Lo Scarpone Valsusino
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Lo Scarpone Valsusino
Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:02 Pagina 1 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - n. 3 (Settembre), anno XXXIX Lo Scarpone Valsusino PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE D’INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI SEZIONE VAL SUSA Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 2 LO SCARPONE VALSUSINO Pubblicazione trimestrale della Sezione A.N.A. Val Susa Sommario Attualità Elio Garnero Exilles fortemente alpina. Veci e bocia a difendere l’apertura del Forte 3 Dario Balbo Raduno dei “lupi” - Cambio comandante 4 Dario Balbo Exilles: Forte chiuso ma grande fanfara Elio Garnero Incontro scolaresche ed alpini a Sant’Ambrogio Mario Tonini Venaus, un paese alpino. Grande festa per il novantesimo del Gruppo Copertina: L’annuale Raduno sezionale ad Exilles (foto Carla Scorza) Fondatore: Franco Badò Presidente: Giancarlo Sosello Direttore responsabile: Claudio Rovere Comitato di redazione: Dario Balbo Giorgio Blais Elio Garnero Valerio Olivero Referente al Centro Studi: Elio Garnero Progetto grafico Francesco Ballesio Conduzione tecnica: Valerio Olivero Referente informatico e contatti con “L’Alpino”: Dario Balbo Direzione: Susa, via Brunetta, 45 Tel. e Fax: 0122/33204 Sito internet: www.anavalsusa.it E-mail: [email protected] Fotocomposizione e stampa: Tipolito Melli s.n.c., Borgone Via Moncenisio, 11 Tel. 011/964.63.67 - Fax 011/964.60.88 E-mail: [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2441 dell’8.10.1974. Giovanni Baro Novanta candeline per gli alpini di Novalesa guidati da Gillio Giai Dario Balbo Varazze: annuale premio dedicato agli alpini più meritevoli dell’anno Mario Tonini Ottantesimo del Gruppo alpini di Caprie. 4 5 6 7 8 9 Dario Balbo Mai uno di noi così in alto. Federico Bonato, comandante della “Tridentina” 10 Dario Balbo Al Col di Nava nel ricordo dei martiri della “Cuneense” 12 Dario Balbo Penne nere valsusine al WMOC 13 Davide Corona Annuale ascensione al Rocciamelone. Alain Garnier Un altro trionfo per Matteo Eydallin Storia e cultura Laura Grisa Gruppo di Foresto Elio Garnero (a cura di) Memorie di guerra dal diario dell’alpino Renato Bassi (parte prima) Dalla Sezione Elio Garnero (l’angolo di) Cosa ne facciamo di questi ultrasettantenni? 11 13 14 16 18 Dosio, Carello e Matheoud grandi protagonisti sulle piste del Sestriere 18 Presenze del nostro vessillo in manifestazioni di altre Sezioni 18 19 19 19 Chianocco Novalesa - Bardonecchia - Cesana Sestriere - Claviere 19 20 21 Notiziario sezionale Oblazioni pro Scarpone Oblazioni conto corrente postale Cronaca dai Gruppi Anagrafe alpina Nascite - Matrimoni - Anniversari - Compleanno - Laurea - Decessi Piero Laterza, monsignore alpino 22 23 Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 3 Exilles “fortemente” alpina! Attualità Veci e bocia a difendere l’apertura del Forte di Elio Garnero Ricorrevano quest'anno il 19° Raduno della Sezione A.N.A. Val Susa, il 48° incontro degli appartenenti al 3° rgt. alpini e della 40ª batteria da montagna. Ogni anno questo avvenimento viene celebrato presso la Cappella votiva di Exilles, che, come molti sono già a conoscenza è stata eretta ad opera di alcuni reduci del btg. “Exilles” in memoria dei Caduti della campagna dei Balcani conclusasi tragicamente l'8 settembre 1943. La data viene fissata ogni anno nel mese di giugno, possibilmente nel week end più prossimo al giorno 16, in riferimento alla conquista del Monte Nero, primo importante fatto d'azione del primo conflitto mondiale avvenuto il 16 giugno 1915 ad opera del btg. “Exilles” con l'appoggio del btg. “Susa”. Quest'anno tutto OK, sabato 15 e domenica 16. Come avviene ogni anno l'entusiasmo è cominciato sabato sera con il concerto della fanfara sezionale nostro fiore all'occhiello; con la regia del presidente Combetto e la perizia del maestro Bellando che oltre a dirigere i suoi bravi musici nelle occasioni ufficiali si esibisce splendidamente con il nostro immancabile “Silenzio “. A costoro da alcuni anni si è aggiunta la bella, brava e simpatica Cristina che oltre ad essere valida componente del complesso è anche la presentatrice con centrati ed applauditi commenti sulle esibizioni dei nostri musici. Con un cielo terso ed un caldo che già al mattino prometteva bene, domenica, dopo i consueti saluti ed abbracci tra i convenuti, tutti venivano messi in riga dal nostro responsabile alle manifestazioni, Bert: Fanfara, Protezione Civile, vessillo e Presidente, CDS, autorità ed oltre ai vessilli delle altre Sezioni convenute (Aosta, Casale Monferrato, Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo, Torino, Sud Africa e Milano) erano presenti ben 28 gagliardetti in rappresentanza dei Gruppi di altre Sezioni, ed ovviamente tutti presenti i 36 della nostra. Opportuno ricordare la partecipazione di una significativa rappresentanza dei nostri amici francesi oltre agli alpini in congedo del Mutuo Soccorso, dei combattenti di Paspardo, del- Gli onori alla bandiera ed ai Caduti sanciscono l’ufficialità del raduno (foto D. Balbo). l'Arma aeronautica, dei bersaglieri, dei carabinieri, dei granatieri, dei marinai, della polizia di Stato e dei paracadutisti. Giunti in piazza Europa i discorsi ufficiali. Dopo i consueti saluti alle autorità, il sindaco di Exilles, Castellano ha evidenziato che era un raduno diverso da quelli degli anni passati, poiché mancava il maresciallo Rosatelli, “un promotore di questa giornata, anche nostro cittadino onorario ma lui è comunque qui con noi”. Già sullo “Scarpone Valsusino” di giugno abbiamo citato la dolorosa scomparsa di colui che è sempre stato il simbolo di questo nostro raduno, e tutti noi alpini valsusini ne siamo orfani. Quest'anno avendo avuto alcuni problemi agli arti inferiori, mi sono soffermato al tavolo dell'accettazione, per essere di supporto ai colleghi nella registrazione dei vari vessilli e gagliardetti, ed ho avuto modo di constatare la disapprovazione di parecchie persone, anche giunte da lontano, particolarmente dalla zona lombarda, che avevano progettato di visitare in tale occasione il Forte. Massima delusione, nel confermare a costoro che il Forte era inagibile, quindi chiuso per problemi di costi non più sostenibili. Il Sindaco ha manifestato il suo disappunto per tale incresciosa situazione, ma il nostro presidente Sosello ha evidenziato e ribadito cosa significa per gli oltre tremila iscritti e per il comitato - Cappella votiva di Exilles; “il Forte è qualcosa di più di un Museo o semplicemente una meta turistica. È un simbolo, è l'orgoglio, è la storia di un battaglione, l'Exilles, di un reggimento, il 3°, che nella storia d'Italia e degli alpini hanno lasciato tracce indelebili”. Quando riceverete questa edizione di settembre sarete già al corrente che fortunatamente il Forte è già stato riaperto, pertanto dobbiamo tutti gioirne. Scusatemi ma ho avuto sensazione da chi proveniva da fuori valle che non avesse alcuna conoscenza su questo Forte. Quindi poiché questa nostra pubblicazione viene inviata a tutte le Sezioni A.N.A. italiane ed a quelle con sede all'estero, vorrei esporre alcune notizie in merito. “Il Forte di Exilles, costruzione suggestiva e di grandissimo impatto visivo, è stato restituito al pubblico nel 2000 grazie ad una stretta collaborazione tra la Regione Piemonte ed il Museo Nazionale della Montagna C.A.I. Torino. È un esempio di fortificazione francese e sabauda. In primo luogo è un museo di se stesso. Due complessi percorsi di visita portano il visitatore alla scoperta del monumento; un lungo anello all'interno della roccia consente la visita dei vari livelli della costruzione; la salita ai sottotetti, imponenti, ed altamente spettacolari, completa un itinerario di grande fascino. Soldati di pietra, sculture, immagini e suoni accompagnano il visitatore lungo un percorso inaspettato nella storia e nella memoria del soldato in montagna; modellini, disegni e schizzi raccontano in modo rigoroso e suggestivo secoli di storia del Forte”. Terminate le orazioni delle autorità, ritorno in corteo sul piazzale del Forte, tappa alla Cappella votiva per scoprire, alla presenza della nipote di Rosatelli, una targa in memoria dell'indimenticabile Maresciallo, illustre cittadino onorario di Exilles e compianto alpino di altri tempi. Seguiva la Santa Messa celebrata da don Remigio. Al termine tutti a pranzo in fraternità ed amicizia. Dopo pranzo parte della fanfara intratteneva i presenti con classici motivi alternati da canzoni popolari e brani ballabili. Arrivederci a giugno 2014. Lo Scarpone Valsusino 3 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 4 Exilles: Forte chiuso Raduno dei “lupi” di Dario Balbo ma grande fanfara di Dario Balbo Il Forte era lì, chiuso, triste e silente a testimonianza di una vergogna indubbia. Ma la nostra fanfara ha suonato anche per lui nella splendida serata che apriva la nostra festa sezionale. Il clima era mite e la gente arrivava numerosa a prendere posto nei sempre, purtroppo, limitati posti del tendone. Fortunatamente l’anfiteatro naturale circostante aiutava i ritardatari nel sistemarsi più o meno comodamente. Danilo Bellando, il maestro, con maniacale attenzione seguiva i preparativi e la disposizione degli strumenti, distribuendo consigli e simpatici rimbrotti per tenere ben alta l’attenzione dei musici. Intanto il presidente Fiorenzo osservava con il cipiglio di circostanza e la Cristina ripassava il programma della serata, riordinando appunti e prendendo confidenza con il nuovo impianto di amplificazione all’esordio. I “ragazzi” erano pronti, il pubblico aveva fatto l’esaurito, il sindaco Castellano ed il presidente Sosello erano ai loro posti e così si poteva cominciare. Grandi esecuzioni, musici bravissimi, applausi scroscianti. Veramente uno spettacolo dove i presenti si sentivano coinvolti e rapiti dalle emozioni. Intanto il Forte era lassù, triste e silente. L’intervallo regalava ai presenti una veloce presentazione del nuovo libro di Mario Tonini impegnato nel suo tour promozionale ma ripagato, crediamo, dal successo che il libro sta riscuotendo. Seconda parte di concerto più m i l i t a r - a l p i n a ape a 4 Lo Scarpone Valsusino plausi e tanti i commenti entusiasti che sottovoce i presenti si scambiavano con i propri vicini. I musici avrebbero potuto suonare per ore senza che il livello di attenzione scendesse ed ogni annuncio di Cristina regalava quelle espressioni di soddisfazione che i volti dei presenti non potevano di certo nascondere. Gli ultimi brani poi sancivano la novità di un passaggio di bacchetta tra il veterano Danilo Bellando ed il nuovo acquisto della fanfara Flavio Bertoni, anche lui valente maestro. Non certo un passaggio di consegne, ma una utile alternanza in caso di necessità. Bravissimi entrambi e l’emozione non ha di certo tradito il bravo Flavio. I tradizionali “33” e “Rataplan” erano poi il giusto preludio al nostro Inno nazionale accolto e cantato con passione dal pubblico doverosamente in piedi. Con malinconia il Forte lassù udiva e speriamo che abbia capito la tristezza di ognuno di saperlo lassù… abbandonato. Le note finali lungo le vie di Exilles erano anche per lui, come anche l’allegro concertino che chiudeva le libagioni del tradizionale rinfresco. Le note finali del “Silenzio” davano ai presenti un doppio appuntamento, l’uno, ravvicinato, per la festa del giorno successivo e l’altro, lontano, per il concerto del prossimo anno sperando che l’amico Forte sia meno triste di quanto lo potesse essere in questa serata. Intanto, novantotto anni fa, gli alpini dei btg. “Exilles” e “Susa” si preparavano a dar n l’assalto c o r a al tMonte a n t iNero… Sabato 13 luglio Oulx ha ospitato il quinto raduno dei “lupi”, ossia di coloro che negli anni hanno prestato servizio alla 34ª compagnia del battaglione “Susa” con sede nella locale caserma “Assietta”. Quest’anno, a detta di molti, la partecipazione è stata superiore a quella degli anni precedenti, segno che il difficile passa parola si materializza sempre di più. Diciamo difficile perché alla 34 sono passati alpini di molte regioni, di Sezioni e Gruppi diversi che non sempre sono attenti alla notizia, minuscola, che annuncia su “L’Alpino” l’evento. Nonostante le difficoltà quindi ben oltre duecento “veci” si sono così ritrovati nella piazza Garambois per prepararsi alla sfilata verso la caserma “Assietta”. Tra i partecipanti anche alcuni ex comandanti tra cui, a sorpresa, il gen. Bonato, comandante dal 1988 al 1991, ed il generale, ora in pensione, Roberto Abbiati, comandante dal 1978 al 1983. Erano inoltre presenti il col. Cucchini, comandante del “Susa” e, ovviamente, il ten. Vittorio, fresco comandante della compagnia in sostituzione del cap. Del Sole. Un pubblico attento ha fatto da cornice al corteo, guidato dalla banda musicale “Alta Valle Susa” che scandiva il passo verso la caserma. Qui, nel giardino antistante, si sono osservati gli Onori ai Caduti con deposizione di corona alla presenza del presidente Sosello e del sindaco di Oulx, De Marchis. Al “rompete le righe” tutti all’interno a respirare l’aria della caserma, a scattare foto ricordo, a ricordare o a raccontare a mogli e fidanzate aneddoti di quel periodo mentre molti altri assistevano alla S. Messa presso la cappelletta costruita dagli alpini del Gruppo di Oulx. Pranzo poi nei locali della mensa e perfetto il servizio curato dal nostro ten. Davide Corona. Complimenti ai bravissimi organizzatori che da sedi lontane riescono a mettere in moto ogni anno la macchina organizzativa. L’edizione di quest’anno aveva anche un significato particolare, poiché, come è ormai ben noto a tutti, a breve la compagnia dovrebbe lasciare la storica sede di Oulx per riposizionarsi a Pinerolo dopo oltre sessant’anni. I muri dell’“Assietta” perderanno i ritmi della compagnia operativa per calarsi nel silenzio di una caserma di servizio. Nulla si sa con certezza sulla sorte della caserma, ma per coloro che hanno prestato servizio nel tempo, il raduno di Oulx non sarà più lo stesso. Cambio di comandante Martedì 9 luglio con una semplice cerimonia nella caserma “Assietta” alla presenza del comandante del btg. “Susa” col. Cucchini e del sindaco di Oulx prof. Paolo De Marchis, il cap. Luca Del Sole ha ceduto il comando della compagnia al ten. Andrea Vittorio già suo vicecomandante. Il cap. Del Sole aveva assunto il comando nel novembre 2010 e tra fine 2012 ed inizio 2013 ha guidato la compagnia nella missione in Afghanistan. A Luca Del Sole ed ad Andrea Vittorio vadano i più sinceri auguri di buon lavoro nei prossimi rispettivi nuovi incarichi. Alla cerimonia ha presenziato una delegazione di gagliardetti, unitamente al vessillo sezionale. Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 5 di Elio Garnero Il Gruppo alpini di Sant'Ambrogio in collaborazione con l'amministrazione comunale e l'Istituto Comprensivo ha organizzato una serata eccezionale ed indimenticabile. Chi scrive, che è anche referente per la nostra Sezione al Centro Studi A.N.A. che ha sede in Milano, ha particolarmente apprezzato tutto quanto avvenuto nella serata, poiché il programma proposto coincideva con quanto da sempre sostenuto appunto dal Centro Studi per sensibilizzare le varie scolaresche e far conoscere loro le bellezze delle nostre montagne, ed inevitabilmente il mondo degli alpini. L'appuntamento era ulteriormente ghiotto coincidendo con la festa della Repubblica. È stata una serata eccezionale, ed a questo punto si devono ringraziare tutti quanti si sono impegnati per tale evento, gli alpini di Sant'Ambrogio, dal capogruppo Luciano Garnero al suo stretto collaboratore Nota ed al segretario Guido Ponti che, oltre ad essere un apprezzato alpino rocciatore, ha condotto impeccabilmente tutta la serata nelle vesti di cerimoniere. L'amministrazione comunale di Sant'Ambrogio era significativamente presente al fianco del sindaco dottor Dario Fracchia ed un plauso meritatissimo va alla dirigente scolastica e preside dell'Istituto Comprensivo di Sant'Ambrogio, dott.ssa Cristina Cerutti. Ma cosa possiamo dire di tutte le insegnanti impegnate da tempo per presentare i loro alunni in gran forma nelle loro esibizioni graditissime alla platea, riuscendo a tenerli svegli e motivati fino a tarda sera? Gli ultimi alunni si sono esibiti ben oltre le 23. Questa serata era stata organizzata per premiare i lavori di indirizzo artistico eseguiti dalla scuola dell'infanzia e scuola primaria. Tema del concorso “La montagna: culture, storia e civiltà”. Prima e durante la serata si sono alternate sul palco con graditissime esibizioni sia la filarmonica di Sant'Ambrogio che il coro “Alpi Cozie” mentre il ferreo e preciso Ponti invitava sul palco le varie classi con le loro insegnanti e si procedeva alla consegna dei premi. Elenchiamo ora le motivazioni per i premi concessi alle varie classi: Alla scuola dell'infanzia – bambini di 5 anni. Premio per la creatività avvincente espressa con tecnica mista. Prima classe della Rodari – Premio per l'evidente impegno globale della classe tradotto con tecniche personali. Prima classe della Costa – Premio per aver pensato la montagna come luogo di raccolta della famiglia per le vacanze immerse nella natura. Seconda classe Rodari – Premio per la grande mole di lavoro espressa con tecniche diverse e per il contenuto poetico della descrizione dei colori della montagna con spiccata capacità espressiva. Seconda classe Costa – Premio per l'originalità interpretativa del colore delle stagioni attraverso le foglie. Terza classe Rodari – Premio per l'originale animazione tridimensionale dell'elaborato che analizza la montagna attraverso Il numeroso pubblico presente alla manifestazione. Attualità Incontro scolaresche ed alpini L’intervento del presidente Sosello. le filastrocche. Terza classe Costa – Premio per l'originale acronimo sulla parola “Montagna mia”. Quarta classe Rodari – Premio per la ricerca storico geografica di buon livello delle fortezze alpine della Val Susa. Questa classe ha pure ricevuto un premio speciale ed encomio della presidente del Centro Studi e ricerche storiche sull'Architettura Militare del Piemonte prof.ssa Micaela Viglino, ente nel quale il vicepresidente sezionale Dario Balbo ricopre la carica di consigliere in rappresentanza della Sezione. Il CeSRAMP è nato con lo scopo di provvedere alla cura, e alla ricerca storica di materiali e nozioni relative all’Architettura militare con l'apporto collettivo di esperti, docenti universitari, archeologi militari e storici di chiara fama. Poiché il lavoro prodotto era in sintonia con le finalità del Centro studi, la Sezione ha ritenuto corretto informarne la presidente che esaminato il lavoro è stata ben felice di congratularsi con i giovani ricercatori, quasi come sprone nel proseguire nello studio di questo affascinante am- bito storico e ingegneristico. Quarta classe Costa – Premio per il simpatico omaggio agli alpini attraverso i loro canti ed il loro simbolo “una lunga penna nera”. La classe ha ricevuto un premio speciale dal Consiglio direttivo dell'A.N.A. Val Susa. Un premio speciale l'ha ricevuto un alunno diversamente abile per l'unicità espressiva e l'impegno realizzativi. Quinta classe Costa – Premio per il buon livello artistico e la spiccata sensibilità per la natura. A tutti i plessi scolastici il gruppo A.N.A. di Sant'Ambrogio ha offerto un buono acquisto per materiale didattico spendibile presso i negozi del paese. Ad ogni allievo partecipante, il Gruppo ha offerto un “moschettone” verde (simbolo della montagna), ad uso portachiavi con la scritta “Gruppo alpini di Sant'Ambrogio”. Del direttivo A.N.A. Val Susa erano presenti il presidente Sosello, i due vicepresidenti Balbo ed il sottoscritto e i consiglieri Amprimo, Anselmetto, Baro e Bert. Lo Scarpone Valsusino 5 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 6 Venaus, un paese alpino Grande festa per il novantesimo del Gruppo di Mario Tonini Lo schieramento dei gagliardetti sull’attenti per l’Onore ai Caduti (foto M. Tonini). Zeus, dio della pioggia per i greci, e Giove, con le stesse finalità per gli antichi romani, credevano di fermare gli alpini di Venaus con un acquazzone? Hanno sbagliato di grosso se pensavano di avere la meglio su uomini che hanno combattuto due guerre mondiali, la guerra in Grecia e in Jugoslavia, sono tornati dalla Russia e hanno visto il loro paese andare a fuoco! Domenica 9 giugno mattina, all’appuntamento presso il piazzale delle scuole, hanno risposto veramente in tanti. Numerosi i gagliardetti dei Gruppi alpini valsusini, dall’alta alla bassa valle. Presente il vessillo sezionale dell’A.N.A. Val Susa e tanti vessilli e bandiere di Associazioni d’arma e civili. Tutti puntuali al richiamo del capogruppo Andrea Tournour e delle penne nere di Venaus. È interessante ripercorrere la storia delle penne nere che furono fondate nel lontano 1923. Di questo primo periodo rimangono poche memorie che riaffiorano nel dopoguerra quando Silvestro Caffo e Adolfo Marcellino ritessero le fila del Gruppo. Nel 1976 fu inaugurato il monumento ai Caduti, realizzato dal Comune e dagli ex combattenti. Un 4 novembre particolare e significativo che vide la presenza degli alpini 6 Lo Scarpone Valsusino come organizzatori e protagonisti della giornata celebrativa. Con Romano Garrone, capogruppo dal 1980, a Venaus gli alpini parteciparono in modo costante alle iniziative del paese. L’incendio, nel 1983, che sconvolse in modo tragico il paese è tra i fatti rilevanti da ricordare. Dopo il tragico fatto, che colpì il centro del paese, gli alpini furono protagonisti della rinascita e della ricostruzione e seppero rendersi registi degli aiuti. In occasione della festa di Santa Cecilia, il 10 novembre 1985, la fanfara sezionale accompagnò la cerimonia d’inaugurazione della nuova sede sociale. Nella stessa giornata veniva benedetto il nuovo gagliardetto del Gruppo: madrina la signora Agata Marzo, padrino il signor Bruno Caffo. Nel 1992 alla presenza di autorità militari e civili il Gruppo propone il suo nuovo gagliardetto che i sacerdoti don Parisio e don Pettigiani benedirono. Madrina del simbolo di Gruppo fu Maria Talachini e padrino Candido Marzo. Nel 1994 tornò a risplendere il pilone dedicato alla Madonna del Rocciamelone, ristrutturato dal Gruppo che, l’anno seguente, s’impegnò a ritinteggiare la facciata della Cappella di Bar Cenisio e a risistemare i locali che d’estate accolgono i giovani della parrocchia. Nel 1997 fu eletto capogruppo Sergio Guglielmo che l’anno successivo organizzò i festeggiamenti del 75° anno dalla fondazione. In una giornata con un tempo splendido, dopo la Messa celebrata dal parroco, furono consegnati due omaggi ai soci più anziani: Luigi Caffo, classe 1904, e Biagio Plano, del 1911. L'8 dicembre 2003, in occasione della Santa Cecilia della fanfara sezionale, si festeggiò l'ottantesimo della fondazione del Gruppo. Nell'ottobre 2007 fu inaugurato il pilone votivo della frazione Berno, al confine con Mompantero, ricostruito dagli alpini in 220 ore di lavoro e con la collaborazione dell'amministrazione comunale. Alla cerimonia erano presenti il parroco don Alfonso, i Sindaci di Venaus e Mompantero, la filarmonica, gli A.I.B., le donne in costume “savoiarde”, l’A.V.I.S. e gli alpini di Novalesa, Mompantero e Giaglione. Il 18 e 19 ottobre 2008, si festeggiò l'ottantacinquesimo con due giorni di appuntamenti. Nel novembre 2008 è stato firmato un accordo con la Sezione Combattenti e reduci che impegna il Gruppo a portare la bandiera degli ex Combattenti alle mani- festazioni del 25 aprile e del 4 novembre. La giornata di festa, per celebrare il novantesimo anniversario dalla fondazione del Gruppo, si è svolta con semplicità e tanta commozione. Dopo una breve sfilata i partecipanti sono giunti al monumento ai Caduti dove la manifestazione ha preso avvio in modo ufficiale con l’alzabandiera. Il parroco ha celebrato la Santa Messa presso la chiesa di Santa Agata e Biagio. Un momento di raccoglimento in preghiera ricordando quanti in tanti anni hanno portato il cappello alpino, in tempo di pace e di guerra, ed ora sono nel “turno di guardia” in cielo. Dopo una breve sfilata i partecipanti sono ritornati al monumento ai Caduti dove è stata deposta una corona in onore dei militari di tutte le guerre. Poteva mancare un bicchiere di vino? Al temine dell’ufficialità il Gruppo ha offerto ai presenti un ricco aperitivo. È seguito il pranzo sociale, al quale hanno partecipato i soci, gli amici e le famiglie, presso il sempre rinomato Ristorante “da Candida”. Per ripercorrere la storia del Gruppo che dal 1923 opera in paese, ricordare tutti sarebbe impossibile, è bene ricordarsi almeno dei capigruppo, da Biagio Caffo a Francesco Borello, arrivando a Silvestro Caffo, Adolfo Marcellino, Romano Garrone, Sergio Guglielmo fino all’ultimo infaticabile Andrea Tournour. È lui che tira le somme della domenica: “Abbiamo raggiunto un traguardo importante, siamo consapevoli delle difficoltà ma da bravi montagnini sappiamo reagire e tenere duro nelle situazioni difficili. L’esempio della ricostruzione dopo l’incendio ne è la prova. Voglio ringraziare quanti con impegno e amicizia hanno collaborato alla buona riuscita della manifestazione. Novanta candeline sono tante ma abbiamo avuto ancora il fiato di spegnerle tutte, eccome”. Ad allietare la mattinata ci ha pensato la Fanfara A.N.A. Val Susa, diretta dal maestro Danilo Bellando, con musiche di tradizione alpina e marce. Presenti il sindaco, assessori e presidenti di varie associazioni, Giancarlo Sosello in prima fila. Tanti auguri penne nere venausine, altri novant’anni così. Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 7 Novanta candeline per gli alpini di Novalesa guidati da Gillio Giai Sindaco Rivetti e presidente Sosello ad onorare gli alpini novalicensi nel giorno dei festeggiamenti per il 90° di fondazione. di Giovanni Baro Il 14 luglio 2013 è una data importantissima per il Gruppo A.N.A di Novalesa in quanto si è raggiunto l'invidiabile traguardo dei novant'anni di costituzione del Gruppo alpini. Era l'anno 1923 quando il sergente alpino Michele Roccia, reduce dalla Grande guerra, insignito di encomio solenne al valor militare per essersi valorosamente distinto nella presa del Monte Nero, veniva eletto capogruppo del novello contingente novalicense, registrato presso la Sezione Val Susa come secondo Gruppo iscritto. Prendeva quindi corpo e forza il giovane Gruppo con l'inaugurazione e benedizione del gagliardetto, donato dall'artigliere alpino Giuseppe Arnoul, che è tutt'ora custodito in bacheca nella sede del Gruppo. Negli anni a venire si consolidavano le iniziative a favore del comune, degli enti locali, della chiesa e forme collaborative con i Gruppi limitrofi. La Seconda guerra mondiale ferma per un breve periodo quest'attività che però nel 1947 si riprende più forte che mai chiamando a raccolta tutti gli alpini a riparare i danni della guerra da poco terminata. Sarebbero ancora molte le iniziative e gli interventi da citare ma ci limitiamo a segnalare i più importanti: anno 1976, terremoto del Friuli, tre alpini, Bruno Botteselle, Gino Foglia e Chiaffredo Martinasso, operano per tre mesi nel cantiere n° 5; anno 1983 il Gruppo interviene alla ricostruzione di alcune case del comune di Venaus distrutte da un incendio; anno 1963 realizzazione e inaugurazione del Sacrario del Soldato Ignoto presso il complesso abbaziale dei Santi Apostoli Pietro ed Andrea; anno 1975 ristrutturazione di una sala del vecchio municipio data in comodato al Gruppo da adibire a sede alpina che verrà arredata con cimeli storici, foto d'epoca, ricordi alpini e su una parete con una grande pittura del prof. Domenico Mavero raffigurante la Cappella della Madonna del Rocciamelone, nostra protettrice, con sullo sfondo la catena alpina con il monte omonimo. A concludere questa breve storia del Gruppo ci pare giusto citare i vari capigruppo che hanno contribuito a sostenerlo e a farlo crescere: anni 1923-1928 sergente Michele Roccia, anni 1929-1931 alpino Enrico Vair, anni 1932-1934 alpino Leone Manina, anni 1935-1943 cpl.m. Maurizio Cimaz, 1947-1951 alpino Vittorio Foglia, 1952-1960 serg. Stefano Claretto, 19611967 magg. Giuseppe Barbone, 1968-1975 cpl.m. Luigi Nemo, 1976-1982 cpl.m. Gino Foglia, 1982 ad oggi alpino Gillio Giai. Veniamo quindi alla celebrazione del 90° di fondazione. È stata una manifestazione molto toccante e piena di significato in quanto oltre al ricordo degli anni trascorsi si è aggiunto un evento del tutto eccezionale: l'inaugurazione di un monumento all'alpino fortemente voluto dal capogruppo Giai e validamente sostenuto dagli alpini componenti il nocciolo duro del Gruppo. La cerimonia è iniziata con la celebrazione della S. Messa sul piazzale del Parco della Rimembranza da parte del parroco don Popolla, preceduta dall'alzabandiera e l'esecuzione dell'inno di Mameli da parte della Fanfara A.N.A. Val Susa. È quindi seguita la so- lenne benedizione del monumento all'alpino con la deposizione di un omaggio floreale. Hanno fatto seguito le allocuzioni delle varie autorità presenti, dal capogruppo Giai, al sindaco Rivetti, al presidente sezionale Sosello, al revisore dei conti nazionale Botteselle. Oltre a pronunciare parole di elogio per il lungo e glorioso tragitto percorso dal Gruppo in questi anni, tutti hanno voluto esaltare in maniera forte l'opera grandiosa realizzata in quel “monumento”, creato dal nulla da mani esperte, con marmo locale di venatura verde, corredato da un cappello alpino della stessa natura, degno dei migliori scultori nostrani. Sulla roccia soprastante, quasi a voler competere con la vetta del Rocciamelone, appare la targa bronzea su cui sono impresse le parole “Per non dimenticare” parole sacre che servono a ricordare i nostri compagni andati avanti, parole espresse non solo a voce ma anche scolpite sulla pietra. La manifestazione è proseguita con una solenne sfilata per le vie del paese con la nostra Lo Scarpone Valsusino 7 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 8 fanfara sezionale ad aprire il corteo, seguita dal vessillo sezionale affiancato dal gagliardetto del Gruppo e a seguire i vari gonfaloni, vessilli, gagliardetti e gli innumerevoli alpini e simpatizzanti, tra due ali di folla plaudente. La manifestazione si è conclusa con un ricco pranzo alpino allestito sotto una tensostruttura alloggiata su un verde prato ai margini del torrente Cenischia. Anche in questo caso un tocco alpino-naturalistico con a supporto una fresca brezza montana. A concludere la giornata di festa gli immancabili canti alpini che con qualche buon bicchiere di vino hanno dato spazio a cantori d'altri tempi. Gli auguri del presidente Sebastiano Favero L’eco della grande festa alpina del 14 luglio non si è fermato in valle. Da Milano città sede dell’Associazione Nazionale Alpini il neo-presidente Sebastiano Favero ha inviato un messaggio al Gruppo. E’ Mario Botteselle, consigliere nazionale in qualità di revisore dei conti, che si è fatto ambasciatore presso il presidente e ha raccolto il plauso per le penne nere novalicensi. "Il traguardo dei novant’anni per un Gruppo Alpini è motivo di grande soddisfazione e se poi la ricorrenza viene suggellata dalla posa di un monumento all'alpino la stessa ricorrenza acquista un significato speciale in sintonia con i nostri scopi associativi che si sostanziano in quanto scritto sulla colonna mozza dell'Ortigara Per non dimenticare. Non potendo essere con voi di persona, ma spero di poterlo fare in futuro, giungano a tutti i partecipanti, alle autorità presenti ed in particolare al capogruppo ed agli alpini di Novalesa della Sezione Val Susa i miei più sinceri ed affettuosi auguri per un così importante compleanno". Un messaggio importante perché il primo giunto nella nostra valle dal nuovo Presidente. Una grande aspettativa è ora nata negli alpini valsusini che dopo i bei ricordi del past-president Corrado Perona sono sicuri che l’amico Favero saprà degnamente sostituirlo in questa carica così impegnativa. Gli alpini di Novalesa in attesa di stringergli la mano e per voce di Botteselle ringraziano di cuore e lo attendono per mostrare il bel monumento in pietra verde, raffigurante un cappello alpino, opera dell’artigiano Cavezzale. 