industria petrolchimica: prodotti di base e filiere produttive
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industria petrolchimica: prodotti di base e filiere produttive
10 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE 10.1 La grande industria petrolchimica 10.1.1 Evoluzione dell’industria petrolchimica L’industria petrolchimica è nata nel 1920 negli Stati Uniti, dove la Standard Oil of New Jersey e la Carbide and Carbon Chemical Corporation realizzarono rispettivamente a Bayway (New Jersey) e a Charleston (Virginia occidentale) i due primi impianti per la produzione di alcol isopropilico, ottenuto con il processo all’acido solforico a partire da propilene separato dal gas di raffineria. La tab. 1 riporta le prime realizzazioni petrolchimiche industriali e l’indicazione degli studiosi che, in precedenza, avevano apportato contributi significativi. Nel decennio 1920-30 videro anche la luce, sempre negli Stati Uniti, i primi impianti industriali per la produzione di etilene (da etano e propano separati dal gas naturale), del glicole etilenico e dell’ossido di etilene (ottenuti con il processo alla cloridrina), dell’acetone (ottenuto per deidrogenazione dell’alcol isopropilico), dell’alcol etilico sintetico (ottenuto dall’etilene con il processo all’acido solforico), dell’acetaldeide (ottenuta dall’alcol etilico) e dell’idrogeno (ottenuto mediante reforming del gas naturale con vapor d’acqua). Negli anni 1930-43 furono avviate negli Stati Uniti (essenzialmente per via petrolchimica) e in Europa (essenzialmente per via carbochimica) nuove importanti produzioni industriali, in particolare di prodotti polimerici (resine sintetiche, polimetilmetacrilato, polivinilcloruro, polistirene, gomme sintetiche, nylon, polietilene), destinate a diventare quasi integralmente petrolchimiche (o metanochimiche) nell’ultimo dopoguerra (v. ancora tab. 1; tab. 2). Tuttavia, fino agli anni 1930-40, l’industria petrolchimica interessava ancora pochissime società negli Stati Uniti e, prima della Seconda Guerra Mondiale, era praticamente inesistente altrove. Le ragioni di tale inerzia nella diffusione dell’industria petrolchimica si possono ricercare in primo luogo nel fatto che gli impianti VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA petrolchimici diventano redditizi con produzioni relativamente elevate e che quindi il loro sfruttamento è diventato sempre più conveniente con l’aumentare della domanda e con l’ampliamento del mercato. In effetti, fino agli anni Trenta-Quaranta del 20° secolo, la domanda di mercato rimase limitata in tutti i settori: a quell’epoca, in diversi paesi industrializzati, l’incidenza dell’industria chimica nella formazione del prodotto lordo dell’industria manifatturiera ammontava a poche unità percentuali. Uno sviluppo decisamente più importante si ebbe negli anni Quaranta e, soprattutto, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con produzioni su larga scala delle materie plastiche, delle fibre, degli elastomeri e dei detergenti sintetici. Al periodo tra il 1940 e gli inizi degli anni Cinquanta risalgono i primi processi industriali per la produzione di gas di sintesi e idrogeno da steam reforming del metano, di acetilene da metano, di aromatici da frazioni petrolifere, di butadiene da idrocarburi C4, di resine poliestere sature e insature, di poliuretani, di policaprolattame (Nylon 6), di etilene da steam cracking di idrocarburi liquidi leggeri, di aldeidi e alcoli via oxosintesi, di gomma butile, di composti ossigenati da idrocarburi leggeri, di anidride ftalica da benzene, di detersivi sintetici (da dodecilbenzensolfonato), di resine ABS ed epossidiche, di fibre acriliche, di acido tereftalico, di dimetiltereftalato, di polietilentereftalato e di fibre poliestere, di politetrafluoro etilene, di fenolo via cumene (v. ancora tabb. 1 e 2). Durante l’ultima guerra iniziò e si potenziò negli Stati Uniti anche la produzione di aromatici (BTX, BenzeneToluene-Xileni) dal petrolio e vennero preparate ingenti quantità di gomme sintetiche SBR (con butadiene ottenuto da alcol etilico; negli Stati Uniti questa materia prima fu interamente sostituita dal n-butano e dai n-buteni solo nel 1955). La produzione di gomme sintetiche (Buna S e Buna N) si era già sviluppata in Germania (dove il butadiene era ottenuto in buona parte dall’acetilene, via butandiolo) e 407 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE tab. 1. Prime produzioni degli attuali derivati petrolchimici e primi processi industriali (Pasquon, 1977; Ullmann, 2003) Periodo 1872 1880 1913 1913-20 1920-29 1920 1922 1923 1925 1926 1928-30 1930-39 Prodotto o processo Nerofumo USA (1872, Haworth e Lamb): produzione da metano con il processo Channel Etilene USA (1880): produzione di etilene (come sottoprodotto) da cracking di oli in storte Etere etilico USA (1900): produzione a partire da etilene (Cordus, 1540; Frobenius, 1730; Rose, 1800; Boulay, 1809-15; Williamson, 1852-54; Fritzche, 1897) Ammoniaca Germania (1913) BASF: sintesi dell’ammoniaca (Haber, Bosch, Mittasch, 1904-08) Cracking per benzine USA (1913-20, Standard Oil; Indian Refining): introduzione dei (e olefine come stottoprodotti) processi di cracking sotto pressione (Redwood, Dewar, 1889; Burton, Gross); e (Gulf Refining) di un processo di cracking con AlCl3 (McAfee) Prodotti polimerici Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) Metanolo Germania (1923) BASF: produzione da CO e H2 (Solvay, Slosse, 1898) Detersivi sintetici Germania (1925) BASF (Günther, 1917; Adam, 1913) Alcol isopropilico USA (1920, Standard Oil of NJ; Carbide Carbon Chem.): produzione da propilene con processo alla cloridrina (Berthelot, 1855; Carleton Ellis, Cohen, 1920) Glicole etilenico USA (1922, Carbide Carbon Chem.): produzione da etilene con processo alla cloridrina (Wurtz, 1856; Carius, 1863; Soc. Anon. d’Expl. et de Prod. Chimiques, 1912; Gomberg, 1919; Brooks, 1920; Curme, Young, 1923) Etilene USA (1923, Carbide Carbon Chem.): produzione da etano e da propano (Norton, Andrews, Noyes, 1886; Curme, 1914-16; Linde Air Prod., 1920) Ossido di etilene USA (1925, Carbide Carbon Chem.): produzione da etilene via cloridrina (Gomberg, 1919) Acetone USA (1926, DuPont): produzione da alcol isopropilico; (Trillat, 1901; Sabatier, Senderens, 1903) Etanolammina USA (1928-30, Carbide Carbon Chem.; Dow Chem.; Jefferson Chem.): produzione da ossido di etilene e ammoniaca (Reid, Lewis, 1930) Prodotti polimerici Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) Idrogeno Germania (1930); USA (1931, Standard Oil of NJ; Shell, Esso), GB (ICI): produzione di idrogeno mediante steam reforming del metano (Dieffenbach, Moldenhauer, 1909; IG Farben, BASF, 1913-30; Fischer, Tropsch, 1928; Keller, Klemp, 1930; Gluud, 1930). In Germania sono stati utilizzati metano separato dal gas di cokeria e idrocarburi ottenuti dalla idrogenazione del carbone Alcol etilico USA (1930, Carbide Carbon Chem.; Standard Oil; Air Reduction; Shell): produzione da etilene con il processo all’acido solforico (Farady, 1825; Hennel, 1829; Berthelot, 1855; Fritsche, 1897; Plant-Sidwich, 1921; Damiens, 1922-23; Brooks, 1935-39; Metzger, 193536; Bliss, 1937). Impianti pilota per la produzione di alcol etilico da etilene avevano funzionato in Europa e in USA negli anni 1917-25 Glicole e ossido di propilene Acetato di vinile Anidride acetica Acido cianidrico 408 Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) USA (1931, Carbide Carbon Chem.): produzione di propilene con il processo alla cloridrina (Wurtz, 1859; Oser, 1860; Krasuskii, 1902; Henry, 1903; Burdic,1926; IG Farben, 1927) Canada (1933, Canadian Electroprod., Shawinigan): produzione di C2H2 e CH3COOH in fase liquida (Cons. Elektrochem., 1924-29; Skirrow e coll., 1927-32; Weibezahn, 1933-34) e in Germania (Hoechst) da C2H2 e CH3COOH in fase vapore (Baum e coll., 1928-31) Germania (1933); USA (1934, processo Benson): produzione mediante ossidazione di CH3CHO Germania, BASF e IG Farben (1927): produzione con il processo Andrusow ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA segue tab. 1 Periodo Prodotto o processo Gas di sintesi Romania (1935): produzione di gas per la sintesi di ammoniaca mediante steam reforming del metano con il processo Fauser Formaldeide e metanolo USA e Canada (1935-36; Cities Service Oil): produzione mediante ossidazione di gas naturale (Blair, Wheeler, 1922; Walzer, 1935; Cities Service Oil). USA: produzione di CH2O per ossidazione di CH3OH con catalizzatori a base di ossidi metallici (Adkins, Peterson, Mehari, Bakelite, 1927-33) Germania (1936): produzione da CO e H2. Sintesi di Fischer-Tropsch. Sabatier-Senderens, 1902; Mittasch, 1913-14; Bahr, 1933 USA (1936-38, Carbide Carbon Chem.): produzione per decomposizione del dicloroetano (Liebig, Regnault, 1835; Blitz, 1902-04; Smolenski, 1927; Carbide Carbon Chem., 1927; ICI, 1930; IG Farben, 1930) Idrocarburi sintetici Cloruro di vinile 1940-45 Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) Polietilene BD Cloruro di etile Gran Bretagna (1939) (v. tab. 2) USA (1939, Ethyl Corporation): produzione da C2H4 e HCl (Rouelle, 1759; Woulfe, 1767; Bayer, 1921; Berl Bitter, 1924; Carbide Carbon Chem., 1924; Hoffmann, Wulff, 1929) Prodotti polimerici Gas di sintesi Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) USA e Canada (1941, processo ICI): produzione di gas per la sintesi dell’ammoniaca mediante reforming con vapore di gas naturale Butadiene USA (1941, Carbide Carbon Chem.): produzione da alcol etilico e acetaldeide (Ostromislensky, Maximov, 1915-25; Whitby, 1940). USA (1943, Standard Oil NL): produzione da n-buteni (Mattew e coll., 1910-12; IG Farben, 1926-38; Standard Oil NL 1936; Grosse, Morrel, Mavity, 1940; Grosskyusky, Roh, Hoffmann, 1941). USA (1944-45, Houdry): produzione da n-butano (Norcon, Andrexs, Noyes, 1886). Europa: nello stesso periodo il butadiene veniva prodotto da acetilene (Germania, dal 1932) e da alcol (URSS – dal 1929 – e, in piccole quantità, in Italia) Composti aromatici; reforming per benzine USA (1940, Pan Amer. Refining): produzione di composti aromatici (BTX) dal petrolio con il processo Kellogg di reforming (Esso Res., Standard Oil Ind., Kellogg, Wheeler, 1934) Acetilene Germania (1940): produzione da metano con il processo all’arco elettrico (Berthelot, 1882; Curme, 1914-16) Cracking per benzine USA (1942): processo di cracking catalitico a letto fluido (FCC). (e olefine come sottoprodotti) USA (1943, Socony Mobil Oil): processo di cracking catalitico a letto mobile (TCC). 1946-50 Etilene Gran Bretagna (1942): produzione mediante steam cracking di idrocarburi liquidi leggeri. Composti ossigenati USA (1945, Celanese): produzione di CH2O, CH3OH, CH3CHO, ecc. mediante ossidazione non catalitica di frazioni idrocarburiche leggere (Cities Service Oil; Wiezevich, Frolich, 1934; Pease, Munro, 1934) Prodotti polimerici Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) Ossido di etilene USA (Union Carbide; Allied Chem.); Gran Bretagna (Distillers); Germania (IG Farben); Francia (Naphtachimie); Belgio (Soc. Chimique): produzione mediante ossidazione catalitica dell’etilene (Letort, Soc. Française de Catalyse Généralisée, 1931-32; Union Carbide, 1941; Shell, 1946-47) Anidride ftalica USA (1946, Oronite): produzione da o-xilene (Craver, 1923; Buylla, Pertierra, 1933; Parks, Allard, 1939) Detersivi sintetici USA (1946): produzione di dodecilbenzensolfonati da benzene e dodecene per usi domestici VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA 409 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE segue tab. 1 Periodo Prodotto o processo Alcol etilico Glicerina Platforming Acido tereftalico e dimetiltereftalato 1951-55 Prodotti polimerici Solfuro di carbonio Fenolo Acido acetico Acroleina Acetilene 1956-60 Gas di sintesi Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) USA (1948, Shell): produzione mediante idratazione catalitica dell’etilene (Shell, 1945) USA (1948, Shell): produzione da propilene via cloruro di allile (Berthelot, DeLuca, 1856; Heinemann, 1913; Shell, 1937-43; Groll, Hearne, 1939; Williams, 1941; IG Farben, 1943; Fairbairn e coll., 1947) USA (1949, Old Dutch Ref. ora Marathon Oil): processo platforming della UOP per la trasformazione di nafteni in aromatici e la isomerizzazione di idrocarburi aromatici USA (1950, DuPont; Amoco); Gran Bretagna (ICI); Germania (BASF): produzione di acido tereftalico e di dimetiltereftalato da p-xilene (DuPont, 1949) Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) USA (Pure Oil; Food Machinery and Chem.): produzione da metano e zolfo (De Simo, 1940; Rakovskii, Kamneva, 1940; Thacker, Miller, Pure Oil, 1943-49; Bacon, 1945; Barium Production, 1946; Folkins e coll., 1950; Forney, Smith, 1951; Nabor, Smith, 1953) USA e Canada (1952-54), Shawinigan Chem.; British Amer. Oil, Barrett): produzione di fenolo via cumene (Aller e coll., 1949; Hawkins e coll., 1950; Joris e coll., 1952; Hercules Distillers) USA (1952, Celanese): produzione mediante ossidazione catalitica in fase liquida di n-butano (Burwell, 1934; Dreyfus Celanese, 1939-40; Farmer, 1942-51; Bolland, 1945-50; George, 1946; Shaw, 1946; Grosse, Snyder, 1950; Bateman, Morris, 1953; Morgan, Robertson, 1954; Habeshaw e coll., 1954) USA (1952, Celanese): produzione da propilene (Ellis Furster Co., 1939; Celanese, 1945; Hearn, Adams, 1948; Gooding, Hadley, 1949; Detting, Skey, 1962; Bataafsche Petr. Maatschappij, 1952) USA (1951, Wulff Process): produzione mediante pirolisi di idrocarburi leggeri con il processo Wulff (Wulff, 1930-32; Hasche, 1926-52; Fischer e coll., 1934). Germania (1953, BASF): produzione da metano con il processo autotermico Sachsse (McLeod, 1866; Jungfleisch, 1880; Sachsse, 1949; Bartholomé, 1954) USA (1953, Kellog): sviluppo dei processi di reforming di metano con vapore a pressione superiore a 5 atm e (1954, Texaco) produzione mediante ossidazione di idrocarburi con O2 sotto pressione. In precedenza processi simili ma operanti a pressione atmosferica erano impiegati in Europa e negli USA (Padovani, Schiler, Bartholomé, Koch, Fauser, Linde-Karwat) Prodotti polimerici Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) Acetaldeide Germania (1960, Wacker-Hoechst): produzione mediante ossidazione catalitica dell’etilene (Phillips, 1894; Smidt e coll., 1959-62) Acrilonitrile USA (1960, Standard Oil of Ohio: SOHIO): produzione mediante ammonossidazione catalitica del propilene (Allied, 1947; Cosby-Allied, 1949; Idol jr., 1959; Veatch e coll., 1960) Germania (1960, BASF): produzione da CO e CH3OH ad alta pressione (BASF, 1913; Dreyfus, 1929; DuPont, 1932; Patterson, 1932; Reppe, 1940-49; BASF, 1952 Acido acetico Detersivi biodegradabili (LAS) Gran Bretagna (1958): produzione di alchilbenzensolfonati a catena lineare 1961-65 410 Glicerina USA (1960, Shell): produzione da propilene via acroleina e H2O2 (Ballard e coll., 1949; Mugdan, Young, 1949; Payne, 1958-59; Schaer, 1958; Hearne e coll., 1959) Isoprene USA (Shell): produzione da isopentani (Digiacomo e coll., Houdry, 1961) Prodotti polimerici Etilene, propilene, butadiene Produzione di nuovi prodotti polimerici (v. tab. 2) Europa. Giappone: sviluppo dei processi di steam cracking di virgin naphtha per la produzione di olefine e diolefine leggere ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA segue tab. 1 Periodo Prodotto o processo Naftalina e benzene Caprolattame Alcoli lineari Cloruro di vinile Isoprene Acetato di vinile Urea 1966-73 Isoprene Metanolo Acido acetico Ossido di propilene Acido acrilico ed esteri acrilici Polimeri per applicazioni speciali Isoprene MTBE (metil-ter-butiletere) 1974-2000 Polimeri per applicazioni speciali Metilmetacrilato Dimetilcarbonato Benzine e BTX Cicloesanossima Polimeri per applicazioni speciali e polimeri a funzione d’uso VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) USA (1961, Ashland Oil and Refining: processo Hvdeal; Sun Oil; Tide Water Oil; Collier Carbon and Chem.; Monsanto; Dow; Crown Central Petrol: processo Detol-Houdrv; Union Oil of California: processo Unidak) Italia (1962, SNIA-Viscosa): produzione