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Nuovi dati di scavo ed epigrafici sulle manifatture tardo-repubblicane di anfore commerciali del versante ionico calabrese gravitanti sul Golfo di Squillace (CZ)
Margherita Corrado
Studi recenti dimostrano il coinvolgimento a pieno titolo di una
gens Lusia nelle attività manifatturiere della parte centro-settentrionale del Bruzio ionico tardo-repubblicano, in relazione alla fabbricazione di anfore da trasporto e di laterizi (tabelle 1 e 2) distribuiti, pare,
quasi soltanto su scala micro-regionale1 (fig. 1). Tra le anfore figurano
senz’altro anche le Dressel 1, che in
passato si credevano votate esclusivamente alla commercializzazione
del vino prodotto lungo il versante
tirrenico della Penisola, ed ivi realizzate, spettando alle Lamboglia 2
la distribuzione di quello del versante adriatico2.
Nel merito, esemplari di Dressel 1B a marchio LVSI sono usciti
dalla fornace annessa alla villa scoperta in località Basilicata di Cropani
(Cz) (fig. 2.1); altri, con anse bifide
(Dressel 2-4) o invece a bastone
(Dressel 1 o Lamboglia 2), accomunati dal bollo ‘doppio’ N LVSI
MEDICI / CALAMAN, sono stati rin- Fig. 1. Calabria ionica centro-settentrionale, con indicazione dei siti citati nel testo.
venuti nel golfo di Fos, a Taranto e
più di recente a Cirò Marina (Kr),
nell’area dell’Apollonion di Punta Alice (fig. 2.2), e a Crotone-Capo Colonna. Qui Numerius è certo un membro della
medesima stirpe e Calamanus un suo dipendente, forse lo stesso associato al Lucius Lusius che bolla laterizi con i
marchi L·LVSI PETELIN e KAL/KALAM o CALAM ed è associato ad Epidius su certe Dressel 2-4 da Copia, a documentare le esitazioni e i progressi compiuti sulla via della traslitterazione in caratteri latini di un nome greco di origine servile e quella invece già completa di un gentilizio dai precedenti illustri3.
Tra i maggiori produttori delle anfore greco-italiche ‘tarde’, da cui deriverebbero la Dressel 1 e la Lamboglia 24
va infatti annoverato quel Trebios Loisios di presunta origine campana le cui fabbriche, in funzione al più presto dal
tramonto del III secolo a.C., pare fossero ubicate sia a nord sia, almeno in parte, a sud del Sele: in Calabria o Sicilia.
* Il contributo è stato presentato in forma di poster al XVII Congresso Internazionale di Archeologia Classica, Roma 22-26 settembre 2008, sul tema “Incontri tra Culture nel Mondo Mediterraneo Antico”.
1
AISA, CORRADO, DE VINGO 2001.
2
PANELLA 1998: 535-536.
3
AISA, CORRADO, DE VINGO 2001.
4
PANELLA 1998: 544.
www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2009-138.pdf
Margherita Corrado ● Nuovi dati di scavo ed epigrafici sulle manifatture tardo-repubblicane di anfore commerciali del versante ionico calabrese gravitanti sul
Golfo di Squillace (CZ)
Fig. 2.2. Bollo N LVSI MEDIC CALAMAN
su ansa di Dressel 2-4 da Cirò Marina (Kr) –
loc. Punta Alice. Scala 1:1 (foto M. Corrado).
A distanza di circa un secolo, ricorrendo il gentilizio Lusius su anfore e
laterizi, si potrebbe dedurne la permanenza, nel Bruzio, dei successori
di costui, presenti forse fin oltre le soglie dell’età augustea, e coinvolgere anche il versante ionico, dov’era già adombrata dal presunto rapporto con il Trebio Perkennio dei mattoni di Tiriolo (Cz)5.
L’onomastica dissimula ma non impedisce di cogliere la probabile origine italica di domini e servi: verosimilmente tutti di stirpe brettia, i
secondi hanno nomi greci a causa della profonda ellenizzazione della loro società mentre i maggiorenti conservano nomi di matrice osca, traslitterati, ove occorra, in caratteri greci o latini6.
