Altinate - Assessorato al Turismo della Provincia di Venezia

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Altinate - Assessorato al Turismo della Provincia di Venezia
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Itinerario/Rundfahrt
Altinate
dal Sile al Piave
DER WEG VOM
SILE ZUM PIAVE
MARCON
QUARTO D’ALTINO
MEOLO
FOSSALTA DI PIAVE
NOVENTA DI PIAVE
CEGGIA
SAN DONÀ DI PIAVE
MUSILE DI PIAVE
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Itinerario/Rundfahrt
Altinate
dal Sile al Piave
DER WEG VOM
SILE ZUM PIAVE
MARCON
QUARTO D’ALTINO
MEOLO
FOSSALTA DI PIAVE
NOVENTA DI PIAVE
CEGGIA
SAN DONÀ DI PIAVE
MUSILE DI PIAVE
ERACLEA
JESOLO
CAVALLINO TREPORTI
L’offerta di ospitalità del Veneto è fatta Das touristische Angebot
di proposte famose, che ne fanno
un polo di attrazione turistica tra i più
ricercati al mondo e che nel 2006 ha
superato i 60 milioni di pernottamenti.
Il Veneto è una regione completa,
che consente in meno di una giornata
di passare da spiagge assolate
a montagne bellissime come le
Dolomiti; da città d’arte straordinarie
ad aree naturalistiche incontaminate,
la più grande delle quali è il Delta
del Po; dal lago di Garda al bacino
termale dei Colli Euganei,
il più grande d’Europa.
Ma dietro ciascuna di queste proposte
di vacanza e soggiorno c’è la sicurezza
di una popolazione sempre ospitale e
di una serie incredibile di centri
e località, che sono “minori”
per dimensioni, ma non per merito:
da città murate a pievi e castelli,
da paesi incastonati in ambienti unici
a siti museali che raccolgono la storia
di un territorio in cui viveva l’uomo
paleolitico e dove la civiltà ha iniziato
a muovere i suoi passi mille anni
prima di Cristo. Qui si è sviluppata
la storia delle genti venete e del loro
legame con la terra, che ha creato
non solo città, ma paesaggi agresti
invidiabili e produzioni vinicole
e agroalimentari che non temono
rivali al mondo. Queste ultime
allietano la naturale convivialità
della gente e “prendono per la gola”
quanti giungono in Veneto provenendo
soprattutto da altri Paesi che non
dispongono di un retroterra altrettanto
variegato e di qualità, fatto di colori,
sfumature, gusti, sapori e profumi.
Il merito della presente guida, perciò,
sta proprio in questo: vuole proporre
gli aspetti meno noti del nostro
Veneto, di solito trascurati dai grandi
circuiti e dalle tradizionali offerte
turistiche. Proprio tali aspetti sono,
invece, una occasione da cogliere
per dare più qualità alle proprie
vacanze e ai propri soggiorni.
Luca Zaia
Vicepresidente
della Giunta Regionale del Veneto
Venetiens besteht aus berühmten
Schwerpunkten, die es zu einem der
meistbesuchten Reiseziele der Welt mit
über 60 Millionen Übernachtungen im
Jahre 2006 macht. Venetien ist eine
komplette Urlaubsregion, wo man an
demselben Tag von sonnigen Stränden
zu wunderschönen Dolomitenbergen,
von einzigartigen Kunststädten
zu unberührten Naturoasen, vom
Gardasee zur Thermalregion der
Euganischen Hügel wechseln kann.
Doch hinter jedem einzelnen
Ferienangebot gibt es die Sicherheit
einer immer gastfreundlichen
Bevölkerung und einer unglaublichen
Reihe von kleineren Zentren und
Ortschaften, die nur wegen ihrer
Größe, nicht wegen ihres Interesses
„klein“ genannt werden dürfen: von
den befestigten Städten des Mittelalters
bis hin zu den Pfarren und Schlössern;
von den Dörfern, die mitten in
einzigartigen Landschaften liegen, zu
den Musealanlagen, die die Geschichte
einer tausendjährigen Zivilisation
aufbewahren. Aus dieser Geschichte
und ihrer Verbindung zu dem Land
sind nicht nur Städte, sondern auch
anmutige Agrarlandschaften mit
Wein- und Lebensmittelproduktionen
entstanden, die auf der Welt
ihresgleichen suchen. Diese erheitern
die natürliche Tafelfreundlichkeit der
Bevölkerung und verführen diejenigen
durch den Magen, die zuhause über
eine ähnlich mannigfaltige und
qualitätsvolle Geschmackspalette aus
Farben, Düften und Geschmäcken
nicht verfügen.
Das Verdienst vorliegenden Führers
besteht also gerade darin, daß er die
weniger bekannten Aspekte unserer
Region vorstellt, die normalerweise
von den großen Besucherscharen und
den traditionellen Ferienangeboten
vernachlässigt werden. Doch gerade
diese Aspekte bieten die Chance,
seinen Urlaub und seinen Aufenthalt in
Venetien qualitätsvoller zu gestalten.
Luca Zaia
Vizepräsident
Region Venetien
Con il dinamismo che le ha
sempre contraddistinte, le Pro Loco
dell’entroterra veneziano hanno colto
nel suo aspetto più innovativo
la strategia che la Provincia ha
da tempo indicato per la promozione
turistica. Storia, arte, bellezze
monumentali ed ambientali,
qualità dell’accoglienza ed eccellenze
enogastronomiche vengono
armonicamente a coniugarsi
in un unico itinerario che offre
ai turisti più attenti la strada
per entrare davvero ‘dentro’
la realtà del territorio.
È una identità unica che proprio
per questo può trovare il massimo
interesse sui mercati internazionali,
ma che può anche essere appetibile
per un pubblico più vicino che,
attratto da mete esotiche, talvolta
dimentica di conoscere il contesto
nel quale vive.
Pieno apprezzamento allora
per questi itinerari proposti dalle
Pro Loco, protagoniste
dell’organizzazione di decine
e decine di manifestazioni culturali
e folcloristiche nei nostri centri
minori, ma sempre attente a spingere
il loro sguardo oltre l’interesse
locale per dialogare con una realtà
internazionale in grado di apprezzare
l’identità veneziana. La Provincia
di Venezia è lieta di sostenere questo
loro sforzo e di poter contare
su di un così prezioso e vivace
patrimonio di impegno costruttivo
radicato nel territorio.
Danilo Lunardelli
Assessore al Turismo ed alle Pro Loco
Provincia di Venezia
Mit der Dynamik, die sie schon
immer ausgezeichnet hat, haben die
Pro-Loco-Fremdenverkehrsvereine
des venezianischen Festlands den
originellsten Aspekt der Strategie
erfaßt, die die Provinz Venedig für
die touristische Werbung neulich
festgesetzt hat. Geschichte, Kunst, Bauund Landschaftsschönheiten, Qualität
in der Unterbringung und kulinarische
Spitzenleistungen verbinden sich
harmonisch in einem einzigen Gebiet,
das den aufmerksameren Besuchern
den Weg bietet, um wirklich in
die Realität des Landes hinein zu
gelangen.
Es ist eine allgemeine Identität, die
die ganze Provinz verbindet, und
gerade deshalb kann sie auf dem
internationalen Markt das höchste
Interesse wecken, doch sie kann auch
für den Teil des Publikums anziehend
wirken, das, wenn gleich ganz in der
Nähe, oft von exotischen Zielen sich
angezogen fühlt und dabei vergißt,
das Umland, wo es zuhause ist, näher
kennenzulernen.
Diese Rundfahrten, die von den
Fremdenverkehrsvereinen der Provinz
vorgestellt werden, verdienen also
unsere ganze Zustimmung. Dieselben
Vereine, die die Hauptrolle in der
Organisation so vieler Kultur- und
Volksveranstaltungen in den kleineren
Zentren der Provinz spielen, sind doch
immer aufmerksam genug, ihren Blick
auch über die Grenze des lokalen
Interesses hinaus schweifen zu lassen,
um mit internationalen Partnern,
die die venezianische Identität
insgesamt hochschätzen, Kontakt
aufzunehmen. Die Provinz Venedig
freut sich also, diesen Versuch der
Fremdenverkehrsvereine durch den
vorliegenden Führer unterstützen zu
können und somit weiterhin auf eine
so wertvolle und rege, in das Land so
festgeankerte, tätige Mitarbeit hoffen
zu dürfen.
Danilo Lunardelli
Tourismusreferent Provinz Venedig
Scoprire e promuovere la nostra
storia attraverso la strategia
della valorizzazione delle risorse
del territorio in cui operano,
è una delle peculiarità delle
Pro Loco. In questa prospettiva
le nuove forme di turismo
(balneare, rurale, enogastronomico,
religioso, culturale ecc.) possono,
senza dubbio, coinvolgere anche
le nostre realtà ed essere motivo
di sviluppo locale.
La stampa di questi itinerari vuole
essere un utile strumento per invitare
l’ospite a scoprire angoli spesso
sconosciuti ma ricchi di storia
del territorio Veneziano, attraverso
una miriade di manifestazioni, che
ogni anno animano le piazze
dei nostri paesi.
Per realizzare tutto questo,
le nostre associazioni, le istituzioni
pubbliche, gli operatori economici
e la popolazione tutta, si sentono
fortemente ed orgogliosamente
impegnate nella promozione
del proprio territorio per poterlo
efficacemente comunicare a quanti
vorranno visitare questi luoghi,
trovandovi motivo di interesse
e piacere.
Roberto Masetto
Presidente U.N.P.L.I.
Pro Loco Veneziane
Eine der Besonderheiten der Pro-
Loco-Fremdenverkehrsvereine besteht
darin, daß sie durch die strategische
Neuwertung der Schätze des Landes,
in dem sie tätig sind, die Geschichte
wiederentdecken und um Land und
Sehenswürdigkeiten werben. In
dieser Perspektive können die neuen
Formen des Tourismus (am Meer,
auf dem Lande, Kulinarik-, Religion-,
Kulturtourismus, u.a.m.) zweifellos
auch die verschiedenen Gebiete
unserer Provinz miteinbeziehen
und auf lokaler Ebene zu weiterer
Entwicklung führen.
Die Veröffentlichung dieser
Rundfahrten soll auch ein nützliches
Mittel werden, um den Gast bei
Gelegenheit einer ganzen Reihe von
Veranstaltungen, die jedes Jahr die
Plätze unserer Dörfer bevölkern, zur
Entdeckung oft unbekannter Orte
einzuladen, die aber in der Geschichte
des venezianischen Festlands wichtig
gewesen sind.
Um dies alles zu realisieren, fühlen
sich unsere Vereine, die Institutionen,
Privatunternehmer und die ganze
Bevölkerung stolzerweise und stark
zur Werbung ihres Gebiets berufen,
um es erfolgreich denjenigen
mitzuteilen, die diese Gegenden
werden besuchen wollen und daran
Gefallen und Interesse finden werden.
Roberto Masetto
Questi itinerari in provincia hanno
lo scopo di stimolare i cittadini
a conoscere meglio il territorio,
e i turisti a visitare i tanti luoghi
che, fuori della città di Venezia,
meritano di essere visti.
Venezia è e resta unica.
Ma anche la sua provincia
è ricca di storia, di bellezze
artistiche, di fascino paesaggistico.
Quante cittadine e paesi interessanti
sono spesso trascurati o tralasciati
negli itinerari di fine settimana,
perché poco noti o addirittura
sconosciuti, mentre una visita
riserverebbe sorprese tanto
più piacevoli quanto più inattese.
Ecco allora questi itinerari
attraverso i centri del Portogruarese,
dell’Altinate, del Decumano
e della Riviera del Brenta,
che hanno la modesta ambizione
di mettere cittadini e turisti nella
felice condizione di ripensare
alla storia di tante realtà
della provincia; di cogliere
nelle vie, nelle piazze,
negli edifici, i segni del loro
passato e del loro presente,
di godere la bellezza dei paesaggi
in cui sono inseriti.
Nessuno forse resterà deluso.
E’ quanto almeno si spera
da parte di chi seguirà
questi itinerari in provincia.
Präsident U.N.P.L.I.
Pro Loco-Fremdenverkehrsvereine Venedig
Diese Rundfahrten in der Provinz
haben das Ziel, die Bürger und
die Gäste unserer Provinz zu
bewegen, dies reizvolle Land näher
kennenzulernen und die vielen
Ortschaften zu besichtigen, die,
obwohl fern von Venedig, einen
Besuch verdienen.
Venedig ist und bleibt einzigartig.
Doch auch ihre Provinz ist reich an
Geschichtsereignissen, Kunstschätzen
und Landschaftsschönheiten.
Wie viele sind nicht die interessanten
Städte und Dörfer, die in den
Reiserouten der Wochenendausflüge
oft vernachlässigt und übersehen
werden, weil sie weniger bekannt,
wenn nicht sogar unbekannt
sind, wo doch ein Besuch voller
Überraschungen sein könnte,
die umso angenehmer wirken, je
unerwarteter sie sind.
Darum werden durch diesen kleinen
Reiseführer einige Rundfahrten in
den Zentren des Decumano, entlang
des Flusses Brenta, in der Region von
Portogruaro und Altino, zwischen
den Flüssen Sile und Piave und in
Ostvenetien vorgestellt: sie haben
das ehrgeizige Ziel, Bürger und
Gäste in die Lage zu setzen, über
die Geschichte vieler Ortschaften
nachzudenken, in den Straßen,
den Plätzen und Gebäuden,
die Zeichen der Vergangenheit und
der Gegenwart zu entdecken, sowie
die Schönheit der Landschaft, worin
sie sich befinden, zu genießen.
Unsere Hoffnung ist, daß keiner von
dem Versuch enttäuscht sein möge.
info
Ambito territoriale di Jesolo - Eraclea
Piazza Brescia, 13 30017 Jesolo (VE)
Tel 0421370601 fax 0421370606
info: [email protected]
www.turismojesoloeraclea.it
UNPLI Venezia, Pro Loco veneziane
via Roma, 1 Santa Maria di Sala (VE)
tel e fax 041487560
info: [email protected]
www.unpli.provincia.venezia.it • www.turismo.provincia.venezia.it
1
BELLUNO
TREVISO
VERONA VICENZA
PADOVA
VENEZIA
4
ROVIGO
N
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S
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ALTINATE
Marcon
Viale S. Marco;
a destra il campanile
della chiesa
di S. Giorgio
Visitare Marcon vuol dire conoscere un territorio che
in passato aveva caratteristiche fortemente rurali
e che oggi si è trasformato in un’area densamente
urbanizzata, ma che conserva alcune caratteristiche
originarie del paesaggio, con aree di grande valore
naturalistico.
Marcon besichtigen bedeutet ein Gebiet kennenlernen,
das in der Vergangenheit stark landwirtschaftliche
Merkmale besaß und das heute sich in eine dichtbesiedelte Gegend verändert hat, welche aber manche originelle Eigenschaften in der Landschaft mit Ecken von
großem naturalistichem Wert bewahrt hat.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
Il territorio era certamente abitato già in epoca romana,
ma notizie sicure risalgono al 997: si sa infatti che il territorio di “Marconio” fu donato al monastero benedettino di S. Maria Assunta di Mogliano dal vescovo di Treviso,
Bozone. Da questo monastero dipendeva anche, almeno
in parte, la “Chiesa di San Zorzi di Marconio”. Tutta la
zona rimase a lungo gravemente penalizzata, perché la
situazione ambientale era compromessa dalle difficoltà di
far defluire le acque. Rimase un “territorio di case sparse”, nel quale solo nell’Ottocento si cercò di creare un
centro e poi attorno al primo decennio del Novecento di
erigere alcuni edifici essenziali. Tra gli anni ’40 e ’50 avvenne un vero e proprio mutamento, con l’aumento della
popolazione che, abbandonando molte case coloniche
spesso malsane e in condizioni precarie, andò ad abitare
in case costruite lungo le strade più importanti, come via
Chiesa, via San Giorgio, via Monte Berico, i cui tracciati
furono migliorati, favorendo nel contempo i collegamenti
con Bonisiolo e con Zerman, anche se il capoluogo era
privo di strutture per far fronte alle necessità della popolazione. Tuttavia, alla fine degli anni ’60, il centro abitato era già cresciuto velocemente: c’era bisogno di case,
perché ormai Marcon era diventato quasi un sobborgo
di Mestre e c’era bisogno di servizi. Infatti se prima, e
poi anche durante il regno Napoleonico e la dominazione
austriaca e perfino dopo l’annessione al Regno d’Italia, la
gestione del territorio e la burocrazia municipale non richiedevano tanti amministratori pubblici, ora il Consiglio
Comunale dovette affrontare il problema di un Municipio
e della sua localizzazione: a Marcon o nel centro di Gaggio, perché centro geografico territoriale del comune e
vicino alla ferrovia. Si deliberò a maggioranza di costruire
il nuovo edificio sul terreno di proprietà del Comune e
la località prescelta era equidistante da Marcon centro e da
Gaggio. Il paese, che prima della
costruzione del Municipio constava di poche case, già alla fine
degli anni ’50 vide il triplicarsi
della popolazione, sebbene allora fossero notevoli il fenomeno
della disoccupazione e dell’emigrazione. Tra il 1960 e il 1970
Das Gebiet war ohne Zweifel bereits zur Zeit der Römer
bewohnt, aber nachweisbare Zeugnisse gehen auf das
Jahr 997 zurück, denn man weiß, daß die Gegend von
„Marconio“ der Benediktinerabtei Santa Maria Assunta
in Mogliano vom Bischof von Treviso, Bozone, geschenkt
wurde. Von diesem Kloster hing auch, zum Teil wenigstens, die Kirche „San Zorzi“ in Marconio ab. Die ganze
Gegend war lange Zeit wegen des stehenden Wassers
wirtschaftlich stark benachteiligt. Sie blieb lange ein Gebiet aus „zerstreuten Häusern“, wo man erst im 19. Jh.
den Versuch unternahm, ein Zentrum zu bauen, um dann
im ersten Jahrzehnt des 20. Jh. einige wichtige Gebäude
zu errichten. Zwischen den 40er und 50er Jahren geschah
durch den Bevölkerungsanstieg eine regelrechte Umwandlung, denn viele Bewohner verließen ihre Bauernhäuser,
die oft ungesund und unsicher waren, für neuere Behausungen entlang der wichtigsten Straßen der
Stadt, wie via Chiesa, via San Giorgio, via Monte Berico, deren Verlauf verbessert wurde, um
die Verbindung mit den Vororten Bonisiolo und
Zerman zu sichern, auch wenn der Hauptort
immer noch über keine genügenden Strukturen verfügte, um den Bedürfnissen der Bevölkerung gerecht zu werden. Allerdings am Ende
der 60er Jahre war die Stadt schnell gewachsen: man brauchte neue Häuser, denn Marcon
war fast ein Vorort von Mestre geworden, und
man brauchte Infrastraktukturen und öffentliche Dienstleistungen. Brauchte man während
der Napoleonischen und der österreichischen
Herrschaft, ja sogar nach dem Anschluß an das
Königreich Italien nicht so viele öffentliche Angestellte in der Stadtplanung und in der Stadtverwaltung,
mußte nun der Stadtrat über ein neues Rathaus und über
dessen Lokalisierung entscheiden: in Marcon oder im Zentrum von Gaggio, das das geographische Zentrum der
Gemeinde war und ganz in der Nähe der Bahnlinie lag?
Die Mehrheit entschloß sich für ein neues Gebäude, das
auf einem Landstück in Besitz der Gemeinde zu errichten
sein sollte. Das Landstück befand sich zwischen Marcon
und Gaggio genau in der Mitte. Die Stadt, die vor dem
Bau des Rathauses nur wenige Häuser zählte, sah bereits
Ende der 50er Jahre die Anzahl der Bevölkerung sich ver-
2
Der Glockenturm
der Kirche San
Giorgio. Links:
Viale San Marco
ALTINATE
Marcon
questi fenomeni si arrestarono, con l’avvio del processo di
industrializzazione e con la soluzione di urgenti problemi
in risposta alle esigenze di una realtà in costante e rapido
sviluppo. Questo si è realizzato anche in tutto il territorio,
come nelle frazioni di Colmello, di Zuccarello, ma soprattutto a Gaggio e a San Liberale. Dove ancora agli inizi
del Novecento c’erano acquitrini, paludi e malaria, sono
arrivate bonifica e industrie, con gli abitanti trasformati in
operai efficienti e qualificati, in operatori del commercio e
in imprenditori lungimiranti.
da visitare
Interno della chiesa
di S. Giorgio: l’altar
maggiore e l’organo;
a destra, particolari
del tabernacolo
in pietra policroma
A chi percorre il territorio di Marcon, si offre subito l’immagine di un centro che ha una buona qualità della vita, di una posizione
strategica e di una crescita economica,
umana, sociale e culturale davvero invidiabile, quale si può rilevare anche
dal livello abitativo, razionale e confortevole. Pur trattandosi di un’area
densamente urbanizzata, Marcon ha
conservato pregevoli opere artistiche.
Iniziamo dalla Chiesa di San Giorgio, che si trova in Piazza IV Novembre. Fu costruita tra il 1510 e il 1530
sul luogo dove nel 1100 l’abbazia
benedettina di Mogliano aveva edificato una cappella. Sono da vedere al
suo interno l’abside cinquecentesca e
nell’adiacente sacrestia alcune opere
di notevole valore artistico. Osserviamo le tre tele del pittore moglianese
Giuseppe Boldini, dipinte nel 1865:
raffigurano San Giorgio, San Valentino,
Sant’Antonio. Sono giudicate interessanti anche per la tecnica usata dall’artista,
che ha sovrapposto diverse sostanze vegetali
alla maniera della pittura ortodossa, appresa
da Boldini durante il soggiorno in vari paesi
dell’est e soprattutto a San Pietroburgo.
Ma bisogna soffermarsi anche davanti alle
quattro statue lignee dorate del ’700, attribuite alla scuola di Andrea Brustolon (16621732), che abbelliscono il coro e che probabilmente rappresentano le virtù teologali Fede, Speranza e
Carità, oltre la Sapienza.
Non si può trascurare poi il tabernacolo a muro in pietra policroma, della scuola di Jacopo Sansovino e il fonte
battesimale del XVIII secolo.
Sono pure da vedere la tela della Lapidazione di Santo Stefano e il trionfo in gloria, attribuita a un pittore, il
dreifachen, obwohl zur damaligen Zeit Probleme wie Arbeitslosigkeit und Emigration nicht unbedeutend waren.
Zwischen 1960 und 1970 verbesserte sich die Lage durch
den Beginn einer Industrialisierungswelle und durch die
Lösung dringender Probleme, die jener Welt in ständiger
und rascher Entwicklung entsprangen. Dasselbe geschah
im ganzen Gemeindegebiet, wie auch in den kleineren
Zentren der Gemeinde, wie etwa in Colmello, Zuccarello,
aber vor allem in Gaggio und San Liberale. Wo Anfang des
Jahrhunderts noch Wasserteiche und Marschlandschaften
mit Malariagebieten vorhanden waren, kamen Industrie
und Urbarmachung der Gründe; aus den Bewohnern waren qualifizierte und effiziente Arbeiter, Kaufleute oder
scharfsichtige Unternehmer geworden.
sehenswürdigkeiten
Demjenigen, der das Zentrum von Marcon durchfährt, bietet sich gleich das Bild eines kleines Städtchens mit einem
sehr hohen Lebensniveau, in einer strategischen Lage und
mit einer bemerkenswerten wirtschaftlichen, gesellschaftlichen und kulturellen Entwicklung, was man auch an den
Häusern, die bequem und rationell erscheinen, leicht
erkennen kann. Obwohl es zu einem dichtbesiedelten
Gebiet geworden ist, bewahrt Marcon viele kostbare
Kunstwerke.
Wir beginnen mit der Kirche San Giorgio, die sich in
der Piazza IV Novembre befindet. Die Kirche wurde
zwischen 1510 und 1530 an dem Ort gebaut,
wo die Benediktinerabtei von Mogliano eine
Kapelle hatte errichten lassen. Im Inneren sind
die Apsis aus dem 16. Jh. und in der anliegenden
Sakristei manche Werke von großem künstlerischem
Interesse zu sehen. Wir sehen drei Gemälde von Giuseppe Boldini, einem Maler aus
Mogliano, die 1865 gemalt wurden:
sie zeigen den heiligen Georg, den
heiligen Valentin, den heiligen Antonius. Sie sind sehr interessant auch
wegen der Maltechnik, die vom
Künstler benutzt wurde. Er schichtete pflanzliche Farbtöne wie in der
orthodoxen Malerei aufeinander,
nach einer Technik, die er während
seiner Reise in verschiedene osteuropäische Länder, und vor allem in
Sankt Petersburg, erlernt hatte.
Auch vor den vier vergoldeten Holzskultpuren aus dem 18. Jh. muß
man kurz halten. Sie sind der Schule
von Andrea Brustolon (1662-1732)
zugeschrieben, sie schmücken den
3
Detail des
Tabernakels
aus Steinmosaik.
Links: Innenansicht
der Kirche
San Giorgio,
Hauptaltar
und Orgel
ALTINATE
Marcon
Il Tempietto
di S. Giuseppe
Pomi, della scuola emiliana del ’700, e le due statue,
una della Madonna in marmo di Carrara, una di San Giuseppe in bronzo.
Levando infine lo sguardo al soffitto della chiesa si nota
una bella tempera che rappresenta Due cervi alla fonte.
Prima di uscire è doverosa un’ultima occhiata al grande
organo costruito dai Fratelli Puggina nel 1800.
Prendendo poi via Molino, all’incrocio con via San Giu-
seppe, è possibile visitare
il “Tempietto del Transito
di San Giuseppe” costruito
nel 1694 come oratorio dell’adiacente Villa Valentino,
poi Astori, caratteristica dimora
patrizia veneta. Di questa, però, esiste
solo una parte della barchessa, molto rimaneggiata negli
anni con restauri e ampliamenti che l’hanno snaturata.
In via Fornace è visibile l’antica struttura di una fabbrica di laterizi, ancora interessante perché dà l’idea di
una pregevole tipologia di architettura industriale, anche
se ora colpevolmente modificata e alterata.
Un visitatore curioso può essere anche stimolato a vedere il vecchio campo d’aviazione della prima guerra
mondiale (1915-18), dove avevano base due squadriglie
di aerei, tra i quali quello del valoroso pilota Giannino
Ancillotto.
Ma anche Gaggio merita una visita: qui tra l’altro troviamo l’unica piazza storica dell’intero territorio comunale
delimitata a est dalla Chiesa di San Bartolomeo, consacrata nel 1778. L’altare maggiore in marmo intarsiato, è
contornato da un antico coro in noce.
Sono da vedere alcune pregevoli tele, come quella dedicata a San Bartolomeo e Sant’Andrea del pittore trevigiano Francesco Bissolo (1470-1554) e un’altra di Giambattista Langetti, raffigurante il Martirio di San Bartolomeo.
A San Liberale il centro è dominato dalla chiesa intitolata al Patrono, costruita nel 1945 su progetto dell’archi-
Chor und stellen wahrscheinlich die theologischen Tugenden Glaube, Hoffnung und Liebe neben der Weisheit dar.
