Lo Scarpone Valsusino

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Lo Scarpone Valsusino
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - n. 3 (Settembre), anno XXXIX
Lo Scarpone
Valsusino
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE D’INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI SEZIONE VAL SUSA
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LO SCARPONE VALSUSINO
Pubblicazione trimestrale
della Sezione A.N.A. Val Susa
Sommario
Attualità
Elio Garnero
Exilles fortemente alpina. Veci e bocia a difendere l’apertura
del Forte
3
Dario Balbo
Raduno dei “lupi” - Cambio comandante
4
Dario Balbo
Exilles: Forte chiuso ma grande fanfara
Elio Garnero
Incontro scolaresche ed alpini a Sant’Ambrogio
Mario Tonini
Venaus, un paese alpino. Grande festa per il novantesimo
del Gruppo
Copertina:
L’annuale Raduno sezionale ad Exilles (foto Carla
Scorza)
Fondatore:
Franco Badò
Presidente:
Giancarlo Sosello
Direttore responsabile:
Claudio Rovere
Comitato di redazione:
Dario Balbo
Giorgio Blais
Elio Garnero
Valerio Olivero
Referente al Centro Studi:
Elio Garnero
Progetto grafico
Francesco Ballesio
Conduzione tecnica:
Valerio Olivero
Referente informatico e contatti con “L’Alpino”:
Dario Balbo
Direzione:
Susa, via Brunetta, 45
Tel. e Fax: 0122/33204
Sito internet:
www.anavalsusa.it
E-mail:
[email protected]
Fotocomposizione e stampa:
Tipolito Melli s.n.c., Borgone
Via Moncenisio, 11
Tel. 011/964.63.67 - Fax 011/964.60.88
E-mail:
[email protected]
Autorizzazione del Tribunale di Torino
n. 2441 dell’8.10.1974.
Giovanni Baro
Novanta candeline per gli alpini di Novalesa guidati da Gillio Giai
Dario Balbo
Varazze: annuale premio dedicato agli alpini più meritevoli
dell’anno
Mario Tonini
Ottantesimo del Gruppo alpini di Caprie.
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Dario Balbo
Mai uno di noi così in alto. Federico Bonato, comandante
della “Tridentina”
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Dario Balbo
Al Col di Nava nel ricordo dei martiri della “Cuneense”
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Dario Balbo
Penne nere valsusine al WMOC
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Davide Corona
Annuale ascensione al Rocciamelone.
Alain Garnier
Un altro trionfo per Matteo Eydallin
Storia e cultura
Laura Grisa
Gruppo di Foresto
Elio Garnero (a cura di)
Memorie di guerra dal diario dell’alpino Renato Bassi (parte prima)
Dalla Sezione
Elio Garnero (l’angolo di)
Cosa ne facciamo di questi ultrasettantenni?
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Dosio, Carello e Matheoud grandi protagonisti sulle piste del Sestriere 18
Presenze del nostro vessillo in manifestazioni di altre Sezioni
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Chianocco
Novalesa - Bardonecchia - Cesana
Sestriere - Claviere
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Notiziario sezionale
Oblazioni pro Scarpone
Oblazioni conto corrente postale
Cronaca dai Gruppi
Anagrafe alpina
Nascite - Matrimoni - Anniversari - Compleanno - Laurea - Decessi
Piero Laterza, monsignore alpino
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Exilles “fortemente” alpina!
Attualità
Veci e bocia a difendere l’apertura del Forte
di Elio Garnero
Ricorrevano quest'anno il 19°
Raduno della Sezione A.N.A.
Val Susa, il 48° incontro degli
appartenenti al 3° rgt. alpini e
della 40ª batteria da montagna.
Ogni anno questo avvenimento viene celebrato presso la
Cappella votiva di Exilles, che,
come molti sono già a conoscenza è stata eretta ad opera di
alcuni reduci del btg. “Exilles”
in memoria dei Caduti della
campagna dei Balcani conclusasi tragicamente l'8 settembre
1943.
La data viene fissata ogni
anno nel mese di giugno, possibilmente nel week end più prossimo al giorno 16, in riferimento
alla conquista del Monte Nero,
primo importante fatto d'azione
del primo conflitto mondiale avvenuto il 16 giugno 1915 ad
opera del btg. “Exilles” con l'appoggio del btg. “Susa”. Quest'anno tutto OK, sabato 15 e
domenica 16.
Come avviene ogni anno l'entusiasmo è cominciato sabato
sera con il concerto della fanfara sezionale nostro fiore all'occhiello; con la regia del
presidente Combetto e la perizia
del maestro Bellando che oltre a
dirigere i suoi bravi musici nelle
occasioni ufficiali si esibisce
splendidamente con il nostro
immancabile “Silenzio “.
A costoro da alcuni anni si è
aggiunta la bella, brava e simpatica Cristina che oltre ad essere valida componente del
complesso è anche la presentatrice con centrati ed applauditi
commenti sulle esibizioni dei
nostri musici.
Con un cielo terso ed un
caldo che già al mattino prometteva bene, domenica, dopo i
consueti saluti ed abbracci tra i
convenuti, tutti venivano messi
in riga dal nostro responsabile
alle manifestazioni, Bert: Fanfara, Protezione Civile, vessillo
e Presidente, CDS, autorità ed
oltre ai vessilli delle altre Sezioni convenute (Aosta, Casale
Monferrato, Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo, Torino, Sud
Africa e Milano) erano presenti
ben 28 gagliardetti in rappresentanza dei Gruppi di altre Sezioni, ed ovviamente tutti
presenti i 36 della nostra.
Opportuno ricordare la partecipazione di una significativa
rappresentanza dei nostri amici
francesi oltre agli alpini in congedo del Mutuo Soccorso, dei
combattenti di Paspardo, del-
Gli onori alla bandiera ed ai Caduti sanciscono l’ufficialità del raduno (foto D. Balbo).
l'Arma aeronautica, dei bersaglieri, dei carabinieri, dei granatieri, dei marinai, della polizia di
Stato e dei paracadutisti. Giunti
in piazza Europa i discorsi ufficiali. Dopo i consueti saluti alle
autorità, il sindaco di Exilles,
Castellano ha evidenziato che
era un raduno diverso da quelli
degli anni passati, poiché mancava il maresciallo Rosatelli,
“un promotore di questa giornata, anche nostro cittadino
onorario ma lui è comunque qui
con noi”. Già sullo “Scarpone
Valsusino” di giugno abbiamo
citato la dolorosa scomparsa di
colui che è sempre stato il simbolo di questo nostro raduno, e
tutti noi alpini valsusini ne
siamo orfani.
Quest'anno avendo avuto alcuni problemi agli arti inferiori,
mi sono soffermato al tavolo
dell'accettazione, per essere di
supporto ai colleghi nella registrazione dei vari vessilli e gagliardetti, ed ho avuto modo di
constatare la disapprovazione di
parecchie persone, anche giunte
da lontano, particolarmente
dalla zona lombarda, che avevano progettato di visitare in
tale occasione il Forte.
Massima delusione, nel confermare a costoro che il Forte
era inagibile, quindi chiuso per
problemi di costi non più sostenibili.
Il Sindaco ha manifestato il
suo disappunto per tale incresciosa situazione, ma il nostro
presidente Sosello ha evidenziato e ribadito cosa significa
per gli oltre tremila iscritti e per
il comitato - Cappella votiva di
Exilles; “il Forte è qualcosa di
più di un Museo o semplicemente una meta turistica. È un
simbolo, è l'orgoglio, è la storia
di un battaglione, l'Exilles, di un
reggimento, il 3°, che nella storia d'Italia e degli alpini hanno
lasciato tracce indelebili”.
Quando riceverete questa edizione di settembre sarete già al
corrente che fortunatamente il
Forte è già stato riaperto, pertanto dobbiamo tutti gioirne.
Scusatemi ma ho avuto sensazione da chi proveniva da
fuori valle che non avesse alcuna conoscenza su questo
Forte.
Quindi poiché questa nostra
pubblicazione viene inviata a
tutte le Sezioni A.N.A. italiane
ed a quelle con sede all'estero,
vorrei esporre alcune notizie in
merito.
“Il Forte di Exilles, costruzione suggestiva e di grandissimo impatto visivo, è stato
restituito al pubblico nel 2000
grazie ad una stretta collaborazione tra la Regione Piemonte
ed il Museo Nazionale della
Montagna C.A.I. Torino. È un
esempio di fortificazione francese e sabauda.
In primo luogo è un museo di
se stesso. Due complessi percorsi di visita portano il visitatore
alla
scoperta
del
monumento; un lungo anello all'interno della roccia consente
la visita dei vari livelli della costruzione; la salita ai sottotetti,
imponenti, ed altamente spettacolari, completa un itinerario di
grande fascino. Soldati di pietra,
sculture, immagini e suoni accompagnano il visitatore lungo
un percorso inaspettato nella
storia e nella memoria del soldato in montagna; modellini, disegni e schizzi raccontano in
modo rigoroso e suggestivo secoli di storia del Forte”.
Terminate le orazioni delle
autorità, ritorno in corteo sul
piazzale del Forte, tappa alla
Cappella votiva per scoprire,
alla presenza della nipote di Rosatelli, una targa in memoria
dell'indimenticabile
Maresciallo, illustre cittadino onorario di Exilles e compianto
alpino di altri tempi. Seguiva la
Santa Messa celebrata da don
Remigio. Al termine tutti a
pranzo in fraternità ed amicizia.
Dopo pranzo parte della fanfara
intratteneva i presenti con classici motivi alternati da canzoni
popolari e brani ballabili.
Arrivederci a giugno 2014.
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Attualità
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Exilles: Forte chiuso Raduno dei “lupi”
di Dario Balbo
ma grande fanfara
di Dario Balbo
Il Forte era lì, chiuso, triste e
silente a testimonianza di una
vergogna indubbia. Ma la nostra
fanfara ha suonato anche per lui
nella splendida serata che apriva
la nostra festa sezionale.
Il clima era mite e la gente arrivava numerosa a prendere
posto nei sempre, purtroppo, limitati posti del tendone. Fortunatamente l’anfiteatro naturale
circostante aiutava i ritardatari
nel sistemarsi più o meno comodamente.
Danilo Bellando, il maestro,
con maniacale attenzione seguiva i preparativi e la disposizione
degli
strumenti,
distribuendo consigli e simpatici rimbrotti per tenere ben alta
l’attenzione dei musici. Intanto
il presidente Fiorenzo osservava
con il cipiglio di circostanza e
la Cristina ripassava il programma della serata, riordinando appunti e prendendo
confidenza con il nuovo impianto di amplificazione all’esordio.
I “ragazzi” erano pronti, il
pubblico aveva fatto l’esaurito,
il sindaco Castellano ed il presidente Sosello erano ai loro posti
e così si poteva cominciare.
Grandi esecuzioni, musici
bravissimi, applausi scroscianti.
Veramente uno spettacolo dove
i presenti si sentivano coinvolti
e rapiti dalle emozioni.
Intanto il Forte era lassù, triste e silente.
L’intervallo regalava ai presenti una veloce presentazione
del nuovo libro di Mario Tonini
impegnato nel suo tour promozionale ma ripagato, crediamo,
dal successo che il libro sta riscuotendo.
Seconda parte di concerto più
m i l i t a r - a l p i n a ape a
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Valsusino
plausi e tanti i commenti entusiasti che sottovoce i presenti si
scambiavano con i propri vicini.
I musici avrebbero potuto
suonare per ore senza che il livello di attenzione scendesse ed
ogni annuncio di Cristina regalava quelle espressioni di soddisfazione che i volti dei presenti
non potevano di certo nascondere.
Gli ultimi brani poi sancivano
la novità di un passaggio di bacchetta tra il veterano Danilo
Bellando ed il nuovo acquisto
della fanfara Flavio Bertoni,
anche lui valente maestro. Non
certo un passaggio di consegne,
ma una utile alternanza in caso
di necessità. Bravissimi entrambi e l’emozione non ha di
certo tradito il bravo Flavio.
I tradizionali “33” e “Rataplan” erano poi il giusto preludio al nostro Inno nazionale
accolto e cantato con passione
dal pubblico doverosamente in
piedi.
Con malinconia il Forte lassù
udiva e speriamo che abbia capito la tristezza di ognuno di saperlo lassù… abbandonato.
Le note finali lungo le vie di
Exilles erano anche per lui,
come anche l’allegro concertino
che chiudeva le libagioni del
tradizionale rinfresco.
Le note finali del “Silenzio”
davano ai presenti un doppio
appuntamento, l’uno, ravvicinato, per la festa del giorno successivo e l’altro, lontano, per il
concerto del prossimo anno sperando che l’amico Forte sia
meno triste di quanto lo potesse
essere in questa serata.
Intanto, novantotto anni fa,
gli alpini dei btg. “Exilles” e
“Susa” si preparavano a dar
n l’assalto
c o r a al tMonte
a n t iNero…
Sabato 13 luglio Oulx ha ospitato il quinto raduno dei “lupi”, ossia
di coloro che negli anni hanno prestato servizio alla 34ª compagnia
del battaglione “Susa” con sede nella locale caserma “Assietta”.
Quest’anno, a detta di molti, la partecipazione è stata superiore a
quella degli anni precedenti, segno che il difficile passa parola si
materializza sempre di più. Diciamo difficile perché alla 34 sono
passati alpini di molte regioni, di Sezioni e Gruppi diversi che non
sempre sono attenti alla notizia, minuscola, che annuncia su “L’Alpino” l’evento. Nonostante le difficoltà quindi ben oltre duecento
“veci” si sono così ritrovati nella piazza Garambois per prepararsi
alla sfilata verso la caserma “Assietta”.
Tra i partecipanti anche alcuni ex comandanti tra cui, a sorpresa,
il gen. Bonato, comandante dal 1988 al 1991, ed il generale, ora in
pensione, Roberto Abbiati, comandante dal 1978 al 1983.
Erano inoltre presenti il col. Cucchini, comandante del “Susa” e,
ovviamente, il ten. Vittorio, fresco comandante della compagnia in
sostituzione del cap. Del Sole.
Un pubblico attento ha fatto da cornice al corteo, guidato dalla
banda musicale “Alta Valle Susa” che scandiva il passo verso la caserma. Qui, nel giardino antistante, si sono osservati gli Onori ai Caduti con deposizione di corona alla presenza del presidente Sosello
e del sindaco di Oulx, De Marchis. Al “rompete le righe” tutti all’interno a respirare l’aria della caserma, a scattare foto ricordo, a ricordare o a raccontare a mogli e fidanzate aneddoti di quel periodo
mentre molti altri assistevano alla S. Messa presso la cappelletta costruita dagli alpini del Gruppo di Oulx.
Pranzo poi nei locali della mensa e perfetto il servizio curato dal
nostro ten. Davide Corona.
Complimenti ai bravissimi organizzatori che da sedi lontane riescono a mettere in moto ogni anno la macchina organizzativa.
L’edizione di quest’anno aveva anche un significato particolare,
poiché, come è ormai ben noto a tutti, a breve la compagnia dovrebbe lasciare la storica sede di Oulx per riposizionarsi a Pinerolo
dopo oltre sessant’anni. I muri dell’“Assietta” perderanno i ritmi
della compagnia operativa per calarsi nel silenzio di una caserma di
servizio. Nulla si sa con certezza sulla sorte della caserma, ma per
coloro che hanno prestato servizio nel tempo, il raduno di Oulx non
sarà più lo stesso.
Cambio di comandante
Martedì 9 luglio con una semplice cerimonia nella caserma “Assietta” alla presenza del comandante del btg. “Susa” col. Cucchini e
del sindaco di Oulx prof. Paolo De Marchis, il cap. Luca Del Sole
ha ceduto il comando della compagnia al ten. Andrea Vittorio già
suo vicecomandante. Il cap. Del Sole aveva assunto il comando nel
novembre 2010 e tra fine 2012 ed inizio 2013 ha guidato la compagnia nella missione in Afghanistan.
A Luca Del Sole ed ad Andrea Vittorio vadano i più sinceri auguri
di buon lavoro nei prossimi rispettivi nuovi incarichi.
Alla cerimonia ha presenziato una delegazione di gagliardetti, unitamente al vessillo sezionale.
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di Elio Garnero
Il Gruppo alpini di Sant'Ambrogio in collaborazione con
l'amministrazione comunale e
l'Istituto Comprensivo ha organizzato una serata eccezionale
ed indimenticabile.
Chi scrive, che è anche referente per la nostra Sezione al
Centro Studi A.N.A. che ha
sede in Milano, ha particolarmente apprezzato tutto quanto
avvenuto nella serata, poiché il
programma proposto coincideva con quanto da sempre sostenuto appunto dal Centro
Studi per sensibilizzare le varie
scolaresche e far conoscere loro
le bellezze delle nostre montagne, ed inevitabilmente il
mondo degli alpini. L'appuntamento era ulteriormente ghiotto
coincidendo con la festa della
Repubblica.
È stata una serata eccezionale, ed a questo punto si devono ringraziare tutti quanti si
sono impegnati per tale evento,
gli alpini di Sant'Ambrogio, dal
capogruppo Luciano Garnero al
suo stretto collaboratore Nota
ed al segretario Guido Ponti
che, oltre ad essere un apprezzato alpino rocciatore, ha condotto impeccabilmente tutta la
serata nelle vesti di cerimoniere.
L'amministrazione comunale
di Sant'Ambrogio era significativamente presente al fianco del
sindaco dottor Dario Fracchia
ed un plauso meritatissimo va
alla dirigente scolastica e preside dell'Istituto Comprensivo
di Sant'Ambrogio, dott.ssa Cristina Cerutti.
Ma cosa possiamo dire di
tutte le insegnanti impegnate da
tempo per presentare i loro
alunni in gran forma nelle loro
esibizioni graditissime alla platea, riuscendo a tenerli svegli e
motivati fino a tarda sera? Gli
ultimi alunni si sono esibiti ben
oltre le 23.
Questa serata era stata organizzata per premiare i lavori di
indirizzo artistico eseguiti dalla
scuola dell'infanzia e scuola primaria.
Tema del concorso “La montagna: culture, storia e civiltà”.
Prima e durante la serata si sono
alternate sul palco con graditissime esibizioni sia la filarmonica di Sant'Ambrogio che il
coro “Alpi Cozie” mentre il ferreo e preciso Ponti invitava sul
palco le varie classi con le loro
insegnanti e si procedeva alla
consegna dei premi.