di caprolattame da toluene (IG Farben, 1940; SNIA-Viscosa, 1958-60, Muench, 1962) USA (1962, Continental Oil): produzione di alcoli lineari da etilene con il processo Ziegler (Ziegler e coll., 1954) USA e Francia (1964-65; Goodrich; PPG; Fluor; Monsanto; Stauffer; Rhone-Poulenc): produzione mediante ossiclorurazione di C2H4 con HCl (Edwards, Weaver, 1965) USA (Goodvear-Scientific Design): produzione da propilene (Mayor e coll., 1958; Anhorn e coll., 1960-61; Osterhof, 1965) USA, Europa (diverse società, a partire dal 1965): produzione da etilene, acido acetico e aria (Smidt e coll., 1959; Moisseev e coll., 1960; ICI, 1960-63; Nat. Distillers, 1960-63; Hoechst, 1961; Shell, 1962; Bayer, 1963; Grace; Wacker; BASF; Monsanto; Rhone-Poulenc, 1963; Asahi, Kasei, Kogzo, 1963) Italia (1967, ANIC): produzione con il processo Snamprogetti (Guadalupl, Zardl, 1965) URSS (1966): produzione da isobutilene e formaldeide (Avatl, Giraud, 1961) Gran Bretagna (1866, ICI): produzione da CO e H2 con il processo ICI a bassa pressione USA (1970, Monsanto): produzione da CH3OH e CO a bassa pressione (von Kutepow e coll., 1965; Pauler, Roth, 1968) USA (1969, Oxirane-Halcon; Atlantic Richfield): produzione mediante ossidazione del propilene con idroperossidi (Sheng, Zatacek, 1967; Landau, 1967) USA (1969), Union Carbide e successivamente Giappone, Gran Bretagna (Nippon Shokubai Kagaku Kogyo; Distillers, Mitsubishi, Petrochem.; Tovo Soda): produzione mediante ossidazione catalitica del propilene (Shell, 1964; Hirai, 1969; Nakatani, Tovo Soda, 1970) (v. tab. 2) Italia (1972, ANIC): produzione da acetilene e acetone con il processo Snamprogetti (Bayer, 1910; Weizmann, 1953; Taylor, Shenk, 1961; De Maldè, Di Ciò, Massi Mauri, 1964) Italia (1973, Snamprogetti – ANIC) (Henry, 1904) (v. tab. 2) Giappone (1984) – Sumitomo Mitsubishi – Metilmetacrilato da isobutene o isobutanolo Italia (1984) – Enichem – Dimetilcarbonato da metanolo e CO (Romano, 1980) Nuova Zelanda (1986) – Mobil – Processo MTG per benzine e BTX da metanolo (Meisel, Mc Cullough, Lechthaler, Weisz) Italia (1994) – Enichem – cicloesanossima da cicloesanone, NH3 e H2O2, con Ti-silicalite (Soffia, 1986) (v. tab. 2) 411 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE tab. 2. Prime produzioni industriali dei prodotti polimerici (Pasquon, 1977; Ullmann, 2003) Periodo Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) 1869 Celluloide USA: Manuf. Corpo (Braconnat, 1833; Schönbein, 1845; Pakes, 1855-65; Abel, 1866; Fill. Hyatt, 1864) 1889 Fibre artificiali (Rayon Chardonnet) Fibre artificiali (Rayon Cuproammoniacale) Francia: Chardonnet (Audemars, 1955; Swann, 1883-84; Chardonnet, 1884) Germania: Vereinigte Glanzstoff Fabr. (Schweitzer, 1857; Weston, 1882; Despaissis, 1890) Galalite Fibre artificiali (Rayon Viscosa) Resine fenolo-formaldeide (Bakelite) Acetato di cellulosa Germania: Galatith Gesel. (Krische, Spitteler, 1897) Gran Bretagna: Courtaulds (Cross, Bevan, Beadle, 1893; Topham, 1892-1902; Muller, 1903) USA: Baekeland, Gen. Bakelite (Baeyer, 1872-92; Henschke, 1905; Story, 1906; Baekeland, 1907-09) Germania: Bayer (Schutzenberg, 1865-69; Franchimont, 1879; Cross, Bevan, 1894) 1914 Fibre artificiali (triacetato di cellulosa) USA: Lustrom (Miles, 1903; Bayer, 1906). La produzione di fibre al triacetato, iniziata nel 1914, è stata presto interrotta, per essere ripresa nel 1954 1915 1914-16 Gomma sintetica [poli(2,3-dimetilbutadiene] Poliesteri Germania: Bayer, BASF (Kondorow, 1900; Harries, 1900-10; Hoffmann, 1910; Earle, Kyriadikes, 1911) Germania: produzione di polimeri gliceroftalici e di poliesteri insaturi utilizzati per rivestimenti (Berzellus, 1847; Lorenzo, l863; Krant, 1869; Vurlander, 1894; Blaise, Marcilly, 1904; General Electric, 1910-12) 1916 Fibre di vetro Germania (Riva, 1713; Drummond, Librey, 1893; Pacsinsky, 1908) 1916-19 Resine cumarone-indene 1919-20 1920 Fibre artificiali (diacetato di cellulosa) Cellofan Germania: Rutgerswerke. USA: 1919, Barrett (Kraemer, Spilker, 1890; Gluud, Breuer, 1918; Sperr, Darin, 1918-19) Gran Bretagna: Dreyfus (Miles, 1903; Bayer, 1906) 1924 Resine ureiche 1926 Resine alchidiche 1925-28 Acetato di polivinile 1928 Polimetilmetacrilato Germania: Rohm und Haas (Röhm, 1900-28) 1929 Polisolfuri (Thiokol) USA: Thiokol Chem. (Patrick e Mnookin, 1927) 1927-31 Polivinilcloruro (PVC) 1931 Poli(2-cloro-butadiene) (Neoprene) Germania: IG Farben. USA: Union Carbide (Regnault, 1831; Baumann, 1872; Klatte, Rollett, 1913-17; Ostromislensky, 1913) USA: DuPont (Neuland, 1920-30; Carothers, Williams, Collins, Kirby, 1931). 1932 Polistirene Germania: IG Farben (Simon, 1839; Blyth, Hofmann, 1645; Berthelot, 1866). Un piccolo impianto della Naugatuck Chem. (USA) aveva funzionato nel 1925 1932-34 Gomme sintetiche: polibutadiene; copolimeri butadiene-stirene (Buna S) URSS (1932): produzione di polibutadiene con iniziatore al sodio (Williams, Greville, 1860; Bouchardat, 1879; Wallach, 1877; Tilden, 1892; Harries, 1900-10; Lebedev, 1910; Matthews, Strange, 1910; Hoffmann, 1910; Bayer, 1910-12; Davld, Spence, 1910-12; Holt, 1913; Ostromislensky, Maximov, 1923). Germania (1934), IG Farben: produzione di Buna S mediante polimerizzazione in emulsione e con iniziatori radicalici (Tschunkur, Bock, 1933) 1898 1904 1905 1909 1910 412 Prodotto o processo Francia: Cellophane France (Cross, Bevan, 1892; Stearn, 1898; Brandenberg, 1911) Austria: Kunstharz Fabrik (Ludy, 1889; Hemmelmayr, 1891; Goldschmidt, 1896; Einhorn, Hamburger, 1908; John, 1918; Poilak e coll., 1924) USA: General Electric (Berzelius, 1847; Schaal, 1884-86; Smith, 1901; Freldberg, 1910; Callahan e coll., 1910-25; Kienley, Hovey, 1921-23) Canada: Shawinigan Chem. e USA: Union Carbide (Klatte, 1912-13). Piccoli quantitativi di adesivi a base di acetato di polivinile erano stati prodotti in Germania nel 1916-18 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA segue tab. 2 Periodo 1935-39 Prodotto o processo Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) Resine melamminiche Svizzera: Ciba; USA: American Cyanamid; Germania: Henkel (Hentrlch, Kohler-Henkel, 1935; Widmer-Ciba, 1935; Zerwech IG Farben, 1936) Alcol polivinilico Germania; USA: (1939) DuPont (Haehnel, 1924; Staudinger, Frey, Starck, 1927; Hermann, Haehnel, Berg, 1927-38) Poliisobutilene (Oppanol) Germania: IG Farben (IG Farben 1934-36; Waterman, Over, Tulleners, 1934) Resine acriliche USA: DuPont (Linnemann, 1872; Caspary, Tollens, 1873; Fittig, Paul, 1877) Copolimeri butadieneacrilonitrile (Buna N) Germania: IG Farben (Konrad, Tschunkur, 1934-38) 1939 Polietilene (bassa densità) Gran Bretagna: ICI (Gibson, Fawcett, 1933-35; Perrin, Paton, Willlams, 1935) 1940 Resine e fibre poliammidiche (Nylon) USA: DuPont (Gabriel, Maas, 1899; Carothers e coll., 1928-40) 1941-42 Resine poliestere sature e insature e poliestere rinforzate USA: Pittsburg Plate Galss. US Rubber; American Cyanamid (Berzelius, 1847; Bemmeln, 1856; Lorenzo, 1863; Krant, 1869; Vorlander, 1894; Blaise Marcilly, 1904; Kienle, Carothers, 1923-30; Bradley e coll., 1938-40; Ellis, 1936-40) 1941 Policaprolattame (Nylon 6) Germania: IG Farben (Gabriel, Mass, 1899; Braun, 1907; Schlack, 1943) 1936 Poliuretani a base di poliesteri Germania: IG Farben; Bayer (Wurtz, Hoffmann, 1849; Liebig, Wöhler, 1851; IG Farben, Bayer, 1937) 1943 Copolimeri isobutileneisoprene (gomma butile) USA: Standard Oil of NJ (Butlerow, 1877; Thomas, Spark, 1937-40) Siliconi USA: Dow Corning Glass (Kipping, 1900-40; Corning Glass, 1933; Rochow, 1940-45; Andrianov, Hyde e coll., 1945) 1946 Resine ABS USA: US Rubber (Daly, 1945 e succ.) 1947 Resine epossidiche Svizzera: Ciba; USA: Shell; DuPont (IG Farben, 1934-38: Castan De Trey, 1936-43; Grenlee, 1939; Batzer e coll., 1943; Devoe, Reynolds, 1945) Fibre acriliche (Orlon) USA: DuPont (Brev. tedeschi, 1920; IG Farben, 1938) 1949-50 Fibre poliesterepolietilentereftalatoTerilene-Dacron Gran Bretagna: ICI, Calico Printers; USA: DuPont (Carothers, Hill, 1932; Whinfield, Dickinson, 1941) 1950 Politetrafluoroetilene (Teflon) USA: DuPont (Ruff, Bretschneider, 