Auch der Tabernakel aus mehrfarbigen Steinen, von der
Schule von Jacopo Sansovino stammend, sowie das Taufbecken aus dem 18. Jh. sollen nicht übersehen werden.
Sehenswert sind überdies das Gemälde der Steinigung
des heiligen Stephan und sein Triumph in Gloria, dem Maler Pomi aus der emilianischen Schule des 18. Jh. zugeschrieben, sowie zwei Statuen, eine Madonna aus Carrara-Marmor, und ein heiliger Joseph aus Bronze.
Blickt man schließlich nach oben, so kann man an der
Decke der Kirche ein schönes Ölgemälde mit Zwei Hirsche am Quell entdecken. Vor dem Ausgang ist noch die
große Orgel, die von den Gebrüdern Puggina im Jahre
1800 gebaut wurde, zu erblicken.
Nimmt man dann via Molino an der Kreuzung mit via
San Giuseppe, kann man den kleinen „Tempel der Passage
des heiligen Joseph“ besichtigen, der 1694 als Kapelle der
naheliegenden Villa Valentino, späteren Villa Astori,
eines typisch venezianischen Patrizierhauses, gebaut wurde. Von der Villa ist aber nur ein Teil der Barchessa übriggeblieben, die aber im Laufe der Zeit durch falsche Restaurierungs- und Ausbauarbeiten stark verändert worden ist.
In der via Fornace kann man noch die alte Anlage einer
Ziegelfabrik sehen, die ebenfalls sehr interessant ist,
weil sie den Eindruck einer kostbaren industriellen Architektur übermittelt, auch wenn sie jetzt sehr verändert und
beschädigt erscheint.
Ein neugieriger Besucher kann auch Lust dazu bekommen,
den alten Flugplatz aus dem ersten Weltkrieg (19151918) zu sehen, wo zwei Flugtruppen, darunter auch die
Truppe des mutigen Fliegers Giannino Ancillotto, ihren
Landeplatz hatten.
Aber auch Gaggio ist einen Besuch wert: hier finden wir
unter anderem auch den einzigen historischen Platz in
dem gesamten Gemeindegebiet. Im Osten ist der Platz von
der 1778 eingeweihten Kirche San Bartolomeo geschlossen. Der Hauptaltar aus intarsiertem Marmor ist von
einem sehr alten Chor aus Nußbaumholz umgeschlossen.
Sehenswert sind manche wertvolle Gemälde, wie etwa
ein Bild von San Bartolomeo und Sant’Andrea von dem
Maler Francesco Bissolo aus Treviso (1470-1554) und ein
zweites Bild mit dem Martyrium des heiligen Bartolomäus
von Giambattista Langetti.
In San Liberale ist das Zentrum von der dem Schutzpatron gewidmeten Kirche beherrscht. Sie wurde 1945 nach
einem Projekt des Architekten Achille Vettorazzo erbaut
und ist mit Bildern von Lionello Trabuio geschmückt.
Der Besuch dieses Städtchens ist übrigens interessant und
nützlich, weil das klar veranschaulicht, wie das Gebiet von
Marcon seit den 60er Jahren bis heute sich verwandelt hat.
Denselben Eindruch bekommt man, wenn man durch die
4
Kleiner Tempel
des heiligen Joseph
ALTINATE
Marcon
tetto Achille Vettorazzo e adornata con dipinti di Lionello
Trabuio.
Visitare questa località, poi, è interessante per capire
come si sia trasformato il territorio di Marcon dagli anni
’60 a oggi. La stessa impressione la si prova percorrendo
le località di Colmello e Zuccarello, dove una fitta rete
di scoli e fossati segna la parte est del territorio marconese. Perciò una visita tranquilla alla zona è senz’altro
molto gratificante.
Il paesaggio
Il Parco dello Zero
Dopo averlo visto come centro in vivace trasformazione
e in dinamico sviluppo, Marcon presenta anche un paesaggio di grande varietà, che va visitato con calma per
coglierne tanti angoli particolarmente piacevoli, perché
permettono di sostare tra i corsi del Dese, dello Zero, della
Fossa Storta, caratterizzati da un percorso meandrico e
per ampi tratti pensile.
Insomma il territorio di Marcon offre gradite sorprese per
chi vuole percorrerlo in cerca di verde e di pace. Ecco, infatti, l’Oasi Naturalistica delle Cave Nord, un bell’ambiente completamente naturalizzato, dove è possibile osservare molte specie di uccelli sulle acque degli stagni, tra
i canneti e le siepi, nei prati e nei boschetti. Si può sostare
in un ambiente naturalistico di notevole interesse.
Se ci spostiamo verso Gaggio, c’è da vedere il Lago
Pojon, con invaso artificiale, il cui specchio d’acqua è circondato da una vasta area golenale ricca di vegetazione.
Ma il paesaggio, specie tra San Liberale e Zuccarello, offre
una visione singolare di terreni agricoli ricavati dopo la
bonifica; dell’idrovora le cui pompe aspirano l’acqua che
arriva attraverso la fitta rete di canali di bonifica per riversarla nel bacino alla confluenza dei fiumi Zero e Dese.
Altro elemento notevole del paesaggio sono le Cave
Sud o del Praello: i terreni abbandonati dopo l’estrazione dell’argilla hanno favorito la formazione di una zona
umida di circa 40 ettari, che si è trasformata ormai in un
habitat ideale per molte specie di uccelli, sia stanziali, sia
migratori. Marcon dunque non è solo un ricco centro con
una percentuale molto alta di attività economiche e di
sviluppo edilizio, ma è anche un territorio altrettanto ricco
di acque e di verde che, percorso con calma, magari in
bicicletta, offre momenti di sereno contatto con la natura,
perché circondato da un ambiente vario e riposante.
Ortschaften Colmello und Zuccarello durchfährt, wo
ein dichtes Netz von Gräben und Abflüssen das östliche Teil des Marconeser Landes kennzeichnet.
Deswegen ist ein ruhiger Besuch des Gebietes zweifellos
sehr erlebnisreich.
5
die landschaft
Nachdem wir das Gebiet um Marcon als ein Zentrum
ständiger Verwandlung und dynamischer Entwicklung entdeckt, zeigt es nun eine Landschaft von großer Mannigfaltigkeit, die mit Ruhe besichtigt werden soll, wenn man die
vielen besonders angenehmen Ecken entdecken will. Denn
zwischen den sich schlängelnden Flüssen Dese, Zero und
Fossa Storta, die teilweise erhöhte Flächen aufweisen, gibt
es verschiedene Orte, wo man ruhig rasten kann.
Kurz, das Gemeindegebiet von Marcon bietet richtige
Überraschungen für diejenigen, die es auf der Suche nach
Grün und Ruhe durchwandern möchten. Hier befindet sich
zum Beispiel die Naturoase Cave Nord, eine merkwürdige Landschaft, völlig naturalisiert, wo es möglich ist, viele
Vogelarten auf den Wassern der Teiche, im Schilf oder in
den Hecken, auf den Wiesen oder in den kleinen Wäldern
zu bewundern. In der Oase kann man in einer Umgebung
von hohem naturalistischem Interesse verweilen.
Fahren wir in Richtung Gaggio, kann man der kleinen
künstlichen See Pojon sehen, dessen Wasserspiegel von
einem breiten, grünbedeckten Vorufer umgeben ist.
Aber die landschaft, vor allem zwischen San Liberale und
Zuccarello, bietet einen einzigartigen Überblick auf das
Bauernland, das durch Urbarmachung ehemaliger Marschgebiete gewonnen wurde, sowie auf das Pumpwerk,
dessen Pumpennetz das Wasser aus dem dichten Netz der
Gräben schöpft, um es in das Becken am Zusammenfluß
von Zero und Dese zu ergießen.
Ein weiteres bedeutendes Merkmal dieser Landschaft sind
die Baggergruben Cave Sud oder Praello: verlassene Grundstücke, woraus vorher Ton gewonnen wurde,
sind jetzt zu einem Feuchtgebiet von ca. 40 Hektar Größe
geworden, das damit ein ideales Habitat für viele Vögel,
bleibende sowie Wandervögel, ist. Marcon ist also nicht
nur eine reiche Stadt mit einer sehr hohen Prozentzahl von
Betrieben und Baufirmen, sondern auch ein Gebiet ebenso
reich an Wasser als an Grün, das – entdeckt man es mit
Ruhe, vielleicht auf dem Fahrrad – Augenblicke ruhigen
Zusammenlebens in der Natur, mit ihrer mannigfaltigen
und erholenden Vielfalt bietet.
Park am Fluß Zero
Das Gebiet um Altino hat eine sehr lange Geschichte,
die mit den alten Venetiern und der Römischen Kolonisation beginnt. Altes „Municipium“ mit autonomer Verwaltung, bewahrt Quarto d’Altino noch heute
einen beneidenswerten Schatz von Erinnerungen an
eine ferne Vergangenheit mit wichtigen Zeichen einer
untergegangenen Zivilisation.
La zona altinate ha una sua grande storia, che va
dagli antichi veneti alla penetrazione romana.
“Municipium” con una sua autonomia amministrativa, Quarto d’Altino conserva un invidiabile carico
di memorie di epoche lontane, con tanti segni
importanti di una civiltà scomparsa.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
Il fascino della zona altinate è già nella sua stessa storia
e la frazione di Altino costituisce indubbiamente il nucleo
di maggior interesse del territorio di Quarto d’Altino.
I primi insediamenti umani si fanno risalire intorno al VI
millennio a.C., mentre nel corso del I millennio a.C. (età
del ferro) ci fu una nuova e più duratura forma di popolamento. Degli antichi Veneti di Altino, popolo di lingua
indoeuropea, rimangono tracce dell’abitato e di diverse
necropoli. Con la penetrazione romana in questo territorio, Altino divenne “Municipium” importante e florido, favorito nel suo sviluppo da un evento fondamentale come
la costruzione della Via Annia (131 a.C.), che completava la Via Flaminia, da Roma a Rimini, per collegare la
capitale all’importante colonia di Aquileia.
Altino godette di una certa autonomia amministrativa ed
estese la sua attività commerciale con i centri della grande area lagunare. La sua prosperosità crebbe ancora con
la costruzione della Via Claudia Augusta, iniziata da Druso
e completata dall’imperatore Claudio, attraverso la quale
venne aperta una via di comunicazione con le regioni danubiane e la Germania. Nell’era cristiana, dopo l’Editto di
Costantino (313 d. C.) che concedeva la libertà di culto ai
cristiani, nella città giunse l’opera evangelizzatrice del vescovo di Padova Prosdocimo (secondo altri di Ermagora di
CLA
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Der Zauber des Gebiets von Altino liegt bereits in ihrer Geschichte, und das Dorf Altino bildet zweifellos das Zentrum
größten Interesses in dem Verwaltungsgebiet von Quarto
d’Altino. Die ersten Ansiedlungen gehen auf das 6. Jahrtausend v.Ch. zurück, während eine jüngere und nachhaltigere Bevölkerungswelle im Laufe des 1. Jahrtausends v.Ch.
(Steinzeit) stattfand. Von den alten Venetiern, einem Volk
indoeuropäischen Ursprungs, bleiben noch heute Spuren in
dem alten Wohngebiet und in verschiedenen Nekropolen.
Mit der Römischen Kolonisation des Gebiets wurde Altino
ein wichtiges und blühendes „Municipium“, besonders
begünstigt in seiner Entwicklung durch ein grundlegendes
Ereignis, d.i. durch den Bau der Via Annia (im Jahr 131
v.Ch.), die die Via Flaminia, von Rom nach Rimini, vollendete, und eine Verbindung zwischen Rom und der wichtigen Kolonialhauptstadt Aquileia schuf. Altino besaß eine
breite Verwaltungsautonomie und erstreckte ihre Handelsbeziehungen weit durch die gesamte Lagunenregion.
Ihr Reichtum wuchs weiter durch den Bau der Via Claudia
Augusta, die, von Drusus begonnen und vom Kaiser Claudius vervollständigt, eine Verbindung zwischen Italien,
Deutschland und der oberen Donauregion herstellte. In der
christlichen Zeit nach dem Erlaß Kaiser Konstantins (313
VIA
VIA ANNIA
ALTINATE
Quarto d’Altino
A
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VI
A
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ALTINATE
Quarto d’Altino
Aquileia) e Altino divenne sede vescovile. Il primo vescovo
Eliodoro resse la diocesi fino al 407. Al 452 risale la prima
devastazione della città ad opera degli Unni di Attila; l’assoggettazione del Veneto ai Longobardi nel 568 favorì
l’esodo dalla città verso le isole della laguna. Trasferita in
Torcello anche la sede vescovile, Altino declinò rapidissimamente e non ne rimase più traccia; dapprima sfruttata
come zona di recupero di materiali da costruzione dai veneziani, poi definitivamente abbandonata alle acque lagunari che, complici l’abbassamento del suolo e l’abbandono di ogni opera idraulica, ne fecero una palude sommergendone il ricordo fino al XV secolo. Con l’assoggettamento della Marca Trevigiana alla Serenissima, il patriziato veneziano, interessandosi ai terreni prospicienti il
margine lagunare, formò un villaggio di agricoltori, denominandolo San Michele, dalla chiesetta che vi sorgeva e
aggiungendovi la dicitura del Quarto, derivante dalla distanza in miglia dell’antica città di Altino. Dopo la caduta
della Serenissima, nel 1797, furono istituiti i comuni di S.
Michele del Quarto e Trepalade, comprendente anche Portegrandi. Con l’istituzione del regno Lombardo-Veneto,
nel comune di S. Michele del Quarto furono incorporate le
località di Trepalade e Portegrandi. Nel 1946 il paese
mutò la sua denominazione in quella di Quarto d’Altino,
richiamandosi così alle sue origini.
da visitare
I resti
dell’antica via Annia;
a destra,
particolare di una
pavimentazione
musiva nell’area
archeologica
a est del museo
Quanto brevemente ricordato della storia di Altino, può
essere già di per sé motivo di curiosità a visitare un centro
della provincia così carico di memorie di epoche lontane e
scoprirne i segni rappresentati da reperti archeologici di grande valore. La “scoperta” archeologica di Altino
risale agli ultimi decenni del secolo scorso, con i lavori di
bonifica. Nei decenni successivi, i rinvenimenti si fecero
più frequenti e i pezzi emersi andarono ad arricchire in
gran parte la collezione privata della nobile famiglia De
Reali, in minor parte il Museo dell’estuario di Torcello.
Nel 1960 la Soprintendenza Archeologica costituì il Museo Archeologico, eretto su progetto dell’architetto
Ferdinando Forlati, insieme all’attigua chiesa e al porticato. La collezione contiene oltre tremila pezzi esposti.
Nella prima sala sono conservati resti di monumenti funerari ed elementi architettonici provenienti dall’abitato.
Nelle vetrine al centro della sala, i corredi tombali
delle necropoli della Via Annia, con splendidi vetri
policromi. Nel pavimento sono stati sistemati due mosaici di abitazioni databili tra la
fine del I e gli inizi del II secolo d.C. Nella
seconda sala sono esposti in gran parte
resti funerari e un piccolo numero di
frammenti architettonici dell’abitato.
n.Ch.), wodurch den Christen Glaubensfreiheit gewährt
wurde, kam das Christentum nach Altino durch die Predigten vom Bischof Prosdocimo aus Padua (manche meinen
vom Bischof Ermagora aus Aquileia), und Altino wurde Bischofssitz. Der erste Bischof von Altino, Eliodoro, regierte
die Diözese bis zum Jahr 407. Auf das Jahr 452 geht die
erste Verwüstung der Stadt durch Attilas Hunnenhorden
zurück; die Unterwerfung Venetiens durch die Langobarden erfolgte 568 und startete die Zuflucht der Bewohner
von der Stadt zu den Inseln in der Lagune. Nachdem der
Bischofssitz von Altino nach Torcello verlegt wurde, begann für Altino das Zeitalter des schnellen Verfalls. Von der
Stadt blieben keine Spuren mehr übrig: zunächst wurde
sie als Bruchstelle von den Venezianern benutzt, die hier
Materialien für den Bau ihrer Häuser mit in die Lagune
nahmen, dann wurde sie endgültig dem Lagunenwasser
überlassen, das sie wegen der Senkung des Bodens und
der Unterbindung jedes hydraulischen Werkes zu einer
Marschlandschaft machte und die Erinnerung an sie bis
ins 15. Jahrhundert verwischte. Mit der Unterwerfung der
Markgrafschaft von Treviso durch die Republik Venedig
interessierten sich die Patrizier aus Venedig für die Ländereien am Rande der Lagune; ein Bauerndorf wurde hier gegründet und nach dem heiligen Michael genannt, dem hier
eine kleine Kirche gewidmet worden war; dazu wurde die
Bezeichnung Quarto hinzugefügt, da
das neue Dorf vier Meilen von der
alten Stadt von Altino entfernt lag.
Nach dem Fall der Republik im Jahre 1797 entstanden die Gemeinden
San Michele del Quarto und Trepalade, der auch das Dorf Portegrandi
gehörte. Mit der Gründung des Königreiches Lombardo-Venetien wurden in die Gemeinde San Michele
del Quarto die Dörfer Trepalade
und Portegrandi eingegliedert. Im
Jahre 1946 änderte die Stadt ihren
Namen mit Quarto d’Altino, um sich
auf ihre Vergangenheit zurück zu
berufen.
sehenswürdigkeiten
Was hier kurz von der Geschichte Altinos erwähnt wurde, ist bereits ein
Grund, um mit Neugierde ein Zentrum, so reich an Erinnerungen an
ferne Zeiten, zu besichtigen, deren
Zeichen, archäologische Überreste von großem Wert, es wiederzuentdecken gilt.
7
Detail aus dem
Mosaikfußboden im
Ausgrabungsgebiet
östlich des Museums.
Links: Reste der alten
Via Annia
ALTINATE
Quarto d’Altino
Museo di Altino
nelle due pagine
oggetti di scavo
Die Entdeckung von Altino als archäologischer Stätte geht
auf die letzten Jahrzehnte des vergangenen Jahrhunderts,
während der Zeit der großen Urbarmachung des Venezianischen Festlandes, zurück. In den folgenden Jahrzehnten
waren die Entdeckungen immer häufiger, und die wiederaufgetauchten Überreste bereicherten größtenteils die private Sammlung der Adelsfamilie De Reali, ein kleinerer Teil
davon wurde im Museum von Torcello aufgehoben.
Im Jahre 1960 begründete die Archäologische Superintendenz das Archäologische Museum, gebaut nach einem
Plan von dem Architekten Ferdinando Forlati zusammen mit der naheliegenden Kirche mit Säulengang. Die Sammlung zählt heute mehr
als dreitausend ausgestellte Stücke.
In dem ersten Saal sind die Überreste
von Grabmälern und architektonische Elemente aus dem Wohngebiet der alten Stadt
bewahrt.
In den Glasschränken im Zentrum des
Saals sind die Grabausstattungen der Nekropolen der Via Annia, mit wunderschönen
bunten Gläsern, zu sehen. Auf dem Fußboden
sind zwei Mosaiken angelegt aus Wohnhäusern des 1. bzw. Beginn des 2. Jahrhunderts n.Ch.
Im zweiten Saal ist der Großteil der Grabstücke
und eine kleinere Anzahl von architektonischen Fragmenten aus dem Wohngebiet ausgestellt.
In den zentralen Glasschränken befinden sich altvenetische Grabausstattungen und auf dem Fußboden zwei
weitere Mosaiken von 1. und 2. Jahrhunder n.Ch.
Unter dem Säulengang, der an drei Seiten den Kirchplatz
begrenzt, sind weitere Grabmäler ausgestellt, die größtenteils aus den Nekropolen der Via Annia stammen.
Jenseits der Straße vor dem Museum kann man eine archäologische Ausgrabungsstätte besichtigen, die
dem Publikum zugänglich ist, wo die Ausgrabungen immer noch andauern.
Geplant ist hier, sowie in den anderen Ausgrabungsstätten
der Gegend, ein breiter archäologischer
Park, der das Museum mit einbeziehen
soll.
Aber außer den vielen Gegenständen aus Keramik, Glas, den
Münzen, Edelsteinen und Kammeen, den Geräten, Bronzetten
und Töpfen, bietet Altino auch
sichtbare Überreste von einigen römischen Straßen, von den
Fundamenten mancher Villen mit
Mosaikfußböden, geschmückt mit
Figuren oder geometrischen Mustern.
Kurz, alles vermittelt dem aufmerksamen
8
Das Museum von
Altino: Bilder von
Funden aus den
Ausgrabungen
ALTINATE
Quarto d’Altino
Nelle vetrine centrali, corredi tombali paleoveneti e nel
pavimento altri due mosaici databili I e II secolo d.C.
Sotto il portico che costeggia su tre lati la piazza della chiesa sono collocati altri monumenti funerari, provenienti
per la maggior parte dalle necropoli della Via Annia.
Al di là della strada si può visitare un’area archeologica aperta al pubblico, dove sono ancora in corso scavi.
La prospettiva è di creare qui e nelle altre zone di scavo
un vasto parco archeologico, che dovrebbe affiancarsi
al futuro museo.
Ma oltre ai materiali consistenti in ceramiche, vetri, monete, gemme e cammei, suppellettili, bronzetti e vasellame,
Altino offre anche visibili resti di alcune strade romane,
fondamenta di alcune ville con pavimenti a mosaico, decorati con figure o motivi geometrici.
Tutto, insomma, dà a un visitatore attento l’idea di una
grande civiltà scomparsa, attraverso preziose e curiose testimonianze anche dell’elevato tenore di vita dell’antico
“Municipium” romano.
Quindi possiamo ammirare nel Museo alcuni elementi
pertinenti a mausolei e a tempietti di elevato valore artistico: una statua di defunto, l’unica integra delle necropoli altinati. Rappresenta un giovane magistrato locale,
vestito di tunica e toga. Di un altro mausoleo a tempietto
circolare si possono ammirare le due erme di Mercurio,
la lesena con figure femminili e la statua del grande cane,
ma soprattutto due teste, una maschile e una femminile, che sono due splendidi ritratti.
Merita poi una sosta particolare il bellissimo altare esposto lungo la parete destra della sala, oltre al gruppo degli
altari cilindrici disposti in mezzo.
A sinistra della porta d’ingresso, guardiamo la stele di
Manlius Cornelius, rappresentato all’interno della nicchia con la moglie e il figlio.
A destra, l’urna a cassetta di Quintus Sicinius Quinctellus, capomastro o geometra.
All’estrema sinistra della stessa parete si deve ammirare
la cosiddetta “Sirena”, figura femminile alata.
Ma non si possono trascurare la bella statua acefala di
Icaro, a destra del grande mausoleo, e quella, pure acefala, di Attis sulla parete del fondo.
In conclusione, tutto il percorso nelle sale, sotto il portico
che racchiude la piazza come pure nello spazio antistante il museo e nel piccolo giardino dove è visibile un breve tratto della strada bausolata, indica una eccezionale
consistenza numerica di monumenti e di corredi funerari,
molto superiore a quella delle altre necropoli di età romana venute alla luce nel Veneto e in Italia.
Prima di allontanarsi da Quarto d’Altino, è doverosa anche una visita alla Chiesa di S. Michele, sulla destra
della provinciale Treviso-Jesolo, del 1905. Ricca di altari,
statue, tele e affreschi, mostra, sopra la porta laterale de-
Besucher den Eindruck einer großen, vergangenen Kultur,
auch durch die kostbaren und merkwürdigen Zeugnisse
des hohen Lebensstandards im alten römischen “Municipium”.
Übrigens kann man im Museum verschiedene interessante
Gegenstände bewundern, wie z.B. Stücke aus Mausoleen
und kleinen Tempeln von hohem künstlerischem Wert: die
Statue eines Verstorbenen, die einzige vollständige Statue aus den Nekropolen von Altino. Sie stellt einen jungen
örtlichen Magistraten, mit Tunika und Toga gekleidet, dar.
Von einem anderen Mausoleum mit runder, tempelähnlicher Architektur kann man die zwei Büsten von Merkur,
die Lisene mit weiblichen Figuren und die Statue des großen Hundes bewundern, aber vor allem die zwei Köpfe,
einen weiblichen und einen männlichen Kopf, die zugleich
zwei wunderschöne Bildnisse sind.
Der herrliche Altar, entlang der rechten Wand des Saals
jenseits der im Zentrum aufgestellten Zylinder ausgestellt,
ist einige Augenblicke ruhiger Betrachtung wert.
Links am Eingangstor können wir die Stele von Manlius
Cornelius, in der Nische mit Frau und Sohn abgebildet,
sehen.
Rechts sieht man die Kastenurne von Quintus Sicinius
Quinctellus, Baumeister und Landmesser.
Weiter links an derselben Wand kann man die sogenannte
“Sirene”, ein weibliches Bild mit Flügeln, bewundern.
Die schöne, kopflose Statue des Ikarus, links des großen
Mausoleums, und die gleichfalls kopflose Statue des Attis
an der Wand im Hintergrund dürfen nicht übersehen werden.
Kurz, der gesamte Weg durch die Säle, den Säulengang,
der die Piazza einschließt, sowie durch das Areal vor dem
Museum und in dem kleinen Garten, wo man einen kurzen
Teil der gepflasterten Straße sehen kann, bezeugt von der
außerordentlichen Menge von Grab- und Denkmälern, viel
wichtiger als die Nekropolen aus der römischen Zeit, die in
Venetien und Italien entdeckt worden sind.
Vor der Abfahrt muß man noch die 1905 gegründete Kirche San Michele in Quarto d’Altino an der Kreisstraße
Treviso-Jesolo besichtigen. Die Kirche, mit ihren vielen
Atlären, Statuen, Gemälden und Fresken, zeigt über dem
rechten Seitentor ein Gemälde, das aus dem Ende des
17. – Anfang des 18. Jh. stammen soll. Manche möchten
es der Schule des Piazzetta oder dem Maler Nicola Grassi zuschreiben, aber das sind wahrscheinlich zu gewagte
Vermutungen.
Der schöne zylinderförmige Glockenturm wurde
vom Architekten Angelo Scattolin aus Venedig entworfen,
und die Statue des Erzengels Michael darüber wurde von
den Gebrüdern Benetton aus Treviso gegossen.
9
ALTINATE
Quarto d’Altino
stra, una tela che risale forse alla fine del ’600 o all’inizio
del ’700. C’è chi propende per attribuirla alla scuola del
Piazzetta o al pittore Nicola Grassi, ma sono supposizioni
azzardate.
Il bel campanile cilindrico è dell’architetto Angelo
Scattolin di Venezia e la statua di S. Michele Arcangelo,
che lo sovrasta, dei fratelli Benetton di Treviso.
il paesaggio
La terra veneta è innanzitutto paesaggio. Quello della
zona di Altino si presenta, nel suo complesso, regolare e
piatto, intersecato da una fitta rete di canali agricoli, le
cui coltivazioni estensive sono indirizzate soprattutto a
vite e a cereali. Eppure, percorrendo la strada in mezzo
alle verdi e fertili campagne ai margini della laguna, quasi
spoglie di alberi, con rare case coloniche, si prova un senso di pace e di silenzio; si gusta la molle languidezza della
pianura veneta, in grado di suscitare emozioni al contatto immediato e semplice con la natura. In prossimità di
Quarto d’Altino si possono vedere anche suggestive immagini del placido Sile, dalle acque profonde e lente, che
formano spesso angoli veramente stupendi.