Elenchiamo ora le motivazioni per i premi concessi alle
varie classi:
Alla scuola dell'infanzia –
bambini di 5 anni. Premio per la
creatività avvincente espressa
con tecnica mista.
Prima classe della Rodari –
Premio per l'evidente impegno
globale della classe tradotto con
tecniche personali.
Prima classe della Costa –
Premio per aver pensato la montagna come luogo di raccolta
della famiglia per le vacanze
immerse nella natura.
Seconda classe Rodari – Premio per la grande mole di lavoro espressa con tecniche
diverse e per il contenuto poetico della descrizione dei colori
della montagna con spiccata capacità espressiva.
Seconda classe Costa – Premio per l'originalità interpretativa del colore delle stagioni
attraverso le foglie.
Terza classe Rodari – Premio
per l'originale animazione tridimensionale dell'elaborato che
analizza la montagna attraverso
Il numeroso pubblico presente alla manifestazione.
Attualità
Incontro scolaresche ed alpini
L’intervento del presidente Sosello.
le filastrocche.
Terza classe Costa – Premio
per l'originale acronimo sulla
parola “Montagna mia”.
Quarta classe Rodari – Premio per la ricerca storico geografica di buon livello delle
fortezze alpine della Val Susa.
Questa classe ha pure ricevuto un premio speciale ed encomio della presidente del
Centro Studi e ricerche storiche
sull'Architettura Militare del
Piemonte prof.ssa Micaela Viglino, ente nel quale il vicepresidente sezionale Dario Balbo
ricopre la carica di consigliere
in rappresentanza della Sezione.
Il CeSRAMP è nato con lo
scopo di provvedere alla cura, e
alla ricerca storica di materiali e
nozioni relative all’Architettura
militare con l'apporto collettivo
di esperti, docenti universitari,
archeologi militari e storici di
chiara fama. Poiché il lavoro
prodotto era in sintonia con le
finalità del Centro studi, la Sezione ha ritenuto corretto informarne la presidente che
esaminato il lavoro è stata ben
felice di congratularsi con i giovani ricercatori, quasi come
sprone nel proseguire nello studio di questo affascinante am-
bito storico e ingegneristico.
Quarta classe Costa – Premio per il simpatico omaggio
agli alpini attraverso i loro canti
ed il loro simbolo “una lunga
penna nera”.
La classe ha ricevuto un premio speciale dal Consiglio direttivo dell'A.N.A. Val Susa.
Un premio speciale l'ha ricevuto un alunno diversamente
abile per l'unicità espressiva e
l'impegno realizzativi.
Quinta classe Costa – Premio per il buon livello artistico
e la spiccata sensibilità per la
natura.
A tutti i plessi scolastici il
gruppo A.N.A. di Sant'Ambrogio ha offerto un buono acquisto per materiale didattico
spendibile presso i negozi del
paese.
Ad ogni allievo partecipante,
il Gruppo ha offerto un “moschettone” verde (simbolo della
montagna), ad uso portachiavi
con la scritta “Gruppo alpini di
Sant'Ambrogio”.
Del direttivo A.N.A. Val Susa
erano presenti il presidente Sosello, i due vicepresidenti Balbo
ed il sottoscritto e i consiglieri
Amprimo, Anselmetto, Baro e
Bert.
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Attualità
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Venaus, un paese alpino
Grande festa per il novantesimo del Gruppo
di Mario Tonini
Lo schieramento dei gagliardetti sull’attenti per l’Onore ai Caduti (foto M. Tonini).
Zeus, dio della pioggia per i
greci, e Giove, con le stesse finalità per gli antichi romani,
credevano di fermare gli alpini
di Venaus con un acquazzone?
Hanno sbagliato di grosso se
pensavano di avere la meglio su
uomini che hanno combattuto
due guerre mondiali, la guerra
in Grecia e in Jugoslavia, sono
tornati dalla Russia e hanno
visto il loro paese andare a
fuoco!
Domenica 9 giugno mattina,
all’appuntamento presso il piazzale delle scuole, hanno risposto
veramente in tanti. Numerosi i
gagliardetti dei Gruppi alpini
valsusini, dall’alta alla bassa
valle. Presente il vessillo sezionale dell’A.N.A. Val Susa e
tanti vessilli e bandiere di Associazioni d’arma e civili. Tutti
puntuali al richiamo del capogruppo Andrea Tournour e delle
penne nere di Venaus.
È interessante ripercorrere la
storia delle penne nere che furono fondate nel lontano 1923.
Di questo primo periodo rimangono poche memorie che riaffiorano nel dopoguerra quando
Silvestro Caffo e Adolfo Marcellino ritessero le fila del
Gruppo. Nel 1976 fu inaugurato
il monumento ai Caduti, realizzato dal Comune e dagli ex
combattenti. Un 4 novembre
particolare e significativo che
vide la presenza degli alpini
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Lo Scarpone
Valsusino
come organizzatori e protagonisti della giornata celebrativa.
Con Romano Garrone, capogruppo dal 1980, a Venaus gli
alpini parteciparono in modo
costante alle iniziative del
paese.
L’incendio, nel 1983, che
sconvolse in modo tragico il
paese è tra i fatti rilevanti da ricordare. Dopo il tragico fatto,
che colpì il centro del paese, gli
alpini furono protagonisti della
rinascita e della ricostruzione e
seppero rendersi registi degli
aiuti. In occasione della festa di
Santa Cecilia, il 10 novembre
1985, la fanfara sezionale accompagnò la cerimonia d’inaugurazione della nuova sede
sociale. Nella stessa giornata
veniva benedetto il nuovo gagliardetto del Gruppo: madrina
la signora Agata Marzo, padrino
il signor Bruno Caffo. Nel 1992
alla presenza di autorità militari
e civili il Gruppo propone il
suo nuovo gagliardetto che i
sacerdoti don Parisio e don Pettigiani benedirono. Madrina del
simbolo di Gruppo fu Maria
Talachini e padrino Candido
Marzo.
Nel 1994 tornò a risplendere
il pilone dedicato alla Madonna
del Rocciamelone, ristrutturato
dal Gruppo che, l’anno seguente, s’impegnò a ritinteggiare la facciata della Cappella
di Bar Cenisio e a risistemare i
locali che d’estate accolgono i
giovani della parrocchia.
Nel 1997 fu eletto capogruppo Sergio Guglielmo che
l’anno successivo organizzò i
festeggiamenti del 75° anno
dalla fondazione. In una giornata con un tempo splendido,
dopo la Messa celebrata dal parroco, furono consegnati due
omaggi ai soci più anziani:
Luigi Caffo, classe 1904, e Biagio Plano, del 1911.
L'8 dicembre 2003, in occasione della Santa Cecilia della
fanfara sezionale, si festeggiò
l'ottantesimo della fondazione
del Gruppo.
Nell'ottobre 2007 fu inaugurato il pilone votivo della frazione Berno, al confine con
Mompantero, ricostruito dagli
alpini in 220 ore di lavoro e con
la collaborazione dell'amministrazione comunale. Alla cerimonia erano presenti il parroco
don Alfonso, i Sindaci di Venaus e Mompantero, la filarmonica, gli A.I.B., le donne in
costume “savoiarde”, l’A.V.I.S.
e gli alpini di Novalesa, Mompantero e Giaglione.
Il 18 e 19 ottobre 2008, si festeggiò l'ottantacinquesimo con
due giorni di appuntamenti. Nel
novembre 2008 è stato firmato
un accordo con la Sezione Combattenti e reduci che impegna il
Gruppo a portare la bandiera
degli ex Combattenti alle mani-
festazioni del 25 aprile e del 4
novembre.
La giornata di festa, per celebrare il novantesimo anniversario dalla fondazione del
Gruppo, si è svolta con semplicità e tanta commozione. Dopo
una breve sfilata i partecipanti
sono giunti al monumento ai
Caduti dove la manifestazione
ha preso avvio in modo ufficiale
con l’alzabandiera. Il parroco ha
celebrato la Santa Messa presso
la chiesa di Santa Agata e Biagio.
Un momento di raccoglimento in preghiera ricordando
quanti in tanti anni hanno portato il cappello alpino, in tempo
di pace e di guerra, ed ora sono
nel “turno di guardia” in cielo.
Dopo una breve sfilata i partecipanti sono ritornati al monumento ai Caduti dove è stata
deposta una corona in onore dei
militari di tutte le guerre.
Poteva mancare un bicchiere
di vino? Al temine dell’ufficialità il Gruppo ha offerto ai presenti un ricco aperitivo.
È seguito il pranzo sociale, al
quale hanno partecipato i soci,
gli amici e le famiglie, presso il
sempre rinomato Ristorante “da
Candida”.
Per ripercorrere la storia del
Gruppo che dal 1923 opera in
paese, ricordare tutti sarebbe impossibile, è bene ricordarsi almeno dei capigruppo, da Biagio
Caffo a Francesco Borello, arrivando a Silvestro Caffo, Adolfo
Marcellino, Romano Garrone,
Sergio Guglielmo fino all’ultimo infaticabile Andrea Tournour. È lui che tira le somme
della domenica: “Abbiamo raggiunto un traguardo importante,
siamo consapevoli delle difficoltà ma da bravi montagnini
sappiamo reagire e tenere duro
nelle situazioni difficili.
L’esempio della ricostruzione
dopo l’incendio ne è la prova.
Voglio ringraziare quanti con
impegno e amicizia hanno collaborato alla buona riuscita
della manifestazione.
Novanta candeline sono tante
ma abbiamo avuto ancora il
fiato di spegnerle tutte, eccome”. Ad allietare la mattinata
ci ha pensato la Fanfara A.N.A.
Val Susa, diretta dal maestro
Danilo Bellando, con musiche di
tradizione alpina e marce. Presenti il sindaco, assessori e presidenti di varie associazioni,
Giancarlo Sosello in prima fila.
Tanti auguri penne nere venausine, altri novant’anni così.
Attualità
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Novanta candeline per gli alpini
di Novalesa guidati da Gillio Giai
Sindaco Rivetti e presidente Sosello ad onorare gli alpini novalicensi nel giorno dei festeggiamenti per il 90° di fondazione.
di Giovanni Baro
Il 14 luglio 2013 è una data
importantissima per il Gruppo
A.N.A di Novalesa in quanto si
è raggiunto l'invidiabile traguardo dei novant'anni di costituzione del Gruppo alpini.
Era l'anno 1923 quando il sergente alpino Michele Roccia,
reduce dalla Grande guerra, insignito di encomio solenne al
valor militare per essersi valorosamente distinto nella presa
del Monte Nero, veniva eletto
capogruppo del novello contingente novalicense, registrato
presso la Sezione Val Susa
come secondo Gruppo iscritto.
Prendeva quindi corpo e
forza il giovane Gruppo con
l'inaugurazione e benedizione
del gagliardetto, donato dall'artigliere alpino Giuseppe Arnoul,
che è tutt'ora custodito in bacheca nella sede del Gruppo.
Negli anni a venire si consolidavano le iniziative a favore
del comune, degli enti locali,
della chiesa e forme collaborative con i Gruppi limitrofi.
La Seconda guerra mondiale
ferma per un breve periodo quest'attività che però nel 1947 si
riprende più forte che mai chiamando a raccolta tutti gli alpini
a riparare i danni della guerra da
poco terminata. Sarebbero ancora molte le iniziative e gli interventi da citare ma ci
limitiamo a segnalare i più importanti: anno 1976, terremoto
del Friuli, tre alpini, Bruno Botteselle, Gino Foglia e Chiaffredo Martinasso, operano per
tre mesi nel cantiere n° 5; anno
1983 il Gruppo interviene alla
ricostruzione di alcune case del
comune di Venaus distrutte da
un incendio; anno 1963 realizzazione e inaugurazione del Sacrario del Soldato Ignoto presso
il complesso abbaziale dei Santi
Apostoli Pietro ed Andrea;
anno 1975 ristrutturazione di
una sala del vecchio municipio
data in comodato al Gruppo da
adibire a sede alpina che verrà
arredata con cimeli storici, foto
d'epoca, ricordi alpini e su una
parete con una grande pittura
del prof. Domenico Mavero
raffigurante la Cappella della
Madonna del Rocciamelone,
nostra protettrice, con sullo
sfondo la catena alpina con il
monte omonimo.
A concludere questa breve
storia del Gruppo ci pare giusto
citare i vari capigruppo che
hanno contribuito a sostenerlo e
a farlo crescere: anni 1923-1928
sergente Michele Roccia, anni
1929-1931 alpino Enrico Vair,
anni 1932-1934 alpino Leone
Manina, anni 1935-1943 cpl.m.
Maurizio Cimaz, 1947-1951 alpino Vittorio Foglia, 1952-1960
serg. Stefano Claretto, 19611967 magg. Giuseppe Barbone,
1968-1975 cpl.m. Luigi Nemo,
1976-1982 cpl.m. Gino Foglia,
1982 ad oggi alpino Gillio Giai.
Veniamo quindi alla celebrazione del 90° di fondazione. È
stata una manifestazione molto
toccante e piena di significato in
quanto oltre al ricordo degli
anni trascorsi si è aggiunto un
evento del tutto eccezionale:
l'inaugurazione di un monumento all'alpino fortemente voluto dal capogruppo Giai e
validamente sostenuto dagli alpini componenti il nocciolo
duro del Gruppo. La cerimonia
è iniziata con la celebrazione
della S. Messa sul piazzale del
Parco della Rimembranza da
parte del parroco don Popolla,
preceduta dall'alzabandiera e
l'esecuzione dell'inno di Mameli
da parte della Fanfara A.N.A.
Val Susa. È quindi seguita la so-
lenne benedizione del monumento all'alpino con la deposizione di un omaggio floreale.
Hanno fatto seguito le allocuzioni delle varie autorità presenti, dal capogruppo Giai, al
sindaco Rivetti, al presidente sezionale Sosello, al revisore dei
conti nazionale Botteselle.
Oltre a pronunciare parole di
elogio per il lungo e glorioso
tragitto percorso dal Gruppo in
questi anni, tutti hanno voluto
esaltare in maniera forte l'opera
grandiosa realizzata in quel
“monumento”, creato dal nulla
da mani esperte, con marmo locale di venatura verde, corredato da un cappello alpino della
stessa natura, degno dei migliori scultori nostrani. Sulla
roccia soprastante, quasi a voler
competere con la vetta del Rocciamelone, appare la targa
bronzea su cui sono impresse le
parole “Per non dimenticare”
parole sacre che servono a ricordare i nostri compagni andati avanti, parole espresse non
solo a voce ma anche scolpite
sulla pietra.
La manifestazione è proseguita con una solenne sfilata per
le vie del paese con la nostra
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Valsusino
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Attualità
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fanfara sezionale ad aprire il
corteo, seguita dal vessillo sezionale affiancato dal gagliardetto del Gruppo e a seguire i
vari gonfaloni, vessilli, gagliardetti e gli innumerevoli alpini e
simpatizzanti, tra due ali di folla
plaudente. La manifestazione si
è conclusa con un ricco pranzo
alpino allestito sotto una tensostruttura alloggiata su un verde
prato ai margini del torrente Cenischia. Anche in questo caso
un tocco alpino-naturalistico
con a supporto una fresca
brezza montana. A concludere
la giornata di festa gli immancabili canti alpini che con qualche buon bicchiere di vino
hanno dato spazio a cantori d'altri tempi.
Gli auguri
del presidente
Sebastiano Favero
L’eco della grande festa alpina del 14 luglio non si è fermato in valle. Da Milano città
sede dell’Associazione Nazionale Alpini il neo-presidente Sebastiano Favero ha inviato un
messaggio al Gruppo.
E’ Mario Botteselle, consigliere nazionale in qualità di revisore dei conti, che si è fatto
ambasciatore presso il presidente e ha raccolto il plauso per
le penne nere novalicensi.
"Il traguardo dei novant’anni
per un Gruppo Alpini è motivo
di grande soddisfazione e se poi
la ricorrenza viene suggellata
dalla posa di un monumento all'alpino la stessa ricorrenza acquista un significato speciale in
sintonia con i nostri scopi associativi che si sostanziano in
quanto scritto sulla colonna
mozza dell'Ortigara Per non dimenticare. Non potendo essere
con voi di persona, ma spero di
poterlo fare in futuro, giungano
a tutti i partecipanti, alle autorità presenti ed in particolare al
capogruppo ed agli alpini di
Novalesa della Sezione Val Susa
i miei più sinceri ed affettuosi
auguri per un così importante
compleanno".
Un messaggio importante
perché il primo giunto nella nostra valle dal nuovo Presidente.
Una grande aspettativa è ora
nata negli alpini valsusini che
dopo i bei ricordi del past-president Corrado Perona sono sicuri
che l’amico Favero saprà degnamente sostituirlo in questa
carica così impegnativa.
Gli alpini di Novalesa in attesa di stringergli la mano e per
voce di Botteselle ringraziano di
cuore e lo attendono per mostrare il bel monumento in pietra verde, raffigurante un
cappello alpino, opera dell’artigiano Cavezzale.
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Lo Scarpone
Valsusino
Varazze: annuale premio
dedicato agli alpini
più meritevoli dell’anno
di Dario Balbo
Sarà stata anche l’inclemenza
del tempo di questa bizzarra stagione ma una grande folla di varazzini e turisti ha fatto da
contorno alla sfilata degli alpini
dapprima sul lungomare e poi
nei carugi cittadini. Immancabile entusiasmo e tanti, tanti applausi.
Erano veramente numerose le
penne nere, come tanti erano i
gagliardetti ed i tredici vessilli
intervenuti.
Il premio “Alpino dell’anno”
è giunto alla 39ª edizione, un
percorso lungo ed una credibilità acquisita meritatamente nel
tempo. Come risaputo il premio
è dedicato sia agli alpini in armi
che agli alpini in congedo che
nell’anno di riferimento abbiano
compiuto atti significativi e meritevoli. Non siamo certo a conoscenza del numero delle
segnalazioni annuali ma siamo
certi che la Sezione di Savona si
trovi ogni anno in difficoltà
nello stilarne la graduatoria finale. Per l’anno 2012 nell’ambito dei militari in armi è stato
premiato il maresciallo ordinario Luca Antonacci classe 1980,
del 2° rgt. alpini con la seguente
motivazione: “Sottufficiale impegnato come comandante di
plotone nella Task Force South
East ed impegnato nel teatro
operativo afghano per l’opera-
zione ISAF XIX, il 25 ottobre
2012 partecipava con la sua
unità ed altri assetti all’operazione ‘TAMIZ KARDAN’, attività in partnership con le forze
di sicurezza afghane… In sosta
a 35 chilometri a Ovest della
FOB ‘LAVAREDO’ il mar. ord.