Fig. 2.1. Orli di Dressel 1A bollate, da Cropani (Cz) – loc. Basilicata (da AISA, CORRADO, DE VINGO 2001).
Tabella 1.
Anfore
Dressel 1, var. B (da Cropani-Basilicata)
Dressel 2-4 (da Taranto)
Dressel 2-4 (da Taranto)
Dressel 2-4 (dallo scavo delle colmate nell’Apollonion di Cirò M.-Punta Alice)
Contenitore con anse a bastone (da Cirò M.-Punta Alice - raccolta di superficie nell’Apollonion)
Dressel 2-4 (da Copia)
Tabella 2.
Laterizi
Tegola - da Cirò M. (Punta Alice - raccolta di superficie
nell’Apollonion)
Tegola (collezione privata Siciliani)
Tegole piane (da Torretta di Crucoli-Stazione ferroviaria tomba a cappuccina)
Tegola piana (da Torretta di Crucoli-Stazione ferroviaria tomba a cappuccina; collezione privata)
Tegola piana (da Cariati - Serre Boscose - raccolta di superficie)
Tubulo (fistula aquaria? - da Cariati - S. Maria - raccolta di
superficie nel sito di una villa)
Lettura
M. Corrado
L. Viola
L. Viola
M. Corrado
P. Orsi
Bollo
LVSI
CALAMAN / N. LVSI. MEDIQ
CALAM[--] / LVSI. L. V[---]
CALAMAN / N LVSI MEDIC
CALAMANT / LVSI MEDICI
C. Panella
CALAMAN / EPIDI
Lettura
P. Orsi
Bollo
KAL (con L uncinata)
P. Orsi
KAL
+
LVSI PETELN
(con ETE ed IN in nesso)
CALAM + L LVSI PEL
C. Sabbione
E. Palopoli
KALAM
A. Taliano Grasso
KALAM
A. Taliano Grasso
[-----]
+
LVSI P[---]
Un bollo CALAM che la grafia con duplice nesso (di AL e AM) potrebbe distinguere dal Calamanus legato alla
gens Lusia, allude invece ad un dipendente di quel Numerius Scaptius che, coinvolto in attività manifatturiere e
commerciali di più ampio respiro, era forse imparentato con il banchiere Marcus Scaptius dell’epistolario
ciceroniano7. La coppia, mediante i marchi distinti del dominus e del servus, apposti ciascuno su un’ansa, bolla ben
quattro tipi di anfore, non tutte da vino8: Dressel 1B; Lamboglia 2/Dressel 6A; ovoide ‘di Brindisi’; contenitore con
orlo sagomato e anse a nastro costolato. Alcune di esse raggiunsero sporadicamente anche il Tirreno (Ischia, Roma,
5
VANDERMERSCH 1994: 168-169.
Una nota serie di mattoni fabbricati da una manifattura pubblica di Petelia nel II secolo a.C. reca in caratteri greci i nomi di due
magistrati locali di chiara ascendenza osca: cfr. PAOLETTI 1994: 530-531, nota 225.
7
CICERO, Ad Atticum V, 21 e VI, 1,2,3. Nel negotiator Lucius Gavius, agente e socio della banca degli Scapiti, impegnata nella
gestione dei capitali di Bruto e di altri senatori in Oriente, P. Baldacci (BALDACCI 1972: 117-120) suggerì di riconoscere l’omonimo
personaggio citato in un’iscrizione onoraria datata all’inizio del I secolo a.C. riutilizzata nella confornicatio sud del teatro di Scolacium, colonia maritima del 123-122 a.C. dove Caio Gracco volle inviare come coloni, alla stregua di Taranto, i membri di gruppi
con notevole forza economica.
8
Sulla scia di SANGINETO (1992: 190), il tipo con anse nastriformi, già attestato a Copia, si suppone destinato al trasporto di salse
di pesce. Il garum ivi prodotto è ricordato da Plinio (N.H. XXXI, 94) come uno dei più pregiati.
6
2
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Tabella 3.