8 Lo Scarpone Valsusino Varazze: annuale premio dedicato agli alpini più meritevoli dell’anno di Dario Balbo Sarà stata anche l’inclemenza del tempo di questa bizzarra stagione ma una grande folla di varazzini e turisti ha fatto da contorno alla sfilata degli alpini dapprima sul lungomare e poi nei carugi cittadini. Immancabile entusiasmo e tanti, tanti applausi. Erano veramente numerose le penne nere, come tanti erano i gagliardetti ed i tredici vessilli intervenuti. Il premio “Alpino dell’anno” è giunto alla 39ª edizione, un percorso lungo ed una credibilità acquisita meritatamente nel tempo. Come risaputo il premio è dedicato sia agli alpini in armi che agli alpini in congedo che nell’anno di riferimento abbiano compiuto atti significativi e meritevoli. Non siamo certo a conoscenza del numero delle segnalazioni annuali ma siamo certi che la Sezione di Savona si trovi ogni anno in difficoltà nello stilarne la graduatoria finale. Per l’anno 2012 nell’ambito dei militari in armi è stato premiato il maresciallo ordinario Luca Antonacci classe 1980, del 2° rgt. alpini con la seguente motivazione: “Sottufficiale impegnato come comandante di plotone nella Task Force South East ed impegnato nel teatro operativo afghano per l’opera- zione ISAF XIX, il 25 ottobre 2012 partecipava con la sua unità ed altri assetti all’operazione ‘TAMIZ KARDAN’, attività in partnership con le forze di sicurezza afghane… In sosta a 35 chilometri a Ovest della FOB ‘LAVAREDO’ il mar. ord. Antonacci veniva coinvolto insieme a tutto il dispositivo in un violento conflitto a fuoco con elementi appartenenti agli ‘insurgents’ aventi l’obbiettivo di effettuare una imboscata alle forze italiane. Sotto il fuoco di armi portatili e mitragliatrici pesanti conscio della propria responsabilità e del rischio, con sangue freddo rispondeva immediatamente al fuoco con i suoi uomini e riusciva a neutralizzare la minaccia. Feriti nell’agguato quattro alpini, con zelo e tempestività garantiva lo sganciamento del dispositivo, le immediate azioni di soccorso e l’evacuazione del personale ferito. Chiaro esempio di comandante che con alto senso del dovere e forte determinazione ha saputo incarnare in combattimento le altissime virtù militari, tipiche degli appartenenti alle Truppe alpine”. Per gli alpini in congedo premiato Giuseppe Zonca, classe 1943, Sezione di Bergamo e Gruppo di Calusco d’Adda per: “aver organizzato 12 viaggi per la consegna di materiali umanitari in Bosnia… per l’opera di volontariato in Burundi… Attualmente quotidianamente trasporta gli anziani presso le strutture mediche. Chiaro esempio di altruismo e di dedizione al prossimo…”. Ultimo premio invece è una menzione alla memoria per l’alpino Walter Bevilacqua, classe 1944, Sezione di Domodossola e Gruppo di Vanzo. Già nel primo numero dello Scarpone dedicammo spazio a questo umile alpino che “A causa di gravi problemi renali, per anni si sottoponeva a dialisi, pur continuando con passione a curare la campagna e il suo bestiame. Aggravatasi la malattia, rifiutava il trapianto di un rene, malgrado ne fosse stato trovato uno compatibile, dicendo ‘non ho famiglia, sono solo, lascio questo rene a chi ne ha più bisogno di me’. Deceduto dopo poco tempo, Walter rappresenta l’espressione più alta di sacrificio per il bene del prossimo, in pieno tema e spirito di vero Alpino con la A maiuscola”. Ottima l’organizzazione della Sezione di Savona e congratulazioni per le scelte operate. Savona sarà la sede della prossima edizione che sancirà l’invidiabile traguardo delle 40 edizioni. Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 9 Il presidente Sosello durante il suo breve discorso teso a stimolare coloro che pur avendo prestato servizio negli alpini non sono iscritti all’A.N.A. Sotto: il capogruppo Nello Bert. Ottantesimo del Gruppo alpini di Caprie Tre giorni di canti, festa, impegni e ricordi di Mario Tonini Che festa alpina quella del paese protetto da San Pancrazio. Tre giorni per festeggiare la nascita del Gruppo avvenuta ottant’anni fa. Un Gruppo tenace e organizzato che con molta forza ha raccolto attorno a sé simpatizzanti, soci alpini e cittadini. Le penne nere, capitanate dal duo composto da Nello Bert e Amato Anselmetto, hanno dato avvio ai festeggiamenti la sera di venerdì 17 luglio. L’appuntamento è stato presso la palestra di roccia del locale “La Sosta”; ad esibirsi di fronte al pubblico che ha riempito la sala, due cori così diversi ed egualmente bravi. Ha intonato i primi brani il numerosissimo Coro “Rocciamelone” di Sant’Antonino, che ha appena compiuto i cinquant’anni di vita. Un dolcissimo scorrere di canti di montagna e non, presentati dal sempre simpatico Patachin. È poi stato il turno del Coro “La Cesëta” di Sandigliano vicino a Biella. Una ventina i coristi ben bilanciati e diretti con stile e “professionalità” che hanno proposto i migliori brani del repertorio classico alpino. Una bella festa conclusa sotto un magnifico cielo stellato con un buffet in stile semplice ma ricco di pastasciutte e brindisi al ritmo di canti improvvisati per la gioia dei presenti. Sabato gli alpini hanno poi collaborato, e partecipato, alle iniziative del Gruppo Sportivo “Moncenisio” a Novaretto come segno di presenza e attività nel paese. Eccoci arrivare alla domenica. Un programma collaudato e diretto con precisione dal Gruppo di Caprie. Moltissimi i gagliardetti presenti, molte le autorità civili e militari. A rallegrare la giornata ci ha pensato la banda musicale “Giuseppe Verdi” che ha suonato nei vari momenti musiche e marce militari. Dopo l’arrivo degli invitati, e un brindisi, c’è stata una breve sfilata con la deposizione di una corona di fiori al monumento ai Caduti. Poi la Santa Messa in piazza celebrata da don Franco Davì ed infine ci sono state le orazioni ufficiali. Il presidente Giancarlo Sosello, a nome di tutto il Consiglio sezionale, ha ricordato nel suo intervento l’importanza della vita associativa ed ha esortato all’attività chi avendo svolto il servizio militare nei gruppi e battaglioni alpini e non è ancora iscritto all’A.N.A. Sosello ha poi ricordato l’attività del Gruppo di Caprie, il suo senso civico e l’impegno nel paese. Il sindaco Gian Andrea Torasso ha tratteggiato la storia delle Truppe alpine dalla Prima guerra mondiale alla ritirata della Russia e ha ringraziato il Gruppo di Caprie per il costante impegno per il bene della città. “Quando vengono chiamati i nostri alpini rispondono subito e sempre” ha concluso il sindaco elogiando le penne nere capriesi. È poi venuto il momento dei ringraziamenti con in regalo due bottiglie di vino etichettate “A.N.A. Caprie 80° dalla fondazione”. Al Sindaco, al Presidente, al maresciallo dei Carabinieri Gillo, e alle due madrine Marina Gagnor e Piera Carello, all’alfiere Remigio Vinassa e alla banda musicale è arrivato l’applauso della piazza. Il Gruppo ha poi premiato il socio più anziano, l’alpino Aldo Maffiodo, classe 1926, che timido e felice ha salutato i presenti chiudendo la manifestazione. C’è un uomo, qualche anno fa ragazzo alpino della 34ª compagnia, protagonista della vita alpina e civica di Caprie. Lui è sempre presente e collaborativo, impegna l’ingegno e il suo tempo per gli altri e non ama mettersi in vetrina. Difficilmente appare o alza la voce, crede negli altri e nel Gruppo che guida. È Nello Bert un grande, che in questa occasione ha guidato il Gruppo fino all’ultimo impegno della giornata: il grande pranzo consumato alla Cooperativa. A lui e al suo Gruppo tanti auguri. Lo Scarpone Valsusino 9 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 10 Mai uno di noi così in alto Federico Bonato comandante della “Tridentina” di Dario Balbo Chi avesse letto il libro di Aldo Rasero, “Tridentina avanti!” troverebbe a pagina 325 questa nota: “Il 7 agosto 1941 la Tridentina si trasferisce nell'alta valle della Dora Riparia con il comando di divisione, il 2° artiglieria alpina ed il 2° battaglione misto genio a Ulzio”. Altri tempi, ma se guardiamo alle coincidenze un po’ di attualità. Passi per il 2° di artiglieria, passi per il 2° battaglione misto genio, passi per quell’Ulzio che non si dice più, ma quest’anno con grande piacere del Gruppo locale e della Sezione il comandante della divisione “Tridentina” è tornato in valle. Quando leggerete queste righe il gen. Federico Bonato sarà infatti, dal 26 luglio, il nuovo comandante della mitica “Tridentina” tornata al rango di divisione, ma non solo, il comandante della divisione ricopre anche l’incarico di vice comandante delle Truppe alpine sino al prossimo probabile riordino della linea di comando. A passargli il testimone nuovamente il gen. Fausto Macor che già anni orsono gli aveva ceduto quello della “Taurinense”. Chapeau! Come dicono quelli che sanno il francese. Prima di fare il titolo, ci siamo anche consultati per non incorrere in qualche grossolano errore e poi siamo arrivati alla conclusione che quello scelto fosse il giusto modo per diffondere la nostra gioia ed il nostro orgoglio. Naturalmente ci riferiamo ai soli iscritti, ai nostri associati, molti dei quali, deposta la divisa, hanno comunque raggiunto posizioni di assoluto livello e rilevanza. In ambito militare moltissimi ed importanti sono stati i traguardi raggiunti da valsusini, ma non sempre corroborati dalla iscrizione alla Sezione. Se poi abbiamo peccato, è stato in assoluta buona fede e ne facciamo pubblica ammenda anticipatamente. Buona parte della carriera del nostro generale si è svolta in Piemonte ed il comando della “Taurinense” ci era già parso allora il suggello all’attaccamento Scarpone 10 Lo Valsusino alla nostra terra anche se lui di origini piemontesi certo non lo è. Nativo di Montagnana nel padovano inizia il suo percorso nel mondo militare frequentando il 159° corso dell’Accademia militare e la Scuola di applicazione, terminate le quali, con il grado di tenente, si affaccia per la prima volta in valle di Susa, ad Oulx, nella 34 del “Susa”. Un incarico ed una località che avranno certamente una rilevanza particolare nella vita privata e nella carriera militare di Federico. Conseguito il grado di capitano ecco il primo contatto con la “Tridentina”, allora brigata, con l’impegno presso il battaglione “Bassano” a San Candido tra gli anni 1985-1988. Rientrato in valle assume il comando della “sua” 34 sino al 1991. È di quegli anni poi la nascita di quel bellissimo rapporto di amicizia con il compianto capogruppo di Oulx Pier Augusto Clataud che, anche se non lo dava a vedere, nutriva per Federico una vera e propria venerazione. Aosta, nel 1996, lo vede al comando del battaglione AUC e successivamente ritorno in Pie- monte nel giugno 2002 per assumere il comando del 3° brillantemente guidato sino all’ottobre 2004 con l’intermezzo della missione in Afghanistan. Tornato al comando Truppe alpine ne diventa Capo di Stato Maggiore e nel 2007 raggiunge il prima stella da generale. Quella stella sarà il preludio per l’assunzione del comando della “Taurinense” nel luglio del 2007. Un comando che in realtà lo terrà parecchio lontano poiché nella missione afghana quale comandante del Regional Command, comando multinazionale per la regione di Kabul, lo vedrà impegnato parecchi mesi sin quasi al passaggio di consegne con il subentrante gen. Berto. Poi ancora Verona quale sottocapo di Stato Maggiore Operativo presso il Comando delle Forze Operative Terrestri e successivamente, ottenuta la seconda stella, a Madrid come capo di Stato Maggiore del Deployable Joint Staff Element 2 presso l’Allied Force Command incarico che lo porterà ancora una volta, e questa volta per ben un anno, a Kabul da cui rientrerà nel gennaio 2013 per tornare infine in Italia nel giugno scorso. Gennaio – luglio saranno mesi di sussurri, voci, di dita scaramanticamente incrociate, di gioia trattenuta e pronta ad esplodere e poi finalmente l’ufficialità del prestigioso incarico. Certamente una splendida carriera, ampiamente meritata e, almeno nel suo Gruppo, scandita dalle serate in cui il buon Pier Augusto esordiva solennemente con un “a la telefuname Bonato …” con quell’intimo e legittimo orgoglio di chi gli aveva visto muovere i primi passi e con il quale era scoccato quel legame di vera e sincera amicizia. Due bei caratterini senza dubbio, sempre pronti alla baruffa sorniona mentre il sorriso furbetto mal celato dalle barbe d’ordinanza faceva fatica a non prendere il sopravvento. Me lo immagino il buon Pier Augusto, lassù nel paradiso di Cantore, serio, impettito e straordinariamente felice intento a condividere con tutti gli alpini la felicità di averlo visto crescere, mentre a noi manca quel “alpino Federico Bonato… si ricordi che qui comanda il capogruppo” che tanto lo galvanizzava. Siamo tutti ben felici, dal più giovane degli alpini al presidente Sosello di averlo tra le nostre fila e ci riempie di gioia vederlo alle manifestazioni in valle come ancora il 13 luglio per la festa dei “lupi dell’Assietta”. Chiaro che noi lo vorremmo sempre con noi, tutto per noi, ma sappiamo che non sarebbe né possibile né giusto e nello stesso tempo non vorremmo essere opprimenti. Ci accontenteremo di “tirarcela” un po’ quando lo sentiremo nominare. E vista la giovane età, classe ’58, ed il grado raggiunto ora, siamo convinti che avremo ancora tempo e modo per accompagnarlo verso i più alti e meritati livelli di comando. Complimenti ancora Federico. Noi alpini siamo fatti così. Nostalgicamente ancorati ai nostri ricordi con sincera gioia partecipiamo alle carriere dei nostri amici. Brontoloni, indisciplinati talvolta, ma orgogliosi sempre. Annuale ascensione al Rocciamelone Grande e sentita partecipazione degli alpini valsusini di Davide Corona “Spunta l’alba del 28 luglio ...”. Parafrasando i versi di un celebre canto degli alpini, che non necessita certo di alcuna presentazione data la sua notorietà, si può descrivere il consueto pellegrinaggio della Sezione Val Susa in cima al Rocciamelone, che anche quest’anno ha visto la partecipazione, molto numerosa e sentita, di tante penne nere provenienti da tutta la valle e non solo. Tutto inizia sabato 27 luglio con la salita, nel pomeriggio, di un primo nutrito gruppo di alpini, al rifugio Cà d’Asti, per poi proseguire, dopo la relativa cena e pernottamento, il mattino successivo con la vera e propria ascensione alla vetta. Nonostante il tempo, non propriamente clemente, considerando vento e temperatura, già alle prime luci del mattino, gli alpini risalivano le pendici della montagna lungo l’erto sentiero che dal rifugio “La Riposa”, porta ai 3538 mt. della sommità. Armati ed equipaggiati, oltre che di pesanti zaini, dai rispettivi vessilli, gagliardetti, labari e bandiere, le penne nere giunte dal fondo valle hanno formato una lunga, disciplinata, ma gioiosa formazione di marcia conclusasi in una grandiosa ed emozionante adunata di cappelli alpini, con le penne svolazzanti al vento, al cospetto della statua della Vergine Maria. Dopo un breve, ma doveroso momento di riposo e ricondizionamento, si è dato inizio alla celebrazione della Santa Messa, il cui altare ornato dal Crocifisso e dal Tricolore denotava come non mai i valori fondanti e caratterizzanti di ogni animo alpino. Officiata quest’anno dal padre Salesiano don Vincenzo Caccia, la funzione religiosa, attraverso l’omelia del sacerdote, ha voluto sottolineare, ancora una volta, il legame particolare ed indissolubile che lega gli alpini tutti alla Vergine Maria, ricordando con ciò, quanto importante ed indispensabile sia la loro opera quotidiana nel campo della solidarietà e del bene comune, senza però dimenticare il sacrificio di coloro che, caduti nell’adempimento del proprio dovere in guerra ed in pace per la grandezza e salvaguardia della Patria, ora riposano lassù nel Paradiso di papà Lettura della Preghiera dell’Alpino al termine della celebrazione (foto P. Caballero). Cantore. Subito dopo, al termine della distribuzione della Comunione, all’ordine di “Attenti”, scandito dal nostro, e sempre presente generale Giorgio Blais, si è data lettura delle preghiere dell’Alpino e del Marinaio, in quanto presente il vessillo dell’“Anmi” – Sezione di Pinerolo, seguite dalle note del “Silenzio d’Ordinanza” magistralmente librate nell’aria dal trombettiere della fanfara sezionale, Walter Rumiano. Doverosa e parimenti toccante è Cappella di Rotario d’Asti risultata l’intonazione collettiva del canto “Signore delle Cime” a ricordo di tutte le penne nere andate avanti. Non potevano, a conclusione, ovviamente mancare le parole di benvenuto e ringraziamento a tutti i presenti, da parte di un emozionato ma altrettanto felicissimo Giancarlo Sosello, il nostro encomiabile presidente. Particolare e doveroso ringraziamento, va inoltre, all’instancabile opera di Fulgido Tabone, che con la sua puntuale e precisa organizzazione ha saputo, dopo la celebrazione della Messa, allietare e ristorare tutti i convenuti, con un ricco (è proprio così, considerata la vasta gamma di generi portati sin lassù dalle sue spalle) rinfresco a base di spumante, the caldo e pasticcini, rinvigorendo così, a seguito dell’ascensione, le “provate” membra degli alpini. Come tutti gli anni, il pellegrinaggio ha visto la partecipazione massiccia delle penne nere della Sezione, presente con il presidente Sosello, il