Il numero di Ottobre 2006
Transcription
Il numero di Ottobre 2006
La Redazione risponde Legge 54/89, anche le aziende private hanno l’obbligo di uniformarsi a cura dell’avvocato Vipsania Andreicich A pagina 4 anno XII - n° 10 Ottobre 2006 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Ad ogni esodo la sua storia L’istituzione del Giorno del Ricordo e l’ampia risonanza mediatica che le molte commemorazioni in Italia e all’estero hanno avuto nel 2005 e soprattutto in questo 2006 possono certamente confortare l’opinione che quel cono d’ombra nel quale i drammi del confine orientale erano caduti e rimasti per decenni si sia finalmente, e in buona parte, eclissato. La pubblica opinione ha potuto infine apprendere dalla carta stampata e dai media radio-televisivi cosa è accaduto nella Venezia Giulia e in Dalmazia tra il 1943 e il 1947 ed oltre: ha potuto anzitutto scoprire che in quelle regioni esisteva – ed ancora esiste – una popolazione italiana autoctona, dalla fisionomia ben precisa, orgogliosa e generosa nell’affermazione dell’identità nazionale, storica e culturale, ma per secoli capace di tessere e di conservare un tessuto di rapporti interetnici in un territorio di antico insediamento ma certamente attraversato e caratterizzato da presenze diverse. La sua forza di attrazione, per le sue molte qualità intrinseche, ha fatto sì che molti settori e ambienti alloglotti si assimilassero nel tempo, o quantomeno ne assumessero alcuni caratteri, percepiti come miglioramenti della condizione originaria e del destino individuale. segue a pag. 16 «Riconciliazione» a tre: la disponibilità dell’Italia, le ambiguità di Slovenia e Croazia Il presidente della Repubblica Napolitano legge al Quirinale la lettera della Federazione delle Associazioni degli Esuli: giustizia per gli istriani, fiumani e dalmati Roma. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto il 28 luglio scorso, al Quirinale, Riccardo Illy, presidente della Giunta Regionale del FriuliVenezia Giulia, il sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza, il sindaco di Gorizia, Vittorio Brancati, il presidente dell’Amministrazione Provinciale di Trieste, Masegue a pag. 5 Il sottosegretario Crucianelli alla III Commissione della Camera: «la Croazia garantisca l’accesso al mercato immobiliare e individui una soluzione per i beni degli esuli» «Noi intendiamo proseguire il dialogo con Zagabria, di cui siamo il primo partner commerciale, per facilitare il suo percorso negoziale europeo. Per conseguire un obiettivo di tale portata ci aspettiamo che la Croazia faccia quanto necessario per garantire l’accesso al mercato immobiliare ai cittadini italiani, così come esso ha assicurato a tutti i cittadini croati in Italia, ed individui una soluzione soddisfacente alla questione dei beni degli esuli, in spirito costruttivo ed in una comune ottica europea». Famiano Crucianelli, sottosegretario agli Esteri con delega ai rapporti con le Istituzioni dell’Unione Europea e ai rapporti bilaterali con i Paesi dell’Europa, ha così ricordato, nel corso dell’audizione svoltasi davanti alla la III Commissione della Camera (Affari Costituzionali), la questione irrisolta della mancata restituzione dei beni agli esuli giuliano-dalmati. Il sottosegretario, come riportiamo in questa stessa pagina, aveva ricevuto in precedenza la delegazione della Federazione delle Associazioni degli Esuli. «La tutela e lo sviluppo delle minoranze italiane autoctone in Croazia e in Slovenia – ha proseguito il Sottosegretario – sono da noi seguite con particolare interesse e impegno, al fine di assicurare ad esse, in collaborazione con le autorità dei due Paesi, non solo il mantenimento delle tradizioni e dell’identità italiana, ma anche sostegno e prospettive sempre migliori per la propria realtà socioeconomica. Analogo supporto è assicurato alle associazioni che riuniscono, al fine di preservare il patrimonio culturale e il legame storico con le terre d’origine, gli esuli dell’Istria, Quarnaro e Dalmazia». Nel corso dell’amichevole Italia-Croazia A Livorno in scena le opposte idiozie Dura protesta dell’ANVGD per i cori inneggianti alle foibe. E i tifosi croati disegnano una svastica Una partita scialba, quell’amichevole del 16 agosto scorso allo stadio Picchi di Livorno, tra gli azzurri e la Croazia, che ha tuttavia permesso alle rispettive tifoserie di dare il peggio di sé: o meglio, ha permesso agli ultras livornesi, l’ennesima volta, di sciorinare tutto il penoso repertorio di slogan filo-stalinisti e filotitini mentre, dall’altra parte, i circa duecento croati presenti si sono disposti segue a pag. 13 Il punto su beni abbandonati e restituzioni Un prezioso contributo dell’avv. Gian Paolo Sardos Albertini in omaggio con questo numero A questo numero di ottobre del nostro mensile è allegata una pubblicazione inedita dell’avv. Gian Paolo Sardos Albertini sul tema Indennizzi e restituzioni dei beni abbandonati. Nel saggio l’Autore tratta, con la competenza che gli è propria, le problematiche giuridiche e le possibili azioni politiche e giudiziarie su due argomenti tanto importanti per gli Esuli giuliano-dalmati. L’avv. Gian Paolo Sardos Albertini è consigliere nazionale e presidente della Consulta del Veneto dell’ANVGD. Per l’esperienza che ha maturato negli anni può essere considerato uno dei massimi esperti legali in materia. A Trieste il primo Salone del libro dell’Adriatico Orientale A cura del CDM . Gli interventi di storici, giuristi, giornalisti Organizzata dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata (www.arcipelagoadriatico.it) di Trieste, si è svolta nel capoluogo giuliano dal 12 al 17 settembre 2006 un’intensa ‘sei giorni’ su cultura, storia e civiltà delle genti italiane dell’Adriatico orientale. Il logo della manifestazione organizzata dal C DM di Trieste Servizio a pagina 3 Roma, il Ministero degli Affari Esteri, sede dell’incontro tra la Federazione delle Associazioni degli Esuli e il sottosegretario Crucianelli Nuova iniziativa per i Lettori di “Difesa Adriatica” Due pagine per Oltreoceano. In spagnolo e in inglese il commento sulle nuove disposizioni per il riacquisto della cittadinanza italiana Da questo numero “Difesa Adriatica” ospiterà una traduzione nelle lingue inglese e spagnolo di un articolo di interesse generale. Iniziamo con il commento di Ezio Giuricin – apparso sul numero di agosto-settembre 2006 – sulle disposizioni per il riacquisto della cittadinanza italiana, così da consentirne una agevole lettura anche alle seconde e terze generazioni dei nostri Esuli sparsi nel mondo, in particolare in Nord America, Sud America e Australia. Nei numeri successivi la fase sperimentale proseguirà con la traduzione in ogni numero di un articolo nelle due lingue. Preghiamo i nostri Lettori di volerci eventualmente segnalare nominativi ed indirizzi esteri a cui inviare gratuitamente il giornale, allo scopo di sfruttare a pieno la nuova iniziativa e poterne saggiare il gradimento da parte dei lettori di lingua non italiana. The article in english language is to page 14 El articulo en lengua española està en la página 15 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma XVIII CONGRESSO NAZIONALE DELL’ANVGD Si svolgerà a Roma il 24, 25 e 26 novembre 2006 L’Esecutivo Nazionale dell’ANVGD, sciogliendo la riserva formulata nella riunione del 15 giugno scorso, a seguito delle assicurazioni logistiche del Segretario nazionale, conferma la convocazione a Roma del XVIII Congresso Nazionale nei giorni 24, 25 e 26 novembre 2006, come indicato nella delega del Consiglio Nazionale. Il programma congressuale prevede anche il convegno dal tema L’identità italiana nell’epoca della globalizzazione: l’esperienza e il modello degli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, che precederà l’inizio dei lavori. La Federazione delle Associazioni incontra i nuovi vertici del Governo il testo del comunicato stampa sull’incontro di giovedì 20 luglio al Ministero degli Esteri con il sottosegretario Famiano Crucianelli «Gli Esuli esprimono soddisfazione per un dialogo che continua e si arricchisce di significati. È quanto emerge dopo l’incontro, svoltosi il 20 luglio a Roma tra una delegazione della Federazione e i rappresentanti di Governo. Su precisa delega del Ministro Massimo D’Alema, ad accogliere la delegazione e le sue istanze, è stato l’on. Famiano Crucianelli, Sottosegretario del Ministero degli Esteri, affiancato dall’amb. Claudio Pigliapoco, già ambasciatore a Zagabria. Due nomi vicini alle realtà del confine orientale ed informati sulle richieste della Federazione. E proprio questa conoscenza profonda delle cose in predicato, ha permesso alla delegazione – guidata dal Presidente Codarin e composta inoltre da Lacota, Ladillo, Toth, Varisco – di superare la fase della presentazione delle istanze per passare direttamente al dibattito sull’operatività. Ma la soddisfazione nasce in particolare – come afferma Codarin – dall’aver constatato da parte del Governo l’estrema chiarezza e fermezza nel ribadire la linea di condotta dell’Italia nei rapporti con la Croazia e il dibattito sulla restituzione dei beni e sulla liberalizzazione del mercato immobiliare. Su questa linea – ha ribadito Crucianelli – non ci sono dilemmi, noi continueremo ad insistere affinché il contenzioso si risolva a favore della nostra gente che ha dovuto pagare con i propri beni l’esito di una guerra. Al riguardo è stato ricordato l’accordo di Roma del 1983, di cui la Federazione chiede la denuncia. Ben più vasto comunque il panorama delle iniziative che la Federazione dovrà rivedere e risolvere direttamente con il Governo italiano: dalla legge su un indennizzo equo e definitivo che viene fatta però coincidere alla reale disponibilità finanziaria del Paese ma che va comunque proposta con forza, alla soluzione del problema case popolari ancora molto sentito in alcune regioni italiane, all’anagrafe e a tutti i nove punti varati dalla Federazione e consegnati ai Ministeri competenti per una loro veloce ed efficace soluzione. Uno dei compiti della Federazione è anche quello di ottenere il rifinanziamento delle legge che ha permesso alle istituzioni degli esuli di avviare tanta attività dal 2001 ad oggi. Si tratta di linfa vitale per una realtà che anela a costruire un futuro per le giovani generazioni attivando una rete di contatti culturali tra i giuliano-dalmati ovunque nel mondo e il territorio di provenienza. A tale scopo sono stati ricordati i rapporti già esistenti con la Comunità Nazionale Italiana e alla volontà di procedere a progetti comuni per la salvaguardia di una civiltà sparsa ma ancora vitale e forte. I colloqui hanno riguardato anche la recente approvazione della Legge sull’estensione della cittadinanza italiana che, se per l’Istria e Fiume, non presenta problemi di applicazione per la esistenza di una rete di consulenze facilmente ottenibili, per gli Italiani di Dalmazia, del Montenegro o di altri Paesi d’Europa e del Mondo, viene vissuta ancora come un’incognita per la mancanza di un’adeguata informazione da parte degli uffici di ambasciate e consolati. È stato chiesto a tale scopo di veicolare con maggiore velocità ed efficacia tutte le necessarie disposizioni in materia». 2 DIFESA ADRIATICA Ottobre 2006 fatti e commenti Bruciati e strappati a Parenzo tricolori italiani grave segnale di intolleranza stigmatizzato dalle autorità consolari e dai vertici dell’Unione Italiana Parenzo. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto scorsi ignoti hanno incendiato una bandiera italiana, mentre altri due tricolori sono stati strappati dalle aste poste in una piazza del centro cittadino e davanti al tribunale. Secondo una prima versione fornita dalla polizia locale gli atti vandalici sarebbero stati compiuti da un gruppo di giovani, ancora ignoti. La mattina del 7 agosto, intorno alle 10.25, è stato tolto dall’asta un secondo tricolore italiano, issato accanto alle bandiere croata, istriana e della città di Parenzo. Un paio di ore più tardi un altro vessillo è stato rubato anche dall’edificio del Tribunale comunale. Si ricorderà che, in base allo Statuto regionale, la bandiera italiana deve essere esposta su tutti gli edifici pubblici delle città dell’Istria nelle quali gli italiani rappresentano una cospicua minoranza. Ferma condanna dell’atto vandalico da parte di autorità e comunità italiane. Il viceconsole Giovanni Sabbieti ha dichiarato trattarsi «di qualcosa di veramente increscioso e non possiamo far altro che esprimere amarezza a nome dell’intera comunità italiana». Profonda amarezza è stata espressa dai rappresentanti istituzionali della Comunità Nazionale Italiana: dal presidente della locale Comunità degli Italiani, Graziano Musizza, secondo il quale «se fossero stati dei semplici balordi avrebbero tolto in un sol blocco le tre bandiere. Invece, questo modo di procedere per tappe, a distanza ravvicinata l’una dall’altra, mi fa pensare a qualche grup- po nazionalista che, magari, ha agito per mano di delinquenti comuni». Analoga condanna dal presidente dell’Unione Italiana e deputato della CNI al Sabor, Furio Radin, il quale ha voluto sottolineare dagli schermi della televisione croata che «anche nel caso si tratti di un atto vandalico si denota in modo chiaro il background politico del gesto». Dal canto suo il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha espresso stupore e rammarico: «La cosa mi sorprende e non posso che esprimere una ferma condanna dell’azione che vuole minare la convivenza che siamo riusciti a costruire in Istria e a Fiume. Spero altresì in una pronta reazione delle forze dell’ordine». RINNOVO AI VERTICI DELL’UNIONE ITALIANA I risultati delle elezioni collegio per collegio Lo scorso giugno sono stati eletti i nuovi consiglieri dell’Unione Italiana, ovvero la rappresentanza degli italiani oltre confine. Elenchiamo qui di seguito i consiglieri il cui mandato scadrà nel 2010, dividendoli per collegio elettivo. ABBAZIA: Pietro Varljen. ALBONA: Barbara Kokot. BERTOCCHI: Roberto Battelli. BUIE: Lionella Pausin Acquavita e Paolo Barbo. CAPODISTRIA: Maurizio Tremul e Mario Steffè. CASTELVENERE: Egidio Bulfon. CHERSO: Nivio Toich. CITTANOVA: Guerrino Miani. CRASSIZA: Romano Radesic. CREVATINI: Giulio Bonifacio. DIGNANO: Sergio Delton e Italo Banco. DRAGA DI MOSCHIENA: Frank Velcic. FASANA: Giancarlo Moscarda. FIUME: Roberto Palisca, Patrizia Pitacco, Giacomo Scotti, Ennio Machin, Gianna Mazzieri Sankovic e Agnese Superina. GRISIGNANA: Elena Reganzin. ISOLA BESENGHI: Gianfranco Siljan. ISOLA DANTE: Aldo Pulin. KUTINA: Tommaso Ferreri. LAURANA: Alvaro Farina. LIPIK: Kresimir Brisinello. LUSSINPICCOLO: Andrino Maglievaz. MATTERADA: Martina Bratanovic. MOMIANO: Arijana Brajko. MOMPADERNO: Zorko Sergo. MONTONA: Dino Bencic. ORSERA: Bruno Serdoz. PARENZO: Graziano Musizza e Lara Musizza. PINGUENTE: Alen Jermanis. PIRANO: Alberto Manzin, Kristjan Knez e Sandro Kravanja. PISINO: Viktor Rigo. PLOSTINE: Kristina Spelic e Antun Bruneta. POLA: Diego Buttignoni, Fabrizio Radin, Tamara Brussich, Claudia Millotti, Furio Radin e Mauro Delmonaco. ROVIGNO: Silvano Zilli, Gianclaudio Pellizzer, Vladimiro Uggeri e Giovanni Radossi. SALVORE: Gabriele Bosdachin. S. DOMENICA: Valter Krizmanic. S. LORENZO BABICI: Roberta Grassi. SISSANO: Paolo Demarin. SPALATO: Mladen Culic Dalbello. STERNA: Doriana Sorgo. TORRE: Diego babic. UMAGO: Sergio Bernich e Giuseppe Rota. VALLE: Sandro Cergna. VERTENEGLIO: Elena Barnabà e Loreto Gnesda. VILLANOVA: Corrado Poropat. VISIGNANO: Erminio Frleta. VISINADA: Tulio Ritosa. ZARA: Rina Villani. Le comunità di Gallesano, Stridone, Veglia, Gradigne-Levada eleggeranno 5 consiglieri in un secondo momento. I consiglieri riuniti hanno poi eletto Furio Radin (deputato italiano al parlamento croato) alla presidenza dell’Unione Italiana, in sostituzione dell’uscente Maurizio Tremul. Lo stesso Tremul è passato all’incarico di presidente della giunta esecutiva. Esce quindi di scena Silvano Zilli, ai vertici dell’esecutivo nell’ultimo quadriennio. Importanti anche i dati statistici forniti in occasione di queste elezioni. Gli iscritti alle liste elettorali sono passati dal 1991 al 2006 da 15.000 a 34.000, mentre la percentuale di votanti è scesa man mano che le liste si allungavano: dall’88% al 32%. Nei censimenti di Croazia e Slovenia, invece, si dichiaravano italiani in 23.000 nel 1991, contro i 21.000 del 2001. Cittanova d’Istria, protesa sul mare La Croazia e le restituzioni: prosegue il minuetto per allungare i tempi Prosegue il minuetto della Croazia sulla denazionalizzazione dei beni immobili e dunque sulle restituzioni. È stata concordata una serie di modifiche alla legge attualmente in vigore: secondo la stampa croata la “novità” riguarderebbe l’introduzione del principio di reciprocità (ancora!, ndr): i beni nazionalizzati o confiscati potranno essere restituiti, o risarciti da Zagabria, ai cittadini di quei Paesi che, a loro volta, siano disposti a rendere ai cittadini croati beni immobili espropriati al tempo dei regimi comunisti. Ma, poiché le domande di restituzione provengono da Paesi che non hanno conosciuto gli espropri – Italia, Israele e Stati Uniti – la “novità” si rivela risibile, e forse risponde soltanto all’esigenza di far accettare all’opinione pubblica nazionale l’idea della restituzione dei beni agli stranieri. Il disegno di legge dovrebbe prevedere l’obbligo, per i cittadini stranieri, di presentare singolarmente le domande di restituzione, avendo tempo sei mesi dal giorno di approvazione delle modifiche normative. Pertanto tutti i 4.211 stranieri che ad oggi hanno presentato domanda dovrebbero presumibilmente ripercorrere ex novo l’iter procedurale. Nessuna garanzia, ovviamente, sull’approvazione delle modifiche al Sabor (il Parlamento croato), anche in considerazione del fatto che nel 2007 sono previste le elezioni politiche. Passa l’emendamento del deputato italiano al Parlamento croato Furio Radin Denominazioni bilingui per città e Comuni da Pola a Buie e dintorni Il Sabor ha approvato l’emendamento del deputato della minoranza italiana, Furio Radin, alla legge sui toponimi bilingui. Pertanto in Istria, ove gli statuti locali e regionali prevedano l’uso paritetico e ufficiale della lingua italiana, le denominazioni dei Comuni saranno bilingui. Saranno così indicati nelle due versioni i nomi di tutti i centri del Buiese (Buie, Umago e Cittanova diVerteneglio, Grisignana, Portole) nonché delle città di Pola, Dignano, Parenzo, Rovigno e dei Comuni di Valle, Fasana, Fontane, Castellier-Santa Domenica, Lisignano, Montona, Torre Abrega, Visignano, Visinada e Orsera. Questo pronunciamento assume una valenza notevole, se si pensa che il bilinguismo, da ora in avanti, non sarà più confinato nell’ambito delle autonomie locali, ma andrà ad incidere sulla sfera delle competenze statali. Molto soddisfatto quindi il neopresidente dell’Unione Italiana e parlamentare al Sabor Furio Radin ci ha dichiarato: «Si può dire che a questo emendamento abbiamo lavorato praticamente dal 1991. Ora possiamo dire che per la prima volta le nostre città e i nostri paesi, nei quali viviamo da sempre, hanno anche la denominazione italiana. Si tratta di una grande vittoria per tutti noi. Il vero lavoro – ha aggiunto con realismo – inizierà dopo la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Ci rivolgeremo all’azienda preposta alle strade statali, alle poste e a tutti quegli enti e istituzioni che dovranno applicare il bilinguismo». d.a. Voleva sentire le campane di Firenze Saluto ad Oriana Fallaci Vogliamo unirci al dolore di gran parte degli italiani per la morte di Oriana Fallaci, che è stata testimone della libertà della persona umana contro ogni conformismo del potere e della cultura. L’abbiamo stimata e ammirata per la sua lotta solitaria contro il male nella storia, dal Vietnam al Messico, alla Grecia, al Libano, fino alla sua dura e coraggiosa reazione all’11 settembre, a difesa dell’Occidente e della civiltà cristiana, ultimo paradosso della sua grande anima fiorentina. Lei, che si sentiva a casa negli Stati Uniti, è tornata a morire a Firenze, dov’era cresciuta e dove negli anni più belli la svegliava a tutte le ore la voce di Alekos Panagulis: «Sono io! Sono me!». A quel telefono non chiama più nessuno. Facendo finta che Dio esista – come le disse Ratzinger – forse quel telefono suona da qualche altra parte. Lucio Toth Assalti alle case dei profughi serbi, la Croazia sotto osservazione Ferma presa di posizione dell’Unione Europea contro gli intollerabili atti di vandalismo e di intimidazione compiuti a fine del luglio scorso da croati, ai danni di alcune abitazioni di profughi serbi non lontano da Zara. «Questi incidenti – ha dichiarato il capo delegazione della Commissione europea in Croazia, Vincent Degert – sono contrari ai valori europei che mettono in primo piano la legge e la tolleranza [...]. La polizia e la magistratura devono occuparsi di questa vicenda in modo efficace». «Questi fatti verranno discussi e seguiti da vicino nell’ambito del processo di adesione all’UE». Il Consiglio nazionale serbo, in un comunicato, ha sottolineato che le case sono state assalite da 4 o 5 persone violente, che scandivano slogan offensivi. «Hanno rotto imposte e finestre, incendiato l’erba e la sterpaglia, ma grazie all’intervento tempestivo degli agenti di polizia e dei vigili del fuoco, le fiamme non si sono propagate, evitando così che questo attacco, motivato dall’appartenenza etnica, provocasse ulteriori danni», ha dichiarato la comunità serba, esprimendo comunque insoddisfazione perché «la polizia agisce solamente quando accade qualcosa, e non si preoccupa invece della prevenzione di tali atti». A seguito dell’arresto di quattro croati che avevano lanciato sassi contro le case abitate da serbi e avevano dato fuoco alla vegetazione circostante, è giunta la condanna da parte del presidente croato Stipe Mesic. «La Croazia è uno Stato dove i cittadini godono di uguali diritti, per cui non ci possono essere discriminazioni, ma altresì lo Stato si fonda sul rispetto dei diritti umani e minoritari. Questo è l’obiettivo dal quale non si deve desistere: ne va del nostro futuro e del posto che occuperemo nell’Unione Europea». La Questura di Zara ha reso noto che porterà davanti al Giudice istruttore del Tribunale regionale di Zara i quatto indagati, per rispondere di aggressione, distruzione e danneggiamento di proprietà altrui. L’UNHCR (Alto Commissariato Nazioni Unite per i Rifugiati): preoccupante la frequenza degli incidenti In un suo comunicato, l’ufficio UNHCR in Croazia ha condannato gli ultimi, reiterati attacchi contro i serbi. «Incidenti di questo tipo sono intollerabili e l’UNHCR confida che i colpevoli saranno puniti, in armonia con le leggi croate», ha dichiarato il rappresentante Wilfried Buchhorn. I giornali locali hanno rilevato come, nonostante la situazione nel territorio di Zara sia migliorata, la frequenza di simili attacchi contro la popolazione serba nelle proprie case sia preoccupante. E l’organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW) in una sua nota dei primi di settembre richiama l’attenzione dell’Unione Europea, che non deve ignorare «la discriminazione etnica praticata da Zagabria nei confronti dei rifugiati serbi». «In Croazia i rifugiati serbi vivono in condizione precarie», ha detto Holly Hunter, direttore della sezione europea di HRW Ai serbi di Croazia vengono «impediti gli accessi ad alloggi e servizi sociali», hanno difficoltà ad ottenere «documenti di identità e cittadinanza», ha denunciato l’organizzazione, che ha invitato l’UE a verificare il pieno «rispetto dei diritti umani e delle minoranze in quanto requisito necessario per aderire all’Unione europea». p.c.h. Ottobre 2006 3 DIFESA ADRIATICA cultura e libri A Trieste il primo Salone del libro dell’Adriatico Orientale Si è svolto a cura del CDM dal 12 al 17 settembre 2006 gli interventi di storici, giuristi, giornalisti Organizzata dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata (www.arcipelagoadriatico.it) di Trieste, si è svolta nel capoluogo giuliano un’intensa ‘sei giorni’ su cultura, storia e civiltà delle genti italiane dell’Adriatico orientale. A tale scopo, in Piazza Giuseppe Verdi, sono stati allestiti due grandi gazebo con uno spazio espositivo gestito dalle librerie triestine che hanno aderito alla manifestazione, e oltre che nella piazza, gli incontri hanno avuto luogo all’interno della Galleria Tergesteo dove è stata predisposta la Mostra «E son cressuo cussì, l’anema in sghembo» dedicata ai versi del grande poeta gradese Biagio Marin con i disegni di Cesco Dessanti, gentilmente concessa dal Centro Studi “Biagio Marin” e in collaborazione con il Comune di Grado. Il programma prevedeva dunque sei giornate, dense di appuntamenti, con la partecipazione di enti, istituti, autori, case editrici, attori e musicisti, il tutto con il Patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia e del Comune di Trieste e grazie al contributo del MiBAC (Ministero ai Beni e alle Attività Culturali). Sono stati esposti libri d’epoca e nuovi per un censimento di ciò che è stato prodotto sulla realtà dell’Adriatico