Anfore
Lamboglia 2 / Dressel 6, var. A (da Torretta di Crucoli - collezione
privata Palopoli)
Dressel 1, var. B (da Crotone-Capo Colonna)
Anfora con anse ‘a bastone’ (da Cirò M. - Cannarò - raccolta di
superficie nell’area di una villa)
Anfora con anse ‘a bastone’ (dall’abitato di Strongoli, già Petelia)
Anfora con anse ‘a bastone’ (da Copia)
Anfora con anse ‘a bastone’ (da Copia)
Lettura
C. Panella
Bolli
CALAM
A. Ruga
M. Corrado
CALAM
CALAM
A. Taliano Grasso
B. Sangineto
B. Sangineto
CALAM
CALAM
M. Corrado
M. Corrado
CALAM
Anfore ovoidi ‘di Brindisi’ (da Capo Colonna di Crotone)
Anfora (da garum?) con anse a nastro (da Capo Colonna di Crotone)
Anfora (da garum?) con anse a nastro (da Taranto)
C. Panella
+
N SCAPTI + [.E]
+
N SCAPTI
N SCAPTI + HRH
N SCAPTI
N SCAPTI
Tharros)9 (tabella 3). Dagli scavi di Copia, infine, proviene un’ansa a bastone
sulla quale, oltre al consueto bollo N SCAPTI, è impresso, poco più sotto, un
marchio più piccolo, letto HRH10.
Più che prenderne le mosse, come quelle dei Lusii, tali attività sembrano trovare nella Calabria centro-orientale un mercato privilegiato, ma si
originarono un po’ più a nord, forse nell’agro di Copia o sulla costa pugliese
del Golfo di Taranto. Recenti scavi nella colonia di diritto romano fondata nel
194 a.C. a Crotone-Capo Colonna, vitale fino alla metà circa del I secolo
d.C., hanno infatti restituito in gran numero di esemplari dei quattro tipi
descritti11 ma nessuna prova archeologica che questi contenitori uscissero
dalle manifatture esistenti nell’abitato12. La serie di promontori che punteggia
la costa crotonese meridionale, e che ha inizio proprio con il Lacinio, sede
del famoso Heraion omonimo, costituisce in ogni caso uno spartiacque significativo, in quanto estremo limite meridionale del golfo tarantino e vertice
nord di quello di Squillace.
Qui recenti scoperte gettano ora un po’ di luce sull’attività manifatturiera svolta nella fascia mediana dell’ampia insenatura prima della nascita dell’impianto cropanese dove furono fabbricate le già ricordate Dressel
1A e 1B canoniche a ridottissima circolazione. Si può sperare, perciò, di cominciare a seguire almeno le tappe finali del processo che anche lungo la costa ionica calabrese, verosimilmente, condusse dalla produzione delle anfore
c.d. greco-italiche a quella delle Dressel 1, com’è ben attestato su tutto il versante tirrenico peninsulare. A tale dinamica potrebbe non essere estranea
l’origine centro-italica, in particolare campana, di molte gentes facoltose i cui
membri furono chiamati a popolare le colonie della fascia adriatica più meri- Fig. 3. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Tubuli
dionale.
da volta (foto M. Corrado).
Ai primi del 2006, lungo l’antico percorso della via litoranea ionica che
collegava Taranto a Reggio, in territorio di Sellia Marina (Cz) è venuto alla luce, pochi chilometri a sud-ovest di Cropani-Basilicata, un enorme butto di frantumi di vasellame acromo misto a materiali di scarico e crollo di fornaci. Abbondano, tra questi ultimi, resti di “tubuli da volta” troncoconici13 spesso ancora inseriti uno nell’altro e con i caratteristici grumi di argilla cotta aderenti alle superfici (fig. 3), simili a quelli trovati in situ nei livelli di crollo della fornace
cropanese14. Non mancano, poi, frammenti di piano forato, distanziatori ed altri palesi indicatori di produzione.
Il butto, intercettato per varie centinaia di metri nello scavo di una trincea per la posa di tubi del metano aperta
in contrada Chiaro, ha uno spessore oscillante tra 0,50 e 1,50 metri che autorizza ad interpretarlo come un drenaggio realizzato nell’ambito di un’estesa operazione di bonifica databile, con riserva, alla seconda metà del I secolo
a.C.15.
