SE SSA NT `AN NI DI ED IL IZ IA : L`IMP RE SA MAR IN O BA
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SE SSA NT `AN NI DI ED IL IZ IA : L`IMP RE SA MAR IN O BA
SESSANT’ANNI DI EDILIZIA: L’IMPRESA MARINO BAGNASCO SESSANT’ANNI DI EDILIZIA: L’IMPRESA MARINO BAGNASCO Foto di copertina: Fulvio Rosso Vado Ligure, Palazzina Parfi ri, Low Emission Building SESSANT’ANNI DI EDILIZIA: L’IMPRESA MARINO BAGNASCO Salvatore Lanza Andrea Zanini Crediti fotografici: Archivio Impresa Bagnasco Archivio Fulvio Rosso Federica Bagnasco Maurizio Bagnasco Frida Pantano Fulvio Rosso Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. © 2007 ADW srl, Vado Ligure, Savona. Tutti i diritti riservati. Ideazione e cura editoriale: ADW srl, via Verdi 5, Vado Ligure, Savona. Printed in Italy Finito di stampare nel mese di novembre 2007 da: Grafiche f.lli Spirito, Cosseria, Savona. www.adw.it A nostra madre Anna e ai nostri figli in ricordo del Nonno Maurizio e Federica Sessant’anni di attività rappresentano un traguardo importante per la nostra Azienda, le cui origini risalgono appunto al 1947 quando nostro padre, Marino Bagnasco, da poco diplomatosi geometra, fonda una piccola impresa di costruzioni destinata in breve tempo a crescere considerevolmente sino a diventare una delle più importanti di tutta la Provincia di Savona. Questo è stato possibile grazie alle sue capacità tecniche e imprenditoriali, all’ indomabile volontà e allo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutta la sua vita lavorativa. Una vita lavorativa che si è sempre costantemente intrecciata con quella personale e familiare. I valori in cui papà ha sempre creduto lealtà, correttezza, senso di responsabilità - sono stati anche lo stile che ha improntato tutto il suo percorso imprenditoriale. Questo volume che abbiamo scelto di pubblicare per la stima e l’affetto che abbiamo sempre avuto per nostro padre, vuole essere anzitutto un modo per ricordarne la figura, attraverso la ricostruzione di un suo profilo non solo imprenditoriale, al quale sono dedicati un saggio specifico e alcune schede, ma anche umano, grazie ai contributi di persone che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarne le qualità. Crediamo però che oltre alle parole, sia importante ripercorrere questi sessant’anni attraverso le immagini che documentano in modo efficace le importanti realizzazioni compiute, l’ impronta data a molti angoli della nostra Città e ad alcuni centri della Provincia. In secondo luogo vogliamo testimoniare che l’attività continua tutt’oggi in termini importanti e che sono previsti numerosi e significativi progetti per i prossimi anni, sempre conservando lo stile e l’ impronta inconfondibile di nostro padre. Questa è anche l’occasione per ringraziare quanti, con il loro quotidiano lavoro, hanno contribuito alla crescita della nostra Impresa, ed alla creazione di un’Azienda con un nome che siamo fieri di poter portare avanti con l’ impegno e i valori di sempre. Maurizio e Federica Bagnasco Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 5 Prefazione Questo libro raccoglie e illustra i risultati di una vita dedicata ad un principio fondamentale: quello di essere consapevolmente protagonisti della propria esistenza in una visione costruttiva nel vero senso della parola. Costruire è una parola che viene dal latino e vuole dire “cum struere”, cioè mettere insieme con ordine. Marino Bagnasco era l’esempio vivente di questa definizione. Scriverne, ricordando anche soltanto alcuni tratti dell’uomo e dell’amico, è un onore per me. Era un uomo che guardava diritto negli occhi e pesava. Il suo sguardo era una bilancia digitale dalla quale lui leggeva sul display (che lui solo vedeva) non il peso corporeo, ma lo spessore dell’ interlocutore. Non si sbagliava e questo era il segno del corredo del comandante: leggere negli uomini. Non emetteva mai giudizi sommari, perché il suo senso di umanità era altrettanto consistente e garantiva tolleranza. Un altro segno del comando. In questi tempi non ci sono più le condizioni dei secoli nei quali un uomo carismatico ed eccezionale per capacità di vario genere era patentato come “nobile”. Come si diventava nobili allora? Per esempio al tempo della tavola di Re Artù? Soprattutto per le virtù dell’animo, come: essere leali, costanti, affidabili nell’ impegno, disponibili per il prossimo, determinati nel perseguimento del bene comune. Valori che sono gli stessi di tutti i tempi e di tutte le latitudini e che hanno sempre distinto l’uomo con la U maiuscola dagli uominicchi e dai quaqqueraquà battezzati da Sciascia nella sua letteratura. In tempi antichi, come quelli che sto rievocando, Marino sarebbe stato certamente investito col tocco della spada sull’omero, perché questo crisma della nobiltà d’animo e di stile lo aveva in pieno. E nella sua professione s’era verificato qualcosa di simile col passare degli anni di lavoro. Era geometra nel senso etimologico più alto della parola, nata al tempo della Grecia antica. Tanto è vero che, vivo ancora il professor Benvenuto, Preside della Facoltà di Architettura e caro amico, Marino era stato invitato a tenere una lezione all’Ateneo genovese e s’era avviato, a sua insaputa, il procedimento per un riconoscimento “ad honorem”. Parlo di un uomo di questo valore, e cioè di un uomo che ha lasciato traccia di sè per tanti versi: quella più evidente nelle opere edili, opere solide ed eleganti, ma quella più significativa della sua personalità nella sua chiarezza di idee, nella sua capacità di distinguere le cose importanti da quelle che non lo sono, nel suo rispetto del prossimo, con senso profondo di umanità. A fianco di questi aspetti, coerenti tra loro, tutti oggettiva- Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 7 mente riconoscibili e riconosciuti da chi l’ ha incontrato o frequentato nella sua attività professionale, mi piace esaltare proprietà più intime del suo carattere. Le sue radici erano in Val Bormida e i suoi ricordi andavano spesso alla memoria delle emozioni giovanili che le stagioni, gli eventi naturali, la terra, hanno sempre prodotto su un animo sensibile che si aff accia alla vita. Così all’ imprenditore tutto d’un pezzo si intrecciava come un viticcio l’ inclinazione per la coltura delle piante e dei fiori. Se è vero che esiste il pollice verde, lui ne era certamente dotato. E se è vero che coltivare dei fiori, come diceva Confucio, è garanzia di buon vivere più di quanto non possano procurare altri piaceri, Marino ha saputo scientemente trarne beneficio. Era bello rievocare con lui le esperienze che, appartenendo entrambi alla generazione sfiorata (senza subirne troppi danni) dalla guerra del 1940, avevano rappresentato un’ importante lezione di vita. Anni drammatici, distanti anni luce dal tessuto economico di oggi che “conforta” i giovani, che li fa crescere più alti, più sani, ma che ha tolto a loro (e forse anche ai non giovani ma immemori) qualcosa di importante, anche se scomodo da gestire. Mi riferisco alla riflessione della quale sono partito per parlare di Marino: essere protagonisti della propria esistenza: un valore che sta al di sopra di quanto di solido si può mettere insieme nella vita. E mi permetto di dire che sono contento per lui, per la sua natura di uomo vero, che ci abbia lasciato così, senza avere il tempo di arrendersi all’ingiuria degli ultimi anni, della vecchiaia, che lui, nonostante l’età anagrafica, non ha mai conosciuto. Giacomo Bruzzone Pagina successiva: Cengio, primi anni ’50. Cena per festeggiare la fine dei lavori di costruzione del palazzo di via Marconi 3 e 5, Cengio. 8 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 9 Appunti sull’urbanistica a Savona dopo il secondo conflitto mondiale di Salvatore Lanza Pagina precedente: Savona, la zona del porto dopo i bombardamenti della II Guerra Mondiale. Sopra: Savona, la vecchia stazione ferroviaria di Savona-Letimbro. Pagina successiva: Savona, 1961. L’edificio della nuova stazione ferroviaria di Savona-Mongrifone. 12 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Premessa Quando Federica e Maurizio Bagnasco mi chiesero di scrivere per la presente pubblicazione un breve capitolo dedicato alle vicende urbanistiche della nostra città durante il secondo dopoguerra, dovetti venire a patti con l’idea di non poter aff rontare il tema in modo esaustivo, limite reso forse più accettabile dalla considerevole e significativa bibliografia esistente1. Ho preferito quindi esaminare i nodi dell’espansione della città, di cogliere gli elementi più salienti che hanno determinato la formazione e crescita di Savona della seconda metà del XX secolo. Il panorama urbanistico italiano nel secondo dopoguerra vede anche se con notevoli rallentamenti, l’applicazione della legge urbanistica del 1942 con la formazione dei PRG, ovvero i Piani Regolatori Generali. Per Savona, la nuova pianificazione urbanistica si inserisce in una tradizione già presente a partire dalla seconda metà dell’Ottocento con il Piano Cortese Galleano del 1856 e la successiva Variante “Corsi”2, strumenti alla base dell’espansione urbana di fine Ottocento. La città assisterà in seguito ad ulteriori momenti di trasformazione urbanistica, che avranno per oggetto parti significative del tessuto urbano esistente3 con importanti progetti per Si citano in proposito due significativi testi: C. Var al do, M. Ricch ebono: Savona, Genova, Sagep Editrice, 1982 e L. Pagg i (a cura di): Cento anni di lavoro. Il ruolo delle imprese edili nella trasformazione del paesaggio urbano del 900 savonese, Savona, Unione Industriali della Provincia di Savona Sezione Imprenditori Edili, 2000. In tale pubblicazione sono contenuti i contributi di: N. Campor a, Il Savonese del ‘900: le peculiarità, gli equilibri, l’evoluzione la trasformazione, il recupero; L. Ca mpag nol o, I Rapporti tra lo sviluppo e la pianificazione del territorio in provincia di Savona; F. Tomasinelli , Le innovazioni di processo e di prodotto nell’edilizia savonese del ‘900; M. Ric c h ebono , Un secolo di architettura nella provincia di Savona. Momenti e tendenze del ‘900; E. Mat t iauda , Paesaggio urbano e architettura savonesi del ‘900 nell’arte figurativa; D. Per sico , Il contributo del comparto edile allo sviluppo dell’economia savonese del ‘900. 1 le zone delle Quarde e dei Cassari e per le zone agricole dell’Oltreletimbro. Sarà sostanzialmente nelle aree ad orti poste in sponda destra del torrente Letimbro che si giocherà il futuro della Savona del dopoguerra; uno dei nodi dell’assetto urbano assunto da quest’area a partire dagli anni ’50 sarà la collocazione della nuova Stazione Ferroviaria, con le relative infrastrutture ed il parco merci. Il Piano del 1856 e sue successiva Variante disegnano l’assetto che la città assumerà tra fine Ottocento ed inizio Novecento, che si caratterizza per due importanti fattori: la scelta di una maglia lottizzativa rettangolare e l’adozione di una rigida forma di controllo della qualità architettonica, che viene garantita attraverso la Commissione d’Ornato organo di approvazione e controllo dei progetti edilizi. 2 Per una trattazione esaustiva si rimanda alla pubblicazione di L. Gabbar ia Mist r ang el o, Savona, Piani 1838-1959, Milano, Libreria Clup, 2004. 