vessillo sezionale sorretto dall’alfiere, Gianfranco Roccia del Gruppo di Novalesa, ed i gagliardetti rispettivamente di: Almese, Avigliana, Bardonecchia, Bussoleno, Caprie, Chianocco, Chiusa San Michele, Chiomonte, Foresto, Giaglione, Mompantero, Novalesa, Sant’Antonino, San Giorio, Susa, Vaie e Villar Dora. Presenti inoltre i vessilli sezionali di Torino, scortato da un baldo e frizzante gruppo di alpini del Coordinamento Giovani insieme al ten. col. Pasquale Cersosimo, in rappresentanza della brigata alpina “Taurinense”, di Cuneo e Casale Monferrato. Infine, gli amici dei Gruppi alpini di Collegno, Ceres, Castiglione, Lanzo Torinese, Moncalieri, Pianezza, Roure, San Carlo Canavese, Santo Stefano Roero, TorinoParella (che ci riporta con commossa reverenza al compianto maresciallo Rosatelli, suo illustre socio) e Trana. Curiosità: Alle 10 del 28 luglio 1899 la statua della Madonna raggiungeva la vetta del Rocciamelone. Lo Scarpone Valsusino 11 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 11 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 12 Al Col di Nava nel ricordo dei martiri della “Cuneense” di Dario Balbo Onore ai Caduti della “Cuneense” al cippo che ne ricorda il loro sacrificio. L’anno che scandisce il 70° anniversario degli eventi che caratterizzarono la ritirata di Russia si era aperto in una emblematica mattinata di neve a Mondovì nel ricordo di Nowo Postojalowka, quella che, a detta di molti, fu la più cruenta battaglia di quella ritirata e quella che sancì la decimazione se non la distruzione della “Cuneense”. Passate le stagioni, passati dalla neve al profumo di lavanda il percorso della memoria è andato a concludersi il 7 luglio al col di Nava per rendere il giusto omaggio al Sacrario della divisione “martire”. Parlando di “Cuneense” infatti si può ben dire che fu martirio leggendo soltanto i numeri inequivocabili che appaiono sulla targa del memoriale, numeri che raccontano il sacrificio di oltre 13.000 uomini dei 16.000 che lasciarono l’Italia, uomini che sino allo stremo delle forze combatterono in condizioni disumane, con la sola forza della disperazione e con la spinta di quell’orgoglio e amor di Patria che ha posto gli alpini tra i grandi protagonisti della storia. Tutti quei Caduti hanno anche significato la cancellazione di una generazione di giovani delle valli del basso Piemonte e delle zone montane della Liguria ed ecco dunque perché il colle di Nava, punto di passaggio tra queste martoriate Scarpone 12 Lo Valsusino terre, ha visto nascere il Sacrario della “Cuneense” nel quale sono conservate anche le spoglie di quel grande comandante della divisione, il gen. Emilio Battisti, che per sua esplicita volontà "... alla mia morte seppellitemi con i miei Alpini...”, volle essere sepolto nel luogo che più di ogni altro ricordava i suoi meravigliosi alpini. Comandante esemplare, durante la ritirata si rifiutò di salire su di un aereo tedesco per salvarsi, ma volle restare a fianco dei suoi uomini sino a quando venne catturato dai russi. La storia ci ha purtroppo anche raccontato del cinismo di qualche illustre politico italiano nei confronti dei prigionieri dell’ARMIR, ma fortunatamente e nonostante i duri anni di prigionia, Battisti poté rientrare in Italia solo nel 1950. Morirà poi nel novembre del 1971 ed il 3 luglio del 1983 le sue spoglie vennero inumante nel Sacrario dedicato ai suoi uomini. Di fronte a queste storie, a questi uomini, a questi comandanti, la cronaca è solo un semplice corollario. Ma per il Nava la cronaca parla e parlerà sempre di partecipazione imponente e commossa a cui la Val Susa non può certo sottrarsi. Presidente, vessillo ed una significativa rappresentanza sono doverosamente presenti ogni anno. L’edizione del 2013, oltre alle simboliche commemorazioni dei 70 anni dalla guerra e dei 30 anni dall’inumazione di Battisti, scandiva in modo decisamente più profano, ma non privo di valori, il primo contatto del nuovo presidente nazionale Sebastiano Favero con gli uomini del primo Raggruppamento, di cui, ricordiamo ai distratti, il nostro presidente Sosello ne è il coordinatore e referente. L’annuale manifestazione è organizzata dalla Sezione di Imperia in collaborazione con il comune di Pornassio, l’ultimo comune della valle Arroscia. Apertura sabato 6 luglio alle 18 quando, sempre nel Sacrario, è stata scoperta una targa a ricordo del cappellano militare Giuseppe Vallarino medaglia d’argento al valor militare. In serata poi si è svolta la 15ª edizione del «Cantamontagna», rassegna di cori alpini con il coro “Monte Saccarello” della Sezione di Imperia e come ospite il coro “Bracco” di Revello della Sezione di Saluzzo. Alle 22.30, tradizionale veglia alpina del fuoco al Sacrario. La domenica, nel tripudio di labari, vessilli e gagliardetti il consueto cerimoniale con ammassamento, sfilata sino al Sacrario, applausi ai pochi reduci viventi, Onori ai caduti della “Cuneense” ed al loro comandante, Santa Messa e discorsi ufficiali. Grande l’entusiasmo dei presenti per le parole del presidente Favero impegnato a proseguire nel solco del trascinatore Corrado Perona spesso presente, da buon piemontese, alla commemorazione. Tutto molto bello, ospiti, autorità, discorsi, ma passata la domenica, quando il silenzio tornerà sul Nava i veri protagonisti torneranno ad essere loro, i martiri di Russia, i Caduti, i congelati, i prigionieri, i comandanti mai più tornati. Lasciamoli riposare in pace nel profumo della lavanda, consigliando a coloro che spendono giornate vuote sulle spiagge liguri, di percorrere quei pochi chilometri che salgono tra gli uliveti e di spendere qualche minuto in raccolto silenzio ricevendone sicuramente in cambio sensazioni uniche, sempre che i cuori siano pronti a saperle cogliere. Onore a voi uomini della “martire”. Il labaro scortato dal presidente Favero si porta al Sacrario. Un altro trionfo per Matteo Eydallin di Alain Garnier Sabato 22 giugno alle ore 18.30 al Teatro d’Ou di Sauze d’Oulx, del comune “Balcone delle Alpi” è stata organizzata una festa in onore dell’azzurro di sci-alpinismo caporal maggiore scelto Matteo Eydallin, in forza al Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, recente vincitore del “Trofeo Mezzalama”. Il “Trofeo Mezzalama” è sempre stato una gara-evento essendo la prova di sci-alpinismo più alta delle Alpi. Il percorso, che si svolge quasi interamente al di sopra dei 3000 m, supera infatti sia la vetta del Castore (m 4226) che il Passo del Naso del Lyskamm (m 4150), ed è facile immaginare perché al “Mezzalama” sia valso il soprannome di Maratona delle Alpi. Questo Trofeo è ritenuto un classico dello sci-alpinismo poiché una delle prime gare italiane per questa disciplina, vanta infatti i natali nel 1933 su idea del CAI e dello Ski Club Torino per ricordare il torinese di adozione Ottorino Mezzalama considerato il padre dello sci-alpinismo italiano. La sua storia piuttosto movimentata sia per il grosso onere organizzativo che comporta, sia per le dure e volubili condizioni meteo in alta quota, si divide in tre periodi separati da lunghe interruzioni. Dal 1933 al 1938 si disputarono le prime sei edizioni consecutive che collaudarono il tracciato arditamente alpinistico per l’epoca. Allora si partiva dal Colle del Teodulo (m 3300) per raggiungere il traguardo all’Alpe Gabiet (m 2400), passando attraverso la vetta del Castore e il Passo del Naso. Dopo l’iniziale successo di guide di Valtournenche e di mi- natori di La Thuile, dal 1935 la gara fu regolarmente dominata dalle squadre della Scuola Militare Alpina di Aosta. Dotati di leggeri sci da fondo e scientificamente allenati, gli alpini vincitori del “Mezzalama” strapparono la medaglia d’oro ai favoriti scandinavi nell’analoga gara di pattuglia alle Olimpiadi di Garmisch del 1936. Dalla vigilia della Seconda guerra mondiale la gara scompare. Dopo un trentennio di interruzione il leggendario, indimenticabile “Mezzalama” rinasce per iniziativa del gressonaro Romano Cugnetto. Dal 1971 al 1978 si disputano quattro edizioni, in cui si ricalca lo stesso percorso anni Trenta. Vincono sempre le squadre militari, alpini e forestali. L’edizione del 1975 vale come 1° Campionato del mondo di sci-alpinismo. Nel 1981 il maltempo manda a monte ogni tentativo di far partire una nuova edizione, finché gli organizzatori sono costretti ad arrendersi. Con la diffusione sportiva dello sci-alpinismo, è risorto anche il “Mezzalama” grazie a una fondazione sostenuta dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta che organizza la gara ogni due anni. A dispetto dei capricci meteo e dei grossi oneri organizzativi, grazie all’imponente staff di guide, maestri di sci, militari e volontari diretti dalla guida di Champoluc, Adriano Favre, la gara moderna si è regolarmente disputata dal 1997 negli anni dispari per sei edizioni. Del “Mezzalama” storico rimangono le squadre di tre elementi in cordata, ma il percorso si è molto allungato in testa e in coda: la partenza è posta al fondo delle piste di Cervinia (m 2020) e il traguardo a Gresso- ney-la Trinité (m 1637). Dal 2001 il regolamento ha vietato gli sci da fondo, prediletti dalle squadre militari, imponendo a tutti gli sci larghi adottati nelle gare internazionali di sci-alpinismo. Matteo Eydallin il “Trofeo Mezzalama” l’ha vinto ben due volte ed è anche il detentore del record di percorrenza 4h 1’22’’ nel 2009, ma non finisce qui, il suo palmares vanta, tra l’altro: 6 Titoli italiani 2 Titoli europei 8 medaglie tra Campionati del mondo e europei Secondo posto assoluto Coppa del mondo 2008 3 vittorie al Trofeo Pierra Menta (2ª cat. espoir 1ª cat. senior) Vincitore Tour del Rutor 2009 Vincitore Ski Alp Race delle Dolomiti 2009 (detentore del Record) Detentore del Record di ascesa della Barre des Ecrins (4102 m) insieme all'amico Nicolas Bonnet. È vincitore di molteplici gare di Coppa Italia, Coppa del Mondo, e altri importanti trofei. Cosa posso dire di questo alpino se non usare le parole del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano: ''ha dimostrato di credere fermamente in valori come disciplina, onestà, impegno e di aver saputo affrontare, con eccellenti risultati, i sacrifici di un allenamento duro, lungo e scrupoloso''. Penne nere valsusine al WMOC di Dario Balbo Un nutrito manipolo di valsusini, in massima parte appartenenti alla Protezione civile ma con la presenza attiva del presidente Sosello, ha partecipato quale volontario ai recenti World Master Orienteering Championship che tra l’1 ed il 10 agosto si sono svolti tra i nostri monti con la sola eccezione delle gare di domenica 4 in quel di Pragelato. Le gare di orientamento, sconosciute ai più, si sono rivelate invece una bellissima sorpresa anche perché sotto certi aspetti molto si avvicinano alla mentalità alpina. In pratica si trattava di percorrere un percorso montano ben definito e diverso per ogni categoria, ma sconosciuto sino all’ultimo secondo, con l’uso esclusivo della bussola, di una carta muta e… delle proprie capacità. Ovviamente vincevano coloro che eseguivano il percorso completo nel minor tempo possibile. Veramente spettacolare quindi l’impresa di quei 2820 atleti che tra i monti di Pragelato, Sestriere, San Sicario e dei Monti della luna si sono dati battaglia per il titolo di campione del mondo master mentre invece Claviere e Bardonecchia sono state utilizzate quali basi di allenamento. A dirsi sembra uno sport relativamente facile, ma chi lo ha vissuto in quei giorni ne ha potuto cogliere gli aspetti particolari di difficoltà. Come detto molti sono stati i volontari ascrivibili alla nostra Sezione, tra Protezione civile, alpini ed amici impegnati nelle varie funzioni di parcheggio, trasporti, magazzino, partenze, rifornimenti in pista e nella impegnativa funzione degli accrediti. Ma era sicuramente la presenza del nostro cappello alpino a regalare quella nota rassicurante che ci contraddistingue. Non ultima poi da segnalare la grande curiosità di molti atleti che forse mai ci avevano incontrati prima e che non hanno disdegnato di farsi fotografare con noi. Domenica 4 nella serata del Sestriere si è svolta la cerimonia di apertura dei giochi ed anche qui, con profondo orgoglio, è stata coinvolta la Sezione attraverso la fanfara sezionale che apriva il colorato e spensierato corteo degli atleti sino a piazzale Fraiteve dove si sarebbe svolta la cerimonia dell’alzabandiera. Chiudeva il corteo il nostro vessillo scortato dal presidente Sosello e con il seguito di parecchi alpini dei Gruppi di Sestriere, Cesana e Bardonecchia a ribadire ancora di più il nostro senso di appartenenza e la nostra disponibilità. Diceva domenica una signora a Pragelato vedendo i nostri cappelli “Se non ci fossero sempre gli alpini …” e non dimentichiamo che il presidente del comitato organizzatore dei giochi era il sindaco di Claviere, Franco Capra alpino anche lui. Lo Scarpone Valsusino 13 Attualità Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 13 Storia e cultura Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 14 FORESTO Il Gruppo in occasione dei festeggiamenti per il 30° di fondazione. Al centro l’allora presidente Paolo Giuliano e l’autrice dell’articolo (foto C. Ravetto). Gruppo di di Laura Grisa 1972-2012. Il Gruppo A.N.A. “Secondo Seinera” di Foresto, l’anno scorso ha raggiunto il suo quarantesimo anno di vita. Un lungo percorso che ha visto in tutti questi anni i soci impegnati in varie iniziative di solidarietà e amicizia - in diversi ambiti - e in ritrovi per festeggiamenti e ricorrenze. L’ultima festa di rilievo è stata quella per il trentesimo genetliaco, svoltasi il 14 e 15 settembre 2002, perché quella del quarantesimo non ha avuto luogo essendo il Gruppo privo di sede, in quanto l’edifico in cui erano ospitati era in ristrutturazione. E allora incominciamo il nostro percorso rievocativo, proprio dalla riuscita festa del 2002 iniziata col concerto della fanfara sezionale che riscosse un grande successo presso il numeroso pubblico. Sotto la direzione del maestro Danilo Bellando, i vari brani in programma furono presentati con garbo e bravura da Margherita Petrillo. La serata fu brillantemente condotta da Carlo Ravetto che l’ha arricchita di notizie e aneddoti relativi al Gruppo, richiamando l’attenzione dei convenuti su alcune figure che hanno avuto parte rilevante Scarpone 14 Lo Valsusino nella storia dei soci o della Sezione A.N.A. Val Susa. Tra queste, oltre tutti i capigruppo – Giovanni Regis, Angelo Amprimo, Ezio Rosso, Pietro Zanolini, e quello in carica, Remo Bortolin – anche Fiorenzo Combetto che dal 1975, anno della ricostruzione della fanfara, ne è il valido Presidente. Il giorno seguente, le “penne nere” di Foresto, unitamente a numerosi Gruppi della Valle, amici e compaesani, diedero il via alle celebrazioni con l’omaggio floreale, al cimitero, ai soci “andati avanti” a cui seguì la Messa in loro suffragio. Una celebrazione officiata da don Rinaldo Trappo che, nell’omelia, espressa a cuore aperto, pose l’accento sul vero significato della pace e del perdono, ma anche e soprattutto ebbe a sottolineare l’impegno concreto per la loro realizzazione, sia a livello personale che sociale. Un impegno imperniato su giustizia, bontà, onestà, moralità. Un incentivo ad essere esempi trainanti per un futuro migliore. Tra le autorità presenti, il vicesindaco di Bussoleno, Renzo Pozzallo, il presidente sezionale Paolo Giuliano. Nell’omelia, don Trappo rievocò, inoltre, con alcuni sentiti flash, momenti relativi ai suoi tremendi giorni che lo videro ultimo, prezioso conforto tra i “suoi” alpini in Russia. Dopo la breve cerimonia davanti al monumento ai Caduti, seguirono le parole di ringraziamento del capogruppo e venne consegnata una medaglia-ricordo della ricorrenza ai gagliardetti presenti e ad altre personalità. Prima del pranzo, il saluto e il ringraziamento del Presidente della Sezione che espresse il suo plauso per tutte le iniziative portate avanti dal Gruppo, con puntiglio e determinazione, in tutti gli anni trascorsi che ora vogliamo brevemente ricordare. Progetti legati a persone, luoghi, feste, avvenimenti lieti o tristi che hanno visto palpitare all’unisono il grande cuore dei soci. Nel 1972, appena costituitosi, il Gruppo si è subito dedicato a coloro che si sacrificarono per la Patria. Ecco allora la costruzione del cippo al cimitero a ricordo dei Caduti di tutte le guerre e la prestazione per la realizzazione del nuovo monumento – sempre in ricordo dei Caduti – in piazza della chiesa. Seguirono poi le apprezzate attenzioni ai bambini delle