Orientale e che rappresentano una delle ricchezze di un popolo sparso che nelle pagine scritte ha raccolto parte della propria memoria da consegnare ai posteri. A parlarne sono stati gli addetti ai lavori, gli specialisti, gli istriani, i fiumani e i dalmati, ma anche chi si è innamorato di questa storia, di questa dimensione, ed ha voluto esplorarla, conoscerla e farla conoscere attraverso la scrittura, la musica, il teatro, la poesia, l’arte. Così i partecipanti saranno compresi all’interno di tematiche quali: Percorsi e significati, Paralleli e Meridiani, Saperi e sapori, Segni e scritture, Storia e storie e Viaggio reale e virtuale. La manifestazione ha ospitato anche la seconda edizione di «Aperitivo con la storia», a cura del prof. Giuseppe Parlato, presidente del CDM e docente nell’Università S. Pio V di Roma, nel corso della quale si sono analizzati cinque momenti salienti del Novecento: l’anno 1946 con il referendum e la Costituente; il 1956 con la Rivolta d’Ungheria; il 1956 Suez e il problema di Israele. Gli altri due appuntamenti si sono tenuti nelle settimane successive, il 21 settembre con 1966: Trieste e la chiusura dei cantieri navali e il 28 settembre con 1976 Il compromesso storico, sempre negli spazi del Tergesteo e con l’intervento di professori di diverse Università italiane. Ma ecco più in dettaglio alcuni degli incontri più importanti. Il 12 settembre presentazione di Parole agli Esuli, le omelie di mons. Antonio Santin, pubblicazione curata dal suo segretario, don Ettore Malnati; quindi la presentazione della ricerca sociologica voluta dall’ANVGD Memoria e valori dell’esule italiano dall’Istria, Dalmazia e Quarnaro, a cura dell’ISIG, con il direttore dello stesso ISIG, prof. Alberto Gasperini, Lucio Toth e Silvio Cattalini per l’ANVGD. Nel pomeriggio dello stesso 12 settembre, tavola rotonda con il prof. Giuseppe de Vergottini e l’avv. Cesare Papa sulla lunga esperienza di “Coordinamento Adriatico. Di grande rilievo e attualità, ancora il 12 settembre, il dibattito su Foibe e archivi vaticani, con la partecipazione del prof. Parlato, del presidente A NVGD Lucio Toth, del prof. de Vergottini, di don Malnati e dell’avv. Cesare Papa. Il giorno dopo, tra i vari incontri, quello con Silvio Forza dell’EDIT di Fiume: la storia dell’editoria italiana in Istria e a Fiume e le nuove collane; a seguire, il prof. Guido Rumici intervistato da Kristjan Knez, quindi la presentazione dell’attività scientifica della Società Dalmata di Storia patria di Roma a cura dei proff. Rita Tolomeo, Bruno Crevato Selvaggi e C. Cetteo Cipriani. Il 14 settembre, intervento del prof. Giovanni Radossi sul Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e del prof. Egidio Ivetic sulla collana «Istria nel tempo» dello stesso CRS di Rovigno. In serata, un momento conviviale con l’introduzione di Bruno Vesnaver ai vini istriani e del Collio, alla presenza di un’ospite d’eccezione, la signora Lidia Bastianich, esule da Pola, e grande chef negli Stati Uniti, dove gestisce una serie di raffinati ristoranti di cucina italiana. Il 15 settembre, la mattina, si è potuto ascoltare la dott.ssa Gianna Duda Marinelli sulla Società Istriana di Archeologia e Storia Patria. Nel pomeriggio, Renzo Codarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e vicepresidente nazionale ANVGD, e Silvio Forza dell’EDIT di Fiume hanno presentato alla stampa e al pubblico gli Atti del convegno sulla letteratura dell’esodo Scrittura sopra i confini, svoltosi aTrieste lo scorso anno a cura del CDM. Il 16 settembre l’avv. Renzo de’ Vidovich ha presentato l’attività editoriale dei dalmati nel Mondo e della Fondazione Rustia Traine; il prof. Gianni Stelli ha illustrato le pubblicazioni della Società di Studi Fiumani mentre il dott. Marino Micich ha presentato le attività editoriali dell’Associazione per la Cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio; Fabio Rocchi, coordinatore della Sede nazionale ANVGD, ha illustrato le iniziative editoriali della stessa Associazione; nel pomeriggio dello stesso giorno LauraTomizza ed M. Fragiacomo hanno presentato il Cd Trieste, ieri un secolo fa. Domenica 17 settembre la parola è andata al prof. Luigi Tomaz, che si è intrattenuto sul tema Scrivere della mia terra. Il 5 ottobre, aperitivo con la storia con il prof. Aldo Ricci, sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato di Roma, tema 1946: il referendum e la Costituente. Sul numero di novembre un ampia cronaca. rtg (www.arcipelagoadriatico.it) Vittore Crivelli (Venezia 1440 Fermo 1501), La visitazione della Vergine a S. Elisabetta, particolare del Trittico, S. Elpidio a Mare, Pinacoteca Civica Carlo Crivelli (Venezia, 1430/1435 ca.-1494/1495), Madonna del latte, tempera su tavola, Corridonia, Pinacoteca parrocchiale di un altro podestà fermano chiamato a Spalato agli inizi del secolo seguente (Giacomo di Andelo de Ragnis nel 1414), negli anni in cui frate Ventura di Fermo vi aveva lavorato per realizzare uno dei primi organi della Dalmazia». Di particolare fascino è la vicenda artistica e umana dei fratelli Carlo e Vittore Crivelli, entrambi abitanti e cittadini di Zara nella seconda metà del XV secolo, che si firmarono costantemente «Karolus Venetus» e «Victor Venetus». Dopo un’intensa attività nella capitale della Dalmazia, prima Carlo e poi Vittore si trasferirono nelle Marche, portando di qua e di là dell’Adriatico i reciproci influssi veneti e umbrotoscani appresi nella loro esperienza esistenziale,dall’apprendistato alla scuola dei Vivarini e dei Bellini alla lezione di Gentile da Fabriano, tutti contrassegnati dall’eredità coloristica del tardo gotico internazionale e dalla sua metamorfosi verso la pura linearità del Rinascimento. Dalle storie piccanti di Carlo Crivelli, costretto ad abbandonare Venezia per le sue avventure galanti, si passa alle mascalzonate di Giorgio Chiulinovich, detto Giorgio Schiavone, irrequieto e valente allievo dello Squarcione, che nel lasciare la bottega del maestro non si portò via soltanto i pennelli e l’arte ivi appresa. L ‘artista più misterioso è però l’anonimo «Maestro di Elsino», che ha la- sciato a Fermo uno splendido polittico trecentesco, dove la lezione di Paolo Veneziano indugia ancora in manierismi bizantini. Elsino non è un luogo, ma il nome dell’Abate inglese di Ramsey, inviato da Guglielmo il Conquistatore ad evangelizzare la Danimarca ai primi del Mille, il cui merito fu quello di proporre per primo il culto decembrino dell’Immacolata Concezione! Che è appunto il tema del polittico fermano. Ivo Petricioli lo ha identificato, per i suoi caratteri stilistici, con l’autore di altre pale d’altare presenti in Dalmazia, proponendo di chiamarlo il «Maestro del Crocifisso di Kton». È questo il nome di un remoto paesino dell’isola di Bua, Ticonio nella toponomastica veneta, nella cui chiesuola si trova quell’antico legno istoriato. D’Elsino o di Ticonio, strambo com’era, doveva essere un dalmata di certo. Nel complesso la mostra di Fermo rispetta l’obiettività storica e dimostra come si possa fare buona cultura, accogliendo ogni contributo scientifico serio, senza indulgere a miti sciovinisti e razzisti, così cari alla propaganda della vecchia Jugoslavia e che una parte della cultura politica croata malamente continua a coltivare. Una felice invenzione è la barca ricolma di teleri appesa alla facciata del Palazzo dei Priori, come se fosse approdata in quel momento dall’altra sponda. L.T. L’Aquila e il Leone Artisti veneti e dalmati nelle Marche «L’ Aquila e il Leone» è il titolo di una mostra aperta a Fermo e promossa dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico delle Marche, dalla Regione Marche, dai Comuni di Fermo, Venezia e Sant’Elpidio a Mare e dalle Province di Ascoli Piceno e Venezia. Sono diversi anni che la città di Fermo ha voluto valorizzare il suo rapporto storico privilegiato con la Repubblica di Venezia e con le terre di oltre-Adriatico che ne facevano parte. Ben due podestà della città marchigiana salirono alla dignità dogale. Fermo era città ghibellina nel Medio Evo e nel suo stemma araldico campeggia l’aquila, il simbolo dell’Impero. Il Leone marciano non ha bisogno di presentazioni. Allestita nel Palazzo dei Priori della città capoluogo e nel palazzo comunale di Sant’Elpidio, la mostra conferma i saldi legami artistici e politici tra la Marca Fermana e Venezia, di cui si fecero tramite anche importanti artisti dalmati e veneti attivi sulle due sponde dell’Adriatico tra il 1300 e il 1600. «Una mostra dallo straordinario spessore scientifico – ha sottolineato Lorenza Mochi Onori, Soprintendente al Patrimonio storico e artistico delle Marche – che ripercorre l’influenza della Serenissima, che, attraverso la via privilegiata del mare, caratterizza una stagione della cultura marchigiana, pur rimanendo una costante nella committenza delle grandi famiglie fino al Settecento. L’Adriatico, totalmente dominato dalle navi veneziane, è la strada politico-economica attraverso la quale la presenza artistica di Venezia penetra nel territorio marchigiano. Fermo ne è la prova più chiara». La riscoperta di una dominante presenza veneziana non solo in Istria, in Dalmazia e nel Quarnaro, ma anche sulla sponda occidentale del Golfo è un’acquisizione degli ultimi anni, alla quale hanno concorso anche le attività culturali di sodalizi della Diaspora giuliano-dalmata, come la Società Dalmata di Storia Patria, l’Associazione Nazionale Dalmata, il Libero Comune di Zara in Esilio e la stessa ANVGD, nella consapevolezza che l’esistenza di una Koiné adriatica fortemente radicata nella storia fosse un fattore essenziale per far comprendere, in Italia e all’estero, come l’appartenenza all’area culturale italiana delle nostre regioni dell’Adriatico orientale non fosse una vaga rivendicazione retorica da «Terza Sponda», ma una realtà viva e indiscutibile sul piano storico e culturale. Osserva Olimpia Gobbi, assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno, nel catalogo della mostra edito da Marsilio, come le «coste sottovento» del Golfo di Venezia siano rimaste a lungo in ombra nell’errata convinzione che «i fondali bassi e sabbiosi e l’assenza di porti a sud di Ancona [...] le avessero relegate alla periferia e ai margini della regione inter-adriatica». Una volta tanto, facendo perno su Venezia, succede che non siamo noi, dalmati e istriani, a sentirci ai margini! «Le ricerche dell’ultimo trentennio – prosegue la Gobbi – a iniziare dai lavori innovativi di Pietro Zampetti e Sergio Anselmi [...] hanno invece restituito il profilo di un versante medio-adriatico, inclusivo dell’intero segmento marchigiano, pienamente inserito nella circolazione del commercio marittimo e degli scambi tra le due sponde, seppure a diversi livelli. Il Piceno viene a risultare, così, un territorio storicamente collocato fra due cerniere, quella montana del Massiccio dei Sibillini, il quale attraverso facili valichi l’ha collegato con il versante tirrenico uimbrotosco-laziale, e quella costiera che ne ha permesso l’inserimento attivo entro le dinamiche della Koiné adriatica». Oltre alle opere pittoriche di artisti come Jacobello del Fiore, Carlo e Vittore Crivelli, Giorgio Schiavone, Palma il Giovane, Lorenzo Lotto e altri, sono illustrate nel catalogo le influenze venete nell’architettura marchigiana introdotte dai lapicidi (tajapiere) dalmati, che avevano impiantato nella regione le loro botteghe e i loro cantieri: Giorgio di Giacomo e Giorgio Orsini da Sebenico. E vengono esposti nella mostra i documenti cartacei che attestano i rapporti diplomatici tra la Signoria di Venezia e il Comune di Fermo e tra quest’ultimo e i Comuni dalmati, come Zara, Ragusa, Segna, Sebenico, Spalato, ecc., fin dal 1200, e cioè ben prima che il dominio della Serenissima divenisse definitivo sulle coste dalmate (1409-1410). Nel saggio di Marco Moroni si mette in rilievo come «i rapporti economici che si intrecciano tra le due sponde dell’Adriatico favoriscono crescenti flussi migratori. Sono numerosi i funzionari e gli artigiani marchigiani che si trasferiscono nelle città dalmate: è noto che tra i podestà di Spalato si segnalano almeno cinque cittadini fermani (Rogerio Suppi nel 1274) Pietro di messer Giacomo nel 1292, Percevallo di Giovanni nel 1312, Andrea di Domenico de Marchis nel 1313-1314 e Tommaso di messer Negro nel 1317), ma è documentata la presenza anche 4 DIFESA ADRIATICA Ottobre 2006 La Redazione risponde Legge 54/89, anche le aziende private hanno l’obbligo di uniformarsi A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Alcuni giorni fa ho tentato di effettuare l’abbonamento per una linea telefonica ADSL mediante l’utilizzo di un sito Internet. Nell’inserire i dati per la registrazione mi veniva richiesto di indicare la provincia relativa al mio luogo di nascita e, nel momento in cui inserivo tale dato, venivo registrato come «nato in Jugoslavia». C’è una legge che impedisca un tale falso storico? Lettera firmata Il problema della indicazione del luogo di nascita su documenti e certificati è da tempo ben noto agli esuli. Ci si scontra spesso con le pubbliche amministrazioni ed in particolare con le strutture sanitarie alle quali ci si rivolge in momenti di particolare urgenza. Molteplici sono state, inoltre, le segnalazioni di problemi sorti, relativamente all’indicazione della provincia di nascita, nei casi di registrazione di utenze di vario genere. lano (nel caso di specie la competenza era di Milano). Il Prefetto ha risposto alla nostra nota affermando che «se è vero che l’obbligo previsto dalla L. 54/89 è riferito a uffici ed enti che rilasciano attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere, è fuor di dubbio che anche le aziende private che detengono – in ragione del servizio che svolgono – elenchi o documenti fidefacenti hanno l’obbligo di uniformare i propri dati a quelli risultanti dai documenti ufficiali rilasciati in conformità della legge». Sulla base di quanto disposto dalla Legge 54/89 e di quanto recentemente affermato dal Prefetto di Milano, possiamo concludere che per tutti gli enti, sia pubblici che privati, nei casi in cui sia richiesto di rilasciare documenti, dichiarazioni, attestazioni o precedere a registrazioni di qualsiasi natura e specie, vige l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano del Comune di nascita dei richiedente, senza alcun riferimento allo Stato cui esso appartiene, ogni qualvolta si tratti di cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana. Le legge purtroppo non prevede alcuna sanzione per l’ipotesi di mancata applicazione della L. 54/89, ma il mancato rispetto della normativa in questione determina in ogni modo la violazione di una norma di legge, che potrà essere fatta valere nelle opportune sedi. Sulla base di quanto precedentemente affermato, chiediamo la collaborazione dei nostri Lettori a far applicare la Legge 54/89 in tutti i casi in cui si dovessero riscontrare delle violazioni. Molto spesso gli impiegati degli uffici, sia pubblici che privati, non sono al corrente della normativa in questione, e forse sarebbe sufficiente renderla nota per ottenere la rettifica dei dati errati. La previsione del fatto che si sta incorrendo in una violazione di legge darà sicuramente i risultati auspicati. La Sede nazionale ed i Comitati provinciali dell’ANVGD sono comunque a disposizione dei nostri lettori nel caso in cui, nonostante il predetto tentativo di risolvere il problema, dovesse persistere una violazione della L. 54/89. ABBONAMENTI A “DIFESA ADRIATICA” PER IL 2007 dei Lettori. Se nel 2001 i nostri abbonati leggevano 88 pagine l’anno, quest’anno ne leggeranno il doppio, ovvero 176. Infatti siamo passati in breve tempo dalle 8 alle 16 pagine al mese. E tutto questo con un continuo arricchimento di informazioni, notizie, rubriche, storia e attualità, oltre ai due opuscoli in omaggio allegati con i numeri di febbraio ed ottobre 2006. Ci sembra quindi giusto chiedere, non un raddoppio della quota, ma almeno un adeguamento alla quantità e qualità del servizio che Vi viene offerto, così da poterlo mantenere inalterato. Le quote di abbonamento per il 2007 sono quindi: € 30 abbonamento Ordinario € 50 abbonamento Sostenitore € oltre 50 abbonamento Solidarietà € 40 abbonamento Estero € 10 abbonamento solo via e-mail Indicate nella causale del bolletti- RESTITUZIONI? A CHI? Il tema delle restituzioni dei beni espropriati agli Esuli in Istria e Dalmazia e uno dei più scottanti del momento. L’ANVGD e la Federazione stanno seguendo passo passo i diversi fronti di questa vasta e complessa problematica che, soprattutto sotto l’aspetto legale, comporta una serie innumerevole di ostacoli (vedasi l’opuscolo dell’Avv. Gian Paolo Sardos Albertini allegato a questo numero). Ma c’è chi sa fare di più e meglio. L’Unione degli Istriani, tramite il suo onnipresente presidente Lacota, ha annunciato a gran voce sulle pagine del suo notiziario di aver ottenuto due restituzioni di immobili a Capodistria e Pirano che, come afferma lo stesso Lacota in un gesto di grande umiltà personale, «io stesso ho seguito, occupandomi dell’intero iter, dalla domanda iniziale redatta nell’aprile 2005 al trasferimento della proprietà dei giorni scorsi». Dato questo splendido risultato, ma in assenza di ulteriori informazioni, consigliamo a tutti gli Esuli di contattare l’Unione degli Istriani a Trieste per avere maggiori informazioni su come vedersi restituiti i propri beni: telefono 040 636098, fax 040 636206, mail [email protected]. Ricordiamo anche che l’Unione degli Istriani promosse nel 2001 una grande campagna di richieste di restituzioni (tutte sfumate) e in molti confusero la domanda con quella di indennizzo per i beni abbandonati in base alla Legge 137/2001. Così tanti Esuli rimasero con un pugno di mosche in mano: niente restituzione e niente indennizzo. In questi anni si è parlato di qualche restituzione, ma sono casi episodici che hanno seguito strade per così dire “traverse”. Ora speriamo davvero che l’Unione si faccia garante e promotrice di una gran massa di restituzioni, così da portare soddisfazione a tutta la vasta comunità degli Esuli. Siamo pronti a plaudire tale iniziativa quando vedremo tanti nostri Esuli ritornati nelle loro case d’origine grazie alla lungimirante politica d’impegno di questi giovani virgulti di seconda generazione. Ma nel caso le cose non stessero così, già sapete come la pensiamo. F.R. no il tipo di abbonamento scelto e, per i nuovi abbonati via e-mail, anche l’indirizzo mail. Il nuovo abbonamento via posta elettronica è particolarmente consigliato a chi ha a disposizione internet in quanto, oltre a non comportare rischi di mancato recapito, consente di leggere il giornale circa 10-15 giorni prima della normale consegna postale. Coloro che hanno ricevuto nel 2006 il giornale in omaggio, se non disposti a sottoscrivere l’abbonamento, riceveranno “Difesa Adriatica” fino al prossimo febbraio; poi l’invio verrà sospeso. Invitiamo i lettori a utilizzare il bollettino che riceveranno con il giornale (conto corrente postale 32888000 intestato a “Difesa Adriatica”) unicamente per il versamento dell’abbonamento. Infatti questo conto corrente non va usato per altri motivi. Per il rinnovo delle tessere sociali sono competenti i locali Comitati provinciali: le tessere dell’Associazione sono cosa distinta dall’abbonamento al giornale. Per le elargizioni, l’acquisto di pubblicazioni e altre motivazioni è disponibile il conto corrente postale 52691003 intestato ANVGD. Tutte queste informazioniVi verranno ricordate nel tagliando che troverete unito al bollettino nei prossimi tre numeri di “Difesa Adriatica”. Buona lettura anche per il 2007! F.R. S.V. Come i Lettori abituali sapranno, dal prossimo numero verrà aperta la campagna abbonamenti per il 2007 di Difesa Adriatica. Per tre numeri consecutivi (novembre, dicembre e gennaio) riceverete in allegato al giornale il bollettino postale per il rinnovo dell’abbonamento. Per motivi organizzativi questi bollettini verranno inviati a tutti i Lettori, anche a quelli che nel frattempo avranno già versato l’importo; non vi preoccupate quindi se, pur avendo rinnovato l’abbonamento, riceverete ugualmente i moduli. Piuttosto il consiglio è di conservare i bollettini non utilizzati per renderli disponibili a chi volesse sottoscrivere un nuovo abbonamento tra i vostri parenti, amici o conoscenti. Ricordate di scrivere il Vostro nome ed indirizzo ben leggibili sul bollettino, così da registrare facilmente il Vostro versamento. La quota di abbonamento ordinario è ferma a 20 euro dal 2001. In questi cinque anni sono aumentati i costi di stampa ma soprattutto è aumentato il numero delle pagine a disposizione Tali problemi dovrebbero essere, oggi, totalmente dimenticati a seguito dell’emanazione della Legge n. 54 del 15 febbraio 1989. La predetta legge all’articolo 1 dispone che: «Tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, certificazioni, dichiarazioni, documenti in genere, a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell’interessato, hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene». In relazione alla specifica questione della registrazione di una utenza telefonica ADSL, il problema ci era già stato segnalato da un nostro Lettore e trattandosi di una società privata, diversa quindi dagli enti espressamente indicati dalla Legge n. 54/89, abbiamo ritenuto di dover segnalare il problema al Prefetto di Mi- Fonte Ansa: i Comuni di Riccione e di Francavilla a Mare (Chieti) hanno destinato spiagge riservate alle donne musulmane per fare il bagno con il burka addosso INDENNIZZI AMIANTO? UNA “BUFALA” PER CHI STA BENE Lo scorso anno l’Unione degli Istriani aveva dato ampia pubblicità all’iniziativa di promuovere, da parte di tutti gli Esuli giuliano-dalmati, la presentazione di domande volte ad ottenere un indennizzo per l’esposizione all’amianto nei campi profughi. In proposito era intervenuto anche il nostro vicepresidente nazionale, Renzo Codarin, scettico sulle reali possibilità di tale iniziativa. L’Unione aveva invece assicurato che, grazie ad un pool di legali esperti, la battaglia avrebbe avuto un esito positivo. L’equazione sembrava semplice: profugo = campo profughi, campo profughi = amianto, amianto = indennizzo. Più che semplice diremmo troppo semplice! Una soluzione così lineare avrebbe significato che milioni di italiani, esposti per decenni all’amianto in fabbriche, uffici, case, avrebbero avuto diritto ad un indennizzo. In un’intervista a “La Voce del popolo”, quotidiano istriano in lingua italiana, il coordinatore regionale per il Friuli Venezia Giulia del patronato Ital-UIL, Luigi Rosa Teio, si è soffermato sulle domande di indennizzo per l’amianto nei campi profughi. Come vicepresidente della commissione regionale di valutazione di queste domande, ha parlato esplicitamente di «delusione di chi si attendeva indennizzi in denaro cedendo a false lusinghe». Citando una decina di casi risolti positivamente (ma con patologie conclamate e direttamente collegabili all’amianto), ha poi chiarito definitivamente che «per avere diritto ad un corrispettivo in denaro dovrebbe passare una legge ad hoc che da tempo è stata presentata in Parlamento ma che di fatto non c’è». Siamo convinti che tale legge non passerà mai: lo Stato non troverebbe mai le risorse per indennizzare milioni di italiani, peraltro senza patologie derivate in maniera inequivocabile dall’esposizione all’amianto. Resta quindi intatto il concetto che cure mediche e corsia preferenziale pensionistica (ma nessun indennizzo in denaro) spettano esclusivamente a chi presenta patologie direttamente collegabili all’esposizione all’amianto. L’iniziativa dell’Unione degli Istriani, quindi, è entrata in un vicolo cieco ancor prima di cominciare. Riprendono al Ministero dell’Economia le sedute della Commissione per gli indennizzi Il 19 settembre scorso sono riprese le tre sedute mensili della Commissione interministeriale, insediata presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, competente per l’esame delle domande di indennizzo dei beni perduti dai cittadini italiani nei territori ceduti all’ex Jugoslavia e nella Zona B dell’ex Territorio Libero di Trieste. Le sedute hanno avuto luogo nei giorni 19, 21 e 27. I tempi di stampa di questo numero di “Difesa Adriatica” non ci consentono di pubblicare gli elenchi delle pratiche discusse in settembre, che i Lettori troveranno sul numero di novembre, insieme con la seduta del 7 giugno 2006. Ottobre 2006 5 DIFESA ADRIATICA continua dalla prima pagina «Riconciliazione» a tre: la disponibilità dell’Italia, le ambiguità di Slovenia e Croazia Il presidente della Repubblica Napolitano legge al Quirinale la lettera della Federazione delle Associazioni degli Esuli: giustizia per gli istriani, fiumani e dalmati ria Teresa Bassa Poropat e il presidente dell’Amministrazione provinciale di Gorizia, Enrico Gherghetta. Era presente il direttore generale per i Paesi dell’Europa del Ministero degli Affari Esteri, amb. Giovanni Caracciolo di Vietri. Nel corso dell’incontro sono stati toccati due importanti argomenti: la piena conoscenza dei tragici avvenimenti accaduti