l`angolo delle tradizioni - Gruppo Alpini Borgata Parella

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l`angolo delle tradizioni - Gruppo Alpini Borgata Parella
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APRILE 2012
Il Consiglio deliberava di fissare la data del 10 Novembre 1957 per l’inaugurazione ufficiale del
Gruppo.
Da quel lontano giorno tante cose sono cambiate, a
partire dalla sede, allora due stanzette in Via Carlo Capelli, oggi il nostro orgoglio di via Salbertrand.
L’entusiasmo che ancora oggi ci caratterizza è da
sempre il motore che ci spinge: fin dalla nostra nascita abbiamo dato vita a numerosissime e interessanti iniziative, dalle manifestazioni, ai pranzi, cene e riunioni conviviali. Man mano che il gruppo
cresceva le attività diventavano sempre più corpose: nel 1967 per volontà di Ezio Martinetto, allora
segretario del Gruppo, nasceva il giornale “Sota ‘l
Capel” che, con la collaborazione del socio Lino Sodaro quale Direttore Responsabile, iniziava il suo
compito d’informazione al servizio dei soci.
Una sera di ottobre dello stesso
anno grazie all’iniziativa di Pino
Danieli che allestì il primo spettacolo teatrale presso la sede
fatto di poesia piemontese e
“gag” teatrali nacque la nostra
“Compagnia Teatrale” che ancora oggi riscuote successi su
successi. Siamo sempre nel
1967 quando venne istituito il “Gruppo Sportivo
Alpini Borgata Parella”, già esistente a livello nazionale, fondatore del G.S.A. del Gruppo Eugenio
Carlevaris.
Nell’autunno del 1973 il nostro caro Carlo Vanoli
ci lasciò lasciando ad Ezio Martinetto il suo testamento spirituale: “...vedi di non lasciare morire
questo Gruppo Alpini che io, col cuore triste devo
lasciare; mi sento d’essere prossimo alla fine della
mia vita terrena. Martinetto mi raccomando, bisogna costruire una nuova sede in muratura!...”. Ezio
Martinetto mantenne la promessa e fu un gran-
dissimo Capo Gruppo.
Nel 1976 un gruppo di volontari prestò servizio nelle zone devastate dal sisma in Friuli, a Villa Santina e da quell’esperienza nacque ufficialmente il nostro “Gruppo di Protezione Civile” di cui andiamo orgogliosi.
Una grande storia la nostra, fatta di grandi uomini e di grande
volontà.
Molti amici che hanno reso importante il Parella oggi non ci sono più, ma sono rimasti nel cuore e nella nostra memoria: li ricordiamo tutti con affetto, stima e gratitudine.
Oggi siamo orgogliosi di cosa siamo diventati:
uomini legati da un profondo senso del dovere, da
un’amicizia nata su comuni ideali, dal rispetto per
il prossimo e dal desiderio di crescere ancora.
Ogni anno che passa sento più forte lo spirito che ci
anima e ringrazio di poter essere parte di questa
splendida realtà, il “Parella”.
Mi auguro che anche quest’anno l’obiettivo comune
possa essere quello di realizzare una festa indimenticabile, come 5 anni fa, in occasione del 50°
anniversario della fondazione.
Lavoreremo fianco a fianco, avremo momenti di
sconforto e momenti di euforia, ne usciremo provati e stanchi ma, mi auguro con tutto il cuore, più
contenti ed uniti di prima.
Abbiamo già buttato giù qualche idea per i festeggiamenti: alcune verranno realizzate, altre sono
solo proposte.
Il resto tocca a Voi: spero vogliate partecipare
numerosi e far si che i sacrifici fatti possano essere
ripagati, è importante sentire la vostra presenza il
vostro sostegno, il vostro spirito alpino.
Un affettuoso saluto Alpino.
Claudio Renato Colle
PROGRAMMA 55° DI FONDAZIONE
VENERDÌ 08/06
Ore 21,00
SABATO 09/06
Ore 16,00
SABATO 09/06
Ore 20,30
Concerto del Coro A.N.A. della Sezione di Torino, presso la sede del Gruppo.
Scoprimento targa a ricordo del Ten. Col. Pier Angelo Spina, Medaglia d’Argento
al Valore Militare.
Inaugurazione rampa per disabili.
Riconoscimenti ai Soci Anziani.
Presentazione nuovo Logo del Gruppo
Concerto Gruppo Musicale di Canto Lirico Agogica, presso il teatro della
Parrocchia Madonna della Divina Provvidenza.
Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria (max 200 posti) da effettuarsi presso
la segreteria del Gruppo.
DOMENICA 10/06
Ore 08,30-9,15
Ritrovo partecipanti, iscrizione Gagliardetti.
Ore 09,30
Alzabandiera e Onori ai Caduti con deposizione corona di alloro
Ore 09,45-10,15
Saluto Autorità
Ore 10,30
Inizio sfilata per le vie della borgata
Ore 11,30
Santa Messa presso la Parrocchia
Ore 13,00
Pranzo
N.B.: Si ricorda che in occasione della sfilata per la manifestazione, la divisa da indossare sarà quella
del Gruppo, cioè: CAMICIA BIANCA • GILET VERDE • PANTALONI SCURI
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SOTTOSCRIZIONE
Per il 55° Anniversario di Fondazione del nostro Gruppo, come è nostra tradizione, il Consiglio
Direttivo ha deciso di devolvere una certa somma in beneficienza. Prioritariamente si pensa di
devolvere la cifra alla Casa di Accoglienza "La Madonnina" di Candiolo.
Si tratta di una Associazione Onlus che con la propria struttura, risponde ai bisogni dei famigliari di malati oncologici che vogliono essere vicini ai propri cari durante le cure.
Sono persone che arrivano da lontano, non conoscono nessuno, non hanno grosse disponibilità economiche per potersi permettere un albergo.
I tempi sono economicamente difficili per tutti ma l'unione fa la forza e pertanto chiediamo
a tutti un piccolo sacrificio che ci possa consentire di aiutare in modo congruo chi ha bisogno.
Confidiamo nella generosità alpina dei nostri Soci e fiduciosi ringraziamo anticipatamente.
Il Direttivo
MILITARI INCARCERATI IN INDIA:
LETTERA DI CORRADO PERONA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MARIO MONTI
Portiamo a conoscenza dei nostri lettori la lettera inviata dal nostro Presidente Nazionale Corrado Perona, pubblicata sul sito Internet dell’A.N.A. ed indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Mario Monti e per
conoscenza al Ministro della Difesa Amm. Giampaolo Di Paola, esprimendo la sua preoccupazione personale
e di tutti gli Alpini d’Italia, sulla vicenda dei due militari trattenuti incredibilmente in un carcere Indiano.
Signor Presidente,
l'incredibile vicenda dei nostri due soldati ingiustamente incarcerati in India suscita in me e negli oltre
380.000 soci dell'Associazione che mi onoro di presiedere profonda preoccupazione e ansia.
Questi due ragazzi, come tutti i loro colleghi, svolgono un servizio delicato e difficile per la nostra Patria e
meritano di essere difesi e tutelati con ogni sforzo.
Non sono eroi e non vogliamo nemmeno che lo diventino.
Sono Uomini (e la maiuscola non è un errore di battitura) nel senso più alto e nobile della parola, che non
cercano scorciatoie e che affrontano la vita ed i doveri che ne discendono con coraggio e determinazione.
Uomini che seguono la vocazione per una vita diffìcile di sacrificio votata al servizio degli altri.
Siamo certi che il Governo saprà operare nel modo migliore per far sì che questi nostri due ragazzi ottengano giustizia e siano fatti rientrare in Patria.
Siamo certi che, sino alla definitiva conclusione della vicenda, non vi risparmierete e non lascerete intentata nessuna via.
Gli alpini d'Italia e le loro famiglie seguono questa vicenda con trepidazione ma anche con fiducia e sono e
saranno sempre al fianco dei nostri militari in armi.
Voglia gradire i segni della nostra deferente stima.
Corrado Perona
RELAZIONE MORALE ANNO 2011
Cari Soci, l’anno appena terminato è stato denso
d’importantissimi avvenimenti per la nostra Associazione, per il nostro Gruppo e per il sottoscritto. In
particolare, l’84a Adunata Nazionale Alpini che si
è svolta a Torino ha messo a dura prova le capacità
organizzative della nostra Sezione e di tutti noi alpini, raggiungendo a pieni voti questo impegnativo
obiettivo. Per quanto mi riguarda personalmente,
posso ritenermi soddisfatto e di essere stato ben ripagato per l’impegno che ho messo nel portare
avanti il mio mandato in questi anni: ho avuto infatti, l’onore di portare il Vessillo della Sezione all’Adunata e l’ho fatto con grande orgoglio; inoltre, seguendo i consigli dell’amico De Petrini che mi aveva
suggerito di candidarmi alla carica di Consigliere
Sezionale, sono stato eletto e la cosa mi ha riempito di orgoglio.
Ora siamo nuovamente qui riuniti per la nostra
consueta Assemblea Annuale del Gruppo, momento
molto importante della vita sociale.
La congiuntura economica italiana ha indotto il nostro governo a promulgare nuove leggi, nuove tasse,
rendendo la vita di ognuno di noi più difficile e più
dura. Tali provvedimenti, come potete immaginare
si ripercuoteranno immancabilmente anche nella
nostra Associazione e avranno un impatto piuttosto
forte sulla vita del nostro Gruppo. Nonostante le difficoltà, non dobbiamo perdere l’ottimismo e farci
mettere in ginocchio ma augurarci un futuro migliore perché si possa continuare a portare avanti idea-
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magari contribuendo a rinnovare abitudini un po’
obsolete.
Soci Aggregati: abbiamo chiuso l’anno con 82 Soci
iscritti, nel perfetto rispetto di quel 30% che il Gruppo si è prefissato come limite massimo, per il tesseramento dei Soci Aggregati.
Si avrà sicuramente un occhio di riguardo per quei
ragazzi che hanno partecipato alla “Mininaja”, progetto istituito dal ministero della Difesa: i ragazzi
che vi hanno partecipato potranno iscriversi
all’A.N.A. solamente in qualità di “Soci Aggregati” in
quanto il nostro Statuto prevede il minimo di due
mesi di permanenza nel Corpo degli Alpini per poter
essere iscritti come soci ordinari.
li e valori che rendono particolare l’Associazione
Nazionale Alpini.
Ora più che mai i consigli e le esperienze dei Soci
anziani, uniti alle idee ed alla forza dei giovani, sono indispensabili per garantire un futuro al nostro
Gruppo e all’Associazione.
SALUTI
Carissimi Alpini, un saluto e un sincero benvenuto a
tutti Voi dal Consiglio Direttivo e mio personale, alla
cinquantaquattresima Assemblea Annuale del nostro
Gruppo.
Un saluto alla nostra Madrina Franca Fanci, ai Soci
anziani del Gruppo, i nostri “Vecchi” e un doveroso
omaggio, ai nostri reduci.
Al nuovo Presidente della Sezione A.N.A. di Torino
Gianfranco Revello e a tutto il Consiglio Sezionale, il
cordiale saluto di tutta l’Assemblea.
COMMEMORAZIONI
Un doveroso e sentito ricordo lo rivolgo al nostro
Socio fondatore e primo Capo Gruppo Carlo Vanoli,
a tutti i Soci Fondatori; a Ezio Martinetto “la Mama”
e a tutti i nostri Soci che sono andati avanti nel
corso dell’anno appena terminato.
Gli Alpini: Orlando PAISIO; Sergio DAGNA; Francesco PETITI; Giuseppe MOLENA; Marcello MOTTA;
Luigi BOANO.
Il Socio Aggregato Giuseppe TORTA.
Un pensiero inoltre a tutti i militari in armi, che
nell’anno appena trascorso hanno perso la vita
nell’adempimento del proprio dovere.
FORZA DEL GRUPPO
Al 30 settembre 2011, data di chiusura del tesseramento 2011 il Gruppo conta 287 Soci Effettivi e 82
Soci aggregati per un totale di 369 iscritti.
