programma - Fondazione Premio Napoli

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programma - Fondazione Premio Napoli
Opificio'2013'
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LE'ATTESE'
Dopo l’anteprima dell’8 marzo scorso – intitolata a una figura «mitologica» dell’attesa come Godot e animata dalla relazioni di Gabriele Frasca, Giuseppe Merlino, Ugo M. Olivieri, Francesco Storti e dei due coordinatori scientifici del
progetto, Francesco de Cristofaro e Giovanni Maffei – Opificio apre i battenti della sua seconda stagione, che si svolgerà, a partire dal 4 aprile 2013, ogni giovedì alle 15 nell’Aula Magna Piovani del Dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università di Napoli Federico II. I contributi saranno ospitati in una pubblicazione a più mani, sul modello del volume Delle coincidenze. Opificio di letteratura reale /1, a cura di Francesco de Cristofaro e Chiara De Caprio (Napoli
2013). Ai lavori, guidati da dodici dottori di ricerca in ambito letterario e filologico, parteciperanno circa cinquanta giovani studiosi (studenti, dottori, dottori di ricerca, ricercatori) selezionati tra quanti hanno risposto al call for papers,
nonché – in qualità di relatori o di discussant – ospiti come Giancarlo Alfano, Paolo Amalfitano, Corrado Calenda, Gennaro Carillo, Domenico Conte, Giovanni De Leva, Antonio Gargano, Orsetta Innocenti, Stefano Manferlotti, Andrea
Mazzucchi, Tomaso Montanari, Matteo Palumbo, Valerio Petrarca, Francesco Saponaro e altri. La serie degli incontri sarà conclusa, a fine maggio, da una doppia sessione di sintesi e di rilancio. Nel corso del primo di questi incontri, presieduto dai coordinatori scientifici del ciclo, sono previsti gli interventi di alcuni ricercatori di provata esperienza, come Annalisa Carbone, Virginia Di Martino, Elvira Godono, Luca Torre; nonché ulteriori comunicazioni da parte di studiosi che abbiano proposto un progetto persuasivo, ma non abbiano partecipato, per impedimenti d’ordine temporale o spaziale, ai lavori delle équipes (Olga Campofreda, Brigida Di Schiavi, Martina Palmentieri, Jacopo Pignatiello, Alfredo Palomba, Chiara Moriconi). I contenuti dell’altra sessione, più propriamente dedicata agli approfondimenti in itinere, matureranno nel corso dei seminari: i partecipanti saranno individuati dai curatori dei workshop, Vittorio Celotto
e Antonio Del Castello. Discussant di queste sessioni conclusive saranno Ugo M. Olivieri e Antonio Saccone. Per ulteriori informazioni: www.premionapoli.it/eutopia.
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Opificio 2013
Le attese
I. NON-ANCORA. FENOMENOLOGIE (TEORICHE) DELL’ATTESA A CURA DI ORESTE LIPPOLIS & PAOLO TRAMA 4 APRILE
IV. QUASI COME DUMAS A CURA DI GIUSEPPE EPISCOPO & MARCO VISCARDI 2 MAGGIO
Mirta Cimmino, Alice Colantuoni, Maurizio Esposito La Rossa, Marianna Ferriol, Clement Lévy, Rita Raimondo, Francesco Sielo
con la partecipazione di Domenico Conte discussant Matteo Palumbo
Carmine Ferraro, Fernando Fevola, Valeria Gravina, Anastasia Manna, Natalia M. Marino, Annarita Rendina, Andrea Salvo Rossi, Gabriella Sgambati
con la partecipazione di Giancarlo Alfano e Tomaso Montanari discussant Corrado Calenda
L’idea di partenza è semplice: riprendere e rielaborare spunti di riflessione attraverso la ricognizione di alcuni testi teorici, di
varie discipline, tutti capaci di delineare e scandire le tappe della concettualizzazione novecentesca della fenomenologia dell’attesa.