3 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 13 In questo si può cogliere una relazione, forse una delle poche, con quanto già vissuto dalla città nel corso dell’espansione ottocentesca: il posizionamento della Stazione Ferroviaria come chiave di volta, elemento fondativo di un processo di espansione urbana. Purtroppo le analogie non si spingono oltre e analizzando gli esiti di quanto avvenuto nell’Oltreletimbro essi non sembrano paragonabili a quanto si produsse dopo la scelta localizzativa della vecchia stazione ferroviaria, che costituì la polarità per il definitivo tracciamento di via Paleocapa, asse viario principale insieme a corso Principe Amedeo (l’attuale corso Italia) per la determinazione dell’intera maglia insediativa ortogonale. L’espansione della città nel secondo dopoguerra Non esiste un modello insediativo unico cui ricondurre l’espansione della città nella seconda metà del Novecento, nella quale sembra riconoscibile piuttosto una sequenza di interventi sporadici e quasi mai coordinati tra loro. Una prima conseguenza di tale situazione è la nascita delle periferie, sorta di “città satelliti” che, separate da quello che in seguito sarà chiamato centro-storico, nulla hanno del connotato idilliaco della città giardino e si individuano come veri e propri quartieri marginali riconoscibili, oltre che per le forme architettoniche dei loro edifici, anche 14 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Pagina precedente, in alto: Savona, 1894. Lavori di apertura di via Paleocapa. Sotto: per la caotica rete dei collegamenti stradali. L’edificazione delle case ha infatti preceduto la costruzione di viabilità (strade) e servizi (scuole), creando quartieri complessi Savona. via Paleocapa a lavori ultimati. in cui lo sviluppo delle aspettative sociali ed individuali talvolta è stato a lungo Savona. corso Principe Amedeo (attuale corso Italia). penalizzato. Questa pagina, sotto: Savona. Panoramica della zona “Villetta”. Al centro si noti il Teatro “G. Chiabrera” Lo sviluppo urbano sistematico è avvenuto in modo più contenuto ad oriente nella zona della Villetta, dove si è manifestato attraverso una calibrata saturazione degli spazi non edificati, ed in quella di Valloria; ha interessato in modo più consistente la porzione occidentale del territorio comunale, con le aree dell’oltre Letimbro e zone di piazzale Moroni, Chiappino-Mongrifone, Legino. Nella Savona del dopoguerra si sono saldate in un complesso connubio le esigenze della ricostruzione e i fattori di crescita demografica legati ad una forte immigrazione conseguenza dello sviluppo industriale; questa difficile situazione fu gestita da amministratori e tecnici cui toccava l’arduo compito di individuare solu- Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 15 zioni adeguate e ancor più di elaborare nuovi strumenti concettuali per cercare di comprendere appieno le conseguenze delle scelte attuate in condizioni che avevano pochi precedenti o non ne avevano affatto. Questa situazione non è ovviamente una peculiarità savonese, ma si riscontra in tutto il contesto italiano del tempo. La società, in tutte le sue componenti, non aveva ancora maturato esperienze adeguate e meccanismi di gestione capaci di confrontarsi con trasformazioni socio economiche di così grande portata quali quelle post-belliche. C’erano state sì varie operazioni di trasformazione durante il ventennio fascista (“il piccone risanatore”)4, che però nascevano principalmente da una volontà celebrativa, ben leggibile anche nelle limitate esperienze realizzatesi nella costruzione di nuove città o nell’aggiunta di nuovi Esempi di tale approccio sono molto frequenti nelle città di nuova costituzione nelle aree pontine dopo la bonifica come anche negli interventi su quartieri ottenuti a seguito di demolizioni di intere porzioni dei centri storici come nel caso della Spina di Borgo e di via dei Fori Imperiali a Roma ma anche del quartiere dei Cassari a Savona. 4 16 quartieri alle città esistenti. La disastrosa fine del ventennio fascista aveva lasciato, oltre alle rovine fisiche degli edifici distrutti nel conflitto mondiale, anche un più sottile vuoto culturale che era stato talvolta colmato dal mito del “moderno”, estrinsecato attraverso modelli Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Pagina precedente: Savona. L’intersezione di via Giuria, via Untoria e corso Principe Amedeo in piazza Giulio II. A destra si noti il vecchio Ospedale “S. Paolo”. Questa pagina, sotto: Savona. Via Giuria all’altezza di piazza Cavallotti. mutuati da esperienze internazionali spesso solo parzialmente comprese, modelli che enfatizzavano il valore di un costruire secondo schemi con forti connotati di semplificazione. Secondo questi schemi l’immagine dell’edificio doveva essere improntata a forme “assolute” in cui la decorazione era quasi del tutto cancellata e potevano essere sottolineati pochi elementi funzionali, quali tetti e fi nestre, considerati in modo asettico e del tutto privi degli elementi formali che da sempre ne avevano accompagnato la percezione. Dobbiamo tenere presente che il prendere le distanze dal decorativismo non è che un portato della tendenza a considerare la modernità soprattutto come violenta reazione al passato. Questo particolare atteggiamento ha in parte contribuito ad originare, nella quotidianità dello sviluppo urbano, scelte fondate sul primato dell’oggetto architettonico (l’edificio) rispetto al contesto in cui esso deve volta a volta collocarsi. Emblematico è a questo proposito quanto avvenuto in piazza Cavallotti, spazio ottocentesco formato dall’intersezione di due percorsi perpendicolari tra loro, dove gli edifici sono posti sui quattro canti smussati a 45° a formare una piazza ottagonale. Nella costruzione della scuola media Colombo, edificata sul sedime di uno dei quattro “canti” della piazza, viene totalmente ignorata la configurazione ottagonale e il nuovo edificio si innesta nello spazio pubblico con un angolo retto che irrompe nella piazza a guisa di cuneo. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 17 O E D I IN T A C LI IP A E A M E N Z N I IA C O R S O O IN P L R L O Z S R R E O V C IA E V M V A O PIAZZA GIULIO II SSINO V IA G A R A S V. AB AT I Planimetria con la sovrapposizione dell’intervento delle nuove Scuole Medie “C. Colombo”, in rosso, sull’ottocentesco tessuto urbano di piazza Cavallotti. VIA G ARA V V CO ITÀ VI RIN T IA V IA C A P S IE S IC C O V A T R R IC E O M D S IN A E L O F IC O R O VI I A VI A V IC A L O IA ER R C IU O G C G C LI C V A B O T O IA V O UN TO RI PIAZZA CAVALLOTTI IA C A S S A R I A L’indebolirsi di tutti i legami e delle attenzioni che avevano permeato il delicato rapporto tra il contesto fisico-territoriale e le nuove costruzioni che in esso dovevano essere erette costituisce la condizione di fondo che contraddistingue questo momento culturale. A questo mutato approccio si accompagna una diffusa concezione della progettazione vista soprattutto come “sperimentazione individuale”, priva di momenti di riscontro e verifica pubblici. Non si fa più ricorso ai “Concorsi di Idee”, ai Seminari o ad altre simili occasioni, rinunciando quindi ad una crescita omogenea dei contesti tecnico-culturale, ma anche amministrativo nel loro complesso, basata sul confronto e sul dibattito. Le necessità operative richiedevano nel contempo che la classe politica affrontasse le difficili ed inderogabili scelte localizzative e gestionali relative alle trasformazioni della città, ma in quel momento sono del tutto mancate le sinergie e le scelte della classe politica sono avvenute in una condizione di “isolamento” e di assenza di verifiche sia con l’insieme dei progettisti che delle scelte avrebbero dovuto fornire il substrato culturale, sia con gli imprenditori che avrebbero dovuto dar luogo alla concreta realizzazione delle idee selezionate. Acquistano peso determinante, in questa fase di forte espansione e crescita nei consumi, anche i condizionamenti dettati dal concetto di edificio inteso soprat- 18 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. tutto come bene non duraturo, in tutto e per tutto prodotto industriale che viene realizzato, riprodotto ed aggregato nei modi e in adesione alle logiche più svariate, purché rispondenti a criteri economici e gestionali. Sono allora coniati termini come “Edilizia Economico–Popolare” e realizzati gruppi di edifici chiamati, mutuando il termine dalle antiche suddivisioni delle città in quattro zone (Quarti), “Quartieri di Edilizia Economica e Popolare” realizzati in un primo tempo nell’ambito di programmi finanziari come “Ina Casa” e “Gescal” in seguito gestiti dagli IACP nell’ambito dei Piani per l’Edilizia Economica e Popolare. Vengono così a delinearsi due prassi di accrescimento della città: quella delle lottizzazioni con edilizia di pregio e quella dei piani di zona per l’edilizia economica, differenti per target ma accomunati dalla carenza di qualità abitativa. Nella fase successiva al 1967 con la cosiddetta “legge ponte”5 che si proponeva di porre un freno alla caotica espansione delle città, si fa strada il concetto di normare i caratteri della nuova costruzione soprattutto in relazione ai rapporti dimensionali e alle distanze dei fabbricati dai nastri stradali. La “legge ponte” trova una sua piena attuazione dopo l’emanazione del Decreto Legislativo n. 1404 del 1968 che introduce la classificazione delle strade con le relative distanze minime dei fabbricati rispetto al nastro stradale e del successivo Decreto Legislativo 14446 che introduce gli “standard urbanistici” ovvero quantità minime di aree da destinare ad attrezzature di interesse pubblico per le diverse zone territoriali. Il panorama legislativo nazionale negli anni Settanta vedrà anche l’approvazione di una nuova importantissima legge, la “legge quadro” o “legge Bucalossi”7, che introduce con il “Programma Pluriennale di Attuazione del Piano Regolatore” uno strumento amministrativo volto a rendere realizzabili le prescrizioni dei Piani Regolatori. L’attività legislativa vede quindi l’ap5 Legge 6/8/1967 n. 765. Il Dlgs 1444 ha per titolo Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza tra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formulazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’art. 17 della legge 765/1967. 7 6 Legge 28/1/1977 n. 10 Norme per l’edificabilità dei suoli. Tale legge oltre a disciplinare i casi e l’iter per il rilascio della concessione ad edificare pone i principi fondamentali ai quali dovranno adeguarsi le Regioni nell’emanare le proprie normative urbanistiche secondo il dettato costituzionale e secondo le norme relative al trasferimento di competenze legislative alle Regioni. 7 provazione di diverse leggi miranti a finanziare programmi ed interventi urgenti per rispondere all’emergenza abitativa, che contengono anche disposizioni in materia di strumenti urbanistici. È il caso della legge del 5/8/1978 n. 457 che nel suo Titolo IV affronta il problema del recupero edilizio introducendo il “Piano di Recupero” come strumento urbanistico attuativo appropriato per affrontare la complessa problematica del recupero dei centri storici. Traspare da questo brevissimo excursus come il panorama legislativo della fine degli anni Sessanta e degli anni Settanta in Italia sia alquanto affollato e denoti una diff usa presenza di nodi critici nella gestione del territorio. Gli strumenti con cui si tenta di aggredire il problema affidano la loro efficacia all’introduzione di un sistema Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 19 di norme prescrittive che se possono, nel migliore dei casi, portare ad un controllo quantitativo dell’attività edilizia, certo hanno scarsa capacità di innescare processi virtuosi tali da incrementare l’attenzione alla qualità ed alle logiche del costruire. Non è il caso di sviluppare ulteriormente la riflessione sulle conseguenze insite in tale approccio concettuale in questa sede si cercherà di analizzare alcune situazioni concrete illustranti le vicende di espansione della nostra città. La chiave di lettura individuata è legata due temi specifici e complementari: il rapporto tra edifici e percorsi nello sviluppo del contesto urbanistico savonese del secondo dopoguerra e le peculiarità individuabili nelle realizzazioni architettoniche sorte in alcune zone cittadine paesaggisticamente qualificate, nelle quali una migliore e più matura riflessione progettuale, amministrativa e imprenditoriale ha dato vita a manufatti edilizi significativi e ben connotati. Il primo aspetto andrà assumendo un’importanza rilevante nel successivo processo di sedimentazione delle trasformazioni della città, quando diventerà percepibile il ribaltamento del rapporto tra edifici e percorsi (strade). Il concetto dell’edificio come prodotto ha favorito la perdita del rapporto casa/strada, rapporto che ha contraddistinto senza soluzione di continuità l’intero svolgersi dell’attività edilizia nella storia della civiltà occidentale. Gli edifici ora possono sorgere o per meglio dire “spuntare”, avulsi da una qualsivoglia maglia di percorrenze. In certi casi (piazzale Moroni) tale maglia viene ricavata solo dopo l’ultimazione delle costruzioni, determinando problematiche di collegamenti, percorribilità, parcheggi nonché la proliferazione obbligata di servizi e di linee di trasporto pubblico. Il secondo aspetto, ovvero le peculiarità individuabili nelle realizzazioni architettoniche sorte in alcune zone cittadine paesaggisticamente qualificate trova ad esempio riscontro nella fascia a mare, ovvero lungo la porzione urbana del tracciato 20 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. relativo alla via Aurelia verso ponente. In tali aree si rilevano alcuni gruppi di edifici pensati con una migliore e più matura riflessione progettuale, che ha consentito di sfruttare gli spazi in modo razionale creando micro quartieri caratterizzati da una migliore vivibilità: è il caso dell’insieme via Crocetta innesto con via Nizza oppure delle costruzioni di via Nizza prospicienti i giardini della clinica Riviera. Anche in questi casi, accanto a volumetrie contenute in altezza ed a finiture tutt’altro che dozzinali, troviamo attenzione al rapporto con la percorrenza segnato dagli allineamenti e dalla creazione di fasce di mediazione tra lo spazio pubblico e quello