Soci Ordinari: come avevo avuto modo di affermare nelle precedenti assemblee, il reclutamento di
nuovi soci era ed è una necessità importante per
garantire continuità e futuro. È la prerogativa primaria per tutti i Gruppi e per l’A.N.A. Come speravo, l’Adunata Nazionale di Torino ha incoraggiato
numerosi Alpini ancora non iscritti all’A.N.A. a farlo. Per il Parella la risposta è stata addirittura superiore alle attese: abbiamo tesserato 44 nuovi Soci,
un risultato sicuramente importante. Mi auguro che
il nostro spirito di gruppo e l’entusiasmo che mettiamo in tutte le nostre iniziative possa stimolarli a
partecipare alle attività del Gruppo e dell’A.N.A.
RAPPORTI CON SEZIONE E GRUPPI
Come già negli ultimi anni, i rapporti con la Sezione
e con i Gruppi sono ottimi.
VITA DI GRUPPO
Per esigenze burocratiche in questa Assemblea sarete chiamati a votare su alcune modifiche da apportare sul “Regolamento del Gruppo“.
Quote tesseramento: il C.D. del Gruppo Parella, non
essendoci stati aumenti da parte della Sede Nazionale e della Sezione, propone di lasciare invariata la
quota associativa per l’anno 2012. Spetterà a Voi la
decisione finale.
Sede: è stata rinnovata per altri cinque anni la nostra concessione con un canone di affitto è di
3.060,00 E annui. In occasione del rinnovo è stato
necessario versare alla tesoreria del Comune una
cauzione di E 1.530,00.
A inizio primavera nel salone inizieranno i lavori per
aprire la porta che permetterà l’accesso dalla rampa
per disabili e sarà sostituito il portoncino d’ingresso.
Tutto ciò per adeguarsi alle norme di sicurezza.
Sito del Gruppo: continua a rinnovarsi e a migliorare costantemente e per questo devo, e dobbiamo, ringraziare il nostro segretario Giuseppe Vecchio per la
serietà e l’impegno che dedica al nostro sito.
Bussola: come ogni anno siamo a parlare della bussola e come sempre su quest’argomento si potrebbe
dire di tutto e di più. È un problema già dibattuto
ampiamente nel corso degli anni e non voglio continuare a farlo: mi permetto di ricordare a tutti che la
sede ha dei costi.
Attività culturale: è ripresa l’organizzazione delle
serate culturali e, oserei dire, anche con discreto successo. Gli argomenti che abbiamo trattato sono molteplici e mi auguro apprezziate lo sforzo nell’organizzazione e sappiate dimostrare, con la vostra presenza, stima nei confronti dei relatori. Riprenderanno
nel mese di febbraio.
Arredi Sede: è stato acquistato un computer nuovo
in segreteria. Come stabilito, è stata acquistata la
vetrinetta che cercheremo di far diventare un piccolo
museo alpino. È stato acquistato un gazebo.
55° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL PARELLA
Il 9 e 10 giugno si svolgeranno i festeggiamenti per il
55° anno di fondazione del nostro Gruppo. Nell’occasione si festeggeranno anche il 45° del trimestrale “Sota ‘l Capel”, della Compagnia Teatrale, del Gruppo
Sportivo e il 35° della Squadra di Protezione Civile.
È stata costruita in modo impeccabile una rampa per
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disabili, che verrà inaugurata in occasione di questi
festeggiamenti.
Permettetemi di ringraziare i Soci che vi hanno lavorato per quasi tutto il mese di agosto e cioè Baiocchi, Vecchio, Gallo, Roggero: a loro il mio più sincero grazie.
Stiamo elaborando il nuovo Logo che rappresenterà il
Gruppo, rispetto al precedente sarà più personalizzato.
Per l’occasione è stata sostituita la targa che identifica il nostro monumento, la frase è la stessa ma scritta in modo più evidente, è cambiato il logo dell’A.N.A.
ed il materiale della targa.
Il C.D. ha stabilito di avvalersi in occasione dell’evento, del servizio catering per il pranzo. Abbiamo richiesto la partecipazione della Fanfara Montenero, ricevendo risposta affermativa.
Stiamo ancora lavorando per ottimizzare l’organizzazione e speriamo di fare, come sempre, una bella festa.
MANIFESTAZIONI INTERNE ED ESTERNE
Molteplici sono stati gli impegni in cui ci siamo prodigati nell’arco del 2011: basta pensare che i nostri alfieri Mario Pavese, Giancarlo Miroglio ed altri Soci
hanno avuto l’onore di portare il nostro Gagliardetto
a oltre cinquanta manifestazioni! A loro il ringraziamento più sincero da parte del C.D. e mio personale.
84a ADUNATA NAZIONALE ALPINI 2011 A TORINO
Bellissima! È l’unica parola che si possa dire. Dieci
ore di sfilata, circa novantamila alpini provenienti da
tutta Italia hanno marciato per le vie del centro cittadino. Tra questi, centinaia di Soci della nostra Sezione hanno indossato la nuova divisa blu savoia fornendo un colpo d’occhio eccezionale. Tantissimo lavoro
per organizzarla, tantissima soddisfazione dopo. Per
tutti noi una giornata indimenticabile, per me personalmente qualcosa di meraviglioso: non mi stanco di
dire che portare il Vessillo della Sezione durante la
sfilata e nelle cerimonie dei giorni precedenti, mi ha
riempito di orgoglio: non lo dimenticherò mai.
Noi del Parella abbiamo avuto molto da lavorare: abbiamo ormai la nomea di essere molto ospitali e abbiamo creato posti per alloggiare moltissimi alpini provenienti da varie regioni italiane. Come nostra abitudine abbiamo voluto farlo in maniera impeccabile:
scusatemi se pecco d’immodestia, ma ospitare quasi
quattrocento persone per quattro giorni, occupandosi
degli alloggiamenti, del campo, del vitto, della sicurezza, penso che non sia cosa da tutti. Grazie pertanto a
tutti coloro che hanno collaborato, aiutato, partecipato. Abbiamo lavorato duramente ma le nostre fatiche
sono state ricompensate: ci siamo anche divertiti, abbiamo riso, abbiamo consolidato la nostra amicizia,
abbiamo conosciuto gente meravigliosa, ci siamo fatti
conoscere per quello che siamo, disponibili e altruisti.
Questa esperienza è stata veramente bella: non è solo
un bellissimo ricordo, ma qualcosa che vivrà dentro
di noi. Spero che quest’esperienza così coinvolgente
abbia lasciato un po’ di ricchezza d’animo a tutti!
85a ADUNATA NAZIONALE ALPINI 2012 A BOLZANO
Abbiamo prenotato 36 posti più autista presso gli
Hotel Post e Vittoria in Soprabolzano.
86a ADUNATA NAZIONALE 2013 ALPINI A PIACENZA
Si svolgerà a Piacenza. Abbiamo prenotato 20 camere doppie per due notti, presso l’Hotel “Le Ruote“
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a Roveleto di Cadeo (21 Km da PC). Prenotazioni a
partire dall’Assemblea del Gruppo del 2013.
GIORNALE
Sempre maggiori sono i consensi che continua a ottenere, ringrazio tutti coloro che, con i loro articoli, ci
permettono di avere sempre il giornale completo e invito chi ancora non l’ha fatto a provare a scrivere ed
inviarci gli articoli da pubblicare.
TEATRO
Anche quest’anno la nostra Compagnia Teatrale ha
lavorato proficuamente, esibendosi presso il nostro
teatro e presso numerosi teatri di Torino, cintura e
Regione, conseguendo sempre grande successo.
Alla Compagnia, ad Consigliere responsabile Franco
Milano ed a tutti coloro che vi lavorano, il più sincero ringraziamento di tutti noi.
PROTEZIONE CIVILE
Come sempre le attività svolte dalla nostra squadra
di Protezione Civile sono molteplici. Voglio congratularmi con loro per la continua disponibilità e la serietà con cui svolgono tali attività.
Permettetemi di rivolgere un saluto particolare a Ilio
Mairone e a Raffaele Castellazzi, che hanno lasciato
la squadra di Protezione Civile. A loro, a tutti i componenti della squadra e al Consigliere responsabile
Giulio Alciati, i miei più sinceri attestati di stima.
NUCLEO SPORTIVO
Sci: nel 2011 abbiamo contribuito all’organizzazione
del Trofeo Sezionale di slalom gigante, con due gare:
una al Pian del Frais e una ad Ala di Stura.
Carte: prosegue il nostro torneo “ Boneur – Maleur “di
scopa. La partecipazione non è numerosissima ma
almeno in dodici o tredici riusciamo a giocare e a
passare una serata in compagnia.
Tiro a segno: grazie all’interessamento del nostro
segretario Giuseppe Vecchio, il Parella ha un piccolo
gruppo di tiratori che a turno partecipa alle varie gare sezionali. A Beppe il ringraziamento per l’impegno
passato e futuro.
CONCLUSIONI
Anche questa volta sono giunto al termine; un saluto e
un ringraziamento lo rivolgo a tutti i Consiglieri invitandoli a non mollare anche se il momento è difficile.
L’unione fa la forza e uniti riusciremo sicuramente a
fare bene.
Ringrazio tutti voi qui presenti e tutti i soci del nostro
Gruppo. VIVA L’ITALIA, VIVA GLI ALPINI, VIVA IL PARELLA!
Claudio Renato Colle
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BOLZANO 2012: 85a ADUNATA NAZIONALE ALPINI
“Per me Bolzano è una montagna
travestita da città; come ti sposti
cambia aspetto, ti allontani e
il profilo è un altro, ci torni e
la scopri di nuovo diversa.
Parla lingue diverse.
È un’attrice, proprio come la
montagna, affascinante e
contraddittoria, altera e
comunicativa, disponibile
e fredda”.
R. Messner
Sota ‘l Capel, edizione n. 177 – luglio 2011. Si legge: “… La manifestazione si è conclusa in Piazza Castello, con il passaggio della “stecca”
da Torino a Bolzano, sede dell’85a
Adunata Nazionale Alpini 2012 e
con l’ammaina Bandiera. Ora è solo
un bellissimo ricordo, ma spero che
quest’esperienza così coinvolgente
abbia lasciato un po’ di ricchezza
nell’anima di tutti voi. Il mio grazie
più sincero a tutti e arrivederci a
Bolzano!”.
Così concludevo, lo scorso anno,
l’articolo su quella che è stata una
delle manifestazioni più emozionanti cui ho preso parte nella mia
vita di Alpino. L’Adunata Nazionale
degli Alpini è un grande evento di
piazza, una grande festa popolare,
forse la più grande manifestazione
che si svolge in Italia ogni anno in
una città diversa, scelta di volta in
volta dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’A.N.A. per ricordare la prima adunata spontanea tenutasi
nel settembre del 1920 sul Monte
Ortigara, in provincia di Vicenza,
teatro di note vicende storiche. Ho
sempre partecipato con entusiasmo
alle adunate, ma non ho mai riflettuto, prima di vivere l’evento in prima persona, a quanto lavoro e fatica richiede una manifestazione di
tale portata, quanto impegno esige
e quante soddisfazioni regala! Per
la città che la ospita è sicuramente
un grande onore organizzarla ed è
davvero sentito lo spirito di fratellanza e di solidarietà che anima Alpini, volontari, gente comune, istituzioni per tutto il periodo che la
precede, da quando la macchina
organizzativa viene messa in funzione. Credetemi, un periodo frenetico, faticosissimo ed estenuante,
una tensione continua: tutto deve
andare per il meglio, nulla deve essere lasciato al caso. Ogni gruppo
alpino dedica tempo ed energia per
la riuscita di questo evento molto,
molto sentito. Ma che bello lavorare
fianco a fianco, in allegria, spinti
dagli stessi interessi e obiettivi! Non
solo l’adunata di Torino mi è rimasta nel cuore, anche il periodo intenso che l’ha preceduta ha rafforzato il mio spirito e la mia dedizione al Gruppo. L’augurio più grande
che posso fare agli Alpini di Bolzano è che provino gli stessi sentimenti nell’affrontare questo duro lavoro
organizzativo.
