Lo Scarpone Valsusino
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Lo Scarpone Valsusino
scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 1 Pubb. gratuita ai soci - Sped. in a. p. art. 2 comma 20/C, L. 662/96 - Filiale di Torino - A. XXXVII - Settembre 2011 Lo Scarpone Valsusino pubblicazione trimestrale d’informazione dell’associazione nazionale alpini sezione val susa Ricordo dei Caduti a difesa dei valori scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 2 Lo SCARPone VALSuSIno Pubblicazione trimestrale della Sezione A.n.A. Val Susa Copertina: l’intervento del presidente nazionale corrado perona alla festa sezionale di exilles (elaborazione di d. balbo). Fondatore: franco badò Presidente: Giancarlo sosello Direttore responsabile: claudio rovere Comitato di redazione: dario balbo francesco ballesio Giorgio blais federico bonato elio Garnero valerio olivero Referente al Centro Studi: elio Garnero Consulente realizzazione grafica: francesco ballesio Conduzione tecnica: valerio olivero Referente informatico e contatti con “L’Alpino”: dario balbo Direzione: susa, via brunetta, 45 tel. e fax: 0122/33204 Sito internet: www.anavalsusa.it E-mail: [email protected] Fotocomposizione e stampa: tipolito melli s.n.c., borgone via moncenisio, 11 tel. 011/964.63.67 - fax 011/964.60.88 E-mail: [email protected] autorizzazione del tribunale di torino n. 2441 dell’8.10.1974. sommario Attualità Ba-io (a cura di) Alpini: fratelli nella “naja”, nella vita, nella morte 3 Elio Garnero Exilles: con il Presidente Perona, uniti nello “spirito di corpo” per continuare 4 Mauro Biglino Note alpine ad Exilles: chissà se il vento... 7 Dario Balbo Oulx abbraccia i suoi “lupi” 8 Davide Corona Annuale pellegrinaggio al Rocciamelone 9 Giorgio Blais Considerazioni a margine del pellegrinaggio in vetta 9 Vittorio Amprimo Il Gruppo alpini di Chiusa San Michele ha festeggiato il suo 80° compleanno 10 Elio Garnero Ottant’anni di presenza nella comunità per il Gruppo di Buttigliera 11 Elio Garnero Exilles: grande festa per l’ottantesimo di fondazione 12 Dario Balbo “Pianeta difesa” a Bousson 13 Giovanni Baro Commemorata la Divisione martire 13 Protezione civile Paolo Parisio Esercitazione Nuclei specialistici Protezione civile A.N.A. Val Susa 14 Storia e cultura Dario Balbo (a cura di) Gli anni della mia infanzia ad Exilles - Ricordi di Mario Parisio 15 Laura Grisa Anche la poesia tiene desta e unita l’anima di un popolo 16 Dalla Sezione Elio Garnero (l’angolo di) Nelle nostre famiglie com’è il rapporto tra giovani e anziani? Lettere in redazione Oblazioni pro Scarpone - Oblazioni conto corrente postale Oblazioni Fondo Farinacci Notiziario sezionale - Presenze del nostro vessillo in manifestazioni di altre Sezioni Dario Balbo Quella pagina strappata dallo “Scarpone” (a F. Ballesio) 16 17 18 19 21 Cronaca dai Gruppi Rubiana - Claviere Oulx - San Giorio - Bardonecchia Giaglione - Sant’Antonino - Novalesa - Cesana 22 23 24 Anagrafe alpina Nascite - Anniversari - Matrimoni - Decessi 25 alpini: fratelli nella “naja”, nella vita, nella morte a cura di Ba-io Pagina dedicata a tutti gli amici alpini Ogni Paese ha il suo simbolo di unità nazionale. Può essere il giorno del Ringraziamento per gli americani, la “Grandeur” per i francesi e così via per i vari Paesi del mondo. Per noi italiani, il simbolo è il Tricolore, il quale per la nostra Costituzione, non ha il significato di potenza militare, ma di una virtù civica. Ciò, poiché la nostra bandiera tricolore deve significare le virtù, l’abnegazione, la solidarietà, il rispetto sacro per le cose altrui e di quelle pubbliche, in altri termini è il simbolo, o il faro, di ogni virtù civica a cui deve tendere il cittadino onesto. Impariamo a guardarci intorno, o alpini, in questo nostro cammino terreno tra uomini di diverse condizioni, anche se in noi, sovente, cerca di prevalere quell’impulso che ci porta a notare, negli altri, prima delle virtù i difetti e, ciò, perché il bene è un fiore dell’ombra e noi lo sappiamo. Sono i veri uomini che comprendono, operano e illuminano, non crediamo che siano pochi: è perché, solitamente, non osserviamo in profondità e non pensiamo Quando ci accingiamo ad entrare nelle nostre sedi A.N.A., per trovarci assieme agli altri alpini, poniamo nel nostro zaino: un fascio di buona volontà, due di ottimismo, una manciata di disciplina e quattro volte tanto di pazienza, due grani di buon umore, un pizzico di amor proprio e una punta di ironia. Serviamocene, poi, con accortezza durante questi incontri, ma conservando sempre l’ironia per canzonare le avversità, è l’unico modo per metterle in fuga e comportiamoci con serenità, questa matura Fratello alpino, ti osservo e mi domando: che segreto nasconde la tua anima? Quali incubi ti agitano? Quanti desideri senza nome tumultuano nel tuo cuore? Talvolta i tuoi occhi seguono visioni allucinanti. La tua voce cambia ritmo e colore. Sul tuo viso passano torbide ombre di bufere interiori. Si direbbe persino che tu sia assente dal nostro mondo e viva tra fantasmi. Hai lasciato qui, a farci compania, il tuo cappello alpino, ma l’anima, proiettata fuori dalle nostre sfere, erra alla deriva per cieli in tempesta. il tricolore Gli italiani, questo simbolo se lo sono “conquistato sul campo”. È, la bandiera tricolore, quella dell’unificazione nazionale, un simbolo unificante che abbiamo visto sventolare nei momenti lieti e tristi della nostra storia. Sfotterla, denigrarla è idiota, o è voler infangare il ricordo di tanti uomini che sono morti, dal Risorgimento ad oggi, e di cui tutti gli italiani hanno avuto un artefice, attivo o no, da ricordare per questa unità. osservare che ci sia possibile raggiungerli. Dovremo soltanto allungare il nostro passo; ossia, avere più cuore, più comprensione, più tolleranza, più benevolenza. Sono i veri uomini che credono, sperano, servono. I seminatori della pazienza, della fiducia e della generosità. E per dare, basta, ancora, aver cuore, comprensione, trovarci solo con il saper affrontare e superare le avversità. Quando, poi, dobbiamo procedere alle nostre votazioni o a considerare un alpino, non giudichiamolo dal suo passato senza averlo prima scrutato nel cuore: solo questo ci rivela il suo Io. Poi, se un alpino ci chiama, non chiediamo che nome abbia, cosa faccia, di che riprendersi Il tuo sguardo tradisce una angoscia e il tuo viso cela un mistero. Dove vai con la tua fantasia? Quale corrente ti trascina? Quale abisso cerchi senza vedere e senza sapere? Forse una curiosità malsana di cose proibite ti spinge verso crepuscoli tenebrosi. E son sicuro, caro alpino, che avresti quasi vergogna di dare un nome alle tue Ora dissacrare Garibaldi, Mazzini, Cavour, i Martiri del Risorgimento, i Caduti di ogni guerra o della Resistenza, come fanno taluni uomini, sostenendo che questa nostra bandiera tricolore non ha vera dignità storica, è rinnegare se stessi ed offendere tutti coloro che hanno creduto e credono ancora nei ricordi e nei valori storici dell’Italia. Si insegni ad ogni cittadino a rispettare la bandiera tricolore, in essa si racchiude la vita di quanti sono morti per la libertà, per il lavoro, per una società più giusta. La bandiera rappresenta la Patria ed alla Patria desidero dedicare questa mia ode. tolleranza. Cerchiamoli, questi uomini, e vedrete che li troveremo perché sono simili a noi alpini. Forse ci appariranno davanti appena ne avremo bisogno, si appaleseranno con una parola che ci infonderà fiducia nell’avvenire e la costanza a continuare nel nostro cammino, per un mondo migliore e di pace. Viene sempre, alpini, un giorno in cui il domani è migliore di ieri. cosa soffra: accontentiamoci di stargli vicino, pronti ad intervenire ad un suo richiamo. Quando ci troviamo nelle nostre sedi, diamo agli altri tutto noi stessi, le nostre esperienze e agiamo sempre con serenità. Alle volte, inizialmente, alcune serate ci potranno apparire lunghe e noiose, ma se abbiamo ben usato quanto vi era nel nostro zaino, con discrezione, al ritorno verso casa, pensandoci bene avremo vissuto ancora una volta da veri alpini. ore di follia. Non essere troppo amico delle solitudini disperate. Non lasciarti travolgere dai vortici turbinosi. Non ascoltare richiami che salgono dagli abissi. Abbi la forza di svegliarti, di riprenderti. Abbi la forza di fare ritorno in te, per la gioia di tutti gli alpini, preoccupati per te. Testi dell’amico “andato avanti” Francesco Proietti Ricci Lo Scarpone Valsusino 3 Alpini solo e sempre scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 3 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 4 Alpini e popolazione schierati sulla spianata del forte per assistere alla Santa Messa officiata da mons. Piero Laterza (foto D. Balbo) exilles: con il Presidente Perona, uniti nello “spirito di corpo” per continuare di elio Garnero Domenica 19 giugno la Sezione A.N.A. Val Susa ha dato appuntamento ai propri alpini ed a quelli delle Sezioni contigue presso la Cappella Votiva ad Exilles eretta, come ben noto, a ricordo dei Caduti dell’“Exilles”, divenuta il nido delle penne nere, incastonata tra le Alpi e sovrastata dalla maestosità del Forte. Quest’anno si celebrava il 17° Raduno sezionale degli alpini della Val Susa e il 46° incontro degli appartenenti al 3° reggimento alpini. Come ormai da alcuni anni la manifestazione iniziava già il sabato sera con il consueto concerto della fanfara sezionale nella tensostruttura eretta nel centro del paese. Domenica mattina, una bella giornata di sole dopo la pioggia dei giorni precedenti, faceva da cornice a questo importante evento, quest’anno gratificato dalla presenza del Presidente nazionale Corrado Perona e dai due consiglieri nazionali, Mauro Gatti e Mario Botteselle. Il programma prevedeva il ritrovo presso la Cappella, poi la 4 Lo Scarpone Valsusino sfilata fino in piazza Europa dove, da un lato del monumento ai Caduti si posizionavano i due fiori all’occhiello della nostra Sezione, Protezione Civile e Fanfara, e dall’altro vessilli e gagliardetti. Nel mezzo della piazza le autorità e tutti gli alpini convenuti. Oltre ai 36 gagliardetti della nostra Sezione ne erano presenti una trentina di Gruppi vicini, per la maggior parte della Sezione di Torino. I vessilli sezionali ospiti erano otto: Acqui Terme, Asti, Casale Monferrato, Ivrea, Milano, Pinerolo, Torino e Valsesiana. Le Associazioni combattentistiche e d’arma erano presenti con i nuclei valsusini di marinai, granatieri di Sardegna e avieri; mancavano solo i bersaglieri ma erano ampiamente giustificati per il concomitante loro Raduno nazionale a Torino. Folta la partecipazione di sindaci di alta e media valle, e da segnalare la presenza del sindaco di Briançon che aveva accompagnato la rappresentanza dell’Amicale du 15/9 da anni gemellata con la nostra Sezione. Dopo l’alzabandiera, con l’inno nazionale e l’Onore ai Caduti si procedeva ai discorsi di rito. Esordiva il presidente sezionale Giancarlo Sosello con un interessante e un po’ inconsueto discorso in manifestazioni del genere, ovvero un invito particolare al Presidente nazionale per un ipotetico viaggio lungo la valle di Susa alla scoperta di tutti i suoi 36 Gruppi. In gergo militare si potrebbe definire la presentazione della forza, quella forza vera, spontanea, sincera al servizio dell’Associazione rappresentata dagli oltre 3400 iscritti. È seguito l’intervento del generale Blais il quale ripercorreva una delle tappe più note della storia degli alpini, la famosa notte del 16 giugno 1915 con la conquista del Monte Nero ad opera di uomini del terzo, dove sì, le perdite furono limitate, ma dove purtroppo persero la vita due giovani ufficiali che ancora oggi sono ricordati per il loro valore: Alberto Picco ed il valsusino, di Susa, Valerio Vallero. Sul palco si è poi avvicendato il colonnello Carlo Sardi, comandante del 3° alpini di stanza a Pinerolo che portava il saluto del generale Figliuolo comandante della “Taurinense”, anch’egli impegnato con i bersaglieri a Torino. Seguivano il professor Ferrentino in rappresentanza della Provincia di Torino ed il sindaco di Exilles, Castellano. Infine toccava al Presidente nazionale Perona, il quale, con le sue ben note capacità comunicative riusciva a coinvolgere tutti i presenti. Ringraziamenti a Sosello per l’accoglienza riservata, e forte richiamo a quel valore alpino che vuol dire senso del dovere e spirito di sacrificio, dimostrato ovunque alpini, in armi e non, siano chiamati ad operare. Ultimo esempio la lontana Lampedusa nella quale stile e impegno profuso hanno colpito e sorpreso la popolazione lampedusana. La conclusione ufficiale si è avuta con la celebrazione della Santa Messa officiata da monsignor Piero Laterza, storico cappellano militare, e conclusa con la Preghiera dell’Alpino recitata ancora una volta con voce ferma, quantunque velata di commozione, dal novantasettenne maresciallo Giuseppe Rosatelli, uno dei promotori della Cappella Votiva di Exilles. Durante la manifestazione, come auspicato dall’A.N.A. nazionale, si sono raccolti fondi a favore dell’alpino Luca Barisonzi rimasto paralizzato durante una missione in Afghanistan. Fondi che potranno essere utilizzati per mettere a disposizione dello sfortunato alpino una casa senza barriere architettoniche e nella quale possa vivere serenamente con la famiglia. Il discordo del presidente Sosello Caro Corrado, da quando mi sono insediato alla guida di questa meravigliosa Sezione, questa è la quarta volta che ci onori della tua presenza, e purtroppo, visti i tuoi innumerevoli impegni che ti portano in ogni parte d’Italia ed all’estero, temo che entro la fine del tuo mandato possa essere anche l’ultima in cui risali la nostra lunga valle. La prima volta fu il 13 ottobre 2007 ad Oulx, all’interno della caserma “Assietta” sede della 34a del “Susa”, da ieri cittadina onoraria di Oulx, per la conferenza di presentazione alle autorità ed alla stampa del libro verde della solidarietà, momento sappiamo da voi auspicato e che noi piccola Sezione tra i colossi vicini abbiamo voluto onorare. La seconda invece risale al 22 novembre del 2008 in un gelido pomeriggio al forte della Brunetta per la presentazione del libro di Tonini gli “Alpini della Valsusa”. La terza invece, forse meno ufficiale, fu il 6 maggio del 2009, quando affrontasti un tempo da lupi e le insidie di una tavola imbandita, per salutare il nostro generale Bonato che a breve avrebbe lasciato la “Taurinense”. Di quella serata in allegria spesso ci passa tra le mani e nei cuori l’immagine della tua mano sulla spalla di quel grande capogruppo che fu Pier Augusto Clataud che un male incurabile ha strappato solo un anno dopo agli affetti più cari, alla famiglia alpina ed al suo Gruppo. Volevo in questa occasione lasciare da parte i soliti discorsi che settimanalmente sentirai dovunque, ma vorrei accompagnarti lungo questa nostra valle, attraverso i nostri Gruppi, grandi o piccoli che siano. In linguaggio militare potrei dire che vorrei presentarti la forza, e ti posso garantire che gli alpini della Val Susa sono una vera forza al servizio dell’Associazione. Spero di lasciarti così un po’ di noi nel cuore. La nostra preghiera dell’alpino recita in una sua parte “ … la provvidenza ci ha posto a fedele baluardo delle nostre contrade…” e vorrei quindi cominciare da uno di quei Gruppi che sul confine d’Italia non saranno forse più baluardo ma che ne rappresentano l’accesso. Parliamo di Claviere, porta, verde o bianca d’Italia secondo la stagione, sul colle del Monginevro e sovrastata dall’imponente mole dello Chaberton. Un piccolo Gruppo, ma pieno di quell’entusiasmo che il non più giovanissimo capogruppo Aurelio Audisio spande a piene mani. Da una sua felice intuizione nasceva infatti l’idea di scendere a piedi a Torino per l’adunata, partendo proprio da Claviere. Scendiamo a capofitto e puntiamo su Cesana, dove nel verde di Massarello ci accoglie Giuseppe Ferraris, motore instancabile del Gruppo e vicepresidente della Sezione. Non possiamo tralasciare una bevuta ristoratrice da quel gran maestro di cerimonia, istruttore di sci ed alpinismo e luogotenente della base logistica di Bousson che è il mar.llo Gambelli che di alpini sotto le sue grinfie ne ha visti passare tantissimi ed anche qualche consigliere nazionale. Da Bousson doverosa deviazione sulla strada dello sci per raggiungere l’olimpica Sestriere che idealmente ci unisce alla Val Chisone dell’amica Sezione di Pinerolo. Terra di sport, terra di sci e non poteva che essere un maestro di sci il capogruppo, quel fortissimo Massimo Poncet che purtroppo raramente per i suoi impegni può difendere i nostri colori alle gare nazionali. Torniamo sui nostri passi, risalutiamo Ferraris a Cesana e scendendo ancora arriviamo ad Oulx. Ricompattati i ranghi ci accoglie il nuovo capogruppo Franco Bernard erede di quello zaino lasciato a terra troppo presto dal caro Pier Augusto. Ma ad Oulx c’è anche un po’ di storia, perché all’alba del 16 giugno 1915 sulla vetta del Monte Nero, un figlio di quella terra posava il piede da eroe. Era quel Pietro Barbier a cui tutti i libri di storia alpina fanno cenno. Della 34 abbiamo parlato, del Bonato figlio adottivo di Oulx anche e non ci resta quindi che salire a Sauze d’Oulx, altra perla dello sci. Qui Arnaldo Vitton ci presenterà quel grande atleta dell’esercito che è Matteo Eydallin, vincitore del trofeo Mezzalama e di tante altre gare internazionali di sci alpinismo. Ci parlerà del recupero del faro sul Genevris e di tanto altro. Riattraversiamo Oulx e risaliamo la valle sino a Bardonecchia, la perla delle Alpi ed altra porta d’Italia con il Frejus. Andiamo ancora avanti nella suggestiva Valle stretta dove, vista la stagione, incontreremo il capogruppo Renato Nervo che ci racconterà del Picreaux dove ogni anno, e quest’anno ne è l’80° anniversario, a 2047 metri si commemorano oltre trenta alpini del “Fenestrelle” uccisi da una terribile slavina. Vorremmo fermarci nella bellezza del luogo ma dobbiamo correre a Salbertrand dove vorrei presentarti il nuovo capogruppo Pasquale Viceconte, che da circa un mese regge il Gruppo che fu di Aldo Rey. Nove chilometri ed eccoci qui, all’ombra del forte, uno dei simboli più importanti della Valle. Con il solito riconosciuto garbo ci accoglie Silvio Mout. Tra pochi giorni il suo Gruppo ne fa 81 di anni di fondazione e si festeggia, ma non è un vezzo l’81°, ma una conseguenza, perché lo scorso anno il buon Silvio ha pensato bene di farci stare tutti in apprensione con un grave incidente… nella vigna, incidente e apprensione che hanno procurato la soppressione dei festeggiamenti. Ma adesso fortunatamente Silvio è tornato in piena forma e tra tre settimane saremo qui per la grande festa. Ma Exilles vuol dire anche btg. “Exilles” che è storia per noi e memoria di famiglia per te, nel ricordo di tuo padre che con onore portò la gloriosa nappina verde del battaglione, ma vuol dire anche Giuseppe Rosatelli, 97 anni di cuore alpino. Non è della nostra Sezione ma è come se lo fosse. Lasciamo il forte, ormai siamo in discesa ed eccoci a Chiomonte. Qui l’accoglienza sale di livello perché Silvano Ollivier il capogruppo è anche il vicesindaco di un sindaco alpino. Chiomonte da quest’anno è tornata a rivivere come stazione sciistica ed il merito è anche loro ed