privato che utilizzano alberature o portici. Sopra: Savona, zona piazzale Moroni. Panoramica. A fianco: Savona, via Crocetta 2, 4, 6, 7 e 8, 1964/1972. Edifici di civile abitazione. Planimetria generale che evidenzia l’intervento dell’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 21 Savona, via Crocetta 7, 1969/1971. Edificio di civile abitazione. Prospetto dell’edificio realizzato dall’Impresa Marino Bagnasco. In un siffatto contesto socio-culturale vanno a collocarsi le espansioni della città di Savona, che procedono per saturazione degli spazi rimasti liberi nei quartieri caratterizzati dalla presenza di villette suburbane quali appunto le zone ad est denominate Villetta e Valloria, ad ovest invece, varcato il torrente Letimbro, l’espansione interessa le aree delimitate a sud dal mare e dal Borgo delle Fornaci, dal Borgo di Legino ad ovest, a nord dalle le prime alture della Madonna degli Angeli e della Madonna del Monte e ad est dalla riva destra del Letimbro. Tali aree, da sempre costituite da orti suburbani, erano anche state oggetto dei primi insediamenti industriali di inizio Novecento collocati nelle aree più vicine al Letimbro. Si è già ricordata la scelta di trasferire a ponente la linea ferroviaria con conseguente costruzione della nuova stazione di Mongrifone. Bisogna sottolineare come, contrariamente a quanto avvenuto a fine Ottocento, la stazione non abbia costituito anche una polarità urbanistica: non esiste una vera piazza antistante la stazione su cui si attestino gli assi viari di collegamento con altre polarità urbanistiche. Mancando gli assi viari non esiste tessuto edilizio ed è significativo come anche la stazione abbia sofferto e ancora soffra di una condizione di marginalità rispetto alla città. Diversa è la condizione di corso Tardy & Benech, asse viario che continua in Oltreletimbro corso Mazzini, l’arteria di collegamento con il porto. In questo caso la vicinanza con il centro della città e l’adozione di una tipologia edilizia caratterizzata da edifici dotati di porticato continuo a piano terreno, facilitano la presenza di attività commerciali (negozi) che rendono ancora vitale la zona. Vitalità che cessa repentinamente quando la strada incrocia il cavalcavia della ferrovia, cambia nome divenendo via Stalingrado e soprattutto vede terminare la tipologia edilizia porticata che viene sostituita da case in linea costruite dalle Ferrovie dello Stato per i propri dipendenti. Il caso citato è paradigmatico in quanto evidenzia due importanti fattori: in primo luogo si può banalmente notare come il progressivo allontanamento 22 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Savona, 1938. Piano Regolatore di massima per l’ampliamento della città. dal centro città, comporta l’aumento della condizione di marginalità della zona, in secondo luogo trova conferma l’importanza del ruolo della qualità architettonica nel determinare la marginalità urbanistica dei fabbricati. Quanto avviene in corso Tardy & Benech non è un caso unico: si ritrova una simile scelta progettuale nel piccolo quartiere prossimo alla chiesa di San Giuseppe, che viene costruito riproponendo negli anni Sessanta lo schema ortogonale della città ottocentesca, come per altro previsto dal Piano Regolatore del 1938 per tutto l’Oltreletimbro.8 Tale scelta trova una possibile spiegazione a seguito della presenza di alcune forti preesistenze del primo novecento come la casa con tipologia “a ballatoio” di via Aglietto e l’edificio in forme neogotiche su corso Ricci. Ma alle preesistenze si associa anche una progettazione che porta alla costruzione di uno spazio pubblico: piazza Martiri della Libertà, delimitata da edifici che, almeno su due lati, ripropongono il tema dell’edificio porticato. Il piano proponeva la copertura del torrente Letimbro e la continuazione della maglia edilizia ortogonale nell’Oltreletimbro fi no alla nuova stazione ferroviaria collocata dove verrà, trent’anni dopo realizzata. 8 Un ulteriore caso in cui sono rilevabili attenzioni sia per i rapporti dimensionali sia soprattutto per la relazione con il contesto urbano che viene defi nito è presente nell’edificazione della zona limitrofa alla piccola chiesa di San Michele. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 23 In quest’area in si realizzano tipologie edilizie con piano terreno porticato che costituiscono un vero e proprio “tessuto edilizio”. In questo quadro generale molto frammentato si inserisce una nuova stagione di pianificazione che, come ormai ritenuto necessario per le “novità”, deve distaccarsi dal passato e connotarsi in modo “nuovo” attraverso l’introduzione della “Pianificazione funzionale e parametrica”. Trovano quindi applicazione anche nell’urbanistica savonese quei complessi meccanismi da calcolo algebrico basati su “indice di fabbricabilità”, altezze massime consentite, distanze, “standard urbanistici”, ma il disordine sostanzialmente non muta e il raggiungimento di un’effettiva qualità urbana resta ancora un obiettivo lontano e difficile da conseguire. Sopra: Savona, 2007. Il quartiere San Michele in una veduta a volo d’uccello. A fianco: Savona, via San Michele 2, 4, 6, 8 e 10, 1966/1970. Edifici di civile abitazione e negozi. Planimetria generale degli edifici realizzati dall’Impresa Marino Bagnasco. 24 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Savona, via San Michele 2, 1966/1970. Edificio di civile abitazione e negozi. Prospetto dell’edificio realizzato dall’Impresa Marino Bagnasco. Il P.R.I.S. Piano Regolatore Intercomunale Savonese Il Comune di Savona si è dotato di “Piano Regolatore Intercomunale (PRIS)” approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 1988 del 5 settembre 1977 sottoposto a “Variante Generale Intermedia” approvata con Decreto dello stesso Presidente della Giunta Regionale n° 503 del 2 giugno 1995. Il PRIS ha accompagnato in realtà una stagione delle recenti vicende urbanistiche savonesi iniziata un decennio prima della sua approvazione su cui sono state condotte molte riflessioni a margine delle quali si ritiene utile sottolineare alcuni elementi significativi. Innanzi tutto la zonizzazione ed in generale i problemi e le prospettive di sviluppo sono stati considerati a livello di comprensorio: Albisola Superiore, Albissola Marina, Bergeggi, Quiliano, Savona, Vado Ligure visti come insieme territoriale fatto di realtà distinte ma interdipendenti. La seconda considerazione riguarda (soprattutto per Savona) la scelta di classificare le zone del territorio comunale poste a monte del nastro autostradale Genova Ventimiglia come Zone Verdi a Servizi territoriali (Parco Urbano). Il nastro autostradale identifica il limite dell’edificabilità: a monte dell’autostrada una zona boscata che diviene inedificabile e a valle si concentrano le potenzialità edificatorie. Difficile valutare la positività o la negatività di una tale scelta che ha consentito di preservare un polmone verde alle spalle della città difendendo tali aree dalle pressioni speculative ma per contro ha costretto le potenzialità edificatorie in aree limitate con una conseguente saturazione degli spazi urbani. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 25 Qualità e Quantità una scommessa per il futuro La conclusione dell’esperienza del PRIS si accompagna alla fine di quella che è stata definita la “golden age” delle costruzioni savonesi e che ha attraversato gli anni sessanta e gli anni settanta. A questa fase fa seguito una stasi dell’attività edilizia connessa al mutato quadro socio economico della città. Le previsioni di crescita della popolazione residente non trovano riscontro ed anzi si assiste ad un drastico ridimensionamento del numero degli abitanti. Muta anche il quadro di riferimento dell’economia locale con la conclusione della fase industriale e una progressiva terziarizzazione dell’economia. Anche lo sviluppo urbano subisce un cambio di rotta e ad operazioni di sviluppo quantitativo si sostituiscono interventi sull’esistente che hanno portato - ed ancora stanno portando - ad una ridefinizione di spazi urbani come quelli caratterizzati ad esempio dalla presenza di aree industriali dismesse o da costruzioni fatiscenti. Si tratta di una grande occasione che puntando sulla qualità architettonica e sulla riflessione tra i rapporti della nuova costruzione con l’edilizia storica ha portato alla costruzione di edifici molto interessanti, come quello realizzato tra via Pia in prossimità del Palazzo della Rovere, in cui senza rinunciare alle forme contemporanee si ricerca un confronto il linguaggio architettonico del passato giungendo ad un armonioso equilibrio. La qualità architettonica rappresenta indubbiamente un obiettivo assai ambizioso ma il suo ruolo è fondamentale sia per intervenire sulle incongruenze presenti nel panorama edilizio, sia per contribuire a conservarne quell’identità urbana ovvero quei caratteri identificativi che la città si è data nel corso del proprio sviluppo storico. Pagina successiva: Savona, 2007. Veduta di via Paleocapa verso piazza del Popolo ed il Letimbro. Sullo sfondo, la stazione ferroviaria Savona-Mongrifone. 26 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 27 La biografia imprenditoriale di Marino Bagnasco di Andrea Zanini Pagina precedente: Cengio, anni ’50. Maestranze al lavoro. Sopra: Savona, 10 luglio 1999. L’imprenditore Marino Bagnasco. 30 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Premessa Il panorama industriale del nostro paese è caratterizzato dalla presenza di numerose imprese di piccole e medie dimensioni che, in molti casi, costituiscono la struttura portante del sistema economico. Molte di esse sono a base familiare, spesso sorte per iniziativa di un singolo individuo, grazie alle cui capacità sono progressivamente cresciute sino a divenire una realtà di rilievo all’interno del settore e dell’area geografica in cui operano1. La Marino Bagnasco è una di queste. Nata nell’immediato secondo dopoguerra come piccola azienda di costruzioni, sotto la direzione del suo fondatore, che l’ha guidata per oltre mezzo secolo, si è gradualmente sviluppata giungendo ad essere una delle maggiori imprese edili della provincia di Savona. Attraverso le numerose realizzazioni effettuate nell’arco dei suoi sessant’anni di vita ha concorso non solo alla trasformazione del territorio, ma anche alla sua crescita economica e sociale. Ripercorrerne l’evoluzione, delineare le principali tappe della sua crescita, le opportunità che ha saputo cogliere, il modo in cui ha fronteggiato le alterne fasi congiunturali del settore, significa dunque contribuire anche ad una migliore conoscenza del contesto in cui ha operato2. 1. Le origini dell’impresa tra dopoguerra e ricostruzione La storia dell’impresa è legata a fi lo doppio a quella del suo fondatore: tratPer una recente messa a punto del tema si veda A. Colli , Capitalismo famigliare, Bologna, Il Mulino, 2006. 1 Le storie di imprese e di imprenditori operanti nel settore edile non sono molto numerose. Per l’area savonese, oltre a due lavori monografici relativi ad aziende non più attive (cfr. F. Fol c o, M. Sper at i, Nicolò Galeotti, l’uomo, l’imprenditore, Savona, Marco Sabatelli Editore, 1993; Ing. Sugliani & Tissoni Impresa Costruzioni, a cura di F. Cic il io t , Savona, Marco Sabatelli Editore, 1999), sono disponibili sintetici profili delle principali realtà tutt’oggi attive nel volume Cento anni di lavoro. Il ruolo delle imprese edili nella trasformazione del paesaggio urbano del ’900 savonese, a cura di M.L. Pag gi, Savona, Unione Industriali - Sezione Imprenditori Edili, 2000. 2 A. Bagnasc o, “Il male della pietra”, ” in Il Ponente savonese dalle Alpi al mare, a cura di S. Riol f o Mar eng o, Milano, Vienennepierre edizioni, 2006, p. 36. 