Continuando poi la strada che da Quarto d’Altino arriva
ormai quasi in vista della laguna, si incontra Trepalade,
con le tre antiche porte sull’acqua (che danno il nome alla
località) che permettevano la navigazione dal Sile, attraverso dei canali fino a Venezia.
Da Trepalade proseguendo per la provinciale si arriva a
Portegrandi, con la sua antica conca, una chiusa esistente fin dal 1683, in località Bocca di Valle, che permette
ai natanti di passare dal fiume Sile alla laguna di Venezia
e viceversa. Qui si è sviluppato un modesto villaggio con
squero, osteria, banchine d’ormeggio e si possono vedere
vecchie case di pescatori-agricoltori. In conclusione, dopo
il contatto con il mondo lontano e sconosciuto evocato
nel Museo di Altino, ci si può rilassare immergendosi tranquilli nel paesaggio circostante.
Quarto d’Altino, quindi, riserva davvero a qualsiasi visitatore un patrimonio universale, composto di preziosi e
affascinanti reperti archeologici, raccolti nel Museo Archeologico Nazionale, che permette di tornare indietro nel tempo. Si tratta di un patrimonio da conoscere e
da ammirare. Quarto d’Altino offre inoltre verdi e fertili
campagne ai margini della laguna, intersecata da canali e
ravvivata dal percorso del placido Sile.
die landschaft
10
Venetiens Boden ist vor allem Landschaft. Diejenige im
Gebiet von Altino ist, im ganzen genommen, regelmäßig
und flach, von einem dichten Netz von Landgräben durchzogen; vor allem Reben und Getreide werden hier extensiv angebaut. Doch, fährt man durch die grünen, fruchtbaren Felder am Rande der Lagune, die fast baumlos und
mit seltenen Bauernhäusern markiert sind, verspürt man
ein Gefühl von Frieden und Stille; man genießt die sanfte
Sehnsucht des venezianischen Festlandes, das beim unmittelbaren, einfachen Kontakt mit der Natur richtig exaltieren kann. In der Nähe von Quarto d’Altino kann man beeindruckende Anblicke des stillen Flusses Sile, mit seinem
tiefen, langsamen Wasser, das oft wirklich wunderbare
Winkel erzeugt, genießen.
Fährt man weiter auf der Straße von Quarto d’Altino nach
Jesolo, erblickt man schon die ersten Ausläufer der Lagune
und trifft man auf Trepalade mit seinen drei alten Wassertoren, die der Ortschaft den Namen geben, und die den
Wasserverkehr im Fluß Sile und durch weitere Kanäle bis
nach Venedig ermöglichten.
Von Trepalade führt die Kreisstraße nach Portegrandi,
mit seiner alten Schleuse in der Ortschaft Bocca di Valle,
die vom Jahr 1683 stammt, wodurch die Boote vom Fluß
Sile in die Lagune von Venedig und umgekehrt fahren. Hier
enstand ein kleines Dorf mit Werft, Gasthaus, Anlegeplätzen, und hier kann man noch alte Bauern-Fischerhäuser
sehen. Kurz, nach der Reise in vergangene, unbekannte
Zeiten im Museum von Altino, kann man hier in die umliegende Landschaft ruhig versinken und sich entspannen.
Kurz, Quarto d’Altino bietet wirklich jedem Besucher einen universellen Schatz von kostbaren und faszinierenden
archäologischen Gegenständen im Archäologischen
Nationalmuseum, wo man in die Vergangenheit zurückgehen kann. Es lohnt sich um einen Reichtum, den es gilt,
kennenzulernen und zu bewundern. Quarto d’Altino bietet
außerdem grüne und fruchtbare Felder am Rande der Lagune, durchzogen von Kanälen und geschmückt durch das
friedvolle Fließen des Sile.
Portegrandi
ALTINATE
Meolo
Meolo, ridente centro di una zona fertile, sulle rive
dell’omonimo fiume, è in una posizione geografica
particolare. Infatti in epoca romana aveva già un
notevole rilievo nell’importante “ager” altinate,
al quale era collegato a sud dalla Via Annia, sulla
direttrice Altino-Aquileia.
un po’ di storia
Alcuni studiosi sostengono l’origine paleoveneta di
Meolo, ma altri, forse più verosimilmente, ritengono che
sia stato abitato in epoca romana. Infatti, dipendeva dalla
città di Altino e vi passava la grande arteria del Veneto, la
Via Annia, che univa Altino ad Aquileia. L’attuale centro
abitato risale molto probabilmente al IX secolo, con
la fondazione dei castelli di Medadis e Meolo, quando
ne presero possesso i patriarchi di Aquileia. Ceduto ad
Ezzelino da Romano, Meolo, dopo la morte del tiranno,
fu avocato dal comune di Treviso e i patriarchi di Aquileia
dovettero rinunciare alla loro giurisdizione sul territorio,
poi coinvolto nelle guerre per la conquista della città,
Palazzo Cappello
in piazza Martiri
oggi municipio
Meolo, ein heiteres Städtchen in einem besonders
fruchtbaren Gebiet am Ufer des gleichnamigen Flusses, befindet sich in einer einzigartigen geographischen Lage. Denn es spielte zur Zeit der Römer eine
besonders wichtige Rolle in dem bedeutenden „Ager“
von Altino, mit dem es nach Süden durch die Via Annia, auf der Strecke Altino-Aquileia, verbunden war.
11
ein wenig geschichte
Manche Forscher behaupten, daß Meolo altvenetischen
Ursprungs sei, während andere, vielleicht mit größerer
Wahrscheinlichkeit, meinen, die Stadt sei erst mit den Römern bewohnt worden. Denn sie hing von Altino ab, und
durch die Stadt führte die größte Straße Venetiens, die Via
Annia, die Altino mit Aquileia verband. Das heutige Zentrum stammt sehr wahrscheinlich vom 9. Jh., als die Schlösser Medadis und Meolo von dem Patriarchen von Aquileia
gegründet wurden. Die Stadt wurde später dem Tyrannen
Ezzelino da Romano abgetreten, und wechselte nach dessen Tod in den Besitz der Stadt Treviso: der Patriarch von
Palazzo Cappello
in der Piazza Martiri,
heute Rathaus
ALTINATE
Meolo
rimanendovi più volte devastato dai Da Camino, dai Della
Scala, dai veneziani, dai Da Carrara. Incendi e predazioni,
soprattutto nel 1411 da parte dei soldati dell’imperatore
Sigismondo in guerra con Venezia, lo condussero vicino
alla distruzione, finché riuscì ad avere finalmente una
solida ripresa nel secolo XV, quando Venezia sottomise
definitivamente al suo potere la Marca Trevigiana. Meolo,
favorito dalla vicinanza con la Serenissima, che poteva
essere raggiunta con facilità via fiume, divenne meta di
nobili famiglie veneziane, sia per acquistarvi proprietà,
sia per costruirvi ville per la villeggiatura: Collalto,
Foscarini, Gritti, Malipiero, Manin, Mocenigo, Moro,
Pisani, Corner, Priuli, Cappello. Con la caduta di Venezia
cominciò la sua decadenza, anche perché ormai andava
perdendo sempre più importanza il trasporto fluviale.
Tuttavia la parte veneziana della storia di Meolo rimane
la più significativa per la sua identità comunitaria.
da visitare
Il fiume Meolo
in centro città
Meolo conserva diverse costruzioni del suo passato storico tuttora interessanti, tra le quali alcune splendide ville patrizie, che si inseriscono bene anche oggi nel suo
tessuto di centro prevalentemente agricolo, ma con una
sua fisionomia dignitosa e definita, a testimonianza di un
centro vivace consapevole della sua identità e delle sue
possibilità future.
Percorriamolo, dunque, seguendo il corso
del fiume: verso la Fossetta, sulla sinistra
ecco subito l’imponente Villa De Marchi-Nardari di fine secolo XVIII. Ha un
corpo centrale leggermente sopraelevato
rispetto alle due ali simmetriche. Si tratta
di un complesso vasto ed elegante, con un
grande parco all’inglese, nel quale si può
ammirare una bella vera da pozzo.
Proseguendo, sulla riva destra del Meolo,
si prospetta Villa Priuli, di stile rinascimentale, con la facciata di forma severa e
caratteristica per i dieci mascheroni sotto
le finestre. Un’occhiata la merita pure il vicino Oratorio di S. Filippo Neri e, più
innanzi, sulla sinistra, prima di giungere
in piazza, si possono vedere ancora i resti
degli antichi Forni, che già nel secolo XV
fornivano il pane alla città di Venezia. Sono
stati naturalmente rimaneggiati, per cui degli originali
non rimane che una scala in discesa verso il Meolo.
Un po’ discosta dal fiume si innalza Villa Falco, la cui
architettura, del secolo XVIII, è stata rimaneggiata nel
primo Novecento, come testimoniano elementi specifici
quali il bugnato liscio e le inferriate in stile liberty. La villa
Aquileia mußte auf seine Jurisdiktion auf das Gebiet verzichten. Meolo wurde wiederholt von Kriegen um die umliegenden Ländereien verwickelt, wobei es oft verwüstet
wurde, wie etwa von den Truppen der Familien Da Camino,
Della Scala und Da Carrara, sowie von den Venezianern.
Brände und Plünderungen, wie z.B. diejenige durch die
Soldaten des Kaisers Sigismund im Jahre 1411 während
des Krieges gegen Venedig, führten die Stadt am Rande
des Niedergangs, bis sie im 15. Jh. eine standfeste Wiedergeburt erlebte, als Venedig entgültig die Markgrafschaft Treviso bezwang und eroberte. Dank seiner Nähe
zu Venedig, der „Serenissima“, das man leicht auf dem
Fluß erreichen konnte, wurde Meolo zum Ziel zahlreicher
venezianischer Adelsfamilien, die hier sowohl Ländereien erwarben, als auch Villen für ihre Urlaubsaufenthalte
errichteten: ihre Namen waren Collalto, Foscarini, Gritti,
Malipiero, Manin, Mocenigo, Moro, Pisani, Corner, Priuli,
Cappello, u.v.m. Mit dem Fall der Republik Venedig begann
auch für Meolo der Niedergang, auch weil der Flußverkehr
immer unbedeutender wurde. Allerdings bleibt die venezianische Geschichte von Meolo die wichtigste für seine
gemeinschaftliche Identität.
12
sehenswürdigkeiten
Meolo bewahrt verschiedene, noch heute kulturhistorisch
interessante Bauten aus seiner Geschichte, darunter manche wunderschöne Patriziervillen, die sich noch heute in
das Bild eines hauptsächlich der Landwirtschaft gewidmeten, doch mit einem würdevollen, charakteristischen Profil
versehenen Zentrums gut einfügen, wo die Stadt lebhaft
ihrer Identität und ihrer künftigen Möglichkeiten sich bewußt zeigt.
Schreiten wir also durch die Stadt entlang des Flusses hindurch: an der Fossetta links sieht man gleich die majestätische Villa De Marchi-Nardari (Ende 18. Jh.). Die Villa
besteht aus einem zentralen Gebäude, leicht erhoben, und
aus zwei symmetrischen Flügeln. Es handelt sich um ein
großes, elegentes Komplex mit großem englischem Garten, wo man einen schönen Zisternenbrunnen.
Weiter am rechten Ufer des Meolo erhebt sich die Villa
Priuli, ein Renaissancegebäude mit einer strengen Fassade und charakterisiert durch zehn Maskeronen unter den
Fenstern angebracht.
Sehenswert ist auch die naheliegende Kapelle des heiligen Filippo Neri, und weiter noch, auf der linken Seite
kurz vor der Piazza, kann man noch die Überreste alter
Backöfen, die schon im 14. Jh. Venedig mit Brot versorgten. Natürlich sind sie mit der Zeit aus- und umgebaut
worden, deshalb bleibt von dem Originalbau nur eine Treppe die unten zum Meolo führt.
Ein wenig vom Fluß entfernt erhebt sich Villa Falco, de-
Der Fluß Meolo
mitten im
Stadtzentrum
ALTINATE
Meolo
Palazzo Cappello
particolari
del balcone;
a destra Villa Vio
ha anche un suo valore storico, perché durante l’inverno
del 1917 è stata sede del comando supremo italiano, e
vi avvenne il passaggio di esso dal generale Cadorna al
generale Diaz.
Da osservare, a lato, un notevole edificio rustico, certamente destinato a uso rurale, come indica l’ordine dorico
del colonnato del portico.
Piuttosto interessante, dall’altra parte del fiume, è la Villa “Delle Colonne” Dreina (ora Cagnato), soprattutto
perché presenta le colonne binate, abbastanza insolite,
nel porticato d’accesso. È opera dell’800.
Di fronte ci sono gli antichi forni della Serenissima.
Se adesso imbocchiamo via Diaz, possiamo vedere Palazzo Del Maschio-Negro, purtroppo in grave degrado,
nonostante si tratti di una bella costruzione a corpo unico
a tre piani, probabilmente del secolo XVII.
Poco più avanti, non si può trascurare Villa Vio, che risale forse alla fine del ’400, come si può dedurre dalla
facciata decorata con motivi geometrici,
che richiamano uno schema tardo-quattrocentesco. Si ritiene che la costruzione
fosse la masseria di un antico convento: all’interno del portico si scorgono
figure di santi e il leone di S. Marco,
oltre a stemmi dei Cappello.
E siamo a Piazza Martiri, dove si
affaccia Palazzo Cappello databile
tra la fine del ’400 e il 1516, oggi
Municipio, a due piani, con trifore e
poggiolo in pietra d’Istria, con strutture
tipicamente veneziane, nonostante le
modifiche successive l’abbiano anche
alterato. Sulla facciata principale vi sono
tracce di affreschi e frammenti di figure
e architetture dipinte. Più interessante
l’interno, dove nella sala consiliare
si vedono figure fitomorfe e motivi
vegetali (secolo XV-XVI); sulla scala una
Madonna con Bambino; nel portico del piano nobile ancora
figure fitomorfe e lungo le pareti gli stemmi dei Cappello
e il leone di S. Marco. Nella zona destra della parete di
fronte all’ingresso, compare un resto di decorazione
del secolo XVIII, che nascondeva dipinti del ’500.
Il soffitto alla Sansovino ha ancora qualche traccia della
decorazione originale e affrescate sono le due stanze sulla
destra dell’ingresso, con decorazioni e motivi allegorici.
La presenza dei Cappello, fino al ’700, è predominante:
i segni della casata sono sparsi dovunque, nelle case e
nelle campagne di Meolo.
Nella piazza vi era forse un’adiacenza di Palazzo Cappello,
corrispondente alla Casa Longhetto di oggi, che porta
infatti sulla facciata i resti di un grande leone di S. Marco,
ren Architektur vom 18. Jh. Anfang des 20. Jh. verändert
wurde, wie manche bestimmte Elemente, darunter z.B. das
glatte Bossenwerk und das Jugendstilgitter, bezeugen. Die
Villa hat übrigens auch einen historischen Wert, denn sie
war im Winter 1917 Sitz des italienischen Oberkommandos, und hier übergab General Cadorna das Oberkommando an General Diaz. An der Seite ist ein bemerkenswertes rustisches Gebäude besonders sehenswert, früher
zweifellos als Bauernhaus benutzt, wie die dorischen Säulen des Portikus bezeugen.
Sehr interessant ist die Villa „Delle Colonne“ Dreina
(heute Cagnato) jenseits des Flusses, weil sie die eher seltenen Zwillingssäulen im Eingangsportikus aufweist. Sie
wurde im 19. Jh. erbaut.
Davor befinden sich die alten Öfen der Republik.
Biegt man nun in die Via Diaz ein, erblickt man den leider
verwahrlosten Palazzo Del Maschio-Negro, einen übrigens schönen Palast aus einem einzigen Zentralbau mit
drei Etagen, vermutlich aus dem 17. Jh.
Wenig weiter kann man Villa Vio nicht übersehen; sie
stammt wahrscheinlich vom 15. Jh.,
wie man aus der mit geometrischen
Motiven geschmückten Fassade, die an
ein Muster des späten 15. Jh. erinnert,
schließen kann. Man vermutet, daß das
Gebäude einst das Bauernhaus eines
alten Klosters war: im Portikus sieht man
nämlich Heiligenbilder und den Markuslöwen, sowie Wappen der Familie
Cappello.
In Piazza Martiri finden wir dann Palazzo Cappello,
gebaut zwischen Ende des 15. Jh. und 1516, der heute das
Rathaus der Stadt ist. Der zweigeschössige Palast besitzt
Triforen und Balkon aus Sandstein in typisch venezianischem Stil, die spätere Änderungen des Gebäudes überlebt haben. Auf der Hauptfassade sind noch Spuren von
Fresken und Fragmente von Figuren und gemalten Architekturen zu sehen. Das Innere ist noch interessanter, denn
man kann im Ratsaal Pflanzenbilder und –motive aus
dem 15.-16. Jh., an der Treppe eine Madonna mit Kind,
im Hauptsaal der ersten Etage nochmal pflanzliche Figuren
und an den Wänden die Wappen der Cappellos sowieno
den Markuslöwen sehen. An der rechten Seite der Wand vor
dem Eingang erblickt man den Rest einer Verzierung aus
dem 18. Jh., die frühere Fresken aus dem 16. Jh. bedeckte.
Die Decke in der Manier Sansovinos weist noch manche
Spur der Originaldekoration auf, und die beiden Räume
rechts des Eingangs sind noch mit Fresken und allegorischen Motiven geschmückt.
Die Präsenz der Familie Cappello bis ins 18. Jh. ist vorherrschend: die Spuren der Adelsfamilie sind überall verstreut,
in den Häusern sowie in den Feldern von Meolo.In der Piaz-
13
Villa Vio. Links:
Details aus Palazzo
Cappello
ALTINATE
Meolo
CHIESA DI
S. GIOVANNI
BATTISTA
Affreschi della volta
del presbiterio
di Gian Domenico
Tiepolo
(1727-1804)
probabilmente del secolo XVI.
Coevo a Palazzo Cappello è anche il vicino Palazzo Malipiero, in mezzo a un bel Parco, nel quale si può vedere
una vera da pozzo del secolo XV-XVI.
Se si prosegue il percorso sulla sinistra, ormai alla fine
dell’abitato, sulla riva destra del Meolo, ci si imbatte nella
quattrocentesca Villa Corner, un’antica costruzione, che
ha al suo interno un notevole ciclo di affreschi e accanto
una graziosa cappellina settecentesca.
Avviciniamoci ora alla Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, che risale al periodo della dominazione
veneziana, ma ha subito poi restauri e ampliamenti. L’interno è a tre navate sorrette da colonne; il fonte battesimale è del secolo XV; l’acquasantiera in marmo rosso
del secolo XVIII.
Da osservare soprattutto la volta
dell’abside affrescata da Giandomenico Tiepolo (1727-1804),
il monumentale altare, opera di
Pietro Baratta (1668-1729), di ricca struttura barocca, con le statue
della Vergine con Bambino e dei
Santi Rocco e Sebastiano. Il gruppo è posto in risalto da un grande
drappeggio marmoreo sostenuto
da tre putti. Splende poi sull’altar
maggiore una stupenda pala di
Matteo Ponzone (1586-1675) raffigurante l’Adorazione dei pastori.
Un’occhiata doverosa la si deve
anche alla pala del primo altare
della navata sinistra, attribuita al
Morelli; sul secondo altare, alla
Madonna della cintola e Santi, copia da Leonardo Corona, alla Via
Crucis, le cui cornici sono di buona
fattura settecentesca e alla bella
cantoria settecentesca. Come si
vede dai sommari cenni, anche qui il passato offre motivi
per un itinerario in questa zona del Piave, anche perché
sono vivi i ricordi della guerra 1915/18 che vide la grande offensiva austriaca concentrata soprattutto tra Capo
d’Argine, Losson e Meolo.
za befand sich vielleicht ein Nebengebäude des Palazzo
Cappello, vielleicht dort wo heute das Haus Longhetto liegt, das übrigens auf der Fassade die Spuren eines
großen Markuslöwen, vermutlich aus dem 16. Jh., zeigt.
Von derselben Epoche des Palazzo Cappello stammt auch
der nahe, mitten in einem schönen Park liegende Palazzo Malipiero, wo man einen Zisternenbrunnen aus
dem 15.-16. Jh. sehen kann.
Geht man weiter den Weg auf der linken Seite, erreichen
wir schließlich das Ende des Zentrums, auf dem rechten
Ufer des Meolo; hier trifft man auf die Villa Corner des
15. Jh., ein altes Gebäude, in dessen Inneren ein bemerkenswerter Freskenzyklus zu finden ist, und auf die danebenliegende kostbare kleine Kapelle aus dem 18. Jh.
Wir erreichen weiter die Pfarrkirche San Giovanni Battista, die aus der Zeit der Republik Venedig stammt, aber
verschiedene Restaurierungen und Vergrößerungen erfuhr. Das Innere ist in drei Schiffen geteilt, die von Säulen
gestützt sind; das Taufbecken stammt vom 15. Jh.; das
Weihwasserbecken aus rotem Marmor ist vom 18. Jh.
Besonders hervorzuheben sind das Gewölbe des
Chors mit Fresken von Giandomenico Tiepolo (17271804), der monumentale Altar, ein Werk von Pietro Baratta (1668-1729) von reicher barocker Kunst, mit den
Statuen der Jungfrau mit Kind und der heiligen Rochus
und Sebastian. Die Gruppe ist von einer breiten marmornen Draperie, die von drei Putten getragen ist, hervorgehoben. Auf dem Hauptaltar glänzt dann ein wunderbares
Altarbild von Matteo Ponzone (1586-1675) mit der Anbetung der Könige.
Auch der Altarbild auf dem ersten Altar des linken Schiffes, dem Maler Morelli zugeschrieben, ist sehenswert,
sowie auf dem zweiten Altar eine Kopie von Leonardo
Coronas Madonna mit dem Gürtel und Heiligen, die Bilder der Via Crucis, mit ihren gutgeschnitzten Rahmen
aus dem 18. Jh., und dem schönen Chor ebenfalls aus
dem 18. Jh. Wie man dieser kurzen Beschreibung entnehmen kann, bietet auch hier die Vergangenheit zahlreiche Gründe, um diese Gegend am Fluß Piave zu besichtigen, auch weil hier die Erinnerungen an den Krieg
1914-1918, der hier die große Offensive der Österreicher
- vor allem zwischen Capo d’Argine, Losson und Meolo
- erlebte, immer noch wach bleiben.
il paesaggio
die landschaft
Oltre all’interesse per il passato e le testimonianze di
esso, a Meolo si aggiungono anche motivi paesaggistici
spesso singolari, non riscontrabili altrove.
Bella è tutta l’impronta del centro urbano, con le casette
del “garbo” e i portici.
Meolo si trova in mezzo a campagne veramente incan-
Außer dem Interesse für die Vergangenheit und deren
Zeugnisse, besitzt Meolo viele, oft merkwürdige landschaftliche Merkmale, die man anderswo nicht leicht
finden kann.
Schön ist z.B. die ganze Gestalt des Zentrums, mit den
kleinen Häusern des „Garbo“ und den Portiken.
14
KIRCHE SAN
GIOVANNI BATTISTA
Fresken im
Chorgewölbe von
Gian Domenico
Tiepolo
(1727-1804)
ALTINATE
Meolo
Paesaggi campestri
tevoli per ricchezza d’acque e alberi, in grado perciò di
offrire momenti di sereno abbandono all’abbraccio della
grande natura, sempre bella anche quando è estremamente ordinata e suddivisa da scole e canali.
Perciò si consiglia di percorrere il circostante paesaggio
rurale inoltrandosi per stradine solitarie, che conducono
ancora, in qualche caso, a vecchie formazioni boschive,
di grande importanza ecologica oltre che paesaggistica.
Guardandosi bene attorno, queste formazioni, riscontrabili quasi solo in alcune zone delle campagne di Meolo,
possono dare un’idea di quale patrimonio boschivo ci si è
spesso privati per privilegiare troppo altri modelli di tipo
industriale. Quindi, vale la
pena di abbandonare la
macchina in qualche posto
e addentrarsi nel paesaggio agrario, fertile e ridente,
ma soprattutto seguire il
fiume Meolo nel suo corso, che riserva scorci suggestivi, angoli piacevoli creati
da anse ricche di verde. Un
paesaggio armonioso.
È un modo di distaccarsi dalla vita cittadina e rituffarsi
un po’ nell’ambiente apparentemente monotono e piatto
della campagna, ma in realtà molto più attraente e accattivante di quanto si creda. Forse perché non si è più
abituati agli spazi ampi e aperti. Ma qui, in queste zone,
c’è l’occasione propizia per riabituarcisi. Ne vale la pena.
Meolo befindet sich in der Mitte einer weiten Felderlandschaft, die wegen der vielen Bäume und Gewässer wirklich
bezaubernd wirkt. Damit bietet sie Augenblicke von ruhevollem Versinken in diese Umarmung der großen Natur, die
immer schön ist, auch wenn sie genau geregelt und durch
Rinngräben und Kanäle geteilt ist.
Deshalb empfiehlt es sich, die umliegenden Felder zu entdecken, indem man auf verlassenen Feldstraßen fährt, die
in manchen Fällen noch heute zu alten Wäldchen führen,
denen man einen großen ökologischen, sowie landschaftlichen Wert zuerkennt.
Sieht man sich genau um, können diese kleinen Wälder,
die man fast nur in manchen Gebieten der Ländereien um
Meolo vorfindet, einen Eindruck von dem Waldbestand
geben, worauf man oft verzichtet hat, um Industrie- oder
Betriebsanlagen zu fördern. Deshalb lohnt es sich, das
Auto zu parken und in die ländliche, fruchtbare und heitere
Landschaft einzudringen, aber vor allem den Fluß Meolo
bei seinem Fließen zu verfolgen, der beeindruckende Anblicke, angenehme Winkel in seinen Biegungen bietet.
Es ist eine Art, um von dem städtischen Alltagsleben abzuschalten und in die scheinbar eintönige und schale Welt
des Lebens auf dem Lande zu tauchen, die aber viel anziehender und bestechender ist, als man glaubt. Das wiederum vielleicht weil man nicht mehr an weite, offene Felder
gewöhnt ist. Aber hier, in diesen Gebieten, findet man gute
Gelegenheit, um sich daran wieder zu gewöhnen. Es lohnt
sich also.
15
Feldlandschaften
ALTINATE
Fossalta di Piave
Il fiume Piave
Fossalta è adagiata sulla sponda destra del Piave,
proprio dove il fiume diventa navigabile.
Fossalta liegt auf dem rechten Piave-Ufer, genau an
dem Punkt, wo der Fluß schiffbar wird.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
È naturale che la storia della località sia legata al Piave:
infatti già in epoca romana vi esisteva un guado nel basso
corso del fiume, che serviva a collegare la parte orientale
dell’agro della potente Altino con Oderzo e l’alto Friuli.