Bolzano ospita per la seconda volta l’Adunata Nazionale degli Alpini: la prima fu nel 1949 quando,
lungo le strade della città che portavano ancora i segni della guerra
finita da soli quattro anni, sfilarono più di 40.000 penne nere.
Bolzano è una città splendida, da
sempre ponte fra la cultura mediterranea e mitteleuropea, aperta a
scambi sia culturali che commerciali favoriti dalle fiere, dalla nuova università trilingue, da istituti
di ricerca economica e tecnologica,
dalla scuola di cinema, dai numerosi teatri e istituzioni culturali e
musicali: una città aperta a tutti,
in tutte le stagioni. Nota soprattutto come “Porta delle Dolomiti”, distesa in una conca ad appena 265
metri di quota, è il passaggio obbligato per arrivare, attraverso altipiani di grande respiro, ai piedi
delle più affascinanti vette del
mondo, le Dolomiti, tanto amate
dagli Alpini con cui Bolzano ha
una lunga storia: viene spesso
chiamata “Capitale degli Alpini”
per diversi motivi, non ultimo il
fatto che nel corso degli anni migliaia di giovani vi hanno prestato
il servizio militare.
È una città ricca di storia e di arte,
plasmata dai commercianti medievali che hanno lasciato il segno nelle piazze e nelle strade del centro,
dove ancora sorgono i palazzi e le
botteghe, i mercati e le taverne
(magari annunciate da un’insegna
in ferro battuto) ed evocati nei nomi
delle strade in quelle che ancora
oggi sono le più commerciali. Camminando per le sue strade, pulite e
ordinate, ci si imbatte in piazzette,
vie e palazzi colorati e suggestivi
che ricordano i mondi fiabeschi di
quando eravamo bambini, il tutto
intercalato da splendidi edifici gotici e chiese affrescate.
Chi l’ha visitata non può che esserne rimasto affascinato e portarla
nella memoria.
È qui che sfileremo il prossimo
maggio, tutti insieme sotto lo stesso
cielo, camminando fianco a fianco,
lontano da polemiche di intolleranza che rischiano di rovinare lo spirito di fratellanza e l’amore per la
patria. Il senso di appartenenza a
una nazione non esclude l’apertura
verso coloro che hanno alle spalle
un passato differente, l’importante
è il rispetto reciproco. Questo il mio
augurio più sentito alla città di Bolzano: che questa Adunata possa
unire e non dividere e che il sentimento che la anima possa toccare il
cuore di tutti!
Un caloroso saluto alpino a tutti!
Claudio Renato Colle
N.B. Si ricorda che in occasione della sfilata per la manifestazione, la divisa da indossare sarà quella della Sezione di Torino, cioè: Camicia Blu Savoia; Foulard
Giallo; Pantaloni Scuri.
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1943-2012
Ancora una volta ci ritroviamo qui, tutti insieme, a ricordare chi non è tornato. Ancora una volta nevica a Torino il giorno della memoria, una neve che cade incessantemente. Oggi, come allora, i nostri cappelli sono imbiancati, le nostre “penne nere” vibrano mosse dal vento gelido dell’inverno. Domenica 29 gennaio 2012, in
corso Svizzera il bianco fa da cornice a un cippo di per
sé insignificante ma per tanti ricordo indelebile di un
dramma immenso. Chi non vuole dimenticare è lì, sotto
i fiocchi, incurante del freddo, con il pensiero a ciò che è
stato e che non deve più essere, nel dignitoso silenzio
che meritano i caduti. Un sentimento di affetto fatto di
solidarietà e rispetto ci fa stringere in un forte abbraccio i sopravvissuti a quell’immane tragedia: i loro occhi
piangono ancora per lo strazio vissuto, per gli amici che
non sono tornati, per un destino che ha cambiato per
sempre il corso della loro vita. Io credo che questi uomini, che non si sono fatti schiacciare del peso dei ricordi,
che hanno portato con sé un bagaglio troppo pesante,
siano eroi veri. La loro saggezza ha fatto sì che oggi noi
sappiamo ciò che hanno provato: la paura, il dolore, la
consapevolezza di non tornare. Ci rendono coscienti dello stato d’animo di fronte a una prova così dura: ragazzi di fronte alla guerra, lontano dalla Patria, dagli affetti famigliari, in quello scenario terribile, inferiori di numero, di armi e di mezzi, in presenza di temperature
polari. Sono caduti sotto i colpi delle mitragliatrici e
dell’artiglieria nemica.
Guardo i reduci, i volti oggi sereni, gli occhi umidi di
pianto, le guance rigate dalle lacrime che non possono
e non vogliono trattenere. E vedo nel loro sorriso la parola Pace. Sì, voglio pensarli così, portatori di Pace: questa cerimonia, ogni anno uguale ma nello stesso tempo
ogni anno diversa, unica, deve parlarci di Pace. In quei
minuti di silenzio ognuno di noi ha rincorso i suoi pensieri e ha posto se stesso di fronte al ricordo: quasi settant’anni sono passati dalla battaglia di Nikolajewka e
il ricordo assume un significato particolare. Tanto si è
detto su quel bagno di sangue, sul prezzo troppo alto
pagato, sul valore di quegli uomini eroici. Ma non si è
detto troppo.
Ma nonostante tutto quella battaglia deve essere considerata una vittoria dello spirito, un sacrificio per trovare aperta la via verso la Libertà. Un inferno bianco in
quella terra sconfinata disseminata di caduti, di feriti,
stremati dai combattimenti, dalla fame e dal gelo. Per
loro, per quanti caddero durante il ripiegamento e rimasero sulla gelida steppa innevata, per chi è tornato e
non può dimenticare, per il loro generoso e prezioso
sacrificio, il nostro grazie.
A voi giovani trasmettiamo questa “Memoria”: continuate a portarla avanti, quale testimonianza di un tragico
passato, trasmettetela ai vostri figli e ai figli dei vostri
figli perché il dolore sopportato da centinaia di esseri
umani non sia vano, non finisca nel nulla.
Anche quest’anno, la Campagna di Russia, è stata ricordata dagli Alpini di Torino con una sentita cerimonia:
dopo la deposizione della corona d’alloro presso il monumento di corso Svizzera angolo via G. Medici è stato
reso omaggio alla lapide presso la Chiesa di San Lorenzo. A seguire la Santa Messa in San Lorenzo celebrata
da Mons. Italo Ruffino, Reduce di Russia e dal Rettore
Canonico Franco Martinacci: un’omelia, toccante e commovente che ha lasciato nel cuore di tutti noi il desiderio di non chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza.
Noi del Parella, oltre ad aver presenziato come sempre
numerosi alla manifestazione, quest’anno abbiamo voluto onorare chi ha vissuto il dramma in prima persona
con una testimonianza del nostro caro Antonio Andrioli,
anziano reduce, memoria storica di un passato ancora
troppo presente nel cuore e negli occhi di tanti.
Per non dimenticare, mai.
Un caloroso saluto Alpino.
Claudio Colle
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RUSSIA 1943: NOWO POSTOJALOWKA
...a 69 anni dalla Ritirata di Russia, la Sezione A.N.A. ed il Comune di Ceva, congiuntamente, hanno organizzato detta cerimonia per non dimenticare la battaglia che segnò la fine dell’Eroica Divisione Cuneense.
Tantissimi Alpini hanno “invaso” domenica la città di Ceva. Le “Penne Nere” hanno accolto l’invito
dell’Associazione Nazionale Alpini per celebrare un tragico fatto della storia italiana: l’annientamento sul fronte russo della Divisione Cuneense nel gennaio 1943.
I vari oratori hanno commemorato gli oltre 15 mila alpini della suddetta divisione rimasti in terra di
Russia e non più tornati in Italia. Questi ragazzi, che hanno offerto i loro 20 anni alla Patria con il
sacrificio della vita, meritano, insieme ai “reduci” con i quali hanno condiviso quell’immane tragedia, il nostro rispetto, la nostra gratitudine, ma soprattutto il nostro ricordo. Tutti noi, Alpini “moderni,” dobbiamo essere degni di questi “Eroi”. Dobbiamo però ricordare anche i Carabinieri, i Fanti, i
Bersaglieri, i Lancieri, i Granatieri gli Autieri, che condivisero con noi Alpini, quei tristi giorni del
“1943” nel gelido ripiegamento.
A tutti un augurio, che questa giornata del “ricordo” della gloriosa Divisione Alpina e di tutte le altre
Divisioni presenti sul fronte russo possa essere, oggi, un amichevole incontro tra vecchi e nuovi amici.
Il Gruppo Parella era presente alla ricorrenza, come avviene da molti anni, per ricordare e condividere assieme ai moltissimi gruppi, questo momento particolarmente toccante.
La giornata era soleggiata, il freddo intenso, non certo paragonabile però a quello patito dai nostri
Alpini in terra di Russia. La dimostrazione è il consigliere nazionale Giovanni Greco che, come abitualmente si presenta a dette commemorazioni “invernali”, era in maniche di camicia incurante del
gelo che attanagliava la maggior parte di noi comuni alpini di città.
Giancarlo Arnaud
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NOTIZIE IN BREVE DELL’ IFMS E DAL MONDO
Tre Artiglieri da Montagna ed un Geniere Francesi sono caduti in
Afghanistan
Ne avevamo immediatamente dato ampia notizia sul nostro portale
www.alpinitorinoparella.it . Ora, passato oltre un mese dalla tragedia, ci pare doveroso fare memoria della vicenda anche sul nostro
periodico ed in questa specifica rubrica, dedicata alla Federazione
Internazionale Soldati da Montagna.
Venerdì 20 gennaio, alle 8 del mattino (ora locale), nella Valle di Taghab (Provincia di Kapisa, Afghanistan Nordorientale) un terrorista
che indossava l’uniforme dell’Afghan National Army (ANA) ha aperto
proditoriamente il fuoco contro un gruppo di militari della 27ème
Brigade d’Infanterie de Montagne francese (BIM) che, disarmati, stavano terminando il quotidiano addestramento fisico all’interno della
base francese di Gwam. Quattro di loro sono morti ed altri quindici
sono rimasti feriti, otto dei quali gravemente. Reparti dell’Armée de
Terre hanno immediatamente cinturato e chiuso la base. Il terrorista, ”cellula silente” da molto tempo infiltrata nei ranghi delle Forze
Armate Afghane il cui gesto è stato poi cupamente esaltato da fonti
talebane, è stato catturato. I caduti sono due marescialli capi, Fabrice Willm e Denis Estin, ed un caporale maggiore, Geoffrey Baumela,
del 93ème Régiment d’Artillerie de Montagne di stanza a Varces, non
lontano da Grenoble (Isère). Con loro è stato falciato anche il sergente maggiore Svilen Simeonov, in forza al 2ème Régiment Etranger
de Génie che ha sede a Saint Christol, presso Vaucluse, in Provenza.
Tutti i militari caduti, cui è stata concessa la Legion d’Onore alla memoria, appartenevano alla 27ème BIM che, comandata dal gen. Hervé Wattecamps, sta da tempo sviluppando un intenso programma di
collaborazione militare con la Brigata Alpina Taurinense.
I militari francesi svolgevano il ruolo di istruttori in un battaglione
afghano, sotto l’egida dell’Operational Mentoring Liaison Team, struttura che coordina l’attività formativa costituente il cuore della cooperazione militare tra le forze armate dell’ISAF e l’esercito afghano. “Un
assassinio a sangue freddo, commesso in circostanze particolarmente odiose”, lo ha definito il ministro
della Difesa francese Gérard Longuet che ha ricordato che, dall’inizio delle operazioni in Afghanistan, i
caduti francesi sono ottantadue, ventisei dei quali soltanto nel 2011. “Ho appreso con dolore e sgomento
– ha scritto in un messaggio ufficiale il premier italiano Monti – la notizia dell’uccisione di quattro militari del contingente francese per opera di un soldato afghano nel distretto di Taghab. Sono, con il governo italiano, vicino alle famiglie dei caduti e a quelle degli altri soldati francesi rimasti feriti nel vile attentato. Rinnovo a tutti i soldati italiani e dei Paesi alleati impegnati in Afghanistan la gratitudine per il
loro impegno al servizio della pace e della sicurezza nazionale”.