scuole materna ed elementare, con doni e concorsi rivolti ad in- terpretare, sia con un testo o iconicamente, varie tematiche proposte annualmente, inerenti all’ecologia, al turismo, all’ambiente, ai trasporti, agli incendi boschivi. Dopo la sistemazione, a più riprese, della loro sede, ubicata in una di quelle che furono le aule dell’ex-edificio scolastico delle Scuole Elementari, nel 1983 si visse una grande festa. Sotto la guida del capogruppo Angelo Amprimo, venne organizzato il gemellaggio con il Gruppo di Foresto Sesia, frazione del comune di Borgosesia (Vercelli). Il progetto prese l’avvio nel corso dell’Adunata nazionale del 1982, tenutasi a Bologna. Dopo la calda accoglienza del 16 agosto da parte degli alpini di Foresto Sesia, il 4 settembre avvenne la seconda fase del gemellaggio, con il Foresto valsusino pavesato a festa, tanta allegria e partecipazione di tutti. Una giornata piena con scambi di doni significativi, allietata dalle frizzanti note della fanfara del Gruppo ospitato. Un particolare ricordo andò ai Cavalieri di Vittorio Veneto del paese cui fu assegnata una targa e una medaglia d’argento. Un primo gemellaggio che prevedeva anche quelli con tutti gli altri Foresto – sette in tutto – dislocati nelle diverse regioni dell’Italia del Nord. Il secondo gemellaggio – quello con Foresto Sparso – un comune della provincia di Bergamo, si effettuò, come prima fase, il 16 agosto 1984 a Foresto Sesia, e come seconda fase, il mese seguente, il 23 settembre, a Foresto Sparso, presenti, autorità civili e militari; tanto entusiasmo e tanta buona volontà di intenti. Il 17 marzo 1985, un’altra giornata particolare: la consegna della Bandiera alle Scuole Elementari ed un grazie commosso e riconoscente ad un grande educatore – il comm. Arsenio Favro, già sindaco di Susa – per i suoi 15 anni di insegnamento a Foresto, dal 1933 al 1948, espresso con una targa e una medaglia d’oro offerta dai suoi ex-alunni nati tra il 1920 e il 1938. L’elogio del “signor Maestro” che ricordava questi suoi ex-allievi come “ragazzi buoni e bravi”, confermò il legame profondo di un positivo rapporto educativo che la festa voleva ricordare. A questa figura emblematica di maestro, venne accomunata, nel ricordo, anche quella della maestra Secondilla Gagnor, medaglia d’oro della Pubblica Istruzione e per tanti anni amata e stimata insegnante nel paese. Ma fra tante note di gioia e rintocchi a festa, purtroppo, “le penne nere” si sono riunite anche per l’ultimo saluto ai soci che nel corso degli anni erano “andati avanti”. Il 28 settembre 1986 fu la volta di “Pinin” (Giuseppe Zanolini), l’alfiere del Gruppo e della Sezione. Un alpino di vecchio stampo della classe 1906, della brigata “Vestone”, nativo di Marmentino (Brescia) e stabilitosi a Foresto anni addietro. Un personaggio conosciuto in tutta la Valle. Un eccellente falegname e muratore, sempre pronto e disponibile ad ogni iniziativa proposta dal Gruppo o dalla Sezione. Lo troviamo così, ultrasettantenne, fattivo e solerte, impegnato nei lavori di ricostruzione relativi al rifugio Ca D’Asti e a quelli della Cappella della vetta del Rocciamelone. Il suo ultimo lavoro a cui si dedicò con tanta passione, nonostante fosse già colpito dal male che di lì a qualche mese l’avrebbe portato alla tomba, fu quello della ricostruzione di un antico pilone votivo, all’ingresso dell’Orrido di Foresto e la posa dell’attiguo cippo a ricordo dell’artigliere alpino, il friulano Remigio Vidoni, caduto nel 1941 sulle montagne sovrastanti, durante le operazioni di spegnimento di un incendio sviluppatosi nei boschi adiacenti. A Pinin, l’allora capogruppo Angelo Amprimo, dedicò un sentito e commovente ricordo, pubblicato sul n.° 4 del 1986 de “Lo Scarpone Valsusino”. Da questo scritto vogliamo estrapolare alcune espressioni significative che delineano chiaramente il profilo umano e l’alpinità di questa autentica “penna nera”. “Della nostra Sezione, Pinin non era soltanto l’Alfiere fiero e dignitoso, ma anche uno dei pilastri portanti, il simbolo dell’attaccamento al dovere, la dimostrazione che Alpini si diventa a vent’anni e si rimane tutta la vita”. E ancora, nel ricordare il suo ultimo impegno nel Gruppo, quando già “i dolori s’infittivano e le forze incominciavano a mancare” così si esprime: “Ogni tanto cercava sollievo al dolore, sdraiandosi nella carriola per il trasporto del cemento, la voce s’addolciva mentre mi mormorava - L’ultim lavur, Angel, e deve essere il più bello -. Poi aggiungeva con un lampo di malizia negli occhi: Abbiamo cercato tanti anni il posto per fare il ricordo al ragazzo friulano, adesso, l’abbiamo trovato ed anche vicino alla strada; così qualche bella ragazza, passando, gli porterà un fiore e lui sarà contento... -”. Pinin: una barba bianca, un cuore pieno di entusiasmo, di fede e di amore per tutti. L’inaugurazione di queste due opere, avvenuta nel 1985, fu uno dei momenti più suggestivi, tra quelli inseriti nel programma dell’ultima fase del sodalizio dei tre Foresto. In quell’anno ci fu pure un’altra bella “festa in famiglia” con la consegna di due targhe agli alpini novantenni, decani del Gruppo: Guerrino Paris e Mario Nasime, grandi appassionati della montagna. Bravi suonatori di clarino, fecero parte della Società Filarmonica di Foresto fino al 1928, quando il paese divenne frazione di Bussoleno. In quella domenica del 12 febbraio, venne pure festeggiata Giuseppina Solavaggione, titolare del locale market e del rinomato panificio – conosciuto non solo a Foresto – per il raggiunto traguardo di sessant’anni Il 4 agosto 2012 il Gruppo rientra nella sede ristrutturata (foto C. Ravetto). di attività commerciale. La nostra rapida carrellata deve ora evidenziare la festa annuale del 1987, celebrata il 18 ottobre, con l’inaugurazione del nuovo caplot, della Reina, località situata sulla mulattiera che porta al Rocciamelone e che si diparte dalla strada che conduce all’Orrido del paese. Un’opera di ricostruzione dovuta all’alpino Pietro Zanolini, figlio di Pinin, abbellita da un’artistica grata in ferro battuto, eseguita dall’artigliere alpino Vincenzo Cuk, che protegge un dipinto raffigurante la Madonna del Rocciamelone, realizzato dalla bravura di un altro socio: Guerrino Sommardi. Ma, gli alpini che amano la montagna con i suoi elementi primigeni, di cui conoscono le tonalità e i richiami, di cui sanno cogliere le presenze, le memorie, le ferite, non possono non apprezzare qualunque altro suo aspetto che ne riveli l’attaccamento, la frequentazione, l’attenzione da parte dell’uomo. E i piloni votivi sono uno di questi. Ed ecco allora la loro attenzione ancora per un altro vecchio caplot della montagna di Foresto, ridotto in cattivo stato dagli anni, quello denominato del Rociass, che si trova a 700 metri di quota sul bordo dell’Orrido. La cerimonia di inaugurazione del pilone ricostruito, avvenne l’8 ottobre 1989. L’opera fu dedicata alla memoria del piccolo Carlo Bardotti, che aveva perso tragicamente la vita, due anni prima, in quella località. Nel 1994, la solidarietà nei confronti degli alluvionati del Piemonte, si concretizzò nella somma di sei milioni di lire, consegnata al Comune di Santo Stefano Belbo, unitamente ad una notevole quantità di materiale didattico per le scuole elementari. Tra le iniziative degli ultimi anni, è doveroso evidenziare le prestazioni per le ristrutturazioni della chiesa parrocchiale di Foresto, del salone-teatro del convento dei Frati Minori Conventuali di Susa, nonché quelle relative alle migliorie della sede del Gruppo. Nel 2000 si è risistemata una parte della cappella votiva del paese dedicata a San Rocco. Questo fu l’ultimo, entusiastico impegno, guidato dall’indimenticabile capogruppo Pietro Zanolini, prematuramente scomparso nel 2001. Un uomo dal cuore grande che ha voluto e saputo essere – come recitava nella preghiera delle “penne nere” a Rossosch, dove fu uno dei solerti costruttori dell’asilo – una piccola tessera di un mosaico dove il Signore ha scritto a grandi lettere il messaggio della sua bontà. Il 27 aprile 2003, il Gruppo Storia e cultura Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 15 L’attuale capogruppo Remo Bortolin (foto C. Ravetto). ha benedetto il nuovo gagliardetto; madrina, Liliana Richetto. Gli alpini di Foresto sono sempre stati presenti alle varie Adunate nazionali e hanno pure aderito alle diverse iniziative messe in atto dalla Sezione, tra cui l’annuale pellegrinaggio in vetta al Rocciamelone, la partecipazione alla cerimonia religiosa in ricordo dei Caduti e dell’Anniversario della Vittoria della Grande Guerra, presso l’Abbazia di Novalesa, nonché alla Messa di Natale dell’A.N.A. valsusina, istituita recentemente e che si celebra nel Santuario Diocesano di Mompantero. Da ricordare ancora la semplice, ma sentita e suggestiva cerimonia del 4 novembre 2011 – proposta dal Direttivo nazionale, in ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia – davanti al Monumento ai Caduti, con la recita della Preghiera dell’alpino e il minuto di silenzio, ricco di significative rimembranze. I capigruppo che si sono susseguiti dal 1972 ad oggi, sono: Giovanni Regis, dal 1972 al 1977; Angelo Amprimo, dal 1978 al 1986; Ezio Rosso, dal 1987 al 1992; Pietro Zanolini, dal 1993 al 2000; Remo Bortolin, dal 2000 ad oggi. Il Gruppo attuale è così composto: capogruppo: Remo Bortolin; vice capogruppo: Roberto Mascarino; segretario: Adriano Marchetto; vicesegretario: Silvano Caffo; tesoriere: Francesco Salino; consiglieri: Giovanni Bonino, Roberto Durbiano, Domenico Mora, Gabriele Re. I soci sono 36; gli amici 5. Il socio più anziano è Natale Manina, classe 1915. Lo Scarpone Valsusino 15 Storia e cultura Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 16 Memorie di guerra dal diario dell’alpino Renato Bassi (1921-2000) a cura di Elio Garnero Parte Prima Gennaio 1942 – Dal Distretto di Torino invece di essere assegnato al 3° Alpini, [dove] come ero stato [in un primo tempo assegnato] destinato, sono inviato a Pisa e, dopo un periodo di istruzione, destinato al 1° btg. Arditi aviotrasportati, 4ª cp. AA ten. Bocchetta, del 126 btg (?) Divisione La Spezia e inviato in Puglia, precisamente ad Alberobello. Si doveva conquistare Malta. Istruzione continua, ogni tanto ci rechiamo a Martina Francavilla e voliamo sui famosi S.79 chiamati i “gobbi”. Poi improvvisamente un decreto ministeriale dice che gli appartenenti al Corpo degli Alpini o provenienti da zone di reclutamento alpino dovevano rientrare al corpo. L’8.8.1942, con altri, fui trasferito a Verona, al 6° Alpini. Da lì al 6° btg. complementi (102 di marcia) che si trovava a Desio sul lago di Garda. Da Desio a Cavalese, indi a Riva di Trento per fare un corso da capo pezzo. Improvvisamente l’ordine di rientro, si parte per il fronte russo. Il 15 ottobre la tradotta è pronta e vedo per l’ultima volta il mio caro papà. Attraversiamo l’Austria, a Vienna ci viene dato del cibo. Poi fino alla Polonia, con sosta a Varsavia e primo screzio con le SS tedesche a guardia di ebrei, uomini e donne, che lavorano sulla linea. Si distinguono per la casacca con una croce sulla schiena: hanno fame e noi gli diamo gallette e pane, ma i tedeschi, con urli feroci ci minacciano. Si passa anche ai fatti e la tradotta viene fatta proseguire subito. Arrivati a Karkow, nuovi bisticci con gli alleati. Ci rechiamo a una fontana per bere e lavarci, ma un maresciallo delle SS con urli gutturali vuol farci capire che non si può prendere acqua. A questo punto un gigante vicentino con una fluente barba rossa (commerciante di cavalli) lo prende per la collottola e lo mette con la testa sotto l’acqua. Non l’avesse mai fatto. Deve intervenire il comandante che ci fa rientrare in tradotta. Di nuovo partenza, fino a Podgornoje. Lì il btg. si smembra, parte destinato al “Vestone”, parte al “Verona” e parte al “Val Chiese”. Io, nonostante fossi assegnato al “Vestone”, rimango a Scarpone 16 Lo Valsusino Podgornoje alla compagnia reggimentale, in fureria a fare le basse di passaggio. Ma resto molto poco e vengo richiamato al btg., credo a dicembre, ed assegnato alla 53ª compagnia (cap. Givanni). Dimenticavo un fatto successo a Podgornoje. Mi recavo sempre da una famiglia russa a prendere del latte in cambio di gallette: c’era una vecchietta con il marito molto ammalato, con 4 figli al fronte. Mi aveva preso a ben volere e mi diceva sempre: “figliolo vieni ad abitare con me, che per Natale i russi saranno qua. Io ti proteggerò perché sei buono”. Sorridevo incredulo, ma se non a Natale, a gennaio essi arrivarono. Ero in attesa di rientrare in patria per Natale, dovevo dare alcuni esami ed andare al Corso Allievi Ufficiali, ma nonostante al Comando ci fosse la licenza non arrivava l’ordine di partenza. Seppi in seguito che la linea ferroviaria era interrotta. I russi avevano sferrato l’offensiva contro le nostre divisioni di fanteria, bersaglieri, tedeschi, rumeni ed ungheresi. Contro di noi solo scaramucce, si stavano preparando. Improvvisamente, credo fosse il 17 dicembre (avevo un diario dove annotavo giorno per giorno quel che succedeva, ma l’ho perduto in prigionia) il btg. alpini, dopo un’estenuante marcia e un attacco aereo subìto (con feriti nella 55ª cp.), arrivammo nella zona di Witebsk, dove demmo il cambio al btg. “Val Cimon” della “Julia”. Mi ricordo ci accolsero con entusiasmo, ché finalmente andavano a riposo, e noi eravamo un po’ incazzati … però radio scarpa più tardi co- municò che la “Julia” anziché a riposo era andata a tappare il buco che i russi avevano aperto nella ns. divisione “Sforzesca” (abbandonando le posizioni ben sistemate a noi). La “Sforzesca” fu battezzata dai russi Cikai, scappa. Gli alpini della Julia furono tutti degli eroi che tennero in scacco per più di un mese ingenti forze russe, avendo per riparo solo un camminamento scavato nella neve. Noi nelle nuove postazioni non fummo in principio molto disturbati: scaramucce fra pattuglie, tiri d’artiglieria e mortai. Ricordo di un colpo d’artiglieria del nemico che colpì in pieno un bunker: fui il primo ad entrare per i soccorsi. Era un disastro, tirai fuori 2 alpini, uno con le gambe spezzate ed un altro con la testa per metà aperta. Furono portati all’ospedale di Podgornoje e non ne ho più avuto notizie. I russi ogni tanto ci facevano sentire canzoni in italiano come Campagnola, Stella Alpina etc., inframmezzate da grida “alpini arrendetevi, siete circondati, utilizzate i lasciapassare (che di tanto in tanto venivano lanciati da aerei), non vi sarà fatto nulla”. A metà gennaio grosso attacco contro il nostro caposaldo, dopo giorni di grandi movimenti nel bosco davanti a noi, sull’altra sponda del Don. Al mattino presto, si levano urla forsennate: “URRA’ URRA’ ”. Scendono a squadre dal bosco sul Don ghiacciato, senza tattica alcuna. A meno di cento metri di distanza si apre il fuoco: artiglieria, mortai, mitragliatrici e fucilieri aprono vuoti enormi nella fanteria che ci attacca. La bianca neve è presto disseminata di chiazze marroni. Sono respinti ma ritornano, prima sulla 53ª, poi sulla 55ª ed infine sulla 54ª, inutilmente. Che macello, i portaferiti russi escono dalle loro linee, non si spara. Durante la notte alpini escono dalle trincee e vanno fra i morti russi a cercare le borracce di vodka di cui tutti erano forniti. In mezzo ai cadaveri trovano una soldatessa che fatta prigioniera si dimena come un’ossessa. Hanno mandato reparti mongoli e della Guardia Rossa. Alcuni prigionieri raccontano che a loro han detto che andavano contro agguerrite divisioni barbare, perché in genere gli alpini avevano la barba. Il giorno dopo passa in relativa calma. Il comandante Givanni viene ferito e trasferito a Podgornoje, sostituito sul campo dal ten. Dell’Occhi. Il giorno 17 alle 17 arriva l’ordine di ripiegamento su Podgornoje. Io nel frattempo ero passato al plotone comando. Avevo una tuta mimetica bianca, e vado a portare il tabacco al caposaldo della 54ª. C’è solo il ten. Buttol e pochi altri, hanno già iniziato la ritirata. Il ten. mi offre un gavettino di cognac che tracanno d’un fiato. Poi riempio 2 borracce, e una la nascondo nella tasca interna. Di ritorno in compagnia non sto tanto bene, il cognac fa effetto; non è per la quantità, ma perché lo stomaco è vuoto, non mangiavo da parecchio. Si è in partenza e il mio zaino è stato caricato su una slitta. Mi accompagna un barelliere, poi passa un’autocarretta, lui mi strappa la borraccia che porto a tracolla e salta sul mezzo. Proseguo da solo, assieme a molti altri che le tenebre della notte rendono