Anzi, a dar credito a un’antica tradizione, proprio per
quella via sarebbe approdato, agli inizi del Cristianesimo,
Sant’Ermacora, evangelizzatore e battezzatore di catecumeni. Fossalta (Fovea Alta), probabilmente abitata nel
sec. V in conseguenza delle invasioni barbariche, divenne
un vero villaggio nell’XI secolo, poiché risulta possessione dei patriarchi di Aquileia. Ma con certezza, nel 1177,
risulta ceduta da questi agli Ezzelini. Devastata nel 1192
dai Trevigiani condotti da Federico di San Pancrazio, dopo
la caduta dei Da Romano, Fossalta rimase sotto Treviso e
i patriarchi di Aquileia dovettero rinunciare ai loro diritti
su di essa, che divenne frazione di Noventa, sia ecclesiasticamente, sia amministrativamente. La prima cappella,
in onore dei santi Ermacora e Fortunato, fu costruita nel
secolo XII dai monaci benedettini dell’abbazia di Santa
Maria del Piro di Monastier, i quali contestavano ai pievani di Noventa il diritto ecclesiastico di officiare battesimi
e matrimoni nella sola Noventa, accampando le difficoltà
per i fossaltini di attraversare il Piave. Nel 1283 il Comune
Natürlich ist die Geschichte der Stadt mit dem Piave verbunden: schon in der Zeit der Römer befand sich hier, im
unteren Lauf des Flusses Piave, eine Furt, die dafür benutzt
wurde, das östliche Teil des Landes des mächtigen Altino
mit Oderzo und dem oberen Friaul zu verbinden. Mehr
noch, glaubt man an eine alte Tradition, soll der heilige
Ermacora, Evangelisierer und Täufer der Katechumenen,
am Anfang der christlichen Zeit gerade durch diesen Weg
in das Land eingedrungen sein. Fossalta (Fovea Alta) war
wahrscheinlich wegen der Völkerwanderung schon im 5.
Jh. bewohnt; später wurde es im 11. Jh. zu einem richtigen
Dorf, denn es wird als Besitz der Patriarchen von Aquileia
genannt. Aber mit Sicherheit wird es 1177 als ein an die
Ezzelini Familie abgetretenes Dorf erwähnt. 1192, nach
dem Fall der Familie Da Romano von den Soldaten von
Treviso, geführt von Federico di San Pancrazio, verwüstet,
blieb Fossalta unter der Herrschaft von Treviso, und die
Patriarchen von Aquileia mußten auf ihre Rechte auf die
Stadt verzichten, die inzwischen zu einem Verwaltungsund Kirchenbezirk von Noventa wurde. Die erste Kapelle,
die zu Ehren der heiligen Ermacora und Fortunato erbaut
wurde, enstand im 12. Jh. durch die Benediktinermönche
des Klosters Santa Maria del Pero in Monastier, die den
16
Der Fluß Piave
ALTINATE
Fossalta di Piave
Ponte di barche
sul fiume Piave
sotto Villa Rossetto
a destra
il centro storico
di Treviso aveva firmato una fittanza con Anafisio di Morgan per un passaggio sul Piave, costituito da un traghetto
istituito tra Noventa e Fossalta, mentre nel 1315 veniva
ormai utilizzata una strada, la Calnova, sovrappostasi all’antica via romana e molto frequentata, poiché segnava
il tragitto più breve fra Venezia, Motta di Livenza e l’alto
Friuli. Sottomessasi la Marca Trevigiana, Venezia incluse
Fossalta nella podesteria di Oderzo e nel 1483 fece scavare un canale, detto Fossetta, per incrementare i commerci
col territorio opitergino. Partiva da Portegrandi fino all’attuale Piazza Matteotti, dove formava un porticciolo, che
in breve diventò il nuovo centro del paese. Il traffico commerciale si intensificò, sviluppato da panciuti burchi spinti da animali sulla riva, mentre veniva valorizzato anche
il traghetto tra Fossalta e Noventa, poiché al porticciolo
fossaltino faceva capo la barcaccia, caratteristica imbarcazione ad arco, di
spola tra il paese e
Venezia. Così il canale fu un’arteria importante per trasportare
giornalmente nella
città lagunare il latte
e il pane, dal momento che in essa i forni
erano stati vietati per timore degli incendi. Per proteggere poi il territorio dalle frequenti alluvioni, tra il 1534
e il 1543, Venezia costruì l’argine di San Marco lungo il
versante destro del fiume, da Sant’Andrea di Barbarana a
Torre di Caligo. Sotto il napoleonico Regno d’Italia (18061815) Fossalta divenne comune e passò dall’area trevigiana a quella veneziana, essendo stata inclusa nel distretto
di San Donà, e infine, subentrato il dominio asburgico con
il Regno Lombardo-Veneto (1815-1866), riuscì finalmente
a raggiungere anche l’autonomia ecclesiastica, con l’erezione a parrocchia e il conseguente distacco dalla pieve
di Noventa. Poi gli eventi della prima guerra mondiale
portarono Fossalta a ridosso della prima linea a causa del
ripiegamento del fronte per la rotta di Caporetto nel 1917
e nel 1918 a causa della grande offensiva che permise
agli austriaci di superare il Piave proprio a Fossalta, con
gravissimi danni all’abitato.
da visitare
Fino al XVIII secolo, come
fecero un po’ dovunque, le
famiglie patrizie veneziane
anche a Fossalta acquistarono proprietà, sia per incrementare l’agricoltura, sia per
erigere ville destinate alla vil-
Pfarrern von Noventa die Kirchenrechte der Taufe und der
Hochzeit in Noventa strittig machten, indem sie auf die
Schwierigkeiten des Fluß-Übersetzens für die Leute aus
Fossalta hinwiesen. Im Jahre 1283 hatte die Stadt Treviso
mit Anafisio di Morgan einen Mietvertrag für eine Überfahrt über den Piave unterzeichnet, die aus einer Fährverbindung zwischen Noventa und Fossalta bestand, während
bereits 1315 eine neue Straße, die Via Calnova, benutzt
wurde, die genau über der alten römischen Straße lag, und
in kurze Zeit so häufig befahren wurde, da sie der schnellste Weg zwischen Venedig, Motta di Livenza und dem oberen Friaul war. Nachdem die Markgrafschaft Treviso sich
Venedig unterwarf, schloß Venedig Fossalta in die Hauptmannschaft von Oderzo ein und ließ 1483 einen Kanal, die
sogennante Fossetta, ausgraben, um den Handel mit dem
Gebiet um Oderzo zu begünstigen. Der Kanal begann in
Portegrandi bis zu der heutigen Piazza Matteotti, wo ein
kleiner neuangelegter Hafen bald das neue Zentrum der
Stadt wurde. Der Handelsverkehr blühte dank der bäuchigen Warenboote (s.g. Burchi), die von Tieren auf den Ufern
gezogen wurden, während die Fährverbindung zwischen
Fossalta und Noventa ebenfalls davon profitierte, denn die
sogenannte Barcaccia, ein typisches bogenförmiges Boot,
das zwischen Venedig und Fossalta verkehrte, legte regelmäßig in dem Hafen von Fossalta an. So wurde der Kanal
zu einer wichtigen Handelsader, wodurch Milch und Brot
die Lagunenstadt erreichen konnten, wo die Bäckereien
wegen der immer großen Brandgefahr verboten worden
waren. Um die Gegend vor den immer wiederkehrenden
Überflutungen zu schützen, ließ die Republik zwischen
1534 und 1543 das sogenannte Markusufer entlang des
rechten Flußufers zwischen Sant’Andrea di Barbarana und
Torre di Caligo bauen. Mit dem napoleonischen Königreich Italien (1806-1815) wurde
Fossalta zur Gemeinde erhoben und immer
mehr in den Einflußkreis von Venedig gezogen, da die Stadt in den Verwaltungsbezirk
von San Donà eingegliedert worden war, und
schließlich, als die Habsburger Herrschaft mit
dem Königreich Lombardo-Venetien (18151866) die napoleonische Regierung ablöste,
konnte Fossalta auch die kirchliche Autonomie erreichen, indem sie zur Pfarrgemeinde
erhoben und gleichzeitig von der Kirche von
Noventa getrennt wurde. Durch die Ereignisse
des ersten Weltkrieges, und insbesondere wegen des Rückzugs der Front nach der Niederlage bei Caporetto im Jahre 1917 und nach
der großen Offensive von 1918, mit der die
Österreicher über den Piave genau bei Fossalta mit größter Verwüstung des Wohngebiets drangen, rückte Fossalta
direkt in die vorderste Front.
17
Das Stadtzentrum.
Links oben:
Pontonbrücke auf
dem Piave. Unten:
Villa Rossetto
ALTINATE
Fossalta di Piave
La chiesa Arcipretrale
e la lapide dedicata
a Ernest Hemingway
leggiatura. Fossalta ha subito purtroppo danni gravissimi
al suo patrimonio storico e artistico. Tuttavia rimangono
alcune tracce interessanti di un passato fortunatamente
non del tutto sacrificato al furore della guerra ’15-’18.
Perciò possiamo vedere la Villa Tolotti-Silvestri, che
risale alla fine del secolo XVIII, con le caratteristiche delle
costruzioni veneziane.
Più elaborata è Villa Rossetto, del secolo
XIX, dalla facciata semplice e lineare, col classico poggiolo. Sul lato sinistro una grande loggia con quattro archi sottostanti, sostenuti da
tre colonne eleganti e snelle.
Da non trascurare poi Villa Belloni.
Portiamoci ora in Piazza Vittoria, dove possiamo visitare la Chiesa Arcipretale, caratteristica per la forma piuttosto inusitata, con
la sua facciata quadrata.
Per il resto Fossalta si presenta al visitatore
come un arioso e lindo centro residenziale, che
si è ricostruito e abbellito in forme razionali e
moderne, restando però al tempo stesso vigile
custode di tante memorie del passato, tra le quali emergono quelle legate alle tristi vicende belliche del ’15-’18.
Si può vedere così la lapide inaugurata nel 1979 sull’argine del Piave, a ricordo del grande scrittore
americano Ernest Hemingway, che combatté in prima linea
con la fanteria italiana,
rimanendovi fino all’armistizio.
Una visita è pure d’obbligo al Battistero
costruito nel 1983, a
ricordo della follia della
prima guerra mondiale e
a monito di pace e fratellanza.
il paesaggio
Siamo sul Piave e la
presenza del fiume, che
domina tutta la zona,
caratterizza in modo
particolare il territorio e
il paesaggio di Fossalta,
come ne ha caratterizzato in passato le vicende
e lo sviluppo abitativo e
produttivo.
sehenswürdigkeiten
Bis zum 18. Jh. erwarben die venezianischen Adelsfamilien, wie sie sonst mehr oder weniger überall in Venetien taten, auch in Fossalta zahlreiche Ländereien, sowohl um die
Landwirtschaft zu entwickeln als auch um Villen für den
Urlaub auf dem Lande zu errichten. Fossalta erfuhr leider
sehr schwere Schäden an ihrem historischen und künstlerischen Bestand. Nichtsdestoweniger gibt es noch manche
interessante Spuren einer glücklicherweise nicht ganz dem
Krieg von 1915-1918 geopferten Vergangenheit.
Deshalb können wir noch die vom 18. Jh. stammende
Villa Tolotti-Silvestri mit ihren typisch venezianischen
Merkmalen bewundern.
Etwas eleganter ist die Villa Rossetto vom 19. Jh., mit
ihrer einfachen, linearen Fassade und der klassichen Balustrade. An der linken Seite befindet sich eine große Loggia
mit vier Bögen, die von drei schlanken und eleganten Säulen getragen werden.
Nicht zu übersehen: Villa Belloni.
Gehen wir nun in die Piazza Vittoria weiter, wo man die
Erzpfarrerkirche besichtigen kann, deren eigenartiges,
ungewohntes Merkmal die rechteckige Fassade ist.
Übrigens zeigt sich Fossalta dem Betrachter wie ein weiträumiges, sauberes Dorf, das man rationell und modern
wieder aufgebaut und verschönert hat, wobei man aber
immer auf die Bewahrung so vieler Erinnerungen aus
der Vergangenheit, darunter derjenigen der traurigen
Kriegsereignisse zwischen 1915 und 1918, geachtet hat.
So kann man die 1979 angebrachte Erinnerungstafel
am Piave-Ufer sehen, die an den großen amerikanischen
Schriftsteller Ernest Hemingway erinnert, der hier in der
ersten Frontlinie mit der italienischen Infanterie kämpfte
und bis zum Waffenstillstand blieb.
Auch das 1983 erbaute Baptisterium ist einen Besuch
wert. Es erinnert an die Torheit des ersten Weltkrieges und
mahnt zu Frieden und Brüderlichkeit.
die landschaft
Wir befinden uns hier am Piave, und die Anwesenheit des
Flusses, der das ganze Gebiet beherrscht, kennzeichnet auf
besondere Weise die Gegend und die landschaft rund um
Fossalta, sowie er in der Vergangenheit deren Schicksal
und Wohn- und Betriebsentwicklung mitbestimmt hat.
Was uns als Besucher betrifft, bildet der sich schlängelnde Fluß Piave eine zauberhafte Landschaft.
Verfolgt man ihn außerhalb des Zentrums, entdeckt man
Buchten, kleinere Becken, ruhige Biegungen, die zum Anhalten einladen, um dem Flug der Vögel nachzuschauen
oder nur dem Gurgeln des Wassers auf dem Kiesbett zuzuhören, ohne den Zauber des Waldes zu nennen, worin man
eindringen kann.
18
Oben: Erzpfarrkirche.
Unten: die Tafel in
Erinnerung an Ernest
Hemingway
ALTINATE
Fossalta di Piave
L’argine sul fiume
Piave
Per quanto ci riguarda, tutto lo snodarsi del Piave crea
un’atmosfera incantata.
Se lo si segue poi fuori dall’abitato, si scoprono insenature, piccoli golfi, anse tranquille che invitano a fermarsi, a
sedersi per seguire gli uccelli o solo ascoltare il gorgoglio
delle acque sul greto, senza contare la suggestione della
macchia nella quale ci si può inoltrare.
È bellissima la passeggiata lungo l’argine tra Fossalta
e Noventa. Spesso ai bordi del corso del fiume si aprono
all’improvviso angoli altamente suggestivi e le rive ne accompagnano, ora ghiaiose, ora verdi d’erba e ora sepolte
da arbusti e macchie scure, le placide curve.
In certi tratti il Piave acquista un dolce aspetto campestre, con i seminati e i prati che sembrano digradare nelle
sue acque, creando un’atmosfera idilliaca. Ora si snoda in
numerosi meandri, ora si allarga, ora si restringe quasi a
formare piccole oasi dove rifugiarsi nel silenzio.
Forse sono proprio questi i luoghi che diverranno, un
domani non troppo remoto, i più ricercati per godere di
nuovo un contatto finalmente ritrovato con la campagna
e la natura.
Non sarebbe fuori luogo che anche qui, come già si fa
nella Riviera del Brenta, si individuassero e si effettuassero percorsi in bicicletta alla scoperta della bellezza del
proprio territorio.
Wunderschön ist die Promenade auf dem Ufer zwischen
Fossalta und Noventa. Oft eröffnen sich hochbeeindruckende Ausblicke plötzlich am Flußufer, und die Ufer begleiten,
bald mit Kiesbett, bald mit grünen Wiesen, bald mit Gebüsch und schwarzen Wäldchen, die sanften Biegungen.
In manchen Abschnitten hat der Fluß ein sanftes ländliches
Aussehen mit den angebauten Feldern und den Wiesen,
die in das Wasser allmählich herabzusinken scheinen, wodurch ein idyllisches Bild entsteht. Bald schlängelt er sich
durch zahlreiche Biegungen, bald breitet er sich aus, bald
engt er sich ein, fast um kleinere Oasen zu bilden, wo
man sich in die Stille zurückziehen kann.
Vielleicht sind gerade diese, die in einer nicht zu weitentfernten Zukunft die meistbesuchten Orte sein werden, um
erneut den wiedergefundenen Kontakt zu Land und Natur
zu genießen.
Es wäre nicht unbegründet, wenn man auch hier, sowie
man bereits für den Fluß Brenta getan hat, Fahrradwege planen und herstellen würde, die zur Entdeckung der
Schönheiten der Landschaft einladen würden.
19
Am Ufer des Piave
20
ALTINATE
Noventa di Piave
La piazza con la
Chiesa Parrocchiale;
a destra,
la sede comunale
Continuando il nostro itinerario nelle zone del Piave,
sul suo argine sinistro incontriamo subito Noventa,
disposta a ventaglio proprio lungo la sponda del
fiume.
Setzt man die Rundfahrt in der Region des Piave auf
seinem linken Ufer fort, trifft man gleich die Stadt
Noventa, die sich gerade am Flußufer fächerartig ausbreitet.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
Il ritrovamento in tempi recenti, tra il 1970 e il 1981, di
alcuni reperti di notevole valore storico e archeologico,
permette di rivedere il passato di Noventa: si tratta delle fondazioni di una villa romana, forse del I secolo a.C.;
su di essa era poi sorto un edificio probabilmente del IV
secolo, distrutto da un incendio, testimoniato da alcuni
mosaici pavimentali. Il che fa anche ritenere che l’attuale centro urbano sia sorto proprio su un antico villaggio,
dove tra l’altro il Piave era guadabile, e che poi il guado
stesso immettesse su una strada congiungente la florida
Altino con l’altrettanto importante centro commerciale
di Oderzo. Inoltre, nella stessa area sono affiorati frammenti di affreschi del secolo XIV, ma di una pieve romanica, dedicata a S. Mauro, risalente ai secoli XI-XII. Quindi
l’antico centro era certamente abitato in epoca romana,
anche perché recenti studi hanno messo in luce l’esistenza di una centuriazione, forse realizzata nel secolo I d.C.
tra il Piave e la Livenza. Tuttavia il primo documento è
di epoca assai tarda, cioè del 1090
e riguarda l’investitura con cui, da
parte dell’imperatore Enrico IV, la
pieve di Noventa veniva attribuita
in feudo al casato degli Strasso.
Questo atto segna la vera nascita di Noventa, indicandone per la
prima volta il nome (ancora oggi
di difficile etimologia), anche se
la presenza di una pieve porta a
credere che esistesse già molto
tempo prima. Vi è poi una Bolla
del 1152 di Papa Eugenio III al
vescovo di Treviso Bonifacio, nella
quale è citata la pieve di S. Mauro, la parrocchia di Noventa, come
dipendente dalla sua giurisdizione.
Politicamente Noventa apparteneva al patriarcato di Aquileia, anche
se feudo degli Strasso. Ceduta in
feudo ai Da Romano, passò poi al
Comune di Treviso, finché la Marca Trevigiana divenne dominio di Venezia, che ne affidò
l’amministrazione a un “meriga” dipendente dal podestà
di Oderzo. Durante l’occupazione napoleonica, Noventa
divenne comune, aggregato al cantone di Motta di Livenza, poi nel 1809 fu trasferita al distretto di San Donà.
Die Entdeckung vor kurzer Zeit, nämlich zwischen 1970
und 1981, mancher Fundstücke von bedeutendem historischem und archäologischem Wert gestattet uns, die Vergangenheit von Noventa neu zu überprüfen: es handelt
sich dabei um die Fundamente einer römischen Villa vielleicht aus dem 1. Jh. v.Ch; auf diesen Fundamenten entstand später ein Gebäude wahrscheinlich im 4. Jh. - wie
einige Mosaiken am Fußboden bezeugen - das von einem
Feuer zerstört wurde. Dies läßt uns behaupten, daß das
heutige Zentrum der Stadt genau auf einem älteren Dorf
entstand, wo übrigens der Piave überquerbar bzw. watbar
war, und daß die Furt selbst zu einer Straße führte, die das
üppige Altino mit dem ebenso wichtigen Handelszentrum
von Oderzo verband. Außerdem sind in demselben Gebiet
Fragmente von Fresken aus dem 14. Jh. in einer dem heiligen Maurus gewidmeten Pfarre des 11.-12. Jh. wieder ans
Licht gekommen. So war das alte Zentrum sicherlich bereits
zur Zeit der Römer bewohnt, auch weil neuliche Studien
die Anwesenheit einer Zenturiation, die vielleicht im 1. Jh.
n.Ch. zwischen Piave und Livenza angelegt
wurde, aufgedeckt haben. Allerdings ist die
erste Urkunde über Fossalta viel jünger,
nämlich vom Jahr 1090, und behandelt das
Lehen der Pfarre von Noventa zugunsten
der Familie Strasso durch Kaiser Heinrich
IV. Diese Urkunde bezeugt die Gründung
von Noventa, indem sie erstmals den Namen der Stadt nennt (auch heute etymologisch schwer zu
erklären), auch wenn die Anwesenheit der Pfarre an eine
ältere Gründung derselben glauben läßt. Es gibt dann eine
Bulle von Papst Eugen III. vom Jahre 1152 an den Bischof
von Treviso, Bonifacius, in der die Pfarre San Mauro, die
Pfarrkirche von Noventa, als von seiner Jurisdiktion abhängige Kirche erwähnt wird. Politisch gehörte Noventa dem
Patriarchat von Aquileia, wenn auch als Lehen der Familie
Strasso. Die Stadt wurde dann als Lehen an die Familie
Da Romano abgetreten und wechselte schließlich in den
Besitz der Stadt Treviso, bis die Markgrafschaft Treviso in
die Republik Venedig eingegliedert wurde. Sie übertrug
die Verwaltung der Stadt einem sogenannten „Meriga“,
der von dem Hauptmann von Oderzo abhing. Während
der napoleonischen Besetzung, wurde Noventa zu einer
selbständigen Gemeinde und zu einem Teil des Landkreises von Motta di Livenza; erst 1809 wurde sie dem Bezirk
San Donà abgetreten.
Das Rathaus. Links:
die Pfarrkirche
ALTINATE
Noventa di Piave
Villa Ca’ Zorzi
e Villa Bortolussi
da visitare
sehenswürdigkeiten
Venezia anche qui, come altrove, ha fatto sentire la sua
presenza, soprattutto attraverso l’acquisto di quasi tutta la superficie comunale da parte di numerose famiglie
patrizie, che poi, secondo la consuetudine, all’interno dei
poderi fecero costruire le loro splendide dimore, attratte
dalla fertilità del suolo, dalla bellezza del paesaggio e specialmente da un buon collegamento fluviale con Venezia.
Purtroppo la prima guerra mondiale fece anche di Noventa un cumulo di rovine, dopo lo sfaldamento del fronte
a Caporetto. Nonostante ne fosse stata sconsigliata la ricostruzione, i noventani in pochi anni la fecero risorgere,
sconfiggendo l’insicurezza ambientale attribuita alla vicinanza del Piave e superando le difficoltà generali provocate dalla fine del trasporto fluviale e dell’estrazione della
ghiaia dal letto del Piave.
Così Noventa, nonostante le traversie storiche e la distruzione provocata dalla guerra, si è imposta come vitale centro urbano, dove col nuovo coesistono ancora
fortunatamente alcune tracce del suo antico patrimonio
artistico.
Delle ricche ville patrizie veneziane, si può quindi vedere Villa Bortolussi, del secolo
XVIII, dalla facciata elegante nella
sua semplicità e linearità.
Da visitare è soprattutto l’ottocentesca Villa Ca’ Zorzi, nella quale
ha abitato Giacomo Ca’ Zorzi,
celebre poeta e saggista, noto
con lo pseudonimo di Giacomo
Noventa, proprio qui nato. Morì
a Milano, dove si era stabilito, riconosciuto dalla critica per la sua
originalità e il suo richiamarsi a un
gusto tradizionalmente italiano e
veneto.
Se entriamo infine nell’Oratorio
di Ca’ Memo, possiamo vedere
un’interessante composizione
in stucco, con la Vergine e San Giovanni ai piedi della
croce, di scuola settecentesca.
Della Chiesa di San Mauro, distrutta, sono state salvate una bella statua settecentesca di marmo della
Vergine, opera di Giovan Battista Marchiori (1696-1776)
e altre due notevoli opere: l’icona della Madonna e la preziosa croce astile.
L’icona della Madonna, senza dubbio del secolo XV, ha
però attribuzioni contrastanti: chi la dice di scuola addirittura del Bellini, chi la fa di provenienza orientale.
La croce astile è invece da collocarsi tra i secoli XII e XIII,
come si può dedurre dallo stile fra il gotico e il veneto-bi-
Venezia hat auch hier, wie überall, ihren Einfluß spüren lassen, insbesondere durch den Ankauf von fast der gesamten
Fläche des Stadtgebiets und des Umlands durch zahlreiche
Patrizierfamilien, die dann, wie sonst immer in Venetien,
inmitten ihrer Ländereien wunderbare Landsitze errichten
ließen, wohin sie sich von der Fruchtbarkeit des Bodens,
der Schönheit der Landschaft und vor allem von der guten
Flußverbindung mit Venedig angezogen fühlten.
Leider machte der erste Weltkrieg nach dem Frontdurchbruch von Caporetto auch aus Noventa einen
Trümmerhaufen. Trotzdem ihr Wiederaufbau abgeraten
worden war, bauten die Stadtbewohner in wenigen Jahren die Stadt wieder auf, wobei sie die Unsicherheit, die
durch die Nähe zum Piave herrschte, und die allgemeinen
Schwierigkeiten, die von dem Ende des Flußverkehrs und
der Kiesgewinnung aus dem Flußbett entstanden waren,
überstanden.
So hat Noventa, trotz der vielen Schicksalsschläge und der
Zerstörung durch den Krieg, sich als lebendiges Zentrum behauptet, wo glücklicherweise noch einige Spuren
seines alten künstlerischen Erbes mit dem Neuen zusammenleben.
Von den reichen venezianischen Patriziervillen kann man
also noch Villa Bortolussi (18. Jh.) mit der eleganten
Fassade in ihrer Einfachheit und Linearität sehen.
Vor allem ist die Villa Ca’ Zorzi (19. Jh.) einen Besuch
wert. Bewohnt hat sie unter anderen Giacomo Ca’ Zorzi, der berühmte Dichter und Essayist, bekannt mit dem
Pseudonym Giacomo Noventa, der gerade hier geboren
wurde. Er starb in Mailand, wo er gezogen war, als ein wegen seiner Originalität von der Kritik geschätzter Schriftsteller, der sich auf einen traditionell italienischen und
venezianischen Geschmack berief.
Geht man schließlich in die Kapelle von Ca’ Memo,
kann man ein interessantes Stuckwerk aus der Schule
des 18. Jh. mit der Jungfrau und dem heiligen Johannis zu
Füßen des Kreuzes bewundern.
Von der niedergerissenen Kirche San Mauro sind eine
schöne marmorne Statue der Jungfrau Maria aus dem 18.
Jh., ein Werk von Giovan Battista Marchiori (1696-1776),
und zwei weitere bedeutende Werke, eine Madonna-Ikone
und ein kostbares Prozessionskreuz, gerettet worden.
Die Madonna-Ikone stammt ohne Zweifel aus dem 15.
Jh., wird aber unterschiedlich interpretiert: manche schreiben sie der Schule von Bellini zu, andere glauben an einen
orientalischen Ursprung derselben.