Per ora solo qualche pista da seguire, senza chiudere le porte al dibattito ulteriore. L’angosciosa attesa: ovvero la riflessione filosofica e psicoanalitica sull’angoscia vista come paura di un ‘che’ d’ignoto a venire, significativamente sviluppata tra le Due Guerre da
Heidegger e Freud e confluita poi nell’indagine successiva di Lacan che, nei primi anni Sessanta, fonde gli spunti teorici dei due
grandi maestri. Sala d’attesa (riti di passaggio e non-luoghi): il riattraversamento di alcuni snodi teorici, riconducibili al medesimo
paradigma etnologico-antropologico, fecondi di spunti analitici intorno al potenziale simbolico degli spazi fisici dell’attesa (Augé)
o a quella dimensione dei rituali in cui l’individuo viene messo in sospensione dalla comunità di appartenenza in una zona limbica
oscillante tra una condizione esistenziale e l’altra (Van Gennep). Il potere dell’atteso: «Fare aspettare: prerogativa costante di qualsiasi potere, “passatempo millenario dell’umanità”»; a partire dalla definizione di Barthes studieremo l’obbligo dell’attesa come
spazio privilegiato dell’esercizio del potere. Ciò che ci sorprende nell’attesa è il sospetto di un sottile rapporto, un tacito patto tra
noi, attendenti, e il potere stesso. Questo spazio scabroso è quello che ci proponiamo di scandagliare, chiedendoci, ancora con
Barthes, quale ruolo giocano i nostri personali investimenti nella struttura stessa dell’attesa: un cammino verso la dimensione spettrale dell’attesa che include i meccanismi del transfert (Freud, Lacan), i rituali della perversione e del masochismo (Deleuze) e
l’indagine sulla condizione, oggi familiare e ossessiva, dell’essere in debito (Mauss). Un viaggio verso quella dimensione nella quale
il potere si mostra trionfante ma, allo stesso tempo, si scorge la sua possibile rivoluzione.
Esistono le attese estetiche? Nel tentativo di rispondere alla domanda, la giornata si articolerà su due differenti livelli: l’attesa
dell’esperienza estetica e lo studio dei meccanismi dell’attesa messi in atto dall’autore nella costruzione dell’opera. Studieremo
quindi i generi letterari nel loro rapporto col pubblico e, con Jauss e la teoria della ricezione riveduta e corretta dal «mattatoio»
darwiniano di Moretti e integrata dalle riflessioni sul desiderio di Girard, ci preoccuperemo di capire l’alterna fortuna dei testi,
ipotizzando le ragioni dei successi, degli insuccessi e delle improvvise apparizioni e sparizioni delle opere dall’orizzonte dei lettori.
Ma allo stesso tempo – la seconda direttrice – anatomizzeremo il corpo della narrazione appoggiandoci agli studi di Pavel, Booth
e Chatman, mettendo in evidenza come i meccanismi di attesa del lettore (la scansione a puntate del romanzo di appendice, i
tempi del racconto orale ecc.) abbiano influenzato la struttura delle opere letterarie e artistiche in genere.
II. LA NOVANTANOVESIMA NOTTE A CURA DI ELISABETTA ABIGNENTE & ORNELLA TAJANI 11 APRILE
Vincenzo Birra, Francesco Chianese, Marilisa Moccia, Dominique Pellecchia,
Antonio Petrossi, Francesca Piccirillo, Maria Chiara Sassano, Chiara Salierno, Laura Staiano
con la partecipazione di Andrea Mazzucchi e Francesco Saponaro discussant Antonio Gargano
L’attesa d’amore – l’attesa della persona amata, dell’arrivo, del ritorno, dell’incontro con l’altro a seguito di una promessa, di
un allontanamento, di una rottura – si configura, da Penelope in poi, come un tema letterario fecondo e come una strategia narrativa di indubbia efficacia. Sulla scorta delle definizioni che Roland Barthes affida alla voce «Attente» dei Fragments d’un discours
amoureux e a partire da un’ampia selezione di testi che privilegerà il romanzo moderno e contemporaneo, questo gruppo
si concentrerà su tre livelli d’indagine. Dal punto di vista tematico si prenderanno in considerazione i differenti topoi dell’attesa,
quali il rituale dell’appuntamento, l’attesa che precede la rottura, l’attesa vissuta dal corpo e le costanti introspettive come il cieco
illudersi di colui che aspetta. Sul versante stilistico si studieranno le reiterazioni, le domande e i segnali dell’attesa amorosa che
emergono a livello microtestuale, analizzati anche come strumenti che l’autore sapientemente utilizza per portare il lettore nello
spazio dell’attesa. Infine, riflettendo sul rapporto tra l’attesa e le forme, si prenderà in considerazione, accanto al romanzo, anche
l’epistolario amoroso come forma di scrittura non finzionale in cui l’attesa amorosa emerge con particolare evidenza. Ai nostri
ospiti sarà invece affidato il compito di soffermarsi brevemente su due momenti decisivi che la rappresentazione dell’attesa amorosa ha conosciuto nella tradizione occidentale: la lirica cortese e il melodramma.