9
AISA, CORRADO, DE VINGO 2001: 307.
SANGINETO 2001: 211, nota 47, fig. 6.
11
AISA, CORRADO, DE VINGO 2001: 307; RUGA 2006: 27-29.
12
L’asserita produzione di anfore Dressel 2-4 nella fornace messa in luce nel 1993 non lontano dal balneum della colonia è negata, a ragion veduta, in SPADEA 2005: 64.
13
Cfr. CUOMO DI CAPRIO 2007: 517-518.
14
AISA, CORRADO, DE VINGO 2001: 303.
15
Tra i pochi reperti non ceramici, si segnalano un paio di frammenti di vasi in vetro soffiato che, insieme a qualche sparuto
frammento di Tripolitana I, orientano verso una data bassa.
10
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Golfo di Squillace (CZ)
Figg. 4-5. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Colli di Dressel 1A bollata ∆IΩN e di Dressel 1 (foto M. Corrado).
Figg. 6-7. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Fondo e puntali di Dressel 1 (foto
M. Corrado).
Per suo tramite s’intese forse contrastare la capacità delle acque meteoriche di incidere stagionalmente la breve
pianura litoranea scendendo con violenza dalle colline subito retrostanti, pianura attraversata ortogonalmente alla
linea di costa da numerosi torrenti che in antico avevano una portata senz’altro superiore a quella odierna16. Le loro
piene, oltre a renderne difficile il guado, dovevano contribuire al ristagno di acqua di esondazione, in aggiunta a
quella piovana, all’interno delle voragini apertesi naturalmente nel terreno argilloso, niente affatto drenante, con sicuro ostacolo alla transitabilità dell’intera fascia litoranea per lunghi periodi.
16
Alcuni, guarda caso, rientrano tra i cinque fiumi navigabili sfocianti nel Golfo di Squillace ricordati in Plin. N.H., III, 96.
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Figg. 8-9. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Sezioni di orli di Dressel 1 bollate (disegni M. Corrado).
Le anfore da trasporto, di gran lunga prevalenti sulle altre classi di reperti
all’interno del butto, compresi pezzi stracotti e deformati sicuramente di scarto,
condividono le caratteristiche macroscopiche del corpo ceramico, peraltro comuni anche alle Dressel 1 di Cropani-Basilicata, fabbricate senza dubbio nella
fornace della villa. Ciò rafforza l’idea di una produzione in loco anche per quasi tutti i
contenitori da Sellia Marina-Chiaro, stimabili senz’altro in diverse centinaia e ascrivibili in
gran parte ad un’unica tipologia. Le dimensioni mediamente ridotte dei frammenti e l’assenza di esemplari completi non impediscono infatti di riconoscere una versione del tipo
Dressel 1 variante A, fabbricato, com’è noto, a partire dal terzo quarto del II secolo a.C. e
per tutto il successivo17, che ha, altresì, più di un tratto in comune con le Lamboglia 2.
Detta contaminazione è particolarmente frequente, nel Bruzio ionico, per ovvie ragioni geografiche. Le anfore di contrada Chiaro presentano, in effetti, colli, anse e
puntali non altissimi connessi a corpi solo mediamente affusolati (figg. 4-9), tutte caratteristiche che le apparentano più strettamente delle omologhe cropanesi alle
anfore da vino tipiche del versante adriatico.
I circa cento esemplari bollati, affidati in studio a chi scrive e presentati in Figg. 10-12. Sellia Marina (Cz) –
questa sede in maniera del tutto preliminare, rinviano senza eccezioni all’onoma- loc. Chiaro. Bolli ∆IΩN da punzoni
diversi. Scala 1:1 (disegni E. Lazstica greca. Due dei tre antroponimi ricorrenti - quasi sempre il marchio riporta un zarin).
nome servile isolato -, vi sono documentati in più versioni: con caratteri greci e/o
latini traslitterati in vario modo, non senza esitazioni o errori.