Antonacci veniva coinvolto insieme a tutto il dispositivo in un
violento conflitto a fuoco con
elementi appartenenti agli ‘insurgents’ aventi l’obbiettivo di
effettuare una imboscata alle
forze italiane. Sotto il fuoco di
armi portatili e mitragliatrici pesanti conscio della propria responsabilità e del rischio, con
sangue freddo rispondeva immediatamente al fuoco con i
suoi uomini e riusciva a neutralizzare la minaccia. Feriti nell’agguato quattro alpini, con
zelo e tempestività garantiva lo
sganciamento del dispositivo, le
immediate azioni di soccorso e
l’evacuazione del personale ferito. Chiaro esempio di comandante che con alto senso del
dovere e forte determinazione
ha saputo incarnare in combattimento le altissime virtù militari, tipiche degli appartenenti
alle Truppe alpine”.
Per gli alpini in congedo premiato Giuseppe Zonca, classe
1943, Sezione di Bergamo e
Gruppo di Calusco d’Adda per:
“aver organizzato 12 viaggi per
la consegna di materiali umanitari in Bosnia… per l’opera di
volontariato in Burundi… Attualmente quotidianamente trasporta gli anziani presso le
strutture mediche. Chiaro esempio di altruismo e di dedizione
al prossimo…”. Ultimo premio
invece è una menzione alla memoria per l’alpino Walter Bevilacqua, classe 1944, Sezione di
Domodossola e Gruppo di
Vanzo. Già nel primo numero
dello Scarpone dedicammo spazio a questo umile alpino che “A
causa di gravi problemi renali,
per anni si sottoponeva a dialisi,
pur continuando con passione a
curare la campagna e il suo bestiame. Aggravatasi la malattia,
rifiutava il trapianto di un rene,
malgrado ne fosse stato trovato
uno compatibile, dicendo ‘non
ho famiglia, sono solo, lascio
questo rene a chi ne ha più bisogno di me’. Deceduto dopo
poco tempo, Walter rappresenta
l’espressione più alta di sacrificio per il bene del prossimo, in
pieno tema e spirito di vero Alpino con la A maiuscola”.
Ottima l’organizzazione della
Sezione di Savona e congratulazioni per le scelte operate. Savona sarà la sede della prossima
edizione che sancirà l’invidiabile traguardo delle 40 edizioni.
Attualità
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Il presidente Sosello durante il suo breve discorso teso a stimolare coloro che pur avendo prestato servizio negli alpini non sono
iscritti all’A.N.A. Sotto: il capogruppo Nello Bert.
Ottantesimo del Gruppo alpini di Caprie
Tre giorni di canti, festa, impegni e ricordi
di Mario Tonini
Che festa alpina quella del
paese protetto da San Pancrazio.
Tre giorni per festeggiare la nascita del Gruppo avvenuta ottant’anni fa. Un Gruppo tenace
e organizzato che con molta
forza ha raccolto attorno a sé
simpatizzanti, soci alpini e cittadini.
Le penne nere, capitanate dal
duo composto da Nello Bert e
Amato Anselmetto, hanno dato
avvio ai festeggiamenti la sera
di venerdì 17 luglio. L’appuntamento è stato presso la palestra
di roccia del locale “La Sosta”;
ad esibirsi di fronte al pubblico
che ha riempito la sala, due cori
così diversi ed egualmente
bravi. Ha intonato i primi brani
il numerosissimo Coro “Rocciamelone” di Sant’Antonino, che
ha appena compiuto i cinquant’anni di vita. Un dolcissimo
scorrere di canti di montagna e
non, presentati dal sempre simpatico Patachin.
È poi stato il turno del Coro
“La Cesëta” di Sandigliano vicino a Biella. Una ventina i coristi ben bilanciati e diretti con
stile e “professionalità” che
hanno proposto i migliori brani
del repertorio classico alpino.
Una bella festa conclusa sotto
un magnifico cielo stellato con
un buffet in stile semplice ma
ricco di pastasciutte e brindisi al
ritmo di canti improvvisati per
la gioia dei presenti.
Sabato gli alpini hanno poi
collaborato, e partecipato, alle
iniziative del Gruppo Sportivo
“Moncenisio” a Novaretto
come segno di presenza e attività nel paese.
Eccoci arrivare alla domenica. Un programma collaudato
e diretto con precisione dal
Gruppo di Caprie. Moltissimi i
gagliardetti presenti, molte le
autorità civili e militari. A rallegrare la giornata ci ha pensato la
banda musicale “Giuseppe
Verdi” che ha suonato nei vari
momenti musiche e marce militari. Dopo l’arrivo degli invitati,
e un brindisi, c’è stata una breve
sfilata con la deposizione di una
corona di fiori al monumento ai
Caduti. Poi la Santa Messa in
piazza celebrata da don Franco
Davì ed infine ci sono state le
orazioni ufficiali.
Il presidente Giancarlo Sosello, a nome di tutto il Consiglio sezionale, ha ricordato nel
suo intervento l’importanza
della vita associativa ed ha esortato all’attività chi avendo
svolto il servizio militare nei
gruppi e battaglioni alpini e non
è ancora iscritto all’A.N.A. Sosello ha poi ricordato l’attività
del Gruppo di Caprie, il suo
senso civico e l’impegno nel
paese.
Il sindaco Gian Andrea Torasso ha tratteggiato la storia
delle Truppe alpine dalla Prima
guerra mondiale alla ritirata
della Russia e ha ringraziato il
Gruppo di Caprie per il costante
impegno per il bene della città.
“Quando vengono chiamati i
nostri alpini rispondono subito
e sempre” ha concluso il sindaco elogiando le penne nere
capriesi.
È poi venuto il momento dei
ringraziamenti con in regalo due
bottiglie di vino etichettate
“A.N.A. Caprie 80° dalla fondazione”.
Al Sindaco, al Presidente, al
maresciallo dei Carabinieri
Gillo, e alle due madrine Marina Gagnor e Piera Carello, all’alfiere Remigio Vinassa e alla
banda musicale è arrivato l’applauso della piazza.
Il Gruppo ha poi premiato il
socio più anziano, l’alpino Aldo
Maffiodo, classe 1926, che timido
e felice ha salutato i presenti chiudendo la manifestazione.
C’è un uomo, qualche anno fa
ragazzo alpino della 34ª compagnia, protagonista della vita alpina e civica di Caprie.
Lui è sempre presente e collaborativo, impegna l’ingegno e
il suo tempo per gli altri e non
ama mettersi in vetrina. Difficilmente appare o alza la voce,
crede negli altri e nel Gruppo
che guida.
È Nello Bert un grande, che
in questa occasione ha guidato
il Gruppo fino all’ultimo impegno della giornata: il grande
pranzo consumato alla Cooperativa.
A lui e al suo Gruppo tanti auguri.
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Valsusino
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Attualità
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Mai uno di noi così in alto
Federico Bonato comandante della “Tridentina”
di Dario Balbo
Chi avesse letto il libro di
Aldo Rasero, “Tridentina
avanti!” troverebbe a pagina
325 questa nota: “Il 7 agosto
1941 la Tridentina si trasferisce
nell'alta valle della Dora Riparia con il comando di divisione,
il 2° artiglieria alpina ed il 2°
battaglione misto genio a
Ulzio”. Altri tempi, ma se guardiamo alle coincidenze un po’ di
attualità.
Passi per il 2° di artiglieria,
passi per il 2° battaglione misto
genio, passi per quell’Ulzio che
non si dice più, ma quest’anno
con grande piacere del Gruppo
locale e della Sezione il comandante della divisione “Tridentina” è tornato in valle.
Quando leggerete queste
righe il gen. Federico Bonato
sarà infatti, dal 26 luglio, il
nuovo comandante della mitica
“Tridentina” tornata al rango di
divisione, ma non solo, il comandante della divisione ricopre anche l’incarico di vice
comandante delle Truppe alpine
sino al prossimo probabile riordino della linea di comando. A
passargli il testimone nuovamente il gen. Fausto Macor che
già anni orsono gli aveva ceduto
quello della “Taurinense”. Chapeau! Come dicono quelli che
sanno il francese.
Prima di fare il titolo, ci
siamo anche consultati per non
incorrere in qualche grossolano
errore e poi siamo arrivati alla
conclusione che quello scelto
fosse il giusto modo per diffondere la nostra gioia ed il nostro
orgoglio.
Naturalmente ci riferiamo ai
soli iscritti, ai nostri associati,
molti dei quali, deposta la divisa, hanno comunque raggiunto posizioni di assoluto
livello e rilevanza. In ambito
militare moltissimi ed importanti sono stati i traguardi raggiunti da valsusini, ma non
sempre corroborati dalla iscrizione alla Sezione. Se poi abbiamo peccato, è stato in
assoluta buona fede e ne facciamo pubblica ammenda anticipatamente.
Buona parte della carriera del
nostro generale si è svolta in
Piemonte ed il comando della
“Taurinense” ci era già parso allora il suggello all’attaccamento
Scarpone
10 Lo Valsusino
alla nostra terra anche se lui di
origini piemontesi certo non lo
è.
Nativo di Montagnana nel padovano inizia il suo percorso nel
mondo militare frequentando il
159° corso dell’Accademia militare e la Scuola di applicazione, terminate le quali, con il
grado di tenente, si affaccia per
la prima volta in valle di Susa,
ad Oulx, nella 34 del “Susa”.
Un incarico ed una località che
avranno certamente una rilevanza particolare nella vita privata e nella carriera militare di
Federico.
Conseguito il grado di capitano ecco il primo contatto con
la “Tridentina”, allora brigata,
con l’impegno presso il battaglione “Bassano” a San Candido tra gli anni 1985-1988.
Rientrato in valle assume il comando della “sua” 34 sino al
1991.
È di quegli anni poi la nascita
di quel bellissimo rapporto di
amicizia con il compianto capogruppo di Oulx Pier Augusto
Clataud che, anche se non lo
dava a vedere, nutriva per Federico una vera e propria venerazione.
Aosta, nel 1996, lo vede al
comando del battaglione AUC e
successivamente ritorno in Pie-
monte nel giugno 2002 per assumere il comando del 3° brillantemente
guidato
sino
all’ottobre 2004 con l’intermezzo della missione in Afghanistan.
Tornato al comando Truppe
alpine ne diventa Capo di Stato
Maggiore e nel 2007 raggiunge
il prima stella da generale.
Quella stella sarà il preludio per
l’assunzione del comando della
“Taurinense” nel luglio del
2007. Un comando che in realtà
lo terrà parecchio lontano poiché nella missione afghana
quale comandante del Regional
Command, comando multinazionale per la regione di Kabul,
lo vedrà impegnato parecchi
mesi sin quasi al passaggio di
consegne con il subentrante
gen. Berto. Poi ancora Verona
quale sottocapo di Stato Maggiore Operativo presso il Comando delle Forze Operative
Terrestri e successivamente, ottenuta la seconda stella, a Madrid come capo di Stato
Maggiore del Deployable Joint
Staff Element 2 presso l’Allied
Force Command incarico che lo
porterà ancora una volta, e questa volta per ben un anno, a
Kabul da cui rientrerà nel gennaio 2013 per tornare infine in
Italia nel giugno scorso.
Gennaio – luglio saranno
mesi di sussurri, voci, di dita
scaramanticamente incrociate,
di gioia trattenuta e pronta ad
esplodere e poi finalmente l’ufficialità del prestigioso incarico.
Certamente una splendida
carriera, ampiamente meritata e,
almeno nel suo Gruppo, scandita dalle serate in cui il buon
Pier Augusto esordiva solennemente con un “a la telefuname
Bonato …” con quell’intimo e
legittimo orgoglio di chi gli
aveva visto muovere i primi
passi e con il quale era scoccato
quel legame di vera e sincera
amicizia. Due bei caratterini
senza dubbio, sempre pronti alla
baruffa sorniona mentre il sorriso furbetto mal celato dalle
barbe d’ordinanza faceva fatica
a non prendere il sopravvento.
Me lo immagino il buon Pier
Augusto, lassù nel paradiso di
Cantore, serio, impettito e straordinariamente felice intento a
condividere con tutti gli alpini
la felicità di averlo visto crescere, mentre a noi manca quel
“alpino Federico Bonato… si ricordi che qui comanda il capogruppo”
che
tanto
lo
galvanizzava.
Siamo tutti ben felici, dal più
giovane degli alpini al presidente Sosello di averlo tra le nostre fila e ci riempie di gioia
vederlo alle manifestazioni in
valle come ancora il 13 luglio
per la festa dei “lupi dell’Assietta”.
Chiaro che noi lo vorremmo
sempre con noi, tutto per noi,
ma sappiamo che non sarebbe
né possibile né giusto e nello
stesso tempo non vorremmo essere opprimenti.
Ci accontenteremo di “tirarcela” un po’ quando lo sentiremo nominare. E vista la
giovane età, classe ’58, ed il
grado raggiunto ora, siamo convinti che avremo ancora tempo
e modo per accompagnarlo
verso i più alti e meritati livelli
di comando.
Complimenti ancora Federico. Noi alpini siamo fatti così.
Nostalgicamente ancorati ai nostri ricordi con sincera gioia
partecipiamo alle carriere dei
nostri amici. Brontoloni, indisciplinati talvolta, ma orgogliosi
sempre.
Annuale ascensione al Rocciamelone
Grande e sentita partecipazione degli alpini valsusini
di Davide Corona
“Spunta l’alba del 28 luglio
...”.
Parafrasando i versi di un celebre canto degli alpini, che non
necessita certo di alcuna presentazione data la sua notorietà,
si può descrivere il consueto
pellegrinaggio della Sezione
Val Susa in cima al Rocciamelone, che anche quest’anno ha
visto la partecipazione, molto
numerosa e sentita, di tante
penne nere provenienti da tutta
la valle e non solo.
Tutto inizia sabato 27 luglio
con la salita, nel pomeriggio, di
un primo nutrito gruppo di alpini, al rifugio Cà d’Asti, per
poi proseguire, dopo la relativa
cena e pernottamento, il mattino
successivo con la vera e propria
ascensione alla vetta. Nonostante il tempo, non propriamente clemente, considerando
vento e temperatura, già alle
prime luci del mattino, gli alpini
risalivano le pendici della montagna lungo l’erto sentiero che
dal rifugio “La Riposa”, porta
ai 3538 mt. della sommità. Armati ed equipaggiati, oltre che
di pesanti zaini, dai rispettivi
vessilli, gagliardetti, labari e
bandiere, le penne nere giunte
dal fondo valle hanno formato
una lunga, disciplinata, ma gioiosa formazione di marcia conclusasi in una grandiosa ed
emozionante adunata di cappelli
alpini, con le penne svolazzanti
al vento, al cospetto della statua
della Vergine Maria.
Dopo un breve, ma doveroso
momento di riposo e ricondizionamento, si è dato inizio alla celebrazione della Santa Messa, il
cui altare ornato dal Crocifisso
e dal Tricolore denotava come
non mai i valori fondanti e caratterizzanti di ogni animo alpino.
Officiata quest’anno dal
padre Salesiano don Vincenzo
Caccia, la funzione religiosa, attraverso l’omelia del sacerdote,
ha voluto sottolineare, ancora
una volta, il legame particolare
ed indissolubile che lega gli alpini tutti alla Vergine Maria, ricordando con ciò, quanto
importante ed indispensabile sia
la loro opera quotidiana nel
campo della solidarietà e del
bene comune, senza però dimenticare il sacrificio di coloro
che, caduti nell’adempimento
del proprio dovere in guerra ed
in pace per la grandezza e salvaguardia della Patria, ora riposano lassù nel Paradiso di papà
Lettura della Preghiera dell’Alpino al termine della celebrazione (foto P. Caballero).
Cantore. Subito dopo, al termine della distribuzione della
Comunione, all’ordine di “Attenti”, scandito dal nostro, e
sempre presente generale Giorgio Blais, si è data lettura delle
preghiere dell’Alpino e del Marinaio, in quanto presente il vessillo dell’“Anmi” – Sezione di
Pinerolo, seguite dalle note del
“Silenzio d’Ordinanza” magistralmente librate nell’aria dal
trombettiere della fanfara sezionale, Walter Rumiano. Doverosa e parimenti toccante è
Cappella di Rotario d’Asti
risultata l’intonazione collettiva
del canto “Signore delle Cime”
a ricordo di tutte le penne nere
andate avanti. Non potevano, a
conclusione, ovviamente mancare le parole di benvenuto e
ringraziamento a tutti i presenti,
da parte di un emozionato ma
altrettanto felicissimo Giancarlo
Sosello, il nostro encomiabile
presidente.
Particolare e doveroso ringraziamento, va inoltre, all’instancabile opera di Fulgido Tabone,
che con la sua puntuale e precisa organizzazione ha saputo,
dopo la celebrazione della
Messa, allietare e ristorare tutti i
convenuti, con un ricco (è proprio così, considerata la vasta
gamma di generi portati sin
lassù dalle sue spalle) rinfresco
a base di spumante, the caldo e
pasticcini, rinvigorendo così, a
seguito dell’ascensione, le “provate” membra degli alpini.
Come tutti gli anni, il pellegrinaggio ha visto la partecipazione massiccia delle penne
nere della Sezione, presente con
il presidente Sosello, il vessillo
sezionale sorretto dall’alfiere,
Gianfranco Roccia del Gruppo di
Novalesa, ed i gagliardetti rispettivamente di: Almese, Avigliana, Bardonecchia, Bussoleno,
Caprie, Chianocco, Chiusa San
Michele, Chiomonte, Foresto,
Giaglione, Mompantero, Novalesa, Sant’Antonino, San Giorio,
Susa, Vaie e Villar Dora.