i nostri campionati sezionali ne hanno suggellato il ritorno. Ma Chiomonte è anche stato il Gruppo del compianto Paolo Giuliano di cui ho raccolto lo zaino. Puntiamo ora su Gravere con le sue graziose borgate giusto il tempo per salutare Beppe Genta il capogruppo e lasciando Gravere di fatto lasciamo l’alta valle. Finalmente Susa, la nostra casa. Un casa nella storia del forte della Brunetta, una casa quasi a gomito con la caserma “Cascino” in abbandono e ad un tiro di schioppo dalla caserma “Henry” entrambe storiche sedi di artiglieria da montagna con i gruppi “Susa” e “Pinerolo”. Ma Susa è anche storia alpina. Ricordi, caro Corrado, il Monte Nero? Sempre all’alba del 16 giugno… ma da un altro versante, un altro sottotenente valsusino e di Susa in particolare scriveva una pagina di storia. Era Valerio Vallero che purtroppo sul Monte Nero perse la vita. Qui a Susa incontriamo il capogruppo Gianfranco Bartolotti e con lui potremo visitare l’antica Segusium prima di ripartire per la media valle ed i suoi Gruppi. Risaliamo dalla nostra sede e deviamo per Giaglione, dove Franco Silvestro ci mostrerà la loro sede inaugurata solo un paio di anni orsono e da loro Il col. Carlo Sardi, comandante del 3° alpini, con il Presidente Corrado Perona, il capogruppo Silvio Mout e il nostro presidente Giancarlo Sosello (foto D. Balbo). Lo Scarpone Valsusino 5 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 5 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 6 completamente costruita. Ci aspetta ora la nostra protettrice, la madonna del Rocciamelone. Non andremo in cima, ma se vorrai il 31 luglio ci sarà l’annuale pellegrinaggio. Ci fermeremo invece a Mompantero per un attimo di raccoglimento presso il santuario a Lei consacrato. Ezio Durbiano ci accoglierà con i suoi alpini. Inutile ricordare caro Corrado che la statua della madonna ai 3538 metri del Rocciamelone fu portata dagli alpini del “Susa” nel lontano 1899. Ci troviamo ora nella Val Cenischia a cui venne intitolato anche l’omonimo battaglione alpino ormai scomparso. La strada ci conduce a Novalesa altro baluardo italico, questa volta dal Moncenisio da cui è separata da uno dei più piccoli comuni d’Italia, Moncenisio appunto, che è anche uno dei soli due comuni della valle di Susa dove non ci sia una sede di Gruppo. Transitiamo per Venaus. Una breve sosta per salutare Andrea Tournour e proseguiamo per la nostra meta. Novalesa è splendida, raccolta nei pressi della sua Abbazia dove ogni anno ci ritroviamo per commemorare i nostri Caduti e non solo quelli. Come ti racconterà Gillio Giai, uno tra i più longevi dei capigruppo con i suoi oltre venticinque anni di guida “spirituale”, dalla collaborazione tra il Gruppo ed i monaci dell’abbazia è stata sistemata una cappella vicina dove è sepolto un soldato ignoto. Ogni anno, terminata la funzione per i nostri morti andiamo a ricordare anche tutti gli altri caduti, senza sapere chi fosse e da dove provenisse il corpo conservato sotto quella pietra. Una preghiera anche per lui ed idealmente per tutti coloro che abbiano difeso la loro Patria. A Novalesa ritroverai Mario Botteselle tuo revisore nazionale e potrai conoscere un altro mio vicepresidente, Giovanni Baro, che potrà raccontarti avventurose battute di caccia al cinghiale. La strada ci riporta verso Susa. Siamo ormai nel cuore della media valle, la mia. Dobbiamo operare una scelta, la valle ora corre sulle due sponde della Dora e ci farà percorrere tutti e due i versanti. Ed infatti lasciata Susa alle nostre spalle transitiamo nella mia storia. Dapprima Foresto dove sono nato e cresciuto e dove Remo Bortolin guida l’unico Gruppo della valle che non sia in un comune ma bensì in una frazione del comune di Bussoleno. La mia Bussoleno dove per una decina di anni sono stato il capogruppo. Siamo sul lato sinistro della Dora. 6 Lo Scarpone Valsusino Anche qui un novello capogruppo e consigliere sezionale, l’uomo dei tesseramenti, quell’Enrico Sacco che è subentrato da poco a Luigi Belmondo. Anche qui un pezzo di storia perché siamo nella terra natale di Luigi Ponzinibio, l’unica medaglia d’oro del nostro vessillo, ma siamo anche nella città natale di don Trappo che purtroppo nello scorso settembre ci ha lasciati e che da lassù veglia su di noi. Ancora una capatina a salutare Danilo Bellando e poi a breve ti spiegherò il perché. Vicinissimo a Bussoleno c’è Chianocco. Fiorenzo Combetto ne è il capogruppo da innumerevoli anni, ma Fiorenzo Combetto è anche la musica della nostra Sezione, l’instancabile presidente della fanfara sezionale dal 1975. Ma non basta un grande presidente, se non hai un grande maestro e dei grandi musici. Non possiamo certo nominare uno a uno tutti gli elementi che danno lustro a questo bravissimo complesso, ma essendo appena passati da Bussoleno avrai certamente intuito che il Danilo appena salutato non è altri che il maestro di questi eccezionali musici. Avresti dovuto sentirli ieri sera nel consueto concerto ad apertura della nostra festa sezionale. Un altro grande successo per loro e anche per noi, che come piccola Sezione abbiamo la fortuna di avere una grande fanfara. Ma Chianocco è anche Giulio Rossero, classe 1911, il nostro alpino centenario che con affetto ti saluta. E mentre le note di Rataplan si spengono in lontananza raggiungiamo Bruzolo. Qui capogruppo è Valerio Olivero, revisore dei conti sezionale, ma soprattutto Valerio è “Lo Scarpone Valsusino”, il nostro giornale. Mi perdoni Valerio se gli togliamo per un attimo l’onore della ribalta per ricordare, visto che Chianocco è da poco superata, il nostro grande Francesco Ballesio, classe 1921, che il giornale lo ha modellato per 35 anni prima di cederglielo da un paio di anni, senza però abbandonare completamente la sua creatura. Sia l’età che la salute lo tengono lontano, ma dalla sua casa continua a pensare titoli e copertine, impaginazioni e articoli. Ciao Francesco. Superata Bruzolo eccoci a San Didero, dove Pierino Girard guida il nostro Gruppo più piccolo ma che comunque resiste con tenacia all’usura del tempo. Poca strada ed arriviamo a Borgone. Qui una sosta è d’obbligo. Michele Bosco, capogruppo e consigliere sezionale, sicuramente ci avrà aperto la sua sede e la tavola sarà certamente imbandita. Se non lo fosse non sarebbe lui. Grande ospitalità, grande e vulcanico personaggio e, almeno a sentire lui, grande cacciatore. Proseguiamo sul lato sinistro della Dora e raggiungiamo Condove. Giovanni Pesce ne è il capogruppo da innumerevoli anni ed il suo Gruppo di anni a breve ne compie 85. Incontriamo ora Caprie e gli inconfondibili baffoni di Nello Bert ci accolgono con gli altri membri del Gruppo tra cui due dei nostri atleti che hanno partecipato alle gare nazionali di marcia di regolarità, Sergio Bar e Fabrizio Vinassa. Il terzo staffettista, Roberto Bossù, lo troveremo più avanti nel prossimo Gruppo che incontreremo, quello di Villar Dora. Ce lo presenterà il capogruppo Michele Leone. Torniamo nuovamente a salire. Siamo nella Val Messa e stiamo per raggiungere dapprima Almese e successivamente Rubiana, gli ultimi due Gruppi della Sezione su questo lato della Dora Riparia. Ad Almese è capogruppo Vanni Olivero e a Rubiana Lorenzo Bert a cui vanno i nostri più sinceri auguri per una sua pronta guarigione. Ci tocca ora attraversare la Dora per raggiungere il Gruppo di Buttigliera Alta, il Gruppo chilometricamente più distante. Buttigliera è fresca di anniversario visto che solo domenica scorsa ha festeggiato il suo 80° compleanno. Sapientemente guidato da Guido Marchisotto, il Gruppo si distingue e si è distinto nella solidarietà con particolare attenzione all’Afghanistan. Pochi chilometri ed altro compleanno. Qui sono 85 gli anni e siamo ad Avigliana. L’occasione è per presentarti il mio vicepresidente vicario Elio Garnero ed il capogruppo Ezio Giovanardi. Dalla loro passione alpina e dal loro interessamento è nata l’idea di dedicare una targa al 5° ed ai suoi alpini che attesero la partenza per la Russia proprio in queste terre. La potrai trovare alla stazione ferroviaria da dove partirono le tradotte. Eccoci ora a Sant’Ambrogio dove incontriamo Luciano Garnero. Su di noi si erge maestosa la Sacra di San Michele, l’altro importante simbolo della nostra Valle. Il Gruppo di Chiusa San Michele, quello che tocchiamo ora, ogni anno organizza una fiaccolata alpina che la raggiunge. Guida, ispiratore e organizzatore è il capogruppo Vittorio Amprimo, anche lui fresco di compleanno e di festeggiamenti. Ma festeggiamenti con una forte connotazione alpina, perché da queste terre partì quel ceppo dei Cantore da cui nel 1860 nacque quell’Antonio Cantore considerato il padre degli alpini, “anima eroica degli alpini, salda come le rupi che lo videro cadere colpito in fronte, ardente come la fede per cui morì”. Vaie del neocapogruppo Domenico Usseglio Prinsi è il Gruppo successivo e poco oltre Sant’Antonino del buon Michele Franco. Sfilano al nostro fianco i castagneti della Valle di Susa e ci accompagnano a Villar Focchiardo dove incontreremo Mario Ressiore il capogruppo. Ancora tre Gruppi, quello di San Giorio guidato da Mauro Pognant Gros, quello di Mattie, forse il più ruspante con Andrea Riffero trascinatore ed infine quello di Meana guidato da Mario Perotto, Gruppo al quale era iscritto sino alla sua morte don Rinaldo Trappo che di Meana era anche cittadino onorario. Abbiamo finito il nostro viaggio caro Corrado, ho voluto farti conoscere in poche semplici parole, gli uomini che sono l’asse portante della nostra Sezione, uomini che con sacrificio ed in silenzio guidano i loro Gruppi con quello spirito alpino che tu ci ricordi e che ci sproni a mantenere. Io sono orgoglioso di questi uomini, come sono orgoglioso del Consiglio direttivo che mi affianca, come sono orgoglioso di questa valle che con l’“Exilles”, il “Susa”, il “Val Cenischia”, il “Val Dora” ha scritto pagine di storia in ogni ambito nel quale i suoi figli sono stati chiamati a difendere la nostra Patria. “Italia unita ed alpini. Il dono migliore per i nostri figli” è la nostra lettura dei 150 anni della nostra Italia. Noi la vediamo così e ne siamo fieri, fieri di essere italiani e soprattutto fieri di essere alpini. Vedi davanti a te, tra i nostri ospiti, gli amici francesi. Amicizia vera cementata dal nostro gemellaggio, amicizia nel nome della montagna e delle rispettive patrie che un giorno neppure tanto lontano furono nemiche. Loro non hanno la penna, ma sono alpini e gente di montagna come noi, orgogliosa delle tradizioni. Nei loro occhi restano indelebili le immagini dei raduni di Bassano, Latina, Bergamo, Torino a cui hanno partecipato e nelle quali hanno sfilato con noi, ma soprattutto non dimenticano la Briançon del 2008, la Briançon del grande abbraccio. Avremmo voluto presentare anche al generale Figliuolo, comandante della “Taurinense”, questa nostra Sezione, ma purtroppo il concomitante raduno nazionale dei bersaglieri a To- scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 7 rino lo ha sottratto al nostro invito che sappiamo avrebbe voluto onorare con piacere. Ma gli impegni istituzionali sono un dovere al quale non è possibile sottrarsi. Il comandante è un artigliere da montagna e gli avremmo parlato della nostra Sezione e di questa nostra valle dove anche gli artiglieri del “Susa” e del “Pinerolo” hanno avuto una parte importante, come ne è stata testimonianza la volontà posta in essere dagli ex della 40ª batteria del “Susa” nel voler sfilare con noi a Torino guidati dal gen. Giorgio Battisti anche lui già comandante della “Taurinense”. E gli avremmo raccontato della caserma di artiglieria “Cascino” in abbandono, del dispiacere, sia nel vederla in quello stato che nell’essere impotenti per salvarla. Ma sappiate amici che qualcosa lo abbiamo fatto nel nostro piccolo, ma pare che non sia stato gradito. Noi l’abbiamo fatto con il cuore e lo rifaremmo ancora perché noi, la storia e le tradizioni le difendiamo con il cuore, con gli atti e non certo con la burocrazia. Mi resta comunque il dovere di ringraziarlo per quanto ha fatto per la manifestazione di ieri ad Oulx. Ed infine i nostri fiori all’occhiello caro presidente: la fanfara sezionale, come già detto, una tra le più apprezzate tra tutte le fanfare dell’Associazione nazionale alpini ed infine la Protezione civile sezionale, grande esempio di altruismo ed efficienza nell’affrontare ogni tipo di emergenza. Cinque squadre sul territorio e tre nuclei, rocciatori, cinofili e sommozzatori, ne formano l’ossatura. Paolo Parisio è il coordinatore sezionale, ma le sue capacità hanno ormai valicato i confini della valle e la carica di vice coordinatore di Raggruppamento ne è il giusto riconoscimento. Ben 75 rappresentanti della nostra Protezione civile hanno sfilato a Torino e credimi non sono pochi. La “Val Susa” è questa, con 840 alpini scesi a Torino per sfilare, con i suoi oltre 3400 iscritti in 36 Gruppi, una Sezione generosa quando è chiamata a raccolta, una Sezione fedele all’Associazione ed alle tradizioni, una Sezione figlia di terra che vuole bene agli alpini in armi e che, vedi ieri per la 34, ha saputo riconoscerne l’importanza ed il radicamento nel territorio. Caro Corrado, “l'è ’l Piemont ch'a dà a l'Italia soa pì bela gioventù” e tu da buon piemontese lo sai. Grazie per la tua visita, grazie per la tua passione, per l’esempio che ci dai, grazie per la carica che ci trasmetti. W gli alpini, W l’Italia e W la Val Susa. note alpine ad exilles: chissà se il vento... di Mauro Biglino Questa volta dobbiamo rallegrarci: il 18 e 19 giugno il cielo ed il vento ci hanno regalato un sabato ed una domenica spettacolari. La gente era tanta sabato sera ed assisteva incuriosita anche ai preparativi: sappiamo ormai che fino a quando il maestro Danilo si muove sul palco con la camicia ancora fuori dai pantaloni i preparativi sono ancora in corso – la sua voce forte chiama, richiama, sollecita, mentre il presidente Fiorenzo osserva con cipiglio l’insieme dell’operatività per verificare che tutto stia procedendo nella direzione desiderata, e di tanto in tanto con uno sguardo fugace tende a cogliere gli arrivi del pubblico che lentamente occupa i posti a sedere. Un altro personaggio concorre alla composizione della ritualità: la presentatrice ufficiale della fanfara, Maria Cristina che ora presenta in divisa perché è divenuta membro effettivo e ‘sonante’ del gruppo. Trovata la quadra, Cristina rivolge alternativamente lo sguardo ai ‘fanfaroni’ - che non sono solo più i ‘suoi ragazzi’, come li chiamava, ma ormai anche suoi colleghi - ed al pubblico di cui coglie anche i sentimenti ed il crescente senso di attesa. Tutto poi si svolge secondo copione: il concerto è diviso in due parti, una di carattere più genericamente bandistico e la seconda, quella veramente attesa dal pubblico, comprendente brani tipici della tradizione militare ed alpina in particolare. Questa volta però la sorpresa è stata grande perché importante è il nome di colui che ne è stato soggetto ed oggetto: Corrado Perona, il Presidente dell’A.N.A., è infatti arrivato nell’intervallo a dare ulteriore lustro alla serata. Va detto quindi che Exilles ha festeggiato in modo particolare questo giorno proprio in occasione del centocinquantennio dell’Unità d’Italia. Chissà se il vento alpino che poi si è levato ha colto il valore dell’insieme, il significato di questo evento che certo non è stato ordinario né usuale. Chissà se dopo avere memorizzato suoni, note e parole, le ha portate a valle, a beneficio degli assenti. Chissà se il suo spirare nella giornata di domenica ha assunto il significato di un messaggio o di più messaggi, almeno di quelli contenuti nelle parole degli intervenuti nella manifestazione del mattino. E ben oltre dovrebbe portare il contenuto dei valori che, almeno formalmente, vengono richiamati, riaffermati e sottolineati in queste ricorrenze. Si dice spesso che la musica rappresenti un linguaggio universale capace di parlare ai cuori, ebbene, se noi uniamo i suoni della fanfara con le parole che ne accompagnano la presentazione, dovremmo assistere con un certo sentimento di orgoglio e di speranza a manifestazioni che come questa fanno da megafono per valori che dovrebbero essere condivisi. E i valori rimangono inalterati nella loro efficacia anche se qualche volta i suoni che li accompagnano non sono forse perfetti come si vorrebbe: il sentimento che li trasporta nell’aria fino agli orecchi di chi li coglie mantiene invariato tutto il suo spessore umano. Ottoni e legni parlano, cantano, lanciano nell’etere i loro significati in forma di vibrazioni che colpiscono nel segno la parte emozionale di chi ascolta e tutta la platea condivide la sensazione, senza giudicare. Chissà se il vento che è arrivato a dare manforte alla trasmissione di questi significati ha saputo compiere il suo dovere e dalla stretta di Exilles ha veramente fatto da vettore di quanto le note dicono e vogliono dire. La fanfara sempre ci ricorda il mormorio col quale il Piave comunicava con i fanti che lo attraversavano; non manca mai di eseguire il coro del Nabucco che unisce le aure dolci al ricordo del fiume Giordano; le voci della natura sono suoni che parlano a chi le sa ascoltare anche quando sono trasformate in note da mani sapienti. Chissà se il vento di Exilles ha saputo comportarsi da voce naturale mentre percorreva la valle; mentre passava sui ‘fidi tetti del villaggio’, quei tetti da cui sono partiti ‘con indomita fierezza i bravi alpini’ ricordati nelle parole dell’inno ufficiale del corpo, conosciuto col titolo di ‘33’ o anche come ‘Valore alpino’. Lo speriamo e proviamo ancora a risentire l’eco dei suoni che ha raccolto: sono usciti dagli strumenti, hanno parlato ai presenti, hanno abbandonato il tendone, sono saliti a circondare il Forte che sempre assiste silenzioso nella speranza di tornare ad essere, prima o poi, cassa di risonanza per le note alpine della Fanfara A.N.A. Val Susa. Rettifica La convenzione odontoiatrica con la VACUPAN ITALIA, contrariamente a quanto riportato sulla locandina inserita in questo giornale, è valida per tutti i soci della Sezione e loro familiari. Lo Scarpone Valsusino 7 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 8 Il cap. Luca Del Sole riceve l’atto di conferimento della cittadinanza onoraria dalle mani dei nipoti dei compianti Clataud e Chareun. A destra: il corteo fa rientro in caserma (foto D. Balbo). oulx abbraccia i suoi “lupi” Sabato 18 giugno ad Oulx sotto una pioggia insistente si è tenuta la cerimonia del conferimento da parte del Comune della cittadinanza onoraria alla 34ª compagnia del battaglione “Susa” ospitata nella locale caserma “Assietta”. Erano stati i compianti Pier Augusto Clataud e Candido Chareun, rispettivamente capogruppo e vice capogruppo andati avanti nell’estate 2010 a distanza di un mese l’uno dall’altro, a porre le basi per questo riconoscimento. Il Gruppo di Oulx ne ha poi proseguito l’iter sino alla ufficialità della delibera comunale del 31 gennaio u.s. Per festeggiare l’avvenimento era anche in programma l’annuale raduno degli ex appartenenti alla compagnia stessa, i “lupi”. Grande la partecipazione alpina nonostante la pioggia che certo non ha scoraggiato l’entusiasmo e l’affluenza degli amici degli alpini. Infatti oltre 500 sono