irriconoscibili. I villaggi che attraversiamo bruciano fino a Podgornoje. La città è un inferno dantesco: via vai di camion, autocarrette, truppe, alpini, tedeschi, mongoli… fuoco dappertutto. Alla sussistenza, che brucia, barili di cognac ammassati l’uno sull’altro. Gli alpini arrivano stanchi, infreddoliti, sparano nei barili, bevono, riempiono borracce, ma poi crollano in terra. Morte certa, son meno 40° e non perdona. La morte bianca si impadronisce di loro. Mio Dio che inferno, ritornerò? Ora comincia il calvario. Il “Vestone” occupa Opyt, si lascia la 54ª di guardia, si prosegue e col “Val Chiese” si prende posto Jalyi. Il freddo è bestiale e ci annebbia la mente, i piedi sono insensibili, le mani, nonostante i guanti, non si sentono quasi più. Ma bisogna andare avanti, fermarsi significa morire, bisogna trovare riparo per la notte, combattere, combattere in tutti i villaggi, occupati da partigiani che sparano a tradimento, uccidendoci come bestie. La pista è cosparsa di macchie verdi: sono i compagni che non resistendo alla fatica si sono fermati nella speranza di un breve riposo ed invece son stati sorpresi dalla morte bianca che li ha trasformati in statue di ghiaccio. Mi ricordo un compagno di plotone seduto sullo zaino col fucile fra le mani: lo tocco incitandolo a non fermarsi. Troppo tardi, è già una statua di ghiaccio. Nonostante che nelle brevi fermate in un’isba, sotto una tettoia o in un fienile mi togliessi gli scarponi e massaggiassi i piedi con la neve, seguendo il consiglio datomi da mio padre alla partenza: “ Non scaldarti mai i piedi, maneggiali con la neve” (era un vecio della 1ª guerra mondiale), i piedi cominciavano a diventare bianchi e duri, iniziava il congelamento. Non sono più un uomo ma un automa, vado avanti a forza di volontà. Comincio a perdere contatto col mio plotone e mi affianco alla salmeria. Un bravo conducente mi fa attaccare al suo mulo e così continuo la marcia. Ora una slitta si affianca al mulo: c’è sopra un generale che scende, dice, per sgranchirsi un po’ le gambe. Si attacca al basto del mulo. È il gen. Martinat. Ora arriva anche un panzer tedesco con sopra diversi ufficiali. Si ferma e lo invita a salire. Lui risponde in modo molto chiaro che resta con i suoi alpini, li deve portare fuori dalla sacca, e risale sulla slitta. Eravamo presso il villaggio di Romankovo [prob. Romanakova], mi è rimasto impresso perché c’erano isbe che bruciavano e un alpino del mio plotone mezzo bruciacchiato portato da due compagni che lo adagiano su una slitta. Vedendomi mi dice: “Guarda in che stato sono, non so se ce la faccio. Molti son morti bruciati”. Da una parte gli è ancora andata bene, tantissimi altri hanno dovuto essere abbandonati nelle isbe, alla pietà dei russi. Ecco alcuni episodi, fra i tanti successi. Durante la marcia mi trovo con dei soldati tedeschi a cui una cucina mobile da campo distribuisce del caffè. L’addetto si rifiuta di darlo agli italiani, ma riesco ad averlo perché conoscendo un po’ il tedesco glielo chiedo nella sua lingua. Che bontà, un po’ di caldo nello stomaco! Andiamo all’attacco, passo una balka e vedo un mulo con alcuni alpini: tutte statue di ghiaccio. Si vede che i poveretti non avevano trovato rifugio e il freddo della notte li aveva fregati. Andiamo all’attacco e arrivano dei “Fata” che ci mitragliano. Ci buttiamo nella neve. Passano, mi alzo, ma i due amici al mio fianco sono stecchiti. Si vede che la morte non mi vuole ancora, grazie mio Dio, forse ritornerò. Si va avanti, si assalta Nikitowka e via verso Nikolajewka. Il paese è davanti a noi, ci troviamo su un’altura, bisogna scendere verso la ferrovia, oltrepassarla ed arrivare alle isbe per avere un po’ di caldo. Il brutto è arrivarci. Si scende all’attacco, i russi aprono un fuoco infernale e in breve il bianco manto di neve si copre di puntini verdi, sono i nostri eroici amici che vanno avanti nel paradiso di Cantore. Non mi raccapezzo più, è un inferno, non so se sono ancora vivo. Passo il sottopassaggio, mi trovo vicino a una chiesa in mezzo a morti nostri e russi, con feriti che si lamentano. Dio mio, che disastro, chi lo avrebbe mai immaginato? Vorrei lo provassero quelli che seduti in poltrona inneggiano alla guerra. In questa battaglia son tutti eroi, tutti meriterebbero una medaglia al valore. Se ben ricordo 2 batterie di artiglieria da montagna appoggiavano l’attacco ed in seguito si aggiunse un pezzo di artiglieria tedesco, un mortaio a 4 bocche. In mezzo a quell’inferno giunge voce che il gen. Martinat è caduto in testa ai suoi alpini. I russi resistono: reparti del “Vestone” riescono ad attestarsi nelle prime isbe e anche il “Val Chiese” si fa avanti. Son momenti terribili sotto una grandine di proiettili. Il gen. Reverberi da un carro tedesco urla “TRIDENTINA AVANTI!”. Gli risponde un urlo immenso, non solo degli alpini ma di tedeschi, ungheresi e tutti quelli coinvolti. Tutti gli sbandati si precipitano dietro il tank: il 5°, il 6°, residui della “Julia” e tutti gli altri all’attacco ed infine i russi fuggono disordinatamente abbandonando un mucchio di armi nelle nostre mani (descrivo solo la minima parte di ciò che è successo, ci sarebbero ancora da riempire pagine su pagine). La battaglia prosegue tutto il giorno e solo verso sera si risolve a nostro favore: possiamo cercare un’isba calda. Al mattino si riparte, ci troviamo ancora in tre della nostra compagnia, un bresciano, un bergamasco ed io. E gli altri? Sfiliamo sotto gli sguardi dei russi che meravigliati dal nostro eroismo ci guardano dall’alto della cittadina. Non osano attac- carci, ci lasciano andare. Seguono altri scontri, puntate di cosacchi. Ancora giorni di marcia e si va a pernottare in un paesetto. La voce è che siam salvi, entro i caposaldi tedeschi. Ma nella notte i russi [probabilmente il 29 gennaio] ci piombano addosso, gli alleati si son ritirati senza avvisare. Addio libertà, son prigioniero! Ci chiedono chi siamo. Italiani? “Italianski karascio’ (bravi), niemki iest (ci sono tedeschi)?” “Ja davai”, si presentano 4 tedeschi che vengono immediatamente passati per le armi, come un ungherese. Che fifa, qua ci fan fuori! Invece “italianski karascio’ niet kaputt davai, bistra”. Passo un brutto quarto d’ora. Avevo trovato in una sussistenza una bellissima pelliccia e l’avevo indossata. Un cosacco vedendomi si mette a gridare “uffizir uffizir, davai menia”. Mi rivolgo alla guardia che mi accompagnava facendole capire col mio russo stentato che voleva portarmi via. Discussione fra i due e intanto me la svigno. Strappo subito la pelliccia e la lego con fil di ferro, per far capire a tutti che non sono uffizir. Inizia così la lunga marcia del “Davai bistra’”, avanti svelti verso i campi di concentramento. Immaginatevi in che stato eravamo, sfiniti dai lunghi giorni di ritirata e combattimento, affamati, congelati. Eppure bisognava marciare per evitare la morte certa per una pallottola di una guardia. Per poterci tenere in piedi ci tenevamo sottobraccio, si formavano file di 5-6 in modo da reggersi in piedi e tirare avanti. Ogni tanto si assisteva a scene strazianti, come quella di due fratelli che procedevano fianco a fianco: uno inciampa in una bomba che lo dilania, l’altro si getta su di lui per soccorrerlo, ma dobbiamo abbandonarlo e trascinar via il fratello sano, per evitare che venga ucciso dalle guardie. Una colonna di cosacchi ci passa a fianco, fra loro molte donne, cercano i nieski (tedeschi) e inesorabilmente li passano per le armi. In particolare le SS le fanno spogliare e se sotto il braccio hanno il timbro per loro è finita. Alla fine i tedeschi non rispondono più ja al richiamo dei cosacchi, allora questi saltano giù da cavallo, ci tolgono il passamontagna e per loro il biondo diventa tedesco, e addio vita. Per raggiungere il campo di Davidoska impiegammo 15 giorni, 15 lunghi giorni di dolore e martirio, disseminando di morti il cammino. Da mangiare niente, bisognava arrangiarsi quando si passava nei villaggi, in parte bruciati dalle SS che chiudevano la ritirata. Ci rivolgevamo a quella povera gente che impietosita, e sapendoci italiani, ci dava 2 patate cotte o un pugno di grano, o una pannocchia di mais, o pomodori sotto aceto con cavoli. Molti di noi se si sono salvati possono ringraziare quelle famiglie che, pur essendo state maltrattate ci offrivano quel poco che avevano. Un giorno trovammo dei cavalli morti congelati: con i coltelli e le baionette si riuscì ad avere un po’ di carne da mettere sotto i denti. Un altro giorno passammo presso una stazione ferroviaria bombardata. C’erano carri sventrati pieni di zucchero, che pacchia. Ma c’era un maledetto commissario politico, così ci disse la guardia, che percorreva la colonna a cavallo e si divertiva a darci scudisciate. Erano marce lunghe, molte volte in mezzo alla steppa, senza isbe per ripararci. Le guardie ci riunivano in circolo e ci si buttava uno sull’altro formando grossi cumuli umani per poterci scaldare un po’, ma purtroppo al mattino molti non si alzavano più: erano morti assiderati. Le guardie accendevano il fuoco intorno, ma guai ad avvicinarsi, c’era il pericolo di ricevere una fucilata. La morte continua a mietere vittime, non sento quasi più i piedi, il congelamento sta avanzando ma non voglio morire, voglio ritornare a casa e con gran forza di volontà continuo a marciare. Finalmente la marcia del davai finisce e giungiamo al campo di smistamento di Davidosca. Ci buttiamo in un’isba: in 40 ci assegnano 7 pagnotte da circa 1 kg e tira avanti. Qui finiscono di spogliarci di quel poco che ci era rimasto. Per un pezzettino di pane o qualche patata congelata ci privavano dell’orologio, della catenina, del coltello, della penna etc. (1/continua) Biblioteca sezionale Ricordiamo a tutti i soci che la biblioteca sezionale è a disposizione nelle giornate di apertura della sede. I volumi possono essere consultati in loco o possono essere presi in prestito. Lo Scarpone Valsusino 17 Storia e cultura Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 17 Dalla Sezione Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 18 L’angolo di Elio Garnero Cosa ne facciamo di questi ultrasettantenni? Nel maggio scorso ho seguito con grande interesse una polemica sorta da un interessante articolo di un colto professore più o meno mio coetaneo i cui sempre oculati scritti che vengono pubblicati su “La Stampa” leggo e valuto con grande attenzione. L'argomento trattava appunto quanto espresso nel titolo di questo mio modesto scritto: gli ultrasettantenni. Questo professore ha definito la sua, la mia, e quella di tanti noi “veci”, la generazione perfetta. Non l'avesse mai fatto, tra le tante reazioni cito quella di una giovane rampante avvocato quarantenne del Foro di Torino. Questa si esprime con un preciso ed interessante atto di accusa: ci incolpa per la nostra mancanza di onestà autocritica poiché se viviamo in un Paese “stordito” è l'effetto di quanto noi abbiamo forgiato per arrivare a questi risultati, che a parere della giovane avvocato sono sicuramente deprimenti. Le reazioni sono state diverse, più o meno dure. Personalmente ritengo che questo professore abbia definito la nostra generazione “perfetta” poiché è la prima a non aver provocato, o fatto subire alcuna guerra sia in casa propria che nel territorio occidentale. Vorrei ricordare che abbiamo sperimentato e subito sulla nostra pelle i tormenti di quanto successo nell'immediato dopoguerra. Vorrei far presente a questa battagliera avvocato quarantenne che chi scrive, trentottino, quindi settantacinquenne ha ancora dei ricordi, seppur vaghi della fine del Secondo conflitto mondiale e dell'immediato dopoguerra. Sono nato ed ho abitato in un paese della bassa valle, dove era situata una grande fabbrica divenuta durante la guerra meta di occupazione per le varie guarnigioni armate di passaggio: tedeschi, varie truppe nazifasciste ed addirittura marocchini. A casa mia eravamo sempre in apprensione perché nel nostro cortile abitava una famiglia amica, i cui giovani figli avevano volontariamente aderito all'appello delle formazioni partigiane della zona. Questi ragazzi spesso venivano a casa, sempre nel buio per rifocillarsi e per salutare i genitori. Ricordo mio padre e mia madre sempre attenti alla finestra quando si faceva sera, ed al minimo allarme mandavano mia sorella, allora aveva otto anni, ad avvisarli dell'imminente pericolo ed essi riuscirono sempre a farla franca. Più di una sera questi militi di svariate nazioni e di svariate formazioni entrarono in casa nostra con mitra spianato (l'ingresso di casa nostra si trovava prima di quello della famiglia partigiana). A mio padre chiedevano: “dove sono i suoi figli ?” Mio padre apriva la porta della cucina indicandomi “eccolo lì” seduto sul seggiolone con tanto di bavaglino. Alcuni chiedevano scusa, altri, irritati se ne andavano sbattendo la porta. Ricordo che un giorno, per mano a mio padre mentre stavamo attraversando la strada per andare nell'orticello prospiciente, fummo fermati da due nazifascisti in servizio di ronda che fecero versare in strada il contenuto del sacco che mio padre portava sulle spalle ed indispettiti poiché si trattava solo di patate pronte per la semina, le schiacciarono tutte con i loro stivali. Voglio ancora ricordare che noi abbiamo vissuto il tempo della borsa nera, ed io ancora piccolino, seguivo mio padre quando usciva dal lavoro per andare nei campi vicini a raccogliere le spighe rimaste dopo la mietitura; si riusciva a comporre qualche modesto fascio che portavamo al vicino mulino in cambio di un po' di farina. Per carità, non voglio insistere sul termine di generazione perfetta che tanto scalpore ha suscitato, ma vorrei ancora rammentare che questi modesti episodi che ho menzionato in un certo senso corrispondono a quelli successi alla grande massa di ultrasettantenni che ha vissuto onestamente, cercando di essere utile per la società e per il prossimo in generale senza incolpare i nostri vecchi delle guerre che abbiamo sofferto. Noi siamo passati dalla radio a Galena al TV 3D ed allo Smartphone, dalla Balilla al Suv, dalla IIIª classe delle Ferrovie dello Stato ad Italo ed alla Freccia Rossa, dalla penicillina agli interventi sul DNA e facciamo parte della generazione che ha subito la maggiore, incredibile trasformazione tecnologica da quando l'uomo campa sulla terra. È vero, siamo contenti di averne fatto parte quindi siamo Scarpone 18 Lo Valsusino quasi perfetti. Non abbiamo provocato guerre catastrofiche, abbiamo avuto la fortuna di aver fatto la fame durante gli anni post bellici e di essere sopravvissuti agli eccidi. Quindi tanti auguri ai quarantenni. Sport Dosio, Carello e Matheoud grandi protagonisti sulle piste del Sestriere Il giorno 6 aprile sulle piste del Sestriere si sono svolte le gare FIS Master Cup, ossia le gare dei “diversamente giovani” come si usa oggi chiamare coloro che giovanissimi non lo sono più. Venuti in possesso con un po’ di ritardo delle classifiche con piacere abbiamo scoperto tra le righe delle categorie anche i nomi di tre nostri valenti atleti. Fin qui non sarebbe poi così strano visto che siamo una Sezione con una buona vocazione sciistica, ma la cosa che ci ha fatto più piacere è scoprire che ben due atleti su tre hanno vinto le rispettive categorie. Andando con ordine… di età quindi troviamo l’alpino Luciano Dosio, classe 1935 del Gruppo di Condove, al 5° posto della categoria Master B10 che comprendeva atleti nati tra il 1933 e il 1937. Nella categoria successiva invece, la Master B9 che comprende gli anni dal 1938 al 1941, trionfo per l’alpino Giovanni Carello, classe 1938 del Gruppo di Borgone. Ed infine nella categoria Master B8, anni dal 1943 al 1947, altro trionfo per l’alpino Giorgio Matheoud del Gruppo di Sestriere. Non possiamo certo negare di aver provato un grande piacere nel leggere questi risultati, piacere misto a sorpresa perché nulla si sapeva di questa gara. Da queste pagine, con ritardo purtroppo, arrivino ai nostri valenti atleti le più vive congratulazioni di tutta la grande famiglia alpina valsusina e con l’occasione vogliamo augurare a, Giovanni, Giorgio e Luciano di vincere ancora per se stessi ma anche per quel cappello che non smettono di onorare sulle piste di sci. Bravi a tutti e perdonateci se vi dedichiamo un “Bravi ragazzi!!!” anche se attraverso le carte di identità vediamo che proprio ragazzi non lo siete più. Vorremmo sperare che le vostre prestazioni sportive siano da stimolo ad altri giovani alpini valsusini per ricostruire una bella e valida squadra che sappia farsi onore sulle piste dove fosse chiamata a gareggiare. Notiziario sezionale 8 giugno - Exilles - Pulizia area del Forte per l'annuale raduno sezionale. Presenti: presidente Sosello e consigliere Amprimo. 