3 teggiare la sua figura diviene dunque essenziale per ricostruirne le vicende. Marino Bagnasco, terzo dei sei figli di Paolo e Giuseppina Bunino, nasce il 3 marzo 1927 a Rocchetta, una frazione del comune di Cengio, in Val Bormida. Nonostante la presenza di alcuni importanti complessi produttivi, a quell’epoca la popolazione della zona è ancora in gran parte dedita all’agricoltura e all’allevamento. Non sorprende dunque che il padre volesse avviarlo alla professione di veterinario, attività che, date le peculiarità economiche della vallata, gli avrebbe garantito prospettive occupazionali certe. Pertanto, terminate le scuole medie, si iscrive al liceo scientifico per poi accedere agli studi universitari3. Negli anni dell’adolescenza, però, Marino comprende che il suo futuro lavorativo sarebbe stato diverso da quanto era nelle intenzioni paterne. La spiccata creatività Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 31 Cengio, 19 marzo 1955. La famiglia d’origine: da sinistra le sorelle Germana e Lucia, il fratello Rino, la mamma Giuseppina, il fratello Edoardo, il papà Paolo, Marino ed il fratello Natale. e il grande senso pratico di cui è dotato lo indirizzano infatti verso l’attività edilizia: un mondo dal quale è affascinato e verso cui si sente attratto, tanto da far nascere una vera e propria passione che egli stesso definirà “il male della pietra”. Così, dopo il primo biennio di liceo, decide di seguire le proprie inclinazioni e di iscriversi all’istituto tecnico per geometri, scelta non semplice, sia per il periodo storico (è infatti da poco iniziata la seconda guerra mondiale), sia perché gli impone di ricominciare il percorso formativo superiore e per di più lontano da casa, dal momento che a Savona non esiste ancora uno specifico corso di studi. Marino non è persona che indietreggia di fronte alle difficoltà e, già in questa occasione, dimostra la sua determinazione: si trasferisce a Genova dove, per recuperare il tempo perduto fa “due anni un uno” e così, nel 1946, ottiene il diploma di geometraa4. Dopo la parentesi del sevizio militare, prestato a Livorno nel Genio collegamenti, ritorna a Cengio, dove nel 1947 mette a frutto il sapere tecnico e professionale acquisito e avvia una piccola azienda di costruzioni, destinata a diventare ben presto 4 32 Ibidem, p. 37. protagonista dell’edilizia savonese nella seconda metà del Novecento. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Egli appartiene dunque a quel gruppo di uomini “nuovi” che, pur non avendo alle spalle una precedente esperienza nel settore maturata nel contesto familiare di provenienza, si rivela ben presto persona in grado di concepire progetti importanti, dotato di una non comune lungimiranza economica, unita ad una buona sensibilità imprenditoriale e a notevoli capacità organizzative. Tali caratteristiche gli consentiranno di profittare delle occasioni di crescita legate allo sviluppo del comparto che si manifesteranno negli anni successivi. Nell’immediato dopoguerra si registra infatti un risveglio dell’attività edilizia, grazie soprattutto a considerevoli interventi di matrice pubblica finalizzati alla ricostruzione delle infrastrutture della nazione e alla ripresa economica del Paese. In ambito privato, invece, il settore stenta a ripartire: le riparazioni dei fabbricati danneggiati e le realizzazioni di nuovi alloggi risultano ancora sporadiche, cosicché molte imprese si rivolgono principalmente verso gli appalti statali5. Nonostante la difficile congiuntura legata agli immobili residenziali, Marino decide di orientarsi in via esclusiva proprio in questo ambito nel quale intravede L. Bort ol ott i, Storia della politica edilizia in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1978, p. 217 e segg.; G. Sapelli , L’industria e lo sviluppo dell’ impresa, in G. Sapel l i, S. Zan, Costruire l’impresa. La cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna dal 1945 al 1972, Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 19-21. 5 maggiori prospettive di sviluppo. A partire dagli anni Cinquanta, si registra infatti una significativa crescita dell’edilizia abitativa, sostenuta da specifici provvedimenti per favorire la costruzione di case per lavoratori, il cosiddetto “Piano Fanfani”, e da successivi interventi che prevedono sgravi fiscali, contributi governativi, finanziamenti Tali interventi si propongono inoltre di far ripartire il settore edilizio e di contribuire a ridurre la forte disoccupazione. Cfr. A. Pugl ie se, L’ industria edilizia unico e rapido mezzo per la ripresa economica, Genova, Chimera, 1950; L. Bor t ol ott i, Storia della politica edilizia, cit., in particolare pp. 249-274; T. Fanfani, Scelte politiche e fatti economici in Italia nel quarantennio repubblicano, Torino, Giappichelli, 1988, pp. 47-52; G. Sapel l i, L’ industria e lo sviluppo dell’ impresa, cit., pp. 19-27; G. Pesc osol ido, Industria e artigianato, in Annali dell’economia italiana, Milano, Ipsoa, 1982, voll. 10/2, pp. 140-144; 11/2, pp. 108-112; G. Mor i, L’economia italiana tra la fine della seconda guerra mondiale e il “secondo miracolo economico” (1945-58), in Storia dell’Italia repubblicana, vol. 1, La costruzione della democrazia, Torino, Einaudi, 1994, pp. 179-180. Sulla relazione tra attività edilizia e ciclo economico si veda il classico M. Tal amona , Fluttuazione edilizie e cicli economici, Roma, Isco, 1958. bancari a tassi agevolati, quali le leggi Tupini e Aldisio. Grazie anche a tali misure, il Come osserva Paolo Sylos-Labini con riferimento proprio all’immediato dopoguerra, il sistema di ritardare i pagamenti relativi all’esecuzione di opere pubbliche, fa sì che solo le imprese più efficienti e finanziariamente più forti possono, per conseguenza, presentarsi agli appalti. Cfr. P. Syl os-Labini, Disoccupazione e opere pubbliche, in L’economia italiana: 1945-1970, a cura di A. Gra z iani, Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 105-106. L’area geografica interessata dalle prime realizzazioni è la Val Bormida. Si 6 7 volume di investimenti in ambito privato arriverà ben presto a superare quello delle commesse pubbliche6. È però probabile che sulla scelta di orientarsi verso il settore dell’edilizia abitativa abbiano pesato anche altri fattori, come la ridotta disponibilità iniziale di capitali, che non gli consente di avviare da subito un’attività di grandi dimensioni e in grado di concorrere con realtà già consolidate nell’aggiudicazione degli appalti7. Non va però nemmeno trascurato il fatto che il settore delle costruzioni residenziali permette maggiore libertà nell’esprimere le proprie capacità tecniche e progettuali, aspetto senza dubbio allettante per il giovane Marino. tratta senza dubbio di una scelta non casuale: è il contesto socio-economico in cui è cresciuto, con il quale ha maggiore consuetudine e dove gli è più agevole ottenere la fiducia della committenza, grazie anche al sostegno che gli assicura la famiglia. Al suo esordio, infatti, egli non ha ancora raggiunto la maggiore età (all’epoca fissata Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 33 Sotto: Cengio, 1959. L’arrivo a tetto della Chiesa Parrocchiale San Giuseppe. a ventun’anni), e dunque non possiede la piena capacità di agire: è quindi il padre che si fa garante per lui degli impegni contrattuali8. Inizialmente esegue soprattutto lavori per conto terzi, ai quali si aggiungono piccole realizzazioni in proprio: costruisce alcune case a Millesimo, tra cui il Palazzo Reggiani, e nella stessa Cengio; qui, assieme ai fratelli, edifica anche la nuova chiesa parrocchiale, con annessi asilo e canonica. Un altro intervento di qualche anno posteriore (1956-57), ma sempre nel campo dell’edilizia religiosa, è il restauro della cupola del Santuario della Madonna del Deserto (Millesimo)9. Già dal 1950, però, Marino aveva aperto un ufficio a Savona e nel 1953 vi trasferisce la sede dell’impresa: da questo momento in poi il suo impegno lavorativo si concentra principalmente nel capoluogo e in Riviera dove si prospettano maggiori opportunità10. 8 A. Bagnasco, “Il male della pietra”, ” cit., p. 37; M.L. Paggi, G. Col ombo, Vita e lavoro delle imprese, in Cento anni di lavoro, cit., p. 155. Per una visione socioeconomica del contesto valbormidese dell’epoca si rinvia a: L. Pasqual e, Lo sviluppo industriale in Val Bormida, in Il Novecento in Val Bormida, a cura di M.L. Pagg i, Savona, Marco Sabatelli Editore, 1999, pp. 49-58 e G. Sc ar z el l o, Modificazioni ambientali indotte dai cambiamenti socio-economici dell’agricoltura, Ibidem, pp. 69-80. 9 A. Bagnasc o, “Il male della pietra”, ” cit., p. 37. M.L. Paggi, G. Col ombo, Vita e lavoro delle imprese, cit., p. 155. Per oltre trent’anni l’impresa ha avuto sede in via Paleocapa 3, fi no a quando, sul fi nire degli anni Ottanta, gli uffici sono stati trasferiti nel palazzo di corso Italia 27, di cui Marino aveva appena ultimato il restauro, dove si trovano tutt’oggi. 10 34 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 2. La crescita dimensionale durante la “golden age” Negli anni Cinquanta e Sessanta il settore savonese delle costruzioni si sviluppa considerevolmente non solo in termini assoluti, ma anche in rapporto al comparto industriale globalmente considerato: tra il 1951 e il 1971 le unità locali sono quintuplicate (da 326 a 1.611), e il numero degli occupati è quasi triplicato: da 3.062 a 8.847 addetti. Nello stesso periodo anche il contributo alla formazione del reddito provinciale è aumentato sensibilmente, passando dal 5,7% al 10,5%11. Per quanto riguarda più specificamente il boom dell’edilizia residenziale esso è determinato, da un lato dall’incremento demografico del capoluogo e di altri comuni costieri, che sollecita una significativa domanda di nuove abitazioni, e, dall’altro, dallo sviluppo del comparto turistico che induce un potenziamento dell’offerta ricettiva, sia per quanto concerne le strutture alberghiere che le seconde case12. Tale processo si inserisce all’interno di una fase positiva per l’economia nazionale e internazionale 11 A. Zanini , Dal mare alle colline. L’economia savonese nel Novecento, Vado Ligure, Adw Editori, 2005, pp. 121-123; D. Per sico , Il contributo del comparto edile allo sviluppo dell’economia savonese del ’900, in Cento anni di lavoro, cit., p. 131. Con riferimento a questi ultimi aspetti si rinvia al nostro Sviluppo turistico e trasformazioni economiche fra Otto e Novecento: il caso savonese, in corso di stampa nel volume Il turismo e le città tra XVIII e XXI secolo. Italia e Spagna: un confronto, a cura di P. Bat t il ani, D. St r angio, Milano, Franco Angeli, in particolare § 4. 12 Sui caratteri dell’attività edilizia a livello provinciale si rimanda a D. Per sico , Il contributo del comparto edile, cit., pp. 117-135. 13 14 A. Zan ini, Dal mare alle colline, cit., pp. 24-25. Sui mutamenti urbanistici del periodo si vedano: M. Ric c h ebono , C. Var al do, Savona, Genova, Sagep, 1982, pp. 64-68; N. Cer iso l a, Savona tra Ottocento e Novecento, Savona, Editrice Liguria, 1987, pp. 253-254; G. Cer iso l a, Il ruolo dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari nella storia urbanistica della provincia di Savona, in Savona nel Novecento. Note e appunti di storia e cultura, Savona, Agenzia Regionale Territoriale per l’Edilizia, 1998, pp. 27-60; N. Campor a, Il Savonese nel ’900: le peculiarità, gli equilibri, l’evoluzione, la trasformazione e il recupero, in Cento anni di lavoro, cit., pp. 11-30; M. Ricc heb ono, Un secolo di architettura nella provincia di Savona. Momenti e tendenze del ’900, Ibidem, in particolare pp. 89-91. Per un quadro più generale si veda I. Inso le r a, L’urbanistica, in Storia d’Italia, vol. V, I documenti, Torino, Einaudi, 1973, soprattutto pp. 480-486. 15 che è stata denominata golden age (1950-1973). Forte dell’esperienza maturata e dei buoni risultati raggiunti nei primi anni, Marino intende cogliere tutte le opportunità che derivano dalle favorevoli prospettive di sviluppo del settore, cosicché l’attenzione dell’impresa si esplica in entrambe le direzioni, sia pure con diversa intensità a seconda dell’ambito territoriale e del periodo13. In una prima fase, che abbraccia gli anni 1954-1973, prevalgono le opere in ambito urbano. Dopo la parentesi bellica, infatti, la popolazione di Savona, che già a metà degli anni Trenta aveva superato le 64.000 anime, riprende ad aumentare e, nel ventennio 1951-1971, cresce di ulteriori 12.000 unità, passando da 67.800 a 79.800 abitanti. A tale dinamica si accompagna una consistente domanda di nuovi alloggi14. A causa di questi mutamenti il centro urbano si dilata e si ramifica ulteriormente rispetto a quanto accaduto nel periodo fra le due guerre. Occupati gli ultimi spazi liberi all’interno della parte centrale, la città si espande da un lato nell’area pianeggiante posta lungo la sponda destra del torrente Letimbro e, dall’altro, invade progressivamente le colline circostanti. Lo sviluppo del capoluogo è poi influenzato anche dai cambiamenti intervenuti nel settore dalle infrastrutture di trasporto, con la costruzione della nuova stazione ferroviaria – affidata peraltro ad un progettista di livello internazionale quale Pier Luigi Nervi – e il raccordo alla rete autostradale in località Zinola15. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 35 Savona, via Privata Istria 2, 1958/1959. Edificio di civile abitazione. Vista prospettica. Pagina successiva: Savona, via Ponchielli angolo corso Vittorio Veneto, 1958. L’edificio appena terminato. Per quanto concerne più specificamente l’edilizia residenziale essa è caratterizzata da una crescita che, in termini quantitativi, risulta essere piuttosto consistente: nascono interi quartieri, borghesi e popolari, con un incremento delle unità immobiliari più marcato rispetto a quello demografico. Basti pensare che nel decennio 1961-1971, il periodo di maggiore accelerazione, gli alloggi disponibili aumentano del 27,2% (sono realizzati poco più di 6.100 nuovi alloggi, per oltre 22.000 nuovi vani), a fronte di una crescita della popolazione del 10,7%, pari a circa 7.700 unità16. In tale contesto il contributo dell’impresa Bagnasco alla costruzione del nuovo volto della città risulta decisamente importante, non solo in termini quantitativi, ma anche sotto il profi lo qualitativo. Le prime realizzazioni della seconda metà degli anni Cinquanta sono alcuni condomini nella zona di via Nizza, i “Villini Elios”, e via Privata Istria (quattro residenze per complessive cinquantasei unità immobiliari). Proprio in quegli anni, però, Marino si appresta a compiere un salto di qualità che sarà il preludio alla crescita dimensionale dell’azienda. Tra il 1956 e il 1958 riesce infatti a portare a termine il primo importante progetto effettuato interamente in proprio che richiede un notevole impegno tecnico e, soprattutto, economico: la costruzione di un palazzo di trentaquattro alloggi in via Ponchielli su progetto dell’architetto Giovanni Gai. Per reperire i mezzi necessari egli ricorre sia a risorse 16 36 D. Per sico , Il contributo del comparto edile, cit., p. 121. proprie che ad un finanziamento bancario; in tale circostanza la preoccupazione Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Savona, via Briganti 2 e 4, 1959/1961. Edificio di civile abitazione e negozi. Vista prospettica. Pagina successiva: Savona, via La Rusca 20 e 22, 1970/1974. Edifici di civile abitazione. Prospetto. principale è dunque quella di riuscire a rientrare dei capitali anticipati in tempo utile per rimborsare i presiti contratti. Le incertezze a questo riguardo sono presto fugate: Marino giunge a collocare rapidamente tutti gli appartamenti, tranne uno che riserverà a propria abitazione17. Nel luglio 1959, infatti, sposa Anna Maria Facelli e da quel momento in poi trasferisce la propria residenza a Savona18. Nel corso degli anni Sessanta, approfittando della favorevole congiuntura dell’edilizia in ambito provinciale, effettua numerose realizzazioni in diversi punti della città, con una media di cinque-sei cantieri avviati in contemporanea, e un picco di nove sul finire del decennio, arrivando ad occupare anche centoventi addetti. Proprio nella casa di via Ponchielli nel 1962 nascerà Maurizio, il primo figlio di Marino e Anna. 18 38 /VNFSPEJDBOUJFSJEFMM*NQSFTB#BHOBTDPBUUJWJB4BWPOB Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Le informazioni relative alle realizzazioni sono desunte da A. Bagnasc o, “Il male della pietra”, ” cit., pp. 36-39; M.L. Pag g i, G. Col ombo, Vita e lavoro delle imprese, cit., pp. 155-160 e dall’Archivio dell’impresa. 17 In questo periodo, infatti, la domanda di alloggi da acquistare è sostenuta non solo dal già ricordato incremento demografico, ma anche da un generale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, testimoniato dall’aumento del reddito pro-capite e da una sensibile contrazione della disoccupazione. Ciò fa sì che molte famiglie, anche appartenenti ai ceti meno abbienti, si orientino in misura consistente verso l’acquisizione dell’abitazione principale. Questo processo è facilitato dalla diff usione di alcune innovazioni di ordine commerciale, come la vendita degli alloggi “sulla carta”, di cui l’impresa largamente si avvale, e dei mutui immobiliari per i piccoli risparmiatori19. Tra le più significative realizzazioni portate a termine in questi anni vanno ricordati i condomìni di via Mignone e via La Rusca (rispettivamente quarantadue e cinquantasette appartamenti), via Crocetta e via San Michele (settantasei e novantanove unità abitative) e via De Mari (diciotto alloggi), quest’ultimo su progetto dell’architetto Marcello Fusconi, piuttosto attivo in quel periodo nell’area savonese20. Per un quadro complessivo di tali mutamenti a livello nazionale si rimanda a: G. Sapelli , L’industria e lo sviluppo dell’ impresa, cit., pp. 19-34; G. Pesc osol ido, Industria e artigianato, in Annali dell’economia italiana, Milano, Ipsoa, 1982-1985, vol. 12/2, pp. 75-77; vol. 13/2, pp. 38-40; vol. 14/2, pp. 103-105; A. Cas t agnol i, E. Scar pel l ini, Storia degli imprenditori italiani, Torino, Einaudi, 2003, pp. 310320; 379-386. 19 Nel 1966 Marino trasferisce la propria residenza nello stabile di via De Mari 7A e 7B, appena ultimato, dove, nello stesso anno, nascerà la figlia Federica. 20 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 39 Sopra: Accanto a edifici con preminente funzione residenziale sono realizzati anche Roccavignale, agosto 1972. Cantiere di “Villa la Rocca”. magazzini e uffici, come lo stabile di via Valletta San Cristoforo, nel quartiere savo- A destra: nese di Legino (2.800 metri quadri totali), ultimato nel 1970, nel quale avrà a lungo Roccavignale, 1973. “Villa la Rocca” appena terminata. sede l’Ufficio Iva. Tuttavia, la parte più consistente è rappresentata dall’edilizia abitativa. Tra il 1954 e il 1973, infatti, l’impresa costruisce una cinquantina di immobili per un totale di quasi mille appartamenti, pari a circa l’11-12% di quelli realizzati complessivamente in tale periodo nel capoluogo. Oltre a S avona, il comune maggiormente interessato in quegli anni dalla sua attività è Finale Ligure, dove il boom edilizio è trainato invece dal consistente incremento dei flussi turistici, che già nel corso degli anni Cinquanta superano il milione di presenze annue21. Qui, oltre ad alcune abitazioni, Marino costruisce soprattutto strutture alberghiere: si tratta del Park Hotel e dell’ampliamento dell’Hotel Moroni a Finale; del Nick e del Saraceno a Varigotti. La realizzazione di quest’ultimo è anche occasione per Marino di entrare in contatto con Lucio Fontana ed Emilio Per una visione d’insieme si veda A. Za nini , Sviluppo turistico e trasformazioni economiche, cit., § 4. 21 A. Bagna sco , “Il male della pietra”, ” cit., pp. 37-38. Significativa anche la scelta della sede della Galleria San Michele, per la quale Marino sceglie di riattare una chiesetta sconsacrata collocata all’interno di un’area edificabile aveva acquistato qualche anno prima. 22 40 Scanavino ai quali erano stati commissionati due pannelli decorativi per impreziosire l’edificio. L’incontro con i due artisti è fa nascere in Marino il gusto per l’arte contemporanea, una passione che coltiverà negli anni successivi e che lo porterà a realizzare la Galleria San Michele di Savona, inaugurata nel 1974 con una mostra di Graham Sutherland, e gestita per venticinque anni dalla moglie Anna 22. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Vado Ligure, località Bossarino. Uffici della omonima discarica. Sotto: Finale Ligure, località Castelfranco, via Caviglia, 1966. Edificio di civile abitazione e magazzini. Prospetto. 3. Nuovi orientamenti e diversificazione dell’attività dagli anni Settanta a oggi Dopo il considerevole sviluppo dell’edilizia residenziale protrattosi ininterrottamente per circa un ventennio, nei primi anni Settanta si assiste ad un rallentamento della domanda di abitazioni, causato dall’azione congiunta di fattori nazionali e locali. Fra i primi vanno ricordati l’incremento consistente del costo delle costruzioni, generalmente più marcato di quello delle retribuzioni, al quale si aggiungono l’aumento dei tassi di interesse, la crescita della disoccupazione e un tendenziale peggioramento dei livelli di vita rispetto al decennio precedente. A Savona, inoltre, si registra un’interruzione del secolare percorso di crescita demografica e la contemporanea apertura di una lunga fase di progressiva diminuzione della popolazione. Il concorso di tali cause determina una contrazione dell’edilizia a livello provinciale e, in maggior misura, nella città della Torretta 23. L’impresa, però, non risente di questa difficile congiuntura, probabilmente perché, proprio in quegli anni, effettua importanti realizzazioni anche al di fuori del capoluogo e in particolare nelle località turistiche della Riviera di Ponente dove il mercato delle seconde case si presenta piuttosto dinamico. 23 D. Per sico , Il contributo del comparto edile,e cit., pp. 121-123. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 41 A metà degli anni Settanta, inoltre, si pongono le premesse per una diversifica- Varazze, località Piani d’Invrea, via Pini d’Aleppo 61, 1983/1986. Casa di civile abitazione. Prospetto, “Residenza My Home”. zione dell’attività. In quel periodo, infatti, Marino acquista una quota di proprietà di Pagina successiva: una discarica per rifiuti inerti in località Bossarino, nel comune di Vado Ligure (della Savona, anni ’80. Marino Bagnasco nella sua postazione di lavoro nell’ufficio di via Paleocapa 3/1. quale diventerà in seguito unico titolare), allo scopo di smaltire i materiali di risulta provenienti dai cantieri. Successivamente, però, egli comprende le potenzialità offerte dal settore ambientale che, nel tempo, diviene un nuovo ambito di intervento in aggiunta al tradizionale core business: nel 1992 ottiene in gestione un’altra discarica, sempre nel territorio di Vado, in zona Boscaccio, destinata ad accogliere rifiuti urbani, mentre quella di Bossarino si specializza nel campo dei rifiuti speciali non pericolosi24. Per quanto concerne più specificamente l’edilizia, a partire dalla metà degli anni Settanta i lavori di maggiore rilievo riguardano in primo luogo il Finalese, dove sono realizzate numerose villette plurifamiliari e il complesso residenziale “Rive di Monticello”. Accanto agli interventi effettuati in quest’area, in cui la presenza dell’impresa è già consolidata, si dà inizio ad una serie di realizzazioni a Varazze, e ai Piani d’Invrea, La Bossarino S.r.l. gestisce l’omonima discarica, mentre quella del Boscaccio è affidata alla Ecosavona S.r.l., società partecipata al 25% dal comune di Vado Ligure e al 5% da quello di Savona. Cfr. Comune di Vado Ligur e, Dichiarazione ambientale 2005, Vado Ligure, 2006, p. 38 (consultabile on-line all’indirizzo www.comune.vado-ligure.sv.it). 24 Tale intervento è realizzato mediante una società appositamente costituita: la Rivamare S.r.l. 25 42 dove tra il 1978 e il 1996 sono portati a termine una decina di interventi tra condomini e villini e il complesso residenziale “Salice”. In questo stesso periodo l’impresa opera anche a Cengio, dove edifica alcune abitazioni plurifamiliari, ed effettua altresì interventi di ristrutturazione a Spotorno e Finale, dove si procede alla trasformazione in appartamenti di un albergo dismesso: la “Villetta Rivamare”25. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. A Savona, invece, dopo l’edificazione di alcune ville in località Belvedere, che Marino ridenominerà “Conca Verde”, gli anni Novanta sono caratterizzati dalla costruzione del complesso residenziale di Torre San Michele, su progetto dell’architetto genovese Piero Gambacciani26, e dal palazzo in marmo bianco e grigio di via Pia 21 curato dallo Studio Associato Dolmen27, che per la semplicità delle linee architettoniche e la scelta dei materiali impiegati si inserisce armonicamente nell’area del centro storico in cui è collocato28. Siamo ormai alle soglie del Duemila e l’impresa ha oltrepassato il mezzo secolo di vita, durante il quale Marino Bagnasco ha dimostrato senza dubbio di essere un imprenditore capace di raggiungere traguardi ambiziosi. Egli è in grado di attivare le necessarie risorse materiali, finanziarie, umane e farle convergere verso l’obiettivo prefissato, con pazienza, tenacia, spirito di sacrificio e molta voglia di fare; in questo modo riesce a superare le difficoltà che di volta in volta si presentano. Per lui il lavoro è una forma di realizzazione e suoi progetti sono in un certo senso un progetto di vita. Le sue capacità e il suo costante impegno hanno permesso 26 Si veda la scheda relativa. All’epoca composto dagli architetti Nicolò Campora, Rodolfo Fallucca e dall’ingegner Livio Giraudo. Si veda al riguardo la scheda relativa. 27 M.L. Paggi, G. Col ombo, Vita e lavoro delle imprese, cit., p. 155, 158-160. 