V. AND NOTHING IS BUT WHAT IS NOT (YET) A CURA DI PAOLA DI GENNARO & EMANUELE CANZANIELLO 9 MAGGIO
Bruna Corradini, Mara Imbrogno, Elena Munafò, Alessio Patalano, Viviana Pezzullo, Isabella Puca, Francesco Serao, Ernesto Severino
con la partecipazione di Valerio Petrarca discussant Stefano Manferlotti
La storia e le cose che sono perché dovranno essere, ed essere qualcosa che ancora non è. È la rivoluzione, e la profezia che la
crea, nell’attesa fiduciosa che la storia si compia. Ipostasi dell’ideale di salvezza e/o redenzione, nell’attesa di una venuta o di un atto che giustifichi il dolore: Cristo, o Macbeth, idoli di ansie politiche o religiose. Partiremo dalle antichità giudaiche di Giuseppe
Flavio e dal desiderio di un Messia, per visitare le angosciose notti prima della battaglia e i sogni di chi sarà re, e ne usciremo correndo incontro al cielo limpido, limpido davvero?, del Settecento e di Voltaire; osserveremo da vicino come il romanzo si sia fatto
luogo dell’attesa della Parola e del suo destino, di quale suggestione profetica e teleologica si nutrì il pensiero di Karl Marx e in
quale corpo prese vita il disegno economico già prefigurato in Faust. Tireremo il fiato con Adorno e Horkheimer per attraversare
poi le blandizie dell’industria culturale che ha in sé il germe della regressione, promesse mancate dell’esito finale, del senso della
fine e del desiderio della presenza, o della assenza, di un dio, sia esso uomo, oggetto, sistema.
VI. DENTRO LE MURA A CURA DI IDA GRASSO & ASSUNTA CLAUDIA SCOTTO DI CARLO 16 MAGGIO
Daniela Allocca, Ciro Birra e Giovanni Di Benedetto, Federica Coluzzi, Fausto Greco, Gianluca Nativo, Antonio Nebbia, Giulia Scuro, Nicole Suppa
con la partecipazione di Gennaro Carillo discussant Giuseppe Merlino
Quali sono i luoghi in cui si consuma per eccellenza l’esperienza dell’attesa, sia essa volontaria o coatta, nel romanzo europeo
tra Ottocento e Novecento? È possibile ricostruirne una geografia? Muovendo da questi interrogativi la nostra ricerca si concentrerà in particolare sugli spazi di reclusione dove si è svolta e si svolge la formazione (il collegio) e la correzione (l’ospedale psichiatrico, il carcere) dell’individuo, al fine di comprendere in che misura la permanenza in essi, nelle differenti età della vita, agisca sui
meccanismi di costruzione o deformazione dell’identità del soggetto. Ma non passeranno inosservati i non-luoghi dell’odierna metropoli, astorici, anonimi, non identitari: spazi di transito e di trasporto, del tempo libero e dello svago, che nessuno abita e in cui,
tuttavia, un nuovo tipo di socialità s’impone.