9 giugno - Venaus - 90° di fondazione. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Amprimo, Bert, Bonaudo, Botteselle, Foglia, Garnier, Giors, Sacco, Balbo e alfiere Gallina. 9 giugno - Susa - Celebrazione per i Carabinieri. Presenti vicepresidente Bartolotti con alfiere Pelissero. 9 giugno - Susa - Onori al Monumento ai Caduti senza croce. Presenti vicepresidente Bartolotti con alfiere Pelissero. 16 giugno - Schio - Raduno del 3° Raggruppamento. Presente il consigliere Demuti con vessillo. 16 giugno - Exilles - Annuale Raduno sezionale. CDS al completo. 22 giugno - Sauze d’Oulx - Serata in onore di Matteo Eydallin. Presente consigliere Garnier. 23 giugno - Varazze - 39° Premio nazionale “Alpino dell'anno”. Presenti il vicepresidente Balbo ed il responsabile giovani, Barone. 23 giugno - Brusasco - 90° di fondazione del Gruppo e Raduno annuale della Sezione di Torino. Presenti: presidente Sosello, consigliere Amprimo e alfiere Gallina. 1° luglio - Susa - Consiglio sezionale. CDS al completo. 7 luglio - Claviere - Incontro annuale del Gruppo in occasione della festa patronale. Presenti i vicepresidenti Balbo e Garnero. 7 luglio - Col di Nava - Raduno annuale per ricordare i Caduti della “Cuneense”. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bartolotti, consiglieri Calliero, Garnier e Sacco. 14 luglio - Novalesa - 90° di fondazione. CDS al completo. 14 luglio - Picreaux (Bardonecchia) - Annuale ritrovo per ricordare i morti sotto la valanga. Presente il consigliere Garnier. 21 luglio - Caprie - 80° di fondazione. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Bartolotti e Garnero, consiglieri Amprimo, Anselmetto, Baro, Bert, Calliero, Sacco e alfiere Gallina. 27 luglio - Caselette - Serata di raccolta fondi per lo sviluppo e la manutenzione del campo di addestramento “Cinofili” della nostra Protezione Civile. Presenti il vicepresidente Garnero ed il coordinatore Parisio. 28 luglio - Ascesa annuale alla cima del Rocciamelone. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Foglia e Garnier. 29 luglio - Susa - Consiglio sezionale. CDS al completo. 1-10 agosto – Sestriere – World Master Orienteering Championship. Presenti in qualità di volontari il presidente Sosello ed i consiglieri Balbo e Amprimo ed il coordinatore Parisio. Alla cerimonia di apertura il presidente Sosello con vessillo scortato dall’alfiere Gallina ed i consiglieri Balbo, Garnier, Tisserand ed il coordinatore Parisio impegnato nella fanfara sezionale. 4 agosto - Monterotta - Festa del Gruppo di Sestriere. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Balbo e consiglieri Garnier e Tisserand. 5 agosto - Mompantero-Susa Processione annuale col Trittico. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Baro, Bert, Botteselle, Amprimo, Foglia e Sacco. 5 agosto - Rubiana - Gara a bocce “Trofeo Destefanis”. Presente il consigliere Bert. 11 agosto - Giaglione - Festa a Santa Chiara. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bartolotti e consiglieri Baro, Amato e Giors. 18 agosto - Novalesa - Festa del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Baro, Foglia e revisore dei conti nazionale Botteselle. 25 agosto - Cesana - Festa annuale del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Balbo e Bartolotti ed i consiglieri Anselmetto, Demuti e Tisserand. 31 agosto - Briançon - Festa dell'Edelweiss. Presenti consiglieri Anselmetto e Tisserand. 1° settembre - Sezione di Cuneo - 90° di fondazione. Presenti consigliere Amprimo e alfiere Gallina. 1° settembre - Rivavaldobbia (Sez. Valsesiana) - Premio fedeltà alla montagna. Presenti: vicepresidente Garnero, consiglieri Foglia e Sacco. 1° settembre - Exilles - Festa del Gruppo. Presente presidente Sosello. 2 settembre - Susa - Consiglio sezionale. CDS al completo. Oblazioni pro Scarpone Famiglia Plano in ricordo del nostro caro marito e papà Giuseppe - Gravere Ferraris Giuseppe - Cesana Gruppo di Avigliana Gruppo di Borgone Gruppo di Chiomonte Gruppo di Rubiana Gruppo di Villar Dora La famiglia Voiron in ricordo di Livio Voiron - Exilles Salvaia Sandro - Gruppo di Avigliana - in riconoscenza dell'operato della redazione ed alla disponibilità dimostrata nei suoi confronti Tavano Riccardo - Montafia Totale € € € € € € € € 20,00 30,00 1,00 1,00 101,00 100,00 100,00 30,00 € 30,00 € 25,00 € 438,00 Oblazioni conto corr. post. Bronzino Elio in occasione delle nozze d’oro con Secondo Immacolata - Sant’Ambrogio. Castagno Ezio - Avigliana Vayr Massimo - Gravere Totale € € € € 50,00 10,00 10,00 70,00 Presenze del nostro vessillo in manifestazioni di altre Sezioni Collegno - 90° di fondazione Sabato uno e domenica due giugno si è festeggiato a Collegno il 90° anniversario del Gruppo A.N.A. locale. Come prologo a tale avvenimento già al sabato sera si è iniziato con la rappresentazione teatrale presso l'ex lavanderia a vapore dal titolo “Erano stanchi i miei alpini” tratto da La guerra dei poveri di Nuto Revelli, presentata da “Alfatre gruppo teatrale” con la partecipazione del coro A.N.A. del Gruppo locale. Domenica, dopo l'alzabandiera, Onore ai Caduti, inizio della sfilata fino alla piazza del municipio, quindi gli interventi del capogruppo Manfrin, del sindaco Accossato e del presidente della Sezione di Torino, Gianfranco Revello. È seguita la Santa Messa officiata da monsignor Tommaso Ribero. Il nostro vessillo era presente scortato dal consigliere Carlo Bert. Casumaro - L'impegno degli alpini per i terremotati dell'Emilia Una scuola, una piccola città per bambini, costruita per insegnare che le mura crollate con la buona volontà risorgono e regalano il sorriso. Il 1° giugno centinaia e centinaia di alpini di tutta Italia hanno festeggiato con la comunità la nuova scuola materna, voluta e realizzata dall'Associazione nazionale alpini. A riconoscimento dell'impegno di solidarietà di tutti gli alpini alle comunità colpite dal sisma, in piazza c'erano tantissimi bambini tra uno sventolio di tricolori, e numerose autorità, tra cui il colonnello Piero Giovanni Gnesutta (capo del centro documentale dell'Esercito, con sede a Bologna), Prefetto, Questore, il sindaco Lodi e rappresentanti sia regionali che provinciali. Erano presenti sia il presidente uscente Perona che il neo presidente Favero a scortare il labaro dell' ANA. Corteo fino alla scuola tra scrosci di applausi, cartelli e bandiere per ringraziare gli alpini. Quindi alzabandiera, Santa Messa officiata da monsignor Bruno Fasani direttore de “L’Alpino”. Preghiera dell'alpino e vari interventi. Di spicco gli interventi dei progettisti Zorio e De Finis che hanno evidenziato alcuni dati tecnici: scuola realizzata in quattro mesi, in legno lamellare in classe A ed antisismica, pannelli solari e ricambio aria. Un'opera da circa un milione di euro a cui si aggiungono 2000 ore di volontariato alpino che ne raddoppiano quasi il valore. L'Inno nazionale ha anticipato la benedizione ed il taglio del nastro. E come detto da Favero e Perona “tutto questo l'abbiamo costruito insieme, con le capacità ed il cuore del grande popolo degli alpini e di chi ha creduto in noi, possa questa scuola portarvi fortuna”. Segnalo che il vessillo della Sezione Val Susa era presente alla cerimonia dell'inaugurazione scortato dal capogruppo di Avigliana Giovanardi. Elio Garnero Gruppo di Chianocco Ad Exilles per l’incontro annuale della Sezione Alpini sempre in movimento e in gruppo, forse non numeroso come anni fa, ma compatto e solidale. L’ultima occasione d’incontro è stata al Forte di Exilles per le giornate di festa del 3° reggimento alpini e i gruppi di artiglieria. Sono anni che i chianocchiesi salgono sotto il maniero per rappresentare la loro voglia di aggregazione. Quest’anno, poi, il Gruppo ha organizzato una tavolata in Lo Scarpone Valsusino 19 Dalla Sezione Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 19 Cronaca dai Gruppi Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 20 amicizia con soci, simpatizzanti e reduci. E sì perché tra loro sedeva un alpino che di storia sulle spalle ne porta tanta. Giovanni Rossero, classe 1920, due medaglie al merito e tanta tanta “alpinità” da insegnare e raccontare alla nuove generazioni. Nell’anno in cui a Exilles è stato ricordato il maresciallo Giuseppe Rosatelli, perpetuo organizzatore e costruttore della cappella votiva e della fontana, avere in gruppo un “vecio” del suo calibro non è da tutti. Il capogruppo Danilo Favro dichiara: “Siamo presenti con i nostri cappelli e il nostro gagliardetto perché ci piace la comunità e la storia che con responsabilità ci sentiamo addosso. Quest’anno, dopo la grande adunata di Piacenza, ci siamo ritrovati a Exilles e abbiamo pranzato con semplicità di gruppo”. Momenti e giornate che si sommano ad altre e ognuna lascia un segno particolare. Gruppo di Novalesa Gli alpini abbracciano Silvia Roccia Alle ore 9.20 di mercoledì 18 giugno 1913, in borgata Villaretto, nasceva Silvia Roccia: il polveroso registro dell'anagrafe di Novalesa, attesta l'alba di una lunga vita. A distanza di un secolo da quel lieto avvenimento, ne è seguito un altro, altrettanto gioioso. Non sono presenti la mamma e il papà, morti negli anni '30, non più i fratellini e le sorelline, ma figli, nipoti, pronipoti e anche la quinta generazione. Il 18 giugno del 2013 erano in tanti a festeggiare quella neonata ormai centenaria. È vero, i suoi capelli sono bianchi, le sue gote solcate di rughe, ma il desiderio di vita rimane immutato, pur custodendo il segreto, riservato a pochissimi, di una vita secolare. Il Sindaco, il Gruppo A.N.A. e tutte le associazioni del paese si sono convocati per celebrare questa donna con il suo segreto. Tanti auguri Silvia e grazie per il tuo inesausto sorriso, la tua infaticabilità, la tua vivacità mentale e fisica. Matteo Ghiotto rio della ricorrenza. Il momento ufficiale dell’appuntamento è cominciato con la lettura del notiziario dell’epoca riguardo la tragedia, da parte del sindaco di Bardonecchia, l’alpino Roberto Borgis. Alla cerimonia era presente, come sempre, anche l’alfiere del gruppo di Cumiana, Marino Bargiano figlio di Guglielmo, uno degli alpini sopravvissuti alla valanga, e cugino di Giovanni Chiantore che è invece parte del triste elenco dei Caduti. Si è poi proseguito con la Santa Messa celebrata in quota ed officiata da don Paolo Di Pascale. La chiusura del rito religioso è spettata al vice capogruppo Marco Gautier, con la rituale lettura della Preghiera dell’Alpino per i presenti e per gli alpini “andati avanti”. Finita la Messa, tutti in fila per la tradizionale polentata degli alpini! Il pranzo: polenta e spezzatino, formaggio e frutta, naturalmente buon vino, preparato in loco con la “veterana” cucina da campo. Complice il bel tempo e lo spettacolare panorama, la festa è potuta continuare fra canti e risa, in onore di tutti gli alpini, fino al tardo pomeriggio. Alain Garnier Gruppo di Cesana Madonna della neve al lago nero Gruppo di Bardonecchia Ricordo dei Caduti nella disgrazia del Picreaux Come tradizione, la terza domenica del mese di luglio è dedicata dagli alpini del Gruppo, alla commemorazione dei 21 alpini del battaglione “Fenestrelle” travolti da valanghe in località Picreaux il 28 gennaio 1931, durante un’esercitazione. Organizzata dal Gruppo, è un appuntamento irrinunciabile per le penne nere e per i tanti villeggianti di Bardonecchia che, salendo appena sopra la diga in Frazione Rochemolles si uniscono alla festa. Così è stato anche domenica 21 luglio 2013, per l’82° anniversaScarpone 20 Lo Valsusino Come tutti gli anni la prima domenica di luglio - quest'anno il 7 gli alpini hanno celebrato la festa della Madonna della Neve alla cappella del Lago Nero. Nonostante le pessime previsioni della vigilia, che prevedevano forti temporali, fortunatamente è stata una gradevole giornata soleggiata e quindi molti sono stati quelli che hanno raggiunto, a piedi o in auto, la bella conca del lago. Alla S. Messa, officiata da don Andrea, hanno assistito numerosi fedeli tra i quali anche il sindaco di Cesana, Colomb, che, nonostante i suoi numerosissimi impegni, partecipa sempre con cordialità alle varie manifestazioni che si svolgono nel suo Comune. La festa è proseguita con l'abbondante "pranzo alpino", preparato per un centinaio di persone dagli alpini del Gruppo. La giornata si è poi conclusa con i cori alpini, sempre suggestivi. Da segnalare con piacere particolare la partecipazione e la disponibilità dell’alpino Mario Zedde, di stanza alla caserma di Bousson che ha instancabilmente aiutato i "veci" nei lavori più faticosi e impegnativi. Carla Scorza Gruppo di Sestriere Festa del Gruppo a Monterotta Alzabandiera e Onore ai Caduti davanti al nuovo monumento. Domenica 4 agosto riuscitissima festa del Gruppo che ha riunito “veci e bocia” e amici con un unico intento e cioè quello di dare una bella immagine nell’organizzare l’incontro annuale che si è tenuto in località Monterotta/Fontana degli alpini, raggiungendo la sua 37ª edizione. L’obbiettivo è stato centrato in pieno grazie anche alla magnifica giornata di sole. L’inizio a sfondo religioso, con la S. Messa officiata dall’inossidabile don Gaetano Bellissima, si e concluso con i saluti e ringraziamenti del capogruppo Massimo Poncet, con il quale ci scusiamo per l’errore nella storia del Gruppo uscita nello scorso numero, del sindaco Marin e del Presidente sezionale a cui ha fatto seguito il pranzo cucinato con maestria dai soci alpini e amici con le rispettive signore e servito a oltre trecento commensali. Il pomeriggio è stato allietato dalla solita gradita orchestrina che ha impegnato i giovani e meno giovani in canti e balli di ieri e di oggi. Nel corso dell’incontro conviviale ho appreso con piacere che don Gaetano è uno dei due unici parroci che in Italia hanno conseguito nel lontano 1967 il “brevetto” di maestro di sci in quel di Solda in Trentino. Tra il serio e il faceto ho anche potuto approfondire che allora veniva richiesta per gli esami la tecnica della “genuflessione” sostituita in seguito da quella del “piegamento” ed è facile intuire che da giovane parroco il buon don Gaetano in quei tempi non abbia avuto rivali. La giornata si è magnificamente conclusa con la partecipazione del Gruppo di Sestriere all’inaugurazione del “World Master Orienteering Championship” a Sestriere centro, con relativa sfilata e alzabandiera alla presenza di oltre 2800 atleti da tutto il mondo e con l’intervento del nostro vessillo sezionale, della nostra fanfara e dei nostri volontari reclutati a tale scopo. Una genuina e partecipata festa alpina ricca specie sotto il profilo istituzionale. Giancarlo Sosello Gruppo di Claviere Festa del Gruppo e fritto di Camogli Domenica 7 luglio appuntamento a Claviere per la consueta festa patronale che, come noto, coincide con la festa del Gruppo. Una splendida giornata di sole ha certamente facilitato la scelta degli alpini di salire sino a Claviere, e le concomitanti manifestazioni cesanesi non hanno certo influito più di tanto. Erano presenti, oltre il vessillo sezionale scortato da Elio Garnero, i gagliardetti di Oulx, Cesana, Avigliana, Sant’Antonino e di Tonengo della Sezione di Ivrea, oltre ovviamente quello locale. Padrone di casa il tenace ed instancabile Aurelio Audisio, impegnato nell’ennesima fatica organizzativa di questo piccolo Gruppo. Un plauso naturalmente anche al sindaco alpino Capra che in perfetta sintonia con il Gruppo ne facilita le iniziative. La presenza della nostra fanfara sezionale dava, come di consueto la garanzia di successo e di interesse per i molti ospiti della ridente località montana. Dopo alcuni pezzi “di riscaldamento” le note dei nostri musici aprivano il breve tragitto sino alla chiesa dove puntualmente alle 11 veniva celebrata la S. Messa. Seguiva poi consueta la processione lungo le vie del vecchio borgo per concludersi, a differenza degli anni scorsi, davanti al monumento fortemente voluto da Aurelio Audisio e scoperto lo scorso anno. Alzabandiera, Onori ai Caduti ed i ringraziamenti del sindaco Capra per la partecipazione. Non poteva mancare ovviamente il colonnello Sergio Pivetta, milanese iscritto al Gruppo di Claviere, e reduce di quel poco conosciuto ai più battaglione “Piemonte” che il prossimo anno ricorderà il 70° anniversario della battaglia di Monte Marrone che segnò la gloriosa rinascita dell’esercito