in quei territori al volgere dell’ultimo conflitto mondiale e l’ipotesi di un incontro di pacificazione tra i presidenti di Slovenia, Croazia e Italia sui luoghi che videro le tragedie dei totalitarismi e delle pulizie etniche. Circa il primo punto il sindaco di Gorizia, Vittorio Brancati, ha ricordato la necessità di rendere accessibili gli archivi storici: «Se non è stato fatto fino ad adesso – ha commentato – qualche problema ci sarà. Dopo il passo importante della consegna della lista dei deportati in Jugoslavia è bene aprire tutti gli archivi». «Segnalatemeli questi archivi e li farò aprire, se ci sono» ha risposto il Capo dello Stato. Il presidente del Comitato provinciale di Gorizia dell’ANVGD, Rodolfo Ziberna, ha espresso cauto ottimismo: «Sono passati 60 anni e non deve esistere segreto di Stato su vicende ormai così lontane. Condivido pienamente l’auspicio di Brancati rivolto al presidente Napolitano di aprire tutti gli archivi: quei documenti devono essere assolutamente essere accessibili e consultabili per fare luce sul periodo storico». «Riconciliazione»: nel corso dell’incontro con i vertici del Friuli Venezia Giulia il presidente Napolitano legge la lettera inviatagli dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli Per quanto riguarda la simbolica riconciliazione, gli amministratori presenti all’incontro hanno ribadito a Napolitano che «i tempi sono maturi», ma, al di là dei delicati aspetti diplomatici, molte sono le implicazioni storiche e politiche. Segno di attenzione da parte del presidente della Repubblica verso le istanze degli esuli è stata la lettura, da parte sua, della lettera inviatagli al riguardo dal presidente e dal vicepresidente della Federazione delle Associazione degli Esuli, Renzo Codarin e Lucio Toth. «Durante l’incontro Napolitano ha dato lettura di una missiva che gli abbiamo mandato un mese fa – ha dichiarato Codarin – dove sottolineavamo di non essere contrari a questo atto di riconciliazione. Ma allo stesso tempo chiedevamo giustizia per gli istriani, fiumani e dalmati. Il gesto di Napolitano dimostra grande attenzione a questa richiesta» (lettera riportata su questo giornale di agosto-settembre 2006). Da ricordare che il vicepresidente della Federazione Toth era precedentemente intervenuto con due comunicati stampa nei quali richiamava con fermezza il diritto degli esuli giuliano-dalmati ad essere soggetti attivi del processo di ricomposizione (si vedano “Difesa Adriatica” di luglio 2006 e il sito www.anvgd.it). Il veto sull’acquisto di immobili in Croazia è stato stigmatizzato anche da Roberto Dipiazza, sindaco del capoluogo giuliano. «Questa occasione di riconciliazione non bisogna perderla. Secondo me bisogna muoversi su binari paralleli: da una parte discutere a livello governativo la questione dei beni abbandonati, affrontando una volta per tutte le giuste rivendicazioni degli esuli. Ma allo stesso tempo pregare assieme nei luoghi della memoria». Immediati i commenti da esponenti triestini di entrambi gli schieramenti. Roberto Menia (AN) loda l’iniziativa del presidente della Repubblica ma teme forzature: «si cercherà di addossare, come al solito, la colpa agli italiani...». Mentre Stelio Spadaro (DS) raccomanda che «siano lette tutte le pagine scritte nel corso del doloroso Novecento e ci sia una piena assunzione di responsabilità da parte di ciascun popolo e di ciascun Stato su queste tragedie». «Sarà necessario un esplicito riferimento alla responsabilità del fascismo nei confronti di sloveni e croati e siano anche dette parole chiare sull’esodo e sulle foibe e altrettanta chiarezza sia fatta sulle responsabilità jugoslave e delle forze da loro dirette nella repressione nei confronti degli antifascisti italiani, già durante la resistenza e non solo a regime comunista instaurato». Sull’argomento sono intervenuti quindi il presidente della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, e il presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Furio Radin, che in una lettera di sostegno al presidente della Repubblica italiana affermano di condividere l’iniziativa di un gesto di conciliazione. Nella preparazione di questo avvenimento sarebbe importante, sottolineano i due rappresentanti della Comunità italiana, che fosse prestata la massima attenzione ai temi inerenti agli esuli e alle minoranze. Le posizioni di Slovenia e Croazia Nel frattempo i presidenti di Croazia e Slovenia, rispettivamente Stjepan Mesic e Janez Drnovsek, hanno discusso in via informale a file luglio dei rapporti bilaterali e con l’Italia. Meritano di essere menzionate le dichiarazioni dei due esponenti d’oltreconfine: secondo Drnovsek l’Italia non avrebbe ancora conseguito «un sufficiente livello di maturità perché si possa giungere a un simile incontro». E secondo Mesic è vero che «bisogna rendere omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita e che non sono stati processati», ma «non tutti erano innocenti»; e ancora, secondo il presidente croato, «non soltanto gli italiani abbandonavano la Croazia, ma pure gli appartenenti agli altri popoli di queste terre che cercavano una vita migliore in occidente». Affermazioni di cui non occorre sottolineare l’insensatezza. Il ministro degli esteri sloveno, Dimitrj Rupel, ha rincarato la dose. Premesso che «bisogna considerare un particolare importante: le posizioni della Slovenia e della Croazia nei confronti dell’Italia sono diverse. Non è dunque una situazione simmetrica», il ministro non ha escluso che possano insorgere dei problemi nella definizione di questo incontro a tre, poiché per l’opinione pubblica slovena e croata le colpe del fascismo sono di gran lunga superiori ai crimini commessi ai danni degli italiani nel dopoguerra; equiparare i luoghi simbolo delle sofferenze per un gesto comune di riconciliazione rischia di riattizzare antichi rancori. Se queste autorevoli opinioni venissero confermate nel prossimo periodo, è evidente quanto dubbio e ambiguo sia l’atteggiamento di Slovenia e Croazia nei confronti di una reale e onesta riconsiderazione del loro passato. Patrizia C. Hansen Trieste, un check-point al confine provvisorio Anche il nuovo Stato del Montenegro nell’atto di pacificazione nell’Adriatico. Il Presidente Napolitano non dimentichi la M.d’O.V.M a Zara Sull’argomento «pacificazione» è intervenuto anche, con il comunicato stampa del 2 agosto, che riproduciamo, il presidente della Delegazione di Trieste dei Dalmati Italiani nel mondo-Libero Comune di Zara in Esilio, avv. Renzo de Vidovich. ni, sia pure con toni diversi, hanno seguito la linea della Federazione, illustrata dal Presidente Codarin al Sottosegretario agli Esteri Crucianelli, si sottolinea con soddisfazione che il Pre- I Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di Zara in Esilio di Trieste seguono con grande interesse l’evolversi della situazione politica nata dall’iniziativa italiana per la riappacificazione nei territori adriatici che non può, peraltro, ignorare il fatto che nell’ultimo secolo e mezzo di storia, con imperi, regimi e stati assai diversi fra loro, sono stati snazionalizzati prima la Dalmazia e, successivamente, Fiume, il Quarnero e l’Istria. Preso atto che tutte le associazio- Nove gli imputati per la strage dell’11 luglio 1995 Massacri di Srebrenica, inizia all’Aja il processo sidente della Repubblica Napolitano ha espressamente citato nella riunione istituzionale con le Autorità regionali del Friuli Venezia Giulia, e le Autorità provinciali e comunali di Gorizia e Trieste le richieste avanzate dalla Federazione degli Esuli. A tale proposito, gli Esuli dalmati fanno presente che, con la nascita dello Stato indipendente del Montenegro, si rende opportuno non trascurare quest’entità statuale nell’atto di pacificazione, ove si consideri che il Comune italiano di Cattaro fu uno degli ultimi a cadere in seguito alle pressioni e alle angherie austro-ungariche, che esistono tuttora nella Dalmazia montenegrina comunità italiane e che nelle Bocche di Cattaro è tuttora vivo, come in nessun’altra parte dell’Adriatico l’amore per San Marco e per la Serenissima Repubblica di Venezia. Infine, si richiede alla sensibilità del nuovo Presidente della Repubblica di valutare l’opportunità di superare preventivamente anche le difficoltà, internazionali e sulla motivazione, che hanno finora rinviato la materiale consegna della Medaglia d’Oro al Valor Militare al Gonfalone dell’ultima Amministrazione della città di Zara, considerata dall’intera Federazione un atto di riconoscimento per tutte le popolazioni adriatiche in esilio. Renzo de’ Vidovich Primi ritrovamenti nelle foibe carsiche. Dal volume Trieste nelle immagini dell’Istituto Luce, Mgs Press Editore, Trieste ...E Mladic si nasconde in Serbia È iniziato, a undici anni dal massacro, davanti al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il processo unico contro i nove imputati per l’eccidio di Srebrenica, in Bosnia, avvenuto l’11 luglio 1995. Imputati otto generali ed ufficiali serbi di Bosnia con l’accusa di aver sterminato quasi ottomila musulmani. SonoVujadin Popovic, Ljubisa Beara, Drago Nikolic, Ljubomir Borovcanin, Vinko Pandurevic, Radivoje Miletic e Milan Gvero, tutti accusati di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. L’ottavo imputato, Zdravko Tolomir, latitante, aveva promesso di consegnarsi prima dell’inizio delle udienze, ma risulta in contumacia. Il nono accusato, Milorad Trbic, ha chiesto che il processo nei suoi confronti sia trasferito alla giustizia bosniaca ed i giudici devono pronunciarsi al riguardo. Mancano naturalmente, perché ancora latitanti, Ratko Mladic e Radovan Karadzic, gli strateghi della pulizia etnica ai danni della popolazione musulmana. La decisione di riunire gli imputati in un unico processo è stata presa nel settembre scorso su richiesta del procuratore Carla Del Ponte. Srebrenica rappresenta, agli occhi dell’accusa e dell’opinione pubblica internazionale, il maggior eccidio commesso in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. La Corte dell’Aja deve chiudere tutti i procedimenti di primo grado entro il 2008. Non nega il procuratore nazionale serbo per le indagini sui criminali di guerra degli anni Novanta, Vladimir Vukcevic, a proposito dell’ex generale serbobosniaco Ratko Mladic, che Carla Del Ponte, procuratore del Tribunale internazionale dell’Aja, ritiene nascondersi da ben 11 anni in Serbia. «Pienamente fondate», ha definitoVukcevic le affermazioni della signora Del Ponte. Nel recente passato – ha detto Vukcevic – si era confidato che l’arresto dell’ex generale Mladic «potesse essere questione di giorni, se non di ore, ma si era poi registrata mancanza di coordinamento tra i nostri servizi segreti. Ora la cooperazione e il coordinamento sono molto migliorati». Polemizzando con i non sopiti sentimenti revanscisti ancora presenti in molti settori della vita pubblica serba, il procuratore ha sottolineato come non vi sia «alcun dovere patriottico di proteggere individui che hanno inflitto un inestimabile danno morale alla Serbia violando i diritti umani». Mladic, a suo tempo comandante militare delle forze serbo-bosniache, è ritenuto responsabile diretto di crimini come la strage di 8.000 civili bosniaci a Srebrenica, ed è il primo nella lista del Tpi con il suo ex capo politico, Radovan Karadzic, del quale da qualche tempo sembra si siano persa ogni traccia. E il procuratore generale del TPI, signora Del Ponte, ha duramente criticato a fine agosto le autorità serbe per il «loro rifiuto ingiustificabile» di arrestare Mladic. L’ex capo militare dei serbi della Bosnia, ha detto tra l’altro, «dovrebbe essere davanti a un tribunale» per rispondere dell’accusa di crimini di guerra durante il conflitto degli anni Novanta. Una delle fossi comuni nei dintorni di Srebrenica, riportate alla luce nel corso delle indagini sugli eccidi d.a. 6 DIFESA ADRIATICA Presentiamo un nuovo elenco con le pubblicazioni ancora in catalogo e qualche ulteriore novità a Vostra disposizione. Le pubblicazioni indicate sono quelle al momento disponibili, salvo diversa indicazione. Gli ordini possono essere inviati via fax o telefono (06.58 16 852), mail ([email protected]), lettera (ANVGD, Via L. Serra 32, Roma 00153). All’importo delle pubblicazioni vanno sommate le spese di spedizione, variabili a seconda del peso e dell’eventuale urgenza richiesta dall’ordinante. I plichi conterranno, oltre alle pubblicazioni richieste, un bollettino postale precompilato da utilizzare per il pagamento presso il più vicino ufficio postale. Gli ordinanti quali enti, associazioni e scuole sono pregati di indicare una persona di riferimento a cui recapitare il plico. LIBRI L’ESODO DI 350.000 GIULIANI, FIUMANI E DALMATI Una vera enciclopedia dell’Esodo giuliano dalmata scritta da P. Flaminio Rocchi: la storia, i fatti, la politica, le persone, gli orrori, le monografie delle città perdute, la cronologia degli avvenimenti in oltre 700 pagine. LIBRO – CODICE 41 – EURO 25 L’ISTRIA DELL’ ESODO Un vero manuale legislativo sugli aspetti assistenziali e normativi sviluppatisi nei decenni in favore dei profughi giuliano dalmati. A cura di P. Flaminio Rocchi. Pagg. 274. LIBRO – CODICE 42 – EURO 15 IL CONFINE ORIENTALE NEL NOVECENTO Volume che affronta il problema dell’inserimento nei testi scolastici delle complesse vicende del confine orientale, con gli interventi di studiosi e politici. A cura di Patrizia C. Hansen ed edito dall’Enciclopedia Italiana. Pagg. 135. LIBRO – CODICE 43 – EURO 15 VOLTI DI UN ESODO Pubblicazione scientifica con racconti e testimonianze degli esuli istriani, giuliani e dalmati in Trentino-Alto Adige a cura di Elena Tonezzer ed edita dal Museo storico in Trento. Ampia la parte storico-statistica. Pagg. 123. LIBRO – CODICE 49 – EURO 13 GIANI STUPARICH FRA TRIESTE E FIRENZE Il volume raccoglie gli atti della giornata di studi sullo scrittore giuliano a cura dell’ANVGD e del Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux. Le relazioni e gli approfondimenti di Angelo Ara, Giorgio Luti, Ernestina Pellegrini, Elvio Guagnini e Patrizia C. Hansen, curate da Franco Zabagli. Pagg. 83. LIBRO – CODICE 44 – EURO 10 LA VETRINA DELLE PUBBLICAZIONI SRADICAMENTI Anna Vukusa, esule di seconda generazione, cerca la sua identità strappata ancor prima che venisse al mondo. Piccoli racconti di un mondo che non è stato suo ma che sente quasi più di chi ne è stato protagonista. Volume di 129 pagine. Edizione 2001. LIBRO – CODICE 57 – EURO 10 CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA della storia e della cultura dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia Dal corso di aggiornamento per docenti a cura dell’ ANVGD di Udine una importante pubblicazione che spazia tra due secoli allo scopo di far comprendere anche ai non addetti ai lavori la vera storia delle nostre terre. Volume di 325 pagine. LIBRO – CODICE 58 – EURO 20 I BENEDITTINI DI DAILA E S. ONOFRIO IN ISTRIA: ultime vicende (1940-1950) Edito dall’IRCI e curato da Padre Giuseppe Tamburrino tratta le complesse vicende, peraltro non ancora risolte, della presenza dei Benedettini in Istria. Volume di 110 pagine. LIBRO – CODICE 59 – EURO 10 LA MIA CITTA’ – Zara oggi Pubblicazione del 1975 di Antonio Cattalini a quarant’anni dall’esodo, nella quale riscopre – dolorosamente – il volto di una città che aveva confinato nei tragici ricordi dei bombardamenti. Volume di 116 pagine. LIBRO – CODICE 16 – EURO 10 LA BORRACCIA INSABBIATA Raccolta di poesie di Antonio Benussi Moro, edite da “Histria” di Trieste nel 1972. Volumetto di 69 pagine. LIBRO – CODICE 17 – EURO 10 ISTRIA RISCOPERTA Ritrovare l’Istria, raccontare la sua storia per guardare al futuro nelle 18 recentissime interviste del giornalista Marco Rossi ad alcuni dei personaggi che questa storia l’hanno fatta o l’hanno solo scoperta. Volume di 226 pagine. LIBRO – CODICE 70 – EURO 12 VIDEO L’ISTRIA È LONTANA – UN ESODO SENZA STORIA Volume di Gianni Giuricin su tante piccole vicende che hanno intersecato gli anni dell’Esodo e ciò che in Istria vi è rimasto. Interessante l’appendice con gli elenchi della diffusione dei cognomi in Istria. LIBRO – CODICE 46 – EURO 10 ESODO – LA MEMORIA NEGATA, L’ITALIA DIMENTICATA 110 minuti di documentario (diviso in 2 parti) prodotto dall’ANVGD, che riporta i temi storici, i fatti, le testimonianze dell’Esodo di 350.000 italiani, dei migliaia morti nelle Foibe e dei Campi Profughi. La prima parte di 50’ è particolarmente indicata per spettatori che non conoscono la storia del confine orientale. VHS CODICE 11: EURO 10 DVD CODICE 21: EURO 15 FIUME CITTÀ DELLA MEMORIA 1868-1945 Fiume tra l’Ottocento e il Novecento. Un accurato e completo studio della ungherese Ilona Fried e opportunamente tradotto oggi in italiano. Un vero compendio degli eventi storici e dei personaggi che ne hanno fatto, disfatto e cambiato la storia e la cultura. Volume di 400 pagine. LIBRO – CODICE 52 – EURO 25 UNA STORIA NEGATA Secoli di vita della Venezia Giulia, gli orrori della Seconda guerra mondiale, il dramma delle Foibe e dell’Esodo, le testimonianze dei profughi stabilitisi nel Lazio. Un toccante documentario prodotto dalla Regione Lazio con l’ANVGD. Durata 50’. VHS CODICE 12: EURO 8 DVD CODICE 22: EURO 12 L’AUTOCTONIA DIVISA Edito da Coordinamento Adriatico e a cura di Valeria Piergigli, tratta della tutela giuridica della minoranza italiana in Istria, Fiume e Dalmazia. ampi cenni storici. Volume di 490 pagine. Edizione 2005. LIBRO – CODICE 53 – EURO 20 PADRE FLAMINIO ROCCHI: L’APOSTOLO DEGLI ESULI L’ultima intervista del francescano scomparso nel 2003, motore e anima della nostra comunità. Un commovente excursus su 60 anni di storia degli Esuli. Edizione realizzata dalla Venicefilm con la autorizzazione della famiglia Rocchi. Durata 50’. VHS CODICE 13: EURO 7 DVD CODICE 23: EURO 7 L’ITALIANITÀ DELLA DALMAZIA negli ordinamenti e statuti cittadini Libro di Bruno Dudan e Antonio Teja, edito dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e ristampato a cura del Comitato ANVGD di Udine. Uno studio importante per comprendere le radici venete delle nostre terre. Volume di 230 pagine. LIBRO – CODICE 54 – EURO 10 I BIANCHI BINARI DEL CIELO Dalle scie di condensa dei bombardieri su Zara il libro di Antonio Cattalini, giunto alla terza edizione a cura del Comitato ANVGD di Udine in occasione del trentennale della scomparsa dell’autore. Le foto e le testimonianze del martirio di un’intera città. Volume di 150 pagine. LIBRO – CODICE 55 – EURO 15 NICCOLÒ TOMMASEO a 200 anni dalla nascita Atti del convegno tenutosi a Firenze nel 2002 a cura dell’ ANVGD. Gli interventi di storici, politici e letterati a testimonianza di quanto sia ancor oggi vivace la sua presenza nel mondo letterario italiano. Volume di 278 pagine. LIBRO – CODICE 56 – EURO 20 Ottobre 2006 IL CUORE NEL POZZO La fiction Rai trasmessa su Rai Uno in occasione del primo Giorno del Ricordo, con Leo Gullotta, Beppe Fiorello e Antonia Liskova. Il racconto che parla di foibe ed esodo entrato nelle case di 10 milioni di italiani. 2 DVD di 100’ ciascuno. 2 DVD – CODICE 24 – EURO 20 VIAGGIO SUI BINARI DELLA STORIA La Storia della Parenzana, la mitica ferrovia che dal 1902 e per alcuni decenni collegòTrieste a Parenzo attraverso paesaggi incontaminati densi di colori, profumi ed emozioni, vere istantanee di un’Istria che non c’è più ma che ha lasciato un profondo segno nella storia e nella memoria. Prod. CDMANVGD. VHS – CODICE 14 – EURO 15 PIETRA D’ISTRIA – Architettura e territorio Video prodotto in occasione della Mostra tenutasi a Trieste sulle Casite istriane, ovvero le tipiche costruzioni rurali che nei secoli hanno rappresentato nell’Istria la presenza di eterogenee evoluzioni architettoniche. Video curato da CDM-ANVGD. VHS CODICE 15: EURO 10 DVD CODICE 25: EURO 10 LA ROSA DEI TEMPI – L’esodo dal ricordo alla speranza Video dello spettacolo di Rosanna Turcinovich Giuricin e prodotto dal CDM di Trieste. Racconti e riflessioni personali portati in scena, supportati nelle sensazioni da brani di autori celebri dell’esodo e dalle testimonianze visive degli esuli. DVD – CODICE 26 – EURO 15 MUSICA E IMMAGINI NOSTALGIA DEL MAR Raccolta di 14 canzoni istriane a cura dello storico coro “Istria Nobilissima” diretto dal Maestro G. Bosazzi. CD CODICE 81: EURO 10 – MUSICASSETTA CODICE 71: EURO 8 CANTI POPOLARI GIULIANO-DALMATI Disco 45 giri in vinile del Coro “Tartini” di Trieste edito dall’ANVGD nel 1961. Un pezzo da veri collezionisti e amatori, disponibile solo in poche decine di esemplari. “Dime Rita” (Fiume), “O bella Dalmazia” (Dalmazia), “La campana di San Giusto” (Trieste) e “La mula de Parenzo” (Istria) sono i quattro brani contenuti nel disco. DISCO 45 GIRI – CODICE 72 – EURO 8 IL CUORE NEL POZZO Le splendide musiche di Ennio Morricone, colonna sonora della omonima fiction Rai, trasmessa su Rai Uno in occasione del primo Giorno del Ricordo. Quattordici brani di struggente intensità che rievocano con la sola musica il dolore e l’angoscia della nostra storia. CD musicale di 55 minuti. CD MUSICALE – CODICE 82 – EURO 18 1954-2004... IO C’ERO Quattro brani musicali guidati da Umberto Lupi in occasione del cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia. Le ragazze di Trieste, I Stornei,Vola Colomba e l’Inno di Mameli nella emozionante interpretazione di centinaia di bambini delle scuole elementari di Trieste. CD musicale di 13 minuti. CD MUSICALE – CODICE 84 – EURO 5 TRIESTE Un CD fatto di voci, suoni, rumori, parole, emozioni per raccontare Trieste, l’esigenza di coniugare la storia con la leggenda, il passato di un territorio con la musica di oggi. Il disco di Raul Lovisoni splende di suoni antichi e nuovi per oltre un’ora. Produzione CDM. CD musicale di 60 minuti. CD MUSICALE – CODICE 85 – EURO 10 IL MARE DI MARIN DALL’ISTRIA ALL’ETERNO Un omaggio a Biagio Marin prodotto dal CDM. Un viaggio attraverso musiche, paesaggi, rumori, poesie, fotografie nella sua Istria. Un vero prodotto multimediale, udibile da tutti i lettori CD ma anche visibile con un computer nella sua veste grafica. CD MUSICALE/MULTIMEDIALE CODICE 86 – EURO 15 ALTRE EMOZIONI Alcune delle più belle canzoni del polesano Sergio Endrigo, tra cui “1947” con lo struggente ricordo di Pola abbandonata. Il CD riporta complessivamente 15 brani musicali tra originali e nuove versioni. CD MUSICALE – CODICE 87 – EURO 12 STORIA DEL QUARTIERE GIULIANODALMATA DI ROMA Catalogo ad immagini della Mostra “Memoria e identità” con le più belle immagini della storia di uno dei più grandi insediamenti in Italia degli Esuli, a cura di Roberta Fidanzia. Pagg. 35, Euro 25 CD Rom uso computer con la galleria completa delle immagini e dei testi. CD MUSICALE/MULTIMEDIALE CODICE 73 – EURO 12 lora Presidente nazionale dell’ANVGD Gianni Bartoli a Roma il 6 dicembre 1970 in previsione della visita di Tito in Italia. Pagg. 19. OPUSCOLO – CODICE 64 – EURO 1 L’ACCORDO DI OSIMO SULLA ZONA B Il contributo di P. Flaminio Rocchi che riporta una completa visuale sul nefasto accordo internazionale tra Italia e Jugoslavia del 1975. Il testo, le premesse, i commenti, gli errori, gli interventi, il dibattito in Parlamento, le proteste degli Esuli. Il tutto a cura dell’ANVGD. Pagg. 32. OPUSCOLO – CODICE 65 – EURO 3 LE FOIBE DI BASOVIZZA E MONRUPINO Storico studio di P. Flaminio Rocchi sulle due foibe rimaste in territorio italiano in occasione della loro copertura. La loro storia, gli interventi dei politici e delle autorità, le riflessioni di un credente. A cura dell’ANVGD. Pagg. 32. OPUSCOLO – CODICE 66 – EURO 3 IL TRATTATO DI PACE SUI LIBRI SCOLASTICI Estratto dal volume Una pace amara di Luigi Arvali, a 50 anni dal trattati di Parigi del 10 febbraio 1947 ne rileva le (scarse) tracce sui libri scolastici italiani. Pagg. 22. OPUSCOLO – CODICE 67 – EURO 1 UN ESTREMO INTERVENTO PER L’ISTRIA E TRIESTE Il testo del lungo e accorato intervento del Sen. Paolo Barbi, Presidente allora dell’ANVGD, pronunciato al Senato il 23 febbraio 1977 in occasione della discussione sul Trattato di Osimo. OPUSCOLO – CODICE 68 – EURO 2 PERCHÉ LE FOIBE: gli eccidi in Venezia Giulia e in Dalmazia (1943-1950) Testo di Lucio Toth edito dalla Sede nazionale dell’ANVGD sul dramma delle foibe e la loro interpretazione della storiografia e nella politica. Edizione 2006. Pagg. 31. OPUSCOLO – CODICE 69 – EURO 5 (oltre 10 copie euro 3) GADGET FRANCOBOLLO SPECIALE EMESSO DA POSTE ITALIANE IN OCCASIONE DEL GIORNO DEL RICORDO Elegante folder completo; Cartolina dedicata e affrancata (con annullo Roma, Trieste o Torino); Busta Primo Giorno di Emissione affrancata; Tessera filatelica con francobollo (formato bancomat); francobollo semplice. FOLDER COMPLETO: CODICE 910 – EURO 10 BUSTA 1° GIORNO EMISS.: COD. 914 – EURO 0,71 TESSERA FILATELICA COD. 915 – EURO 0,69 CARTOLINE STORICHE Riproduzioni da dipinti originali del 1915 rappresentanti le vedute e gli stendardi dell’Istria (Arena di Pola), della Dalmazia (sito archeologico di Salona), di Fiume (Arco Romano), di Trieste (Cattedrale di San Giusto), di Gorizia (Castello veneziano) e Trento (Castello del Buonconsiglio). SET 6 CARTOLINE – CODICE 92 – EURO 5 PENNA DELL’ANVGD Penna Laser Rubber