28 all’azienda di svilupparsi e consolidarsi: un percorso sostanzialmente parallelo in cui l’impresa e l’imprenditore crescono e si rafforzano vicendevolmente. Egli è “uomo di cantiere”: segue quotidianamente il procedere dell’attività anche nel momento in cui le opere in corso sono numerose e dunque richiedono un notevole impegno. Questo approccio, senza dubbio necessario nei primi anni di atti- Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 43 vità, quando molti aspetti concreti sono demandati alla fase esecutiva, ha comunque caratterizzato tutta la sua vita lavorativa 29. Per scelta, inoltre, Marino tende a curare in proprio pure gli aspetti che potrebbero sembrare di secondaria importanza, non per scarsa fiducia nei confronti dei propri collaboratori, ma per la precisa volontà di imprimere il suo personale indirizzo a tutte le fasi del lavoro. Sin dagli esordi le sue realizzazioni sono caratterizzate dalla costante ricerca di coniugare gli imprescindibili requisiti strutturali e urbanistici con i non meno importanti aspetti estetici e funzionali dell’unità abitativa: la strategia è dunque quella di puntare sull’edilizia residenziale di qualità, in modo da soddisfare le richieste e incontrare i gusti di una clientela esigente. Marino, però, non si limita ad agire in conseguenza degli stimoli provenienti dal versante della domanda, ma arriva a condizionarla, imponendo, con successo, il proprio stile costruttivo. Uno stile curato nei minimi dettagli e attento anche a rifuggire le forme anonime e piatte che caratterizzano le realizzazioni compiute in quegli anni in talune aree della città. Una scelta non facile, ma che indubbiamente si è rivelata vincente e ha consentito, da un Su questo cambiamento si vedano in termini generali le considerazioni di M. Ric chebon o, Savona primo Novecento: una città in trasformazione, in Ing. Sugliani & Tissoni, cit., pp. 125-136, in particolare p. 130. lato di rafforzare il buon nome dell’impresa e, dall’altro, di facilitare la collocazione Su questa peculiarità dell’agire imprenditoriale cfr. le considerazioni di G. Ber t a, L’imprenditore. Un enigma tra economia e storia, Venezia, Marsilio, 2004, p. 56. secondari, anche l’apporto dei collaboratori tecnici, come il geometra Mario Pera che 29 30 Cfr. G. Sapelli , L’industria e lo sviluppo dell’impresa, cit., pp. 27-34; A. Cast ag noli , E. Sc a r pellin i, Storia degli imprenditori italiani, cit., pp. 318-319. Con riferimento specifico al caso savonese si veda anche F. Tomasinel l i, Le innovazioni di processo e di prodotto nell’edilizia savonese del ’900, in Cento anni di lavoro, cit., pp. 61-74. 31 44 degli alloggi sul mercato30. Sulla elevata qualità del prodotto ha sicuramente influito, e in termini non lo ha affiancato per quasi tutta la vita lavorativa, e quello delle maestranze edili. A differenza di quanto accade in altri comparti industriali, nel settore delle costruzioni l’abilità manuale dei lavoratori conserva più a lungo rilevante importanza, dato il minore ruolo sostitutivo esercitato in questo senso dalla meccanizzazione e dall’evoluzione tecnologica31. A questo riguardo Marino può contare su capocantieri di Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Pagina precedente: Savona, località Legino, via Natarella 6 e 8, 2002/2005 Edifici di civile abitazione. Prospetto. A destra: Anni ’60. Marino Bagnasco in compagnia del geometra Mario Pera. elevata professionalità, con una solida esperienza derivante dalla quotidiana attività di cantiere, e validi operai specializzati. Ad essi presta costante attenzione e, pur nel rispetto del suo ruolo di imprenditore, giunge a instaurare un insieme di relazioni di stampo “familiare”. La sua modestia lo ha portato in generale a rifiutare gli incarichi istituzionali, che pure gli sono stati offerti a testimonianza del rilievo assunto in ambito savonese dalla sua attività. Uniche eccezioni sono rappresentate dalla nomina, a più riprese, a membro della Commissione edilizia del Comune di Savona e, dal 1990 in poi, a Consigliere della filiale provinciale della Banca d’Italia. Nel 1972 è entrato a far parte del Rotary club cittadino e si dimostra in più occasioni sensibile e generoso nei confronti di iniziative di promozione culturale e sociale32. Al momento della sua improvvisa scomparsa, il 10 dicembre 2000, i figli Federica e Maurizio, già inseriti nell’azienda, ne hanno assunto la responsabilità e hanno portato avanti l’impegno paterno sia nel settore edile che in quello ecologico. Tra i progetti più recenti, oltre alle nuove realizzazioni a Savona, Finale e Bergeggi, è da segnalare la palazzina di Vado Ligure in cui hanno sede gli uffici A. Bagnasco, “Il male della pietra”, ” cit., p. 38; M.L. Pag gi, G. Col ombo, Vita e lavoro delle imprese, cit., p. 155. 32 della Geotea (la società cui fanno capo le attività del comparto ambientale), che ha ricevuto nel 2006 un prestigioso riconoscimento: la “menzione d’onore attività Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 45 Medaglia d’oro all’architettura italiana, a cura di F. Ira c e, Milano, Electa, 2006, p. 116; G. Vac c a ro , Edifi cio ecocompatibile: premio di architettura alla sede Parfi ri di Vado, in “Il Secolo XIX”, 29 giugno 2006, p. 24. 33 34 Si veda la scheda relativa. produttive e per il pubblico” nell’ambito del più importante premio di architettura italiana, la “Medaglia d’oro all’Architettura”33. Inoltre l’edificio è uno dei primissimi in Italia, ad uso non residenziale, realizzato interamente con criteri di bioarchitettura ed ecocompatibilità34. Dunque, ancora una volta si tratta di una realizzazione di qualità, in sintonia con la tradizione consolidatasi durante i cinquantatre anni sotto la guida di Marino Sotto: Cengio, 1954. Marino Bagnasco in compagnia del Vescovo durante la costruzione della chiesa parrocchiale di San Giuseppe. Pagina successiva: Cengio, 1954/1960. Chiesa di San Giuseppe. 46 Bagnasco e che continua tutt’oggi. Attualmente, l’impresa, oltre a partecipare ad alcune società immobiliari, sta sviluppando direttamente iniziative di costruzioni con destinazione residenziali, industriali e commerciali, portando così avanti l’attività iniziata ormai da sessant’anni. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 47 48 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Pagina precedente: Finale Ligure, località Varigotti, 1953/1954. Hotel Saraceno. Sopra: Finale Ligure, località Varigotti, 1953/1954. Hotel Saraceno in un’immagine del 1997. Sotto: Cengio, via Marconi 3 e 5, 1954/1957. Edificio di civile abitazione e negozi. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 49 50 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Pagina precedente: Finale Ligure, 1955/1956. Sopraelevazione dell’Hotel Moroni. A destra: Savona, via Briganti 2 e 4, 1959/1961. Edificio di civile abitazione e negozi. Sotto: Savona, via Privata Istria 2, 3, 4 e 6, 1958/1960. Edifici di civile abitazione. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 51 52 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Pagina precedente: Savona, via Piave 1, 1963. Edificio di civile abitazione e negozi. A destra: Savona, via Firenze 10, 1961/1963. Edificio di civile abitazione. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 53 Savona, via Turati 1/A, B e C, 1961/1965. Edifici di civile abitazione e box. Sotto: Savona, via Nizza 52/A e B, 1962/1963. Edificio di civile abitazione e negozi. 54 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Vado Ligure, via I Maggio, 1962/1964. Edificio di civile abitazione e negozi. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 55 Finale Ligure, località Castelfranco, via Caviglia, 1963/1968. Edifici di civile abitazione. Pagina successiva: Savona, località Villetta, via dei De Mari 7/A e B, 1963/1965. Edificio di civile abitazione. 56 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 57 Sopra: Savona, via Mignone 44, 1963/1965. Edificio di civile abitazione. Sotto: Savona, via Mignone 39, 41 e 43, 1965/1968. Edifici di civile abitazione. 58 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sopra: Finale Ligure, località Castelfranco, via Caviglia 26, 1967/1968. Edificio di civile abitazione. Sotto: Finale Ligure, località Castelfranco, via Caviglia, 1968. Park Hotel Castello. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 59 A destra e sotto: Savona, via San Michele 2, 4, 6, 8 e 10, 1967/1970. Edifici di civile abitazione e negozi. Pagina successiva: Savona, via Crocetta 2, 4, 6, 7 e 8, 1964/1972. Edifici di civile abitazione. Pagina 62 e 63: Savona, via La Rusca 20, 22, 24 e 26, 1970/1974. Edifici di civile abitazione. 60 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 61 62 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 63 64 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 65 Pagine precedenti: Finale Ligure, via della Pineta, 1973/1978. Case di civile abitazione. A destra: Cengio, via Veneto 36, 1975/1981. Casa di civile abitazione. Sotto: Cengio, via Veneto 38, 1975/1981. Casa di civile abitazione. Pagina successiva: Finale Ligure, località San Bernardino, via Da Verrazzano, 1979/1983. Case di civile abitazione. 66 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 67 Sopra: Varazze, via Cavetto 1, 1981/1983. Casa di civile abitazione. Sotto: Varazze, via Salice 13 e 15, 1979/1982. Case di civile abitazione. Pagina successiva, sopra: Varazze, via Delfino 11, 1982/1984. Case di civile abitazione. Pagina successiva, sotto: Varazze, località Piani d’Invrea, via Pini d’Aleppo 61, 1983/1986. Casa di civile abitazione. 68 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 69 Spotorno, via Cavour 99, 1983. Ristrutturazione di casa di civile abitazione. Pagina successiva: Savona, località Conca Verde, via alla Strà, 1992/1998. Case di civile abitazione. 70 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 71 72 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 73 Pagina 72: Savona, corso Italia 27, 1987. Ristrutturazione di palazzina adibita ad uffici del Gruppo Bagnasco. Pagina 73: Finale Ligure, vico Marassi, 1982/1986. Ristrutturazione edificio di civile abitazione, realizzata dalla società Rivamare srl. A destra e sotto: Finale Ligure, via Forti di Legnino, 1996/2001. Case di civile abitazione. Pagina successiva: Vado Ligure, via Verdi 5, 1998/1999. Ristrutturazione di edificio adibito ad uffici. 74 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 75 Finale Ligure, località Varigotti, via degli Ulivi 49 e 51, 2001/2003. Ristrutturazione edificio di civile abitazione. Sotto: Savona, località Legino, via Natarella 6 e 8, 2002/2005 Edifici di civile abitazione realizzati dalla società Liali srl. Pagina successiva, sopra: Bergeggi, via Pian dei Rossi 25, 2002/2005 Case di civile abitazione. Pagina successiva, sotto: Savona, località Legino, via Pietragrossa 1/A e 1/B, 2004/2007 Edifici di civile abitazione realizzati dalla società Liali srl. 76 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 77 Torre San Michele | Savona | 1994-1999 80 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. L’intervento ha operato sulla rete di viabilità veicolare e pedonale della zona, in particolare con la rettifica della sede stradale di via Servettaz e del piazzale Pionieri dell’industria e la costituzione della rete secondaria di penetrazione con il raccordo tra via Servettaz e via Scarpa: l’allaccio del parco sud di via S. Michele, il raccordo sotterraneo (dove sono i parcheggi) tra sud e nord, le piccole aste di raccordo con il corso Vittorio Veneto ed il mare a tutto il tessuto connettivo con le residenze dell’intorno. Urbanisticamente il fatto saliente e significante è costituito dalla composizione dell’area nel contesto geografico urbano: si è creata infatti l’opportunità di connettere tre fondamentali assi di scorrimento levante/ponente con una struttura edilizia orientata nord/sud che ospita funzioni urbane integrative di un contesto sfibrato, architettonicamente senza ruolo. Da qui la necessità di adoperare un linguaggio progettuale incisivo in parte volutamente anomalo. E da qui il superamento di vincoli del regolamento vigente, nella consapevolezza che non vengono meno le difese della igienicità e privaticità delle residenze esistenti all’intorno. Le maggiori altezze si accompagnano al forte dilatarsi degli spazi all’intorno che hanno così modo di organizzarsi a spazi “aperti” veramente vivibili. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 81 L’incontro della via Servettaz con l’asse nord/sud dell’insediamento, ha assunto la forma di piazza emiciclica, pedonalizzata, che è diventata il fulcro del complesso: a sud si penetra in una galleria coperta con una struttura trasparente formata da due edifici lamellari posti in modo parallelo e saldati, verso mare, dalla “torre” abitativa elevantesi per 14 piani con un terminale a cuspide. Il corpo della torre (il “torracchio” nome che le sue caratteristiche dimensionali evocano) è quell’emergenza polarizzante che dovrà fortemente contribuire alla formazione della futura “memoria visiva” del nuovo fatto urbano: cioè il “centro città” si allarga verso ponente (tendenza esplicita di Savona). Tra il “torracchio” ed il bastione ferroviario si colloca il parco attrezzato con una struttura “aperta” per i giuochi, le manifestazioni artistiche, etc. Si è lambito così il bastione ferroviario, che ha agganciato il nuovo complesso al corso Vittorio Veneto e quindi al mare. arch. Piero Gambacciani 82 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Palazzo di piazza Della Rovere | Savona | 1996 Nonostante lunghe discussioni sulla città e sull’architettura del ieri e dell’oggi, idee su progetti condivise o spesso contrapposte, programmi sul futuro savonese, solo una volta ho in effetti con l’amico Marino aff rontato un progetto completo dalle fondamenta al tetto, dal primo mattone all’ultimo rubinetto, al tocco dell’artista, alla finitura funzionale. Ma ciò non fu un caso, è stato il momento in cui decisi il passaggio del mio lungo impegno rivolto alla pianificazione urbana e ai concorsi, che mi ha coinvolto in Liguria e nel nord ovest piemontese, alla progettazione edilizia. Sulla mia decisione di mettere in pratica la teoria del disegno urbano e affrontare il mattone, la composizione architettonica, molto ha influito il coraggio di Marino che mi convinse con piglio autoritario e fermo ad affrontare le problematiche di un angolo di città antica, dove molti, forse troppi, e con mire speculatrici non consone al delicato sito, avevano fallito e dove più volte, studente prima, laureato dopo, avevo anch’io tentato di coniugare recupero con esigenze del committente. Il coraggio di Marino di riuscire dove molti avevano fallito mi spronò, e finalmente il nostro dialogare su temi grandi si concretizzò in un piccolo punto urbano. Vi fu tra noi subito completa intesa sia nel metodo di approccio con gli organi preposti all’approvazione del progetto, e su questo Marino era inarrivabile, sia sulla libertà progettuale di ricomposizione di un pezzo di vecchia città su cui mi diede piena fiducia. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 87 Il tema non era facile, lo scenario già modificato con il piano di ricostruzione, per altro redatto ed eseguito in parte da mio padre Ing. Marcello, metteva a vista il prestigioso Palazzo Della Rovere, palazzo di via diventato nel Piano fondale di una nuova piazza. Nel mio primo vero impatto con la città, la paura di sbagliare era forte: i grafici cartacei sono modificabili, cestinabili, rielaborabili, ma nel loro fossilizzarsi in qualcosa di immutabile, giudicabile da tutti, patrimonio della gente, costituisce per il progettista l’ansia principale; un segno sbagliato, un particolare fuori posto basta per cancellare tutto l’impegno profuso. Ma è stato anche il primo concreto impatto con Marino che mi ha fortemente aiutato e spinto a seguire un’idea da subito fra noi condivisa. Determinato, competente esecutore, innamorato del mattone, più che imprenditore, sempre presente nel discutere ogni dettaglio e la sua idea, subito celata e poi rivelata, di creare nel cuore della città antica il “tesoretto di famiglia” mi ha ancor più stimolato a dare il massimo di me stesso: lì dove la guerra aveva messo fine al mirabile disegno urbano del succedersi per vie parallele verso il porto, con canali visuali che lo facevano intuire e lentamente scoprire fino ad aprirsi sulla calata sferragliata dal passaggio dei tram, la ricostruzione ha lasciato il passo ad un disegno neottocentesco superato e brutta copia del mirabile centro savonese tutt’uno con la città medioevale. Restava unica testimonianza, non conclusa, ma fondamentale e storica per la città, l’isolato di via Orefici, la residenza dei Papi, la cui testata diruta ha per anni ricordato, testimoniato i tristi momenti degli anni 40. La sfida per la ricostruzione di un piccolo angolo medioevale fondamentale per la presenza sulla via Pia di importanti e pregevoli palazzi, fu lo stimolo con cui Marino affrontò il problema; tema difficile il comporre insieme fronti da ricostruire senza contrapporsi al disegno antico, e fronte da inventare di una piazza che non c’era. Anche in questo caso l’incontro con Marino risulta decisivo, ad ognuno il suo ruolo, io progettista, lui esecutore; ne scaturì un involucro pregevole, considerata la mia opera prima. Anche qui ebbi a rapportarmi con l’esecutore e non con l’imprenditore dove la qualità del progetto veniva prima del valore dello stesso. Fu questo il mio primo vero impatto con la realtà: dalla pianificazione, che tanto mi aveva impegnato, all’attuazione di un delicato angolo della città. Il momento giusto con l’imprenditore giusto che nei suoi silenzi mi ha insegnato come rapportarsi con gli operai, i tecnici, i fornitori, i trucchi del mestiere, i suoi collaboratori, a litigare con loro e con tutti pur 88 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. di ottenere il meglio a comprendere i tuoi errori, dove è il giusto e dove è il banale. Un grazie a Marino che mi rimane nel cuore e che mi è mancato molto in un momento di trasformazione del mio processo professionale. Da lui Federica ha molto appreso, la sua presenza in cantiere era un momento importante, critico anche, ma costruttivo; a lei come a me Marino diede molto. Ora lui non c’è più ed io continuo con il mio rapportarmi con i problemi di una città in fermento da solo, anche se spesso mi sento tirare per la giacca. Nico Campora Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 89 Il palazzo sorge sulle demolizioni belliche dell’ultimo confl itto mondiale. Come si evince dalla nutrita documentazione fotografica dello stato preesistente alla realizzazione eretta, la distruzione dei bombardamenti aveva profondamente lacerato il tessuto medioevale savonese; il maggior accanimento bellico aveva precisamente colpito la cortina delle case a schiera compresa tra le vie Pia ed Orefici proprio in corrispondenza del prospetto di palazzo della Rovere sulla stessa via Pia. Palazzo, opera rinascimentale del San Gallo, scampato miracolosamente alla generalizzata distruzione della cortina residenziale in immediata adiacenza, ma lasciato con il fronte principale “piatto” sulla piazza (della Rovere) non prevista né prevedibile invalidando parzialmente il prezioso studio del San Gallo che aveva progettato lo stesso, con le sue simmetrie e le sue partizioni, perché potesse essere goduto di scorcio percorrendo la stretta via Pia: non di fronte come oggi, ove lo stesso prospetto costituisce la quinta principale della piazzetta. Il fronte residenziale distrutto veniva parzialmente ricomposto con la realizzazione negli anni quaranta di un alto palazzo residenziale in angolo alla piazza 90 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. tragicamente aperta, lasciando la porzione verso piazza del Brandale desolatamente diruta fino all’inizio della realizzazione ad opera di Marino Bagnasco. L’operazione di ricostruzione è passata per un lungo e difficoltoso passaggio di ricostruzione catastale delle proprietà interessate alla demolizione bellica: quindi alla loro acquisizione con un lavoro di ricerca e di accorpamento graduale estenuante. Una volta ricostruita ed acquisita la totalità dei mappali interessati si è proceduti alla vera e propria progettazione del “possibile” manufatto. L’area assomma in se stessa la maggioranza delle peculiarità dell’edilizia di base medioevale savonese: caratterizzata da pochi “forti” elementi che ne delineano il chiaro contenuto di appartenenza. In più, il nuovo elemento sul tavolo di progetto risultava essere il risvolto architettonico sulla oramai divenuta piazza Della Rovere, in stretta connessione sia con il fronte principale di Palazzo della Rovere sia con il risvolto del palazzo costruito sui ruderi verso la via Quarda. Individuati i presupposti al contorno, il progetto ha cercato di risolvere le tre diverse problematiche costituite dagli ambiti in cui i tre nuovi prospetti avrebbero dovuto partecipare: quello sulla Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 91 via Pia, caratterizzato dalla grande omogeneità della scansione architettonica verticale delle preesistenze che sulla stessa dichiaravano il prospetto principale; quello sulla piazza della Rovere, necessariamente in rapporto con l’emergenza del Palazzo, del nuovo spazio e del prospetto caratterizzato del nuovo palazzo realizzato; quello sulla sottostante via Orefici, ovviamente meno importante, ma che il distacco delle costruzioni post belliche sulla via Gramsci aveva scalarmente impreziosito. Sulla via Pia e sulla via Orefici (che per dimensioni e destinazioni è oggi considerabile di pari peso all’originario principale percorso della via Pia che collegava il Priamar al Monticello) si è voluto reinterpretare e riproporre la scansione verticale della cellula di base dell’originaria schiera: questo con rigorosi allineamenti delle bucature, con sottolineata verticalità delle reciproche cesure (anche con l’uso non banale dei pluviali), con la marcata evidenziazione dello spessore della cortina muraria di perimetro (forti strombature verticali delle bucature) e con semplici coronamenti in sommità. Sulla piazza Della Rovere il risultato ha dovuto considerare e risolvere elementi nuovi, per approdare ad una mediazione che prendesse in giusta considerazione il necessario rapporto con gli spazi (non medievali, della piazza), con il fronte del palazzo Santa Chiara, e con i nuovi ed egualmente importanti punti di vista dalla Vecchia Darsena, dalla via Gramsci. Allora, su piazza, il risvolto della voluta scansione medievale sulle vie Pia ed Orefici salta di scala lasciando comune ai tre fronti il solo coronamento di attico, e dialogando con il contesto “atipico” con una unica campitura centrale leggermente sottomessa al filo perimetrale: questa, per simmetria e leggerezza (ampie ed uguali bucature), attribuisce alla propria semplicità lo strumento di dialogo e quindi distintivo del fronte su piazza. I materiali di rivestimento (il grigio bardiglio ed il bianco C di Carrara) intervengono nella complessiva composizione non come sottolineatura ma come parte integrante dei concetti progettuali espressi: gioco di sfumature e di ombre, a ribadire l’elegante sobrietà di una costruzione pensata per Savona. arch. Rodolfo Fallucca 92 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Palazzina Parfiri, Low Emission Building | Vado Ligure | 2005 96 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Un Concorso privato per costruire un edificio per uffici. Un’Azienda di cui sentivamo parlare da sempre. Due amici per i quali provare a lavorare, due amici che sarebbero diventati ancora più amici, con il tempo, i progetti. Il costruire. Ricordiamo la passione per l’architettura che incontrammo parlando del Concorso, dei loro bisogni e dei loro desideri. Quando, in studio, iniziammo a pensare al progetto, due parole tornavano sempre nelle nostre discussioni: semplicità e bellezza. Due parole che non sempre si riescono a rendere compatibili, soprattutto in una fase dell’architettura così difficile, confusa, prevaricante dal punto di vista formale, “modaiola”. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 97 Quando Maurizio ci telefonò per comunicarci che avevamo vinto il Concorso per i loro uffici, con Rudy Ricciotti stavamo camminando lungo il Tevere per la seconda fase del Concorso Internazionale del Ponte dei Congressi a Roma. Allora, alla soddisfazione, si aggiunse la consapevolezza che era avvenuto l’incontro dei nostri modi di pensare e di quelli di un Committente, e che tutto questo poteva diventare una grande occasione di crescita comune. Il progetto è nato da quel Concorso e dalle successive numerose discussioni comuni, con Maurizio e Federica. Ha trovato, nella determinazione etica nei confronti del rispetto del territorio e delle sue risorse un elemento determinante e caratterizzante. È migliorato parlando con loro, provando ad immaginare il loro modo di usare gli spazi degli uffici, e capendo quanto desiderassero che l’edificio fosse bello, ma non monumentale; quanto cercassero una misura, una certa “esattezza” espressiva, che rappresentasse l’orgoglio di una azienda familiare, del lavoro di un padre amato e ammirato. Un lavoro che loro avrebbero continuato con la stessa serietà e passione. 