:13), autorizza
a presentare, con tutte le cautele del caso, la singolare concrezione,
che potrebbe essere considerata come un cerchione schiacciato di una
bolle del diametro di un'ottantina di centimetri, che conserva ancora
per un tratto la curvatura origin ale (larg. mm ~2-34; spcss. mm 4).
I 26 Ca t. La lorma di due pit>trc infisse nel santuario della
Malophoro.l, dinanzi al tempio di <:,eus M eilichios induce a supporre si
tratti di ceppi d 'ancora di età arcaica, forse riutilizzati in deposizioni
votive (lì g. 34) (34).
127 Cal.- Parte di un ceppo di ancora in pietra calcarea (lungh.
cm 47), spezzato a metà, è stata recuperata nel porto orientale di
Selinunte, in prossimità della riva. Magazzini ddla Soprintendenza a
Selinunte.
(32) B. Laird C lowcs, The Roya/ navy. A
llistory, V, 1900, p. 519·
33 D. Colls, R. Etienne, F. Mayt>t, nu
lonneaux dans l'ipave Port-Vendres 111?, Nav11es
el commerar d'la Miditerranle untique, flommage
à ]ean Rougl, in Cuhier.\ d'histoire XXXIII,
1988, pp. 309-3•9·
31 L 'utilizza.tiont> eli ancore di questo
tipo come dediche votive è documentata in
numerosi santuari marittimi ddla Magna
Grecia e della Grecia, vd. P.A. Gianfrolta,
Le a11core votive di Sostrato di Egina e di Faillo
di Crotone, in PP go, 1975, pp. 311-318;
Idem, in l]NA 6, 1977, pp. 285-292.
Fig. ~H Ceppi rl'rmmm in pietra nel santuario
della M alophoros a Stlinunte.
128) Cat.
Un' ancora in ferro e cinque ceppi m piombo, uno
decoralo con quattro as trag ali in rilievo, un'altro con una iscrizione di
non facile lettura, sono stati consegnali alla Soprintendenza a Sclinunte.
Per lutti questi reperti è indicata la generica provenienza Mazara-Marsala (35).
Ottobre
1 g8g
(35) Per il motivo degli astragali sui
ceppi d i pio mbo, vd . da ultimo F. Qucyrcl,
Le motif des quatre ossdets .fi~urés su.r dn jas
d' anrrr antiqueJ, i n A rclweonautica 7, 1 98 7,
pp. 207-21 2.
(Le foto senza alruna indicazione s'intendo no realizzate dall'Autore).