Grip, linea sobria ed elegante, impugnatura gommata nera che facilita la scrittura, corpo smaltato in colore blu cobalto, finiture placcate in oro con denominazione dell’Associazione, punta Refil di tipo cross. PENNA – COD. 94 – EURO 10 DISTINTIVO DELL’ANVGD Spilla da giacca con il simbolo dell’ANVGD (scudetto e leone di San Marco) a colori, smaltata, cm. 2x1. DISTINTIVO – COD. 95 – EURO 5 CRAVATTA DELL’ANVGD Cravatta blu 100% seta Made in Italy, interno in fibra naturale, rifiniture a mano con scudetto sociale e Leone di San Marco stampato al centro sotto il nodo. CRAVATTA – COD. 96 – EURO 25 FOULARD DELL’ANVGD Elegante foulard 100% seta Made in Italy cm. 90x90 per le signore, con scudetto sociale e Leone di San Marco su due dei quattro angoli. FOULARD – COD. 97 – EURO 28 OPUSCOLI LA LEGGENDA DI FIUME Il ricordo del fiumano Giovanni Host Venturi nelle parole di Giuseppe Schiavelli. Poche pagine di profonda ammirazione verso un uomo che ha fatto la Storia di Fiume insieme a D’Annunzio. OPUSCOLO – CODICE 63 – EURO 1 DIFENDERE L’ADRIATICO DA OGNI SOPRAFFAZIONE Discorso pronunciato dall’al- La consueta rubrica Dai Comitati è rinviata al numero di novembre Ottobre 2006 7 DIFESA ADRIATICA Fortificazioni venete della Dalmazia raccolti in volume i saggi di Angelo de Benvenuti A cura della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone La Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone diVenezia pubblica nella sua prestigiosa Collana di Ricerche Storiche “Jolanda Maria Trèveri” una raccolta di studi di Angelo de Benvenuti (Zara 1895 – Udine 1979) sulle opere difensive della Serenissima, Fortificazioni venete in Dalmazia. I saggi apparvero tra gli anni Trenta e Cinquanta su diverse riviste specializzate, per i quali l’autore consultò anche gli archivi di Venezia e di Zara. De Benvenuti, ricordiamo, è noto per l’opera in due volumi Storia di Zara, pubblicati nel 1944 (dal 1409 al 1797) e nel 1953 (dal 1797 al 1918). Per secoli la regione dalmata ebbe un ruolo di contenimento dell’avanzata ottomana, il che permise che le strutture difensive fossero ripetutamente restaurate e rinforzate. Nei primi decenni del XVI secolo i vene- ziani si preoccuparono di consolidare le piazzaforti di Zara, Sebenico, Spalato e Cattaro. Nella seconda metà del Seicento la regione dalmata assistette a cruenti scontri, scatenati nell’ambito della guerra di Candia (1645-1669) e nella guerra di Morea (1684-99). Con la pace di Karlowitz la Repubblica ampliò il suo controllo sul territorio dietro Zara, Sebenico, Traù, Spalato, verso le aree di Knin, Scardona, Dernis, Signo, Almissa e Macarsca. Notevoli gli interventi degli ingegneri veneziani, a Zara così come in molte altre località strategiche. Nel saggio La città fortificata di Zara de Benvenuti illustra il sistema difensivo della città, cui Venezia iniziò a mettere mano nel 1409. L’antica cinta muraria risaliva al 1298, con tracce dei periodi bizantino e romano. Nel 1524 parte del bor- IL RADUNO DEI NERESINOTTI A MARGHERA Anche quest’anno, in prossimità della festa della Madonna della Salute, protettrice di Neresine (Isola di Lussino) gli Esuli neresinotti si incontreranno a Marghera (Venezia) per il loro annuale raduno. Domenica 29 ottobre presso la Chiesa della Madonna della Salute di Marghera (Via Trieste 140, località Catene) alle ore 11.00 sarà celebrata una Santa Messa, anche per pregare per i neresinotti che in quest’ultimo hanno lasciato la vita terrena. La Santa Messa sarà preceduta alle ore 9.30 dall’Assemblea generale presso la Sala parrocchiale della stessa chiesa. Il successivo pranzo conviviale si terrà presso il ristorante dell’Holiday Inn di Marghera (Via Rotonda Romea 1) ed è previsto per le ore 13.00. La prenotazione va comunicata entro il 26 ottobre presso Flavio Asta, tel. 041.93 57 67, cell. 335. 65 28 423. Visto l’ottimo risultato ottenuto negli anni precedenti, si invitano a partecipare tutti i neresinotti, ma anche gli amici e simpatizzanti delle isole di Lussino e Cherso. L’iniziativa è a cura del Comitato degli Esuli da Neresine. Ti sei iscritto all’ANVGD? Hai rinnovato la tua tessera 2006? Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali o contatta la nostra Sede nazionale (tel. 06 5816852) L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa Veduta di Scardona. Da un’incisione di Gioseppo Rosaccio, Venezia 1598 go esterno venne compreso nella cinta muraria e intorno al 1554 vennero attrezzati i «caselli» sulle mura in maniera da poter ospitare ciascuno cannoni e guarnigioni. Al 1566 risale l’ideazione dell’imponente Forte, che, come annotava un anonimo del tempo, «non solo dagli esteri Istorici, e da presenti Ingegneri e Architetti li più accreditati, ma per anche dalli stessi inimici [era] tenuto per un’opera delle più singolari che produr possi l’Arte». Egualmente interessanti e documentati gli altri studi raccolti in questa accurata edizione, arricchita da cartine e illustrazioni. «Il Benvenuti – scrive nella sua premessa Tullio Vallery, Guardian Grande della Scuola Dalmata di Venezia – [era] dotato di una solida preparazione umanistica, aveva una spiccata inclinazione all’indagine storica che alternava ad una assidua attività didattica». Alla sua figura di ricercatore appassionato è dedicata la puntuale nota biografica stilata da Didy Salghetti Drioli. p.c.h. ASSOCIAZIONE “ISOLA NOSTRA” Riceviamo e pubblichiamo volentieri una lettera di Attilio Delise, della redazione di “Isola Nostra”, il mensile che fa capo alla omonima Associazione con sede a Trieste e che riunisce gli Esuli da Isola d’Istria. Di questa associazione abbiamo parlato più volte per le loro nutrite e valide attività. Ma lasciamo la parola al Delise. «Un sincero grazie per le informazioni che pubblicate su Difesa Adriatica relative all’attività dell’Associazione Isola Nostra, unito alle nostre più vive congratulazioni per il Vs. mensile, fonte di continue notizie sulle iniziative e i problemi relativi ai profughi tutti. Solo una precisazione: “Isola Nostra”, nata nel 1965 su iniziativa personale di don Attilio Delise (ultimo parroco italiano di Isola d’Istria) e continuata dopo la sua scomparsa per volontà di un piccolo gruppo di isolani, non aderisce all’Associazione delle Comunità Istriane, come erroneamente da Voi riportato nel numero di agosto-settembre. È infatti un’associazione autonoma, che vive esclusivamente con il lavoro volontario della redazione e con il contributo altrettanto volontario degli isolani, non avendo né prezzo di copertina né di abbonamento. Con l’occasione, sperando di fare cosa gradita, Vi inviamo a parte il Dvd L’Isola chiamata ricordo, opera del nostro compaesano Walter Pohlen ed edito dalla nostra Associazione senza fini commerciali. Il Dvd, oltre a essere disponibile in sede, sarà inviato a quanti ne faranno richiesta». È possibile contattare l’Associazione Isola Nostra scrivendo all’indirizzo di Piazza S. Antonio 2, Trieste 34132, telefonando allo 040. 63 82 36, scrivendo una mail a [email protected]. Consigliamo anche di visitare il sito www.isolanostra.it, per quanto non ancora completato in tutte le sezioni. Sottolineiamo inoltre come il rispetto e la collaborazione reciproca tra associazioni sia un elemento basilare per lavorare tutti assieme per gli interessi degli Esuli. All’Associazione Isola Nostra il plauso e il merito di aver compreso tale necessità; sarebbe davvero bello se altri volessero seguire il loro esempio. f.r. Isola, 1900 ca., in una cartolina colorata a mano. Anche la barca a vela in primo piano è disegnata a mano. Sullo sfondo una delle prima raffigurazioni della fabbrica “Warchanek”, che dopo la Prima guerra mondiale passò in proprietà italiana con il nome di “Arrigoni” (dal sito www.can-is.si) 8 DIFESA ADRIATICA Lucio Toth all’«Avvenire»: «La Chiesa vicina al nostro dramma» Ma «la Chiesa croata di oggi si adagia sulla propaganda nazionalista dell’ex regime comunista» Sul dibattito aperto da “Panorama” il 13 luglio scorso (si veda “Difesa Adriatica” di agosto-settembre 2006) è intervenuto anche il presidente ANVGD Toth con una lettera che segue, indirizzata ai principali organi di stampa nazionali e ripresa tra gli altri da “Avvenire” (quotidiano della CEI) e da “La Voce del Popolo”. Come presidente della più antica associazione di Esuli giulianodalmati e promotore della Legge n. 93/2004 sul Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo di 350.000 italiani (in gran parte autoctoni) dalle province del confine orientale, sento il dovere di intervenire nella polemica aperta dal periodico “Panorama” sull’atteggiamento di Sua Santità Pio XII nei confronti di questa tragedia che direttamente ci riguarda e mi riguarda. Da quanto è a comune conoscenza di noi esuli, per esperienza diretta e per le ricerche compiute sulla base della documentazione in nostro possesso, la Chiesa cattolica fu molto vicina al nostro dramma sia nell’immediatezza delle stragi ad opera delle formazioni comuniste di Tito (dal settembre 1943 alla primavera 1945) sia nelle operazioni di accoglienza dei profughi nel territorio italiano liberato. I nostri vescovi, e precisamente mons. Doimo Munzani, arcivescovo di Zara e mio concittadino, mons. Raffaele Radossi vescovo di Pola e Parenzo, mons. Ugo Camozzo vescovo di Fiume e mons. Antonio Santin, vescovo di Trieste e di Capodistria, si adoperarono a rischio della vita sia nei confronti delle autorità tedesche di occupazione tra il 1943 e il ’45, sia nei confronti delle truppe partigiane jugoslave che avevano invaso le nostre province a partire dal 30 aprile 1945 disarmando la Resistenza italiana e sciogliendo il CLN. È certo da testimonianze documentate che essi fecero pervenire al Vaticano, attraverso i suoi canali riservati, le notizie degli eventi, chie- Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5894900 Fax 06.5816852 Abbonamenti: Annuo 20 euro Socio Sostenitore 35 euro Solidarietà a piacere Estero 35 euro (non assegni stranieri) Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 E-mail: [email protected] Stampa: Beta Tipografica Srl (Roma) Finito di stampare il 22 settembre 2006 dendo l’intervento della Santa Sede. Questo intervento si esercitò in due direzioni: l’aiuto nella ricerca degli scomparsi nel gulag jugoslavo e le proteste diplomatiche presso i comandi militari e i governi alleati occidentali, i cui servizi segreti erano perfettamente a conoscenza di quanto stava accadendo. Le forme adottate per questa azione di denuncia ci possono essere rivelate solo dagli archivi vaticani, inglesi e americani, da poco messi a disposizione degli studiosi. È altrettanti vero che a sollevare il velo su questi tragici fatti, oltre alla stampa italiana, informata dai profughi stessi, furono negli Stati Uniti e in Gran Bretagna proprio gli ambienti della Chiesa cattolica, impressionati dall’alto numero dei sacerdoti italiani tra le vittime, costringendo così i rispettivi governi alle prime prese di posizioni contro i crimini di Tito a danno degli italiani della Venezia Giulia. Del silenzio che, nonostante tutto ciò, cadde su di noi responsabili non mi sembrano i pastori della Chiesa cattolica. Una “cortina di ferro” si era abbattuta su tutta l’Europa centro-orientale. E le nostre province purtroppo cerimonie coinvolte in questa nuova ondata di barbarie che seguiva a quella nazista. Le scelte politiche dei Grandi erano state adottate a Teheran e a Yalta. E Stalin le interpretò come meglio credeva facendosele ratificare nell’incontro di Postdam. E altrettanto fece Tito violando ogni precedente impegno. Nessuno glielo ha fatto pagare. Anzi fu onorato da presidenti e sovrani e al suo funerale... Una memoria personale mi sembra illuminante. Nella primavera del 1943 una delegazioni di giovani dell’arcidiocesi di Zara si recò in visita ad limina. Alla notizia che venivano da Zara il Papa accarezzò una ragazza, Maria Perissi, che poi diventerà speaker della Rai, posando la mano sul velo che le copriva il capo ed esclamando: «Povera piccola! Che Dio vi benedica!». La tempesta non si era ancora abbattuta sulla città, ma il papa forse “sentiva” e “sapeva”. Dopo pochi mesi infatti cominciarono i 54 bombardamenti e la città fu rasa al suolo dai bombardamenti alleati. E anche allora il Papa fece giungere ai cittadini di Zara, nel febbraio del 1944, il suo messaggio di conforto di solidarietà attraverso Don Giuseppe Della Valentina, che l’arcivescovo aveva mandato in missione a Roma per esporre al pontefice la situazione della città, sotto occupazione tedesca ingombra di macerie, devastata dagli incendi e minacciata dai partigiani jugoslavi. La cosa più grave e più incredibile è che la Chiesa croata di oggi tende a nascondere ai suoi fedeli dell’Istria e della Dalmazia queste verità storiche, adagiandosi sulla propaganda nazionalista dell’ex regime comunista. Migliaia di morti dei bombardamenti e delle foibe giacciono in fosse comuni negli angoli dei cimiteri senza una lapide che dica chi sono e soprattutto chi erano: gli abitanti italiani di Zara, di Fiume, di Pola. Succede anche che le amministrazioni comunali e conteali croate siano più sensibili di certo clero. Lucio Toth Napolitano (Università del Molise): «il Vaticano intervenne subito» Sul dibattito sollevato da “Panorama” e dal “Corriere della Sera” è intervenuto Andrea Tornielli dalla colonne de “Il Giornale” del 13 luglio scorso, che riproduce un’intervista a Matteo Luigi Napolitano, professore di Storia delle relazioni internazionali all’università del Molise e delegato del Pontificio comitato di scienze storiche. «L’unico vero inedito tra i testi pubblicati – dice Napolitano, professore di storia delle relazioni internazionali all’università del Molise e delegato del Pontificio comitato di scienze storiche – è la nota della Segreteria di Stato, datata 21 luglio 1945, inviata agli ambasciatori inglese e americano il giorno dopo aver ricevuto le notizie». La Santa Sede chiese subito agli alleati di fare «quanto è in loro potere per salvare la vita di tanti infelici». «Il Vaticano – osserva ancora Napolitano – si mosse immediatamente. Peccato che nell’articolo di Panorama questo testo sia definito un ‘appunto stringato’, perché in realtà è un memorandum ufficiale inviato da Pio XII agli alleati nemmeno 24 ore dopo aver ricevuto le informazioni sulle foibe». Napolitano cita poi altri documenti, come i dispacci del Segretario di Stato ad interim Grew al consigliere politico Usa per la Germania Murphy, dai quali si evince che già prima del luglio 1945 il Vaticano era intervenuto per casi riguardanti croati e sloveni che «non desiderano rientrare nei loro Paesi ora entro la sfera d’influenza sovietica», dunque era logico immaginare che lo facesse subito anche per gli italiani, non appena ricevute le tragiche notizie sui massacri. «Visti i documenti – conclude Napolitano – non mi sembra corretto affermare che il Vaticano tacque e non fece niente per coloro che rischiavano di finire nelle foibe. Senza contare che al momento in cui i documenti arrivarono alla Santa Sede era ormai troppo tardi per salvare vite umane». “Avvenire”: I soliti sospetti su Papa Pio XII e le Foibe Del 15 luglio è il commento di Antonio Airò sul quotidiano della Cei. «Dopo il silenzio sulla Shoah imputato a Pio XII, papa Pacelli avrebbe taciuto anche sulle foibe, sul massacro di alcune migliaia di italiani di Trieste e della Venezia Giulia da parte dei partigiani comunisti di Tito – si legge nell’articolo –. [...] Il rischio di un nuovo tormentone, con una ‘strumentalizzazione’ che poco ha a che fare con la ricerca storica e parecchio con posizioni aprioristiche, non si può escludere. Anche per la presenza di un paradosso non da poco. Il Pio XII silenzioso sulla deportazione di milioni di ebrei, perché sostanzialmente filo tedesco, avrebbe fatto altrettanto sulle foibe non certo per compiacere il regime di Tito ma per non scontentare gli alleati, americani e soprattutto inglesi, ben disposti verso le insistenti richieste dei comunisti jugoslavi nei confronti del nostro Paese. Forse vale la pena di ricordare alcuni elementi di questo genocidio nei confronti degli italiani. La Jugoslavia figurava tra le nazioni vincitrici nella guerra contro la Germania e l’Italia. La pretesa di Tito, imposta con la forza delle armi, di riconoscimenti territoriali che amputassero il nostro Paese dell’Istria e di Trieste, con una ‘slavizzazione’ che espellesse gli italiani, non aveva solo il pieno sostegno di Stalin per via dell’identità ideologica, ma trovava anche consensi più o meno espliciti tra i governi alleati. La ritenevano probabilmente una necessaria correzione di confini. L’Italia era una nazione sconfitta e doveva pagare il prezzo della guerra persa. Quando il 30 aprile 1945 le truppe jugoslave e i partigiani comunisti occuparono Trieste, per 40 giorni, Ottobre 2006 la città subì le crudeltà e le efferatezze contro gli italiani, compresi quelli che avevano partecipato alla lotta di Liberazione. Le foibe furono il risultato di questo genocidio. Gli alleati che pure erano entrati dopo il 25 aprile nel capoluogo giuliano, sembrarono subire passivamente la situazione. Solo il 12 giugno Trieste e l’enclave di Pola passarono sotto il controllo del governo militare angloamericano. La ristretta scansione temporale, che abbiamo ricordato, spiega il silenzio di Pio XII. [...] Un intervento del Papa sarebbe avvenuto quindi a massacro già compiuto – annota Airò nel suo articolo su “Avvenire” – mentre il silenzio – questo reale – degli alleati cominciava a combinarsi con un quadro di politica internazionale in movimento. Quasi certamente in Vaticano, tramite la valigia diplomatica della nunziatura di Berna alla quale pervenivano per tutto il periodo della guerra i dispacci dei vescovi e dei fedeli, erano state trasmesse denunce sulle foibe. Anche se in modo frammentario e discontinuo. L’anticomunismo di Pio XII e della Chiesa era notorio. Quale migliore occasione per denunciare le atrocità del comunismo internazionale? Invece il Papa scelse la strada della prudenza, attraverso la diplomazia... Seguendo le vie della diplomazia. Ma non fu silenzioso. Il 20 luglio, quando ormai l’ordine era stato stabilito a Trieste, il messaggio di un ufficiale rimproverava agli alleati ‘di aver assistito impassibili alle atrocità compiute dai regolari di Tito e dei partigiani comunisti’. [...] Ma le foibe – conclude l’articolista – erano già state riempite». E “Panorama” torna il 20 luglio sulla querelle Foibe e Pio XII, una polemica fuori luogo Ignazio Ingrao firma la replica di “Panorama” ai commenti usciti sul suo servizio precedente. «I pacelliani insorgono contro “Panorama” – scrive il giornalista – eppure, proprio la condotta tenuta dal Papa verso Tito ad ‘assolvere’ quella nei confronti del nazismo». E prosegue Ingrao: «Grida allo scandalo [...] la nipote del Pontefice, Amalita Pacelli, che parla di ‘castelli accusatori ai danni di un Papa che era rimasto coraggiosamente solo nella Roma occupata dai tedeschi a far fronte a problemi immensi’. E con lei insorgono tutti i difensori di Pio XII che in questi anni hanno lottato contro la ‘leggenda nera’ (alimentata dalla storiografia anglosassone) sui silenzi del Pontefice di fronte al nazismo. [...] La difesa di Pacelli arriva anche dal cardinale Achille Silvestrini, alla luce della sua lunga esperienza in segreteria di Stato e nella Curia vaticana. Per il cardinale Silvestrini occorre tenere presenti le difficoltà di comunicazione durante la guerra: ‘Le notizie giungevano alla Santa Sede in ritardo e in maniera frammentaria. È difficile immaginare che in quella situazione Pio XII potesse fare di più. La responsabilità principale spettava al governo alleato a Trieste’. Ma a ben vedere – nota il commentatore di “Panorama” – la documentazione vaticana sulle foibe offre nuovi e decisivi argomenti proprio a coloro che contestano la tesi dei “silenzi di Pio XII”. Papa Pacelli non può certo essere accusato di essere filocomunista o, addirittura, filotitino. Eppure, anche nei confronti del regime jugoslavo, come di quello tedesco, adottò una strategia diplomatica improntata alla prudenza, dettata anche dal timore di aggravare ulteriormente i rischi per le Chiese di quei paesi, preferendo un lavoro sotterraneo di convincimento e di pressione sui governi, senza clamorosi proclami. ‘Un atteggiamento, quello della prudenza, che non viene mai meno in Pacelli, che si tratti di comunisti come di nazisti’ spiega Gian Maria Vian, storico, docente all’Università di Roma La Sapienza e autore di un recente saggio sui silenzi di Pio XII. ‘Questo nuovo materiale conferma che la figura di Pacelli non può essere appiattita sugli stereotipi politici di Papa di Hitler o cappellano dell’Occidente, o al contrario filocomunista. Il Papa scelse sempre la carta della pace e della vicinanza alle vittime, tanto che alcuni storici parlano di diplomazia dell’assistenza, nella linea già tracciata da Benedetto XV’. Pio XII, ricorda Vian, istituì a questo scopo l’Ufficio informazioni sui prigionieri di guerra, per assistere le famiglie nella ricerca dei dispersi e nell’Archivio segreto Vaticano sono già consultabili 4 milioni di schede e 10 milioni di documenti sui prigionieri di guerra. Nessun nuovo attacco alla figura di Pio XII dunque, – conclude Ingrao – bensì nuovi argomenti offerti proprio al partito pacelliano che vorrebbe vederlo presto beato». P.C.H. Ottobre 2006 Sull’atteggiamento della Santa Sede, e di Pio XII in particolare, in merito agli eccidi delle foibe, riproduciamo una parte dell’intervista al prof. Giuseppe Parlato, docente di Storia Contemporanea nell’Università S. Pio V e presidente della Fondazione “Ugo Spirito” di Roma, a cura di Rosanna Turcinovich Giuricin, apparsa su “La Voce del Popolo” del 15 luglio scorso. L’intervista integrale è pubblicata sul sito www.arcipelagoadriatico.it Trieste. Ogni volta che si ragiona sul dramma delle foibe si riparte da zero, come se nulla fosse stato detto, come se il tabù non fosse mai stato rimosso. In effetti è così, lunghi anni di silenzio non hanno fatto che ampliare questa sensazione, e pagine e chiarimenti, non bastano a sedare il senso di vuoto cosmico che accompagna, da sempre, la vicenda. Un’ingiustizia subita rimane tale per sempre e a nulla serve ridefinirne i contorni, a meno che non lo si faccia con il distacco dello storico. Succede però, [...] che i mass media, arrivino prima della scienza, a dare in pasto al pubblico i fatti senza i commenti. Giusto o sbagliato? [...] Il fatto: “Panorama”, poi il “Corriere della Sera”, i commenti si moltiplicano: al centro il ruolo di Pio XII, già accusato di avere taciuto sui lager nazisti, che – si insiste ora – tacque anche sulle stragi di italiani compiute dai partigiani diTito nel ’45. Ad indicarlo – spiegano gli articolisti – sono i documenti conservati nell’Archivio segreto vaticano: si tratta di un fondo, fino a oggi inedito, che raccoglie testimonianze relative a questo dramma. «Noi siamo abituati a considerare la politica della Chiesa – afferma il prof. Giuseppe Parlato – in base ai canoni che si sono imposti negli ultimi decenni, cioè di una Chiesa che interviene visibilmente su tutte le questioni del mondo, ampliate dai media, con una preghiera del Pontefice in nome di tutte le vittime. Questo però è l’atteggiamento della Chiesa dopo il Concilio a cominciare da Papa Giovanni XXIII ma soprattutto da Paolo VI che inizia a viaggiare. Prima del Concilio, però, non era così, la Chiesa non interveniva direttamente sulle questioni. Esisteva allora un criterio chiamato della dottrina sociale cristiana che consisteva nel fatto che il Pontefice lanciava delle direttive, venivano recepite dai cattolici a livello di strutture ecclesiali e dagli intellettuali, che partendo da questi messaggi elaboravano una dottrina sociale. Ricordo che la maggior parte delle allocuzioni di Pio XII, per esempio, nel periodo della guerra, sono dedicate alle categorie professionali che recepivano questo messaggio e operavano sul sociale». Che cosa dovrebbe significare tutto ciò nel dibattito sulle foibe? «Riteniamo sia grave lacuna, grave mancanza di Pio XII di non aver parlato, in maniera aperta, visibile ed esplicita dell’Olocausto e, in altri termini delle foibe. Però, bisogna considerare che la visione della Chiesa degli anni Trenta e fino ai Cinquanta, non permetteva interventi espliciti che altrimenti avrebbero determinato una recrudescenza dei crimini stessi. Si dice spesso che se il Papa avesse agito nei confronti del nazismo in maniera evidente, concreta, per esempio con un anatema pubblico, i cattolici tedeschi e anche i protestanti tedeschi avrebbero avuto sicuramente a soffrirne». Perché, quali i meccanismi che si sarebbero innescati? «Hitler avrebbe considerato i cattolici tedeschi nemici dello Stato, con un alleato come il Pontefice con il quale già il Fuhrer non andava d’accordo. Per tanto sarebbero stati oggetto di persecuzione, nella stessa misura degli ebrei, e tutto questo si poteva dedurre dai tantissimi segni già presenti nella logica tedesca del nazismo». Sono considerazioni già affrontate dalla storiografia? «Senza dubbio, c’è un dibattito in corso, non sulle foibe, ma sull’Olocausto sì, c’è una lunghissima discussione. 