stati i “veci” che, riunitisi fuori della caserma, aspettavano l’uscita della fanfara della “Tau- 8 Lo Scarpone Valsusino rinense” e dei “lupi” della 34ª compagnia per raggiungere in corteo con i loro vessilli piazza Garambois. Qui altrettanti spettatori sfidavano l’inclemenza del tempo nell’attesa di veder sfilare vessilli, gagliardetti e penne nere. Portava il saluto del Gruppo l’attuale capogruppo Franco Bernard ponendo l’accento sul significato dell’onorificenza più che mai simbolo di un legame profondo, quasi un abbraccio, con ragazzi che con continuità ormai partecipano a pericolose missioni all’estero in difesa della pace e che spesso sono entrati con le loro famiglie a far parte della comunità locale. L’atto di conferimento veniva ritirato dal cap. Luca Del Sole, attuale comandante di questo distaccamento, ultima unità rimasta in tale particolare posizione di distaccamento autonomo in tutto il panorama alpino. A porgerlo le mani dei nipoti dei compianti Clataud e Chareun. Il saluto del 3° era portato dal Comandante col. Carlo Sardi che nel suo discorso ha sottoli- di Dario Balbo neato l’atipicità della 34ª compagnia, il mantenimento dei valori alpini, il concorso quale base per la formazione dei militari a livello F.A. ed il fatto che tale unità, unitamente al reggimento, è sempre stata protagonista sia in passato sia nelle attuali missioni di supporto alla pace. Il sindaco di Oulx, Paolo De Marchis nel suo discorso esprimeva parole di elogio nei confronti degli alpini presenti sul territorio da oltre cinquant’anni. Anni costellati anche da calamità naturali che hanno visto i giovani dalla 34 sempre attivi negli aiuti alla popolazione. Ma anche alpini che sono stati estremamente importanti con la loro presenza nello sviluppo economico della cittadina e che continuano a nutrire un fortissimo legame con la loro caserma con vivo orgoglio e senso di appartenenza. Numerosi poi gli ex Comandanti intervenuti e grande gioia di molti nel ritrovarli e salutarli. I commercianti locali contribuivano alla festa con addobbi alle vetrine nelle quali erano esposte fotografie della caserma e delle sue attività scattate dal “lupo” Franco Bacchini nel lontano 1953. Le stesse immagini erano state proiettate la sera precedente nella sala del consiglio comunale riscuotendo un grandissimo successo per la riscoperta di luoghi, situazioni, volti che resistevano nella memoria dei meno giovani e che hanno rappresentato una sorpresa per i rimanenti presenti. In virtù della vicinanza della cerimonia con l’anniversario della presa del Monte Nero, in tribuna era anche presente il figlio del col. Pietro Barbier, allora comandante di uno dei plotoni che lo conquistarono, e nativo di Oulx. Nel pomeriggio era in programma un concerto della fanfara della “Taurinense” nei giardini pubblici ma l’inclemenza del tempo ha di fatto ridotto e snaturato il programma costretto a svolgersi all’interno della tensostruttura sulla quale lo scrosciare della pioggia creava l’accompagnamento alle note degli ottoni. Annuale pellegrinaggio al Rocciamelone di Davide Corona Sabato 30 e domenica 31 luglio, la Sezione ha festeggiato il suo 42° raduno alla vetta del Rocciamelone, con la tradizionale ascensione dei propri alpini, armati di vessillo e gagliardetti, che, guidati dal loro instancabile presidente Giancarlo Sosello, hanno voluto ancora una volta ritrovarsi e stringersi insieme al cospetto della statua della Beata Vergine per rinsaldare quel filo comune che lega tutte le penne nere a quel monte così sacro per la Sezione e gli alpini di Valsusa tutti. Come sempre il tutto inizia nelle primissime luci di domenica 31 luglio quando una lunga “colonna” di alpini, dipartendosi dai Rifugi “La Riposa e Ca’ d’Asti” e snodandosi lungo l’intero itinerario di salita, raggiunge la vetta per assistere alla Santa Messa, officiata come da tradizione da don Nino, il quale ha avuto parole di apprezzamento ed elogio verso l’operato quotidiano degli alpini, veri testimoni ed ambasciatori, nel mondo d’oggi, di quei valori di appartenenza nazionale, fratellanza, solidarietà, senso del dovere e della Patria che molto spesso ai tempi nostri si fa fatica ad incarnare. Oltre alle bellissime, ma al tempo stesso semplici parole di don Nino durante l’omelia, a far da corollario alla funzione sono state la recitazione della Preghiera dell’Alpino da parte del nostro Presidente sezionale e l’intonazione musicale dei brani “Signore delle Cime” e del “Silenzio d’Ordinanza” da parte dei musici della fanfara, diretti dall’egregio maestro Danilo Bellando, saliti fin lassù con i loro fedeli strumenti a fiato. Un elogio particolare va come sempre all’indefesso impegno profuso da parte di Fulgido Tabone, che con la sua presenza ed attività ha garantito l’intero successo dell’evento sia la sera prima a Ca’ d’Asti, che la mattina di domenica in vetta, predisponendo la Cappella ed il piazzale per la Santa Messa e la consumazione di un piacevolissimo rinfresco a base di pasticcini, vino e the caldo. Onorava la manifestazione della propria presenza, il generale di divisione Giorgio Blais, il quale partendo la mattina stessa direttamente da Susa, ha voluto così rinsaldare quel profondo vincolo di unione al sacro monte ed alla Vergine Maria, protettrice di tutti gli alpini valsusini, facendogli ri- Considerazioni a margine del pellegrinaggio in vetta Mi è già capitato di dire e di scrivere che la vetta del Rocciamelone è il posto più bello del mondo. Non credo che sia solo una convinzione mia. La gioia, l’orgoglio, la serena soddisfazione, l’incanto della vista e delle cime che si scorgono e, soprattutto, la stupenda statua della Madonna aprono il cuore di chi giunge in vetta a sentimenti che poche altre esperienze sono in grado di dare. Già la salita, impervia, non comoda, giustamente faticosa consente di allargare lo sguardo alla valle, alla cinta di Torino, alla città ancora illuminata se la salita avviene in ore antelucane. Incontri con animali, volpi, lepri, marmotte, ma anche daini sono tutt’altro che infrequenti. E ogni passo verso la vetta è una piccola, significativa conquista. E all’arrivo, ai 3.538 metri di quota, ecco la Madonna che si erge maestosa, confidente, rasserenante, bellissima. Grande scultore quello Stuardi! Da oltre cento anni Susa e la sua valle guardano con devozione alla vetta del Rocciamelone dove la statua troneggia benedicente. Da cento anni pellegrini e devoti, alpinisti e montanari si inerpicano fino alla vetta per de- porre ai piedi della Vergine una preghiera, una implorazione, un ringraziamento, una speranza. La statua della Madonna del Rocciamelone fa parte ormai di Susa e della sua valle, come una realtà immutabile; è là e lo sappiamo. Partiamo dal fondo valle a piedi, con mezzi meccanici fin dove è possibile, dal versante di Susa, da quello di Novalesa o di Usseglio, e col passo consentito a ciascuno dall’età e dalle proprie forze saliamo, saliamo, avendo nella mente e nel cuore quell’unico obiettivo. Arrivare alla vetta e rendere omaggio alla Madonna. E’ quindi assolutamente giusto e bello e significativo che gli alpini di oggi, eredi di quegli alpini che nel 1899 portarono a spalle la statua in vetta, abbiano deciso di effettuare il pellegrinaggio sezionale in vetta, l’ultima domenica di luglio. Le circostanze della mia vita mi hanno consentito di partecipare al pellegrinaggio solo un paio di volte, ma quante emozione in quelle occasioni! Trovo addirittura grandioso che i componenti della fanfara sezionale salgano in vetta portandosi al seguito gli strumenti. vivere e testimoniare quegli stessi ricordi e quelle stesse sensazioni che sicuramente lo hanno accompagnato durante la sua splendida carriera da ufficiale nelle fila degli alpini. Erano presenti al pellegrinaggio i vessilli delle Sezioni A.N.A. Val Susa, Cuneo e Torino, ed i gagliardetti di Avigliana, Bussoleno, Caprie, Chianocco, Chiomonte, Chiusa San Michele, Mattie, Mompantero, Novalesa, Sant’Antonino, San Didero, San Giorio, Susa e Vaie per quanto riguarda la Sezione, insieme a quelli esterni di Chiaves, Collegno, Cortandone, Monastero, Ronco Scrivia, Roure, Santo Stefano Roero e Trana ai quali va il nostro più sentito ringraziamento per la vicinanza mostrataci con la loro presenza. di Giorgio Blais E anche quest’anno, che emozione e che gioia sentire, durante la celebrazione della Santa Messa in vetta, sentire suonare, come primo brano, Stelutis alpinis, canto che la mia permanenza in Friuli mi ha permesso di apprezzare e amare in maniera notevolissima. Bravi, bravissimi. Ma bravissimi tutti gli alpini saliti e con quanta fierezza indossavano il loro cappello, fedele compagno di tante fatiche, vicissitudini, gioie! Un alpino si identifica con il suo cappello, che gli dà una identità, un’anima, direi. Nessuno al mondo è come gli alpini ed il cappello – in quante maniere assai più poetiche è stato scritto! – rende gli alpini unici. Le stesse semplici ed ingenue parole della nostra canzone “Sul cappello che noi portiamo c’è una lunga penna nera che a noi serve da bandiera...” dà la cifra di cosa sia il cappello per noi. Non per niente, quando un alpino “va avanti”, assieme alla corona di fiori sulla sua bara c’è sempre, immancabilmente, il cappello. E, come considerazione finale, vorrei esortare tutti a trattare il cappello con il riguardo che si merita. Devo affermare che con grande dispiacere ho visto o saputo di persone che hanno partecipato a manifestazioni politiche di parte, o a proteste e manifestazioni di piazza, o addirittura ad azioni eversive, con il cappello in testa. Mi hanno pure riferito che una di queste persone, di fronte ad una specifica osservazione, abbia risposto: “Il cappello è mio e ne faccio quello che voglio”. Devo vibratamente dire: NO! Il cappello è tuo, ma non fai quello che vuoi. Il cappello te lo ha dato la Patria e tu lo indossi quando servi la Patria, quando la rispetti, quando la difendi. Altrimenti indebolisci l’idea che pensi di sostenere e insozzi il cappello, rendendolo strumento di partigianeria, e al tempo stesso offendendo gli alpini che non la pensano come te. Gli alpini devono difendere gli ideali, l’Italia, con quella intelligente disciplina che li ha sempre contraddistinti e con lo spirito di serietà, abnegazione, sacrificio che li porta ogni ultima domenica di luglio in vetta al Rocciamelone a pregare la Madonna con intenzioni pure e serie. Lo Scarpone Valsusino 9 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 9 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 10 Gli alpini chiusini raccolti attorno al loro capogruppo Vittorio Amprimo. Il Gruppo alpini di Chiusa San Michele ha festeggiato il suo 80° compleanno di Vittorio Amprimo I festeggiamenti per l’80° di fondazione del Gruppo sono iniziati venerdì 3 giugno nella chiesa Parrocchiale con il concerto del “Coro Alpino Valsusa” e del “Coro Valpellice” diretti dal maestro Ugo Cismondi e presentati da Bruno Gambarotta. I due cori hanno eseguito brani tratti dal loro volume “Canti nostri”. Al termine, la festa si è spostata presso il salone Polivalente per l’inaugurazione della mostre “Alpini della Valsusa” di Mario Tonini e “Dall’Ortigara 1920 a Torino 2011” del nostro socio Daniele Miletto e la presentazione da parte di Bruno Gambarotta e Mauro Minola del libro “Alpini di Chiusa storie e memorie”. Il libro abbraccia un ampio periodo di storia alpina con particolare attenzione alla storia degli alpini di Chiusa, sin dal primo alpino di cui si ha notizia, nato nel 1856. Racconta poi la storia del gen. Antonio Cantore, la cui famiglia paterna era originaria di Chiusa, e le pagine drammatiche degli alpini che hanno combattuto nelle guerre di Libia, nella Prima guerra mondiale, nella guerra d’Africa orientale e infine nella Seconda Scarpone 10 Lo Valsusino guerra mondiale. Logica conclusione ai giorni nostri con i racconti di coloro che hanno semplicemente fatto il militare di leva nel corpo degli alpini o che hanno prestato servizio nelle missioni di pace o in “Vivi le forze armate”. Un capitolo infine è dedicato alla storia del Gruppo dalla fondazione fino ai giorni nostri, alla solidarietà, al dovere, all’allegria. Alla serata è intervenuto un componente del gruppo “Militaria” indossando la divisa degli alpini di fine ’800. Sabato 4 giugno, nel pomeriggio, in piazza della Repubblica un folto pubblico ha assistito alla dimostrazione del nucleo “Cinofili” della Protezione Civile A.N.A. “Val Susa”, dimostrazione che ha coinvolto direttamente alcuni bambini tra i numerosi presenti. Al termine ricca merenda offerta dal Gruppo proprio ai bambini intervenuti. Domenica 5 giugno, giorno della solenne cerimonia per l’anniversario, apertura dei festeggiamenti con alzabandiera e Onore ai Caduti presso il monumento di piazza della Repubblica. Santa Messa officiata da don Romeo con l’accompagna- mento dei canti della corale “A. Sestero”. Al termine della Messa benedizione del nuovo gagliardetto a cui ha fatto da madrina la signora Laura Cantore, vedova di Mario Sbodio, infaticabile e indimenticabile capogruppo per 40 anni. Molto toccante l’omelia di don Romeo nel corso della quale sono stati letti dei brani tratti dalle lettere di don Emilio Berto cappellano militare in Russia. Al termine della celebrazione, gli alpini sono sfilati per le vie del paese accompagnati dalla Fanfara A.N.A “Val Susa” per ritornare in piazza della Repubblica dove si sono tenuti i discorsi ufficiali e la premiazione dei tre soci più anziani: Giuseppe Rocci classe 1930, Franco Giai classe 1931 e iscritto al Gruppo dal 1953 ed infine Guido Riva classe 1931. Premiati anche i negozi che hanno allestito le loro vetrine in onore degli alpini. Molti gli ospiti. Tra i più graditi il pronipote del gen. Cantore che ha voluto onorarci della sua presenza portando anche il cappello del generale. Posato con cura su di un cuscino ricoperto con il tricolore e portato dal ten. Davide Corona ha simbolica- mente rappresentato il generale nella sfilata quasi che sfilasse con noi. Presente anche una rappresentanza degli alpini di Sampierdarena, luogo di nascita del gen. Cantore, a cui il Gruppo, come il nostro, è intitolato. Il gruppo “Militaria” era presente con 2 alpini, 2 portatrici carniche, e 2 crocerossine, tutti con le divise del 1918. Particolarmente gradita la presenza alla manifestazione della signora Tiziana Nasi grande amica degli alpini di Chiusa. Al termine ben 200 persone si sono ritrovate sotto la tensostruttura a gustare il pranzo preparato dalla ditta “Pranzar sull’aia”. Ancora un grazie a tutte le autorità civili e militari intervenute, i Gruppi alpini con i loro vessilli e le Sezioni Val Susa, Torino e Genova intervenute con i loro consiglieri. Grazie infine a tutti i soci alpini e aggregati del Gruppo, alle socie aggregate che per mesi hanno collaborato alla buona riuscita della festa. Unico neo il tempo che durante i tre giorni è stato decisamente inclemente. Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 11 Ottant’anni di presenza nella comunità per il Gruppo di Buttigliera Lo schieramento al Parco della Rimembranza per la cerimonia dell’alzabandiera e l’onore ai Caduti. A destra: un meritato riconoscimento (foto D. Balbo). di elio Garnero Se noterete che sto commentando questo evento con enfasi e fervore non comuni, non vogliatemene, semplicemente è perché si è verificato nel Comune dove sono nato, e dove ho vissuto per oltre cinquant’anni (per la precisione in frazione Ferriera). Tengo solo a precisare che sia in capoluogo che nella frazione ho solo amici, sia alpini che non. Si è celebrato l’80° di fondazione del Gruppo alpini. Un Gruppo che da sempre stimo ed ammiro. Permettetemi di evidenziare la stretta e fattiva collaborazione che ogni anno, in occasione della raccolta per il Banco Alimentare (di cui il sottoscritto ne è il responsabile di zona), ogni ultimo sabato di novembre una valida rappresentanza composta anche da soci alpini non proprio giovanissimi, trainata dal sempre presente capogruppo riesce, con l’ormai acquisita capacità organizzativa a contribuire alla buona riuscita di tale evento. Alpini buttiglieresi, a voi un grazie mio personale. Chiaramente non sta al sottoscritto evidenziare l’importanza della presenza degli alpini sul territorio locale, questo l’ha fatto ampiamente il sindaco Ruzzola. Sono stati raggiunti gli 80 anni di vita, che sono tanti, il che significa che coloro che si sono succeduti nel tempo hanno profuso tutte le energie necessarie per la continuità e la prosperità del Gruppo. Quanto è stato fatto finora è scaturito da un insieme di energie coordinate da un’ampia sintonia d’intenti ed obiettivi. Una responsabilità forte di cui gli alpini buttiglieresi devono sentirsi fieri e compartecipi, perché questo è anche il modo migliore per rendere onore a coloro che li hanno, o meglio ancora che ci hanno preceduto, e per tenere alta quella “penna” di cui tutti noi andiamo legittimamente orgogliosi. Cari amici alpini buttiglieresi, guardate con ottimismo al futuro cercando di invigorire un esempio che sempre avete dato a tutti nell’arco di questi decenni di attività e di impegno. Ve lo chiedono i vostri fratelli alpini, ma ve lo chiedono anche i vostri concittadini che oggi hanno ancora in voi uno dei punti di riferimento di maggiore solidità e garanzia. La manifestazione è riuscita splendidamente anche grazie alla disponibilità del parroco di Buttigliera/Ferriera, don Gino Palazziol, da sempre amico ed estimatore degli alpini locali. Il sabato sera un’impeccabile esibizione del coro “Rocciamelone” nella gremita chiesa del Sacro Cuore di Ferriera. Domenica mattina, oltre al vessillo sezionale rappresentavano la nostra Sezione ben 18 Gruppi, oltre ad altri 9 Gruppi appartenenti a Sezioni limitrofe. Le altre associazioni, d’arma e non, erano una decina. Oltre al presidente Sosello ed ai tre vicepresidenti Garnero, Ferraris e Baro hanno partecipato i consiglieri sezionali Amprimo, Balbo, Baro, Bonaudo, Olivero, Rovero, Sacco e Salvaia. Sulle note della fanfara sezionale abbiamo percorso le vie del paese per poi ricordare i Caduti di tutte le guerre al parco della rimembranza antistante il cimitero. È seguita la Santa Messa nel cortile del Centro Famiglia, indi gli interventi del capogruppo, del Sindaco e del nostro Presidente sezionale, con il conferimento di alcuni riconoscimenti ai soci più anziani e meritevoli. È seguito il pranzo ancora nei locali del “Centro Famiglia” sempre gentilmente concessi da don Gino. Sono pure state premiate diverse signore sempre attive nel Gruppo. Concedetemi un plauso particolare per il capogruppo Guido Marchisotto da mesi impegnato per la buona riuscita di questo importante appuntamento. Capogruppo che ritengo anche fortunato, perché sempre sostenuto e consigliato dalla sua splendida moglie Bruna. Questa è un’ulteriore conferma che noi alpini sì, siamo bravi, ma senza il consenso e l’appoggio delle nostre donne saremmo costretti a percorrere una strada sempre in salita. Lo Scarpone Valsusino 11 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 12 A sinistra: concerto del Coro alpino Valsusa nella chiesa parrocchiale. A destra: manifestazione della domenica con onore ai Caduti (foto D. Balbo). Grande festa per l’ottantesimo ad exilles di elio Garnero Domenica 10 