Das Prozessionskreuz hingegen wurde zwischen dem 12.
und 13. Jh. hergestellt, wie man von seinem Stil, zwischen
Gotik und Venezianisch-Byzantinischer Kunst, schließen
kann. Einstimmig handelt es sich dabei um ein Meister-
21
Oben:
Villa Ca’ Zorzi.
Unten:
Villa Bortoluzzi
ALTINATE
Noventa di Piave
zantino. Si tratta, a unanime giudizio, di un capolavoro
dell’arte orafa, da annoverare fra i tesori di maggior
pregio di tutto il Veneto.
Queste opere d’arte si trovano ora nella Chiesa Parrocchiale, che vanta a lato un campanile alto e slanciato.
In località Romanziol non si può trascurare la Villa Da
Mula, perché all’interno si conserva un Sant’Antonio interessante, di incerta attribuzione. Inizialmente assegnato a Giovan Battista Mosca, oggi si è propensi invece ad
assegnarlo a uno scultore veneto di fine
Seicento.
Sono stati trovati, poi, come si è accennato, preziosi mosaici pavimentali, con
varie decorazioni e alcuni frammenti di
affreschi, che si spera di veder presto sistemati in un piccolo museo.
Certo è da rimpiangere il patrimonio artistico e culturale di Noventa, che aveva
ben altra consistenza.
D’altro lato è da visitare ugualmente tutto
il suo centro urbano, perché testimonia
una vitalità che affonda le radici ancora
nel passato, ma che al tempo stesso ha
saputo vivificare nelle realizzazioni di
oggi.
il paesaggio
La facciata
della Parrocchiale
sopra e a destra,
il centro storico
Anche per Noventa è il Piave a caratterizzarne la struttura dell’ambiente e quindi del paesaggio, soprattutto perché qui il fiume non è più corrente torrentizia, ma si allarga e si gonfia con le sue acque per muoversi ormai verso il
mare. Se ci si aggira all’interno e nei dintorni, Noventa appare in tutto l’incanto della sua campagna verdeggiante,
della rigogliosa vegetazione di un territorio piatto, fertile,
intensamente coltivato.
Se ci si accosta al fiume, se ci si lascia condurre dal suo
corso, si ha la netta sensazione che esso abbia modellato,
per così dire, tutto l’ambiente circostante, e lo domini con
la sua presenza, che vivifica la piattezza della pianura e
l’uniformità razionale delle colture, creando, nel suo correre verso il mare, zone oltre che suggestive, anche interessanti sotto l’aspetto naturalistico.
Così, seguendolo a piedi o magari in bicicletta, si incontrano angoli che favoriscono una trasformazione del
modo di far turismo e quindi un ripensamento sul modo
di avvicinarsi alla natura.
Inoltriamoci allora nei boschetti presso Noventa, dove
sono presenti anche popolamenti di salice bianco; soffermiamoci nelle isolette formate dall’acqua o inseguiamone i meandri, per disperderci magari un po’ nelle ampie
golene.
werk der Goldschmiedkunst, das zu den kostbarsten
Schätzen ganz Venetiens gehört. Diese Werke befinden
sich heute in der Pfarrkirche, die sich ihres hohen und
schlanken Glockenturmes rühmen darf.
In der Ortschaft Romanziol darf man die Villa Da Mula
nicht übersehen, denn das Innere bewahrt ein interessantes Bild des heiligen Antonius von unbekannter Hand. Ursprünglich war es Giovan Battista Mosca zugeschrieben
worden, heute hingegen neigt man eher dazu, es einem
venezianischen Bildhauer von Ende 17. Jh. zuzuschreiben.
Dann, wie schon erwähnt, wurden kostbare Bodenmosaiken mit verschiedenen Verzierungen und Freskenfragmente gefunden, die, hofft man in der Stadt, bald in einem
Museum ausgestellt werden könnten.
Sicherlich waren Noventas Kunst- und Kulturschätze einst
viel bedeutender als jetzt, aber auf der anderen Seite ist
das Zentrum der Stadt besuchenswert, denn es zeugt
von einer Lebendigkeit, deren Wurzeln noch in der Vergangenheit liegen, die aber gleichzeitig die Errungenschaften
von heute hat beleben können.
22
die landschaft
Auch bei Noventa ist der Fluß
Piave das Element, das die
Umwelt und die landschaft charakterisiert, denn der Fluß ist
insbesondere von hier abwärts
nicht mehr bachartig, sondern
weitet sich aus und füllt sich
mit Wasser, während er sich
nun dem Meer nähert. Spaziert
man in dem Zentrum oder in der Umgebung von Noventa,
erscheint die Stadt in dem Zauber ihrer grünen Felder, in
dem üppigen Grün der Pflanzenwelt dieser flachen, fruchtbaren, intensiv angebauten Gegend.
Nähert man sich dem Fluß und läßt man sich von seinem
Fließen führen, hat man den klaren Eindruck, daß er selbst,
sozusagen, die ganze umliegende Umgebung modelliert
habe und daß er sie durch seine Anwesenheit beherrsche;
eine Anwesenheit, die die Flachheit der Ebene und die rationelle Einförmigkeit der Anbauflächen unterbricht und
zugleich belebt, wobei er außerdem in seinem Lauf Richtung Meer sowohl beeindruckende Naturschauspiele als
auch naturkundlich interessante Ecken bildet.
So, sei es zu Fuß oder auf dem Fahrrad, trifft man auf Winkel, die eine Änderung in der Art, Tourismus zu erleben,
hervorrufen, und damit ein Umdenken in dem Verhältnis
zur Natur verursachen.
Wir dringen nun in die Wäldchen bei Noventa ein, wo
auch Gruppen von Weiden anwesend sind; wir halten an
den kleinen Inseln, die vom Wasser gebildet werden, an
Das Stadtzentrum.
Links oben: die
Pfarrkirche. Unten:
das Stadtzentrum
ALTINATE
Noventa di Piave
Oasi naturalistiche
lungo il Piave
Oggi forse si preferisce puntare direttamente al mare: ci
sono Caorle, Jesolo, Cavallino, che offrono attrattive turistiche alla moda.
Ma l’ambiente tranquillo, apparentemente monotono,
della campagna di Noventa e soprattutto il corso del Piave possono offrire elementi inattesi per la riscoperta di
oasi naturalistiche troppo trascurate.
Un itinerario quindi per vari aspetti tutto da riscoprire e
da valorizzare che potrebbe essere studiato e proposto
dal Comune di Noventa e dai comuni limitrofi, a scopi
turistici, ricreativi e perfino didattici, su felice imitazione,
come abbiamo già accennato, di quanto si fa nella Riviera
del Brenta, realizzando sentieri naturalistici, organizzando visite guidate di scolaresche e gruppi di persone
interessate a scoprire e a vivere l’ambiente.
oder verfolgen ihre Biegungen, um uns vielleicht ein wenig
in die weiten Vorländer zu verlaufen.
Heute zieht man vor, ans Meer zu fahren: es gibt Caorle,
Jesolo, Cavallino, die viele touristischen Höhepunkte nach
der Mode bieten.
Aber die ruhige, scheinbar monotone Landschaft um Noventa, und vor allem der Fluß Piave können unerwartete
Ausgangspunkte für eine Wiederentdeckung der leider viel
zu verschmähten Naturoasen bieten.
Ein Naturweg also in vielerlei Hinsicht noch ganz zu entdecken und wieder zu verwerten, der von der Stadtverwaltung von Noventa und den benachbarten Gemeinden zu
Tourismus-, Unterhaltungs-, ja sogar Didaktikzwecken entwickelt und vorgeschlagen sein könnte – eine glückliche
Nachahmung, wie schon erwähnt, von dem, was man an
der Riviera del Brenta tat, als man Naturwege schuf und
Führungen für Schulklassen und Gruppen organisierte, die
daran interessiert waren, die Umwelt zu entdecken und zu
erleben.
23
Naturoasen am Piave
24
ALTINATE
Ceggia
Interno della
Chiesa Parrocchiale
di S. Vitale
Il bel centro agricolo si situa nella pianura tra i fiumi
Piave e Livenza.
Ein schönes Bauerndorf mitten in der Ebene zwischen
den Flüssen Piave und Livenza.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
Anche Ceggia risale ad epoca romana e tutto il suo territorio era ricoperto da un folto bosco, che nei secoli XI-XIV
era luogo di caccia di cervi e cinghiali dei Dogi. Il nome
“Ceya”, di incerta derivazione, si legge per la prima volta
in un documento del 1237 e la località era legata soprattutto al traffico fluviale che si svolgeva lungo il Piavon,
tra Oderzo e il mare e che venne reso navigabile sia con
la deviazione degli altri corsi d’acqua, sia con gli scavi del
letto da parte dei Da Camino e poi dai veneziani.
Nel secolo XII, Ceggia, che dipendeva allora da Treviso,
fu anche posto di dogana, ma quando nel ‘400 Venezia
divenne padrona del territorio, fu inclusa nella podesteria di Motta di Livenza. Interessata poi dal progressivo
disboscamento e da un concomitante sviluppo agricolo,
Ceggia crebbe come insediamento urbano. Infatti nel
1474 vi era una chiesa dedicata a San Vitale e poi nel
1506 la pieve diventò parrocchia, affidata nel 1513 ai canonici agostiniani della Congregazione di San Salvador di
Venezia, che però la cedettero un anno dopo
ai frati agostiniani di Sant’Antonio di Castello.
Nel 1773 la repubblica di Venezia soppresse la
congregazione: la pieve passò di nuovo sotto il
vescovo di Ceneda (l’attuale Vittorio Veneto), i
beni diventarono proprietà demaniale e ceduti
alla famiglia Zen in giuspatronato. Infine Ceggia nel 1806 divenne comune, facendo parte prima del dipartimento di Treviso, poi di quello di San Donà di Piave.
Auch die Gründung von Ceggia geht auf die Römerzeit
zurück; das ganze Gebiet war von dichten Wäldern
bedeckt und war zwischen 11. und 14. Jh. Jagdrevier der
Dogen, die hier Hirsche und Wildschweine jagten. Der
Name „Ceya“ hat einen unklaren Ursprung, man findet
ihn aber zum ersten Mal in einer Urkunde von 1237;
damals war das Dorf vor allem durch den Flußverkehr
entlang des Piavon, zwischen Oderzo und dem Meer,
begünstigt, denn der Piavon war sowohl durch die
Umleitung anderer Wasserwege, als auch durch das
Ausgraben des Flußbettes vonseiten der Familie Da
Camino und später der Venezianer schiffbar gemacht
worden. Im 12. Jh. wurde Ceggia, das damals von Treviso
abhing, auch Zollposten, aber als dann im 15. Jh. Venedig
zur Herrscherin der Gegend wurde, wurde Ceggia in die
Hauptmannschaft von Motta di Livenza eingegliedert.
Die Region um Ceggia wurde dann allmählich entwaldet;
gleichzeitig entwickelte sich die Landwirtschaft, so daß
Ceggia als Zentrum deutlich wuchs. 1474 existierte
bereits eine Kirche San Vitale, dann wurde die Pfarre
1506 zur Pfarrkirche erhoben, 1513 wurde sie den
Augustinermönchen des Klosters San Salvador in Venedig
gegeben, die sie aber ein Jahr danach den Augustinern
der Kirche Sant’Antonio di Castello überließen. Im Jahre
1773 hob die Republik Venedig die Bruderschaft auf: die
Pfarrkirche wurde wieder von dem Bischof von Ceneda
(dem heutigen Vittorio Veneto) verwaltet, während die
Güter in die Domänenkammer eingezogen, später aber
der Familie Zen verliehen wurden. Schließlich wurde
Ceggia 1806 zur Gemeinde, gehörte anfangs dem Bezirk
Treviso, dann demjenigen von San Donà di Piave.
da visitare
Ceggia è oggi un bel centro, la cui economia si fonda
sull’agricoltura praticata con moderno dinamismo, ma
allo stesso tempo Ceggia riesce anche a coniugare bene
questa sua vitalità agricola con diverse attività artigianali
e industriali.
Il visitatore, perciò, può vedere così un centro cittadino
vivace e un ambiente rurale aperto al nuovo, pur conservandone le caratteristiche più tipiche di questo territorio
orientale, per tanti aspetti così interessante per storia e
per la particolare situazione idrogeologica.
Imbocchiamo ora Via Roma, per visitare, sulla sinistra,
la Chiesa Parrocchiale di San Vitale. Nel 1334 c’era
già una cappella dedicata a questo Santo e nel 1506 una
chiesa, detta “parrocchia”. L’attuale risale invece alla fine
del secolo XVIII. Di forme neoclassiche, subì però profonde trasformazioni (1871-73): infatti originariamente era
ad una navata, con cinque altari in marmo e coro a fianco
del campanile. Poi l’allungamento dell’edificio portò alla
sehenswürdigkeiten
Ceggia ist heute ein schönes kleines Zentrum, dessen
Wirtschaft auf einem mit moderner Dynamik betriebenen
Ackerbau gründet, aber gleichzeitig kann Ceggia diese
landwirtschaftliche Lebendigkeit mit verschiedenen
anderen Handwerks- und Industriebetrieben gut
harmonisch zusammenhalten.
Der Besucher kann also ein lebendiges Zentrum und
eine bäuerliche Landschaft sehen, die dem Neuen offen
bleiben, obwohl sie die typischsten Merkmale dieser
östlichen Region, die wegen vieler Aspekte in ihrer
Geschichte und wegen ihrer hydrogeologischen Lage so
interessant ist, bewahren.
Wir nehmen nun Via Roma, um die Pfarrkirche San
Vitale auf der linken Seite zu besichtigen. Im Jahre 1334
Innenansicht der
Pfarrkirche San Vitale
ALTINATE
Ceggia
Affresco del
soffitto della
navata centrale
della Chiesa
Parrocchiale di S.
Vitale
e panorama di
Ceggia con in
primo piano
la sede Municipale
a destra, le rovine
del ponte romano
demolizione dell’abside, con la sostituzione di una facciata addossata al campanile e un nuovo coro. Nel 1906
si aggiunsero due piccole navate laterali e infine nel 1921
venne ricostruita l’abside, che era stata distrutta nella
guerra 1915-18. Da osservare, sulla parete meridionale, i
due rilievi marmorei del sec. VII-VIII: con buona probabilità si tratta di frammenti di plutei o di sarcofagi provenienti da Cittanova (Eraclea): sulla sinistra, un Cervo che
si abbevera alla fonte; sulla destra rosoni alternati
a palmette. Entriamo: sulla parete del coro, a sinistra,
si vede una grande Deposizione di Paolo De Lorenzi
(1733-1806).
Non sfugga poi, verso l’altare, un’Immacolata, opera di
Giacomo Casa (1835-1887).
Ma un visitatore attento sarà subito attratto dal soffitto della navata maggiore,
dove appare un grande affresco, che raffigura Martirio e gloria di San Vitale. È
un’opera di notevole valore artistico attribuito a Giovanni Battista Canal (1745-1825).
Fuori dalla chiesa, proseguiamo lungo Via
Roma.
Arrivati al ponte pedonale sul Piavon, può
essere una curiosità legittima vedere, su una
antica casa, una lapide del 1727, con l’indicazione dei pedaggi della dogana fluviale.
Una “curiosità” che riporta al passato della località.
Al centro dell’abitato, è interessante la Villa Bragadin,
cinquecentesca, (ora Sartorello), nel cui parco è conservata una vera da pozzo tardorinascimentale (1591).
Merita un’occhiata il Municipio di Ceggia, con la
sua elegante facciata di originale struttura, specie
nella parte centrale.
Se poi imbocchiamo la strada per Cessalto, è possibile
raggiungere un Oratorio del 1795, come si legge nella
lapide posta sulla facciata.
All’interno osserviamo il soffitto e l’abside affrescati (fine
secolo XVIII). Si dice in proposito, per tradizione difficilmente dimostrabile, che in un sarcofago di pietra vi sia
la tomba dell’eroico difensore veneziano di Famagosta,
Marcantonio Bragadin, governatore di Cipro, ucciso
dai Turchi, dopo la resa dell’isola.
Chi è curioso può vedere, a Riva Zancana, i resti dei
piloni e delle due testate in arenaria, di un ponte romano
sul corso del Canalat-Piavon, che serviva la celebre Via
Annia (Altino-Concordia, 150 a.c.).
Nella località Pra’ Di Levada, sulla strada verso Torre
di Mosto, sorge Villa Franchin, della seconda metà del
secolo XVII, che ha una sua storia: apparteneva originariamente al monastero agostiniano delle suore di Murano.
Soppresso questo (1810), il complesso edilizio passò in
mani private.
gab es hier schon eine Kapelle, die diesem Heiligen
gewidmet war, und 1506 stand hier eine Kirche, die schon
als „Pfarre“ galt. Der heutige Bau stammt hingegen vom
Ende des 18. Jh. Sie wurde im neoklassischem Stil gebaut,
wurde aber nachher (1871-73) tief verändert: ursprünglich
hatte sie ein einziges Schiff mit fünf Altären aus Marmor
und einem Chor neben dem Glockenturm. Dann führte
die Verlängerung des Gebäudes zum Niederreißung der
Apsis, die durch eine neue Fassade am Glockenturm
und einen neuen Chor ersetzt wurde. 1906 wurden zwei
kleine Seitenschiffe hinzugefügt, und schließlich wurde
1921 die Apsis nach der Zerstörung während des Kriegs
1915-18 wiederaufgebaut. Zu bewundern sind an der
südlichen Wand zwei Marmorreliefs aus dem 7.-8. Jh.:
sehr wahrscheinlich handelt es sich dabei um Fragmente
von Chorschranken oder Sarkophagen aus Cittanova
(Eraclea): an der linken Seite sieht man einen aus einer
Quelle trinkenden Hirschen; an der rechten Seite
abwechselnd Rosetten und kleine Palmen. Beim
Eintritt sieht man an der Chorwand auf der linken Seite
ein großes Bild mit der Kreuzabnahme Christi von
Paolo de Lorenzi (1733-1806).
Ein Bild der Unbefleckte Maria, ein Werk von Giacomo
Casa (1835-1887) den Altar unweit, soll nicht übersehen
werden.
Ein aufmerksamer Besucher wird bald von
der Decke des Hauptschiffes angezogen sein,
wo ein großes Fresko mit der Darstellung
von Märtyrertum und Gloria des
heiligen Vital zu sehen ist. Es ist ein
bedeutendes Kunstwerk, das Giovanni
Battista Canal (1745-1825) zugeschrieben worden ist.
Nach dem Besuch der Kirche kann man in der Via Roma
weiter spazierengehen. Bei der Fußbrücke über dem Piavon
kann es interessant sein, an der Mauer eines alten Hauses
eine Steintafel von 1727 zu sehen, wo das damalige
Brückengeld des Flußzolls bekanntgegeben war.Eine
merkwürdige Erinnerung an die Vergangenheit der Stadt.
In der Mitte des Stadtzentrums ist die Villa Bragadin
(heute auch Sartorello genannt) aus dem 16. Jh. von
besonderem Interesse; in ihrem Park befindet sich ein
Brunnen aus der Spätrenaissance (1591). Auch das
Rathaus von Ceggia ist mit seiner besonders in der
Mitte originellen Fassade sehenswert. Nimmt man dan
die Straße nach Cessalto, kann man eine kleine Kapelle
vom Jahr 1795, wie man auf einer Tafel an der Fassade
lesen kann, erreichen. Im Inneren sind die freskierte
Decke und Apsis (Ende 18. Jh.) zu sehen. Darüber erzählt
man nach einer nicht leicht zu überprüfenden Legende,
daß das Grab vom heldenhaften Verteidiger von
Famagusta, dem Venezianer Marcantonio Bragadin,
Gouverneur von Cipro, der nach der Eroberung der
25
Ruine der alten
römischen Brücke.
Links oben:
Deckenfresko
im Hauptschiff
der Pfarrkirche San
Vitale.
Unten: Aussicht
auf Ceggia mit
dem Rathaus im
Vordergrund
26
ALTINATE
Ceggia
Sull’altra strada, si vede anche l’Oratorio dedicato alla
Madonna del Rosario (anche detto di S. Maria degli Angeli e dell’Annunziata) costruito nel 1668 e
ricostruito poi nel 1853 da Sante Giacomelli, come fanno fede le iscrizioni. Il piccolo
altare all’interno è in cotto e ha una tela con
la Madonna con il Bambino.
Ceggia presenta in complesso un suo volto
tranquillo, che colpisce chiunque la percorra, ma poi cura un carnevale che vale la
pena di vedere, perché mostra con l’allegria
una notevole fantasia nella sfilata dei carri
mascherati.
È una bella tradizione che ormai si è imposta con notevole fortuna fino ad avere un
grande successo di cittadini e forestieri.
il paesaggio
PRA LEVADA
Oratorio e facciata
del complesso;
sotto, uno dei carri
mascherati al
Carnevale di Ceggia
a destra le rovine
del ponte romano
Bisogna poi percorrere il territorio di Ceggia
fuori del suo centro e delle sue vie.
Forse a un primo sguardo potrà magari apparire privo di particolari attrattive. In realtà
presenta una sua movimentata struttura legata ai corsi d’acqua, che formano la rete di
drenaggio della pianura, dove sono sorti i
vari centri abitati.
Ecco il Piavon, con le sue diramazioni, coperte qua e là da sedimenti palustri e lagunari.
A est, poi, di Ceggia, si può seguire il percorso dell’antico Piave in direzione di “Riva Zancana”- e di
“Pra’ Di Levada” fino alla confluenza con la Livenza a
Torre di Mosto.
Insomma vi è una situazione ambientale ben pronunciata
e caratterizzata, da percorrere con calma, a piedi o in bicicletta, per coglierne tutte le segrete attrattive.
Insel von den Türken getötet wurde, sich in einem
Sarkophag aus Stein befindet.
Der neugierige Besucher kann in Riva Zancana die
Überreste von Pfeilern und von zwei Ansätzen aus
Sandstein einer alten römischen Brücke entdecken, die
auf dem Weg der berühmten Via Annia (von Altino nach
Concordia; 150 v.Ch.) über der Flußverbindung CanalatPiavon errichtet wurde.
In der Ortschaft Pra’ di Levada auf dem Weg nach Torre
di Mosto befindet sich Villa Franchin, ein Gebäude aus
der Mitte des 17. Jh., das eine besondere Geschichte hat:
ursprünglich gehörte es dem Augustinerinnenkloster von
Murano. Nachdem das Kloster 1810 geschlossen wurde,
wechselte das Gebäude in Privatbesitz.
Auf der anderen Straße sieht man noch eine Kapelle,
die, obwohl der Madonna del Rosario (Madonna des
Rosenkranzes) gewidmet, auch Santa Maria degli Angeli
oder Annunziata genannt ist; sie wurde 1668 erbaut und
dann 1853 von Sante Giacomelli neuerrichtet, wie es in
den Inschriften steht. Der kleine Altar im Inneren ist aus
Backstein und zeigt ein Altarbild mit der Madonna und
dem Kind.
Ceggia zeigt heute insgesamt ein ruhiges Gesicht, das
manchen Besucher beeindrucken kann, aber im Frühjahr
veranstaltet man hier einen Faschingsumzug, der
seinesgleichen sucht und auf jeden Fall zu sehen ist, weil
die Narrenwagen sowohl die Lebensfreude der
Einwohner, als auch ihre Phantasie zeigen.
Es ist eine schöne Tradition, die sich inzwischen
behauptet hat und großen Nachklang bei
Besuchern und Einwohnern hat.
die landschaft
Die landschaft von Ceggia entdeckt man
außerhalb des Zentrums und fern von den Hauptstraßen.
Vielleicht sieht die landschaft beim ersten Anblick nicht
gerade anziehend aus. In Wirklichkeit weist sie eine
sehr abwechslungsreiche Struktur auf, die sich mit der
Anwesenheit von Flüssen und Kanälen erklärt, welche
ein Entwässerungsnetz bilden, das die verschiedenen
Ortschaften umfaßt.
So zum Beispiel der Piavon mit seinen Nebenflüssen,
die hie und da von Marsch- und Lagunensedimenten
teilweise bedeckt sind.
Östlich von Ceggia dann kann man den alten Flußlauf des
Piave nach Riva Zancana und Pra’ di Levada verfolgen,
bis hin zu der Mündung in den Livenza bei Torre di Mosto.
Kurz, es gibt eine sehr merkwürdige Landschaft, die man
am besten in aller Ruhe erschließt, zu Fuß oder auf dem
Fahrrad, um alle ihre heimlichen Reize zu entdecken.
Die Ruine der
römischen Brücke.
Links: Pra Levada,
Kapelle und
Hauptfassade der
Anlage. Links unten:
ein Wagen aus dem
Faschingsumzug von
Ceggia
ALTINATE
San Donà di Piave
Situato sulla riva sinistra del basso corso del Piave,
San Donà ha visto la sua vita e il suo sviluppo, nel
passato e nel presente, legati al fiume e alla bonifica
di una vasta area prima paludosa.
un po’ di storia
Veduta aerea
del centro storico
a destra, il Piave
“Terra Di San Donato”: una chiesetta dedicata al santo, trasferita sulla destra del fiume e poi scomparsa per
una piena, aveva dato il suo nome, nel 1520, al territorio.
San Donà era però abitato già in epoca romana; infatti
vi passava quell’importante arteria che era la Via Annia.
Poi il territorio si trovò diviso tra il Dogado veneziano e il
Patriarcato di Aquileia. Mussetta era allora il centro più
vitale e divenne feudo dei Da Romano (1177), per passare
poi sotto Treviso e subire tutte le conseguenze delle frequenti guerre del tempo.
Infatti l’imperatore Sigismondo nel 1411 lo saccheggiò
e lo distrusse. Quando Venezia si impossessò di tutto il
territorio, affidò l’amministrazione del feudo di Mussetta
a dei gastaldi, ma poi nel 1400 vendette queste proprietà
demaniali ai nobili Trevisan, diventati così padroni di tutto
il territorio. San Donà ebbe a subire le divisioni tra diocesi
e podesterie diverse, come pure i danni provocati dall’instabilità del fiume, ma ugualmente continuò a crescere
fino a essere già un centro notevole alla caduta di Venezia (1797). Sotto Napoleone, San Donà divenne comune
(1806), sede notarile (1807), sede di una viceprefettura
(1808), da cui dipendevano i comuni della destra Piave.
Sotto l’Austria rimase capoluogo distrettuale e diventò
sede del commissariato distrettuale.
Annesso infine all’Italia, San Donà
riprese la sua crescita urbana, anche
con la costruzione di un ponte sul
Piave (1875) e l’inaugurazione della
ferrovia (1881). La zona accrebbe la
sua produttività e debellò la malaria
con opere dovute sia all’iniziativa
privata, sia ai consorzi di scolo. Così
il territorio di San Donà si trasformò
economicamente e la cittadina assunse una nuova dimensione, perché
fu al centro della grande operazione
di bonifica. Purtroppo la prima guerra mondiale (1915-18) fu disastrosa
per San Donà: non solo per i danni
economici, ma soprattutto per la sua
pressoché totale distruzione, alla
quale però seppe reagire, riprendendosi il ruolo di centro del Basso
Piave.