9 DIFESA ADRIATICA Il giudizio del presente Custoditi dall’Archivio vaticano i documenti sulla verità delle foibe Intervista al prof. Giuseppe Parlato Per citare un esempio, nei tre volumi di Matteo Napoletano sull’argomento, uno studioso molto importante e raffinato, non su posizioni propriamente cattoliche, che insegna all’Università di Urbino, si affrontano osservazioni di questo genere. Ma il vero problema dell’analisi storica è di capire che noi non possiamo valutare episodi diversi avvenuti in momenti diversi con i metri morali ed intellettuali che abbiamo oggi. Nel caso specifico delle foibe, sicuramente al Pontefice arrivarono notizie da parte dei vescovi e dei sacerdoti della zona, perché ne erano chiaramente informati. Se il Pontefice avesse fatto un’azione visibile di tutela, di difesa o di denuncia per quello che stava succedendo non credo che Tito sarebbe rimasto colpito dalle frasi del Papa e avrebbe improvvisamente cambiato indirizzo chiedendo scusa al mondo intero. E neppure credo che inglesi e americani posti di fronte a questa denuncia avrebbero improvvisamente abbandonato il loro neutralismo e avrebbero reagito in forze per aiutare le popolazioni così colpite dalla tragedia. Ricordiamoci, per ritornare un attimo all’Olocausto, che furono soprattutto loro (inglesi e americani) ad opporsi al passaggio in Israele degli ebrei minacciati dal nazismo. Sono certo, perché questo era il modo di trattare la questione da parte della diplomazia vaticana, che ci siano state pressioni presso le diplomazie ed i gabinetti presso i Ministeri degli esteri dei Governi di tutto il mondo su questi problemi sia sull’Olocausto che sulla vicenda delle foibe, ma non si sono mai tradotti, perché non si dovevano tradurre, in dichiarazioni pubbliche». [...] Sulla vicenda foibe ci sono stati silenzi anche più lunghi… «A beh questo sì, credo sia una delle certezze sulla vicenda, come sappiamo benissimo quali siano le ragioni di questo silenzio, anche di carattere internazionale. Ad un certo punto la Jugoslavia lascia l’Unione Sovietica e diventa un interlocutore privilegiato del mondo occidentale, chiaramente sollevare questo problema avrebbe significato mettere in discussione un faticoso equilibrio conquistato con il distacco della Jugoslavia dal Patto diVarsavia. Né le diplomazie, né gli intellettuali, né in questo caso la Chiesa cattolica ritengono di dover intervenire, gli uni per inerzia, per strategie di carattere geopolitico, gli altri, in questo caso il Vaticano, a mio avviso, di tutela del mondo cattolico comunque esistente che è indubbiamente perseguitato. Ovviamente tutto questo si fa sulla pelle degli istriani, fiumani e dalmati». Ma ora si aprono gli archivi, e lo storico ha degli obblighi? «[...] La nostra sensibilità è molto cambiata in questi ultimi sessanta anni, e questo penso sia un fatto positivo per l’acquisizione di elementi nuovi e di sensibilità diversa. Ribadisco, che l’errore più grosso che si possa fare ora a livello storico, è quello di usare il metro di giudizio attuale, rispetto a situazioni e a problemi che si riferiscono ad epoche, anche non tanto diverse da noi, ma connotate da diversi atteggiamenti e parametri di giudizio. Questo non vuol dire che non può esistere un giudizio morale, perché questo non ha tempo, ma il giudizio storico è diverso, deve capire l’episodio, contestualizzarlo e fare un riferimento pertinente al periodo in questione e alle sensibilità e alle mentalità del periodo trattato. Dobbiamo tenere presente quale è stato l’atteggiamento della Chiesa, direi dal suo sorgere e fino agli anni del Concilio e, che cosa ha rappresentato, la mutazione di impostazione che la chiesa si è data dopo il Concilio vaticano secondo – ricordiamoci che Giovanni XXIII è uscito una sola volta o due dal Vaticano, una delle quali per andare a Loreto –. Con Paolo VI la situazione cambia radicalmente, egli viaggia come nessun pontefice prima di lui aveva immaginato di fare. Non è solo una questione di comodità di percorsi e di facilità di mezzi di comunicazione, è anche una trasformazione profonda nell’ottica pastorale della chiesa. Prima non aveva bisogno di viaggiare, bastava che lanciasse dei messaggi in un mondo che era comunque cristiano. I totalitarismi del Novecento fanno cambiare radicalmente questa mentalità, c’è un processo di scristianizzazione che inizia con la prima guerra mondiale e si accentua con la seconda e il Papa deve intervenire in prima persona ed essere esso stesso messaggio visibile di una dottrina e di una fede. Ecco perché deve intervenire su tutte le questioni che il mondo presenta come gravi, a livello di denuncia, a livello di fede, a livello di tutela». Quando si parla di foibe, spesso ci si limita ai fatti del ’45, dimenticando quanto accadde nel 1943. Come mai? «Le foibe nel ’43 furono un fatto circoscritto, evidenziato subito, ma dai Tedeschi, che si perde inoltre del mare magnum di una guerra. Quelle del ’45 sono una vicenda che ha suscitato clamore per il numero di persone colpite, ma anche per la parallela presenza di un esodo importante sia dal punto di vista numerico che sociale. È possibile inoltre che nella primissima fase non fosse chiara una reale consapevolezza del livello della situazione». Purché se ne parli, è stato ripetuto spesso, anche in questo caso? «Non sono d’accordo sul purché se ne parli, riguarda di più la sfera della pubblicità giornalistica che il discorso di approfondimento storico. Credo che sia importante sapere come siano andate le cose. Verificare quindi anche a livello di ricerca storica – un altro settore che bisognerebbe aprire – e vedere anche nelle diplomazie internazionali quale sia stato l’atteggiamento del Vaticano e che tipo di provvedimenti abbia preso. Molto spesso l’atteggiamento del Vaticano non parte dalla denuncia pubblica, ma parte dai fatti. È vero che non ha fatto nessuna dichiarazione pubblica in ordine all’Olocausto, ma è anche vero che ha operato in maniera molto consistente nel salvataggio degli ebrei romani, per esempio [...]. Bisognerebbe verificare che cosa è stato fatto in Istria e zone limitrofe. Io credo poco, è una mia sensazione, ma c’è una spiegazione. Quella italiana, lungo l’Adriatico Orientale, è una presenza non identificabile immediatamente come cattolica. Il cattolico è il croato. Nella tradizione culturale, l’italiano è il liberale: su questo ci sono molte testimonianze e molte analisi. È quindi probabile che da parte delle stesse autorità religiose non ci sia stato un atteggiamento di percezione immediata della gravità della cosa». Rimane, come dice il prof. Giuseppe Parlato, il giudizio morale, anche a distanza nel tempo, che non ha valore scientifico e può giustamente essere individuale e collettivo. Quello sì, dipende dalle sensibilità del presente, ed è facilmente immaginabile. Rosanna Turcinovich Giuricin Don Bonifacio, un martire in attesa di beatificazione Su “Ragionpolitica”, sito internet di informazione e dibattito, è apparso l’11 luglio scorso un intervento di Vincenzo Merlo dal titolo Don Francesco Bonifacio, vittima del regime titino. Ne riportiamo alcuni significativi passaggi. Tra le vicende degli oltre 120 sacerdoti italiani uccisi per mano di partigiani comunisti sul finire della seconda guerra mondiale si desidera qui delineare quella di don Francesco Bonifacio. La sua figura – a cui nel 2005 il sindaco di Trieste Dipiazza (su iniziativa del consigliere regionale di Forza Italia Bruno Marini) ha meritoriamente dedicato una via della città giuliana – e il suo martirio ad opera del comunismo costituiscono un simbolo importante di tutta la tragica vicenda delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata, evidenziando come lo strumento della persecuzione religiosa abbia svolto un ruolo rilevante nella «politica del terrore» realizzata dal regime jugoslavo del Maresciallo Tito. Don Paolo Rakic, vice postulatore della causa di beatificazione di don Bonifacio, si dice convinto che il sacerdote fu ucciso non perché portabandiera di un gruppo o di una fazione, ma solamente in odium fidei, nel quadro cioè di una persecuzione che colpì numerosissimi esponenti del clero (dai vescovi ai semplici preti, italiani, sloveni e croati), come confermato dall’aggressione a Monsignor Santin fino a quella a Monsignor Ukmar, che vide l’assassinio del suo accompagnatore Don Bulesic. [...] Nato a Pirano nel 1912 da una famiglia umile e profondamente cristiana, don Francesco era il secondo di sette figli. [...] Ordinato sacerdote nel 1936 nella cattedrale di S. Giusto a Trieste, ebbe il suo primo incarico a Cittanova e successivamente assunse la responsabilità della curazia di Villa Gardossi, vicino a Buie, in Istria. Case sparse, senza luce, l’acqua molto lon- tana. Don Francesco si fece subito amare perché visitava ogni famiglia, specie se c’era un ammalato, e il poco che aveva lo distribuiva ai poveri. Così lo ricorda il fratello minore Giovanni: «Don Francesco profuse tutte le sue energie nell’apostolato. D’estate si alzava alle cinque, d’inverno alle sei, e subito si recava in chiesa. Dopo la Messa andava a scuola per insegnare il catechismo. Nel pomeriggio si rimetteva in cammino per conoscere tutti gli abitanti della zona e per portare loro la parola del Signore». [...] Dopo la fine della guerra l’Istria passò di fatto sotto l’amministrazione diretta del governo jugoslavo, che progressivamente mise a tacere tutte le persone scomode, lontane dall’ideologia marxista. [...] Sotto tiro, da parte delle forze di Tito, soprattutto la Chiesa e gli italiani. «Come passano i giorni? Tra delusioni e paure», scrive don Bonifacio nel febbraio del 1946. Ma non disarmò mai, non indietreggiò nemmeno di fronte alle intimidazioni: furono tagliate le funi delle campane e la chiesetta fu imbrattata con scritte oltraggiose. Benvoluto dai suoi compaesani, fu consigliato di andarsene: era in pericolo. Ma all’imbrunire dell’11 settembre 1946 (aveva 34 anni), tornando verso casa dopo una visita a Grisignana, venne fermato da due uomini della Guardia Popolare. Un contadino che era nei campi si avvicinò ai sicari e chiese loro di lasciar andare il suo prete, ma fu allontanato brutalmente e minacciato perché non dicesse nulla di ciò che aveva visto. Poco dopo le guardie sparirono nel bosco. [...] Da allora non si seppe più nulla di lui. Il suo corpo scomparve, gettato nella foiba di Martines, 180 metri di profondità. Così l’Arcivescovo Antonio Santin ha voluto ricordare Don Francesco: «Incontrare un fiore in una giornata gelida, mentre le raffiche di vento ululano sinistre, penetrano nelle case e spazzano le campagne, accende nell’anima la certezza che la terra non è un deserto senza speranza. Don Francesco Bonifacio, nella stagione violenta della guerra e del dopoguerra, fu tale fiore, dai colori tenui, ma splendido. Poi la tempesta lo divelse». Trieste, Centro Pastorale Paolo VI, 29 maggio 2003, convegno dedicato dall’ANVGD e dal CDM a Don Francesco Bonifacio in occasione della presentazione del n. 3 dei “Quaderni del CDM”, a firma di Sergio Galimberti, sul martirio del sacerdote istriano. Nella foto, da destra: Renzo Codarin, Sergio Galimberti, Paolo Sardos Albertini, don Ettore Malnati, padre Paolo Rakic (Foto emme&emme studio) 10 DIFESA ADRIATICA Ottobre 2006 La mostra curata dalla Provincia Firenze, il bronzo greco di Lussino diventa «l’Atleta della Croazia» L’ANVGD: «si ignorano i più elementari rudimenti della Storia» Firenze. A Palazzo Medici Riccardi, dal 30 perde occasione si comportò quella mattina René settembre 2006 al 30 gennaio 2006, sarà esposto Wouters, belga di Bruxelles in vacanza a Lussil’Apoxyomenos, lo splendido bronzo ellenico ri- no, la più esterna delle grandi isole settentrionali salente al VI secolo a.C., che rappresenta un atle- che guardano la punta della penisola d’Istria. Vita delle dimensioni di circa due sta la giornata René decise di metri, opera presumibile del immergersi in un braccio di grande Lisippo, rinvenuto nel mare solitamente esposto ai 1997 nelle acque antistanti Luscolpi di bora, poco fuori il porsino, perduto da una nave romaticciolo di Lus-singrande, e di na. Dopo un complesso ed acandare profondo, magari scicurato recupero e restauro da volando verso i sessanta, la parte dell’Opificio delle Pietre quota massima in quel tratto Dure di Firenze, la statua ha podi fondale. tuto riprendere lo splendore oriLa discesa fu bruscamenginario. La mostra è un evento te interrotta a -45 metri dalla unico ed irripetibile: infatti, visione di un corpo disteso l’«atleta» è stato esposto a sulla sabbia, la testa appogZagabria e, dopo la mostra di Così nelle acque di Lussino giata su un cuscino di roccia. Firenze, tornerà definitivamente Alla luce della torcia elettrivenne rinvenuto nel 1997 in Croazia. Palazzo Medici ca, così coperto di incrostal’Apoxyomenos Riccardi è inVia Cavour 3. L’orazioni e di alghe, sembrava un rio di visita è 9.00-19.00 (escluso il mercoledì, tel. morto saponificato e man-giucchiato dai pesci, 055. 27.60.340). L’ingresso costa 5 euro e com- non certo una bella impressione. René stava inprende il percorso museale del palazzo. vece regalando alla storia – senza nulla pretenPeccato che il titolo dell’esposizione sia del dere, se non di partecipare alle operazioni di tutto incongruente e deviante: «l’Atleta della recupero – un grande capolavoro di arte antica: Croazia». Cosa vorrebbe significare? Quali scul- l’Apoxyòmenos (atleta che si deterge dopo la tori ellenici può vantare la Croazia per ilVI secolo gara). La delicatissima operazione di recupero, a.C.? E quale entità croata esisteva a quel tempo? richiese cinque giorni pieni di lavoro. Prima di sottolineare il madornale errore storico Una nave romana, fra il II sec. a.C. e il I sec. nascosto dietro questa improbabile denominazio- d.C., risaliva la costa orientale dell’Adriatico prone, torniamo di qualche anno indietro. venendo dalla Grecia, dove la statua era stata Era uno straordinario giorno d’estate, quel 12 fusa o venduta o, più probabilmente, razziata luglio 1997, di quelli che un subacqueo non si (come sembrerebbe testimoniare uno spezzone lascia sfuggire. Mare piatto, solo un alito di tra- di basamento in bronzo rimasto attaccato alla montana giusto per togliere l’afa e una trasparen- pianta del piede destro). Un pilota molto esperto za nell’acqua per decine di metri, come non ca- doveva essere al timone dell’imbarcazione se arpita spesso nel labirinto di canali fra le centinaia rivando in vista di Lussino, aveva ormai attraverdi isole, isolotti e scogli che da Fiume a Ragusa sato l’immenso arcipelago della costa dalmata punteggiano il mare. E da subacqueo che non dove bisogna conoscere bene il proprio mestie- La testa e l’intero della statua bronzea, dopo il restauro re per orientarsi e, sopratutto, non cadere nella trappola di quei veri e propri corridoi del vento che si formano nei passaggi tra le isole. Uno di questi corridoi, il più temuto ancor’oggi, in perfetto allineamento con la bora battente da nordest, è quello della cosiddetta «bocca» di Segna; qui (sulla costa a settanta chilometri a sud di Fiume) si affaccia una valle che taglia l’alta strapiombante catena del Velebit e che lascia correre il vento tra le isole di Veglia e Arbe, fino ad investire le rive sudorientali delle isole di Cherso e Lussino. Il pilota della nave romana aveva condotto bene fino alla punta meridionale di Lussino, poi tentò il breve canale per mettersi al riparo delle raffiche di bora dietro ad un isolotto. Non ce la fece per qualche decina di metri. Oppure si mise in salvo, perdendo tuttavia la statua, o addirittura disfacendosene deliberatamente perché il pesante bronzo sbilanciava l’imbarcazione. Storie normali per i vecchi pescatori e mercanti di mare del Quarnero... Dove andava la nave con il suo carico d’arte? Era ormai vicina alla meta se si dirigeva verso l’importante capoluogo romano di Absorus (attuale Ossero), affacciato sullo stretto passo di mare che divide Lussino da Cherso; o forse doveva approdare a una città della terraferma, come Tarsatica (Fiume) all’interno del golfo del Quarnaro o Pietas Iulia (Pola) sulla punta dell’Istria; oppure appena più a nord, alle bellissime Pullariae (le isole Brioni) ricche di ville imperiali; o forse l’Apoxyomenos era atteso nella ben più lontana e – se i tempi erano maturi – potente Aquileia. Chissà se arrivò mai la notizia del naufragio. Ma dopo quest’affascinante storia, il suo secondo naufragio la statua lo vive oggi, approdando alla mostra di Firenze con l’improbabile denominazione di «atleta della Croazia». Sulla risibile insensatezza del titolo scelto dalla Provincia di Firenze per la mostra, è intervenuta l’11 agosto l’ANVGD nella persona del Segretario nazionale Zoia, che ha scritto una lunga nota di protesta all’assessore alla Cultura della Provincia, Maria Cassi, al presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi e al sindaco del capoluogo toscano, Leonardo Domenici e, per conoscenza al Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Cristina Acidini. Ecco il testo della lettera. «Apprendo dalla stampa che il Suo Assessorato ha organizzato dal 30 settembre al 30 gennaio prossimi a Palazzo Medici Ricciardi la Mostra “Apoxyomenos, l’atleta della Croazia” con l’esposizione della statua bronzea raffigurante un atleta e ritrovata nelle acque di Lussino nel 1997, restaurata poi dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Tale preziosissima statua è opera del greco Lisippo, vissuto nel IV sec. a.C., e andò perduta in occasione dell’affondamento di un’imbarcazione romana che risaliva l’Adriatico tra il I e il II sec. a.C. Mi stupisce quindi che l’atleta, magistralmente riprodotto da Lisippo, venga classificato “della Croazia”, quando tale denominazione è correlata esclusivamente all’attuale nazione a cui l’isola di Lussino appartiene. Non ritengo infatti che le denominazioni storiche siano legate alla geopolitica contemporanea, ma debbono necessariamente far parte di un contesto storico immutabile, tale da rappresentare per chiunque un punto di riferimento saldamente ancorato alla realtà degli eventi. Esprimo quindi, a nome mio personale e dell’Associazione degli Esuli giuliano-dalmati che rappresento, lo sdegno per il falso storico perpetrato in questa occasione da chi ha organizzato un evento così importante ignorando i più elementari rudimenti della Storia». F.R. TELEX DALLA SEDE NAZIONALE TELEX DAL MONDO DEGLI ESULI IN ITALIA “Difesa Adriatica”. Nello stesso giorno il giornale è stato inviato via e-mail in tempo reale a tutti gli abbonati online. * * * 25 luglio. L’ANVGD, per mano dell’Avv. Gian Paolo Sardos Albertini, ha presentato il ricorso al Consiglio di Stato per l’annosa problematica del riscatto degli immobili assegnati agli Esuli. Al fine di informare i nostri Lettori delle attività che quotidianamente questa Sede nazionale e i Comitati provinciali dell’ANVGD svolgono, nei più vari settori, pubblichiamo queste notizie flash, utili anche ad orientare coloro che ci leggono sulle tipologie di intervento che la stessa Sede nazionale può attivare per segnalare e correggere distorsioni e inesattezze. 27 luglio. La ASL di Varese ha informato la Sede nazioConsigliamo i Lettori che volessero essere avvisati in tempo utile per poter partecipare alle attività dei Comitati, nale di aver risolto positivamente il caso della Esule la cui di contattare gli stessi per essere inseriti nell’elenco delle nuova tessera sanitaria la faceva risultare nata in Serbia Montenegro. Come da nostra richiesta, la ASL ha contattato circolari locali. l’Esule e le ha consegnato la nuova tessera corretta. * * * DALLA SEDE NAZIONALE ANVGD 31 luglio. Aggiornati i dati sugli abbonati a “Difesa 4 luglio. Il Comune di Rapallo, in accordo con la no- Adriatica” regolarmente paganti e residenti in Italia. Dal stra Segreteria nazionale, conferma che sui documenti di luglio 2005 al luglio 2006 sono aumentati del 16 %. Un tutti gli Esuli ivi residenti verrà indicata anche la provincia ulteriore 16 % di aumento era stato già registrato nell’anno precedente. di nascita (Pola, Fiume e Zara). * * * * * * 1° agosto. La Direzione di “Difesa Adriatica” ha invia10 luglio. Il Ministro degli Esteri D’Alema ha scritto al Presidente della Federazione Codarin e al nostro Presiden- to una nota di protesta all’Unione degli Istriani in riferite Toth, sottolineando la «linea privilegiata di contatto con mento al numero di maggio-giugno del loro notiziario, nel la Federazione da Voi presieduta, di cui va riconosciuta la quale il presidente Lacota accusa l’ANVGD di falso «tramite centralità e massima rappresentatività delle istanze degli informazioni incomplete e fasulle contenute in un’apposita rubrica di pettegolezzi ospitata su Difesa Adriatica». Nella Esuli». nota di protesta la Direzione di “Difesa” chiede la pubbli* * * 14 luglio. I dati definitivi del tesseramento ANVGD indi- cazione della precisazione, ai sensi delle vigenti leggi sulla cano un aumento di soci dal 2004 al 2005 dell’11%. I soci stampa. * * * sono passati dai 7.224 del 2004 ai 8.037 del 2005, con un 3 agosto. La Sede nazionale fornisce, su richiesta delaumento di 813 unità. Tra le regioni più “socializzate” il Veneto con 2390 iscritti, il Friuli Venezia Giulia con 1367, la Prefettura di Ravenna, tutte le informazioni necessarie al la Lombardia con 1354, il Piemonte con 936, il Lazio con riconoscimento della qualifica di profugo per chi ancora non la detiene. 590, la Liguria con 435, la Toscana con 347. * * * * * * 23 agosto. Scorrendo l’indirizzario italiano di “Difesa 17 luglio. Il Prefetto di Milano, a seguito di un intervento della nostra Segreteria Nazionale, ha disposto che Adriatica”, è stata rilevata la distribuzione del giornale a Telecom Italia in rispetto della Legge 54/1989 apporti le livello regionale: 2182 copie nel Friuli Venezia Giulia (1627 opportune modifiche affinché tutte le strutture e gli uffici nella sola Trieste), 1060 nelVeneto, 931 in Lombardia, 816 del gruppo telefonico consentano le corrette indicazioni nel Lazio, 685 nel Piemonte, 472 in Liguria, 417 in Toscana, 218 in Emilia Romagna, 156 in Trentino Alto Adige, delle località di nascita degli Esuli. 117 in Campania, 93 nelle Marche, 80 in Puglia, 54 in * * * 18 luglio. Il Presidente ANVGD Toth ha inviato un mes- Sicilia, 50 in Abruzzo, 35 in Umbria, 29 in Sardegna, 12 in saggio di congratulazioni al deputato italiano al parlamen- Calabria, 6 nel Molise, 5 nella Val d’Aosta e 2 in Basilicata. to croato Furio Radin per aver ottenuto l’approvazione del- È proprio vero: gli Esuli sono dappertutto! l’emendamento che impone la toponomastica bilingue nei DAI COMITATI PROVINCIALI ANVGD più importanti comuni istriani. * * * Cremona, luglio. Pubblicato dal nostro Comitato 21 luglio. Chiuso il numero di agosto/settembre di ANVGD, presieduto con grande maestria da Mario Ive, l’ultimo numero de “El fogoler fiuman”. Nella cronaca l’annuncio che la biblioteca di volumi lasciata da Mario de Vidovich, storica bandiera cremonese dell’associazionismo degli Esuli, come da sua espressa volontà andrà a formare il “Fondo speciale Venezia Giulia e Dalmazia” nella Biblioteca Statale di Verona. * * * Trieste. Il locale Comitato ANVGD ha promosso il 10 agosto le manifestazioni in occasione del 90° anniversario del martirio di Nazario Sauro. Di particolare rilievo la cerimonia serale sul piazzale antistante la Stazione marittima col picchetto di marinai in armi e la partecipazione della Banda musicale dell’ ANVGD. * * * Venezia. Il Comitato ANVGD del capoluogo veneto ha edito la sua circolare n. 67 nella quale, tra altre interessanti notizie, ricorda che il tesseramento 2005 si è chiuso con 1053 iscritti. Il Comitato, oltre alla sede di Castello 3297/a (Giovedì 16.30-18.30), dispone di una sede anche a Mestre (Via Poerio 24 presso l’Ass. Artiglieri) aperta il martedì dalle 16.00 alle 18.00. * * * Brescia. Grazie all’intervento del Presidente del Comitato ANVGD Luciano Rubessa, la Regione Lombardia, per il tramite dell’ALER di Brescia, ha emesso un bando per l’assegnazione di alloggi di edilizia popolare riservati ai profughi nel comune di Brescia, che prevede l’accesso alle domanda per chi risieda o svolga la propria attività lavorativa nella provincia bresciana. * * * Milano. Il Comitato ANVGD comunica che la rappresentazione “Istria, Terra amata – La Cisterna”, previsto per il 15 settembre ma sostituito con “Elegie Istriane”, verrà programmata in altra data. * * * L’Aquila. Il Comitato ANVGD ha ricevuto la comunicazione che, grazie ad uno specifico interessamento dell’Associazione, anche a Bucchianico (CH) verrà intitolata una via ai Martiri delle Foibe Istriane. DALLE ALTRE ASSOCIAZIONI Ragazzi di Busalla. Il terzo incontro dei fiumani che si ritrovarono a Busalla dopo l’esodo, si terrà il 21 ottobre a Genova presso il Centro Surf, Lungomare Lombardo 25. Per informazioni Franco Gottradi 010.31 57 59 – 339. 