1933; Plunkett, 1938) 1952-54 Resine poliuretaniche espanse flessibili Germania: Bayer; USA: DuPont (Hochtlen, 1952) 1954-55 Fibre al triacetato di cellulosa USA, Canada, Gran Bretagna: Celanese, Courtaulds; Francia e Germania: Rodiaceta; fibre al triacetato di cellulosa erano già state prodotte nel 1914 1957 Polietilene ad alta densità (Marlex) USA: Phillips (Clark e coll., 1956) Poliformaldeide (Delrin) USA: DuPont (Staudinger, 1932-33; Austin, Frank, 1942; McDonald, 1956-58) 1956-58 Polietilene ad alta densità (Ziegler) USA; Europa (Ziegler e coll., 1953-55) 1957 Polipropilene isotattico (Moplen, Meraklon) Italia: Montecatini (Natta e coll., 1954 e succ.) VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA 413 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE segue tab. 2 Periodo Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) 1958 Copolimeri etilene propilene (gomme EP e EPDM) Italia: Montecatini (Natta e coll., 1955 e succ.) 1957-61 Poliuretani a base di polieteri Germania, USA (DuPont): produzione di resine poliuretaniche a base di polieteri (Barringer, 1956; Davis, Frisch e coll., 1957; Hill e coll., 1959; Farkas e coll., 1959; Helss e coll., 1954-61; Windemuth e coll., 1960; Hostettler Cox, 1960; Saunders e coll., 1961) 1958 Poliossietileni ad alto p.m. USA: Union Carbide (Wurtz, 1859-63; Staudinger, Lohman, 1933; St Pierre, Price, 1956; Hill e coll., 1958) Policarbonati (Makrolon) Germania: Bayer (Birnbaum, Lurie, 1881; Einhorn, 1898; Bishoff, Von Hedenstroem, 1902; Schnel, 1956) Fibre elastiche (Spandex) USA: DuPont, Uniroval (Windemuth, 1952-53) 1959-62 Poliisoprene 1,4-cis USA: Shell (1959) Goodyear, Firestone (Horne, 1956; Staveley, 1956; Saltman, 1958; Stearns, Foreman, 1959; Tobolsky, Rogers, 1959) 1960-62 Polibutadiene 1,4-cis USA: Phillips (1960), Goodyear Amer. Rubber, Gcodrich-Gulf; Texas, US Chem. (Zelinski, Smith, 1956; Marullo, Longiave e coll., 1959-61; Porter, Ballas, 1959; Tucker, 1959; Gippin, 1862) 1960 Polietilene ad alta densità Giappone: Standard Oil Ind. (Petrers, Evering, 1953; Roebuck, Zletz, 1954) 1962 Polivinilfluoruro USA: DuPont Poliallomeri (propilene-etilene) USA: Eastman Kodak (Natta e coll., 1955 e succ.) Copolimeri etilene-acetato di vinile USA: DuPont Poliionomeri (Surlyn) USA: DuPont e Union Carbide (Bonotto, Purcel, 1965; Rees, Vaughan, 1963-65) Poli(4-metil-pentene-1) Gran Bretagna: ICI (Natta e coll., 1955) Polibutene-1 Germania: Chemische-Werke Hols; USA: Petrotex-Mobil (Natta e coll., 1955 e succ.) 1966 Poliammide alifaticoaromatica USA: Dynamit Nobel 1967 Poliammide 12 Germania: Chemische-Werke Hols 1970 Poliammide 6/12 USA: DuPont 1964 1965 414 Prodotto o processo 1970-71 Politetrametilentereftalato USA: Celanese, Eastman Kodak, General Electric 1966-72 Leghe di polimeri USA (1966): Marbon, lega ABS-PVC e lega ABS-policarbonato; (1966) General Electric, lega PPO-polistirene; Giappone (1971-72) TEIJIN, lega polietilene-policarbonato 1967-73 Copolimeri vari Germania (1967) – BASF: stirene-acrilonitrile modificato con un estere acrilico; USA (1968) – SOHIO: acrilonitrile-butadiene modificato con metilmetacrilato; USA (1969) – DuPont: copolimero dell’acido perfluorosolfonico; USA (1969) – American Cyanamid: metilmetacrilato-stirene-acrilonitrile; USA (1970) – DuPont: etilene-tetrafluoroetilene; USA (1970) – Monsanto: metacrilonitrilestirene; USA (1970) – Copolymer Rubber Chem.: stirene-acrilonitrile-EPDM; Giappone – Mitsui Toatsu Chem.: stirene-etilene-propilene; USA – Showa Denko: acrilonitrile-stirene-polietilene clorurato; USA (1971) – Allied: etilene-clorotrifluoroetilene; USA (1973) – DuPont: tetrafluoroetilene-perfluorovinilpropiletere ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA segue tab. 2 Periodo Prodotto o processo Prime realizzazioni industriali (lavori precedenti) 1964-75 Polimeri per applicazioni speciali USA (1964) – General Electric; poli(2,6-dimetil-1,4-fenilenossido) (Hay e coll., 1959); USA (1964-65) – DuPont: poliimmide (Edwards, Robinson, 1955-59; Endry, 1963); USA (1964) – Whittaker: polibenzimidazolo (Brinker, Robinson, 1959; Vogel, Marvel, 1961); USA (1965) – Union Carbide: polisolfoni (Carothers, 1929; Bugel, Walton, 1965; Johnson e coll., 1967); USA (1965) – Union Carbide: poli(p-xilileni) (Gorham); USA: fibre al carbonio; USA – DuPont: fibre e materie plastiche poliammidiche aromatiche (Aramid); USA (1967) – 3M: poli(arilsolfone) (Vogel, 1967); USA (1968) – Phillips Petr.: poli(fenilensolfuro) (Macallum, 1948; Lenz e coll., 1962); USA (1969) – Midlond Silicanes: poli(p-fenilfenolo); USA (1970) – Carborundun: poli(p-ossibenzoato) (Fischer, Freudenberg, 1910; Economy e coll., 1970); USA (1971-72) – Amoco e Germania (1972) – Bayer: poliidantoina; USA (1972) – DuPont; poliesteri elastomerici; Gran Bretagna (1973) – ICI: polieterosolfoni; Giappone (1972) – Sumitomo Chem: poli(2,6-dimetil-3,4-fenilenossido) 1976-2000 Polimeri per applicazioni speciali e polimeri a funzione d’uso Polimeri semiconduttori. Polimeri per alta temperatura. Cristalli liquidi polimerici. Polimeri aventi funzioni sensoriali (sensibili a sollecitazioni meccaniche, luminose, campi elettrici e magnetici, variazioni di temperatura, conposizione chimica) per applicazioni biomediche (gel polimerici per muscoli artificiali e bioreattori). Polimeri che sostituiscono rame e alluminio in applicazioni elettriche. Polimeri ferroelettrici. Compositi a base di fibre e ceramici per l’ingegneria civile. Fibre ad alta resistenza nell’URSS (dove il butadiene era ottenuto da alcol etilico di fermentazione). In questo periodo i forti incrementi di consumo di fertilizzanti azotati furono accompagnati – e favoriti – dall’introduzione di impianti di sintesi di ammoniaca con potenzialità sempre maggiore e dal perfezionamento dei processi di steam reforming del gas naturale, nei quali la pressione di esercizio fu progressivamente aumentata fino a raggiungere i 3,5 MPa. Sul finire degli anni Cinquanta la ICI realizzò il processo di steam reforming della virgin naphtha. A partire dagli anni 1955-60, in Europa, in Giappone e in altri paesi furono sviluppati i processi di cracking in corrente di vapore (steam cracking) da virgin naphtha (e più tardi anche da gasolio) per la produzione di etilene, propilene, buteni, butadiene e aromatici. Gli anni successivi videro la realizzazione di impianti di grande potenzialità (500.000 t/a e più di etilene). In Europa, la chimica dell’etilene e del propilene subentrò così a quella dell’acetilene e alla carbochimica, sopravvissuta solo nella Repubblica Sudafricana, dove vennero realizzati imponenti impianti per la gassificazione del carbone a CO e H2, miscela di partenza per varie sintesi. Nello stesso periodo si assistette inoltre alla realizzazione di grandi impianti per la sintesi di ammoniaca e urea (fino a 1.500 t al giorno). VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA Dalla metà degli anni Cinquanta in poi furono introdotte innovazioni relative alla preparazione di diversi intermedi petrolchimici e di nuovi prodotti polimerici e alla chimica del C1. Nel dopoguerra la tecnologia di preparazione dei prodotti polimerici già noti subì svariati perfezionamenti e modificazioni; furono altresì introdotti diversi tipi di prodotti ottenuti a partire dallo stesso monomero (per esempio diversi tipi di polivinilcloruro e di polistirene) aventi ciascuno caratteristiche e campi di applicazione peculiari. Contributi in questo senso furono apportati da numerose industrie. Questo settore è peraltro in continua evoluzione. Al 1954 risale quella che era, con tutta probabilità, l’ultima importante scoperta ancora possibile nel settore della grande chimica organica industriale di tipo tradizionale: la polimerizzazione stereospecifica, effettuata da Giulio Natta. La prima produzione industriale di polietilene con il processo Ziegler a bassa pressione risale al 1956 e quella del polipropilene isotattico al 1957 (v. ancora tab. 2). Gli altri polimeri preparati su scala industriale con catalizzatori Ziegler-Natta sono, in ordine di