Presenti inoltre i vessilli sezionali di Torino, scortato da un
baldo e frizzante gruppo di alpini del Coordinamento Giovani
insieme al ten. col. Pasquale
Cersosimo, in rappresentanza
della brigata alpina “Taurinense”, di Cuneo e Casale Monferrato. Infine, gli amici dei
Gruppi alpini di Collegno,
Ceres, Castiglione, Lanzo Torinese, Moncalieri, Pianezza,
Roure, San Carlo Canavese,
Santo Stefano Roero, TorinoParella (che ci riporta con commossa reverenza al compianto
maresciallo Rosatelli, suo illustre socio) e Trana.
Curiosità: Alle 10 del 28 luglio 1899 la statua della Madonna raggiungeva la vetta del
Rocciamelone.
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Attualità
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Attualità
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Al Col di Nava nel ricordo
dei martiri della “Cuneense”
di Dario Balbo
Onore ai Caduti della “Cuneense” al cippo che ne ricorda il loro sacrificio.
L’anno che scandisce il 70°
anniversario degli eventi che caratterizzarono la ritirata di Russia si era aperto in una
emblematica mattinata di neve
a Mondovì nel ricordo di Nowo
Postojalowka, quella che, a
detta di molti, fu la più cruenta
battaglia di quella ritirata e
quella che sancì la decimazione
se non la distruzione della “Cuneense”.
Passate le stagioni, passati
dalla neve al profumo di lavanda il percorso della memoria
è andato a concludersi il 7 luglio
al col di Nava per rendere il giusto omaggio al Sacrario della divisione “martire”.
Parlando di “Cuneense” infatti si può ben dire che fu martirio leggendo soltanto i numeri
inequivocabili che appaiono
sulla targa del memoriale, numeri che raccontano il sacrificio
di oltre 13.000 uomini dei
16.000 che lasciarono l’Italia,
uomini che sino allo stremo
delle forze combatterono in
condizioni disumane, con la
sola forza della disperazione e
con la spinta di quell’orgoglio e
amor di Patria che ha posto gli
alpini tra i grandi protagonisti
della storia. Tutti quei Caduti
hanno anche significato la cancellazione di una generazione di
giovani delle valli del basso Piemonte e delle zone montane
della Liguria ed ecco dunque
perché il colle di Nava, punto di
passaggio tra queste martoriate
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12 Lo Valsusino
terre, ha visto nascere il Sacrario della “Cuneense” nel quale
sono conservate anche le spoglie di quel grande comandante
della divisione, il gen. Emilio
Battisti, che per sua esplicita volontà "... alla mia morte seppellitemi con i miei Alpini...”, volle
essere sepolto nel luogo che più
di ogni altro ricordava i suoi
meravigliosi alpini.
Comandante esemplare, durante la ritirata si rifiutò di salire
su di un aereo tedesco per salvarsi, ma volle restare a fianco
dei suoi uomini sino a quando
venne catturato dai russi. La storia ci ha purtroppo anche raccontato del cinismo di qualche
illustre politico italiano nei confronti dei prigionieri dell’ARMIR, ma fortunatamente e
nonostante i duri anni di prigionia, Battisti poté rientrare in Italia solo nel 1950. Morirà poi
nel novembre del 1971 ed il 3
luglio del 1983 le sue spoglie
vennero inumante nel Sacrario
dedicato ai suoi uomini.
Di fronte a queste storie, a
questi uomini, a questi comandanti, la cronaca è solo un semplice corollario. Ma per il Nava
la cronaca parla e parlerà sempre
di partecipazione imponente e
commossa a cui la Val Susa non
può certo sottrarsi. Presidente,
vessillo ed una significativa rappresentanza sono doverosamente
presenti ogni anno.
L’edizione del 2013, oltre alle
simboliche commemorazioni
dei 70 anni dalla guerra e dei 30
anni dall’inumazione di Battisti,
scandiva in modo decisamente
più profano, ma non privo di valori, il primo contatto del nuovo
presidente nazionale Sebastiano
Favero con gli uomini del primo
Raggruppamento, di cui, ricordiamo ai distratti, il nostro presidente Sosello ne è il
coordinatore e referente.
L’annuale manifestazione è
organizzata dalla Sezione di Imperia in collaborazione con il
comune di Pornassio, l’ultimo
comune della valle Arroscia.
Apertura sabato 6 luglio alle
18 quando, sempre nel Sacrario,
è stata scoperta una targa a ricordo del cappellano militare
Giuseppe Vallarino medaglia
d’argento al valor militare. In
serata poi si è svolta la 15ª edizione del «Cantamontagna»,
rassegna di cori alpini con il
coro “Monte Saccarello” della
Sezione di Imperia e come
ospite il coro “Bracco” di Revello della Sezione di Saluzzo.
Alle 22.30, tradizionale veglia
alpina del fuoco al Sacrario.
La domenica, nel tripudio di
labari, vessilli e gagliardetti il
consueto cerimoniale con ammassamento, sfilata sino al Sacrario, applausi ai pochi reduci
viventi, Onori ai caduti della
“Cuneense” ed al loro comandante, Santa Messa e discorsi
ufficiali. Grande l’entusiasmo
dei presenti per le parole del
presidente Favero impegnato a
proseguire nel solco del trascinatore Corrado Perona spesso
presente, da buon piemontese,
alla commemorazione.
Tutto molto bello, ospiti, autorità, discorsi, ma passata la
domenica, quando il silenzio
tornerà sul Nava i veri protagonisti torneranno ad essere loro, i
martiri di Russia, i Caduti, i
congelati, i prigionieri, i comandanti mai più tornati. Lasciamoli riposare in pace nel
profumo della lavanda, consigliando a coloro che spendono
giornate vuote sulle spiagge liguri, di percorrere quei pochi
chilometri che salgono tra gli
uliveti e di spendere qualche
minuto in raccolto silenzio ricevendone sicuramente in cambio
sensazioni uniche, sempre che i
cuori siano pronti a saperle cogliere. Onore a voi uomini della
“martire”.
Il labaro scortato dal presidente Favero si porta al Sacrario.
Un altro trionfo
per Matteo Eydallin
di Alain Garnier
Sabato 22 giugno alle ore
18.30 al Teatro d’Ou di Sauze
d’Oulx, del comune “Balcone
delle Alpi” è stata organizzata
una festa in onore dell’azzurro
di sci-alpinismo caporal maggiore scelto Matteo Eydallin, in
forza al Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, recente vincitore del “Trofeo Mezzalama”.
Il “Trofeo Mezzalama” è
sempre stato una gara-evento
essendo la prova di sci-alpinismo più alta delle Alpi. Il percorso, che si svolge quasi
interamente al di sopra dei 3000
m, supera infatti sia la vetta del
Castore (m 4226) che il Passo
del Naso del Lyskamm (m
4150), ed è facile immaginare
perché al “Mezzalama” sia
valso il soprannome di Maratona delle Alpi.
Questo Trofeo è ritenuto un
classico dello sci-alpinismo poiché una delle prime gare italiane
per questa disciplina, vanta infatti i natali nel 1933 su idea del
CAI e dello Ski Club Torino per
ricordare il torinese di adozione
Ottorino Mezzalama considerato il padre dello sci-alpinismo
italiano.
La sua storia piuttosto movimentata sia per il grosso onere
organizzativo che comporta, sia
per le dure e volubili condizioni
meteo in alta quota, si divide in
tre periodi separati da lunghe interruzioni.
Dal 1933 al 1938 si disputarono le prime sei edizioni consecutive che collaudarono il
tracciato arditamente alpinistico
per l’epoca. Allora si partiva dal
Colle del Teodulo (m 3300) per
raggiungere il traguardo all’Alpe Gabiet (m 2400), passando attraverso la vetta del
Castore e il Passo del Naso.
Dopo l’iniziale successo di
guide di Valtournenche e di mi-
natori di La Thuile, dal 1935 la
gara fu regolarmente dominata
dalle squadre della Scuola Militare Alpina di Aosta. Dotati di
leggeri sci da fondo e scientificamente allenati, gli alpini vincitori
del
“Mezzalama”
strapparono la medaglia d’oro ai
favoriti scandinavi nell’analoga
gara di pattuglia alle Olimpiadi
di Garmisch del 1936. Dalla vigilia della Seconda guerra mondiale la gara scompare.
Dopo un trentennio di interruzione il leggendario, indimenticabile “Mezzalama” rinasce
per iniziativa del gressonaro
Romano Cugnetto. Dal 1971 al
1978 si disputano quattro edizioni, in cui si ricalca lo stesso
percorso anni Trenta. Vincono
sempre le squadre militari, alpini e forestali. L’edizione del
1975 vale come 1° Campionato
del mondo di sci-alpinismo. Nel
1981 il maltempo manda a
monte ogni tentativo di far partire una nuova edizione, finché
gli organizzatori sono costretti
ad arrendersi.
Con la diffusione sportiva
dello sci-alpinismo, è risorto
anche il “Mezzalama” grazie a
una fondazione sostenuta dalla
Regione Autonoma Valle d’Aosta che organizza la gara ogni
due anni. A dispetto dei capricci
meteo e dei grossi oneri organizzativi, grazie all’imponente
staff di guide, maestri di sci, militari e volontari diretti dalla
guida di Champoluc, Adriano
Favre, la gara moderna si è regolarmente disputata dal 1997
negli anni dispari per sei edizioni. Del “Mezzalama” storico
rimangono le squadre di tre elementi in cordata, ma il percorso
si è molto allungato in testa e in
coda: la partenza è posta al
fondo delle piste di Cervinia (m
2020) e il traguardo a Gresso-
ney-la Trinité (m 1637). Dal
2001 il regolamento ha vietato
gli sci da fondo, prediletti dalle
squadre militari, imponendo a
tutti gli sci larghi adottati nelle
gare internazionali di sci-alpinismo. Matteo Eydallin il “Trofeo
Mezzalama” l’ha vinto ben due
volte ed è anche il detentore del
record di percorrenza 4h 1’22’’
nel 2009, ma non finisce qui, il
suo palmares vanta, tra l’altro:
6 Titoli italiani
2 Titoli europei
8 medaglie tra Campionati
del mondo e europei
Secondo posto assoluto
Coppa del mondo 2008
3 vittorie al Trofeo Pierra
Menta (2ª cat. espoir 1ª cat. senior)
Vincitore Tour del Rutor
2009
Vincitore Ski Alp Race delle
Dolomiti 2009 (detentore del
Record)
Detentore del Record di
ascesa della Barre des Ecrins
(4102 m) insieme all'amico Nicolas Bonnet.
È vincitore di molteplici gare
di Coppa Italia, Coppa del
Mondo, e altri importanti trofei.
Cosa posso dire di questo alpino se non usare le parole del
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio
Graziano: ''ha dimostrato di credere fermamente in valori come
disciplina, onestà, impegno e di
aver saputo affrontare, con eccellenti risultati, i sacrifici di un
allenamento duro, lungo e scrupoloso''.
Penne nere valsusine
al WMOC
di Dario Balbo
Un nutrito manipolo di valsusini, in massima parte appartenenti
alla Protezione civile ma con la presenza attiva del presidente Sosello, ha partecipato quale volontario ai recenti World Master Orienteering Championship che tra l’1 ed il 10 agosto si sono svolti tra i
nostri monti con la sola eccezione delle gare di domenica 4 in quel
di Pragelato.
Le gare di orientamento, sconosciute ai più, si sono rivelate invece una bellissima sorpresa anche perché sotto certi aspetti molto
si avvicinano alla mentalità alpina. In pratica si trattava di percorrere
un percorso montano ben definito e diverso per ogni categoria, ma
sconosciuto sino all’ultimo secondo, con l’uso esclusivo della bussola, di una carta muta e… delle proprie capacità. Ovviamente vincevano coloro che eseguivano il percorso completo nel minor tempo
possibile.
Veramente spettacolare quindi l’impresa di quei 2820 atleti che
tra i monti di Pragelato, Sestriere, San Sicario e dei Monti della luna
si sono dati battaglia per il titolo di campione del mondo master
mentre invece Claviere e Bardonecchia sono state utilizzate quali
basi di allenamento. A dirsi sembra uno sport relativamente facile,
ma chi lo ha vissuto in quei giorni ne ha potuto cogliere gli aspetti
particolari di difficoltà.
Come detto molti sono stati i volontari ascrivibili alla nostra Sezione, tra Protezione civile, alpini ed amici impegnati nelle varie
funzioni di parcheggio, trasporti, magazzino, partenze, rifornimenti
in pista e nella impegnativa funzione degli accrediti. Ma era sicuramente la presenza del nostro cappello alpino a regalare quella nota
rassicurante che ci contraddistingue. Non ultima poi da segnalare la
grande curiosità di molti atleti che forse mai ci avevano incontrati
prima e che non hanno disdegnato di farsi fotografare con noi.
Domenica 4 nella serata del Sestriere si è svolta la cerimonia di
apertura dei giochi ed anche qui, con profondo orgoglio, è stata coinvolta la Sezione attraverso la fanfara sezionale che apriva il colorato e spensierato corteo degli atleti sino a piazzale Fraiteve dove si
sarebbe svolta la cerimonia dell’alzabandiera. Chiudeva il corteo il
nostro vessillo scortato dal presidente Sosello e con il seguito di parecchi alpini dei Gruppi di Sestriere, Cesana e Bardonecchia a ribadire ancora di più il nostro senso di appartenenza e la nostra
disponibilità. Diceva domenica una signora a Pragelato vedendo i
nostri cappelli “Se non ci fossero sempre gli alpini …” e non dimentichiamo che il presidente del comitato organizzatore dei giochi era il sindaco di Claviere, Franco Capra alpino anche lui.
Lo Scarpone
Valsusino
13
Attualità
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Storia e cultura
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FORESTO
Il Gruppo in occasione dei festeggiamenti per il 30° di fondazione. Al centro l’allora presidente
Paolo Giuliano e l’autrice dell’articolo (foto C. Ravetto).
Gruppo
di
di Laura Grisa
1972-2012.
Il Gruppo A.N.A. “Secondo
Seinera” di Foresto, l’anno
scorso ha raggiunto il suo quarantesimo anno di vita. Un
lungo percorso che ha visto in
tutti questi anni i soci impegnati
in varie iniziative di solidarietà
e amicizia - in diversi ambiti - e
in ritrovi per festeggiamenti e
ricorrenze.
L’ultima festa di rilievo è
stata quella per il trentesimo genetliaco, svoltasi il 14 e 15 settembre 2002, perché quella del
quarantesimo non ha avuto
luogo essendo il Gruppo privo
di sede, in quanto l’edifico in
cui erano ospitati era in ristrutturazione.
E allora incominciamo il nostro percorso rievocativo, proprio dalla riuscita festa del 2002
iniziata col concerto della fanfara sezionale che riscosse un
grande successo presso il numeroso pubblico.
Sotto la direzione del maestro
Danilo Bellando, i vari brani in
programma furono presentati
con garbo e bravura da Margherita Petrillo.
La serata fu brillantemente
condotta da Carlo Ravetto che
l’ha arricchita di notizie e aneddoti relativi al Gruppo, richiamando
l’attenzione
dei
convenuti su alcune figure che
hanno avuto parte rilevante
Scarpone
14 Lo Valsusino
nella storia dei soci o della Sezione A.N.A. Val Susa.
Tra queste, oltre tutti i capigruppo – Giovanni Regis, Angelo Amprimo, Ezio Rosso,
Pietro Zanolini, e quello in carica, Remo Bortolin – anche
Fiorenzo Combetto che dal
1975, anno della ricostruzione
della fanfara, ne è il valido Presidente.
Il giorno seguente, le “penne
nere” di Foresto, unitamente a
numerosi Gruppi della Valle,
amici e compaesani, diedero il
via alle celebrazioni con
l’omaggio floreale, al cimitero,
ai soci “andati avanti” a cui
seguì la Messa in loro suffragio.
Una celebrazione officiata da
don Rinaldo Trappo che, nell’omelia, espressa a cuore
aperto, pose l’accento sul vero
significato della pace e del perdono, ma anche e soprattutto
ebbe a sottolineare l’impegno
concreto per la loro realizzazione, sia a livello personale che
sociale. Un impegno imperniato
su giustizia, bontà, onestà, moralità. Un incentivo ad essere
esempi trainanti per un futuro
migliore.
Tra le autorità presenti, il vicesindaco di Bussoleno, Renzo
Pozzallo, il presidente sezionale
Paolo Giuliano.
Nell’omelia, don Trappo rievocò, inoltre, con alcuni sentiti
flash, momenti relativi ai suoi
tremendi giorni che lo videro ultimo, prezioso conforto tra i
“suoi” alpini in Russia.
Dopo la breve cerimonia davanti al monumento ai Caduti,
seguirono le parole di ringraziamento del capogruppo e venne
consegnata una medaglia-ricordo della ricorrenza ai gagliardetti presenti e ad altre
personalità.
Prima del pranzo, il saluto e
il ringraziamento del Presidente
della Sezione che espresse il suo
plauso per tutte le iniziative portate avanti dal Gruppo, con puntiglio e determinazione, in tutti
gli anni trascorsi che ora vogliamo brevemente ricordare.
Progetti legati a persone, luoghi, feste, avvenimenti lieti o
tristi che hanno visto palpitare
all’unisono il grande cuore dei
soci.
Nel 1972, appena costituitosi,
il Gruppo si è subito dedicato a
coloro che si sacrificarono per
la Patria. Ecco allora la costruzione del cippo al cimitero a ricordo dei Caduti di tutte le
guerre e la prestazione per la
realizzazione del nuovo monumento – sempre in ricordo dei
Caduti – in piazza della chiesa.
Seguirono poi le apprezzate
attenzioni ai bambini delle
scuole materna ed elementare,
con doni e concorsi rivolti ad in-
terpretare, sia con un testo o iconicamente, varie tematiche proposte annualmente, inerenti
all’ecologia, al turismo, all’ambiente, ai trasporti, agli incendi
boschivi.
Dopo la sistemazione, a più
riprese, della loro sede, ubicata
in una di quelle che furono le
aule dell’ex-edificio scolastico
delle Scuole Elementari, nel
1983 si visse una grande festa.
Sotto la guida del capogruppo
Angelo Amprimo, venne organizzato il gemellaggio con il
Gruppo di Foresto Sesia, frazione del comune di Borgosesia
(Vercelli).