Nel merito, le ventisei attestazioni su Dressel 1A del bollo ∆IΩN (tabella 4), proposto sempre in caso nominativo e racchiuso in cartiglio rettangolare, sono ricavate da sei o forse sette punzoni diversi che contano rispettivamente otto (n. 1), quattro (nn. 2-3), due (nn. 4-6) e un pezzo (n. 7) (figg. 10-12); in tre casi la scarsa leggibilità osta17
Pochissimi frammenti di orli appartengono alla variante B del medesimo tipo - a Basilicata di Cropani i rapporti di forza tra le
due varianti sono invece di quasi perfetta parità - e circa altrettanti vanno ascritti alla Lamboglia 2. Si contano poi alcuni frammenti di orli, anse e puntali di anfore ovoidi ‘tipo Brindisi’, mentre esemplari sporadici di Dressel 2-4 sono documentati con certezza
da resti delle caratteristiche anse bifide.
5
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cola, invece, il riconoscimento del punzone. Solo il secondo in elenco è adoperato sia su orli sia su anse ‘a bastone’
con sezione ovale, apposto poco sotto il gomito, e solo due di essi sono talvolta impressi sull’orlo al rovescio18.
Tabella 4. Legenda: es. = esemplare
Anfora
Bollo
Tot.
Dressel 1A
∆IΩN
26
Posizione
orlo (24 es.)
ansa (2 es.)
Punzoni
7
Pezzi per punzone
Punzone 1: 8 es.
Punzone 2: 4 es.
Punzone 3: 4 es.
Punzone 4: 2 es.
Punzone 5: 2 es.
Punzone 6: 2 es.
Punzone 7: 1 es.
Fig.
8.1; 10
11
4, 12
8.2
Ammontano a diciannove le attestazioni dell’antroponimo, reso al genitivo, ANTIOXOY (tabella 5): per diciassette volte, ricavato dallo stesso punzone e racchiuso in cartiglio rettangolare allungato (cm 8,4 x 1,5), il bollo è apposto su orli di anfore Dressel 1A19, quasi sempre in senso destrorso (fig. 13). In altri due casi compare invece su
anse bifide piuttosto esili, forse ascrivibili a due diverse sottomisure della Dressel 2-4 canonica oppure a soggetti affini ai prototipi egei di quelle, entro un cartiglio più breve ma mutilo (h cm 0,9), con limite destro - il sinistro è perduto
- a profilo curvo (fig. 14). Il primo punzone si caratterizza per le dimensioni molto ridotte della lettera omicron, sorta
di minuscola tra maiuscole, e per il probabile ricorso ad un lambda rovesciato in luogo della ypsilon nel dittongo finale. Il secondo, anch’esso dotato di omicron di piccola taglia, si conclude invece con una ypsilon che, capovolta, finisce per somigliare ad un lambda minuscolo. Quest’ultimo, se preso a modello, potrebbe avere generato nell’incisore del punzone utilizzato per le Dressel 1 la confusione lamentata sopra.
Le traslitterazioni latine sono tutte in caso nominativo: ANTIOCHVS (tabella 5), innanzi tutto, ricorre su ventidue frammenti, venti dei quali sono orli di Dressel 1A dove si alternano quattro punzoni, con netta prevalenza di uno,
ripetuto ben quindici volte (n. 1), sugli altri tre, che contano rispettivamente cinque (n. 2) ed una impressione (nn. 34). Accomuna i primi due, che condividono anche le dimensioni del cartiglio (cm 6,6 x 1) l’utilizzo di una A capovolta
in luogo della V, cui il secondo aggiunge la N retroversa. Su un’ansa bifida (di Dressel 2-4?) torna il punzone n. 3 del
tipo precedente (fig. 15), mentre su un’ansa nastriforme di dubbia pertinenza sembra di poter riconoscere il n. 2,
benché la lunghezza del cartiglio risulti inferiore di cm 0,5.
Altri due orli di Dressel 1A
(tabella 5) conservano, in un unico esemplare, bolli in cartiglio
rettangolare (cm ca. 7,3 x 1 e
ca. 4,3 x 1) che a differenza dei
precedenti si compongono di
due termini: ANTIOCOS SABIN,
destrorso e riflesso, con S di forma diversa l’una dall’altra e C
lunata (fig. 16), e ANTIOCOS D,
con puntino di separazione tra
la S e la D e sequenza OCO resa con lettere più piccole delle
altre (fig. 17).