importanza, l’1,4-cis-polibutadiene, le gomme etilene-propilene, l’1,4-cis-poliisoprene, oltre al polibutene-1 e al poli(4-metilpentene-1). I processi di preparazione di questi polimeri sono stati interessati da continui 415 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE miglioramenti, fino all’introduzione dei catalizzatori ad alta resa per polietilene e polipropilene, alla realizzazione del processo Spheripol per la polimerizzazione del propilene e allo sviluppo dei metalloceni di zirconio e titanio che consentono di ottenere rese elevate e polimeri con nuove caratteristiche. Tra gli altri nuovi polimeri prodotti su scala industriale a partire dalla fine degli anni Cinquanta, sono da menzionare la poliformaldeide (Delrin), i poliuretani a base di poliolipolieteri, i policarbonati, le fibre Spandex, i copolimeri etilene-acetato di vinile, le poliammidi aromatiche (Kevlar), polimeri a cristalli liquidi e numerosi altri polimeri: copolimeri, tecnopolimeri quali polifenilenossido, poliammidi, polisolfone, polifenilene, polieteroimmidi e polieterochetoni, membrane semipermeabili, leghe polimeriche, ecc., e materiali compositi per applicazioni speciali (v. ancora tab. 2). Diverse tipologie di nuovi materiali vengono messe a punto a partire dagli anni Ottanta: i materiali avanzati, i materiali ‘intelligenti’ con funzioni sensoriali (sensibili a sollecitazioni meccaniche e luminose, a campi elettrici e magnetici, a variazioni di temperatura e composizione chimica), quelli per applicazioni in campo ottico, elettronico o per semiconduttori ad alta temperatura critica, i materiali nanostrutturati con caratteristiche simili a membrane biologiche e i polimeri elettroottici che interagiscono non linearmente con la luce (sistemi NLO) utilizzabili nel campo delle telecomunicazioni e dell’informatica. All’inizio degli anni Sessanta furono introdotti il processo Wacker per l’ossidazione dell’etilene ad acetaldeide e quelli per la produzione di acrilonitrile da propilene, ammoniaca e aria, del cloruro di vinile via ossiclorurazione dell’etilene, dell’acetato di vinile da etilene e acido acetico, dell’ossido di propilene da propilene e idroperossido, dell’anidride maleica dal n-butano e altri ancora (v. ancora tab. 1). Da menzionare altresì la produzione di n-paraffine separate da frazioni petrolifere con l’ausilio di setacci molecolari e di n-olefine utilizzate per la preparazione di alcoli lineari (via oxosintesi), l’introduzione del metil-ter-butiletere (MTBE), che è stato largamente impiegato come additivo per le benzine prive di piombo-alchili, adatte a essere usate nelle vetture dotate di marmitta catalitica per l’abbattimento degli inquinanti emessi, di nuovi processi per la sintesi del metacrilato di metile, del toluendiisocianato, della cicloesanossima. Dalla chimica basata sull’impiego del gas naturale e dei gas di sintesi si sono ottenute, in particolare, le seguenti sintesi: del metanolo a bassa pressione (processi ICI e Lurgi), dell’urea con i processi Stamicarbon e Snamprogetti, dell’acido acetico da metanolo e monossido di carbonio (processo Monsanto), dell’anidride acetica, di carburanti (via metanolo con il processo Mobil), del dimetilcarbonato da metanolo e monossido di carbonio. Si è giunti così alla sintesi di 416 oltre 3.000 importanti prodotti petrolchimici o derivati dal gas naturale, il cui valore copre il 65-70% del fatturato dell’industria chimica. È da rilevare che lo stato dell’industria petrolchimica ha oggi raggiunto un plateau per quanto concerne la natura dei più importanti processi utilizzati. Ne consegue che, nel settore dei prodotti di largo consumo, la ricerca per il miglioramento dei prodotti o dei processi già noti è oggi più incentivata di quella orientata alla messa a punto di prodotti o processi nuovi, a meno che non si tratti di prodotti con proprietà particolari, per applicazioni molto specifiche (come nel caso di vari prodotti polimerici), oppure di ricerche miranti a introdurre sviluppi veramente innovativi (per esempio nella microbiologia industriale o nella scienza dei materiali polimerici). Tale situazione potrebbe mutare se si presentasse la necessità – evento alquanto improbabile a breve o medio termine – di sostituire il petrolio con il carbone e di utilizzare i residui petroliferi come materie prime per l’industria chimica. Alcuni dati di produzione, negli anni, dei prodotti di base e dei più importanti derivati polimerici sono riportati nelle figg. 1-6. Nelle tabb. 3, 4 e 5 sono riportate le produzioni mondiali (per l’anno 2001) dei principali prodotti polimerici, delle fibre e delle gomme sintetiche. Da questi dati si rileva che i più importanti prodotti chimici industriali sono di origine petrolchimica e che il polipropilene occupa il quarto posto. L’1,4-cis-polibutadiene e le gomme etilene propilene (EPR, Ethylene Propylene Rubber), anch’essi frutto delle ricerche di Natta, occupano il secondo e il terzo posto tra le gomme sintetiche. 10.1.2 Materie prime e prodotti di base La materia prima ideale per la sintesi organica dovrebbe avere un rapporto H/C quanto più possibile vicino a quello dei prodotti desiderati. Se prendiamo come riferimento l’etilene e il propilene, che sono tra i capostipiti di maggior importanza industriale, il rapporto atomico ideale tra idrogeno e carbonio è pari a 2. Tra i combustibili fossili solo i tagli leggeri di distillazione del petrolio e alcuni gas naturali si avvicinano a questo valore. Il rapporto H/C è massimo nel metano, mentre scende sotto 2 nei tagli pesanti del petrolio. La deviazione dal rapporto ottimale si traduce in una maggiore complessità delle operazioni di conversione della materia prima e nel conseguente aggravio dei costi di trasformazione. Petrolio e gas naturale Il petrolio è costituito prevalentemente da paraffine lineari e ramificate, cicloparaffine (nafteni) e idrocarburi ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA 120 etilene propilene C4 butadiene 100 80 milioni di t fig. 1. Produzione mondiale di olefine di base (1978-2003) (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano). 60 40 20 0 1980 1985 1990 1995 2000 1995 2000 anno fig. 2. Produzione mondiale di aromatici di base (1978-2003) (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano). 40 benzene toluene xileni 35 milioni di t 30 25 20 15 10 5 0 1980 1985 1990 anno fig. 3. Produzione mondiale di metanolo (1980-2003) (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano). 40 35 milioni di t 30 25 20 15 10 5 0 1980 1985 1990 1995 2000 anno VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA 417 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE 180 12 160 10 140 8 milioni di t milioni di t 120 100 80 6 4 60 2 40 20 0 1960 0 1950 1970 1980 1990 1960 1970 2000 anno 1980 1990 2000 anno fig. 6. Produzione mondiale di elastomeri sintetici (1950-2000) (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano). fig. 4. Produzione mondiale di materie plastiche (1960-2000) (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano). sia degli intermedi con basso contenuto di idrogeno, come il butadiene e gli idrocarburi aromatici. Anche l’ammoniaca e l’acido solforico, capostipiti della tradizionale industria inorganica, possono essere considerati derivati petrolchimici, almeno quando l’idrogeno per la sintesi dell’ammoniaca e lo zolfo provengono dai cicli di raffineria o dal gas naturale. Infine, l’enorme commercio del petrolio e la regolamentazione del suo prezzo su base mondiale contribuiscono alla sua potenziale disponibilità in ogni area del globo. L’unico fattore che dagli anni Settanta ha pesato negativamente sull’utilizzo chimico del petrolio è rappresentato dall’instabilità del suo prezzo. 