luglio, a distanza di tre settimane si è rinnovato l’appuntamento sul piazzale del Forte dove è ubicata la Cappella Votiva. Questa volta per celebrare l’80° di fondazione del Gruppo alpini locale; per la verità la scadenza è avvenuta l’anno scorso, ma il tutto era stato rinviato per un grave quanto banale incidente che aveva bloccato il capogruppo Silvio Mout, condottiero e trascinatore del Gruppo. Chiaramente il numero dei partecipanti era inferiore a quello del raduno sezionale del 19 giugno, anche per la concomitanza di altre manifestazioni in valle, ma la nostra Sezione ha coronato la manifestazione più che decorosamente con la partecipazione di un bel numero di Scarpone 12 Lo Valsusino gagliardetti, del presidente Sosello, dei tre vicepresidenti Garnero, Baro e Ferraris e di un discreto numero di consiglieri sezionali. I festeggiamenti sono già iniziati il sabato sera con uno straordinario concerto del coro alpino “Valsusa” di Bussoleno. La domenica, accompagnati dalle note della nostra fanfara abbiamo raggiunto piazza Europa dove, dopo l’alzabandiera e gli Onori ai Caduti, si sono avvicendati sul palco, il capogruppo degli alpini di Exilles, Silvio Mout, il sindaco di Exilles, Michelangelo Castellano, che ha evidenziato il profondo legame che unisce l’amministrazione locale al Gruppo alpini, gruppo che interpreta a meraviglia lo spirito di servizio alla comunità sostenendo le varie iniziative locali. Seguiva un intervento, sempre d’encomio ad Exilles ed ai suoi alpini, del presidente della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone, Sandro Plano. Era poi la volta del novantaseienne maresciallo Giuseppe Rosatelli, cittadino onorario di questo piccolo ma significativo centro montano, il quale ringraziava tutti per l’accoglienza che gli viene riservata ogni qualvolta ci raggiunge in valle per le nostre manifestazioni. Chiudeva la parte ufficiale della festa il presidente sezionale Giancarlo Sosello che elogiava e ringraziava l’intero Gruppo per i lavori sostenuti ogni anno per la pulizia e la manutenzione dell’area sottostante il Forte ed antistante la Cappella Votiva per permettere lo svolgimento del nostro raduno sezionale. Si soffermava nell’elogiare Silvio Mout, definendolo “un gentiluomo”. A mio avviso mai appellativo fu così appropriato. Silvio è un esempio per tutti, sempre disponibile, poche parole ma sagge, tanto lavoro e grandi capacità di coinvolgimento, tali da ottenere ottimi risultati dai componenti del Gruppo da lui guidato. È seguita la Santa Messa con particolare rilievo per “coloro che sono andati avanti”. Ultima tappa il pranzo presso l’apposita struttura ed al termine ancora alcuni brani del repertorio della fanfara sezionale. “Pianeta difesa” a Bousson di Dario Balbo Istruzione dura anche se in tempi e forma ridotta, marcia, arrampicata, pernottamento in quota al lago Nero e poi novità credo per tutti l’attraversamento del ponte tibetano più lungo d’Europa. Quasi un centinaio di giovani hanno affrontato così le tre settimane della sessione del “Pianeta difesa” meglio noto come mininaja presso la base logistica di Bousson. La brigata “Taurinense” li ha ospitati e l’addestramento è stato curato da personale del 3° alpini e del reparto comando. Durante le tre settimane sono stati seguiti rigidamente i tempi della caserma dalla sveglia alle 6,30 sino al silenzio della mezzanotte. Per la cronaca i maschi erano 77 e le ragazze 21 tra i 18 ed i 29 anni di età. Tutti ragazzi che hanno chiesto di provare l’esperienza alpina ed è sempre opportuno sottolineare la volontarietà della loro scelta, mentre crediamo che molti dei più accesi detrattori dell’iniziativa, abbiano fatto durante la loro di naja meno di quanto abbiano fatto questi giovani in pochi giorni “o peggio” che abbiano fatto di tutto per evitarla. La curiosità di questa sessione è stata la presenza Omar Bedioune, 21 anni, di Giaveno, padre algerino e madre piemontese che dopo quattro mesi di addestramento nella Legione Straniera ha optato per gli alpini preferendo seguire le orme del nonno materno. Quarantasette i piemontesi, mentre la valle di Susa era rappresentata da una ragazza, Francesca Pognant Gros di San Giorio e da un ragazzo, Massimiliano Maberto di Giaglione. Speriamo di anno- Suggestiva come sempre la cerimonia di consegna del cappello alpino aperta come si conviene dal comandante della “Taurinense” Francesco Paolo Figliuolo. Ad uno ad uno, di corsa, fieri della loro divisa mimetica modello Afghanistan 2006, a chiamata pronti a riporre nella tasca il berretto d’ordinanza per ricevere commossi il cappello dalle mani degli ufficiali o dei presidenti ospiti che si alternavano nella consegna. La Sezione era rappresentata dal presidente Sosello con l’alfiere Gallina, dal vicepresidente Ferraris e dallo scrivente. Presenti i gagliardetti di Cesana, Claviere, Oulx e San Giorio. Commemorata la Divisione martire di Giovanni Baro Il monumento ai Caduti al Col di nava (foto D. Balbo). Francesca Pognant Gros e sotto, Massimiliano Maberto (foto D. Balbo). verarli a breve tra i nostri iscritti “amici” in attesa magari dell’arruolamento quale volontario in ferma breve tra le truppe alpine. Fanno tenerezza infatti questi ragazzi che sull’onda dell’entusiasmo delle tre settimane si dichiarano nella gran parte desiderosi di continuare l’esperienza salvo poi dimenticarsene dopo pochi giorni. È il 3 luglio e, come avviene da anni, si celebra al Col di Nava il 62° raduno alpino che commemora la drammatica ritirata di Russia della Divisione “Cuneense” che ha lasciato sul suolo sovietico ben 13470 morti o dispersi. Sin dalle prime ore del mattino raggiungono il colle schiere di commilitoni che tra strette di mano e abbracci rievocano i giorni trascorsi in caserma o in Sezione sotto l'inseparabile cappello alpino. Alle 10 si snoda la tradizionale sfilata che, al passo scandito dalla fanfara della “Taurinense”, raggiunge il grande prato con eretto il palco delle autorità dove verrà celebrata la Santa Messa. Sono presenti 21 vessilli sezionali tra cui spiccano le Sezioni estere di Brasile ed Argentina e 120 gagliardetti delle regioni Liguria, Lombardia, Veneto, Piemonte e Valle d'Aosta. In campo civile si notano i gonfaloni del comune di Imperia e di Pornassio, il paese ospitante, oltre ad altri paesi limitrofi. Sul palco oltre al sacerdote celebrante (un eremita), otto alpini reduci di guerra che, nonostante la veneranda età, hanno assistito con partecipazione alla Santa Messa. Al termine della celebrazione i discorsi di rito, dal sindaco di Pornassio con il benvenuto a tutti i presenti, all'assessore al turismo di Imperia, all'ufficiale comandante degli alpini, per terminare con il saluto del vice presidente nazionale Bertino a nome del presidente Perona. A concludere la manifestazione la deposizione di una corona di alloro al monumento ai Caduti accanto alla cappella eretta in memoria del generale Battisti. Era presente alla cerimonia il vessillo della Sezione A.N.A. Val Susa portato dall'alfiere Bruno Gallina e scortato dal sottoscritto. Lo Scarpone Valsusino 13 Attualità scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 13 Protezione civile scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 14 esercitazione nuclei specialistici Protezione civile A.n.A. Val Susa di Paolo Parisio, (coordinatore Sezionale) Nei giorni 23-24 luglio, in alta valle Susa, sulle bellissime montagne di Cesana Torinese, si è svolta l’esercitazione congiunta tra i cinofili, rocciatori e sommozzatori appartenenti alla Protezione civile dell’Associazione nazionale alpini Sezione Val Susa. Nelle intenzioni dell’Unità sezionale, dovrà diventare un appuntamento annuale ricorrente se possibile esteso anche alle realtà similari di settore sia A.N.A. che di altre associazioni. La località suggestiva dei circa 2.000 metri del lago Nero (il cui nome descrive la visibilità che i sub hanno in immersione) ha offerto la possibilità ai sommozzatori di esercitarsi a scandagliare il fondo con varie tecniche di ricerca ed il fatto della pessima visibilità è stato propedeutico per un addestramento più meticoloso e ad una puntigliosità di scandaglio manuale portata agli estremi proprio in virtù ad una visibilità ai “minimi termini”. A lato del lago seppur a distanza ragguardevole, una bella alta parete rocciosa ha permesso ai rocciatori di affinarsi nell’installazione di teleferica lunga più di 200 metri che, da un’altezza veramente considerevole, scendeva sino ad attraversare il lago. Simulando una zona inaccessibile con una piccola frazione abitata isolata, venivano fatti scendere ipotetici materiali di sussistenza ma non solo venivano trasportati cani e conduttori per ricerche dispersi, si simulava la caduta in acqua di un piccolo contenitore di preziosi appartenente a ipotetico sfollato che, durante l’abbandono della frazione, perdeva in acqua tutti gli oggetti preziosi di famiglia con conseguente intervento dei sommozzatori che riuscivano a ritrovare quanto perso per la gioia del legittimo proprietario! I sommozzatori, oltre ad esercitarsi nelle varie tecniche di ricerca sommersa, hanno ispezionato il lago rilevando purtroppo rifiuti di vario genere depositati sui fondali, borse di nylon gettate in acqua e bottiglie in vetro… nessuna novità invece del famoso “carro armato” la cui esistenza era già nota ai sub A.N.A. anche se trattasi non di un carro armato ma di un più modesto “autoblindo” tedesco Scarpone 14 Lo Valsusino residuato dell’ultima guerra, ormai pressoché interamente coperto dal sedime del lago. Compito importantissimo dei sub era anche quello di offrire la necessaria sicurezza alle operazioni cinofile così come al trasporto in gommone di un ipotetico disperso ritrovato dai cinofili e farlo raggiungere in sicurezza la riva opposta per passarlo ai soccorritori A.N.P.A.S. di Sauze d’Oulx che, con una autoambulanza, hanno garantito anche trasporto e copertura sanitaria ufficiale di precauzione a rafforzamento del nostro medico sommozzatore, del nostro soccorritore certificato di Unità sezionale e del veterinario dei cinofili. Il fine era soprattutto quello di addestrare i cinofili ai passaggi in teleferica per fare in modo che il cane prendesse confidenza con il vuoto aumentando così la fiducia dell’animale verso il suo conduttore. Passaggi dei cinofili sul gommone per attraversamento lago erano anche propedeutici per valutare la tranquillità dell’animale sull’acqua mentre i boschi circostanti di alta montagna offrivano ampie possibilità all’intero Nucleo di simulare ricerche dispersi come nella realtà spesso accade sulle montagne. Il Nucleo cinofilo della “Val Susa” è uno dei più operativi all’interno dell’A.N.A. e la sua importanza e la sua “volontaristica professionalità” è in costante aumento seppur i livelli raggiunti siano già ragguardevoli, sempre più viene chiamato a supporto ed appoggio agli enti istituzionali preposti alle ricerche e ciò a dimostrazioni del suo ormai alto valore acquisito. Il Nucleo alpinistico o rocciatori, al cui interno si trovano anche “professionisti del settore di arrampicata e ricerca, lavori disgaggi e fuochini ma anche istruttori brevettati e certificati” ha raggiunto un livello tecnico che nella complessità ha ormai superato la “normalità ricorrente nel campo”. Un affiatamento di volontari assai marcato (e festaiolo) ha fatto da “unione” tra le varie specialità. Il pubblico ha potuto osservare l’esercitazione con tanto di speaker dotato di impianto microfonico. Molti i bambini di una vicina colonia estiva, di- versi gli escursionisti ed anche coloro che, leggendo le locandine affisse in alta valle sono venute appositamente per godere di una bella giornata di sole e di un evento sicuramente non di rituale quotidianità. A supporto dei nuclei è intervenuta anche una squadra logistica della Sezione: la “Cotolivier” che ha installato due tende sotto le quali, al sabato sera, si è cenato assieme in allegria gustando una buona grigliata offerta dal locale Gruppo alpini di Cesana Torinese. Con la visita alla Capanna Mautino ed assaggio di alcune loro specialità da parte di alcuni volontari, si è conclusa la lunga giornata del sabato e tutti hanno potuto dormire appagati nel dormitorio della casermetta messa a disposizione della Protezione civile A.N.A. Val Susa dalla brigata “Taurinense”, casermetta attiva, sede di pernottamenti estivi ed invernali dei militari impegnati in addestramento ma anche punto di rilevamento Meteomont. Bello è stato il rapporto con i militari in servizio preposti per l’occasione ed ottimo è stato il riscaldamento del dormitorio!!! Domenica mattina, sveglia sotto un leggero nevischio. La colonna della Protezione civile ha raggiunto la località turistica di Cesana Torinese, dove un sole molto gradito ha permesso ai volontari di addestrarsi nelle calate dai ponti, con villeggianti e turisti in transito incuriositi: cinofili rocciatori e sommozzatori ancora in azione e poi, come consuetudine alpina, deposizione della corona di alloro al monumento dei Caduti. Sfilata quindi con la fanfara della “Taurinense” sino al cimitero di guerra di Cesana To- rinese, deposizione di un mazzo di fiori sulle note del “Silenzio”. Il pranzo presso la caserma di Bousson ha concluso il week end addestrativo dei Nuclei specialistici dell’Unità sezionale di Protezione civile A.N.A. Val Susa. Un grazie sincero alla disponibilità e collaborazione delle Truppe Alpine ed in particolar modo al ten. col. Laurenti del Comando Supporti Tattici “Taurinense”, al m.llo Gambelli responsabile della caserma di Bousson, alla fanfara della “Taurinense” per il servizio prestato, all’amministrazione comunale di Cesana Torinese, al Gruppo alpini locale, al Soccorso di Sauze d’Oulx e a tutto il pubblico presente nella due giorni addestrativa. Un messaggio agli enti locali nel presentare le specialità della P.C. A.N.A. Val Susa (con possibilità d’impiego quando richiesto anche per esplorazioni e bonifiche di laghi in quota a cura dei sub, lavori di pulizia e manutenzione di vie in quota a cura dei rocciatori così come pulizie da vegetazione infestante di ferrate e mura storiche, attività dimostrative e ricerche reali a cura dei cinofili) tutto al fine di salvaguardare la bellezza e la miglior fruizione delle montagne sia dalla popolazione locale sia dai villeggianti ed escursionisti in generale. Sicuramente un’esperienza formativa importante nell’ottica addestrativa d’Unità, un evento da ripetere nel 2012 per contribuire sempre più a diffondere tra la popolazione la cultura della Protezione civile, il suo impegno verso il territorio e la simpatia che gli alpini della P.C. sanno infondere tra la gente. Gli anni della mia infanzia ad exilles ricordi di mario parisio parte seconda Concludiamo con questa seconda parte la testimonianza su Exilles degli anni ’30 che il gen. Mario Parisio ha voluto così gentilmente offrirci. Nella premessa della prima parte abbiamo indicato genericamente ad una “luminosa carriera militare”. Scopriremo leggendo quanto segue a quale livello prestigioso sia giunta. Un grazie ancora da queste pagine sperando che un giorno questo sincero amico della nostra valle e della nostra Sezione possa essere ancora nostro ospite magari in una festa sezionale che proprio nella sua amata Exilles ogni anno celebra i fasti della Val Susa (db). Come ho già detto il forte era il “centro di mobilitazione e distaccamento eventuale” del btg. “Exilles”. La seconda parte della denominazione aveva significato esclusivamente burocratico-amministrativo. La guarnigione era costituita da un capitano comandante, un paio di ufficiali subalterni, cinque/sei sottufficiali e un centinaio di alpini. Per la logistica si avvaleva di una squadra salmerie con “cassette da battaglione leggere”. E in proposito ricordo che tutte le mattine una corvèe (con carretta) scendeva alla stazione di Chiomonte per prelevare, dal treno, i sacchi con le pagnotte che venivano confezionate nel “panificio militare” di Torino. Come “distaccamento” il compito era di provvedere a tutte le incombenze relative alla vita e alla manutenzione del Forte e assicurare il presidio e la custodia dei forti che ho chiamato satelliti: Fenils e Pramand. Dislocati a differenti quote sui costoni che scendono, tra Exilles e Salbertrand, dal colle d’Ambin, posti a sbarramento della provenienza dell’alta valle, erano armati di cannoni, disponevano di una polveriera ed erano custoditi da una guardia (credo di 10/15 alpini) che si alternavano in turni quindicinali. Erano collegati, tra di loro e con il forte di Exilles, con una linea telefonica. Ricordo che per uno dei due forti (credo il Pramand) si procedette, durante una estate, all’ammodernamento dei pezzi. a cura di Dario Balbo Vi furono inviati cannoni da 149 che venivano smontati utilizzando la “capra”, una sorta di incastellatura metallica dotata di verricello, carrucola e catene, e caricati su autocarri Ceirano dotati ancora di “gomme piene”. Ho accompagnato mio padre, in occasione di ispezioni, in entrambi i forti, ma non ho ricordi particolari se non quello della strada militare che si inerpicava lungo il costone, con curve molto strette che obbligavano l’autista ogni volta a far manovra. Nella bella stagione i rifornimenti viveri giungevano al personale di guardia con le già citate “carrette”. Se ben ricordo alla prima neve le “guardie” venivano ritirate e la sorveglianza dei forti era affidata a ispezioni saltuarie (questo almeno per il Pramand che era quello più in quota). L’ultima opera “satellite” era la “batteria” del Sapè (detta impropriamente Forte). Dislocata sul versante opposto della valle rispetto al Fenils e al Pramand, era una splendida opera difensiva completamente interrata e mirabilmente adattata al terreno. Era circondata da un fossato. Anche per effetto della vegetazione selvaggia l’opera presentava una perfetta mimetizzazione naturale. Non era né armata né custodita. I miei ricordi, in merito, sono più nitidi e articolati perché al Sapè si svolgeva (e so che si svolge tuttora) una sagra. Vi andai quindi, con tutta la famiglia, almeno quattro volte. Ma torniamo al Forte di Exilles. Voglio citare una curiosità forse inedita. Nel forte esisteva una “colombaia” con un certo numero di piccioni viaggiatori che, all’epoca, costituivano un mezzo di collegamento previsto dagli organici e dai regolamenti dell’Esercito. La dirigeva il mar.llo Campanella (credo del Genio) il cui figlio maggiore (Enzo) veniva a scuola con me. Lo ricordo ancora che, sporgendosi da una torretta, liberava in volo i piccioni e poi regolava le evoluzioni con una grande bandiera bianca. I volatili obbedivano ai movimenti del drappo finché, ad un determinato segnale, rientravano tutti disciplinatamente nel loro abitacolo. Una nota di colore: il forte veniva anche utilizzato per far scontare gli “arresti di fortezza” agli ufficiali resisi colpevoli di mancanze di un certo rilievo. Inoltre, vuole la leggenda che in esso fosse stata detenuta la famosa maschera di ferro... La seconda funzione del forte, come ho detto all’inizio, era quella di “Centro di mobilitazione”. Le norme in vigore prevedevano che, in caso di mobilitazione, gli alpini “richiamati” si presentassero ad un centro che era dislocato nella località da cui prendeva il nome il battaglione in cui avevano