Adriano Rocci
ALPINIADI INVERNALI: UNA GIOVANE FESTA SULLA NEVE CHE NON HA CONFINI
Dal 4 all’11 marzo, sulle nevi di Falcade (BL) e della splendida Valle del Biois, si è disputata in un clima festoso e con grande successo la prima edizione delle Alpiniadi Invernali A.N.A., i Campionati
Nazionali di Sci, riguardanti le specialità sci alpinismo, slalom e fondo, fortemente voluti ed organizzati dalla Sede Nazionale della nostra Associazione, ai quali tutti gli Alpini possono prendere parte.
Foto, cronache e commenti sono stati pubblicati con
ampiezza sul portale dell’A.N.A. www.ana.it, alla
cui consultazione rinviamo i nostri lettori.
Ci preme peraltro sottolineare che la prima edizione di questa manifestazione sportiva si è caratterizzata immediatamente di internazionalità, poiché ai Campionati ha preso parte anche un team di
sei sciatori provenienti dalla Slovenia ed appartenenti alla consorella ZVG- Zdruzenje Vojaskih Gornikov, l’Associazione che raggruppa i soldati da
montagna, in servizio o in congedo, di quelle Forze
Armate. Per inciso, la squadra slovena ha ottenuto
un buon piazzamento nella categoria Master. Il Segretario IFMS per la Slovenia, Janez Kavar, che
guidava la delegazione, ha ringraziato il Presidente dell’A.N.A Corrado Perona per l’invito ed ha auspicato che all’iniziativa promossa dalla Penne Nere sin dall’anno venturo prendano parte le altre
rappresentanze delle Nazioni aderenti all’IFMS.
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APRILE 2012
ESSERE ALPINO
Oggi, a oltre novant’anni della fondazione dell’Associazione Nazionale Alpini, con la leva definitivamente scomparsa, sorge spontaneo il pensiero, il farsi delle domande su come si potrà risolvere nel modo
meno doloroso possibile il forte calo numerico dei soci dovuto al normale invecchiamento (vedi andati
avanti) ed allo stesso tempo allo scarso interessamento di quegli alpini, che sono tantissimi e che hanno appeso il cappello al chiodo dimenticandoselo. Il nucleo di Protezione Civile ed il Gruppo sportivo
dell’Associazione, potrebbero fare da traino.
È necessario fare un piccolo esame personale: che cosa ci ha spinti a far parte della grande famiglia alpina? O meglio, quali sono state le motivazioni principali? La tradizione, il destino, l’obbligo, le condizioni fisiche ecc.? Questi erano tutti i fattori di cui occorreva tener conto al momento della visita di leva.
Tra coloro che aspiravano ad divenire alpini, erano favoriti i valligiani ed i montanari, profondi conoscitori dei terreni e del clima montano, i cittadini erano una minoranza, anche se tra questi alcuni affascinati dal cappello con la penna ne esprimeva espresso desiderio.
Alcuni brevi cenni di storia recente sugli ultimi eventi verificatesi nel ventesimo secolo, che hanno messo in evidenza il grande spirito del Corpo degli Alpini.
Si era appena usciti da un intrico di piccoli domini, sparsi qua e là sul suolo italico. Al nord spiravano
venti di unità ed i Savoia vedevano di buon occhio tale situazione ed ecco allora, le guerre d’indipendenza necessarie per giungere allo scopo. Grande era il divario fra le genti del nord, che avevano imparato a spese proprie ad essere autonomi e quelle del sud decisamente più abituate ad essere sudditi.
La creazione dei reparti alpini nel 1872, su proposta del Cap. Perrucchetti, che osservando la conformazione dell’arco alpino, nostro
ideale confine, istituì i soldati di montagna. L’essere alpino è subito
diventata una questione di nuclei famigliari, di compaesani, tutti arruolati nello stesso reparto, quindi uniti da fortissimi legami ed interessi comuni che ne moltiplicavano le gesta eroiche. Viene la prima
campagna d’Africa, la prima guerra mondiale, nasce l’A.N.A., la
guerra d’Etiopia, il secondo conflitto mondiale, aumentano i soci che
si sentono onorati di appartenere al sodalizio.
Torniamo un attimo indietro e vediamo come il mondo che ci circondava nei primi anni della nostra vita, ci possa aver indirizzati, qui
parlo della mia ultra settantacinquennale e personale esperienza.
Nato ad Ivrea e con molti parenti nelle truppe alpine, la nonna materna mi portava sovente a vedere le esercitazioni degli alpini in piazza
d’armi. Crescendo, la scuola, le vacanze estive e la villeggiatura al
paese, mi ha dato modo di sentire, con grande interesse ed emozione,
i racconti dei nostri vecchi, che narravano a noi bambini, episodi di
guerra, di gesta eroiche, della lotta partigiana.
Non dimentichiamo poi le letture dell’infanzia: “Il Piccolo Alpino”
scritto da Salvator Gotta sempre primo nella classifica dei libri più letti. Sono tutte queste cose che,
quasi inconsciamente mi hanno inculcato il desiderio di essere alpino, di far parte di quel glorioso
corpo che ancora oggi si distingue per generosità ed altruismo. Come potevo, dopo aver assimilato
tanta testimonianza non essere alpino? Ne avrei fatto una malattia!
Stesso discorso può essere valido per i militari attualmente in servizio, anche se questi, sono sovente soggetti a trasferimenti. Necessita quindi uno scambio di informazioni tra le Sezioni per mantenere
i collegamenti con questi soci, favorendone il cambio di Gruppo. Molti volontari alpini, provengono dal sud dell’Italia e tante volte hanno
ampiamente dimostrato valore, professionalità ed attaccamento
alla Patria.
Noi dell’A.N.A. dobbiamo impegnarci a trasmettere loro quei valori
alpini che contraddistinguono la nostra Associazione. La mia speranza è che costoro un domani siano serbatoio di nuovi soci per
incrementare gli iscritti all’A.N.A..
Le celebrazioni per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia comprovano che, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Sardegna al Friuli Venezia
Giulia abbiamo imparato ad essere Italiani ed amarci come fratelli.
È indispensabile lottare, affinché, non si contribuisca a distruggere
quello che i nostri “Veci” hanno creato e fatto crescere, con tanta
dedizione, in tanti anni di continuo impegno.
Pier Angelo De Petrini
APRILE 2012
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L’AMMAINA BANDIERA DEL CENTOCINQUANTENARIO
Una ad una, lentamente, ma inesorabilmente le Bandiere tricolori poste sulle facciate dei palazzi
di Torino stanno scomparendo. Sbiadite dal sole e annerite dallo smog il loro destino è segnato.
Io, prima di toglierla, ho aspettato l’ultimo giorno dell’anno per concludere i festeggiamenti del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, ma poi, per decenza, ho dovuto farlo: era ormai impresentabile.
Il mio ammaina bandiera è stato brevissimo: è bastato sciogliere due nodi, ripiegarla il più possibile e riporla nel sacchetto dell’ “indifferenziata”. Non c’erano bande che suonavano o pubblico che assisteva, ma
quei pochi minuti sono stati molto malinconici con la netta sensazione di commettere uno sgarbo.
Era l’inizio della primavera quando l’ho appesa e ricordo il Gruppo Parella già in pieno fermento per l’avvicinarsi dell’ Adunata Nazionale Alpini che l’avrebbe coinvolto con tutta la nostra città.
Unitamente alla mia, è stato un crescendo e continuo fiorire di bandiere, sia in centro città che nelle periferie. Per la seconda domenica di maggio Torino si presentava con i balconi colorati e non dai vasi di
gerani bensì dal “Tricolore” e non c’era vetrina senza Bandiera, bandierina, coccarda o comunque un
richiamo al centocinquantenario.
Solitamente sono le associazioni d’arma che provvedono a imbandierare le vie dove passerà la sfilata per
poi smontare tutto alla fine dei festeggiamenti. Torino, al contrario, era tutta imbandierata e in parte lo
è ancora oggi. L’orgoglio sabaudo ha prevalso sulla riservatezza. Tutta la città, spontaneamente, si è
agghindata di vessilli tricolori per ricordare a tutti dove è sorta la Prima Capitale d’Italia e il ruolo di
primaria importanza rivestito nel periodo risorgimentale.
Per la “par condicio” e al contrario di quanto si fece nel 1961, questa volta ci sono state celebrazioni in
tutte le città italiane che per la nostra “Unità” patirono guerre, sommosse, sacrifici, atti eroici o quant’altro ma, che io sappia, in nessuna c’è stata una così corale partecipazione come da noi.
Anche Firenze è stata capitale e Roma lo è tutt’ora e in entrambe ci sono state manifestazioni con picchetti d’onore,
deposizione di corone d’alloro in ricordo dei martiri e degli
avvenimenti più salienti della nostra storia risorgimentale,
ma, non appena si sono spenti i riflettori e gli altoparlanti,
tutto è rientrato nella più totale normalità e, passatemi il
termine: indifferenza.
Noi, probabilmente, siamo stati anche aiutati dal susseguirsi
delle Adunate Nazionali delle varie associazioni d’arma che
hanno contribuito a mantenere vivo il ricordo del nostro Risorgimento, ma provate a immaginare quanto sarebbe stato bello se tutte le città italiane si fossero imbandierate come Torino e per un intero anno. Sono convinto che ci saremmo sentiti tutti più Italiani e più Nazione.
Osvaldo Bosio
IL TEATRO
L’anno 2012 è iniziato e la compagnia, come nel passato, ha iniziato con le rappresentazioni nei vari teatri del Piemonte.
Il 21 gennaio nel prestigioso teatro Toselli di Cuneo, l’11 febbraio a San Sebastiano Po ed il 25 febbraio è
stata invitata per una serata di beneficienza al teatro di Colle Don Bosco.
Nel mese di marzo e precisamente il 17-18, sarà presente alla rassegna “Tut da rije” al teatro Monterosa ed
il 24 e 25 ad Ivrea, sempre riscuotendo un’ottimo favore di pubblico.
Come si può notare gli impegni non mancano e, questa volta, per intoppi alla salute ho dovuto passare la
mano per un certo periodo e, devo dire, sono stato
egregiamente sostituito dai miei collaboratori.
I prossimi impegni saranno il 28 aprile dagli amici
Alpini di Pino Torinese e il 23 e 24 maggio, nel nostro teatro, ci saranno due serate di beneficienza,
pertanto chi non avesse avuto la possibilità di vedere questa commedia ha una nuova possibilità.
Da parte mia spero di riprendere, anche se a mezzo servizio la mia attività e di seguire, almeno con
la presenza la compagnia a cui sono affettuosamente legato.
Con un timido arved-sse,
Franco Milano
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APRILE 2012
ALPINI SEMPRE INSIEME
Il Trofeo sezionale di slalom gigante è ormai diventato un appuntamento fisso ed inderogabile
di ogni stagione invernale. Dopo Clavière 2010,
pian del Frais e Ala di Stura 2011, anche quest’anno, il 12 febbraio, gli alpini della sezione di
Torino, accompagnati da un nutrito seguito di
amici e simpatizzanti, si sono ritrovati al pian del
Frais per la consueta competizione annuale, come
sempre organizzata con
simpatia, efficienza e cordialità dai gruppi Torino
Borgata Parella e Rivoli.
La
stagione
sciistica
2011/2012 non nasceva
sotto i migliori auspici: la
neve è arrivata molto tardi, non abbondante, le
temperature hanno avuto
un andamento altalenante
tra valori eccessivamente
elevati od eccessivamente
bassi, tanto che, a qualche
settimana dal fatidico 12 febbraio, lo svolgimento della tanto attesa competizione era stato addirittura seriamente messo in discussione.
Per fortuna la neve è arrivata in tempo, ed in
quantità sufficiente per lo svolgimento della gara senza alcun problema, ma con la neve è arrivato anche il freddo polare.
Ci vuol ben altro per fermare gli alpini, che si sono presentati come sempre numerosi ed agguerriti all’appuntamento, che per qualcuno poteva
rappresentare un utile allenamento in vista delle Alpiniadi che si sarebbero svolte in Cadore intorno alla metà di marzo.