89 50 162 o Dino Bologna 010.96 400 98 – 347.84 27 317. * * * Club Giuliano Dalmato di Toronto (Canada). Sabato 28 ottobre Festa d’autunno con cena e ballo in maschera presso la sala Rialto del Centro Veneto. È uno dei consueti appuntamenti della compatta comunità degli Esuli che vivono a Toronto. * * * Unione degli Istriani. Ennesima caduta di stile sul notiziario di maggio-giugno dell’Unione (arrivato a fine luglio) con la pubblicazione di un “intervento” che contesta l’operato del Comitato ANVGD di Trieste da parte di chi una volta vi operava e ora collabora con l’Unione. Non mancherebbero neanche a noi occasioni reciproche da poter pubblicare, con la differenza che noi abbiamo rispetto per le altre associazioni degli Esuli, anche quando non ne condividiamo i metodi. * * * Mailing List Histria. Axel Famiglini, coordinatore della Mailing List Histria (gruppo di discussione operante su internet www.mlhistria.it), ha inviato un messaggio di saluto a neopresidente e neo-vicepresidente della nuova Euroregione Adriatica. «Confidiamo che tale istituzione possa favorire quel processo di riavvicinamento fra le due sponde dell’Adriatico che noi tutti auspichiamo, memori di un tempo in cui le genti dell’Adriatico ne solcavano le acque e, attraverso i commerci, trasportavano non solo le merci ma anche la cultura e le antiche tradizioni delle nostre genti». Famiglini è anche Delegato provinciale ANVGD per Forlì-Cesena. * * * Coordinamento Adriatico. Il sodalizio con sede a Bologna ha pubblicato sull’omonimo trimestrale alcuni interessanti approfondimenti sulla secessione del Montenegro dalla Serbia, sulla Serbia e la UE e su altri argomenti di nostro interesse. Per ricevere il periodico scrivere a “Coordinamento Adriatico”, Via delle Belle Arti 27/a, Bologna 40126. * * * Libero Comune di Pola in Esilio. Il sindaco Mazzaroli ha manifestato, nel corso del Consiglio comunale del 7 luglio scorso, la sua intenzione di dimettersi dalla carica di Vicepresidente vicario della Federazione delle Associazioni degli Esuli, lamentandosi di non essere stato fatto partecipe delle decisioni assunte a nome della Federazione. * * * CDM. L’Assessore regionale del Friuli-Venezia Giulia Antonaz ha fatto visita alla sede di Trieste del Centro di documentazione multimediale della Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata. Oltre a manifestare il suo apprezzamento per la gran mole di lavoro svolta pur in presenza di scarse risorse, l’assessore ha lanciato l’idea di rifondare su basi diverse l’associazionismo giulianodalmata, puntando su una coesione tra tutte le realtà, indipendentemente da dove ora risiedano. Ottobre 2006 DIFESA ADRIATICA A TUTTO C’E’ UN PERCHÉ Dopo aver ricevuto l’indennizzo per i beni abbandonati con la legge del 2001, ho presentato i documenti successori di una mia parente beneficiaria della mia stessa pratica e della quale io sono unica erede; è passato un anno ma l’indennizzo di questa quota non è ancora arrivato. Come mai, visto che la mia pratica è già stata liquidata? F.O. - Padova La lettrice è stata liquidata in regime ordinario ad aprile 2005. Successivamente la signora ha presentato i documenti successori della parente per ricevere anche la sua quota. In questo caso il Ministero allinea tutte le pratiche con delle integrazioni da liquidare direttamente al termine dello scaglione di competenza. In soldoni, la signora riceverà la quota della defunta parente solo a termine del pagamento di tutte le pratiche del primo scaglione. IMPORTANTE CORREGGERE L’ATTO DI NASCITA Ho fatto correggere dal Comune di Arese l’indicazione del mio luogo di nascita, che prima era erroneamente indicato come Buzet. Ora finalmente sono nata a Pinguente. Ma il mio estratto di nascita originale, nonostante abbia la relativa traduzione in italiano, continua a riportare Buzet! G.M. - Arese (Milano) Il Comune di Arese, su nostra indicazione, ha modificato nei suoi atti la località di nascita della nostra socia. L’estratto di nascita però è depositato presso il Comune di Genova, prima residenza dopo l’esodo, e porta ancora la dicitura “Buzet” nonostante sia completo di traduzione italiana. Infatti neanche il traduttore seppe come riportare quel nome in italiano. Questo fa sì che ogni uso verrà fatto di quell’estratto, porterà nuovamente ad errori anche se ad Arese è stato tutto sistemato. Il consiglio, su indicazione dello stesso Comune di Arese, è quello di correggere anche l’estratto di nascita, fornendo al Comune di Genova la lista del glossario con tutte le traduzioni dei nomi dei comuni dei territori ceduti. Il documento è disponibile presso di noi o scaricabile su internet sul nostro sito www.anvgd.it. CHI FA DA SÉ, FA PER INPS Sulla vostra rubrica ho letto la lettera «Jugoslavia una persecuzione» di Ezio Susani da Orte Scalo. Mi permetto di invitare i vostri Lettori a non disperare e pretendere dalla Pubblica Amministrazione il riconoscimento della Legge 54/89. Aldo Tardivelli, Genova L’attento lettore ci invia la lettera che l’INPS gli ha scritto, scusandosi con lui per aver malamente indicato il suo luogo di nascita e inviandogli tutta la modulistica fiscale rivista e corretta. Una ulteriore riprova che la legge può e deve essere rispettata. Basta volerlo. CHI CERCA TROVA 90 E ASPETTO ANCORA Ho avuto notizia, da persone nelle mie condizioni, del fatto che hanno ricevuto la liquidazione per i propri beni abbandonati. Avendo ormai raggiunto la tenera età di 90 anni, mi piacerebbe poter godere dei soldi che dovrei ricevere. Se fosse vero, come Lettere al giornale FERMO POSTA di Fabio Rocchi I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione (Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852, e-mail [email protected]). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd. qualcuno sostiene, che pagano prima le persone più anziane, dovrei essere in posizione favorevole. Fides Rovis - Trieste Ripetiamo nuovamente quanto già chiarito in passato. La normativa che dava una “corsia preferenziale” ai beneficiari di indennizzi per i beni abbandonati molto anziani o in precarie condizioni di salute, non vale per la Legge 137/2001. L’ordine di evasione dei pagamenti è stabilito unicamente dallo scaglione di valore di appartenenza e dalla data di presentazione della domanda. Chi ha già ricevuto l’indennizzo ha soltanto fatto la domanda nel 2001 prima di lei. La non applicazione della “corsia preferenziale” è stata giustificata dal fatto che ormai quasi ogni pratica ha qualche beneficiario molto anziano o malato, per cui tutti ne avrebbero avuto diritto e tutti quindi avrebbero però... ugualmente aspettato. ANCHE LE ASL BUONE FANNO LE CATTIVE Con l’emissione di una fattura a mio carico per prestazione sanitaria da parte dell’Asl Roma “C”, è stata violata la legge per avermi attribuito, in modo arbitrario e in aperta difformità con i documenti identificativi, il luogo di nascita quale Croazia anziché Fiume. Non sono nato in Croazia e non sono mai stato cittadino di detto Stato; Stato che ha trovato la sua costituzionalità il 25.6.1991 con la dissoluzione della Jugoslavia. Nel 1991 avevo già 66 anni, non potevo essere nato in Croazia. Azaleo Cergnul - Roma L’ASL Roma C di Roma, a cui fa capo il Quartiere giulianodalmata della capitale, ha sempre tenuto come fiore all’occhiello l’adeguamento del suo archivio alla Legge 54/1989. Evidentemente il fiore all’occhiello è un po’ appassito, tanto più che i documenti del lettore sono assolutamente corretti e non vi è quindi alcuna scusante! In questo caso la ASL si è inventata di sana pianta una nuova (e sbagliata) località di nascita per il nostro socio. ESODO ED ESODANTI Cari pubblicisti conterranei, ho notato che anche voi molto spesso, ormai sempre più spesso, usate termini impropri in merito al nostro esodo. Su Difesa Adriatica di maggio a pag. 12 nell’articolo «Tra virgolette» leggo che «nel capoluogo piemontese grazie al progetto ‘Esodanti e rimasti’...». Ora siccome vivente è colui che continua a vivere, esodante dovrebbe essere colui che continua ad andare in esilio, magari oltre che esservi già. Mi sembra una mostruosità che mi sarebbe stata bollata in un compito scolastico della scuola tecnica da me fre- La nostra rubrica accoglie le ricerche di persone disperse dal tempo e dall’Esodo. Scriveteci a Via Leopoldo Serra 32 – Roma 00153, mandateci un fax allo 06. 58 16 852 o una mail a [email protected], specificando sempre di autorizzare la pubblicazione dei vostri dati personali. Potete usare gli stessi recapiti anche se siete in grado di darci notizie su ciò che viene cercato. E.M. di Trieste è una beneficiaria di una pratica di indennizzo per i beni abbandonati, che il Ministero dell’Economia cercava inutilmente da tempo per provvedere alla liquidazione. È stato chiesto il nostro aiuto e siamo riusciti a rintracciare la signora. Contemporaneamente anche il Ministero ha trovato riscontri positivi, per cui l’indennizzo è stato regolarmente pagato. * * * Tina Moretti (fiumana doc) viene cercata urgentemente dalla signora Costantina Migliozzi di Torino. Fax 011. 77 15 175. * * * Lo scorso luglio ci scriveva il S.Ten. Pietro Cappellari: «Per una ricerca storica mi trovo nell’assoluta necessità ed urgenza di rintracciare gli eredi di Iolanda Dobrilla, nata a Capodistria il 30/8/1926 e deceduta a Cottanello (Rieti) il 23/ 4/1944. So che era figlia di un impiegato o dirigente di banca di Capodistria di nome Mario Dobrilla, mentre la madre probabilmente si chiamava Ines Puglie. Nel 1944 risulta che la Iolanda avesse un fratello piccolo, probabilmente oggi ancora in vita. È da diversi mesi che tento di rintracciare questa famiglia – o i suoi parenti più prossimi – per comunicare loro notizie riguardanti la giovane Iolanda, oggetto di una mia ricerca sulla guerra civile sull’Appennino umbro-laziale». Successivamente lo stesso Cappellari ci ha scritto per informarci dell’esito positivo: «Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato nella ricerca della giovane Iolanda Dobrilla. Infatti, dopo la comparsa di un appello su “Il Piccolo” di Trieste, sono riuscito ad entrare in contatto con la sorel- la che – tristemente – nulla sapeva della tragica e disumana fine di Iolanda. Presto ci incontreremo a Trieste e successivamente divulgheremo le tragiche notizie sulla fine di questa piccola seconda Norma Cossetto, anche lei uccisa dai partigiani comunisti – questa volta di Terni – con la medesima bestialità di quelli jugoslavi». * * * Sono un albonese appassionato di araldica e mi sarebbe oltremodo gradito ricevere delucidazioni in merito all’assegnazione del titolo nobiliare di barone al dott. cav. gr.uff.O.b.s.s. Luciano Matteo Wiederhofer, come pure notizie sulla Sua nobile casata. Bruno Stepancich,Via Aquileia 49/b, Gradisca d’Isonzo 34072 (GO), [email protected] * * * Proponiamo una serie di ricerche di persone pubblicate dal sito internet della Lega Nazionale. Le segnalazioni possono essere inviate alla nostra Sede nazionale o direttamente all’indirizzo internet indicato. Sto cercando, ormai da anni di trovare delle informazioni su una persona, mia bisnonna, di cui dopo la seconda guerra mondiale non siamo più riusciti ad avere notizie. Lei si chiamava Bossi Rina Vittoria ed era nata nel 1906 il 22 dicembre. Lei risiedeva a Fiume dove ha avuto un figlio Evilio Wild (mio nonno) e si è poi trasferita a Zara nel 1932. Dopo di questo non sappiamo più nulla tranne che si era sposata nel 1936 con un certo Corrado Leuzzi o Leuzi che probabilmente faceva il carabiniere e dovrebbe aver avuto dal marito due figlie. Da quel che sappiamo poi sono scappati in Italia ma di loro non si trova traccia. Potete aiutarmi in qualche modo, segnalandomi magari a chi devo rivolgermi. Infinitamente grazie. Valentina. [email protected] * * * Il mio nome è Victor Hugo Ponce Agapito, abito in Argentina nella città di Mendoza e leggendo l’articolo Le Foibe d’Istria della Lega Nazionale ho trovato con dispiacere il nome dei miei zii Luigi Agapito e Caterina Agapito vittime 11 quentata. Forse non ho il titolo per dare questi giudizi ma, per favore, giornalisti e letterati non diffondete nuove voci magari sbagliate. Piero Devescovi, mail L’espressione «Esodanti e rimasti», riportata sul numero di maggio di “Difesa Adriatica”, è quella del progetto finanziato ad una comunità italiana oltre confine. Non si tratta quindi di una nostra invenzione ma di una denominazione ufficiale che, al di là delle giuste Sue rimostranze, non avevamo titolo per modificare in sede di stampa. Cedo a Lei volentieri la matita blu per correggere chi ha inventato una denominazione così sbagliata. AVERE GIÀ I BENEFICI INPS Dietro suggerimento dell’ANVGD ho fatto domanda all’INPS per ottenere la perequazione automatica del beneficio riservato ai profughi. L’ INPS ha respinto la richiesta. Ho fatto ricorso al Comitato provinciale INPS ma non ho ottenuto nessuna risposta. Rodolfo Kuhar - Portogruaro (Venezia) Il caso del signor Kuhar è particolare, nel senso che l’INPS gli ha negato la perequazione «perché i benefici previsti sono già stati attribuiti con decorrenza gennaio 1985». Questo significa che il lettore era già in pensione nel 1985, anno di decorrenza della legge sulla maggiorazione per i profughi. Avendo fatto richiesta già allora, il signor Kuhar ebbe immediatamente la maggiorazione di 15 euro, che poi nel corso degli anni è andata aumentando fino a raggiungere i 33 euro di oggi. È questo quindi uno di quei pochi casi in cui non occorre fare domanda all’INPS perché il beneficio viene già riscosso. Consigliamo comunque, a scanso di equivoci, di farsi dare dall’ INPS un estratto della pensione mensile dal quale risulti l’ammontare esatto della maggiorazione che viene attualmente percepita. GENEROSO RICONOSCIMENTO Finalmente ho ricevuto i soldini per i beni abbandonati. È mio dovere elargire all’ANVGD una parte di quanto inviatomi dal Ministero dell’Economia (non molto): 100 euro è quanto posso dare, ma è un segno significativo per il lavoro che voi avete fatto per gli esuli. Non so se gli altri miei parenti abbiano fatto o faranno lo stesso ma mi auguro di sì. M.T. - Roma Abbiamo ringraziato privatamente il nostro amico Esule, ma lo facciamo anche pubblicamente, comprendendo anche gli altri che, nella riservatezza e senza pubblicità, comprendono a pieno quanto è stato fatto per loro dalla nostra Associazione e quanto siamo impegnati per quello che c’è - e non manca - ancora da fare. “DIFESA ADRIATICA” È VOSTRA Leggo sempre molto volentieri il vostro periodico mensile che per me è come il “paese della mamma” con tanti nomi e cognomi, tanti ricordi, tante fotografie. Se potrò, verrò a conoscervi. Anche se Padre Flaminio non c’è più, so che troverò tutti amici. Non vorrei farvi perdere del tempo prezioso come lo può essere quello di una redazione. Alfredo Massari - Napoli La aspettiamo con riconoscenza e sicuramente senza che ciò sia un disturbo. di quest’orrore a Pinguente. Io avevo notizie di loro per antiche lettere che ancora conservo. I loro figli (4 fratelli e 2 sorelle) scrissero alla mia famiglia raccontando quanto successo. Dopo loro andarono a Trieste e da allora non abbiamo più avuto notizie da loro. Vorrei conoscere qualcosa di quei figli e dei miei zii Luigi e Caterina. Vi domando quindi qualche informazione su di loro. Arq. Victor Hugo Ponce Agapito. [email protected] * * * Sto cercando un mio parente scomparso nel 1945 a Trieste. Faceva il carabiniere si chiamava Anzelmo Giuseppe, forse è stato deportato. Qualcuno ha notizie più dettagliate? Ringrazio anticipatamente. Diego. [email protected] * * * Cerco notizie di Egidio Loi, 23 anni, proveniente dalla Sardegna, nel 1945 faceva il carabiniere ausiliario a Pola. Nell’aprile 1945 la famiglia ebbe sue notizie. Poi la famiglia seppe che fu fatto prigioniero e deportato in campo di concentramento in Iugoslavia ma vicino all’Italia. Dopo i prigionieri del campo furono trasferiti per ignota destinazione. Si sa che Egidio in quel periodo si sposò con una ragazza del posto, certa Giulia Giovannini dalla quale ebbe un figlio Giancarlo che perì tragicamente a Venezia nel 1968 nell’incendio della nave sulla quale prestava servizio. Qualsiasi informazione sarà gradita. Grazie di tutto. Giampaolo. [email protected] * * * Da “L’Arena di Pola” riportiamo la seguente ricerca. Sto cercando informazioni allo scopo di commemorare la figura del Colonnello medico Isidoro Doria, già direttore dell’Ospedale della Marina a Pola, deportato dai titini e scomparso nei primi giorni del maggio 1945. Invito eventuali lettori a comunicarmi qualunque notizia in loro possesso sul Dott. Doria e inerente la sua attività a Pola. Grazie per la collaborazione. Capitano di Corvetta Ing. Massimo Talini, Via del Sasso 13, Barga 55051 (Lucca), [email protected]. 12 DIFESA ADRIATICA DALL’ITALIA Ostuni (Brindisi). La giornalista e scrittrice istriana Anna Maria Mori è stata insignita della cittadinanza onoraria della località sulla costa adriatica pugliese. Da dieci anni la Mori cura in loco l’annuale manifestazione letteraria. Venezia. In occasione della festa popolare veneziana del “Redentore”, l’Isola del Lazzaretto Nuovo ha ospitato il 15 luglio una serata di incontro e spettacolo dedicata alla storia del sale, sulla produzione e commercio ai tempi della Serenissima. Imbarcazioni storiche provenienti da Cervia e da Pirano, già sedi di alcune importanti saline della Serenissima, hanno risalito le antiche rotte per ritrovarsi nella serata a loro dedicata. Soave (Verona). Giuseppe Gioseffi, 85 anni ed Esule da Rovigno, ha ricevuto in omaggio dall’ex Presidente Ciampi una speciale edizione della bandiera italiana, dopo che la sua commovente storia era stata pubblicata su “L’Arena di Verona”. Roma. Il viceministro per gli italiani nel Mondo, Franco Danieli, ha illustrato le linee guida del suo mandato. Il viceministro ha chiesto che, come avvenuto per la recente legge per i discendenti dei giuliano-dalmati, anche per l’acquisizione della cittadinanza italiana in via “ordinaria” a residenti all’estero sia resa obbligatoria la conoscenza della lingua italiana. Roma. Papa Benedetto XVI ha ricevuto i presuli della Conferenza Episcopale della Croazia. Ricordando il desiderio della Croazia di vedersi riconosciuta quale parte dell’Unione Europea, il Papa ha rilevato che il Paese potrà entrare in rapporti con gli altri popoli europei «recando il contributo della propria cultura e delle proprie tradizioni, nella ricerca condivisa della piena verità sull’uomo. È infatti essenziale che l’edificazione della casa comune europea sia sempre basata sulla verità dell’uomo». Roma. Incontro nella sede Rai della capitale per la Comunità italofona, che da 20 anni raggruppa le emittenti radiotelevisive pubbliche in lingua italiana. Ne fanno parte la Rai, la Radio Vaticana, LaTV della Svizzera Italiana, Radio Tele Capodistria, San Marino, con Radio Fiume e Radio Pola quali osservatori. Con l’occasione è stato presentato il nuovo sito internet www.comunitaitalofona.org. Rovereto (Trento). Sarà visitabile fino al 4 marzo 2007 la mostra aperta al Castello di Rovereto e dal titolo “La scelta della Patria – Giovani volontari nella Grande Guerra” che rievoca la difficile scelta patriottica di inizio ‘900 dei giovani italiani trovatisi sotto l’Austria ma desiderosi di difendere il tricolore. Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa, Nazario Sauro ma anche Scipio Slataper, Carlo e Giani Stuparich vengono rievocati in 50 pannelli insieme ad altre storie “anonime” ma pure sempre molto rappresentative. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18. L’Aquila. Si è tenuto nel capoluogo abruzzese il convegno «Integrazione sociale ed economica dell’Euroregione Adriatica» che ha trattato a livello internazionale l’interscambio del lavoro sulle due sponde dell’Adriatico, comprendendo così le problematiche sia della mano d’opera proveniente in Italia da est, che degli imprenditori italiani che investono verso est. Passariano (Udine). A Villa Manin si sono incontrati Riccardo Illy e Giancarlo Galan, presidenti delle Regioni FriuliVenezia Giulia eVeneto. Nell’incontro si è parlato anche dell’imminenza della formazione di una nuova Euroregione comprendente FVG, Veneto, Carinzia, parte della Slovenia e della Croazia. Veneto e FVG hanno già partecipato a Pola alla fondazione della Euroregione Adriatica. Ma di quante euroregioni vogliono far parte? Roma. Si è chiusa il 20 settembre nel complesso monumentale delVittoriano la mostra «Le radici della Nazione». In una delle sale espositive spiccavano due incisioni geografiche del Coronelli (fine ’600) sull’Istria e sul litorale adriatico orientale. Le carte contenevano una dettagliata descrizione dei domini della Serenissima dando una tangibile dimostrazione della diffusissima e consolidata toponomastica italiana utilizzata per secoli nei territori costieri, e non solo quelli, dell’Istria e della Dalmazia. Trieste. La Giunta Regionale del Friuli-Venezia Giulia ha autorizzato l’erogazione di 300.000 euro per il 2006 a sostegno delle attività culturali, artistiche, sportive, ricreative, scientifiche, educative, informative ed editoriali della mino- Ottobre 2006 TRA VIRGOLETTE “ Fatti, fatterelli, curiosità e notizie dalle associazioni e dalla stampa ranza slovena nella regione. Fertilia (Sassari). È di un milione di euro lo stanziamento per la riqualificazione di alcune aree della borgata giuliano-dalmata di Fertilia. Il Comune di Alghero, dietro la pressante richiesta del Comitato di Quartiere, interverrà sulla sicurezza e sullo stato di degrado di alcuni impianti viari e di aree verdi. Sempre a Fertilia è colata a piccolo l’ultima “battana” ormeggiata nel porticciolo di Fertilia. L’imbarcazione simbolo delle coste istriane era esodata in Sardegna con il suo proprietario, la cui vedova non era ultimamente più in grado di curare la manutenzione. Trieste. Il governo italiano ha rifinanziato la diffusione del quotidiano triestino “Il Piccolo” in abbinamento gratuito con i giornali in lingua italiana di Croazia e Slovenia. Gli italiani oltreconfine e i turisti potranno così leggere gratuitamente “Il Piccolo” acquistando il quotidiano “La Voce del Popolo” edito a Fiume e diffuso in Istria e Dalmazia. Pignataro Maggiore (Caserta). Il Consiglio comunale ha approvato la richiesta di intitolazione di una strada ai “Martiri delle Foibe”. Trieste. Sono 300.000 gli euro stanziati anche quest’anno dalla Regione Friuli-Venezia Giulia a sostegno delle attività delle associazioni degli Esuli giuliano-dalmati. Frazionati in diversa misura, i fondi andranno all’Associazione delle Comunità Istriane (60.000 euro), all’Unione degli Istriani (49.000 euro), all’ANVGD di Trieste (35.000 euro), Udine (18.000 euro), Gorizia (12.000 euro) e Pordenone (7.000 euro), all’Associazione Giuliani nel Mondo (35.000 euro), alla Società Istriana di Archeologia e Storia Patria (26.000 euro), alla Federazione delle Associazioni degli Esuli (20.000 euro), al Circolo di Cultura istro-veneta Istria (12.000 euro), all’ADES (9.000 euro), al Libero Comune di Pola in Esilio (6.000 euro), alla delegazione di Trieste del Libero Comune di Zara in Esilio (6.000 euro), alla Fondazione Rustia Traine (5.000 euro). Pavia. Il Va’ pensiero ed un lunghissimo applauso hanno concluso in Santa Maria di Caravaggio a Pavia l’ultimo saluto a Tullio Rochlitzer, indimenticato campione di basket negli anni ’50 con la squadra del capoluogo fino al terzo posto in serie A e rimasto per decenni poi nell’ambito della pallacanestro. All’addio erano presenti numerosi suoi compagni di squadra e soprattutto i tantissimi che ne hanno sempre apprezzato le doti di zaratino. OLTRE CONFINE Goli Otok – Isola Calva. Due vescovi e settanta sacerdoti croati hanno celebrato una messa in suffragio delle vittime del campo di concentramento del regime di Tito, attivo soprattutto dal 1948 al 1956. Le autorità politiche croate non hanno apprezzato la coincidenza di date, tale che la cerimonia è avvenuta proprio il giorno della festa nazionale antifascista. Ragusa di Dalmazia. Si terrà a novembre a Ragusa l’appuntamento decisivo per la Commissione internazionale per la conservazione del tonno. La razza è seriamente minacciata per le continue violazioni ai limiti imposti alla pesca. Nel Mediterraneo è il tonno rosso quello più ricercato ed apprezzato. Il WWF rivolgerà l’ultimo appello a Unione Europea, Stati Uniti e Giappone per salvare proprio il tonno rosso. Zagabria. Il Consiglio per le minoranze nazionali in Croazia ha presentato il suo rapporto nazionale al governo croato. I dati del 2005 indicano che alla Comunità Nazionale Italiana sono stati concessi 125.000 euro per la traduzione di testi e l’aggiornamento ai docenti, 640.000 euro all’EDIT di Fiume (“La Voce del Popolo e “Panorama”), 73.000 euro al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, 56.000 euro alla Compagnia del Dramma Italiano di Fiume, 78.000 euro all’Unione Italiana di Fiume. Poi ci sono i fondi italiani della Legge 104/2004, più quelli della Regione FriuliVenezia-Giulia e quelli della Regione Veneto. Qualcun altro vuol mettersi in fila? Montona. Sollevazione popolare per i progetti di cementificazione dell’antico borgo ” istriano, destinato a far spazio a 200 nuovi appartamenti e un campo da golf che deturperà il suo bosco. Tre