30 25 milioni di t 20 15 10 5 0 1960 1970 1980 1990 2000 anno tab. 3. Produzione mondiale e valore economico dei principali prodotti polimerici (dati 2001) fig. 5. Produzione mondiale di fibre sintetiche (1960-2000) (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano). Prodotto aromatici con struttura più o meno complessa, presenti in proporzione diversa al variare dell’origine del greggio. Vi sono inoltre incluse quantità più o meno rilevanti di composti organici contenenti zolfo, ossigeno, azoto, e, in percentuali minori, composti contenenti nichel, vanadio, ferro, rame, mercurio, ecc. (tab. 6). Altri componenti, come acqua salmastra e materiali in sospensione, derivano dalle operazioni di estrazione e movimentazione del greggio. I vantaggi tecnico-economici connessi con l’utilizzo del petrolio come materia prima dell’industria chimica sono numerosi. Il rapporto idrogeno/carbonio rende il petrolio una fonte ottima per la produzione sia di olefine 418 Valore Produzione approssimativo (migliaia di t) (milioni di dollari USA) Polietilene 52.850 33.470 Polietilentereftalato (*) 29.560 29.560 136.000 25.840 Polipropilene (*) 31.600 17.380 Polimeri dello stirene e copolimeri 19.340 17.000 5.550 16.845 Polimeri del cloruro di vinile 27.100 13.550 Urea 60.325 10.850 Ammoniaca Nylon 6 e Nylon 66 (*) (*) Per materie plastiche e fibre (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano) ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA tab. 4. Produzione mondiale e valore economico delle fibre sintetiche e artificiali (dati 2001) Prodotto Poliestere Valore Produzione approssimativo (migliaia di t) (milioni di dollari USA) 19.000 20.900 Poliammidiche 3.750 13.875 Poliolefiniche (*) 5.700 7.125 Poliacriliche 2.650 3.445 Cellulosiche 2.700 9.450 (*) essenzialmente polipropilene (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano) tab. 5. Produzione mondiale e valore economico delle gomme sintetiche e della gomma naturale (dati 2001) Prodotto Valore Produzione approssimativo (migliaia di t) (milioni di dollari USA) Elastomeri stirene-butadiene 4.450 3.785 Polibutadiene 1,4-cis 2.200 1.960 Copolimeri etilene-propilene 950 1.235 Policloroprene 285 855 Nitriliche 450 900 Altre 1.150 2.300 Gomma naturale 7.170 3.585 (per cortesia di Parpinelli Tecnon, Milano) tab. 6. Alcune caratteristiche del petrolio grezzo Composizione elementare media (%) Carbonio 83-87 Idrogeno 11,4-11,8 Zolfo 0,05-8 Ossigeno 0,05-3 Azoto 0,02-1,3 Ni e V (ppm) Densità (g/cm3) Potere calorifico (kJ/tep) tracce-1.000 0,73-1,02 4,3107 Il gas naturale è una materia prima talora in concorrenza con le frazioni petrolifere. Il suo utilizzo è alternativo a quello del petrolio, soprattutto nella produzione di idrogeno e delle sue miscele con monossido VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA di carbonio. Gli altri impieghi chimici sono legati alla composizione, che varia con la natura dei giacimenti. Il componente fondamentale è il metano (65-99%). Il gas prende nome di gas secco (dry gas) se il metano non è accompagnato da altre paraffine; quando invece contiene percentuali significative di etano, propano e butano assume la denominazione di gas umido (wet gas). Altri possibili componenti sono il solfuro di idrogeno H2S (oltre 15% in alcuni gas naturali francesi), l’azoto (circa 15% nel gas olandese), l’elio e il biossido di carbonio (tab. 7). A fronte di una domanda di mercato qualitativamente e quantitativamente limitata, per molti anni gli idrocarburi di origine petrolifera hanno rappresentato una materia prima non essenziale per le produzioni chimiche. I vantaggi sostanziali del petrolio emersero con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando acquistarono valore strategico alcuni prodotti naturali tradizionali, come il caucciù e gli intermedi per carburanti ed esplosivi (in particolare il benzene e il toluene). L’industria della gomma sintetica nacque in quegli anni e fornì rapidamente un valido surrogato al prodotto naturale, il cui approvvigionamento era reso critico dal blocco del traffico navale con l’Estremo Oriente. Dalla produzione quasi insignificante di 8.000 t nel 1941, la capacità di produzione di gomma sintetica (prevalentemente il copolimero stirene-butadiene) degli Stati Uniti superò 1 milione di t/a alla fine del 1944. Nei paesi europei, soprattutto in Germania, l’approvvigionamento dei prodotti chimici di interesse strategico veniva risolto faticosamente con lo sfruttamento intensivo della chimica del carbone. Tuttavia, venute meno le misure eccezionali dettate dallo stato di belligeranza, anche in Europa la domanda crescente di beni di consumo e le leggi economiche del mercato decretarono la non competitività del carbone nei confronti dei tagli petroliferi. Il loro impiego si estese così all’Europa, al Giappone e a quasi tutto il resto del mondo. Da allora solo nella Repubblica Sudafricana l’industria chimica ha continuato a basarsi su un ciclo di valorizzazione del carbone, risentendo dei fattori geopolitici che sono peculiari di quell’area: l’abbondanza di questa risorsa e il facile sfruttamento dei giacimenti. Da alcuni decenni petrolio e gas naturale rappresentano oltre il 90% delle materie prime di natura organica impiegate dai produttori chimici; i consumi relativi rappresentano però solo il 5-7% dei consumi totali di petrolio e di gas naturale che, a livello mondiale, ammontano a oltre 5109 tep (tonnellate equivalenti di petrolio). È tuttavia da tenere presente che nei normali cicli di lavorazione delle raffinerie non più del 25% circa della carica petrolifera è destinabile a produzioni petrolchimiche. Nei cicli di raffineria il petrolio subisce operazioni fisiche e chimiche che lo trasformano in miscele 419 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE tab. 7. Composizione di alcuni gas naturali (mol %) Algeria Metano Rio Arriba Country N. Messico Italia Mare del Nord Lacq Francia Ravenna 83-87 96,91 85,9 69,6 Etano 7-9 1,33 8,1 3,2 – Propano 2-2,5 0,19 2,7 1,4 0,1 1 0,05 0,9 0,4 – Pentani e superiori 0,4 0,02 0,3 0,4 – Biossido di carbonio 0,2 0,82 1,6 9,7 – – Butani Solfuro di idrogeno Elio Azoto 99,5 Corte Maggiore 90,3 9,2 – – – 15,3 – – 0,2 – – – – – 6 – 0,5 – 0,4 0,5 idrocarburiche adatte a soddisfare soprattutto le esigenze del mercato dei combustibili. La prima operazione consiste nella separazione del greggio in tagli mediante una distillazione continua a pressione atmosferica (topping). Le frazioni principali (tab. 8) – benzina, cherosene, gasolio e residuo – sono ottenute in rapporti che variano con il tipo di greggio. Se questo è pesante prevalgono i composti altobollenti e di conseguenza i distillati ne rappresentano una parte relativamente modesta (meno del 40%); rientrano in questa classe i petroli venezuelani e messicani con alto tenore di asfalteni. I grezzi paraffinici, tipici quelli provenienti dalla Libia, appartengono invece alla categoria dei petroli leggeri, i quali contengono quantità apprezzabili di composti volatili (propano e butano) accanto a elevate percentuali di benzina (20-25%). Il residuo al topping, 50-70% del greggio a seconda della sua natura, è venduto come olio combustibile oppure è trattato in una colonna da vuoto (vacuum). Da questa operazione si recuperano distillati più pesanti valorizzabili prevalentemente come oli lubrificanti (qualora le proprietà del greggio lo consentano) o come carica per il cracking catalitico, finalizzato alla produzione di benzine, con una coproduzione di idrocarburi a 2-4 atomi di carbonio (con alto contenuto di propilene) in ragione di circa il 10% in peso della carica. Pur essendosi affermato sia negli Stati Uniti sia in Europa l’uso di cariche idrocarburiche, nelle due aree sono stati scelti diversi cicli petrolchimici di base. Il motivo va ricercato nella differente disponibilità di etano, propano e butano, che influenza in modo significativo i costi di produzione dell’etilene. Da un punto di vista tecnologico questo intermedio può essere ottenuto alternativamente da cariche leggere o dai tagli di distillazione del greggio. Tuttavia, all’aumentare del peso molecolare medio della carica l’etilene viene coprodotto con crescenti quantità di altri prodotti, tra cui propilene, butadiene e benzene. L’industria chimica statunitense è sempre stata in grado di utilizzare grandi quantità di etano, propano e butano. La loro disponibilità è legata ai consistenti