Ma ciò che ha più sorpreso sono stati i cuccioli,
figli e nipoti di alpini, che hanno sfidato impavidi i rigori del gelo siberiano!
La gara, ottimamente preparata dai maestri locali che hanno saputo disporre le porte secondo
un tracciato veramente alla portata di sciatori di
qualunque livello tecnico, ha avuto uno svolgimento regolare e soddisfacente per tutti: per gli
agonisti super performanti che hanno potuto
esprimere al meglio le loro doti e per i giovani
sciatori in erba che hanno
avuto la possibilità di essere guidati nel passaggio
delle porte dai genitori o
dai nonni che li affiancavano lungo il tracciato immediatamente al di fuori
del percorso di gara.
L’epilogo, come per ogni
appuntamento alpino che
si rispetti, è stato di fronte ad un ottimo piatto di
polenta e spezzatino servito alla trattoria Belvedere, nella quale tutti i
convenuti hanno trovato,
al proprio posto, una tovaglietta con immagini
di alpini impegnati in diverse attività sportive
sotto il titolo “Alpini sempre insieme” a sottolineare lo spirito che ha contrassegnato, come
sempre, anche questa giornata: uno spirito di
solidarietà e compagnia capace non di spegnere ma di esaltare le singole doti individuali.
Che, come sempre, si sono espresse ai massimi
livelli: anche se l’assoluto è andato ad un valsusino, i parellini, come sempre numerosissimi e
fortissimi, si sono aggiudicati la classifica a
squadre.
Ma la coppa più meritata è stata quella consegnata a loro, ai cuccioli, veri vincitori della giornata, futuri potenziali alpini!
Giorgio Piantano
UNA GRADITISSIMA VISITA
Lunedì 21 gennaio 2012 ho avuto la graditissima visita del caro amico Dario Balbo, Consigliere della Sezione A.N.A. Val Susa, accompagnato dalla gentile consorte di un altro caro amico, Francesco
Ballesio, deceduto alcuni mesi or sono. È stato un piacevole ritrovarsi tra persone che hanno un profondo legame di stima ed amicizia costruito negli anni all’ombra del Forte di Exilles e della Cappella Votiva realizzata ai suoi piedi.
È grazie a persone come Balbo, Ballesio e tante altre che ogni anno è possibile promuovere ad Exilles la giornata di commemorazione dei nostri caduti. Di questo sarò sempre grato a tutti loro.
Tra l’altro è stata proprio in una di queste occasioni che l’amico Balbo scattò una fotografia al sottoscritto, ritraendomi proprio davanti alla Cappella Votiva, foto che poi utilizzò quale retro della copertina di un numero del periodico “Lo Scarpone Valsusino” promosso dalla sezione A.N.A. Val Susa.
Sono particolarmente legato a quell’immagine perché, nell’osservarla, trassi, a suo tempo, gli stimoli giusti per ripensare alla mia vita trascorsa e per sistemare i miei ricordi. Infatti utilizzai proprio
quella fotografia per la copertina di un elaborato che realizzai successivamente. In esso ho raccolto,
in sintesi, uno scorcio della mia vita militare e associativa, dedicandolo poi a mia moglie, deceduta
più di un’ anno fa, grazie alla cui bontà e infinita pazienza sono riuscito a concretizzare, in campo
lavorativo e associativo, i valori in cui credo.
Giuseppe Rosatelli
APRILE 2012
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LETTERA INVIATA AD UN ESPONENTE DI VILLA SANTINA
Caro Pittino,
ho ricevuto “VILLA NOTIZIE” n. 4 del dicembre 2011 nel quale è apparso l’articolo di cordoglio per la scomparsa
di Sergio Giatti, Sindaco di Villa Santina durante il terremoto del 6 maggio 1976.
Accanto al testo c’è una sua fotografia e sembra impossibile che non sia più in mezzo a noi. Questa sensazione
di averlo ancora vicino mi ha commosso e mi ha fatto riaffiorare i ricordi del nostro comune operato durante quel
periodo. Egli, infatti, è stato il Sindaco protagonista della rinascita di Villa Santina come, giustamente, evidenziato nella dizione indicata in calce alla fotografia in questione.
Continuerò a ricordare Sergio Giatti con gli stessi sentimenti amicali di sempre.
Vi sono momenti della nostra esistenza che più di altri restano impressi nel nostro cuore: quelli legati a quel periodo sono tra questi, non solo per la drammaticità degli eventi, ma anche per la profondità dei rapporti umani,
che perdurano tuttora, instauratisi in quei frangenti con le persone con cui si sono condivisi i disagi e il lavoro di
ricostruzione. Tra queste, in modo particolare, Sergio Giatti.
Per questo ritengo doveroso diffondere la notizia della sua scomparsa a tutti coloro che, insieme a me hanno
apprezzato l’impegno e la grande umanità.
Pertanto provvederò a stampare delle fotocopie dell’articolo citato che invierò a tutte le Sezioni presenti con il proprio personale, nel cantiere n° 5. A tua volta ti inviterei ad inviare al Presidente della Sezione A.N.A. di Torino,
Gian Franco Revello, una copia del periodico succitato.
Grazie ancora per la tua collaborazione e ti prego di salutare e ricordarmi agli amici di Villa Santina.
Torino 21/02/2012
Giuseppe Rosatelli
UN ALPINO QUALUNQUE
La naja alpina la conobbi ad Agordo. Laureato in Medicina nel ’56,
mi ero già fatto mesi di Scuola Militare di Sanità a Firenze e non
era un proforma (per il primo anno dopo la guerra ricomparve
l’esame di stato). Noi cittadini, oltre a studiare dovremmo imparare a marciare ed a noi il fucile sembrava pesantissimo.
A Firenze oltre alla nostra scuola c’erano quella dei Carabinieri
e degli Aviatori.
Con la libera uscita Firenze era invasa da un mare di divise e le
donne sparivano o quasi. Una fame nera, Diventato S.Ten. Medico,
ebbi un nuovo problema, quasi tutti avevano raccomandazioni per
avere una sede vicino alla famiglia o almeno una sede universitaria. Io, che non ero nessuno, chiesi una sede qualunque purché fosse in montagna e fu così che mi spedirono ad Agordo, nel bellunese, fra le Dolomiti.
Bellissimo! Imparai a conoscere e ad amare gli Alpini, instancabili, magari “grognard” come la vecchia guardia di Napoleone ma disponibili, abili, capaci di risolvere ogni problema.
A quell’età le malattie non sono mai gravi, non avevo un gran che da fare e con i miei Alpini eravamo quasi fratelli. Mi beccai anche encomio dal Gen. Binetti per un test di sopravvivenza di più giorni d’inverno e con gli Alpini paracadutisti sul Monte Antelao che, con i suoi 3.264 mt. è la seconda cima delle Dolomiti.
Non mi ha pesato la naja, mi ha insegnato a vivere e a lavorare.
Poi ho fatto il medico fino a sessantacinque anni, medico di base prima, ospedaliero poi, con due specializzazioni.
A quei tempi non c’era il 118 ed i miei mutuati, quando ti chiamavano dovevi andare anche di notte o di domenica e peggio ancora erano i turni di guardia in ospedale. Sono stato felice di essere medico, avrò pur guarito
qualcuno ed i miei vecchi clienti mi salutano ancora.
Poi, chissà perché, dopo una delle tante sciagure, decisi di entrare nella Protezione Civile del Parella.
L’allora Capogruppo De Petrini mi accolse e ricominciai a portare il Cappello Alpino. La prima uscita fu a SaintAstier comune francese situato nel dipartimento della Dordogna nella regione dell’Aquitania, dove un tornado
aveva distrutto tutti i boschi.
La più dura fu a Comiso, in Sicilia dove ci recammo per la gestione di un campo di profughi del Kossovo.
Ero l’unico medico ed il lavoro era talmente tanto che non dormivo ne di notte ne di giorno.
La peggiore delle uscite fu in occasione del terremoto che colpì l’Abruzzo. Eravamo in sedici e fummo messi a
gestire una cucina da campo dalla quale uscivano un migliaio di pasti al giorno. Una faticaccia, eravamo letteralmente distrutti.
In quella occasione però, mi andò male, ebbi un’emorragia cerebrale che mi stese e fui ricoverato all’ospedale di Pescara. Con gli amici che mi venivano a trovare, piangevo, perché non parlavo quasi più. L’Assicurazione della P.C. non ha rispecchiato le mie attese, nessuno mi cercò ne tanto meno si preoccupò di me. Ce la feci
da solo, con l’aiuto della mia famiglia e con la voglia di vivere, vinsi.
Ho vissuto con gli Alpini della P.C. undici anni bellissimi, tra qualche mese avrò ottant’anni e dovrò lasciare.
L’aver trovato, al di là dell’alpinità e dei paroloni, nuovi amici “così rari a questa età”, amici veri, è quasi
incredibile. Pur se stanchi e vecchi, sanno ancora esserti d’aiuto e capirti con un solo sguardo.
Cosa volete di più dalla vita? Un Lucano? Possibilmente un Alpino Lucano!
Raffaele Castellazzi
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APRILE 2012
L’ALPINO TEODORO GIANUZZO
Ricordare l’Alpino Teodoro Gianuzzo mi è gradito e facile: sono suo figlio. Lo ricordo tutte le mattine all’alba, nel
giardino alberato davanti alla Chiesa Chantal, mentre al mio fianco passeggia il mio fidato compagno Black. Passo
dopo passo, nel silenzio mi ritorna la sua immagine, creando così il primo bel momento della giornata. Lo ricordo
“mai strac” come si addice ad un alpino lavoratore instancabile. Nel periodo più delicato per il suo lavoro rientrava
sul tardi, giusto per vederci finire “carosello”. Un bacio e un saluto: per noi c’era il letto, per Lui, finita la cena c’era
l’ampia cantina della nostra casetta. Lì, sino alle ore piccole, con l’aiuto di “Magna Rita” impostava il lavoro per il
giorno seguente. Il sacrificio può essere fisico e mentale, ma quando lo fai creando un futuro migliore per elevare la
Tua dignità e quella di tutti i tuoi cari, non ti pesa, ma ti esalta.
Così è stato per l’Alpino Teodoro. Un uomo semplice, ma con delle intuizioni nel fare che lo hanno contraddistinto,
portandolo ad operare negli anni successivi con una certa serenità. Non amava parlare del suo trascorso Alpino nel
Btg. Fenestrelle, lo faceva solo con gli amici che avevano condiviso con Lui guerra, sofferenze e prigionia. Solo a volte si apriva, nel ricordo di quel periodo che considerava estremamente negativo. Nel suo diario traspare l’uomo semplice, che solo per dovere accetta e affronta questo conflitto, rimanendo esterefatto dalla brutalità e dalla spietatezza che una guerra può creare.
Durante la sua prigionia in un “Campo Russo” parla di un cammino di sopravvivenza in quanto i Russi, pur rispettandolo, rimanevano dei carcerieri: lo facevano morire di fame! La sua fortuna è stata quella di essere prigioniero
nel periodo estivo, quando la campagna, nella sua generosità, qualcosa offre per sfamarci.
Alla fine degli anni ’70 lo convinsi ad entrare nella famiglia Alpina. S’intese subito con la nostra “Mama” (il caro Ezio
Martinetto) ed ebbe la fortuna di trovare qualche suo compaesano, e con lui rivangare i bei tempi del paese negli
anni della loro gioventù. Anche loro, giovani di Cerreto d’Asti, nelle gelide sere d’inverno, via dalla “piola” del paese
amavano rintanarsi nelle “crote” per consumare, tra canti e quant’altro, delle succulente “bagne caude”, innaffiate
da poderosi barbera o frizzanti freisa, vanto dei contadini locali. Tiravano l’alba consolidando così vincoli d’amicizia che li avrebbero accompagnati nel prosieguo della vita.
Da piccolo ero allegro, spensierato, argento vivo. Lui era il mio parafulmine verso il mondo, il mio punto di riferimento nelle poche crisi giovanili che ho avuto.