98 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Esattezza. Chiedere esattezza all’architettura può significare chiederle di fare un passo indietro. Oppure può voler dire trovare la chiave di interpretazione, la modalità espressiva che rappresenti, che “significhi”. Una leggera deformazione. Uno slittamento di pochi centimetri delle parti vetrate, piccoli sbalzi con i colori del Movimento Moderno, quasi un tentativo di riscatto delle nostre periferie. Un gesto semplice, quasi invisibile da lontano, ma che si scopre avvicinandosi all’edificio, sia a piedi che in auto. Così come il grigio, nelle sue gradazioni, trova significato in quei colori. Insieme alla razionalità degli spazi del lavoro, alla loro funzionalità. L’edificio è stato realizzato, su forte richiesta del Committente, seguendo principi di bioarchitettura ed ecocompatibilità, sia “passiva” che “attiva”, intendendo per ecocompatibilità passiva, quella legata alle scelte di materiali e di tecniche costruttive, quella attiva, legata alle scelte architettoniche e distributive capaci di determinare comportamenti virtuosi dal punto di vista bioclimatico, oltre ovviamente la presenza di Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 99 tecnologie di recupero e di sfruttamento delle energie naturali. Prima di tutto l’edificio è costruito senza l’utilizzo di materiali di rivestimento di cava, ma solo con materiali di recupero di queste lavorazioni. Tutti i prodotti industriali utilizzati sono certificati come del tutto privi di emissioni. Dal punto di vista attivo, l’edificio ha un sistema di areazione che utilizza l’intercapedine e un canale verticale nel corpo dei bagni e delle scale, che permette un equilibrio termico complessivo durante tutte le stagioni. Questa scelta ha permesso di ridimensionare la previsione di riscaldamento e raffreddamento. Un altro ottimo risparmio è stata ottenuto realizzando il tetto giardino finito a prato. Sullo stesso tetto sono stati installati pannelli fotovoltaici che contribuiscono al consumo dell’edificio ed un aerogeneratore che produce energia per illuminare la parte esterna all’edificio. Gli impianti di riscaldamento e raffrescamento sono elettrici ed utilizzano solo energia da fonti rinnovabili prodotta dalle aziende del gruppo. È stato inoltre previsto un sistema automatico di riequilibrio del condizionamento nel caso di apertura delle finestre. L’arretramento dei volumi vetrati esposti a sud, permette ovviamente una migliore protezione alla luce e al calore diretto, che rende l’edificio prestazionale dal punto di vista dei consumi più di un normale edifico per uffici con ampie pareti vetrate. Tutto l’impianto di illuminazione è stato realizzato seguendo criteri di domotica ed utilizzando corpi illuminanti a basso consumo. È stato previsto un sistema di recupero delle acque 100 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. bianche in vasca di accumulo, per gli scarichi dei wc e per l’irrigazione dei giardini. Le acque di scarico vengono pretrattate in un impianto di fitodepurazione. Dal punto di vista distributivo e funzionale, l’edificio è costituito di tre piani per uffici, più un piano seminterrato adibito a garage. La semplicità distributiva dei tre piani è evidente nel sistema dei collegamenti verticali e dei servizi, tutti concentrati in un unico blocco disposto quasi baricentrico nella parte posteriore dell’edificio. Il leggero disassamento di questo blocco rispetto alla pianta rettangolare, è dettato dalla volontà di sbilanciare, al piano terra, la zona di servizio, bar e mensa, verso il giardino esterno, non allontanando troppo questo sistema dall’accesso principale. Si è trattato anche di un piccolo stratagemma per sdrammatizzare, attraverso un lieve e quasi impercettibile disorientamento dell’utente, la rigidità e la simmetria del sistema a manica semplice degli uffici. Così come risulta un poco straniante scoprire che, all’interno degli uffici, grazie agli sfalsamenti dei corpi vetrati, ogni spazio ha un rapporto con le aperture verso l’esterno differente: o è il paesaggio ad entrare con la sua orizzontalità e vista dall’alto nello spazio interno o viceversa ed in differenti gradazioni, lo spazio dell’ufficio ad essere proiettato verso l’esterno stesso. Così, il rapporto tra semplicità funzionale e leggere deformazioni a forte carica espressiva è la cifra di esattezza che abbiamo cercato in questi anni di lavoro, e che speriamo di avere trovato. Questi aspetti sono risultati ancora più chiari ed evidenti, dopo il lavoro fotografico, che vedete in queste pagine. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 101 È stato straordinario scoprire che Sancho Silva, l’artista portoghese che Maurizio e Federica hanno voluto per un’installazione presso gli uffici, su consiglio di Francesca Pennone, ha realizzato un’opera che ha come tema la percezione del territorio, una “macchina per la visione” del contesto. Proprio uno degli argomenti centrali della nostra progettazione. Durante le fasi di progetto sono stati fondamentali i consigli e la competenza di Mauro Pera, così come è stato indispensabile confrontarsi giornalmente in cantiere con l’intelligenza, l’esperienza e la disponibilità di Claudio Ronzano. Con loro, ci sentiamo di poterlo dire, è nata un’amicizia che va oltre gli aspetti professionali. C’è chi non ha potuto condividere con Maurizio e Federica, la costruzione di questo edificio, la conclusione dei lavori. Tutti sappiamo, silenziosamente, che questa bellissima esperienza professionale e di amicizia ha questo rimpianto. Gianluca Peluffo, Alfonso Femia - 5+1AA 102 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 103 Ricordi Caro Marino, ci conoscemmo tanti anni or sono quando tu rivolgesti la tua attività imprenditoriale a Savona: venivi dalla Valbormida, valle a me cara, vicina a Cortemilia, mio paese d’elezione. Conoscendo la mia esperienza nel campo dell’urbanistica, ti rivolgesti a me per avere consigli in quel settore e di qui iniziò la nostra amicizia che, attraverso gli anni, diventò sempre più sincera ed aff ettuosa. Ebbi modo di conoscerti come imprenditore ed ogni volta mi colpiva il modo manageriale con cui dirigevi le tue attività ed iniziative: avevi un’attenzione anche ai minimi dettagli, una forza di volontà eccezionale, una capacità di lavoro intensa ed inarrestabile, uno spontaneo e semplice modo di rapportarti con il prossimo. La tua giornata lavorativa finiva solo quando la sera incontravi i tuoi collaboratori di cantiere: era un’ulteriore fatica a cui ti sottoponevi, prolungando fino a tarda ora il tuo impegno. Altri parleranno di Te e delle tue importanti realizzazioni edilizie. Io voglio invece ricordarti come splendido compagno di caccia durante le nostre battute sulle colline della Valbormida, con i nostri cani da ferma in cerca di pernici e di lepri. Si instaurava fra noi un rapporto più semplice e vero: tu svolgevi la tua battuta con il solito impegno, con la stessa serietà che mettevi in ogni tua iniziativa e poi amavi distribuire a tutti il frutto delle tue fatiche venatorie. Ne seguivano pranzi, incontri che erano, nella tua generosità, allargati a tutti gli amici: la festa di S.Anna era un rito irrinunciabile al quale dedicavi tutta la tua attenzione e il tuo aff etto, in onore di tua moglie e dei tuoi meravigliosi figli. Dalla folla dei ricordi emerge la tua personalità forte, schietta, intelligente. Quale perdita irreparabile fu la tua scomparsa, Marino, per la tua famiglia, per gli amici, per la nostra città. Ti abbraccio aff ettuosamente, tuo Piero Ivaldi. 106 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Tra i momenti davvero importanti nella vita, l’ incontro con un amico sincero è uno dei regali più preziosi. Nei ricordi, che porto dentro di me, della cara persona che era Marino, vi è un episodio accaduto a Cervinia in un giorno del mese di febbraio del lontano 1974. Dopo aver sciato con il comune amico Dino Barbero e fatti reciproci complimenti per la tecnica ancora valida, scoprimmo che tra di noi vi erano 10 anni di diff erenza essendo nati nel 1917, 1927 e 1937. Per tale circostanza Marino volle off rire una bottiglia di Champagne e durante la cena vedendo che Dino univa dell’acqua minerale al suo bicchiere di champagne ribattezzandolo una “buona bibita” osservò, suscitando la nostra allegria, che da buon ligure cercava di fare bastare la bottiglia anche per il giorno dopo. Da quel momento ammirai in Marino, oltre alle sue qualità umane e professionali, la non comune vena ironica. Corrado Levanti Sarà perché le occasioni in cui ci si incontrava erano quasi sempre liete o comunque serene, ma quando ripenso a quei giorni lo rivedo sempre con un ampio sorriso stampato in un volto cordiale, venirmi incontro con la mano tesa. Eppure con il suo savoir faire che le regole del bon ton impongono, riusciva sempre a dirti, con limpida sincerità, tutto il grande piacere che provava a vederti. Ed era vero. Ci sono persone che andrebbero tenute in una considerazione speciale, perché sono tra le poche che ti “allargano il cuore”. Gianni Venturino Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 107 Ad attendermi, quel pomeriggio, alla stazione di Genova c’era Maurizio e la nostra corsa verso Savona fu veloce e piena di allegria. L’evento, per questo mio viaggio da Roma “ fuori stagione”, non consentiva d’altra parte ritardi: Marino, per festeggiare i suoi “magnifici” 70 anni, aveva voluto vicino, accanto, intorno gli amici di sempre, per condividere con lui e la sua splendida famiglia l’ intensa gioia di quel momento. Il ricordo di quella serata, per l’autenticità di aff etto e di ammirazione che si esprimeva a Marino (e non solo verso Marino) e per l’allegria che regnava, mi è rimasto intatto nel tempo. Ora Marino torna a noi, con l’allegria di quella sera, per una nuova grande ricorrenza: i 60 anni della sua “creatura”. La pubblicazione di questo libro rende, certamente, un doveroso omaggio alle sue straordinarie capacità ed intuizioni di imprenditore illuminato. Altri, con maggior titolo e competenza, sapranno definire la complessità, la vastità e la qualità dell’opera sua. Io mi riservo il privilegio di parlar di lui estraendo dal prezioso scrigno della memoria emozioni, parole, silenzi, sorrisi, che sono il tessuto vivo di ogni autentica amicizia. Si rinnovava mirabilmente ad ogni nostro incontro l’esperienza di una profonda consonanza e di un reciproco arricchimento. Apprezzavo sempre la sua serenità, la libertà con cui mi osservava ed esprimeva bene e con verità quel che gli altri pensavano, qualunque cosa credessero, qualunque cosa volessero dire o tacere o far sapere, o assai più raramente contraddire. Conversavamo del vivere e del suo difficile mestiere e scoprivo nella sua parola una costante tensione verso l’alto. Viveva Marino senza nulla trascurare, lavorava con incontenibile entusiasmo, mai pago dei traguardi raggiunti, all’edificazione (mai così propria fu la parola!) di un’opera dalle dimensioni oniriche. Gli chiesi un giorno: “Quale spazio occupano i sogni?”. E la sua risposta fu illuminante: “Tutto quello che gli si dà”. Ed aggiunse: “La vita o è un’audace avventura o non è aff atto vita”. Forse per questo, Marino sembrava muoversi sempre alla ricerca di mondi dove il mutamento non fosse rovina e dove tempo, uomini e fatti fossero ancora in rapporto tra loro. Nella sua intensissima giornata egli sapeva trovare il tempo per fermarsi, guardare, ascoltare: accogliere, cioè, in modo esemplare quello che il poeta Whitman ha definito “ il profondo insegnamento della ricezione”. D’altra parte, solo un modo nuovo di osservare può indurre la scoperta di cose nuove ed è sicuro mezzo perché l’occhio esterno apra l’occhio interno. Mi ripeteva spesso: “Non c’ è modo migliore di testare un’ idea che portarla fuori e vedere se vola”. Era il suo credo. E così ha regalato a molti di noi, come Chagall ai suoi anonimi eroi, l’ebbrezza del volo. 108 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. Ogni nostro incontro mi lasciava, raff orzato e sempre nuovo senza alcun’ombra d’ incertezza e di fatica, il suo costante amore il suo autentico amore, del tutto. Sembrava suggerirmi ogni volta: “Coraggio, non trascurarlo mai quest’amore, cercalo sempre. Osservalo con la necessaria ed adeguata libertà. Fai il possibile per viverlo come e quanto io l’ ho vissuto. La sua consistenza non può che sempre e meglio rivelarsi. Non può fare altro che rimanere”. Ad opera compiuta, possiamo dire che nella sua scelta professionale vi è il segno di una vocazione, come nei nomi scopriamo sovente lo stigma di un destino. Ricordando Marino, non riesco mai a bandire l’emozione della nostalgia e del rimpianto, ma mi conforta il costante pensiero della sua grande lezione umana e professionale: operare sempre nel bene, senza mai perdere, per dirla con Dante, “ la speranza dell’altezza”. Andrea Corvo Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco. 109 ....no, l’aff ettuoso marito e padre, il nonno speciale che sarebbe stato, il geniale infaticabile lavoratore, il sereno affidabile amico... no, non sapeva... ma noi sappiamo che avrebbe avuto ancora tanto da dare! Giuse e Federico Lo diciamo con fierezza nel ricordare la tua onestà, la generosità, l’amore per la famiglia, il senso dell’amicizia. Lo diciamo con orgoglio quando ricordiamo ciò che hai saputo costruire, in anni di lavoro intenso ed appassionato. Lo diciamo con dolcezza ritrovandoti negli occhi di Federica e Maurizio e nelle parole di Anna. Lo diciamo con gioia nel ricordo di risate felici nelle ore passate insieme. Siamo tuoi amici e non lo dimenticheremo mai. Nanda, Carlo e gli amici 110 Sessant’anni di edilizia: l’Impresa Marino Bagnasco.
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