Auf dem linken Ufer des niederen Piave hat San Donà
ihre Geschichte und ihre Entwicklung, in der Vergangenheit sowie in der Gegenwart, mit dem Fluß und
der Urbarmachung eines sehr breiten Marschgebietes
verbunden.
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ein wenig geschichte
„Terra di San Donato“: eine kleine dem heiligen Donato gewidmete Kirche, die auf das rechte Ufer des Flusses verlegt wurde und dann nach einer Überflutung verschwand, hatte 1520 dem Gebiet ihren Namen verleiht.
San Donà war aber schon zur Zeit der Römer bewohnt;
denn durch die Stadt zog sich jene wichtige Straße, die wir
Via Annia nennen. Dann wurde das Gebiet zwischen der
Dogenrepublik Venedig und dem Patriarchat von Aquileia
geteilt. Mussetta war damals das lebendigste Viertel und
wurde zu einem Lehen der Familie Da Romano (1177), um
dann in die Herrschaft von Treviso zu wechseln und die gesamten Folgen der zahlreichen Kriege der damaligen Zeit
zu verspüren.
Tatsächlich plünderte Kaiser Siegismund 1411 die Stadt
aus und ließ sie verwüsten.
Als Venedig sich der ganzen
Gegend bemächtigte, übergab es einigen Gastalden die
Lehenverwaltung von Mussetta, um dann aber im Jahre
1400 der Adelsfamilie Trevisan diese staatlichen Besitztümer zu verkaufen, die
somit Besitzer der ganzen
Gegend wurde. San Donà
erlitt übrigens die Trennung
von Diözesen und wurde
unter vielen Hauptmännern geteilt, außerdem hatte es oft
mit den Schäden, die der Fluß verursachte, zu tun, konnte
gleichwohl aber sich weiter vergrößern, bis es zu einem
bedeutenden Zentrum zur Zeit des Falls der Republik Venedig wurde (1797). Mit Napoleon wurde San Donà zu Gemeinde (1806), Notariatssitz (1807), Vizepräfektur (1808)
erhoben, von dem viele Gemeinden am rechten Piave-Ufer
abhingen. Unter Österreich blieb es Bezirkshauptstadt und
erhielt einen Bezirkskommissariat.
Als sie schließlich an Italien angeschlossen wurde, vergrößerte sich die Stadt auch durch den Bau der Brücke über
dem Piave (1875) und des Bahnhofs (1881) weiter. Das
Gebiet wurde sehr produktiv und wurde von der Malaria
sowohl durch private Investoren, als auch durch öffentliche Konsortien befreit. So veränderte sich das Land um
San Donà wirtschaftlich vollständig, und die Stadt gewann
eine neue Dimension, denn sie stand im Mittelpunkt einer
Der Fluß Piave.
Rechts:
Luftaufnahme des
Stadtzentrums
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ALTINATE
San Donà di Piave
Panorama della città,
a destra uno scorcio
del ponte
da visitare
Chi visita San Donà trova ora una cittadina dinamica, in
espansione, vogliosa di crescere, come è stata caparbia
nel resistere alle difficoltà naturali dell’ambiente e soprattutto nel risorgere dopo la distruzione della prima guerra
mondiale.
Ma trova anche una città bella, armoniosa nelle sue strutture urbane, moderna pur nella sua sostanziale compostezza architettonica e nella ben localizzata disposizione
degli edifici e degli spazi cittadini.
Aperta al nuovo, ha saputo mantenere un suo stile una
sua identità.
Il Duomo neoclassico, distrutto durante la prima guerra
mondiale, era opera di Giovanni Battista Meduna. L’attuale fu ultimato nel 1925 e, pur non essendo particolarmente originale nella concezione, ha ugualmente una sua
dignità interna e una facciata che si impone per una certa
maestosità. Il campanile, isolato, spicca con la sua altezza
elegante e slanciata. All’interno del Duomo vi sono alcune pale antiche, come quella dell’Assunta, e le settecentesche statue della Madonna e di San Francesco,
certamente opera di un valente scultore di scuola veneta.
Nella sacrestia si può vedere anche un lavabo in pietra
e si tratta senz’altro di opera interessante. Passeggiando
per la città, oltre ad essere coinvolti nella vivace vita cittadina, possiamo vedere la bella Piazza Indipendenza,
che con i suoi edifici e i portici luminosi offre anche un
buon effetto scenografico.
In questa piazza si affaccia anche il Municipio, dove è
da visitare la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, che mira a far conoscere e valorizzare, con
il Parco della Scultura in Architettura, le arti plastico-figurative contemporanee nel territorio.
riesigen Urbarmachungsaktion. Leider war der erste Weltkrieg (1915-1918) ein Desaster für San Donà: nicht nur
aus wirtschaftlichen Gründen, sondern vor allem, weil die
Stadt durch den Krieg beinahe vollständig zerstört wurde;
sie konnte aber dagegen reagieren, wobei sie die Rolle der
Hauptstadt des niederen Piave für sich gewann.
sehenswürdigkeiten
Wer heute San Donà besichtigt, findet eine dynamische,
sich ausbreitende Stadt, die Lust hat, größer zu werden,
sowie sie in der Vergangenheit den natürlichen Schwierigkeiten stur widerstand und vor allem nach der Zerstörung
des ersten Weltkriegs wiederauferstanden war.
Aber er findet auch eine schöne, in ihrer Architektonik harmonische Stadt, die modern wirkt trotz der architektonischen Gesetztheit und der gutgeplanten Anordnung von
Gebäuden und öffentlichen Plätzen.
Dem Neuen aufgeschlossen, konnte sie ihren Stil und ihre
Identität bewahren.
Der neoklassiche Dom, der im ersten Weltkrieg zerstört
wurde, war von Giovanni Battista Meduna erbaut worden.
Der jetzige Dom wurde 1925 vollendet und besitzt, wenngleich nicht besonders originell in seinem Entwurf, eine eigene Würde im Inneren und eine Fassade, die wegen einer
gewissen Erhabenheit beeindruckt. Der Glockenturm, der
von der Kirche getrennt steht, fällt wegen der eleganten
Größe und schlanken Form auf. Im Dominneren befinden
sich manche alte Altarbilder, wie z.B. eine Assunta,
und die Statuen der Madonna und des heiligen Franz
(18. Jh.), sicher ein Werk eines tüchtigen Bildhauers der
venezianischen Schule.
In der Sakristei kann man auch ein Waschbecken aus
Stein sehen, ohne weiteres ein sehr interessantes Werk.
Schlendert man durch die Stadt, wird man dabei in das rege
Stadtleben mit einbezogen, und man kann die schöne Piazza Indipendenza sehen, die mit ihren Gebäuden und
den hellen Arkaden auch eine Art Bühneneffekt hervorruft.
Auf die Piazza blickt auch das Rathaus, wo die Galleria Civica d’Arte
Moderna e Contemporanea (Städtische moderne und zeitgenössische
Kunstgalerie) zu besichtigen ist; das
Hauptziel der Städtischen Galerie besteht darin, zusammen mit den Exponaten in dem Parco della Scultura
in Architettura die zeitgenössische
plastisch-figurative Kunst aus der Gegend bekanntzumachen und für sie zu werben.
Geht man weiter in Viale Primavera, findet man das
berühmte Museo della Bonifica (Museum der Urbarmachung).
Ansicht von
der Brücke.
Linsk: Aussicht
auf das Zentrum
ALTINATE
San Donà di Piave
MUSEO
DELLA BONIFICA
ingresso e una sala
della sezione
etnografica;
sotto: Ryton, vaso
potorio in ceramica
- Arte Etrusca,
rinvenuto a Fossà;
a destra: statuetta
in basalto del Dio
Thot - Arte Egizia
(V sec. a.C.),
rinvenuta a Fossà
e una sala della
sezione bonifica
Se ci si sposta poi in Viale Primavera è possibile visitare soprattutto il celebre Museo della Bonifica.
È una delle istituzioni più importanti e qualificate, oltre
che interessanti, di tutto il territorio del Piave. L’edificio
che lo ospita, tra l’altro, era un convento, architettonicamente originale (che risale al dopoguerra ed è stato costruito per l’ordine delle Clarisse, negli anni ’50): si
possono intravedere ancora il piccolo
chiostro, il coro delle monache, il coro
di notte e altri semplici ambienti.
Il Museo rappresenta una autentica
ricerca sull’uomo, sulle sue realizzazioni, sullo sviluppo, faticoso ma vincente alla fine, delle comunità locali.
È veramente la rivisitazione e la rivalutazione della civiltà contadina.
San Donà, privato di opere d’arte, di
resti e testimonianze di un passato illustre, ha ricostruito in questo museo
la sua memoria.
Visitiamo dunque questo Museo: nella prima sezione vediamo i reperti
archeologici del territorio, con la
descrizione delle zone paludose di Altino, Eraclea, Jesolo, Caorle nel Medioevo.
Seguiamo poi l’illustrazione della situazione idraulica
del territorio (secoli XVI-XVII-XVIII) – la nascita dei consorzi idraulici.
In altra sala sono esposte le prime bonifiche private
(seconda metà del XIX secolo). Sono descritti i primi consorzi di bonifica (1900-1916) e le opere distrutte dalla
guerra (1917-18).
Interessante la sala che segue, perché illustra la bonifica
igienica, la lotta antimalarica, i gravi problemi riguardanti l’approvvigionamento dell’acqua potabile e soprattutto quello della bonifica integrale.
L’esposizione continua con la bonifica agraria
nel Basso-Piave e le opere realizzate nel periodo
1920-1940.
Infine l’attuale sistemazione idraulica del territorio,
le bonifiche di San Donà e la sicurezza idraulica del
suo territorio. Tutto ciò risulta molto accattivante,
anche perché corredato da tavole esplicative,
documentazioni sintetiche, oggetti vari, fotografie,
modelli e disegni.
Non meno interessante è il settore riguardante l’antico lavoro contadino, che in pratica è un vero e
proprio Museo Etnografico di grande valore storico,
in quanto viene documentato lo sviluppo delle comunità locali, le loro vicende segnate dalla bonifica, dalla distruzione della guerra e poi dalla rinascita, dallo
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Es handelt sich dabei um eine der wichtigsten und qualifiziertesten, daneben eine der interessantesten Kulturinstitutionen des gesamten Piave-Gebiets. Das Gebäude, in
dem das Museum untergebracht ist, war übrigens ein Kloster mit origineller Architektur (es wurde nach dem
2. Weltkrieg für den Klarissenorden gebaut): man
kann noch den kleinen Klosterhof, den Schwesternchor, den Nachtchor und weitere einfache
Räume erblicken.
Das Museum zeigt eine regelrechte Untersuchung sowohl über den Menschen und seine
Errungenschaften, als auch über die zwar sehr
mühsame, aber am Ende siegreiche Entwicklung der örtlichen Gemeinden.
Deshalb ist das Museum wirklich eine Neuentdeckung und Neuforschung der bäuerlichen Zivilisation.
Die Stadt, die ihrer Kunstschätze, der Reste
und Zeugnisse ihrer vornehmen Vergangenheit beraubt wurde, sammelte in diesem Museum ihre Erinnerungen wieder.
Im Museum sehen wir also: in der
ersten Abteilung archäologische
Überreste aus der Gegend mit der
Beschreibung der Marschgebiete um
Altino, Eralcea, Jesolo, Caorle im Mittelalter.
Dann sehen wir eine Erklärung der hydraulischen Situation der Gegend
in dem 16., 17. und 18. Jh. – die Geburt
der Wasserkonsortien.
In einem weiteren Raum sind die ersten
Urbarmachungsaktionen durch
private Landbesitzer erklärt (zweite Hälfte des 19. Jh.). Dann werden die
ersten Konsortien zur Trockenlegung des Landes (1900-1916) und
die von dem Krieg zerstörten Werke
(1917-1918) erklärt.
Sehr interessant ist der folgende Saal,
wo die hygienischen Nebeneffekte der Urbarmachung, die antimalarische Kampagne,
die schweren Probleme mit der Wasserversorgung und
vor allem die flächendeckende Trockenlegung erklärt werden.
Die Ausstellung geht weiter mit Zeugnissen über die Trokkenlegung der Anbauflächen im niederen Piave und
über die Werke, die in dem Zeitraum 1920-1940 geschaffen wurden.
Schließlich werden die heutigen hydraulischen Zustände
des Gebiets, die Urbarmachungsaktionen rund um San
Donà und die hydraulische Sicherheit in dem Gebiet vor-
MUSEUM DER
URBARMACHUNG
Oben: Basaltstatue
des Gottes Thot
(ägyptische Kunst
des 5. Jh. v.Ch.) aus
Fossà; unten: Saal
in der Abteilung
“Urbarmachungsge
schichte”. Links von
oben nach unten:
Aussenansicht; Saal
in der ethnographischen Abteilung;
Ryton aus Keramik,
etruskisch, in Fossà
gefunden
30
ALTINATE
San Donà di Piave
sviluppo economico e sociale.
Merita particolare considerazione anche la biblioteca,
che si avvale della donazione del prof. Vittorio Ronchi,
sandonatese, pioniere della bonifica e primo alto commissario per l’alimentazione nel secondo dopoguerra.
In conclusione San Donà ha creato un Museo che permette a visitatori e studiosi di leggere le vicende storiche,
economiche e sociali di tutta quella parte del territorio
della provincia di Venezia legata al Piave.
il paesaggio
Parco fluviale
Certo il paesaggio in questo lembo di territorio ai margini delle valli lagunari ha subito profonde trasformazioni,
dovute al fenomeno crescente dell’urbanizzazione. Tuttavia non è stato compromesso il carattere tradizionale dei
luoghi, contrassegnati ancora dal corso del Piave, dalle
valli lagunari, dai boschetti golenali, dalle aziende agricole, dalle specie esotiche introdotte. Insomma è possibile
percorrere un paesaggio silenzioso, dal fascino discreto
con le sue valli, paludi, barene.
Così a valle del Ponte della Vittoria si estende per 65.000
metri quadrati il Parco Fluviale di San Donà. Percorrere questa area golenale ricca di boschetti di pioppi, di
salici e di tante altre specie arboree, diventa un’esperienza incredibile, soprattutto per chi non è più abituato
alla natura, perché si prova la sensazione di immergersi
in essa, lontani dal
quotidiano traffico e
smog soffocanti.
gestellt. Dies alles wirkt sehr einsichtlich, auch weil überall Erklärtafeln, zusammenfassende Tafeln, verschiedene
Gegenstände, Fotos, Modelle und Zeichnungen ausgestellt
sind. Nicht weniger interessant ist der Bereich über die alte
Bauernarbeit, der eigentlich ein richtiges etnographisches Museum von großem historischem Wert ist, wo die
Geschichte der Ortsgemeinden, ihr von der Trockenlegung,
von dem Krieg und dann von der nachherigen Wiedergeburt
beeinflußtes Schicksal, mit ihrer wirtschaftlichen und sozialen Entwicklung, dokumentiert werden.
Besondere Aufmerksamkeit verdient auch die Bibliothek,
die über eine Schenkung von Prof. Vittorio Ronchi, ein gebürtiger Sandonatese, ein Pionier der Urbarmachungspolitik und erster Hoher Kommissar für die Volksernährung
nach dem zweiten Weltkrieg, verfügt.
Kurz gesagt, San Donà schuf sich ein Museum, das den
Besuchern und Forschern die Einsicht in die historischen,
wirtschaftlichen und sozialen Ereignisse des gesamten Gebiets der Provinz um den Piave ermöglicht.
die landschaft
Sicherlich hat sich die landschaft dieses Gebiets am Rande der Lagunen durch das wachsende Phänomen der Urbanisierung tief verändert. Allerdings ist der traditionelle
Charakter der Ortschaften nicht beeinträchtigt worden,
weil sie immer noch von dem friedvollen Fließen des
Piave, von den Lagunenspiegeln, von den Wäldchen auf
den Vorländern, von den
Landwirtschaftsbetrieben
und den hierher eingeführten exotischen Pflanzen charakterisiert sind.
Kurz, man kann durch die
stille Landschaft wandern
in dem diskreten Zauber
der Wasserspiegel, der
Marschgebiete und Sandbänke.
So zu Füßen der Siegesbrücke (Ponte della Vittoria) erstreckt sich auf ca. 65.000 qm der Flußpark von
San Donà. Durch das Vorland zu wandern, mit seinen
vielen Wäldchen aus Pappeln, Weiden und vielen anderen
Baumarten, wird zu einer unglaublichen Erfahrung, vor allem für denjenigen, der an die Natur nicht mehr gewöhnt
ist, denn er kann hier das befreiende Gefühl haben, fern
vom alltäglichen Verkehr und vom erstickenden Smog in
die Natur zu tauchen.
Der Flußpark
ALTINATE
Musile di Piave
Monumento
al bersagliere
Siamo in un’altra bella zona dominata dalla presenza
del Piave.
Hier bestimmt noch einmal der Fluß Piave das Landschaftsbild.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
Anticamente il territorio, caratterizzato da paludi, valli e
barene, era tuttavia attraversato dalla Via Annia che collegava Roma con Aquileia. Il toponimo “Musile” lo si trova,
per la prima volta, in un documento dell’836, a dimostrazione che esisteva almeno un nucleo abitato sulle rive del
Piave, dove sorse probabilmente anche il primo edificio
sacro in onore di San Donato. Bisogna arrivare intorno al
Mille per sapere che a Torre del Caligo vi era un monastero camaldolese, forse fondato dallo stesso San Romualdo.
Il territorio “lagunare” dipendeva dal vescovo di Torcello,
mentre la frazione di Croce apparteneva al Patriarcato
di Aquileia. Nel 1177 fu feudo degli Ezzelini e nel 1260
possedimento di Treviso. Nel 1329 subì un saccheggio da
parte delle truppe scaligere e nel 1331 venne costruita dai
Foscari, proprietari di molti terreni, una cappella dedicata all’Invenzione della Croce, che divenne parrocchia
nel 1509. Sotto il dominio di Venezia, poi, valli, pascoli
e terreni agricoli passarono ai Malipiero (fine sec. XV),
che vi costruirono una nuova chiesa dedicata a San Donato. Per rendere più agevoli i rapporti con Venezia, nel
1483 fu scavato il Canale Fossetta, finché la Repubblica,
per migliorare le situazioni abitative della zona, costruì,
sulla sponda destra del fiume, l’argine di San Marco,
che andava da Ponte di Piave a Torre del Caligo (15341543), per proteggere la laguna dall’interramento provocato dalle piene del Piave. A tale scopo si attuò anche, nel
1641-1664, la deviazione del fiume, ma con
gravi conseguenze, perché crebbero le acque
stagnanti e la malaria. Purtroppo il territorio
diventò allora area depressa, specie quando nel 1682, con l’apertura del taglio del
Sile, anche i boschi Foscari e Malipiero si
trasformarono in paludi. Musile, durante il
periodo napoleonico, divenne comune e si
risollevò, però soltanto dopo l’Unità d’Italia,
perché si ripristinò la Piave vecchia e si ripresero le operazioni di bonifica del territorio.
Nell’autunno poi del 1917, dopo la rotta di Caporetto, Musile si trovò in prima linea e
fu ridotto a un cumulo di macerie.
Negli anni Venti fu ricostruito l’attuale centro cittadino e completata la bonifica dei terreni.
Ursprünglich bestand das Gebiet aus Sümpfen, Wasserspiegeln und Sandbänken, und trotzdem war es von der
Via Annia, die Rom mit Aquileia verband, durchzogen.
Den Namen „Musile“ findet man zum ersten Mal in einer
Urkunde vom Jahr 836, was bezeugt, daß ein bewohntes
Dorf am Piave-Ufer bereits damals existierte, wo vielleicht
auch das erste kirchliche Gebäude zu Ehren vom heiligen
Donato erbaut wurde. Man muß aber noch das Jahr 1000
warten, bis ein Kamaldulenserkloster in Torre del Caligo
entstand, das vielleicht sogar vom heiligen Romualdus
selbst gegründet wurde. Das Gebiet rund um die Lagune
hing vom Bischof von Torcello ab, während die Ortschaft
Croce dem Patriarchen von Aquileia gehörte. Im Jahre
1177 wurde das Dorf der Familie der Ezzelini zu Lehen
gegeben und 1260 Besitz von Treviso. 1329 wurde es von
den Truppen der Skaliger geplündert; 1331 wurde eine der
Erfindung des Kreuzes geweihte Kapelle von der Familie
Foscari, die hier viele Ländereien besaßen, errichtet, die
1509 zur Pfarrkirche wurde. Unter Venedigs Herrschaft
dann gingen Wasserspiegel, Weideflächen und Felder in
den Besitz der Familie Malipiero (Ende 15. Jh.) über, die
eine neue Kirche, dem heiligen Donato gewidmet, erbauten. Um die Verbindung zu Venedig zu erleichtern, wurde
1483 der Kanal Fossetta ausgegraben, bis die Republik
am rechten Flußufer das sogenannte Markusufer bauen
ließ, um die Wohnbedingungen des Gebiets zu verbessern, denn dieser neue Wall ging von Ponte di Piave bis
Torre del Caligo (1534-1543) und schützte die Lagune
vor der Verschüttung, die durch die Überflutungen durch
den Fluß Piave verursacht war. Zu diesem Ziel wurde der
Fluß zwischen 1641 und 1664 abgeleitet, dies aber hatte schwerwiegende Folgen, weil stehende Gewässer und
Malariafälle sich vermehrten. Leider wurde das Gebiet
dadurch zur ärmlichen Provinz, vor allem als 1682 durch
die Öffnung des Sile auch die Wälder der Foscaris und
Malipieros sich in Sümpfe verwandelten. Musile wurde
zur Zeit von Napoleon zu eigenständiger Gemeinde und
erholte sich einigermaßen, aber erst nach der Vereinigung
Italiens konnte es wieder aufblühen, weil das alte Flußbett des Piave wiederhergestellt wurde und man mit den
Trockenlegungkampagnen des Gebiets wieder beginnen
konnte. Dann aber, im Herbst 1917, nach der Niederlage
von Caporetto, befand sich Musile plötzlich in vorderster
Linie und wurde schnell zu einem Trümmerhaufen niedergeschossen. In den 20er Jahren schließlich wurden das
heutige Stadtzentrum wiederaufgebaut und die Trockenlegung des Landes vollendet.
da visitare
Se si pensa alle varie e particolari
vicende storiche vissute da Mu-
31
Denkmal für
den Bersagliere
ALTINATE
Musile di Piave
sile e soprattutto alle distruzioni subite negli ultimi anni
della prima guerra mondiale (1917-18), non meraviglia
che il territorio non conservi più antiche testimonianze e
opere d’arte di notevole interesse.
Tuttavia Musile di Piave si presenta al visitatore come
centro urbano caratteristico nella semplicità della sua dimensione strutturale: un volto tranquillo e accattivante,
tipico di un ambiente in cui prevalgono le aree coltivate,
integrate anche da varie industrie in espansione.
Ecco allora le vie tranquille, le abitazioni del centro urbano, che fu ricostruito negli anni Venti, quando le opere di
bonifica permisero che tutto il territorio divenisse anche un luogo fertile e ben coltivato.
Una visita perciò a Musile è senz’altro gratificante, a cominciare dal suo centro abitato,
dove troviamo la Chiesa Parrocchiale.
La sua ricostruzione risale al 1919: un bell’edificio in stile neogotico, con accanto un
grazioso campanile.
Il Municipio
e la Chiesa
parrocchiale
Ma non si può certo trascurare il Municipio, anch’esso
ricostruito dopo la Grande Guerra, nel quale tra l’altro si
conservano alcuni reperti romani provenienti da scavi
locali. Altri reperti interessanti si possono vedere presso
la Scuola Media.
Una visita la merita poi l’Oratorio della Beata Vergine che, accanto a un massiccio edificio dalla linea austera
ma armoniosa, si specchia nell’acqua del fiume.
Naturalmente riservano piacevoli sorprese anche le località che formano il comune di Musile di Piave.
Prima fra tutte Croce, con la sua Chiesa Parrocchiale
dalle linee semplici con un bel campanile slanciato.
Questa località, molto antica, fu un’eccezione nel territorio, perché l’unica zona ricca di boschi. Presenta anche
oggi un ambiente molto bello, pieno di verde e tranquillità, che invita a fermarsi.
Non è da meno Millepertiche, dove si vede una Chiesa
parrocchiale dalle linee molto sobrie, con un bel campanile a torre.
sehenswürdigkeiten
Wenn man sich an die verschiedenen und merkwürdigen
Geschichtsereignisse von Musile erinnert, und vor allem an
die Zerstörungen der letzten Jahre des ersten Weltkriegs
(1917-1918) denkt, wundert es nicht, daß das Gebiet keine
nennenswerten alten Zeugnisse der Vergangenheit oder
keine bedeuntenden Kunstwerke mehr bewahrt.
Aber Musile di Piave zeigt sich dem Besucher als ein besonderes Zentrum in der Einfachheit seiner strukturellen
Dimension: ein ruhiges, anziehendes Stadtbild, sehr typisch
in einer Gegend wie diese, wo der Ackerbau zusammen
mit verschiedenen sich weiter entwickelnden Industriesektoren vorherrschend ist.
Daher die ruhigen Straßen, die Häuser im Stadtzentrum,
das in den 20er Jahren wiederaufgebaut wurde, als die
Trockenlegungsarbeiten die ganze Gegend zu einem
fruchtbaren und gut angebauten Boden werden ließen.
Ein Besuch in Musile ist also ohne weiteres sehr belehrend,
beginnend von seinem Zentrum, wo wir die Pfarrkirche
finden. Der Bau stammt von 1919 und besteht aus einem
schönen neogotischen Gebäude mit einem zierlichen Glockenturm daneben.
Man kann das Rathaus nicht übersehen, das gleichfalls
nach dem ersten Weltkrieg errichtet wurde und unter anderem einige römische Objekte aus lokalen Ausgrabungen bewahrt. Weitere interessante Stücke kann man in der
Scuola Media (Mittelschule) beobachten.
Einen Besuch verdient auch die Kapelle der seligen
Jungfrau (Oratorio della Beata Vergine), neben einem
imposanten Gebäude mit strenger, aber harmonischer
Fassade gelegen, die sich in dem Wasser des Flusses widerspiegelt.
Natürlich erwarten uns viele angenehme Überraschungen
auch in den kleineren Ortschaften, die die Gemeinde Musile di Piave ausmachen.
Zunächst Croce, mit seiner Pfarrkirche in einfachen Linien gebaut und mit einem schönen schlanken Glockenturm.
Diese sehr alte Ortschaft war lange Zeit eine Ausnahme
in diesem Gebiet, denn sie war die einzige, die so reich an
Wäldern war. Heute zeigt sie eine sehr schöne Landschaft,
voller Grün und Ruhe, die zum Anhalten einlädt.
Die Ortschaft Millepertiche ist nicht weniger interessant,
denn dort sieht man eine Pfarrkirche mit sehr einfachem
Umriß und einem sehr schönen turmartigen Campanile.
Auch sie befindet sich in einer ruhigen Gegend, wo das
Grün der Felder und die Gewässer dominieren.