Buono e cortese, qualità difficili da riscontrare in chi ha perso la mamma a soli 4 anni, educato da suo padre in modo risoluto, senza quella sensibilità che solo una mamma sa donare. Quante volte siamo andati al cinema insieme
alla domenica sera, le sale del borgo e non, le conoscevamo tutte (Odeon-Star-Astra-Massaua-Elios-Eliseo-S.Paolo
etc). Non vedevo l’ora di venir via dall’oratorio perché, varcata la soglia di casa, sentivo “Sergio anduma” si cenava
e poi l’ultimo spettacolo era il nostro!.
Ci si intendeva solo con uno sguardo, bastava seguire il suo esempio. Ricordo quando ci ha consegnato la ditta da
lui fondata. Usciti dall’ufficio del notaio ci ha stretto la mano, con quelle mani ancora possenti e non contaminate
dal tempo, raccomandandosi di fare bene quel lavoro che a lui era costato tanti sacrifici e rinunce. Parliamo dell’ormai lontano 1985.
Oggi lo abbiamo ricordato, partecipando alla costruzione della rampa per i meno fortunati qui al Parella, certi di
avergli fatto cosa gradita, ricordando il suo motto “vivi e lascia vivere” è sempre vero ciò che ho scritto per Lui, partito per il Paradiso di Cantore: “il mondo non finisce qui, un prosieguo è nell’aldilà, invisibile come la musica, certo
come il suono”.
Ti voglio bene papà.
p.s.: “Tale padre, tale figlio”
Ti vogliamo bene papà Luca e Irene Gianuzzo
Sergio Gianuzzo
EPIFANIA - STORIA
Le Origini: il termine deriva dal greco “epifaineia” ovvero manifestazione, illuminazione, si riferisce al primo apparire della divinità di Gesù Cristo ai Re Magi ,dieci giorni dopo la sua nascita.
Una festa simile era già celebrata nell’antica Roma: i “Compitali, così era chiamata la ricorrenza, dove venivano appesi, alle porte della cappellette dedicate ai “Lari”, le loro divinità
domestiche, una focaccia, bambole e gomitoli di lana. La festa era
destinata per lo più alla servitù che riceveva doni ed abbondanti libagioni. In Oriente la festa religiosa “Epiphaneia” è nata attorno al
120 d.c., e ricordava il battesimo del Cristo nelle acque del Giordano per mano del Battista.
Le Usanze: nelle campagne detta notte era considerata magica,
durante la quale gli animali potevano parlare. È rimasto il proverbio:
“la notte della Befana nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla”.
Nel Friuli, in particolare, si preparano “i pignarui”, grandi falò, dalla direzione che prende il fumo, gli anziani traggono presagi. Nel
Lazio è una figura molto importante ed è anche l’ultimo giorno di
vera festa, l’ultimo in cui si tiene l’albero di Natale in casa.
La Stella Cometa: quella che condusse i Re Magi alla Grotta di
Gesù, pare sia nata da un quadro di Giotto, dipinto nel 1301 nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
Epifania al “Parella”: la nostra Befana, legata alla tradizione che la raffigura come una vecchia brutta ma buona,
ha distribuito i regali del Gruppo ai figli ed ai nipotini dei nostri Soci. La partecipazione è stata discreta, noi del
Direttivo del Parella desidereremmo un afflusso maggiore ma, forse questa, è una pia illusione. La merenda sinoira
ha concluso la giornata, contribuendo così a vivacizzare un avvenimento molto gradito da tutti i partecipanti.
Giancarlo Arnaud
APRILE 2012
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CONTRATTEMPO
Via Salbeltrand 51, Borgata Parella.
Un indirizzo, un edificio basso con un bel giardino e quattro campi da bocce. Una targa all’esterno “Gruppo Alpini Borgata
Parella”.
Questo era per me fino a due anni fa, un semplice indirizzo, davanti al quale saltuariamente passavo andando a fare la spesa. Nonostante abbia fatto la naja in Artiglieria da Montagna ed abbia la tessera dell’A.N.A., mai avevo varcato la soglia di
quel cancello verde: pagavo il rinnovo tramite un conoscente, quindi a gennaio non passavo neanche a ritirare il bollino.
Poi proprio due anni fa a gennaio, un contrattempo del mio amico mi “obbliga” ad andare a pagare la quota annuale e a
ritirare il bollino in sede; oltre il cancello varco anche la porta d’ingresso, dove sono accolto con un sorriso a 36 denti da
due o tre persone in segreteria “Ciao sei venuto per il bollino? Come ti chiami?”. Nel frattempo nell’ampio salone adiacente, alcuni soci giocano alle carte. Quattro parole di presentazione ed un invito “Passa quando vuoi, la porta è sempre aperta. Abbiamo piacere e bisogno di persone giovani”.
Ambiente pulito, persone cordiali, disponibili e, sulla bocca di tutti, il sorriso. “Devo tornare”, mi ripropongo e, dopo qualche
mese, mi ricordo di via Salbeltrand 51, dell’accoglienza ricevuta e, un pomeriggio assolato ripasso, spingo il cancello verde e
noto intorno ai tondi tavoli del giardino alcune persone che stanno giocando a carte. Tra loro anche una che avevo conosciuto
la volta precedente: “Ciao” saluta riconoscendomi, mentre gli altri mi scrutano un po’ straniti, sì, ma tutti con il sorriso.
Mi informo un po’ sulle varie attività del Gruppo, sulle iniziative, sulle idee e approfitto per chiedere se, saltuariamente,
potessero avere bisogno di una mano per servire ai tavoli o quant’altro; “Certo che sì, abbiamo sempre necessità visti i
tanti impegni” e così lascio il numero di telefono per venire contattato.
Questo ultimo anno ho frequentato il Parella in diverse occasioni.
Perché questo antefatto? Ognuno di noi ha una famiglia, magari dei figli, un lavoro, degli amici, degli hobbies, in sostanza ha impegni che lo occupano quotidianamente, ma è anche tanto abitudinario e restio ai cambiamenti.
È incredibile cosa si possa trovare spingendo un cancello e aprendo una porta e solo ognuno di noi sa quante porte non ha
aperto nella propria vita per pigrizia o paura della novità. Ecco, il suggerimento che vi do dal basso dei miei 42 anni è di
spingere il cancello, aprire la porta ed entrare: fate come ho fatto io per caso due anni fa e troverete belle sorprese:
cordialità, simpatia, voglia di confrontarsi, e tanta disponibilità per organizzare manifestazioni, eventi, pranzi, cene, concerti, commedie teatrali, tornei di carte e di bocce. Per chi? Per i soci e i loro famigliari, per gli ex Alpini che lo vorranno
diventare, per gli Alpini in armi e per gli amici degli Alpini. Tante attività e momenti conviviali non organizzati a scopo di
lucro, ma fatti per ricordare, per confrontarsi e per condividere.
Condividere dal latino cum dividere vuole dire avere qualcosa in comune: la voglia di stare insieme, di aiutare il prossimo, e di farsi compagnia. Negli ultimi anni si è persa la condivisione, i giovani e le ultime generazioni stanno perdendo
valori e tradizioni; si tende ad essere più chiusi ed egoisti: bisogna cercare di non rendere questo processo irreversibile.
Serve l’aiuto di tutti, del vej che trasmetta e del giou che si armi di buona volontà e spirito di sacrificio. Spingete quella
porta, un sorriso vi aspetta.
W Il Parella!!!!
Luca Benghi
DAL MAB ALLO SPAZZANEVE
ANALOGIA DELL’ITALIA CHE NON CAMBIA
Nel 1945 al termine del secondo conflitto mondiale alcuni storici rivelano
che negli arsenali militari dell’ex Regio Esercito e della R.S.I., erano state
rinvenute quantità ingenti dl fucili
mitragliatori MAB 38 accuratamente
custoditi ed in piena efficienza, profumatamente pagati e mai consegnati
per l’utilizzo. Non va però dimenticato
che i nostri padri combatterono su tutti i fronti d’Africa, Grecia, Russia, contro eserciti il cui fucile mitragliatore
era la quasi normalità, opponendo il
loro fucile modello 91. A chi la colpa?
Nel 2012 una straordinaria nevicata
mette in ginocchio l’intera penisola
non risparmiando neppure Roma.
L’emergenza, i soccorsi non funzionano, gli spazzaneve non ci sono pertanto i romani devono ricorrere alle normali pale per liberarsi dalla neve. Ma
alla fine si scopre che presso un deposito dell’Ama di Roma sono parcheggiate lame spazzaneve nuovissime
mai utilizzate, da qualche funzionario
dimenticate. A chi la colpa?
Epoche diverse stessi problemi, la solita indifferenza, la presunzione il pressapochismo di chi, funzionari, amministratori che dovrebbe gestire la “cosa pubblica” per il bene comune, lasciano al popolo la rassegnazione la-
mentosa dei perdenti.
È di questi giorni lo spot pubblicitario
di Clint Eastwood: “Siamo all’intervallo America. Rinasceremo nel secondo
tempo”.
Sinceramente ritengo impossibile che
quelli della mia generazione, quella
del dopo guerra, possano adattare
questa frase sostituendo America con
Italia, poiché per circa 70 anni abbiamo solamente giocato il primo tempo
con gli stessi arbitri. Adesso viviamo
nell’intervallo, la speranza è che i nostri figli, i nostri nipoti, possano giocare per un loro futuro un buon secondo
tempo avendo però l’accortezza di sostituire gli arbitri.
Polegato Arturo
EMERGENZA NEVE
Quest’inverno il Signore ha mandato
un po’ di neve in più ed è riuscito a
bloccare il Paese. Sui vari quotidiani e
alla TV se ne è parlato molto e, sembra, solo parlato. Quando ero giovane, cioè tanti anni fa, non so se per il
clima differente o per cosa, incominciava a nevicare da metà novembre e
vedevamo nuovamente l’asfalto a Pasqua. Se mi ricordo bene a scuola siamo sempre andati senza tanti abbigliamenti polari. Ora nel terzo millenio, quattro dita di neve paralizzano
una nazione. Più niente funziona; pazienza al sud ove la neve è un fatto
straordinario, ma a Torino! Scuole
chiuse, tram bloccati, non parliamo
poi dei treni regionali! Voglio finire
con un detto del buon Chiamparino:
“Ma per piasì, esageroma nèn!”
Franco Milano
16
APRILE 2012
L’ANGOLO DELLE TRADIZIONI
Ringraziando i lettori per l’adesione
alla rubrica, ed avendone riscontrato il suo gradimento, la redazione
propone il nuovo argomento per il
prossimo numero; gioia e tormento
per tutti noi: “Quando il servizio militare era Naia – scherzi e consuetudini… nelle nostre caserme”.
Come già spiegato nello scorso
numero attendiamo i vostri articoli.
La redazione
MERENDA SINOIRA 1
L’argomento merenda sinoira trova in me, vecchio frequentatore di bocciofile, il ricordo di spuntini tardo pomeridiani che anni, tanti anni fa, generavano molto entusiasmo nei soci boccisti.
Le domeniche di un tempo, in cui non era ancora obbligatorio trascorrere fuori porta, al mare, in montagna o
più semplicemente in campagna, il pomeriggio della festa trascorreva in bocciofila, tutti insieme appassionatamente, occupato da accanite partite bocce.
L’agonismo era stimolato dal fatto che a fine competizione chi perde, paga, cioè il premio che i perdenti offrivano ai vincitori: consisteva nella merenda sinoira”.
Il gestore della bocciofila, già avvisato della posta in gioco, preparava una pastasciutta alla carbonara, all’amatriciana o ad altri sughi misteriosi. Il menù veniva arricchito di solito da un’insalatona verde di sarset”con
uova sode; naturalmente il tutto era annaffiato da qualche bottiglia di vino generoso d cul stop. Poi sul tavolo
comparivano per incanto, salumi, formaggi, acciughe al verde, e chi più ne ha più ne metta. La “merenda” si
trasformava in una vera e propria cena che terminava a notte fatta.
Era un’occasione conviviale che cementava amicizie: L’atmosfera era anche movimentata dagli immancabili
sfottò incrociati, ma per lo più indirizzati dai vincitori ai perdenti che “ij-ero pròpe ëd bròc” per aver sbagliato malamente un accosto o per aver mancato la bocciata decisiva in modo madornale.