Fig. 13-14. Sellia Marina (Cz) – loc.
Chiaro. Anse bifide bollate ANTIOXOY
(disegno E. Lazzarin).
18
19
Sul ricorrere di questo antroponimo in Sicilia, su anfore greco-italiche, si veda VANDERMERSCH 1994: 165-166.
Personaggi omonimi bollano anfore coeve fabbricate in Puglia, cfr. DESY 1989: 65, nn. 382-383.
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Tabella 5. Legenda: es. = esemplare
Anfora
Bollo
Dressel 1°
ANTIOXOY
Dressel 2-4?
“
Dressel 1A
ANTIOCHVS
Dressel 2-4?
Anfora non id.
Dressel 1A
Dressel 1A
“
“
ANTIOCOS
SABIN
ANTIOCOS D
Tabella 6. Legenda: es. = esemplare
Anfora
Bollo
Dressel 1A
DIODORVS
Tot.
17
2
20
Posizione
orlo
ansa
orlo
Punzoni
1
1
4
1
1
1
ansa
ansa
orlo
1
1
1
Pezzi per punzone
17
2
Punzone 1: 15 es.
Punzone 2: 4 es.
Punzone 3: 1 es.
Punzone 4: 1 es.
1 (n. 3?)
1 (n. 2?)
1
1
orlo
1
1
8.7; 17
Tot.
18
Posizione
orlo
Punzoni
2
Fig.
9.2; 18
orlo (5 es.)
ansa 3 (es.)
ansa
orlo
1
Pezzi per punzone
Punzone 1: 17 es.
Punzone 2: 1 es.
8
1
1
1
1
Dressel 1A
DIIIODORVS
8
Dressel 1A
Dressel 1A
[DIIO]DORV
DIODORI ·PI[.]
1
1
Fig.
8.3-4
13-14
8.6
15
8.5;16
9.3-4; 19
20
9.5; 21
Fig. 16. Sellia Marina (Cz) –
loc. Chiaro. Bollo ANTIOCOS
SABIN. Scala 1:1 (disegno E.
Lazzarin).
Fig. 17. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo
ANTIOCOS·D. Scala 1:1 (disegno E. Lazzarin).
Il nome di un certo DIODORVS (tabella 6) ricorre su diciotto orli di
Dressel 1A, ricavato sempre da un punzone che prevede un lungo cartiglio
rettangolare (cm 6,2 x 1) con estremità destra vuota (fig. 18) salvo il caso
isolato di un cartiglio invece più alto (cm 1,3) che la lacunosità del bollo
impedisce, purtroppo, di misurare. La diversa grafia della D iniziale e le
dimensioni ridotte delle altre lettere in esso racchiuse assicurano che si tratta
di un secondo punzone, peraltro impresso al rovescio, come accade quattro
volte anche per il primo.
Un terzo punzone, utilizzato però sia su orli di Dressel 1A, in cinque
casi, sia su anse ‘a bastone’, in tre, propone la grafia DIIIODORVS (tabella 6),
destrorsa e piuttosto incerta nel tratto, inserita in un cartiglio che misura cm
6,4 x 1,3 (fig. 19). Un’ansa dello stesso tipo conserva solo le quattro lettere
finali, DORV (tabella 6), di un’altra probabile attestazione del medesimo
Fig. 15. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. An- antroponimo, posto entro cornice più alta (cm 1,6) ma graficamente assai
sa bifida bollata ANTIOCHVS. Scala 1:1,6
prossimo a quello appena descritto (fig. 20). Un solo bollo impresso sull’orlo di
(disegno E. Lazzarin).
una Dressel 1A, poi, mutilo purtroppo del finale - il cartiglio superstite misura
cm 6,3 x 1 -, conserva il genitivo DIODORI seguito da un puntino di separazione e dalle prime due lettere della parola successiva: PI[.], leggermente più grandi delle altre (fig. 21).