Fährt man weiter nach Caposile, bedeutet die Schönheit
einer ganzen Gegend entdecken, die ebenso abwechslungsreich wie interessant ist, vor allem wenn man das
künstliche Flußbett des Sile verfolgt, dessen linke Ufer bis
32
Rathaus und
Pfarrkirche
ALTINATE
Musile di Piave
Il vecchio ponte
levatoio a Caposile;
sotto un paesaggio
campestre a destra,
lungo il Sile
Anche questa località è situata in un ambiente tranquillo,
favorito dal verde della campagna e dalle acque.
Arrivare poi fino a Caposile vuol dire cogliere la bellezza
di tutto un ambiente tanto vario quanto interessante, specialmente seguendo l’alveo artificiale del Sile, il cui argine
sinistro è da percorrere comodamente in una pista ciclabile, che arriva fino al piccolo e grazioso centro. Qui si gode
davvero un punto di vista privilegiato del crocevia fluviale
tra il taglio del Sile e il vecchio alveo del Piave.
Insomma, percorrendo il territorio di Musile, di Millepertiche, di Croce fino a Caposile, si colgono soprattutto i
sottili confini tra terra e acque che offrono molti motivi di
interesse per la loro singolarità e il fascino che ne deriva.
Diventa così piacevole visitare il canale la Fossetta, la
Intestadura del Piave nel tratto Musile-Caposile e la
caratteristica
medievale Torre del Caligo,
sorta nelle vicinanze di un
antico monastero, accanto
all’omonimo
canale,
dalla
quale si potevano allora seguire e controllare
i traffici fluviali.
Se ci si sposta
poi in località i Salsi, oltre il Sile verso la laguna, non
possono sfuggire i resti di un’antica torre doganale, non
si sa con quale grado di probabilità attribuibile a resti del
romitaggio di San Romualdo. È comunque un richiamo
al passato che non lascia del tutto indifferente chi visita
questi luoghi.
Inoltre tutta la
configurazione
ambientale da
Musile a Caposile presenta
un susseguirsi
di innovazioni
dovute all’uomo da un lato
e dall’altro di
zone ancora segnate dall’antica e travagliata
morfologia del
terreno, suddiviso e aperto alla terra e all’acqua. Terra e
acqua si intersecano, si lasciano e si riprendono in varie
direzioni fino alla laguna.
zu dem kleinen niedlichen Zentrum als Fahrradweg befahrbar ist. Hier genießt man wirklich einen hervorragenden Ausblick auf den Flußknotenpunkt, wo der Sile in das
alte Flußbett des Piave umgeleitet wird.
Kurz, fährt man in der Region um Musile, von Millepertiche
nach Croce bis hin nach Caposile, lernt man vor allem die
schmale Grenze zwischen Wasser und Festland kennen,
die viele, wegen ihrer Einzigartigkeit und ihres Zaubers interessante Motive darbieten.
So macht es Spaß, den Kanal Fossetta, den Wall Intestadura am Piave auf der Strecke Musile-Caposile und
den beeindruckenden mittelalterlichen Turm Torre del
Caligo zu erkunden; letzterer entstand in der Nähe eines
alten Klosters am gleichnamigen Kanal, wo man den Flußverkehr kontrollieren und verfolgen konnte.
Wenn man dann die kleine Ortschaft i Salsi jenseits des
Sile nach der Lagune hin erreicht, können die Reste eines
alten Zollhauses nicht übersehen werden, das - man weiß
nicht, mit wieviel Wahrscheinlichkeit – zugleich als ältestes Zeugnis der Klause vom heiligen Romualdo betrachtet
werden kann. Auf jeden Fall ist es aber ein Zeichen der
Vergangenheit, das denjenigen, der diese Gebiete besucht,
nicht gleichgültig läßt.
Außerdem weist das gesamte Landschaftsbild zwischen
Musile und Caposile eine ganze Folge von Veränderungen
einerseits, die
dem Menschen
zuzuschreiben
sind, und von
Gebieten andererseits, die von
der alten und
unruhigen Morphologie eines
der Erde sowie
dem
Wasser
geöffneten und
au sge set zten
Bodens
noch
gezeichnet
sind, auf. Wasser und Erde kreuzen sich hier, sie trennen
sich und vereinigen sich in verschiedene Richtungen bis
zur Lagune wieder.
Beim Besuch einer solchen Landschaft hat man sogleich
die Vorstellung der Geschichte der Region um Musile di
Piave, das einst von Wasserspiegeln, Sandbänken und
Sümpfen charakterisiert war und somit leicht überflutet
wurde; daher auch die stehenden Gewässer und die Malariaepidemien.
Heute, hingegen, bedeutet eine Rundfahrt in der Region
von Musile zugleich die angenehme Entdeckung, die auch
bezaubernd sein kann, einer ordentlichen und heiteren
33
Der Fluß Sile.
Links oben:
die alte Zugbrücke
in Caposile.
Unten:
Feldlandschaft
34
ALTINATE
Musile di Piave
Nel visitare perciò un tale ambiente si può avere subito
l’idea della storia del territorio di Musile di Piave, un tempo caratterizzato da valli, barene e paludi e quindi soggetto facilmente a inondazioni, con le conseguenze di acque
stagnanti e fenomeni malarici.
Oggi invece percorrere il territorio di Musile vuol dire fare
una visita piacevole a un centro ordinato e sereno, a un
ambiente particolarmente interessante e a località immerse in una natura che sa essere affascinante.
il paesaggio
Chi dunque ama cercare ancora un paesaggio appagante
per il suo vario e sereno aspetto umano, non ha che da
raggiungere questa fascia di territorio della provincia di
Venezia, caratterizzata nella sua storia da un antico paesaggio lagunare, mentre oggi chi lo visita e lo percorre si
immerge in aree di notevole rilievo naturalistico e ambientale, dove Piave e Sile offrono luoghi incantevoli fino
a Caposile, da dove ci si può poi immettere nel mondo
sempre speciale di barene e valli, il cui fascino per chi ama
veramente la natura è tutto da scoprire e da godere.
Il ponte di barche
a Caposile
Stadt, einer besonders interessanten Gegend, sowie vieler
weiterer im Grün liegender Ortschaften.
die landschaft
Wer also noch eine
wegen ihres mannigfaltigen,
heiteren
menschlichen
Charakters fröhliche
Landschaft besuchen
möchte, braucht nur
diesen Bezirk der
Provinz Venedig erreichen, dessen Geschichte von einer
alten Lagunenlandschaft erzählt, während demjenigen,
der ihn heute besichtigt, nur naturalistisch wichtige Gebiete begegnen, wo Piave und Sile bis Caposile zauberhafte
Ecken bieten. Von hier aus kann man dann in die immer
sonderbare Welt der Sandbänke und der Wasserspiegel der
Lagune eindringen, dessen Zauber für den wirklichen Naturliebhaber ganz zu entdecken und zu genießen ist.
Pontonbrücke
in Caposile
ALTINATE
Eraclea
Siamo nella parte di territorio veneto che si differenzia
dalle altre zone costiere dell’Alto Adriatico e anche
dal resto della pianura che la circonda. Eraclea sorge
in un ambiente agricolo e di bonifica, dove il fiume
Piave e la laguna si richiamano di continuo. Eraclea
Mare, poi, è la spiaggia più verde dell’Adriatico,
caratterizzata da un insediamento balneare immerso
nel verde di una estesa pineta.
un po’ di storia
Uscita della
Darsena in mare;
a destra, veduta
aerea
della Pineta
In epoca antica il territorio, occupato in gran parte da paludi e lagune, ebbe come centro Melidissa (nome rimasto oscuro), che sorgeva forse su un isolotto e la cui importanza era dovuta al fatto di essere il porto naturale di
Opitergium (Oderzo). La distruzione di Oderzo ad opera
del re longobardo Rotari, costrinse gli abitanti a riparare
nella più sicura Melidissa, che nel 638 assunse il nome di
Eraclea, divenendo sede vescovile e poi, dopo la vittoria
su Jesolo, nel 690, sede anche del dogado dei Veneti delle
lagune. Quando queste vennero interrate e la rivalità con
Jesolo si accese, per Eraclea iniziò il periodo della decadenza: gli abitanti si trasferirono a Malamocco e a Rialto.
Vi sorse allora un nuovo centro “Città Nova” (l’attuale
Cittanova), che subì le scorrerie degli Ungari e poi l’occupazione, nel 970-988, del vescovo di Belluno Giovanni
II. Comunque, verso la fine del secolo XIV, si verificò un
abbandono pressoché totale di Cittanova, disertata ormai
anche dai vescovi, così che nel 1440 venne soppresso
dal papa Eugenio IV il vescovado e il territorio unito alla
diocesi di Grado. Cittanova poi, come Jesolo, dipese dalle
iniziative di Venezia che intendeva regolare le acque del Piave,
specie nel ‘600. Nel 1728, in uno
dei punti più elevati della nuova
sponda sinistra del Piave, il nobile
Almorò Giustinian Lolin vi costruì
la chiesa dedicata a S. Maria e
qui sorse Grisolera, il nome di
Eraclea fino al 1951, nome dovuto alla presenza delle canne da
palude (“grisiola” – “grisola”).
Dapprima piccola frazione della
podesteria di Torcello, diventò comune nel 1806 sotto il
Regno napoleonico d’Italia. Annessa infine al Regno d’Italia, la crescita di Eraclea-Grisolera, con lo sviluppo delle
bonifiche, fu interrotta durante la prima guerra mondiale
(1915-1918) e riprese poi alacremente con il prosciugamento del territorio e lo sviluppo dell’attività turistica.
Wir befinden uns hier in einer Gegend der Region
Venetien, die sich von den anderen Küstengebieten der
Oberen Adria und übrigens auch von der umliegenden
Ebene deutlich unterscheidet. Eraclea liegt in einem
Ackerbau- und Trockenlegungsgebiet, wo der Fluß
Piave und die Lagune ununterbrochen präsent sind.
Und Eraclea Mare ist der grünste Strand der Adria, weil
er mitten im Grün einer weiten Strandpinienlandschaft
liegt.
35
ein wenig geschichte
In ältester Zeit hatte die Gegend, die hauptsächlich aus
Sümpfen und Lagunen bestand, ihr Zentrum in Melidissa
(ein Name mit unerklärbarem Ursprung), das vielleicht auf
einer größeren Insel lag und dessen Wichtigkeit damit zu
erklären war, daß es als natürlicher Hafen von Opitergium
(Oderzo) diente. Die Zerstörung von Oderzo durch den
langobardischen König Rotari zwang die Bewohner zur
Flucht in die sicherere Stadt Melidissa, die 638 den Namen
Eraclea übernahm, wobei sie Bischofssitz und nach dem
Sieg gegen Jesolo im Jahre 690 auch Sitz der venetischen
Dogenregierung der Lagunen wurde. Als manche Bereiche
der Lagune durch Flußsedimente zugeschüttet wurden
und die Rivalität mit Jesolo weiter wuchs, begann eine
Zeit des Niedergangs für Eraclea: die Bewohner zogen
nach Malamocco oder Rialto. So entstand ein neues
Zentrum, eine Città Nova (die heutige Cittanova), die die
Ausplünderungen der Ungarn und danach, zwischen 970
und 988, die Okkupation durch den Bischof von Belluno,
Johann II, erleiden mußte. Gegen Ende des 14. Jh. wurde
Cittanova von den Bewohnern
fast vollständig verlassen, auch
die Bischöfe meideten die Stadt,
so daß Papst Eugen IV. 1440
das Bischoftum aufhob und das
Gebiet an die Diözese Grado
abtrat. Cittanova hing dann, so
wie Jesolo, von den Aktionen
ab, die die Regierung in Venedig
besonders im 17. Jh. zur Regelung
des Wassers des Flusses Piave
beschloß. Im Jahre 1728 ließ der
Edelmann Almorò Giustinian Lolin an einer der höchsten
Stätten auf dem linken Ufer des Piave eine Kirche zu Ehren
der Mutter Jesu errichten, und somit entstand das Dorf
Grisolera, ein neuer Name für die alte Stadt Eraclea,
der weiterhin bis 1951 benutzt wurde und aus dem
venezianischen Wort für Schilf (grisiola-grisola) stammt.
Vorerst blieb das Dorf eine Ortschaft der Hauptmannschaft
Torcello, wurde aber
Luftaufnahme des
Strandpinienwaldes.
Links: Ausfahrt aus
dem Hafen
36
ALTINATE
Eraclea
La spiaggia
il Circolo Ippico
la pineta
da visitare
Purtroppo della mitica “Heraclia”, che con “Equilium”
(Jesolo) fu legata da incrociati destini storici fitti di rivalità e di contese territoriali, l’attuale Eraclea non conserva
tracce significative.
È comunque interessante visitare il suo centro, a Piazza
Marconi, dove si affaccia il Municipio e il Centro civico,
nonché alle vie più importanti, perché si può cogliere la
realtà di una cittadina dalla particolare fisionomia.
Infatti si deve tener presente che Eraclea offre, nel suo
territorio, da un lato una solida vocazione agraria, dall’altro una dinamica vocazione turistica, concentrata
sul forte sviluppo di Eraclea Mare. Naturalmente il
turista che frettolosamente aspira solo a cercarsi
il “posto al sole” sull’arenile della bella spiaggia,
corre veloce per raggiungere la meta. E qui in effetti trova ormai quanto desidera, perché Eraclea
Mare si è attrezzata e continua ad attrezzarsi per
offrire al turista sempre più esigente, tutti i confort.
Non si può trascurare di giungere presso le Porte di
Brian, una gigantesca chiusa, e visitare la Laguna
Del Mort e infine immergersi dove la battigia del
Piave si fa mare, in un paesaggio abbandonato
alle forze della natura, per godere lo stupore di
una laguna lasciata a sé stessa.
Ma poi tutto il territorio di Eraclea merita veramente di essere visitato e percorso: si passa dalle piccole
abitazioni contadine alle grandi proprietà fondiarie, con
i numerosi e austeri complessi rurali delle Agenzie
agricole.
Si può cogliere la fisionomia così particolare di
una terra veramente assediata dai fiumi, semiurbanizzata, con abitazioni sparse.
Si incontra la località di Tombolino; l’Agenzia Alverà, dall’aspetto signorile e austero, con le
abitazioni rurali e i rustici che la circondano; il Canale
Ramo. Si vede Cittanova, che è una grande idrovora
che unisce il Canale Ramo e Canale il Taglio ed è
circondata da una chiesa, da un’agenzia rurale e
da alcune case.
Ci si deve fermare ad ammirare l’idrovora e il
suo paesaggio fluviale. Si tratta insomma di una
realtà che offre tanti motivi di osservazione: è il
paesaggio della Grande Bonifica, dove convivono
in continuità le case mezzadrili le agenzie rurali, le distese monoculturali, i grandi alberi isolati, i canali, i fossi, i
frutteti.
Dove si innalza l’edificio, in cotto faccia-vista, con l’aspetto
di un castello, la monumentale Idrovora del Termine.
Dove si può vedere l’alveo della Livenza Morta (o Canale
Brian); il folto Parco che circonda la signorile Agenzia
1806 im napoleonischen Königreich Italien zur Gemeinde
erhoben. Nach dem Anschluß an das Königreich Italien,
setzte sich die Entwicklung von Eraclea-Grisolera durch
die Trockenlegungsaktionen bis zum Ausbruch des ersten
Weltkriegs (1915-1918) fort, um dann fieberhaft durch
die Urbarmachung weiterer Flächen und die Förderung
des Fremdenverkehrs fortgeführt zu werden.
sehenswürdigkeiten
Leider von der alten Stadt „Heraclia“, die mit „Equilium“ (dem heutigen Jesolo) durch ein gemainsames
Schicksal aus Rivalitäten und Landansprüchen verbunden
war, bewahrt das heutige Eraclea keine bedeutenden Spuren. Es ist aber gleichwohl interessant, sowohl das Zentrum bei Piazza Marconi, wo Rat- und Stadthaus liegen,
als auch die wichtigsten Straßen zu besichtigen, denn hier
kann man das Alltagsleben einer kleinen Stadt mit ihrem
besonderen Gesicht erfahren.
Tatsächlich muß man bei Eraclea daran denken, daß sie in
ihrem Gebiet einerseits eine feste landwirtschaftliche Tradition, andererseits eine dynamische Fremdenverkehrsindustrie besitzt, die sich vor allem in Eraclea Mare konzentriert. Natürlich wird der Tourist, dem daran liegt, nur einen
Platz in der Sonne am schönen Strand zu suchen, schnell
zum Ziel kommen. Und dort wird er auch das finden, was
er sucht, denn Eraclea ist gut ausgerüstet und rüstet sich
weiter mit allen möglichen Ausstattungen aus, um dem immer anspruchsvolleren Touristen alle Komforts zu bieten.
Man darf einen Besuch an den Porte di Brian, einer
riesigen Schleuse, oder die Lagune del Mort nicht versäumen, um schließlich ein Bad an der Küste zu nehmen,
wo die Ufer des Piave ins Meer verschwinden, mitten in
einer Landschaft, die den Naturkräften überlassen ist, um
mit Verwunderung das Schauspiel einer alleingelassenen
Lagune zu betrachten. Aber insgesamt verdient die ganze
Gegend um Eraclea, besucht und durchwandert zu werden: man wechselt von den kleinen Bauernhäusern zu
den größeren Landwirtschaftsbetrieben mit den zahlreichen strengen Anlagen der Agraragenturen.
Dadurch kann man das einzigartige Gesicht dieses halbwegs verstädterten Landes mit seinen zerstreuten Häusern,
das sozusagen von den Flüssen belagert ist, erfahren.
Man trifft auf die Ortschaft Tombolino; die Agraragentur
Alverà, mit ihrem herrschaftlichen, harten Aussehen, mit
den Bauern- und Landhäusern, die sie umgrenzen; den
Kanal Ramo. Man sieht bei Cittanova ein großes Pumpwerk, das den Kanal Ramo mit dem Kanal Taglio verbindet und von einer Kirche, einer Agraragentur und wenigen
Häusern umgeben ist.
Man sollte hier kurz haltmachen, um das Pumpwerk und
die Flußlandschaft zu bewundern. Es zeigt sich hier ein
Von oben nach
unten: Strand;
Pferdeverein;
Pinienwald
ALTINATE
Eraclea
Romiati; l’ansa grande fluviale dove c’è l’Agenzia Tezzon; la caratteristica confluenza di corsi d’acqua, dove è
collocato il Ponte Tre Cai; e ancora la tenuta La Spiga, con i suoi edifici disposti al margine di una grande
aia quadrangolare e il ponte presso i cancelli della stessa
tenuta. Insomma è tutto un “mondo” da visitare, perché
così diverso da quelli comunemente familiari. Inoltre, se si
accede a Valle Altanea, si vede anche un verde e ondulato campo da golf.
Quindi una visita è senz’altro gratificante, anche per chi è
solo di passaggio, perché Eraclea Mare è la spiaggia più
verde dell’Alto Adriatico, con un insediamento balneare
immerso in una estesa pineta.
il paesaggio
Laboratorio
territoriale di
Educazione
Ambientale Limosa;
sotto, il ponte sul
Piave a Eraclea
Da quanto detto sommariamente,
scaturisce subito come sia singolare il
paesaggio nel territorio di Eraclea.
Si tratta di un ambiente pittoresco
e suggestivo per la grandiosità dei
paesaggi di bonifica, che suscitano
emozioni per la loro mutevolezza e
luminosità. Veramente la campagna
sembra che si dilati all’infinito.
Sono quindi fortunati coloro che sanno ancora guardare e
isolarsi nel silenzio della natura.
Qui si gode la profondità prospettica di un paesaggio rurale che pare smarrisca ogni dimensione: anche le fertili
colture, che richiamano la presenza dell’uomo e della sua
opera si confondono con i cieli vastissimi e con la campagna ampia e solitaria.
Ma poi è affascinante in questo incredibile paesaggio, il
cromatismo che muta a seconda delle stagioni, offrendo
ulteriori motivi di interesse.
Ci si può spingere fino alla borgata fluviale di Revedoli, dove si nota lo stretto rapporto tra gente e fiume; al
ponte di barche che collega le opposte sponde del Piave;
alle strutture in abbandono delle Porte; ai canneti golenali e alle grandi bilance, dove i gabbiani intrecciano
gioiosi voli.
È veramente tutto un “mondo” incantato da esplorare.
Ausblick, der viele Motive bietet: es ist die landschaft der
großen Urbarmachung, wo Halbpachthäuser mit Agraragenturen, monokulturellen Flächen, großen einzelnen
Bäumen, Kanälen, Gräben, Obstfeldern ununterbrochen
abwechseln. Das Gebäude mit Fassade aus Backstein, das
wie ein Schloß aussieht, ist das prächtige Pumpwerk
del Termine (Idrovora del Termine).
Weiter kann man das Flußbett der Livenza Morta (auch
Kanal Brian genannt) sehen, oder den undurchdringlichen
Park, der die herrschaftliche Agentur Romiati umgibt;
die große Flußbiegung, wo die Agentur Tezzon liegt;
den merkwürdigen Zusammenfluß der Kanäle, wo die
Brücke Tre Cai liegt; oder noch das Landgut La Spiga
mit seinen Gebäuden rund um einen viereckigen Hof und
die Brücke am Tor desselben Landguts.
In wenigen Worten, es gibt eine ganze Welt zu besichtigen, die so verschieden ist von der gewöhnlichen. Außerdem, erreicht man Valle Altana, sieht man einen grünen
Golfplatz mit wellenartigem Gelände.
So ist ein Besuch hier ohne weiteres anregend, sogar für
denjenigen, der nur auf dem Durchweg ist, denn Eraclea
Mare ist mit ihren Badeanstalten mitten in einem weiten
Pinienwald der grünste Strand der Oberen Adria
die landschaft
Wie schon erwähnt, es ist gleich offenbar, wie einzigartig
die landschaft im Gebiet von Eraclea ist.
Es handelt sich dabei um eine wegen der Unendlichkeit
der trockengelegten Flächen malerische, beeindruckende
Landschaft, die durch ihre Wechselhaftigkeit und Helligkeit Gefühle auslösen. In der Tat sieht es so aus, als würde
sich das Land ins Unendliche erstrecken.
Diejenigen also, die noch beobachten und sich in der Stille
der Natur isolieren können, sind hier glücklich.
Hier genießt man die Tiefe einer Agrarlandschaft, die jede
Dimension zu verlieren scheint: auch die fruchtbaren Felder, die an das Werk und die Anwesenheit des Menschen
erinnern, verlieren sich in den unendlichen Himmel und in
das weitschweifige, einsame Land.
Dann aber sind an dieser unglaublichen Landschaft die
Farbenspiele faszinierend, die sich nach den Jahreszeiten
verändern und dabei weitere interessante Motive bieten.
Man kann dann bis zum Flußort Revedoli weiter vordringen, wo man die enge Beziehung zwischen Bewohnern und Fluß beobachten kann: beispielsweise an der
Pontonbrücke, die beide Ufer des Piave verbindet; an der
verwahrlosten Anlage der Schleuse; an dem Schilf auf
dem Flußvorland und an den großen Senknetzen, wo die
Möwen fröhlich herumfliegen.
Es ist wirklich eine ganze verzauberte Welt, die es zu entdecken gilt.
37
Oben: Umwelterziehungszentrum Limosa.
Unten: der Fluß Piave
bei Revedoli
38
ALTINATE
Jesolo
Il nome di Jesolo ha ormai risonanza internazionale
per la sua eccezionale attrattiva turistica: spiaggia
di prim’ordine; organizzazione sempre più ricca di
fantasia e di razionalità; alberghi di alto livello; audace
capacità imprenditoriale. Questa è Jesolo, meta di un
turismo di massa frenetico e anche di élite, che trova
confortevole ricettività e divertimento assicurato.
un po’ di storia
La spiaggia
Eppure Jesolo non è solo questo. Per chi vuole andare oltre
la sua rinomata spiaggia e il suo fastoso divertimentificio,
Jesolo offre anche la sua storia e molte testimonianze del
suo lontano passato. Le zone più meridionali dove Jesolo
è sorto, con le loro paludi e lagune sono state teatro di
lotte, perché vie di transito per i commerci.
Posto in prossimità della foce del Piave, Jesolo fu porto
romano, poi centro di pesca e mercato agricolo. Il luogo
del centro di Jesolo risale a epoca romana: era un “vicus”,
che dipendeva da Altino, con il nome di “Equilium”, forse perché vi venivano allevati i cavalli (equus – cavallo).
Crebbe poi d’importanza in seguito alle invasioni barbariche, specie longobarde, perché vi si rifugiarono molti profughi. Nel XVII secolo c’era già una basilica di S. Maria e
nel IX secolo fu sede vescovile. Nel suo territorio sorsero
vari monasteri, come quelli celebri di S. Giorgio di Pineto
e di S. Mauro. Poi la forte rivalità con Eraclea, che generò
numerosi scontri, spinse forse gli abitanti delle lagune a
trasferirsi prima a
Malamocco, poi a
Rialto, provocando
la graduale decadenza di Jesolo.
Un’altra causa fu
senz’altro la malaria, favorita dall’interramento della laguna e dalle
frequenti alluvioni
del Piave. Non più
difeso dalle lagune fu saccheggiato
anche dai Franchi nel secolo IX. Nonostante vi esistessero
ancora alcuni monasteri (celebre quello di S. Romualdo)
Jesolo continuò a spopolarsi, tanto che papa Paolo II nel
1466 abrogò la diocesi e la trasferì al Patriarcato di Venezia. Una certa ripresa si manifestò per opera della famiglia Soranzo, che vi costruì anche una chiesa, divenuta poi
parrocchia nel 1495. Per alcuni secoli la storia di Jesolo
rimase influenzata dalle iniziative di Venezia che, con lo
scavo di canali (1440-1641-1664) e l’elevazione degli argini, voleva proteggere la laguna dagli interramenti. Una
Der Name Jesolo ist heute wegen der außerordentlichen Anziehungskraft des Ferienortes international
bekannt: ein erstklassiger Strand; eine immer phantasievollere und rationellere Organisation; Hotels von
hohem Niveau; ein kühner Unternehmergeist. Das ist
Jesolo, das Ziel eines stürmischen, aber auch elitären
Tourismus, der hier komfortable Unterbringung und
garantierte Unterhaltung findet.
ein wenig geschichte
Aber Jesolo ist nicht nur das. Für denjenigen, der
jenseits der bekannten Strände und der prächtigen Unterhaltungsindustrie gehen möchte,
bietet Jesolo auch seine Geschichte und viele
Zeugnisse aus seiner fernen Vergangenheit.
Die südlichsten Gebiete, wo Jesolo entstand,
mit ihren Sümpfen und Lagunen, sind Schauplatz vieler Kämpfe gewesen, denn sie waren
seit immer Durchfahrtspunkt für den Handel.
An der Mündung des Flusses Piave gelegen, war
Jesolo zunächst ein römischer Hafen, dann
Fischfanghafen und Umschlagplatz für die Produkte aus der Landwirtschaft. Das Zentrum
von Jesolo stammt von der Zeit der Römer:
es war ein „vicus“, das von Altino abhing
und den Namen „Equilium“ trug, vielleicht
weil hier Pferde (equus bedeutet Pferd) gezüchtet wurden. Die Wichtigkeit des Ortes
wuchs nach der Völkerwanderung, vor allem
aber nach der langobardischen Invasion, weil hier
viele Flüchtlinge Schutz suchten. Im 8. Jh. befand
sich hier schon die Marien-Basilika, und im 9.