Oggi la “merenda sinoira” non si usa quasi più. Forse ricorda troppo l’antico anche in bocciofila. Forse, e più
realmente, i merenderos dell’epoca hanno sulle spalle una manciata di mesi (forse anni) in più e il fisico non
è più quello che permetteva di mangiare, bere, fare bagordi. Colesterolo, trgliceridi, per non parlare delle
tanto vituperate calorie incombono sempre più sul peso e sulla dimensione della persona.
Ah... dimenticavo! A quando una bella merenda al Parella?
Giulio Basilio
MERENDA SINOIRA 2
Tanti anni fa si usava, la domenica pomeriggio, trovarsi, oggi si chiamano bocciofile, in alcune “piòle” che avevano anche un gioco di bocce per fare una partita o due.
Gli uomini si sfidavano a colpi di litèr, mentre i bambini assistevano o passavano il tempo a giocare alle birille o con il “licia” giocavano alle figurine o a muro, giochi che oggi non esistono più. Il primo consisteva ne tracciare una riga in terra deponendovi sopra delle figurine e con il “licia”, pietra piatta, si cercava di mandare
fuori riga il mucchietto. Il secondo, da una distanza stabilita si lanciavano le figurine cercando di avvicinarsi
al muro. Le donne “ciaramlavo” fra di loro.
Arrivati ad una certa ora i giocatori smettevano ed incominciava il rito della Merenda sinòira che aveva lo scopo
di passare ancora assieme qualche ora sostituendo la cena. Le famiglie si radunavano attorno ad un tavolo per
degustare tutte le delizie che l’oste portava; tutti piatti poveri ma molto gustosi: si iniziava con el salam ed la turgia, salame sotto grasso, la tripa ed Moncalè, le classiche acciughe al verde, che allora si usava mettere al verde
anche con la lisca, qualche frità rognosa, frittata con gli avanzi del cotechino, quella ai luvertin, o solo di cipolle,
gli zucchini in carpione chiamati eufemisticamente “tenche ed Moncalé”, per passare ai formaggi tipici come la
toma, “tomin al vérd”, “elettrich”, gorgonzola e via dicendo. Erano tassativamente esclusi il parmigiano, e tutti
quelli nobili, perché cari, il tutto innaffiato da vari “litér del Botàl”: il menù variava secondo i locali. Se il locale si
trovava vicino a qualche fiume si trovavano anche i pesci ed i pesciolini in carpione o fritti, secondo le stagioni.
La giornata finiva con qualche cantata, andando a nanna presto, pronti e carburati per il lunedì. Ora si direbbe che si faceva ciò per socializzare. Allora era solo per “stè an compagnia e spènde pòch”.
Mi son dimenticato di dire che tutto ciò si faceva nell’ambito del borgo, perché pochi, molto pochi, avevano
l’auto, si andava a piedi o, se era un po’ distante, con il tram.
Franco Milano
RINNOVO TESSERAMENTO
Si ricorda ai Soci che è in atto il rinnovo per il TESSERAMENTO 2012.
Chi non avesse ancora provveduto è pregato di farlo entro il 31/07/2012
APRILE 2012
17
L’ANGOLO DELLE TRADIZIONI
Prima di tutto, complimenti per l’iniziativa della redazione e ora.. sotto con la “Merenda Sinoira”.
Da buon alpino ho cercato risposte ascoltando le parole dei nostri “vecchi”.
Ho consultato quindi il “Gran Dizionario Piemontese Italiano compilato dal Cavaliere Vittorio di Sant’Albino –
edito dalla Società l’Unione Tipografico Editrice – Torino – 1859” alla voce Marenda: “Marenda-Merenda. Il
mangiare che si fa tra il desinare e la cena; e la vivanda che si mangia.
Fe marenda. Merendare. Mangiare tra il desinare e la cena.
San Giusep a porta la marenda ant el fassolet, San Michel a porta la marenda an cel. L’usanza fra i contadini, concede la merenda soltanto da mezzo marzo al finir di settembre”.
Dal punto di vista quindi della cultura contadina la merenda si colloca nel periodo marzo-settembre di maggior luce, di maggior lavoro in campagna e quindi della necessità di una sosta per rifocillarsi nel tardo pomeriggio per poi riprendere i lavori di campagna e stalla. Poiché questo tipo di pasto si svolgeva con alcune ore
di anticipo sul normale orario della cena, ecco il nome di “merenda sinoira” o “marenda sinoira”. “Sinoira” deriva da “sin-a” che in piemontese vuol dire cena. Nel dizionario sopra indicato ho trovato il termine “sin-a” ma
non il termine “sinoira”. Ciò potrebbe voler dire che tale termine non era in uso o non era un termine degno di
nota; potrebbe quindi essere un termine entrato nell’uso comune più tardi.
A conferma di ciò vale anche la ricerca che ho fatto nei testi di A. Viriglio (1851-1913), impiegato delle ferrovie, giornalista e scrittore di storia, tradizioni e cultura torinese. Nei suoi libri si dà risalto al rito torinese della merenda, sia per quanto riguarda il giorno di Pasquetta che per i giorni festivi della bella stagione
con scampagnate e merende sulla collina torinese; si parla quindi di merenda ma non si accenna alla
“merenda sinoira”.
Navigando nella rete ho trovato anche qualche commentatore che fa risalire la tradizione della “merenda sinoira” anche alla caccia e ai funghi. Secondo queste fonti i cacciatori e/o cercatori di funghi, al termine di una
faticosa giornata di caccia e/o ricerca funghi, normalmente sostavano in una locanda per una merenda e per
“fare due parole”.
Esperienza vissuta.
I miei nonni erano contadini, piccoli coltivatori diretti del Comune di Felizzano (AL). Ricordo (anni 50’ del secolo scorso) che al momento della trebbiatura del grano facevano venire sull’aia un’impresa del paese con la
trebbiatrice per procedere alla trebbiatura. Normalmente il lavoro veniva fatto di pomeriggio e, verso le 17 circa, i lavori venivano sospesi per fare una grande merenda ricca di vino, salumi, gorgonzola, uova sode, pomodori, insalate ecc. e poi parole, battute e allegria (se ben ricordo anche qualche canto). Tutto però sotto il controllo temporale di mio nonno, padrone di casa, che non perdeva di vista la quantità di lavoro ancora da fare
e lo stato di efficienza complessivo della “squadra”. Si riprendeva quindi il lavoro e, al termine, la trebbiatrice, trainata da uno sbuffante e antiquato trattore, usciva dal cortile e tutti rientravano alle loro abitazioni.
Nel periodo in questione i contadini si scambiavano reciprocamente il favore di collaborare nella operazioni di
trebbiatura, oggi eri il padrone-domani il lavorante ecc.; in questo contesto mi pare ancora di sentire i commenti di mia nonna sulle diverse merende in termini di qualità e quantità dei cibi.
Quanto sopra sono ricordi personali acquisiti in diversi anni poiché, nella fase di mietitura e trebbiatura con
relativa grande merenda, i miei nonni richiamavano al paese per seguire i lavori di casa la figlia, mia madre,
con me ragazzino al seguito.
Ringrazio ancora la redazione per l’iniziativa e anche per avermi permesso di rivivere, con una vena di
compiaciuta malinconia, vecchi ricordi ed esperienze.
Gianni Aiassa
Rivalta di Torino, 21 marzo 2012
Questa mattina ci siamo ritrovati per dare l'ultimo saluto a Paolo Piccione, ragazzo Alpino
del '29, il mio papà.
Entrando in chiesa, nel vedere così tante "penne nere" schierate intorno all'altare, lui avrebbe detto: "MUNTAGNE… SCIAPEVE"!!!
…Ed è quello che mi sono detta anch'io, piena di orgoglio da figlia di un vero ALPINO!!!
La presenza alpina è sempre importante…in questi casi riempie il cuore!
Mio papà era una persona davvero speciale, lo dico come figlia sì, ma lo dicono tutti quelli
che hanno avuto la fortuna di conoscerlo in questi anni! È stato importante per tanti, per me
di più… Ha lasciato un vuoto nel cuore di tanti, nel mio di più!!!
Lui forse avrebbe scritto altre cose, in altro modo, io tento di imitarlo almeno un po', facendo tesoro dei suoi insegnamenti, che tengo preziosi dentro di me.
La mia preghiera è che lui, da lassù, aiuti noi, ma soprattutto mia mamma ad andare avanti, nonostante tutto;
ricordati mamma, che al fianco di un "Grande Uomo" c'è sempre una "Grande Donna"!!!
Ringrazio, davvero con tutto il cuore, Marco, il suo adorato genero, per le splendide parole che ha detto e voi
tutti, che con la vostra presenza ed il vostro affetto, avete reso meno triste questa giornata!!!
Grazie ancora di cuore a Don Franco Martinacci, suo grande amico alpino, Don Bartolo Perlo, mio grande amico, il
Presidente della Sezione di Torino Gian Franco Revello, i Consiglieri sezionali presenti, i Gruppi di Piossasco, Rivalta, Rivarossa, Grange di Front, Torino Parella , Torino Mirafiori, Torino Cavoretto e tutti gli "AMICI ALPINI DI PAPÀ"
Lucia Piccione
18
APRILE 2012
CIAO PAOLO!
Lunedì 19 Marzo 2012, festa dei papà e onomastico dei
Giuseppe è stato funestato da una terribile notizia: la
scomparsa di Paolo Piccione già Consigliere e Capo
Gruppo del Parella. Erano ormai alcuni anni che Paolo
aveva problemi con le corde vocali, li avevano sempre
riparati, ma ahimè, lo scorso anno, si era dovuto sottoporre ad intervento chirurgico, che lo aveva privato del
dono della parola. Tutto bene dal punto di vista sanitario, però, come uomo, deve aver subito un forte trauma,
il fatto di non poter parlare. Nonostante ciò, col suo forte carattere, aiutandosi con una lavagnetta riusciva a
comunicare con quanti andavano a trovarlo e con la
moglie Anna e la figlia Lucia, che sempre presenti si
prodigavano instancabilmente nell’assistenza e gli davano conforto. Sul finire dell’anno passato, si è adoperato per poter ancora una volta organizzare l’incontro
dei “Ragazzi del 29”. In questa occasione era parso leggermente stanco, nulla presagiva ad un peggioramento, che però si è manifestato in questi primi mesi dell’anno, mediante alcune emorragie sempre bloccate in
ospedale, purtroppo l’ultima è stata fatale ed il male
ha avuto il sopravvento sulla tenace costituzione di
Paolo.
Desidero ricordare Paolo, con semplicità, attraverso alcuni momenti determinanti, che hanno rimarcato il suo
passaggio nel nostro bel Gruppo Alpini Parella lasciando importanti testimonianze ed un ricordo indelebile.
Paolo Piccione è approdato al Parella in un momento
abbastanza difficile in quanto si stava costruendo la
sede nuova e tutti si era impegnati, o direttamente nei
lavori o a contribuire finanziariamente. Allora i vecchi
del Parella erano leggermente restii ad inserire tanti
nuovi soci e tutti del “29” ma l’allora Capo Gruppo Ezio
Martinetto, giudicò la cosa molto buona. Il Gruppo così, fece un importante salto numerico di soci circa quaranta, questo incremento aumentò moltissimo il prestigio del Parella. Paolo si è subito rimboccato le maniche
impegnandosi nel suo incarico e anche grazie alla sua
attività lavorativa, si è dimostrato una pedina molto
importante. Ezio Martinetto lasciò la guida del Parella
a favore di Sergio Gianuzzo, che al termine dell’anno
successivo cedette il timone a Paolo, ormai sufficientemente conosciuto e stimato dai soci. Paolo si dimostrò
subito un buon Capo Gruppo, dando il via a importanti iniziative che hanno dato più lustro al Gruppo. Un
importante salto di qualità fu l’istituzione delle serate
Sle spale, l’eve portà fin-a si
Sarà sempre con ij so fieuj d’anlora,
Per Vojàutri, ancheuj, a l’è ‘n gran brut di,
mi, i lo sento bin… me sbaglio pà!