prestato servizio di leva. E questo valeva per tutti i battaglioni alpini, dall’“Exilles” al “Cividale” passando per l’“Intra”, il “Morbegno”, il “Vestone”, il “Bassano” ecc. Il “Centro di mobilitazione” di Exilles aveva, come tutti gli altri, armi, equipaggiamenti, materiali e vestiario per due battaglioni da mobilitare all’emergenza: nella fattispecie il “Valdora” ed il “Monte Assietta”. Mentre le armi erano custodite nel forte, tutti gli altri materiali erano accantonati nel cosiddetto “Padiglione”. Era questo un edificio di notevoli dimensioni che sorgeva nella piazza d’armi, tra il forte e l’abitato di Exilles. In esso c’erano due alloggi (di cui uno occupato dalla mia famiglia) e tutta una serie di magazzini con i materiali destinati ai due battaglioni. Ricordo ancora l’eccitazione che mi prendeva quando i locali venivano aperti per la periodica manutenzione; io mi intrufolavo ogni volta per vedere gli alpini al lavoro e mi sembra ancora di sentire la fragranza della naftalina che proteggeva il vestiario e l’odore forte, acre del cuoio degli scarponi appesi al soffitto e dei basti e finimenti per mulo ordinatamente schierati sulle apposite scaffalature. Un’annotazione storica: i magazzini del “Centro” si apriranno nel settembre 1939 per la costituzione del btg. “Valdora” che parteciperà alle operazioni sul fronte alpino nel giugno ’40 schierato nella zona del Moncenisio. Nel 1943 sarà poi inquadrato nella divisione alpina “Alpi Graie” e l’armistizio dell’8 settembre lo troverà dislocato sull’Appennino ligure a difesa del porto di La Spezia. Nel gennaio del 1943, inoltre, il “Centro” equipaggerà i richiamati del btg. “Monte Assietta” destinato a presidiare un settore della Valle Isonzo. Qui lo sorprenderà l’armistizio, ma grazie alla sagacia del suo ultimo comandante (magg. Pianta) riuscirà a sfuggire alle insidie dei partigiani titini e agli attacchi dei tedeschi e a raggiungere indenne la zona di Udine dove sarà sciolto dopo aver reso inutilizzabili le armi in dotazione. E concludo. Come ho già detto ho lasciato Exilles nel settembre del 1932. Cinquantadue anni dopo, e precisamente il 29 aprile 1984, ho avuto la ventura (e il privilegio) di partecipare proprio a Exilles ad un’importante riunione avente lo scopo di mettere a punto il progetto per il recupero completo e definitivo del forte. Alla riunione, presieduta dall’avv. Viglione, Presidente della Regione Piemonte, parteciparono il gen. Bernard (valsusino e allora Direttore generale del Demanio e del Genio), l’assessore provinciale Grotto, il sindaco di Exilles Abbà, il presidente della Comunità montana Gibello, il sottoscritto (consigliere militare del Presidente della Repubblica) nonché gli architetti e i tecnici che nel 1978 avevano elaborato un primo progetto per il parziale recupero del forte. Si trattava, in sintesi, di dare un nuovo e decisivo impulso ai lavori già iniziati sulla base del vecchio progetto completandolo in tutti i dettagli in modo da rendere il forte una importante risorsa turistica e di attirare quindi visitatori, studiosi e appassionati con conseguenti vantaggi non solo per Exilles, ma per l’intera valle. Gli ostacoli burocratici furono (grazie soprattutto all’impegno della Regione Piemonte) rapidamente superati, furono assegnati i fondi per i lavori più urgenti tanto che nel 1987 in occasione di un mio viaggio in Val Susa, ebbi la gioia e la soddisfazione di vedere i tanti lavori già eseguiti: primi fra tutti il rifacimento di gran parte delle coperture, il risanamento delle murature devastate dalla vegetazione cresciuta tra gli interstizi dei blocchi di pietra, il ripristino di numerosi locali interni. I lavori sono proseguiti negli anni successivi cosicché il forte di Exilles è tornato al suo antico splendore e nella stagione estiva è meta di tanti turisti che hanno modo, di ammirare un magnifico esempio di architettura militare. Lo Scarpone Valsusino 15 Storia e cultura scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 15 Storia e cultura scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 16 anche la poesia tiene desta e unita l’anima di un popolo In questa 150ª ricorrenza dell’Unità d’Italia, “Lo Scarpone Valsusino” vuole offrire ai suoi lettori - come ricordo dell’evento - una struggente poesia dal titolo La Madòna dij soldà, composta nel 1945 dal grande poeta piemontese Nino Costa e dedicata a “tutte le mamme che piangono un figlio caduto” in guerra. Il testo è stato musicato da Orlando Guglielminotti, maestro del coro alpino Valsusa di Bussoleno dal 1970 al 2009, ed è inciso sul CD - unitamente ad altri 14 canti che vanno dal Risorgimento alla Resistenza - allegato in omaggio al libro Canti Nostri curato da Mauro Minola e pubblicato quest’anno da Susalibri. La proposta è della nostra collaboratrice Laura Grisa che ha accompagnato la lirica con un suo commento. Commento alla poesia La guerra. Le guerre. Sofferenza, atrocità, morte. Giovani vite spezzate. Mamme che versano lacrime cocenti. Ma, la “Mamma delle mamme”, la “Madre dolorosa” non rimane indifferente a tanto dolore. Lascia il suo cielo di pace e di luce scende nel buio del mondo, nei suoi abissi di odio e di male. Veste i panni di una madre in lutto e con na gran coefa ’d sepoltura, si avvicina a tutti i suoi figli morti sui campi di battaglia, li chiama per nome ad uno ad uno, li conforta con le sue preghiere e parole amorose, si china rabbrivedendo sui loro corpi straziati, sulle loro ferite mortali. Ma poi, con voce rotta dal pianto, in un abbraccio corale di speranza luminosa li accompagna tutti in Paradiso. Dopo la notte del silenzio atroce, l’alba della risurrezione e della gloria. Una poesia ricca di pathos, con un richiamo finale alla pace universale. Laura Grisa La Madòna dij soldà di nino costa Quand che l’ombra a së sparpajia che la neuit l’è ’ncaminà cala giù sij camp ’d bataja la Madòna dij sòldà. L’è vestïa ’d lanëtta scura, l’ha ’n facin mach gròs parei, na gran coefa ’d sepoltura e na stèila ant ij cavèi. Trista, trista, sola, sola, come n’ombra dësmentià sensa gnun ch’a la consola va ciamand ij sò soldà. Va ciamandje ant le campagne va ciamandje ant le cità, giù ant la val e sle montagne, ’nt le pianure abandonà... Ma ij soldà cogià për tèra, tra le ròche ò ’n mez ai fen, ma ij soldà son mòrt an guèra, ma ij soldà ai rispondo nen. Tan tutun chila as jë treuva, s’inginoja vsin a lor con na pen-a sempre neuva, la Maria dij sèt dolor. L’ha pa ’l deuit d’una gran dama ’d na regin-a ancoronà, l’è mach pi na pòvra mama, ch’a l’è mòrtie soe masnà. Scarpone 16 Lo Valsusino Un a pr’un Chila ai dësvìa, Chila ai ciama pian pianin: “Sù, masnà, ch’i ’ndoma vìa, sù, masnà, ch’i diso ’l bin. “Guarda ’n pò... j’è sì toa mama, finalment a l’è rivà. J’è toa mama... j’è toa mama, levte sù chi torno a ca”. Tuta neuit la Madonin-a va giranda për parei, con la facia fin-a, fin-a con la stèila ant ij cavèi... Quand che ’l cel l’è ’nserenasse quand ch’as leva a pen-a ’l di tuti ij mòrt son dësvïasse, ij sò mòrt son tuti lì. Chila ai guarda. Chila ai conta... “Oh! Nossgnor... Vajre ch’a son!...”. Peuj man man che ’l sol a sponta come n’alba ’d redenssion, Chila ai cheuj da tuta banda, - tant j’amis come ij nemis s’jë radun-a tuti a randa e... ai compagna an Paradis. L’angolo di Elio Garnero nelle nostre famiglie com’è il rapporto tra giovani e anziani? Diamo per scontato che tutti noi siamo riusciti ad esprimere e ad inculcare nei nostri figli, nei nostri nipoti i valori indispensabili attraverso i nostri effettivi comportamenti più che con esortazioni retoriche. Più volte su questo “mio” angolo ho sfiorato e commentato il pianeta anziani, ma mai mi sono sorpreso così imbarazzato come in questa occasione. Preoccupato, perplesso ed anche incredulo. Perché? Semplicemente perché scorrendo alcune pubblicazioni del mondo giovanile, con varie interviste, alcune risposte di questi giovani mi hanno impressionato. Una ragazza: “frequentavo la terza media, quando tornavo a casa dovevo intervenire per mediare tra i miei genitori continuamente in conflitto ed occuparmi della casa”. Un’altra ancora: “quando frequentavo la seconda media ho pensato più volte di fuggire da casa perché sgomenta ed avvilita nel vedere mia madre sempre piangente per i continui spudorati tradimenti di mio padre”. Un altro ragazzo, 14 anni “quando tornavo a casa dovevo alternare l’alleanza tra mio padre e mia madre che mi facevano pressione per avere l’esclusiva della mia complicità, sembravano due ragazzini, e questa situazione mi creava confusione e mi faceva sentire solo, come del resto è sempre stato”. Sono dichiarazioni su cui meditare, dove sfocia quella conflittualità che da sempre ha caratterizzato il rapporto genitori-figli, con genitori traboccanti di permissivismo o di modernità o a volte eccessivamente protettivi. In entrambi i casi i ragazzi si ritrovano in famiglie, all’interno delle quali le questioni, oggetto di discussione fra generazioni riguardano il modo di vestirsi, le attività da scegliere per il tempo libero, l’elargizione di paghette settimanali o di laute somme di denaro da investire nell’acquisto degli emblemi di status symbol universalmente condivisi. E intanto i valori di fondo e le questioni morali e politiche che in passato animavano il conflitto generazionale finiscono col diventare cose di altri tempi. Il risultato? Solitudine, confusione, smarrimento cui è difficile sottrarsi dal momento che riguarda la società tutta. E tra i ragazzi aumenta il senso di inadeguatezza e la crisi dei valori con forme di disagio a vari livelli, nel campo del lavoro, dello studio o nelle relazioni sociali e nei rapporti con l’altro sesso. L’angoscia costante che pervade i ragazzi è di non riuscire a corrispondere ai modelli di un’immagine di sé vincente, che rispetti i canoni della bellezza e della forza fisica (per i maschi) o di non poter raggiungere un livello di soddisfazione personale sempre più elevato. Ecco che a questo punto si ricorre a qualsiasi espediente, a qualsiasi surrogato pur di mettere alla prova le proprie capacità seduttive, l’arte della conquista, l’abilità nel saper stupire e non deludere o di essere accettati ed apprezzati. Non a caso si parla frequentemente di generazione dopata che per il bisogno di sensazioni forti e di rassicurazioni, inconsapevolmente mette a rischio la propria vita. Per costruire un’identità matura senza blocchi o confusioni di ruolo, l’adolescente deve avere dei veri interlocutori capaci di ascoltarlo ma capaci anche di esprimere dei valori attraverso effettivi comportamenti più che con esortazioni retoriche. Quei valori e quei comportamenti che noi alpini conosciamo benissimo e che da sempre cerchiamo di trasmettere alle nuove generazioni. Fino ad ora abbiamo accennato al rapporto tra genitori e figli, ma proviamo a confrontare questi giovani con i più anziani, nella fattispecie i nonni. Si da per certo che i giovani di oggi sono diversi da quelli di ieri o del passato. Gli anziani sempre più isolati nella vita, emarginati e condannati ad una fine precoce e sconsolata, perché ostacoli naturali all’evoluzione ed alla crescita. È questa la soluzione per migliorare? Bisogna non tener conto del passato per crescere velocemente, per muoversi e migliorarsi? Dissacrare quello che è stato e che invece ancora è; è questa la soluzione? È questo il modello da seguire? Attenti ragazzi, si scherza con il fuoco, esiste il rischio di smarrirsi; esiste il rischio di seguire senza senso un modello societario senza contenuti che potrebbero rappresentare il baratro per un futuro di sana e reciproca convivenza. Ricordate quando passavamo molto del nostro tempo ad ascoltare i nostri nonni che ci raccontavano le loro esperienze di vita, le loro preoccupazioni, i loro drammi, ma soprattutto le cose belle, e tutto quanto ci dava forza e fiducia nell’affrontare le crisi della nostra crescita e maturazione. Oggi l’isolamento dei giovani ha provocato uno strappo nel tessuto della nostra società, uno strappo nella comunicazione e nella comprensione. Ora si fa di tutto per isolarli dai loro genitori, dai loro nonni e consegnarli al mondo delle vanità e leggi di merchandising. Stiamo fabbricando degli esseri umani senz’anima, senza storia, e non esiste futuro senza storia. La voglia e la speranza di creare un rapporto costruttivo basato sul rispetto ed il richiamo dei valori che rendono civile la convivenza è chiaro e giustificato. Non possiamo perdere l’occasione per ribaltare il presente confidando nello spirito dei giovani e nelle loro idee, e sta a noi perpetuarlo ed essere convinti che la porta è sempre aperta, e mai preclusa. Dario Balbo Lettere in redazione una lettrice risponde Spett.le Redazione de “Lo Scarpone Valsusino”, desidero rispondere alla lettera di www.nuovasocietà.it pubblicata sul periodico di giugno 2011. Premetto che sono figlia di un alpino e, nel ricordo di mio padre e per la stima che nutro nei confronti delle penne nere, continuo con il tesseramento presso la Sezione di mia competenza ad essere un’amica degli alpini. Leggendo la lettera sopraccitata ho provato un profondo sdegno per quanto è stato detto da questi signori a riguardo dell’Adunata Nazionale di Torino del maggio scorso. Per un intero pomeriggio e fino a notte inoltrata ho avuto il piacere di partecipare a quella che è stata una festa meravigliosa, indimenticabile, gremita di gente – alpini e non – con tanta voglia di stare insieme, con la complicità di tanta musica e di una sana allegria. Queste circostanze sono la dimostrazione tangibile che la gente buona, semplice, pronta a regalarti un sorriso trattandoti da amico pur non avendoti mai incontrato, esiste ancora e ti rende complice e partecipe di un evento grandioso, al di là di ogni aspettativa. Questi sono gli alpini: sanno darti gioia e allegria ma quando c’è una calamità naturale o qualsiasi altra emergenza loro sono sempre presenti come sono presenti nei Paesi “dove si combatte la guerra degli Stati Uniti” e non per far paura ai bambini con i loro fucili ma per far sì che questi ragazzini abbiano un futuro e i fucili che incutono una così grande paura non debbano più essere imbracciati da questi stessi bambini in età adulta. Tutte le correnti di pensiero vanno rispettate ma etichettare gli alpini come dei bonaccioni, “ciucatun” capaci soltanto di creare folklore con la fiaschetta e la grappa fatta in casa, mi sembra semplicemente vergognoso; considerando che il giorno dopo i netturbini hanno dovuto ripulire la città da cocci e quant’altro, tra la spazzatura ci poteva pure stare uno scritto che per il suo contenuto non meritava altra collocazione. Se questa e-mail verrà pubblicata, Ve ne sarò grata: in ogni caso, ringraziandoVi per l’attenzione, porgo a Voi tutti i miei sentimenti di stima e di affetto. Luciana Girodo Ringraziamo sinceramente per il contributo che ci fornisce e che ovviamente sposiamo in toto. Abbiamo pubblicato volutamente lo scritto perché era giusto sentire anche altre campane. Non è stato il solo critico uscito dopo l’adunata, ma questo credo sia stato tra i più virulenti. Degli altri ahimè alcuni possono essere anche in parte condivisi visto che sul numero eccezionale di persone presenti la maleducazione di pochi è notata più della sobrietà e l’educazione dei più. Purtroppo anche la vendita scriteriata di cappelli sulle bancarelle contribuisce sovente a trasformare un becero qualunque in un “alpino” e gli osservatori esterni percepiscono l’immagine di un maleducato con il cappello e non possono certo indagare sulla liceità dell’indossarlo. Io personalmente ne proibirei assolutamente la vendita. Indossarlo senza averne titolo, come fanno in tanti è come mascherarsi a carnevale. Il cappello è un simbolo e tale deve restare. Voglio sperare ancora che i comportamenti riportati dai giornalisti critici fossero quindi causati da uomini mascherati che con i loro comportamenti infangano la nostra immagine che lei così gentilmente ha saputo ricordare ed evidenziare. Alpini truppe d’occupazione ? La Val Susa ha da sempre un rapporto di stima e affetto con le Truppe alpine che risale al tempo delle prime guarnigioni venute a difendere queste montagne, le nostre montagne. Gli alpini si sono sempre distinti per la loro dedizione ai valori nazionali, al proprio territorio, alla propria gente, alla montagna, alla solidarietà soprattutto nel corso delle calamità naturali pronti ad intervenire ove sia necessario. Ma oggi, sono veramente triste e delusa nell’apprendere che in Valle sono arrivati gli alpini della brigata alpina “Taurinense” a difesa di una recinzione presso il Comune di Chiomonte. Mio padre “Truna” (chiamato così anche dai suoi commilitoni) era un alpino e il suo cappello l’ha posato il 13 settembre dell’anno scorso perché è “andato avanti”, mio suocero “Gian” era nel battaglione “Cervino”, gruppo sciatori, “campagna di Russia”, gli zii erano alpini, mio nipote Simone, orgoglio del nonno, ha fatto parte degli alpini e ha prestato servizio civile sul territorio in occasione degli eventi alluvionali. Io sono orgogliosa e fiera di appartenere a questa famiglia di alpini, partecipo alle loro adunate, ai momenti felici di festa e ai loro brillanti concerti. Il cuore alpino, proprio quel cuore così grande che sa donare amore, amicizia e calore, senza nulla chiedere mai in cambio, ora viene sulle nostre montagne a far la guardia a una recinzione, perché è di questo che si tratta, di una semplice recinzione. Quel cuore che è abituato a difendere, oggi, viene a combattere un’intera comunità, composta non di guerrieri talebani, ma di anziani, giovani, donne e bambini, insegnanti, cuoche, pensionati, disoccupati e cassaintegrati, ma anche fatta di tanti “veci” in congedo che penso, non siano fieri di questa nuova trovata del Governo. Mandare gli alp ini a combattere chi sta difendendo la propria montagna, da un’opera devastante, inutile, dannosa e costosissima che assorbe i fondi necessari altrove: scuola, sanità, lavoro, alla vera ricostruzione de L’Aquila, dove gli alpini con la “A” maiuscola hanno dato veramente tanto. Sono nata e vissuta in questa Valle e non posso rimanere indifferente a questo ulteriore insulto, e all’ennesima presa in giro dei valsusini. Il Governo, approfittando del rapporto così stretto che c’è da queste parti con gli alpini, cerca di usarlo come strumento per piegare gli abitanti della valle di Susa. In memoria di chi su queste montagne ha combattuto per difenderle, per chi onora gli alpini caduti con delle iniziative esemplari, per chi ogni giorno cerca di far vivere questa Valle, per chi crede che può esistere un altro sviluppo economico che non sia quello delle lobby del tondino e del cemento, rivolgo un caloroso appello all’A.N.A. e in particolare alla Sezione Val Susa perché usi ogni strumento a disposizione per dissuadere e condannare i mandanti Lo Scarpone Valsusino 17 Dalla Sezione scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 17 Dalla Sezione scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 18 politici per l’uso smodato di queste truppe d’occupazione che hanno vissuto una guerra afghana che nulla ha a che fare con la comunità valsusina che non riconosce e che pertanto respinge. Ringraziando per il tempo dedicato a queste righe, saluto cordialmente. Loredana