Il progetto prese l’avvio nel
corso dell’Adunata nazionale
del 1982, tenutasi a Bologna.
Dopo la calda accoglienza del
16 agosto da parte degli alpini
di Foresto Sesia, il 4 settembre
avvenne la seconda fase del gemellaggio, con il Foresto valsusino pavesato a festa, tanta
allegria e partecipazione di
tutti. Una giornata piena con
scambi di doni significativi, allietata dalle frizzanti note della
fanfara del Gruppo ospitato.
Un particolare ricordo andò ai
Cavalieri di Vittorio Veneto del
paese cui fu assegnata una targa
e una medaglia d’argento. Un
primo gemellaggio che prevedeva anche quelli con tutti gli
altri Foresto – sette in tutto – dislocati nelle diverse regioni dell’Italia del Nord.
Il secondo gemellaggio –
quello con Foresto Sparso – un
comune della provincia di Bergamo, si effettuò, come prima
fase, il 16 agosto 1984 a Foresto Sesia, e come seconda fase,
il mese seguente, il 23 settembre, a Foresto Sparso, presenti,
autorità civili e militari; tanto
entusiasmo e tanta buona volontà di intenti.
Il 17 marzo 1985, un’altra
giornata particolare: la consegna della Bandiera alle Scuole
Elementari ed un grazie commosso e riconoscente ad un
grande educatore – il comm.
Arsenio Favro, già sindaco di
Susa – per i suoi 15 anni di insegnamento a Foresto, dal 1933
al 1948, espresso con una targa
e una medaglia d’oro offerta
dai suoi ex-alunni nati tra il
1920 e il 1938.
L’elogio del “signor Maestro”
che ricordava questi suoi ex-allievi come “ragazzi buoni e
bravi”, confermò il legame profondo di un positivo rapporto
educativo che la festa voleva ricordare.
A questa figura emblematica
di maestro, venne accomunata,
nel ricordo, anche quella della
maestra Secondilla Gagnor, medaglia d’oro della Pubblica
Istruzione e per tanti anni amata
e stimata insegnante nel paese.
Ma fra tante note di gioia e
rintocchi a festa, purtroppo, “le
penne nere” si sono riunite
anche per l’ultimo saluto ai soci
che nel corso degli anni erano
“andati avanti”.
Il 28 settembre 1986 fu la
volta di “Pinin” (Giuseppe Zanolini), l’alfiere del Gruppo e
della Sezione.
Un alpino di vecchio stampo
della classe 1906, della brigata
“Vestone”, nativo di Marmentino (Brescia) e stabilitosi a Foresto anni addietro.
Un personaggio conosciuto in
tutta la Valle. Un eccellente falegname e muratore, sempre
pronto e disponibile ad ogni iniziativa proposta dal Gruppo o
dalla Sezione. Lo troviamo così,
ultrasettantenne, fattivo e solerte, impegnato nei lavori di ricostruzione relativi al rifugio
Ca D’Asti e a quelli della Cappella della vetta del Rocciamelone.
Il suo ultimo lavoro a cui si
dedicò con tanta passione, nonostante fosse già colpito dal
male che di lì a qualche mese
l’avrebbe portato alla tomba, fu
quello della ricostruzione di un
antico pilone votivo, all’ingresso dell’Orrido di Foresto e
la posa dell’attiguo cippo a ricordo dell’artigliere alpino, il
friulano Remigio Vidoni, caduto
nel 1941 sulle montagne sovrastanti, durante le operazioni di
spegnimento di un incendio sviluppatosi nei boschi adiacenti.
A Pinin, l’allora capogruppo
Angelo Amprimo, dedicò un
sentito e commovente ricordo,
pubblicato sul n.° 4 del 1986 de
“Lo Scarpone Valsusino”.
Da questo scritto vogliamo
estrapolare alcune espressioni
significative che delineano chiaramente il profilo umano e l’alpinità di questa autentica “penna
nera”.
“Della nostra Sezione, Pinin
non era soltanto l’Alfiere fiero e
dignitoso, ma anche uno dei pilastri portanti, il simbolo dell’attaccamento al dovere, la
dimostrazione che Alpini si diventa a vent’anni e si rimane
tutta la vita”.
E ancora, nel ricordare il suo
ultimo impegno nel Gruppo,
quando già “i dolori s’infittivano e le forze incominciavano
a mancare” così si esprime:
“Ogni tanto cercava sollievo al
dolore, sdraiandosi nella carriola per il trasporto del cemento, la voce s’addolciva
mentre mi mormorava - L’ultim
lavur, Angel, e deve essere il più
bello -. Poi aggiungeva con un
lampo di malizia negli occhi: Abbiamo cercato tanti anni il
posto per fare il ricordo al ragazzo friulano, adesso, l’abbiamo trovato ed anche vicino
alla strada; così qualche bella
ragazza, passando, gli porterà
un fiore e lui sarà contento... -”.
Pinin: una barba bianca, un
cuore pieno di entusiasmo, di
fede e di amore per tutti.
L’inaugurazione di queste
due opere, avvenuta nel 1985,
fu uno dei momenti più suggestivi, tra quelli inseriti nel programma dell’ultima fase del
sodalizio dei tre Foresto.
In quell’anno ci fu pure un’altra bella “festa in famiglia” con
la consegna di due targhe agli
alpini novantenni, decani del
Gruppo: Guerrino Paris e Mario
Nasime, grandi appassionati
della montagna. Bravi suonatori
di clarino, fecero parte della Società Filarmonica di Foresto
fino al 1928, quando il paese divenne frazione di Bussoleno.
In quella domenica del 12
febbraio, venne pure festeggiata
Giuseppina Solavaggione, titolare del locale market e del rinomato panificio – conosciuto
non solo a Foresto – per il raggiunto traguardo di sessant’anni
Il 4 agosto 2012 il Gruppo rientra nella sede ristrutturata (foto C.
Ravetto).
di attività commerciale.
La nostra rapida carrellata
deve ora evidenziare la festa annuale del 1987, celebrata il 18
ottobre, con l’inaugurazione del
nuovo caplot, della Reina, località situata sulla mulattiera che
porta al Rocciamelone e che si
diparte dalla strada che conduce
all’Orrido del paese.
Un’opera di ricostruzione dovuta all’alpino Pietro Zanolini,
figlio di Pinin, abbellita da
un’artistica grata in ferro battuto, eseguita dall’artigliere alpino Vincenzo Cuk, che
protegge un dipinto raffigurante
la Madonna del Rocciamelone,
realizzato dalla bravura di un
altro socio: Guerrino Sommardi. Ma, gli alpini che amano
la montagna con i suoi elementi
primigeni, di cui conoscono le
tonalità e i richiami, di cui
sanno cogliere le presenze, le
memorie, le ferite, non possono
non apprezzare qualunque altro
suo aspetto che ne riveli l’attaccamento, la frequentazione, l’attenzione da parte dell’uomo. E i
piloni votivi sono uno di questi.
Ed ecco allora la loro attenzione
ancora per un altro vecchio caplot della montagna di Foresto,
ridotto in cattivo stato dagli
anni, quello denominato del Rociass, che si trova a 700 metri di
quota sul bordo dell’Orrido.
La cerimonia di inaugurazione del pilone ricostruito, avvenne l’8 ottobre 1989. L’opera
fu dedicata alla memoria del
piccolo Carlo Bardotti, che
aveva perso tragicamente la
vita, due anni prima, in quella
località. Nel 1994, la solidarietà
nei confronti degli alluvionati
del Piemonte, si concretizzò
nella somma di sei milioni di
lire, consegnata al Comune di
Santo Stefano Belbo, unitamente ad una notevole quantità
di materiale didattico per le
scuole elementari.
Tra le iniziative degli ultimi
anni, è doveroso evidenziare le
prestazioni per le ristrutturazioni della chiesa parrocchiale
di Foresto, del salone-teatro del
convento dei Frati Minori Conventuali di Susa, nonché quelle
relative alle migliorie della sede
del Gruppo. Nel 2000 si è risistemata una parte della cappella
votiva del paese dedicata a San
Rocco. Questo fu l’ultimo, entusiastico impegno, guidato dall’indimenticabile capogruppo
Pietro Zanolini, prematuramente scomparso nel 2001.
Un uomo dal cuore grande
che ha voluto e saputo essere –
come recitava nella preghiera
delle “penne nere” a Rossosch,
dove fu uno dei solerti costruttori dell’asilo – una piccola tessera di un mosaico dove il
Signore ha scritto a grandi lettere il messaggio della sua
bontà.
Il 27 aprile 2003, il Gruppo
Storia e cultura
Scarpone adesso sett13 13/09/13 15:03 Pagina 15
L’attuale capogruppo Remo
Bortolin (foto C. Ravetto).
ha benedetto il nuovo gagliardetto; madrina, Liliana Richetto.
Gli alpini di Foresto sono
sempre stati presenti alle varie
Adunate nazionali e hanno pure
aderito alle diverse iniziative
messe in atto dalla Sezione, tra
cui l’annuale pellegrinaggio in
vetta al Rocciamelone, la partecipazione alla cerimonia religiosa in ricordo dei Caduti e
dell’Anniversario della Vittoria
della Grande Guerra, presso
l’Abbazia di Novalesa, nonché
alla
Messa
di
Natale
dell’A.N.A. valsusina, istituita
recentemente e che si celebra
nel Santuario Diocesano di
Mompantero. Da ricordare ancora la semplice, ma sentita e
suggestiva cerimonia del 4 novembre 2011 – proposta dal Direttivo nazionale, in ricorrenza
del 150° dell’Unità d’Italia –
davanti al Monumento ai Caduti, con la recita della Preghiera dell’alpino e il minuto di
silenzio, ricco di significative rimembranze.
I capigruppo che si sono susseguiti dal 1972 ad oggi, sono:
Giovanni Regis, dal 1972 al
1977; Angelo Amprimo, dal
1978 al 1986; Ezio Rosso, dal
1987 al 1992; Pietro Zanolini,
dal 1993 al 2000; Remo Bortolin, dal 2000 ad oggi. Il Gruppo
attuale è così composto: capogruppo: Remo Bortolin; vice
capogruppo: Roberto Mascarino; segretario: Adriano Marchetto; vicesegretario: Silvano
Caffo; tesoriere: Francesco Salino; consiglieri: Giovanni Bonino,
Roberto
Durbiano,
Domenico Mora, Gabriele Re.
I soci sono 36; gli amici 5. Il
socio più anziano è Natale Manina, classe 1915.
Lo Scarpone
Valsusino
15
Storia e cultura
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Memorie di guerra dal diario
dell’alpino Renato Bassi (1921-2000)
a cura di Elio Garnero
Parte Prima
Gennaio 1942 – Dal Distretto
di Torino invece di essere assegnato al 3° Alpini, [dove] come
ero stato [in un primo tempo assegnato] destinato, sono inviato
a Pisa e, dopo un periodo di
istruzione, destinato al 1° btg.
Arditi aviotrasportati, 4ª cp. AA
ten. Bocchetta, del 126 btg (?)
Divisione La Spezia e inviato in
Puglia, precisamente ad Alberobello. Si doveva conquistare
Malta. Istruzione continua, ogni
tanto ci rechiamo a Martina
Francavilla e voliamo sui famosi S.79 chiamati i “gobbi”.
Poi improvvisamente un decreto
ministeriale dice che gli appartenenti al Corpo degli Alpini o
provenienti da zone di reclutamento alpino dovevano rientrare al corpo. L’8.8.1942, con
altri, fui trasferito a Verona, al
6° Alpini. Da lì al 6° btg. complementi (102 di marcia) che si
trovava a Desio sul lago di
Garda. Da Desio a Cavalese,
indi a Riva di Trento per fare un
corso da capo pezzo. Improvvisamente l’ordine di rientro, si
parte per il fronte russo. Il 15 ottobre la tradotta è pronta e vedo
per l’ultima volta il mio caro
papà. Attraversiamo l’Austria, a
Vienna ci viene dato del cibo.
Poi fino alla Polonia, con sosta a
Varsavia e primo screzio con le
SS tedesche a guardia di ebrei,
uomini e donne, che lavorano
sulla linea. Si distinguono per la
casacca con una croce sulla
schiena: hanno fame e noi gli
diamo gallette e pane, ma i tedeschi, con urli feroci ci minacciano. Si passa anche ai fatti e la
tradotta viene fatta proseguire
subito. Arrivati a Karkow, nuovi
bisticci con gli alleati. Ci rechiamo a una fontana per bere e
lavarci, ma un maresciallo delle
SS con urli gutturali vuol farci
capire che non si può prendere
acqua. A questo punto un gigante vicentino con una fluente
barba rossa (commerciante di
cavalli) lo prende per la collottola e lo mette con la testa sotto
l’acqua. Non l’avesse mai fatto.
Deve intervenire il comandante
che ci fa rientrare in tradotta. Di
nuovo partenza, fino a Podgornoje. Lì il btg. si smembra, parte
destinato al “Vestone”, parte al
“Verona” e parte al
“Val
Chiese”. Io, nonostante fossi assegnato al “Vestone”, rimango a
Scarpone
16 Lo Valsusino
Podgornoje alla compagnia reggimentale, in fureria a fare le
basse di passaggio. Ma resto
molto poco e vengo richiamato
al btg., credo a dicembre, ed assegnato alla 53ª compagnia
(cap. Givanni).
Dimenticavo un fatto successo a Podgornoje. Mi recavo
sempre da una famiglia russa a
prendere del latte in cambio di
gallette: c’era una vecchietta
con il marito molto ammalato,
con 4 figli al fronte. Mi aveva
preso a ben volere e mi diceva
sempre: “figliolo vieni ad abitare con me, che per Natale i
russi saranno qua. Io ti proteggerò perché sei buono”. Sorridevo incredulo, ma se non a
Natale, a gennaio essi arrivarono.
Ero in attesa di rientrare in
patria per Natale, dovevo dare
alcuni esami ed andare al Corso
Allievi Ufficiali, ma nonostante
al Comando ci fosse la licenza
non arrivava l’ordine di partenza. Seppi in seguito che la
linea ferroviaria era interrotta. I
russi avevano sferrato l’offensiva contro le nostre divisioni di
fanteria, bersaglieri, tedeschi,
rumeni ed ungheresi. Contro di
noi solo scaramucce, si stavano
preparando. Improvvisamente,
credo fosse il 17 dicembre
(avevo un diario dove annotavo
giorno per giorno quel che succedeva, ma l’ho perduto in prigionia) il btg. alpini, dopo
un’estenuante marcia e un attacco aereo subìto (con feriti
nella 55ª cp.), arrivammo nella
zona di Witebsk, dove demmo il
cambio al btg. “Val Cimon”
della “Julia”. Mi ricordo ci accolsero con entusiasmo, ché finalmente andavano a riposo, e
noi eravamo un po’ incazzati …
però radio scarpa più tardi co-
municò che la “Julia” anziché a
riposo era andata a tappare il
buco che i russi avevano aperto
nella ns. divisione “Sforzesca”
(abbandonando le posizioni ben
sistemate a noi). La “Sforzesca”
fu battezzata dai russi Cikai,
scappa. Gli alpini della Julia furono tutti degli eroi che tennero
in scacco per più di un mese ingenti forze russe, avendo per riparo solo un camminamento
scavato nella neve. Noi nelle
nuove postazioni non fummo in
principio molto disturbati: scaramucce fra pattuglie, tiri d’artiglieria e mortai. Ricordo di un
colpo d’artiglieria del nemico
che colpì in pieno un bunker: fui
il primo ad entrare per i soccorsi. Era un disastro, tirai fuori
2 alpini, uno con le gambe spezzate ed un altro con la testa per
metà aperta. Furono portati all’ospedale di Podgornoje e non
ne ho più avuto notizie. I russi
ogni tanto ci facevano sentire
canzoni in italiano come Campagnola, Stella Alpina etc., inframmezzate da grida “alpini
arrendetevi, siete circondati, utilizzate i lasciapassare (che di
tanto in tanto venivano lanciati
da aerei), non vi sarà fatto
nulla”. A metà gennaio grosso
attacco contro il nostro caposaldo, dopo giorni di grandi movimenti nel bosco davanti a noi,
sull’altra sponda del Don. Al
mattino presto, si levano urla
forsennate: “URRA’ URRA’ ”.
Scendono a squadre dal bosco
sul Don ghiacciato, senza tattica
alcuna. A meno di cento metri di
distanza si apre il fuoco: artiglieria, mortai, mitragliatrici e
fucilieri aprono vuoti enormi
nella fanteria che ci attacca. La
bianca neve è presto disseminata di chiazze marroni. Sono
respinti ma ritornano, prima
sulla 53ª, poi sulla 55ª ed infine
sulla 54ª, inutilmente. Che macello, i portaferiti russi escono
dalle loro linee, non si spara.
Durante la notte alpini escono
dalle trincee e vanno fra i morti
russi a cercare le borracce di
vodka di cui tutti erano forniti.
In mezzo ai cadaveri trovano
una soldatessa che fatta prigioniera si dimena come un’ossessa. Hanno mandato reparti
mongoli e della Guardia Rossa.
Alcuni prigionieri raccontano
che a loro han detto che andavano contro agguerrite divisioni
barbare, perché in genere gli alpini avevano la barba. Il giorno
dopo passa in relativa calma. Il
comandante Givanni viene ferito e trasferito a Podgornoje,
sostituito sul campo dal ten.
Dell’Occhi. Il giorno 17 alle 17
arriva l’ordine di ripiegamento
su Podgornoje. Io nel frattempo
ero passato al plotone comando.
Avevo una tuta mimetica
bianca, e vado a portare il tabacco al caposaldo della 54ª.