associazioni locali hanno indetto una petizione popolare via internet per bloccare i programmi di sviluppo edilizio che, secondo i sostenitori della protesta, stravolgerebbero il volto medioevale della zona, sacrificandola alle necessità turistiche avanzate da azzardati politici. Zara. Da “La Cicala zaratina”, notiziario della locale Comunità degli italiani, apprendiamo dell’iniziativa di tradurre in italiano la tesi della prof.ssa Maria Zerial Detoni, laureatasi con un importante lavoro sull’arte farmaceutica a Zara dal XVI al XIX secolo. Rileviamo inoltre le cronache delle visite nella sede della Comunità da parte di una delegazione dei cavalieri di San Marco, di una troupe di TV Capodistria, del presidente dei servizi di cooperazione tra imprese italiane e croate, dei soci del Rotary Club di Este. Pola. L’INPS ha lanciato una campagna di controlli sulle pensioni corrisposte ai cittadini sloveni e croati. Sarà verificato che la pensione estera sommata a quella italiana non superino i 551 euro. Il patronato della UIL ha messo a disposizione dei pensionati oltre confine appositi uffici a Pola, Albona, Buie e Lussinpiccolo. I deputati dell’Unione eletti per la Circoscrizione Estero hanno chiesto che gli illeciti rilevati dai precedenti controlli, in caso di assenza di dolo, siano azzerati rinunciando al recupero delle somme. Fiume. Il sindaco di Fiume Obersnel ha ricevuto i rappresentanti dell’associazione “Virtuale Stato Libero di Fiume”, assicurando loro che entro la fine del 2006 verrà ripristinata l’Aquila bicipite, simbolo della città, sulla Torre municipale fiumana. Fiume. Docenti delle scuole italiane di Slovenia e Croazia hanno partecipato in Sicilia per una settimana a un Seminario di lingua e cultura italiana, a carico dei finanziamenti statali italiani e organizzato dall’Università Popolare di Trieste con l’Unione Italiana di Fiume e il Consolato di Capodistria. Con l’occasione non sono mancate visite a Palermo, Agrigento, Piazza Armerina, Catania e sulle pendici dell’Etna. Arbe. Premiati a Madrid col prestigioso attestato «Europa Nostra», alla presenza della regina Sofia, gli autori del restauro della cattedrale arbesana. I lavori, durati 8 anni, hanno interessato la splendida chiesa del XII secolo, consacrata da Papa Alessandro III nel 1177 e ora tornata agli antichi splendori. Rimesso in funzione anche l’organo che non era più in funzione da 50 anni. Capodistria. Sono iniziati dal 1° settembre i programmi via satellite di TV Capodistria, la emittente televisiva di lingua italiana in territorio sloveno. Per ora i programmi vanno dalle 13.30 alla mezzanotte, salvo quando vengono trasmesse in diretta le sessioni della Camera di Stato slovena. In Italia, per i titolari di Sky, è sufficiente accedere al servizio di “gestione altri canali” e il segnale viene captato automaticamente. La sigla di identificazione del canale è TV K-C. TV Capodistria sfrutta il satellite Hotbird 3. Zagabria. Il Parlamento croato ha approvato la costituzione di alcuni nuovi Comuni in Istria e Dalmazia. In Istria saranno comuni Fontane e Torre Abrega. In Dalmazia saranno promossi a comuni comuni Lopar sull’isola di Arbe, Verche e Trebocconi nei pressi di Sebenico. Lissa. In occasione del 140° anniversario della famosa battaglia navale tra austro-ungarici e italiani, il ministro della difesa croato Roncevic ha dichiarato che quello scontro fa parte della «storia e del patrimonio croato». Cercasi docente preparata per ripetizioni in storia a ministro ignorante. Pola. Celebrato il 60° anniversario dell’eccidio di Vergarolla. Il 16 agosto 1946 alle 14.15 un scoppio sulla spiaggia provocò un centinaio tra morti e feriti. Esuli e Rimasti insieme alle autorità si sono incontrati davanti alla Cattedrale e via mare hanno raggiunto la baia, lanciando nell’acqua una corona di fiori. Successivamente sono state deposte corone sul cippo che ricorda l’eccidio. La celebrazione liturgica in Cattedrale e l’incontro presso la Comunità degli Italiani hanno chiuso la giornata. Capodistria. Nel numero di luglio de “La Città”, giornale degli italiani residenti a Capodistria, sono contenuti alcuni lunghi e ed approfonditi articoli. In particolare segnaliamo storie e curiosità sul Castello di Pietrapelosa, sulla chiesa e il convento di Santa Marta e un’intervista al presidente dell’Associazione dei genitori delle scuole italiane dell’Istria slovena. Zara. Rimane aperta fino al 14 ottobre la mostra «Luxardo a Zara» presso la sede della Comunità degli Italiani (Via Borelli 8/1). In mostra, oltre ai documenti conservati nell’Archivio di Zara riguardanti la famiglia produttrice dei famosi liquori, vi sono ritratti, collezioni di bottiglie, materiale fotografico e documentale provenienti dall’Italia. Durante la mostra viene inoltre proiettato un filmato sulla attuale produzione Luxardo a Torreglia (Padova) e realizzato dalla RAI. L’esposizione è supportata da un catalogo bilingue. Dalmazia. Isolotti in vendita in Dalmazia. Secondo quanto riportato da “Il Sole 24 Ore” del 12 agosto, una agenzia immobiliare mette in vendita alcuni isolotti. Il primo misura 200mila mq. e si trova a 8 miglia da Zara, il secondo 209mila mq di fronte all’isola di Lesina. In vendita anche mezza isola di 56mila mq vicino a Capocesto. L’Ente del Turismo croato specifica che «In Croazia ci sono 746 isole disabitate. Bisogna però sapere che il privato che volesse vendere la sua isola deve prima, per la legge croata, offrire allo Stato la proprietà. Se entro trenta giorni non riceve un’offerta d’acquisto, il privato è libero di vendere a chi vuole». Naturalmente italiani esclusi (aggiungiamo noi). DALL’ESTERO Adelaide. Lo zaratino Carlo Mirelli (Mircovich), presidente della Famiglia Zaratina di Adelaide e scomparso alcuni mesi or sono, è stato inumato a 2500 metri di profondità nell’oceano del Sud Australia in rispetto delle sue ultime volontà. Era tornato una sola volta nella sua Zara ma in quella città non aveva riconosciuto la “sua” Zara. Toronto. La gara di solidarietà tra gli aderenti al Club Giuliano-Dalmato della città canadese in favore della piccola Gloria Brajko di Momiano ha avuto un triste epilogo. Dopo molte iniziative organizzate anche da altre istituzioni per la raccolta di fondi e le sorde risposte delle autorità sanitarie croate, Gloria ha sì finalmente subìto il trapianto di fegato nell’ospedale di Padova, portando così a felice conclusione un calvario che sembrava non avere fine. Purtroppo una seconda necessaria operazione e le relative complicazioni le hanno tolto definitivamente ogni speranza, privando la piccola Gloria del suo diritto alla vita. Londra. In occasione della tre giorni di “Festa Italiana” tenutasi al Covent Garden a cavallo di ferragosto, arte, musica, concorsi spettacoli e cucina tutti rigorosamente italiani hanno tenuto banco fra londinesi e turisti. Evento clou della manifestazione è stata la mostra sull’emigrazione giuliano-dalmata da Trieste «Emigration to Canada after the Second World War», sponsorizzata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Federazione GiulianoDalmata canadese e dall’Associazione Giuliani nel Mondo. Il ricavato delle manifestazioni andrà al progetto «Anziani Italiani di Londra»per creare una casa di riposo italiana nella capitale inglese. Berlino. Inaugurata la Mostra sugli Esodi in Europa nel ’900, organizzata dalla fondazione Zentrum Gegen Vertreibungen (Centro contro le espulsioni) fino al 29 ottobre nel Kronprinzem Palais sulla centralissima Unter den Linden. Alla mostra hanno collaborato anche l’Unione degli Istriani e la ANVGD per l’esodo giuliano-dalmata. Buenos Aires. Edito il nuovo numero del notiziario della Comunità giuliano-dalmata di Buenos Aires. Il bimestrale diretto da Livio Giuricin riporta articoli sia in italiano che in spagnolo, così da venire incontro alle diverse esigenze. Inoltre, come notizia, vengono informati tutti che tramite il sito internet www.telequattro.it è possibile vedere giornalmente il notiziario della TV locale del FriuliVenezia Giulia. F.R. Ottobre 2006 13 DIFESA ADRIATICA continua dalla prima pagina Nel corso dell’amichevole Italia-Croazia A Livorno in scena le opposte idiozie Dura protesta dell’ANVGD per i cori inneggianti alle foibe. E i tifosi croati disegnano una svastica lungo le gradinate semivuote a formare una svastica umana. Dagli ultras livornesi si è levato un coro inneggiante alle foibe, quindi «Bella Ciao». E poco prima dell’inizio dell’incontro si erano levati fischi all’inno di Mameli dalla curva Nord, occupata dai supporters amaranto. Quando infatti la banda degli alpini ha intonato l’inno nazionale, dagli ultras livornesi è partita una rapida bordata di fischi. La protesta del vicesindaco di Trieste per i cori di Livorno Non si è fatta attendere la reazione della città di Trieste ai vergognosi cori livornesi, ed è prontamente intervenuta l’ANVGD con una lettera del Segretario nazionale Zoia indirizzata ai mass media, alla Federcalcio e alla società del Livorno Calcio. Il vice sindaco di Trieste e assessore allo Sport, Paris Lippi, in una lettera inviata il 17 agosto alla FIGC ha sottolineato la gravità delle manifestazioni verbali dei «facinorosi della curva» del Picchi. «Trieste non può accettare che si continui ad inneggiare alle foibe e a irridere al sacrificio di quanti morirono, vittime innocenti nelle cavità carsiche». «Non è possibile – prosegue nella lettera il vicesindaco di Trieste – assistere ancora una volta ad manifestazioni e aggressioni verbali di tale portata, dove si inneggia alle foibe e si irride all’inno nazionale». «Ma resta la gravità di un fatto che, guarda caso, si ripete ancora una volta in quella curva degli ultras livornesi, già distintisi più volte per analoghi gravi episodi». «Proprio in considerazione di ciò – chiede Paris Lippi – vorrei sapere dalla Federazione chi è stato quella mente tanto lungimirante da scegliere Livorno come sede dell’incontro della nazionale e sopratutto quali siano le sanzioni e le squalifiche che si intendono adottare per evitare il ripetersi di simili fatti». «La Federazione – conclude il vicensindaco giuliano – ha certamente il diritto e il dovere di portare la nazionale in giro per l’Italia, ma deve farlo con attenzione, nella massima sicurezza e nel rispetto di quelle sensibilità e di quei drammi della storia che hanno colpito molti italiani». Zoia (ANVGD): «sdegno per i nuovi inqualificabili episodi» Toni altrettanto fermi quelli del Segretario nazionale ANVGD Oliviero Zoia, che, sempre il 17 agosto, ha inviato una nota di protesta agli organi di stampa e alle emittenti radio-televisive, nonché agli organismi sportivi. «L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia rappresenta gli Esuli italiani fuggiti da Istria e Dalmazia nel secondo dopoguerra per sottrarsi alle vessazioni di un regime totalitario e dalla tragedia delle foibe. Le stragi di migliaia di vittime, compiute dai partigiani titini, colpirono indistintamente tutta la popolazione italiana in una vera pulizia etnica. Nelle foibe finirono uomini, donne, bambini, popolazione inerme e finanche i partigiani e gli attivisti della sinistra italiana. Per ammissione degli stessi jugoslavi, non si trattò di una vendetta nei confronti di un regime ma una vera e propria caccia all’italiano, qualunque bandiera sventolasse. A nove mesi di distanza da un episodio similare e da una eguale nostra protesta, l’incontro di calcio Italia-Croazia tenutosi ieri sera allo stadio di Livorno ha purtroppo proposto il consueto filone di insulti alla dignità e alla sofferenza di quelle popolazioni. L’esposizione della bandiera nazionale italiana con una stella rossa al centro e i cori inneggianti a Tito e alle foibe da parte di una significativa parte del pubblico livornese, hanno nuovamente dimostrato l’ignoranza storica serpeggiante tra i tifosi, condita ad un accanimento di cui è difficile comprendere le motivazioni. La Comunità giuliano-dalmata esprime pertanto il proprio sdegno per i nuovi inqualificabili episodi, chiedendosi come sia possibile continuare a tollerare simili comportamenti senza che alcuno possa porvi rimedio. La vasta eco data da una platea televisiva di milioni di italiani, ci autorizza – conclude Zoia – ad avanzare la richiesta affinché una seria indagine porti a concreti provvedimenti nei confronti dei responsabili, sia per quanto accaduto ieri e nel passato, sia in prospettiva futura per contribuire nel nostro piccolo a riportare il gioco del calcio e le sue tifoserie nell’alveo che loro spettano». La protesta dell’ANVGD, così come quella della città di Trieste, sono state ripetutamente riprese dai quotidiani nazionali, dalle agenzie di stampa e dalle emittenti radio-televisive. p.c.h. Stadio Picchi, 16 agosto 2006, gli ultras livornesi esibiscono una bandiera jugoslava e uno striscione per Fidel Castro ...E i tifosi croati, alcuni del Rijeka, si esibiscono in una svastica umana AD ABANO TERME CON GLI EREDI DI MARCO POLO Chi non conosce Abano Terme, la rinomata località a pochi passi da Padova? In questo paradiso del benessere opera la famiglia Poli, originaria di Capodistria e discendente della stirpe di Marco Polo. Evidentemente il viaggiare è rimasto nel loro patrimonio genetico, anche se stavolta parliamo di ospitalità, e che ospitalità! I Poli gestiscono ad Abano Terme l’Hotel “Tritone Terme”, un 4 stelle con servizi di qualità sicuramente superiore. Il complesso è immerso nel verde lussureggiante e ben curato, tanto da offrire un’accoglienza di eleganza, comodità ma allo stesso tempo di grande familiarità. Circa 100 dipendenti lavorano con grande passione per offrire agli ospiti ogni benessere e relax. Si parte dalle camere, curatissime e raffinate, dotate di ogni confort, tv, telefono, aria condizionata, minibar. Al mattino vi aspetta una ricca colazione a buffet, con una scelta ampissima per ogni tipo di esigenza e servita in una terrazza panoramica. Le tre piscine, di cui una coperta, sono dotate di acqua termale a temperature differenziate, tanto da risultare gradevoli in ogni stagione dell’anno; numerose strutture di idromassaggio immerse nell’acqua, consentono di scegliere a proprio piacimento il metodo migliore per il proprio relax. Il pranzo e la cena vi attendono nei due ristoranti (uno in piscina) e risentono positivamente della grande qualità dello staff di cuochi, noti ed affermati tra gli intenditori: i cibi più raffinati e le preparazioni più accurate saranno un gioia per gli occhi, oltre che per il palato. Fiore all’occhiello dell’hotel è il centro termale. L’Hotel “Tritone Terme” dispone di due sorgenti termali a 87°C, che alimentano il centro termale all’interno della struttura, raggiungibile internamente dalle camere e a cui hanno accesso esclusivamente gli ospiti dell’hotel. Un personale altamente specializzato vi guiderà nei più svariati trattamenti estetici o curativi: dai fanghi ai bagni all’ozono, dall’aerosol con acqua termale nebulizzata alle inalazioni, da tutti i tipi di massaggio corporeo alla pulizia della pelle, dalla ginnastica riabilitativa a tutte le cure fisioterapiche, dai massaggi orientali alle cure estetiche. Come se non bastasse, il nuovissimo Centro “Terme Romane”, adiacente alla piscina, offre un percorso tra calore, luci, e profumi che passa per la Sauna, il Calidarium, il Laconicum, il Percorso Kneipp, le Ninfee Rivitalizzanti e la Zona Relax. E a completare il benessere arrivano le cene dedicate in piscina, balli, serate danzanti, cocktails, piano bar, party, concerti, cene a lume di candela. Inoltre sono disponibili gratuitamente anche la palestra, le biciclette, il campo da tennis, da bocce, il ping pong, il parcheggio coperto dotato di allarme. Insomma, che dobbiate rinvigorire il vostro corpo o cerchiate semplicemente il relax e il riposo dopo tanto lavoro, l’Hotel “Tritone Terme” fa sicuramente per voi. L’Hotel Tritone Terme è in Via Alessandro Volta 31, Abano Terme (Padova) 35031, Telefono 049. 86 68 099, fax 049. 86 68 101, mail [email protected]. Potete vedere anche i video della struttura su internet all’indirizzo www.termetritone.it. Ma la prova si fa sul campo e quindi la famiglia Poli vi aspetta almeno per un week end ad Abano Terme, certi che non potrete resistere alla tentazione di tornarvi. Scommettiamo? F.R. Abano Terme, due prospetti dell’Hotel Tritone LE NOSTRE CONVENZIONI Ecco un aggiornamento delle convenzioni attualmente in essere con l’ANVGD. Ne possono usufruire i soci e i loro familiari in regola con il tesseramento 2006. Se avete proposte da fare per nuove convenzioni, anche in realtà locali, aspettiamo le Vostre segnalazioni. CONVENZIONATO COSA DOVE QUANTO COME CHI ISTRUZIONI Europcar Noleggio auto e furgoni Tutta Italia sconto 10-15% sulle tariffe numero verde 800 014410 o sito www.europcar.it Soci ANVGD e familiari Citare convenzione 44588054 The Cottage Bed & Breakfast Friuli sconto 10% sulle tariffe tel/fax 0434 869651 www.thecottagebedandbreakfast.it Soci ANVGD e familiari Casarsa della Delizia (PN) CMB-AISIC Centro sanitario Roma sconto 20% sulle tariffe tel/fax 06 86327801 mail info@cmbweb Soci ANVGD e familiari Visita gratuita una volta l’anno Marcello Cattunar Fitto immobili vacanza Roncone (TN) sconto 20% sulle tariffe tel 030 2591539 o 340 3081473 mail [email protected] Soci ANVGD e familiari Bilocali, trilocali e app.ti per luglio, agosto e settembre 14 DIFESA ADRIATICA Ottobre 2006 New ruling regarding citizenship. Meaning and scope of the law that allows descendents of Italian citizens to become citizens themselves An important step and, at the same time, a dream come true for the Italian minority in Istria, Quarnero and Dalmazia The above sentence could define the scope of Bill No. 124 dated Mar 8, 2006 which, by modifying Bill No. 91 of 1992, extends the right to Italian citizenship to the children and grandchildren of anyone who reacquired citizenship in the 90’s – that is to say: to young people of Italian language and culture born after 1947 (1977 for the B Zone). The ruling, which has introduced articles 17bis and 17ter of the Bill dated Feb 5 1992, allows reacquiring Italian citizenship not only (as defined in the old article 17) to whoever once was a citizen - but lost his/her citizenship for not having selected such option or because of the option being rejected by the Yugoslavian authorities; but also allows for the citizenship to be granted (article 17bis/a), under the conditions specified for the option right, to people that once were Italian citizens, formerly resident in the partitioned territories, and to their children and direct descendents, under the condition that they be of Italian language and culture (article 17bis/b). Bill No. 124 dated March 8 (incorporating changes to Bill No. 91 dated Feb 5 1992) institutes two important novelties. Firstly it opens up (and in a sense eliminates) restrictive deadlines (already expired) for the submission of applications of former citizens – thus giving this right to persons born before 1947 (or 1977 with regards to the B-Zone) – who might not have submitted their application within two years of the date when the ’92 legislation became effective, or whoever may have had their application rejected as incomplete. Secondly it extends the granting of the right to Italian citizenship to their children and descendents (grandchildren and great-grandchildren), and to persons of Italian language and culture who had a parent or a direct-line ancestor who is / was an Italian citizen and also resided in the ceded territories. The new regulations have become effective upon publication on the “Gazzetta Ufficiale”; their enforcement guidelines are detailed in an internal memo of the Interior Ministry (see K.60-1). The operational guidelines of the Viminale (published by the “Voce del Popolo” in Fiume on June 23, 2006) indicate in detail the necessary documents to be submitted by anyone interested. Moreover, these guidelines specify knowledge of the Italian language (in addition to general belonging to the Italian culture) as a prerequisite to obtaining Italian citizenship. The new rules have been supported and sponsored, with numerous undertakings, appeals and collections of signatures, by various representatives of the minorities. The approval of the rules has become one of the main political objectives – achieved at last – of the Italian Union and of the other main organizations of the «left behind» community. The contributions of UIM (Unione Italiani nel Mondo – Union of Italians of the World), of the “Mailing List Histria”, and of the various political, parliamentary and institutional figures and organizations, have been instrumental. We should also underscore the great capacity to mobilize and motivate around the issue of reacquiring Italian citizenship, exercised over the past few decades by the “Movimento per la Costituente” which in January 1990 gathered 4,000 signatures to support the double citizenship – which is to say, the new legislation on Italian citizenship – and that in the years that followed promoted similar initiatives for the granting of such right to the younger generations. The new legislation represents an important historical and political achievement for the «community of the left behind». A new chapter opens up for our minorities with full access to the right to Italian citizenship; not only because the great majority of our fellow countrymen (residing in Croatia) will no longer be considered «outside of the European Union» and, as such, foreigners who are detached and uprooted from the social, civil and political body or their Mother Country; but also because almost all the remainder will be able to live, in an even fuller and richer way, their own Italian identity, integrating and complementing their linguistic, cultural and national heritage with the political Ossero status within their Nation. They will then be able to cultivate an ethnic, linguistic and national identity and even participate directly to the political life of the Italian Republic, so as to no longer feel remote and detached from Italy; no longer – it is hoped – “wrong” Italians, but integral part of the Italian cultural, social and political space. With this important goal our community in Istria, Fiume and Dalmatia will also achieve an extraordinary political and social weight. In a few years within these territories there might be (because of the addition of children, grandchildren and descendents, who are now offered the concrete opportunity to obtain Italian citizenship) from 40 to 60 thousand new Italian citizens, that is ItalianCroatian and Italian-Slovenian with double citizenship. We cannot deny that a minority situation with these characteristics (and bound to become more numerous since there are no generational of agerelated obstacles) will not fail to play an ever increasing cultural, social, political and institutional role within both the host States (Croatia and Slovenia) and Italy. For the very reason of their likely status of double or multiple citizens (status which, if denied, might cause them to leave the territories, thus starting a new exodus or at least a curtailment of their rights), those belonging to this community are destined to play an ever more important role of establishing dialog, cooperation and agreement among their countries. A reality such as this, if properly supported, is destined to gradually change the physiognomy, characteristics and peculiarities of the regional territory and of the social environment in which the «left behind» reside. The granting of citizenship to even the younger generations will not fail – we hope – to increase enrollment into the regional Italian schools, to support membership of the various associations and activities of Italian institutions, and to affirm in a substantial manner the Italian cultural and national “presence” within these territories. A body of tens of thousands of potential voters (who are able to exercise their right both in their State of residence and in Italy) will be able to shift important political alliances, and to play an important role of guidance, planning and influence. It is therefore understandable how this challenge must be supported by taking on a new sense of responsibility within the ranks of both the minorities and the exiles. The new reality that is developing, with the extended right to doublecitizenship, requires that our national community rethinks seriously the strategies and objectives of future developments around the great role of the Italian presence within the eastern Adriatic. It requires the enlistment of new organizational capabilities so that the minorities and the exiles are given the opportunity to take advantage of the new situation. Thus the requirement to strengthen even more the organizational, democratic and representative system of the «left behind» – already deeply rooted onto the territory. And also the requirement of giving birth to institutions and associations in common between exiles and «left behind» to foster joint cultural and financial enterprises, and of supporting a gradual process of “return” (be it ideal or real) of the exiles that would