Bellone (valsusina) Strano destino quello degli alpini. Nati per difendere i monti vennero mandati dalla politica in Africa a combattere, non certo per la propria terra, ma bensì per occupare quella altrui. I nostri vecchi pensavano che in fin dei conti “erano solo andati a fare il loro dovere”, e noi ora li ricordiamo con stima e affetto. Spediti al fronte nella Prima guerra mondiale, si comportarono magistralmente con una nazione intera che palpitava per loro. Al ritorno a casa invece derisioni, umiliazioni, nessun riconoscimento al loro sacrificio, da parte di coloro che solo pochi mesi prima, magari nel caldo delle proprie case o nel corso di illuminati dibattiti politici ne tessevano le lodi. Nel racconto dei vecchi si sottolinea sempre “il dovere”, e noi da allora ci siamo impadroniti della leggenda di uomini che per “il dovere” hanno immolato la loro vita. Arriva poi la Seconda guerra mondiale. La storia ci ha insegnato che fu purtroppo una guerra di conquista, dove i nostri alpini, btg. “Cervino” incluso, per “il dovere” furono inviati in Grecia, Albania, Russia come truppe d’occupazione, certamente non scegliendolo. Ma non basta ancora. A quelli sopravvissuti che furono fatti prigionieri, un noto uomo politico di un noto partito di allora ne auspicava quasi la morte quale antidoto alla guerra. Mai però si macchiarono di azioni contro le popolazioni locali dove anzi, ancora oggi vengono ricordati con rispetto perché con onore, serietà e umanità facevano “il loro dovere”, anche se nemici. Eppure come è strano il destino! Quegli alpini sono amati, commemorati ogni domenica, e mai ci si sognerebbe di pronunciare contro di loro neppure una parola di quelle che si riversano oggi su questi incolpevoli ragazzi del “Susa”. Forse si fa finta di non ricordare che tra quelle truppe di occupazione, d’Africa o di Russia, tra i combattenti di allora, c’erano bisnonni, nonni, padri, fratelli, suoceri, amici, anche valsusini che mai verrebbero insultati, e guai a chi dovesse farlo, perché “quello era il loro dovere”. Dove hanno sbagliato loro e dove si sbaglia ora? Passiamo ogni domenica, orgogliosi del nostro cappello, a ricordare i nostri caduti nell’adempimento di quel “dovere”, e ora qualcuno vorrebbe andare ad insultare, aggredire gli alpini di oggi solo perché lo stanno facendo. Sinceramente non credo che i caduti dell’Ortigara, o quelli del Don da lassù siano orgogliosi di vedere alpini che insultano altri alpini, di vedere che non si capisca ancora ora qual è il confine tra la propaganda ed il dovere, tra il fanatismo ed il buon senso, tra difesa di una recinzione e occupazione, tra chi usa le forze armate e chi ne fa parte. È vero che in valle il legame con gli alpini è forte, ma è forte ovunque, anzi forse altrove lo è ancora di più, ma questo non significa che non debbano fare “il loro dovere” dove non piace vengano mandati. Visto che noi alpini dovremmo avere, e spesso a torto ce ne vantiamo, sensibilità che altri non hanno dovremmo difenderli gli alpini di oggi, difenderli da coloro che li insultano, difenderli da tutti i politici, nazionali e locali, difenderli da menti annebbiate dall’odio e dalla propaganda. Grande sarebbe l’alpino valsusino che si alzasse fuori dal coro e dicesse a testa alta “Mi dispiace che facciate il vostro dovere qui, ma vi difenderò e vi rispetterò sino in fondo perché come i nostri vecchi lo possiate fare con onore”. E poi via a modificare la nostra preghiera, dove gli alpini non dovranno solo essere salvati ‘dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall' impeto della valanga’, ma anche dai Giuda che per un po’ di notorietà e visibilità calpestano e umiliano la storia alpina imperniata da sempre sul ‘dovere pericolosamente compiuto’. E soprattutto non dimentichiamo che il padre degli alpini, quel Cantore che evochiamo spesso per il suo Paradiso era un lontano figlio della valle di Susa. Chissà che pena proverà!!! Avrò ancora la libertà di affermare che sono alpino? Le vicende attuali ci hanno abituati a vedere tutte le forme e gli espedienti per manifestare in difesa di convinzioni ed idee che hanno fatto presa su una parte della popolazione della Valle di Susa, che coglie ogni occasione per cercare visibilità sui media, voce dai giornali, consensi. Da alcuni anni mi sono ripromesso di non dire che abito a Susa perché se faccio una simile affermazione, la cosa più elegante che mi viene detta, al di là dei confini del Piemonte, è che sono un retroScarpone 18 Lo Valsusino grado, un conservatore anti progresso; come se tutti gli abitanti della valle appartenessero a quel movimento “No Tav” che ha dato questa impressione in tutto il Paese. Ogni volta rispondo di essere di Torino, per non subire una espressione sdegnata ed una presa per i fondelli e questo da gente non di Ciriè ma che va da Bolzano a Roma e perfino in Sicilia. Ora, nella massa di dimostranti, sono entrati a gamba tesa alcuni belli spiriti, guidati da un proclamatosi ex ufficiale, che si sono mischiati a: donne, bambini, pensionati, esaltati, anarchici, nulla facenti vari e a coloro che alla fine, se procureranno molti voti ad una qualsiasi cordata, pensano di poter entrare in politica in qualità di deputati o senatori, alcuni ex alpini con tanto di cappello alpino accreditando, nel falso più assoluto, che anche la nostra Associazione tacitamente approva le azioni e le idee del movimento. Non credevo si potesse giungere a coinvolgere la nostra Associazione, che è strettamente apolitica e avulsa da ogni manifestazione faziosa, in una simile situazione. Vallo a spiegare a chi ha visto di sfuggita in TV il nostro glorioso cappello, nella calca dei dimostranti, che nessuno della Presidenza ha avallato ciò e men che meno la Sezione Val Susa, “Sarà dura” (per dirla come dicono loro), spiegarlo a chi si è fatta un’opinione errata basata solo su dei brevi flasches televisivi. Dovrò, in avvenire, quando mi chiederanno in che Arma ho prestati servizio rispondere: “Artiglieria” omettendo: “da montagna”? e gli alpini cosa dovranno rispondere: “Fanteria”? Cordiali saluti, sicuramente, alpini. G. Brancato Oblazioni pro Scarpone Giuseppe Ferraris vicepresidente sezionale Gruppo di Cesana Gabriella Arnol in memoria del papà gen. Arnol N.N. M.llo Giuseppe Rosatelli - Torino Il nipote Manuel Cinato in memoria del nonno Benito “Remo” Cinato - Gruppo di Caprie Nello Bert in memoria del fratello Gianfranco Bert Gruppo di Caprie In ricordo di Attilio Odiard, la moglie Gruppo di Susa La nipote Erika in memoria del nonno Leonardo Belmondo - Gruppo di Mattie Alberto Ingramo - Lanzo Torinese € 50,00 € 50,00 € 20,00 € € 25,00 20,00 Totale € 376,00 € 120,00 € 20,00 € 1,00 € 70,00 Oblazioni conto corr. post. Vincenzo Lombardozzi - Torino Achille Nesi - Toirano Ornella Marcellino in ricordo di Adolfo Marcellino Renato Margaira - Torre del Colle (Villar Dora) € 20,00 € 20,00 € 100,00 € 20,00 Totale € 160,00 Oblazioni Fondo Farinacci Maresciallo Giuseppe Rosatelli Sig. Silvio Rosatelli € 165,00 € 165,00 Totale € 330,00 una casa per Luca Sezione A.N.A. Val Susa Gruppo di Condove Gruppo di Oulx (raduno ex 34ª “Susa”) € 1.000,00 € 200,00 € 500,00 Totale € 1.700,00 Notiziario sezionale 12 giugno – Buttigliera Alta. 80° di fondazione. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Garnero, Baro, Ferraris, alfiere Gallina e consiglieri Amprimo, Balbo, Bosco, Olivero, Parisio, Rovero. Sacco e Salvaia. 18 giugno – Oulx . Manifestazione per il riconoscimento della “ cittadinanza onoraria” alla 34ª compagnia del 3° alpini da parte dell’amministrazione comunale di Oulx. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro e Ferraris, revisore dei conti nazionale Botteselle, consiglieri Amprimo, Balbo, Bosco, Alpe, Bert, Demuti, Ollivier, Parisio, Rovero e Sacco con l’immancabile alfiere Gallina. 19 giugno – Exilles. Raduno annuale della nostra Sezione. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro, Ferraris, Garnero e l’intero CDS. 26 giugno – Finale Ligure. 90° di fondazione del Gruppo. Presenti: presidente Sosello e consigliere Balbo. 3 luglio – Claviere. Festa annuale del Gruppo. Presenti: consiglieri Balbo, Bonaudo, Parisio. 3 luglio – Cervinia (Aosta ). Commemorazione del btg. “Monte Cervino”. Presente presidente Sosello. 3 luglio – Colle di Nava. Commemorazione “Cuneense”. Presenti: vicepresidente Baro ed alfiere Gallina. 4 luglio – Susa. Riunione CDS. 10 luglio – Exilles. 80° di fondazione del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro, Ferraris e Garnero, consiglieri Amprimo, Balbo, Bonome, Demuti, Olivero, Parisio e Rovero. 10 luglio – Meana. Festa al Sacro Cuore. Presenti consiglieri Bosco e Sacco. 14-15 luglio – Udine. Passaggio del comando della “Julia” al nostro indimenticabile amico generale Manione. Presenti: presidente Sosello, consiglieri Balbo, Bonaudo, Olivero. 17 luglio – Noasca (Ivrea). Premio fedeltà alla montagna. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Garnero, Angelini in rappresentanza nostra Protezione Civile e l’alfiere Gallina. 17 luglio – Assietta. Festa dël Piemont. Presenti vicepresidente Baro ed alfiere Pelissero. 24 luglio – Gruppo di Bardonecchia. Commemorazione al Picreaux. Presenti: consiglieri Balbo, Rovero e Sacco. 30 luglio – Bar Cenisio ( Venaus). Festa del Gruppo. Presenti: vicepresidente Baro e revisore dei conti nazionale Botteselle. 31 luglio – Pellegrinaggio al Rocciamelone. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Baro, consiglieri Alpe ed Amprimo. 1° agosto – Susa. Riunione CDS. 5 agosto – Gruppo di Gravere. Festa al Deveis. Presente consigliere Alpe. 5 agosto – Caserma di Bousson. Consegna ufficiale del cappello alpino ai partecipanti alla mininaja. Presenti: presidente Sosello, revisore dei conti nazionale Botteselle e consigliere Balbo. 7 agosto – Chiusa Pesio. Festa sezionale. Presenti con vessillo il nostro consigliere Bonaudo ed il presidente della fanfara, Combetto. 7 agosto – Monterotta (Gruppo di Sestriere). Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Ferraris, consiglieri Demuti, Rovero ed alfiere Gallina. 14 agosto – Festa a Santa Chiara (Gruppo di Giaglione). Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro, Ferraris e consigliere Demuti. 21 agosto – Novalesa. Festa annuale del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Baro, consigliere Sacco e revisore dei conti nazionale Botteselle. 28 agosto – Cesana. Festa annuale. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Ferraris, consiglieri Amprimo, Bonome, Balbo, Parisio, Rovero, Demuti, revisore nazionale Botteselle e alfiere Gallina. 30 agosto – Funerali di Francesco Ballesio a Monforte d’Alba. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro e Garnero, consiglieri Amprimo, Balbo, Bonome, Sacco, Olivero e ben 14 gagliardetti. 5 settembre – Susa. Riunione CDS. presenze del nostro vessillo in manifestazioni di altre sezioni Pellegrinaggio a Cefalonia Il monumento che ricorda i Caduti della divisione “Acqui” Nei giorni 25-26 maggio, il sottoscritto consigliere sezionale si è recato in pellegrinaggio nell’Isola di Cefalonia, con il nostro vessillo. Ad accompagnarlo l’alpino di Cesana Giancarlo Baudracco ed alcuni alpini di Arese con il vessillo di Milano. Ripercorrere i luoghi della memoria, dove sono stati trucidati i soldati della divisione “Acqui” che avevano rifiutato di deporre le armi, è stata un’esperienza veramente toccante. I vecchi del posto si ricordano ancora dei soldati italiani e ne parlano con sincera tristezza. Ad guidare questo pellegrinaggio è stato Mario Gelera, presidente della Divisione “Acqui” del Piemonte, che da anni si prende cura del Museo di Agostoli. Riccardo Demuti noasca - Premio nazionale Fedeltà alla Montagna Questa iniziativa annuale giunta alla 31ª edizione è promossa dall’Associazione nazionale alpini sia con lo scopo di far conoscere la montagna intesa non solo come luogo ma come realtà sociale e culturale, sia di attestare l’impegno negli anni di uno o più alpini che abbiano contribuito alla salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente Assemblea dei capigruppo L’annuale assemblea si terrà sabato 5 novembre, alle ore 14,30, nella sala consiliare della Sezione, in via Brunetta a Susa. montano. Quest’anno il premio è tornato tra le monumentali montagne piemontesi ed è entrato addirittura nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, la più antica oasi naturale italiana, a riconoscere l’impegno di un alpino per la difesa e la valorizzazione della montagna, del suo ambiente e della sua cultura. Il premio è stato consegnato al Lo Scarpone Valsusino 19 Dalla Sezione scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 19 Dalla Sezione scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 20 giovane alpino (classe 1977) iscritto al gruppo di Noasca – Sezione di Ivrea, Marco Solive. Marco svolge la sua attività estiva all’alpeggio di Gran Prà, a 2039 metri di altitudine. È con grande commozione ed ammirazione che una rappresentativa dell’A.N.A. nazionale con molti alpini della zona, già sabato 16 ha potuto vedere quella giovane famiglia svolgere con serenità gesti che si considerano ormai di antichi mestieri, e la piccola Erika scorrazzare felice tra quei prati. Quanta lontananza dal degrado che spesso sembra prevalere o addirittura essere di modello degli attuali comportamenti sociali. A dividere la fatica con Marco oggi c’è la moglie Sabrina e da qualche anno la loro piccola Erika. Con loro ad alleviarne la fatica Paris e Linda, i due cani guardiani del gregge, Giulia e Giulio, la cavalla e l’asino, e per ultima, ma non poteva mancare nella baita di un alpino, Pola la mula. Gli alpini convenuti la domenica 17, purtroppo sotto una pioggia battente, erano veramente molti. Presente il presidente nazionale Corrado Perona, un nutrito numero di consiglieri nazionali, 25 vessilli sezionali e molte decine di gagliardetti. Sempre sotto la pioggia, il lungo corteo si è trasferito nella chiesa parrocchiale dove, dopo la Santa Messa, si è svolta la cerimonia della premiazione conclusasi con un accorato discorso del Presidente nazionale che, come al solito, coinvolgeva tutti i presenti tra i ripetuti e scroscianti applausi per lui e per gli increduli ed un po’ frastornati premiati. Il nostro vessillo, sorretto dall’alfiere Gallina era scortato dal presidente Sosello, dal vicepresidente vicario Garnero, ed in rappresentanza della nostra Protezione civile, dal caposquadra Angelini. Elio Garnero Cambio di comandante alla brigata “Julia” Quattro valsusini e trentotto pinerolesi si sono messi in viaggio giovedì 14 luglio per raggiungere Udine dove nella giornata successiva il gen. Giovanni Manione avrebbe assunto il comando della prestigiosa brigata. Un viaggio decisamente lungo e impegnativo, ma l’amicizia che lega le Sezioni di Pinerolo e la nostra all’amico Giovanni meritavano la fatica. Manione, lo ricordiamo per i più di- A sinistra, il gen. Bellacicco e a destra, il subentrante gen. Manione (foto D. Balbo). stratti, ha comandato il 3° alpini nel periodo tra il novembre del 2005 e l’ottobre 2007. Le sue doti di grande comandante, il suo carisma, la sua grande amicizia verso l’A.N.A., la sua voglia di fare e di darsi da fare hanno certamente contribuito a far sì che si instaurasse questo sincero rapporto di amicizia. Ricordiamo anche la moglie Ornella ospite ad Exilles per la nostra festa sezionale nel periodo in cui Giovanni era in missione in Afghanistan. Terminato il periodo di comando, tre anni a Bruxelles per un prestigioso incarico nell’ambito della cooperazione ed infine la “Julia”. In molti speravamo che potesse comandare la “Taurinense” ma l’esperienza in Friuli che lo aspetta sarà sicuramente altrettanto importante. Viaggio come già detto molto lungo, ma con una sosta particolarmente interessante in quel di Cividale del Friuli dove, dopo il pranzo, durante una veloce visita della caratteristica cittadina abbiamo potuto visitare la piccola ma bellissima sede della Sezione locale nella quale siamo stati accolti con simpatia e con la generosa ospitalità friulana. La sera della vigilia è stata giustamente improntata alla festa e Scarpone 20 Lo Valsusino nella dimora udinese dei coniugi Manione si è tenuta una grande festa cui hanno partecipato anche il presidente Perona ed il sindaco di Biella. Nel grande cortile della loro casa non potevano mancare libagioni in quantità e quando le ultime luci della sera cominciavano a lasciare spazio al buio della notte i canti alpini la facevano da padrone. La mattina successiva, tutti ben tirati a lucido dopo un sonno ristoratore, ci siamo portati all’interno della caserma “Spaccamela” per la cerimonia del cambio. Inutile dirlo, ma erano presenti molti vessilli e gagliardetti come è consuetudine ai cambi di comandante, forse non tantissimi come la tradizione del nord-est vorrebbe, ma le recenti polemiche tra Udine e la sede nazionale forse qualche segno lo hanno lasciato. Commossi come è giusto i due comandanti, il cedente Bellacicco, della provincia di Savona ed il ricevente Manione della provincia di Biella. Due uomini del nord-ovest che sicuramente si sono fatti e si faranno onore lontano dalla propria terra. Come detto, oltre a Perona era presente ovviamente il gen. Prjmiceri comandante delle TT.AA. Consueto vin d’honneur e poi via per il lungo viaggio verso le nostre valli contenti per aver reso omaggio ad un comandante che merita tutta la nostra amicizia. Per altri poi il lungo viaggio ha segnato un ritorno nei luoghi della naja ed un velo di nostalgia lo abbiamo sicuramente colto nella riscoperta di tanti angoli che via via scoprivamo nel corso della nostra visita. Da queste pagine vada, come giusto che sia, all’amico Giovanni l’augurio per un sereno comando con la speranza di incontrarlo ancora quando vorrà risalire la nostra valle per qualche giorno di vacanza. Dario Balbo 90° di fondazione della Sezione di Ivrea Un tempo, come si suol dire “da lupi”. Acqua da tutte le parti, strade che somigliavano a fiumi in piena. Ecco come abbiamo trovato Ivrea quella domenica mattina del 5 giugno scorso, giorno in cui la sezione A.N.A. di Ivrea celebrava il 90° di fondazione. La piazza dove ci era stato dato appuntamento si era trasformata in lago, impossibile scendere dall’auto. Non un alpino presente. Attendiamo una ventina di minuti fino quando sotto il diluvio scorgiamo una divisa della Protezione civile con cappello alpino. Questi ci indirizza verso un’altra piazza, nell’interno della città, fornita di porticato dove potersi riparare dalla pioggia. Qui incominciano a confluire molti alpini locali, e di Gruppi limitrofi, anche di altre Sezioni. Nel frattempo la densità della pioggia diminuiva leggermente. Verso le dieci, sulle note della fanfara sezionale, si partiva in corteo per le vie della città, mentre immancabilmente riprendeva a piovere intensamente. Con i cappelli appesantiti per l’acqua assorbita, dopo le due soste previste, per l’alzabandiera e gli onori ai Caduti con relative pose di corone, abbiamo raggiunto la Cattedrale per la Santa Messa. Al termine, naturalmente sempre in chiesa, le orazioni ufficiali, del Sindaco, dell’Assessore provinciale alla viabilità ed urbanistica e del Presidente della sezione A.N.A. di Ivrea. I vessilli sezionali presenti erano una