italiano inquadrato nel Corpo di Liberazione Nazionale. Novità culinaria per la festa di Claviere invece la padella ed il fritto di pesce di Camogli. Un evento che certamente ha suscitato curiosità non tanto per il fritto in se quanto per il luogo ed il modo in cui veniva prodotto. E così, per una volta alpini e ospiti raccolti sotto il consueto tendone hanno abbandonato la tradizione della cucina piemontese per la novità del levante ligure. Finale con il botto, con il concertino della fanfara guidato come sempre con maestria dal maestro Bellando sotto l’occhio vigile del presidente Combetto e tanti applausi del pubblico presente. Giornata quindi splendida sotto tutti i punti di vista, ventilata il giusto per attenuare il calore atmosferico, ma non quello degli alpini, della comunità di Claviere e ovviamente neppure quello del grande ed appassionato Aurelio Audisio che siamo certi si sarà già messo in moto per il prossimo appuntamento che se non andiamo errati coinciderà con il ventennale di fondazione del Gruppo. Dario Balbo Assemblea capigruppo L’annuale assemblea alla quale tutti i capigruppo sono caldamente invitati a partecipare, con cappello, si terrà come di consueto a Susa nella sede sezionale, la mattina di sabato 26 ottobre, alle ore 9. Lo Scarpone Valsusino 21 Cronaca dai Gruppi Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 21 Anagrafe alpina Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 22 Nascite Gruppo di Avigliana Il 19 giugno la piccolina Marta è venuta al mondo affiancando il fratellino Lorenzo per la gioia dei genitori Alessia e Fulvio Tavan, figlio del nostro socio Giuliano che unitamente alla cara nonna Piera ne è felicissimo anche perché finalmente avrà qualche impegno in più. A parte la battuta, tutto il Gruppo si associa per esprimere congratulazioni a genitori e nonni ed auguroni alla piccola Marta perché la strada della sua vita appena iniziata le possa riservare solo felicità. Gruppo di Exilles Il 27 luglio in Susa è nato Davide Mannarino figlio di Franca Rougier e di Pasquale. Ai genitori ed ai nonni Silvia Rossero e Vittorio Rougier, nostro iscritto e valente musico della fanfara sezionale, vadano le più care felicitazioni da tutto il Gruppo. Gruppo di Susa Il 14 agosto il nostro socio consigliere e vice capogruppo Roberto Alpe e la signora Antonietta Claretto sono diventati nonni del piccolo Andrea. Il Gruppo augura alla mamma Paola ed al papà Diego tutta la gioia e la serenità che una nascita può portare. aggregato. Il Gruppo partecipa alla gioia dei neo-genitori, Tiziano ed Elisa e di zio Michele anche lui nostro socio. Gruppo di Villar Focchiardo Il 14 giugno 2013 è nato Alberto Davì di Barbara Mazzoni e Giovanni nostro socio. Ai genitori, alla sorellina e ai nonni le più vive felicitazioni da parte di tutto il Gruppo. Gruppo di Bardonecchia Il 9 luglio è nato Matteo, figlio dell’alpino Michele Bertessa. Al piccolo ed a tutta la sua famiglia i migliori auguri dal Gruppo. Felicitazioni al nonno Giorgio Malavasi ed al papà Alfredo Bison, entrambi alpini del Gruppo, per la nascita del piccolo Alessandro. Gruppo di Chiusa San Michele È nata Diletta nipote della madrina del Gruppo e nostra socia aggregata signora Laura Cantore. A lei, al figlio Donato e alla nuora Giusy le più vive felicitazioni da parte di tutto il Gruppo. Gruppo di Venaus È arrivato Loris Reynaud ad allietare nonno Renato e nonno Mario, rispettivamente socio e socio Gruppo di Villar Focchiardo Il 14 luglio la nipote del nostro socio Michele Montabone, signorina Linda Cella si è unita in ma- trimonio con il signor Matteo Bocco. Il Gruppo porge ai novelli sposi tanti auguri di una lunga vita felice. Matrimoni Anniversari Gruppo di Chiusa San Michele Il nostro vice capogruppo Giovanni Barella e la consorte Bruna il 23 giugno hanno festeggiato 50 anni di matrimonio. Il 25 agosto il socio alpino Bruno Ferraudo e la consorte Anna Cantore anche lei nostra socia hanno festeggiato 50 anni di matrimonio. A loro giungano gli auguri da parte del Gruppo per ancora una lunga vita felice insieme. Gruppo di Exilles Vittorio Rougier e la consorte Silvia Rossero il 1° settembre hanno raggiunto il prestigioso traguardo Scarpone 22 Lo Valsusino auguri per un prosieguo di molti anni felici. Gruppo di Almese Il nostro socio, l'alpino Giovanni Frattini il 17 marzo scorso ha raggiunto la bella età di novant'anni (classe 1923). Tutti noi ogni anno ammiriamo in lui l'entusiasmo col quale partecipa agli appuntamenti più importanti (Adunata nazionale, Raduno 1° Raggruppamento ecc.). Felicitazioni da tutto il Gruppo, al quale si associa pure il Gruppo di Avigliana per la costante presenza di Giovanni ad ogni ricorrenza, presenza motivata anche per legame di affetto e di parentela con il genero nostro segretario, Franco Oddenino. Gruppo di Sant’Antonino Il 20 marzo la nostra socia Pettigiani Veronica ha conseguito la laurea in Scienze della mediazione in russo ed inglese. Alla neo laureata le congratulazioni da tutto il Gruppo con l’augurio sincero per l’Accademia militare. Gruppo di Exilles Il 16 maggio scorso ci ha lasciati l’alpino Livio Vazon, nostro socio. Alla moglie Anna, alla figlia Antonella e alla famiglia tutta, giungano sentite condoglianze da tutto il Gruppo. Gruppo di Gravere Compleanno Laurea È nata Syria, figlia del nostro socio alpino Franco Bronzino. A lui, alla moglie Monica, al fratellino Simone, e ai nonni Maria Celeste e Enzo Pellissier nostri soci aggregati le felicitazioni da parte del Gruppo. Gruppo di Chianocco Domenica 21 luglio in concomitanza con la festa annuale del Gruppo il nostro storico socio Bruno Paris e la signora Valeria hanno festeggiato l'importante traguardo dei cinquant'anni di matrimonio. Il Gruppo porge i migliori auguri al caro socio, alla sua signora ed a tutta la famiglia. Il capogruppo e tutti i soci si uniscono per formulare i più fervidi dei cinquant’anni di vita coniugale. Congratulandoci con loro, esprimiamo vivissime felicitazioni augurandogli nel contempo un sereno prosieguo per il conseguimento di nuovi traguardi. Gruppo di Sant’Antonino Il socio Delfino e la signora Giovanna il giorno 3 agosto hanno festeggiato 50 anni di matrimonio. Vivissimi auguri da parte del Direttivo e da tutti i soci del Gruppo. Gruppo di Susa Il 25 agosto il nostro consigliere ed alfiere Franco Pellissero e la gentile consorte Giuseppina Faieta hanno festeggiato il loro 50° anniversario di matrimonio. Quando a raggiungere questo traguardo è una coppia di amici che questo lungo periodo l’hanno vissuto all’ombra dell’A.N.A. allora la ricorrenza diventa particolarmente significativa. Ci è gradita l’occasione per ringraziare i festeggiati per il loro attaccamento e dedizione al Gruppo. Decessi Gruppo di Bardonecchia Il 3 luglio e andato avanti il cav. Giuseppe Plano alpino e socio del nostro Gruppo. Alla moglie e figli sentite condoglianze dal Gruppo. Il 29 giugno 2013 l’alpino Luciano Morando è andato avanti. L’ha fatto con la discrezione che l’ha sempre contraddistinto, anche durante la preziosa attività di segretariato/tesoreria del Gruppo. Onesti e solidali, questo è ciò che si legge più di frequente alle manifestazioni alpine, e questo era Luciano. Una correttezza morale che diventava quasi pedante agli occhi altrui ed una disponibilità che… Beh se c’era bisogno era lì in prima fila, sempre. Da vero alpino amava la montagna, con una passione tale da spingerlo a trasferirsi a Bardonecchia appena raggiunta l’età pensionabile dal lavoro in banca a Torino, e qui, non avendone più una propria, ha pian piano trovato una nuova famiglia nel Gruppo alpini locale. Tutti adesso gli volevano bene per la sua esuberante ma attenta presenza e ce ne accorgiamo solo ora che ci manca, ora che possiamo solo sperare che il Signore delle Cime lo lasci andare a cogliere stelle alpine per le Sue montagne. Gruppo di Mompantero Il 6 luglio scorso è mancata la signora Olimpia Vigna vedova Vottero suocera del nostro socio alpino Remo Nurisso Germano. A lui e ai suoi famigliari le più sentite condoglianze da parte di tutto il Gruppo. Gruppo di Bruzolo Il 18 giugno scorso è mancata la signora Andreina Reinero, mamma del socio Piero Bergero e cognata di Rinaldo Bergero, socio consigliere, ai quali rinnoviamo le nostre fraterne condoglianze. Condoglianze anche al socio “amico” dottor Valerio Rosso per la perdita della mamma, signora Ada Favro, avvenuta il 24 luglio all'età di 91 anni. Gruppo di Chiusa San Michele È mancato il signor Marco Barella, fratello del socio aggregato Mario, zio del socio alpino Luigi Barella e cognato del nostro consigliere Guido Favro. A loro e alle loro famiglie giungano sentite condoglianze dal Gruppo. Il Gruppo porge le condoglianze al socio Franco Bronzino e alla sua famiglia per la scomparsa del papà Leo. Gruppo di Sant’Antonino Il 18 giugno è mancato Giovanni Battista Nurisso, papà del nostro socio Franco. Ai famigliari giungano le più sentite condoglianze da tutto il Gruppo. Il 16 maggio è mancato il sig. Guido Croce, papà del nostro socio Emilio Croce al quale porgiamo sentite condoglianze. Il 24 giugno è andato avanti Renato Falchero, nostro socio classe 1919, combattente della Seconda guerra mondiale. Alla figlia le nostre sentite condoglianze. Ai famigliari tutti giungano le più sentite condoglianze dal Direttivo e da tutto il Gruppo. Fanfara sezionale La fanfara A.N.A. Val Susa partecipa al dolore del maestro Danilo Bellando e della sua famiglia per la scomparsa del caro papà Franco, avvenuta il 10 giugno, porgendo le più sincere e sentite condoglianze. Sezione Val Susa Presidente, Consiglio, alpini tutti della Sezione partecipano al dolore di Danilo e della famiglia per la perdita del papà Franco. Mentre stiamo per andare in macchina apprendiamo la notizia della morte del gen. Giulio Lucia. Gruppo di Novalesa Gruppo di Susa Il 22 giugno si sono svolti i funerali dell’amico Ennio Tescaro fratello del nostro socio Diego. Il Gruppo partecipa al lutto dei famigliari e porge le più sentite condoglianze. Il 22 luglio dopo una vita dedicata alla famiglia ed al lavoro è andato avanti il nostro socio Carlo Costa. In quanti lo hanno conosciuto lascia il ricordo della sua esistenza così ben spesa con grande semplicità e generosità. Il Gruppo vuol essere partecipe al dolore che ha colpito i suoi famigliari e porge un sentito cordoglio alla moglie. In data 11 agosto è mancato l'alpino Daniele Bar nato nell'anno 1955 e troppo presto strappato all'affetto dei suoi cari. Alla moglie Cristina, ai suoi figli e alla famiglia tutta giungano sentite condoglianze da tutto il Gruppo. Gruppo di Oulx Gruppo di Venaus Il 19 giugno è mancata Erminia Conca, ved. Rossetto suocera di Bruno Campo e nonna di Graziano e Sandro. A loro e alle loro famiglie giungano sentite condoglianze da tutto il Gruppo. Ci ha lasciati il socio aggregato Ennio Tescaro. Il gruppo partecipa al dolore dei suoi cari e porge sentite condoglianze alla sua famiglia. Gruppo di Rubiana Il Gruppo porge sentite condoglianze al socio alpino Fabrizio Alliano e ai famigliari per la scomparsa della mamma Luigina Rigo. Sentite condoglianze al socio alpino e componente del Direttivo Gianni Trossello ed ai famigliari per la scomparsa del fratello Bruno. È "andata avanti" l'amica degli alpini Tersilla Cogerino ved. Magnetto; sempre attiva nel Gruppo, prima con il marito Firmino e poi da sola, fino a quando la salute glielo ha permesso con il sorriso e la battuta pronta. Il giorno 27 agosto è “andato avanti” l’alpino Ezio Challier, classe 1930 e “lupo della 34” tra i più anziani. Sempre presente a tutte le nostre manifestazioni con la sua scomparsa lascerà sicuramente un vuoto significativo nella grande famiglia alpina. Ai famigliari le più sentite condoglianze da parte di tutto il Gruppo. Gruppo di Villar Dora Il 14 giugno è mancato il caro socio aggregato Bruno Trossello. Alla moglie Franca, al figlio Carlo e a tutti i famigliari, sentite condoglianze dagli alpini e amici del Gruppo. Il socio amico Aldo Bert, classe 1922 è andato avanti. Alpino semplice e affabile con tutti, gran lavoratore, ex internato durante l’ultima guerra. Tutto il Gruppo rinnova alle figlie Chiara e Anna ed a tutta la famiglia, sentite condoglianze. Gruppo di Villar Focchiardo Il 12 agosto è mancata la signora Onorina Chiaberto vedova Belotti di anni 92, mamma del socio Mario. In questa triste circostanza giunga a lui il nostro più profondo cordoglio. Gruppo di Foresto È recentemente deceduta la signora Ida Chiapusso ved. Tablin, mamma del socio Franco. Al caro Franco ed a tutti i famigliari, il Gruppo rinnova sentite condoglianze. Piero Laterza, monsignore alpino Nello scorso numero de Lo Scarpone Valsusino i più attenti avranno trovato tra le righe dell’anagrafe alpina il necrologio di don Piero Laterza. Qualcuno ha anche partecipato al suo funerale. Purtroppo non avendo spazio a sufficienza abbiamo rimandato a questo numero il breve ricordo di questo cappellano alpino così legato alla nostra Sezione. Parlando di don Piero e della sua “alpinità”, bisogna riconoscere che già l’aveva nel sangue dalla nascita. Suo padre Vincenzo era un maresciallo del 3° reggimento alpini e abitò a Susa negli anni ’20 e ’30 prima di essere trasferito a Merano. Nel 1939 partì per il fronte in Albania e rifugiò le sue preghiere al proprio cappellano don Luigi Gnocchi, grande alpino e sacerdote. Don Piero fin da bambino maturò la via al sacerdozio e da adulto desiderò comunque, come il papà, far parte della grande famiglia degli alpini; come dire due vocazioni in una. Ordinato nel 1960 iniziò il ministero sacerdotale come viceparroco prima a Bussoleno poi a Susa. Divenuto Cappellano militare cominciò il suo girovagare tra le truppe da Palermo a Vipiteno, poi finalmente, a Torino nella brigata alpina “Taurinense”. Seppe trasmettere in questi anni il suo credo a tantissimi giovani soldati usando come strumento anche un coro alpino che fondò e diresse. Terminò la sua carriera come capo della Regione Militare Nord-Ovest, con la responsabile guida dei cappellani di tutte le armi dell’Esercito di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Tra le pagine della sua vita una importante è senza dubbio quella legata al Rocciamelone. Fu nel 1975 che con i suoi alpini, l’amico sacerdote don Trappo, il vescovo Garneri e l’Associazione “Giovane Montagna”, maturò l’idea di ristrutturare la Cappella e il rifugio sulla vetta, nonché il rifugio di Ca’ d’Asti, gravemente lesionati dal tempo e dalla guerra. Don Piero fu un instancabile promotore del progetto coinvolgendo fornitori di materiali e imprenditori. Per raccogliere i fondi necessari ripropose l’idea con cui, alla fine dell’Ottocento, il piccolo giornale per bambini intitolato “Innocenza” edito a Torino e distribuito a livello nazionale, aveva chiesto ai bimbi di tutta Italia di offrire dieci centesimi per poter collocare sulla cima la bella statua della Vergine. L’iniziativa, ancora oggi ricordata da una generazione di valsusini (la mia quella degli anni Settanta), si chiamò ROK, sinonimo di Roccia e di Rocciamelone, acronimo di Ragazzi OK. È ancora oggi conservata in vetta, accanto a quella del 1899, un’urna contenente i nomi dei ragazzi, ognuno dei quali ricevette un’immagine della Madonna della vetta con la frase: "Il mio nome è scritto lassù”. Don Piero, dopo il suo viaggio in India, si fece promotore di un’iniziativa ambiziosa per donare dignità agli uomini locali costituendo una Onlus chiamata “SOS India”. Attraverso questa Associazione si sostengono coloro che non hanno nulla, non solo donando cibo e materiale, ma cercando di dare loro istruzione. A Matigara, nel West Bengala, esiste la “Jesu Ashram”, una realtà ospedaliera chiamata “Centro per derelitti” che vive solo per virtù di offerte della quale don Piero si fece ambasciatore. Che carattere aveva don Piero? Tra i suoi pregi la coerenza, la bontà, la disponibilità verso tutti i militari di ogni ordine e grado. Difetti? Uno su tutti, pur amando la fotografia, non voleva farsi ritrarre così a corredo di questo ricordo abbiamo inserito l’unica foto che lo ritrae in divisa. Ora don Piero è una stella in cielo, a cinque punte come quella dell’esercito. Mario Tonini Lo Scarpone Valsusino 23 Anagrafe alpina Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 23 Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 24 Cala la sera dopo una giornata di festa all’ombra del Forte. L’Inno di Mameli eseguito dalla fanfara accompagna l’ammainabandiera (foto D. Balbo).
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