giacimenti americani di gas naturale umido, i cui componenti più pesanti tab. 8. Caratteristiche principali delle frazioni petrolifere Teb(°C) 20 20-150 Gas Composizione e usi C1-C4. Valorizzabile come combustibile o carica chimica 150-200 Benzina leggera Prevalentemente C -C alifatici e cicloalifatici, con modesto contenuto 4 10 Benzina pesante di aromatici. Valorizzabile come carica chimica o per carburanti 175-225 Cherosene C9-C16. Valorizzabile come jet fuel, carburante per trazione e combustibile 200-400 Gasolio C15-C25. Valorizzabile come carica chimica, diesel e olio combustibile Olio lubrificante Olio combustibile pesante Asfalto Carica per lubrificanti. Può essere trasformato in carica più leggera mediante cracking catalitico Combustibile per caldaie. Può essere trasformato in carica più leggera mediante cracking catalitico Pavimentazione, rivestimenti e usi strutturali 350 350 420 Frazione ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA sono recuperati in impianti di assorbimento e stripping localizzati a monte della rete di distribuzione. Circa il 40% dell’etilene prodotto negli Stati Uniti viene ottenuto da etano, mentre circa un quarto proviene da miscele più o meno ricche di propano e butano, commercializzate come GPL (LPG, Liquefied Petroleum Gas). Anche nel Medio Oriente la possibilità di valorizzare come carica chimica le grandi quantità di etano e propano presenti in molti giacimenti petroliferi ha costituito un notevole incentivo alla costruzione in situ di impianti di etilene e dei suoi derivati. La scarsità di gas naturale umido in Europa e in Giappone ha vincolato invece i produttori europei e giapponesi all’utilizzo di tagli petroliferi. Solo l’industria britannica può disporre delle cariche paraffiniche recuperate dal gas del Mare del Nord. Le riserve mondiali di petrolio stimate da Eni sulla base di dati geologici e di ingegneria di giacimenti noti ammontano (2003) a 1.038.063 milioni di barili, 80% dei quali OPEC. Secondo stime effettuate dall’associazione internazionale Cedigaz nel 2002, le riserve mondiali di gas naturale ammontano a 177,6·1012 m3. Tra le riserve sfruttabili in prospettiva futura sono da menzionare le sabbie bituminose (175 miliardi di barili nella provincia di Alberta in Canada), gli idrati di gas scoperti in zone terrestri fredde e, soprattutto, negli oceani, i cui quantitativi sono stimabili nell’ordine di 1016 m3 di metano associato, e i greggi ultrapesanti. intervallo di ebollizione è compreso tra 150 e 200 °C (con punte di 220 °C). La benzina destinata ad alimentare i forni di steam cracking è caratterizzata di solito in base al tenore (percentuale in volume) di paraffine, olefine, nafteni e aromatici (indici PONA). Il valore di questo parametro è abbastanza indicativo dell’idoneità della benzina a fornire etilene, tenendo conto che le paraffine sono migliori precursori dei nafteni e che questi ultimi sono a loro volta migliori degli aromatici. D’altra parte la sperimentazione indica che le isoparaffine e gli alchilciclopentani forniscono meno etilene delle n-paraffine e degli alchilcicloesani. Nello steam cracking le rese in peso di etilene sono comprese di solito tra il 25% e il 35% della benzina di partenza, a seconda della natura e della severità del processo. Da questo punto di vista è evidente l’importanza economica che assume la coproduzione degli altri derivati: propilene, buteni, butadiene, frazione BTX (Benzene-Toluene-Xileni), benzina e olio combustibile. L’esigenza di assicurare la fornitura di materia prima ai forni di steam cracking in quantitativi e a costi adeguati ha spinto i produttori ad allargare quanto più possibile la gamma dei tagli petroliferi utilizzabili a questo scopo. La massima elasticità di funzionamento è raggiunta negli impianti che possono essere alimentati anche da frazioni liquide diverse dalla virgin naphtha, Prodotti di base derivati dal petrolio I prodotti di base quali idrogeno, idrocarburi C2-C4 e aromatici che vengono direttamente ottenuti nei cicli di raffineria sono in buona parte utilizzati nei processi di raffineria (hydrotreating, benzine di alchilazione) e, in parte, destinati a produzioni petrolchimiche (in particolare etilene, propilene, idrocarburi C4 e aromatici). Il processo più significativo per la produzione dei più importanti composti di base dell’industria petrolchimica (etilene, propilene, buteni, butadiene, benzene, toluene) è però lo steam cracking (processo di pirolisi) di taluni tagli petroliferi e, in particolare negli Stati Uniti, dell’etano e del propano. Il taglio di maggior importanza per lo steam cracking è la benzina di prima distillazione (virgin naphtha o crude gasoline); essa è utilizzata come materia prima dalla maggior parte degli impianti di steam cracking soprattutto nelle regioni che non dispongono di giacimenti di gas naturale umido, come l’Europa occidentale e il Giappone. Un tipico taglio di benzina full-range ha un intervallo di ebollizione ASTM compreso tra 35 e 200 °C e una densità di 0,7 g/cm3; i suoi componenti sono essenzialmente idrocarburi C4-C10. Di uso frequente è la distinzione tra la benzina leggera (straight-run gasoline o light naphtha; tab. 9), che ha di solito una temperatura finale di ebollizione di 150 °C, e la benzina pesante (heavy naphtha), il cui VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA tab. 9. Esempio di composizione di virgin naphtha leggera % mol i-pentano 14,4 n-pentano 33,6 2,2-dimetilbutano 0,7 2-metilpentano 11,9 3-metilpentano 7,2 Ciclopentano n-esano 2,0 13,3 2,2-dimetilpentano 0,9 Metilciclopentano 2,0 Cicloesano 3,4 2-metilesano 2,0 Benzene 0,9 n-eptano 3,8 Dimetilesano e trimetilpentano 2,2 Metileptano 0,4 n-ottano 0,5 Toluene 0,8 100,0 421 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE in particolare da quelle più pesanti; ne sono un esempio il gasolio atmosferico, il gasolio da vuoto e le cariche comprese entro uno stretto intervallo di ebollizione, ottenute dal prefrazionamento delle cariche per cracking catalitico. La flessibilità di produzione è ideale quando l’impianto è in grado di trattare anche etano, propano e butano. Come è evidente dall’esame della tab. 10, le rese di pirolisi variano in modo sostanziale con la natura della carica e la severità del processo. In generale, la formazione di etilene scende con l’aumento del peso molecolare degli idrocarburi presenti nell’alimentazione, mentre aumenta la quantità dei coprodotti pesanti. Sotto questo profilo i gasoli da vuoto di solito hanno una resa in etilene inferiore al 20% e rappresentano un’alimentazione relativamente poco pregiata anche per i problemi legati alla formazione di grosse quantità di oli combustibili instabili e ad alto tenore di zolfo. Questo comportamento trova giustificazioni nelle caratteristiche chimiche della carica: basso rapporto H/C, alto contenuto di nafteni policiclici e aromatici e presenza di numerosi legami carbonio-zolfo. Un trattamento di idrodesolforazione è utilizzato a volte per addolcire le frazioni petrolifere e recuperare lo zolfo contenuto. La tab. 10 suggerisce anche l’importanza economica di trovare un’adeguata valorizzazione commerciale delle enormi quantità dei prodotti che affiancano l’etilene nello steam cracking di frazioni liquide. Per avere un ordine di grandezza, un’unità di etilene da 500.000 t/a richiede da 1,5 a 2 milioni di t/a di cariche liquide, corrispondenti a quote sostanziali della potenzialità di una grossa raffineria. Ciò ha spinto diversi produttori europei ad adottare il modello della raffineria petrolchimica, intesa come un complesso progettato per massimizzare la trasformazione del greggio in prodotti chimici. L’esperienza industriale ha però dimostrato come economicamente più valida la configurazione della raffineria integrata, dove la produzione di etilene si affianca a quella dei tradizionali fluidi energetici. Un evidente vantaggio dell’integrazione è tab. 10. Cariche e rese di produzione dei processi di steam cracking Idrocarburi leggeri Etano Propano Virgin naphtha e pesanti n-butano Virgin