Fig. 18. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo DIODORVS (foto M. Corrado).
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Fig. 19. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo DIIIODORVS. Scala 1:1 (disegno E. Lazzarin).
Fig. 21. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo DIODORI ·PI[.]. Scala 1:1 (disegno E. Lazzarin).
Fig. 20. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo [DIIO]DORV. Scala 1:1,7 (disegno
E. Lazzarin).
Per completezza, occorre accennare al fatto che quattro
marchi compaiono una sola volta sugli altri reperti bollati (tre
anfore e una tegola piana) dello scarico di Sellia Marina-Chiaro.
L’ipotesi di una fabbricazione in loco di tali manufatti può dunque
essere avanzata solo con estrema cautela, benché le caratteristiche macroscopiche del corpo ceramico siano analoghe a
quelle di sicuri prodotti della fascia mediana del Golfo. Merita
segnalare, in specie, apposti entrambi su orli, l’unico bollo non
epigrafico, chiuso in cartiglio quadrangolare (fig. 22), ed un’enigmatica sequenza di lettere, IH∆Φ, posta invece entro una sorta di semplificata planta pedis (cm 4,3 x 1,3/1,4) (fig. 23). Sorprendentemente, una specie di ‘aria di famiglia’ sembra avvicinare quest’ultimo bollo ai marchi noti su contenitori tipo Richborough 527 usciti dalle manifatture liparesi nel I secolo a.C.20.
Una certa quale dimestichezza con le anfore di Lipari e con
i grossi vasi da dispensa morfologicamente affini e realizzati con
lo stesso impasto ma dotati di anse ‘ad orecchie’ e talvolta di un
versatoio sull’orlo21, contraddistingue anche i contenitori cui
spettano i reperti meglio attestati, dopo le Dressel 1A, nel butto di
località Chiaro, in corso di studio da parte del dottor Giuseppe
Nicoletti. Di taglia medio-grande, dotati di un largo orlo ribattuto
(fig. 24) ma privi di collo e di anse, questi suscitano vivo interesse
per la stretta analogia morfologica con le anfore che, grazie ad
un peculiare corredo epigrafico, qui assente, sappiamo destinate
al trasporto della rinomata pix bruttia22. Per comparazione con i
reperti del Catanzarese, appunto, si può finalmente proporre una
ricostruzione attendibile del profilo complessivo di tali vasi, finora
creduti a sviluppo globulare. Conclusi da un breve fondo a bottone pieno (fig. 25), l’ampio orlo ribattuto e l’andamento ‘a sacco’
del corpo, più o meno rigonfio, li avvicinano per certi versi alle
Dressel 21-22 ma soprattutto alle citate Richborough 527, in
merito alle quali, peraltro, Sangineto segnala una possibile pro-
Fig. 22. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo figurato su
orlo di Dressel 1A (foto M. Corrado).
Fig. 23. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Bollo IH∆Φ su orlo di Dressel 1A (foto
M. Corrado).
20
BORGARD 2000: 278-279. Si veda, in particolare, il marchio con lettere in stretta legatura entro cartiglio circolare sciolto ΦIΛ o
ΦIΛI proposto a p. 279, fig. 8, nn. 1-5.
21
DE FILIPPIS, RENDINA 2000: 347-348, fig. 34, a-d.
22
Tra i soggetti documentati nell’abitato di Crotone-Capo Colonna (cfr. RUGA 2006: 28), quelli ad imboccatura più larga recano
marchio su due righe PIX·BR·S·PPO ·MAC e PIX·BRVT[--]; altri, più slanciati e con imboccatura stretta, lo stesso bollo PIX·BRVT
riscontrato sul Tirreno calabrese (Falerna - Cz) e a Pompei.
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Margherita Corrado ● Nuovi dati di scavo ed epigrafici sulle manifatture tardo-repubblicane di anfore commerciali del versante ionico calabrese gravitanti sul
Golfo di Squillace (CZ)
duzione calabrese suggerita dall’impasto di un frammento da Copia con bollo che sembra alludere al trasporto di
frutta (cerasa)23.