decina, e numerosi i gagliardetti. Il vessillo sezionale della Val Susa era sorretto dal consigliere Bonaudo e scortato dal sottoscritto. La giornata terminava con un lauto pranzo nel salone dell’anfiteatro di Montalto Dora, a pochi chilometri da Ivrea. Elio Garnero Dalla Sezione scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 21 Quella pagina strappata dallo “Scarpone” E così Francesco Ballesio ci ha lasciati anche lui. Come nelle redazioni dei grandi giornali la notizia è arrivata in chiusura, quando si stavano tirando le somme su cosa pubblicare, sul numero delle pagine, sulla qualità delle fotografie, su tutte quelle cose che sino ad un paio di anni fa erano il suo pane, il suo passatempo, la sua gioia ed il suo orgoglio. Ho conosciuto Ballesio praticamente nel 2006, da quando ho cominciato a collaborare con il giornale. Allora aveva già ottantasei anni, ma quello che mi aveva colpito in lui era stata l’estrema lucidità, la pignoleria assoluta, l’entusiasmo per quello che faceva, la competenza enorme, ma soprattutto la grande voglia di migliorare sempre la sua creatura. Cominciavo allora a scoprire termini a me ignoti, tecniche tipografiche sconosciute, ma mi venivano presentate con quella leggerezza del maestro che vuole tramandare ad altri il suo sapere. Fu una grande scoperta. Complice la vicinanza tra le nostre abitazioni torinesi spesso ero da lui a ricevere suggerimenti, a coglierne le proposte. Eravamo nei mesi in cui si progettava la nuova veste grafica del giornale. Con pudore mi faceva vedere le bozze che pazientemente aveva preparato, mi chiedeva il parere, credo anche che mi chiedesse aiuto per portarlo in porto. Ce la facemmo ed il primo numero fu la sua più grande gioia. Il suo capolavoro aveva preso corpo, i suoi occhi sprizzavano felicità. Ci si cominciava a conoscere sempre di più, io riuscivo a capire sempre meglio ciò che voleva, lui era riuscito a capire cosa ero in grado di fare. E nascevano così le copertine che tanto gli piacevano. Le studiava, me le presentava ed io le realizzavo. Talvolta non lo convincevo, ma la sua grande onestà lo portava sovente ad ammettere la validità delle realizzazioni. Il peso dell’età e della sofferenza lo costrinse ad allontanarsi dalla sua creatura, ma guai a mancare al cerimoniale della correzione delle bozze dove ancora pochi mesi orsono con la severità del buon maestro ci bacchettava se non si faceva attenzione. La perfezione fatta persona e solo nel luglio scorso, quando ormai la sua salute era sempre più in fase calante, una smorfia tra il disgusto, la delusione ed il rimbrotto aveva accompagnato quegli errori che erano usciti sull’ultimo numero dello “Scarpone”. Il suo giornale ha ora trentasette anni, molti di coloro che lo leggono mensilmente sono nati e cresciuti con lui, guardandolo magari in braccio a genitori o nonni, e con lui hanno visto crescere quella Sezione che un giorno sarebbe diventata la loro. E dietro le quinte o dietro Ba-io il grande nostro Francesco a scandirne il tempo della crescita tra storia, attualità, feste e funerali con quel rispetto per l’alpinità che gli faceva onore. Questo era il Ballesio del giornale. Ma c’era anche un Ballesio uomo di fanfara, fedele ed inesauribile braccio destro di Combetto, per quella amicizia nata in quel di Chianocco sin dai tempi della militanza partigiana e poi sua seconda casa sino a quando l’ha potuta frequentare. Fu musico appassionato sino a pochi anni orsono, e fu cantore delle gesta di quei suoi compagni che sanno accompagnare l’allegria delle feste, come la tristezza dei passi nei funerali degli amici. Suoneranno anche per lui i suoi amici musici, e suoneranno certamente con difficoltà e commozione. La fotografia, caro Francesco, non so se ti piacerà o meno, ma ti ritrae nel gesto di saluto che tanto abbiamo usato nella nostra vita. Tu saluti, ma in realtà siamo noi a doverti salutare ancora una volta e questa volta per sempre. Grazie di tutto “Cichin” ed un abbraccio sincero alla tua Maria con la quale hai condiviso la tua splendida vita. La tua Sezione, il tuo Gruppo, i tuoi lettori, i tuoi colleghi musici non ti dimenticheranno mai. Ti porti purtroppo nel cuore il cruccio che il tuo “Scarpone” non sia mai stato premiato dall’A.N.A. come meriterebbe invece ampiamente. Non ti preoccupare, ci riusciremo per te. Nelle mani di Valerio, a cui hai ceduto lo zaino posato tempo addietro, crescerà ancora. Te lo promettiamo e te lo dobbiamo. Addio Ballesio, alpino e galantuomo. Dario Balbo Lo Scarpone Valsusino 21 L’amico fedele (foto D. Balbo) Cronaca dai Gruppi scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 22 Gruppo di Rubiana A “Rensin” nostro capogruppo lità, per la tua intraprendenza per l’amicizia che ci hai voluto concedere. So che mi diresti di non esagerare, ma è proprio così perché sei stato un grande. Tutto ciò che facevi lo facevi senza clamore e senza ringraziamenti, come se fosse un “tuo” dovere, e soprattutto per questo che tanta brava gente ti ammirava e ti voleva bene come tutti noi alpini e amici. Ci mancherai. Grazie Capo. Carlo e i Tuoi Alpini. Buon compleanno Aldo Un caloroso augurio dal Direttivo e da tutto il Gruppo al nostro socio alpino Aldo Isabello (classe 1921) che insieme ai 12 pronipoti (Samuele, Giulia, Alice, Greta, Giulia, Giorgia, Simona, Daniele, Fabio, Elisa, Ilaria, Filippo) il 3 ottobre prossimo festeggerà i suoi 90 anni. 14° trofeo Bruno Destefanis Hei!! Brava gente sono andato avanti nel Paradiso di Cantore. Sì, è così che Rensin il nostro capogruppo ci avrebbe dato la notizia; è la mattina del 13 luglio, ricevo una telefonata dal vice capogruppo Remo: “Rensin è andato avanti”. Subito dopo ne ho conferma da sua moglie Valeria, in un batti baleno la notizia si diffonde per la Val Messa, con stupore e commozione; sapevamo tutti che Rensin combatteva da anni con il male, ma non ci aspettavamo che ci lasciasse così presto. Mi rammarico, per questi ultimi mesi, di non essere andato più spesso a trovarlo. Ricordo che quando andavo, spesso lo trovavo seduto nella sua segheria e mi manifestava la sua rabbia per l’impotenza che il male man mano lo attanagliava. L’ultima volta che l’ho visto era a letto per stanchezza, ma sereno, non rassegnato; abbiamo ancora parlato della festa degli alpini della Val Messa, del raduno di Torino, del prossimo raduno 2012 a Bolzano, al quale ci teneva di partecipare, e di essere andato, in sogno, in vetta al Rocciamelone. Il Rocciamelone, sono tante le volte che Rensin è salito in vetta dalla Madonna; tra queste, protagonista tra coloro che riportarono a valle la cassa, custodita ai piedi della Madonna, contenente i nomi dei “Bambini d’Italia” che con le loro sottoscrizioni permisero di costruire nel 1899 la statua bronzea della Signora del Rocciamelone. Mi ritornano in mente, le ascese, fatte nel mese di luglio in occasione del pellegrinaggio della Sezione Val Susa, con te, con il compianto Firmino, Gianni ed io. Obbligo era di andare a dormire in vetta, così alla domenica eravamo già lì ad aspettare tutti gli alpini per la Santa Messa. Indimenticabili furono quelle del Centenario, con neve, tormenta e gran freddo; e quella lunga passeggiata in Valle del Ribon, non proprio una passeggiata, perché arrivati in cima eravamo tutti sfiniti, ma la fatica veniva subito dimenticata il giorno dopo, con la commemorazione degli alpini “andati avanti”, sulle note del canto “Signore delle Cime”. Il canto un altro punto forte del nostro Rensin con la sua voce da basso. Memorabili erano i cori improvvisati nei nostri raduni alpini con Remo, il capogruppo dal quale avrebbe poi rilevato il testimone, Agostino, Alfredo, Luigi e Angelin con la fisarmonica, che con le loro belle voci rallegravano il momento e trascinavano a cantare anche chi non era troppo intonato. Nel 1987 iniziò il suo mandato da capogruppo e in questi circa 25 anni tante cose sono state fatte. Nel 1990 è stata costruita, grazie alla donazione della sig.ra Giovanna in memoria del marito e nostro socio Mario Aiassa, la nuova sede del Gruppo bella e accogliente. Nelle alluvioni, guidato da Rensin, il Gruppo ha prestato la sua opera nel togliere il fango a Canelli ed in Val d’Aosta ad Issogne in una segheria, alle ristrutturazioni e conservazioni delle Cappelle di Rubiana e del Santuario della Bassa, e tante altre opere che ad elencarle tutte diventerebbe troppo lungo. Rensin, ti ricorderemo sempre per il tuo orgoglio di essere Alpino con la “A” maiuscola, per essere sempre stato presente, e a quanto ci tenevi che il tuo Gruppo facesse sempre bella figura alle manifestazioni. Il Gruppo ti dice ancora grazie per la tua disponibiScarpone 22 Lo Valsusino Come di consuetudine anche quest’anno il 6 agosto si è svolta la tradizionale gara alle bocce. Tutto si è svolto come gli anni passati, ma con un evento che non è passato inosservato e cioè la mancanza del nostro capogruppo Lorenzo Bert. Prima dell’inizio della cena è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare “Rensin”. La gara, organizzata dal Direttivo del Gruppo, si è svolta con sorteggio delle coppie presenti, a baraonda e a sorteggio unico, libera a tutti, esclusi giocatori di categorie A-B. Il 14° Trofeo alla memoria del socio Bruno Destefanis ha, visto una buona partecipazione e le gare si sono svolte sui campi da gioco presso la nostra sede in borgata Paschero 5/bis e ai campi da gioco del Parco Europa. Verso le ore 20 è stata interrotta la gara e alla presenza di oltre 70 commensali è stata servita la cena precedentemente preparata dal Direttivo composto da cuochi, aiutanti e relative consorti. La gara ripresa dopo la cena è terminata verso le undici e ha visto vincitori del 1° premio (trofeo Bruno Destefanis) la coppia Acossato Massimo - Goffo Giuseppe, al 2° posto la coppia Neirotti Armando - Montabone Piero. Un caloroso ringraziamento a tutti i partecipanti e in particolare al sig. Dante Vercellino che come sempre, con molto entusiasmo e disponibilità, insieme al vice capogruppo Remo Blandino e ai componenti del Direttivo preparano e conducono le gare dall’iscrizione alla premiazione. Un grazie di cuore va anche alla famiglia Destefanis che tutti gli anni sponsorizza la gara offrendo parte dei premi. Con l’occasione, il Direttivo porge a tutti gli iscritti al Gruppo A.N.A. di Rubiana, simpatizzanti ed amici, un cordiale saluto di arrivederci al prossimo anno. Gruppo di Claviere Annuale festa patronale e di Gruppo Consueto appuntamento domenica 3 luglio a Claviere per l’annuale festa patronale e del Gruppo. Una meravigliosa giornata di sole faceva da contorno alla festa come sempre guidata dalla entusiastica regia dell’instancabile “giovincello” e capogruppo Aldo Audisio. In quel giorno la preoccupazione delle manifestazioni in corso alla Maddalena ha forse tenuto lontano qualche ospite alpino ma la cornice di pubblico era comunque soddisfacente. Ospite come sempre la nostra fanfara e nell’occasione gli sbandieratori di Montegrosso d’Asti che si scontravano con le folate del vento valsusino che mettevano a repentaglio le evoluzioni delle loro bandiere. Esordio in festa alpina anche per il neo sindaco Maurizio Ponzio subentrato da poche settimane all’alpino Franco Capra. Dopo alcuni brani musicali della nostra fanfara e l’esibizione degli sbandieratori, la santa Messa precedeva la consueta processione lungo le vie del paese, processione aperta come consuetudine dall’instancabile Audisio. Conclusione presso la casa comunale per la cerimonia dell’alzabandiera ed i saluti del sindaco. Gruppo di Oulx note sotto le stelle per il ricordo Il periodo tra fine luglio e fine agosto sarà per sempre un periodo di tristi ricordi per tutti gli alpini del Gruppo, quei ricordi che rimarranno scolpiti nelle loro menti e nei loro cuori dopo i luttuosi eventi di quel periodo nell’estate del 2010. Ricorrendo così il primo anniversario della morte di Candido Chareun e di Pier Augusto Clataud non poteva esserci modo migliore per ricordarli che non dedicare loro due serate di stampo alpino. Nella magica atmosfera della pineta di Beaulard, in un anfiteatro naturale di rara bellezza e di ovattato silenzio la nostra fanfara poteva offrire il meglio di sé in un bellissimo concerto dedicato a Candido. Era il 23 luglio e purtroppo la temperatura non era quella che ci si poteva aspettare per il periodo. Freddo, molto freddo ma nulla potè fermare l’impeto e l’impegno del maestro Danilo Bellando e dei suoi musici. Mancava solo la luna piena che già una volta in quello stesso luogo di alcuni anni orsono per un analogo concerto era venuta ad illuminare la scena e a rendere meno pesante il debutto di Cristina nell’impegnativa parte della presentatrice. Applausi finali calorosi e meritati accoglievano poi il presidente Combetto che riceveva dal capogruppo Franco Bernard il ringraziamento del Gruppo. Clima invece decisamente estivo ha fatto da contorno alla serata in ricordo di Pier Augusto nel jardin dla tour. Ospite della serata il coro “Rocciamelone” che ha entusiasmato i presenti con quattordici canti di rara bellezza e di forte impatto sul pubblico presente. Pubblico fortunatamente molto numeroso e coinvolto dal profondo significato della serata. Come sottolineato nei discorsi di rito, molti conoscevano sicuramente Candido e Pier Augusto, ma era importante che coloro che non li avessero conosciuti portassero con sé la consapevolezza di non aver potuto conoscere due persone con il loro carisma. Sono stati ricordati anche tutti gli alpini del gruppo andati avanti nel 2010 e nel 2011. Nel pomeriggio l’annuale gara di bocce degli alpini con rinfresco finale in allegria. Gruppo di San Giorio Inaugurazione ex scuola della borgata Città di San Giorio La borgata Città posta a circa 1000 metri di altitudine è la frazione abitata più alta di San Giorio. In località Gran Pra due bimbi, mamma Mariangela e papà, l'alpino Gianpaolo, sono gli unici residenti. Ma con la bella stagione si rianima e addirittura un comitato e una associazione fanno a gara per organizzare al meglio la festa di Sant’Anna. È in questo contesto che sabato 23 luglio, il comitato di Città e il Gruppo alpini, che congiuntamente hanno partecipato alla realizzazione dei lavori di recupero, hanno consegnato alla popolazione il locale, che ospitava la scuola, completamente ristrutturato. In primo piano, al centro, la signora Monatieri con alla sua sinistra l’ultimo suo allievo, Carlo Tornior. L’ex scuola posta a pian terreno dopo la chiusura era stata utilizzata come magazzino ed era in pessimo stato per la presenza di umidità che minacciava la stabilità dei muri e del pavimento. Dopo la demolizione sono stati isolati e rifatti come i serramenti e l’impianto elettrico. Lavori che sono durati circa un anno, prevalentemente in estate, sfruttando i fine settimana e le ferie. Con la presenza costante del vicecapogruppo Fabio Tomassone, vera anima dell’opera, si sono avvicendati di volta in volta diversi alpini e soci aggregati, dai semplici manovali ai più esperti muratori con un particolare ringraziamento a Mario Chiaberto alpino di Villar Focchiardo. I materiali sono stati forniti gratuitamente dal comune, proprietario del locale e da alcune ditte. Il sabato, alla presenza del Sindaco, degli amministratori, delle associazioni e con ospite d’onore la signora Giorgiana Monateri, l’insegnante che nel 1962 chiuse per l’ultima volta la porta della scuola, costretta alla chiusura per mancanza di alunni causa lo spopolamento inesorabile della montagna, è avvenuta l’inaugurazione. Al suono dell’Inno nazionale, a lei il compito di tagliare il nastro tricolore e a reggerlo, Ilaria e Dario i bambini che vivono tutto l’anno lassù a dimostrare una timida ripresa della montagna. Dopo i discorsi di rito i numerosi intervenuti hanno potuto vedere l’interno, dove una mostra fotografica sul prima, durante e dopo i lavori dava modo di apprezzarne l’esecuzione e anche la complessità. Noi alpini abbiamo voluto dedicare questo locale all’alpino Florido Tomassone andato avanti qualche anno fa, originario della Città cui era molto legato. Florido aveva spesso espresso il desiderio di sistemare la scuola ma per vari motivi la cosa è andata per le lunghe. Allora questo desiderio è stato per gli alpini il suo testamento morale, una promessa da mantenere, una promessa finalmente mantenuta. A lato dell’arco centrale è stata posta una scultura in legno, opera di Valter Tomassone, copia del cappello alpino di Florido con la scritta ”A Florido e a quanti calcarono queste contrade”. Mauro Pognant Gros Gruppo di Bardonecchia 80° della tragedia del Picreaux Non certamente felice lo spostamento di data dell’annuale commemorazione della tragedia del Picreaux del lontano gennaio 1931. Di consuetudine la cerimonia si svolge nell’ultima domenica di luglio, ma nell’occasione dell’80° anniversario il Gruppo ha deciso di anticipare il tutto di una settimana per consentire ad un maggior numero di persone di partecipare evitando concomitanti manifestazioni di richiamo. Per citarne due, il concerto al Pian del Sole e la nostra salita al Rocciamelone. Una temperatura decisamente poco estiva, non pensiamo di esagerare nel supporre qualche misero grado sopra lo zero, ed un vento gelido hanno così fatto da contorno alla commemorazione culminata come al solito nella Santa Messa celebrata da don Paolo di Pascale. Esordio nella lettura della Preghiera dell’alpino per l’ex sindaco alpino di Bardonecchia, Francesco Avato, mentre l’attuale sindaco Roberto Borgis, alpino anche lui, partecipava per la prima volta ma ahimè senza cappello. Lo Scarpone Valsusino 23 Cronaca dai Gruppi scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 23 Cronaca dai Gruppi scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 24 Gruppo di Sant’Antonino Il capogruppo in Canada Purtroppo la partecipazione non è stata pari alle aspettative, ma i presenti si sono dimostrati come di consueto coinvolti specie nel ricordo, dettagliato, delle vicende che hanno portato alla tragedia. Lo scorso aprile, su La Stampa, una lettrice figlia di un milite presente al Picreaux nel giorno della disgrazia, raccontava quella che, secondo suo padre ed altri valligiani, era una esercitazione da non fare per le proibitive condizioni atmosferiche. Lamentando, ingiustamente, che quella disgrazia fosse stata dimenticata, ha fornito l’occasione a Renato Nervo per leggere quell’articolo che forse ai più era sfuggito. Presenti il nostro vessillo e quello di Torino, con i gagliardetti dei Gruppi di Bardonecchia, Sant’Antonino, Cesana, Bussoleno e Oulx. Presente anche una rappresentanza dei marinai d’Italia. La polenta fumante, quanto mai gradita, ha poi riscaldato un po’ i coraggiosi commensali rimasti. Nella giornata di sabato invece a Rochemolles, nell’ambito delle celebrazioni, momenti di ricordo e raccoglimento con la partecipazione del coro Ange Gardien di Oulx. Gruppo di Giaglione Festa di Santa Chiara dedicata a ugo Ponsero Anche quest’anno il Gruppo ha rinnovato l’appuntamento con la festa di Santa Chiara che si è svolta domenica 14 agosto, ed ha voluto dedicare l’edizione di quest’anno all’alpino Ugo Ponsero deceduto il 12 marzo 2011. La sua figura è stata ricordata sia dal parroco don Daniele Giglioli durante la Santa Messa sia dal capogruppo Franco Silvestro che ha