C’è solo il ten. Buttol e pochi
altri, hanno già iniziato la ritirata. Il ten. mi offre un gavettino
di cognac che tracanno d’un
fiato. Poi riempio 2 borracce, e
una la nascondo nella tasca interna. Di ritorno in compagnia
non sto tanto bene, il cognac fa
effetto; non è per la quantità, ma
perché lo stomaco è vuoto, non
mangiavo da parecchio. Si è in
partenza e il mio zaino è stato
caricato su una slitta. Mi accompagna un barelliere, poi
passa un’autocarretta, lui mi
strappa la borraccia che porto a
tracolla e salta sul mezzo. Proseguo da solo, assieme a molti
altri che le tenebre della notte
rendono irriconoscibili. I villaggi che attraversiamo bruciano fino a Podgornoje. La
città è un inferno dantesco: via
vai di camion, autocarrette,
truppe, alpini, tedeschi, mongoli… fuoco dappertutto. Alla
sussistenza, che brucia, barili di
cognac ammassati l’uno sull’altro. Gli alpini arrivano stanchi,
infreddoliti, sparano nei barili,
bevono, riempiono borracce, ma
poi crollano in terra. Morte
certa, son meno 40° e non perdona. La morte bianca si impadronisce di loro. Mio Dio che
inferno, ritornerò? Ora comincia il calvario. Il “Vestone” occupa Opyt, si lascia la 54ª di
guardia, si prosegue e col “Val
Chiese” si prende posto Jalyi. Il
freddo è bestiale e ci annebbia
la mente, i piedi sono insensibili, le mani, nonostante i
guanti, non si sentono quasi più.
Ma bisogna andare avanti, fermarsi significa morire, bisogna
trovare riparo per la notte, combattere, combattere in tutti i villaggi, occupati da partigiani che
sparano a tradimento, uccidendoci come bestie. La pista è cosparsa di macchie verdi: sono i
compagni che non resistendo
alla fatica si sono fermati nella
speranza di un breve riposo ed
invece son stati sorpresi dalla
morte bianca che li ha trasformati in statue di ghiaccio. Mi ricordo un compagno di plotone
seduto sullo zaino col fucile fra
le mani: lo tocco incitandolo a
non fermarsi. Troppo tardi, è già
una statua di ghiaccio. Nonostante che nelle brevi fermate in
un’isba, sotto una tettoia o in un
fienile mi togliessi gli scarponi
e massaggiassi i piedi con la
neve, seguendo il consiglio datomi da mio padre alla partenza:
“ Non scaldarti mai i piedi, maneggiali con la neve” (era un
vecio della 1ª guerra mondiale),
i piedi cominciavano a diventare bianchi e duri, iniziava il
congelamento. Non sono più un
uomo ma un automa, vado
avanti a forza di volontà. Comincio a perdere contatto col
mio plotone e mi affianco alla
salmeria. Un bravo conducente
mi fa attaccare al suo mulo e
così continuo la marcia. Ora una
slitta si affianca al mulo: c’è
sopra un generale che scende,
dice, per sgranchirsi un po’ le
gambe. Si attacca al basto del
mulo. È il gen. Martinat. Ora arriva anche un panzer tedesco
con sopra diversi ufficiali. Si
ferma e lo invita a salire. Lui risponde in modo molto chiaro
che resta con i suoi alpini, li
deve portare fuori dalla sacca, e
risale sulla slitta. Eravamo
presso il villaggio di Romankovo [prob. Romanakova], mi è
rimasto
impresso
perché
c’erano isbe che bruciavano e
un alpino del mio plotone
mezzo bruciacchiato portato da
due compagni che lo adagiano
su una slitta. Vedendomi mi
dice: “Guarda in che stato sono,
non so se ce la faccio. Molti son
morti bruciati”. Da una parte gli
è ancora andata bene, tantissimi
altri hanno dovuto essere abbandonati nelle isbe, alla pietà
dei russi.
Ecco alcuni episodi, fra i tanti
successi.
Durante la marcia mi trovo
con dei soldati tedeschi a cui
una cucina mobile da campo distribuisce del caffè. L’addetto si
rifiuta di darlo agli italiani, ma
riesco ad averlo perché conoscendo un po’ il tedesco glielo
chiedo nella sua lingua. Che
bontà, un po’ di caldo nello stomaco!
Andiamo all’attacco, passo
una balka e vedo un mulo con
alcuni alpini: tutte statue di
ghiaccio. Si vede che i poveretti
non avevano trovato rifugio e il
freddo della notte li aveva fregati.
Andiamo all’attacco e arrivano dei “Fata” che ci mitragliano. Ci buttiamo nella neve.
Passano, mi alzo, ma i due
amici al mio fianco sono stecchiti. Si vede che la morte non
mi vuole ancora, grazie mio
Dio, forse ritornerò.
Si va avanti, si assalta Nikitowka e via verso Nikolajewka.
Il paese è davanti a noi, ci troviamo su un’altura, bisogna
scendere verso la ferrovia, oltrepassarla ed arrivare alle isbe
per avere un po’ di caldo. Il
brutto è arrivarci. Si scende all’attacco, i russi aprono un
fuoco infernale e in breve il
bianco manto di neve si copre di
puntini verdi, sono i nostri
eroici amici che vanno avanti
nel paradiso di Cantore. Non mi
raccapezzo più, è un inferno,
non so se sono ancora vivo.
Passo il sottopassaggio, mi
trovo vicino a una chiesa in
mezzo a morti nostri e russi, con
feriti che si lamentano. Dio mio,
che disastro, chi lo avrebbe mai
immaginato? Vorrei lo provassero quelli che seduti in poltrona inneggiano alla guerra. In
questa battaglia son tutti eroi,
tutti meriterebbero una medaglia al valore. Se ben ricordo 2
batterie di artiglieria da montagna appoggiavano l’attacco ed
in seguito si aggiunse un pezzo
di artiglieria tedesco, un mortaio
a 4 bocche. In mezzo a quell’inferno giunge voce che il gen.
Martinat è caduto in testa ai suoi
alpini. I russi resistono: reparti
del “Vestone” riescono ad attestarsi nelle prime isbe e anche il
“Val Chiese” si fa avanti. Son
momenti terribili sotto una
grandine di proiettili. Il gen. Reverberi da un carro tedesco urla
“TRIDENTINA AVANTI!”. Gli
risponde un urlo immenso, non
solo degli alpini ma di tedeschi,
ungheresi e tutti quelli coinvolti.
Tutti gli sbandati si precipitano
dietro il tank: il 5°, il 6°, residui
della “Julia” e tutti gli altri all’attacco ed infine i russi fuggono
disordinatamente
abbandonando un mucchio di
armi nelle nostre mani (descrivo
solo la minima parte di ciò che è
successo, ci sarebbero ancora da
riempire pagine su pagine). La
battaglia prosegue tutto il
giorno e solo verso sera si risolve a nostro favore: possiamo
cercare un’isba calda. Al mattino si riparte, ci troviamo ancora in tre della nostra
compagnia, un bresciano, un
bergamasco ed io. E gli altri?
Sfiliamo sotto gli sguardi dei
russi che meravigliati dal nostro
eroismo ci guardano dall’alto
della cittadina. Non osano attac-
carci, ci lasciano andare. Seguono altri scontri, puntate di
cosacchi. Ancora giorni di marcia e si va a pernottare in un
paesetto. La voce è che siam
salvi, entro i caposaldi tedeschi.
Ma nella notte i russi [probabilmente il 29 gennaio] ci piombano addosso, gli alleati si son
ritirati senza avvisare. Addio libertà, son prigioniero! Ci chiedono chi siamo. Italiani?
“Italianski karascio’ (bravi),
niemki iest (ci sono tedeschi)?”
“Ja davai”, si presentano 4 tedeschi che vengono immediatamente passati per le armi, come
un ungherese. Che fifa, qua ci
fan fuori! Invece “italianski karascio’ niet kaputt davai, bistra”. Passo un brutto quarto
d’ora. Avevo trovato in una sussistenza una bellissima pelliccia
e l’avevo indossata. Un cosacco
vedendomi si mette a gridare
“uffizir uffizir, davai menia”.
Mi rivolgo alla guardia che mi
accompagnava facendole capire
col mio russo stentato che voleva portarmi via. Discussione
fra i due e intanto me la svigno.
Strappo subito la pelliccia e la
lego con fil di ferro, per far capire a tutti che non sono uffizir.
Inizia così la lunga marcia
del “Davai bistra’”, avanti svelti
verso i campi di concentramento. Immaginatevi in che
stato eravamo, sfiniti dai lunghi
giorni di ritirata e combattimento, affamati, congelati. Eppure bisognava marciare per
evitare la morte certa per una
pallottola di una guardia. Per
poterci tenere in piedi ci tenevamo sottobraccio, si formavano file di 5-6 in modo da
reggersi in piedi e tirare avanti.
Ogni tanto si assisteva a scene
strazianti, come quella di due
fratelli che procedevano fianco
a fianco: uno inciampa in una
bomba che lo dilania, l’altro si
getta su di lui per soccorrerlo,
ma dobbiamo abbandonarlo e
trascinar via il fratello sano, per
evitare che venga ucciso dalle
guardie.
Una colonna di cosacchi ci
passa a fianco, fra loro molte
donne, cercano i nieski (tedeschi) e inesorabilmente li passano per le armi. In particolare
le SS le fanno spogliare e se
sotto il braccio hanno il timbro
per loro è finita. Alla fine i tedeschi non rispondono più ja al
richiamo dei cosacchi, allora
questi saltano giù da cavallo, ci
tolgono il passamontagna e per
loro il biondo diventa tedesco, e
addio vita. Per raggiungere il
campo di Davidoska impiegammo 15 giorni, 15 lunghi
giorni di dolore e martirio, disseminando di morti il cammino.
Da mangiare niente, bisognava
arrangiarsi quando si passava
nei villaggi, in parte bruciati
dalle SS che chiudevano la ritirata. Ci rivolgevamo a quella
povera gente che impietosita, e
sapendoci italiani, ci dava 2 patate cotte o un pugno di grano,
o una pannocchia di mais, o pomodori sotto aceto con cavoli.
Molti di noi se si sono salvati
possono ringraziare quelle famiglie che, pur essendo state
maltrattate ci offrivano quel
poco che avevano. Un giorno
trovammo dei cavalli morti congelati: con i coltelli e le baionette si riuscì ad avere un po’ di
carne da mettere sotto i denti.
Un altro giorno passammo
presso una stazione ferroviaria
bombardata. C’erano carri sventrati pieni di zucchero, che pacchia. Ma c’era un maledetto
commissario politico, così ci
disse la guardia, che percorreva
la colonna a cavallo e si divertiva a darci scudisciate. Erano
marce lunghe, molte volte in
mezzo alla steppa, senza isbe
per ripararci. Le guardie ci riunivano in circolo e ci si buttava
uno sull’altro formando grossi
cumuli umani per poterci scaldare un po’, ma purtroppo al
mattino molti non si alzavano
più: erano morti assiderati. Le
guardie accendevano il fuoco
intorno, ma guai ad avvicinarsi,
c’era il pericolo di ricevere una
fucilata. La morte continua a
mietere vittime, non sento quasi
più i piedi, il congelamento sta
avanzando ma non voglio morire, voglio ritornare a casa e
con gran forza di volontà continuo a marciare. Finalmente la
marcia del davai finisce e giungiamo al campo di smistamento
di Davidosca. Ci buttiamo in
un’isba: in 40 ci assegnano 7
pagnotte da circa 1 kg e tira
avanti. Qui finiscono di spogliarci di quel poco che ci era rimasto. Per un pezzettino di pane
o qualche patata congelata ci
privavano dell’orologio, della
catenina, del coltello, della
penna etc.
(1/continua)
Biblioteca sezionale
Ricordiamo a tutti i soci che la biblioteca sezionale è a disposizione nelle giornate di apertura
della sede. I volumi possono essere consultati in
loco o possono essere presi in prestito.
Lo Scarpone
Valsusino
17
Storia e cultura
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Dalla Sezione
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L’angolo di Elio Garnero
Cosa ne facciamo
di questi
ultrasettantenni?
Nel maggio scorso ho seguito con grande interesse una polemica
sorta da un interessante articolo di un colto professore più o meno
mio coetaneo i cui sempre oculati scritti che vengono pubblicati su
“La Stampa” leggo e valuto con grande attenzione. L'argomento trattava appunto quanto espresso nel titolo di questo mio modesto
scritto: gli ultrasettantenni.
Questo professore ha definito la sua, la mia, e quella di tanti noi
“veci”, la generazione perfetta. Non l'avesse mai fatto, tra le tante
reazioni cito quella di una giovane rampante avvocato quarantenne
del Foro di Torino. Questa si esprime con un preciso ed interessante
atto di accusa: ci incolpa per la nostra mancanza di onestà autocritica poiché se viviamo in un Paese “stordito” è l'effetto di quanto noi
abbiamo forgiato per arrivare a questi risultati, che a parere della
giovane avvocato sono sicuramente deprimenti. Le reazioni sono
state diverse, più o meno dure. Personalmente ritengo che questo
professore abbia definito la nostra generazione “perfetta” poiché è
la prima a non aver provocato, o fatto subire alcuna guerra sia in
casa propria che nel territorio occidentale. Vorrei ricordare che abbiamo sperimentato e subito sulla nostra pelle i tormenti di quanto
successo nell'immediato dopoguerra. Vorrei far presente a questa
battagliera avvocato quarantenne che chi scrive, trentottino, quindi
settantacinquenne ha ancora dei ricordi, seppur vaghi della fine del
Secondo conflitto mondiale e dell'immediato dopoguerra.
Sono nato ed ho abitato in un paese della bassa valle, dove era situata una grande fabbrica divenuta durante la guerra meta di occupazione per le varie guarnigioni armate di passaggio: tedeschi, varie
truppe nazifasciste ed addirittura marocchini. A casa mia eravamo
sempre in apprensione perché nel nostro cortile abitava una famiglia amica, i cui giovani figli avevano volontariamente aderito all'appello delle formazioni partigiane della zona. Questi ragazzi
spesso venivano a casa, sempre nel buio per rifocillarsi e per salutare i genitori. Ricordo mio padre e mia madre sempre attenti alla finestra quando si faceva sera, ed al minimo allarme mandavano mia
sorella, allora aveva otto anni, ad avvisarli dell'imminente pericolo
ed essi riuscirono sempre a farla franca. Più di una sera questi militi
di svariate nazioni e di svariate formazioni entrarono in casa nostra
con mitra spianato (l'ingresso di casa nostra si trovava prima di
quello della famiglia partigiana).
A mio padre chiedevano: “dove sono i suoi figli ?” Mio padre
apriva la porta della cucina indicandomi “eccolo lì” seduto sul seggiolone con tanto di bavaglino. Alcuni chiedevano scusa, altri, irritati se ne andavano sbattendo la porta.
Ricordo che un giorno, per mano a mio padre mentre stavamo attraversando la strada per andare nell'orticello prospiciente, fummo
fermati da due nazifascisti in servizio di ronda che fecero versare in
strada il contenuto del sacco che mio padre portava sulle spalle ed
indispettiti poiché si trattava solo di patate pronte per la semina, le
schiacciarono tutte con i loro stivali.
Voglio ancora ricordare che noi abbiamo vissuto il tempo della
borsa nera, ed io ancora piccolino, seguivo mio padre quando usciva
dal lavoro per andare nei campi vicini a raccogliere le spighe rimaste dopo la mietitura; si riusciva a comporre qualche modesto fascio
che portavamo al vicino mulino in cambio di un po' di farina.
Per carità, non voglio insistere sul termine di generazione perfetta
che tanto scalpore ha suscitato, ma vorrei ancora rammentare che
questi modesti episodi che ho menzionato in un certo senso corrispondono a quelli successi alla grande massa di ultrasettantenni che
ha vissuto onestamente, cercando di essere utile per la società e per
il prossimo in generale senza incolpare i nostri vecchi delle guerre
che abbiamo sofferto.
Noi siamo passati dalla radio a Galena al TV 3D ed allo Smartphone, dalla Balilla al Suv, dalla IIIª classe delle Ferrovie dello Stato
ad Italo ed alla Freccia Rossa, dalla penicillina agli interventi sul
DNA e facciamo parte della generazione che ha subito la maggiore,
incredibile trasformazione tecnologica da quando l'uomo campa
sulla terra. È vero, siamo contenti di averne fatto parte quindi siamo
Scarpone
18 Lo Valsusino
quasi perfetti. Non abbiamo provocato guerre catastrofiche, abbiamo
avuto la fortuna di aver fatto la fame durante gli anni post bellici e
di essere sopravvissuti agli eccidi. Quindi tanti auguri ai quarantenni.
Sport
Dosio, Carello e Matheoud
grandi protagonisti sulle
piste del Sestriere
Il giorno 6 aprile sulle piste del Sestriere si sono svolte le gare
FIS Master Cup, ossia le gare dei “diversamente giovani” come si
usa oggi chiamare coloro che giovanissimi non lo sono più.
Venuti in possesso con un po’ di ritardo delle classifiche con piacere abbiamo scoperto tra le righe delle categorie anche i nomi di tre
nostri valenti atleti. Fin qui non sarebbe poi così strano visto che
siamo una Sezione con una buona vocazione sciistica, ma la cosa
che ci ha fatto più piacere è scoprire che ben due atleti su tre hanno
vinto le rispettive categorie.
Andando con ordine… di età quindi troviamo l’alpino Luciano
Dosio, classe 1935 del Gruppo di Condove, al 5° posto della categoria Master B10 che comprendeva atleti nati tra il 1933 e il 1937.
Nella categoria successiva invece, la Master B9 che comprende gli
anni dal 1938 al 1941, trionfo per l’alpino Giovanni Carello, classe
1938 del Gruppo di Borgone.
Ed infine nella categoria Master B8, anni dal 1943 al 1947, altro
trionfo per l’alpino Giorgio Matheoud del Gruppo di Sestriere.
Non possiamo certo negare di aver provato un grande piacere nel
leggere questi risultati, piacere misto a sorpresa perché nulla si sapeva di questa gara.
Da queste pagine, con ritardo purtroppo, arrivino ai nostri valenti
atleti le più vive congratulazioni di tutta la grande famiglia alpina
valsusina e con l’occasione vogliamo augurare a, Giovanni, Giorgio e Luciano di vincere ancora per se stessi ma anche per quel cappello che non smettono di onorare sulle piste di sci.
Bravi a tutti e perdonateci se vi dedichiamo un “Bravi ragazzi!!!”
anche se attraverso le carte di identità vediamo che proprio ragazzi
non lo siete più. Vorremmo sperare che le vostre prestazioni sportive
siano da stimolo ad altri giovani alpini valsusini per ricostruire una
bella e valida squadra che sappia farsi onore sulle piste dove fosse
chiamata a gareggiare.
Notiziario sezionale
8 giugno - Exilles - Pulizia
area del Forte per l'annuale
raduno sezionale. Presenti:
presidente Sosello e consigliere
Amprimo.