naphtha media Gasolio atmosferico Gasolio leggero da vuoto 204-343 343-454 0,844 0,901 Carica Metano Etano Propano 0,6 95,2 4,2 100,0 n-butano 100,0 Paraffine 79,9 Olefine Nafteni 17,4 Aromatici Totale Intervallo di Teb (°C) 2,7 100,0 100,0 100,0 Intervallo di ebollizione ASTM (°C) 100,0 47-148 Densità relativa 0,692 Rese del cracking Idrogeno e metano 15,1 29,7 23,8 17,7 12,1 9,5 Etilene 77,7 42,0 40,0 34,0 25,9 20,5 Propilene 2,8 16,8 17,2 15,7 16,2 14,1 Buteni e butano 0,8 1,3 6,7 4,3 4,8 6,3 Butadiene 1,9 3,0 3,5 4,7 4,6 5,4 Benzine di pirolisi con BTX (*) 1,7 6,6 7,1 18,8 18,4 19,3 Oli residui – 0,6 1,7 4,8 18,0 25,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Totale 100,0 (*) BTX = Benzene, Toluene, Xileni 422 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI LA GRANDE INDUSTRIA PETROLCHIMICA collegato alla fluttuazione del mercato dei combustibili, che risente dei cicli stagionali. Lo steam cracking di etano, propano, virgin naphtha e gasolio viene condotto in reattori monotubolari riscaldati in forni (sezione calda dell’impianto), a 700-900 °C a seconda della carica, in presenza di vapor d’acqua. Il vapor d’acqua, impiegato come diluente, interviene nella degradazione della struttura idrocarburica e riduce la formazione di prodotti carboniosi. All’uscita della sezione calda i prodotti della pirolisi, dopo un brusco raffreddamento con acqua, subiscono una serie di frazionamenti, un lavaggio caustico e l’idrogenazione dell’acetilene formatosi nel processo. La separazione di metano, idrogeno e degli idrocarburi leggeri avviene nella sezione fredda dell’impianto che opera sotto pressione (fino a 40 bar) e a bassa temperatura (fino a –100 °C). Un numero limitato delle operazioni di raffineria è finalizzato all’estrazione di specifici componenti del petrolio. L’esempio più noto riguarda la separazione di n-paraffine C5-C25 mediante l’impiego di setacci molecolari. La frazione di maggior interesse è la C10-C14, che costituisce la materia prima per la produzione di diversi intermedi tensioattivi biodegradabili. Un processo alternativo è basato invece sulla cristallizzazione estrattiva con urea e consente la separazione solo del taglio superiore a C15. Quantità relativamente modeste di tagli petroliferi particolari trovano impiego in produzioni chimiche di tipo specifico, quali il nerofumo (carbon black). Il nerofumo è commercializzato in numerose varianti (circa 25 tipi per l’industria dei pneumatici e oltre 50 per gli altri settori) che differiscono per le proprietà fisiche delle particelle, per esempio l’area superficiale e lo stato di aggregazione. Il costituente principale è il carbonio (80-95%), accanto a ossigeno, idrogeno, azoto e zolfo. La materia prima principale è costituita da tagli petroliferi ricchi in aromatici contenenti 2 o 3 anelli condensati; meno frequente è l’impiego di metano e di oli derivati dalla raffinazione del carbone. Nelle tecnologie più diffuse (furnace processes) la temperatura all’interno del forno varia tra 1.200 e 1.500 °C con tempi di permanenza di 10-100 ms. Prodotti di base derivati dal gas naturale L’impiego del gas naturale è sempre preceduto dalla separazione del solfuro di idrogeno eventualmente presente e dell’elio, almeno nei casi in cui quest’ultimo gas è presente in quantità economicamente significativa. Anche gli idrocarburi superiori sono recuperati e valorizzati separatamente dal metano quando la loro quantità giustifica i costi di separazione che devono essere affrontati. Sono da considerarsi prodotti di base del gas naturale essenzialmente le miscele CO-H2 (gas di sintesi o syngas) e l’acetilene. Il gas di sintesi viene ottenuto con i processi di steam reforming con vapore o mediante VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA ossidazione parziale con ossigeno. Lo steam reforming si basa sulla reazione principale: CH4H2O CO3H2 225 kJ/mol che viene condotta con rapporti molari H2O/CH4 pari a circa 3, a 3-4 MPa e 700-800 °C, in reattori del tipo a fascio tubiero, riscaldati dall’esterno. I gas così ottenuti, contenenti, oltre a CO e H2, anche CO2, H2O e CH4 non convertito, subiscono trattamenti successivi che dipendono dal loro utilizzo finale. I processi di ossidazione parziale con ossigeno si basano sulla reazione principale: CH41/2O2 CO2H2 23 kJ/mol che viene condotta con rapporti molari O2/CH4 pari a circa 0,6 e in assenza di catalizzatori, a circa 1.200 °C e fino a 8 MPa di pressione. Anche in questo caso la miscela gassosa ottenuta, contenente, oltre a CO e H2, anche CO2, H2O, CH4 non convertito e nerofumo, subisce trattamenti successivi dipendenti dalla natura del prodotto finale desiderato. La sintesi dell’acetilene dal gas naturale, dal metano o da idrocarburi superiori ha trovato ampia applicazione, in particolare in Europa, tra gli anni Quaranta e Sessanta, come base per l’ottenimento di derivati quali il cloruro di vinile, l’acrilonitrile, l’acetaldeide e l’acido acrilico, oggi preparati per altra via. Tra i vari processi sviluppati per la sintesi dell’acetilene presenta ancora interesse il processo autotermico SachsseBartholomé basato sulla reazione tra metano e ossigeno, condotta con rapporti molari O2/CH4 pari a 0,6-0,7, a circa 1.600 °C con tempi di contatto dell’ordine del millesimo di secondo in bruciatori adeguatamente progettati, a valle dei quali i prodotti di reazione subiscono un brusco raffreddamento (quenching) con acqua. Si ottiene una miscela gassosa contenente (sul secco) circa l’8% di acetilene, accanto a H2 (circa il 55%), CO (circa il 30%) e a minori percentuali di CO2 e CH4, idrocarburi superiori, composti aromatici, composti acetilenici superiori e nerofumo. Questa miscela subisce poi una serie di trattamenti successivi (tra cui un lavaggio con un solvente selettivo per l’acetilene), con ottenimento di acetilene a oltre il 99,5% di purezza e recupero della miscela CO, H2. Sono ancora oggetto di studio vari processi di conversione diretta del metano. Tra questi vanno menzionati i seguenti: • ossidazione parziale con ossigeno con formazione di ossigenati idrocarburici (metanolo, formaldeide e altri), condotta in fase omogenea gassosa a circa 600 °C in assenza o in presenza di catalizzatori (a base di vanadio, ferro o molibdeno supportati su silicio o zeoliti), con rese in ossigenati prossime al 20%. Rese più elevate (oltre il 70%) sono ottenibili operando in sistemi diluiti gas/liquido, a circa 700 °C, con 423 INDUSTRIA PETROLCHIMICA: PRODOTTI DI BASE E FILIERE PRODUTTIVE • • catalizzatori semplici (per esempio TiO2) ma in presenza di acido solforico come solvente; dearomatizzazione catalitica del metano (DAM), condotta a 700-750 °C e pressione prossima a quella atmosferica, in presenza di catalizzatori bifunzionali costituiti da un supporto zeolitico (per esempio ZSM-5) contenente una fase attiva costituita da ossicarburo di molibdeno o tungsteno; per questa via sono state ottenute rese in aromatici di poco superiori al 10% per conversioni del metano di circa il 20%; produzione di etilene ed etano mediante coupling ossidativi del metano operanti in eccesso di metano rispetto all’ossigeno a pressioni prossime a quella atmosferica e a 700-900 °C, in presenza di un catalizzatore (prevalentemente miscele di due o più composti quali ossidi alcalini e alcalino-terrosi, lantanidi e attinidi, metalli di transizione e post-transizione). Il coupling ossidativo, con il quale sono state ottenute rese massime in idrocarburi superiori al metano del 28%, a lungo ritenuto promettente, è oggi passato in secondo piano rispetto agli altri processi allo studio. • PE lineari a bassa densità (LLDPE) ottenuti mediante copolimerizzazione dell’etilene con piccole percentuali di a-olefine, con catalizzatori Ziegler-Natta ad alta resa, e polimeri mLLDPE ottenuti con catalizzatori a base di metalloceni; • PE ad altissimo peso molecolare (HMWPE). I polietileni trovano svariate applicazioni: imballaggio rigido e flessibile, oggetti per la casa, contenitori di vario tipo, rivestimento di tubi, tubazioni, fibre per usi industriali, teli, ecc. I