sottolineato come proprio Ugo Ponsero avesse voluto dare inizio, nel 1978 insieme agli amici che l’anno prima rifondarono il gruppo giaglionese, a questo appuntamento estivo con l’idea di creare un momento di aggregazione e amicizia. Da allora ogni anno l’incontro si è rinnovato crescendo nelle edizioni successive. Al termine della Messa il presidente della Sezione A.N.A. Val Susa, Giancarlo Sosello, ha consegnato la tessera dell’associazione a Massimiliano Maberto che ha partecipato con grande entusiasmo al corso di “mininaja” di 3 settimane presso la caserma di Bousson, dando un grande esempio di alpinità e attaccamento alle nostre montagne. L’ampio e suggestivo spazio naturale di Prà Piano accoglie ogni anno un buon numero di organizzatori e un folto gruppo di partecipanti che trascorrono la giornata tra giochi, intrattenimenti e un gustoso pranzo alpino, il tutto accompagnato dalle note della banda musicale di Giaglione diretta dal maestro Mauro Parisio. La banda in mattinata, dopo l’alzabandiera, ha condotto il corteo con i numerosi gagliardetti verso il luogo della Santa Messa al campo e nel pomeriggio si è esibita in un concerto di canzoni alpine. Il Gruppo ringrazia tutti coloro che si sono prodigati per la buona riuscita della festa e rinnova a tutti l’appuntamento per il prossimo anno. Franco Silvestro Scarpone 24 Lo Valsusino Il capogruppo Michele Franco, durante un viaggio in Canada ha fatto visita alla Sezione di Toronto e da queste pagine vuole rinnovare l’amicizia con gli alpini all’estero. Nella fotografia lo vediamo con il Direttivo della Sezione canadese e alla sua sinistra, il presidente Buttazzoni. Gruppo di Novalesa Festa dell’estate È il 21 agosto, le vacanze volgono al termine e il Gruppo vuole salutare le ferie che se ne vanno con la ormai tradizionale festa dell'estate che è anche l'annuale festa del Gruppo. Grande fervore di tutti i soci già il venerdì precedente con l'installazione del tendone che accoglierà i commensali e la tenda dove alloggerà la cucina da campo. La domenica, di buon mattino, tutti schierati da bravi alpini, a svolgere il compito già in precedenza assegnato, dalla cottura delle due voluminose polente, al girarrosto che arrostirà le succulente costine, alla losa che produrrà salciccia paesana. Ma il vero tocco di classe è arrivato dalle nostre infaticabili cuoche che hanno dato il meglio di sé presso i fornelli per la gioia del palato di tutti i presenti. Un grazie di cuore ad Anna, Laura, Luciana, Marcella, Marie Helene e Tiziana per la loro perizia, e per la simpatia e gentilezza elargite a tutti i commensali. Erano presenti oltre ai 130 soci e amici, il presidente sezionale Giancarlo Sosello, il revisore dei conti nazionale Mario Botteselle, il consigliere sezionale Enrico Sacco, il vicepresidente Giovanni Baro e a rappresentare il Comune il sindaco Ezio Rivetti. Un grazie al capogruppo Gillio Giai per la sua impeccabile organizzazione e per la sua instancabile volontà che ha dato alla festa una piacevole e apprezzata conclusione. Gruppo di Cesana Festa del Gruppo Domenica 28 agosto, in una magnifica giornata di sole, si è svolta l’annuale festa del Gruppo. Dopo l’Onore ai Caduti al monumento all’alpino il corteo si è snodato tra le vie di Cesana per raggiungere in successione il cimitero di guerra e poi successivamente il monumento ai Caduti dello Chaberton. Sempre magistralmente guidato dalla fanfara sezionale il corteo raggiungeva poi località Massarello dove si trovano sia la sede del Gruppo che la cappella presso la quale si svolge la Santa Messa. Dopo il saluto del capogruppo Giuseppe Ferraris prendevano la parola sia il sindaco di Cesana Collomb che il vicesindaco alpino di Claviere, Capra che porgevano i saluti delle rispettive amministrazioni comunali. Al termine della Santa Messa tradizionale distribuzione del pane benedetto. Larga la partecipazione alpina con presenze anche dalle Sezioni di Torino e Pinerolo. Nutrita inoltre la partecipazione dell’Associazione nazionale bersaglieri con i rappresentanti valsusini e naturalmente presenti gli amici francesi del 15/9 di Briançon guidati da Daniel Leportier. Rancio alpino nella suggestiva atmosfera della pineta e chiusura della giornata in bellezza con il tradizionale concertino della nostra fanfara. coci qui... non per tirare le somme, ma per continuare a camminare ancora insieme, affrontando gioie e dolori, successi e delusioni. Ma fino a quando ci terremo per mano il futuro non mi farà paura... Buon anniversario Mauro. Tua moglie Graziella. gratulazioni vivissime e tanti auguri per l’avvenire. Gruppo di Chianocco Il 26 giugno scorso, l’alpino Lorenzo Rossero e signora Ada Perotto hanno festeggiato i loro sessant’anni di vita coniugale. Da tutti i soci del Gruppo con- Gruppo di Villar Focchiardo Il 2 luglio u.s. si sono uniti in matrimonio la signorina Michela Versino di Luigi nostro socio, e il signor Manuel Cantore. Il Gruppo augura ai novelli sposi tanta felicità. Ferraris confermato capogruppo Il 26 agosto presso la sede del Gruppo in località Massarello, alle ore 15.30 in seconda convocazione, si è tenuta l’assemblea dei soci, regolarmente convocata, per procedere alla votazione del nuovo Consiglio direttivo. Risultano eletti: capogruppo Giuseppe Ferraris, consiglieri Riccardo De Muti, Carlo Bec, Emilio Peyron, Vittorio Colomb, Secondino Gastaldi, Giorgio Baseggio. I consiglieri votano gli incarichi da assegnare ai soci eletti, e all’unanimità vengono designati: Riccardo Demuti vice capogruppo, Vittorio Colomb tesoriere, Emilio Peyron segretario, Giorgio Baseggio magazziniere, Secondino Gastaldi pubbliche relazioni, Carlo Bec approvvigionamenti. Nascite Gruppo di Avigliana Il 2 febbraio il socio alpino Giorgio Griffero e la consorte Carla sono diventati nonni. È nato il piccolo Giovanni Battista. Ai nonni, ai genitori Graziella ed Ermanno, vadano le più vive felicitazioni di tutto il Gruppo. Al piccolo Giovanni Battista auguriamo ogni bene nel lungo cammino della vita che ha appena intrapreso. Marco Brunatto e Ombretta per la nascita del nipote Andrea. Gruppo di Novalesa Il 17 giugno è nata Viola Claretto nipote del nostro socio Giorgio e della nonna Adriana, pronipote dei bisnonni Basilio (socio anch'esso) e Marì. Ai genitori e ai familiari i più calorosi auguri da tutto il Gruppo. Gruppo di Sant’Antonino Il 14 giugno 2011 è nato Simone, figlio del socio Luca Giai Brueri e della consorte Luisa e nipote di Agostino Giai Brueri. Il Gruppo partecipa alla vostra felicità e augura a Simone un sereno avvenire. Gruppo di Rubiana Felicitazioni dal Gruppo al socio alpino Franco Sina e alla moglie Gianna per la nascita della nipotina Caterina. Gruppo di Villar Focchiardo Il 10 aprile è nata Anita Amprimo di Luca e Simona Viceconte, nipote del socio Angelo. Ai genitori, alla sorellina Martina e ai nonni le più vive felicitazioni ed alla piccola Anita auguri per una lunga vita serena. Auguri anche al socio alpino Gruppo di Bruzolo Il socio Luca Didero e consorte Marina Seinera, sono diventati genitori di un maschietto al quale hanno dato il nome Marco. Felicitazioni vivissime ai genitori e tanti auguri al piccolo Marco per il cammino appena iniziato. Anniversari Gruppo di Bruzolo Il 24 settembre prossimo, il socio consigliere Nello Parolari e consorte Piera raggiungeranno il prestigioso traguardo di cinquant’anni di matrimonio. Il Direttivo e gli alpini del Gruppo si congratulano con loro ed augurano buon proseguimento. Gruppo di Avigliana Il 31 luglio 2011, la gentil signora Carla ed il marito nostro socio alpino Alessandro Salvaia hanno festeggiato il loro cinquante- simo anno di matrimonio con la loro famiglia. Per la verità la settimana precedente c’è stato un prologo all’avvenimento con un simpatico e gradevole incontro conviviale con i loro amici più cari. A Carla e Sandro l’intero nostro Gruppo esprime vivissime congratulazioni, ed augura loro di raggiungere in serenità i prossimi traguardi. Gruppo di San Giorio Il 20 settembre abbiamo raggiunto i nostri primi 25 anni ed ec- Matrimoni Decessi Gruppo di Almese Lo scorso 12 maggio ci ha lasciati l'artigliere alpino Enrico Giugliardi, classe 1917. Enrico partecipò negli alpini alla campagna di Albania dove venne fatto prigioniero dai tedeschi. Dopo l'8 settembre 1943 riuscì a fuggire dal treno che trasportava i prigionieri in Germania e trascorse un periodo nelle formazioni dei partigiani di Tito. Dopo parecchie vicissitudini, potè finalmente ripartire alla volta dell'Italia, viaggiando in parte con mezzi di fortuna e per lunghi tratti camminando a piedi, facendo così ritorno a Rivera di Almese, suo paese natale. Giunto a casa dovette nascondersi per diversi mesi in una grotta sulla montagna per evitare i rastrellamenti dei tedeschi e delle forze repubblichine. Uomo forte nel carattere e per prestanza fisica, partecipò attivamente, finché la salute glielo permise, alla vita associativa del Gruppo alpini almesino ed a tutte le nostre Adunate nazionali. Alla figlia Marina ed a tutti i familiari in lutto giungano le più sentite condoglianze a nome di tutti gli alpini e simpatizzanti del Gruppo. L’11 giugno è deceduta, all'età di 89 anni, la signora Livia Salussoglia, mamma del nostro socio Giampiero Borasio. Alpini e simpatizzanti del Gruppo porgono le più vive espressioni di sincero cordoglio a Giampiero ed ai suoi familiari. Gruppo di Caprie Venerdì 8 luglio u.s. è andato avanti il ns. socio Benito Cinato, classe 1923. Remo, come lo abbiamo sempre chiamato, abitava a Novaretto ed era molto conosciuto sia a Caprie che a Condove. Viveva con la moglie Giovanna Ester Suppo, che aveva sposato nel 1946, con traguardo quest’anno dei 65 anni di matrimonio. Due figli: Attilio e Silva. Ha svolto il servizio militare nel battaglione “Exilles” a Pinerolo e dopo l’8 settembre 1943 è stato catturato dai tedeschi e deportato in Germania a Bremen Nord, nei pressi di Amburgo, in un campo di lavoro. Una vita di lavoro, con inizio all’età di 13 anni alle Officine Moncenisio e successivamente alla Fiat Ferriere. In pensione si è sempre tenuto molto attivo con una dedizione particolare all’orto. Il Gruppo porge le più sentite condoglianze alla moglie, ai figli e a tutti i familiari. Un ringraziamento ai Gruppi che sono intervenuti alle esequie con il loro gagliardetti e alla Sezione A.N.A. Valsusa che ha partecipato con il vessillo sezionale. L’11 febbraio 2011 è andato avanti il socio Gianfranco Bert, classe 1951. Ha lavorato come operaio alla Fiat e poi come muratore, e da molti anni ormai viveva nella casa dei genitori in borgata Sala, sopra Novaretto. Vita solitaria e semplice la sua, sulla montagna di fronte alla Sacra di S. Michele. Costituiva un punto di riferimento per coloro che raggiungevano la borgata per lavoro o per passeggiate. Seppure abituato a stare solo, parlava molto volentieri con le persone che incontrava lassù, poiché dotato di spirito gioviale. Il Gruppo porge le più sentite condoglianze al fratello Nello Bert, nostro capogruppo, alla sorella e a tutti i familiari. Un ringraziamento ai Gruppi che sono intervenuti alle esequie con il loro gagliardetti e alla Sezione A.N.A. Valsusa che ha partecipato con il vessillo sezionale. Gruppo di Chianocco Venerdì 26 agosto è andato avanti Francesco Ballesio classe 1921. Anima indiscussa de “Lo Scarpone Valsusino” per quei ben trentacinque anni ed oltre in cui ha profuso entusiasmo e competenza per renderlo sempre migliore. Lo Scarpone Valsusino 25 Anagrafe alpina scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 25 Anagrafe alpina scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 26 Musico e contemporaneamente segretario della fanfara ha contribuito anche qui allo sviluppo ed alla organizzazione della stessa. La Sezione tutta, il comitato di redazione, il suo Gruppo lo ricorderanno sempre quale esempio di disponibilità, rettitudine, e alpinità. Alla moglie Maria, sua inseparabile compagna di vita vadano le più sentite condoglianze della famiglia valsusina per sempre riconoscente. Gruppo di Chiusa San Michele È mancata la signora Ida Allais, suocera del nostro socio Romano Barella. A lui e alla moglie Franca le più sentite condoglianze. Il Gruppo è vicino e partecipa al dolore del socio Elio Berton e del piccolo Ignazio Edoardo per la repentina quanto immatura scomparsa della moglie e mamma Angela Venturino e porge le più sentite condoglianze. Gruppo di Mattie A Pasqua arrivano finalmente gli americani a liberarlo e dopo qualche tempo inizia finalmente il lungo e faticoso viaggio di ritorno verso l’Italia, raggiunta dopo molte peripezie il 29 luglio 1945 tre anni dopo la partenza. Il Gruppo formula alla famiglia sentite condoglianze. Gruppo di San Giorio Il 27 giugno è andato avanti l’artigliere alpino Luigi Pognant Gros. Ricordare Luigi non è semplice tanti erano i suoi impegni, tutti meritori e si rischia di tralasciarne qualcuno. A San Giorio era presente praticamente in tutte le associazioni, per anni eletto in consiglio comunale fino a ricoprire la carica di sindaco negli anni settanta. Sempre disponibile, sempre pronto alla battuta, preciso e puntuale ad ogni impegno preso. Punti fermi della sua vita la famiglia e la fede in Dio. La domenica dopo la Messa era un piacere scambiare due parole con lui perché c’era sempre qualcosa da imparare. Purtroppo poi, una lunga serie di problemi fisici, affrontati con coraggio e forza cristiana, lo hanno accompagnato fino al Paradiso di Cantore. Alla moglie Alessandra, ai figli Maria Luisa, Lorenzo nostro socio, Giorgio, a tutti i familiari vadano le fraterne condoglianze del Gruppo. Gruppo di Sant’Antonino Il 18 giugno è mancato il socio Domenico Gardetto detto Minotto. Il Gruppo porge ai figli sentite condoglianze. Il 21 giugno è “andato avanti” Leonardo Belmondo classe 1921. Arruolato nel 1941 nel battaglione “Exilles” viene dapprima inviato sul fronte occidentale dove entrava a far parte della 32ª compagnia. Dopo qualche mese trascorso a Pinerolo per addestramento nel gennaio 1942 viene imbarcato a Bari per raggiungere il fronte dei Balcani. Sbarcato a Ragusa in Jugoslavia il primo impegno del suo reparto è stato quello di portare rinforzo al “Fenestrelle” che si trovava a Nevesinie, a circa 30 km da Mostar, nelle montagne. Da quel momento lungo peregrinare per la Jugoslavia sino all’8 settembre 1943 quando si trovava in Montenegro. Consegnate le armi ai tedeschi, viene mandato dopo lungo viaggio su battello e successivamente su carro bestiame, nel campo di concentramento VI G di Bonn. Lavori forzati, fame sino al luglio 1944 quando, spostato di campo, comincia vivere una prigionia meno severa. Gruppo di Villar Focchiardo Il 31 maggio è mancato il signor Renato Amprimo (Ronne) di anni 71, fratello del nostro socio Angelo. Ad Angelo ed a tutti i familiari il Gruppo porge sentite condoglianze. Il 30 giugno è mancata la signora Carolina Cavezzale (Carla) di anni 82, sorella del socio Piero. Il Gruppo partecipa al dolore della famiglia. Il 15 luglio è mancata la signora Ines Michela Trossello, di anni 46, sorella dell'amico degli alpini Rudi. Alpini ed amici del Gruppo porgono le più vive espressioni di sincero cordoglio alle famiglie in lutto. Gruppo di Villar Dora All’età di 94 anni, l’amico alpino, invalidi di guerra, Marco Morando è andato avanti. Tutto il gruppo rinnova alla figlia Marinella e marito Guido, fraterne condoglianze. errata corrige Nel numero di giugno del nostro giornale, un annuncio di nascita è stato erroneamente inserito fra i decessi. Ci scusiamo con i familiari e con i lettori per gli ulteriori errori, augurando nel contempo al piccolo una lunga vita serena. Scarpone 26 Lo Valsusino Giorgio Versino: un vero grande alpino ci ha lasciati Cari alpini valsusini, permettetemi di sottrarvi un po’ di spazio del nostro giornale per ricordare un grand’uomo, un alpino doc, un uomo onesto, coscienzioso, intelligente, che nel suo passaggio su questa terra, purtroppo troppo breve, ha lasciato il segno nella propria famiglia, nella comunità dove risiedeva e nella nostra famiglia alpina. Infatti ha sempre seguito tre serie direttive: la famiglia, il lavoro, gli alpini. Sto parlando del capogruppo degli alpini di Rosta il mio amico fraterno Giorgio Versino, salito al Paradiso di Cantore il 19 maggio scorso (giorno del funerale). Giorgio è stato il capogruppo degli alpini rostesi per ben 23 anni, trainando il suo Gruppo in molteplici manifestazioni di solidarietà quali la raccolta per il Banco Alimentare e la raccolta fondi per ricerca e cura del cancro; ha restaurato purtroppo più di una volta il pilone votivo di Pessina tanto caro agli alpini locali, ed ha raggiunto quanto gli stava più a cuore, una nuova sede; in tale occasione ne è scaturita la sua caparbietà ed il duro lavoro per arrivare all’inaugurazione del 7 ottobre 2007. Giorgio era da sempre sostenitore del nostro “Scarpone Valsusino”. Teneva ad essere informato sugli avvenimenti in valle per potervi partecipare. Gentilissima signora Giustina, carissime Paola ed Anna, carissimi nipotini, siete stati fortunati poiché avete avuto un marito, un padre, un nonno eccezionale. A nome di tutta la sezione A.N.A. “Val Susa” a cui Giorgio era molto legato vi esprimo le più sentite condoglianze. Siete forti, anche se ritengo che il vuoto lasciato da Giorgio sia incolmabile. Alle esequie il nostro vessillo era sorretto dal consigliere sezionale Amprimo scortato dai vicepresidenti Garnero e Baro. Elio Garnero Ringraziamento Vogliamo usare una volta le pagine de “Lo Scarpone Valsusino”, credo l’ultima, per ringraziare tutti coloro che hanno voluto partecipare al nostro dolore per la perdita del caro Francesco. Un ringraziamento particolare a tutti coloro, tantissimi, che sono saliti sino a Monforte d’Alba per rendere omaggio al loro caro amico “andato avanti”. Un grazie di cuore quindi alla fanfara che con le sue note ha reso meno doloroso l’ultimo tratto terreno, un grazie al presidente Sosello ed ai suoi consiglieri e grazie anche alla redazione del giornale impegnata da oggi a proseguire in quella strada che con tanta passione Francesco aveva contribuito a tracciare. Grazie a tutti. Grazie per le vostre lacrime trattenute a stento, per le vostre voci rotte dall’emozione e dalla tristezza. So per certo che Francesco resterà nel nostro come nel vostro cuore per sempre, in quel grande cuore alpino che lui nelle pagine del giornale ha sempre voluto valorizzare. Maria Bedano ved. Ballesio e famiglia Sezione Val Susa Via della Brunetta, 45 - 10059 Susa Tel. e fax 0122.33.204 sito internet: www.anavalsusa.it scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 27 “Eccola. Si spiega al soffio della Giustizia, si allarga al vento della Libertà, si illumina nella promessa del futuro. Consacrala, anche tu. Essa te lo domanda”. Gabriele d’Annunzio scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 28 Bussoleno: castello Borello, di cui si hanno notizie dal trecento. Patrimonio della famiglia dei Rotari e successivamente dei Calci e dei Bonini. usato anche come ricetto dalla popolazione locale, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti, ma la struttura originaria resta abbastanza leggibile. L’edificio è oggi di proprietà privata (foto C. Ravetto).
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