9 giugno - Venaus - 90° di fondazione. Presenti: presidente
Sosello, consiglieri Amprimo,
Bert, Bonaudo, Botteselle, Foglia, Garnier, Giors, Sacco,
Balbo e alfiere Gallina.
9 giugno - Susa - Celebrazione
per i Carabinieri. Presenti vicepresidente Bartolotti con alfiere Pelissero.
9 giugno - Susa - Onori al Monumento ai Caduti senza
croce. Presenti vicepresidente
Bartolotti con alfiere Pelissero.
16 giugno - Schio - Raduno
del 3° Raggruppamento. Presente il consigliere Demuti con
vessillo.
16 giugno - Exilles - Annuale
Raduno sezionale. CDS al
completo.
22 giugno - Sauze d’Oulx - Serata in onore di Matteo Eydallin. Presente consigliere
Garnier.
23 giugno - Varazze - 39° Premio nazionale “Alpino dell'anno”.
Presenti
il
vicepresidente Balbo ed il responsabile giovani, Barone.
23 giugno - Brusasco - 90° di
fondazione del Gruppo e Raduno annuale della Sezione di
Torino. Presenti: presidente Sosello, consigliere Amprimo e alfiere Gallina.
1° luglio - Susa - Consiglio sezionale. CDS al completo.
7 luglio - Claviere - Incontro
annuale del Gruppo in occasione della festa patronale.
Presenti i vicepresidenti Balbo
e Garnero.
7 luglio - Col di Nava - Raduno annuale per ricordare i
Caduti della “Cuneense”. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bartolotti, consiglieri
Calliero, Garnier e Sacco.
14 luglio - Novalesa - 90° di
fondazione. CDS al completo.
14 luglio - Picreaux (Bardonecchia) - Annuale ritrovo per
ricordare i morti sotto la valanga. Presente il consigliere
Garnier.
21 luglio - Caprie - 80° di fondazione. Presenti: presidente
Sosello, vicepresidenti Bartolotti
e Garnero, consiglieri Amprimo,
Anselmetto, Baro, Bert, Calliero, Sacco e alfiere Gallina.
27 luglio - Caselette - Serata di
raccolta fondi per lo sviluppo
e la manutenzione del campo
di addestramento “Cinofili”
della nostra Protezione Civile.
Presenti il vicepresidente Garnero ed il coordinatore Parisio.
28 luglio - Ascesa annuale alla
cima del Rocciamelone. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Foglia e Garnier.
29 luglio - Susa - Consiglio sezionale. CDS al completo.
1-10 agosto – Sestriere –
World Master Orienteering
Championship. Presenti in
qualità di volontari il presidente
Sosello ed i consiglieri Balbo e
Amprimo ed il coordinatore Parisio. Alla cerimonia di apertura
il presidente Sosello con vessillo scortato dall’alfiere Gallina
ed i consiglieri Balbo, Garnier,
Tisserand ed il coordinatore Parisio impegnato nella fanfara sezionale.
4 agosto - Monterotta - Festa
del Gruppo di Sestriere. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Balbo e consiglieri
Garnier e Tisserand.
5 agosto - Mompantero-Susa Processione annuale col Trittico. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Baro, Bert,
Botteselle, Amprimo, Foglia e
Sacco.
5 agosto - Rubiana - Gara a
bocce “Trofeo Destefanis”.
Presente il consigliere Bert.
11 agosto - Giaglione - Festa a
Santa Chiara. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente
Bartolotti e consiglieri Baro,
Amato e Giors.
18 agosto - Novalesa - Festa
del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Baro,
Foglia e revisore dei conti nazionale Botteselle.
25 agosto - Cesana - Festa annuale del Gruppo. Presenti:
presidente Sosello, vicepresidenti Balbo e Bartolotti ed i
consiglieri Anselmetto, Demuti
e Tisserand.
31 agosto - Briançon - Festa
dell'Edelweiss. Presenti consiglieri Anselmetto e Tisserand.
1° settembre - Sezione di
Cuneo - 90° di fondazione.
Presenti consigliere Amprimo e
alfiere Gallina.
1° settembre - Rivavaldobbia
(Sez. Valsesiana) - Premio fedeltà alla montagna. Presenti:
vicepresidente Garnero, consiglieri Foglia e Sacco.
1° settembre - Exilles - Festa
del Gruppo. Presente presidente Sosello.
2 settembre - Susa - Consiglio
sezionale. CDS al completo.
Oblazioni pro Scarpone
Famiglia Plano in ricordo del nostro caro marito
e papà Giuseppe - Gravere
Ferraris Giuseppe - Cesana
Gruppo di Avigliana
Gruppo di Borgone
Gruppo di Chiomonte
Gruppo di Rubiana
Gruppo di Villar Dora
La famiglia Voiron in ricordo di Livio Voiron - Exilles
Salvaia Sandro - Gruppo di Avigliana - in riconoscenza
dell'operato della redazione ed alla disponibilità
dimostrata nei suoi confronti
Tavano Riccardo - Montafia
Totale
€
€
€
€
€
€
€
€
20,00
30,00
1,00
1,00
101,00
100,00
100,00
30,00
€ 30,00
€ 25,00
€ 438,00
Oblazioni conto corr. post.
Bronzino Elio in occasione delle nozze d’oro
con Secondo Immacolata - Sant’Ambrogio.
Castagno Ezio - Avigliana
Vayr Massimo - Gravere
Totale
€
€
€
€
50,00
10,00
10,00
70,00
Presenze del nostro vessillo
in manifestazioni
di altre Sezioni
Collegno - 90° di fondazione
Sabato uno e domenica due giugno si è festeggiato a Collegno il
90° anniversario del Gruppo A.N.A. locale. Come prologo a tale avvenimento già al sabato sera si è iniziato con la rappresentazione
teatrale presso l'ex lavanderia a vapore dal titolo “Erano stanchi i
miei alpini” tratto da La guerra dei poveri di Nuto Revelli, presentata da “Alfatre gruppo teatrale” con la partecipazione del coro
A.N.A. del Gruppo locale.
Domenica, dopo l'alzabandiera, Onore ai Caduti, inizio della sfilata fino alla piazza del municipio, quindi gli interventi del capogruppo Manfrin, del sindaco Accossato e del presidente della
Sezione di Torino, Gianfranco Revello. È seguita la Santa Messa officiata da monsignor Tommaso Ribero.
Il nostro vessillo era presente scortato dal consigliere Carlo Bert.
Casumaro - L'impegno degli alpini
per i terremotati dell'Emilia
Una scuola, una piccola città per bambini, costruita per insegnare
che le mura crollate con la buona volontà risorgono e regalano il
sorriso. Il 1° giugno centinaia e centinaia di alpini di tutta Italia
hanno festeggiato con la comunità la nuova scuola materna, voluta
e realizzata dall'Associazione nazionale alpini.
A riconoscimento dell'impegno di solidarietà di tutti gli alpini alle
comunità colpite dal sisma, in piazza c'erano tantissimi bambini tra
uno sventolio di tricolori, e numerose autorità, tra cui il colonnello
Piero Giovanni Gnesutta (capo del centro documentale dell'Esercito,
con sede a Bologna), Prefetto, Questore, il sindaco Lodi e rappresentanti sia regionali che provinciali. Erano presenti sia il presidente
uscente Perona che il neo presidente Favero a scortare il labaro dell' ANA. Corteo fino alla scuola tra scrosci di applausi, cartelli e bandiere per ringraziare gli alpini. Quindi alzabandiera, Santa Messa
officiata da monsignor Bruno Fasani direttore de “L’Alpino”. Preghiera dell'alpino e vari interventi.
Di spicco gli interventi dei progettisti Zorio e De Finis che hanno
evidenziato alcuni dati tecnici: scuola realizzata in quattro mesi, in
legno lamellare in classe A ed antisismica, pannelli solari e ricambio aria. Un'opera da circa un milione di euro a cui si aggiungono
2000 ore di volontariato alpino che ne raddoppiano quasi il valore.
L'Inno nazionale ha anticipato la benedizione ed il taglio del nastro. E come detto da Favero e Perona “tutto questo l'abbiamo costruito insieme, con le capacità ed il cuore del grande popolo degli
alpini e di chi ha creduto in noi, possa questa scuola portarvi fortuna”.
Segnalo che il vessillo della Sezione Val Susa era presente alla
cerimonia dell'inaugurazione scortato dal capogruppo di Avigliana
Giovanardi.
Elio Garnero
Gruppo di Chianocco
Ad Exilles per l’incontro annuale
della Sezione
Alpini sempre in movimento e in gruppo, forse non numeroso
come anni fa, ma compatto e solidale. L’ultima occasione d’incontro è stata al Forte di Exilles per le giornate di festa del 3° reggimento alpini e i gruppi di artiglieria. Sono anni che i chianocchiesi
salgono sotto il maniero per rappresentare la loro voglia di aggregazione. Quest’anno, poi, il Gruppo ha organizzato una tavolata in
Lo Scarpone
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Dalla Sezione
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Cronaca dai Gruppi
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amicizia con soci, simpatizzanti e reduci. E sì perché tra loro sedeva
un alpino che di storia sulle spalle ne porta tanta. Giovanni Rossero,
classe 1920, due medaglie al merito e tanta tanta “alpinità” da insegnare e raccontare alla nuove generazioni.
Nell’anno in cui a Exilles è stato ricordato il maresciallo Giuseppe
Rosatelli, perpetuo organizzatore e costruttore della cappella votiva
e della fontana, avere in gruppo un “vecio” del suo calibro non è da
tutti.
Il capogruppo Danilo Favro dichiara: “Siamo presenti con i nostri
cappelli e il nostro gagliardetto perché ci piace la comunità e la storia che con responsabilità ci sentiamo addosso. Quest’anno, dopo la
grande adunata di Piacenza, ci siamo ritrovati a Exilles e abbiamo
pranzato con semplicità di gruppo”.
Momenti e giornate che si sommano ad altre e ognuna lascia un
segno particolare.
Gruppo di Novalesa
Gli alpini abbracciano Silvia Roccia
Alle ore 9.20 di mercoledì 18 giugno 1913, in borgata Villaretto,
nasceva Silvia Roccia: il polveroso registro dell'anagrafe di Novalesa, attesta l'alba di una lunga vita. A distanza di un secolo da quel
lieto avvenimento, ne è seguito un altro, altrettanto gioioso. Non
sono presenti la mamma e il papà, morti negli anni '30, non più i fratellini e le sorelline, ma figli, nipoti, pronipoti e anche la quinta generazione.
Il 18 giugno del 2013 erano in tanti a festeggiare quella neonata
ormai centenaria. È vero, i suoi capelli sono bianchi, le sue gote solcate di rughe, ma il desiderio di vita rimane immutato, pur custodendo il segreto, riservato a pochissimi, di una vita secolare. Il
Sindaco, il Gruppo A.N.A. e tutte le associazioni del paese si sono
convocati per celebrare questa donna con il suo segreto.
Tanti auguri Silvia e grazie per il tuo inesausto sorriso, la tua infaticabilità, la tua vivacità mentale e fisica.
Matteo Ghiotto
rio della ricorrenza. Il momento ufficiale dell’appuntamento è cominciato con la lettura del notiziario dell’epoca riguardo la tragedia, da parte del sindaco di Bardonecchia, l’alpino Roberto Borgis.
Alla cerimonia era presente, come sempre, anche l’alfiere del
gruppo di Cumiana, Marino Bargiano figlio di Guglielmo, uno degli
alpini sopravvissuti alla valanga, e cugino di Giovanni Chiantore
che è invece parte del triste elenco dei Caduti.
Si è poi proseguito con la Santa Messa celebrata in quota ed officiata da don Paolo Di Pascale. La chiusura del rito religioso è spettata al vice capogruppo Marco Gautier, con la rituale lettura della
Preghiera dell’Alpino per i presenti e per gli alpini “andati avanti”.
Finita la Messa, tutti in fila per la tradizionale polentata degli alpini!
Il pranzo: polenta e spezzatino, formaggio e frutta, naturalmente
buon vino, preparato in loco con la “veterana” cucina da campo.
Complice il bel tempo e lo spettacolare panorama, la festa è potuta continuare fra canti e risa, in onore di tutti gli alpini, fino al
tardo pomeriggio.
Alain Garnier
Gruppo di Cesana
Madonna della neve al lago nero
Gruppo di Bardonecchia
Ricordo dei Caduti
nella disgrazia del Picreaux
Come tradizione, la terza domenica del mese di luglio è dedicata
dagli alpini del Gruppo, alla commemorazione dei 21 alpini del battaglione “Fenestrelle” travolti da valanghe in località Picreaux il 28
gennaio 1931, durante un’esercitazione.
Organizzata dal Gruppo, è un appuntamento irrinunciabile per le
penne nere e per i tanti villeggianti di Bardonecchia che, salendo appena sopra la diga in Frazione Rochemolles si uniscono alla festa.
Così è stato anche domenica 21 luglio 2013, per l’82° anniversaScarpone
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Come tutti gli anni la prima domenica di luglio - quest'anno il 7 gli alpini hanno celebrato la festa della Madonna della Neve alla
cappella del Lago Nero. Nonostante le pessime previsioni della vigilia, che prevedevano forti temporali, fortunatamente è stata una
gradevole giornata soleggiata e quindi molti sono stati quelli che
hanno raggiunto, a piedi o in auto, la bella conca del lago.
Alla S. Messa, officiata da don Andrea, hanno assistito numerosi
fedeli tra i quali anche il sindaco di Cesana, Colomb, che, nonostante i suoi numerosissimi impegni, partecipa sempre con cordialità
alle varie manifestazioni che si svolgono nel suo Comune.
La festa è proseguita con l'abbondante "pranzo alpino", preparato
per un centinaio di persone dagli alpini del Gruppo.
La giornata si è poi conclusa con i cori alpini, sempre suggestivi.
Da segnalare con piacere particolare la partecipazione e la disponibilità dell’alpino Mario Zedde, di stanza alla caserma di Bousson
che ha instancabilmente aiutato i "veci" nei lavori più faticosi e impegnativi.
Carla Scorza
Gruppo di Sestriere
Festa del Gruppo a Monterotta
Alzabandiera e Onore ai Caduti davanti al nuovo monumento.
Domenica 4 agosto riuscitissima festa del Gruppo che ha riunito
“veci e bocia” e amici con un unico intento e cioè quello di dare
una bella immagine nell’organizzare l’incontro annuale che si è tenuto in località Monterotta/Fontana degli alpini, raggiungendo la
sua 37ª edizione.
L’obbiettivo è stato centrato in pieno grazie anche alla magnifica
giornata di sole.
L’inizio a sfondo religioso, con la S. Messa officiata dall’inossidabile don Gaetano Bellissima, si e concluso con i saluti e ringraziamenti del capogruppo Massimo Poncet, con il quale ci scusiamo
per l’errore nella storia del Gruppo uscita nello scorso numero, del
sindaco Marin e del Presidente sezionale a cui ha fatto seguito il
pranzo cucinato con maestria dai soci alpini e amici con le rispettive
signore e servito a oltre trecento commensali.
Il pomeriggio è stato allietato dalla solita gradita orchestrina che
ha impegnato i giovani e meno giovani in canti e balli di ieri e di
oggi.
Nel corso dell’incontro conviviale ho appreso con piacere che don
Gaetano è uno dei due unici parroci che in Italia hanno conseguito
nel lontano 1967 il “brevetto” di maestro di sci in quel di Solda in
Trentino. Tra il serio e il faceto ho anche potuto approfondire che allora veniva richiesta per gli esami la tecnica della “genuflessione”
sostituita in seguito da quella del “piegamento” ed è facile intuire
che da giovane parroco il buon don Gaetano in quei tempi non abbia
avuto rivali.
La giornata si è magnificamente conclusa con la partecipazione
del Gruppo di Sestriere all’inaugurazione del “World Master Orienteering Championship” a Sestriere centro, con relativa sfilata e alzabandiera alla presenza di oltre 2800 atleti da tutto il mondo e con
l’intervento del nostro vessillo sezionale, della nostra fanfara e dei
nostri volontari reclutati a tale scopo.
Una genuina e partecipata festa alpina ricca specie sotto il profilo
istituzionale.
Giancarlo Sosello
Gruppo di Claviere
Festa del Gruppo e fritto di Camogli
Domenica 7 luglio appuntamento a Claviere per la consueta festa
patronale che, come noto, coincide con la festa del Gruppo.
Una splendida giornata di sole ha certamente facilitato la scelta
degli alpini di salire sino a Claviere, e le concomitanti manifestazioni cesanesi non hanno certo influito più di tanto.
Erano presenti, oltre il vessillo sezionale scortato da Elio Garnero,
i gagliardetti di Oulx, Cesana, Avigliana, Sant’Antonino e di Tonengo della Sezione di Ivrea, oltre ovviamente quello locale.
Padrone di casa il tenace ed instancabile Aurelio Audisio, impegnato nell’ennesima fatica organizzativa di questo piccolo Gruppo.
Un plauso naturalmente anche al sindaco alpino Capra che in perfetta sintonia con il Gruppo ne facilita le iniziative.
La presenza della nostra fanfara sezionale dava, come di consueto
la garanzia di successo e di interesse per i molti ospiti della ridente
località montana. Dopo alcuni pezzi “di riscaldamento” le note dei
nostri musici aprivano il breve tragitto sino alla chiesa dove puntualmente alle 11 veniva celebrata la S. Messa.
Seguiva poi consueta la processione lungo le vie del vecchio
borgo per concludersi, a differenza degli anni scorsi, davanti al monumento fortemente voluto da Aurelio Audisio e scoperto lo scorso
anno. Alzabandiera, Onori ai Caduti ed i ringraziamenti del sindaco
Capra per la partecipazione.
Non poteva mancare ovviamente il colonnello Sergio Pivetta, milanese iscritto al Gruppo di Claviere, e reduce di quel poco conosciuto ai più battaglione “Piemonte” che il prossimo anno ricorderà
il 70° anniversario della battaglia di Monte Marrone che segnò la
gloriosa rinascita dell’esercito italiano inquadrato nel Corpo di Liberazione Nazionale.