III. L’UNA E L’ALTRA PORTA DEL MONDO A CURA DI ANTONIO BIBBÒ & CARMEN GALLO 18 APRILE
Pasqualino Bellotta, Raffaele Cesaro, Enza Dammiano, Bernardo De Luca, Alberta Fasano, Luca Ferraro, Gennaro Schiano
con la partecipazione di Orsetta Innocenti, Giovanni De Leva e Marco Viscardi discussant Paolo Amalfitano
L’attesa della fine e l’attesa dell’inizio, o di un nuovo inizio, informano le soglie cruciali della vita: le età di passaggio, dall’infanzia all’adolescenza, dalla maturità alla fine della vita. Quelle stesse età che la letteratura ha eletto a oggetto centrale della
rappresentazione perché momenti carichi di forte espressività, teatro di desideri e speranze, illusioni e disillusioni, dalla portata insieme individuale e universale. L’idea è dunque quella di rintracciare le storie e i personaggi più rappresentativi, gli espedienti narrativi e poetici più interessanti che caratterizzano il passaggio attraverso «l’una e l’altra porta del mondo» (titolo ripreso da un verso di Celan): la nascita, la morte, la fine di una fase della vita e l’inizio di una nuova, che rappresentano, nella puntualità messa in
scena dalla finzione letteraria, il «compimento di un destino». Si seguirà l’evoluzione di questo tema attraverso secoli e generi: partendo dall’epica cavalleresca, passando poi per il romanzo di formazione sette-ottocentesco e quello che Guido Mazzoni ha definito “romanzo di destino” (Austen, Flaubert, Tolstoj), per arrivare alla scrittura novecentesca e alla società contemporanea, che
mettono in scena la progressiva impossibilità (o la radicale trasformazione) di questi passaggi esistenziali, e in alcuni casi la cronicizzazione dell’attesa sino allo svuotamento dei desideri.
coordinamento scientifico di Francesco de Cristofaro e Giovanni Maffei
L’Opificio di letteratura reale si è costituito spontaneamente nell’autunno del 2011, nell’Università degli Studi di Napoli Federico
II. Hanno partecipato al lavoro sulle coincidenze, tra gli altri, Silvia Acocella, Giancarlo Alfano, Antonio Bibbò, Riccardo Capoferro,
Erri De Luca, Arturo De Vivo, Giuseppe Episcopo, Donatella Finocchiaro, Gabriele Frasca, Massimo Fusillo, Antonio Gargano, Flavia Gherardi, Giovanna Giuliani, Stefano Manferlotti, Alessandro Mari, Aldo Masullo, Giuseppe Merlino, Matteo Palumbo, Marco
Pesatori, Antonio Saccone, Antonio Vitolo. Hanno scritto per “Delle coincidenze” Francesco de Cristofaro, Chiara De Caprio, Giovanni Maffei, Elisabetta Abignente, Sisto Ametrano, Ludovico Brancaccio, Emanuele Canzaniello, Vittorio Celotto, Mirta Cimmino,
Alice Colantuoni, Bruna Corradini, Simone Criscuolo, Bernardo De Luca, Giovanni Di Benedetto, Paola Di Gennaro, Rosaria Esposito, Alberta Fasano, Michelangelo Fedi, Carmine Ferraro, Luca Ferraro, Marianna Ferriol, Fernando Fevola, Carmen Gallo, Claudio
Gargano, Ida Grasso, Valeria Gravina, Cristiano Leone, Luca Marangolo, Natalia M. Marino, Antonio Oliva, Alfredo Palomba, Dominique Pellecchia, Gemma Pizza, Filomena Roberto, Chiara Salierno, Andrea Salvo Rossi, Gennaro Schiano, Francesco Serao, Ornella Tajani, Marco Viscardi. Grazie alla Fondazione Premio Napoli, che ha accolto il nostro progetto. Grazie ad Alessandra Calvo,
Gemma Forzano, Marinella Pomarici, ad “A voce alta” e a “Soup”. Grazie a Carlo Ziviello, Ciro Marino e a tutto lo staff di Ad est
dell’equatore; grazie agli altri compagni di strada di “Eutopia” (Andrea Mazzucchi, Francesco Montuori, Ugo M. Olivieri, Francesco
Storti); grazie ai redattori di “Status Quaestionis”, che ospiteranno ulteriori lavori di Opificio 2012 in uno speciale fascicolo monografico, fatto di altre coincidenze, altre provvidenze. Grazie a tutti quelli che ci sono stati e che ci saranno.