- Grassie a tuti, pèr l’on chi l’eve dame
Fin-a ancheuj, come fieuj e come amis
con Vojàutrj, mi son sempre trovame
an na vera famija… com’as dis!
- Ma, deve nen dla pen-a, vostr Magior
Ël vòstr Magior… a la soa ultima ca
e sa podrà, da lassù, con Nosgnorau farà pi dossa l’ultima ora!
Adieu, adieu, Alpin dèl “Vintneuv”,
- parlene al Parela, durant’l festin
feme n’auguri, n’auguri tut neuv:
che la Pas èd Nosgnor am sia davzin.
culturali, imperniate su cori, conferenze su vari argomenti di interesse comune come l’astrologia ed invitando Andrea Flamini (Gianduja) con la sua Famija Turinèisa e molto altro ancora. Molto impegnativi si sono
dimostrati i festeggiamenti del 35°ed il 40° di fondazione perché legati a gravosi, ma immensamente gratificanti impegni umanitari. Nel 1992 è stato fatto dono alla C.R.I. di una ambulanza attrezzata,
con la scritta dono degli Alpini del Parella; nel 1997 è stata raccolta una
grossa cifra di denaro per contribuire
con l’U.G.I. (Unione Genitori Italiani)
all’acquisto di una apparecchiatura
R.M.N. per l’ospedale infantile Regina
Margherita. Sempre molto attento ed
organizzativo ci ha guidati nelle varie
Adunate Nazionali, attento che tutto
fosse a puntino e tutti fossero soddisfatti.
Ora, anche Paolo, dopo Carlo ed Ezio, è
andato avanti, in quel Paradiso di Cantore, dove sarà accolto da tanti commilitoni, conosciuti nel passaggio terreno
e sicuramente in prima fila troverà i
suoi coscritti del “29”, il Cap. Aranci, ël
“magior” Pier Vittorio Rittatore, che ancora una volta ringrazierà…
Adieu, adieu, “vintneuv!”
Ciao Paolo! Sono certo il testamento che
ti ha lasciato “ël Magior”, segno di
grande stima e considerazione, siano le
parole che tu possa gradire di più.
Pier Angelo De Petrini
APRILE 2012
19
ELIO MARCHISIO È ANDATO AVANTI
Caro Elio, questa volta non ti devo telefonare per
informarti della scomparsa di un amico Alpino,
stavolta il mio incarico è molto più triste, devo ricordare ai lettori del nostro giornale “Sota ‘l Capel”, proprio Te, Alpino Elio Marchisio. Te ne sei
andato in punta di piedi, sofferente ma discreto,
come era tua abitudine. Pochi amici sapevano della malattia che ti affliggeva perché, come al solito,
non volevi disturbare nessuno. Quando ci sentivamo per telefono, dato che le tue uscite di casa erano sempre più rare per colpa del male, il tuo primo pensiero era per il lavoro e per il fastidio che
potevi procurare giornalmente alla tua diletta
consorte Delfina.
Ho chiamato durante le festività natalizie per il
consueto scambio di auguri sperando di trovarti a
casa, invece niente. Purtroppo eri ancora ricoverato in ospedale. Pochi giorni dopo sei stato trasferito a Villa Iris di Pianezza dove siamo venuti a trovarti io e Giancarlo Poli. L’ultima volta vedendo le
tue condizioni ci siamo resi conto che la fine era vicina. Nel salutarti, stringendoti forte le mani, con
un cenno degli occhi ci hai regalato l’ultimo sorriso.
Quella fredda mattina del 30 gennaio, un vero
giorno della merla in chiesa per l’estremo saluto,
insieme a parenti ed amici, c’eravamo anche noi
Alpini del Gruppo Parella, il tuo Gruppo. Eri uno
dei Soci più anziani come appartenenza al Gruppo, dal 1958 uno dei primi dopo la fondazione
avvenuta nel lontano 1957.
Per molti anni hai fatto parte del Consiglio Direttivo, di cui faceva parte anche il tuo papà Giuseppe,
primo grande chef
(nella mitica cucina della baracca).
Nel periodo da
Consigliere, per
capacità e fantasia, eri addetto alle manifestazioni
interne ed il tuo
fiore all’occhiello
è stato abbinare
all’annuale pranzo di gruppo del
1978, la festa dei
fiori, dedicato alle
mogli ed alle fidanzate degli Alpini del Parella.
Risultato?
Una
grandiosa festa
apprezzata
da
tutti i commensali, centocinquanta, ed in primis
dal nostro grande
e mai dimenticato
Capogruppo Ezio
Martinetto:
“La
Mama”.
Ci siamo conosciuti nel 1963, dopo un inizio timido, per colpa mia, la nostra amicizia è sbocciata
motivata dal fatto che tutti e due abbiamo prestato il servizio militare, a qualche anno di distanza
per motivi anagrafici, nel 6° Rgt. Della Brigata
Alpina “Tridentina”.
Tu Elio in quel di Brunico al Comando di Rgt. nella C.C.R. ed io a Monguelfo nel Btg. Trento 144°
Cmp.
Quante trasferte da te organizzate per partecipare alle Adunate Nazionali, senza nessun problema
di ubicazione poiché, grazie al lavoro di agente di
commercio, ramo casalinghi, giravi mezza Italia e
sapevi sempre prenotare nel posto giusto. Locali in
cui l’allegria e la spensieratezza, unite alla buona
cucina erano di casa, per non parlare delle cantine con dell’ottimo lambrusco che riuscivamo a
svuotare con somma gioia dei proprietari. Come
ad esempio in occasione dell’adunata di Verona
prima di arrivare a destinazione facemmo una sosta nel bresciano. Lì ci attendeva il tuo caro amico
Guerrino Stefanini, un artigiano del peltro, un vero “Signore” non solo perché ci offrì il pranzo (di
quelli che non si dimenticano), ma anche per alcuni cospicui aiuti dati per la costruzione della nostra nuova Sede. Quando ci spostavamo con il pulmino dei giovani parellini (quelli della Baracca), ci
deliziavi con i tuoi madrigali e mentre ti accompagnavi con il mandolino di papà Poli, ci cantavi “Sono l’ultimo dei belli”. Non è fantasia e la testimonianza esiste in una delle più belle fotografie, a
mio modesto parere, appesa nel salone della sede.
Mille episodi potrei citare per ricordare Elio, a chi
lo ha conosciuto e a chi non ha avuto questo piacere. Momenti comici, merende o cenette improvvisate, nessun problema per il cibo, la dispensa
sempre a portata di mano e se mancava qualcosa
c’era la latteria di Bruno ‘el Marghè!
Ho davanti ai miei occhi la tua sofferenza. Mi fermo
qui, anche per non tediare troppo Voi amici lettori.
Ti abbiamo salutato secondo la tradizione Alpina;
quando un nostro fratello raggiunge il Paradiso di
Cantore, il picchetto d’onore si schiera a lato della
bara. Le ceneri come tuo desiderio, riposano nel
loculo accanto alla tua mamma nel cimitero di
Abbadia di Stura.
Quest’ultima volontà, ha per me un grande significato e mi da la risposta ad una frase molto ricorrente nelle tue esclamazioni “La mamma è sempre la mamma”.
Ciao Amico, sarai sempre presente in mezzo a noi
“Vecchi Parellini” e sarai ricordato nella storia e
nella vita del Parella come uno dei Soci che hanno
fatto grande il nostro Gruppo.
Addio Elio, questi ricordi sono per Te.
Mario Bertone
P.S.: è la seconda volta che scrivo per ricordare un
Alpini defunto, ma… Tranquilli! Non faccio parte
“dla congregassion ca piüra i mort”.
20
APRILE 2012
NUOVI SOCI
Baiardi Carlo • Sorli Gabriele • Chirone Luigi • Brizio Giampiero • Reteuna Fulvio
Zezza Claudio • Di Gioia Alessandro • Mollica Gianluca • Miss Pietro
Baudrocco Giovanni • Munari Giampiero • Cargnino Luca • Di Figlia Francesco
NASCITE
Mattia Magliano, nipote del Socio Guido
Elisabetta Trucco, 10a nipote del Socio Bruno Brenco
ANNIVERSARI
Nozze di Rubino
Il Socio Mario Ferreri e la Signora Wilma festeggiano il 40° anniversario di matrimonio
DECESSI
Il Socio Elio Marchisio
Il Socio Renato Morando
Il Socio Paolo Piccione già Capo Gruppo
OBLAZIONI GRUPPO
Dal n.ro 148 del 20/12/2011 al n.ro 83 del 13/03/2012.
Sig.ra Ollino, Riry Viano, Guido Marchisio, Luigi Vincenti, Francesco Bertello, Pietro Padovani,
Giuseppe Rosatelli, Giuseppe Rosatelli, Giovanni Puddu, Silvio Rosatelli, Bruno Camia, Giovanni Aiassa,
Carlo Quaglia, Giorgio Piantato, Arsenio Gabriolo, Carlo Brovero, Giuseppe Vitulano, Franco Origlia,
Mario Benevenuta, Piero Alossa, Giorgio Ripamonti, Carlo Grosso, Guglielmo Bianchi, Franca Torta,
Liliana Porfiri, Vincenzo Crea, Giancarla Giubertoni, N.N., Alessandro Ramasso, Gianluigi Steffenino,
Osvaldo Bosio, Gianmario Milan, Benedetto Peila, Giancarlo Arnaud, Giustina Bussolino, Bruno Forte,
Antonio Andrioli, Luigina Mattheis, Elda Piccone, Cesare Delpiano, Adriano Rocci, Ellenio Firpo,
Luciano Celante, Luciano Ferrero, Lodovico Frus, Benedetto Bombardi, Piero Costamagna,
Teresina Bechis, Antonio Cardinale, Bruno Brenco, Giuseppe Lano, Carlo Capuzzo, Rina Bertolone,
Ines Cabrio, Gherardo Guaschino, Anna Rosa Brunet, Arcangelo Blancuzzi, G. Battista Petiti,
Prospero Leanza, Pierre Matthieu, Josè Enrique Piè Porta, Bruno Buffo, Maria Teresa Pescarmona,
Fulvio Pelagatti, Cesarina Arneodo, Deana Pio, Ubaldo Diotto, Mario Canipari, Carlo Mascarello,
Bruno Terzano, Giovanni Vaschetti, Vittorio Mairano, Luigi Dellasavina, Isidoro Bertolotti,
Giuseppina Barazza, Eleonora Bolognini, Sergio Gianuzzo, Paolo Guazzone, Ernesto Peirone,
Giuseppe Gaggino, Gianluigi Vernero, Marcella Serra, Claudio Cavallone, Federico Carlevaris,
Graziella Gianuzzo in Allegro, Mario Canipari, Franco Morra
PROGRAMMA TRIMESTRALE
APRILE - 15/04/12 26° incontro dei Parellini
TRIMESTRALE DEL GRUPPO ALPINI
BORGATA PARELLA
Via Salbertrand, 51 - 10146 Torino
Nato il 1° Aprile 1967
Fondatore:
MARTINETTO CAV. UFF. EZIO
Collegio Redazionale:
Capo Gruppo Colle Claudio
Direttore Responsabile:
Arnaud Giancarlo
Membri: Fanci Pugno Franca
De Petrini Pier Angelo - Rocci Adriano
Milano Franco - Gianuzzo Sergio
Vecchio Giuseppe
Gli Autori degli articoli firmati si assumono
la responsabilità delle opinioni espresse, che
possono non coincidere con quelle della Redazione
Autorizzazione Tribunale di Torino
n° 1910 - del 18 gennaio 1968
Fotocomposizione e Stampa:
ARTI GRAFICHE - CAMEDDA & C.
SNC
- TORINO
MAGGIO - 11-13/05/12 Adunata Nazionale
Alpini a Bolzano
GIUGNO - 08-10/06/12 55° Anniversario di
Fondazione del Gruppo Parella
17/06/12 Manifestazione di Exilles
CLAUDIO COLLE, IL
E LA REDAZIONE DEL
CONSIGLIO DIRETTIVO
GIORNALE VI AUGURANO