Novità culinaria per la festa di Claviere invece la padella ed il
fritto di pesce di Camogli. Un evento che certamente ha suscitato
curiosità non tanto per il fritto in se quanto per il luogo ed il modo
in cui veniva prodotto. E così, per una volta alpini e ospiti raccolti
sotto il consueto tendone hanno abbandonato la tradizione della cucina piemontese per la novità del levante ligure.
Finale con il botto, con il concertino della fanfara guidato come
sempre con maestria dal maestro Bellando sotto l’occhio vigile del
presidente Combetto e tanti applausi del pubblico presente.
Giornata quindi splendida sotto tutti i punti di vista, ventilata il
giusto per attenuare il calore atmosferico, ma non quello degli alpini, della comunità di Claviere e ovviamente neppure quello del
grande ed appassionato Aurelio Audisio che siamo certi si sarà già
messo in moto per il prossimo appuntamento che se non andiamo errati coinciderà con il ventennale di fondazione del Gruppo.
Dario Balbo
Assemblea capigruppo
L’annuale assemblea alla quale tutti i capigruppo sono caldamente invitati a partecipare,
con cappello, si terrà come di consueto a Susa
nella sede sezionale, la mattina di sabato 26 ottobre, alle ore 9.
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Anagrafe alpina
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Nascite
Gruppo di Avigliana
Il 19 giugno la piccolina Marta è
venuta al mondo affiancando il
fratellino Lorenzo per la gioia dei
genitori Alessia e Fulvio Tavan,
figlio del nostro socio Giuliano che
unitamente alla cara nonna Piera ne
è felicissimo anche perché finalmente avrà qualche impegno in più.
A parte la battuta, tutto il Gruppo si
associa per esprimere congratulazioni a genitori e nonni ed auguroni alla piccola Marta perché la
strada della sua vita appena iniziata
le possa riservare solo felicità.
Gruppo di Exilles
Il 27 luglio in Susa è nato Davide
Mannarino figlio di Franca Rougier
e di Pasquale.
Ai genitori ed ai nonni Silvia
Rossero e Vittorio Rougier, nostro
iscritto e valente musico della fanfara sezionale, vadano le più care felicitazioni da tutto il Gruppo.
Gruppo di Susa
Il 14 agosto il nostro socio consigliere e vice capogruppo Roberto
Alpe e la signora Antonietta
Claretto sono diventati nonni del
piccolo Andrea. Il Gruppo augura
alla mamma Paola ed al papà Diego
tutta la gioia e la serenità che una
nascita può portare.
aggregato.
Il Gruppo partecipa alla gioia dei
neo-genitori, Tiziano ed Elisa e di
zio Michele anche lui nostro socio.
Gruppo di Villar Focchiardo
Il 14 giugno 2013 è nato Alberto
Davì di Barbara Mazzoni e Giovanni nostro socio. Ai genitori, alla
sorellina e ai nonni le più vive felicitazioni da parte di tutto il Gruppo.
Gruppo di Bardonecchia
Il 9 luglio è nato Matteo, figlio
dell’alpino Michele Bertessa. Al
piccolo ed a tutta la sua famiglia i
migliori auguri dal Gruppo.
Felicitazioni al nonno Giorgio
Malavasi ed al papà Alfredo Bison,
entrambi alpini del Gruppo, per la
nascita del piccolo Alessandro.
Gruppo di Chiusa San Michele
È nata Diletta nipote della madrina del Gruppo e nostra socia aggregata signora Laura Cantore. A
lei, al figlio Donato e alla nuora
Giusy le più vive felicitazioni da
parte di tutto il Gruppo.
Gruppo di Venaus
È arrivato Loris Reynaud ad allietare nonno Renato e nonno
Mario, rispettivamente socio e socio
Gruppo di Villar Focchiardo
Il 14 luglio la nipote del nostro
socio Michele Montabone, signorina Linda Cella si è unita in ma-
trimonio con il signor Matteo
Bocco. Il Gruppo porge ai novelli
sposi tanti auguri di una lunga vita
felice.
Matrimoni
Anniversari
Gruppo di Chiusa San Michele
Il nostro vice capogruppo Giovanni Barella e la consorte Bruna il
23 giugno hanno festeggiato 50 anni
di matrimonio.
Il 25 agosto il socio alpino Bruno
Ferraudo e la consorte Anna Cantore anche lei nostra socia hanno
festeggiato 50 anni di matrimonio.
A loro giungano gli auguri da
parte del Gruppo per ancora una
lunga vita felice insieme.
Gruppo di Exilles
Vittorio Rougier e la consorte Silvia Rossero il 1° settembre hanno
raggiunto il prestigioso traguardo
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auguri per un prosieguo di molti
anni felici.
Gruppo di Almese
Il nostro socio, l'alpino Giovanni
Frattini il 17 marzo scorso ha raggiunto la bella età di novant'anni
(classe 1923). Tutti noi ogni anno
ammiriamo in lui l'entusiasmo col
quale partecipa agli appuntamenti
più importanti (Adunata nazionale,
Raduno 1° Raggruppamento ecc.).
Felicitazioni da tutto il Gruppo,
al quale si associa pure il Gruppo di
Avigliana per la costante presenza
di Giovanni ad ogni ricorrenza, presenza motivata anche per legame di
affetto e di parentela con il genero
nostro segretario, Franco Oddenino.
Gruppo di Sant’Antonino
Il 20 marzo la nostra socia Pettigiani Veronica ha conseguito la laurea in Scienze della mediazione in
russo ed inglese. Alla neo laureata
le congratulazioni da tutto il Gruppo
con l’augurio sincero per l’Accademia militare.
Gruppo di Exilles
Il 16 maggio scorso ci ha lasciati
l’alpino Livio Vazon, nostro socio.
Alla moglie Anna, alla figlia Antonella e alla famiglia tutta,
giungano sentite condoglianze da
tutto il Gruppo.
Gruppo di Gravere
Compleanno
Laurea
È nata Syria, figlia del nostro
socio alpino Franco Bronzino. A
lui, alla moglie Monica, al
fratellino Simone, e ai nonni Maria
Celeste e Enzo Pellissier nostri soci
aggregati le felicitazioni da parte
del Gruppo.
Gruppo di Chianocco
Domenica 21 luglio in concomitanza con la festa annuale del
Gruppo il nostro storico socio
Bruno Paris e la signora Valeria
hanno festeggiato l'importante traguardo dei cinquant'anni di matrimonio.
Il Gruppo porge i migliori auguri
al caro socio, alla sua signora ed a
tutta la famiglia.
Il capogruppo e tutti i soci si
uniscono per formulare i più fervidi
dei cinquant’anni di vita coniugale.
Congratulandoci con loro, esprimiamo vivissime felicitazioni
augurandogli nel contempo un
sereno prosieguo per il conseguimento di nuovi traguardi.
Gruppo di Sant’Antonino
Il socio Delfino e la signora Giovanna il giorno 3 agosto hanno festeggiato 50 anni di matrimonio.
Vivissimi auguri da parte del Direttivo e da tutti i soci del Gruppo.
Gruppo di Susa
Il 25 agosto il nostro consigliere
ed alfiere Franco Pellissero e la gentile consorte Giuseppina Faieta
hanno festeggiato il loro 50° anniversario di matrimonio.
Quando a raggiungere questo traguardo è una coppia di amici che
questo lungo periodo l’hanno vissuto all’ombra dell’A.N.A. allora la
ricorrenza diventa particolarmente
significativa. Ci è gradita l’occasione per ringraziare i festeggiati per
il loro attaccamento e dedizione al
Gruppo.
Decessi
Gruppo di Bardonecchia
Il 3 luglio e andato avanti il cav.
Giuseppe Plano alpino e socio del
nostro Gruppo.
Alla moglie e figli sentite condoglianze dal Gruppo.
Il 29 giugno 2013 l’alpino Luciano Morando è andato avanti.
L’ha fatto con la discrezione che
l’ha sempre contraddistinto, anche
durante la preziosa attività di segretariato/tesoreria del Gruppo.
Onesti e solidali, questo è ciò che
si legge più di frequente alle manifestazioni alpine, e questo era Luciano. Una correttezza morale che
diventava quasi pedante agli occhi
altrui ed una disponibilità che…
Beh se c’era bisogno era lì in prima
fila, sempre.
Da vero alpino amava la montagna, con una passione tale da
spingerlo a trasferirsi a Bardonecchia appena raggiunta l’età pensionabile dal lavoro in banca a Torino,
e qui, non avendone più una propria,
ha pian piano trovato una nuova famiglia nel Gruppo alpini locale.
Tutti adesso gli volevano bene
per la sua esuberante ma attenta presenza e ce ne accorgiamo solo ora
che ci manca, ora che possiamo solo
sperare che il Signore delle Cime lo
lasci andare a cogliere stelle alpine
per le Sue montagne.
Gruppo di Mompantero
Il 6 luglio scorso è mancata la
signora Olimpia Vigna vedova Vottero suocera del nostro socio alpino
Remo Nurisso Germano.
A lui e ai suoi famigliari le più
sentite condoglianze da parte di
tutto il Gruppo.
Gruppo di Bruzolo
Il 18 giugno scorso è mancata la
signora Andreina Reinero, mamma
del socio Piero Bergero e cognata di
Rinaldo Bergero, socio consigliere,
ai quali rinnoviamo le nostre
fraterne condoglianze.
Condoglianze anche al socio
“amico” dottor Valerio Rosso per la
perdita della mamma, signora Ada
Favro, avvenuta il 24 luglio all'età
di 91 anni.
Gruppo di Chiusa San Michele
È mancato il signor Marco
Barella, fratello del socio aggregato
Mario, zio del socio alpino Luigi
Barella e cognato del nostro consigliere Guido Favro.
A loro e alle loro famiglie
giungano sentite condoglianze dal
Gruppo.
Il Gruppo porge le condoglianze
al socio Franco Bronzino e alla sua
famiglia per la scomparsa del papà
Leo.
Gruppo di Sant’Antonino
Il 18 giugno è mancato Giovanni
Battista Nurisso, papà del nostro
socio Franco.
Ai famigliari giungano le più
sentite condoglianze da tutto il
Gruppo.
Il 16 maggio è mancato il sig.
Guido Croce, papà del nostro socio
Emilio Croce al quale porgiamo
sentite condoglianze.
Il 24 giugno è andato avanti Renato Falchero, nostro socio classe
1919, combattente della Seconda
guerra mondiale.
Alla figlia le nostre sentite condoglianze.
Ai famigliari tutti giungano le più
sentite condoglianze dal Direttivo e
da tutto il Gruppo.
Fanfara sezionale
La fanfara A.N.A. Val Susa partecipa al dolore del maestro Danilo
Bellando e della sua famiglia per la
scomparsa del caro papà Franco,
avvenuta il 10 giugno, porgendo le
più sincere e sentite condoglianze.
Sezione Val Susa
Presidente, Consiglio, alpini tutti
della Sezione partecipano al dolore
di Danilo e della famiglia per la
perdita del papà Franco.
Mentre stiamo per andare in
macchina apprendiamo la notizia
della morte del gen. Giulio Lucia.
Gruppo di Novalesa
Gruppo di Susa
Il 22 giugno si sono svolti i funerali dell’amico Ennio Tescaro
fratello del nostro socio Diego. Il
Gruppo partecipa al lutto dei
famigliari e porge le più sentite condoglianze.
Il 22 luglio dopo una vita dedicata alla famiglia ed al lavoro è
andato avanti il nostro socio Carlo
Costa.
In quanti lo hanno conosciuto
lascia il ricordo della sua esistenza
così ben spesa con grande semplicità e generosità.
Il Gruppo vuol essere partecipe al
dolore che ha colpito i suoi
famigliari e porge un sentito cordoglio alla moglie.
In data 11 agosto è mancato
l'alpino Daniele Bar nato nell'anno
1955 e troppo presto strappato all'affetto dei suoi cari. Alla moglie
Cristina, ai suoi figli e alla famiglia
tutta giungano sentite condoglianze
da tutto il Gruppo.
Gruppo di Oulx
Gruppo di Venaus
Il 19 giugno è mancata Erminia
Conca, ved. Rossetto suocera di
Bruno Campo e nonna di Graziano
e Sandro. A loro e alle loro famiglie
giungano sentite condoglianze da
tutto il Gruppo.
Ci ha lasciati il socio aggregato
Ennio Tescaro. Il gruppo partecipa
al dolore dei suoi cari e porge sentite
condoglianze alla sua famiglia.
Gruppo di Rubiana
Il Gruppo porge sentite condoglianze al socio alpino Fabrizio
Alliano e ai famigliari per la scomparsa della mamma Luigina Rigo.
Sentite condoglianze al socio
alpino e componente del Direttivo
Gianni Trossello ed ai famigliari per
la scomparsa del fratello Bruno.
È "andata avanti" l'amica degli
alpini Tersilla Cogerino ved. Magnetto; sempre attiva nel Gruppo,
prima con il marito Firmino e poi da
sola, fino a quando la salute glielo
ha permesso con il sorriso e la battuta pronta.
Il giorno 27 agosto è “andato
avanti” l’alpino Ezio Challier, classe
1930 e “lupo della 34” tra i più
anziani. Sempre presente a tutte le
nostre manifestazioni con la sua
scomparsa lascerà sicuramente un
vuoto significativo nella grande
famiglia alpina. Ai famigliari le più
sentite condoglianze da parte di
tutto il Gruppo.
Gruppo di Villar Dora
Il 14 giugno è mancato il caro
socio aggregato Bruno Trossello.
Alla moglie Franca, al figlio Carlo
e a tutti i famigliari, sentite condoglianze dagli alpini e amici del
Gruppo.
Il socio amico Aldo Bert, classe
1922 è andato avanti.
Alpino semplice e affabile con
tutti, gran lavoratore, ex internato
durante l’ultima guerra.
Tutto il Gruppo rinnova alle
figlie Chiara e Anna ed a tutta la
famiglia, sentite condoglianze.
Gruppo di Villar Focchiardo
Il 12 agosto è mancata la signora
Onorina Chiaberto vedova Belotti di
anni 92, mamma del socio Mario.
In questa triste circostanza
giunga a lui il nostro più profondo
cordoglio.
Gruppo di Foresto
È recentemente deceduta la signora Ida Chiapusso ved. Tablin,
mamma del socio Franco.
Al caro Franco ed a tutti i
famigliari, il Gruppo rinnova sentite
condoglianze.
Piero Laterza, monsignore alpino
Nello scorso numero de Lo Scarpone Valsusino i più attenti
avranno trovato tra le righe dell’anagrafe alpina il necrologio di
don Piero Laterza. Qualcuno ha anche partecipato al suo funerale.
Purtroppo non avendo spazio a sufficienza abbiamo rimandato a
questo numero il breve ricordo di questo cappellano alpino così legato alla nostra Sezione.
Parlando di don Piero e della
sua “alpinità”, bisogna riconoscere che già l’aveva nel sangue
dalla nascita.
Suo padre Vincenzo era un maresciallo del 3° reggimento alpini
e abitò a Susa negli anni ’20 e ’30
prima di essere trasferito a Merano.
Nel 1939 partì per il fronte in
Albania e rifugiò le sue preghiere
al proprio cappellano don Luigi
Gnocchi, grande alpino e sacerdote. Don Piero fin da bambino
maturò la via al sacerdozio e da
adulto desiderò comunque, come il papà, far parte della grande famiglia degli alpini; come dire due vocazioni in una. Ordinato nel
1960 iniziò il ministero sacerdotale come viceparroco prima a Bussoleno poi a Susa. Divenuto Cappellano militare cominciò il suo girovagare tra le truppe da Palermo a Vipiteno, poi finalmente, a
Torino nella brigata alpina “Taurinense”. Seppe trasmettere in questi anni il suo credo a tantissimi giovani soldati usando come strumento anche un coro alpino che fondò e diresse. Terminò la sua
carriera come capo della Regione Militare Nord-Ovest, con la responsabile guida dei cappellani di tutte le armi dell’Esercito di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta.
Tra le pagine della sua vita una importante è senza dubbio quella
legata al Rocciamelone. Fu nel 1975 che con i suoi alpini, l’amico
sacerdote don Trappo, il vescovo Garneri e l’Associazione “Giovane Montagna”, maturò l’idea di ristrutturare la Cappella e il rifugio sulla vetta, nonché il rifugio di Ca’ d’Asti, gravemente lesionati
dal tempo e dalla guerra. Don Piero fu un instancabile promotore
del progetto coinvolgendo fornitori di materiali e imprenditori.
Per raccogliere i fondi necessari ripropose l’idea con cui, alla fine
dell’Ottocento, il piccolo giornale per bambini intitolato “Innocenza” edito a Torino e distribuito a livello nazionale, aveva chiesto
ai bimbi di tutta Italia di offrire dieci centesimi per poter collocare
sulla cima la bella statua della Vergine. L’iniziativa, ancora oggi ricordata da una generazione di valsusini (la mia quella degli anni Settanta), si chiamò ROK, sinonimo di Roccia e di Rocciamelone,
acronimo di Ragazzi OK.
È ancora oggi conservata in vetta, accanto a quella del 1899,
un’urna contenente i nomi dei ragazzi, ognuno dei quali ricevette
un’immagine della Madonna della vetta con la frase: "Il mio nome
è scritto lassù”. Don Piero, dopo il suo viaggio in India, si fece promotore di un’iniziativa ambiziosa per donare dignità agli uomini locali costituendo una Onlus chiamata “SOS India”. Attraverso questa
Associazione si sostengono coloro che non hanno nulla, non solo
donando cibo e materiale, ma cercando di dare loro istruzione.
A Matigara, nel West Bengala, esiste la “Jesu Ashram”, una realtà ospedaliera chiamata “Centro per derelitti” che vive solo per
virtù di offerte della quale don Piero si fece ambasciatore.
Che carattere aveva don Piero? Tra i suoi pregi la coerenza, la
bontà, la disponibilità verso tutti i militari di ogni ordine e grado.
Difetti? Uno su tutti, pur amando la fotografia, non voleva farsi ritrarre così a corredo di questo ricordo abbiamo inserito l’unica foto
che lo ritrae in divisa. Ora don Piero è una stella in cielo, a cinque
punte come quella dell’esercito.
Mario Tonini
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Cala la sera dopo una giornata di festa
all’ombra del Forte. L’Inno di Mameli eseguito dalla fanfara accompagna l’ammainabandiera (foto D. Balbo).

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