Fig. 25. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Fondi di contenitori simili alle
anfore da pece (foto M. Corrado).
Fig. 24. Sellia Marina (Cz) – loc. Chiaro. Orli di contenitori simili alle anfore
da pece (foto M. Corrado).
Conclusioni
Negli ultimi due secoli della Repubblica, l’intera costa ionica calabrese centro-settentrionale, ed in specie le rive del Golfo di Squillace, dove il fenomeno si coglie già all’indomani della fondazione delle coloniae seguita alla
sconfitta di Annibale e alla definitiva sottomissione delle genti brettie, il cui territorio fu in gran parte convertito in
ager publicus, si delinea come un attivo distretto manifatturiero dotato di un’insospettata capacità produttiva e di distribuzione dei prodotti dell’entroterra, assorbiti in larga parte dal mercato regionale ma convogliati in percentuale
più ridotta anche all’esterno.
La prossimità al mare e alle foci di numerosi corsi d’acqua di varia portata - cinque i fiumi navigabili che Plinio
menziona all’interno del Golfo24 -, sembra aver favorito particolarmente la concentrazione in un’area piuttosto limitata di impianti produttivi come quelli testimoniati in modo eclatante dalle macerie e dai resti di vasellame dello scarico
di Sellia Marina-Chiaro.
La potenza del butto, unita all’alto numero di villae che punteggiano questo tratto della via Taranto-Reggio dotate di manifatture per la fabbricazione di contenitori da trasporto, in gran parte ancora ignote alla letteratura archeologica e accomunate sovente da un impianto precoce (tardo-classico o ellenistico) che testimonia la sostanziale tenuta della vecchia organizzazione del paesaggio agrario, fortemente parcellizzato25, rende plausibile il caso che il
surplus di prodotti agricoli del territorio retrostante facesse capo proprio alla fascia litoranea compresa tra i fiumi
Crocchio e Sìmeri. Esso gravitava, dunque, sugli impianti di Cropani-Basilicata, dove i complessi tardo-repubblicani
a carattere residenziale e produttivo sono almeno due, di Borda di Sersale, sita pochi chilometri più a sud sullo stesso asse viario, e soprattutto sul territorio costiero di Sellia Marina, dov’è la massima densità di evidenze26. Qui, presumibilmente, affluivano per essere poi caricate sulle navi sia le materie prime (legname, soprattutto, e pece) sia i
semilavorati ed i prodotti finiti oggetto di commercializzazione.
23
SANGINETO 2001: 212, fig. 9.
Circa il senso e l’attendibilità del passo pliniano, cfr. GIVIGLIANO 1994: 332, nota n. 434; ACCARDO 2000: 39, note n. 17-18.
25
Com’è stato osservato (SANGINETO 2001: 217) a proposito di molte villae dell’intero ager Bruttius, sembra che esse fossero
“un’evoluzione architettonica delle fattorie, e che nello stesso tempo, ne costituissero un superamento in termini economicoproduttivi”.
26
Cfr. AISA, CORRADO, DE VINGO 2001 e AISA, CORRADO, DE VINGO 2003: 741 (Cropani-Basilicata); ACCARDO 2000: 109, n. 38 (Sellia Marina-Uria).
24
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Golfo di Squillace (CZ)
Il vino, in particolare, che sembra rivestire il ruolo principale, era probabilmente trasportato sul litorale in contenitori diversi, non necessariamente fittili, e solo qui stivato entro le anfore prodotte in loco atte a consentirne
l’imbarco e l’avvio ai mercati di destinazione. Si può presumere, perciò, che i proprietari dei fundi situati in prossimità
del mare s’incaricassero di un volume di attività manifatturiere ben superiore a quello richiesto dalle proprie necessità individuali e tale da giustificare l’impiego di molto personale dipendente: dagli officinatores alla manodopera non
specializzata. La varietà dei bolli rinvenuti, pur senza chiarire il ruolo dei personaggi coinvolti in tali attività, né la
precisa natura dei rapporti intercorrenti tra domini e servi, lascia intuire un quadro sociale e produttivo piuttosto articolato che attende di essere sviscerato in modo esauriente.
Margherita Corrado
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