encompass mainly children and grandchildren. But also the necessity of supporting the economic aspect of the minority, i.e. the conditions favorable to the rooting of our fellow countrymen onto the territory, and of producing wealth to finance from within their development (and to make such development independent of the political conditions and of public and state influences). The reality that could develop within the next few years in Istria and Fiume, also because of new regulations regarding citizenship, makes it ne- cessary to think of progress towards a different environment of relationship and cooperation between exiles and left behind, of a new project of merging the two souls that exist within the great Italian family of these lands, and that have been separated for too long already. The future that we have in front of us is a future where state and political boundaries are destined to disappear gradually, or at least to fade away; it’s a future within which we (Italian, mixed and European citizens) shall end up sharing a common cultural, social and economic space; and in such space we will move, operate, work, live and communicate freely within the same territory with no longer inflexible barriers or anachronistic insurmountable fences around us. Within this context the ones that will prevail are the ones that will be able to better design their own future; the ones that will have more ideas and acumen, the ones more capable of looking further ahead. It is only from a great new project of cooperation between exiles and minorities that something worthwhile will be achieved to preserve the values of a culture and a presence that dates back thousands of years; and that the fertile and vital continuity of the Italian identity of these lands will be assured. The new citizenship rules embody – together with our common future European citizenship – an extraordinary tool to make us feel – all together – finally at home, within these lands that for too long have been divided by political, ideological and psychological boundaries. It is the best way, within these regions, to live out our Italian / European destiny by recovering relationships unjustly broken up by history. Pirano Ezio Giuricin (traduzione di George Ferrara) Ottobre 2006 15 DIFESA ADRIATICA Las nuevas disposiciones sobre la ciudadanía Significado y alcance de la ley que permite a los descendientes de ciudadanos italianos recuperarla Un grande paso y a la vez un sueño, un deseo finalmente realizado para la minoría italiana de Istria, Quarnero y Dalmacia. Podemos definir de este modo el alcance de la Ley n. 124 del 8 de marzo del 2006 que aportando algunas modificaciones a la Ley n. 91 del 1992 extiende el derecho del reconocimiento a la ciudadanía italiana también a los hijos y nietos de aquellos que la han recuperado en los años noventa, o bien a los jóvenes de lengua y cultura italiana nacidos después de 1947 (1977 en la Zona B). El reglamento que ha introducido los artículos 17 bis y 17 ter en la ley del 5 de febrero del 1992 prevé no sólo (como definido en el antiguo artículo 17) que la ciudadanía italiana pueda ser recuperada por quien, ya ciudadano italiano, la haya perdido por no haber presentado la solicitud o porque ésta haya sido rechazada por las autoridades yugoslavas, también que ésta pueda ser reconocida (artículo 17 bis a), a las condiciones previstas por el derecho de opción, a los sujetos que hemos sido ciudadanos italianos, ya residentes en los territorios cedidos, y a los hijos y descendientes en línea recta a condición de que sean de lengua y cultura italianas (art. 17 bis b). La Ley 124 del 8 de marzo (causante de las modificaciones de la ley n. 91 del 5 de febrero del 1992) introduce dos novedades importantes. La primera abre de nuevo (o más bien elimina) los límites (ya caducados) para la presentación de las peticiones relativas a los ex ciudadanos (dando así la posibilidad de acceder a este derecho a los nacidos antes de 1947 – y de 1977 para la ex Zona B – que no hubieran hecho la declaración en los dos años siguientes a la entrada en vigor de la Ley del ’92, o a aquellos a quienes se les haya rechazado la petición por documentación incompleta). La segunda extiende el reconocimiento del derecho a la ciudadanía italiana a sus hijos y descendientes (nietos y biznietos), o bien a las personas de lengua y cultura italiana que hayan tenido un progenitor o un ascendiente en línea recta que sea o haya sido ciudadano italiano (y haya residido en los territorios cedidos). Las nuevas normas han entrado definitivamente en vigor con la publicación en la “Gazzetta Ufficia- le” (Gaceta Oficial) y su aplicación concreta ha sido regulada por una específica circular actuada por el Ministerio del Interior (nota K.60-1). Las indicaciones operativas del Viminale (publicadas en “Voce del Popolo” de Fiume del 23 de junio del 2006) indican detalladamente la documentación que debe ser presentada por los interesados y, lo que parece más importante, establecen, como requisito fundamental para obtener la ciudadanía, el conocimiento de la lengua italiana (además de la pertenencia genérica a la lengua y la cultura italiana prevista de la ley). Las nuevas normas han sido deseadas y sostenidas con numerosas iniciativas, llamamientos y recogidas de firmas por varios sujetos de la minoría, y su aprobación ha sido uno de los objetivos políticos fundamentales – por fin realizados – de la Unione Italiana (Unión Italiana) y de las otras estructuras principales de la comunidad de los “que quedan”. Además ha sido importante la contribución dada por la UIM, Unione Italiani nel Mondo (Unión de Italianos en el Mundo), por la “Mailing List Histria”, así como por varias fuerzas y personalidades políticas, parlamentarias e institucionales italianas. Sobresale, además, la gran capacidad de movilización e iniciativa sobre el problema de recuperación de la ciudadanía, ejercitada en los últimos decenios por el Movimiento por la Constituyente (que en enero de 1990 recogió más de 4000 firmas para sostener la doble ciudadanía, o bien la nueva ley sobre la ciudadanía italiana, y que en los años sucesivos promovió acciones análogas para extender este derecho a las jóvenes generaciones). La novedad legislativa representa un importante horizonte histórico y político para la “comunidad de los que quedan”. Con la extensión plena del derecho a recuperar la ciudadanía italiana se abre un capítulo nuevo para nuestra minoría; no sólo en cuanto que gran parte de nuestros con-nacionales (los residentes en Croacia) ya no serán considerados “extracomunitarios”, separados y desarraigados como extranjeros, del cuerpo social, civil y político de la propia Madre Patria, sino sobretodo porque la gran mayoría de los que quedan podrá vivir su propia identidad italiana de un modo más Arbe completo y rico, integrando y conjugando la propia identidad lingüística, cultural y nacional con el status político de ciudadanos de la propia Nación. Podrán, entonces, además de cultivar la pertenencia étnica, lingüística y nacional, participar directamente en la vida civil de la República Italiana para no sentirse ya más “lejanos” y separados de Italia, no más – se espera – de los italianos “confundidos”, sino parte integrante del espacio cultural, social y político italiano. Con este importante horizonte nuestra comunidad de Istria, Fiume y Dalmacia adquirirá además un extraordinario peso político y social. En unos años, en estos territorios se podrán encontrar (por la aportación de los hijos, nietos y descendientes, a los que ahora se ofrece la oportunidad concreta de obtener la ciudadanía italiana) entre 40 y 60 mil nuevos ciudadanos italianos, o bien dobles ciudadanos italo-croatas e italoeslovenos. Es innegable que una realidad minoritaria con estas características (destinada a aumentar numéricamente en cuanto que no hay exclusiones generacionales o de edad) no podrá no ejercitar un papel cultural, civil, político e institucional cada vez más relevante tanto dentro de los Estados Domiciliarios (Croacia y Eslovenia) como en relación con Italia. Es por su status de ciudadano doble o plural (status que si no se concediera, les impondría abandonar los territorios dando vida a un nuevo éxodo, o de todas maneras el tener menos derechos) que los que pertenecen a esta comunidad estarán destinados a desarrollar una función cada vez más importante de diálogo, colaboración y reconciliación entre los respectivos Países. Una realidad similar – sobrellevada adecuadamente – está destinada a mutar gradualmente la fisionomía, las características y peculiaridades del territorio regional y del ambiente social en el cual están inseridos los “que quedan”. La extensión de la ciudadanía también a los jóvenes se espera que favorezca el incremento de las inscripciones a las escuelas italianas de la región, que sostenga la afiliación a las asociaciones y actividades de las instituciones italianas, que consolide sustancialmente la presencia cultural y nacional italiana en estos territorios. Una masa de decenas de millares de potenciales electores (en grado de ejercitar su derecho tanto en los Estados Domiciliarios como en Italia) podrán cambiar importantes equilibrios políticos, realizar una importante función de dirección, de propuesta y de presión. Es comprensible, por tanto, que este reto deba ser mantenido por la asunción de un nuevo sentido de la responsabilidad tanto en las filas de la minoría como en las de la realidad de los expatriados. La nueva realidad que se esta desarrollando con la extensión del derecho a la doble ciudadanía impone a nuestra comunidad nacional una seria reflexión sobre las estrategias y objetivos de desarrollo futuros en torno al punto del papel y la presencia italiana en el Adriático oriental. Exige la movilidad de nuevas capacidades proyectuales para dar al sistema de la minoría y a aquel de los Buenos Aires, la Casa Rosada expatriados la posibilidad de aprovechar y valorizar plenamente las posibilidades ofrecidas por el nuevo contexto. De aquí la exigencia de fortalecer ulteriormente el sistema organizativo, democrático y representativo – ampliamente enraizado en el territorio – de los “que quedan”. Así como dar vida a instituciones y asociaciones comunes entre expatriados y los que se han quedado para favorecer iniciativas culturales y económicas conjuntas, y mantener un proceso gradual de “vuelta” ideal o concreto (implicando sobretodo hijos y nietos) de los expatriados. Pero también la necesidad de sostener la dimensión económica de la minoría o las condiciones aptas a enraizar a los con-nacionales en el territorio, de producir riqueza para autofinanciar su desarrollo (y hacerlo independiente de las condiciones políticas o de los condicionamientos públicos y estatales). La realidad que podría madurar en los próximos años en Istria y en Fiume, también gracias a las nuevas normas sobre la ciudadanía, impone la necesidad de concebir el desarrollo de un clima distinto de relaciones y de colaboración entre expatriados y los que han permanecido, de un nuevo proyecto de recomposición entre las dos almas divididas por demasiado tiempo de la gran familia italiana de estas tierras. El futuro que tenemos delante, es un futuro en el cual los confines estatales y políticos están destinados a desaparecer gradualmente, o por lo menos, a suavizar su presencia; es un futuro en el cual acabaremos con la división, ciudadanos italianos, plurales y europeos, un espacio cultural, civil, económico y político común, en el cual nos podemos mover libremente, operar, trabajar, convivir y comunicar juntos en el mismo territorio, sin más murallas rígidas o barreras anacrónicas. En este contexto contará quien sepa proyectar mejor el propio futuro, quien tenga más ideas e inteligencia, quien sepa mirar hacia delante. Solo gracias a un nuevo y grande proyecto de colaboración común entre expatriados y minoría se podrá hacer algo serio para preservar los valores de una cultura y presencia milenarias, se podrá garantizar la continuidad vital y fecunda de la identidad italiana en estas tierras. Las nuevas normas sobre la ciudadanía representan – junto con la futura ciudadanía europea común – un instrumento extraordinario para sentirnos – todos juntos – de una vez en nuestra casa, en estas tierras divididas por confines políticos, ideológicos y mentales durante tanto tiempo. Es el mejor modo, en estos sitios, para vivir recuperando los lazos injustamente quebrados por la historia, nuestro destino de italianos y de europeos. Traù Ezio Giuricin (traduzione di Marta Cobian) 16 DIFESA ADRIATICA Ad ogni esodo la sua storia Una ricaduta positiva si è avvertita anche nei rapporti con la pubblica amministrazione. L’ANVGD è, in questo senso, un ottimo ‘sensore’ dei mutamenti, e certo ancora delle resistenze, della P.A. e delle istituzioni nel recepire le vecchie ma sempre attuali istanze degli Esuli, che mai si stancano di esigere, come giusto, il rispetto delle leggi che li riguardano e li tutelano. Diversamente da alcuni anni addietro, la situazione è in sensibile misura migliorata: prefetture e uffici pubblici rispondono di frequente positivamente alle sollecitazioni che ogni giorno l’Associazione – su segnalazione dei nostri Lettori – esercita, richiamandoli all’osservanza delle norme giuridiche, in particolare della Legge 54/89 sull’indicazione di luoghi di nascita. Le difficoltà sono forse imputabili oggi in buona misura a sistemi informatici obsoleti, ultimo anello di una catena aperta dall’ignoranza pluridecennale degli eventi storici che ha quasi cancellato dalla cittadinanza gli italiani profughi. Il riconoscimento, da parte del Parlamento e dei vertici istituzionali fino ai più alti gradi, del Giorno del Ricordo come (parziale, ma fondamentale) riparazione della cecità tanto a lungo mantenuta dalla Nazione verso i suoi profughi, ha inserito i drammi dei singoli e di un territorio sfortunato entro una cornice di doverosa condivisione. Sull’onda della ‘riscoperta’ della storia del Novecento la storiografia e la pubblicistica si sono affrettate ad indagare le pagine trascurate: in questi ultimi anni non si contano i volumi e i saggi editi su esodo e foibe, su esodi e pulizie etniche in Europa. Nel febbraio 2006, ricordiamo, gli studi sull’esodo italiano dai territori orientali sono rimasti a lungo in vetta alle classifiche dei libri più venduti (scalzando uno Stephen King o un Camilleri!) e questo avrà pure il suo significato. Diverse fonti, consultabili via Internet, indicano le associazioni degli Esuli, e in particolare la Federazione, come ‘responsabili’ del clamore suscitato in questi anni intorno a quegli argomenti. E qui si apre un altro capitolo. • • • Lo spazio ostile si è certamente ridotto, ma gli scampoli delle ideologie mantengono un margine di ostilità, se non di odio, ancora acceso. Sottraendosi ovviamente all’analisi storica del fallimento dei dogmi, i sopravvissuti di quelle teorie – di un segno e dell’altro – che in tutta l’Europa del Novecento hanno scritto pagine di sangue e di intolleranza, minimizzano e negano strumentalmente il dramma degli italiani del confine orientale, ai quali, in definitiva, fingono di attribuire le colpe di un conflitto per concludere che le disgrazie erano meritate, o, peggio, non sono mai esistite. È l’ultima sponda della viltà, il solo alibi rimasto a quanti (e non sono purtroppo tanto pochi, anche se trascurabili per contenuti) custodiscono e alimentano l’odio ideologico e l’afasia storica. E sono speculari a quanti, di segno opposto ma estremisti nella stessa misura ed egualmente ignoranti, brandiscono il ricordo delle vittime incolpevoli come un randello, incapaci tutti di uscire dai climi mefitici degli scontri ideologici che milioni di vittime innocenti hanno causato nei grandi e impensabili numeri delle deportazioni e delle soppressioni di massa in tutto il continente europeo; e nei più ridotti, ma non meno odiosi e stupidi, degli anni Settanta in Italia. Nulla ci sembra più superato, più passato, di quel tremendo passato. • • • Le vittime, secondo i reduci dell’estremismo radicale, hanno insomma sempre torto. L’ignoranza e la malafede tengono in vita gli spettri delle antiche contrapposizioni. Ma chi sono le vittime? E le vittime, secondo una maliziosa insinuazione, sono tutte eguali? Chi ha ripiegato da Lubiana non è certamente una vittima come chi è fuggito dall’Istria, da Fiume e da Zara, diciamolo con doverosa chiarezza. E i profughi da questi territori non vennero esattamente ‘espulsi’, come altrove nel vecchio Continente, ma ricorsero spontaneamente alla sola via d’uscita concessa, o prevista per loro, dell’esodo definitivo dalla terra natale. Certo, tutte quelle che con eufemismo accademico vengono definite «migrazioni forzate» si caratterizzano per dolore e solitudine, e tutte esigono rispetto in quanto, guardando oltre le masse più o meno numerose, colpiscono i singoli individui, ne minano il futuro; ma l’analisi storica esige che si studi e si rifletta su ogni episodio, chiarendone la genesi. Si potrebbe giungere a immaginare che non tutti gli esodi sono eguali, e che il forzato e generico inserimento in un unico flusso, avente le stesse premesse in aree anche molto diverse e le medesime aspettative, è fuorviante. Se lo storico deve confrontare i fenomeni, così come le fonti, lo deve fare proprio per restituire, o tentare di restituire, a ciascun fenomeno la sua tipicità. Per contro, è evidente che la comunicazione alla quale i media contemporanei ci stanno (noi nolenti) abituando, semplifica, confonde e annulla le differenze, al pari di certa residua ‘politica’, alla quale si faceva prima riferimento, che pensa di agitare pro o contro le vicende storiche per proprio consumo, quasi fossero stampelle alle quali appoggiarsi per continuare in qualche modo a camminare, non disponendo più di altri supporti. Le storie di sofferenza degli uomini non dovrebbero venire strumentalizzate e banalizzate, negate vergognosamente o gettate tutte in un unico calderone fumante. Non si rende loro un buon servizio, anzi è l’ultima offesa che può essere loro gridata. Patrizia C. Hansen Notizie liete... È nata Giorgia Ladillo Con oltre un mese di anticipo è nata a Roma, domenica 11 giugno 2006, Giorgia Ladillo che, assieme ai felicissimi genitori Andrea e Nipa ed ai commossi nonni Giorgio e Barbara, ringrazia di cuore per gli auguri ricevuti dai carissimi Lidia Iannuzzi e famiglia, Aldo Clemente, Plinio Martinuzzi, Lucio Toth, Vincenzo De Luca, Franca Jessi, Marino Micich, Silvio Mazzaroli, Massimiliano Lacota, Franco Luxardo, Giorgio Varisco, Salvatore Palermo, Benito Pavazza, Alida e Giorgio Iaccarino, Salvatore Lo Giudice, Franco, Emanuela eSebastiano Ladillo, Giancarlo Gentilini, Fabio Rocchi, Paolo Dell’Uomo, Daniele Marin, e tanti altri cari amici della dolce Terra d’Istria, Fiume e Dalmazia. Zara, 2 novembre 1943: il primo bombardamento Da sempre i nostri Lettori seguono con attenzione questo giornale e non mancano – com’è giusto – di segnalare eventuali dati trascurati o involontarie imprecisioni. È il caso dell’articolo Quel primo bombardamento di Zara, pubblicato sul numero di giugno, a proposito del quale ci scrive la signora Graziella Zerauschek precisando che quello del 28 novembre 1943 non fu il primo bombardamento della città – come il titolo enuncia – bensì il secondo. «Nel 1943 io avevo 9 anni – si legge nella lettera della signora Zerauschek – ed i miei ricordi sono ancora indelebili [...]. Il primo bombardamento a Zara avvenne la sera del 2 novembre, il giorno dei morti [...] Ricordo che la gente si riparò nel rifugio antiaereo di Cereria (quei rifugi tubolari in cemento armato che i miei chiamavano tombe). Mio padre non volle portarci là, ma ci rifugiammo in cantina che egli aveva rinforzato con dei pali. Il rifugio antiaereo fu centrato in pieno, morirono tutti e credo che ci sia a ricordo una lapide sulle macerie. Non sono più ritornata a casa (che non è più mia tra l’altro) perché l’angoscia, la malinconia, la commozione, il rimpianto persistono sempre. Mi ricordo benissimo anche il secondo bombardamento. [...] Allora quel gior- no, 28 novembre 1943, mio padre mi portò a casa a Cereria per prendere delle provviste forse. Improvvisamente, senza allarme, successe il finimondo, andammo anche a casa da Bercic che era lì di fronte, poi scappammo nella pineta dove fummo mitragliati e dove vidi feriti distesi vicino a me che invocavano aiuto. Raggiunta Villa Rabis e dopo l, 2 o 3 giorni partimmo con un carro per Peterzane a 13 km. da Zara. Il seguito è un altro lungo Calvario. Mi ricordo che in quel giorno non ci fu un solo morto, fu centrato in pieno il vaporetto che faceva traghetto tra la Riva Vecia Ci scrive da Rapallo la gentile signora Liliana Bulian Pivac, originaria di Fiume, un commento all’articolo sul bombardamento di Zara apparso sul numero di giugno di “Difesa”. Volentieri lo pubblichiamo. Grazie alla nostra Lettrice. ________________________ In Quel primo bombardamento di Zara... (giugno 2006, pag. 16) mio marito Dario Pivac, perse entrambi i genitori. Fu una fatalità. Spesso alla domenica matttina, se il tempo lo consentiva – e in quella tragica domenica splendeva un caldo sole di autunno – la mamma di mio marito era solita andare al cimitero per rinnovare i fiori sulla tomba di Giulio, il figlio prematuramente scomparso. Era già anziana e un po’ sofferente e quasi sempre la accompagnava mio marito, allora diciannovenne. Quella mattina però, Dario era un po’ perplesso in quanto era rimasto indietro con le lezioni e i compiti da preparare per il giorno dopo, lunedì. Allora il babbo gli disse di non preoccuparsi, di rimanere in casa a studiare, che la mamma l’avrebbe accompagnata lui... I coniugi Pivac non fecero in tempo ad arrivare ai Bastioni (abitavano in via Pusterla) dove furono travolti dal l’immane bombardamento. Dario e il fratello maggiore Bepi – che era già e Cereria. Morirono tutte e due le figlie di Ivanissevich (non mi ricordo se il nome è esatto), che poi inconsolabili furono profughi a Pieve di Soligo con noi e altri zaratini. [...] Avevo solo 9 anni, [...] però quei ricordi sono indelebili nella mia mente come flash cinematografici. Se fossi stata più grande a quel tempo avrei ricordato e scritto i piccoli particolari che la signora Varisco ha descritto benissimo». Grazie alla nostra attenta Lettrice, la cui memoria di quei tremendi mesi urge ancora a fior di pelle e di cuore. p.c.h. Un’immagine drammatica della città devastata dai bombardamenti MEMORIE DI ZARA Gli annunci di “Difesa” continua dalla prima pagina Ottobre 2006 fuori casa ma che era rientrato di corsa – si precipitarono alla ricerca dei genitori. Trovarono il papà purtroppo già privo di vita. Riguardo la mamma, seppero da passanti trafelati e sgomenti che era ancora in vita quando era stata trasportata con un carretto all’Ospedale. Dario e Bepi, con lo strazio nel cuore ripresero la corsa tra le macerie, arrivarono all’ospedale... ma nel frattempo anche la mamma era già spirata. La loro casa, una solida costruzione in pietra, non subì danni ma da al- lora la famiglia si disperse. Come tanti zaratini, temendo ulteriori bombardamenti, Dario e una sorella fuggirono dalla città semidistrutta, trovando provvisorio rifugio a Diclo. Il fratello Bepi rimase invece a Zara per cercare di salvare i loro beni in quanto la famiglia Pivac aveva creato una fabbrica di liquori di una certa importanza che aveva avuto dei riconoscimenti anche in campo internazionale. Poi venne l’esodo. Dario emigrò in Canada. Lì ci incontrammo ed è così che venni a sapere della triste storia dei suoi anni giovanili. Liliana Bulian Pivac Roma 1946, via del Corso, una manifestazione per l’italianità della città dalmata In questa piccola rubrica potete inserire qualsiasi tipo di annuncio che possa esservi utile e per il quale desiderate l’attenzione dei nostri lettori: un lavoro, una casa, una vendita, una ricerca, uno scambio. Potete scrivere a ANVGD, Via Leopoldo Serra 32, Roma 00153 o inviare una mail a [email protected] o un fax allo 06. 58 16 852 * * * CERCO racconti di piccoli episodi, anche scritti a mano, dei terribili anni della guerra e dell’esodo per farne una raccolta da divul- gare gratuitamente a perenne memoria. Scrivere a Massimiliano Panizzut, ViaVivaldi 7, Biassono (MI) 20046 oppure mail a [email protected]. * * * CERCO casa a Valun-Vallone (Cherso). Cell. 335. 65 800 33 (prefisso 0039 per chi chiama da fuori Italia). * * * LAUREATO in giurisprudenza ventisettenne residente a Roma, figli di profugo istriano, attualmente impegnato a portare a termine l’ul- timo semestre dei tirocini biennali richiesti per poter sostenere gli esami che consentono l’accesso alla professione di avvocato e, rispettivamente, di notaio, nonché nella impartizione di ripetizioni private in materie giuridiche, è disposto ad essere assunto come lavoratore dipendente, preferibilmente nel settore legale. Buona conoscenza dell’inglese, discreta del francese e dell’informatica, basilare del tedesco, amante del lavoro di gruppo. Serietà e affidabilità. Cell. 347 18 98 567, e-mail [email protected].