Jh. wurde die Stadt zu Bischofssitz. In dem
Stadtgebiet entstanden viele Klöster, wie die
berühmten Klöster San Giorgio di Pineto und
San Mauro. Dann verursachte die Rivalität
mit Eraclea zahlreiche Kämpfe, die die Bewohner zum Auswandern zwangen: sie flüchteten zunächst nach Malamocco, dann nach
Rialto, wodurch sie den allmählichen Untergang
der Stadt herbeiführten. Eine zweite Ursache des
Unterganges war ohne weiteres die Malaria, die
wegen der langsamen Zuschüttung der Lagune und der vielen Überflutungen durch den
Piave hier grassierte. Da die Lagunen es nicht
mehr schützten, wurde Jesolo im 9. Jh. von
den Franken geplündert. Obwohl einige Klöster noch vorhanden waren (sehr berühmt
war das Kloster San Romualdo), verlor Jesolo
weitere Bewohner, so daß Papst Paul II. 1466
Der Strand
39
ALTINATE
Jesolo
curiosità: Alvise Zuccarini, che aveva portato a termine lo
scavo di uno dei canali, sostituì il nome “Jesolo”, con
quello di “Cavazuccherina”, rimasto poi fino al 1930.
Pur in mezzo a tante vicende, Jesolo, dipendente intanto
dalla podesteria di Torcello, continuò a crescere, diventando anche comune, durante il Regno d’Italia (1806-1815).
da visitare
Una veduta aerea
della spiaggia,
il parco acquatico
Aqualandia
e Jesolo Paese
Dopo la prima guerra mondiale, ripreso lo sviluppo soprattutto tra il 1920 e il 1930, ripristinato l’antico nome
di Jesolo, esteso nel 1936 anche al vicino Lido, ecco ora
quella che è la più grande località balneare della regione
e la seconda d’Italia.
Una realtà che, partendo dal suo centro urbano, si estende per lunghissimo arenile; si concentra nelle piazze e
vie che esibiscono grandi e
piccoli alberghi, mescolati ad
abitazioni private.
Jesolo, pur essendo quell’affollatissimo centro balneare
che è, riesce ugualmente a
non essere del tutto soffocante, perché, se ci si sposta
dal grande corso dei negozi,
dei locali pubblici, da quella
folla brulicante, offre subito
qualche angolo tranquillo e
suggestivo, che rende la sua
ospitalità accogliente e cordiale.
Ma la confusione cosmopolita della seconda spiaggia
d’Italia non deve far trascurare i resti millenari di
Jesolo Paese, che resistono a
ricordo di una lunga storia di
questi luoghi.
Si possono vedere allora gli
edifici spesso anonimi che si
specchiano nelle acque del
Sile-Piave Vecchia; il vecchio
Municipio con la sua particolare struttura architettonica; il novecentesco ponte girevole; quello storico
cippo con la sua cuspide di
marmo, posto sulla sponda
destra del fiume, poco lontano dallo stesso municipio;
il bel campanile, l’edificio
di buon livello della biblio-
die Diözese auflöste und das Gebiet dem Patriarchaten
von Venedig abtrat. Einen Neuanfang versuchte die Familie
Soranzo, die hier eine Kirche gründete, die dann 1495 zur
Pfarrkirche wurde. In den folgenden Jahrhunderten wurde
die Geschichte von Jesolo von den Entscheidungen in Venedig beeinflußt, das durch das Ausgraben von Kanälen
(in den Jahren 1440, 1641 und 1664) und die Anhebung
der Ufer die Lagune vor der Zuschüttung durch Flußsedimente schützen wollte. Eine Kuriosität ist, daß Alvise Zuccarini, der das Ausgraben eines der Kanäle
vollendet hatte, den Namen „Jesolo“ mit dem
Namen „Cavazuccherina“ ersetzte, der dann
bis 1930 den Ort bezeichnete. Doch ungeachtet so
vieler Ereignisse wuchs Jesolo weiter, wenn gleich
als von der Hauptmannschaft von Torcello abhängige Stadt, und wurde später zur Zeit des napoleonischen Königreiches Italien (1806-1815) zu einer
selbständigen Gemeinde.
sehenswürdigkeiten
Nach dem ersten Weltkrieg entwickelte sich die
Stadt vor allem zwischen 1920 und 1930, wobei
der alte Name Jesolo wieder angenommen wurde und
dem naheliegenden Lido ausgeweitet wurde: so entstand,
was heute als der größte Badeort der Region und als
zweitgrößter Strand Italiens gilt.
Die Stadt erstreckt sich vom alten Zentrum bis hin zum
überaus langen Strand; der Badeort entwickelt sich auf
Plätzen und Straßen, wo größere und kleinere Hotels mit
Privathäusern abwechseln.
Jesolo, wenn auch im Sommer ein überbevölkerter Badeort, wird aber nicht erdrückend, wenn man von der großen
Hauptstraße mit den vielen Geschäften und Lokalen, von
dem rastlosen Nachtvolk abbiegt, denn er bietet gleich
manche ruhige und beeindruckende Ecke, die die freundliche und herzliche Gastlichkeit nur vollendet.
Aber das kosmopolitische Durcheinander auf Italiens
zweitwichtigsten Strand soll nicht die tausendjährigen
Überreste von Jesolo Paese, die als Erinnerung an die
lange Geschichte dieser Gegend der Zeit standhalten, vergessen lassen.
Man kann also die oft namenlosen Gebäude entdecken,
die sich im Wasser von Sile und Piave widerspiegeln;
das alte Rathaus mit seiner besonderen Architektur;
die Drehbrücke aus dem 20. Jh.; den alten Grenzstein mit dem Giebel aus Marmor auf dem rechten
Flußufer unweit des Rathauses; den schönen Glockenturm und schließlich das harmonische Gebäude der
Stadtbibliothek.
Es ist doch nicht sehr viel, aber das kleine ältere Zentrum
von Jesolo stellt sich dem interessierten und neugierigen
Strandansichten.
Links von oben nach
unten: Luftaufnahme
des Strandes;
der Wasserpark
Aqualandia; Ansicht
von Jesolo Paese
40
ALTINATE
Jesolo
teca civica e il Museo di storia naturale del Lido di
Jesolo.
Non è certo molto, ma il piccolo centro urbano di Jesolo si
offre al visitatore interessato e curioso come memoria di
una civiltà lontana e perduta.
Infatti, se si percorre la Via Antiche Mura, vicino al
piazzale della chiesa, si possono vedere ancora i ruderi di
una Basilica del VII secolo e di una Cattedrale del IX secolo, che potrebbe forse corrispondere alla Cattedrale di
Santa Maria di Equilio, dal momento che Jesolo era allora
anche sede vescovile.
il paesaggio
Il litorale di Jesolo,
con in primo piano il faro del Cavallino; a destra valle
Dragojesolo
Il territorio di Jesolo, fuori dalla sua spiaggia e dal vivace
fluttuare della gente, offre, a tutti coloro che desiderano
estraniarsi un po’ e rilassare lo spirito, anche la serenità
dell’aperta campagna che arriva fin quasi al litorale.
Come non ricordare ai visitatori la prestigiosa vicinanza
della laguna? Insomma c’è intorno tutto il fascino di un
paesaggio orizzontale, fatto di valli (a occidente di Jesolo), di spazi lagunari, di corsi fluviali, di fitta vegetazione,
di suddivisione geometrica delle scoline e dei canali, dei
boschetti golenali tra gli argini dei fiumi, delle insenature
e specchi d’acqua (valli) che formano una zona di transizione tra aree emerse e sommerse.
Chi ama la natura scopre un ambiente molto interessante sia sotto l’aspetto naturalistico, perché ricco di isolotti,
dune, barene, valli, sia sotto
l’aspetto umano, perché vi
si praticano attività caratteristiche di quell’area, situata
tra la foce del Sile e quella
del Piave.
Così dal Lido di Jesolo si può
scoprire anche una realtà
diversa, nella quale sperimentare la bellezza di un
paesaggio stupefacente per
lo scenario davvero inatteso
che presenta.
Basta dirigersi verso la località Ca’ Pirami e si passa
tra frutteti e vecchie case
pittoresche, perdendosi nel
verde di un paesaggio solitario; o raggiungere, seguendo l’argine del Piave,
l’abitato di Passarella di
Sotto, attraverso canali di
bonifica, capitelli, piccole
costruzioni rurali.
Besucher als Erinnerung an eine entfernte und verlorene
Zivilisation vor.
Und in der Tat wenn man in die Via Antiche Mura beim
Kirchplatz fährt, kann man noch die Ruinen einer Basilika
aus dem 7. Jh. und einer Kathedrale aus dem 9. Jh. sehen,
welche letztere vielleicht der ehemalige Dom Santa Maria di Equilio, als damals Jesolo noch Bischofssitz war, sein
könnte.
die landschaft
Die Region um Jesolo bietet außer dem Strand und den
lebhaften Volksmassen all denjenigen, die sich ein wenig
erholen und entspannen wollen, auch die heitere offene
Landschaft der Felder, die fast bis hin zur Küstenlinie heranreichen.
Die Nähe zu der geschichtsträchtigen Lagune bleibt den Besuchern nicht unbekannt. Kurz, rund um die Stadt herrscht
der Zauber einer wagerechten Landschaft aus Wasserspiegeln (westlich von Jesolo), aus Lagunenbereichen, Flüssen,
dichter Vegetation, aus geometrisch angelegten Gräben
und Kanälen, aus Wäldchen auf den Vorländern der Flüsse,
kleinen Buchten und Fischteichen, die eine Mittelgegend
zwischen Festland und Wassergebieten bilden.
Der Naturliebhaber findet hier eine sowohl naturalistisch
als auch menschlich interessante Umwelt, weil sie an kleinen Inseln, Dunen, Sandbänken, Teichen reich ist, und weil
man alle in dem Gebiet zwischen Piave- und Sile-Mündung
typischen menschlichen Tätigkeiten betreibt.
So kann man von Lido di Jesolo aus auch eine neue Wirklichkeit entdecken, wo man die Schönheit einer wunderbaren Landschaft mit ihren unerwarteten Bildern erfahren
kann.
Man braucht z.B. in die Ortschaft Ca’ Pirami zu fahren,
und man verläuft sich zwischen Obstgärten und alten malerischen Häusern in
das Grün einer einsamen Landschaft, oder
das Dorf Passarella
di Sotto zu erreichen,
indem man das Ufer
des Piave durch Rinngräben, Landkapellen
und kleine Bauernhäuser verfolgt.
Man durchquert eine
Fluß- und Feldlandschaft; man erblickt
Valle Dragojesolo, wo Möwen, Stockenten und Reiher
fliegen.
Man bewundert Lagunenausblicke, wie etwa auf Lio Mazor, den Kanal Caligo, auf Valle Fosse, mit ihren weiten,
Valle Dragojesolo.
Links die Küste
von Jesolo mit
dem Leuchtturm
von Cavallino im
Vordergrund
ALTINATE
Jesolo
Paesaggi fluviali
e lagunari
Si attraversa un paesaggio agrofluviale; si scorge la Valle Dragojesolo, dove volano gabbiani, germani reali e
aironi.
Si ammirano paesaggi lagunari, come quello di Lio Mazor, del Canale Caligo, di Valle Fosse, tra spazi desolati e suggestivi, tra orizzonti d’acqua e di barena, dove
la componente più importante è la presenza di una vivace
avifauna. Insomma per chi ami ancora la natura si apre,
nell’entroterra di Jesolo, un “mondo” meraviglioso, fatto
di paesaggi lagunari e agrari, di valli da pesca; di paesaggi
fluviali e umanizzati. Un ambiente unico, perché sempre
e comunque pittoresco e affascinante per gli ampi spazi e
silenzi, per le acque diffuse e il cielo vastissimo, che creano un’atmosfera d’incanto che difficilmente si dimentica
e che invita inevitabilmente a ritornare.
beeindruckenden Öden, zwischen Horizonten aus Wasser
und Lagunenboden, wo das wichtigste Element eine lebendige Vogelwelt ist.
Kurz, demjenigen, der die Natur liebt, öffnet sich auf dem
Hinterland von Jesolo
eine wundervolle Welt
aus Land und Wasser, mit
Fischteichen, Feldern, wilde und vermenschlichte
Fluß- und Feldlandschaft.
Eine einzigartige Umwelt also, die dank ihrer
weiten, stillen Flächen,
den überall anwesenden
Wassern und dem unendlichen Himmel immer und
in jeder Hinsicht malerisch und bezaubernd wirkt, weil diese eine zauberhafte Atmosphäre hervorbringen, die man
nicht einfach vergißt, und die unausweichlich zur Rückkehr
einlädt.
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Lagunenansichten
42
ALTINATE
Cavallino-Treporti
Cavallino-Treporti erreichen bedeutet, in eine sehr beeindruckende Gegend eindringen, wo Wasser und Erde
sich vermischen, bis sie ihre Identität verlieren, wobei
sie zu einem Einzigen mit unwiederholbaren Formen
und Farben werden, das mit dem Saisonwechsel immer
neue Gesichter annimmt.
Raggiungere Cavallino-Treporti vuol dire immergersi
in un ambiente di grande suggestione, dove terra e
acqua si confondono fino a perdere identità, formando
un “unicum” irripetibile di forme e di colori, che con il
mutare delle stagioni assume aspetti sempre diversi.
un po’ di storia
ein wenig geschichte
Questo territorio della zona orientale della Laguna di Venezia ha subito nel corso dei secoli costanti cambiamenti
fisici determinati in particolare dalle azioni dei fiumi Piave
e Sile, e dal conseguente modificarsi della laguna stessa.
In origine probabilmente esistevano solo le due isole di
Lio Piccolo e Lio Maggiore abitate dagli antichi Veneti, le cui sorti erano legate al fiorire della vicina Altino. Nel
periodo in cui si espanse sino in questi lidi la potenza di
Roma, Lio Piccolo e Lio Maggiore (quest’ultimo oggi raggiungibile attraverso Jesolo) conobbero le loro vocazioni
Dieses Gebiet im östlichen Teil der Lagune von Venedig
veränderte sein Gesicht im Laufe der Jahrhunderte insbesondere durch die Aktion der Flüsse Piave und Sile und den
darausfolgenden Wandel der Lagune selbst. Am Anfang
waren wahrscheinlich nur zwei Inseln hier vorhanden: Lio
Piccolo und Lio Maggiore, die von den alten Venetiern
bewohnt waren, und deren Schicksal mit dem Aufblühen
der nahegelegenen Stadt Altino verbunden waren. In der
Zeit, als Roms Herrschaft auch diese entlegenen Inseln er-
Jesolo
Lido di Jesolo
Cavallino
Treporti
43
ALTINATE
Cavallino-Treporti
sia come scali commerciali, sia come terra di agricoltori e
pescatori, sia come centri di villeggiatura per gli uomini
illustri di allora. A seguito delle invasioni barbariche, le
genti in fuga da Altino, da Oderzo e da altri centri del
nord si rifugiarono in queste terre, e qui si formò uno dei
nuclei più importanti dell’espansione
veneziana governata dai Dogi. Nel
frattempo i fiumi avevano interrato
gran parte di quella che era una laguna navigabile, si creavano barene,
nuove isole si formavano (Mesole,
Treporti) e altre sparivano e, anche
per effetto dell’azione del mare, il litorale del Cavallino si allungava sempre più verso Venezia. La Serenissima
quindi intervenne modificando il corso
dei fiumi, creando nuovi canali navigabili, realizzando opere di bonifica,
dando un assetto idraulico preciso a
questa parte della laguna.
da visitare
Litorale del Cavallino.
Sotto:
Porte del Cavallino
Via Fausta;
a destra:
la spiaggia
Piazza del Cavallino
Chiesa di Treporti
Forte Vecchio
Il litorale del comune di CavallinoTreporti comprende le frazioni di
Cavallino, Ca’ Savio e Punta Sabbioni, che è la nuova porta turistica
di Venezia.
Il percorso del litorale, lungo la strada
che costeggia il fronte interno, sulla
Via Fausta, all’altezza di Porte del Cavallino, assume un particolare interesse storico-ambientale. Infatti si vedono i resti di dune sabbiose fossili,
di epoca romana, che sono veramente affascinanti, come
del resto i paesaggi vallivi a nord.
Se arriviamo poi all’estremità sud-ovest del litorale, possiamo osservare l’imponente costruzione austriaca del
Forte Vecchio (1846-1850).
A Cavallino è da visitare la bella e originale Chiesa di S.
Maria Elisabetta. Attraverso un ponte sul Canale Pordelio,
all’altezza di Ca’ Savio, si raggiunge il nucleo storico di
Treporti, dove si può visitare la Chiesa della SS. Trinità, di
origine cinquecentesca, con un curioso campanile.
reichte, erlebten Lio Piccolo und Lio Maggiore (das heute
übrigens nur über Jesolo erreichbar ist) ihre größte Entwicklung sowohl als Handelshäfen, als auch wie Ackerbau- und Fischereigebiet oder noch als Urlaubsregion für
die damaligen wichtigen Leute. Infolge der Völkerwanderung suchten die Flüchtlinge aus Altino, Oderzo und anderen Zentren aus
dem Norden in diese Gegenden Zuflucht und Schutz, daher entstand hier
einer der wichtigsten Ausgangspunkte
der von den Dogen geführten venezianischen Stadtformung. Inzwischen hatten die Flüsse einen Großteil der vorher schiffbaren Lagune zugeschüttet;
Sandbänke entstanden, neue Inseln
formten sich (Mesole, Treporti) und
andere verschwanden, während Cavallino dank der Meeresaktion immer weiter Richtung Venedig sich verlängerte.
Die Serenissima mußte also eingreifen,
indem sie die Flußläufe änderte durch
den Bau neuer schiffbarer Kanäle und
durch neue Trockenlegungskampagnen, und indem sie diesem Teil der
Lagune eine festgelegte hydraulische
Form gab.
sehenswürdigkeiten
Die Halbinsel von Cavallino-Treporti
umfaßt die Ortschaften Cavallino,
Ca’ Savio und Punta Sabbioni, das gleichsam das neue
touristiche Tor nach Venedig ist.
Eine Rundfahrt entlang der Küste, auf der Straße (Via
Fausta) die der Küste parallel läuft, mit Beginn am Hafen
von Cavallino, hat einen besonderen geschichtlich-landschaftlichen Wert. Denn man sieht die Reste von fossilen Sanddünen aus der römischen Zeit, die sehr faszinierend sind, wie übrigens auch die Lagunenlandschaft im
Norden der Halbinsel.
Erreicht man dann die südwestliche Spitze der Halbinsel,
kann man den imponierenden österreichischen Bau des
Forte Vecchio (1846-1850) beobachten.
Der Strand von
Cavallino. Unten:
der Hauptplatz von
Cavallino; die Kirche
von Treporti; der
Forte Vecchio. Links
oben: die Küste von
Cavallino. Unten:
die Schleuse von
Cavallino; die Via
Fausta
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ALTINATE
Cavallino-Treporti
Caratteristici sono i piccoli borghi, le uniche viste
che richiamino l’uomo e facciano un po’ Venezia:
Saccagnana, che offre al visitatore la bella vista di
un campiello veneziano; Lio Piccolo, dove si possono
vedere un palazzetto seicentesco e la chiesa
di S. Salvatore e di S. Maria; Le Mesole,
esile striscia di orti lagunari, con i resti di un
convento del 1381 e una chiesetta dedicata a
S. Maria del Carmine.
È infine possibile accedere agli oltre trenta
campeggi e villaggi turistici tra i più organizzati ed attrezzati d’Europa, immersi in verdi
pinete ed affacciati su ampi arenili dalla sabbia
finissima.
Gli ospiti di queste strutture ricettive dotate di
tutte le infrastrutture sportive e ricreative, ma
anche degli alberghi della zona e dei numerosi appartamenti per vacanze sparsi in tutto il
litorale, hanno, oltre alla classica “giornata al
mare”, l’imbarazzo della scelta su come trascorrere piacevolmente le proprie vacanze.
il paesaggio
Villa rinascimentale
a Prà di Saccagnana,
Palazzetto Boldù,
in bicicletta verso
Lio Piccolo;
a destra, bagnanti
sulla spiaggia e
sugli scogli
Il Litorale del Cavallino coniuga armonicamente le sue vocazioni
economiche e produttive
che, integrandosi, hanno
contribuito a rendere
questo territorio uno dei
più apprezzati dal punto di vista ambientale e
paesaggistico.
Si può allora goderne
tutta la bellezza in barca oppure, lasciando da parte la
macchina, percorrerlo in bicicletta. Attraversato il ponte
sul Canale del Pordelio, per quest’unico passaggio via
terra si entra subito nel mondo fluttuante della laguna.
Qui si trova un universo incredibile, che sembra immobile,
immerso com’è in acque, terre e barene confuse insieme.
Si può vagare senza meta tra canali, orti e barene popolate solo da fili d’erba e da colonie di aironi, cormorani
e garzette. Come si è detto, le sole viste che richiamano
l’uomo e facciano un po’ Venezia sono i piccoli borghi
come Lio Piccolo e Saccagnana.
Per il resto, qualche rustico casolare e poi quel mondo
strano e misterioso della laguna chiusa, con quel susseguirsi e inseguirsi di acqua e terra, barene e isolotti, valli
da pesca e canali, che creano una specie di languore fantastico; che offrono vibrazioni magiche in quell’incanto di
natura, dai colori unici, indefinibili.
In Cavallino ist die schöne und originelle Kirche Santa
Maria Elisabetta ein Besuch wert.
Über die Brücke auf dem Kanal Pordelio bei Ca’ Savio erreicht man das alte Zentrum von Treporti, wo man die im
16. Jh. gegründete Kirche Santissima
Trinità mit dem merkwürdigen Glockenturm besichtigen kann.
Sehr malerisch sind die kleineren
Dörfer, die nach Menschenmaßstab
gebaut sind und ein wenig an Venedig
erinnern: Saccagnana bietet dem Besucher den schönen Anblick eines venezianischen Campiello; in Lio Piccolo kann man einen kleinen Palast aus
dem 17. Jh. und die Kirche zu Ehren
von San Salvatore und Maria sehen;
Le Mesole ist eine schmale Landeszunge aus Gemüsegärten mit Resten
eines Klosters aus dem Jahr 1381 und
einer kleinen Kirche der heiligen Maria
del Carmine gewidmet.
Schließlich kann man unter ca. 30
Campingplätzen und Feriendörfern - mitten im Grün und an breiten Stränden mit feinstem Sand gelegen - wählen, die zu den bestorganisierten
und -ausgestatteten in ganz Europa gelten.
Die Gäste dieser Einrichtungen mit allen möglichen Sportund Unterhaltungsanlagen, aber auch der Hotels und der
zahlreichen Ferienhäuser entlang der Küste, haben außer
dem „Tag am Strand“ wirklich viel zu bieten, wie man seinen Urlaub schön und erlebnisreich verbringen kann.
die landschaft
Die Küste von Cavallino verbindet ihre wirtschaftlichen
und produktiven Möglichkeiten harmonisch miteinander,
was dazu beigetragen hat, dieses Gebiet wegen seiner
Landschaft und Natur zu einem der beliebtesten zu machen.
Man kann all seine Schönheit vom Boot aus bewundern,
oder, läßt man das Auto liegen, mit dem Fahrrad. Wenn
man über die Brücke auf dem Kanal del Pordelio fährt,
dringt man durch diesen schmalen Verbindungsweg sofort
in die fließende Lagunenwelt.
Hier findet man eine unglaubliche Welt, die bewegungslos
scheint, weil Wasser, fester Boden und Sandbänke das Bild
beherrschen.
Man kann ziellos zwischen Kanälen, Gemüsegärten und
Sandinseln, die nur von Grashalmen, Reiher-, Kormoranenund Seidenreiherkolonien bedeckt sind, wandern. Wie gesagt, die einzigen Orte, wo die Anwesenheit des Menschen
offensichtlich ist, und die übrigens an Venedig erinnern,
Badende am
Strand und auf den
Felsen. Links von
oben nach unten:
Renaissancevilla in
Prà di Saccagnana;
Palazzetto Boldù;
Lio Piccolo
ALTINATE
Cavallino-Treporti
Aspetti della laguna
La Laguna ha una sua luce particolare, diversa, ovattata,
specie in autunno e in primavera.
Chi poi voglia godere uno spettacolo davvero unico e
provare sensazioni quasi inverosimili, se ama la natura,
si faccia trovare in laguna al mattino, al primo baluginare
dell’alba, quando si risvegliano suoni dapprima misteriosi,
poi sempre più chiari e sonori a mano a mano che la luce
cresce e con essa si infittisce il volo degli uccelli. Gabbiani
e aironi si alzano dai folti canneti.
Un ambiente meraviglioso e fatato che riequilibra l’eccesso di cementificazione e tonifica anche lo spirito di chi vi
si inoltra. Un solo consiglio: andarselo a godere.
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sind die kleinen Dörfer Lio Piccolo und Saccagnana.
Sonst findet man hie und da ein Bauernhaus und jene
seltsame, geheimnisvolle Welt der Lagune, die, in sich geschlossen, eine Folge von Wasser, festem Boden, Inselchen
und Sandbänken, Fischbecken und Kanälen ist, die gleichsam eine Sehnsucht hervorrufen; sie lassen in dem Zauber
der Natur, mit ihren einzigartigen, unerklärlichen Farben,
die Seele zaubervoll vibrieren.
Die Lagune hat ihr besonderes, eigenartiges, gedämpftes
Licht vor allem im Herbst und Frühling.
Wer dann ein wirklich einzigartiges Schauspiel und unglaubliche Gefühle erleben möchte, wer die Natur liebt,
soll sich morgens in die Lagune beim ersten Licht des Sonnenaufgangs begeben, wann die vorerst geheimnisvollen
Geräusche wieder laut, dann immer klarer und klangvoller
werden, je heller der Himmel wird, und mit dem klaren
Licht verdichtet sich der Flug der Vögel. Möwen und Reiher
fliegen ab aus dem undurchsichtigen Schilf.
Eine wunderbare Feenlandschaft also, die ein Gegengewicht zu der maßlosen Zementierung der Region bildet
und den Geist des Besuchers, der bis hierher eindringt,
verstärkt. Nur eines kann man raten: das Ganze genießen.
Lagunenansichten
Ricerca storica e testi
prof. Eliseo Carraro
Coordinatore progetto
Roberto Masetto
collaborazione editoriale del Settore Turismo
della Provincia di Venezia
Traduzioni
Robert Campello e Monica Capiotto
Immagini
dagli archivi delle APT e dei Comuni della Provincia di Venezia,
foto su concessione del ministero per i beni e le attività culturali,
Publileo.
Divieto di riproduzione o duplicazione
Cura editoriale
Publileo srl Mira
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dall‘U.N.P.L.I. Pro Loco veneziane
con il contributo straordinario
della Regione Veneto
e il Patrocinio della Provincia di Venezia
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